Greci e Romani Turisti in Egitto

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Greci e Romani turisti in Egitto

Alberto Elli

GRECI E ROMANI TURISTI IN EGITTO


Alberto Elli
Al Dottor Mario Tosi,
in amicizia, riconoscenza e profonda stima

PREMESSA
Questa ricerca, che altro non che il testo ampliato e rivisto di una conferenza da me tenuta in un paio di occasioni
nel corso degli anni 90, nata dallinteresse che su di me hanno sempre esercitato i graffiti, soprattutto quelli
antichi (non quelli lasciati dagli stupidi tra i moderni turisti). Mi interessava, in particolare, conoscere come gli
antichi stessi vedevano e consideravano i capolavori dellantico Egitto, capolavori che essi hanno avuto la
possibilit di vedere in condizioni decisamente migliori di quelle in cui sono giunti fino a noi, e molti di questi
graffiti esprimono il parere di questi turisti ante-litteram.
Il dottor Mario Tosi, che allEgitto ha dedicato, con unintensit e una passione che non temono confronti, tutta la
sua vita, mi aveva fornito, nei primi tempi in cui ho avuto la fortuna di conoscerlo, gli appunti da lui raccolti
sullargomento del presente lavoro, appunti da me qui ampiamente sfruttati. Nel corso degli anni li ho poi arricchiti
con sempre nuove notizie, frutto delle mie molte letture e studi sullargomento, finch mi sono deciso a dar loro una
forma un po pi compiuta, in modo da poterli utilizzare per una conferenza.
E oggi, cos come il dottor Tosi mi aveva gentilmente prestato il frutto del suo lavoro, anchio metto a disposizione
di tutti gli amici di Egittologia.net questo mio testo, nella speranza che chi ama lEgitto trovi in esso motivo per un
nuovo e rinnovato amore per questa meravigliosa terra.

1. INTRODUZIONE
Sembrerebbe strano parlare di turismo nellEgitto greco-romano quando n in greco n in latino
esiste un termine per esso1. Tuttavia, i viaggi e il turismo non sono fatti esclusivamente moderni; anzi,
cos ampia levidenza dellesistenza di un effettivo turismo nel mondo antico, avente in particolare
lEgitto come meta preferita, che linteresse a parlarne si pone da s.

E neppure, ovviamente, per turista, in genere reso, in greco, con vo, straniero.

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Le rose in Egitto fioriscono anche dinverno 2,

aveva scritto Marziale, poeta latino nato in Spagna e vissuto a Roma tra il 64 e il 98 d.C; e circa due
secoli dopo, Ammiano Marcellino, storico latino di famiglia greca, nato nel 332 d.C. ad Antiochia di
Siria, scriveva:
In Egitto non c giorno senza sole 3.

Queste frasi, prese tra tante e che sembrano slogans moderni, per dpliants pubblicitari di
qualche compagnia di viaggio, sono una chiara testimonianza dellinteresse perdurante e del fascino di
cui godeva lEgitto nel mondo romano.
Ma gi ben prima di loro, i Greci erano rimasti meravigliati - pur non cogliendone il profondo
significato - dalle imponenti opere della civilt egizia che sorgevano un po dappertutto nella valle e nel
delta del Nilo. Fedele interprete di questo stato di cose lo stesso Erodoto, che introducendo la sua
descrizione dellEgitto ne giustifica lampiezza col fatto che
molte cose meravigliose esso possiede e offre opere superiori a ogni descrizione, in confronto a
ogni altro Paese.4

LEgitto fu sempre in stretti rapporti con i Greci, che lo conobbero assai bene, facilitati anche
da motivi geografici; infatti il Nilo costituiva unagevole via di penetrazione nellinterno del paese.
LEgitto ebbe, del resto, una notevole importanza anche come tramite per la conoscenza di altri paesi:
attraverso di esso i Greci mantennero rapporti con lAfrica subsahariana5 e, ai tempi di Erodoto, il corso
del fiume era conosciuto fino a una distanza di quattro mesi di viaggio oltre Aswan6.
Greci e Romani, soprattutto sotto limpero, hanno praticato su larga scala il turismo. La
diffusione di questo tipo di viaggi appare veramente notevole, ove si tengano presenti le difficolt
tecniche ed economiche a cui andava incontro il viaggiatore dei tempi antichi. Tale impulso a viaggiare
doveva essere naturalmente assai vivo in popoli, come quello greco e quello romano, portati, per loro
stessa natura, a considerare gli spostamenti territoriali e i viaggi, soprattutto quelli marittimi, essenziali
per la propria sopravvivenza e prosperit economica.
Ovviamente, le persone che compivano questi viaggi rientravano nella ristretta categoria - anche
se crescente nel tempo - composta di nobili e ricchi, che disponevano delle risorse economiche e del
tempo libero necessari per compiere viaggi; tra queste persone i viaggi erano infatti assai diffusi e
costituivano, anzi, un segno di distinzione e una necessit assai sentita.

MARZIALE, VI, 80.

AMMIANO MARCELLINO, XXII, 16, 8.

ERODOTO, Storie, II, 35. Questa descrizione dellEgitto lasciata da Erodoto deve aver incrinato non poco la nozione di
supremazia culturale che i Greci avevano. Erodoto si rese infatti conto che la civilt egiziana si era sviluppata molto tempo prima
di quella greca e che pertanto gli Egiziani non erano barbari (ERODOTO, Storie, II, 53).
5

CL. PREAUX, Les Grecs la dcouverte de lAfrique par lgypte, Cd, XXXII, 1957, pp. 284-312.

ERODOTO, Storie, II, 31: Fino ad un tragitto di quattro mesi per nave e per terra il Nilo conosciuto, oltre al tratto che scorre
in Egitto.

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Nonostante lo stato di guerra pi o meno continuo lungo i suoi confini, limpero romano ha
conosciuto, soprattutto durante i primi due secoli d.C., un periodo di pace - la cosidetta pax romana - i
cui benefici effetti furono celebrati in tutta lantichit. Citiamo a mo desempio il ventiseiesimo
discorso del retore Aelius Aristides di Smirne che, intorno al 170 d.C., facendo lelogio del governo
imperiale e degli imperatori, cos dice7:
Voi avete strappato al mondo il suo vecchio vestito di ferro e ora esso si mostra in abiti da festa.
Greci e Barbari possono ora uscire dai loro paesi e circolare dappertutto, ... ; non vi sono pi
da temere le Porte Cilicie, n le piste strette e sabbiose dellArabia e dellEgitto; non vi sono pi
montagne o fiumi invalicabili, non vi nazione barbara che non si possa visitare. Per essere
sicuri non basta che essere Romani o vostri sudditi. Voi avete misurato la terra intiera, avete
gettato dappertutto ponti sui fiumi, aperto passaggi nelle montagne, popolato i deserti, ... Ora
non c pi bisogno di descrizioni del mondo, non pi necessario raccontare gli usi e i costumi
dei popoli; voi siete diventati per tutti le guide nel mondo intiero, voi avete aperto tutte le porte e
dato a ciascuno la possibilit di vedere ogni cosa coi propri occhi.

Il giorno in cui gli imperatori romani avessero voluto diventare direttori dagenzie turistiche non
avrebbero potuto far di meglio che riprodurre sui loro prospetti - sui loro dpliants - questo passaggio
del discorso di Aristides, agente pubblicitario di primordine.
Molteplici e di vario tipo sono le informazioni pervenuteci riguardo agli antichi turisti in Egitto:
oltre ai resoconti dei viaggi scritti dai viaggiatori stessi - i vari Erodoto, Strabone, Diodoro Siculo, per
non citare che i pi famosi -, abbiamo notizie, anche se pi brevi, conservate su papiri e su ostraca8, e,
pi numerosi di tutti, abbiamo i loro nomi, e le loro eventuali impressioni, graffite sui monumenti e sulle
rocce.
Per lo pi si tratta di nomina stultorum9, come quelli che deturpano tanti nostri monumenti,
nomi di personaggi altrimenti sconosciuti, ma che ci permettono di farci unidea dellampiezza del
fenomeno del turismo nellantico Egitto. In questi specie di biglietti da visita - secondo la definizione
7

Cfr. N. HOHLWEIN, Dplacements et tourisme dans lgypte romaine, Cd XV, 1940, pp. 253-254.

Col termine greco di ostracon (pl. ostraca) si intendeva in origine un coccio fittile usato come materiale scrittorio. In Egitto, in
particolare, il termine utilizzato per indicare in maniera pi estesa anche una qualunque scaglia di pietra utilizzata per scrivervi
o disegnarvi.
9

Gustave Flaubert, che, ufficialmente incaricato di fotografare i monumenti e far schizzi delle principali iscrizioni, viaggi in
Egitto nel 1849-50 col fotografo Maxime du Champ, cos lasci scritto (G. FLAUBERT, Flaubert in Egypt. A sensibility on tour :
a narrative drawn from Gustave Flauberts travel notes & letters, Chicago 1979, p. 54):
Si irritati dal numero di nomi di imbecilli scritti ogni dove: sulla cima della Grande Piramide vi un
certo Buffard, 79 Rue Saint-Martin, fabbricante di carta da parati, in lettere nere.
Evidentemente egli si riferiva ai graffiti lasciati dai turisti suoi contemporanei, ai quali si indirizza anche questaltra sua
osservazione (ibidem, p. 160):
Nei templi abbiamo letto nomi di viaggiatori: ci colpiscono per quanto siano stupidi e futili. Noi non
abbiamo mai scritto i nostri. Ce ne sono alcuni che hanno richiesto almeno tre giorni per essere incisi,
tanto profondamente sono scavati nella roccia. E ce ne sono alcuni che continui a trovare in ogni dove:
sublime persistenza di stupidit!

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dello Champollion, padre dellegittologia - gli antichi viaggiatori, esprimendo la loro ammirazione per i
monumenti e indicando lepoca del loro viaggio, ci hanno trasmesso, senza pensarci, una quantit di
informazioni, a volte preziose, per la storia del loro tempo.
Gente da ogni parte del mondo veniva a visitare la valle del Nilo, spinta dal desiderio di
conoscere e alla ricerca di ricordi storici e mitologici, poich nella Terra delle Piramidi a ogni passo si
sollevava la polvere del passato.
Oltre agli Egiziani stessi, ai quali dobbiamo i molteplici graffiti geroglifici, ieratici10 e
demotici11, tutti i popoli del Mediterraneo sono rappresentati. I pi numerosi provenivano dal mondo
greco: dalla Grecia stessa e dalle sue numerossime colonie europee e asiatiche.
La Grecia continentale rappresentata da Atene, Eleusi, Delfi, Etolia, Epiro, Peloponneso,
Corinto, Argo, Arcadia, Sparta, Tessaglia, Macedonia, Tracia, Istria, Scizia. Le isole da Zacinto, Tafo,
Rodi, Lesbo, Samo, Cipro, Mitilene, Creta. LAsia Minore da Bitinia, Galazia, Ponto, Licia, Pisidia,
Cilicia, Panfilia, Caria, Lidia, Cappadocia, Siria, Paflagonia, Fenicia, Palestina.
Neppure i limiti dellimpero romano riescono a fermare i visitatori: ve ne sono alcuni che si
dicono originari dellArmenia, altri del Caucaso, della Persia, di Babilonia, dellArabia.
Per lEgitto - avviato ormai a un inesorabile declino materiale, ma non intellettuale - sbarcano
visitatori anche da occidente: dalle coste africane stesse (Libia, Cirenaica), ma anche dallItalia (Napoli,
Roma) e da tutto il bacino occidentale del Mediterraneo (Gallia, Spagna). E si trovano anche Blemmi e
Nobati, popolazioni abitanti rispettivamente i deserti a Est e a Ovest del Nilo a sud della prima cateratta.
E questo lungo elenco stato composto solo considerando i graffiti lasciati in una decina di
tombe della Valle dei Re; se si tenesse conto di quelli lasciati anche in altri siti, esso diventerebbe senza
dubbio pi completo, ma anche ... pi noioso.

2. LE PIU ANTICHE TESTIMONIANZE


Labitudine di lasciare testimonianza della propria presenza in un posto graffendo il proprio
nome sulla prima superficie conveniente a portata di mano non stata di certo introdotta in Egitto dai
Greci. Fin dai tempi pi antichi gli Egiziani stessi si sono comportati analogamente, ma in genere con
uno spirito che non pu definirsi propriamente turistico: gli antichi graffiti egiziani sono infatti per lo
pi dovuti a motivi religiosi o semi-ufficiali; si tratta di iscrizioni lasciate sulla parete di un tempio in
onore della divinit ivi venerata, oppure su di una roccia a ricordo di una spedizione compiuta per
incarico del sovrano, come le numerosissime incisioni sulle rocce delle cave (Sinai, Wady Hammamat12,
Isola del Sehel13).
10

Ieratica - ossiasacerdotale - il nome dato dai Greci al tipo di grafia corsiva utilizzato, per la sua pi veloce notazione
rispetto ai geroglifici, prevalentemente su papiro - ma attestato anche su pietra, sia dipinto che inciso (ieratico lapidario) - e
derivato da una semplificazione del tracciato dei segni geroglifici.
11

Demotica - ossia popolare - detta la lingua parlata in Egitto a partire dalla met del settimo secolo a.C. fino grosso modo al
terzo secolo d.C., nonch il particolare sistema di scrittura usato per segnarla, sistema derivato da una semplificazione ed
astrazione dei segni ieratici.
12

Stretto wady posto lungo la strada che da Coptos conduce a Qosseir, sul Mar Rosso. Qui si trovavano le cave di scisto verde,

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Tuttavia, anche se a molti risulta difficile pensare agli antichi Egiziani come turisti nel proprio
Paese, alcuni graffiti sono chiari testimoni dellinteresse che anchessi nutrivano per i monumenti della
loro gloriosa storia.
Sulle pareti del tempio funebre addossato alla faccia est della piramide di Meidum unottantina di chilometri a sud del Cairo e allimbocco della depressione del Fayum -, risalente alla fine
della terza dinastia e allinizio della quarta (faraoni Huni e Snofru), si possono vedere numerosi graffiti
ieratici tracciati in inchiostro nero da visitatori pi di mille anni dopo la costruzione della piramide,
esprimenti lo stupore e lammirazione per questo imponente monumento del passato:
Anno 30, sotto la Maest del Re dellAlto e Basso Egitto Nebmaatra, figlio di Ra Amenhotep
(III), ..., lo scriba May venne a vedere la grandissima piramide dellHorus Snofru.
Anno 41, quarto mese dellestate, giorno 12, sotto la Maest ... del Re dellAlto e Basso Egitto
Menkheperura, figlio di Ra Thutmosi (III), ... , venne lo scriba Aakheperkaraseneb ... a vedere il
meraviglioso tempio dellHorus Snofru: egli lo trov come il cielo ..., quando Ra sorge in esso, e
allora esclam: Il cielo piove fresca mirra e lascia cadere incenso sul tetto del tempio
dellHorus Snofru.

Altri graffiti, inoltre, trovati sul soffitto del corridoio daccesso alla piramide, mostrano come
gi al periodo ramesside (XIII - XII sec. a.C.) linterno del monumento fosse aperto ai visitatori.
In Egitto la prima piramide sorse verso la met del XXVIII sec. a.C. a Saqqara, una ventina di
chilometri a sud del Cairo, a opera del faraone Djoser, fondatore della terza dinastia; per la sua
caratteristica forma viene comunemente indicata come piramide a gradoni. Su una parete interna di
una delle costruzioni ausiliarie che la fiancheggiano a est - la cosidetta Casa del Sud - ancora
leggibile, in splendida grafia ieratica del periodo ramesside, un interessante graffito lasciato da un
visitatore intorno allanno 1240 a.C., sotto Ramesse II14:
Anno 47, secondo mese della stagione invernale, giorno 25: lo scriba del tesoro Hadnakhte,
figlio di Sener, sua madre Tausert, venne a fare una gita e a divertirsi allOvest di Menfi con
suo fratello Panakhte, scriba del visir ...

Gi diciassette anni prima, nel trentesimo anno di regno di Ramesse II, altri scribi si erano recati
in visita alla Sekhmet di Sahura, la dea leonessa distruttrice e guaritrice nello stesso tempo e
protettrice di quanti praticavano larte medica15, il cui culto si era sviluppato attorno a unimmagine
della dea incisa su di una parete nella parte sud del tempio funerario del faraone Sahura (V dinastia) ad
Abu Sir, allora ancora ben conservato16. Sulla via del ritorno a Menfi, entrarono in una mastaba in
di breccia verde e di basalto, pietre molto apprezzate nella statuaria.
13

Isola granitica posta nella zona della prima cateratta del Nilo, ai confini dellEgitto, tra le isole di Elefantina - di fronte a
Syene, attuale Aswan - e File. Era sede di importanti cave di granito.
14

C.M. FIRTH, J.E. QUIBELL, The Step Pyramid, I, Il Cairo 1936, pp. 82-83 (S).

15

Per Sekhmet quale protettrice dellarte medica, si veda F. VON KNEL, Les prtres-oub de Sekhmet et les conjurateurs de
Serket, Parigi 1984.
16

Il culto della Sekmet di Sahura era assicurato da un ristretto numero di sacerdoti e si protrasse fino allepoca greca (J.
YOYOTTE, Les plerinages dans lgypte ancienne, Sources Orientales n. 3, p. 49; R. STADELMANN, Die gyptischen Pyramiden,
Darmstadt 1985, p. 168).

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rovina - quella di Ptahshepses, sovrintendente dei lavori sotto Sahura - e, preso il pennello, lasciarono
questa iscrizione17:
Anno 30, primo mese della stagione estiva, giorno 16: lo scriba Ptahemuia e suo padre, lo
scriba Iup, sono venuti a contemplare lombra delle piramidi, dopo essere stati ... a presentare le
loro offerte alla Sekhmet di Sahura ...

Anche le pi antiche iscrizioni greche trovate nella valle del Nilo non possono considerarsi
turistiche nel senso ordinario del termine.
Gi nel 591 a.C., nel terzo anno di regno del faraone Psammetico II (594-588 a.C.), mercenari
greci dellAsia Minore - ioni e dori - carii18 e fenici19 giunsero col sovrano allisola di Elefantina, al
confine sud dellEgitto. Mentre il faraone fece base allisola, la spedizione - con Amasi comandante in
capo di tutto lesercito e generale dellarmata egizia, Potasimto (forma greca dellegiziano
Padismatawy) comandante della variopinta compagnia dei mercenari stranieri (definiti allglossoi,
coloro che parlano altre lingue20), e Psammetico figlio di Theokles21 comandante della flotta
incaricata di trasportare le truppe sul Nilo - si spinse fin oltre Kerkis, sulla quarta cateratta, in una
spedizione punitiva contro Aspelta, sovrano delle trib della Nubia.
Durante il viaggio di ritorno, questi soldati, passando per Abu Simbel, dove sorgono i due
grandiosi templi rupestri fatti scavare da Ramesse II nel XIII sec. a.C., lasciarono una serie di sette
graffiti22 incisi sui colossi sud del tempio maggiore, gi allora parzialmente coperto dalle sabbie che
colavano abbondanti dal canalone sovrastante la facciata. Oltre a uninteressante iscrizione in due linee
con scrittura bustrofedica (iscrizione di Anaxanor), incisa sulla gamba sinistra del colosso pi
meridionale, sulla gamba sinistra del primo colosso a sud dellingresso ancor oggi leggibile la pi
lunga e interessante di queste iscrizioni; essa, nota come iscrizione di Potasimto, consta di cinque
linee ed scritta in caratteri maiuscoli dellalfabetico ionico arcaico - si tratta in effetti della pi antica
17

W. SPIEGELBERG, RT 26, 1904, pp. 152-154.

18

Molteplici sono le iscrizioni lasciate dai carii, questi mercenari anatolici che parlavano una lingua diversa dal greco e che
utilizzavano un sistema grafico alfabetico, senza tracce di scrittura sillabica. Iscrizioni carie sono state trovate non solo ad Abu
Simbel, ma anche ad Abido, a Buhen, a Tebe (nella tomba di Montuemhat e nella colonnata del tempio di Luxor), a Silsila e
soprattutto a Saqqara (nella vicina Menfi era infatti stabilita unimportante comunit caria). Per i graffiti carii in Egitto, si veda in
particolare J.D. RAY, The Carian Inscriptions from Egypt, JEA 68, 1982, pp. 181-198 e la ricca bibliografia ivi citata; per i
graffiti di Abu Simbel fondamentale: A. BERNAND, A. ALY, Abou Simbel, Inscriptions grecques, cariennnes et smitiques des
statues de la faade, Il Cairo, Centre Docum. et t. anc. g., senza data. Per quelli di Luxor si pu consultare: L.D. BELL,
Quelques curieux graffiti de la Colonnade du Temple de Louqsor, Dossier Histoire et Archologie, 101, 1986, p.85.
19

Secondo una recente teoria - basata su una nuova interpretazione di un brano della Lettera di Aristea a Filocrate
(contenente la richiesta da parte di Tolomeo II Filadelfo di settanta studiosi ebrei da inviare da Gerusalemme ad Alessandria allo
scopo di tradurre il Pentateuco in greco per le collezioni della Biblioteca) -, a questa spedizione parteciparono anche soldati
ebraici, come mostrato dai graffiti aramaici (J.M. MODRZEJEWSKI, Les Juifs dgypte - De Ramss II Hadrien, Parigi 1991, pp.
23-25; A. BERNAND, Alexandrie la grande, Parigi 1966, p. 242).
20

Questa specie di legione straniera era quindi multilingue, altrimenti sarebbe stato usato il termine heterglossoi coloro che
parlano unaltra lingua.
21

Questo Psammetico, di padre greco, probabilmente gia nato in Egitto e porta un nome egiziano.

22

Si tratta di alcuni tra i pi antichi esempi di scrittura alfabetica greca.

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iscrizione in alfabeto ionico che ci sia giunta - ed redatta in dialetto dorico, probabilmente quello
dellisola di Rodi23:
Il re Psammetico essendo venuto a Elefantina, ecco ci che fecero redigere coloro che
navigavano con Psammetico figlio di Theokles e che si spinsero oltre Kerkis, fin dove il fiume lo
permetteva; coloro che parlano altre lingue erano guidati da Potasimto e gli Egiziani da Amasi.
Coloro che ci hanno scritto sono Arkhn, figlio di Amoibikhos, e Pelekos, figlio di Eudmos 24.

Bench non fossero certo in gita di piacere, non difficile immaginare lo stupore e
lammirazione timorosa che questi rudi uomini dovettero provare a sostare allombra del tempio, a
vedere le immagini gigantesche di quei colossi rischiarate dal chiarore lunare o la pietra darenaria
infuocarsi ai raggi del sole nascente. Anche oggi chi si trova dinanzi a questa immane opera
dellingegno umano prova sensazioni analoghe.
Mentre i suoi mercenari combattevano per lui in Nubia, il re Psammetico, accampato a
Elefantina in attesa del ritorno della spedizione, ingannava il tempo facendo il turista. La famosa
Stele della vittoria di Psammetico II, di cui ci sono pervenute parecchie copie25 e che appunto narra di
questa spedizione, cos ci presenta il giro turistico del sovrano, con levocazione del piacevole
paesaggio di acque e alberi:
Sua Maest girava per le paludi del lago Neferibra, passando per le sue terre inondate,
attraversando le sue due isole, visitando i sicomori della terra del dio sulle sue rive ricoperte di
limo, il suo cuore essendo felice di vedere le bellezze, come il Grande Dio che attraversa lacqua
primordiale.

23

A. BERNAND, O. MASSON, Les inscriptions grecques dAbou-Simbel, pp. 2-12, in Rev. t. Grecques, LXX, 1957, pp. 1-46.

24

liscrizione stessa che parla. Gli ultimi due personaggi - Arkhn e Pelekos - sono quelli incaricati di eseguire materialmente
sulla pietra liscrizione.
25

In particolare due stele frammentarie da Tanis e da Karnak e una completa da Shellal, presso Aswan; questultima, ritrovata il
2 luglio 1964, attualmente eretta presso il nuovo sito del tempio di Kalabsha, non lontano dalla Grande Diga. S. SAUNERON, J.
YOYOTTE, La campagne nubienne de Psammtique II et sa signification historique, BIFAO 50, 1952, pp. 157-207; L. HABACHI,
Psammtique II dans la rgion de la premire cataracte, in Sixteen Studies on Lower Nubia - Studies in honor of L. Habachi,
Supplment aux ASAE, Cahier n. 23, pp. 259-269.

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3. NASCITA DEL TURISMO IN EGITTO. SUE MOTIVAZIONI


Il desiderio di vedere dei Greci si rivolgeva naturalmente verso i paesi di pi antica civilt;
soprattutto lEgitto attirava linteresse dei viaggiatori, sia per le sue antichissime tradizioni, sia per i
monumenti.
I viaggi in Egitto erano del resto facilitati dagli stretti rapporti politici e commerciali fra questo
Paese e la Grecia: commercianti e soldati mercenari greci si recavano frequentemente in Egitto, dove la
loro presenza era facilitata dallesistenza dellemporio di Naucrati - odierna Kom Gaef -, fondata dagli
Ioni di Mileto verso la fine del VII sec. a.C., durante il regno di Psammetico I (664-610 a.C.)26. Daltra
parte Atene mostrava per lEgitto un notevole interesse economico e politico, che si estrinsecava anche
in interventi militari27.
cos che negli anni successivi alla spedizione di Psammetico II, troviamo altri Greci in Egitto,
impegnati questa volta in faccende pi pacifiche: alcuni desiderando imparare la saggezza degli
Egiziani - se le storie delle visite di Talete28, di Solone29, di Democrito di Abdera30, di Pitagora31 e dello
stesso Platone32 sono vere33 -, altri, come lo storico, geografo e cartografo Ecateo di Mileto34, con lo
26

Cfr. ERODOTO, Storie, II, 178, dove la fondazione della citt attribuita ad Amasi (570-526 a.C.)

27

A. MOMIGLIANO, La spedizione ateniese in Egitto, Aegyptus, X, 1929, pp. 190-206.

28

DIOGENE LAERZIO, I, 27

29

La tradizione relativa al viaggio di Solone in Egitto, in un tempo successivo alla promulgazione della costituzione ateniese,
risale ad Erodoto (Storie, I, 30; II, 177). La storicit di questo viaggio in Egitto attualmente contestata a causa delle inesattezze
cronologiche e storiche contenute nel racconto erodoteo: Solone, infatti, vissuto tra il 640 ed il 560 a.C., comp i suoi viaggi
dopo il 594/3, mentre Erodoto ci dice che arriv in Egitto al tempo di Amasi, salito al trono nel 570 a.C. Tuttavia, lo stesso
Solone in un suo carme menziona il braccio canopico del Nilo: se ne quindi concluso che la tradizione sul viaggio di Solone in
Egitto deriva dai suoi stessi carmi (cfr. L. PICCIRILLI, Plutarco. La vita di Solone, Milano, 1977, p. 264).
30

DIOGENE LAERZIO, IX, 35; lautore riporta una tradizione secondo la quale Democrito fu tanto amante dei viaggi da consumare
in essi tutto il suo patrimonio.
31

La tradizione sui viaggi in oriente di Pitagora, non nota a Erodoto, ebbe origine nel IV sec. a.C.: essa si form nellambiente
dellAccademia, per poi svilupparsi attraverso il tempo in forme sempre pi fantastiche (cfr. J.A. PHILIP, Pythagoras and Early
Pythagoreanism, Phoenix, suppl. VII, Toronto, 1966, p. 189 e segg.).
32

Cfr. A.J. FESTUGIERE, Platon et lOrient, Rev. de Philol., XXI, 1947, p. 44 e segg.

33

Le tradizioni dei viaggi in Egitto di gran parte dei maggiori filosofi greci nacquero dallalta considerazione di cui erano
circondate la sapienza e le tradizioni dei sacerdoti e dei dotti egiziani, la cui civilt era ritenuta assai pi antica di quella greca
(cfr. ERODOTO, Storie, II, 4). Luniversale stima di cui lantica cultura egizia era oggetto indusse pertanto i Greci a ricollegare ad
essa lorigine della speculazione filosofica. Alla lista succitata, Diodoro aggiunge anche Orfeo, Melampo, Omero, Licurgo,
Enopide e Dedalo quali leggendari visitatori dellEgitto, in cerca di ispirazione. Durante il regno di Tolomeo I, lungo il lato sud
del dromos di accesso al Serapeum di Menfi venne posto, davanti a un tempietto di Nectanebo II, un monumento dedicato ai
santi patroni greci della locale Casa della Vita. A forma di emiciclo e protetto dallerosione eolica da un muro di costruzione
moderna, esso ospita le statue di undici sapienti greci ( infatti noto col nome di emiciclo dei poeti e dei filosofi): a fianco di
Omero, che occupa la posizione centrale, sono posti cinque filosofi e cinque poeti. Le staue identificabili (dalle iscrizioni o dagli
epiteti risultanti dai disegni fatti dal Mariette nel secolo scorso) sono: Pindaro, Protagora, Platone, Omero, Demetrio di Falero,
Esiodo e Talete; quelli non identificati potrebbero essere Eraclito, Orfeo e Aristotele.
34

ERODOTO, Storie, II, 143

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spirito del viaggiatore. Ma il primo vero turista di cui ci sia giunto il resoconto del viaggio il padre
stesso del genere letterario storico, Erodoto di Alicarnasso.
Egli giunse in Egitto verso la met del V sec. a.C., quando il Paese era sotto il dominio della
prima dinastia persiana, durante il regno di Artaserse I. Secondo le sue stesse parole - e non abbiamo
motivo per non prestargli fede -, nel suo viaggio egli visit Menfi, le Piramidi, Eliopoli, la bocca
pelusiaca del Nilo, il Fayum, Tebe e si spinse fino a Elefantina. Contrariamente al turista moderno, egli
era maggiormente interessato ai costumi della popolazione che non ai monumenti, e nel secondo libro
delle sue Storie, dedicato per intero appunto allEgitto, egli ci espone i dati etnologici, religiosi e storici
da lui raccolti soprattutto con conversazioni coi sacerdoti. Al di l degli interessi storici ed etnografici,
la bellezza dei luoghi, lo splendore delle opere artistiche, la diversit dei costumi, linteresse per tutto
ci che appare meraviglioso o, comunque, lontano dallesperienza comune, prendono assai spesso il
sopravvento nello spirito di Erodoto e lo spingono a lunghe digressioni sui luoghi e sulle popolazioni,
che svelano linteresse del turista e del curioso pi che dello storico.
Le vere opportunit per il turismo vennero per con la conquista di Alessandro Magno nel 332
a.C. che, ponendo definitivamente termine allepoca dei faraoni, inser lEgitto in uno spazio allargato e
spian la via alla penetrazione del mondo ellenistico nella vecchia tradizione faraonica. Con la
successiva affermazione della dinastia macedone dei Tolomei, o Lgidi35 - a partire dalla fine del IV sec.
a.C. -, i graffiti greci diventano infatti numerosissimi.
Nei due secoli successivi anche i Romani cominciarono a interessarsi allEgitto: la prima
attestazione di un turista romano in Egitto - il senatore Lucius Memmius -si trova su un papiro datato al
112 a.C.36
Ma dopo lannessione dellEgitto allimpero romano, nel 30 a.C., che cominci per i Romani
la voga del turismo nella Valle del Nilo37. A condizione di essere muniti di un documento di identit,
ogni Romano - a eccezione, come si vedr, dei senatori e dei cavalieri illustri, per i quali occorreva
lautorizzazione dellimperatore - poteva visitare a suo piacere una delle pi ricche, strane e affascinanti
province dellimpero. Gi Ovidio, in unelegia composta nell8 d.C. sul battello che lo conduceva in
esilio a Tomi, parla dellEgitto come di una localit turistica38.
I motivi che spingevano la gente a viaggiare erano grosso modo quelli dei nostri contemporanei:
al pi generale desiderio di svago, si aggiungevano in particolare la curiosit di cose nuove e la voglia di
vedere e imparare, la ricerca, cio, di quello che gli autori classici definivano e o, ossia
cose meravigliose e saggezza39; nella credenza popolare, lEgitto era la terra della magia e i suoi
templi erano depositari di unarcana sapienza. Fin dalle origini il viaggio assunse per i Greci un valore
di esperienza culturale: esso permetteva, infatti, di comprendere realt umane diverse, di confrontare il
35

Da Lago, padre di Tolomeo I.

36

Pap. Tebtynis I, 33.

37

I numerosissimi documenti pervenutici mostrano infatti uno sviluppo intenso del traffico dei viaggiatori in Egitto allepoca
imperiale.
38

OVIDIO, Tristes, II, verso 77 e segg.

39

Ritenuta strettamente legata al sistema stesso di scrittura: i geroglifici erano infatti considerati la quintessenza dellarcana
saggezza egizia.

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proprio pensiero con quello di altre persone, di attingere a patrimoni culturali diversi e spesso pi ricchi.
I viaggiatori dellet ellenistica erano dunque generalmente spinti dal desiderio di visitare luoghi dove
la vita culturale era assai viva e dove abbondavano le vestigia del passato: e nulla, meglio dellEgitto,
poteva soddisfare queste loro aspettative.
Non trascurabile tra le motivazioni che spingevano questi turisti a compiere viaggi a volte
lunghi e senza dubbio scomodi era sovente anche la piet religiosa, il desiderio di onorare i grandi dei
egiziani - molti dei quali erano identificati a divinit del pantheon greco - presso i loro santuari nazionali
o di consultare i numerosi oracoli che presso questi templi risiedevano, praticando eventualmente il rito
dellincubazione40. I riti tradizionali dellepoca faraonica continuarono a essere celebrati anche durante
il periodo delloccupazione greca e romana, e in particolare le numerose festivit in onore dei principali
dei erano motivo di grandiosi pellegrinaggi, che richiamavano migliaia di persone41, non solo indigeni
ma anche stranieri, attratti dal fascino arcano della religione egiziana.
Diodoro Siculo - che visit lEgitto durante la 180a Olimpiade (60-56 a.C.) - afferma che
lEgitto degno di essere visitato e studiato perch i suoi costumi sono stranissimi e riempiono i Greci
di meraviglia oltre ogni limite42. Tra le meraviglie dellEgitto egli include il trattamento e il culto degli
animali43, i costumi funerari, monumenti come le Piramidi, e il Nilo stesso, con le sue affascinanti piene.
Vari filosofi tentarono di spiegare questo fenomeno: chi attribuendo la piena a venti contrari alla

40

La pratica dellincubazione - consistente nel trascorrere la notte presso un luogo santo per ottenere dei sogni ispirati durante il
sonno - fu introdotta in Egitto in epoca ellenistica. La maggir parte dei sogni ottenuti per incubazione avevano lo scopo di
assicurare, per intervento divino, la guarigione dei malati (S. SAUNERON, Les songes et leur interprtation dans lgypte
ancienne, Sources Orientales n. 2, pp. 40-52). Tra i principali luoghi dove si praticava lincubazione si possono ricordare i
Serapea di Canopo e di Menfi, il Memnonion di Abido, e i Sanatoria del tempio di Hathor a Dendera, del tempio di Deir elBahri, del tempio di Mandulis a Kalabsha e del tempio di Isi a File.
41

Descrivendo la festa tenuta annualmente a Bubasti in onore della dea Bastet - identificata con la greca Artemide -, Erodoto
parla di ben settecentomila visitatori (ERODOTO, Storie, II, 59-60), numero certamente esagerato. La gioia popolare che regnava
durante queste festivit pu essere ben espressa da questo brano del tempio di Edfu, relativo alla festa celebrata al termine di una
tappa della costruzione del tempio (E IV 3.2-.8):
Ci fu festa al villaggio, gioia nei cuori, allegria lungo le strade; il rumore della gioia popolare esplodeva
sulle piazze del villagio e le vie erano piene di unagitazione gioiosa. Vi era pi cibo di quanta sabbia ci sia
sulla spiaggia, pani numerosi come i granelli della riva. Buoi di ogni razza erano abbattuti, pi numerosi
di una nuvola di cavallette; tanti uccelli quanti ce ne sono in una palude; orici, gazzelle, camosci e tutte le
specie apparentate bruciavano sugli altari e il loro fumo saliva sino al cielo. Il vino scorreva a fiumi lungo
le strade, come il Nilo in piena quando sgorga dalle due caverne. Lolibano bruciava sulla fiamma,
mischiato ai grani dincenso e il loro odore si sentiva a un miglio intorno. La citt aveva assunto il suo
colore di festa; dappertutto si era sparso del nitro e vi erano fiori e mazzi. I Profeti e i Padri Divini erano
vestiti di lino fine; coloro che seguivano il Re erano rivestiti dei loro ornamenti, ..., tutti erano felici e le
ragazze erano belle a vedersi. Non cera che allegria tuttintorno, e gioia lungo le strade; fino allalba non
ci fu modo di dormire.
42

DIODORO, I, 69, 1-7

43

La zoolatria, elemento caratteristico della religione egiziana, suscitava interesse, ma per lo pi repulsione e disgusto, nei
visitatori greci e romani. Nella sua quindicesima satira, Giovenale accusa gli Egiziani di adorare ogni sorta di animali e
addirittura di legumi.

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corrente che cos gonfiano il fiume, chi pensando a sorgenti occulte sotto il letto del fiume, altri
attribuendola al calore del sole dei tropici, che fa ribollire le acque44.
Strabone, un discendente intellettuale di Erodoto, ci dice anchegli che i turisti erano affascinati
dai monumenti, dai costumi funerari, dagli animali esotici e dallancor pi esotico culto del quale molti
di essi erano oggetto, nonch della straordinaria saggezza dei sacerdoti; la piena del Nilo era comunque
lattrazione pi degna di essere vista in una terra di meraviglie45. E non bisogna dimenticare il
particolare clima dellEgitto, dove non cade mai la neve, al dire di Seneca46, e non c giorno senza
sole, secondo il gi citato detto di Ammiano; numerosi infatti erano i ricchi Greci e Romani che, afflitti
da malattie, venivano in Egitto sperando di ritrovare la salute grazie alle virt del suo clima dolce e
seducente e alle cure dei suoi famosissimi medici.
Quando la Grecia entr sotto legida di Roma, gli esponenti della sua aristocrazia continuarono
a considerare i viaggi essenziali alla propria formazione e a dedicarvisi, facilitati anche dal minor
interesse per la vita politica e dalle scarse preoccupazioni finanziarie. Ad esempio, Cleombroto di
Sparta, amico di Plutarco47, si rec in Egitto e giunse fino al Mar Rosso, non per fini pratici,
ma, uomo desideroso di vedere e apprendere, con un patrimonio sufficiente e non ritenendo
molto importante avere pi del necessario, occupava il tempo libero in tali cose.48

Altri motivi di viaggio per e attraverso lEgitto erano invece dovuti a fatti particolari del mondo
romano.
44

ERODOTO, Storie, II, 20-25

45

STRABONE, I, 2, 22. Parlando della piena del Nilo, Seneca ci ha lasciato questo idilliaco quadro (Naturales Quaestiones, IVa,
2, 11):
E uno spettacolo magnifico quello del Nilo al momento in cui ha invaso le campagne: i campi
scompaiono, gli avvallamenti sono inondati, gli abitati emergono come isolotti. In questo mare interno non
possibile alcuna comunicazione se non con barche. E la gioia della gente tanto maggiore quanto
minore la superficie ancora visibile delle loro terre.
46

SENECA, Naturales Quaestiones, IV, 2, 8. Per motivi di salute, Seneca venne in Egitto verso il 31 d.C., ospite della zia, sorella
della madre e moglie del prefetto C. Galerius. Pi tardi, Seneca ebbe in dono da Nerone unestesa propriet nel Fayum (M.
ROSTOVTZEFF, The social and economic history of the Roman Empire, Oxford, 1926, p. 268); per altri studiosi, tuttavia,
lacquisizione di questa propriet egiziana fu anteriore alla salita al trono di Nerone (cfr. P. FAIDER, Snque en gypte, BIFAO
30, 1931, pp. 83-87).
47

Plutarco fu il pi celebre biografo dellantichit. Nato a Cheronea - la cittadina che gi aveva dato i natali a Pindaro e a
Epaminonda - intorno al 46-48 d.C., comp nella sua giovinezza numerosi viaggi, in Egitto e in Occidente. Mor tra il 125 e il
127 d.C. Con Erodoto, Plutarco il pi profondo conoscitore antico dellEgitto faraonico. Mentre Erodoto particolarmente
interessato ai dati razionali - e lattacco geografico del logos erodoteo mette chiaramente in luce gli aspetti informativi di tutta
lopera -, Plutarco concentra il proprio interesse particolarmente sul campo della religione e del mito, trascurato da Erodoto. Ed
cos che, ancor prima della decifrazione dei geroglifici - e della nascita, quindi, dellegittologia quale scienza ufficiale -, i due
diventano quasi i simboli di due ben definite tendenze di fare egittologia: Erodoto divenne il padre di un gruppo di ricercatori
precisi e scientifici nella loro indagine; a Plutarco si ispir invece unegittologia che si nutriva del mito dellEgitto misterioso ed
enigmatico, della symbolica Aegyptiorum sapientia, e fu il capostipite di una schiera di interpreti, che nel mistero trovavano
argomento di ingegnose esegesi e di complicati sistemi (cfr. S. DONADONI, Erodoto, Plutarco e lEgitto, Belfagor 2, 1947, pp.
203-208; ripubblicato in Cultura dellAntico Egitto, scritti di Sergio F. Donadoni, Roma 1986, pp. 13-18).
48

PLUTARCO, De Def. Orac., 410A-B.

11

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Dapprima la centralizzazione a Roma dei poteri civile e militare e dellamministrazione della


giustizia. Ci aveva come conseguenza immediata di creare necessit continue di spostamenti tra
lEgitto e Roma, come tra tutte le province dellEgitto e Alessandria, residenza del governatore. E
poich le questioni amministrative non potevano sempre regolarsi per corrispondenza, i funzionari che
viaggiavano in missione, sia nellEgitto stesso che verso lItalia, erano numerosi; e questi viaggi erano
sempre intrapresi con un seguito pi o meno numeroso.
A rendere frequentate le strade vi erano poi gli spostamenti frequenti degli ufficiali superiori e
dei semplici centurioni che, in Egitto, cambiavano destinazione, nonch le truppe in missione e i viaggi
delle reclute che lasciavano il loro borgo natio per essere arruolati nei grandi centri militari, come
Miseno, sulla baia di Napoli (Sinus Cumanus), quartier generale della flotta, o Alessandria.
Ma senza tener conto degli spostamenti ufficiali, di quelli dei funzionari e dei soldati e senza
considerare soprattutto i viaggi dei mercanti, altre categorie sociali erano in continuo viaggio sulle
strade dellEgitto.
Il numero di coloro che hanno condotto in Egitto la ricerca scientifica col desiderio di allargare
le proprie conoscenze stato grandissimo. Listruzione ai quei tempi era molto basata sullosservazione
immediata, sullinchiesta diretta pi che sullinsegnamento fornito dai libri, del resto ben poco
accessibili ai pi; e cos storici, geografi, archeologi e specialisti di diverse discipline hanno intrapreso
lunghi viaggi di ricerca in Egitto: tra i molti citiamo Posidonio, Diodoro Siculo, Strabone, Apione,
Pausania, Dioscoride, Apuleio, Ammiano Marcellino che, tutti, viaggiarono e soggiornarono in Egitto
con lo scopo di raccogliere personalmente gli insegnamenti necessari alle materie che trattavano. E
sono le varie Aegyptiaka e le varie Geografie che questi autori hanno lasciato che servivano poi da
guida agli altri numerosi viaggiatori che ne seguivano le orme49: non soddisfatti di leggere le relazioni
dei viaggi altrui e da esse stimolati, sono stati molti infatti coloro che preferirono ammirare e vedere
tutto coi propri occhi, recandosi di persona sul posto.
In un mondo in cui la diffusione dei libri era scarsa e linsegnamento quasi esclusivamente
orale, evidente che i viaggi dovevano assumere un ruolo insostituibile nella diffusione della cultura;
essi divennero un elemento essenziale nella formazione dei giovani aristocratici, per i quali la
superiorit culturale nei confronti della massa del popolo costituiva un vanto personale e di distinzione
sociale. Era quindi soprattutto la giovent studentesca, che usciva dai confini della propria provincia
per cercare i miglior insegnamenti e i miglior maestri, che veniva in Egitto. Come Roma, Atene e
Antiochia, anche Alessandria godeva di fama mondiale e - se crediamo ai vari Strabone50, Quintiliano51,
Luciano52 e Filostrato53 - studenti di ogni nazionalit vi affluivano da tutte le province dellimpero.
Avevano loccasione di istruirsi in tutte le scienze conosciute e in particolare in quelle mediche,
filosofiche e matematiche, ma anche nella musica, nella contabilit, nella filologia, nella letteratura,
nellastronomia, nellastrologia, nellalchimia, nella magia, nelle scienze occulte, nella calligrafia, nella
tachigrafia.
49

In particolare le opere di Erodoto, Diodoro Siculo, Strabone e Pausania.

50

STRABONE, IV, 181

51

QUINTILIANO, Decl., 333.

52

LUCIANO, Vita di Alessandro di Paphl., 44.

53

FILOSTRATO, Appol. Tyan., VIII, 15.

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4. I VIAGGI VIA MARE E VIA TERRA PER LEGITTO


Via mare54 si viaggiava quasi esclusivamente da marzo a novembre; da un passo di Vigezio si sa
che la navigazione era sospesa dall11 novembre fino a tutto il 10 marzo55. Erano di gran lunga preferite
le navi alessandrine, in quanto molto veloci e ben costruite. Filone di Alessandria (ca. 20 a.C. - 50 d.C.)
scrive56:
I loro piloti hanno una grande esperienza: come cocchieri che guidano cavalli da corsa, essi
assicurano una rotta diretta, senza deviazioni.

Una di queste navi, la Isis, ricordata da Luciano57, aveva unimmagine della dea Isi su ciascun
lato della prua, tre alberi con vele dipinte a vivaci colori e stazzava circa 2200 tonnellate; era lunga 53
m, larga 13 m e alta altrettanto. Serviva per il trasporto di derrate, cereali, tela di lino e papiro e anche
di cento e pi persone. A poppa vi era la cabina riservata al comandante e alle persone a lui gradite;
lungo la tolda erano disposte cabine di lusso, dotate di bagni, per i viaggiatori pi facoltosi. Di notte si
accendevano le lanterne e la nave, se il mare era calmo, poteva proseguire tranquilla la sua rotta.
Ma vi erano anche navi mastodontiche, dei veri giganti del mare, come quella - per non
citarne che una - costruita sotto Augusto nei cantieri alessandrini per trasportare ad Ostia lobelisco di
Seti I e Ramesse II che, posto nel 10 a.C. sulla spina nel Circo Massimo - come simbolo del sole e in
commemorazione della conquista dellEgitto da parte di Augusto -, si trova attualmente in Piazza del
Popolo58. Questa nave - che, secondo Plinio59, poteva trasportare, oltre al carico normale, anche
milleduecento passeggeri - venne addirittura messa in mostra a Roma, ma alcuni anni dopo fu distrutta
da un incendio nei cantieri di Pozzuoli.
Il periodo pi favorevole per la traversata dalle coste italiane ad Alessandria era quello
compreso fra luglio e agosto, quando i venti soffiavano da Nord o da Nord-Ovest: in questo periodo, le
rotte dallItalia ad Alessandria erano oggetto di un traffico intenso e continuo.
Partendo da Pozzuoli - Puteoli in latino, Dicearchea in greco -, porto di Roma in epoca
repubblicana, o da Ostia a partire dal tempo di Claudio60, si navigava per Reggio Calabria (Rhegium),
Malta, allisola di Pharos, e quindi alla rada di Alessandria: in media una dozzina di giorni di
54

Per informazioni sulla navigazione vedi: N. HOHLWEIN, Dplacements et tourisme dans lgypte romaine, Cd XV, 1940, p.
267; M. HADAS-LEBEL, Flavio Giuseppe, lebreo di Roma, Milano 1992, pp. 59-62.
55

VIGETIUS, IV, 39: Ex die ... tertio Idus Novembres usque in diem sextum Idus Martias maria clauduntur.

56

FILONE, In Flaccum, 26; opera scritta sotto il regno di Claudio.

57

LUCIANO, De Navigatione, I, 5 e segg.

58

Alto 23.20 m e pesante 235 tonnellate, esso fu il primo dei tredici obelischi egiziani che presero la via di Roma.

59

PLINIO, Naturalis Historia, XXXVI, 70; la descrizione datane da Plinio di seconda mano, in quanto lincendio che aveva
distrutto la nave era di molto anteriore allepoca di Plinio.
60

Il porto di Ostia venne fatto costruire da Claudio per essere il punto di arrivo e di deposito dellenorme quantit di grano che,
quale annona, giungeva ogni anno a Roma. Esso venne poi ampliato da Nerone e ricostruito da Traiano.

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navigazione. A volte bastavano solo nove giorni da Pozzuoli ad Alessandria, con rotta lungo la Sicilia,
come ci stato tramandato da Plinio il Vecchio per il viaggio del senatore di rango pretoriano Valerius
Maximus, nellanno 60 d.C. Con vento favorevole - come ricorda ancora Plinio61 - si potevano stabilire
dei veri e propri record di velocit marittima, come fu il caso di due prefetti dEgitto: partendo da
Reggio, il prefetto Galerius arriv ad Alessandria in sette giorni62, mentre il prefetto Balbillus ne
impieg addirittura soltanto sei.
Per chi non aveva fretta, vi era anche unaltra rotta per raggiungere Alessandria, ma pi lunga:
essa collegava Pozzuoli con Cartagine via mare, ma obbligava poi a proseguire via terra attraverso il
deserto, a dorso di dromedario, fino ad Alessandria. Unaltra via di terra era quella che proveniva dalla
Giudea ed entrava in Egitto, passando listmo di Suez, nei pressi della citt di frontiera di Pelusio, sulla
bocca pelusiaca del Nilo: lungo questa via che arrivarono, tra gli altri, gli imperatori Vespasiano,
Adriano e Settimio Severo.
Prima di partire per lEgitto, i privati cittadini63 dovevano munirsi, a Roma, di un permesso o di
un documento di identit in latino, per ottenere ad Alessandria, nellufficio del procuratore imperiale a
Pharos, il passaporto64, pure in latino, necessario per lasciare poi lEgitto via mare65.
Un papiro di Berlino, il cosidetto Gnomon dellIdiologo66, datato alla seconda met del
secondo secolo della nostra era e che contiene le direttive destinate allamministratore dei beni
61

PLINIO, Naturalis Historia, XIX, 1, 3

62

Il prefetto C. Galerius. avunculus, ossia zio materno, di Seneca, per poi in un naufragio durante un rientro dallEgitto.

63

In epoca imperiale, ai senatori e ai cavalieri illustri era richiesta anche lautorizzazione da parte dellimperatore.

64

Detto postolon. Strabone (II, 3, 5) scrive che non solo al suo tempo, ma anche nel periodo tolemaico non era permesso
lasciare Alessandria senza un prstagma.
65

N. HOHLWEIN, Dplacements et tourisme dans lgypte romaine, Cd XV, 1940, pp. 253-278, in particolare pag. 264.

66

Il procuratore delldios logos - o pros to ido lgo in greco e semplicemente idiologus nei testi latini - era un funzionario
preposto alla gestione del conto speciale ( questo il significato del termine dios logos), ossia un amministratore dei beni
imperiali. In epoca tolemaica lidiologo si occupava delle terre confiscate o abbandonate e vendute in nome del re e di tutti i
terreni di stato giuridico incerto. Tale carica venne conservata dallamministrazione romana: in questepoca lidiologo era un
cittadino romano di rango equestre, nominato dallimperatore, e le sue competenze - in particolare sotto i Flavi (69-96) e gli
Antonini (96-192) - vennero variate e ampliate: oltre che della valutazione e della vendita dei terreni adspota (liberi), si
occupava anche, per esempio, della sorveglianza degli alberi (il legno era un materiale raro in Egitto ed il taglio degli alberi era
strettamente regolamentato); inoltre, almeno fino allistituzione dellarchiereus Alexandriae et Aegypti, Gran Sacerdote di
Alessandria e dellEgitto (sotto Adriano, intorno al 120 d.C.), era suo compito sorvegliare le propriet dei templi ed i collegi
sacerdotali, nonch di occuparsi della vendita delle cariche sacerdotali ereditarie che si rendevano libere e del controllo sulla
tassa daccesso (eiskritikon) alle stesse cariche sacerdotali ereditarie. Ad Augusto risale il complesso di norme sul funzionamento
del dipartimento dellidiologo, di cui ci pervenuta la raccolta dellepoca di Antonino Pio che va sotto il nome di Gnomon
dellidios logos (BGU, V, 1210; Pap. Oxy., XLII, 3014). In tale Gnomom (regolamento) sono elencati in paragrafi successivi i
vari casi che riguardano le sue competenze, regolando, tra laltro, le obbligazioni delle diverse categorie sacerdotali e gli
interdetti ai quali sono sottomesse: ogni infrazione d luogo ad unammenda, per esempio portare capelli lunghi o vestiti di lana,
scegliere per il sacrificio animali non adatti, vendere offerte destinate agli dei, ecc. (Queste regole, ritenute dagli studiosi uno
strumento di oppressione fiscale - vedi N. LEWIS, Life in Egypt under Roman Rule, Oxford 1983, pp. 32-33 -, davano
allamministrazione romana loccasione di intervenire praticamente in tutti gli aspetti della vita quotidiana degli Egiziani; esse
sono testimonianza dello spirito e della pratica degli amministratori romani, per i quali ogni infrazione alla legge doveva portare
un vantaggio economico allo Stato). Non abbiamo niente del genere per nessun altro funzionario dellEgitto romano. In questo
periodo la carica di idiologo poteva essere cumulata con quella di dikaiodtes (lett. dispensatore di giustizia, in latino

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imperiali, cita agli articoli 64, 66 e 68 le ammende cui dovevano essere sottoposti coloro che si
imbarcavano ad Alessandria senza aver ottenuto il passaporto. Si poteva arrivare fino alla confisca di un
terzo dei propri beni67.
Poich il sistema monetario egiziano, sia sotto i Lagidi che sotto i Romani, fu un sistema chiuso,
ossia non si poteva importare moneta straniera n esportare quella egiziana, quando uno straniero
arrivava in Egitto era obbligato a cambiare i suoi denari nella moneta locale (tetradracma, dracma,
obolo)68; gli stessi soldati di guarnigione nelle province del Paese ricevevano il loro soldo in dracme.

5. I VIAGGI ALLINTERNO DELLEGITTO


In Egitto esistevano strade sulle quali circolava la posta imperiale, ma gli imperatori romani non
mettevano a disposizione del pubblico questo organismo, riservato unicamente ai corrieri ufficiali, ai
funzionari, ai soldati e ai commercianti, i soli, anche, che potessero usare delle stazioni di servizio lungo
di esse.
Vi erano in Egitto imprese private di trasporto (forse le prime agenzie turistiche): proprietari
di vetture a cavalli, asini e dromedari, organizzati in corporazioni, assicuravano i trasporti delle merci e
dei viaggiatori, non solo allinterno del Paese, ma anche sulle vie carovaniere. Il governo, soprattutto in
periodi di disordini, faceva scortare le carovane da guardie del deserto, esigendo evidentemente una
tassa69. Esigeva una tassa dai viaggiatori anche per circolare sulla strada che univa Coptos a Berenice,
porto sul Mar Rosso fondato da Tolomeo II Filadelfo in onore della madre, o sulla nuova Via Hadriana
70
che collegava Antinoopoli con Berenice; bisognava munirsi di un permesso di circolazione (simile al
nostro pedaggio autostradale), il cui importo variava a seconda del rango sociale del richiedente.

iuridicus): costui era il capo della giustizia ed esercitava la sua funzione su tutto lEgitto; era inoltre il pi stretto collaboratore
del prefetto ed in caso di vacanza della prefettura poteva sostituire il prefetto in qualit di vice-prefetto. La carica di idiologo fu
soppressa verso il 230 d.C.
67

I tre articoli succitati sono:


Art. 64: I casi di persone partenti dallEgitto via mare senza passaporto sono ora sottomessi alla giurisdizione del prefetto;
Art. 66: Le persone autorizzate a partire via mare e che si imbarcano senza passaporto sono condannate a unammenda di un
terzo dei loro beni;
Art. 68: Un Romano che era partito via mare senza aver fatto compilare i suoi documenti di partenza stato condannato a
unammenda di ... talenti.
68

La moneta standard era la tetradracma alessandrina dargento, che equivaleva a 4 dracme, ossia a 24 oboli; gli oboli erano per
lo pi in bronzo. Durante la dominazione romana una tetradracma era equivalente ad un denarius romano; questa parit non fu
tuttavia sempre reale. Soprattutto nelle transazioni private, infatti, ad un cambio teorico di 24 oboli per denarius ne
corrispondeva uno in pratica di 28 o 29 oboli. Nelle transazioni tra Stato e privati, invece, il calcolo continu ad essere operato
sulla base di un denarius per tetradracma, ove veniva per aggiunta una tassa minima obbligatoria del 6.25%, detta
prosdiagraphomena.
69

Le guardie del deserto erano dette rhmoflakej e la tassa percepita rhmofulaka.

70

dj kain Adrian, nuova strada di Adriano (OGIS 701).

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Da Coptos ben tre strade conducevano al Mar Rosso; la pi corta e diretta quella che portava a
Leucos Limen - lodierna Qosseir - attraverso il notissimo Wady Hammamat71. Lunga circa 160 km,
disponeva di dodici posti di stazione, distanti luno dallaltro circa 34 ore di marcia a dorso di
dromedario, per un totale di circa 40 ore, percorribili in tre giorni dai viaggiatori ordinari e in due o
addirittuta in un solo giorno dai corrieri, che montavano dromedari da corsa72. Ogni stazione
comprendeva un castellum, una specie di fortino con caserme, magazzini, pozzi e cisterne dacqua,
nonch posti di ristoro per i viaggiatori e caravanserragli per gli animali. Alla difesa dei castella e alla
sicurezza dei singoli tratti di strada, provvedeva un distaccamento di cavalleria, che veniva cambiato
ogni cinque o sei mesi. Questi soldati e i numerosi viaggiatori ci hanno lasciato tutta una serie di graffiti
incisi sugli ammassi rocciosi che spesso sorgevano nei pressi delle stazioni di ristoro73; si tratta per lo
pi di preghiere al dio Pan - qualificato di Eudos che d la buona strada -, identificato con legizio
Min, protettore delle strade del deserto. Le continue e notevoli spese per il mantenimento di queste
stazioni giustificano la richiesta di pedaggi ai viaggiatori.
Uniscrizione originaria di Coptos74, datata al 10 maggio del 90, sotto Domiziano75, ci informa
su:
ci che gli appaltatori dimposta devono reclamare per i diritti di passaggio a Coptos, pagabili
allamministrazione delle dogane, secondo la tariffa.

Siamo cos a conoscenza delle tariffe per il diritto di passaggio richiesto per le persone (in
genere ritenute proporzionali alla quantit dacqua usata lungo il viaggio76), per gli animali e per certi
tipi di materiale:
per un pilota del mar Rosso
per un ufficiale di prua

8 dracme
10 dracme

71

La via da Coptos a Qosseir la via naturale che collega il Nilo al Mar Rosso, nel punto in cui la curva del fiume maggiormente
si avvicina al mare. La banda di terra che separa il Nilo dal mare qui cos stretta che gli autori classici la denominarono Istmo
di Coptos. Essa, utilizzata fin dallantichit, fu frequentata soprattutto in epoca romana, in particolare a partire da Tiberio. Sotto
i Lagidi si utilizzava, per raggiungere il Mar Rosso, dapprima la strada Coptos-Edfu-Berenice, poi la Coptos-Dendera-Myos
Hormos (cfr. A. BERNAND, De Koptos Kosseir, Leiden, 1972, p. 15). La strada per Myos Hormos permetteva laccesso alle
importanti cave del Mons Porphyrites e del Mons Claudianus, utilizzate anche in epoca romana; dalle cave del Mons Claudianus
provengono infatti le colonne del Pantheon a Roma. I graffiti alle cave del Mons Porphyrites possono essere datati al periodo dal
29 al 137/138 d.C. e quelli del Mons Claudianus dal 108/109 al 117 d.C.; oltre a soldati, cacciatori e lavoratori delle cave,
compaiono anche mercanti che facevano commercio con le Indie.
72

Il significato della parola dromedario proprio quello di cammello da corsa

73

A. BERNAND, De Koptos Kosseir, Leiden 1972.

74

Tariffa di Coptos, OGIS 674; A. BERNAND, Les portes du dsert, 1984, pp. 199-208; pl. 46; A. BERNAND, La Prose sur
Pierre dans lgypte Hellnistique et Romaine, Tome I, pp. 136-139; Tome II, pp. 154-155. Si tratta di una stele in calcare
giallastro, a frontone triangolare molto appiattito, alta 128 cm, larga 71 cm e con unordinanza in greco, su 33 linee, fatta
incidere, su ordine del prefetto dEgitto Marcus Mettius Rufus - il cui nome compare anche sul colosso di Memnone -, a cura di
Lucius Antistius Asiaticus, prefetto della montagna di Berenice. Trovata a Coptos, la stele conservata ora al Museo di
Alessandria.
75

Lanno 9 dellimperatore Cesare Domiziano Augusto Germanico, il quindicesimo giorno del mese di Pachon.

76

N. LEWIS, Life in Egypt under Roman Rule, Oxford 1983, p. 141.

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per una guardia
per un marinaio
per un calafatore
per un operaio
per cortigiane
per donne che arrivano col battello77
per donne di soldato
per il permesso di dromedario
per il sigillo sul permesso
Quando la carovana si mette in strada:
per ogni permesso di uomo che sale allinterno
per le donne, di qualunque categoria, che salgono allinterno
per un asino
per una carretta con tetto quadrato
per un albero maestro (di nave)
per un pennone
per far salire e far scendere un sarcofago

Alberto Elli
10 dracme
5 dracme
5 dracme
8 dracme
108 dracme
20 dracme
20 dracme
1 obolo
2 oboli
1 dracma
4 dracme
2 oboli
4 dracme
20 dracme
4 dracme
1 dracma, 4 oboli

Lenumerazione delle varie categorie di persone che partecipavano a queste carovane ci


permette di immaginarci questi pittoreschi convogli che attraversavano il deserto. Per lo pi si tratta di
gente di mare, o comunque di persone addette alla costruzione di navi, distinte secondo le loro funzioni,
ma anche di donne, qui suddivise in tre categorie. Degna di rilievo lesosa tariffa richiesta alle
cortigiane; si potrebbe umoristicamente pensare che il governo, applicando tariffe cos proibitive su
questa particolare categoria di viaggiatrici, volesse in qualche modo ostacolare gli spostamenti delle
prostitute e difendere la moralit pubblica78, oppure, pi realisticamente, perch si sapeva che esse
avrebbero potuto rifarsi delle spese gi durante lattraversata del deserto ...! In ogni qual modo, le varie
categorie di persone dovevano pagare una determinata tassa per il diritto di passaggio, due oboli (sei
oboli formano una dracma) per il timbro sul permesso o sul passaporto, e unulteriore gabella per il
permesso stesso quando la carovana si avviava.
I turisti, invece, che per visitare i luoghi di attrazione non dovevano percorrere le strade del
deserto, viaggiavano per lo pi comodamente in grandi feluche lungo il Nilo o i numerosi canali e giunti
nella localit da visitare scendevano a terra e proseguivano con vetture trainate da animali o a dorso
dasino.
I turisti di qualit non dovevano preoccuparsi personalmente dei viveri e dellalloggio, in
quanto erano scortati nei loro viaggi da un numeroso seguito di persone incaricate di tutto ci. Inoltre,
le autorit delle localit in cui passavano queste piccole spedizioni avevano lobbligo di provvedere a
tutti i loro bisogni. Queste prestazioni79 - imposte non soltanto per i VIP, ma anche per i funzionari
77

Pi che per donne sposate a marinai - in contrapposizione alle successive donne sposate a soldati (di terraferma) -, si
tratterebbe di donne che venivano liberamente, senza un ovoo, per vivere come prostitute o come concubine (D.G.
HOGART, in W.M. FLINDERS PETRIE, Koptos, 1896, pp. 27-30).
78

D.G. HOGART, op. cit.; cfr. anche N. HOHLWEIN, Dplacements et tourisme dans lgypte romaine, Cd XV, 1940, pp. 253278, in particolare p. 255.
79

Chiamate v.

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superiori e i soldati in servizio comandato - diedero luogo ad abusi che il governo dovette sovente
reprimere.
Riguardo ai preparativi per le visite importanti, abbiamo una testimonianza in un papiro del
British Museum80, che elenca le vettovaglie e i generi di prima necessit predisposti in occasione della
visita ad Ermopoli del prefetto Valerius Proculus nel 145 d.C.:
pane bianco e pane nero, carne di vitello e maiale, vino e aceto, foraggio, paglia, orzo, legna,
carbone, torce e lanterne, oche, olio e lenticchie, uccelli e selvaggina, conserve, formaggi,
legumi, pesci, asini da carico e da sella.

In Egitto per non andavano solo personaggi importanti, ma anche persone di tutte le condizioni
sociali che, arrivate a una tappa, dovevano trovare vitto e alloggio. Per questi viaggiatori comuni vi
erano alberghi e locande81 che non si preoccupavano troppo del lusso e delle comodit; tranne che in
alcune localit importanti, come Canopo, Menfi e Tebe, gli alberghi allinterno del Paese non godevano
di buona fama: si frodava il viaggiatore sofisticando il vino e nutrendo male gli animali, le pulci non si
contavano e spesso le locande erano luoghi di prostituzione.
Interpreti dei geroglifici egiziani - nonch scalpellini di professione per incidere eventuali
iscrizioni - erano disponibili in tutti i principali luoghi di attrazione: gi Erodoto ci tramanda lesistenza
di una particolare casta di interpreti, incaricati di occuparsi dei Greci giunti in Egitto82; anche a Tebe vi
testimonianza dellesistenza di guide e interpreti a pagamento83, e il prefetto Aelius Gallus84, per il suo
viaggio fino a Syene, associ ad Eliopoli un certo Chaeremon, in qualit di guida. Tali guide - spesso
degnamente emulate in questo anche dai loro moderni successori - non disdegnavano di lavorare sovente
di fantasia, come quelle di cui ci parla Strabone, che mostrando ai visitatori dei sassolini ai piedi delle
piramidi raccontavano loro che erano i resti fossilizzati delle lenticchie che avevano mangiato gli antichi
costruttori85. Non meno dotati di fantasia erano gli interpreti di cui si serv Erodoto, pur egli in visita
alle piramidi; riferendosi infatti alla piramide di Cheope, cos lo storico scrive86:
E indicato in lettere egiziane sulla piramide quanto fu speso in rafani, cipolle e agli per gli
Egiziani; e a ben ricordare ci che linterprete mi diceva leggendo liscrizione furono spesi
1600 talenti dargento.

80

Pap. Londinensis III, 1159; si veda anche un ostracon del Louvre (WILCKEN, Chrestomathie, n. 413) relativo alle misure prese
dalle autorit per assicurare, dal 25 gennaio del 19 d.C., le requisizioni necessarie alla prossima presenza di Germanico (ej
parousan Germaniko Kasaroj) a Tebe.
81

Chiamati o nei papiri.

82

ERODOTO, Storie, II, 125, 154, 164

83

Evidenza dellesistenza di guide, e quindi di una certa attivit turistica in Egitto, fornita da Diodoro, Strabone, Tacito,
Balbilla e Aristides.
84

Secondo prefetto dEgitto, dopo Cornelius Gallus, egli risal il Nilo soprattutto per dare una dimostrazione di forza ai nuovi
sudditi dellimpero: ispezion le varie istallazioni militari e si spinse fino a Syene, dove visit la guarnigione ivi stanziata.
85

STRABONE, XVII, 1, 34

86

ERODOTO, Storie, II, 125.6

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E gli stessi interpreti, mostrandogli le tre piccole piramidi addossate al lato est della grande
piramide, gli narrarono come Cheope fosse diventato talmente malvagio che, bisognoso di denari,
costrinse la figlia a prostituirsi87:
ed essa comp gli ordini del padre, e inoltre pens di lasciare anche lei personalmente un
monumento, e a ognuno che veniva presso di lei chiedeva di donarle una pietra; con queste
pietre, narravano, fu costruita la piramide che sorge in mezzo alle tre, dinanzi alla grande
piramide, e i cui lati misurano un pletro e mezzo.

6. TURISTI E VIAGGIATORI DI RANGO


Imperatori, generali e amministratori che andavano in Egitto o lo visitavano avevano
normalmente ragioni militari o politiche per farlo, il turismo essendo solo una considerazione
secondaria.
Lelenco dei turisti VIP si apre con Alessandro Magno; il Macedone arriv in Egitto nel
novembre 332 e si spinse fino alloasi di Siwa, nel deserto libico, per consultare loracolo di Amon;
quindi, riconosciuto figlio di Zeus e ritornato sui suoi passi, fond Alessandria88 e si spinse poi fino a
Menfi, dove, nella cerimonia di incoronazione che vi si svolse, sacrific agli dei e al torello Api. La sua
tomba in Alessandria - il famoso EMA, sepolcro - divenne poi una delle principali attrazioni del
mondo antico89.
I Tolomei, ai quali tocc alla morte di Alessandro Magno e dei suoi immediati successori - il
fratellastro Filippo Arrideo e il figlio Alessandro Ego - il governo del Paese, girarono il regno per
svolgere le funzioni religiose connesse con la loro carica di sovrani: Tolomeo VI Filometore e Tolomeo
IX Sotere II si spinsero fino a File, dove parteciparono probabilmente alla festa annuale in onore di Isi,
che si svolgeva in settembre od ottobre; Cleopatra VII and a Tebe, dove presiedette allinstallazione di
un nuovo toro Buchis il 22 marzo del 51 a.C.
Il primo grande romano a giungere in Egitto, coniugando impegni diplomatici e turismo, fu,
durante il regno di Tolomeo VIII Evergete II, Publio Cornelio Scipione Emiliano; accompagnato da
Polibio e mosso poi da curiosit turistica, si spinse con tutto il suo seguito fino a Menfi, meravigliandosi
per la moltitudine della popolazione e per il gran numero di monumenti90.
87

ERODOTO, Storie, II, 126

88

Secondo unaltra tradizione, la fondazione di Alessandria sarebbe antecedente al viaggio alloasi di Siwa.

89

Sepolto dapprima a Babilonia, dove era morto, il suo corpo venne fatto trasportare da Tolomeo I Sotere I a Menfi e quindi ad
Alessandria ad opera di Tolomeo II Filadelfo (PAUSANIA, I, 7, 1). Lo EMA venne fatto costruire da Tolomeo IV Filopatore,
dove egli trasport il corpo di Alessandro Magno, quello degli altri Tolomei precedenti e quello di Berenice II, la matrigna che
egli stesso aveva fatto avvelenare. Tolomeo X Alessandro I fece poi fondere il sarcofago doro del macedone, sostituendolo con
uno in materiale traslucido, probabilmente alabastro (STRABONE XVII, 1, 8). Il luogo della sua tomba attualmente sconosciuto.
90

Tolomeo VIII era soprannominato Fiscone per la sua obesit e poteva muoversi solo con grande difficolt. Si racconta che
Scipione avesse osservato che la sua visita - politicamente osteggiata da Tolomeo - fosse stata vantaggiosa agli Alessandrini,
avendo costretto il loro sovrano a fare del moto!

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Anche Lucio Licinio Lucullo, brillante militare ma ben pi famoso per la sontuosit e ricchezza
dei suoi banchetti, fece sosta, nell86 a.C., in Alessandria, accolto con tutti gli onori da Tolomeo IX
Sotere II Latiro91. Secondo Plutarco, tuttavia, egli rifiut di fare il turista dicendo di non averne il
tempo92:
Pare che non risalisse a Memfi, n si recasse a visitare nessun altro dei luoghi celebri e rinomati
dellEgitto: quelli, a suo parere, erano svaghi adatti per un viaggiatore sfaccendato e ricco, non
per un uomo come lui, che aveva lasciato il proprio comandante accampato a cielo scoperto
davanti ai baluardi nemici.

Fu poi la volta di Gneo Pompeo di mettere piede in Egitto, ma non certo con intenti turistici.
Fuggendo davanti a Cesare dopo la cocente sconfitta di Farsalo, il generale romano approd a Pelusio,
ma appena posto piede in Egitto vi trov proditoriamente la morte (48 a.C.) per mano del generale
tolemaico Achillas, che intendeva cos conquistarsi la riconoscenza del nuovo astro del firmamento
politico romano: Giulio Cesare. La tomba del corpo decapitato93 di Pompeo, sita ad est della bocca
pelusiaca, ai piedi del Mons Casium, divenne unimportante attrazione turistica, visitata, tra i tanti,
anche dagli imperatori Adriano e Settimio Severo.
Sulle tracce del rivale giunse poco dopo anche Giulio Cesare, caduto ben presto vittima del
fascino maliardo della bella Cleopatra VII. Nella primavera del 47 a.C., prima di lasciare lEgitto per la
guerra contro Farnace II, figlio del celebre Mitridate re del Ponto, Cesare trov comunque il tempo non
solo di visitare con cura Alessandria - lo storico Appiano ce lo descrive a zonzo per la citt, ad
ammirarne le bellezze e, mescolato tra la folla, ad ascoltare i discorsi dei filosofi -, ma anche di
compiere un voluttuoso viaggio di piacere in nave con la regina Cleopatra - dal quale non fu tuttavia
assente il fine di una dimostrazione di forza militare - lungo le vie dacqua del Paese. Il corteo reale si
limit probabilmente alla zona del Delta e non a tutto il corso del Nilo in territorio egiziano, come alcuni
ritengono mal comprendendo un passo di Svetonio94:
Sarebbe addirittura arrivato ad attraversare lEgitto fino in Etiopia, se lesercito non si fosse
rifiutato.

Sempre secondo Appiano, una flottiglia di quattrocento imbarcazioni con alcune migliaia di
soldati si muoveva lentamente sul Nilo seguendo la nave che trasportava i due celebri personaggi
attraverso il cuore dellEgitto, sotto gli occhi di migliaia di sudditi.
Il greco-alessandrino Ateneo ci ha lasciato una descrizione della nave reale con la quale la
coppia comp questo celebre viaggio: era lunga circa 65 m, larga pi di 12 m e alta 17 m dalla linea di
galleggiamento; sospinta da parecchi ordini di remi, era un vero palazzo galleggiante che, oltre alla
91

Lucullo venne ospitato ad Alessandria nella residenza reale, dove nessun altro capo straniero era mai stato ospitato
(PLUTARCO, Vita di Lucullo, 2).
92

PLUTARCO, Vita di Lucullo, 2.6-9

93

Per conservare la testa di Pompeo, Giulio Cesare fece erigere presso la citt di Alessandria un monumento adatto e lo dedic a
Nemesis (Nemeseum): esso venne distrutto dagli Ebrei durante la rivolta del 115-117 sotto Traiano e Adriano, cos come ci
racconta Appiano.
94

SVETONIO, Div. Jul., 52.1

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cabina con letto nuziale, conteneva lussuosi saloni per banchetti, giardinetti con piccole grotte, colonnati
e minuscoli cortili.
Dopo la tragica morte di Cesare, tocc al triumviro Marco Antonio di entrare nelle grazie della
regina Cleopatra e di godere delle mollezze della vita agiata condotta alla corte tolemaica. Ottaviano,
sconfitti ad Azio, sulla costa occidentale della Grecia, nel settembre del 31 a.C., i due amanti - che la sua
abile propaganda politica aveva dipinto quale tristissimum periculum per la stessa Roma - entr il 1
agosto del 30 a.C. in Alessandria e annett lEgitto alle province dellimpero romano95, in qualit di
prefettura con capitale Alessandria e sotto la giurisdizione di un prefetto imperiale appartenente al rango
equestre, il Praefectus Alexandriae et Aegypti96.
Ammaestrato dalle vicende di Antonio e consapevole quindi del pericolo che dallEgitto
sarebbe potuto venire se affidato ad una persona di prestigio e di indipendenza politica tali da
consentirle ambizioni personali che avrebbero potuto trovare nella felice situazione logistica della
provincia unimportante fonte di sostegno, Ottaviano proib ai senatori e ai cavalieri pi in vista, non
debitamente autorizzati, di metter piede in Egitto97.
Augusto - titolo, questo, che Ottaviano ottenne per solo dal 27 a.C. - si rifiut di visitare le
tombe dei Tolomei98 e si rec invece a rendere omaggio alla tomba del Macedone: si dice anche che
tocc il cadavere di Alessandro Magno, causandone la caduta di un pezzetto di naso. Prima di lasciare
lEgitto, sullo scorcio del 30 a.C., comp poi un rapido giro nel Delta99. Con lui, anche personaggi di
sangue reale cominciarono a venire in Egitto.
Nel regno successivo, quello di Tiberio, il valoroso proconsole nonch principe imperiale
Germanico100 fece il suo giro, come ci dice Tacito101, cognoscendae antiquitatis (causa), ossia con lo
scopo dichiarato di studiare le antichit del Paese. Arrivato ad Alessandria con la moglie Agrippina e il
95

Si trova sovente scritto che lEgitto divenne propriet personale di Ottaviano, affermazione che non trova per alcun riscontro
nella documentazione esistente. Augusto stesso, nella sua opera, nonch testamento, Res Gestae Divi Augusti (il testo di questo
documento, cos detto per le sue prime parole, era inscritto sulle porte del mausoleo di Augusto a Roma ed completamente
scomparso; una copia quasi completa di esso, tuttavia, sopravvive incisa sulle pareti del tempio di Roma e di Augusto ad Ancira,
lattuale Ankara), cos lasci scritto: Aegyptum imperio populi Romani adieci (Res Gestae, 27.1); espressioni analoghe si
trovano presso altri autori, come in questi passi di Eutropio: Aegyptus per Octavianun Augustum imperio Romano adiecta est
(EUTROPIO, VII, 7), Romano adiecit imperio Aegypto (ibid., VII, 9). LEgitto divenne una provincia imperiale, sottomessa
allautorit diretta dellimperatore. Per tutti i problemi riguardanti lannessione dellEgitto allimpero di Roma, si veda: G.
GERACI, Genesi della provincia romana dEgitto, Bologna, 1983, in particolare il cap. III.
96

I cavalieri dovevano avere una fortuna di almeno 400.000 sesterzi. La prefettura dEgitto era uno dei pi alti posti della
carriera equestre: solo la prefettura del pretorio a Roma era di un grado pi elevato nel cursus. Il praefectus - designato come
hegemn governatore in greco - era nominato direttamente dallimperatore e, in genere, non restava in carica per pi di tre
anni.
97

TACITO, Annali,II, 59.3

98

Dicendo di non essere venuto ad Alessandria per vedere cadaveri (DIONE, LI, 16, 5).

99

Anche in questo caso, si rifiut di vedere il torello Api, dicendo che egli avrebbe reso omaggio agli dei, non alle bestie
(SVETONIO, Vita Aug., 93; DIONE, LI, 16, 5).
100

Giulio Cesare Germanico, figlio di Nerone Claudio Druso, era stato adottato a diciotto anni dallo zio Tiberio che, a sua volta
adottato da Augusto, era diventato imperatore nel 14 d.C.
101

TACITO, Annali, II, 59.1

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segretario Baebius nel gennaio del 19 d.C., egli fu molto apprezzato dagli Egiziani per il suo
comportamento democratico, perch viaggiava senza scorta, aveva rifiutato ogni onore102 e qualsiasi
favoritismo, incaricando il proprio segretario di provvedere ad ogni sua necessit senza attingere alle
casse dello stato o alle requisizioni che, nel caso degli spostamenti di personaggi importanti, erano
prassi comune103.
Tale comportamento e anche il suo poco regale abbigliamento fecero infuriare in modo
particolare limperatore Tiberio, al quale Germanico, essendo stato inviato in Oriente con poteri
straordinari, non si era curato di richiedere il permesso di visitare lEgitto. In effetti, Germanico si era
recato senza mire politiche nella terra del Nilo, semplicemente per ammirarne le antichit e, come
qualunque visitatore, vestiva in tenuta coloniale, cio col chitone ionico104 e calzari alla greca. Egli si
rec a Menfi - dove il torello Api rifiut le sue offerte -, alle Piramidi, nel Fayum, a Tebe105 - dove
ascolt la voce di Memnone, ma non lasci alcun graffito -, e si spinse fino a Elefantina e a Syene.
Da tre fonti - Svetonio106, Flavio Giuseppe107 e Filone108 - sappiamo di un progetto di Caligola
di visitare Alessandria, arrivando in Egitto seguendo la via costiera della Palestina. Egli voleva recarsi
nella capitale egiziana per soddisfare una sua grande passione per la citt e poter portare a compimento
il processo di autodivinizzazione in un ambiente recettivo e prestigioso, tale da suscitare lemulazione di
altri centri. Per Svetonio, Caligola aveva addirittura intenzione di trasferire ad Alessandria la capitale
dellimpero. Lassassinio dellimperatore il 24 gennaio 41 rese vani tutti i preparativi gi intrapresi109
102

In un suo editto per loccasione (edito da ZUCKER in S.B. Berl. Akad., 1911, p. 794), aveva scritto: Gli onori non sono
dovuti che a mio padre e se voi non farete cos io sar costretto ad apparire solo raramente in pubblico: ci doveva essere una
grave sanzione per la folla dei curiosi!
103

Un papiro di Berlino (ZUCKER, op. cit.) contiene il seguente editto di Germanico, emesso quando ancora si trovava ad
Alessandria:
Essendo informato che in vista della mia visita si fanno requisizioni di barche e di animali, che quartieri
per gli alloggiamenti sono occupati con la forza e lintimidazione, ... credo necessario dichiarare che
nessuno pu requisionare n barche n bestie da soma. A tal scopo delle persone saranno incaricate dal
mio amico e segretario Baebius ed esse agiranno unicamente su suo ordine. Non si potr pi requisire
alloggiamenti poich, se necessario, Baebius si occuper lui stesso di questi alloggiamenti, con spirito di
equit e di giustizia. Riguardo alle barche e agli animali che requisiremo, ordino che vengano pagati in
conformit con questo editto. Coloro che contravverranno ai miei ordini saranno, per mio espresso
desiderio, portati davanti al mio segretario, che prender ogni misura perch non sia fatto alcun torto ai
privati ...
104

Il chitone era una specie di tunica usata da uomini e donne greche, fermata in vita da una fascia ed allacciata sulle spalle o
solo sulla spalla sinistra. Il chitone ionico maschile era pi stretto e pi corto di quello femminile; quello dorico era aperto su un
fianco.
105

Per la sua presenza a Tebe, si veda L. KAKOSY, Germanico a Tebe, da "ACTA ANTIQUA ACADEMIAE SCIENTIARUM
HUNGARICAE" T.XXXII Fasc.1-2, Budapest 1985-1988 (traduzione di Maria Andreina Parogni, Frosinone 1994), sul sito
http://www.archaeogate.org/egittologia/article/238/1/germanico-a-tebe-di-l-kakosy-trad-di-maparogni.html.
106

SVETONIO, Calig., 49,2

107

FLAVIO GIUSEPPE, Antichit Giudaiche, XIX, 81

108

FILONE, Legatio ad Gaium, passim

109

C. SALVATERRA, Considerazioni sul progetto di Caligola di visitare Alessandria, in Egitto e Storia Antica. DallEllenismo
allEt Araba. Bilancio di un confronto; Atti del Colloquio Internazionale; Bologna, 31 agosto - 2 settembre 1987, pp. 631-

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Svetonio110 e Tacito111, pur con qualche diversit nei particolari, ci parlano di un viaggio in
Egitto, pur esso mai realizzato, progettato da Nerone; ad esso si riferisce anche linvio di una
delegazione militare nel settembre 63 d.C. al prefetto Cecina Tusco, con lordine di dare avvio alla
costruzione di sontuose terme in vista dellarrivo dellimperatore.
Alcuni anni dopo lEgitto ebbe per occasione di vedere finalmente un altro turista di sangue
imperiale. Vespasiano venne ad Alessandria sulla fine del 69 d.C., immediatamente dopo la sua nomina
al trono, proveniente dalla Giudea, dove era impegnato nellassedio di Gerusalemme. Durante il suo
soggiorno ad Alessandria ebbe modo comunque di visitare lIppodromo e il Serapeum112 - il tempio del
dio Serapis113 - e, poich noblesse oblige, il suo scetticismo religioso non gli imped di fare miracoli in
nome del dio Serapis: lo storico Svetonio ci narra che guar un cieco e uno zoppo114.
Il figlio e successore Tito, che fu per due volte in Egitto, giunse invece fino a Menfi - come ci
racconta Svetonio -, dove assistette alla consacrazione di un toro Api, cos come secoli prima aveva fatto
Alessandro Magno. Non sappiamo per se prosegu il suo viaggio verso sud.
Una sessantina di anni dopo, Adriano - che arriv in Egitto dalla Giudea per via terra passando
da Pelusio, dove visit la tomba di Pompeo -, fece invece un giro in grande stile e con un imponente
seguito, fermandosi in Egitto per quasi un anno. Adriano, uno degli imperatori romani pi egittofili, era
un vero amante dei viaggi115 e, secondo Epifanio, uno dei motivi principali che, oltre ai normali compiti
656.
110

SVETONIO, Nero, 19,1

111

TACITO, Annali, XV, 36

112

PH. DERCHAIN, La visite de Vespasien au Srapum dAlexandrie, Cd XXVIII, 1953, pp. 261-279. Gli autori classici che
hanno scritto di questa visita sono: SVETONIO (Divus Vespasianus, VII), TACITO (Hist., IV, 82), FILOSTRATO (Vita di Apollonio
di Tyana, V, 28), DIONE CASSIO (LXVI, 8, 1).
113

Il dio Serapis, secondo PLUTARCO (De Iside et Osiride, 362.D), sarebbe risultato dalla fusione di Osiri con Api. Serapis era
adorato in una sconosciuta localit, Sinope, sulle sponde del Ponte Eusino; il suo culto fu introdotto in Egitto da Tolomeo I
Sotere I quale divinit dinastica, nel tentativo, fallito, di accomunare nel suo culto sia i sudditi greci che quelli egiziani. Tale dio,
che riuniva in s i caratteri di Zeus, Amon, Asclepio, Dioniso, Poseidone ed Ercole, ebbe invece una grandissima fortuna presso i
non egiziani e il suo culto travalic i confini dellEgitto. Serapis, adorato non solo come dio guaritore ma anche come salvatore
degli uomini da ogni sorta di pericoli, era invocato da coloro che viaggiavano ed erano esposti a eventuali disgrazie. Parecchi
imperatori romani, tra cui Adriano, Marco Aurelio e Caracalla, ne furono ferventi seguaci; lo stesso Settimio Severo si rivolse a
lui prima di iniziare il suo viaggio verso lEgitto. Antonino Pio ne introdusse poi il culto anche a Roma. I principali suoi templi
in Egitto, i cosidetti Serapea, sorsero ad Alessandria, Canopo e Menfi. Il Serapeum di Alessandria non era un semplice tempio,
ma un edificio complesso, contenente una libreria ed una galleria ricolma di capolavori artistici. Secondo Ammiano Marcellino
esso era secondo in magnificenza solo al Campidoglio in Roma. Gli ammalati vi arrivavano da tutto il mondo greco-romano per
trovarvi guarigione con lincubazione. Venne distrutto nel 391 d.C. durante i disordini tra le comunit copta, capeggiata dal
patriarca Teofilo, e pagana della citt; al suo posto sorse una chiesa dedicata a San Giovanni Battista.
114

115

SVETONIO, Divus Vespasianus, VII:


Mentre sedeva ad amministrare giustizia, vennero a trovarlo un popolano cieco ed un altro zoppo, e lo
pregarono di guarirli, facendo quanto Serapis aveva suggerito loro in sogno: che cio luno avrebbe
riavuto la vista se egli gli avesse sputato negli occhi, ed allaltro la gamba sarebbe ritornata salda se egli si
fosse degnato di toccarla col calcagno. Nella certezza che nulla sarebbe accaduto, Vespasiano non voleva
nemmeno tentare; alla fine, poich i suoi amici lo spingevano, fece con entrambi il tentativo, in pubblico,
davanti alla folla, ed il miracolo avvenne.
Adriano, spinto dal desiderio di conoscere personalmente il mondo, durante i ventuno anni del suo regno comp due

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amministrativi, spinse limperatore in Egitto fu proprio quello di soddisfare la propria curiosit turistica,
nonch il desiderio di saperne di pi sulla religione egiziana e sulle pratiche magiche116. Arrivato ad
Alessandria nellagosto del 130, egli fece restaurare i quartieri e le costruzioni della citt danneggiati
durante la rivolta giudaica del 115-117, quindi si concedette una battuta di caccia al leone nel deserto
libico col suo favorito Antinoo. Verso la fine di settembre, quando le acque della piena stavano ormai
scemando117, egli risal il Nilo per visitare il Paese. Nel mese di ottobre il suo favorito Antinoo anneg
misteriosamente118 nel Nilo e limperatore in suo onore119 fond (30 ottobre 130) la citt di Antinoopoli
(Antinoe)120, quindi prosegu per Tebe, dove numerosi graffiti sul colosso di Memnone mostrano che
egli lo visit il 20 e il 21 novembre 130. Sulla via del ritorno ad Alessandria visit le citt greche di
Oxhyrhinchus e Tebtynis121, e infine ripart per la Siria nellagosto 131. In suo onore il mese di Choiak
(27 novembre - 26 dicembre) fu chiamato mese di Adriano e tale denominazione rimase in uso fino al
233 d.C.122 Lanimo dellimperatore fu sinceramente segnato dallesperienza egiziana: egli fu cos
impressionato da quanto ammirato che fece ricostruire nella sua villa di Tivoli alcune delle attrazioni
viste, tra le quali il dedalo di canali di Canopo; inoltre, celebr il viaggio con lemissione di speciali
monete, destinate a circolare in tutto limpero, che lo ritraevano accolto dalla personificazione di
Alessandria o dagli dei Osiri e Isi.
Dopo Adriano, anche Antonino Pio e Marco Aurelio visitarono lEgitto, ma mentre di
questultimo si sa con certezza che vi pervenne nel 176, il viaggio del primo non attestato con
sicurezza.
Settimio Severo, che dal 197 al 199 aveva guerreggiato a lungo con i Parti, verso la fine del 199
scese a sua volta in Egitto, dopo aver attraversato la Siria, la Palestina e una parte dellArabia. Arrivato
lunghissimi viaggi: il primo dal 121 al 126 ed il secondo, durante il quale visit anche lEgitto, dal 128 al 134 d.C.
116

DIODORO, I, 69, 11, ce lo presenta come ossessionato dalla magia e dalla morte.

117

Unantichissima tradizione proibiva ai faraoni di navigare sul Nilo durante il periodo di crescita delle acque, normalmente da
giugno a settembre (PLINIO, Naturalis Historia, 5.57); essa venne rispettata anche dai Tolomei, dagli imperatori romani e dai
prefetti dellEgitto.
118

Come gi ipotizzato da DIONE CASSIO (LXIX, 11, 2-4), Antinoo venne probabilmente annegato su ordine dello stesso
Adriano: la sua morte avrebbe dovuto magicamente proteggere la vita dellimperatore.
119

Antinoo, divinizzato, divenne oggetto di un culto attestato fino al terzo secolo. La sua divinizzazione si riferisce a una
tradizione religiosa relativa a Osiri: il dio, il cui corpo era stato smembrato dal malvagio fratello Seth e gettato nel Nilo, era, a
volte, detto lannegato. Pertanto, in ricordo della passione del dio, tutti coloro che morivano annegati diventavano oggetto di
una speciale venerazione.
120

La citt, le cui rovine potevano ancora essere ammirate allinizio del XIX secolo a Sheikh Abadeh, sulla riva destra del Nilo,
di fronte ad Ermopoli, divenne un nuovo centro dellellenismo nella valle del Nilo. Limperatore attribu alla citt lo statuto
dellantica citt greca di Naucrati, fondata dai saiti nei pressi di Menfi, ma con una novit significativa: per la prima volta la
legge romana concedeva ai cittadini greci il privilegio del conubium (epigamia in greco), cio il diritto di contrarre matrimonio
con gli autoctoni. Nelle altre citt, il connubio con gli Egiziani era scoraggiato, poich portava ad una diminutio nello status dei
figli.
121

Queste due citt introdussero sacrifici annuali in onore di Adriano nei loro calendari cultuali (P. Oxy. XXXI 2553 e P. Oslo
III 77)
122

Il mese di Choiak era gi stata dedicato ad altri imperatori (sotto Nerone fu chiamato Neroneios Sebastos), ma tale
denominazione non era durata al di l del regno della persona alla quale era stato dedicato.

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in Egitto, visit innanzitutto la tomba di Pompeo a Pelusio123, poi si rec ad Alessandria, dove fece
chiudere per sempre la tomba del Macedone, e quindi, in qualit di turista, interessato allocculto, alle
religioni e alle antichit, risal il Nilo: si hanno tracce del suo passaggio ad Eliopoli, alla Sfinge, alle
Piramidi, a Menfi, al Labirinto, a Tebe, a Esna e in altre localit, che tutte - come la Historia Augusta
ricorda - diligenter inspexit124. Si port fin quasi al limite Sud dellEgitto, dove si arrest per paura di
unepidemia. Era accompagnato dalla moglie Julia Domna - principessa siriana di Efeso - e dal
primogenito Caracalla. La famiglia imperiale, unitamente al secondogenito Geta, venne effiggiata su un
muro del tempio del dio ariete Khnum ad Esna, ove limperatore fece riprendere i lavori da tempo
sospesi.
Caracalla, una volta salito al trono, torn in Egitto nellautunno del 215 e vi si ferm fino
allinizio del 216125, ma la sua visita, caratterizzata da una crudele repressione in Alessandria, non lasci
certo un buon ricordo. Durante il suo soggiorno eman un editto col quale interdiceva laccesso ad
Alessandria a tutti i non residenti126, con esclusione degli studenti e dei turisti, coloro che vengono a
visitare Alessandria la brillante127.
Nellautunno del 297 arriv in Egitto Diocleziano, ma non per fare il turista, bens per la
riconquista di Alessandria, caduta in potere di un certo Lucius Domitius Domitianus, detto Achilleus,
che, riuscito a farsi proclamare imperatore, aveva per un anno controllato lEgitto. Si afferma che dopo
la capitolazione di Domitianus (febbraio/marzo 298), Diocleziano avesse giurato di continuare a far
strage degli abitanti della citt finch il sangue delle vittime non fosse giunto alle ginocchia del suo
cavallo; i tremendi effetti del suo giuramento vennero mitigati dal fatto che entrando in citt la sua
cavalcatura incespic e cadde; i cittadini di Alessandria, riconoscenti, eressero un monumento ... al
cavallo.
Dopo la riconquista della citt, Diocleziano fece erigere, davanti al Serapeum, la famosa
Colonna di Pompeo128, che ancora si erge in sito. Quindi risal il fiume e si spinse fino a Elefantina, alla
frontiera meridionale, dove fortific lisola di File, vi fece erigere un arco di trionfo e giunse a un
accordo con le relativamente amiche trib dei Nobati che risiedevano nel deserto nubiano ad occidente
123

Pi che per rendere omaggio al grande generale, la sua visita fu dovuta a motivi di superstizione: il soldato che aveva
instigato il complotto contro Pompeo al suo arrivo in Egitto si chiamava infatti Lucius Severus.
124

Historia Augusta, Vita Severi, 14.4

125

J. Schwartz, Note sur le sjour de Caracalla en gypte, Cd XXXIX, 1959, pp. 120-123.

126

Gi nel 104 il prefetto Vibius Maximus aveva emanato un editto simile (Pap. Londinensi III, 904), seguito poi dagli editti del
prefetto Sempronius Liberalis (BEV, 372) e di Subatianus Aquila (BEV, 372).
127

Pap. Giessen, 40: otinej tn plin Alexandrwn tn lamprotthn dein qlontes ej atn sunrcontai.
Come giustamente sottolineato da M. HOHLWEIN (Dplacements et tourisme dans lgypte romaine, Cd XV, 1940, pp. 253278, in particolare alla pag. 269), luso del verbo sunrcontai, composto con la preposizione v insieme, con mostra che,
nello spirito delleditto di Caracalla, non ci si riferisca a turisti isolati, ma a quei turisti che venivano in gruppo a visitare la citt,
ossia a quei turisti che facevano parte di viaggi organizzati.
128

Eretta ad opera del prefetto Postumus per commemorare la vittoria di Diocleziano, essa alta 27 metri. solo dal Medio Evo
che essa impropriamente nominata Colonna di Pompeo, a causa di un errore nella lettura delliscrizione alla base. Tale colonna
lunico monumento, sulla nuda roccia dellacropoli, rimasto a testimone della feroce lotta che alla fine del IV secolo
contrappose i cristiani ai pagani di Alessandria.

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del Nilo, nella zona della grande oasi di Kharga; a queste trib egli lasci il controllo della
Dodecascheno129, purch si impegnassero a tenere alla larga le ostili trib dei Blemmi che abitavano nei
deserti orientali. Durante il viaggio di ritorno, limperatore visit Panopoli, lodierna Akhmim, nella
Tebaide, e un lungo documento130 proveniente da questa citt contiene copia delle lettere dei funzionari
locali e dei loro superiori concernenti i dettagli di unoperazione burocratica, tanto importante quanto
malamente gestita, intesa a dare le disposizioni necessarie ad alloggiare limperatore e il suo numeroso
seguito.
Quattro anni pi tardi (301-302), nel periodo immediatamente precedente la Grande
Persecuzione dei cristiani, troviamo nuovamente Diocleziano ad Alessandria. Egli fu lultimo
imperatore romano regnante a visitare lEgitto. Sembra che Costantino avesse pensato ad una visita nel
325, ma non ci sono prove che essa abbia veramente avuto luogo131.

7. LE PRINCIPALI LOCALITA TURISTICHE NELLEGITTO ANTICO


I numerosi viaggiatori che visitano oggi lEgitto, navigando su splendidi e moderni battelli in
crociera sul Nilo o viaggiando su lussuosi pullman dotati di ogni confort, forse non immaginano che le
localit ammirate erano gi comprese in itinerari suggeriti alla fine del I sec. a.C. ai numerosi cittadini
romani che volevano recarsi nel Paese delle Piramidi, attratti dal suo fascino irresistibile, da sempre
oggetto di attenzione e di curiosit. Litinerario normale di questi turisti antichi sembra infatti essere
stato molto simile a quello dei moderni visitatori.
Strabone, nel suo resoconto storico, ci mostra qual era il giro turistico classico durante il regno
di Augusto.
Alessandria
La partenza era ovviamente Alessandria, ora normalmente trascurata in quanto si arriva
direttamente al Cairo in aereo.
La citt132, capitale dellEgitto greco-romano, era stata fondata, secondo la tradizione, il 7 aprile
del 331 a.C. da Alessandro Magno nei pressi del villaggio indigeno di Rhakotis. Grazie alla saggia
129

La Dodecascheno, o regione dei dodici scheni (circa 120 km) quella parte della Nubia che da Aswan giunge fino
allimbocco dello Wady Allaqi, dove si trovano ricchi giacimenti doro. Alla confluenza di questo Wady con il Nilo sorgevano
lantica fortezza di Kuban (Contra Pselcis per i Greci) e, poco pi a sud, la citt di Takompso, detta dai Greci Hiera Sykaminos e
corrispondente allodierno villaggio di Maharraqa. Di fronte a Kuban, sullopposta riva del Nilo, ad ovest, si trova Dakka, la
Pselcis dei Greci. Soggetta al dominio romano, la Dodecascheno venne lasciata al controllo dei Nobati da Diocleziano che
ritrasse cos a File, fortificando lisola con una cinta di mura, il confine meridionale dellimpero.
130

Pap. Beatty Panop. 1

131

Secondo alcuni autori copti, Costantino sarebbe venuto in Egitto durante un suo giro in Oriente prima della fondazione della
nuova capitale Costantinopoli. Pure incerto il fatto che limperatrice Elena abbia realmente contribuito alla costruzione di
parecchie chiese nella Tebaide.
132

Per una descrizione accurata della citt, dei suoi monumenti e della sua vita, si veda linteressantissimo libro di A. BERNAND,
Alexandrie la grande, Parigi 1966.

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politica culturale dei Tolomei, essa divenne ben presto un centro di cultura brillantissimo, il maggiore
dellepoca, in cui si ritrovavano i maggiori esponenti delle scienze e delle arti, attratti dalle liberalit dei
sovrani. Alessandria domin cos politicamente, culturalmente ed economicamente il Mediterraneo
orientale per sei secoli e mezzo, e rivaleggi con la nuova capitale dellimpero bizantino,
Costantinopoli, per i tre secoli successivi. Alla met del I sec. a.C., Diodoro Siculo la descriveva come
la prima citt del mondo civile, sicuramente di gran lunga superiore a tutte le altre per eleganza,
estensione, ricchezza e lusso.

Euclide vi aveva creato la grande scuola di matematica durante il regno di Tolomeo I Sotere I, il
fondatore della dinastia dei Lagidi. Costui fu anche il creatore del celebre Museo: questo era allorigine
un luogo sacro, ove si rendeva culto alle Muse, divinit che presiedevano alle attivit dello spirito; si
trattava di un istituto di ricerche, fondazione reale costruita in prossimit del palazzo reale e delle sue
dipendenze e beneficiava di mezzi finanziari considerevoli grazie alla generosit dei sovrani. I Tolomei
attirarono al Museo gli eruditi e i sapienti pi rinomati; costoro col potevano, al riparo dalle
preoccupazioni materiali, darsi alle loro ricerche. Tutte le branche della scienza vi furono rappresentate:
letteratura, filologia, filosofia, musica, medicina, matematica, geometria, fisica, meccanica, astronomia,
geografia, cartografia, botanica, zoologia, magia con relative scienze occulte, ... Strumenti di lavoro
appropriati facilitavano il lavoro degli eruditi: sala di anatomia per le dissezioni133, osservatorio
astronomico, giardini botanico e zoologico e soprattutto la celeberrima Biblioteca, la pi grande del
mondo antico.
Fondata da Tolomeo II Filadelfo - o, secondo altri, da Tolomeo I - la Biblioteca doveva
possedere un numero enorme di libri, ossia di rotoli di papiro. Il suo fondatore aveva stabilito di
raccogliervi i libri apparsi nel mondo intero, procedendo ad acquisti o ad eseguire copie134, e aveva
stimato, aiutato dallateniese Demetrio, primo plenipotenziario della Biblioteca, che per far ci
sarebbero occorsi pi di cinquecentomila rotoli, numero enorme, ben presto per di gran lunga superato.
Questa splendida istituzione, col suo immenso e importantissimo tesoro, non sopravvisse purtroppo alle
vicende storiche; molteplici cause contribuirono alla sua scomparsa: lusura normale del tempo,
lincendio di un considerevole numero di rotoli nel 47 a.C., durante la guerra alessandrina di Cesare, e
ci che riusc a sopravvivere and molto probabilmente perduto durante i furiosi scontri che sul morire
del IV sec. d.C. contrapposero i cristiani di Alessandria con lancora forte partito pagano e che
portarono, tra laltro, anche alla distruzione del Serapeum135. La leggenda, non supportata dallevidenza
storica, attribuisce invece agli Arabi la responsabilit della perdita di questo inestimabile patrimonio.
Dopo ben quattordici mesi dassedio, il 22 dicembre del 640 d.C., nellanno 20 dellEgira, gli Arabi,
133

La scuola medica alessandrina era rinomatissima nellantichit; infatti molti erano coloro che accorrevano da ogni parte nella
capitale dei Tolomei per consultare i famosi medici egiziani. Anche Claudio Galeno, famoso medico greco nato a Pergamo nel
129 d.C., aveva studiato ad Alessandria.
134

Lettera di Aristea a Filocrate, 9-11

135

La perdita della Biblioteca di Alessandria non fu che un capitolo delle distruzioni, rovine, saccheggi ed incendi che colpirono
le grandi raccolte di libri dellantichit e che resero in buona parte vani gli sforzi del mondo ellenistico-romano di mettere in
salvo il proprio patrimonio letterario. Tutto comincia con Alessandria: Pergamo, Antiochia, Roma, Atene, Bisanzio non sono che
delle repliche. Perci quello che alla fine rimasto non proviene dai grandi centri, ma da luoghi marginali - quali i conventi - o
da sporadiche copie private.

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guidati dal generale Amr ibn al-As, catturarono Alessandria; secondo la leggenda, su ordine del califfo
Omar di Bagdad avrebbero decretato - in omaggio al concetto che nel Corano vi era gi tutto quanto
potesse servire136 - la distruzione di tutti i testi della Biblioteca, risparmiando soltanto i libri di
Aristotele137. Si racconta che pur distribuendo tutti i volumi tra i vari bagni della citt, che erano pi di
quattromila, perch fossero utilizzati come combustibile nelle stufe, al ritmo di parecchie centinaia al
giorno per ogni bagno, ci vollero pi di sei mesi per bruciare tutto quel materiale138.
Secondo Diodoro Siculo139, attorno al 60 a.C., gli uomini liberi di Alessandria - che si era
sviluppata molto rapidamente a partire da Tolomeo II Filadelfo (285 - 246 a.C.) - superavano i
trecentomila: considerate anche le donne e i bambini, nonch gli schiavi - pur essi stimati intorno ai
trecentomila -, la popolazione complessiva superava di certo il milione di abitanti.
Strabone, che visit Alessandria pochi anni dopo la conquista romana, al seguito del prefetto
Aelius Gallus (27-24 a.C.), dedica pagine entusiastiche alla metropoli, lasciandoci una descrizione della
citt come si dovette presentare agli occhi dei vincitori romani140. Essa aveva pressappoco la forma di
un rettangolo di 5 km e mezzo per 1 km e mezzo141 e il suo perimetro era stato stabilito dallarchitetto
Dinocrate di Rodi, scelto dallo stesso Alessandro. Strabone ci parla con profonda ammirazione dei suoi
palazzi - in particolare della reggia142, che coi suoi numerosi annessi occupava da sola pi di un quarto
dellintera citt -, dei suoi giardini, del Museo con la rinomata Biblioteca, della tomba di Alessandro
Magno - che fu visitata come in pellegrinaggio da Cesare, Ottaviano, Germanico, Settimio Severo e
Caracalla -, del Serapeum143, del Gymnasium144, del Caesareum o Augusteum145, del Paneum146. Per lui,
la citt non era che un agglomerato di monumenti e di templi147.
136

Secondo la tradizione, la risposta inviato da Omar al generale Amr, che gli aveva chiesto che cosa farne della Biblioteca, era
cos formulata (cfr. L. CANFORA, La biblioteca scomparsa, Palermo 1986, p. 107):
Quanto ai libri che tu hai nominato, ecco la risposta: se il loro contenuto si accorda con il libro di Allah,
noi possiamo farne a meno, dal momento che, in tal caso, il libro di Allah pi che sufficiente. Se invece
contengono qualcosa di difforme rispetto al libro di Allah, non c alcun bisogno di conservarli. Procedi e
distruggili!
137

Leminente medico di Bagdad Abd el-Latif (morto nel 1231, 629 dellEgira), che visit lEgitto, lasci scritto, parlando della
Colonna di Pompeo, che essa era lultima vestigia di un edificio ove aveva insegnato Aristotele e, dopo di lui, i suoi discepoli.
Aggiunse poi: Era l che era posta la Biblioteca, che Amr ibn al-As bruci su ordine di Omar.
138

L. CANFORA, op. cit., p. 108. Per lintera questione della distruzione della Biblioteca di Alessandria, si veda A.J. BUTLER, The
Arab Conquest of Egypt, 2a edizione, Oxford 1978, pp. 401-426.
139

DIODORO, XVII, 52, 6

140

STRABONE, XVII, 6, 10; essa costituisce la pi estesa descrizione pervenutaci della Alessandria antica. Lopera di Strabone,
probabilmente intesa per essere impiegata quale guida per i funzionari della nuova amministrazione romana, si rivel, in quel
tempo, un fallimento. Dopo che Aelius Gallus part per la sfortunata spedizione in Arabia, Strabone si ferm in Egitto per
parecchi anni e ancora vi risiedeva nel 20 a.C., quando Augusto visit Samo (STRABONE, XIV, 1, 14).
141

Secondo Strabone, stadi 30 x 7 o 8. Uno stadio alessandrino corrisponde a 184.85 m.

142

Il grande palazzo, in seguito noto sotto il nome di Brucheion (Bruchium in latino), venne ampliato ed abbellito dai vari
monarchi della dinastia. Il medesimo complesso divenne successivamente il quartiere generale dei prefetti dEgitto e lo rest fino
alla sua distruzione, avvenuta durante loccupazione da parte delle forze di Palmira, tra il 270 ed il 272 d.C.
143

Ancora poco importante allepoca di Strabone, lo divenne invece pi tardi, quando fu abbellito dallimperatore Adriano.
Ammiano Marcellino (XXII, 16, 22) ci ha lasciato una descrizione dettagliata del monumento che, per lui, era superato in
sontuosit solamente dal Campidoglio di Roma.

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Altro celebre monumento di Alessandria meta di numerosi turisti era la famosa torre, o Faro148,
collocata nellisoletta di Pharos - da cui appunto prese il nome -, nella parte orientale; per il turista che
vi arrivava via mare essa era il segnale dellingresso in un mondo nuovo, meraviglioso e affascinante: il
paese del Nilo, il fiume dalle sorgenti misteriose.
Alessandria era stata costruita su una stretta penisola che si allungava sul Mediterraneo. I suoi
tre porti - i due sul mare a nord (il Portus Magnus e il Portus Eunostus, separati dal molo
dellHeptastadion) e quello sul lago Mareotide a sud e al quale approdavano i battelli provenienti dal
Nilo - erano congestionati da navi e feluche. Alessandria era comunque qualcosa di pi di un grande
porto: era anche il maggior centro commerciale del mondo, importante, oltre che per la produzione del
papiro, anche per la lavorazione del vetro e delle gemme e pietre dure, che erano qui trasformate in
splendidi lavori artistici.
La zona del porto brulicava di vita; nelle sue strade si potevano incontrare, al dire delloratore
Dione di Prusa149 - originario della Bitinia e vissuto durante il I sec. a.C. -, non solo Greci ed Egiziani,
ma anche Ebrei150, Siriani, Etiopi, Libici, Cilici, Battriani, Italici, Persiani, Arabi, Sciti e perfino Indiani.
144

Questo edificio, che aveva un colonnato interno lungo pi di 185 m, serviva alle adunanze del popolo. E qui che Ottaviano
parl agli Alessandrini subito dopo la conquista: parlando in greco alla folla, disse che risparmiava Alessandria dal saccheggio
per la grandezza e la bellezza della citt.
145

In greco rispettivamente Kaisareion e Sebasteion. Iniziato da Cleopatra in onore di Cesare o di Antonio, era stato ultimato da
Augusto ed a lui dedicato quale patrono dei naviganti: aveva portici, propilei, parchi, biblioteche. Soltanto citato da Strabone, ce
ne resta invece una dettagliata descrizione da parte di Filone Alessandrino (Leg. ad Gaium, 151). Limperatore Costantino ne
fece una chiesa dedicata a S. Michele, che alla fine del IV sec. divenne sede ufficiale del patriarca di Alessandria. Danneggiato
nel corso degli scontri tra pagani e cristiani nel 366, ledificio fu restaurato nel 368. E una delle rare costruzioni antiche della
citt di cui si conosca la localizzazione: a S-E del porto orientale, in prossimit del litorale; scavi effettuati alla fine del XIX
secolo ne hanno portato alla luce alcune fondamenta dei muri e lidentificazione della costruzione stata confermata da
iscrizioni scoperte in loco. Da Plinio il Vecchio (Nat. Hist., XXXVI, 69) sappiamo che di fronte ad esso sorgevano due
imponenti obelischi, provenienti dal tempio di Eliopoli, che rimasero in situ sino alla fine del XIX secolo; uno di essi si trova
oggi a Londra, sulla sponda del Tamigi ( il cosidetto ago di Cleopatra), laltro nel Central Park di New York.
146

Sorta di collina artificiale, dalla sommit della quale si poteva godere di una stupenda vista sullintera citt di Alessandria.

147

STRABONE, XVII, 1, 10

148

Disegnato da Sostrato di Cnido (per alcuni egli fu solo il finanziatore del progetto, non larchitetto) durante il regno di
Tolomeo II Filadelfo, il Faro era ubicato al termine di una strada sopraelevata lunga sette stadi (circa 1300 m) -detta per
lappunto heptastadion - che correva sulla diga che divideva i due porti maggiori di Alessandria (Portus Magnus ad est e Portus
Eunostus - o del Buon Ritorno - ad ovest), ed aveva una struttura a tre piani - il primo quadrangolare, il secondo ottagonale ed
il terzo cilindrico - per unaltezza totale di circa 135 m (secondo altre fonti 120 m); era in calcare, con colonne di marmo o
granito. Secondo lo storico ebreo di cultura ellenistica Giuseppe Flavio, la luce del Faro era visibile a 300 stadi - circa 50 km - di
distanza. Le lanterne erano formate da specchi enormi, forse di vetro o di metallo lucente, e per alimentare il fuoco era usata
legna sollevata da macchine idrauliche situate al piano terra che, si dice, comprendeva trecento stanze. In epoca romana
lamministrazione del Faro era affidata ad un liberto imperiale. Venne parzialmente distrutto da un terremoto il 28 dicembre 955,
mentre un altro terremoto nel 1375 lo rase praticamente al suolo (per una descrizione del monumento da parte degli storici arabi,
si veda A.J. BUTLER, The Arab Conquest of Egypt, 2a edizione, Oxford 1978, pp. 389-397).
149

DIONE DI PRUSA, Orat.,32, 40

150

Alessandria era divisa in cinque quartieri, contraddistinti dalle prime cinque lettere dellalfabeto greco. Limportante
comunit ebraica, che si era stabilita nella citt fin dal III sec. a.C., se non proprio dalla sua fondazione come sostiene Flavio
Giuseppe (Bell. Iud., II, 487 ss.), abitava soprattutto nel quartiere Delta, nella zona N-E, vicino al litorale, ad una certa distanza

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I magazzini erano colmi di mercanzie in gran parte dirette a Roma. Roma, la citt imperiale, riceveva
infatti dallEgitto, oltre a grano e altri cereali151, anche papiri, tessuti di lino, avorio, oggetti di vetro,
pietre preziose, stoffe di cotone indiano e di seta cinese, tappeti, profumi, cosmetici, aromi ed erbe
medicinali provenienti dalla costa meridionale dellArabia e dellIndia.
In un testo che va sotto il nome di Lettera di Adriano e indirizzata al cognato Serviano, sono
messe in bocca allimperatore Adriano le seguenti parole152:
Gli abitanti sono faziosi, presuntuosi e violenti; la citt ricca e prosperosa, e nessuno vive
nellozio. Chi soffia il vetro, chi fabbrica carta di papiro, chi tesse il lino; tutti quanti, insomma
sembrano impegnati in un mestiere o in una professione. Gottosi, circoncisi e ciechi, tutti fanno
qualcosa; nemmeno gli storpi vivono nellozio. Hanno un solo dio: Mammona. Cristiani o
Ebrei, tutti venerano questa divinit. Se solo questa citt avesse pi solidi principi morali! ...
Sarebbe giusto aspettarselo da una citt che per dimensioni e prosperit ha il primato su tutta la
terra dEgitto.

La plebaglia di Alessandria era piuttosto volubile e violenta e anche Dione Cassio non ne aveva
una buona opinione, stando almeno a quanto scriveva153:
Gli Alessandrini sono assai bravi ad ostentare un atteggiamento insolente contro tutto
e tutti e hanno una gran disposizione naturale a blaterare.
Nei grandi stadi e negli ippodromi i giochi atletici e le corse dei cavalli154 guadagnavano sempre
maggior fama per la folla che vi partecipava numerosa, e per divertirsi e per il lucro che ne derivava
dalle scommesse.
Era un gran piacere per i visitatori romani mescolarsi con la popolazione greca di Alessandria,
formata, come visto, da gente venuta da ogni parte del mondo ellenistico: mercanti, bottegai, prestatori
di denaro, retori, artisti e funzionari. Lambiente della grande citt aveva dotato, in breve tempo, i
dal porto; essa non vi era tuttavia confinata come in un ghetto; parecchi Ebrei, infatti, risiedevano anche in altre zone della citt,
in particolare nel quartiere Beta, e le loro sinagoghe sorgevano in vari punti di essa. Gli Ebrei di Alessandria godevano di una
certa autonomia nella loro vita sociale, culturale e soprattutto religiosa; non godevano per del diritto di cittadinanza e di
conseguenza furono dai Romani assoggettati al pagamento della laografia, o tassa di capitazione.
151

Solo di grano era di ben 20 milioni di modii (1 modius = 8.536 litri) la quantit annuale che, in epoca romana, lasciava
Alessandria per Ostia o Pozzuoli.
152

Si tratta sicuramente di un testo apocrifo, risalente alla fine del IV secolo e nel quale si riflette pi probabilmente la situazione
dellepoca in cui viveva lignoto autore.
153

DIONE CASSIO, XXXIX, 58, 1-2

154

Per quanto riguarda lippodromo e le corse dei carri, Dione di Prusa riteneva che si trattasse di un male necessario, a causa
della debolezza morale e dellinerzia delle masse, ma disapprovava fermamente gli eccesi a cui gli spettatori si
abbandonavano senza ritegno (DIONE DI PRUSA, Orat., 32.45,81):
Ai giochi non c nessuno che se ne stia fermo al suo posto; al contrario, tutti corrono pi forte dei cavalli
e degli aurighi ed ridicolo vedere come ciascuno si metta ad imitare lauriga, incitando i cavalli,
prendendo il comando della gara o cadendo dal carro.
Numerosi graffiti trovati nellippodromo fanno riferimento alle contrapposte fazioni degli Azzurri e dei Verdi, associate alle
squadre rivali degli aurighi che vi gareggiavano.

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greco-alessandrini di un temperamento speciale, ricco di virt e di vizi, per cui si incontravano tipi
dintelligenza sveglia e di lingua pungente, inclini a deridere e a propalare detti frizzanti e salaci contro i
personaggi celebri e pi in vista, non risparmiando neppure i sovrani, i Tolomei prima e gli imperatori
romani dopo155.
Molto fortunati erano coloro che potevano assistere, durante la loro permanenza in Egitto, alla
grande celebrazione delle Tolemiadi (Ptolemaia), ossia dei giochi tolemaici, istituiti da Tolomeo II
Filadelfo in onore dei propri genitori defunti - Tolomeo I e Berenice I - e allo scopo di mostrare agli
stranieri il fasto e la grandezza dei Lagidi, consolidando cos ai loro occhi il prestigio della dinastia.
Questi giochi, che tra processioni e competizioni duravano anche per pi di due mesi, si svolgevano in
Alessandria ogni quattro anni e nelle intenzioni avrebbero dovuto rivaleggiare con i giochi olimpici: si
trattava infatti di un agn isolympios, ai quali partecipavano atleti da tutti gli stati. Il punto culminante
della festa era la processione in onore di Dioniso156, il grande dio adorato in modo particolare da
Tolomeo IV Filopatore.
155

Tolomeo IV, per esempio, fu soprannominato Filopatore - ossia Che ama il padre - non certo perch fosse un esempio di
amore filiale, ma perch, probabilmente, il padre fu lunico membro importante della famiglia che egli, morbosamente timoroso
che qualcuno gli rubasse il trono, non avesse fatto uccidere: era gi morto! Tolomeo, infatti, figlio cadetto, fece uccidere,
bollendolo nel bagno, il fratello maggiore Magas, erede al trono, fece avvelenare la madre Berenice II, lo zio Lisimaco e la
sorella e moglie Arsinoe III. Lo storico Polibio, inoltre, nella sua Storia, arriva addirittura ad ipotizzare che, smanioso di potere
ed impaziente di impossessarsi del trono, il buon Tolomeo avesse anche affrettato la dipartita del padre.
Tolomeo VIII Evergete II fu detto Fiscone - ossia Pancione - per la mole che lo contraddistingueva e che non gli imped
tuttavia di diventare il pi intraprendente, e contemporaneamente il pi depravato e crudele, della dinastia, sicch al titolo
ufficiale di Evergete, Benefattore, si accompagnava spesso, nei discorsi dei popolani, quello ufficioso di Kakergete,
Malfattore.
Tolomeo XII Neo Dioniso, padre della famosissima Cleopatra VII, si becc il poco regale titolo di Aulete - Flautista - per la
sua spiccata inclinazione a suonare il flauto, ben presto diventata, a causa di una quasi totale incapacit di governare, la sua
maggior occupazione. A Cleopatra VI, sua sorella e moglie, venne affibiato il tuttaltro che lusinghiero appellativo di Trifena,
termine volgare per prostituta. Ai sacerdoti egiziani, ai quali i Tolomei ed i loro accoliti non erano certo molti simpatici, non
pareva vero di potersi prendere ogni tanto qualche piccola sottile rivalsa ed cos che, fidando nella completa ignoranza che i
Tolomei avevano della grafia geroglifica, non persero loccasione di inserire questo poco onorevole titolo allinterno del cartiglio
stesso della regina, cos come per esempio appare, tramandato ai posteri, sui muri del tempio di Kom Ombo.
Vespasiano, amministratore un po taccagno e avaro, non sfugg alle canzonature della volubilissima plebaglia: poich aveva
progettato di assoggettare gli Alessandrini a una tassa pro-capite di sei oboli fu soprannominato uomo di sei oboli; un altro
curioso epiteto appioppatogli fu cibiosacte, mercante di salumi, soprannome gi dato dagli Alessandrini ad un loro re, forse
Tolomeo X.
Il soprannome coniato per Caracalla, la scimmia del divino Alessandro (secondo Svetonio, Caracalla, giunto ad Alessandria
nellautunno del 215, avrebbe indossato la corazza di Alessandro Magno, che aveva fatto togliere dal suo sepolcro), fu
particolarmente feroce e gravido di conseguenze. Limperatore, deriso - ed incolpato anche di aver fatto uccidere il fratello Geta , si vendic crudelmente emanando lordine di sterminare indistintamente tutti i fanciulli di Alessandria; stabil inoltre un regime
poliziesco terroristico, con controlli severissimi per chi non poteva giustificare la sua presenza in citt. Il massacro di Alessandria
venne poi commemorato nellimpero romano con la coniazione di una moneta raffigurante Caracalla che poneva un piede sul
coccodrillo egiziano.
156

Dioniso era, come Osiri, dio della vegetazione, della natura ed anche dio dei morti; infatti come il dio egizio era stato
perseguitato, ucciso ed era poi risorto a nuova vita; egli era il trionfatore del mondo al quale aveva donato con la vite ed il vino la
gioia e loblio dellebbrezza. Erodoto (Storie, II, 49) ritiene che la religione di Dioniso fosse stata importata dallindovino
Melampo, che, dopo aver appreso in Egitto i particolari del culto, laveva diffusa in Grecia. Della processione in suo onore

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Alessandria veniva dipinta anche come una citt dai piaceri proibiti. Un mimo di Herondas157
spesso citato ci presenta unattempata mezzana che, per conto di un ricco e giovane spasimante, molesta
la quiete di una giovane, avvenente e temporaneamente sola signora di Cos. Per travolgerne le
resistenze e indurre la donna a concedersi anche lei uno svago, la mezzana non trova arma migliore che
farle balenare limmagine del paese pi tentacolare del mondo, lEgitto - qui sineddoche per Alessandria
-, elencandole, con calcolata malizia, le irresistibili attrattive:
Tuo marito in Egitto: non c cosa al mondo che non figuri tra i tesori di quel Paese: palestre,
potenza, cielo sereno, fama, spettacoli, filosofi, denaro, ragazzi, il recinto sacro degli Dei
Fratelli, il re, uomo generosissimo, e poi il Museo, vino, e ogni ben di dio che si possa
desiderare, e donne, cos tante donne ... che il cielo non pu vantarsi di avere pi stelle, e belle,
belle come le dee che vennero a prendere Paride per il famoso giudizio.

Dopo unelencazione quasi divagante, dove alle bellezze naturali dellEgitto sono unite anche le
attrattive culturali e artistiche, la mezzana assesta infine il colpo che spera risolutivo: il vino e le
donne158; donne in numero e di avvenenza tali da non lasciare adito a dubbi sul sollazzevole impiego del
proprio tempo da parte di questo marito lontano, che da dieci mesi non manda notizie.
Alessandria costituiva pertanto un centro dattrazione irresistibile non solo per quelli che
viaggiavano per moda o per snobismo, per fare come fan tutti, ma anche per tutti i ricchi annoiati
dellepoca imperiale che, come ai nostri giorni, non si stancavano di ricercare dappertutto spettacoli e
piaceri nuovi che potessero distrarli per un attimo.
Ma Alessandria era il presente; quello che si voleva visitare era invece lEgitto del passato.
Questo paese che non assomigliava agli altri159 e che gi la natura aveva reso diverso, lo era diventato
durante i giochi faceva parte una piattaforma galleggiante meccanica, sulla quale vi era una statua alta quasi quattro metri che si
alzava in piedi, versava una libagione di latte da un recipiente doro, quindi tornava a sedersi; su unaltra vi era un tino di 11
metri per 7, nel quale pigiavano luva sessanta persone vestite da satiri; su unaltra ancora, per evidenziare gli aspetti priapici del
culto di Dioniso, veniva trasportato un enorme fallo dorato lungo cinquanta metri, che portava alla sommit una stella doro di
tre metri di circonferenza. Lo spettacolo era indubbiamente in sintonia con latmosfera greco-macedone della corte, nota per i
suoi sfoggi di stravaganza. La descrizione di una di queste feste - o quella celebrata nel 271/270 dopo la prima guerra di Siria, o
quella del 275/274 - stata fatta da Callissene di Rodi; il testo stato conservato da un autore del II e III sec. d.C., ATENEO DI
NAUCRATI, Deipnosophistes, V, 196-203; cfr. anche F. DUNAND, CHR. ZIVIE-COCHE, Dieux et Hommes en gypte, Parigi, 1991,
pp. 279-283).
157
158

HERONDAS, Mimiambi, I, 26-32


probabilmente unallusione alla prostituzione, attivit fiorente nei centri portuali e religiosi.

159

La parte pi importante del secondo libro delle Storie di Erodoto, il logos egiziano (capp. 35-98), comincia con il famoso
paradosso che in Egitto tutto avviene in maniera opposta rispetto agli altri popoli (Storie, II, 35 e 36):
Gli Egiziani, oltre al clima particolare e al fiume che presenta una natura differente dagli altri fiumi, in
molte cose hanno costumi e leggi contrarie a quelle degli altri uomini; presso di loro le donne vanno al
mercato e commerciano, gli uomini, invece, standosene a casa tessono; e mentre gli altri tessono spingendo
la trama allins, gli Egiziani la spingono allingi. I pesi, gli uomini li portano sulla testa, le donne sulle
spalle. Le donne orinano stando dritte, gli uomini accoccolati. Soddisfano i loro bisogni dentro le case e
mangiano fuori nelle strade ... I sacerdoti degli dei negli altri paesi portano i capelli lunghi, in Egitto
invece si radono. Gli altri uomini hanno la consuetudine, in occasione di lutto, che le persone
maggiormente colpite si radono la testa; gli Egiziani invece, in occasione delle morti, lasciano crescere i
capelli e la barba, mentre prima erano rasati. Gli altri uomini vivono separati dagli animali, per gli

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ancor di pi immobilizzandosi nella sua vecchia civilt mentre tutto attorno i popoli acquistavano leggi e
costumi dei conquistatori romani: era una grandissima attrazione per il viaggiatore, curioso di
contemplare questi resti di un passato cos fedelmente conservato.
Canopo
Il turista desideroso di vedere le meraviglie dellEgitto in genere non si tratteneva quindi molto
ad Alessandria, ma si recava quasi subito a Canopo160, dove aveva inizio il viaggio lungo il Nilo.
Canopo, sorta di Lourdes e di Saint Tropez, come stata definita da uno studioso moderno161,
era collegata con Alessandria da un canale lungo cinque miglia, che ospitava sulle sue rive locande e
lussuose trattorie, rinomate, secondo Strabone162, per i banchetti e leleganza, ma anche per le loro
disponibili donnine. Era una cittadina nota non solo per il tempio di Serapis163, ma anche come stazione
termale, per cui vi affluivano pellegrini e malati nella speranza di essere risanati, e turisti in cerca di
divertimenti. Lo storico Ammiano Marcellino164 racconta di un soggiorno incantevole a Canopo e
scrive:
Tutto qui come un sogno e ci si sente trasportati in un mondo nuovo.

Eliopoli, Menfi e le Piramidi


Una volta lasciate alle spalle le tentazioni di Alessandria e di Canopo, agli occhi dei turisti si
apriva un mondo nuovo, pieno di meraviglie degne di essere viste. Mentre alcuni si accontentavano di
visitare i monumenti e le localit pi rinomate, altri non perdevano occasione di vedere tutto quanto
lEgitto offriva, come Apollonius di Tyane che, a dire di Filostrato165, passava continuamente da una
riva allaltra del Nilo per non lasciare senza visita una localit o un tempio.
Egiziani invece la vita si svolge in comune con gli animali. Gli altri si nutrono di orzo e di frumento; fra gli
Egiziani invece chi si nutre di questi prodotti si attira grandissimo biasimo ... Impastano la pasta coi piedi
e largilla con le mani. Le parti sessuali gli altri le lasciano come sono, tranne quanti hanno appreso da
loro, gli Egiziani invece le circoncidono ... Gli anelli e le funi delle vele, gli altri le legano fuori, gli
Egiziani dentro. I Greci scrivono le lettere e contano portando la mano da sinistra verso destra, gli
Egiziani da destra a sinistra ...
160

Cittadina cos chiamata dal nome del nocchiero di Menelao, che qui trov la morte nel suo viaggio di ritorno da Troia
(TACITO, Annali, II,60.1; STRABONE, XVII, 1, 17). lodierna Abukir, dove il 1 agosto 1898 la flotta francese venne distrutta
dallammiraglio inglese Nelson.
161

A. BERNAND, Alexandrie la grande, Parigi 1966, p.304.

162

STRABONE, XVII, 83 e segg.

163

Fu distrutto nel 397 d.C. da un tumulto popolare fomentato dal patriarca copto Cirillo e dai suoi seguaci contro la fazione
pagana. Presso di esso veniva praticato il rito dellincubazione, anche per interposta persona, cos come ci racconta STRABONE
(XVII, 1, 17):
Canopo ha per principale monumento il tempio di Serapis, oggetto in tutto il Paese della pi profonda
venerazione per le cure meravigliose di cui teatro e alle quali gli uomini pi istruiti e pi considerati sono
i primi a prestar fede, poich vi inviano le loro genti a passare la notte e a dormire secondo le loro
intenzioni, quando essi stessi non possono venire a passare la notte e a dormire di persona.
164

AMMIANO, XXII, 16, 14.

165

FILOSTRATO, Apoll. Tyan., V, 43.

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La prima sosta era comunque probabilmente ad Eliopoli - ora quartiere del Cairo e sede
dellaeroporto - per vedere il tempio del toro sacro Mnevis, il tempio di Ra che, secondo la descrizione
di Strabone, era ancora in ottimo stato di conservazione, nonch la famosa scuola ove si narrava avesse
studiato lo stesso Platone166.
I turisti procedevano quindi per Menfi. Questa era una cittadina ancora popolosa nel periodo
romano, sede dei templi di Ptah e del toro Api, degni di visita. Allepoca di Strabone, nel santuario del
torello Api a Menfi, i sacerdoti egizi, che erano in generale guide sapienti e cortesi, mostravano ai
viaggiatori venuti da lontano il sacro animale, in determinate ore e in un cortile riservato a tali
spettacoli167. Secondo Plinio168, un giorno vi fu tra i visitatori anche Germanico e si sa che limperatore
Tito riusc ad assistere alla consacrazione di un Api169.
Da Menfi venivano organizzate anche le visite alla vicinissima necropoli di Saqqara, coi suoi
antichissimi monumenti, quali la celebre piramide a gradoni di Djoser, o i monumenti di pi recente
data, come il Serapeum 170, lAsklepieion171 e lAnubieion172, presso i quali sono venuti alla luce i resti di
veri e propri alberghetti per ospitare i numerosi pellegrini e viaggiatori173. A Saqqara sono state trovate
anche le necropoli per i gatti (Bubasteion174), per gli ibis sacri, per i babbuini e per i falchi175; la
mummificazione di questi animali - e altrove, come a Tebtynis e in altre localit del Fayum, anche di
coccodrilli - divenne una vera e propria mania nel tardo periodo tolemaico e durante la dominazione
166

STRABONE, XVII, 1, 29

167

STRABONE, XVII, 1, 31

168

PLINIO, Naturalis Historia, VIII, 185.

169

SVETONIO, Titus, 5, 3.

170

Il Serapeum - in greco Sarapieon - di Saqqara un enorme ipogeo, su pi piani, dove vennero sepolti i sacri tori Api
(Serapis era identificato con Osiri-Api) dopo la loro morte e la loro imbalsamazione. Le prime sepolture risalgono al faraone
Amenhotep III, le ultime ai Tolomei. Esso venne riscoperto nel 1851 dal francese Auguste Mariette; fondamentale per questa
riscoperta fu la descrizione che del luogo aveva lasciato Strabone (XVII, 807). Si veda M. GUILMOT, Le Sarapieion de Memphis.
tude topographique, Cd XXXVII, 1962, pp. 359-381.
171

L Asklhpieon era il tempio dedicato a Imhotep, vizir e architetto di Djoser (primo sovrano della terza dinastia),
deificato in epoca tarda e identificato col dio greco della medicina Asclepio.
172

LAnoubieon era il sepolcro sotterraneo degli sciacalli, considerati sacri al dio Anubi. Tra gli edifici che facevano parte
delle dipendenze dellAnubieion vi era anche la residenza dellarchiphylacite, ossia del capo della polizia militare della zona,
rappresentante dello stratega di Menfi, un posto di gendarmeria e una prigione.
173

Oltre che nei pressi dellAnubieion, che sorgeva allestremit orientale del lungo dromos (1120 m) di sfingi scoperto dal
Mariette, questi alberghetti a servizio dei numerosi viaggiatori e pellegrini della zona esistevano anche nei pressi del grande
recinto occidentale racchiudente il Serapeum, dove si ammassavano numerosi templi e tempietti (M. GUILMOT, op. cit. p. 373).
174

Il recinto del Boubasteon situato immediatamente a sud dellAnubieion.

175

Nella zona nord di Saqqara, allaltezza del villaggio di Abu Sir, sono venute alla luce numerose altre necropoli di animali:
una galleria degli ibis, con circa quattro milioni di mummie; il luogo di riposo della madre di Api, come gli antichi
chiamarono la necropoli delle ventitre vacche che avevano partorito il sacro toro Api, e detta ora Iseum; e una galleria, strutturata
su due piani, con 425 babbuini. Anche i vitelli nati dal toro Api erano venerati (E. OTTO, Beitrge zur Geschichte der Stierkulte
in gypten, p. 17) ed esisteva una loro necropoli, detta Casa di riposo del Kem. Bench tale necropoli non sia stata ritrovata, la
sua esistenza testimoniata da fonti epigrafiche; essa doveva probabilmente trovarsi nei pressi del Serapeum (M. GUILMOT, op.
cit., pp. 366-367).

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romana. E poich cresceva la domanda da parte dei pellegrini e dei visitatori di poter disporre di
mummie di questi animali da poter poi lasciare quale dono votivo176, non difficile immaginare che
crescessero anche le frodi e gli inganni. Come levidenza archeologica - e a volte quella epigrafica177 hanno mostrato, spesso i sacerdoti truffavano i pellegrini: molti dei vasi contenenti o supposti contenere
le mummie degli ibis erano vuoti, oppure le mummie di questi uccelli in effetti non contenevano che
poche ossa, e neppure sempre di ibis!178 Per i numerosi turisti, inoltre, fiorente era il commercio dei
souvenirs, in particolare statuette in bronzo - o in ceramica per i meno abbienti - delle varie divinit;
grandi quantit di esse sono venute alla luce durante gli scavi nella zona di Saqqara.
Menfi era anche un po il quartiere generale da dove potevano essere fatte le visite ai
monumenti di Giza: la Sfinge, le tre famosissime piramidi di Cheope, Chefren e Micerino, vecchie, gi
allepoca di Augusto, di duemila e cinquecento anni, e annoverate - almeno per quanto riguarda la
piramide di Cheope - tra le sette meraviglie del mondo antico179. La descrizione che Erodoto fa delle
piramidi180 dimostra quale meraviglia dovessero ispirare sui Greci quelle mastodontiche opere181.
Quando arrivavano gruppi di viaggiatori per ammirarle, alcuni abitanti del vicino piccolo villaggio di
Busiris scalavano velocemente, con prodigi di abilit, la grande piramide di Cheope dinanzi ai visitatori
stupefatti per ottenere una piccola ricompensa182.
Allora, come adesso, le piramidi costituivano una delle principali attrazioni dellEgitto.
Probabilmente gli antichi turisti graffirono i loro nomi sulle pietre del monumento183, ma in una
disamina recente di tutte le iscrizioni della piramide di Cheope184 non sono state rinvenute iscrizioni o
176

In un arco di tempo di circa quattro secoli, nella necropoli degli ibisi di Saqqara vennero sepolti, per lo pi in vasi di
terracotta, pi di quattro milioni di animali, con un media annuale di circa diecimila esemplari!
177

Hor di Sebennito, un sacerdote di Isi presso la necropoli degli ibis sacri di Saqqara durante il regno di Tolomeo VI
Filometore, e del quale ci giunto larchivio - datato tra il 168 e il 164 a.C. -, ci ha lasciato la cronaca di uno scandalo che aveva
interessato proprio la mummificazione degli ibis da parte del clero addetto.
178

Anche le mummie di alcuni dei numerosi piccoli di coccodrillo venuti alla luce a Tebtynis, nel Fayum, contenevano in effetti
o soltanto un osso, o un uovo, o addirittura un coccodrillo di legno o di pietra.
179

Le Sette Meraviglie del mondo antico sono elencate nel Laterculi Alexandrini, un papiro del II o del I secolo a.C., nel quale
sono elencati anche altri gruppi di sette, come i sette pi grandi avvocati, architetti, pittori e scultori, le sette isole maggiori, i
sette monti pi alti, i sette fiumi pi lunghi, ecc.
180

ERODOTO, Storie, II, 124

181

E tuttavia notevole che Erodoto spenda ben poche parole per descrivere tali monumenti, mentre si dilunga a parlare delle
storie ad esse legate, delle spese necessarie e dei metodi impiegati per la costruzione (Erodoto, Storie, II, 124-127). La scarsezza
di giudizi estetici, in questo come in altri casi, non deve essere messa in rapporto con una pretesa povert del vocabolario della
critica darte del tempo, ma con il fatto che linteresse di Erodoto era rivolto non allapprezzamento estetico, ma alla
comprensione della realt umana, rivelata dalla storia dei monumenti.
182

Da un passaggio di PLINIO, Naturalis Historia, XXXVI, 76 : Reliquae tres (pyramides) ... vico opposito, quem vocant
Busirim, in quo sunt assueti scandere illas. Occorre ricordare che allora le piramidi avevano ancora il loro rivestimento,
perfettamente levigato, ed era pertanto molto difficile e pericoloso scalarle.
183

Il viaggiatore arabo Abd el-Latif (inizio XIII sec.) racconta che la copia di tutti i graffiti greci ed egizi ancora visibili ai suoi
giorni avrebbe riempito pi di diecimila pagine.
184

G. GOYON, Inscriptions et graffiti des voyageurs sur la Grande Pyramide, Il Cairo, 1957.

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graffiti di visitatori di epoca ellenistica, romana o bizantina. Una tale mancanza probabilmente dovuta
al fatto che i blocchi che costituivano il rivestimento della piramide in questione - di calcare di grana
fine, e quindi pregiato - furono man mano asportati per essere riutilizzati per la costruzione delle mura
della cittadella (epoca di Salah ed-Din, signore dEgitto, il famoso feroce Saladino, circa 1174 d.C.) e
di altri edifici del Cairo, sicch a partire dal XVI sec. i blocchi interni furono completamente esposti. Si
conoscono tuttavia tre graffiti185 - due greci e uno latino -, tutti in versi, tramandatici soltanto da
referenze bibliografiche, come quello copiato da un pellegrino - tale Guglielmo di Baldensel - nel 1336
su un blocco della piramide di Cheope, lasciato da una dama romana, sorella del defunto console
Decimus Terentius Gentianus, uomo di grandi capacit vissuto allepoca di Traiano e Adriano186:
Io ho ammirato senza di te le Piramidi, o dolcissimo fratello, e ho versato in tuo ricordo fiumi di
lacrime e ho scritto su questa pietra la testimonianza del nostro dolore.

Il fatto che neppure allinterno delle piramidi siano state trovate iscrizioni antiche
testimonianza che in quei tempi i passaggi interni erano ancora inaccessibili. Se gli antichi visitatori
fossero riusciti a penetrarvi, la loro vanit e la loro ammirazione non avrebbero certamente mancato come nel caso delle tombe reali della Valle dei Re - di lasciar traccia del loro passaggio.
Come nel periodo classico, anche in epoca greco-romana la Sfinge187 era oggetto di un culto
popolare. Alcune iscrizioni, graffite in modo alquanto grossolano dai visitatori stessi, senza ricorrere
allaiuto di lapicidi professionali188, sono state trovate sulle dita delle zampe189 della Sfinge o nelle sue
immediate vicinanze190. La loro conservazione senza dubbio dovuta allazione protettrice della sabbia,
che si ammassava continuamente intorno al monumento191. Tiberius Claudius Balbillus192, prefetto
dEgitto durante il regno di Nerone, rimasto incantato alla vista delle piramidi, fece disinsabbiare la
Sfinge verso il 55 , che cos divenne interamente visibile per la prima volta dopo quasi pi di mille anni;
185

M. LETRONNE, Recueil des Inscriptions grecques et latines de lgypte, vol. II, pp. 487-518.

186

Il testo completo del graffito era:


Vidi pyramidas, sine te, dulcissime frater,
Et tibi, quod potui, lacrymas hic moesta profudi
Et nostri memorem luctus hanc scripsi querelam.
Sit nomen Decimi Gentiani pyramide alta
Pontificis, comitisque tuis, Trayane, triumphis
Lustris sex intra censoris, consulis esse.
E stato ipotizzato che questo e altri graffiti siano un esempio di quel sentimento di intima sofferenza e di coscienza della propria
mortalit - noto come sindrome di Stendhal - che colpisce alcuni turisti particolarmente sensibili mentre visitano le tombe dei
grandi personaggi o i capolavori dellarte e dellarchitettura.
187

Il primo autore classico a parlare della Sfinge stato Plinio il Vecchio (Naturalis Historia XXXVI.17).

188

. BERNAND, Plerinage au Grand Sphinx de Gizeh, ZPE 51, 1983, pp. 185-189.

189

Mentre il corpo della Sfinge stato modellato direttamente nella roccia calcarea, le zampe sono costituite da pietre di taglio.

190

M. LETRONNE, op. cit., pp. 460-486, iscrizioni nn. DXXV - DXLII.

191

Cfr. la Stele del Sogno di Thutmosi IV.

192

Per la figura di Balbillus, si veda A. STEIN, Balbillus, Aegyptus XIII, 1933, pp. 123-136; J. SCHWARTZ, Ti. Claudius Balbillus
(Prfet dgypte et Conseiller de Nron), BIFAO 49, 1950, pp. 45-55.

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una stele eretta a cura degli abitanti del vicino villaggio di Busiris commemora lavvenimento193. In un
altro graffito, la Sfinge definita oggetto dellammirazione di tutti, spettacolo divino e visione
spaventevole, testimoniando cos la forte attrazione che essa esercitava sui visitatori.
Non difficile immaginare i tanti turisti greci che chiedono alle guide locali se la Sfinge davanti
a loro la stessa sfinge assassina di cui parla la saga di Edipo. In uniscrizione194 la Sfinge nega
espressamente questa identificazione.
Il Fayum
Il successivo punto di interesse era il Fayum, unenorme depressione ad ovest del Nilo e a sud
del Delta. Durante il periodo tolemaico costituiva la provincia dellArsinoite, cos chiamata da Tolomeo
II Filadelfo (285-246 a.C.) in onore della sorella e moglie Arsinoe II, alla quale aveva anche dedicato
lomonima citt di Arsinoe, legizia Shedet, che i Greci gi chiamavano Crocodilopolis e oggi Medinet
el-Fayum. Questenorme oasi, ravvivata dal lago Moeris195 - ora lago Qarun -, completamente sotto il
livello del mare e collegato al Nilo da un canale, il Bahr Yussuf, oggi un po negletta dai molti
frettolosi e superficiali turisti, mentre in antico era una delle mete preferite, e per la relativa facilit di
essere raggiunta e per le molte attrazioni ivi presenti. I viaggiatori greci che visitavano lEgitto erano
colpiti dal gran numero di villaggi che trovavano e ci era vero soprattutto nella fertile oasi del Fayum:
solo in essa sono stati contati pi di duecento villaggi, molti dei quali, abitati in parte anche da Greci196 come Karanis197, Soknopaiu Nesos, Tebtynis, Bacchias, Kerkeosiris, Thedelphia, Narmuthis,
Euhemeria, Dionysias, ecc. -, ci hanno lasciato una gran messe di documenti.
Tra le principali mete turistiche della zona Strabone cita il Labirinto e la Piramide di Hawara di
Amenemhat III, nonch i coccodrilli sacri di Arsinoe. Il Labirinto - che Pomponius Mela198 cita come
una delle meraviglie dellEgitto, paragonabile alle piramidi - era un enorme edificio attiguo alla
piramide in mattoni di Amenemhat III e famoso nel mondo antico per la complessit della sua
struttura199. Non lontano da Arsinoe - ricorda sempre Strabone200 - vi era un piccolo stagno di
193

M. LETRONNE, op. cit., n. DXXVII, p. 466. Vedi anche A. BERNAND, La Prose sur pierre dans lgypte Hellnistique et
Romaine, 2 voll. (testo, traduzione e commento), n. 55. La stele ora conservata al British Museum.
194

M. LETRONNE, op. cit., II, n. DXLI:


Questo vicino che gli dei hanno donato alle piramidi non , come a Tebe, la sfinge omicida di Edipo; il
servitore sacro della dea Latona, il guardiano ... di Osiri, laugusto capo della terra dEgitto, il re degli
abitanti del cielo.
La dea Latona, identificata con legizia Bastet, era la dea del nomo Letopolita, al quale apparteneva il villaggio di Busiris.
195

Lodierno nome arabo Fayum deriva dallantico egiziano pa yom, il mare, termine col quale veniva indicato per lappunto
il lago Moeris.
196

Si tratta per lo pi di cleruchi, ossia di soldati che, terminato il loro servizio, si erano installati su terre concesse dalla corona.

197

il pi

198

POMPONIUS MELA, I, 55.

conosciuto di questi villaggi; la sua popolazione stimata essere stata tra le 4000 e le 6000 persone.

199

Erodoto, che aveva visitato personalmente le sale del livello del suolo e non aveva potuto vedere i sotterranei perch gli
Egiziani preposti alla sorveglianaza delledifico gliene avevano impedito laccesso, ci ha lasciato questa descrizione del
monumento (Storie, II, 148.1-7):
Io lo vidi ed superiore ad ogni descrizione. Se uno infatti mettesse insieme le mura e tutti gli altri
monumenti compiuti dai Greci, apparirebbero inferiori per lavoro e per spesa a questo ... Certo le piramidi

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coccodrilli - sacri al dio Sobek, chiamato dai Greci Petesuchos201 -, che era spesso mostrato ai visitatori;
uno di questi rettili, ammaestrato, si spostava da una parte allaltra dello stagno avvicinandosi alle
persone che volevano nutrirlo e prendeva il cibo dalle mani di un sacerdote, il quale a volte gli apriva le
fauci e permetteva ai visitatori di gettarvi carne, focacce e una bevanda a base di miele e vino.
Nel 254 a.C., unambasceria del re Pairisades II, sovrano del Bosforo Cimmerio, e una
delegazione della citt greca di Argo si trovavano in Egitto presso il sovrano Tolomeo II Filadelfo.
Consapevole della suggestione esercitata dalla diversit del proprio paese e attento allimmagine che di
esso gli illustri ospiti avrebbero potuto trasmettere ai concittadini al ritorno in patria, il re Tolomeo in
persona si preoccup di far loro conoscere i luoghi turisticamente famosi dellArsinoite202, con precise
disposizioni per lorganizzazione di un confortevole viaggio attraverso le bellezze di quel territorio. La
sollecitudine del sovrano traspare con molta chiarezza negli ordini diramati ai responsabili
dellattuazione del progetto; lo provano le parole con le quali uno di questi fa conoscere ad un proprio
sottoposto la volont del re203:

erano superiori a ogni discorso e ciascuna di esse capace di reggere il confronto con molte opere greche
anche grandi, ma il Labirinto supera anche le piramidi. In esso ci sono dodici cortili coperti, con le porte
opposte fra loro, sei rivolte verso nord, sei verso sud, contigui, ed uno stesso muro li circonda allesterno.
Dentro c una doppia serie di stanze, le une sotterranee, le altre elevate sopra di queste, 3000 di numero,
1500 in ciascun ordine ... I passaggi attraverso le stanze ed i rigiri attraverso i cortili, che sono
intricatissimi, causavano infinito stupore a quelli che dal cortile passavano attraverso le stanze, e dalle
stanze in porticati, e dai porticati in altre stanze, e dalle stanze in altri cortili. La copertura di tutte queste
costruzioni di pietra al pari delle pareti, che sono coperte di figure scolpite; ogni cortile circondato da
colonne di pietra bianca connessa nel modo migliore.
Erodoto tuttavia ne attribuisce impropriamente la costruzione a dodici re che si erano suddivisi il governo dellEgitto e che
avevano deciso di lasciare un monumento comune (Storie, II, 148.1).
200

STRABONE, XVII, 1, 38:


La gente in questo nomo tiene in grande onore il coccodrillo e ve ne l uno sacro, tenuto e nutrito in un
lago, addomesticato dai sacerdoti. E chiamato Suchus, ed nutrito con grani e pezzi di carne e vino, che
gli vengono continuamente forniti dagli stranieri che vanno a vederlo. Il nostro ospite ... venne con noi al
lago, portando per il pranzo un dolce, alcuni pezzi di arrosto ed una brocca di vino mescolato a miele.
Trovammo lanimale che giaceva sul bordo dello stagno; e quando il sacerdote and da lui, alcuni gli
aprirono la bocca ed un altro vi introdusse il dolce, e poi la carne e vi versarono la miscela di miele.
Lanimale allora scivol nel lago ed and dallaltra parte; ma quando arriv un altro forestiero, portando
ugualmente unofferta di frutti, i sacerdoti la presero, corsero intorno al lago, catturarono lanimale e lo
nutrirono alla stessa maniera con ci che era stato portato.

201

O con tanti altri nomi diversi, aventi per lo pi una semplice connotazione geografica: Pneferos quello dal bel viso a
Theadelphia e Karanis, Soknopaios Sobek signore dellisola a Soknopaiu Nesos, Soknebtunis Sobek signore di Tebtynis a
Tebtynis. Si trovano anche i seguenti appellativi: Sokonopis a Narmuthis, Sokanobkonnis e Soknobraisis a Bacchias, Psosnaus
e Soxis ad Euhemeria. Tutti questi nomi rinviano ad unentit unica, quella del dio coccodrillo.
202

Tolomeo fece visitare ai suoi ospiti anche lestesissima dorea di Apollonio, suo diocete (ministro delle finanze), la cui
principale attrazione era lintroduzione di nuove coltivazioni e tecniche agricole, che consentivano produzioni eccellenti di vino
e di olio.
203

Pap. Londinensis VII, 1973

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Appena letta la lettera, manda a Ptolemais i carri, gli altri animali da trasporto e i muli da soma
per gli ambasciatori di Pairisades e per i delegati di Argo che il re ha mandato per una visita
allArsinoite. Preoccupati anche di non ritardare rispetto alle necessit: infatti nel momento in
cui ti scrivo la lettera sono gi partiti per via dacqua.

Di quasi un secolo e mezzo pi recente (112 a.C.) una lettera nella quale vengono
minutamente fissati i modi dellaccoglienza da riservare ad un insigne personaggio romano, il senatore
Lucius Memmius - il primo effettivo turista romano di cui abbiamo notizia -, in viaggio da Alessandria
fino allArsinoite204. Le localit proposte per la visita sono le stesse mete ormai tradizionali: il
Labirinto, i coccodrilli sacri, presentati con una collaudata regia che non trascura neppure, come visto,
di far trovare pronte al turista le leccornie da offrire agli animali in attesa:
Lucius Memmius, senatore romano che occupa una posizione assai prestigiosa e onorata, sta
facendo un viaggio da Alessandria alla provincia di Arsinoe per ammirare le bellezze dei luoghi.
Fate in modo che sia ricevuto con particolare magnificenza, e accertatevi che ... siano
approntate le abituali ghiottonerie per Petesuchos e i coccodrilli, il necessario per la visita al
Labirinto, le offerte e le vittime sacrificali.

Da questi due notissimi testi documentari risulta confermata lesistenza di un vero e proprio
circuito turistico di sicuro successo e di tale sorbente attrazione che, come moltissimi altri luoghi
dellEgitto, lasciavano ben poco spazio al resto della realt circostante. Non solo perci non stupisce,
ma appare anzi giustificabile latteggiamento del viaggiatore antico che, a contatto col mondo egiziano
in particolare, non si sia soffermato a descrivere aspetti minori del Paese che cominciava a conoscere;
allassoluta indifferenza per il quotidiano si sovrappone, in questo caso, la straordinaria ricchezza di
emozioni che lEgitto ha sempre offerto al visitatore.
Tra gli altri luoghi turistici della zona, si pu citare anche lo stesso lago Moeris - cos come ci
tramanda Tacito per la visita di Germanico205 e che gi Erodoto aveva definito una meraviglia ancora
maggiore del Labirinto206 -, nonch, come testimoniato da alcuni graffiti greci, trovati addirittura quasi
sulla sommit del monumento207, lenigmatica e splendida piramide di Meidum.

204

Pap. Tebtynis I, 33

205

TACITO, Annali, II, 61, 1, dove il lago Moeris e definito palude scavata nella terra ad accogliere le acque sovrabbondanti
del Nilo.
206

ERODOTO, Storie, II, 149.1: Ma una meraviglia ancora maggiore di questo Labirinto la offre il lago Meride, presso il quale
costruito il Labirinto. Bench si tratti di un bacino naturale, Erodoto credeva fosse artificiale (Storie, II, 149-150). Secondo le
studiose inglesi Caton-Thompson e Gardner, questa descrizione ammirata del lago non altro che il frutto della potente e
creatrice immaginazione di Erodoto, il quale non lo avrebbe neppure visto.
207

A. ROBERT, Quelques graffites grecs dcouverts au sommet de la pyramide de Meydoum, ASAE 3, 1902, pp. 77-79.

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Akoris
Chiamata dagli egiziani Casa del leone o La rupe grande di vittorie208, la greca Akoris e
odierna Tihna el-Gebel sorge su di unacropoli sulla riva destra del Nilo e faceva parte del XVIII nomo
dellAlto Egitto, quello di Hermopolis, circa 12 km a N-O dellattuale citt di Minia.
Con le sue 177 iscrizioni greche e latine209, nonch i 46 epitaffi cristiani, Akoris il sito del
Medio Egitto che ci ha tramandato il maggior numero di iscrizioni. Soltanto quattro sono i testi latini
pervenutici; tra essi, due dediche: luna fatta dal trierarca Aurelius Auitianus in onore degli imperatori
Settimio Severo, Caracalla e Geta, sotto il prefetto dEgitto Claudius Julianus; laltra in onore di
Serapis, consacrata da Caius Rammius Cypronianus, centurione della legio XXII Deiotariana. I testi
greci, molto pi numerosi, comprendono 41 dediche e 132 epitaffi pagani.
Lacropoli di Akoris dominata dal tempio semirupestre di Nerone, con sala ipostila aggiunta
alle sale interne rupestri, ma al visitatore odierno si offrono anche un altro tempietto romano, una
cappella rupestre greco-romana, un serapeum - scoperto ultimamente da una missione archeologica
giapponese -, nonch le varie necropoli, datate dallantico regno fino al periodo copto210, oltre a
numerose stele rupestri.
Il tempio di Nerone era un luogo di pellegrinaggio assai frequentato durante il II sec. d.C. Tra
le varie dediche trovate sulle colonne o sulle basi delle statue che fiancheggiavano il viale dingresso,
numerose sono quelle lasciate dai marinai e dai preposti allo sfruttamento delle locali cave di calcare211.
A destra e a sinistra della facciata della cappella greco-romana, vi uniscrizione piuttosto
enigmatica e di difficile traduzione:
PAMMATAAXPHMATICTOCECCH 212,

vista generalmente come uningiunzione a un eventuale pellegrino a non incidere iscrizioni su questa
parte della roccia:
Riguardo alle iscrizioni, tu non avrai niente a che fare!

Amarna
Amarna, lantica Akhetaton, lOrizzonte di Aton, era la capitale fondata nel Medio Egitto dal
faraone Amenhotep IV - Akhenaton e da lui dedicata al disco solare Aton. Dopo la morte del faraone
eretico e la restaurazione del culto di Amon - che Akhenaton aveva bandito -, la capitale ritorn ad
208

A.H. GARDINER, Ancient Egyptian Onomastica, II, p. 93*. Per lultimo appellativo, cfr. Stele di Piankhy, linea 27.

209

. BERNAND, Inscriptions grecques et latines dAkris, IFAO, Bibliothque dtude, tome 103, 1988. Cfr. anche .
BERNAND, Les inscriptions grecques et latines dAkris,in Egitto e Storia Antica. DallEllenismo allEt Araba. Bilancio di un
confronto, Atti del Colloquio Internazionale, Bologna 31 agosto - 2 settembre 1987, pp. 251-259.
210

Presso la necropoli greco-romana stato trovato anche un cimitero di animali: coccodrilli, cani, gatti e montoni.

211

Ad Akoris vi era un porto attivo che serviva per il trasporto ad Alessandria sia del grano che delle pietre della cava; queste
ultime servivano per la pavimentazione delle vie della citt. Vi era anche una base di polizia fluviale, diretta dagli ufficiali della
flotta alessandrina, alla quale incombeva il compito di assicurare la sicurezza dei convogli. Sono questi marinai che hanno
lasciato numerose iscrizioni dedicate ai Dioscuri Salvatori, ossia a Castore e Polluce come divinit che proteggevano dai
pericoli della navigazione (a essi era dedicato anche il Faro di Alessandria), e ad Amon-Zeus, ai quali essi erano associati.
212

ECCH, ossia ssV, sta per sV, seconda persona singolare del futuro somai.

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essere Tebe e Akhetaton, con le sue splendide ville, i suoi grandiosi templi e la reggia venne
abbandonata e depredata, e i blocchi di pietra riutilizzati per le costruzioni nella vicina Khemenu Hermopolis, al di l del fiume.
Le tombe dei membri della famiglia reale e dei nobili vennero scavate nella montagna che, ad
arco, circonda la zona ad oriente. Ed in alcune di queste tombe, giustamente famose per la loro
bellezza, che sono stati trovati graffiti del periodo greco, probabilmente di mercenari traci, come
starebbero ad indicare i loro nomi: Aischrion, Androniskos, Kotys, Spartakos, Anlouzelmis. In un
epigramma, un certo Catullinus, che era arrivato risalendo il Nilo, esprime la sua ammirazione per il
lavoro dei pittori e degli scultori.
I templi di Abido
Pi a sud, il tempio di Seti I e di Ramesse II ad Abido213 - noto come Memnonion in epoca
greco-romana, quando gi era in rovina -, nei pressi dellOsireion - la sacra tomba di Osiri -, stato
oggetto di interesse per molti secoli -gi Strabone lo cita nel suo itinerario turistico -, come mostrato
dalla gran messe di iscrizioni graffite sulle superficie dei suoi muri. Il pi antico di questi graffiti del
V sec. a.C., molti sono del periodo tolemaico e quelli del periodo romano risalgono fino al III sec. d.C.
Abbastanza curiosamente, nella cappella di Horus di questo tempio che stato trovato il pi antico
testo noto scritto da Galli, certamente arruolati nellesercito romano.
Sotto i Tolomei, nel cortile del tempio erano accampati mercenari greci, carii, fenici e ciprioti;
un graffito del sesto anno di regno di Tolomeo V Epifane (circa 199 a.C.) ci tramanda il ricordo di
alcuni soldati che catturarono una volpe nel santuario stesso del tempio214. I numerosi testi fenici danno
poi, accanto ai nomi propri, anche indicazioni dei mestieri svolti, e cos sappiamo che hanno visitato il
tempio marinai, suonatori di timpano, stuccatori, interpreti, droghieri, coltivatori di palma da dattero,
ecc.215
Era costume che i visitatori dormissero nel tempio di Seti per ottenere dei sogni ispirati durante
il sonno (incubazione): i sacerdoti ne fornivano poi uninterpretazione dietro corresponsione di una
modica cifra216.
Nel tardo periodo romano molte persone, e non solo egiziani, si recavano in visita al tempio di
Seti I attratti dalla fama delloracolo locale del dio Bes, divinit indigena, rappresentata sotto forma di
213

Iniziato da Seti I e terminato dal figlio Ramesse II, il tempio era dedicato in origine a Osiri; lo fu poi a Serapis e quindi, a
partire dal III sec. d.C., al dio Bes.
214

P. PERDRIZET, G. LEFEBVRE, Les graffites grecs du Memnonion dAbydos, Nancy-Paris-Strasbourg 1919, n 174.

215

E interessante notare come questi fenici, a differenza dei mercenari di Psammetico II ad Abu Simbel, non siano pi militari,
ma ormai egittizzati, poich lasciano dediche di carattere religioso in onore di Osiri (E. BRESCIANI, I Semiti nellEgitto di et
saitica e persiana, in Egitto e Societ Antica, Atti del Convegno, Torino 8/9 VI - 23/24 XI 1984, Milano 1985, pp. 93-104).
216

La spiegazione dei sogni, od oniromanzia, era molto diffusa in Egitto: pensiamo, per esempio, a Giuseppe che spiega il sogno
delle sette vacche grasse e delle sette vacche magre al Faraone. Ci sono pervenuti papiri dedicati a questa disciplina, a uso dei
sacerdoti, contenenti una casistica dei vari sogni con relativo significato. Questi papiri sono costituiti da una frase centrale
verticale, se un uomo vede se stesso in sogno, fiancheggiata da una parte dallenumerazione dei vari casi e dalla definizione
della loro positivit o meno - mentre beve vino, buono, mentre corre, male, mentre beve veleno, male - e dallaltra dal
significato del singolo sogno: ci significa che ... (S. SAUNERON, Les Songes et leur Interprtation dans lgypte ancuenne,
Sources Orientales n. 2).

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nano deforme, che aveva soppiantato, a partire dal III secolo d.C. il culto del dio Serapis introdotto dai
Tolomei; vi era persino chi, non potendo rivolgersi a esso direttamente, lo faceva addirittura per lettera.
Questo oracolo venne per soppresso sotto Costanzo II, figlio di Costantino, nel 359. Ammiano
Marcellino narra infatti che limperatore Costanzo II e il Cesare Giuliano (il futuro Giuliano lApostata)
erano stati informati che alcuni visitatori avevano osato interrogare loracolo sul destino dellimpero e
sul nome del successivo imperatore217. In un modo o nellaltro esso continu per a sopravvivere
almeno fino al 500 quando, come narrano le cronache copte, il monaco Mos distrusse quanto
rimaneva.218
La scoperta di graffiti nellOsireion - la mitica tomba di Osiri posta dietro al tempio di Seti I ha rivelato che non solo il tempio principale ma anche questo monumento era oggetto di visita da parte
dei turisti romani. Tra le numerose iscrizioni trovate si pu citare quella di un certo Probianus,
probabilmente un romano, che si definisce filosofo e che ci parla di una spiacevole notte passata nel
vicino tempio, e quella di due italici, probabilmente letterati, che hanno lasciato i loro nomi e i loro
sentimenti espressi sotto forma di un inno omerico.
Tebe: i templi di Karnak e Luxor
Ma la principale attrazione turistica dellAlto Egitto, sia nellantichit classica come adesso, era
Tebe, la Tebe dalle cento porte cantata da Omero219 e i cui resti sono tra i pi imponenti monumenti
del passato dopo le piramidi.
A differenza di molti altri templi, limmenso e grandioso tempio di Amon a Karnak - che con la
sua superficie di pi di un milione di metri quadrati costituisce il pi grande complesso templare al
mondo - non ci ha conservato se non pochissimi graffiti; pur avendo perso la potenza di un tempo,
allinizio della dominazione romana la cittadella di Amon restava tuttavia ancora un mondo chiuso, ove
il servizio divino lasciava ben poco spazio al pittoresco. Il personale di Amon non avrebbe certo visto di
buon occhio gruppi di turisti o di militari romani aggirarsi vocianti, e magari beffardi, nella penombra
degli ambienti sacri o nella vivida luce dei cortili, l dove invece il silenzio e il rispetto erano dobbligo.
A Karnak, i rari fedeli stranieri non potevano oltrepassare il primo pilone; essi potevano accedere solo
alla cappella dedicata al culto imperiale, che sorge davanti ad esso.
I Greci e i Romani che volevano adorare Amon andavano invece a Luxor: l le pareti dello
spiazzo antistante il pilone ramesside e quelle del primo cortile conservano ancora qualcuna delle
numerose iscrizioni esprimenti la loro fede. Dei ventiquattro graffiti trovati a Luxor, nove sono datati al
mese di Payni: furono probabilmente lasciati da pellegrini venuti a Luxor per la bella festa della Valle
in onore del dio Amon, durante la quale unimmagine del dio veniva trasportata per via terra da Karnak
217

AMMIANO MARCELLINO, XIX, 12, 3-5

218

A. PIANKOFF, The Osireion of Seti I at Abydos during the greco-roman period and the Christian occupation, BSAC XV,
1958-60, pp. 125-149, in particolare pp. 127-129.
219

OMERO, Iliade, IX, 381-384:


Tebe
egizia, ove sono nelle case ricchezze infinite,
che ha cento porte, e per ognuna duecento
armati passano, con i carri ed i cavalli.
Per i rapporti tra le opere di Omero e lEgitto, si veda: P. GILBERT, Homre et lgypte, Cd XIV, 1939, pp. 47-61.

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a Luxor e quindi attraversava il Nilo per visitare la necropoli tebana e raggiungere il santuario di Deir elBahri.
Tebe: i colossi di Memnone
Ma soprattutto sulla sponda ovest, dove sorgeva limmensa necropoli di Tebe - indicata nella
sua totalit dagli autori classici220 come i Memnonia - che possibile trovare testimonianza delle
visite: il tempio di Osymandias221, il tempio della regina Hatshepsut a Deir el-Bahri, ma soprattutto i
colossi di Memnone e la Valle dei Re.
La fama delle due statue note come colossi di Memnone, e che rappresentano in effetti il re
Amenhotep III assiso sul trono222, era nata dopo il terremoto del 26 a.C.223 che aveva colpito la zona
tebana. La violenta scossa tellurica - che aveva tra laltro quasi completamente distrutto il tempio
funebre di Amenhotep III, allingresso del quale le due statue monolitiche erano poste - aveva fatto
crollare la parte superiore, fino alla cintola, della statua situata pi a nord. Da allora, per un fenomeno
fisico naturale, la statua al sorgere del sole emetteva sovente un suono dovuto alla dilatazione della
pietra sotto lazione termica e al vento che si incuneava tra le fessure; era un rumore che sembrava
giungere dallaldil, come se la statua stessa volesse parlare. Pausania, in una sua descrizione della
zona, dice che la statua gridava e il grido emesso somigliava a quello di una corda rotta di cetra o di
lira224. Cornelius Gallus, primo prefetto dEgitto e poeta di valore225, imbevuto di cultura classica,
paragon il suono di Memnone al cozzare delle armi davanti a Troia.
I Greci, dando corpo alla loro educazione omerica, avevano identificato la statua col guerriero
etiopico Memnone226 - figlio di Eos, lAurora, la dea dalle dita di rosa, e delleroe troiano Tithonos che, accorso in difesa di Troia, vi aveva trovato la morte per mano di Achille227. E il suono che al
220

A partire da Agatharcide di Cnido, del II sec. a.C.

221

Cos veniva allora chiamato il Ramesseum, tempio di milioni danni di Ramesse II. Il nome deriva dalla pronuncia greca di
parte del nome di Ramesse: User-maat-Ra. Ce ne resta una descrizione antica ad opera di Ecateo di Abdera, che lo visit durante
il regno di Tolomeo I Sotere I, tramandataci da Diodoro Siculo.
222

Le due statue, in quarzite del Gebel Ahmar, sono alte pi di 15 m. Si ritiene che siano state scolpite sotto la supervisione del
celebre Amenhotep figlio di Hapu.
223

Questa data da preferirsi a quella solitamente trovata del 27 a.C.

224

PAUSANIA, I, 42, 3

225

Caius Cornelius, detto Gallus perch nativo di Forum Iulii nella Gallia Narbonese, lodierna Frejus, era stato un fine letterato,
creatore insieme con Catullo di una scuola di poeti che si erano chiamati novi. Essi attingendo a temi della poesia grecoalessandrina, da poco conosciuta in Roma, avevano perfezionato un genere originale, lelegia, dove si esprimevano in forme
studiate e raffinatissime i sentimenti pi intimi ed appassionati dellamore. Virgilio, Tibullo e Properzio si consideravano suoi
discepoli e continuatori. (cfr. S. CURTO, Nubia. Storia di una civilt favolosa, Novara 1965, pp. 65-67)
226

Il prenome Neb-maat-Ra di Amenhotep, inciso in geroglifici sulle statue, era pronunciato Nimmuria o Mimmuria, che i
Greci dovettero sentire come Memnon. Il primo autore classico a chiamare il colosso col nome di Memnone fu Plino il
Vecchio (Naturalis Historia, XXXVI, 58).
227

OMERO, Odissea, 4,188 e 11,522; Esiodo, Teogonia, 984. Il centurione Julius riteneva che persino Omero fosse venuto a
sentire Memnone (A. e . BERNAND, Les inscriptions grecques et latines du Colosse de Memnon, Institut Francais
dArchologie Orientale, Bibliothque dtude, vol. 31, 1960, n. 101): probabilmente era conscio che la statua faraonica era pi
antica di Omero stesso, che aveva cantato le gesta delleroe. Il graffito del centurione Marius Gemellus inizia con una linea tratta

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mattino presto si udiva provenire dal colosso non sarebbe stato altro che la voce lamentosa delleroe che
ogni mattina invocava sua madre, lAurora, e costei rispondeva al lamento con le sue lacrime, la rugiada,
con le quali aspergeva il figlio prediletto.
Pur in questa ambientazione mitologica, era tuttavia noto che era il calore del sole a provocare
lo strano fenomeno e che il personaggio raffigurato dalla statua era in effetti Amenhotep228, per tre volte
infatti espressamente nominato, pur se sotto differenti grafie, nei numerosi graffiti incisi sulla statua.
Perso il ricordo del terremoto che aveva causato il crollo parziale del monumento, la credenza popolare
n attribu la colpa al malvagio Cambise, al quale altre scelleratezze erano gi state attribuite, quale
luccisione del sacro toro Api a Menfi.
Un certo Aurelius Petronianus, che si qualifica come uomo italico, cos ricorda loltraggio di
Cambise e il corteo di pellegrini che al sorgere del sole venivano ad ammirare lo strano fenomeno229:
Molti vengono insieme qui per sapere se Memnone conserva ancora una voce allinterno del
corpo che gli resta. Quanto a lui, privo di petto e di testa, assiso, parla e si lamenta con sua
madre per loltraggio subito da Cambise. E quando il sole, nel suo splendore, fa apparire i suoi
raggi, egli annuncia il giorno ai mortali qui presenti.

E la poetessa Julia Balbilla230, dama donore al seguito dellimperatrice Sabina, moglie di


Adriano - il pi celebre dei visitatori di Memnone -, rivolge al colosso questo epigramma231:
Tu che sei il figlio dellAurora, o Memnone, e del venerabile Tithonos e che sei assiso in faccia
232
alla citt tebana di Zeus , o ben tu Amenoth, re dEgitto, secondo quanto narrano i sacerdoti
istruiti nei racconti antichi, ricevi il mio saluto e, cantando, accogli favorevolmente, a sua volta,
la venerabile sposa dellimperatore Adriano. La tua lingua stata tagliata, cos come le tue
orecchie, da un uomo barbaro, lempio Cambise. Certamente con la sua morte miserabile egli
stato di ci punito, colpito dalla stessa punta di spada che gli era servita ad uccidere senza piet
il divino Api.

Una tradizione tarda pretendeva poi addirittura che Cambise avesse rotto la statua per scoprire il
segreto della sua voce233.
dallIliade (A. e BERNAND, op. cit., n. 53; Iliade, 5.373: Chi ora dei figli di Urano ti ha fatto tali cose, o caro bambino...?)
228

Notizia senza dubbio appresa da guide o da traduttori di geroglifici locali.

229

A. e . BERNAND, op. cit., n. 72

230

Aveva sangue blu nelle vene, discendendo dalla casa reale della Commagene, uno staterello dellAsia Anteriore; in un graffito
sul colosso (A. e . BERNAND, op. cit., n. 29), cos parla della propria famiglia:
Pii furono i miei genitori ed i miei avi: Balbillus il Saggio ed il re Antioco; Balbillus, padre di mia madre,
di sangue reale, ed il re Antioco, padre di mio padre. E dalla loro razza che io traggo il mio nobile
sangue.
Sulla genealogia di Julia Balbilla vedi: A. e . BERNAND, op. cit., pp. 91-92. Il nonno materno Titus Claudius Balbillus, prefetto
dEgitto dal 55 al 59, durante il regno di Nerone, noto, tra laltro, per uniscrizione in suo onore trovata presso la Sfinge di
Giza (vedi nota 192).
231

A. e . BERNAND, op. cit., n. 29

232
233

Il nome greco di Tebe era Dispolij Mgaj, la grande citt di Zeus

GIOVENALE, XV, 5

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Greci e Romani turisti in Egitto

Alberto Elli

Il primo a citare il fenomeno della voce di Memnone Strabone234, che, come detto, visit
lEgitto al seguito del secondo prefetto dEgitto, Aelius Gallus, nel 24 a.C.; cinicamente, Strabone
sospett che questa voce fosse opera delluomo. Sappiamo che anche Germanico, nel 19 d.C., visit i
colossi235, ma non lasci alcun graffito.
A causa della regolarit del fenomeno, la statua divenne ben presto, come visto, unattrazione di
primordine per i turisti e le riunioni mattutine attorno ad essa devono essere state quasi una funzione
regolare, come le levatacce per vedere sorgere il sole nei rifugi alpini. I visitatori, desiderosi di
tramandare il ricordo della loro visita, hanno sovente lasciato nome e impressioni incise sulla statua, col
risultato che la base e le gambe di Memnone ricordano irresistibilmente il libro dei visitatori che si pu
trovare in molte localit turistiche: accanto al proprio nome e alla data, molti, presi da un improvviso
estro poetico, hanno aggiunto versi di dubbio valore.
Quale conseguenza di questa psicosi collettiva sono state contate, sulle gambe e sui piedi del
colosso nord, ben centosette iscrizioni, quadro vivente della folla che allalba si accalcava attorno a
Memnone per commuoversi ai suoi pianti: sessantuno di esse sono in greco, quarantacinque in latino236
e una - quella del prefetto dEgitto Titus Petronius Secundus - bilingue; di tutte queste iscrizioni, ben
trentanove sono testi in versi. A differenza di altre localit, qui le iscrizioni non sono solamente graffite,
ma incise da incisori di professione.
Liscrizione pi antica risale al regno di Tiberio, sotto il consolato di Marco Aurelio Cotta
Messalino (20 d.C.), mentre il pi antico graffito datato espressamente quello di tre soldati, scritto il
16 marzo del 65 d.C., sotto il regno di Nerone237:
Noi, Aulus Instuleius Tenax, (centurione) primipilo della dodicesima legione Fulminata, e Caius
Valerius Priscus, centurione della ventiduesima legione (Deiotariana), e Lucius Quintius Viator,
decurione, abbiamo udito Memnone, lanno 11 di Nerone, nostro imperatore, il 17 delle Calende
di aprile.

Dopo Nerone, e in particolare sotto i Flavi, lasciare un graffito sulle gambe del colosso divenne
unoccupazione alla moda tra i turisti di Tebe. Il pi tardo graffito datato fu inciso nel 205238 dal
personaggio consolare Marcus Herennius Faustus, sotto il consolato di Geta, figlio di Settimio Severo,
durante il suo soggiorno a Tebe in viaggio turistico. Egli fu uno degli ultimi a sentire la voce delleroe
greco, perch in quegli anni limperatore Settimio Severo - che aveva a sua volta visitato il colosso
alcuni anni prima (settembre - novembre 199 d.C.) nel corso del suo viaggio in Egitto - diede ordine di
restaurare la statua239 e il fenomeno da allora non si ripet pi.
234

STRABONE, XVII, 816.

235

TACITO, Annali, 2, 61

236

Esse costituiscono la pi alta concentrazione di iscrizioni latine nelle raccolte di graffiti dellEgitto.

237

A. e . BERNAND, op. cit., n. 2.

238

A. e . BERNAND, op. cit., n. 60. Non si tratta tuttavia del pi tardo in assoluto, poich sovrapposto parzialmente ad esso ormai tutto lo spazio libero era stato praticamente occupato - compare un altro graffito che ricorda la presenza, in data non
specificata ma ovviamente posteriore, di un poeta e sofista di nome Falernus. Anche il gi citato graffito di Aurelius Petronianus
risale al terzo secolo.
239

Historia Augusta, Vita Severi, 23.1

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Per Thodorids240 la restaurazione del colosso fu decisa perch limperatore voleva fare di
Memnone un punto di riferimento del paganesimo contro il nascente cristianesimo, che in Tebe aveva
un centro attivo di evangelizzazione. Severo voleva cio utilizzare il prestigio del colosso, derivante dal
suo presunto contatto con gli dei pagani, quale strumento della lotta contro il cristianesimo.
Secondo una pi recente teoria241, invece, la restaurazione del monumento fu opera della regina
Zenobia di Palmira e di suo figlio Vaballato, che nella seconda met del terzo secolo tennero il potere
per diversi anni in Egitto, prima di esservi scacciati dallimperatore Aureliano nel 272 d.C.
Nel quarto secolo, tuttavia, gi si era persa cognizione di chi avesse fatto restaurare la statua:
San Gerolamo credeva che fosse stata la nascita di Cristo a porre fine a questo grande miracolo pagano,
e secondo la monaca Eteria - giunta a Tebe dalla Gallia verso il 380 d.C., in viaggio verso la Terra Santa
- i colossi non sarebbero addirittura stati altro, in realt, che le statue di Aronne e Mos, erette in loro
onore dai figli di Israele.
Durante i primi tre secoli della nostra era, il colosso raccolse, come detto, numerosissime
iscrizioni, incluse quelle di otto prefetti dEgitto242, della moglie di un prefetto243 e di molti personaggi
del seguito dellimperatore Adriano.
I pi prolifici di questi scrittori furono tuttavia donne244: la gi citata poetessa Julia Balbilla
compose ben cinque poemi per ricordare limperial visita di Adriano; tre altri poemi furono composti da
unaltra poetessa, Caecilia Trebulla, tra gli anni 92 e 94 d.C., sotto Domiziano.
Non mancarono neppure i fans del colosso, coloro cio che pi volte si recarono
allappuntamento mattutino con leroe greco. Un certo Lucius Tanicius, originario di Vienne, sul
Rodano, e in servizio militare in Egitto, vi si rec, per esempio, per ben dodici volte in circa sette mesi,
dal 7 novembre 80 al 2 giugno 81 d.C., nel terzo anno di regno di Tito, e lultima volta pens bene di
lasciarne memoria ai posteri, facendo per, fra tante date, una certa comprensibile confusione245:
Io, Lucius Tanicius, figlio di Lucius, della trib Voltinia, Verus, originario di Vienne, centurione
della terza legione Cirenaica, ho udito Memnone, il 7 delle Idi di Novembre dellanno 3 di Tito
nostro imperatore, e il 7 delle Calende di gennaio, e il 18 delle Calende di febbraio, e il 4 delle
240

THEODORIDES A., Plerinages au Colosse de Memnon, Cd, XXXII, 1989, pp. 267-282.

241

G.W. BOWERSOCK, The miracle of Memnon, BASP 21, 1984, pp. 21-32.

242

In ordine cronologico sono: Tiberius Julius Lupus, nel 71/72 (n. 3), sotto Vespasiano; Caius Tettius Africanus, prima del 12
febbraio 82, probabilmente sotto Domiziano (salito al trono il 13 settembre 81); Marcus Mettius Rufus, nell89/91 (n.11), sotto
Domiziano; Titus Petronius Secundus, il 14 marzo 92 (n.13), sotto Domiziano; Caius Vibius Maximus, il 16 febbraio 104 (n.15),
sotto Traiano; Titus Haterius Nepos, il 18 febbraio 121 (n.16), sotto Adriano; Titus Flavius Titianus, il 20 marzo 126 (n.40);
Marcus Petronius Mamertinus, il 10 marzo 134 (n.40), ancora sotto Adriano.
243

Funisulana Vettulla, moglie del prefetto Caius Tettius Africanus Cassianus Priscus. Ella lasci la sua iscrizione il 12 febbraio
82, nel primo anno di regno di Domiziano, in occasione della sua terza visita al colosso. Probabilmente in questa occasione ella
non era accompagnata dal marito, poich infatti lei che ha redatto liscrizione e non il prefetto dEgitto. Quando infatti, come
testimoniato da altre iscrizioni, il prefetto imperiale veniva in visita al colosso con la moglie, era sempre lui lautore
delliscrizione (A. e . BERNAND, op. cit., p. 45).
244

La sollecitudine con la quale le donne vengono a sentire Memnone rivelatrice del successo mondano di cui il colosso era
oggetto.
245

A. e . BERNAND, op. cit., n. 7

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None di questo mese, e il 5 delle Idi di questo mese, e il 13 delle Calende di marzo, e l8 delle
Calende di marzo, e il 7 delle Idi di marzo, e il 7 delle Idi di gennaio, due volte, lanno 3 di Tito
Imperatore Augusto, e il 15 delle Calende di marzo, e il 7 delle Idi di questo mese, alla seconda
ora (del giorno), e l8 delle Idi di aprile dello stesso anno, alla prima ora, e nuovamente il 4
delle None di giugno dello stesso anno, alla quarta ora.

Anche limperatore Adriano, verso la fine del 130 d.C., aveva visitato, come gi pi volte
ricordato, lEgitto, e accompagnato dalla bella moglie Sabina si era recato a Tebe ad ammirare i celebri
colossi. La poetessa Julia Balbilla, che era al seguito dellimperatrice, nei suoi versi scritti per ricordare
questa celebre visita, ricorda che letiope Memnone fece risuonare per ben tre volte la sua voce per
Adriano. In effetti Adriano si era recato una prima volta ai colossi la mattina del 20 novembre, ma la
statua era rimasta muta; la mattina successiva limperatore era ritornato e Memnone aveva fatto
ammenda, facendo risuonare pi volte la sua cupa voce246:
Di Julia Balbilla, quando il divino Adriano ud Memnone. Memnone lEgiziano, avevo udito,
riscaldato dai raggi del sole faceva udire la sua voce che usciva dalla pietra tebana. Egli scorse
Adriano, sovrano e re, prima che il sole brillasse e lo salut come pot. Ma quando Titano,
slanciandosi nellaria coi suoi bianchi cavalli, teneva nellombra la seconda divisione delle ore,
si sarebbe detto che si stava percuotendo uno strumento di rame e Memnone emise nuovamente
un acuto grido; come saluto egli emise ancora un suono, per la terza volta. Allora limperatore
Adriano prodig i saluti, egli pure, e sulla pietra lasci, per la posterit, dei versi che mostrano
tutto ci che egli vide e ud. Apparve chiaro a tutti che gli dei lo prediligevano.

Nei suoi versi Balbilla accentua il carattere umano di Memnone, descrivendolo come sensibile
al fascino femminile e narrando, non senza malizia, che il colosso trattenne a lungo lamabile
imperatrice e che il silenzio da lui mantenuto nel primo giorno di visita fu dovuto al desiderio di
rivederla247:
Ieri Memnone stato silenzioso nel ricevere lo sposo, affinch la bella Sabina ritornasse qui.
Poich tu sei affascinato dallamabile belt della nostra regina! Ma al suo arrivo emetti un
grido divino, perch ella non abbia ad irritarsi contro di te; da troppo, nella tua audacia, avevi
trattenuto il suo augusto e legittimo sposo. Cos Memnone, temendo la potenza del grande
Adriano, si mise subito ad emettere un grido, che ella ud con gioia.

246

A. e . BERNAND, op. cit., n. 28

247

A. e . BERNAND, op. cit., n. 30

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Tebe: la Valle dei Re


Per la loro forma caratteristica, le tombe della Valle dei Re furono denominate dai Greci
Siringhe248, non nel senso di flauti a canne, ma di una serie di corridoi e passaggi disposti uno di
seguito allaltro. Linteresse che essi mostrarono per queste tombe ci testimoniato dal numero di
graffiti che vi lasciarono, e non solo in greco e latino, ma anche in fenicio, cipriota, licio e altre grafie
asiatiche. I soli graffiti greci e latini sono pi di duemila249, il che probabilmente fa di queste tombe il
luogo turistico pi visitato nellantichit. Questi graffiti spesso si trovano ad altezze ora difficilmente
raggiungibili o perfino sui soffitti delle tombe, segno che la parte inferiore era gi allora ormai colma di
detriti.
Strabone racconta che erano note al suo tempo circa quaranta tombe250: senza dubbio le guide lo
dicevano ai visitatori, per, allora come adesso, non li portavano in tutte, ma solo nelle pi belle. Infatti,
tali graffiti sono riscontrabili solo in dieci tombe251, e inoltre nella tomba di Ramesse VI252 - certamente
la pi bella di quelle allora aperte - si contano quasi la met di tutti i graffiti (996). Tra le pi visitate vi
erano poi quella di Ramesse IV (657 graffiti) e quelle di Ramesse VII (132) e di Merneptah (122).
Dalle date che alcuni di questi graffiti portano, si pu stabilire che essi risalgono al periodo tra il
III sec. a.C. (il pi antico del 278 a.C.253, regno di Tolomeo II Filadelfo) al IV sec. d.C. (326 d.C.,
regno di Costantino254): le tombe continuarono dunque ad attirare visitatori anche quando il vicino
colosso di Memnone aveva ormai da tempo smesso di far risuonare la sua cupa voce mattutina.
Sembrerebbe inoltre, stando ai graffiti datati, che la stagione turistica - almeno nella zona di Tebe andasse da novembre ad aprile255, i mesi nei quali il clima pi mite e quindi pi indicato per i viaggi.
E degno di nota che mentre i graffiti sulla statua di Memnone ci danno i nomi anche di membri
della casa imperiale, quelli delle Siringhe non ne contengono alcuno, come se la visita nelle viscere della
terra non tentasse troppo questi illustri personaggi.

248

Il primo autore classico ad usare il termine Siringhe per indicare le tombe della Valle dei Re fu Pausania (I, 42); lo stesso
termine fu poi usato anche da Eliano, Eliodoro e Ammiano Marcellino.
249

J. BAILLET, Inscriptions grecques et latines des Tombeaux des Rois ou Syringes, MIFAO 42, Il Cairo, 1926, riporta 2105
graffiti.
250

Sono ora note 63 tombe: 59 nella Valle dei Re propriamente detta e 4 nella Valle Ovest o Valle delle Scimmie.

251

Tombe nn.

1 (Ramesse VII, iscrizioni nn. 1-132),


4 (Ramesse XI, nn. 790-848),
7 (Ramesse II, nn. 896-899),
9 (Ramesse V e Ramesse VI, nn. 1022-2017),
11 (Ramesse III, nn. 2025-2045), e

2 (Ramesse IV, nn. 133-789),


6 (Ramesse IX, nn. 849-895),
8 (Merneptah, nn. 900-1021),
10 (Amenmes, nn. 2018-2024),
15 (Seti II, nn. 2046-2105).

252

Tomba n. 9, chiamata la tomba di Memnone: Ramesse VI ed Amenhotep III avevano infatti lo stesso prenome Neb-maatRa. In questa tomba si trovano anche graffiti in onore di Platone, lasciati da cinque filosofi (J. BAILLET, op. cit., nn. 1255, 1263,
1266, 1279 - non datati - e 1265 - datato al 326 d.C. e lasciato da un certo Daduchos di Eleusi).
253

C.I.G. III, 4789a.

254

J.BAILLET, op. cit., nn. 1265, 1889; graffiti di Daduchos di Eleusi, che si definisce rappresentante di Costantino.

255

Da Hathyr (28 Ottobre/26 Novembre) a Pharmuthi (27 Marzo/25 Aprile). Ci risulta da un indagine effettuata da Baillet, op.
cit., p. XXVII, sui graffiti datati trovati sui colossi di Memnone e nella Valle dei Re.

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Numerosi sono per i rappresentanti di altre categorie sociali: governatori e amministratori


(prefetti dEgitto, governatori della Tebaide, strateghi), militari256 (nei graffiti sono rappresentati dai vari
gradi gerarchici), scrittori, poeti, grammatici, storici, retori, sofisti, filosofi, medici (tra i quali
Andromaco di Creta, medico di Nerone), artigiani e schiavi. Un graffito venne lasciato anche da un
ambasciatore meroitico, certo Kladon, che ritornava in patria dopo una missione a Roma257. E inoltre
interessante notare che queste tombe sono i luoghi turistici che pi hanno richiamato quelle categorie di
persone che si possono definire intellettuali258.
In generale le iscrizioni degli ipogei della Valle dei Re sono molto brevi: forse non era facile
incidere tali scritte al lume delle torce. Il turista che scendeva, tuttavia, lasciava a volte il proprio nome
e aggiungeva qualche parola per esprimere la propria meraviglia259 e ammirazione, o anche, nel caso, il
proprio disappunto.
Un soldato romano di stanza a Tebe, certo Januarius, visit la tomba di Ramesse IV in
compagnia della figlia e ne lasci il ricordo ai posteri260:
Januarius, p(rimi) p(ilaris) vidi et miravi 261
loc(um) cum filia mea Januarina
Valete omnes.

A volte lammirazione per le cose viste espressa in termini entusiastici e si giunge addirittura,
come fa Hermogene di Amasa - citt del Ponto -, a coniare un verbo nuovo, _262, per
esprimere questa ammirazione al massimo grado:
Io, Hermogene di Amasa, ho visto le altre Siringhe, ma quando ho visto questa, quella di
Memnone, ho ammirato al massimo grado.

E un anonimo ammiratore lascia scritto263:


Coloro che non hanno visto questo luogo non hanno visto nulla:
beati coloro che hanno contemplato queste cose!

E un altro264:
Io che ho visto queste cose ho ammirato molto.
256

A Tebe vi era una guarnigione ripartita sulle due rive, negli accampamenti di Opet - Luxor - e di Djeme -Medinet Habu. La
guarnigione comprendeva distaccamenti legionari della III Cirenaica, della XXII Dejotariana, della II Traiana e di ausiliari delle
cohorti I e II Thebaeorum equitata - reclutati nella Tebaide - e II Thracum.
257

J. BAILLET, op. cit., n. 1094.

258

Quarantacinque graffiti sono stati lasciati da quaranta tra filosofi, scolastici, retori e altri intellettuali.

259

Ben 231 dei 2105 graffiti lasciati nelle tombe esprimono la meraviglia e lammirazione dei visitatori.

260

J. BAILLET, op. cit., n. 468; altri graffiti di Januarius, lasciati tutti in occasione della stessa visita, sono i nn. 1504, 1585 e
1620.
261

Nei suoi graffiti, Januarius si mostra fedele alla forma miravi, mentre ci si attenderebbe un pi corretto miratus sum.

262

J. BAILLET, op. cit., n. 1283.

263

J. BAILLET, op. cit., n. 255.

264

J. BAILLET, op. cit., n. 250.

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Come non manca chi si lascia prendere da pensieri pi profondi, come un certo Marinos, che si
presenta quale poeta e lascia scritto nella tomba di Ramesse VI 265:
Abbiate coraggio, nessuno immortale!

Bench la maggior parte dei duemila e pi graffiti dei turisti antichi trovati nelle tombe
esprimano ammirazione, c anche chi resta deluso e si estranea da questo coro di lodi sperticate266. E
il caso di un certo Epifanio267, che era evidentemente annoiato:
Io, Epifanio, ho visitato, ma non ho ammirato nulla se non la pietra,

o di Hypatios268, il cui giudizio piuttosto duro:


Non ho ammirato nulla di ci che ho visto;

o di Dioscorammon269, per il quale tutto ci che lo circonda pura follia:


Ho visto questa follia e mi sono stupito.

Evidentemente, era difficile per i Greci e per i Romani, comprendere le motivazioni che
avevano spinto gli Egiziani a dedicare cos tanto tempo e cura alle tombe dei loro faraoni.
Uscendo dalle tombe reali, qualche intrepido viaggiatore saliva poi, come mostrato dai graffiti
trovati270, sulla cima - definit er ptra o gioj tpoj 271 - che sovrasta la valle, dove lo sguardo
spaziava non solo sui monumenti della sponda ovest, ma fino a Karnak e Luxor.

Tebe: il tempio di Deir el-Bahri


Alcuni graffiti272, che non possono per essere definiti con esattezza turistici, sono visibili
anche al tempio della regina Hatshepsut a Deir el-Bahri. Al livello della terrazza superiore del tempio,
allinizio dellepoca tolemaica sorse una cappella, con annesso oracolo273 e sanatorium274, dedicata ad
265

J. BAILLET, op. cit., n. 1818.

266

Leditore dei testi ipotizza che questi commenti negativi possano essere stati scritti da visitatori cristiani (J. BAILLET, op. cit.,
p. 406).
267

J. BAILLET, op. cit., n. 1613.

268

J. BAILLET, op. cit., n. 1079.

269

J. BAILLET, op. cit., n. 1550.

270

A. BATAILLE, Sur un graffite de la montagne thbaine, BIFAO 38, 1939, pp. 129-139, e A. BATAILLE, Quelques graffites
grecs de la montagne thbaine, BIFAO 38, 1939, pp. 141-182. Lautore riporta, nei due articoli succitati, 72 graffiti, notando
che essi sono incisi e non dipinti con linchiostro come i numerosissimi graffiti egiziani del luogo.
271

A. BATAILLE, op. cit., p. 145.

272

A. BATAILLE, Les Inscriptions grecques du Temple de Hatchepsout Deir el Bahari, Il Cairo 1951, riporta 188 graffiti; A.
BATAILLE, Amnoths, fils de Hapou Deir el Bahari, BSFE 3, 1950, pp 6-14.
273

Canopo, Abido e Deir el-Bahri hanno conservato molti graffiti a testimonianza dei numerosi turisti che visitavano loracolo
locale. E curioso notare che non invece rimasto alcun graffito relativo alloracolo di Amon allOasi di Siwa, uno dei pi
rinomati oracoli del periodo antico; numerose sono invece le testimonianze letterarie: oltre ad Alessandro Magno, si possono

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una triade di divinit composta da due uomini che ebbero la ventura di essere deificati e da Hygie275, la
personificazione della salute e figlia di Asclepio. I due mortali deificati sono Imhotep, architetto del re
Djoser della III dinastia, e Amenhotep figlio di Hapu, architetto di Amenhotep III della XVIII dinastia;
dai Greci chiamati rispettivamente Imhuthes e Amenothes, furono assimilati entrambi al dio greco della
medicina Asclepio.
Nel 260 a.C., un greco, o un egiziano ellenizzato, certo Polyaratos, constat di persona la
potenza dellintervento di Amenothes276:
Io ero la vittima di una malattia gravissima e molto pericolosa, che durava da anni ... Mi ero
rivolto a tanti dottori, ma essi non erano riusciti a ridarmi la salute. Ma mi fu detto da molti che
i miracoli compiuti da Amenothes erano numerosissimi, che egli era compassionevole e che
molti uomini ammalati di malattia mortale erano stati guariti per sua grazia. ...Poich anchio
avevo una malattia mortale, mi affrettai ad andare a supplicare al tempio di Amenothes, e
Amenothes mi aiut, curandomi davanti agli occhi degli uomini. Quando riebbi la mia salute, io
cercai di rendere onore ad Amenothes e agli altri dei del suo culto ... iscrivendo una descrizione
della loro miracolosa opera a vantaggio di coloro che vengono al santuario di Amenothes,
afflitti da ogni tipo di sofferenza ...

Un graffito particolarmente interessante277, perch presenta due correzioni da parte di due


successivi commentatori. Un certo Eugraphis, scrisse infatti:
Atto dadorazione di Eugraphis davanti al signore dio Asclepio, Amenothes e Hygieia:
ricordatevi di noi, o Signori, nostri salvatori.

Di seguito, un certo Pesubis, probabilmente uno gnostico che voleva dare credito agli spiriti da
lui venerati, aggiunse:
Con laiuto di Cherstapane e Phritob.

Infine, un cristiano aggiunse, inquadrandola tra due segni ankh278, questatto di fede:
citare lo spartano Lisandro (PLUTARCO, Lys., 30) e lateniese Cimone (PLUTARCO, Cim., 18). Anche Strabone visit lOasi di
Siwa, verso il 25 a.C., notando il quasi completo abbandono del luogo (STRABONE, 17.1.43).
274

Struttura destinata ad accogliere i malati che speravano, passandovi la notte, di ricevere la guarigione dalla divinit ivi
venerata. Il sanatorium pi famoso quello associato al tempio di Dendera. Il sanatorium di Deir el-Bahri rimase in esercizio
fino alla fine del II secolo d.C.
275

Identificata alla dea ippopotamo Thueris.

276

A. BATAILLE, Les Inscriptions grecques du Temple de Hatchepsout Deir el Bahari, Il Cairo 1951, p.VII; O. GUERAUD,
Inscription en lhonneur dAmnoths, in Quelques textes du Muse du Caire, BIFAO XXVII, 1927, pp. 113-126, in particolare
pp. 121-124. Liscrizione su di un ostracon calcareo, conservato al Museo del Cairo col numero 9695; proviene da Deir elBahri o da Deir el-Medineh.
277

J. GRAFTON MILNE, The Sanatorium of Dr-el-Bahri, JEA 1, 1914, pp. 96-98; A. BATAILLE, op. cit., n. 120. Altro graffito
interessante, bench non connesso con la venerazione degli dei guaritori, quello che si trova dipinto, in grandi caratteri, sul
muro di una nicchia allestremit meridionale del muro Ovest della terza terrazza: si tratta infatti delle lettere dellalfabeto greco.
Si presume che qui avesse sede la scuola elementare locale.
278

I copti avevano adottato il segno ankh quale raffigurazione della croce. Cos, per meglio proclamare la vittoria della nuova
religione si utilizzato uno dei segni dellantica.

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E il Dio unico che vi aiuta!

Gebel Silsila, Syene e File


Da Tebe, i pi coraggiosi e intraprendenti dei visitatori si spingevano ancora pi a sud, fino a
Syene - attuale Aswan -, dove i templi di File e di Elefantina e la prima cateratta costituivano
lattrazione e probabilmente anche il termine meridionale del Gran Tour dellEgitto279. Strabone e
Germanico non si spinsero pi a sud di questa localit, e anche Erodoto dice di esservi giunto. In epoca
romana, poi, a causa dellimportanza strategica della zona divennero numerose anche le ambascerie dei
principi nubiani e meroitici280.
In viaggio per Syene, comunque, alcuni facevano sosta anche presso le cave del Gebel Silsila281.
Tra i diversi graffiti greci e demotici trovati - per lo pi datati ai regni di Augusto e Tiberio -, uno
particolarmente curioso. Esso, consistente in un atto di adorazione a Isi, dea grandissima da parte di
un certo Herbeschynis282, datato al 20 Phaophi dellanno quarantaquattresimo di Cesare Augusto,
corrispondente al 17 ottobre del 14 d.C.; limperatore, in effetti, era gi morto da un paio di mesi, il 19
agosto, durante il suo quarantatreesimo anno di regno: la datazione delliscrizione mostra pertanto con
quale relativa lentezza una notizia cos importante come la morte di un imperatore procedeva per
giungere da Roma fino ai confini meridionali dellimpero.
Altri graffiti trovati sulle rocce delle cave sono piuttosto canzonatori o tendenti allosceno. Il
graffito lasciato da un certo Sokles283, per esempio, tramanda ai posteri il suo aver fatto pip sul posto!
Un altro graffito, invece, contiene una maledizione contro un invertito284.

279

Per i numerosi visitatori di File e Syene provenienti dal regno meroitico, le due localit costituivano invece evidentemente il
limite settentrionale del loro viaggio.
280

stato notato che laccesso allisola di File da sud - fatto piuttosto inusuale -, come se il dromos fosse stato costruito per i
Nubiani e non per gli Egiziani.
281

Circa 148 km a sud di Luxor, le cave di arenaria del Gebel Silsila sono situate su ambedue le rive del fiume. Esse vennero
utilizzate soprattutto durante il Nuovo Regno: da qui, infatti, proviene il materiale utilizzato per la costruzione del Ramesseum e
pi tardi vi venne estratto anche quello per il primo cortile di Karnak (R.A. CAMINOS, Gebel el-Silsilah n. 100, JEA 38, 1952, pp.
46-61). Uniscrizione commemorativa ricorda che Akhenaton vi fece cavare un obelisco per il tempio di Aton a Karnak. Di
altissimo interesse storico e artistico, grazie ai rilievi e alle iscrizioni risalenti anche ai secoli successivi, la cappella rupestre di
Haremhab.
282

A. BERNAND, De Thbes Syne, Parigi 1989, p. 78, n. 83. Herbeschynus un nome teoforo indigeno, significante Horus
signore di Sekhem (Letopolis).
283

A. BERNAND, op. cit., n. 48. Il graffito, visibile su di una roccia tra Silsila e Heschan, a nord di Silsila, recita: Anno 4, mese
di Phamenoth; Sokles ha fatto pip; Sokles, figlio di Aglomakos, ha fatto pip! Datato allanno quarto di un regno non
identificato, il graffito contiene certamente una parodia delle interdizioni relative a certe tombe o a certi luoghi sacri.
284

A. BERNAND, op. cit., n. 110. Questo graffito, inciso su di una roccia della sponda est e racchiuso in un riquadro a forma di
etichetta di mummia, recita: Fuori (di qui), Petekhnumis, figlio di Hertaesis, invertito! Si vedano anche i graffiti ingiuriosi
contro un certo Tolomeo, accusato di avere avuto rapporti omosessuali, incisi allesterno del muro di cinta dei Bubastidi che
chiude il primo cortile di Karnak a sud, l dove questo muro taglia ad angolo retto il muro ovest del tempio di Ramesse III.

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A Syene, i turisti si recavano sullisola di Elefantina, dove potevano ammirare il tempio di


Khnum, visitare il Nilometro e il famoso pozzo utilizzato da Eratostene per determinare la lunghezza del
meridiano terrestre. Come spettacolo folcloristico ad uso e consumo dei viaggiatori, gli indigeni si
esibivano a volte a bordo di leggere imbarcazioni e affrontavano il turbinio delle acque della prima
cateratta, cos come fecero nel 24 a.C. in onore del prefetto Aelius Gallus285. Il retore Aelius Aristides,
racconta come, dopo aver ottenuto dal comandante della guarnigione romana di Syene una scorta
militare - che poteva diventare, in caso di necessit, una squadra di salvataggio -, prov di persona
lebbrezza di attraversare la cateratta su di una feluca286. Seneca, parlando delle prodezze nautiche degli
abitanti di Syene, racconta di aver sentito celebrare la incredibilem incolarum audaciam.287
Al confine della Dodecascheno, File, frontiera meridionale dellimpero romano sotto
Diocleziano, non era solo localit turistica, ma anche meta di pellegrinaggio, per le feste in onore di Isi e
di Osiri che vi si celebravano288. Il duplice intento di questa visita si nota nettamente dal carattere delle
iscrizioni dei visitatori289, che volevano non solo testimoniare la loro ammirazione, ma anche la loro
fede nella divinit.
Sulla faccia sud del primo pilone del tempio possibile leggere questo epigramma, in lingua
greca, datato al regno di Augusto290:
Noi siamo venuti al limite dellEgitto, allisola splendida, per vedere la terra di Isi ... e il corso
profondo del Nilo che, ogni anno, conserva lEgitto fecondo per la felicit di Cesare.

Gli stessi visitatori dellepigramma succitato avevano avuto anche la fortunata occasione di
assistere alla processione annuale che gli abitanti del deserto della Nubia (chiamata allora Etiopia nei
testi greci) compivano in onore della dea e ne avevano lasciato ricordo sui muri del tempio291:
Essendo arrivati allisola che costituisce il limite dellEgitto e che, splendida e santa, quella di
Isi, di fronte allEtiopia, abbiamo visto, nella corrente del Nilo, delle veloci barche che
trasportavano i tabernacoli degli Etiopi, degne di essere viste, verso la nostra Terra 292.

285

STRABONE, XVII, 817.

286

ARISTIDES, Or., 36, 49.

287

SENECA, Naturales Quaestiones, IVa, 2, 6-7.

288

La festa pi importante celebrata a File era durante il mese di Choiak (27 novembre - 26 dicembre nel calendario giuliano),
dedicata ai misteri di Osiri. Altre feste, dedicate a Isi e ad Hathor, erano celebrate durante il mese di Pharmuthi (27 marzo - 25
aprile) e Hathir (28 ottobre - 26 novembre).
289

Sono stati registrati pi di 320 graffiti greci e latini (A. BERNAND, Les Inscriptions grecques de Philae, 2 voll., Parigi 1969) e
430 graffiti demotici (F.L. GRIFFITH, Catalogue of the Demotic Graffiti of the Dodecaschoenus, 2 voll., Oxford 1935-37).
290

A. BERNAND, op. cit., n. 158.

291

Ibidem.

292

Il trasporto e la navigazione degli dei sul Nilo un rito frequentemente attestato in Egitto: qui si tratterebbe di una
processione di diversi dei etiopici, portati ognuno sul proprio battello, oppure di deputazioni di diverse citt etiopiche che
trasportavano ognuna il proprio dio. Questi ambasciatori religiosi verrebbero per rappresentare le loro citt a feste nei santuari
egiziani, trasportando il proprio dio per una visita rituale.

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Come risulta dalliscrizione citata, il santuario di File era visitato anche da pellegrini
provenienti dalla Nubia, che hanno lasciato a ricordo del loro passaggio numerosi graffiti in greco,
demotico e meroitico.
Tutti questi visitatori, soprattutto se erano di un certo rango, cercavano di vivere a spese del
clero dellisola. I sacerdoti della dea ad un certo punto si lagnarono di questo fatto increscioso
direttamente coi sovrani, per iscritto; avendone ottenuto soddisfazione, la lettera indirizzata ai sovrani,
unitamente alla loro risposta, venne addirittura riportata sul piedestallo di un obelisco293 posto, come
monito per eventuali ulteriori scroccatori, in bella mostra davanti allingresso del tempio, sul lato est, e
ora a Kingston Hall, Dorsetshire, in Inghilterra294:
Al re Tolomeo (VIII), alla regina Cleopatra (II) sua sorella e alla regina Cleopatra (III) sua
moglie, dei Evergeti, indirizziamo il nostro saluto, noi i sacerdoti di Isi, dea grandissima,
(adorata) nellAbaton e a File.
Poich le genti di passaggio a File, strateghi, epistati, tebarchi, scribi reali, capi dei gendarmi,
tutti gli altri funzionari, le truppe che li accompagnano e il resto del loro seguito ci costringono,
nostro malgrado, a pagare le spese della loro presenza e (poich) risulta da questi abusi che il
santuario si impoverisce e che noi corriamo il rischio di non avere i mezzi prescritti per i
sacrifici e le libagioni che si fanno per Voi e i Vostri figli, Vi supplichiamo, o dei grandissimi, di
ordinare, per favore, a Numenios, parente del re e epistolografo, di scrivere a Lochos, parente
del re e stratega della Tebaide, di non esercitare pi verso di noi queste vessazioni, n di
permettere a nessun altro di farlo, e di darci a tal scopo i documenti duso, ove sar compreso il
permesso di elevare una stele sulla quale noi trascriveremo la bont che Voi avete mostrato
verso di noi in questa occasione, affinch il Vostro favore rimanga sempre memorabile, presso
Isi, per tutta leternit. Pertanto noi saremo, anche in ci, noi e il santuario di Isi, a voi
obbligati. Siate felici.

293

Su di una faccia del piedestallo dellobelisco furono riportate ben tre iscrizioni greche; esse, dallalto verso il basso, sono
rispettivamente: la risposta del re Tolomeo VIII Evergete II e delle due Cleopatre (la sorella-moglie-cognata Cleopatra II e la
nipote-moglie Cleopatra III) ai sacerdoti di File e dellAbaton (linaccessibile sepolcro della gamba sinistra di Osiri, sulla
vicina isola di Biga); un rescritto dei sovrani indirizzato a Lochos, stratega della Tebaide, perch controlli che nessuno eserciti
delle vessazioni contro i sacerdoti di Isi; la richiesta stessa dei sacerdoti al sovrano. Questi testi - dei quali lultimo solo inciso,
mentre gli altri sono dipinti - sono quindi trascritti nellordine inverso della loro redazione. Soltanto la risposta dei sovrani ai
sacerdoti della dea datata: bench lanno di regno non sia ora pi leggibile, il testo viene fatto risalire da altri indizi tra il 124 ed
il 116 a.C.
294

A. BERNAND, op. cit., n. 19. Gli strateghi erano i generali comandanti di truppe ai quali era assegnato il comando militare,
amministrativo e giudiziario delle varie province - i nmi - in cui era suddiviso lEgitto; essi potevano esercitare una pressione
diretta sui santuari posti nella loro sede amministrativa. Il significato del termine epistata, che definiva un funzionario sottoposto
allautorit dello stratega, non ben definito. Il tebarca era il governatore militare della sola zona di Tebe ed era pertanto
sottoposto allautorit dello stratega della Tebaide. Gli scribi reali erano funzionari che si occupavano dellamministrazione
finanziaria del nomo, controllando la gestione e la tassazione dei santuari; in caso di vacanza della strategia era di norma lo
scriba regio che ne ricopriva ad interim la carica. Il capo dei gendarmi era lufficiale di gendarmeria pi elevato in grado e
comandava tutti i gendarmi del nomo. La dignit di parente del re era la pi elevata nella gerarchia stabilita alla corte dei
Tolomei: i titolari erano ammessi alla tavola reale, avevano per insegna la mitra ed il gancio doro che manteneva il mantello
sulla spalla. Lepistolografo era un funzionario di alto rango il cui ruolo nella cancelleria reale consisteva nel redigere le lettere,
rispondendo alle richieste.

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Le donne, in particolare, visitavano con grande devozione il tempio della dea Isi a File - il cui
culto, coi primi secoli della nostra era, era esteso ormai in tutto il bacino del Mediterraneo - e,
ritornando dal loro viaggio in Egitto, recavano con s lautentica acqua del Nilo295.
Secondo lepigramma dellalessandrino Serenus, dipinto in rosso sulla Porta di Adriano, chi
avesse pregato la dea Isi nel suo santuario di File sarebbe vissuto a lungo, ricco e felice296:
Colui che ha adorato Isi di File ha una sorte felice, non solo perch diventa ricco, ma anche
perch contemporaneamente ottiene una lunga vita.

E molti graffiti sono anche destinati a rendere omaggio alla dea, nota per curare i malati durante
lincubazione297.
Un graffito298, poi, particolarmente interessante e significativo, non tanto per il suo contenuto
quanto per il fatto di essere - cosa rara a File - scritto in latino e soprattutto per il personaggio che lo ha
lasciato: il senatore Caius Numonius Vala299, che il 25 marzo del 2 a.C. visit File in compagnia di
Lucius Trebonius Oricula. Lo stesso Vala, dopo aver prestato servizio come ufficiale nellesercito in
Egitto, diverr legato di P. Quinctilius Varus in Germania, e andr incontro a una tragica morte alla fine
del 9 d.C. insieme col suo comandante nel massacro della foresta di Teutoburgo, durante la campagna
contro i Germani.
La Nubia
File probabilmente lultimo posto dove si possono trovare graffiti turistici; le numerose
iscrizioni del periodo romano che si trovano nei templi nubiani - soprattutto Kertassi, Kalabsha e Dakka
- sono per lo pi di carattere religioso (i cosidetti ov o atti di adorazione300) e lasciati dai
soldati che stazionavano di guarnigione in quei sperduti villaggi di frontiera. Tra questi graffiti si
possono citare anche quelli di Abu Simbel: oltre a quelli antichi, risalenti al periodo della spedizione
nubiana di Psammetico II, altri, del periodo tolemaico301, sono stati lasciati da soldati di passaggio
oppure da cacciatori di elefanti. I templi di Abu Simbel, tuttavia, data la loro lontananza dai normali giri
turistici del tempo, non hanno mai raggiunto, a differenza di quanto accade ora, lo status di degni di
essere visti.
295

GIOVENALE, VI, 256 e segg.

296

A. BERNAND, op. cit., n. 168; lepigramma datato al 29 Phamenoth dellanno 31 di un imperatore che non pu essere che
Commodo, i cui anni di regno sono contati a partire dal 161; la data equivale pertanto al 25 marzo del 191.
297

DIODORO, I, 25, 3-5

298

A. BERNAND, op. cit., n.147.

299

In quanto senatore, Vala aveva dovuto richiedere lautorizzazione a visitare lEgitto allimperatore Augusto.

300

Quando i visitatori si recavano ai templi solevano lasciare, incisa sulle pareti, una breve iscrizione che, perpetuando il loro
nome davanti alla divinit, doveva conservarli nel perenne godimento della benedizione del luogo. Tale iscrizione, detta
proskynema - generalmente tradotta con atto di adorazione - era il sostituto epigrafico della presenza adorante davanti al dio
(G. GERACI, Ricerche sul proskynema, Aegyptus 51, 1971, pp. 3-211). Rufinus, vissuto tra il 345 e il 410 d.C., inizia la sua
descrizione del Serapeum di Alessandria affermando che i visitatori erano meravigliati e ammirati - tipica reazione turistica poich cera una finestra situata in modo tale che allalba un raggio di sole sembrava salutare Serapis, illuminando la bocca e le
labbra della statua del dio. Gli osservatori notavano metaforicamente che Serapis veniva salutato dal sole con un bacio (RUFINUS,
Historia Ecclesiastica, 11.23). Il fenomeno del sole che bacia Serapis allalba pu essere alla base della parola proskynema, che

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Alcuni graffiti, forse di turisti e datati dal tempo di Vespasiano (72-81) fino al nono anno di
Antonino Pio (138-161), si possono tuttavia trovare nel tempio di Mandulis - dio nubiano ipostasi di
Horus e identificato dai Greci con Apollo - a Kalabsha, lantica Talmis302. Sul sito del tempio sorgeva
in origine un santuario di Amenhotep II; sulle fondamenta faraoniche fu costruito un santuario tolemaico
e un terzo fu iniziato da Augusto e completato prima di Vespasiano. Tale tempio, il pi grande della
Dodecascheno, attirava, soprattutto nel periodo tolemaico-romano, numerosi visitatori; esso funzionava
infatti come centro oracolare e luogo ove si praticava lincubazione303.
I visitatori, come espressamente affermano nei graffiti lasciati, venivano per vedere il tempio
stesso, per scoprire dove viveva Mandulis e per vedere i beati luoghi della solitudine. Alcuni
lasciarono addirittura dei poemi a ricordo della loro visita, come il famoso acrostico delletiope
Maximus304; costui, praticando larte greca dellincubazione in uno dei pi remoti avamposti dellEgitto
romano, sogn di fare il bagno nel Nilo e di intonare, insieme con tutte le Ninfe, un canto ispirato dalle
Muse; vide allora lo stesso Mandulis scendere splendente dallOlimpo e, come fiero della grandezza
dei Romani, addolcire la sua lingua barbara e esortarlo a cantare nella dolce lingua ellenica.
Alcuni audaci, tra i quali il gi pi volte citato Aelius Aristides, si spinsero ancora pi a sud:
lintrepido retore di Smirne intraprese, verso il 141 d.C., un viaggio nella Nubia per arrivare allOceano
Indiano, confine meridionale dellAfrica, come pensava; si inoltr nella Dodecascheno e giunse fino a
Pselcis, alla ricerca delle sorgenti del Nilo. Qui si inform sul viaggio in Etiopia e gli fu riferito che la
citt di Meroe305, dalla quale sarebbe dovuto partire il suo viaggio alla ricerca delle sorgenti del fiume,

apparentemente origin come gesto da compiere davanti a Serapis ad Alessandria. Forse luso del termine come un saluto si
diffuse in tutto lEgitto, apparendo in graffiti e lettere.
301

Ad Abu Simbel sono stati trovati trentatre graffiti greci, oltre ad altri in linguaggi semitici e della Caria; mancano invece
graffiti egiziani. Dei graffiti greci, sette sono del periodo arcaico (VI secolo a.C.), mentre gli altri ventisei sono del periodo
tolemaico.
302

Fu il pi grande e celebre santuario della Nubia nei tempi tardi, il secondo grande centro religioso dei Blemmi dopo File.
Esso famoso soprattutto per la celebre iscrizione commemorativa delle vittorie del re Silko; in questo testo, redatto in greco
intorno alla met del VI sec. d.C., il re cristiano nobate Silko riferisce come egli abbia distrutto in due campagne la potenza dei
Blemmi: questa vittoria segn la fine del paganesimo e levangelizzazione della Nubia. Altra celebre iscrizione di Kalabsha
leditto, pur esso in greco, di Aurelio Bessarione, stratega del nomo di Ombos e di Elefantina: iscritto verso il 248 d.C., in esso si
impone ai possessori di maiali di tenere i loro animali lontani dal recinto del tempio. Minacciato di sommersione ad opera delle
acque del Nilo in seguito alla costruzione della Grande Diga di Aswan, il tempio stato smontato e ricostruito nel 1964, ad opera
della Germania Occidentale, ad una quarantina di chilometri a nord della posizione originaria, poco a sud della diga stessa, sulla
riva occidentale del lago Nasser.
303

Altri luoghi noti per la pratica dellincubazione erano il Sanatorium di Dendera, il Serapeum di Menfi, il Serapeum di
Canopo, il Memnonion di Abido ed il tempio della regina Hatshepsut a Tebe ovest.
304

Si tratta di un poema acrostico in 36 versi, in un greco un po barbaro, scritto in inchiostro rosso dal decurione Maximus, un
etiope che serviva nellesercito romano: la prima lettera dei primi 22 versi forma infatti le parole Mo ov ,
scrisse il decurione Maximus (H. GAUTHIER, Les temple immergs de la Nubie. Le Temple de Kalabchah, Il Cairo, 1991, pp.
238-239; H. GAUTHIER, Cinq inscriptions grecques de Kalabchah (Nubie), ASAE X, 1909, pp. 66-90, in particolare pp. 66-76;
E. WEIL, tudes de Littrature et de Rythmique Grecques, Parigi 1902, pp. 112-119).
305

Meroe, conosciuta come la capitale della Nubia durante il periodo romano, era ritenuta la localit pi meridionale del mondo
abitato (OVIDIO, Fast., IV, 570; LUCANO, X, 237; GIOVENALE, VI, 528 e XIII, 163).

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distava sei mesi di navigazione e che per raggiungerla occorreva superare ancora trentasei cateratte: ci
fu probabilmente sufficiente ad Aristides per abbandonare il suo intrepido viaggio.
Lubicazione delle sorgenti del Nilo era un mistero che affascinava gli antichi tanto quanto gli
esploratori del secolo scorso; Seneca parla della spedizione inviata da Nerone a esplorare il fiume306, ad
investigandum caput Nili: due centurioni, inviati come esploratori, si spinsero ben al di l del Nilo
Bianco, fino al Fiume delle Gazzelle (Bahr el-Ghazal) e ancor oltre, il punto pi lontano al quale si sia
mai spinto un europeo seguendo il Nilo prima del XIX secolo307. Seneca stesso ebbe modo di udire i
due militari al ritorno in patria narrare che la spedizione, con laiuto del re di Meroe e da lui
raccomandata ai sovrani confinanti, arriv ad una palude di cui nessuno conosceva la fine e poi a due
rocce dalle quali il fiume si precipitava con tutta la sua forza308. I due soldati non salirono la
montagna, ma osservarono:
se quella sia la sorgente del Nilo o una via di accesso, sia che il Nilo nasca l oppure pi a
monte, non ti sembra che quelle acque provengano da un grande lago?

La descrizione sembra quadrare con le cascate Murchison, una gola larga da 6 a 10 m per la
quale il Nilo esce dal Lago Alberto e, con un salto di 100 m, entra nella pianura Uganda-Sudan.
Plinio309, invece, narra al contrario di una missione i cui scopi non sarebbero stati
esclusivamente scientifici, in quanto limperatore avrebbe meditato di intraprendere una spedizione
contro gli Etiopi. Ununit di pretoriani, comandati da un tribuno, attravers lEgitto, penetr in Etiopia
e, dopo aver saccheggiato Napata, raggiunse un punto distante da Syene 870.000 passi. La spedizione
redasse una mappa della regione attraversata e rifer che il territorio era povero e scarsamente abitato e
che la maggior parte delle citt, compresa la stessa capitale Meroe, erano in istato di completa
decadenza.
Le informazioni forniteci dalle due fonti summenzionate, dopo essere state interpretate per
lungo tempo come diversi aspetti - luno scientifico, laltro militare -della stessa impresa, vengono oggi
considerate come due differenti spedizioni esplorative, da collocarsi luna, quella di Seneca, intorno al
62 d.C., laltra, quella di Plinio, nel 66 d.C.310. A questa seconda spedizione fa riferimento anche un
passo di Dione Cassio311, databile al 66 d.C.312.
306

SENECA, Naturales Quaestiones, VI, 8, 3-4

307

I primi europei a raggiungere le sorgenti del Nilo Bianco in Uganda furono gli inglesi John Speke e James Grant, nel 1862.
Nel 1618 i sacerdoti portoghesi Pedro Paez e Jerome Lobo raggiunsero le sorgenti del Nilo Blu, alluscita dal Lago Tana; le
stesse vennero raggiunte il 4 novembre 1770 dallinglese Bruce.
308

Duas petras, ex quibus ingens vis fluminis excidebat.

309

PLINIO, Naturalis Historia, VI, 181; XII, 19

310

Cfr. M.P. CESARETTI, Nerone e l Egitto, Bologna 1988, pp. 60-61 e relative note con bibliografia.

311

DIONE CASSIO, LXII,8,1

312

Bench non sia storicamente dimostrato, probabilmente alcuni secoli prima altre persone, provenienti dallEgitto, erano
pervenute a queste lontanissime regioni. Secondo ERODOTO (Storie, II, 30) mercenari di Psammetico II intorno al 590 a.C. se ne
erano fuggiti presso il re dEtiopia e si erano installati in una regione a quattro mesi di navigazione o di marcia da Elefantina, in
una zona situata - si crede - nei pressi della confluenza tra il Nilo Bianco e la Sobat. Da qui ha inizio una zona di paludi malsane
che, lungo il Fiume della Montagna (Bahr el-Gebel), permette di raggiungere il Lago Alberto, da dove possibile scorgere la
cima innevata del Ruwenzori. E probabile che mercenari greci, facenti parte dei disertori di Erodoto e ritornati poi in patria,

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8. I PELLEGRINAGGI CRISTIANI
Fino ai primi anni del IV secolo d.C. i turisti continuarono a giungere in Egitto, ma dopo quel
periodo le testimonianze diventano rare. LAlto Egitto, soprattutto, era ormai una zona poco sicura,
soggetta alle incursioni e alle razzie di trib che vivevano nei deserti nubiani313, e tutto ci, unitamente
alle condizioni generalmente agitate del basso impero romano, non invogliava certo a compiere viaggi di
piacere.
Il pi tardo graffito databile di un turista greco o romano in Egitto si trova in una tomba della
Valle dei Re, ed a nome di un cittadino di Eleusi, cero Daduchos, che visit lEgitto durante il regno di
Costantino.
Divenuto cristiano - e alla fine del IV sec. d.C. lo era per la maggior parte - lEgitto continu
tuttavia a essere meta di visitatori greci e romani: ma era un Egitto diverso quello che adesso venivano a
visitare; non pi lEgitto dei faraoni, dei suoi innumerevoli di dai molteplici aspetti e dei suoi immensi
monumenti carichi di storia, ma lEgitto di Giuseppe e di Mos, lEgitto che aveva accolto e protetto la
fuga della Santa Famiglia, lEgitto cristiano. Ora si veniva in pellegrinaggio ai luoghi santi di questo
Paese, visto come una specie di prolungamento della Palestina. A ci si aggiungeva anche il fatto che
lEgitto era una terra di martiri e la culla del monachesimo.
LEgitto biblico includeva anzitutto litinerario dellesodo al Sinai, dove ben presto sorse un
monastero per accogliere i sempre pi numerosi visitatori, poi, nella valle del Nilo, si mostravano ai
pellegrini le piane ove gli schiavi ebrei costruivano i mattoni dargilla, le case di Putifarre e di Aseneth,
moglie di Giuseppe, ad Eliopoli, i granai di Giuseppe alle piramidi314, la sua prigione a Menfid i Troni
di Aronne e Mos - in realt i colossi di Memnone - a Tebe. Ad Ermopoli si venerava un sicomoro che
si credeva avesse protetto la Santa Famiglia nella sua fuga. Il galata Palladio (363-431 d.C.), vescovo di
Elenopolis in Bitinia, pass parecchi anni coi monaci egiziani e nei suoi peregrinare visit anche la zona
di Ermopoli ove, come lasci poi scritto nella sua Historia Lausiaca315:
Vedemmo pure la casa degli idoli, dove tutti gli idoli che vi si trovavano caddero a terra sulle
loro facce quando il nostro Redentore entr nella citt.
abbiano portato in Grecia la notizia dellesistenza di nevi nelle regioni da cui proviene il Nilo, accettata quasi come una leggenda
poetica (cfr. Cl. PREAUX, Les Grecs la dcouverte de lAfrique par lgypte, Cd XXXII, 1957, pp. 284-312).
313

La prima met del V sec. d.C. fu per lAlto Egitto, da Aswan ad Antinoe, il periodo del terrore blemmio, che raggiunse il
culmine verso il 430-450: troviamo i Blemmi a Tolemaide, a Panopolis, e perfino nelloasi di Kharga, dove sconfissero la debole
guarnigione bizantina e fecero un ampio bottino, riportarndo prigioniero anche il vescovo Nestorio che vi si trovava esiliato
(secondo altre fonti furono i Mazichi, trib libica avversaria dei Blemmi, che si impadronirono di Nestorio. Nestorio, patriarca di
Costantinopoli, fu deposto ed esiliato dal Concilio di Efeso - III Ecumenico - nel 431 perch negava la maternit divina di
Maria). Il dominio blemmio dur fino alla sconfitta dei nomadi nubiani da parte di Massimino, governatore della Tebaide sotto
limperatore dOriente Marciano, nel 451-452.
314

Nella Basilica di San Marco a Venezia, un mosaico raffigura Giuseppe e le piramidi viste come i granai da lui tanto abilmente
colmati in vista del periodo delle vacche magre.
315

Opera sotto forma di serie di monografie dei principali monaci del suo tempo, in particolare quelli dellEgitto. Scritta verso il
419/420, fu cos chiamata perch dedicata a Lausus, ciambellano del patriarca.

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Molti altri erano i luoghi venerati collegati alla fuga in Egitto della Santa Famiglia, come una
sorgente a Bubasti, nei pressi dellodierna Zagagig, che si narrava fosse sgorgata miracolosamente per
permettere alla Vergine Maria di fare il bagno al piccolo Ges, o uno dei tanti alberi sotto i quali i
fuggiaschi si riposarono, come quello che viene ancor oggi mostrato a Matariyyah, presso il Cairo.
I principali luoghi ove erano venerati i martiri - quasi tutti vittime delle persecuzioni di Decio e
soprattutto di Diocleziano - erano per lo pi in Alessandria o nei suoi dintorni, come il santuario di San
Mena - cammelliere egiziano martirizzato nel terzo o quarto secolo - con le sue famose acque curative,
scaturite miracolosamente presso la sua tomba: le catatteristiche ampolle contenenti queste acque sante
(note per lappunto come ampolle di San Mena), ambitissime dai pellegrini, furono trovate numerose
non solo in Egitto ma anche in tutto il Mediterraneo orientale e in Italia. Altri luoghi strettamente legati
al culto dei martiri erano Ermopoli, Antinoopoli, Tolemaide, Asyut, nonch i grandi siti monastici del
deserto: Kellia, Nitria, Sceti.
Questi pellegrinaggi, interrotti dalloccupazione persiana del 618 e pi o meno ripresi allinizio
della conquista araba (639-641), divennero sempre pi rari col progredire dellIslam. Parlarne, ci
porterebbe lontano e poi ... questa unaltra storia.

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