Il Regno Di Pergamo
Il Regno Di Pergamo
Il Regno Di Pergamo
STUDI
STORIA ANTICA
3
STUDI Di 8T0KIA ANTICA
PUB BILICATI DA GIULIO BKBOCII
Fascicolo V.
IL
EEGNO DI PEEGAMO
RICERCHE DI STORIA E DI DIRITTO PUBBLICO
GIUSEPPE CARDINALI
/
?/
1
EOMA
ERMANNO LOESCHER & C."
(Bretschneider & Regenberg)
1906
PREFAZIONE
oltre che dallo Swoboda in Rh. Mus., 1891, p. 497 seg. {Zu den Ur-
kunden von Pergamo/i), dal Mahaffy in HermatTiena, IX, 1896, p. 389
seg. {The Royalty of Pergamum) e dal Wachsmuth in Hist. Viertel-
jahrschìift, 1899, p. 297 seg. {Das Konigtum der hellenistischen Zeit,
inshesondere das vo» Perganion).
1 La prima esplorazione si ebbe dal settembre 1878 al marzo 1880,
V, i rapporti di Gonze, Humann, Bohn, Stiller, Lolling, Raschoorfk
in Die xiusgr. za Perg. und ihre ErgebìK, Jahrb. des kònigl. preuss.
Kunstsamml., I, 1880, p. 127-224 - la seconda dall'agosto 1880 al di-
cembre 1881, V. i rapporti di Gonze, Humann, Bohn, in o. e. III, 1882,
p. 47-90 - la terza dall'aprile 1883 al dicembre 1886, v. rapporti di i
offenfl. Sifz d. k. Ak. d. Wiss., am 29 Januar 1880; Ueb. der Stand der
Perg. Arb. Vortrag gehalt. auf der 37 Versamml. deutsch. Philol. ».
Schuhndnn. zu Dessau, 1885; Pi-o Pergamo, Vorfr. gehalf in d. B"rl.
Arcfì. GesdLsch., am 9 Deceniber 1897 (Berlino, 1898). Si confronti anche
Oberhummer e Zimmerer, Durch Sgr. u. Kleinas., cap. I, specialmente
p. 10 seg.
vili PREFAZIONE
Giuseppe Cardinali.
AVVERTENZA
la ragione, per cui non abbiamo potuto uniformarci alla nuora nume-
razione del corpo delle iscriz-ioni greche, e ci riportiamo invece fonda-
mentalmente all'antica. Peraltro, per agevolare il confronto con la
nuova, la rileviamo nella segiciite tavola delle principali abbreviazioni.
Notiamo, perche' dal non farlo potrebbe restarne forse troppo di-
Abbreviazioni principali.
PARTE PRIMA
Il regno di Pergamo sino alla fine della guerra Antiochena.
Capitolo I.
Capitolo II.
Capitolo III.
Capitolo IV.
Capitolo V.
Appendice I.
Appendice IL
PARTE SECONDA
Questioni di diritto costituzionale ed amministrativo.
CAPnOLO I.
Capitolo II.
Capitolo III.
Capitolo IV.
V Amministrazione della monarchia.
Il Consiglio della Corona, 205 - I cuvTpoaioi, 206 - Il primo ministro e il
Capitolo V.
Il funzionamento decfli organi legislativi nella città di Pergamo.
Capitolo VI.
Difi'erenze tra «j/rcptay-a e noxo; nel mondo greco, 266 - Assenza di pro-
cedimenti nomotetici e semplici differenze di valore giuridico e di
Capitolo VII.
Gli atti della Corona e fazione relativa del popolo.
I vari atti della Corona, 275 - L'intervento ufficiale del comune nel
loro riconoscimento, 276.
Capitolo Vili.
Nomina reale degli strateghi e dell' ó èwì tt;; iroXeo);, e nomina popo-
lare degli altri ni'agistrati, 281 - Ingerenze concessione
reali nella
di onori e privilegi comunali, 286 - e nei vari rami dell'ammini-
strazione, 290 - L'istituzione della provincia d'Asia e la persistenza
dello schema attalico negli ordinamenti imposti da Roma, 293.
PARTE PRIMA
IL REGNO DI PERGAMO
SINO ALLA FINE DELLA GUERRA ANTIOCHENA
CAPITOLO PRIMO
Pergamo preattalica - Il principato di Filetero
e di Eumene
chiamato il primo sacerdote del fiume Calco {Trag. Gr. fr. Aesch.,
144 Nauck2).
Quella che riguarda Telefo, figlio di Eracle e di Auge, figlia
^
•^
Fr. a 1. 1 e seg.: liw.ai-i 'A]pyj.y.(; [^rp'jTavJst; a[héìa5ia'. Tr; izólzoj^
x-xt'] Ito; i^/.OL<s[:]o•^, xaì irp-Ò-ro? È7rfu-r[àN£'j£-< 'Apy_i]a;, xaì I; Ix-st^su y-s'xp' "'^^
aÙTOÙ; TàXi'i ini iti )cì[Xw-/Ò'j si;] rriv iva[Xai]à'i wo'Xiv. Oronte come satrapo
dell'Armenia (v. Trog., Pi'oL, 10) defezionò una prima volta da Ar-
taserse Mnemone nel 362/1 (v. Diodoro, XV, 90, 3), ma poi tradì i
compagni ribelli, e, tornato nel favore del re, ebbe per compenso la
satrapia della Misia (v. Mbver, Gesch. d. Altert, V, p. 487). Ruppe però
di nuovo la sua fedeltà, giacché nel 354 lo troviamo nuovamente in
condizione di ribelle (v. Dbmost., Syrnm., 31) ad Artaserse Oco; nò
tornò tra le sue prima del 349/8 (v. C. I. A., II, 108, cfr. Meyer, 1. e,
file
'
Th. Reinach in Ree. hisf., XXXII, 18^6, p. 76, suppliva in luogo
di y.5[X(i)vóv], ;45[X7roM], e cong'etturava che per iraXasà tts'Xi; si dovesse in-
tendere Teuti-ania. La sua interpolazione però venne respinta per ra-
gioni epigrafiche (v. Frabnkbl, p. 380), onde anche il Collignon (1. e.)
4 XX, 9.
'^
310-9 a.C, cfr. Beloch, Griech. Gesch., Ili, 1, 142. Per Eracle v. Droy-
SEN, Gesch. d. HelL, II, 2, 82; Niese, Gesch. d. griech. u. maked. Sf., 1, 191
e 306; Beloch, o. c, 143.
Così gli antichi denominarono la dinastia di Pergamo, perchè tre
^
dei suoi re portarono questo titolo, e forse più perchè Attalo fu il primo
che assunse il titolo regio (Strab., VI, 288; XII, 543, 563, 566; XIII,
588, 609; ViTR., II, 49, 9; VII, 156, 4, ed. Rose; cfr. Galeno in Hippocr.
de naf. hom. comm., I, p. 127, ed. Chart; cfr. Meier, Perg. Beich. in
Allf/. Enc. di Ersch e Gruber. Leipzig, 1842.
'
Strab., XII, 543.
* Di questa città si hanno i nomi: f, Tb;, tò Tieisv, e forse anche
Ts Tiov. STR.1B., XII, 542, 543, 565: xò Ttcìov, ma in 544: tÀz Tiou, secondo
l'emendazione del Kramer per Trioj (cfr. Pol., XXVI, 6, 7: Tr.tov per
Tiov). Strabone commette forse errore quando scrive Ticto-i; infatti
in 623 usa l'etnico Ttavo'?, ma da Tuiot avrebbe dovuto derivare Tienù;;
egli forse confuse il nome della città con quello del tempio che vi
doveva essere dedicato al fondatore Tio;. Cfr. Step. di Biz. e Zonara
s. V. Tio;, cMemnone, F. H. G., III, 531. Varie forme usano ancora gli autori
moderni pel nome di questa città, sebbene si po.ssa col Brixkgreve,
IL PRINCIPATO DI FILKTERO E DI EUMENE Ò
De regno Perg. cleque eius dgìiasfis usque ad Ati. I regem. Utrecht, 1893,
p. 32, ritenere Drovsex, III, p. 189, 190, 267, 271,
sicura quella Tts;. (\\
WissowA, III, 1, 519; XiESE, V. Ili, ind. 465; Bbloch, III, 1, 612. Sono
incerti il Bevax, The house of Seleiicus, I, 130, ed il Lollixg (Iw.
Mailer, llandb. Ili, 261); il Brandis in R. Enc. di Pauly-Wissowa,
III, 1, 526, dà T'£;o/. come anche il ColliCtNOX, p. 26.
»
V. i. di Cizico in Journ. of Hell. Si., 1902 (XXII), p. 195. L' Hol-
leaux in Revue dea Et. gr., 1902 (XV), p. 302 segg., cfr. 1897 (X), p. 33,
n. 5, riferisce a Filetero, fondatore della dinastia, anche le iscrizioni
Inscr. Gr. Sept., 1788, 1789, 1790, e forse anche la C. I. G., 3527 (le
quali iscrizioni invece prima consuetudinariamente erano riferite a
Filetero, fratello di Eumene II e figlio di Attalo Ij, ed una iscrizione
dedicatoria ad Ermete, trovata a Tespi dal Jamot, ed ora pubblicata
in B. C. H., 1902, 156, n. 6. Il Dittenberger, che in Or. Inscr. ha
pubblicato le Inscr. Gr. Sept., 1789 e 1790, e la C. I. G. 3527, sotto i
nn. 310, 311, 312, nel testo (p. 480 seg.) continuava a riferirle a Filetero,
umile rispetto alla potenza cui poterono poi sollevarsi, onde non
mancò chi volle ad essi, quando ebbero pur raggiunto il miraggio
della corona reale, ricordare gli assai modesti principi. Il gram-
matico Dafida li chiamava nopfpxìpioi fiiX^nac,, iTìoppiy^nam y Ciprie;
d. Beri. Ale, 1884, III, tav. I e II; Caf. of the gr. coins. Mysia, tav. 23, 13,
Toù A'jaiadc-y^ou. StraB., XIII, 623: £Tr£TCt<JTSÙSTO 6à ttiv <pi>>.a)cri~' "su IpuaaTo;
TOUTOU Aixi Twv y^ftìu.ó.-tjìt <Ì>iX£Taipo;).
atti ufficiali datò forse coli' èra seleucidica; ' - fece sposare al
'
Ciò risalterebbe dall'iscrizione Frabnkel, 13=Michbl, 15 = Dit-
TBXBERGEIl, O)'. InSC1\, 266, 1. 11: Jitio zsXiÒi ó'ttu; àv VI à.ri'kua ifKà^yr.i.
Amastride (l' identificazione di quest' dei due membri Eumene con uno
detti della famiglia Pergamena si offre spontanea; v. Droysen, III, 1, 255;
V. Geldbr, Galatarum res, p. 170; Kopp, Rh. 3Ius., 1884, p.207; Mahaffy,
Greek Life and Thought, p. 309; Niese, III, p. 75), invece di dare la città
Nicomede, preferì darla ad Ariobarzane (v. Mem-
agli Eracleoti, alleati di
NONE, p. Ili, 535). E anche assai probabile
227 a, MiiLLER, F. H. G.,
che una delle guerre nelle quali Filetero cooperò alla difesa di Cizico,
come risulta dall' iscrizione di questa città pubblicata in Journal of
Hell. St., 1902 (22), p. 195, fosse precisamente questa guerra combat-
tuta da Antioco contro Nicomede e gli Eracleoti, ai quali si aggiunse
anche Antigono; ed in questa guerra Cizico dovette parteggiare per
Antioco (v. commento degli editori, p. 199).
^ StrABONE ci dice (XIII, 623): òiEviXtai. '(où-t etyi etjtodi y.ùpio; (ut Tsij
cppoupiou jtac Twv yi_f-nu.óiT(3>t. Egli fu dunque .signore della fortezza di Per-
gamo e padrone del tesoro, ma nulla piìi. Vero è però che, più sotto,
Strabonè stesso ci dice di p]umene, riferendosi, a quanto pare, ai principi
del suo regno antecedenti ancora alla battaglia di Sardi (XIII, 624):
EÒilÌ-iiì; •^v viÒTi SuvàffTT? twv jcuxXw ^^wpiti)-» wctts /,at irépì Sàpòsi; Ivtx.rcE
già Filetero fosse stato autore di questo ingrandimento. Ma, per non
mettere Strabone in contraddizione con sé stesso, è meglio credere che
Filetero colla sua abilità avesse preparato la via ad un'ampia usur-
pazione di territorio Seleucidico, ma che questa fosse compiuta solo
IL PRINCIPATO DI FILETERO E DI EUMENE 11
muroso che col re nominale. Sostenne Cizico nella difesa del suo
territorio prima forse contro Nicomede, poi contro i Galati, ^ e
(hi Eunieiie, appena salito al trono. Che egli la potesse operare rapi-
damente, non fa nessuna maraviglia, quando si pensi all'opera pre-
cedente dello zio e all'alleanza che egli assai probabilmente strinse
coir Egitto (v. appresso). Basarsi su Carlstio (presso Ateneo, 577 b)
che di Filetero dice: rr? Kai^^; rauTTi? Xi-^oy-i^-n; PaaiXsuaavTa, per attri-
buire a Filetero considerevoli ingrandimenti territoriali, come fa il
ira'YXTinTi)c-/i t[^]; i[b)pa.(; jcupsjta xaì oià. twv i-^-^pà(^(j>[^ ii\:i tv;; Sia]</oa^?
óJttò 'A^Tto^ou sJTTiaToXv) TTEpì T^? v.oLTy. TTi^ /^'ópav tafuTTiv ìcupjs'.a; ~/.a.Tz-ct[Tay.zo,
' V. Journ.
of Hell. St, 1902 (22), p. 195, in cui è pubblicato l'elenco
dei servigi che in più occasioni Filetero rese a Cizico. Vi si ricorda che
più volte egli prestò aiuto per la cpuXa-Ari t^; /.wpa?, una volta offrendo
insieme venti talenti. Una volta concesse la dispensa dal pagamento
delle tasse per certo bottino di guerra, che i Ciziceni faceano passare
pel territorio di Pergamo, e per certo numero di buoi che in occasione
di quel passaggio avevano acquistato; una altra donò ventisei talenti,
£t; IXato-/ y.'xì a'rt%^iù^h twv ^iiiù-i, ed un'ultima inviò alla città, in occa-
12 CAPITOLO PRIMO -PERGAMO PREATTALICA
a Pitane donò una bella somma, quando la città volle comprare
da Antioco quei terreni demaniali siti presso l'Ida, a riguardo
dei quali poi sorse coi Mitilenei quella contesa, che fu risoluta
verso la metà del ii secolo Fece
mercè arbitri Pergameui. ^
1. 136.
2 a 1. G., 3527 = DiTTEXBBRUER, Ór. Inscr., .'512, cfr. Atli. Mitth.,
1885 (X), p. 273, 1: Hollbaux, Rev. dea Et. gr., 1902, p. 309, n. 3, per
l'attribuzione a) nostro Filetero.
' HoMOLLE, Archives de l'intendence sacrée de Délos, p. 55, segg-.;
Gr. Sepi., 1790 = Dittenberger, Or. Inscr., 311, e ce ne sono rimasti due
ó'poi; I. G. S., 1788 e 1789 = Dittenberger, o. c, 310. L'attribuzione di
L'adozione risulta dalle iscrizioni, Fraenkel, 13, 1. 1, 26, 27, 36, 39, 43, 49;
e 18, 1. 1 = DiTTENBERGER, Or. lìiscr., n. 266 e 267. È così che si deve
spiegare 1' Eòas^m? ó toù ^iXeraipou di DiOG. Labrz. {Vita phil., IV, 6, 38),
che il Meier stabiliva erroneo, proponendo supplire innanzi a ó toù
<I>'.>.£Ta'.pou la parola àSjXcpiòsu;. L'esatta genealogia la dà un' iscrizione
di Delo. V. Homolle, Archives de V intendence sacrée de Délos, 61, u. 4.
E una dedica di Eùy.svr; EÙj.i'nsu toù <I>t>.eTai53u àSsXcpoù )caì laTupa; rr.i
padroni dei territori circostanti alla sua città, ^ ed usci coli' eser-
cito dalla valle del Calco. Antioco gli si fece incontro, e sotto le
mura di Sardi si venne a battaglia. Il vinto fu il re di Siria. ^ Fu
allora che, secondo una evidente congettura del Boloch, Efeso, •'
opinione sono il Pbdholi (p. 8); il Brinkgreve {De rejjno Perg. deque
e'iusdyn. usque adreg. Att. I, Utrecht, 1895, p. 58); lo Stabhblin (p. 24);
il NiESE (II, 84, n. 4). Ma le rag-ioni addotte dal Beloch sono esaurienti.
> Strab., XIII, 624. V. sopra, p. 10, n. 5.
2 A questa vittoria deve riferirsi l'epigramma Fhaenkel, 15-, v. Be-
loch, III, 614, u. 1^
3 Beitr. z. alt. Gesch., I, 1901, p. 293; Arch. fur Papyrusforsch., II,
che lui solo aveva condotto il proprio dominio sin là. Stabilita però
la posteriorità della rivolta dei soldati alla battaglia di Sardi, vano
sarebbe col Fraenkel, seguito dal Nibse (II, 156, n. 2) volerne preci-
sare maggiormente tempo, traendo in campo una contemporaneità
il
-
il malcontento, facendo le più ampie concessioni.
Dopo di ciò più nulla sappiamo di lui, se non che volse le
mere forse da parte di Antioco II, non vi può esser dubbio che
dei guai gli dovessero essere procurati dai Galati. L'estensione
dei suoi domini lo esponeva oramai al pericolo di scorrerie da
CAPITOLO SECONDO
La guerra Galato-Antiochena e l' effimera
1 V. sopra, p. 8, n. 3.
- Della terza guerra siriaca e della guerra fraterna io mi sono
occupato assai particolarmente in un mio articolo pubbl. in Biv. di
FU. class., 1903, p. 431 segg. V. ora Beloch, III, 1, 697 seg., il quale
nella disposizione degli avvenimenti e nel punto principale della di-
stribuzione cronologica concorda con me; sposta però alcune date, tra
cui questa della pace-armistizio, che io avevo posto nel 240.
3 V. Beloch, III, 1, 702, e il mio citato articolo, p. 440.
^ Nel mio articolo, già ricordato, omisi di parlare della devasta-
zione della Frigia, per opera di Antioco lerace, e delle complicazioni
Galate, perchè mi sembrava opportuno porre questi avvenimenti dopo
lapace del 237 per animare un po' il periodo 237-30, pel quale nulla
sappiamo rispetto ad Antioco stesso. Debbo però ora deporre questa
2
18 CAPITOLO SECONDO - LA GUERRA GALATO-ANTIOCHENA
'
Eus., I, tempo la grande Frigia apparteneva a
251. In questo
Mitridate, per avergliela qualche tempo prima recata in dote Laodice,
sorella di Seleuco Callinico (v. Beloch, III, 1, 698, e il mio articolo,
p. 439). Si vede che Antioco si rifiutò di riconoscere i diritti di Mitridate
sulla regione, e di qui la guerra (v. il mio articolo, p. 436, n. 5). Va qui
ricordato che, seguendo un' ipotesi del Nibbuhr, il Droysen (III, 2, 15,
n. 2\ dopo la devastazione della Frigia, che mette prima della pace
definitiva di Seleuco con 1' Egitto, stabiliva che accadesse quanto
ricorda Pol., V, 74, 4, intendendolo nel senso che la futura moglie di
Acheo, cioè, secondo Pol. stesso. Vili, 22, 10, la figlia di Mitridate e
di Laodice, venisse affidata all'amico ed ospite di Antioco lerace in
Selge, appunto perchè essa un giorno doveva sposare questo principe,
e portargli in dote quella stessa grande Frigia, che la madre aveva
recato a Mitridate. Il Kòpp {Rh. Mas., 1884, p. 224, n. 1) segue l'ipotesi
stessa del Niebuhr, ma ne pone il contenuto prima di Ancira, per spie-
gare il parteggiare di Mitridate con Antioco in questa battag-lia. Ma
allora resta anche più difficile spiegare il contegno di Antioco dopo
di essa. Noi, riallacciandoci completamente all'idea del Beloch (v. ap-
presso), riteniamo la Laodice, di cui è parola in Polibio, V, 74, 4; Vili,
22, 10, come Antioco, e non di Mitridate.
figlia di
^ XXVII, 2, 11:
GiuST., Galli arhitrantes Seleucum in proelio
cecidisse, in ipsum Antiochum arma vertere, liberius depopulaturi Asiani,
si omnem sfirpem regiam extinxissent\ Eusebio, I, 251, ScHòNE:Ferwm
rale, ^
ed Antioco ne approfittò per consolidare la sua posi-
sulle sue forze, vide che il miglior mezzo per riuscirvi era
1
V. Bbloch, ih, 1, 703, e il mio articolo, 440, cfr. 447.
2 Eus., I, 251. Il Beloch congettura che figlia di questo matri-
Bbloch che il MiSpaòàTou di Pol., Vili, 22, 11, sia errato per 'Avuó^ou,
ogni cosa si appiana, e a torto mi sembra quindi che il Bouché-Le-
clercq ed il NiESE (154, 6) disapprovino questa congettura.
3 V. GiusT., XXVII, 3, 7, e su di questo passo Niebuhr, Kl. Schr.,
può essere posta prima del periodo 240-237. IL Giustino stesso nel
corso della narrazione attribuisce a quest' Eumene la conquista del-
l'Asia Minore che fu una conseguenza delle imprese di Attalo. III. 11
(229/8, a. C.) una campagna di Antioco nella Lidia con una scon-
fitta presso Coloe, e nell'anno primo dell'olimpiade seguente
un'ulteriore sua sconfitta nella Caria.
Le date di Eusebio debbono costituire come il centro di
tutta la guerra Galato-Antiochena, di modo che il suo principio
non può esser posto che verso il 230. È questa una verità cosi
perspicua, che sembrerebbe doversi imporre a prima vista, ep-
pure fu il Beloch il primo a farla innanzi, e nessuno degli stu-
diosi di questo periodo ha creduto opportuno accettare la sua
opinione, preferendo invece vedere nelle date Eusebiane il ter-
mine della guerra, e ponendone il principio a distanza di pa-
recchi anni.
L'unica ragione di ciò é stata che nelle parole di Giustino
ed in quelle del Prologo di Trogo si è voluta vedere ^ la neces-
sità di ammettere una dipendenza non solo causale, ma anche
temporale tra la guerra fraterna e la guerra Galato-Antiochena.
III, 413.
2 V. Eh. Mus., 1885, p. 119 seg-g-. Il Kupp, che già avea posto la
posta Beloch, cioè il 235, aff'ermava che i due pretesi periodi del
il
sia svolta tutta attorno alle date Eusobiane, e non sia comin-
ciata che verso il 230; e con ciò dovremmo subito passare a
parlare delle sue cause e delle sue fasi, ma prima ci sembra
opportuno esaminare quella questione, che gli eruditi chiamano
la questione della grande vittoria Galata.
Polibio, '
Livio, -
Strabene, ed altri autori secondari •*
ci par-
lano di una grande vittoria che Attalo avrebbe riportata sovra
di Coloe e della Caria nel 229 e nel 228, rimaneva tra di loro un note-
vole lasso di tempo, del quale nulla si saprebbe, e suppose allora che
(p. 32). Ma ciò non sembra affatto probabile. Come mai Attalo si sarebbe
i Galati ; Giustino ^
invece, Eusebio - e possiamo dire anche
Trogo ^
non conservano affatto un ricordo simile, ma e' infor-
CTabler, '
il Pedroli, ^ il Wilcken, ^ lo Staehelin, ''
e il Dittenber-
ger. " Egli è che tra le iscrizioni, due ne furono rinvenute che
suonavano, l'una (n. 20) : BxatkilK; "AroÀ'.i; vr/.Y,ca^ p-i]x'i' Tokt-
1
Rh. Mus., 1S85, 40, 117.
2 0. e, p. 39.
3 0. e, p. 15.
4 R. Enc. di Pauly-Wissowa, II. 2, 2159.
^ P. 24 segg.
"^
Or. Inscr., u. 269, nota 3.
"
DiTTEXB., Or. Inscr., n. 269.
'^
DiTTENB., Or. Inscr., n. 276.
9 L. e.
10 Polibio (XVIII. 41, 7) e Livio (XXXIII, 21, 3), come già abbiamo
veduto, ricollegano con la vittoria Galata l'assunzione del titolo regio
da parte di Attalo; ma ognun vede come un simile atto debba piut-
26 CAPITOLO SECONDO -LA GUERRA GALATO-ANTIOCHENA
2. Della inesattezza in parola emergono degli indizi dal
confronto dei vari dati delle fonti. Infatti è ovvio pensare che
le notizie della vittoria Galata sorgano con riferimento alla no-
tizia delXXVII Prologo di Trogo, ed in tal caso poiché questa
va applicata alla campagna condotta da Attalo contro Antioco e
i Galati insieme di cui parla Giustino (XXVII, 3), ^ anche loro
dovrebbero avere la stessa applicazione.
lati, sia soli, sia come cooperatori di Antioco male invece pensarono
;
0. e, p. 126 segg. e 206 segg., Hist. de la sculpt. gr., II, p. 503, iìg. 258
e p. 505, fìg. 259; Loewy, Lgsipp., p. 29, fig. 14; UssixG, tav. I e II,
contro Antioco, i Galati, una volta che erano alleati, non soldati,
di quest'ultimo, possono aver combattuto separatamente da lui
1
Che il monumeuto in parola dovesse celebrare solamente le fasi
della guerra contro Antioco fu sostenuto dal Frabnkbl, e cosi parve
anche prima di lui quando ne furon messi alla luce i blocchi (v. Bohn,
Alt. V. Perff., II, 83). La stessa idea divise il Thraemer (o. c, p. 260);
il Gaeblbr invece la respinse, in quanto che, unendo l'iscrizione 25
con la 26, ottenne (v. Dittenberger, 277):
naturale che dovesse celebrare non già dei fatti di diverso colore
e di diverso significato, ma tutto un ciclo di fasi di una lotta
nota il FiiABNKEL (pag. 2;5), sono abbastanza vicine a Pergamo per giu-
stificare la espi-essionc del Prologo di Trogo, libro XXVII. La ragione
del Kiii'i' quindi non è sufficiente a dimostrare impossibile il riferimento
della battaglia del Prologo a quella del Calco, ma piuttosto presuppone
una tale impossibilità. E l'opinione del Kòpp fu seguita dal Pedrou
e dallo Stabhelin; dal Pedroli senz'altro; ma lo Staehelix invece,
dopo aver riportata l'iscrizione dell' Afrodisio, aggiunge: «Cosi noi
abbiamo qua la stessa battaglia che in Trogo, Prologo, 27, è indicata
col Galli Pergamo vieti, poiché la dipendenza evidente con Giustino, 27,
insegna chiaramente che Pompeo Trogo qui non ha parlato della prima
grande vittoria sui Tolistoagi, ma di una vittoria dei Galli alleati con
Antioco». Ma chi si basasse su queste parole dello Staehelix per
negare l'identificazione della battaglia del Calco con quella di Pergamo,
del Prologo, cadrebbe in una petitio principii, più evidente ancora
che basandosi sul ragionamento del Kòpp. Infatti per la validità della
deduzione, bisognerebbe presupporre già quello che si vuol dedurre,
che cioè la vittoria del Caico.sia una cosa differente dalla battaglia
di Pergamo ; in altri termini che da una parte quest' ultima escluda
assolutamente essere spiegata come una fase della
la possibilità di
fasi, possiamo porre anche la battaglia del Caico. Basta pensare che
1 0. e. p. 257.
3
34 CAPITOLO SECONDO - LA GUERRA GALATO-ANTIOCHENA
'
Di (juoste stesse opinioni è, in sostanza, il Bblocii (TIT. 1, 705
e 2, 458), dai quale io le ho formate indipendentemente.
E I/EFFIMERA conquista ATTALICA DELL'ASIA MINORE 85
la prima, e da questo sfruttamento vedremo risultare alla sua
volta una conferma della nostra idea. Secondo Livio, XXXVIII,
16, causa che portò alla vittoria Galata fu la denegazione
13, la
determinante tanto pei Galati che per Antioco, basta pensare in-
vece che ollrisse un semplice pretesto occasionale. La vera causa
per Antioco dovette essere quella che risulta da Giustino, cioè
l'aspirazione di Attalo al dominio dell'Asia Minore, ma il pretesto
potè benissimo essere offerto dall'atto del dinasta di Pergamo
relativo ai Galati, giacché quest'atto lo metteva in grado di va-
lersi dell'opera dei barbari in condizioni assai propizie per una
vittoria, - dato lo sdegno di cui essi si eran dovuti accendere -
ed insieme tali da non fargli contrarre alcuna nuova obbliga-
zione con loro, le cui esigenze eran note a tutto il mondo.
A concepire cosi la genesi della guerra Galato-Antiochena
mi lusinga il fatto che con ciò possiamo contribuire a spiegare
l'origine della tradizione della vittoria Galata.- Infatti se i Per-
gameni negarono il tributo ai Galati, e poi videro entrare in
ballo Antioco, ebbero tutto il diritto di fare a lui una parte as-
solutamente secondaria, di lasciarlo uell' ombra, di rigettargli
sopra le conseguenze degli avvenimenti, e di riaffermare agli
occhi del mondo il carattere nazionale della loro lotta e 1' as-
della ricchezza propria e del suo popolo, era salito al trono ap-
presso ad Eumene, il quale, dopo la battaglia di Sardi, avea
dovuto pensare a consolidare la sua posizione interna, prima di
attuare i vasti disegni, che pure for.se gli erano dovuti balenare
alla mente in quella occasione, la sostituzione cioè della pro-
pria dinastia alla Seleucidica nel dominio dell'Asia Minore. Poco
appresso alla salita al trono di Attalo I, anzi contemporanea-
mente quasi, eran cominciati nella casa dei Seleucidi quei dis-
sensi interni, che presto portarono alla guerra fraterna. Tutto
ciò scuoteva inesorabilmente il prestigio e la forza dei discen-
denti di Seleuco, né poteva sfuggire allo sguardo sagace di At-
talo, il cui intuito era troppo fine, perchè egli non vedesse quanti
germi di dissoluzione fossero in quest'organismo cosi male an-
dato dell' impero seleucidico, « Esso », come bene osserva il
Droysen, « mancava del centro di gravità, mancava di quella
E l'effimera conquista ATTALICA DELL'ASIA MINORE Hi
Tutto ciò vide Attalo, tanto più che la storia, come con-
tinua ad osservare il Droysen, contro l' impossibilità politica del-
l'esistenza di questo impero, andava esercitando la sua critica,
provocando lotte incessanti; e la rivalità dell'Egitto dava a
tutti i germi di dissoluzione interiore 1' occasione di spandersi
rapidamente e senza serio ostacolo. Vide Attalo tutto ciò, ma
non volle, seguendo la prudenza caratteristica della sua fami-
glia, agire precipitosamente. Terminata la guerra fraterna, nel-
l'alleanza che i Galati strinsero con Antioco lerace, gli si fece
innanzi, io penso, una buona occasione per l'attuazione dei suoi
piani. Certamente la lotta che dovea imprendere per questa era
tutt' altro che lieve, non tanto per la forza materiale dei Se-
lì. 269 e 276) celebrano la vittoria del Calco riportata sui soli
1 I, 253 (SCHÒNE).
2 Prol., XXVII.
^ V. pag-, seg". n. 2.
40 CAPITOLO SECONDO - LA GUERRA GALATO-ANTIOCHENA
della guerra, che nel suo corso, ed è nell'istesso tempo più con-
forme alle modalità colle quali la guerra cominciò.^ 2. Strategi-
camente si capisce meglio che una volta sconfitti al
i Tolistoagi,
Calco, potessero, congiungendosi coiTectosagi e con Antioco, arri-
vare fino alle porte di Pergamo, anziché, dopo essere stati scon-
fitti insieme cogli alleati, potessero ancora sostenersi in ter-
ritorio Pergamene ed accettare ivi un'altra battaglia da Attalo.
3. La battaglia dell' Afrodisio va quasi certamente identificata
colla SeuTc'pcx dell'i. 247,- ed allora quella del Calco, se la si vo-
raX]àTa[;
quella del Calco, alla quale, sebbene riportata contro i soli Galati, si
poteva pur perchè faceva anche essa
dir .seconda quella dell'Afrodisio,
parte della guerra Galato-Antiochena. Anche il Niesb (p. 157) pospone
alla battag-lia del Calco quella dell'Afrodisio. Il Kòpp invece (Arch,
Anz., 1895, 123 = Wochenschrift, 1. e.) vuole che quest'ultima sia la
prima della guerra Galato-Antiochena.
1 Come abbiamo veduto, Eusebio colloca nel 229-8 e neir anno
seguente l'ultima parte della guerra di Attalo contro Antioco.
2 Fraenkel, 20-24 = Dittenberger, Or. Inscr., n. 269 e 276.
Fraexkel, 23 (= DITTENBERC4ER, Or. Inscr., n. 275) e 247.
^
Questa prima parte della campagna nella fusione delle sue fasi
*
Galati, e questo ben si riferisce alla battaglia del Caico, ma vale anche
per quella dell'Afrodi-sio, in cui i Galati avevano la parte principale, e
costituivano dal punto di vista dei Pergameni gli unici nemici rico-
42 CAPITOLO .SECONDO - LA GUERRA GALATO-ANTIOCHENA
confini del suo stato nella Lidia, vincitore di Antioco, nelle vici-
nanze di Coloe,^ dopo che il Seleucida avea tentato forse con
duplice assalto di sloggiarlo dalle sue posizioni.^ Antioco dovette
ritirarsi nella Caria, ma anche qui lo incalzò il re di Pergamo,
^
battendolo e costringendolo a ripassare il Tauro.
Ricorderemo qui che in tutta questa campagna dovette
essere generale in capo delle milizie attaliche l'Epigene dell'i.
-'
BaaiXea "ATTaXov, ' Faizi-^i^i%i -aolì oc vi'j'easve; jtaì aTpaT[tò]Tai oi auva-^tovt-
aa.y.i'101 ràc tvsò? toù; r[aX]àTa5 stai 'A't-vioy^o^ iiAy^a.^ •f^a.^ia\y\r,^ia. Atì 'ASinvài.
quando Bizantini nel 221/0 gli chiesero aiuto nella guerra che
i
Misi,' prese Karsee e Didyma Teiclie, due castelli che erano occu-
pati da Temistocle stratego di Acheo'^: saccheggiò la pianura
Apia,^ e, superando il monte Pelecas, pose il campo presso il Me-
gisto, la cui identificazione col Macesto affluente del Rindaco, sta-
bilita dal Kiepert, non è da mettersi in dubbio. Quivi fu veduta
uu'eclissi di luna,^ ed i barbari approfittarono di questo segno
celeste per rifiutare di proseguire l'impresa. Cominciarono a
tumultuare, ed .Vttalo si vide costretto a condurli sull'Ellesponto,
dove assegnò loro delle sedi. Accolse poi gli ambasciatori di
1
PoL., V, 77, 7; clr. Niesb, 391, 2.
totale fu dalle 5 ii
e 51 m alle 7 'i
e 17 " (v. Niesb II, Nachtrdge a p. 391
in p. 779).
^ Il Radet in Bevile des Universités du Midi, gennaio-marzo 1896,
p. 1-18, fece innanzi l' idea che la spedizione in parola dove.sse essere
considerata come un tentativo fatto da Attalo di venire in soccorso
ai Selgensi. Perciò, dichiarata impossibile l'identificazione del Megisto
col Macesto, ha, conformemente alla sua ipotesi, localizzati i nomi di
Polibio in posizione completamente diversa da quella stabilita dal
Kiepert nella sua carta della provincia d'Asia. Egli infatti pone le
colonie dei Misii oltre Tiatira, nel luogo dove poi fu Filadelfia, Carsee
sulla strada da Tripoli a lerapoli, Didyma Teiche presso V odierno
Kaleh-Keui, all'ingresso della Cibiratide, la pianura Apia presso l'odierna
stazione di Apa al nord del lago Anaua, sulla strada che volge verso
Antiochia di Pisidia: identifica quindi il Megisto coli' odierno Kara
Arslan-Tschai (cfr. Pbdroli, 66, seg. Niesb, II, 391, 6 Staejielin, 42, ; ;
certo però, che Antioco non rinunciò che in ben piccola parte
agli effetti della riconquista di Acheo.
la pianura Apla giaceva non distante dalle sorgenti del Calco (Stra-
BONB, XIII, 616), e che perciò deve cercarsi non lungi dalla Misia.
Questa è la ragione per cui in quell'anno egli non operò contro
1
4 NiBSB, II, 392 seg. Alla nota 3« (cfr. 642-3, n. 8), l'autore fa
innanzi la congettura che i diritti di Attalo sovra i suoi possessi nel
trattato fossero riguardati e confermati da Antioco « als rein persòn-
liche •>. Ma talecongettura a noi sembra arbitraria. Non sapremmo
poi dire se il trattato tra Attalo ed Antioco, obbligante quest'ultimo al
pagamento di certa somma, e di certa quantità di frumento, al quale
siaccenna nei preliminari della pace tra Antioco ed i Romani (v. Pol.,
XXI, 17, 6; Liv., XXXVII, 45, 15; App., Syr., 38), abbia a vedere
qualche cosa col trattato del 216.
^ V. appresso, cap. 5".
CAPITOLO TKRZO-ATTALO ALLHATo DI ROMA 40
CAPITOLO TERZO
Aitalo alleato di Roma.
'•
Sulle vicende di quest'anno v. Pol., X, 41 seg-.; Liv., XXVIII,
5 seo-. ,
50 CAPITOLO TERZO -ATTALO ALLEATO DI ROMA
Gino, porto di Opunte, e la prese, ma mentre Attalo pensava a
menar bottino, apparve improvvisamente Filippo, ed il re di
Pergamo riusci per miracolo a sfuggirgli, ed, imbarcato, tornò
ad Oreo. Qui fu avvertito che Prusia aveva occupato il suo
regno, e si affrettò perciò di tornare in Asia; ma come proce-
dessero in seguito le cose tra lui e Prusia non sappiamo.' Il
resse verso Tiatira,** e venne poi nella pianura di Tebe sul golfo
Adramitteno, senza poter mai riuscire a procurarsi vettovaglie.
Ne chiese a Zeuxi, governatore di Antioco in Sardi, ma anche
ciò invano; si avvicinò alla costa, ove incontrò la sua flotta, e
pose l'assedio ad una città Pergamena, forse Elea.^
Ma intanto gli alleati avevano terminato i loro armamenti,
e vennero in aiuto della città assediata. Filippo, vedendo però
tra Filippo e gli Etoli,^ -apertesi quelle con gli Ateniesi,' mentre
Attalo ed i Rodii con le loro navi erano passati in Europa per
chiamare a raccolta tutti i nemici della Macedonia, giunsero
sul principio dell'estate ambasciatori da parte di Roma, il cui
intervento era stato sollecitato già dagli Etoli invano,' e poi
dagli Egizi, da Attalo, dai Rodii e dagli Ateniesi. Attalo ed i
1
Liv., XXXI, 15, 8 seg-.
2 POL., XVI, 28; XXXI, 15, 10.
^
PoL., XVI, 30, 7; 31 3.
-'
Liv., XXXI, 44 e seg.
•^
Liv., XXXI, 4(>, 6.
CAPITOLO TKRZO-ATTALO ALLEATO 1)1 ROMA 53
* Lrv. in XXXI, 43, ci parla di leve, che Scopa fece per conto di
XVI, 39; Gius., Arch., XII, 131, 133, 136, 138; Ibron. a Dan., XI, 14; e che
nell'anno stesso Antioco, tornato dalla spedizione contro Attalo, infiig--
Arch., XII, 132). Deve essere alle leve fatte in preparazione di questa
battag-lia si riferisce Liv., XXXI, 43; alle sue conseguenze che allude
che
lo stesso,XXXIII, 19, 8. Tali sono le idee del Nissen, Krit Uniers., 142.
Conseguentemente ad esse bisogna spostare la narrazione Polibiana
della battaglia dal XVI libro, in cui si pone tradizionalmente, al XVII,
54 CAPITOLO TERZO - ATTALO ALLEATO DI ROMA
Siria. Per il buoa esito dell' intervento romano Attalo nello
stesso anno ringraziò, inviando al senato una corona d'oro.^
Cosi nel 198 stesso egli potè ricondursi sul campo d'a-
Stark, Gaza uncl die philisf. Kùste, p.400; Niese, II, 578; Wilckbn, 2463.
Dopo la battaglia di Panion non tutta la Celesiria però sarebbe dive-
nuta subito Seleucidica, qualche punto sarebbe rimasto Egizio; Scopa
avrebbe fatto dei tentativi di riconquista nel 199/8, ma essi sarebbero
andati falliti, e nel 198 tutto il paese sarebbe divenuto Seleucidico. Sembra
al Niese (578, n. 6) che la disposizione dei fatti proposta dal Nissex sia
e poi ad Egina.
Nel convegno di Nicea^ dell'inverno del 198/7 Dionisodoro,
ambasciatore di Attalo, chiese a Filippo la restituzione delle navi
prese a Chio e la riedificazione dell'Afrodisio e del Niceforio.
II re di Pergamo si fece anche rappresentare in Roma, quando
Filippo, dopo quel convegno, vi mandò i suoi ambasciatori,
per appellarsi al senato circa lo stato delle cose e le sue pro-
poste di pace; e, dopo che il senato decise la continuazione della
guerra, prorogandone il comando a Tito Quinzio, e Nabide prese
Argo sgombrata da Filippo, Attalo partecipò alle trattative alle
quali il re spartano invitò lui e T. Quinzio.^
Dopo di esse venne a Sicione, ed egli, che già aveva mo-
strato agli Achei la sua liberalità col riscatto delle terre sacre
del tempio di Apollo, per il che i beneficati gli avevano innalzato
una statua colossale sul mercato, ora regalò loro dieci talenti
effetto. Che egli non potesse rompere poi le buone relazioni con At-
talo, non è detto da nessuno. Una tale convinzione va subordinata a
quella strana idea che il Xiese si è fatta del trattato del 216 tra Attalo
ed Antioco (v. sopra p. 48, n. 4).
' V. su queste vicende della guerra Liv.. XXXII, 16; Zonara, IX,
16, 2 seg.; Paus., VII, 8, 1.
n. 3.
••
Liv., XXXII, 39.
56 CAPITOLO TERZO - ATTALO ALLEATO DI ROMA
e 10 000 moggi di frumento, e gli Achei gli decretarouo una
statua d'oro e un sacrifìcio annuale.^
fluenza dei Seleucidi, e per passare dinanzi agli occhi dei con-
temporanei come sommo campione della Grecità; per queste
doti aveva potuto comprendere la situazione politica dei suoi
tempi, ed essere uno dei primi ad accorgersi che il centro di
CAPITOLO QUARTO
La guerra Antiochena nei suoi rapporti
1 V. sopra, p. 53, n. 4.
^ 0. e, II, 639, 2; così anche Mommsex, RiJm. Gesch., F, 721 Holm, -,
'
AiT. ci dice genericamente, (S'?/r., 7: 'ExxyiaffOJTioj; ìnrin a7.ì AioXéa;
y.ixi 'Iwva;, w; oi irpooTJxoNTai;, àsy^oNTi tt? Aaia? ; e poi Si/r., 2: w; "ifàp
Òr,
(/.ETTist rà? TauTvi 'EXXnv'.òa; wóXei;, oi it.it wXsc-^e; xùtm ^poacTÌSe^TS, «ai (ppo'jsà;
àXX' éauT'f) y.sXXois'* c^Etv ; ctr. PoL., 18, 51, 9: ri; ò' aÙTOvo'aou; twv xarà
Tir.v 'Aaia-j TróXeiov où òià t^; 'PwAaio)'* èiriTa-jr;? 3son glvat TUf^^àvEiv t^;
iXsuSepia;, àXXà 6ià t^« aùroù x^f^"?) > l'i quella di Roma del 194
(Liv., XXXIV,
neque enim in Aeolidem loniamque coloniae in ser-
58:
vituteni regiam missae sunf, sed stirpis augendae causa:, cfr. Avi'.,
Si/r., 6: -M Xó-j'w ò' ó Msviwjro; l<pyi tòv Paa'.Xs'a . . . 3au|Aà^civ, art xsXsuouo'.
Tw-i sv 'Ia)-H7. TróXEo)-; àcpicTTacrSat, )4ac «opsu; xiaìv àtpie'vat xat Tr; 'Aaia? svia
ar, woXuTrpafao/eÌN atX), ed iu quella di Et'eso del 192 (Liv., XXXV, 16:
eandem de Smyrna, Lampsaco, cìvitatibusque quae loniae aut Aeolidis
suut, causani ab Antiocho accipite; cfr. App., Syr., 12: 'Poòiou; u.à< xaì
Bu^avTisu; )taì Ku^tXiViv&ù; xac ooot àXXoi irEpì Tinv 'Aciav s'iaì-* 'EXXvive?
aù-svóao'j; lirTi-^fEiXato làasr/ sì -j'i-jfvot-^TO «Ùt'Ò auvSriJcat irpò? 'Pioaa'.ou; •
AìoXs'a;
romano poteva vantarsi che la sua amicizia con Roma fosse riuscita
trionfatrice dalla prova del fuoco: 'ANTt9'x,ou -yàp citsu^ì^ovto; xy-ìt òoùvat
y.7.i ouvoty.siwS^'at tsT; s'Xot?, SiSo-croi; 34 Trapay_;ru.a uÀt rà? irpÓTSaoN àTryjXXo-
TOUTuv w; TvXstcTTas; uiÈv xat tcs^!**'^; '"*' "(a'JTtxiaì; òuvàaeat t(5-/ iWtù-t a'iiJ.iJ.ii.yu>'>
Yi-Yu-^iatAéSa usa' ju-wv ivpò? A^Tisy^ov xrX. (POL., XXI, 20, 8).
Solamente cosi si può spiegare il fatto che noi, nelle trattative
2
il re dì
dichi irò subito per Siria, Focea.^
1
Antioco infatti dovette assediarla dopo la battaglia di Side (Liv.^
XXXVII, 26, 5), e dopo quella di Mionneso fu costretto ad allonta-
narsene, senza che la città avesse ceduto un solo momento (Liv.,
XXXVII, 31, 3).
2 Di Cime sappiamo che dopo la sconfitta dei Rodii, quando Focea
(nota 2). Nemmeno per Eritra può dirsi che fosse in possesso di An-
tioco prima della battaglia di Corico. Da Livio, XXXVII, 8, 5, risulta
solo che questa città già nell' inverno del 191/0 era nel campo dei
Romani.
3 La neutralità era una conseguenza dell' àauXia del suo tempio
e del suo territorio, chela città andava sollecitando con successo
da qualche tempo (dei molti decreti provenienti da ogni città con
cui veniva riconosciuta questa àouXta [v. Lbbas-Waddington, 60-85 ;
Michel 51-68] debbono appartenere alla fine del ni secolo quelli degli
Atamani [L. W., 83], dei Delfii [L. W., 84] e degli Etoli [L. W., 85],
come ha egregiamente dimostrato il Wilhelm in Gótting. (jel. An-
zeigen, 1898, p. 219). La propensione per Antioco risulta dal fatto che
un ambasciatore di Antioco, Menippo, nel 193, era stato incaricato
di presentare la richiesta dei Tei a Roma (v. lettera di M. Valerio
Messala, L. W., 60. Dittenberubr, Syll.\ 204; Michel, 51). Inoltre,
dopo la battaglia di Side, quando Antioco pose l'assedio a Nozio per
adescare i Romani a lasciare Samo, il pretore L. Emilio sentì il bi-
con lui la stessa condotta, che prima avevano tenuto con Antioco
(Liv., XXXVII, 28, 2; ctr. 9).
^ Infatti nel 191, prima ancora della battaglia di Corico, essa era
o^ià in possesso di Antioco (v. App., Syr., 22; cfr. Liv., XXXVII, .'52, 9;
V. appresso, e. 5.°).
^ O. e, p. 40.
" Livio. XXXIII, 20, 8.
Osservo incidentalmente che non è esatto che Antioco, come
'
tale che ogni atto diretto contro di loro non poteva, né doveva
rivestire l'apparenza di una manifestazione ostile agli Attalidi.
Nessun elemento esiste adunque pel quale si possa, nono-
stante il silenzio delle fonti, inferire un' azione diretta di An-
tioco contro i dominii indigeni Pergameni. E se una ve ne fosse
stata, riuscirebbe davvero inesplicabile, checché ne pensi il Pe-
droli, il fatto che giammai né nella preparazione della guerra
Antiochena, né poi nei preliminari della pace, si faccia ricordo
di infrazioni perpetrate da Antioco contro lo stato di Pergamo
prima della rottura delle ostilità con Roma. Perché gli Attalidi
va/.Ta xaì Audta-f ol tt:ò; Tito^ àTToaraXc'vrs; si? tÓ'v xaipò^ to^tov. Non è
peraltro questo Peukoli che un errore cronologico di disposi-
del
zione di avvenimenti, non tale da svisare la loro fisionomia, perchè
Antioco, come mostrò il suo operato a Lisimachia ed in seguito, avrebbe
certamente continuato nella sua impresa, anche se la risposta degli am-
basciatori gli fosse giunta prima.
1 Nel fatto parallelo che Eumene non protestò per città greche
che gli fossero state alienate, qualcuno potrebbe vedere una ragione
a negare una simile alienazione, ma ciò non si può, visto che essa è
testimoniata dalla tradizione. D'altra parte, si possono intendere facil-
mente quali ragioni spingessero Eumene a sopportare le operazioni di
Antioco contro le città greche, strette in reIa,zione colla sua dinastia,
senza protestare al senato romano. Basta pensare che questo allora si
era atteggiato a supremo difensore della libertà dei Greci di Europa e
diAsia. Ma è chiaro che, se Antioco si fosse rivolto addirittura contro lo
stato di Pergamo, il re non avrebbe esitato ad uscire dal suo riserbo.
• II, 392, n. 3; cfr. 642/3, n. 8. Vedi sopra p. 48, n. 4.
NEI suor RAPPORTI COL REGNO DI PERGAMO 65
1 V. sopra, p. 60, n. 1.
'
Rodii.
Intanto nel marzo del 196 era stato proclamato uscito di
minorità Tolomeo V Epifane, - ed ecco che a Lisimachia, non si
morte. •'
Allora Antioco al quale balenò la speranza di racco-
gliere nelle sue mani lo scettro deserto, lasciato l' esercito di
una tempesta violenta e disastrosa sulle coste della Cilicia gì' im-
1 PoL., XVIII, 52. Livio omette tutto questo che si riferisce alle
città libere.
2 PoL., XVIII, 55, 3; cfr. i. di Rosetta, Letronne, I, 241. n. xxv
= C. I. Strack, 240, n. 69, = Dittenberger, Or. Inscr., n. 90
G., 4697, =
(Mahaffy, The emp. of Pfolem.,p. 316 e seg.; Bouché-LeclbrC(ì. Hisf.
des Lagides I, 369 e seg-).
3 Livio, XXXIII, 41; cfr. App., Syr., 4, che parla erroueamente di
'
V. Niese, II, 671, n. 1^
8 POL., XVIII, 51, 10; Liv., XXXIII, 40, 3; App., Syr., 3: cfr. Xibse,
669 e seg., 673 e seg. (quanto a Niese, 639, v. sopra p. 58, u. 3).
NEI SUOI RAPPORTI COL REGNO DI PERGAMO 67
1 App., Syr., 5; Gius., Anfiq., XII, 154; Daniele, XI, 17, e Ieronimo,
V. HI, p. 1126; cfr. Niesb, lì, 674, n. 2.
2 App., Syr., 6,
Già un' altra ambasciata aveva spedito con qviesto intento, dopo
^
'
Dalla risposta di T. Quinzio in Roma agli ambasciatori di An-
tioco del 194/3 risulta chiaramente che i Romani, nonostante tutte le
ostentazioni di zelo per la causa della giustizia, avrebbero sacrificato
i diritti e gli interessi delle città libere d'Asia Minore, se Antioco si
7^; TS T'o>j Aay.'j/a/CT,'((Ò-j xaì Sa'jpvaiwv, Irt òà rx? 'AX?;avò;=(ov rriXsto;, ìc, wv
70 CAPITOLO QUARTO - LA GUERRA ANTIOCHENA
ó ToXeao; sXaPe rà; à5)(a;», non potrebbe essere invocato contro una
simile opinione, perchè a me 1' Iti òi t7,ì 'A>.s;avòp='wv iróXeu; fa quasi
r impressione di una parentesi per cui 1"
il à-i etc. si debba riferire solo
a Smirna e Lampsaco.
1 V. NiESE, o. e, II, 656 seg.; per ulteriori citazioni, Meischke, p. 46.
A questa prima g-uerra si riferiscono le ì. Fraenkel, 60, 61.
' Liv., XXXV, 39, 1; Fraenkel, 62 e 63.
3 Liv., XXXV, 50, 8.
* Ciò almeno si è voluto dedurre contro Livio, XXXV, 42, dall' iscri-
zione Fraenkel, 62. V. Pedroli, 42; cfr. Meischke, 84.
''
Liv., XXXVI, 42, 6; cfr. XXXVI, 43, 12.
''
V. NiESB, II, 720.
'
Liv., XXXVII, 8, 6.
« Liv., XXXVII, 9. 6; App., %>-., 23.
NEI SUOI RAPPORTI COL REGNO DI PERGAMO 71
1
Liv., XXXVII, 12; App., Syr., 25.
2 NiESE, II, 726.
•'
Liv., XXXVII, 12 seg-.
' Liv., XXXVII, 17.
' Liv., XXXVII, 18; App., Syr., 26.
« PoL., XXI, 10; Liv., XXXVII, 18, 10; App., Syr., 26.
'
Liv., XXXVII, 19. 8.
72 CAPITOLO QUARTO - LA GUERRA ANTIOCHENA
^ App., Syr., 44; PoL., XXI, 17, 11 e 12; 18, 1 e 2; 22, 2-4; 24, 4: Liv..
XXXVII, 45, 21; 52, 1; 54, 2; 55, 4.
•'
POL., XXI, 21, 10; Liv., XXXVII, 53, 28.
« PoL., XXI, 19, 8.
NEI SUOI RAPPORTI COL REGNO DI PERGAMO l->
le città greche, dal qual fatto essi avrebbero certo saputo trarre
grandi vantaggi.' Furono anche uditi gli ambasciatori di Smirna
(anzi prima dei Rodi, perchè uno della loro ambasceria era
lontano dopo 1' audizione di Eumene) e poi quelli di Antioco,
coi quali il senato si intese facilmente. Furono confermati i
'EàA>5v/(Jù)V oom jiìv 'ArraA'.o (pópov uTrsTakovv, TC(.ÙTot.<; ròv avTov Hvjjlc'vsi
1
PoL., XXI, 22 e 23; Liv., XXXVII, 54.
- Liv., XXXVII, 55, 3; App., Syr., 39; la notizia deve mancare acci-
dentalmente in PoL. XXI, 24; cfr. Meybr, Eh. Mus., 36, p. 125.
3 PoL., XXI, 24; Liv., XXXVII, 55, 6; ctr. App., Syr., 44. Commette
vma Pedroli, quando, a p. 44, scrive che era
esorbi tazione dalle fonti il
Róm. Forsch., II, 511; Mbyer, Rhein. Mus., 36, 120; Nibse, p. 757. In
Eoma dovevano essere state defluite solamente le linee fondamentali
della pace, sebbene diversa sembri essere la concezione di Appiano
(V. Nlbse, III, 749, 3, e 758; sovra le fonti circa questa pace, vedi
contro MoMMSEN, Moni. Forsch., II, 511, Mbyer, Rh. Mus., 36, 120).
5 V. PoL., XXI, 42; 43, 3; 47; Liv., XXXVIII, 39, 6; Zonara, IX, 20, 15;
Strab., XII, 540; XIII, 624; Niesb, II, 7.59.
.
già stabiliti per questo rispetto in Roma. Essi erano, che le città
greche della costa fossero libere, meno quelle che avevano pa-
gato tributo ad Attalo. Ora questo principio venne modificato
in favore di Eumene, disponendosi che dovessero essere esentate
dal tributo non tutte le città che l' avevano pagato ad Antioco,
senza mai averlo devoluto ad Attalo, ma solamente quelle di
esse che durante la guerra « $ii(pv>^x^ccy rr^y npoc, Toma/o ui; ^/crr^v »; '
T;i\i(si'i iaat f.aìv t^"' ts IwiTpoirriN ISwxav l}(,o'jatv •j[(p' aÓToT: TrdjvTa rà a'jTwi/,
- XXI, 48, 2-4; Liv., XXXVIII, .39, 7-8. Nel resoconto di Ap-
PoL.,
piano non accenna a questa modificazione di condizioni. Egli è che
si
che da ciò si possa dedurre che la condizione fatta a Focea era diversa
da quella fatta alle città nominate antecedentemente. La diversità deve
essere in ciò, che a Focea non era concesso il privilegio dell' imirni-
nitas, che era l' indizio della vera èXeu^spia. Il i»ó(*oi? y.pxaSat xoT; TraTpisi;
o Toì; tòiot?, r aÙTOMo,u.ia in senso limitato (sarebbe vano disconoscere
che talvolta negli autori questa parola equivale a libertà) è un ter-
mine meno estensivo di IXsySepia, onde ne è sempre presupposta, ma
non parimenti sempre la presuppone. Se poi nelle iscrizioni noi tro-
viamo spesso espresse separatamente le due parole di iXeuSesb e di
ajTo-Jov.ia, non si deve credere che con e.sse .si designino due stati dif-
NEI SUOI RAPPORTI COL REGNO DI PERGAMO 75
pat 5'J7at x,aì Òtias[/-3aT5Uy.svai Pedata); r.Siri -rroX'.JTc'JwTat x.7.rà. ts'j? TraTpi[o"j; vó-
Romani dai primi tempi dell' impero in poi imrminiias è più esten-
sivo di libertas v. Hbxze, De civitatibus liberis, p. 4). V. Michel, 37,
;
Eù;xc'v='. TsXiTv, 5(ja'. òè 'A-'Ttox&, u.ovo-( TauTOft; àcpsìuSai TÒv cpósON >> (dove la li-
bertas che è aggiunta in Livio, manca in Polibio). Che V immunifas
si accompagnasse generalmente con lo stato di àcppoupTiToi è naturale
di per sé, e perciò appunto Livio, XXXIII, 32, 5, traduce con: «Senafus
romanus et T. Quinctius imperator, Philippo rege Macedonibusque de-
victis, liberos immunes, suis legibus esse iubef Corinthios, Phocenses
Locrensesque omnes, etc. » il passo di Pol., XVIII, 46, 5: «r uu^x-Xr-s; r
'Pwy.aiwv >caì Tsto; Ko^-^tis;... xaTairoXeavicavTc; PaaiXsa $tXi7rirs'/ /-ai Maxs-
òsvac, à'^iàat"' IXsu5s:su; àasoupTJTou? à«p5poX5"j'7ÌT3'j;, •jsy.ji; -/^pwai'vo'j; tìì; 7ra-
1 Pol. XXI, 24, 7 segg.; 48, 9 segg.; Liv. XXXVII, 56, 2 segg.;
XXXVIII. 39, 14 segg. Un
pace con Antioco suonava che
articolo della
egli dovesse abbandonare il paese al di qua del Tauro fino ad un deter-
minato confine, e l'indicazione manca in Pol., (XXI, 45, 4: « IxxupetTw
6è Tfilìtù'i xaì xwpx? », e qui si ha una lacuna), ma Livio, XXXVIII, 38, 4,
doubt that western Lycaonia, like Phrygia Magna, was under Pontic
rule, after 129. Either Lycaonia was not actually given to Eumenes,
or, if it was, it was soon captured by the Galatae, and afterwards
was reduced along- with Galatia, by the Pontic Kings » ma ciò ;
CAPITOLO QUINTO
Progressivo sviluppo dei domini! degli Attalidi e della loro
influenza sovra le città greche d'Asia Minore sino
al 188 a. C.
Nel 218
Attalo procede ad una riconquista parziale, i cui limiti si pos-
zapo. Tov 7T3.Tpoc, Tr,v fix,(JiXiiay auv£CTxXjXiyy\v tsXìoìc, ììc, òXìyx -nxi \itx
TTokiauirix^ Txtc, jj.éytGTXi<; T'ìiv y.xy ixvToy S^jyxariK^y ;-'0;<u/AAov ìttoì-^cs
xaraJffOTé'^av ai* oùSìv c'repov ìì Stx r/)v jrpò? ayroò<; òuòvoixv xa} (j'j}x<pct}-
^ V. sopra, p. 47.
2 XXXII, 22, 3.
3 XXin, 11, 7.
'^
Cfr. Liv., XXXX, 8, 14: '<iam hos Eumenem Attalumque frcdres
a tam exiguis rebus prope ut puderef regii nomini.s, mihi Antiocho <'t
sua, sia pel confronto con quelle storiche non può aspirare ad
essere senz'altro applicata, come pur ne avrebbe la pretesa, a
tutto il lungo periodo antecedente alla battaglia di Magnesia.
Gè la dà Strabone:' « Trpivépov (leggi: prima della guerra Antio-
chena), o'/yv rà Trep't TWpyxuov ov nokKic y^apìa fjn'jpi r^? ^ot.kÌTTri(; Tr,c,
/.ary. z\y ' E?.::ì'r/}V -aóXrroy xs/ ròv 'AdpaH-yrrj^vóv ». Né le epigrafi ci ri-
siamo anche essere sicuri che questi due limiti debbano valere
pel tempo che va dai primi anni del principato di Eumene alla
1 XIII, 624.
- B. a H., V, 1881, p. 283. V. Mbischke, p. ::51; Pedroli, p. 25;
Beloch, III, 1, 614, n. 2.
^ DlTTENBBRGER, Or. lìiscr., 335.
* L' a giudicare dai caratteri, sembra risalire al iii sec.
i. degli spot,
contro di due linee, delle quali l'una parta dal monte Ida e vada
verso oriente, l'altra da Attalia e vada verso nord. Non andremo
perciò molto lungi dal vero dicendo che l'estensione del regno
di Pergamo a cui si riportano Strabone, Polibio e Livio ai
'
0. e, p. 30 seg.
6
82 CAPITOLO QUINTO - SVILUPPO DEI DOMINII DEGLI ATTALIDI
e cioè quella parte della Misia che non vi era compresa, in altri
termini la Misia Olimpene. '
Ma più di questo no. Che il dominio
nella pace della guerra Antiochena. Polibio menziona (XXI, 48, 10):
« Muffoù;, Olì; TTpórepov auro? TrapsoxsudaaTO », dove l' auro? è riferito ad Eu-
mene. Livio invece (XXXVIII, 39, 15) dice: «et Mysiam, quam Prusìa
rex ademerat». il Mommsen preferisce la tradizione Polibiana {Rom.
Forsch., II, 238), e vorrebbe in luogo di Frusta restituire pridem. Cor-
reggono invece Polibio in base a Livio 1' Hultsch (v. ed. di Pol., IV,
p. 1086, n. a 14; dove propone: « Mussj; oii? Ilsouaìa? ó PaaiXeù? irposccpsTS-
1.
piaaro »), lo ScHULZ (v. Rh. Mus., XXIII, p. 78 seg.: « Muaou;, Oli? Epsuaia;
nrpÓTSpoN aÙToù irapsffirdaa-ro »), ed il NiSSBN [Kril, Unters., 209: « Muaoù; ou;
idea prevalente tra gli studiosi. L' accolgono infatti il Pedroli (p. 47),
il Meyer {R. Enc. di Pauly-Wissoiva, III, 1, 519) ed il Niese (II, p. 760,
anche il passo di Livio in quam Prusiae rex donarat, del che noi
uon sappiamo vedere assolutamente la ragione, nessuna luce potendo
venire dall'altro passo di Livio (XXXVII, 56, 2): Myaiam (o Mysias,
secondo la maggior parte dei manoscritti) regias silvas, del quale è
difficile dire se derivi da Polibio, come vorrebbe il Niese, II, 748, n. 5,
modo anche noi crediamo che Polibio debba considerarsi errato, e che
vada accolto Livio, perchè, volere o no, lusinga molto il considerare
l'annessione al regno degli Attalidi di un territorio che un tempo ne
aveva fatto parte, e poi era stato usurpato dalla Bitinia, come il motivo
della guerra che dopo il 188 presto scoppiò tra Eumene e Prusia. Non
vediamo però nessuna ragione di identificare questo territorio colla
Frigia Epitteto, come pensano il Meyer (o. c, 518) ed il Niese (III, 70).
Polibio e Livio ci parlano di Misia, e noi crediamo perciò che si
debba pensare alla Misia Olimpene (Strab., XII, 571). Ne risulterebbe
che essa, e non la Frigia Epitteto, già prima del 188 avesse fatto parte
del regno di Pergamo. Ciò, a prescindere, come si deve, dal tempo
dell' effimera conquista Attalica dell'Asia Minore, non potrebbe che
Romani erano assai trepidanti circo l'esito della loro ambasciata; l'ora-
colo di Delfo, interrogato dagli ambasciatori, avrebbe risposto: «per
Atfalum regem compoies eius forent qiu)d peterentr>, il che forse non
si intenderebbe, se Pessinunte fosse stata suddita assoluta di Attalo).
- Se Attalo nel 218, dopo aver promesso sedi ai Galli Egosagi, li
allogò sulle rive dell' Ellesponto, ciò non significa che egli conqui-
84 CAPITOLO QUINTO - SVILUPPO DEI DOMINII DEGLI ATTALIDI
é che « r:-Vrapa; vioh<i é'v TiKiv-Ix xaraA/iTÙv ovTùìc, r,PfLÓaa.To rà y.iXTx rvjv
Kòpp., Bh. Mus., 1885, 118; Thraemer, Pergamos, 194 e 198; Swoboda,
Bh. Mus., 1891, p. 503, n. 2; Pedroli, o. c, p. 10, n. 1; contro Schuck-
hardt in Aih. Miti., XIII, 1888, 14. Vedi anche Schulten, Hermes,
1897, 529; Meyer, ivi, 1898, 646.
E DELLA LORO INFLUENZA SOVRA LE CITTÀ GRECHE D'ASIA M. 85
d'Asia Minore i domini dt^ll'Egitto, '
con cui egli, come abbiamo
veduto, procedeva di pieno accordo, e dato che la Macedonia stessa
aveva cominciato a mettere il proprio zampino nella regione.^ È
certo però che egli allora strinse relazioni in parte di sudditanza
ed in parte di alleanza '
con Temno, Smirna, Teo, Colofone, Ales-
sandria Troade, Ilio e Larapsaco, * giungendo sino a Magnesia al
Meandro.-^ Ma quando Acheo passò alla riconquista dell'Asia Mi-
iràaa-( tyì'' TrapaXia-* àirò HaatpijXia; ho); ^EXXtkjtcs'vtou» ; cfr. V, 35, 11: « xat fàp
vxu: l'i TOÌ; y.a.-à. Sày.ov -^aav -roTvot? où)c l'K'.^o.i. xaì aTia-riajTw'j irX^Ss; vi -oìi
icar' 'EtfisaoM » . Per
Beloch, Griech. Gesch., Ili, 2, 248 segg.
i particolari, v.
' V. sopra
p. 45 e seg. n. 2. Tra luoghi che Antigono Dosone i
nore Seleucidica, molte di queste città fecero causa comune con lui,
aìirobs xa) ràc jró^sic,^ npoaSe^xjievm; Si xai Toyroyi; i'n'i rxì^ ayv3-/{>ca«;
aie, V.XÌ To rrpÓTspov, xaì ÀajScóv bjj.r,pcv:„ éj^prjfjLxTi^e rote, napx ràv
2ju.upva/cov TTpao^svTxii i^iXxv'^p'jórruiq §tx tb u.x'kimx tovTouc, T£TY]pr,Ki'vxi
Attahca. Nel 201 infatti essa era in buone relazioni con Filippo, al quale
forni provvigioni di fichi, mentre menava la vita del lupo nella Caria,
e ne ebbe in compenso la città di Miimte (v. Pol., XVI, 24, 6-9). Pel
tempo poi posteriore alla battaglia di Magnesia, v. appresso, p. 98, n. 11.
2 PoL., V", 77, 4, dà veramente S.j.u?*», ma il Wilckex in Beai Enc.
zione, in cui Sy.usva sta con quanto, a proposito di questa città, Polibio
subito soggiunge (cfr. Niese, II, 779).
^ V, 77, 4 e seg.
4
y, 78, 6.
"'
E certo ad ogni
modo che egli operò nell'Asia Minore, e questa
fu la ragione per la quale non passò a combattere contro Antioco
(v. Beloch, III, 1, p. 715 seg.).
•^
Ciò è intrinsecamente sicuro e confermato dal fatto che nella
E DELLA LORO INFLUENZA SOVRA LE CITTA GRECHE D'ASIA M. 87
ferma senz'altro :
- « si spectaverimus Attahmi (piA.av^pw7rci-<(;, ut ait
PolljbiuS, ~/;^pYi}ioi.Tiij'Xvrot. AxjJi\bayirivoic, '\\e^y.v§p£v(7tv ^IXisuaiv in illa
leanza.
Peraltro V esame delle vicende posteriori di alcune delle
città colle quali ebbe da fare Attalo nel 218, e quello dei patti
della pace del 188 potranno gettare uo po' di luce sulla nostra
questione, e mostrarci come nel periodo di cui parliamo Cime
pace del 188 a, C. si parla ancora di città che aveano pagato tributo ad
Attalo, e tra queste viene registrata Colofone di Noto, le cui sorti fino
al 18S vanno considerate analoghe a quelle di Colofone alta, che nel 218
troviamo appunto in relazione con Attalo, ed in relazione tale da cre-
derla strettamente soggetta (v. appresso, p. 93 e seg.). Nella pace del 188
si nomina anche come liberata da tributo Cime, ma per lei si potrebbe
pensare a tributo pagato poi ad Antioco, sebbene ciò sia, secondo noi,
del tutto sconsigliabile (v. appresso, p. 92, n. 4).
' V. sopra, p, 73 e seg.
- O. e, p. 32.
88 CAPITOLO QUINTO -SVILUPPO DEI DOMINI! DEGLI ATTALIDI
notizie delle nostre fonti con critica sicura, il che forse non è
stato fatto sinora. Infatti sono stati praticati questi due ragio-
namenti: I. Un articolo della pace era che pagassero tributo ad
Eumene, quelle città che l'aveano pagato ad Attalo; se adunque
poi alcune città furono proclamate immuni, ciò deve dimostrare
che non erano state fino allora tributarie dei re di Pergamo.
II. La proclamazione dell' immunità di queste città deve dimo-
1 II, p. 890, n. 5.
- O. e, p. 40, cfr. 42.
^ II, p. 759.
^ Il Niese, del l'esto, sembra che nou si sia troppo felicemeute
raccapezzato in parecchie questioni di storia Pergamena. Infatti, a
p. 392, egli dice che nel trattato del 216 tra Antioco ed Attalo, questi
ebbe forse « die Landschaften und Stadte, welche er unter Seleukos III
besessen hatte, also Mysien, Troas, Aeolis, und vielleicht die ionischeu
Stadte, die scine Schutzherrscliaft anerkannten » . Ma i possessi, di cui
Attalo aveva goduto durante il regno di Seleuco III, non possono cer-
tamente essere che quelli che egli si era assicurati con le sue ope-
razioni contro Antioco lerace, e cioè tutta l'Asia Minore seleucidica
al di qua del Tauro-, erano dunque molto più ampi di quelli che egli
del nostro pensiero sovra gli scarsi dati delle fonti storiche. La
realtà è certamente assai più ricca e varia e molteplice di quel
che occorrerebbe, perchè le sue manifestazioni potessero coin-
cidere colle povere categorie del nostro pensiero.
Del resto nemmeno il Meischke sembra avere troppa fiducia
nella sua opinione, giacché si prende egli stesso la bega di aprirvi
una breccia, quando, dopo aver sostenuto che Ilio dovea essere
semplice alleata di Attalo soggiunge :
'
« Neque obesi, quocl li-
che sono nominate cosi nei patti della pace come nel resoconto
di Polibio circa le operazioni di Attalo nel 218. Estenderle oltre,
come fa il Meischke, il quale, come abbiamo or ora veduto, az-
zarda delle inferenze anche a riguardo di Clazomene, sarebbe
cosa del tutto arbitraria.
Si trovano nelle condizioni volute Cime, Smirna, Focea ed
Ilio. -
Limitato l'esame a queste città, bisogna prendere come
' P. 36.
2 La ad Ilio ci è data solamente da Livio, XXXVIII,
notizia intorno
39, 8 seg. Manca in Pol., XXI, 48, 4, e perciò il Rbiske (Animadv., lY,
p. 665), r HuLTSCH (a Pol., e), il Wbissenborx (a Liv.,
1. e), il Nissen 1.
(p. 16) opinano che nel nostro testo Polibiano debba seg-nalare una
si
testo colla lettera del senato romano a Teo, C. I. G., 3045 = Dittbn-
berger, Syll.- 279, 1. 21, e di quella dei commissari romani del 188
ad Eraclea al Latmo, C. I. G., 3800 = Dittbxbbrobr, o. c. 287, 1. 8 - di
una lettera dei commissari romani medesimi ad Ilio.
.
derate come già libere, o come sia esentate da tributo sia ad esso
soggette. Nel primo caso esse vengono ad essere presupposte
libere, nel secondo tributarie. Or ecco che presupposte libere
sono Smirna ed Ilio (Poi. XXI, 48 : « X('oy<; 6é v-où 2uupva/oy<;
i'y T£ TOiq iXXoic, 7rpor,yoy xa) X,oópav 7ìf)zaheifj.xy r,c, ì-/.xgtoi 'axt'x to
risulta dal fatto che la condotta di Ilio durante le ultime vicende era
stata non volutamente avversa ai Romani, ma certo fiaccamente pas-
siva. Da Livio, XXXV, 43 sappiamo che nel 192 il re sacrificò nella
città, ed è a questo periodo che debbono risalire l'iscrizione pubblicata
È COSÌ che l'esame critico dei patti della pace del 188 e
quello storico delle vicende posteriori al 218, di alcune delle
città, che furono impigliate colle operazioni di Attalo in quel-
l'anno medesimo, ci portano a rischiarare le relazioni cogli Atta-
lidi di parecchie di queste stesse città sino al 197. Queste città
sono, come si è visto, Smirna, Lampsaco, Ilio, Cime e Focea.
Non peraltro bisogna rinunciare a cercare di proiettare della
luce anche sulle altre città, che furono in giuoco nel 218. Ed
intanto quanto ad Alessandria Troade, l'aver ella manifestata
durante la spedizione di Acheo la stessissima condotta di Ilio
fradendi >
; cfr. XXXVI. 43, 11. Dopo la battaglia di Corico i Romani
\'i lasciarono cinque penteri, mentre il svernava in
g-rosso della flotta
Cane (,Liv., XXXVI, 45, 7: « Phocaeani transmittunt {Romani). Ibi relictis
ad praesidium urbis quatfuor quinqueremibus ad Canas classis venit»), ,
di modo che nell' inverno del 191/0 Seleuco svernava nell' Eolide ap-
punto « ad maritimas continendas urbes, quas illinc a Pergamo Eume-
nes, hinc a Phocaea Eri/fhrisque Romani sollicifabanf " (Liv., XXX^'II,
8, 5). E dopo r inverno del 190, essendo Focea afflitta da somma in-
1 POL.. V, 77. 5 e 6.
- XXI, 48, 4: « Ko\oo(ù-no-ji; òi toù; tò NÓtio-/ sly.oùvra? icat Kuy.ais-j; . .
àteopsXo-jfió-ou; àcpwa"' ».
tingente di triremi contro Antioco (v. Liv., XXXVII, 11; cfr. Beloch,
Arch. far Papyrusforsch., 1903, 247 e Griech. Gesch III, 2, 278); e
neir ordinamento delle città di Asia Minore, stabilito dai dieci com-
missari romani nel 188, è presupposta libera, e perciò non le è con-
cessa espressamente l' immunità, ma le è fatto un trattamento lusin-
ghiero (PoL., XXI, 48, 6; Liv., XXXVIII, 39, 11).
* P. 41 e seg.
96 CAPITOLO QUINTO - SVILUPPO DEI DOMINII DEGLI ATTALIDI
que, I, 66.
3 Liv., XXXVII, 55; Xiese, II, 748, e III, 63. La città dovette poi
essere liberata per la resistenza che durante la guerra Mitridatica
oppose ad Archelao (Paus., I, 20, 5; a lei forse va riferito Liv., ep. 81;
a torto r Hexze, De civ. lib., p. 42, crede possibile riconnettere la libe-
razione della città con la g-uerra Antiochena).
^ PoL., XXI, 48, 9. Per Lisimachia, v. Dittenberger, S. I. Gr.i, 223,
224, 225; per Sesto decreto in onore di Mena, Michel, 327, 1. 10 = DiT-
tenberCtER, S.I. G\ 246 = 0>: Liner., 339; per le vicine posizioni sulla
tenberger, I. G-, 314, in cui il senato le off're 1' arbitrato nella con-
(S^.
son cosa ben diversa dai rapporti tra Pitane e gli Attalidi. Così, ad
esempio, quando Temno strinse con Attalo I quella auvSy.jcTi di suddi-
tanza che risulta da Polibio (V, 77, 6), nulla autorizza a credere che
fosse modificato tra Temno ed il commune di Pergamo l'antico trat-
tato di (juy.iT5XiT£Ìa contenuto in Fraenkel, 5 = Dittenberger, Or. /yi.scr.,
Henze: De civ. lib., 38) appare nell'elenco delle città alle quali nel 139
L. Calpurnio Pisone diresse la lettera communicante una decisione del
senato favorevole agli Ebrei il Makkab., lo, 23; cfr. Gius., Ani., XIV, 1,47:
irpò? rà; aÙTONou.oua3'Nas iróXst;, in cui aÙTovou.ouu.sva(; deve essere inteso
fu dichiarata libera nel 196 (Pol., XVIII, 44, 4; Liv., XXXIII, 30). La
notizia di Strabone, XIII, 595, non deve essere riferita ai re Per-
98 CAPITOLO QUINTO - SVILUPPO DEI DOMINII DEGLI ATTALIDI
^
tutto il gruppo al sud del Meandro, e cioè, oltre Mileto e Milasa,
va intesa nel senso lato. V. poi Strab., XII, 576, e XIII, 587-589.
•5
PoL., XXXIII, 6; Greek Inscr. in ihe. Brit. Mus., 404/5, e Kern,
ò^p.ou xaXoS y-aì à-^aSoS xai «ptXou oua[u.àxou ts raerepou ; cfr. 1. 21. Inoltre
dall' iscrizione C. I. G., 25616 = Hai.bhbrr, Mus. If., III (1890), p. 570
= Kbrn, 105 = DlTTBNBBRGBR, Si/ll.-, 929, risulta che la città fu invi-
tata nel 138 (v. Dittenberger, n. 5^) dal senato romano ad essere
arbitra in una contesa tra Itano e lerapitna. Cfr. anche la C. /. A.,
Ili, 16, in cui dei Magnesi è detto: riy-Tnaivre? )4aì ùttò toù òry-ou toì»
T(i)aaiwv 6tà èirot^aavTO uuau.afxia; irpò; aùróv, dove SÌ allude forse anche alla
auaij-ay.ia che risulta dalle iscrizioni ora citate, e dove il T'.y-rSsNTe? va
inteso nel senso di raffermati nella libertà (v. Henzb, 46). Della libertà
di Magnesia, quanto al periodo che ci interessa, si può del resto vedere
un indizio anche nel passo di Tacito, Ann. Ili, 62: « Magnefes L. Sr/-
pionis et L. SiiUae conatitutiii nitehanhir, qiiortim ilio Anfiorho, hir
E DELLA LORO INFLUENZA SOVRA LE CITTA GRECHE D'ASLV M. 09
Risultano suddite invece Priapo e la regione Adrasteia, '
e
^
torse Asso.
Poco importa che speciali testimonianze ci mostrino tali,
Skepsi, ^ quella città cui poi corrispose nel tempo romano lero-
cesarea di Lidia/ e Sardi,'' perchè intorno alla condizione di
HARDT, Die maked. Col. zivischen Hermos und Kaikos {Ath. Miti.., XIII,
1888, p. 1-17); ScHULTBN, Die Maked. MUitdrcol. {Hermes, XXXll., 1897,
p. 523 seg.), i quali studi vanno considerati al lume della critica acuta
e severa cui li sottopone il Meyer in Hermes, XXXIII, 64.3 segg. Vedi
anche Bevan, 1, 163 e seg.; Beloch., Ili, 1, 268 seg.
^ Strab., XIII, 4, 4; Stef. di Biz., s. v.; sovra l'iscrizione Moua. x.
Btpx. T^? Eù. Ix-) 1*^85, p. 41, vedi contro Schulten, Hermes, 1897, 528;
Meyer, Hermes, 1898, p. 643. Vedi anche Beloch, III, 1, 268, n. 4.
Quanto ai cistofori attalici attribuiti a questa città dall'lMHOOF Blumer,
vedi questo autore o. e. p. 29 seg., e Head, H. N., p. 554.
Tac. Ann., II, 47; cfr. Prott, Afh. Miti., 1902, p. 110.
-•
Libere
Cizico, Pario, Lampsaco, Abido, Bardano, Ilio, Tenedo, Ales-
sandria Troade, Lesbo, Cime, Smirna, Clazomene, Eritre, Ohio,
Colofone di Noto, Samo, Magnesia al Meandro, Priene, Eraclea
al Latmo, Mileto, Alabanda, laso, Milasa, Bargilia, Alicarnasso,
Mindo, Cnido, Faseli, Side, Aspendo, Selge ed Antiochia di Pisidia.
Attaliche
Bisante di Tracia, Chersoneso (Lisimachia, Sesto e vicini
luoghi sulla Propontide), Priapo, Asso, Elea, Pitane, Ege, Focea,
Temno, Magnesia alSipilo, Teo, Colofone alta, Efeso e Telmesso,
oltre le interne quali Skepsi, la futura lerocesarea di Lidia, lera-
poli di Frigia,' Sardi, Traile ecc. ecc.
Colonie militari
Fileteria, Gergita, Attalia, Nacrasa, Tiatira, Ircania, Misima-
cedoni, Blaundo e Pelte, Masdya e Doidya.
1 V. sopra p. 49.
2 Lbbas-Foucart, 35a = Hicks, Manual of gr. hist. inscr., 188
= DiTTENTJERCxER, Syll.,^ 297, 6 C. Hicks. 189 = Dittex-
I. G., 21396 =
BERGER, Or. Inscr., 329. Per le monete coniate in Pergamo per Egina,
V. iMHOOF-BLrMER, p. 38 6 scg. La notizia, che dà Valerio Anziate in
Liv., XXXIII, 30, 10, che Egina fosse concessa ad Attalo insieme con
degli elefanti nella pace della seconda guerra macedonica, è comple-
tamente da rigettarsi. V. Meischke, p. 42 seg., e Niese, II. 648, n. 2.
^ V. sopra p. 52; cfr. Liv., XXXI, 45, 3 e seg-. Non si trova tra le
città particolarmente proclamate libere né in Pol., XVIII, 47, né in
Liv., XXXIII, 34. V. Meischke, p. 45; Xiese, II, 652.
APPENDICE I. - dell'importanza DELLE LOTTE, ECC. UVA
APPENDICE I.'
'
V. sopra p. 16.
' .V. H., XXXIV, 84.
^ Gesch. d. Griech. Kunstler, I, 442.
* Gesch. der Plasfik, p. 410.
Neue Jahrb., voi. 69, p. 372-3H5.
Gesch. d. Griech. Plast., II, p. 176, oss. 15.
104 APPEND. 1. - dell'importanza DELLE LOTTE DI EUMENE II
suscitare tutto uno splendore di produzione artistica per la loro
1
Hist. Zeitschr., 1882, p. 1 e segg.
2 Hist. Zeitschr., 1888, p. 499.
•'
Vero è che forse quello del Beloch non potè nennneno cono-
scerlo.
CONTRO 1 GAL. IN CONFR. A QUELLA DELLE LOTTE DI EUM. I 105
Ciononostante, fisso nella sua idea, perduto 1'
appoggio di
' Il quarto libro di Polieno è dei più importanti della sua opera,
cosi per il periodo che tratta, che è quello dei Diadochi come per la
eccellenza delle fonti di cui certamente ha fatto uso; tra le quali fu-
rono leronimo di Cardia, Duride e Filarco, ma non davvero Trogo
(v. Wachsmuth, Einleitung in die alte Geschichfe, p. 232).
Il GuNDERMANN nella sua edizione di Frontino (Lipsia,
"^
188«,
V. pref., p. XIII, par. 9) ritiene infatti spurio il luogo, e lo considera
come una anche a quella del IV libro, e se
delle ag-g-iunte posteriori
cosi è, può pensare che l'attribuzione dell' episodio ad Eumene
non si
coi Galati.
Infatti egli pel primo giunge a quello cui non era giunto
*
né il Wernsdorf, '
né il Meier, - né il Contzen, ^ né l'Urlichs,
1
De rep. Gal., p. 152.
2 0. e, p. 378.
3 Wanderungen der Kelten.
4 Neue Jahrb, voi. 69, p. 383.
^ Som. Gesch., P, p. 772.
*^
La guerra va certamente posta tra il 188 ed il 183; cfr. Meier,
378; Thraembr, 251; Holm, Griech. Geach., IV, 491; Pedroli p. 48;
Staehelix, p. 78; Niese, III, 72.
"
Il Thraembr {Progr., 21) crede che allora per la prima volta si
Kopp segue {Rh. Mus., 1885, 124 e seg.). Il Niese invece (III, 72, 7)
lo
vuole che non si facesse che reinteg-rare quelle condizioni di dipen-
denza della Galazia dal regno di Pergamo, che erano state stabilite
sin dal tempo della pace tra i Romani ed Antioco.
* V. comm. all' i., 167.
9 0. e, p. 52; cfr. 57.
CONTRO I GAL. IN OONFR. A QUELLA DKLLK LOTTE DI EUM. I 107
1
XXX, 1, 2 e 3; 2, 8; 3, 2; 20, 12; Diod. XXXI, 14;
V. Polibio,
Liv., XLV, Questo passo di Livio: « admrtaeque gladiis quae », di per
19.
sé inintelligibile, a meno che si faccia la congettura di un nome pro-
prio (v. Meier, p. 396; Contzen, p. 248; Staehblin, p. 86, n. 1^), è cor-
retto dal Drakenborch e dal Walch: « acceptaeque cladis, qua regnum
in dubium adductum esset». Cfr. Thraemer, Progr., p. 13. A questo
primo periodo della guerra si riferisce l'episodio di Polibno, IV, 8,1.
2 Quest'armistizio a torto è dal Fraenkel considerato come conse-
guenza dell' ambasciata romana sotto Publio Licinio,
intervento dell'
che gli è posteriore (Livio, 45, 34; cfr.THRAEMER, p. 13; Staehelix, p. 88,
e Pedroli, p. 57).
^ Sembra che l' ambasciata romana si comportasse doppiamente,
e ad ogni modo, a confessione di Licinio stesso, a nuli' altro approdò
che ad accendere maggiormente Galati. Cfr. Livio, XLV, 34, 12; cfr. Po-
i
libio, XXX, 3, 8.
CONTRO I GAL. IN CONFR. A QUELLA DELLE LOTTE DI EUM. I 109
Vittorie di Eumene nel 107 sono tutt' altro che probabili,
perchè è posteriore certamente alla buona stagione del 167 la
sua disgraziata venuta in Italia,' tra i motivi della quale debbono
avere avuto il massimo peso le sue preoccupazioni di fronte
al pericolo galata, preoccupazioni che non avrebbero avuto più
ragione di essere, se prima della sua partenza egli avesse ri-
dell' iscr., Frìnkel, 165, e la protezione di Sardi risultante dal citato de-
il suo posto nel XXXI libro, e perciò solo con grande sforzo potrebbe
nostro riferimento nasce però dal « wàv tò twn TaXaTtÒv I'ìs-ìoì jTroy^sipto'*
(cfr. PoL., XXXI, 6, 6), ed Eumene, per non rinunciare ad ogni in-
È
a questa guerra Galata degli anni 168 e segg., che allude
*
delle tracce sicure, non avremo più alcun dubbio, che 1' Eumene
di Plinio sia, contro l'opinione del Thràmer, Eumene IL' Da ciò
nentemente pacifico.
1
Anche il Dittenberoer, Or. Inscr., 299, n. 2, accetta l'opinione
del Fraenkel.
- Alle lotte contro Orziagone si dovette probabilmente la costru-
zione del celebre altare, che, secondo il carattere delle iscrizioni inci-
sevi, risale ad Eumene II (v. Gonze, Monfsber. d. Beri. Ak., 1881, p. 869
e segg. Cfi-. Fraenkbl, n. 69. Puchstein, Beschreibum/ der Sculpturen
aus Pergamon I die Gigamachie, Berlin, 1895, p. 10; UssiNO, p. 86 seg.;
CoLLiGNON, p. 59 e seg.). È parimenti alle lotte contro Orziagone o a
quelle posteriori alla guerra di Perseo, che deve risalire un dono votivo
(forse r immagine del principe), che un certo Sosicrate fece elevare
in Delo a Filetero, e che portava la nota iscrizione Loewy, Inschr.
Griech. Bildh., n. 147. L' Homolle in il/ora. grecs publiés par l'Aa^.
pour Vene, des étud. gr. en France, 1879, p. 44, fa risalire questo dono
al 171, il che è impossibile, una volta che pacifiche furono le relazioni
tra Pergamo e ì Galati dal 183 al 168. Il Fraenkel, n. 167, lo fa risalire
alla guerra galata nel 167, e cosi il Nibse (111,201, n. 5); ma il Thraemer
(p. 251), seguito dallo Staehelin (p. 79) e dal Dittenberger (Or. Biscr.,
morto poco dopo il 171 (Liv., 42, 55, 7), perchè
295, n. 9), ritiene Filetero
da quell'anno in poi non lo si nomina più, e riferisce quindi il dono in
parola alla guerra contro Orziagone, ciò che a noi pure sembra molto
probabile.
CONTRO I GAL. IN CONFR. A QUELLA DELLE LOTTE DI KfJM. I 1 13
(1. 11-13).
APPENDICE 11/
toria Galata fosse avvenuta nel primo anno del regno di Attalo,
dal pensare che già Eumene l'aveva rotta coi Galati {Progr. p. 5,
tributo, e non fosse in guerra alla fine del regno. E che la vittoria
1 V. sopra p. 34.
DELLA PRETESA VITTOIUA GALATA 115
del tempo, in cui aveva governato, era stato in realtà re.' E sa-
rebbe parimenti impossibile tentare una determinazione della
data in questione, coU'addurre la opportunità di porla prima di
Ancira, come fanno lo Staehelin (p. 28), ed il Pedroli (p. 16).
Infatti tra le ragioni, sulle quali si può basare questa opportu-
nità, vanno scartate del tutto quelle fatte innanzi dal Pedroli
(p. li), derivate in parte dal I"Còpp, Rh. Mas. 1885, 19), quando
scrive : « La lotta in cui erano occupati tanto Seleuco quanto
Antioco distraeva l' attenzione loro dagli altri avvenimenti
d'Asia, e i Galati potevano liberamente rivolgersi contro At-
talo, il quale forse approfittò pure di quel fortunoso momento
per opporsi alla richiesta di tributo da parte loro ». Come mai
la lotta dei fratelli poteva incoraggiare i Galati all' assalto dei
domini Pergaraeni ? Ciò si potrebbe intendere solo nel caso, in
cui volessimo col Droysen vedere Seleuco alleato di Attalo, ma
ciò non si può ammettere, e non ammette nemmeno il Pe-
1'
droli (p. 17). Più difficile ancora riesce vedere una relazione
qualunque tra il rifiuto del tributo da parte di Attalo e la
Vedi ora Bbloch, III, 2, 462. Noi già sopra (v. p. 41) manife-
1
sembra, il supplemento ' k[-:-->.\o'i] della iscrizione CIA, II, 384, 1. 11,
risulterebbe sicuro che Attalo aveva il titolo di re già sotto l'arcontato
di Eliodoro, per il quale la data più probabile è quella del 231/0, ulti-
mamente proposta dal Beloch (III, 2, 59 seg.).
116 APPEND. II. - SUL TEMPO E SULLE CONSEGUENZE
lotte contro i Galati ed Antioco; non prima del 226, secondo co-
loro che col Gaebler vi vedono già il ricordo di quelle lotte
contro Lisia e gli strateghi di Seleuco II, celebrate nelle iscri-
zioni 35, 36: non prima del 226-223, secondo quelli che, pur
vedendovi il ricordo di lotte contro Seleuco, identificano questo
Seleuco con Seleuco Cerauno, come fece già il Wilcken (2161), se-
guito dallo Staehelin (p. 39), contro il Gàbler, il Pedroli ed il Kòpp.
Parimenti non potrebbe essere riportata alla vittoria Galata,
Atena Niceforo; perchè questo
se vi fu, l'istituzione del culto di
culto non può mettersi che dopo la erezione del monumento
contenente le iscrizioni 21-28, mancando sempre in queste iscri-
zioni la designazione di Niceforo per Atena. Della istituzione
delle Niceforie benissimo trattò il Gaebler (p. 49), in tutto se-
E AMMIXISTRATIA^O
CAPITOLO PRIMO
Diritto di successione e questioni affini
del fratello maggiore, Eumene, che egli già prima aveva adot-
tato. - E quando anche Eumene I mori senza discendenti diretti,
prova epigrafica della posizione eminente dei fratelli e della loro coo-
perazione al governo; Kern, 86 (v. a proposito di questa iscrizione
Beibl. a Jahreshpfte des Oesferreich. List., 1901, p. 30 - ivi, 1. 16, nella
formula augurale consueta èirì awTTipia, segue al nome di Eumene II
la menzione dei fratelli); Kern, 87 (ivi nella stessa formula appare ac-
canto al nome di Attalo II quello di Ateneo, prima ancora di quello
di Stratonice); cfr. Kern, 83 (può essere che quivi il Tr? della 1. 9 sia
errato per toù, e che quindi il passo in conformità degli altri due ora
citati vada supplito [èwì aoTrpiJat tsù PaciXs'a); Eù;j.[6'V5u; xai zrA -juvaDcò;
aùJTOÌi paaO.'ffffTì? STpaT0vwx[; xaì t5n òlc ik\-j^!ù-) jctX.); B. C. ff., 1900, p. 165,
E QUESTIONI AFFINI 123
n. 8 = Drrr., Or. Inscr., 801 (ivi un tal Diodoro fu una dedica a fa-
vore del re Eumene, dei fratelli e della rog-ina Stratonice); Drrr., Si/Zl.^,
284 (ivi gli Ateniesi parlano delle benemerenze di cui si è reso autore
verso di loro un tal Dlodoro, assai probabilmente lo stesso della i. pre-
cedente, avvalendosi dell'amicizia non solo del re Eumene, ma anche
dei fratelli di lui); CI. G., 30(57, 1. Va e ;53 (ivi sono ricordate le bene-
merenze di Oratone verso i fratelli del re Eumene r, Fkaenkel, IGO b
(ne risulta che per porre sul trono di Siria Antioco Epifane, con Eu-
mene II cooperò il fratello Aitalo - come appunto già raccontava Ap-
piano, St/r.. 45 - nìeutre i fratelli minori trovarono anche essi modo
talo da celebrarsi il tredici dello stesso mese (tutto ciò si può stabi-
lire con sicurezza ora che al noto decreto dei Delfii in onore di Ai-
talo II, DiTT., Syll.^, 306, si è venuto ad aggiungere l'altro decreto
per Eumene, di cui I'Homollb in B. C. H., 1896, 631, n. 2 - v. anche 1897,
p. 603 - non dà che alcuni cenni. Questi due decreti sono dello stesso
anno, arcontato di Amfistrato; quello di Eumene è del mese Theoxe-
nio, e in quello di Attalo invece gli interessi delle somme date in pre-
stito decoi-reranno dal mese Amalio, che è antecedente al mese Theoxe-
nio.L'unico modo per spiegare questo fatto è apputo quello proposto
dall'HoMOLLB, credere cioè che i due decreti cadano nell'ultimo anno di
Eumene II, fossero originariamente fatti per questo re e pel fratello an-
cora principe reale, e fossero stati incisi sulla pietra solamente quando
Eumene II era morto ed Attalo era divenuto re; - per questa ragione
appunto nel decreto relativo a lui. al suo nome sarebbe stato aggiunto
il con anticipazione rispetto alla data reale del decreto).
titolo di re
'
È pur ammette il Niese (II, p. 642: Gerade in dieser
quello che
Zeit war Attalos gestorben und die Pergameniscfte Herrschaft ciuf
Eamenes II und seine Brilder Hherqegang&n\ cfr. 1. e, n. 4, in cui si
afferma rfo.ss die Brilder als Mitherrscher angesehen ivurden. Diversa-
mente e meglio si era egli espresso a p. 627. Non vi è dubbio invece
che tutti i durante il regno di Eumene vissero nella condizione
fratelli
di lò'.wTai, tutti, compreso Attalo II. Il Boeckh, C. I. G., II, p. 658. pensò
che questi, dopo la creduta morte di Eumene II ed i fatti seguiti alla
medesima, al ritorno del fratello non rientrasse nella condizione di
Fraenkel, 64, del 190 circa; 169, secondo l'ipotesi del Wilckex ;^o. e,
2169), del 183; 160 b, 35 del 175, e 165, secondo il Fraenkel posteriore
al 172; ma anche in alcune delle lettere al sacerdote di Pessinunte,
e nell'iscrizione di Amlada (v. nota precedente) e questi documenti
sono certamente posteriori al periodo, in cui in Delfo si attentò alla
vita di Eumene II. È dunque sicuro che, seppure mai in questo pe-
riodo Attalo prese il titolo di PaotXeu;, quando sopraggiunse il fratello, lo
Non vi è dubbio però che costui dal 159 al 138, anno della sua
morte, regnò di fatto col titolo di re, perchè, sebbene il passo di
Strabone, nonostante le parole: tv §é v.x) thr^aiv ì'ty) pxutXsvaxc, yi'pwv
oItqc, TiXiVTx, e quelle di Polibio, XXXII, 22, 8: "On "AroXo; ó
in Or. Insir., 303 e 304, divide questa idea (v. nota 2j, ma essa è tutt'altro
che sicura. Secondo me è meglio pensare che esse vadano poste dopo
la morte di Eumene e dopo il matrimonio definitivo di Attalo con Stra-
tonice, che sieno cioè contemporanee o posteriori alla dedica Ditt., Or.
Insci'., 302, in cui dal titolo »aó? si può dedurre che Eumene era morto.
Una sola cosa invece è sicura, e cioè che Attalo assumesse prima della
morte del fratello il cog-nome di Filadelfo (v. appresso, p. 163).
Quanto a questa questione vedi appresso.
1
""
XIII, 624: àTTsX'.TTSv utò -rriv h^'/jh-i 'AtràXw, -^tyo'ióii ir. STparoNixT,; . ...
sitÉtìoitov òi icaTSffTT.as v.xi toù iratSi; veo'j tsXsu? òvts; y,at zr,^ ^oyjf,^ tòv àòeX-
cpiv "ÀTTaXo-/. La ricostruzione tentata dal Frankel del frammento epi-
g-raflco 613 e non può qui essere addotta, perchè è la più incerta che
si possa immaginare. Notiamo qui, perchè ce ne capita il destro, che
questo frammento per svista è stato ripubblicato come cosa nuova in
M. A. I. 1904, p. 164 sotto il n. 5.
* Più preciso a questo riguardo Plut. (Reg. et imp. Apopht., p. 184):
àXXi -/.(xi TsXsuTw-* ìxstvto -r^ ^M'iai'x.ot. scaì zh•^ PaoiXsiav «TCc'Xtrs.
* DiTT., Or. Inscr., 303-4 (v. nota 1 a pag. prec); 315, 1. 33; 317, 1. 1;
319, I. 15; 320, 1. 1; 323, 1. 17; 325, 1. 1; 326, 1. 18; .331, 1. 5 (= Fraenkel,
248); Fraexkel, 224, 1. 17; 225 = Ditt., Or. Inscr., 327, 1. 1. Vedi anche
le iscrizioni Fraenkel, 214, 215; 216 = Ditt., Or. Inscr., 318, e più in-
certe 218, 220, 221. —
Lo Schneider (v. ed. di Nicandro, 1856, pref. p. 5)
affermando, come è del resto sicuro, che nel passo di Suida s. v. A'z-
cander: -^e-fovw; xarà ròv va's^j "AiTaXo^/ >ctX si debba riconoscere il terzo ,
^xaiXsiav ì'ti j^wv c'vriKUo^ 7rxpi$wy.s, vedremo che egli pensa non
ad una correggenza, ma ad una vera e propria cessione della
corona.'^ Ora che invece Attalo II abbia portato la corona sino
alla sua morte non vi può essere alcun dubbio. E non solo la
correggenza non trova a ben considerare un appoggio nemmeno
nelle parole di Plutarco, ma è formalmente contraddetta da testi-
' Non è vero che, ammessa l'idea del Kopp, che Attalo III fosse
fig-lio reale di Attalo II, si vedrebbe chiarita, come vuole il Wilcken
(o. e, 2171), l'indole di questa usurpazione. Potrebbe apparire o no chia-
rita, modi di vedere
a seconda dei
2 Fraenkel, 169; Wilcken, 1. e. Del resto il Breccia (p. 58;
Cfr.
V. anche Beloch, III, 1, 384) ha cercato di dimostrare che, nel caso
in cui alla morte del re sopravvivesse, accanto ad un unico fig-lio mi-
norenne, un fratello di lui, l'assunzione da parte di questo del titolo di
re per tutta la sua vita col solo riconoscimento dell'obbligo di lasciare
la corona al nipote, fu cosa che non solamente si verificò non di rado
durante il periodo ellenistico, ma che anche fu considerata nel diritto
ereditario dinastico giuridicamente lecita.
3 Meier, Aìif/. Eiic>/kl. di Ersch e Grueber, artic. Perg. Ee/ch,
p. 401, 411 seg.; Bòckh a C. I. G., 3069.
* De frat. am., 18, p. 489 f.
^ Reg. et iiap. Apopht., p. 184.
•5
Male quindi il Breccia (p. 133) non cita il secondo dei nostri
passi, e male dice addrittura che da Plutarco Attalo III è dato come
associato alla corona dello zio.
E QUESTIONI AFFINI 127
monianze epigrafiche, perché esse non danno mai il titolo di re
ad Attalo III durante la vita dello zio. '
semplicemente osservare, che non si può riconoscere con lui (p. 40 seg.),
come indizio ufficiale di collegialità di potere, la partecipazione al culto.
Infatti nel nostro res'no la vediamo estesa a membri della famiglia
128 CAPITOLO PRIMO - DIRITTO DI SUCCESSIONE
reale, che pure in linea di diritto vivono da privati. Cosi Attalo [vi-
vente ancora il fratello) e Filetero ci appaiono col loro nome di culto,
vedi sopra p. 123, nota, e appresso p. 163). E, anche se col Breccia
non si riconosca un valore religioso al cognome, rimane che culto ap-
pare con ogni certezza tributato a Filetero in M. A. I. 1904, p. 152,
1. 23 seg.; 47 seg. Anche nel caso in cui questa iscrizione fosse poste-
riore alla morte di lui - il che non è troppo sicuro, v. appresso, p. 163,
nota 3 - ne risulterebbe sempre che il suo culto commemorntivo occu-
pava lo stesso gradino di quello degli defunti dopo esser
altri fratelli,
1 0. e, p. 50 seg'g.
Dico ciò, perchè, qualunque fosse il padre di Attalo III, sta il
-
tatamente alla più rigorosa delle critiche dal confronto delle notizie
tradizionali; v. appresso.
9
130 CAPITOLO PRIMO - DIRITTO DI SUCCESSIONE
*
come sostenne il Kòpp.
Questa idea va negata per queste ragioni, che uniche sem-
brano a me essenziali: Mancanza nella tradizione di qualsiasi
accenno ad una simile origine di Attalo III, se si tolga il passo
Polibiano nel senso attribuitogli dal Kòpp (mancanza tanto più
rilevante in quanto che Plutarco stesso, che, come bene osserva
il Breccia, p. 54, mostra di sapere tanti particolari sebbene
inesatti o falsi, considera anche lui Attalo IH come figlio di
Eumene II). Assurdità intrinseca che questo figlio nato nel 171
fosse riconosciuto da Eumene solo dopo il 168, pel quale anno la
mancanza di figli legittimi o legittimati da parte di Eumene è
testimoniata dagli ammonimenti che il medico Stratio fece in
Roma ad Attalo II (Poi. XXX, 2). Perchè cingere del mistero^
che vuole il Wilcken, e presuppone il Kòpp, la nascita di que-
st' ultimo, dopo che Eumene II si era già adattato a perdonare
il fratello ed a riunirsi colla moglie, nonostante che l'unione
Non meglio come era, si era passati sovra l' inconveniente del
matrimonio, e non era stata ripudiata Stratonice, ritenere legit-
tima senz'altro la nascita del figlio?'^ Queste due sono le uniche
ragioni che mi spingono a propendere per ritenere Attalo III
da donna poliandra.
3 Kern, 87 (=DiTT. Or. Insci: 319) 1. 16; Frabnkel, 246 (= Ditt.
Or. Inscr. 3.32), 1. (=Ditt. Or. Inscr. 331, 18); M. A. I. 1904,
21, 44; 248
p. 171 la Fraexkel, 613 e 5 è, come già abbiamo avvertito, troppo
;
mento di Attalo II per opera di Attalo III. Ma essa non merita ne.s-
suna fede (cfr. anche Niese, III, .364, n. 3).
6 0. e, p. 53.
132 CAPITOLO PRIMO - DIRITTO DI SUCCESSIONE
6, 4), da Plut. {Flam. 21), cfr. Eutrop. (IV, 20, 1). Strabene (XIV,
646) invece e Diodoro (XXXIV, 2, 26) ne fanno dubitare seria-
mente. E considerando che Sallustio {Ep. ad Mithr. 8), Livio
(per. LIX), Floro (II, 20), Orosio (V, 10, 1) lo fanno derivare da
Eumene senza accennare alla sua nascita spuria; e Velleio Pa-
con brio efficacissimo nel suo citato articolo in Rh. Mus. (1893,
sogna fare soggetto dell'fVuyxavf, il aoìtÒ(. (pùatv vile, i.^y avrà ó jaéfà
TxijTx §ixSf.^xjj.iy'.c r},v xpyj^v] - colla seconda via bisogna fare com-
• O. e, -2170.
'
P. 59. Va notato però che ivi è sfuggita all'autore qualche ine-
sattezza.
3 Vedi comm. all'i. 149, p. 75, e alla 248, p. 168 seg.
4 0. e, p. 37.
^ O. e, p. 39.
- O. e, p. 55.
'
0. e, III, 204.
'^
Solamente il Dittenberger in Or. inscr., 319, accoglieva, non
senza però un fortasse, l'idea del Kòpp (v. u. 12).
'-'
Io avevo già scritto nella forma attuale il mio esame gramma-
ticale diquesto luogo di Polibio, quando usci il III volume dell'opera
del Niese, e fui allora lieto di constatare, che egli veniva a seguire
una delle vie, che io già avevo fissato.
134 CAPITOLO PRIMO - DIRITTO DI SUCCESSIONE
qìA£llo che poi gli successe, non ancora era stalo riconosciuto
come legittimo. Ma il xarà (pja/v non è mai nel valore di naturale,
come già osservò lo Schweighauser, seguito dal Kòpp. Inoltre
ci aspetteremmo forse, se tale dovesse essere l'interpretazione
del passo, un ó xxrà (pùoty uioc, wv aùrw ó xrÀ, Quindi tale intepre-
tazione è da escludersi.
Non resta che volgersi alla seconda, interpretare cioè àva-
3ii'v.vvu.i nel senso generico di dichiarare. E quello che hanno
fatto il Breccia ed il Kopp, venendo ad opposte conseguenze,
il primo cioè alla conseguenza che Attalo IH fosse figlio natu-
rale di Eumene, il secondo all'altra che il medesimo fosse nato
per r unione precaria di Stratouice con Attalo II. Ora, secondo
me, dal punto di vista esclusivamente grammaticale sono soste-
nibili entrambe queste idee. Infatti una volta dato ad xyxoeì-
dere il contesto nel secondo dei sensi, che noi abbiamo indicato nel
testo. E vero che il Breccia scrive (p. 56): «Se (nel passo di Polibio)
.sv' fosse trattato del figlio di Aitalo, Eumene avrébhe dovuto adottarlo;
di riconoscimento non si poteva parlare che relativamente a un figlio
suo», ma ognuno vede che grammaticalmente àvaòs-./.vuaSai /.aTà <puotv
può stare nel valore di adottare, nel caso speciale supposto dal Kòpp,
nel qual caso non di una adozione qualunque si sarebbe trattato, ma
di un'adozione consistente appunto nel riconoscimento da parte del
marito di un figlio procreato dalla moglie nelle condizioni eccezionali,
che si sarebbero verificate appunto per Stratonice. Si aggiung"a a questo
E QUESTIONI AFFINI 135
-« Non aveva ancora dichiarato come figlio generato da lui,
quegli (che in realtà non l'era, e) che poi gli successe ». '
Ma
dal punto di vista storico però due queste interpreta- tutte e
zioni irremissibilmente cadono. L' abbiamo giù veduto quanto
a quella del Kopp, '
ma la cosa si verifica anche maggior-
1 II Kopp
esclude la prima delle interpretazioni che noi indichiamo
nel testo, adducendo, evidentemente per errore, le seguenti parole dello
SchweKtHaeiser: Keque eiiim y.<xt:òl cpJGi-< uEòv Graeci - non magis quam
naturalem filiiim Romani - ea ratione dixerunt qua hodie vulgo natu-
ralem filium prò spurio dicimus ex concubina nato etc. Queste parole,
come ognuno vede, non calzano affatto bene. Ed infatti lo Schaveighaeu-
•SER le adduce non per fare escludere che nell'interpretazione: « non-
dum eniin prò genuino eius filio declaratus erat is qui deinde in regnuni
ei successit » fosse implicita la dichiarazione che si trattasse di ricono-
scimento di un figlio naturale, ma per criticare invece dal punto di
vista lessicale l'esattezza dell'altra interpretazione che egli stesso aveva
proposto nel tomo IV, p. 454: necdum enim agnitus fuerat naturalis
ille filiusEumenis qui postea UH successit, e corregg'erla, non cam-
biandone il senso, ma solo la disposizione delle parti, colle parole or
ora riportate: « nondum enim prò genuino eius filio etc. ». Il Breccia,
che forse non ha consultato lo Schweighaeuser, aumenta la confusione,
€ dice che il Kopp segue lo Schweighaeuser nel modo di fare esclu-
dere che si trattasse di riconoscimento di un figlio naturale. La cosa
sta invece cosi, che il Kopp vuol contraddire alio Schweighaeuser,
servendosi, ma a sproposito, delle parole stesse di lui.
credere attuata nel senso voluto dal Kopp, con un'adozione cioè da
parte di Eumene di un figlio dello stesso Attalo II.
CAPITOLO SECONDO
Culto e Cognomi
ifiép-x di Teo {CI. G., 3068, 1. 14), quelle mensili di Sesto della
Diit. Syll.^ 246 e le S-^aiicix di Nacrasa. Questo elenco peraltro
è lungi dall'essere completo. In esso vanno incluse le Attalee
e le Euraenee di Egina, ^
le Eumenee di Sardi, ^ le Filadelfle
1902, p. 174. Nota invece che in Teo stesso per Antioco Sotere era
stato istituito un Yuy.vix.è; à-yi-v: v. Leb. Wadd, 87, 21.
~
Troviamo mensilmente celebrati -j-r-esx-.a in Egitto (decreto
i di
vs'oi?, ecc.
C. /. G. 3521 = Ditt., Or. Inscr., 268. Si trattava di una paneg-iri
"^
Trpsy^é'.ptaScì; i'i Twi -r,; irxvTi-^upeo); y'A'iiù'. h'^dyio'ii-r.c, t'2^ à/?j='v7(oN BaoiXetwv
v.%i cùcp-jcsTT,? l'ì-i (l)cptXo-j-à37i<7£v ì'j. Tii.Qi'i l^.òt\i.'j.i'io; Toc; Ti " 7.(pc<)'jaa; Scupta;
Tvp(s-jr)o\Tw; )caì ts'j; irapETrtòr.y.suvTa; ^s'vou;. Come si vede, la direzione
ne veniva affidata a personaggi importanti. Nel caso nostro l'agono-
teta aveva già la carica di liriaTàTn; v. Ditt., n. 4. ;
temente pubblicata ^1/. .4. /. 1904, p. 152, ove si ricorda che un ginna-
siarca volendo risuscitare l'uso delle criobolie (vedi per queste le note
dell'editore a pag. 154 seg.), destinò che fossero celebrate nell'ottavo
giorno del mese di Apollonio: 1. 29 seg. [jcaTsa-rTias 6è xaì -r,-^ x[j.Ì'.ix^,
TvóXi'i, U^ó.'i T£ «Ùt/iv <j/r,cpiaày.svo; ùnif/j'.-i òià ita^nsi, xat TXXXa s]TVcS='^a70
Tà -ye-j^paaiASva !taì sua òià tsu •^z-^i't-ny.iso'j it tÙi Iitì 'AjpiffTsPsuXs'j tsù Btuvs;
Tsì» -/.ai Teu^pa-^Ts; l'/tauTÙi «J/y/jiaaari; y.aTaxc/wpicjTai [Èrrió^aTS.
142 CAPITOLO SECONDO - CULTO E COGNOMI
1 V. in Or. Inscr., 267, la nota 16. Egli sembra in questo caso al-
quanto cervellotico, poiché g-iunge a cong-etturare che le Eumenie fos-
sero celebrate nell'Euraeneion di Fileteria dell'iscrizione Fraexkel, 240 =
Ditt., Or. Inscr., 336, mentre è evidente che lo dovevano essere in
Pergamo. Altrimenti la cosa sarebbe stata notata nel decreto Perga-
mene.
2 Non capisco come mai il Breccia ed
Fraexkel, alla iscrizione IH, il
p. 187 = Ditt., Or. Inscr., 49, la fjo.ot.iiuìi r.u.ipa. è colla massima verisi-
miglianza il giorno dell'avvenimento al trono di Tolemeo Evergete
(v. 1. 5 seg. òiòiyJs'j.!. -ò>i òr.'J.hìi (7[T]s[«pav]'S(;ai 'AvTicstXsv 'A'j'aSaNopo; jckxgou
a[T]c[cp]à';wi irarpio)'. =/ :'Ò[i ScàJTpwi T^t 7r£u.7TTr,[t] x.aì slx.àòi zr.i tou pooatXsto:
raspai cptXoT'.[a]ia? '{•iz/.u. tt; st; xi-/ [^aai^s'a]; cfr. decreto di Caiiopo, Ditt.,
Or. Inscr., 56, 1. 6 e 34.
3 Gli onori stabiliti per Cleone dovevano essere banditi nelle Eu-
menee e nelle Attalee, e pure erano stati decretati certo dopo la morte
di Eumene II. Quanto alle Attalee il Dittenberger vorrebbe che fos-
sero in onore di Attalo I, ma niente sta a dimostrarlo. E invece più
probabile che esse fossero in onore del vivente Attalo II. Che esse
sieno nominate prima delle Attalee (/.ai àva[-|-j'st>.ai -i-t cTs'cpa^ov] 'At-
CAPITOLO SECONDO -CULTO E COGNOMI 143
Uno dei lati caratteristici delle monarchie ellenistiche, a
prescindere da quella Macedone, fu il culto dei sovrani. Questa
istituzione, come tutte quelle che ebbero vigore nel mondo elle-
nistico universale, e costituirono una vera e propria innova-
zione una trasformazione più laboriosa di elementi preesi-
stenti, risale ad Alessandro Magno. Se egli abbia o no preteso
per sé onori divini, è una questione spinosa, ma fortunatamente
altrettanto accademica. '
L'essenziale è che culto fu a lui uni-
versalmente tributato, e 1 Greci vi contribuirono come gli altri
popoli, sebbene con forme diverse, e non senza prima una qualche
ripugnanza e qualche bella discussione.
Lo scopo di questa innovazione introdotta da Alessandro é
evidente. Egli volle ottenere la sanzione religiosa del suo potere
su tanti popoli diversi, volle in altri termini legittimare le usur-
pazioni, che il genio o la fortuna gli avevano permesso. " Wenn
Alexander nichl von Gottes Gnaden Kònig sein konnte, dann
wollte er seWsi Goti sein, wenigstens von seinen Vólkern
gleich einem Gotte geehìH loerden ", scrive il Beloch. ^ Presso 1
Greci del resto immenso valore aveva sempre avuto la sanzione
religiosa dello stato; le divinità della patria erano sempre apparse
come le rappresentanti e le protettrici della indipendenza dei
singoli stati. Ciascuna forza, ciascuna particolare entità politica
fondava il proprio diritto sopra qualche potenza religiosa, che
colla sua essenza garantiva quella determinata forma costituzio-
nale con cui si collegava. Era naturale che anche la nuova
^
p. 385.
144 CAPITOLO SECONDO - CULTO E COGNOMI
Sotto l'aspetto politico infatti abbiamo già detto che lo stato era
abituato a cercare il garantimento ufficiale delle sue forme, ri-
1
Vedi sovra a tutto Deneckex, Art. Heroa nel Mythol. Lex. del
RoscHBR, I, 2, p. -2442 seg.; cfr. Kaerst, Gesch. d. Hell. Zeifalt.,
p. 387.
2 V. Kaerst, o. c, p. 388; Beloch, p. 48 e specialmente p. 370.
^ Sovra il culto di Lisandro in Sarao vedi Beloch, Griech. Gesch., II,
113; per quello di Clearco in Eraclea, Suida s. v, e Beloch, II, 188;
per quello di Dionisio in Siracusa Plut., de Alex, virt., II, 5, p. 338;
Bergk, Lyr. Gr., Il'*, p. 324; cfr, Beloch, III, 1, 48 e 49, u, V.
4 Vedi Kaerst, Sf. zur Entw. etc, p. 43 e Gesch. d. Eeìì. Zeitalf., I,
p. 388.
5 Kaerst, St. zur Entw. etc, p. 12 seg., e assai ampiamente nei
capitoli 2 e seg. della Gesch. d. IMI. Zsitalf., I, p. 37 segg.
CAPITOLO SECONDO - CULTO E COGNOMI 145
per rimpiazzarle col monoteismo o coU'ateismo o coll'indififerenza
'
religiosa.
di Pergamo. '
Breccia, o. c, p. 84 seg.
4 Trattano questo argomento il Beurlier, o. c, p. 99-107 il :
'ArraA/^ dato ad una delle tribù nella stessa città, in Ilio e in Ma-
gnesia al Meandro. '^
Ci può compensare però della scarsezza di
questi ricordi, il fatto che sappiamo quale direzione sin d'ora gli
o ad Eumene.
5 V. per Pergamo M. A. L, 1902, p. 114; per Ilio, C I. G, 3616 =
stessa strada dei Tolemei riconnettendosi, oltre che con Dioniso, con
Eracle (vedi i versi di Nicandro, riportati dall'autore del ite: -j'j'vcu; ì
PaniXe" Eùy.£-/ 3c['Òi] atoTTipi y-ct cùs;-^-[7r,i] ci Bax./si toù lòy.a-oZ z[ì'jZ]. Poiché
= '.
148 CAPITOLO SECONDO - CULTO E COGNOMI
(DiTT., Syll.^ 246 = Or. Inscr., .339, 1. 26 seg.). Per Elea 1' iscrizione
Fraenkel 246 = Michel 515 = Ditt., Or. Inscr., 332, fa menzione dì uno
stefaneforo e dì un sacerdote ed agonoteta del re (1. 12), e dì stefano-
fori T!ov òtóòc/.a 5JE(Òv y.al Sssì» PagtXi'o); E'jasvo'j (1. 27).
CAPITOLO SECONDO - CULTO E COGNOMI 140
dedicazioni, ma funzioni solenni,' e le feste e i giuochi che si
viòo; BùasPaS; 'A-Traparvipia? (v. appresso, p. 155, n. 3). Nei fasti del ginnasio
di Coo, contenuti nella iscrizione Ditt., Sill.^ 619, è registrata una
jrou.Tyj EùiLi^ii, e in Paton-Hicks, p. 97, 43, si pensa ad Eumene I; il Puott,
invece Leges gv. sacr., p. 32, n. 13 ad Eumene II o a un privato; ma
bene il Dittenbbrger alla nota 11 si decide per Eumene II. L'ultimo
g-rado di sviluppo nella pompa del culto dinastico è rappresentato dal-
l'iscrizione di Elea, Fraenkbl 246 = Michel 515 = Ditt. Or. Inscr., 332
e in quella di Perg'amo recentemente pubblicata M. A. I. 1904, p. 152,
Colla prima viene innalzata una statua ad Attalo
III nel tempio di
Asclepio Sotere, acciocché ed un'altra statua gli
eg-li sia auvvao? di lui,
viene eretta presso l'altare di Zeus Sotere; su questo altare ogni giorno
lo stefaneforo ed il sacerdote ed agonoteta del re dovranno offrire a lui
incensi; og'ui anno poi, l'anniversario del giorno in cui il re era tor-
nato da una sua spedizione guerresca in Pergamo, dovrà essere cele-
brato con processioni e sacrifici propiziatorii; maggiori ancora saranno
le funzioni e le pompe con cui il re sarà ricevuto in Elea: numerosi
sacrifici si immoleranno presso gli altari di Zeus Sotere, di Estia Bou-
laia e di Zeus Boulaios. Nella seconda si ricorda che un ginnasiarca
ha curato l'erezione dì statue ad Attalo II, ad Eumene II, a Filetero
e ad Attalo III, sostenendo egli stesso le spese eccedenti sulla misura
dei fondi stanziati (1. 23 seg'.). wapaffrióaa; Suffia^ aÙTOÌ; [w? •/.aXlia-r.^i u.stÉ-
òtùy.vi à-x' aù-rr; sì; sTTxSXa toT; n icsinpoi;] y-y-i vsoi; sì; te òtaSpoy.à; y-aì toù;
olà TÒiv ó'ttXw^* à-^(ÒMa;; lo stesso, quando i giovani gli eressero una statua
nell'esedra, presso quella di Filetero bandi dei giuochi, ed offri sacri-
fici a Filetero e ad Attalo III (1. 38 seg.: [xaì TraJpaoTrffa; Suuia; w; /caX-
Xicra; t(Ò'. te 4>t>.=Tatpa)'. /.ai 'Att^Xo)! twi ^iXoy.r.To^i Pac.XsT /.olì tùh TsfuTou
à-j'dXy.a-t), e non fu pago di questo, -^ y.h xEÒpàòi àva-^avov; I/C Toù ISio'j
-aups'j; ÒU5 •/.OLÌ /.aX\'.spin[ora? Semi PaaiXsì 'ArTaXo)'. /.olì <J>'.XcTat:a)t Twi
'KJ'jEp-ysTYi'. /.0.Ì paoiXsì 'ÀTTaXci)'. 4>tXoa-flTop'. /.ai EÙsj-^e'tth e—eteXeoev òltz' auTW'*
ri; TE 5io(ò:oy.[à; /.olì tsù; ò'.à -(o-i otzXùì^ «"Ywva; .... (1. 47 seg.).
Di queste feste e di questi giuochi era spesso chiamato ad es-
2
struendo in suo onore la terrazza del teatro. Di essa già il padre do-
veva avere concepita l'idea, ma solo il figlio le diede esecuzione (v,
Prott, 0. e, p. 177). Parimenti deve essere stato Eumene II il primo
ad attribuire al sacerdozio di Dioniso Categemone quel significato di
sacerdozio del dio stipite della casa reale, che il Prott cerca di met-
tere in luce (o. e. p. 166 e seg.; cfr. 177).
3 Vedi C. I. G., 3067, 3068 A e b. Il Prott (o. c, p. 173 seg.) crede
che il culto Attalico fosse stato accettato dai tecniti solamente dopo
il tempo, al quale risale l' iscrizione 3067. Infatti al tempo delle iscri-
avvenne che Oratone che era stato posto alla testa di questa
compagnia fondò una corporazione particolarmente addetta al
culto dinastico. È quella corporazione che poi sotto Attalo II
Pergamo e non in Tco, come finora era stato creduto, è un' idea che
ha avanzato, e secondo me con sufficiente base di documentazione, il
PiiOTT (o. il tatto che il jcsiviv dei tecniti in Teo
e, p. 169 seg.). Sta
si chiamava al tempo di Attalo I tò xoivòv tSv mzi :ò-i Ais'vuasv Tzy.vtTwv
(v. Kbrn, Lischr. v. Magn., ó4 e 89). Sotto Eumene II invece, quando
Teo divenne stabilmente Pergamena, il nome fu: tì -/.oviIh twv wspì tò-j
Ativuoov tiyj^KTMt tÒ)-* Ètt' 'I(i)"ua; Y.aì 'EXXriOTrsvro'J '/.%'. ^òi'i tvssì tsv Ka25r,"Ysa9\a
Questo altro non può significare, se non che alla primitiva
Ats'vuoov.
164, n. 21.
' Dalla iscrizione C I. G. 3069 = Ditt., Or. Inscr., 326 (v. anche
B. C.U. IV, 164, u. 21) si vede che gli Attalisti costituivano una cor-
poi-azione fondata da Oratone per gli scopi del culto regio. Quando il
fondatore mori, lasciò per loro un regolamento riguardante il culto, e
provvide con lasciti di denaro, di schiavi e di utensili alla perpetua-
zione dei sacrifici e delle riunioni. Questa corporazione non aveva a
veder nulla col teatro, ma contava tra i propri membri molti tecniti.
Le sue relazioni con costoro i-isultano anche dal fatto che dei duplicati
dei documenti emanati dagli Attalisti, o a loro riferentisi venivano
appesi nel tempio dei tecniti di Teo (C. /. G., 3069 e 3070), e Oratone
datava col sacerdote dei tecniti la sua lettera agli Attalisti (C. /. G.,
3070). Gli Attalisti possedevano un locale per le loro riunioni detto
'ArTaXsìov, loro fornito da Oratone, il quale morendo lasciò loro anche
una auvjix.'.a Tupà? t'o ^aailctw (C. /. G., 3069, 20 segg.). Oirca la sede
degli Attalisti il Bòckh non dubitò che fosse da cercarsi in Teo, seb-
bene si sentisse costretto a localizzare in Pergamo l'Attaleion e la
«uvoixia wpò; -io PaatXsiù). Il LuEDERS invece in Die Dionys. Kiinstl.,
p, 22, dopo aver rivendicato la natura sacrale della corporazione, la
localizzò in Pergamo, e lo seguì il Kornemann (o. c, p. 88. n. 1*). Il
152 CAPITOLO SECONDO - CULTO E COGNOMI
Prott (1. e). Solo vogliamo osservare, che tra le sue ragioni non può
correre quella che desume dall'aggiunta twv -v/y.iìù^ a tspsy; nella da-
tazione del decreto degli Attalisti. Se costoro fossero stati in Teo, egli
crede che quell'aggiunta non si sarebbe verificata, ma noi notiamo che,
immaginando che le relazioni tra i tecniti e gli Attalisti fossero quelle
Quanto alla natura del culto dinastico presso gli Attalici, ba-
sterà dire che la base formale della sua disciplina teologica con-
siste nel principio che il nome di 3-fo<; dovesse spettare solamente
ai re defunti. '
Quanto poi alla liturgia il Friinkel (p. 511) afferma,
1 « Er linci nkht sein Veder ifst ehen der eigenfliche Begrmider des
Konigskulfes » , o. e, p. 177.
2 0. e, p. 174 segg.
3 Iscrizione di lerapoli, Michel, 541 = Ditt., Or. Inscr. oOH: 'Eirei
pare il titolo di 5;£o? nella C. I. G. .3070 = Ditt., Or. Inscr., 325, datata
col settimo anno di regno di Attalo Filadelfo; nella Hermes, IX, p. 117 =
Ditt., Or. Inscr., 302, anche essa certamente del tempo dello stesso
154 CAPITOLO SECONDO - CULTO E COGNOMI
che dovranno essere offerti nel giorno della sua venuta nella
città, sia dai cittadini divisi per tribù, ^ sia dal popolo tutto in-
Aitalo; nella Fraenkel •246-Ditt., Or. Inscr., 332, in cui Attalo III
è detto fio-lio di lui, sss; (v. 1. 22, 24, 45), e di lui parimenti si ricorda
lo stefaueforo (1. 26); nella Dumont-Homolle, Mon. fig. de la Thrace,
n. 81 a, e nella M. A. /., 1902, p. 94, n. 86. In interpolazione appare per
lui e per Attalo II nella i. M. A. /., 1904, p. 152, 1. 19; per Attalo II,
ivi 1. 47. In questo contesto appunto vanno ricordate le frasi con cui
nelle epigrafi si esprime il passaggio dei sovrani nel numero degli dèi
dopo la loro morte: nella iscrizione di lerapoli, Michel, 541 = Ditt.,
Or. Inscr., 308, è detto di Apollonide u.£3s(tt/ix;ì'. ei; SsoJ; (1. 4); in quella
di Pergamo, Fraenkel, 249 = Ditt., Or. Inscr., 338, è detto di Attalo
III [aest(j]Tda£vo? li àvSjuTTwv (1. 4), e in quella di Sesto, Michel, 327 =
DlTT., Or. Inscr., 339, 16, si ha: tìSv -te paaiXso)^ el; Ssoù; a£TaoTà>^To>v;
efr. Kornemann, e, p. 61 e Dittenberuer, Or. Inscr., 308, n. 4. Il
1.
titolo di »E5; ad ogni modo non è qualche cosa di essenziale alla desi-
gnazione del sovrano defunto. Manca per esempio oltre che in iscrizioni
dell'estero (Fraenkel, 160 b, I. 42, decreto ateniese, vedi appresso;
C /. A., 11,436: [l-nziòr, ó òsì^a oìx^sTo; tot toù [pjaff'.Xó'o; Eùa;-JOj[; e/c
[/-ai] vùv Eù[as]([ou; tJvi-/ àpyjy;^^ xaTaAiTróvTo;]; B. C H., 1902, p. 268, de-
creto delfico, che è forse del tempo di Eumene, v. 1. 9 seg., e parla
del portico dedicato ùirò toC Paat>.[eo)]; 'A-TàXsu; M. A. I., XXIV, 192,
senatoconsulto romano, posteriore alla morte e al testamento di At-
talo HI, nel quale al nome del morto re non sempre nemmeno è ag-
giunto il titolo di PaatXsó?) in M. A. 1. 1904, p. 171, 1. 9; Ditt , Or. Inscr.,
329, decreto di Egina, 1. 37; nelle due dediche di Mileto, Haussoul-
lier, Milet et le Didym., p. 221, 222 = Ditt., Or. Inscr., 320, 321. Vedi
anche la iscrizione di Coo, Ditt. Syll.- 619 1. 27 (quivi però non è
sicuro che l'Eumene sia l'Eumene II di Pergamo, e in questo caso ad
ogni modo il concetto di Sei; era implicito di per sé); cfr. C. I. A. 1170 =
Ditt. Or. Inscr. 318; i. G. L, II, 639 = Ditt.. Or. Inscr., 317.
1 1. 12 seg. 2 ], 17 seg. ^ j. 39 seg. * 1. 42 seg.
CAPITOLO SECONDO - CULTO E COGNOMI 155
' 1. 47 seg.
2 0. e, p. 176.
^ Lbb. Wadd., 88 = DiTT., Or. Inscr., 309, 1. 14 segg-. L'interpola-
zione ordinaria, accolta anche dal Dittenberger, dà [vaiv òà] Seà;
'AiToXXwvtùo; EùaePoù; 'Awo^aTYipta; [xaSJiòpudacj.^ai em toutoh] Ttòt -óirwi xaì
ficìo a nicchie della terrazza del teatro, con cui l'aveva identificato
il BoHN (Altert. v. Perg., IV, 63 segg.), e non col tempio ionico con
cui l'aveva identificato il Coxze {Sitz. Ber. d. Beri. Ak. 1895, 1057 segg.).
1 Ciò risulta dalle linee 63 segg. dell'iscrizione.
3 V. Beloch, III, 1, 314. Nota qui che anche gli Attalidi conia-
rono coi tipi di Alessandro (v. Imhoof Blumer, p. 27 per Attalo I, e
p. 28 per Eumene II).
CAPITOLO SECONDO - CULTO E COGNOMI 159
ad un fatto di imiole e di significato economico, che ad uno di
natura religiosa potrebbe provarlo anche una semplicissima os-
servazione. Stabilito che
i re volessero evitare la rappresenta-
mann '
ha richiamato l'attenzione sovra lo sviluppo che in Asia
Minore ebbero gli onori ai privati, - ed è venuto ad affermare
che essi anche durante il periodo monarchico raggiunsero l'al-
1 0. e, p. 87 seg.
-
Vedi Fritz, Die Ranchopfer bei den Griechen (Berlin, 1894), p. 49,
e Fraexkbl, p. 511.
3 Egli cita gli onori decretati a Oratone dai tecuiti di Tee C. I. G.,
3068, 1. 22: TrapaTtSscSai òi xaì sv Taf; Sss'ai; /.ai i-i Taì; Troy.Trat; wasà tÒv
k^iòpióit-a. rò'i KpaTtovo; tì^ Èv t5 Scarpa) -rpÌTTsòd t£ :iat SruataTrstov, -/.cti Tr? STTtS'J-
Artemidoro secondo riscrizione Leb. Wadd. 1ò12 bis - Brif. Mus. IV,
787 = Cauer, 166 (a costui erano state decretate pubbliche onoranze
funebri, collocamento di una tomba nel punto più in vista del ginnasio,
erezione di una statua d'oro nel tempio di Artemide, e per tutto l'av-
venire iao'Sss'. Ttaai, altare e sacrificio con processione, giuochi ginnici
penteeterici col nome di 'ApreatStópsia. A questi allegati si può aggiun-
gere r iscrizione di Nacrasa, C. I. G., 3521 = Ditt.,07'. Inscr. 268 del tempo
di Attalo I, in cui per Apollonio si decreta (1. 14 segg.): s:*'»' 2i aùrwt
y,aì (jÌTT,(jtv h. 7rp'JTa-;-/i[iwi], Trpsca-'psffSat òà /.olì Xt^avwTOV, - l'iscrizione FrAEN-
KEL 256, in cui per un Ipastaro, archiereo, figlio di Erode si stabilisce
l'erezione di due statue (pai-e nel tempio di Ermete), e si ordina 1. 14
segg.: — apacTTaSs^-zat [sjuatav aÙT(ò[i toT; 'Epy.aiot; u.stk cpiXo-ny.ia; 7rà](>Ti;
tpx-<o; /.ai z\y,6-iz; -^paTrraì ÈTri^^pucit /.ai àvSptavTs; y^oL'ky.o'ì /.ai y.l /.ara
e la Trspcpupa Olà |3toj, che erano state conferite subito clolno g-li niiori
di quarto grado (V F, VIBE, Vili F, IX B).
1 Vedi le iscrizioni dei tecniti di Teo e quella di Nacrasa citate
nella nota 3 della pagina precedente.
- L'eroizzazione dei defunti, anche privati, è una istituzione ben
nota del mondo g-reco. Nel periodo romano il titolo ripw? pei morti
appare assai frequentemente cosi in iscrizioni pubbliche come in iscri-
zioni private (vedine una raccolta in Dexekbx, art. Heros in Roscher,
Lex., I, 2, p. 2548 e segg.; esso però, secondo il medesimo autore,
2547 e 2553, non basta ad indurre una relativa istituzione di culto, per
il che vedi anche Ramsay in Cit. ami Bishop., II, p. 384). Per esempi
ad Attalo I abbiamo già parlato; così delle tracce di culto che si rin-
vengono a Coo e delle decisioni della confederazione ionica in onore
di Eumene II. Vanno ricordati anche i sacrifici] che i Delfii stabilirono
11
162 CAPITOLO SECONDO - CULTO E COGNOMI
Annales des Lagides, II, p. 49) suppose che i cognomi fossero as-
sunti direttamente dal sovrano al momento di salire al trono
poco appresso, e in questa opinione lo seguì il Gutschmid
(p. 118), almeno per quanto riguarda il periodo più antico. Il
Per le statue che essi dedicarono agli stessi principi e delle quali quella
per Eumene doveva sorgere presso l'altare di Chic, v. Homolle, 1. e, e
DlTTENB.. 306, 1. 67).
1 jK"/. (S'è/??'., IV, p. 107: Ueher dieBehiamender Hellenistischen Kdnige.
~ Die Dyn. der PtoL, p. 110 seg.
^ Inscript. gr. et lat. de l'Égypie, I, p. 65.
* V. Breccia, p. 100,
5 Goti. Gelehr. Anz., 1895, p. 164.
^
così! To[u p]a«xiXsu); x.at PaatXiadYi; STsaroviV-r,? icaì 'AttìÌXou toO uisù toù ^aat-
>.[éo)]; Eùasvsu). Inoltre nella stessa nostra iscrizione alla 1. 19 e alla 47
il nome di lui segue subito quello Eumene II defunto, e precede
di
iscrizioni Fraenkel 29 e 31; per Eumene II, ivi, 61, 62, 64, 165, 220;
Kern, 83, 1. 19; per Attalo II nella iscrizione Haussoullier, Milet et
le Didym., p. 221 = Ditt., Or. Lìscr., 320 (Mileto), e nella C. I. G. 3069 =
DiTT., Oi\ Inscr., 326, 1. 18 (decreto degli Attaiisti). Che i cognomi man-
chino in Fraenkel 245 e, 1. 50 per Eumene I, e in 247 per Attalo I,
non fa meraviglia, data 1' indole di questi atti. Da notarsi poi che il
di Filetero, fratello del re); Ditt., Syl/.'^, 306 (decreto di Delfi); Ditt.,
tutte queste iscrizioni, cosi quelle di città suddite, come quelle dell'estero,
166 CAPITOLO SECONDO - CULTO E COGNOMI
''
la regina Apollonide.
la mancanza del cog-nome non si può sempre spiegare coli' ipotesi che
non fosse ancora stato assunto, tanto più che, se alcuni cognomi avendo
tratto la loro origine, come subito diremo nel testo, da avvenimenti
storici, non poterono essere usati sin dal momento della salita al trono
del sovrano, uno ve ne fu che sin da questo momento o anche prima
fu usato, e cioè quello di Evergete.
1 0. e, p. 93, cfr. p. 100.
2 II DiTTEXBERGER non vuole invero ri-
in Or. Inscr., 267, n. 17
tenere quello di Evergete ma come semplice
come cognome solenne,
titolo laudativo; la sua affermazione però non ha fondamento.
3 Vedi Fraenkel, n. 18.
* Abbiamo già detto che Filetero, che pure non pervenne mai al
(1. 22, 24, 25, 30, 33, 37), se non quando si ordinano al medesimo
dei sacrifìci (1. 33); il titolo di Sotere ad Attalo non appare che
nelle dediche dì tre altari (43-45), e in quella di un altare e dì
mostrano che il loro uso agli scopi del culto ha valore di uffi-
cialità, mentre negli altri casi è libero. Infatti nella 246 mentre
Attalo III alle 1. 6, 13, 16, é designato col solo tìtolo dì pxGiX^vc,
invece alle I. 21 seg. e 24 seg., che dettano le iscrizioni, che do-
vranno essere incise sulle statue dedicate al suo culto, non man-
cano i cognomi.
Adunque, poiché in tutte le occasioni che si riconnettono
strettamente col culto noi troviamo il cognome, ^ e in altri casi
e simili (V. oltre quelle indicate nel testo per Attalo I, due per Eu-
mene II in M. A. L, 1902, p. 94 segg-., n. 86 e 87), e tali possono anche
considerarsi quelle di statue, essendo i re ritenuti esseri divini. Una
innegabile riconuessione col culto hanno anche i decreti che stabili-
scono determinati atti di venerazione, ma questa riconnessione evi-
dentemente è più libera, e perciò, se in questi casi venga qualche
168 CAPITOLO SECONDO - CULTO E COGNOMI
^ La mancanza
del titolo di Sotere nella prima di queste iscrizioni
si può anche pensando che non fosse ancora stato assunto,
spieg'are
perchè non abbiamo modo di fissare il tempo di questa iscrizione. Sap-
piamo solo che è posteriore alla C. I. G. 3067, ma pure la data di questa
è indeterminata. La determinazione tentatane del Bockh (v. C. I. G., II,
1902, n. 86.
Attalidi Cognomi
Filetero '
E vergete . M. A. /., 1904, 1. 19 sg., 47 sg.
' Avvertimmo già che questa epigrafe attestava l'uso del cognome
per Filetero, fratello di Eumene II e di Attalo II. V. sopra p. 163.
GAP. TERZO - GRANDEZZA E RICCHEZZA DELLA MONARCHIA 173
CAPITOLO TERZO
Grandezza e ricchezza della monarchia
Km.-
1. Misia 31100
2. Lidia 24 250
3. Frigia 46 950
4. Cibiratide 6 400
5. Pisidia e Pamfilia 21 800
6. Licaonia 41000
7. Chersoneso Tracico '•*.... 905,4
172 405,4
1
Beloch, Die Bevòlkerung der Griechisch-Eomischen Welf, p. 223.
' Vedi I* parte, p. 75 seg-g.
3 Vedi pel Cliersoneso Tracico Beloch, Die Bevolk., p. 213 seg
Per le altre regioni invece ivi, p. 223.
174 GAP. TERZO - GRANDEZZA E RICCHEZZA DELLA MONARCHIA
Tale cifra sale a 172,896 circa, includendovi le isole di Egina
e di Andro, '
e a 176,520 circa, se vi si fa rientrare la superficie
'ArraAw jj.éòrf/.iX}iiy vjjlÌv, P-^'XPh SrjjjiOv.Ó7roùV ivSpMV ual rrap' y]j[i/'v ysvo-
/ié'vcov, sSivioe (pópdìv. i'mì Si soeriaev, où Trpoc, rx Tijji-i^jjLaTùt. hu.iv ina-
^Yiy.ciuey, óoc, xv TiJXsÌc, àx/v^uvov (pópov é'xÀ;-'yo/jufv, xXKx }J.ipY] (pipnv
Tu)V f'xxffroTf -/.xpn'jìV inÌTx^Xjj.£v^ /'va xa; Twv éVxyTnov xo/vovwy.fv bp.ìy\
come le città greche non libere pagarono le decime, che furono poi
convertite da Cesare in tributo fisso. Questo trattamento analogo risulta
benissimo da App. b. e. V, 4 dove Antonio arringa tsj; "ExXxichì, y-aì isa
àXXa IsrvYi TT.'i ày.oi rà Ilc'p-^ay.a-j 'Aalri 'ivj.ti-'xì.
12
178 GAP. TERZO - GRANDEZZA E RICCHEZZA DELLA MONARCHIA
Comunque sia, le rendite dell' isola dovevano essere consi-
derevolissime. Sappiamo che in quella stessa assemblea, nella
quale parlò Cassandre nel senso che abbiamo detto di sopra,
riferire l' iscrizione Frànkel 47 = Ditt., Or. Inscr. 281 : Bacr/Xf L<;
Trapoiico'j; a£TaT£3r"'at to'j; 1)4 [twv] l^sXeuSspwv xaì PafftXtxoù? xou? ts £v^>.t)ca[i;]
•/Cai TOÙ; vcùJTspou;, y-oi-à. ri aura 5= /caì tì; 'Yy/aì'jta; irXriv t'o-/ r-yijpaffae'vwv
ini Tou 'I>tXa5='Xtpou •/.ot.i <I>tX5;AV) topo; PaatXc'ojv >caì twv à-/£iXr;a;.'.e'<a)["/] £)c twv
oùaiwv Tw"Y -fiyt'tri'J.itio'j. PaaiXtKw-j.
^ Beloch, III, 1, 343.
180 GAP. TERZO - GRANDEZZA E RICCHEZZA DELLA M0NARCHL4.
Talmente rispettosi dell'organizzazione sacrale indigena dei loro
domini/ pure talora si sostituirono ai sacerdoti come proprie-
tari di questi domini ed eredi di ogni loro autorità nell'ammini-
strazione di essi, solo lasciando loro, per indurli all'acquie-
scenza, qualche limitata porzione di territorio e qualche privi-
'
legio.
1 Cic, de lege agr., II, 50. Essi sotto la dominazione romana face-
vano parte dei patrimoni romani. Nel periodo imperiale tutto il Cher-
soneso Tracico fu proprietà dell'imperatore. Ad Augusto infatti lo lasciò
Ag-rippa, che certamente aveva dovuto riceverlo da lui stesso (v. Dio
Cass., 54, 29), e ai demanii imperiali del Chersoneso si riferiscono le
iscrizioni C. I. L., Ili, 726 e 7380 (cfr. Hirschfeld in BHtr. z. alt,
in Ormela.
zione degli VI -zìi W£3t 'Ep'.J^av jnxpy^ly. (puXaxTrat (RamSAY, CÌL, p. 256), il
B. C. E., 1878, p. 262 = Ramsav, Cit., p. 307, n. 115; Ramsav, Hisf. Geogr.,
p. 75, cfr. anche p. 339, n. 189, e la discussione a p. 321. Vedi anche
Hirschfeld, o. c, p. 301.
• C. 1. L., Ili, 6872, cfr. Ramsav, Hist. Geogr., p. 172 e 177 C/7., p. 326 ;
Beloch, III, 1, 273. Male il Niesb, III, p. 66, n. 2, crede che in questa
iscrizione si tratti di divisione di terre a nuovi abitanti chiamati in
Perg-amo.
5 Vedi Ditt., Or. Inscr., 225, 1. 10 seg.; cfr. Michel, 35 = Ditt.,
Or. Inscr., 221, 1. 10.
'^
Fraenkel, 158, 1. 17 e 18.
186 GAP. TERZO - GRANDEZZA E RICCHEZZA DELLA MONARCHIA
considerevolissima. Questi demanii erano amministrati diretta-
mente da funzionari regii. Sotto i Seleucidi il capo ne era
Yoiv.ovóuo(;, •
che, secondo la congettura dell' Haussoullier, doveva
essere alla dipendenza dell'ó i'n] r^v npocóS^jov. •
Certo era un fun-
zionario subordinato al satrapo, ma superiore all'iparco.^
La popolazione rustica dei possedimenti reali, la massa dei
loro agricoltori costituivano una categoria detta dei 3xaiXiv.oì
l'iparco; v. i. e. 1. 34 segg.
* Ditt., Or. Inscr., 221, 1. 46, e 225, 1. 8 e 22. Ad essi parimenti
si riferisce il Demetrio di .Skepsi
òixaoTr)? PaoO.ixwv tù-^ •kì-A tt.i AloXioa di
XeuSsspwv y.ai ^oLaiKiy.oùi to'j; re l-(xXt;4a[?] icaì toù; veuTs'po'j;, y.atà rà aùri
5è xai ri? •^a^ctXy.a^, nX-h'i twv yi-yoiaffas'-jwv Itti tou <I>'.'XaÒ£X(psu xat «tiXsaiS-
Topo; paotXs'cov - ove l'r'Yopacrasvwv si riferisce solamente a -^u-jaìits;, ma
che queste dovessero rientrare nella categoria, introdotta colla parola
3a<ytX'.)C'3'J; appare chiaro dal contesto grammaticale, e specialmente dalla
erano cioè attaccati alla terra che coltivavano pel re, di modo
che, se il re vendeva o donava una parte del dtmiaiiio, i A.»o/
vavano sotto l'arbitrio del sacerdote, che però non poteva ven-
derli. ^ Perciò sembra giustificato l'affermare, che questo stesso
stato di cose si dovesse verificare - e da tempi immemorabili -
in tutti gli altri dominii sacrali, dei quali, come già dicemmo,
gli ellenistici non furono spesso che i continuatori. Se tale fosse
la condizione generale delle popolazioni rustiche d'Asia Minore,
come crede il Beloch," noi non sappiamo. Quella che va assohi-
rett, 78, 79=Ramsay, CU., n. 112, 113). L'insieme degli abitanti del
fondo costituiva forse quel S^y.oc, di cui parla l'i. Sterrett, 43. La col-
lettività dei coloni si chiamava invece oy^Xs; (Sterrett, 72; B. C. E.
1878, 256; Ramsay, Eist. Geogr., 173 segg.). Queste colonie erano or-
ganizzate sull'esempio di una società municipale, in altri termini erano
considerate come /.waat; e quindi ebbero dei comarchi (Ramsay, Eist.
Geogr., p. 178), che nel iii secolo od anche prima finirono col chia-
marsi TTssà-^sNTe;. A loro, come anche ai procurafcres e agli acfores,
spettò l'eponiinia (Ramsay, Cit. p. 281j. Vedi Pelham, The imp. Doni.
and the Colonate, London, 1890; Rud. His, Die Domdncn der rSm.
Kaiserz. diss. Heidelberg 1897; Chapot, p. 377 segg.
3 a I. L., Ili, 348; 3£. A. I. 1883, p. 335.
GAP. TERZO - GRANDEZZA E RICCHEZZA DELLA MONARCHIA 180
Un altro dei cespiti del fisco era quello dei redditi di fab-
briche reali. Sulla loro esistenza non permette di dubitare la
iscrizione Friinkel 40 = Ditt. Su^l' 601, nella quale il re, dettando
delle disposizioni relative a un certo sacerdozio, tra le altre
cose stabilisce: [*0 S'às) A]a;;(à)V Aa^ujSavi'rw t^v é'pyaffr/jp/'wv,
'
IX, 4.S7, e XII, 577. Su questi marmi vedi Ramsay, Inscript.
inéd. des marhres phrygiens: Mèi. de l'Ec. Frang. de Rome, II, p. 290
seg-g-.; Cif. and Bishopr., I, 125; Paul Moncbaux, Bidl. de la Soc. des
ani. de France, 1900, p. 323 seg-g.; L. W., 1683; B. C. E., VII, p. 305.
^ XII, 577: y.oL-^
*?Z,^» J-'-^"'
L/.t)tpoù; PwXou; £)còi5avTo; tou aéTaXXsu, òii 5=
TViN >(U'U TvsXuTsXstaN Twv 'Pii>u.ol''.u>'i yAri^zi l^aipoùvxat u.o^6\itsoi 'j.e^óXo'. >c-X.
nome di vestes Attalicae (v. Plin., N. E., Vili, 196; XXXVI, 115; cfr.
XXIII, 63; XXXVII, 12). Il Fraenkel inoltre intende l'ó ini -m-i Ip-^-wv
Tw-i PaatXix'd'* della iscrizione di manomissione, citata nella nota 3 di
cuno, dei raouopolii del fisco, è probabile di per sé, ma non di-
^
mostrato.
anfore rodie, cioè considerandola come diretta agli scopi del controllo
e della contabilità. Ora controllo e contabilità cosi rigorosa si capi-
scono meglio in grandi fabbriche reali che in fabbriche di privati. Tutto
ciò mi fa pensare, che esistessero fabbriche reali di mattoni, come il
Keil pensa a fabbriche pubbliche ed anzi a monopolio di vasi in Rodi.
Peraltro nel nostro caso non mi pare che si possa pensare a mono-
polio. Infatti i bolli catalogati dallo Schuchhardt nel III e nel IV
gruppo non serbano alcuna traccia di provenire da officine regali ed
anzi quelli del III recano il nome del fabbricante, che, cosi solo come
appare, non può pensare essere il nome di un fabbricante ai servizi
si
1 La Caria, che era stata tolta ai Rodii dal tempo della guerra di
13
194 GAP. TERZO - GRANDEZZA E RICCHEZZA DELLA MONARCHIA
rispondente alla indennità di guerra, o addirittura quella della
indennità e del tributo insieme ?
^
somma riscossa.
''
In questa somma peraltro erano comprese le
contribuzioni imposte ai re, dinasti e città libere, e allora com-
putando a 16,000 talenti annui il tributo della provincia, quello
di 9 sarebbe di 144,000, e il margine per giungere ai 200,000
potrebbe corrispondere alle contribuzioni or ora accennate di
2 B. e, IV, 74.
Il calcolo, che stiamo per esporre nel testo, architettato dal Bran-
^
deve risalire anche a tempi anteriori. Vedi per Traile^ B. C. E. IV, 337,
per Mitilene ivi 417 e 423, per Astipalea, C. L G. 8657, per Thera,
C. I. G. 8656; ed anche quando non si volessero in queste iscrizioni
196 GAP. TERZO - GRANDEZZA E RICCHEZZA DELLA MONARCHIA
Ed esso rimane purtroppo insoluto. Quel che mi pare sicuro,
nere,* non arrivò mai ad una simile entrata di 16,000 talen^i'^^ Que-
•jreip àvòsfov )caì -yuvaixwv ;caì TratSojv IXcuSSspcov Tmvto)-* y.ar' s[~]5? òiò'oxcx.i tò
imr.i'-ii'xXo^, 'ò
y.ai Iv iXXat; 5[iav]oiJ,aT; xai TrstxiXat; ù.irspviiTta'.; -i x.olI ImSó-
ceaiN, s[ù]£p-icT^oavTa r-h wx-rptòa. Perchè ne risulti sicuro il trattarsi di
capi taf io bisogna leggere così, e ciò è consigliato anche dal contesto:
TÒ èirtxé'cpaXov, «ai h àXXai; S[iav]oy.at{ icai Trs-./.iXa;; j-spriatai; ts
1, 334 segg.
Ibron. a Dan. XI,
•''
5, p. 1122, dà per la somma corrispondente
alle entrate di tutto l'Egitto, al tempo di Tolemeo Filadelfo, 14,800 ta-
CAP. TERZO - GRANDEZZA E RICCHEZZA DEIJ.A MONARCHIA Ì07
sta cifra è dunque veramente assurda, e di ciò si può recare anche
una prova positiva. Al tempo delle decime, quella di Traile ve-
niva appaltata in media per 900,000 sesterzi all'anno, cioè a
dire, per 33 talenti circa.' Immaginiamo pure che i pubblicani
esigessero invece dai contribuenti una cinquantina di talenti, ^
la media della decima, che l'erario del popolo romano incassava per
Traile; e allora si dovrebbe si credere ugualmente che la somma ri-
scossa da Falcidio superasse in realtà, e di molto, quanto egli aveva
sborsato, cioè 83 talenti circa, ma non si potrebbe davvero pensare
che la pretesa di una simile somma, tanto superiore al prezzo d'ap-
palto, fosseda parte dei pubblicani normale. Se Roma appaltava la
decima per 33 talenti, normalmente la pretesa degli esattori
di Traile
non poteva superare i 50. Ciò, dico, resta vero, anche se l'accusa di
Falcidio contro Fiacco era vera, ma si aggiunga che questa accusa,
se non falsa, doveva certo essere assai esagerata.
3 Cfr. Kuhn, Die Stadteverf., II, 264. Si pensi però che si era in
tempo di decadenza.
* V, 2. Colla cifra risultante da Tolemeo si accorda quello dei ve-
'
V. Sopii., II, 3 (vedi sopra, p. 194); ct'r. Apoll. Tyanexs., ejj. ó8,
in Philostr., 02>p., ed. Kaiser, II, 53, 30. È chiaro che la cifra di 1000
data da Stazio Silv., 5, 2, 56, non ha alcun valore. Vedi anche Mar-
QUARDT, I, 340.
• Vedi Brandis, o. c, 1545 seg.
^ Vedi sopra p. 193 seg-.
* De hnp. Gn. Pomp. VI, 14.
^ Il tesoro reale è detto PaaiXiy.s'v in Fraenkel, 158, 26 (Cfr. per
un uso analogo di questa parola l'iscrizione di Rosetta 1. 17 e 29,
e C. I. G. 3137 = Ditt., Or. Inscr. 229, 1. 107).
GAP. TERZO - GRANDEZZA E RICCHEZZA DELLA MONARCHIA 199
Gaudentem patrios findcre snreulo
Agros Attalicis condicioiiibus
Nunquain demoveas, ut trabe Cypria
MN'rtouin pavidus nauta secet maro. ^
Carni; I, 1, 11 segg-.
1
presso il mercato, ^
ma sull' alto dell' Acropoli vollero che accanto
ai monumenti di tutti i tempi, sorgessero gruppi di statue, - che
fondessero il loro ricordo con quelli più genuini del mondo
^
classico.
^
E accanto ad Atene fecero centro della loro attenzione Delfi,
vw(j]at iV.acTOv aùywN t\-A.i'ii y^puasai, tòv u.iv PaatXé'a stp' "iTTrsu, tsù; 8è à[òc'X.cp9Ù;
7T£(^i/-ài àpETà; IvexEvJ y.aì sù-<oia? toc? si? toù; Ssou;. La dedica della statua
da loro rizzata ad Eumene è in Ditt. Syìl.'^ 296; e la dedica di
un'altra loro statua presso l'Amfìaraio di Oropo è in Raxgabé, Aìit.
per mezzo di suoi ambasciatori alla lega Achea un capitale di 120 ta-
lenti, per assicurare co' suoi interessi un'indennità ai membri del con-
siglio della lega per tutta la durata delle sedute (vedi sopra, p. 178).
L'offerta però fu respinta, e dal tono delle risposte vede che tra le si
Si deve trattare appunto di uno di quegli onori di città della lega Achea,
di cui abbiamo parlato poco fa (cfr. Meischke, Symh. ad Eiim. Il,
hisf., p. 101).
* Nella iscrizione di Aptera (Cauer ,- 130 = Michel, 445 = Ditt.,
Or. lìiscr., 270 = Dial. In.^chr., 4942) vengono decretate per un re Attalo
due statue, una a cavallo e una a piedi, proedria, asilia, immunità, di-
ritto di leve di mercenari e tutti gli altri privilegi ed onori soliti a darsi
agli evergeti (v. 1. 6 segg.). Questo re Attalo è stato sempre identi-
ficato con Attalo II ; ma il Dittbnbergbr alla nota l** sostiene, con
idea affatto originale, che si tratti invece di Attalo I. Peraltro la
motivazione che egli ne adduce, basata, come è, esclusivamente sul-
l'assenza del patronimico nella designazione del re, non ci sembra
sufficiente a scuotere l'attribuzione tradizionale ad Attalo IL I tempi
del regno di Attalo I non ci sembrano maturi per una simile posizione
del re in quell'isola. La cosa si comprende invece benissimo, se la po-
niamo dopo l'alleanza che Eumene nel 184,3 aveva stretto con 31 delle
città dell'isola, tra le quali figura in prima linea Aptera (v. Michel.
26 = Ditt., Syll.^- 288).
202 GAP. TERZO - GRANDEZZA E RICCHEZZA DELLA MONARCHIA
si produssero invece verso di loro dei veri e propri moti di
^
malcontento e di antipatia.
libere d'Asia Minore la loro posizione non fu talora delle più gradite.
Al momento opportuno le proteste non esitavano a farsi sentire (v. Pol.,
XXXI, 6, 4; 10), e da Livio risulta che presso quei Greci era più rag-
guardevole Perseo che Eumene (v. XLII, 12, 1; 13, 3; 14, 8 seg.). Un
particolare dissidio di Attalo II con Priene ricorda Pol., XXXIII, 6, 6;
cfr. NiESE, III, 69 e 107.
2 Dall'esame dei bolli di mattone, rinvenuti tra le rovine, lo Schuch-
come il merito
più simpatico, se non il principale, della diuastia fu il mece-
natismo per le arti e per le lettere.
p. 310, n. 1^).
"*
Vedi NiESB, III, p. 66 seg.
^ Wegener, de aula Atfalica, 102 seg-g-.
•^
NiESE e Wegener, e. 1.
204 GAP. TERZO - GRANDEZZA E RICCHEZZA DELLA MONARCHIA
dell' acqua. '
Era tutto un novello trionfo di arte e di scienza,
di genialità e di industria, di pazienza e di audacia. Era un
giocondo rifiorimento della vita ellenica, pieno di ardimenti e
di speranze; era un grande palpito di civiltà e di gloria.
resoconti degli scavi e la loro guida uflBciale Filhrer clurch die Ruinen
V. Pergamon, III ed. (1901). Cfr. anche Wachsmuth, o. e. p. 309 e seg.
2 Vedi ad esempio l'iscrizione di Elea, Fraexkel, 246 = Ditt., Or.
CAPITOLO QUARTO
L'Amministrazione della Monarchia
Sosandro era imparentato con lui la parentela però non risulta per
;
* B. C. H., I, 285; II, 364; PoL., V, 41; Fl. Gius., Ant. jud., XII,
7, 2; Maccab., II, 3, 7.
5 PoL., XV, 31, 6; ma in proposito cfr. Bbloch, III, 1, 392, n. 1.
208 GAP. QUARTO - L'AMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHIA
sentanza del re in caso di sua assenza.^ Egli doveva sedere di
diritto nel consiglio della Corona, e la sua voce doveva avere
-
anche qui particolare importanza.
Accanto al primo ministro stava, come nelle altre monar-
chie ellenistiche, il segretario di gabinetto (àpxiypa}i.jx(x.T£u<i o stti-
sero quei titoli onorifici, che nel regno Tolemaico ed altrove ven-
nero a rappresentare qualche cosa di corrispondente ai nostri
ordini cavallereschi. '
Una simile istituzione si era avuta già
nelle monarchie orientali prima delle conquiste di Alessandro,
ed era poi fiorita alla corte del dominatore macedone. '^
Sotto i
* dopo la datazione,
In queste varie lettere citate appare alla fine,
1900, p. 178, cfr. 168) con ragione, mentre il Letronnb in Ree, II, 41,
44, 60, seguito dal Franz in C. I. G., 4897 d, aveva sostenuto l'ana-
logìa dei titoli Tolemaici coi nostri ordini nobiliari.
solamente nel n secolo, mancano invece nel in, e lo Strack (p. 166
GAP. QUARTO - L'aMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHIA 209
grande sviluppo alla corte Tolemaica, durante il secondo secolo
a. C. Fu Tolemeo Epifane, che istituì una vera e propria gra-
duatoria di titoli, una specie di gerarchia cavalleresca. '
Il gradino
più umile era quello tov (J/acJój^wv, poi seguivano successiva-
mente quelli Tùv (piXùov, T'Siv ffpcórwv (|!/Awv, Tcòv àp)^(ffa)juaro({)yAaxuv,
'^
14
210 GAP. QUARTO - l'aMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHIA
non si possono più escludere gli altri pel solo silenzio delle testi-
tego. ^ L' esercito era costituito in gran parte, come già ab-
X.OLÌ Trj-j'
X",'*'' 'oj.o'.oìi òì x.aì Ma)cs6a[(ji]v jcat Mu[ffoti;] jtac toì"; àva«S3Su,£-<ot; !*
Twi opouptwi xaì [t^i ttóXsi vr'] àp-/,aiat xaroiicot? xaì MaaSuTivof? )ca[ì
]
7[^'. iTo'Xsi] ri T^t x**^?*'- Le varie categ'orie, che risultano da questo passo
non sono state distinte tutte con sicurezza. Il Fraenkel, che in luogo
di l[TCwo'j]psi; ricostruiva l[[y.cp3ou]p5t?, commentava (v. p. 175): "Z. 18 (toì5
semplice di residenti, nel secondo - icaì toT? àXXst? «[y.tppsujpot; toì; xar&i-
xoìiatv - quello invece di accantonati in guarnigione. Il Foucart {La
formation de la province Romaine d' Asie in
de l'Ac. des Inscr. Mém.
et beli, leitr., 1903, p. 322, parafrasava semplicemente - e non bene - il
nostro passo così: Aux soldats mercenaires habitant la tulle et le ter-
rifoire: à ceux qui étaient sur ìes róles de la garnlson et dans la ville
vieille, aux gendarmes, aux autres homnies, qui tenaient garnison dans
les chàteaiix forts, .^'ils avoienf leurs domicile ou une pi'opriéfé dans
la ville ou le territoire, aux colons militaires descendant des Macédo-
niens éfablis sur plusieurs points par Alexandre et .ses successeurs. Le
nième privilòge éfait t^tendu aux corps spéciaux, que les Affalides avaient
recrutés chez les barìiares, aux Mgsiens, aux Cappadociens de Iti tribù
214 GAP. QUARTO - L'aMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHIA
nari ve ne erano di ogni provenienza : troviamo ricordati
TpaXsii;, 1 Mucot, ^ M^xaSvY^yoi, ^ e talora ve ne furono anche di
des MasduènoL Anche qui, a parte che quel Capjyadociens deve essere
un vero e proprio lapsus calami (v. la nota 3 di questa stessa pagina),
uno si domanda che differenza vi poteva essere tra i soldati qui éfaieiif
sur les róles de la garnison e quelli qui tenaienf garnison dans les
chàieaux forts ecc. Certamente il passo acquista maggiore chiarezza,
se col Prott e col Kolbb, M. A. I. XXVII, p. 109, n. 1, in luogo di
l[u.cppou]poi; si supplisca £[Trt)tou]p5c;; ed io lo intendo così: E concessa la
cittadinanza ai soldati (sieno essi di milizia mobile o di guarnigione),
residenti (senza lotti di terra, ma con semplice stipendio) nella città
e nel suo ten-itorio - a quelli provveduti di diritti di coloni militari, cioè
ai Macedoni, ai Misi, ai Masdieni, ai componenti delle squadre ascritte
h Twi (ppoupiw. xai [Tri tcóXei -^ij (quest'ultima categoria fa sorgere
àr/^aiai,
39, 10; XXXVIII, 21, 2. Erano dei Traci; vedi Ramsay, Hist. Geogr.,
p. 112 e CU. 180, dove fa innanzi l'ipotesi che Traila potesse essere
una colonia di questi mercenari, stabilita dagli Attalidi; cfr. p. 34, dove
osserva che i nomi Molosso della iscrizione di Laodicea, pubblicata da
lui stesso a p. 77, n. 12, e Seitalkas che appare in una moneta au.gustea,
per cui vedi Imhoof Blumer, Griech. Milnz., p. 403, possono essei-e
nomi derivati da una colonia di mercenari Traci, stabiliti dagli Atta-
lidi nella vallata del Lieo, per controbilanciare i coloni Seleucidici
di Laodicea.
2 Fraexkel, 249, 1. 14: essi erano piazzati in colonie militari, vedi
POLYB., V, 77, 7. Cfr. prima parte, p. 47.
Vedi prima parte p. 100, n. 8, che crediamo opportuno qui spe-
3
cificare meglio. Del nome di Masdyeui, che apparve per la prima volta
nella iscrizione Fraexkel, 249, 1. 16, l' editore confessava di non poter
dare alcuna dichiarazione ma poi il Ramsay (Hlst. Geogr., p. 126, 432
; ;
che è nome Gallo, e il Ramsay {Gif. p. 371, n. 5) pensa che fosse stato
introdotto da qualche mercenario Galata al servizio degli Attalidi. Nella
prima parte (p. 46) abbiamo veduto come Attalo I conducesse le sue
operazioni del 218 a. C. con una schiera di Galli Egosagi, ai quali
dovette poi assegnare sedi fisse presso 1' Ellesponto.
2 Vedi prima parte, p. 100 seg.
oùx à;e'.. Vedi UsEXER presso Fraenkel, p. 14 seg-.; B. Keil, Hermes, 29,
p. 78, n. 2; HiCKS Class. Revieio, VI, 1892, p. 53; Dxtt., Or. Inscr., 266,
nota 9.
^ L. 6 seg.: 'Tirèp twn tòv àpiSy.òv àTusòovTwv lò-i /iuptov jcat -i-svoy.e^wv
fatto che, dalle parole che abbiamo già citato, sembra che questa conces-
sione fosse temporanea, e che l'elargizione di grano spettasse appunto
per tutto il tempo, in cui si poteva fare pompa di quel distintivo. Si
noti anche che le disposizioni relative alle condizioni di congedo sono
concordate in un altro paragrafo della convenzione (1. 6 seg.). La mia
idea è perciò che si tratti di un premio, che si effettuava in attività
di servizio, e così appunto crede il Kopp, Arch. Anz., 1895, p. 164. Che
anche gli altri soldati avessero diritto a distribuzioni di frumento, non
disturba di troppo la nostra idea. Basta pensare che il frumento di
-:ìpa-^u.aT£'j[o''Ta)-/].
sare che della sua ripartizione tra i cittadini, e della sua esazione si
1 Vedi BusoLT, Jahrb. fiir ci. PhiloL, Suppl. 7., p. 645 seg.
2 MoMMSBN, Rom. Gesch., 11^, p. 47 e 48; Henzb, De civ. lib., p. 3,
nota 1^.
Rir. di Sf. anf., anno IX, p. 74 seg'. (che Itano fosse veramente sud-
dita dei Tolemei risulta da una iscrizione scoperta dal Dbmargne, ne
ancora edita); per Telmesso, Ditt., Or. Inscr. 55; per Eritra, Mi-
chel, 505; ecc.
s
Beloch, III, 1, 403.
6 Per il y-oitò-i Twv tyiai(ù-v(7)~i v. specialmente B. C. H. IV, 320 seg.;
Delamarre, Rev. de Philol. XX, 1896, p. 103 seg. e XXVI, 1902, p. 291,.324.
Vedi anche B. C. K, 1903, 233 seg., .394 seg-.; cfr. 1904, 332. Cfr. Bb-
220 GAP. QUARTO - L' AMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHIA
Meno chiare invece sono le cose quanto alle città greche del-
l' Egitto, ma alcune iscrizioni di Toleraaide hanno dimostrato
che essa aveva la sua autonomia formale,^ onde si deve credere,
teria giudiziaria certi poteri, che non esercitava che su domanda degli
interessati, o in casi gravi, quando l'ordine era minacciato. Egli aggiunge
che dal decreto da lui pubblicato potrebbe anche apparire che Bacchon
fosse capo della polizia, perchè è a lui, che si dirigono g'ii abitanti
il
ri. LuMUROSO, Éc.pol., 220; Wilckex, Ob.sf.rr. ad hisL Aej/. pror. rom.,
3;
p. 18; Mahaffv, The Eiiip. of the Ptul.^ p. T(i nota; Wilamowitz,
Lect. ep. p. 9; Lumbroso, L' Egitto al tempo del Greci e dei Rorìiani,
p. 76); altri, come il Mommsex {Rom. Gesch., V, 555 seg.), insistevano a
rifiutare alle città g-reche di Egitto ogni autonomia. Ma l'iscrizione
Tolemaide pubblicata con ottimo commentario dallo Jovgvet, 13. C.H.
di
XXI, p. 187 seg. è venuta a troncare per questa città ogni questione,
dimostrando che essa aveva olti-e le sue file e i suoi demi, suoi organi i
LOCH, III, 1, 406, n. 2). Vogliamo qui ricordare che nella iscrizione
dei appare pritano a vita un Lisimaco, il
teeniti B. C. H., IX, 133,
quale secondo la congettura dello Strack, Die Dyn. d. PtoL, p. 225?
n. 36, cfr. 236, n. 51, sarebbe da identificarsi col Lisimaco, padre di
quel Tolemeo, che, secondo la iscrizione Ditt., Or. Inscr.^ 55, ebbe
da Tolemeo III la città di Telmesso. Ma questa ipotesi dello Strack
è completamente da scartarsi, se quest' ultimo Lisimaco si debba
alla sua volta identificare col Lisimaco fratello minore di Tolemeo III,
come ha proposto il Wilhelm in Gótt. gel. Anz., 1898, p. 210 seg.
Assai recentemente poi 1' Holleaux, B. C. H., 1904, p. 408 seg., ha
sostenuto che questo Lisimaco sia il grande Lisimaco, cioè il re di
Tracia.
^ Da Sparziano, Sei: 17, apparrebbe che Alessandria anche sotto
note sintetiche del Beloch, III, 1, 344 e 400. Cfr. anche Niese, II, 135.
Uno studio particolare manca, sebbene il Bevax tenti un certo sviluppo
della questione (v. I, 157), né ometta di preoccuparsene I'Haussoul-
LiER in Milef et le Didym., tutte le volte che glie ne capiti il destro.
Noi dobbiamo osservare però, che il Bevan talora non ha veduto chiaro
circa i vari dati che possono lumeggiare il problema. Così, ad esempio,
quanto nota attorno ad Alessandria Troade e attorno a Calimna
(v. p. 160), non può esser riferito che alle relazioni cogli Attalidi del-
l'una città, coi Tolemei Beloch, III, 1, 709; 2, 268 e 278,
dell'altra (vedi
e P parte di questo studio p. 85 segg.).
' Parecchi elementi
stanno a dimostrarlo. Notevole tra essi la po-
sizione che di fronte alle città greche affermò Antioco III prima
dellaguerra coi Romani. Questi stessi dinanzi agli ambasciatori siriaci
gridarono alto, che il padre e l'avo di Antioco III non avevano usato
dei loro diritti sulle città greche, ma più in là di questo non poterono
andare. Essi stessi sapevano forse perciò, che Seleuco Nicatore e spe-
cialmente Antioco I si erano comportati diversamente (v. Liv. XXXIV,
39: si sibi Antiochus j^ulchrum esse censef qiias urhes proamis belli
iure habusrif, ainis patevque nunqucnn usurpaverlnt jìro suis, eas re-
petere in servltutem etc). Anche il fatto che Antioco II potè passare
come il liberatore dei Greci presuppone che specialmente Antioco I
si fosse affermato in una luce diversa. E infatti si osservi che nel de-
creto di Ilio (Michel, 525 = Ditt. Or. Inscr., 219) si esaltano le sue
benemerenze, lo si eleva alle stelle per aver ridato la pace alle città
d'Asia Minore in tempi assai diffìcili (v. 1. 3-7, 12-14), lo si proclama
Evergeta e Sotere (v. 1. 35 segg.), ma non una parola che egli fosse
troppo tenero delle prerogative delle città greche. La lega ionica inoltre
nel suo decreto Michel, 486 = Ditt., Or. Inscr., 222 (posteriore al 268
vedi Beloch, III, 2, 274; Haussoullier, p. 61) sentiva il bisogno di
invitarlo prudentemente (v. 1. 15 segg.), 7r5aa>* imJ.[i\v.ol•^ irotsraSat Twy,
7r5>ws[(ov t5v 'làòtri-j s'tvw; àv tò Xì'.ttò]-* IXEuSspai l'juac -/.ai ò-/ia5[/.paT((Uasva'.
Pc3ai(o? y)òn TTsXtjreuwvTat xarà toò; iraTpt[ou; vóaou;]; e in ciò SÌ può ben
vedere con I'Haussoullier (sebbene di opinione diversa sia il Bbvax)
una prova che egli di queste libertà invocate non si fosse mostrato
per r innanzi troppo rispettoso. «Le roz », scrive I'Haussoullier
(p. 681) «la reine, leur fils Antiochus y sont cnmblés d'honneurs, que
les députés du x5tvo\ feront compì aisam meni valoir, mais les inèmes
envoyées exprimeront ati voi plus d'espérance dans l'avsnir, que de re-
connaissance jyoiir les services passés ou de satisfartion présente». Per
GAP. QUARTO - L' AMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHIA 223
dono ed una concessione graziosa della Corona, in pratica d'altra
parte dovettero generalmente tollerarla. Antioco II poi si ispirò •
DiTT., Or. Insci:, 212, di Mileto ivi 218, di Priene ivi 215. Pel tempo di
Antioco I vedi, sempre a mo' d'esempio, i decreti di Ilio, Michel, 525 e
526 = DiTT., Or. Inscr., 219 e 220, di Bargilia Michel, 457. e le lettere
di quel re a Meleagro, Michel, 35 = Ditt., Or. Inscr., 221, ove va con-
siderata in modo particolare la frase (1. 44 segg.): x.ai lìaaa aùrwi ivsoc-
svc'-j'jcaaSat ttsò; viv à;j. SsjXTT.ai TvóXtv tw^/ Iv xr,'. /jsiZ'x.\ Ti /.ci auu.aa/iat,
cfr. 1. 57 segg.
2 Egli liberò Mileto dal tiranno Timarco (v. App. Syr. 65 e l' iscri-
zione pubblicata dall' Haussoullier, p. 73, 1. 4 seg.: 'I-ir7roaà[-/ou] -m
'ASSTi'vab'j, ''A /.aTTÓ"]f[a]-)f£-< -\%\* t[£ sXjs'jSsptaN »aì ÒYiao)opaTÌa<< •7Tap[à 3]aCT['.-
\iiuc, 'A-/t;]óxo'j toò Ssoù). E a questa liberazione che allude poi Seleuco II
vuole vedere la prova, che l'autonomia fosse già goduta dalla città
nel tempo in cui si rivolse ad Antioco, ma ciò non mi sembra sicuro).
L'autore di questo rescritto deve essere certamente Antioco II (come
già videro il Gilbert, Handh. d. griech. Staatsalf. II, 147, il Wilcken,
R. Enc. di Pauly-Wissoswa, I, 2, 2453; il Dittexberger, Syll.^ 166;
il NiESB, II, 80, n. 2, e 135, n. 10; il Beloch, Arch. fiir Papyrus-
forsch. 246 e Griech. Gesch., Ili, 2, 273), e non Antioco I (come con-
getturarono invece il Curtius, Mon. ber. d. Beri. Ak., 1876, 554; il
Droysen, III, 254, 1; il Lamprecht, De rebui^ Eryfr. pubi, Berlin, 1871,
p. 44; il Lenschau, Le/pz. Sf., XII, p. 153; il Gaebler, 26; il Michel, 37;
lo Staehelin, Gesch. d. Kleinas. Galat., p. 15; 1' Haussoullier, Milet
et le Didym., p. 58). Costringono a pensare ad Antioco II (checché creda
r, kÓXk^ jy.'o'i xaì o: ry.ìTspsi 7r;;'-|'o['/5i] =<?— S'jÒsv y.v. ttots Trspì otùrfi. Inoltre
224 GAP. QUARTO - L'aMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHIA
vano insistere con Marco Agrippa, perchè li lasciasse soli godere
delregime politico, loro conferito da Antioco Teo. ^
I suoi suc-
cessori rispettarono fedelmente le sue disposizioni, di modo che
Seleuco II, salendo al trono, poteva ricordare a Mileto i benefizi
di suo padre e mostrarsi disposto ad imitarne l'esempio;^ e
quando riconquistò nella guerra coli' Egitto le province al di
là del Tauro (243 a. C), confermò a Smirne la sua autonomia.^
dere Eritre agli Egizi, e pensare d'altra parte che il decreto dal quale
appunto Eritre risulta Egizia (Michel, 505) fosse posteriore al rescritto
seleucidico non è davvero da consigliarsi. Fa male V Haussoullier a
cercare di sostenere la sua idea colla insinuazione chei FaXart/tà di cui
è parola, come abbiamo veduto, alla 1.non potessero essere riscossi
28,
che prima della vittoria Galata di Antioco I. Infatti il Beloch, III, 2, 275
ha dimostrato come una simile idea apertamente confutata da sia
Livio, XXXVIII, 16. E per questo che è assai probabile
il supplemento
Tà TaXarixà nel decreto Michel, 505, che d'altra parte deve essere
posteriore alla seconda guerra siriaca. Notiamo che 1' Haussoullier a
jiroposito della data di questo decreto si contraddice stranamente. Lo
considera infatti anteriore alla vittoria Galata e al rescritto di Antioco,
che pure ritiene precedente a quella vittoria. Ma, avendo messo quest'ul-
tima prima della prima guerra siriaca, pone il rescritto verso il 277, e
perciò dovrebbe mettere anche il decreto prima di quest'anno, ma ciò
gli riesce impossibile, e allora senza difficoltà lo pospone al principio
di quella stessa guerra (v. p. 66).
1 FlAV. Gius., A>lt., XII, .3, 2: tÙv 'lu/wv >ctvr,S!c'/Ta)v Ètt' ayroù;,
y.aì Ssoy.ì'xw'* tou 'AfiiTrTra "va tx? ~i>.iTeia; >3v autor; lò(i)y.vi ^A^i-:o/oi ó lils'Jxi'j
^(ovTat (v. DiTT., Of. Iiiscr., 231 = Kern, 18, 1. 25 seg.), vediamo che
quest'azione dei ministri, che del resto si doveva esplicare per la via
normale proposte agli organi popolari competenti, non si estese a
di
città d'Asia Minore. Infatti ci è conservato il decreto con cui Antiochia
di Perside, che era appunto la città nella quale gli ambasciatori di
Magnesia erano incontrati con Antioco, si uniforma alle domande
si
dei nomi delle città che avevano aderito a quella decisione, ma nes-
suno ne è conservato che sia d'Asia Minore, e ciò non deve essere
puro caso. Non si può negare che il passo di Polibio (XI, 34, 14) :
TÒ iJ.hi a\>-i Tvs'pa? xr? S15 toù? aNW toitod; arpaTSta; 'AvTtdy_^ou -vaùz-f]^ IXa^e tv;n
a'j-iriXti'X'i òi vi; où j.ó^io^ toù; avoj oaypdTra; Ù77r,/.oo'j; STronnaaTO tt? lòia; k^yr,;,,
kXkà. /.%[ Tà; stviSocXxttUu; tvoXìc; y.%ì toù; Itcì TCtòs tsù Taupo'j S'j^àaTa;, )caì
fuori di dubbio, che nella parte che riguarda le città d'Asia Minore,
alluda solamente ad un riconoscimento pacifico e formale della sovra-
nità di Antioco, avvenuto da parte di alcune di loro.
1 Vedi prima parte, p. 59 seg-.
15
226 GAP. QUARTO - L' AMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHIA
é^eiv, 1
e l'autonomia riconosceva di fatto alla città di laso, ^ del
1 App., Syr., 3; cfr. POL., XVIII, 51, 9 : Tà; ò' aÙTOviaouc t'Òv y.arà
ih» 'Affiav TTÓXJtoN où òtà t^; 'Pwy.atw-j ÌTz'.-oi'^rA òici el-(at TU-yy^dvst-j 7^? IXsu-
Sciia;, àXXà 5tà t^; aùroù y^àpiTO? ; cfr. I'^ parte, p. 61, n. 1.
• Anc. (jr. Insci', in the Brit. Mus., Ili, n. 442 ^ Michel, 467 = Ditt.,
Or. Inscr., 237, l. 2 seg.: tviv [Ò7;aox.p]a[T]iav scaì aù[7]o'*5y.ia-( òtacpu'Xàcydaiv
Prima del 201 laso doveva essere autonoma (Michel, 431; cfr. Niese,
II, 571; Beloch, III, 2, 270 e 465). In quell'anno dovette essere con-
quistata da Filippo (v. Niese, II, 587), nelle mani del quale la troviamo
nel 198/7 La nostra iscrizione non può perciò che essere posteriore
al 197.
^ Vedi DiTTENBERGER, iscr. cit., uota 1^.
4 PoL., XXI, 13, 3; Ltv., XXXVII, 35. Vedi sopra, p. 72, n. 1=^.
GAP. QUARTO - l'aMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHIA 227
del loro principato sorgevano, già da lungo tempo la città stessa
di Pergamo aveva i suoi organi di governo,' ed essi li rispet-
tarono di buon animo, solo limitandone e temperandone la fun-
zione.^ È evidente che altrettanto sin da principio dovettero
fare colle città, che a poco a poco andarono riducendo a stretta
sudditanza. Poche notizie abbiamo però al riguardo. Pel tempo
di Attalo I tutto si esaurisce in quel paio di informazioni, che
Polibio ci dà a proposito delle operazioni di quel re nel 218,^ e
nella lettera colia quale il medesimo accettava le preghiere degli
ambasciatori di Magnesia alMeandro.^ Le une e l'altra però son
sufficienti a lumeggiare un po' la situazione, e a mostrarci le pre-
tese dei sovrani di Pergamo di fronte ai Greci strettamente sud-
diti. Da Polibio risulta che le città pagavano il loro tributo, e che
quelle, che durante la spedizione di Acheo non avevano dato suf-
ficienti prove di fedeltà, dovettero adattarsi a consegnare al re
degli ostaggi. Nella lettera vediamo Attalo con tono assai reciso
assicurare i Magnesii che le città da lui dipendenti avrebbero ade-
rito ai loro desideri: Ka) a/ nóXeic, Sì ai (;r) [«/.%' jaf]va< f'/io} 7roiY',(Tovaiv
yxp, essi dissero, TrxrpìSt Sov.£iv tovto y.xXkiaTov sivai xaì jj-iXiara
^^^«[({/sjv T^i ^o'jXr,i. /c[aì òt.u.[(dì] -spi [M]a-^-r^Ttov jct/.. Diversamente invece
si svolsero le cose colle città greche al di là del Tauro, suddite dei
Seleacidi. Almeno qui sembra che gli ambasciatori si risparmiassero di
fare una visita a ciascuna, e lasciassero sbrig-are la cosa ai ministri del re
(V. Kern, 18 = Ditt., Or. Inscr., 231, 25 seg.; cfr. sopra p. 224, n. 4). 1.
a confrontare App., Syr. 44: EóaiSei Ss irapsa/sv i'oa Xci^à àcpippin^To 'Antìo/^on,
y^u>fii KXXtÓvu-^ twv sv a.ù-:o~i. t&uto)-* oi oaoi aiv 'ArTaXo) tw iraroì Eùas^oo;
ItsXouv (pipou;, EJtsXeuaaN Eùas'vei (juasjEpeiv, i'aoi 5= 'A-^tis/^w ivpoTSpON iTeXouv,
àTusXuoav naì aÙTovsaoj; àcp^jia-j, dove SÌ vede che anche con Attalo I il prin-
cipale g'ravame delle città suddite era il pagamento del tributo, e che
per essenza dell'autonomia Appiano intende la liberazione dal medesimo.
2 Vedi P parte, cap. IV e V.
^ XXI, 22, 7.
•»
XXI, 23, 10.
GAP. QUARTO - L'AMMINISTRAZIONE DKLI,A MONARCHIA 229
e convincenti: 01 fiìv oùv 'Pó^ioi tccvtoi sìttÓvtk; n-daiv iSó-KOVv fJL£Tpio}<;
xaì v.xXò)c, Si£iXi\^at nsp] tòìv npov-fiuivcov. ^ E naturale perciò che nei
che il senato stabili per l'ordinamento
capisaldi, dell'Asia Minore,
non venga fatta alcuna parola di attenuazione della autonomia
delle città, ma solo di obbligo per alcune di pagare il tributo, e i
1 XXI, 24, 1.
• Vedi sopra, p. 73 seg-.
3 App., Si/r., 44; cfr. Foucart in Mévi. de l'Acad. cles ìnucr. et
belles letfres,tomo XXXVII, 1904, p. 306 segg.
* Vedi Beloch, III,
1, 275.
^ Così vediamo, ad esempio, che esse datano i loro atti cogli anni
del re che è sul trono (vedi per Nacrasa C. I. G., 3521 = Ditt., Or.
Insci:, 268, BaaiXsuo'<To; 'ÀTTàXou, irpcóxoD erou; per Macedoni di Doidya
;
i
B. C. E., XI, 85, 5 = Ditt., Or. Inscr., 314: BaaiXsuovTo; Eùu.=%ou[?], stou; KX']).
Ciò invece non accade nelle altre città suddite (la C. I. G., 3070 =
Ditt., Or. Liscr., 325, datata coiranno di regno di Attalo Filadelfo,
non è un decreto municipale di Teo, ma un decreto della corpora-
zione dei tecniti - e l'uso dell'era dinastica nelle tegole di Pergamo,
pubblicate dallo Schuchhardt nel II voi. delle Lischr. i\ Ferg., p. 401
segg., quadro di arenaria di Elea, pubblicato in M. A. /., XXIV,
in quel
203, è una cosa che non ha che veder nulla con un uso municipale).
Diversamente procedevano le cose in Egitto, dove troviamo l'uso del-
l' era dinastica non solamente in Tolemaide (v. Jouguet, B. C. E.,
21, p. 189 = Ditt., Or. Lìscr., 48), ma anche in Lissa {v.Journ. of Hell.
St., IX, p. 88, n. 1, 89, n. 2 = Ditt., Or. Inscr., 57, 58; e Heberdey
Kaunka, Beise im Denkschr. d. Wien. Ale, 1897,
siidwesfl. K/einas. in
p. 19). E giacché parliamo di ère, cogliamo l'occasione per ricordare
che tra le ère ufficiali degli Attalidi, I'Imhoof Blumer ne vorrebbe
porre una, partente dall'ampliamento del loro regno dopo la guerra
.siriaca. Essa sarebbe testimoniata da quattro eistofori che rivendica
mento dell'Asia Minore scrive (III, 63, n. 2): " Nichi ganz ausgeschlossen
istdass Phokfia zivar freì ivar, aber den Konigen von Pergamon Tribut
zahlen mussfe " e con ciò lascia presupporre, che egli pensi ad una
condizione di sudditanza più grave di quella di Focea. Favorevole a
questa ipotesi potrebbe essere il considerare, che la posizione di Focea
è espressamente fissata nei patti della pace, e che quindi anche essa
sembra doversi ritenere in condizione eccezionale. Ma noi crediamo
meglio spiegare la nota della pace a proposito di questa città (Pol.,
XXI, 48, 7: àir£Ò(0/4av 3= xoii 4>u)cai£uat tò iràrpto^j TCoXÌTeuu.a e LlV. XXXVIII, ;
le relazioni ufficiali della quale cogli Attalidi furono delle più cordiali.
Importante per il tempo di Eumene II la sua lettera a quella confe-
derazione, più volte citata dal riassunto che ne ha dato il Wiegaxd.
Cosi continuò a fiorire la Lega iliaca, delle città componenti della
quale abbiamo anzi una lista, che è posteriore al periodo attalico, ma
che probabilmente dovette essere fissata prima (vedi l'importante iscri-
zione n. XV in DoRPFBLD, Troja und Ilion, p. 454; in essa accanto
a città libere ne troviamo di strettamente suddite dei re di Pergamo,
quali Skepsi ed Asso. Nelle i. Ditt., Syll.~, 503, vediamo far parte della
lega Parlo; e in 169 riscontriamo altrettanto, oltreché per Lampsaco,
GAP, QUARTO - L'aMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHIA 231
N6voL<.oSsTY);'-E''a yiy.ÌN uttó tm-* ^aaiXEtov %oi-ó. ts tì I[tyi Taura /-ai ir:Ó7]epo-»
Taù-r' [il ot; y.adpjxa-js kotioui àxóXouSa •;%'. wpò; tsò; T[T,to'j; Trisaijpsasi),
oXoa;^ep7; irpò; tviv ày.epicPyiTy.Gtv, yìv losV.ei ^i-n oiaNoiav lyji'* Jc^tì àtp' r,i aWia;
IV.acTa ffuvcrrasjx-rfai -zaZx' laxt'i. In A Col. II, comunica delle disposizioni
intorno al y-oivoòtx'.ov destinato a risolvere contese tra tecniti e Teii (a
questo tribunale ha anche riguardo B, Col. III). In B, Col. II, decide
in merito a questioni relative a certe contribuzioni, che i tecniti paga-
vano al comune di Teo. Nella sua decisione però il re procede colla
massima circospezione, e colle maggiori garanzie di equità. Infatti nel
frammento D dichiara di aver giudicato, prendendo a base il testo della
GAP. QUARTO - L'aMMINISTRAZIONE DELLA MONARCIHA 233
sarono le cose pel conferimento dell' asilia alla città di Ma-
gnesia. 1
' Per
Pergamo vedi appresso. La cosa, ripetiamo, appare proba-
bile per molte delle città suddite, ma forse non si verificò in tutte. Per
esempio l'iscrizione di Sesto Drrx., Or. Inscr., 339, tende ad apparire
come un decreto probuleumatico, non presentato dagli strateghi, ed
essa è non molto posteriore alla morte di Attalo III.
^ L'analogia colla capitale può valere fino ad un certo punto, come
già abbiamo accennato, perchè nei vari stati ellenistici le capitali, come
sedi del potere, si dovevano trovare in una maggiore vincolazione.
* Lischr. Perg., 158.
V. I, p.
s
Rh. Mus., 1891, p. 503.
234 GAP. QUARTO - L'aMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHIA
strateghi iavestiti del diritto di riferimento delle proposte in
lerapoli, ^ in Pitane, - nella città da cui emana la Kern 87, ^ in
Teo,^ e per testimonianza anteriore al periodo attalico, in Traile,^
per testimonianza posteriore, in Magnesia al Sipilo, ^ per testi-
1 Vedi DiTT., Or. Inscr., 308, decreto in onore della defunta regina
Apollonide introdotto •yvwu.r, (jrpaTYi-^w-j. In questa iscrizione gli strateghi
' Ditt., Or. Inscr., 319. Secondo il Dittenberger (v. alla nota
5)
questa città era una colonia Attalica, e gli strateghi vi erano in numero
di cinque.
^ Leb. Wadd., 88 = Ditt., Or. Inscr., 309, dove si stabilisce che per
G
M. A. /., 24, 411.
GAP. QUARTO- l'amministrazione DELLA MONARCHIA 235
monianza di incerta datazione, in Sinnada. '
Menzione semplice
degli strateghi troviamo in Nacrasa, '^
in Egina, '
in Elea, '
nella
città da cui emana la Kern 83,^ e, per testimonianze posteriori
al periodo Attalico in Temno,'' in Laodicea al Lieo,' in Apamea
di Frigia,* in Tiatira,'' in Diouisopoli,^" in Eumenia" e in The-
"^
misonio.
come fa il Wilcken
ravvicinare, (v. la recensione alle Or. Inscr. del
DiTTEXBERGBR in Arch. fili- Pap. forsch., Ili, 335), questo funzionario
collo a-rpaT-fl-Yò; M. Meybr (ivi p. 72),
t^; irsXso); di Alessandria, nel quale P.
vorrebbe vedere, certo esorbitando, un funzionario di natura tale da
escludere un'autonomia municipale.
^ C. I. G., 2139'' = DiTT., Oì\ Liscr., 329: ivi gli strateghi debbono
curare l'esecuzione del decreto in onore dell' epistate (1. 43), il bando
suprema. Vedi Ramsay, o. e., p. 441 e 459, commento all' i. n. 290. Vedi
anche l' iscrizione, n. 300.
•'
B. C. H., XI, 1887, p. 474.
'" Ivi appare in monete. Vedi Ramsav, o. c, p. 126.
^^ Ivi troviamo nel primo impero come magistrato supremo il col-
legio dei tre arconti (v. Ram.sav, o. c, p. 377, n. 201), ma in seguito i
Or. Lìscr., 155 menziona un siri laXaaìvs;, la 134 un Ittc -fii -kóIho; in Cizio
di Cipro (entrambi sono del tempo di Tolemeo VIII, Evergete II). — Per
la Macedonia, Pol., XX, 5, 12, ricorda un BpaxóXX-nv lasciato da Anti-
gono ImaTàfT,; a Sparta in Tessalonica troviamo un ùmnidri-z-ni (Mi-
;
chel, 322, cfr. Beloch, III, 1, 406, n. 2). Filarco F. E. G., I, 341, parla
degli Ateniesi in Lemno TTtJcpw; ETnoxaTsuasvou; ótuì Auctp.àx.o'j. Anche la
repubblica di Rodi cominciò ad inviare simili magistrati, col nome di
ÌTTiaTàTai nelle città della Perca e delie isole che si vennero a trovare
GAP. QUARTO - L'AMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHIA 2:^7
Da tutto ciò che abbiamo detto, risulta chiaro che gli At-
talidi vollero, anche nei riguardi delle città suddite greche, non
trascurare nessuno dei mezzi, che potessero assicurare la coe-
sione e l'unità del regno. Non furono troppo avari di quelle
libertà, che erano nelle tradizioni di ogni città, ma vollero anche
impedire che il loro uso andasse a detrimento della loro auto-
nella sua dipendenza (v. B. C. H., XVII, 1893, 52 seg.; XVIII, 395 e per
le Cioladi B. CE., 1903, p. 240 seg.). Una funzione analoga dovettero
avere nelle dipendenze di Mitridate gli ìtzìz-m-uoi, v. App. Mithr. 48.
1 Vedi sovra a tutto Holleaux nello splendido articolo già citato
B. C. E., XVII, 1893, 52; cfr. Ditt., Or. Imcr., 44, n. 3 e 134 nota 1».
^ /. G. S., I, 15: l7rcsò[':^] 'ly.ì'cio; MrTp55[tópou] 'Ecpsato; ó jiaTaaTatStc;
creto in onore di Cleone, che è uno degli à.Tvta-a.X'j.itoi Ini rr,^ •jtóXi'*
(v. 1. 2 seg.). Il suo vero titolo è appunto l-!::a-à-r.i tt? tcsXsco; (v. 1. .35;
3 C. I. (?., 3521 = Michel, 509 = Ditt., Or. Inscr., 268, 1. 3 seg.: 'E/reì
TENBERGER, doiidc che (v. nota 4) « erat per iìlum (innuni epistata
risulta
Apollonius, sed cura ferine Basiliorum instituerentur , eorum agonotheia
creatila est». Il Bòckh invece riferiva il wpox.s'?'<j35U alV ìn:<sza.-r.i. Noi
preferiamo la punteggiatura del Dittenberger, ma rimane sempre
incerto di che natura fosse nel nostro caso questa carica di ètvkjtì-tt.;.
238 GAP. QUARTO - L'AMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHL\
rità. Non solo le confinarono inesorabilmente nel campo del-
l'amministrazione e della legislazione interna, ma anche, cosi
ridotte, pensarono a dirigerle e sorvegliarle con attenzione
continua.
Del resto è evidente che, dati gli ingranaggi costituzionali
del regno, le città stesse, che avevano continuo bisogno di vedere
favorevole a sé l'atteggiamento del potere centrale e regio, ^ cer-
cassero di per loro di mantenersi in una linea di condotta idonea
ad accaparrarselo; e quindi non solamente esse rispettarono tutte
quelle norme che il diritto monarchico aveva imposto, ma spin-
sero anche al di là il loro ossequio e il loro zelo.^
Nonostante però tutte le norme restrittive o meglio tutte
le cautele, delle quali gli Attalidi avevano circondato il funzio-
namento autonomo delle città suddite greche, non sarebbe giusto
considerare la loro politica come reazionaria. Essa invece fu, se
naturalmente si tenga presente la relatività storica, abbastanza
liberale.^ E ciò deve dirsi non con riguardo limitato alla loro
condotta di fronte alle città greche, ma con una portata ed un
valore più ampli. Da liberalismo, infatti, che qui come sempre
non fu che un prodotto di una più sagace intuizione delle cose
e dei tempi, appare informato anche il loro spirito di coloniz-
zazione. E certamente innegabile che questo cercò di mantenersi
in armonia coi sentimenti delle popolazioni indigene, molto più
di quello che si possa constatare quanto per esempio ai Seleucidi.
Lieo, si presunse che lo fosse stata per ordine di Zsu;, e questo nome
venne applicato alla divinità principale preesistente nel paese; v. Stkp.
DI Biz., s. V. Aaiòix.c'.a; cfr. Ramsay, 0. c, p. 33.
^ Ramsay, o, c, I, 260, e II, 355.
240 GAP. QUARTO - L'AMMINISTRAZIONE DELLA MONARCHIA
sività di rappresentazione dell'effigie del fondatore, esclusività
verificava invece per Efeso, e che appunto questa città andava con-
siderata come la creatrice nuova moneta. In Efeso, infatti, si
della
riscontra durante la dominazione egizia una ricca emissione di monete
d'argento di valuta rodia, di circa g-r. 6,50 e 3,25, col busto di Arte-
mide da una parte, e colla parte anteriore di un cervo dall'altra. Ora
i tipi di queste monete si trovano appunto come segni accessori in
alcuni cistofori efesii, contemporanei delle più recenti di esse, ed esse
inoltre stanno per il loro peso rispetto a quello dei cistofori nella pro-
porzione della metà e di un quarto (il peso dei cistofori oscilla, se-
condo il Lenormant in Daremberg e Saglio, p. 1211, tra il 12,50 e
12,80; secondo il Babelon, p. 512, tra il 12,40 e 12,75-, sono dunque
dei tetradrachmi all'unità di 3,20; infatti i pezzi cistofori del valore di
un didrachmon oscillano tra gr. 6,450 e 6,505 - lo stesso peso del di-
drachmon di Rodi o drachma pesante -e quelli del valore di una drachma
tra 3,100 e 3,225: - si noti che il peso dei cistofori tetradrachmi ne fa-
voriva la circolazione, inquantochè la rendeva possibile, senza difficoltà
di cambio, così sui mercati a valuta attica, come su quelli a valuta
rodio-egizia, giacché il loro peso corrispondeva a tre drachme attiche
colla scritta AiriNH (vedila ivi, p. 13, n. 79), onde riMHOor Blumer
(v. p. 38 seg.) pensa che entrambi i pezzi sieno Eginetici, e guadagna
1. 4:8 seg.: xoù -rs Srao'j tz^oìIo'j.ì^o'j vsy.itjy.ati yaXx.t'/wt yp-^cSat iòtwi y^àst'/
Tsìi voy.stTE'JscSa'. [J.vi rò'i TX? iroXsto; y^apay.TYifa, -rò òi X'jaiTsXà; tò THiiyì:-
yi'j.z-io't VA T'?? TS'.a'JTT.; ~zo'j6òo'j y.v.'J.^i.^iivt rh'i Sry.ov, xaì Tzzoyv.'Aa'X'j.i^Vi ts'j;
~r.'i TT'.CTi'' sùfféP'ò; Ti /.ai ò'.x.a'.w; Tr.pr.'io^Ta;, ]Mr/;à? a::cS = ;; 'J.i-y. ~yj wrii-
— 5Ò£'./5svt;; :•}•» y.aSrxiuaav l'.ar.^ii'^y.x'o Èiriy.sXstav, ì\ mv ó ò-^as; eia Tr;'( twn
àvò;(ò'( òi)cai5<j'j-(r,v Ti /.ai oiXsrcy.ix'* y^p-ÀTai twì lòia)'. No;j.i<T'AaT'.. Questa bene-
merenza è certamente di quelle che risalivano al periodo attalico,
perchè precede la seconda ginnasiarchia di Menas, la quale sola appare
posteriore alla morte di Attalo III (v. 1. 53 seg.; efr. 16 seg.), e segue la
prima, che invece fu certo del tempo attalico (v. 1. 15).
244 CAPITOLO QUINTO - IL FUNZIONAMENTO
CAPITOLO QUINTO
Il funzionamento degli organi legislativi
geva le idee dell' Hartel, dell' Hug, del Miller, e, modificata e svolta
l'opinione del Gilbert, veniva alla conclusione che « die grie-
chischen Psephismen siud vom dem Standpunkte des Antrages,
oder vielmehr der Antragsteller aus concipiert. Das ist eine fest-
stehende Regel wenigstens fùr die iiberwiegende Mehrzahl dieser
Actenstiicke. Natiirlich kann es sich nur um diejenigen Theile
des Antrages haudeln, die der Demos sei es auf Vorschlag des
1878, p. 53, 198, 202, 250; Wiener Studien, I, p. 275, 279, 283.
^ Studien aus dem klassischen Alterthum. Freiburg, 1881, 1, p. 124.
p. 7 seg-.
^ Jahrbilc'her fur Mass. PhiloL, 1879, p. 227 seg.
« Wien. Situi., I, 288 seg.
'
0. e, p. 10.
^ 0. e., p. 4 seg.
246 CAPITOLO QUINTO - IL FUNZIONAMENTO
Rathes oder einer vorberathender Behorde, sei es auf Vorschla^
eines Privatmanaes hin acceptierte, und die Aenderuagen, die aa
diesen vorgenommen wurden, habeii in der Urkunde ihren Aus-
druck gefunden. Insoferae stellt jeder formulierte Bescliluss,
wenn er nicht einfach dem Antrag entsprach, ein Compromiss
zwischen mehreren Acten, und eine Verbindung verschiedener
Bestandtheile dar »,
tarie, non ce la presentano: 228, 254, 257, 265); - la ripetizione del òs-
Ò5-/,sai appare in 5, 156, 161, 162, 167, 224, 249, 251, 252, 253, e anche
essa la possiamo di certo supporre per le iscrizioni, che per il loro stato
frammentario non la presentino, purché abbiano tracce di motivazione;
intatti l'unica iscrizione completa che non ha la ripetizione del òj-
fosse però non si può più dubitare, da quando è riuscito all'Hartel '
1 Studien, p. 59 segg.
2 La formula di sanzione è l'eSo^t-*, seguito dalla menzione del
corpo dei corpi parlamentari, da cui il decreto emana.
3 Chiamiamo proposta di sanzione il ÒEÒs'ySai delle formule di pas-
saggio, che il Larfeld (Handb. d. aff. luschr. p. 6tìl) cliiama San-
ctionsantrag
* La classificazione dell' Hartel fu modificata dal Miller, e da
lui la ripete lo Swoboda anche Gilbert, Griech. Staats-
(p. 56 seg-.; v.
alt. I-, p. 333). Noi crediamo meglio riportare quella che si può de-
sumere dal Larfeld (o. c, p. 601 seg-., specie p. 673): I decreti votati
dal senato nella propria sfera d'azione recano nella formula di san-
zione ISo^EN T^ PsuX^; questa stessa formula, accompagnata da quella
probuleumatica, appare nei probuleumi del senato medesimo. I decreti
probuleumatici si possono distinguere in queste categ-orie: I. ISoEsv tJ;
^s'jX^ x,a; T'ò 6r,y.&) - A. Ssòs'y.Sa'. (anche èi^YicpiaSai, ma solo fino al 320
(tempo di Eumene).
156. [ò]eòóx[3]a'. Tw ò[-^a]oj.
rr, fiovX-fi V.x] Tu, Sr,u.',} blos Steht éòo^S Tw ór,jJ.'o und Of oÓ/S-a^ f? or'ja-
251. l-fvo) p5'jX/i y.7.i ò-^y.;;- -^vwy.y; aT3aTr,"j''Sv - Ò£Ò5'/_3ai -r. pojX^ /.aiTÒ
267. £— ì CTpotT[r,-j-o:j .... È'òs^EV .... /.7.Ì] Lr,0'.(jay.[=-<v;; Trspi aùtio r-^;]
?'.ua-À; (?).
seiu, ohiie dass aus der SetzuQg der eiuen oder der andereu
con quella della osyÀ/; e del or,u.o; insieme. Se invece questa iden-
tità non è provata, debbono valere questi due principii :
y.a; Tù) or,jj.o),- ad iyvù) 6r;ij.''j^, i oi^fv roj SyiJjl'jj oeoóyjò'xi toj Jy'jtiw,^
224 (1. 1), 249 (1. 3, 32), 251 (1. 2), 255 (1. 10, 18), v. anche Fl. Gius.,
XIV, 10, 22; ma si può ricostruire con sicurezza in tutti gli altri decreti.
DEGLI ORGANI LEGISLATIVI NELLA CITTÀ DI PERGAMO 253
questo decreto appunto si basa lo Swoboda per affermare che
dovevano essere possibili nelle consuetudini parlamentari del
re^no di Pergamo decreti popolari propriamente detti, emanati
cioè anche nella proposta dal seno del popolo, e presentati alla
discussione direttamente da qualche privato, - per affermare in
altri termini che non tutte le proposte dovevano emanare dagli
strateghi, o da loro per lo meno essere introdotte. Egli infatti
scrive :i
« Das Decret n. 18 eine Ausnahme von dem gewohnlich
perchè quelli che abbiamo ora numerato sono della più varia natura
che si possa immaginare: il n. 5 introduce un trattato di isopolitia;
onorari sono il 167 e il 224; ampie ed importanti disposizioni per la
concessione di gradi politici contiene il 249; ingerenze nell'ammini-
strazione sacra e nel culto sviluppano il 251 e il 255. Che la pwy,»
orpaTTi-j'tòv non sia sufficiente a caratterizzare i decreti probuleumatici,
tspsa 'AaxXtiirioùJ tou i;wT^[p'.; l7rai-<S(ja'. -aolì] ^•n(fia<xy.[i'ini tzì^ì aÙToS ~r,;]
pouXr?. Io credo che anche qui prima dell' s&o^s-* vada interpolata la so-
risse quanto più spontanea fosse possibile. Si può anche osservare che
la motivazione del decreto era appunto la lettera del principe, che la
-j-vwy.r, in ultima analisi era appunto di lui; onde ci si potrebbe anche
« Why
does he (Eumene I) especially honour tliese Ave men? Why
cloeshe allude to thepeculatious of former magnstrates? Why does
he use the curious word òsiy.vuasvs'., regarding their successors, for
\vhich the Avords of the following- decree substitutes the ordinary scara-
5TaȣvTs;? Evidenth" because Ave have come by accident on au impor-
taut moment development of this royalty. Former strategi had
in the
beeu elected by the people; these loere the first indicateci by Eumenes.
Hence he desires to show, by his officiai letter, the real benefit ac-
cruing to the city from this change of nomination. But he only indi-
cateci to the citizens the men he wished; probably, he delibera tely
avoided speaking of this nomination as an appointment ». Che dav-
vero nella iscrizione noi abbiamo i nomi dei primi cinque strateghi
nominati dal principe è un' idea che seduce, ma non ha nessun sicuro
fondamento. Il Mahaffy inoltre dà troppo valore al termine òctx.Nuy.s/o'.
usato da Eumene; tanto vero, che Eumene stesso al principio della
lettera (1. 3) usa invece il termine /.aradraSiv-rs;, ed il popolo nel suo
decreto chiama gli strateghi (v. 1. 21) ol y.o.-'j.q-'x^vi-.i^ [ù-' E'Wvou;]. E
sicuro perciò che nella nomina di questo magistrato al popolo non
era fatta nessuna parte, nemmeno semplicemente foi-male. Escluso —
che si possa prestar troppa fiducia all' idea che primi strateghi no-
i
minati dal principe fossero quelli della iscrizione n. 18, resta sempre
assai probabile che solamente Eumene I, e non già Filetero, arrivasse
ad avocare a sé questa nomina. E evidente infatti che il processo di
moderazione della costituzione pergamena da parte dei principi de-
tentori del potere centrale si dovette compiere a gradi. Quel che do-
vette forse fare Filetero fu l'influire a che nelle mani degli strateghi
si raccogliesse la presidenza del senato, e il diritto di riferirne le pro-
poste alla ecclesia. Tale infatti già risulta la posizione degli strateghi
nella iscrizione Fraexkel, 5, che sembra del suo tempo (cfr. I parte,
p. 1-2, n. 6).
256 CAPITOLO QUINTO - IL FUNZIONAMENTO
Volksversammlung, raachten aber durch die Controle von fiinf
aus ihrem Vertrauen bestelltea Mànnern jeden ihnen misslie-
bigen Beschliiss von vornherein unmòglich » colpiscano piena-
mente nel segno.
Ma, lumeggiata in questo modo la posizione degli strateghi,
non ne viene la conseguenza che il diritto di proposta fosse
completamente sottratto ai privati, ma unicamente questa, che
essi non potevano esercitarlo direttamente, e dovevano invece
far ricorso alla mediazione degli strateghi. Che sotto questa
forma lo dovessero poter esercitare ci sembra sicuro, sia dal
punto di vista della naturalezza intrinseca, sia perché ci pare
che di un simile esercizio, si possano trovare degli indizi nelle
nostre epigrafi. L' iscrizione n. 224 tra i titoli di benemerenza
di un certo personaggio (forse Andronico i)
adduce anche que-
sto, I. lOseg. : T/'v T£ TrxTp/ax C7Tì[ù]o'jòy Gff[o]v é"ij)' i[a]Li[r]v/ $iO(.(pc'-
psiv ;rap[à rà]:; -l/.'kot.:, ;ró/.f/s ì'^ ''-'''? 'i^cltx r[y;v ;r]oX«Tf/av oiv.'-.vojxixi;,
T^ PiuXy; /.ai tw òraw, •^•4U)ij.r, OTpaTT'Y'Sv £/^9\tu)-< ài jtat ttìv wpuTavi^t/;-* llsu-
T'Ò-< ScPaeijTW'' >caì «p'.XsCTsPàaTOu 'Ecp[cata)v ivs'Xiw; t'^ po'jJX^ y.aì t'Ò ò-^fj-w, Trspì
decreto riportato da Giuseppe Flavio, Ant. jiid. XIV, 10, 25: lòo^e» -<}
p. XI seg'.: àx.o[Xou3(i); rsr? ÌTzi(s-ixki~a: 'j.oC\ 'jizh t^; )4pa7![(JTT,; psjXx; òià. . , .]
7_£a)^'.) lATiSÒ; Oap-j'iriX'.wvo; S', tòo^vt t-ò òr;-'.tt), è'.ariTr.CTaaS'Jiùv vw"' àpj^S'/TtDV
TrdvTcov, -^pau.;/.aT£'J; ^o'jX^; AIsXo; Aìo'Xo'j; per Sardi, Flav. GlUS., Ani.jud.,
XIV, 10, 24: lÒo\t Tr pouX^ y.rj.l t'Ò òt\lì.<^^ arparTi-^'w-v £lcr,'YT,5ay.£Nti)'(
(pisaNTo? irpuTd^/Eu; ;
per Tira di Lidia M. A. /., Ili, 57: £ta7i'Yirì[<raas]vou t5
òrcc'.ffaa TpU9u[No; njarpojNtsu PsuXeutsu [tri; 'YJTraiiryivÙN jrs'Xso); ; per Alicar-
nasso, Flav. Gius., Anf.jud., XIV, 10, 23: I&olc -io òriao) £'(jyi-fr,oau.£vfj
Mdpxoi» 'AXs^dNÒpsu; per Calcide, M. A. I., VI, 167: xarà Tà -j'£>(ou.sNa yn-
cpiau-ara È"* tsì"; <ju-(£Spioi;, £l(jT,"yr!(Taa£vti)'< -su 6£)cairp(ÓTou KX. 'Aiau-^ts'j )4at
O'jXttìou Ilaa'iiiXs'j x.. t. X.; pei Panelleni in Grecia, Leb. Fouc, 319:
M. AÌXisv AùirMyi Oumpov o? "EXXtive; 6ÌoYiy/;(jaa£'<9[uJ xaì rà àva-
XtóaaTtt Trapaaxs'vTs; Ti[? •
KX(auòic!'j) SaiS-.oa KatXcavjy; per Smirna, Leb.
Wadd. 4: eòo;» t^ psuX^ x.aì Tfò òry.w, x.asà tiGT.^r.aoi-.T. ;
per Mitilene,
17
258 CAPITOLO QUINTO - IL FUNZIOiVAMENTO
Dial. Inschr. 215, 1. 37: elaa-j-^aaaSat òÈ Trepì auTtov ìu toT? -/cs'vO!; to~; h.
tóS vóao) y.a; toÌ'; (jTpaTa-j'oi?, sirto; uiràpx'i'li aÙTsT; Trpsiena y.aì 7rs7.iTc[i]a ;
per Tera, /. Cr. I., Ili, 1: "ESo^s t[^] JjouXtì -/.olì t'Ò òry-w sìar.-youy.svou toù
•;Tpti)[T!ÌpxovT]6; 7r,i ©vipaiuN TróXeo)? 'Aptc;T5Ò[à];j.ou, cfr. 1. 52 seg'.; per An-
tandro, Sifz. Ber. d. Beri. Ak., 1894, p. 910: elcYi7r,(j[au.='vs-j Ti^spio-j]
'
IlFrAEXKBL ricostruisce Eìcxvj'£tXà><T(.j[v twv ffrpaTr.-^wv Éòo^iv t]Ò
Epy.oòwpsu, IÒ5;£ Niaas'wv t^ ^O'jX^ >caì tw òt.'J.ijì, (s~^t-r,-^u>u •y'ióu.r, jcaì "rpxy.y.a-
Tc'w; Toù òy-as'j Tìtoi) AlXio'j IlXs'jTtujvs; (con supplemento proposto dallo
Swoboda, 0. e, p. 188, diverso da quello dell'editore che è il Clero).
DEGLI ORGANI LEGISLATIVI NELLA CITTÀ DI PERGAMO 259
grande varietà di sfumature, offrono talora anche una diversità
essenziale nelle linee fondamentali, tanto che si può giungerti
con un po' di sforzo e di diligenza a distinguerle in vari gruppi.
Da una parte abbiamo ancora sistemi che, nelle forme almeno,
rispecchiano le ampie e libere istituzioni dello stato ateniese
dei tempi di Pericle; dall'altra attraverso una scala costituita
da un numero considerevole di gradini di passaggio, sistemi
che a mala pena più meritano il nome di democratici, nei quali
cioè r elemento aristocratico, che fu l' eterno compagno della
democrazia greca, e la segui sempre, come all' oggetto segue
l'ombra, •
ba preso pienamente il sopravvento.
Né ciò deve meravigliare, giacché, se a fondamento della
concezione politica greca prima di Alessandro Magno, stette
r idea dello stato-città, che certamente é il prodotto più ge-
nuino ed originario dell' anima, dell' indole e dello sviluppo
storico dei Greci, se stette, dico, l' idea che la personalità e la fe-
tra parte i Greci non giunsero mai all' idea dello stato, come
di qualcosa di superiore alla comunità (vale a dire alla risul-
tante della semplice apposizione delle varie unità individuali) -
come di qualcosa cioè, i cui interessi dovessero essere più alti e
più impulsivi che quelli particolari degli individui. Essi al con-
trario identificarono sempre, o meglio confusero gli interessi uni-
versali dello stato con quelli individuali. Ed é in questo lato ap-
punto della loro concezione politica, in questo figurarsi che essi
facevano lo stato come strumento di utile particolare, che va
rintracciato il nucleo di tutto lo sviluppo costituzionale delle
ì(j-'. ó òt.'j-o^' òli "^ip sì-vat -ò a'jva-,-sv xò •/.jp'.o'i zr.i iroXiTStat;. KaXctTa'. os -i^t.
uiv ^^ npó^O'j'Koi olà TÒ jrpopouXs'jciv, sits'j òi nXr.'isi; ì<s-t, ps'jXri u.òiXì.oi
* SwoBODA,
0. e, p. nOsegg-.
Savoboda, 0. e, p. 149.
2
2 Ivi \ojus agendi cum populo è in mano degli efori (V. 0. Mììlleii,
Magneti.
Ma, se cosi è, abbiamo peraltro in alcune città una specie di
preparazione a questo fenomeno. Vale a dire, pur rimanendo sem-
pre da una parte la possibilità e la facoltà di proposte ai privati,
Ciò si verifica per Eritre, ^ per Olbia (prima del in secolo), ^ per
Mitilene, ' per Lete e le altre città di Macedonia, per Istiea,
quelle, nelle quali lo jus agendl ciim populo si era raccolto nelle mani
dei magistrati, ma a noi sembra che per questo ci manchino degli ele-
menti.
'
Swoboda, p. 168 segg.
* Swoboda, p. 171.
^ Swoboda, p. 89 e 171.
1" Swoboda, p. 171.
" Swoboda, p. 170.
DEGLI ORGANI LEGISLATIVI NELLA CITTÀ DI PERGAMO 203
Zelea.
1 V. SwoBODA,
Go seg-g-., 88 segg-. Ometto a bella posta Eritre,
p.
i pritani della qualeavevano il diritto di riferimento delle proposte
della buie, solo in unione con altre mag-istrature (v. pag-. prec. n. 3), e
parimenti ometto Aere, Acraga, Regio, Daulide, Stimt'alo e Dime, gli
Etei e Locresi, in cui la presidenza del senato non sembra coincidesse
i
steriore a quello, pel quale la ho citata apag. prec. cfr. Swoboda, p. 92.
3 V. Swoboda, p. 63 segg., 88 segg. Ometto Lampsaco, ai dubbi
per la quale ho già accennato di sopra, e gli Etoli in cui la presidenza
del congresso della Lega non era tenuta dai prostati del consiglio.
Quanto a Coo. Minoa, Bargilia e Cnido, lo Swoboda (p. 88) dice in-
certo, se debbano rientrare in questo gruppo o in quello precedente.
•*
V. Swoboda, p. 99.
5 Vedi sopra p. 261. In Olbia e in Lampsaco (seppure quest'ultima
città entra in giuoco) il fenomeno Jus agendi cuin
del concenti-arsi dello
populo nelle mani dei magistrati, sembra ad ogni modo si verificasse
solamente dopo che in Pergamo.
264 CAPITOLO QUINTO - IL FUNZIONAMENTO
alla buie, la cui sfera d' azione cioè sorpassa 1' ufficio presi-
Tcv ^ovXevfff'^oii xa) Xùsiv ovSìv òvv/^aeTOLt rCóv nspì tyjv noXiTet'av), tri
elvac Tt TOioìÌTOv, (ó ÈTVijAeXè? Iff^at tou Stóu-ou irpoPsuXsustv, ó'jru; àd/oXtSv larat,
TOÙTO Si àv òXi-yoi TÒv àptSaèv wat-^, òXt-j^apy^txóv • tsò; 5; TrpopouXou; ìXi-j'O'j; àvaf-
xaìoN e'tvai tò itX'kSo;, wjt' i\i^a^-^<.Y.ó^ . àXX' oirou au<pa) ayrat «j *py_ai, oc
jrpo'PouXoi y.aSeaTàafj Etcì toT; ^ouXEuraT; * ^i^ (xaì toùto itoXitdcòv supplisce il
SusemiHL) •
ó [J.ì^
-fàp ps'jXeuTri?
ÒYìy.sTocsv, ó Si irpdpouXo; ìXi-^'apy/xsN.
DEGLI ORGANI LEGISLATIVI NELLA CITTÀ IJI PERGAMO 265
glio si adattasse cogli intenti della loro dominazione, '
e che
appunto tale sistema vigeva in Pergamo, né ne manca-
politico
vano degli esempi nella Grecia stessa, viene spontaneo il pen-
siero che i Romani nell'attuare l'accennata trasformazione, pren-
dessero precisamente a modello queste costituzioni preesistenti,
e mi pare che tra esse la maggiore influenza esemplificatrice,
vada riconosciuta a quella della nostra città e a quella della
Lega Achea. •
CAPITOLO SESTO
Gli Atti legislativi del comune di Pergamo.
ste, se non tardi, tra xl/r.tpiaux e vó/ioi; per quanto riguarda il pro-
cedimento dal quale essi traggono origine, una invece spesso
ne esiste per quanto riguarda la formulazione, poiché troviamo
che le leggi sono spesso sfornite di prescritti, contrassegnate
in principio da un '^soì o da un cenno del contenuto, ed espri-
mono le varie determinazioni coli' imperativo o col futuro del-
l'indicativo, la qual cosa invece assai di rado capita nei decreti.
Ciò però non sempre accade, perchè anche nelle leggi si trova
talora la costruzione dell'accusativo coli' infinito.
è detto (1. 57 seg.): xp/vojufv oi'x rxCrx^ 'Óttù}^ XV ci:;, ròv aVavra /pivsy
x-/Jvr,TX v.x'i y.p.£Tx^£TX fJ-ivr, Tx ts Trpo-, TÒv S'fòv rijjiix v-où Tx Trpoq ròv
zione del decreto reale nel numero delle leggi, la pratica con
una sua deliberazione, della quale non ci resta che la fine, ma
questa basta a dimostrare che si tratta di una deliberazione della
stessissima natura delle altre conservateci, che cioè l'inserzione
avviene senza nessun procedimento particolare (1. 2 segg.: syypx-
[ò]:u 03 y.x] sì; [rolL[; /[fp^l^ v6_ur,v; rili; Tr^]; [rri/.^aw; [''']^[^^ ^°]
rl'ritptaij.x xa} y^priG'^xi xùtmi vinwi y.vpìoìi ;/<; xnxyTX ròy ^póvov). Cosi
un' altra volta il popolo ordina senz'altro l'inserzione nelle leggi
i'yypx^xt Sé wa) ^i<; Tohq vójiovc, \'nvc, T\?t<> ffóXéùx; rò v^y'C"«o-/z.a TÓSe xai
dimostra che tra questi due ordini di atti una differenza di fatto
doveva in realtà esistere. Egli è che colla inserzione di uno
\pr,(piGu.x. tra doveva certamente essere co-
i viu.01, allo òr.npiajj.x
1 Fraenkel, 251 = DiTT., Syll.^, 592. Cfr. per Elea Fraenkel, 246 =
DiTT., Or. Inscr., 332, 1. 61 segg.: tò 6à (J'Ttpiff;-'-» tó^e xusiov slvat eI; àiravr»
zò-i yps^ov xaì y.aT[a]T£f3^/]ai auro Iv voy.o[t; c]£[?oti;]. Per altri esempi di
inserzione ordinata dal popolo di decreti nel novero delle leggi vedi
Feanootte, meni, cit., p. 10.
2 Se l'assemblea popolare ha il diritto di votare l'inserzione tra
t
Questo epiteto appare in Fraenkel, 248, 1. 2, 60; per Elea, ivi,
246, 1. 62, e sipotrebbe credere che stesse a designare un riferimento
al culto degli atti relativi. Cosi vóao; lepò; in Demostene, XXI (in
M/'d.), 525, 18,designa una lex de jure dieruiii festorum, e così gli
Attalisti riconoscono come -iÌ'j-o;, h^óc, il testamento di Oratone, che
conteneva appunto un regolamento di culto (G. /. G., 3069, 1. 35), ma
d'altra parte, se le citate isci-izioni di Pergamo
e di Elea hanno anche
esse un qualche riferimento che del decreto Fraen-
al culto, sta il fatto
kel, 251, che è di spiccatissima natura sacrale, è detto che debba es-
sere inserito sì; tsj? nojaou; toò; -r.i tts'Xsw;, 1. 41, senza l'aggiunta di tspó;,
che sarebbe stata fatta certamente, se la parola avesse avuto il valore
esplicito di designazione giuridica di una speciale categ'oria di leggi.
Inoltre nella iscrizione di Iho pubblicata dal Brucknbr in Dorpfeld,
Troja und Ilioii, II, p. 457, n. XVI, secondo il supplemento della 1. 7
[!-< '(oaot? tijpsf;, viene designato come vóv.o; tesò; un atto evidentemente
profano, cioè, come sembra assai probabile, l'ordinanza con cui C. Giulio
Cesare riconosceva Ilio come civitas libera et immunis (cfr. Straboxe,
XIII, 595).
- Fraenkel, 255, 1. 10 seg., 18 seg.
^ Si vegga anche il passo della iscrizione di Egiua Ditt., Or.
Inscr., 329, 1. 12 seg. già citato sopra, v. p. 231, n. 2. La nostra con-
clusione è perfettamente d'accordo con quella, che dilucida il Frax-
COTTE, mem. cit., p. 8.
* Fraenkel, 182, 237, 176 a (II, p. 504); AL A. L, 1902, p. 48, 1. 51;
54, 1. 62. Il Frankel che aveva interpretato il n. 239 cosi: 'A<T>c>.-/iiris3wfìo;
darmeria, come pensò per primo 1' Hirschfeld in Sitz. Ber. d. Beri.
A/t*., 1891, p. 867 seg., n. 116, seguito poi dal Ramsay, Cit. and Bishopr.,
uTTotp'JXa/ie;, funzionari fiscali della Lega liicia, per cui vedi ReUen im
Hildio. Kleinas., II, 119 segg., ma questa idea non è suffragata da nes-
sun argomento; per un'altra congettura vedi l'HiCKS in Anc. Inscr. in
Brit. Mus., Ili, 87). Il Fraenkel vuole mantenere il supplemento ó
TTpò; -T, wxpacpuXaitr [tw-/ ^iy.wv perchè " da-ss die Veihung sich auf das
303,1. 35, 39; Atene, v. Schòmaxn, De, extr. mag. quibicsdam Atli.,
Coinm. in hon. Th. Mommseni, Berlin, 1HT7, p. 451; Gilbert, P, 172
e 177; Francottb, meni cit., p. 7; Attalea, M. A. /., XXIV, 222, n. 52;
Calcedone, Chersoneso Taurico, Latyschew, Inscr. Pouf.
C. I. G., 3794;
Eux. I, 199, 3, cfr.IV, 72c; Corcira, C. I. (?., 1845, 103 seg.; Filadelfia,
Leb.Wadd., 647; Ilio, M. A.L, XXIV, 1899, p. 451 (= lìev. de PhUoL,XXIII,
165); Laodicea, C I. G., 3937, M. A. /., 1891, 145, cfr. Ramsay, Cit. and
Bishopr., p. 69; Leg-a dei Mag-neti, M. A. L, VI, 304, Beil. 1 (restituito
dal SoNXE coir aiuto del Wilamowitz in Dissert. de arhifris exter-
ìiis etc., Gotting, 1888, p. 96 seg-.j e VII, 71 e 73, e 339 se^. (per De-
metriade vedi anche AL A. I. XV, 296); Milasa, B. C. H., V, 107, 112,
M. A. L, XV, 269, 1. 20, cfr. p. 271; Mitilene, I. G. L, II, 484, 1. 7; Sparta,
C. J. G., 1241, 1242, 1244, 1246, 1248, 1249, 1252 (cfr. anche 1304), B. C. IL,
I, 381, 385, M. A. /., II, 435, Head, Hist. Num. p. 365. Di incerta at-
tribuzione è la i. pubbl. in Buresch, Aiis Lydieu, p. 7, n. 6. In Arch.
ep. Miti, aus Oester. List., XIX, 222, 89, 1. 16 (Haziduluk-Costanza)
e VI, 19, 1. 39 (Tomi) appaiono dei vou.otpuXax.a; come carica di un tiaso,
ma questo fatto presuppone probabilmente l'esistenza della carica po-
litica. Attribuzioni aualog'he ai voaoouXay.E; dovevano avere gli rprt'i'ot
y.-/i<ra>jJTa).
M. A. L, XXIV, 1899, 183, n. 37; 1902, 54, 1. 60, 1904, p. 177, n. 23, 1. 17),
di cui è certamente sinonimo il Siqado'.a -^pa-v-aara di Fl. Gius., Ant.
jud. XIV, 10, 22; cfr. Cic. j^'^'o Fiacco, 30, 74: Defers ad Pergmnenos
ut ilU reciperent in suas litteras iniblicas praeclaras proscript iones et
emptiones tiias. liepudtant, re/iciunt. Può essere appunto che colla pa-
rola ÒLoyjTio^ si venisse a comprendere anche il voaocs-jXàjtiov, ma non si
può escludere che si trattasse di uffici completamente diversi. Per
VÒLy/^.o-i sono da vedere: Reixach, Traete d' Ep. Gr., p. 304; Dareste,
272 CAPITOLO SESTO - GLI ATTI LE.ÌISLAT1VI
l'edificio. '
Siccome peraltro la loro dovette essere carica di alto
Nacrasa, CI. G., 3521 =Ditt., Or. Insci-., 268, 1. 18; M. A. L, XXIV, 217, 44;
Sniirna, Bei: des Et. Gr. 1901, p. 300; Tiatira, M. A. I., XXIV, 236, n. 79;
239, n, 87. Varie altre designazioni si trovano in luogo di àpx,Eto-s e delle
ma 7=àau.a-a: DiTT., Syll.^ 304, 1. 15; B. C. H., XIX, 552, (Lero); Sitz. Ber.
d. Beri. Ak. 1904, 918, 1. 15 e 17 (Samo); Kern, 103, 1. 47, cfr. 15 (Magnesia
al Meandro); Sru-ódioN Mitilene, I. G. /., II, 35, col. e, 26; Paro, Kerx,
:
d. Oester. Inst., VII, 44. In Egitto poi durante l'età romana avanzata
vediamo che l'àp/sto^/ è designato col nome di p-.pxtsSS'nic-/) (PiPXioStójoyi twv
'^vir.i del re, che poi nelle 171-176 appare rivestire l'altissima carica
di ó Iwt Twv TZ'.T.-^'j.i-bì'i, ed innalzare iin gruppo di statue a membri
della famiglia reale (v. sopra p. 207 e 211). Nella i. 182 finalmente sa-
rebbe investito di questa carica, se valgono la ricostruzione delFRAENKEL
e le sue congetture, il figlio di quel Menippo noto ambasciatore e gene-
i-ale di Antioco III, figlio, che si sarebbe stabilito in Pergamo ed ivi
avrebbe innalzato una statua del re Antioco medesimo. Non nego però
che questa idea mi sembra abbastanza strana, e dubito della ricostru-
zione del Fkaenkel.
'
V. Sex. Oek. 9, U:
de-, cfr. Gilbert, Griech.
Cic. de leg. Ili, 20,
Liebenam, p. 291. Una prova, che anche in
Staafsalf., II, p. 338, n. 1*;
Pergamo avessero delle incombenze relative all'assicvirazione del rispetto
delle leggi, ce la può fornire la isci-izione degli astinomi (.1/. A. I. 1902,
p. 47 seg.), dove è stabilito che essi debbano riscuotere delle multe
dagli astinomi, che abbiano contravvenuto alle disposizioni della legge,
relative alla repressione delle usurpazioni del suolo pubblico (Col. I,
-('iiNsiScùcra^; /.ai Itti twv àXXwv twv àiriiSsuNTWN), o alle loro incombenze
pel mantenimento delle fonti (C. IV, 1. 58 seg.: "Ooot ò'à* t<òv àurjvsy.w/
ij.-ì) S'Ò-zTa'. tv;-/ sci' iotuT'^'' 'Yjacflvj' tw-j cppeàTwv si? xi ÒLoy^iiou, /> 'J.ri wy.-hatuai-i
>/'j(jto? Mr.-<o'f t[)i5'j] t£povo;j.yi(ia(vTs)? rwt Sin;-'.[toi, si hanno prima (1. 3-9) delle
norme debbono praticare prima di entrare
circa le purificazioni che
nel tempio di Atena, tutti quelli, che hanno avuto contatto con donna
o con cadaveri, poi due decreti del popolo con disposizioni di indole
amministrativa intomo al culto di Atena Niceforo. Ora ecco come il
Fraen'Kel giudica intorno alla natura di questo documento: « Offenbar
batte das Volk cine mehr oder weniger umfassende Revision und Co-
diflcation der Normen beliebt, nach welchen im Dienst der Athena zu
verfahren war, wobei es die bloss verwaltungsrechtlichen Bestimmungen
solbst traf, die auf den Cult bezùglichen aber einem aus der Zahl der
friiheren Hieronomen ausgewahlten sachverstandigen anvertraute, der
zugleich mit der Promulgation der gesamten Anordnungen beauftragt
wurde, nachdem die seinigeu vom Rat und Volk bestJitigt worden
wareu». A me pare che non si possa negare che questa idea abbia
tutta l'aria di una stiracchiatura. Senza dire che sembra in contrad-
dizione con quanto sappiamo intorno alla carica di ieronomi in Per-
gamo e altrove il pensare che a loro spettasse sia in lìnea normale sia
in linea straordinaria l'incombenza di dettare norme del culto - ognuno
vede quanto strana accozzaglia di atti di uno ieronomo e di decisioni
popolari sarebbe il documento di cui pai-liamo. Più strano ancora
sarebbe il fatto che gli atti dello ieronomo venissero confermati dal
popolo con un semplice: -rà \).i\y\ àX[X]a -kz-à -.w 5iu5<j[to)n] •Yt-^esSac . . .
dal popolo, riunione fatta per ragioni speciali da uno ieronomo, o forse
recante la menzione di lui in principio, solo perchè egli fosse stato
incaricato della erezione della stela e del pagamento delle spese rela-
tive (v. Fraenkel, 161). Ciò posto, mi sembra che la deliberazione con-
tenuta nelle 1. 3-9 debba essere considerata come una legge del popolo.
^ E la nota iscrizione degli astinomi, che contiene una Imiga ed
CAPITOLO SETTIMO
Gli atti della Corona e l'azione relativa del popolo.
7sù Tras' fu-wv à.^!zolsz<xXi^:oi xaì -Za, irsoy^sss'.oSc'vTO)-* 'jcp' \j'JMt te ìcai twv Tr.fwv,
ìi ÉJtaTc'pwi TJtw'' àv&piwv, )cs)i'j5sa;v(i) ò' Icp' 'jawv. jTrep y.ois<ù à'/a'YpatOTvai et;
TÒ Usò^ Tsù Ai5N'J55'j, STTO); ùuÀ'i àtjoaXi; acuì ìao^ to'.; ^iÓ'j.h^ st; tòv Xsitts/
di cui si dispone, compresa quella assai diligente del Pittar [S. Nessun
dubbio adunque è lecito sulla necessità di accettare in luogo di quella
del Fraexkel, l'interpolazione che abbiamo di sopra accennato. E al-
lora il passo non altro viene a significare, se non che il re vuole che
sia elevato a valore di legge il testo della convenzione, combinata da
un suo inviato e da una commissione di tre ambasciatori dei Teli e
di tre dei tecniti, convenzione che per giunta era già stata approvata
da questi Di questa elevazione è il re stesso che indica il mezzo
ultimi.
(l'iscrizione cioè nel tempio di Dioniso, evidentemente in Teo), ma
questo è un mezzo, che permette e pretende anzi l'intervento delle
parti interessate.
1 II Fraexkel (p. 81) scrive: « Die Adresse unseres Erlasses ist
gewiss Rat und Volk von Pergamon, da sonst bei der Anordnung der
Aufstellung im Athenaheiligtum (Z. 32) vermutlich der Zusatz i-i fTsp-
•yàaw gestanden hjitte, was offenhar nicht der Fall war». Ma og'nuno
vede che questa mancanza dell'aggiunta h ncs-jày-u si spiega benis-
simo, anche pensando che il rescritto fosse diretto a soldati che in Per-
E l'azione relativa del popolo 279
CAPITOLO OTTAA'O
Le ingerenze del re nelle cose del comune di Pergamo.
nòXsw:,} Tutti gli altri magistrati invece, tra i quali troviamo men-
zionati nel periodo regio, il ypAuiManhc, tov Syijjlov,' gli àyopavo/io/,^
1
M.A.I., 19U2, p. 49, Col. II, 1. 33 seg.: ['Eà]M ò=' ji a-;, irs-.raMat^
c'jTOt Tw-j 'vETsaaiAS'vuv i^Tiu.io'jaSuaa-^ jTfò TtSv aTpaTY)"^wv xaì toù Ijtì tt;? tts-
>.£w; JtaS' l'ìcaoTS-j h-ày.TTu.a. Spayjj.aì; TTcNTT^xo^Ta. Una tale carica appare
qui per la prima volta, e ci sembra che abbia ragione l'editore, quando
crede che essa sia stata istituita non prima del periodo regio, la iden-
tificacon quella di un borgomastro, e pensa che la .sua creazione
abbia portato con sé una qualche limitazione della competenza degli
strateghi. Il tempo della istituzione e la forma del titolo mi sembra
autorizzino sufficientemente a congetturare che la nomina fosse riser-
vata alla Corona. Anzi, per quanto riguarda la forma del titolo, e.s.sa
farebbe pensare addirittura a un governatore regio, del genere degli
epistati ricordati sopra (v, p. 236 seg.). Si consideri specialmente 1'
ETCÌ iìi.scr., 134), ma immaginare
TX? TrsXcO); di Cizio di Cipro (Ditt., Or.
la presenzaun governatore di quel tipo nella capitale, sede della
di
corte, non mi sembra cosa commendevole. Si potrebbe anche pensare
che le parole xaì toù ìm xr; TróXeo);, fo.ssero state interpolate nel testo
della legge, quando, al tempo di Traiano, ne fu curata quella trascri-
zione che oggi po.ssediamo, e ci-edere corrispondeutemente a ciò che
questa carica non fosse stata istituita che al tempo romano. La si po-
trebbe, in tal caso, identificare con quella del logista (vedi per essa
specialmente Chapot, p. 256 seg.), e non dovrebbe far meraviglia tro-
vare questa nuova designazione, perchè nei primi tempi il nome di
logista non dovette avere un' applicazione universale (anche I'An-
DERSON in Journ. of Hell. St., 1897, 402, n. 8, identifica col logista
l'£7ri;.».EXyiTr,? dato da Adriano a Trapezopoli). Comunque sia di ciò, si
male quindi il Mendel in B. C H., XXV, 51, lo pone tra gli ìma-a^at
il giiinasiarco, ''
il pritano, '
venivano noral-
l')tac[T]ov, naì TTpÙ)T5; Ì7rpuT[à'/EU£v 'Ap7_'.]a; x,aì i\ sxsì-js'j y-s'/^?' ''•''•' ^~-'^ TVfJTa-
in Perg-amo (le iscr. 254. 256, 2.58. 291,465, 554 non conservano il nome
del pritano, in 251 appare tale un cabiro, in .ì)25 un ignoto figlio di
nome cioè del pritano) numerus annorunt, qui post regem Atfalinn,
ìdfimtim regiìim jyri/tainn mortuvin, accessit, additus est: cfr. alius
titilli verha: -òl^ èirw'cjas* àTrs fj7.G'.\iiJi-i i7;uTa-<r,fa-i. » La stranezza di tutte
irpsufiàXcTÓ uc r, ps'j/.v;.
Msu-jeTsv zr.', h ly.upvr. Eùa-f-^ I/.. 1885-86, p. 88: 13. C. H., XVI, 425, Pogìa;
Lbb. Wadd., 300, laso; B. C. H., Vili, p. 389, 8; M. A. /., IX, p. 18;
JMojasìs;, II, 3(j, Chio; Plix., ep. ad Tr., 116; cfr. C. I. A., Ili, 87, 98;
V. anche Arch. Ep. Miti., XIX, 28 (Laodicoa al Lieo) e B. C H.,
X, 455 :quali due casi vediamo delle persone erigere
(Xysa), uei
delle statue invece di assumersi certe cariche, cfr. Menadjbr, p. 65,
n. 12; LiEBEXAJi, p. 65; Chapot, p. 264, n. 6. In Pergamo stesso
troviamo la cosa testimoniata quanto alla pritania, il/. A. I., 1902, 88:
Toì; Scsì; jcai t^ irarpiòt 'ÀcryAriT'.sòwpi; ..... 5sù? tì Cuip rà; ivpuTav£ta;
òt]-iizioi. All'usciti! di carica i magistrati dovevano fare il solito rendi-
mento di conti, sul che vedi per Pergamo Fraenkel, 278, 1. 11: òt-
ratori delle città (Liebbnam, Philol., 56, 290 seg., StdiUereric, p. 480 seg.;
Chapot, p. 256).
2 Vedi i trattati di isopolitia Fraenkel, 5 e 166, e il decreto 249.
Altrettanto vale naturalmente pur nel periodo della dominazione ro-
mana (vedi LiEBBNAM, 219; Chapot, 149 e 212). Il Menadier (p. 45 seg.),
notando che tra i numerosi decreti della provincia d'Asia nessuno ve
ne è di concessione del diritto di cittadinanza a singole persone, crede
che nel periodo romano fosse nelle formalità, ohe riguardavano questa
concessione, avvenuta una qualche modificazione, ma solo esteriore
però, non sostanziale.
^ È evidente che
popolo poteva esentare solamente da quei tri-
il
buti ed oneri, che erano imposti dal comune, e non da quelli, che ri-
guardavano il fisco. La foi-mula della concessione doveva perciò essere
quella che troviamo al principio della dominazione romana (Fraenkel,
251, 1. 20: [z'.'i'Xf. ù]ì y.at kxiXi'.'x^ 'A(j7.lT,m6.òri -rrdvTtuv [um] t tto').;; y.ùpta).
tutti gli altri onori o pi'ivilegi, che in ogni parte del mondo
ellenico seppe tanto poi-tentosamente nioltiplicai'c la vanità pom-
posa dei greci, ^ ma anche qui vediamo che il re non si contenta
p. 53, Prrrot in Rev. Arch., 1874, II, 13; Menadier, 47; G. Hirsch-
feld, Zeilschr. fur oeslerr. Gymn., 1882, p. 161; Liekmann, anal., p. 39;
Liebenam, 131; Chapot, 165; - per osservazioni generali questi ultimi
due autori, p. 121 e 164 seg 213; cfr. anche Keil, in Hermes, 1899,
,
di una vitalità che oramai era venuta meno, e sovra il perpetuarsi delle
che nelle dediche di statue o nelle lapidi onorarie non siamo auto-
rizzati a considerare come derivate da procedimenti probuleumatici
quelle che recano nell'intestazione la menzione della j^sjXyj accanto a
quella del demos, e come popolari invece quelle che registrano il solo
òr.'j.i; Vediamo infatti che nei due decreti Fraenkel, 167 e 256, che
sono certamente probuleumatici, quando si prescrive il testo delle epi-
grafi, che dovranno essere apposte alle statue decretate, se ne pone
alla testa solamente il ò-Ày.c; (167: 'O òry.o; Mrrf tv, 'A:Tr,y.tòo'>;o'j tspT.Tsuaacav,
e nel decreto i-elativo: 'Eco^sv t-ài psuX^t )'.3c; Twt òx^wi, -j"/wj,r, c-rpaTr.-jwv;
256, 1. 4: [òcòsySas -7,1. Pi'j]X-/;i /.ai Tw[i] òru-toi .... [£7n-j'saa.y;vat ci :f.]i è'^vicpi-
a^J.(•^r^ aùrwi ÙTti tv;; t:5X£w[; &i.a.Ó'ii tìòì '< l lr,[J.iC i-'vj.f.oi'i'] . . . .), dando COSÌ a
divedere chiaramente che in quei casi la parola òr/j.o; vale ad espri-
NELLE COSE DEL COMUNE DI PERGAMO 289
quando gli fa comodo, agisco cogli altri mezzi diretti, che sono
a sua disposizione, coi suoi inviti cioè al popolo. Ed ecco che
già Eumene I provoca grande onoranze per gli strateghi, ^ come
T,~ti<ìOi,i, èirt"cpa'i)^''a'. t£ tòJ y.àv to5 òxy.ou àvSsiavTi toòs tò il/r.cp'.CTaa, tu òi t'S-ì
19
290 CAPITOLO OTTAVO - LE INGERENZE DEL RE
già tante volte abbiamo notato, ecco che vediamo i suoi succes-
sori comunicare o promettere concessioni piene di immunità, '
per
le quali si sarebbe sin tentati di dire che egli potesse anche pre-
scindere da qualsiasi intervento formale del popolo, se ciò non
contrastasse con quelli che, secondo noi, sono i principii fonda-
mentali della costituzione Pergamena;- ecco infine che, se prove
dirette di intrusioni regali nella concessione della cittadinanza
mancano per Pergamo, le famose lettere di Filippo V agli abi-
di simili ingerenze.
razione regale.
Ma vi è un ramo dell'ammistrazione, nel quale vediamo il
^ Fraenkel 18.
292 CAPITOLO OTTAVO - LE INGERENZE DEL RE
suoi discendenti, e decreta che egli debba \au.<^à^zi-t òk xaì -^ioa. t5v
S'joaevwj (cjstwv i^ twi h}tot. wàvTwv (T/C-Xs; òs^tov, xac xà òspaaTa '/.cu TaXX[a]
Tpaw£^a);j.aTa T^ivTa tì 77apaTiSeu.£v[a] (1. 12 scg.). Alla 1. 24 determina le
sue funzioni: èTrtacXÉÌaSat òà /.olì xr; eùy-ocìy.:a; tx; /.ara tò is?[iv] ivàcT,? tò*
t£3s[a] w; àv aÙTMt òo)4r[t] )4aX(5; i/ji^i y.ai [ójctu;, -/.'jsivjo'i-a. tSv UpSv iraiSwv,
cfr. 1. 11: y-OLÌ cTecpa-^roopeìv aÒTwv àsi tòv É;(,o'vTa Tfii tsstocUNinN.
oiGTfìf'wi oy-Js'Xs; oe^'.sv, y-aì 7Ò òifu.%- tò òi uttì: twn 'jwv v/.[x.iiii.t^yj'i Terptó-
poXov -AOii T(òv àXXoj-* uoiioì-i (ùKÓ^oXov KOLÌ -) £a[pàX]Xc'.-( 6Ì; TÒV ts•naa.\)sb•^,
''
FrAENKEL, 161 B, 1. 11: tò 6à [àvàXwaJa tÒ il; T[y;-' ajTióXrv y.ci.i xr,-f
à-/[a-v'oaii)]riv tìÙ (j/r,cp[i<j]u.aT',c [òjoù-jai toù; U[po]-<5u.ou; ir,; 'ASvivà; avrò twia
(II, 20, 2), cfr. I, 47, 3 (III, 12, 3), II, 3, 2 (III, 15, 2); Euseb., Chron. Can.,
SCHÒNE, V. II, p. 130-131; EuTROP., IV, 18; Oros., V, 8; Rufus, Brev., X;
Ampel., Uh. mem.y XXXIII; Obsequens, 87; Serv. in Virg., Aen., I, 701;
ma della sua genuinità si dubitò anche presso gli antichi stessi (v. Sal-
LUST., Epist. Mithrid., 8 - IV, fr. 69, Maurenbrecher - e il commento
di Porfirione ad Or., Carm., II, 18, 5, si confronti quello dello pseudo
ACRONE, e si vegga De Sanctis in Eiv. di Filol., 1905, p. 158), ed il
Meier in a. Enc. di Ersch e Gruber s. v. Perg. Reich, p. 414 seg. la im-
pugnò risolutamente. Ma ogni dubbio deve cadere dinanzi alla i.
Fraenkel, 249 = Ditt. Or., Inscr., 338, che ricorda il testamento di
Attalo e l'attesa della sua confei-ma da parte dei Romani. Si vegga
Fraenkel e Dittenberger nel commento alla citata i.; Wii.ckex in
li. Enc. di Pauly-Wiss., II, 2, 2176; Mahaffy, Hermathena, IX,
Strab., XIV, 646; Floro, I, 35, 7 (II, 20). A stare alle fonti let-
4
terarie Manio Aquilio altro non avrebbe fatto, se non terminare i resti
della guerra, ma sulla lunghezza e sulla difficoltà della sua spedizione
getta luce interessante una iscrizione di Bargilia pubblicata dal Fou-
cart, p. 327 = Ditt., Or. Inscr., II, Acid., p. 551 (veggasi in proposito
Korxemann in Beri. Philol. Wochenschr., 1905, p. 673).
5 Veggasi il senato-consulto ricordato alla nota 2.
° Sul passaggio dei demani reali ai Romani veggasi sopra p. 181.
* Cosi con Rodi aveva Roma già da tempo stretto un foedus giu-
v. la nota seguente.
"
Ciò anche risulta indubitatamente dalle parole di App., 6. e, V, 4.
Non si riesce proprio a capire come il Mommsen in M. A. /., 1899, p. 197
dica che il primo ad imporre formalmente dei tributi alle città greche
298 CAPITOLO OTTAVO - LE INGERENZE DEL RE
p. 128, IV, p. 376; Mommsen, Ejìh. epigr., IV, p. 21.3 segg.; Willems,
Le Sénat de la rép. rom., I app., 693; Viekeck, Sermo XXII; Cha-
gr.,
POT, 23 e 327). Si vegga anche la iscrizione di Ilio in Dorpfeld, Troja
und quale risulta che L. Giulio Cesare, cen-
Ilion, p. 454, n. 14, dalla
sore, restituì neirSS a. C. a quel tempio di Atena il proprio territorio
sacro, e lo liberò dal tributo, il che dimostra che esso e quindi a mag-
gior ragione la città dovevano essere stati resi tributari. E anche pro-
babile che le vessazioni dei pubblicani su alcuni beni del tempio di
Artemide Efesia informa Strab., XIV, 642, sieno anteriori alle
di cui ci
riforme Sillane, dappoiché il massimo fiore del geografo Artemidoro,
Roma.
congruerent, fierent.
• O. e, III, 7-29.
1,
302 CAPITOLO OTTAVO - LE INGERENZE DEL RE, ECC.
LO
Ho DONOT
>
r^
REMOVE
• 'H
X! -P
THE
•^ tì
CARD
•H ^
H
^
1-3
O
-P
W
FROM
H
fH
«H
Ti THIS
^o
•^ pi
-P
POCKET
ca
o
H0)
CQ