La Resistenza in Italia. Storia e Critica

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Santo Peli

La Resistenza in Italia
Storia e critica
La Resistenza in Italia si pu comprendere nei suoi aspetti solo se si considera che la
generazione di giovani che hanno partecipato erano cresciuti nel Ventennio, senza una
cultura politica e in una societ egemonizzata in tutti i suoi aspetti dal fascismo. La
scarsit di uomini che abbiano cultura politica, coraggio, preparazione militare,
convinzioni ideali sar uno dei problemi della Resistenza.
PARTE PRIMA
I FASE: Le origini
La dissoluzione dellesercito
Le varie unit dellesercito tra Italia, Jugoslavia, Francia, Grecia e Isole Ionie si
dissolvono. Gran parte dei soldati cade in mano tedesca e viene deportata. Il
subitaneo dissolvimento segna la fine della guerra per lItalia. Si apre un nuovo
scontro, contro i tedeschi, e per la prima volta sul suolo nazionale. La dissoluzione
totale dello Stato fa nascere il bisogno di un nuovo assetto, insieme a moti di
solidariet verso i fuggiaschi.
Per quanto riguarda la resistenza delle truppe, essa non organizzata, e nel
complesso inconsistente. Si registrano alcuni atti eroici, ma lesercito si disfa, non
oppone resistenza ai tedeschi e rifiuta qualunque congiuntura con i civili.
I primi scontri con i tedeschi sono disastrosi e segnano la linea di demarcazione tra
compagini varie e bande organizzate e selezionate di combattenti. Il fenomeno dei
militari sbandati si pu considerare la prima manifestazione della resistenza
armata: allinterno di questi gruppi avverr il reclutamento delle prime bande. Pochi
di questi fuggiaschi saranno attivi nella Resistenza, ma molti, scegliendo solo di
scappare e tirarsi fuori, dovranno pagare dei costi altissimi.
I primi mesi dopo larmistizio vedono il coagularsi delle bande e dei gruppi decisi a
combattere. Essi sono composti principalmente da ex ufficiali e sottoufficiali
dellesercito e da antifascisti (principalmente quadri di partito, PCI in testa). Vi sono
mescolanze e interconnessioni tra questi due gruppi.
I militari e le prime bande
Due tipologie:
a) Militari tout court non politicizzati, fedeli al giuramento alla corona, convinti che
solo i militari siano in grado di guidare una resistenza. Non hanno intenzione di
discontinuit con la corona.
b) Militari che hanno una discontinuit come motivazione di fondo. Spiccano
Revelli, Natta, Stern, Lajolo. Il loro gesto di lotta contro il fascismo e ci che
esso stato innanzitutto per chi ha combattuto una guerra disastrosa e in
condizioni disastrose. In particolare i reduci della campagna di Russia si
renderanno conto di quanto il nemico siano innanzitutto i tedeschi e i fascisti. Si
sviluppa insomma un odio e un desiderio di vendetta verso i tedeschi e i fascisti.
Resistenza politica
I partiti hanno avuto un ruolo fondamentale nellespansione della lotta armata e nella
politicizzazione di questa.

1) I partiti politici: il PCI rappresenta la maggiore forza politica pre-armistizio e sar


il primo partito per iscritti e per partecipanti nella Resistenza. Secondo al PCI il
PdA, nato nel 42, che raggruppa grandi antifascisti degli anni Trenta, da Parri a
Foa. A tutti comune una indiscutibile pregiudiziale antimonarchica. Altro
importante partito il Psiup (ex PSI) che annovera nomi come Nenni, Pertini,
Stucchi Quella della DC una storia diversa. Essa non si impegner in
maniera molto significativa nella Resistenza, preferendo attendere la liberazione
da parte delle forze anglo-americane.
2) I comitati di liberazione nazionale: il CNL a Roma nasce il 9 settembre, e lancia
un appello al popolo alla lotta e alla resistenza. Tuttavia, con leccezione del
Piemonte, i CNL non saranno in grado di coordinare le bande sul territorio. Il
nord sar poi posto sotto il controllo del CLNAI, con sede a Milano.
Bench allinterno dei CLN fossero rappresentati tutti i partiti e ci fosse strategia
unitaria, di fatto le formazioni partigiane rimangono sotto il controllo dei partiti
(PCI e PdA) che saranno in concorrenza. Si parla di concorrenzialit nellunit.
Le diversit e i contrasti sulla strategia e sui modi con cui combattere il nemico
permangono per tutta la prima fase.
a. Effetti della resistenza organizzata sulla RSI: Mussolini aveva bisogno di
ricostruire un esercito per poter esercitare una qualche forma di autorit.
Le leve (classe 24, poi 23 e 25) si riveleranno un enorme fallimento per
la RSI (disobbedienza di massa) anche grazie allopera della Resistenza.
Forme di disobbedienza, in parte spontanee e in parte organizzate dalla
propaganda (comunisti in testa), si diffondono e mostrano la carenza di
legittimit della RSI. Gli scioperi di Novembre e Dicembre 43
contribuiscono ad esprimere indignazione e combattivit, atteggiamento
di sfida alle autorit, bench non avessero legami diretti con il CLN o le
bande.
b. Rapporti con il governo del Sud e gli Alleati: il 13 ottobre Badoglio
dichiara guerra alla Germania, ponendosi come interlocutore legittimo
degli Alleati. In questa fase il CLN deciso nel rifiutare qualsiasi forma di
collaborazione (16 ottobre) perch la questione istituzionale
insormontabile. Il tentativo di Parri di instaurare una collaborazione con
gli Alleati per ottenere aiuti immediati (nei primi mesi) non riesce,
nonostante i buoni rapporti instaurati negli incontri in Svizzera con i capi
dei servizi britannici e americani. Linverno sar duro: da un lato i
tedeschi si mostreranno intenzionati a mantenere salde le postazioni
della linea Gustav, dallaltro gli alleati decideranno di concentrare le forze
sul futuro sbarco in Normandia. In questo contesto i partigiani si
troveranno di fronte un nemico pi forte, meno distratto, e non avranno
gli aiuti sperati.

II FASE: Gennaio Giugno 1944


Andamento delle operazioni belliche
Due eventi importanti:
a) Resistenza dei tedeschi attestati sulla linea Gustav favorita da inverno rigido
b) Sbarco ad Anzio degli alleati il 22 gennaio 1944
Solo nel Maggio del 44 sar possibile unavanzata decisiva da parte degli Alleati. Nella
liberazione di Roma bene sottolineare che lapporto della Resistenza fu pressoch
nullo. Un cambiamento di atteggiamento si avr solo con la liberazione di Firenze.

Tentativi di sradicare le banche


Linverno 43-44 segnato da pesanti rastrellamenti da parte dei tedeschi, favoriti dal
fatto che lo scontro con gli Alleati sulla linea Gustav non troppo impegnativo. I
rastrellamenti e la feroce repressione tedesca non riescono ad annientare
completamente le bande (bench la situazione sia in bilico e drammatica) n il tacito
supporto (variabile ed eterogeneo) da parte della popolazione.
Classe operaia e sciopero generale
Sciopero generale dall1 all8 marzo 1944. Lo sciopero egemonizzato dal Pci. Lo
sciopero risulter per molti (1200) nella deportazione. Tuttavia unimportante
esperienza di disobbedienza collettiva. Mentre a Torino e a Milano sar un enorme
successo, sar un fiasco a Genova, Pavia, Alessandria, Brescia. Nel complesso lo
sciopero un successo e segna ancora una volta un fatto: il Pci va acquisendo un
ruolo egemone nellorganizzazione delle Brigate Garibaldi e nella capacit di
mobilitare le masse.
RSI: politica sociale e bandi.
Lo sciopero segna il fallimento delle politiche di socializzazione della produzione
dellRSI. Anche sul fronte annonario fallisce la politica della Repubblica. Il mercato nero
trionfa, ma laccesso a questo molto costoso. Mancano i generi di prima necessit
per la classe proletaria. Gli interlocutori degli operai e degli industriali saranno sempre
pi i tedeschi. La fabbrica assume importanza perch in grado di sfamare loperaio.
Nel Febbraio 44 vengono reiterati i bandi di leva. I tentativi della Repubblica di
procacciarsi uomini per ricostruire lesercito sono imponenti ma inefficaci, o comunque
sproporzionati rispetto ai risultati ottenuti: saranno molti di pi i giovani che nella
primavera del 44 affluiranno nelle bande partigiane che quelli che si presenteranno
alle autorit fasciste. Un discorso analogo si pu fare per per lItalia del Sud: vi
quindi un generale rifiuto della guerra da parte dei giovani italiani. Al Nord questo
fenomeno acuito dal fatto che la mobilitazione si sta radicalizzando (cerano le
condizioni sociali affinch questo accadesse). Linverno primavera del 44
sanguinoso: la retinenza ad arruolarsi viene punita in maniera estremamente severa, e
le fucilazioni di partigiani aumentano. Con la primavera del 44 comincia la guerra
civile, la guerra inespiabile (Parri).
Lo sviluppo delle bande partigiane.
La tendenza tra la primavera e lestate del 44 di una grande crescita,
particolarmente nel mese di Giugno, che porta un soffio di entusiasmo. Tuttavia
difficile armare e dotare del necessario tutti i giovani che prendono la strada delle
montagne. Molti di loro non sono convinti partigiani, ma hanno compiuto scelte
contingenti e di convenienza. Diventa difficile il sostentamento di un numero di uomini
in continuo aumento, e le ragioni di diffidenza dei comandanti verso queste nuove
reclute sono molteplici. Anche qua si nota una differenza tra latteggiamento
comunista e quello di GL: i comunisti si rivelano pi aperti e disponibili ad avere un
numero sempre maggiore di reclute.
Dalla svolta di Salerno al comando generale del Corpo volontari della libert
La svolta di Salerno, che vede il Pci rimandare la questione istituzionale a un secondo
momento in favore di un governo di unit nazionale che abbia come unico e convinto
obiettivo la liberazione dai fascisti e dai nazisti, importante e d maggiore credibilit
alla Resistenza. Il 22 aprile 1944 Togliatti, Croce e Sforza entrano a far parte del nuovo
governo Badoglio. La svolta decisiva. Masse e potere si uniscono. La svolta non si

traduce immediatamente in un cambiamento a livello operativo delle bande, e


permangono molti nodi e problemi (come quello dei rapporti e degli aiuti degli Alleati).
Il Pci spinge perch si trovino nuove modalit di coordinamento militare realmente
efficaci. Il 9 Giugno 1944 si giunge alla formazione del Corpo Volontari della Libert
(CVL), una forma di coordinamento che sar tendenzialmente in grado di superare le
divisioni tra azionisti e comunisti. La situazione sembra finalmente favorevole e si
aprono grandi prospettive per lestate. Si ricordi che il 4 giugno viene liberata Roma e
il 6 Giugno comincia lo sbarco in Normandia, che avr presto successo.
III FASE: Giugno Dicembre 1944
Larrivo della bella stagione un prezioso alleato per la Resistenza.
Lo svolgimento della guerra arriva a una svolta che ormai irreversibile. Lo sbarco in
Normandia, la liberazione di Parigi, lo sbarco nel sud della Francia, la disfatta sul fronte
russo. Cos anche in Italia i tedeschi ripiegano sulla linea Gotica, lasciandosi dietro una
serie di stragi senza precedenti (principali SantAnna di Stazzema [12 agosto] e
Marzabotto [29 settembre]), che portano alla morte di 10000-15000 civili. La
sensazione che la capitolazione sia imminente diffusa ma verr smentita dai fatti.
Espansione e nuove strutture della Resistenza
I 50000 operativi di Giugno si espandono fino a 80-100mila a Settembre.
Aumentano le capacit organizzative e operative del CLNAI. Gli attriti tra Pci e PdA si
attenuano e si gestiscono meglio, anche grazie al fatto che Longo e Parri sono
paritetici nel CVL. Si attua un processo di istituzionalizzazione di pari passo con il
processo di politicizzazione.
Dopo la liberazione di Roma si forma il governo Bonomi, che annovera tra i suoi
membri importanti antifascisti. La frattura governo del Sud / Resistenza al Nord
sembra per il momento rimarginata. La Resistenza ormai protesa al dopoguerra, gli
intenti sono sempre pi dichiaratamente politici. Le bande autonome in questo modo
vengono assorbite o scompaiono. La liberazione di Firenze, che comincia nellAgosto,
per la prima volta porta i partigiani, guidati dal CLN locale, a ottenere risultati che gli
stessi Alleati non possono che riconoscere. Due modelli:
a) Firenze: liberata grazie allinsurrezione guidata dal CLN, che ne assumer il
controllo politico. Liberazione attraverso linsurrezione
b) Siena: liberata senza spargimenti di sangue. I fascisti cedono al CLN la citt e se
ne vanno. Gli Alleati, una volta giunti in citt, nominano un prefetto e un
questore fascisti.
Zone libere e repubbliche partigiane
Crescono i territori controllati direttamente dai partigiani o instabili. Nelle citt il
controllo nazi-fascista rimane forte ma il tessuto militare si sgretola nelle campagne e
in montagna. Non vengono a crearsi zone libere in pianura Padana, dove un esercito di
tipo tradizionale avvantaggiato. Nelle valli (sia appenniniche che alpine) si contano
17-18 zone libere e repubbliche partigiane. Alle soglie dellinverno, per, il fenomeno
liquidato completamente. Questi esperimenti, comunque, sono prime importanti
occasioni di coinvolgere ampie fasce di popolazione nella vita politica.
La repressione fascista poco efficace e dipende dallintervento tedesco. Le diserzioni
tra le forze della RSI sono tantissime, molte delle quali rappresentano un passaggio
alla Resistenza. Tuttavia emergeranno le difficolt difensive delle formazioni

partigiane, date dalla mancanza di mezzi materiali e preparazione tecnica necessari


per una difesa statica di tipo tradizionale.
I rastrellamenti: agosto dicembre 1944
Ad agosto iniziano alcune importanti controffensive tedesche, volte a riprendere il
controllo di alcune zone in vista dellattacco alleato. Il 29-30 luglio i tedeschi attaccano
il distretto di Montefiorino, contiguo alla linea gotica e perci pericoloso in caso di
attacco degli Alleati. Emergono le difficolta dei partigiani nella guerra difensiva. I
partigiani subiscono sconfitte anche in Piemonte (resistenza di 10 giorni sotto il colle
della Maddalena) e nella zona dellOltrep pavese, Piacentino, Val Trebbia, Val dAveto,
e in veneto nelle valli vicentine. A settembre si scatena unaltra ondata di repressione,
che ha il suo culmine nella tragica disfatta del Monte Grappa: 300 caduti, 171
impiccati e fucilati, 400 deportati. Emerge con chiarezza lobiettivo tedesco di
terrorizzare la popolazione civile.
A dicembre le zone libere sono annientate e si torna a una situazione di totale
occupazione nazifascista.
Due costanti caratterizzano gli scontri impari dellestate-autunno 1944:
a) I partigiani sono in generale male armati. Non dispongono di munizioni
sufficienti a sopportare pi di qualche ora di fuoco prolungato, non hanno mezzi
di comunicazioni in grado di coordinare le operazioni, non dispongono di armi
pesanti e non sono abituati al fuoco di artiglieria. Il deficit di comunicazione e
informazione centro periferia in questo periodo totale.
b) Le nuove reclute, per la maggior parte disertori delle leve dellRSI, sono un
peso, una zavorra, male armata, impreparata, che danneggia lefficienza delle
brigate.
Il generale Alexander, a Novembre, invita i patrioti italiani a prepararsi per
fronteggiare linverno, lasciando intendere di non proseguire ora gli attacchi. Lo
sconforto grande.

IV FASE: LA CRISI (dicembre 1944 febbraio 1945)


La crisi
Le notizie che arrivano dal fronte non sono rassicuranti (controffensiva tedesca nelle
Ardenne), e sul fronte interno diversi atti di clemenza da parte fascista e tedesca
indeboliscono le formazioni partigiane, che si assottigliano e in certi casi scompaiono.
Lo scontro si imbarbarisce, i fascisti riprendono in mano il controllo delle citt. La stima
pi ragionevole di effettivi si aggira, in questa fase difficile, attorno agli 80000, ma
sicuramente scendono durante linverno (50000). In questa fase i legami tra centro e
periferia sono lacerati e talvolta spezzati.
A questi svolgimenti si lega una necessaria pianurizzazione data dal fatto che la
montagna, ormai terra bruciata a seguito della repressione e della distruzione
nazifascista, non in grado di offrire sostentamento e protezione alle bande, n la
popolazione civile pi ben disposta nei confronti dei partigiani a seguito delle feroci
rappresaglie e dellandamento generale. Strumento principale e simbolo di questa fase
sono le buche individuali o al massimo per 2 3 persone che servono da nascondigli,
ricoperte di assi, terra e letame.

Aumentano esponenzialmente i casi di cattura di comandanti e commissari (Parri


catturato a Milano il 31 Dicembre) a causa dellutilizzo di spie (anche ex partigiani) e
per il consistente aumento delle divisioni schierate in pianura.
La prima missione al Sud
Gli incontri con gli alleati e con il governo Bonomi cominciano nel Novembre. Gli
accordi con gli Alleati vengono siglati il 17 dicembre, con il governo il 26. Si ottiene un
finanziamento mensile, il riconoscimento della propria funzione nella liberazione. Forte
disillusione rispetto alla speranza di ottenere completa investitura di governo. Gli
Alleati sono intransigenti: il governo legittimo e sar quello da loro instaurato nel
Sud. Gli Alleati sono preoccupati dai fatti della Grecia e della Jugoslavia di Tito, dove gli
eserciti popolari si mostrano insofferenti alloccupazione alleata e le tendenze
comuniste sono preoccupanti. Cos gli accordi di Roma garantiscono la totale
subordinazione della Resistenza del Nord a qualsiasi ordine dato dagli Alleati, compresi
scioglimento e consegna delle armi. Tuttavia firmare gli accordi era fondamentale,
perch il problema del finanziamento della guerra partigiana era pressante e
fondamentale per lesistenza stessa delle bande. Gli accordi di Roma, quindi,
ridimensionano le mire politiche della Resistenza ma sono indispensabili per fornire
armi, mezzi finanziari e supporto ai partigiani nei mesi successivi.
La ripresa
Dopo i duri mesi di dicembre e gennaio, sia sul fronte interno che sul fronte
internazionale la situazione muta radicalmente e velocemente, portando un vento di
ottimismo. Le offerte di mediazione e di patti di non belligeranza dai tedeschi alle
bande partigiane diventarono sempre pi numerose. Al comando delle forze alleate in
Italia arriva gi a dicembre lamericano Clark, che mostra il suo apprezzamento per il
lavoro dei patrioti italiani. I lanci si fanno sempre pi frequenti e gli equipaggiamenti
forniti sempre migliori. E palese la superiorit americana e lintento di preparare i
partigiani per loffensiva finale, nella quale essi devono svolgere il prezioso lavoro di
indebolimento delle infrastrutture utilizzate dai tedeschi per la ritirata.
V FASE: Linsurrezione
Con la ripresa dei lanci e loffensiva Alleata su tutti i fronti riprende anche la
Resistenza. Le file delle bande si ingrandiscono (fino a toccare lapice dopo la
liberazione). Aumentano esponenzialmente i passaggi individuali e di gruppo dalle
truppe di Sal alle formazioni partigiane. Ora i partigiani sono un organismo bene
armato ed equipaggiato, che ha imparato le lezioni dellinverno, che ha una struttura
organizzativa e operativa molto efficiente.
Lunificazione delle formazioni
Si fa pressante il tema della tempistica: quando scatenare linsurrezione sapendo che
bisognava anticipare gli Alleati e allo stesso tempo evitare di avere uno scontro
prolungato con le corazzate tedesche. Si pone dunque il problema di un maggior
coordinamento militare e politico. Si procede allunificazione delle formazioni, che
passa innanzitutto attraverso labolizione di segni e simboli riconoscitivi di ciascuna
particolare banda e lintroduzione di gradi militari (febbraio 44). Il tentativo di
eliminare il simbolismo politico non riscuote successo soprattutto nella base (pugno
chiuso al posto del saluto militare, falce e martello sulla divisa ecc.). Se il centro
deciso negli intenti di unificare il comando politico-militare, non si pu dire lo stesso
della periferia, delle formazioni sul campo. Le gelosie, le differenze di origine e di
visione politica si fanno sentire e mostrano leterogeneit del fenomeno partigiano.

Affiora quindi una sfasatura tra la scelta politica al livello del CLNAI e la molteplicit di
problemi che nascono sul terreno.
Un punto critico sar, in Friuli Venezia Giulia, latteggiamento del Pci nei confronti delle
mire espansionistiche di Tito. La tensione in quellarea sfoci nelleccidio di Porzus (7
febbraio), dove una formazione Gap cattura a tradimento i comandanti di una
formazione di ispirazione democratico cristiana (Osoppo) e li passa per le armi.
Dunque c un clima di diffidenza crescente. Le tensioni sul fronte Friulano avranno un
tragico epilogo nelle Foibe.
Di fronte allinsurrezione
Le difficolt incontrate nellunificazione sono solo un aspetto di un problema pi
generale: c una totale divergenza di visione riguardo la guerra partigiana come
momento di rottura definitiva con il passato, momento di rinnovamento sociale e
politico. La forza di questa concezione data dal peso di Pci e PdA a livello politicomilitare ma nel CLN le posizioni di liberali e DC sono lontanissime da quelle della
sinistra. Linsurrezione un momento politico: il momento del ricongiungimento delle
formazioni partigiane con tutto il popolo. E la guerra di liberazione, in questa
concezione, principalmente comunista e azionista, la base per la costruzione
dellItalia liberata.
Gli Alleati e linsurrezione
Il comando degli Alleati era scettico e preoccupato dagli intenti politici della
Resistenza. Era cauto e rigido nei criteri con cu fornire aiuti. Tuttavia i comandanti
militari sul campo vedevano nella Resistenza innanzitutto un prezioso alleato militare,
e dunque intensificarono nei primi 4 mesi del 45 i lanci di armi e di equipaggiamenti. I
punti su cui gli Alleati sono intransigenti sono due:
a) La funzione della Resistenza essenzialmente di salvaguardia delle
infrastrutture industriali, energetiche del paese. La distruzione di queste
infrastrutture essenziali porterebbe a situazioni di tensioni sociali che
favorirebbero il bolscevismo.
b) La smobilitazione delle forze partigiane deve avvenire come concordato nei
patti di dicembre senza indugi e resistenze. Il comando politico e militare deve
immediatamente passare al governo militare.
La Chiesa e linsurrezione
Gli uomini di chiesa sono mossi innanzitutto da intenti anticomunisti. Essi saranno i
principali promotori di una politica di mediazione e di accordo tra i tedeschi e i
partigiani, in modo da evitare linsurrezione, specialmente nelle citt del triangolo
industriale. Gli alleati tuttavia non cedono alla loro linea generale che la resa senza
condizioni.
La missione Medici Tornaquinci
Tra lo Stato del Sud e il CLN ci sono attriti e divergenza di vedute sul futuro dopo la
liberazione. Il CLNAI rivendica il diritto a governare e a determinare il corso futuro,
mentre il governo Bonomi, forte degli accordi di dicembre, sa di essere in posizione
preminente e superiore. Lunico contatto diretto, dopo gli accordi di Roma a dicembre
44, sar la missione al Nord di Medici Tornaquinci, sottosegretario del ministero
dellItalia occupata. Negli incontri con i rappresentanti dei CLN a Torino e Milano mette
in chiaro che la speranza di trasformare i CLN in organi di governo del tutto
irrealistica.

Linsurrezione
Loffensiva finale alleata comincia tra il 5 e il 9 aprile. Gli ordini di Clark ai partigiani
sono di non lasciare la loro area di appartenenza (per evitare linsurrezione) ma il CVL
ne stravolge il significato. La preminenza delle sinistre nel CVL quanto mai evidente.
Nei giorni delloffensiva alleata i partigiani passano allattacco generalizzato secondo i
piani ormai predisposti. Per i partigiani, specialmente per i comunisti, indispensabile
linsurrezione nelle metropoli prima dellarrivo degli Alleati. Particolarmente rilevante
in questo contesto la condizione disperata della classe operaia negli ultimi mesi
delloccupazione. La miseria diffusa, e la coincidenza tra regime fascista e dirigenti
industriali fa lievitare una politicizzazione estremamente radicale. Cos il periodo preinsurrezionale di marzo e aprile 45 un continuum di scioperi. Per la base operaia dei
comunisti la liberazione coincide con un definitivo capovolgimento dei rapporti di
produzione, in Stalin si vede il salvatore. La rabbia tanta.
Linsurrezione a Milano non incontra molta resistenza da parte dei tedeschi e dei
fascisti, che lasciano la citt senza che debbano intervenire le formazioni garibaldine
giunte da fuori. Sesto San Giovanni diventa la base politica dellinsurrezione milanese,
analogamente a Mirafiori per Torino. Qua, tuttavia, gli scontri sono duri e durano
diversi giorni, con un apporto fondamentale delle brigate scese dalle montagne.
Allalba del 28 la citt libera.
Ultimo atto
Tra il 21 aprile e il 2 maggio si consuma lultimo atto della Resistenza. Si pone
immediatamente la questione dellepurazione, che deve essere affrontata tra la
pressione vendicativa e sanguinaria degli stessi partigiani e le necessit di trovare
metodi accettabili (Arrendersi o perire). La capacit di limitare listeria collettiva da
parte del CVL notevole. Tuttavia nei giorni dellinsurrezione e subito dopo verranno
uccisi 10-12000 fascisti a fronte di 3-4000 morti nella guerra antipartigiana. La caccia
al fascista dei giorni insurrezionali comunque limitata rispetto ai timori iniziali. Gli
Alleati non impediscono che avvengano certi episodi, per far seguire il corso naturale
delle cose. Cos succede anche di fronte al cadavere di Mussolini e di Petacci, fucilati
a Dongo il 28 aprile, successivamente trasportati a Milano ed esposti in Piazzale Loreto
a testa in gi. Questo episodio per scatena le proteste di Pertini e di Parri. Il Veneto
la regione che subisce i maggiori danni e le maggiori stragi durante la frenetica ritirata
tedesca. Tuttavia il contributo della Resistenza nel mettere fuori combattimento i
tedeschi e nel fare prigionieri prezioso per gli Alleati, che lo riconosceranno.
Si aprono ora due fronti di forte divisione:
a) Tra il centro-sud, che non aveva sostanzialmente conosciuto il fenomeno
resistenziale, e il Nord
b) Tra le forze moderate, che miravano al mantenimento dellordine sociale
costituito, e le forze politiche che hanno egemonizzato la Resistenza.
In questa fase iniziale, lAMG sar tranquillizzato dalla smobilitazione e confermer
molte cariche amministrative gi assegnate prima dellarrivo degli Alleati. Cos un altro
riconoscimento sar laffidamento a Parri del governo. Tuttavia la durata di questi due
riconoscimenti effimera. Il primo governo De Gasperi condurr a termine la
liquidazione di tutti i prefetti della Liberazione. Lo status di alleato non verr concesso
allItalia.
PARTE SECONDA
LA RESISTENZA DEGLI INTERNATI MILITARI ITALIANI (IMI)

La questione della resistenza degli internati militari, che si rifiutarono di passare coi
tedeschi, significativa, perch la storiografia sulla Resistenza manca di uno sviluppo
su questo tema.
I fatti
Sono circa 800mila i soldati italiani che cadono in mano tedesca dopo l8 settembre. Di
questi circa 186mila resteranno immediatamente fedeli allalleanza e verranno
arruolati con i tedeschi (in ruoli sempre ausiliari), mentre nei Lager saranno rinchiusi
615812 ex militari italiani (dato riferito a febbraio 44).
Lo status di IMI ben diverso da quello di prigioniero di guerra. Come per i prigionieri
Russi, per gli internati italiani non si applicava la convenzione di Ginevra, perch essi,
a detta dei tedeschi, erano dei traditori che non meritavano trattamento umano.
Oltretutto era difficile trattare gli italiani come prigionieri di guerra, dal momento che
la RSI di Mussolini era alleato tedesco.
Le condizioni di lavoro in cui si trovarono gli internati erano disperate e soprattutto
essi si trovarono in situazioni di odio e disprezzo costante. Linverno 43-44 fu
durissimo e non a caso questo fu il periodo in cui il maggior numero di ufficiali
aderirono alla RSI pur di lasciare il Lager (circa 9000 ufficiali). Tra i soldati e i
sottoufficiali invece la propaganda fascista fu ostacolata dagli stessi nazisti, dal
momento che una massa cos cospicua di forza lavoro era molto meglio utilizzata nelle
fabbriche tedesche che nellesercito di Sal.
Abbandonato da parte di Mussolini ogni progetto di far tornare in Italia gli internati,
cominciano gli sforzi della RSI per ottenere almeno un miglioramento delle condizioni
di vita degli Imi, trasformandoli in lavoratori civili in modo da toglierli dai Lager. Cos a
partire dal 6 agosto 1944 fu data la possibilit agli internati di diventare lavoratori
civili alle dipendenze del Reich. Lalternativa era rimanere nei Lager. Daltra parte per i
tedeschi era fondamentale garantirsi la manodopera che non riuscivano pi a trovare
in Italia, dove i giovani che si davano alla macchia erano sempre di pi: qua si vede
lintreccio tra il fenomeno delle bande partigiane, le leve della RSI e la caccia ai
renitenti. Si possono interpretare questi comportamenti di auto-sottrazione che
caratterizzarono sia le giovani leve in Italia che gli internati in Germania come un
generale collasso della propensione allobbedienza che aveva caratterizzato i rapporti
sudditi Stato fascista nel Ventennio.
Non furono molti quelli che chiesero di diventare lavoratori civili. Cos i tedeschi, con
una scelta pragmatica, decisero che, volenti o nolenti, tutti gli internati sarebbero
diventati lavoratori civili.
Per quanto riguarda gli ufficiali, formalmente esclusi dal lavoro, il discorso analogo.
Per quanti si offrivano di lavorare come lavoratori civili si apriva uno scenario meno
duro (ma comunque pesantissimo) di quello dei Lager. Tra i 3 e i 5000 ufficiali
nellinverno 44-45 accettarono di acquisire il nuovo status.
Tra gli IMI si registrarono almeno 20mila morti nei Lager, 13300 morti durante il
trasporto, 6300 giustiziati, 600 uccisi in massacri dellultima ora, 5400 prigionieri di
guerra uccisi o dispersi sul fronte orientale. A questi vanno aggiunti coloro che
rientrarono moribondi o storpi in Italia, il cui numero imprecisato.
Motivazioni
Pochi, specialmente nella truppa, avevano avuto contatto con gli embrionali fermenti
della cultura antifascista in Italia. Essi erano reduci dalle campagne dAfrica, dei

Balcani, di Russia. In molti di loro erano i traumi della guerra ad aver suscitato sempre
maggiori perplessit nei confronti del regime e dellesercito.
Un ruolo importante ebbe la sensazione che la guerra fosse ormai segnata e che la
disfatta tedesca fosse questione di giorni o settimane. La quotidianit degli internati,
impiegati nel rimuovere le macerie delle citt tedesche, sembra confermare questo
declino infrenabile.
Le fonti maggiori e migliori riguardano gli ufficiali. Le motivazioni del rifiuto a
collaborare con i tedeschi furono principalmente tre.
1) Fedelt al giuramento al Re e alle istituzioni. Questa motivazione si
applica principalmente agli ufficiali, che per estrazione sociale e tradizione
erano pi portati allobbedienza e alla fedelt allo Stato. Tuttavia questo
atteggiamento sar messo in crisi dal modo con cui lo stesso stato tratta la
questione degli internati.
2) Difesa della propria dignit di uomini. Questo lelemento che pi di tutti
accomuna la truppa e gli ufficiali. Tutti loro si trovano in una situazione
drammatica dal punto di vista umano e materiale, nella quale per la prima volta
dopo anni possono scegliere. La scelta collaborare e lavorare per i tedeschi o
essere internati in un Lager crea unidentit collettiva che altrimenti non si
sarebbe potuta creare. Il moto di ribellione interiore che gli internati provano, di
fronte alla proposta di diventare niente pi che dei mercenari in cambio di vitto,
un elemento che contribuisce al rifiuto della guerra e del fascismo. Si conti
che ladesione complessiva alle forze tedesche fu in tutto circa del 10%,
adesione dettata in gran parte dei casi dalla fame.
3) Rifiuto del fascismo e della guerra nazifascista. Per molti questo
atteggiamento, oltre che da un moto etico, dato dal timore di tornare in
guerra sul fronte orientale, dal ricordo dei compagni uccisi dagli stessi tedeschi,
dalla scarsa fiducia nelle promesse dei nazisti. Il rifiuto del nazifascismo
innanzitutto determinato dalla sperimentazione diretta da parte di truppa e
ufficiali del risultato dei programmi mussoliniani e hitleriani.
Il motivo per cui la questione degli IMI non stata analizzata nellimmediato
Dopoguerra che, a differenza della Resistenza in patria, essa non aveva alla base
lantifascismo politico, un progetto che fosse nato gi durante il Ventennio. La
resistenza degli IMI non stata inserita a pieno titolo nella Resistenza perch questo
avrebbe determinato un ridimensionamento del ruolo dei partiti politici nella
Resistenza stessa.
La storiografia della Resistenza e gli IMI
La storiografia classica non ha trattato il tema degli IMI contestualmente alla
Resistenza. In realt il tema non stato quasi trattato fino agli anni Novanta.
Innanzitutto perch la vicenda degli IMI era slegata dalla Resistenza armata
combattuta in Italia. E poi in secondo luogo perch stata considerata di secondaria
rilevanza, meno nobile.
Gli IMI che tornano in patria dopo la fine della guerra incarnano la tragedia di un
passato che nessuno vuole rivedere dopo la spinta di cambiamento della Resistenza.
Oltre a ragioni soggettive ci furono tuttavia anche grandi limiti oggettivi
allapprofondimento del tema: la mancanza di fonti. Anche la memorialistica, che si
dedic molto sia alla guerra partigiana che alla campagna di Russia (in questo caso in
funzione anticomunista durante la Guerra Fredda). I prigionieri non interessano perch
rinviano a unidea di sconfitta. Loro si chiudono in un doloro silenzio, senza che

nessuno li stimoli a raccontare. Solo dagli anni Ottanta e Novanta, passato il


dopoguerra, gli editori sono pi disponibili a pubblicare diari e memorie, e gli ex
internati e deportati a scrivere.

RESISTENZA ARMATA E RESISTENZA DISARMATA


Un vero esercito?
Per anni la storiografia, per motivi di ordine storico, politico ed etico, ha considerato
Resistenza solo la resistenza armata, quella operata dai partigiani, ponendo
implicitamente essi come unici veri fautori della liberazione e della democrazia del
paese. Tuttavia questa visione esclude tutti gli inermi, coloro che non abbracciarono
le armi ma compirono una resistenza diversa. La storiografia tradizionale riconosce il
ruolo fondamentale operato dai collaboratori disarmati, ma solo ed esclusivamente
nellottica della lotta partigiana e della sua leadership politica. Il modello che stato
proposto il paradigma maschile e guerriero del rapporto individuo Stato.
Lallargamento storiografico da temi politico-militari-istituzionali a quelli della storia
sociale, i comportamenti collettivi e individuali fino allora considerati irrilevanti,
avviene nella seconda met degli anni Settanta grazie al prezioso contributo del
femminismo. reso possibile dal ricorso a metodologie di indagine innovative, basate
sullutilizzo di nuove fonti (fonti orali, fonti di soggettivit [diari, lettere, memorie]).
Il calcolo di effettivi appartenenti alle brigate comunque difficoltoso proprio per la
natura magmatica e fluida di queste. Nonostante gli sforzi di rendere pi centralizzato
e uniforme il controllo delle brigate dopo il giugno 44 (CVL) il nucleo rimarr sempre e
comunque la banda, vera unit operativa. Laspirazione, specialmente comunista, di
costruire un vero e nuovo esercito sul modello di quello di Tito non arriver mai a
compimento, proprio per queste caratteristiche di eterogeneit e fluidit proprie della
resistenza italiana. Vi sar sempre uno scarto tra lintenzione e leffettiva realizzazione
di questi progetti di centralizzazione e unificazione. Altro mito quello della banda
microcosmo di democrazia diretta. I modelli di relazione e di struttura del potere
appaiono difficilmente riconducibili a ununicit.
Donne e Resistenza.
Come visto, il ruolo assegnato alla donna indiscutibilmente sotto il segno della
complementariet, a prescindere dalle disponibilit e dai compiti effettivamente svolti.
La questione delle donne non fu in realt quasi per niente affrontata. Esse furono
sempre in una posizione di subalternit nel racconto della Resistenza. Persino nelle
sfilate nelle citt, spesso, non furono ammesse le partigiane perch sarebbe stato
malcostume.
I problemi sono almeno due:
a) Le partigiane, in quanto donne giovani e desiderabili, suscitano desideri e quindi
moralismo analoghi a quello della societ italiana maschilista e sessofobica
uscita dal Ventennio
b) Cera il timore che la messa in mostra di donne armate danneggiasse e facesse
perdere di credibilit limmagine di un esercito a tutti gli effetti.
Accanto a progetti di drastico rinnovamento sociale permanevano archetipi culturali
che n la guerra partigiana n lItalia repubblicana e democratica avrebbero messo in
discussione per decenni.

La Resistenza civile
Secondo Smelin, si definisce resistenza civile solo un atto collettivo, mentre gli atti
individuali rientrano nellambito della disobbedienza o dissidenza. Il discorso di
Smelin dunque si focalizza sulla Resistenza in Europa prima del 42-43, ossia prima
delle grandi sconfitte che fanno nascere la speranza fondata di una sconfitta di Hitler.
Da quel momento in poi la resistenza tender a radicalizzarsi e armarsi, prendendo le
forme della resistenza armata. LItalia segue un percorso diverso, essendo schierata
con Hitler fino al 43. Inoltre la societ italiana forgiata dal ventennio non esprime
resistenza civile alla guerra di Mussolini, anche se non la sente partecipata.
In Italia va anche considerata la credibilit politica delle istituzioni e della Chiesa. Le
prime, che dopo l8 settembre si schierano con le Nazioni Unite, sono le stesse che
fino a poco prima combattevano a fianco di Hitler. La seconda aliena da ogni
incitamento alla resistenza, armata o civile che sia. Inoltre la societ italiana che arriva
dal ventennio precedente non ha nessuno stimolo di unione o sentire collettivo.
La storiografia, a partire dagli anni Novanta, si concentrata sugli aspetti meno
monumentali della resistenza, quelli della vita quotidiana e del tessuto sociale.
Il rifiuto della guerra
1. La renitenza al Nord.
Al nord la scelta di sottrarsi alle leve non sempre una scelta politica. Anzi, lo
raramente. Il percorso pi comune quello che inizia come partigiano e finisce
da antifascista politico. La scelta di non presentarsi alle chiamate alle armi delle
leve indica il gradi di sfiducia verso le istituzioni e la loro bassa capacit di
controllo.
2. La renitenza al Sud.
Al Sud si esprime un eguale rifiuto della guerra e rifiuto delle autorit
monarchiche. La gestione dellordine pubblico da parte delle autorit feroce e
sanguinosa. La renitenza alle leve obbligatorie altissima. Gli Alleati, dal canto
loro, non sono molto interessati ad avere repart italiani al loro fianco.
SULLUSO E GLI EFFETTI DELLA VIOLENZA
Le stragi
La questione delle stragi stata affrontata seriamente dalla storiografia a partire dagli
anni Novanta, attraverso luso di metodi pi antropologici e indagini basate sul campo,
attraverso la testimonianza orale.
Le questioni meno affrontate riguardano le stragi degli ultimi giorni di guerra, le stragi
al Sud.
Per quanto riguarda il Sud, importante notare che il ritiro dei Tedeschi sulla linea
Gustav dopo l8 settembre fu lento, combattivo e distruttivo. Al territorio dellItalia
viene applicato il tristemente famoso Merkblatt 69/1, che lasciava mano libera nella
distruzione del territorio e nella violenza contro le popolazioni.
Per quanto riguarda le stragi del 44 recentemente un filone di storiografia ha messo in
luce laspetto della memoria divisa: di chi la responsabilit (non di esecuzione ma
indiretta) delle stragi. In molte occasioni questa viene fatta ricadere sulle azioni dei
partigiani. Nellabitudine alla violenza di stato, le azioni dei partigiani che scatenano le
rappresaglie appaiono non necessarie, colpevoli. Alternativamente, le stragi vengono
viste come delle catastrofi ineluttabili.

Partigiani e popolazione civile


Va ammesso dalla storiografia che accanto ad atteggiamenti di solidariet e simpatia
cerano altrettanti atteggiamenti di astio e fastidio nei confronti dei partigiani. Ad essi
veniva immediatamente ricondotta la strage, un costo umano insopportabile.
Spesso i discorsi della popolazione civile che sopravvissuta a questi drammatici
eventi assolutizza la violenza, con il rischio di non riconoscere pi la violenza
necessaria a liberarsi da un sistema che impone violenza.
Nelle montagne e nelle campagne permaneva linteresse locale. La renitenza alla leva
un sottrarsi, risponde alla vocazione a chiamarsi fuori, a proteggersi dalle minacce
esterne. Diverso invece il coinvolgimento volontario in azioni di guerriglia.
Contrapposizione tra due etiche:
a) Etica della convinzione: i partigiani devono fare tutto quello che necessario, a
prescindere dalle conseguenze
b) Etica della responsabilit: i partigiani non possono mai prescindere dalle
conseguenze delle loro azioni di guerriglia e terrorismo.
Tuttavia non lazione dei partigiani a scatenare le rappresaglie. Esse, nella loro
funzione di terrorizzare sono indirizzate in generale contro la Resistenza. la
Resistenza la causa della rappresaglia.
Talvolta, come nel caso della strage di Caiazzo, non cera neanche motivo di
rappresaglia in generale.
La guerra ai civili, dunque, pi che altro un elemento strutturale della Seconda
guerra mondiale.
Si dovr valutare ogni singola volta costi, benefici, responsabilit e conseguenze delle
azioni. Un discorso univoco e generale non possibile.
I Gap e la guerriglia urbana.
I Gap dipendono esclusivamente dal Pci. Sono organizzati in piccoli gruppi che vivono
nelle metropoli in clandestinit. La sua funzione, specialmente nel primo periodo,
quello di mostrare che lattesismo finito, che arrivato il tempo delle armi. Le
rappresaglie vengono accettate come costi ineliminabili della lotta.
Nei Gap gli elementi sono spesso contrastati da remore etiche e umane riguardo le
loro azioni (uccisioni a sangue freddo). Nelle grandi citt, durante linverno e dopo le
feroci retate, le unit dei Gap sono poche, nellordine delle decine e talvolta di meno.
Lhabitat naturale dei Gap la citt perch offre un risalto mediatico e di
informazioni infinitamente pi alto che la provincia o la montagna. Il gappismo la
guerra partigiana messa in scena di fronte a un pubblico di massa.
A criticare loperato dei Gap :
a) La Chiesa.
b) Linterno della Resistenza: le diverse anime del CLN. I comunisti si
appropriarono spesso (ad esempio nel caso delluccisione di Gentile a Firenze)
del nome del CLN locale per rivendicare le loro azioni, suscitando la viva
protesta degli altri gruppi.
Emerge comunque in tutta la sua chiarezza la superiorit dei comunisti in questo tipo
di lotta.

La storiografia e i Gap
La storiografia sui Gap sostanzialmente prodotta dai protagonisti (Longo,
Calamandrei, Amendola, Pesce, Capponi). Non sono disponibili dati analitici.
Lestrema esiguit, lisolamento, la clandestinit assoluta hanno determinato delle
difficolt oggettive per la ricerca storica. Un altro motivo pu essere individuato nel
fatto che la creazione dei Gap sia da attribuirsi solo al Partito Comunista. Gli altri
partiti si astennero o fronteggiarono apertamente queste nuove formazioni. Nei primi
due decenni dopo la liberazione si teso a evidenziare e sostenere lunitariet dei CLN
al di l delle diverse anime politiche che lo componevano. Questo ha escluso le analisi
che mettevano in luce le differenze e i contrasti, come quello nato sui Gap e
lattesismo.
Un secondo motivo la diffusione nei decenni successivi dei gruppi terroristici di
sinistra che fanno uso di pratiche come luccisione di persone-simbolo per portare
avanti la loro lotta verso la rivoluzione. Cos gli studi sui gap, visti come un
imbarazzante precedente, sono stati abbandonati e lasciati a unarea considerata
collusa con il brigatismo rosso.
Non abbiamo neanche alcun dato sulla reazione della popolazione civile al terrorismo
gappista: non sappiamo quanto la paura di ritorsioni fosse alta, quanto fosse il
consenso riscosso dalle azioni gappiste.
Anche sulla figura del gappista mancano informazioni. Oltre allautobiografia di Pesce
(poco rappresentativo della base gappista, in quanto rivoluzionario e combattente di
professione) i documenti sono scarsi.
In conclusione, necessario prendere atto di luci e ombre della Resistenza italiana, di
ci che stato, per comprendere la discontinuit e lunicit che essa ha rappresentato
per il paese.