Latino Medievale

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NORBERG

Il latino fu allinizio una lingua di rustici e contadini e parlato solo a Roma e dintorni, ma
nonostante questo umile esordio con il passare del tempo divenne veicolo di cultura e parlato in
tutta larea dellimpero occidentale. Tanto che poche lingue hanno conosciuto un successo cos
pieno, ma ancora pi notevole la storia del latino dopo la caduta dellimpero, difatti il latino
parlato non mai morto, cambiato si differenziato di generazione in generazione dando luogo
alle lingue romanze, mentre il latino scritto continuava ad essere impiegato, nelle chiese, nelle
scuole, anche se nel medioevo si limitava a una ristretta cerchia di persone di cultura, ma proprio
grazie a questo non ha mai conosciuto barriere nazionali, penetrando anche nei pesi di lingua
celtica, germanica, ungherese e slava. Fino ai primi secoli dellepoca moderna, almeno alla met del
17 secolo, era bagaglio importante di cultura della classe dirigente. Ancora oggi viene insegnato
nelle scuole, usato nelle funzioni liturgiche e le moderne scienze lhanno usato come base per i
propri termini.
Il latino medievale occupa un arco cronologico molto vasto, di circa mille anni, segnato alla fine
nettamente dal Rinascimento, mentre sullesordio pi difficile, perch la lingua latina non
scomparsa per lentrata dei visigoti o per la deposizione di Romolo Augustolo, ma un
cambiamento molto lento. Per comprendere appieno il mutamento bisogna partire dalla situazione
del latino gi durante il basso impero.
ALLA FINE DELLIMPERO
Nel 3 secolo limpero conobbe alcune crisi, per i barbari come visigoti, Alemanni, Persiani che
premevano allesterno e anche allinterno cerano rivolte che minavano la compagine romana.
Quando i barbari furono respinti e lunit ristabilita ormai la situazione era modificata. Roma non
era pi il centro politico e culturale dellimpero, tanto che gli imperatori risiedevano a Treviri,
Milano, Costantinopoli, il senato non aveva pi peso politico, e la capitale non offriva pi agli
intellettuali una certa agiatezza. Limperatore si qualificava come dominus, e accanto a s aveva il
consistorium sacrum, con funzionari e consiglieri, che avevano il titolo di comites, cio compagni,
conti. Gli imperatori imposero un sistema di casta, in cui ognuno era vincolato alla classe sociale di
appartenenza, venne istituito un nuovo sistema di onorificenze, per cui limperatore era definito
gloriosissimus, serenissimus e chiamato vestra maiestas, vestra pietas, mentre i funzionari erano
divisi in quattro ranghi, illustres, spectabiles, carissimi, perfectissimi, mentre beatitudo e santitas
erano riservati a dignitari ecclasistatici. Limperatore parlando di s non diceva pi ego ma nos e ci
si rivolgeva a lui non pi con tu ma con vos, e il plurale di cortesia fin per essere utilizzato anche
tra colleghi della classe dirigente.

A livello linguistico la nuova amministrazione apport dei cambiamenti, per esempio ci si serv
molto dei participi suprascritus e supradictus al posto del pronome anaforico is. Alla stessa maniera
si sostitu hic con presens, daqui le espresisone italiane il presente latore, o il latore della presente.
Il latino non aveva il participio presente del verbo esse, e si utilizzarono i participi come consistens,
o positus quando si indirizzava una lettera a un funzionario. Inoltre si coniarono i termini astratti di
imperium e ministerium al posto di minister e imperator. Cos come troviamo spesso testimonium,
che sopravvisse nel francese temoin e potestas che sopravvisse nellitaliano potest.
Nel 313 Costantino promulg leditto di Milano con cui concedeva libert di culto e nel 392
Teodosio sanc la vittoria definitiva del cristianesimo. Questi due eventi sono di capitale importanza
anche a livello linguistico. I cristiani allinizio avevano formato una classe chiusa, distinta dal resto
della popolazione, e il loro particolarismo aveva creato un linguaggio peculiare che non veniva
compreso dai pagani tanto quanto la loro ideologia. Prima il cristianesimo venne praticato da
popolazioni orientali che vivevano anche in occidente, ma che parlavano i greco, e proprio il greco
costitu la lingua della religione per i primi due secoli.
Di qui deriva il fatto che la maggior parte dei nomi riguardanti soprattutto le istituzioni
ecclesiastiche siano stati latinizzati dal greco, come dimostra ecclesia, che un prestito molto
antico, come prova laccentazione ecclsia e non ecclesa, oppure episcopus, diaconus, evangelium,
martir, baptismus, cos come sono giunti alcuni ebraismi, quali sabbatum, pascha, satana. I latini
hanno adattato talmente bene queste parole, da costituire delle forme ibride, con suffissi latini, come
episcopatus, episcopalis, baptizator, pascalis.
Tuttavia mentre le realt pi concrete sono state espresse tramite termini presi n prestito, sono state
usate parole latine per esprimere le realt meno corpose e pi astratte della chiesa. Cos sono state
impiegate antiche parole latine, che hanno avuto modificato il loro significato, come il caso di
credere, fides, gratia, salus, revelatio, ma sono state anche conoiate anche parole nuove, come il
caso di salvare, salvator, santificatio, trinitas, incarnatio. I pagani imputavano ai cristiani di aver
alterato la purezza originaria della lingua, come dimostra una lettera di santAgostino che i
grammatici non devono domandarsi se latina la parola salvator, ma i cristiani se vera. Salus dice
era una parola latina, salvare e salvator non lo erano prima del redentore che cos ha voluto.
Inoltre i latini potevano scegliere tra molte parole latine che avevano lo stesso significato. Per
esempio il latino aveva molte parole per esprimere lazione di pregare ovvero orare, obsecrare,
petere, precari, rogare. di questi fu scelto poi orare, perch nella lingua corrente da tempo non
veniva pi utilizzato se non in un tono arcaico e solenne, per questo si scelse di dargli una nuova
vita. Allo stesso modo la scelta di gentes per designare i pagani, allinizio ci fu incertezza tra la
parola greca etnici e le parole latine nationes e gentes. E stato adottato poi gentes perch nella
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lingua classica era stato circondato da unaura dispregiativa, contrapponendo popolus romanus e
gentes, per designare i barbari, forestieri, perci riprendendo lo stesso disprezzo si scelse di
trasformare la parola in non iniziati, pagani.
Importante anche linfluenza della Bibbia per la lingua, dal momento che questa veniva letta a
voce alta durante la messa e ascoltata anche da chi non sapeva leggere. Le antiche traduzioni erano
molto letterali e in questo modo il greco e lebraico hanno esercitato grande influenza nella sintassi.
Ci sono due esempi importanti:
1. nel latino volgare si vede una certa tendenza ad allargare limpiego della preposizione in, e
gli antichi traduttori si sono applicati su questa tendenza, ma questo perch nella traduzione
dei settanta in alcune frasi lanaloga particella greca aveva lo stesso senso strumentale, e
questuso della preposizione greca dipende a sua volta dalla costruzione ebraica, allorigine
di tutto. Ma questa tendenza era tanto debole che Agostino si vide costretto a spiegarla
sottolineando che in al posto di de apparteneva alla lingua biblica. Di qui tutti i primi padri
della chiesa di servirono di in strumentale che diventato duso comune nel latino dei
cristiani.
2. inoltre nella traduzione dei Settanta spesso si scelse una sola parola greca per rendere una
certa parola ebraica che era contrassegnata dalla polisemia. Per esempio si scelse di tradurre
in ununica parola greca il termine ebraico masal, che vuole dire paragone, Proverbio,
discorso, parola, anche se la parola greca significava solo paragone. Nelle versioni latine
della Bibbia si mutuata la parola greca parabola in tutti i significati ebraici, anche di
parola e vocabolo. Di qui si allargato a tutti gli strati della societ, diventando termine di
ogni giorno, che incontriamo per la prima volta in un testo dellepoca merovingica, la Visio
Baronti. Litaliano parlare e il francese parler dimostrano che nel latino parlato la parola
aveva soppiantato loqui che non ha lasciato tracce nelle lingue romanze.
Ma nel frattempo le rivoluzioni politiche, sociali, culturali del 3 e 4 secolo avevano provocato cos
tanti cambiamenti che anche la lingua si era trasformata.
FONETICA
1. non si conserv pi il ritmo quantitativo, nella pronuncia classica laccento era musicale,
cio comportava un innalzamento della voce e di intensit molto debole. Ovviamente i
romani non avevano alcuna difficolt a percepire le sillabe lunghe e quelle brevi, disti
ungevano perfettamente ad esempio anus breve, cio donna anziana, da anus lunga, anello,
da annus, anno. Ma nel corso del 3 secolo laccento inizia a cambiare, si carica di intensit,
per diventare pi dinamico, sconvolgendo lantico ritmo quantitativo. Cos le vocali brevi
accentate diventano lunghe e le vocali lunghe non accentate diventano brevi. Questo
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comport che anus, breve, sia scomparso dalla lingua parlata. SantAgostino afferma che i
suoi concittadini non conoscevano pi la quantit classica della sillaba e che dicevano cano
breve al posto di cano lunga, oppure il grammatico Donato parla della pronuncia di deos se
breve o lunga. Il nuovo ritmo inizia a fondarsi sugli accenti, come per la nostra lingua, cosa
che ebbe fondamentale importanza tanto sulla versificazione che sulla lingua parlata.
2. le sillabe aperte accentate i ed u brevi diventano e ed o lunghe, per questo piram diventa
pera, gulam diventa gola, con gli stessi suoni di tela e sola.
3. le vocali brevi e ed o con un suono aperto si sono dittonghizzate, per cui fero passa a
fiero, e novum a nuovo.
4. il dittongo ae tende a semplificarsi in e aperta sin dallepoca repubblicana, cos caelum,
diventa celu, mentre il dittongo oe ha come risultato una e chiusa, come il caso di poena
che diventa pena. Lortografia latina viene sconvolta da questi cambiamenti, tanto che gi in
et imperiale incontriamo iscrizioni con vece, colomnas, eris, adventus, invece di vices,
columnas, aeris, advaentus. Presso gli autori dellalto medioevo lortografia cos caotica
che a mala pena si intuisce il significato del testo.
5. le vocali atone tendono ad essere soppresse, dando luogo alla sincope. NellAppendix Probi
troviamo regole come masculus non masclus, vetulus non veclus, viridis non virdis, e da
queste forme sincopate derivano le parole italiane, maschio, vecchio, verde.
6. una volta scomparso laccento quantitativo le parole di derivazione greca vengono trattate
in maniera differente. Allepoca di Cicerone un romano non poteva conservare
laccentazione greca delle parole, perci si diceva filosfia e academa, ma dopo la
scomparsa delle quantit vocaliche allora anche i latini potevano usare laccentazione
straniera di filosofa e acadmia. Nel latino letterario della tarda antichit la situazione
confusa, a volte si scriveva usando lo schema appreso dai poeti classici, ma la maggior parte
usava laccentazione greca, come il caso di tirannus, sarcofagus, alexandria.
7. in generale laccento nelle parole latine non pi cambiato, ma ci sono alcune eccezioni.
Accadde spesso che laccento di un verbo composto passava dal prefisso alla prima sillaba
del verbo semplice e che veniva ripristinata la vocale originale, cos cntinet fu sostituito da
contnet nella lingua parlata, o invcat, anche se in questo caso la vocale non cambia.
Unaltra eccezione costituita dal caso in cui la penultima si compone di una vocale breve
seguita da una muta cum liquida. Per esempio laccentazione classica era del tipo
ntegrum, mentre nella lingua parlata la penultima si chiuse e ricevette laccento, cos si
pronunci intgrum, da cui litaliano intero. Nel Medioevo i maestri di scuola e i poeti
hanno compreso male questevoluzione e le regole dei grammatici antichi, cos loro
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pronunciavano intgrum ma sapevano che questa parola doveva scandirsi secondo quanto
diceva il grammatico Donato ntegrum e cos nella loro ambizione di restaurare la prosodia
classica spesso cambiavano artrum, tetrum, candelbrum, mentre in origine si pronunciava
ratrum, tatrum, candlabrum.
8. le vocali e ed i in iato si sono chiuse e trasformate nella semiconsonante y, come vinea
diventa vinya e in italiano vigna, allo stesso modo o ed u in iato si sono trasformate in una
semiconsonante, nellAppendix Probi si dice vacua non vaqua, vacui non vaqui.
9. davanti al gruppo iniziale sp, sc, st, si sviluppa una vocale protetica, ispiritus, o espiritus,
escola, estella, espectare, mentre al contrario si ha Spania al posto di Ispania.
10. la b intervocalica e la semiconsonante u si sono entrambe sviluppate in una bilabiale
costrittiva, di qui le confusioni tra b ed u attestate nelle iscrizioni, come devere-debere,
iuvente-iubente. NellAppendix Probi si trovano baculus non vaclus, tabes non tavi, plebes
non plevis. Pi tardi la bilabiale u diventa v, tranne che dietro g e q, come il caso di lingua,
aqua, qualis. Durante la stessa epoca i germani avevano ancora un bilabiale nelle parole
werra, wardon, quando i romani hanno imitato queste parole allora hanno tentato di imitare
il suono iniziale attraverso una gu, di qui guerra e guardare. Gi nellAppendix Probi
abbiamo esempi che ci dimostrano che il suono u tra le vocali oppure dietro le consonanti
tendeva a fondersi nella vocale seguente, in questo modo quomodo si riconduce a comodo e
como gi nelle iscrizioni di Pompei.
11. laspirazione h non serviva nella lingua tarda se non come segno ortografico, il che
provocava numerose confusioni di ac con hac, ortus con hortus.
12. ge, ci e ce si sono palatalizzate
13. alcuni gruppi intervocalici si sono semplificati, cos nct diventato nt (santus al posto di
sanctus), ns si ridotto in s, dando luogo al fenomeno panromanzo (cesor al posto di censor,
asa al posto di ansa, mesa al posto di mensa), il gruppo mn stato assimilato in nn e pi
raramente in mm (alunnus, dannus), anche i gruppi pt, ps, ct, cs (settembris, ottobres, autor,
scrisserunt), ks si ridotto ad s (meretris invece di meretrix, iusta invece di iuxta, ma
abbiamo nellAppendix Probi anche il caso contrario di milex al posto di miles).
14. gi dallinizio della letteratura latina la consonante latina m aveva unarticolazione fragile,
fino a che la tendenza a sopprimere questo suono diventata generale. LAppendix Probi ci
dice nuumquam non numqua, idem non ide, olim non oli. Cos come nelle parole come
apud, quod, quid, sed, ad, qui la consonante finale ha perduto la sua sonorit davanti ad una
consonante sorda, di qui at quem, quot scripsi. Di qui una grande incertezza nellortografia
di queste parole, dando luogo alle varianti apud-aput, quid-quit.
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MORFOLOGIA E SINTASSI
1. Inizia a scomparire il neutro che viene generalmente sostituito dal maschile, come vino, ma
il cui plurale nel senso del collettivo si trasform in femminile, come il caso di foglia.
2. i sostantivi della 4 declinazione passano alla 2, quelli della 5 passano alla 1, come il caso
di frctus, murus. Quando non si poteva pi distinguere tra os lunga cio bocca e os breve
cio osso, quasto significato stato rimpiazzato da ossum-ossi, forma accetta anche da
SantAgostino.
3. i casi iniziano a vacillare: il vocativo viene sostituito dal nominativo e proposizioni come
de, ad, per, cum si sostituiscono sempre pi spesso a genitivo ,dativo, ablativo. Levoluzione
dei suoni finali porta a una fusione di accusativo con ablativo, mentre laccusativo comincia
ad essere impiegato anche come complemento diretto dei verbi e rimpiazza a volte anche il
genitivo di prezzo.
4. c spesso confusione tra positivo, comparativo e superlativo, spesso si incontra quam
plures-complures, e il comparativo si esprime sempre pi spesso con laiuto di magis e plus,
e lavverbio con delle espressioni come firma mente.
5. i pronomi tendono a semplificarsi, spesso illum viene usato per illud oppure illae per illius,
cos come nel parlato i pronomi relativi qui e quem sostituiscono le forme femminili quae e
quam.
6. il sistema dei dimostrativi era troppo complicato per sopravvivere, cos dei pronomi is e hic
non restano che poche tracce, mentre vengono rimpiazzati da iste, ipse, ille, che si
confondono spesso.
7. quasi tutte le forme sintetiche del futuro latino sono scomparse senza lasciare traccia nelle
lingue romanze, linizio della loro scomparsa stato causato dallimpiego crescente di
espressioni perifrastiche che si pu constatare nella letteratura imperiale, cos debere, velle,
habere, con un infinito esprimono non solo obbligo o volont ma anche il futuro temporale.
8. le forme deponenti sono state eliminate presto nella lingua parlata.
9. i supini cadono presto in disuso mentre si estende luso dellinfinito, come si vede dalla
frase facere aliquem venire, cio far venire qualcuno. Presso le antiche versioni della Bibbia
si trova per la prima volta un infinito preceduto dalla preposizione ad: carnem dare ad
manducare, costruzione destinata a grande successo nellalto Medioevo.
10. le congiunzioni iniziano a confondersi. Cos nam a volte assume valore avversativo, autem
viene usato al posto di nam e vel al posto di et. A causa di questo indebolimento di
significati un gran numero di congiunzioni sono praticamente scomparse dalla lingua
corrente, come sed, autem, ad, nam ,enim, anche se si incontrano nel latino letterario.
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11. la congiunzione quod tende ad inserirsi dappertutto, la si incontra in giri di frase come dico
quod, timeo quod, volo quod, ante quod, post quod, pro quod.
LESSICO
1. I monosillabi sono stati spesso rimpiazzati da parole di due o pi sillabe, cos eo, eunt,
diventano monosillabici e is, it sono esclusi dalla coniugazione del presente.
2. i verbi composti sono spesso rinforzati dallaggiunta di un nuovo prefisso, come
adpertinere, superelevare.
IL LATINO IN GALLIA FINO A CARLO MAGNO
Nonostante tutti i cambiamenti la lingua parlate del basso impero continuavano a mantenere la loro
struttura di fondo, tanto che la caduta dellimpero non impresse cambiamenti subitanei, e i nuovi
principi germanici non erano ostili alla cultura romana. La maggior parte di loro accettavano
passivamente quella cultura, e qualcuno come Teodorico ha addirittura protetto gli studi. Gli
invasori avevano causato inizialmente devastazioni ma con il passare del tempo linsieme della vita
torn ai modelli precedenti, difatti i barbari in minoranza numerica hanno lasciato saggiamente che
sopravvivessero le istituzioni amministrative romane, i grammatici e i retori continuarono a
insegnare latino e il latino stesso fu adottato nella legislazione e nella diplomazia.
Tuttavia non si ha avuto il risultato di conservare la cultura antica, perch nella Gallia ,specie al
nord, i franchi hanno conservato i loro costumi nazionali e il loro prestigio presso i sottomessi era
tanto che riuscirono a imporre il loro diritto e le loro istituzioni. I latini hanno attinto dai franchi
parole quali mundboro e tante altre parole che testimoniano latteggiamento dei romani presso i
franchi.
Nel 507 i franchi cacciarono i visigoti da Tolosa, nel 536 si annetterono il regno di Burgundia. Cos
facendo i franchi estesero la loro influenza fino a quelle parti della Gallia che avevano conservato
caratteri romani. Le citt si deteriorarono e le autorit municipali non poterono pi assumersi
lonere di mantenere un grammatico o un retore. Cos con le scuola ormai chiuse linsegnamento
delle lettere fu opportunit di poche famiglie aristocratiche, tanto che dopo la met del 600 lantico
sistema scolastico completamente scomparso. Resistevano solo le scuole di monaci e chierici che
per perseguivano scopi diversi e limitari. Quello di cui avevano bisogno chierici e monaci era di
poter accedere ai testi sacri e per questo bastava loro di saper leggere.
Di conseguenza il latino antico si trasform prestissimo in antico francese e antico provenzale,
grazie a numerosi fenomeni del parlato che si inserirono in misura massiccia allinterno di testi
latini.

Per esempio nella prima declinazione la forma portas ha soppiantato lantico nominativo portae,
presso lantico francese e provenzale, dove si conservata nelle altre declinazioni la differenza tra
soggetto e il caso del complemento. Alla fine del 6 secolo lopera do Gregorio di Tours ci d solo
un esempio di questo fenomeno, ma nei testi del 7 secolo il numero dei casi aumenta sempre di pi
e verso la fine del secolo i redattori delle Formule di Angers hanno completamente abbandonato
lantico uso della forma portae. Allo stesso modo questa forma scomparsa in alcuni testi dell9
secolo, ed possibile trarre la conclusione che questa evoluzione era compiuta verso il 700, in ogni
caso nelle regioni da cui provengono questi testi.
Un altro esempio relativo alla sintassi. Presso gli autori classici laggettivo possessivo suus
rimanda al soggetto della proposizione in cui si trova e in alcune condizioni al soggetto della
proposizione principale, negli altri casi ci si serve dei pronomi dimostrativi eius, illius, eorum,
illorum. Si possono trovare eccezioni a questa regola gi durante lepoca classica, ma poi la
situazione diventa particolarmente confusa, dal 6 secolo comincia a diffondersi in Gallia un nuovo
sistema. In un documento del 573 leggiamo uxor sua in libertate permaneat, cio sua moglie
deve restare in libert, al posto della costruzione latina uxor eius e daltra parte A.et P.cum
uxoribus eorum al posto della forma cum suis uxoribus. Questo impiego di suus e eorum che
proprio del francese e del provenzale, guadagna terreno nei testi del 7 secolo, come si vede dalla
Vita di San Goare scritta verso il 700, dove il nuovo sistema sintattico rappresenta ormai lo stato
della lingua parlata.
Questi due cambiamenti non sono casi isolati, dovuti a situazioni fortuite, ma il loro numero cos
grande che permettono di trarre delle conclusioni circa la cronologia di questo sviluppo, tanto che si
portati a credere che verso il 700 la lingua parlata in Gallia aveva cambiato in maniera tale la sua
struttura da potersi denominare romanza e non pi latina.
Nell8 secolo si possono trovare intere frasi infatti che riflettono il parlato e permettono di far
osservare lo stadio ormai raggiunto dellevoluzione. Cos un antico manoscritto di Lione ci ha
conservato un canto latino a cui stato aggiunto un ritornello intonato dal popolo, cio Cristi,
resuveniad te de mi peccatore, in cui lortografia in parte latina ma la costruzione romanza, al
posto del latino corretto Criste, respice me peccatorem. Si pensa che lo scriba abbia esitato a
introdurre su pergamena una frase del voglare e che abbia tentato quindi di latinizzare lortografia,
lasciando la costruzione comera.
Poi ci sono delle parole parodiche aggiunte nel 700 in un manoscritto della Legge Salia, dove si
trova gi larticolo definito la,lo,lis, cio il francese les, las, il dativo analitico e le forme romanze
cuppa, botiliario, cabo.

I contemporanei non si rendevano conto dellevoluzione linguistica, e soltanto allinizio del 9 seolo
ci si rese conto nel nord della Gallia che la differenza fra parlato e scritto era diventata cos grande
che la lingua scritta bob era pi compresa da coloro che non lavevano studiata. Cos nell813 nel
concilio di Tours, si decise che tutti i vescovi dovevano tradurre i loro sermoni in rustica romana
lingua, oppure in tedesco, affinch tutti potessero comprendere ci che essi dicevano. E questa la
prima volta che si fa esplicitamente menzione dellesistenza di una nuova lingua, mentre pi tardi,
nell842 in Giuramenti di Strasburgo redatti in francese antico, apriranno larea della nuova
lingua.
Per quanto riguarda il latino letterario, il declino progressivo della cultura romana si riflette anche
nei testi. Nel 6 secolo un autore come san Cesario di Arles si esprime ancora in un latino pulito e
chiaro, mentre la lingua di un suo contemporaneo SantAvito di Vienne appare meno interessante a
un moderno ma perch questi conosceva bene la retorica e lo stile ampolloso caro alla tarda
Antichit. Verso la fine del secolo con Gregorio di Tours si vede nella storia dei franchi il suo
talento di narratore ma esprime anche la decadenza grammaticale. Tuttavia il latino di Gregorio
eccellente se paragonato a quello della cronaca di Fredegario o delle raccolte delle Formule
dAngers, o di altri autori che vivevano nel 700. ci si rende conto che questi autori si sforzavano di
riprodurre un latino che ormai non conoscevano pi.
Questo perch il latino ha subito linfluenza della lingua parlata in due modi: o gli autori immettono
nelle loro opere usi della lingua quotidiana, oppure fanno lerrore opposto cio cercano di sviare i
fenomeni della lingua volgare. Un esempio la confusione tra ae ed e, dopo parecchi secoli ormai
il dittongo si era semplificato, ed era entrato nelluso comune delle grafie del tempo. Ma perfino ne
periodo pi buio si era mantenuta lidea anche se vaga dellesistenza della combinazione ae, nelle
formule di Angers , che risalgono alla fine del 600, si trovano grafie come diae, aemmitto, quaem,
che costituiscono una reazione alla pronuncia di tutti i giorni e un tentativo non riuscito di scrivere
in un latino classico.
Difficile era anche luso corretto delle vocali e ed i, probabile che le grafie menus e se che si
trovano nelle formule rappresentino un riflesso della pronuncia reale, per via dello sviluppo della i
breve in e, cos come luso delle forme fis, fist al posto delle forme classiche feci, fecit. Ma viro al
posto di vero invece un errore ortografico, per via dellambiguit tra e ed i.
Esiste un altro fenomeno della lingua parlata. Il parlato conosce una sonorizzazione delle sorde
intervocaliche come dimostra la trasformazione di rota nel francese antico roue, oppure di sercurum
in seur. Inoltre la palatalizzazione avviene non solo di fronte ad e ed i ma anche alla a, basti
pensare a jambe, chanter. Bisogna anche supporre che causa sia dapprima diventato chausa e poi in
seguito chose, e si conosceva gi la riduzione di au in o ad Angers allepoca della redazione delle
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formule, perch proprio qui si scriveva austes invece di hostis, austiliter invece di hostiliter e caus al
posto di quos. Sempre nelle formule dAngers si nota la semplificazione delle consonanti doppie
che un fenomeno della lingua parlata, che ha portato a redere, nulatenus, ma daltra parte al
fenomeno opposto di deffensor oppure summus al posto di sumus.
Ma ci sono anche altri errori che provengono dalla non conoscenza della lingua latina, come
lassimilazione meccanica delle desinenze. Allinizio delle formule dAngers lautore ha voluto
scrivere pro largitate tua, ma la fine del sostantivo in e ha influenzato la terminazione del pronome,
dando luogo a pro largitate tuae. Inoltre quanto meno era profonda la conoscenza del latino tanto
pi si ricorreva a formule gi fissate quando ci si esprimeva per iscritto, per esempio spesso nei
documenti latini ricorreva la formula cum aquis aquarumque decursibus, di cui si conservava un
certo ricordo visivo senza analizzare la funzione delle desinenze, cos nelle formule di Angers
abbiamo limpiego di aquarumque decursibus come complemento diretto, perch cera stata
confusione tra terminazione ibus e us, anzi meglio la desinazione ibus era molto probabilmente
uscita dalluso corrente.
Il latino scritto dellepoca merovingica un prodotto artificioso, in cui si trovano reminescenze
delle epoche precedenti, aspetti del parlato, iperurbanismi e veri e propri errori. Insomma verso il
700 il latino era diventato una lingua talmente caotica che non era pi adatta come mezzo di
comunicazione per lamministrazione o la vita religiosa. Una riforma era necessaria e teoricamente
si poteva scegliere se dare una sistemazione alla lingua parlata e creare una nuova lingua letteraria
oppure tornare al latino della tarda antichit. La prima alternativa era in pratica impossibile, perch
la creazione di una nuova lingua presupponeva un livello elevato della cultura generale e una
capacit di analizzare la situazione linguistica che non si possedevano. Mentre il prestigio del latino
della tarda antichit era ancora intatto e il solo mezzo per sollevare il livello generale era riprendere
lo studio del latino e della grammatica e riorganizzare le scuole. Degli sforzi per riformare gli sutdi
furono fatti gi dalla met del 700. uno studioso, Mario Pei, ha dimostrato che i primi risultati gi
apparivano nei diplomi di Pipino il Breve, perch ha confrontato la lingua di due gruppi di
documenti reali,il primo datato intorno al 700-717, il secondo agli anni 750-770. Nel secondo
gruppo si nota una notevole ripresa dellortografia classica, sia per la e accentata che resta intatta e
non viene resa con i, sia per lantico dittongo ae che resta immutato almeno nella maggior parte dei
casi. Pei ha anche confrontato due documenti originali del 716 e del 768, di cui il secondo una
redazione del primo. Nel primo si trovano espressioni scorrette come ad aefectum e habyre che lo
scriba nel secondo documento ha corretto in ad effectum ed habere.

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ITALIA
In Italia il clima culturale era ancora favorevole allinizio del 500, perch Teodorico proteggeva le
scuole e si interessava della protezione di intellettuali come Boezio e Cassiodoro. Ma 20 anni di
guerra fra ostrogoti e bizantini hanno spossato il paese, tanto che nel 568 arrivarono i longobardi,
che conquistarono la Pianura del Po e le regioni di Spoleto e Benevento senza trovare molta
resistenza. Le continue guerre che seguirono hanno poi infranto definitivamente la struttura del
paese, tanto che le famiglie si ritrovarono danneggiate e il popolo ridotto allindigenza. Verso
linizio del 600 spariscono anche le ultime scuole laiche e la lingua parlata inizia un processo simile
a quello della Gallia, cos che nelle iscrizioni romane del 600 troviamo il futuro romanzo essere
abetis, al posto di eritis e la preposizione italiana da, volgarismi che segnavano lingresso della
lingua parlata. Tuttavia la trasformazione non fu esplosiva come quella francese, perch lItalia era
stata la culla della cultura latina, le citt avevano mantenuto unimportanza maggiore rispetto a
quelle della Gallia, il paese ancora possedeva le antiche biblioteche, Ravenna, Roma, il sud e la
Sicilia appartenevano al dominio bizantino e quindi avevano contatti con il mondo greco. Bench le
scuole laiche avessero chiuso e listruzione restasse in mano ai monaci, questo stesso insegnamento
era influenzato dalla tradizione scolastica. Cos gli italiani si accorsero della differenza tra lingua
parlata e scritta molto pi tardi, non abbiamo testimonianze di questa presa di coscienza se non
dopo il 10 secolo, quando nel 915 in occasione dellincoronazione del re Berengario I il senato
present i suoi omaggi patrio ore, cio in latino e il popolo nativa voce, cio in italiano, secondo il
testo di un carme composto pochi anni pi tardi. Nel 965 Gunzone di Novara prega un
corrispondente di perdonare il suo stile perch dice la lingua quotidiana in Italia molto vicina al
latino, e pi tardi Papa Gregorio 5, morto nel 999, fu lodato dallautore del suo epitaffio per la
disinvoltura con cui aveva saputo esprimersi in latino, francese ed italiano, e ancora nel 960 si fa
per la prima volta un esplicito tentativo di scrivere in italiano, con i Giuramenti di Capua, con cui
ha inizio la storia dellitaliano.
Finch esistevano le scuole gli autori scrissero in un latino abbastanza corretto, ad esempio la lingua
di Gregorio Magno molto pi classica rispetto a quella di Gregorio di Tours. Si spesso descritto
Gregorio come un uomo pieno dellignoranza del Medioevo mettendo in evidenza un passo della
prefazione dei Moralia in job in cui esprime il disprezzo per il grammatico Donato. In realt qui il
Papa si serve di un luogo comune che non deve trarre in inganno, perch era semplicemente in uso e
di moda scusarsi per le proprie scorrettezze linguistiche con i lettori, perci egli al contrario
lultimo rappresentante di chi concepiva il latino come una lingua viva e naturale, non aveva
bisogno di Donato per trovare le forme adeguate, perch possedeva ancora il talento dei romani di

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esprimersi con grande chiarezza. Solo dopo la sua morte, nel 604, inizia lepoca tenebrosa nella
storia letteraria dItalia.
Il pi colto degli italici del 600 Giona di Susa che ricevette la sua educazione letteraria a Bobbio,
il monastero fondato dagli irlandesi, ma che visse a lungo in Gallia. Il suo lavoro pi importante la
Vita di San Colombano, dove dimostra una certa conoscenza della letteratura antica e della
versificazione degli irlandesi, il suo latino ricco di reminiscenze poetiche. Per esempio al posto
dellespressione lindomani mattina usa la perifrasi quando il sonno abbandon il suo corpo e
lAurora si lev liberando il mondo dalle oscure tenebre, e spesso inventa neologismi, come auliga
cio uomo di corte, sul modello di auriga, cio conduttore di carro, inoltre spiega colte etimologie,
come luccello anas perch si segue il verbo nare, cio nuotare, seguendo la spiegazione di Isidoro
di Siviglia, che risale a sua volta a Varrone. Giona conosce anche parole greche come sofus, reuma,
agapis, ma nonostante ci anche in lui vediamo delle scorrettezze. Quando per esempio tratta il
neutro scisma come femminile, al posto di plures usa pluriores, usa la desinenza ent al posto di unt,
il participio presente con senso passivo, come amantissus nel senso di molto amato. Giona confonde
anche le parole expers con expertus e limes con limen, o scrive copies al posto di copia.
Ma fin dall8 secolo si inizia a vedere un miglioramento con la situazione longobarda. A Pavia il
grammatico Pietro insegna ai giovani, incoraggio dal re Cuniperto, e il vescovo Damiano compone
delle epistole nellantico stile retorico. A Milano un chierico patriota fa lelogio della sua citt
lodandola come la vera metropoli dItalia, cosa che appare come un attacco a Roma, Ravenna e i
bizantini; nellabbazia di Bobbio ci si comincia ad interessare alla letteratura profana come
dimostrano i manoscritti provenienti dal suo scriptorium. Pi tardi Carlo Magno fece venire
dallItalia dei dotti come Paolo Diacono, Pietro da Pisa e Paolino di Aquileia per aiutarlo nella sua
riforma. Il loro latino era ovviamente influenzato dalla lingua che parlavano, per esempio Paolo
Diacono ha scritto nella storia dei Longobardi erabamus al posto di eramus per dire eravamo, ma
nellinsieme il loto latino testimonia una cultura eccellente, acquisita in Italia ma approfondita nella
corte di Carlo.
Tuttavia la riforma carolingia non ha lasciato molte tracce in Italia, il paese restava politicamente
diviso in piccoli pezzi, e nel 9 e 10 secolo troviamo in Italia degli uomini di cultura eminenti come
Anastasio Bibliotecario, Gunzone di Novara o Liutprando di Cremona, ma anche autori come
Agnello di Ravenna oppure lanonimo autore della cronaca di Salerno, che non sono riusciti ad
assimilare la grammatica latina, e che hanno forse perfino disdegnato di farlo perch la loro lingua
parlata era vicina alla lingua scritta.
Si hanno infatti dei volgarismi che si insinuano allinterno dei testi scritti, dal 7 secolo i testi latini
presentano differenze locali, difatti nel latino italico viene usata la preposizione da, nel latino
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gallico la preposizione apud (da cui il francese ab) con il senso di cum e una quantit di sostantivi
che terminano in or, come dolor, timor, error, che diventano femminili. Nella lingua parlata la
riduzione dei casi aveva portato ad una sola forma in Italia, a due forme, caso soggetto e caso
obliquo, in Gallia, per questo che gli autori italiano confondono spesso il nominativo con gli altri
casi, mentre invece in Gallia si distingue tra le due forme. Pi il tempo va avanti pi le differenze si
fanno marcate, nella cronaca di Salerno, si possono leggere spesso frasi come immensam
multitudinem( per immensa multitudo), oppure cum Galli, al posto di cum Gallis, e vi si trovano
perfino alcuni tratti dialettali appartenenti alla parlata quotidiana del sud della penisola come frabice
invece di fabrice e frebis al posto febris, che oggi nel dialetto napoletano sono rabbica e freve.
Il latino scritto dopo il Mille inizia a migliorare perch si inserisce nellambito della civilizzazione
europea, uneducazione pi europea che nazionale organizzata nelle abbazie e nelle grandi citt, che
porta a un miglioramento linguistico.
AFRICA E SPAGNA
In Africa le istituzioni scolastiche si sono mantenute sono il regno dei Vandali, nonostante le
difficolt dovute alle persecuzioni degli ariani. Dopo la riconquista bizantina Giustiniano si sforz
di risollevare gli studi, ordinando di versare uno stipendio a due grammatici e a due retori di
Cartagine. LaFRICA rimase dunque centro della cultura antica per tutto il 7 secolo, ed per
esempio proprio in Africa che il giovane Adriano ricevette la sua educazione prima di diventare
abate di un monastero presso Napoli, che abbandon nel 699 quando il papa lo invi con Teodoro di
Tarso in missione ecclesiastica in Inghilterra. Cerano inoltre molte relazioni tra Africa e Spagna,
perch molti monaci africani sfuggendo alle guerre e alle persecuzioni sono passati con i loro
manoscritti in Spagna dove hanno fondato centri monastici, importanti nel regno dei visigoti. Cos
lAfrica, nonostante venne perduta presto, fu importante per la conservazione della cultura antica.
Nel 670 gli arabi attaccarono lAfrica proconsolare e nel 698 si impadronirono di Cartagine,
causando la fine delle istituzioni romane e della civilizzazione latina.
La Spagna come tutti gli altri paesi mediterranei era riuscita a conservare il suo carattere romano
nonostante le invasioni e i contrasti tra ariani e cattolici. Dopo la conversione dei visigoti al
cattolicesimo nel 589 inizia un periodo di pace a fusione tra i due popoli che dura per pi di un
secolo, periodo di prosperit e rinascita culturale. Cos abbiamo scuole prosperose come quella di
Siviglia, Saragozza e Toledo, e intellettuali come Isidoro, Braulione e gli arcivescovi di Toledo
Eugenio, Ildefonso e Giuliano, mentre i re visigoti incoraggiavano la scrittura e composero essi
stessi opere letterarie. Ma laspetto principale fu che lo studio della grammatica e della retorica
continuarono, sopravvisse lantico programma scolastico, mentre i vescovi di cultura studiavano la
poesia antica e la letteratura profana in genere. Non abbiamo molte notizie sulla lingua parlata in
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Spagna, quasi sicuramente una certa differenza tra parlato e scritto esisteva, come in Gallia e in
Italia, ma qui era meno marcata e ostacolata dallattivit scolastica. Proprio grazie a questa attivit
scolastica il latino scritto in Spagna dellepoca di Isidoro conserva unimpronta antica, anche se ci
sono eccezioni, forme come pauperum al posto di pauperem, idem invece di eadem, fugire invece
di fugere, capisse al posto di capisse, coronaturi, remuneraturi al posto di coronandi e
remunerandi, ma la maggior parte di queste forme si trovavano gi durante lepoca imperiale e
comunque sono casi abbastanza rari. In generale gli autori spagnoli conoscono la grammatica latina
e sono anche capaci di scrivere in versi classici, per esempio Braulione di Saragozza ha composto
un inno in onore di santEmiliano in senari giambici che risultano perfetti dal punto di vista della
metrica classica, cos come perfetta la metrica di Eugenio di Toledo. Ancora verso la fine del 7
secolo Giuliano respinge la metrica che chiama volgare e scrive ad un collega di evitare in maniera
assoluta di utilizzare dei ritmi che compongono di solito gli illetterati.
Poich linsegnamento scolastico era retto dalla Chiesa, non ci fu una rottura immediata con
linvasione araba del 711, gli spagnoli continuarono a vivere sotto leredit di Isidoro e il declino fu
lento e lo possiamo constatare con due autori di Cordova, SantEulogio e Paolo Alvaro che vissero
150 anni dopo linvasione. Tutte e due hanno composto poemi metrici e sono fieri della loro
conoscenza della versificazione classica, e Paolo Alvaro, come Giuliano si oppone alla
versificazione popolare, ma scrive anche alcuni esametri dove le regole della prosodia sono state
violate pi volte. Nello stesso tempo i poeti spagnoli del 9 secolo hanno accentato in maniera
capricciosa le parole che non conoscevano se non attraverso la lettura, come dimostrano le forme
sblimat, rfutans, xplorati, dlibat, molto probabilmente sotto linfluenza della lingua parlata,
come dimostra laccentazione di furo che deve essere messa in raffronto con lo spagnolo fuera.
Il carattere artificiale del latino di Cordova appare anche in altri casi, come nelle forme di verbibus,
membribus, in cui si confondono le desinenze ibus e is, e si impiegano avverbi come digniter,
religiositer, vitiostier al posto di digne, religiose, vitiose, si coniano parole nuove come litterizare
invece di temeritas, penitudo al posto di penitentia. Oppure il re Sisebuto scrive anguifer al posto
di anguineus cosa che Palo Alvaro e suo icontmeporanei hanno imitato, e presso di loro i sufficci fer
e ger hanno perduto il loro senso proprio e si arriva allimpiego di somnifera al posto di somnia,
pomifera al posto di poma, polifera invece di polus. Allo stesso modo nella Lex Visigotorum
leggiamo contumelium e infamium al posto di contumelia e infamia. E dunque per via delleredit
dellepoca visigotica che il latino conserva questo carattere artificioso e scolastico, mentre
linfluenza del parlato poco rilevante, come il caso della sonorizzazione del f intervocalica, da cui
le forme versivicando nella cronaca del 754 e revociles al posto di refociles, provano al posto di

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prfano in Paolo Alvaro e nei suoi contemporanei, in cui troviamo anche formule inverse come
deforamur invece di devoramur o referentia per reverentia.
Ma nei diplomi e nelle carte la situazione completamente differente, il latino che incontriamo qui
non si distingue dal latino merovingio, una mescolanza di latino scolastico, formule fisse,
elementi derivanti dalla lingua parlata, iperurbanismi e di errori. Attraverso lanalisi su questi
documenti si riusciti ad avere informazioni sulla lingua parlata. Per esempio in Spagna
laccusativo del 2 e 3 declinazione diventato un caso unico, cio lobo e monte e lobos e montes
hanno la funzione di caso delloggetto e del soggetto, oppure unaltra caratteristica di introdurre
con la preposizione a il complemento principale se si tratta di persona. Vi sono anche delle
differenze nette a seconda delle diverse regioni spagnole, per esempio nei documenti di Catalogna
la preposizione cum spesso sostituita da apud, e in effetti cum non sopravvissuto nel catalano
che come francese e provenzale ha fatto ricorso ad apud. Mentre di documenti dellovest presentano
per esempio eris al posto di es, sedeat e sedere al posto di sit ed esse, forme che corrispondono al
castigiliano eres, sea e ser.
Le glosse che si trovano in due manoscritti del 10 secolo, mostrano che anche in Spagna la lingua
scritta non era pi compresa in questepoca da coloro che non lavevano studiata. A partire
dallanno 1000 la lingua colta si trova in Spagna nella stessa situazione dellItalia, lisolamento
culturale cede il posto a contatti con gli altri paesi e lattivit intellettuale spagnola ha contribuito a
una rinascita.
ISOLE BRITANNICHE
In Irlanda, nelle zone celtiche o germaniche dellInghilterra il latino era una lingua straniera che non
trovava appoggio nella lingua materna della popolazione. Solo pochi uomini di cultura hanno
tentato di servirsi del latino con laiuto di manuali e con la conoscenza scolastica.
LIrlanda non aveva fatto parte dellimpero, per cui gli irlandesi non avevano mai conosciuto
lamministrazione, la vita urbana, lorganizzazione scolastica dei romani, ma avevano conservato le
proprie tradizioni e le lingua celtica. Il latino inizia ad avere peso nellisola grazie alla
cristianizzazione, avvenuta nel 5 secolo, la conversione fu fondamentale perch mai la religione
avrebbe sostituito il latino con una lingua indigena e poi perch serviva per le letture della Bibbia e
dei padri della chiesa e perci doveva essere insegnato nelle scuole. Tuttavia questo insegnamento
era limitato, cio non era funzionale a formare grammatici e retori, ma alla conoscenza cristiana, per
cui era necessaria una conoscenza rudimentale della grammaticale non certo una conoscenza
approfondita della cultura classica. Inoltre mentre nel continente i centri di cultura erano le grandi
citt, dove i vescovi assumevano gli incarichi imperiali, in Irlanda dove non esistevano le citt
centri di cultura erano le grandi abbazie, dove si studiavano i testi sacri sotto la direzione dellabate
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e si conduceva una rigida vita di ascesi. I testi irlandesi rispecchiano questa situazione particolare,
nel senso che sono pieni di elementi barbari e non latini ma daltra parte hanno un carattere pi
scolastico rispetto ai testi delle altre regioni. Laspetto barbaro traspariva nella scelta delle parole,
difatti un autore europeo che conosceva gi la lingua possedeva un vocabolario ricco di parole non
aveva difficolt a scegliere quella opportuna, mentre per un irlandese erano tutte parole straniere,
perci era obbligato di volta in volta a cercare in un glossario la parola adatta, e per questo a volte il
significato sfuggiva. Per esempio incontriamo nellinno Altus Prosator, attribuito a San Colomba
di Giona delle parole rare, come prosator al posto di creator, dei neologismi come fatimen al posto
si fateor, ellenismi come poliandria nel senso di sepolcri e ebraismi come iduma, cio mano.
Limpiego di parole greche ed ebraiche non significano che lautore conoscesse quelle lingue, ma
che le aveva tratte dai glossari come per le parole latine. Altre stranezze si trovano nellinno Sante
sator, dove si legge aplustra, cio imbarcazioni, clox per veliero.
Ma esiste anche una corrente di opposizione, colta e conservatrice. I missionari che avevano portato
il latino nellisola lo avevano appreso forse in Gallia, quindi sapevano leggere, avevano appreso la
pronuncia scolastica, per questo molti cambiamenti fonetici non si erano ancora attuati. Inoltre la
pronuncia scolastica sempre pi tradizionale rispetto a quella del popolo, e poich lIrlanda era
lontana dal continente, proprio qui si sono conservati tratti che in Europa erano perduti.
Per esempio gi dal 5 secolo era avvenuta la palatalizzazione di c e g davanti ad e ed i, e questo
mutamento non era ancora avvenuto quando venne portato in Irlanda, dove per esempio lapostolo
veniva chiamato Patrikius e non Patrizius, e gli irlandesi ancora oggi lo chiamano Patrick, e in
tante altre parole la lettera c era pronunciata come k, in parole come kelum e kivis. Proprio per
questa pronuncia gli scribi irlandesi non scrivono mai ci al posto di ti davanti a una vocale come
invece facevano gli altri scribi. Ancora nel 12 secolo gli islandesi hanno trovato la pronuncia di
kelum e kivis come dimostra il primo trattato grammaticale dellEdda.
Importante anche luso dellallitterazione, gli irlandesi amavano collegare il maggior numero di
parole nei versi e si hanno molti casi di allitterazioni perfette in cui tutte le parole iniziano con la
lettera c.
Un altro punto interessante anche il trattamento delle terminazioni nella poesia rimata, dove la
tecnica degli irlandesi differisce da quella latina, in pratica in Europa cerano stati molti
cambiamenti fonetici e morfologici per le sillabe finali, per esempio o ed u, i ed e, erano spesso
confusi mentre la pronuncia delle finali si era indebolita, specie nel nord della Gallia. Quando i
poeti hanno cominciato ad inserire nei versi delle assonanze hanno seguito la pronuncia di tutti i
giorni e fatto rimare i breve con e, e u breve con o. Basti pensare a Venanzio Fortunato che fa
sempre terminare per assonanze i dimetri giambici, oppure Eugenio di Toledo, per esempio
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suspiris-complacet. Mentre nulla di simile si trova nella poesia latina degli irlandesi, che non
confondevano mai le vocali nelle loro rime, il che deriva dal fatto che hanno appreso il latino a
scuola come lingua straniera e che quindi usano le regole scolastiche (alcune eccezioni che sono
state trovate erano dovute a fluttuazioni ortografiche che non hanno compreso e che l hanno indotti
ad equivoci).
Questo carattere esotico e nello stesso tempo conservatore dellIrlanda si ritrova anche in
Britannia, qui la civilizzazione latina non era ancora completa quando nel 5 secolo i romani
chiamarono le loro truppe per difendere la frontiera italiana, per cui gli Angli, Sassoni e Juti
riuscirono in poco tempo a sterminare la popolazione romanizzata e respinto la popolazione celtica
nelle campagne.
Alcuni resti sembrano essere rimasti nei monasteri celtici dove si svolgeva unopera di istruzione
analoga a quella irlandese, qui visse Gilda nel 6 secolo, autore di unopera sulla conquista
dellInghilterra da parte dei barbari. Lo stile di Gilda ampolloso e prezioso e pu essere lui
lautore di Suffragare trinitatis unitas dove la preziosit giunge allestremo. In questopera
lautore cerca di premunire la sua persona usando formule di ispirazione pagana piuttosto che
cristiana, dicendo per esempio Proteggi signore tutte le membra del mio essere, la testa, con le
sopracciglia e i capelli. Sembra un testo incomprensibile per chi non iniziato, perch vi si trovano
parole ebraiche come senna, dente, iduma, mano, e molte parole greche, alcune riconoscibili, come
cefale, testa, altre con il significato cambiato, come patam al posto di spatam per spalla. Anche le
parole latine appaiono in una forma strana, come liganam per linguam, madianum per medianum e
alcune parole restano tuttora inspiegabili.
La sessa lingua esotica si ritrova negli Isperica Famina scritti nellovest della Gran Bretagna nel 6
secolo. Si pensa oggi che questa strana opera sia composta di esercizi scolastici, dove si tentato di
esprimersi in tono elevato e retorico, accumulando parole bizzarre in ordine insolito. Se questa
teoria giusta allora lo stile dellopera lultima traccia dellattivit dei retori romani in Gran
Bretagna, ma con il risultato di una grottesca caricatura per via della mediazione dei monasteri
celtici. Lisolamento culturale delle isole britanniche sar rotto dalle peregrinazioni dei celti in
Europa, essi hanno conservato la loro pronuncia scolastica ma hanno approfondito la conoscenza
classica, di cui abbiamo tracce in san Colombano.
Prima di questa evoluzione importante era stato il ruolo svolto dalle abbazie, come Lindisfarne e
Whitby, in cui gli inglesi hanno imparato leducazione irlandese e si sono appropriati della
pronuncia irlandese del latino. E probabile che Beda e Alcuino abbiano pronunciato ce e ci come ke
e ki, e possiamo trarre quasta conclusione dal loro uso dellallitterazione, in cui si mettono insieme
Criste, cordibus, celsa, caritas, in Beda, oppure Alcuino mette insieme kerte e kurva.
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Gli anglosassoni conservarono questa pronuncia ancora fino al 10 secolo, quando Abbone di
Fleury tra il 986 r il 988 compose un piccolo trattato intitolato Questiones Grammaticales, critica
la pronuncia ke e ki, per lui infatti che aveva studiato in Gallia era buona la pronuncia di tsvis e non
di Kivis che gli appariva come barbara, non supponendo affatto che in realt erano proprio i barbari
che avevano conservato un costume antico.
La civilizzazione anglosassone poi ebbe una forte accelerazione grazie a Gregorio Magno che nel
597 invi a Canterbury il monaco Agostino per predicare il vangelo. La penetrazione a nord e ovest
port a uno scontro tra interessi romani e irlandesi. Il conflitto dur qualche decina danni, ma nel
699 il papa Vitaliano invi larcivescovo Teodoro, accompagnato dal monaco Adriano a
Canterbury al fine di organizzare la chiesa. Teodoro e Adriano, rispettivamente di Tarso e
dellAfrica, conoscevano bene il greco, e la letteratura profana sia greca che romana, come afferm
Beda. Raggrupparono cos un folto numero di allievi che appresero anche la metrica, lastronomia,
il computo e spinsero cos lontano gli studi greci e latini che arrivarono a essere parlate come
lingua madre, come disse Beda. Ma dobbiamo ritenere che Beda avesse avuto ragione almeno per il
latino, perch gli inglesi non conobbero mai bene il greco e la conoscenza si estinse con gli allievi
di Teodoro e Adriano.
Il primo gruppo di allievi di Canterbury ebbe ancora rapporti con gli irlandesi, come dimostra
Aldelmo, che prima di essere formato da Adriano era stato allievo di Maeldubh, irlandese. Il suo
latino presenta cos un duplice aspetto: la parole rare, attinte dai glossari, lo stile ampolloso,
ricordano il latino esotico irlandese, mentre la sicurezza linguistica e le letture provengono dai suoi
studi di Canterbury. La generazione seguente per porto il latino al culmine: nel regno di
Northumbria Benedetto Biscop aveva fondato unimportantissima biblioteca di manoscritti portati
da Roma, a Wearmouth, e proprio qui si form Beda il Venerabile, che us il latino con
sorprendente padronanza e chiarezza. Mentre Alcuino si form nella scuola di York, diretta da
Giovanni di Beverley, un allievo di Teodoro di Tarso.

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RIFORMA CAROLINGIA
Carlo Magno chiam Alcuino per aiutarlo a riorganizzare linsegnamento, la corte divenne cos il
centor della vita intellettuale, si fecero venire uomini dotti da tutta Europa, come Pietro da Pisa,
Paolo Diacono, Paolino di Aquileia, lo spagnolo Teodulfo. Inoltre in ciascuna abbazia si doveva
organizzare una scuola secondo le direttive del re, ma il fine non era quello di far rivivere lantichit
e se si chiama spesso questo movimento rinascenza carolingia non bisogna prendere la definizione
troppo alla lettera, perch era la cultura latino cristiana che Carlo intendeva far vivere e diffondere.
Il risultato immediato della riforma fu modesto ma duraturo nel tempo, le scuole si moltiplicarono,
e i centri divennero la base per la nascita delle universit. Soprattutto ebbero successo per
lortografia, pronuncia, sintassi e morfologia.
Per esempio prima ci si confondeva tra i breve ed e chiusa e tra u breve ed o chiusa, che nella
pronuncia di tutti i giorni venivano confuse. Grazie alla scuola di Carlo non si fece pi questa
confusione, adesso fede e gola venivano pronunciate fide e gula, titolus e dignus correttamente. Di
conseguenza i poeti non facevano pi rimare la e con la i e la o con la u.
Inoltre prima si era seguita la lingua parlata che distingueva tra e aperte e chiusa e o chiusa e
aperta, per esempio la o nobilis non aveva affatto lo stesso timbro di scola. Mentre adesso si dava
lo stesso suono alla e e alla o, per cui in francese antico non esisteva pi la differenza tra la o di
noble e la o di escole. Si ristabilita anche la pronuncia della b intervocalica, che era diventata v,
come il caso di habere. Questa pronuncia fu probabilmente ristabilita sai maestri irlandesi e
anglosassoni che lhanno importata dalla loro educazione scolastica.
Tuttavia in altre parti il successo dei grammatici non fu cos netto. Per esempio Alcuino ha
prescritto di scrivere his e hi con una sola i ma le cattive abitudini hanno persistito e si continu a
scrivere hiic e hii con due i, tanto che nel 1200 un altro grammatico Alessandro raccomanda la
pronuncia con una sola i mentre ammette lortografia con due i di hic e hi.
Fu destinato allinsuccesso anche il tentativo di ripristinare il dittongo ae, ci fu incertezza allinizio
e alcuni scritti usarono una e caudata, ma poi ci si rassegn e il dittongo venne abbandonato. Nel
basso medioevo alcuni manoscritti erano detti codices dittongati perch limpiego del dittongo era
ormai un criterio di vecchiaia.
Un altro insuccesso riguard la palatalizzazione di ke e ki, i francesi continuarono a usare tsi e tse,
come afferma Abbone di Fleury nelle Questiones Grammaticales.
Inoltre durante tutto il Medioevo si sono confuse le terminazioni di cia e tia, cosa che ha portato a
diverse scritture di platitum e placitum nelel formule dAngers. Nellantico francese molto tardi,nel
1200, ts e dj si sono ridotti a s e j e spesso i maestri francesi hanno cambiato la loro pronuncia di
parole come cervus, gelare vale a dire tservus, djelare, in servus o jelare.
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Ci sono anche due esempi che dimostrano che far abbandonare le antiche maniere non era facile.
Nonostante Alcuino infatti abbia prescritto il contrario, si continuava a inserire una consonante
intermedia tra ms, mt, mn, cio si scriveva per esempio alumpnus, solempnis. Inoltre non si mai
arrivato a regolarizzare le norme che nella lingua classica governavano limpiego delle consonanti
semplici e geminate, cos che in epoca carolingia troviamo spesso annulus al posto di anulus, cupa e
cuppa.
Le parole derivate dal greco hanno posto problemi particolari. Fin dallinizio y veniva pronunciato i
e dunque nel Medioevo possiamo trovare martir, sibilla senza y, oppure idioma con la y, mentre il
suono ph fu reso con f, e la pronuncia di ch era fluttuante, a volte era pronunciata come ci
(cirografum), chi (chirografum) hi (hirografum), evidentemente i maestri di scuola avevano
propagato dottrine differenti.
Inoltre cera la pronuncia di sch e sc, perch schedala, schema sono spess scritti scedula, scema,
oppure cedula, cema, al posto di schisma si legge spesso cisma, o sisma. Allo stesso modo sce e sci
si alternano con ce, ci oppure se, si.
Nelle nuove scuole di epoca carolingia si anche restaurata la conoscenza della morfologia latina.
Ma a volte i manuali che si impiegavano disorientavano gli allievi, cos il grammatico Virgilio di
Tolosa aveva preteso che al perfetto novi corrispondesse un presente noro, noris, norit, secondo la
forma che un poeta anonimo del 9 secolo ha impiegato in un canto di Natale.
Inoltre lo stesso Virgilio di Tolosa insegna che ci sono due futuri per coniugazione, dice che si pu
dire indifferentemente interrogabo e interrogam, videbo e videam, audio e audiam, ed dopo questo
insegnamento che ancora nel 10 secolo si formano dei futuri come declinam e explicam.
In altri casi le abitudini era tanto radicate che non si poteva pi estirparle. Cos erano confuse le
terminazioni in e e in i della terza declinazione tanto che non si distinguevano pi, tanto che perfino
Alcuino si sbaglia quando scrive cum suo abbate et successori. Gli ablativi in i erano diventati
comuni nel Medioevo, cos che gli scolastici hanno coniato le espressioni a priori a posteriori, che
sopravvivono ancora oggi nelle lingue moderne.
Ci sono inoltre alcuni autori che creano le forme pi azzardate, per esempio nelle sequenza
composte in Francia ci si sforzava di far rimare tutti i versi in a, e questo sforzo ha aperto la porta a
molti abusi, si sono creati dei sostantivi femminili come solemnia e tirocinia, oppure il maschile
ocellus diventato ocella, oppure gli aggettivi principalis e sublimis sono diventati principalia e
sublima. Ma talvolta si trovano alcune forme del tutto sorprendenti presso autori illustri, in Alcuino,
in Papa Adriano I, oppure lerrore di Carlo Magno in sacris paginibus.
Per quanto riguarda la sintassi, sopravvivono gli usi dellepoca merovingica. Gregorio di Tours e
Venanzio Fortunato si servono della formula fissa Parisius in espressioni come Parisius venit o
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generata Parisius urbe (nata a Parigi), e pi tardi si sono coniate delle forme come Turonus,
Treverus. E probabile che questa forma sia stata in origine un accusativo plurale, Parisios che si
poi trasformato in Parisius, perch la desinenza us sostituisce spesso os nel latino merovingio. Ci si
aspetterebbe di vedere soppressa una forma barbara dallinsegnamento a corte e invece questo non
avviene, si continuato a scrivere Parisius durante tutto il Medioevo, usato ancora da Abbone di
Saint.Germaine e Abelardo. I nomi di luogo tendono a fissarsi in accusativo, come Neapolim e
Costantinopolim, che rimpiazzano tutti i casi, come Paolo Diacono che li usa come ablativo e
soggetto in queste forme.
Le variazioni del latino nellimpero non dipendono solo dal livello culturale dello scrittore perch
possibile scoprire linfluenza derivante dai paesi di origine. Lo stile degli spagnoli e dei franchi
diverso da quello degli italiani. Si cos esaminato il vocabolario di Paolo Diacono e si
dimostrato che il suo latino il risultato di una tradizione scolastica che la chiesa ha attinto dalla
scuola antica e preservato nel tempo, ma anche i franchi Eginardo e Nitardo hanno cercato i loro
modelli nella letteratura classica. Gli irlandesi e gli inglesi mostrano una predilezione per le parole
insolite. La loro influenza era considerevole e avevano molti allievi che imitavano la loro maniera,
come Abbone di Saint Germain che riuscito a riempire il suo poema di parole cos esotiche che
ha dovuto aggiungere alcune spiegazioni. I tedeschi, malgrado la missione anglosassone e le
relazioni con lIrlanda, hanno improntato la loro civilizzazione sul modello francese, con ci hanno
per lungo tempo costituito ununit politica. Questo spiega la loro pronuncia del latino. Per esempio
una parola come cellarium era arrivata in Germania quando ancora era pronunciata dai romani
kellarium ed ha conservato il suono in tedesco che ha prodotto keller, nel vecchio termine. Con
larrivo del monachesimo la parola cella penetrata nel dominio tedesco quando i monaci la
pronunciavano tsella, da cui la forma tedesca di Zelle.
Oppure la semivocale u era nella lingua dei romani una bilabiale, e anche nella lingua dei germani,
cos che loro non avevano alcuna difficolt a rendere il suono iniziale delle parole di vinum e
valium, che nellantico tedesco hanno prodotto win e wall. Ma in seguito in Gallia la bilabiale
diventata labiodentale, e quando i preti galli dicevano versus i tedeschi intendevano fersus, e lo
stesso fenomeno si prodotto nelle isole britanniche, ecco perch v ha ancora il valore di f in
tedesco.
Si spesso considerato il latino del 9 e 10 secolo come una lingua artificiale, priva di una vita
propria, che si compiace dellimitazione e compilazione. Ma non bisogna dimenticare che proprio
in questo periodo che si inizia a sviluppare la poesia ritmica nelle nuove forme, che la rima diventa
un sistema, e che sono nate le creazioni pi originali del Medioevo come le sequenze e i tropi.

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Nellantichit classica il verso latino era basato sullopposizione tra durata di sillabe brevi lunghe,
ed era un principio naturale cogliere la differenza tra le sillabe, tanto che Cicerone ci racconta che a
teatro tutto il pubblico urlava se l attore pronunciava una sillaba troppo breve o troppo lunga, e
tuttavia dice il popolo non conosceva nulla dei piedi o del ritmo del verso, perch era stata la natura
stessa ha dare alle orecchie la facolt di avvertire la lunghezza o brevit del suono.
A partire dal 3 secolo lintensit crescente dellaccento ha fatto perdere il senso del ritmo
quantitativo, per cui lantica metrica non trovava pi una base naturale nella lingua parlata di
conseguenza al posto del verso metrico si creato il verso ritmico dove non pi la quantit delle
sillabe ma il loro numero e la loro accentazione che giocano un ruolo importante. In pratica quando
si recitava la poesia classica non la si scandiva ma si davano alle parole gli accenti che queste
avevano nella prosa( la scansione stata inventata nelle scuole del basso impero alo scopo di far
comprendere agli allievi lantica metrica quantitativa). Di conseguenza quello che si avvertiva non
era pi lantica quantit delle sillabe ma un ritmo fondato sugli accenti, ed dunque insostenibile la
teoria per cui i tempi forti del verso classico sono stati rimpiazzati da alcune sillabe accentate del
verso ritmico ma i nuovi poeti hanno reso la struttura di accenti che essi capivano: gli accenti del
modello quantitativo si ritrovano allo stesso posto dellimitazione ritmica.
Durante i 4 secoli dallapparizione della poesia ritmica fino allepoca carolingia si sono imitati versi
giambici e trocaici oppure lesametro e altri versi quantitativi. Ma ci sono alcune innovazioni. In
Irlanda ci si allontanati rapidamente da un modello che non si conosceva, invece di imitare la
struttura accentativa ci si accontentati di contare il numero delle sillabe, per cui Etelvaldo, allievo
di Aldelmo, che componeva versi ritmici sul modello irlandese, sottolinea che il verso ambrosiano
deve consistere di 8 sillabe, senza preoccuparsi che la parola finale fosse parossitona o
proparossitona.
In spagna e al sud della gallia troviamo un altro sistema. Nella liturgia il canto responsoriale
aveva giocato un ruolo importante: un solista cantava un testo e lassemblea rispondeva ripetendo
un ritornello dopo ciascuna parte. Il testo e il ritornello erano in prosa ma avevano un ritmo marcato
che si faceva sentire anche nella melodia. Ecco perch si iniziato a impiegare il ritornello e anche
il testo precedente il ritornello per creare nuovi versi, per esempio di 6 pi 7 sillabe o 7 pi 5 sillabe.
In questo caso non si partiti da un verso classico ma da una formula in prosa o una melodia ben
ritmata per comporre una poesia ritmica. E un principio di grande importanza. In Spagna usato
spesso nelle preghiere liturgiche che hanno spesso forma poetica. Per la datazione di questi canti
viene in aiuto un acrostico che rivela il nome di uno dei poeti, Suintarico che da identificarsi con
il vescovo che visse verso il 675.

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Cos i poeti di epoca carolingia hanno sviluppato nuove forme di poesia ritmica. Uno degli
innovatori fu Paolino di Aquileia. Ha scritto tutti i suoi inni in versi ritmici e creato molti nuovi
versi che si distinguono per la perfezione della forma. Si sono raggruppati attorno a lui altri poeti
che si ispiravano allinsegnamento del maestro e cos il nord Italia diventato centro di
versificazione ritmica.
Importanti sono le origini della sequenza e del tropo.
Per quanto riguarda la sequenza, durante a messa gi durante la chiesa antica si cantavano due canti
intercalari tra lepistola e il vangelo, il graduale e lalleluia, e lalleluia era cantato dapprima da un
solista mentre il coro poi ripeteva con melismi, cio figure melodiche cantate su una sola vocale
(jubilus), in seguito il solista cantava il versetto e il coro ripeteva di nuovo lalleluia e il jubilus. I
cantori avevano molta difficolt a ricorda queste melodie lunghe senza parole, cos nel nord est
della Francia, prima dell850, si trovato un mezzo per facilitare il canto. Si sono aggiunte delle
parole ai melismi dopo lalleuia, in modo che a ciascuna sillaba corrispondesse un tono della
melodia. La melodia era dunque importante mentre il testo aveva unimportanza secondaria. Di
conseguenza nelle pi antiche sequenze non cera traccia n della versificazione classica che di
quella ritmica. Riguardo la forma queste sequenze assomigliano ai canti biblici che sono scritti in
prosa, la nova poesia venne detta sequentia cum prosa o pi brevemente prosa, termine pi
comune in Francia oppure ancora sequentia, facendo passare questo termine dal campo della
musica a quello della letteratura.
L sequenza ordinaria caratterizzata da strofe con ripetizione progressiva: ogni strofa seguita da
unantistrofa cantate sulla stessa melodia, mentre tutte le coppie di strofe sono diverse lune dalle
altre. Le pi antiche sequenza cominciavano con la parola alleluia (il che vuol dire che i vocalizzi
erano eseguiti sullultima vocale a della parola), ma questa fu presto sostituita, specie in Germania,
da una strofa di introduzione scritta appositamente. Dunque la struttura metrica di una sequenza
poteva dirsi A BB CC DD EE Z. la strofa era cantata dai tenori, lantistrofa dai soprani, mentre la
strofa di introduzione e la strofa finale dai cori. Anche se in alcune regioni il coro e il solista
cantavano insieme alle- per poi separarsi il coro per cantare le melodie sulla e e il solista per dire
altre parole, per poi tornare insieme a cantare luia.
In epoca carolingia ci sono due tipi di sequenze, uno francese e uno tedesco. In Francia si
conservano le caratteristiche del tipo primitivo, cio il canto comincia con la parola alleluia o con
una strofa i cui versi finiscono in a, mentre la struttura ritmica dei versi spesso differente
nonostante il numero delle sillabe sia identico. Poi il coro continuava i melismi sulla a mentre il
solista cantava le parole. In Germania Notkero il Balbo ha creato un modello daltro tipo, lui
comincia le sequenze con una strofa di introduzione e si liberato dellobbligo di rispettare la rima.
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Inoltre strofa e antistrofa sono composte in un parallelismo perfetto sia per il ritmo (perch
costituiscono ununit sintattica)che per il pensiero (ad esempio la strofa afferma che le malattie del
corpo fuggono e lantistrofa che i peccati dellanima scompaiono).
I tropi sollevano pi problemi delle sequenze e la maggior parte del lavoro resta da fare. Il tropo
pu precedere, essere inserito o seguire il testo liturgico. Un caso interessante quello dei tropi le
cui parole sono intrecciate al testo liturgico, come quello dellAbbazia di San Marziale in cui si
cantava lultima sillaba con lunghi melismi e ci dava origine al successivo tropo.
Oppure interessante il tropo del versetto dellAlleluia che si cantava a Limoges per la messa di un
santo confessore, in cui il canto era inserito interamente nel testo in cui le rime dipendono sempre
dal testo liturgico : nella prima strofa i versi terminano in a per fare assonanza con alleluia, nella
seconda in e e cos via. Il testo liturgico era cantato da un coro e il tropo da un solista, ma molto
probabilmente il canto era diafonico perch poi il solista si ricollegava alle melodie del coro,
secondo una forma di polifonia gi conosciuta dal 9 secolo. La sequenza e il tropo furono
importantissimi per lo sviluppo della poesia medievale. Infatti permisero di svincolarsi dal rigore
della forma antica e costruire le strofe i versi pi liberamente componendo la melodia e con una
ricchezza di varianti che contrastava con il piccolo numero di forme permesse dalla poesia antica.
Importante anche luso delle rime.
Nella prosa latina di epoca imperiale gli scrittori preferivano strutture la frasi in membri paralleli
ornati da figure omofone, procedimento adottato anche da Venanzio Fortunato ( come dignitasvoluntas oppure lassonanza di Deo-sacerdotum)o Eugenio di Toledo. Durante let carolingia
dapprima gli scrittori furono pi conservatori ma dal 9 secolo si possono trovare esempi di una rima
molto avanzata, come in Godescalco dOrbais che usa la rima bisillabica.
Nella poesia luso dellassonanza o della rima si sviluppa in maniera simile. Nellepoca classica il
suo uso era casuale o il poeta se ne serviva per produrre effetti particolari, ma gi verso la fine
dellAntichit si vede una tendenza a creare assonanze tra le finali delle parole che si trovano
davanti a una cesura o alla fine del verso, basti pensare a Sedulio che ricerca costantemente
assonanze nei suoi esametri. Venanzio Fortunato, Eugenio di Toledo e altri vanno ancora pi
lontano, sviluppando nelle poesie le stesse tecniche della prosa, fino ad arrivare alle soluzioni pi
innovative degli irlandesi e dei loro discepoli. Una certa involuzione si nota alla fine 700, quando la
prima generazione dei poeti carolingi come Alcuino, Paolo Diacono, Teodulfo, che hanno scelto
come modelli Virgilio e Prudenzio si mostrano molto meno favorevoli a questo gioco di omofonia
tra le finali. Ma levoluzione non poteva essere pi arrestata tanto che gi nell800 un uso regolare
della rima appariva nella poesia in esametri o in distici elegiaci o in versi ritmici, come in
Gotescalco dOrbais, che compone esametri poi detti leonini, in cui la sillaba che precede la
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cesura rima sempre con la fine del verso. Ma Gotescalco usa la rima anche nelle liriche quantitative,
come nel suo canto Ut Quid Iubes, nelle prima due strofe qui infatti tutte le parole finali davanti
alle cesure terminano in e, e in cui il primo e i secondo verso sono legati da rime trsillabiche
(pustole.filiole) e il terzo e il quarto da rime bisillabiche (cantare-mare). Evidentemente Gotescalco
ha voluto infittire le sue poesie con rime complicate e ha avuto parecchi imitatori tanto che le rime
bisillabiche e trisillabiche saranno una costante della poesia medievale.
IL LATINO DOPO IL 1000
Durante la seconda met del Medioevo la Chiesa aveva esteso la sua influenza verso lest e il nord
d Europa. Di conseguenza entrarono nel mondo della cultura latina Ungheria, Boemia, Polonia,
nord della Germania e paesi scandinavi. Cos in Italia come in Svezia, Irlanda e Polonia venivano
studiati gli stessi autori latini, cristiani e profani senza barriere nazionali, basti pensare agli italiani
Lanfranco di Pavia e SantAnselmo di Aosta che divennero abati in Normandia e in seguito
arcivescovi di Canterbury, oppure linglese Giovanni di Salisbury ha occupato il seggio episcopale
francese di Chartres. Gli uomini di cultura, grazie alle nascenti universit di Parigi e Bologna,
parlavano tutti la stessa lingua e gli studi poggiavano su basi comuni. Ma la diversit nelle
istituzioni politiche e sociali ha provocato differenze anche a livello linguistico, ad esempio il
vocabolario variava a seconda dei paesi, perch si attingeva comunque al glossario della lingua
madre, cos per esempio nei paesi non romanzi il latin pieno di parole straniere, come in
Inghilterra shop per scopa, in Polonia cmetho per colon. Nei paesi di lingua romanza invece gli
scribi si affannavano per dare forma latina alla lingua parlata, cos alcuni esempi sono la parola
latina mansionile era diventata mesnil in antico francese. Molti scribi hanno intuito la giusta
etimologia della parola ma altri impiegano forme semicolte come mesnillum, mensile. Oppure
laggettivo latino medianus si trasforma in mezzano in Italia in mej nel sud della Francia. In
Catalogna il verbo accognitare diventa acquindare o acontare. Importante la migrazione delle
parole: ci che per esempio era corrente a Parigi fu subito importato dagli studenti negli altri paesi.
Cos incontriamo spesso i sostantivi in agium nei paesi non romanzi, nonostante questo suffisso
provenga dalla Francia dove il latino aticum aveva dato age. Anche il significato delle parole
poteva variare: consul si usava a Roma per designare un funzionario dellamministrazione
pontificia ma nelle citt tedesche per designare un membro del consiglio municipale.
Per quanto riguarda la pronuncia pi difficile cogliere le differenze locali, perch un problema
che tuttoggi non stato approfondito, ci si pu fare unidea solo della pronuncia solcastica
guardando luso delle rime. In Francia infatti quondam ed unde formavano nel 1100 rime perfette,
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segno che si pronunciato ondam. Inoltre davanti ad e ed i non si faceva pi distinzione per c e sc,
e la t finale che tendeva gi a indebolirsi scomparsa nellantico francese verso il 1200, per questo
i poeti hanno fatto rimare stravit e David, le cui consonanti finali si confondevano nella parola
finale, come dice espressamente il grammatico Pietro Elia. Inoltre non aveva pi importanza che
nel latino classico le vocali fossero state lunghe o brevi e le consonanti doppie o semplici, come
dimostra la rima vitae-mitte, mentre la rima magni-tiranni dimostra lassimilazione di gn in nn,
cos come i gruppi ps e ks sono stati semplificati in ss (dixit-scripsit). Tutti questi cambiamenti non
si accordano in pieno con levoluzione fonetica del francese, per esempio ci si meraviglia di trovare
in Francia molte rime del tipo benedicta-vita o peccatum-actum, ma pu darsi che la pronuncia sia
stata influenzata dagli italiani. Oppure la r aveva gi un suono debole come dimostrano le riem
dames-armes. In mancanza di ricerche non si pu tratteggiare una storia completa della pronuncia
del basso medioevo, ma sappiamo che tutti gli altri modi dei paesi di pronuncia avevano poca
importanza per via dellinfluenza della civilizzazione francese perch lInghilterra dopo linvasione
normanna era diventata provincia francese, e poi Parigi era diventato il centro culturale grazie
alluniversit che attirava studenti da ogni paese.
Durante let carolingia erano le abbazie il centro della vita culturale, ma quando dopo il 1000 le
citt cominciano a rinascere fulcri della vita attiva diventano le scuole episcopali, in unatmosfera
pi libera e democratica che ha dato migliori frutti. Lo studio del latino stato sempre pi
approfondito e maestri e allievi sono giunti a conoscere alla perfezione la grammatica del latino in
molti casi.
Cicerone, Virgilio, Ovidio e altri autori classici hanno sempre goduto del favore dei professori, a
volte si imitato il loro stile tanto bene che difficile distinguere un testo antico da uno medievale,
come il caso di Gerberto di Reims, poi Papa Silvestro 2 e ammiratore di Cicerone, scrive alcune
lettere in uno spirito umanistico che sembrano preannunciare quelle che scriver tre secoli dopo
Petrarca. Oppure il poeta Ildeberto vescovo di Tours, compose alcune poesie in esametri e distici
elegiaci su un tono virgiliano. Altri si sono ispirati a Agostino e Girolamo, al punto che studiosi dei
giorni nostri sono stati indotti ad errore sullautenticit delle opere.
Ma queste sono eccezioni, in genere il tratto medievale si avverte nonostante leleganza e lo stile, il
fatto che limitazione non era ancora diventata un principio come durante il Rinascimento, ci si
sentiva ancora liberi di creare uno stile personale e adattare la lingua alle proprie esigenze, in
pratica linsegnamento scolastico forniva solo una base che poteva dare vita a nuove costruzioni.
Uno sviluppo si ha a livello del vocabolario: la poesia classica prediligeva gli aggettivi composti del
tipo altisonus, altitonans e su questo modello i poeti carolingi avevano coniato una serie di altri
aggettivi come altiboans, alticrepus. Oppure verso la fine dellAntichit era stati molto usati dagli
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autori cristiani termini come santificare, beatificare, glorificare e da questi si sono creati nel
medioevo vocaboli come ratificare, esemplificare, publificare, che hanno avuto molta fortuna
nelle lingue moderne. Un gruppo privilegiato furono i diminuitivi, come morsellum per dire
bocconcino, oppure tortella, pompula, al posto di torta e pompa.
Gi in epoca arcaica si preferiva, per dare espressivit alla frase, mettere insieme le parole della
stessa sonorit, come Ennio che ad esempio scrive Priamo vi vitam evitari. Nel Medioevo questa
figura etimologica largamente utilizzata, con una preferenza per il gioco con i prefisso de, come in
Alano di Lilla che scrive defloratus flos effloret.
Un tratto caratteristico luso dei nomi di persona per designare una certa qualit, cos Salomone
rappresenta la saggezza, Paride la bellezza, Catone la morale, Cicerone leloquenza, Crasso
lavarizia. Questi nomi sono stati anche declinati come aggettivi come Arrigo di Settimello che
scrive codrior (codro era un poeta mendicante che appare in Giovenale), neronior, platonior.
Addirittura alcuni nomi hanno dato origine a verbi, come Helena e Tiresias hanno creato helenare e
tiresiare, oppure ancora neronizzare, venerizzare, satanizzare. In generale i verbi in are e in izare
hanno goduto di immensa fortuna, come testimonia musare (prendere topi), gulare (rimpinzarsi),
sillabizare (insegnare a leggere a qualcuno), puerizzare (essere sciocco).
A volte cerano abusi da parte di autori che portavano alleccesso il loro virtuosismo, come il caso
di un canto anonimo in cui il poeta conia due neologismi amoenosus e triumfosus solo per la
necessit di fare rima, oppure Gualtiero di Chatillon gioca sul significato di mundus, inteso come
mondo e come netto, pulito, oppure carus (caro) e carere (essere mancante di qualcosa), oppure
giochi di parole vari come quello di Bernardo di Cluny, che mette insieme venari (cacciare), vena
(vena) e venenum (veleno). Giochi di questo tipo erano numerosi nel periodo, e alcuni portavano
limpronta dellinsegnamento scolastico come il caso di inserimenti di paradigmi grammaticali nei
versi, come un carme satirico che inizia con i versi Magnus, maior, maximus, parvus, minor,
minimus, oppure in un epitaffio in cui lautore riuscito ai inserire il nome Robertus in tutti i casi.
Il libro delle poesie di Serlone di Wilton ci offre unidea di come i professori insegnavano agli
studenti le finezze della lingua latina. Serlone era inglese ma insegnava a Parigi, per insegnare i
dettagli della prosodia ha composto un carme lungo pi di 100 versi leonini (versus differentiales),
dove le due parole rimate sono omonime ma hanno una differente prosodia (tipo acer breve e acer
lunga). Questo carme ebbe tanto successo da essere utilizzato come manuale scolastico,
interpolando anche nuovi versi con lo stesso metodo laddove lo richiedeva lesigenza
dellinsegnamento. In un altro carme Serlone riuscito a far rimare due monosillabi con una parola
disillaba, oppure ha scritto degli acrostici complicati dove compare il nome Patricius.

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Sempre dallambiente scolastico provengono i versus recurrentes, dove si devono leggere le parole
in senso contrario, oppure i versus retrogradi, dove se si leggono al contrario si ottiene un verso in
cui anche il senso contrario.
Questi giochi di parole potevano apparire ridicoli, ma era attraverso questi esercizi solcatici che i
grandi autori riuscivano poi a dominare il latino, come dimostrano San Pier Damiani, Abelardo,
Salimbene di Adam.
Il progresso della cultura letteraria latina si vede anche nella versificazione: dopo lanno 1000
lesametro ha sviluppato ormai pienamente le forme medievali, le rime di sillabiche si sono
generalizzate ovunque verso la fine dell11 secolo e nelle scuole si studiavano tutte le combinazioni
possibili. Il tipo pi frequente era lesametro leonino in cui rimavano le parole dopo la cesura,
oppure i :

versus caudati: solo le parole alla fine dei versi formano le rime

versus collaterales o concatenates: presentavano lo schema incrociato ab ab allinterno e


alla fine del verso

versus crociferi: con lo schema abba allinterno e alla fine del verso

versus unisoni o quadrigati: sono due esametri con le rime aaaa allinterno e alla fine del
verso

esametri adonici: se gli esametri sono divisi in tre parti uguali

versus serpentini o decisi: si fa rimare in ciascun membro metrico lultima parola con la
prima del membro seguente, come dimostra un poema in onore della Vergine.

Verso lanno 1100 c uninversione di tendenza, negli ambienti scolastici francesi il rinnovarsi
dello spirito umanistico ha aperto gli occhi dei poeti alla bellezza del verso classico, cos poeti come
Ildeberto di Lavardin e Marbodo di Rennes abbandonano le rime che avevano adottato
precedentemente per seguire i modelli antichi, tanto che un poeta come Gilone di Parigi cambia lo
stile a met della sua epopea sulla prima crociata. Durante il 1100 cos molti poeti hanno preferitolo
stile classico per i loro poemi epici, come Gualtiero di Chatillon nellAlexandreis e Giuseppe
Iscano nel De Bello troiano. Altri poi si servono a volte della tecnica classica a volte di quella
medievale, come Bernardo di Cluny che avverte di volere soddisfare il gusto di tutti, ma ammette
che i versi rimati mancano di vigore. Nella poesia lirica invece inaspettatamente la corrente va in
senso inverso e durante il 12 secolo la versificazione classica si completamente abbandonata
perch lesametro rimato produceva un effetto estetico che si trovava discutibile mentre il nuovo
verso ritmico presentava una grande ricchezza di forme che si adattavano molto meglio al bisogno
dei poeti.

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Gi dallanno Mille si vede una tendenza a regolarizzare le strofe e i versi della poesia, in
questepoca per esempio Wipone compose la sua sequenza Victime Pascali Laudes e un autore
anonimo la poesia Letabundus exultet fidelis corus. In queste due poesie appariva uno sforzo
verso la rima nonostante i poeti non lavessero mai impiagata sistematicamente. Lidentit di versi
completata in poema attribuito dalla tradizione a Fulberto di Chartres e che si trova compreso nei
Carmina Cantabrigiensia in un manoscritto dell11 secolo. Qui la melodia ci mostra la ripetizione
tipica delle sequenze AA BB CC AB AA BB CC AB. Tutte le strofe, e in particolare lo Stabat
Mater, sono state composte secondo questo schema e sappiamo che si tratta di una sequenza solo
per via della melodia.
In Fulberto il verso ritmico si compone di 15 sillabe in base alla formula 8 pi 7, oppure Adamo di
San Vittore, forse lautore pi stimato per le sequenze di nuova maniera, usa spesso la strofa dello
Stabat Mater, ma ricorre anche ad altre forme impiegate negli inni e nei canti ritmici, in generale
infatti la sequenza si avvicinata allinno per quel che riguarda la forma, il ritmo dei versi
regolato e la rima di sillabica.
Ma la versificazione ritmica si sviluppa in unepoca di forme nuova anche molto raffinate, ci
dipende dallevoluzione della musica a molte voci. La melodia aveva spesso deciso della forma
della sequenza e del tropo. Allo stesso modo dalla musica che dipende il testo del mottetto.
A volte si avevano dei tripli e quadrupli, dove si facevano contemporaneamente cantare tre o quattro
testi differenti su differenti melodie. E una tecnica che pu sembrare a noi moderni ricercata
soprattutto quando il mottetto abbandon lambito liturgico per mescolare testi sacri e profani.
Adamo de Bass, canonico di Lilla, ha per esempio composto un testo francese perch fosse
cantato nello stesso tempo di un testo francese in triplo.
Un altro canto polifonico importante per la versificazione era il conductus, qui ci si libera dalla
base liturgica, lautore ha concepito la sua opera come ununit e ha composto la melodia come
pure le parole. Tutte le voci cantano insieme lo stesso testo, che corrisponde ai principi moderni, il
conductus si compone di pi strofe, a volte arricchite da un ritornello, cantato da un coro o dalla
folla.
Alla fine del 1000 risale un poema sul paradiso dovuto a San Giubano, arcivescovo di Lione, e un
tropo di San Marziale di Limoges, in cui alla fine del decasillabo c sempre una parola
proparossitona, ma davanti alla cesura laccentazione facoltativa. Questo verso era destinato a
grande successo nel 1200 e in avanti, nella poesia latina come in quella romanza.
Il verso goliardico ha unorigine simile. Lo incontriamo per la prima volta in un ritornello aggiunto
a un inno di Mario Vittorino, Miserere, DOmine, Miserere Criste. Questo ritornello diviso in
due emistichi 7 pi 6 con finali diverse proparossitone e parossitone. Tuttavia limpiego del verso
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sporadico fino al 12 secolo, data in cui i poeti profani se ne impadronirono, e sembra che Ugo
dOrleans scopr tutte le possibilit di questo verso e dopo di lui il verso goliardico diventato uno
dei pi frequenti. I poeti satirici preferiscono la strofa che si compone di 3 versi goliardici pi un
esametro oppure un pentametro che rima con i versi precedenti.
Per quanto riguarda la prosa, questa ha degli sviluppi interessanti. Nella prosa classica le chiuse
delle frasi sono state organizzate per formare delle combinazioni di sillabe brevi e lunghe che
davano origine alle clausole. Allepoca imperiale il sistema delle clausole venne semplificato, in
pratica ne rimasero tre tipi, il vantaggio della semplificazione era che in un periodo di decadenza
chi non dominava pi la prosodia latina poteva comunque arrangiare le parole finali in base agli
accenti. Quando i sistema quantitativo caduto rimasero sol oi tre tipi accentali che pi tardi
vennero chiamati cursus (planus, tardus, velox).
Allinizio del Medioevo anche questi tipi di accenti erano poco usati. Autori come Beda il
Venerabile oppure Alcuino non si preoccupano affatto delle clausole, altri come Paolo Diacono,
Paolino di Aquileia, Valafrido Stradone, Anastasio Bibliotecario , mostrano solo una certa tendenza
pi o meno marcata a concludere le frasi con un cursus ritmico, prova del fatto che ancora venivano
insegnate in alcune scuole le regole della prosa ritmica. Nell11 secolo invece ladozione del cursus
diventa regolare, con san Pier Damiani e Alberico di Montecassino. Proprio a Montecassimo lo
studio della prosa ritmica stato particolarmente coltivato, da qui viene Giovanni Caetani chiamato
a Roma nel 1088 per riformare lo stile della cancelleria papale, divenendo poi papa con il nome di
Gelasio 2.
Questo uso del cursus da parte dei papi per le loro lettere provoc uno studio assiduo su questo
metodo per organizzare la prosa. A Roma il cancelliere papale Alberto di Morra compose una
Forma Dictandi che pubblic dopo che divenne papa nel 1187, ma possediamo molte summae in cui
venivano spiegate le regole della prosa ritmica da parte di grammatici di Bologna, Parigi. I maestri
italiani hanno generalmente raccomandato le tre forme del cursus:
1. CURSUS PLANUS: formato da un polisillabo seguito da un trisillabo, entrambi con
laccento sulla penultima.: AUDRI COMPLLUNT
2. CURSUS VELOX: polisillabo accentato sulla terzultima (sdrucciolo) seguito da una
quadrisillabo piano (accentato sulla penultima). GUDIA PERVENIRE
3. CURSUS TARDUS: polisillabo piano pi quadrisillabo sdrucciolo TMET IMPRIA
IN QUESTI casi si ammettono due cesure nella stessa clausola, ma i maestri francesi si sono spinti
pi avanti, perch hanno considerato come legittima la clausola senza cesura, cio quella che
consiste in una parola. Inoltre hanno aggiunto ai tre tipi stabiliti un quarto:

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4. CURSUS TRISPONDAICUS: polisillabo pi quadrisillabo, entrambi piani, tre sillabe non


accentate tra due sillabe accentate. DNA SENTIMUS
E difficile risolvere i problemi che pone la lettura delle clausole perch bisogna capire dove si
trovano le pause del discorso nellintenzione dellautore e poi laccentazione di alcune parole
ancora sconosciuta. Sappiamo che nell Antichit i pronomi relativi, le preposizioni, le congiunzioni
e alcune forme del verbo esse non avevano affatto laccento mentre altre parole come i pronomi
personali e possessivi potevano essere accentati oppure no in base al contesto. Nel latino medievale
inoltre laccentazione sembra essere stata la stessa ma poteva variare in base allinsegnamento
ricevuto dei maestri di cui ci sfuggono i particolari, per quando un maestro definisce bonum non
potest come cursus planus evidente che ha accentato bnum non ptest nonostante la quantit
della sillaba accentata. Oppure quando il professore definisce cursus velox rapias per te multum,
si dimostra che il professore ha trattato i due monosillabi per te come una sola parola, fenomeno che
i grammatici hanno definito consillabicatio, ma senza lasciarci una definizione precisa.
Nel basso Medioevo gli autori si sono serviti spesso di clausole regolari, mentre le eccezioni sono
dovute a condizioni particolari. Cos in Pier delle Vigne e Cola di Rienzo un secolo dopo hanno
preferito il cursus planus e hanno tentato di evitare gli altri tipi. Dante si serve anche del cursus
tardus. Insomma lutilizzo delle tre clausole italiane in una percentuale vicina al 90 per cento per
questi autori mentre scende in Petrarca e Boccaccio, fino al minimo per Enea Silvio e Gasparino
Barzizza nel 1400, che hanno abbandonato il sistema medievale de ritmo finale. E caratteristico che
Enea Silvio, diventata Papa, cede per comunque allimpiego del cursus che era largamente usato
nella cancelleria papale ed sopravvissuto fino a papa Leone 10, fino cio al 1521 che richiam alla
sua corte Pietro Bembo, che ha definitivamente sbarazzato la cancelleria papale dei residui
medievali.
Per quanto riguarda la lingua, nell11 e 12 secolo erano state le scuole episcopali che hanno dato ai
letterati la preparazione linguistica mentre dal 13 secolo la situazione cambia rapidamente. Nelle
Universit, che prendono il posto delle scuole episcopali, la dialettica prevale sulla grammatica, i
fatti attirano gli studenti molto pi della forma elegante, si abbandonano gli autori classici per
dedicarsi allo studio della teologia, medicina, diritto, filosofia e scienze. I grammatici stessi
cambiano metodo, non si occupano pi di trovare luso corretto presso i modelli antichi ma di
risolvere i problemi linguistici con la propria speculazione, portando a un latino tecnico. Il nuovo
carattere che presenta dopo la fondazione delle universit e la dominazione della Scolastica si vede
gi dal vocabolario. La nuova speculazione aveva bisogno di una nuova terminologia per descrivere
con precisione scientifica le analisi e i procedimenti, parecchi neologismi coniati in questepoca
hanno avuto enorme successo in seguito, come prioritas e superioritas (da prior e superior), i verbi
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organizzare e specificare con i sostantivi corrispondenti organizatio e specificatio, tantissimi


sostantivi in alitas derivati da aggettivi in alis, coem actualitas, causalitas, formalitas,
individualitas, potentialitas, proporzionalitas, spiritualitas, sostantivi in ista come artista, iurista,
tomista, platonista, latinista, umanista, oppure espressioni che usiamo ancora oggi come a priori, a
posteriori, impiegate dallinsegnamento della dialettica, o una raccolta di sermone che ancora
chiamata in tedesco Postille, dal latino postilla, forse abbreviazione di post illa verba, con cui
cominciava in questepoca la spiegazione di un testo. Altre spiegazioni della scolastica sono state
pi effimere oppure hanno cambiato significato, come quodlibetum (disputa generale dove gli
spettatori potevano proporre un qualsiasi problema), quodlibet (analisi dei professori), oppure
creazioni pi stravaganti come talitas, velleitas, quiditas, anitas.
La vittoria dellaristotelismo ha portato a un nuovo afflusso di ellenismi, san Tommaso dAquino ha
per esempio introdotto parole come epicheia, sinderesis, e limpiego di parole latine come habitus,
accidens, forma, materia, intellctus agens si spiega con le espressioni della filosofia aristotelica.
Inoltre vengono attinte parole anche dallarabo come algebra, aglorismus, cifra, alchimia, elisir,
camfora.
In pi il latino universitario era caratterizzato dalla semplicit della sintassi e dalla monotonia
dello stile, perch si aggiungevano argomenti con un item, amplius o un pretera, ripetuti allinfinito.
La logica esigeva una precisione impeccabile delle espressioni latine ma non una variazione
secondo le regole della retorica. Limpiego di immagini che animano lo stile proibito, lausterit
della materia richiedeva anche una completa aridit stilistica. Si attingeva dallantico francese
larticolo ly per designare una citazione in modo da evitare tutte le possibilit di malintesi, come fa
San Tommaso nel suo trattato della Trinit.
Il latino della scolastica una creazione notevole, la lingua fu modellata al punto di mettersi al
servizio di logici e metafisici, ma quelli che erano abituati alla musica e alleloquenza ciceroniana,
trovarono questo latino scandaloso, e la loro reazione fu violenta. Dal 1300 gli amici delle lettere
hanno ingaggiato una lotta implacabile contro il latino tecnico della cultura dialettica, respingendo
non solo la lingua della scolastica ma qualsiasi produzione dopo la fine dellAntichit. Infatti per
Petrarca e gli umanisti soltanto gli antichi avevano fornito il modello di eloquenza latina, per loro
tutto ci che ci fu dopo era una barbarie da allontanare e rifiutare.
Ma durante il Rinascimento limitazione diventai il principio spremo e il normativismo rigoroso
non dava la possibilit di esprimersi liberamente, cos che dopo il Rinascimento il latino ha cessato
di svilupparsi e la sua storia finisce.
Si spesso discusso se il latino medievale fosse gi una lingua morta, in realt si possono constatare
i limiti sociali del suo uso, non era compreso dalla massa della popolazione ma da una ristretta
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cerchia di persone, non fu pi una lingua madre ma una lingua morta, ma non ebbe pi confini
politici. Il successo del latino del medioevo fu dovuto al fatto che era la lingua del cristianesimo
occidentale, cosa che permise di svilupparsi e attecchire in Irlanda, Inghilterra, Germania, Ungheria,
Polonia, nei paesi scandinavi, dove venne usato non solo per le funzioni liturgiche ma anche
nellinsegnamento, nella vita politica e amministrativa, trasformandosi continuamente, divenendo
sempre pi semplice, per adattarsi alle esigenze degli uomini e sperandosi in due settori, la lirica e
la scolastica. Ha dimostrato la sua capacit di servire come mezzo despressione artistica o tecnica a
seconda dellesigenza.

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