Sergio Lancelotti Lezioni Di Analisi Matematica II Celid 2012
Sergio Lancelotti Lezioni Di Analisi Matematica II Celid 2012
Sergio Lancelotti Lezioni Di Analisi Matematica II Celid 2012
Rn = R
{z
R} = (x1 , x2 , . . . , xn ) : x1 , x2 , . . . , xn R .
|
n volte
{z
e1
{z
en
x = (x1 , . . . , xn ) :
x x = x21 + + x2n .
Siano x0 Rn e r > 0.
Br (x0 ) = x Rn : kx x0 k < r .
Questo intorno contiene tutti e soli i punti di Rn aventi distanza da x0 minore di
r.
Si chiama intorno (sferico) chiuso di centro x0 e raggio r (o anche palla
chiusa di centro x0 e raggio r) linsieme
n
Br (x0 ) = x Rn : kx x0 k r .
Per n = 1 si ha che
Br (x0 ) = {x R : |x x0 | < r} = (x0 r, x0 + r),
Br (x0 ) = {x R : |x x0 | r} = [x0 r, x0 + r].
Per n = 2 si ha che
n
= (x, y) R2 : (x x0 )2 + (y y0 )2 < r 2
che `e linsieme dei punti interni alla circonferenza di centro (x0 , y0 ) e raggio r, mentre
n
= (x, y) R2 : (x x0 )2 + (y y0 )2 r 2
che `e linsieme dei punti della circonferenza di centro (x0 , y0 ) e raggio r e di quelli interni
ad essa.
Br (x0 , y0 )
y0
r
x0
Per n = 3 si ha che
n
= (x, y, z) R3 : (x x0 )2 + (y y0 )2 + (z z0 )2 < r 2
che `e linsieme dei punti interni alla sfera di centro (x0 , y0 , z0 ) e raggio r, mentre
n
= (x, y, z) R3 : (x x0 )2 + (y y0 )2 + (z z0 )2 r 2
che `e linsieme dei punti della sfera di centro (x0 , y0 , z0 ) e raggio r e di quelli interni ad
essa.
z
z0
Br (x0 , y0 , z0 )
r
O
y0
x0
(1.2) Definizione
Siano Rn e x0 Rn .
Br (x0 ) \ {x0 } =
6 ,
cio`e se ogni intorno di x0 contiene punti di diversi da x0 . In tal caso non `e detto
che x0 appartenga ad .
Diciamo che x0 `
e un punto di frontiera per se per ogni r > 0 si ha che
Br (x0 ) 6= e C Br (x0 ) 6= , dove C `e il complementare di . In tal caso
non `e detto che x0 appartenga ad .
Si chiama frontiera di (talvolta detta anche bordo di ) linsieme dei punti
di frontiera di . Si denota con Fr(A) oppure . Evidentemente = C.
Si chiama chiusura di linsieme = .
Il termine punti di frontiera sembra indicare quei punti che separano un insieme
da un altro, che in questo caso `e il complementare. In molte situazioni in effetti si tratta
proprio di punti che delineano un confine fra i due insiemi.
y
Esistono per`
o casi particolari ai quali mal si applica la dicitura di punti di sepa-
= (x, y) R2 : x, y Q ,
si ha che il suo complementare `e
n
C() = (x, y) R2 : x y 6 Q
mentre il bordo `e = R2 che contiene sia che C().
(1.3) Definizione
Sia Rn .
Diciamo che `
e aperto se ogni punto di `e interno ad , cio`e se int() = .
Diciamo che `
e chiuso se C `e aperto.
Diciamo che `
e limitato se esiste r > 0 tale che Br (0).
Diciamo che `
e compatto se `e chiuso e limitato.
Per convenzione e Rn sono contemporaneamente aperti e chiusi.
Si osserva che `e chiuso se e solo se . Ne segue che `e aperto se e solo se
(1.5) Proposizione
t0
f
v (x0 )
di f in x0 rispetto a v.
In particolare se v = ei , i-esimo vettore della base canonica di Rn , allora questa
derivata `e anche detta derivata parziale di f rispetto a xi in x0 e si denota
con il simbolo
f
xi (x0 ).
`e nella sola variabile reale t. Quindi `e il limite di una funzione in una variabile, pi`
u
n
funzione.
Diciamo che f `
e differenziabile in x0 se esiste una funzione lineare (e continua)
L : Rn Rm tale che
lim
xx0
In tal caso denotiamo questa funzione L con il simbolo df (x0 ) (oppure dfx0 ) che `e
detto differenziale di f in x0 .
xx0
(2.3) Proposizione
f
f
(x0 ) + + vn
(x0 ).
x1
xn
In particolare se m = 1, allora
df (x0 )(v) = f (x0 ) v;
3) se la funzione f ammette tutte le derivate parziali
f
xi
per ogni i = 1, . . . , n in
Jf (x0 ) =
f1
x1 (x0 )
..
.
fm
x1 (x0 )
..
.
f1
xn (x0 )
..
.
.
fm
xn (x0 )
f1
x1 (x0 )
.
..
..
df (x0 )(v) = Jf (x0 )v =
.
fm
x1 (x0 )
f1
xn (x0 )
..
.
fm
xn (x0 )
v1
..
. .
vn
Se f `e una funzione reale, cio`e se m = 1, allora denotate con (dx1 , . . . , dxn ) le applicazioni
lineari da Rn in R tali che
dxi (ej ) =
1 se i = j
0 se i 6= j,
df (x0 ) =
n
X
f
f
f
(x0 ) dx1 + +
(x0 ) dxn =
(x0 ) dxi .
x1
xn
xi
i=1
(g f )
f
(x0 ) = d(g f )(x0 )(ei ) = dg(f (x0 ))(df (x0 )(ei )) = dg(f (x0 ))
(x0 ) .
xi
xi
f
m
X
g
j=1
yj
(y0 ) dyj
m
X
g
j=1
yj
(f (x0 )) dyj
f
(x0 ) =
xi
f1
fm
(x0 ), . . . ,
(x0 ) =
xi
xi
10
m
X
g
j=1
yj
(f (x0 )) dyj
|
Casi particolari
f1
fm
(x0 ) e1 + +
(x0 ) em
xi
xi
{z
f
= xj (x0 )
i
m
X
g
j=1
yj
(f (x0 ))
fj
(x0 ).
xi
a) Se si ha Rn R R, allora
(g f )
f
(x0 ) = g0 (f (x0 ))
(x0 ).
xi
xi
b) Se si ha R Rm R, allora
(g f )0 (x0 ) =
(2.7) Definizione
m
X
g
yj
j=1
Diciamo che f `
e di classe C 0 in se f `e continua in .
Diciamo che f `
e di classe C 1 in se f ammette tutte le derivate parziali
f
xi
in
e sono continue in .
Diciamo che f `
e di classe C 2 in se f ammette tutte le derivate parziali seconde
2f
xi xj
in e sono continue in .
k f
xi xj
|
{z
k variabili
in e sono continue in .
Diciamo che f `
e di classe C in se f `e di classe C k in per ogni k N.
(2.8) Lemma
(2.9) Teorema
Capitolo 2
12
13
(1.2) Definizione
Rn ) se m() = 0.
f,
f (x) dx,
n volte
zZ }| Z {
14
f (x, y) dx dy.
(Integrale doppio)
f (x, y, z) dx dy dz.
(Integrale triplo)
f (x) dx rappresenta
0 xn+1 f (x) .
z
Gf
Per esempio, per n = 2, allora Tf =
n
(x, y, z) R3 : (x, y) ,
f (x, y) dx dy
0 z f (x, y) .
`e il classico
Tf
f (x) dx =
1 dx = mn ().
15
Gf
b
1 dx = m3 (Tf ) = m2 ().
Tf
y
(f + g) =
b)
f =
f+
f;
(Omegeneit`
a)
c) se f g su , allora
Z
Z
d) f
|f |.
(Additivit`
a)
g;
(Monotonia)
g;
f = 0;
f=
AB
f=
f+
f;
16
c) se A `e misurabile e f 0 su , allora
Z
f.
La propriet`
a b) `e detta Additivit`
a rispetto al dominio, mentre c) `e detta Monotonia
rispetto al dominio. Valgono anche nel caso unidimensionale. In tal caso sono le ben
note
Z
c [a, b] :
f (x) dx =
f (x) dx +
f (x) dx,
Additivit`
a rispetto al dominio
e
Z
f 0 = c [a, b] :
f (x) dx
f (x) dx.
allora
f = 0.
Per le propriet`
a a) e b), se Rn `e la chiusura di un aperto non vuoto, allora
f=
f=
int()
f+
int()
f=
| {z }
f.
int()
=0
f=
g.
Infatti,
Z
f=
f+
\A
f=
|A
{z }
=0
f
\A
f (x) = g(x)
x \ A
\A
g=
\A
g+
g=
A
|{z}
g.
=0
Quindi nel calcolo di un integrale multiplo possiamo tranquillamente non considerare gli
insiemi trascurabili.
17
1.1
(1.9) Definizione
Sia R2 .
y
d
y = (x)
O
x = (y)
x = (y)
y = (x)
c
b
Ci sono insiemi del piano che sono sia x-semplici che y sempici. Ad esempio un
quadrato, un rettangolo, o un trapezio con le basi parallele ad uno dei due assi cartesiani
o anche pi`
u semplicemente un triangolo.
18
y = (x)
se per ogni x0 sullasse delle ascisse compreso nellintervallo ottenuto proiettando sul
y = (x)
x0
per .
Figura 2.3: Insieme y-semplice.
y
d
x = (y)
x = (y)
y0
f (x, y) dx dy =
"Z
(x)
f (x, y) dy dx.
(x)
Se R2 `e linsieme x-semplice
n
f (x, y) dx dy =
"Z
(y)
(y)
f (x, y) dx dy.
19
Il teorema precedente, noto anche come teorema di riduzione per gli integrali doppi,
stabilisce che lintegrale doppio di una funzione reale continua e limitata di due variabili si
pu`
o determinare calcolando in cascata due integrali definiti in una variabile. Osserviamo
che nella formula relativa agli insiemi y-semplici
Z
f (x, y) dx dy =
prima si calcola
"Z
(x)
f (x, y) dy dx,
(x)
(x)
(x)
variabile y (x va considerata come un parametro) fra gli estremi (x) e (x). Questo
integrale produce una funzione F (x) della sola variabile x che va poi integrata fra a e b.
In modo del tutto analogo, ma a variabili scambiate, si procede nel caso della formula
relativa agli insiemi x-semplici.
(1.11) Osservazione Siano R2 un rettangolo con lati paralleli agli assi x e
y, cio`e `e della forma = [a, b] [c, d], e f : R una funzione della forma
f (x, y) = f1 (x)f2 (y), con f1 : [a, b] R e f2 : [c, d] R continue4 .
Allora si ha che
Z
f (x, y) dx dy =
b
a
f1 (x) dx
! Z
f2 (y) dy .
(x + y) dx dy, dove
q
2
2
(x, y) R : 0 y
, y x 1y .
2
2
Z
Z 2 "Z
2
(x + y) dx dy =
2
2
=
3
4
2
2
1 2
x + xy
2
1y 2
dy =
q
1
2y 2 + y 1 y 2
2
(x + y) dx dy =
2
2
1y 2
1
dy =
q
3
1 y 2 + y 1 y 2 y 2 dy =
2
2
1
1
2
y y3
1 y2
2
3
3
3
2
2
2
=
0
1
.
3
20
2
2
x=
1 y2
2
2
se 0 x <
2
2
2
2
x2
1
se
x 1.
calcolare lintegrale su considerato come insieme y-semplice, conviene osservare che
= 1 2 , come in Fig. 2.6 e usare la propriet`
a b) della Proposizione (1.7), in modo
che
Z
(x + y) dx dy =
(x + y) dx dy +
(x + y) dx dy.
2
2
1 x2
y=
1
2
2
21
(1.13) Teorema
Siano
f (x, y) dx dy =
cambiamento di
variabile negli
integrali doppi
(1.14) Osservazione La funzione `e quella che produce il cambiamento di variabili, da (u, v) a (x, y) che, essendo in dimensione maggiore di uno, `e anche detta del
cambiamento di coordinate.
` evidente la somiglianza fra questa formula e lanaloga nel caso unidimensionale
E
Z
f (x) dx =
(a = (), b = ()).
22
f (x) dx =
[,]
f (x) dx =
[(),()]
()
f (x) dx =
()
f (x) dx =
f (x) dx =
[(),()]
()
()
f (x) dx =
[,]
()
f (x) dx =
()
polari centrate in (x0 , y0 ) dei punti del piano `e : [0, +) [0, 2] R2 definita
da
(, ) = (x0 + cos , y0 + sin ).
In particolare se (x0 , y0 ) = (0, 0) si ha
(, ) = ( cos , sin ).
23
y
P (xP , yP )
yP
b
b
b
b
xP
cos
sin
sin
cos
in R2 (`e una semiretta), anche questo fatto non influisce sullutilizzo di questo
= (x, y) R2 : x2 + y 2 < R2 ,
allora passando in coordinate polari nel piano centrate nellorigine, si ha che
:
x = cos
y = sin ,
0, 0 2,
|det J (, )| = .
Allora
(x, y) x2 + y 2 < R2 2 < R2 0 < R,
Quindi = ( ), dove
n
= (, ) R2 : 0 < R, 0 2
0 2.
24
a cos
a sin
b sin
b cos
Come nel caso precedente, osserviamo che per = 0 la funzione non `e iniettiva,
e quindi biiettiva, e inoltre che det J (, ) = 0. Poiche {0} [0, 2] `e un insieme
25
x2 y 2
(x, y) R : 2 + 2 < 1 ,
a
b
2
x = a cos
0, 0 2,
y = b sin ,
|det J (, )| = ab.
Allora
x2 y 2
+ 2 < 1 2 < 1 0 < 1,
a2
b
(x, y)
0 2.
Quindi = ( ), dove
n
= (, ) R2 : 0 < 1, 0 2
x
a2
y
b2
=1
x2
xy
dx dy, dove
+ y2
o
x = cos
y = sin ,
0, 0 2,
|det J (, )| = .
26
2
x2 + y 2 = 4
x2 + y 2 = 1
1
1 < x2 + y 2 < 4
Quindi si ha che =
x>0
y>0
( ),
dove
1 < 2 < 4
cos > 0
sin > 0
1<<2
0 < < 2 .
.
2
Ne segue che
Z
xy
dx dy =
2
x + y2
2 cos sin
d d =
2
cos sin d d =
essendo un rettangolo con lati paralleli agli assi e e la funzione integranda prodotto
di una funzione di e di una funzione di si ottiene
=
Z
Z
cos sin d
1
= 2
2
2
1
1
sin2
2
2
3
= .
4
27
(x0 , y0 )
b
(x0 , y0 )
(x0 , y0 )
b
(x0 , y0 )
Figura 2.9:
allasse x.
f (x, y) dx dy = 2
f (x, y) dx dy,
3)
(
(
f (x, y) dx dy = 0;
f (x, y) dx dy = 2
f (x, y) dx dy,
f (x, y) dx dy = 0.
28
1.2
Per gli integrali tripli esistono formule di riduzione simili a quelle degli integrali doppi.
Lidea di fondo `e di ricondurre il calcolo di un integrale triplo a quello in cascata di un
integrale doppio e uno definito in una variabile. A seconda che si calcoli prima lintegrale
in una variabile o quello doppio, si hanno le formule di integrazione per fili paralleli ad
un asse o per strati paralleli ad un piano.
Integrazione per fili paralleli ad un asse
Asse z. Sia R3 linsieme
n
z = (x, y)
y
D
x
Allora si ha che
Z
f (x, y, z) dx dy dz =
Z "Z
D
(x,y)
(x,y)
f (x, y, z) dz dx dy.
Formula di
integrazione per
fili paralleli
allasse z
29
Quindi lintegrale triplo di una funzione continua e limitata di tre variabili si pu`
o
determinare calcolando in cascata prima un integrale definito in una variabile e
poi un integrale doppio
nelle due variabili rimanenti. Nella formula precedente,
Z (x,y)
prima si calcola
f (x, y, z) dz che `e un integrale definito di una funzione
(x,y)
nella sola variabile z (x e y vanno considerate come parametri) fra gli estremi
(x, y) e (x, y). Questo integrale produce una funzione F (x, y) nelle variabili x e
y che va poi integrata sullinsieme D R2 . Questo integrale doppio si calcola con
le tecniche viste precedentemente.
z
z = (x, y)
Come evidenziato in Fig. 2.11,
fissato un punto (x0 , y0 ) D,
lintersezione fra e la retta
passante per questo punto parallela allasse z `e un segmento (nella figura `e tratteggiato).
` cos` giustificata la denomiE
z = (x, y)
y
b
(x0 , y0 )
metodo di integrazione.
f (x, y, z) dx dy dz =
Z "Z
D
(x,z)
(x,z)
f (x, y, z) dy dx dz.
Formula di
integrazione per
fili paralleli
allasse y
30
Z "Z
f (x, y, z) dx dy dz =
(y,z)
f (x, y, z) dx dy dz.
(y,z)
Formula di
integrazione per
fili paralleli
allasse x
z0 = (x, y) R2 : (x, y, z0 ) .
Osserviamo che z0 `e la proiezione ortogonale sul piano xy dellintersezione fra e
il piano z = z0 . Se questa intersezione `e linsieme vuoto, allora anche z0 = .
z
z0
y
z0
x
x0 = (y, z) R2 : (x0 , y, z) ,
y0 = (x, z) R2 : (x, y0 , z) .
31
= (x, y, z) R3 : a z b, (x, y) z ,
dove z =
limitata. Supponiamo che z sia misurabile in R2 per ogni z [a, b]. Allora si ha
che
Z
f (x, y, z) dx dy dz =
b Z
f (x, y, z) dx dy dz.
Formula di
integrazione per
strati paralleli
al piano xy
f (x, y, z) dx dy che `e
niche viste precedentemente e produce una funzione F (z) nella variabile z che va
poi integrata fra gli estremi a e b.
z
Come evidenziato in Fig. 2.12,
fissato un punto z0 [a, b],
b
z0
32
= (x, y, z) R3 : a y b, (x, z) y ,
dove y =
limitata. Supponiamo che y sia misurabile in R2 per ogni y [a, b]. Allora si ha
che
Z
f (x, y, z) dx dy dz =
"Z
f (x, y, z) dx dz dy.
Formula di
integrazione per
strati paralleli
al piano xz
dove x =
= (x, y, z) R3 : a x b, (y, z) x ,
o
limitata. Supponiamo che x sia misurabile in R2 per ogni x [a, b]. Allora si ha
che
Z
f (x, y, z) dx dy dz =
b Z
f (x, y, z) dy dz dx.
Formula di
integrazione per
strati paralleli
al piano yz
x, y e z, cio`e `e della forma = [a, b] [c, d] [h, k], e f : R una funzione della
forma f (x, y, z) = f1 (x)f2 (y)f3 (z), con f1 : [a, b] R, f2 : [c, d] R e f3 : [h, k] R
continue6 .
Allora si ha che
Z
f (x, y, z) dx dy dz =
f1 (x) dx
! Z
f2 (y) dy
! Z
f3 (z) dz .
33
Z
x2 + y 2 z dx dy dz, dove
= (x, y, z) R3 : x2 + y 2 + z 2 1, z 0 .
Osserviamo che `e la semisfera di centro lorigine e raggio 1 appoggiata sul piano xy
dalla parte delle z positive.
z
Si ha che
= (x, y, z) R : 0 z
n
x2
y2 ,
x +y 1 .
x +y
Z
1
D
1x2 y 2
z dx dy dz =
x2 + y 2 z 2
1x2 y 2
dx dy =
1
2
Z
x2 + y 2 z dz dx dy =
x2 + y 2
1 x2 y 2 dx dy.
x = cos
y = sin ,
0, 0 2,
Allora
(x, y) D
x +y 1
|det J (, )| = .
(
01
0 2.
34
D
1
D = (, ) R2 : 0 1, 0 2 .
Ne segue che
Z
x +y
1
z dx dy dz =
2
=
1
2
Z
x2 + y 2
1 x2 y 2 dx dy =
3 5 d d =
essendo D un rettangolo con lati paralleli agli assi e e la funzione integranda prodotto
di una funzione di e di una funzione di , si ottiene
=
1
2
Z
1
3 5 d
Z
d =
1 4 1 6
4
6
1
.
12
Si pu`
o procedere anche integrando per strati paralleli ad un piano. Infatti, osserviamo che
= (x, y, z) R3 : x2 + y 2 1 z 2 , 0 z 1 .
n
x2 + y 2 z dx dy dz =
1 Z
x2 + y 2 z dx dy dz.
35
1 z2
1 z2
1 z2
Poiche per ogni z [0, 1] linsieme z `e costituito dai punti interni alla circonferenza
x = cos
0, 0 2,
y = sin ,
|det J (, )| = .
Allora
(x, y) z
x +y 1z
1 z2
0 2.
o
z = (, ) R2 : 0
1 z 2 , 0 2 .
Ne segue che
Z
x2 + y 2 z dx dy dz =
"Z
1 Z
x2 + y 2 z dx dy dz =
#
3 z d d dz =
essendo z un rettangolo con lati paralleli agli assi e e la funzione integranda prodotto
di una funzione di e di una funzione di , si ottiene
=
z
0
1z 2
=
2
! Z
z 1z
2 2
dz = 2
1
z 4
4
1z 2
1
.
12
3
1
dz =
1 z2
2
6
dz =
36
(1.22) Teorema
Siano
f (x, y, z) dx dy dz =
37
P (xP , yP , zP )
: colatitudine
: longitudine
O
b
b
yP
xP
b
b
Q(xP , yP , 0)
x
In ogni caso la matrice Jacobiana di `e
sin cos
J (, , ) =
sin sin
cos
sin cos
.
0
[0, +) {0} [0, 2] e [0, +) {2} [0, 2] sono tre insiemi trascurabili in
38
Questo cambiamento di variabile viene usato per integrare su insiemi che presentano una simmetria radiale rispetto ad un punto. Per esempio se `e la sfera di
centro lorigine e raggio R > 0
n
= (x, y, z) R3 : x2 + y 2 + z 2 < R2 ,
allora passando in coordinate polari nello spazio centrate nellorigine, si ha che
x = sin cos
Allora
(x, y, z) x2 + y 2 + z 2 < R2 2 < R2
Quindi = ( ), dove
0<R
0 2.
= (, , ) R3 : 0 < R, 0 , 0 2
z
2
39
2) Coordinate cilindriche. Sia (x0 , y0 , z0 ) R3 . La funzione che esprime le coordinate cilindriche centrate in (x0 , y0 , z0 ), con asse parallelo allasse z, dei punti
dello spazio `e : [0, +) [0, 2] R R3 definita da
(, , z) = (x0 + cos , y0 + sin , z).
In particolare se (x0 , y0 , z0 ) = (0, 0, 0) si ha
(, , z) = ( cos , sin , z).
z
zP
b
P (xP , yP , zP )
b
O
b
b
yP
xP
Q(xP , yP , 0)
x
In ogni caso la matrice Jacobiana di `e
cos
J (, , z) =
sin
0
sin
cos
0
0
.
1
Anche in questo caso si osserva che per certi valori di e risulta che non `e
biiettiva. Come nei casi precedenti, questo fatto non pregiudica la possibili`
a di
utilizzare questo cambiamento di variabile negli integrali tripli.
Questo cambiamento di variabile viene usato per integrare su cilindri, coni, paraboloidi. Per esempio se `e il cilindro circolare retto con asse coincidente con lasse z e
raggio R compreso fra i piani z = a e z = b, con a < b,
n
40
Allora
x = cos
y = sin ,
|det J (, , z)| = .
0, 0 2, z R,
z = z,
0 2 < R2
a<z<b
Quindi = ( ), dove
n
0<R
0 2
a < z < b.
z
b
In modo del tutto analogo si introducono le coordinate cilindriche con asse parallelo
allasse x o allasse y.
(1.25) Osservazione Integrare una funzione utilizzando il cambiamento di variabili in
coordinate cilindriche con asse parallelo ad uno degli assi cartesiani equivale a integrare
per fili paralleli a quellasse e poi passare in coordinate polari nel piano ortogonale a
quellasse.
(1.26) Esempio Calcoliamo lintegrale
x2
dx dy dz, dove
x2 + z 2
o
41
e x2 + y 2 + z 2 = 2 e il semicono y = x2 + z 2 .
Passiamo in coordinate sferiche in cui la colatitudine `e misurata rispetto allasse y.
Poniamo quindi
x = sin cos
|det J (, , )| = 2 sin .
0, 0 , 0 2,
y = cos
z = sin sin ,
Si ha che
(x, y, z)
1 < 2 < 2
1<< 2
cos > 0
= (, , ) R3 : 1 < <
2, 0 <
0<
0 2.
, 0 2 .
4
Allora si ha che
Z
x2
dx dy dz =
x2 + z 2
2 sin2 cos2 2
sin d d d =
2 sin2
2 sin cos2 d d d =
42
=
1
= 3
3
d
1
2 h
cos
! Z
i 1
4
sin d
! Z
cos d =
2
( + sin cos )
5 26 .
6
f (x, y, z) dx dy dz = 2
f (x, y, z) dx dy dz,
f (x, y, z) dx dy dz = 0;
f (x, y, z) dx dy dz = 2
f (x, y, z) dx dy dz,
f (x, y, z) dx dy dz = 0;
43
f (x, y, z) dx dy dz = 2
f (x, y, z) dx dy dz,
f (x, y, z) dx dy dz = 0.
44
1.3
(1.28) Definizione
(x, y, z) dx dy dz.
Se la densit`
a di massa `e costante in , allora
M () =
(x, y, z) dx dy dz =
dx dy dz = m(),
(1.29) Definizione
(1.30) Definizione
xB =
1
M ()
yB =
1
M ()
zB =
1
M ()
x (x, y, z) dx dy dz,
y (x, y, z) dx dy dz,
z (x, y, z) dx dy dz.
Se la densit`
a di massa `e costante in , allora =
I=
d2 (x, y, z) (x, y, z) dx dy dz =
M ()
m()
M ()
m()
e si ha che
d2 (x, y, z) dx dy dz.
45
S
y
x
Figura 2.20: Il toro.
Siamo interessati a determinare il volume di . Rappresentiamo in coordinate
cilindriche con asse coincidente con lasse z. Si ha che
Allora = ( ), con
x = cos
y = sin
0, 0 2, z R.
z=z
= (, , z) R3 : (, z) S, 0 2 .
Ne segue che `e un cilindro con basi S e la proiezione di S sul piano = 2. Quindi
il volume di `e
m() =
dx dy dz =
d d dz =
d dz.
46
m() = 2
y dy dz.
z dy dz.
S
Analoghe formule se S `e contenuto negli altri semipiani dei piani coordinati in cui una
delle coordinate `e non negativa.
Per esempio, consideriamo il toro di Fig. 2.20 ottenuto dalla rotazione del cerchio
n
S = (y, z) R2 : (y y0 )2 + (z z0 )2 R2 ,
Il volume di `e dato da
m() = 2
y0 , R > 0,
z0 R.
y dy dz.
y = y0 + cos
0, 0 2,
z = z0 + sin ,
|det J (, )| = .
Allora
(y, z) S (yy0 )2 +(zz0 )2 R2 2 R2 0 R,
Quindi S = (S ), dove
n
S = (, ) R2 : 0 R, 0 2 .
che `e un rettangolo con lati paralleli agli assi coordinati. Ne segue che
m() = 2
y dy dz = 2
= 2
"Z
R
(y0 + cos ) d d =
y0 + cos d d = 2 2 y0 R2 .
S = (y, z) R2 : a z b, 0 y f (z)
0 2.
47
y = f (z)
a
y
[f (z)]2 dz.
y dy dz = 2
"Z
f (z)
y dy dz = 2
b 1
y2
f (z)
dz =
[f (z)]2 dz.
y dy dz.
1
m2 (S)
{z
yB
y dy dz = 2 yB m2 (S),
}
m3 () = 2 yB m2 (S)
`e nota come I Teorema di Guldino.
Si osservi che in tal caso y `e lasse cartesiano orizzontale, e quindi `e orizzontalmente convesso.
48
Appendice A
Momento dinerzia
(1.1) Definizione
49
50
Appendice B
Integrale di Riemann
Per integrale multiplo si intende lintegrale di una funzione reale di n 2 variabili. La
nozione di integrale multiplo `e una naturale estensione di quella dellintegrale definito
di una funzione reale di una variabile reale. Nel corso di Analisi Matematica I avete
studiato la teoria dellintegrazione secondo Riemann nella quale viene introdotto lintegrale di una funzione limitata su un intervallo limitato. Nel caso di funzioni di pi`
u
variabili, lestensione naturale di questa situazione `e quella di considerare funzioni limitate su iperrettangoli, ossia su insiemi che sono lestensione dei rettangoli nel piano e dei
parallelepipedi nello spazio. Mentre in una variabile si calcola lintegrale di una funzione
limitata prevalentemente su un intervallo limitato, nel caso di funzioni di pi`
u variabili
o
si calcola lintegrale di una funzione limitata su un sottoinsieme limitato di Rn che pu`
essere molto vario e che non `e necessariamente un iperrettangolo. La teoria dellintegrazione deve quindi poter discriminare fra gli insiemi buoni su cui integrare e quelli
` quindi fondamentale possedere una teoria della misura, che introduca
non buoni. E
e studi le propriet`
a degli insiemi misurabili (quelli buoni) che, sostanzialmente, sono
quelli a cui `e possibile associare una misura, che nel piano comunemente chiamiamo area
e nello spazio volume. Per questo motivo risulta pi`
u laborioso introdurre il concetto di
integrale multiplo per una funzione limitata.
Procediamo nel seguente modo:
a) introduciamo lintegrale di funzioni limitate su iperrettangoli imitando il procedimento visto nel caso dellintegrale di Riemann per funzioni di una variabile;
b) introduciamo poi il concetto di misura di Peano-Jordan di un sottonsieme di Rn e
quindi quello di insieme misurabile;
c) introduciamo infine lintegrale di funzioni limitate su un insieme misurabile.
51
52
Si chiama
iperrettangolo in R linsieme R = I1 In .
Per n = 1 si ha lintervallo R = I1 .
Per n = 2 si ha il rettangolo R = I1 I2 .
Per n = 3 si ha il parallelepipedo (retto o rettangolo) R = I1 I2 I3 .
R
R
Gli estremi degli intervalli Ij possono essere o non essere inclusi nellintervallo.
Come vedremo, analogamente a quanto accade per lintegrale in una variabile, ci`
o non
ha alcuna importanza nella teoria dellintegrazione.
Osserviamo che se R `e un iperrettangolo in Rn , allora R `e unione di un numero
finito di iperrettangoli in Rm con m n 1.
(1.2) Definizione
53
Sia R un iperrettangolo in Rn .
R = R1 Rk
R1
R2
Rk
(1.4) Definizione
Diciamo che f `
e una funzione a scala se esiste una suddivisione {R1 , . . . , Rk } di
R tale che f `e costante su ciascuno degli iperrettangoli Rj , per j = 1, . . . , k. In tal
e adattata a f .
caso diciamo che la suddivisione `
54
Rn+1 il trapezoide di f ,
n
cio`e la regione delimitata dal grafico di f , dalliperrettangolo R e dagli iperpiani1 ortogonali a Rn (su cui giace R) passanti per R, allora lintegrale di f su R `e il volume
in Rn+1 di questo trapezoide, dove le virgolette stanno ad indicare che le zone di questa
regione che corrispondono ai valori positivi di f danno un contributo positivo, mentre
quelle che corrispondono ai valori negativi di f danno un contributo negativo.
Evidentemente se f 0, allora si ha effettivamente il volume in Rn+1 di questo
trapezoide.
(1.5) Definizione
Rn
k
X
cj m(Rj ).
j=1
R3 .
55
Tf
y
R
x
Figura B.6: Le regioni del trapezoide Tf di f che corrispondono ai valori positivi di f
danno un contributo positivo, mentre quelle che corrispondono ai valori negativi di f
danno un contributo negativo.
Talvolta lintegrale di f su R si denota con uno dei seguenti simboli:
Z
f,
n volte
zZ }| Z {
f (x, y) dx dy.
(Integrale doppio)
f (x, y, z) dx dy dz.
(Integrale triplo)
Si dimostra facilmente che questa definizione `e ben posta, ossia non dipende dalla
scelta della suddivisione di R adattata a f .
Introduciamo ora lintegrale di una funzione limitata, non necessariamente a scala, su un
iperettangolo R. Siano quindi R un iperrettangolo in Rn e f : R R una funzione limi-
tata. Denotiamo con Hf e Hf+ gli insiemi delle funzioni a scala minoranti e maggioranti
di f rispettivamente, cio`e
Hf = {g : R R a scala tale che g f } ,
Hf+ = {g : R R a scala tale che g f } .
Essendo f limitata su R si ha che Hf , Hf+ 6= . Poniamo
Z
f = sup
Z
g: g
Hf
56
f = inf
Z
g : g Hf+
f,
f R e evidentemente
f.
Rn
R
g
limitata.
Diciamo che f `
e integrabile (secondo Riemann) su R se
f=
f R. In
57
definita da
f (x, y) =
1 se x Q, y R
0 se x 6 Q, y R
g(x, y) dx dy 0,
h(x, y) dx dy 1.
Ne segue che
Quindi
f<
R
f 0,
f 1.
Misura di Peano-Jordan
(2.1) Definizione
k
X
m(Rj ).
j=1
58
P = R1 R2
P = R1 R2
R1
R1
R2
R2
(2.2) Definizione
insiemi:
S () = {P Rn plurirettangolo tale che P },
S + () = {P Rn plurirettangolo tale che P }.
Evidentemente S + () 6= , mentre S () potrebbe anche essere linsieme vuoto
(per esempio se `e linsieme costituito da un solo punto).
Si chiama misura interna di il numero reale
m () = sup{m(P ) : P S ()}
e si chiama misura esterna di il numero reale
m () = inf{m(P ) : P S + ()},
con la convenzione che se S () = , allora m () = 0.
Evidentemente 0 m () m ().
Da un punto di vista pratico, stiamo approssimando dallinterno e dallesterno
linsieme con dei plurirettangoli, cio`e con lunione di iperrettangoli. Calcoliamo la
misura di questi plurirettangoli e facciamo il sup delle misure di quelli interni, e linf
delle misure di quelli esterni.
59
QP
Q S ()
P S + ()
(2.3) Definizione
Diciamo che `
e misurabile (secondo Peano-Jordan) se m () = m () e in
tal caso chiamiamo misura di il comune valore e lo denotiamo con mn (), o
pi`
u semplicemente, dove non vi sia ambiguit`
a, con m().
Per convenzione poniamo m() = 0.
60
(2.5) Definizione
Sia Rn misurabile.
e trascurabile se m() = 0.
Diciamo che `
(2.6) Teorema
Omettiamo la dimostrazione.
f (x)
se x
se x R \ .
Diciamo che f `
e integrabile (secondo Riemann) su se fe `e integrabile su R
nel senso della Definizione (1.6) e in tal caso poniamo
Z
f=
fe,
61
0 xn+1 f (x) .
f = m().
(3.2) Proposizione
(f + g) =
f+
g;
b) f `e integrabile su e si ha che
Z
f =
c) se f g su , allora
f;
g;
d) |f | `e integrabile su e si ha che
Z
Z
f
|f |.
(3.3) Proposizione
f = 0;
f=
AB
f=
f+
f;
62
f.
Capitolo 3
Integrali curvilinei
Nel seguito considereremo n N, n 1.
Una curva
64
(1.3) Definizione
(1.5) Definizione
Diciamo che `
e regolare a tratti se valgono tutti i seguenti fatti:
i) `e derivabile in [a, b] con derivata continua tranne che in un numero finito
di punti;
ii) (t) 6= 0 in tutti i punti in cui `e derivabile tranne che in un numero finito
di punti;
iii) nei punti in cui non `e derivabile esistono le derivate destra e sinistra.
In altri termini `e regolare a tratti se esistono a = t0 < t1 < < tm = b tali che
`e regolare in ogni intervallo [tk1 , tk ], per ogni k = 1, . . . , m, cio`e se lintervallo [a, b] `e
suddivisibile nellunione di un numero finito di intervalli adiacenti su cui `e regolare.
(1.6) Definizione
curve parametriche.
Diciamo che e sono equivalenti se esiste una funzione : J I biiettiva e
di classe C 1 con ( ) > 0 per ogni J tale che
= .
(1.7) Proposizione
65
(1.8) Proposizione
66
(1.9) Definizione
(2.1) Definizione
f=
f=
f ((t))k (t)k dt =
f (t) dt.
(2.3) Esempio Calcolare lintegrale curvilineo della funzione f (x, y) = x lungo la curva
67
La curva `e regolare. Infatti, `e derivabile con derivata continua (t) = (1, 2t) 6=
(0, 0) per ogni t (0, 1). Inoltre per ogni t [0, 1] si ha che
f ((t)) = f t, t2 = t,
k (t)k =
1 + 4t2 .
Quindi
Z
f=
x=
f ((t))k (t)k dt =
t 1 + 4t2 dt =
3
1
1 + 4t2 2
12
1
i
3
1 h
(1 + 4) 2 1 .
12
(2.4) Teorema (Indipendenza dellintegrale curvilineo dalla parametrizzazione) Siano Rn aperto non vuoto, f : R una funzione continua
e : [a, b] e : [c, d] due curve parametriche semplici, regolari ed
equivalenti.
Allora
f=
f.
f=
f (( ))k ( )k d =
f ((( )))k (( )) ( )k d =
=
x
( )>0
f ((t))k (t)k dt =
f.
68
(2.5) Osservazione Per questo teorema se e sono equivalenti, e quindi in base alla
Proposizione (1.7) se hanno lo stesso sostegno e inducono su di esso il medesimo verso
di percorrenza, allora lintegrale curvilineo non cambia. Questa propriet`
a sussiste anche
se e sono tali che esiste : [c, d] [a, b] biiettiva e di classe C 1 con ( ) < 0 per
ogni [c, d] tale che = . In tal caso per la Proposizione (1.8) e hanno lo
stesso sostegno ma inducono su di esso versi di percorrenza opposti. Infatti, si ha che
Z
f=
f (( ))k ( )k d =
f ((( )))k (( )) ( )k d =
=
x
( )<0
f ((t))k (t)k dt =
f ((t))k (t)k dt =
f.
Z
Z
t1
m Z
X
f=
f ((t))k (t)k dt +
tk
f ((t))k (t)k dt =
k=1 tk1
t2
t1
f ((t))k (t)k dt + +
tm1
In altri termini lintegrale curvilineo lungo una curva regolare a tratti `e la somma
degli integrali curvilinei lungo i tratti su cui la curva `e regolare.
Il Teorema (2.4) e lOsservazione (2.5) sussistono anche per le curve regolari a tratti.
69
F dP =
F dT .
Se la curva parametrica `e chiusa, cio`e (a) = (b), allora lintegrale di linea del
campo vettoriale F lungo `e anche
detto circuitazione di F lungo e viene
I
talvolta denotato con il simbolo
F dP .
Il significato fisico di questa nozione `e il seguente: lintegrale di F lungo rappresenta il lavoro compiuto dal campo di forze F per trasferire la grandezza fisica in
oggetto lungo dal punto (a) al punto (b). A patto di sostituire con una curva
equivalente, possiamo supporre che k (t)k = 1 per ogni t [a, b] (vedi Proposizione (1.6)
in Appendice C).
F ((t))
direzione di (t)
b
(t)
b
(a)
(b)
im ()
La componente del campo di forze F che agisce sul sostegno di nel punto (t) per
trasferire la grandezza fisica in oggetto dal punto (a) al punto (b) `e quella tangente
70
al sostegno stesso nel punto (t). Quindi `e la proiezione ortogonale del vettore F ((t))
nella direzione del vettore tangente al sostegno in (t), che `e appunto quella del vettore
(t). Essendo (t) un versore tangente al sostegno in (t), questa proiezione `e il vettore
v(t) = [F ((t)) (t)] (t).
F dP =
F ((t)) (t) dt =
F (t) dt.
Il campo F `e continuo.
La curva :
derivata continua
(t) = ( sin t, cos t) 6= (0, 0),
t (0, 2).
71
F dP =
F ((t)) (t) dt =
1
= (t sin t cos t) + sin t
2
(3.4) Teorema
sin2 t + cos t dt =
2
= .
F dP =
F dP ;
ii) se esiste una funzione : [c, d] [a, b] biiettiva, di classe C 1 con ( ) < 0
per ogni [c, d] tale che = , allora
Z
F dP =
F dP.
F dP =
F (( )) ( ) d =
c
F ((( ))) (( )) ( ) d.
t = (c) = b,
=d
t = (d) = a.
72
Quindi
Z
F dP =
F ((( ))) (( )) ( ) d =
F ((t)) (t) dt =
F ((t)) (t) dt =
F dP,
73
(3.6) Definizione
toriale continuo e : [a, b] una curva parametrica regolare a tratti. Conformemente alla definizione di curva regolare a tratti, siano a = t0 < t1 < < tm = b
tali che `e regolare in ogni intervallo [tk1 , tk ], per ogni k = 1, . . . , m.
Si chiama integrale curvilineo di seconda specie (o integrale di linea) di
F lungo il numero reale
Z
F dP =
t1
F ((t)) (t) dt +
m Z
X
tk
F ((t)) (t) dt =
k=1 tk1
t2
F ((t)) (t) dt + +
t1
tm1
In altri termini lintegrale curvilineo di seconda specie lungo una curva regolare a
tratti `e la somma degli integrali curvilinei lungo i tratti su cui la curva `e regolare.
Le propriet`
a del Teorema (3.4) sussistono anche per le curve regolari a tratti.
(3.7) Osservazione Concludiamo questo capitolo osservando che la nozione di integrale di linea `e un caso particolare di quella di integrale curvilineo di prima specie.
Infatti, se Rn `e un aperto non vuoto, F : Rn `e un campo vettoriale continuo e
: [a, b] `e una curva parametrica semplice e regolare, allora considerata la funzione
f : R definita da f = F T , dove T `e il vettore tangente al sostegno di , definito
(t)
k (t)k ,
come T ((t)) =
Z
f=
si ha che
f ((t))k (t)k dt =
F ((t))
(F T )((t))k (t)k dt =
(t)
k (t)k dt =
k (t)k
F ((t)) (t) dt =
F dP.
74
Appendice C
Ascissa curvilinea
Introduciamo una nozione pi`
u generale di curve equivalenti rispetto a quella introdotta
a pag. 64.
Nel seguito considereremo n N, n 1.
(1.1) Definizione Siano : [a, b] Rn e : [c, d] Rn due curve parametriche.
Diciamo che e sono equivalenti se esiste una funzione : [c, d] [a, b]
biiettiva, continua su [c, d] e di classe C 1 su (c, d) con ( ) > 0 per ogni (c, d)
tale che
= .
Rispetto alla Definizione (1.6) di pag. 64 la funzione del cambiamento di parametro
non `e di classe C 1 su tutto lintervallo [c, d]. Quindi pu`
o non essere derivabile negli
estremi. Si noti che nelle ipotesi indicate risulta comunque che `e strettamente crescente
su [c, d] e quindi `e invertibile. Inoltre per le propriet`
a della funzione inversa, anche
1 : [a, b] [c, d] `e continua su [a, b] e derivabile su (a, b) con
t (a, b) :
(t) =
1
(1 (t))
76
segue che e hanno lo stesso sostegno. Dimostriamo che inducono su di esso lo stesso
verso di percorrenza.
Consideriamo t1 , t2 [a, b] con t1 < t2 . Allora il punto (t) percorre il sostegno di
fra i punti (t1 ) e (t2 ) nel verso da (t1 ) a (t2 ).
(2 ) =(t2 )
b
(1 )
im ()=im ()
(t1 )
1 < 2 .
(1.3) Proposizione
k ( )k d.
77
non dipende dalla parametrizzazione (vedi Teorema (2.4) del Capitolo 3). Quindi in tal
caso lascissa curvilinea `e una funzione s : [a, b] [0, l ]. Inoltre, per ogni t [a, b] il
numero reale s(t) `e la lunghezza del tratto del sostegno di compreso fra (a) e (t).
(1.6) Proposizione
regolare.
Allora valgono i seguenti fatti:
a) la funzione ascissa curvilinea s : [a, b] [0, l ] `e di classe C 1 con s (t) =
k (t)k per ogni t [a, b]. Inoltre s `e invertibile;
b) se `e la funzione inversa di s, allora la curva parametrica : [0, l ] Rn
definita da = `e equivalente a nel senso della Definizione (1.1) e per
ogni (0, l ) si ha k ( )k = 1.
Dimostrazione.
a) Poiche `e continua su [a, b], per il Teorema fondamentale del calcolo integrale si
ha che s `e derivabile su [a, b] con s (t) = k (t)k per ogni t [a, b]. Inoltre essendo
continua su [a, b] con (t) 6= 0 per ogni t (a, b), si ha che s `e di classe C 1
su [a, b] con s (t) = k (t)k > 0 per ogni t (a, b). Ne segue che s `e strettamente
crescente su [a, b] e quindi s : [a, b] [0, l ] `e invertibile.
b) La funzione : [0, l ] [a, b] `e continua in quanto inversa di una funzione continua
su un intervallo. Poiche s (t) = k (t)k > 0 per ogni t (a, b), per il Teorema della
derivata della funzione inversa, la funzione `e derivabile su (0, l ) con
(0, l ) :
( ) =
1
s (( ))
1
k (( ))k
> 0.
k (( ))k
= 1.
k (( ))k
78
k (u)k du,
( ) =
k (v)k dv.
(a) =(c)
(b) =(d)
( )
(t)
Figura C.1: Curve che inducono lo stesso verso di percorrenza sul sostegno.
Osserviamo che (t) = ( ). Infatti, poiche s(t) = ( ), s(a) = (c) = 0 e s(b) =
(d) = l = l , si ha che il tratto di curva compreso fra (c) e ( ) misura ( ) (c) =
79
s(t) s(a) come quello compreso fra (t) e (a). Poiche (a) = (c), ne segue che
(t) = ( ).
Consideriamo la funzione : [c, d] [a, b] definita da
( ) = s1 (( )).
La funzione `e biiettiva, continua su [c, d] e di classe C 1 su (c, d) con
( ) = (s1 ) (( )) ( ) =
(c, d) :
( )
> 0.
s (s1 (( )))
( )( ) = s1 (( )) = (t) = ( ).
Ne segue la tesi e in particolare e sono equivalenti nel senso della Definizione (1.1).
Consideriamo ora il caso in cui e inducono versi di percorrenza opposti sul loro
comune sostegno. In tal caso si ha che per ogni [c, d] esiste un unico t [a, b] tale
che s(t) = ( ), cio`e t = s1 (( )).
( )
z
}|
( )
(a) =(d)
(b) =(c)
(t)
b
{z
s(t)
Figura C.2: Curve che inducono versi di percorrenza opposti sul sostegno.
( ) = s1 (s(b) ( )) = s1 ((d) ( )) .
80
( ) = (s1 ) ((d) ( )) ( ) =
( )
< 0.
s (s1 ((d) ( )))
( )( ) = s1 ((d) ( )) = ( ).
Ne segue la tesi.
Capitolo 4
Integrali di superficie
1
Si chiama
J (u, v) =
1
u (u, v)
2
(u, v),
(u, v) =
u (u, v)
u
v
3
u (u, v)
1
v (u, v)
v (u, v) .
3
v (u, v)
v (u, v)
u (u, v)
no le funzioni (u) = (u, v0 ) e (v) = (u0 , v), sono definite in un intervallo contenente
rispettivamente u0 e v0 . Poiche `e regolare, e sono due curve parametriche regolari.
81
82
z
(u0 , v0 )
v0
y
u0
Infatti,
(u, v0 ),
u
0 (v) =
(u0 , v0 ),
u
0 (v0 ) =
0 (u) =
(u0 , v).
v
In particolare
0 (u0 ) =
(u0 , v0 ).
v
Poiche questi due vettori sono linearmente indipendenti, essi individuano un piano in R3
passante per il punto (u0 , v0 ) e tangente alle curve e . Questo piano `e detto piano
tangente alla superficie parametrica in (u0 , v0 ).
In virt`
u di questa osservazione, possiamo dare la seguente
(1.3) Definizione
N (u, v) =
N
kN k
(u, v)
(u, v).
u
v
83
mediante la (1.4). Questo vettore individua uno dei due possibili versori normali alla superficie in questo punto. Laltro `e il suo opposto. Si dice che induce (o individua)
su un orientamento, detto anche verso di attraversamento. Evidentemente
su sono possibili solo due orientamenti, uno opposto allaltro.
(1.6) Definizione
di classe C 1 con det J (x, y) > 0 per ogni (x, y) B tale che
= .
(1.7) Proposizione
(1.8) Proposizione
segno di det J e supponiamo che det J (x, y) < 0 per ogni (x, y) B.
Allora e hanno lo stesso sostegno ma inducono su di esso orientamenti opposti.
84
In altri termini, posto (u, v) = (x, y, z), si hanno le equazioni parametriche della
superficie
x = cos v
y = sin v
u R,
z = u,
0 < v < 2.
= (x, y, z) R3 : x2 + y 2 = 2 , z R \ (, 0, z) R3 : z R .
z
(u, v) A :
J (u, v) =
0 sin v
(u, v),
(u, v) =
0
u
v
1
cos v
.
0
= (x, y, z) R3 : (x, y, z) = ( sin u cos v, sin u sin v, cos u), 0 < u < , 0 < v < 2 .
85
In altri termini, posto (u, v) = (x, y, z), si hanno le equazioni parametriche della
superficie
x = sin u cos v
y = sin u sin v
0 < u < ,
0 < v < 2.
z = cos u,
(u, v) A :
J (u, v) =
cos u cos v
(u, v),
(u, v) =
cos u sin v
u
v
sin u
sin u sin v
sin u cos v
.
0
86
= Gf
y
A
x
Osserviamo che la superficie parametrica `e regolare. Infatti,
J (x, y) =
(x, y) A :
f
x (x, y)
f
y (x, y)
(x, y),
(x, y) =
x
y
f=
(u, v)
(u, v).
u
v
Se f = 1, allora
f=
f,
f d,
f d.
87
N (x, y) =
(x, y)
(x, y)
x
y
=
x
= (1 , 2 , 3 )
i
= 1
0
1
1
x (x, y)
2
x (x, y)
1
y (x, y)
2
y (x, y)
g
= g (x, y), g (x, y), 1 ;
(x,
y)
x
x
y
g
3
x (x, y) =
3
(x, y)
y
y (x, y)
N (x, z) =
(x, z)
(x, z)
x
z
=
x
= (1 , 2 , 3 )
i
= 1
j
g
x (x, z)
g
z (x, z)
1
x (x, z)
2
x (x, z)
1
z (x, z)
2
z (x, z)
g
g
0=
(x, z), 1,
(x, z) ;
x
z
3
=
(x,
z)
x
3
(x, z)
z
88
N (y, z) =
(y, z)
(y, z)
y
z
=
x
= (1 , 2 , 3 )
i
g
= y (y, z)
g
(y, z)
0 = 1,
1
1
y (y, z)
2
y (y, z)
1
z (y, z)
2
z (y, z)
3
=
(y,
z)
y
3
z
(y, z)
g
g
(y, z), (y, z) .
y
z
d =
f
f
(x, y), (x, y), 1 .
x
y
1+
N (x, y) =
Essendo
kN (x, y)k =
2
f
(x, y)
x
2
f
(x, y)
y
si ha che
A =
kN (x, y)k dx dy =
1+
1
2
2
f
(x, y)
x
2
f
(x, y)
y
dx dy.
1 2
= Gf = (x, y, z) R : z =
x + y 2 , x2 + y 2 < 8 .
2
89
2 2
2 2 x
1
2
z = 4.
1 2
x + y2 ,
2
x (x, y)
N (x, y) =
y (x, y).
Si ha che
g
g
(x, y)
(x, y) = (x, y), (x, y), 1 = (x, y, 1),
x
y
x
y
kN (x, y)k =
1 + x2 + y 2 .
Quindi
A =
kN (x, y)k dx dy =
Z q
1 + x2 + y 2 dx dy.
x = cos
y = sin ,
0, 0 2,
Allora
(x, y) K
Quindi si ha che K =
(K 0 ),
dove
|det J (, )| = .
0<2 2
0 2.
n
o
K 0 = (, ) R2 : 0 < 2 2, 0 2 .
90
Ne segue che
A =
kN (x, y)k dx dy =
1 + x2 + y 2 dx dy =
K0
1 + 2 d d =
Z
Z
2 2
1 + 2 d
= 2
Z
1 + 2
3 2
52
.
3
x2 + y 2 d, dove
1
= (x, y, z) R : z =
x2
y2 ,
x +y <1 .
x2 + y 2 ,
K = (x, y) R2 : x2 + y 2 < 1 .
` quindi la parte del semicono di equazione z =
E
O(0, 0, 0) e il piano z = 1.
K
O
1 x
x2
y2
Quindi si ha che
Z
x2 + y 2 d =
Z
K
91
dove N (x, y) =
x (x, y)
y (x, y).
Si ha che
g
g
(x, y)
(x, y) = (x, y), (x, y), 1 =
N (x, y) =
x
y
x
y
x
y
p
,
,1
= p 2
x + y2
x2 + y 2
Quindi
Z
x +y
d =
x +y
kN (x, y)k =
2.
Z 2
kN (x, y)k dx dy = 2
x + y 2 dx dy.
K
x = cos
y = sin ,
0, 0 2,
Allora
(x, y) K
|det J (, )| = .
0<1
0 2.
K 0 = (, ) R2 : 0 < 1, 0 2 .
Ne segue che
Z
x +y
Z 2
Z
2
d = 2
x + y dx dy = 2
K0
3 d d =
(2.5)
Teorema
d
0
Z
1 4 1
2
d = 2 2
=
.
4
2
0
3
(Indipendenza
dellintegrale
3
parametrizzazione) Siano : K R e :
K0
superficiale
dalla
f d =
f d.
92
(3.1) Definizione
(3.2)
F n=
N
kN k
(u, v)
(u, v)
u
v
F n,
F n d,
F n d.
(3.3) Osservazione Per la determinazione del vettore normale N si veda lOsservazione (2.2).
Talvolta si parla di flusso uscente (o entrante) di un campo vettoriale F dalla frontiera (detta anche bordo) di un insieme D R3 . In tal caso si ha che = D e si
1
93
deve controllare che il vettore N (u, v) normale a in (u, v) sia uscente da D (oppure
entrante in D). Se c`e corrispondenza, allora quello `e il vettore da usare nella formula
(3.2); altrimenti si considera il suo opposto.
Essendo una calotta regolare, per controllare se il vettore
N (u, v) =
(u, v)
(u, v)
u
v
=
=
N (u0 , v0 ) `e uscente;
N (u0 , v0 ) `e entrante;
1 = (x, y, z) R3 : z = 1, x2 + y 2 1 ,
n
2 = (x, y, z) R3 : z = x2 + y 2 , x2 + y 2 1 .
Quindi
F n=
F n+
F n.
94
D = 1 2
N1
D
2
y
N2
y
K = (x, y) R2 : x2 + y 2 1 .
Allora si ha che 1 = 1 (K), dove 1 : K R3 `e definita da
1 (x, y) = (x, y, g1 (x, y)) = (x, y, 1)
e 2 = 2 (K), dove 2 : K R3 `e definita da
F n=
1
x (x, y)
1
y (x, y)
1
1
g1
g1
(x, y)
(x, y) =
(x, y),
(x, y), 1 = (0, 0, 1).
x
y
x
y
F n=
(x, y, 1) (0, 0, 1) dx dy =
F (x, y, 1) (0, 0, 1) dx dy =
dx dy = .
95
F n=
2
x (x, y)
2
y (x, y)
2
g2
2
g2
N (x, y) =
(x, y)
(x, y) =
(x, y),
(x, y), 1 = (2x, 2y, 1).
x
y
x
y
F n=
x2 , y 2 , x2 + y 2 (2x, 2y, 1) dx dy =
F x, y, x2 + y 2 (2x, 2y, 1) dx dy =
h
2 x3 + y 3 x2 + y 2
i
dx dy =
Z
cos + sin d
Z
1
0
2 d
Z
Z
d = .
2
3
In conclusione si ha che
Z
F n=
F n+
F n=
.
2
96
(3.6) Teorema
F n=
F n.
ii) se esiste2 : K 0 K biiettiva e di classe C 1 con det J (x, y) < 0 per ogni
(x, y) K 0 tale che = , allora
Z
F n=
F n.
f=
N (u,v)
kN (u,v)k ,
si ha che
K
2
97
F ((u, v))
N (u, v)
kN (u, v)k du dv =
kN (u, v)k
F n.
Questi teoremi stabiliscono delle uguaglianze fra integrali in dimensioni diverse, ossia
fra integrali di linea (in una dimensione) e integrali doppi e/o di flusso (in due dimensioni) e fra integrali di flusso e integrali tripli (in tre dimensioni). Pi`
u precisamente:
Teorema di Green: stabilisce unuguaglianza fra un integrale di linea (in particolare
una circuitazione) e un integrale doppio;
Teorema di Stokes: stabilisce unuguaglianza fra un integrale di linea (in particolare
una circuitazione) e un integrale di flusso;
Teorema di Gauss: stabilisce unuguaglianza fra un integrale di flusso e un integrale
triplo.
In tutti questi casi si tratta di integrali di campi vettoriali e che quindi, per le propriet`
a studiate, dipendono dallorientamento indotto dalla parametrizzazione sul sostegno. Perci`
o `e fondamentale definire bene a priori qual `e lorientamento che deve indurre
la curva parametrica o la superficie parametrica sul suo sostegno.
4.1
Teorema di Green
(4.1) Definizione
R2 .
Diciamo che A `
e orientato positivamente se induce su A un verso di percorrenza antiorario. In altri termini, A `e orientato positivamente se percorrendo
idealmente A si vedono in punti di A alla propria sinistra.
98
(4.2) Teorema
F dP =
Z
A
f1
f2
(x, y)
(x, y) dx dy.
x
y
Omettiamo la dimostrazione.
(4.3) Esempio Calcolare lintegrale di linea del campo F (x, y) = y 2 , x lungo la
circonferenza C di centro lorigine e raggio 1 percorsa una sola volta in senso antiorario.
y
1
C = A
A
lintegrale di linea con la definizione. In tal caso si deve individuare una curva parametrica che parametrizzi la circonferenza C inducendo su di essa un verso di percorrenza
antiorario.
n
F dP =
Z
A
f2
f1
(x, y)
(x, y) dx dy =
x
y
(1 2y)dx dy =
Z
1
0
(1 2 sin ) d d =
1 2 2 3
sin
2
3
1
0
d =
99
(4.4) Corollario
1 2
sin d = .
2 3
una curva parametrica chiusa, semplice e regolare a tratti che induca su di esso un
verso di percorrenza antiorario, e F : R2 R2 un campo vettoriale di classe C 1 ,
F = (f1 , f2 ), che soddisfa la condizione
(4.5)
f2
f1
(x, y)
(x, y) = 1.
x
y
(x, y) A :
F dP.
y x
H(x, y) = ,
.
2 2
Osserviamo che `e chiusa e che induce sul suo sostegno un verso di percorrenza
antiorario. Infatti, (0) = (1) = (0, 0) e
1
4
21 15
,
,
64 64
1
2
3 3
,
.
8 8
100
F dP =
F dP =
1
0
F ((t)) 0 (t) dt =
=
1
1 6 6 5 1 4
t t t + 2t3 t2
2
5
4
1
1
.
20
Figura 4.7: A = 1 2 3
In tal caso A = 1 2 3 e
I
F dP =
F dP +
F dP +
F dP.
101
F dP =
Z
A
f1
f2
(x, y)
(x, y) dx dy.
x
y
A = (x, y) R2 : 1 x2 + y 2 4
inducendo su di esso un orientamento positivo.
y
2
A
1
1
F dP =
F dP +
F dP.
F dP =
Z
A
f2
f1
(x, y)
(x, y) dx dy =
x
y
3x2 y 2 dx dy =
Z
cos sin d
Z
3
d =
4
5
sin 2 d
2
63 1
(2 sin 2 cos 2)
8 4
Z
63
.
8
1 6
2
1
102
4.2
Teorema di Stokes
(4.9) Definizione
(u, v)
(u, v).
u
v
Diciamo che `
e orientato positivamente se la curva (K) `e percorsa in senso
antiorario rispetto ad un osservatore posto come il vettore N . In altri termini,
`e orientato positivamente se percorrendo idealmente (K) appoggiato alla faccia
di da cui esce N , si vedono in punti di alla propria sinistra. Talvolta, anche
se impropriamente, si parla di bordo di anzich`e di bordo di .
= 1 2 3
N
3
103
= 1 2
1
(4.11) Teorema
F dP =
rotF n,
rotF (x, y, z) =
x
f (x, y, z)
1
(x, y, z) :
.
z
f3 (x, y, z)
f2 (x, y, z)
Omettiamo la dimostrazione.
(4.12) Esempio Calcolare lintegrale di linea del campo F (x, y, z) = (x, 0, y) lungo il
bordo della superficie
n
= (x, y, z) R3 : x2 + y 2 + z 2 = 1, x, z 0
104
1 = (x, y, z) R3 : x2 + y 2 = 1, x 0, z = 0 ,
n
2 = (x, y, z) R3 : y 2 + z 2 = 1, z 0, x = 0 .
z
= 1 2
1
2
Si pu`
o calcolare lintegrale di linea con la definizione. In tal caso si devono determinare due parametrizzazioni 1 e 2 rispettivamente di 1 e 2 e si ha che
Z
F dP =
F dP +
F dP.
F dP =
rotF n,
K = (, ) R2 : 0
,
2
2
2
rotF n =
rotF ((, )) N (, ) d d,
105
(, )
(, )
i
j
k
N1 (, ) =
(, )
(, ) = cos cos cos sin sin =
rotF n =
rotF ((, )) N (, ) d d =
sin2 cos d d =
essendo K un rettangolo con lati paralleli agli assi e e la funzione integranda prodotto
di una funzione di e di una funzione di , si ottiene
=
sin d
! Z
cos d
h
2
1
= ( sin cos )
2
sin
.
2
Osservazione
Si pu`
o procedere anche osservando che la superficie `e il grafico della funzione g : K R
definita da g(x, y) =
1 x2 y 2 , dove
n
K = (x, y) R2 : x2 + y 2 1, x 0 .
106
4.3
Teorema di Gauss
(4.13) Definizione
Diciamo che D `
e un aperto con bordo se D `e unione di un numero finito di
sostegni di calotte semplici e regolari, orientate secondo il verso uscente da D e
aventi a due a due in comune al pi`
u sostegni di curve regolari a tratti.
D = 1 2 3
Per esempio, nella figura a destra D `e un
aperto con bordo. Infatti, D = 1 2 3
e le superfici 1 e 2 , e 2 e 3 hanno in
3 2
(4.14) Teorema
F n=
divF (x, y, z) =
f1
f2
f3
(x, y, z) +
(x, y, z) +
(x, y, z).
x
y
z
Omettiamo la dimostrazione.
107
N4
4
N3
3
5
1
N2
N6
N5
N1
nellorigine e uno nel punto (1, 1, 1). Quindi, volendo procedere come da definizione si
ha che
Z
F n=
F n+
F n+
F n+
F n+
F n+
F n.
F n=
f1
f2
f3
(x, y, z) +
(x, y, z) +
(x, y, z).
x
y
z
F n=2
(x + y + z) dx dy dz =
Z
(x + y + z) dz dx dy = 2
=2
n
1
+x+y
2
dy
1
(x + y)z + z 2
2
1
dx dy =
dx dy =
o
essendo K = (x, y) R2 : 0 x 1, 0 y 1 , si ha
=2
1 Z 1 1
0
+x+y
=2
1
0
dx = 2
h
1 1
1
+ x y + y2
2
2
(x + 1) dx = (x + 1)2
i1
0
= 3.
1
0
dx =
108
Appendice D
f
f
,,
.
x1
xn
f3 f2 f1 f3 f2 f1
.
y
z z
x x
y
f1
fn
+ +
.
x1
xn
divf,
div rotF,
109
divF.
110
rotF.
div rotF = 0.
2f
2f
+
+
.
x21
x2n
Significato fisico del rotore (Tratto dal testo A. Bacciotti, CALCOLO DIFFERENZIALE E INTEGRALE II. Seconda parte: Vettori, funzioni reali di pi`
u variabili reali,
serie, Celid).
Il termine rotore rimanda inevitabilmente alla rotazione. In effetti, dato il campo
vettoriale F di R3 , si osserva che il vettore rotF `e in qualche modo legato alla rotazione.
Per renderci conto di ci`
o, consideriamo un caso molto semplice di un corpo rigido. Ogni
movimento del corpo rigido si pu`
o immaginare come una combinazione di un moto
traslatorio e di un moto rotatorio intorno al baricentro. Supponiamo per semplicit`
a che
in ogni punto P (x, y, z) del corpo rigido la velocit`
a ~v (P ) dipenda solo dalla posizione del
punto P e che la velocit`
a angolare
~ sia costante. Allora
~
i
~v (P ) =
~ P O = (1 , 2 , 3 ) (x, y, z) = 1
x
~j
2
y
~k
3 =
Ne segue che
~i
rot ~v (P ) =
x
z y
2
3
~j
3 x 1 z
~k
= (21 , 22 , 23 ) = 2~
.
z
1 y 2 x
~ = ~0.
111
Per questo motivo si dice che un campo `e irrotazionale quando il suo rotore `e nullo.
Questa terminologia si utilizza anche nei casi pi`
u generali. Quando si considera ad
esempio il moto di un fluido, rot ~v = ~0 indica assenza di vorticosit`
a.
Significato fisico della divergenza (Tratto dal testo A. Bacciotti, CALCOLO DIFFERENZIALE E INTEGRALE II. Seconda parte: Vettori, funzioni reali di pi`
u variabili
reali, serie, Celid).
Consideriamo un fluido e supponiamo che in ogni punto la velocit`
a dipenda solo
dalla posizione del punto. Studiamo il moto del fluido attraverso un cubo di lato h con
spigoli paralleli agli assi cartesiani e con un vertice in un punto P . Vogliamo calcolare
la variazione di flusso del fluido nel cubo nellunit`
a di tempo.
z
P
h
h
h2 ~v (x + h, y, z) ~v (x, y, z) ~i
=
x
h2 v1 (x + h, y, z) v1 (x, y, z) .
Dividendo per il volume h3 del cubo, in modo da ricondurci al cubo unitario, otteniamo
v1 (x + h, y, z) v1 (x, y, z)
h
112
h0
v1 (x + h, y, z) v1 (x, y, z)
v1
=
(x, y, z).
h
x
v2
y (x, y, z)
v3
z (x, y, z).
Sommando
Capitolo 5
(1.1) Definizione
vettoriale.
Diciamo che F `
e conservativo se esiste una funzione f : R differenziabile
tale che f (x) = F (x) per ogni x . In tal caso f `e detto un potenziale di F
su .
Se F = (f1 , . . . , fn ), dove f1 , . . . , fn : R sono le componenti di F , allora
f (x) = F (x)
f
(x) = fi (x),
xi
i = 1, . . . , n.
(x, y) R :
f (x, y) =
f
f
(x, y),
(x, y) = 2xy + y 2 , x2 + 2xy = F (x, y).
x
y
114
1
(x, y, z)
(x, y, z) =
3
2
k(x, y, z)k
(x + y 2 + z 2 )3/2
`e un campo radiale.
(1.5) Osservazione Sia F : Rn un campo radiale continuo. Allora F `e conservativo.
Dimostrazione. Essendo F (x) = (kxk) x, si ha che : (a, b) R `e continua. Quindi
anche la funzione {t t(t)} `e continua. Per il Teorema fondamentale del calcolo
integrale questa funzione ammette una primitiva su (a, b). Sia : (a, b) R una
primitiva di questa funzione su (a, b). Quindi
t (a, b) :
(t) = t(t).
f (x) = (kxk) =
q
x21
+ +
x2n
f
xi
xi
(x) = (kxk)
= x(kxk)
= xi (kxk).
xi
kxk
kxk
115
(1.6) Definizione
(x1 , y1 )
(x0 , y0 )
(Propriet`
a dei potenziali) Siano Rn un aperto
116
ogni intervallo (tk1 , tk ), per ogni k = 1, . . . , m, con derivata non nulla, e negli estremi
di tali intervalli esistono le derivate laterali.
Consideriamo la funzione : [a, b] R definita da (t) = (f g)((t)). Si ha che
`e derivabile in ogni t 6= tk , per ogni k = 0, . . . , m, con
(t) = (f g)((t)) (t) = 0.
|
{z
=0
Ne segue che `e costante in ogni intervallo (tk1 , tk ). Essendo anche continua su [a, b],
ne segue che `e costante su tutto [a, b]. In particolare si ha che (a) = (b). Quindi
(f g)(x) = (f g)((a)) = (a) = (b) = (f g)((b)) = (f g)(y).
Per larbitrariet`
a di x e y si ha che f g `e costante su , da cui segue la tesi.
(1.8) Osservazione Questa proposizione afferma che due potenziali di un campo conservativo su un aperto connesso per archi differiscono al pi`
u per una costante. Si tratta
di unestensione della propriet`
a delle primitive di una funzione reale di una variabile su
un intervallo. Infatti, un intervallo `e evidentemente un insieme connesso per archi.
Se non `e connesso per archi, allora la propriet`
a precedente pu`
o non essere vera.
Infatti, consideriamo le funzioni
f (x, y) = arctan (xy),
g(x, y) = arctan
1
.
xy
y
x
1+x2 y 2 , 1+x2 y 2
(x, y) :
. Infatti,
f (x, y) = g(x, y) =
y
x
,
.
1 + x2 y 2 1 + x2 y 2
Linsieme , che `e costituito dai quattro quadranti del piano privati degli assi, non `e
connesso per archi. Osserviamo che f g non `e costante in . Infatti,
f (x, y) g(x, y) =
se xy > 0
se xy < 0.
117
(1.9) Teorema
F dP = f ((b)) f ((a)).
F dP = 0.
F dP =
m Z
X
tk
k=1 tk1
F dP =
m Z
X
tk
F ((t)) (t) dt =
k=1 tk1
m Z
X
tk
(t) dt =
k=1 tk1
m
X
k=1
F dP = f ((b)) f ((a)) = 0.
118
(1.10) Osservazione In base a questo teorema lintegrale di linea di un campo conservativo non dipende dal percorso e quindi neppure dalla parametrizzazione, ma solo
dai punti inziali e finali del percorso.
(1.11) Teorema
F dP =
F dP ;
F dP = 0.
1 (b) = 2 (d)
1 (t)
se a t b
b
2 (b + d t) se b < t b + d c.
1 (a) = 2 (c)
F dP = 0. Quindi
0=
F dP =
F ((t)) (t) dt +
b+dc
F ((t)) ( (t)) dt =
119
F (1 (t))
1 (t) dt
b+dc
F (2 (b + d t)) (2 (b + d t)) dt =
F dP +
F (2 ( )) 2 ( ) d =
Z
F dP
Quindi
F dP
1
F (2 ( )) 2 ( ) d =
F dP.
F dP =
F dP.
Infine proviamo che ii) = i). Dobbiamo dimostrare che F `e conservativo, cio`e che
esiste una funzione differenziabile f : R tale che f = F , ossia se F = (f1 , . . . , fn ),
che per ogni j = 1, . . . , n si ha
f
xj
= fj .
f (x) =
F dP,
dove : [a, b] `e una curva parametrica semplice e regolare a tratti tale che (a) = x0
e (b) = x. Per lipotesi ii) la funzione f `e ben definita, cio`e non dipende dalla scelta
della curva . Dimostriamo che f `e un potenziale di F . Per fare ci`
o proviamo che f
ammette tutte le derivate parziali
si ha
f
xj
f
xj
= fj . Per semplicit`
a espositiva consideriamo j = 1.
Si ha che
x0 = (x0,1 , . . . , x0,n ),
x = (x1 , . . . , xn ).
Rn1
Poiche `e aperto, esiste r > 0 tale che Br (x) =
x = (x1 + h, x2 , . . . , xn )
x x
b
definita da
(t) =
(t)
x0
se a t b
(x1 + t b, x2 , . . . , xn ) se b < t b + h.
x0,1
Inoltre
(a) = (a) = x0 ,
(b + h) = (x1 + h, x2 , . . . , xn ).
x1 x1 + h
120
F ((t)) (t) dt +
Z
b+h
F dP
F dP
F ((t)) (t) dt
F dP
essendo = su [a, b]
Z
1
=
h
=
1
h
F dP +
b+h
F (x1 + t b, x2 , . . . , xn ) (1, 0, . . . , 0) dt
b+h
f1 (x1 + t b, x2 , . . . , xn ) dt
1
h
=
x
F dP
f1 (x1 + , x2 , . . . , xn ) d.
= tb
= dt
fondamentale
Essendo la funzione { f1 (x1 + , x2 , .(. . , xn )} continua, per il Teorema )
Z
h
f1 (x1 + , x2 , . . . , xn ) d
`e derivabile
lim
h0+
f (x1 + h, x2 , . . . , xn ) f (x1 , x2 , . . . , xn )
= lim
h
h0+
h
0
f1 (x1 + , x2 , . . . , xn ) d
h
per il Teorema di De lH
opital
= lim+ f1 (x1 + h, x2 , . . . , xn ) = f1 (x).
h0
se a t b
(t)
(x1 + b t, x2 , . . . , xn ) se b < t b h,
si prova che
lim
h0
f (x1 + h, x2 , . . . , xn ) f (x1 , x2 , . . . , xn )
= f1 (x).
h
f
a di
x1 (x) = f1 (x). Per larbitrariet`
f
x si ha che f `e derivabile in nella direzione di x1 con x
(x) = f1 (x) per ogni x .
1
f
Analogamente si procede per le altre derivate parziali di f ottenendo x
(x) = fj (x) per
j
f (x) =
f
f
(x), . . . ,
(x) = (f1 (x), . . . , fn (x)) = F (x).
x1
xn
121
(1.12) Osservazione
a) Questo teorema `e utile per stabilire se un campo vettoriale F non `e conservativo.
Infatti, `e sufficiente mostrare che non vale una delle due ipotesi ii) o iii), cio`e
esibire un esempio di curve per cui non `e soddisfatta ii) oppure iii). Non `e invece
operativo per provare la conservativit`
a di un campo, se non da un punto di vista
puramente teorico. Infatti, per stabilire che lo `e si deve provare che vale una delle
due ipotesi ii) o iii) e per fare ci`
o si devono fare infiniti controlli su tutte le curve
aventi le caratteristiche indicate in ii) o iii). E questo non `e possibile.
b) Nella dimostrazione dellimplicazione ii) = i) abbiamo esibito un potenziale f
del campo F dicendo che
f (x) =
F dP,
dove `e una qualunque curva parametrica semplice e regolare a tratti congiungente un prefissato punto del dominio di F con il generico punto x dello stesso
dominio. Questo modo di esibire un potenziale `e anche quello che talvolta si usa
nelle applicazioni per determinare esplicitamente un potenziale di un campo conservativo. Si tenga presente che, stante lipotesi ii), nelle applicazioni si scelgono
opportune curve che permettono di semplificare i calcoli (si veda pag. 126).
(1.13) Teorema
Dimostrazione.
fi
fj
(x) =
(x).
xj
xi
f
xi (x)
`e di classe C 1 e quindi il
122
potenziale f `e di classe C 2 . Per il Lemma di Schwarz si ha che per ogni x e per ogni
i, j = 1, . . . , n
f
2f
2f
f
fj
fi
(x) =
(x) =
(x) =
(x) =
(x) =
(x).
xj
xj xi
xj xi
xi xj
xi xj
xi
i, j = 1, . . . , n :
fi
fj
(x) =
(x),
xj
xi
(1.14) Definizione
Diciamo che `
e semplicemente connesso se per ogni curva chiusa e semplice
avente sostegno in si ha che la parte di piano racchiusa dal sostegno di `e
contenuta in .
Sia R3 un aperto connesso per archi.
Diciamo che `
e semplicemente connesso se per ogni curva chiusa, semplice e
regolare a tratti avente sostegno in esiste una calotta regolare il cui bordo
sia il sostegno di e tale che il sostegno di sia contenuto in .
123
Nello spazio, contrariamente a quanto accade nel piano, esistono aperti connessi per
archi che hanno dei buchi che sono semplicemente connessi. Per esempio lo spazio R3
privato di un punto, o di una sfera piena, `e semplicemente connesso. Linsieme costituito
dallintercapedine fra due sfere concentriche di raggi diversi `e semplicemente connesso.
= R3 \ sfera
Il toro, la cui forma ricorda quella di una ciambella con il buco, invece non `e
semplicemente connesso. Lo spazio privato di una retta non `e semplicemente connesso.
124
= R3 \ retta
retta, si ha che ogni calotta regolare il cui bordo sia la circonferenza necessariamente intersecher`
a la
retta in qualche punto e quindi il
(1.17) Teorema
fi
fj
(x) =
(x),
xj
xi
i, j = 1, . . . , n :
allora F `e conservativo.
F dP = 0.
f2
f1
(x, y) =
(x, y).
x
y
Sia A laperto costituito dalla parte di piano racchiusa nel sostegno di avente per bordo
proprio il sostegno di . Quindi A = im () e, essendo semplicemente connesso, si
ha che A = A A . Se induce su A un verso di percorrenza antiorario, allora
per il Teorema di Green si ha che
I
F dP =
Z
A
f2
f1
(x, y)
(x, y)
x
y
dx dy = 0.
125
F dP =
Z
A
f2
f1
(x, y)
(x, y)
x
y
dx dy = 0.
f1
f3
(x, y, z) =
(x, y, z),
z
x
f3
f2
(x, y, z) =
(x, y, z).
y
z
f3 f2 f1 f3 f2 f1
y
z z
x x
y
= (0, 0, 0) = 0.
F dP =
rotF d = 0.
F dP =
rotF d = 0.
2y
2x
, 2
,
2
2
x + y x + y2
2x
2y
, 2
.
2
2
x + y x + y2
126
g2
4xy
g1
(x, y) = 2
=
(x, y).
2
2
x
(x + y )
y
F dP =
F ((t)) (t) dt =
=2
sin2 t + cos2 t dt = 2
dt = 4 6= 0.
1.1
g(x, y) =
2x
2y
, 2
2
2
x + y x + y2
= G(x, y).
F dP.
127
x2
y
b
y0
b
(al pi`
u uno `e degenere, cio`e ridotto ad un
solo punto) ciascuno dei quali `e parallelo ad
x0
x1
Allora un potenziale f di F su `e
f (x, y) =
F dP =
F dP +
F dP =
2
F (2 (t))2 (t) dt =
e
2 (t) = (0, 1),
si ottiene
=
f1 (x0 + t(x x0 ), y0 ) dt +
f2 (x, y0 + t(y y0 )) dt =
x0
f1 (s, y0 ) ds +
y0
f2 (x, s) ds.
128
x2
y
b
rappresentata nella Figura 5.8, allora in modo del tutto analogo al precedente si ha che
y0
b
un potenziale f di F su `e
f (x, y) =
x0
f1 (s, y) ds +
f2 (x0 , s) ds.
y0
x0
x1
f
(x, y) = f1 (x, y),
x
(x, y) ;
f
(x, y) = f2 (x, y),
(x, y) .
y
Essendo F continuo, anche le sue componenti f1 e f2 sono continue. Se in (1.21)
(1.22)
consideriamo y come parametro, risulta che f `e una primitiva di f1 rispetto alla variabile
x. Quindi se F1 `e una primitiva di f1 considerata come funzione solo di x, allora esiste
una funzione k dipendente solo da y, e quindi costante rispetto a x, tale che
(1.23)
k (y) = f2 (x, y)
F1
(x, y).
y
1
Se F2 `e una primitiva di f2 F
y considerata ora come funzione solo di y (laltra variabile
129
f (x, y) =
F1
f
(x, y) =
(F1 (x, y) + k(y)) =
(x, y) + k (y);
y
y
y
3) si impone che sia soddisfatta (1.22) e si ottiene
F1
(x, y) + k (y) = f2 (x, y)
y
k (y) = f2 (x, y)
F1
(x, y),
y
Z
F1
f2 (x, y)
(x, y) dy = F2 (x, y) + c,
y
F1
y
rispetto a y e c R `e qualunque;
Evidentemente si pu`
o procedere anche integrando prima (1.22) rispetto a y e poi
imponendo che sia soddisfatta (1.21).
Si ha che F `e di classe C
2xy
1
,
.
2
2
(1 + x )
1 + x2
su dom (F ) = R2 che `e semplicemente connesso. Posto
F = (f1 , f2 ) con
f1 (x, y) =
2xy
,
(1 + x2 )2
f2 (x, y) =
1
,
1 + x2
si ha che
f1
f2
2x
(x, y) =
(x, y) =
.
y
x
(1 + x2 )2
130
f1 (s, 0) ds +
f2 (x, s) ds =
0 ds +
1 + x2
ds =
y
.
1 + x2
f
2xy
(x, y) = f1 (x, y) =
,
x
(1 + x2 )2
(1.27)
1
f
(x, y) = f2 (x, y) =
.
y
1 + x2
f (x, y) =
1
y
dy =
+ c(x),
2
1+x
1 + x2
c (x) = 0
c(x) = c R.
y
+ c,
1 + x2
c R.
(1.29) Esercizio NellEsempio (1.20) abbiamo visto che il campo vettoriale F (x, y) =
2
2x
x22y
e conservativo. Se invece consideriamo
+y 2 , x2 +y 2 definito su = R \{(0, 0)} non `
F definito ad esempio solo per ogni (x, y) con y > 0, allora `e conservativo? In caso
affermativo, chi `e un suo potenziale?
(1.30) Esercizio Dimostrare che se R3 `e un aperto connesso per archi, F : R3
`e un campo vettoriale continuo e conservativo, F = (f1 , f2 , f3 ) e (x0 , y0 , z0 ) , allora
un potenziale f : R di F `e dato da una delle seguenti formule, analoghe a quelle
appena viste nel caso bidimensionale:
f (x, y, z) =
f1 (s, y0 , z0 ) ds +
x0
f (x, y, z) =
x0
f2 (x, s, z0 ) ds +
y0
f1 (s, y0 , z0 ) ds +
y0
f2 (x, s, z) ds +
f3 (x, y, s) ds,
z0
z
z0
f3 (x, y0 , s) ds,
131
f (x, y, z) =
f1 (s, y, z0 ) ds +
x0
f (x, y, z) =
f1 (s, y, z) ds +
f1 (s, y0 , z) ds +
f2 (x0 , s, z0 ) ds +
f1 (s, y, z) ds +
f3 (x, y, s) ds,
f3 (x0 , y, s) ds,
z0
f2 (x, s, z) ds +
y0
z0
y0
x0
f2 (x0 , s, z0 ) ds +
y0
x0
f (x, y, z) =
y0
x0
f (x, y, z) =
f2 (x0 , s, z) ds +
f3 (x0 , y0 , s) ds,
z0
z0
f3 (x0 , y0 , s) ds.
132
Capitolo 6
Serie numeriche
1
Nozioni preliminari
Introduciamo la nozione di serie numerica reale. Per le serie complesse si veda pag. 159.
(1.1) Definizione
an la scrittura formale
an
n=0
o pi`
u semplicemente (dove non vi sia ambiguit`
a)
termine generale della serie.
Poniamo
S0 = a0 ,
Sn =
n
X
k=0
ak = a0 + a1 + + an ,
n 1.
n=0
an converge (o che `
e convergente) se lim Sn = S R e in tal
n
n=0
Diciamo che
an = lim Sn = S.
n
an diverge (o che `
e divergente) positivamente (risp.
n=0
an `
e indeterminata se non esiste lim Sn .
n
n=0
133
134
Diciamo che
n=0
n=0
|an |.
n=0
serie. Esso assume tutti i valori interi a partire da quello specificato nel simbolo (nellesempio 0). Lindice `e muto e pu`
o essere denominato a piacere senza che si modifichi
la nozione in cui esso `e introdotto. Pertanto si ha che
an =
n=0
ak =
k=0
ah .
h=0
a :
converge a
n=0
1
1a
se |a| < 1
diverge positivamente
se a 1
`e indeterminata
se a 1,
n
X
k=0
ak = 1 + a + a2 + + an =
n+1
1a
1a
n+1
se a 6= 1,
se a = 1.
Se a 6= 1, allora
1
1a
1 an+1
lim Sn = lim
= +
n
n
1a
se |a| < 1
se a > 1
se a 1.
1
1a ,
135
1 Nozioni preliminari
X
1
n=1
np
converge
se p > 1
diverge positivamente
se p 1.
n=0
(an+1 an )
n
X
k=0
Pi`
u in generale, se p N, p 1, nel caso della serie
n=0
si ha che
Sn =
(an+p an )
n
X
k=0
(ak+p ak ) =
= 1
Quindi
1
2
n
X
1
1
1
Sn =
=
k(k + 1) k=1 k k + 1
k=1
n
X
1 1
2 3
1 1
3 4
+ +
1
lim Sn = lim 1
n
n
n+1
Ne segue che la serie di Mengoli converge a 1.
= 1.
1
.
n(n
+ 1)
n=1
1
1
n n+1
=1
1
.
n+1
136
Criteri di convergenza
2.1
(2.1) Proposizione
aggiungendo oppure eliminando un numero finito di termini della serie di an ). Dimostriamo che il carattere della serie di bn `e lo stesso di quello della serie di an .
Sia p N tale che an = bn per ogni n p e siano
Sn =
n
X
ak ,
n =
k=0
n
X
bk
k=0
le somme parziali n-esime delle serie di an e bn rispettivamente. Allora per ogni n > p
si ha che
n
X
n =
bk =
k=0
p
X
bk +
n
X
| {z }
essendo
ak =
k=p+1
n
X
k=0
ak
p
X
p +
k=p+1
k=0
p
n
X
=
x
bk
n
X
ak =
k=p+1
a k = bk
se k > p
ak si ottiene
k=0
= p +
n
X
k=0
ak
p
X
k=0
ak = p + Sn Sp .
lim n = lim(p + Sn Sp ) = p + S Sp R
n
Se
bn converge.
Se infine
bn diverge.
lim n = lim(p + Sn Sp ) 6
n
bn `e indeterminata.
137
(2.2) Osservazione Come si evince anche dalla dimostrazione, se una serie converge,
allora aggiungendo, oppure eliminando o modificando un numero finito di termini, la
somma della serie potrebbe cambiare. In particolare, se la serie
n=0
m N, m 1, si ha che
an =
n=m
n=0
an
m1
X
n=0
an = S R, preso
an = S (a0 + a1 + + am1 ).
Ad esempio,
X
1
n=1
2n
(2.3) Proposizione
n
X
1
n=1
n
X
1
n=0
0
1
2
= 1.
an e
n=0
an e
n=0
n=0
(an + bn ) =
n=0
b) se
an e
n=0
n=0
(an + bn ) e
an +
n=0
bn ,
an ,
n=0
an =
n=0
an ;
n=0
n=0
allora anche
bn due serie e
n=0
n=0
convergono e si ha che
n=0
c) se
an converge e
n=0
allora
negativamente),
n=0
n=0
138
(2.4) Teorema
(Condizione necessaria) Se
an converge, allora
n=0
lim an = 0.
n
an . Si ha che Sn =
an non converge.
lim an = 0 =
/
n
an converge.
log 1 +
n=1
lim log 1 +
n
1
n
1
, si ha che
n
=0
1
log 1 +
Sn =
k
k=1
n
X
[log (k + 1) log k] =
k=1
= (log 2 log 1) + (log 3 log 2) + (log 4 log 3) + + (log (n + 1) log n) = log (n + 1).
Quindi
lim Sn = lim log (n + 1) = +
n
n=1
log 1 +
1
n
diverge positivamente.
139
2.2
(2.6) Teorema
Allora
n=0
Quindi la successione (Sn ) ammette limite lim Sn = sup Sn . Ne segue che lim Sn `e finito
n
an converge, nel
(2.8) Teorema
an diverge positivamente.
n=0
n=0
ii) se
n=0
an converge e si ha che
n=0
an
bn ;
n=0
bn diverge.
n=0
140
lim n = con S, [0, +]. Inoltre, poiche an bn per ogni n, risulta che Sn n
n
per ogni n. Per il Primo teorema del confronto (sui limiti), si ha che S . Ne segue
che
i)
bn converge
Inoltre,
ii)
an diverge
n=0
SR
=
an
S = +
bn .
an converge.
n=0
= +
bn diverge.
(2.9) Osservazione Il Criterio del confronto non esaurisce tutti i casi possibili. In
particolare si ha che:
a) se 0 an bn per ogni n N e
nulla sulla convergenza di
an ;
bn .
b) se 0 an bn per ogni n N e
nulla sulla convergenza di
In queste situazioni `e necessario ricorrere ad altri metodi per stabilire il carattere della
serie.
X
1
n=1
n2 n(n 1)
La serie
1
1
.
2
n
n(n 1)
1
`e la serie di Mengoli, che converge a 1 (vedi pag. 135). Infatti,
n(n
1)
n=2
1
n(n 1)
n=2
Per il Criterio del confronto anche
X
1
n=1
X
1
n=1
n2
X
1
n=2
n2
=
x
1
.
k(k + 1)
k=1
k=n1
n2
+1
1
+ 1 = 2.
n(n 1)
n=2
141
X
1
n=1
n2
2
.
6
X
1
1
log 1 +
n
1
.
n
x
si ha che f `e derivabile con derivata f (x) = x+1
< 0 per ogni x 0. Quindi f `e
n=1
diverge.
log 1 +
1
n
1
n
1
n
1
n
per ogni n 1. La
X
1
n=1
(2.12) Esercizio Utilizzando il Criterio del confronto provare che la serie armonica
X
1
converge per p > 2 e diverge per p < 1.
generalizzata
np
n=1
(2.13) Teorema
an
= l [0, +).
bn
an converge se e solo se
n=0
ii) se l = 0 e
bn converge;
n=0
n=0
iii) se l = 0 e
an converge;
n=0
n=0
bn diverge.
n=0
Dimostrazione.
i) Se l > 0, per la definizione di limite preso =
n n0 si ha
l
2
an
bn
3
2 l.
In particolare,
l
2
l
2 bn
3
2 lbn
per ogni n n0 .
an converge se e solo se
bn converge.
142
ii), iii) Se l = 0, per la definizione di limite preso = 1 esiste n0 N tale che per ogni
n n0 si ha
an
bn
(2.14) Osservazione Le tre affermazioni del teorema precedente possono essere cos`
riformulate:
i) se an , bn 0 per ogni n N e an l bn con l 6= 0 per n +, allora
converge se e solo se
an
n=0
bn converge;
n=0
bn converge, allora
n=0
an converge;
n=0
an diverge, allora
n=0
bn diverge.
n=0
(2.15) Osservazione Il Criterio del confronto asintotico non esaurisce tutti i casi
possibili. In particolare si ha che:
a) se an , bn 0 per ogni n N, an = o(bn ) per n + e
NON possiamo concludere nulla sulla convergenza di
an .
bn ;
an converge, allora
In queste situazioni `e necessario ricorrere ad altri metodi per stabilire il carattere della
serie.
1
` una serie a termini positivi,
. E
n+1
n=1
quindi converge o diverge positivamente. Osserviamo che per ogni n 1 si ha che
(2.16) Esempio Consideriamo la serie
n2 n + 1 n2
n2
n2
1
1
2.
n+1
n
143
La serie
X
1
1
1
2,
n2 n + 1
n
n +.
n=1
n2
1
converge.
n+1
1
` una serie a termini positivi,
. E
5n
+
3
n=1
quindi converge o diverge positivamente. Osserviamo che per ogni n 1 si ha che
(2.17) Esempio Consideriamo la serie
5n + 3 5n
1
1
.
5n + 3
5n
X
1
La serie
n=1
1
1
,
5n + 3
5n
n +.
1
diverge.
5n
+3
n=1
(2.18) Osservazione I criteri del confronto e del confronto asintotico si usano per
determinare il carattere di una serie a termini positivi confrontando o confrontando
asintoticamente il termine generale di questa serie con quello di una serie di cui `e gi`
a
noto il carattere. In genere si cerca di confrontare con le serie notevoli ed in particolare
con la serie geometrica e la serie armonica generalizzata (vedi Esempio (1.3)).
(2.19) Teorema
an = l [0, +) {+}.
an converge;
an diverge.
n=0
n=0
144
limite, per ogni > 0 esiste n0 N tale che per ogni n n0 si ha l < n an < l + .
In particolare, an < (l + )n per ogni n n0 e, se l, si ha anche (l )n < an per
ogni n n0 .
Se l < 1, preso =
con l + =
l+1
2
1l
2
l+1
2
l1
2
an converge.
an diverge.
che per ogni n n0 si ha n an > 1. In particolare, an > 1 per ogni n n0 . Ne segue che
lim an 6= 0. Per la Condizione necessaria per la convergenza delle serie si ha che
n
diverge.
an
` necessario ricorrere
(2.20) Osservazione Se l = 1 NON si pu`
o concludere nulla. E
ad un altro metodo per studiare il carattere della serie.
X
1 n `
(2.21) Esempio Consideriamo la serie
1
. E una serie a termini positivi,
n
n=1
quindi converge o diverge positivamente. Osserviamo che
Inoltre n2 log 1
1
n
1
n
n2
= en
1
log(1 n
)
n, per n +, ma
en
1
log(1 n
)
6 en ,
n +.
s
1
1
n
X
n=1
n2
1
1
n
1
= lim 1
n
n
n2
converge.
n
1
< 1.
e
145
1
log(1 n
)
en 2 =
1
n
1
,
e en
n 12 , per n + e che
n +.
2
X
1 n
1
n converge, per il Criterio del confronto asintotico
Poiche
1
conee
n
n=1
n=1
verge.
(2.23) Teorema
an+1
= l [0, +) {+}.
an
an converge;
an diverge.
n=0
n=0
an
= l.
an1
Consideriamo inizialmente il caso in cui l R. Per la definizione di limite, per ogni
Dimostrazione. Essendo
an
an1
una sottosuccessione di
an+1
an
an
an1
, si ha che lim
n
< l + . In particolare,
1l
2
an < (l + )an1 < (l + )2 an2 < (l + )3 an3 < < (l + )nn0 an0
con l + =
l+1
2
l1
2
an converge.
an > (l )an1 > (l )2 an2 > (l )3 an3 > > (l )nn0 an0
con l =
l+1
2
an diverge.
146
an
an1
che
an diverge.
` necessario ricorrere
(2.24) Osservazione Se l = 1 NON si pu`
o concludere nulla. E
ad un altro metodo per studiare il carattere della serie.
X
n!
dice E, pag. 165). Quindi `e verificata la condizione necessaria per la convergenza della
serie. Proviamo a ricorrere al Criterio del rapporto. Posto an =
Quindi
n!
nn ,
si ha che
(n + 1) n!
nn
an+1
(n + 1)!
nn
nn
1
n .
=
=
=
=
n+1
n
n
an
(n + 1)
n!
(n + 1) (n + 1)
n!
(n + 1)
1 + n1
lim
n
an+1
1
1
n = < 1.
= lim
n
1
an
e
1+
n
X
n!
n=1
nn
converge.
n! ne1
2n
2n,
n +.
Quindi volendo ricorrere al Criterio della radice per studiare il carattere della serie
X
n!
, si ha che
n
n
n=1
lim
n
s
n
n
n!
n!
ne1 2n 2n
1
= lim
= lim
= < 1.
n
n
nn
n
n
e
X
n!
n=1
nn
converge.
an+1
lim
= l, allora anche lim n an = l.
n+ an
n+
147
an+1
<
<l+ .
2
an
2
Si ha che
n > n0 :
an =
an an1
an +1
0 an0 .
an1 an2
an0
Quindi
n n0 fattori
}|
nn0
an0 .
nn0
an0 .
an +1
an an1
an =
0
an0 < l +
an1 an2
an0
2
n > n0 :
| {z } | {z }
<l+ 2 <l+ 2
Pertanto
an < l +
2
| {z }
<l+ 2
1 n0
an0 .
Analogamente
n n0 fattori
}|
an an1
an +1
an =
0
an0 > l
an1 an2
an0
2
n > n0 :
| {z } | {z }
>l 2 >l 2
Quindi
an > l
2
| {z }
>l 2
1 n0
n
an0 .
Poiche lim
n
l
2
1 n0
n
n
n a
an < l +
n0 <
2
1 n0
an0 .
lim l
n
2
|
1 n0
{z
l 2
an0 = l ,
2
| {z
}
y
1
lim l +
n
2
|
1 n0
n
{z
l+ 2
n a
n0 = l + .
2
| {z
}
y
1
Quindi per la definizione di limite esiste n1 N, n1 n0 , tale che per ogni n > n1 si ha
l< l
2
1 n0
n
an0 < l,
l< l+
2
1 n0
n
an0 < l + .
148
an < l + ,
an = l.
dallalto, essendo n an 0.
Infine, se l = +, allora si procede come nel caso precedente, utilizzando solo la
stima dal basso.
(2.28) Teorema
n=2
an
f (x) dx
f (x) dx converge e
n=1
an .
n=1
n+1
Posto bn =
si ha che se
f (n + 1) dx
n+1
f (x) dx
n+1
f (n) dx = f (n).
n+1
f (x) dx, risulta quindi che an+1 bn an . Per il Criterio del confronto
an converge, allora
n=1
(2.29)
bn converge e
bn
n=1
n=1
an .
n=1
Inoltre, essendo
(2.30)
n=1
an+1
=
x
k=n+1
k=2
ak
149
bn converge, allora
n=1
an converge e
n=1
(2.31)
Quindi
n=2
an converge se e solo se
n=1
Sn =
an
bn .
n=1
n=1
n Z
X
bk =
Quindi si ha che
lim Sn = lim
n
Pertanto la convergenza di
k+1
f (x) dx =
n+1
f (x) dx.
k=1 k
k=1
n+1
f (x) dx =
f (x) dx.
n=1
bn =
n=1
f (x) dx
n=2
an
+
1
f (x) dx
an .
n=1
X
1
n=1
np
converge
se p > 1
diverge positivamente
se p 1.
1
np .
La funzione f `e positiva e
1
dx :
xp
1
xp .
converge
se p > 1
diverge positivamente
se p 1.
150
X
1
n=1
np
Infine, se p 0, allora
converge
se p > 1
diverge positivamente
se 0 < p 1.
1
lim p =
n n
se p = 0
se p < 0.
Ne segue che non `e verificata la condizione necessaria per la convergenza della serie e
quindi per p 0 la serie diverge.
(2.33) Osservazione Si osserva che per p 1 e per p 2 il carattere della serie
armonica generalizzata si pu`
o dedurre anche utilizzando il Criterio del confronto (vedi
Esercizio (2.12)).
(2.34) Teorema
an converge se e solo
n=1
n=0
n=1
Dimostrazione. Siano Sn =
an
n
X
2n a2n 2
n=0
ah e Tk =
k
X
an .
n=1
m=1
h=1
n
X
h=1
1
|{z}
20 termini
ah
n
X
ah +
h=1
2k+1
X1
ah =
h=n+1
{z
21 termini
{z
22 termini
Sn =
n
X
h=1
ah
2
X
h=1
ah =
{z
2k termini
151
{z
21 termini
{z
22 termini
{z
2k1 termini
1
2a2 + 22 a22 + + 2k a2k
2
1
1
a1 + 2a2 + 22 a22 + + 2k a2k = Tk .
2
2
n=1
n=0
2.3
2n a2n
n=0
an .
n=1
(2.35) Teorema
Se
an = lim Sn lim Tk =
n=0
an converge e si ha che
n=0
X
X
an
|an |.
n=0
Dimostrazione. La serie
n=0
n=0
|an |+an 2|an |, per il Criterio del confronto e lalgebra delle serie questa serie converge.
Infine, essendo an = (|an | + an ) |an |, per lalgebra delle serie anche
an converge.
n=0
X
X
an = lim |Sn | lim n =
|an |.
n
n
n=0
n=0
152
(2.36) Osservazione Il viceversa non `e vero. Lesempio classico `e quello della serie
armonica a termini di segno alterno
X
(1)n
n=1
Poiche
n
X
X
1
(1) =
n
n
n=1
n=1
`e divergente, ne segue che la serie armonica a termini di segno alterno non converge
assolutamente. Come vedremo a pag. 153 questa serie converge.
Criteri per le serie a termini di segno alterno
(2.37) Definizione
forma
(1)n bn ,
n=0
(2.38) Teorema
n=1
e S `e la somma della serie, si ha che S2n+1 S S2n e |Sn S| bn+1 , per ogni
n N.
Dimostrazione. Sia Sn =
n
X
k=1
2n+2
X
k=1
(1) bk =
2n
X
k=1
{z
S2n+1 =
2n+1
X
(1)k bk =
k=1
2n1
X
k=1
153
{z
Quindi la successione delle somme parziali con indice pari (S2n ) `e decrescente, mentre
quella con indice dispari (S2n+1 ) `e crescente. Inoltre, S2n S2n+1 = b2n+1 0 implica
che S2n S2n+1 per ogni n da cui segue che, essendo (S2n+1 ) crescente, S2n S1 .
a dei limiti
Quindi la successione (S2n ) `e anche limitata inferiormente. Per le propriet`
delle successioni monotone, ne segue che esiste lim S2n = inf S2n = S R. In particolare,
n
n0
2
si ha
|S2n S| < .
Chiaramente S2n S per ogni n. Per lipotesi ii) si ha che
lim S2n+1 = lim(S2n b2n+1 ) = S.
n
n1
2
si ha
|S2n+1 S| < .
Quindi per ogni n > n1 si ha
|Sn S| < .
(1)n bn converge a S. Chiaramente S2n+1 S per ogni n, da
n=1
X
(1)n
n=1
1
= 0;
n
1
n+1
1
n
154
X
(1)n
Vedremo nel capitolo sulle serie di Taylor che
= log 2.
n
n=1
(2.40) Osservazione Il Criterio di Leibniz stabilisce una condizione sufficiente affinche
una serie a termini di segno alterno converga. Quindi, in generale, se non sono soddisfatte le ipotesi, allora NON `e possibile concludere nulla sulla convergenza, divergenza o indeterminatezza della serie. Tuttavia, conviene essere pi`
u precisi e considerare
separatamente le due ipotesi:
a) se non vale lipotesi i) del Criterio di Leibniz, cio`e se lim bn 6= 0, allora anche
n
che
n=1
b) se la successione (bn ) non `e decrescente, allora o `e crescente, oppure non `e ne crescente ne descrescente. Se `e crescente, ma non costantemente nulla, allora risulta
che lim bn = sup bn > 0, e quindi per la condizione necessaria della convergenza di
n
una serie
n=1
allora NON `e possibile concludere nulla sulla convergenza, divergenza o indetermi` necessario ricorrere ad altri metodi per stabilire il carattere
natezza della serie. E
della serie.
(2.41) Teorema
(Criterio di Dirichl
et) Siano
n=0
cessione delle somme parziali di questa serie e (bn ) una successione con bn 0 per
ogni n. Supponiamo che:
a) la successione (Sn ) sia limitata;
b) la successione (bn ) sia infinitesima e decrescente.
Allora la serie
an bn converge.
n=0
Dimostrazione. Sia n =
n
X
k=0
n
X
k=0
ak bk = S0 b0 +
n
X
k=1
155
Posto Tn =
n
X
k=1
(2.42)
n = Tn1 + Sn bn .
Poiche (Sn ) `e limitata, esiste M > 0 tale che |Sn | M per ogni n N. Inoltre,
essendo (bn ) decrescente, si ha che bn1 bn 0, per ogni n 1. Osserviamo che la
serie
n=1
n=1
n
X
k=1
n
X
|Sk1 (bk1 bk )| =
k=1
|Sk1 |(bk1 bk )
n
X
k=1
M (bk1 bk ) =
n=1
n=1
n
X
(1) =
k=0
1 se n `e pari
0 se n `e dispari.
156
(3.1) Definizione
Siano
an e
n=0
bn
n=0
n=0
cn =
n
X
ak bnk .
k=0
(3.2) Teorema
an e
n=0
n=0
n
X
ak bnk , allora
k=0
cn =
n=0
an
n=0
n=0
bn .
n
X
k=0
an ,
bn e
bn . Siano An , Bn e Cn le
cn rispettivamente. Si ha che
k=n+1
= An B a0 Rn a1 Rn1 an1 R1 an R0 .
Quindi per ogni n N
(3.3)
Cn = An B
n
X
k=0
ak Rnk .
157
lim Rn = lim
n
n
X
k=0
bk = lim
n
k=n+1
k=0
bk
n
X
bk
k=0
= B B = 0.
k0 N tale che |Rk | < per ogni k k0 . Posto M = max{|Rk |}, si ha che per ogni
kk0
n k0
nk
X0
Poiche
k=0
nk
n
n
X
X0
X
ak Rnk =
ak Rnk +
ak Rnk
k=0
k=nk0 +1
k=0
|ak ||Rnk | +
n
X
k=nk0 +1
|ak ||Rnk |
n=0
nk
X0
k=0
nk
X0
k=0
|ak | + M
n
X
k=nk0 +1
|ak |.
|an | = R, si ha che
|ak | .
Inoltre,
n
X
k=nk0 +1
Poiche
n=0
|ak | =
nk
X0
k=0
|ak |
k=n+1
|ak | =
nk
X0
k=0
|ak |
n
X
k=0
|ak | .
|an | = , si ha che
lim
n
nk
X0
k=0
Quindi
lim
n
n
X
k=nk0 +1
|ak | = lim
n
|ak | = lim
n
nk
X0
k=0
n
X
k=0
|ak | = .
|ak |
n
X
k=0
k=nk0 +1
|ak | = 0.
|ak | .
k=0
n
X
k=nk0 +1
|ak | + M = ( + M ).
158
Per larbitrariet`
a di si ha che lim
n
n
X
k=0
lim Cn = lim An B
n
n
X
ak Rnk
k=0
= AB,
(3.4) Osservazione Se
an e
(1)n
,
n+1
si ha che
assolutamente. Inoltre.
cn =
n
X
k=0
Poiche
ak bnk =
n
X
k=0
an e
bn convergono ma non
(1)n
.
(k + 1)(n k + 1)
(1)n
1
1
,
p
= p
(k + 1)(n k + 1)
n+1
(k + 1)(n k + 1)
si ha che
n
n
X
X
(1)n
1
1
p
p
|cn | =
(n + 1)
= 1.
=
n+1
(k + 1)(n k + 1)
(k + 1)(n k + 1)
k=0
k=0
Ne segue che lim cn 6= 0 e per la condizione necessaria per la convergenza di una serie
cn non converge.
159
4 Serie complesse
Serie complesse
Poiche la nozione di limite per una successione in C `e la stessa di quella per le successioni
reali (vedi Definizione (1.1) in Appendice E limitatamente al caso l C), in modo del
tutto analogo a quanto visto precedentemente possiamo introdurre la nozione di serie
anche nel campo C dei numeri complessi.
(4.1) Definizione
scrittura formale
zn
n=0
o pi`
u semplicemente (dove non vi sia ambiguit`
a)
detto termine generale della serie.
zn . Il numero complesso zn `e
Poniamo
S0 = z0 ,
Sn =
n
X
k=0
zk = z0 + z1 + + zn ,
n 1.
n=0
zn converge (o che `
e convergente) se lim Sn = S C e in tal
n
n=0
zn = lim Sn = S.
n
n=0
convergente).
Diciamo che
positivi)
n=0
n=0
|zn |.
(4.2) Osservazione Sia (zn ) una successione in C e siano Re (zn ) e Im (zn ) rispettivamente la parte reale e la parte immaginaria di zn . Essendo
zn = Re (zn )+iIm (zn ) ,
160
a)
zn converge a S C se e solo se
Re (zn ) e
zn =
n=0
b)
Re (zn ) + i
n=0
Im (zn ) ;
n=0
lutamente.
X
cos n
Re (zn ) e
X
sin n
e
. Sono serie reali a termini
n
n
n=1
di segno variabile ma non alterno. Dalla formula di Eulero si ha che ein = cos n +
n=1
i sin n. Quindi queste due serie sono le serie della parte reale e della parte immaginaria
in
X
e
in
rispettivamente di en . Osserviamo che
non converge assolutamente. Infatti,
n
n=1
in
X
X
1
e
=
n
n
n=1
1
n
in
X
e
1
=
ein
ricorriamo al Criterio di
n
n
n=1
n=1
(il Criterio di Dirichlet vale anche se (an ) `e una
che diverge.
n=1
k=0
=
x
1 ei(n+1 )
2
.
1 ei
|1 ei |
X
cos n
X
sin n
n=1
convergono.
n
n
n=1
Osserviamo che queste due serie non convergono assolutamente. Per lOsservazio in
X
e
ne (4.2) non possono convergere entrambe assolutamente perche altrimenti anche
n
n=1
convergerebbe assolutamente, contraddicendo quanto affermato in precedenza. Essendo
n=1
in
X
e
| cos n| 1, | sin n| 1, si ha che cos2 n | cos n|, sin2 n | sin n|. Per le formule di
bisezione si ha che
| cos n|
cos2 n
1 + cos (2n)
1
cos (2n)
=
=
+
,
n
n
2n
2n
2n
| sin n|
sin2 n
1 cos (2n)
1
cos (2n)
=
=
.
n
n
2n
2n
2n
161
4 Serie complesse
X
| cos n|
X
| sin n|
n=1
1
cos (2n)
+
,
2n
2n
Osserviamo che anche
X
cos 2n
n=1
2n
i2n
X
e
n=1
2n
1
cos (2n)
.
2n
2n
X
1
n=1
2n
ei2n
2n .
X
cos n
n=1
X
sin n
n=1
non
162
Appendice E
Limiti di successioni
(1.1) Definizione
Diciamo che (an ) ha limite l per n che tende a + se per ogni intorno I(l) di
l esiste n0 N tale che per ogni n n0 si ha che an I(l).
In tal caso scriviamo
lim an = l
n+
o pi`
u semplicemente
lim an = l.
n
In particolare se l R si ha
lim an = l
n
> 0 n0 N: n N con n n0
mentre se l = + (risp. l = )
lim an = + ()
n
b R n0 N: n N con n n0
si ha che an > b (an < b).
163
164
(1.2) Osservazione Poiche il limite di successione altro non `e che il limite di funzione
per la variabile che tende a +, per esso valgono tutti i teoremi e le considerazioni fatti
per i limiti di funzione di una variabile reale. Pi`
u precisamente valgono:
1) il Teorema di unicit`
a del limite;
2) il Teorema della limitatezza locale;
3) il Teorema della permanenza del segno e le sue conseguenze;
4) lalgebra dei limiti (somma, prodotto, quoziente e composizione);
5) i teoremi del confronto e loro conseguenze;
6) il teorema sui limiti delle successioni monotone.
Inoltre anche per i limiti di successione si introducono le stesse forme indeterminate e si
hanno i seguenti limiti notevoli:
1) lim
2) lim
3) lim
nk = 1, per ogni k R.
n! = +.
4) lim 1 +
n
5) lim
n
a
n
n
= ea , per ogni a R.
logp n
= 0, per ogni p, k R con k > 0.
nk
165
6) lim
n
nk
= 0, per ogni k, a R con a > 1.
an
8) lim
an
= 0, per ogni a R.
n!
9) lim
n!
= 0.
nn
Formula di Stirling
(1.3) Definizione
n! nn en 2n,
n +.
`
e una sottosuccessione (o successione estratta) di (an ) se bn = a(n) , dove
: N N `e una successione strettamente crescente.
Usualmente una sottosuccessione di (an ) si denota con (ank ).
Una sottosuccessione di una successione (an ) `e quindi una successione i cui termini
sono selezionati tra quelli della successione di partenza, in modo che se un elemento `e
selezionato, allora i successivi sono selezionati fra quelli che hanno un indice maggiore
di questultimo.
(1.4) Teorema
(1.5) Teorema
limitata.
Allora (an ) ammette almeno una sottosuccessione convergente.
166
(1.6)
Teorema
(Criterio
del
rapporto
per
le
successioni)
` necessario ricorrere ad
(1.7) Osservazione Se l = 1 NON si pu`
o concludere nulla. E
un altro metodo per calcolare lim an .
n
(1.8) Teorema
` necessario ricorrere ad
(1.9) Osservazione Se l = 1 NON si pu`
o concludere nulla. E
un altro metodo per calcolare lim an .
n
Allora lim n an = l.
n
Capitolo 7
Successioni di funzioni
Nel seguito considereremo m N, m 1.
Introduciamo le nozioni per le funzioni reali. In modo del tutto analogo si introducono
per le funzioni complesse.
(1.1) Definizione
da in R e f : R.
Diciamo che (fn ) converge puntualmente a f in se
x :
168
(1.2) Definizione
lim kfn f k = 0,
n
169
f +
fn
f
f
0 se 0 x < 1
1 se x = 1.
0 se 0 x < 1
1 se x = 1.
n x[0,1]
xn
se 0 x < 1
se x = 1.
x[0,1)
170
[0, 1]. Questo fatto `e ben visibile anche graficamente. Infatti, in un intorno sinistro del
punto x = 1 non `e vero che per ogni > 0 il grafico delle funzioni fn `e definitivamente
contenuto fra quello delle funzioni f e f + ,
y
fn
n x[0,a]
171
e quindi (fn ) converge uniformemente a f su [0, a]. Questo fatto `e ben visibile anche graficamente. Infatti, per ogni > 0 il grafico delle funzioni fn `e definitivamente
contenuto fra quello delle funzioni f e f + ,
y
f2 (x) = x2
f5 (x) = x5
x
a = 0, 75
(1.8) Proposizione
172
+ + = .
3 3 3
0 se 0 x < 1
1 se x = 1.
f (x) dx =
b
fn (x) dx.
Z
Z b
b
fn (x) dx
f (x) dx < .
a
a
173
Sia > 0. Poiche (fn ) converge uniformemente a f in [a, b], esiste n0 N tale che per
ba .
Z
Z
Z
Z b
b
b
b
fn (x) dx
f (x) dx = (fn (x) f (x)) dx
|fn (x) f (x)| dx
a
a
a
a
Pertanto
lim
n
(2.2) Teorema
fn (x) =
(b a) = .
ba
f (x) dx.
fn (x) = fn (x0 ) +
x
x0
G(x) = f (x0 ) +
g(t) dt.
x0
174
Poiche per lipotesi ii) (fn0 ) converge uniformemente a g su [a, b], esiste n1 N, n1
4(ba) .
x0
x0
fn0 (t) dt
f (x0 )
x0
g(t) dt
x0
+
(b a) = + = .
4 4(b a)
4 4
2
Similmente per ogni n n1 e per ogni x [a, b] con x < x0 si ha che |fn (x) G(x)| < 2 .
Quindi per ogni n n1 e per ogni x [a, b] si ha che |fn (x) G(x)| < 2 . Ne segue che
per ogni n n1
kfn Gk = sup |fn (x) G(x)|
x[a,b]
< .
2
Quindi (fn ) converge uniformemente a G su [a, b]. In particolare (fn ) converge puntualmente a G su [a, b]. Poiche per lipotesi i) (fn ) converge puntualmente a f su I, per il
Teorema di unicit`
a del limite si ha che G = f su [a, b]. Quindi si ha che
x [a, b] :
f (x) = f (x0 ) +
g(t) dt.
x0
Per il Teorema fondamentale del calcolo integrale si ha che f `e derivabile in [a, b] con
f 0 (x) = g(x) per ogni x [a, b]. In particolare f `e derivabile in x0 con derivata continua
e f 0 (x0 ) = g(x0 ). Per larbitrariet`
a di x0 si ha la tesi.
175
Siano R
xx0
lim
xx0
lim fn (x) .
xx0
.
3
2
+ = .
3 3
3
n1 n0 , tale che per per ogni n N con n n1 si ha |ln l| < 3 . In particolare per
n = n1 si ha |ln1 l| < 3 . Poiche fn1 (x) ln1 per x x0 , esiste > 0 tale che per ogni
1
Uno spazio normato `e completo se ogni successione di Cauchy in questo spazio `e convergente (vedi
Appendice F).
176
x con 0 < |x x0 | < si ha |fn1 (x) ln1 | < 3 . Quindi, applicando (3.2) si ha che
per ogni x con 0 < |x x0 | <
|f (x) l| |f (x) fn1 (x)| + |fn1 (x) ln1 | + |ln1 l| <
Ne segue che f (x) l per x x0 , da cui la tesi.
+ + = .
3 3 3
Capitolo 8
Serie di funzioni
Nel seguito considereremo m N, m 1.
Introduciamo le nozioni per le funzioni reali. In modo del tutto analogo si introducono
per le funzioni complesse.
(1.1) Definizione
da in R.
Si chiama serie di fn la scrittura formale
fn (x).
n=0
n
X
k=0
n 1.
n=0
177
178
n=0
n=0
n=0
converge puntualmente in .
Fissato x , la serie
|fn (x)|
n=0
(1.2) Definizione
n=0
n=0
la serie numerica
n=0
kfn k ,
179
fn (x):
n=0
Convergenza totale
w
w
Convergenza assoluta = 1
Dimostrazione. Se
convergenza assoluta
n=0
Convergenza uniforme
w
w
Convergenza puntuale
n=0
x :
Se
X
X
fn (x)
|fn (x)|.
n=0
n=0
n=0
n=0
n=0
n=0
n=0
n=0
n=0
n=0
kfn k
n=0
n=0
(1.5)
x :
X
X
fn (x)
|fn (x)|.
n=0
Vale pi`
u in generale anche per funzioni non limitate.
n=0
180
Siano Sn (x) =
n
X
k=0
fk (x) la
k=0
X
X
X
|Sn (x) f (x)| =
fk (x)
fk (x) =
fk (x)
x
k=0
k=0
k=n+1
(1.5)
k=n+1
|fk (x)|
k=n+1
|fk (x)|kfk k
Ne segue che
Poiche
k=0
lim
n
kfk k .
kfk k .
kfk k
k=n+1
k=n+1
kfk k = lim
n
k=0
kfk k
n
X
k=0
kfk k
k=0
k=0
kfk k = 0.
n=0
n=0
(1.7) Osservazione Fra convergenza uniforme e convergenza assoluta non c`e alcuna
implicazione. Questo significa che esistono serie che convergono uniformemente ma non
assolutamente e serie che convergono assolutamente ma non uniformemente.
Per esempio, la serie di funzioni costanti fn (x) =
(1)n
n
converge uniformemente
181
X
(1)n
n=1
n=1
Quindi
X
(1)n X
1
|fn (x)| =
=
n
n
n=1
`e divergente.
n=1
n=1
n=1
` una serie di funzioni continue su R. Per ogni n 1 poniamo fn (x) = arctan (nx)
E
arctan [(n 1)x].
Osserviamo che la serie data `e telescopica. Consideriamo inizialmente la convergenza
puntuale. La somma parziale n-esima della serie `e
Sn (x) =
n
X
n
X
fk (x) =
k=1
k=1
se x < 0
se x = 0
se x > 0.
n=1
|fn (x)| =
n=1
n=1
se x = 0
se x 6= 0
= |f (x)|.
182
Mn sia convergente.
n=0
Allora
n=0
Poiche
n=0
n=0
n=0
1.1
(1.10) Teorema
Supponiamo che
fn (x) converga
n=0
f (x) dx =
bX
a n=0
fn (x) dx =
Z
X
n=0 a
fn (x) dx.
183
(1.11) Teorema
n=0
ii)
n=0
f (x) = D
n=0
fn (x)
Dfn (x),
n=0
184
Serie di funzioni
Serie numeriche
Serie di potenze
Serie di Taylor
e di McLaurin
Serie di Fourier
185
1.2
(1.13) Teorema
n=0
Allora
n=0
lim
xx0
n=0
fn (x)
X
n=0
lim fn (x) .
xx0
Dimostrazione. Si applica il Teorema sullo scambio di ordine nei limiti alla successione
delle somme parziali (Sn ) della serie di fn (vedi Teorema (3.1) del Capitolo 7).
186
Serie di potenze
Introduciamo le serie di potenze reali. Per quelle complesse si veda pag. 213.
(2.1) Definizione
n=0
an (x x0 )n ,
n=0
R = sup t R :
an (x x0 )n lentit`
a
an t `e convergente .
n=0
n=0
an (x x0 )n
=
x
t=xx0
an tn .
n=0
n=0
(sullinsieme di convergenza)
an xn converge solo in x = 0;
n=0
n=0
tervallo (R, R) e uniformemente in ogni intervallo [k, k], con 0 < k <
R;
iii) se R = +, allora la serie
an xn converge assolutamente in R e
n=0
187
2 Serie di potenze
R = sup t R :
esiste |x| < x1 < R tale che
an t `e convergente ,
n=0
n=0
an xn
n=0
n=0
[k, k].
(2.3) Teorema
n=0
n=0
converge uniformemente in ogni intervallo [k, R] (risp. [R, k]), con 0 < k < R.
In particolare, se converge in x = R, allora converge uniformemente in [R, R].
Per la dimostrazione si veda pag. 199.
(2.4) Esempio Consideriamo la serie di potenze
X
xn
. Determiniamo il raggio di
n
convergenza. Al momento non abbiamo strumenti per determinare il raggio di convern=0
genza e quindi dobbiamo ricorrere alla definizione. Vedremo in seguito alcuni modi per
determinarlo (Teoremi (2.6) e (2.8)).
Sia x R. Si ha che
n=0
n
x
|x|n .
n
confronto la serie di potenze converge in ogni x con |x| < 1. Consideriamo ora x con
188
|x| 1. Si ha che
x=1
X
xn
n=0
x = 1
|x| > 1
X
xn
n=0
xn
=
lim
n n
X
1
n=0
X
(1)n
n=0
se x > 1
se x < 1
diverge;
converge;
X
xn
n=0
non converge.
Quindi
(
xR:
X
xn
n=0
`e convergente
= [1, 1).
n=0
f (x) =
an xn
n=0
`e continua in x0 .
Se il raggio di convergenza della serie `e R = 0, allora x0 = 0, I = {0} e la tesi `e
ovvia. Sia quindi R (0, +]. Se x0 = 0, essendo R > 0 la serie di potenze converge
uniformemente in [k, k] per ogni 0 < k < R. Poiche le funzioni fn (x) = an xn sono
continue su I, quindi anche su [k, k], per la Proposizione (1.6) f `e continua su [k, k],
quindi anche in x0 = 0. Supponiamo che x0 > 0 (analogamente se x0 < 0). Le funzioni
fn (x) = an xn sono continue su I, quindi anche su [0, x0 ]. Per i Teoremi (2.2) e (2.3) la
serie converge uniformemente in [0, x0 ]. Per la Proposizione (1.6) f `e continua in [0, x0 ]
e in particolare in x0 . Per larbitrariet`
a di x0 si ha la tesi.
189
2 Serie di potenze
(2.6) Teorema
an xn una
n=0
lim
n
R=
se l = 0
se 0 < l < +
se l = +.
n=0
lim
n
q
n
q
n
|an xn | = lim
n
|an | |x| =
n=0
|an xn |. Si ha che
se l = 0
se 0 < l < +
l|x|
+ se l = +.
n
xR:
an x `e convergente
n=0
an xn converge
n=0
=R
1
l,
allora
n=0
an xn converge assolutamente e di
n=0
n=0
in qualche x con |x| > 1l , allora il raggio di convergenza della serie sarebbe R |x| >
1
l
e quindi per il Teorema (2.2) la serie convergerebbe assolutamente in (R, R). Quindi
convergerebbe assolutamente in qualche t con |t| >
1
l,
1 1
,
l l
xR:
n=0
an x `e convergente
1 1
,
.
l l
190
Quindi
1 1
sup ,
l l
|
{z
= 1l
sup x R :
an x `e convergente
n=0
{z
=R
n=0
1 1
sup ,
.
l l
{z
= 1l
an xn
n=0
xR:
an x `e convergente
n=0
= {0}
q
n
(2.8) Teorema
an xn una serie di
n=0
R=
se l = 0
se 0 < l < +
se l = +.
n=0
a
n+1
an+1
n+1 x
|x| = l|x|
lim
= lim
n
n
an xn
an
|an xn |. Si ha che
se l = 0
se 0 < l < +
+ se l = +.
191
2 Serie di potenze
Da qui in poi la dimostrazione procede in modo del tutto identico a quella del Teorema
della radice.
an+1
, allora NON possiamo concludere nulla
(2.9) Osservazione Se non esiste lim
n
a
n
`
sul raggio di convergenza della serie di potenze utilizzando il Teorema del rapporto. E
necessario ricorrere ad un altro metodo per determinarlo.
(2n + 3n ) xn . Determiniamo il
n=0
n 2
+ 1 = 3.
lim n 2n + 3n = lim 3
n
n
3n
1
3.
converge assolutamente in 13 , 13 .
x=
1
3
1
3
lim
n
2n + 3n
= 1 6= 0
3n
lim(1)n
2n + 3n
6
3n
X
2n + 3n
n=0
(1)n
n=0
3n
diverge;
2n + 3n
non converge.
3n
n=0
n=0
13 , 13
e uni-
n! xn . Determiniamo il raggio di
(n + 1)!
(n + 1) n!
= lim
= lim(n + 1) = +.
n
n
n!
n!
192
X
2n
xn . Determiniamo il raggio
n!
n=0
n
di convergenza. Proviamo ad applicare il Teorema del rapporto. Posto an = 2n! , si ha
(2.13) Esempio Consideriamo la serie di potenze
che
lim
n
an+1
2n+1
2 2n
2
n!
n!
= lim
n = lim
n = lim
= 0.
n (n + 1)! 2
n (n + 1) n! 2
n n+1
an
X
2n n
x converge assolutamente su tutto R e uniformemente su [k, k], per
di potenze
n!
n=0
ogni k > 0.
(2.14) Osservazione Sia x0 R e consideriamo la serie di potenze
n=0
an (x x0 )n .
n=0
an (x x0 )n converge solo in x0 ;
n=0
(x0 R, x0 + R) e uniformemente in ogni intervallo [a, b], con x0 R < a < b <
x0 + R;
iii) se R = +, la serie
n=0
n=0
an (x x0 )n converge anche in
Suggerimento
Nelle applicazioni, data la serie di potenze
n=0
193
2 Serie di potenze
n=0
1
` una
(x 1)n . E
n log (n + 1)
2
n=1
serie di potenze centrata in x0 = 1. Posto t = x 1 si ha che
X
1
1
n
(x
1)
=
tn
n
n
2
log
(n
+
1)
2
log
(n
+
1)
n=1
n=1
lim
n
s
n
1
1
1
= lim p
= .
n 2 n log (n + 1)
2n log (n + 1)
2
X
1
potenze
tn converge assolutamente in (2, 2).
n
2
log
(n
+
1)
n=1
Consideriamo ora t = 2. Si ha che
t=2
Essendo
1
log (n+1)
>
1
n+1 ,
1
.
log (n + 1)
n=1
t = 2
(1)n
.
log (n + 1)
n=1
Per il Criterio di Leibniz questa serie converge. Quindi la serie di potenze centrata
X
1
tn , converge puntualmente in [2, 2) e, per il Teorema di Abel,
in 0,
n
2
log
(n
+
1)
n=1
uniformemente in [2, k] per ogni 0 < k < 2.
1
(x 1)n converge puntuallog
(n
+
1)
n=1
mente in [1, 3) e uniformemente in [1, b] con 1 < b < 3.
Essendo x = t + 1, si ha che la serie
2n
194
2.1
(2.16) Teorema
n=0
an xn e
bn xn
n=0
n=0
min{R1 , R2 }.
(an + bn )xn =
n=0
Dimostrazione.
rie
an xn e
n=0
an xn +
n=0
bn xn .
n=0
Sia Rm = min{R1 , R2 }. Se x R con |x| < Rm , allora le sebn xn convergono e quindi per lalgebra delle serie converge anche
n=0
n=0
(an + bn )x =
n=0
an x +
n=0
bn xn .
n=0
In particolare
(Rm , Rm )
xR:
n=0
n=0
R = sup x R :
(an + bn )x `e convergente
n=0
sup(Rm , Rm ) = Rm .
(an + bn )xn
n=0
an xn = (an + bn )xn bn xn ,
allora per lalgebra delle serie anche la serie
n=0
(an + bn )xn `e R R1 = Rm .
n=0
195
n=0
bn xn `e
n=0
(2.18) Teorema
e
an xn
n=0
n
n=0
cn xn , dove
n=0
cn =
n
X
ak bnk ,
k=0
cn x =
an x
n=0
n=0
bn x
n=0
n=0
an xn e
n=0
n
X
nk
(ak x )(bnk x
)=
k=0
n
X
ak bnk xn = cn xn ,
k=0
cn xn converge. In particolare
n=0
(Rm , Rm )
xR:
n=0
cn x `e convergente .
196
cn xn `e tale che
n=0
R = sup x R :
cn xn `e convergente
n=0
sup(Rm , Rm ) = Rm .
Infine, sempre per il Teorema di Mertens sul prodotto di serie, si ha che se x R con
|x| < Rm , allora
cn xn =
n=0
n=0
2.2
an xn
bn xn .
n=0
(2.19) Teorema
potenze) Siano
convergenza.
n=0
n=1
che
x (R, R) :
an x
n=0
D (an xn ) =
n=0
nan xn1 ,
n=1
n=1
nan xn1 .
n=1
Se fosse R1 > R, allora esisterebbe x R con R < |x| < R1 tale che la serie
nan xn1 convergerebbe assolutamente. Poiche |an xn1 | |nan xn1 | per ogni n 1,
n=1
n=1
X
X
n1
|an x | =
|an xn1 |,
an1 x
= |x|
n
n=2
n=0
n=1
197
Se fosse R1 < R, allora esisterebbe x R con R1 < |x| < R tale che la serie
convergerebbe assolutamente. Sia t R tale che |x| < t < R. Quindi anche
convergerebbe assolutamente. Poiche
|x|
lim(n + 1)
n
t
n
|x|
|(n + 1)an+1 x | = (n + 1)
t
Essendo
n=1
n=0
an tn
n=0
|x| n
t
. Allora
tX
|a
tn+1 ,
n=0 t n+1|
|an tn | =
n
an xn
= 0,
(n + 1)an+1 xn =
n=0
n=1
an xn , si ha che
n=0
x (R, R) :
an xn
n=0
D (an xn ) =
n=0
nan xn1 .
n=1
(2.20) Teorema
potenze) Siano
n=0
convergenza.
1
an xn+1 ha raggio di convergenza R e per
n
+
1
n=0
ogni x appartenente allintervallo di convergenza si ha che
Allora anche la serie di potenze
x
0
n=0
an t
dt =
Z
X
n=0
Dimostrazione. Poiche an xn = D
an t dt =
1
n+1
n+1 an+1 x
1
an xn+1 .
n
+
1
n=0
X
1
an xn+1 `e R. Inoltre, per ogni x appartenente allintervallo di convergenza,
n
+
1
n=0
198
la serie di potenze
n=0
n=0
allintervallo di convergenza
Z
n=0
an t
dt =
Z
X
n=0
an t dt =
1
an xn+1 .
n
+
1
n=0
199
2.3
(2.3) Teorema
n=0
n=0
converge uniformemente in ogni intervallo [k, R] (risp. [R, k]), con 0 < k < R.
In particolare, se converge in x = R, allora converge uniformemente in [R, R].
Dimostrazione. Consideriamo il caso in cui la serie converge in x = R (analogamente
si procede nellaltro caso). Sia Sn (x) =
n
X
k=0
kSn+p Sn k < ,
n+p
n+p
k
X
X
x
|Sn+p (x)Sn (x)| =
ak xk =
ak Rk
R
k=n+1
k=n+1
Poniamo b0 = c0 = 0 e
j = 1, . . . , n :
Osserviamo che
bj =
p
X
j=1
x
R
n+j
bj j = bp cp
=
x
j=kn
p
n+j
X
x
.
an+j Rn+j
R
j=1
j = an+j Rn+j ,
cj =
j
X
m .
m=1
p
X
j=1
200
Poiche
p
X
j=1
si ottiene che
p
X
bj j +
j=1
p
X
j=1
p
X
j=1
j=1
Essendo bj =
x n+j
,
R
p
X
bj j = bp cp
j=1
j = an+j Rn+j e
j
X
cj =
j
X
m =
m=1
m=1
an+j Rn+j
j=1
x
R
n+p
x
R
n+j
p
X
x
j=1
n+j
x
R
n+j1 !
|
x
R
n+p
{z
<1
p
n+j
X
x
|Sn+p (x) Sn (x)| =
an+j Rn+j
R
j=1
{z
<
< 1 +
Poiche
j=1
n+j1
p
X
x
x
R
n
x
R
n+1
x
R
n+1
x
R
j=1
n+j1
p
X
x
j=1
n+j1
p
X
x
n
x
R
x
R
n+j !
.
x
R
n+j !
n+2
x
R
n+j !
x
R
2,
{z
<
x
+
R
n+p
n+p1
x
R
n+p
201
3
Uno spazio normato `e completo se ogni successione di Cauchy in questo spazio `e convergente (vedi
Appendice F).
3
Si osservi che
sup
x[k,R]
max
sup , sup
x[k,k] x[0,R]
202
2.4
Serie di Taylor
(2.21) Definizione
X
1
n!
n=0
dove f (n) (x0 ) `e la derivata n-esima di f in x0 (con la convenzione che f (0) (x0 ) =
f (x0 )).
Se x0 = 0 la serie di Taylor `e anche detta serie di McLaurin.
1 (n)
f (x0 )(x x0 )n + o ((x x0 )n ) ,
n!
dove
n
X
1
k!
k=0
x x0
x x0 ,
n
X
1
polinomio.
Poiche la serie di Taylor appare come una generalizzazione dello sviluppo di Taylor,
`e lecito chiedersi se la serie di Taylor della funzione f converge a f , cio`e se per ogni x
appartenente allintervallo di convergenza della serie di Taylor di f si ha che
f (x) =
X
1
n!
n=0
e x2
se x 6= 0
se x = 0.
Si prova facilmente che questa funzione `e di classe C su R con f (n) (0) = 0 per ogni
n N. Quindi la serie di McLaurin di f `e
x R :
X
1
n!
n=0
f (n) (0)xn = 0.
203
Ne segue che
x 6= 0 :
f (x) 6=
X
1
n!
n=0
f (n) (0)xn .
(2.23) Definizione
f (x) =
X
1
n!
n=0
Diciamo che f `
e analitica in I se f `e analitica in ogni x0 I.
La funzione dellesempio precedente non `e analitica in 0.
(2.24) Esempio La funzione f (x) =
1
1x
n!
(1 x)n+1
X
1
n!
n=0
f (n) (0)xn =
xn
n=0
che essendo una serie geometrica con ragione x converge se e solo se x (1, 1), e in tal
caso
x (1, 1) :
(2.25) Teorema
xn =
n=0
1
= f (x).
1x
x (x0 , x0 + ) :
|f (n) (x)| M.
Allora f `e analitica in x0 .
Dimostrazione. Proviamo che esiste > 0 tale che per ogni n N e per ogni x
(x0 , x0 + )
(2.26)
|f (n) (x)|
n!
.
n
204
Poiche lim
n
n!
= +, esiste n0 N tale che per ogni n > n0 si ha
n
C = min
n!
: n = 0, . . . , n0 ,
n
= min{C, 1},
n!
n
1. Poniamo
M
.
Poiche
n!
,
n
n N,
M
M n!
n!
n = n.
Pn (x) =
k!
k=0
Sia x (x0 , x0 + ). Per la Formula di Taylor con il resto di Lagrange, per ogni
n N esiste tn compreso fra x0 e x (non necessariamente in questo ordine) tale che
f (x) Pn (x) =
1
f (n+1) (tn )(x x0 )n+1 .
(n + 1)!
Quindi
|f (x) Pn (x)| =
per (2.26)
1
(n+1)
(tn ) |x x0 |n+1
f
(n + 1)!
1
(n + 1)!
|x x0 |
n+1 |x x0 |n+1 =
(n + 1)!
|xx0 |
n+1
< 1 e di conseguenza
|x x0 |
lim
n
n+1
= 0.
Per il Secondo criterio del confronto (sui limiti) si ha che per ogni x (x0 , x0 + )
lim |f (x) Pn (x)| = 0,
n
205
(2.27) Teorema
Sia
n=0
n=0
an xn .
n=0
ex =
X
1
n!
n=0
xn .
x (x0 , x0 + ),
(n)
f (x) = ex ex0 + .
f (x) = ex =
X
1
n!
n=0
f (n) (x0 ) (x x0 )n =
X
1
n!
n=0
ex0 (x x0 )n .
In particolare per x0 = 0 si ha
x R :
ex =
X
1
n!
n=0
xn .
Ne segue che,
x=1
X
1
n!
n=0
= e,
x = 1
X
(1)n
n=0
n!
1
= .
e
206
2) Si ha che
x R :
sin x =
(1)n
x2n+1 .
(2n
+
1)!
n=0
(n)
(x) =
(1)k sin x
se n = 2k
(1)k cos x
se n = 2k + 1.
Quindi |f (n) (x)| 1 per ogni n e per ogni x R. Per il Teorema (2.25) f `e
(n)
(0) =
se n = 2k
(1)k
se n = 2k + 1.
Quindi
x R :
f (x) = sin x =
X
1
n=0
n!
(n)
3) Si ha che
x R :
cos x =
(n)
(x) =
(0) x =
X
(1)n
(2n)!
n=0
C su
(1)n
x2n+1 .
(2n
+
1)!
n=0
x2n .
R e per ogni n N e x R si
(1)k cos x
se n = 2k
(1)k+1 sin x
se n = 2k + 1.
Quindi |f (n) (x)| 1 per ogni n e per ogni x R. Per il Teorema (2.25) f `e
(1)k
se n = 2k
se n = 2k + 1.
Quindi
x R :
f (x) = cos x =
X
1
n!
n=0
4) Si ha che
x R :
sinh x =
X
(1)n
n=0
(2n)!
1
x2n+1 .
(2n
+
1)!
n=0
X
1
n=0
f (n) (0) xn =
n!
X
(1)n
n=0
n!
x2n .
207
1X
1
(1)n
2 n=0 n!
n!
xn =
5) Si ha che
x R :
cosh x =
X
1
n=0
n!
1
x2n+1 .
(2n
+
1)!
n=0
1
x2n .
(2n)!
n=0
x +
X
(1)n
n=0
n!
1X
1
(1)n
=
+
2 n=0 n!
n!
xn =
1
x2n .
(2n)!
n=0
6) Si ha che
x (1, 1] :
log (1 + x) =
X
(1)n1
n=1
xn =
X
(1)n
n=0
n+1
xn+1 .
X
1
=
xn .
1 x n=0
Integrando termine a termine (vedi Teorema (2.20)) si ha che per ogni x (1, 1)
Z
Poiche
1
dt =
1t
xX
tn dt =
0 n=0
Z
X
tn dt =
n=0 0
1
dt = log (1 x), si ha che
1t
x (1, 1) :
log (1 x) =
1
xn+1 .
n
+
1
n=0
1
xn+1 .
n
+
1
n=0
1
xn+1 converge anche in
n
+
1
n=0
X
1
(1)n+1
xn+1 =
.
n+1
n+1
n=0
n=0
208
Poiche per lOsservazione (2.5) la somma g della serie `e continua in [1, 1), essendo
g(x) = log (1 x) per ogni x (1, 1), si ha che
g(1) =
lim
x(1)+
g(x) =
x(1)+
Quindi
x [1, 1) :
log (1 x) =
log (1 + x) =
X
(1)n
n=0
X
(1)n
n=1
n+1
X
(1)n1
n=1
7) Si ha che
x [1, 1] :
arctan x =
1
xn+1 .
n
+
1
n=0
X
(1)n1
xn+1 =
n=1
xn .
= log 2.
X
(1)n
2n + 1
n=0
x2n+1 .
X
1
=
xn
1 x n=0
x (1, 1) :
e sostituendo x2 al posto di x si ottiene
X
1
=
(1)n x2n .
1 + x2 n=0
x (1, 1) :
Integrando termine a termine (vedi Teorema (2.20)) si ha che per ogni x (1, 1)
Z
Poiche
1
dt =
1 + t2
Z
x
0
xX
n 2n
(1) t
dt =
0 n=0
Z
X
n 2n
(1) t
dt =
n=0 0
X
(1)n
2n + 1
n=0
x2n+1 .
1
dt = arctan x, si ha che
1 + t2
x (1, 1) :
arctan x =
X
(1)n
2n + 1
n=0
X
(1)n
n=0
2n + 1
x2n+1 .
X
(1)n
2n + 1
n=0
x2n+1 =
X
(1)n
n=0
2n + 1
209
Poiche per lOsservazione (2.5) la somma g della serie `e continua in [1, 1], essendo
g(x) = arctan x per ogni x (1, 1), si ha che
g(1) =
lim
x(1)+
g(x) =
lim
x(1)+
x1
Quindi
x [1, 1] :
arctan x =
X
(1)n
2n + 1
n=0
.
4
x2n+1 .
8) Si ha che
(1 + x) =
n=0
n
x ,
n
(1, 1)
(1, 1]
[1, 1]
se 1
se 1 < < 0
se 0, 6 N
se 0, N,
( 1) ( (n 1))
n!
se n N, n 1
se n = 0.
!
n
Consideriamo la serie di potenze
x e determiniamo il suo raggio di conn
n=0
vergenza. Consideriamo inizialmente 6 N. Utilizziamo il Teorema del rapporto.
Si ha che
n+1
n
( 1) ( (n 1))( n)
(n + 1)!
n!
=
( 1) ( (n 1))
( 1) ( (n 1))( n)
n!
= | n| .
=
(n + 1) n!
( 1) ( (n 1))
n+1
Quindi
lim
n
n+1
n
= lim
n
| n|
= 1.
n+1
X
n
converge assolutamente in (1, 1). Per ogni x (1, 1) sia g(x) =
x la
n
n=0
somma della serie. Derivando termine a termine (vedi Teorema (2.19)) si ha che
per ogni x (1, 1)
n1
g (x) =
n
x
.
n
n=1
210
n1 X
n1 X
n
n
x
=
n
x
+
n
x =
(1 + x)g (x) = (1 + x)
n
n
n
n=1
n=1
n=1
n
poiche per n = 0 si ha che n
x = 0, si ottiene
n
!
"
n X
n
=
(n + 1)
x +
n
x =
(n + 1)
+n
n
+
1
n
n
+
1
n
n=0
n=0
n=0
Osserviamo che
!#
xn .
(n + 1)
+n
=
n+1
n
= (n + 1)
( 1) ( (n 1))( n)
( 1) ( (n 1))
+n
=
(n + 1)!
n!
= (n + 1)
( 1) ( (n 1))( n)
( 1) ( (n 1))
+n
=
(n + 1) n!
n!
!
( 1) ( (n 1))
=
=
.
n
n!
Quindi
x (1, 1) :
(1 + x)g (x) =
n=0
n
x = g(x).
n
1
dg =
g
1
dx
1+x
cR
g(x) = c(1 + x) ,
c>0
c>0
c 6= 0.
c R.
211
Quindi la somma della serie `e una funzione della forma g(x) = c(1 + x) , per
qualche c R. Poiche per x = 0 la somma della serie `e g(0) = 1, si ottiene c = 1.
Quindi la somma della serie `e g(x) = (1 + x) , cio`e
x (1, 1) :
(1 + x) =
n=0
n
x .
n
Inoltre si dimostra che per certi 6 N la serie converge alla funzione somma
u precisamente si ha che
g(x) = (1 + x) anche per x = 1 e/o per x = 1. Pi`
x
(1, 1)
se 1
(1, 1]
se 1 < < 0
[1, 1]
se 0, 6 N.
in serie di McLaurin di
Se = m N, allora
n m + 1 :
m
=
n
m(m 1) (m (n 1))
= 0.
n!
n
Quindi la serie
x ha solo un numero finito di termini non nulli. Pi`
u
n
n=0
precisamente si ha che
n=0
m
n X
n
m 2
x =
x = 1 + mx +
x + + m xm1 + xm = (1 + x)m
n
n
2
n=0
n=2
2n
1
.
n(n 1)
xn
. Per x = 12 si ottiene la serie numerica di
n(n
1)
n=2
partenza. Si vede facilmente che il raggio di convergenza di questa serie `e R = 1 e che
Consideriamo la serie di potenze
212
tn1 dt,
X
xn
1
=
n(n
1)
n
1
n=2
n=2
tn1 dt =
xX
1 n1
t
dt =
n
1
n=2
xX
xX
(1)n2
(t)n1 dt =
x
n
n=2
(1)k1
(t)k dt =
k
k=1
|
= t log (1 t)
{z
=log (1t)
k=n1
log (1 t) dt =
t
dt = x log (1 x) +
1t
h
ix
= x log (1 x) + t + log |1 t|
x
1
1t
dt =
1
2
(1 x) log (1 x) + x
se 1 x < 1,
se x = 1.
si ottiene
n=2
1
2n n(n
1
= (1 log 2).
1)
2
213
2.5
Le serie di potenze possono essere introdotte in modo del tutto analogo anche nel campo
n=0
an (z z0 )n ,
n=0
R = sup |z| :
an (z z0 )n lentit`
a
an z n `e convergente .
n=0
n=0
(sullinsieme di convergenza)
an z n converge solo in z = 0;
n=0
n=0
n=0
214
215
3 Serie di Fourier
Serie di Fourier
(3.1) Definizione
(3.2) Proposizione
T
k;
f (x) dx =
0
a+T
f (x) dx =
f (x + a) dx.
0
216
(3.3) Definizione
X
an cos nx + bn sin nx ,
n=1
1
f (x) dx,
2
Z
1
an =
f (x) cos nx dx,
Z
1
bn =
f (x) sin nx dx.
a0 =
n 1 :
n 1 :
Si osserva che
f pari =
bn = 0 per ogni n 1,
f dispari =
an = 0 per ogni n 0.
X
n=1
2n
2n
x + bn sin
x
an cos
T
T
n 1 :
1 T
f (x) dx,
T 0
Z
2 T
2n
f (x) cos
x dx,
an =
T 0
T
n 1 :
2
bn =
T
2n
f (x) sin
x dx.
T
Poiche le funzioni f (x), cos x e sin x sono integrabili in [, ] (risp. in [0, T ]),
anche f (x) cos x e f (x) sin x sono integrabili4 in [, ] (risp. in [0, T ]) e quindi
217
3 Serie di Fourier
a0 , an , bn R, per ogni n 1.
(3.5) Esempio Sia f : R R la funzione ottenuta prolungando per periodicit`a a
3 x
an cos nx,
n=1
dove
a0 =
1
2
f (x) dx =
x dx =
e per ogni n 1
an =
f (x) cos nx dx =
x cos nx dx =
=
=
1
x sin nx
n
0
2
1
cos nx
n
n
2
[(1)n 1] =
n2
sin nx dx =
0
2
[cos n 1] =
n2
se n = 2m,
4
(2m+1)2
se n = 2m + 1,
m N.
4 X
1
Si ricorda che se f e g sono integrabili in [a, b], allora anche f g `e integrabile in [a, b]. Infatti,
1
f (x)g(x) =
(f (x) + g(x))2 (f (x) g(x))2 .
4
218
4 X
1
3) la convergenza `e uniforme?
1
1
cos
[(2n
+
1)x]
.
(2n + 1)2
(2n + 1)2
(3.7)
1
converge, per il Criterio di Weierstrass la serie di Fourier
(2n + 1)2
n=1
converge totalmente, e quindi anche uniformemente, assolutamente e puntualmente su
Poiche la serie
R. Quindi in questo caso abbiamo risposto a due delle tre domande che ci siamo posti.
Nel prossimo paragrafo, vedremo che sotto opportune ipotesi `e possibile rispondere anche
alla domanda 2) e, pi`
u precisamente, `e possibile determinare la somma della serie (per
la serie di Fourier in questione si veda lOsservazione (3.19)).
219
3 Serie di Fourier
(3.8) Definizione
integrabile nellintervallo [, ] e n N, n 1.
Si chiama polinomio trigonometrico di grado n associato a f la funzione
Pn (x) = a0 +
n
X
ak cos kx + bk sin kx
k=1
n
2
a2n + b2n .
an
b
n
b
bn
Figura 8.2: Fase dellarmonica.
Evidentemente si ha che
an = n sin n ,
bn = n cos n .
X
n=1
an cos nx + bn sin nx = a0 +
= a0 +
n=1
n=1
n sin (nx + n )
220
che `e lespressione della serie di Fourier di f in termini di ampiezza e fase delle singole
armoniche.
Convergenza della serie di Fourier
In virt`
u della propriet`
a b) della Proposizione (3.2) possiamo considerare solo le funzioni
periodiche di periodo 2 ed enunciare i risultati per queste funzioni. Infatti, se f `e
periodica di periodo T 6= 0, allora la funzione g(x) = f
T
2 x
`e periodica di periodo 2.
se x < 0
se x = 0 `e continua a
se x < 0
(3.13) Teorema
Pn (x) = a0 +
ak cos kx + bk sin kx
k=1
|f (x) Pn (x)| dx =
|f (x)|2 dx 2a20
n
X
a2k + b2k .
k=1
221
3 Serie di Fourier
(3.14) Osservazione Nel Teorema precedente, essendo f continua a tratti nellintervallo [, ], risulta che f `e integrabile in [, ], e quindi sono ben definiti i coefficienti
di Fourier di f e di conseguenza anche il polinomio trigonometrico Pn associato a f . Inoltre, si dimostra che fra tutti i polinomi trigonometrici di grado minore o uguale a n, il
polinomio trigonometrico Pn (x) = a0 +
n
X
k=1
n
X
k=1
0 , k , k R), allora
Z
|f (x) Pn (x)|2 dx
n
X
ak cos kx + bk sin kx
k=1
|f (x) Pn (x)|2 dx = 0.
Inoltre si ha che
Z
|f (x)|2 dx = 2a20 +
X
a2n + b2n .
n=1
Identit`
a di Parseval
n=1
lim an = lim bn = 0.
n
222
Lidentit`
a di Parseval si pu`
o anche scrivere nel seguente modo:
1
2
|f (x)|2 dx = a20 +
X
a2n + b2n
n=1
Il primo membro rappresenta lenergia del segnale f mentre il termine generale della
serie a secondo membro rappresenta lenergia della n-esima armonica. La formula stabilisce che lenergia del segnale f `e data dalla somma delle energie delle singole
armoniche.
(Convergenza puntuale) Siano f : R R una funzione
(3.17) Teorema
f (x) f (x
0)
R,
x x0
f (x+
0 ) = lim+
f (x) f (x+
0)
R,
x x0
xx0
xx0
+
dove f (x
0 ) = lim f (x) e f (x0 ) = lim f (x).
xx
0
xx+
0
1
+
f (x
)
+
f
(x
)
.
0
0
2
Inoltre, se f `e anche continua in x0 , allora la serie di Fourier di f calcolata in x0
converge a f (x0 ).
(3.18) Osservazione Se f `e derivabile da destra (risp. sinistra) in x0 , allora esiste la
pseudo derivata destra (risp. sinistra) e coincide con la derivata destra (risp. sinistra) di
f in x0 . In particolare, se f `e derivabile in x0 , allora esistono le pseudo derivate destra
e sinistra e coincidono con la derivata di f in x0 .
(3.19) Osservazione Abbiamo osservato in precedenza (vedi Osservazione (3.6)) che
la serie di Fourier della funzione f : R R ottenuta prolungando per periodicit`
a a tutto
4 X
1
xx
k
f (x) f (xk )
= 1,
x xk
D+ f (xk ) = lim
xx+
k
f (x) f (xk )
= 1;
x xk
223
3 Serie di Fourier
xx
k
f (x) f (xk )
f (x) f (xk )
= 1, D+ f (xk ) = lim
= 1.
+
x xk
x xk
xxk
Allora in ogni x R sono soddisfatte le ipotesi del Teorema (3.17), ed essendo f continua
su R, si ha che per ogni x R la serie di Fourier di f in x converge a f (x). Quindi
x R :
f (x) =
4 X
1
(3.20) Teorema
4 X
1
1
2
.
=
(2n + 1)2
8
n=0
sua somma, che per quanto visto in precedenza `e proprio f , su tutto R, in accordo con
quanto gi`
a provato nellOsservazione (3.6).
(3.22) Osservazione In base ai Teoremi (3.15), (3.17) e (3.20) le convergenze quadratica, puntuale e uniforme della serie di Fourier di una funzione f dipendono esclusiva` quindi possibile stabilirle a priori, senza
mente dalle caratteristiche della funzione f . E
determinare la serie di Fourier di f .
Per esempio, se f non `e continua su R, allora la serie di Fourier di f non converge
uniformemente a f su R.
224
3.1
Le serie di Fourier si possono introdurre in modo del tutto analogo anche per funzioni
complesse di una variabile reale.
Premettiamo la seguente
Sia f : [a, b] C una funzione. Quindi per ogni x [a, b]
(3.23) Definizione
f (x) dx =
Re (f ) (x) dx + i
Im (f ) (x) dx.
a
La nozione di serie di Fourier per una funzione complessa di una variabile reale
periodica di periodo 2 `e la stessa introdotta per le funzioni reali.
(3.24) Definizione
X
an cos nx + bn sin nx ,
n=1
n 1 :
n 1 :
1
a0 =
f (x) dx,
2
Z
1
an =
f (x) cos nx dx,
Z
1
bn =
f (x) sin nx dx.
Posto
c0 = a0 ,
n 1 :
n 1 :
essendo
cos nx =
einx + einx
,
2
1
cn = (an ibn ),
2
1
cn = (an + ibn ),
2
sin nx =
einx einx
,
2i
225
si ha che
a0 +
X
an cos nx + bn sin nx = c0 +
n=1
cn einx +
n=1
cn einx =
n=1
+
X
cn einx
n=
cn =
1
2
|f (x)|2 dx = 2
n=
|cn |2 ,
Si `e posto formalmente
1
X
n=
cn einx
=
x
k=n
X
k=1
ck eikx .
226
Appendice F
Spazi normati
(1.1) Definizione
|x| =
x21 + + x2n
`e una norma su Rn .
(1.3) Esempio Sia Rm non vuoto. Denotiamo con B() linsieme delle funzioni
f : R limitate. Osserviamo che B() `e uno spazio vettoriale su R.
La funzione k k : B() R definita da
f B() :
kf k = sup |f (x)|
x
228
(1.4) Definizione
una successione in V .
Diciamo che (vn ) `
e di Cauchy in V se per ogni > 0 esiste n0 N tale che per
ogni n, m n0 si ha kvn vm k < .
(1.5) Definizione
una successione in V e v V .
Diciamo che (vn ) converge a v in V (o che (vn ) `
e convergente a v in V ) se
lim kvn vk = 0.
n
(1.6) Proposizione
(1.7) Definizione
+ = .
2 2
Diciamo che V `
e completo (o di Banach) se ogni successione di Cauchy in V `e
convergente in V .