La Via Traiana - Raffaele Maria Luisa

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LA VIA TRAIANA:UNANTICA

STRADA ROMANA DEL SUD


AUTORE: RAFFAELE MARIA LUISA

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Storia di Cerignola
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Polignano a Mare, la Via Traiana e i dintorni di Polignano


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LA VIA TRAIANA | PUGLIA.INFO

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La via Traiana era stata voluta e costruita durante lImpero Romano nel II secolo
dopo Cristo durante il regno dellimperatore Traiano da cui avr il nome. Serviva a
permettere un collegamento rapido alle terre della Puglia, ed in particolare raggiungere
Brindisi, dove la strada terminava.

La sua costruzione sar frutto di un imponente lavoro, che una volta terminata sar
celebrato con monumenti importanti sia a Benevento da cui partiva, e dove oggi ancora
visibile larco trionfale, sia a Brindisi, dove per purtroppo il monumento celebrativo non
esiste pi.
La via Traiana entrava in Puglia dalla citt di Troia, per poi toccare Ordona e
Canosa, raggiungendo Ruvo di Puglia. Qui la strada si divideva in due percorsi
differenti. Un tratto faceva infatti una variante costiera e proseguiva lungo il litorale,
toccando Bitonto e raggiungendo Bari da cui continuava alla volta di Egnazia, un
tempo una delle citt pi importanti della costa adriatica, scomparsa in epoca medievale
ed oggi riscoperta dagli scavi archeologici che lhanno riportata alla luce. Il secondo tratto
invece proseguiva da Ruvo verso lentroterra passando da Modugno, Celie del Campo e
Monopoli, per poi ricongiungersi con la variante costiera allaltezza di Egnatia.

Dopo Ostuni e Carovigno la via Traiana giungeva infine fino a Brindisi. In et pi


tarda da Brindisi ne verr ancora aggiunta una parte, che, attraverso Otranto giungeva
fino a Lecce, denominata via Traiana Calabra.

consiglieri di maggioranza

Dellantica importanza della Via Traiana oggi restano poche testimonianze, anche
se suggestive, come parte del selciato, visibile ad Egnatia ed in altre localit ma
soprattutto le colonne miliari, che servivano a misurare la distanza percorsa a partire da
Benevento. Alcune di queste sono conservate nei musei archeologici, mentre altre sono
state utilizzate come materiale da costruzione durante il medioevo, come quella che
ancora oggi si pu vedere allingresso del centro storico di Giovinazzo.

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STORIA DI CERIGNOLA

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La storia di Cerignola risulta essere abbastanza incerta, sebbene iscrizioni e


reperti archeologici rinvenuti nel suo territorio ne attestino lo sviluppo a partire dalla
dominazione romana, durante cui divenne Municipium.

La testimonianza cartacea pi antica relativa alla citt uno scritto risalente al


1150, tratto dal Codice diplomatico barese, in cui si fa riferimento ad una domum
Malgerii Cidoniole; in realt la presenza della Chiesa Madre, risalente almeno al X secolo,
anticiperebbe la datazione di duecento anni.
DAL NEOLITICO ALLET ROMANA

Resti della via Traiana


Il territorio che circonda lattuale Cerignola abitato sin dal Neolitico, come
testimoniano le tracce risalenti a tale periodo rinvenute dagliarcheologi. Labbondante
selvaggina e gli estesi pascoli verdi portarono alla nascita di numerosi insediamenti tra
cui era fitto lo scambio di merci; villaggi sorsero sia nellentroterra (nella zona di Ripa
Alta), che poco distanti dal mare (nellantica zona di Salapia). Le tracce giunte sino ai
giorni nostri, appartenenti allEt del Bronzo (2000 a.C. circa) o allEt del Ferro (1000
a.C. circa), ci raccontano di villaggi ad economia agro-pastorale ben organizzati, al punto
da disporre di mura e guerrieri.

EPOCA PREROMANA E ROMANA

Le produzioni agricole e zootecniche, derivanti dal massiccio sfruttamento dellagro


limitrofo alla citt, raggiunsero volumi tali per cui si rese necessaria la realizzazione di
unefficiente rete viaria che ne permettesse il trasporto verso i porti sullAdriatico e verso
le principali citt, Roma compresa. Il notevole flusso di merci e persone spinse
limperatoreTraiano a far costruire una strada che collegasse Benevento a Brindisi e che
porta il suo nome.Nel IV secolo a.C. la civilt Dauna raggiunse lapice del proprio
splendore arrivando a occupare lintero Tavoliere; tuttavia nello stesso periodo i Romani
sottrassero loro le medesime terre al fine di assegnarle a nobili e veterani di guerra. Fino
alla caduta dellImpero romano nel 476 d.C., la maggioranza dei terreni risultava divisa in
appezzamenti di varia estensione, lasciati a pascolo o coltivati a cereali; i campi pi vasti
erano curati da delegati di ricchi cittadini romani, mentre i terreni pi modesti erano
lavorati da agricoltori veterani di guerra. Per tale ragione il territorio circostante labitato
di Cerignola ricco di ville e fattorie, come ad esempio in localit Ripa Alta, Tavoletta e
Posta Fara (nella valle dellOfanto), San Marco (in direzione di Canosa) e ancora San Vito
e Cerina (in prossimit dellantica Salapia).
Tabula Peutingeriana. Limmagine mostra i Balcani, la
Jugoslavia, lAdriatico con lisola di Cefalonia, laPuglia, la
Calabria, la Sicilia e la costa libica di fronte
Il tracciato della via Traiana (il cui nome rimasto invariato anche dopo gli
interventi manutentivi disposti dai Tetrarchi e dallimperatore Costantino) nel tratto che
congiungeva Herdonia con Canusium, passava poco pi a sud dellattuale centro storico,
sebbene questo non risulti in nessuna delle due mappe della via Traiana redatte nel IV
secolo da alcuni viaggiatori, ossia: lItinerarium Burdigalensis, dalla Terra Santa in Francia,
che registra nella nostra zona solo la presenza della mutatio undecima, ovvero un luogo
per il cambio (mutatio) dei cavalli e la famosa Tabula Peutingeriana, redatta alcuni
decenni dopo, che riporta Furfane (un villaggio scomparso nel Medioevo) in luogo
dellamutatio.

In molti fanno risalire la nascita di Cerignola al 500 a.C. circa, in seguito alla
distruzione dellantica Cerina (o Kerina) sul fiume Fortore (dove un tempo passava la via
Traiana); la citt fu rasa al suolo da Alessandro I dEpiro, detto il Molosso, durante la
guerra greco-romana nel 324 a.C.

Gli abitanti rimasti in vita si insediarono inizialmente nelle campagne circostanti


fondando una serie di borghi e successivamente pensarono di unirsi per dar vita a quella
che sarebbe diventata la nuova Cerignola; per motivi di sicurezza gli abitanti disposero la
nascita del paese a nord del castello del Curatore romano (sito dove attualmente sorge il
Borgo Antico, anche chiamato Terra Vecchia), presidiato da una guarnigione di soldati ivi
residente. Il Curatore (Curator annonae) era laffidatario delloppidum, ossia un centro di
raccolta e conservazione del frumento oggi conosciuto come Piano delle Fosse. Le fosse
granarie, prima diffuse in tutta la Daunia e oggi presenti solo a Cerignola, testimoniano
una speciale modalit di conservazione del grano in silos sotterranei. La colonia
insediatasi battezz il luogo Ceriniola (oKeriniola), ovvero: piccola Cerina, in memoria
della loro citt dorigine.

In epoca Romana lantica Cerignola rappresentava un importante centro di


scambio, lodierna chiesa di San Domenico, nei pressi del Piano delle Fosse, era infatti
anticamente una stazione di cambio dei cavalli e un punto di ristoro per i viaggiatori; a
riprova di questo vi il fatto che Cerignola lunico insediamento che, nellarco di venti
secoli, sopravvissuto a diverse vicissitudini, diversamente da quasi tutti gli antichi
centri del Basso Tavoliere.

Analizzando la struttura urbanistica del borgo medievale (conosciuto con il nome di


Terra Vecchia) si evincono alcune caratteristiche che confermano la tesi dellorigine
romana, come ad esempio la mancanza di elementi radiocentrici tipici dei centri
medievali; sono presenti, invece, elementi di ortogonalit caratteristici di centri medievali
sviluppatosi su schemi gi esistenti.

Ad avvalorare questa tesi vi sono inoltre numerosi ritrovamenti, soprattutto nella


campagna circostante, di statuette romane, vasi, tombe ed epigrafi; inoltre i sotterranei
del centro storico sono caratterizzati da strutture di epoca romana. Alcune zone dellagro
cittadino presentano resti di ville romane, mentre dove ora sorge il santuario della
Madonna di Ripalta(patrona di Cerignola) vi era un tempio dedicato alla dea Bona. Dal
punto di vista archeologico, la zona circostante la citt di Cerignola sembra rivestire un
ruolo molto importante, tanto da essere stata oggetto di scavi negli anni ottanta. Da
unepigrafe trovata nella zona di Cerignola si conosce il nome di un Curatore, un certo
Lucio Publilio Celso Patruino, di probabile origine Aerdonitana (della famiglia dei Publili
Patruini); probabilmente il centro di raccolta, con lannesso villaggio, altro non erano che
un deposito di grano con una mutatiodipendente da Aerdonia; a quanto risulta da un
antico itinerario, il nome di tale centro era Furfane.

V-XIV SECOLO

Giovanna I dAngi
Nel V secolo, dopo la caduta dellImpero romano dOccidente, il territorio di
Cerignola fu al centro di lotte di conquista e di potere che videro avvicendarsi Goti,
Ostrogoti, Bizantini, Longobardi, Saraceni e Normanni.

Ai Normanni succedettero prima gli Svevi di Federico II, che ebbero la cittadina in
buona considerazione, poi gli Angioini, che invece la punirono severamente.

nel X-XI secolo che si hanno notizie pi certe dellesistenza della citt con un
Arciprete Nullius dipendente dalla diocesi di Bari e con gli arcipreti Alferius e De Leo. Il
Quaternus excadenciarum Capitanatae, voluto da Federico II nel 1249, e altri
documenti del Codice diplomatico barese descrivono la Cerignola del XIII secolo come
un castello circondato da un fossato, poche case in una cinta muraria e una popolazione
scarsa.

Durante il Medioevo il borgo divenne un feudo e molti sono i feudatari che nei
secoli si sono alternati; gli Angioini cedettero la citt a Simone de Parisiis (primo
feudatario di Cerignola nel 1271) che la racchiuse entro mura turrite (in opus reticulatum)
e costru torri e castello. Questultimo corrisponde allattuale Palazzo Ducale, a cui ci si
riferisce con lappellativo di Castello, poich circondato per tre lati da un largo fossato
profondo 60 piedi. Alla morte di Simone de Parisiis (nella seconda met del XIII secolo) il
feudo fu incorporato nel regio demanio, per poi essere successivamente ceduto a
Bertrando Artus che lo vendette a Ugone de Vicini; il feudo pass quindi nella mani di
Giovanni Pipino, Nicol Pipino e, infine, dei contiAzzaroli (o Acciaioli). Nel XIV secolo
Cerignola fu distrutta in seguito alla guerra tra Giovanna I dAngi e Luigi I di Ungheria.

XV-XVII SECOLO

La battaglia di Cerignola
La battaglia di Cerignola fu combattuta il 28 aprile 1503e vide contrapposti lesercito
spagnolo, guidato da Gonzalo Fernndez de Crdoba, e quello francese, guidato da Louis
dArmagnac, duca di Nemours. Alla base del conflitto vi era il possesso del Regno di
Napoli che in seguito al trattato di Granada del novembre 1500 port allaccordo secondo
cui il Regno veniva spartito in quattro provincie, ovvero: Campania, Abruzzo, Puglia e
Calabria; le prime due furono assegnate alla Francia e le restanti due alla Spagna. La
ripartizione, per, non tenne conto delle provincie di Basilicata e Capitanata, create da
Alfonso I dAragona; proprio questultima fu motivo del contendere tra le due nazioni, a
causa soprattutto delle forti entrate derivanti dallistituzione della Dogana delle pecore;
ne deriv una serie di scontri che culminarono nel conflitto tra i due eserciti nel 1503.

Nel 1414 sal al trono Giovanna II dAngi che nel 1418 vendette Cerignola (tornata
di propriet del demanio) a ser Gianni Caracciolo; costui acquist in quella fase anche il
territorio di Orta. Cerignola cess quindi di essere citt regia per divenire feudo di
propriet della famiglia Caracciolo; questo fino al 1432, anno in cui la citt torn alla
regina di Napoli a causa della sopravvenuta morte di Gianni Caracciolo. A questo punto la
citt fu nuovamente ceduta al ricco Pasquale de Camplo per poi passare, ancora una
volta, ai Caracciolo e infine ai Pignatelli.

Durante il dominio aragonese la citt benefici di numerosi vantaggi e privilegi che


le permisero di acquisire prestigio e prosperit, tale situazione si protrasse anche nel
corso del regno di Carlo VIII e Federico dAragona.

Il 28 aprile 1503 Cerignola, a quei tempi un borgo abitato da 350 famiglie, fu teatro
di unimportante battaglia campale per il possesso dellItalia Meridionale; il conflitto, noto
come battaglia di Cerignola, vide affrontarsi la compagine francese contro quella
spagnola. Dopo un aspro scontro gli spagnoli guidati da Consalvo da Cordova ebbero la
meglio sui francesi di Louis dArmagnac, duca di Nemours. La disputa decisiva fu
combattuta in una contrada cerignolana che al termine dello scontro fu ribbatezzata
Tomba dei Galli, a indicare la disfatta francese.

Antica carta della Capitanata

Durante il regno di Ferdinando il Cattolico (che rimosse da vicer Consalvo da


Cordova) la condizione del Regno di Napoli peggior notevolmente a causa di numerose
tasse imposte dal sovrano. Cerignola non sfugg a questa situazione aggravata, a sua
volta, da uninvasione di bruchi che la flagell nel 1595.

Caterina, contessa di SantAngelo, succedette nel 1584 al padre Carlo Caracciolo e


nel 1611 don il feudo a Girolamo Pignatelli, una volta unitasi in matrimonio con il duca di
Monteleone Ettore Pignatelli; da allora Cerignola rimase feudo della loro famiglia.

Nel Seicento diverse signorie si alternarono al potere, infatti, ai Pignatelli di


Monteleone succedettero prima i Pignatelli di Bisaccia e infine il conte dEgmont. Il
tavolario Sabatini nel 1672 descrisse la citt e la sua espansione verso sud; crescono gli
edifici religiosi (chiese e conventi dei Domenicani e dei Cappuccini), ma la popolazione si
riduce a 1.300 abitanti. Questo secolo caratterizzato da una lenta crescita della citt al
di fuori dellantico borgo: verso sud (Piano delle Fosse granarie, chiesa del Purgatorio e
palazzo del Ges) e verso est (conventi dei Carmelitani e dei Conventuali); si verifica
inoltre un discreto sviluppo demografico con una popolazione che supera le 3.000 unit.
Fino alla met del XVII secolo si registr un periodo di regresso, durante il quale un grosso
aiuto fu fornito dagli ordini monastici stabilitisi in citt.

XVIII SECOLO

Il XVIII secolo fu caratterizzato da una serie di eventi disastrosi, quali siccit e


terremoti. Fu proprio un sisma a danneggiare irrimediabilmente edifici ecclesiastici e
abitazioni private il 20 marzo del 1731; a tale evento ascrivibile la scarsa presenza di
testimonianze delle epoche passate.

La ricostruzione cominci nella seconda met del Settecento e si spinse fuori dalle
mura del borgo, in maniera per caotica e non uniforme. Sfortunatamente questo secolo
non vide nessun miglioramento delle condizioni economiche e si concluse con la
rivoluzione del 1799, nota come Repubblica Napoletana, a cui parteciparono i pi illustri
cerignolani, come Giuseppe Tortora.

A dispetto di tutte le calamit che colpirono la citt, questo secolo fece registrare
un forte aumento della popolazione che raggiunse quota 10.000.

XIX SECOLO

Giuseppe Bonaparte, artefice dellabolizione della feudalit


nel Regno
Nel 1804 il duca dEgmont fece demolire la Porta della Terra e la torre dellorologio
pubblico (con le case ad essa attigue); questultima fu sostituita da una nuova torre.

Durante il Regno borbonico Cerignola cominci lentamente a progredire, merito


anche dellabolizione del feudalesimo che, con la legge del 2 agosto 1806, pose fine dopo
400 anni alla dominazione dei feudatari sulla citt; lultimo fu il conte di Fuentes ed
Egmont: Giovanni Armando Pignatelli.

Labolizione dei feudi, cos come lannullamento della Regia Dogana della Mena
delle Pecore di Foggia e delle propriet ecclesiastiche, lavvento di Napoleone e il decollo
agricolo-industriale delle campagne, produssero una fase di sviluppo della citt sotto ogni
punto di vista; labrogazione della feudalit permise uno sviluppo fiorente dellagricoltura
e ingener un forte flusso migratorio dai paesi limitrofi e dal barese; lesodo fu massiccio
al punto che la popolazione, attirata dalle imponenti trasformazioni agrarie avviate dal
ducato La Rochefoucauld e dalla famiglia Pavoncelli, arriv a quota 25.000 unit.

Nel 1819 una bolla pontificia istitu la diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano e la citt
smise dunque di essere unarcipretura nullius.
Prosegue lespansione verso est dellabitato. Piazze e strade furono lastricate e la
citt si arricch di costruzioni di notevole importanza quali ad esempio il Teatro
Mercadante, la Scuola Agraria, lospedale Tommaso Russo; nello stesso periodo fu
inoltre costruita la grandiosacattedrale, ad opera del benefattore Tonti.

Durante la met del secolo si susseguirono numerosi eventi che scossero la


penisola e conseguentemente la citt: i moti del 1848, le Guerre dIndipendenza e, nel
1860, lannessione del Regno delle due Sicilie (di cui Cerignola faceva parte) al Regno
dItalia. Sul finire del XIX secolo la bonifica integrale del territorio favor la costituzione di
grandi aziende e la specializzazione delle colture, con conseguente formazione di un
vasto bracciantato agricolo, protagonista di memorabili lotte contro il latifondo per la
trasformazione fondiaria e lemancipazione dei contadini.

XX SECOLO

Il primo decennio del Novecento fu caratterizzato da lotte che videro contrapporsi


massoni contro papalini prima e socialisti contro fascisti poi; fu proprio durante il periodo
fascista che molte delle opere pubbliche furono portate a compimento.

Lavvento del primo conflitto mondiale non risparmi la citt che vide cadere in
guerra 500 cerignolani. Nel 1931, invece, un altro terribile terremoto colp Cerignola e
anche laseconda guerra mondiale vide un tributo di caduti in guerra; questa volta furono
139 i giovani a morire. Il XX secolo fu caratterizzato da un ulteriore aumento della
popolazione che giunse cos a 50.000 unit gi negli anni cinquanta. A conferma della
propensione agricola del territorio, vi un agro di 60.000 ettari coltivato a cereali, vite e
olivo, al quale si affiancano nuove attivit artigianali e industriali. Il Novecento vede
Cerignola tra le citt protagoniste delle principali tappe della storia agricola, economica e
sociale; tanto vero che nel secondo Dopoguerra sorse un ricco sistema di piccole e
medie imprese industriali e di trasformazione di prodotti agricoli. La citt, insieme a
Foggia, San Severo eManfredonia, costituisce il cospicuo quadrilatero economico della
Capitanata.

Il borgo antico di Cerignola mantiene ad oggi quasi inalterata la sua fisionomia di


borgo medievale, costituendo quindi un patrimonio storico-culturale da rivalutare.

Testo interamente tratto da Wikipedia

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POLIGNANO A MARE, LA VIA TRAIANA E I DINTORNI DI POLIGNANO

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Polignano a Mare, la Sorrento di Puglia. Con
le sue case bianche che si alzano dalla falesia per specchiarsi nel mare Adriatico, le sue
coste dentellate e le sue grotte, non starebbe l dove si trova oggi se un falchetto non
avesse scelto di fermarsi proprio su quello scoglio. Ce lo dice la leggenda, secondo cui la
flotta di Gaio Mario fu sorpresa da una tempesta mentre veleggiava in soccorso di Catulo.
Il console romano liber allora il suo falchetto: dove si fosse posato, l lui e i suoi uomini
avrebbero preso riparo e fondato una nuova citt. Il falchetto atterr sul dirupo di
Polignano a Mare. E l, da pi di venti secoli, sta ancora, impresso e ricordato per
sempre nello stemma della citt di Polignano a Mare.

Se la leggenda aleggia accarezzando il mito, la storia tiene i piedi per terra e


attribuisce la paternit della fondazione a Dionisio il Giovane, nel IV secolo a.C., che su
questo sperone di roccia istitu un presidio per garantirsi la sicurezza delle rotte
commerciali e militari in Adriatico. In realt lorigine di Polignano a Mare potrebbe
essere ancora pi antica, visto che in tutta larea del sud est barese sono state trovate
tracce di vita organizzata risalenti al Neolitico: la vicinanza ai corsi dacqua ed il clima
mite incoraggiarono fin da allora gli insediamenti umani.

Lapertura della Via Traiana fra il 108 e il 110 d.C. diede un impulso decisivo
alleconomia della citt di Polignano perch il nuovo collegamento fra Tirreno e Adriatico
favoriva lincremento degli scambi commerciali fra le due sponde. La Via Traiana fu
voluta dall'imperatore Traiano, che la costru seguendo un vecchio tracciato di et
repubblicana. Fu progettata come una variante della via Appia, che collegava Benevento
a Brindisi, munita di numerosi ponti e viadotti cos che fosse percorribile anche d'inverno.
Questa via, che dal nome dellimperatore si chiam Traiana, sostitu la vecchia strada e
fu la vera Appia del periodo imperiale. I numerosi cippi miliar che si trovano lungo la
strada portano la data del 109 d. C., probabilmente lanno della sua inaugurazione. Gi in
epoca longobarda la Via Traiana era parte della Via Francigena, che i pellegrini
percorrevano diretti in Terra Santa passando per il santuario di san Michele Arcangelo sul
Gargano. Durante le crociate la Via fu percorsa dagli eserciti che partivano per
Gerusalemme e per tutto il medioevo fece parte del sistema delle grandi vie di
comunicazione. I cavalieri Templari e Gerosolimitani garantivano la sicurezza dei
viaggiatori lungo la Via Traiana e costruirono anche ricoveri, praticamente antenati dei
moderni alberghi, in cui potersi fermare e riposare. La Via Traiana tuttora percorribile
ed particolarmente suggestiva la sera, quando centinaia di luci ne accendono il
percorso. Nonostante la posizione sul mare, agricoltura e commercio sono stati e sono i
punti di forza delleconomia locale. Da alcuni anni, tuttavia, amministrazioni e privati
hanno cominciato a guardare con interesse crescente alle risorse che possono essere
liberate dal turismo. E cos Polignano a Mare ha capito che doveva valorizzare il proprio
patrimonio culturale, prestare attenzione al turismo e predisporre quanto pu rendere
piacevoli i soggiorni agli ospiti. Innanzitutto la ricettivit: alberghi, bed and breakfast,
case vacanza, alloggi e dimore di charme nella cornice di un paesaggio splendido, con
offerte vacanze allettanti. La passeggiata al calar del sole per le viuzze del centro storico,
gli scorci a picco sullazzurro del mare, sono richiami di fascino alla scoperta del borgo
antico. Unestate a Polignano a Mare. Ottima scelta, se solo si pensa che le sue spiagge
sono state premiate nel 2012 dalla Foundation for Environmental Education come fra le
migliori in Italia e in Europa, non solo per la loro bellezza ma anche per la qualit delle
acque. Qualit riconfermata nel 2013, per il sesto anno consecutivo, dallattribuzione
della Bandiera Blu. Ed ecco Cala Porto e Cala Paura, Porto Cavallo e Ponte dei Lapilli, San
Giovanni, Porto Contessa e San Vito.piccole insenature di acqua cristallina che ben
meritano il riconoscimento della Bandiera Blu. Di grande interesse naturalistico e
paesaggistico le grotte, scavate nel tempo dallerosione dellacqua e del vento, accessibili
direttamente dal mare; Lama Monachile, profonda insenatura subito a nord del centro
storico, attraversata dal ponte voluto da Gioacchino Murat; lArco Marchesale; la Chiesa di
Santa Maria Assunta e la Chiesa del Purgatorio; piazza Vittorio Emanuele o piazza
dellOrologio; la Casa del Drago; il Museo Pino Pascali inaugurato nel 2012: in questo ex
mattatoio ottocentesco sul lungomare, che oggi accoglie il Museo Pino Pascali, sono
raccolte opere di arte contemporanea. Le Grotte di Castellana, a quindici minuti di auto
lungo la strada provinciale 120, valgono una gita: sono grotte che cominciarono a
formarsi 90 milioni di anni fa, quando la Puglia era sommersa dal mare. A Polignano a
Mare si arriva in mezzora dauto da Bari, capoluogo di Puglia, seguendo per 38
chilometri la Statale 16. Sempre in mezzora si arriva da Bari se si decide per il treno: i
vettori di Trenitalia assicurano collegamenti frequenti a tutte le ore del giorno. Le attivit
culturali, le offerte vacanze, si moltiplicano ormai in modo esponenziale destate. Lelenco
delle manifestazioni a disposizione presso lufficio del Settore Cultura del Comune (e-
mail: [email protected]).
COLONNA TRAIANA

Colonna Traiana
Civilt Antica Roma Utilizzo Monumento antico Epoca II secolo Localizzazione Stato

Italia Comune Roma Dimensioni Altezza 39,86 m Larghezza 3,83 m (diametro)


Amministrazione Ente Sovraintendenza speciale per i beni archeologici di Roma Sito
web biblio.signum.sns.it

La Colonna Traiana un monumento innalzato a Roma per celebrare la conquista della


Dacia da parte dell'imperatore Traiano: rievoca infatti tutti i momenti salienti di quella
espansione territoriale. Si tratta della prima colonna coclide mai innalzata. Era collocata
nel Foro di Traiano, in un ristretto cortile alle spalle della Basilica Ulpia fra due (presunte)
biblioteche, dove un doppio loggiato ai lati ne facilitava la lettura. possibile che una
visione pi ravvicinata si potesse avere salendo sulle terrazze di copertura della navata
laterale della Basilica Ulpia o su quelle che probabilmente coprivano anche i portici
antistanti le due biblioteche. Una lettura "abbreviata" era anche possibile senza la
necessit di girare intorno al fusto della colonna per seguire l'intero racconto, seguendo
le scene secondo un ordine verticale, dato che la loro sovrapposizione nelle diverse spire
sembra seguire una logica coerente.

La Colonna Traiana fu una novit assoluta nell'arte antica e divenne il punto di


arrivo pi all'avanguardia per il rilievo storico romano. Nella Colonna Traiana si assiste per
la prima volta nell'arte romana a un'espressione artistica nata legittimamente autonoma
in ogni suo aspetto (anche se culturalmente in continuazione del ricco passato).
STORIA

Lo stesso argomento in dettaglio: Conquista della Dacia, esercito romano ed

esercito dacico.

IMP TRAIANO AUG GER DAC P M TR P COS VI P P, testa laureata a destra con
drappeggio su spalla. S P Q R OPTIMO PRINCIPI S C, la Colonna di Traiano al centro,
sulla cima la statua dell'imperatore, alla base due aquile e la porta d'accesso al
monumento. 3.34 g, coniato nel 114 al termine della costruzione della Colonna di Traiano.
La colonna coclide fu inaugurata nel 113, con un lungo fregio spiraliforme che si
avvolge, dal basso verso l'alto, su tutto il fusto della colonna e descrive le guerre di Dacia
(101-106), forse basandosi sui perduti Commentarii di Traiano e forse anche
sull'esperienza diretta dell'artista. L'iscrizione dei Fasti ostienses ci ha tramandato anche
la data dell'inaugurazione, il 12 maggio.

La colonna aveva una funzione pratica, testimoniata dall'iscrizione, cio ricordare


l'altezza della sella collinare prima dello sbancamento per la costruzione del Foro ed
accogliere le ceneri dell'imperatore dopo la sua morte. Inoltre il fregio spiraliforme
ricordava a tutti le imprese di Traiano celebrandolo come comandante militare.

La Colonna rimase sempre in piedi anche dopo la rovina degli altri edifici del
complesso traianeo e le fu sempre attribuita grande importanza: un documento del
Senato medievale del 1162 ne stabiliva la propriet pubblica e ne proibiva il
danneggiamento.

Una piccola chiesa (San Niccol de Columna), che doveva sorgere ai piedi del
monumento, ricordata a partire dal 1032, insieme ad un oratorio posto sulla sommit
della Colonna, ma risale forse all'VIII-IX secolo. La chiesa fu probabilmente eliminata in
occasione della venuta a Roma di Carlo V nel 1546. Sempre nel corso del XVI secolo si
fece spazio intorno alla Colonna con l'eliminazione di alcuni edifici privati, mentre il
basamento fu parzialmente liberato dall'interro. Sotto papa Sisto V, nel 1588, con il
restauro ad opera di Domenico Fontana, si pose sulla sommit del fusto la statua in
bronzo di san Pietro e fu eretto un muro di recinzione. L'area con il basamento in vista
venne ancora sistemata e ripulita a pi riprese fino ai primi scavi degli inizi del XIX secolo.

DESCRIZIONE

Aureo con la Colonna Traiana La colonna del tipo "centenario", cio alta 100 piedi
romani (pari a 29,78 metri, 39,86 metri circa se si include l'alto piedistallo alla base e la
statua alla sommit). L'ordine della colonna quello dorico riadattato, come testimoniano
alla sommit le scanalature sotto il fregio spiraliforme, il capitello decorato da un kyma a
ovoli e con la base a forma di corona su plinto. La colonna costituita da 18 colossali
blocchi in marmo pario, ciascuno dei quali pesa circa 40 tonnellate ed ha un diametro di
3,83 metri. Essi vanno a comporre i 17 rocchi, la base, il capitello e l'abaco. In origine
sulla sommit era collocata una statua bronzea di Traiano.

BASAMENTO E INTERNO

L'alto basamento ornato su tre lati da cataste d'armi a bassissimo rilievo. Sul
fronte verso la basilica Ulpia presente un'epigrafe redatta in carattere lapidario romano
e sorretta da vittorie, che commemora l'offerta della colonna da parte del senato e del
popolo romano e inoltre testimonia come la colonna rappresentasse l'altezza della sella
tra Campidoglio e Quirinale prima dei lavori di sbancamento operati da Traiano per la
costruzione del Foro. Agli angoli del piedistallo sono disposte quattro aquile, che
sorreggono una ghirlanda di alloro. Al di sotto dell'epigrafe si trova la porta che conduce
alla cella interna al basamento, dove vennero collocate le ceneri di Traiano e della
consorte Plotina e dove comincia una scala a chiocciola di 185 scalini per raggiungere la
sommit. La scala venne illuminata da 43 feritoie a intervalli regolari, aperte sul fregio
ma non concepite all'epoca della costruzione.
IL FREGIO A SPIRALE

Particolare dei Rilievi della colonna Traiana.

I 200 metri del fregio istoriato continuo si arrotolano intorno al fusto per 23 volte, come
se fosse un rotolo di papiro o di stoffa, e recano circa 100-150 scene (a seconda di come
si intervallano) animate da circa 2500 figure. L'altezza del fregio cresce con l'altezza, da
0,89 a 1,25 metri, in maniera da correggere la deformazione prospettica verso l'alto.

Secondo Salomon Reinach il rilievo divisibile in 114 riquadri di larghezza uguale,


dove sono illustrati gli avvenimenti della prima campagna del 101-102 (scene 1-57) e
della seconda campagna dacica del 105-106 (scene 59-114), con al centro una figura
allegorica di Vittoria tra trofei nell'atto di scrivere le Res gestae (scena 58).

La narrazione organizzata rigorosamente, con intenti cronistici. Seguendo la


tradizione della pittura trionfale vengono rappresentate non solo le scene "salienti" delle
battaglie, ma esse sono intervallate dalle scene di marcia e trasferimenti di truppe (12
episodi) e da quelle di costruzione degli accampamenti e delle infrastrutture (ben 17
scene, rappresentate con estrema minuzia nei dettagli). In questa scansione degli eventi
compaiono poi gli avvenimenti significativi dal punto di vista politico, come il consilium
(scena 6), l (scene 11, 21, 33, 39, 52-53, 56, 77 e 100), la concessione degli ornamenta
militaria, di legatio (ambascerie), di lustratio (sacrifici augurali), di proelium (battaglie o
guerriglia), di obsidio, di ambascerie, di sottomissioni, di nemici catturati; a queste vanno
aggiunte alcune scene pi specificatamente propagandistiche, come le torture dei
prigionieri romani da parte dei Daci (scena 33), il discorso di Decebalo (104), il suicidio
dei capi daci col veleno (scene 104 e 108), la presentazione della testa di Decebalo a
Traiano (109), l'asportazione del tesoro reale (103).

Le scene sono ambientate in contesti ben caratterizzati, con rocce, alberi e


costruzioni: per questo sembrano riferirsi ad episodi specifici ben presenti nella mente
dell'artefice, piuttosto che a generiche rappresentazioni idealizzate.

Non mancano notazioni pi puramente temporali, come la mietitura del grano


(scena 83) per alludere all'estate quando si svolsero gli avvenimenti della seconda
campagna dell'ultima guerra: importante ruolo hanno tutti quei dettagli capaci di chiarire
allo spettatore il momento e il luogo di ciascun avvenimento rappresentato, secondo uno
schema il pi chiaro e didascalico possibile.

Completava il rilievo un'abbondantissima policromia, spesso pi espressiva che


naturalistica, probabilmente con nomi di luoghi e personaggi, oltre a varie armi in
miniatura in bronzo messe qua e l in mano ai personaggi (spade e lance non sono infatti
quasi mai scolpite), e ora del tutto perdute.

La figura di Traiano raffigurata 59/60 volte e la sua presenza spesso


sottolineata dal convergere della scena e dello sguardo degli altri personaggi su di lui;
alla testa delle colonne in marcia, rappresentato di profilo e con il mantello gonfiato dal
vento; sorveglia la costruzione degli accampamenti; sacrifica agli dei; parla ai soldati; li
guida negli scontri; riceve la sottomissione dei barbari; assiste alle esecuzioni.

Un ritmo incalzante, d'azione, collega fra loro le diverse immagini il cui vero
protagonista il valore, la virtus dell'esercito romano. Note drammatiche, patetiche,
festose, solenni, dinamiche e cerimoniali s'alternano in una gamma variata di toni e
raggiungono accenti di particolare intensit nella scena della tortura inflitta dalle donne
dei Daci ai prigionieri romani dai nudi corpi vigorosi, nella presentazione a Traiano delle
teste mozze dei Daci, nella fuga dei Sarmati dalle pesanti armature squamate, nel
ricevimento degli ambasciatori barbari dai lunghi e fastosi costumi esotici, fino al
grandioso respiro della scena di sottomissione dei Daci alla fine della prima campagna,
tutta impostata sul contrasto fra le linee verticali e la calma solenne del gruppo di Traiano
seduto, circondato dagli ufficiali con le insegne, e le linee oblique e la massa confusa dei
Daci inginocchiati con gli scudi a terra e le braccia protese ad invocare la clemenza
imperiale.
ELENCO DELLE SCENE DEL FREGIO

Lo stesso argomento in dettaglio: Rilievi della colonna Traiana. Elenco delle scene
secondo Reinach:

Fortificazioni romane lungo il Danubio

L'esercito romano passa il Danubio su un ponte di barche

Il primo consiglio di guerra dell'imperatore

Sacrificio (lustratio) di inaugurazione dell'accampamento

Discorso di Traiano alle truppe

Costruzione di un accampamento

Traiano sorveglia la costruzione di un accampamento, accanto al quale ne


sorge un altro

Soldati abbattono gli alberi per la costruzione di un altro accampamento

Soldati abbattono gli alberi per la costruzione di un altro accampamento

Una spia nemica condotta all'imperatore; i soldati costruiscono un ponte e


un fortino

Cavalieri pronti a partire davanti all'accampamento

Cavalleria e fanteria pronte a mettersi in marcia

Marcia dell'esercito attraverso un bosco

Primo combattimento coi Daci

Primo combattimento coi Daci

I Romani incendiano un abitato dei Daci, che inseguiti fuggono al di l del


fiume

Due ambascerie dei Daci a Traiano

Traiano con un gruppo di donne prigioniere

Cavalieri Daci affogano nella traversata di un fiume; attacco dei Daci a un


campo romano
Attacco dei Daci a un campo romano (Fine della prima campagna)

I Romani preparano una spedizione in una citt sul Danubio; trasporto della
barche degli approvvigionamenti

Imbarco dell'imperatore

L'imperatore, alla testa della cavalleria, carica i catafratti nemici

Stessa scena

Seguito della battaglia: sottomissione dei vecchi, delle donne e dei bambini

Costruzione di un accampamento alla presenza dell'imperatore; supplizio dei


prigionieri nemici; cura dei feriti romani

Partenza dell'esercito e nuova battaglia

Fuga dei Daci

Discorso dell'imperatore ai soldati; Daci prigionieri in una fortezza

Omaggio dei soldati all'imperatore; prigionieri romani torturati da donne;


sottomissione dei capi barbari a Traiano (Fine della seconda campagna)

L'esercito passa il Danubio

Traiano e un gruppo di soldati davanti a un accampamento

Scena con l'imperatore e i soldati

Lustrazione dell'accampamento

Discorso di Traiano ai soldati

L'esercito avanza in una foresta di fortificazioni nemiche

L'imperatore passa un fiume su un ponte; incendio delle fortificazioni


nemiche

Costruzione di un accampamento; sottomissione di un capo barbaro

Le salmerie avanzano verso un accampamento

L'imperatore assiste a un assalto della cavalleria numidica

Fuga dei Daci in una foresta

Costruzione di un accampamento; sottomissione di capi daci a Traiano


Battaglia davanti alle fortificazioni romane

I Daci abbattono alberi per costruire fortificazioni

I Romani costruiscono un accampamento

I Daci respinti nel loro accampamento fortificato

Attacco dei Romani con la testuggine

Traiano riceve le teste di due capi daci

Nuova battaglia

Traiano sorveglia la costruzione di un accampamento

Sottomissione a Traiano del re Decebalo e degli altri capi daci

Sottomissione a Traiano del re Decebalo e degli altri capi daci

I Daci distruggono le loro fortificazioni

Partenza di donne vecchi e bambini con gli armamenti; discorso finale di


Traiano alle truppe

La Vittoria che scrive su uno scudo tra due trofei e indica la fine della prima
guerra dacica (centro del fregio)

Partenza delle navi da Ancona per la seconda guerra dacica

Arrivo in un porto

Ingresso trionfale dell'imperatore

Ingresso trionfale dell'imperatore

Sacrificio solenne

Arrivo in un'altra citt e sacrificio solenne

Sbarco (sulla costa dalmata?)

Sbarco

Sottomissione di una citt

Sacrificio solenne su sei altari

Abbattimento di alberi per costruire un accampamento


I Daci si rifugiano in una fortezza

Attacco dei Daci a una fortezza romana e loro sconfitta

Nuovo attacco dei Daci

Arrivo di Traiano alla testa della cavalleria

Sacrificio dell'imperatore al grande ponte sul Danubio, costruito da


Apollodoro di Damasco

Traiano riceve la sottomissione di capi barbari in una citt romana (con


anfiteatro)

Inizio della quinta campagna

Inizio della quinta campagna

Sacrificio di lustrazione del campo

Discorso alle truppe

Partenza dell'esercito

Arrivo in un accampamento fortificato

I soldati escono a approvvigionarsi

I soldati escono a approvvigionarsi

Animata discussione tra Daci in una fortezza

Battaglia

Attacco con scale alla capitale dei Daci Sarmizegetusa

Consiglio di guerra dell'imperatore

Continuo dell'attacco con macchine da guerra

Continuo dell'attacco con macchine da guerra

I Romani costruiscono palizzate in legno

Ambasceria di un capo dace a Traiano

I Daci incendiano Sarmizegetusa per non consegnarla ai Romani

Suicidio col veleno dei capi daci


Fuga dei Daci

Sottomissione dei Daci a Traiano

I Romani occupano Sarmizegetusa

I Romani occupano Sarmizegetusa

Costruzione di un accampamento

Sottomissione dei capi daci a Traiano

Traversata di un fiume

Attacco dei Daci comandati da Decebalo a un accampamento romano

Fuga dei Daci sconfitti

Discorso di Traiano ai soldati; il tesoro dei daci viene asportato su muli

Fuga dei Daci e suicidio di alcuni capi

Sottomissione dei Daci a Traiano

La cavalleria romana insegue Decebalo e i suoi ultimi seguaci

La cavalleria romana insegue Decebalo e i suoi ultimi seguaci

Suicidio di Decebalo raggiunto dai Romani

I figli di Decebalo catturati; la testa di Decebalo portata


nell'accampamento romano

Altri Daci vengono catturati

Presa dell'ultima fortezza dacica e assalto a una citt

La citt viene incendiata

Vecchi, donne e bambini, insieme agli armamenti, vengono deportati

Bestiame
TECNICA DI REALIZZAZIONE

La realizzazione del monumento richiese una tecnica complessa e una avanzata


organizzazione e coordinamento tra le maestranze che lavoravano nel cantiere. Si
trattava infatti di sovrapporre blocchi di marmo del peso di circa 40 tonnellate e di farli
combaciare perfettamente, tenendo conto sia dei rilievi, probabilmente gi sbozzati e
successivamente rifiniti in opera, sia della scala a chiocciola interna, che doveva gi
essere stata scavata nei rocchi prima della collocazione.

L'artista dovette molto probabilmente ricopiare un modello disegnato, infatti sono


numerosi i motivi "pittorici" del rilievo. Qui di seguito alcune immagini della colonna (ad
alta definizione) vista da diverse angolazioni.
PROFILO ARTISTICO

Lo stesso argomento in dettaglio: Grande fregio di Traiano. La Colonna Traiana la


prima espressione dell'arte romana nata in maniera completamente autonoma in ogni
sua parte (sebbene si ponga in continuazione con le esperienze del passato). Con i rilievi
della colonna l'arte romana svilupp ulteriormente le innovazioni dell'epoca flavia,
arrivando a staccarsi definitivamente dal solco ellenistico, fino a una produzione
autonoma, e raggiungendo vertici assoluti, non solo della civilt romana, ma dell'arte
antica in generale. In un certo senso vi confluirono organicamente la tradizione artistica
dell'arte ellenistica (e quindi classica) e la solennit tutta romana dell'esaltazione
dell'Impero.

I duecento metri di narrazione continua sono privi, come scrive Ranuccio Bianchi
Bandinelli, "di un momento di stanchezza ripetitiva, di una ripetizione, insomma, di un
vuoto nel contesto narrativo".

La grande qualit del rilievo ha fatto attribuire le sculture ad un ignoto "Maestro


delle Imprese di Traiano", al quale forse si deve anche il cosiddetto "Grande fregio di
Traiano" le cui lastre sono reimpiegate sull'Arco di Costantino. La ricchezza di dettagli e
accenti narrativi fu probabilmente dovuta a un'esperienza diretta negli avvenimenti.

MODELLI
Rilievi del mausoleo di Glanum

Guardando ai periodi anteriori si ha difficolt a trovare un modello di riferimento per la


Colonna e il suo rilievo storico. Sicuramente l'autore dei rilievi dovette attingere alla
tradizione della pittura trionfale romana (i pannelli dipinti che venivano esposti durante i
trionfi dei generali vittoriosi, che mostravano al popolo le scene pi salienti delle
campagne militari), dei quali ci restano per solo descrizioni letterarie. Il caso pi vicino
sono i rilievi del Mausoleo di Glanum in Francia, dove gi presente la linea di profilo
delle figure lavorata a trapano corrente. Inoltre le figure di caduti abbandonati, privi
dell'organica connessione anatomica delle varie parti del corpo, quali oggetti ormai
inanimati, sono prese dal "barocco" pergameneo e dimostra come l'artista del fregio della
colonna avesse appieno assimilato l'arte ellenistica sviluppandola ulteriormente.

Gi nella tarda epoca flavia, superato il neoatticismo augusteo, si era andata


formando un'arte romana abbastanza autonoma, derivata dal convergere di rinnovate
influenze con l'ellenismo delle citt dell'Asia Minore e della tradizione locale (arte plebea
gi presente nell'Ara Pacis o nella base dei Vicomagistri). Mancava per ancora una
personalit artistica che da questo amalgama sapesse comporre forme dotate di valori
culturali e formali, di inventiva e di espressione, superando la routine "artigiana" media,
per quanto abilissima. Fu solo con l'anonimo artista che diresse i lavori della Colonna
Traiana che si raggiunsero questi traguardi.
STILE

Scene 22-23 (in basso) e scene 27-28 (in alto)

Anche lo stile espressivo nuovo, con un rilievo molto basso, per non alterare la linea
architettonica della colonna, talvolta anche in negativo, spesso risaltato da un solco di
contorno e ricco di variazioni espressive per rendere efficacemente l'effetto dei materiali
pi disparati (stoffe, pelli, alberi, corazze, fronde, rocce, ecc.).

Il realismo domina nella narrazione e l'unico elemento simbolico la


personificazione dell'imponente e solenne Danubio barbato che, emergendo dal suo letto,
invita i Romani a passare (scena 4). Nella rappresentazione dello spazio e del paesaggio,
nelle scene d'azione piene di dinamismo, nel naturalismo cui improntata la
rappresentazione della figura umana si sente ancora viva la tradizione dell'organicit
naturalistica greca. Tipicamente romana poi la narrazione, chiara e immediata, secondo
i caratteri dell'arte plebea. La realizzazione non pu per dirsi "plebea", per via della
grande variet di posizioni e atteggiamenti, che evita sempre le composizione
"paratattiche", cio le figure isolate semplicemente accostate.

Studiata la ricerca di variazioni nelle scene analoghe che si ripetono; la


costruzione degli episodi, soprattutto quelli di battaglia, sapientemente progettata con
linee spezzate che movimentano l'insieme; la figura dell'imperatore esaltata nella sua
personalit razionale e cosciente, ma non mai sovrumana.

Gli abbondanti e precisi riferimenti al paesaggio, i particolari realistici di ponti,


fortini, accampamenti, la rappresentazione di fiumi o di accampamenti a volo d'uccello ha
probabilmente dietro di s la tradizione romana delle pitture trionfali", cio di quei
pannelli illustrati che, portati in processione nei trionfi dei generali vittoriosi, mostravano
al popolo le scene pi salienti delle campagne militari.
Artifici e convenzioni rappresentative che permettono lo scandire del continuum
delle scene sono talvolta le prospettive ribaltate o a volo d'uccello, l'uso di utilizzare una
scala diversa per i paesaggi e costruzioni, rispetto a quella delle figure, ecc. Un bordo
irregolare e mosso e un bassissimo rilievo alludono alle stoffe, e inoltre le figure sono
evidenziate da un profondo solco a trapano corrente sui bordi, secondo un artificio
ellenistico gi riscontrato nell'arte romana del I secolo in Gallia Narbonense.
CONTENUTI

Suicidio di Decebalo raggiunto dai Romani (108)


Ma la valenza dei rilievi della Colonna non si limita al mero aspetto tecnico e formale, ma
investe profondamente anche il contenuto, segnando uno dei capolavori della scultura di
tutti i tempi.

Le figure nei rilievi storici romani, dalla pittura repubblicana nella necropoli
dell'Esquilino ai rilievi dell'Ara Pacis, sono formalmente corrette e dignitose, ma prive di
quella vitalit che le rende inevitabilmente compassate. Nemmeno il vivissimo
plasticismo dei rilievi nell'arco di Tito si era tradotto in un superamento della freddezza
interiore delle raffigurazioni.

La Colonna Traiana invece percorsa da una tensione del racconto continua e


densa di valori narrativi, che rendono le scene di sacrificio "calde", le battaglie veementi,
gli assalti impetuosi, i Daci fieri e disperati, la dignit di guerriero di Decebalo. I nemici
appaiono eroicamente soccombenti alla superiorit militare di Roma (un elemento anche
legato alla propaganda del vincitore). Scene dure, come i suicidi di massa o la
deportazione di intere famiglie, sono rappresentati con drammatica e pietosa
partecipazione. Il senso di rispetto umano per il nemico battuto un retaggio della
cultura greca, che si trover fino ai ricordi di Marco Aurelio a proposito dei Sarmati.

LA FIGURA DI TRAIANO

Traiano a colloquio con Licinio Sura


Traiano, come si detto sopra, compare 59 volte nei rilievi della Colonna. La sua
rappresentazione sempre realistica ed esprime, con gesti misurati, con sguardi fissi e
composizioni ben architettate, la sua attitudine al comando, la sua saggezza, la sua
abilit militare; non per mai ammantato di significati retorici, di capacit sovrumane o
attributi adulatori; la sua una rappresentazione dalla quale scaturisce oggettivamente
la levatura morale, senza artifici.

Si pu quindi dire che i rilievi non abbiano un carattere celebrativo o encomiastico,


ma piuttosto documentario.

Questa attitudine verso l'imperatore Optimus Princeps ("primo funzionario" dello


Stato) era frutto del particolare clima morale diffuso attorno alla sua figura. Tra le tante
piccole immagini spicca quella del colloquio di Traiano con uno dei suoi comandanti (forse
Lucio Licinio Sura) durante la seconda campagna dacica: con grande semplicit formale
l'imperatore raffigurato disincantatamente mentre spiega un piano al generale
fissandolo negli occhi e distendendo i palmi delle mani davanti a lui, secondo un intenso
rapporto di fiducia e rispetto tra lui e il subordinato, di un colloquio intelligente e virile,
privo di qualsiasi retorica o cortigianeria.

ATTRIBUZIONE

Altre opere ispirate alla Colonna di Traiano sono:

i campanili gemelli della chiesa di San Carlo Borromeo di Vienna; I rilievi della
Colonna vengono attribuiti a un generico Maestro delle Imprese di Traiano (o Maestro
della Colonna Traiana), che sicuramente cur il disegno di tutto il rilievo, anche se nella
realizzazione pratica di un'opera cos vasta ovvio immaginare i contributi di una
bottega. Si tratta sicuramente della pi notevole personalit artistica nel campo dell'arte
romana ufficiale. L'anonimo scultore fu in grado di fondere gli aspetti formali derivanti
dall'arte ellenistica (la rappresentazione dello spazio e del paesaggio, la graduazione e
sovrapposizione di piani, la connessione organica tra le scene e i singoli elementi
all'interno di esse) con i contenuti storici e tipicamente narrativi dell'arte romana.

Di questo periodo ci per giunto solo un nome di scultore, Marcus Ulpius Orestes,
probabilmente un liberto autore di un rilievo firmato oggi al Louvre. Egli non pu essere
l'artista della Colonna Traiana perch dovette operare gi nell'et adrianaea. Non ci sono
nemmeno elementi per identificarlo con l'architetto Apollodoro di Damasco (progettista
del Foro di Traiano), se non la labile constatazione della strettissima collaborazione tra
architetto e scultore nelle opere traianee.
DERIVAZIONI E OPERE SIMILI

La Colonna Traiana, anche grazie alla sua notevole capacit comunicativa,


attraverso i secoli ha dato spunto ad innumerevoli riprese e citazioni, partendo fin da
pochi anni dalla sua erezione con la Colonna Aureliana per finire ad ispirare architetture
pi recenti a noi, dove si applicata anche una reinvenzione della funzione della colonna.

ANTICHIT

Nell'arco di Costantino inserito un lungo fregio di epoca traianea spezzato in


quattro tronconi ma facente parte originariamente quasi sicuramente di un unico rilievo.
Esso, ricco di vibranti figure a basso rilievo, strettamente connesso con l'arte della
Colonna, tanto che alcuni storici hanno azzardato che provenga dalla stessa officina del
Maestro delle Imprese di Traiano. Un altro riflesso del Maestro delle Imprese di Traiano si
trova in alcuni dei rilievi dell'arco di Benevento (del 114).

La colonna Traiana fece da modello alla Colonna di Marco Aurelio, sempre a Roma,
eretta circa ottant'anni dopo (180-193 circa). Il fregio della Colonna aureliana per, a pari
altezza, fa solo 21 giri, con figure quindi pi alte nel rilievo e pi scavate dal trapano che
crea chiaroscuri pi netti; le semplificazioni e le convenzioni dell'arte plebea e provinciale
appaiono qui ben manifeste, segno di un superamento pi avanzato dei modi ellenistici;
anche nel contenuto le differenze sono notevoli, con la comparsa di elementi
soprannaturali e irrazionali (come il miracolo della pioggia o quello del fulmine), sintomo
di tempi ormai profondamente mutati.

Ne seguirono numerose altre anche in epoca tardo antica a Costantinopoli al tempo


degli imperatori Teodosio I, Arcadio e Giustiniano I (Colonna di Teodosio, Colonna di
Arcadio, Colonna di Giustiniano).

MODERNIT

Opere che si ispirano alla colonna si sono susseguite anche in epoche assai pi
tarde come ci mostra l'esempio della Colonna Vendme, eretta nel 1810 a Parigi da
Napoleone I dopo la Battaglia di Austerlitz a imitazione di quella innalzata a Roma, in
onore di Traiano.

Nel 1830-34 fu eretta a San Pietroburgo la colossale Colonna di Alessandro, in


onore dello zar Alessandro I per la sua vittoria contro l'armata di Napoleone.

la Colonna Astoria, ad Astoria, Oregon;

la Colonna del Congresso, a Bruxelles;


la colonna del monumento a G. Washington, a Baltimora;

Karlskirche La cella campanaria del


Campanile di San Massimo

L'edicola Bernocchi al Monumentale di Milano


I tracciati della via Appia Traiana fu un'antica strada romana. Venne costruita fra il 108
ed il 110 d.C. per volont dell'imperatore Traiano, su un preesistente tracciato di et
repubblicana. Era una variante della via Appia e collegava Benevento (Beneventum) a
Brindisi (Brundisium).

LA VIA APPIA TRAIANA IN EPOCA MEDIEVALE

Gi in epoca longobarda era parte della Via Francigena, che toccava numerosi centri
religiosi longobardi e in particolare era percorsa dai pellegrini diretti al santuario di san
Michele Arcangelo di Monte Sant'Angelo sul Gargano. Durante le crociate la via fu
percorsa da eserciti e fedeli in viaggio verso la Terra Santa e per tutto il medioevo fece
parte del sistema delle grandi vie di pellegrinaggio. I cavalieri Templari e Gerosolimitani
edificarono lungo il suo percorso alberghi ed ospizi per i viandanti e ne assicuravano la
sicurezza del cammino.
PERCORSO IN CAMPANIA

A Benevento usciva dalla citt verso nord, attraverso l'Arco di Traiano; oltre al
ponticello presso l'abitato, si inoltrava nella valle del fiume Miscano verso l'attuale
comune di Buonalbergo: in questo tratto si trovano tracce dei ponti Latrone e San Marco,
e i notevoli ruderi del ponte delle Chianche. La strada saliva quindi verso la localit di
"Santa Maria dei Bossi", nel comune di Casalbore. Da qui per un tratto il tracciato della
via corrisponde a quello di un tratto del successivo Tratturo Pescasseroli-Candela.

Superato il torrente della Ginestra (presso Ginestra degli Schiavoni), il percorso


proseguiva fino alla localit della Malvizza, presso Montecalvo Irpino attraversando il
ponte "Santo Spirito" e quindi ad Aequum Tuticum, presso Ariano Irpino.

PERCORSO IN PUGLIA

La strada continuava attraverso Aecae (Troia), Herdonia (Ordona), Canusium


(Canosa di Puglia), Rubi (Ruvo di Puglia), Butuntum (Bitonto) e da qui proseguiva fino alla
meta tramite due diversi tracciati:

la "via Appia-Traiana" lungo la costa (109) che toccava Barium (Bari) ed Egnatia
(presso Fasano);

la "via Minucia Traiana", interna, che passava per Midunium (Modugno), Caelia
(Ceglie del Campo), Capursi (Capurso), Azetium (Rutigliano), Noa (Noicattaro) e Norba
(Conversano), per poi riunirsi alla costiera nei pressi di Egnazia. La strada proseguiva poi
per terminare a Brindisi.

Se ne ritrovano, casualmente, alcuni tratti lastricati nelle campagne pugliesi (ad


esempio a Monopoli); a Bari, Trani, Giovinazzo e Ascoli Satriano sono conservate le
colonne miliari che ne segnavano l'attraversamento (quelle di Bari, Trani e Giovinazzo
furono precedentemente traslate). In seguito fu costruito un prolungamento della strada
con la Via Traiana Calabra che giungeva sino a Otranto.
PERCORSI DELLA VIA APPIA. IN ROSSO L'APPIA ANTICA, IN BLU L'APPIA
TRAIANA GALLERIA D'IMMAGINI

Un tratto lastricato della via Traiana a Egnazia

L'Arco di Traiano a Canosa di Puglia


Un miliario pugliese esposto sul lungomare di Bari

Via Appia Traiana Barium

Portale Antica Roma: