La Via Traiana - Raffaele Maria Luisa
La Via Traiana - Raffaele Maria Luisa
La Via Traiana - Raffaele Maria Luisa
Storia di Cerignola
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La via Traiana era stata voluta e costruita durante lImpero Romano nel II secolo
dopo Cristo durante il regno dellimperatore Traiano da cui avr il nome. Serviva a
permettere un collegamento rapido alle terre della Puglia, ed in particolare raggiungere
Brindisi, dove la strada terminava.
La sua costruzione sar frutto di un imponente lavoro, che una volta terminata sar
celebrato con monumenti importanti sia a Benevento da cui partiva, e dove oggi ancora
visibile larco trionfale, sia a Brindisi, dove per purtroppo il monumento celebrativo non
esiste pi.
La via Traiana entrava in Puglia dalla citt di Troia, per poi toccare Ordona e
Canosa, raggiungendo Ruvo di Puglia. Qui la strada si divideva in due percorsi
differenti. Un tratto faceva infatti una variante costiera e proseguiva lungo il litorale,
toccando Bitonto e raggiungendo Bari da cui continuava alla volta di Egnazia, un
tempo una delle citt pi importanti della costa adriatica, scomparsa in epoca medievale
ed oggi riscoperta dagli scavi archeologici che lhanno riportata alla luce. Il secondo tratto
invece proseguiva da Ruvo verso lentroterra passando da Modugno, Celie del Campo e
Monopoli, per poi ricongiungersi con la variante costiera allaltezza di Egnatia.
consiglieri di maggioranza
Dellantica importanza della Via Traiana oggi restano poche testimonianze, anche
se suggestive, come parte del selciato, visibile ad Egnatia ed in altre localit ma
soprattutto le colonne miliari, che servivano a misurare la distanza percorsa a partire da
Benevento. Alcune di queste sono conservate nei musei archeologici, mentre altre sono
state utilizzate come materiale da costruzione durante il medioevo, come quella che
ancora oggi si pu vedere allingresso del centro storico di Giovinazzo.
STORIA DI CERIGNOLA
In molti fanno risalire la nascita di Cerignola al 500 a.C. circa, in seguito alla
distruzione dellantica Cerina (o Kerina) sul fiume Fortore (dove un tempo passava la via
Traiana); la citt fu rasa al suolo da Alessandro I dEpiro, detto il Molosso, durante la
guerra greco-romana nel 324 a.C.
V-XIV SECOLO
Giovanna I dAngi
Nel V secolo, dopo la caduta dellImpero romano dOccidente, il territorio di
Cerignola fu al centro di lotte di conquista e di potere che videro avvicendarsi Goti,
Ostrogoti, Bizantini, Longobardi, Saraceni e Normanni.
Ai Normanni succedettero prima gli Svevi di Federico II, che ebbero la cittadina in
buona considerazione, poi gli Angioini, che invece la punirono severamente.
nel X-XI secolo che si hanno notizie pi certe dellesistenza della citt con un
Arciprete Nullius dipendente dalla diocesi di Bari e con gli arcipreti Alferius e De Leo. Il
Quaternus excadenciarum Capitanatae, voluto da Federico II nel 1249, e altri
documenti del Codice diplomatico barese descrivono la Cerignola del XIII secolo come
un castello circondato da un fossato, poche case in una cinta muraria e una popolazione
scarsa.
Durante il Medioevo il borgo divenne un feudo e molti sono i feudatari che nei
secoli si sono alternati; gli Angioini cedettero la citt a Simone de Parisiis (primo
feudatario di Cerignola nel 1271) che la racchiuse entro mura turrite (in opus reticulatum)
e costru torri e castello. Questultimo corrisponde allattuale Palazzo Ducale, a cui ci si
riferisce con lappellativo di Castello, poich circondato per tre lati da un largo fossato
profondo 60 piedi. Alla morte di Simone de Parisiis (nella seconda met del XIII secolo) il
feudo fu incorporato nel regio demanio, per poi essere successivamente ceduto a
Bertrando Artus che lo vendette a Ugone de Vicini; il feudo pass quindi nella mani di
Giovanni Pipino, Nicol Pipino e, infine, dei contiAzzaroli (o Acciaioli). Nel XIV secolo
Cerignola fu distrutta in seguito alla guerra tra Giovanna I dAngi e Luigi I di Ungheria.
XV-XVII SECOLO
La battaglia di Cerignola
La battaglia di Cerignola fu combattuta il 28 aprile 1503e vide contrapposti lesercito
spagnolo, guidato da Gonzalo Fernndez de Crdoba, e quello francese, guidato da Louis
dArmagnac, duca di Nemours. Alla base del conflitto vi era il possesso del Regno di
Napoli che in seguito al trattato di Granada del novembre 1500 port allaccordo secondo
cui il Regno veniva spartito in quattro provincie, ovvero: Campania, Abruzzo, Puglia e
Calabria; le prime due furono assegnate alla Francia e le restanti due alla Spagna. La
ripartizione, per, non tenne conto delle provincie di Basilicata e Capitanata, create da
Alfonso I dAragona; proprio questultima fu motivo del contendere tra le due nazioni, a
causa soprattutto delle forti entrate derivanti dallistituzione della Dogana delle pecore;
ne deriv una serie di scontri che culminarono nel conflitto tra i due eserciti nel 1503.
Nel 1414 sal al trono Giovanna II dAngi che nel 1418 vendette Cerignola (tornata
di propriet del demanio) a ser Gianni Caracciolo; costui acquist in quella fase anche il
territorio di Orta. Cerignola cess quindi di essere citt regia per divenire feudo di
propriet della famiglia Caracciolo; questo fino al 1432, anno in cui la citt torn alla
regina di Napoli a causa della sopravvenuta morte di Gianni Caracciolo. A questo punto la
citt fu nuovamente ceduta al ricco Pasquale de Camplo per poi passare, ancora una
volta, ai Caracciolo e infine ai Pignatelli.
Il 28 aprile 1503 Cerignola, a quei tempi un borgo abitato da 350 famiglie, fu teatro
di unimportante battaglia campale per il possesso dellItalia Meridionale; il conflitto, noto
come battaglia di Cerignola, vide affrontarsi la compagine francese contro quella
spagnola. Dopo un aspro scontro gli spagnoli guidati da Consalvo da Cordova ebbero la
meglio sui francesi di Louis dArmagnac, duca di Nemours. La disputa decisiva fu
combattuta in una contrada cerignolana che al termine dello scontro fu ribbatezzata
Tomba dei Galli, a indicare la disfatta francese.
XVIII SECOLO
La ricostruzione cominci nella seconda met del Settecento e si spinse fuori dalle
mura del borgo, in maniera per caotica e non uniforme. Sfortunatamente questo secolo
non vide nessun miglioramento delle condizioni economiche e si concluse con la
rivoluzione del 1799, nota come Repubblica Napoletana, a cui parteciparono i pi illustri
cerignolani, come Giuseppe Tortora.
A dispetto di tutte le calamit che colpirono la citt, questo secolo fece registrare
un forte aumento della popolazione che raggiunse quota 10.000.
XIX SECOLO
Labolizione dei feudi, cos come lannullamento della Regia Dogana della Mena
delle Pecore di Foggia e delle propriet ecclesiastiche, lavvento di Napoleone e il decollo
agricolo-industriale delle campagne, produssero una fase di sviluppo della citt sotto ogni
punto di vista; labrogazione della feudalit permise uno sviluppo fiorente dellagricoltura
e ingener un forte flusso migratorio dai paesi limitrofi e dal barese; lesodo fu massiccio
al punto che la popolazione, attirata dalle imponenti trasformazioni agrarie avviate dal
ducato La Rochefoucauld e dalla famiglia Pavoncelli, arriv a quota 25.000 unit.
Nel 1819 una bolla pontificia istitu la diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano e la citt
smise dunque di essere unarcipretura nullius.
Prosegue lespansione verso est dellabitato. Piazze e strade furono lastricate e la
citt si arricch di costruzioni di notevole importanza quali ad esempio il Teatro
Mercadante, la Scuola Agraria, lospedale Tommaso Russo; nello stesso periodo fu
inoltre costruita la grandiosacattedrale, ad opera del benefattore Tonti.
XX SECOLO
Lavvento del primo conflitto mondiale non risparmi la citt che vide cadere in
guerra 500 cerignolani. Nel 1931, invece, un altro terribile terremoto colp Cerignola e
anche laseconda guerra mondiale vide un tributo di caduti in guerra; questa volta furono
139 i giovani a morire. Il XX secolo fu caratterizzato da un ulteriore aumento della
popolazione che giunse cos a 50.000 unit gi negli anni cinquanta. A conferma della
propensione agricola del territorio, vi un agro di 60.000 ettari coltivato a cereali, vite e
olivo, al quale si affiancano nuove attivit artigianali e industriali. Il Novecento vede
Cerignola tra le citt protagoniste delle principali tappe della storia agricola, economica e
sociale; tanto vero che nel secondo Dopoguerra sorse un ricco sistema di piccole e
medie imprese industriali e di trasformazione di prodotti agricoli. La citt, insieme a
Foggia, San Severo eManfredonia, costituisce il cospicuo quadrilatero economico della
Capitanata.
Lapertura della Via Traiana fra il 108 e il 110 d.C. diede un impulso decisivo
alleconomia della citt di Polignano perch il nuovo collegamento fra Tirreno e Adriatico
favoriva lincremento degli scambi commerciali fra le due sponde. La Via Traiana fu
voluta dall'imperatore Traiano, che la costru seguendo un vecchio tracciato di et
repubblicana. Fu progettata come una variante della via Appia, che collegava Benevento
a Brindisi, munita di numerosi ponti e viadotti cos che fosse percorribile anche d'inverno.
Questa via, che dal nome dellimperatore si chiam Traiana, sostitu la vecchia strada e
fu la vera Appia del periodo imperiale. I numerosi cippi miliar che si trovano lungo la
strada portano la data del 109 d. C., probabilmente lanno della sua inaugurazione. Gi in
epoca longobarda la Via Traiana era parte della Via Francigena, che i pellegrini
percorrevano diretti in Terra Santa passando per il santuario di san Michele Arcangelo sul
Gargano. Durante le crociate la Via fu percorsa dagli eserciti che partivano per
Gerusalemme e per tutto il medioevo fece parte del sistema delle grandi vie di
comunicazione. I cavalieri Templari e Gerosolimitani garantivano la sicurezza dei
viaggiatori lungo la Via Traiana e costruirono anche ricoveri, praticamente antenati dei
moderni alberghi, in cui potersi fermare e riposare. La Via Traiana tuttora percorribile
ed particolarmente suggestiva la sera, quando centinaia di luci ne accendono il
percorso. Nonostante la posizione sul mare, agricoltura e commercio sono stati e sono i
punti di forza delleconomia locale. Da alcuni anni, tuttavia, amministrazioni e privati
hanno cominciato a guardare con interesse crescente alle risorse che possono essere
liberate dal turismo. E cos Polignano a Mare ha capito che doveva valorizzare il proprio
patrimonio culturale, prestare attenzione al turismo e predisporre quanto pu rendere
piacevoli i soggiorni agli ospiti. Innanzitutto la ricettivit: alberghi, bed and breakfast,
case vacanza, alloggi e dimore di charme nella cornice di un paesaggio splendido, con
offerte vacanze allettanti. La passeggiata al calar del sole per le viuzze del centro storico,
gli scorci a picco sullazzurro del mare, sono richiami di fascino alla scoperta del borgo
antico. Unestate a Polignano a Mare. Ottima scelta, se solo si pensa che le sue spiagge
sono state premiate nel 2012 dalla Foundation for Environmental Education come fra le
migliori in Italia e in Europa, non solo per la loro bellezza ma anche per la qualit delle
acque. Qualit riconfermata nel 2013, per il sesto anno consecutivo, dallattribuzione
della Bandiera Blu. Ed ecco Cala Porto e Cala Paura, Porto Cavallo e Ponte dei Lapilli, San
Giovanni, Porto Contessa e San Vito.piccole insenature di acqua cristallina che ben
meritano il riconoscimento della Bandiera Blu. Di grande interesse naturalistico e
paesaggistico le grotte, scavate nel tempo dallerosione dellacqua e del vento, accessibili
direttamente dal mare; Lama Monachile, profonda insenatura subito a nord del centro
storico, attraversata dal ponte voluto da Gioacchino Murat; lArco Marchesale; la Chiesa di
Santa Maria Assunta e la Chiesa del Purgatorio; piazza Vittorio Emanuele o piazza
dellOrologio; la Casa del Drago; il Museo Pino Pascali inaugurato nel 2012: in questo ex
mattatoio ottocentesco sul lungomare, che oggi accoglie il Museo Pino Pascali, sono
raccolte opere di arte contemporanea. Le Grotte di Castellana, a quindici minuti di auto
lungo la strada provinciale 120, valgono una gita: sono grotte che cominciarono a
formarsi 90 milioni di anni fa, quando la Puglia era sommersa dal mare. A Polignano a
Mare si arriva in mezzora dauto da Bari, capoluogo di Puglia, seguendo per 38
chilometri la Statale 16. Sempre in mezzora si arriva da Bari se si decide per il treno: i
vettori di Trenitalia assicurano collegamenti frequenti a tutte le ore del giorno. Le attivit
culturali, le offerte vacanze, si moltiplicano ormai in modo esponenziale destate. Lelenco
delle manifestazioni a disposizione presso lufficio del Settore Cultura del Comune (e-
mail: [email protected]).
COLONNA TRAIANA
Colonna Traiana
Civilt Antica Roma Utilizzo Monumento antico Epoca II secolo Localizzazione Stato
esercito dacico.
IMP TRAIANO AUG GER DAC P M TR P COS VI P P, testa laureata a destra con
drappeggio su spalla. S P Q R OPTIMO PRINCIPI S C, la Colonna di Traiano al centro,
sulla cima la statua dell'imperatore, alla base due aquile e la porta d'accesso al
monumento. 3.34 g, coniato nel 114 al termine della costruzione della Colonna di Traiano.
La colonna coclide fu inaugurata nel 113, con un lungo fregio spiraliforme che si
avvolge, dal basso verso l'alto, su tutto il fusto della colonna e descrive le guerre di Dacia
(101-106), forse basandosi sui perduti Commentarii di Traiano e forse anche
sull'esperienza diretta dell'artista. L'iscrizione dei Fasti ostienses ci ha tramandato anche
la data dell'inaugurazione, il 12 maggio.
La Colonna rimase sempre in piedi anche dopo la rovina degli altri edifici del
complesso traianeo e le fu sempre attribuita grande importanza: un documento del
Senato medievale del 1162 ne stabiliva la propriet pubblica e ne proibiva il
danneggiamento.
Una piccola chiesa (San Niccol de Columna), che doveva sorgere ai piedi del
monumento, ricordata a partire dal 1032, insieme ad un oratorio posto sulla sommit
della Colonna, ma risale forse all'VIII-IX secolo. La chiesa fu probabilmente eliminata in
occasione della venuta a Roma di Carlo V nel 1546. Sempre nel corso del XVI secolo si
fece spazio intorno alla Colonna con l'eliminazione di alcuni edifici privati, mentre il
basamento fu parzialmente liberato dall'interro. Sotto papa Sisto V, nel 1588, con il
restauro ad opera di Domenico Fontana, si pose sulla sommit del fusto la statua in
bronzo di san Pietro e fu eretto un muro di recinzione. L'area con il basamento in vista
venne ancora sistemata e ripulita a pi riprese fino ai primi scavi degli inizi del XIX secolo.
DESCRIZIONE
Aureo con la Colonna Traiana La colonna del tipo "centenario", cio alta 100 piedi
romani (pari a 29,78 metri, 39,86 metri circa se si include l'alto piedistallo alla base e la
statua alla sommit). L'ordine della colonna quello dorico riadattato, come testimoniano
alla sommit le scanalature sotto il fregio spiraliforme, il capitello decorato da un kyma a
ovoli e con la base a forma di corona su plinto. La colonna costituita da 18 colossali
blocchi in marmo pario, ciascuno dei quali pesa circa 40 tonnellate ed ha un diametro di
3,83 metri. Essi vanno a comporre i 17 rocchi, la base, il capitello e l'abaco. In origine
sulla sommit era collocata una statua bronzea di Traiano.
BASAMENTO E INTERNO
L'alto basamento ornato su tre lati da cataste d'armi a bassissimo rilievo. Sul
fronte verso la basilica Ulpia presente un'epigrafe redatta in carattere lapidario romano
e sorretta da vittorie, che commemora l'offerta della colonna da parte del senato e del
popolo romano e inoltre testimonia come la colonna rappresentasse l'altezza della sella
tra Campidoglio e Quirinale prima dei lavori di sbancamento operati da Traiano per la
costruzione del Foro. Agli angoli del piedistallo sono disposte quattro aquile, che
sorreggono una ghirlanda di alloro. Al di sotto dell'epigrafe si trova la porta che conduce
alla cella interna al basamento, dove vennero collocate le ceneri di Traiano e della
consorte Plotina e dove comincia una scala a chiocciola di 185 scalini per raggiungere la
sommit. La scala venne illuminata da 43 feritoie a intervalli regolari, aperte sul fregio
ma non concepite all'epoca della costruzione.
IL FREGIO A SPIRALE
I 200 metri del fregio istoriato continuo si arrotolano intorno al fusto per 23 volte, come
se fosse un rotolo di papiro o di stoffa, e recano circa 100-150 scene (a seconda di come
si intervallano) animate da circa 2500 figure. L'altezza del fregio cresce con l'altezza, da
0,89 a 1,25 metri, in maniera da correggere la deformazione prospettica verso l'alto.
Un ritmo incalzante, d'azione, collega fra loro le diverse immagini il cui vero
protagonista il valore, la virtus dell'esercito romano. Note drammatiche, patetiche,
festose, solenni, dinamiche e cerimoniali s'alternano in una gamma variata di toni e
raggiungono accenti di particolare intensit nella scena della tortura inflitta dalle donne
dei Daci ai prigionieri romani dai nudi corpi vigorosi, nella presentazione a Traiano delle
teste mozze dei Daci, nella fuga dei Sarmati dalle pesanti armature squamate, nel
ricevimento degli ambasciatori barbari dai lunghi e fastosi costumi esotici, fino al
grandioso respiro della scena di sottomissione dei Daci alla fine della prima campagna,
tutta impostata sul contrasto fra le linee verticali e la calma solenne del gruppo di Traiano
seduto, circondato dagli ufficiali con le insegne, e le linee oblique e la massa confusa dei
Daci inginocchiati con gli scudi a terra e le braccia protese ad invocare la clemenza
imperiale.
ELENCO DELLE SCENE DEL FREGIO
Lo stesso argomento in dettaglio: Rilievi della colonna Traiana. Elenco delle scene
secondo Reinach:
Costruzione di un accampamento
I Romani preparano una spedizione in una citt sul Danubio; trasporto della
barche degli approvvigionamenti
Imbarco dell'imperatore
Stessa scena
Seguito della battaglia: sottomissione dei vecchi, delle donne e dei bambini
Lustrazione dell'accampamento
Nuova battaglia
La Vittoria che scrive su uno scudo tra due trofei e indica la fine della prima
guerra dacica (centro del fregio)
Arrivo in un porto
Sacrificio solenne
Sbarco
Partenza dell'esercito
Battaglia
Costruzione di un accampamento
Traversata di un fiume
Bestiame
TECNICA DI REALIZZAZIONE
I duecento metri di narrazione continua sono privi, come scrive Ranuccio Bianchi
Bandinelli, "di un momento di stanchezza ripetitiva, di una ripetizione, insomma, di un
vuoto nel contesto narrativo".
MODELLI
Rilievi del mausoleo di Glanum
Anche lo stile espressivo nuovo, con un rilievo molto basso, per non alterare la linea
architettonica della colonna, talvolta anche in negativo, spesso risaltato da un solco di
contorno e ricco di variazioni espressive per rendere efficacemente l'effetto dei materiali
pi disparati (stoffe, pelli, alberi, corazze, fronde, rocce, ecc.).
Le figure nei rilievi storici romani, dalla pittura repubblicana nella necropoli
dell'Esquilino ai rilievi dell'Ara Pacis, sono formalmente corrette e dignitose, ma prive di
quella vitalit che le rende inevitabilmente compassate. Nemmeno il vivissimo
plasticismo dei rilievi nell'arco di Tito si era tradotto in un superamento della freddezza
interiore delle raffigurazioni.
LA FIGURA DI TRAIANO
ATTRIBUZIONE
i campanili gemelli della chiesa di San Carlo Borromeo di Vienna; I rilievi della
Colonna vengono attribuiti a un generico Maestro delle Imprese di Traiano (o Maestro
della Colonna Traiana), che sicuramente cur il disegno di tutto il rilievo, anche se nella
realizzazione pratica di un'opera cos vasta ovvio immaginare i contributi di una
bottega. Si tratta sicuramente della pi notevole personalit artistica nel campo dell'arte
romana ufficiale. L'anonimo scultore fu in grado di fondere gli aspetti formali derivanti
dall'arte ellenistica (la rappresentazione dello spazio e del paesaggio, la graduazione e
sovrapposizione di piani, la connessione organica tra le scene e i singoli elementi
all'interno di esse) con i contenuti storici e tipicamente narrativi dell'arte romana.
Di questo periodo ci per giunto solo un nome di scultore, Marcus Ulpius Orestes,
probabilmente un liberto autore di un rilievo firmato oggi al Louvre. Egli non pu essere
l'artista della Colonna Traiana perch dovette operare gi nell'et adrianaea. Non ci sono
nemmeno elementi per identificarlo con l'architetto Apollodoro di Damasco (progettista
del Foro di Traiano), se non la labile constatazione della strettissima collaborazione tra
architetto e scultore nelle opere traianee.
DERIVAZIONI E OPERE SIMILI
ANTICHIT
La colonna Traiana fece da modello alla Colonna di Marco Aurelio, sempre a Roma,
eretta circa ottant'anni dopo (180-193 circa). Il fregio della Colonna aureliana per, a pari
altezza, fa solo 21 giri, con figure quindi pi alte nel rilievo e pi scavate dal trapano che
crea chiaroscuri pi netti; le semplificazioni e le convenzioni dell'arte plebea e provinciale
appaiono qui ben manifeste, segno di un superamento pi avanzato dei modi ellenistici;
anche nel contenuto le differenze sono notevoli, con la comparsa di elementi
soprannaturali e irrazionali (come il miracolo della pioggia o quello del fulmine), sintomo
di tempi ormai profondamente mutati.
MODERNIT
Opere che si ispirano alla colonna si sono susseguite anche in epoche assai pi
tarde come ci mostra l'esempio della Colonna Vendme, eretta nel 1810 a Parigi da
Napoleone I dopo la Battaglia di Austerlitz a imitazione di quella innalzata a Roma, in
onore di Traiano.
Gi in epoca longobarda era parte della Via Francigena, che toccava numerosi centri
religiosi longobardi e in particolare era percorsa dai pellegrini diretti al santuario di san
Michele Arcangelo di Monte Sant'Angelo sul Gargano. Durante le crociate la via fu
percorsa da eserciti e fedeli in viaggio verso la Terra Santa e per tutto il medioevo fece
parte del sistema delle grandi vie di pellegrinaggio. I cavalieri Templari e Gerosolimitani
edificarono lungo il suo percorso alberghi ed ospizi per i viandanti e ne assicuravano la
sicurezza del cammino.
PERCORSO IN CAMPANIA
A Benevento usciva dalla citt verso nord, attraverso l'Arco di Traiano; oltre al
ponticello presso l'abitato, si inoltrava nella valle del fiume Miscano verso l'attuale
comune di Buonalbergo: in questo tratto si trovano tracce dei ponti Latrone e San Marco,
e i notevoli ruderi del ponte delle Chianche. La strada saliva quindi verso la localit di
"Santa Maria dei Bossi", nel comune di Casalbore. Da qui per un tratto il tracciato della
via corrisponde a quello di un tratto del successivo Tratturo Pescasseroli-Candela.
PERCORSO IN PUGLIA
la "via Appia-Traiana" lungo la costa (109) che toccava Barium (Bari) ed Egnatia
(presso Fasano);
la "via Minucia Traiana", interna, che passava per Midunium (Modugno), Caelia
(Ceglie del Campo), Capursi (Capurso), Azetium (Rutigliano), Noa (Noicattaro) e Norba
(Conversano), per poi riunirsi alla costiera nei pressi di Egnazia. La strada proseguiva poi
per terminare a Brindisi.