Asclepio e Cristo

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Nuova Biblioteca di Scienze Religiose


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Cristo e Asclepio
Culti terapeutici e taumaturgici
nel mondo mediterraneo antico fra pagani e cristiani
Atti del Convegno Internazionale
Accademia di Studi Mediterranei, Agrigento 20-21 novembre 2006
a cura di
Enrico dal Covolo e Giulia Sfameni Gasparro

LAS - ROMA

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2008 by LAS - Libreria Ateneo Salesiano


Piazza dellAteneo Salesiano, 1 - 00139 ROMA
Tel. 06 87290626 - Fax 06 87290629 - e-mail: [email protected] - http://las.ups.urbe.it
ISBN 978-88-213-0698-3

Elaborazione elettronica: LAS Stampa: Tip. Abilgraph - Via P. Ottoboni 11 - Roma

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Prefazione
Una Omelia del Patriarca di Antiochia, Severo, pervenuta nella traduzione
copta delloriginale greco, composto negli anni 513-514,1 nelloffrirci uno dei
tanti racconti agiografici relativi alle straordinarie vicende dei martiri di epoca
dioclezianea, delinea con tratti vivaci uno scenario di confronto-scontro tra
Asclepio e Cristo che offre piena giustificazione storica alla scelta del tema
oggetto del Convegno agrigentino di cui si presentano qui i risultati. Severo,
nel ricordare ai fedeli la propria esperienza di conversione dallerrore dei
Gentili alla fede cristiana avvenuta nel periodo della sua giovinezza studiosa di diritto a Berytos presso il martyrion del santo Leonzio di Tripolis, ne
evoca il martirologio (marturolovgion) quale dichiara gli stato narrato
da un anziano del luogo. Si tratta dunque della versione ufficiale della storia
del martire, quale era presente alla coscienza dei fedeli dei primi decenni del
VI secolo, i quali pertanto dovevano essere in grado di comprendere il significato del conflitto di potere che, per lazione del santo, si sarebbe verificato
negli anni cruciali della cruenta persecuzione di Diocleziano e Massimiano.
Questultimo menzionato come il rex iniquus alla cui epoca Leonzio, presentandosi spontaneamente al magistrato quale compagno (koinwnov") del
cristiano Publio catturato dai soldati, viene sottoposto a un crudele tormento,
essendo immerso in una padella ripiena di grasso ed olio bollenti. Ma queste
sostanze, invece che procurarne la morte, aderiscono al suo corpo come un
remedium medici pretiosum e curano le ferite provocate dal precedente supplizio.
A questo punto si innesca un vivace contraddittorio tra i protagonisti della
scena: al martire che denunzia la malvagit e lispirazione diabolica del magistrato questultimo oppone una dichiarazione di fede negli di tradizionali e
nella potenza risanatrice di Asclepio: Per magnos deos manifestatur quia es homo
bonus, o Leonti; propterea deus meus Asclepius descendit in sartaginem et sanavit te;
etenim huiusmodi emplastrum confecit ille ut sanaret corpora; veni igitur et sacrifica illi,
Il testo stato pubblicato in traduzione latina, con ricca introduzione critica, da G. GaTextes hagiographiques orientaux relatifs Saint Lonce de Tripoli. II. Lhomlie copte de Svre
d'Antioche, Le Muson 79, 1966, 335-386. Per le questioni relative alla vicenda di Severo,
accusato proprio di adesione al paganesimo e di pratiche magiche da parte degli avversari, mi
sia permesso segnalare il mio contributo Magia e demonologia nella polemica fra cristiani e pagani
(V-VI sec.): La Vita di Severo di Zaccaria Scolastico, MHNH 6, 2006, 33-92.
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ritte,

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Prefazione

ut dimittam te. Leonzio risponde con una dura condanna del culto idolatrico e
laffermazione di essere stato sanato da Cristo. Fallito un tentativo dei sacerdoti di Asclepio di guarire un paralitico, interviene Leonzio che, spalmando
sul corpo del malato la cera che ricopriva il suo stesso corpo, ne ottiene la miracolosa guarigione nel nome di Cristo. La partita dunque vinta da questultimo e riceve piena legittimazione la pratica rituale che, nellattualit del culto
martiriale, si compie nella chiesa di Tripolis, in cui appunto la cera che aveva
protetto il corpo di Leonzio, raccolta e custodita in un vaso dargento, usata
quale farmaco efficace per i malati, come Severo testimonia riferendo alcuni
miracoli.
Il documento brevemente evocato esemplifica efficacemente una problematica di fondamentale interesse storico-religioso quale quella dei processi
di trasformazione che, in una dialettica complessa di sostituzione e di utilizzazione di elementi, risemantizzati in un nuovo contesto religioso, segnano
la fase decisiva della storia culturale del mondo tardo antico in cui si compie
il confronto fra le tradizioni religiose del mondo mediterraneo a struttura
politeistica e il nuovo messaggio cristiano. Il problema di tale trasformazione
assai complesso e non pu essere certo affrontato in maniera semplicistica
in termini di derivazione e di influssi, neppure in quei casi come quello dei culti terapeutici tradizionali da una parte e dallaltra le varie forme di
pratiche di guarigione e miracoli connessi al culto di martiri e santi in cui
le analogie nelle modalit rituali e negli effetti pratici appaiono assai forti.
Basti pensare allutilizzazione gradualmente sempre pi ampia della pratica
dellincubazione nei martyria e nelle chiese dedicate ai vari santi-medici, di cui
indubbia lorigine pagana nei culti di Asclepio in particolare ma anche
in numerosi altri affini e alluso di sostanze varie per ottenere la guarigione,
come esemplificato dal caso di Leonzio. In tutti questi casi, infatti, necessario procedere con adeguati strumenti metodologici e duttili criteri interpretativi, al fine di discernere insieme con le analogie i significati e le peculiari
valenze religiose attribuite nel nuovo scenario cristiano a quelle pratiche, una
volta avvenuta la profonda mutazione del referente religioso, dai molti di
funzionali di un contesto politeistico al Dio di un monoteismo come quello
cristiano che identifica in Cristo-Signore, che la riflessione teologica nel suo
lungo percorso non privo di conflitti e diversificazioni su cui naturalmente
non qui il caso di discutere giunge a riconoscere pari in natura e dignit al
Padre, lunico mediatore fra questo e gli uomini. Martiri e santi, in particolare
quelli connessi con la sfera sempre pi vasta del monachesimo e delle varie
forme di ascetismo, pur oggetto di forme di culto intensamente partecipate

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Prefazione

e ricche di manifestazioni rituali, mantengono nella coscienza dei fedeli la


loro specifica identit di uomini, meritevoli per limpegno di dedizione alla
fede in Cristo e dotati di particolari carismi, tra cui soprattutto quello delle
guarigioni e dei miracoli, per un particolare privilegio divino. Allindagine di
questo quadro complesso, in cui continuit e discontinuit coesistono e le
diverse identit religiose e culturali, nella persistenza degli elementi peculiari
di ciascuna, si modellano e si trasformano nel contatto e nel confronto reciproco in processi di lunga durata, stato finalizzato il progetto del Convegno
Internazionale su Asclepio e Cristo. Culti terapeutici e taumaturgia nel mondo mediterraneo antico: fra pagani e cristiani, svoltosi ad Agrigento il 20-21
novembre del 2006.
Come emerge chiaramente dai contributi che compongono questo volume, lindagine si svolta in diverse direzioni e in pari tempo ha mantenuto
una profonda coerenza nei metodi e negli obiettivi. Per un verso sono stati
esplorati due ambiti fondamentali sul versante dei culti terapeutici tradizionali, ossia quelli connessi al greco Asclepio (Valentina Cal, La meloterapia come
strumento taumaturgico nel culto di Asclepio) e allegiziano Serapide (Laurent Bricault, Serapide, dio guaritore) che del primo assume proprio le tipiche connotazioni medicali, a partire dalla sua prima manifestazione e dallinvenzione
del suo culto nellAlessandria dei primi Tolemei, pur sul solido fondamento
dellantico dio Osiride. In tal modo sono state poste le necessarie premesse
per la valutazione di quel confronto-scontro con la nuova proposta cristiana
che voleva essere lobiettivo principale dellindagine.
Il limitato spazio riservato ai culti terapeutici tradizionali del mondo mediterraneo antico, del resto, giustificato dalla circostanza che lIncontro intendeva porsi in precisa continuit con quello svoltosi nella stessa sede nellanno
precedente, che aveva affrontato appunto il tema de Il culto di Asclepio
nellarea mediterranea (Congresso Internazionale, Agrigento 20-22 novembre 2005). In questa occasione, insieme con il collega Prof. Ernesto De Miro,
abbiamo formulato e realizzato in maniera credo soddisfacente un progetto
scientifico a largo raggio, inteso a coniugare competenze storico-archeologiche e storico-religiose al fine di rivisitare la problematica della diffusione e
delle modalit del culto di Asclepio nel pi ampio contesto di culti analoghi
presenti nellarea mediterranea e pertinenti alle regioni orientali di essa. Gli
Atti di questo Convegno sono in corso di stampa a cura di E. De Miro e mia,
per i tipi dellEditore Giunti. Mi limito ora a notare che, mentre validissime
competenze archeologiche hanno concorso a illustrare, anche con nuova documentazione, la diffusione del culto di Asclepio, storici delle religioni quali

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Prefazione

Walter Burkert ed Emilio Surez de la Torre ne hanno esaminato la specifica


consistenza nel quadro del politeismo greco e romano. I contributi di Laurent
Pernot (Elio Aristide e Asclepio) e di Attilio Mastrocinque (Asclepio e Alessandro
di Abonotico) hanno analizzato le singolari esperienze religiose di due figure
emblematiche, per diverse ragioni, del clima spirituale del II sec. dellImpero, mentre i contributi di Sergio Ribichini (Culti iatromantici nel VicinoOriente:
dallet classica al tardoantico) e di Emanuele Ciampini (Imhotep, lAsclepio egiziano
e i culti iatromantici egiziani) hanno allargato la prospettiva nella direzione degli
ambiti orientali. Astrologia e magia si sono rivelate aree concomitanti di manifestazione di interessi e attivit terapeutiche (Aurelio Prez Jimenez, Astrologia, medicina e culto di Asclepio; Mariangela Monaca, Iatromagia: esempi dalle gemme
magiche; Anna Scibilia, Asclepio e la magia: i Papiri Magici Greci), mentre io stessa
ho esaminato laspetto di Asclepio: divinit epifanica e salvatrice, quale si manifesta
nellesperienza straordinaria del medico Tessalo, maturata tra scienza greca e
magia egiziana. Infine Enrico dal Covolo, con il suo intervento su I cristiani e
il culto di Asclepio, ha avviato il discorso sul terreno che il nostro Incontro ha
inteso direttamente esplorare.
Mentre lintervento di Angela Maria Mazzanti (La malattia in Filone di Alessandria: valenze antropologiche) ha aperto uno squarcio su un ambito, quello del
giudaismo tardivo, che meriterebbe ulteriori indagini per chiarirne connessioni e influenze nei confronti del cristianesimo anche sul piano della problematica di miracolo e guarigione, i contributi di Enrico dal Covolo (I cristiani dei
primi secoli e la medicina, lassistenza e la cura dei malati), di Giovanni Filoramo (La
vittoria di Cristo su Asclepio. Malattia e guarigione nella Storia Filotea di Teodoreto di
Cirro), di Ramn Teja, Cultos y ritos teraputicos cristianos en la hagiografa de oriente
(siglos IV-VI)), di Mariangela Monaca, (Aspetti iatromantici e iatromagici nel culto
dei santi: vita e miracoli di Santa Tecla), di Anna Scibilia (Uninvocazione greca proveniente dallEgitto cristiano, il Papiro Kairo 10263 ed un procedimento di cristianizzazione, il papiro Rainer 5: analogie e differenze in alcune procedure iatromagiche) e di Ennio
Sanzi (Il santo martire Colluto: archiatra del corpo e dellanima. Osservazioni storicoreligiose su alcune testimonianze copte), mi pare abbiano fornito una pertinente
esemplificazione delle principali problematiche che il tema propone allindagine storica. Da parte mia (Taumaturgia e culti terapeutici nel mondo tardo-antico: fra
pagani, ebrei e cristiani) ho cercato di delineare alcune delle direttive fondamentali del variegato quadro emergente dalla confluenza di tradizioni diverse che,
pur nella variet delle rispettive storie e identit, convergono nella finalit
di dare risposta ad alcune fondamentali istanze esistenziali delluomo, quali
quelle centrate sulla salute, nella sua dimensione fisica insieme e spirituale.

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Prefazione

Il nostro Convegno, come il precedente ad esso cos strettamente collegato negli interessi e nelle metodologie, si colloca nei Percorsi di studio compiuti
ormai da molti anni dallAccademia di Studi Mediterranei agrigentina, per
iniziativa del suo Presidente, il Prof. Serafino Mansueto, e della sua vivace
ispiratrice, la Presidente onoraria Prof. Assuntina Gallo Afflitto. Se ad entrambi, insieme con il collega Prof. Enrico dal Cavolo, sono lieta di esprimere
qui il mio cordiale ringraziamento per averci affidato il compito di organizzare le due giornate di studio di cui questo volume riflette lo svolgimento, non
posso tacere il mio particolare debito di riconoscenza e la mia espressione
di amicizia per la Prof. Assuntina, al cui entusiasmo, dedizione e intelligenza
sono debitori quanti, ormai numerosissimi, studiosi delle pi diverse discipline, sono da lei sollecitati ogni anno a riflettere su importanti problemi di
ordine culturale. I periodici incontri, da cui segnato il percorso scientifico
dellAccademia, sono occasione non soltanto di approfondimenti e scambi
di esperienze intellettuali ma anche di intreccio e consolidamento di rapporti
umani egualmente significativi e produttivi.
Un vivo ringraziamento va anche alla Commissione editoriale della Editrice LAS che accoglie questi Atti nella prestigiosa Collana Biblioteca di Scienze religiose.
Messina maggio 2008

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Abbreviazioni e sigle
Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften in Mainz, Geistes und sozialwissenschaftliche Klasse
ABSA
Annual of the British School at Athens
AnBoll
Analecta Bollandiana
AnnMusGuim Annales du Muse Guimet
ANRW
Aufstieg und Niedergang der rmischen Welt: Geschichte und Kultur Roms im
Spiegel der neueren Forschung, edd. H. Temporini - W. Haase, Berlin-New
York
AttRegAccLinc Atti della Regia Accademia dei Lincei
BAGB
Bulletin de lAssociation Guillaume Bud
BCH
Bulletin de correspondance hellnique
BIFAO
Bulletin de lInstitut Franais dArchologie Orientale du Caire
BLE
Bulletin de littrature ecclsiastique
ByzZ
Byzantinische Zeitschrift
CCC
Civilt classica e cristiana
CE
Chronique dEgypte
CahierOrient Cahiers dorientalisme
CRAI
Comptes rendus de lAcadmie des Inscriptions et Belles-Lettres
DOP
Dumbarton Oaks Papers
EA
Epigraphica Anatolica: Zeitschrift fr Epigraphik und historische Geographie
Anatoliens
EPRO
tudes prliminaires aux religions orientales dans lEmpire Romain, Leiden
FRLANT
In Gasparro
GLNT
Grande Lessico del Nuovo Testamento
GRBS
Greek, Roman and Byzantine Studies
HThR
Harvard Theological Review
INJ
In Bricault
JBL
Journal of Biblical Literature
JEA
Journal of Egyptian Archaeology
JECS
Journal of early Christian studies
JHS
Journal of Hellenic Studies
JJS
Journal of Jewish Studies
JByz
Jahrbuch der sterreichischen Byzantinistik
AbhMainz

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Abbreviazioni e sigle

In Gasparro
Journal of Roman archaeology
Journal for the study of Judaism: (in the Persian, Hellenistic and Roman period)
JTS
Journal of Theological Studies. Oxford, Clarendon Press
MHNH
MHNH, Revista Internacional de investigacin sobre Magia y Astrologa
antiguas, Mlaga
MIFAO
Mmoires de lInstitut Franais dArchologie Orientale du Caire
NT
Novum Testamentum: an international quarterly for New Testament and related studies
NTS
New Testament Studies: an international journal publ. quarterly under the
auspices of Studiorum Novi Testamenti Societas
OCA
Orientalia Christiana Analecta
PO
Patrologia Orientalis
RB
Revue biblique
REA
Revue des tudes anciennes
REB
Revue des tudes byzantines
RechScRel
Recherches de science religieuse
REG
Revue des tudes grecques
RHPhR
Revue dhistoire et de philosophie religieuses
RHR
Revue de lhistoire des religions
RivAC
Rivista di Archeologia Cristiana
RThL (RTL) Revue thologique de Louvain
SBL
In Gasparro
SC
Sources Chrtiennes, Paris
SMSR
Studi e materiali di Storia delle religioni
SO
Symbolae Osloenses, auspiciis Societatis Graeco-Latine
TAPA (TAPhA) Transactions and Proceedings of the American Philological Association
TU
Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristliche literatur, Leipzig
-Berlin
VC
Vigiliae Christianae: a review of early Christian life and language
ZS
Zeitschrift fr gyptische Sprache und Altertumskund
ZKTh
Zeitschrift fr Katholische Theologie
ZPE
Zeischrift fr Papyrologie und Epigraphik, Bonn
JQR
JRA
JSJ

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Taumaturgia e culti terapeutici


nel mondo tardo-antico:
fra pagani, ebrei e cristiani
Giulia Sfameni Gasparro

Un evento taumaturgico, fra i numerosi che scandiscono lintensa attivit


di Ges di Nazaret quale operatore di guarigioni miracolose, pu offrire una
sorta di griglia tematica per lesemplificazione di alcune direttrici fondamentali di un discorso storico-religioso sulla problematica enunciata nel titolo di
questo intervento. Allinizio della narrazione sui primi episodi della vita pubblica di Ges, dopo il battesimo del Battista, la chiamata dei discepoli e i vari
segni (shmei'a) compiuti a Cana di Galilea1 e a Gerusalemme2 a dimostrazione della sua gloria (dovxa), lEvangelista riferisce di un secondo viaggio a
Gerusalemme, in occasione di una festivit non precisata.3 Si descrive quindi
Cfr. Jo 2, 1-12 dove, a conclusione del racconto della prodigiosa trasformazione dellacqua in vino durante il banchetto nuziale a Cana di Galilea, lEvangelista nota: Questo inizio
dei segni fece Ges in Cana di Galilea e manifest la sua gloria, e i suoi discepoli credettero
in lui (Tauvthn ejpoivhen ajrch;n tw'n hmeivwn oJ Ihou' ejn Kana; th' Galilaiva
kai; ejfanevrwen th;n dovxan aujtou', kai; ejpivteuan eij aujto;n oiJ maqhtai; aujtou).
Dopo un primo soggiorno a Gerusalemme (cfr. n. 2), tornato nella stessa cittadina galilea,
Ges compie il suo primo intervento terapeutico a distanza, sanando il figlio del basiliks che
giaceva malato a Cafarnao (Jo 4, 43-54). Anche in questa occasione lintervento miracoloso
definito secondo la tipologia del semeion, qui coniugato peraltro - nellesclamazione di Ges con quella del prodigio (Jo 4, 48): Se non vedete segni e prodigi non crederete (Ea;n mh;
hmei'a kai; tevrata i[dhte, ouj mh; piteuvhte). Cito i testi in una mia traduzione che
vuole rimanere il pi possibile aderente al dettato originale.
2
Lepisodio della visita al Tempio, con la cacciata dei venditori di animali e dei cambiavalute, concluso dallaffermazione di una vasta adesione popolare, in virt dei semeia ivi operati, dei quali peraltro non si specifica la precisa consistenza: Trovandosi a Gerusalemme nel
giorno festivo della Pasqua, molti credettero nel suo nome vedendo i segni di lui, che compiva (Jo 23-25: W de; h\n ejn toi' Ierooluvmoi ejn tw'/ pavca ejn th'/ eJorth'/, polloi;
ejpivteuan eij to; o[noma aujtou', qewrou'nte aujtou' ta; hmei'a a} ejpoivei ).
3
Sulle varie proposte interpretative basti qui segnalare la breve rassegna fornita da Duprez 1970, 131-132. superfluo sottolineare che il mio discorso non intende entrare nel
merito delle questioni esegetiche del testo giovanneo, oggetto di unimponente letteratura
specializzata, pur tenendo conto delle soluzioni pi strettamente pertinenti ad esso.
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Giulia Sfameni Gasparro

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il sito di una piscina, presso la (porta ?) Probatica, detta in ebraico Bezatha,


che aveva cinque portici,4 presso la quale dimorava una folla enorme di malati, ciechi, zoppi, aridi (xhroiv), ossia verisimilmente paralitici, in attesa di un
movimento dellacqua. Tale kinesis era procurata, come chiarisce il testo, da
un angelos che di tempo in tempo (kata; kairov") discendeva nella piscina per
agitarne le acque e chiunque per primo discendeva dopo il moto dellacqua
diventava sano, da qualunque malattia fosse colpito.5
Lattenzione del narratore si focalizza quindi su un individuo malato da
trentotto anni, a cui Ges, nella consapevolezza sottolinea levangelista
del lungo tempo della sua malattia, rivolge una domanda sconcertante: Vuoi
diventare sano?.6 Nella risposta del malato si apre un ulteriore squarcio sullo
scenario movimentato della kolymbethra: Signore, non ho uomo alcuno che,
quando lacqua viene mossa, mi getti nella piscina; nel tempo che io mi avvio,
un altro vi giunge prima di me. Segue allora un autorevole comando: Levati,
prendi il tuo lettuccio e cammina, con limmediata sua realizzazione: Luomo divenne sano (ejgevneto uJgih;") prese il suo lettuccio e camminava.7
Senza entrare nel merito dei problemi esegetici posti da questo brano e
dalla sua funzionalit in relazione allo sviluppo successivo della narrazione
che, precisando la collocazione dellevento nel giorno di sabato, innesca il
dibattito fra Ges e i Giudei sulla legittimit della guarigione in rapporto
al precetto del riposo festivo,8 noter soltanto un altro dato utile al nostro
discorso. LEvangelista presenta infatti un secondo incontro fra i due protagonisti: Poi Ges lo incontr nel Tempio e gli disse: Ecco, sei stato guarito;
Jo 5, 1-2: e[tin de; ejn toi' Ierooluvmoi ejpi; th'/ probatikh'/ kolumbhvqra hJ
ejpilegomevnh Ebrai>ti; Bhqzaqav, pevnte toa; e[coua. I manoscritti recano numerose
varianti nella denominazione della kolymbethra. difficile inoltre decidere se la Probatica sia
denominazione di una porta ovvero di unaltra piscina. Su tutta la questione e sulla lettura
Bezatha a preferenza di quella adottata nel testo ufficiale (Bethzatha) (cfr. ed. Merk 1933,
con successive, numerose ristampe) cfr. Duprez 1970, 132-135 e 154-159.
5
Jo 5, 3-4.
6
Jo 5, 7: Qevlei uJgih; genevqai. Anche nei versetti precedenti si usa laggettivo uJgih;
e dunque lespressione diventare sano per indicare la guarigione. Su quesuso cfr. Hogan
1992 e gi i contributi di Oepke 1938 e Luck 1969. Una dettagliata disamina del linguaggio
relativo alla sfera della guarigione da Omero al Nuovo Testamento in Wells 1998.
7
Jo 5, 8-9: levgei aujtw'/ oJ Ihou', Egeire a\ron to;n kravbattovn ou kai; peripavtei. kai;
eujqevw ejgevneto uJgih; oJ a[nqrwpo, kai; h\ren to;n kravbatton aujtou' kai; periepavtei.
8
Jo 5, 10-18. Cfr. 7, 23 sulla medesima questione del riposo sabbatico ancora in rapporto
alle guarigioni miracolose di Ges.
4

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Taumaturgia e culti terapeutici nel mondo tardo-antico

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non peccare pi affinch non ti capiti qualcosa di peggio.9 Il recupero della


salute, ottenuto attraverso un intervento autorevole quanto inatteso da parte
di una figura taumaturgica, fino a quel momento sconosciuta allo stesso beneficiario di esso, si accompagna allammonimento da parte di questultima a
non pi peccare, nella prospettiva di un danno maggiore della precedente
condizione. Senza che si stabilisca un rapporto diretto, come in numerosi altri
casi dellazione del Rabbi di Nazaret, fra guarigione e remissione dei peccati
(l dove talora la seconda precede la prima, che ne costituisce come la sanzione tangibile) n si proponga in maniera esplicita una relazione di causalit tra
peccato e malattia,10 indubbiamente si instaura una trama concettuale in cui
tutti questi temi risultano a vario titolo tangenti.11
A suggello del significato storico-religioso del quadro non si trascurer
infine la prospettiva in cui il narratore situa levento. Allaccusa dei Giudei di
distruggere il sabbato Ges risponde evocando il modello stesso dellattivit divina: Il Padre mio opera fino ad oggi, e anchio opero. LEvangelista
rende quindi esplicito il significato di questa affermazione: lodio dei Giudei
nei confronti di Ges si motiva non soltanto perch distruggeva il sabato,
ma perch chiamava Dio proprio padre, facendosi uguale a Dio.12 cos
evidente tutta la pregnanza dellespressione path;r i[dio" per definire la relazione di Ges con Dio, la quale implica una eguaglianza inammissibile nella
prospettiva del monoteismo giudaico.
Jo 5, 14: meta; tau'ta euJrivkei aujto;n oJ Ihou' ejn tw'/ iJerw'/ kai; ei\pen aujtw'/,
Ide uJgih; gevgona: mhkevti aJmavrtane, i{na mh; cei'rovn oiv ti gevnhtai.
10
Essa, come noto, viene esplicitamente negata da Ges nellepisodio della guarigione
del cieco dalla nascita (Jo 9,1-41). Alla domanda dei discepoli (Rabbi, chi ha peccato, lui
stesso o i suoi genitori sicch sia nato cieco?: Rabbiv, tiv h{marten, ou|to h] oiJ gonei'
aujtou', i{na tuflo; gennhqh'/ ), Ges risponde: n lui ha peccato n i suoi genitori e indica linfermit come condizione per la manifestazione delle opere di Dio nel cieco (...Ou[te
ou|to h{marten ou[te oiJ gonei' aujtou', ajll i{na fanerwqh'/ ta; e[rga tou' qeou' ejn
aujtw'/: Jo 9, 2-3). Una breve disamina della nozione di causalit nellinsorgenza delle malattie
e dellatteggiamento nei confronti della medicina nel N.T. nei saggi di Amudsen - Ferngren
1996 e di Ferngren - Amudsen 1996.
11
Unanalisi del testo finalizzata a individuare il rapporto fra malattia e peccato, che risulta
implicitamente evocato nellaffermazione finale di Ges alluomo sanato a non pi peccare,
in Thomas 1998, pp. 92-110. Ivi le citazioni di alcuni fra i principali commenti al Vangelo
giovanneo.
12
Jo 5, 16-18: dia; tou'to ou\n ma'llon ejzhvtoun aujto;n oiJ Ioudai'oi ajpoktei'nai,
o{ti ouj movnon e[luen to; avbbaton ajlla; kai; patevra i[dion e[legen to;n qeovn, i[on
eJauto;n poiw'n tw'/ qew'.
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Giulia Sfameni Gasparro

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Gli elementi compositivi di questo brano appaiono utilizzabili come una


sorta di cartina di tornasole che singolarmente riflette alcune tematiche fondamentali della problematica di taumaturgia e culti terapeutici in cui, nellarco
temporale e storico-culturale di cui intendiamo discutere, convergevano a vario titolo le tre componenti del quadro religioso del mondo mediterraneo. Se,
come ovvio, lo scenario indubbiamente quello giudaico cui appartengono
i protagonisti dellepisodio evocato, si pu cogliere nel vivo come in esso si
innesti, con tutta la sua carica innovativa ma insieme con tutto il peso della
tradizione giudaica stessa cui appartiene, il messaggio del rabbi ebreo Ges da
cui prender le mosse la nuova identit religiosa cristiana. Il referente pagano, da parte sua, chiamato in causa da un duplice ordine di fatti.
In primo luogo ad esso rimanda, in prospettiva comparativa, proprio quella che la singolarit della scena in rapporto al suo contesto culturale e religioso, il giudaismo fortemente istituzionalizzato del I secolo d.C., con il suo
esclusivismo teologico e cultuale che accentra nel tempio di Gerusalemme
ogni forma di osservanza rituale rivolta allunico Dio di Israele. Infatti la pratica di immersione salutare nelle acque della piscina presso la Probatica,
mosse di volta in volta inaspettatamente da un angelos, da un messaggero
non meglio identificato che la versione latina normalizza in senso ortodosso definendolo angelus... Domini, certo non pu essere definita in termini di
culto terapeutico per lassenza di uno specifico referente sovrumano. Essa
tuttavia si pone in stretta analogia con i tanti contesti cultuali ben radicati e
diffusi nelle varie regioni del Mediterraneo a tradizione religiosa di tipo politeistico, con le loro numerose divinit guaritrici, a cominciare dal greco Asclepio le cui pratiche rituali contemplavano un largo uso delle facolt catartiche
e terapeutiche delle acque.13 Di fatto, gli interpreti si sono chiesti le ragioni
dellapparente anomalia di un impianto architettonico posto in Gerusalemme e finalizzato a una pratica terapeutica a suo modo istituzionalizzata fuori
Tale componente cultuale si riflette anche nellorganizzazione dello spazio sacro e nei
relativi impianti architettonici. Basti segnalare in proposito Graf 1992. Per una aggiornata
rassegna degli Asclepieia impiantati in tutta larea mediterranea cfr. Riethmller 2005 e Melfi
2007. Le fonti letterarie (cfr. Edelstein - Edelstein 1945) frequentemente registrano quelluso
che trova una delle sue pi intense e straordinarie esemplificazioni nellesperienza religiosa
del retore Elio Aristide. Sul tema mi sia permesso rimandare alla documentazione discussa
nel mio saggio (Sfameni Gasparro 1998, con aggiornamenti 2002). Si veda in questo volume
il contributo di L. Pernot. Senza poter documentare in dettaglio il tema del ruolo terapeutico
dellacqua nel mondo antico mi limito a segnalare le osservazioni del breve saggio di Croon
1967 e i contributi nei volumi collettivi Aa.Vv. 1981 e 1994.
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del controllo sacerdotale del Tempio, e hanno proposto di risolverlo in termini di una sede marginale, situata fuori delle mura cittadine, la cui finalit
terapeutica sarebbe segno della persistenza di antiche pratiche popolari, di
pertinenza semitico-cananea. Gli scavi archeologici sembrano confermare la
realt storica dello scenario delineato nel racconto evangelico e offrire una
precisa localizzazione del complesso in questione che peraltro, pi che nei
due grandi bacini che servivano agli usi del Tempio e, costruiti verisimilmente
nel II secolo a.C., cessarono di funzionare sotto Erode il Grande (m. 44 d.C.),
sarebbe da identificare in un insieme di piccole vasche o bacini di raccolta
delle acque ritrovati presso la chiesa bizantina di SantAnna. Soprattutto interessante, inoltre, la constatazione di un duplice impianto, luno anteriore
alla distruzione di Gerusalemme del 70 d.C., e laltro posteriore al 135 d.C.,
ossia alla fondazione, sulla citt distrutta in seguito allinsurrezione giudaica,
della citt romana di Elia Capitolina. Il primo di tali impianti sarebbe allora
identificabile con la sede terapeutica menzionata nel testo evangelico, mentre
il secondo risulta in maniera inequivocabile un luogo di culto pagano che i
reperti archeologici doni votivi e iscrizioni mostrano dedicato a Serapide,
nella sua tipica funzione di dio guaritore.14
Se la ricostruzione delle due fasi archeologiche esatta e soprattutto se
lidentificazione del primo strato con una sede di bagni con finalit terapeutica, a sua volta assimilabile alla piscina presso la Probatica evangelica corretta, si avrebbe il caso singolare della continuit di una sede sacra a carattere
terapeutico che, dopo unidentit giudaica, assume, sia pure attraverso uno
iato cronologico, una precisa qualit pagana, passando sotto il patrocinio di
una tipica divinit guaritrice.15 In ogni caso, il testo evangelico offre levidenza, a mia conoscenza unica, di una installazione con finalit terapeutiche nella
citt santa, ossia nel cuore stesso di Israele, che peraltro, fin dallepoca biblica,
affidava piuttosto al diretto intervento divino la funzione di guarigione dalla
malattia ovvero riconosceva la facolt di mediare tale funzione a figure sacerdotali o pi spesso profetiche e carismatiche.
Lepisodio in esame illumina dunque una direttrice assai importante del
Su tutta la problematica, dopo Jeremias 1966, si veda Duprez 1970. Cfr. anche Belayche
2001, 160-167 e 2007.
15
Sulle prerogative terapeutiche del culto di Serapide si veda in questo volume il contributo di L. Bricault. Ampio spazio a tali facolt, come noto, era fatto anche nella sfera
religiosa isiaca di et ellenistico-romana. Cfr. Sfameni Gasparro 1999, con la relativa documentazione.
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quadro che andiamo delineando, ossia quella delle sedi cultuali a carattere
terapeutico assai numerose sul versante delle tradizioni dei popoli del Mediterraneo a struttura politeistica, con la loro peculiare nozione della differenziazione funzionale dei poteri nellambito di un pantheon divino, ossia di una
pi o meno organica comunit di personaggi sovrumani distinti per nome,
attributi e ambiti di competenza sulla vita cosmica e umana. Esso in pari
tempo appare articolato su un tema che, comune ai tre contesti religiosi del
giudaismo, del cristianesimo e delle varie tradizioni politeistiche, assume significati diversi in ciascuno di essi, pur nella presenza di analogie significative,
e comunque presenta un diverso peso nei differenti ambienti e momenti storici. Mi riferisco a quella figura di operatore dellazione taumaturgica, a specifica finalit terapeutica, che assume contestualmente e a vario titolo il ruolo
di mediatore fra livello divino, da cui proviene il potere di sanare la malattia,
e livello umano che di tale potere oggetto e beneficiario. Tale motivo e pi
ampiamente lintero quadro di taumaturgia e pratica cultuale terapeutica, peraltro, si collegano in maniera pi o meno esplicita e programmatica a quello
della natura e dellorigine della malattia medesima che risulta allora uno dei
centri nodali dellintero quadro.
Questultima questione di una complessit tale da non poter essere certo illustrata in dettaglio in questa sede, per la variet delle posizioni dalluno
allaltro contesto e, allinterno di ciascuno di essi, in relazione ai diversi momenti storici e agli ambienti sociali, culturali e religiosi di riferimento. Basti
pensare, quale esemplificazione minimale del problema, alla polemica messa
in luce nella Grecia del V secolo a.C. dallopera pseudo-ippocratica De morbo sacro. Lautore, in linea con la posizione del grande rappresentante della
medicina scientifica, Ippocrate appunto, indica in cause naturali di squilibrio fisico lorigine della malattia, e critica duramente quanti nel suo stesso
contesto storico-culturale egli definisce maghi, purificatori, questuanti e
ciarlatani che al contrario identificano in varie potenze sovrumane le causa
dellepilessia e di diverse altre forme di affezione e attribuiscono ad esse la
facolt di sanare.16 In tutto il corso della storia dei Greci e dei popoli delloiDe morbo sacro 10 -12: ...toiou'toi eijn' ai a[nqrwpoi oiJo' i kai; nu'n eijs
' i mavgoi te kai;
kaqartai; kai; ajguvrtai kai; ajlazovne", oJkovsoi prospoievontai sfovdra qeosebeve"
eij'nai kai; plevon ti eijdevnai...proballovmenoi to; qei'on... kaqarmou;" prosfevronte"
kai; ejpaoida;".... Trad. di A. Lami, Ippocrate. Testi di medicina greca, Milano 19913, 219. Per la
collocazione storico-religiosa di queste affermazioni e dellintero documento basti segnalare
il saggio ancora valido di Lanata 1967. Gli sviluppi della scienza greca, e in particolare della
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koumene mediterranea in vario grado progressivamente ellenizzati, la medicina


ippocratica, pur largamente diffusa e scientificamente sempre pi elaborata,
convive con tradizioni religiose che attribuiscono alluna o allaltra divinit il
potere di inviare malattie a individui e comunit, talora in punizione di infrazioni o colpe.17 Alle due estremit di un vasto arco temporale, levento omerico della pestilenza inviata nel campo greco da Apollo ne lesempio pi noto,
e peculiare espressione ne sono in epoca tarda (soprattutto a partire del I-II
secolo d.C.) le numerose confessioni dei peccati attestate epigraficamente
in Asia Minore.18 Si tratta di dediche poste in omaggio a varie divinit (Men,
la Madre degli di, luno o laltro dei tanti Zeus locali, il dio Santo e Giusto,
ovvero Hypsistos19), dalle quali, dopo lammissione della colpa etica o della
trasgressione cultuale che ha provocato linfermit, il fedele, preso atto di essere stato giustamente punito, attende la guarigione. Su questo fenomeno, che
appare specialmente localizzato in alcune aree microasiatiche (Lidia e Frigia in
particolare) e fiorisce tra il I e il III secolo d.C., si ormai sviluppata una notevole letteratura critica che, insieme con la costituzione di vari corpora documentari abbastanza ampi anche se continuamente suscettibili di arricchimenti
in conseguenza di successive scoperte,20 ne ha proposto letture diverse. Posto
medicina nel suo delicato rapporto con le tradizioni religiose e le pratiche magiche, sono illustrati in maniera perspicua nei contributi di Lloyd 1975 e 1979 e gi in Edelstein 1937. Cfr.
anche Miller 1949; Kudlien 1968; Gordon 1995 e Gill 1969 e 2001.
17
Il tema affrontato con buona documentazione in Temkin 1991. Non necessario
insistere sulle decisive connotazioni storico-culturali della nozione di natura e della sua correlazione con quella di miracolo come superamento o infrazione delle leggi naturali. In
proposito utili argomentazioni in Grant 1952. Una recente breve disamina del tema di segni
e miracoli in Grecia in Giammarco Razzano 2000.
18
Le coordinate storico-religiose generali del tema, esaminato nellintera gamma delle sue
accezioni e nei pi diversi contesti storici, nella vasta indagine di Pettazzoni 1929-1936.
19
Una pi o meno forte connotazione terapeutica inerisce al culto del dio (o Zeus) Altissimo, ampiamente diffuso in ambito mediterraneo fin dal periodo classico, figura (o figure)
in cui difficile fare le parti fra la dimensione (e origine) ellenica e le eventuali influenze
giudaiche, luna e le altre di volta in volta individuabili in relazione ai tempi e luoghi di manifestazione di esso, che solo in particolari contesti presenta la tipologia della confessione. Sul
problema, ancora aperto, mi limito a rimandare alla vasta documentazione raccolta e discussa
in Mitchell 1999, di cui non condivido peraltro la tendenza a omogeneizzare il complesso documentario sotto ununica rubrica, date le notevoli differenze di luoghi e tempi (cfr. Kraebel
1969), e soprattuto la definizione di quasi-monotheistic per una forma di culto di cui, fra
laltro, appunto contestabile il carattere uniforme e il riferimento ad ununica figura divina.
Osservazioni pertinenti in Belayche 2005.
20
Mi limito qui a segnalare la raccolta di Petzl 1994, cui si aggiunga la documentazione

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in evidenza il significato sociale, oltre che strettamente religioso, delluso di


deporre stele, spesso anche figurate, con lammissione delle trasgressioni, rituali o etiche, nei confronti delluna o dellaltra divinit presso la sede sacra
di questa,21 si proposto di privilegiare il significato di riconciliazione con
la divinit stessa che la manifestazione pubblica dellevento implicherebbe.22
A parere dello Schnabel, inoltre, il fenomeno sarebbe da riconnettere, per
contrasto, con la progressiva diffusione del cristianesimo nelle aree microasiatiche, cui i rappresentanti delle tradizioni religiose locali avrebbero cercato
di opporsi rafforzando il controllo delle divinit sui fedeli attraverso il meccanismo della confessione.23
Senza dubbio un ruolo importante nella ritualit connessa alla manifestazione pubblica della trasgressione e al riscatto di essa attraverso la deposizione della stele con riconoscimento ed esaltazione della potenza divina
affidato al personale sacro dei templi, come risulta dalle numerose menzioni
di sacerdoti e sacerdotesse e soprattutto dalla loro raffigurazione sulle stele
medesime. In ogni caso un appello forte fatto alla giustizia divina,24 chiamata in causa nei conflitti di ordine sociale ed economico che talora affiorano
dalla documentazione ovvero nello specifico e caratterizzante motivo della
punizione inflitta al colpevole. Ai nostri fini comunque interessa soprattutto
la connessione, esplicita in molti casi ma talora legittimamente ipotizzabile
pur nel silenzio della fonte, tra infrazione e malattia, una volta che la punizione percepita spesso nellevento dellinfermit, cui la riconciliazione con la
divinit offesa pone fine, e in alcuni casi in quello irrimediabile della morte.25
Senza poter analizzare in dettaglio questa vasta documentazione, basti notare
come essa illumina uno scenario di culti locali solo parzialmente ellenizzati,
dalle forti connessioni agrarie e pastorali secondo i casi, rivolti a divinit disul culto della coppia Hosios e Dikaios (Frigia) ovvero dellunico personaggio del dio Hosios e
Dikaios (Meonia) offerta da Ricl 1991, 1992 e 1993. Si vedano anche le osservazioni generali
sul fenomeno di Chaniotis 1995. Unampia illustrazione della situazione storica, culturale e
religiosa dellAnatolia in et romana offerta nei due densi volumi di Mitchell 1993. In particolare per le stele di confessione cfr. vol. I, 191-195. In Ricl 2003 unaggiornata discussione
sulla stretta interazione fra aspetti religiosi e socio-economici dei centri sacri a carattere rurale, da cui provengono le stele di confessione.
21
Cfr. Gordon 2004.
22
Tale la tesi interpretativa di Rostad 2002.
23
Schnabel 2003.
24
Cfr. Chaniotis 2004.
25
Si vedano, ad esempio, le iscrizioni in Petzl 1994, nn. 37, 54, 68-69 e 72.

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verse cui in ogni caso sono riconosciute peculiari capacit terapeutiche, una
volta che ad esse il fedele si rivolge nellesplicita o implicita consapevolezza che, giuste punitrici della trasgressione nellinfliggere la malattia, possono guarirla una volta riconosciuti i loro poteri. Una vivace testimonianza di
questo rapporto tra colpa, malattia quale punizione divina, e (richiesta di
ovvero ringraziamento per) guarigione offerta da uniscrizione da Kula, in
Lidia, nella quale il dedicante, con semplice quanto efficace immediatezza,
manifesta la chiara percezione a livello esistenziale di tale dialettica: A
Zeus sabazio e alla Madre Hipta recita il testo Diokles figlio di Trophimos
(dedicai). Poich presi le colombe degli di, fui punito negli occhi e registrai
la potenza (divina). Liscrizione incisa su una stele che, al di sotto di un
piccolo frontone, reca due grandi occhi posti sopra due colombe.26
Tra i personaggi di questo variegato scenario religioso che pi nette mostrano tali facolt terapeutiche si pu segnalare la dea lidia dal duplice volto,
greco-iranico, Artemis Anaitis27 che risulta invocata spesso come guaritrice
delle malattie agli occhi,28 e appare in molti casi connessa ad unaltra divinit
di ambito lidio e frigio quale Men, venerato in alcuni centri con lappellativo
di Tiamou.29 Tra i vari esempi si pu segnalare una stele dedicata ad entrambe
le divinit per lintegrit dei piedi, apposta su una stele che eloquentemente
reca anche due piedi in rilievo.30 Luso di raffigurazioni anatomiche abbastanza frequente31 e, anche in assenza di esplicite menzioni della guarigione,
fornisce un evidente indizio della dimensione prevalentemente terapeutica
Testo in Guarducci, Epigrafia, vol. III, 62 s. e fig. 31.
Una breve argomentazione sul significato storico della presenza della dea di antica
origine iranica nellAnatolia ellenistica e romana in Debord 1986.
28
Cfr. Diakonoff 1979 nn. 2-3 e n 5.
29
Si veda il ricco corpus documentario costituito da Lane 1971-1978 (quattro volumi).
30
Lane 1971, n 59, 40 s. Cfr. ibi n 74, 48 s. in cui la stele rela in rilievo due seni e contiene la dedica di una donna che pone il suo voto di ringraziamento o preghiera (eujchv)
uJpe;r tw'n mastw'n.
31
Ancora in relazione a Men Tiamou e di Anaita si pu segnalare la stele che reca due
seni, una gamba e due occhi in rilievo accompagnati da uniscrizione in cui i dedicatari pongono la dedica per i figli e le greggi (Lane 1971, n 35 p. 23), rivelando la preoccupazione
fondamentale di una comunit sociale in cui i valori essenziali da salvaguardare erano la salute
e il benessere della famiglia e di quel patrimonio animale che costituiva la sua principale se
non unica risorsa economica. Cfr. Lane 1971, n 31, 21: raffigurazione di una gamba in rilievo e dedica a Men Axiettenos; n 32, 21 s.: dedica a Men Ouranios con raffigurazione di due
occhi; n 65: una gamba a rilievo e dedica a Men Axietteno. Nell iscrizione Lane 1971, n 47,
30 la punizione indicata nello stato di follia (mania) da cui una donna colpita.
26
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del culto delle divinit in questione. Tale dimensione emerge anche nel caso di
alcuni fra i molti Zeus oggetto di culti locali frigi a prevalente carattere agrario
o pastorale32 e soprattutto nelle numerose attestazioni della popolarit della
coppia formata da Hosios e Dikaios ovvero dellunico personaggio Hosios e Dikaios.33 Questo personaggio o questi personaggi, titolari di numerosi santuari
rurali in Asia Minore sono spesso invocati per la guarigione di malattie degli
occhi34 che si confermano come una delle pi comuni patologie ovvero con
la formula pi generica per la salute (uJpe;r swthriva") che pu avere i pi
diversi significati,35 e risultano associati a numerose divinit, tra cui soprattutto Helios e Apollo, per le loro ovvie connessioni con la nozione di giustizia,
Men, luno o laltro Zeus locali, la Madre degli di. Unaltra figura femminile
dalle connotazioni materne dotata di poteri terapeutici la Meter Phileis,
dal cui santuario presso Filadelfia provengono numerose iscrizioni che ne
esaltano il benefico potere guaritore di malattie agli occhi, al petto e agli arti
(gambe, piedi).36 Traspare ad ogni modo da questa complessa tipologia religiosa la forte e diffusa nozione di un rapporto peculiare fra il mondo divino,
con le sue molteplici potenze funzionali, e il regime della salute, essendo questo affidato alla giusta collera di quelle potenze, qualora luomo, in maniera
volontaria ma anche involontaria, infranga le regole etiche o rituali di cui esse
sono ritenute garanti. In pari tempo, restaurato da parte delluomo mediante
le opportune pratiche rituali il corretto rapporto con la divinit, da essa appare legittimo attendere la reintegrazione della condizione di sanit. Nelle
forme peculiari del riconoscimento pubblico dellinfrazione, dellimposizione
rituale dello scettro divino da parte del sacerdote e quindi della dedica della
stele iscritta e figurata sembra realizzarsi nei contesti in questione una
dimensione sui generis di culto terapeutico. Le precise modalit di tale culto
in larga misura sfuggono allindagine in mancanza di ulteriori notizie ma esso
Cfr. Robert 1983, 3 Zeus Orochorites, 523-526: lo Zeus cos denominato risulta oggetto di due dediche che recano rispettivamente limmagine di un braccio (n 24 e fig.2 ) e
di un piede (n 25 e fig. 3), in cui lo studioso opportunamente individua lespressione di un
omaggio per lavvenuta guarigione. Anche il culto dello Zeus Thallos (ibi 4: Zeus Thallos, pp.
526-529) sembra aver avuto una dimensione terapeutica, espressa nellimmagine di un rilievo
anatomico (spalla), indizio probabile di una guarigione.
33
Sulla questione dellalternanza delle due possibili forme cultuali, per ununica divinit
definita dai due appellativi o per due figure denominate luna Santo e laltra Giusto, rispettivamente in Frigia e in Meonia, si veda la discussione di Ricl 1991 e 1992.
34
Ricl 1991 n 15-16.
35
Ricl 1991 nn. 19, 23, 29, 33, 36-37, 39, 79, 89, 92.
36
Petzl 1994, nn. 83-85, 89-90, 93 e 95.
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si propone allattenzione dello storico come una componente significativa


di un vasto panorama che attribuisce la malattia ad un intervento divino in
funzione punitiva e in pari tempo attende la risoluzione della crisi esistenziale
provocata dallinfermit fisica da un ulteriore intervento della divinit, canalizzato attraverso una specifica ritualit cultuale.
Non possibile ora analizzare in dettaglio il vasto campo delle pratiche
magiche, fondate sulla nozione della causalit divina o demonica del male
fisico e della ricerca della guarigione mediante attivit divinatorie di ogni
tipo,37 uso di sostanze varie minerali, animali e vegetali,38 di amuleti,39 di
formule e rituali diversi,40 consegnatici soprattutto da una ricca letteratura
papiracea di prevalente provenienza egiziana, redatta in greco,41 demotico42
Tra i contributi pi pertinenti al tema segnalo soltanto Eitrem 1991, Gordon 1997;
Graf 1999; Jordan 2002. Per il vasto contesto storico-culturale in cui si situa questo motivo
cfr. i saggi raccolti in Ciraolo-Seidel 2002.
38
Circa le capacit terapeutiche delle pietre, si ricorda la ricca letteratura dei Lapidari, tra
cui particolarmente significativa lopera Kerygmata che sembra risultato della convergenza di
due tradizioni, luna di attribuzione orfica (gli Orphei Lithica Kerygmata) e laltra confluita nello
scritto Peri lithon di Socrate e Dionigi. Tale opera soprattutto interessata alla componente
medicale e divinatoria delle virt straordinarie delle diverse specie di pietre enumerate. Non
trascurata peraltro tutta la vasta gamma di facolt ad esse di volta in volta pertinenti, da quelle
erotiche alle capacit di produzione di consenso e successo sociale. Si veda ledizione critica di
Halleux - Schamp 1985. Breve introduzione al tema in Melero 2000. Sulle facolt terapeutiche
delle piante cfr. Delatte 19613; Scarborough 1991. Il rapporto fra pietre ed erbe (cfr. Bidez
1935), sempre in una prospettiva di tipo medicale-magico fondamentale nelle Kyranides ermetiche (ed. Kaimakis 1976), che introducono anche il terzo fattore del quadro, ossia quelle
raffigurazioni incise sulle pietre, che ne potenziavano le facolt terapeutiche. Cfr. n. seguente.
39
Tra questi, un posto importante occupa la ricchissima produzione gemmaria, con incisioni di formule e nomi divini potenti, come quello universalmente valido di Iao, oltre che
con immagini di dei, dmoni e altri personaggi pertinenti al patrimonio magico. Su questo
tema, mi sia permesso rimandare soltanto ai risultati di un Incontro di studio su Gemme
gnostiche e cultura ellenistica (ed. Mastrocinque 2002) e alla Silloge curata da Mastrocinque
2003 e in particolare, per le valenze storico-religiose di questa produzione, ai miei contributi a
queste pubblicazioni (Sfameni Gasparro 2002a e 2003). Per le virt terapeutiche delle gemme
cfr. Lancellotti 2000 e 2001; Mastrocinque 2006.
40
Sulla componente terapeutica della letteratura magica consegnataci dai Papiri cfr. Scibilia 2000; Rodriguez Moreno 2000.
41
Ledizione fondamentale delle Papyri Graecae magicae (PGM) rimane quella di Preisendanz 1928-1931, cui si aggiungono le successive raccolte di Merkelback-Totti 1990-1992 e
di Daniel-Maltomini 1990-1992. Utile strumento la traduzione inglese delle PGM , con le
sezioni demotiche non accolte nelledizione da Preisendanz, a cura di Betz 1986, 19922. Vasto
repertorio bibliografico della letteratura magica papiracea in Brashear 1995.
42
Cfr. Bresciani 1987 e Ritner 1995.
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e copto,43 questultima a forte prevalenza cristiana44 a testimonianza della


capacit di trasformazione e superamento delle frontiere culturali e religiose da parte di quella vasta e variegata corrente magica che percorre
lo scenario delle culture del mondo mediterraneo antico. Oggetto ormai
da vari decenni di una rinnovata attenzione da parte degli storici delle religioni, riflessa in una letteratura in continuo progresso,45 il fenomeno della
magia tardo-antica nel suo volto multiforme e poliedrico, mostra un preminente interesse per la dimensione terapeutica, quale risulta focalizzato in
una famosa definizione pliniana. Lautore latino, nella vasta enciclopedia di
scienze naturali costruita su un complesso intreccio di tradizioni scientifiche e nozioni popolari, denunzia quella che a suo parere una sorta di
epidemia pervasiva dei pi diversi contesti storico-culturali, pur avendo
le sue radici nel mondo iranico con i suoi Magi.46 La magia, di fatto, la pi
fraudolenta delle arti, ha avuto potere grandissimo per moltissimi secoli.
Nessuno si meraviglier della sua grandissima autorit dal momento che,
unica fra le arti, abbracci e unific in s tre altre arti dotate di un fortissimo
dominio sulla mente umana. Nessuno potr aver dubbi sul fatto che essa
nata originariamente dalla medicina e sotto la parvenza di apportare salvezza si insinuata come medicina pi alta e pi santa; cos alle promesse pi
dolci e desiderabili ha aggiunto le forze della religione per le quali soprattutto ancora oggi, il genere umano diventa cieco, e, per aggiungere anche
questo punto di forza, si incorporate ancora le arti astrologiche; e non vi
nessuno che non sia avido di sapere il proprio futuro e che non creda che
questo provenga nel modo pi certo dal cielo.47
Kropp 1930-1931; Pernigotti 1995.
Ricca silloge di testi in traduzione inglese in Meyer-Smith 1994.
45
Tra le numerose voci sul tema si segnalano soltanto alcune monografie e raccolte di
contributi che danno la misura della vastit e complessit del problema. Tra le prime cfr.
Bernard 1991; Graf 1994; Clerc 1995; Luck 1999; Dickie 2001. Tra le seconde si vedano
Neusner et alii 1989; Faraone-Obbink 1991, Meyer-Mireki 1995; Schfer-Kippenberg 1997,
Jordan-Montgomery-Thomassen 1999, Flint-Gordon-Luck-Ogden 1999; Piero 2001; Prez
Jimnez- Cruz Andreotti 2002; Mireki- Meyer 2002; Bremmer-Veenstra 2002. Ampia silloge
delle fonti antiche in Luck 1985. Utile rassegna in Calvo Martnez 2001 e vasto repertorio
bibliografico in Brillet-A. Moreau 2000 (= T. IV di Moreau- Turpin 2000).
46
Nonostante numerosi interventi critici non risulta del tutto chiaro il processo storico
per il quale la denominazione di magos, esponente di una casta sacerdotale di ambiente iranico, passando in quello greco ha subito una profonda mutazione di significato per indicare il
mago come illegittimo operatore del sacro. Cfr., dopo Nock 1933, Rigsby 1976, Bickerman 1978, Kingsley 1994, Lebedev 1996, Bremmer 1999, Graf 2002.
47
Plinio, NH. XXX, I, 1, 1-2: ....Auctoritatem ei maximam fuisse nemo miretur, quandoquidem
43
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Del resto tale nozione al di l di ogni specifica connotazione magica


appare profondamente radicata in numerosi contesti culturali vicino orientali,
dallantica Mesopotamia allEgitto, che pure ha sviluppato anchesso un ricco
patrimonio di conoscenze mediche a fondamento sperimentale, scientifico,48
e allo stesso Israele. Qui peraltro il tema assume una fisionomia particolare
per il suo comporsi con la peculiare identit di un orizzonte religioso in cui
sempre pi nettamente si afferma il primato di Iahw su ogni altra potenza
sovrumana, fino ad imporsi, attraverso lazione dei circoli deuteronomici e
delle forti pressioni degli ambienti profetici di et esilica e post-esilica, allepoca del secondo Tempio come Dio unico, destinatario della devozione totale e
del culto del popolo di Israele. Ne risulta che, come fonte unica del potere di
inviare la malattia, spesso in funzione punitiva, e di sanare Dio, cos da Lui
proviene la facolt di investire di tale potere alcune figure umane di uomini
santi che assumono dunque la funzione di mediatori potenti ma sempre
sottoposti allunico potere divino, mentre un elemento essenziale di questa
prospettiva costituito dalla connessione fra peccato-malattia, guarigioneremissione del peccato.49 In alcuni casi, anche un agente a carattere negativo
sola artium tres alias imperiosissimas humanae mentis complexa in unam se redegit: natam primum e medicina nemo dubitabit ac specie salutari inrepsissse uelut altiorem sanctioremque medicinam, ita blandissimis
desideratissimisque promissis addidisse uires religionis, ad quas maxime etiam nunc caligat humanum genus,
atque, ut hoc quoque suggesserit, miscuisse artes mathematicas, nullo non auido futura de sese sciendi atque ea
e caelo uerissime peti credente. Edizione e traduzione di Garofalo 1986, 398-399. La convergenza
fra pratica della medicina e uso di rimedi magici criticata da Plinio a proposito di Asclepiade
di Prusa, maestro di eloquenza al tempo di Pompeo Magno che, deluso dalla pratica retorica, si sarebbe improvvisato medico senza unadeguata preparazione e prescriveva ai pazienti i
pi strani rimedii. E lautore conclude: Al successo di Asclepiade contribuirono pi di ogni
altra cosa le imposture della magia (Super omnia adiuvere eum magicae vanitates...) (NH, XXVI,
7-9 ed. e trad. di P. Cosci in Aragosti et alii 1985, 728-733, in particolare 730 s.). Sul tema
della magia in Plinio si veda Ernout 1964. Il processo storico che a Roma vede la progressiva
formalizzazione della nozione di magia, quale percepibile appunto in Plinio il Vecchio,
delineato in Marco Simn 2001. Nonostante la dura polemica contro le fatuit delle
dottrine dei maghi, lautore latino partecipa delle contemporanee teorie terapeutiche in cui
convergevano aspetti scientifici e magici. Gi Riess 1896 ha segnalato i numerosi paralleli fra
le ricette magiche descritte da Plinio e le prescrizioni delle Papyri Graecae Magicae (PGM). Cfr.
Capitani 1972, in particolare 132-140; Martini 1977. Si veda anche Thrasse 1980; Pinilla de
la Pea 2000. Sulla complessa questione delle convergenze di interessi scientifici e religiosi
nella sfera magica puntuali osservazioni in Calvo Martnez 2000.
48
Cfr. Ghaliougui 1973 e 1983; Bardinet 1995; Nunn 1996.
49
Senza poter intervenire direttamente su questa problematica, basti segnalare Humbert
1964; Leibowitz 1970; Hogan 1992; North 2001. Per una parziale mutazione dellatteggia-

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entra in gioco, come nel caso ben noto di Giobbe, ma anchesso per mandato
divino e in funzione di messa alla prova della fedelt delluomo.
Le tradizioni ebraiche conoscono figure taumaturgiche di antichi Patriarchi e Profeti, come Abramo,50 Mos,51 Salomone,52 Eliseo, Elia53 e nellattualit del giudaismo tardo quelle di uomini santi54 come un Onia il Giusto o
un Hanina ben Dosa che si collocano rispettivamente nel I secolo a.C. e nel
I d.C., cui si attribuiscono guarigioni di vario tipo.55 La letteratura giudaica di
carattere biblico ed extra-biblico conosce anche il motivo della possessione
mento nei confronti della disciplina medica in et ellenistica, quale espressa nel Siracide, cfr.
Noorda 1979. Si vedano anche Newmeyer 1996 e Navarro Peiro 2001.
50
Cfr. Dupont-Sommer 1960 per una vivace analisi di un documento di Qumran, lApocrifo della Genesi, che narra la vicenda di Abramo presso il Faraone e lattivit terapeutica, in
senso esorcistico, del primo nei confronti del secondo.
51
Le capacit taumaturgiche di Mos, esaltate in alcuni ambienti tardo-giudaici, trovano
eco anche in autori pagani presso cui il personaggio acquisisce spesso le connotazioni di un
potente mago. Cfr. Gager 1972 e 1994.
52
Cfr. Duling 1975, 1978 e 1985. Il singolare testo, di matrice giudaica ma di posteriore
redazione cristiana, dal titolo Testamento di Salomone, illustra le facolt taumaturgiche dellantico sapiente e la sua capacit di dominio sullaggressivo mondo dei dmoni. Una traduzione
del testo in Duling 1983a. Cfr. anche Jackson 1988; Johnston 2002. In una serie di amuleti,
di probabile origine giudaica ma assai popolari in ambienti cristiani fino ad epoca bizantina,
interviene limmagine di Salomone-cavaliere nellatto di colpire un personaggio femminile
prostrato al suolo, interpretabile quale figura demoniaca. Documentazione e illustrazione
del tema in Goodenough 1953, 227-235; Begatti 1972 e gi Soblin Dohigny 1891 e Perdrizet
1903. In ultimo Cosentino 2002.
53
Ancora utile la documentazione raccolta e discussa in Fiebig 1911 e 1933 riguardo alle
tradizioni giudaiche sulle facolt taumaturgiche dei profeti e in genere sulle grandi figure della
tradizione biblica. Su Elia e Eliseo cfr. anche Grottanelli 2000. Sulla figura di Daniele quale
uomo santo si veda Satran 1980. Per il particolare configurarsi del tema in Flavio Giuseppe
si vedano McCasland 1932; Moehring 1973 e Evans 1995, 213-243 con ulteriore bibliografia.
La tipologia del Saggio nella societ giudaica della tarda antichit illustrata in Kalmin
1999. Cfr. anche Kalmin 2003. Il tema affrontato con ampia esemplificazione nei diversi
interventi sulla tipologia delluomo divino nel mondo tardo-antico (cfr. oltre) e rientra fra
quelli che alimentano la propaganda giudaica e cristiana (Tiede 1984). Sulle connessioni fra
prerogative profetiche e potere taumaturgico si veda anche Kolenkow 1980.
54
Cfr. Bchler 1968; Sabourin 1972; Green 1979; Lighstone 1985. Un confronto fra la
tipologia dei miracoli dei rabbini e quelli di Ges in Van Cangh 1984.
55
Unaggiornata ripresa del tema in Becker 2002. In particolare, la figura di Hanina ben
Dosa oggetto di numerose indagini fra cui menziono soltanto quelle di Vermes 1972-1973;
Vermes 1973, pp. 84-91; Bokser 1985. Per una sintetica presentazione dellambiente giudaico
in cui si colloca storicamente lattivit di Ges cfr. Wilcox 1982.

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demoniaca come causa della malattia e della pratica esorcistica come strumento di liberazione dalla entit invasiva e dalle sue attivit dannose a livello
della salute, fisica e mentale, dellindividuo. Come ben noto, attivit taumaturgica nella sua specifica accezione terapeutica e pratica esorcistica molto
spesso risultano convergenti nellazione degli uomini di Dio del giudaismo56
e nella stessa attivit di Ges di Nazaret,57 soprattutto nella prospettiva dei Sinottici, sia pure in questultimo caso nella forma essenziale dellautorevole
comando ad abbandonare la persona posseduta rivolta allagente invasivo e
senza la messa in opera di quei rituali pi o meno complessi (con luso di
sostanze varie) che conosciamo praticati sia allinterno dello stesso giudaismo
sia nelle varie culture di ambito mediterraneo a struttura politeistica, per non
parlare delluniverso della magia internazionale che tutti li percorre e in cui
a vario titolo tutti hanno travasato elementi delle proprie tradizioni culturali
e religiose.
Le ricerche attuali hanno spesso privilegiato questa dimensione della personalit e dellazione di Ges58 nel contesto di una problematica gi sollevata
Soprattutto la figura di Salomone risulta collegata alla sfera degli esorcismi con finalit terapeutiche, come risulta - tra laltro - dalla notizia di Giuseppe Flavio sulluso di un
anello di Salomone da parte di Eleazaro, un esorcista a lui contemporaneo (AJ VIII, II, 5.
42-49). Lappellativo evangelico di Ges come figlio di David per alcuni interpreti intende
collegare il rabbi taumaturgo di Nazaret appunto alla figura di Salomone come esorcista e
guaritore. Cfr. i contributi di Duling citati sopra, nota 52, cui si aggiungano Lwestam 1974;
Charlesworth 1995.
57
La componente esorcistica dellattivit di Ges anchessa oggetto di unampia serie di
contributi, tra cui si segnalano soltanto, dopo Kee 1967-1968, Twelftree 1986, Edwards 1989,
Bcher 1972, Hollenbach 1993, Rousseau 1993, Klutz 1999 e la sintesi ampia di Twelftree
1993. La problematica naturalmente va situata nello sfondo delle contemporanee pratiche
esorcistiche giudaiche (Knox 1938; Grappe 2003). Il tema chiama in causa in pari tempo
quello della demonologia. Cfr. Conybeare 1896 e 1897; Eitrem 19662; Kelly 1968; Bcher
1972a.
58
La letteratura sul tema dei miracoli evangelici sterminata e sarebbe del tutto impossibile, oltre che inutile in questa sede, enumerarne sia pure i titoli principali. Senza entrare nel
merito delle varie accezioni della nozione del miracolo nel mondo antico, mi limito a segnalare lanalisi gi menzionata di Grant 1952, i saggi di Berger 1980, Kee 1983 e 1986, 19902;
Kahl 1994 e le raccolte di contributi a cura di Moule 1965 e Wenham-Blomberg 1986. Ampie
sintesi in Kollmann 1996 e Kelhoffer 2000. Un ricco materiale offerto per il mondo pagano
da Reitzenstein 1906 e Weinreich 1909. Una raccolta di fonti in traduzione inglese in Cotter
1999. Come noto, proprio sul tema del miracolo e delle sue cause, divine o demoniachemagiche, si centrata tanta parte del dibattito fra cristiani e pagani. Cfr. Remus 1980, 1982 e
1983 e, per una discussione pi articolata, Sfameni Gasparro 2000, 2001 e 2002b.
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in passato e formalizzata in un saggio notissimo di L. Bieler,59 relativa alla tipologia delluomo divino che caratterizza un importante settore della storia
religiosa del mondo antico e tardo-antico coinvolgendone tutte le componenti. Non certo possibile entrare qui nei dettagli di una questione ampiamente
dibattuta e tuttora aperta, che coinvolge direttamente lesegesi neotestamentaria, nella quale molto spesso hanno agito e agiscono in maniera pi o meno
esplicita o latente, motivazioni di ordine ideologico e pi precisamente teologico, ponendosi il problema di una eventuale dipendenza dellimmagine
evangelica di Ges dal supposto modello pagano del theios aner.60
Fra gli aspetti essenziali del tema basti indicarne lindubbia rilevanza nel
panorama culturale delloikoumene mediterranea, dai primi secoli d.C. alla tarda
antichit, e la variet delle funzioni e prerogative delle figure riconducibili a
vario titolo ad una tipologia che, proprio per questa variet, attende ancora di
essere adeguatamente fondata su basi storiche e in ogni caso appare tuttaltro
che monolitica e statica. Ai fini del presente discorso sufficiente sottolineare
come levento taumaturgico, nella sua particolare dimensione terapeutica, era
percepito da ebrei, pagani e cristiani come collegabile anche a singole personalit di mediatori, i quali a diverso titolo erano investiti di un superiore
potere che li abilitava a tale funzione. La rilevanza e il significato di tali figure
sono naturalmente assai diversi nei vari ambiti e strutturalmente condizionati dai quadri religiosi di riferimento. In ambito giudaico, come si detto,
la nozione di Iahw quale unica fonte del potere taumaturgico restringe notevolmente la sfera di competenza degli uomini santi che ne sono investiti
e che comunque si pongono quali semplici mediatori di esso, in virt della
loro sottomissione alla volont divina e per lesercizio delle virt. La figura di
Ges, gi nella letteratura evangelica come emerge dal brano citato allinizio
del mio discorso mentre per un verso si situa nella linea tradizionale del
monoteismo giudaico nel suo porsi in dipendenza dal Padre, tuttavia si caratterizza in una dimensione nuova rispetto ai Profeti e carismatici biblici e alle
contemporanee figure di taumaturghi giudaici, per essere dotato di un potere
che promana da lui stesso, in quanto uguale al Padre, e per il suo porsi come
fonte dellautorit concessa ai discepoli di compiere in suo nome guarigioni ed
esorcismi. Proprio da questa specialissima situazione scaturisce la novit del
Bieler 1935-1939.
La questione, ampiamente dibattuta e tuttora aperta, stata affrontata da diverse angolazioni in alcuni miei contributi, cui mi sia permesso rimandare per la relativa documentazione. Cfr. Sfameni Gasparro 2005 e, con aggiunte, Ead. 2006, e Ead. in stampa a.
59
60

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messaggio cristiano, quale si definir nel corso di un lungo processo storico,


nellarticolata variet delle posizioni delle diverse comunit e nella istituzionalizzazione progressiva delle sue strutture organizzative. Tale processo storico
conosce, come sua componente ampia e qualificante, proprio lesercizio della
facolt terapeutica, anche nella dimensione esorcistica, da parte di singole
figure di uomini santi, a partire dagli Apostoli e dai primi discepoli quali si
configurano nella letteratura canonica e quali, come ben noto, operano nella
ricca letteratura apocrifa in cui questo aspetto amplificato ad libitum e modulato su una variet di registri che lattuale indagine scientifica contribuisce
ad illustrare sempre pi chiaramente.61 N devo ora insistere sulla continuit
del tema nellambito dellesperienza martiriale, ascetica e monastica e della
relativa letteratura in cui le diverse ma pure sotto vari profili connesse figure
del martire, dellasceta e del monaco vengono a confluire nella vasta rubrica
della santit, di cui espressione e segno della sanzione divina risulta proprio
levento taumaturgico, spesso caratterizzato in senso terapeutico.62 Aggiungo
soltanto che, proprio in questo contesto, come mostrano alcuni contributi a
questo Incontro, viene ad aggregarsi alla prospettiva cristiana soprattutto a
partire dal IV secolo un elemento che, mentre la distingue da quella giudaica
(in cui un caso eccezionale costituito dalla piscina presso la Probatica del
testo evangelico esaminato e sporadiche anche se significative sono le forme
di venerazione presso le tombe dei Patriarchi63), lavvicina singolarmente
alla dimensione pi diffusa e radicata della pratica taumaturgica e terapeutica
delle tradizioni politeistiche, ossia luso di sedi stabili di culto dedicate a tale
pratica, in nome e per conto delluna o dellaltra divinit guaritrice. Mi riferisco naturalmente al progressivo instaurarsi e diffondersi delluso di chiese,
monasteri o altre sedi quali luoghi di manifestazione dellattivit terapeutica
di santi, siano essi asceti, monaci o altri uomini santi viventi e operanti in
prima persona, ovvero gi defunti, spesso tuttavia presenti con le loro spoglie
nei luoghi in questione, meta di pellegrinaggi tra le cui finalit la ricerca della
Utili suggestioni nei saggi raccolti in Bovon et alii 1981 e negli studi collettivi editi a
cura di Bremmer 1995, 1996, 1998 e 2000. Si vedano inoltre Bovon 1995 e 2001. La forte
connotazione terapeutica dellattivit apostolica si modella in varia misura sul parametro della
figura di Cristo medico, nella duplice acczione spirituale e fisica, quale viene sempre pi
nettamente definendosi in larghi settori del cristianesimo dei primi secoli. Cfr. Dumeige 1972
e, in particolare per il tema in Agostino, Abersmann 1954 e 1954a.
62
Lo sviluppo del fenomeno nella Gallia del IV secolo vivacemente delineato nel saggio
di Rousselle 1976.
63
Cfr. Klauser 1974, Frankfurter 1994.
61

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salute occupa un posto pi o meno ampio ovvero quello principale.64 parimenti noto che in alcuni casi, come in quello famoso della chiesa dei santi
Ciro e Giovanni nella localit di Menuthis, in Egitto, questi impianti sacri
ad esclusiva o preminente finalit terapeutica sono stabiliti, in una precisa e
dichiarata volont di sostituzione, su preesistenti sedi di culti pagani, in
questo caso quella, insieme oracolare e medicale, di Iside.65
La convergenza dei due aspetti, terapeutico e divinatorio-oracolare, di fatto un altro degli elementi qualificanti dellintero quadro, sebbene la sua incidenza sia pi o meno forte nelluno o nellaltro contesto storico-culturale, con
un arco ampio di possibilit che vanno dalla facolt di preveggenza spesso
riconosciuta a profeti e taumaturghi della tradizione giudaica e agli uomini
santi cristiani alla fondazione di sedi oracolari istituzionalizzate, peculiare del
mondo greco e delle diverse regioni del bacino mediterraneo, in cui come
a Delfi e a Dodona la componente terapeutica era solo marginale ovvero,
come nel caso di Asclepio e degli egiziani Iside e Serapide, si poneva al centro
della prospettiva. Essa, come noto, risulta coniugata in maniera strutturale
con la manifestazione della volont divina, spesso nelle forme dellincubazione66 e del sogno rivelatore,67 con prescrizione di cure e rimedi successivamente messi in opera per lintervento di un personale sacro addetto al santuario
Per una perspicua illustrazione delle valenze del tema del pellegrinaggio in ambito
egiziano tardo, si vedano i sagi raccolti in Frankfurter 1998.
65
Su questo episodio mi sia permesso segnalare la documentazione discussa nel mio
contributo relativo alla biografia di Severo di Antiochia, redatta da Zaccaria Scolastico,
che mostra il personaggio coinvolto negli eventi che vedono ancora nel VI secolo d.C.
confrontarsi pagani e cristiani in un serrato dibattito a proposito delle facolt taumaturgiche
e specificamente terapeutiche delle divinit tradizionali e dei santi martiri cristiani (Sfameni
Gasparro 2006a). La componente terapeutica nella ricca letteratura agiografica illustrata
con densa esemplificazione nel contributo di R. Teja a questo volume. Altri saggi sul tema,
come quelli di G. Filoramo, M. Monaca e E. Sanzi, mi esimono dallinsistere su di esso.
66
Dopo il classico Deubner 1900, basti menzionare soltanto Lefort 1906; Gessler 1945;
Ross 1960; Taffin 1960; Meier 1966; Wacht 1997.
67
Non devo qui insistere sulluniversale tematica del sogno nelle sue molteplici valenze,
nella sua duplice dimensione di esperienza umana e di evento culturalmente definito (cfr.
Guidorizzi 1988a). Anche limitatamente al mondo antico disponibile una letteratura amplissima, con ottimi contributi. Mi limito a segnalare pochi titoli che possono fornire alcune
direttive fondamentali delle ricerche, pertinenti ad esempio al contesto biblico (Husser
1966, 1999), a quello greco (Guidorizzi 1988 e, per lo specifico rapporto con il fenomeno
terapeutico, Guidorizzi 1988b, e con la stessa diagnostica medicale, Oberhelman 1993). Cfr.
anche Hanson 1980; Cox Miller 1994; Stroumsa 1999 e 1999a; Teja 2002.
64

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ovvero attraverso un diretto intervento risanatore da parte della divinit. Lintreccio dei due elementi agisce anche nel caso di quelle figure taumaturgiche
che rientrano nella discussa tipologia delluomo divino pagano, sia quando
si tratta di personaggi di notevole antichit, la cui dimensione storica risulta fortemente oscurata da elaborazioni leggendarie, quali un Pitagora68 o un
Empedocle,69 sia quando tali figure che agiscono nel movimentato panorama
dei primi secoli dellImpero sono oggetto di pi o meno sicure testimonianze
documentarie. Esempi emblematici di questultima situazione sono il saggio
di Tiana, Apollonio, vissuto nel corso del I secolo d.C., di cui Filostrato nella
met del III secolo ha costruito unimmagine fortemente agiografica ma pure
densa di referenti storici, e il Profeta di Abonotico, Alessandro, oggetto di
una vivace biografia dai tratti fortemente polemici e denigratori da parte
di Luciano, intorno al 180 d.C. In entrambi i casi la componente terapeutica
dellattivit dei personaggi, senza essere esclusiva, abbastanza importante
e si collega a vario titolo proprio allautorit del dio-medico per eccellenza,
Asclepio. In Apollonio tuttavia si privilegia la dimensione personalistica della
mobile figura del taumaturgo che agisce in luoghi e momenti diversi, secondo
le circostanze in cui coinvolto, mentre Alessandro, dopo unanaloga esperienza di mobilit intesa ad offrire ad un pubblico occasionale le proprie capacit terapeutiche, definisce la propria identit religiosa come fondatore di
una sede oracolare nel nome di un nuovo dio a forma serpentina, Glicone,
configurato come novello Asclepio, terzo nellordine di una genealogia divina che da Apollo, attraverso appunto Asclepio, conduce alla divinit oracolare
del profeta di Abonotico.70 Lidentit religiosa di questultimo intimamente
Nella Vita di Pitagora, di Porfirio, lantico saggio configurato quale medico insieme
del corpo e dellanimo, una volta che era capace di placare con ritmi, canti e formule incantatorie (ejpw/dai'") i pathe di entrambi (VP 30). Di lui, insieme con molte attivit prodigiose,
si esaltano le facolt terapeutiche, espresse mediante luso della musica ma anche dei rimedi
magici (ejpw/dai'" kai; mageivai" 33). Nella prospettiva nettamente apologetica dellautore
neoplatonico Pitagora integra il perfetto ritratto delluomo divino ellenico, in cui si coniugano insegnamenti filosofici ed etici e impegno nella vita sociale. In un panorama di studi
assai vasto segnalo soltanto la recente, densa sintesi della tradizione antica e della moderna
esegesi di Riedweg 2005.
69
Sulla complessa facies del filosofo e uomo divino agrigentino, quale si configurata attraverso un lungo processo storico, con ampia accumulazione di dati leggendari, e nella quale
interviene una significativa componente terapeutica, si veda il saggio di Kingsley 1995.
70
Riprendo brevemente in questa sede le argomentazioni svolte, con i necessari supporti
documentari e bibliografici, nei miei contributi Sfameni Gasparro 1996 [1997] e 1999a, unificati e ampiamente elaborati in Ead. 2002, 149-202.
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collegata al divino referente attraverso laffermazione della sua discendenza


dallAsclepiade Podalirio, accentuandosi per tale via la dimensione straordinaria del personaggio. La sua formazione contempla un apprendistato presso un
medico (ijatrov") che Luciano presenta con le tinte oscure di un mago della
peggior specie (govh"),71 uno di quelli che promettono sortilegi e incantesimi
mirabolanti, cose come filtri per favorire amori, evocazione di spiriti contro
i nemici, scoperte di tesori e successioni nelle eredit (Alex. 5). Lo stesso
malevolo biografo deve riconoscere che Alessandro conosceva molti medicamenti efficaci che prescriveva a quanti si rivolgevano al suo oracolo (Alex.
22), che aveva, come proprio manifesto propagandistico a dire di Luciano
una sorta di proclama, secondo il quale il manteion di Glicone prediceva il
futuro, scopriva schiavi fuggiaschi, smascherava ladri e predoni, permetteva
di trovare tesori sepolti sotto terra, guariva malati, e qualche volta aveva gi
resuscitato dei morti (Alex. 24).
Si constata dunque come, nella vasta gamma delle prerogative delloracolo,
una parte importante era costituita dalla dimensione terapeutica che lo stesso
Luciano evoca a pi riprese. In alcuni casi si tratta di singoli individui che,
afflitti da malanni diversi, chiedono alloracolo i rimedi guaritori e ricevono
risposte nel tipico stile oracolare del responso enigmatico, che evidentemente
richiedeva poi lintervento chiarificatore del personale del tempio, che conosciamo numeroso e specializzato.72 Nel linguaggio vivacemente icastico del
biografo si evoca quindi lepisodio di un personaggio di alto rango, come
molti di quelli che si rivolgevano alloracolo di Glicone, ossia un fratello di
un senatore, il quale si lamentava per un dolore di stomaco, e Alessandro
voleva prescrivergli di mangiare un piedino di maiale condito con la malva,
ma sentenzi cos: Cospargi di cumino della malva in una sacra pignatta di
maialini.73 Labilit del profeta nel trovare astute soluzioni alle difficolt
insite nella sua attivit terapeutica sottolineata da Luciano che ne intende
smascherare le intenzioni fraudolente. In molto casi dichiara pronosticava ai malati la guarigione proprio poco prima della morte, ma quando morivano cera belle pronto un altro responso che sconfessava il precedente:
Questa connessione, in funzione di una caratterizzazione del personaggio in senso preminentemente magico, privilegiata nella interpretazione di Mastrocinque 1998.
72
Alex. 23 trad. di Matteuzzi in Ferretto-Matteuzzi 1988, 131 s.: ...gi da tempo aveva
intorno una quantit di gente, tra collaboratori, servi, informatori, redattori di oracoli, archivisti, segretari, addetti ai sigilli, interpreti....
73
Alex. 25 trad. di Matteuzzi in Ferretto-Matteuzzi 1988, 134 s.
71

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Non cercare pi soccorso contro il tuo funesto male, il destino di morte


chiaro e non puoi sfuggirgli.74 Infine, una tipica prescrizione medicale
sarebbe stata offerta da Alessandro allo stesso Luciano, in occasione di una
consultazione intenzionalmente preparata per scoprire gli inganni del falso profeta.75 Lazione terapeutica del profeta di Glicone si esplicava anche
a favore di intere comunit, soggette a calamit naturali e pestilenze, che il
suo dio assicurava di poter allontanare, attribuendo dunque anche unefficacia
preventiva allintervento del suo rappresentante umano.76 Di fatto, nel corso
della terribile peste diffusa nellImpero nel 165-166 dai reduci della campagna
militare in Oriente condotta da Lucio Vero, loracolo di Alessandro diffuse un
responso cui si attribuivano efficaci capacit terapeutiche a difesa delle citt
sulle cui porte esso veniva iscritto appunto come antidoto alla peste , e del
quale ci pervenuta una testimonianza epigrafica.77
Per la mediazione del medico-stregone, suo maestro, Alessandro di Abonotico appare collegato da Luciano allo stesso Apollonio, rivelandosi per tale
via una linea di continuit tra i due personaggi e i relativi contesti religiosi,
peraltro difficilmente precisabile data la scarsa espressivit e il carattere polemico della fonte. Al di l del tono sarcastico e fortemente denigratorio del
biografo, che configura lo stesso Tianeo con i tratti ciarlataneschi del mntore di Alessandro, il quale sarebbe appartenuto alla cerchia dei suoi discepoli
(Alex. 5), si percepisce uno sfondo mobile di personaggi carismatici, con pi
o meno ampie capacit terapeutiche, accompagnati da cerchie di discepoli
Alex. 28 trad. di Matteuzzi in Ferretto-Matteuzzi 1988, 136-139.
Alex. 53 trad. di Matteuzzi in Ferretto-Matteuzzi 1988, 166 s.: allo schiavo che aveva
dichiarato falsamente che il contenuto della domanda oracolare consisteva in una richiesta di
una cura per un dolore al fianco, viene poi consegnata la seguente risposta: Ti raccomando
di spalmarti con la citmide e con della saliva di cavallo da corsa. Il nome di citmide era stato
inventato da Alessandro per designare un ricostituente fatto di grasso di orso che Luciano dichiara essere uno di quei medicamenti efficaci conosciuti dal personaggio e utilizzati
per le sue attivit terapeutiche (cfr. 22).
76
Alex. 36 trad. di Matteuzzi in Ferretto-Matteuzzi 1988, 144-147: Alessandro... cominci a spedire in ogni parte dellimpero romano dei portavoce di oracoli (crhsmofovrou"):
avvertiva le varie citt di guardarsi da pestilenze, incendi e terremoti; e si impegnava in prima
persona, naturalmente, a garantire loro un aiuto sicuro per impedire queste calamit.
77
Alex. 36, 146 s.: Durante la peste fece arrivare in tutti i paesi un unico oracolo autofono anchesso che consisteva in questo solo verso: Febo dai lunghi capelli tiene lontani
i miasmi del terribile morbo. Uniscrizione rinvenuta presso Antiochia sullOronte stata
individuata dal Perdrizet (1903a) come pertinente alloracolo di Glicone, verisimilmente identificabile con quella ricordata da Luciano.
74
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che, per una sorta di processo di gemmazione, creavano nuovi gruppi i


quali compivano analoghe pratiche e, con ogni verisimiglianza, diffondevano
connessi insegnamenti di contenuto religioso. Di fatto, nonostante tutta la
sua ostilit, Luciano lascia trasparire a pi riprese la presenza nellorizzonte
ideologico del Profeta di Abonotico e della sua pratica oracolare di genuini
interessi religiosi, non solo per la parallela istituzione di un rituale misterico,
sul modello eleusino, ma per la presenza di un insegnamento di marca pitagorica a livello antropologico ed etico, con la nozione della metempsicosi e
della progressiva purificazione dellanima. Tra gli oracoli riferiti dal biografo,
di fatto, alcuni risultano collocabili nella tipologia dei cosiddetti oracoli teologici che nello stesso periodo cominciano ad affermarsi anche nei grandi
santuari oracolari apollinei di Didima e Claro, i quali affrontano i grandi problemi della natura del divino e delle sue modalit di manifestazione nella vita
cosmica e umana.78
Questa dimensione teologica, a fondamento precipuamente pitagorico,
appare centrale nellimmagine del saggio di Tiana delineata da Filostrato, indubbiamente in conformit ad un progetto ideologico e religioso formulato
allinterno della cerchia di intellettuali che gravitava attorno alla dinastia regnante, quella dei Severi, e in particolare faceva capo allImperatrice-filosofa
Giulia Domna. Ai nostri fini interessa notare come, alla luce di questo progetto, la figura di Apollonio, nellindubbio recupero della sua consistenza storica, venga tuttavia rimodellata profondamente rivolgendo una dimensione
importante di quella consistenza, ossia la capacit taumaturgica, in direzione
della costruzione dellidentit di un riformatore religioso, ispirato dai principi
pitagorici, inteso a restaurare e interpretare secondo questi principi i culti
tradizionali.
Tra questi assume un rilievo notevole, in coerenza con la situazione contemporanea (del personaggio ma anche del suo biografo), proprio quello a
fondamento medicale e oracolare di Asclepio. Apollonio compie la propria
educazione culturale e religiosa nella citt della Cilicia Aigai nel tempio di
Asclepio, in cui il dio stesso si rivela agli uomini, come precisa Filostrato
che a pi riprese sottolinea il profondo rapporto di familiarit che legava il
Sul tema segnalo soltanto il saggio magistrale di Nock 1928, che inaugura un ricco filone di ricerche sul tema, per il quale mi sia permesso rimandare al mio volume 2002, 192-197.
La letteratura degli oracoli teologici trova uno dei suoi sbocchi pi significativi nella tradizione riflessa nei noti Oracoli caldei attribuiti a Giuliano il Teurgo, nella Teologia tratta
dagli oracoli di Porfirio e nella tarda raccolta cristiana della Teosofia di Tubinga.
78

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personaggio al dio, al punto che questultimo avrebbe detto al proprio sacerdote che era lieto di guarire i malati avendo Apollonio a testimone.79
Un ruolo pi attivo gli peraltro attribuito dallo stesso dio, che indirizza ad
Apollonio un giovane, malato a causa della sua dissolutezza, per essere ammaestrato sulla retta condotta. Seguendo i consigli insieme etici e dietetici di
Apollonio, il malato ottiene la guarigione.80 Anche dallAsclepio di Pergamo
sarebbe venuto ai consultanti lordine di rivolgersi al sapiente tianeo.81 Dopo
aver operato la liberazione di Efeso da una grave pestilenza che infestava la
citt, avendone scacciato nelle forme di un vecchio mendicante il demone
maligno che laveva provocata,82 Apollonio istruisce i fedeli nellAsclepieio
di Pergamo e compie alcune guarigioni.83 Egli poi, nel suo lungo peregrinare
per tutta loikoumene per acquisire sempre pi ampia esperienza delle diverse
forme di sapienza possedute dai vari popoli barbari (Magi persiani, saggi
Vit. Apol. I, 7-8 nella traduzione di Del Corno 1978, 65-67.
Vit. Apol. I, 9 trad. Del Corno 1978, 67 s. Il giovane, pur essendo malato di idropisia,
nella sua dissolutezza continuava a bere smodatamente. Sottolineando gli interessi etici del
dio guaritore, Filostrato nota: Per questo motivo era trascurato da Asclepio che non lo
visitava neppure in sogno. Alle rimostranze dellammalato, il dio gli appare consigliandogli
di rivolgersi ad Apollonio, il quale gli fornisce le opportune indicazioni dietetiche. Non si
tratta quindi di unazione terapeutica di carattere taumaturgico bens di un intervento ispirato da una sapienza che coniuga presupposti etici e conoscenze medicali. Del resto, come
ben noto, la medicina del tempio, nel caso di Asclepio e delle altre divinit guaritrici,
insieme con lintervento miracoloso, spesso nelle forme della manifestazione onirica del
dio, contemplava lapplicazione di tutto un bagaglio di conoscenze mutuate dalla scienza
medica. Sulla collaborazione, piuttosto che lopposizione conflittuale, tra i due contesti cfr.
Koelbing 1980; De Filippis Cappai 1991; Longo 1992; Horstmanshoff 2004; Perilli 2005 e
2006; Petzl 2006. Del resto tale conciliazione presente anche nellesperienza personale dei
due massimi rappresentati della tradizione scientifica, Ippocrate (Jouanna 1989) e Galeno
(Boudon 1988).
81
Vit. Apol. IV, 1 trad. Del Corno 1978, 181. Allarrivo di Apollonio in Asia Minore, i
principali centri religiosi, quali gli oracoli apollinei di Colofone e di Didima, e il santuario di
Pergamo, dedicato ad Asclepio, ne esaltano la grande sapienza. Infatti - afferma Filostrato a molti che imploravano guarigione il dio aveva ingiunto di recarsi da Apollonio, dicendo che
questa era la sua volont e cos piaceva alle Moire.
82
Vit. Apol. IV, 10 trad. Del Corno 1978, 186 s. La scena dellespulsione del demone,
sotto le mentite spoglie del mendicante cieco, implica la lapidazione e il successivo smascheramento della vera identit del personaggio.
83
Vit. Apol. IV, 11 trad. Del Corno 1978, 197: Si rec dunque a Pergamo, dove con
grande piacere fece visita al tempio di Asclepio; qui istru i fedeli del dio sui riti per ottenere
sogni di facile interpretazione, e molti anche ne guar.
79
80

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indiani etc.) e in pari tempo per diffondere la propria saggezza e riformare


i costumi etici e cultuali delle popolazioni greche ed ellenizzate, compie per
suo conto alcuni interventi terapeutici. Si ricorda il risveglio di una fanciulla
ritenuta morta, operato da Apollonio con la recitazione di alcune parole
segrete, sottolineandosi peraltro che si tratta non di una miracolosa resurrezione bens della percezione, da parte del saggio, di una morte apparente.84
Il biografo, peraltro, non insiste molto sullaspetto dellattivit taumaturgica
del suo eroe, che poteva facilmente prestarsi allaccusa di pratiche magiche,
tanto spesso ricorrente nella vicenda dei vari uomini divini. Tra le finalit
dellopera di Filostrato, di fatto, risulta preminente proprio quella di sostituire
allimmagine di Apollonio quale magos o addirittura goes (stregone-ciarlatano)
che si era affermata in molti ambienti, quella del sapiente, asceta e riformatore
religioso, le cui capacit carismatiche a carattere divinatorio e taumaturgico
non si fondavano sulloscura e pericolosa scienza magica ma scaturivano dalla
sua piet e dal rapporto intimo con la divinit, maturato in un processo di
perfezionamento intellettuale ed etico. Tale preoccupazione traspare anche
da alcune lettere attribuite allo stesso Apollonio e tramandate da vari canali
fra cui lo stesso Filostrato.85 Mentre esprime un grande apprezzamento della
scienza medicale, che Pitagora avrebbe definito la pi divina fra le scienze,
in quanto rivolta alla cura dellanima insieme con il corpo,86 Apollonio si fa
un vanto di liberare gli uomini dalle malattie, sullesempio di Asclepio.87 E
ci in polemica con il retore Eufrate, in pari tempo rivendicando contro
le accuse di essere un mago88 mosse dallavversario la natura superiore
e divina della propria sapienza, secondo laccezione originaria e positiva del
medesimo termine (magos), in quanto designazione dei Magi, sapienti cultori
degli di,89, che pu essere applicata a suo parere anche ai filosofi discepoli di
Vit. Apol. IV, 45 trad. Del Corno 1978, 218.
Edizione con introduzione e commento critico in Penella 1979.
86
Ep. 23 ed. Penella, 46 s.
87
Ep. 8 ed. Penella, 38 s.
88
Sul carattere topico di tale accusa nei confronti dei profeti e taumaturghi nel mondo
antico cfr. Heintz 1997.
89
Ep. 17 ed. Penella, 44 s.: I Persiani chiamano Magi gli uomini divini. Magos infatti il
cultore degli di ovvero colui che divino (theios) per natura. Nonostante lavvenuta trasformazione semantica e concettuale in ambito greco, questa distinzione e laccezione positiva
del termine, presente, ad esempio, nellAlcibiade platonico (121a), permane a lungo nella tradizione greco-romana. Si pensi allauto-difesa di Apuleio che rivendica, in una prospettiva
sapienziale, il valore della mageia come scienza delle cose divine (Apol. 25-26).
84
85

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Pitagora e ai seguaci di Orfeo.90 Emerge in tal modo in primo piano unaltra


delle direttrici del quadro brevemente delineato, ossia quella che conduce al
vasto universo della magia.91 Nellaccezione greco-romana del termine, si tratta di quel complesso di conoscenze e di pratiche intese ad acquisire, da parte
di individui specializzati nelle relative tecniche, un potere operativo che promana dal mondo sovrumano popolato da di, demoni e entit a vario titolo
potenti (anime dei defunti) ma che, debitamente conosciuto, viene utilizzato
dalloperatore in obbedienza alle finalit proprie o di quanti a lui si rivolgono,
per ottenere una serie di benefici ovvero agire in maniera offensiva e malefica
contro avversari.
Senza poter analizzare in dettaglio questa problematica, sufficiente ribadire come essa intervenga a pieno titolo sia allinterno di ciascuno degli ambiti
storico-culturali in questione in relazione pi o meno ampia con la sfera della
pratica terapeutica, sia nel confronto-scontro che tanto spesso ne caratterizza
i rapporti, soprattutto a partire dal momento in cui emerge e si impone con
forza sullo scenario dei multiformi ma pure per molti versi omogenei scenari
religiosi del Mediterraneo, a struttura politeistica, il messaggio cristiano che
intende sostituirsi ad essi, senza compromessi, per affermare la credenza in
un Dio unico. Non necessario insistere sullidentit egualmente monoteistica del giudaismo e delle tensioni o franchi conflitti che essa aveva suscitato e
continuava a suscitare nel rapporto con le altre culture tradizionali. infatti
ben noto come il carattere fortemente nazionale dellidentit religiosa giudaica aveva permesso di negoziare come peculiare elemento culturale la
specificit del suo credo monoteistico con i poteri politici stranieri con cui di
volta in volta si era misurata e ai quali spesso aveva dovuto soggiacere, fino
a quello di Roma che ne aveva riconosciuto appunto il diritto a mantenere
quellidentit nazionale, con una serie di privilegi, tra cui ad esempio
quello dellesenzione dal prestare omaggio cultuale allImperatore. A ci si
aggiunga che il proselitismo giudaico, piuttosto limitato a circostanze e ambienti particolari, se per un verso indubbiamente alimentava tensioni politiche
e culturali, dallaltro proprio per il suo carattere non programmatico e la
limitata incidenza sociale non turbava gli equilibri complessivi delle culture
contemporanee. Ben diversa si rivelata ben presto la posizione dei cristiani,
con la forte istanza missionaria e la connessa radicalit delle conversioni, subito collegata con la critica serrata delle strutture tradizionali, sotto il profilo
90
91

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Ep. 16 ed. Penella, 42 s.


Cfr. sopra.

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delle credenze e del culto. Nel conseguente conflitto tra i due fronti, mentre
lintero panorama dei politeismi tradizionali, con particolare insistenza sulla
loro dimensione taumaturgica e terapeutica, viene demonizzato dai cristiani
e assimilato nella sua ritualit alla pratica magica nei suoi aspetti pi negativi,
lattivit di miracoli e guarigioni connessa alla stessa figura di Ges di Nazaret
e ai suoi primi discepoli e nellattualit perseguita dai cristiani viene segnata,
nella percezione degli avversari pagani, dal marchio negativo dellinganno e
della magia. Con la progressiva affermazione e la finale vittoria del nuovo
messaggio, infine, le diverse forme di culto pagano a vario titolo ancora
presenti nel panorama dellImpero ormai cristiano, tra cui soprattutto vitali
quelle connesse con i numerosi di guaritori ancora operanti nelle loro sedi,
spesso caratterizzate dalla componente oracolare, sono coinvolte in questo
giudizio totalmente negativo. Demonizzate e ridotte al rango di pratiche magiche, queste forme cultuali sono represse per lazione dei tanti uomini santi
che, attraverso prodigi e soprattutto guarigioni, operano le ultime conversioni
offrendo insieme il recupero della sanit fisica e spirituale agli uomini che a
loro si rivolgono.
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Edelstein- Edelstein
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Thrasse 1980
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