La Resistenza in Italia. Storia e Critica
La Resistenza in Italia. Storia e Critica
La Resistenza in Italia. Storia e Critica
La Resistenza in Italia
Storia e critica
La Resistenza in Italia si pu comprendere nei suoi aspetti solo se si considera che la
generazione di giovani che hanno partecipato erano cresciuti nel Ventennio, senza una
cultura politica e in una societ egemonizzata in tutti i suoi aspetti dal fascismo. La
scarsit di uomini che abbiano cultura politica, coraggio, preparazione militare,
convinzioni ideali sar uno dei problemi della Resistenza.
PARTE PRIMA
I FASE: Le origini
La dissoluzione dellesercito
Le varie unit dellesercito tra Italia, Jugoslavia, Francia, Grecia e Isole Ionie si
dissolvono. Gran parte dei soldati cade in mano tedesca e viene deportata. Il
subitaneo dissolvimento segna la fine della guerra per lItalia. Si apre un nuovo
scontro, contro i tedeschi, e per la prima volta sul suolo nazionale. La dissoluzione
totale dello Stato fa nascere il bisogno di un nuovo assetto, insieme a moti di
solidariet verso i fuggiaschi.
Per quanto riguarda la resistenza delle truppe, essa non organizzata, e nel
complesso inconsistente. Si registrano alcuni atti eroici, ma lesercito si disfa, non
oppone resistenza ai tedeschi e rifiuta qualunque congiuntura con i civili.
I primi scontri con i tedeschi sono disastrosi e segnano la linea di demarcazione tra
compagini varie e bande organizzate e selezionate di combattenti. Il fenomeno dei
militari sbandati si pu considerare la prima manifestazione della resistenza
armata: allinterno di questi gruppi avverr il reclutamento delle prime bande. Pochi
di questi fuggiaschi saranno attivi nella Resistenza, ma molti, scegliendo solo di
scappare e tirarsi fuori, dovranno pagare dei costi altissimi.
I primi mesi dopo larmistizio vedono il coagularsi delle bande e dei gruppi decisi a
combattere. Essi sono composti principalmente da ex ufficiali e sottoufficiali
dellesercito e da antifascisti (principalmente quadri di partito, PCI in testa). Vi sono
mescolanze e interconnessioni tra questi due gruppi.
I militari e le prime bande
Due tipologie:
a) Militari tout court non politicizzati, fedeli al giuramento alla corona, convinti che
solo i militari siano in grado di guidare una resistenza. Non hanno intenzione di
discontinuit con la corona.
b) Militari che hanno una discontinuit come motivazione di fondo. Spiccano
Revelli, Natta, Stern, Lajolo. Il loro gesto di lotta contro il fascismo e ci che
esso stato innanzitutto per chi ha combattuto una guerra disastrosa e in
condizioni disastrose. In particolare i reduci della campagna di Russia si
renderanno conto di quanto il nemico siano innanzitutto i tedeschi e i fascisti. Si
sviluppa insomma un odio e un desiderio di vendetta verso i tedeschi e i fascisti.
Resistenza politica
I partiti hanno avuto un ruolo fondamentale nellespansione della lotta armata e nella
politicizzazione di questa.
Affiora quindi una sfasatura tra la scelta politica al livello del CLNAI e la molteplicit di
problemi che nascono sul terreno.
Un punto critico sar, in Friuli Venezia Giulia, latteggiamento del Pci nei confronti delle
mire espansionistiche di Tito. La tensione in quellarea sfoci nelleccidio di Porzus (7
febbraio), dove una formazione Gap cattura a tradimento i comandanti di una
formazione di ispirazione democratico cristiana (Osoppo) e li passa per le armi.
Dunque c un clima di diffidenza crescente. Le tensioni sul fronte Friulano avranno un
tragico epilogo nelle Foibe.
Di fronte allinsurrezione
Le difficolt incontrate nellunificazione sono solo un aspetto di un problema pi
generale: c una totale divergenza di visione riguardo la guerra partigiana come
momento di rottura definitiva con il passato, momento di rinnovamento sociale e
politico. La forza di questa concezione data dal peso di Pci e PdA a livello politicomilitare ma nel CLN le posizioni di liberali e DC sono lontanissime da quelle della
sinistra. Linsurrezione un momento politico: il momento del ricongiungimento delle
formazioni partigiane con tutto il popolo. E la guerra di liberazione, in questa
concezione, principalmente comunista e azionista, la base per la costruzione
dellItalia liberata.
Gli Alleati e linsurrezione
Il comando degli Alleati era scettico e preoccupato dagli intenti politici della
Resistenza. Era cauto e rigido nei criteri con cu fornire aiuti. Tuttavia i comandanti
militari sul campo vedevano nella Resistenza innanzitutto un prezioso alleato militare,
e dunque intensificarono nei primi 4 mesi del 45 i lanci di armi e di equipaggiamenti. I
punti su cui gli Alleati sono intransigenti sono due:
a) La funzione della Resistenza essenzialmente di salvaguardia delle
infrastrutture industriali, energetiche del paese. La distruzione di queste
infrastrutture essenziali porterebbe a situazioni di tensioni sociali che
favorirebbero il bolscevismo.
b) La smobilitazione delle forze partigiane deve avvenire come concordato nei
patti di dicembre senza indugi e resistenze. Il comando politico e militare deve
immediatamente passare al governo militare.
La Chiesa e linsurrezione
Gli uomini di chiesa sono mossi innanzitutto da intenti anticomunisti. Essi saranno i
principali promotori di una politica di mediazione e di accordo tra i tedeschi e i
partigiani, in modo da evitare linsurrezione, specialmente nelle citt del triangolo
industriale. Gli alleati tuttavia non cedono alla loro linea generale che la resa senza
condizioni.
La missione Medici Tornaquinci
Tra lo Stato del Sud e il CLN ci sono attriti e divergenza di vedute sul futuro dopo la
liberazione. Il CLNAI rivendica il diritto a governare e a determinare il corso futuro,
mentre il governo Bonomi, forte degli accordi di dicembre, sa di essere in posizione
preminente e superiore. Lunico contatto diretto, dopo gli accordi di Roma a dicembre
44, sar la missione al Nord di Medici Tornaquinci, sottosegretario del ministero
dellItalia occupata. Negli incontri con i rappresentanti dei CLN a Torino e Milano mette
in chiaro che la speranza di trasformare i CLN in organi di governo del tutto
irrealistica.
Linsurrezione
Loffensiva finale alleata comincia tra il 5 e il 9 aprile. Gli ordini di Clark ai partigiani
sono di non lasciare la loro area di appartenenza (per evitare linsurrezione) ma il CVL
ne stravolge il significato. La preminenza delle sinistre nel CVL quanto mai evidente.
Nei giorni delloffensiva alleata i partigiani passano allattacco generalizzato secondo i
piani ormai predisposti. Per i partigiani, specialmente per i comunisti, indispensabile
linsurrezione nelle metropoli prima dellarrivo degli Alleati. Particolarmente rilevante
in questo contesto la condizione disperata della classe operaia negli ultimi mesi
delloccupazione. La miseria diffusa, e la coincidenza tra regime fascista e dirigenti
industriali fa lievitare una politicizzazione estremamente radicale. Cos il periodo preinsurrezionale di marzo e aprile 45 un continuum di scioperi. Per la base operaia dei
comunisti la liberazione coincide con un definitivo capovolgimento dei rapporti di
produzione, in Stalin si vede il salvatore. La rabbia tanta.
Linsurrezione a Milano non incontra molta resistenza da parte dei tedeschi e dei
fascisti, che lasciano la citt senza che debbano intervenire le formazioni garibaldine
giunte da fuori. Sesto San Giovanni diventa la base politica dellinsurrezione milanese,
analogamente a Mirafiori per Torino. Qua, tuttavia, gli scontri sono duri e durano
diversi giorni, con un apporto fondamentale delle brigate scese dalle montagne.
Allalba del 28 la citt libera.
Ultimo atto
Tra il 21 aprile e il 2 maggio si consuma lultimo atto della Resistenza. Si pone
immediatamente la questione dellepurazione, che deve essere affrontata tra la
pressione vendicativa e sanguinaria degli stessi partigiani e le necessit di trovare
metodi accettabili (Arrendersi o perire). La capacit di limitare listeria collettiva da
parte del CVL notevole. Tuttavia nei giorni dellinsurrezione e subito dopo verranno
uccisi 10-12000 fascisti a fronte di 3-4000 morti nella guerra antipartigiana. La caccia
al fascista dei giorni insurrezionali comunque limitata rispetto ai timori iniziali. Gli
Alleati non impediscono che avvengano certi episodi, per far seguire il corso naturale
delle cose. Cos succede anche di fronte al cadavere di Mussolini e di Petacci, fucilati
a Dongo il 28 aprile, successivamente trasportati a Milano ed esposti in Piazzale Loreto
a testa in gi. Questo episodio per scatena le proteste di Pertini e di Parri. Il Veneto
la regione che subisce i maggiori danni e le maggiori stragi durante la frenetica ritirata
tedesca. Tuttavia il contributo della Resistenza nel mettere fuori combattimento i
tedeschi e nel fare prigionieri prezioso per gli Alleati, che lo riconosceranno.
Si aprono ora due fronti di forte divisione:
a) Tra il centro-sud, che non aveva sostanzialmente conosciuto il fenomeno
resistenziale, e il Nord
b) Tra le forze moderate, che miravano al mantenimento dellordine sociale
costituito, e le forze politiche che hanno egemonizzato la Resistenza.
In questa fase iniziale, lAMG sar tranquillizzato dalla smobilitazione e confermer
molte cariche amministrative gi assegnate prima dellarrivo degli Alleati. Cos un altro
riconoscimento sar laffidamento a Parri del governo. Tuttavia la durata di questi due
riconoscimenti effimera. Il primo governo De Gasperi condurr a termine la
liquidazione di tutti i prefetti della Liberazione. Lo status di alleato non verr concesso
allItalia.
PARTE SECONDA
LA RESISTENZA DEGLI INTERNATI MILITARI ITALIANI (IMI)
La questione della resistenza degli internati militari, che si rifiutarono di passare coi
tedeschi, significativa, perch la storiografia sulla Resistenza manca di uno sviluppo
su questo tema.
I fatti
Sono circa 800mila i soldati italiani che cadono in mano tedesca dopo l8 settembre. Di
questi circa 186mila resteranno immediatamente fedeli allalleanza e verranno
arruolati con i tedeschi (in ruoli sempre ausiliari), mentre nei Lager saranno rinchiusi
615812 ex militari italiani (dato riferito a febbraio 44).
Lo status di IMI ben diverso da quello di prigioniero di guerra. Come per i prigionieri
Russi, per gli internati italiani non si applicava la convenzione di Ginevra, perch essi,
a detta dei tedeschi, erano dei traditori che non meritavano trattamento umano.
Oltretutto era difficile trattare gli italiani come prigionieri di guerra, dal momento che
la RSI di Mussolini era alleato tedesco.
Le condizioni di lavoro in cui si trovarono gli internati erano disperate e soprattutto
essi si trovarono in situazioni di odio e disprezzo costante. Linverno 43-44 fu
durissimo e non a caso questo fu il periodo in cui il maggior numero di ufficiali
aderirono alla RSI pur di lasciare il Lager (circa 9000 ufficiali). Tra i soldati e i
sottoufficiali invece la propaganda fascista fu ostacolata dagli stessi nazisti, dal
momento che una massa cos cospicua di forza lavoro era molto meglio utilizzata nelle
fabbriche tedesche che nellesercito di Sal.
Abbandonato da parte di Mussolini ogni progetto di far tornare in Italia gli internati,
cominciano gli sforzi della RSI per ottenere almeno un miglioramento delle condizioni
di vita degli Imi, trasformandoli in lavoratori civili in modo da toglierli dai Lager. Cos a
partire dal 6 agosto 1944 fu data la possibilit agli internati di diventare lavoratori
civili alle dipendenze del Reich. Lalternativa era rimanere nei Lager. Daltra parte per i
tedeschi era fondamentale garantirsi la manodopera che non riuscivano pi a trovare
in Italia, dove i giovani che si davano alla macchia erano sempre di pi: qua si vede
lintreccio tra il fenomeno delle bande partigiane, le leve della RSI e la caccia ai
renitenti. Si possono interpretare questi comportamenti di auto-sottrazione che
caratterizzarono sia le giovani leve in Italia che gli internati in Germania come un
generale collasso della propensione allobbedienza che aveva caratterizzato i rapporti
sudditi Stato fascista nel Ventennio.
Non furono molti quelli che chiesero di diventare lavoratori civili. Cos i tedeschi, con
una scelta pragmatica, decisero che, volenti o nolenti, tutti gli internati sarebbero
diventati lavoratori civili.
Per quanto riguarda gli ufficiali, formalmente esclusi dal lavoro, il discorso analogo.
Per quanti si offrivano di lavorare come lavoratori civili si apriva uno scenario meno
duro (ma comunque pesantissimo) di quello dei Lager. Tra i 3 e i 5000 ufficiali
nellinverno 44-45 accettarono di acquisire il nuovo status.
Tra gli IMI si registrarono almeno 20mila morti nei Lager, 13300 morti durante il
trasporto, 6300 giustiziati, 600 uccisi in massacri dellultima ora, 5400 prigionieri di
guerra uccisi o dispersi sul fronte orientale. A questi vanno aggiunti coloro che
rientrarono moribondi o storpi in Italia, il cui numero imprecisato.
Motivazioni
Pochi, specialmente nella truppa, avevano avuto contatto con gli embrionali fermenti
della cultura antifascista in Italia. Essi erano reduci dalle campagne dAfrica, dei
Balcani, di Russia. In molti di loro erano i traumi della guerra ad aver suscitato sempre
maggiori perplessit nei confronti del regime e dellesercito.
Un ruolo importante ebbe la sensazione che la guerra fosse ormai segnata e che la
disfatta tedesca fosse questione di giorni o settimane. La quotidianit degli internati,
impiegati nel rimuovere le macerie delle citt tedesche, sembra confermare questo
declino infrenabile.
Le fonti maggiori e migliori riguardano gli ufficiali. Le motivazioni del rifiuto a
collaborare con i tedeschi furono principalmente tre.
1) Fedelt al giuramento al Re e alle istituzioni. Questa motivazione si
applica principalmente agli ufficiali, che per estrazione sociale e tradizione
erano pi portati allobbedienza e alla fedelt allo Stato. Tuttavia questo
atteggiamento sar messo in crisi dal modo con cui lo stesso stato tratta la
questione degli internati.
2) Difesa della propria dignit di uomini. Questo lelemento che pi di tutti
accomuna la truppa e gli ufficiali. Tutti loro si trovano in una situazione
drammatica dal punto di vista umano e materiale, nella quale per la prima volta
dopo anni possono scegliere. La scelta collaborare e lavorare per i tedeschi o
essere internati in un Lager crea unidentit collettiva che altrimenti non si
sarebbe potuta creare. Il moto di ribellione interiore che gli internati provano, di
fronte alla proposta di diventare niente pi che dei mercenari in cambio di vitto,
un elemento che contribuisce al rifiuto della guerra e del fascismo. Si conti
che ladesione complessiva alle forze tedesche fu in tutto circa del 10%,
adesione dettata in gran parte dei casi dalla fame.
3) Rifiuto del fascismo e della guerra nazifascista. Per molti questo
atteggiamento, oltre che da un moto etico, dato dal timore di tornare in
guerra sul fronte orientale, dal ricordo dei compagni uccisi dagli stessi tedeschi,
dalla scarsa fiducia nelle promesse dei nazisti. Il rifiuto del nazifascismo
innanzitutto determinato dalla sperimentazione diretta da parte di truppa e
ufficiali del risultato dei programmi mussoliniani e hitleriani.
Il motivo per cui la questione degli IMI non stata analizzata nellimmediato
Dopoguerra che, a differenza della Resistenza in patria, essa non aveva alla base
lantifascismo politico, un progetto che fosse nato gi durante il Ventennio. La
resistenza degli IMI non stata inserita a pieno titolo nella Resistenza perch questo
avrebbe determinato un ridimensionamento del ruolo dei partiti politici nella
Resistenza stessa.
La storiografia della Resistenza e gli IMI
La storiografia classica non ha trattato il tema degli IMI contestualmente alla
Resistenza. In realt il tema non stato quasi trattato fino agli anni Novanta.
Innanzitutto perch la vicenda degli IMI era slegata dalla Resistenza armata
combattuta in Italia. E poi in secondo luogo perch stata considerata di secondaria
rilevanza, meno nobile.
Gli IMI che tornano in patria dopo la fine della guerra incarnano la tragedia di un
passato che nessuno vuole rivedere dopo la spinta di cambiamento della Resistenza.
Oltre a ragioni soggettive ci furono tuttavia anche grandi limiti oggettivi
allapprofondimento del tema: la mancanza di fonti. Anche la memorialistica, che si
dedic molto sia alla guerra partigiana che alla campagna di Russia (in questo caso in
funzione anticomunista durante la Guerra Fredda). I prigionieri non interessano perch
rinviano a unidea di sconfitta. Loro si chiudono in un doloro silenzio, senza che
La Resistenza civile
Secondo Smelin, si definisce resistenza civile solo un atto collettivo, mentre gli atti
individuali rientrano nellambito della disobbedienza o dissidenza. Il discorso di
Smelin dunque si focalizza sulla Resistenza in Europa prima del 42-43, ossia prima
delle grandi sconfitte che fanno nascere la speranza fondata di una sconfitta di Hitler.
Da quel momento in poi la resistenza tender a radicalizzarsi e armarsi, prendendo le
forme della resistenza armata. LItalia segue un percorso diverso, essendo schierata
con Hitler fino al 43. Inoltre la societ italiana forgiata dal ventennio non esprime
resistenza civile alla guerra di Mussolini, anche se non la sente partecipata.
In Italia va anche considerata la credibilit politica delle istituzioni e della Chiesa. Le
prime, che dopo l8 settembre si schierano con le Nazioni Unite, sono le stesse che
fino a poco prima combattevano a fianco di Hitler. La seconda aliena da ogni
incitamento alla resistenza, armata o civile che sia. Inoltre la societ italiana che arriva
dal ventennio precedente non ha nessuno stimolo di unione o sentire collettivo.
La storiografia, a partire dagli anni Novanta, si concentrata sugli aspetti meno
monumentali della resistenza, quelli della vita quotidiana e del tessuto sociale.
Il rifiuto della guerra
1. La renitenza al Nord.
Al nord la scelta di sottrarsi alle leve non sempre una scelta politica. Anzi, lo
raramente. Il percorso pi comune quello che inizia come partigiano e finisce
da antifascista politico. La scelta di non presentarsi alle chiamate alle armi delle
leve indica il gradi di sfiducia verso le istituzioni e la loro bassa capacit di
controllo.
2. La renitenza al Sud.
Al Sud si esprime un eguale rifiuto della guerra e rifiuto delle autorit
monarchiche. La gestione dellordine pubblico da parte delle autorit feroce e
sanguinosa. La renitenza alle leve obbligatorie altissima. Gli Alleati, dal canto
loro, non sono molto interessati ad avere repart italiani al loro fianco.
SULLUSO E GLI EFFETTI DELLA VIOLENZA
Le stragi
La questione delle stragi stata affrontata seriamente dalla storiografia a partire dagli
anni Novanta, attraverso luso di metodi pi antropologici e indagini basate sul campo,
attraverso la testimonianza orale.
Le questioni meno affrontate riguardano le stragi degli ultimi giorni di guerra, le stragi
al Sud.
Per quanto riguarda il Sud, importante notare che il ritiro dei Tedeschi sulla linea
Gustav dopo l8 settembre fu lento, combattivo e distruttivo. Al territorio dellItalia
viene applicato il tristemente famoso Merkblatt 69/1, che lasciava mano libera nella
distruzione del territorio e nella violenza contro le popolazioni.
Per quanto riguarda le stragi del 44 recentemente un filone di storiografia ha messo in
luce laspetto della memoria divisa: di chi la responsabilit (non di esecuzione ma
indiretta) delle stragi. In molte occasioni questa viene fatta ricadere sulle azioni dei
partigiani. Nellabitudine alla violenza di stato, le azioni dei partigiani che scatenano le
rappresaglie appaiono non necessarie, colpevoli. Alternativamente, le stragi vengono
viste come delle catastrofi ineluttabili.
La storiografia e i Gap
La storiografia sui Gap sostanzialmente prodotta dai protagonisti (Longo,
Calamandrei, Amendola, Pesce, Capponi). Non sono disponibili dati analitici.
Lestrema esiguit, lisolamento, la clandestinit assoluta hanno determinato delle
difficolt oggettive per la ricerca storica. Un altro motivo pu essere individuato nel
fatto che la creazione dei Gap sia da attribuirsi solo al Partito Comunista. Gli altri
partiti si astennero o fronteggiarono apertamente queste nuove formazioni. Nei primi
due decenni dopo la liberazione si teso a evidenziare e sostenere lunitariet dei CLN
al di l delle diverse anime politiche che lo componevano. Questo ha escluso le analisi
che mettevano in luce le differenze e i contrasti, come quello nato sui Gap e
lattesismo.
Un secondo motivo la diffusione nei decenni successivi dei gruppi terroristici di
sinistra che fanno uso di pratiche come luccisione di persone-simbolo per portare
avanti la loro lotta verso la rivoluzione. Cos gli studi sui gap, visti come un
imbarazzante precedente, sono stati abbandonati e lasciati a unarea considerata
collusa con il brigatismo rosso.
Non abbiamo neanche alcun dato sulla reazione della popolazione civile al terrorismo
gappista: non sappiamo quanto la paura di ritorsioni fosse alta, quanto fosse il
consenso riscosso dalle azioni gappiste.
Anche sulla figura del gappista mancano informazioni. Oltre allautobiografia di Pesce
(poco rappresentativo della base gappista, in quanto rivoluzionario e combattente di
professione) i documenti sono scarsi.
In conclusione, necessario prendere atto di luci e ombre della Resistenza italiana, di
ci che stato, per comprendere la discontinuit e lunicit che essa ha rappresentato
per il paese.