Relazione Sullo Stato Dell'ambiente in Campania 2009
Relazione Sullo Stato Dell'ambiente in Campania 2009
Relazione Sullo Stato Dell'ambiente in Campania 2009
dell’AMBIENTE in CAMPANIA
2009
Coordinamento editoriale
ARPAC – servizio Comunicazione, informazione, educazione, urp
Editing grafico
Consorzio STA – Protom SpA – Associazione Cultura e Formazione
ISBN 978-88-96122-07-5
RELAZIONE sullo STATO
dell’AMBIENTE in CAMPANIA
2009
Presentazione
Sono stati così realizzati cinque volumi tematici, due annuari dei dati ambientali,
l’Atlante interattivo cartografico e il presente volume. Per favorire la più ampia
conoscenza e diffusione dei prodotti realizzati, sono stati organizzati dieci con-
vegni e workshop. Inoltre, l’azione di ascolto realizzata nella fase iniziale del
progetto, attraverso la somministrazione di un questionario mirato alla stima
dei fabbisogni informativi, ha reso possibile una migliore interazione tra Arpac e
gli stakeholder di riferimento.
V
La necessità di tener conto degli aspetti ambientali - in ogni settore program-
matico ed economico - è ormai condivisa a livello internazionale, ed è stata
resa ancor più forte in questi ultimi mesi dal deciso impegno degli Stati Uniti
d’America nel contrasto ai fattori che influenzano i cambiamenti climatici e nel
rafforzamento della cosiddetta “economia verde” come motore di un modello
di sviluppo orientato alla sostenibilità. Strumenti come la Relazione sullo stato
dell’ambiente rappresentano il contributo che i settori tecnici elaborano qua-
le strumento di informazione generale, ma anche quale base conoscitiva sulla
quale le istituzioni, locali e sovralocali, possono poggiare per pianificazioni e
programmazioni sempre più “ecologicamente sostenibili”.
Luciano Capobianco
DIRETTORE GENERALE ARPAC
VI
Introduzione
Il rapporto si basa su una base di dati derivante sia dalla realizzazione delle
attività routinarie dell’Agenzia, sia dalla concretizzazione degli altri progetti
afferenti alla misura 1.1 del POR Campania, specificamente attinenti al
monitoraggio delle matrici ambientali. Questi dati sono stati integrati dalle
informazioni provenienti da altri enti o strutture che, a vario titolo, operano in
campo ambientale. In alcuni casi, per rendere più chiara la descrizione e tenuto
conto della disponibilità dei dati, sono stati utilizzati degli indicatori in grado di
rappresentare in forma sintetica i fenomeni trattati.
VII
La prima parte è dedicata all’analisi del contesto territoriale, finalizzata a
fornire una descrizione delle singole realtà provinciali. In particolare sono stati
analizzati elementi che caratterizzano il sistema insediativo, quello produttivo e
quello infrastrutturale, facendo riferimento alle attività antropiche responsabili
dell’origine delle principali pressioni ambientali.
Nella seconda parte, sono state analizzate le aree tematiche alle quali afferiscono
i principali fattori in grado di influenzare la qualità della vita; in particolare
sono stati presi in considerazione i fattori contaminanti o inquinanti di origine
antropica, comprese le radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, ritenuti significativi
per la salvaguardia della salute umana e dell’ambiente.
Nicola Adamo
DIRIGENTE SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE ARPAC
VIII
Autori e ringraziamenti
AGENZIA REGIONALE PROTEZIONE AMBIENTALE CAMPANIA Maria Grazia AQUILA
Luigi AULICINO
Direttore Generale Luciano Capobianco Anna BALLIRANO
Direttore Amministrativo Francesco Polizio Nicola BARBATO
Elina BARRICELLA
Direttore Tecnico Marinella Vito
Antonio BASILE
Sandra BOTTICELLI
RELAZIONE SULLO STATO DELL’AMBIENTE 2009 Marcella BRUNO
COMITATO DI INDIRIZZO E SUPERVISIONE Luigi CAPPELLA
Nicola Adamo, Caterina d’Alise, Giuseppe D’Antonio, Silvana Del Gaizo, Carmelina CAPRIO
Giuseppe Onorati, Raffaele Russo, Ferdinando Scala Raffaele CIOFFI
Beatrice COCOZZIELLO
COORDINAMENTO ESECUTIVO Caterina D’ALISE
Caterina d’Alise, Silvana Del Gaizo, Pierluigi Parrella Giuseppe D’ANTONIO
Silvana DEL GAIZO
Maria Rosaria DELLA ROCCA
DIREZIONE DEI LAVORI Maria Rosaria Della Rocca Agostino DELLE FEMMINE
COLLAUDO DEI LAVORI Giuseppe Avallone Claudio DELLE FEMMINE
RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO Ferdinando Scala Alfonso DE NARDO
Giuseppe DE PALMA
Le determinazioni analitiche e i rilievi territoriali, che rappresentano la Rocco DE PASCALE
base di dati Arpac, sono stati realizzati dal personale dei Dipartimenti Dario DI GANGI
provinciali e dei Centri regionali, qui rappresentati attraverso i Tommaso DI MEO
responsabili apicali: Gianluca ESPOSITO
Maria Teresa FILAZZOLA
DIRETTORI DIPARTIMENTI PROVINCIALI Gennaro GILIBERTI
Nicola Adamo (Avellino) Annalisa GIORDANO
Alberto GROSSO
Vincenzo Mataluni (Benevento)
Eduardo IMPARATO
Luigi Aulicino (Caserta) Giovanni IMPROTA
Alfonso De Nardo (Napoli) Patrizia LAMBIASE
Giuseppe D’Antonio (Salerno) Emma LIONETTI
Maria Cristina MANCA
RESPONSABILI DIPARTIMENTI TECNICI Maria Rosaria MARCHETTI
Nicola Adamo (f.f. Avellino) Claudio MARRO
Pietro Mainolfi (Benevento) Francesco MATARAZZO
Dario Mirella (Caserta) Giuseppina MEROLA
Agostino MIGLIACCIO
Ferdinando Scala (Napoli)
Luigi MOSCA
Anna Maria Rossi (Salerno) Adolfo MOTTOLA
Felice NUNZIATA
RESPONSABILI SERVIZI TERRITORIALI Giuseppe ONORATI
Elvira Rufolo (Avellino) Beatrice PAPA
Elina Barricella (Benevento) Nunzia PULCRANO
Agostino Delle Femmine (Caserta) Gianluca RAGONE
Antonio Ramondo (Napoli) Antonio RAMONDO
Vittorio Di Ruocco (Salerno) Brunella RESICATO
Nunzia RICCARDI
Anna Maria ROSSI
DIRETTORI CENTRI REGIONALI Raffaele RUSSO
Marinella Vito (Crsc) Alessandra SASSO
Giuseppe D’Antonio (Cria) Ferdinando SCALA
Nicola Adamo (Crr) Eugenio SCOPANO
Claudio SCOTOGNELLA
Gennaro TORRE
Autori Rosa Rita VARDARO
ARPAC Salvatore VIGLIETTI
Nicola ADAMO Marinella VITO
Antonio AMBRETTI
Agnese ANDRIUOLO
IX
REGIONE CAMPANIA Ringraziamenti
Mauro BIAFORE
Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare
Luigi CRISTIANO
Antonio Carmine ESPOSITO Ministero della salute
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II Ministero dello sviluppo economico
Orfeo PICARIELLO Struttura del sottosegretario di Stato per l’emergenza rifiuti in
Danilo RUSSO Campania
Annalisa SANTANGELO Regione Campania, Assessorato alle politiche ambientali
Sandro STRUMIA Regione Campania, Assessorato alla sanità
Regione Campania, Assessorato all’agricoltura e alle attività
SECONDA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI
produttive
Assunta ESPOSITO
Provincia di Avellino
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SALERNO Provincia di Benevento
Albina CUOMO Provincia di Caserta
Domenico GUIDA Provincia di Napoli
Michele GUIDA
Provincia di Salerno
STAZIONE ZOOLOGICA ANTON DOHRN, NAPOLI Comune di Avellino
Flegra BENTIVEGNA Comune di Benevento
Comune di Caserta
LIBERI PROFESSIONISTI Comune di Napoli
Filomena CARPINO Comune di Salerno
Luca CISTRONE
Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale
Gruppo di lavoro fitofarmaci Ispra/Arpa/Appa
Collaboratori Istituto superiore di sanità
Gelsomina AGRELLO Istituto nazionale di statistica
Elke BONCI
Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno
Sabrina CAPOCEFALO
Antonio COPPOLA Università degli studi di Napoli Federico II
Savino CUOMO Università degli studi di Napoli Parthenope
Antonio D’AMBROSIO Seconda Università degli studi di Napoli
Lucio DE MAIO Università degli studi di Salerno
Anna DE MATTIA Stazione zoologica di Napoli Anton Dohrn
Titti DE NICOLA
Osservatorio regionale per la sicurezza alimentare
Giacomo DENTE
Francesca DI LEO Agenzia regionale per la mobilità
Pasquale FALCO Aziende sanitarie locali della Campania
Giannaserena FRANZÈ Autorità di bacino dei fiumi Liri, Garigliano e Volturno
Filomena GAUDIOSO Autorità di bacino del Sele
Giuseppe GRAVINA
Autorità di bacino Campania Nord Occidentale
Pasquale IORIO
Danilo LUBRANO Autorità di bacino Campania – Sarno
Luigi LUCARIELLO Autorità di bacino Campania Destra Sele
Trofimena LUCIBELLO Autorità di bacino Campania Sinistra Sele
Concetta MEGARO Enti provinciali per il turismo di Avellino, Benevento, Caserta,
Mariangela PAGANO Napoli, Salerno
Paola PANCARO Osservatori provinciali rifiuti di Avellino, Benevento, Caserta,
Pierluigi PARRELLA Napoli e Salerno
Antonio PETROSINO
Andrea TAFURO Camera di commercio di Avellino
Francesco TARTAGLIONE Camera di commercio di Benevento
Camera di commercio di Caserta
Fotografie Camera di commercio di Napoli
Enrica Bronzo, Silvia Capasso, Luca Cistrone, Lucio Di Maio, Maria Camera di commercio di Salerno
Sarnataro, Eduardo Scopano, Sandro Strumia, Salvatore Viglietti, Unioncamere - InfoCamere
Protezione Civile Campania Autorità portuale di Napoli
Ordine geologi della Campania
Associazione italiana di aerobiologia
Unione nazionale industria conciaria
X
INDICE
PARTE I - ANALISI DEL CONTESTO TERRITORIALE
XI
capitolo 3. QUALITÀ DELL’ARIA
87 Inquinamento atmosferico
88 Inquinanti atmosferici
Biossido di zolfo (SO2)
Ossidi di azoto (NO e NO2)
Monossido di carbonio (CO)
Ozono (O3)
Polveri totali sospese (PTS) e frazione fine (PM10)
Benzene (C6H6)
91 Rete di monitoraggio della qualità dell’aria
Configurazione della rete di monitoraggio
94 Condizioni metereologiche e dispersione degli inquinanti in atmosfera
96 Statistiche di qualità dell’aria
XII
capitolo 9. AMBIENTE E SALUTE
197 LEGIONELLOSI
La Legionellosi in Campania
Lo stato in Campania
208 AEROBIOLOGIA
Metodo per il biomonitoraggio dei pollini
Il monitoraggio degli aeroallergeni
Andamento per stazione di singole famiglie
XIII
capitolo 12. SITI CONTAMINATI
329 Introduzione
332 Descrizione
Siti contaminati
Siti contaminati di interesse nazionale
Estensione superficiale dei siti contaminati e potenzialmente contaminati ricadenti nei
SIN
Impatto territoriale dei siti contaminati
Matrici impattate e tipologie di contaminati
Tecnologie di bonifica
345 Scheda tematica: Intervento di caratterizzazione per le aree residenziali, sociali e agricole del
SIN “Napoli orientale”
348 Valutazioni
Ritardi nella realizzazione degli interventi
Ricorso allo smaltimento in discarica come principale tecnologia di bonifica
Incremento del fenomeno degli abbandoni incontrollati di rifiuti
XIV
PARTE PRIMA
ANALISI DEL CONTESTO TERRITORIALE
LO SCENARIO
CAMPANO
Lo scenario campano
1
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Lo scenario campano
Agnese Andriuolo, Maria Grazia Aquila, Elina Barricella, Antonio Basile,
Marcella Bruno, Carmelina Caprio, Raffaele Cioffi, Claudio Delle Femmine,
Eduardo Imparato, Patrizia Lambiase, Beatrice Papa, Nunzia Pulcrano,
Gennaro Torre, Rosa Rita Vardaro
HANNO COLLABORATO
Sabrina Capocefalo, Caterina d’Alise, Anna De Mattia, Titti De Nicola,
Giannaserena Franzè, Concetta Megaro, Luigi Mosca, Pierluigi Parrella
SCHEDE TEMATICHE
Piano energetico provincia di Napoli
Antonio Ambretti, Raffaele Cioffi
La regione
Il sistema insediativo
La Campania è da secoli tra le più popo- la popolazione residente al 1 gennaio
late regioni d’Italia. Secondo i dati Istat 2008 è di 5.811.390 unità, risultando
più recenti, derivanti sia da indagini ef- la seconda regione in Italia per nume-
fettuate presso gli uffici dell’anagrafe ro di abitanti (figura 1.1) con circa il
che da interrogazioni personalizzate, 10% della popolazione nazionale.
Figura 1.1
Popolazione residente (numero) nelle
regioni italiane al 1 gennaio 2008
(Fonte: Istat)
3
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
un valore medio del saldo demografi- nell’intervallo temporale 2002-2007
co complessivo pari a +18.333 abitanti (figura 1.2).
Figura 1.2
Variazione del saldo demografico
complessivo nell’intervallo temporale
2002-2007 (Fonte: Istat)
Il dato medio a livello provinciale è for- di Caserta con una densità di 340,16
temente differenziato. La provincia di abitanti per Km2, Salerno (224,23
Napoli è quella più popolata, con ol- abitanti/Km2) e poi quelle di Avellino
tre la metà della popolazione dell’in- (157,27 abitanti/Km2) e Benevento
tera regione, e presenta una densità (139,48 abitanti/Km2).
di 2.632,55 abitanti per Km2. A questo Nel corso degli anni la popolazione si è
valore decisamente elevato si contrap- concentrata maggiormente nelle aree
pongono le altre province, i cui valori urbane e comunque la crescita degli
sono molto più bassi e inferiori alla agglomerati e delle conurbazioni ha
densità media regionale: la provincia inglobato anche aree precedentemen-
4
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
te non classificate come tali. PdF, tale chiave di lettura si modifica
Malgrado questa consistente urbaniz- profondamente, per cui si ha che i co-
zazione, esistono ancora province in muni senza alcuno strumento di piani-
cui un’alta percentuale degli abitanti ficazione vigente assommano a 163 (il
è distribuita nei nuclei abitati e nelle 29,5% del totale).
case sparse1. L’assenza di qualsiasi strumento ri- (1) Stima Istat - 14° Censimento Ge-
nerale della Popolazione
In provincia di Benevento circa il 21% guarda, quindi, ben oltre un quarto
della popolazione risiede in case spar- dei comuni della regione.
se e l’8% in nuclei abitati, mentre in Se si fa riferimento alle superfici terri-
provincia di Napoli solo l’1,2% del- toriali dei comuni privi di piano vigen-
la popolazione vive in case sparse e te la situazione peggiora: il 31,5% del
l’0,8% in nuclei abitati. territorio regionale risulta non discipli-
La popolazione della Campania non nato da alcuno strumento di gestione
è soltanto fortemente concentrata in urbanistica. Lo scenario negativo si at-
aree urbane, ma notevoli differenze si tenua se si riguardano i dati in termini
riscontrano anche nella diversa inci- di popolazione: solo il 16% degli abi-
denza che hanno i comuni capoluogo. tanti della Campania risiede in comuni
Un esempio è Napoli, la cui popolazio- sprovvisti di piano vigente. Si desume,
ne al primo gennaio 2008 rappresenta quindi, come i comuni con Prg siano
il 31,5% di quella provinciale. Un altro quelli più popolosi e meno estesi (figu-
capoluogo che accentra una discreta ra 1.3). Con riferimento alla dotazione
percentuale è Benevento (più del 20% di strumenti urbanistici, espressa in
della popolazione provinciale), mentre termini di superficie territoriale disci-
Avellino, Salerno e Caserta presentano plinata da piani, si può osservare che
valori più bassi (rispettivamente 13%, il 68,5% del territorio regionale è di-
12,7% e 8,7% della popolazione pro- sciplinato mediante Prg, mentre il 23%
vinciale). risulta assoggettato a PdF e l’8,5% del
Il riequilibrio territoriale è l’obiettivo territorio regionale risulta senza stru-
prioritario di molte delle politiche di mento di pianificazione.
governo del territorio. In questo am- In termini di popolazione residente, il
bito c’è stato un progressivo trasferi- numero di abitanti il cui territorio co-
mento delle competenze dallo Stato munale è disciplinato mediante Prg
alle Regioni e, successivamente, alle raggiunge le 4.859.956 unità in Cam-
Province, volto a un maggiore coinvol- pania, pari all’84% della popolazione
gimento degli enti locali. totale della regione. La popolazione
Nel 2004 è stata approvata la legge ricadente in comuni sprovvisti di qual-
regionale per il governo del territorio, siasi strumento urbanistico precipita
Legge regionale n. 16 del 22/12/2004, invece al 3,9%. Sul primo dato pesa
con l’obiettivo di semplificare le proce- la notevole estensione della copertu-
dure e la burocrazia introducendo dei ra mediante Prg già evidenziata per la
nuovi strumenti urbanistici: piani ur- provincia napoletana, provincia in cui
banistici comunali (Puc). Lo stato della la densità abitativa è la più alta della
pianificazione urbanistica comunale al regione. Al contrario, sul secondo dato (2) I dati e le informazioni sono trat-
20042 vede il 90,5% dei comuni della incide il basso peso insediativo che ca- te dal “Rapporto sull’evoluzione e lo
stato della pianificazione urbanistica
regione dotati di strumenti urbanisti- ratterizza tipicamente i comuni privi di generale nei comuni della regione
ci generali, di cui il 70,4%, pari a 388 Prg o PdF: si tratta infatti di quei co- Campania 2005”, realizzato dal grup-
po di ricerca di Tecnica e pianifica-
comuni, dispongono di un Prg (Piano muni che, per effetto della loro stessa zione urbanistica del Dipartimento
regolatore generale) mentre il 20,1%, debole pressione insediativa, meno di Ingegneria Civile dell’Università
pari a 111 comuni, sono dotati di PdF hanno avvertito la necessità di dotarsi degli Studi di Salerno coordinato dal
Prof. Isidoro Fasolino. La sintesi dello
(Piano di fabbricazione). I restanti 52 di strumenti di governo del territorio. studio è riportata in “Comuni e pia-
comuni, pari al 9,4%, non dispongono La classe di età di un piano urbanisti- nificazione urbanistica” (Area Vasta
ancora di alcun piano urbanistico. Alla co può certamente dare il senso della Numero 10/11 del 2005)
5
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 1.3
Stato della pianificazione in Campania
al 31.12.2004 (Fonte: “Comuni e
pianificazione urbanistica”, in Area
Vasta Numero 10/11, 2005)
Figura 1.4
Classi di età degli strumenti urbanistici
in Campania al 31.12.2004 (Fonte:
“Comuni e pianificazione urbanistica”,
in Area Vasta Numero 10/11, 2005)
6
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
determinato comune: piani approvati proprio territorio, quello vigente.
troppi anni fa sono, molto presumibil- Sono, invece, 235 i comuni, il 42,6%
mente, superati negli obiettivi e nelle del totale regionale, che si sono finora
previsioni. La maggioranza dei comu- dotati di due successivi piani urbanisti-
ni della regione (251, pari al 45,6%) ci comunali generali; irrisorio il nume-
ha avuto nel corso del tempo un solo ro di quelli (solo 13, il 2,4%) che è alla
strumento di disciplina generale del terza generazione di piani.
Il sistema produttivo
I dati di consuntivo 2007 fanno rileva- sistenza e le esportazioni hanno con-
re un indebolimento del tasso di cre- fermato il buon andamento del 2006,
scita della ricchezza prodotta (Pil) in ma, valutate a prezzi costanti, restano
Campania, che si attesta sullo 0,5% a ancora inferiori al livello raggiunto ne-
fronte di uno +1,6% del 2006 e di una gli anni precedenti (in particolare nel
previsione 2007 di +1,8%3 . 2002). (3) Rapporto Unioncamere 2007
Tale indebolimento ha riguardato la La variazione percentuale del Pil pro-
maggior parte dei settori produttivi, capite 2006-2007 è risultata, per la
marcando così una posizione di infe- provincia di Napoli, pari al 3%, varia-
riorità sia rispetto al centro-nord Italia, zione percentuale più elevata rispet-
sia verso le altre aree europee in defi- to alle variazioni delle altre province
cit di sviluppo. I consumi delle famiglie campane, dove, a eccezione di Avelli-
hanno continuato a crescere a ritmi no (+1,4), è stata registrata una varia-
assai contenuti, gli investimenti han- zione percentuale negativa (Caserta
no rallentato fortemente la loro con- -0,1; Benevento -1,2; Salerno -1,8).
Figura 1.5
Prodotto interno lordo pro capite nelle
province campane, anni 2006–2007
(Fonte: Bollettino statistico Camera di
commercio Napoli, 2008)
La tabella 1.4 illustra il dato relativo al regionali che dalle tendenze nazionali
numero di imprese attive presenti al e internazionali di mercato. Il consun-
2008 in Campania tra i vari settori pro- tivo 2007 fa registrare significative ri-
duttivi censiti dall’Istat. duzioni dei volumi produttivi in quasi
I tre macrosettori che si caratterizzano tutte le coltivazioni. Le esportazioni di
per avere numero di imprese maggio- prodotti agricoli e quelle dell’industria
re sono: settore commercio, settore alimentare sono invece cresciute, a
agricoltura, caccia e silvicoltura e set- prezzi correnti, a ritmi pressoché dop-
tore costruzioni. pi rispetto al 2006.
L’agricoltura riveste un ruolo rilevante Sulla base dei dati del V censimen-
nell’economia campana per la presen- to Istat sull’agricoltura, riguardo alla
za di importanti filiere produttive, ma superficie investita, la forma di utiliz-
risente fortemente sia delle dinami- zazione più consistente dei terreni è
che provocate dagli squilibri interni quella dei seminativi.
8
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Imprese al Variazioni %
Settori di attività
31/12/2008 2008/2007
Agricoltura, caccia e silvicoltura 76.041 -2,21
Pesca, piscicoltura e servizi connessi 362 -4,70
Estrazione di minerali 344 -3,20
Attività manifatturiere 55.937 -2,24
Energia 379 5,54
Costruzioni 65.960 0,05
Commercio 190.368 -0,48
Alberghi e ristoranti 25.851 1,30
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 17.461 -1,79
Intermediazione monetaria e finanziaria 9.365 2,31
Attività immobiliari noleggio, informatica, ricerca 35.750 0,73
Istruzione 2.597 -0,50
Sanità e altri servizi sociali 2.597 -0,50
Altri servizi pubblici, sociali e personali 3.904 0,61
Imprese non classificate 40.085 7,92 Tabella 1.4
Imprese provinciali ripartite per settore
Totale 546.234 -0,01 economico (Fonte: Movimprese 2008)
La praticano il 67,1% delle aziende con del 15,3%; essendosi però ridotta la
superficie totale e il 76,5% delle azien- superficie solo dell’11%, si registra un
de con SAU. aumento medio da 1,76 a 1,85 ettari
Rispetto al censimento del 1990 il nu- coltivati per azienda.
mero delle aziende coltivatrici è sceso
Il comparto del turismo è stato carat- presenze del turismo nazionale, con
terizzato da un miglioramento in ter- una crescita, in termini di giornate di
mini di qualità offerta e di “volumi” presenza, del 4%, segnando un’inver-
conseguiti. Infatti, secondo le stime sione di tendenza rispetto agli anni
delle amministrazioni provinciali, nel recenti, mentre è stata più contenu-
2007 si sono registrati 4,5 milioni di ar- ta la crescita delle presenze straniere
rivi turistici presso le strutture ricettive (+2,4%). La spesa dei turisti stranieri,
regionali, con un incremento dell’1,7% rilevata dall’indagine campionaria sul
rispetto al 2006; le giornate di presen- turismo internazionale condotta dalla
za sono aumentate del 3,3%. I maggio- Banca d’Italia, è calata dell’8,3%.
ri incrementi sono stati rilevati nelle Nella media del periodo 2001-2007,
località turistiche dell’isola d’Ischia e a la spesa dei viaggiatori stranieri in
Sorrento: congiuntamente le maggiori Campania ha rappresentato il 4,5% del
presenze in tali località si rapportano totale nazionale; rispetto al complesso
ai tre quarti dell’incremento regiona- delle regioni meridionali la quota della
le. Si registra un miglioramento nelle Campania è progressivamente calata
9
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
dal 36,0 al 32,1%. al 7% delle regioni costiere di Spagna
Sulla base dei dati degli Istituti di stati- e Grecia. I dati riportati nella tabella
stica nazionali, nel 2004 la quota della 1.6 si riferiscono ai flussi regionali re-
Campania sul turismo estero nelle 15 gistrati negli esercizi alberghieri ed ex-
principali regioni costiere del Mediter- tralberghieri.
raneo era del 2,6%, meno di un terzo In questi ultimi mesi è stato avviato un
rispetto al dato mediano delle regioni processo di razionalizzazione del siste-
spagnole e di poco superiore alla metà ma turistico in Campania attraverso la
rispetto a quello delle isole greche. riorganizzazione degli enti provinciali
Alla stessa data, il settore turistico pe- per il turismo e delle aziende del turi-
sava in Campania per il 3,4% del valore smo, superando così la frammentazio-
aggiunto totale, contro valori superiori ne della governance turistica regionale.
10
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Nonostante tale crescita, che ha inte- tuato con riferimento al sottoinsieme
ressato tutte le tipologie della distri- di beni a maggiore frequenza d’acqui-
buzione moderna, la diffusione della sto (in particolare: alimentari e abbi-
grande distribuzione regionale appare gliamento). Secondo recenti stime dif-
ancora lontana dalla media delle altre fuse dall’Istat con riferimento all’anno
regioni italiane. 2006, nel capoluogo campano il livello
Gli andamenti rilevati nel comparto dei prezzi dei generi alimentari, dei
dei servizi non hanno mostrato signifi- beni di arredamento e di abbigliamen-
cative novità rispetto agli anni recenti. to, era inferiore alla media dei comuni
In un contesto di perdurante debolezza capoluogo italiani rispettivamente del
dei consumi, nel settore commerciale 12,0%, 11,4% e 4,9%.
le quote di mercato si spostano sempre Nel 2007, secondo le rilevazioni di im-
di più verso la grande distribuzione, la portanti società operanti nel microcre-
cui diffusione sul territorio campano dito, la spesa in beni di consumo dure-
è peraltro ancora lontana dalla media voli è cresciuta dell’1,4 %, meno della
delle altre regioni meridionali. media nazionale (3,7%).
Nella distribuzione alimentare le ven- Il segmento di mercato maggiormente
dite sono cresciute a un tasso superio- dinamico è stato quello degli elettro-
re alla media (3,5%), anche in conse- domestici bianchi, le cui vendite sono
guenza della più sostenuta dinamica cresciute di circa l’11%, anche per il
dei prezzi dei prodotti alimentari. sostegno degli incentivi alla rottama-
Nel 2007 l’indice regionale dei prezzi zione introdotti con la legge finanzia-
al consumo rilevato dall’Istat è cre- ria per il 2007 allo scopo di favorire
sciuto dell’1,8%, in linea con il dato l’acquisto di frigoriferi e congelatori a
nazionale. Gli incrementi maggiori maggior efficienza energetica.
hanno interessato i generi alimentari Negli altri segmenti merceologici si è
e le bevande analcoliche (+3,4%), le rilevato un rallentamento delle vendi-
bevande alcoliche e i tabacchi (+4,0%), te (+ 0,8% a fronte del 4,1% nel 2006):
l’abbigliamento e le calzature (+2,4%) nel settore delle automobili, che da
e i servizi di istruzione (+3,2%). Tra il solo assorbe il 62% della spesa in beni
1998 e il 2007 gli incrementi dei prez- durevoli, il valore delle vendite è cre-
zi in Campania sono stati maggiori sciuto dello 0,6% (6,1% nel 2006), 3,4
rispetto alla media nazionale; il feno- punti percentuali sotto la media nazio-
meno è stato particolarmente accen- nale.
Il sistema infrastrutturale
Per il sistema infrastrutturale sono ri- e supera in entrambi i casi la media
portate alcune infrastrutture econo- nazionale. La regione ha, infatti, la
miche comprendenti sia le reti per il maggiore densità territoriale di infra-
trasporto delle merci e delle persone strutture statali, regionali e provinciali
sia quelle per il trasporto dell’energia (tabella 1.9), con una rete autostrada-
elettrica. le per 100 chilometri quadrati superio-
La Campania è prima nel Sud per do- re alla media nazionale, tuttavia ha un
tazione di infrastrutture stradali e basso rapporto di strade per abitante
ferroviarie in rapporto alla superficie, a causa dell’elevata densità abitativa.
11
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Di conseguenza la rete viaria assorbe prevedono investimenti complessivi
un volume di traffico veicolare di gran per 3,7 miliardi di euro, che riguarda-
lunga superiore a quello nazionale no sia nuove opere (oltre 3,5 miliardi
e a quello di altre regioni. Per la rete di euro) e sia la manutenzione straor-
viaria della Campania nel 2002 sono dinaria della rete con interventi per la
stati programmati 8 miliardi di euro sicurezza stradale e la sicurezza nelle
da investire per l’82% sulla rete viaria gallerie.
nazionale e per il rimanente 18% sulla Nella sottostante tabella è riportata
rete regionale e provinciale. Nel 2007 il dettaglio dell’estensione in chilo-
il 55% degli investimenti è stato rea- metri per singola provincia della rete
lizzato o è in corso di appalto o realiz- viaria regionale e provinciale, rilevato
zazione. I lavori previsti fino al 2011 nell’anno 2007.
%Campania/
Tabella 1.11 27,8 27,7 27,4 27,3 24,3 24,3 30,6 30,7 24,6 24,6
Mezzogiorno
Veicoli circolanti in Campania e in
Italia per tipo, 2005 e 2006 (Fonte: %Campania/
9,2 9,2 10,3 10,4 7,4 7,4 9,0 9,1 13,4 13,2
Italia
Annuario 2007 Regione Campania)
12
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Dalla tabella che segue si evince come lunghezza complessiva degli accosti e
sia l’auto privata il mezzo più utilizzato di superfici dei piazzali per le merci, ap-
negli spostamenti casa-lavoro rispetto pare contenuta rispetto ad altre realtà
ad autobus, treni e ad altri mezzi di tra- italiane. Il porto di Napoli, ad esempio,
sporto pubblico urbani ed extraurbani, ha una lunghezza di accosti pari a circa
con notevoli incrementi del traffico e 12,5 chilometri, analogamente la su-
impatti significativi sull’inquinamento perficie dei piazzali è “appena” di 0,45
atmosferico oltre che sulla vivibilità milioni di metri quadrati.
delle aree urbane. Tale limitazione infrastrutturale rende
La regione Campania è dotata di due quindi necessaria una gestione inte-
sistemi portuali industriali e commer- grata con il sistema della logistica in-
ciali localizzati a Napoli e Salerno. termodale e con il trasporto pubblico
Complessivamente la capacità delle in senso lato.
infrastrutture, espressa in termini di
Arrivi Partenze
Porti Merci Passeggeri Merci Passeggeri
2004 2005 2004 2005 2004 2005 2004 2005
CAMPANIA 12.027 12.084 10.932 9.404 6.630 6.683 10.892 9.332
Mezzogiorno 146.446 156.188 31.859 30.061 102.618 110.965 31.800 29.845
Italia 337.374 348.234 41.716 39.476 146.610 160.711 41.600 39.277
%Campania/
8,9 7,7 34,9 31,3 7,8 6,0 34,9 31,3 Tabella 1.14
Mezzogiorno
Movimenti per porto in Campania
%Campania/ e in Italia, anni 2004 e 2005 (Fonte:
3,7 3,5 26,9 23,8 5,2 4,2 26,9 23,8
Italia Annuario 2007 Regione Campania)
Aeroporto
2003 2004 2005 2006 2007
di Napoli
Arrivi 2.292.087 2.309.551 2.267.188 2.517.113 2.847.190
Partenze 2.248.756 2.278.471 2.294.577 2.549.882 2.888.021
Transiti 46.320 44.366 26.930 28.974 40.627 Tabella 1.15
Totale passeggeri 4.587.163 4.632.388 4.588.695 5.095.969 5.775.838 Traffico passeggeri dell’aeroporto di
Napoli negli anni 2003-2007 (Fonte:
Movimenti 65.016 59.962 58.002 61.708 72.330 Acam - Regione Campania)
13
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Il network dei collegamenti diretti nel rato argomento trasversale in quanto
2008 (primavera-estate 2008) è stato interessa sia i settori socio-produttivi
di 32 destinazioni internazionali, 15 (richiesta di energia) e sia quello della
destinazioni nazionali e oltre 50 char- tutela ambientale (limitazione dell’in-
ter. Sono 27 le compagnie aeree che quinamento delle diverse matrici).
hanno operato nello scalo parteno- Per tali motivi gli interventi operati nel
peo nel 2008. Il traffico aeroportuale settore energetico, sia dal profilo del-
è stato di 5,642 milioni di passeggeri la produzione (offerta) che quello del
nel 2008, 5.800 tonnellate di merce e consumo (domanda), possono contri-
posta, 68.548 movimenti (decolli e at- buire al raggiungimento degli obiettivi
terraggi), 163 movimenti al giorno di di sostenibilità sia a livello locale che
media. Il sistema energetico è conside- globale.
2000 2007
Tipologia impianti Potenza efficiente lorda Potenza efficiente lorda
Numero Numero
(MW) (MW)
Impianti idroelettrici 26 1.332,5 28 1.315,4
Tabella 1.16 Impianti termoelettrici 23 1.518,8 34 2.624,9
Situazione impianti in regione
Campania 2000 e 2007 (Fonte: Terna) Impianti eolici e fotovoltaici 23 208,8 188 465,0
La Campania detiene il 15,8% degli im- rispetto al 36% nel 2000) e quelli eo-
pianti del totale nazionale. Secondo i lici-fotovoltaici (78,7%, rispetto al 32%
dati Terna relativi al 31 dicembre 2007, nel 2000).
la situazione degli impianti risulta così Mentre la produzione netta nazionale
ripartita: quelli termoelettrici costitui- nel 2007 è rimasta invariata rispetto
scono il 9,6% (32% nel 2000) del totale all’anno precedente, con un valore di
regionale, mentre le fonti rinnovabili 301,3 miliardi di KWh, l’offerta di ener-
di energia alimentano il 90,4% del to- gia totale campana è stata pari a 7,5
tale degli impianti regionali di produ- miliardi di kWh (aumento del 103,3%
zione energetica, dato che risulta dalla rispetto al 2006), suddivisa secondo la
somma di quelli idroelettrici (11,7%, tabella di seguito riportata.
14
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
re economico vede il terziario al primo (1,5%) (figura 1.6).
posto con 5.812,5 GWh (33,5%), poi Il bilancio energetico per la regione
il domestico con 5.746,6 GWh (33%) Campania è costituito da un deficit pari
e l’industria con 5.564,4 GWh (32%) a - 11.190,9 GWh dato dalla differenza
e, infine, l’agricoltura con 263,7 GWh tra produzione e consumo (-60%).
Figura 1.6
Consumi di energia elettrica in
Campania per settore economico,
2007 (Fonte: Terna)
Provincia di Avellino
Il sistema insediativo
La popolazione residente in provincia demografica, rilevando un incremen-
di Avellino al 31 dicembre 2007 è di to del 2,33% che ha interessato, con
439.049 abitanti, di cui 214.784 ma- maggiore evidenza, il primo triennio
schi e 224.265 femmine. per poi mantenersi a livelli sostan-
Nel periodo 2001-2007 (figura 1.7), si zialmente stazionari nell’ultimo qua-
può evidenziare una lieve espansione driennio.
Figura 1.7
Popolazione residente (numero) in
provincia di Avellino nel periodo
2001-2007 (Fonte: Istat)
Tabella 1.18 Saldo Migratorio totale 3.222 4.429 1.686 459 768 1.971
Popolazione residente e bilanci Crescita totale 3.042 3.936 1.509 -146 235 1.400
demografici in provincia di Avellino
2002-2007 (Fonte: Istat) POPOLAZIONE TOTALE 432.115 436.051 437.560 437.414 437.649 439.049
16
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Figura 1.8
Composizione percentuale dei
comuni della provincia di Avellino
rispetto alla classe di ampiezza
demografica, anno 2007 (Fonte: Istat)
Nel 2007 la provincia di Avellino ha capite: nel 2007, con 17.238 euro (ri-
prodotto ricchezza per un totale di 8,2 spetto ai 16.832 del 2006).
miliardi, con un incremento annuo del Avellino sale all’ottantesimo posto nel-
4,8% rispetto al 2006, ben al di sopra la graduatoria delle province italiane,
della media regionale (+1,5%) e ad- conquistando tre posizioni rispetto
dirittura di quella nazionale (+4%)5. all’anno precedente. Da un confronto (5) I dati sono ottenuti aggiungendo
al valore aggiunto ai prezzi base l’am-
Il settore capofila è stato quello delle però con il 2004, la provincia irpina montare dell’IVA e delle altre imposte
costruzioni (+9%), seguito a distanza non registra mutamento alcuno nella indirette nette gravanti sui prodotti e
dai “servizi” (+3,6%) e dall’industria graduatoria nazionale del Pil. sulle importazioni. Elaborazioni Isti-
tuto G. Tagliacarne su dati propri,
manifatturiera (+3,2%); in netta fles- Pertanto, i buoni risultati del 2007 Unioncamere–Movimprese, Istat e
sione, invece, il comparto agricolo con sono da interpretarsi più come recu- Banca d’Italia
un –8,4%. In crescita anche il Pil pro- pero di precedenti flessioni piuttosto
17
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
che come fenomeno strutturale di cre- rimento professionale in quanto solo
scita. il 3,5% dei nuovi posti di lavoro è ri-
Relativamente ai tassi occupazionali si servato dalle imprese irpine a laureati,
rileva come il mercato del lavoro irpino contro la quota campana del 6,3% e
vanti un tasso di occupazione che, pari quella nazionale del 9%.
al 48,7%, supera di circa 4 punti percen- Una situazione completamente diver-
tuali il dato medio regionale, per quan- sa si presenta se si considerano le cifre
to inferiore a 58,4%, dato medio nazio- degli addetti per attività economica.
nale. Il tasso di disoccupazione è pari a Quello industriale (industria in senso
10,6%, superiore al 6,8% nazionale. stretto e costruzioni) risulta essere il
Particolarmente critica la disoccupa- settore con il maggior numero di occu-
zione giovanile con oltre il 24% di di- pati (62.488 addetti) e subito dopo tro-
soccupati con età fino a 24 anni, con viamo il settore dei servizi (con 44.427
punte del 28% per le giovani donne. addetti (dati Istat 2004). Prosegue la
Da un’analisi sviluppata sulla base crescita per l’apparato industriale del-
del titolo di studio si evidenzia come la provincia di Avellino, anche se con
i laureati, pur rappresentando la quo- un ritmo molto più contenuto rispetto
ta percentuale più bassa tra gli iscrit- al recente passato. I dati di demografia
(6) Indagine “Movimprese 2008”, ti presso i centri per l’impiego, con il imprenditoriale6 evidenziano come al
condotta da InfoCamere sulla base 7,2% sono la classe con il maggiore 31 dicembre 2008 sono 45.457 le im-
dei dati della Camera di Commercio di
Avellino. incremento rispetto al 2006 (42,4%) e prese registrate in provincia di Avellino
hanno le peggiori prospettive di inse- (tabella 1.20).
18
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Superficie Superficie destinata
Nome area Comuni interessati Totale ad attività produttive
(m2) (m2)
Agglomerato di Calabritto Calabritto, Senerchia 317.000 140.000
19
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 1.9
Superficie agricola utilizzata per
tipologia di coltivazione, anno 2000
(fonte: Istat, V Censimento Generale
dell’Agricoltura)
Il sistema infrastrutturale
La provincia di Avellino, con un terri- Melfi), lungo le quali sono dislocate
torio non molto esteso, è facilmente e ben collegate la quasi totalità delle
raggiungibile dalla rete nazionale stra- aree produttive. È inoltre attraversa-
dale e dispone di una serie di arterie ta dalla ferrovia Roma-Bari e dai rami
a scorrimento veloce che la attraver- secondari Avellino-Benevento e Avel-
sano e garantiscono un collegamen- lino-Rocchetta Sant’Antonio. Il territo-
to efficiente con l’esterno. Avellino è rio provinciale presenta poi una buona
punto di snodo tra le direttrici stradali vicinanza con il sistema nazionale dei
nord-sud ed est-ovest (raccordo auto- trasporti (porti, aeroporti e interpor-
stradale Salerno-Avellino, autostrada ti).
A16 Napoli-Bari e A30 Caserta-Saler- La domanda di mobilità sul territorio è
no, strada statale “Ofantina” Avellino- sempre strettamente correlata alla di-
20
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
stribuzione spaziale di poli attrattivi, e Da un’analisi degli indici di mobilità,
tale condizione è esaltata nella realtà si evidenzia come il tasso di mobilità
insediativa provinciale irpina, costitui- extraurbana di tipo sistematico, lega-
ta da tanti piccoli comuni. Sono infatti to a motivazioni casa-scuola/lavoro, si
solo 18 i comuni che superano i 5.000 attesta su 14 spostamenti extraurbani
abitanti e concorrono alla costituzione ogni 100 abitanti e circa 4 spostamenti
delle tre principali polarità provincia- ogni 100 abitanti per gli spostamenti
li, così come individuate nello studio extraprovinciali.
propedeutico al Preliminare di Ptcp La fascia oraria più critica, nella qua-
(Piano territoriale di coordinamento le si concentra la maggioranza degli
provinciale). Il principale polo della spostamenti, in una percentuale pari
provincia, sia sotto il profilo demogra- al 54,3% della totalità, risulta esse-
fico che produttivo e dei servizi offerti, re compresa tra le 7:15 e le 8:15, nel
è rappresentato dalla conurbazione più ampio arco temporale considerato
Avellino-Atripalda-Mercogliano, segui- 6:15-9:158. Relativamente alle modali- (8) Provincia di Avellino, Assessorato
alla pianificazione territoriale, Settore
to dal comune di Ariano Irpino che, in tà di trasporto, si registra un aumento politiche del territorio, Studio prope-
ordine di importanza, occupa la secon- del trasporto con autovettura privata, deutico al Preliminare al Ptcp, anno
2004
da posizione, rappresentando un pun- che rappresenta il mezzo di traspor-
to di riferimento per i comuni limitrofi, to utilizzato dal 76,4 % degli occupati
e infine da Solofra, che si distingue per per gli spostamenti casa-lavoro (figura
una forte connotazione industriale. 1.10).
Figura 1.10
Occupati (%) in provincia di Avellino
che si recano a lavoro, per tipo
di mezzo utilizzato (Fonte Istat -
Censimento 2001)
Figura 1.11
Variazione percentuale del numero
di veicoli nel periodo 2002-2007 in
provincia di Avellino, per categoria di
veicolo (Fonte: Aci)
Provincia di Benevento
Il sistema insediativo
La provincia di Benevento si estende quale la classe degli anziani (over 65)
su una superficie di circa 2.700 chi- ha un peso significativo: nel 2001 l’in-
lometri quadrati e ha una popolazio- dice di vecchiaia risulta essere di un
ne residente di circa 289.000 abitanti punto superiore alla media nazionale
(2007). Complessivamente emerge e nell’ultimo decennio la quota di an-
una popolazione provinciale nella ziani è passata dal 16,3% al 19,7%.
Figura 1.12
Popolazione residente (numero) in
provincia di Benevento nel periodo
2001-2007 (Fonte: Istat)
22
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
2002 2003 2004 2005 2006 2007
Saldo Naturale -418 -579 -254 -544 -513 -562
Saldo Migratorio interno -231 31 141 -65 -10 -277
Saldo Migratorio con l’estero 122 842 488 243 -110 1.118
Saldo Migratorio per altri motivi 272 658 1.517 112 4 -19
Saldo Migratorio totale 163 1.531 2.146 290 -116 822 Tabella 1.23
Crescita totale -255 1.562 1.892 -254 -629 260 Popolazione residente e bilanci
demografici in provincia di Benevento
POPOLAZIONE TOTALE 286.611 287.563 289.455 289.201 288.572 288.832 2002-2007 (Fonte: Istat)
Figura 1.13
Composizione percentuale dei
comuni della provincia di Benevento
rispetto alla classe di ampiezza
demografica (Fonte: Censimento Istat
2001)
23
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
testo. emerge che la strategia di sviluppo
Sulla base dei dati del XIV Censimen- dei comuni è affidata quasi esclusiva-
to Istat 2001 della popolazione e delle mente alla politica abitativa e alla con-
abitazioni, il numero di abitazioni nel- seguente costruzione di nuovi vani,
la provincia di Benevento è 123.442, mentre resta marginale il recupero del
di cui 123.265 ricadenti in edifici a uso patrimonio edilizio esistente. Dei 78
abitativo. comuni della provincia, 62 hanno ap-
Per quanto concerne la pianificazione provato un Prg, 7 sono dotati di Piano
urbanistica, si registra una tendenza di fabbricazione (PdF) ancora vigente,
dei singoli comuni a procedere auto- mentre 9 sono privi di pianificazione
nomamente, senza una preventiva generale. Considerato che la “vita me-
attività di coordinamento con i comu- dia” di un Prg può essere stimata in 10-
ni contermini, spesso avvalendosi di 15 anni, la situazione che si riscontra
criteri solo apparentemente di ampio nel Sannio è di relativa inadeguatezza.
respiro. Infatti ben 11 comuni hanno un piano
Verificando le proiezioni demografiche vigente da più di 15 anni, 26 comuni
proposte dai Piani regolatori generali da 10 a 15 e solo 25 hanno un piano
(Prg) vigenti già da una decina d’anni, che può essere ritenuto “giovane”.
Figura 1.14
Percentuale di comuni della
provincia di Benevento dotati di piani
urbanistici (Fonte: Ptcp Provincia di
Benevento, anno 2004)
Il sistema produttivo
L’economia sannita è stata caratteriz- compresa tra i 15 e i 64 anni, raggiun-
zata negli ultimi anni da una sostan- ge nel 2007 il 48,6% rimanendo al di
ziale stagnazione. I numeri relativi al sopra della media della Campania
Prodotto interno lordo registrato in (43,7%). Sempre nel 2007, il tasso di
provincia nei primi anni dell’attuale disoccupazione è pari al 9,6%.
decennio sono i più bassi della Cam- Per quanto riguarda gli addetti per
pania. La situazione non cambia se si attività economica, il settore con il
prende in considerazione il Pil pro ca- maggior numero di occupati (60.632
pite, che è risultato essere nel 2007 addetti), pari al 66% del totale provin-
(9) Dati Unioncamere-Istituto Gugliel- pari a 15.181 euro9, mantenendosi ciale, risulta essere quello dei servizi,
mo Tagliacarne
ben lontano dalla media nazionale comprendente commercio all’ingrosso
pari a 25.862 euro. e al dettaglio, riparazione di autovei-
Dai dati Istat relativi al 2007 della “Ri- coli, motocicli e di beni personali e per
levazione sulle forze di lavoro”, nella la casa, alberghi e ristoranti, trasporti,
provincia di Benevento, il tasso di oc- magazzinaggio e comunicazioni, attivi-
cupazione, ottenuto rapportando gli tà finanziarie, attività immobiliari, no-
occupati sul totale della popolazione leggio, informatica, ricerca, servizi alle
24
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
imprese, istruzione, sanità e assisten- duzione di ricchezza, pari al 18,5% del
za sociale e altri servizi pubblici, sociali totale e, in particolare, l’edilizia con-
e personali. Gli occupati nel settore tribuisce per l’8%. Il terziario risulta il
industriale rappresentano il 23% del principale settore economico capace
totale provinciale con 21.137 addetti, di produrre ricchezza nella provincia di
mentre quasi l’11% (9.988 addetti) tro- Benevento con un valore percentua-
va collocazione nel settore agricolo. le pari al 75,4%. L’agricoltura, invece,
Nel Sannio il comparto industriale pre- contribuisce per appena il 6,1% alla
senta un elevato contributo alla pro- formazione del valore aggiunto.
Tabella 1.24
Valore aggiunto a prezzi correnti per
Industria settore di attività economica nella
Agricoltura Servizi Totale economia
In senso stretto Costruzioni Totale provincia di Benevento, 2006. Importi
in milioni di euro (Fonte: Istituto
BENEVENTO 236 408 313 721 2.937 3.895 Tagliacarne)
Nella provincia sannita sono attivi due familiari e in gran parte sommerse.
distretti industriali, quello di Sant’Aga- Nella provincia sannita sono localiz-
ta de’ Goti-Casapulla e quello di San zati nove agglomerati industriali (Asi)
Marco dei Cavoti, entrambi specializ- attrezzati per lo svolgimento di attività
zati nel settore tessile-abbigliamento produttive nei settori dell’industria. La
ed entrambi caratterizzati dalla pre- tabella 1.26 ne mostra il dettaglio.
senza di micro-imprese conto-terziste
25
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Superficie destinata
Superficie
ad attività
Nome area Comuni interessati Totale
produttive
(m2)
(m2)
Agglomerato di Airola Airola 330.000 260.000
Agglomerato di Amorosi – Puglianiello Amorosi e Puglianiello 800.000 650.000
Agglomerato di Apollosa Apollosa 356.000 273.000
Agglomerato di Benevento (Ponte Valentino) Benevento e Paduli 3.180.000 2.190.000
Agglomerato di Benevento (Torrepalazzo) Benevento 90.000 69.000
Agglomerato di Fragneto Monforte Fragneto Monforte 360.000 300.000
e Fragneto l’Abate e Fragneto l’Abate
Tabella 1.26
Agglomerato di Morcone Morcone 270.000 196.000
Aree Asi in provincia di Benevento
(Fonte: Assessorato all’agricoltura e Agglomerato di San Bartolomeo In Galdo San Bartolomeo In Galdo 260.000 180.000
alle attività produttive della Regione
Agglomerato di San Marco de’ Cavoti San Marco de’ Cavoti 397.000 323.000
Campania)
L’agricoltura nel Sannio, con le sue è l’indicatore SAU/ST che indica il rap-
15.221 aziende attive, un ammontare porto tra la superficie agricola utilizza-
di Superficie agricola totale (SAT) pari ta e la superficie totale della provincia.
a 149.251,24 ettari a cui corrispondo- Tale rapporto è pari al 56,4%: in altre
no 116.908,99 ettari di Superficie agri- parole, più della metà del suolo pro-
cola utilizzata (SAU), riveste un ruolo vinciale è destinato all’agricoltura.
di centrale importanza nella struttura Il Sannio, in altri termini, pur occupan-
produttiva provinciale e fornisce un do il 15,1% della superficie del terri-
contributo determinante al settore torio regionale, vanta il 13,5% delle
primario regionale. A confermare la aziende agricole campane e detiene il
marcata vocazione agricola del Sannio 19,5%della SAU regionale.
Tabella 1.27
Aziende agricole, Superficie agricola
totale, Superficie agricola utilizzata, Aziende SAT SAU ST SAU/ST
Superficie totale della provincia (n.) (Ettari) (Ettari) (Ettari) (%)
di Benevento (Fonte: Camera di 15.221 149.251,24 116.908,99 207.120 56,4
commercio di Benevento 2004)
L’agricoltura sannita nel corso del pe- stico, la provincia di Benevento è po-
riodo di riferimento non ha fatto regi- tenzialmente dotata di molti elementi
strare un processo di reale moderniz- attrattivi, sui quali sarebbe opportu-
zazione delle aziende agricole, la cui no investire perché possano divenire
gestione è rimasta prevalentemente fattori di traino per l’evoluzione eco-
a carattere familiare, con uno scar- nomico/produttiva dell’intera area.
so orientamento al mercato. Inoltre, Sarebbe possibile una significativa
la produttività delle aziende agricole diversificazione dell’offerta turistica,
sannite è inferiore rispetto alla produt- incentivando il turismo termale, reli-
tività regionale: si consideri che il dato gioso, ambientale, culturale nonché
del prodotto per addetto nell’agricol- quello d’affari.
tura beneventana è pari al 68,8% di Dai dati aggiornati al 2007, si evince
quello regionale. che l’offerta ricettiva nel Sannio negli
Ad oggi l’agricoltura sannita sta vi- ultimi quattro anni ha subito un radica-
vendo un processo di riconversione di le cambiamento. Attualmente la capa-
alcune coltivazioni tradizionalmente cità ricettiva è basata principalmente
presenti in questo territorio, quali la su esercizi extralberghieri: mentre nel
tabacchicoltura, a vantaggio dei setto- 2003 le strutture alberghiere erano 41
ri vitivinicolo, oleario, lattiero caseario e quelle extralberghiere 90, nel 2007 il
e zootecnico. numero delle prime è salito a 53, men-
Per quanto concerne il settore turi- tre le seconde sono diventate 255.
26
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Strutture Alberghiere Altre Strutture Ricettive Totale
Anni di
riferimento Strutture Posti letto Strutture Posti letto Strutture Posti letto
(n.) (n.) (n.) (n.) (n.) (n.) Tabella 1.28
Numero strutture ricettive e capacità
2003 41 1.640 90 743 131 2.383 ricettiva per tipologia, nella provincia
di Benevento, anni 2003-2007 (Fonte:
2007 53 2.137 255 1.915 308 4.052
Istat)
Come si evince dalla lettura della ta- ficare che a fronte di un lieve decre-
bella 1.28, la complessiva capacità ri- mento degli arrivi (-256) si è verifica-
cettiva sannita è passata da 2.383 po- to un deciso aumento delle presenze
sti letto nel 2003 a 4.052 nel 2007. Nel (+22.415). Pur essendoci meno turisti,
2008 i flussi turistici nel Sannio hanno quelli che scelgono il Sannio vi trascor-
fatto registrare 62.346 arrivi e 164.679 rono più giorni; si passa da un turismo
presenze, dove per presenze si inten- “mordi e fuggi” a uno più stanziale e
de il numero delle notti trascorse. Se quindi più redditizio per gli operatori
si confrontano questi dati con quelli del settore.
relativi all’anno 2001, si potrà veri-
Il sistema infrastrutturale
La viabilità provinciale si sviluppa su Fortore a causa della sua conformazio-
un territorio prevalentemente colli- ne morfologica. La città capoluogo è un
nare per circa 1.253,601 Km. La rete importante e strategico nodo ferrovia-
stradale è piuttosto datata: la tratta rio che collega il Tirreno all’Adriatico, e
più recente è quella della tangenzia- mediante la linea Caserta-Benevento-
le ovest di Benevento completata a Foggia, per le provenienze da Napoli
fine 2001, mentre l’ultimo preceden- e da Roma, consente il collegamento
te intervento infrastrutturale di rilievo con la Puglia.
risale a 25 anni fa. Proprio per la sua La domanda di mobilità sul territo-
vetustà, la rete stradale provinciale ha rio è correlata alla realtà insediativa
caratteristiche strutturali non in grado estremamente frammentata. Il prin-
di sopportare adeguatamente i volumi cipale polo della provincia, sia sotto il
e i carichi del traffico attuale. profilo demografico che produttivo e
Diverse sono le arterie che in ambi- dei servizi offerti, è rappresentato dal
to provinciale presentano dissesti e comune capoluogo e verso di esso si
inadeguatezze: se ne riscontrano nel concentrano gli spostamenti. Relati-
Fortore, nell’Alto Tammaro, nell’alto vamente alle modalità di trasporto, il
e medio Sannio, nella zona della valle mezzo utilizzato dal 74% degli occupa-
Vitulanese, della valle Telesina, della ti della provincia per gli spostamenti
valle Caudina e anche nell’hinterland casa-lavoro (figura 1.15) è l’autovettu-
beneventano. ra privata, la cui consistenza in termi-
La provincia di Benevento è servita dal- ni di parco veicolare risulta essere di
la rete ferroviaria per buona parte del 156.089 unità (2004).
suo territorio, tranne per la parte del
27
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 1.15
Occupati (%) in provincia di
Benevento che si recano a lavoro, per
tipo di mezzo utilizzato (Fonte Istat -
Censimento 2001)
Provincia di Caserta
Il sistema insediativo
La provincia di Caserta si estende dall’ingresso di extracomunitari, la cui
su una superficie di 2.639 chilome- presenza nel territorio provinciale è
tri quadrati, con una densità abitati- attualmente pari al 3% della popola-
va pari a 341 abitanti per chilometro zione residente.
quadrato e una popolazione residente La crescita naturale, infatti, conferma
variamente distribuita in 104 comuni, la provincia di Caserta al secondo po-
(10) Dati Istat 2008 pari a 901.420 abitanti10. Non diversa- sto nella graduatoria nazionale, dove
mente da altre aree del Mezzogiorno, è seconda solo a quella di Napoli. Per
anche nella provincia casertana si os- quanto riguarda la crescita comples-
servano alcuni fenomeni demografici siva, comprensiva quindi anche del
che hanno caratterizzato gli ultimi due saldo migratorio, la popolazione resi-
decenni: in particolare, saldi natura- dente nella provincia cresce del 5% dal
li positivi (cioè le differenze tra nati e 2002 al 2007.
morti) e saldi migratori caratterizzati
Figura 1.16
Popolazione residente (numero) in
provincia di Caserta nel periodo 2001-
2007 (Fonte: Istat)
28
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Nell’ultimo triennio, la natalità in pro- al resto del territorio provinciale. I
vincia di Caserta si è attestata media- centri più popolosi (Aversa, Marciani-
mente sugli 11 nati per 1.000 abitanti. se e Maddaloni) mostrano un tasso di
La mortalità mostra una progressiva natalità superiore a quello di mortali-
contrazione e nel 2007 il tasso di mor- tà, con un conseguente aumento della
talità si è attestato al 7,4 decessi per popolazione; il comune di Caserta, in-
ogni 1.000 abitanti contro l’8,1 della vece, restituisce dati negativi sul saldo
media regionale. I movimenti migrato- tra natalità e mortalità. Un andamen-
ri interni hanno mostrato negli ultimi to poco confortante, dunque, arriva
anni una tendenza prevalentemente dai dati relativi al comune capoluogo,
negativa, laddove il saldo migratorio dove la componente naturale e quella
con l’estero è aumentato nettamente migratoria, sia interna che estera, sot-
nel 2007. tolineano da una parte una sensibile
D’altra parte, i bilanci demografici del contrazione delle nascite e dall’altra
comune capoluogo e di quelli popolosi una scarsa attività del territorio sia
della provincia lasciano spazio a qual- rispetto agli spostamenti interni che
che considerazione sulla diversa rispo- esteri.
sta che hanno questi comuni rispetto
Figura 1.17
Composizione percentuale dei comu-
ni della provincia di Caserta rispetto
alle classi di ampiezza demografica,
2001 (Fonte: Istat)
Lo stesso fenomeno di crescita indi- tra la fine degli anni ‘70 e gli anni ‘80,
scriminata è avvenuto anche intorno ormai ampiamente superati e inade-
ad Aversa, sicché sia l’area caserta- guati.
na che quella aversana si presentano Molti comuni della provincia caserta-
come una conurbazione piuttosto ca- na dispongono, quali strumenti attual-
otica, caratterizzata da alti valori di mente vigenti, solo di Pdf (Programma
densità demografica, e strettamente di fabbricazione), elaborati, anche
legata a Napoli. questi, agli inizi degli anni ‘90 e ormai
Al fine di analizzare la struttura del- totalmente inefficaci, sia per le caren-
le funzioni urbane della provincia di ze strutturali insite nel tipo di strumen-
Caserta si è proceduto a una classifi- to, sia per le profonde modificazioni
cazione del suolo insediato in: suolo intervenute sul territorio provinciale,
urbano prevalentemente residenziale che hanno prodotto altre esigenze,
(circa 21.800 ettari), suolo urbano pre- quantitative e qualitative.
valentemente non-residenziale (circa A titolo puramente esemplificativo ba-
2.300 ettari) e spazio occupato dalle sti pensare che il Prg del comune ca-
infrastrutture per la mobilità (circa poluogo risale al 1987, mentre il Puc
(11) Elaborazione su dati del Settore 3.300 ettari)11. Le attività di tipo agri- (Piano urbanistico comunale) è ancora
urbanistica della Provincia di Caserta
colo sono principalmente distribuite in fase di analisi e redazione, come tra
lungo i comuni della fascia costiera, l’altro, è ancora in fase di elaborazione
mentre in corrispondenza di alcuni co- il Ptc (Piano territoriale di coordina-
muni delle zone interne si osserva la mento) della provincia di Caserta.
prevalenza di superfici forestali e se- Il periodo successivo al 1994 è stato
minaturali. contrassegnato da una certa ripresa
Tra le province campane, in quella di della pianificazione comunale per ef-
Caserta l’assenza di qualsiasi strumen- fetto della riforma elettorale, che ha
to urbanistico riguarda l’estensione conferito maggiore potere ai sindaci
territoriale più elevata, pari a 1.604,52 e stabilità alle amministrazioni locali.
chilometri quadrati, corrispondente al Tuttavia, il rilancio della pianificazione
41% del territorio provinciale. Perma- urbanistica nel decennio in corso non
ne, quindi, un notevole deficit di stru- è stato pari alle aspettative, probabil-
mentazione urbanistica: oltre il 20% mente perché molti comuni della pro-
dei comuni non è dotato di Prg (Piano vincia di Caserta si sono dotati di Prg
regolatore generale) e d’altro canto solo nel decennio precedente.
quelli maggiori hanno piani approvati
30
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Figura 1.18
Percentuale di comuni della provincia
di Caserta dotati di strumenti urbani-
stici, anno 2008 (Fonte: Provincia di
Caserta - Settore urbanistica)
Il sistema produttivo
Nell’anno 2007 il sistema produttivo con un aumento in termini percentuali
casertano, come quello nazionale e di quasi il 27%.
internazionale, continua a essere inve- Punti di criticità nell’export si rilevano
stito da una pesante crisi economica. nei prodotti tessili e per le calzature,
Il Pil pro capite registrato in provincia che hanno accusato, nel confronto
di Caserta nel 2007 è risultato pari a con lo stesso periodo dell’anno prece-
15.569 euro, rispetto ai 15.577 euro dente, un calo del valore della merce
del 200612. esportata rispettivamente del 29% e (12) Dati Unioncamere - Istituto Gu-
D’altra parte, la voglia di fare impresa del 12%. Le importazioni, invece, han- glielmo Tagliacarne
da parte dei casertani appare sensibil- no accusato una contrazione del valo-
mente diminuita rispetto agli anni pas- re di 22 milioni di euro, determinando
sati. Per il 2007 le imprese cessate pre- un saldo positivo della bilancia di pa-
valgono di gran lunga su quelle iscritte, gamenti di 53 milioni di euro.
determinando un saldo negativo di Sul fronte del mercato del lavoro, la
circa 200 unità. Anche il comparto ar- provincia di Caserta si caratterizza per
tigianale lamenta un impoverimento una situazione di estrema fragilità. I
della base produttiva dello 0,7%, dato tassi di occupazione presenti nella po-
dal differenziale tra il 2,1% di nuove polazione di età compresa fra i 15 e i
ditte iscritte e il 3,1% di quelle che 64 anni costituiscono un indicatore di
hanno cessato la loro attività. Il setto- importanza non inferiore a quelli dei
re maggiormente penalizzato è quello tassi di disoccupazione.
delle costruzioni, la cui consistenza è Dai dati Istat contenuti nella “Rileva-
diminuita di 34 unità produttive, se- zione sulle forze di lavoro 2007”, il tas-
guito da quello delle riparazioni dei so di occupazione a livello provinciale
beni personali e per la casa e da quello risulta attestarsi al 42%. Per quanto
dei servizi sociali e personali. Una nota riguarda gli addetti per attività eco-
positiva arriva dalle attività delle indu- nomica, il settore con il maggior nu-
strie alimentari e delle bevande, che mero di occupati risulta essere quello
hanno incrementato la loro presenza dei servizi con 83.918 addetti, mentre
sul territorio di circa 20 aziende. 56.955 addetti trovano collocazione
Migliorano nel periodo gennaio/marzo nel settore industriale. La popolazio-
2008 i rapporti commerciali con l’este- ne maschile occupata nella provincia
ro. In particolare, il comparto “alimen- di Caserta, pur mostrando una lieve
tari, bevande e tabacco” ha sensibil- contrazione nell’ultimo triennio, dal
mente migliorato la propria quota del 1993 al 2006 ha fatto registrare un
valore esportato di circa 20 milioni, incremento dell’11,5%. Tale valore
31
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
risulta quasi doppio rispetto a quello superiore al 9%. Il tasso di attività rela-
regionale e triplo rispetto al dato na- tivo alla componente femminile ha su-
zionale. Per quanto riguarda il tasso di perato il -12%, mentre quello maschile
disoccupazione, la provincia di Caserta non è andato oltre il -8%.
registra un 8,6%. Nella provincia di Caserta il comparto
I tassi di attività, definiti come rappor- industriale contribuisce per il 22,5%
ti tra le forze di lavoro e la popolazio- alla produzione di ricchezza: di tale
ne con età superiore ai 15 anni, sono percentuale il 9,5% è fornito dall’edi-
degli indicatori che riescono meglio a lizia e il restante 13% dall’industria in
studiare e a cogliere l’evoluzione delle senso stretto. Il contributo dell’agricol-
forze lavoro, indipendentemente dalle tura è del 4,8% mentre il settore ter-
trasformazioni demografiche. Nell’ul- ziario risulta il principale settore eco-
timo decennio tali indicatori, relativa- nomico in grado di produrre ricchezza
mente alla provincia casertana, hanno nella provincia casertana.
evidenziato una flessione complessiva
Tabella 1.30
Industria
Valore aggiunto a prezzi correnti per
settore di attività economica nella Agricoltura In senso Servizi Totale economia
Costruzioni Totale
provincia di Caserta, anno 2006. stretto
Importi in milioni di euro (Fonte:
CASERTA 579 1.580 1.154 2.734 8.834 12.148
Istituto Tagliacarne)
Pressoché stabile il numero delle im- 86.415 unità, con un incremento ri-
prese nel confronto tra 2007-2008. spetto all’anno precedente di 152 im-
Al 31 dicembre 2008 sono attive prese.
32
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
la provincia oltre all’amministrazione di oltre 4.000 ettari e sono suddivise
provinciale, alla Camera di commercio in 14 agglomerati, come nel dettaglio
e i consorzi di bonifica. Le aree consor- della tabella che segue.
tili hanno una superficie complessiva
33
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Struttura produttiva
Superficie agricola utilizzata (ettari) 126.968
Il sistema infrastrutturale
Il territorio accoglie la più grande provinciale.
struttura intermodale italiana per la La provincia di Caserta è attraversata
logistica industriale, l’interporto Sud- dalla parte settentrionale a quella me-
Europa di Marcianise-Maddaloni, che ridionale da due grandi vie di comuni-
rappresenta un elemento di rilevante cazione, l’antica via consolare Appia
promozione e sviluppo dell’economia e l’autostrada del Sole, che fungono
34
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
da collegamenti primari. Il fitto reti- Relativamente alle attrezzature por-
colo di strade e autostrade che com- tuali e aeroportuali è in programma
pleta l’impianto delle strutture viarie il potenziamento dell’interporto e la
assicura rapidi e comodi collegamen- realizzazione dell’aeroporto di Capua-
ti; la raggiungibilità dei suoi centri è Grazzanise, che contribuirà a un am-
completata dalle linee ferroviarie. I pliamento dell’offerta di trasporto ol-
collegamenti stradali possono consi- tre ad apportare notevoli ripercussioni
derarsi sufficientemente rispondenti per l’economia dell’intera provincia.
alle esigenze legate alla crescita della La provincia di Caserta risulta ancora
popolazione residente. Una serie di fortemente caratterizzata da una mo-
interventi Anas facilita notevolmente bilità basata sull’utilizzo di mezzi di
gli spostamenti con i maggiori centri trasporto privato, con flussi di traffico
urbani della provincia, rappresentan- piuttosto elevati, soprattutto nel cen-
do la soluzione a una storica criticità tro del capoluogo e in prossimità degli
relativa alla strada statale 7 “Appia”. svincoli autostradali. L’età media del
Per la provincia di Caserta è previsto parco veicolare in provincia è di 11,4
il rafforzamento quantitativo e qua- anni, media inferiore rispetto a quella
litativo delle reti stradali con la rea- registrata in ambito regionale, che si
lizzazione dell’asse di collegamento attesta intorno ai 12 anni. Circa il 54%
Caserta-Benevento, il potenziamento delle autovetture immatricolate in
e la messa in sicurezza della Ss 265, provincia hanno più di 10 anni, mentre
l’adeguamento e il raddoppio della Ss meno del 22% superano i 15 anni. La
87 e l’integrazione della viabilità urba- consistenza del parco veicolare viene
na tra Capua e Maddaloni. riportata nella tabella 1.34.
Tabella 1.34
Consistenza del parco veicolare in
Autovetture Autobus Autocarri Motrici Rimorchi Motocicli Motocarri provincia di Caserta, per categoria
di veicolo, 2004 (Fonte: Pubblico
Caserta 479.860,00 844,00 40.214,00 2.158,00 7.090,00 55.400,00 7.736,00 registro automobilistico)
Da diversi anni è invece carente il tra- to privata (figura 1.19). Nel territorio
sporto pubblico su gomma, carenza provinciale, gli spostamenti sistema-
che si manifesta nella scarsa copertura tici/giornalieri, con mezzo pubblico e
dell’intero territorio provinciale. Que- privato, sono risultati circa 36.047, di
sta situazione induce la maggior parte cui 25.192 all’interno del comune ca-
(14) Dati del Comune di Caserta, Pia-
dei cittadini a preferire l’uso dell’au- poluogo14. no strategico della conurbazione ca-
sertana, anno 2008
Figura 1.19
Occupati (%) in provincia di Caserta
che si recano a lavoro, per tipo
di mezzo utilizzato (Fonte Istat -
Censimento 2001)
35
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Provincia di Napoli
Il sistema insediativo
La provincia di Napoli, con i suoi 92 fine del 2007 risultava calata di circa
comuni, occupa una superficie terri- 10.000 unità dopo il picco raggiunto
toriale pari ad appena l’8,6% della su- nel 2004. Questo calo, come mostra
perficie regionale, ma allo stesso tem- la tabella 35, è esclusivamente dovuto
po rappresenta ben il 53% dell’intera al saldo migratorio interno, cioè ai tra-
popolazione campana, con 3.083.060 sferimenti di residenza verso altri co-
(15) Dati Istat 2008 residenti al primo gennaio 200815. I muni italiani, mentre il saldo naturale
dati disponibili, tuttavia, confermano (differenza tra nati e morti) e il saldo
la frenata del ritmo di crescita del- migratorio con l’estero si mantengono
la popolazione provinciale, che alla positivi in tutto il periodo considerato.
Figura 1.20
Andamento demografico della provin-
cia di Napoli nel periodo 2002-2007.
Numero di residenti (Fonte: Istat)
Inoltre la tendenza alla concentrazione tanti per chilometro quadrato alla fine
urbana è testimoniata d’altra parte dal del 2007, è il capoluogo italiano più
fatto che Napoli, con i suoi 8.249 abi- densamente popolato. Se si considera
36
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
poi l’indice di urbanizzazione elabora- relativa, cioè la più elevata percen-
to da Ispra16, la città partenopea pre- tuale di territorio disciplinato da Prg (16) Ispra, “Quinto rapporto sulla
senta il 55,8% della propria superficie rispetto alla corrispondente estensio- qualità dell’ambiente urbano”, edizio-
ne 2008
caratterizzato come area “ad alto gra- ne provinciale. I Prg, d’altra parte, di-
do di urbanizzazione”, contro il 52,1% sciplinano complessivamente un ter-
di Torino, 47,3% di Milano, il 20,9% di ritorio la cui popolazione assomma al
Roma. D’altra parte, sui 1.171 chilome- 92,4% di quella totale della provincia,
tri quadrati del territorio provinciale, cioè quasi la metà (il 49,5%) dell’intera
334 vengono classificati da Ispra come popolazione della Campania.
“superficie urbanizzata” in base ai dati La popolazione ricadente in comuni
del 2000, cioè il 28,52% dell’estensio- sprovvisti di qualsiasi strumento ur-
ne territoriale provinciale17. banistico, invece, è il 3,9% del totale (17) Elaborazione Ispra su dati Corine
Land Cover
Si rileva che in provincia di Napoli oltre provinciale. Questo valore porta alla
quattro comuni su cinque (l’81% circa) conclusione che i comuni privi di Prg
sono dotati di Prg. Nella provincia di sono quelli caratterizzati anche da bas-
Napoli, con l’85,7%, si ha la massima se spinte insediative.
copertura superficiale mediante Prg
Il sistema produttivo
Il Pil procapite nella provincia di Napo- nazionale (70,7%). Il tasso di disoccu-
li ammonta per l’anno 2007 a 16.975 pazione della provincia di Napoli è pari
euro. Pertanto, la provincia di Napoli al 12,4%, valore di gran lunga superio-
si colloca al secondo posto in gradua- re al valore riscontrato a livello nazio-
toria, rispetto alle altre province cam- nale (6,1%) e regionale (11,2%) e per il
pane, e all’87° posto nell’elenco di quale risulta seconda nella graduato-
tutte le province italiane. L’analisi del ria delle province italiane con il tasso
livello di occupazione per settore fa re- di disoccupazione più elevato. Alla pur
gistrare una notevole quota di addetti lieve riduzione del tasso di disoccu-
operanti in settori al di fuori dell’agri- pazione (14,8% nel 2003; –12,4% nel
coltura e dell’industria (73,6% del to- 2007) non corrisponde una riduzione
tale). Nelle province del Mezzogiorno, dei divari territoriali, che permangono
Napoli fa registrare il tasso di occu- molto ampi: Napoli registra un indica-
pazione più basso (41,1%), risultato tore di disoccupazione quasi quattro
decisamente inferiore al dato medio volte più elevato di Milano.
Figura 1.21
Variazione del numero di occupati
nella provincia di Napoli, per settori
negli anni 2001-2006. Valori in
migliaia (Fonte:Istat)
37
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Secondo i dati rilevati da Istat nel 2004 nio 2008-2007, come ci sia stata una
il maggior numero di addetti per attivi- storica riduzione delle imprese in quasi
tà economica si registra nel settore dei tutti i settori economici con delle pun-
servizi (con 386.602 addetti). L’anali- te nel settore dell’agricoltura (-3,24%),
si delle dinamiche settoriali (tabella attività manifatturiere (-3,68%) e tra-
1.37) evidenzia, relativamente al bien- sporti (-2,02%).
Imprese Occupati
Distretti Comuni Specializzazione
(n.) (n.)
Carbonara di Nola, Ottaviano, Palma
San Giuseppe Campania, Poggiomarino, San Gennaro Tessile, abbiglia-
3.000 10.000
Vesuviano Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, mento
Striano, Terzigno
Angri, Baronissi, Bracigliano, Castel San
Giorgio, Corbara, Gragnano*, Lettere*,
Mercato San Severino, Nocera inferiore,
Nocera Inferiore
Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte,
17 comuni (SA) Alimentare 32.600 51.000
Sarno, Sant’Antonio Abate*, Scafati,
4 comuni* (NA)
Sant’Egidio Montalbino, Santa Maria La
Carità*, San Marzano, San Valentino Torio,
Tramonti
Aversa, Cesa, Frignano, Lusciano, Orta
Grumo
di Atella, Parete, San Marcellino, San
Tabella 1.38 Nevano- Aversa
Tammaro, Sant’Arpino, Succivo, Teverola,
Numero di imprese e occupati nei – Trentola Tessile, abbiglia-
Trentola – Ducenta, Villa di Brianzo, 1.187 -
distretti industriali della provincia di Ducenta mento e conciario
Arzano*, Casandrino*, Casavatore*,
Napoli, anno 2008 (Fonte: Agenzia 13 comuni (CE)
Casoria*, Frattamaggiore*, Grumo
tecnica del Ministero e dello sviluppo 7 comuni* (NA)
Nevano*, Melito di Napoli*, Sant’Antimo*
economico)
38
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Nel territorio della provincia di Napoli Marigliano, Acerra, Pomigliano, Cai-
sono presenti sette agglomerati indu- vano, Casoria-Arzano-Frattamaggiore,
striali (tabella 1.39) individuati dal Pia- Foce Sarno, Giugliano-Qualiano, Ca-
no regolatore territoriale del Consor- stellammare di Stabia-Torre Annunzia-
zio per le Aree di sviluppo industriale, ta. Gli agglomerati di Nola-Marigliano
approvato con DPCM del 14/10/1968. e Pomigliano d’Arco hanno la maggio-
I sette agglomerati si sviluppano nel re superficie totale e anche quella de-
territorio dei seguenti comuni: Nola- stinata ad attività produttive.
Nella provincia di Napoli vi sono sia at- (aree protette, boschi) rappresentano
tività agricole a forte impatto ambien- un patrimonio estremamente scarso
tale che forme tradizionali di utilizza- ma, comunque, presente nel territorio
zione agricola che conservano al loro provinciale, con caratteristiche di stra-
interno un’elevata complessità bio- ordinario valore naturalistico, ecologi-
logica, mentre si stanno diffondendo co e paesaggistico.
sempre di più i recenti orientamenti Nella provincia di Napoli vi erano nel
verso un’agricoltura rivolta alla soste- 2000 già 43.031 aziende agricole il cui
nibilità ambientale e alla qualità. numero rappresentava il 17,3% del-
Le forme di utilizzazione del terreno, le aziende agricole ubicate in regione
infine, in cui sono rispettati comples- Campania (248.931).
si equilibri naturali o semi-naturali
Figura 1.22
Numero aziende agricole in provincia
di Napoli, anni 1990-2000 (Fonte:
ISTAT-V Censimento dell’Agricoltura)
39
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
I dati relativi al “Quinto censimento prati permanenti e pascoli ammonta a
dell’Agricoltura” effettuato nel 2000 208,77 ettari e corrispondente al 18%
confermano la riduzione di superficie del valore regionale. Nell’ambito dei
agricola. La Superficie agricola utilizza- seminativi le maggiori superfici sono
ta al 2000, per la provincia di Napoli, destinate alla coltivazione delle pata-
ammontava a 41.855,63 ettari, rispet- te (4.476 ettari tra patata primaticcia
to al valore riscontrato nel 1990 pari a e patata comune) e alle colture ortive
46.515,77 ettari. Le coltivazioni (figura in genere (6.247 ettari). Tra queste ul-
1.23) a seminativo (cereali, ortive, fo- time prevalgono cavolfiori, broccoletti
raggere avvicendate, orti familiari) in- e finocchi (oltre 1.000 ettari ciascuno)
teressano una superficie di 19.763,17 mentre il pomodoro non supera i 500
ettari, corrispondente al 6,4% della su- ettari complessivi. Nell’ambito delle
perficie regionale utilizzata per coltiva- colture legnose prevalgono i frutteti
zioni a seminativo (308.776,42 ettari); (17.380) e tra questi ai primi posti si
le coltivazioni legnose e agrarie (frutti- collocano nocciolo (6.819 ettari) e al-
feri, agrumi, olivo e vite e castagneti da bicocco (4.008 ettari), seguiti dal pesco
frutto) si estendono su una superficie (3.470 ettari comprese le nettarine).
di 21.883,69 ettari corrispondente al Vite, olivo e agrumi occupano rispetti-
(18) Provincia di Napoli, “II Rapporto 12,3% del dato regionale (177.934,37 vamente 2.666, 2.113 e 1.391 ettari18.
sullo stato dell’ambiente”, anno 2004 mila ettari); la superficie utilizzata per
Figura 1.23
Ripartizione per classe di superficie
agricola utilizzata, anno 2000 (Fonte:
ISTAT-V censimento dell’Agricoltura)
Dal rapporto tra Superficie agricola La Superficie agricola totale nel terri-
utilizzata e Superficie totale (SAU/ST) torio provinciale è così ripartita: 47%
risulta che nel 1990 la quota di territo- superfici a seminativo; 52,5% colti-
rio provinciale destinata alle aree agri- vazioni legnose e pascoli; 0,5% prati
cole ammontava al 39,7%, nel 2000 al permanenti. La Superficie agricola to-
35,7%, confermando il trend negativo tale rappresenta il 46% della superfi-
riscontrato anche a livello regionale. cie territoriale provinciale, mentre il
Infatti, la percentuale di superficie restante 54% (superficie non agricola)
utilizzata per attività agricole in regio- è costituito da superficie in gran parte
ne Campania è passata del 48,7% del urbanizzata.
1990 al 44% del 2000.
40
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Figura 1.24
Valori SAU e ST (superfici in ettari)
nella provincia di Napoli, 2000 (Fonte:
Istat, V Censimento dell’Agricoltura)
41
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
gionale e allo 0,7% di quella nazionale. zi complementari è presente nelle loca-
Il maggior numero di alberghi ed eserci- lità marine (tabella 1.41).
Figura 1.25
Arrivi (n.)negli esercizi alberghieri
nella provincia di Napoli, anno 2007
(Fonte: Istat)
Figura 1.26
Arrivi negli esercizi complementari
nella provincia di Napoli, anno 2007
(Fonte: Istat)
42
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Arrivi in esercizi complementari (figura • Napoli (città): 35.250., di cui 10.951
1.26) italiani e 24.299 stranieri
• Sorrento: 42.206, di cui 8.933 italia- • Pompei: 19.871, di cui 9.016 italiani
ni e 33.273 stranieri e 10.855 stranieri.
SCHEDA TEMATICA
AREE COSTIERE AD ALTA CRITICITÀ
L’analisi integrata dell’assetto geomorfologico, degli aspetti fisiografici e sedimentologi-
ci, dei caratteri meteomarini e delle tendenze morfoevolutive del paesaggio costiero della
Campania, ha permesso di focalizzare le strette relazioni tra fenomeni naturali, insediamenti
antropici e le perturbazioni agli equilibri ambientali, relativamente ai 409 chilometri di costa,
causate negli ultimi 50 anni o tuttora potenziali.
Le coste campane sono formate per il 60% da ripide falesie, per il 40% da litorali sabbiosi
sottesi alle piane alluvionali dei principali fiumi (Garigliano, Volturno, Sarno, Sele, Bussento,
Mingardo) e, in minor grado, da spiagge ciottolose di fondo cala (pocket beaches). I principali
litotipi, che formano sia le coste alte rocciose che quelle basse clastiche, sono soprattutto di
natura carbonatica (calcari, dolomie, arenarie), subordinatamente vulcanica (lave, piroclasti-
ti, tufi) e terrigena (flysch calcareo-marnoso-argilloso) e soltanto in minima parte metamor-
fica (scisti, cataclasiti).
La complessa storia geologica regionale e la diffusa presenza di litotipi a differente resi-
stenza all’erosione hanno conferito al paesaggio costiero un’elevata variabilità morfologica,
per lo più connessa a processi d’erosione morfoselettiva, caratterizzata da un alto grado di ir-
regolarità fisiografica e frammentazione connesso all’alternanza di ripidi promontori rocciosi,
estesi litorali sabbioso-ciottolosi, esigue spiagge ghiaiose, ampi golfi, baie, calette, faraglioni,
scogli e isole, queste ultime in prevalenza di genesi vulcanica e sedimentaria.
In particolare, circa 45 chilometri di litorale - che rappresentano un’area a rilevante valore
economico, spesso di elevato pregio geoambientale e ad alta naturalità - risultano attualmen-
te in erosione.
Le zone di criticità sono state identificate con un approccio metodologico sistemico ba-
sato sulla suddivisione della costa in unità fisiografiche e geomorfiche caratterizzate da 3
differenti morfotipi: litorale, falesia e tecnocosta. Entro questi morfotipi, mediante una matri-
ce d’interazione causa/effetto, sono stati parametrizzati semi-quantitativamente 6 principali
geoindicatori (erosione, esondazioni fluviali, mareggiate, frane, sismicità e vulcanismo, opere
e attività antropiche) e i loro tempi di ritorno (<2, <5, <10, >10 anni).
L’analisi è stata condotta nell’arco di 1 anno in 2 fasi, così articolate:
• reperimento e lettura critica della letteratura inerente la dinamica litoranea, finalizza-
ta al censimento e alla caratterizzazione delle aree costiere con focus d’erosione
• analisi su piattaforma GIS (Geographic information system) di aerofotogrammetrie e
basi cartografiche, sia storiche sia recenti, progetti locali e regionali sulle aree mari-
no-costiere redatti da o proposti a enti e centri di ricerca.
I risultati, sintetizzati nella restituzione di cartografia geotematica, consistono nell’iden-
tificazione delle zone costiere ad alta criticità, su quali orientare i successivi monitoraggi e
interventi mitigativi dei fenomeni di dissesto, nell’ambito della gestione integrata della fascia
costiera.
Infatti, in base all’analisi dei fattori di criticità costiera, delle caratteristiche fisico-clima-
tiche e meteomarine, dei geoindicatori identificati e dei rispettivi tempi di ritorno basati su
modelli matematici, nonché dei processi recenti o attivi nelle varie unità geomorfiche che
compongono la costa campana, sono state individuate alcune zone definite ad alta criticità.
Queste sono interessate da intensi fenomeni d’erosione o d’instabilità a seguito dell’azione
di una serie di processi naturali e della pressione antropica, attivi sia lungo i litorali sabbiosi
che nei tratti di falesia.
Tali zone ad alta criticità sono distribuite nel litorale domitio, nella costa vesuviana, nella
penisola sorrentina, nel golfo di Salerno e nel promontorio del Cilento. In accordo con le
43
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
linee guida dettate dai progetti europei INTERREG MESSINA e DEDUCE, che raccomandano
di applicare gli indicatori per valutare l’incidenza dei fenomeni d’erosione e di dinamica mor-
fologica dei litorali nella gestione integrata e gli ordinamenti compartimentali della Regione
Campania, è stato sviluppato un progetto di monitoraggio che prevede analisi di dettaglio,
dalla grande alla piccola scala, sia a mare che a terra, mediante tecniche di rilevamento diffe-
renziate in base ai vari morfotipi costieri.
Il monitoraggio a grande scala consente, in particolare, di avere informazioni periodiche
per territori ampi con risoluzioni ottimali mediante tecniche di controllo satellitari e aeree,
quali il telerilevamento SPOT e QuickBird, l’interferometria con radar aereotrasportato, il Li-
DAR, il sistema SHOALS e l’uso di aerofotogrammetrie georeferenziate. In tal caso, per estesi
litorali si può valutare l’evoluzione della linea di riva, dei sistemi di foce, delle dune costiere e
dei retrostanti ambienti salmastri (lagune) o dolcicoli (stagni, laghi).
Lungo le coste alte e rocciose, invece, si possono osservare le variazioni delle falesie, i
fenomeni d’instabilità in atto o quiescenti (frane, dissesti idrogeologici) e lo scalzamento al
piede per opera del moto ondoso e delle tempeste marine.
Infine, per il monitoraggio a piccola scala delle spiagge sabbiose e/o ciottolose sono indi-
cati il DGPS (Differenzial Global Positioning System), la tecnica multifotogrammetrica ARGUS,
le indagini e osservazioni dirette sul campo.
Completano il progetto di monitoraggio delle aree costiere identificate ad alta criticità, le
seguenti azioni:
• l’analisi dei caratteri meteomarini
• l’analisi degli aspetti morfobatimetrici
• l’analisi delle caratteristiche sedimentologiche
• la restituzione di cartografia geotematica bi/tridimensionale
• la costruzione di verosimili scenari d’impatto futuri, a breve e medio periodo
• la valutazione della pericolosità geomorfologica nelle fasce costiere
• la modellizzazione di DSM (Digital surface model), DTM (Digital terrain model) e DEM
(Digital elevation model) in ambiente GIS
I risultati di queste specifiche indagini, supportate in mare da una navetta oceanografica e
da natanti di appoggio e in laboratorio da software dedicati per l’elaborazione dei dati basati
sull’utilizzo di matrici d’interazione e sofisticati modelli numerici, vertono alla conservazione
o rinaturazione dei siti costieri d’interesse. Questi interventi, realizzabili applicando criteri
d’ingegneria naturalistica e bioarchitettura per la mitigazione dei fenomeni d’erosione e dis-
sesto idrogeologico in atto e per la prevenzione di quelli potenziali, ricadono nell’ambito della
più ampia gestione integrata della zona costiera (ICZM) della Campania.
Il sistema infrastrutturale
L’attuale configurazione del sistema le alcune aree rispondono a esigenze
dei trasporti a servizio del territorio prioritariamente residenziali (es. area
provinciale di Napoli è frutto di un’in- giuglianese) mentre altre si caratteriz-
frastrutturazione che, in modo più o zano per la presenza di poli di attrazio-
meno costante, ha innervato gran par- ne di carattere industriale, terziario o
te del territorio metropolitano, sia con commerciale.
opere ferroviarie che con grandi arterie Tale situazione si accompagna a un di-
stradali. La rete ferroviaria che serve il segno della rete stradale primaria che
territorio provinciale è oggi oggetto di consente buoni spostamenti sulle lun-
profonde trasformazioni, per la realiz- ghe distanze, divenendone contem-
zazione di nuove tratte ferroviarie, per poraneamente causa ed effetto e de-
la trasformazione del passante ferro- terminando una crescita esponenziale
viario napoletano in metropolitana; degli spostamenti. Tuttavia, a causa
per l’attivazione di nodi intermodali della impossibilità dei tessuti urbani
nell’area del capoluogo che consen- storici di accogliere un eccessivo nu-
tiranno di mettere in rete gran parte mero di auto, nascono gravi disagi in
delle infrastrutture ferroviarie. termini di traffico e di inquinamento
L’attuale assetto territoriale della pro- nei centri urbani.
vincia si caratterizza non solo per il La rete viaria statale al 2007 consta
ruolo dominante del capoluogo ma di 151,20 Km e quella provinciale di
anche per una zonizzazione nella qua- 651 Km. I grandi assi autostradali che
44
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
attraversano il territorio provinciale dalla tangenziale di Napoli, dall’asse
garantiscono buoni collegamenti con il Mediano e dalla Ss 162 (connessione
resto del paese e con i principali termi- trasversale tra l’area domizia e l’area
nali (aeroporto di Capodichino e por- nolana), oppure dalla Ss 268 a servizio
to di Napoli), con la particolarità del dell’area vesuviana.
tracciato Napoli-Pompei, a servizio di La provincia di Napoli soffre di una no-
un’utenza locale e con funzioni più vi- tevole congestione per la elevata den-
cine a un’arteria urbana che a un asse sità del sistema insediativo e l’elevata
autostradale. concentrazione delle attività centrali.
Oltre al sistema autostradale sono Questo provoca una concentrazione
presenti una serie di superstrade che dei flussi verso il centro del capoluogo
connettono l’intera rete; funzioni di con una prevalenza dell’uso dei mezzi
particolare rilevanza per la distribuzio- di trasporto privato (figura 1.27 e ta-
ne dei flussi veicolari vengono assolte bella 1.43).
Figura 1.27
Occupati (%) della provincia di
Napoli che si recano a lavoro, per
tipo di mezzo utilizzato (Fonte: Istat -
Censimento 2001)
Mezzo utilizzato
Mobilità Treno, tram, Autobus/ Auto Altro
Motocicli Bicicletta A piedi Totale
metropolitana filobus privata mezzo
Tabella 1.43
Urbana 11.341 33.256 151.620 22.046 2.592 2.085 91.144 314.084
Numero di spostamenti casa-lavoro
Extraurbana 17.043 16.294 160.619 7.919 738 2.097 2.749 207.452 per luogo di destinazione nella
Extraprovinciale 865 1.789 21.430 221 82 106 77 24.570 provincia di Napoli, anno 2001
Extraregionale 969 51 1.065 - - 19 - 2.104 (Fonte: Istat)
45
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
SCHEDA TEMATICA
ANALISI A SUPPORTO DEL PIANO ENERGETICO DELLA PROVINCIA DI NAPOLI
I Piani energetici per l’uso razionale dell’energia nascono dall’analisi della struttura ener-
getica di un territorio e rappresentano uno strumento indispensabile per dar vita a una pro-
grammazione, di medio-lungo periodo, degli interventi da realizzare al fine di gestire la do-
manda e pianificare l’offerta di energia. La finalità della fase di analisi é quella di fornire gli
elementi essenziali per la definizione del Piano, con l’obiettivo di individuare gli interventi in
grado di consentire un risparmio energetico, un miglioramento del servizio agli utenti e, al
tempo stesso, uno stimolo all’economia e all’occupazione, nel rispetto del contenimento delle
emissioni di gas serra.
Le attività finalizzate alla realizzazione della fase di analisi a supporto del Piano energetico
della provincia di Napoli sono state avviate nel 2006, a seguito di una convenzione stipulata
(19) Dipartimento di ingegneria tra Arpac e Seconda Università degli studi di Napoli19. Le analisi realizzate hanno permesso
dell’informazione, Dipartimento di di elaborare dati relativi alla stima del fabbisogno energetico e al bilancio delle emissioni
ingegneria aerospaziale e meccanica, complessive. In particolare:
Dipartimento di scienze ambientali 1. Stima del fabbisogno energetico
• evoluzione dei consumi di energia dal 1994 al 2006, rappresentati per vettore
energetico, per settore e totali
• ripartizione dei consumi di energia per uso civile, per vettore energetico e per
settore
• ripartizione dei consumi di energia per uso agricolo e industriale, per vettore
energetico e per settore
• ripartizione dei consumi per vettore energetico, per tipologia di trasporto (pub-
blico o privato).
(20) CO2 equivalente: si considera l’ef- 2. Bilancio delle emissioni complessive20
fetto complessivo dei gas ad effetto • evoluzione delle emissioni dal 1994 al 2006, rappresentate per settore, per fonte
serra utilizzando una scala relativa e totali
del loro potenziale di riscaldamento
• evoluzione delle emissioni negli usi civili per vettore energetico
globale in cui il valore per l’anidride
carbonica è assunto pari all’unità (CO2
• evoluzione delle emissioni nelle attività produttive complessive e per vettore
equivalente: CO2eq) energetico
• evoluzione delle emissioni nei trasporti, complessive e per vettore energetico
I dati sono stati raccolti consultando fonti istituzionali quali Terna, Provincia di Napoli, Co-
mune di Napoli, Ministero dello sviluppo economico, Regione Campania, Gestore della rete
elettrica e aziende private quali Snam Rete Gas, NapoletanaGas ed Enel.
Le elaborazioni effettuate sono state eseguite seguendo le indicazioni dell’Intergover-
nmental panel on climate change (IPCC).
Figura 1.28
Consumi di combustibili nella
provincia di Napoli
46
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Figura 1.29
Consumi di energia elettrica nella
provincia di Napoli
In figura 1.29 sono riportati i consumi di energia elettrica (mlnkWh) negli anni 1994-2006.
È possibile osservare che i consumi hanno avuto un lieve trend decrescente fino al 1996
per poi iniziare a crescere. Le fluttuazioni fatte registrare in alcuni anni sono la risultante
di tendenze contrapposte da parte di alcuni dei settori di consumo. Dai dati suddivisi per
usi finali, il settore terziario espande il proprio fabbisogno assieme a quello domestico, a
svantaggio del comparto industriale, i cui consumi si sono attestati per l’anno 2006 a quota
1.800 milioni di chilowattora.
A partire dai dati di consumo sono presentati i risultati ottenuti dalla valutazione delle
emissioni di CO2 equivalente in atmosfera, tenendo presente che il settore domestico e
quello terziario sono stati inglobati nella voce “usi civili”.
Tutti i risultati sono presentati in diagrammi con scale di valori assoluti o in percentuale
sul totale.
Figura 1.30
Andamento annuale delle emissioni
totali di CO2eq in kton
Il primo diagramma, riportato in figura 1.30, è relativo al contributo totale delle emissio-
ni di CO2 equivalente in funzione degli anni, a partire dal 1994 fino al 2006.
Una prima considerazione generale è che le emissioni stimate per la provincia di Napoli
rappresentano circa il 2,3% del contributo nazionale (pari a circa 507.000 kton di CO2eq, fonte
Annuario dati ambientali Apat 2006). Tale contributo si spiega se si tiene conto sia delle
notevoli emissioni generate dalle attività antropiche nella città di Napoli, che dell’elevatis-
sima densità abitativa della provincia di Napoli, condizione che comporta notevoli consumi
sia elettrici che termici, oltre che un grosso contributo alle emissioni di gas serra da traffico
veicolare.
Se invece si considera il contributo di CO2eq procapite21, si ottiene un valore di emissione (21) Al censimento Istat 2001 il nume-
procapite di CO2eq pari a circa 4 tonnellate/procapite, che è molto più basso della media ro di abitanti nella provincia di Napoli
nazionale (circa 9 tonnellate/procapite). Questo dato fornisce una chiara indicazione di una è pari a 3.059.196
situazione sociale, economica e industriale di disagio, ma anche della caratteristica peculiare
del territorio provinciale di Napoli che ospita pochi siti di produzione di energia a grande
impatto dal punto di vista delle emissioni di gas serra. Inoltre risulta evidente (figura 1.30)
che la quantità di emissioni in atmosfera, in termini di CO2eq, è rimasta pressoché costante
negli ultimi 12 anni.
47
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 1.31
Andamento annuale delle emissioni
totali di CO2eq in kton, suddivise per i
tre macrosettori considerati
Figura 1.32
Peso percentuale dei singoli settori
sulle emissioni totali nel corso degli
anni
I grafici in figura 1.31 e 1.32 evidenziano il motivo di tale comportamento, che è dovuto
a diversi effetti combinati: un incremento negli anni delle emissioni nel settore usi civili, una
diminuzione consistente del settore attività produttive e un andamento pressoché costante
nel settore trasporti.
Se si guarda ai pesi percentuali dei singoli settori (figura 1.33), si nota che, per quasi tutti
gli anni, poco più del 10% delle emissioni è dovuto al settore attività produttive, mentre più
dell’87% del contributo alle emissioni viene dal settore civile e dal settore trasporti.
Figura 1.33
Peso percentuale dei singoli settori
sulle emissioni totali nell’anno 2006
Ad esempio, nel 2006, la ripartizione percentuale delle emissioni per settore ammonta
al 46% per gli usi civili, al 41% per il trasporto e soltanto al 13% per le attività produttive (fi-
gura 1.33). La crescita delle emissioni nel settore usi civili può essere compresa dal crescente
utilizzo, negli ultimi anni, dell’utilizzo di climatizzatori per il raffreddamento estivo (special-
mente nel terziario) e dall’esigenza di riscaldamento invernale negli ambienti domestici e
del terziario.
48
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Consideriamo ora le emissioni totali di CO2eq al variare dei vettori energetici, presentati
nei valori assoluti in figura 1.34 e nel loro peso percentuale sul totale in figura 1.35.
Figura 1.34
Andamento annuale delle
emissioni totali di CO2eq in kton,
suddivise per i vettori energetici
considerati
Se si guarda ai pesi percentuali dei singoli vettori (figura 1.35), si nota come la maggior
parte del contributo è dato dal vettore energia elettrica (con circa il 40% sul totale) mentre
quasi nessun contributo, soprattutto negli ultimi anni, è dato dall’olio combustibile. Ridotto
è anche il contributo del GPL (6-7%), mentre nel corso degli anni il contributo alle emissioni
legato ai vettori gas naturale, gasolio e benzina è stato pressoché costante (intorno al 20%
per tutti e tre). È però da notare che, a partire dal 2003, si riconosce un trend crescente sia
del gas naturale (grazie alla diffusione della rete di fornitura domestica del metano) che del
gasolio (grazie all’uso sempre maggiore che si fa di auto diesel), che hanno entrambi supera-
to in percentuale il contributo del vettore energetico benzina.
Figura 1.35
Peso percentuale dei singoli vettori
energetici sulle emissioni totali nel
corso degli anni
In figura 1.36 è presentato il contributo percentuale per singolo vettore energetico per
l’anno 2006, che conferma le considerazioni fatte sopra.
Figura 1.36
Peso percentuale dei singoli vettori
energetici sulle emissioni totali
nell’anno 2006
49
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Provincia di Salerno
Il sistema insediativo
(22) Dati Istat 2008 La provincia di Salerno, con i suoi primo gennaio 200822. L’andamento
158 comuni, occupa una superficie della popolazione residente dal 2002
territoriale pari a 4918 chilometri al 2007 evidenzia complessivamente
quadrati con 1.102.629 residenti al un deciso incremento demografico.
Figura 1.37
Andamento demografico della
provincia di Salerno. Numero di
residenti nel periodo 2002-2007
(Fonte: Istat)
Di seguito si riporta la tabella relativa grati negli stessi anni. In perfetta sin-
al bilancio demografico riferita sem- tonia con il precedente dato, riferito
pre agli anni 2002-2007. A tal scopo all’andamento demografico nel 2007,
sono stati analizzati il saldo naturale, si nota un incremento della popola-
scaturito dalla differenza tra nati vivi e zione da attribuirsi, in gran parte, a
defunti, e il saldo migratorio, espresso un aumento dell’immigrazione prove-
come differenza tra immigrati ed emi- niente dall’estero.
Il censimento Istat del 2001 fotogra- della soglia dimensionale dei 5.000 re-
fa situazioni di accentuato squilibrio sidenti, dall’incremento, sia pure non
espresse dall’elevata quota di comu- rilevante, del numero di comuni con
ni con peso demografico inferiore a più di 20.000 residenti. Più della metà
3.000 residenti (circa il 56% del totale), della popolazione provinciale risiede
dal persistente impoverimento che ca- in soli tredici comuni.
ratterizza parte dei comuni al di sotto
50
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Figura 1.38
Distribuzione dei comuni per classi di
ampiezza demografica in provincia di
Salerno, anno 2001 (Fonte: Istat)
51
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
all’intero territorio provinciale nello Vallo di Diano e nell’Alto Sele.
stesso periodo è stato pari al 3,83%, Un altro riscontro, sia pure parziale, dei
corrispondente a una riduzione di recenti processi urbanizzativi si ritrova
7.706,30 ettari. nei dati relativi alla produzione di edi-
Il secondo indicatore è rappresentato lizia abitativa del decennio 1991-2001.
dall’incremento del suolo urbanizzato In tale periodo l’incremento del nume-
risultante dalla comparazione tra la ro complessivo di abitazioni, rispetto
(23) Il programma CORINE (COoRdi- Corine Land Cover23 del 1990 e quel- al 1991, è stato pari a circa il 10,64% e
nation del’INformation sur l’Environ-
ment), varato dal Consiglio delle Co- la del 2000, che risulta pari al 4% cir- quello relativo al numero complessivo
munità Europee nel 1985, ha lo scopo ca; la superficie complessiva dei suoli di stanze è stato pari a circa l’8,23%.
di verificare dinamicamente lo stato
dell'ambiente nell'area comunitaria,
agroforestali che sono stati urbanizzati Entrambi i valori, pur sensibilmente in-
al fine di orientare le politiche comuni, nel periodo considerato è di circa 703 feriori a quelli (rispettivamente 28,4%
controllarne gli effetti, proporre even- ettari. Altre indicazioni circa i processi e 33,38%) registrati nel decennio pre-
tuali correttivi. All'interno del program-
ma CORINE, il progetto CORINE-Land
urbanizzativi derivano dai dati dei cen- cedente, denotano tuttavia la presen-
Cover (CLC) è specificamente destinato simenti Istat. La valutazione del grado za di dinamiche ancora accentuate di
al rilevamento e al monitoraggio delle di urbanizzazione dei comuni effettua- consumo di suolo.
caratteristiche di copertura e uso del
territorio, con particolare attenzione ta sulla base dei dati 2001 evidenzia il Quanto a comuni dotati di uno stru-
alle esigenze di tutela ambientale massimo grado (da 2,36 a 3,03) per la mento urbanistico generale, la provin-
fascia di territorio che da Battipaglia cia di Salerno detiene il primato regio-
si estende verso il capoluogo e l’Agro nale sia in percentuale (il 95,8%) che
Nocerino Sarnese; un grado medio (da in valore assoluto: 139 comuni hanno
1,68 a 2,35) per la valle dell’Irno, l’area un Prg (Piano regolatore generale) o
dei Picentini, parte della piana del Sele un PdF (Programma di fabbricazione);
e dei comuni interni a essa prossimi, la maggior parte di questi piani, però,
alcuni comuni del Cilento costiero, la sono vigenti da più di 10 anni, mentre
costiera amalfitana; il grado di urba- l’assenza di qualsiasi strumentazio-
nizzazione più basso (da 1 a 1,67) inte- ne derivante dalla Legge regionale n.
ressa il territorio dei restanti comuni, 16/2004 riguarda l’estensione territo-
(24) Dati del Dipartimento di ingegne- generalmente ubicati nel Cilento, nel riale più elevata24.
ria civile dell’Università di Salerno,
“Rapporto sull’evoluzione e lo stato
della pianificazione urbanistica gene-
rale nei comuni della Regione Campa- Il sistema produttivo
nia”, 2005 Come si apprezza dalla tabella, il Pil la variazione del Pil pro capite in pro-
pro capite nella provincia di Salerno vincia di Salerno è in controtendenza
ha subito dal 2005 al 2007 un decre- rispetto alla Campania e all’Italia, dato
mento del 5,63%, che sostanzialmente che in ambito regionale e nazionale il
ha allineato il dato provinciale a quello dato è cresciuto.
regionale. Nello stesso triennio, però,
52
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
servizi di tipo tradizionale (in partico- ancora una considerevole incidenza,
lare il commercio) e sostanzialmente prevedibile in una provincia il cui ter-
marginale la produzione di servizi ad ritorio è in larga parte costituito dalle
alto contenuto tecnologico. aree ad agricoltura intensiva dell’agro
La tabella 1.47 illustra il dato relativo nocerino-sarnese e della piana del
al numero di imprese attive presenti al Sele. La consistenza del settore secon-
2008 nella provincia di Salerno, per i dario è ormai ridotta, a conclusione di
vari settori produttivi censiti dall’Istat. un processo di deindustrializzazione
È evidente la prevalenza del terziario, che ha origine negli anni ‘70.
anche se il settore primario mantiene
In provincia di Salerno nel 2004 era- tri quadrati. Dal 2004 al 2009 la su-
no localizzati quattro agglomerati in- perficie destinata ad attività produt-
dustriali attrezzati per lo svolgimento tiva è aumenta, estendendosi di ben
di attività produttive, la cui gestione 11.558.000 metri quadrati nelle aree
è affidata al consorzio ASI di Salerno, di Buccino, Contursi e Palomonte.
per un’area totale di 13.420.000 me-
Tabella 1.49
Ettari 1990 2000 Variazioni percentuali
Superficie totale (ST) e Superficie
agricola utilizzata (SAU) in provincia di Superficie agricola totale (SAT) 374.022,86 338.012,54 -9,6
Salerno, negli anni 1990-2000 (Fonte:
Superficie agricola utilizzata (SAU) 207.446,29 193.363,25 -6,8
Istat)
54
CAPITOLO 1 - Lo scenario campano
Totale
Strutture Esercizi
Circoscrizione esercizi
Tipo di località alberghiere complementari
Turistica ricettivi
n. Letti n. Letti Letti
Amalfi Località marine 26 1.290 9 100 1.390
Cava de’ Tirreni Località collinari 5 347 15 197 544
Maiori Località marine 22 1.685 8 63 1.748
Paestum Città di interesse storico artistico 42 3.097 51 8.541 11.638
Positano Località marine 39 1.994 9 63 2.057
Ravello Località collinari 17 802 22 203 1.005
Salerno Località marine 18 1.609 13 291 1.900 Tabella 1.50
Capacità degli esercizi ricettivi per
Altri comuni
Comuni n.a.c. 313 17.501 731 45.874 63.375 tipo di alloggio, circoscrizione e tipo
Salerno
di località turistica, 2007 (Fonte: Istat
Totale 482 28.325 858 55.332 83.657 e Ept)
Esercizi ricettivi
Circoscrizione turistica Italiani Stranieri
Arrivi Presenze Arrivi Presenze
Amalfi 73.094 220.539 50.917 113.812
Cava de’ Tirreni 72.094 220.539 3.742 10.742
Maiori 20.211 60.865 14.602 55.839
Paestum 59.059 401.841 21.959 104.362
Positano 21.121 74.549 59.610 208.889
Ravello 10.345 24.505 30.181 110.310 Tabella 1.51
Arrivi e presenze negli esercizi ricettivi
Salerno 64.517 123.930 26.850 71.733
per italiani e stranieri, 2007 (Fonte:
Altri comuni Salerno 663.211 4.097.126 167.120 1.890.041 Istat e Ept)
Il sistema infrastrutturale
L’indice di dotazione infrastrutturale stema di trasporti influiscono il ruolo
salernitano è decisamente inferiore strategico del capoluogo, snodo es-
al valore medio regionale ma non a senziale e centro di servizi, la neces-
quello del Mezzogiorno nel suo com- sità di miglioramento infrastrutturale
plesso. delle aree fortemente urbanizzate e la
Il patrimonio esistente del sistema storica marginalità delle zone interne.
delle infrastrutture per il trasporto si In particolare per il sistema della via-
sviluppa in un territorio complesso, bilità possiamo individuare le tipologie
prevalentemente collinare, con diver- illustrate nella tabella seguente.
sificate esigenze. Sull’assetto del si-
55
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
La linea ferroviaria si sviluppa in una o non in esercizio, sia di numerosi pas-
linea interesse nazionale (direttrice saggi a livello.
tirrenica Napoli-Salerno-Battipaglia- La tabella seguente riporta la popola-
Sapri) due linee regionali e una rete lo- zione residente che si sposta giornal-
cale (Cancello-Mercato San Severino, mente nella provincia di Salerno. Negli
eccetera). L’intera rete è pari a 406,7 spostamenti pendolari interni ai comu-
Km, di cui solo 224 a doppio binario ni della provincia resta preponderante
elettrificato; le condizioni operative l’uso dell’auto (79,2%, di cui 58% come
dell’intera rete non sono ottimali, per conducente, e 41% come passeggero),
la presenza sia di numerosi tronchi a seguito dal trasporto pubblico su gom-
binario unico, oppure non elettrificati ma (25%).
Mezzo utilizzato
Autobus
urbano,
Auto Auto
Province Treno, tram, filobus, Autobus privata privata
Motocicletta,
Altro
corriera, ciclomotore, Bicicletta A piedi TOTALE
metropolitana aziendale (come (come mezzo
autobus scooter
Tabella 1.53 conducente) passeggero)
extra-
Numero di spostamenti giornalieri urbano
nella provincia di Salerno, per tipo di Salerno 4.134 10.458 3.4097 144.923 16.725 5.798 1.407 808 44.836 232.586
mezzo utilizzato, anno 2001 (Fonte:
Campania 38.961 65.158 11.026 661.740 71.410 39.054 7.387 6.475 189.692 1.090.903
Istat)
Per quanto riguarda il porto commer- che delle navi approdate (2.175 al
ciale di Salerno, dai dati disponibili 2005) e di container. Stabile il movi-
presso l’Autorità portuale, si evince un mento di autoveicoli (import/export)
incremento sia delle merci movimen- che lo colloca comunque a uno dei pri-
tate (più di 8 milioni di tonnellate al mi posti tra i porti italiani.
2005, raddoppiate rispetto al 2001),
56
PARTE SECONDA
QUALITÀ DELLA VITA
CAMBIAMENTI
CLIMATICI
Cambiamenti climatici
2
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Cambiamenti climatici
Dario Di Gangi, Giuseppe Onorati
HANNO COLLABORATO
per le tematiche “Telerilevamento” e “Mare” Maria Rosaria Della Rocca, Emma
Lionetti
per la tematica “Cemec” Elke Bonci, Antonio D’Ambrosio
SCHEDE TEMATICHE
Centro funzionale della Protezione Civile
Mauro Biafore e Luigi Cristiano (Regione Campania, Settore Protezione Civile)
Qualità delle acque meteoriche
Rosarita Vardaro, Gennaro Giliberti, Francesco Matarazzo
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
Introduzione
A partire dagli ultimi decenni del se- sue proprietà, e che persiste per
colo scorso, a seguito dell’acquisizione un periodo esteso, tipicamente
ed elaborazione di nuovi dati climato- decenni o più
logici e paleoclimatologici, nella comu- • UNFCCC - Cambiamento del clima
nità scientifica si è diffusa la consape- che é attribuito direttamente o
volezza della presenza di cambiamenti indirettamente all'attività umana
del clima non facilmente interpretabili che altera la composizione dell'at-
come fluttuazioni naturali. In parallelo, mosfera globale e che si somma
in ambito politico è stata portata all’at- alla variabilità naturale del clima
tenzione degli stati membri dell’ONU osservata in periodi di tempo con-
l’esigenza di rivedere il modello di svi- frontabili (IPCC, 2007).
luppo socio-economico, al fine di ga- La letteratura di sintesi nel settore è
rantire il benessere a lungo termine quella elaborata dai tre gruppi di la-
della popolazione e la salvaguardia voro IPCC che pubblicano volumi te-
delle risorse naturali del pianeta. In matici, sintetizzati poi nei rapporti di
questo contesto lo studio del clima, se valutazione:
da un lato risulta essere un utile stru- • gruppo di lavoro I - The Physical
mento di comprensione dei cambia- Science Basis
menti climatici, dall'altro supporta le • gruppo di lavoro II - Impacts, Adap-
decisioni strategiche relative alla miti- tation and Vulnerability
gazione degli effetti e all'adattamento • gruppo di lavoro III - Mitigation of
ai cambiamenti climatici stessi. Climate Change.
A livello internazionale il riferimento Nel 2007 l’IPCC ha pubblicato il Quarto
per i cambiamenti climatici è l'Intergo- rapporto “Climate Change 2007 AR4”
vernmental panel on climate change elaborato, su base volontaria non re-
(IPCC), istituito dagli organismi ONU, tribuita, da studiosi provenienti da
WMO (Organizzazione meteorologica tutti i paesi aderenti all’ONU, libera-
mondiale) e UNEP (Programma am- mente disponibile sul sito dedicato1 e
bientale delle Nazioni unite) nel 1988. pubblicato a stampa. Il rapporto AR4- (1) http://www.ipcc.ch
Nel 1992, sulla base del Primo report IPCC è il risultato di sei anni di lavoro
IPCC, gli stati membri delle Nazioni con il coinvolgimento di:
unite hanno adottato la Convenzio- - 800 autori, che hanno contributo alla
ne quadro sui cambiamenti climatici stesura dei capitoli nei tre gruppi di la-
(UNFCCC) che, a seguito del Protocollo voro
di Kyoto del 1997, è divenuta la base - 450 autori responsabili di capitoli,
condivisa in materia. In questo conte- che hanno coordinato il lavoro di fina-
sto l’IPCC svolge il ruolo di istituzione lizzazione dei capitoli
di riferimento internazionale ufficia- - 2.500 revisori, che hanno commenta-
le per la valutazione del clima e delle to e revisionato i capitoli elaborati.
emissioni di gas climalteranti. Per faci- Il rapporto è stato considerato un
litare la lettura del capitolo si riporta- contributo fondamentale per la co-
no le due definizioni di cambiamento operazione fra i popoli e ha favorito
climatico rispettivamente dell’IPCC e l’assegnazione all’IPCC, insieme all’ex
dell’United nations framework con- vicepresidente americano Al Gore, del
vention on climate change (UNFCCC): premio Nobel per la Pace 2007 per
• IPCC - Cambiamento nello stato «l’impegno profuso nella costruzione
del clima che può essere identifi- e nella divulgazione di una maggiore
cato per mezzo di un cambiamen- conoscenza sui cambiamenti climatici
to nella media e/o variabilità delle antropogenici e nel porre le basi per
61
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
le misure che sono necessarie per con- l'Europa meridionale e le parti dell'Eu-
trastarli». ropa centrale sono caratterizzate da
La principale conclusione del rapporto inverni più asciutti (EEA/JRC/WHO,
IPCC è che il riscaldamento del sistema 2008).
clima é inequivocabile, come risulta Oggi é diventato più semplice stimare
ora evidente dalle osservazioni degli in maniera sistematica la magnitudo
aumenti nelle temperature medie glo- dell'impatto per un range di possibili
bali dell'aria e degli oceani, dal diffuso aumenti di temperature medie globa-
scioglimento dei ghiacciai e delle nevi li.
e dall'aumento del livello medio glo- Molti di questi impatti possono esse-
bale del mare. re evitati, ridotti o ritardati, adottando
Per comprendere i meccanismi che politiche di mitigazione. Un insieme di
originano il riscaldamento globale, misure di adattamento e di mitigazio-
nelle ricerche sui gas climalteranti, ne riduce i rischi associati ai cambia-
fondamentale è stato il contributo menti climatici, quindi, la vulnerabilità
della paleoclimatologia, in particolare del sistema2.
l’analisi delle carote di ghiacci fossili I segni di questi mutamenti sono già
(2) La capacità di adattamento é l'abi- polari, che ha permesso di ricostruire evidenti nelle regioni mediterranee
lità che ha il sistema di correggere i le concentrazioni di CO2 nelle ultime e nelle zone montuose dell'Italia; an-
cambiamenti climatici (incluse le va-
riazioni e gli eventi estremi del clima) decine di migliaia di anni. che se, osservando gli eventi mete-
per moderare i danni potenziali, per Le concentrazioni in atmosfera di CO2 orologici degli ultimi mesi del 2008 e
trarre vantaggio dalle opportunità, o
fronteggiare le conseguenze. La vulne-
sono il risultato di molti processi che dell'inizio del 2009, ci si accorge come
rabilità di un sistema é il grado al qua- producono o rimuovono CO2 nel ciclo sia complesso descrivere le variabili in
le il sistema é suscettibile e inadatto a del carbonio, che descrive la circo- gioco, avendo registrato eventi estre-
fronteggiare gli effetti avversi dei cam-
biamenti climatici, inclusi le variazioni lazione di tale elemento attraverso i mi relativi ad aumenti delle precipita-
e gli eventi estremi dei cambiamenti vari compartimenti del sistema Terra. zioni e delle nevicate diffuse su tutto il
climatici. La vulnerabilità é una fun- Durante gli ultimi 10.000 anni, fino territorio.
zione del carattere, della magnitudo,
e parte delle variazioni e dei cambia- a circa 150 anni fa, le concentrazioni Altri effetti dei cambiamenti climatici
menti del clima ai quali un sistema é in atmosfera della CO2 sono rimaste nelle regioni mediterranee sono l’in-
esposto, la sua sensibilità, e la sua ca-
pacità di adattamento (IPCC, 2007)
pressoché invariate. Da allora il bru- cremento degli incendi di foreste, rac-
ciare di combustibili fossili e delle fo- colti meno abbondanti, l’incremento
reste, per cause di origine antropica, del fabbisogno idrico per l'agricoltura,
ha portato a un permanente aumento l’alto rischio di desertificazione, meno
delle concentrazioni di CO2 - con l’au- energia da fonte rinnovabile (idrico),
mento dell'effetto serra - e ai cambia- l’incremento delle morti per ondate di
menti climatici. L'aumento di emissio- calore nelle malattie veicolate, un più
ni di gas serra in atmosfera potrebbe alto rischio per la perdita della biodi-
causare un ulteriore riscaldamento e versità (EEA/JRC/WHO, 2008).
indurre dei cambiamenti nel sistema Pertanto, in base al principio di pre-
globale clima durante il Ventunesimo cauzione, occorre agire per una gra-
secolo, cambiamenti che si prospetta- duale riduzione dei gas serra di origine
no essere più importanti di quelli già antropica per cercare di stabilizzare le
osservati nel Ventesimo secolo. concentrazioni di gas serra in atmosfe-
Per altri parametri climatici, diversi ra e invertire la tendenza all'aumento
dalla temperatura, le tendenze sono dei gas serra emessi in atmosfera, in-
molto più complesse. Ad esempio, su troducendo politiche strutturali e facil-
scala europea, l'analisi delle precipi- mente adattabili ai nuovi contesti.
tazioni annuali mostra un incremento I determinanti, cioè le cause dei cam-
nel nord Europa (10-40%) e una dimi- biamenti climatici, includono le emis-
nuzione in alcune parti del sud Europa sioni di gas serra (Greenhouse gases
(fino al 20%). Le precipitazioni medie GHG), le loro concentrazioni in at-
invernali sono aumentate nella mag- mosfera, il bilancio radiativo fino ai
gior parte dell'Europa occidentale e feedback del sistema climatico. I de-
settentrionale (da 20 a 40%), mentre terminanti di origine antropica sono
62
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
legati all’andamento dello sviluppo trasporti stradali). Le emissioni di gas
socio-economico. Infatti é probabile serra pro capite variano ampiamente
riscontrare in periodi di crisi econo- tra i diversi Paesi europei, con una me-
mica una netta riduzione delle stesse dia nei EU-27 di 10,4 tonnellate di CO2
emissioni inquinanti. eq pro capite.
Nell'ambito della Convenzione quadro I meccanismi Emissions trading system
sui cambiamenti climatici (1992) e del (ETS, 2003/87/CE), relativi allo scam-
Protocollo di Kyoto 1997 (entrato in bio di quote di emissioni, e i corrispon-
vigore in Italia il 16 febbraio 2005, a denti Piani nazionali di assegnazione
seguito della ratifica formalizzata con richiederanno ulteriori importanti ri-
Legge n. 120/2002) e in relazione agli duzioni (AEA, 2009).
obiettivi previsti per il periodo 2008- Sembra che dal 2005 al 2008, secondo
2012, alcuni stati dell'Unione europea gli ultimi dati elaborati dalla Fondazio-
sono in forte ritardo e l'Italia, addirit- ne per lo sviluppo sostenibile, riporta-
tura, risulta essere uno dei paesi che ti nel “Dossier Kyoto”, le emissioni in
fino al 2005 ha aumentato le proprie Italia siano in diminuzione soprattutto
emissioni di gas serra invece di dimi- nei settori energetici.
nuirle. Tra il 1990 e il 2006 le emis- Su queste basi, il pacchetto dell'Ue
sioni di gas serra sono diminuite del per il clima e l'energia approvato nel
7,7% nei 27 stati membri dell'Unione dicembre 2008, che entrerà in vigo-
europea. Infatti, rispetto all'obiettivo re al più tardi nel 2011 con il sistema
di ridurre le emissioni GHG del 6,5% di scambio di quote di emissioni che
dal 2008 al 2012, in base alle quantità verrà modificato il 1 gennaio 2013,
emesse nel 1990, l'Italia al 2005 aveva rappresenta un importante contribu-
+12,1% (519,5 milioni di tonnellate nel to alla lotta contro i cambiamenti cli-
1990 contro 582,2 nel 2005); l'Europa, matici. Lo stesso pacchetto prevede
invece, nel 1990 si stima avesse emes- che per il 2020 si realizzino i seguenti
so 4.278,8 milioni di tonnellate contro obiettivi3: (3) http://ec.europa.eu/environment/
climat/climate_action.htm
le 4.192,0 del 2005, ottenendo una ri- • ridurre i gas a effetto serra di alme-
duzione delle emissioni del 2% rispet- no il 20% rispetto ai livelli del 1990
to all'obiettivo di riduzione del 8% da (del 30% se gli altri paesi sviluppati
raggiungere nel periodo 2008-2012 (si assumeranno impegni analoghi)
precisa che per i composti fluorurati • incrementare l’uso delle energie
l'Italia ha come base il 1990, al contra- rinnovabili (eolica, solare, biomas-
rio della maggior parte delle altre na- sa) giungendo al 20% della pro-
zioni europee che hanno il 1995). duzione totale di energia (livello
In generale le emissioni di gas serra dei attuale ± 8,5%)
27 Stati membri dell'Unione europea • diminuire il consumo di energia
sono diminuite dal 1990 al 2006, se si del 20% rispetto ai livelli previsti
fa eccezione per il settore dei trasporti, per il 2020 grazie ad una migliore
e si prevede una ulteriore diminuzione efficienza energetica.
in tutti i settori tranne che nei processi In questa relazione, per ciò che riguar-
industriali. È importante sottolineare da i gas serra sono stati utilizzati i dati
come le emissioni di CO2 degli EU-15 prodotti da Ispra e pubblicati nel sito
dai trasporti internazionali aerei e ma- Inventaria4. A tal proposito sono di-
rittimi, non compresi nel Protocollo di sponibili i dati relativi agli anni 1990,
Kyoto, aumentano del 102% e 60%, 1995, 2000, 2005 delle emissioni di (4) http://www.inventaria.sinanet.
apat.it
rispettivamente, tra il 1990 e il 2006. gas serra (CO2, CH4, N2O, HFCs, PFCs,
Rispetto ai gas serra emessi a livello SF6) disaggregati a livello provinciale e
globale le emissioni di gas serra dei per settore economico (SNAP 97-CO-
27 stati membri dell'Unione europea RINAIR).
costituiscono il 10,5%. Circa l'80% di Per tale ragione in questa relazione
queste emissioni sono legate all'ener- i valori di CO2eq sono stati calcolati
gia (produzione di elettricità e calore, tenendo conto di tutti i macrosettori
63
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
economici, quando invece il protocol- Sulla base dei dati storici e di quelli
lo di Kyoto ad esempio non tiene conto degli ultimi anni sono state confron-
(5) altre sorgenti mobili e macchina- delle emissioni da trasporto off-road5. tate le misure meteoclimatiche degli
ri (trasporto aereo e marittimo, tra le Così il calcolo della CO2eq risulta sovra- ultimi tre anni (2005-2006-2007) con
altre)
stimato in relazione al raggiungimento il periodo climatologico di riferimento
degli obiettivi di Kyoto, anche in consi- (1961-1990), cercando di utilizzare le
derazione dell'aumento di questo tipo stesse stazioni ove possibile, limitando
di emissioni negli ultimi anni. i problemi di disomogeneità relativa ai
Per la valutazione del clima il riferi- metadati (posizionamento, strumen-
mento è l’Organizzazione meteorolo- tazione).
gica mondiale (WMO) che nelle nor- Gli indicatori scelti per trattare il tema
me tecniche di settore stabilisce che dei cambiamenti climatici fanno riferi-
«il clima è costituito dall’insieme delle mento alle emissioni di gas serra e agli
osservazioni meteorologiche relative a indicatori climatologici, questi ultimi
un trentennio». In ambito internazio- nell'intento di valutare gli impatti dei
nale il trentennio di riferimento è il pe- cambiamenti climatici in Campania.
riodo 1961-1990 denominato CLINO e Un’analisi sulle tendenze climatiche
adottato anche dal Servizio meteoro- nella regione, operata attraverso ela-
logico dell’Aeronautica militare nell’At- borazioni statistiche e uso di modelli
lante climatico d’Italia. per disegnare i possibili scenari, per-
Per la Campania é stato, quindi, preso metterà di ridurre gli effetti negativi
in considerazione il periodo 1961-1990 dei cambiamenti climatici e di gestire
e le relative elaborazioni sono state ef- al meglio il territorio, per far fronte a
fettuate nell'ambito della realizzazio- un problema globale che si manifesta
ne del Sistema nazionale per la raccol- in maniera potenzialmente pericolo-
ta, l’elaborazione e la diffusione di dati sa a scala locale. Di conseguenza sarà
climatologici di interesse ambientale, possibile predisporre e ottimizzare gli
denominato SCIA, coerente con i crite- indirizzi e le strategie di adattamento
ri generali adottati per l’elaborazione del territorio ai cambiamenti climatici.
e la rappresentazione degli indicatori Per valutare la preparazione del “si-
qui presentati, così come indicati dalla stema Campania” ad affrontare i cam-
Organizzazione meteorologica mon- biamenti climatici è stato considerato
diale (WMO, 1990). Per questa ragio- l'indicatore di risposta relativo agli
ne Arpac, attraverso i progetti Cemec interventi antropici per fronteggia-
e SIRA-PFR, é impegnata ad arricchire re i cambiamenti climatici e, quindi,
e migliorare la rappresentatività dei ridurre la vulnerabilità del sistema
dati climatici agevolando il flusso dei ambiente nonché adattarlo alle mo-
dati di altre reti regionali quali, ad dificate condizioni climatiche. L’indi-
esempio, quelle ereditate dal Servizio catore descrive la capacità di resistere
idrografico e mareografico nazionale ai cambiamenti del territorio tramite
(SIMN) trasferite al Centro funziona- l'indicazione delle azioni antropiche
le della Protezione Civile e quelle dei implementate in questi anni in Cam-
servizi meteorologici o agrometeoro- pania dalle istituzioni pubbliche e dagli
logici di operatività più recente. Sono attori socio-economici.
adottati, come variabili macrodescrit- I dati presentati nel presente capitolo
tive del clima in Campania, i seguenti sono organizzati nei due sottotemi:
parametri: la temperatura, le precipi- Emissioni (indicatori di pressione), Cli-
tazioni, il vento, l'umidità relativa e la ma (indicatori di stato e risposta).
copertura nuvolosa.
64
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
65
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 2.1
Andamento emissioni di gas serra
(milioni di tonnellate) a livello
provinciale e regionale in Campania
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)
Figura 2.2
Andamento emissioni provinciali
procapite di gas serra in Campania,
anni 1990-2005
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)
66
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
Figura 2.3
Migliaia di tonnellate di CO2eq in
Campania per settore economico,
anni 1990-2005
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)
Figura 2.4
Contributi dei diversi gas serra (CO2,
N2O, CH4, SF6, HFC) in milioni di
tonnellate a livello regionale,
anni 1990-2005
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)
Una prima analisi delle relazioni fra nale; invece le emissioni di gas serra in
sviluppo economico ed emissioni è atmosfera, espresse come CO2eq, va-
basata sul confronto fra Prodotto in- riano negativamente dal 2001 al 2005.
terno lordo (PIL) e CO2 equivalente. Si Questo disaccoppiamento è legato sia
rileva il disaccoppiamento tra la cre- a processi di deindustrializzazione e
scita del PIL attualizzato6 e delle emis- alla delocalizzazione di impianti per la (6) Fonte: Istat
sioni di gas serra (figura 2.5). Infatti, si produzione di energia elettrica, sia a
nota come il PIL per abitante, espresso meccanismi virtuosi di creazione di PIL
come valore attuale, varia positiva- a bassa intensità energetica.
mente dal 2001 al 2005 a livello regio-
67
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 2.5
Variazione percentuale 2001-2005
delle emissioni di CO2eq e dei valori
del PIL rispetto al 2001 in Campania
(elaborazione Arpac su dati inventaria.
sinanet.apat.it)
SCHEDA TEMATICA
CENTRO FUNZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE
Istituito con DGR n. 6940 del 21 dicembre 2001, come servizio 04 del Settore programma-
zione interventi di Protezione Civile sul territorio, il “Centro funzionale per la previsione me-
teorologica e il monitoraggio meteoidropluviometrico e delle frane” ha iniziato le sue attività
nell’ottobre 2002, all’atto del trasferimento alla Regione Campania dell’Ufficio compartimen-
tale di Napoli del servizio idrografico e mareografico nazionale (SIMN) della presidenza del
Consiglio dei ministri, avvenuto ai sensi del D.Lgs. n. 112/1998 e del relativo DPCM attuativo
del 24 luglio 2002.
Individuato, con DPGR n. 299 del 30 giugno 2005, quale Centro funzionale regionale ai
sensi e per gli effetti della Direttiva PCM 27 febbraio 2004 e smi, il Centro ha conseguito, in
data 1 settembre 2005, il formale riconoscimento dello stato di attività e operatività, rilasciato
dal dipartimento della Protezione Civile nazionale, ottenendo contestualmente l’autorizzazio-
ne ai fini dell’autonoma emissione degli avvisi regionali di condizioni meteo avverse e diven-
tando, così, componente istituzionale della rete dei centri funzionali regionali, organismo che,
insieme al dipartimento della Protezione Civile, assicura la gestione del sistema di allertamen-
to nazionale (statale e regionale) per il rischio idrogeologico e idraulico ai fini di protezione
civile, secondo gli indirizzi operativi stabiliti dalla Direttiva.
La struttura organizzativa è articolata in tre aree integrate, dedicate:
• alla raccolta, concentrazione, elaborazione, archiviazione e validazione dei dati rile-
vati
• all’interpretazione e all’utilizzo integrato dei dati rilevati e delle informazioni prodotte
dai modelli previsionali relativi al dominio territoriale di competenza
• alla gestione del sistema di scambio informativo.
Figura 2.6
Sala operativa centro funzionale
68
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
Il Centro funzionale fornisce il supporto alle decisione delle autorità di Protezione Civile
competenti per gli allertamenti, attuando in tempo reale e con modalità integrata, per 365
giorni all’anno, le fasi di previsione meteorologica, di monitoraggio diretto e strumentale e di
valutazione delle criticità idrogeologiche e idrauliche in atto e attese.
Al Centro, inoltre - nell’ambito delle pianificazioni di emergenza, adottate sin dal 1998 a
seguito degli eventi di dissesto idrogeologico che hanno interessato vari comuni della Cam-
pania e tuttora vigenti sul territorio regionale - sono state attribuite le funzioni di vigilanza
meteorologica sul territorio regionale e di sorveglianza e monitoraggio idropluviometrico in
tempo reale per l’attivazione degli stati di allerta (attenzione, preallarme e allarme) ai fini di
protezione civile.
Il clima in Campania
«Il clima della Campania é prevalente- calde» (Regione Campania, 2001).
mente di tipo mediterraneo. Più sec- Il clima della Campania é il risultato
co e arido lungo le coste e sulle isole, dell’interazione fra gli anticicloni delle
più umido sulle zone interne, specie Azzorre, Siberiano e Sud Africano e le
in quelle montuose. Nelle località a depressioni di origine prevalentemen-
quote più elevate, lungo la dorsale te atlantica (cicloni di Islanda e delle
appenninica, si riscontrano condizioni Aleutine), con calde e secche estati e
climatiche più rigide, con innevamen- inverni piovosi, moderatamente freddi
ti invernali persistenti ed estati meno (Ducci, 2008).
Temperatura
Le temperature medie annue sono mediamente quella con temperature
di circa 10°C nelle zone montuose in- elevate.
terne, 18°C nelle zone costiere e 15,5 In particolare, l’andamento delle tem-
°C nelle pianure interne circondate perature registrate negli ultimi anni
da rilievi carbonatici. In Campania (2005-2007) dimostra come rispetto
la correlazione tra la temperatura e al trentennio di riferimento vi sia un
l'altitudine é estremamente alta (ge- incremento dei valori di temperatura
neralmente >0,9), con un gradiente misurati fino a 1-2°C mediamente.
compreso fra -0,5°C e -0,7°C ogni 100 Il grafico (figura 2.9) relativo all’an-
m (Ducci, 2008) e ciò consente di sti- damento delle temperature mensili
mare con metodologie geostatistiche i (2002-2006) delle stazioni di Avellino-
valori medi di temperatura per l’intero genio civile, Battipaglia e Benevento,
territorio regionale. gestite dal Centro funzionale della
La temperatura media annua registra- Protezione Civile, evidenzia che la sta-
ta dal 2005 al 2007 nelle stazioni di zione con temperature più elevate è
riferimento utilizzate oscilla tra i 9,5°C quella di Battipaglia, ubicata nella pia-
misurati nella stazione di Trevico e i na del fiume Sele, caratterizzata dalle
19,1°C a Capo Palinuro. A livello nazio- temperature medie più alte in tutto il
nale l'area climatica in cui è compre- territorio regionale.
sa la regione Campania risulta essere
69
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 2.7
Grafico temperatura media mensile
(°C), anni 1961-1990
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)
Figura 2.8
Confronto temperature medie
trentennio (°C), anni 1961-1990 con
anni 2005-2006-2007
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)
Dalla figura 2.9 si rileva che nel 2003 di quasi 5 gradi rispetto alla media, in
nel mese di luglio sono stati misurati coerenza con l’eccezionale ondata di
valori particolarmente elevati, soprat- calore che ha investito tutta l’Europa
tutto a Battipaglia, con un’anomalia continentale.
Figura 2.9
Temperature medie mensili (°C) di
alcune stazioni della rete del Centro
Funzionale di Protezione Civile
(elaborazione su dati del Centro
funzionale Protezione Civile Campania)
70
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
Di seguito si riportano le carte della notare un aumento delle temperatu-
temperatura media annua relative ri- re medie nel ventennio 1981-1999 ri-
spettivamente ai periodi 1951-1980 spetto al trentennio 1951-1980 (Ducci
e 1981-1999, dalle quali é possibile e Tranfaglia, 2005).
Figura 2.10
Confronto temperature medie (°C)
trentennio 1951-1980 con decennio
1981-1999
(Fonte: Ducci e Tranfaglia, 2005)
Precipitazioni
Il regime di precipitazioni in Campania regione, dall'altro lato del bacino idro-
é appenninico sublitorale, con un mas- grafico appenninico; la più alta circa
simo in autunno/inverno. Le precipita- 1.800 mm, caduta nella parte centrale
zioni sono influenzate principalmente del rilievo appenninico (Ducci, 2008).
dalle catene montuose, in termini di I valori di precipitazione cumulata,
altitudine (spesso 1.500-2.000 m slm), registrata in Campania nelle stazioni
disposizione dei rilievi (effetto barrie- di riferimento negli ultimi anni (2005-
ra) e prossimità al mar Tirreno. La più 2007), vanno dai 452,2 mm della sta-
bassa media annua delle precipitazio- zione di Trevico nel 2007 ai 1.297,6
ni fino al 1999 si attesta intorno ai 700 mm della stazione di Pontecagnano
mm, caduta nella parte orientale della nel 2005.
Figura 2.11
Confronto precipitazioni medie (mm)
trentennio 1961-1990 con anni
2005-2006-2007 (Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)
71
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Di seguito (figura 2.12) si rappresen- lare nei capoluoghi di Salerno, Napoli,
tano le precipitazioni mensili (2002- Avellino e Benevento. Si può notare
2006) di alcune stazioni significative l'andamento stagionale della pioggia e
gestite dal Centro funzionale della il picco dell’autunno 2002.
Protezione Civile Campania, in partico-
Figura 2.12
Precipitazioni mensili (mm) di alcune
stazioni della rete del Centro
funzionale di Protezione Civile
2002-2006
(elaborazione su dati del Centro
funzionale Protezione Civile Campania)
Dall'analisi e dal confronto delle carte ridotte nel recente decennio rispetto
della piovosità media annua relative ri- al trentennio precedente, conferman-
spettivamente al periodo 1951-1980 e do la tendenza riscontrata a livello eu-
al periodo 1981-1999, si evince come ropeo.
mediamente le precipitazioni si siano
Figura 2.13
Confronto precipitazioni medie
trentennio 1951-1980
con decennio 1981-1999
(Fonte: Ducci e Tranfaglia, 2005)
La carta della piovosità media annua pitazioni medie annue, si nota un mas-
dal 1951 al 1980 mostra un massimo simo nelle stesse zone montuose con i
di precipitazioni nelle zone in rilievo minimi situati nella pianura di Napoli e
della Campania (dai 1.500 ai 1.900 Caserta e nella zona alle spalle di Be-
mm). Anche nel periodo 1981-1990, nevento (dai 600 ai 1.000 mm).
nonostante la diminuzione delle preci-
72
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
Vento
Le misure di vento sono fortemente ne limitata. Risulta utile allora ripor-
condizionate dal posizionamento delle tare nel grafico sottostante le misure
stazioni di misura rispetto all'orografia relative al vento medio misurato piut-
locale e pertanto sono generalmente tosto che quelle relative alla direzione
rappresentative di un'area di estensio- del vento.
Figura 2.14
Confronto vento medio (m/s)
trentennio 1961-1990 con anni
recenti (2005-2007) in Campania
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)
Umidità
I valori di temperatura media annua moderatamente più arido rispetto alle
registrati dal 2005 al 2007 oscillano tra zone continentali - e i 79,1% misurati in
i 63,6% misurati nella stazione di Capri quella di Trevico (AV). A scala annuale
(NA) - che é caratterizzata da un clima non si rilevano trend significativi.
a carattere mediterraneo e, quindi,
Figura 2.15
Confronto umidità relativa media (%)
trentennio 1961-1990
con anni 2005-2006-2007 in Campania
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)
73
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 2.16
Umidità relativa (%) 1961-1990 rile-
vata nella stazione meteorologica di
Napoli Capodichino
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)
I valori di umidità relativa media regi- dell'umidità relativa media mensile (fi-
strati nel trentennio 1961-1990 (figu- gura 2.16) nello stesso periodo (1961-
ra 2.15), rilevati nella stazione di Na- 1990) evidenzia un andamento dei va-
poli Capodichino, sono poco inferiori lori di umidità relativa che vanno dal
al 75%. L'analisi della distribuzione 70% di luglio al 79% di novembre.
Copertura nuvolosa
La copertura nuvolosa media mensile un andamento dei valori medi che
in Campania ha un valore che va dai vanno dal poco inferiore a 2 ottavi
3,1 ottavi di Capri ai 4,1 di Trevico. nel mese di settembre a 5,5 ottavi nei
L’analisi della distribuzione della co- mesi di dicembre-gennaio con una
pertura nuvolosa media annuale nello maggiore differenziazione per Trevico
stesso periodo (1961-1990) evidenzia fra estate e inverno.
Figura 2.17
Confronto copertura nuvolosa media
(ottavi) 1961-1990 con 2007 in
Campania (Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)
74
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
Figura 2.18
Copertura nuvolosa media mensile
(ottavi) 1961-1990 in Campania
(Fonte: Ispra su dati
UGM-ENAV-UCEA-Arpa EMR)
Figura 2.19
Variazioni di temperatura dell’acqua
dal periodo 1999-2006 al 2007
della zona balneare di Caserta
Le temperature delle acque della costa primaverile e un calo, invece, nella sta-
di Napoli non mostrano significative gione estiva.
differenze tra le temperature primave- In provincia di Salerno si nota un calo,
rili e quelle estive. Infatti quasi tutti i in alcuni casi addirittura di quasi due
comuni evidenziano un aumento delle gradi centigradi, delle temperature
temperature dell’acqua nella stagione delle acque di tutti i comuni.
76
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
Figura 2.20
Variazioni di temperatura dell’acqua
dal periodo 1999-2006 al 2007
della zona balneare di Napoli
Figura 2.21
Variazioni di temperatura dell’acqua
dal periodo 1999-2006 al 2007
della zona balneare di Salerno
Il CEntro MEteorologico
Climatologico (Cemec)
Il Centro meteorologico e climato- ti elaborati sono :
logico della Campania, Cemec, è la • Bollettino giornaliero previsioni
struttura operativa di Arpac dedica- condizioni meteo che favoriscono
ta a svolgere previsioni e valutazioni l′inquinamento da polveri e ozono
meteoambientali. Opera su impulso nelle aree urbane e mappe tema-
della Giunta regionale della Campania tiche orarie
che ha affidato ad Arpac la realizzazio- • Bollettino previsioni e mappe te-
ne, con il cofinanziamento comunita- matiche orarie stato del mare e
rio POR Campania 2000-2006 Misura dei venti
1.1, del “Sistema regionale di moni- • Bollettino previsioni portate e
toraggio ambientale” comprenden- qualità dei fiumi
te anche il progetto “Meteorologia”. • Relazione annuale sulle variazioni
Svolge l′attività meteo e climatologica climatiche a scala regionale
finalizzata alle applicazioni in campo • Caratterizzazione della presenza
ambientale a scala regionale. I prodot- di aerosol in atmosfera
77
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
• Caratterizzazione meteorologica con il Servizio meteorologico dell′Arpa
per la relazione annuale sulla qua- Emilia Romagna, l′acquisizione del-
lità dell′aria le previsioni elaborate dai modelli
• Elaborazioni idrometeorologiche meteo e dei dati rilevati da satelliti;
e modellistiche per la valutazione l′interconnessione con le reti idro-
dell′inquinamento delle acque meteomare in funzione in Campania,
• Elaborazioni climatologiche per la i dati del sistema wind profiler, che
valutazione delle risorse idriche. permette di misurare vento e tempe-
Sul sito è diffuso inoltre il Bollettino ratura dal livello del suolo alla quota di
meteorologico regionale giornaliero 3.000 metri slm, i modelli per qualità
per zone omogenee (attività svolta dal dell′aria, stato del mare, regime idro-
Centro funzionale regionale di Prote- logico.
zione Civile). Da un punto di vista organizzativo Ce-
I prodotti sono realizzati dalla sala ope- mec è organizzato secondo lo schema
rativa meteo, tramite la collaborazione di seguito riportato.
Sistema CEMEC
Questo sistema permette la raccolta, usi climatologici. I dati delle stazioni
la gestione, la produzione e dissemi- di misura si affiancano nel sistema a
nazione dell'informazione meteo- flussi di dati ambientali provenienti da
rologica, ambientale, osservativa e strumentazioni a elevato standard tec-
previsionale nell'ottica di integrare le nologico quali il LIDAR o il Wind Profi-
attività ambientali di Arpac. Nel Ce- ler – RASS; tale insieme di parametri
mec è stato creato un archivio centra- ambientali contribuisce all'input di ca-
le dei dati, costituito da una base dati tene modellistiche per la generazione
relazionale nella quale confluiscono i di previsioni e simulazioni ambientali
dati osservati o provenienti dalle reti nei vari settori di applicazione: idrolo-
di stazioni di misura, i dati previsionali gica, della qualità dell'aria, dello stato
generati dalla modellistica, i prodotti del mare. L'integrazione della catena
meteorologici generati da Arpac. ricevente Meteosat consente la frui-
Un flusso di dati fondamentale in in- zione del dato satellitare, indispensa-
put al sistema è costituito dai dati di bile per una efficace implementazione
analisi e previsione oggettiva, prodot- del nowcasting. L'insieme dei dati pre-
ti da centri nazionali e internaziona- visionali provenienti dai modelli, dei
li, che è articolato nei dati forniti dal dati osservati - provenienti dalla mes-
modello LAMI per le previsioni ad area saggistica meteo e dalle reti di stazio-
limitata e dall'ECMWF per le situa- ni di misura - e dei dati di sensoristica
zioni previsionali su scala nazionale o specialistica alimentano la catena ope-
sovranazionale. I dati osservati, pro- rativa, che è integrata e implementata
venienti dalle reti di stazioni di misu- nel Cemec, mediante la quale sono
ra della protezione civile e rete agro- generati quotidianamente i prodotti
meteorologica e dalla messaggistica di previsione e di analisi. La figura che
meteorologica (CNMCA report meteo segue mostra schematicamente i flussi
SYNOP, TEMP), sono standardizzati, informativi del Cemec.
validati secondo le regole standard Come riportato nella figura 2.22, il Ce-
di controllo di qualità, e archiviati in mec è costituito da una sezione dedi-
una struttura integrata, che ne rende cata al sistema informatico per l’elabo-
possibile un utilizzo omogeneo. Nella razione dei dati e da una sala operativa
base dati è comunque presente anche dove i previsori, analizzando le mappe
il dato grezzo, per consentire raffronti prodotte dal sistema, realizzano i bol-
e verifiche statistiche, e una porzione lettini e altri prodotti previsionali pub-
dei dati osservati sono storicizzati per blicati sul sito web.
78
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
Figura 2.22
Cemec: flussi informativi
79
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
L’aspetto caratterizzante del sito è toraggio fornisce una serie di output
l’accento che esso pone sulle questio- grafici, quantitativi e qualitativi, sotto
ni meteo ambientali, per cui il moni- forma di bollettini e mappe.
SCHEDA TEMATICA
LA QUALITÀ DELLE ACQUE METEORICHE NEI COMUNI DI AVELLINO, ATRIPALDA E
MERCOGLIANO
80
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
mo di 31, per un totale di 270 campioni complessivi di pioggia e relative 4.000 determinazioni
analitiche. Su ciascun campione prelevato, si è proceduto, in laboratorio, alla determinazione
di: pH, conducibilità, ammoniaca, solfati, nitrati, cloruri, metalli alcalini, alcalino/terrosi, pe-
santi (Na,K,Ca,Mg,Cu,Pb,Cr,Ni,Cd).
Confrontando le medie estive del pH con quelle invernali, risulta evidente un innalzamen-
to di tale parametro nella stagione più calda, di circa 1,0/1,5 unità, in tutte le postazioni,
tranne che nella 10, per la quale, partendo da un dato medio invernale più alto, si registra
un incremento di sole 0,5 unità di pH. Nel periodo novembre-giugno si presenta un trend di
valori sostanzialmente in crescita, pur se, dato comune a tutte le postazioni, i valori più alti in
assoluto sono stati registrati nel mese di aprile.
Analogo andamento crescente si riflette ovviamente nel dato medio mensile di pH svilup-
pato, però, per comune di appartenenza, passando da valori medi di pH a novembre pari a
circa 5,0 a valori medi di pH a giugno compresi tra 6,7 e 7,1.
Nel confrontare poi, i valori delle medie mensili tra i vari comuni, relativi allo stesso mese,
si rileva che il comune di Mercogliano è caratterizzato da un valore medio di pH sempre leg-
germente più basso, riflettendo quindi caratteristiche di acidità delle piogge, su base mensile,
maggiori. Che la qualità delle acque piovane possa essere indicatrice dello stato di qualità
dell’aria ambiente è, ormai, argomento risaputo e questo monitoraggio ha rappresentato
una esperienza iniziale nell’acquisizione di dati di “caratterizzazione” quali/quantitativa delle
acque meteoriche che interessano i comuni indagati, il cui grado di approssimazione potrà
essere ridotto ricorrendo ai “grandi numeri”, cumulabili, però, in archi di tempo pluriennali,
come si evince anche dai vari riferimenti bibliografici.
Stante quanto premesso si riportano pertanto le prime conclusioni di questo studio. L’ela-
borazione dei dati, relativi in particolare a pH, conducibilità e nitrati, ha evidenziato una no-
tevole variabilità con la presenza di chiari effetti stagionali. Ciò risulta ragionevolmente asso-
ciato sia all’aumento di emissioni generatrici di acidità (ossidi di zolfo e ossidi di azoto) nel
periodo autunnale/invernale, sia all’azione neutralizzante operata dal particolato atmosferi-
co prevalentemente nel periodo estivo. È infatti probabile che le piogge, nella stagione più
calda, oltre alla riduzione dell’apporto di fonti emissive acidificanti, legate al riscaldamento
domestico, risentano maggiormente degli apporti di particolato terrigeno, la cui dispersione
e diffusione in aria è favorita dalla riduzione di eventi meteorologici che ne accelerano un
abbattimento al suolo nel periodo invernale. Tale supposizione potrebbe essere confermata
dal fatto che la conducibilità media nel periodo primavera/estate è sempre maggiore in tutte
le postazioni monitorate. Anche per i nitrati si osserva un chiaro effetto stagionale, essendo
le concentrazioni rilevate nel periodo estivo maggiori che nel periodo invernale, anch’esso
presumibilmente associato a un apporto “terrigeno”, non esistendo alcuna correlazione sta-
tisticamente significativa tra nitrati e pH (potendosi avere elevate concentrazioni di nitrati in
presenza di pH acidi, basici o neutri). È chiaro che sulla qualità delle piogge agiscono oltre ai
fattori antropici, anche fattori meteoclimatici locali, quali la presenza di periodi di inversione
termica che caratterizzano soprattutto il periodo invernale. È proprio al periodo autunno/
inverno che risultano ascrivibili, a seguito di questo monitoraggio, gli eventi di pioggia acida
(con pH pari a 5). Da un confronto, in condizioni di contemporanea disponibilità di dati su
tutti e tre i comuni, si evidenzia una condizione maggiormente impattante, associata alla lo-
calità Torrette del comune di Mercogliano. Ad esso è infatti assegnata la maggiore incidenza
percentuale mensile di piogge acide, rispetto al totale dei giorni monitorati nell’anno, con il
valore del 19% registrato nel mese di dicembre, seguito da Atripalda ed Avellino con valori
rispettivamente del 6,7% e 6,4%. Anche il dato di incidenza percentuale di piogge acide, su
base annua per comune, ripropone il valore del 19% per Torrette di Mercogliano contro il
16,1% di Avellino e il 16,7% di Atripalda.
In accordo con quanto finora esposto anche il confronto dei dati medi mensili di pH tra i
vari comuni, relativamente allo stesso mese, evidenzia caratteristiche di acidità delle piogge
sempre leggermente più alte, nel comune di Mercogliano. È però doveroso ricordare che,
mentre i dati riferiti a Mercogliano sono relativi esclusivamente alla località Torrette, zona
caratterizzata da densità abitativa e volume di traffico elevati, i dati degli altri due comuni
sono invece mediati su più punti di campionamento. La disaggregazione dei dati per singola
postazione rileva, infatti, anche negli altri due comuni indagati, situazioni puntuali più diret-
tamente confrontabili con quella evidenziata per Torrette, quali quelle riscontrate nel sito
P2 di via Roma ad Atripalda e nei siti P5 (S. Tommaso), P7 (via Piave) e P9 (via F. Tedesco)
ad Avellino. È da sottolineare comunque che, sia i dati relativi alle piogge acide che i valori
medi annuali, riportati per i vari parametri ricercati, sono, in tutti e tre i comuni, dello stesso
ordine di grandezza di quelli rilevati, attraverso studi analoghi, in altre città italiane dimensio-
nalmente confrontabili con le zone monitorate, evidenziando, anzi, caratteristiche di acidità
fortunatamente anche inferiori.
81
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
I lavori della Conferenza nazionale sui idrografico del Po. Nel workshop sui
cambiamenti climatici 2007 sono stati cambiamenti climatici e dissesti idro-
(8) http://www.conferenzacambia- preceduti da una serie di workshop, geologici8, organizzato da Apat e Arpac
menticlimatici2007.it/site/itIT/Se- organizzati in collaborazione con il si- a Napoli nel luglio 2007, sono state de-
zioni/workshop_e_convegni/Docu-
menti/dissesto_idrogeologico.html stema delle Agenzie ambientali, aventi finite le priorità d’azione per le diverse
l’obiettivo di preparare documenti da tipologie di eventi estremi, elaborate
presentare in occasione della Confe- a partire dagli scenari relativi alla vul-
renza. Nei workshop sono state affron- nerabilità. Nel workshop è stata condi-
tate le situazioni di maggiore criticità visa l’esigenza di affrontare le priorità
presenti nel nostro paese: il fenome- tematiche con una visione consapevo-
no della desertificazione, l’erosione e le che la riduzione dei disastri naturali
l’inondazione delle aree costiere, la costituisce una componente dello svi-
perdita dei manti nevosi e dei ghiac- luppo sostenibile e che, nel corso del
ciai, il rischio idrogeologico, il bacino Ventunesimo secolo, i fattori d’inne-
82
CAPITOLO 2 - Cambiamenti climatici
sco idrologici subiranno significative sono la causa.
variazioni a seguito dei cambiamenti A queste azioni si associa l’elabora-
climatici (IPCC, 2009). zione di nuove politiche per la miti-
La scelta di valutare gli effetti dei cam- gazione dei cambiamenti climatici. Su
biamenti climatici a livello regionale e questi temi il riferimento è costituito
tentare l'analisi degli interventi antro- dal contributo del Gruppo di lavoro III
pici espressi come rafforzamento della Mitigation of Climate Change al quar-
resilienza dei sistemi antropici e natu- to rapporto di valutazione IPCC (AR4)
rali, permette di disegnare le strategie che focalizza l'attenzione sugli aspet-
di adattamento ai cambiamenti clima- ti scientifici, tecnologici ambientali e
tici. La resilienza è entrata nella termi- socio-economici della mitigazione dei
nologia delle strategie di adattamento cambiamenti climatici. Nel rapporto si
ai cambiamenti climatici grazie ai con- evidenzia: come i gas serra emessi a li-
tributi della comunità scientifica e de- vello globale siano aumentati del 70%
gli organismi istituzionali sulle temati- dal 1970 al 2004; che, con le politiche
che della riduzione dei rischi naturali, attuali di mitigazione dei cambiamenti
dell'evoluzione degli ecosistemi, dello climatici e le relative pratiche di svilup-
sviluppo sostenibile. L'importanza di po sostenibile, le emissioni di gas serra
rafforzare la resilienza è stata condi- a livello globale continueranno ad au-
visa a livello internazionale con le ri- mentare nei prossimi decenni; che esi-
soluzioni su disastri naturali adottate ste un potenziale economico (entro il
dall'assemblea generale delle Nazioni 2030 a breve e medio termine) sostan-
Unite nel 2006 e nel 2007. ziale per la mitigazione delle emissioni
In particolare, tra gli approcci per au- di gas serra a livello globale (ricambio
mentare la resilienza per la riduzione di tendenza o riduzione); che cambia-
dei disastri, si possono distinguere menti negli stili di vita e negli schemi
quattro principali tipologie di azione: di comportamento, nonché le modali-
• consapevolezza della cittadinanza tà di gestione, possono contribuire alla
• impegno delle pubbliche autorità mitigazione dei cambiamenti climatici
• partenariato e sistema a rete mul- in tutti i settori; la riduzione dei gas
tidisciplinare e intersettoriale serra potrebbe essere legata alla ridu-
• conoscenza scientifica. zione dell'inquinamento atmosferico
In quest'ottica si inquadrano le azioni riducendo così i costi delle politiche
della Regione Campania per sviluppa- di mitigazione; le azioni di mitigazione
re un sistema integrato di preallerta nel settore dell'energia e dei trasporti
e prevenzione a cura del settore Pro- potrebbero essere contrastate dalla
tezione Civile, di programmazione e crescita economica e dal mancato uti-
conoscenza del territorio da parte del lizzo di strumenti per l'ottimizzazione
settore Difesa suolo e di monitoraggio nell'utilizzo dell'energia (efficienza
meteoambientale da parte di Arpac. energetica degli edifici), così come
Da ciò nasce l'azione di Arpac per la una migliore gestione dell'agricoltura
costruzione del sistema informativo e delle foreste potrebbe contribuire a
ambientale e, in particolare, del Cen- rimuovere parte della CO2eq dal siste-
tro meteorologico e climatologico (Ce- ma.
mec) che permette di diffondere la co- In ambito regionale un importante
noscenza sul tema della climatologia e contributo verso una politica energe-
in generale degli effetti sui macrode- tica sostenibile è rappresentato dalla
scrittori legati alle variabili meteorolo- proposta di piano del marzo 2009 in-
giche a livello regionale. titolata “Piano energetico ambientale
Anche l’informazione ambientale co- regionale (PEAR)” in cui sono illustra-
stituisce uno degli strumenti per mi- ti gli scenari per la programmazione
gliorare la capacità di resilienza agli regionale al 2013 e al 2020 (Regione
eventi estremi e, in generale, ai cam- Campania, 2009).
biamenti climatici che dei primi ne In conclusione, si richiamano le azioni
83
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
prioritarie da porre in atto in Campa- bientale tenendo conto dei cam-
nia per il rafforzamento della capacità biamenti climatici.
della comunità di fronteggiare le con- Si evidenziano, inoltre, le priorità per
seguenze dell’effetto serra: la mitigazione dell’effetto serra:
• valutare l’effetto del clima sulla • riduzione delle emissioni da tra-
qualità delle risorse idriche sporti
• sistematizzare le conoscenze sul • miglioramento della coibentazio-
clima e il regime idrologico trami- ne degli edifici
te reti di monitoraggio • incentivazione delle energie rin-
• adattare l’uso delle risorse idriche novabili
ai cambiamenti climatici tramite la • adozione di buone pratiche agri-
gestione integrata cole, zootecniche e forestali.
• ridefinire gli scenari di rischio am-
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Ginevra, (alcuni capitoli di una edizione successiva non ancora pubblicata sono reperibili sul sito
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www.ipcc.ch/pdf/10th-anniversary/anniversary-brochure.pdf
84
QUALITÀ DELL’ARIA
Qualità dell’aria
3
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Qualità dell’aria
Giuseppe D’Antonio, Felice Nunziata
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
Inquinamento atmosferico
L’inquinamento dell’aria si verifica l’atmosfera terrestre, è una miscela di
quando sono immesse nell’atmosfera gas. La composizione percentuale in
sostanze che alterano la composizione volume dell’aria secca è, approssima-
naturale dell’aria. L’aria, che costituisce tivamente, riportata in tabella 3.1.
87
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
in generale. • secondari - derivano dalla rea-
L’inquinamento dell'aria può essere di zione di quelli primari sotto l’in-
origine naturale (ad esempio dovuto fluenza di catalizzatori chimici o
alle eruzioni vulcaniche o agli incendi fisici e si ritrovano tra i costituen-
boschivi), oppure provocato dalle atti- ti dello smog fotochimico (esem-
vità umane (origine antropica). Gli in- pi di questa seconda categoria di
quinanti immessi in atmosfera si pos- inquinanti sono l’ozono (O3) e il
sono, a loro volta, classificare in: perossiacilnitrato (CH3-CO-O-O-
• macroinquinanti - sostanze le NO2).
cui concentrazioni nell’atmosfera I bassi strati dell’atmosfera (troposfe-
sono dell’ordine dei milligrammi ra) giocano un ruolo di primaria im-
per metro cubo (mg/m3) o dei mi- portanza relativamente al trasporto,
crogrammi per metro cubo (μg/ alla dispersione e alla ricaduta al suo-
m3) come, ad esempio, il monos- lo degli inquinanti. Nella troposfe-
sido di carbonio (CO), l’anidride ra la temperatura diminuisce con la
carbonica (CO2), gli ossidi di azoto quota (circa 6,5°C ogni chilometro); i
(NO e NO2), l’anidride solforosa rimescolamenti verticali sono facilita-
(SO2), l’ozono (O3) e il particolato ti in quanto l’aria calda, e dunque più
• microinquinanti - sostanze le cui leggera, si trova sotto l’aria più fred-
concentrazioni in atmosfera sono da (più pesante). Ma all’interno della
dell'ordine dei nanogrammi per troposfera si osservano spesso delle
metro cubo (ng/m3), come gli idro- singolarità che si estendono su una
carburi policiclici aromatici (IPA) e zona verticale di qualche centinaio di
le diossine. metri, chiamate strati di “inversione
Questa distinzione non si riferisce, ov- termica”, nelle quali la temperatu-
viamente, al grado di nocività dell’in- ra aumenta con la quota. In tal caso
quinante in quanto un microinquinan- l’aria densa e fredda si trova sotto
te può essere più nocivo per la salute quella più calda e il rimescolamento
umana di un macroinquinante, anche verticale spontaneo non è più pos-
se quest'ultimo è presente nell’aria in sibile. Questi strati, che si possono
concentrazioni molto maggiori. trovare sia al livello del suolo che in
Rispetto alla loro origine gli inquinanti quota, costituiscono, quindi, un “co-
si possono classificare in: perchio” per le sostanze inquinanti
• primari - manifestano la loro tossi- che vengono continuamente emesse
cità nella forma e nello stato in cui al livello del suolo, per cui si viene a
sono immessi in atmosfera, come creare una sacca di crescente con-
l’anidride solforosa (SO2) e l’acido centrazione.
fluoridrico (HF)
Inquinanti atmosferici
Biossido di zolfo (SO2)
È un gas incolore, di odore acre. Provie- stagione invernale. Grandi sorgenti
ne per la maggior parte dalla combu- di SO2 sono le centrali termoelettri-
stione del carbone o di altri combusti- che a carbone e alcuni processi in-
bili fossili contenenti zolfo, usati per il dustriali. Il biossido di zolfo è molto
riscaldamento. In misura molto mino- irritante per gli occhi, la gola e le vie
re (dell’ordine del 5%) proviene dalle respiratorie. In atmosfera, attraverso
emissioni dei veicoli diesel. Per questo reazioni con l'ossigeno e le molecole
motivo la concentrazione di SO2 pre- di acqua, contribuisce all’acidifica-
senta una variazione stagionale mol- zione delle precipitazioni, con effetti
to evidente, con i valori massimi nella negativi sulla salute dei vegetali. Le
88
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
precipitazioni acide possono avere ef- struzione, vernici, metalli e manufatti
fetti corrosivi anche su materiali da co- in pietra, in particolare marmi.
Ozono (O3)
L’ossigeno dell’aria si presenta abitual- plice ruolo: da una parte come ozono
mente in forma di molecola biatomica “buono”, presente naturalmente nella
(O2). Quando però si presenta in for- stratosfera, con funzione di filtro per
ma di molecola triatomica (O3) prende la componente ultravioletta B e C del-
il nome di ozono. È un gas altamente la radiazione solare, altamente noci-
reattivo, di odore penetrante e dota- va per gli organismi viventi. Questo è
to di elevato potere ossidante. Nel di- l’ozono di cui si parla in riferimento al
battito contemporaneo sui problemi problema dell’assottigliamento dello
ambientali, l’ozono compare in un du- strato di ozono (buco dell’ozono). Al
89
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
contrario, l’ozono presente nell’aria zioni alla periferia delle aree inquinate
che respiriamo, negli strati inferiori urbane, nelle zone sottovento. Può ac-
dell’atmosfera, è un inquinante. Esso cumularsi anche negli strati superiori
è generato a partire dall’azione del- della troposfera, lontano da sorgenti
la radiazione solare sulle molecole di di inquinamento, da dove può veni-
biossido di azoto presenti in atmosfe- re trasportato al suolo per effetto dei
ra. Le reazioni dell’ozono con gli ossidi venti di caduta. L’ozono è particolar-
di azoto sarebbero, tuttavia, a bilan- mente irritante per le vie respiratorie
cio complessivo nullo: sotto l’azione e per gli occhi. Provoca lesioni sulle
della luce solare si avrebbe un ciclo foglie di alcuni vegetali. Su gomme e
continuo di formazione e distruzione fibre tessili provoca alterazioni ridu-
dell’ozono. L’ozono si accumula solo cendo l’elasticità e rendendo fragile
se l’atmosfera, oltre ad essere inqui- il materiale. L’ozono è inoltre un gas
nata da ossidi di azoto, contiene an- serra, ovvero in grado di modificare
che idrocarburi reattivi, trovandosi in significativamente, anche a basse con-
situazione favorevole allo sviluppo di centrazioni, l’equilibrio radiante dei
smog fotochimico. L’ozono è, quindi, sistema terra-atmosfera, producendo
un tipico inquinante secondario, carat- un riscaldamento globale dell’atmo-
teristico dei mesi primaverili ed estivi sfera. Il suo contributo percentuale al
a più alta insolazione. Gli stessi agenti riscaldamento globale è stato stima-
inquinanti all’origine della formazione to nell’8%, contro il 50% della CO2, il
di O3 reagiscono con esso direttamen- 20% dei clorofluorocarburi, il 16% dei
te, distruggendolo. Per questo motivo, metano e il 6% del protossido d’azoto
esso raggiunge le maggiori concentra- (N2O).
Benzene (C6H6)
Il benzene è il composto aromatico più coli, emesso sia dai gas di scarico che,
semplice. Questo inquinante primario in misura inferiore, dall’evaporazione
proviene per circa il 90% dagli autovei- del combustibile medesimo. Anche la
90
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
combustione del legno produce ben- - contenenti benzene come solvente.
zene, così come il fumo di sigaretta, Il benzene viene classificato dall’IARC
che rappresenta una notevole fon- (International agency for research on
te di esposizione per i fumatori atti- cancer) nel gruppo 1, cui appartengo-
vi e passivi. In ambiente confinato le no tutte quelle sostanze per le quali è
concentrazioni di benzene possono stato accertato il potere di induzione
raggiungere valori confrontabili, se di tumore nell’uomo. Per esposizione
non superiori, a quelli dell’atmosfera cronica esso, infatti, esercita un’azione
esterna inquinata per effetto, come si tossica sul midollo osseo con possibi-
è detto, del fumo di sigarette e dell’uti- le induzione di leucemia. Altri effetti
lizzo di materiali per l’edilizia - colle, sono a carico dei sistema nervoso cen-
vernici, legnami, prodotti per la pulizia trale.
Traffico (T)
Industriale (I)
Urbana (U)
Rurale (R)
Residenziale (R)
Commerciale (C)
Agricola (A)
91
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
C’è da precisare che non tutte le pos- duata da un raggio compreso tra 1 e 5
sibili combinazioni tra tipo di stazione, chilometri. L’unica presente nella rete
tipo di area e caratteristiche dell’area di monitoraggio campana è la NA01
sono realistiche e, quindi, non real- ubicata presso l’Osservatorio astrono-
mente utilizzabili. mico di Capodimonte. Gli inquinanti e
La Stazione di traffico è situata in posi- i parametri monitorati sono i seguenti:
zione tale che il livello di inquinamen- biossido di zolfo (SO2), ossido di carbo-
to sia influenzato prevalentemente nio (CO), polveri totali (PM10), ossidi di
da emissioni provenienti da strade li- azoto (NO, NO2, NOx), ozono (O3), me-
mitrofe (Decisone 2001/752/CE) ed è teo - direzione del vento (DV), velocità
ubicata in aree caratterizzate da note- del vento (VV), temperatura (T), pres-
voli gradienti di concentrazione. sione atmosferica (PA), umidità relati-
La Stazione di background (fondo) è va (UR), radiazione solare (RS), pioggia
situata in posizione tale che il livello di (pluv).
inquinamento non sia prevalentemen- Stazioni di traffico urbane (TU). Sono
te influenzato da una singola fonte o stazioni urbane localizzate in aree con
da un’unica strada, ma dal contributo forti gradienti di concentrazione degli
integrato di tutte le fonti sopravvento inquinanti. A titolo indicativo si può
alla stazione (Decisone 2001/752/CE). consigliare che l’area di rappresentati-
Le stazioni, tuttavia, non sono diretta- vità sia almeno pari a 200 metri qua-
mente influenzate da emissioni dirette dri, anche se sarebbe più opportuno
locali di tipo industriale e di traffico. descriverla in funzione della lunghezza
Il raggio dell’area di rappresentatività della strada. Devono essere ubicate a
delle stazioni di background è variabi- 4 metri dal bordo stradale più vicino e
le in un intervallo tra 100 metri e 500 ad almeno 25 metri da incroci, sema-
chilometri, a seconda della tipologia fori, fermate autobus. Il documento
dell’area nella quale la stazione è in- “Recommendations on the review of
serita. Council Directive 1999/30/EC- Draft
La Stazione industriale è situata in 11-05-2004” raccomanda poi che, per
posizione tale che il livello di inquina- materiale particolato e piombo, le sta-
mento è influenzato prevalentemente zioni da traffico non siano più lontane
da singole fonti industriali o zone indu- di 10 metri dal bordo della strada.
striali limitrofe (Decisone 2001/752/ Le stazioni presenti sulla rete campana
CE). L’area di rappresentatività non è e classificate in base a questa tipologia
elevata e, generalmente, è individua- sono 15, cosi distribuite:
ta da un raggio compreso tra 10 e 100 2 per la sottorete di Avellino (AV41,
metri (area superiore a 300 m²). Scuola V Circolo e AV42, Ospedale
In Campania le stazioni hanno la se- Moscati)
guente localizzazione: 2 per la sottorete di Benevento (BN31,
Stazioni di background suburbano Ospedali Civili Riuniti e BN32, Via Flo-
(BS). Stazioni usate per monitorare i ra)
livelli medi d’inquinamento all’inter- 2 per la sottorete di Caserta (CE51, Isti-
no d’aree suburbane (tessuto urbano tuto Manzoni e CE52, Scuola De Ami-
discontinuo, generalmente paesi limi- cis)
trofi ai capoluoghi di provincia e/o re- 6 per la sottorete di Napoli (NA02,
gione), dovuto a fenomeni di traspor- Ospedale Santobono; NA03, Primo Po-
to provenienti dall’esterno della città liclinico; NA04, Scuola Andrea Doria;
stessa e a fenomeni prodotti all’inter- NA05, Scuola Vanvitelli; NA06, Museo
no della città che si vuole monitorare. Nazionale; NA07, Ferrovie dello Stato)
Sono poste preferibilmente all’interno 3 per la sottorete di Salerno (SA21 -
di aree verdi pubbliche (parchi, impian- Scuola Pastena Monte, SA22, Ospeda-
ti sportivi, scuole) e non direttamente le Via Vernieri; SA23, Scuola Osvaldo
sottoposte a sorgenti d’inquinamento. Conti).
L’area di rappresentatività è indivi- Gli inquinanti e i parametri monitora-
92
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
ti sono i seguenti: frazione respirabile ti sono i seguenti: frazione respirabile
del particolato sospeso (PM10), ossidi del particolato sospeso (PM10), ossidi
di azoto (NO, NO2, NOx), parametri di azoto (NO, NO2, NOx), ozono (O3),
meteo (DV, VV, T, P, UR, RS, pioggia). biossido di zolfo (SO2), idrocarburi vo-
Stazioni di traffico suburbane (TS). latili e parametri meteo (DV, VV, RS).
Trovano ubicazione in zone a elevato Tuttavia la rete di monitoraggio risul-
traffico, per la misura degli inquinanti ta ancora insufficiente per valutare la
emessi direttamente dal traffico vei- qualità dell’aria a livello regionale, in
colare (NO2, CO, polveri, idrocarburi quanto garantisce una certa copertura
volatili). Sono quattro quelle presenti dei capoluoghi di provincia e dell’area
nella rete campana, così suddivise: intorno a Napoli, ma esclude alcuni
2 per la sottorete di Caserta (CE53, comuni con alta densità abitativa ed
Centurano e CE54, Scuola Settembri- elevati flussi di traffico, e le aree a vo-
ni) cazione industriale (distretti industria-
2 per la sottorete di Napoli (NA08, li, aree ASI), che necessiterebbero più
Ospedale Nuovo Pellegrini e NA09, delle altre del monitoraggio di specifi-
ITIS S. Giovanni). ci inquinanti.
Gli inquinanti ed i parametri monitora-
93
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
fetti nocivi diretti sulla salute umana e vi sulla salute umana e sull’ambiente
sull’ambiente nel suo complesso. nel suo complesso, da conseguirsi per
Valore bersaglio. Livello fissato al fine quanto possibile entro un dato perio-
di evitare a lungo termine effetti noci- do di tempo.
SIGLA NO
COMUNE UBICAZIONE PM10 PM2,5 BTX O3 SO2 METEO CO
STAZIONE NO2 - NOX
Avellino Scuola V Circolo AV41 X X X X
Avellino Ospedale Moscati AV42 X X X X X X X
Ospedali Civili
Benevento BN31 X X X
Riuniti
Benevento Via Flora BN32 X X X X X X
Caserta Istituto Manzoni CE51 X X X X
Caserta Scuola De Amicis CE52 X X X X X X
Caserta Centurano CE53 X X X X
Scuola
Maddaloni CE54 X X X X
L. Settembrini
Osservatorio
Napoli NA01 X X X X X X X
Astronomico
Ospedale
Napoli NA02 X X X X X
Santobono
Napoli Primo Policlinico NA03 X X X X X
Napoli Scuola Silio Italico NA04 X X X X X X
Napoli Scuola Vanvitelli NA05 X X X X X X X
Napoli Museo Nazionale NA06 X X X X X X
Ferrovie dello
Napoli NA07 X X X X X X X
Stato
Ospedale Nuovo
Napoli NA08 X X X X
Pellegrini
Napoli ITIS S.Giovanni NA09 X X X X X X
Scuola
Salerno SA21 X X X X
Pastena Monte
Ospedale S. G. Dio
Salerno SA22 X X X X X X X
R. D'Arragona
Tabella 3.4 Scuola
Salerno SA23 X X X
Distribuzione territoriale e Osvaldo Conti
specifiche strumentali della rete di
Totale analizzatori 20 18 8 8 16 2 19 14
qualità dell’aria in Campania
Condizioni meteorologiche
e dispersione degli inquinanti
in atmosfera
Pressoché la totalità dei fenomeni di la superficie terrestre e si estende fino
inquinamento atmosferico avviene a oltre 1 chilometro di altezza.
nella porzione più bassa dell’atmosfe- I più importanti fattori meteorologici
ra chiamata Planetary Boundary Layer che interessano i fenomeni di inquina-
(Strato limite planetario) o PBL. Il PBL mento atmosferico sono:
comprende la parte di troposfera nella • il vento orizzontale (velocità e di-
quale la struttura del campo anemolo- rezione), generato dalla compo-
gico, ossia delle grandezze fisiche utili nente geostrofica e modificato dal
ai fini della modellizzazione del feno- contributo delle forze di attrito
meno atmosferico comunemente de- del terreno e da effetti meteoro-
finito vento, risente dell'influenza del- logici locali, come brezze marine,
94
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
di monte e di valle, e circolazioni decresce con l’altezza più lentamente
urbano-rurali del profilo adiabatico, o addirittura au-
• la stabilità atmosferica, un indica- menta (situazione detta di inversione
tore della turbolenza atmosferica termica), le particelle d’aria sono ini-
alla quale si devono i rimescola- bite sia nei movimenti verso l’alto che
menti dell’aria e quindi il processo verso il basso e la situazione è detta
di diluizione degli inquinanti stabile. Condizioni neutre si verifica-
• la quota sul livello del mare no tipicamente durante le transizioni
• le inversioni termiche che deter- notte-giorno, in presenza di copertura
minano l’altezza del PBL nuvolosa, o con forte vento. Condizio-
• i movimenti atmosferici verticali ni instabili si verificano quando il tra-
dovuti a sistemi baroclini od oro- sporto di calore dal suolo verso l’alto è
grafici. notevole, come accade nelle giornate
La stabilità atmosferica assume un assolate. Le condizioni stabili, che si
ruolo fondamentale nella dispersione verificano tipicamente nelle limpide
degli inquinanti. Nella troposfera la notte continentali con vento debole,
temperatura normalmente decresce sono le più favorevoli a un ristagno e
all’aumentare dell’altitudine. Il profi- accumulo degli inquinanti.
lo di temperatura di riferimento per I più gravi episodi di inquinamento si
valutare il comportamento delle mas- verificano in condizioni di inversione
se d’aria è quello osservato per una termica. In questi casi, infatti, gli in-
particella d’aria che si innalza espan- quinanti emessi al di sotto della quo-
dendosi adiabaticamente. Quando ta di inversione (a meno di possedere
il profilo reale coincide con quello di un’energia meccanica sufficiente a
riferimento, una particella d’aria - a forare l’inversione), non riescono a in-
qualsiasi altezza venga portata - si tro- nalzarsi poiché, risalendo, si trovano a
va in equilibrio indifferente, cioè non essere comunque più freddi e dunque
ha alcuna tendenza né a salire né a più pesanti dell’aria circostante. Le ca-
scendere (atmosfera neutra). Quando ratteristiche dispersive dell’atmosfera
la temperatura decresce con l’altezza sono, quindi, fortemente influenzate
più velocemente del profilo di riferi- dalle condizioni meteorologiche (ta-
mento, le particelle d’aria a ogni quota belle 3.5 e 3.6). La dispersione degli
si trovano in una condizione instabile inquinanti in aria è favorita in situazio-
perché, se vengono spostate sia verso ni caratterizzate da venti di intensità
il basso che verso l’alto, continuano il moderata o forte o con presenza di
loro movimento nella medesima dire- precipitazioni, mentre risulta forte-
zione allontanandosi dalla posizione mente limitata in condizioni di inver-
di partenza. Se, invece, la temperatura sione termica o di venti deboli.
SITUAZIONE CONDIZIONI
95
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
MECCANISMO CONDIZIONE SPECIFICHE
Avvezione Operata dal vento dominante
Turbolenta
(soprattutto nelle direzioni trasversali al vento dominante)
Trasporto
Diffusione Molecolare (spesso trascurabile)
Innalzamento per effetto di quantità di monto e galleggiamento
termico dell’emissione (innalzamento pennacchi)
Rimozione secca Sedimentazione e impatto al suolo (soprattutto particolato)
Rimozione Operata da precipitazioni atmosferiche (particolato e gas):
Rimozione umida • rain-out - inglobamento in gocce di pioggia in formazione
Tabella 3.6 • wash-out - inglobamento in gocce di pioggia già formate
Inquinamento atmosferico: Chimica Ossidazioni, riduzioni, neutralizzazioni
meccanismi di trasporto, rimozione Trasformazione
Chimico-fisica Evaporazione, condensazione, sublimazione, nucleazione
e trasformazione
96
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
Figura 3.1
Biossido di azoto: media delle con-
centrazioni medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2005
Figura 3.2
Biossido di azoto: media delle con-
centrazioni medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2006
Figura 3.3
Biossido di azoto: media delle con-
centrazioni medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2007
97
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 3.4
Biossido di azoto: media delle con-
centrazioni medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2008
Figura 3.5
Biossido di azoto: andamento delle
concentrazioni medie annuali
(μg/m3) rilevate dalle reti di
monitoraggio, anni 2005-2008
Figura 3.6
Monossido di carbonio: media delle
concentrazioni medie mensili
(mg/m3) per stazione
di monitoraggio, anno 2005
98
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
Figura 3.7
Monossido di carbonio: media delle
concentrazioni medie mensili
(mg/m3) per stazione
di monitoraggio, anno 2006
Figura 3.8
Monossido di carbonio: media delle
concentrazioni medie mensili
(mg/m3) per stazione
di monitoraggio, anno 2007
Figura 3.9
Monossido di carbonio: media delle
concentrazioni medie mensili
(mg/m3) per stazione
di monitoraggio, anno 2008
99
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 3.10
Monossido di carbonio: andamento
delle concentrazioni medie annuali
(mg/m3)rilevate dalle reti di
monitoraggio, anni 2005-2008
Figura 3.11
PM10 : media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2005
Figura 3.12
PM10 : media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2006
100
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
Figura 3.13
PM10 : media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2007
Figura 3.14
PM10 : media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2008
Figura 3.15
PM10: andamento delle concentra-
zioni medie annuali (μg/m3) rilevate
dalle reti di monitoraggio,
anni 2005-2008
101
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 3.16
Ozono: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2005
Figura 3.17
Ozono: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2006
Figura 3.18
Ozono: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2007
102
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
Figura 3.19
Ozono: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2008
Figura 3.20
Ozono: andamento delle concentra-
zioni medie annuali (μg/m3) rilevate
dalle reti di monitoraggio,
anni 2005-2008
Figura 3.21
Benzene: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2005
103
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 3.22
Benzene: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2006
Figura 3.23
Benzene: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2007
Figura 3.24
Benzene: media delle concentrazioni
medie mensili (μg/m3) per
stazione di monitoraggio, anno 2008
104
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
Figura 3.25
Benzene: andamento delle
concentrazioni medie annuali
(μg/m3) rilevate dalle reti
di monitoraggio, anni 2005-2008
Come evidenziato dai grafici, le critici- a causa delle loro piccole dimensioni,
tà si evidenziano in un trend crescente restano sospese in atmosfera per tem-
essenzialmente per i superamenti di pi più o meno lunghi; tra queste tro-
valori soglia di PM10 (particolato con viamo sostanze diverse come sabbia,
diametro aerodinamico inferiore a 10 ceneri, polveri, fuliggine, sostanze sili-
μm): con il termine particolato (parti- cee di varia natura, sostanze vegetali,
culate matter, PM) o polveri totali so- composti metallici, fibre tessili naturali
spese (PTS) si fa riferimento all’insie- e artificiali, sali, elementi come il car-
me di particelle disperse in atmosfera, bonio o il piombo.
solide e liquide. In base alla natura e alle dimensioni
Richiamiamo alla mente alcune infor- delle particelle possiamo distinguere:
mazioni relative al particolato: il par- gli aerosol, le foschie, le esalazioni, il
ticolato è costituito da una complessa fumo, le polveri (vere e proprie), le
miscela di sostanze, organiche e inor- sabbie.
ganiche, allo stato solido o liquido che,
105
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Il particolato può essere suddiviso, ol- forma finale da sorgenti identificabili.
tre che in funzione delle particelle che Esso sarà, dunque, molto concentrato
lo compongono, anche e soprattutto, nell’aria immediatamente circostante
in base ai processi che lo hanno gene- il suo punto di emissione.
rato; infatti, grazie a questa seconda Al contrario, il particolato secondario
metodologia, il particolato atmosferi- è costituito dagli aerosol, contenenti
co è suddiviso in particolato primario quasi esclusivamente particelle fini
e secondario. dal diametro inferiore a 1 μm, che si
Il particolato primario è costituito da generano dalla conversione dei gas in
particelle, sia fini che grossolane, ori- particelle solide. Il particolato secon-
ginatesi direttamente - da processi dario, infatti, si forma grazie a processi
meccanici di erosione, dilavamento di condensazione di sostanze a bassa
e rottura di particelle più grandi, da tensione di vapore, precedentemente
processi di evaporazione dello spray formatesi attraverso evaporazione ad
marino in prossimità delle coste, da alte temperature, o grazie a reazioni
processi di combustione - ed emesse chimiche tra inquinanti primari allo
in atmosfera direttamente nella sua stato gassoso presenti in atmosfera.
106
CAPITOLO 3 - Qualità dell’aria
Piante con rami densi, fogliame fitto e pendolari (essenzialmente i collega-
foglie numerose e rugose o frastagliate menti intermodali nel flusso verso i
hanno un elevatissimo effetto filtrante capoluoghi), il rinnovamento del parco
e di abbattimento delle polveri. veicolare convenzionale (passeggeri e
Le principali strategie da adottare per merci).
la riduzione delle pressioni generate Quanto sopra citato riveste, lapalissia-
dai trasporti, riguardano aspetti qua- namente, un carattere sovralocale e
li: il miglioramento della mobilità ur- comporta la concertazione coordinata
bana attraverso il potenziamento del tra Regione, Provincia e singolo Comu-
sistema ferroviario, la mobilità dei ne.
107
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
INQUINAMENTO
ACUSTICO
Inquinamento acustico
4
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Inquinamento acustico
Giuseppe D’Antonio, Luigi Cappella, Nicola Barbato, Rocco De Pascale,
Giovanni Improta, Felice Nunziata, Claudio Scotognella
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico
Generalità
Il suono è così diffuso nella vita di ogni me di azioni e adempimenti spettanti
giorno, che spesso trascuriamo i suoi ai soggetti coinvolti, siano essi pubblici
effetti. Esso è in genere piacevole, ad o privati.
esempio quando ascoltiamo la musi- La serie di azioni previste può esse-
ca, il canto degli uccelli o, comunque, re schematizzata in quattro momenti
utile rendendo possibile la comunica- principali:
zione verbale e richiamando la nostra • Pianificazione, attraverso l’adozio-
attenzione con il campanello di casa ne da parte dei Comuni del Piano
o con segnali di allarme. Il suono può di classificazione acustica
però divenire molesto, sgradevole ed • Prevenzione, mediante gli stru-
indesiderato; si tramuta in “rumore” menti della Valutazione di impatto
e può produrre nell'organismo effetti ambientale, della Valutazione di
altamente nocivi. È un rischio per la impatto acustico e della Valutazio-
salute, intesa non soltanto come “ma- ne di clima acustico
lattia” in caso di vera e propria lesione • Vigilanza e controllo, tramite spe-
dell’apparato uditivo per esposizione cifici dispositivi sanzionatori e pre-
ad elevati livelli di rumore, ma anche scrittivi
con un significato più ampio di dimi- • Risanamento, attraverso i Piani di
nuito benessere anche definito come risanamento acustico.
annoyance1. Il susseguirsi dei decreti nel corso de- (1) Sentimento di scontentezza riferito
al rumore, che l’individuo sa o crede
Noi viviamo oggi immersi in una atmo- gli anni, ha creato non poche difficol- possa agire su di lui in modo negativo
sfera rumorosa che rappresenta in pra- tà nell’interpretazione e nella piena
tica la “colonna sonora”, il sottofondo attuazione degli obiettivi di legge. Un
costante alle nostre attività quotidiane ulteriore elemento di criticità è emer-
(spesso anche del nostro riposo) e, al so a seguito dell’emanazione della Di-
contempo, uno dei fattori di degrado rettiva europea 2002/49/CE, relativa
della qualità della vita. alla determinazione e alla gestione
Il compositore canadese Raymond del rumore ambientale, recepita dal
Murray Schafer coniò per primo D.Lgs. n. 194/2005, e alla conseguente
l'espressione “paesaggio sonoro” (tra- sovrapposizione degli indirizzi norma-
duzione dall'inglese soundscape) in- tivi comunitari con quelli nazionali già
tendendo, nelle parole, «un qualsiasi previsti.
campo di studio acustico [...], una com- Nel “Libro Verde sulle politiche future
posizione musicale, un programma ra- in materia di inquinamento acustico”
dio o un ambiente». La definizione di la Commissione europea ha definito
“paesaggio sonoro” quale elemento di il rumore ambientale come uno dei
qualità ambientale ben si adatta a in- maggiori problemi ambientali in Eu-
tegrare con pari dignità la componen- ropa. Di conseguenza, con la Direttiva
te visiva a quella acustica. 2002/49/CE si propone di gettare le
Il quadro normativo in materia di in- basi affinché possano essere intra-
quinamento acustico, costituito dalla prese misure e iniziative specifiche da
Legge quadro n. 447/1995 e dai rela- inserire nelle successive direttive sul
tivi disposti attuativi, è mirato a una contenimento del rumore ambienta-
completa regolamentazione dei diffe- le, poiché nell’ambito della politica
renti aspetti connessi alla tematica, ed comunitaria si intende conseguire un
è organizzato in modo tale da discipli- elevato livello di tutela della salute e
nare e gestire le problematiche con- dell’ambiente. Attraverso tale stru-
nesse con l’inquinamento acustico di mento normativo è stato introdotto
origine ambientale, tramite un insie- l’obbligo per gli stati membri di avviare
111
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
un processo di gestione e di conteni- dei piani d’azione, l’informazione e la
mento dell’inquinamento acustico at- partecipazione del pubblico.
traverso tre momenti fondamentali: la L’integrazione e l’armonizzazione della
conoscenza del grado di inquinamen- normativa europea con quella nazio-
to acustico e del numero di persone nale sarà oggetto di specifici decreti,
esposte al rumore, la predisposizione allo stato attuale ancora non emanati.
D.Lgs n. 194/2005 - Attuazione della Direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del
rumore ambientale
DPR n. 142/04 - Disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico derivante
dal traffico veicolare
Figura 4.1
Traffico aeroportuale , numero
di movimenti (Fonte: Aeroporto
Internazionale di Napoli Capodichino)
112
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico
Analizzando il trend di questo indica- lioni di chilometri percorsi) mostra un
tore (i dati si riferiscono all’Aeroporto trend pressoché costante in entram-
internazionale di Napoli Capodichino) bi i casi nel quadriennio 2005-2008.
si evidenzia una crescita nel 2006, ri- In particolare, dopo una crescita nel
spetto all’anno precedente, del 6,4%; 2006 rispetto all’anno precedente su-
analogamente nel 2007 del 17,2% per periore al punto percentuale (Tangen-
poi diminuire nel 2008 del 5,2% (figura ziale +1,4%; Autostrada A3 +2,9%),
4.1). nel 2007 questa crescita si è ridotta a
Per le infrastrutture stradali sono stati meno di un punto percentuale (+0,6%
analizzati dati relativi a due importanti e 1%) per poi portarsi in “area” nega-
arterie viarie della regione Campania: tiva (-1,5% e -0,4%) nel 2008 (figura
la Tangenziale di Napoli e l’Autostrada 4.2).
A3 Napoli-Salerno. L’indicatore (mi-
Figura 4.2
Traffico veicolare, milioni di chilometri
percorsi (Fonte: Tangenziale di Napoli
e Autostrade Meridionali)
Figura 4.3
Confini del Compartimento di Napoli
di Rete Ferroviaria Italiana (RFI)
113
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 4.4
Traffico ferroviario, chilometri
percorsi dai convogli (Fonte: RFI
Compartimento di Napoli)
Figura 4.5
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Avellino
Figura 4.6
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Benevento
Figura 4.7
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Caserta
115
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 4.8
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Napoli
Figura 4.9
Numero di attività di controllo effet-
tuate da Arpac su esposto, provincia
di Salerno
Figura 4.10
Attività di controllo su esposto:
percentuale di superamento dei limiti
normativi
116
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico
In figura 4.11, che riporta il numero di ultimi mesi del 2008 si è registrato un
pareri emessi per anno, si nota il calo aumento notevole di richieste di pa-
nel corso dell’anno 2008. Dallo studio reri per impianti fotovoltaici ed eolici;
dei singoli progetti emerge, però, che in particolare gli impianti fotovoltaici
per gli impianti eolici vi è un aumen- hanno raggiunto per il numero di ri-
to di potenza della singola macchina, chieste quelli eolici, anche se difficil-
da una media di 1,5 MW a 2,5 MW. mente si avrà il superamento in termi-
Analogamente, gli impianti fotovoltai- ni di potenza totale installata. Discorso
ci in autorizzazione sono cresciuti di a parte vale per le biomasse, in quanto
dimensioni passando mediamente da nel corso del 2008 è cambiato l’iter di
1 MW a 2 MW con punte di 24 MW. autorizzazione: infatti, ad oggi, gli im-
Quasi tutti gli impianti a biomassa pianti inferiori a 5 MW a olio vegetale
hanno potenze al di sotto del mega- non necessitano più di autorizzazione
watt, con l’unica eccezione di un im- regionale, ma di semplice Dia (Denun-
pianto di 18 megawatt. Nel corso degli cia di inizio attività) comunale.
Figura 4.11a
Numero di pareri tecnici preventivi
rilasciati da Arpac – Cria
Figura 4.11b
Percentuale di pareri tecnici preventi-
vi rilasciati da Arpac – Cria
117
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
SCHEDA TEMATICA
FONTI ENERGETICHE RINNOVABILI
Le tecnologie mature per la produzione di energia da fonti rinnovabili per le quali Arpac è
chiamata a rilasciare pareri tecnici preventivi sono essenzialmente:
• solare fotovoltaico
• eolico
• biomasse
• geotermia
• idroelettrico
Figura 4.12
Comuni con Piano di classificazione
acustica (Fonte: Regione Campania,
aggiornamento al 04/06/2003).
119
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 4.13
Città di Napoli: valori medi di rumore
(dB) registrati in giorni feriali
120
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico
Figura 4.14
Città di Napoli: valori medi di rumore
(dB) registrati durante i sabato
Figura 4.15
Città di Napoli: valori medi di rumore
(dB) registrati durante le domeniche
121
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Dalla tabella 4.13 alla 4.15 si evince regolatore generale, in base alla Legge
che nei giorni feriali nel periodo diur- n. 447 del 26 ottobre 1995.
no i livelli si attestano nella stragrande Come già sottolineato, il Piano costitui-
maggioranza delle zone in questione sce uno degli strumenti di riferimento
tra i 70-75 dB; nel periodo notturno, per garantire la salvaguardia ambien-
invece, si registrano valori compresi tale e per indirizzare le azioni idonee
tra i 62-67 dB ad eccezione della zona a riportare le condizioni di inquina-
Porto dove è stato rilevato un livello mento acustico al di sotto dei limiti di
sonoro medio di 72 dB, molto proba- norma. Tale necessità nasce dalla cir-
bilmente legato al traffico veicolare costanza che a Napoli, come negli altri
intenso anche in orari notturni. Nel contesti urbani e metropolitani del no-
fine settimana, l’afflusso maggiore di stro Paese, l’aumento delle emissioni
veicoli verso le zone con una elevata sonore - legate alle attività produttive
concentrazione di esercizi commercia- e alla motorizzazione di massa - la for-
li e/o di intrattenimento si riflette in un mazione di agglomerati urbani a ele-
aumento dei livelli di rumore in alcune vata densità di popolazione e le carat-
fasce orarie. teristiche dei manufatti edilizi hanno
Si riporta in figura 4.16 una mappa determinato livelli di inquinamento
della zonizzazione acustica del comu- acustico tali da far assumere al feno-
ne di Napoli. Il Piano di zonizzazione meno carattere di emergenza.
acustica è stato approvato con delibe- Per maggiori informazioni si può far
razione del Consiglio comunale n. 204 riferimento al sito del comune di Na-
del 21 dicembre 2001 e integra il Piano poli.
Figura 4.16
Zonizzazione acustica del comune
di Napoli
122
CAPITOLO 4 - Inquinamento acustico
una pianificazione tale da minimizzare ni di risanamento attraverso specifici
gli impatti delle attività antropiche. In piani.
altre parole, non sono stati ancora, Non è raro che l’insufficiente azione di
così come prescritto dalla normativa “filtraggio”, attraverso preventivi con-
vigente, elaborati e adottati i piani di trolli amministrativi e/o sopralluoghi
classificazione acustica (zonizzazione) da parte di enti e autorità pubbliche,
del territorio. A questo si aggiunga che comporti richieste di controlli stru-
talvolta le amministrazioni, in fase di mentali non sempre necessarie. Que-
rilascio delle autorizzazioni, non utiliz- sto modo di procedere porta a non
zano gli strumenti della prevenzione avere informazioni corrette per poter
quali la Valutazione di impatto acusti- gestire le priorità e pianificare di con-
co e la Valutazione di clima acustico. seguenza gli interventi, anche in fun-
La valutazione di impatto acustico am- zione delle limitate risorse disponibili
bientale è regolata dalla Legge n. 447 comparate ad un territorio così forte-
del 26 ottobre 1995, la quale viene ap- mente antropizzato.
plicata per tutte le attività potenzial- La conformazione urbanistica del terri-
mente rumorose ed è imposta anche torio regionale e, in particolare, quella
se un esercizio commerciale possiede della provincia di Napoli, sviluppata
soltanto un frigorifero o un condizio- senza una adeguata pianificazione,
natore. Il clima acustico è inteso come ha determinato una serie di criticità
una valutazione dello stato dei valori difficilmente risolvibili. Si evidenzia la
di rumore, presenti sul territorio pri- presenza di assi viari di estrema im-
ma che sia realizzata l’opera, al fine portanza sorti a ridosso di quartieri ad
di verificare l'ottemperanza di detti elevata densità abitativa. In altri casi,
valori con quelli definiti dal DPCM del si è costruito viceversa a ridosso delle
14 novembre 1997, relativamente alla infrastrutture stradali, senza conside-
classe d'uso del territorio. rare le previste fasce di rispetto impo-
Da quanto premesso si evince che l’ef- ste dalla normativa vigente. A quanto
ficacia delle azioni di vigilanza e con- detto si aggiunge una non adeguata
trollo - e la conseguente applicazione manutenzione del fondo stradale, che
di specifici dispositivi sanzionatori e determina un incremento rilevante del
prescrittivi - è compromessa. Analo- rumore già prodotto dai veicoli.
ghe difficoltà si riscontrano nelle azio-
123
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
CAMPI
ELETTROMAGNETICI
Campi Elettromagnetici
5
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Campi elettromagnetici
Giuseppe D’Antonio, Nicola Barbato, Rocco De Pascale, Giovanni Improta,
Claudio Scotognella
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici
Generalità
Nell’ambito delle problematiche di sa- internazionale.
nità pubblica poste dall’inquinamento A fronte di una rete di controllo tec-
ambientale, il tema dell’esposizione ai nica ormai pienamente consolidata,
campi elettromagnetici (cem) rappre- quindi, si registra la necessità di ren-
senta una questione prioritaria per dere più efficace la comunicazione sul
due principali motivi. tema, anche attivando più adeguati e
In primo luogo, la crescente domanda costanti percorsi di condivisione infor-
di energia elettrica e di diffusione del- mativa con gli organi di stampa, che
la conoscenza, della scienza, delle tec- rappresentano un importante punto
nologie, dell’informazione legata alla di mediazione tra la conoscenza tec-
vita in generale della nostra società, nica e le comunità locali. Sebbene nel
unitamente al progresso tecnologico, 2008 si sia registrato un deciso de-
ha prodotto un aumento considere- cremento degli articoli di stampa su
vole del fabbisogno di energia elet- questo tema, persiste nelle comunità
trica e, soprattutto negli ultimi anni, un’immagine negativa, uno stato di
di impianti di telecomunicazione. Da timore che provoca un aumento del-
tale richiesta è conseguito un naturale le richieste di attività di controllo da
incremento dei sistemi e delle infra- parte di singoli e di associazioni, i cui
strutture elettriche ed elettroniche. Il esiti strumentali, in massima parte,
ricorso di massa all’utilizzo di tali dispo- dimostrano la persistenza di atteggia-
sitivi, fondati sulla propagazione libera menti allarmistici non sempre giusti-
e guidata dei campi elettromagnetici, ficati. Così, ad esempio, di fronte al
ha innalzato il livello del campo elet- moltiplicarsi di sorgenti di campi elet-
tromagnetico nell’ambiente rispetto al tromagnetici nell’ambiente, sono stati
fondo naturale esistente. coniati termini come “inquinamento
Parallelamente al crescere del nu- elettromagnetico” ed “elettrosmog”,
mero delle sorgenti e alla diffusione che possono alimentare equivoci e fa-
dell’informazione, è cresciuta anche vorire ulteriormente le già consistenti
la sensibilità e la preoccupazione della paure e le polemiche che si sono crea-
popolazione, relativamente ai possibili te intorno al fenomeno.
effetti sulla salute dell’esposizione pro- Di fronte a dati scientifici incerti, e
lungata a sorgenti di campi elettroma- comunque tali da non escludere ef-
gnetici. Il rischio dovuto all’esposizione fetti sulla salute, una corretta “comu-
cronica ai cem è avvertito soprattutto nicazione del rischio” (ambientale o
perché i campi sono invisibili, imma- sanitario), che consiste nello scambio
teriali e impercettibili, di conseguen- di informazioni tra pubbliche ammini-
za, non quantizzabili nell’immediato. strazioni, industrie, comunità scientifi-
Inoltre, le conoscenze specifiche su che, mezzi di comunicazioni di massa,
tali fenomeni e sulle tecniche di utiliz- esperti, cittadini, è elemento fonda-
zo delle tecnologie ingegneristiche alla mentale per ristabilire un rapporto di
base dell’uso dei campi elettromagne- fiducia e credibilità tra cittadini e isti-
tici, non sono note alla maggior parte tuzioni.
della popolazione. Ciò ha comportato Per le ragioni indicate appare evi-
una conseguente diffidenza anche ver- dente l’importanza del ruolo che ri-
so le rassicurazioni provenienti dagli veste l’Agenzia regionale protezione
studi sperimentali ed epidemiologici ambientale Campania, che ha molti
sugli effetti biologici e, quindi, sui ri- e complessi compiti istituzionali con-
schi sanitari dei campi elettromagne- nessi alle funzioni di protezione e ri-
tici, forniti dalla comunità scientifica sanamento ambientale: controllo del
127
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
rispetto delle normative vigenti, sup- Viceversa dall’aumento di impianti per
porto tecnico-scientifico agli enti loca- telefonia mobile, innanzitutto, e dal
li, erogazione di prestazioni analitiche riammodernamento e implementa-
e strumentali, realizzazione di un siste- zione tecnologica degli apparati per
ma informativo ambientale, attività di la radiodiffusione digitale, dal ricor-
ricerca e informazione. so a sistemi wireless, del tipo Wi-Fi e
In questo quadro è opportuno in prima Wi-Max (alta frequenza), è conseguita
battuta analizzare l’incremento del nu- una crescita evidente nel numero di
mero di sorgenti sia a bassa frequenza, impianti e siti di installazione di appa-
sia ad alta frequenza. È possibile però rati, come emerge dall’analisi dei dati
distinguere diversi scenari nell’evolu- in nostro possesso.
zione dei due ambiti succitati. Infatti, La descrizione dello stato elettroma-
l’incremento e l’aggiornamento della gnetico dell’ambiente è rappresentato
rete e dei sistemi di generazione, tra- da una serie di indicatori che riassumo-
sformazione, trasporto e distribuzione no in modo sintetico lo stato e le pres-
di energia elettrica (bassa frequenza) sioni ambientali attraverso il numero
si innescano in un tessuto impiantisti- di sorgenti di campi elettromagnetici
co già adeguato progressivamente nei presenti sul territorio e le risposte del-
decenni alle esigenze delle nostre le istituzioni regionali alle criticità in
realtà e quindi, in termini di trend di termini di monitoraggi e controlli. Per
crescita nei parametri individuabili ne- un quadro completo di tali attività e dei
gli indicatori che ne caratterizzano lo relativi riferimenti normativi si può far
stato, sono riscontrabili poche signifi- riferimento ai dati pubblicati negli “An-
cative differenze con il recente passa- nuari dei dati ambientali” e al “Rappor-
to. to sugli agenti fisici” editi da Arpac.
Sorgenti e controlli
Analizzando in primo luogo i dati re- incremento abbastanza lineare del nu-
lativi alle sorgenti in radiofrequenza, mero di impianti nell’ultimo decennio,
nella figura 5.1 è riportato il numero dovuto al completamento della rete a
degli impianti di telefonia mobile in- celle con tecnologia GSM e più di re-
stallati sul territorio della Campania. cente all’implementazione sul territo-
Come premesso, è facile ravvisare un rio della tecnologia UMTS.
Figura 5.1
Numero di impianti per telefonia
mobile nel periodo 2001-2008
(Fonte: Gestori di telefonia mobile)
128
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici
Nella valutazione del numero di siti e e bassa tensione (< 40 kV), che rappre-
impianti dedicati ad apparati radiote- sentano lo stato finale del processo
levisivi non si rilevano, invece, grandi di produzione, trasmissione e distri-
variazioni nell’arco dell’ultimo decen- buzione dell’energia elettrica e sono
nio, vista la sostanziale copertura del presenti, quindi, con una densità, sul
territorio - già realizzata nei decenni territorio, nettamente maggiore ri-
passati - e stante l’indisponibilità di spetto alle linee a tensione più elevata
nuove frequenze. Di contro è previsto (i chilometri di linee con tensione > 40
per il secondo semestre del 2009 un kV rappresentano circa il 4% del tota-
cambiamento radicale dell’impiantisti- le). Se si analizzano in dettaglio i dati,
ca in Campania, a seguito dello switch- rapportando lo sviluppo in chilometri
off (spegnimento) delle televisioni con di linee elettriche alle superfici regio-
tecnologia analogica, a vantaggio dei nale e provinciali, emerge un quadro
sistemi digitali. Il metodo digitale sfrut- chiaro, che probabilmente costituisce
terà le stesse frequenze, ma in modo un’eccezione sul territorio nazionale.
più efficiente: in altre parole a parità Dalla conformazione urbanistica del-
di banda di trasmissione si avranno a la provincia di Napoli, dove sono stati
disposizione più canali, con riduzione costruiti nel corso dei decenni edifici e
della singola potenza irradiata dai di- abitazioni senza un adeguato piano di
spositivi per ogni singolo canale. urbanizzazione, emerge un dato certo:
L’analisi dei dati relativi alle sorgenti in in presenza di un territorio limitato vi-
bassa frequenza negli ultimi anni evi- vono circa tre milioni di abitanti e i co-
denzia una sostanziale stazionarietà muni della provincia sono ai primi po-
dello sviluppo delle linee elettriche, sti in Europa per densità abitativa. In
se si eccettuano pochi interventi di questo tessuto urbanistico, in cui spes-
interramento di linee e deviazioni esi- so erano già preesistenti linee elettri-
stenti, spesso realizzati per soddisfare che a varie tensioni, sono stati edificati
le richieste di enti locali, a protezione fabbricati a distanze anche minime dai
di siti sensibili o per la realizzazione tralicci e dai cavi elettrici. Non è raro
di infrastrutture. Quindi, nelle tabelle trovare strade che si sviluppano al di
5.1, 5.2 e 5.3 si riportano le lunghezze sotto o nelle immediate vicinanze di
delle linee elettriche esistenti al 2007 campate di linee elettriche, con la na-
- in valore assoluto e in rapporto alla turale conseguenza di abitazioni ai lati
superficie territoriale - e il numero di o sottostati le linee, in totale difformi-
stazioni di trasformazione e di cabine tà dalle attuali normative sulle fasce di
primarie. La maggior parte della rete rispetto.
regionale è costituita da linee a media
L L/Sa
Provincia <40 kV 40-150 kV 220 kV 380 kV <40 kV 40-150 kV 220 kV 380 kV
-1
Km Km
Avellino 11.250 190 0 121 83 1 0 1
Benevento 9.912 307 0 94 73 2 0 1
Caserta 17.200 404 155 250 126 3 1 2
Tabella 5.1
Napoli 22.643 417 290 21 167 3 2 0 Lunghezza (L) delle linee elettriche,
diversificate per tensione, in valore
Salerno 20.697 584 200 198 152 5 2 1
assoluto e normalizzata alla superficie
CAMPANIA 81.702 1.902 645 684 601 14 5 5 (S) regionale, anno 2007
a 2
– Km di linea per 100 Km di territorio (Fonte: Terna, Enel)
129
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
L L/Pa
Provincia <40 kV 40-150 kV 220 kV 380 kV <40 kV 40-150 kV 220 kV 380 kV
Km Km-1
Avellino 11.250 190 0 121 402.9 6.8 0.0 4.3
Benevento 9.912 307 0 94 478.6 14.8 0.0 4.5
Caserta 17.200 404 155 250 651.8 15.3 5.9 9.5
Tabella 5.2 Napoli 22.643 417 290 21 1933.6 35.6 24.8 1.8
Lunghezza (L) delle linee elettriche,
diversificate per tensione, in valore Salerno 20.697 584 200 198 420.5 11.9 4.1 4.0
assoluto e normalizzata alla superficie CAMPANIA 81.702 1.902 645 684 601.0 14.0 4.7 5.0
(P) provinciale, anno 2007
a
(Fonte: Terna, Enel) – Km di linea per 100 km2 di territorio
In questo panorama di notevole com- Nelle figure 5.2, 5.3, 5.4 e 5.5 viene
plessità, si inserisce l’attività di con- mostrata la costante attività di ispe-
trollo dell’Agenzia. È evidente che la zione dell’Agenzia attraverso il nu-
situazione territoriale, particolarmen- mero di controlli sperimentali svolti
te critica nella provincia di Napoli, ha dal 2003 al 2007, richiesti sia da enti
comportato un ricorso continuo a ri- pubblici sia da autorità giudiziarie e
chieste di controlli strumentali da par- di polizia. In questi dati sono inseri-
te della popolazione. In quest’ultimo ti anche i controlli in alta frequenza
decennio sono state intensificate le effettuati con centraline di monito-
attività di verifica puntuale e le attività raggio in continuo, che permettono
di monitoraggio in continuo dei campi di stimare l’andamento del campo
elettromagnetici, anche con l’utilizzo elettromagnetico su archi tempora-
di nuova strumentazione acquisita con li lunghi (diverse settimane). Ciò ha
progetti POR e progetti nazionali. Con- permesso di rassicurare le popolazio-
siderati i limiti normativi nazionali, che ni sulla validità dei rilievi puntuali e
comunque rappresentano target am- di fornire un’informazione più com-
bientali tra i più cautelativi al mondo, pleta.
tenuto conto anche delle raccoman- Attraverso i grafici a classi, che ripor-
dazioni dell’Organizzazione mondiale tano i valori misurati in percentuale
della sanità, emerge un quadro abba- sia in alta che in bassa frequenza dei
stanza rassicurante, se si escludono campi, emerge che la maggior par-
poche isolate situazioni locali di critici- te delle misure effettuate fornisce
tà. Con un discorso a parte sarà oppor- valori ben al di sotto delle soglie di
tuno analizzare le situazioni di criticità rischio fissate dalla legge. La materia
rappresentati dai “siti caldi RTV”, che è regolamentata dalla Legge quadro
del resto già la normativa regionale in- n. 36/2001 e dai DPCM dell’8 Luglio
dividua come situazioni da risanare at- 2003, che fissano i limiti di esposizio-
traverso adeguati piani di risanamento ne a 20 V/m per E (campo elettrico) e
e delocalizzazione. Data la complessi- 100 μT per B (induzione magnetica)
tà delle attività e dei provvedimenti da per aree adibite a permanenze infe-
attuare, tali interventi richiedono tem- riori a 4 ore, mentre stabiliscono per
pi di attuazione sul lungo periodo. aree adibite a permanenze superiori
130
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici
a 4 ore, rispettivamente, i valori di at- e gli obiettivi di qualità in 6 V/m per E
tenzione in 6 V/m per E e 10 μT per B e 3 μT per B.
Figura 5.2
Numero di controlli sperimentali per
gli impianti a radiofrequenza, periodo
2003-2007
Figura 5.3
Classe dei valori di campo elettrico
E (V/m) per i controlli sperimentali a
radiofrequenza, periodo 2003-2007
Figura 5.4
Numero di controlli sperimentali
per gli impianti a bassa frequenza,
periodo 2003-2007
131
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 5.5
Classe dei valori di induzione
magnetica B (μT) per i controlli
sperimentali a bassa frequenza,
periodo 2003-2007
Monitoraggi in continuo
Tra le attività rilevanti da segnalare, va conclusioni relative alle misure pun-
ricordata la campagna di monitoraggio tuali, che evidenziano alcune criticità
condotta con un sistema di monitorag- unicamente per gli apparati radiotele-
gio distribuito di campi elettromagne- visivi. Tuttavia l’esigenza di rassicurare
tici ambientali composto da centraline la popolazione ha portato all’utilizzo
di controllo in continuo, ricollocabili, di tali centraline anche per monitora-
controllate in remoto via GSM, ali- re siti sensibili e dare evidenze chiare
mentate da batterie e pannelli solari, dell’assenza di valori misurati dei cem
dotate di sensore di campo elettrico a che destassero preoccupazione. Di
tre bande nell’intervallo di frequenza seguito si riportano, in tabella 5.4, i
100 KHz - 3 GHz. Così come eviden- dati relativi al numero di siti monito-
ziato dalle misure puntuali, sono stati rati nelle varie province, discriminati
effettuati monitoraggi in siti critici per per tipologie (scuole, edifici e/o luoghi
avere un’analisi più completa ed esau- pubblici, abitazioni private) e, in figura
stiva. Anche i dati delle campagne di 5.6, la cartografia della regione con la
monitoraggio hanno confermato le segnalazione dei siti di monitoraggio.
133
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 5.6
Siti dei monitoraggi in continuo dei
campi elettromagnetici generati da
sorgenti a radiofrequenza in
Campania nel periodo 2006-2008
134
CAPITOLO 5 - Campi Elettromagnetici
rilevare con le sole misure manuali. dotando di un catasto delle sorgenti,
Allo scopo di avere una mappatura omogeneizzando il proprio database
delle sorgenti di campo elettromagne- a quello nazionale. Con tale attività si
tico regionale, come previsto dalle leg- potrà migliorare l’attività di controllo.
gi nazionale e regionale, Arpac si sta
136
RADIAZIONI
IONIZZANTI
Radiazioni ionizzanti
6
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Radiazioni ionizzanti
Nicola Adamo, Maria Rosaria Della Rocca, Agostino Migliaccio
SCHEDE TEMATICHE
Radon-Prone Areas
Domenico Guida, Michele Guida, Albina Cuomo (Università degli Studi di Salerno,
Facoltà di Ingegneria)
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
Generalità
La radioattività, o decadimento ra- Il loro impiego è quanto mai vasto e
dioattivo, è un fenomeno fisico natu- le relative tecnologie di utilizzazione
rale presente da sempre nell’Univer- sono suddivise in due gruppi:
so e consiste, in via esemplificativa, • tecnologie a scopo pacifico
nell’emissione, da parte di nuclei ato- • tecnologie per uso militare.
mici instabili, di radiazioni ionizzanti I radionuclidi naturali sono diffusa-
(alfa, beta, gamma) per raggiungere mente presenti nell’ambiente, con
uno stato fisico di maggiore stabilità diverse concentrazioni, nelle matrici
energetica. suolo, acqua, aria, vegetali e organismi
Gli elementi radioattivi sono definiti animali.
anche “radionuclidi” proprio a sotto- Fra gli isotopi radioattivi normalmente
lineare che il fenomeno della radioat- presenti in natura occorre menzionare
tività riguarda esclusivamente i nuclei le famiglie dell’Uranio (costituita da 18
degli atomi della materia e che nessun radionuclidi), del Torio (costituita da 12
intervento di tipo chimico è in grado di radionuclidi) e dell’Attinio (costituita
interferire con essa. da 16 radionuclidi), nonché i radionu-
La radioattività è caratterizzata oltre clidi Carbonio-14, Trizio, Potassio-40,
che dalla natura delle radiazioni emes- Berillio-7 e Rubidio-87.
se e dal conseguente meccanismo Particolare attenzione deve essere
di interazione con la materia (che in- prestata a quei materiali che presen-
fluenza le modalità di rilascio di ener- tano un elevato contenuto di radioat-
gia e la capacità di penetrazione nella tività naturale (concentrazione di ra-
materia stessa), mediante due gran- dionuclidi naturali superiore a quella
dezze fisiche: media della crosta terrestre) denomi-
• l’attività di un campione di ma- nati NORM (Naturally Occurring Ra-
teriale radioattivo rappresenta il dioactive Materials) utilizzati in alcune
numero di decadimenti che hanno attività lavorative e ai TENORM (Tech-
luogo nell’unità di tempo e si mi- nological Enhanced Natural Occurring
sura nel Sistema Internazionale in Radioactive Materials), radionuclidi
Becquerel (Bq), uguale a un deca- naturali incrementati da attività tecno-
dimento al secondo logiche, che costituiscono spesso una
• l’emivita o tempo di dimezzamen- delle principali sorgenti di esposizione
to rappresenta il periodo medio della popolazione.
necessario perché decada la metà L’aspetto fondamentale della pro-
degli atomi di un campione puro blematica delle radiazioni ionizzanti
di un isotopo radioattivo e si misu- (radioattività) è rappresentato dalla
ra in secondi. esposizione dell’uomo a sorgenti ra-
I radionuclidi sono generalmente clas- dioattive (aspetti sanitari).
sificati in funzione della “causa” che li Il concetto utilizzato per esprimere
ha prodotti e, pertanto, avremo: il rischio derivante dall’esposizione
• radionuclidi artificiali è quello di “dose efficace”, che tiene
• radionuclidi naturali. conto della quantità di radiazione, del
I radionuclidi artificiali derivano, quale tipo (,,,, n) e della diversa radio-
prodotto diretto o indiretto, dall’im- sensibilità di organi e tessuti. La dose
piego di alcuni materiali a seguito di efficace si misura in Sievert (Sv). Il li-
particolari processi nucleari da parte mite di dose consentito per personale
dell’uomo: si tratta di radioisotopi ge- esposto, impegnato in attività lavorati-
neralmente non presenti in natura o ve, è di 100 mSv su 5 anni consecutivi,
almeno non in quantità apprezzabili. mentre per i cittadini l’esposizione do-
139
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
vuta a radionuclidi artificiali è fissata duale, dato che l’esposizione può pro-
in 1 mSv/anno. trarsi nel tempo, si utilizza il concetto
Per studi statistici ed epidemiologici si di “dose impegnata”, ovvero la dose
fa riferimento, invece, alla “dose col- ricevuta da un organo o da un tessuto
lettiva” espressa in Sievert/uomo, che in un determinato periodo di tempo.
si ottiene calcolando la media su tutte Generalmente gli organi e i tessuti più
le dosi individuali assunte dalle perso- colpiti sono quelli caratterizzati dalle
ne del gruppo di popolazione conside- cellule a rapida proliferazione come,
rato. per esempio, quelle del midollo delle
L’esposizione del corpo umano alle ra- ossa piatte che hanno una funzione
diazioni emesse da sorgenti radioatti- emopoietica.
ve (naturali o artificiali) può avvenire: Il danno derivante da questa esposi-
• in seguito alla permanenza in un zione può essere di tipo somatico o
campo di radiazione ,,, n e si genetico, a seconda che venga colpito
parla allora di esposizione esterna l’individuo irradiato o la sua progenie,
• per ingestione o inalazione di ra- mentre si parla di danni di tipo stoca-
dioisotopi, con conseguente de- stico o deterministico, nel caso in cui
posito in organi e tessuti e, in que- la dose ricevuta sia tale da provocare
sto caso, si parla di esposizione o un danno con probabilità inferiore o
contaminazione interna. uguale all’unità.
Per la valutazione della dose indivi-
Figura 6.1
Dichiarazioni di detenzione di sorgenti
radioattive pervenute per provincia,
anni 2000-2008
141
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 6.2
Dichiarazioni pervenute per tipo di
comunicazione, anni 2000-2008
Figura 6.3
Comunicazioni pervenute per tipo di
attività,anni 2000-2008
142
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
Categoria Definizione Esempi di tipologie Smaltimento
Sorgenti Combustibile
Rifiuti radioattivi Totale
dismesse irraggiato
Regione
Attività Volume Attività Attività Attività
%
(GBq) (m3) (GBq) (TBq) (TBq)
Piemonte 4.606.126 4.473 4.430 272.321 276.932 18,13
Lombardia 53.243 3.245 130.223 3.689 3.872 0,25
Emilia Romagna 1.773 4.091 150 1.240.057 1.240.059 81,18
Toscana 14.503 350 419.000 0 434 0,03
Lazio 50.540 7.974 684.388 4 739 0,05
Campania 425.040 2.840 nd nd 425 0,03
Basilicata 362.326 3.171 22 4.690 5.052 0,33
Molise 46 86 0,3 nd 0,04 3,0E-06
Tabella 6.3
Puglia 238 1.140 1 nd 0,24 2,0E-05 Rifiuti radioattivi, sorgenti dismesse e
Sicilia 0,4 0,2 nd nd 0,001 2,0E-08 combustibile irraggiato: riepilogo per
regione (Fonte: Ispra, dati al dicembre
Totale 5.513.836 27.371 1.238.213 1.520.761 1.527.513 2007)
143
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Secondo le stime di Ispra, i cui dati all’attività di radioattività detenuta da
sono aggiornati al dicembre 2007, il combustibile irraggiato.
totale di attività relativa ai materiali di La quantità di rifiuti radioattivi dete-
origine elettrica (centrali nucleari So- nuti è stimata in circa 2840 m3 (circa il
gin), oppure provenienti dalla ricerca 10% del totale nazionale) per un tota-
in campo energetico (compresi gli im- le di attività di 425.040 GBq.
pianti destinati al riprocessamento del Il problema dello smaltimento dei ri-
combustibile nucleare) o ancora di ori- fiuti radioattivi, in particolare quelli
gine medica o industriale, ammonta a appartenenti alla seconda e terza ca-
1.527.513 TBq. tegoria, non è stato ancora risolto in
Dalla tabella si può osservare che in Italia, dato che sono disseminati sul
Campania, nonostante sul territorio territorio nazionale diversi depositi
sia localizzato uno dei quattro impianti temporanei che dovranno successiva-
costruiti per la produzione di energia mente essere trasferiti nel deposito
da processi nucleari (la centrale del geologico nazionale, ancora in fase di
Garigliano, ora in fase di decommissio- individuazione.
ning), non è presente alcun contributo
Concentrazione di attività
di Radon-222 in acque superficiali
e sotterranee
Il Radon-222 (222Rn), di seguito deno- ed è quindi un gas nobile, incolore,
minato per brevità Radon, è un ele- inodore, insapore e quasi inerte; a dif-
mento radioattivo naturale, caratteriz- ferenza degli altri gas nobili, però, ri-
zato da un’emivita, ovvero un tempo sulta essere più pesante, caratterizza-
di dimezzamento, di circa 4 giorni. to dal punto di fusione più elevato e da
Esso possiede numerosi altri isotopi pressione e temperatura critiche mag-
(ben 26), dei quali solo due sono ri- giori. Esso è moderatamente solubile
scontrabili in natura, il Toron (220Rn) in acqua, caratteristica che dipende
e l’Attinon (219Rn). Il Radon discende fortemente dalla temperatura; a una
dal Radio-226 (226Ra, con emivita pari minore temperatura corrisponde una
a 1600 anni), attraverso la catena di maggiore solubilità: per questo moti-
decadimento dell’Uranio-238 (238U), vo può essere assorbito dai flussi idrici
che è uno dei radioisotopi naturali sotterranei che percolano attraverso
più diffusi nella crosta terrestre e che suoli contenenti Radon e, quindi, vei-
costituisce il radionuclide capostipite colato anche a grandi distanze dai luo-
della serie isotopica, con emivita di ghi di produzione. A una temperatura
4,5 miliardi di anni. di 20 oC, il valore del suo coefficiente di
Differentemente dagli altri radioisoto- solubilità in acqua è 0,25: ciò significa
pi della serie dell’238U, il Radon è l’uni- che il Radon “preferisce” distribuirsi
co elemento a essere gassoso in condi- in aria piuttosto che in acqua con un
zioni normali. Lo stesso, inoltre, risulta rapporto di concentrazione aria/acqua
instabile, decadendo in una “progenie di 4 a 1. Per tale motivo, il Radon fuo-
a vita breve” allo stato solido, come riesce con facilità dall’acqua quando
il Polonio-218 (218Po) e il Polonio-214 vi si fa gorgogliare dell’aria, oppure,
(214Po), entrambi di notevole interes- semplicemente, quando la si agita con
se per la radioprotezione. Dal punto vigore. Ciò fa sì che, anche nel caso di
di vista chimico, il Radon appartiene acque sorgive, la maggior parte del Ra-
all’VIII gruppo della Tavola Periodica don si volatilizzi molto velocemente.
144
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
Al contrario, esso è molto solubile nei tà delle misure è mensile, con prelievi
liquidi organici, come nell’olio di oliva, anche quindicinali in tratti campione e
dove il coefficiente di solubilità è pari con afflussi meteorici intensi.
a 29,0 a 18oC. L’ analisi del contenuto in termini di
Il Radon interviene indirettamente concentrazione di attività del Ra-
come indicatore delle falde sotterra- don-222 nelle acque superficiali e il
nee che alimentano pozzi e sorgenti monitoraggio dei valori relativi e del-
sfruttati per fini idropotabili. la loro variabilità nello spazio e nel
Il diverso contenuto in concentrazione tempo costituiscono un formidabile
di Radon fra acque sotterranee e su- strumento di indagine conoscitiva
perficiali consente, infatti, di rilevare per la comprensione della interazione
la presenza di immissione in alveo da fra acque sotterranee e fiume, con-
acque sotterranee anche in assenza di tribuendo, in questo modo, alla defi-
incrementi di portata, nonché di calco- nizione della fascia iporeica e, quindi,
lare altri parametri idrodinamici, quali della interconnessione degli ecosiste-
i tempi di residenza. mi. Questo tipo di monitoraggio risul-
L’indicatore interviene, infine, nella ta ancor più efficace se integrato con
caratterizzazione delle acque costiere, quello chimico-fisico e biologico, in
laddove sono presenti sorgenti costie- quanto contribuisce all’acquisizione
re e sottomarine di grande portata (>1 del quadro complessivo della radioat-
m3/s) collegate sotterraneamente ai tività naturale come agente fisico nelle
corpi idrici superficiali, apportatori di acque. I limiti di questo tipo di monito-
nutrienti ma anche di potenziali inqui- raggio, pur nella semplicità ed econo-
nanti. micità di acquisizione, consistono nella
Il protocollo di misura adottato pre- validazione scientifica dei dati rilevati,
vede, per le acque superficiali, misu- nonché nella loro corretta elaborazio-
razioni effettuate sia in continuo - con ne e interpretazione in situazioni am-
strumentazione elettronica portatile bientali complesse.
di tipo attiva, basata su spettrometria La fase attuale, di calibrazione e va-
alfa - e sia con campagne periodiche lidazione delle metodologie e degli
di prelievo campioni aventi volume approcci, consente di estendere l’ap-
calibrato, esaminati, successivamente plicazione dei modelli di interazione
in laboratorio, con spettrometria alfa. falda-fiume alle altre situazioni sensi-
Per le acque sotterranee, le misura- bili della Campania. Sono attualmen-
zioni sono effettuate su campioni di te in corso attività nel Vallo di Diano,
volume calibrato prelevati sul campo Bussento, Calore Salernitano, Valle del
ed esaminati in laboratorio, sia con Sele, Picentini, Solofrana-Sarno, Saba-
strumentazione elettronica, di tipolo- to e Ofanto.
gia attiva, basata su spettrometria alfa Le risultanze preliminari del monito-
e sia con tecniche di tipologia passiva, raggio hanno consentito di rilevare
mediante dosimetri a elettreti. Anche numerosi tratti fluviali in cui si riscon-
le misurazioni sulle acque marine e trano interferenze, positive o nega-
costiere sono effettuate in continuo tive, fra acque sotterranee e acque
con strumentazione elettronica porta- superficiali, valutandone la loro varia-
tile, di tipo attiva a spettrometria alfa. bilità spaziale e temporale connesse al
L’unità di misura adottata è il Becque- regime di ricarica delle falde.
rel per litro (Bq/l), mentre la periodici-
145
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 6.4
Carta delle stazioni di monitoraggio
Radon-222 in alveo del fiume
Bussento
Figura 6.5
Radon-222: distribuzione dei valori
di concentrazione (Bq/l) in alveo del
fiume Bussento
146
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
Figura 6.6
Distribuzione dei valori di
concentrazione di Radon-222 (Bq/l)
nelle acque sorgive in alveo del fiume
Bussento
SCHEDA TEMATICA
Radon-Prone Areas
Le Radon-Prone Areas rappresentano le “Aree a diversa suscettibilità di esalazione di Radon
dal suolo”. La valutazione delle Radon-Prone Areas su area vasta di livello regionale è stata
realizzata sulla base di:
• analisi geologica aggiornata di sintesi regionale e definizione dei Sistemi litologici si-
gnificativi alla scala di analisi utilizzata (figura 6.7)
• ricerca sui riferimenti bibliografici contenenti correlazioni “geology-based” e applica-
zione al contesto geologico campano
• redazione GIS-based della Carta delle Radon-Prone Areas di livello regionale (figura
6.8).
Figura 6.7
Carta dei sistemi litologici della
regione Campania
147
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 6.8
Carta preliminare delle Radon-prone
areas di livello regionale
148
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
Figura 6.9
Diagramma di flusso della
metodologia applicata
Figura 6.10
Carta delle Radon-prone areas
149
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Concentrazione di attività
di radionuclidi artificiali e naturali
in matrici alimentari
L’ingestione di cibo rappresenta una regionale di sorveglianza della radioat-
delle due principali vie di contamina- tività”.
zione interna. La misura della concen- La misura delle concentrazioni di at-
trazione di attività in matrici alimen- tività di radionuclidi artificiali e natu-
tari consente di valutare l’esposizione rali nelle matrici alimentari ha, come
interna e la dose annuale assorbita finalità essenziale, quella di valutare la
dalla popolazione o gruppi di essa. dose collettiva annuale per ingestione,
L’articolo 104 del D.Lgs. n. 230/1995 e un parametro sanitario di competen-
smi individua le reti nazionali e regio- za esclusiva del Ministero della Salute
nali di sorveglianza della radioattività (articolo 104 del D.Lgs. n. 230/1995).
ambientale come strumento per il con- I campionamenti alimentari sono, di
trollo della radioattività nell’ambiente, norma, effettuati dalle Asl competenti
negli alimenti e nelle acque potabili - per territorio sulla base di programmi
destinati al consumo animale e umano congiunti con l’Assessorato regionale
- e per la stima dell’esposizione alle ra- alla sanità e il Centro regionale per la
diazioni ionizzanti della popolazione. radioattività (Crr) Arpac.
Nella regione Campania non risulta Tutte le analisi sono state effettuate in
ancora istituita la rete regionale di sor- spettrometria gamma ad alta risolu-
veglianza prevista dall’articolo 104 del zione (con rivelatori al Germanio iper-
già citato decreto; Arpac ha comunque puro) presso il Crr Arpac sito a Salerno.
ottenuto un finanziamento a valere sui Per la misura della concentrazione di
fondi dell’asse 1 del POR 2000-2006 attività in matrici alimentari viene uti-
per la realizzazione di una “Rete unica lizzato il Bq/Kg.
Figura 6.11
Numero di campioni prelevati per
ogni matrice alimentare,
anni 2005-2008
La figura 6.11 mostra il numero di Per tutte le matrici elencate sono state
campioni prelevati per ciascuna matri- effettuate analisi di spettrometria gam-
ce alimentare; la figura 6.12 evidenzia ma ad alta risoluzione con rivelatore al
i contributi, ottenuti accorpando le germanio iperpuro, volte alla identifica-
Asl competenti per le singole province zione di radionuclidi naturali e artificiali
campane, a detti prelievi nel periodo e alla determinazione della concentra-
2005-2008. zione delle relative attività (in Bq/Kg).
150
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
Figura 6.12
Campioni di alimenti indagati per Asl
di competenza, anni 2005-2008
Concentrazione di attività
di radionuclidi nelle acque potabili
Il consumo delle acque potabili costi- che di approvvigionamento, al fine di
tuisce un mezzo di introduzione di ra- ottenere un’indicazione delle concen-
dionuclidi artificiali e naturali all’inter- trazioni di Radon e di alfa-beta totali
no dell’organismo umano. Pertanto la relativa alle acque nei punti sorgivi.
misura della concentrazione di attività Tale monitoraggio, effettuato nel bien-
nelle acque potabili consente di stima- nio 2004-2005, è stato implementato
re uno dei contributi alla esposizione con fine esclusivamente conoscitivo e
interna alle radiazioni ionizzanti e la costituisce la base per la programma-
dose annuale assorbita dalla popola- zione successiva.
zione o gruppi di essa. Come per gli alimenti, il campiona-
In base a un programma pluriennale mento delle acque destinate al con-
congiunto tra l’Assessorato regionale sumo umano è di competenza delle
alla sanità e il Crr Arpac, le Aziende diverse Asl territoriali, mentre l’attività
sanitarie locali sono state incaricate di di controllo resta di competenza del
effettuare una prima fase di prelievi di Ministero della salute.
acque potabili presso le sorgenti idri- La figura 6.13 evidenzia il contributo
152
CAPITOLO 6 - Radiazioni ionizzanti
delle singole Aziende sanitarie locali • concentrazione di attività beta to-
ai campionamenti nell’intervallo tem- tale (Bq/l)
porale 2005-2008; i campioni di acque • concentrazione di attività di Radon
potabili pervenuti nel 2007 e 2008 (222Rn) (Bq/l).
sono stati prelevati esclusivamente Le prime due sono state determinate
dalla Asl Salerno 2. mediante conteggio in scintillazione
Le misure effettuate su tali campioni liquida con rivelatore Quantulus 1220,
sono le seguenti: la terza con l’utilizzo di rivelatore Ra-
• concentrazione di attività alfa to- don a camera di ionizzazione Alpha-
tale (Bq/l) guard.
Figura 6.13
Campioni di acque potabili prelevate
dalle Asl (Radon, Alfa totali, Beta
totali), anni 2005-2008
N. campioni totali 78
Media SA alfa,beta, Radon 0,05 0,93 11,91
Max SA alfa, beta, Radon 0,32 2,99 147,77
N. campioni alfa > 0,5 0 0%
N. campioni beta > 1 31 29% Tabella 6.8
Analisi effettuate su campioni
N. campioni Radon > 100 2 3% prelevati dalle Asl di Salerno (Bq/l)
N. campioni totali 78
Media NA alfa, beta, Radon 0,17 6,86 17,35
Max NA alfa, beta, Radon 2,03 39,01 51,35
N. campioni alfa > 0.5 1 3,6%
N. campioni beta > 1 27 96% Tabella 6.9
Analisi effettuate su campioni
N. campioni Radon > 100 0 0% prelevati dalle Asl di Napoli (Bq/l)
N. campioni totali 2
Media CE alfa, beta, Radon 0,05 3,05 22,24
Max CE alfa, beta, Radon 0,06 3,36 27,88
N. campioni alfa > 0.5 0 0%
N. campioni beta > 1 2 100% Tabella 6.10
Analisi effettuate su campioni
N. campioni Radon > 100 0 0% prelevati dalle Asl di Caserta (Bq/l)
153
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Le tabelle 6.8, 6.9 e 6.10 mostrano riguarda la concentrazione di gas Ra-
rispettivamente valori medi, massimi don, si osserva il superamento del va-
e numero di sforamenti delle analisi lore di 100 Bq/l per solo due campioni
effettuate su campioni prelevati dalle analizzati.
Asl di Salerno, di Napoli e di Caserta Queste misure non rappresentano un
nel periodo 2005-2008. risultato da confrontare con normati-
È possibile osservare che la concen- ve di riferimento, bensì la base cono-
trazione di attività alfa totale è gene- scitiva su cui programmare le azioni
ralmente al di sotto di 0,5 Bq/l per la successive e conseguenti sia per l’im-
quasi totalità dei campioni analizzati, plementazione delle metodiche di
mentre per la concentrazione di atti- campionamento e misura sia per mi-
vità beta totale, è frequentemente su- gliorare l’intero apparato organizzati-
perato il valore di 1 Bq/l. Per quanto vo della campagna di indagine.
154
MICROINQUINANTI:
DIOSSINE
Microinquinanti: Diossine
7
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Microinquinanti: Diossine
Ferdinando Scala e Maria Teresa Filazzola
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
Introduzione
La trattazione - in una sezione dedica- paragonabili alle diossine e ai furani,
ta - del problema della concentrazio- motivo per cui vengono definiti PCB
ne di diossine, furani e PCB dioxin like dioxin-like (cioè simili alle diossine) e
nelle matrici ambientali è stata deter- indicati come PCBdl.
minata dai rilevanti riflessi economici Le diossine sono sostanze inodori,
che la presenza di questi contaminanti termostabili, insolubili in acqua e for-
ambientali hanno avuto nella regione temente liposolubili. Si legano al par-
Campania nell’ultimo decennio e per ticellato atmosferico e alla frazione
la massiva attività di monitoraggio am- organica ambientale.
bientale che si è sviluppata, a partire Sono composti non biodegradabili
dal 2002, dopo il ritrovamento di dios- quindi persistono per periodi estrema-
sina in concentrazioni superiori ai limi- mente lunghi negli ecosistemi e bio-
ti massimi consentiti dalla normativa accumulano nella catena alimentare,
alimentare in campioni di latte ovino. concentrandosi nei grassi dell’uomo e
Il termine "diossine" si riferisce ad degli animali.
una famiglia di 210 composti chimici Dal punto di vista chimico, si tratta di
aromatici policlorurati suddivisi nelle molecole degradabili in pochi giorni
classi policlorodibenzodiossine (PCDD) dalla radiazione solare ultravioletta in
e policlorodibenzofurani (PCDF). I con- presenza di donatori di ioni idrogeno
generi sono 75 con struttura chimica (ad esempio, a contatto con il fogliame
simile a quella della policlorobiben- verde delle piante). Se dilavate nel ter-
zodiossina (PCDD) e 135 con struttu- reno, si legano al materiale organico
ra simile al policlorodibenzofurano presente e sono degradate più lenta-
(PCDF). mente, nell'arco di mesi o anni.
Di tali congeneri, 17 sono considerati Le diossine si trovano nell'ambiente
tossicologicamente rilevanti. in miscele, piuttosto che come singo-
PCDD e PCDF fanno parte dei POPs le molecole, e i vari congeneri hanno
(Persistent organic pollutants) - la co- tossicità diverse. I più tossici sono la
siddetta “sporca dozzina” - insieme ai 2,3,7,8-TCDD (tetraclorodibenzo-p-
policlorobifenili (PCB), all’esacloroben- dios-sina) e la 1,2,3,7,8 - PeCDD (pen-
zene e ai pesticidi aldrin, chlordane, taclorodibenzodiossina).
DDT, dieldrin, endrin, heptaclor, mirex Le diossine, i furani e i PCBdl vengo-
e toxaphene. no quantificati secondo un metodo
Con il termine policlorobifenili (PCB) basato sui fattori di equivalenza tos-
si indica una famiglia di 209 composti sica TEQ. Il metodo dell’equivalenza
biciclici costituiti da molecole di bifeni- è biologicamente giustificato dall’os-
le variamente clorurate. Si tratta di so- servazione che diossine e furani sono
stanze sintetizzate all’inizio del secolo strutturalmente simili e agiscono in
scorso e prodotte commercialmente maniera simile sulle cellule.
fin dal 1930 (usi prevalenti: fluidi die- Per esprimere la tossicità di miscele
lettrici per l’utilizzo nei trasformatori di diossine e furani, ci si riferisce alla
elettrici, fluidi di scambio termico, oli tossicità del composto più tossico, la
lubrificanti), attualmente in buona 2,3,7,8 - TCDD che viene assunto a va-
parte bandite a causa della loro tos- lore unitario.
sicità anche se rimane da smaltire, su Le concentrazioni dei singoli congene-
scala mondiale, una quantità di PCB ri vengono espresse in tossicità totale
pari a migliaia di tonnellate. equivalente (WHO-TEQ) grazie all’uti-
Dodici PCB a struttura coplanare pre- lizzo dello specifico valore di TEF (Toxic
sentano caratteristiche tossicologiche equivalency factor), parametro adi-
157
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
mensionale definito dalla WHO (World Le principali fonti di esposizione per
health organization) per ogni conge- l’uomo sono di tipo accidentale, oc-
nere che, moltiplicato per la concen- cupazionale ed ambientale. La prima
trazione effettiva, fornisce la TEQ. riguarda contaminazioni dovute ad
Le attività antropiche che possono incidenti in impianti industriali, men-
determinare, come sottoprodotti in- tre la seconda riguarda gruppi ristretti
desiderati, composti appartenenti alla di popolazione come gli addetti alla
classe delle diossine sono: produzione di pesticidi clorurati o di
• gli impianti industriali di combu- determinati prodotti chimici nel setto-
stione re delle plastiche e vernici (cosiddetti
• gli scarichi dei veicoli di trasporto professionalmente esposti). L’espo-
• i processi interessanti l'industria sizione ambientale, invece, è quella
metallurgica che interessa le più ampie fasce della
• la produzione di particolari plasti- popolazione e avviene principalmente
che attraverso la via alimentare anche se
• l'incenerimento incontrollato di ri- sono possibili altre vie di esposizione
fiuti contenenti cloro quali l’inalazione di polveri contenenti
• i processi di recupero di oli esau- diossine o il contatto dermico.
sti Si stima che circa il 95% dell’esposi-
• la lavorazione della carta zione alle diossine avvenga attraverso
• la produzione di determinati di- l’assunzione di cibi contaminati e, in
serbanti particolare, di grassi animali, come de-
• le attività industriali che utilizzano scritto in figura 7.1.
cloro.
Figura 7.1
Esposizione a PCDD, PCDF e PCBdl
attraverso il cibo (adattato da dati
EPA 2004)
158
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
stema agricolo e zootecnico (anche dal danni economici estesi all’intera filiera
punto di vista economico) dall’altro. di settore.
Per quello che riguarda la salute uma- Le Risposte alle situazioni di contami-
na, le diossine esplicano effetti com- nazione accertate e agli impatti conse-
plessi in quanto sono in grado di legar- guenti sono, tra le altre, i Programmi
si ad uno specifico recettore nucleare di monitoraggio e i Piani di intervento
(AhR) presente sia nell’uomo che negli comprendenti le bonifiche e le misure
animali, con funzione di fattore di tra- di controllo, messe in atto per la ridu-
scrizione, alterando la trascrizione di zione dei livelli di contaminazione e di
numerosi geni, con conseguente tur- sostegno per le aziende agroalimenta-
bamento di funzioni cellulari, in parti- ri.
colare dell’apparato endocrino (diabe- Nella trattazione vengono definiti i se-
te, disfunzioni tiroidee), dell’apparato guenti indicatori:
riproduttivo (endometriosi, infertilità, • Concentrazione di PCDD/F e PCBdl
disordini alla pubertà), del sistema im- (policlorodibenzodiossine, policlo-
munitario e, soprattutto, determinan- rodibenzofurani e policlorobifenili
do effetti oncogeni, con insorgenza di dioxin like) nei comparti ambien-
linfomi, sarcomi, tumori dell’apparato tali
digerente, tumori del fegato e delle vie • Piani di monitoraggio ambientale
biliari, tumori polmonari, tumori della • Piani di intervento realizzati sul
tiroide, tumori ormono-correlati quali territorio regionale per la riduzio-
cancro alla mammella ed alla prosta- ne della concentrazione di PCDD/
ta. DF e PCBdl sul territorio regionale.
Per quanto riguarda gli impatti sulle at- Le concentrazioni di PCDD/DF e PCBdl
tività agricole e zootecniche, la presen- rappresentano indicatori di Stato, de-
za di contaminazione da diossina nelle scrittivi della condizione in cui si trova
matrici alimentari ha come effetto di- il determinato comparto ambientale
retto un impatto negativo sul sistema esaminato in relazione al contaminan-
economico che, in corrispondenza di te preso in esame.
ritrovamenti di valori di diossine su- I piani di monitoraggio ambientale e
periori ai limiti normativi (situazioni gli interventi di bonifica realizzati co-
emergenziali del 2003 e del 2008), su- stituiscono le Risposte messe in atto
bisce periodi di crisi con conseguenti per la tutela dell’ambiente.
159
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
nell’aprile 2002, che la contaminazio- erano alimentati al pascolo e di norma
ne potesse avere un'origine di natura non ricevevano integrazioni alimenta-
ambientale basandosi sul fatto che gli ri.
animali dei primi due greggi controllati
160
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
Su questa base la Giunta regionale del- nelle “zone a rischio” una seconda
la Campania approvò il Piano di inter- campagna di monitoraggio ambientale
venti per l’emergenza diossine2 e, in con l’esecuzione di 210 campionamen- (2) Delibera GR n. 932 del 07/03/2003
seguito, individuò le “zone a rischio”3 ti (151 di suolo e 59 di erba), distribuiti (3) Delibera GR n.1360 del
per l’inquinamento da diossine nelle in ventuno comuni di cui quindici in 02/04/2003
161
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
(impianti produttivi, zone percorse da all’individuazione delle aree maggior-
incendi boschivi, zone interessate da mente esposte al rischio di contamina-
incendi di rifiuti) al fine di pervenire, zione.
anche tramite l’utilizzo di modellistica,
II 60 0 0 0 0 60
Matrice suolo. I campioni sono stati modo ai 7 siti eccedenti il limite nor-
prelevati basandosi sulle tipologie di mativo sopra riportati, si sono aggiunti
suoli classificati dal Corine Land Cover. ulteriori 5 siti in cui la sommatoria di
Per i primi 200 campioni, il confronto PCDD/PCDF + PCBdl superava il valore
con i limiti normativi per i suoli ad uso di riferimento.
residenziale del DM n. 471/1999 ha Di conseguenza, la seconda campagna
evidenziato che 7 campioni presenta- ha riguardato 12 siti, per un totale di
vano concentrazioni superiori ai limiti 60 campioni.
di accettabilità per PCDD+PCDF. La campagna non ha mostrato supera-
Per quanto concerne i PCB, poiché le menti ad eccezione di soli 3 siti risulta-
analisi sono state effettuate in rife- ti fuori norma (finger print da traffico,
rimento ai PCBdl, che rappresentano caldaie, benzina al Pb). I siti erano in
soltanto una quota dei PCB totali, cui via Acton in Napoli, in località Fratte a
si riferisce invece il limite di legge, non Salerno e nel comune di Caivano (NA).
risulta possibile rilevare eventuali su- A causa di modifiche dello stato dei
peramenti. luoghi nei siti di Caivano e Fratte, che
Per la scelta dei siti in cui effettuare una rendevano non significativo il ricon-
seconda fase di monitoraggio fu scelto trollo, fu ulteriormente indagata (III
di confrontare la somma delle concen- fase con 9 campioni) soltanto l’area di
trazioni di PCDD/PCDF + PCBdl con il via Acton, per la quale si è avuta ricon-
limite normativo per i soli PCDD+PCDF ferma del dato.
(secondo il DM n. 471/1999). In questo Matrice sedimenti. I punti di campio-
162
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
namento furono scelti in corrispon- levate nel bacino idrografico dei Regi
denza dei principali bacini fluviali, in Lagni.
termini di estensione e importanza, Matrice aria. Per la matrice aria è stato
presenti sul territorio campano: Vol- preso in esame un gruppo di 25 cam-
turno, Sele, Sinistra Sele, Destra Sele, pioni prelevati - 14 in aree urbane e 11
Regi Lagni e tre bacini minori non ri- in aree rurali - con campionamento di
feribili ad un asta fluviale principale. particolato e fase gassosa. I campioni
Sono stati analizzati 200 campioni. sono stati prelevati a:
Circa il 30% dei campioni presenta- • Avellino - 4 campioni
rono un ampio spettro di variabilità • Benevento - 4 campioni
nelle concentrazioni, anche con valori • Caserta - 5 campioni
elevati proporzionalmente maggiori • Napoli - 4 campioni
di quelli dei suoli, sia per PCDD/F che • Salerno - 8 campioni.
per PCBdl. Il risultato appare logico in Le concentrazioni (particolato + fase
quanto i sedimenti sono degli “accu- gassosa) di PCDD e PCDF espresse
mulatori storici” di qualunque tipo di come TEQ (Tossicità equivalente) nei
inquinamento. campioni di aria sono risultate com-
L’elevata concentrazione è stata attri- prese tra un minimo di 0,042 pg TEQ-
buita al dilavamento dei suoli o a scari- WHO/m3 e un massimo 0,322 pg TEQ-
chi diretti come rilevato essenzialmen- WHO/m3 con un valore mediano di
te nel Bacino dei Regi Lagni. 0,050 e medio di 0,078 pg TEQ-WHO/
I limiti normativi per i sedimenti flu- m3. Le concentrazioni (particolato+
viali non esistono e come confronto fase gassosa) dei PCBdl sono comprese
indicativo furono presi sia gli standard tra 0,005 e 0,050 pg TEQ-WHO/m3, con
dei sedimenti marino costieri del DM un valore mediano di 0,005 pg TEQ-
n. 367/2003 (che per PCDD/F+ PCBdl WHO/m3. Per la matrice aria, va detto
indicavano un limite pari a 1,5 ng/Kg che non esistono limiti di riferimento.
TEQ-WHO) che i valori di concentra- Il raffronto con i dati internazionali evi-
zione limite accettabili nel suolo e sot- denzia valori in linea con quelli ricavati
tosuolo per i siti ad uso verde pubbli- in altri paesi nel range dei valori misu-
co, privato e residenziale, previsti dal rati in ambito urbano.
DM n. 471/1999 (Allegato A, tabella 1 L’analisi spaziale della concentrazione
pari a 10 ng/Kg). Scegliendo il limite di PCDD, PCDF nei suoli della Campa-
del DM n. 471/1999 i superamenti ri- nia ha permesso di individuare 3 aree
guardavano 6 campioni. di distribuzione per tali contaminanti.
Per quanto riguarda i sedimenti marini Le aree a basso o addirittura bassis-
(68 campioni) le concentrazioni misu- simo livello di contaminazione com-
rate risultarono, come era da atten- prendono vaste aree delle province di
dersi, significativamente più modeste Benevento e Avellino, oltre che porzio-
rispetto ai sedimenti lacustri e fluviali. ni delle province di Salerno e Caserta.
Matrice acqua superficiale. Furono Le aree a contaminazione più elevata
analizzati 202 campioni. comprendono la maggior parte della
I valori di diossine e furani risultarono provincia di Napoli, vaste aree della
sostanzialmente bassi con pochi punti provincia di Caserta e lembi delle pro-
al di sopra dei valori minimi di rileva- vince di Benevento, Avellino e la parte
bilità. Le concentrazioni dei PCBdl pre- Nord-Ovest della provincia di Salerno.
sentarono, invece, un’ampia variabili- Picchi di concentrazione sono stati evi-
tà di distribuzione con valore mediano denziati in prossimità di aree notoria-
di 1,60 ng/l rispetto a uno standard di mente contaminate, quali quattro siti
qualità per i PCB totali previsto dall’al- di interesse nazionale, e in quelle ad
lora vigente DM n. 367/2003 (pari a alto tasso di urbanizzazione (Napoli,
0,06 ng/l). Salerno, Caserta).
Sia per diossine e furani che per PCBdl Le aree urbane, a causa del traffico
le concentrazioni maggiori furono ri- veicolare, della presenza di impianti di
163
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
combustione industriale e di altre fon- alte di quelle riscontrate nelle aree bo-
ti puntuali, hanno mostrato, come era schive e in quelle libere.
da attendersi, concentrazioni di inqui- La contaminazione diffusa presenta,
nanti superiori rispetto ad altre zone. quindi, intervalli di variabilità e valori
I suoli agricoli - eccezion fatta per le dipendenti dalle categorie di uso del
zone a minor densità di popolazione suolo e dalla localizzazione geografi-
- hanno mostrato concentrazioni più ca.
Figura 7.2
Mappa delle concentrazioni di
diossine e furani nei suoli
(ngTEQ-WHO98/kg, n.d.= DL) A1: contaminazione medio alta (>1,4) - B1: contaminazione medio bassa (<1,4 e >1,0)
(Fonte: Apat-Ispra) C1: contaminazione bassa (<1,0)
Per quanto riguarda i PCBdl, nei suoli relativo al resto della regione, presen-
della Campania sono stati individuati ta livelli di bassa concentrazione, mi-
due soli areali, mostrati nella figura nore di 0,75 ng/Kg.
seguente. Il primo a concentrazione Le aree risultano in buona parte so-
medio-alta, ovvero maggiore di 0,75 vrapponibili a quelle in cui è stata tro-
ng/Kg (Napoli, Salerno e un lembo di vata una concentrazione più alta di
Caserta e Avellino), mentre il secondo, diossine.
Figura 7.3
Mappa delle concentrazioni dei PCBdl
nei suoli (ngTEQ-WHO98/Kg, n.d.=DL)
(Fonte: Apat-Ispra) A2: contaminazione medio alta (>0,75); B2: contaminazione bassa (<0,75)
I risultati del monitoraggio aria hanno range dei valori misurati in ambito ur-
mostrato che i valori regionali, anche bano a livello europeo.
in aree non urbane, si collocano nel Nel corso del 2008, si è avuta una in-
165
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
tensificazione delle attività di moni- mezzogiorno (Izsm) per il moni-
toraggio in Campania, sia ambientale toraggio delle matrici biologiche
che sulle matrici biologiche, per la ve- - approvato con delibera di Giunta
rifica della contaminazione da diossi- Regionale n. 2235 del 21 dicembre
ne, dovuta all’attuazione di tre diversi 2007
Piani di controllo per i quali Arpac ri- • Piano di controllo per la definizio-
sulta impegnata attraverso un insieme ne dei livelli di contaminazione da
complesso di attività. diossine nella filiera bufalina su
I tre piani sono distinti sia per quan- indicazioni tecniche della Unione
to riguarda il soggetto promotore, che europea
per la fonte di finanziamento connes- • Piano di monitoraggio per il rile-
so: vamento della diossina in regione
• Piano di sorveglianza sulla conta- Campania a cura di Ispra, con il
minazione di diossine in regione supporto tecnico-analitico del Si-
Campania - in assieme all’Istituto stema delle Arpa/Appa ex Legge
zooprofilattico sperimentale del n. 268/2003.
Figura 7.4
Localizzazione aziende zootecniche
indagate dal Piano Ue
Legenda:
Le zone A-B-C sono quelle dello studio Apat a seguito della campagna del 2004-2005 che, per una maggiore ade-
renza alla situazione di uso dei suoli, sono state ridefinite con informazioni legate al territorio come di seguito
specificato:
* Zona A: Zona A1-Apat rimodulata con informazioni relative agli allevamenti zootecnici, all’abbandono incontrol-
lato di rifiuti e all’utilizzazione agricola del territorio, comprendendo aree di pianura e colture foraggere (carta
dell’Utilizzazione agricola dei auoli della Campania - CUAS, 2004) ed escludendo le zone boschive e montane (Co-
rine Land Cover 2000). Tabella 7.3
** Zona B: Zona B1-Apat rimodulata con zone urbanizzate, escludendo zone boschive e montane (ex classe A1
Piano sorveglianza diossine:
APAT).
numero campioni analizzati,
*** Zona C: Zona C1-Apat rimodulata con zone collinari e montane (quota>600 m) e zone ad uso forestale.
anno 2008
167
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Per la gestione condivisa dei dati e zogiorno, dove è attivo il Sistema infor-
delle informazioni del Piano di sorve- matico ORSA (Osservatorio regionale
glianza, si è previsto l’utilizzo del Sirdic sicurezza alimentare), che gestisce la
come nodo centrale che dovrà predi- banca dati regionale sulla intera pro-
sporre gli opportuni collegamenti in blematica salute/ambiente. I risultati
rete locale verso tutti gli Assessorati dei controlli ambientali finora disponi-
regionali interessati e verso l’Istituto bili sono riepilogati in tabella 7.4.
zooprofilattico sperimentale del mez-
168
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
Figura 7.5
Piano sorveglianza diossine:
concentrazione diossine/furani
nel suolo (aggiornamento: febbraio
2009)
per le diossine obiettivi di qualità nelle I risultati fino ad oggi pervenuti mo-
acque superficiali. Invece, sono state strano che in nessuno dei campioni di
fissate le concentrazioni soglia di con- acque superficiali analizzati sono stati
taminazione per PCDD + PCDF nel caso osservati superamenti rispetto al limi-
delle acque sotterranee. te previsto per le acque sotterranee.
Campioni di suolo
Figura 7.6
Piano di controllo UE sulla filiera
bufalina: concentrazione
diossine/furani nel suolo
(aggiornamento: febbraio 2009)
171
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Piano di monitoraggio per il rilevamento della “diossina” in re-
gione Campania a cura di Ispra, con il supporto tecnico-anali-
tico del Sistema delle Arpa/Appa, ex Legge n. 268/2003
L’Istituto superiore per la protezione e Le zone indagate dal Piano di moni-
la ricerca ambientale (Ispra, ex Apat), in toraggio Ispra comprendono siti con
accordo con il Ministero dell’ambiente apparecchiature elettriche in disuso,
- e usufruendo dei finanziamenti anco- zone di spandimento di fanghi prove-
ra disponibili della Legge n. 268/2003 nienti da depuratori non certificati,
- a partire dalla metà di giugno 2008, fanghi provenienti da attività indu-
ha attivato una nuova campagna di striali, ceneri provenienti da incendi
monitoraggio per il rilevamento della incontrollati di rifiuti solidi urbani,
diossina in regione Campania racco- discariche con legni pretrattati con
gliendo - da giugno a dicembre - cir- pentaclorofenolo e utilizzati per la co-
ca 400 campioni di suolo e oltre 200 struzione di staccionate, abbeveratoi,
campioni di acqua, alimenti di origine rifiuti derivanti da pratiche agricole
vegetale e animale, specie animali ac- con presenza di composti clorurati,
quatiche da analizzare con il supporto zone con presenza e combustione di
del Sistema delle Arpa/Appa. rifiuti comprendenti pellicole per insi-
Il report con i risultati dei controlli ef- lati e serre, fascette e reti avvolgenti,
fettuati sarà pubblicato entro il 2009. tubazioni di PVC, cartoni, residui di fi-
Lo scopo di questo piano è totalmente tofarmaci e disinfettanti clorurati, oli
diverso dal precedente Piano di moni- lubrificanti e idraulici, batterie, parti di
toraggio Apat 2004-2005, che era volto macchinari, fluidi dielettrici.
a determinare il fondo naturale-antro- Sono, inoltre, previste, con il concorso
pico della regione Campania. Il Piano dell’Istituto superiore di sanità, inda-
attuale monitora, invece, il territorio gini del profilo analitico (finger print)
regionale proprio in corrispondenza di di contaminazione nelle varie matrici -
quelle zone, ubicate in massima par- suolo e/o foraggi, specie animali scelte
te tra le province di Napoli e Caserta, quali bioindicatori, prodotti alimentari
dove la presenza di potenziali fonti locali - per verificare l’origine dei pro-
inquinanti (residui di incendi, sversa- fili di contaminazione maggiormente
menti abusivi di fanghi di depurazione, ricorrenti.
cattive pratiche agricole) lascia ipotiz- Per le attività di Piano, Ispra ha richie-
zare una maggiore concentrazione di sto il supporto del Sistema delle Arpa
diossine. regionali per la esecuzione delle de-
Per la scelta dei punti di campionamen- terminazioni analitiche, anche allo
to, e allo scopo di evitare ridondanze e scopo di testare le capacità, attraverso
spreco di risorse, Arpac ha consegnato circuiti di intercalibrazione, dell’insie-
a Ispra il Piano di sorveglianza ex DGR me dei laboratori Ispra/Arpa/Appa che
n. 2235/2007, nella versione operativa effettuano determinazioni di diossine.
del marzo 2008 approvata dalla Regio- Arpac ha partecipato al Piano di moni-
ne Campania. Il Piano Arpac è stato toraggio Ispra fornendo supporto tec-
recepito da Ispra, che ha individuato i nico per le attività di prelievo campio-
punti di campionamento tenendo con- ni, nonché con la partecipazione del
to delle attività gia realizzate sul terri- proprio Laboratorio diossine al circuito
torio regionale. di intercalibrazione Ispra/Arpa/Appa.
172
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
173
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Arpac Arpac Numero
Apat Ispra Arpac
Arpac Arpac Piano di Piano UE superamenti
Matrice 2004- (ex Apat) 2005- Totale
2002 2003 Sorveglianza marzo (escluso
2005 2008 2006
marzo 2009 2009 Ispra 2008)
Acque
14 0 202 0 0 9 8 233 n.d.*
superficiali
Aria
0 0 25 0 40 0 0 65 -
(deposizioni)
Aria
0 0 25 0 56 0 0 81 -
(campionatori attivi)
Sedimenti
0 0 200 48 0 0 0 248 6**
acque interne
Sedimenti
0 0 68 0 0 0 0 68 -
marino/costieri
Erba 19 59 0 0 0 0 0 78 -
Tabella 7.6 TOTALE 53 210 789 594 216 203 188 2.253 11 + 3***
Numero di controlli eseguiti nel corso
delle campagne di monitoraggio * Per la matrice acqua, si riconferma che non esistono limiti per le acque superficiali e gli unici limiti di riferimento
ambientale Arpac-Ispra (ex-Apat) sono quelli previsti come concentrazione soglia di contaminazione per le acque sotterranee dal D.Lgs. n.152/2006
in Campania dal 2002 al marzo Allegato V alla parte IV tabella 4 che fissa il valore soglia a 4 pg/l .
2009 in relazione al rischio diossine ** Per quanto riguarda i superamenti nei campioni di sedimenti il confronto indicativo è stato fatto, come sopra
(con esclusione dei dati relativi alle esposto, con i limiti riferiti ai suoli ad uso residenziale previsti dal D.Lgs. n.152/2006.
indagini su Acerra) *** Due risultati (Piano UE) non confermati al ricontrollo e un risultato (Piano di Sorveglianza) in attesa di verifica.
174
CAPITOLO 7 - Microinquinanti:Diossine
Piano PCDD/DF PCBdl PCDD/DF PCBdl
Piano UE
regionale di WHO (1998) TEQ WHO (1998) TEQ WHO (1998) TEQ WHO (1998) TEQ
filiera bufalina
sorveglianza ng/Kg ss ng/Kg ss ng/Kg ss ng/Kg ss
Una analisi più completa dei livelli am- in corso con gli esiti dei controlli con-
bientali nei suoli potrà essere eseguita dotti da Ispra nel 2008, consentirà di
quando saranno noti i risultati relativi migliorare il quadro conoscitivo sullo
ai campioni del Piano Ispra/Arpa/Appa, stato di contaminazione delle matrici
avviato nel giugno 2008 che indaga su ambientali della Campania per quanto
zone, ubicate in massima parte tra le riguarda la presenza di diossine, veri-
province di Napoli e Caserta, dove la ficando l’ipotesi in ordine all’esistenza
presenza di potenziali fonti inquinanti di livelli di fondo paragonabili a quelli
(residui di incendi, sversamenti abusi- presenti in regioni con uguali pressioni
vi di fanghi, cattive pratiche agricole) antropiche e industriali, salvo la pre-
lascia ipotizzare una maggiore concen- senza di contaminazioni di tipo “hot
trazione di diossine. spot” specifiche della regione.
Il confronto dei risultati dei Piani Arpac
SCHEDA TEMATICA
MONITORAGGIO DELLE DIOSSINE NEL TERRITORIO DEL COMUNE DI ACERRA
Il territorio del comune di Acerra è stato particolarmente monitorato per la ricerca di diversi
microinquinanti, diossine comprese, in vista della realizzazione dell’impianto di termovaloriz-
zazione in relazione a quanto prescritto dalla Commissione nazionale VIA nei pareri emessi nel
1999 e nel 2005.
Nel 2002 e 2003 la Società Sogin eseguì una campagna di misure idrogeologiche e idrochi-
miche su tutto il territorio comunale. Per quanto riguarda le diossine nei suoli, furono indivi-
duate complessivamente 110 stazioni, per un totale di 148 campioni prelevati.
I risultati della campagna evidenziarono, per le diossine, concentrazioni comprese tra 0,72
e 32 pg I-TEQ/g con un valore corrispondente al 90° percentile pari a 5,81 pg I-TEQ/g.
I valori di PCBdl risultarono compresi tra 0,079 e 5,03 pg I-TEQ/g, con un valore corrispon-
dente al 90° percentile pari a 0,85 pg I-TEQ/g.
In sette punti, sul totale delle 110 stazioni esaminate, furono riscontrati valori di concentra-
zione per le diossine superiori al limite normativo, per i suoli a verde pubblico, di 10 pg I-TEQ/g
175
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
176
MICROINQUINANTI:
FITOFARMACI
Microinquinanti: Fitofarmaci
8
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Microinquinanti: Fitofarmaci
Maria Cristina Manca
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
Generalità
Con i termini “prodotti fitosanitari”, alimentazione. Inoltre, per le loro ca-
antiparassitari, fitofarmaci o pesticidi, ratteristiche di persistenza nelle varie
vengono definiti composti appartenen- componenti fisiche e biotiche dell’am-
ti a numerose classi chimiche, utilizzati biente - e per i loro processi di diffu-
in agricoltura per combattere parassiti sione, influenzati dalle caratteristiche
e altri organismi dannosi per l’uomo, gli fisico chimiche del principio attivo e
animali e le piante (insetti, funghi, muf- regolati dalle condizioni geo-idrologi-
fe, roditori, erbe o nematodi). che - i prodotti fitosanitari sono causa
Ad oggi, sono state sintetizzate o iso- importante di contaminazione. Tutti
late più di 1.500 molecole in grado di i comparti ambientali sono esposti a
mostrare attività antiparassitaria. Esse questo rischio, anche se le acque (su-
sono commercializzate in circa 40.000 perficiali e sotterranee) e il suolo sono
preparati o formulati, nei quali sono quelli più direttamente coinvolti.
presenti uno o più principi attivi in Il quadro dei riferimenti normativi in
proporzioni variabili e un insieme di questa materia è alquanto comples-
sostanze coadiuvanti, quali ad esem- so e risulta in continua evoluzione. In
pio oli, utili a consentire la permanen- ambito europeo è in atto da tempo un
za sulle parti trattate. processo di revisione e armonizzazione
A seconda del loro utilizzo i fitofarmaci delle norme che riguardano i prodotti
possono essere suddivisi in varie classi: fitosanitari. La Direttiva CEE 91/414, a
• fertilizzanti fogliari, fisiofarmaci partire dal 1993, ha permesso di ar-
e fitoregolatori - prodotti che in- monizzare in tutti gli stati membri le
fluiscono su vari aspetti fisiologici fasi di autorizzazione e d’immissione
delle piante coltivate al fine di ot- in commercio dei prodotti fitosanitari,
tenere maggiori prestazioni qua- attivando contemporaneamente un
litative, quantitative o comunque programma di revisione delle sostan-
sfruttabili in senso economico ze attive già in commercio.
• diserbanti - prodotti a base di prin- Si è introdotto un doppio sistema di
cipi attivi che ostacolano l’azione valutazione e autorizzazione dei pro-
competitiva delle erbe infestanti dotti fitosanitari, che è basato sulla
• fungicidi, insetticidi, fumiganti, definizione, da parte della Commis-
acaricidi, nematocidi, rodenticidi sione europea, di un “elenco positivo”
- prodotti a base di principi attivi di sostanze attive che possono essere
che contrastano l’azione di paras- utilizzate nei prodotti fitosanitari de-
siti animali e vegetali stinati al mercato dell’Unione euro-
• formulazioni di interesse igienico- pea1, in quanto ritenuti efficaci sotto (1) Allegato I della Direttiva CE 91/414
179
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Dal 1 settembre 2008 sono entrati in aggiorna e modifica i criteri relativi
vigore i regolamenti che armonizza- all’autorizzazione e all’immissione in
no i valori relativi ai limiti massimi di commercio dei prodotti fitosanitari,
residui di prodotti fitosanitari tollerati già fortemente innovati con l’appli-
(2) Regolamento (CE) n. 149/2008 e Re- sulle derrate agricole2. cazione della Direttiva CE/91/414. Le
golamento (CE) n. 839/2008 La normativa di riferimento per il procedure di autorizzazione previste
comparto ambientale è costituita dal hanno lo scopo di rafforzare la pro-
D.Lgs. n. 152/2006 e smi per la tutela tezione dell’ambiente e della salute
delle acque dall’inquinamento, per la umana e animale. Introduce, infatti, i
bonifica e il ripristino ambientale dei cosiddetti “criteri cut-off” e una lista
siti inquinati e dal DM 367/03 per le di “sostanze attive candidate alla so-
sostanze pericolose. stituzione”. Per queste ultime gli stati
Le nuove regole hanno comportato membri effettueranno, relativamente
rilevanti cambiamenti nel panorama ai formulati che le contengono, una
normativo nazionale e, nonostante sia “valutazione comparativa” che potrà
ancora in fase di completamento la re- determinare una revoca o una loro li-
visione europea delle sostanze attive, mitazione d’impiego. Il nuovo Regola-
il Parlamento europeo, in accordo con mento prevede inoltre anche il mutuo
gli indirizzi più recenti che tendono a riconoscimento delle autorizzazioni
diminuire le quantità di prodotti fito- nell’ambito di aree omogenee della
sanitari, ha recentemente adottato Unione europea, che sarà suddivisa
due nuovi provvedimenti: in tre zone - Nord, Centro e Sud. L’Ita-
• “Regolamento del Parlamento lia rientrerà nella zona Sud insieme a
europeo e del Consiglio relativo Francia, Spagna, Portogallo, Grecia,
all’immissione sul mercato dei Bulgaria e Cipro.
prodotti fitosanitari” La nuova “Direttiva sull’uso sosteni-
• “Direttiva del Parlamento euro- bile” regolamenta, per la prima volta
peo e del Consiglio, che istituisce in ambito europeo, la fase relativa
un quadro per l’azione comunita- all’utilizzo dei prodotti fitosanitari.
ria ai fini dell’utilizzo sostenibile Essa dovrà essere recepita dagli sta-
dei pesticidi”. ti membri, i quali, entro cinque anni
Il nuovo Regolamento, che entrerà in dall’entrata in vigore, dovranno adot-
vigore 18 mesi dopo la sua pubblicazio- tare “Piani d’azione nazionali” per de-
ne abrogando la Direttiva CEE 91/414, finire i propri obiettivi. Tali Piani do-
ALIMENTI
Parte generale: Regolamento (CE) n. 396/2005 modificato con il Regolamento (CE) n. 299/2008
Elenco alimenti: Regolamento (CE) n. 178/2006 Allegato I
Regolamento (CE) n. 149/2008 e Rettifica GUUE L 240 del 9 settembre 2008
Limiti, limiti provvisori e limiti non necessari: Regolamento (CE) n. 839/2008 Allegati II e III e IV
Deroghe trattamenti fumiganti: Regolamento (CE) n. 260/2008 Allegato VII
AMBIENTE
D.Lgs. n.152/2006: testo unico ambientale
Decisione n. 2455/2001/CE: elenco di sostanze prioritarie in materia di acque
Direttiva 2008/105/CE: relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque
PRODUZIONE, IMMISSIONE IN COMMERCIO, VENDITA PRODOTTI FITOSANITARI
D.Lgs. n.194/1995: Attuazione della Direttiva 91/414/CEE in materia di immissione in commercio dei
prodotti fitosanitari
DPR n. 290/2001: Regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla produzione, alla
immissione in commercio ed alla vendita di prodotti fitosanitari e relativi coadiuvanti
Tabella 8.1 Circolare 30/10/02: modalità applicative dell’articolo 42 del DPR n. 290/2002 relativo ai dati di produzio-
Fitofarmaci: quadro normativo ne, esportazione, vendita ed utilizzo di prodotti fitosanitari
180
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
vranno prevedere le misure e i tempi fra l’altro, di aspetti relativi alla forma-
per ridurre i rischi legati all’utilizzo dei zione degli utilizzatori professionali,
prodotti fitosanitari sulla salute uma- dei distributori e dei tecnici, all’ado-
na e sull’ambiente, nonché prevedere zione di misure appropriate per tute-
l’introduzione della difesa integrata e lare l’ambiente acquatico e le fonti di
biologica tenendo in conto il principio approvvigionamento di acqua potabi-
di precauzione le, all’informazione e sensibilizzazione
A partire dall’anno 2014, gli utilizza- della popolazione. In tabella 8.1 sono
tori di prodotti fitosanitari dovranno riepilogate le principali norme sanita-
adottare i principi della difesa integra- rie e ambientali relative al controllo
ta delle colture. La Direttiva si occupa, dei fitofarmaci.
Figura 8.1
Produzione in quintali di alcune col-
tivazioni legnose , anno 2003 (Fonte:
Regione Campania)
Il primo indicatore della pressione dei è attivo dal 19923 con compiti di sorve- (3) Prima come laboratorio afferente
fitofarmaci sul territorio campano è glianza e prevenzione dei rischi da an- al Presidio multizonale di prevenzio-
ne (PMI) Asl e, successivamente alla
fornito dal rapporto tra i chilogrammi tiparassitari: attualmente analizza cir- sua istituzione con Legge regionale n.
di fitofarmaci incidenti per ettaro di ca 2.000 campioni ogni anno, ripartiti 10/1998, come laboratorio Arpac
superficie agricola utilizzata; conside- tra 650 campioni di alimenti di origine
rando il valore medio delle quantità vegetale e 1.350 campioni di carattere
di principi attivi venduti in Campania ambientale.
tra il 2002 e il 2007, esso presenta un Esso opera e interviene in ambiti mol-
valore pari a circa 8 Kg/ettaro (elabo- teplici e diversificati:
razione Arpac su dati Istat). Tale dato • Supporto analitico nel controllo
pone la nostra regione tra le prime sanitario degli alimenti di origine
sette in Italia e al primo posto tra quel- vegetale e dell’acqua destinata al
le meridionali. consumo umano
Il Laboratorio specializzato fitofarmaci • Controllo delle matrici ambientali:
181
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
acqua, terreno, aria • Supporto tecnico al legislatore per
• Assicurazione della qualità per gli aspetti normativi dei controlli
controlli ambientali e alimentari ambientali e alimentari.
Figura 8.2
Alimenti di origine vegetale: numero
di campioni analizzati
182
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
Il clorpirifos e l’endosulfan e il proci- regione, nonché su ciliegio e ulivo.
midone risultano sempre tra i principi Nel corso dell’arco temporale preso in
attivi maggiormente ritrovati negli ali- esame, questo principio attivo è pas-
menti di origine vegetale. I primi due sato da un limite massimo pari a 1 mg/
sono insetticidi di uso generale mol- chilogrammo a 0,02 mg/ chilogrammo
to utilizzati su quasi tutte le colture e per i loti. Il brusco abbassamento del
sull’intero territorio nazionale, il terzo limite massimo di residuo, dovuto al
è un fungicida molto utilizzato sulle processo di revisione, non è stato re-
orticole, in particolare il pomodoro e cepito con rapidità dai coltivatori cam-
la vite. pani.
L’andamento altalenante di altri princi- Ciò ha causato nel 2005 l’aumento del-
pi attivi è dovuto al profondo processo le non idoneità per tale prodotto. Il fe-
di revisione dei principi attivi da par- nomeno è oggi rientrato, ma sono stati
te della Comunità europea che, negli necessari circa 2 anni per osservarne
anni tra il 2004 ed il 2007, ha portato la completa regressione.
a continui aggiustamenti dei limiti di Questi andamenti sono il frutto di un
legge, il che ha causato continui cam- continuo lavoro teso a trovare solu-
biamenti nell’uso dei fitofarmaci. zioni meno dannose dal punto di vista
Il brompropilato, ad esempio, molto della salute e ambientale, ma altret-
utilizzato sulle pomacee (mele) fino tanto valide per la difesa delle colture.
al 2002 ha subito un calo dovuto al Vanno segnalati altri due aspetti emer-
processo di revisione; nel 2003 è sta- genti, ovvero la maggiore consapevo-
to quasi totalmente vietato e, succes- lezza da parte degli operatori di settore
sivamente, reintrodotto per alcune nell’uso di queste sostanze e, contem-
peculiari colture. Nel frattempo si è poraneamente, l’aumento dell’uso di
osservato l’impiego di altri principi at- miscele di principi attivi sulle colture.
tivi come il captan, l’azinfos metile e la L’andamento regionale di quest’ultimo
cipermetrina. fenomeno, che presenta un trend in
Particolare è l’andamento del dime- crescita, è riportato nell’istogramma
toato, insetticida molto utilizzato sui rappresentato in figura 8.3.
loti, una tipica produzione della nostra
Figura 8.3
Distribuzione percentuale monoresi-
duo-multiresiduo dal 2002 al 2007
183
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
stata data in paesi come Germania e attivi, vengono riportati anche degli in-
Austria, dove la grande distribuzione dici specifici che, tenendo conto di tut-
richiede che i prodotti ortofrutticoli te le presenze ritrovate in una singola
siano accompagnati da un certificato derrata, ne indichino anche il livello di
analitico in cui, oltre a essere riporta- qualità per l’alimentazione degli adulti
te le concentrazioni dei singoli principi e dei bambini.
184
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
una priorità sui principi attivi più fre- za della griglia e ottemperato al suo
quentemente ritrovati nelle derrate aggiornamento alla luce dei risultati
alimentari di provenienza locale, ap- analitici ottenuti e, quindi, delle mi-
plicando la stessa formula per il cal- gliori conoscenze del territorio emer-
colo dell’indice di priorità ma consi- se nel corso del tempo nonché della
derando, in luogo dei dati vendita, la evoluzione normativa. Nelle tabelle
ricorrenza dei principi attivi. seguenti sono riportati i principi attivi
I due indici (priorità sui dati vendita prioritari da ricercare in Campania e
e priorità sulle ricorrenze ortofrutta) in rosso sono indicati i parametri ad-
sono stati sommati tra loro e indicati dizionali.
con IPc (Indice di priorità della Campa- L’insieme delle tabelle determina i 70
nia). principi attivi ricercati per il comparto
Con il regolare svolgimento dei moni- acque.
toraggi è stata verificata l’adeguatez-
185
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ITEM PRINCIPIO ATTIVO CLASSE IP
1 OXADIXIL FUN 9,60
2 PROPIZAMIDE DIS 9,00
3 CLOROTALONIL FUN 8,60
4 METOLACLOR DIS 8,00
5 METALAXIL FUN 7,50
6 MICLOBUTANIL FUN 7,44
7 PENDIMENTALIN DIS 7,20
8 FORATE INS 7,00
9 TERBUTILAZINA DIS 7,00
10 IPRODIONE FUN 6,88
11 BITERTANOLO FUN 6,72
12 METIDATION INS 6,56
13 FENARIMOL FUN 6,48
14 DICLOBENIL DIS 6,00
15 LINDANO INS 6,00
16 ETOPROFOS INS 5,60
17 PENCONAZOLO FUN 5,52
18 NUARIMOL FUN 5,04
19 FOSFAMIDONE INS 5,00
20 EPTENOFOS INS 4,96
21 ISOFENFOS INS 4,80
22 TETRADIFON ACA 4,80
23 CLORPIRIFOS METILE INS 4,64
24 BUPROFEZIN INS 4,56
25 TERBUTRINA DIS 4,00
26 VINCLOZOLIN FUN 3,36
27 PROCIMIDONE FUN 3,35
28 TOLCLOFOS METILE FUN 3,12
29 CIPERMETRINA INS 3,04
30 DICLOFUANIDE FUN 2,90
31 FOSALONE IA 2,30
32 DELTAMETRINA INS 2,24
33 PERMETRINA INS 2,24
34 QUINALFOS INS 2,24
35 PROFENOFOS INS 1,90
36 BROMPROPILATO ACA 1,80
37 PIRIMIFOS METILE INS 0,95
38 FLUVALINATE INS 0,90
Tabella 8.4
Legenda: INS- insetticidi; ACA acaricidi; FUN- fungicidi; DIS- diserbanti; IA- insetticida-acaricida
Principi attivi non normati
Dalla fine del 2003 è stato attivato il de tutti i corpi idrici sotterranei princi-
Piano di monitoraggio per la ricerca pali della Campania, definiti sulla base
dei residui di fitofarmaci nelle acque delle caratteristiche idrogeologiche
sotterranee e superficiali della Re- del territorio. L’andamento temporale
gione Campania ai sensi del D.Lgs. del piano dei prelievi per i fitofarmaci-
n.152/1999 riconfermato dal D.Lgs. bimestrale per le acque superficiali e
n. 152/2006 . Il Piano, già partito nel semestrale per quelle sotterranee - è
2002 per i parametri di base, compren- riportato in tabella 8.5.
186
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
Sotterranee Superficiali
Anno
Punti Prelievi Punti Prelievi
2003 - 127 - -
2004 65 103 - 6
2005 159 174 40 101 Tabella 8.5
2006 125 244 74 291 Evoluzione temporale del piano di
monitoraggio delle acque superficiali
2007 125 236 89 585
e sotterranee
Figura 8.4
Fitofarmaci nei corpi idrici sotterranei,
anno 2004
Figura 8.5
Fitofarmaci nei corpi idrici sotterranei,
anno 2005
187
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 8.6
Fitofarmaci nei corpi idrici sotterranei,
anno 2006
Figura 8.7
Fitofarmaci nei corpi idrici sotterranei,
anno 2007
Nella tabella 8.6, come detto in prece- nitoraggio è partito efficacemente dal
denza, non sono riportati i dati relativi 2005. Le tipologie dei residui ritrovati
alla provincia di Benevento né quelli di sono elencati in tabella 8.7.
Salerno per il 2004, in quanto il loro mo-
I risultati fin qui ottenuti indicano una di prelievo sono sempre inferiori sia
buona qualità delle acque sotterranee al singolo valore limite sia alla somma
relativamente alla pressione da pro- prevista come pesticidi totali. Si osser-
dotti fitosanitari. La maggior parte dei va che i dati risultano abbastanza con-
campioni non mostra tracce rilevabili gruenti con quelli riportati nella griglia
strumentalmente di residui; le con- teorica.
centrazioni ritrovate per ogni punto Con il proseguimento del monitorag-
189
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
gio verranno definite le aree di mag- in Arpac a partire dall’anno 2006. Esso
giore criticità rispetto al contaminante comprende i principali corpi idrici su-
in esame, per le quali verrà aumentata perficiali della regione, definiti in base
la frequenza di campionamento infit- alle caratteristiche idrogeologiche del
tendo la rete di monitoraggio e incre- territorio.
mentando il numero di prelievi per Dall’1 gennaio 2006 ad oggi sono sta-
anno. ti analizzati, per la ricerca di prodotti
Il monitoraggio delle acque superfi- fitosanitari, 983 campioni provenienti
ciali della Campania per la ricerca dei da 84 stazioni di monitoraggio rappre-
residui di fitofarmaci è stato attivato sentative di 22 corsi d’acqua.
Figura 8.8
Punti di prelievo e corsi d’acqua
monitorati
Figura 8.9
Fitofarmaci nelle acque superficiali,
anno 2006
190
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
Figura 8.10
Fitofarmaci nelle acque superficiali,
anno 2007
191
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Come atteso, i corsi superficiali che ro.
mostrano maggiori criticità sono quelli Per i due anni presi in considerazione è
che attraversano aree agricole molto stato studiato anche l’andamento sta-
estese oppure a elevata produttività, gionale della presenza di fitofarmaci
in particolare il Sarno, il Calore, l’Iscle- nelle acque superficiali.
Figura 8.11
Andamento presenza fitofarmaci
nelle acque superficiali, anni 2006 e
2007
Il grafico in figura 8.11 mostra chia- rità elevati), potrebbero fornire uno
ramente che i periodi di maggiore strumento non del tutto adeguato alla
pressione da fitofarmaci sono la tarda previsione dei principi attivi presenti,
primavera-inizio estate, coincidente a causa della indisponibilità di dati di
con la maggior produzione di ortico- vendita costantemente aggiornati,
le - come le solanacee - di cereali e Uno studio pilota, eseguito nel terri-
di frutta (drupacee, germogliamento/ torio provinciale di Benevento dai Ser-
fioritura dell’uva, fioritura dell’olivo e vizi territoriali Arpac in collaborazione
degli agrumi). Nel periodo autunnale con la Asl Benevento 1, ha permesso
si osserva una lieve ripresa coinciden- di raccogliere dati significativi sulla
te con la maturazione delle pomacee, contaminazione delle acque superfi-
dell’uva, degli agrumi e di fruttifere ciali. Nel corso dello studio sono stati
quali il loto. ricavati dati dettagliati di vendita loca-
Al momento attuale, comunque, i dati le e, inoltre, sono state individuate le
disponibili sono ancora in numero colture predominanti. I dati di vendita
troppo ridotto per fornire un quadro locale, quelli di utilizzo del territorio e i
soddisfacente della situazione. La me- dati analitici dei prodotti ortofrutticoli
todologia e la griglia teorica di ricerca di produzione locale, relativi agli anni
utilizzate, anche se sostanzialmente tra il 2003 e il 2006, sono stati “incro-
corrette (la maggior parte dei residui ciati”, consentendo la costruzione di
non soltanto ricadono nella griglia, una griglia di ricerca dei residui, speci-
ma presentano anche indici di prio- fica del territorio beneventano.
192
CAPITOLO 8 - Microinquinanti: Fitofarmaci
PRINCIPIO ATTIVO CLASSE PUNTEGGIO PUNTEGGIO PUNTEGGIO PUNTEGGIO INDICE DI
VENDITE UTILIZZO DISTRIBUZIONE DEGRADAZIONE PRIORITÀ
AMBIENTALE
MICLOBUTANIL FUN 4 0,8 4 1,2 8,64
AZINFOS METILE INS 5 0,9 4 1 8,6
PARATION METILE INS 5 0,9 4 1 8,6
FOLPET FUN 5 0,8 4 1 8,2
METOLACLOR DIS 4 1 4 1 8
CLOROTALONIL FUN 4 0,9 4 1 7,6
AZOXYSTROBIN FUN 4 0,8 4 1 7,2
LINURON DIS 2 1 4 1,2 7,2
CLORPIRIFOS INS 5 0,9 1 1,2 7,08
METRIBUZIN DIS 2 1 5 1 7
IPRODIONE FUN 5 0,9 4 0,8 6,88
PENCONAZOLO FUN 4 0,8 2 1,2 6,72
DIAZINONE IA 4 0,9 3 1 6,7
FENARIMOL FUN 3 0,8 3 1,2 6,48
ALACLOR DIS 4 1 4 0,8 6,4
DICLOBENIL DIS 2 1 3 1,2 6
TRIFLURALIN DIS 5 1 1 1 6
ENDOSULFAN INS 5 0,9 1 1 5,9
METIDATION INS 4 0,8 4 0,8 5,76
ETOPROFOS IN 4 1 3 0,8 5,6
ESACONAZOLO FUN 3 0,8 2 1,2 5,52
MALATION INS 3 0,9 4 0,8 5,28
VINCLOZOLIN FUN 3 0,8 4 0,8 4,96
LINDANO INS 1 1 3 1,2 4,8
CAPTANO FUN 5 0,8 4 0,5 4,1
FORATE INS 2 1 2 1 4
TOLCLOFOS
FUN 4 0,9 1 0,8 3,92
METILE
FENITROTION INS 5 0,9 3 0,5 3,85
PROCIMIDONE FUN 5 0,9 3 0,5 3,85
CLORPIRIFOS
INS 4 0,8 1 0,8 3,84
METILE
CIPERMETRINA INS 3 0,8 1 0,8 3,04
DELTAMETRINA INS 3 0,8 1 0,8 3,04
PARATION INS 2 0,9 2 0,8 3,04
LAMBDA
INS 2 0,8 1 1 2,8
CIALOTRINA
TETRADIFON ACA 2 0,8 1 1 2,8
Tabella 8.9
FOSALONE IA 2 0,8 2 0,5 1,8 Griglia di ricerca specifica per il
Beneventano
PIRIMIFOS METILE INS 1 0,9 1 0,5 0,95
Su un’area geografica più limitata, per studio andrà esteso, in futuro, anche
la quale è possibile ricavare dati vendi- alle altre province al fine di migliorare
ta locale, colture predominanti e utiliz- le conoscenze del territorio e valuta-
zo del territorio, la griglia di ricerca di re con maggiore precisione i fattori di
residui risulta molto più accurata. Tale pressione.
193
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Bibliografia
M. Lorenzin, S. Coppi e A. Franchi. Programmazione della ricerca dei residui di fitofarmaci nelle
acque: proposta di un indice di priorita’- Rapporto di attivita’ g.d.l. ANPA-ARPA- APPA fitofarmaci.
ANPA – rti amb – mon 3/2000
E. Sesia. Dati vendita dei prodotti fitosanitari: elaborazioni per sostanze attive- Atti del 3° seminario
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M.C. Manca, D. Mirella, A. Arcoraci, L. Coppola, V. Sansò, G. Pierini. Determinazione di una Griglia
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- Napoli 14-15 maggio 2003
D. Mirella, M.C. Manca, L. Coppola, A. Arcoraci, G. Pierini. Monitoraggio dei fitofarmaci nelle
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fitofarmaci ed ambiente-Palermo 20, 21-10, 2004
Mirella D., Manca M.C., Coppola L., Barricella E., Di Cerbo D., Ranaldo A., Romano A. Studio
Coordinato Dell’utilizzo Di Prodotti Fitosanitari Nella Provincia Di Benevento E Loro Impatto
Ambientale - Atti del 6° seminario nazionale: fitofarmaci ed ambiente- Catania, Aprile-2006
194
AMBIENTE E SALUTE
Ambiente e salute
9
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Ambiente e salute
LEGIONELLOSI
Anna Maria Rossi
HANNO COLLABORATO
Antonio Coppola, Giacomo Dente, Francesca Di Leo, Trofimena Lucibello, Mariangela
Pagano, Antonio Petrosino
AEROBIOLOGIA
Eugenio Scopano, Nunzia Riccardi, Alessandra Sasso
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
LEGIONELLOSI
197
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
tre nei casi nosocomiali è stimata tra verificano nei 35 stati europei aderenti
il 30 e il 50%: in pazienti con condi- a tale programma (EWGLINET).
zioni cliniche scadenti o trattati tar- In questo contesto, il Sistema di sorve-
divamente può arrivare al 70-80%. glianza italiano, coordinato dall’Istitu-
Negli ultimi anni le segnalazioni di to superiore di sanità (ISS), comunica
casi, sia sporadici che epidemici, sono a EWGLI i casi di legionellosi acquisiti
diventate sempre più frequenti, an- da cittadini italiani che si sono recati
che se risulta difficile stabilire se que- all’estero e, viceversa, riceve da EWGLI
sto incremento sia dovuto a un reale la notifica dei casi che hanno riguar-
aumento dell’incidenza, o piuttosto dato cittadini stranieri che hanno sog-
al perfezionamento delle tecniche giornato in Italia. Le strutture recettive
diagnostiche e dei flussi informativi. coinvolte nella segnalazione (alberghi,
Nel 1986, infatti, è stato costituito un villaggi turistici, campeggi, navi) sono
Sistema di sorveglianza europeo, de- tenute a effettuare i controlli sugli
nominato EWGLI (European working impianti di distribuzione dell’acqua,
group on legionella infections), attual- nonché a procedere con la bonifica,
mente coordinato dall’ECDC (Europe- al fine di evitare che EWGLI diffonda
an centre for disease prevention and sul sito web il nome della struttura in
control) di Stoccolma. Il sistema racco- questione, con inevitabili ricadute sul
glie informazioni sui casi di legionellosi turismo locale.
associati ai viaggi internazionali che si
Linee Guida sul controllo e prevenzione della Legionellosi (GU n. 103, del 05/05/2000)
Linee Guida Regionali - Assessorato alla Sanità - Regione Campania - Decreto Dirigenziale n. 562 del 16
luglio 2002 (BURC del 5 agosto 2002)
European Guidelines for Control and Prevention of Travel Associated Legionnaries’ Desease (produced by
members of the European Surveillance Scheme for Travel Associated Legionnaires' Disease – EWGLINET
– and the European Working Group for Legionella Infections – (EWGLI) prodotte nel giugno 2003 e
revisionate nel gennaio 2005 – UK (www.ewgli.org)
Linee Guida per i gestori di strutture turistico-recettive e termali (GU n. 28 del 04/02/2005)
Tabella 9.1 Linee Guida per i Laboratori con attività di diagnosi microbiologica e controllo ambientale della Legionellosi
(GU n. 29 del 05/02/2005).
Legionellosi: normativa di riferimento
Figura 9.1
Legionellosi: sorveglianza istituzionale
La Legionellosi in Campania
Nei primi anni 2000, in Campania ve- Da quel momento il Laboratorio legio-
nivano effettuate poche diagnosi di nellosi Arpac, unitamente all’Asses-
legionellosi (tabella 9.2). Il “problema sorato alla sanità, iniziò una capillare
legionellosi” si è imposto all’opinione opera di formazione e informazione
pubblica grazie a uno studio campione, presso le direzioni sanitarie ospedalie-
che il laboratorio ha svolto negli anni re, che provocò una forte presa di co-
2002 e 2003 su mandato dell’Assesso- scienza da parte del mondo sanitario
rato regionale alla sanità, mirato alla dell’importanza del tema e della ne-
ricerca, a tappeto in tutti gli ospedali, cessità di ridurre sempre più la linea di
della presenza di Legionella. Per la pri- demarcazione fra ambiente e salute,
ma volta, quindi, gli ospedali campani poiché soltanto un’azione condivisa
venivano monitorati per questa pro- avrebbe permesso di mettere a punto
blematica. I risultati destarono gran- strategie condivise al fine di contenere
de attenzione da parte dell’opinione il “problema Legionella”. Infatti, se da
pubblica, poiché i dati furono piutto- un lato sono stati migliorati i protocolli
sto sconcertanti: ben 57 ospedali della per una diagnosi precoce della malat-
Campania, sui 62 ispezionati, risultaro- tia attraverso la rilevazione dell’anti-
no infatti contaminati da Legionella. gene urinario - al fine di intraprendere
199
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
una quanto mai tempestiva terapia bientale. L’anno 2005 ha senza dubbio
antibiotica mirata - dall’altro si è pun- rappresentato una svolta fondamenta-
tato alla sensibilizzazione verso una le per la Campania nella lotta contro la
sempre più attenta sorveglianza am- Legionella.
Figura 9.2
Numero di analisi effettuate da Lrrl
Arpac, anni 2001-2008
200
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
Figura 9.3
Matrici esaminate da Lrrl Arpac, anni
2001-2008
Case di cura 24 10
Alberghi 112 31
Stazioni termali 28 6
Navi 17 3
Tabella 9.3
Campeggi 4 1 Legionella: numero siti controllati e
percentuale di positività riscontrate,
Sedi lavorative 56 7
anni 2001-2008
Figura 9.4
Distribuzione (n.) della concentrazioni
di Legionella dei campioni esaminati,
anni 2001-2008
201
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
I nostri risultati indicano che la Legio- (figura 9.4).
nella è ampiamente diffusa in Campa- Interessante pare anche l’assoluta pre-
nia e che gli edifici a maggiore rischio valenza di Legionella pneumophila e,
di contaminazione sono alberghi e nell’ambito di questa specie, dei siero-
ospedali. Le cariche contaminanti ri- gruppi 1 e 6, proprio quelli a maggiore
scontrate variano nel range di con- patogenicità per l’uomo (figura 9.5).
centrazione dell’ordine 102 - 105 UFC/L
Figura 9.5
Stipiti di Legionella
Le figure 9.6, 9.7, 9.8, 9.9 e 9.10 mo- campionate per la ricerca di Legionella
strano la localizzazione delle strutture, spp.
suddivise per categorie, ispezionate e
Lo stato in Campania
La legionellosi è oramai un proble- piani di valutazione del rischio e pro-
ma attuale perché in forte aumento grammi di autocontrollo nelle strut-
sia in Italia che nel resto dell’Europa. ture a rischio di contaminazione. Una
Le ragioni sono molteplici: maggiore giusta progettazione - e una buona
attenzione alla diagnosi da parte dei manutenzione periodica dell’impianto
medici, moltiplicazione delle occasioni idrico e dell’impianto di climatizzazio-
di esposizione per intensificazione dei ne - dovranno quindi essere garantite
viaggi, tendenza a centralizzare la ge- in ogni struttura sanitaria, comunitaria
stione e produzione di acqua potabile, e ricettiva.
utilizzo di tecnologie che producono Inoltre, una maggiore conoscenza
aereosolizzazione dell’acqua. delle relazioni tra la Legionella e i vari
È fondamentale la costruzione di una elementi del suo habitat permette-
rete integrata di varie professionalità rà senza dubbio di chiarire gli aspetti
(biologi, medici, ingegneri, impiantisti) eziopatogenetici delle legionellosi.
per approcciare il problema sotto i vari I rapporti tra Legionella e altri parame-
aspetti. Infatti, se da un lato è necessa- tri chimico-fisici dell’acqua sono tutto-
ria oggi più che mai un’efficace sorve- ra in fase di studio e potrebbero for-
glianza clinica per la diagnosi precoce nire indicazioni utili a individuare altri
della malattia, dall’altro risulta asso- fattori associati alla presenza del mi-
lutamente imprescindibile un’attenta crorganismo nelle acque domestiche,
sorveglianza ambientale con idonei come ad esempio il ferro, che è indi-
202
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
spensabile per la crescita di Legionella di riferimento per tutti gli operatori
o il rame, che pare svolgere un’azione che affrontano le problematiche ri-
inibente. guardanti le infezioni da Legionella.
Il Laboratorio regionale riferimento La finalità è quella di far collaborare
legionellosi Arpac, avendo a disposi- professionisti e tecnici che, altrimen-
zione le informazioni derivanti dalle ti, procederebbero separatamente fa-
verifiche degli impianti e i risultati del- cendo perdere di incisività a qualsiasi
le analisi, può rappresentare il punto intervento di prevenzione.
Figura 9.6
Abitazioni private: percentuale di
campioni positivi per presenza di
Legionella spp
203
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 9.7
Alberghi: percentuale di campioni
positivi per presenza di Legionella spp
204
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
Figura 9.8
Sedi lavorative: percentuale di
campioni positivi per presenza di
Legionella spp
205
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 9.9
Strutture termali, campeggi e navi:
percentuale di campioni positivi per
presenza di Legionella spp
206
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
Figura 9.10
Strutture sanitarie: percentuale di
campioni positivi per presenza di
Legionella spp
207
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
AEROBIOLOGIA
Campionamento
L’aria da analizzare viene prelevata da dere caratteristiche di resistenza agli
una pompa aspirante e, attraverso una agenti atmosferici.
fenditura, viene diretta su di una su- L’apparecchio consta di quattro parti
perficie di campionamento opportuna- fondamentali:
mente trattata sulla quale le particelle, • pompa aspirante
contenute nel volume d’aria, termina- • fenditura di aspirazione
no la loro traiettoria depositandosi per • superficie di deposizione
impatto. La superficie di campiona- • dispositivo di avanzamento della
mento viene successivamente esami- superficie.
nata al microscopio ottico per l’identi- Il campionatore deve essere collocato
ficazione e il conteggio delle particelle in un punto in cui la circolazione atmo-
catturate. L’apparecchio che applica il sferica locale non risenta della presen-
principio di campionamento sopra ri- za di ostacoli vicini, preferibilmente al
portato è quello proposto da Hirst nel centro di un terrazzo posto alla sommi-
1952 (figura 9.11) e raccomandato nel tà di edificio con altezza compresa fra
1972 dall’International Biological Pro- i 15 e i 20 metri dal suolo e lontano da
gram (Benninghoff, 1972). muri e protezioni, privilegiando zone
Il campionamento avviene per impat- lontane da parchi pubblici e da forti
to. Nella versione per l’esterno deve emissioni atmosferiche industriali.
esserci una visiera (o ala) parapioggia Il supporto di campionamento, film
e l’ala di direzionamento vento. Tutti i plastico, deve essere preparato ap-
sistemi di monitoraggio devono posse- ponendo un sottile film di fluido al
209
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
silicone che conferisce alla superficie fino al momento dell’impiego.
proprietà adesive, trattenendo le par- Recentemente sono stati immessi sul
ticelle depositate ed evitando la perdi- mercato nastri in acetato di cellulosa
ta delle medesime per rimbalzo o ritra- già adesivi, in quanto hanno subito in
scinamento da parte del flusso d’aria. fabbrica un trattamento superficiale
A questo scopo può essere impiegata per renderli tali (Silkostrip-Lanzoni).
una soluzione al 3% di fluido al silico- Questo tipo di nastro ha diversi van-
ne (polydimethylsiloxanes - viscosità taggi:
2.500.000 centistokes) in tetracloruro • la superficie adesiva ha spessore
di carbonio (Mandrioli et al., 1978). costante su tutta l’estensione del
Con questa tecnica, la soluzione va di- nastro (omogeneità per tutta la
stesa uniformemente con un pennello durata del campionamento)
abbondantemente intriso, passando • i nastri hanno tutti il medesimo
sul nastro una sola volta lentamente, potere adesivo, anche quelli uti-
ma con decisione. La rapida evapora- lizzati in campionatori diversi, da
zione del solvente rende omogenea operatori diversi
la distribuzione del fluido siliconico • non vi sono sostanze tossiche da
anche in eccesso di soluzione. È con- maneggiare (il tetracloruro di car-
sigliabile effettuare questa operazione bonio è noto essere un potente
sotto cappa aspirante o in un ambien- cancerogeno).
te ventilato e privo di polvere. Il pen- Il nastro deve aderire perfettamente
nello deve essere morbido e piatto, di al sistema di trascinamento per evi-
15 millimetri di larghezza per pittura tare variazioni di efficienza di campio-
(tipo pelo di martora). namento causate dalla non uniformità
I supporti di campionamento (vetrino della distanza fra il nastro e la fenditu-
o nastro) così preparati, debbono es- ra che provocherebbe quindi variazio-
sere conservati al riparo della polvere ni del flusso d’aria.
a b
c
d
Figura 9.11
Campionatore Hirst Lanzoni (a) e
preparazione dei campioni: tamburo
di campionamento (b), taglio nastro
campionamento (c), preparazione
vetrini (d)
210
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
Preparazione dei campioni
Effettuato il campionamento setti- due vetrini.
manale, il nastro viene tagliato utiliz- I campioni così preparati vengono
zando apposita taglierina e vengono esaminati al microscopio ottico a in-
preparati i vetrini per l’osservazione al grandimento variabile4. Il conteggio (4) Per il riconoscimento e conteggio
di routine viene utilizzato l’ingrandi-
microscopio ottico. Si stendono sul ve- dei granuli pollinici viene effettuata mento 200X, tuttavia il 400X viene di
trino alcune gocce di gelatina gliceri- su circa il 20% sull’intera superficie di norma utilizzato per riconoscimenti di
nata, preventivamente fusa in bagno- campionamento di 14 x 48 mm, su 3 o particelle di più complessa cataloga-
zione
maria, sulle quali si adagia il segmento 4 linee orizzontali parallele (in dipen-
di nastro (con lo strato siliconato rivol- denza della grandezza di campo del
to verso l’alto), sul quale si depongono microscopio utilizzato) con la tecnica
tre gocce di fucsina glicerina sciolta; si del campo di microscopio continuo. I
adagia infine un vetrino copri oggetto totali delle conte, suddivisi per specie
24 x 50 mm. Questa operazione viene polliniche, vengono riportati su modu-
effettuata su piastra termostatata per lo di conteggio.
mantenere il vetrino a temperatura Infine i dati di lettura grezzi vengono
sufficientemente elevata (40-50°C) e convertiti in dati di concentrazione
per favorire la fluidità del colorante e utilizzando i parametri del campiona-
l’eliminazione delle bolle d’aria. Infine mento e della lettura (flusso di aspira-
viene apposta una piccola etichetta zione - 10 l/minuto, velocità di rotazio-
di identificazione sul lato sinistro del ne del tamburo – 2 mm/h; superficie
vetrino che viene lasciato asciugare in del nastro osservata - almeno il 20%,
posizione orizzontale per qualche ora diametro del campo visivo del micro-
prima di effettuare i conteggi al micro- scopio) ottenendo la conversione dei
scopio. In questo modo il nastro rima- dati in concentrazione (numero di pol-
ne inglobato fra due strati di gelatina e lini medio per m3 d’aria aspirata).
212
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
Ubicazione: terrazzo della
casa municipale nel centro
della cittadina.
Coordinate geografiche: lat.
Nord 40° 48’ long. Est 13°
56’
Caratteristiche della zona
limitrofa: zona urbana in
prossimità del fiume Voltur-
no. Le specie vegetali pre-
senti sono tipiche di quello
Figura 9.14
presenti in ambiente fluvia-
Stazione di campionamento
le mediterraneo; presenti Castelvolturno (CE5)
nell’area ampie zone agri-
cole.
I granuli pollinici sono organismi fragili rappresenta anche una fonte di infor-
che interagiscono costantemente con mazioni ambientali utili per quanto
l’ambiente attraverso le loro aperture. concerne:
Il polline maturo, pronto per essere • la fase fenologica di fioritura delle
rilasciato dalla pianta, è disidratato e piante
di conseguenza altamente igroscopi- • la qualità dell’aria in base alla vita-
co, cosicché può assorbire l’umidità lità pollinica, specialmente in am-
dell’atmosfera; se questa contiene bito urbano
inquinanti, il polline, assorbendo l’ac- • la stima delle produzioni agrarie in
qua, entra in contatto con tali sostanze base alla quantità di polline pro-
che possono influenzare la sua vitalità, dotto
ovvero la sua capacità di completare • l’influenza dei cambiamenti clima-
gli eventi post-pollinazione e di com- tici e dell’azione dell’uomo sulla
piere la fecondazione. distribuzione biologica della ve-
Per coloro che soffrono di allergia il getazione e sul paesaggio in base
polline viene considerato come un alla qualità e quantità di pollini
“contaminante” atmosferico, ma esso monitorati.
213
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Bollettino settimanale dei pollini
I dati raccolti dalla rete di monitoraggio Il calendario fornisce i livelli di con-
per ogni stazione di campionamento centrazione del polline, non i livelli
vengono inseriti in apposito database di rischio di allergia. La comparsa dei
e utilizzati per emettere il Bollettino sintomi si ha quando la concentrazio-
settimanale dei pollini. ne del polline a cui il paziente è aller-
Il bollettino viene pubblicato sul sito gico raggiunge un valore detto soglia
internet del Cemec (Centro meteoro- di scatenamento. Tale soglia è diversa
logico e climatologico Arpac) e, inol- da paziente a paziente e può variare
tre, viene affisso in bacheca presso il anche nello stesso paziente nel corso
Dipartimento tecnico provinciale di della stagione. L’esposizione al polli-
Napoli per una diretta consultazione ne, infatti, provoca un’infiammazione
ed è inviato mezzo e-mail a tutti gli dell’organo bersaglio (naso, congiunti-
operatori Arpac, agli uffici comuna- va, bronchi) che abbassa progressiva-
li delle località dove sono localizzati i mente la soglia. Così, nel pieno della
campionatori, nonché a chiunque ne stagione, una concentrazione di gra-
faccia richiesta. nuli pollinici più bassa che all’inizio è
Per ciascuna famiglia sono previste in grado di scatenare i sintomi. Questo
quattro classi di concentrazione - as- fenomeno è noto come priming effect.
sente, bassa, media e alta - contrasse- Le informazioni sul livello di concen-
gnate rispettivamente dal colore bian- trazione dei pollini, pertanto, non pos-
co, giallo, arancione e rosso. I valori sono sostituire la consultazione di uno
delle differenti classi di concentrazio- specialista nell’impostare o modificare
ne sono forniti dall' Associazione ita- una terapia.
liana di aerobiologia (AIA), e variano in In tabella 9.5 è riportato uno stralcio
funzione della famiglia botanica. da un bollettino settimanale.
Valori di concentrazione
Settimana Dal: 02.04.2007 Al: 08.04.2007
espressi in pollini/m3
media
polline di Lun Mar Mer Gio Ven Sab Dom
settimanale
ACERACEAE 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
BETULACEAE TOTALE FAMIGLIA 2,7 3,3 0,9 0,9 0,0 0,0 0,3 1,2
Alnus 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Betula 2,7 3,3 0,9 0,9 0,0 0,0 0,3 1,2
CANNABACEAE 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
CHENOPODIO - AMARANTACEAE 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
COMPOSITAE TOTALE FAMIGLIA 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Ambrosia 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Artemisia 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
altre 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
CORYLACEAE 24,9 36,6 31,2 9,3 1,8 6,6 16,2 18,1
(omissis)
Salix 0,0 0,0 0,0 0,0 0,9 1,2 0,0 0,3
TILIACEAE* 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
ULMACEAE 0,0 2,4 0,3 0,6 0,0 0,0 0,0 0,5
UMBELLIFERAE* 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
URTICACEAE 36,9 91,5 60,6 20,7 7,8 128,4 154,8 71,5
Altri pollini * 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
Pollini non identificati* 0,3 1,8 3,3 0,6 0,0 0,0 1,2 1,0
Totale * 98,7 207,3 188,4 84,9 57,0 253,6 259,9 164,3
assente
Classi di concentrazione delle FAMIGLIE delle specie polliniche (indicazione dell’A.I.A. - bassa
Associazione Italiana di Aerobiologia) per quelle indicate con (*) non vi è tale indicazione. media
alta
Tabella 9.5
Bollettino pollini Si precisa che le classi indicate non identificano il valore soglia scatenante una reazione allergica
214
CAPITOLO 9 - Ambiente e salute
Figura 9.16
Betulaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO,
Napoli (NA)
In tutte e quattro le stazioni (figura dove non erano mai cresciute in prece-
9.16) si nota una pollinazione a partire denza, quali per esempio zone secche
da gennaio sino a maggio, con massi- e cumuli di detriti formatisi a seguito
mi a Policastro, nel mese di febbraio della costruzione di frangiflutti, moli
2008, ascrivibili al genere Alnus. e opere edificate sul mare che hanno
Chenopodiaceae-Amarantaceae. alterato l'ecosistema dei litorali. Ciò
Piante erbacee, o arbusti, che cresco- deve far riflettere non poco sul peso
no anche in luoghi ruderali e incolti, che l'intervento umano nel territorio
come il Farinaccio o Chenopodio - cosi ha nei confronti dell'aumento anche
chiamato per lo strato farinoso di cui si delle malattie allergiche. Il periodo di
ricopre - ma soprattutto in luoghi sala- pollinazione è l'estate, ma nelle zone
ti, quali spiagge e stagni costieri (da cui più calde questo periodo è anticipato
l’attributo di alofile). Negli ultimi anni, e coincide con quello dell’Olivo (metà
però, si è fatta sempre più frequente aprile - fine maggio).
la presenza di queste piante in luoghi
215
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 9.17
Chenopodiaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA).
Figura 9.18
Compositae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA)
Figura 9.19
Corylaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA)
Figura 9.20
Cupressaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA).
217
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 9.21
Euphorbiaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA).
In tutte le stazioni (figura 9.21) si ri- gono tre generi di diversa morfologia,
scontra una maggiore presenza di Eu- distribuzione e periodi di fioritura:
phorbiaceae da dicembre ad aprile in Faggio, Quercia, Castagno. Fioriscono
tutte le stazioni di monitoraggio, con d'estate. Abbondantemente presenti
dei picchi più evidenti nei mesi di feb- su tutto il territorio regionale, sono
braio, marzo e aprile. dotati di scarsa allergenicità.
Fagaceae. A tale famiglia apparten-
Figura 9.22
Fagaceae: confronto degli andamenti
delle concentrazioni medie mensili
dell’anno 2007 con l’anno 2008 nelle
quattro stazioni di monitoraggio:
Policastro (PL), Castelvolturno (CV),
Portici (PO), Napoli (NA).
Figura 9.23
Graminaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA)
In tutte le quattro stazioni (figura 9.23) che contadini e produttori ben cono-
si nota un andamento simile, corri- scono. Infatti, a un'annata (o biennio in
spondente al periodo di fioritura da alcuni casi) di alta produzione di olive,
marzo a giugno, raggiungendo valori ne segue un’altra connotata da scarsa
massimi a Castel Volturno nel mese di produttività. Questo fenomeno, legato
maggio 2008. ovviamente a un’alternanza nella pro-
Oleaceae. La specie di maggior signifi- duzione pollinica, è causa nei soggetti
cato clinico è rappresentata dall’Olea allergici del succedersi di primavere
europea. La sua pollinazione si verifica con sintomi più intensi con altre meno
in maggio e in giugno. Le zone geo- fastidiose.
grafiche più interessate sono lungo le Tale famiglia comprende oltre l’Olivo,
coste mediterranee e le isole. L'inte- il Frassino, conosciuto per il suo legno
resse clinico è dovuto alla copiosa pro- pregiato e l'estrazione della Manna -
duzione di polline (con picchi anche costoso lassativo di qualità usato fino
di 300/500 e più pollini/metro cubo a qualche decennio fa nelle aree rurali
d’aria) e alla sua particolare aggressivi- - e il Ligustro, pianta ornamentale col-
tà. Una caratteristica dell'olivo risiede tivata per siepi e bordure.
nell’alternanza produttiva, fenomeno
Figura 9.24
Oleaceae: confronto degli andamenti
delle concentrazioni medie mensili
dell’anno 2007 con l’anno 2008 nelle
quattro stazioni di monitoraggio:
Policastro (PL), Castelvolturno (CV),
Portici (PO), Napoli (NA)
219
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Tale famiglia è presente, più o meno rio monitorato, caratterizzato soprat-
similmente in tutte le stazioni (figura tutto da ampie coltivazioni di olivo.
9.24), nel periodo primaverile aprile- Pinaceae. Comprende numerosi ge-
giugno. I picchi massimi vengono rag- neri quali Cedrus, Pinus e Larix. Pos-
giunti nella stazione di Policastro sia a siedono scarso potere allergenico. La
maggio 2007 che 2008. Tali valori sono fioritura va da marzo a maggio e in au-
corrispondenti alla natura del territo- tunno (cedro).
Figura 9.25
Pinaceae: confronto degli andamenti
delle concentrazioni medie mensili
dell’anno 2007 con l’anno 2008 nelle
quattro stazioni di monitoraggio:
Policastro (PL), Castelvolturno (CV),
Portici (PO), Napoli (NA)
Le Pinaceae sono presenti nel periodo muri, lungo le strade e i fossi. Fiorisce
febbraio-giugno con concentrazioni da marzo ad ottobre. La concentrazio-
moderate in tutte e quattro le stazio- ne di questo polline è molto alta nelle
ni (figura 9.25) e con valori massimi regioni del Sud Italia. La pollinazione,
raggiunti nel mese di aprile 2008 nella in Campania, è praticamente presen-
stazione di Policastro. te durante tutto l'arco dell'anno, con
Urticaceae. Il genere di questa fami- due picchi di fioritura: uno maggiore,
glia più importante è la Parietaria, in marzo-aprile, un secondo, di minore
molto comune, cresce sui ruderi e sui grandezza, in settembre.
Figura 9.26
Urticaceae: confronto degli
andamenti delle concentrazioni
medie mensili dell’anno 2007 con
l’anno 2008 nelle quattro stazioni
di monitoraggio: Policastro (PL),
Castelvolturno (CV), Portici (PO),
Napoli (NA)
Acqua
10
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Acqua
Tommaso Di Meo, Giuseppe Onorati, Beatrice Cocozziello, Emma Lionetti
HANNO COLLABORATO
per la tematica “Depurazione nella provincia di Napoli” Alfonso De Nardo, Antonio
Ramondo, Gelsomina Agrello, Annunziata Pulcrano
per la tematica “Depurazione nella provincia di Caserta” Luigi Aulicino, Agostino Delle
Femmine, Claudio Delle Femmine, Paola Pancaro
per la tematica “Turismo e carichi inquinanti nel salernitano” Giuseppe D’Antonio,
Giuseppe Gravina Patrizia Lambiase
per la tematica “Potenziamento del monitoraggio marino-costiero” Lucio De Maio
SCHEDE TEMATICHE
Nitrati e reti di monitoraggio in continuo delle acque interne
Adolfo Mottola
CAPITOLO 10 - Acqua
Introduzione
La definizione dello stato delle acque Napoli e Caserta e sulle interazioni fra
in Campania deve essere basata sulla turismo e potenzialità ed efficienza dei
elaborazione di numerose tipologie di depuratori in provincia di Salerno. Ul-
dati ambientali e però l’enfasi va rivol- teriori approfondimenti sono dedicati
ta alla presentazione di un quadro co- alle reti di monitoraggio in continuo e
noscitivo di sintesi facilmente leggibile alla valutazione delle fonti di contami-
con l’ausilio di carte tematiche e gra- nazione da nitrati con l’ausilio di tecni-
fici, senza rinunciare al rigore tecnico- che isotopiche.
scientifico di quanto riportato. Per la Nella elaborazione dei dati disponibili
valutazione dello stato delle risorse si è fatto spesso riferimento al D.Lgs.
idriche e degli ecosistemi acquatici n. 152/1999, vigente per la maggior
non si può prescindere dall’analisi spa- parte del periodo esaminato, quindi,
zio-temporale delle tendenze in atto, alcuni indicatori e indici sono quelli
tramite indicatori e indici, e dal con- degli allegati tecnici del citato decreto.
fronto con gli standard normativi di Oltre al monitoraggio e ai controlli Ar-
riferimento nonché con lo stato delle pac, una fonte insostituibile di dati per
acque in ambito nazionale e comuni- la stesura dell’intero capitolo è stato
tario. Nei paragrafi seguenti è illustra- il “Piano di tutela delle acque della
to lo stato quali-quantitativo dei corpi Campania” approvato dalla Giunta re-
idrici delle acque interne, marino co- gionale della Campania, elaborato con
stiere, di balneazione e a uso potabile, il supporto della Sogesid e il contribu-
a partire dagli esiti delle campagne di to delle Autorità di bacino nazionale,
monitoraggio effettuate da Arpac nel interregionali e regionali, nonché di
periodo 2000-2007, con l’aggiorna- Arpac stessa.
mento di quanto illustrato in dettaglio In alcuni casi i dati disponibili sono an-
nel volume “Acqua-Il monitoraggio in cora frammentari; un miglioramento
Campania 2002-2006” (Arpac 2007); dello stato delle conoscenze è atteso
una grande attenzione è dedicata an- con il completamento del censimento
che al sistema di approvvigionamen- sulla tematica acque di recente avvia-
to e depurazione, con il quadro della to dall’Istat e l’ulteriore sistematizza-
situazione regionale e schede di det- zione dei dati sulle acque nell’ambito
taglio sulle attività di controllo del si- del Sistema informativo SIRA.
stema depurativo nelle province di
Acque superficiali
L’idrografia della Campania è caratte- l’orografia, la variabilità delle condi-
rizzata da una grande varietà di morfo- zioni termometriche e pluviometriche
tipi fluviali, da quelli della subregione regionali contribuisce a caratterizzare
montuosa, dominata dalla dorsale ap- l’idrografia campana per la presenza di
penninica e dagli altipiani interni e sol- pochi bacini idrografici con superficie
cata da corsi d’acqua a regime torrenti- estesa e numerosi di modesta dimen-
zio, a quelli della subregione collinare, sione.
resa discontinua dagli edifici vulcanici, La descrizione e valutazione delle ac-
che degrada verso il mare, solcata da que superficiali della Campania non
corsi d’acqua ad andamento meandri- può prescindere dalla documentazio-
forme quando non irregimentati. Con ne tecnica di riferimento collazionata
225
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
per la stesura del Piano di tutela del- (recapitanti direttamente in mare),
le acque. Il Piano, adottato con DGR il cui bacino imbrifero abbia super-
n. 1220/2007, prima dell’emanazione ficie maggiore di 200 km2
del DM n. 131/2008, recante il regola- • corsi d’acqua naturali di II ordine
mento con i criteri tecnici per la carat- o superiore, il cui bacino imbrifero
terizzazione dei corpi idrici, ha censito abbia superficie maggiore di 400
i corsi d’acqua con superficie del ba- km2
cino idrografico superiore a 10 chilo- • corsi d’acqua che per motivi natu-
metri quadrati, nonché i laghi e i corpi rali abbiano portata uguale a zero
idrici artificiali. Complessivamente, fra per non più di 120 giorni l’anno, in
i bacini regionali, sono stati individuati un anno idrologico medio
60 “corsi d’acqua superficiali di inte- • canali artificiali che restituiscono
resse”. In conformità alla normativa, almeno in parte le acque a corpi
il Piano ha, quindi, individuato i “corpi idrici naturali superficiali e aventi
idrici superficiali significativi” presenti portata di esercizio di almeno 3
sul territorio regionale, identificandoli m3/s.
tra quelli censiti che rispettano i se- I 17 corsi d’acqua superficiali significa-
guenti requisiti: tivi individuati sono rappresentati nel-
• corsi d’acqua naturali di I ordine la cartografia in figura 10.1
Figura 10.1
Carta dei corpi idrici superficiali
significativi
226
CAPITOLO 10 - Acqua
Allo scopo di garantire la tutela e/o prelievo di campioni d’acqua, avviati
il risanamento da fenomeni di inqui- all’analisi per la determinazione dei
namento, la normativa nazionale, re- parametri di caratterizzazione e dei
cependo le indicazioni comunitarie microinquinanti organici e inorganici.
contenute nella Direttiva 2000/60/CE, Nelle more dell’emanazione dei de-
ha fissato i seguenti obiettivi minimi creti attuativi, che precisino le moda-
di qualità ambientale comuni per tut- lità operative del monitoraggio e in
ti i corpi idrici significativi, definiti in relazione alla mancata individuazione
funzione della capacità dei corpi idrici delle tipologie di corpi idrici di riferi-
stessi di mantenere processi naturali mento, anche per i criteri di classifica-
di autodepurazione e supportare co- zione dello stato di qualità ambientale
munità animali e vegetali ampie e ben dei fiumi, le Arpa hanno continuato a
diversificate: utilizzare gli indici introdotti dall’abro-
• mantenimento/raggiungimento gato D.Lgs. n. 152/1999: il Livello di
della qualità ambientale corri- inquinamento da macrodescrittori
spondente allo stato “buono” en- (LIM) per la qualità chimico-fisica, l’In-
tro il 22 dicembre 2015 dice biotico esteso (IBE) per la qualità
• mantenimento/raggiungimento biologica e lo Stato ecologico dei corsi
della qualità ambientale corri- d’acqua (SECA), che consente di classi-
spondente allo stato “sufficiente” ficare i singoli tratti fluviali combinan-
entro il 31 dicembre 2008. do i valori conseguiti per gli indici LIM
Ai fini di un’efficace tutela delle acque e IBE.
dall’inquinamento e a supporto delle Il LIM è espressione sintetica della na-
attività di pianificazione di interventi tura del corpo idrico e aggrega i para-
e misure per il perseguimento o man- metri chimici e fisici di base relativi al
tenimento degli obiettivi di qualità bilancio dell’ossigeno e allo stato trofi-
ambientale promosse dalla Regione co. Esso assume valori numerici varia-
Campania, Arpac, a partire dall’autun- bili da <60 a 560, ai quali corrispondo-
no del 2001, ha avviato programmi di no livelli variabili da 5 a 1 al crescere
rilevamento sistematico dello stato della qualità delle acque fluviali.
qualitativo delle acque fluviali sull’in- Il monitoraggio del LIM dei fiumi cam-
tero territorio regionale. pani ha fornito nel corso degli anni esi-
Tali programmi sono stati condotti fino ti abbastanza consolidati. Prendendo
al 2008, in analogia con quanto fatto come riferimento il biennio 2006-2007,
dalle altre Arpa, ai sensi del D.Lgs. n. il monitoraggio ha fatto registrare me-
152/1999, benché esso sia stato abro- diamente un numero molto limitato
gato dal successivo D.Lgs. n. 152/2006 di tratti fluviali caratterizzati da valori
che ha, però, introdotto oggettive dif- del LIM di livello 1, corrispondenti al
ficoltà interpretative e operative, che 2,2% di acque con una qualità elevata,
hanno reso di difficile applicabilità la mentre risultano pari rispettivamente
nuova disciplina del monitoraggio. al 50% e al 21,7% le percentuali dei
In coerenza con i dettami normativi tratti fluviali caratterizzati da valori del
che disciplinano le attività di moni- LIM di livello 2 e 3, corrispondenti ad
toraggio, è stata definita una rete di una qualità delle acque buona o suf-
punti di prelievo, posizionati in nume- ficiente. I restanti fiumi evidenziano
ro congruo lungo le aste dei principali una qualità delle acque scadente o
fiumi della Campania. La rete consta di pessima, con valori del LIM di livello
92 punti di monitoraggio, ubicati lungo 4 o 5 registrati rispettivamente per il
32 corsi d’acqua d’interesse regionale, 16,3% e il 9,8%.
tra i quali sono inclusi i 17 fiumi indivi- L’andamento valutato nell’arco tem-
duati come corpi idrici significativi dal porale 2001-2007 appare comples-
Piano di tutela delle acque. sivamente altalenante e disomoge-
In corrispondenza di questi punti, neo. Infatti, se da un lato si registra
con frequenza mensile, si effettua un un trend di crescita per i tratti fluviali
227
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
caratterizzati da valori di LIM di livello a basso impatto ambientale; dall’altro,
1 e 2, d’altra parte, il dato relativo al i fiumi che solcano la Piana campana
numero complessivo dei tratti fluviali negli hinterland napoletano, caserta-
caratterizzati da valori del LIM di livello no e, in parte, beneventano, così for-
1, 2 e 3 appare in lieve decrescita. temente urbanizzati da costituire qua-
La distribuzione territoriale dei valori si un unicum con le città, e che hanno
del LIM appare invece fortemente po- prodotto una pressoché totale irregi-
larizzata. Da un lato, i fiumi della pro- mentazione e artificializzazione degli
vincia di Salerno e, in parte, quelli del stessi alvei fluviali, recapito ultimo dei
beneventano, dell’avellinese e dell’al- carichi inquinanti di origine civile, agri-
to casertano, che solcano territori cola e industriale. I primi sono carat-
oggetto di tutela di Parchi nazionali e terizzati da un LIM prevalentemente
regionali e di altre aree protette - quali di livello 2, con i soli tratti di valle, in
oasi e riserve - caratterizzati da un ele- prossimità di confluenze e foci, talvol-
vato grado di naturalità, da una bassa ta di livello 3. I secondi, invece, sono
densità abitativa e da un uso del suolo caratterizzati da LIM di livello 4 o 5.
Figura 10.2
Fiume Volturno: andamento
dell’indice LIM, anni 2006-2007
Figura 10.3
Fiume Calore Irpino: andamento
dell’indice LIM, anni 2006-2007
Figura 10.4
Fiumi Volturno, Sarno, Sele, Alento e
Mingardo: andamento dell’indice LIM
nelle stazioni di foce, anni 2001-2007
229
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
perare i limiti derivanti da un’accen- campane manifesta, dunque, per oltre
tuata focalizzazione del monitoraggio i 2/3 dei tratti una qualità almeno suf-
sugli elementi di qualità chimico-fisica ficiente.
e quelli derivanti dall’eccessiva sem- Il trend complessivo nell’arco tempora-
plificazione nell’interpretazione della le 2001-2006 mostra che mediamente
complessità degli ecosistemi fluviali, il i valori del SECA, dopo un periodo di
legislatore, con l’emanazione del D.Lgs. crescita, subiscono una sensibile fles-
n. 152/2006, ha spostato fortemente sione nel 2006, corrispondente a una
l’attenzione e l’enfasi del monitorag- diminuzione totale dei tratti con quali-
gio dei fiumi sugli elementi di qualità tà ecologica ottima, buona o sufficien-
biologica, oltreché idromorfologica, te, malgrado si registri un consistente
allargando lo spettro dell’indagine a incremento dei tratti con qualità otti-
fitoplancton, macrofite, diatomee e ma.
fauna ittica. Lo Stato ecologico dei corsi d’acqua
La mancata individuazione delle me- campani, ricalcando quanto riscontra-
todiche analitiche specifiche e l’omis- to per gli indici sintetici LIM e IBE, ri-
sione dei criteri per la classificazione sulta caratterizzato da una grande va-
dello stato quali-quantitativo dei fiu- riabilità sul territorio regionale, come
mi, attraverso decreti e regolamenti si evince dalla rappresentazione carto-
attuativi, ad oggi ancora in fase di ela- grafica riportata in figura 10.5.
borazione, nonché la tardiva definizio- La qualità ecologica più elevata è stata
ne dei criteri per l’individuazione delle attribuita ai corsi d’acqua che attra-
tipologie di corpi idrici di riferimento, versano il territorio della provincia di
ha reso impossibile attribuire ai fiumi, Salerno ricadente nel Parco nazionale
in Campania come nella altre regioni, del Cilento e del Vallo di Diano, con
una classificazione dello stato ambien- punte di particolare pregio per le ac-
tale coerente con la nuova disciplina que del fiume Bussento e del torrente
del monitoraggio introdotta dal D.Lgs. Fasanella, e per il bacino dell’alto cor-
n. 152/2006. so del fiume Volturno. I valori più bassi
Per tali motivi ad oggi è possibile forni- del SECA, corrispondenti a una qualità
re una stima della qualità dei fiumi del- ecologica pessima, si registrano invece
la Campania solo attraverso l’impiego per i corsi d’acqua, naturali e artificia-
dell’indicatore SECA, Stato ecologico li, della piana campana. In particolare
dei corsi d’acqua, costruito combinan- molto critica appare la situazione dei
do i valori conseguiti per gli indici LIM Regi Lagni, del fiume Sarno e dei suoi
e IBE. affluenti Solofrana e Alveo Comune,
I risultati delle attività di monitorag- che sfociano sul litorale dei golfi di Ga-
gio, condotte da Arpac presso le 92 eta e Napoli, veicolando a mare tutto il
stazioni attive, mostrano la seguente loro carico inquinante, assieme a quel-
distribuzione dei valori del SECA nelle la del fiume Isclero, che solca il territo-
5 classi di qualità: rio beneventano.
• 2,2% dei tratti fluviali con valori Sulla base delle indicazioni di alcune
corrispondenti a qualità delle ac- Autorità di bacino, la Regione Cam-
que ottima pania ha riportato nel Piano di tutela,
• 47,8% con valori corrispondenti a adottato nel 2007, obiettivi minimi di
qualità buona qualità ambientale per i corpi idrici,
• 18,5% con valori corrispondenti a che risultano in alcuni casi meno ri-
qualità sufficiente gorosi di quelli fissati dalla normativa
• 17,4% con valori corrispondenti a nazionale e comunitaria, in considera-
qualità scadente zione dell’impossibilità per gli stessi a
• 14,1% con valori corrispondenti a raggiungere gli obiettivi generali entro
qualità pessima. le scadenze prefissate, per effetto de-
Lo Stato ecologico delle acque fluviali gli impatti antropici.
230
CAPITOLO 10 - Acqua
Figura 10.5
Carta dello stato ecologico dei corsi
d'acqua (SECA), anni 2006-2007
In tabella 10.1 si riporta il confronto tra fici a torta riportati in figura 10.6, le
gli obiettivi di qualità definiti in manie- percentuali dei fiumi con uno stato
ra unitaria per l’intero corpo idrico su- ambientale in prima approssimazio-
perficiale e i valori del SECA risultanti ne coerente con gli obiettivi di qualità
dalle attività di monitoraggio condotte ambientale fissati per il 2008 e il 2015
da Arpac. sono pari rispettivamente al 59,4% e al
Pur nei limiti dei criteri di classifica- 31,3%, mentre risultano parzialmente
zione adottati, il confronto ribadisce coerenti rispettivamente il 15,6% e il
chiaramente l’esistenza di forti critici- 28,1%. Molto lontani dagli obiettivi di
tà ambientali, soprattutto per le acque qualità ambientale risultano essere il
superficiali ricadenti in piana Campa- 25% dei fiumi rispetto all’obiettivo 2008
na e piana di Sarno, probabilmente e il 40,6% rispetto all’obiettivo 2015.
non risolvibili in tempi brevi, mentre Utilizzando le risorse economiche co-
la situazione è decisamente migliore munitarie, appositamente finalizzate
per i fiumi che solcano il territorio del- dalla Regione Campania nell’ambi-
la provincia di Salerno, tutti o quasi in to del POR Campania 2000-2006 per
uno stato ambientale già buono. l’implementazione del Sistema re-
In sintesi, come illustrato nei due gra- gionale di monitoraggio ambientale,
231
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
OBIETTIVO OBIETTIVO
OBIETTIVO COERENZA OBIETTIVO COERENZA
DI QUALITÀ DI QUALITÀ
SECA 2008 EX CON 2015 EX CON
CORPO IDRICO FISSATO FISSATO
(classe) DIRETTIVA L’OBIETTIVO DIRETTIVA L’OBIETTIVO
NEL PTA AL NEL PTA AL
2000/60/CE 2008 2000/60/CE 2015
31/12/2008 31/12/2015
Agnena 4 SUFFICIENTE - NO BUONO - NO
2008
2015
Figura 10.6
Fiumi campani: coerenza con gli
obiettivi SECA fissati per il 2008 e per
il 2015
Acque sotterranee
L’idrogeologia campana è strettamen- Gli acquiferi delle piane alluvionali,
te correlata alle caratteristiche geo- caratterizzati da una permeabilità me-
morfologiche regionali, in base alle dio-alta per porosità, sono alimentati
quali è possibile ripartire il territorio in per infiltrazione diretta e dai travasi
quattro porzioni distinte: degli adiacenti massicci carbonatici,
• un settore tirrenico pianeggiante, con una circolazione idrica a falde so-
che copre circa un terzo del terri- vrapposte. Gli acquiferi costituiti dai
torio complessi delle successioni carbonati-
• la dorsale calcareo-dolomitica che, a permeabilità molto elevate per
orientata in direzione NO-SE, che fratturazione e carsismo, sono caratte-
costituisce la barriera orografica rizzati dalla presenza di importanti fal-
principale e si estende per circa un de basali, alimentate da un’elevata in-
quarto della regione filtrazione efficace e risultano essere i
• gli edifici vulcanici del Vesuvio, del più produttivi della Campania. Le aree
Roccamonfina e dei rilievi flegrei, vulcaniche ospitano, invece, acquiferi
che si estendono per circa il 5% a permeabilità molto variabile per po-
della superficie rosità e fessurazione, e sono alimenta-
• le aree collinari sannite-irpine e ci- ti prevalentemente da apporti diretti
lentane, che occupano oltre il 40% con travasi dagli acquiferi adiacenti e
del territorio. con una circolazione idrica prevalen-
233
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
temente a falde sovrapposte. Le aree gnificativi originariamente individuati.
collinari, infine, sono caratterizzate In corrispondenza di questi punti, con
dalla presenza di acquiferi a permea- frequenza semestrale, si effettua un
bilità molto bassa che ospitano falde prelievo di campioni d’acqua, avvia-
idriche molto modeste. ti all’analisi per la determinazione dei
Sulla base delle conoscenze idroge- parametri di caratterizzazione e dei mi-
ologiche e con riferimento ai criteri croinquinanti organici e inorganici.
identificativi definiti dalla normativa, Nelle more dell’emanazione dei decre-
il Piano di tutela delle acque, adotta- ti attuativi che precisino le modalità
to dalla Regione Campania nel 2007, operative del monitoraggio e i criteri
ha individuato e delimitato 49 “corpi di classificazione dello stato di qualità
idrici sotterranei significativi”, distin- ambientale delle acque sotterranee, le
guendoli in cinque tipologie principali Arpa hanno continuato ad utilizzare gli
come da cartografia riportata in figura indici introdotti dall’abrogato D.Lgs. n.
10.7. 152/1999, in particolare l’indice SCAS
Anche per le acque sotterranee, come (Stato chimico delle acque sotterra-
per le superficiali, la normativa nazio- nee).
nale - allo scopo di garantire la tutela L’indice SCAS riassume in maniera sin-
e il risanamento da fenomeni di inqui- tetica l’impatto delle attività antropiche
namento - ha fissato per tutti i corpi sulle caratteristiche idrochimiche delle
idrici significativi gli obiettivi minimi di acque sotterranee, evidenziando il gra-
qualità ambientale di mantenimento/ do di compromissione qualitativa della
raggiungimento della qualità ambien- falda e l’eventuale presenza di partico-
tale corrispondente allo stato “suffi- lari facies idrochimiche caratterizzate
ciente” entro il 31 dicembre 2008 e di da elevate concentrazioni di sostanze
mantenimento/raggiungimento della inquinanti di origine naturale. A ogni
qualità ambientale corrispondente punto d’acqua è attribuita una classe
allo stato “buono” entro il 22 dicem- variabile da 4 a 1 o la classe 0 a indica-
bre 2015. re la presenza nelle acque di parametri
Nell’autunno del 2002 Arpac ha avvia- di base o addizionali in concentrazioni
to programmi di rilevamento sistema- superiori ai limiti fissati dalla norma-
tico dello stato qualitativo delle acque tiva, riconducibile però ad un’origine
sotterranee regionali, con l’intento naturale. In accordo con quanto fatto
di supportare un’efficace tutela delle da altre Arpa, anche Arpac ha adotta-
acque dall’inquinamento e l’attività di to classi di qualità intermedie a doppia
pianificazione di interventi e misure valenza (0-2, 0-3, 0-4), allo scopo di
per il perseguimento o mantenimen- classificare acque caratterizzate dalla
to degli obiettivi di qualità ambientale presenza di inquinanti di origine natu-
promosse dalla Regione Campania. rale accanto ad una presenza di nitrati
Anche per le acque sotterranee, i di origine antropica.
programmi di rilevamento sono stati Il monitoraggio delle acque sotterra-
condotti ai sensi dell’abrogato D.Lgs. nee, condotto da Arpac presso sorgen-
n. 152/1999, a causa delle difficoltà ti perenni e pozzi inclusi nella rete re-
interpretative e operative della nuova gionale, ha fatto registrare nel 2007 un
disciplina del monitoraggio introdotta sensibile calo percentuale dei punti con
dal D.Lgs. n. 152/2006. acque in classe 1 e 0, corrispondenti a
In coerenza con i dettami normativi una qualità pregiata o particolare, che
che disciplinano le attività di moni- si attestano rispettivamente all’11% e
toraggio, è stata definita una rete di al 6%. In ascesa, invece, i punti in classe
punti di prelievo delle acque afferenti 2 e 0-2, corrispondenti a acque di qua-
ai principali acquiferi della Campania. lità mediamente buona, si riscontrano
La rete consta di 183 punti di monito- rispettivamente nel 40,9% e nel 6,5%
raggio, pozzi e sorgenti perenni, affe- dei casi, assieme i punti in classe 3 o
renti ai 40 corpi idrici sotterranei si- 0-3, corrispondenti a una qualità me-
234
CAPITOLO 10 - Acqua
Figura 10.7
Carta dei corpi idrici sotterranei
significativi
diamente sufficiente, si registrano nel esse ricadono, con punte di pregio per
12,3% e nel 7,1% dei casi. I punti con le acque afferenti al corpo idrico del
acque di qualità scadente, classificabili monte Taburno. Le seconde, invece,
in classe 4 e 0-4 appaiono, infine, an- risentendo di un uso più intensivo del
che essi in calo, riscontrandosi rispetti- suolo e di una diffusa urbanizzazione
vamente nell’11% e nel 4,5% dei punti del territorio, manifestano una quali-
d’acqua monitorati. tà sensibilmente minore; in particolar
Il trend riferito all’arco temporale modo, le acque delle falde afferenti
complessivo 2002-2007 risulta altale- agli acquiferi della piana campana,
nante, ma probabilmente il risultato è Piana a Oriente di Napoli e Basso corso
correlabile anche agli andamenti delle del Volturno-Regi Lagni, Piana di Bene-
condizioni meteoclimatiche. vento e della Valle del Solofrana, sono
Nel corso degli anni, il monitoraggio classificabili come qualitativamente
dello SCAS ha evidenziato una siste- scadenti. Le acque di origine vulcanica,
matica variabilità nei valori di classi- infine, evidenziano talvolta, come nel
ficazione, sia su base geografica che caso degli acquiferi dei Campi Flegrei e
idrogeologica. Si osserva una netta del Somma-Vesuvio, una forte conta-
differenziazione tra la qualità delle ac- minazione da nitrati che si innesta su
que afferenti agli acquiferi carbonatici, facies idrochimiche già caratterizzate
ubicati lungo la dorsale appenninica, e da elevate concentrazioni di sostanze
quella delle acque di falda delle piane inquinanti di origine naturale.
alluvionali. Le prime sono, infatti, carat- In figura 10.8 è riportata una rappre-
terizzate da una qualità generalmente sentazione cartografica dei valori dello
buona, in ragione dei modesti impatti SCAS misurati.
antropici esercitati sui territori in cui
235
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 10.8
Carta dello stato chimico delle acque
sotterranee (SCAS), anno 2007
Figura 10.9
SCAS: distribuzione percentuale dei
parametri che determinano
l’attribuzione di classe di qualità
scadente, anno 2007
236
CAPITOLO 10 - Acqua
delle acque sotterranee scadente ri- mentre essa è concorrente, assieme
sulta essere ancora, prevalentemente, alla concentrazione di altri inquinan-
il nitrato. ti, in poco meno del 10% di tali pun-
Come illustrato nella figura 10.9, ti; il restante 10% deve la sua qualità
nell’80% dei punti d’acqua in classe scadente soprattutto alla presenza di
3, 0-3, 4 e 0-4, la concentrazione dei composti alifatici alogenati totali o,
nitrati è, infatti, l’unico parametro che lungo la costa, a fenomeni di ingres-
determina l’attribuzione della classe di sione marina.
qualità scadente o appena sufficiente,
Figura 10.10
Nitrati: distribuzione percentuale
delle concentrazioni rilevate, anno
2007
La figura 10.10 illustra, invece, la di- grei, nonché negli acquiferi della piana
stribuzione percentuale delle concen- di Benevento e della valle del Solofra-
trazioni di nitrati riscontrate nei pozzi na.
e nelle sorgenti incluse nella rete di Le acque afferenti ai corpi idrici sot-
monitoraggio. Circa il 90% dei punti terranei dei massicci carbonatici ap-
d’acqua è caratterizzato da concen- paiono, invece, quasi del tutto esenti
trazioni inferiori al valore limite di 50 dall’inquinamento da nitrati, in coe-
mg/l fissato dalla normativa, con oltre renza con l’origine antropica di questo
i due terzi al di sotto del valore di 25 inquinante, riconducibile in genere a
mg/l, coerente con uno stato qualita- pratiche agricole e zootecniche poco
tivo buono delle acque. Un decimo dei sostenibili, in termini di utilizzo di fer-
punti rete evidenzia, invece, un inqui- tilizzanti e spandimento dei liquami,
namento da nitrati in concentrazioni o all’inefficienza delle reti di colletta-
ben oltre il limite normativo, talvolta mento, scarico e depurazione delle ac-
anche sopra i 100 mg/l. que reflue.
La distribuzione spaziale dei nitrati Recependo le indicazioni della norma-
nelle falde della Campania, rappresen- tiva comunitaria e nazionale, la Regio-
tata in figura 10.11, rivela una presen- ne Campania, nel 2003, ha provvedu-
za che, per quanto ubiquitaria - poiché to a delimitare le zone vulnerabili da
le acque sotterranee naturalmente nitrati di origine agricola, definendo,
sono caratterizzate da concentrazioni quindi, dei programmi d’azione che di-
dell’ordine di pochi milligrammi per sciplinano le corrette pratiche agricole
litro - assume un carattere di partico- e zootecniche da adottare per la salva-
lare criticità negli acquiferi di origine guardia delle risorse idriche dall’inqui-
alluvionale della piana Campana e nei namento da nitrati.
limitrofi acquiferi di origine vulcanica L’origine dell’inquinamento da nitrati,
del Somma-Vesuvio e dei Campi Fle- tuttavia, non è semplicemente attribu-
237
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ibile ad un’origine specifica, in partico- tale ottica Arpac nel 2006 ha promos-
lar modo nelle aree critiche caratteriz- so, in collaborazione con l’Assessorato
zate dalla compresenza di potenziali regionale all’agricoltura, un progetto
sorgenti inquinanti, come la piana del di ricerca finalizzato alla sperimenta-
Sarno, dove coesistono una forte ur- zione di tecniche analitiche isotopiche
banizzazione e un’agricoltura intensi- per l’identificazione delle sorgenti di
va. Allo scopo di perseguire gli obietti- nitrato nelle acque sotterranee di due
vi di salvaguardia attraverso l’adozione areali campani. Il dettaglio e gli esiti
di misure congrue, è utile disporre di di tale attività di ricerca sono illustrati
strumenti capaci di discriminare tra nella scheda dedicata.
potenziali sorgenti di inquinamento. In
Figura 10.11
Carta delle concentrazioni medie dei
nitrati nelle acque sotterranee, anno
2007
238
CAPITOLO 10 - Acqua
SCHEDA TEMATICA
NITRATI: MONITORAGGIO ISOTOPICO
239
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 10.12
Concentrazione di nitrati nei pozzi di
Somma Vesuviana, mg/l
240
CAPITOLO 10 - Acqua
Figura 10.13
Concentrazione di nitrati nei pozzi di
S. Giuseppe Vesuviano, mg/l
Figura 10.14
Concentrazione di nitrati nei pozzi di
Benevento, mg/l
Il Piano di tutela delle acque, siste- stimata per i 49 corpi idrici sotterra-
matizzando le informazioni idrogeo- nei significativi nelle diverse classi, è
logiche raccolte nel corso degli anni riassunta in figura 10.15 e mostra che,
soprattutto in ambito accademico, ha per oltre il 40% dei casi, l’impatto an-
formulato una prima valutazione sullo tropico sui volumi di risorsa disponibili
stato quantitativo delle acque sotter- è nullo o trascurabile, mentre per circa
ranee, utilizzando l’indicatore Stato il 35% esso è sufficientemente ridotto
quantitativo delle acque sotterranee da tutelare gli acquiferi dal rischio di
(SQAS), anch’esso introdotto dal D.Lgs. sovrasfruttamento e consentire un uso
n. 152/1999, che consente di attribui- sostenibile sul lungo periodo. All’incir-
re alle acque una delle quattro classi ca per un restante 25% dei corpi idri-
quantitative, variabili da A a D, sulla ci lo sfruttamento della risorsa risulta
base delle stime degli impatti antropici essere, invece, significativo e tale da
sulle condizioni di equilibrio idrogeo- produrre un concreto rischio di com-
logico. promissione delle possibilità di utilizzo
La distribuzione dei valori di SQAS, nel tempo.
241
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 10.15
Distribuzione dei valori di SQAS, anno
2007
OBIETTIVO
OBIETTIVO COERENZA OBIETTIVO OBIETTIVO DI COERENZA
DI QUALITÀ
SCAS 2008 EX CON 2015 EX QUALITÀ FISSATO CON
CORPO IDRICO FISSATO
(classe) DIRETTIVA OBIETTIVO DIRETTIVA NEL PTA AL OBIETTIVO
NEL PTA AL
2000/60/CE 2008 2000/60/CE 31/12/2015 2015
31/12/2008
SUFFICIENTE-
Alta Valle del Sabato - SUFFICIENTE - - BUONO -
BUONO
Basso Corso del SUFFICIENTE-
- SUFFICIENTE - - BUONO -
Bussento BUONO
Basso Corso del Lambro SUFFICIENTE-
- SUFFICIENTE - - BUONO -
e Mingardo BUONO
SUFFICIENTE-
Bassa Valle del Calore - SUFFICIENTE - - BUONO -
BUONO
Bassa Valle del Tanagro 2 SUFFICIENTE - SI BUONO BUONO SI
Basso Corso del SUFFICIENTE
0-3 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
Volturno - Regi Lagni (PARTICOLARE)
SUFFICIENTE
Campi Flegrei 0–4 SUFFICIENTE - NO BUONO NO
(PARTICOLARE)
SUFFICIENTE
Isola di Ischia 0 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
(PARTICOLARE)
Media Valle del SUFFICIENTE-
2 SUFFICIENTE - SI BUONO SI
Volturno BUONO
Monte Bulgheria 4 SUFFICIENTE - NO BUONO ELEVATO-BUONO NO
(segue)
242
CAPITOLO 10 - Acqua
OBIETTIVO
OBIETTIVO COERENZA OBIETTIVO OBIETTIVO DI COERENZA
DI QUALITÀ
SCAS 2008 EX CON 2015 EX QUALITÀ FISSATO CON
CORPO IDRICO FISSATO
(classe) DIRETTIVA OBIETTIVO DIRETTIVA NEL PTA AL OBIETTIVO
NEL PTA AL
2000/60/CE 2008 2000/60/CE 31/12/2015 2015
31/12/2008
243
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Il confronto evidenzia che una percen- 2006, per l’implementazione del Si-
tuale superiore al 70% dei corpi idrici stema regionale di monitoraggio am-
sotterranei regionali, e in particolare bientale, hanno consentito ad Arpac
quelli di natura carbonatica, sono in di potenziare anche la strumentazione
uno stato ambientale coerente con gli laboratoristica dedicata al monitorag-
obiettivi fissati dalla normativa per il gio delle acque sotterranee, mettendo
2008 e il 2015. l’Agenzia nelle condizioni di garantire
Fanno eccezione quasi tutti gli acqui- un esaustivo monitoraggio degli ele-
feri alluvionali della Piana campana e menti chimico-fisico ai sensi del D.Lgs.
quelli limitrofi di origine vulcanica e, n. 152/1999.
in piccola parte, anche di origine car- Con le stesse risorse del POR Campa-
bonatica, che rivelano una condizio- nia, Arpac ha avviato anche una rete di
ne critica anche rispetto agli obiettivi monitoraggio in continuo delle acque
meno rigorosi fissati dal Piano di tute- sotterranee, consistente in 40 centra-
la delle acque adottato nel 2007. line ubicate in corrispondenza di pozzi
In generale, risulta evidente che le si- e sorgenti perenni che, con frequenza
tuazioni di maggiore criticità, riscon- e modalità programmabili, registrano
trate per lo stato ambientale delle e teletrasmettono alcuni dati chimico-
acque sotterranee, sono determinate fisici rilevati da sonde multiparametri-
più dagli impatti quantitativi che da che.
quelli qualitativi. I dettagli della rete di monitoraggio in
Le risorse economiche comunita- continuo delle acque sotterranee sono
rie allocate dalla Regione Campania, illustrati nella scheda dedicata alle reti
nell’ambito del POR Campania 2000- di monitoraggio in continuo.
SCHEDA TEMATICA
RETI DI MONITORAGGIO IN CONTINUO DELLE ACQUE INTERNE
Allo scopo di integrare e affinare le valutazioni prodotte a partire dai risultati delle attività di
monitoraggio sulle acque interne, condotte in discreto mediante il prelievo di campioni presso
i punti rete e le conseguenti determinazioni analitiche strumentali in laboratorio, Arpac ha
realizzato due reti di monitoraggio in continuo e in telemisura, rispettivamente delle acque
superficiali e sotterranee, beneficiando delle risorse comunitarie destinate dalla Regione
Campania, con la Misura 1.1 del POR 2000-2006, all’implementazione del Sistema regionale di
monitoraggio ambientale.
Per le acque superficiali è stata realizzata una rete di 5 stazioni, ubicate in prossimità delle
foci o delle sezioni di chiusura di bacino e confluenze dei fiumi Volturno, Calore Irpino, Sabato,
Sarno e Sele, corsi d’acqua molto rappresentativi in termini di portata o per i carichi inquinanti
veicolati.
Le stazioni, collegate in telemisura con la centrale di controllo e monitoraggio remoto -
ubicata presso l’Unità operativa sistemi scientifici specialistici e sistemi informativi ambientali
della Direzione tecnica Arpac - sono costituite da vere e proprie centraline-laboratorio,
posizionate sulla sponda fluviale e collegate a un sistema sommerso equipaggiato con sonde
multiparametriche a sensori specifici per la misura in continuo di parametri fisici e con un
sistema di prelievo automatico di campioni d’acqua dai fiumi che, collegato ad una pompa
idraulica, alimenta linee di strumentazione analitica per il monitoraggio in tempo reale di
alcuni parametri chimici, o la conservazione dei campioni destinati a successive determinazioni
analitiche in laboratorio.
In locale vengono determinati i parametri temperatura, livello, solidi sospesi, pH, potenziale
redox, conducibilità elettrica specifica e ossigeno disciolto, nonché le concentrazioni di azoto
nitrico, azoto ammoniacale e il TOC.
Le misure di questi parametri, effettuate con frequenza semioraria, rilevabili anche in locale
attraverso i terminali posizionati nella centralina, vengono trasmessi alla centrale mediamente
una volta al giorno o su chiamata, mediante collegamento via modem GSM.
I dati analitici teletrasmessi sono archiviati su un server centralizzato e visualizzati mediante
software dedicati che consentono, accanto alle attività di validazione, l’elaborazione statistica
e grafica, anche ai fini della valutazione di trend temporali. L’impostazione di valori soglia
consente, inoltre, l’attivazione di segnalazioni di allarme e azionamento automatico dei
comandi sulla strumentazione e sul campionatore in funzione del valore soglia prefissato.
Attraverso l’impiego del sistema di autocampionamento è possibile, invece, programmare,
244
CAPITOLO 10 - Acqua
Approvvigionamento idrico e
depurazione delle acque
Un’efficace tutela delle acque va per- deflusso minimo fluviale e le capacità
seguita anzitutto attraverso una piani- di ricarica degli acquiferi sotterranei
ficazione razionale e un uso sostenibile e, dall’altro, i fabbisogni e le esigenze
delle risorse idriche, capaci di garanti- idriche per gli usi civili e produttivi.
re l’equilibrio del bilancio idrico e sal- Ma una pianificazione funzionale può
vaguardando a un tempo, da un lato, il derivare solo da una conoscenza det-
245
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
tagliata e da una stima attendibile dei essere sufficientemente autonoma,
fattori di pressione e degli impatti che contribuendo al bilancio idrico com-
si esercitano sulle acque, e da un con- plessivo sia i volumi in entrata trasfe-
trollo sulla corretta applicazione della riti dalle regioni Lazio e Molise, sia i
disciplina dei prelievi e degli scarichi. volumi in uscita trasferiti alla regione
Ad oggi però, malgrado la riorganizza- Puglia. Grandi derivazioni da fiumi, di-
zione del servizio idrico integrato - av- ghe, emungimenti da pozzi e sorgenti
viata a metà degli anni ‘90 con la legge captate, alimentano i sistemi acque-
Galli - e l’istituzione da parte delle Re- dottistici e irrigui della Campania, che
gioni degli Ato (Ambiti territoriali otti- soddisfano le idroesigenze civili, agri-
mali) con finalità di semplificazione e cole e industriali.
razionalizzazione, la piena operatività La rete acquedottistica regionale, va-
del settore non è stata ancora raggiun- riamente articolata e ramificata sul
ta, perdurando in molti casi inade- terrirorio, garantisce l’approvvigiona-
guatezza, frammentarietà e disagi per mento idropotabile alla totalità del-
l’utenza, che procedono assieme ad la popolazione residente, con poche
una cronica carenza o indisponibilità eccezioni rappresentate dagli abitanti
di informazione sistematizzata. di case e borghi isolati che ricorrono
Infatti, a fronte delle pur notevoli at- all’emungimento da pozzo.
tività espletate sia in termini di pia- Nella tabella 10.3 è illustrato, in sinte-
nificazione e di affidamento della ge- si, il bilancio idrico, in termini di volumi
stione del servizio per gli Ato campani, prodotti, acquistati, ceduti e immessi
(1) Con Legge Regionale n. 1 del recentemente passati da 4 a 51, sia in in rete per singolo Ato.
19/01/2007 (legge finanziaria regio-
nale), la Regione Campania ha riag-
termini di realizzazione degli interven- Essa riporta anche la disponibilità me-
gregato i comuni, precedentemente ti, condotti spesso attraverso gestioni dia giornaliera di acqua per abitante
suddivisi nei 4 Ato, “Calore Irpino”, commissariali e utilizzando ingenti residente in ciascun Ato. Essa si atte-
“Napoli-Volturno”, “Sarnese-Vesuvia-
no” e “Sele”, con l'istituzione del nuovo
risorse economiche comunitarie e re- sta su un valore medio di 443 litri, con
ATO 5, “Terra di Lavoro” gionali, la base conoscitiva non risulta un massimo di dotazione nell’Ato Sele,
aggiornata, non essendo disponibili dove la disponibilità procapite risulta
dati aggiornati completi e omogenei addirittura pari a 627 litri giornalie-
rispetto a quelli utilizzati in fase di ri per abitante. Si tratta di un volume
stesura dei Piani d’ambito degli Ato, disponibile molto elevato, se confron-
raccolti ad opera della società Sogesid tato con il corrispettivo dato medio
spa nel periodo 1997-2001 e impiegati nazionale, ma tale disponibilità è solo
anche per l’elaborazione del Piano di nominale, dal momento che - a causa
tutela delle acque. A una base cono- delle ingenti perdite della rete acque-
scitiva non aggiornata, va ad aggiun- dottistica, stimate mediamente al 59%
gersi l’abusivismo - ampiamente dif- - il volume effettivamente erogato e
fuso e riguardante tanto i prelievi, da disponibile giornalmente per abitante
fiumi e pozzi, quanto gli scarichi - che in Campania è di circa 260 litri, coe-
rende difficile l’elaborazione di stime e rente con il dato nazionale che è pari
valutazioni. a 286 litri.
In termini di approvvigionamento del- In figura 10.16 è rappresentata la do-
la risorsa idrica, la Campania risulta tazione procapite su base comunale.
246
CAPITOLO 10 - Acqua
Figura 10.16
Risorsa acqua: dotazione procapite
in Campania su base comunale, anni
1997-2001
L’acqua a uso potabile, distribuita at- dato relativo alle percentuali di non
traverso le reti acquedottistiche re- conformità sul totale di determinazio-
gionali, è soggetta alle attività di con- ni effettuate dalle strutture laboratori-
trollo qualitativo, ai sensi del D.Lgs. n. stiche dell’Agenzia sui campioni confe-
31/2001, svolte da Arpac a supporto riti dalle Asl delle province di Avellino,
delle Asl. In tabella 10.4 si riporta il Benevento, Napoli e Salerno.
247
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ASL 2005 2006 2007
Totale determinazioni (n.) 28.339 33.605 34.239
CE1 + CE2 Determinazioni non conformi (n.) 284 112 115
Non conformità (%) 1,00 0,33 0,34
Totale determinazioni (n.) 81.947 91.906 84.928
NA1 Determinazioni non conformi (n.) 620 618 277
Non conformità (%) 0,76 0,67 0,33
Totale determinazioni (n.) 5.877 7.238 7.865
NA2 Determinazioni non conformi (n.) 25 22 13
Non conformità (%) 0,43 0,30 0,17
Totale determinazioni (n.) 7.687 4.414 4.388
NA3 Determinazioni non conformi (n.) 6 1 4
Non conformità (%) 0,08 0,02 0,09
Totale determinazioni (n.) 13.402 13.230 14.444
NA4 Determinazioni non conformi (n.) 118 93 109
Non conformità (%) 0,88 0,70 0,75
Totale determinazioni (n.) 15.868 16.776 20.936
NA5 Determinazioni non conformi (n.) 384 365 453
Non conformità (%) 2,42 2,18 2,16
Totale determinazioni (n.) 16.940 26.449 17.029
SA1 Determinazioni non conformi (n.) 287 253 139
Non conformità (%) 1,69 0,96 0,82
Totale determinazioni (n.) 29.136 54.012 29.030
SA2 Determinazioni non conformi (n.) 619 494 100
Non conformità (%) 2,12 0,91 0,34
Totale determinazioni (n.) 12.098 21.685 12.703
SA3 Determinazioni non conformi (n.) 499 461 131
Tabella 10. 4
Risorsa acqua: dati percentuali di non Non conformità (%) 4,12 2,13 1,03
conformità sul totale di determinazio- VALORI MEDI 1,21% 0,82% 0,53%
ni effettuate, anni 2005-2007
Figura 10.17
Tipologia di parametri di non
conformità, anni 2005-2007
248
CAPITOLO 10 - Acqua
Il 21,8% dei campioni non conformi dato Istat 2005 di un 50,3% di perso-
presenta concentrazioni elevate di ne di 14 anni e più che dichiarano un
fluoruri, superiori ai valori limite fissa- consumo quotidiano di acqua superio-
ti dal D.Lgs. n. 31/2001. Tale presenza re a 1,5 litri al giorno e che dichiarano
è riconducibile alle particolari facies anche di consumare all’86,2% acqua
idrochimiche che caratterizzano le ac- minerale in bottiglia, dato abbastanza
que distribuite da quei sistemi acque- coerente con quello dei consumi na-
dottistici che attingono a corpi idrici zionali medi procapite di acqua mine-
sotterranei di origine vulcanica come rale, pari a 182 litri all’anno.
il Somma-Vesuvio. La Regione Cam- L’acqua a uso potabile, in Campania,
pania, in attuazione della normativa prelevata per circa il 93% dal sottosuo-
nazionale, dispone annualmente una lo (CoViRI, 2005), costituisce soltanto
deroga per la distribuzione di acque una porzione limitata dei volumi di ri-
con un contenuto di fluoruri ecceden- sorsa idrica prelevati da fiumi e falde
te il valore massimo ammissibile di 1,5 e che sono utilizzati per i più esigenti
mg/litro nei comuni del comprensorio usi produttivi dei settori agricolo, in-
vesuviano, in vista del completamento dustriale ed energetico.
dei lavori di adeguamento degli im- I volumi d’acqua effettivamente pre-
pianti acquedottistici di miscelamento levati a scopo irriguo risultano diffi-
che dovrebbero garantire una distribu- cilmente quantificabili, dal momento
zione di acque conforme alla norma. che i Consorzi di bonifica e gli enti per
La non conformità dei campioni è at- l’irrigazione esistenti gestiscono poco
tribuibile, invece, per il 9,4% a concen- più della metà della superficie agrico-
trazioni elevate di nitrati - inquinante la utilizzata in Campania e, concessio-
ubiquitario della cui origine si è già nari di portate per derivazioni ubicate
detto sopra - e per il 27,4% ai parame- in corrispondenza di diversi fiumi e
tri microbiologici, con una ripartizione assegnate, in qualche caso, agli inizi
di dettaglio del 13,9% per i batteri co- del ‘900, nel corso degli anni, han-
liformi, il 7,6% per gli enterococchi e no moltiplicato i volumi prelevati per
il 5,9% per l’Escherichia coli, derivante soddisfare il fabbisogno agricolo. I soli
presumibilmente dalla inefficacia di al- dati disponibili, stimati dall’Inea sulla
cuni impianti di potabilizzazione delle base di calcoli a partire delle portate
acque. concesse, dal numero di giorni irrigui
Il 27% dei campioni risulta non con- e dalle ore di funzionamento degli
forme per le elevate concentrazioni impianti di derivazione, sono parziali
di disinfettante residuo, in genere clo- e forniscono delle stime in difetto. A
roderivati, eccedente dai processi di titolo di esempio, i volumi di deriva-
potabilizzazione delle acque ad uso zione delle traverse posizionate sui
umano che, tra l’altro, in presenza di fiumi Volturno e Sele, ammontano ri-
sostanze organiche, possono determi- spettivamente a 218.424x106 m3/anno
nare la formazione di microinquinanti e 465.582x106 m3/anno, mentre i vo-
tossici. lumi emunti dai campi pozzi dell’Ufita
Per il restante 14,4% dei campioni, e dell’Agro Sarnese Nocerino ammon-
infine, la non conformità deriva dalla tano rispettivamente a 2.233x106 m3/
presenza di altri parametri indesidera- anno e 10.515x106 m3/anno (Inea,
ti, di origine naturale o antropica. 2003).
Malgrado l’acqua erogata “da rubinet- Ancor meno quantificabili risultano
to” sia assoggettata a un controllo si- essere i volumi effettivamente utiliz-
stematico che ne garantisce la qualità, zati dal settore industriale. In assenza
e benché non si disponga di dati ag- di questa informazione si riporta qui il
giornati sulla percentuale di utenti che dato relativo al fabbisogno industriale
non si fidano a berla rispetto al 38,8% stimato nel 2003 dal Ministero delle
stimato in Campania da un’indagine infrastrutture e dei trasporti a partire
Istat del 2000, appare significativo il del consumo per addetto nelle attività
249
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
produttive della provincia di Salerno ficiali, non essendo possibile valutarne
ed esteso all’intera regione sulla base l’entità per le acque sotterranee.
dell’omogeneità delle realtà industriali La stima dei carichi puntuali è stata
esistenti. Tale consumo di acqua è ri- elaborata a partire da una prelimina-
sultato pari a circa 181 m3/anno, dato re valutazione dei carichi organici e
che moltiplicato per i circa 560.000 trofici generati in ambito civile a scala
addetti in Campania determinerebbe di agglomerato, veicolati come acque
un consumo presumibile di acqua nel reflue attraverso il sistema di colletta-
settore industriale pari a 101x106 m3/ mento fognario e sversati agli impianti
anno. di depurazione, e, in ambito industria-
Accanto ai fattori di pressione di tipo le, come carichi organici e trofici, sti-
quantitativo che si esplicano sulle ri- mandone un abbattimento medio del
sorse idriche sotterranee e superficiali 60% ad opera dei sistemi di depurazio-
a seguito di prelievi, captazioni e deri- ne.
vazioni, bisogna tenere in conto i fattori La stima dei carichi diffusi generati
di pressione di tipo qualitativo, ovvero dalle pratiche agricole e zootecniche
i carichi inquinanti puntuali rappre- e impattanti sulla qualità delle acque
sentati dagli scarichi civili e industriali, fluviali è stata, invece, elaborata a par-
e quelli diffusi, generati dal comparto tire dai dati di consumo dei fertilizzanti
agrozootecnico e industriale, recapita- e di produzione dei reflui.
ti direttamente e indirettamente nelle In tabella 10.5 si riporta il prospetto
acque dei corpi idrici regionali. sintetico dei carichi generati e sver-
Il Piano di tutela delle acque ha pro- sati su base provinciale, di Kg/annui
dotto delle stime dei carichi puntuali e di BOD5 e azoto, espressi in termini di
diffusi limitatamente alle acque super- abitanti equivalenti.
AVELLINO 119 2.791,6 b Carichi sversati 5.983.779 6.553.374 4.366.616 1.656.265 6.454.278
CASERTA 104 2.681,2 b Carichi sversati 15.008.468 19.446.433 5.156.403 3.180.114 11.477.266
SALERNO 158 4.876,6 b Carichi sversati 5.522.211 10.025.238 1.159.643 3.841.003 14.810.508
Carichi
a 71.696.220 100.372.282 48.284.589 25.582.144 124.499.770
generati
Tabella 10.5 TOTALE 551 13.604,7
b Carichi sversati 40.779.020 53.558.768 28.970.752 21.452.303 79.373.159
Raffronto tra carichi generati e carichi
sversati, anni 1997-2001 (fonte: Piano (b/a) 0,57 0,53 0,60 0,84 0,64
di tutela delle acque, 2007)
250
CAPITOLO 10 - Acqua
Nella tabella 10.6 si riporta, invece, il ne dei fattori di pressione e di impatto
dato di sintesi relativo ai carichi no- sui corpi idrici, si realizza - oltre che
minali, serviti e trattati per i 23 agglo- con l’imposizione di limiti e valori so-
merati con carichi superiori ai 15.000 glia per i parametri analitici nelle ac-
abitanti equivalenti, individuati in que - anche attraverso l’adeguamento
Campania. dei sistemi di fognatura, collettamento
La tutela delle acque dall’inquinamen- e depurazione degli scarichi in esse re-
to, in termini di prevenzione e riduzio- capitati.
Figura 10.18
Percentuale di popolazione servita da
fognatura, anni 1997-2003
252
CAPITOLO 10 - Acqua
Figura 10.19
Percentuale di popolazione servita da
depurazione, anni 1997-2003
253
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
DIMENSIONI
(Abitanti
DENOMINAZIONE UBICAZIONE BACINO UTENZA TIPOLOGIA RECETTORE
equivalenti
serviti)
San Vitaliano, Palma
Campania, Carbonara di
Nola, Nola, Comiziano,
Saviano, Tufino, Scisciano,
Bosco Estirpato Marigliano Cimitile, Cicciano, San Paolo 461.000 Urbano Regi Lagni
Bel Sito, Casamarciano,
Marigliano, San Gennaro
al Vesuvio, Visciano,
Camposano, Roccarainola
Castellammare di Stabia,
Gragnano, Pimonte, Lettere,
Castellammare
Foce Sarno Sanata Maria la Carità, Torre 500.000 Urbano Mar Tirreno
di Stabia
Annunziata, Boscotrecase,
Trecase
Napoli est, Portici, Ercolano,
Torre del Greco, San Giorgio
Fugist Napoli est a Cremano (parzialmente), 1.750.000 Urbano Mar Tirreno
San Sebastiano al Vesuvio
(parzialmente)
Napoli ovest, Pozzuoli,
Bacoli, Quarto, Monte di
Napoli Ovest Pozzuoli Procida, Giugliano(ASI), 1.200.000 Urbano Mar Tirreno
Qualiano, Villa Ricca,
Mugnano
Tabella 10.7
Caratteristiche strutturali depuratori Acerra, Afragola, Pomigliano
Omomorto Caivano 276.000 Urbano Regi Lagni
provincia di Napoli d’Arco, Casalnuovo, Casoria
Figura 10.20
Valori percentuali dei parametri che
hanno contribuito alla non conformità
254
CAPITOLO 10 - Acqua
prossimità dello sbocco a mare, attra- soleazione, sedimentazione primaria)
verso un canale di circa 4 chilometri di e trattamento secondario (ossidazione
lunghezza. biologica, sedimentazione secondaria,
Il processo depurativo delle acque, disinfezione). Tuttavia per il mancato
biologico a fanghi attivi, si compie at- adeguamento tecnologico l’impianto
traverso le fasi di: dissabbiatura e flot- risulta inadeguato con il 79% dei cam-
tazione, preaereazione, chiarificazione pioni fuori dai limiti consentiti di solito
primaria, aerazione, disinfezione con anche per 2 o 3 parametri contempo-
cloro. raneamente.
Attualmente le portate che giungono Impianto di depurazione “Foce Sarno”
effettivamente all’impianto sono pari (Castellammare). L’impianto di depu-
all’incirca a 2,15 m3/s. Nelle attuali razione è così denominato in quanto
condizioni di funzionamento il volu- situato in prossimità della foce del fiu-
me disponibile per la fase biologica è me omonimo. Esso fa parte del siste-
di 25.000 m3, corrispondente a 5 delle ma complessivo dei depuratori previsti
14 vasche di aerazione, senza conside- per il trattamento delle acque reflue,
rare le sostanze solide in sospensione civili e industriali provenienti dal baci-
e in soluzione, prevalentemente orga- no idrografico del fiume Sarno. I reflui
niche, che possono essere stimate in confluiscono all’impianto mediante
110.000 chilogrammi al giorno. tre principali collettori comprensoria-
Da tale quantitativo vengono estrat- li situati uno a destra del fiume Sarno
ti con il trattamento completo del (emissario di Torre Annunziata) e due
liquame circa 98.000 chilogrammi, a sinistra del fiume Sarno (emissario
pervenendo così, nell’acqua dell’usci- di Castellammare e dell’entroterra
ta dall’impianto, a concentrazioni di collinare). Allo stato arrivano al depu-
solidi sospesi nell’ordine di 40 mg/litro ratore soltanto il 60% dei reflui prove-
e di 20 mg/litro per il COD. Tuttavia, a nienti dal collettore di Castellammare;
causa del mancato adeguamento tec- di conseguenza la portata influente al
nologico, l’impianto risulta inadeguato depuratore risulta quantitativamente
con il 93% dei campioni fuori dai limiti molto al di sotto dei quella prevista con
consentiti, di solito anche per 2 o 3 pa- effetti decisamente negativi sull’intero
rametri contemporaneamente. processo depurativo.
Impianto di depurazione “Omomor- Per adeguarsi alla normativa vigente
to” (Acerra - Caivano). L’impianto di l’impianto deve essere trasformato da
depurazione di Acerra, ubicato nel co- chimico-fisico a biologico. Sono in cor-
mune di Caivano, località Omomorto, è so i lavori di adeguamento a cura del
uno degli impianti realizzati nell’ambi- Commissario straordinario per l’emer-
to del progetto speciale per il disinqui- genza Sarno. La qualità del refluo fina-
namento del golfo di Napoli. L’impian- le, scaricato tramite condotta sotto-
to è stato costruito per trattare i reflui marina a 1,2 chilometri dalla costa non
di origine civile, per un portata media rispetta i limiti del D.Lgs. n. 152/2006
di 2.000 m3/ora e di origine industriale per il 96% dei campioni prelevati negli
per 300 m3/ora. Essi sono convogliati ultimi quattro anni.
all’impianto a mezzo di collettori com- Impianto di depurazione “Bosco estir-
prensoriali. L’effluente depurato è sca- pato” (Marigliano). L’impianto di de-
ricato nel canale di bonifica Regi Lagni. purazione dell’area nolana ubicato nel
L’ambito territoriale servito è costituito comune di Marigliano, in località Bo-
da un comprensorio con un’estensio- sco Estirpato - facente parte del pro-
ne territoriale di 195 Km2. Lo schema getto speciale per il disinquinamento
di processo dell’impianto di depura- del golfo di Napoli PS3 - è stato rea-
zione è quello classico a fanghi attivi lizzato per il trattamento delle acque
con trattamento primario (grigliatura reflue provenienti dai 34 comuni gravi-
grossolana, sollevamento, grigliatura tanti nel comprensorio dell’area nola-
fine, dissabbiaggio, preareazione, di- na. Lo schema di processo dell'impian-
255
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
to di depurazione è quello classico a tempo hanno comportato la revoca
fanghi attivi con trattamento primario delle autorizzazioni da parte della Pro-
(grigliatura grossolana, sollevamento, vincia e, prima ancora, hanno indotto
grigliatura fine, dissabbiaggio, preare- la Regione Campania, il Commissario
azione, disoleazione, sedimentazione, delegato all’emergenza acque reflue e
sedimentazione primaria) e trattamen- il Commissario delegato all’emergenza
to secondario (ossidazione biologica, Sarno, ciascuno per le proprie compe-
sedimentazione secondaria, disinfe- tenze, a programmare la realizzazione
zione). I reflui sono convogliati all’im- di consistenti interventi strutturali di
pianto attraverso una rete di collettori adeguamento e di rifunzionalizzazione
consortili che si sviluppa per circa 76 di ciascun impianto.
chilometri. Il refluo depurato scarica È evidente che, senza il completamen-
nel canale di bonifica dei Regi Lagni. to degli interventi strutturali suddetti,
L’impianto di tipo biologico ha una po- il funzionamento di tutti gli impianti di
tenzialità di progetto di 461.000 abi- depurazione regionali resterà inevita-
tanti equivalenti: allo stato, gli utenti bilmente al di sotto degli standard di
che usufruiscono del servizio depura- legge, come del resto provano tutti i
tivo, svolto dall’impianto centralizza- risultati dei campionamenti effettuati
to, sono stimabili in 261.000 abitanti fino ad oggi. Così è pure evidente che
equivalenti. Tuttavia per il mancato l’insufficiente funzionamento è stato
adeguamento tecnologico, l’impianto certamente aggravato per gli impian-
risulta inadeguato con il 77% dei cam- ti che nelle condizioni straordinarie
pioni fuori dai limiti consentiti di solito dell’emergenza rifiuti sono stati uti-
anche per 2 o 3 parametri contempo- lizzati per il trattamento di percolati
raneamente. provenienti dalle discariche gestite dal
Impianto di depurazione FUGIST (Na- Commissario delegato. Tuttavia si è del
poli Est). L’impianto di depurazione parere che l'avanzamento dei diversi
di Napoli est è ubicato nel comune di programmi di adeguamento consen-
Napoli, via De Roberto - via Nuova Ga- ta di attribuire al tempo strettamente
leoncello. È stato progettato, nell’am- necessario per il completamento degli
bito del progetto PS3 per il disinquina- interventi strutturali il valore di “perio-
mento del golfo di Napoli, per trattare do transitorio necessario per il ritorno
i reflui di origine civile provenienti dai alle condizioni di regime”, nel senso
comuni di cui alla tabella 10.7 attra- stabilito dall’articolo 101, comma 1
verso il collettore Vesuviano e il col- del D.Lgs. n. 152/2006, che permette
lettore Alto orientale. per altro all’ente titolare di potestà au-
Lo schema di processo dell’impianto è torizzativa, in questo caso la Provincia,
quello classico a fanghi attivi con una di stabilire specifiche deroghe per i pe-
portata media di progetto di 5 metri riodi ricadenti in tale fattispecie.
cubi al secondo. Lo scarico dei reflui Una volta accertata l’inadeguatezza di
trattati, provenienti dall’impianto, av- un impianto di depurazione per i moti-
viene attraverso un canale emissario vi di carattere strutturale legati alla sua
in condotta sottomarina. realizzazione e/o alle trasformazioni
Tuttavia per il mancato adeguamento del contesto territoriale, l’unica azio-
tecnologico l’impianto risulta inade- ne possibile per ottenere il ritorno alle
guato con il 86% dei campioni fuori dai condizioni di regime è l’esecuzione degli
limiti consentiti, di solito anche per 2 o interventi strutturali di adeguamento.
3 parametri contemporaneamente. In tale ottica si ritiene dunque neces-
I risultati suddetti non evidenziano li- sario che le amministrazioni pubbli-
nee di tendenza riconoscibili nell’an- che interessate al miglioramento delle
damento delle concentrazioni delle condizioni dei corpi idrici superficiali e
diverse sostanze inquinanti, il che si- sotterranei concordino rapidamente
gnifica che permangono le condizioni un percorso comune che porti:
di funzionamento insufficiente che da • alla presa d’atto dell’esistenza di
256
CAPITOLO 10 - Acqua
un intervento programmato e ca- impianti
lendarizzato di adeguamento de- • all’eliminazione di ogni ostacolo
gli impianti di trattamento delle che dovesse determinare il pro-
acque reflue, per la loro definitiva lungamento dei tempi occorrenti
messa a norma per la realizzazione delle opere di
• all’accertamento dell’adozione di adeguamento degli impianti
tutti gli eventuali accorgimenti • all’avvio prioritario e urgente di
gestionali che, in attesa dei cita- quegli interventi, compatibili con il
ti interventi strutturali, possono programma complessivo dell’ade-
migliorare l’efficienza del tratta- guamento, la cui realizzazione
mento, pur nell’impossibilità del consentirebbe di migliorare rapi-
conseguimento degli standard di damente e in maniera significati-
legge va l’efficacia del trattamento (ad
• al rilascio di provvedimenti am- esempio la verifica e l’attivazione
ministrativi che legittimino la ne- della già esistente condotta sotto-
cessaria fase transitoria che pre- marina a servizio dell’impianto di
cederà il ritorno a regime degli depurazione Napoli Est).
257
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 10.21
Punti di immissione in acque
superficiali, provincia di Caserta
Figura 10.22
Confronto tra percentuali di abitanti
per tipologia di trattamento
Figura 10.23
Valori percentuali dei parametri fuori
limite sul totale dei campioni
258
CAPITOLO 10 - Acqua
Abitanti Abitanti con Abitanti con Abitanti senza
BACINO
Totali depurazione depurazione parziale depurazione
Agnena 31.600 19.600 4.000 8.000
Canale D’Auria
5.505 + 500* 500* 0 5.505
e Rio San Limato
Garigliano 21.304 + 3.000* 1.700 + 3.000* 3.980 15.624
260
CAPITOLO 10 - Acqua
tana, gli elementi di elevato valore pa- stato progettato per il solo trattamen-
esaggistico e la presenza antropica a to delle acque reflue di Tramonti.
essi integrata la rendono storicamen- Il raddoppio estivo degli abitanti equi-
te meta di un turismo internazionale. valenti, dovuto all’incremento delle
I flussi turistici, per il forte richiamo presenze turistiche sulla costa, sotto-
esercitato, si distribuiscono durante pone a un evidente stress il già pre-
tutti i periodi dell’anno, con una con- cario sistema di trattamento dei reflui
centrazione particolare nel periodo fognari, determinando condizioni di
estivo. Nel solo trimestre luglio-ago- non balneabilità delle acque costiere
sto-settembre si arriva quasi al 50% in corrispondenza di tutti i principali
delle presenze totali annuali (PTCP di corsi d’acqua.
Salerno), con un picco estivo che supe- Lo stesso consistente carico antropico
ra le 500.000 presenze. insistente sulla costa accentua le con-
Nel periodo di massima affluenza il dizioni di rischio connesse all’inquina-
numero delle presenze sul territorio mento delle acque di balneazione e
costiero, tra residenti e visitatori, au- impone l’esecuzione di controlli accu-
menta in maniera considerevole. Ciò rati e intensi sia sulla qualità dell’acqua
influisce sfavorevolmente sulla qualità di mare nella fascia costiera, sia sugli
delle acque di balneazione e sull’effi- emissari dei diversi impianti di depu-
cienza dei sistemi di trattamento delle razione censiti.
acque reflue attivi nel territorio. Il monitoraggio degli effluenti dagli
Il sistema degli impianti di depura- impianti depurazione viene effettua-
zione in costiera amalfitana ha già un to nel rispetto delle procedure stabi-
modesto livello di efficienza, dovuto lite dall’allegato V alla parte terza del
in qualche caso alla vetustà e all’ob- D.Lgs. n. 152/2006.
solescenza degli impianti, ma gene- La criticità emersa riguarda essenzial-
ralmente imputabile alla modesta di- mente il sottodimensionamento degli
mensione (di gran lunga inferiore ad impianti nei periodi in cui si registrano
un’accettabile economia di scala) dei i picchi stagionali di presenze turisti-
depuratori. Situazione emblematica è che (giugno-agosto > 500.000 presen-
quella del bacino del Reginna Maior, ze) ovvero quando il carico di sostanza
ove insiste il recente impianto di de- organica è maggiore e la capacità de-
purazione, che pur ricadendo a poche purativa degli impianti diventa critica.
centinaia di metri dall’abitato della più Il numero abitanti equivalenti serviti
popolata Maiori (ancora priva di un è desunto da dichiarazione dei gestori
accettabile sistema di trattamento) è degli impianti.
261
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Grado di
Popolazione Abitanti Abitanti efficienza
Comune Tipo di Impianto Corpo Recettore residente equivalenti equivalenti della
al 2006 totali (Aet) serviti depurazione
delle acque
Amalfi Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 5.434 30.143 53.000 100
Atrani Vasca di decantazione Condotta sottomarina 963 1.935 0 0
Cetara Vasca di decantazione Condotta sottomarina 2.392 12.491 0 0
Conca dei
733 1.664 0 0
Marini
Furore Vasca di decantazione Condotta sottomarina 827 1.731 600 35
Maiori Vasca di decantazione Condotta sottomarina 5.677 19.043 0 0
Minori Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 2.926 30.163 1.000 3
Positano Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 3.938 11.502 18.000 100
Praiano Vasca di decantazione Condotta sottomarina 2.012 13.164 0 0
Acque superficiali
Ravello Biologico a fanghi attivi 2.517 33.415 600 2
(fiume Reginna Minor)
262
CAPITOLO 10 - Acqua
Posti letto Abitanti in Abitanti
Popolazione Piccola,
Popolazione Popolazione Lavoratori alberghi, seconde equivalenti Abitanti
presente Ristoranti Micro media e
Comune residente in case e studenti campeggi case (non totali equivalenti
non e bar industria grande
nel 2006 sparse pendolari e alloggi destinate urbani totali (Aet)
residente industria
per turisti a turisti) (Aetu)
Battipaglia 50.769 701 -1.651 1.087 3.301 5.075 8.075 8.185 82.673 75.542 158.215
Capaccio 21.265 201 -4.461 71 10.588 8.578 6.181 4.725 6.045 47.148 53.193
Eboli 37.173 943 -6.397 852 2.017 4.725 6.199 4.874 19.630 50.386 70.016 Tabella 10.12
Pontecagnano
Stima del carico inquinante delle
24.210 440 -2.836 -323 1.361 2.245 4.031 3.438 25.972 32.566 58.538 acque reflue in termini di abitanti
Faiano
equivalenti nei comuni della costa
Salerno 132.790 5.118 -1.610 6.140 1.184 12.992 26.842 18.318 68.770 201.774 270.544
salernitana (Fonte: Istat)
Grado di
Popolazione Abitanti Abitanti efficienza
Tipo di
Comune Corpo Recettore residente al equivalenti equivalenti della
Impianto
2006 totali (Aet) serviti depurazione
delle acque
Acque superficiali
(fiume Tusciano)
Acque superficiali
(canale Santa
Biologico a Chiarella affluente
Battipaglia 50.769 158.215 312.000 100
fanghi attivi fiume Tusciano)
Acque superficiali
(canale Santa
Chiarella affluente
fiume Tusciano)
Biologico a Condotta
Capaccio 21.265 53.193 175.000 100
fanghi attivi sottomarina
Biologico a Acque superficiali
Eboli 37.173 70.016 27.523 39
fanghi attivi (torrente Telegro)
Pontecagnano Tabella 10.13
24.210 58.538 0 Stima del grado di efficienza della
Faiano
depurazione delle acque nei comuni
Biologico a Acque superficiali della costa salernitana (rielaborazione
Salerno 132.790 270.544 700.000 100
fanghi attivi (fiume Picentino) Arpac su dati Istat)
263
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Posti letto Abitanti in Abitanti
Popolazione Piccola,
Popolazione Popolazione Lavoratori alberghi, seconde equivalenti Abitanti
presente Ristoranti Micro media e
Comune residente in case e studenti campeggi case (non totali equivalenti
non e bar industria grande
nel 2006 sparse pendolari e alloggi destinate urbani totali (Aet)
residente industria
per turisti a turisti) (Aetu)
Agropoli 20.307 325 -1.010 62 1.058 10.317 5.000 14.511 6.133 50.570 56.703
Ascea 5.646 208 -343 -125 5.318 7.867 1.447 2.812 188 22.830 23.018
Camerota 7.187 119 -208 -116 13.562 6.230 2.206 1.685 0 30.665 30.665
Casal Velino 4.882 147 -558 -111 1.308 5.821 1.265 3.839 3.085 16.593 19.678
Castellabate 7.862 184 -1.204 -104 5.148 7.891 2.328 944 1.951 23.049 25.000
Centola 4.845 43 -469 -27 5.918 5.087 2.035 821 43 18.253 18.296
Ispani 1.009 39 -57 -56 1.586 2.134 158 52 0 4.865 4.865
Montecorice 2.528 89 -117 -70 414 5.924 514 1.857 2.971 11.139 14.110
Pisciotta 2.906 90 -883 -47 2.947 2.011 871 1.584 51 9.479 9.530
Pollica 2.547 50 -575 -21 2.074 2.668 1.306 3.292 0 11.341 11.341
San Giovanni
3.852 109 -159 -58 1.109 4.487 1.171 518 0 11.029 11.029
a Piro
San Mauro
966 23 -159 -37 1.193 1.610 89 6.403 0 10.088 10.088
Cilento
Tabella 10.14
Stima del carico inquinante delle Santa Marina 3.153 33 -461 -74 489 3.022 945 578 14 7.685 7.699
acque reflue in termini di abitanti Sapri 7.049 256 -96 555 556 1.778 2.105 1.466 172 13.669 13.841
equivalenti nei comuni della costa Vibonati 3.135 51 -577 -150 4.413 2.985 750 3.608 12 14.215 14.227
cilentana (Fonte: Istat)
Grado di
Popolazione Abitanti Abitanti efficienza
Comune Tipo di Impianto Corpo Recettore residente al equivalenti equivalenti della
2006 totali (Aet) serviti depurazione
delle acque
Agropoli Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 20.307 56.703 - 0
Ascea Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 5.646 23.018 37.000 100
Camerota - - 7.187 30.665 - 0
Condotta sottomarina
Acque superficiali
Casal Velino Biologico a fanghi attivi (canale di bonifica) 4.882 19.678 15.000 39
Acque superficiali
(Vallone)
Acque superficiali
Castellabate Biologico a fanghi attivi 7.862 25.000 49.000 39
(rivo Arena)
Acque superficiali
Centola Biologico a fanghi attivi (fiume Lambro e 4.845 18.296 10.700 58
Mingardo)
Ispani Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 1.009 4.865 8.000 100
Acque superficiali
(rivo Roviscelli)
Condotta sottomarina
Acque superficiali
Montecorice Biologico a fanghi attivi (rivo Arena) 2.528 14.110 2.150 39
Acque superficiali
(torrente Gioia)
Acque superficiali
(torrente Parula)
Acque superficiali
(torrente Santa
Pisciotta Biologico a fanghi attivi 2.906 9.530 8.500 89
Caterina,San Macario
e Fiumicello
Pollica Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 2.547 11.341 15.000 100
Vasca di decantazione Condotta sottomarina
San
Giovanni a Acque superficiali 3.852 11.029 2.900 39
Piro Biologico a fanghi attivi (fiume
Tanagro
San Mauro
966 10.088 0
Cilento
Santa Condotta sottomarina
Tabella 10.15 Biologico a fanghi attivi 3.153 7.699 9.362 39
Marina Acque superficiali
Stima del grado di efficienza della
depurazione delle acque nei comuni Sapri Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 7.049 13.841 11.000 79
della costa salernitana (rielaborazione Vibonati Biologico a fanghi attivi Condotta sottomarina 3.135 14.227 3.000 21
Arpac su dati Istat)
264
CAPITOLO 10 - Acqua
Le attività di monitoraggio di
fitoplancton potenzialmente tossico
Negli ultimi anni si sono verificati in ro sull’argomento “alghe tossiche”, or-
tutto il mondo eventi di proliferazione ganizzando un percorso formativo per
delle microalghe marine, con altera- il personale delle Arpa costiere, ema-
zioni ambientali e danni anche gravi nando, nel luglio 2007, le linee guida
all’ecosistema. Dal punto di vista sani- per campionamento e analisi della
tario, la rilevanza del fenomeno risie- Ostreopsis ovata3. (3) Fioriture algali di Ostreopsis ovata
lungo le coste italiane, Apat 2007
de nella capacità di alcune microalghe La Giunta regionale Campania ha pron-
di produrre tossine che possono ac- tamente avviato, nell’estate del 2007,
cumularsi in molluschi e altri prodotti il progetto “Monitoraggio Ostreopsis
ittici abitualmente consumati dall’uo- ovata litorale costiero regione Campa-
mo. nia” individuando come capofila Arpac
I litorali italiani (in particolare in Li- e suddividendo così le attività:
guria, Lazio, Sicilia, Puglia), nei perio- • Arpac effettua prelievi di campioni
di estivi degli ultimi anni (dal 2004 al di acqua nei punti della rete di mo-
2007), sono stati interessati da eventi nitoraggio per i controlli della bal-
di fioritura di microalghe tossiche, da neazione (DPR n. 470/1982). Su
attribuire sopratutto alla microalga tali campioni si eseguono le analisi
bentonica Ostreopsis ovata. La tossici- quali-quantitative del fitoplancton
tà di tale microalga è determinata dal- • la Stazione zoologica di Napoli
la produzione di una tossina ad azione “Anton Dohrn” preleva campioni
emolitica analoga della palitossina e di macroalghe in circa 43 punti,
si è palesata con disturbi respiratori identificandole e determinando
da attribuire, con buona probabilità, le microalghe epifite separate e
a inalazione di aerosol contenente fissate in formalina, secondo le
frammenti di cellule di alghe marine procedure indicate dalle linee gui-
e/o tossine. da; inoltre, negli stessi siti preleva
Ostreopsis ovata (ordine Gonyaulaca- campioni di plancton e organi-
les, famiglia Ostreopsidaceae), la più smi marini (ricci, patelle, granchi
piccola specie del genere (47-55 μm e cozze) per le successive analisi
x 27-35 μm), generalmente epifitica- di tossicità; su campioni di acqua
bentonica, è costituita da una cellula effettua le analisi dei nutrienti se-
ovale, quasi a forma di goccia. L’epite- guendo i metodi standard
ca e l’ipoteca hanno dimensioni simili, • il Dipartimento di chimica delle
sono sottili e ricche di pori sparsi (Fu- sostanze naturali dell’Università
kuio, 1981). Dal punto di vista ecologi- Federico II di Napoli effettua ana-
co Ostreopsis ovata è distribuita in baie lisi chimiche delle tossine sulla
protette dell’Oceano Pacifico (Fukuio, frazione cellulare e quella acquosa
1981), nelle regioni caraibiche, ma si dei campioni prelevati, utilizzando
può ritrovare anche in zone temperate metodiche di cromatografia liqui-
quali il mar Mediterraneo (Tognetto et da - spettrometria di massa (LC -
al., 1995), soprattutto nelle aree ripa- MS). Gli stessi metodi sono appli-
rate a scarso ricambio d’acqua. cati a matrici animali che risultino
La severità delle problematiche legate positive ai test di tossicità
alla presenza di Ostreopsis ovata ha • le analisi di tossicità sono eseguite
portato all’emanazione di linee guida dall’Istituto zooprofilattico speri-
da parte del Ministero della salute2. mentale del mezzogiorno (Izsm) (2) Linee guida Ministero della salute,
24 maggio 2007
Inoltre, il Ministero dell’ambiente e attraverso i saggi biotossicologici.
della tutela del territorio e del mare Per i campioni di microalghe è sta-
ha attivato con Apat una linea di lavo- to messo a punto un metodo ad
265
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
hoc, mentre sulle diverse matrici velli tali da rappresentare un possibile
animali sono utilizzate le metodi- rischio per la salute umana.
che ufficiali previste per il control- Le informazioni raccolte nei primi due
lo degli alimenti di origine marina. anni di monitoraggio hanno deter-
Il monitoraggio è proseguito nel 2008 minato l’approvazione, in data 31 di-
con un sistema di sorveglianza artico- cembre 2008, da parte della Regione
lato sulle seguenti tipologie di indagi- Campania, del “Piano di monitoraggio
ne: annuale sulla presenza di Ostreopsis
• indagine visiva sulla presenza di ovata nel litorale costiero campano”
schiuma e aggregati mucillaginosi per il contenimento del rischio conse-
in superficie su tutta la costa re- guente a eventuali eventi di fioritura
gionale di Ostreopsis ovata, che a partire dal
• indagine visiva in immersioni su- 2009, avrà cadenza annuale. Con de-
bacquee sulla presenza di biofilm creto dirigenziale n. 62 del 27/07/2007
su macroalghe o altro substrato, è stato costituito, presso l’Assessorato
(4) Area generale di coordinamento presenza di organismi bentonici alla sanità4, il Gruppo di coordinamen-
Assistenza sanitaria
sofferenti to regionale per la gestione del rischio
• indagini analitiche sulla presen- conseguente alla presenza di Ostreop-
za/assenza di Ostreopsis ovata in sis ovata. Il gruppo è formato da:
campioni di acqua e di macroalghe • Assessorato alla sanità
raccolti in specifiche stazioni • Agenzia regionale protezione am-
• indagini tossicologiche e chimiche bientale Campania
quali/quantitative su organismi • Dipartimento di chimica delle so-
eduli raccolti in aree in cui si è evi- stanze naturali dell’Università de-
denziata proliferazione di Ostre- gli Studi di Napoli “Federico II”
opsis ovata • Istituto zooprofilattico sperimen-
• raccolta di dati geomorfologici, tale del mezzogiorno
idromorfologici, biologici, fisici e • Osservatorio regionale per la sicu-
chimici delle aree indagate al fine rezza alimentare
di comprendere le possibili condi- • Stazione zoologica di Napoli “An-
zioni di sviluppo di eventuali fiori- ton Dorhn”.
ture Tale gruppo di coordinamento assolve
• isolamento e caratterizzazione i seguenti compiti:
strutturale delle tossine elaborate • elaborazione, organizzazione, at-
da Ostreopsis ovata tuazione del piano di monitorag-
• realizzazione di procedure chiare gio e di emergenza
e tempestive per allertare gli enti • miglioramento dello stato delle
preposti alla salvaguardia dell’am- conoscenze sulla biologia, distri-
biente e della salute. buzione e tossicità della microalga
A seguito di tali attività si è riscontrata in questione e adattamento del
lungo le coste campane, a eccezione piano a tali conoscenze
dei litorali sabbiosi, la presenza diffusa • consulenza tecnica e supporto de-
della microalga Ostreopsis ovata, ac- cisionale
compagnata peraltro da produzione di • raccordo con il gruppo di coordi-
tossine accumulate in animali utilizzati namento nazionale.
a scopo alimentare (ricci e mitili), a li-
Il monitoraggio 2007
Nel corso del 2007, Arpac ha prelevato della flora e della fauna e dei fondali
campioni di acqua di mare, macroal- nelle aree in cui le analisi di laborato-
ghe, animali marini e ha eseguito so- rio segnalavano la presenza di Ostre-
pralluoghi - sia in superficie che subac- opsis ovata. In particolare, nel mese di
quei - per accertare lo stato dei luoghi, agosto, sono state campionate tutte le
266
CAPITOLO 10 - Acqua
367 stazioni appartenenti alla rete di Tutti gli altri campioni analizzati sono
monitoraggio per i controlli sulle ac- risultati negativi alla ricerca di Ostre-
que di balneazione delle province di opsis ovata, Coolia monotis, Dinophy-
Caserta, Napoli e Salerno. Sono state sis spp. e Prorocentrum lima.
eseguite analisi quali-quantitative del Agosto 2007. Sono stati campionati
fitoplancton per verificare la presen- e analizzati 367 campioni di acqua di
za o meno sia della specie Ostreopsis mare tra le province di Caserta, Napoli
ovata, sia delle specie Coolia monotis, e Salerno per la ricerca di Ostreopsis
Dinophysis spp. e Prorocentrum lima, ovata, Coolia monotis, Dinophysis spp.
anch’esse specie potenzialmente tossi- e Prorocentrum lima. Oltre a verifica-
che. Oltre alla valutazione di presenza/ re la presenza/assenza di tali specie è
assenza di tali microalghe potenzial- stata effettuata, su ciascun campione,
mente tossiche, si è provveduto anche l’analisi qualitativa del fitoplancton.
alla determinazione della lista comple- Provincia di Caserta. Sono stati cam-
ta delle specie fitoplanctoniche. Tale pionati e analizzati 46 campioni di ac-
approfondimento è stato finalizzato qua di mare. Tutti i campioni analizzati
all’ottenimento di informazioni sulle sono risultati negativi alla ricerca di
specie normalmente presenti sulle no- Ostreopsis ovata, Coolia monotis, Di-
stre coste nei mesi estivi, nonché per nophysis spp. e Prorocentrum lima.
individuare possibili associazioni, ove Provincia di Napoli. Sono stati cam-
presenti, di alghe da utilizzare quali pionati e analizzati 167 campioni di
indicatori della presenza di Ostreopsis acqua di mare, di cui 14 presentano
ovata. Di seguito sono riportati i risul- la Ostreopsis ovata. Tutti gli altri cam-
tati di tale monitoraggio. pioni analizzati sono risultati negativi
Maggio 2007 - provincia di Napoli. alla ricerca di Ostreopsis ovata, Coolia
Sono stati campionati e analizzati 167 monotis, Dinophysis spp. e Prorocen-
campioni di acqua di mare. I campioni trum lima.
analizzati sono risultati tutti negativi Provincia di Salerno. Sono stati cam-
alla ricerca di Ostreopsis ovata, Coolia pionati e analizzati 152 campioni di
monotis, Dinophysis spp. e Prorocen- acqua di mare di cui 11 campioni
trum lima. presentano l’Ostreopsis ovata. In un
Giugno 2007 - provincia di Napoli. unico caso relativo al comune di Ca-
Sono stati campionati e analizzati 51 merota (punto di prelievo 122) è stata
campioni di acqua di mare. Nel cam- ritrovata la Prorocentrum lima. Tutti gli
pione di acqua di mare identificato con altri campioni analizzati sono risultati
il numero 142 - comune di Casamiccio- negativi alla ricerca di Coolia monotis
la, Pio Monte della Misericordia, pre- e Dinophysis spp..
levato il 29/06/2007 - è stata ritrovata A seguito dell’attività svolta nel 2007 si
Ostreopsis ovata in concentrazione di è concluso che:
14.681 cellule/litro. Tutti gli altri cam- • Ostreopsis ovata è diffusa in quasi
pioni sono risultati negativi alla ricerca tutti i siti della regione esplorati, a
di Ostreopsis ovata, Coolia monotis, eccezione dei litorali sabbiosi
Dinophysis spp. e Prorocentrum lima. • nei siti campionati in date diverse,
Luglio 2007 - provincia di Napoli. Sono Ostreopsis ovata ha raggiunto le
stati campionati e analizzati 173 cam- concentrazioni massime nei mesi
pioni di acqua di mare e 6 campioni di di luglio e agosto
macroalghe per la ricerca di fitoplan- • l’abbondanza della specie appare
cton bentonico. Il numero di campioni molto variabile fra siti anche mol-
in cui è stata ritrovata Ostreopsis ova- to vicini e in relazione alle specie
ta è pari a quattro, per quanto riguar- di macroalghe colonizzate
da l’acqua di mare. Anche l’analisi del • negli stessi siti dove si riscontrano
fitoplancton bentonico ha determina- le più alte concentrazioni della mi-
to quattro campioni di macroalga con croalga si misurano anche le con-
esito positivo. centrazioni più elevate di tossine
267
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
(ovatossina e palitossina) • gli animali (ricci e mitili) nei siti a
• in nessun sito sono state rilevati più alte concentrazioni di micro-
strati o flocculi mucillaginosi, né alghe sono risultati tossici al test
concentrazioni elevate della mi- del topo e la presenza di tossine di
croalga nell’acqua di mare che tipo palitossinico nei loro tessuti
potessero preludere a fenomeni organici è stata confermata dalle
dannosi per la salute umana, per indagini chimiche. Le concentra-
contatto con acqua di mare o ina- zione di tossine misurate in alcuni
lazione da aerosol campioni sono risultate elevate e
• non si può escludere, tuttavia, che superiori ai limiti di tollerabilità
i fenomeni suddetti si possano ve- per le palitossine5, pari a 100-200
(5) Così come definiti in “1st Meeting rificare in siti specifici non campio- microgrammi/chilogrammo di ali-
of Working Group on Palytoxins” in- nati, ovvero in condizioni meteo- mento.
detto dal Community Reference Labo-
ratory for Marine Biotoxins marine particolari
Il monitoraggio 2008
L’attività di monitoraggio dell’ Ostreop- 470/1982 (tabella 10.16). Durante l’in-
sis ovata nel 2008 è stata strutturata in tero periodo di attività, il personale a
due livelli di indagine. bordo dei battelli ha provveduto a una
Monitoraggio di routine. Il primo livel- sorveglianza visiva, contestualmente
lo di indagine è esteso al periodo com- ai controlli della balneazione, rilevan-
preso tra l’inizio di luglio e la prima do la presenza di schiume superficiali,
quindicina di settembre, con frequen- opalescenza delle acque e colorazione,
za quindicinale, sulla matrice acqua e materiale di consistenza gelatinosa in
macroalghe. sospensione e aggregati mucillaginosi.
I prelievi della matrice “acqua” sono I campioni di acqua sono stati analiz-
stati eseguiti in circa 100 punti del- zati presso il laboratorio specializza-
la rete di monitoraggio per i controlli to “Progetto Mare” del dipartimento
della qualità delle acque di balneazio- provinciale Arpac di Napoli.
ne, svolti da Arpac ai fini del DPR n.
Piano di Frequenza
Matrice Parametri analizzati
campionamento campionamento
Un campione a Verifica presenza/assenza di Ostreopsis
circa 30 cm dalla ovata, Prorocentrum lima, Coolia monotis e di
Acqua superficie per ogni Quindicinale eventuale altro fitoplancton potenzialmente
stazione su circa 100 tossico
punti Rilievo dei dati meteomarini
Verifica presenza/assenza di Ostreopsis
Nella stazione in
ovata, Prorocentrum lima, Coolia
corrispondenza di
monotis e di eventuale altro fitoplancton
una batimetrica
potenzialmente tossico sia per il campione di
compresa tra 0 e
acqua che di macroalga. Quantificazione in
5 metri, prelievo
Macroalghe Quindicinale cell/l di Ostreopsis ovata
di un campione di
macroalga e uno di Rilievo dei dati meteomarini
acqua in prossimità
Profili con sonda multiparametrica: O2
della macroalga
disciolto, pH, salinità, temperatura, clorofilla
campionata
“a” e torbidità
Nella stazione in Analisi quali/quantitativa della tossina
corrispondenza di accumulata in tali organismi
una batimetrica
Organismi
compresa tra 0 e Quindicinale
marini eduli Test di tossicità attraverso saggi
Tabella 10.16 5 metri, prelievo
di campioni di biotossicologici
Ostreopsis ovata: modalità
monitoraggio di routine organismi marini
268
CAPITOLO 10 - Acqua
I prelievi per la matrice “macroalghe” dante presenza di Ostreopsis ovata,
sono stati eseguiti in 30 punti indi- se ne darà immediata comunicazione
viduati sulla base delle conoscenze all’Izsm per permettere il conseguente
acquisite nel programma del 2007 prelievo di pesci, per ulteriori analisi.
(tabella 10.16). In tali punti, nel corso I risultati delle analisi del 2008 sono
di specifiche missioni con immersioni riportati di seguito.
subacquee, si prelevano campioni di Luglio 2008 - provincia di Napoli. Sono
macroalghe appartenenti a un nume- stati campionati e analizzati 116 cam-
ro limitato e ben definito di specie, pioni di acqua di mare. I campioni sono
individuate sulla base dell’esperienza risultati tutti negativi alla ricerca di Co-
del precedente monitoraggio. olia monotis, mentre su 34 campioni è
I risultati analitici relativi alla presen- stata rilevata la presenza di Ostreopsis
za e alla quantificazione di Ostreopsis ovata a diverse concentrazioni.
ovata nei campioni di acqua sono stati Luglio 2008 - provincia di Salerno.
resi disponibili entro 72 ore lavorative Sono stati analizzati 74 campioni di
dal prelievo. acqua di mare. Sono risultati positivi
In circa sette stazioni, individuate sul- 14 campioni per Coolia monotis, men-
la base delle conoscenze acquisite nel tre su 10 campioni è stata rilevata la
programma del 2007, sono stati prele- presenza di Ostreopsis ovata a diverse
vati campioni di organismi marini eduli concentrazioni.
(ricci, mitili) adatti al consumo umano, Agosto 2008 - provincia di Napoli.
per le analisi quali/quantitative della Sono stati analizzati 147 campioni di
tossina e per le analisi tossicologiche acqua di mare.
(tabella 10.16). I campioni sono risultati tutti negativi
Monitoraggio di allerta. Il secondo alla ricerca di Coolia monotis, men-
livello d’indagine scatta quando si ri- tre su 26 campioni è stata rilevata la
scontrano sulla matrice acqua, in uno presenza di Ostreopsis ovata a diverse
o più punti sorvegliati, presenza di mi- concentrazioni.
croalghe tossiche con concentrazioni ≥ Agosto 2008 - provincia di Salerno.
10.000 cellule/litro, quale valore guida Sono stati analizzati 74 campioni di
associato a casi di malessere, come in- acqua di mare. I campioni sono risul-
dicato nelle Linee guida del Ministero tati tutti negativi alla ricerca di Coolia
della salute del 24 maggio 2007. monotis, mentre su 8 campioni è stata
Il secondo livello d’indagine scatta an- rilevata la presenza di Ostreopsis ova-
che nel caso in cui, durante le ispezioni ta a diverse concentrazioni
subacquee, sono rilevate condizioni di Settembre 2008 - provincia di Napoli.
sofferenza dell’ecosistema, come di- Sono stati campionati e analizzati 92
stacco di patelle dagli scogli, ricci che campioni di acqua di mare. I campioni
presentano perdita di aculei, presenza analizzati sono risultati tutti negativi
di biofilm. alla ricerca di Coolia monotis, mentre
Nei casi in cui si verifichi una condizio- su 8 campioni è stata rilevata la pre-
ne di allerta, si provvede a darne tem- senza di Ostreopsis ovata a diverse
pestiva comunicazione a mezzo mail o concentrazioni.
telefonico all’Assessorato alla sanità, Settembre 2008 - provincia di Saler-
nonché all’Osservatorio regionale per no. Sono stati campionati e analizzati
la sicurezza alimentare. In aggiunta, si 2 campioni di acqua di mare. I campio-
prelevano organismi marini eduli (ric- ni analizzati sono risultati tutti negativi
ci, mitili, crostacei e altri molluschi) alla ricerca di Ostreopsis ovata e Coo-
che sono inviati all’Izsm per i saggi tos- lia monotis.
sicologici e al dipartimento di chimica Nella matrice macroalghe non è sta-
delle sostanze naturali per le analisi ta mai riscontrata una presenza ab-
quali/quantitativa delle tossine. Nel bondante di Ostreopsis ovata, tale da
caso in cui, invece, viene riscontrata dover allertare l’Izsm per il prelievo di
nella matrice macroalghe un’abbon- pesci.
269
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Nel corso del 2008 il livello di allerta è nell’aerosol, le proliferazioni di micro-
scattato per un solo punto nella pro- alghe tossiche del genere Ostreopsis
vincia di Salerno, nel mese di luglio, rappresentano un rischio reale per le
avendo riscontrato sulla matrice ac- attività turistiche e per la salute uma-
qua una concentrazione di Ostreopsis na nell’area campana. L’assenza di
ovata superiore alle 10.000 cellule/ fenomeni eclatanti è probabilmente
(6) Valore indicato, nelle “Linee litro6: la concentrazione di Ostreopsis imputabile a condizioni meteo-marine
guida del Ministero della salute” ovata nel punto 29 del comune di Vie- favorevoli, con ricambi frequenti del-
(24/05/2007) come valore guida asso-
ciato a casi di malessere tri sul Mare, infatti, è stata di 150.000 le acque costiere del golfo di Napoli,
cellule/litro. che potrebbe tuttavia non verificarsi
Come da procedura, entro le 72 ore in zone particolarmente recluse e sog-
dal prelievo è stata data comunicazio- gette a scarso ricambio idrico, ovvero
ne all’Assessorato alla sanità. Inoltre, in condizioni di rallentata circolazione
in questo punto sono stati intensifica- idrografica che potrebbero venire a
ti i campionamenti, in modo da poter crearsi a seguito di condizioni meteo-
controllare l’evoluzione del fenomeno; rologiche/idrografiche particolari. Del
sono stati inoltre prelevati campioni di tutto aperto resta, invece, il discorso
acqua per le successive analisi sui nu- sul rischio di trasferimento della tos-
trienti, da integrare con parametri già sina nella rete trofica che richiede al
analizzati nel monitoraggio di routine. momento un’attenzione particolare,
Le attività svolte nel biennio 2007- poiché è stata verificata la contamina-
2008 indicano che, sebbene non si zione di animali non coltivati che tutta-
siano a tutt ’oggi manifestati effetti via vengono comunemente consumati
negativi sui bagnanti per il rilascio nell’area campana.
di tossine microalgali nell’acqua e
271
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ci per limitare al massimo l’impatto quinanti in mare e in atmosfera e non
sull’ambiente e ha richiesto all’ente di risulta, ad oggi, rilasciata ad alcun bat-
classifica anche la certificazione Clean tello oceanografico in dotazione ad al-
Ship. Questa certificazione è conferita tre Arpa o istituti di ricerca, anche se è
a navi progettate, costruite e gestite sempre più vivo l’interesse sull’otteni-
in modo da controllare e limitare al mento di questo tipo di certificazioni.
massimo le emissioni di sostanze in-
Carena monocarena V
Figura 10.24
Battello oceanografico Helios
Battelli minori
Si tratta di 3 battelli di lunghezza 26 su linea d’asse, che consente di ave-
piedi fuori tutto (7,88 metri) e di 3 bat- re una velocità di crociera di oltre 20
telli di lunghezza 34 piedi fuori tutto nodi. Sono operativi già dalla scorsa
(10,50 metri). Il materiale di costruzio- stagione balneare 2008.
ne degli scafi e delle sovrastrutture è Il loro impiego principale è legato alle
in vetroresina rinforzata, le imbarca- attività di controllo sulla qualità delle
zioni sono dotate di due motori diesel acque di balneazione lungo le coste
272
CAPITOLO 10 - Acqua
delle province di Caserta, Napoli e Sa- potenzialmente tossica, ha richiesto
lerno ai sensi del DPR n. 470/1982, ma un attento piano di sorveglianza che è
il loro utilizzo è risultato estremamen- stato possibile assicurare con i sei bat-
te utile per lo svolgimento delle atti- telli dislocati lungo tutta la costa re-
vità di controllo e sorveglianza sulle gionale, che sono in grado di fornire la
fioriture di Ostreopsis ovata. La diffu- necessaria operatività per raggiungere
sione di questa microalga bentonica, in tempi rapidi ogni punto della costa.
26 piedi 34 piedi
Potenza massima dei motori di propulsione (kW) 192x2 398x2 Tabella 10.18
Caratteristiche principali dei battelli
Persone trasportabili (n.) 7 7
minori
Figura 10.25
Battello oceanografico Helios
Acque di balneazione
Il controllo della qualità delle acque torrenti e scarichi diretti) e non, condi-
di balneazione rientra tra i compiti zionano infatti il grado qualitativo del-
istituzionali delle Agenzie di protezio- le acque di balneazione.
ne ambientale, e viene effettuato allo Attraverso la valutazione igienico-sa-
scopo di tutelare la salute umana e nitaria delle acque adibite alla balne-
di garantire la conoscenza sullo stato azione è possibile l’analisi temporale e
della risorsa mare influenzata da tut- spaziale dei parametri e delle informa-
ti quei parametri che sono funzione zioni utili per la gestione sostenibile
della pressione antropica. L’urbanizza- della fascia costiera e per la predispo-
zione, le attività industriali, turistiche, sizione di interventi mirati alla pro-
agricole e zootecniche, attraverso fon- tezione e alla valorizzazione dell’am-
ti di contaminazione puntiformi (fiumi, biente marino.
273
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
La tutela delle acque marino-costiere La Direttiva Ue, tenendo conto degli
destinate alla balneazione è stata da sviluppi scientifico-tecnologici, delle
più di un ventennio disciplinata dal nuove strategie gestionali e degli stu-
DPR n. 470/1982 che, in attuazione di epidemiologici dell’Organizzazione
della Direttiva comunitaria n. 76/160/ mondiale della sanità, dispone nuove
CEE, stabilisce i criteri e le modalità di norme in materia di monitoraggio e
campionamento degli analiti da inda- classificazione della qualità delle ac-
gare su una rete prefissata di punti di que di balneazione e assicura una più
prelievo al fine di verificarne l’idoneità ampia partecipazione del pubblico. In
alle attività balneari. Tale decreto non Italia un primo recepimento si è avuto
(10) GU n. 163 del 16 luglio 2007 ha subito nessuna modifica sostanzia- con Il D.Lgs. n. 94/200710, che esclude
le fino alla emanazione della Legge n. dalla sorveglianza la determinazione
422 del 29 dicembre 2000 (l’articolo dell’ossigeno disciolto e, successiva-
18 detta criteri nuovi e più restrittivi mente e in maniera definitiva, con
(11) GU n. 155 del 4 luglio 2008 a tutela e miglioramento delle acque il D.Lgs. n. 116/200811 che, però, per
di balneazione) e del Decreto legge motivi tecnico-scientifici non è consi-
(8) GU n. 76 del 1 aprile 2003 n. 51 del 31 marzo 20038, convertito derato attuabile fin dalla prossima sta-
(9) GU n. 125 del 31 maggio 2003 in Legge n. 121 del 30 maggio 20039, gione balneare.
secondo cui i tratti di costa non balne- Le difficoltà di ottemperare al sud-
abili a inizio stagione balneare posso- detto decreto orientano le Regioni a
no ritenersi nuovamente idonei alla effettuare il monitoraggio per gli anni
balneazione a fronte di esito favorevo- 2009 e 2010 utilizzando ancora i criteri
le di due analisi da eseguire nel mese ai sensi del DPR n. 470/1982, in atte-
antecedente l’apertura della stagione sa che siano varati a livello comunita-
balneare. rio i documenti di riferimento. In ogni
Con l’emanazione della Diretti- caso, la valutazione d’idoneità terrà
va 2006/7/CE (GU n. 64 del 4 mar- conto soltanto dei parametri batterio-
zo 2006), che abroga la Direttiva n. logici previsti dal D.Lgs. n. 116/2008.
76/160/CEE e prevede, tra l’altro, Nel frattempo, si dovrà avviare tutta
l’integrazione con la Direttiva qua- una serie di azioni che garantisca la
dro sulle acque 2000/60/CE, recepita partecipazione al pubblico, così come
in Italia con il D.Lgs n. 152/06 (Testo impone la Direttiva europea 2006/7/
unico in materia ambientale), si per- CE, coinvolgendo le amministrazioni
viene a un aggiornamento gestionale comunali e divulgando con tempesti-
del sistema di sorveglianza delle ac- vità il grado d’inquinamento dei pun-
que di balneazione con la definizione ti monitorati. Le disposizioni di cui al
di metodologie basate sulla valutazio- DPR 470/82 cesseranno, in ogni caso,
(12) articolo 17 D.Lgs. n. 116/2008 ne integrata dei dati analitici di qualità di efficacia al 31 dicembre 201412.
delle acque e degli elementi di rischio.
274
CAPITOLO 10 - Acqua
dicazioni del DPR n. 470/1982 e smi, I parametri batteriologici (coliformi
ai controlli, con cadenza quindicinale totali, coliformi fecali, streptococchi)
per un totale di 12 campioni routina- sono considerati indicatori di inqui-
ri ogni anno, per ciascuna stazione di namento fecale; salmonella e entero-
campionamento. Attualmente, la rete virus sono specifici patogeni indagati
di monitoraggio comprende 367 punti in particolari situazioni che facciano
di prelievo a mare distribuiti lungo il sospettare una loro eventuale presen-
litorale campano a distanza di circa 2 za; pH, fenoli, tensioattivi, oli minerali
chilometri per zone ad alta densità di sono essenzialmente indicatori di in-
balneazione; nella provincia di Caserta quinamento di origine industriale; i re-
le distanze minime tra due punti sono stanti 3 parametri, ossigeno disciolto,
di circa un chilometro. colorazione e trasparenza forniscono
Un mese dopo i primi controlli ha ini- indicazioni connesse ai processi eutro-
zio la stagione balneare, che si conclu- fici e ai problemi estetici delle acque
de al termine degli stessi. In tutti i pun- ma, in caso di proliferazione di alghe
ti fissati vengono ricercati i parametri produttrici di biotossine, potrebbero
microbiologici e chimico-fisici previsti anche pregiudicare l’aspetto igienico-
dalla normativa (tabella 10.20). sanitario.
275
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
campioni conformi è aumentata al la salute, al Ministero dell’ambiente e
95%. della tutela dei territorio e ad Arpac,
Le valutazioni di non idoneità vengono nonché alle amministrazioni comunali
trasmesse annualmente con delibera territorialmente competenti per l’ado-
regionale alle amministrazioni comu- zione dei provvedimenti amministra-
nali cui compete, a mezzo di ordinan- tivi previsti dalla Legge n. 121/2003,
za del sindaco e prima dell’inizio della relativi alle eventuali riammissioni e
stagione balneare, la delimitazione chiusure di tratti di costa, nel corso
delle zone non idonee alla balneazione della stagione balneare. Procede, inol-
ricadenti nel proprio territorio, non- tre, alla pubblicizzazione del provve-
ché l’apposizione di cartelli monitori e dimento sia attraverso il portale web
l’emissione o la revoca, nel corso della istituzionale (www.regione.campania.
stagione balneare, dei provvedimenti it), che con la pubblicazione sul Bollet-
di sospensione. L’Assessorato alla sani- tino ufficiale regionale. In tabella 10.21
tà della regione provvede alla trasmis- si riportano gli estremi delle delibera-
sione della suddetta deliberazione, zioni relative all’apertura delle stagioni
completa di allegati, al Ministero del- balneari dell’ultimo decennio.
276
CAPITOLO 10 - Acqua
dard microbiologici ma riduce il nu- presentativi per ulteriori indagini.
mero di parametri da misurare. Essa La Direttiva Ue, quindi, contrariamen-
individua soltanto due indicatori di te a quella precedente, limitata alle at-
contaminazione fecale di provata ri- tività di monitoraggio, si pone l’obiet-
levanza sanitaria, Enterococchi fecali tivo di mettere in relazione lo stato di
ed Escherichia coli, ritenuti di maggio- qualità delle acque di balneazione con
re significatività per valutare il rischio le possibili fonti di contaminazione.
per la salute pubblica durante l’attività In sintesi le novità più rilevanti rispetto
balneare. Essi sostituiscono i parame- al DPR n. 470/1982 e smi sono:
tri finora utilizzati, lasciando un ruo- • valutazione di soli due parametri
lo aggiuntivo ad altri già presenti (oli batteriologici: Escherichia coli ed
minerali; pH, solo nelle acque interne; Enterococchi intestinali (più speci-
fioriture algali, solo nelle zone a ri- fici come indicatori di contamina-
schio) o di nuova introduzione (residui zione fecale)
bituminosi, catrame, materiale galleg- • frequenza dei controlli almeno
giante come legname, plastica, vetro, ogni quattro settimane durante
gomma). la stagione balneare, secondo un
La classificazione delle acque di balne- prestabilito calendario, per un nu-
azione, tenendo conto sia dei controlli mero minimo di quattro campioni
analitici che delle misure di gestione all’anno per punto di prelievo
preventive, verrà determinata secon- • giudizio di qualità basato su nuovo
do quattro classi di qualità: eccellen- calcolo statistico (valutazione del
te, buona, sufficiente e scarsa, sulla 95° percentile o del 90° percenti-
base delle densità degli indicatori mi- le) della normale funzione di den-
crobiologici (95° percentile ricavato sità di probabilità (PDF log 10 dei
dai dati degli ultimi tre/quattro anni). dati microbiologici)
Per quanto riguarda i cianobatteri, le • classificazione delle acque annua-
macro-alghe, il fitoplancton marino, i le sulla base dei dati delle ultime
residui bituminosi e i materiali quali 3-4 stagioni balneari
vetro, plastica, gomma o altri rifiuti, • analisi integrata d’area
qualora si individui un rischio per la • rivalutazione critica e revisione
salute, si dovranno adottare provve- della rete di monitoraggio.
dimenti di gestione adeguati per pre- La definizione di qualità delle acque
venire l’esposizione, includendo l’in- di balneazione terrà pertanto conto
formazione ai cittadini. Tali parametri non esclusivamente della valutazio-
non verranno comunque considerati ne analitica della qualità delle acque
ai fini della classificazione. Inoltre le ma anche di tutti quegli elementi che
acque di balneazione saranno indivi- possono influenzare e contribuire alle
duate secondo “aree omogenee”, per- modifiche e/o al deterioramento della
mettendo così di razionalizzare la rete qualità igienico-sanitaria e ambientale
di monitoraggio attuale ed escludere delle acque. Saranno da acquisire in-
dalla lista delle acque di balneazione formazioni sul territorio, sulle caratte-
quelle non adibite a tale scopo, quali ristiche geografiche, geomorfologiche,
aree portuali, foci di fiumi, aree milita- idrogeologiche delle acque, sulla qua-
ri. Questa semplificazione e la migliore lità e sulla quantità delle fonti di inqui-
definizione dei parametri da ricercare namento, con particolare attenzione
rappresenterà un’ottimizzazione delle a quelle potenzialmente rischiose per
attività di sorveglianza. La riduzione la salute umana, e sugli interventi mi-
dei parametri da monitorare, oltre rati ad assicurare il mantenimento e il
a determinare una semplificazione miglioramento dell’ambiente naturale
dell’attività e una diminuzione signi- e di tutti gli usi connessi alla risorsa
ficativa dei costi, permetterà di foca- mare.
lizzare tale attività in quei punti che Sulla base dei criteri stabiliti dal DPR
possono essere maggiormente rap- n. 470/1982 e smi, i dipartimenti pro-
277
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
vinciali Arpac effettuano circa 4.500 va europea e mappatura punti di pre-
(13) DGR n. 591 del 20/04/05, pubbli- campionamenti l’anno - tra routinari lievo”13, che hanno consentito una ri-
cata in BURC n. 26 del 16/05/2005 e suppletivi - prelevati a mare per de- determinazione delle zone classificate
terminare l’idoneità alla specifica sta- idonee alla balneazione e di quelle non
gione balneare. Sul totale dei rileva- idonee sia per motivi dovuti all’inqui-
menti, nel computo generale vengono namento che per cause non connes-
valutati quelli risultati sfavorevoli per se al superamento dei limiti standard
i diversi parametri indagati. La tabella previsti, ma in quanto rientranti in ca-
10.22 mostra nel dettaglio provinciale tegorie escluse a priori (aree portuali e
il numero di campionamenti, distinti in servitù militari, tra le altre).
routinari e suppletivi, effettuati negli Nell’ambito di tale progetto si è prov-
anni di monitoraggio dal 2001 al 2008 veduto a una rielaborazione della car-
con in rilievo gli esiti analitici sfavore- tografia informatizzata della linea di
voli. costa della regione Campania, grazie
Va precisato che per la stagione 2008 all’acquisizione da Ispra, Dipartimento
(monitoraggio 2007), l’elaborazione tutela acque interne e marine, di spe-
dei dati ha tenuto conto dei risultati cifici file cartografici ricavati dalle orto-
delle attività del progetto affidato ad foto a colori del volo IT2000.
Arpac “Sperimentazione della diretti-
278
CAPITOLO 10 - Acqua
Si è proceduto, inoltre, alla revisio- I tratti di costa non balneabili si rife-
ne delle coordinate geografiche dei riscono alle aree risultate non idonee
punti di campionamento della rete per inquinamento (articoli 6 e 7 del
di monitoraggio, mediante l’impiego DPR n. 470/1982) e ai tratti perma-
di strumentazione dotata di elevata nentemente interdetti alla balnea-
precisione metrica (GPS differenziale). zione per motivi diversi dall’inquina-
Ciò in considerazione dei processi di mento, solitamente sbocchi a mare
trasformazione degli equilibri costieri, di corpi superficiali, aree portuali e
che hanno modificato la linea di costa zone militari, ricalcolati anch’essi sul-
negli ultimi decenni (azione erosiva la base della revisione della cartogra-
del mare, realizzazione di opere marit- fia informatizzata della linea di costa,
time, usi antropici della fascia costiera, delle rilevazioni a mare con rilevatore
densità di popolazione rivierasca, evo- GPS e delle verifiche delle ordinanze
luzione naturale della costa e apporti degli uffici circondariali marittimi. Nel
di acqua dolce). complesso, in Campania, considerato
Il dettaglio della ripartizione delle lun- il computo aggiornato, sono 32,105 i
ghezze di costa balneabili e non balne- chilometri di costa interdetti perma-
abili per la stagione 2008, rivista alla nentemente all’attività balneare che
luce della rielaborazione cartografica esulano dall’inquinamento.
è illustrato in tabella 10.23.
279
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
10.26) mette maggiormente in risalto nazioni analitiche, eseguiti con criteri
un trend critico per la provincia di Ca- standard condivisi a livello nazionale
serta pur essendo evidente nell’ultimo che consente di valutare l’andamento
triennio una riduzione del numero di spaziale e temporale della qualità del-
campioni sfavorevoli. Valori più con- la acque di balneazione, di effettua-
fortanti si registrano per le province re comparazioni fra diverse aree e di
di Napoli e di Salerno soprattutto nel stimare l’impatto delle attività umane
corso degli ultimi due anni. nonché l’effetto degli interventi miti-
I controlli e le analisi svolte da Arpac gativi e riduttivi dell’inquinamento.
rappresentano la base conoscitiva Attualmente presso Arpac sono dispo-
necessaria per individuare le criticità nibili, complessivamente, i dati di ido-
e definire le priorità per le azioni di neità alla balneazione relativi alle sta-
risanamento delle acque litoranee. Il gioni balneari del periodo 1988-2009,
patrimonio dei dati sulla qualità delle i dati analitici dei rilevamenti a mare
acque litoranee, acquisito negli anni negli anni dal 1999 al 2008 e la carto-
tramite il monitoraggio per la balnea- grafia informatizzata della rete di mo-
zione, è costituito da un insieme omo- nitoraggio della Campania a dettaglio
geneo di campionamenti e determi- regionale, provinciale e comunale.
Figura 10.26
Acque di balneazione: percentuale di
campioni sfavorevoli, anni 2001-2008
Per ciascun punto di misura della rete “idoneità” alla balneazione, ovvero
regionale è possibile verificare la bal- della percentuale dei punti di campio-
neabilità e i parametri che hanno namento risultati idonei ad apertu-
originato l’eventuale classificazione ra delle stagioni balneari relative agli
di non balneabilità. Tutti i dati sono anni dal 2000 al 2009, mette in rilievo
georeferenziati, sia nel sistema UTM che non è stata mai raggiunta la totale
ED50 che nel sistema WGS84, in modo idoneità (100%). I valori oscillano tra il
che sia possibile il confronto dei valori 70 e il 72%, con una punta di massima
misurati con altre caratteristiche geo- nella stagione balneare 2003, per la
ambientali (presenza di corsi d’acqua, quale ben 288 punti di campionamen-
aree urbane, scarichi a mare, aree to risultarono idonei, pari al 78,47%
marine protette). I dati sono utilizzati del totale. In generale, i valori di ido-
anche per produrre carte tematiche neità, indicatori delle condizioni del
sulla balneabilità delle coste che co- mare campano, risultano pressoché
stituiscono peraltro parte integrante stazionari: nell’ultimo quinquennio
delle delibere regionali stagionali di costantemente bassi, stabilizzati intor-
idoneità alla balneazione. no al 72%.
L’osservazione dei dati regionali di La disponibilità di serie temporali dei
280
CAPITOLO 10 - Acqua
rilievi analitici dei punti di prelievo a quella sottoposta a controllo. La disa-
mare consente di valutare la qualità mina dei dati storici, riferiti al periodo
igienico-sanitaria, su base normativa, compreso tra il 1990 e il 2008 (figura
delle acque di balneazione e fornisce 10.28), mostra un discreto aumento
una ricognizione complessiva dell’evo- dei tratti di costa balneabili soprattut-
luzione della contaminazione in regio- to a partire dall’anno 1996, i valori su-
ne Campania. Un’informazione sin- perano il 74% ma restano altalenanti
tetica dello stato di stress delle coste fino all’ultimo triennio, periodo in cui,
campane è possibile attraverso l’ana- a fronte degli interventi di conteni-
lisi della “balneabilità”, intesa come mento dell’inquinamento, si registra
rapporto percentuale tra la lunghez- un lieve miglioramento.
za della costa dichiarata balneabile e
Figura 10.27
Percentuale idoneità alla balneazione,
stagioni balneari 2000 - 2009
Figura 10.28
Balneabilità in Campania, anni 1990-
2008
La serie storica dei dati tiene conto, in chilometri di costa così ricalcolate,
nell’elaborazione del trend della bal- in considerazione delle variazioni degli
neabilità, dei risultati delle attività del equilibri costieri che hanno modificato
citato progetto Arpac “Sperimenta- la linea di costa negli anni.
zione della Direttiva europea e map- Lo stato d’inquinamento a dettaglio
patura punti di prelievo”. Pertanto i provinciale appare molto diversificato.
valori percentuali ottenuti sono stati Mentre a Caserta prevalgono i tratti
standardizzati in base alle lunghezze di costa non balneabili, con soltanto
281
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
un terzo di coste non contaminate, in analitici misurati nel tempo in ciascu-
provincia di Salerno la balneazione è no dei punti di rilevamento a mare
consentita su oltre l’80% della costa. evidenzia che la quasi totalità delle
Dal 1990 a tutt ’oggi, si assiste a un non conformità ai limiti di legge sono
graduale ma lento miglioramento dei da imputarsi al superamento dei para-
tratti balneabili nel napoletano e nel metri batteriologici. Ne consegue che
salernitano, maggiormente evidente la balneabilità o meno di un tratto di
a partire dal 2000, con una tendenza costa viene sostanzialmente determi-
opposta al degrado nella provincia di nata sulla base della variabilità dei co-
Caserta. libatteri.
L’osservazione puntuale dei traccianti
Figura 10.29
Andamento percentuale tratti costa
balneabili, anni 1990-2008
Figura 10.30
Napoli, punto prelievo 160:
distribuzione dei parametri
batteriologici (UFC/100 ml)
282
CAPITOLO 10 - Acqua
Figura 10.31
Provincia di Caserta, punto prelievo
39: distribuzione dei parametri
batteriologici UFC/100 ml)
283
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 10.32
Indice qualità batteriologica (IQB %),
anni 1999-2008
Acque di transizione
Le lagune costiere sono definite “acque durante il flusso (coincidente con l’alta
di transizione” in quanto ambienti in marea) ed esce durante il riflusso (con
corrispondenza dei quali si realizza la la bassa marea).
transizione tra terra e mare e il mesco- L’acqua delle lagune si presenta, in
lamento delle acque dolci con quelle genere, torbida, con un pH compreso
salate. Le lagune costiere sono, quindi, tra 8 e 8,5. La temperatura è compre-
punti di incontro tra terra e mare sia sa tra i 12-15°C in inverno e i 22-28°C
da un punto di vista “geografico”, sia e oltre in estate; la salinità è mutevo-
da quello “biologico” e “culturale”. le, rispetto a quella marina, a causa
Questi bacini salmastri, racchiusi tra la dell’apporto d’acqua dolce. Pertanto
terraferma e barriere di sabbia miste a l’ecosistema lagunare è caratterizzato
piccoli ciottoli, sono in comunicazione da una serie di gradienti, che sono alla
col mare tramite aperture chiamate base dell’alta produttività del sito e
“bocche”, da cui si originano i canali spiegano la notevole varietà di habitat
attraverso i quali l’acqua marina entra presenti. I laghi costieri, inoltre, sono
284
CAPITOLO 10 - Acqua
maggiormente soggetti a un inquina- • bassi fondali
mento di tipo cronico. • stabili condizioni meteolagunari
La principale componente inquinan- estive e conseguente scarso ri-
te è costituita, per la maggior parte, cambio delle masse di acqua
da sostanze organiche e inorganiche • elevata temperatura estiva delle
a effetto fertilizzante - di origine civi- acque
le, industriale e agricola - veicolate al • elevati carichi antropici lungo la
lago sia attraverso le fognature civili e costa dovuti all’attività umana
industriali, che a mezzo degli affluen- • presenza di foci che drenano, so-
ti naturali che raccolgono le acque di prattutto dopo le piogge, apporti
drenaggio delle aree agricole. L’azione di aree a elevato sfruttamento
fertilizzante di taluni composti dell’azo- agricolo-zootecnico.
to e del fosforo – in gran parte nitrati Tuttavia, si definisce “eutrofico” lo sta-
e ortofosfati - provocano, soprattut- to di un lago che è particolarmente ric-
to nei mesi primaverili, un’abnorme co di sostanze organiche e di nutrienti;
produzione di biomassa microalgale parimenti, un lago si dice “oligotro-
che, morendo, sedimenta sul fondo fico” quando è povero di nutrienti,
dove viene degradata con conseguen- “mesotrofico” quando è in condizioni
te consumo di ossigeno. L’insieme dei intermedie e, infine, “distrofico” quan-
fenomeni che favoriscono la produtti- do è ricco di alcuni nutrienti e povero
vità algale è detto eutrofizzazione. Tra di altri.
le potenziali cause di insorgenza del Sono presenti nel territorio campano i
fenomeno, possono essere annoverati laghi costieri Fusaro, Miseno, Lucrino
fattori quali: e Patria.
Il lago Fusaro
Il lago Fusaro, ubicato al margine in quanto la crisi distrofica estiva, di
esterno occidentale del golfo di Napo- intensità e durata sempre maggiore,
li, nel comune di Bacoli, ha una forma ha impedito un utilizzo continuo della
triangolare e un’estensione di circa 97 laguna per produzione di specie com-
ettari. Il suo bacino imbrifero copre merciali. La mitilicoltura è stata prati-
un’area di circa 8,87 chilometri qua- cata fino al 1973, quando nel napole-
drati, con una lunghezza (asse nord- tano ci fu un’epidemia di colera.
sud) di 1,7 e una larghezza (asse est- Negli anni ’80, invece, è stata eserci-
ovest) di 0,8 chilometri. tata una residuale attività di pesca a
Con una profondità massima di cir- opera della locale cooperativa di pe-
ca 9,5 metri e una media di circa 3,6 scatori “Elisea”.
metri, il lago comunica con il mare Attualmente come in passato, la miti-
per mezzo di tre foci, canali scavati licoltura rappresenta l’attività princi-
in epoche diverse lungo il cordone di pale del lago, che ospita allevamenti
dune che lo separa dal mare, distribu- di Mytilus galloprovincialis. Durante
ite a intervalli regolari e, procedendo la stagione primaverile, la loro distri-
da sud a nord, sono identificate con i buzione nella laguna è simile a quella
nomi di foce Vecchia o Romana, foce presente in mare, con l’arrivo dell’esta-
di Mezza Chiaia o Centrale, foce Nuova te, invece, questa si differenzia a causa
o Borbonica. dell’instaurarsi di condizioni ambien-
La laguna salmastra del Fusaro (cono- tali diverse nei due ambienti. Nella
sciuta dal III secolo a.c. come Arche- laguna, infatti, le condizioni più estre-
rusia palus), ha potuto proporre al me di temperatura, salinità e ossige-
mondo, per decenni, ostriche e mitili nazione renderanno molto più veloce
di notevole qualità. la rarefazione delle larve rispetto agli
La situazione produttiva del lago, però, allevamenti in mare. Verso la metà di
è andata peggiorando negli anni ’70 settembre, banchi di mitili provenienti
285
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
dal mare e destinati alla coltura, sono namento di origine industriale, agri-
introdotti nella parte centrale del lago, cola e domestica hanno abbassato,
a una profondità ottimale di 2 metri. notevolmente, la produttività del lago
Qui restano fino al mese di giugno, per nell’ambito della mitilicoltura. A causa
completare il loro ciclo di crescita. Pri- dello sversamento in essa di molti in-
ma dell’inizio della crisi distrofica esti- quinanti, che costituiscono i prodotti
va del lago, i mitili vengono raccolti e secondari delle tante attività umane,
venduti. sono stati alterati sensibilmente gli
Resta comunque il fatto che negli ul- originari equilibri della laguna, modi-
timi anni la forte urbanizzazione, ve- ficati sia i rapporti idrici esistenti tra
rificatasi principalmente nell’area di mare e terra, che le condizioni chimico
Torregaveta e Cappella, è stata un evi- - fisiche dello specchio d’acqua. Infatti,
dente elemento d’impatto per l’area, sporadicamente, si verificano eventi di
aggravato ulteriormente dall’immis- inquinamento microbiologico e chimi-
sione nel recettore Fusaro di reflui co da attribuire a scarichi abusivi, at-
domestici provenienti dai suddetti im- traverso i canali di raccolta delle acque
pianti civili. pluviali che si immettono nel lago.
Negli ultimi anni i fenomeni d’inqui-
Il lago Lucrino
Il lago Lucrino è un lago costiero sepa- dei Fondi di Baia.
rato dal mare da una barra sabbiosa ed In passato, il lago è stato utilizzato per
è ubicato nel comune di Pozzuoli. Esso la coltivazione dei mitili e l’allevamen-
ha una superficie di 6,8 ettari, un peri- to dei pesci. Attualmente è notevol-
metro di 1.250 metri e una larghezza mente ridotto nelle sue dimensioni e
media di 120 metri; occupa la metà di presenta problemi di inquinamento. Il
un’area pianeggiante stretta tra i rilievi deflusso naturale avviene attraverso
di monte Nuovo, vulcano Averno e la un canale di larghezza 1,5 metri.
propaggine settentrionale del vulcano
Il lago Miseno
Il lago di Miseno (definito anche Mare- trasporto litoraneo, e risulta attual-
morto) é ubicato fra Monte di Procida mente ostruita. La seconda foce - lun-
e il porto di Miseno ed é collegato al ga 100 metri, con sezione 5 metri qua-
mare con un canale che sfocia in lo- dri - comunica con il mare nella baia di
calità Miliscola. Il lago occupa il cra- Miseno e presenta problemi di ridotto
tere di un vulcano spento e fu adibito deflusso a mare.
a porto dell’antica città di Cuma. Ha Questo scarso ricambio d’acqua, la
forma triangolare ed è circondato da bassa profondità, le periodiche crisi di-
strade comunali, lungo le quali si sono strofiche - con conseguente instaurarsi
espansi gli agglomerati urbani di Mili- di zone atossiche - rendono il lago più
scola, Bacoli e Cappella. La superficie simile a uno stagno che a una laguna.
del lago è di poco superiore ai 40 et- Il bacino imbrifero ha un’estensione di
tari, con un perimetro di 2.800 metri; 2,68 chilometri quadrati.
la profondità massima è di 4, mentre Si riscontra una forte urbanizzazione,
quella media di 2,25 metri. caratterizzata anche dal fenomeno
In prossimità del lago, sulla fascia co- dell’abusivismo e da un conseguente
stiera, vi sono allevamenti di mitili. Il disordine urbanistico. La sponda me-
lago comunica con il mare attraverso ridionale del lago, adibita a coltivazio-
due foci; la prima, lunga 250 metri, ni agricole, è separata dal mare da un
ubicata in prossimità dell’abitato di cordone litoraneo e dalla spiaggia di
Miliscola, è soggetta a interramento Miliscola.
dovuto a fenomeni di erosione e di
286
CAPITOLO 10 - Acqua
Il lago Patria
Il lago Patria è una laguna salmastra di cit idrico è causato dall’evaporazione e
origine vulcanica ubicata nel comune dalla riduzione sia dello scambio con il
di Giugliano, situato ai confini tra le mare e sia dell’apporto degli affluenti.
province di Caserta e Napoli. Ha una Quando la foce è aperta si hanno oscil-
superficie di 1,87 chilometri quadrati, lazioni chimiche e della temperatura
una larghezza di 1,5 e un perimetro di legate al ritmo della marea. Difatti,
5,5 chilometri. La profondità massima la vivificazione marina è limitata alla
è di 3 metri, mentre la profondità me- foce ed è scarsa nelle restanti parti del
dia di 1,5 metri. lago, a causa della dolcificazione delle
Il lago raccoglie le acque provenienti acque per ostruzione della foce e per
da sorgenti di acqua dolce, corsi d’ac- il defluire dell’acqua verso il mare che
qua naturali e artificiali che traspor- ostacola la risalita dell’acqua marina
tano le acque piovane che dilavano anche in fase di alta marea.
i terreni circostanti. Lungo la costa L’ostruzione della foce - e quindi la con-
orientale, alcuni rigagnoli convogliano seguente dissalatura - sono responsa-
acque dolci e debolmente salmastre, bili della scomparsa di biocenosi mari-
mentre più a sud tre sorgenti di acque ne e salmastre: la riapertura della foce
dolci alimentano il lago con apporti li- garantirebbe il ripristino delle caratte-
mitati. ristiche naturali della laguna e il popo-
Vi sono due canali principali che rac- lamento di specie tipiche.
colgono le acque di dilavamento delle Il lago Patria si presenta fortemente
aree agricole situate a nord-est (cana- antropizzato da insediamenti abitati-
le Amore) e a nord-ovest (canale Vena) vi lungo le sponde del canale di foce
del lago. fino al mare, nonché lungo la costa
Il lago comunica con il mare attraverso sud orientale. Una forte urbanizzazio-
un canale di foce a forma di imbuto di ne è localizzata principalmente lungo
circa 1,5 chilometri e con la profondità le sponde del tratto terminale della
di 1metro. Il canale è banchinato nel laguna e del canale di foce. Gli insedia-
tratto terminale, per una lunghezza menti si sviluppano disordinatamente
di circa 400 metri, con pareti in calce- in modo consistente lungo la costa
struzzo e tende a insabbiarsi nel corso sud orientale con una popolazione re-
di mareggiate. sidente stimata di circa 6.000 abitanti.
In autunno e in inverno, nei periodi Nel territorio non urbanizzato è pre-
quindi di forte piovosità, si possono valente l’attività agricola e zootecnica.
registrare aumenti di livello anche pari Nel lago sono praticate la pesca e l’itti-
a un metro, tali da riuscire a rompere coltura di specie pregiate quali spigo-
la barra di foce, provocando il deflusso le, orate e anguille.
delle acque al mare. In estate, il defi-
287
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ti punti di campionamento situati sia to area di raccolta di tutti gli apporti
in corrispondenza delle foci - in quanto e immissari, sia, infine, in particolari
rappresentano le zone che risentono zone critiche, quali ad esempio quelle
maggiormente dell’azione vivificatrice interessate da presenza di scarichi o di
del mare - sia del centro lago, in quan- pluviali.
Matrice Parametri
Trasparenza (con Disco Secchi)
Acqua (in situ) Temperatura, pH, salinità e ossigeno disciolto
con sonda multiparametrica
Acqua, campione
Clorofilla ‘a’, Cloruri, Azoto totale, Azoto ammoniacale, Azoto
prelevato in, superficie,
Acqua (in nitroso, Azoto nitrico, Fosforo totale, o-Fosfato, Ricerca
frequenza mensile
laboratorio) sostanze pericolose (IPA; PCB; metalli pesanti), Enterococchi,
Saggi ecotossicologici
Fitoplancton Analisi quali - quantitativa
Biota, campionamento
banco naturale di Composti organoclorurati, Metalli pesanti, Idrocarburi Policiclici
Mytilus galloprovincialis, Aromatici,Composti organostannici (TBT).
frequenza semestrale
Sedimento, campione
Granulometria, Composti organoclorurati, Metalli pesanti, Idrocarburi
Tabella 10.25 prelevato in superficie
Policiclici Aromatici, Carbonio organico totale, Composti organostannici (TBT),
Monitoraggio acque di transizione: con benna, frequenza
Spore di Clostridi solfitoriduttori, Saggi ecotossicologici
matrici indagate e parametri ricercati semestrale
La valutazione complessiva dei dati ri- cui si ipotizza che essi non derivino dal
levati nel periodo 2004-2008 consen- normale metabolismo dei laghi, ma da
tono delle osservazioni riguardo allo apporti esterni (dilavamento terreni,
stato dei laghi. canali di scolo). L’ossigeno è general-
Lo stato ecologico degli ambienti di mente abbondante nel corso dell’an-
transizione campani è di tipo subdi- no, risulta più scarso durante il periodo
strofico, con frequenti crisi anossiche estivo, quando si istaurano condizioni
in estate. I nutrienti risultano essere distrofiche, causate dall’aumento del-
abbondanti durante tutto l’anno, per la temperatura, dell’evaporazione,
288
CAPITOLO 10 - Acqua
della salinità. Le alte temperature in- morte delle specie a più bassa valenza
fluiscono direttamente sulla presenza ecologica (stenoterme e stenoaline) e
di ossigeno disciolto in acqua, sull’ac- a una riorganizzazione nella struttura
celerazione delle attività batteriche e della comunità lagunare. Infatti la pu-
sulla salinità, in quanto aumentando trefazione delle specie in decomposi-
l’evaporazione si accresce la concen- zione sottrae alle acque ulteriori quan-
trazione di sali nell’acqua. Inoltre le tità di ossigeno disciolto, innescando
scarse precipitazioni e la scarsa por- processi di anaerobiosi. Tali condizioni
tata degli immissari possono rendere critiche lasciano posto solo al popola-
il ricambio idrico inadeguato, motivo mento di specie in grado di sopporta-
per cui le aree umide rischiano crisi re variazioni dei parametri ambientali
distrofiche. Il clima della zona è attual- entro ampi intervalli. In autunno l’ab-
mente caratterizzato da precipitazioni bassamento delle temperature e un
medie annue di 700-800 millimetri e aumento del ricambio idrico, sia da
da un regime termico tipico delle coste parte del mare che degli affluenti dolci,
mediterranee, con fluttuazione diurna ristabilisce l’attività del lago. Si verifica
moderata e inverni miti. La tempera- un nuovo reclutamento di specie che
tura dell’acqua delle lagune segue un però non riprende in modo “esplosi-
andamento pressoché stagionale per vo”, come accade in primavera, ma si
la scarsa profondità dei laghi, pertan- afferma in modo più mite per l’arrivo
to, essa segue l’andamento termico delle condizioni invernali. I periodi più
dell’aria. La temperatura media annua, critici per i laghi sono:
valutata utilizzando i dati mensili della • la stagione estiva, caratterizzata
stazione di Pozzuoli, comune ubicato dal verificarsi delle esplosioni di
in area flegrea, dal 1951 al 1998, è pari biomasse algali causate dalla no-
a 17,3°C; mentre la variabilità di anno tevole disponibilità di nutrienti,
in anno risulta in genere contenuta. In- con conseguente riduzione della
fine, analizzando statisticamente la se- trasparenza della acque e dal so-
rie temporale dei valori mensili di tem- vraccarico di processi di mineraliz-
peratura, è stata osservata una ciclicità zazione della sostanza organica. A
stagionale con un periodo freddo che ciò fa seguito, poi, la crisi distro-
culmina a gennaio, mentre i mesi più fica, dipendente principalmente
caldi sono luglio e agosto. dall’aumento della temperatu-
In primavera, il miglioramento delle ra cui è associata la distruzione
condizioni climatiche favorisce la pro- della biomassa algale e la ridotta
duzione primaria attraverso la fioritura produzione di ossigeno associata
della vegetazione bentonica e del fito- all’aumento della temperatura,
plancton, sia autoctono che alloctono, dell’evaporazione e della salinità.
proveniente dal mare attraverso le In tali condizioni si ha l’instaurarsi
foci. Ben presto si raggiungono eleva- di un metabolismo di tipo anaero-
te concentrazioni di ossigeno disciolto, bico, con produzione di idrogeno
con una conseguente ripresa anche solforato e di sostanza organica
della fauna sia bentonica che necto- non azotata, per cui le acque ten-
nica; la comunità del lago raggiunge, dono a intorbidirsi facilitando l’in-
nel giro di qualche mese, la sua fase di staurarsi della crisi anossica
massima biodiversità interspecifica. • la stagione invernale caratterizza-
La crescita della biomassa, favorita ta dagli apporti degli effluenti e
dalla disponibilità di ossigeno, conti- quindi da acque torbide e ricche
nua fino alla prima quindicina di giu- di detriti.
gno e si arresta quando, con l’avanzare Alla luce delle risultanze analitiche,
dell’estate, l’aumento della tempera- sebbene non sia stata riscontrata
tura e della salinità provocano un de- anossia nel periodo di tempo conside-
ficit di ossigeno. Si passa così alla fase rato, la presenza di sostanze inquinan-
distrofica estiva, in cui si assiste alla ti nelle acque e del loro bioaccumulo
289
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
riscontrato nel biota e nei sedimenti tispecie le acque di transizione, per il
determina l’assegnazione dello stato raggiungimento degli obiettivi previsti
ambientale scadente dei laghi Fusaro, dal D.Lgs. n. 152/2006:
Lucrino, Miseno e Patria. • prevenire e ridurre l’inquinamen-
Le condizioni scadenti delle lagune to e attuare il risanamento dei cor-
flegree rendono necessaria l’adozio- pi idrici inquinati
ne di azioni mirate alla prevenzione • conseguire il miglioramento dello
e alla riduzione dell’inquinamento, stato delle acque e adeguate pro-
attraverso una sorveglianza territo- tezioni di quelle destinate a parti-
riale costante delle fonti di inquina- colari usi
mento, quali per esempio gli scarichi • perseguire usi sostenibili e dure-
abusivi; l’applicazione, dopo oculate voli delle risorse idriche, con prio-
valutazioni, di adeguate tecniche di rità per quelle potabili
bonifica, il convogliamento dei reflui, • mantenere la capacità naturale di
dopo opportuno trattamento, in pub- autodepurazione dei corpi idrici,
blica fognatura; la manutenzione delle nonché la capacità di sostenere
sponde. L’attuazione di quanto sopra comunità animali e vegetali ampie
esposto è indispensabile per garantire e ben diversificate.
la tutela delle risorse idriche, nella fat-
290
CAPITOLO 10 - Acqua
invece, migliore lungo i litorali dove i cessita di un adeguamento in relazione
fiumi presentano una qualità ambien- alle innovazioni del D.Lgs. n. 152/2006
tale sufficiente e dove si riscontra una e alle nuove conoscenze acquisite dal
maggiore efficienza del sistema fogna- 2006 ad oggi.
rio e depurativo, come nelle province In conclusione appare significativo, in
di Napoli e Salerno dove nell’ultimo un’ottica di benchmarking, il confron-
decennio sono aumentati i tratti bal- to tra situazione ambientale e servizio
neabili. idrico della Campania e situazione in
Per far fronte alle situazioni di conta- Italia e in altri Paesi europei, dove si re-
minazione delle acque a livello regio- alizzano le esperienze più significative
nale sono state intraprese azioni di e avanzate per la gestione e tutela del-
adeguamento dei sistemi depurativi, le acque. A tal fine sono stati elaborati
tuttora in corso da parte di diversi sog- alcuni indicatori di sintesi a partire da
getti istituzionali ed è stato approvato dati pubblicati (Onorati, 2008, Gruppo
il Piano di tutela delle acque, che ne- 183) riassunti in tabella 10.26.
Unità di
Indicatore Germania Inghilterra/Galles Francia Italia Campania
misura
Consumi
idropotabili (litri / giorno) 126 154(Ofwat) 183(IWA) 286(CoViRI) 260
pro capite
Allacciamento
(% della
alla rete 99 nd 99 99 99
popolazione)
acquedottistica
Perdite della rete
(% del totale) 7,3 19,2 26,4 28,5 59
acquedottistica
Allacciamento (% della
95 96 95 84 86,4
alla fognatura popolazione)
Allacciamento ai (% della
93 93 79 73 62,4
depuratori popolazione)
Trattamento
(% della
secondario delle 5 60 60 49(Istat) 35,6
popolazione)
acque reflue
Trattamento
(% della
terziario delle 95 39 36 45(Istat) 26,3
popolazione)
acque reflue
Tabella 10.26
Corsi d’acqua di Confronto tra i servizi idrici dei
(% dei tratti
qualità inferiore 38(Eea) 32(Eea) 52(EEA) 63(Apat) 40,6 maggiori Stati europei e la Campania
classificati)
a stato buono
(VEWA 2006, rielaborata Arpac 2009)
Figura 10.33
Confronto tra i consumi di acqua
potabile (litri/giorno) di Campania,
Italia e Stati europei
291
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Per quanto riguarda l’approvigiona- legati quindi solo a malfunzionamenti
mento idropotabile (figura 10.33), in della rete. La situazione delle perdite
Campania i consumi sono in linea con in Campania è, invece, drammatica (fi-
quelli nazionali, che sono palesemente gura 10.35), con uno spreco di risorse
elevati rispetto allo standard europeo. naturali inaccettabile. Si rinvia al pa-
L’allacciamento alle reti idropotabi- ragrafo “Approvvigionamento idrico e
li (figura 10.34) è in linea con quello depurazione delle acque” per una de-
nazionale ed europeo e in Campania i scrizione più dettagliata.
problemi di approvvigionamento sono
Figura 10.34
Confronto delle percentuali di
popolazione servita dalla rete
acquedottistica in Campania, Italia e
Stati europei
Figura 10.35
Confronto delle percentuali di
perdite della rete acquedottistica in
Campania, Italia e Stati europei
Per il sistema fognario e depurativo (fi- Quindi i grafici riportati nelle figure
gura 10.36) la Campania è nettamente 10.33, 10.34, 10.35 e 10.36 illustrano
al di sotto degli standard nazionali ed in maniera chiara il gap esistente tra lo
europei, con una percentuale di allac- standard europeo e quello campano
ciamento ai depuratori per gli agglo- in termini di efficienza, soprattutto in
merati con 15.000 abitanti pari al 60% relazione alle perdite delle reti acque-
e con solo il 25% di abitanti allacciati a dottistiche e della copertura e tipolo-
depuratori con sistema di trattamento gia del servizio di depurazione. In que-
terziario, in grado di abbattere gli in- sto contesto lo stato ambientale non
quinanti organici che favoriscono l’eu- così critico registrato per i fiumi cam-
trofizzazione. pani (figura 10.37), che conservano
292
CAPITOLO 10 - Acqua
una qualità in linea con i dati europei nelle zone pianeggianti del medio e
e migliore rispetto alla media italiana, basso corso dei fiumi, e nella presenza
è il frutto delle peculiarità territoriali di aree protette in zone montane che
già illustrate e riassumibili in una mi- tutelano i bacini di alimentazione dei
nore industrializzazione, concentrata corsi d’acqua e delle falde.
Figura 10.36
Confronto delle percentuali di
popolazione servita da fognatura e
impianti depurazione con trattamenti
delle acque reflue secondari e terziari
in Campania, Italia e Stati europei
Figura 10.37
Confronto delle percentuali di corsi
d’acqua con stato ambientale infe-
riore a “buono” in Campania, Italia e
Stati europei
293
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Bibliografia e sitografia
294
NATURA E
BIODIVERSITÀ
Natura e biodiversità
11
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Natura e biodiversità
Salvatore Viglietti, Brunella Resicato, Antonio Carmine Esposito (Regione Campania,
Assessorato Politiche Ambientali) e Nicola Adamo
SCHEDE TEMATICHE
Tartarughe marine
Flegra Bentivegna (Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli)
Chirotteri forestali
Danilo Russo (Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento Ar.Bo.Pa.Ve.),
Luca Cistrone (studio Forestry and Conservation, Cassino)
Il contesto comunitario
Il continente europeo possiede un tico è inestimabile.
enorme “patrimonio naturale” costi- Tale patrimonio naturale presenta però
tuito da una grande varietà di paesag- un equilibrio “fragile”ed è sottoposto a
gi, di ecosistemi, di specie, animali e continue “erosioni”, nel senso che le at-
vegetali. In altri termini l’Europa rac- tività antropiche contribuiscono a sot-
chiude una notevole “biodiversità” il trarre grandi quantità di beni naturali.
cui valore biologico, genetico ed este- Al fine di salvaguardare, valorizzare
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CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
e favorire una migliore gestione del ne gli Stati membri sono stati chiamati
suo patrimonio naturale (biodiversi- all’individuazione dei singoli siti e alla
tà), l’Unione europea ha provveduto a loro conservazione e corretta gestio-
emanare strumenti finanziari e piani di ne. La rete ecologica europea “Natu-
attuazione, interventi e strategie ope- ra 2000”, è costituita da due tipi di
rative. I principali strumenti normativi aree: le Zone speciali di conservazione
di cui l’Unione europea si è dotata per (ZSC), allo stato indicate come i Siti di
gli obiettivi sopraindicati sono le Diret- importanza comunitaria (SIC), ai sensi
tive comunitarie 92/43/CEE “Habitat” della Direttiva “Habitat”, e le Zone di
e 79/409/CEE “Uccelli”. Le due diretti- protezione speciale (ZPS), ai sensi del-
ve prevedono la tutela degli ambienti la Direttiva “Uccelli”. Nell’ambito dei
naturali e delle specie faunistiche e siti della rete, di notevole pregio e rap-
floristiche e la realizzazione di una rete presentativi per la conservazione del
ecologica europea denominata “Rete patrimonio naturale, è indispensabile,
Natura 2000”. Le direttive si basano pertanto, incentivare e promuovere
sul principio di sussidiarietà, cioè, at- l’uso del territorio e lo sfruttamento
traverso di esse l’Unione europea ha delle risorse in una logica di sviluppo
definito gli obiettivi per la cui attuazio- sostenibile e durevole.
NORMATIVA COMUNITARIA
Direttiva 79/409/CEE “Uccelli”
Direttiva 92/43/CEE “Habitat”
Direttiva 97/49/CEE “Modifica Direttiva Uccelli”
Tabella 11.1
Decisione della Commissione del 19/07/2006 “Elenco SIC regione biogeografia mediterranea” Biodiversità: Normativa comunitaria
Il contesto nazionale
Il nostro Paese ha una grande respon- specie animali e vegetali di forte va-
sabilità nei confronti della Comunità lenza naturalistica e ambientale.
europea in materia di politica di con- È, infatti, il paese europeo con il più
servazione e di tutela delle Aree natu- alto tasso di biodiversità. In Italia le
rali protette e, di conseguenza, della aree proponibili come SIC e ZPS sono
fauna, della vegetazione, dei paesaggi state individuate, principalmente tra
e degli ecosistemi naturali presenti. il 1995 e 1997, con l’attuazione del
L’Italia, infatti, per la sua collocazione Progetto Bioitaly2, articolato nella rac- (2) Il progetto, cofinanziato dalla
Commissione europea nell’ambito del
geografica entro il bacino del Mediter- colta, organizzazione e sistematizza- Programma LIFE Natura 1994, è stato
raneo, presenta una notevole varietà zione delle informazioni sugli habitat stipulato tra il Ministero dell’ambiente
di ambienti che contribuiscono a de- naturali e seminaturali, nonché sulle e della tutela del territorio, Direzione
per la conservazione della natura, e le
terminare una ricchezza di habitat ed specie vegetali e animali di interesse Regioni e Province Autonome
ecosistemi con presenza di numerose comunitario.
NORMATIVA NAZIONALE
Legge n. 157 del 11/02/1992
DPR n. 357/1997
DPR n. 120/2003 “Modifica DPR n. 357/1997”
DM del 20/01/1999 “Modifica allegati A e A del DPR n. 357/1997”
DM del 03/04/2000 “Elenco dei proposti Siti pSIC”
DM del 03/09/2002 “Linee guida per la gestione”
DM del 25/03/2005 “Pubblicazione elenco pSIC” GU n. 157 del 08/07/2005
DM del 25/03/2005 “Pubblicazione elenco ZPS” GU n. 168 del 21/07/2005
DM del 17/10/2007 “Criteri minimi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciale
di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)” GU n. 258 del 06/11/2007
Protocollo di Intesa per la “Redazione del Piano d’Azione Nazionale per la conservazione delle Tartarughe Tabella 11.2
Marine (PATMA)” del 06/06/2008 Biodiversità: Normativa nazionale
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ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Il contesto regionale
Il territorio della Campania, situato logia vegetale e botanica), ha permesso
principalmente lungo la dorsale ap- di segnalare al Ministero dell’ambien-
penninica, è interessato da più aree te ben 132 aree proposte quali Siti di
bioclimatiche che determinano una importanza comunitaria (pSIC). Allo
vasta pluralità di valori naturali e am- stato, in ottemperanza alla richiesta da
bientali, che ben si armonizzano e si parte del Ministero di modifiche delle
intrecciano con altri pregevoli valori perimetrazioni dei pSIC, si è provvedu-
che trovano feconde radici nell’arte, to a una verifica tecnico - scientifica
nella storia, nella cultura, delle tante che ha ridotto a 106 i pSIC campani.
popolazioni che nei vari secoli hanno Con la Decisione della Commissione
abitato il territorio campano e che am- del 19 luglio 2006, è stato formalizza-
pliano e accrescono lo stesso concetto to l’elenco dei SIC che, al termine del
di “biodiversità”. processo di riconoscimento da parte
L’azione dell’Assessorato alle politiche della Commissione europea, saranno,
ambientali, in particolare del Settore infine, designati quali Zone speciali di
ecologia, finalizzata alla salvaguardia conservazione (ZSC), entrando così a
delle risorse naturali e ambientali del far parte della rete “Natura 2000”. In
territorio, si concretizza con l’attuazio- attuazione della Direttiva “Uccelli”, in-
ne delle Direttive Comunitarie 92/42/ vece, sono stati individuati e segnalati
CEE “Habitat” e 79/409/CEE “Uccelli”. al Ministero dell’ambiente e della tu-
La realizzazione del progetto “Bioi- tela del territorio, 28 aree con caratte-
taly”, condotto con la partecipazione ristiche di Zone di protezione speciale
dell’Università agli Studi di Napoli Fe- (ZPS).
derico I (Dipartimenti di zoologia, bio-
NORMATIVA REGIONALE
DGR n. 631 del 08/02/2000, a oggetto “Segnalazione di zone di protezione speciale (ZPS) nell’ambito del
territorio regionale”, in attuazione della Direttiva 79/409/CEE - “Uccelli”
DGR n. 3937 del 03/08/2001, a oggetto “Attuazione Direttiva 79/409/CEE - Uccelli - Segnalazione, nell’am-
bito del territorio regionale, di n. 5 Zone di protezione speciale (ZPS)”
DGR n. 6946 del 21/12/2001, a oggetto “Attuazione Direttiva comunitaria 79/409/CEE - Uccelli - Segnala-
zione, nell’ambito del territorio regionale, di n. 3 Zone di protezione speciale (ZPS)”
DGR n. 495 del 07/02/2003, a oggetto “Attuazione Direttiva comunitaria 79/409/CEE - Uccelli - Segnalazio-
ne, nell’ambito del territorio regionale, della Zona di protezione speciale boschi e sorgenti della Baronia”
DGR n. 2086 del 17/11/2004, a oggetto “Attuazione Direttiva comunitaria 79/409/CEE - Uccelli - Segnala-
zione della zona di protezione speciale Le Mortine”
DGR n. 2087 del 17/11/2004, a oggetto “ Sito IT8040007 Lago di Conza della Campania - Ampliamento
Perimetrazione ZPS e pSIC”
DGR n. 2203 del 03/12/2004, a oggetto “Attuazione Direttiva 79/409/CEE in Campania - Completamento
delle Important bird areas (IBA) in Zone di protezione speciale (ZPS)
DGR n. 3431 del 12/07/2002, a oggetto “Rete Ecologica Europea Natura 2000 - Progetto Bioitaly Modifica
perimetrazioni e istituzione di nuovo Sito”
DGR n. 803 del 16/06/2006 “Direttiva comunitaria 79/409/CEE - Uccelli - Provvedimenti”
DGR n. 23 del 19/01/2007 “Misure di conservazione per i Siti Natura 2000 della regione Campania. Zone
di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Importanza comunitaria (SIC)”
DGR n. 231 del 21/02/2006 “Disegno di legge a oggetto: Disposizioni in materia di conservazione e gestio-
ne dei Siti della Rete Natura 2000”. Tale proposta di legge è, allo stato, in discussione al Consiglio regionale
per la definitiva approvazione
DGR n. 1624 del 20/09/2007: rimodulazione della perimetrazione del Sito di importanza comunitaria
“Monti della Maddalena”
DGR n. 1625 del 20/09/2007: rimodulazione della perimetrazione della Zona di protezione speciale “Mon-
ti e sorgenti della Baronia”
Tabella 11.3 DGR n. 1297 del 01/08/2008: presa d’atto del Protocollo d’Intesa per la redazione del Piano d’azione
Biodiversità: Normativa regionale nazionale per la conservazione delle tartarughe marine (PATMA)
300
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
Un’ulteriore strategia efficace per la di- te, costituito dai parchi e dalle riserve
fesa della biodiversità è rappresentata naturali regionali, che si aggiungono
dall’istituzione di aree naturali protet- ai due parchi nazionali del Vesuvio e
te. È in tale ottica che l’impegno della del Cilento-Vallo di Diano. Nelle tabel-
regione Campania ha assunto una no- le 11.4 e 11.5 viene riportato lo stato
tevole valenza, dimostrato dall’avvio di fatto del sistema delle aree naturali
di un sistema di aree naturali protet- protette della Campania.
TIPOLOGIA NUMERO
Parco nazionale 2
Riserva naturale statale 5
Area naturale marina protetta- Riserva naturale marina 2
Parchi sommersi marini 2
Parco naturale regionale 9
Riserva naturale regionale 4
Zona umida ramsar 2
Sito di importanza comunitaria 106
Tabella 11.4
Zona di protezione speciale 28
Il sistema delle aree naturali protette
Altre aree protette 24 della Campania
SCHEDA TEMATICA
LE TARTARUGHE MARINE
Delle sette specie di tartarughe marine che ancora oggi esistono, soltanto due - Caretta
caretta (Tartaruga comune) e Chelonia mydas (Tartaruga verde) - vivono e si riproducono nel
Mediterraneo, perchè Dermochelys coriacea (Tartaruga liuto), pur frequentandolo attivamen-
te, a scopo alimentare, non vi si riproduce.
La Campania, con i suoi 512 chilometri di costa, è una delle aree a maggiore concentra-
zione di tartarughe marine in ambito tirrenico. Esemplari giovani e adulti sono soliti sostarvi
per alimentarsi sui ricchi fondali sabbiosi che si alternano lungo la sua fascia costiera. Tutte le
specie di tartarughe marine sono classificate come endangered nella lista rossa delle specie a
rischio d’estinzione dall’IUCN (International union for the conservation of nature and natural
resources). In particolare, Caretta caretta, la specie più comune e diffusa nelle nostre acque è
inclusa dalla Comunità europea nell’Annex II della Direttiva “Habitat”, come specie prioritaria
la cui conservazione nel Mediterraneo richiede speciali misure di protezione.
È la specie più diffusa nelle nostre acque. Dal 1996 al 2008, sulla fascia costiera, dal golfo
di Gaeta a quello di Policastro (350 chilometri di costa), sono stati censiti gli spiaggiamenti di
504 individui. Delle 504 tartarughe recuperate, 169 erano vive e pertanto sono state ospe-
dalizzate nei Centri di cura e riabilitazione della Stazione zoologica “Anton Dohrn”, prima di
essere reintrodotte in natura.
Le tartarughe, provenienti dal bacino orientale del Mediterraneo in cerca di cibo, si sof-
fermano nelle zone più antropizzate della fascia costiera campana, in corrispondenza degli
sbocchi dei fiumi e degli scarichi urbani, come il tratto di mare a nord dei golfi di Napoli e Poz-
zuoli o, più a sud, in corrispondenza della foce del fiume Sarno e in prossimità della prateria
di Posidonia tra Ischia e Procida.
Grazie alle informazioni raccolte negli ultimi quindici anni sulla presenza di Caretta caretta,
si è rilevato che presso le coste campane il numero di animali aumenta considerevolmente in
primavera-estate, con picchi nel mese di agosto, mentre diminuisce in autunno-inverno con
minimi nel mese di febbraio. Utilizzando la tecnica del monitoraggio satellitare si è accertato
che in autunno molti animali lasciano la nostra regione per dirigersi verso il settore orientale
del Mediterraneo, in cerca di acque più calde.
Purtroppo, proprio nei mesi di maggiore presenza delle tartarughe si verifica un fortissimo
aumento del traffico marittimo e dell’attività di pesca che ne mettono in grave pericolo la
sopravvivenza. Infatti, gli esami necroscopici effettuati sulle carcasse degli animali spiaggiati
hanno evidenziato che oltre il 60% dei decessi è dovuto a catture accidentali in strumenti da
pesca o all’impatto con imbarcazioni. Inoltre, è in crescita allarmante il numero di tartarughe
recuperate ancora vive in grave stato di debilitazione per aver ingerito materiale non biode-
gradabile (plastica, pezzi di rete, cordami di nylon).
302
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
Nel 2002, per la prima volta in Campania è stato documentato un nido di Caretta caretta
a Baia Domitia sul litorale casertano, un altro nel 2006 a Ogliastro Marina nel Cilento e un
altro ancora nel 2008 a Lucrino, nel cuore dei Campi flegrei. Questi eventi sono certamente
da considerarsi eccezionali perché avvenuti al di fuori dei naturali areali di nidificazione della
specie e mai così a nord nel Mediterraneo, ma molto probabilmente si ripeteranno nei pros-
simi anni. Da ciò deriva l’assoluta necessità di predisporre adeguati piani di salvaguardia per
la nostra regione che, oltre alla tutela degli ecosistemi marini costieri, prevedano anche la
protezione di tutte le spiagge idonee alla nidificazione.
È chiamata “tartaruga verde” a causa della presenza di un grasso verde nel corpo. È una
specie migratrice capace di raggiungere luoghi specifici con notevole precisione. Nel Medi-
terraneo vive nel solo settore orientale, ove le temperature sono più alte. Le sue spiagge di
nidificazione si trovano esclusivamente in Turchia e nell’isola di Cipro.
Negli ultimi anni, probabilmente a causa del riscaldamento delle acque, giovani di Chelonia
mydas sono stati rinvenuti nei golfi di Salerno e di Napoli (Torre del Greco, Ischia). Nell’estate
del 2003, un esemplare è stato recuperato nel porto di Pozzuoli ove è ancora presente una
piccola macchia di Cymodocea, pianta marina simile alla Posidonia.
È facilmente distinguibile dalle altre specie, oltre che per le dimensioni, per avere il ca-
rapace percorso da sette carene longitudinali e ricoperto da “pelle”. Di abitudini pelagiche,
è una forte nuotatrice e capace di immergersi anche fino ai 1.000 metri di profondità. Der-
mochelys visita il Mediterraneo, probabilmente in cerca di cibo, entrando dallo Stretto di
Gibilterra, ma non vi si riproduce.
Questa specie è osservata raramente in Campania. In passato alcuni esemplari sono stati
trovati morti, annegati in reti da posta , nei golfi di Salerno, di Policastro e in prossimità del
golfo di Gaeta.
303
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
304
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
Aconitum Napellus L. Artemisia spicata wulf
Adonis spec. var. Artemisia glacialis L.
Angelica Archangelica L. Artemisia nana Gaud
Arnica montana L. Gentiana lutea L.
Artemisia vulgaris L. Hyosciamus niger L.
Artemisia pontica L. Pencedanum Ostruthium Kock
Artemisia absinthium L. Hissopus officinalis L.
Artemisia vallesiaca All. Achillea Moschata L.
Lappa major D.C. Lavandula officinalis Chaix
Atropa Belladonna L. Lavandula latifolia will
Bryonia dioica iacq. Lycopodium clavatum L.
Acorus calamus L. Dictamnus albus L.
Matricaria Chamomilla Glycyrrhiza glabra L.
Carbenia benedica B. H. Melissa officinalis L.
Erytraea Centaurium Pers Pinus pumilio Hancke
Conium Maculatum L. Plantago Psylium L.
Colchicum autunnale L. Teucrium montanum L.
Citrullus Colocynthis Schrad. Juniperus Sabina L.
Digitalis purpurea L. Saponaria officinalis L.
Solanum Dulcamara L. Urginea maritima Bak
Veratrum album L. Ramnus Cathartica L.
Inula helenium L. Delphinium Staphysagria L.
Achillea Herba-rota All. Datura Stramonium L.
Tussilago Farfara L. Tanacetum vulgare L.
Oenanthe Phellandrium L. Taraxacum officinalis L.
Tabella 11. 8
Rhamnus Frangula L. Corteccia Tilia species
Elenco delle piante officinali sponta-
Fraxinus spec. var. Manna Thymus vulgaris L. nee riportate nel Regio Decreto n. 772
del 26/05/1932 e soggette alle disposi-
Artemisia Mutellina will Valeriana officinalis L.
zioni della Legge n. 99 del 06/01/1931
SCHEDA TEMATICA
HABITAT E SPECIE VEGETALI RAPPRESENTATIVE DELLA BIODIVERSITÀ REGIONALE
Quali emergenze botaniche indicare come rappresentative della biodiversità vegetale del-
la Campania? La risposta non è affatto semplice e tantomeno scontata anche perché diversi
sono i livelli a cui si può intendere la biodiversità e diversi sono i motivi per scegliere alcuni
elementi piuttosto che altri. Inoltre numerose sono le scelte possibili: basti pensare che per
le sole specie vascolari si potrebbe contare su un elenco di più di cento entità tra esclusive,
endemiche e protette per la regione Campania (Conti et al., 2005) e ciò malgrado siano an-
cora tante le aree le cui conoscenze floristiche sono considerate non approfondite (Strumia
et al., 2005).
Sicuramente si sarebbe potuta rivolgere l’attenzione alle specie più appariscenti (prime tra
tutte le molteplici orchidee, alcune delle quali anche piuttosto rare) e proprio per questo tal-
volta oggetto di raccolte indiscriminate. Oppure sarebbe stato egualmente giusto occuparsi
e descrivere quelle più famose, quelle considerate quasi dei preziosi gioielli, ma che proprio
per questo troppo spesso (anzi sempre) sono le sole che vengono mostrate nelle occasioni di
rappresentanza. La scelta non è affatto semplice, soprattutto a causa dello straordinario patri-
monio di biodiversità della nostra regione, purtroppo poco conosciuto e spesso dimenticato.
Pertanto abbiamo in questa sede si cerca di rappresentare la parte più negletta, meno famosa
perché meno appariscente, ma nello stesso tempo di pari (se non maggiore in termini di rarità
sul territorio nazionale) valore fitogeografico:
• sorgenti pietrificanti con formazione di travertino - habitat abbastanza difficile da
individuare (o scoprire nelle fessure più recondite della complessa geomorfologia campana),
ma di particolare rilevanza per “l’ospitalità” che offre ad alcune specie considerate apparte-
nenti “a una flora minore” (tra cui un muschio e un’epatica, piccole piante invisibili ai non
esperti, ma di grande importanza naturalistica)
305
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
• Asperula crassifolia L. - una specie schiva e difficile da riconoscere, che rappresenta inve-
ce una vera gemma preziosa del nostro patrimonio vegetale in quanto endemica della Cam-
pania
• Genista cilentina Vals. - una specie trascurata malgrado la sua importanza e appartenen-
te a un gruppo di piante, comunemente indicato con il generico nome di ginestre e molto ben
rappresentato nella nostra regione da moltissime specie.
Entrambe le due ultime specie sono “esclusive per la Campania” (Conti et al., 2005), per-
tanto non esiste nessun altro posto del mondo in cui sia possibile osservarle. Lo scopo di que-
ste tre schede è quello di diffondere la conoscenza di queste specie: imparando a conoscerle
si potrà contribuire a conservarle gelosamente, trattandole come dei tesori da tutelare.
(3) Codici di riferimento nei sistemi di Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino3 (Cratoneurion). L’habitat delle sor-
classificazione europei degli Habitat: genti pietrificanti (Cratoneurion), è un particolare habitat poco frequente e legato esclusiva-
Natura 2000: 7220* - CORINE Bioto- mente ad ambienti costituiti da pareti calcaree costantemente percorse da continui stillicidi di
pes: 54.12 - EUNIS: C2.121 acque. La vegetazione che vi si insedia è dominata essenzialmente da estesi e spessi tappeti
di briofite che, attraverso l’attività di fotosintesi, determinano la precipitazione di carbonato
di calcio e la progressiva formazione di depositi di “tufo calcareo” e successivamente di tra-
vertino. Il nome Cratoneurion è dovuto al Cratoneuron commutatum, oggi noto col nome di
Palustriella commutata, una caratteristica specie di muschio che ha un ruolo importante nella
formazione di questo habitat.
L’acqua che scorre in profondità nelle rocce carsificate si arricchisce di bicarbonato di cal-
cio; al momento della sua fuoriuscita deposita in prossimità delle sorgenti il carbonato di
calcio formando il travertino. Ciò avviene attraverso due processi: l’evaporazione, che de-
termina il rilascio diretto dell’anidride carbonica nell’atmosfera e la fotosintesi, che altera
l’equilibrio carbonato-bicarbonato, rimuovendo anidride carbonica e innalzando così il pH
con conseguente deposizione di carbonato di calcio. Il Cratoneuron e altri muschi presenti in
questo habitat sottraggono CO2 dal bicarbonato disciolto nell’acqua per la sintesi clorofilliana
liberando così il carbonato di calcio alla loro base. Oltre al processo chimico, i muschi contri-
buiscono alla formazione della roccia anche attraverso un processo fisico perché trattengono
l’acqua dando a essa il tempo di depositare il carbonato. L’aspetto ricco di cavità del traverti-
no è dovuto soprattutto a questo meccanismo di formazione poiché la deposizione avviene
tutt ’attorno alle varie piantine.
Il meccanismo di formazione di questo habitat è stato compreso soltanto pochi anni fa; in
precedenza si pensava che la presenza del muschio fosse dovuta solamente alle sue caratteri-
stiche calcicole. Le colonie di briofite costituiscono un’intelaiatura adatta alla cristallizzazione
del carbonato di calcio. Strutture differenti di travertino si generano da diverse specie di brio-
fite, seppure altri materiali vegetali e l’ambiente in cui la deposizione chimico-fisica avviene
possano avere la loro influenza.
Questo tipo di habitat è caratteristico degli ambienti umidi (pareti stillicidiose, sponde di
ruscelli) o acquatici (letto di corsi d’acqua, cascate). La componente briofitica è dominante e
si manifesta con popolamenti più o meno estesi, più o meno compenetrati, con un mosaico
di aggruppamenti in specie diversificato in relazione alle piccole variazioni ambientali come
struttura e tessitura del substrato, chimismo dello stesso e dell’acqua, oltre che da macrofat-
tori come clima e altitudine. L’habitat delle sorgenti pietrificanti è fortemente minacciato per
il frequente fenomeno di captazione delle acque che determina una profonda alterazione
delle sue particolari condizioni ecologiche.
La specie più comune e peculiare delle sorgenti pietrificanti è la Palustriella commutata
(syn.: Cratoneuron commutatum). Questo muschio presenta caratteristiche foglioline a forma
di falce, con gli apici fogliari rivolti tutti verso una stessa direzione, il fusto è regolarmente
pennato, presentando tanti corti rametti laterali. Forma dense colonie sia su roccia sia su suo-
lo o spesso completamente sommerse, presenta una colorazione giallo dorata e bruna se cre-
sce in piena luce, oppure verde intenso se all’ombra. A essa si associano altre briofite come
Palustriella commutata var. falcata, Didymodon tophaceus, Hymenostylium recurvirostrum,
Gymnostomum calcareum, Pellia endiviifolia, Pellia epiphylla, Bryum pallens, Orthothecium
rufescens.
Recentemente nella Valle delle Ferriere, in questo stesso habitat è stata rinvenuta l’unica
stazione europea di un’epatica con distribuzione prevalentemente tropicale appartenente al
genere Cyatodhium (Duckett and Ligrone, 2006).
Spesso questo tipo di vegetazione si trova in contatto con comunità vegetali che coloniz-
zano le rupi stillicidiose mediterranee caratterizzate dalla presenza di specie come la felce
Adiantum capillus-veneris (capelvenere) e altri muschi come Eucladium verticillatum ed epa-
tiche come Conocephalum conicum.
In particolare nella Valle delle Ferriere presso Amalfi queste rupi stillicidiose ospitano
anche altre pteridofite di elevato valore biogeografico, tra cui la più famosa è Woodwardia
radicans (L.) Sm., specie sottoposta a grave rischio di estinzione secondo i criteri proposti
dall’International Union for Conservation of Nature (IUCN, 2006) e, pertanto, recentemente
306
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
indicata come endangered per l’Italia e critically endangered per la Campania (Spampinato et
al., 2008) Per il suo interesse risulta anche inserita in allegato II e IV della Direttiva CEE/92/43
e nella convenzione di Berna (1979). Altre entità presenti di notevole interesse fitogeografico
sono le felci Pteris creticaL. e P. vittata L.; nelle stazioni più termofile si rinviene anche la pian-
ta carnivora Pinguicola hirtiflora Ten.
Rappresenta un habitat prioritario ai sensi della Direttiva CEE/92/43 e pertanto citato
nell’allegato I della stessa direttiva. Le sorgenti, di qualunque tipo esse siano, rappresentano
una risorsa di eccezionale importanza e non solo per gli aspetti biologici e fitogeografici ma
anche per la stessa sopravvivenza della specie umana. La Direttiva 92/43 ha giustamente
individuato come prioritario questo habitat che si contraddistingue non tanto per i valori
biogeografici in sé, quanto per gli aspetti di natura paesaggistica e storico-evolutiva.
Malgrado il grande valore ai fini della conservazione della biodiversità, la sua distribuzione
in Campania è attualmente molto sottostimata soprattutto per le difficoltà di rinvenimento e
riconoscimento; a questo proposito basti sottolineare che non compare ufficialmente nella
banca dati della regione Campania. Nell’ambito delle esplorazioni floristiche è stata rilevata
la presenza di questo habitat nella Valle delle Ferriere (Esposito et al., 2001) e in alcune lo-
calità del parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, in particolare alle grotte di Castel Civita
e alle grotte del Bussento, così come riportato da apposita cartografia (Esposito, 2007). Gli
autori di questa scheda tuttavia lo dichiarano sicuramente presente oltre che nelle località
più rappresentative citate in precedenza anche in molte altre aree della Campania (monti
Picentini, Piana di Paestum, Matese campano), sia all’interno che all’esterno di Siti di impor-
tanza comunitaria.
Figura 11.1
Esempio di habitat sorgenti pietri-
ficanti con formazione di travertino
(Cratoneurion): la parete è quasi inte-
ramente coperta da Palustriella com-
mutata.
Riferimenti bibliografici
Duckett J., Ligrone R. Cyathodium Kunze,(Cyathodiaceae, Marchantiales), a tropical liverwort genus and fa-
mily new to Europe, in Southern Italy. Journal of Briology, 28: 88-96, 2006
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dards and Petitions Working Group of the IUCN SSC Biodiversity Assessment Sub-Committee in December 2006,
2006
Spampinato G., Cameriere P., Crisafulli A., Gangale C., Picone R., Santangelo A., Uznov D.. Woodwardia radi-
cans (L.) Sm. In: Flora da conservare. Iniziativa per l’implementazione in Italia delle categorie e dei criteri IUCN
(2001) per la redazione di nuove Liste Rosse. Inform. Bot. Ital., 40 suppl. 1: 132-134, 2007
Esposito A. Definizione di una Check-list delle briofite del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Rela-
zione tecnico-scientifica, Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, 2007
Esposito A., Aleffi M., Spagnolo R. La flora briologica della Riserva Naturle Orientata “Valle delle Ferriere”.
Braun Blanquetia 31: 51-53, 2001
Asperula crassifolia L.4. Pianta perenne legnosa di dimensioni piuttosto contenute (tra i 15
e i 45 centimetri di altezza) con fusti eretti e legnosi alla base; le porzioni più giovani dei fusti
sono caratterizzate dalla presenza di peli brevi, papillosi e patenti (cioè disposti ad angolo (4) Famiglia Rubiaceae. Etimolo-
retto rispetto al punto di inserzione), presenti anche sulle foglie. Queste ultime sono lanceo- gia: da asper=aspro, per la scabrez-
lato-lineari, piccole (larghe tra 1,5 e 3 mm e lunghe tra 10 e 30 mm), talvolta con il margine za delle foglie (Arcangeli, 1894); da
revoluto e caratterizzate dall’essere piuttosto crassulenti e dotate di un mucrone (una specie crassus=grasso e folia=foglia, per le
foglie crassulente
di piccola punta apicale). I fiori piuttosto piccoli e tutt ’altro che appariscenti sono riuniti in
un’infiorescenza piramidata; corolla pubescente con tubo lungo 2-3 volte i lobi. Frutto molto
piccolo (1,5 - 2,5 mm). Fiorisce tra maggio e giugno.
Nonostante il binomio oggi utilizzato per indicare questa interessantissima specie del baci-
no dl mediterraneo sia quello coniato da Linneo, questa pianta fu studiata dal botanico napo-
letano Michele Tenore sui campioni raccolti nel 1811 dai suoi collaboratori Giovanni Gussone
e Vincenzo Casale sulle rupi del’Isola di Capri. Venne infatti descritta con il nome di Asperula
tomentosa Ten. nel primo volume della Flora Napolitana (Tenore, 1811-1815) a evidenziare
307
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
la caratteristica pelosità che la contraddistingue.
Asperula crassifolia cresce sulle rupi calcaree assolate con esposizioni calde (in gran parte
meridionali), occupando in prevalenza le piccole tasche di terreno che si trovano tra le fessu-
re. Con riferimento alla Direttiva CEE 92/43 A. crassifolia è presente nell’habitat denominato
Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica (codice Natura 2000: 8210) e conside-
rato di importanza comunitaria proprio perchè caratterizzato da un’elevata densità specifica
costituita soprattutto da specie “nobili”. Infatti sia a Capri che in Penisola Sorrentina questo
habitat si arricchisce anche della presenza di altre specie di particolare bellezza e rilevanza
naturalistica come Campanula fragilis Cyr, Convolvulus cnorum L., Centaurea cineraria L. e
Seseli polyphyllum Ten.
La specie è presente a Capri (Ricciardi, 1996) e in Penisola Sorrentina presso le isole Li
Galli (Guadagno 1913; Caputo, 1961) e Punta della Campanella (Caputo et al., 1989-90). Esi-
ste anche una segnalazione di questa specie per il monte Fellino nel complesso del Partenio
(Moraldo e La Valva, 1989), ma di quest’ultima stazione andrebbe verificata l’attuale presenza
con nuove indagini.
La specie è considerata a minor rischio di estinzione (LR - Lower Risk) sia a livello nazionale
che regionale (Conti et al., 1997). Risulta tra le entità incluse nell’Atlante delle specie a rischio
di estinzione (Scoppola e Spampinato, 2005). La specie è inoltre compresa nella lista delle
specie da tutelare della regione Campania (Legge regionale n. 40 del 25/11/1994).
I fattori di rischio a cui l’entità risulta esposta sono in realtà legati a fenomeni naturali.
Le pareti rocciose sulle quali vive infatti sono sottoposte a un continuo e lento disfacimento
per naturali processi geomorfologici. Molto pericolosi sono però gli interventi antropici atti a
evitare questi processi: la messa in sicurezza di questi versanti tramite copertura con reti di
metallo prevede, infatti, anche la “bonifica” del versante da tutte le piante (compreso quelle
endemiche e rare citate in precedenza) poiché le radici contribuiscono a diminuirne la stabili-
tà. Un’attenta valutazione dell’impatto di questi interventi, una loro migliore pianificazione e
un maggiore controllo in fase di realizzazione limiterebbe sicuramente i danni al patrimonio
vegetale, mantenendo salva le esigenze di sicurezza per la popolazione umana.
Figura 11.2
Infiorescenza di Asperula crassifolia L.
fotografata in Penisola Sorrentina nei
pressi di Nerano
Bibliografia di riferimento
Arcangeli G. Compendio della flora Italiana. Seconda Edizione.Ermanno Loescher, Torino, Roma, 1894
Caputo G. Flora e vegetazione delle isole “Li Galli” (Golfo di Salerno). Delpinoa, n.s., 3:29-54, 1961
Caputo G., La Valva V., Nazzaro R. e Ricciardi M. La flora della Penisola Sorrentina (Campania) Delpinoa, n.s.,
31-32: 3- 97, 1989-90
Conti F., Manzi A., Pedrotti F. Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia. Centro Interdipartimentale Audiovi-
sivi e Stampa. Università di Camerino, 1997
Guadagno M. Prime notizie sulla vegetazione delle isole Sirenuse. Bull. Orto Bot. Napoli, 3: 75-91, 1913
Moraldo B. e La Valva V. La Flora dei Monti del Partenio (Campania, Comunità Montana di Lauro e Baianese).
Atti del Circolo Culturale B.G. Duns Scoto di Roccarainola, 14-15: 75-216, 1989
Ricciardi M. Flora di Capri (Golfo di Napoli). Annali di Botanica, LIV: 7-169, 1996
Scoppola A., Spampinato G. Atlante delle specie a rischio di estinzione. Allegato a Scoppola A., Blasi C. (Ed.),
Stato delle conoscenze sulla Flora Vascolare d’Italia - Palombi editori, Roma. (Opera Multimediale su CD-ROM),
2005
Tenore M. Flora Napolitana ossia descrizione delle piante indigene del Regno di Napoli e delle più rare specie
di piante esotiche coltivate ne’ giardini. Tomo I. Stamperia Francese, Napoli, 1811-1815
(5) Famiglia Fabaceae (Legumino- Genista cilentina Vals.5 . Arbusto di dimensioni variabili in funzione delle caratteristiche
sae, Papilionaceae). Etimologia: da ambientali (può raggiungere e superare i due metri di altezza); presenta fusti giovani verdi e
genu=ginocchio, per i fusti pieghevoli legnosi alla maturità, striati e dotati di una pelosità evidente.
(Arcangeli, 1894). Cilentina, originaria Le foglie, precocemente caduche, sono divise in tre segmenti (trifogliate) così come ac-
del Cilento
cade spesso in altre specie della stessa famiglia. I fiori sono piccoli (solitamente minori di 1
cm) gialli e riuniti in infiorescenze ricche e dense presenti soprattutto nella porzione apicale
308
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
della pianta.
I frutti (legumi) sono villosi, di forma ellittica e piuttosto piccoli (circa 6 mm), contenenti un
solo seme anch’esso di forma ellittica.
Fiorisce e fruttifica in tarda primavera-estate. Genista cilentina appartiene a una comples-
sa sezione del genere Genista ad areale circum-tirrenico estremamente frammentato.
Fino alla seconda metà del Novecento è prevalsa nel mondo scientifico l’opinione che que-
ste popolazioni appartenessero a un’unica specie, descritta nella prima metà dell’Ottocento
come Genista ephedroides dal botanico francese De Candolle.
Approfonditi studi sulle caratteristiche morfologiche di queste popolazioni hanno poi di-
mostrato la distinzione di gruppi differenti (individuati sulla base delle diverse caratteristiche
dei fiori e dei frutti) che sono quindi stati assegnati a differenti entità a rango specifico, non
senza disparità di vedute da parte degli specialisti (De Castro, 2001).
Le popolazioni del Cilento, in particolare, sono quindi oggi attribuite a Genista cilentina
(Valsecchi, 1993) e soltanto nella letteratura precedente vengono citate con il “vecchio”
nome di Genista ephedroides DC.
Genista cilentina Vals. cresce sulle rupi più o meno acclivi prevalentemente di natura
flyshoide del Cilento a partire dal livello del mare fino a raggiungere le zone collinari più
interne. Può formare popolamenti anche molto densi, ma nei primi mesi dopo un disturbo
(prevalentemente incendio o taglio) i popolamenti si possono presentare anche piuttosto radi
e con molti spazi aperti che vengono occupati da pratelli dominati da specie erbacee annuali.
Con riferimento alla Direttiva CEE 92/43, G. cilentina partecipa alla formazione delle fitoce-
nosi comprese nell’habitat denominato Arbusteti termo-mediterranei e predesertici (codice
Natura 2000: 5330) frequenti nella fascia termomediterranea della Campania.
A seconda dello stadio dinamico della fitocenosi può essere associato a specie cespugliose
come Cistus monspeliensis L., Cistus creticus L. subsp. eriocephalus (Viv.) Greuter & Burdet
(=C. incanus L.), Ampelodesmos mauritanicus (Poir.) T. Durand & Schinz, specie che con la loro
presenza testimoniano il recente passaggio di un incendio.
In situazioni più mature può formare cenosi arbustive a cui partecipano anche altri ele-
menti della macchia piuttosto comuni come Pistacia lentiscus L., Myrtus communis L., Erica
arborea L., Arbutus unedo L..
La specie è presente solamente nel Cilento in maniera frammentata nel settore costiero e
collinare tra Marina di Ascea e Palinuro.
Recentemente in un progetto finanziato dall’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di
Diano, sono state condotte ricerche di campo (Santangelo, 2007), realizzando una nuova car-
tografia della sua distribuzione sul territorio cilentano.
Proprio grazie a questo progetto è stato possibile peraltro anche verificare che la maggior
parte delle aree in cui essa è presente risulta essere non compresa nel Sito di importanza
comunitaria denominato Stazione a Genista cilentana di Ascea - IT8050042, istituito proprio
in virtù della sua presenza.
La specie è considerata a grave rischio di estinzione (CR - critically endagered) sia a livello
nazionale che regionale (Conti et al., 1997). Risulta tra le entità incluse nell’Atlante delle spe-
cie a rischio di estinzione (Scoppola e Spampinato, 2005). La specie è inoltre compresa nella
lista delle specie da tutelare della regione Campania (Legge regionale n. 40 del 25/11/1994).
Grazie alle sue spiccate capacità rigenerative, come molte altre leguminose arbustive, que-
sta specie non sembra soffrire particolarmente il passaggio degli incendi, anche se non sono
ancora state condotte ricerche specifiche in merito. Un reale pericolo è invece rappresentato
dall’urbanizzazione, che danneggia in maniera diretta le popolazioni esistenti e comunque
riduce gli spazi potenzialmente utilizzabili da questa specie.
Figura 11.3
Genista cilentina Vals. fotografata
nella stazione di Torre del Telegrafo
presso Ascea
309
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Bibliografia di riferimento
Arcangeli G. Compendio della flora Italiana. Seconda Edizione.Ermanno Loescher, Torino, Roma, 1894
Conti F., Manzi A., Pedrotti F. Liste Rosse Regionali delle Piante d’Italia. Centro Interdipartimentale Audiovi-
sivi e Stampa. Università di Camerino, 1997
De Castro O. Indagini evolutive e filogenetiche sulle popolazioni disgiunte di Genista ephedroides DC. (Faba-
ceae). Tesi Dottorato di Ricerca in Sistematica Molecolare XIV Ciclo, Università di Napoli Federico II, 2001
Pizzolongo P. Una nuova stazione dell’endemismo tirrenico Genista ephedroides DC. Cenni sulla distribuzio-
ne e sulla cariologia. Delpinoa, n.s., 2 (1960): 79-84, 1961
Santangelo A. Individuazione e valutazione dello stato di conservazione delle specie vegetali rare del Parco
Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Relazione tecnico-scientifica, Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano,
2007
Scoppola A., Spampinato G. Atlante delle specie a rischio di estinzione. Allegato a Scoppola A., Blasi C. (Ed.),
Stato delle conoscenze sulla Flora Vascolare d’Italia - Palombi editori, Roma. (Opera Multimediale su CD-ROM),
2005
Valsecchi F. Il genere Genista in Italia. I. Le specie delle sezioni Erinacoides Spach, Ephedrospartum Spach,
Aureospartum sect. nova. Webbia, 48: 779-824, 1993
310
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
di conservazione (ZSC) e a Zone di Caserta gestisce un impianto per
protezione speciale (ZPS)”: Misu- la produzione di seme proveniente
re di conservazione per la tutela da piante plus di ciliegio selvatico
delle Zone di protezione speciale Nel comune di Napoli l’Utb di Ca-
(ZPS) della Campania. Con alle- serta provvede ad amministrare e
gati”. Tale delibera prevede il re- conservare un bosco ceduo misto
cepimento delle disposizioni del “San Michele Arcangelo” sito in
DM 17/10/2007 anche al fine di zona flegrea, che rappresenta uno
evitare la procedura di infrazione dei pochi ultimi complessi vegetali
comunitaria. significativi dell’intera zona me-
• Acquisizione di informazioni rela- tropolitana, sussistendovi alberi di
tive ad alcuni Siti Natura 2000 (ZPS olmo campestre (Corpo Forestale
“Lago di Conza della Campania”: dello Stato).
avvistamento di 16 esemplari di • L’applicazione in regione Campa-
Tadorna tadorna, 8 esemplari di nia delle procedure di valutazione
Buteo buteo, specie non elencate ambientale (strategica, di impatto
nella scheda attuale) (WWF). ambientale, di incidenza) sono re-
• Aggiornamento effettuato dal Set- golamentate dalla Deliberazione
tore Ecologia, relativo ad alcune della Giunta regionale n. 426 del
schede di siti Natura 2000, già tra- 14/03/2008 “Approvazione delle
smessi al MATTM con nota prot. n. procedure di valutazione di impat-
700555 del 13/08/2008. to ambientale - valutazione d’inci-
• Processo in itinere di istituzione, denza, screening, “sentito”, valu-
di una nuova ZPS (“Invaso del fiu- tazione ambientale strategica”.
me Tammaro”), a seguito della Obiettivo 2: Conservare e ripristinare
richiesta pervenuta dall’Ammini- la biodiversità e i servizi eco sistemici
strazione provinciale di Beneven- nel contesto rurale dell’Ue.
to (si tratta di un’area umida con • Nell’ambito delle azioni finalizzate
notevole presenza avifauna). al perseguimento degli obiettivi
• Il personale del CFS dell’Ufficio di conservazione e recupero della
territoriale per la biodiversità di biodiversità, l’Autorità di bacino
Caserta gestisce le riserve natu- del Sarno ha avviato una pianifica-
rali regionali di “Castel Volturno” zione integrata per il “Riassetto e
e “Valle della Ferriere”, la riserva il recupero delle pertinenze fluvia-
forestale di protezione “Tirone – li nel Bacino del Sarno” (fase pre-
Altovesuvio”, l’arboreo da seme liminare). (Autorità di bacino del
“San Michele - Alife”, il bosco fle- fiume Sarno).
greo “San Michele Arcangelo” e • DGR n. 1285/2008 “Attuazione
la cipresseta di Fontegreca. In tali dell’articolo 33 della Legge regio-
riserve vengono effettuati lavori nale n. 1 del 19/01/2007 n. 1, per
di conservazione e ripristino degli la salvaguardia delle risorse gene-
equilibri naturali, costruzione e tiche agrarie a rischio di estinzio-
manutenzione di recinzioni, realiz- ne” (in via di approvazione presso
zazione di fasce spezzafuoco, pre- il Consiglio regionale della Regio-
venzione incendi, lotta alla proces- ne Campania), prevede, tra l’altro,
sionaria del pino, manutenzione l’istituzione di una rete di conser-
stradelli di servizio ed eliminazio- vazione e sicurezza delle risorse
ne di specie alloctone. Nella riser- autoctone animali e vegetali e di
va naturale di “Valle delle Ferrie- banche regionali del germoplasma.
re” è stata riscontrata la presenza Sono definiti, quindi, gli strumenti
di Woodwardia radicans e si è pro- necessari per l’individuazione, la
ceduto alla recinzione del sito. Nel definizione, la caratterizzazione, la
comune di Alife (CE) l’Ufficio terri- conservazione e la valorizzazione
toriale per la biodiversità (Utb) di delle risorse genetiche autoctone
311
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
di interesse agrario. duzioni significative dei consumi
• Legge regionale n. 8 del energetici e del rilascio di sostan-
24/07/2007 “Disciplina della rac- ze inquinanti in mare attraverso
colta e commercializzazione dei la sostituzione di impianti motore
funghi freschi e conservati” (Area obsoleti con impianti nuovi
Generale di Coordinamento “Svi- - investimenti volti alla selettività
luppo Attività Settore Primario”). degli attrezzi da pesca, compresa
• Legge regionale n. 13 del la sostituzione degli attrezzi da pe-
20/06/2006 “Disciplina della rac- sca verso l’uso di altre tecniche di
colta, coltivazione e commercio pesca più selettive di cui ai sistemi
dei tartufi freschi o conservati de- non trainati, elencati nella tabella
stinati al consumo e tutela degli 3 del Regolamento CE 1799/2006.
ecosistemi tartufigeni” (Area Ge- Misura 1.4 “Piccola pesca costie-
nerale di Coordinamento “Svilup- ra” che prevede iniziative volte,
po Attività Settore Primario”). nell’ambito della piccola pesca,
Obiettivo 3: Conservare e ripristinare alla riduzione dello sforzo di pesca,
la biodiversità e i servizi eco sistemi- attraverso la rinuncia all’utilizzo di
ci nell’ambiente marino dell’Ue (Area un sistema di pesca impattante.
generale di coordinamento “Sviluppo Misura 1.5 “Azioni socioeconomi-
attività settore primario”). che per la gestione della flotta da
Programmazione regionale FEP: le ini- pesca” che prevede interventi fi-
ziative previste sono indicate nel docu- nalizzati alla diversificazione delle
mento programmatico “Linee d’azione attività allo scopo di promuovere
regionali per lo sviluppo della pesca e la pluriattività per i pescatori, in-
dell’acquacoltura” approvato con DGR centivando le attività di pescatu-
n. 942/2008 che individua, nella pro- rismo e ittiturismo che contribui-
pria strategia d’intervento, la necessi- scono alla riduzione degli impatti
tà di applicare i principi di sostenibilità della pesca e offrono opportunità
nelle azioni di sviluppo dell’intera filie- per l’integrazione del reddito degli
ra ittica. In particolare, con riferimento operatori del settore.
ai diversi assi prioritari, alle specifiche • Asse Prioritario II - Acquicoltura,
misure e alle tipologie d’intervento pesca nelle acque interne, trasfor-
sono favorite le seguenti azioni: mazione e commercializzazione
• Asse Prioritario I - Misure per dei prodotti della pesca e dell’ac-
l’adeguamento della flotta da pe- quacoltura.
sca comunitaria. Misura 2.1 “Investimenti produtti-
Misura 1.3 “Investimenti a bordo e vi nel settore dell’acquacoltura”
selettività” che prevede, con riferi- - iniziative volte ad applicare tec-
mento alla biodiversità niche di acquacoltura che riduco-
- investimenti volti a ridurre i riget- no l’impatto negativo o accentua-
ti in mare, l’impatto della pesca su no gli effetti positivi sull’ambiente
specie non commerciali, l’impatto (allevamento off-shore o in mare
della pesca sugli ecosistemi e sui aperto e allevamento con ricircolo
fondali marini, a proteggere le cat- idrico) in modo sostanziale rispet-
ture e gli attrezzi dai predatori sel- to alle normali pratiche utilizzate
vatici, anche attraverso modifiche nel settore dell’acquacoltura
del materiale di parte degli attrezzi - iniziative tese a promuovere la
da pesca, purché non comportino diffusione nel settore della regi-
un aumento dello sforzo di pesca o strazione EMAS, delle pratiche di
una riduzione della selettività degli acquacoltura biologica e delle pra-
attrezzi da pesca e siano introdot- tiche di acquacoltura sostenibile
te tutte le misure appropriate per compatibile con gli specifici vincoli
evitare danni fisici ai predatori ambientali risultanti dalla designa-
- interventi tesi a determinare ri- zione di aree Natura 2000
312
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
- iniziative tese a promuovere la Misura 3.5 “Progetti pilota”, in-
ricerca scientifica nel campo del- terventi volti alla realizzazione di
la riproduzione di nuove specie, progetti pilota, incluso l’uso spe-
al fine di svincolare tale attività rimentale di tecniche di pesca più
dall’esigenza della cattura in mare selettive, finalizzati all’acquisizio-
di esemplari selvatici, e iniziative ne e alla diffusione di nuove cono-
di ricerca scientifica orientate al scenze tecniche
miglioramento delle tecnologie • Asse Prioritario IV - Sviluppo so-
impiantistiche al fine di consentire stenibile delle zone di pesca.
la realizzazione di strutture di alle- Misura 4.1 “Sviluppo sostenibile
vamento ubicate a distanze mag- delle zone di pesca”
giori dalla costa o caratterizzate da - strategie di sviluppo locale a fa-
dispositivi innovativi per il conte- vore di tutte le zone di pesca che
nimento dell’inquinamento. dimostrano la volontà e la capa-
Misura 2.2 “Pesca nelle acque cità di concepire e attuare una
interne”. Offre l’opportunità di strategia di sviluppo integrata e
contribuire alla realizzazione di sostenibile, comprovata dalla pre-
programmi di miglioramento am- sentazione di un piano di sviluppo,
bientale delle lagune salmastre fondata su un partenariato rap-
della regione che prevedano il re- presentativo
cupero di attività di allevamento - iniziative di cooperazione interre-
estensivo di pesci e crostacei, nel gionale e transnazionale tra gruppi
più completo rispetto delle esi- delle zone di pesca con l’obiettivo
genze di tutela del valore naturali- di favorire lo scambio di esperien-
stico e del potenziale di attrattività ze e di migliori pratiche.
turistica di tali corpi idrici. Obiettivo 4: Rafforzare la compatibilità
• Asse Prioritario III - Misure di inte- tra lo sviluppo regionale e territoriale
resse comune. e la biodiversità all’interno dell’Ue.
Misura 3.1 “Azioni collettive” • Il POR Campania FESR 2007-2013
- azioni finalizzate al miglioramen- ha tra i sui obiettivi specifici quel-
to della sostenibilità ambientale lo denominato 1.c -Rete ecologica
del settore della pesca promosse - “Valorizzare il patrimonio ecolo-
da raggruppamenti di operatori gico, il sistema delle aree naturali
del settore, volte non solo a con- protette (parchi, riserve naturali,
tribuire a una migliore gestione aree marine protette, siti della Rete
della pesca e conservazione delle Natura 2000), al fine di preservare
risorse ma anche a promuovere le risorse naturali e migliorarne
l’uso di metodi o attrezzature di l’attrattività come aree privilegiate
pesca selettivi e ridurre le cattu- di sviluppo locale sostenibile”. Tale
re accessorie o anche a rimuove- obiettivo si concretizza attraverso
re dai fondali gli attrezzi di pesca l’Obiettivo Operativo 1.8-Parchi e
smarriti per evitare la pesca fanta- Aree Protette-“Incrementare l’at-
sma se inserito in un piano di ge- trattività e l’accessibilità dei Parchi
stione locale e delle altre aree protette, attra-
- iniziative di sensibilizzazione che verso la riqualificazione dell’am-
vedano il coinvolgimento dei pe- biente naturale, il potenziamento
scatori in progetti finalizzati al sal- delle filiere economiche, e il mi-
vataggio di specie marine tutelate glioramento dei servizi per i frui-
accidentalmente ferite nell’ambito tori del territorio”.
di operazioni di pesca Attività programmate:
- incentivazione al recupero e al - realizzazione di infrastrutture im-
corretto smaltimento dei rifiuti materiali e materiali, finalizzate a
plastici recuperati dal mare nel migliorare la qualità e la fruibilità
corso delle operazioni di pesca. delle sedi e dei servizi accessori
313
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
e al fine di migliorare l’interfaccia filiere imprenditoriali nell’ambito
con l’utenza del parco (cittadini dei sistemi locali naturalistici (par-
dei comuni che ricadono nell’area, chi, aree protette e Rete Natura
imprese, turisti) 2000), con priorità alla diffusione
- valorizzazione del patrimonio dell’innovazione di processo e or-
della rete ecologica, dando priori- ganizzativa nell’offerta di prodotti
tà a progetti e strumenti innovativi tipici e artigianali, nell’offerta turi-
(parchi didattici, mobilità sosteni- stica tradizionale e complementa-
bile, sperimentazione di modelli re, nel piccolo commercio e negli
per l’e-participation) esercizi di vicinato, nei servizi per
- recupero, valorizzazione e pro- la comunicazione e l’infor mazio-
mozione del patrimonio storico - ne, valorizzando l’offerta di servizi
culturale, archeologico, naturale, in rete, in complementarietà con
etnografico presente nel sistema gli interventi finanziati dal FEASR.
dei parchi e delle aree protette e Sarà possibile, pertanto, prevedere
della Rete Natura 2000 una serie di interventi volti a favorire
- incentivi per lo sviluppo di micro- la conservazione della biodiversità.
SCHEDA TEMATICA
PROGETTO CARTA DELLA NATURA
315
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
anni ’80 e pubblicato nel 1991. Si tratta di un documento abbastanza problematico, che pre-
senta lacune e incongruenze, ma la scelta è obbligata, in quanto non esistono al momento
altri documenti che potrebbero sostituirlo. Una revisione di CORINE è stata effettuata me-
diante la Paleartic Classification nel 1996 e da anni è in corso l’elaborazione di un altro siste-
ma chiamato EUNIS. Un manuale interpretativo relativo al territorio italiano è stato elaborato
per conto di Apat da Giuseppe Oriolo e Cristiano Francescato ed è attualmente disponibile ai
tecnici impegnati sul campo nella versione aggiornata da Max Bianco.
L’importanza di Carta della natura è data dal fatto che è, secondo la legge, di supporto alla
definizione delle linee fondamentali dell’assetto del territorio. Alcuni dei più importanti stru-
menti di pianificazione che si raccordano con le linee fondamentali di assetto, sono, infatti:
• Piani dei parchi
• Piani regionali (per esempio agricoltura compatibile, Regolamento Ue 2078/92)
• Piano forestale
• Piani paesistici
• Piano di sviluppo socio-economico
• Piani territoriali di coordinamento
• Piano nazionale dei trasporti.
Sotto questo aspetto, la carta fornisce indicazioni essenziali non solo sui valori conserva-
zionistici e sulla fragilità territoriale, ma anche ai fini della delimitazione sul territorio degli
ambiti in cui predominano le stesse tipologie di processi ambientali, siano essi di natura
antropogenica o naturali.
La carta degli habitat viene realizzata a partire dall’utilizzo di immagini satellitari relative
al satellite LANDSAT TM5, la cui risoluzione al suolo è di 30 x 30 metri. L’elaborazione digitale
guidata delle immagini satellitari viene fatta attraverso il software ERDAS Imagine TM se-
guendo un protocollo standard appositamente strutturato per questo progetto.
Figura 11.4
Carta degli habitat della città di Napoli,
della pianura campana, del litorale
Domitio e dei Campi Flegrei
Questa prima fase del processo termina con il passaggio del dato raster a un modello di
tipo vettoriale, necessario per agevolare l’inserimento della mappa degli habitat in un Siste-
ma informativo territoriale. Il passaggio viene realizzato con il software ESRI ArcGIS e le carte
finali sono esportate in formati standard shapefile e di interscambio (E00) di ArcInfo.
Terminata la cartografia degli habitat si prosegue con le stime della qualità ambientale e
della vulnerabilità territoriale al fine di produrre le seguenti basi cartografiche:
• Carta degli habitat
• Carta del valore ecologico-naturalistico
• Carta della pressione antropica
• Carta della sensibilità ecologica
• Carta della fragilità ecologica.
Va tenuto tuttavia presente che il documento cartografico rappresenta solamente un
aspetto del progetto Carta della natura, e forse nemmeno il più significativo. La carta vera e
propria è il documento di prima consultazione, ma ciascun foglio della Carta è accompagnato
da un fascicolo illustrativo che riporta le informazioni essenziali per la lettura e la corretta
interpretazione del documento cartografico. La Carta della natura deve restituire, quindi, una
immagine aggiornata e facilmente consultabile della situazione del territorio e, nel contem-
po, indicare i valori ambientali che in esso sono contenuti. Altro obiettivo espressamente ri-
chiesto dalla legge istitutiva è una rappresentazione della vulnerabilità. Con questo termine si
intende la sensibilità alle azioni di degrado dei beni ambientali, ovvero una valutazione della
loro capacità di omeostasi e resilienza, non la vulnerabilità dell’ambiente nel suo complesso
che è oggetto di carte di “rischio erosione”.
316
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
L’utilizzazione è prevista a tutti i livelli amministrativi istituzionalmente incaricati della ge-
stione del territorio e i dati, di proprietà del Ministero dell’ambiente (forniti da Ispra), sono
resi disponibili attraverso il Sina (Servizio informativo nazionale ambientale).
Per venire incontro alle esigenze di pianificazione territoriale a livello comunale si sta prov-
vedendo, in parallelo alla scala maggiore, all’approfondimento alla scala 1:10.000 di alcune
aree pilota. In particolare una convenzione stipulata da Arpac con l’Autorità di bacino nord
occidentale della Campania ha consentito di realizzare una carta approfondita del territorio
della suddetta AdB che funge da base di partenza per ulteriori approfondimenti e nuovi al-
goritmi di calcolo degli indicatori necessari alle maggiori esigenze insite in un tale grado di
dettaglio, che per inciso, rappresenta il maggiore attualmente disponibile se si escludono
lavori universitari circoscritti ad aree poco estese.
SCHEDA TEMATICA
LA SALAMANDRINA DAGLI OCCHIALI SALAMANDRINA PERSPICILLATA 6 (6) La linea di separazione tra Sala-
mandrina terdigitata e Salamandrina
perspicillata passa all’altezza del fiu-
In primavera, quando la neve si è sciolta e la temperatura si fa mite, le Salamandrine dagli me Volturno, con la prima specie a sud
occhiali si riproducono nei pressi dei ruscelli più limpidi della Campania. La riproduzione di e la seconda a nord di tale confine
queste piccole salamandre è talmente singolare da sembrare unica nel mondo animale. Il
maschio corteggia per giorni la femmina, coccolandola con carezze della sua lunga coda sul
viso e sul corpo. All’acme del corteggiamento egli depone bene in vista, su di una pietruzza,
una piccola pallina di spermi agglutinati da muco indurito. Non appena egli si è allontanato,
la femmina si avvicina alla pallina e, con precisione e perseveranza, poggia la sua cloaca sulla
pallina, spingendovi sopra il ventre affinché essa penetri nelle sue vie genitali. In questo modo
rimane “incinta” e subito si avvia sulle sponde del ruscello per deporre le uova fecondate.
Passa quindi intere giornate a deporre le piccole uova, fissandole saldamente una per una
alla pagina interna delle foglioline o dei muschi sommersi tramite un muco vaginale molto
appiccicoso. La deposizione dura più di una settimana ed è proprio questo il momento in cui
è possibile vedere le Salamandrine intente ad attaccare le singole uova lungo le sponde dei
ruscelli. In primavera è inoltre possibile osservare nei pressi dei torrenti i maschi che vagano
alla ricerca di femmine con cui accoppiarsi e le femmine che entrano ed escono dall’acqua.
Cento anni fa tutti i piccoli corsi d’acqua della Campania erano popolati dalle Salamandri-
ne, mentre oggi è possibile imbattersi in tali anfibi solo nei pressi di corsi d’acqua cristallini,
che scorrono in ambienti non alterati dall’uomo. In Campania la Salamandrina vive principal-
mente lungo i ruscelli delle aree interne delle province di Salerno, Avellino, Caserta e Bene-
vento.
La Salamandrina dagli occhiali è un indicatore biologico di ambienti integri, perché non
soltanto l’acqua deve essere priva di qualsiasi tipo di inquinante, ma anche il bosco circo-
stante non deve essere assoggettato ai normali piani di assestamento forestale italiani, quali
a esempio il taglio e prelievo di legname con automezzi oppure l’eccessiva pressione del pa-
scolo bovino.
La Salamandrina, infatti, vive per gran parte dell’anno nel bosco circostante i ruscelli, in-
terrata sotto i grossi massi oppure sotto i tronchi e le radici dei vecchi alberi, meglio se morti.
I grandi alberi secchi, infatti, sono il rifugio ideale per questi anfibi che scavano facilmente
nell’humus al di sotto delle radici morte, fino anche alla profondità di un metro. I rigori in-
vernali non raggiungono questa profondità che quindi mantiene una temperatura costante
di 7-9 gradi centigradi per gran parte dell’inverno. Le Salamandrine possono trovarsi anche
nelle numerose cavità carsiche, sempre nei pressi dei corsi d’acqua, caratterizzate da umidità
e temperatura costanti.
Questi urodeli vanno in letargo dalla fine di settembre, quando la tramontana e le piogge
iniziano a raffreddare il terreno e passano tutto l’autunno e l’inverno sotto terra. In primavera
escono dai rifugi per riprodursi ma ritornano sotto terra fin quando la superficie del suolo
non si riscalda definitivamente, cioè a maggio. In estate iniziano finalmente a nutrirsi. Di sera
escono dai rifugi e si cibano di piccoli insetti e larve per tutta la notte e ritornano all’alba ai
nascondigli abituali. Nel corso dell’estate, con il surplus alimentare, si formano due sacchetti
di grasso nell’addome che serviranno da riserva per il letargo e la successiva riproduzione.
Le Salamandrine vivono per lo più in ruscelli situati in boschi misti di leccio, ontano e rove-
rella, dai 100 metri sul livello del mare, come ad esempio i ruscelli delle montagne costiere del
Cilento, sino ai 1.000 metri, come le valli boscose dei Picentini, degli Alburni e del Matese.
Questo piccola salamandra è lunga 8-10 centimetri, ha il dorso di colore marrone scuro,
mentre sul capo sono presenti due piccoli cerchi grigi che danno l’impressione di un minusco-
lo paio di occhiali poggiati sulla fronte. Da questo carattere deriva il nome di Salamandrina da-
gli occhiali. Il ventre presenta estese marezzature bianche, mentre la superficie ventrale della
coda è di colore rosso brillante. Quando l’animale si sente minacciato, arcua la coda in avanti
317
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
mostrando la sua intensa colorazione rossa e immobilizzandosi anche per più di un minuto
in tale posizione. La Salamandrina possiede numerose ghiandole della pelle che secernono
una sostanza sierosa tossica: per questo motivo mostrare a eventuali predatori una coda vi-
stosamente colorata è un segnale di avvertimento della sua tossicità. Se non fosse per questo
piccolo dono di natura, la poverina sarebbe oggetto di facile predazione, in quanto si muove
a terra con lentezza e non possiede nessun altra arma di difesa. In acqua, invece, come tutti
gli anfibi, nuota velocemente e subito si nasconde se minacciata. Le uova si schiudono dopo
un mese, in base alla temperatura dell’acqua. Le piccole larve scure di circa un centimetro di
lunghezza sono caratterizzate da lunghe e vistose branchie piumose esterne. Le larve quindi
sono completamente acquatiche e si cibano attivamente di plancton e di piccoli invertebrati,
raggiungendo una taglia maggiore entro la fine dell’estate, quando nel loro corpo si compie
una profonda metamorfosi. Gli animali perdono le branchie e cominciano a respirare con i
polmoni, allontanandosi dall’acqua per iniziare una dieta a base di insetti terrestri.
Figura 11.5
Salamandrina perspicillata
Le numerose opere di captazione delle sorgenti per far fronte alle elevate esigenze idriche
della Campania, Puglia e Basilicata, hanno prodotto un inaridimento di tutti i corsi d’acqua della
nostra regione, con conseguente estinzione di numerose popolazioni di pesci autoctoni e di
varie specie di animali e piante fortemente legati all’acqua limpida, come la Salamandrina dagli
occhiali. Sin dagli inizi del secolo scorso il legislatore si accorse del grave danno ambientale
determinato dall’eccessiva captazione delle acque e promulgò la ben nota legge del “flusso mi-
nimo vitale” che purtroppo viene sempre più ampiamente disattesa, specialmente nella nostra
regione.
Si spera che questo piccolo anfibio possa sopravvivere nei pochi siti dove oggi è ancora
presente, per ricordarci che noi non siamo gli unici padroni di tutta l’acqua del mondo, ma che
l’acqua è un bene prezioso per tutti gli esseri viventi che non dovrebbe quindi essere sprecata.
Figura 11.6
La vetta del Monte Terminio
318
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
320
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
culturale, e dall’altro, alla valorizzazio- dei pagamenti o all’esclusione dal be-
ne dei siti Natura 2000 e di altri siti di neficio del sostegno diretto. Il rispet-
grande pregio naturale. to dei Criteri di gestione obbligatoria
Inoltre nella programmazione FEASR (Cgo) e al mantenimento della terra in
2007-2013 è parte integrante del so- Buone condizioni agronomiche e am-
stegno comunitario nell’ambito dei bientali (Bcaa) sono quindi obbligatori
pagamenti diretti la cosidetta “condi- per i beneficiari dell’asse 2.
zionalità”, ovvero il principio secondo In aggiunta la Regione Campania ha
cui gli agricoltori che non rispettano deciso di rendere obbligatorio il ri-
determinati requisiti in materia di sa- spetto solo della Cgo anche per i be-
nità pubblica, salute degli animali e neficiari imprenditori agricoli di alcune
delle piante, ambiente e benessere misure dell’Asse 1.
degli animali sono soggetti a riduzioni
SCHEDA TEMATICA
I CHIROTTERI FORESTALI
La Campania ospita una ricca chirotterofauna, con 24 specie censite fino ad oggi. L’ultima
scoperta, il vespertilio di Alcathoe (Myotis alcathoe), solo recentemente descritta (Niermann
et al., 2007), è stata segnalata da chi scrive per il territorio del Parco nazionale del Cilento
e Vallo di Diano (Tereba et al., in stampa). Descrivere tutte le specie presenti sul territorio
campano esula dagli scopi di questo lavoro. In questo caso, ci limiteremo a esaminare spe-
cificamente un gruppo “funzionale”, quello dei chirotteri silvicoli, accomunato da esigenze
ecologiche simili, almeno in generale. In Campania esistono diverse specie di chirotteri abi-
tatori dei boschi, ove si rifugiano e/o si alimentano: le nottole (Nyctalus leisleri, N. noctula),
alcuni appartenenti al genere Myotis come il Vespertilio di Bechstein (Myotis bechsteinii), il
Vespertilio di Natterer (M. nattereri), il Vespertilio mustacchino (M. mystacinus) e la sua sum-
menzionata specie gemella M. alcathoe, e infine il barbastello (Barbastella barbastellus). Tut-
te queste specie sono accomunate dall’uso di cavità arboree per il rifugio. Ciò può riguardare
tutto il ciclo vitale o almeno una fase (generalmente quella riproduttiva). Particolarmente
rappresentative di questa eterogenea comunità fitofila risultano M. bechsteinii e B. barbastel-
lus, sia in termini di esigenze ecologiche, sia a causa del precario stato di conservazione. Sono,
infatti, entrambe minacciate su scala territoriale europea e nazionale, e come tali figurano
nell’allegato II della Direttiva comunitaria Habitat 92/43, secondo la quale la presenza di una
di esse in un certo luogo determina la designazione di quest’ultimo quale Sito di importanza
comunitaria (SIC).
M. bechsteinii è un vespertilionide di taglia media, inconfondibile per lo sviluppo dei pa-
diglioni auricolari. Si tratta di un chirottero intimamente legato agli ecosistemi forestali a la-
tifoglie, specialmente laddove gli alberi posseggano diametri significativi. Il diametro è infatti
un indice di vetustà, e si accompagna con la presenza di cavità di marcescenza, di origine
meccanica o prodotte da organismi scavatori (in primis uccelli Picidi). I chirotteri non costrui-
scono un nido, a differenza degli uccelli, ma si rifugiano, svernano e si riproducono all’interno
di strutture preesistenti (ipogei, edifici o, appunto, cavità negli alberi).
Le colonie riproduttive di M. bechsteinii (qualche decina di individui) si insediano, nel pe-
riodo estivo, all’interno di cavità costituite spesso, ma non sempre, da scavi di picchio o
marcescenze. La specie accetta di buon grado anche i rifugi artificiali (bat box). Nel periodo
invernale, frequenta spesso ipogei carsici, le cui temperature basse e stabili, unitamente alla
quiete e al buio, permettono di trascorrere periodi anche lunghi in letargia invernale, uno
stato di quiescenza metabolica che permette di superare il periodo freddo ricorrendo solo ra-
ramente all’alimentazione attiva e sopravvivendo, invece, grazie alle scorte adipose accumu-
late nella bella stagione. Oltre a rifugiarsi nei boschi, M. bechsteinii vi si alimenta, catturando
prede che vengono spesso ghermite dalla vegetazione: è, cioè, un gleaner, per utilizzare un
termine diffuso nella letteratura scientifica. Gli spostamenti per la caccia sono limitati, con-
tenuti anche nel raggio di un chilometro o poco oltre. Nel periodo riproduttivo, le femmine
tipicamente danno alla luce un solo piccolo che, come in tutti i chirotteri, viene allattato per
circa un mese prima di rendersi indipendente. Si noti - e questo è tipico di tutti i chirotteri sil-
vicoli - che i gruppi sociali sono costantemente caratterizzati da processi di fusione e fissione,
fatto che implica un continuo rimescolamento della loro composizione (Kerth e König, 1999).
Tale fenomeno implica uno spostamento talora anche quotidiano dei chirotteri da un albero
all’altro: un fenomeno mai completamente spiegato, che forse serve a favorire la socializza-
321
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 11.7
Myotis bechsteinii
zione in gruppi dispersi su ampi territori forestali, a tenere basso il carico dei parassiti oppure
a mantenere e accrescere una mappa mnemonica dei rifugi disponibili (Russo et al., 2005).
Disponiamo di pochissime segnalazioni recenti di M. bechsteinii per la Campania e le aree
immediatamente limitrofe. Se è vero che taluni crani (D. Russo, dati inediti) provengono da
grotte carsiche del Cilento e del Matese molisano, va osservato che essi, non datati, potreb-
bero risalire anche a tempi molto antichi. Tuttavia, studi recenti condotti dal nostro gruppo
di ricerca sul territorio del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano hanno permesso di
confermare la corrente presenza di questa specie in alcune fustaie di faggio. La scarsa dispo-
nibilità di informazioni va sicuramente imputata in buona parte al precario stato di conserva-
zione della specie, anche se si rileva che in generale i chirotteri forestali sono particolarmente
elusivi e sfuggono facilmente al monitoraggio, a meno di non ricorrere a speciali tecniche.
Per il barbastello (B. barbastellus) le osservazioni campane sono ancora più rare. Vesper-
tilionide dotato di orecchie triangolari, che si congiungono alla base sopra la fronte, è specie
dotata di un ampio areale europeo, che risulta però fortemente frammentato. In generale è
tra i chirotteri europei maggiormente minacciati almeno nella porzione occidentale dell’are-
ale. Negli ultimi anni abbiamo condotto studi approfonditi sull’ecologia delle popolazioni ap-
penniniche di barbastello, da cui è emerso il quadro di una specie fortemente dipendente
dalla necromassa forestale in piedi. Piccoli gruppi di femmine, dell’ordine di grandezza di una
dozzina, si insediano in cavità poste infatti soprattutto sugli alberi morti, scegliendo, in par-
ticolare, quelle di desquamazione, localizzate in alto ed esposte a meridione per favorire la
termoregolazione (Russo et al., 2004). Nonostante il barbastello abbia ampi home range e
cacci in una varietà di habitat diversi, incluse foreste e zone umide, presenta una dieta alta-
mente selettiva, quasi esclusivamente costituita da falene. Selettività nella scelta dei rifugi e
dell’alimento costituiscono ambedue fattori di particolare vulnerabilità. Come nel caso di M.
bechsteinii, B. barbastellus presenta un frequente fenomeno di roost switch, con spostamenti
in nuovi alberi rifugio compiuti anche tutti i giorni (Russo et al., 2005). La conseguenza è che
un singolo nucleo riproduttivo di una dozzina di femmine abbisogna di numerosi alberi morti
per sopravvivere e che, ovviamente, una popolazione vitale della specie sarà costituita da
parecchi di tali nuclei.
La specie è sensibile anche a cambiamenti della struttura dell’habitat apparentemente
piccoli, come ad esempio alla densità della vegetazione circostante i rifugi, rispondendovi con
il cambiamento dell’ora di involo serale dai rifugi (Russo et al., 2007).
In Campania, il barbastello è presente, ma senza dubbio con densità assai basse. Disponia-
mo infatti di pochissime osservazioni compiute con rilevatori di ultrasuoni e di una sola cattu-
ra (un maschio osservato nel 2008 nel parco regionale del Matese da D. Russo e L. Cistrone).
Altre segnalazioni, per questa specie come per il summenzionato M. bechsteinii, non sono
state confermate da alcuno studio.
In generale, la rarità dei chirotteri fitofili sul territorio regionale è il risultato, oltre che del
preoccupante fenomeno degli incendi, soprattutto di una politica gestionale dei boschi moti-
vata dal punto di vista produttivo, ma che sfortunatamente risulta spesso non in linea con le
necessità di conservazione della biodiversità forestale. Ampia diffusione dei cedui, gestione
intensiva delle fustaie (con semplificazione strutturale dei boschi e riduzione del diametro
medio) e soprattutto realizzazione di certi approcci gestionali ormai superati in molti Paesi
europei che includono la sistematica rimozione del legno morto e delle piante deperienti,
basati sul falso mito del “bosco che muore” se si rinuncia a tali azioni, hanno avuto un costo
elevato in termini di perdita di diversità biologica nei biotopi forestali della regione (sfortu-
natamente non solo per quanto riguarda la chirotterofauna). Solo un radicale ripensamento
322
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
delle modalità di gestione di questi ambienti fondato sulla necessità di coniugare produttività
e conservazione della natura potrà mitigare la gravità della situazione prima che sia troppo
tardi, evitando che alcune delle creature, meravigliose quanto elusive, che popolano i nostri
boschi scompaiano senza che ciò sia nemmeno notato.
Figura 11.8
Barbastella barbastellus
Bibliografia di riferimento
Kerth, G e König, B. Fission, fusion and nonrandom associations in female Bechstein’s bats (Myotis bechsteinii).
Behaviour 1999, 136:1187-1202, 1999
Niermann, I., Biedermann M., Bogdanowicz W., Brinkmann R., Le Bris Y., Ciechanowski M., Dietz C., Dietz
I., Estók P., Helversen von O., Le Houédec A., Paksuz S., Petrov B. P., Özkan B., Piksa K., Rachwald A., Roué S. Y.,
Sachanowicz K., Schorcht W., Tereba A. e Mayer F. Biogeography of the recently described Myotis alcathoe von
Helversen and Heller, 2001. Acta Chiropterologica, 9: 361-378, 2007
Russo D., Cistrone L., Jones G. & Mazzoleni S. Roost selection by barbastelle bats (Barbastella barbastellus,
Chiroptera: Vespertilionidae) in beech woodlands of central Italy: consequences for conservation. Biological
Conservation 117: 73-81, 2004
Russo D., Cistrone L. & Jones, G. Spatial and temporal patterns of roost use by tree-dwelling barbastelle bats,
Barbastella barbastellus. Ecography 28: 769-776, 2005
Russo D., Cistrone L. & Jones, G. Emergence time in forest bats: the influence of canopy closure. Acta Oeco-
logica 31: 119-126, 2007
SCHEDA TEMATICA
IL PICCHIO ROSSO MEZZANO (Dendrocopos medius, Linnaeus 1758)
Questo picide deve il suo nome alla somiglianza con il più diffuso e noto Picchio rosso
maggiore (Dendrocopos major), rispetto al quale ha dimensioni leggermente inferiori, mostra
elevate esigenze ecologiche, è estremamente localizzato e molto elusivo. Questo ne rende
difficile il censimento, per cui la sua distribuzione in Campania è poco nota, oltre che, pro-
babilmente sottostimata, nonostante il suo pregio conservazionistico. Ma contribuisce alla
scarsa conoscenza della specie anche l’ambiente frequentato, corrispondente alle faggete
mature d’altitudine, e ai boschi di latifoglie con una certa estensione della fascia collinare e
montana. Questi ambienti risultano spesso poco accattivanti agli ornitologi stessi, che spesso
scelgono, per le loro osservazioni e ricerche, aree aperte e costiere, zone umide, laddove si
possano osservare molte specie in migrazione o svernamento, più affascinanti per livrea e
dimensioni, e più facilmente contattabili.
La popolazione italiana si attesta sulle 400-600 coppie (Brichetti & Fracasso, 2007), con
areale limitato all’Appennino centro-meridionale. Gli ultimi aggiornamenti, molto datati, ri-
portano, per la nostra regione, segnalazioni per l’alta Irpinia, monti Picentini, Cilento e Mate-
se (Scebba, 1993). A queste si aggiunge la nidificazione ultimamente segnalata per il Partenio
(Carpino & Capasso, 2007).
La specie è inclusa in allegato I della Direttiva 79/409/CEE “Uccelli”, e classificata Vulne-
rabile (VU) nella Nuova lista rossa degli uccelli nidificanti in Italia, ed è in sensibile declino,
situazione generalizzabile al territorio europeo, dove si registrano anche estinzioni locali. Re-
sponsabili le drastiche trasformazioni ambientali causate da attività come i tagli boschivi e gli
incendi, che hanno causato una sempre maggiore frammentazione delle aree idonee per la
specie. Infatti, pur avendo la nostra regione una certa disponibilità di aree boscate appennini-
che, queste sono scarsamente interconnesse tra loro, a scapito di una buona dispersione delle
specie tipiche di questi ambienti. Per questo motivo qualsiasi azione di conservazione attuata
all’interno delle aree protette che pur sono ben distribuite a coprire la fascia appenninica,
non può essere efficacemente condotta senza un’azione di concertazione a livello regionale
323
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
SCHEDA TEMATICA
STATUS E CONSERVAZIONE DELL’AQUILA REALE (Aquila chrysaetos Linnaeus, 1758)
Specie euroasiatica ad ampia distribuzione, l’Aquila reale, a partire dal XIX secolo, ha visto
una drammatica riduzione del suo areale distributivo. Tra le cause il disturbo antropico, l’in-
controllata attività venatoria, le trasformazioni ambientali. Nell’Italia peninsulare, attualmen-
te, i territori idonei e ancor più quelli di presenza risultano estremamente frammentati rispet-
to alle vicine Alpi, dove invece la specie ha densità ottimale rispetto alle capacità portanti del
territorio. La maggiore persecuzione da parte dell’uomo registrata nel territorio appenninico
è probabilmente alla base di tale discrepanza.
L’Aquila reale è classificata come Vulnerabile (VU) dalla Nuova lista rossa degli uccelli ni-
dificanti in Italia. Tra le principali cause di minaccia le trasformazioni ambientali e il disturbo
diretto presso gli ambienti d’elezione, costituiti prevalentemente da pareti rocciose per la
nidificazione, posti in prossimità di zone aperte alternate a vaste aree boscate. Pur potendosi
definire una specie tipicamente montana, nel caso, appenninica, frequenta anche aree colli-
nari in cui siano presenti vaste zone aperte.
Tra i fattori di minaccia anche la caccia alle specie-preda, come lepri, ungulati e uccelli.
L’Aquila reale possiede un’ampia nicchia trofica, ma la disponibilità di prede di adeguate di-
mensioni e di vaste aree di caccia è alla base del suo successo riproduttivo. Tra le trasforma-
zioni ambientali imputate, l’abbandono della montagna e la conseguente colonizzazione dei
boschi, a scapito di vaste aree a pascolo; per contro, contribuisce in maniera negativa anche
la ceduazione incontrollata dei boschi. La conservazione del rapace per eccellenza compor-
ta quindi un delicato equilibrio di scelte strategiche. Il recupero delle attività tradizionali e
la limitazione di fenomeni ed economie legate alla globalizzazione, come l’urbanizzazione,
l’agricoltura intensiva, gli sport di montagna, la ceduazione incontrollata, costituisce la chiave
per una giusta strategia di conservazione della specie.
Le ultime stime nazionali, risalenti al 2003 (Fasce & Fasce), decretavano un aumento della
popolazione, che su tutto il territorio nazionale annovera più di 500 coppie. In linea con que-
sto trend, gli ultimi aggiornamenti sullo status di questo accipitride in Campania, risalenti al
2004 (Piciocchi et al.), registravano tre coppie accertate più una probabile, e una situazione
generale di ripresa della specie, considerate le sue elevate esigenze ecologiche, come l’esteso
areale e la limitata disponibilità di aree idonee nella nostra regione. Le coppie accertate sono
relative al Matese, dove era in corso un progetto di monitoraggio e alimentazione mediante
carnaio, al monte Accellica, nei Picentini, al Cervati, nel Cilento. Negli ultimi anni, date le
particolari esigenze della specie e i fattori di minaccia persistenti e talvolta in aumento nella
nostra regione, la coppia storica del Matese e quella dell’Accellica hanno subito delle fluttua-
zioni negative. La mancata attuazione dei regimi di protezione nei parchi regionali ha per-
messo il verificarsi di fenomeni di disturbo, come alcuni sport di montagna, tollerati e talvolta
addirittura incoraggiati, e trasformazioni ambientali repentine, come la ceduazione incon-
trollata. Il progetto “Rete ecologica nazionale” avviato nel 2002 dal Ministero dell’ambiente,
324
CAPITOLO 11 - Natura e biodiversità
individua, come il territorio a maggior rischio per la frammentazione degli ambienti idonei
per la specie, le aree montane e collinari del beneventano. Qui si registra una distanza eco-
logica tra l’appennino meridionale e quello centrale, tra aree di presenza storica della specie,
che potrebbe inficiarne la distribuzione su scala nazionale. Tra le cause l’agricoltura intensi-
va e il disturbo antropico. Nonostante i numerosi progetti attuati dai parchi appenninici di
quest’area, poco o nulla è stato destinato allo scopo precipuo della loro stessa istituzione, e
cioè di conservazione degli ecosistemi e recupero delle attività tradizionali.
Il parco regionale dei monti Picentini ha in previsione un progetto integrato pluriennale
di monitoraggio e gestione di alcune specie di superpredatori, tra cui l’Aquila reale, monito-
raggio previsto anche nelle nuove programmazioni del parco nazionale del Cilento e Vallo di
Diano, per la coppia presente sul Cervati. La conoscenza della biologia ed ecologia di questo
carismatico animale è la base indispensabile di qualsiasi azione di protezione, possibile solo
mediante l’attuazione di progetti mirati, per una specie che può avere un areale dai 250 ai
400 chilometri quadrati e, occupando il vertice della rete trofica, la cui protezione compor-
terebbe una ricaduta positiva per tutti gli ambienti da essa frequentata e le specie che ivi
dimorano.
Bibliografia di riferimento
Fasce P., Fasce L. Stato delle ricerche sull’Aquila reale Aquila chrysaetos in Italia. In Magrini M., Perna P., Scotti M.
(eds). Aquila reale, Lanario e Pellegrino nell’Italia peninsulare – Stato delle conoscenze e problemi di conservazione.
Atti del Convegno, Serra San Quirico (Ancona), 26-28 marzo 2004. Parco Regionale Gola della Rossa e Frasassi, pp.160,
2007
Piciocchi S., Mastronardi D., de Filippo G. Stato delle conoscenze su Aquila reale Aquila chrysaetos, Lanario Falco
biarmicus e il Pellegrino Falco peregrinus in Campania. In Magrini M., Perna P., Scotti M. (eds). Aquila reale, Lanario e
Pellegrino nell’Italia peninsulare – Stato delle conoscenze e problemi di conservazione. Atti del Convegno, Serra San
Quirico (Ancona), 26-28 marzo 2004. Parco Regionale Gola della Rossa e Frasassi, pp.160, 2007.
Figura 11.9
Veicolo cingolato in azione e distruzio-
ne delle uova di anfibi nel lago di Cam-
pomaggiore di Summonte
326
SITI CONTAMINATI
Siti contaminati
12
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Introduzione
Il problema dei siti contaminati in forse meno evidente di quello associa-
Campania rappresenta una delle prin- bile, ad esempio, ai megasiti industria-
cipali criticità ambientali; il quadro ge- li, ma proprio per questo più subdolo e
nerale è alquanto complesso e varie- meno facilmente controllabile.
gato e vede la presenza di ben 6 dei 55 La prima sistematizzazione organica
siti di interesse nazionale individuati in dei dati relativi ai siti contaminati è
Italia. I siti di interesse nazionale sono stata fatta nel 2005 in occasione della
aree, generalmente di vaste dimensio- predisposizione del Piano Regionale
ni, nelle quali la quantità e/o tipologia di Bonifica (PRB), lo strumento di pro-
degli inquinanti presenti, oltre a costi- grammazione e pianificazione previsto
tuire un rischio per l’ambiente e per la dalla normativa vigente attraverso cui
salute umana, può altresì compromet- la Regione ha definito ed individuato,
tere lo sviluppo di aree di importanza tra l’altro, i siti da bonificare, le carat-
strategica per le loro prerogative sto- teristiche generali degli inquinanti e
rico-paesaggistiche, ovvero per le op- le priorità di intervento; nel PRB 2005
portunità di sviluppo del territorio che erano stati istituiti l’ anagrafe dei siti
conseguirebbero al loro risanamento. inquinati ed il censimento dei siti po-
Oltre a tali siti la Campania presenta tenzialmente inquinati.
una molteplicità di siti a livello locale Erano confluite nell’anagrafe tutte le
che, anche se in genere meno rilevanti aree definibili inquinate ai sensi del
per estensione e per quantità di inqui- D.M. 471/99, vale a dire tutti i siti per
nanti, concorrono a determinare, nel i quali risultava già accertato il supe-
complesso, una situazione di diffuso ramento delle concentrazioni limite
degrado del territorio, con potenziale accettabili nel suolo, sottosuolo o nel-
compromissione dei suoli e dei corpi le acque superficiali e sotterranee in
idrici sotterranei e superficiali. funzione della specifica destinazione
Una buona parte delle aree che ne- d’uso.
cessitano di interventi di bonifica sono Erano invece confluite nel censimento
rappresentate, in Campania come al- tutte le aree definibili come poten-
trove, dai grandi poli industriali sorti zialmente inquinate ai sensi del D.M.
nel corso dell’ultimo secolo e che oggi, 471/99, vale a dire i siti dove, a causa
a seguito di fenomeni di delocalizza- di specifiche attività antropiche pre-
zione e dismissione di impianti, hanno gresse o in atto, sussisteva la possibi-
lasciato in eredità ampie fette di terri- lità che nel suolo o nel sottosuolo o
torio interessate da pesanti fenomeni nelle acque superficiali o nelle acque
di inquinamento, che costituiscono un sotterranee fossero presenti sostanze
rischio per la salute ed un freno per lo contaminanti in concentrazioni tali da
sviluppo. determinare un pericolo per la salute
Ciò che però sicuramente contribuisce pubblica o per l’ambiente naturale o
a rendere la Campania un caso parti- costruito, ma senza che il superamen-
colare è l’apporto fornito al potenziale to delle concentrazioni limite fosse già
inquinamento dalla presenza di una stato accertato.
notevole quantità di aree interessate Il censimento di tali siti era stato con-
dalla presenza di rifiuti: discariche e dotto ai sensi del D.M. 16.05.89 e
abbandoni incontrollati di rifiuti, tal- comprendeva pertanto siti quali di-
volta anche pericolosi, che per la loro scariche, attività produttive dimesse,
dispersione e frammentazione sul ter- aziende a rischio di incidente rilevan-
ritorio rappresentano, in alcuni casi, te, cave abbandonate, aree venute
un pericolo per l’ambiente e la salute, a contatto accidentale con sostanze
329
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
contaminanti, etc. Vennero incluse del D.Lgs. n. 152/2006, affinché un sito
nel censimento anche le aree oggetto possa essere definito potenzialmente
di abbandono incontrollato di rifiuti contaminato è necessario che sia già
con volumi >100m3, sebbene escluse stato accertato il superamento dei li-
dal campo di applicazione del D.M. miti tabellari, mentre un sito può esse-
471/99 (articolo1 comma 2). La scel- re definito contaminato solo quando,
ta fu dettata dalla specificità del ter- a valle della esecuzione del piano di
ritorio campano fortemente investito caratterizzazione, sia stato accertato
dalla problematica, in considerazione anche il superamento delle concen-
della necessità di prevedere, comun- trazioni soglia di rischio, che sono sito-
que, a seguito della rimozione, avvio specifiche e vengono definite caso per
a recupero e smaltimento dei sud- caso a seguito dell’applicazione di una
detti rifiuti, l’esecuzione di verifiche procedura di analisi di rischio sanita-
volte ad accertare il superamento o il rio-ambientale.
pericolo concreto ed attuale di supe- È evidente che questi cambiamenti
ramento dei valori di concentrazione rendono difficilmente confrontabi-
limite accettabili nelle matrici ambien- li i dati acquisiti in vigenza di D.M.
tali potenzialmente compromesse dal 471/99 con quelli acquisiti successiva-
contatto con i rifiuti. mente all’entrata in vigore del D.Lgs.
In totale erano presenti 48 siti inqui- n.152/2006.
nati in anagrafe e 2551 siti potenzial- Malgrado ciò, al fine di fornire comun-
mente inquinati nel censimento. que un quadro dei cambiamenti in-
Nell’aprile 2006 è entrato in vigore il tervenuti negli ultimi anni nella situa-
D.Lgs. n.152/2006 che, al Titolo V del- zione generale dei siti campani, nella
la Parte IV, detta la nuova disciplina tabella 12.1 nonché nei grafici di figura
in materia di bonifiche, abrogando il 12.1 viene riportato il confronto tra la
D.M. 471/99 ed apportando significa- situazione del 2005 e quella del 2008
tivi cambiamenti in tema di gestione con aggregazione del dato su scala
di siti contaminati. Tra l’altro, ai sensi provinciale.
Nella figura 12.1 sono riportati tre incontrollato di rifiuti e Siti per i qua-
grafici con la rappresentazione del li si è riscontrato il superamento, ai
confronto dei dati 2005-2008 relati- sensi dell’ex D.M. 471/99 e del D. Lgs.
vamente alle singole categorie di siti: n.152/2006, dei limiti tabellari.
Siti censiti, Siti oggetto di abbandono
330
CAPITOLO 12 - Siti contaminati
Figura 12.1
Confronto dati: Anno 2005-2008
Descrizione
La descrizione dello stato dei siti con- avanzamento degli iter procedurali di
taminati è rappresentato da una serie bonifica. Gli indicatori utilizzati per la
di indicatori che riassumono in modo descrizione della tematica siti contami-
sintetico le criticità ambientali pre- nati sono riportati nella tabella 12.2.
senti in Campania, nonché lo stato di
332
CAPITOLO 12 - Siti contaminati
rimetro dei siti di interesse nazionale, glie di contaminanti presenti.
con riferimento alle superfici e non al L’indicatore “Tecnologie di bonifica”
numero dei siti. descrive, per i siti per i quali è in corso
L’indicatore “Impatto territoriale dei l’intervento di bonifica e per quelli che
siti contaminati” descrive l’impatto hanno comunque presentato un pro-
della contaminazione in funzione della getto definitivo, le principali tecnolo-
superficie delle singole province. gie di bonifica adottate o da adottare,
L’indicatore “Matrici impattate e tipo- in relazione sia alla tipologia di conta-
logie di contaminanti” descrive il nu- minanti che alla matrice ambientale
mero e il tipo di matrice ambientale impattata.
impattata, nonché le principali fami-
Siti contaminati
L’indicatore fornisce informazioni, di- 16.05.89, vale a dire quelli che erano
stinte a livello provinciale, relative allo definibili come potenzialmente inqui-
stato di attuazione e di avanzamento nati ai sensi del D.M. 471/99.
degli interventi di bonifica adottati per Poiché sono presenti contempora-
i siti contaminati e/o potenzialmente neamente siti che hanno avviato le
contaminati presenti sull’intero ter- procedure in regime di D.M. 471/99 e
ritoriale regionale, inclusi quelli rica- siti che le hanno avviate in regime di
denti nei SIN (esclusi gli abbandoni D.Lgs. n. 152/2006, nelle colonne rela-
incontrollati di rifiuti). tive all’iter procedurale è stato inseri-
Nella seconda colonna della tabella to anche lo step “Progetto Preliminare
12.3 è riportato, per ogni provincia, il di Bonifica”, non più contemplato dalla
numero di siti censiti ai sensi del D.M. nuova normativa.
Indagini preliminari
Bonificati (a)
presentato
presentata
approvato
approvato
PB o MISP
approvata
Totale siti
approvati
Provincia
attivati (b)
eseguito
o MISE
censiti
PdC
PdC
PdC
Siti
AR
AR
PP
AV 100 2 1 7 2 6 0 1 2 1 22
BN 100 4 4 3 14 19 1 1 1 5 52
SA 308 18 6 6 54 4 0 1 0 6 95
333
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 12.2
Siti Contaminati in Campania,
anno 2008
Dall'esame dei dati si può osservare zione del Progetto Preliminare e/o del
che il 23,4%, ovvero 876 siti contami- Progetto definitivo di Bonifica/ Messa
nati e/o potenzialmente contaminati in Sicurezza Permanente.
sui 3.733 censiti, ha attivato l’iter pro- Soltanto per 13 siti si sono concluse
cedurale; la maggior parte di essi però le procedure con la certificazione di
(818 siti), si trova ancora nelle prime avvenuta bonifica oppure con la re-
fasi dell’iter, non essendo ancora ar- stituzione agli usi legittimi all’esito di
rivato all’approvazione dell’Analisi di indagini di caratterizzazione che non
rischio. hanno evidenziato superamenti delle
Degli 876 siti analizzati 44, invece, han- CSC o delle CSR.
no già presentato e ricevuto l’approva-
presentata
Siti
approvato
approvato
PB o MISP
approvata
approvati
PdC
PdC
AR
AR
PP
335
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 12.3
Siti Contaminati di Interesse
Nazionale, anno 2008
Dall'esame dei dati si può osservare per “Pianura”. La maggior parte di essi
che i siti che hanno attivato l’iter pro- (554 siti), però, si trova ancora nelle
cedurale sono circa il 28% (115 su 409 prime fasi dell’iter, non essendo anco-
siti censiti) per “Napoli Orientale”, cir- ra arrivato all’approvazione dell’Analisi
ca il 20% (384 sui 1966 siti censiti) per di Rischio.
il “Litorale Domitio Flegreo ed Agro Dei 587 siti con procedure attivate 30,
Aversano”, circa il 76% (22 sui 29 siti invece, hanno già presentato e ricevu-
censiti) per “Bagnoli-Coroglio”, sito to l’approvazione del Progetto Prelimi-
per il quale però deve essere comple- nare e/o del Progetto definitivo di Bo-
tato il censimento, circa il 14% (54 sui nifica/Messa in Sicurezza Permanente.
387 siti censiti) per le “Aree del Litora- Soltanto n.3 siti risultano bonificati o
le Vesuviano”, circa l’11% (11 sui 101 comunque restituiti agli usi legittimi
siti censiti) per il “Bacino Idrografico all’esito di indagini di caratterizzazione
del Fiume Sarno” , che deve anco- che non hanno evidenziato supera-
ra essere subperimetrato, ed il 100% menti delle CSC o delle CSR.
336
CAPITOLO 12 - Siti contaminati
Figura 12.4
Territorio campano interessato da SIN
Nella tabella 12.6 sono stati riportati, dell’iter è stato rappresentato utiliz-
per ciascun SIN, la superficie totale zando la somma delle superfici delle
dell’area perimetrata o subperimetra- aree che si trovano in una determinata
ta, il numero dei siti con procedimenti fase del procedimento o che l’hanno
avviati e l’iter della bonifica; lo stato già conclusa.
bonifica approvato
Caratterizzazione
e/o bonificati
Procedimenti
Siti svincolati
complessiva
Progetto di
N° siti con
Superficie
Superficie
conclusa
avviati
(m2)
È interessante notare come la tabella con la figura 12.5 si nota come le per-
12.6 rechi un’informazione più signi- centuali, considerate rispettivamente
ficativa dal punto di vista dell’impatto in termini numerici e di superfici, dei
territoriale, riferendosi alle superfi- “siti attivati” rispetto a quelli censiti
ci dei siti e non solo al numero degli varino sensibilmente, aumentando nel
stessi con procedimento di bonifica at- secondo caso.
tivato. Dal confronto della figura 12.4
337
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 12.5
Estensione superficiale dei siti
contaminati e potenzialmente
contaminati ricadenti nei SIN,
anno 2008
Figura 12.6
Distribuzione, su scala provinciale, dei
siti contaminati, anno 2008
338
CAPITOLO 12 - Siti contaminati
Figura 12.7
Siti contaminati per unità di superficie
[n.siti/Km2]*1000,
anno 2008
339
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 12.8
Matrici impattate, anno 2008
laghetti. Il 41% dei siti presenta due Prima di analizzare le tipologie di con-
matrici ambientali che sono sempre il taminanti che interessano le varie ma-
suolo e le acque sotterranee, mentre l’ trici ambientali è utile rappresentare
1% presenta tre matrici ambientali im- la distribuzione percentuale delle ti-
pattate (1%) rappresentate da suolo, pologie di attività antropiche svolte in
acque sotterranee e sedimenti. corrispondenza dei siti contaminati.
Figura 12.9
Attività antropiche svolte in
corrispondenza dei siti contaminati,
anno 2008
340
CAPITOLO 12 - Siti contaminati
Dall’analisi della figura 12.9 si evince Per il resto i siti contaminati risultano
che la maggior parte dei siti per i quali distribuiti con frequenza simile tra di-
è stata già accertata la contaminazione scariche, punti vendita carburante, ed
è rappresentata dalla categoria “cave attività produttive.
dimesse”, nella quale rientrano i 25 Di seguito, per ciascuna matrice am-
“laghetti di Castel Volturno”, formatisi bientale impattata, viene presentata
appunto in vecchie aree di cava a se- l’incidenza percentuale delle principali
guito della risalita delle acque di falda. tipologie di contaminanti.
Suolo
Nella figura 12.10 è rappresentata la • inorganici
distribuzione percentuale delle fa- • idrocarburi + aromatici
miglie di inquinanti che interessano i • idrocarburi + inorganici
siti contaminati nella matrice suolo; i • idrocarburi + inorganici + IPA
contaminanti sono stati raggruppati in • idrocarburi + inorganici + aroma-
categorie e sono state considerate le tici
combinazioni più frequenti dovute alla • idrocarburi + inorganici + IPA +
contemporanea presenza nello stesso Aromatici.
sito di analiti appartenenti a categorie Le combinazioni non riconducibili alle
diverse. Le categorie prese in conside- precedenti sono state incluse nella ca-
razione sono le seguenti: tegoria “altre combinazioni”.
• idrocarburi
Figura 12.10
Siti con presenza di specifiche fami-
glie di contaminanti nei Suoli,
anno 2008
Acque sotterranee
Nella figura 12.11 è rappresentata la • metalli
distribuzione percentuale delle fami- • idrocarburi
glie di inquinanti che interessano i siti • inorganici
contaminati nella matrice acque sot- • idrocarburi + metalli
terranee; i contaminanti sono stati rag- • idrocarburi + metalli + alifatici clo-
gruppati in categorie e sono state con- rurati
siderate le combinazioni più frequenti • idrocarburi + aromatici + MTBE.
dovute alla contemporanea presenza Le combinazioni non riconducibili alle
nello stesso sito di analiti appartenenti precedenti sono state incluse nella ca-
a categorie diverse. Le categorie prese tegoria “altre combinazioni”.
in considerazione sono le seguenti:
341
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 12.11
Siti con presenza di specifiche
famiglie di contaminanti nelle
Acque Sotterranee, anno 2008
Sedimenti
Per i siti che presentano inquinamento • Diossine e Furani, Pesticidi
dei sedimenti le sostanze contaminan- • Diossine e Furani, Inorganici, Pe-
ti sono state raggruppate secondo gli sticidi
stessi criteri adottati per i suoli e le ac- • Diossine e Furani, Inorganici, IPA,
que sotterranee e la distribuzione dei Pesticidi
siti con presenza di specifiche famiglie • Diossine e Furani, Inorganici, IPA,
di contaminanti è rappresentata nella PCB, Pesticidi
figura 12.12. Le categorie prese in con- Le combinazioni non riconducibili alle
siderazione sono le seguenti: precedenti sono state incluse nella ca-
• Inorganici tegoria “altre combinazioni”.
• Inorganici, Pesticidi
Figura 12.12
Siti con presenza di specifiche fami-
glie di contaminanti nei Sedimenti,
anno 2008
342
CAPITOLO 12 - Siti contaminati
Inorganici
Acque Terreni
Idrocarburi
Acque Terreni
Solventi
Acque Terreni
Figura 12.13
Siti con almeno una sostanza
contaminante
343
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Tecnologie di bonifica
L’indicatore fornisce le percentuali dei ti con bonifica in corso, con progetto
105 siti contaminati relativamente alle definitivo di bonifica e/o messa in si-
tecnologie di bonifica adottate per il curezza permanente approvato o con
risanamento degli stessi, suddivise se- bonifica conclusa.
condo le due principali matrici impat- Nella figura 12.14 è riportata la distri-
tate, suolo e acque sotterranee. Per il buzione percentuale delle tecnologie
popolamento di tale indicatore sono di bonifica adottate per la matrice
stati considerati solo i siti contamina- suolo.
Figura 12.14
Tecnologie di Bonifica impiegate per
la matrice Suolo, anno 2008
344
CAPITOLO 12 - Siti contaminati
Figura 12.115
Tecnologie di Bonifica impiegate per
la matrice Acqua Sotterranea,
anno 20088
SCHEDA TEMATICA
INTERVENTO DI CARATTERIZZAZIONE PER LE AREE RESIDENZIALI, SOCIALI E
AGRICOLE DEL SIN “NAPOLI ORIENTALE”
Il SIN di Napoli Orientale occupa una superficie di circa 830 ettari. Nel censimento realizzato
da ARPAC le aree interne al SIN sono state suddivise in: Aree private, Aree pubbliche e Aree
residenziali, Sociali ed Agricole.
Le Aree Residenziali, Sociali ed Agricole (RSA), che occupano il 13% della superficie del SIN,
sono zone che, sulla base delle conoscenze disponibili, non presentano un passato di tipo
industriale, ma che potrebbero essere oggetto di inquinamento indotto. All’interno di tale
tipologia risultano incluse tutte le aree su cui sorgono palazzi destinati ad abitazione e relative
pertinenze (garage, parcheggi, giardini, vani destinati a commercio e/o piccole attività arti-
gianali), scuole, chiese, ospedali, aree pubbliche destinate a verde ed infine aree destinate a
coltivazioni oppure attualmente incolte, ma con un uso pregresso di tipo agricolo.
Tali aree, pari a circa 1.053.000 m2 e relative al censimento di 276 siti, sono distribuite in aree
residenziali per il 7%, in aree agricole per il 5% ed in aree sociali per l’1%.
Figura 12.16
Percentuale delle Aree Residenziali,
Sociali ed Agricole (RSA)
345
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Gli analiti ricercati nelle aree indagate, riportati nella tabella 12.10 sono quelli della cosid-
detta “short list di Napoli Orientale”, elaborata dall’Istituto Superiore di Sanità ed ARPAC per
tutte le aree del SIN.
Matrice Analiti
Composti Inorganici, Composti Organici Aromatici, Aromatici Policiclici, Fe-
SUOLI noli clorurati e non, Idrocarburi, PCB, MTBE, Alifatici clorurati cancerogeni
e non, Clorobenzeni
Metalli, Composti Organici Aromatici, Aromatici Policiclici, Fenoli e clorofe-
Tabella 12.10 ACQUE SOTTERRANEE noli, Idrocarburi totali, Cloruro vinile monomero, MTBE, Alifatici clorurati
RSA: Analiti ricercati cancerogeni e non, Clorobenzeni
Si riportano, in figure 12.17 e 12.18, grafici riepilogativi degli esiti della caratterizzazione re-
canti le percentuali dei superamenti del limite normativo (D.Lgs. n. 152/2006, colonna A,
tabella 1 per i suoli e tabella 2 per le acque) di ciascun analita rispetto al numero di campioni
analizzati, suddivisi per matrice contaminata e famiglie di inquinanti.
Figura 12.17
Superamenti: Inorganici
Suoli, Acque
346
CAPITOLO 12 - Siti contaminati
Figura 12.18
Superamenti:
Microinquinanti organici
Suoli, Acque
I risultati ottenuti nei suoli evidenziano la presenza di superamenti diffusi dei limiti di colonna
A per alcuni metalli, in particolare berillio e stagno, che sono molto probabilmente ascrivibili
alla composizione naturale dei suoli dell’area, ma anche per il selenio e per alcuni microin-
quinanti organici, di sicura origine antropica, quali piombo tetraetile, Idrocarburi leggeri e
pesanti ed alcuni Idrocarburi Policiclici Aromatici.
Le acque sotterranee si confermano molto inquinate, come in tutto il resto del SIN, con su-
peramenti diffusi di metalli, idrocarburi, IPA, organoclorurati, organoalogenati, idrocarburi
aromatici e MTBE.
Nella figura 12.19, relativa all’ambito Serre di Pazzigno, si riporta, a titolo esemplificativo, la
rappresentazione cartografica della distribuzione spaziale delle concentrazioni di piombo de-
terminate per la matrice suolo (nella porzione compresa fra le profondità di 0-3m), ottenuta
mediante elaborazione geostatistca dei dati (interpolazione Kriging ordinario).
Figura 12.19
Distribuzione spaziale delle
concentrazioni di piombo nella
matrice suolo
(elaborazione geostatistica)
347
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Valutazioni
Le principali criticità che emergono principalmenteagli aspetti di seguito
dalla disamina dei dati sui siti conta- riportati.
minati in Campania sono riconducibili
348
CAPITOLO 12 - Siti contaminati
veloce liberarsi di suppellettili e ingom- rifiuti industriali o di rifiuti da costru-
branti abbandonandoli per strada, piut- zione e demolizione, che vede spesso
tosto che ricorrere ai servizi pubblici di il coinvolgimento della criminalità or-
raccolta, che, dal canto loro, non sem- ganizzata, per il cui contrasto si ritie-
pre sono caratterizzati da tempestività ne indispensabile il potenziamento
ed efficienza. Di più difficile risoluzione di tutte le possibili forme di controllo
il fenomeno degli smaltimenti illeciti di del territorio.
349
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
RIFIUTI E FLUSSI
DI MATERIA
Rifiuti
13
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
SCHEDE TEMATICHE
Attività produttive lattiero-casearie
Introduzione
La crisi economico-finanziaria ha tra- mercati, con la conseguente minore
volto il mercato delle materie prime, i produzione di scarti. A questo quadro
cui prezzi sono in forte flessione anche generale si è associata poi una flessio-
a causa del calo del costo del greggio, ne dei consumi finali, dovuta anch’essa
ridotto in pochi mesi a quasi un terzo alla situazione di crisi economica con-
delle quotazioni (40 dollari al barile at- tingente, cui seguirà presumibilmen-
tuali rispetto ai 110 di agosto 2008) e te una contrazione dei rifiuti prodotti
del deprezzamento del dollaro. L’effet- post consumo. Al di là di flussi specifici
to immediato della crisi è stato il ral- legati al mercato dei prodotti a basso
lentamento della domanda delle ma- costo (low cost) che potrebbero segui-
terie prime, necessarie a far muovere re invece un andamento opposto.
la locomotiva dell’industria primaria, e In congruenza con lo schema del ciclo
la conseguente diminuzione dei flussi di vita delle materie, riportato in figura
diretti e indiretti di materia. 13.1, a livello globale la conseguenza
Con un processo a catena tale riduzio- diretta della flessione della domanda
ne ha avuto - e avrà - effetti anche sulle di materie prime dovrebbe tradursi,
attività secondarie di trasformazione, per gli anni 2008-2009, in una riduzio-
che immetteranno minori prodotti sui ne del totale dei rifiuti prodotti.
Figura 13.1
Ciclo di vita delle materie
Altra conseguenza derivante dal ri- che mai attivare tutte quelle politiche
basso delle materie prime è il riflesso utili a incentivare il recupero dei rifiuti
avuto sul valore delle materie prime e dare maggiori possibilità di rialloca-
seconde (le materie prime ottenute zione dei prodotti ottenuti sul mercato
dal recupero dei rifiuti). Infatti, le quo- delle materie prime seconde.
tazioni del rottame d’acciaio sono pas- Gli effetti della crisi finanziaria, quindi,
sate da 700 a 300 dollari (USD) la ton- stanno provocando anche sul settore
nellata; quelle del rottame d’alluminio del recupero e riciclo dei rifiuti una cri-
da 1.000 a 400 dollari e la carta da si preoccupante che, se non fronteg-
macero ha addirittura quote con se- giata da adeguati provvedimenti, po-
gno negativo. Tale scenario non aiuta trà assumere aspetti devastanti. In tale
il settore del riciclo dei rifiuti, già in dif- ottica, ad esempio, potrebbe avere un
ficoltà, e risulta quindi necessario più ruolo una maggiore incisività dello
353
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
strumento del Green Public Procure- corso della progressiva integrazione
ment (Acquisti verdi nelle pubbliche dei principi comunitari nelle normati-
amministrazioni) ad oggi poco attua- ve nazionali, siano state “costrette” a
to e di altri strumenti di incentivazio- importare nuove regole da paesi più
ne similari (accordi di programma, ad avanzati, che spesso restano in parte
esempio). inapplicate o derogate, con la conse-
Per quanto riguarda il contesto regio- guente attivazione di innumerevoli
nale, da anni purtroppo la Campania procedure di infrazione.
si conferma leader a livello nazionale Ad oggi, tuttavia, è auspicabile una re-
per il numero di reati ambientali, in ale coerenza tra i valori affermati e le
particolare connessi alla gestione dei azioni quotidiane e, quindi, demolire
rifiuti. con azioni concrete la triste fama d’es-
Un triste primato che stride con le sere il paese dell’abusivismo e delle
semplificazioni e le deroghe ambien- discariche illegali (impatti).
tali a volte previste, in quanto allo Non essendo al momento possibile
smaltimento illegale di rifiuti speciali sviluppare indicatori relativi al livello
(anche di provenienza extraregionale), di criminalità (sociale, associata e or-
legato alla carenza di impianti adegua- ganizzata), infiltratasi nella gestione
ti di trattamento a livello nazionale e ai del ciclo dei rifiuti in Campania, né tan-
conseguenti elevati costi di gestione, tomeno sviluppare indicatori di corre-
che rendono appetibile per le imprese lazione tra le dinamiche economiche e
la strada dello smaltimento illegale. A la gestione dei rifiuti, nel presente ca-
ciò si aggiungano le deroghe in mate- pitolo si è cercato di valutare i fattori
ria ambientale derivanti dalla gestio- classici di pressione/stato/impatto/ri-
ne emergenziale dei rifiuti urbani che sposta quali, ad esempio, produzione
dura ormai da 15 anni. In tale contesto rifiuti (speciali e urbani), percentuale
si inserisce spesso la criminalità orga- di rifiuti pericolosi, risultati di raccolta
nizzata, il che pone questioni molto differenziata e recupero, fabbisogno di
più ampie relative all’educazione alla discarica, movimentazione e gestione
legalità. dei rifiuti, normativa di settore e piani-
Insomma l’impressione è che l’Italia ficazione in materia.
tutta, e in particolare la Campania, nel
I rifiuti urbani
I dati relativi alla produzione dei rifiuti che, negli ultimi anni, sono cresciuti, in
urbani in Campania, trattandosi di ri- modo diverso nelle diverse regioni.
fiuti gestiti dal sistema pubblico, sono L’informazione è disponibile a livello
comprensivi dei rifiuti domestici, dei regionale, provinciale e comunale e
rifiuti raccolti in aree pubbliche, oltre per tipologia di rifiuto (CER).
quelli assimilati (sia da servizi che da La base informativa è costituita da ela-
attività produttive) e vi sono compresi borazioni Arpac effettuate su dati co-
anche i quantitativi raccolti in modo municati da Comuni in ottemperanza
differenziato. I valori della produzione all’Ordinanza del Commissario di Go-
di rifiuti urbani procapite, quindi, di- verno Emergenza rifiuti n. 164/2006.
pendono sia dall’effettiva produzione Nonostante l’obbligo di trasmissione
domestica dei singoli abitanti (che do- dei dati da parte dei Comuni, scarsa
vrebbe variare secondo stime da 700 a è la percentuale degli stessi che han-
1.000 grammi al giorno, per un totale no trasmesso puntualmente i dati e,
annuo compreso tra i 250 e i 350 Kg/ pertanto, ogni anno è stato necessario
anno), sia dall’ammontare di rifiuti as- attivare complesse attività di sollecito,
similati raccolti insieme ai rifiuti urbani con dati pervenuti anche con diversi
354
CAPITOLO 13 - Rifiuti
mesi di ritardo rispetto alle scadenze vello provinciale e regionale sono stati
fissate dall’Ordinanza n. 164/2006. considerati anche i rifiuti urbani indif-
Ciononostante, in più occasioni è stato ferenziati, stimati in base al seguente
necessario fare ricorso all’integrazione meccanismo: per i comuni che non
della base dati con le informazioni rice- hanno trasmesso i dati relativi all’anno
vute dai Consorzi di bacino (ex LR n. 10 2007 sono stati utilizzati i dati di pro-
del 10 febbraio 1993), dagli Osservato- duzione RU del 2006; per i comuni che
ri provinciali sui rifiuti, dal Sottosegre- non hanno trasmesso i dati nel 2005
tariato di Stato per l’emergenza rifiuti e nel 2006 si sono utilizzati i dati di
e, in alcuni casi, da aziende municipa- produzione RU del 2004, con un pro-
lizzate di gestione dei servizi di igiene cedimento che potremmo definire a
urbana. Così facendo, per l’anno 2007 cascata sino ad arrivare ai dati di pro-
sono stati elaborati i dati di 496 comu- duzione RU del 2002.
ni su 551, per una copertura in termini I dati presentati si discostano legger-
di popolazione residente pari al 95%. mente dai dati pubblicati da Apat (oggi
Al fine di considerare anche i rifiuti Ispra) a causa dei differenti criteri di
prodotti e non dichiarati dai comuni stima, aggregazione ed elaborazione
inadempienti, per i dati aggregati a li- dei dati.
La produzione
La produzione dei rifiuti urbani in dovuto presumibilmente a una certa
Campania nell’anno 2007 è stata pari influenza sui dati dei periodi di emer-
a 2.793.896 tonnellate segnando un genza acuta nello smaltimento dei ri-
incremento complessivo di 7,1 punti fiuti indifferenziati, con cali di produ-
percentuali alla produzione registrata zione, come ad esempio nel 2004, che
nel 2002. Tale dato tuttavia potrebbe potrebbero essere attribuiti a quanti-
essere sottostimato a causa della gra- tativi di rifiuti indifferenziati stoccati
ve crisi nella raccolta dei rifiuti urba- in emergenza dai Comuni e non con-
ni, avutasi negli ultimi mesi del 2007 tabilizzati dagli stessi o contabilizzati
con ingenti quantitativi di rifiuti urbani in un anno diverso (ad esempio 2005)
prodotti e rimasti per strada e, quindi, da quello effettivo di produzione. In
non contabilizzati in tale anno. tabella 13.1 sono riportati i dati di pro-
Analizzando la variazione della pro- duzione totali e per provincia relativi
duzione di anno in anno, emerge in all’arco temporale 2002-2007.
generale un andamento altalenante,
355
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 13.2
Contributo percentuale provinciale
alla produzione di rifiuti urbani
Nel 2007 la produzione procapite re- bella 13.2 è riportato il trend dei dati
gionale è stata pari a 478 Kg/anno pari dal 2002 al 2007, dal quale si rileva un
a 1,31 Kg per abitante al giorno. In ta- incremento pari al 6,2%.
Variazione media
RU tot procapite Variazione annua Variazione annua
Anno 2002-2007
Kg/abitante Kg/abitante % %
2002 450 - -
2003 466 16 3,6
2004 472 6 1,2
6,2
Tabella 13.2 2005 483 11 2,3
Procapite rifiuti urbani e variazione 2006 480 -3 - 0,6
annua in quantità e percentuale in
Campania, anni 2002-2007 2007 478 -2 - 0,4
356
CAPITOLO 13 - Rifiuti
Figura 13.3
Distribuzione territoriale della
produzione di rifiuti urbani e grafico
di correlazione con il numero di
abitanti, anno 2007
Figura 13.4
Distribuzione territoriale della
produzione procapite di rifiuti urbani
e grafico di correlazione con il
numero di abitanti, anno 2007
358
CAPITOLO 13 - Rifiuti
Ulteriori indicazioni arrivano dall’ana- • le aree periurbane quali, ad esem-
lisi territoriale della distribuzione del- pio, la Piana del Sele, la Valle
la produzione procapite (figura 13.4) dell’Irno, la Valle Caudina e la Valle
dalla quale si rilevano zone omogenee del Lauro con produzione procapi-
di produzione in parte sovrapponibili te compresa tra i 360 ed i 550 Kg/
ai sistemi territoriali individuati dal abitante*anno
PTR (Piano territoriale regionale) della • le aree con vocazione turistica,
Campania. In particolare sono distin- quali la Costiera Sorrentina ed
guibili: Amalfitana, i Campi Flegrei e le
• vaste zone del territorio con ca- Isole, e la zona Costiera del Cilento
ratteristiche rurali e con proca- con procapite superiore alla media
pite basso (inferiore ai 360 Kg/ regionale fino a raggiungere picchi
abitante*anno), identificabili in di 1.000 Kg/abitante*anno.
particolare con alcuni territori Complessivamente i dati denotano una
delle province di Salerno (Cilento inefficacia delle politiche di riduzione
e Vallo di Diano), Avellino (Irpinia perseguite dalle strategie di gestione
e Baronia), Caserta (Alto Caserta- dei rifiuti comunitarie, nazionali e re-
no), Benevento (Sannio) gionali, anche se risulta confortante lo
• la conurbazione che si estende “stato attuale” con produzione proca-
tra i centri di Napoli, Caserta e Sa- pite regionale (478 Kg/abitante*anno)
lerno con produzione procapite ben al di sotto dei valori della media
mediamente superiore ai 480 Kg/ nazionale di 550 Kg/abitante*anno.
abitante*anno
La raccolta differenziata
L’informazione relativa alla quantità di • Multimateriale. L’Ordinanza n.
rifiuti urbani raccolti in modo differen- 164/2006 prevede che il Comu-
ziato in Campania è disponibile a livel- ne dichiari i quantitativi di scarto
lo regionale, provinciale e comunale e derivanti dalla selezione del multi-
per tipologia di rifiuto (CER) prodotto. materiale, nel caso il Comune non
I dati vengono raccolti secondo moda- dichiari tale quantitativo si applica
lità comuni, a livello regionale, e vali- ai quantitativi di multimateriale
dati secondo metodologie condivise dichiarati il 15% di scarto. L’Ispra
così come previsto dall’Ordinanza n. applica il 5% di scarto
164/2006 a partire dai dati 2005. • Criteri di stima dei quantitativi di
La fonte dei dati è la medesima utiliz- rifiuti prodotti per i Comuni che di-
zata per i dati relativi alla produzione chiarano un procapite eccessiva-
dei rifiuti urbani. È da evidenziare che mente basso o che non dichiara-
i dati presentati si discostano legger- no alcun dato. Tali criteri di stima
mente da quelli pubblicati dall’Ispra attualmente diversi, hanno effetto
(ex Apat), a causa dei differenti criteri soprattutto sui livelli di RD regio-
di aggregazione ed elaborazione, ri- nale e provinciali.
conducibili sostanzialmente ai seguen- Tra il 2002 e il 2007, la raccolta diffe-
ti punti: renziata ha fatto registrare, a livello re-
• Coefficiente di spazzamento ri- gionale, un incremento in valore asso-
fiuti. L’Ordinanza commissariale luto pari a circa 200.000 tonnellate (da
n. 164/2006 individua un coeffi- 202.000 a circa 400.000 tonnellate).
ciente di correzione calcolato in Quattrocentomila tonnellate (tabella
base alla produzione procapite 13.4) costituite per oltre il 70% da fra-
di rifiuti, che contribuisce ad un zione organica, carta e cartone e vetro
lieve aumento della percentuale che pur costituendo una risposta nel
di raccolta differenziata; nessun modello DPSIR, costituiscono a loro
coefficiente a riguardo è previsto volta una pressione a cui rispondere
dall’Ispra con un numero adeguato di impianti
359
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
per il recupero di tali frazioni, che in è del tutto paragonabile a quella della
Campania, per vetro e organico, ri- provincia di Benevento, con il proble-
sultano essere notevolmente sottodi- ma, che tale dato incoraggiante deve
mensionati. essere poi confrontato con la maggio-
Molto interessante risulta l’analisi dei re produzione complessiva di rifiuti
dati disaggregati a livello provinciale della provincia di Napoli.
(tabella 13.4), che confermano le pro- Altra indicazione rilevante è che, seb-
porzioni mastodontiche della provin- bene in termini percentuali le province
cia di Napoli, che pur non eccellendo di Avellino e Salerno raggiungano risul-
in materia di raccolta differenziata, tati comparabili, il dato di produzione
risulta ugualmente la provincia dalla procapite di raccolta differenziata rive-
quale si origina il maggior quantitativo la un comportamento nettamente più
in termini assoluti di raccolta differen- virtuoso dei comuni salernitani con
ziata. Maggior indicazioni si ritrovano 119 Kg/abitante*anno contro i 95 dei
in tabella 13.5, dalla quale risulta che comuni avellinesi. Notevole, invece,
la produzione procapite di raccolta risulta il ritardo della provincia di Ca-
differenziata della provincia di Napoli serta.
Come rilevabile dalla tabella 13.6 il una variazione complessiva del 94,3%
trend di produzione procapite di rac- dal 2002 al 2007 e soprattutto con in-
colta differenziata della regione Cam- crementi annuali in crescita esponen-
pania risulta in costante crescita, con ziale dal 2005 al 2007.
360
CAPITOLO 13 - Rifiuti
Figura 13.5
Composizione merceologica di
raccolta differenziata in Campania,
anno 2007
Figura 13.6
Composizione merceologica di
raccolta differenziata provinciale,
anno 2007
Rispetto all’obiettivo campano del 25% tivo principale della raccolta differen-
di raccolta differenziata entro il 2009, ziata è, in generale, quello di minimiz-
fissato con la legge di conversione n. zare la quantità di rifiuti indifferenziati
123 del 14 luglio 2008 (per le altre avviati a smaltimento. In Campania il
regioni italiane l’obiettivo è del 50%), trend positivo della crescita della rac-
nel 2007 è stato raggiunto il risultato colta differenziata è risultato poco
del 15,5% presentando, quindi, un in- significativo sino al 2005, a causa
cremento di poco superiore ai 2 punti dell’incremento della produzione to-
percentuali rispetto al 2006. tale. Tuttavia si assiste a una variazio-
Analizzando i dati a livello provinciale, ne della tendenza con la registrazione
emerge una situazione abbastanza di- dei primi decrementi di produzione di
versificata. Le province di Avellino, con rifiuti indifferenziati. Tale valutazione
il 29,6% di raccolta differenziata (incre- cambia notevolmente se si analizzano
mento di 3 punti percentuali rispetto al i dati a livello comunale, con ben 152
2006), e di Salerno, con il 28,7% (incre- comuni (per un totale di 920.759 abi-
mento di 5 punti e mezzo percentuali tanti) che al 2007 superano il 35% di
rispetto al 2006), staccano notevol- raccolta differenziata e che dal 2002
mente le altre province e si pongono hanno ridotto la produzione di rifiuti
su risultati ben superiori alla media indifferenziati da 297.805 tonnellate a
regionale e all’obiettivo del 2009. Se- 206.641, con un decremento del 31%.
gue la provincia di Benevento con il Tuttavia, tali zone non coincidono con
18,5% (anche qui con un incremento le zone di maggior produzione dei ri-
di 3 punti e mezzo percentuali rispet- fiuti della Campania, accogliendo di
to al 2006). Sotto la media regionale si fatto appena il 16% della popolazione
presentano le province di Caserta, con campana, motivo per cui tali virtuo-
7,7% (unica provincia in controten- si risultati hanno scarsa incidenza sul
denza, con addirittura un decremen- dato regionale.
to di 3,7 punti percentuali rispetto al Lo sguardo d’insieme sul territorio re-
2006) e di Napoli, con l’11,9% (con un gionale (figura 13.7) evidenzia ancora
incremento più contenuto di 2,3 punti una volta che la raccolta differenzia-
percentuali rispetto al 2006). L’obiet- ta è attuata per la maggior parte dai
362
CAPITOLO 13 - Rifiuti
Comuni delle province di Salerno, pratiche di raccolta differenziata adot-
Avellino e Benevento. Ancora più inte- tate da alcuni Comuni (di color verde
ressante è l’evoluzione storica (figura intenso) si sono via via estese ai comu-
13.8), che evidenzia una sorta di con- ni confinanti, con un meccanismo che
tagio di prossimità, per cui le buone potremmo definire a macchia d’olio.
Figura 13.7
Distribuzione territoriale della raccolta
differenziata e grafico di correlazione
con il numero di abitanti, anno 2007
363
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 13.8
Distribuzione territoriale della raccolta
differenziata, anni 2002-2007
La frazione indifferenziata
I dati della produzione regionale di temporale 2002-2007. Per tutte le pro-
rifiuti urbani indifferenziati (totale e vince emerge un andamento alquanto
procapite) evidenziano come solo per altalenante sicuramente attribuibile ai
alcuni territori virtuosi tale frazione vari periodi di emergenza avuti nello
possa essere considerata una “frazio- smaltimento dei rifiuti indifferenziati,
ne residuale”, mentre per la gran parte con un andamento via via decrescente
della regione tale frazione costituisca a partire dal 2005. Tale continuo de-
ancora la principale problematica da cremento, pur essendo in parte pro-
affrontare. vocato dalla grave crisi emergenziale
In particolare nella tabella 13.8 è ri- avuta a fine 2007, in particolare per le
portata la produzione di rifiuti indiffe- province di Napoli, Caserta e Beneven-
renziati per provincia relativa all’arco to, è certamente attribuibile anche al
364
CAPITOLO 13 - Rifiuti
costante incremento dei quantitativi colta differenziata.
sottratti dalla buona pratica della rac-
2002 415 - -
365
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
suolo o nel suolo, compresa la zona in- si è ritenuto opportuno introdurre nel certo calo delle quantità smaltite in
terna al luogo di produzione dei rifiuti
adibita allo smaltimento dei medesimi calcolo anche le quantità di rifiuti og- discariche regionali o stoccate in de-
da parte del produttore degli stessi, getto di stoccaggio/messa in riserva positi provvisori di eco-balle. Tale an-
nonché qualsiasi area ove i rifiuti sono “provvisori” sotto forma di eco-balle. damento non è correlabile al trend po-
sottoposti a deposito temporaneo per
più di un anno. Sono esclusi da tale de- In base a tale scelta è stata poi cal- sitivo della raccolta differenziata, che
finizione gli impianti in cui i rifiuti sono colata la percentuale di rifiuti indiffe- sino al 2007 ha inciso solo lievemente
scaricati al fine di essere preparati per
il successivo trasporto in un impianto
renziati smaltiti in discarica in regione sul quantitativo totale di rifiuti indiffe-
di recupero, trattamento o smaltimen- Campania dal 2003 al 2007, riportata renziati da smaltire in Campania.
to, e lo stoccaggio di rifiuti in attesa in tabella 13.11. I dati evidenziano un
di recupero o trattamento per un pe-
riodo inferiore a tre anni come norma
generale, o lo stoccaggio di rifiuti in
attesa di smaltimento per un periodo Quantità totale rifiuti urbani
Quantità totale Percentuale dei rifiuti urbani Procapite
smaltiti in discarica
inferiore a un anno>> Anno rifiuti urbani prodotti
e in siti di stoccaggio balle
prodotti smaltiti in discarica rifiuti urbani smaltiti
(tonnellate/anno) e in siti di stoccaggio balle (Kg*abitante/anno)
(tonnellate/anno)
Pertanto si rileva che i dati sopra ri- che come siti di stoccaggio balle, con
portati sono sotto stimati, in termini la riapertura di numerose vecchie di-
di fabbisogno di discarica del ciclo dei scariche per brevi periodi e per picco-
rifiuti in Campania, perché non com- le volumetrie residue.
prensivi dei quantitativi: Analizzando i flussi di rifiuti in detta-
• delle giacenze presenti in numero- glio, infatti, si rileva che tra le discari-
si siti di stoccaggio provvisori alle- che soltanto quelle di Serre, Villaricca
stiti in emergenza e dei quali non e Caserta risultano essere state utiliz-
si è tenuto conto per il calcolo dei zate per conferimenti massicci, con
quantitativi smaltiti in discarica quantitativi superiori alle 150.000 ton-
• delle giacenze presenti negli im- nellate/anno; mentre tra i siti di stoc-
pianti di trattamento meccanico caggio provvisorio/messa in riserva la
biologico (ex CDR) quasi totalità dei flussi è concentrata
• di rifiuti indifferenziati smaltiti in nel sito di Giugliano in Campania, con
discariche extra regionali un quantitativo stoccato nel corso del
• degli scarti provenienti dal recu- 2007 superiore alle 990.000 tonnella-
pero della raccolta differenziata. te/anno.
Detto questo, risulta evidente come la In conclusione possiamo dire che il
regione Campania continua a essere ciclo dei rifiuti urbani in Campania
una di quelle regioni fortemente di- all’anno 2007 risulta ancora poco inte-
pendente dallo smaltimento di rifiuti grato con diversi punti di criticità indi-
solidi urbani in discarica e in partico- viduabili in particolare:
lare per il 2007, considerando anche • negli scarsi livelli di raccolta dif-
le giacenze negli impianti ex CDR, i siti ferenziata a livello regionale
di stoccaggio provvisori e i quantitati- (15,5%)
vi di rifiuti avviati a smaltimento fuori • nella carenza di impianti di re-
regione, si stima che almeno l’89% dei cupero rifiuti raccolti in maniera
rifiuti urbani prodotti in un anno fini- differenziata, con punte di critici-
sca in discarica. tà per quanto riguarda la frazione
In particolare risulta che nel 2007 sia- organica (avvio a recupero fuori
no stati 19 (9 discariche e 10 siti di regione)
stoccaggio) i siti utilizzati complessiva- • nella eccessiva movimentazione
mente in regione sia come discariche dei rifiuti causata in parte dalla
366
CAPITOLO 13 - Rifiuti
frammentazione gestionale e in 200 del D.Lgs. n. 152/2006
parte dalla carenza di impianti • nell’utilizzo quale forma prevalen-
• nella non autosufficienza della ge- te di gestione dello smaltimento in
stione dei rifiuti urbani non peri- discarica o dello stoccaggio “prov-
colosi all’interno degli Ambiti ter- visorio” delle eco-balle.
ritoriali ottimali di cui all’articolo
I rifiuti speciali
Lo strumento del Modello unico di • Imprese ed enti che producono ri-
dichiarazione (MUD) è stato previsto, fiuti pericolosi
quale mezzo di semplificazione degli • Imprese agricole di cui all'articolo
adempimenti in materia ambientale, 2.135 del codice civile con un vo-
con la Legge n. 70/1994; sin da allora lume di affari annuo superiore a
si sono succedute modifiche “tecni- Euro 8.000,00
che”, che hanno visto sia l’aggiunta al Produttori iniziali di rifiuti non peri-
Modello di specifiche sezioni, sia mo- colosi
difiche riguardanti i soggetti obbligati • Imprese ed enti produttori iniziali
alla sua presentazione. di rifiuti non pericolosi da lavora-
In particolare il D.Lgs. n. 152/2006 zioni industriali2 che hanno più di
ha apportato notevoli modifiche per 10 dipendenti (cioè con 10 dipen-
quanto riguarda l’obbligo della presen- denti non si presenta la comunica-
tazioni delle dichiarazioni MUD, por- zione rifiuti mentre con 11 dipen-
tando di fatto a un drastico calo delle denti deve essere presentata)
dichiarazioni presentate (dalle 34.000 • Imprese ed enti produttori iniziali
del 2005 alle 27.500 del 2007) e a un di rifiuti non pericolosi da lavora-
notevole scostamento tra le quantità zioni artigianali2 che hanno più di (2) Per lavorazione industriale o arti-
di rifiuti dichiarati e quelli effettiva- gianale si intende qualsiasi attività di
10 dipendenti (cioè con 10 dipen- produzione di beni, anche condotta
mente prodotti, in particolare per i ri- denti non si presenta la comunica- all'interno di un'unità locale avente ca-
fiuti speciali non pericolosi. zione rifiuti, mentre con 11 dipen- rattere prevalentemente commerciale
o di servizio, purché tale lavorazione
Tale scostamento dovrebbe tuttavia denti deve essere presentata) sia identificabile in modo autonomo
essere alleviato dal “correttivo am- • Imprese ed enti che producono e non finalizzata allo svolgimento
bientale”, il D.Lgs. n. 4/2008, che ha rifiuti non pericolosi da attività di dell'attività commerciale o di servizio
reintrodotto l’obbligo di presentazione recupero e smaltimento di rifiu-
del MUD per i produttori di rifiuti non ti, fanghi non pericolosi prodotti
pericolosi, ferma restando una serie di dalla potabilizzazione e da altri
esenzioni in parte già previste anche trattamenti delle acque e dalla de-
dalla precedente normativa. purazione delle acque reflue e da
Ad ogni modo si è ritenuto opportuno abbattimento fumi
presentare i dati di produzione e ge- Produzione di rifiuti pericolosi con-
stione dei rifiuti speciali dedotti dal- feriti al servizio pubblico di raccolta
le elaborazioni dei MUD, che ad oggi competente per il territorio previa
costituiscono comunque l’unica fonte apposita convenzione
informativa in materia di rifiuti specia- • Gestore del servizio (limitatamen-
li. In particolare allo stato attuale per te alla quantità conferita)
quanto riguarda la “comunicazione ri- Gestione dei rifiuti
fiuti”, ai sensi della normativa ad oggi • Chiunque effettua a titolo profes-
in vigore, risultano obbligati alla pre- sionale attività di raccolta e tra-
sentazione del MUD in base alla peri- sporto di rifiuti
colosità o meno dei rifiuti e in base alla • Commercianti e intermediari di ri-
tipologia di attività. fiuti senza detenzione
Produzione di rifiuti pericolosi • Chiunque svolge operazioni di re-
367
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
cupero e smaltimento dei rifiuti • Gestore dell'impianto portuale di
• Consorzi istituiti con le finalità di raccolta e del servizio di raccolta
recuperare particolari tipologie di Imballaggi immessi sul mercato (per
rifiuto ciascun materiale e per tipo di imbal-
• Soggetti istituzionali responsabili laggio) e riutilizzati (per ciascun ma-
del servizio di gestione integrata teriale), rifiuti di imballaggio riciclati
dei rifiuti urbani ed assimilati e recuperati provenienti dal mercato
Gestione dei veicoli fuori uso e dei re- nazionale
lativi componenti e materiali • Consorzio nazionale imballaggi
• Chiunque svolga le attività di rac- (Conai)
colta, di trasporto e di trattamento • Produttori che hanno organizzato
dei veicoli fuori uso e dei relativi autonomamente, anche in forma
componenti e materiali ai sensi associata, la gestione dei rifiuti di
del D.Lgs. n. 209/2003 (utilizzando imballaggio o che hanno messo in
l’apposita sezione) atto un sistema di restituzione dei
• Chiunque svolga attività di gestio- propri imballaggi (queste casisti-
ne di veicoli fuori uso non rien- che comprendono tutti i produtto-
tranti nel campo di applicazione ri che non hanno aderito a consor-
del D.Lgs. n. 209/2003 (utilizzando zi, che possono presentare il MUD
la modulistica generale) per coloro i quali hanno aderito ai
• Rifiuti prodotti dalle navi e da que- loro sistemi gestionali, inviandone
ste consegnati nei porti contestualmente copia al Conai).
La produzione
In tabella 13.12 sono riportati i dati di rifiuti speciali non pericolosi, sia stata
produzione di rifiuti speciali totali e comunque registrata una produzione
non pericolosi in Campania, con detta- di 1.413.000 tonnellate/anno di rifiuti
glio provinciale dal 2002 al 2006. I dati speciali non pericolosi, forse a testi-
rappresentati non tengono conto della monianza di una certa prudenza del-
stima dei rifiuti speciali da costruzione le imprese ormai abituate a continui
e demolizione (C&D), mancando per cambiamenti normativi in materia.
essi il necessario livello di dettaglio Nel grafico di figura 13.9 sono ripor-
provinciale. In analogia ai dati di pro- tate le variazioni in percentuale della
duzione dei rifiuti urbani, la gran par- produzione provinciale e regionale dei
te della produzione dei rifiuti speciali rifiuti speciali non pericolosi. È interes-
si concentra nelle province di Napoli, sante notare un andamento comune
Caserta e Salerno; importante anche a tutte le province tranne che per la
la produzione di rifiuti speciali in pro- provincia di Caserta, che, in linea con
vincia di Avellino. l’esenzione MUD prevista, evidenzia
La produzione totale di rifiuti specia- un decremento di produzione già dal
li regionale si attesta sui 1.700.000- 2005.
1.800.0000 tonnellate/anno nel Nel 2006 le province di Napoli e Avel-
periodo 2002-2004, con un forte incre- lino segnano i maggiori cali di produ-
mento nel 2005 (2.071.000 tonnellate/ zione dei rifiuti speciali non pericolosi
anno) per poi scendere al sottostimato rispetto al 2005, mentre leggermente
1.612.000 tonnellate/anno del 2006. più contenuta è la riduzione della pro-
È da rilevare al riguardo che nono- duzione dichiarata per i territori delle
stante la totale esenzione prevista dal altre province.
D.Lgs. n. 152/2006 per i produttori di
368
CAPITOLO 13 - Rifiuti
2002 2003 2004 2005 2006
Provincia
RS-NP RS-TOT RS-NP RS-TOT RS-NP RS-TOT RS-NP RS-TOT RS-NP RS-TOT
Avellino 250.355 272.396 215.756 232.751 164.253 175.203 200.387 213.338 140.299 152.666
Benevento 26.231 29.444 40.598 44.694 38.447 43.452 47.515 59.897 38.159 47.384
Caserta 315.723 333.623 376.971 404.435 425.032 447.942 387.133 423.695 318.788 357.473
Napoli 653.524 710.126 678.946 755.599 661.384 755.274 813.579 920.378 551.195 663.668
Tabella 13.12
Salerno 381.258 427.792 419.154 440.310 375.486 390.546 432.579 454.306 365.317 391.741 Produzione di rifiuti speciali totali e
non pericolosi (tonnellate) in
CAMPANIA 1.627.091 1.773.381 1.731.425 1.877.789 1.664.602 1.812.417 1.881.193 2.071.614 1.413.758 1.612.933
Campania, anni 2002-2006
Figura 13.9
Variazione percentuale di produzione
rifiuti speciali non pericolosi,
anni 2003-2006
In Tabella 13.13 sono riportati i dati di che gli oltre 2 milioni di tonnellate sti-
produzione dei rifiuti da costruzione e mati vanno sommati ai rifiuti speciali
demolizione stimati per il quadriennio non pericolosi rilevati da dichiarazioni
2003-2005 da Apat e per il 2006 dal- MUD. Ad oggi, il dato relativo ai rifiuti
la Sezione regionale del Catasto rifiuti speciali non pericolosi è frutto per ol-
della Campania sulla base di indicatori tre il 50% di stime statistiche per cui
economici (PIL e numero di addetti del è necessario prendere coscienza del
settore costruzioni), della serie storica fatto che i livelli di conoscenza del fe-
e dei dati di gestione anno 2006. È si- nomeno sono parziali e distanti dalla
gnificativo a tal riguardo evidenziare auspicata “tracciabilità dei rifiuti”.
2002 2.027.830
2003 2.476.952
2004 2.531.901
Tabella 13.13
2005 2.007.164 Rifiuti speciali da attività di
costruzione e demolizione
2006 2.275.281
in Campania, anni 2002-2006
369
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
AVELLINO BENEVENTO
CASERTA NAPOLI
SALERNO CAMPANIA
Figura 13.10
Composizione percentuale della
produzione rifiuti speciali per
provincia (anno 2005)
370
CAPITOLO 13 - Rifiuti
Figura 13.11
Distribuzione territoriale della
produzione di rifiuti speciali in
Campania, per comune
(anno 2005, elaborazione
da fonte MUD)
371
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
mento nel 2005 (190.421 tonnellate/ un andamento altalenante comune
anno) e un calo dell’8% nel 2006 con a tutte le province tranne che per la
174.884 tonnellate/anno. Nel grafico provincia di Napoli che, invece, pre-
di figura 13.12 sono riportate le varia- senta in tutto il periodo un continuo
zioni in percentuale della produzione incremento di produzione, sebbene
provinciale e regionale dei rifiuti spe- con una variazione percentuale via via
ciali pericolosi. È interessante notare decrescente.
Figura 13.12
Variazione percentuale della
produzione rifiuti speciali pericolosi,
anni 2003-2006
AVELLINO BENEVENTO
CASERTA NAPOLI
SALERNO CAMPANIA
Figura 13.13
Composizione percentuale della
produzione rifiuti speciali pericolosi
per provincia, anno 2006;
le etichette numeriche relative a valo-
ri inferiori al 3% non sono riportate
373
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
La gestione
La quantificazione dei rifiuti specia- un quadro generale della gestione dei
li gestiti in Campania è stata desunta rifiuti speciali in Campania, è assoluta-
dalle pubblicazioni Apat (oggi Ispra) mente necessario introdurre un bilan-
“Rapporto rifiuti” 2008, 2007, 2006, cio di materia (estremamente semplifi-
2005, 2004. Il sistema di gestione cato) che di seguito riportiamo (figura
dei rifiuti speciali appare abbastanza 13.14), fermi restando tutti i limiti e le
complesso e difficile da interpretare criticità relativi alla contabilità dei ri-
e standardizzare, anche riguardo ai fiuti speciali più volte evidenziati.
differenti sistemi autorizzativi adottati Il bilancio è elaborato per i dati di pro-
a livello locale, nonché alla continua duzione e gestione relativi all’anno
evoluzione normativa in materia. 2005 che, nonostante le esenzioni già
In Campania, non tutti i rifiuti speciali in vigore, come visto offre comunque
prodotti vengono gestiti sul territorio un livello di copertura paragonabile
regionale. Per tale motivo, per avere agli anni precedenti.
Figura 13.14
Bilancio dei dati di produzione e
gestione dei rifiuti e dei flussi
di materia, anno 2005
374
CAPITOLO 13 - Rifiuti
Totale rifiuti
da D1 Totale rifiuti
da R1 a avviati ad
Anno a D12 R12 e R13 D13 e D15 avviati Totale gestione
R11 operazioni di
e D14 a stoccaggi
trattamento
2006 1.740.868 485.265 2.226.133 398.703 38.571 437.274 2.663.407
da R1 a da D1 a
Anno Totale R12 e R13 D13 e D15 Totale Totale gestione
R11 D12 e D14
2006 65% 18% 84% 15% 1% 16% 100%
Il trend di gestione dei rifiuti evidenzia caggio ai fini del recupero o dello
un andamento alquanto altalenante. smaltimento.
In particolare, analizzando il dato di Analizzando separatamente i dati di
gestione complessivo, si riscontra un gestione dei rifiuti speciali pericolosi
andamento periodico alternante tra e non pericolosi, emerge che i rifiuti
2.600.000 e 3.400.000 tonnellate/ non pericolosi sono destinati preva-
anno. I dati di dettaglio inoltre eviden- lentemente a operazioni di recupero;
ziano le seguenti tendenze: viceversa i pericolosi vengono tenden-
• in calo risultano i rifiuti avviati a zialmente smaltiti con operazioni di
operazioni di smaltimento defini- trattamento chimico-fisico-biologico
tivo (incenerimento D10) oppure o tramite l’incenerimento. Altra infor-
in altre operazioni di smaltimento mazione rilevante è la costante ridu-
quali pretrattamenti chimici, fisici zione dello smaltimento in discarica
e biologici (D8 e D9) dovuta principalmente, piuttosto che
• in crescita, almeno in termini per- a comportamenti virtuosi in linea con i
centuali, il quantitativo di rifiuti principi europei, all’esaurimento e alla
speciali avviati a operazioni di re- conseguente chiusura delle ultime due
cupero (in particolare R4 ed R9) discariche per rifiuti speciali in Campa-
• costante la quantità di rifiuti avvia- nia, i cui ultimi conferimenti risalgono
ta a operazioni di giacenza/stoc- ai primi mesi del 2005.
375
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
dono i cosiddetti “lavori di riviera” altre lavorano a partire da uno stadio
(rinverdimento, calcinaio, decalcina- preciso del ciclo produttivo, altre an-
zione-macerazione), quelli “di concia” cora sono caratterizzate dalla com-
propriamente detti e le operazioni di presenza di un ciclo completo e cicli
“riconcia”, tintura e ingrasso. Le fasi parziali. Molte lavorazioni vengono
a secco riguardano alcune operazioni effettuate da terzisti, con ingressi e
meccaniche e il processo di rifinizio- uscite in diversi punti del ciclo di lavo-
ne. razione.
Il settore della concia in Italia è essen- L’industria conciaria italiana si contrad-
zialmente composto da piccole e medie distingue da quella del resto d’Europa
imprese ed è concentrato all’interno in quanto essenzialmente costituita da
di distretti specializzati per tipologia di piccole e medie imprese, molte del-
lavorazione e per destinazione merce- le quali a forte carattere artigianale.
ologica di prodotto (calzatura, pellet- Anche il distretto conciario solofrano
teria, arredamento, abbigliamento, tra evidenzia una “balcanizzazione” del
gli altri) e, di conseguenza, tipologia di tessuto produttivo (è netta, infatti, la
lavorazione della pelle. I principali di- prevalenza nell’area industriale di uni-
stretti produttivi sono concentrati ad tà di piccole e piccolissime dimensioni)
Arzignano, Zermeghedo e Montebello con un continuo avvicendarsi di nuove
Vicentino, in provincia di Vicenza, tra unità produttive, spesso derivanti da
(3) Riorganizzazione del processo pro- Turbigo e Castano Primo, in provincia spin-off3, scorpori e acquisizioni, con
duttivo
di Milano, a Santa Croce sull’Arno e un’intensa mortalità di imprese (in
Ponte a Egola, nel pisano, e a Solofra specie marginali) che porta a frequenti
in provincia di Avellino. trasferimenti a quelle sopravvissute di
Ogni singola azienda, inoltre, in funzio- risorse strumentali e umane così libe-
ne della specifica articolistica che pro- ratesi. Inoltre, dal 2001 al 2005, la crisi
duce, è caratterizzata da una propria che ha investito il settore ha ridotto
particolare configurazione d’impianto, ulteriormente le dimensioni medie
non esistendo un unico standardizzato aziendali. Di seguito si riporta una sin-
ciclo di lavorazione, anche all’interno tesi dei principali indicatori economici
di una stessa realtà industriale. Alcune caratteristici del comparto conciario in
aziende hanno un ciclo di lavorazione Italia.
completo (dalla pelle grezza al finito),
376
CAPITOLO 13 - Rifiuti
La produzione di rifiuti nel polo indu- le e cuoio derivanti dalla spaccatura e
striale conciario è caratterizzata dai rifilatura. Altri rifiuti sono costituiti da
fanghi di depurazione di risulta dal imballaggi e rifiuti solidi assimilabili ai
trattamento di liquami conciari, non- rifiuti urbani.
ché da altri rifiuti solidi tipici del pro- La tabella 13.18 riporta le principa-
cesso della concia e della preparazio- li tipologie di rifiuto caratteristiche
ne della concia; si tratta di carniccio del ciclo industriale e i relativi codici
da operazioni di scarnatura e rasatura, CER in base decisione 2000/532/CE e
piuttosto che cascami e ritagli di pel- 2001/118 CE.
Figura 13.15
Bilancio di materia ciclo di
produzione secondo le BAT
I dati di produzione rifiuti dal 2002 al calo della produzione di rifiuti speciali
2005 evidenziano per il settore della non pericolosi, passando da un valore
concia campano (Ateco 19) un drastico di 74.824 tonnellate nel 2002 ad un
377
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
valore di 20.912 nel 2005, andamento ciari italiani come rilevabile dalla figu-
comune anche agli altri distretti con- ra 13.16.
Figura 13.16
Confronto trend produzione rifiuti
non pericolosi da industria conciaria
(Elaborazione Arpac su fonte Apat)
Imprese
Produzione Produzione Produzione Produzione
registrate nel
Codice Ateco rifiuti 2003 rifiuti 2004 rifiuti 2005 rifiuti 2006
periodo 2003-2006
(tonnellate) (tonnellate) (tonnellate) (tonnellate)
(n.)
19.1 407 47.960.415 36.157.930 17.537.769 16.926.105
Imprese registrate
Codice Ateco MUD 2004 MUD 2005 MUD 2006 MUD 2007
nel periodo 2003-2006
Figura 13.17
Distribuzione territoriale delle
imprese conciarie
su base MUD 2004-2007
379
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 13.18
Distribuzione territoriale della
produzione rifiuti nel settore della
concia, anni 2003-2006
380
CAPITOLO 13 - Rifiuti
2003
2004
Figura 13.19
Composizione percentuale dei rifiuti
prodotti dal settore della concia,
anni2003-2004
381
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
2003
2004
Figura 13.20
Composizione percentuale dei
rifiuti prodotti dal settore della concia
compresi i rifiuti della depurazione
consortile, anni 2003-2004
Figura 13.21
Composizione percentuale dei rifiuti
prodotti dal ciclo della concia
secondo le BAT
382
CAPITOLO 13 - Rifiuti
2003
2004
Figura 13.22
Composizione percentuale dei rifiuti
prodotti dal ciclo della concia
secondo le BAT
383
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
smaltimento dipendono dalla natura pianificazione e controllo, che allo sta-
e dal contenuto di sostanze chimiche to attuale si basa su dati del 1998.
nelle rispettive frazioni di rifiuti. A tal riguardo sarà di estremo interes-
In conclusione è possibile dire che se verificare il livello di copertura del
l’analisi di dettaglio dei rifiuti del set- MUD 2008, al momento ancora non
tore conciario evidenzia e conferma disponibile, che grazie al correttivo
quanto già anticipato per i rifiuti spe- ambientale D.Lgs. n. 4/2008, dovreb-
ciali, per i quali il sistema normativo be garantire un’informazione più com-
attuale non ha garantito né una ade- pleta e aggiornata del fenomeno rifiuti
guata e completa conoscenza del fe- speciali, fatta eccezione per le imprese
nomeno (esenzione MUD), né tanto- con un numero di dipendenti inferiore
meno una adeguata programmazione, alle 10 unità.
Benevento 21 5 79 1 5
Attraverso alcuni procedimenti lavora- base alla sua acidità, in “siero dolce” e
tivi, il latte può fornire diversi prodotti “siero acido”.
alimentari, ognuno dei quali, anche se Siero che a sua volte può costituire,
in misura variabile, mantiene le carat- a seconda del processo produttivo e
teristiche della materia prima; sono delle esigenze di mercato, la materia
cioè prodotti ad alto contenuto protei- prima per la produzione:
co ed elevata percentuale di grasso. • di ricotta, che porta poi alla pro-
La lavorazione industriale del latte per duzione di uno scarto costituito da
la produzione di burro e formaggi dà siero deproteinizzato che prende il
origine a notevoli quantità di rifiuti li- nome di “scotta”
quidi e acque reflue. • di burro, che porta poi alla produ-
In particolare il rifiuto caratteristico zione di uno scarto costituito da
del processo produttivo dei formaggi siero deproteinizzato che prende
è il “siero”, a sua volta classificato, in il nome di “latticello”.
384
CAPITOLO 13 - Rifiuti
Oltre ai rifiuti caratteristici del proces- pianto di depurazione delle acque
so di produzione quali il siero, la scotta reflue qualora l’azienda sia dotata
e il latticello, le imprese casearie pos- di depuratore
sono produrre le seguenti tipologie di • reflui derivanti dalla pulizia delle
rifiuti: linee di produzione, depurati a li-
• resi di produzione vello aziendale o inviati a depura-
• imballaggi, sia dei detergenti e tori pubblici o consortili.
delle sostanze chimiche utilizzati, I rifiuti caratteristici del ciclo produtti-
sia dei prodotti lattiero-caseari fi- vo lattiero caseario, pertanto, in base
niti al quanto previsto dal Catalogo euro-
• reagenti chimici esausti, fanghi di peo dei rifiuti, possono essere classifi-
depurazione provenienti dall’im- cati come riportato in tabella 13.22.
CER Descrizione
15 01 02 Imballaggi in plastica
CER Descrizione
L’analisi dei dati di produzione di rifiuti zione di rifiuti con codici CER ca-
del settore in Campania è stata con- ratteristici del ciclo di produzione
dotta attraverso l’elaborazione delle lattiero caseario.
dichiarazioni MUD presentate dalle Come per il settore della concia, si-
imprese: gnificativa è la perdita di informazioni
• classificate con ATECO 15.51.2 dovuta alla esenzione MUD introdotta
(Produzione dei derivati del latte: dal D.Lgs. n. 152/2006 (tabella 13.24),
burro, formaggi, etc. - la fabbrica- evidenziata dal drastico calo di dichia-
zione di latte concentrato, dolcifi- razioni pervenute a partire dal MUD
cato o meno - la fabbricazione di 2006 (produzione 2005).
latte in polvere - la produzione di Anche in questo caso come per la con-
burro - la produzione di formaggio cia è necessario approfondire il motivo
e cagliata - la produzione di siero per il quale anche per i MUD 2004 e
di latte in polvere - la produzione 2005, anni in cui non erano previste
di caseina greggia o lattosio) esenzioni, non sia garantita la totale
• che hanno dichiarato la produ- copertura rispetto alle imprese atti-
385
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
ve nel settore risultanti da altre fonti minanti in tal senso i risultati dello stu-
quali la Camera di commercio di Napo- dio avviato in collaborazione con Istat,
li (986 unità locali nel 2007) o dall’8° che consentirà di individuare con pre-
censimento generale dell'industria cisione il livello di copertura dei dati
e dei servizi dell’Istat che, nel 2001, MUD per ciascun anno di riferimento,
contava 649 imprese classificate con attraverso il confronto puntuale con il
Ateco 15.51, per un totale di 769 unità registro statistico delle unità locali del-
locali e 4.122 addetti. Saranno deter- le imprese (ASIA-Unità locali).
386
CAPITOLO 13 - Rifiuti
Figura 13.23
Distribuzione territoriale delle
imprese lattiero casearie attive
tra il 2003 e il 2007
ne, Cancello e Arnone, Castel Vol- zione rifiuti di settore sia costituita dal
turno, Teverola, Lusciano, Marcia- siero che viene classificato con il codi-
nise, Alvignano, Castel di Sasso, ce CER 02 05 01 (scarti inutilizzabili per
Sessa Aurunca, Aversa, Cellole, il consumo e la trasformazione); consi-
Pietramelara, Vitulazio, Grazza- stenti anche le produzioni di fanghi dal
nise, Teano, Capua e Caianello in trattamento in loco degli effluenti (CER
Sassano 02 05 02) e del CER 02 05 99 (a volte
• provincia di Salerno: Fisciano, Ca- utilizzato per classificare il siero); del
paccio, Cava Dei Tirreni ed Eboli tutto irrilevanti i quantitativi di altre
• provincia di Avellino: Rotondi e tipologie di rifiuti prodotti.
Ariano Irpino i Come si evince dai grafici riportati in
• provincia di Benevento: San Salva- figura 13.26, a differenza del settore
tore Telesino. della concia la quasi totalità dei rifiuti
L’analisi di dettaglio degli anni a mag- dei caseifici campani è stata inviata in
gior copertura (2003 e 2004) eviden- impianti di trattamento campani dedi-
zia come oltre i tre quarti della produ- cati a tale tipologia di rifiuti.
387
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 13.24
Distribuzione territoriale della
produzione rifiuti nel settore
lattiero-caseario, anni 2003-2006
In particolare, come si rileva dalle torte sulta alcuna dichiarazione MUD e che
di figura 13.26, la gran parte dei flussi potrebbero sottendere gestioni illegali
di rifiuti prodotti è stata concentrata di tali tipologie di rifiuti.
verso l’impianto di Trentola Ducenta, A tal riguardo è però necessario ag-
che effettuava il trattamento del sie- giungere che, in alternativa allo smalti-
ro di latte per la produzione di siero mento, tradizionalmente il siero è sta-
concentrato, siero proteine e polvere to spesso utilizzato come integratore
di siero destinate alla consumazione nell’alimentazione di animali di alleva-
umana, farmaceutica e animale. mento, in particolare suini, in quanto
L’analisi dei flussi di rifiuti dichiara- possiede un modesto valore nutritivo
ti quindi sembra essere confortante. (8 Unità foraggiere equivalenti/100
Infatti, salvo alcune eccezioni, la gran Kg), miscelandolo direttamente con
parte dei rifiuti dell’industria lattiero altri prodotti (mais, sfarinati vari).
casearia è stata gestita in Campania e A causa delle difficoltà di conserva-
indirizzata a impianti di valorizzazione zione e trasporto del siero, l’impiego
del siero. Resta, tuttavia, il vuoto dei diretto per l’alimentazione zootecnica
numerosi caseifici per i quali non ri- è però una pratica conveniente solo
388
CAPITOLO 13 - Rifiuti
2003
2004
Figura 13.25
Tipologie di rifiuti prodotti dal settore
lattiero-caseario, anni 2003-2004
389
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
parazione di prodotti da forno, produzione di energy drink
creme e gelati • trasformazione in bioenergia (di-
• impiego dei sali minerali per la gestione anaerobica).
2003
2004
Figura 13.26
Destinazione dei rifiuti del settore
lattiero-caseario campano,
anni 2003-2004
SCHEDA TEMATICA
LE ATTIVITÀ ARPAC RELATIVE ALLA FILIERA LATTIERO CASEARIA
Nell’ambito della convenzione stipulata fra Apat (Ispra) e Arpac per l’emergenza diossina, Ar-
pac, a partire dal mese di agosto 2008, ha intrapreso un’indagine conoscitiva sui cicli tecnolo-
gici di settore finalizzata a mettere complessivamente in evidenza:
• le possibili problematiche connesse con la contaminazione chimica dei prodotti di tra-
sformazione del latte e dei relativi sottoprodotti, con particolare riferimento al problema
della diossina
• i possibili problemi ambientali e il relativo impatto sul territorio delle attività in esame.
Per l’esecuzione dello studio si è operato da un lato attraverso l’analisi dei dati disponibili e la
relativa letteratura, dall’altro attraverso la verifica in campo delle tecnologie e degli impatti,
con lo scopo di correlare i dati con la realtà territoriale.
La georeferenziazione dell’elenco delle 986 unità produttive, reso disponibile dalla Camera di
commercio di Napoli, ha consentito di individuare le seguenti sei macro-aree, con particolare
concentrazione di aziende lattiero casearie attive:
• area 1 provincia di Caserta - asse stradale litorale Domizio
• area 2 provincia di Caserta - asse stradale SS Appia
390
CAPITOLO 13 - Rifiuti
Figura 13.27
Input ed output di una unità
produttiva per la trasformazione
del latte
391
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
PROVINCE
UTILIZZI DEL SIERO/SCOTTA TOTALI
NA AV BN CE SA %
Smaltimento come rifiuto
7 - 1 6 8 22 21
(con indicazione della destinazione e della quantità)
Allevamento zootecnico
9 5 - - - 14
(con indicazione della destinazione e della quantità)
27
Allevamento zootecnico
- 5 - 2 8 15
(con indicazione della destinazione senza quantità)
Industria alimentare
1 - - 1 - 2 2
(con indicazione della destinazione e quantità)
Utilizzo incerto - - 3 9 - 12 11
In generale per il destino del siero/scotta dall’indagine emerge un dato abbastanza preoccu-
pante: solo 38 aziende su 106 (tabella 13.26), dichiarano dati completi circa la quantità di siero
prodotto e la sua destinazione (in azienda o al di fuori dell’azienda); altre 15 aziende dichiara-
no solo la destinazione, per un totale complessivo pari al 50% delle aziende intervistate.
La gestione delle acque di lavaggio, che presentano un minore carico organico rispetto al siero/
scotta, è operata in modo diverso come risulta da tabella 13.27. Rispetto al campione indagato
i reflui di lavaggio, in alcuni casi (28%), sono trattati in impianti di depurazione a piè di fabbri-
ca. Questa soluzione, sia per motivi economici sia per motivi tecnici, non è sempre possibile.
Infatti, diverse attività (32%) optano per lo smaltimento presso impianti di depurazione terzi
autorizzati al trattamento di questi rifiuti. Un 10% del campione scarica i propri reflui in una
fogna collegata ad un depuratore consortile. Anche per le acque reflue alto è il numero dei
caseifici (30%) che non dichiara le modalità di smaltimento attuate.
PROVINCE
TIPO DI TRATTAMENTO TOTALE AZIENDE %
AV BN CE NA SA
Impianto di depurazione 0 5 13 2 10 30 28
Smaltimento con autobotti 0 4 12 8 10 34 32
Scarico in fogna 0 0 0 10 0 10 10
Normativa e pianificazione
in materia di rifiuti
In Italia, e in particolare in Campania, ni o speciali).
le attività di pianificazione e program- Sembra, quindi, opportuno avere un
mazione sono spesso concentrate approccio integrato ai dati di produzio-
nell’individuazione di impianti dedicati ne rifiuti complessivi e in tale direzione
alla gestione dei rifiuti urbani. Tuttavia sembra andare anche la normativa eu-
se è lecito parlare di impianti dedica- ropea ad esempio nella definizione di
ti per i rifiuti urbani indifferenziati, la Bio-rifiuto, contenuta nel Green paper
stessa cosa non può essere detta per “Libro verde sulla gestione dei biorifiu-
gli impianti di trattamento e recupero ti nell’Unione Europea” pubblicato nel
dei rifiuti oggetto di raccolta differen- dicembre 2008.
ziata, che in genere sono autorizzati Sulla base dei dati presentati nei pre-
per ricevere e trattare rifiuti compa- cedenti paragrafi, si rileva che dal
tibili con il proprio ciclo tecnologico 2003 la produzione totale di rifiuti in
senza distinzioni di provenienza (urba- Campania oscilla attorno ai 7 milioni
392
CAPITOLO 13 - Rifiuti
di tonnellate annue, fermo restando rifiuti speciali. Ciononostante questi
la probabile sottostima più volte ri- ultimi rappresentano circa il 60% della
marcata del dato sulla produzione dei produzione totale.
394
CAPITOLO 13 - Rifiuti
definiti sembrano i tempi relativi alla viare a discarica contenuti nel D.Lgs. n.
dotazione impiantistica per la valo- 36/2003.
rizzazione della frazione organica in Si ritiene utile evidenziare che per ne-
ammendante compostato ai sensi del cessità di semplificazione del modello,
D.Lgs. n. 217/2006. anche a fini divulgativi, lo scenario svi-
Tale aspetto in vista della Direttiva eu- luppato non tiene conto:
ropea sui Bio-rifiuti deve essere visto • del fatto che tecnicamente non è
come una opportunità da non perde- corretto parlare della potenzialità
re, considerati anche i numerosi van- degli inceneritori in termini di ton-
taggi agronomici dell’uso di compost nellate/anno, bensì sarebbe più
sul suolo anche in riferimento agli corretto parlare di carico termi-
obiettivi della Direttiva nitrati e all’uti- co che il forno può sopportare in
lizzo di tale pratica come carbon sink termini di chilocalorie/ora, speci-
nell’ambito delle politiche per i cam- ficando che le tonnellate di rifiuti
biamenti climatici. che possono essere alimentate da
Considerato che a regime ben 500.000 un inceneritore variano in funzio-
tonnelate/anno di frazione organica da ne del potere calorifico inferiore,
raccolta differenziata in Campania po- stimato in base alle analisi merce-
trebbero essere destinate alle attività ologiche degli stessi
di digestione anaerobica e compostag- • delle perdite di processo derivanti
gio, è necessario puntare sulla qualità dal trattamento meccanico biolo-
di tale raccolta e sulla previsione di gico che verrà effettuato negli ex
incentivi economici per la collocazio- impianti CDR (attualmente STIR)
ne sul mercato del prodotto ottenuto, a seguito dei lavori di revamping5 (5) Ristutturazione/riconversione degli
impianti
magari prevedendo certificazioni con previsti
marchi di qualità in analogia a quanto • dei flussi di materia delle ceneri
fatto da altre Regioni italiane. di combustione degli inceneritori
Scarse sono le informazioni relative alla che possono trovare diverse collo-
dotazione e alla previsione impiantisti- cazioni a seconda delle caratteri-
ca delle filiere di recupero degli altri ri- stiche chimico fisiche delle stesse
fiuti raccolti in maniera differenziata, a • degli scarti di selezione e recupe-
eccezione della ricognizione presente ro della raccolta differenziata, che
nel piano regionale dei rifiuti urbani possono essere avviati a loro volta
della regione Campania, adottato con all’incenerimento con recupero di
Ordinanza commissario delegato n. energia
500 - adozione, ai sensi della Legge n. • della prevedibile riduzione dei
87/2007. rifiuti urbani prodotti dovuta sia
Sulla base delle stime previsionali di- alla crisi finanziaria, sia a alla dif-
sponibili relative al quadro impiantisti- fusione della raccolta rifiuti porta
co regionale è possibile delineare con a porta nei comuni campani, che
buona approssimazione gli scenari di in genere riduce i flussi di rifiuti
gestione dei rifiuti urbani in Campania speciali che vengono assimilati dal
per il periodo 2007-2012, sintetizzati ciclo degli urbani
in tabella 13.30, che con il raggiungi- • della possibile attivazione entro
mento del 50% di raccolta differenzia- il 2012 di altri impianti di incene-
ta previsto e la messa a regime degli rimento previsti (Napoli e Santa
impianti di incenerimento di Acerra e Maria La Fossa).
Salerno verrebbe ridursi enormemen- Sebbene non rigoroso si tratta, comun-
te il fabbisogno regionale di discarica que, di uno scenario prudenziale nel
dalle attuali 2.400.000 di tonnellate/ quale si è scelto volutamente di man-
anno a 350.000 tonnellate/anno. Di tenere costante la produzione di rifiu-
fatto in base a tale previsione, sareb- ti urbani, si sono ritenuti rispettati gli
bero raggiunti gli obiettivi di riduzione obbiettivi di raccolta differenziata pre-
dei rifiuti biodegradabili (RUB) da av- fissati dal Piano regionale e si è data
395
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
per certa la realizzazione e l’avvio degli dello smaltimento delle “eco balle”
impianti di incenerimento con recupe- stoccate dal 2001 ad oggi per le quali
ro di energia di Acerra entro il giugno si richiamano comunque le valutazioni
2009 e di Salerno entro il 2012. contenute nel paragrafo 10.6 del Pia-
La realizzazione di un ulteriore ince- no regionale di gestione rifiuti.
neritore di dimensioni paragonabili a Ulteriori valutazioni e scenari potreb-
quello di Salerno, nel medesimo spa- bero essere condotti nel caso si valu-
zio temporale, garantirebbe l’utilizzo tasse l’opportunità di uniformare gli
della discarica solo a valle dell’incene- obbiettivi di raccolta differenziati cam-
rimento. pani agli obiettivi nazionali previsti dal
La realizzazione di ulteriori impianti D.Lgs. n. 152/2006.
di incenerimento sarebbe a servizio
Raccolta Discarica
Anno Produzione RU Incenerimento
Differenziata o simile
2007 2.800.000 400.000 0 2.400.000
396
PARTE QUARTA
LE OPPORTUNITÀ DI AZIONE
STRUMENTI
Strumenti
14
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Strumenti
VAS
Raffaele Russo
EMAS
Gianluca Esposito
IPPC
Maria Rosaria Marchetti
INFORMAZIONE AMBIENTALE
Silvana Del Gaizo, Luigi Mosca
HANNO COLLABORATO
Savino Cuomo, Andrea Tafuro, Francesco Tartaglione
EDUCAZIONE AMBIENTALE
Antonio Carmine Esposito (Regione Campania, Assessorato Politiche Ambientali)
CAPITOLO 14 - Strumenti
VAS: VALUTAZIONE
AMBIENTALE STRATEGICA
401
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
mune. spongono l’integrazione degli aspetti
Il panorama normativo nazionale e ambientali negli atti di pianificazione e
regionale - che include sia disposi- programmazione - viene riassunto, in
zioni normative riferite alla Direttiva ordine cronologico, nella tabella 14.1.
2001/42/CE sia provvedimenti che di-
Normativa comunitaria
Direttiva 2001/42/CE del Parlamento
Valutazione degli effetti di determinati piani e programmi
Europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001
sull’ambiente
Gazzetta Ufficiale n. L 197 del 21/07/2001
Normativa nazionale
D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006
Gazzetta Ufficiale n. 88 del 14 aprile 2006 - Norme in materia ambientale
Supplemento Ordinario n. 96
D. Lgs. n. 4 del 16 gennaio 2008 Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D.Lgs.
Gazzetta Ufficiale n. 24 del 29 gennaio 2008 n. 152 del 3 aprile 2006, recante norme in materia
- Suppl. Ordinario n. 24/L ambientale
Normativa regionale
Delibera GR n. 421 del 12 marzo 2004 Approvazione disciplinare delle procedure di valutazione
Pubblicata nel BUR Campania n. 20 del 26 di impatto ambientale - valutazione d'incidenza,
aprile 2004 Screening, "sentito" - valutazione ambientale strategica
Legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004
Pubblicata nel BUR Campania 28 dicembre Norme sul governo del territorio
2004 Supplemento al n. 65
Informativa dell’Assessore all’Ambiente Obbligo di applicazione valutazione Ambientale
Pubblicata nel BUR Campania n. 9 del 7 strategica: Informativa Rif. Normativi: Direttiva 2001/42/
febbraio 2005 CE, pubblicate GUCE LR Campania n. 16/2004, articolo 47
Delibera GR n. 420 del 19 marzo 2005 Approvazione disciplinare procedure di Valutazione di
Pubblicata nel BUR Campania n. 24 del 2 Impatto Ambientale”. Modifiche e Integrazioni. Con
maggio 2005 allegato
Individuazione delle organizzazioni sociali, culturali,
Delibera n. 627 GR 21 aprile 2005
ambientaliste, economico-professionali e sindacali di cui
Pubblicata nel BUR Campania n. 26 del 16
all’articolo 20 della Legge regionale n. 16 del 22/12/2004
maggio 2006
(con allegato)
Norme tecniche e direttive riguardanti gli elaborati da
Delibera GR n. 834 del 11 maggio 2007 allegare agli strumenti di pianificazione territoriale ed
Pubblicata nel BUR Campania n. 33 del 18 urbanistica, generale ed attuativa, come previsto dagli
giugno 2007 artt. 6 e 30 della legge regionale n. 16 del 22 dicembre
2004 "Norme sul governo del territorio" (con allegato)
Delibera GR n. 426 del 14 marzo 2008 Approvazione delle procedure di valutazione di impatto
Pubblicata nel BUR Campania n. 16 del 21 ambientale - valutazione d'incidenza, screening, "sentito",
aprile 2008 valutazione ambientale strategica
DPGRC n. 80 del 22 aprile 2008
Adeguamento del Comitato Tecnico per l’ambiente di cui
Tabella 14.1 Pubblicato nel BUR Campania n. 20 del 19
alla delibera di Giunta Regionale n. 426 del 14/03/2008
VAS: riferimenti normativi maggio 2008
Le fasi
La VAS, ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006 allo stesso tempo, definiscono il
come modificato dal D.Lgs. n. 4/2008, quadro di riferimento per l’appro-
si applica ai Piani e ai Programmi: vazione, l’autorizzazione, l’area di
• che sono elaborati per la valutazio- localizzazione o comunque la re-
ne e gestione della qualità dell’aria alizzazione di opere o interventi i
ambiente, per i settori agricolo, cui progetti sono sottoposti a Valu-
forestale, pesca, energetico, indu- tazione di Impatto Ambientale
striale, trasporti, gestione dei rifiuti • per i quali si ritiene necessaria una
e delle acque, telecomunicazioni, Valutazione d’incidenza ai sensi
turismo, pianificazione territoria- dell’articolo 5 del DPR n. 357/1997
le o destinazione dei suoli e che, e smi.
402
CAPITOLO 14 - Strumenti
Per facilitare la lettura, si riportano di • la decisione attraverso la trasmis-
seguito alcune definizioni tratte dai sione della proposta di Piano e del
suddetti riferimenti normativi nazio- Rapporto ambientale, insieme con
nali: il parere motivato e la documen-
• autorità competente «…..la pub- tazione acquisita nell'ambito della
blica amministrazione cui compe- consultazione, all’autorità proce-
te l'adozione del provvedimento dente e/o proponente il P/P
di verifica di assoggettabilità, l'ela- • l’informazione della decisione fi-
borazione del parere motivato, nel nale mediante la pubblicazione
caso di valutazione di piani e pro- nella Gazzetta ufficiale o nel Bol-
grammi» lettino ufficiale della Regione
• autorità procedente «…..la pub- • il monitoraggio, effettuato avva-
blica amministrazione che elabora lendosi del sistema delle Agenzie
il piano o programma soggetto alle ambientali, finalizzato ad assicu-
disposizioni del presente decreto, rare il controllo degli impatti si-
ovvero nel caso in cui il soggetto gnificativi sull'ambiente derivanti
che predispone il piano, program- dall'attuazione dei P/P approvati.
ma sia un diverso soggetto pubbli- Il documento fondamentale della
co o privato, la pubblica ammini- procedura di VAS, che assume un’im-
strazione che recepisce, adotta o portanza decisiva per l’efficacia della
approva il piano o programma» stessa, è il Rapporto ambientale, con il
• proponente «…..il soggetto pub- quale deve essere effettuata una stima
blico o privato che elabora il piano attendibile di tutti gli effetti prodotti
o programma soggetto alle dispo- sull’ambiente dalle azioni di Piano, ri-
sizioni del suddetto decreto». costruendo le relazioni con la situazio-
L’autorità procedente, contestualmen- ne iniziale.
te al processo di formazione del P/P, In riferimento a quanto sopra esposto,
avvia la procedura di VAS che com- il Rapporto ambientale nel corso delle
prende: diverse fasi del processo di formazione
• lo svolgimento di una verifica di as- del Piano:
soggettabilità che si conclude con • acquisisce lo stato e le tendenze
l’emissione di un provvedimento evolutive dei sistemi naturali e
da parte dell’autorità competen- antropici, restituendo un quadro
te che esclude o meno il P/P dalla conoscitivo complessivo delle loro
VAS sulla base della significatività interazioni a supporto del proces-
degli impatti sull’ambiente prodot- so decisionale (analisi del conte-
ti dalla loro attuazione sto)
• l’elaborazione del Rapporto am- • assume gli obiettivi di sostenibilità
bientale, redatto in conformità ambientale, territoriale e sociale,
alle previsioni di cui all' articolo di salubrità e sicurezza, di quali-
13 e riferito ai contenuti previsti ficazione paesaggistica e di pro-
dall’Allegato VI del citato Decreto tezione ambientale stabiliti dalla
• lo svolgimento di consultazioni normativa e dalla pianificazione
mediante forme di informazione e sovraordinata, nonché gli obiettivi
partecipazione delle amministra- e le scelte strategiche fondamen-
zioni e del pubblico nella procedu- tali che l'Amministrazione proce-
ra di VAS dente intende perseguire con il
• la valutazione del rapporto am- Piano (definizione degli obiettivi)
bientale e degli esiti delle con- • valuta, anche attraverso modelli
sultazioni, svolta dall’autorità di simulazione, gli effetti sia delle
competente attraverso attività politiche di salvaguardia sia degli
tecnico-istruttorie, che si conclu- interventi significativi di trasfor-
dono con l’espressione di un pare- mazione del territorio previsti dal
re motivato Piano, tenendo conto delle possi-
403
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
bili alternative (individuazione de- singole previsioni che delle misure
gli effetti del Piano) e delle azioni funzionali al raggiun-
• individua le misure atte a impe- gimento delle condizioni di soste-
dire gli eventuali effetti negativi nibilità indicate, tra cui la conte-
ovvero quelle idonee a mitigare, stuale realizzazione di interventi
ridurre o compensare gli impatti di mitigazione e compensazione
delle scelte di Piano ritenute co- (valutazione di sostenibilità)
munque preferibili, sulla base di • definisce, nei casi specifici indi-
una metodologia di prima valuta- viduati, i fattori di pressione e gli
zione dei costi e dei benefici per indicatori necessari ai fini della va-
un confronto tra le diverse possi- lutazione quantitativa e della pre-
bilità (localizzazioni alternative e disposizione di un sistema di mo-
mitigazioni) nitoraggio degli effetti del Piano,
• illustra in una dichiarazione di sin- con riferimento agli obiettivi ivi
tesi le valutazioni in ordine alla so- definiti ed ai risultati prestazionali
stenibilità ambientale e territoriale attesi (monitoraggio degli effetti).
sia dei contenuti dello strumento È proprio su questo documento, nel
di pianificazione, con l'eventuale quale si concretizza la procedura di
indicazione delle condizioni, an- VAS, che l’autorità competente espri-
che di inserimento paesaggistico, me il proprio parere motivato.
cui è subordinata l'attuazione di
Le procedure in Campania
In Campania, con Deliberazione di gettabilità e formulare il parere di
Giunta regionale n. 426 del 14 marzo compatibilità ambientale
2008, “Approvazione delle procedure • monitoraggio.
di valutazione di impatto ambientale, I compiti dei Tavoli tecnici sono:
valutazione di incidenza, screening, • verificare la completezza della
"sentito", valutazione ambientale stra- documentazione prodotta e la
tegica”, viene individuata nel Comitato rispondenza delle informazioni
(1) Regione Campania AGC 05 Settore tecnico per l’ambiente (CTA)1 l’autorità fornite con quanto richiesto dal-
Tutela dell’Ambiente Servizio VIA-VAS
competente che esprime il proprio pa- la normativa vigente e richiedere
rere di compatibilità ambientale sulla eventuali richieste di integrazioni
base di relazioni riassuntive dell’esame • procedere all’istruttoria delle
della proposta di P/P e del Rapporto istanze in ordine strettamente cro-
ambientale, elaborate dai Tavoli tecni- nologico di presentazione al proto-
ci istituiti con la stessa Deliberazione. collo, con particolare riferimento
La suddetta Deliberazione individua la al quadro programmatico del rap-
figura del Direttore generale dell’Agen- porto ambientale presentato dai
zia regionale protezione ambientale proponenti, alla congruenza della
della Campania (Arpac), o un suo dele- pianificazione e programmazione
gato, quale componente del CTA e dei con il regime vincolistico e norma-
Tavoli tecnici e definisce i compiti dei tivo di riferimento e alla correttez-
predetti organi. za delle analisi delle componenti
I compiti del CTA sono: ambientali
• esaminare e verificare il rapporto • procedere in ordine strettamen-
ambientale te cronologico di presentazione
• verificare le consultazioni delle al protocollo all’istruttoria delle
autorità e del pubblico e relativa richieste di assoggettabilità alla
informazione procedura di VAS
• esprimersi sulla verifica di assog- • redigere apposita relazione rias-
404
CAPITOLO 14 - Strumenti
suntiva delle risultanze dell’esame di norme tecniche rivolte a una pianifi-
delle proposte di pianificazione o cazione territoriale spesso poco soste-
programmazione, sulla base della nibile per l’ambiente e il loro caparbio
quale il Comitato tecnico per l’am- mantenimento per volontà o inerzia,
biente formulerà il parere di com- nonché il ricorso al finanziamento
petenza. pubblico per rispondere a esigenze
Inoltre, Arpac svolge, parallelamente produttive (prevalentemente per fini
alle attività di istruttoria e in regime di occupazionali), senza particolari at-
collaborazione istituzionale, attività di tenzioni per l’ambiente, ha certamen-
supporto ai soggetti proponenti i P/P, te rallentato l’iter della VAS.
finalizzata alla definizione dei conte- Oggi, la forte spinta impressa dai prin-
nuti, della portata e del livello di det- cipi di sviluppo sostenibile e dai suoi
taglio delle informazioni da includere metodi e strumenti applicativi sta por-
nel Rapporto ambientale, nonché alla tando le amministrazioni pubbliche,
individuazione degli indicatori da adot- come si evidenzia nella figura 14.1,
tare nel piano di monitoraggio. ad adottare sempre maggiormente la
Chi da tempo si interessa di procedure VAS per garantire la compatibilità am-
di valutazione sa bene che il percorso bientale di P/P nelle accezioni "natura-
affrontato dalla VAS e dai suoi sosteni- listico-ecosistemica" e "paesaggistico-
tori non è stato dei più facili. L’insieme culturale".
Figura 14.1
Numero attivazioni di procedure VAS
per provincia, 2005-2008
L’analisi dei dati2 mostra un incremen- predominanza è da attribuire princi- (2) Elaborazione Arpac da attività di
supporto al CTA
to annuale del numero di istanze pre- palmente a due fattori contingenti.
sentate, presso il Servizio regionale Da una parte, prima dell’entrata in vi-
VIA-VAS, per le province di Salerno, gore del D.Lgs. n. 152/2006 e smi, che
Napoli e Caserta mentre un decre- ha disciplinato la verifica di assogget-
mento a partire dall’anno 2007 per le tabilità, l’unico riferimento normativo
province di Benevento e di Avellino. di recepimento e attuazione della Di-
Le procedure di VAS attivate sono rela- rettiva 42/2001/CE era rappresentato
tive a diverse tipologie di Piani come si dall’articolo 47 della Legge regionale
evince dalla figura 14.2. n. 16/2004, il quale, indistintamen-
Il grafico evidenzia che la maggiore te, prevedeva l’assoggettabilità alla
percentuale di Piani, per i quali si ri- procedura di VAS per tutti i Piani ter-
chiede il parere di compatibilità am- ritoriali di settore e i Piani urbanistici
bientale, è rappresentato dai Piani ur- senza tener conto dell’esclusione per
banistici attuativi (PUA) e dalle Varianti quelli che determinano l’uso di piccole
agli strumenti urbanistici vigenti. Tale aree a livello locale e per le modifiche
405
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
minori. (PUC) risultano contenute le attivazio-
Dall’altra, le amministrazioni comuna- ni di procedure VAS in quanto, sino ad
li avendo strumenti di pianificazione oggi, non si registrano approvazioni
(PRG o PDF) datati e di conseguenza dei Piani territoriali di coordinamento
non sottoposti a VAS, sono state obbli- provinciale, la cui entrata in vigore de-
gate all’applicazione della procedura termina, ai sensi della Legge regionale
di VAS anche per i Piani attuativi e le n. 16/2004, i tempi entro i quali le am-
Varianti minori del proprio strumento ministrazioni comunali dovranno ot-
urbanistico vigente. temperare alla adozione dei loro PUC.
Infine, per i Piani urbanistici comunali
Figura 14.2
Tipologie di Piani sottoposti a
procedure di VAS, 2005-2008
406
CAPITOLO 14 - Strumenti
407
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
dalle pressioni di natura competitiva vede il miglioramento continuo, si va
che dalle prescrizioni normative. Il no- avanti verso una ulteriore revisione
tevole potenziale di EMAS è emerso EMAS III. Infatti il 16 luglio 2008, dopo
soprattutto negli ultimi cinque anni di circa 2 anni di attesa, il percorso per
attuazione, in quanto ha portato al mi- la revisione del regolamento vigente
glioramento continuo dell'immagine e ha raggiunto il primo obiettivo: l’ap-
del prestigio ambientale, nonché alle provazione da parte della Commissio-
innovazioni dei prodotti e dei proces- ne europea della proposta di testo da
si che scaturiscono dal miglioramento inoltrare alle Istituzioni europee, per
delle performance ambientali. concludere l’iter approvativo prima
In tal modo sono emersi notevoli van- della definitiva adozione in Consiglio.
taggi per le imprese, sia nell'aumento Il processo di revisione introdurrà,
della competitività che nell'accresci- come illustrato in queste pagine, al-
mento della fiducia verso l'esterno, dal cuni significativi miglioramenti, pur
momento che la certificazione diventa restando aderente allo schema iniziale
un riconoscimento pubblico dell'impe- che lo ha visto basarsi su un consoli-
gno assunto per l'ambiente. dato sistema gestionale per ribadirne
Difatti, con l’attuale Regolamento in sostanza e credibilità. Da una parte
vigore, si estende il campo di applica- la Commissione intende riaffermare
zione non più al solo "sito", ma a tutti i principi di eccellenza di questo stru-
i settori, anche non produttivi, che vo- mento di politica ambientale anco-
gliono migliorare le proprie prestazio- ra ritenuto valido, dall’altra si pone
ni ambientali complessive, e che sono l’obiettivo di facilitare l’adesione del-
definiti "organizzazioni". Tra questi le organizzazioni affinché un numero
anche le amministrazioni pubbliche sempre più elevato di partecipanti allo
possono utilizzare questo strumento schema possa contribuire significativa-
per integrare lo sviluppo e le esigenze mente al miglioramento dell’ambiente
di pianificazione territoriale. nella Ue.
Tuttavia, poiché il Regolamento pre-
I vantaggi dell’adesione
L’adesione al regolamento EMAS da dipendenti e della loro partecipa-
parte di una organizzazione, oltre ad zione, con conseguente riduzione
attenuare gli impatti ambientali e pro- delle conflittualità interne
durre un miglioramento dell'immagi- • la creazione di un rapporto di
ne aziendale, può comportare tutta maggiore fiducia con gli organismi
una serie di benefici di tipo econo- preposti al controllo ambientale e
mico, organizzativo e amministrativo, con quelli che rilasciano le autoriz-
con ancora maggiori prospettive per il zazioni
futuro dato l'impegno delle istituzioni • la riduzione delle probabilità di
a sostegno dell'iniziativa. eventi che possono arrecare dan-
Di seguito, sono elencati alcuni dei be- no all'ambiente
nefici che si possono avere con l'ade- • maggiori garanzie in termini di
sione ad EMAS: certezza del rispetto delle norma-
• la riorganizzazione interna e con- tive ambientali
seguente crescita dell'efficienza • la crescita delle conoscenze tecni-
• la riduzione dei costi a seguito di co-scientifiche e il loro uso per il
una razionalizzazione nell'uso del- miglioramento continuo delle pre-
le risorse e nell'adozione di tecno- stazioni ambientali
logie più pulite • la riduzione del carico burocratico
• la crescita della motivazione dei (corsie preferenziali)
408
CAPITOLO 14 - Strumenti
• maggiori garanzie di accesso ai fi- no di ogni sito. Il risultato dell’analisi
nanziamenti per le piccole impre- condotta ha portato a un bilancio eco-
se nomico positivo, legato principalmen-
• l'incremento del valore patrimo- te alla diminuzione di:
niale per la garanzia di una cor- • acqua approvvigionata
retta gestione ambientale che ne • rifiuti prodotti e relativa ottimizza-
esalta la valutazione. zione delle materie prime impie-
L’esperienza delle organizzazioni euro- gate nei processi
pee che hanno implementato un Siste- • consumi energetici
ma di gestione ambientale aderendo • emissioni atmosferiche inquinan-
ad EMAS già dal 1995, ha permesso di ti.
valutare gli effetti ambientali all’inter-
Le registrazioni in Campania
Negli ultimi anni il processo di ade- zazioni attualmente iscritte al registro
sione allo schema comunitario EMAS EMAS, come si evince dal confronto
da parte delle organizzazioni della delle figure 14.3 e 14.4. Questo dato
Campania ha vissuto un momento di è facilmente comprensibile, tenendo
crescita, seguendo il trend nazionale conto del fatto che molte organizzazio-
che continua a mantenersi positivo. A ni, una volta ottenuta la registrazione,
fronte di 959 organizzazioni registrate non sempre decidono di mantenerla
in Italia alla fine del 2008, ben 59 - pari nel corso degli anni per diversi moti-
al 6% del totale nazionale - sono state vi, economici e gestionali. Non è raro,
effettuate in Campania. per determinati tipi di organizzazioni,
Da notare che, negli ultimi due anni, manifestare uno scarso interesse agli
il numero di registrazioni ottenuto per aspetti ambientali, e quindi al “mante-
organizzazioni campane è quasi rad- nimento”, dopo avere ottenuto incen-
doppiato, potendo contare 20 iscri- tivi grazie al marchio EMAS.
zioni al registro EMAS sia nel 2007 che A discapito della tendenza nazionale,
nel 2008, dato che situa la Campania in Campania non vi è alcuna ammini-
al quarto posto in Italia per numero di strazione pubblica registrata e la pro-
organizzazioni registrate. mozione di EMAS potrebbe essere la
Come si evince dalle figure seguenti, prossima sfida, in modo da incremen-
la provincia di Napoli vanta il numero tare un settore che è anche punto di ri-
di registrazioni maggiore, seguita da ferimento per i cittadini e le industrie.
quella salernitana, mentre sembrano Riguardo alla sezione del Regolamen-
andare più a rilento le altre province, to EMAS per gli APO (Ambiti produttivi
come quella di Caserta con sole 6 or- omogenei) definiti come una o l'unio-
ganizzazioni registrate all’attivo. ne di più zone industriali, o a prevalen-
I settori più attenti alle certificazioni za industriale, delimitate e in cui siano
ambientali sono quello edile (9 orga- individuabili specifici settori di attività
nizzazioni), della carta (8 organizza- o parti di filiere produttive, è impor-
zioni) ed ecologico (6 organizzazioni), tante segnalare come diverse organiz-
mentre quello alimentare appare non zazioni nel Distretto conciario di Solo-
decollare, nonostante la grande tradi- fra (AV) sono attualmente impegnate
zione e il grande numero di aziende in percorsi certificativi (o di passaggio
presenti in Campania. ISO 14001-EMAS) che potrebbero por-
Il numero totale di registrazioni con- tarle all'ottenimento della registrazio-
seguite nel corso degli anni non cor- ne EMAS.
risponde a quello di effettive organiz-
409
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 14.3
Distribuzione delle organizzazioni
registrate EMAS per regione
Figura 14.4
Organizzazioni registrate EMAS in
Campania, 2004-2008
Figura 14.5
Organizzazioni registrate EMAS per
provincia, 2008
410
CAPITOLO 14 - Strumenti
Figura 14.6
Organizzazioni registrate EMAS in
Campania per settore, 2004-2008
411
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
IPPC:
INTEGRATED POLLUTION
PREVENTION AND CONTROL
414
CAPITOLO 14 - Strumenti
Numero
domande AIA
Dipartimento Numero
Numero di impianti, presentate
provinciale istruttorie
per categoria di attività industriale e categoria IPPC e istruttorie
Arpac Arpac
avviate (dato
noto ad Arpac)
n. 4: Metalli non ferrosi , cat. 2.5.b
n. 6: Rifiuti non pericolosi , cat. 5.3 In corso: n. 5
n. 1: Produzione vetro , cat. 3
AVELLINO n. 1: Produzione laterizi, cat. 3 Concluse: n. 16 n.n.
n. 1: Ind. alimentare e del latte (macellazione ), cat. 6.4 a
n. 2: Trattamento superf. metalli , cat. 2.6 TOTALE = n. 21
n. 1: Imp. trattamento e trasformaz. , cat.6.4
n. 1: cat. 3.1/3.5
n. 3: cat. 6.4b
n. 3 : cat. 2.3c
In corso: n. 10
n. 2: cat. 6.6 c
n. 1 : cat. 1.1
Concluse: n. 6
BENEVENTO n. 1 : cat. 2.1 n.n.
n. 1 : cat. 2.5b
n. 1 : cat. 6.6 a
TOTALE = n. 16
n. 1: cat. 2.4
n. 1 : cat. 3.5
n. 1: cat. 5.1/5.3
(segue)
416
CAPITOLO 14 - Strumenti
Numero
domande AIA
Dipartimento Numero
Numero di impianti, presentate
provinciale istruttorie
per categoria di attività industriale e categoria IPPC e istruttorie
Arpac Arpac
avviate (dato
noto ad Arpac)
n. 4: Impianti dil trattamento sup , cat. 6.7
n. 3: Metalli non ferrosi, cat. 2.5b
n. 3: Trattamento superficiale metalli , cat. 2.6
n. 3: Cemento e calce, cat. 3.1
n. 3: Gestione dei rifiuti, cat. 5 In corso: n 9
CASERTA n. 3: Allevamenti e carcasse , cat. 6.6 n. 32 procedi-
n. 2: Ind carta , cat. 6.1b Concluse: n. 23 menti istruttori
n. 1: Imp. chimica organica di base, cat. 4.1b avviati
n. 1: Imp. chimica inorganica di base, cat. 4..2 a TOTALE = n. 32
n. 1: Prodotti farmaceutici , cat. 4.5
n. 1: Concerie , cat. 6.3
n. 1: Ind. alimentare e del latte (alimentare) , cat. 6.4b
n. 1: Ind. alimentare e del latte (trasformazione latte) cat. 6.4c
417
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
rizzazioni integrate ambientali, denziare lo stato complessivo di
rilasciate o negate, sul numero di attuazione dell’IPPC in Campania.
Conferenze di servizio concluse. Anche in tal caso vale quanto già
Tale dato, come il precedente, può precisato sul dato relativo al nu-
evidenziare lo stato di avanzamen- mero di impianti esistenti
to del processo istruttorio a livello • INDICATORE 6. Numero di Auto-
regionale rizzazioni integrate ambientali
• INDICATORE 5. Numero di Auto- rilasciate sul numero di Autoriz-
rizzazioni integrate ambientali, zazioni integrate ambientali nega-
rilasciate o negate, sul numero te”. Rappresenta un’informazione
totale di impianti IPPC stimati integrativa del dato precedente.
in Campania. Tale dato può evi-
Indicatore 5
Indicatore 1 Indicatore 2 Indicatore 4
Indicatore 3 (numero AIA Indicatore 6
(numero (numero (numero AIA
Dipartimento (numero CdS rilasciate (numero
istruttorie CdS indette/ rilasciate
provinciale concluse/ o negate/ AIA negate /
Arpac/numero numero o negate/
Arpac numero CdS numero numero AIA
impianti IPPC istruttorie numero CdS
indette) impianti IPPC rilasciate)
stimati) Arpac) concluse)
stimati)
Avellino 21/287 16/16 14/16 14/14 14/287 3/14
Benevento 16/287 16/16 6/16 2/6 6/287 0/6
Caserta 23/287 23/23 2/23 1/2 1/287 0/1
Napoli
33/287 0/12 0/0 0/0 0/287 0/0
Salerno
59/287 np/15 4/np 4/4 4/287 0/4
418
CAPITOLO 14 - Strumenti
COMUNICAZIONE E
INFORMAZIONE AMBIENTALE
Le riforme per rendere la pubblica am- ne per gli enti che operano in materia
ministrazione italiana più efficace e ambientale. In questo settore, infat-
trasparente hanno avuto come tappa ti, viene riconosciuta la particolare
importante l’approvazione della Legge natura degli interessi pubblicistici da
n. 150/2000, che disciplina le attività tutelare: in materia ambientale, ogni
di informazione e comunicazione pub- azione è interdipendente rispetto alle
blica. Fin dall’articolo 1, questo prov- azioni di tutti, ed è particolarmente
vedimento individua la comunicazione difficile circoscrivere la sfera d’interes-
come una leva strategica fondamenta- se dei singoli relativamente alle critici-
le per applicare i principi costituzionali tà ambientali. Ecco perché il diritto di
di imparzialità e buon andamento della accesso è garantito per legge a chiun-
pubblica amministrazione. Un’ammi- que e l’informazione ambientale è ri-
nistrazione che garantisce l’accesso a conosciuta come fattore di base della
dati e documenti, che promuove la dif- partecipazione consapevole.
fusione delle informazioni di interesse Già la Legge n. 349/1986, istitutiva
generale, che si impegna nell’ascolto del Ministero dell’ambiente, aveva
di cittadini e utenti di riferimento, è espresso una tutela rafforzata dell’ac-
un’amministrazione che lavora in modo cesso ai dati ambientali, attribuendo-
più efficiente ed efficace, garantendo ne il diritto genericamente a «qualsiasi
nel contempo imparzialità e controllo cittadino» facente richiesta. Successi-
da parte dei portatori di interesse. Se vamente, la Convenzione di Aarhus
si tiene conto che tra le finalità che la (1998) invitava gli stati aderenti a
Legge n. 150 si propone, c’è il «favo- garantire la partecipazione pubblica
rire processi interni di semplificazione ai processi decisionali in materia am-
delle procedure e di modernizzazione bientale, e a rendere disponibili i dati
degli apparati», si comprende come la ambientali in possesso delle pubbliche
comunicazione venga riconosciuta dal amministrazioni. Il Decreto legislativo
legislatore come dimensione fondan- n. 195/2005, che corona un percorso
te del funzionamento della pubblica di definizione regolamentare europeo,
amministrazione, non certo come un disciplina in maniera sistematica l’ac-
complemento “decorativo” e accesso- cesso del pubblico all’informazione
rio. ambientale, distinguendo tra “accesso
Se questo è vero, in generale, per tutti puntuale” alle informazioni richieste
gli enti pubblici, lo è a maggior ragio- dai singoli cittadini, e “diffusione siste-
419
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
matica” dell’informazione ambientale. blico. Il diritto di accesso ambientale,
Nel primo ambito, conferma quanto quindi, risulta più estensivo rispetto al
già stabilito dalla Legge n. 349/1986, diritto di accesso generale - introdotto
ovvero che «l’autorità pubblica rende dalla Legge n. 241/1990 e riformato
disponibile l’informazione ambientale dalla Legge n. 15/2005 - e il decreto
detenuta a chiunque ne faccia richie- circoscrive con un elenco puntuale la
sta, senza che questi debba dichiara- definizione di “informazione ambien-
re il proprio interesse». Nel secondo tale” che riguarda qualsiasi informa-
ambito, impone alle amministrazioni zione circa lo stato dell’ambiente (aria,
pubbliche di istituire «appositi cata- suolo, territorio, siti naturali), nonché i
loghi pubblici dell’informazione am- fattori (sostanze, energia, rumore, ra-
bientale» e di adoperarsi affinché dati diazioni, emissioni) che possono inci-
e informazioni detenute siano resi dere sull’ambiente stesso.
progressivamente disponibili al pub-
Le attività Arpac
Coerentemente con le disposizioni nor- tenziali utenti finali, tra i quali i deciso-
mative, le attività di Arpac in materia ri politici e il grande pubblico.
di comunicazione, informazione, edu- Il dato, infatti, rappresenta una nozio-
cazione e accesso sono state amplia- ne, di natura generalmente quantitati-
te nel corso degli ultimi quattro anni, va e descrittiva, ma che non racchiude
con il duplice obiettivo di rafforzare la in sé una intrinseca valutazione della
capacità di risposta alle richieste dei realtà, una informazione. Richiamando
singoli utenti, nonché la produzione la nota definizione di Gregory Bateson
informativa tecnica e divulgativa. sull’informazione come “differenza”,
Le attività rappresentano il momen- un dato diventa informazione soltan-
to conclusivo di complessi e articolati to quando sottolinea una differenza,
processi produttivi basati sull’acquisi- producendo cambiamento nella men-
zione e validazione dei dati ambientali, te, nell'atteggiamento, nel comporta-
che sono raccolti dall’Agenzia nel cor- mento delle persone raggiunte. Il solo
so delle attività tecniche e analitiche. dato, per quanto veritiero, non provo-
L’azione di informazione si pone, quin- ca alcuna differenza. Esso diventa in-
di, al vertice della cosiddetta piramide formazione soltanto nel momento in
della conoscenza, rappresentazione cui viene:
elaborata da Ispra (già Apat) integran- • contestualizzato
do due schemi in qualche misura • confrontato
omologhi: la piramide dell’informa- • inserito in una più vasta rete co-
(1) Allen L. Hammond e alii, 1994. Alla zione(1), e la catena MDIAR(2), utilizza- gnitiva
base della piramide si situano i dati • accompagnato da criteri di valuta-
primari, derivanti da attività di rac-
ta dall’Agenzia europea dell’ambiente
colta e di monitoraggio. Dai dati de- (Aea) per rappresentare elementi e zione
rivano indicatori e indici sintetici, che funzioni dell’azione conoscitiva. • finalizzato all'azione (qualunque
semplificano il passaggio informativo
relativo a fenomeni complessi (“cao-
La piramide descrive la produzione essa sia, anche semplicemente
ticamente” espressi dai dati grezzi), informativa come un processo che, quella di saperne davvero di più di
per migliorare la comunicazione (tra partendo dalle principali fonti di pro- un certo problema).
esperti, decisori e cittadini) e, al tem-
po stesso, quantificano l’informazione duzione ordinaria di dati ambientali - il Il che vuol dire che i dati devono, cer-
affinché il suo significato si riveli in monitoraggio e il controllo - attraverso tamente, essere «attendibili, puntuali,
modo più evidente. precisi, rigorosi, omogenei, confron-
le fasi di gestione e valutazione dell’in-
formazione, consente di elaborare tabili, ma che ciò non basta a renderli
prodotti informativi per i differenti po- "informazione". Essa è molto di più: è
420
CAPITOLO 14 - Strumenti
fare di quei dati una "differenza" so- mente consolidato sia nella teoria co- (2) Lo schema MDIAR presenta, in
modo sintetico e sequenziale, le at-
cialmente accessibile, comprensibile, municativa che nella prassi delineata tività dell’AEA centrate sul flusso di
utilizzabile».(3) dalle norme vigenti, nel quale l’insie- dati dal monitoraggio dell’ambiente
Questo modello piramidale, che risul- me dei feedback (obiettivi, atteggia- a livello nazionale fino al reporting di
livello europeo: Monitoraggio dei Dati
ta di estrema utilità nella descrizione menti, azioni) provenienti dall’utenza - Informazione - Analisi/valutazione -
dei processi interni di produzione ed appaiono come un fattore co-determi- Reporting.
emissione informativa, non codifica nante nella costruzione degli strumen- (3) Stefano Beccastrini. La comunica-
però un aspetto fondante dei siste- ti e dei temi in agenda. Il feedback può zione per la sostenibilità, 2004.
mi comunicativi, ovvero la necessaria pervenire attraverso gli stessi canali
interazione dinamica tra emittente e comunicativi utilizzati/resi disponibili
destinatario. Lo schema di flusso in- dall’emittente ma, più spesso, utilizza
formativo, generalizzato in figura 14.7, molti e diversificati strumenti di infor-
appare maggiormente aderente a un mazione e discussione pubblica.
modello concettuale, ormai ampia-
Figura 14.7
Flusso della produzione informativa
Prodotti e servizi
La diffusione di informazioni su vasta Come corollario, e insieme fondamen-
scala si realizza attraverso un pluralità to, di questi due macrosettori di attivi-
di strumenti: il periodico istituzionale tà, l’Agenzia conduce il monitoraggio,
dell’ente, la newsletter settimanale, il diretto e indiretto, dei bisogni informa-
sito web www.arpacampania.it, pro- tivi dei pubblici di riferimento. Le ana-
dotti editoriali tematici e istituzionali, lisi dirette sono collegate a sondaggi
convegni e attività educative, attività di opinione e ricerche sulla customer
di ufficio stampa e campagne di comu- satisfaction realizzate su temi specifi-
nicazione su temi specifici. ci. Più costante è l’analisi indiretta dei
Il rilascio puntuale di informazioni bisogni, che avviene principalmente
ai soggetti interessati, si configuri o attraverso il monitoraggio dei media –
meno attraverso richieste d’accesso quali interpreti delle esigenze informa-
formali ai documenti, avviene attra- tive dei cittadini in materia ambientale
verso i canali di sportello telefonico e – nonché delle tipologie di richieste di
telematico resi disponibili sia nell’am- tipo ambientale pervenute ai settori
bito delle attività dell’ ufficio relazioni operativi della comunicazione e delle
con il pubblico, che entro tutte le ar- statistiche relative al sito web istituzio-
ticolazioni organizzative interessate da nale.
richieste da parte dell’utenza.
421
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Alcuni dati sottolineano il costante svi- zione di 11 volumi a stampa o su sup-
luppo delle attività di informazione, porto Cd-Dvd, per un totale di 13.250
nell’ambito della vita dell’Agenzia: la ri- copie. Tra i volumi stampati nel corso
vista bimestrale ArpaCampaniAmbien- del 2008, ci sono monografie sulla
te, avviata nel 2005, ha raggiunto alla gestione dei rifiuti in Campania, sulla
fine del 2008 il numero di 21 edizioni qualità dell’aria, sugli agenti fisici e sui
pubblicate. Le attività di ufficio stam- siti contaminati. In più di un’occasione,
pa risultano in costante aumento: il la pubblicazione dei volumi ha avuto
crescente interesse dei media sui temi eco sui media regionali, fornendo ai
ambientali, infatti, ha reso necessaria vertici dell’Agenzia un’ulteriore occa-
un’attività sempre più sistematica per sione per diffondere informazioni su
gestire i rapporti con la stampa. temi di interesse preminente da parte
La pubblicazione di volumi tecnici, dell’opinione pubblica. Tutte le edizio-
istituzionali e divulgativi, è andata ni a stampa, ma anche la pubblicistica
crescendo negli anni e, nel corso del “grigia” (non edita a stampa) di inte-
2008, anche grazie al forte contribu- resse, sono rese ampiamente disponi-
to dei fondi europei POR Campania bili anche attraverso il sito web.
2000-2006, è stata curata la pubblica-
422
CAPITOLO 14 - Strumenti
Sempre nel 2008, sono stati diffusi 56 volumi in formato elettronico, per un
numeri della newsletter telematica av- totale di 492 nuovi item. La mole di
viata nel 2007, raggiungendo, per ogni informazioni diffusa attraverso il sito è
edizione, una media di circa 1.400 passata, dunque, dai 47 item del 2004,
destinatari con notizie di carattere ai 136 del 2005, ai 314 del 2006, fino
normativo e giurisprudenziale, con ai 381 del 2007 e, appunto, ai 492 del
informazioni sull’attività di Arpac e su 2008.
convegni e iniziative anche di soggetti Il settore convegnistico vede l’Agen-
terzi che operano in campo ambienta- zia impegnata nell’organizzazione di
le. Il numero di utenti della newsletter eventi e, tra questi, i workshop di pre-
istituzionale è cresciuto dai circa 1.000 sentazione dei volumi editi da Arpac
nel 2007, ai circa 2.300 raggiunti a fine e dei risultati di ricerche realizzate in
2008. ambito regionale, nazionale ed euro-
Il sito istituzionale dell’Agenzia, www. peo. Costante è la partecipazione a
arpacampania.it, ha registrato, nel svariati convegni ed eventi organizzati
corso del 2008, un aumento del 18% da altri soggetti istituzionali: un modo
dei visitatori e del 10% delle pagine per rafforzare la riconoscibilità dell’en-
visitate rispetto all’anno precedente. te, consolidare i rapporti con le altre
Nel corso dell’anno sono state pubbli- organizzazioni che operano nel settore
cate nelle aree informative del sito 226 ambientale e diffondere i prodotti in-
notizie, 126 avvisi di concorso, 129 in- formativi.
formative e documenti scaricabili, 11
Attività di ascolto
La raccolta e sistematizzazione dei risultano avere un costo il più delle
feedback provenienti dall’utenza rap- volte non sostenibile dalle pubbliche
presenta una componente essenziale amministrazioni, che superano que-
nella costruzione dei processi di co- sta criticità ricorrendo a metodologie
municazione: le informazioni di ritor- meno qualificate, ma pur sempre uti-
no – siano esse dirette o indirette – li all’acquisizione di dati indicativi dei
permettono di adeguare le attività in bisogni e delle aspettative dell’utenza.
corso, o di programmarne di nuove, in L’aspetto negativo delle metodiche ba-
una logica di costante miglioramento sate sull’adesione non mediata da un
dell’efficacia, basando le scelte sulla operatore dedicato, è dato da un bas-
relazione piuttosto che su un processo so tasso di partecipazione degli utenti
di emissione unilaterale. alle rilevazioni di opinione, così come
Le attività di ascolto dirette – sondag- registrato costantemente dall’Agenzia.
gi di opinione, indagini statistiche e di Nel 2007, furono invitati a rispondere
customer satisfaction, questionari su al questionario sui bisogni informativi
base volontaria, focus group e con- ambientali – realizzato nell’ambito del
sultazioni pubbliche – hanno il pregio progetto POR Campania 2000-2006
della pre-individuazione del settore/ per la realizzazione di un sistema strut-
attitudine da indagare, permettendo turato di reporting dei dati ambientali
di interrogare singoli pubblici di riferi- – circa 2.100 soggetti che operano nei
mento su temi specifici che, di volta in settori ambientali di enti pubblici e lo-
volta, risultano di interesse ai fini della cali campani. I questionari compilati
programmazione delle attività. sono stati 46, pari al 2,2% degli invitati
Lo strumento principale, in tali casi, alla consultazione. Il questionario fu
è rappresentato dalle indagini stati- anche reso liberamente accessibile at-
stiche realizzate con consolidati me- traverso il sito istituzionale dell’Agenzia
todi di intervista telefonica. Si tratta e, in questo caso, l’interesse è apparso
però di attività che, sia pur a fronte più consistente: 54 questionari resti-
di risultati scientificamente affidabili, tuiti, con una stima che situa questo
423
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
dato tra il 6 e il 9% dei visitatori della trano gli interessi personali o profes-
pagina dedicata. sionali) e i bisogni informativi (intesi
Anche i risultati, in termini di risposte come tematiche ambientali sulle quali
acquisite, dell’indagine di customer gli utenti sentono il bisogno di essere
satisfaction realizzata tra il febbraio e meglio/più costantemente informati).
il marzo 2009, permette di riscontrare Gli interessi del campione “pubblico
percentuali simili: su un totale di circa generico” appaiono più uniformemen-
2.300 utenti della newsletter, soltanto te distribuiti rispetto al campione co-
40, pari all’1,7% dell’universo di riferi- stituito dai dipendenti di enti che ope-
mento, ha aderito all’invito di esprime- rano in campo ambientale (figure 14.8
re la propria valutazione sul servizio. e 14.9) e, sebbene le tematiche acque
Sono numerose le ipotesi che possono superficiali e rifiuti appaiano come le
essere considerate per valutare questo più frequenti per entrambi i gruppi,
tipo di risposta: la mancanza di tempo, per gli enti esse risultano ampiamente
la sottovalutazione e/o lo scetticismo preminenti rispetto alle restanti tema-
rispetto a un eventuale reale peso del- tiche.
le proprie opinioni entro l’amministra- La forbice tra interesse e bisogno in-
zione pubblica, la mancanza di abitu- formativo suggerisce, nella maggio-
dine alla partecipazione attiva, intesa ranza dei casi, la percezione di un de-
come presa in carico di una responsa- ficit informativo. Per gli operatori che
bilità, seppur minima nei casi citati. Si lavorano in campo ambientale, i temi
aggiunga la possibilità, che va sempre biodiversità, acque sotterranee e, in
tenuta presente, che i temi proposti e qualche misura, acque superficiali ap-
le domande fornite potrebbero non paiono abbastanza ben documentati,
essere state abbastanza efficaci nel mentre la sproporzione più evidente
coinvolgimento dell’utenza. viene percepita nei settori inquina-
Nonostante la scarsa numerosità del mento atmosferico e rifiuti. Anche per
campione, tuttavia, le indicazioni rile- il pubblico generico “aria” e “rifiuti”
vate dalla elaborazione delle risposte rappresentano i settori di maggiore
pervenute rivelano un potenziale di deficit informativo, accompagnati da
analisi da valutare con attenzione. In uso delle risorse idriche e biodiversità.
particolare, il questionario sui bisogni Per il pubblico generico, inoltre, appa-
informativi ambientali ha permesso di re equilibrata l’emissione informati-
realizzare un confronto tra le temati- va relativa a campi elettromagnetici,
che ambientali di interesse (ovvero cambiamenti climatici, acque superfi-
quelle intorno alle quali si concen- ciali, rischio sismico e vulcanico.
Figura 14.8
Questionario sui bisogni informativi
ambientali, Arpac 2007. Enti (n=46)
424
CAPITOLO 14 - Strumenti
Figura 14.9
Questionario sui bisogni informativi
ambientali, Arpac 2007. Pubblico
generico (n=54)
Figura 14.10
Questionario customer satisfaction
newsletter, Arpac 2009. Temi di inte-
resse (n=38)
Figura 14.11
Media reporting 2008: citazioni Arpac
sulla stampa, per area tematica (cam-
pione ristretto, n= 277; il campione
non comprende le testate a diffusione
provinciale e non assicura la completa
copertura dei giorni non lavorativi)
Figura 14.12
Media reporting 2003: citazioni Arpac
sulla stampa, per area tematica (cam-
pione ristretto, n=525; il campione
non comprende le testate a diffusione
provinciale e assicura la completa
copertura dei giorni festivi)
Figura 14.13
Richieste ambientali generiche per-
venute a [email protected]: anni
2007 (n=60) e 2008 (n=94)
428
CAPITOLO 14 - Strumenti
risulta perfettamente in linea con la mazione ambientale”, in gran parte
situazione nazionale descritta nel do- dei casi, è rappresentata da elementi
cumento sull’attuazione in Italia della tecnici e normativi che risultano diffi-
convenzione di Aarhus: «…di fatto il cilmente “leggibili” nell’immediato dal
pubblico non fa ampio uso dei diritti di grande pubblico o dalle figure di me-
accesso all’informazione ambientale… diazione classiche quali, ad esempio,
il livello di richieste di accesso dipen- gli organi di informazione di massa. Le
de dal grado di consapevolezza delle richieste di dati ambientali sono carat-
tematiche ambientali raggiunto dalle teristiche, infatti, di pubblici con com-
comunità locali, dagli sforzi profusi nel petenze tecniche, maturate su base
divulgare le informazioni e dal dibat- professionale o volontaria, come nel
tito generatosi intorno a determinate caso delle associazioni ambientaliste e
questioni maggiormente controver- territoriali. Ai fini di una maggiore ef-
se»(4) ficacia divulgativa, quindi, appare cer- (4) Primo aggiornamento del rapporto
nazionale sull’attuazione della conven-
I dati locali e nazionali, quindi, impon- tamente necessario realizzare un co- zione di Aarhus. Ministero ambiente e
gono un maggiore approfondimento stante rafforzamento delle attività di tutela territorio, dicembre 2007
sulle cause di tale bassa fruizione. In “diffusione sistematica” previste dalla
realtà, il rapporto stilato dal Ministero normativa e, probabilmente, l’avvio di
dell’Ambiente sottolinea, nel contem- percorsi di maggiore condivisione tra
po, anche il forte impegno degli enti gli enti “detentori di dati ambientali”
pubblici – e del sistema delle agenzie e le figure sociali che rappresentano la
di protezione ambientale, in partico- funzione mediatrice tra i territori e le
lare – nella produzione e diffusione di istituzioni. La convenzione di Aarhus
informazione ambientale, sia essa ge- e, successivamente il Decreto legisla-
nerale e divulgativa oppure specifica e tivo n. 195/2005, rappresentano archi
tecnica, e riconosce il costante lavoro di volta fondanti per la costruzione di
svolto in campo educativo, sostenuto percorsi partecipativi basati sulla con-
dal sistema nazionale INFEA, oltre che sapevolezza, piuttosto che su “prese
da innumerevoli iniziative pubbliche e di posizione” aprioristicamente de-
private. terminate. Il mutamento culturale
Si può ipotizzare, quindi, che i processi determinato da tali disposti normativi
di diffusione informativa e di sostegno e, soprattutto, le potenzialità ancora
educativo, ormai saldamente avvia- inespresse di tale processo di condivi-
ti, rappresentino sempre più una ri- sione informativa, possono e devono
sposta credibile ed efficace ai bisogni rappresentare la base condivisa per un
informativi. D’altra parte, non si può rapporto innovativo tra “decisori”, tec-
mancare di sottolineare che la “infor- nici e cittadini.
429
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
EDUCAZIONE AMBIENTALE:
LA RETE INFEA IN CAMPANIA
430
CAPITOLO 14 - Strumenti
le (INFEA) assume, quindi, un significa- formazione e di sostegno al processo
to innovativo e di notevole importanza di crescita culturale – su cui inevita-
per il ruolo che queste linee strategi- bilmente si fonda un rapporto equi-
che occupano nelle politiche di gestio- librato con l’ambiente – nonché la
ne del territorio e delle sue risorse. Va penetrazione e la rapidità necessarie
altresì rilevato che il processo di rea- a una migliore efficacia, può trovare
lizzazione dello stesso sistema INFEA nei sistemi educativi a rete, che le Re-
presenta elevati gradi di complessità e gioni stanno realizzando e ampliando,
che il suo perseguimento, in forme or- un supporto versatile e dinamico, già
ganiche ed equilibrate sull’intero terri- sperimentato in diverse situazioni. Il
torio nazionale, non può prescindere patrimonio di lavoro, esperienza e cul-
da una programmazione che veda il tura amministrativa, costruito in que-
suo fulcro principale nella concer- sti anni a livello regionale, deve essere
tazione e nel confronto costante fra sostenuto e valorizzato, si deve confi-
Stato e Regioni. Lo Stato e le Regioni gurare come una forte trama su cui è
hanno peraltro già da tempo sviluppa- possibile intervenire ulteriormente at-
to forme di collaborazione su questo traverso un processo di condivisione e
versante. costruzione, fondato sull’ente Regione
L’azione della pubblica amministrazio- quale cardine organizzativo e di coor-
ne nello sviluppo dell’azione educati- dinamento.
va, informativa, di sensibilizzazione, di
431
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Figura 14.14
Schema del sistema regionale INFEA
Campania
432
CAPITOLO 14 - Strumenti
Ente accreditante Prov. Denominazione CEA Comune
Amministrazione Provinciale
1 Na Parco Letterario del Vesuvio Torre del Greco
di Napoli
Amministrazione Provinciale
2 Na Il Melograno Vico Equense
di Napoli
Amministrazione Provinciale
3 Na Area Flegrea Bacoli
di Napoli
4 Comune di Villaricca Na Villaricca Villaricca
Laboratorio Territoriale di
5 Comune di Pomigliano d’Arco Na Pomigliano d’Arco
E.A.
6 Comune di Palma Campania Na Palma Campania Palma Campania
7 Parco Nazionale del Vesuvio Na Righi e VIII Napoli
8 Parco Nazionale del Vesuvio Na Parco Nazionale del Vesuvio Ottaviano
Riserva Naturale Marina di
9 Na Punta Campanella Massa Lubrense
Punta Campanella
Comunità Montana Monte-
10 Na Montedonico-Tribucco Roccarainola
donico-Tribucco
Regione Campania (Ass Istru-
11 Na Cratere degli Astroni Pozzuoli -Napoli
zione e Cultura)
Comune di Piedimonte Ma-
12 Ce CE.DA. Piedimonte Matese
tese
13 Comune di Castello Matese Ce Castello del Matese Castello Matese
14 Comune di Succivo Ce La Vite e il Pioppo Succivo
15 Comune di Casagiove Ce Casagiove Casagiove
Comune di San Potito Sanni-
16 Ce A.R.I.A. San Potito Sannitico
tico
Comunità Montana Vallo Lau-
17 Av Vallo Lauro-Baianese Quadrelle
ro- Baianese
Comune di Mugnano del Car-
18 Av Mugnano del Cardinale Mugnano del Cardinale
dinale
19 Comune di Taurasi Av Taurus Taurus
20 Comune di Montella Av Vito Bianucci Montella
21 Comune di Mercogliano Av Parco del Partenio Mercogliano
22 Comune di San Potito Ultra Av Ecomuseo Salzola San Potito Ultra
Comunità Montana del For-
23 Bn Verde Fortore San Bartolomeo in Galdo
tore
Comunità Montana del Ta- Comunità Montana del Ta-
24 Bn Frasso Telesino
burno burno
Comune di San Giorgio del
25 Bn San Giovanni San Giorgio del Sannio
Sannio
26 Comune di Campolattaro Bn Tammaro Campolattaro
27 Comune di San Lupo Bn Casa Natura San Lupo
28 Comune di Ceppaloni Bn Ophris Ceppaloni
Comunità Montana Vallo di Comunità Montana Vallo di
29 Sa Padula
Diano Diano
Comunità Montana del Ta- Comunità Montana del Ta-
30 Sa Buccino
nagro nagro
Comunità Montana dei Monti
31 Sa Monti Picentini Giffoni Valle Piana
Picentini
Amministrazione Provinciale Assessorata Politiche Am-
32 Sa Salerno
di Salerno bientali
Amministrazione Provinciale Laboratorio Provinciale Vallo
33 Sa Sala Consilina
di Salerno di Diano – Ist. De Petrinis
Amministrazione Provinciale Laboratorio Provinciale Mon-
34 Sa Montesano sulla Marcellana
di Salerno tesano sulla Marcellana
Amministrazione Provinciale Laboratorio Provinciale Torre
35 Sa Torre Orsaia
di Salerno Orsaia
Amministrazione Provinciale Laboratorio Provinciale Ist.
36 Sa Contursi Terme
di Salerno Corbino
(segue)
433
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
Ente accreditante Prov. Denominazione CEA Comune
Amministrazione Provinciale
37 Sa Valle delle Ferriere Scala
di Salerno
Parco Nazionale del Cilento e
38 Sa Alburni- Calore Castel San Lorenzo
Vallo di Diano
Parco Nazionale del Cilento e
39 Sa Rocca Cilento Lustra
Vallo di Diano
Parco Nazionale del Cilento e
40 Sa Stio Stio
Vallo di Diano
Parco Regionale del Bacino
41 Sa Fiume Sarno-Scafati Scafati
Idrografico del Fiume Sarno
Comune di Mercato San Se-
42 Sa Mercato San Severino Mercato San Severino
verino
43 Comune di Capaccio Sa Torre Laura Capaccio
Comune di Pontecagnano-
44 Sa Parco Eco-Archeologico Pontecagnano- Faiano
Faiano
45 Comune di Contursi Terme Sa Contursi Terme Contursi Terme
46 Comune di Pisciotta Sa La Primula Pisciotta
47 Comune di Furore Sa Fiordo di Furore Furore
Tabella 14.5
48 Comune di Piaggine Sa Cervati- Piaggine Piaggine
INFEA Campania: la rete dei Centri di
educazione ambientale (CEA) 49 Comune di Celle di Bulgheria Sa Stella di Bulgheria Celle di Bulgheria
434
CAPITOLO 14 - Strumenti
TITOLO LA VEGETAZIONE DEL SALZOLA
• Azioni di sensibilizzazione con interventi nelle scuole del territorio
della Provincia di Avellino
• Predisposizione di una mostra didattica
ATTIVITA’ E OBIETTIVI
• Con seminari, convegni, visite didattiche per la promozione del ric-
co patrimonio naturalistico del Parco Regionale del Partenio.
• Produzione di materiale didattico ed informativo
CEA INCARICATO Ecomuseo del Salzola
ALTRI SOGGETTI COINVOLTI Comune di S.Potito Ultra (AV)
MONITORAGGIO DEPOSIZIONI DI TARTARUGA MARINA CARETTA CARETTA
TITOLO
LUNGO LE COSTE DELLA CAMPANIA
Progetto Pilota a grande valenza scientifica, culturale e sociale, in difesa e
tutela della biodiversità campana e in particolare della tartaruga Caretta
caretta, specie catalogata da IUCN a rischio di estinzione. Le attività sono
orientate anche alla promozione della conoscenza dei territorio dei Siti
ATTIVITA’ E OBIETTIVI
Natura 2000 della regione
• Predisposizione di una mostra didattica
• Con seminari, convegni, visite didattiche,
• Produzione di materiale didattico ed informativo
CEA INCARICATI La Primula, La Vite e il Pioppo, Torre Laura
Stazione Zoologica “A.Dohrn” di Napoli; Comuni di Pisciotta (SA), Succivo
ALTRI SOGGETTI COINVOLTI
(CE) e Capaccio(SA)
TITOLO PULIAMO IL MONDO
• Sensibilizzazione con interventi nelle scuole del territorio della
Campania
• Predisposizione di una mostra didattica
ATTIVITA’ E OBIETTIVI
• Seminari, convegni, visite didattiche per la conoscenza della proble-
matica dei rifiuti, dell’inquinamento.
• Produzione di materiale didattico ed informativo.
CEA INCARICATI La Vite e il Pioppo, Parco Eco-Archeologico, Casa Natura
435
ARPAC - Relazione sullo stato dell’ambiente in Campania 2009
TITOLO LA SOSTENIBILITÀ IN MOSTRA
Il progetto costituisce una concreta e valida azione orientata alla pro-
mozione e diffusione di “buone pratiche”nelle politiche settoriali della
Campania, al fine di rafforzare corretti atteggiamenti individuali e collet-
tivi, per la costruzione di una forte coscienza ambientale per la tutela del
territorio e delle comunità
ATTIVITA’ E OBIETTIVI
• Predisposizione di una mostra didattica
• Seminari, convegni, visite didattiche
• Sensibilizzazione con interventi nelle scuole del territorio di appar-
tenenza dei CEA
• Produzione di materiale didattico ed informativo,
CEA INCARICATO Laboratorio Territoriale di Pomigliano d’Arco
ALTRI SOGGETTI COINVOLTI Comuni, enti, associazioni, imprese della Campania
TITOLO MONITORAGGIO RETE NATURA 2000
Progetto con notevole valenza scientifica, attività in difesa e tutela della
biodiversità campana, in particolare dei siti della rete europea Natura
2000. Le attività sono orientate anche alla promozione della conoscenza
dei territori dei Siti Natura 2000.
ATTIVITA’ E OBIETTIVI
• Sensibilizzazione con interventi anche nelle scuole del territorio di
appartenenza dei CEA della Rete INFEA.
• Produzione di materiale didattico ed informativo
• Elaborazione e aggiornamento delle schede Natura 2000.
CEA INCARICATO Bianucci
Tabella 14.6 ALTRI SOGGETTI COINVOLTI Comuni, enti, associazioni naturalistiche, aree protette,università
INFEA Campania: progetti in corso
436
Finito di stampare nel mese di maggio 2009
su carta ecologica non sbiancata con cloro