(Riassunto) Vangeli SInottici e Atti Degli Apostoli
(Riassunto) Vangeli SInottici e Atti Degli Apostoli
(Riassunto) Vangeli SInottici e Atti Degli Apostoli
Il primo comandamento lascolto. Ascoltare significa lasciarsi coinvolgere in un cammino che laltro ci
propone. Lascolto di Dio e lascolto delluomo fondamentale per poter parlare.
nella Sacra Scrittura Dio che ha parlato alla maniera umana (DV 12).
Potremmo dunque dire che litinerario della salvezza quello della parola comunicata, secondo le leggi
del linguaggio umano. Lo studio del mondo della parola umana risulta, pertanto, indispensabile per
avvicinare la Parola di Dio e la domanda sui meccanismi a cui obbedisce il linguaggio umano costituisce
un presupposto indispensabile per una corretta ermeneutica biblica.
La salvezza in chiave di comunicazione! Lo dicono i primi versetti della Lettera agli Ebrei:
Dio, che aveva gi parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei
profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio... (Eb 1,1-2).
Forza pragmatica: una forza durto che appartiene alla parola umana. La parola sindirizza a qualcuno e
lo muove a una risposta. La parola ha la forza di cambiare persone e situazioni: nellascolto della parola, i
recettori si rendono disponibili a confrontarsi con unalterit irriducibile: nellascolto di una parola
bisogna disporsi a diventare diversi. Lascolto non solo mancanza di rumori, ma partecipazione,
obbedienza (cf. il verbo ebraico shama).
Un racconto rabbinico narra che quando il grande rabbi Israel Baal Shem-Tov vedeva una minaccia
incombere sugli Ebrei si recava sempre in un determinato luogo della foresta a pregare. Accendeva il
fuoco, pronunciava una certa orazione e la minaccia scompariva. Tempo dopo, un suo discepolo
dovette intercedere per la stessa ragione: and nella foresta e pronunci la preghiera, ma non seppe
accendere il fuoco. E il miracolo avvenne ugualmente. Ancora pi tardi, Rabbi Moshe-Leib di Sasov,
volendo salvare di nuovo il suo popolo, si rec nella foresta e disse: Non so accendere il fuoco e non
so la preghiera, ma conosco il luogo. E il miracolo avvenne. Infine tocc a Rabbi Israel di Rizhyn che,
a casa sua, sprofondato nella poltrona, con la testa tra le mani, disse a Dio: Sono incapace di
accendere il fuoco e non conosco la preghiera; non posso neppure trovare il posto nella foresta.
Tutto ci che posso fare raccontare la storia. Sar sufficiente? Incominci a raccontare la storia e
la minaccia che incombeva su Israele spar1.
Questa storia mostra con efficacia la potenza della parola, che permette alluomo di operare il
prodigio, perch la parola contiene la storia di un individuo e la storia dei padri. Nelloggi della parola
c il passato, la memoria, la fedelt, con il suo fardello di prodigi e miserie.
1
Ho preso questa storia quasi letteralmente da Sh. B. Kopp, Se incontri Buddha per la strada uccidilo. Il
pellegrinaggio del paziente nella Psicoterapia, Palo Alto, California 1972, pp. 25-26. Anni fa sono rimasto
colpito da questo bel libro, che mette in guardia dal cercare qualcuno che allinfuori di noi possa essere il
nostro padrone, perch nessun uomo pi grande di un altro. Sono debitore a questo testo di altri
spunti di riflessione riportati in queste pagine. Per la funzione del racconto nella Bibbia: cf. Sal
9,15;26,7; 78,28; ecc.
Originariamente i quattro scritti da noi conosciuti come Vangeli non avevano alcun titolo e, per quel
che ne sappiamo, il termine euaggelion non avrebbe mai potuto evocare n tra i pagani n tra gli
ebrei n tra i cristiani limmagine di un libro.
Designa invece un annuncio di salvezza e, dal punto di vista cristiano, Ges potrebbe essere definito il
primo evangelista, che annuncia lopera salvifica di Dio in mezzo al suo popolo e, in particolare, in
mezzo ai suoi poveri.
Solo in seguito avvenne il passaggio dal Vangelo inteso in senso kerygmatico al Vangelo inteso come
narrazione di ci che Ges fece e disse.
Letteratura profana: euaggelion aveva a che fare con una buona notizia, con un messaggio festoso. In
particolare veniva adoperato per i successi militari, i proclami di nascite imperiali, etc. Poteva avere
anche un contenuto religioso, in senso lato, soprattutto in riferimento allimperatore o, comunque, al
sovrano, considerato spesso nel mondo greco-romano come un essere divino, un soter.
Nuovo Testamento: annuncio salvifico
- Contenuto semantico del uso neotestamentario derivato dalla letterature deuteroisaiana
(bissar):
o Is 40-55: non uno scritto, ma il lieto annuncio della salvezza che Dio sta preparando e
creando per il suo popolo esiliato.
- Paolo: senso kergymatica di annuncia salvifico
o Elementi costitutivi dellidentit del Vangelo: potenza, salvezza, giustizia (di Dio) e fede.
o Rimanda alla salvezza escatologica promessa da Dio per mezzo dei profeti e compiuta
nellannuncia di Ges di Nazareth
- Mark: il Regno di Dio non un ambito di dominio, ma una regalit che esprime nellagire
storico di Yhwh a favore del suo popolo: azione che salva.
poco chiaro come avvenuto il passaggio. Forsa la trasposizione semantica la si deve a Marco, se si
riconosce nel suo scritto il primo, in ordine di apparizione, dei quattro Vangeli.
Forse la Didach pensa a uno scritto quando menziona le direttive da tenere nella preghiera, ma il
primo testimone sicuro del Vangelo inteso come scritto Giustino (165).
Vangeli scritti
In qualche modo si tratta di un genere letterario biografica, come se ne conoscono nella letteratura
classica sia greca che romana.
Singolarit: Essi non vogliono essere compresi come esposizione della vita (celebrativa o pedagogica) di
un personaggio famoso, n come raccolta di storie e di detti nel senso dellantica letteratura
memorialistica, ma piuttosto come testimonianze di fede che interpellano luomo, per suscitare o
confermare in loro la fede.
Il nome di Sinottici stato dato ai primi tre Vangeli canonici alla fine del XVIII secolo e deriva da
unopera - Synopsis Evangeliorum - pubblicata nel 1776 da un esegeta e teologo luterano di Tubinga, di
nome J.J. Griesbach. Lidea era di fare unedizione di Matteo, Marco e Luca che permettesse di
abbracciarli tutti e tre con un solo colpo docchio (syn-opsis: sguardo dinsieme, vedere insieme).
Somiglianze:
- Struttura globale: il ministero di Ges dal Battesimo alla morte
- Geografia: ministero di Ges si svolge in Galilea e a Gerusalemme.
- Fede in Cristo datore di vita.
Differenze
- Termini o temi preferiti da Giovanni
o Aletheia
o Agapao
o Ego eimi
o Segni (miracoli)
3 / 29 dei sinottici
4 originali: Cana, paralitico alla piscina, cieco nato, resurrezione di Lazzaro.
- Una sola parabola (in realt non una parabola): buon pastore.
- Ministero di Ges
o Sinottici: 1?
o Giovanni: 2.5
- Celebrazione della Pasqua
o Sinottici: C ne uno
o Giovanni: Cne sono 3
- Morte di Ges
o Sinottici: muore il giorno della grande festa di Pasqua
o Giovanni: muore alla vigilia, quando gli agnelli venivano immolati.
- Temi teologici
o Sinottici: Regno di Dio
o Giovanni: Logos incarnato
- Termini o temi preferiti dai sinottici
o Euangellion, euangelissomai
o Regno di Dio
o 29 miracoli
STORIA E RACCONTO
Esegesi e Teologia
Per affrontare i singoli Vangeli sinottici abbiamo davanti due itinerari.
Il primo il pi adatto alla divulgazione e, quindi, il pi seguito. Potremmo definirlo discendente, in
quanto parte dallautore e dai destinatari dello scritto (conosciuti attraverso le testimonianze esterne ai
vangeli) e, attraverso le tradizioni orali e le fonti scritte, arriva alla redazione finale del Vangelo e al suo
messaggio teologico.
Il secondo itinerario si potrebbe definire ascendente, perch parte dalla lettura sincronica dei singoli
scritti evangelici e, attraverso un processo di analisi dei testi stessi, risale alle tradizioni che lo hanno
originato, fino allautore e ai destinatari impliciti nel testo, comparati poi con i dati empirici. Questo
secondo metodo criticamente preferibile, perch il punto di partenza sono i testi stessi e, dunque, lo
scegliamo come nostro itinerario senza, comunque, dimenticare che la visuale delle questioni deve
rimanere complessiva e non unilaterale.
Lo studio di ogni singolo Vangelo sar articolato nel modo seguente:
1) La trama narrativa
Marco
Il simbolo scelto dalla tradizione per il Vangelo di Marco il leone, che evoca l'immagine del deserto,
con il quale si apre lo scenario del Vangelo.
Nei primi tempi del cristianesimo e per molti secoli successivi lo si ritenevateologicamente povero e
letterariamente poco curato rispetto agli altri due Sinottici.
Negli ultimi settanta anni "il Vangelo dimenticato" ha assunto un posto di assoluto rilievo nel panorama
esegetico: le opinioni degli studiosi sono cambiate radicalmente e gi nel 1976/77, la monumentale di R.
Pesch contava circa 30 commentari che si erano succeduti dall'anno 1956. L'attenzione che dalla met
degli anni 50 stata tributata a questo scritto dovuta soprattutto alla scoperta - o riscoperta - della
sua teologia.
Il simbolo il leone (Ezechiele 1 e Apocalisse). Il leone lanimale del deserto perch il vangelo di Marco
si apre con il deserto e si chiude con una tomba.
Poco studiato prima, il Vangelo dimenticato ha assunto un posto di rilievo negli ultimi 60 anni.
Trama narrativa
Inizia dal cap. 1. Il primo versetto in qualche modo un titolo. C un problema testuale con figlio di
Dio perch alcuni manoscritti non ce lhano.
Conclusione problematica: vv. 9-22 non erano nel testo originale, sono aggiunti posteriormente.
- Non si trovano nei migliori manoscritti della Bibbia (Vaticano e Sinaitico)
- Alcuni Padri importanti non li conoscono oppure dicono (Eusebio e Girolamo), che erano
assenti in quasi tutti i manoscritti che loro conoscevano.
- Stile diverso e una teologia diversa che non provengono dalla mano di chi ha scritto il
Vangelo.
- Obiezioni:
o Pu una bella notizia concludersi con la paura? Gli altri si concludono con le
apparizioni e gli invii in missione.
o Sintatticamente difficile che un testo si concluda con una congiunzione.
Replica: sono stati trovati testi greci in cui un libro si concluda con una
congiunzione.
- Forse la conclusione sia il v. 8.
La teologia dei Vangeli non sistematica, ma narrativa. Il lettore inviato a percorrere la via disegnata,
cooperando passo dopo passo alla comprensione del modello costruito nel esto. Man man che la
narrazione procede, i contorni diventano sempre pi chiari e definiti.
La struttura ha una costruzione lineare perch procede di continuo in avanti creando cos unattesa nel
lettore ed ha una costruzione circolare perch le parti corrispondenti, una volta raggiunte, invitano il
lettore a sostare e a guardare retrospettivamente il racconto meditandone i significati.
La via di Ges messia qua sarebbe il vero e proprio tema portante del Vangelo di Marche.
Gi nel titolo (Mc 1,1) Marco dice al lettore almeno due cose:
- Che la storia che si accinge a scrivere un euaggelion / lieto annuncio
- Che questo lieto annuncio ha come protagonista Ges Messia.
1. Mediante la citazione scritturistica (Mal 3,1 & Is 40, 3) Marco lascia percepire che
a. La via di Ges ripropone il mistero della presenza di Dio in mezzo al suo popolo
b. La via del Signore di cui si parlava nel Primo Testamento, realizzatasi pi volete nella
storia di Israele, ora, ancora una volta, e in maniera tutta particolare, si ripropone
nel destino di Ges.
2. Attraverso la presentazione del Battista, i lettori si sentono coinvolti , perch questa via del
Signore, che si realizza nel cammino di Ges, significa conversione, remissione dei peccati e
immersione nello Spirito.
a. Il rapporto via-conversione attestato nei profeti.
b. La via del Signore una via che riguarda non soltanto il destino di Ges, ma anche il
nostro.
3. Il cammino di Ges non un cammino qualsiasi, ma il cammino del Figlio di Dio, mosso
dallazione dello Spirito.
a. Formula iniziale solenne (unica volta in Mc): e avvenne in qui giorni - introduce il
battesimo di Ges.
4. Paradosso: quello del Figlio di Dio un commino sottoposto alla tentazione (significato del
deserto)
a. E subito (v.12) - segnale che richiama lattenzione del lettore.
b. Eimi serve per la perifrasi dellimperfetto - Marco sembra voler sottolineare non
tanto o non solo il fatto della tentazione, ma la sua durata. Presenta il cammino di
Ges come un costante scontro con le forze sataniche.
SECONDA SEZIONE. IL MISTERO DEL MESSIA VILIPESO DAI VICINI (MC 3,7-6,6A)
La prima sezione chiudeva con il rifiuto degli avversari di Ges (3,6), la secondo con il rifiuto dei
Nazaretani.
TERZA SEZIONE. IL MISTTERO DEL MESSIA INCOMPRESO DAI DISCEPOLI: (MC 6,6B-
8,26)
La strada / he hodos
- Concentrazione dellattenzione sulla strada (7 ricorrenze). Linteresse dellautore sembra
finalizzato a porre tutti gli eventi, contenuti tra i passi citati, sulla strada.
- (9,33-34) Ges pone ai suoi discepoli una domanda che incentrata proprio sulla
discussione intavolata ( o iniziata) per strada / lungo il cammino.
- (10) Ges arriva in Giudea. Il cammino ha una direzione.
o Soltanto in (10,32) indica chiaramente Gerusalemme come meta del viaggio.
- (10,46) arriva a Gerico e poi ritorna pressante il tema della strada.
- (11) Ges a Betfage e Betania; sobborghi di Gerusalemme. Con larrivo a Gerusalemme il
lettore comprende che inizia la tappa definitiva del cammino di Ges.
I tre annunci della passione risaltano immediatamente come strutture portanti e pilastri
dellarchitettura narrativi
- Tema della sofferenza del figlio delluomo
- Diretti destinatari i discepoli
1. (8,31) per la prima volta Ges parla direttamente e apertamente della propria morte.
Presentato come didache e ha come contenuto: la sofferenza, il rigetto da parte degli
anziani, sommi sacerdoti e scribi, luccisione, risurrezione.
2. (9, 31) ance didache con il contenuto che riguarda: la consegna nelle mani degli uomini,
luccisione e la risurrezione.
3. (10,33-34) si parla di una sofferenza che comprende la consegna ai pagani, lo scherno, gli
sputi e la flagellazione, prima delluccisione e della resurrezione.
3 Reazioni
I protagonisti sono sempre i discepoli: Pietro, tutti, i figli di Zebedeo.
1. (8,32b) la prima reazione di Pietro viene connessa allannuncio della passione da parte di
Ges soltanto con un kai
2. (9,32) annuncio e reazione sono relazionati con il connettivo de, che ha un valore chiaramente
avversativo. Mostra la distanza che esiste tra Ges e i discepoli, i quali non intendono
accettare la tragicit dellannuncio.
3. (10,35ss) con una connessione solo di natura semantica, la richiesta appara non solo
inopportuna, ma anche come un fraintendimento totale delle parole di Ges.
Il lettere si trova, dunque, di fronte a una vera a propria catechesi a ondate successive: si parte
da un nucleo centrale che poi si espande in successive halakah e/o aggdah.
Qui la comunit pasquale rilegge le parole di Ges alla luce della morte-risurrezione. La strada
del Figlio dellUomo struttura il cammino dei discepoli che, in questa sezione, sono
onnipresenti. Questa via una via da seguire - halakah e sono propro le halakah cristiane
che, insieme ai racconti (aggadah), fanno di questa sezione del Vangelo di Marco una delle pi
affascinanti.
Con larrivo a Gerusalemme (11,1) inizia la fase conclusiva del cammino del Figlio delluomo. Questa
ultima fase comprende le due ultime sezioni del racconto: larrivo a Gerusalemme e i primi accadimenti
nella citt santa; la seconda, gli eventi della passione, morte e risurrezione.
In 11,1ss. il tema della strada si esaurisce a motivo della mta ormai raggiunta e lattenzione si
concentra quasi esclusivamente su Gerusalemme e sul tempio, che diventa il tema dominante di questa
sezione.
(12) Linsegnamento e i dibatti nel tempio rispondono alla questione centrale: con quale
autorit fai questo? (11,28)
Ges dichiara di non voler rispondere e, di fatto, esplicitamente, non d alcuna spiegazione, ma
la successiva parabola e le dispute che seguono (12,13-40) offrono gli elementi necessari per
arrivare alla risposta. Tutto ruota attorno alla relazione di Ges con Dio Padre.
Lofferta di una povera vedova (12,41-44) chiude la permanenza di Ges nel luogo sacro e
rappresenta un esempio straordinario di fede autentica, che contrasta radicalmente con le
intenzioni d coloro che detengono il potere politico e religioso.
Luscita dal tempio (13,1) e il discorso apocalittico che segue (c. 13) apre gli occhi dei primi
quattro compagni sulla loro missione nel mondo e sul legame con il destino di Ges. Il racconto
della passione, morte e risurrezione, che inizia nel capitolo successivo, una storia sempre
attuale. La comunit chiamata a vegliare (13,33-37).
1. (14,1-11) pone in forte contrasto il complotto che i capi (14,1-2) e Giuda (14,10-11) ordiscono ai
danni di Ges e latto di tenero amore di una donna anonima che lega insieme regalit e morte
spezzando un vaso di alabastro pieno di olio di nardo (14,3-9)
2. Il banchetto pasquale (14,12-31) sancisce il definitivo atto di donazione di Ges, ha come
cornice gli annunci di tradimento di Giuda (14,17-21) e di quello di Pietro (14,26-31)
3. Gli eventi di Getsemani (14,32-52) sono raccontati nella loro cruda realt, senza commenti.
Tutto si svolge secondo le previsioni di Ges (14,26-31) e, di fronte al suo arresto e alla fuga di
tutti i discepoli (14,50), rimane un senso di profondo turbamento.
4. Nel processo davanti al tribunale giudaico (14,53-72) Marco mette in forte evidenza il contrasto
tra le affermazioni fatte da Ges davanti al sommo sacerdote sulla sua dignit di Cristo (14,61-
62) e gli oltraggi, gli sputi e gli sberleffi che riceve (14,65)
5. Il secondo processo, davanti al procuratore romano (15,1-20a) fa risaltare il paradossale silenzio
di Ges sia di fronte allinterrogatorio di Pilato (15,3-5), sia di fronte al confronto con un
sedizioso omicida (15,6-14). Tutto si conclude con la consegna del condannato per la
crocifissione (15,1-15).
6. Lesecuzione e la morte (15,20b-37) presentata dal narratore con tinte forti e paradossali. I
dileggi (15,29-32), le tenebre (15,33) e il grido di Ges, a cui Dio non risponde (15,34-37),
sembrano suggerire al lettore che tutto finito, ma il velo del tempio che si squarcia e la
professione di fede del centurione, che lo proclama figlio di Dio (15,38-39), offrono
improvvisamente una luce nuova. In verit non tutto finito, ma tutto compiuto.
7. Lultimo atto (Mc 16,1-8) non fa altro che confermare il paradosso: da una parte le donne alla
ricerca di un cadavere e dallaltra un giovane, avvolto in una vesta bianca, il quale annuncia.
Sembra che ormai tutto sia chiaro, ma la paura e la fuga delle donne lasciano la storia sospesa e,
in qualche modo, irrisolta.
Leggendo i versetti 33-34 si conclude il discorso di Ges sulle parabole, un discorso iniziato nel capitolo
4,1, se si conclude proprio nei versetti 33-34.
2
Importante perch se facciamo finire il testo prima o dopo, non si pu mai capire il testo. Il testo ha un
suo significato nella sua unit testuale.
- Si comincia un altro episodio, un altro discorso.
La macrostruttura di Marco ci indica che ci troviamo nella seconda sezione di Marco, l dove Ges opera
e parla con , in un contesto letterario dove abbiamo a che fare con le opere di Ges (dispute
[2,1-3,6], discorso delle parabole che precede il nostro brano ed importante perch al versetto 11-12:
A voi stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in
parabole, affinch guardino, s, ma non vedano, ascoltino, s, ma non comprendano, perch
non si convertano e venga loro perdonato.
Abbiamo una distinzione tra i dodici e gli altri. Questo contesto importante perch sulla barca ci sono
appunti i discepoli. Lui vuole fare questo viaggio con gli apostoli perch loro comprendano qualcosa.
Quanto avanti e indietro bisogna andare? molto importante il co-testo immediato. Ci vuole molto
esperienza per capire dove comincia una sezione. Lo si acquista con lesperienza.
Si deve ricavare dal testo, non dalle nostre idea. Bisogna capire come si articola il testo, perch il
messaggio passa attraverso la porta dellarticolazione, della coesione. Dobbiamo capire che un mucchio
di sassi stato messo insieme da Marco per farci capire il messaggio. Per questo ci aiuta Matteo perch
vedremo che i due hanno delle differenze proprio per come articolano il passaggio.
Mc 4, 35-41
35
In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: Passiamo all'altra riva. 36E, congedata la folla, lo
presero con s, cos com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. 37Ci fu una grande
tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. 38Egli se ne stava a
poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: Maestro, non t'importa che siamo
perduti?. 39Si dest, minacci il vento e disse al mare: Taci, calmati!. Il vento cess e ci fu grande
bonaccia. 40Poi disse loro: Perch avete paura? Non avete ancora fede?. 41E furono presi da grande
timore e si dicevano l'un l'altro: Chi dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?.
Mt 8, 23-27
Essendo poi salito su una barca, i suoi discepoli lo seguirono. 24Ed ecco scatenarsi nel mare una
tempesta cos violenta che la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. 25Allora, accostatisi
a lui, lo svegliarono dicendo: Salvaci, Signore, siamo perduti!. 26Ed egli disse loro: Perch
avete paura, uomini di poca fede? Quindi levatosi, sgrid i venti e il mare e si fece una grande
bonaccia. 27I presenti furono presi da stupore e dicevano: Chi mai costui al quale i venti e il
mare obbediscono?.
Elementi stilistici:
Marco
- Stile paratattico, semplice (kai, kai, kai)
- Ama molto ai particolari (particolari che vengono eliminati da Matteo)
o altre barche lo seguivano.
o stava a poppa e dormiva su un cuscino.
- Semplice, non teologico, pi storico.
o Maestro, ma non ti importi che muriamo? (Matteo: Kyrius pi liturgico).
In Marco, lo stile paratattico, semplice. Troviamo 16 volte kai. Evita il problema della sintassi.
Lo stile di Matteo si costruisce attraverso gerundi, una sintassi pi complessa, un discorso
molto meno facile.
Inoltre, lo stile di Marco vivace e abbondante. Matteo non dice che cerano altre barche con
lui. Sembra a Matteo non gli interessa che ci siano altre barche. Marco ama molto ai particolari.
Il lessico di Marco molto pi semplice ed non teologico (es. Maestro, ma non ti importi che
muriamo vs Salve, Signore [sembra quasi una liturgia]). Signore centrale della teologia di
Matteo, dove Ges kyrios, il Signore risorto. Lui molto pi teologico.
Abbiamo a che fare con uno stile molto pi teologico. Matteo elimina tutto ci che non
essenziale al discorso teologico (lo prendono cos era nella barca o cerano altre barche con
loro o sul cuscino). Vuole cogliere la teologia, lessenziale. Il linguaggio di Marco pi fresco,
pi franco di discrevere i discepoli che non capiscono. Matteo - Accostatisi cio rispetto
Kyrios. Si avvicinano come al roveto ardente.
Con la costruzione, Marco mette in evidenza ci che Ges fa. Matteo che la struttura chiastica
mette ci che Ges dice. Unimpostazione diversa da un messaggio diverso.
Siamo di fronte ad una narrazione. Nei discorsi bisogna fare attenzione pi alla grammatica, qua
la procedimento del racconto, lintervento dei personaggio, etc.
2. Coerenza semantica
Dobbiamo spiegare 6 momenti, non ogni versetto, ma ogni unit testuale (non necessariamente
coincide con la enumerazione dei versetti). Poi mettiamo tutti insieme.
A differenza di Matteo, dove soltanto Ges protagonista (lui sale sulla barca, Ges che procede).
Invece Marco da importanza al fatto che i discepoli prendono iniziativa. Abbiamo quindi in
questintroduzione i protagonisti (discepoli), la barca e Ges. La domanda : perch la barca? Qual la
significata della barca? Significa la Chiesa? Non cos, una categoria patristica, di per s non una
categoria biblica, perch quando la bibbia parla della barca e, soprattutto, in mezzo della tempesta,
parallelo soprattutto della vita umana, in mezzo alla tempesta.
Siracide 33, 2-3: Un uomo saggio non detesta la legge, ma l'ipocrita a suo riguardo come una nave
nella tempesta. L'uomo assennato ha fiducia nella legge, la legge per lui degna di fede come un
oracolo.
Barca rappresenta gli uomini quando sono in mezzo al mare, sbalorditi dalle onde. Ora, possiamo dire
c Chiesa, ma perch ci sono Ges e i discepoli. In Marco si parla di comunit dei credenti che si trova in
una esperienza.
Marco dice che ci sono altre barche, forse vuole sottolineare il fatto che loro siano ammirati da Ges.
Luca chiama il mare, correttamente, lago. P. Grilli dice che queste burrasche di vento di fatto
avvengono.
Nonosttante la grande burrasca di vento egli dormiva. Event pericoloso, in contraso con questo
evento, lui stava dormendo. Il lettore competente pensa a Giona. Ges per non sta fuggendo dalla sua
missione. Di per s lepisodio di Gioanna il P. Grilli andrebbe molto cauto. I due racconti sono molto
diversi. Invece leggiamo:
Isaiah 51
Situazioni disperati in cui sembra che Dio dorme ma ci sono altri Salmi che dice che Dio non dorme
perch deve custodire il popolo.
Salmo 51, 4:
Grido 38b
Non il grido della comunit credente (Mt 8, 25), Maestro la maniera pi usuale con la quale i
discepoli si rivolgono a Ges. Mentre in Matteo, mai si rivolgono a Ges chiamandolo maestro, lo
chiamano sempre Kyrie. C una comprensione pi storica in Marco. Qui lullo di chi sente che la sua
vita minacciata, di chi sente che il maestro indifferente alla situazione.
Salmo 44, 24-27: Svgliati, perch dormi, Signore? Dstati, non ci respingere per sempre. Perch
nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? Poich siamo prostrati nella polvere, il
nostro corpo steso a terra. Sorgi, vieni in nostro aiuto; salvaci per la tua misericordia.
Lebraico non ha un vocabolario concettuale, ha un vocabolario espressivo, per dire che non osa guarda
in altro, dice che prostrato nella polvere, guarda soltanto la terra. Qualcuno che ha paura.
Ges prende in mano la situazione, finora c stato soltanto terrore. Qua ci sono due imperativi: tace.
strano dire questo a un mare in burrasca. Il secondo imperativo ancora pi strano: calmati. Ma il
verbo fimoo mette la musoiola, quelli che hanoi cani per non farli abbaiare.
Ges mette a tacere lindemoniato con lo stesso verbo. Cosa centra la tempesta con il demonio? Gli
antichi collegavano le esperienze, le tragedie della vita e della natura con la natura demoniaca. Tutti gli
eventi, le malattie erano collegate in qualche modo con il demonio. Non soltanto nella Bibbia, ma in
tutta la letteratura. Tutto questo ci fa vedere che ci sono delle forze del male che minacciano la
comunit, una minaccia concreta i discepoli lo si sente come pi forte di loro. Abbiamo che con la
potenza demoniaca del mare.
Sulla barca ci sono dei discepli, dunque una forza demoniaca che vuole distruggere la comunit
credente.
Rimprovero 40
Matteo dice: uomo di poca fede, della fede fragile. Marco dice: non avete ancora fede
Conclusione
Timore che si da davanti a qualcosa di portentoso, qualcuno che pi grande. Non la paura di per s,
il timore numinoso, ci che si ha davanti alla divinit. La loro domanda: chi costui? Chi pu calmare al
mare? Non pu essere uomo, ma chi allora?
Nel brano di Gioanna, quando la tempesta si calma, i pagani (quelli che non credono) restano stupiti e
meravigliata, hanno timore del Dio di Gioanna. Il timore quello di aver paura di Dio di Gioanna che
riuscito a calmare la tempesta.
La conclusione (41), non tratta della fede. Loro si meravigliano e fanno una domanda, ma non ancora
fede. Meravigliarsi non ancora fede. Questo motivo in Marco molto importante, il primo passo
verso la conoscenza di Ges ma non ancora fede.
3. Elementi di pragmatica
Cos la strategia? lintenzione del testo, cosa vuol cambiare, come vuol agire sul lettore? Lazione del
testo.
TESTO COMUNICATIVO
Altri testi nella letteratura: Questo non lunico esempio che troviamo. C un inno dOmero, 4-5 secolo
davanti a Cristo. I marinai invocano i figli di Zeus perch erano i protettori dei marinai, Castole e
Poluccie, questi intervengono, calmano il mare Potremmo leggere altri testi che si somigliano al
nostro. C un testo apocroficio, Il testamento 12 patriarchi, il testamento di Neftali riporta un testo
molto simili. Possiamo parlare anche dei salmi che parlano di Dio che calma la tempesta (es. 107).
Ci sono dunque delle preposizioni per cui i lettori possono leggere questo brano.
INTENZIONE
Vuol mostrare la potenza di Ges? Oppure questo brano vuole istruire i discepoli su che cosa capace, o
su che cosa bisogna fare nel momento del pericolo? Oppure vuole ripetere i brani gi conosciuti del
mondo greco? Vuol mostrarci un miracolo, e quindi bisogna andare a vedere che cosa avvenuto?
Sarebbe bastato la fede che Ges presente, perch evitare le reazioni di paura. Il testo vuole invitare a
credere anche quando uno in pericolo e anche quando sembra che Dio dorma. Questo miracolo non
sarebbe stato necessario se loro avessero fede.
Miracoli
Discorso generale sui miracoli, che cosa sono? Il miracolo un avvenuto che va oltre il corso normale
della natura dei fatti (concezione comune). C una malattia, questo la legge della natura, interviene al
miracolo e questa malattia non porta pi alla morte.
Einstein, Bohr: la natura un universo di sorpresa. Noi non conosciamo la natura, perch la natura porta
tante sorprese. Cio lidea di una natura fissa in cui qualcuno interviene per dimostrare che la natura
pu essere cambiata. A volte pensiamo che Dio per mostrare la sua potenza, cambiando la natura,
cambiando gli eventi alla natura. Se esiste i miracoli, esiste Dio. Ma noi vediamo che ci sono miracoli e le
persone non credono.
La bibbia letteratura non cos interessata ai miracoli, in s. Non interessata a dimostrare che Dio
esiste. Noi abbiamo bisogno dei miracoli, ma la bibbia molto scettica nei confronti con i miracoli. Di
pi, Marco molto scettico, tanto vero che nella seconda parte del vangelo di Marco i miracoli
scompaiano.
Dunque, questo testo non vuole mostrare che Ges uomo potente che fa miracoli. In tutte le civilt, ci
sono operatori di miracoli. Al tempio di Ges cera un uomo che compivano dei miracoli, Apollonio di
Dianna, un grande guaritore.
I miracoli non sono sufficienti a dimostrare che una persona viene da Dio. Tutta la Bibbia mostra che i
miracoli non sono sufficienti.
Giovanni 4,48:
Non il miracolo che provoca la fede, ma la fede che provoca il miracolo. la fede in Dio presente che
opera il miracolo. Non vuol dire Dio manifesta la sua potenza affinch noi crediamo in Lui, e la comunit
credente che legge e ci fa vedere la presenza di Dio.
osservazioni preliminari
CRITICA TESTUALE
Dove finisce il testo? Uno dei tentativi pi riusciti per non chiudere il testo in 1,8 la cosiddetta chiusa
canonica rappresentata dai vv. 9-20. I versetti 9-20 mancano in vari manoscritti fra cui i due pi antichi
(Vaticano e Sinaitico). Clemente di Alessandria e Origene mostrano di non conoscerla; Eusebio e
Girolamo attestano che il passo era assente in quasi tutti i manoscritti greci di cui loro avevano
conoscenza. Pertanto, pur essendo parte integrante della Scrittura (finale canonica"), questi 12 versetti
non appartengono a Marco; molto probabilmente sono stati aggiunti al Vangelo soltanto all'inizio del II
sec.
Un altro tentativo di chiudere in modo diverso il Vangelo rappresentato dalla cosiddetta conclusione
breve. In alcuni manoscritti unciali del settimo, ottavo e nono sec. e in altri testimoni del testo, dopo il
v.8, si trova questa "finale breve", non canonica, che si limita ad ampliare il v. 8 in questo modo: "Ma
tutto ci che era stato comandato annunciarono senza indugio a coloro che erano con Pietro. Ma, dopo
ci, lo stesso Ges invi per mezzo di loro da oriente a occidente la santa e incorruttibile parola
dell'eterna salvezza".
Comunque sia, sulla base dell'evidenza esterna (i manoscritti pi antichi non hanno i vv. 9-20) ed interna
(lo stile non di Marco e alcuni termini non si trovano mai nel suo Vangelo e neppure in tutto il NT),
possiamo ritenere che il Vangelo si conclude in 16,8.
CONTESTO LETTERARIO
Siamo a conclusione del Vangelo: una chiusa paradossale e drammatica, in certo senso, ma stimolante
per i lettori di ogni tempo. Qui convergono motivi importanti che sono stati sviluppati in tutto il
racconto.
I. Coesione Narrativa
Il motivo dominate il cammino, un cammino esperienzale pi che spaziale. Tre donne decidono di
mettersi in cammino verso un sepolcro per uno scopo ben preciso: prendersi cura di un morto (v. 1),
percorrono la via facendo le loro riflessioni (vv. 2-4), entrano nel sepolcro dove hanno unesperienza
scioccante (vv. 5-7) ed escono sconvolte (v.8).
Al v. 2 inizia il racconto vero e proprio (vv. 2-8) con tre momenti narrativi (scene cambiano personaggi,
luoghi e tempi):
1. (16,2-4) Il viaggio al sepolcro, con le loro riflessioni lungo il cammino e la scoperta della pietra
rivoltata. La linea principale della comunicazione passa attraverso:
- Il verbo erchomai che presenta il cammino delle donne verso il sepolcro
- Il verbo theoreo che denota linaspettata constatazione della pietra del speolcro rotolata.
Al livello comunicativo vanno notate le tre annotazioni temporali. Le donne vengono al sepolcro:
- Al mattino presto
- Nel primo dei sabati (primo giorno della settimana)
- al sorgere del sole
2. (vv.16,5-7) scena centrale: riportano lesperienza del sepolcro (eisethousai), con un confronto
che ha dellincredibile: al posto da ungere, le donne trovano un giovane che rivolge loro la
parola
- La caratterizzazione delle donne (v.5) avienne, non mediante parole, ma mediante
atteggiamenti.
o Laoristo del verbo horao con loggetto (un giovane) descritto con due
caratterizzazioni
o Laoristo del verbo composto ek-thambeomai (solo Marco nel NT)
- Del giovane si riportano solo le parole, che troneggiano nel contesto di tutta la scena e del
tutto lepisodio
o Prima una rassicurazione (v.6a) secondo lo stile
o Poi annuncia quanto accaduto [passato] (v.6b)
o Infine affida loro una missione [futuro] (v. 7)
3. (v.) la vicenda alluscita dal sepolcro. Ancora con due verbi principali a livello comunicativo,
che paradossalmente contradiccono totalmente la missione affidata dallangelo:
- La fuga (ephygon)
- Il silenzio (oudeni ouden eipan)
La costruzione mette in risalto le donne, protagoniste nellantefatto e presenti - poi - nella prima e nella
terza scena. Ma la chiave ermeneutica nella scena centrale dellepisodio, nelle parole del giovane
vestito di bianco.
Lantefatto (v.1)
Troviamo le donne presenti in tre momenti centrali: nella crocifissione di Ges (15,40), nella sepoltura
(15,47) e in questo momento della risurrezione. In tutte e tre lazione delle donne sempre espressa
con il verbo theoreo/guardare. Si voluto creare una continuit di visione / testimonianza nel racconto:
colui che risorto lo stesso Ges che morto ed stato sepolto.
Queste sono le donne che guardavano da lontano Ges che veniva crocifisso e viene detto che
seguivano e servivano Ges da quando era in Galilea ed erano salite con lui a Gerusalemme. A differenza
dei discepoli, la fedelt delle donne non si arrende neppure di fronte allo smacco, anche se una fedelt
da lontano. Si tratta comunque di una presenza l dove i discepoli sono assenti.
Labbondanza delle indicazioni temporali, il sole che si leva fa da contrasto alle tenebre che hanno
avvolto la morte di Ges (15,33.42). Inizia un nuovo giorno, in tutti i sensi.
La pietra simbolizza la potenza del Regno della morte. Le donne di fatto non pensano ad altro, immerse
come sono nel passato, quando la pietra era stata rotolata alla porta del sepolcro (15,46). Chi e come?
Rimaniamo nellincertezza: Dio? Il giovane? Una voce nel cielo (Vangelo di Pietro)?
La fretta delle donne che non si attardano in interrogativi di sorta riflette la fretta del narratore nel voler
arrivare subito alla questione.
Primo momento: (v.5) Il primo momento connotato dalla visione del giovane e dallo sgomento delle
donne. Le donne vedono un giovanetto seduto a destro e avvolto in una veste bianca. Su questa figura si
sono scatenati i commentatori:
- Un angelo: sulla base di Tb 5,5.7.9 (LXX), Flavio Giuseppe. Ma marco non ha utilizzato il
termine che conosceva bene.
- Uno dei discepoli: difficile dimostrarlo.
- Neaniskos incontrato in 14,51-52, al momento dellarresto.
- Ges glorificato: seduto alla destra di Dio, rivestito di potenza divina. Del resto, come il
giovanetto nel Getsemani, anche Ges sfuggito ai lacci della morte e ora rivestito di
gloria.
- Vita nuova dei discepoli di Cristo: simbologia sacramentale (battesimale).
- Figura epifanica creata appositamente dallautore per raffigurare il cammino del credente.
Una sorta di lettore modello, nel senso che come ogni lettore che si trova davanti allo
scandalo della via della croce anche lui fugge rimanendo con la sua nudit, spogliata di
ogni speranza di salvezza che si era costruito da s.
o La sua presenza testimonia che ha saputo attraversare lo scandalo e la morte e ora,
con la veste bianca (simbolo della vittoria sulla morte: cf. trasfigurazione) e seduto
alla destro (simbolo della gloria) testimonia che la morte pu essere vinta, o meglio:
stata vinta.
o il lettore modello che lautore ha previsto e ha generato, mettendolo sulla via
dello scandalo (la via dei discepoli) e poi, finalmente, sulla via della fede.
- Lo sgomento (ek-thambeomai)
o Dato dal fatto che Colui che erano venute a ungere con gli aromi non qui.
o Lo stesso verbo si adoperi al Getsemani, nel momento in cui Ges si trova davanti
alla passione e al Progetto incomprensibile del Padre.
1. Rassicurazione (me ek-thambeithe). un atto direttivo, in cui colui che parla tenta di far s
che linterlocutore conformi se stesso alla parola pronunciata.
a. Le donne sono chiamate a uscire da se stesse e dalla propria percezione degli eventi.
Ma la vittoria sulla paura non data da fattori umani, dal dominio delle proprio
reazioni, non si risolve insomma con armi psicologiche. Si pu vincere la paura solo
se si parte da un punto di vista diverso da quello da cui sono partite le donne.
2. Annuncio misterioso che svela e nasconde: Ges il Nazareno che era stato (ed ancora)
crocifisso (notare il perfetto!) stato risuscitato (passivo divino) e, dunque, non qui, la sua
abitazione non pu essere una tomba dove stanno i morti.
a. Lui assente dal luogo dove lo avevano posto! Si tratta di un atto rappresentativo in
cui il parlante dice una verit e si impegna alla verit di quanto afferma.
b. Non porta prove, fa solo vedere alle donne il luogo dove laveva no posto.
c. La prova che Lui sia vivo non evidente: una Parola da credere.
3. Una missione affidate: alla hypagete, un atto direttivo.
a. Non si comprende bene la funzione di alla, forse un collegamento allo sgomento:
non siete spaventate, piuttosto andate.
b. Hypage spesso rivolto da Ges a colui che stato appena guarito e sottolinea la
situazione nuova.
c. Qua landare finalizzato alla missione di annuncia ai discepoli e a Pietro che li
precede in Galilea dove lo vedranno.
i. Il crocifisso risorto si far vedere, ma prima dovranno seguirlo in Galilea.
ii. Proago (5x in Marco):
1. (6,45) sono i discepoli che devono precedere Ges, nel senso di
andare prima di lui allaltra parte del lago.
2. Ges soggetto e il poragein di Ges in rapporto con quanto
fanno e devono fare i discepoli:
a. (10,32) en proagon verso Gerusalemme: la via che porta a
Gerusalemme e che Ges richiede continuamente ai
discepoli di percorre.
b. (14,28) previsione e dispersione e raccolta delle pecore
disperse con la promessa che egli li preceder in Galilea.
c. (16,7) la dispersione gi avvenuta e, dunque, la prima
parte della previsione si avverata: il pastore stato colpito
e le pecore si sono disperse.
Il proagein esprime una nuova relazoine con Ges, unazione collegata in qualche modo alla
sequela. Non si tratta della predizione della parusia (Lohmeyer), ma di un nuovo inizio.
Galilea: l Ges ha iniziato il suo annuncio del Regno, ha incontrato le prime risposte nella
sequela dei discepoli.
Ci che viene anzitutto sottolineato qui, per, la fedelt di Colui che precede. Il rapporto
continua grazie a Colui che sempre li ha preceduti durante il cammino e ora, ancora una volta
dopo il tradimento di Pietro e di Giuda e dopo la defezione di tutti li precede come crocifisso-
risorto sul cammino della vita.
Notare il tempo presente che sottolinea il precedere gi ora: Ges gi ora sulla via!
Mai, primo di questo evento si parla della fuga delle donne. Qualcosa di totalmente inaspettato
avvenuto, qualcosa di totalmente fuori del comune, che incute timore e spavento (ekstasis in
Mc 5,42).
Il paradosso per Marco uno strumento pragmatico di grande efficacia per trasmettere la Verit
di Dio e la verit delluomo.
CONTESTO COMUNICATIVO
La conclusione del Vangelo di Marco ci rivela dei lettori alle prese con la domanda sullidentit di Ges.
Troppi sono i paradossi distribuiti nel Vangelo, troppe le domande che lo percorrono. Le strade di Dio
possono essere cos paradossali?
STRATEGIA COMUNICATIVA
La chiusura di Marco non risponde alle nostre domande, anzi sembra volerle lasciare intenzionalmente
aperte.
Paradosso
- Viene utilizzato in tante accezioni: assurdit, contradizioni, enigmi, ambiguit.
- Para-doxa: affermazioni o eventi che sono oltre lopinione dei pi e, quindi, che
indipendentemente dalla loro verit intrinseca mirano a sorprendere lascoltatore-lettore.
Leopardi scrisse che mentre gli adulti, spesso, nel tutto non riescono a trovare nulla, i bambini
sanno trovare tutto nel nulla.
Lintento di Marco: il tutto splende nel nella della morte e del sepolcro, la luce del risorto brilla
nelle tenebre del Nazareno crocifisso. una chiusura aperta perch nel finale il lettore
chiamato a entrare nel racconto e ad assumere un ruolo: chiamato a prendere posizione
anche lui davanti a una vicenda ha dellincredibile. Il lettore chiamato a fare la sua scelta:
mettersi in cammino verso la Galilea per incontrarlo o fuggire per paura o per indifferenza.
W. Wrede, Das Messiageheimnis in den Evangelien, era il prima a tentare una risposta allunit della
teologia marciana: il segreto messianico.
- Giustificazione per come mai Ges non fosse stato riconosciuto come messia durante la sua
vita pubblica.
- Lidentificazione di Ges come messia non ha un fondamento storico, ma solo teologico.
Marxsen, Der Evangelist Markus, interpreta lannuncio del giovane alle fine del Vangelo lo
vedrete in Galilea (16,7) come un annuncio della parusia imminente, per cui il cammino di Ges
con i suoi, prima della Pasqua andrebbe inteso in senso simbolico, come il cammino del Risorto
e della sua comunit verso la Parusia.
Ebeling e poi Pokorny vedono il centro nel kerygma: il Vangelo lannuncio della salvezza
oggi. Descrivendo la vita di Ges, Marco non interessato tanto al passato pre-pasquale, ma
alla salvezza del Risorto nel presente.
- Il non , dunque, il nascondimento, ma lepifania del Figlio di Dio e il motivo del
nascondimento sarebbe solo un espediente per far risaltare ancora di pi la manifestazione
del Figlio di Dio (i divieti difatti vengono violati).
o La proposta ha una sua verit, ma bisogna congiungere levento pasquale con il
ministero prepasquale.
Il mistero di Ges e della sua via
Al centro del Vangelo sta la domanda cristologica Chi credete che io sia (8,29.) Per Marco, per, la
cristologia non ancora divenuta un campo di riflessione sistematica. Chi sia Ges rivelato dalla sua
storia, da lui stesso.
Il centro: il mistero della sua messianicit, vissuta allinsegna dellobbedienza al Progetto del Padre, che
contempla il paradossale cammino verso la croce; il mistero del messia e della sua via: la via del figlio
delluomo venuto a dare la sua vita in riscatto per molti (Mc 10,45).
La chiave ermeneutica: la croce, che si espande a ondate successive e, iniziando dal cammino di Ges,
finisce per abbracciare la vita dei dodici, dei discepoli e dei lettori di ogni tempo. La croce la vera forza
magnetica intorno a cui tutto si coagula. Diventa il perno di una strategia di persuasione, che incalza il
lettore in ogni momento, riconfigurando in continuazione il suo modo di concepire Dio, se stesso e la
propria vita.
Il lettore viene continuamente destabilizzato e ri-costruito attorno alla croce. In Marco, la croce diventa
euaggelion. La morte di Ges rivela, dunque, che Dio discende fin nelle tenebre di un uomo solo e
abbandonato, si abbassa fin l dove la suprema sconfitta delluomo, mostrando cos che anche le
tenebre rientrano nel suo piano e hanno un senso, quando sono abitate dal Dio vivente.
Ges ha soggiornato nel cuore del fallimento umano, trasformandolo cos in evento fecondo. Sembra
che il Vangelo si chiuda senza una risposta, con il silenzio, ma il cammino tracciato dallevangelista lascia
pochi dubbi: grazie alla croce di Cristo, la sconfitta, la solitudine e il non senso appartengono ormai a
Dio e vengono assunti nel mistero di salvezza.
Sin dallinizio, Ges chiama dei discepoli alla sua sequela (1,16-20) e istituisce il collegio apostolico (3,13-
19). Loro hanno il compito di accompagnare Ges, di capirne il mistero dellidentit e il mistero del
Regno di Dio da lui annunciato, e lappendice poi aggiunge il comando di andare in tutto il mondo ad
annunciare levangelo ad ogni creature (16,15).
Considerazione: Questo discorso si pu senzaltro condividere, perch probabile che Marco abbia
scritto il suo Vangelo quando qualcuno dei primi discepoli di Ges era stato gi ucciso.
Critica: Le categorie utilizzate da Marco per descrivere la persecuzione sono assai generiche. Il lessico
utilizzato rimanda pi alla quotidianit che a una parenesi in tempi di persecuzione.
Secondo Bultmann, per ricostruire la cristologia di Marco, part dallidea del theoios aner secondo il
quale, nellellenismo veniva definito uomo (eroe) divino una persona dotata di sapienza e poteri divini.
Lui dice quindi che la comunit ellenistica, facendo capo a Paolo, avesse proiettato su Ges i tratti del
theois aner, facendone un taumaturgo e poi, sulla scia del gnosticismo, avesse creato il mito del Cristo,
figlio di Dio.
Ipotesis:
- Marco avrebbe sviluppato questa cristologia ellenistica paolina, unendola per alla
tradizione primitiva della storia di Ges, che vedeva in Lui un predicatore escatologico di
penitenza.
- Levangelista avrebbe creato, cos, un libro di epifanie segrete: con una tradizione dal
carattere mitico (ed eventi prodigiosi come il battesimo e la trasfigurazione) e unaltra
tradizione di occultamento (segreto messianico).
Critica:
- Le presunte idee ellenistico-taumaturgiche che avrebbero influenzato Marco
- La concezione cristologia marciana molto lontana da quella delleroe divino
o Non sarebbe per assurdo pensare che i lettori reali di Marco sono lettori
entusiasti. MA obbliga i lettori a mettere in discussione le immagini usuali: non solo
quelle del Dio potente e fustigatore dei malvagi, ma anche quelle determinate da
una visione idolatrica, costruita a proprio uso e consumo.
o La vera e unica immagine di Dio: luomo in Cristo, luomo crocifisso.
Marco, per primo e senza mezzi termini, innalza la croce a luogo epifanico
per eccellenza: luogo dove si infrangono tutte le immagini di Dio.
Letica della Croce
Letica marciana segnata dalla croce. Questo aspetto centrale emerge dopo il terzo annuncio della
passione (la richiesta dei due figli di Zebedeo e lentrata in scena degli altri dieci [dimensione ecclesiale])
Ges tratta con forti tinti negative con un pizzico di ironia (ritenuti regnanti) le autorit ufficiali di questo
mondo, Ges presenta latteggiamento fondamentale della comunit dei discepoli espresso da un
efficace parallelismo sinonimico:
- Megas - protos
- Diakonos - doulos
Non descrive soltanto una realt futura, ma una esigenza. Ha una forza illocutoria.: atto
direttivo.
Nel costruire un ordine sociale, la comunit cristiana testimonier un altro compasso. Diakoneo
viene esplicitato dallespressione che segue dounai ten pyschen
- Sir 29,15: mettere a repentaglio la vita
- 2 Mac 7,37: sacrificio della vita da parte del martire
Conclusione: letica del Regno, che Ges annuncia, anzitutto il dono di un Dio che non esige e
non schiavvia, il segno di una signoria che cammina tra gli uomini, non per conquistare laltro,
ma per servirlo, liberandolo da ogni schiavit e alienazione.
Agostino: lamore di s fino alla dimenticanza di Dio o lamore di Dio fino alla dimenticanza di
s.
facile immaginare che al tempo di Marco, letica dominante era dalla parte del potere che conquista e
non dellamore crocifisso: lo rivela la storia del tempo, ma anche la reazione di Pietro, dei due figli di
Zebedeo e di tutti i discepoli allannuncio della croce fatto da Ges. Marco, invece, pone al centro della
vita lamore crocifisso. Credere in questo amore significa scorgere nel vissuto un altro ordine di realt. La
croce mostra laltra faccia delle cose: dice che la vittoria non nel successo, ma nelloblazione (perdere
la propria vita!) , e che una vita diventa feconda quando il chicco di grano, caduto in terra, muore per
dare frutto (cf. Gv 12,24). La distanza tra il lettore modello dipinto da Marco e i lettori reali del secolo
attuale consiste proprio in questo: come per i discepoli del tempo di Ges, anche per i lettori di oggi, la
verit di Dio e delluomo cammina sulle strade del successo, del possesso e dellegotismo pago di s;
sulle strade di un Dio che vince schiodando i crocifissi e di una risurrezione che obbliga luomo a
inginocchiarsi. Per Marco, invece, anche una proclamazione della risurrezione non produce fede senza
lincontro personale dellascoltatore con la sofferenza e il portare la croce e la verit di Dio e delluomo
rappresentata dal seme che muore e, morendo, permette alla vita di germogliare.
Ovviamente, restano tante domande aperte di fronte a questa prospettiva, e Marco non ha premura di
rispondere a tutto. In ogni caso, nel Vangelo di Marco, la croce di Ges ridefinisce limmagine di Dio e
delluomo. Non solo perch mette Dio dalla parte delle vittime e non dei carnefici - secondo il monito
del Talmud sii fra il numero dei perseguitati e non dei persecutori: sempre e dovunque Dio con i
perseguitati... - ma anche perch segna la fine di una comprensione sacrale di Dio e delluomo e
linizio di una nuova ra, in cui larco tra le nubi (Gen 9,13), alleanza indistruttibile, incrocia il patibolo
della croce.
Lautore
LAUTORE IMPLICITO
Dietro ogni scritto si nasconde una personalit, che emerge dal racconto stesso: con la sua sensibilit, la
sua cultura, il suo linguaggio.
Tra gli evangelisti, Marco il pi vivace e il pi popolare.
- Episodi sono brevi, pieni di particolari
- Semplicit della fraseologia: al posto dellipotassi, si distingue per la paratassi (kai, kai, kai).
- Pieno di pleonasmi (legon)
- Invece dellaoristo, usa il presente storico - vivacizza la narazzione.
- Numerosi elementi della lingua parlata: diminutivi, espressioni popolari (euthys)
- Anacoluti
- Poca ricercatezza nella grammatica, nella sintassi e nella lingua.
- Conosce il greco e laramaico (12 parole aramaiche che Marco spesso traduce)
- Espressioni latine desunte dal linguaggio militare, finanziario e commerciale.
- Descrive bene Gerusalemme ma non tanto Palestina.
- Non si considera pi un etnico-cristiano, ma un giudeo-cristiano, di probabile origine
gerosolimitana.
LAUTORE EMPIRICO
Lautore reale del secondo Vangelo non presenta se stesso. Al pari degli altri titoli, anche Kata Maprkon
fu inserito nel II sec. Verosimile
- che lautore si chiamasse cos almeno per la ragione che Marco non personaggio di rilievo
nel panorama dellantichit cristiana.
- Che Marco sia stato un testimone della tradizione (petrina?) e un giudeo-cristiano originario
della Palestina (cfr. lautore implicito).
La pi antica testimonianza:
- Papi agi Gerapoli (130 d.C.): dice che Marco non aveva seguito personalmente il Signore, ma
come interprete di Pietro aveva scritto con cura non in ordine- le parole e le gesta del
Signore.
o Riportato da Eusebio di Cesarea (269-369)
- Ireneo attesta che Marco scrisse dopo la morte Pietro.
Giovanni Marco di Gerusalemme? (At12,12.25), il primo compagno di Paolo e Barnaba e poi solo di
Barnaba.
- Patria di origine: Roma dove cerano parecchie comunit domestiche nelle quali vivevano
cristiani di diversa origine (c. Rm 16).
- Marco scrive per una comunit che
o Ha legami con il cristianesimo di Gerusalemme e della Galilea
o Vincolata alla missione etnico-cristiana, una chiesa composta di giudei e pagani.
64: Alcuni suppongono l'attivit letteraria di Marco dopo la morte di Pietro (Ireneo, Adv Haer. III,1.1),
che dovrebbe essere avvenuta durante la persecuzione di Nerone, nell'anno 64 circa.
70: R. Pesch, invece, pensa che Mc 13 presupponga la guerra giudaica e la distruzione della citt,
avvenuta nel 70 d.C.
50: Recentemente, poi, tra i frammenti di papiro scritti in greco e trovati a Qumran (7Q5), lo studioso
O'Callaghan avrebbe identificato Mc 6,52-53. Se questa ipotesi fosse vera dovremmo porre la
composizione del secondo Vangelo intorno all'anno 50, ma la lettura dei frammenti non criticamente
accertata e, pertanto, lipotesi pi fondata rimane quella che pone la nascita del Vangelo intorno
allanno 70.
Matteo
IL PADRE NOSTRO
Passivo divino, sia santificato il tuo nome: ha Dio come soggetto. Non luomo che deve santificare.
Pu sembrare strano, ma colui che santifica il nome anzitutto Dio.
Santificare
- Lessere santo una propriet di Dio. Lessere e lagire. La santit appartiene a Dio, lo
definisce; non luomo. Dio lunico santo. (Is: Santo, santo, santo). Il Primo Testamento ci
fa vedere non solo che Dio santo, ma lunico Santo. (Is 45, 21 Il sono lAdonai, il Santo,
non c un altro) (Amos 4,2).
- Dio santo perch non uomo, perch Altro, perch ineffabile. A Lui appartiene lalterit,
la santit che non appartiene alluomo.
- Appartenenza. Colui che altro ha deciso nella santa alleanza di relazionarsi. La santit ha
due aspetti fondamentali nella bibbia: lalterit e lappartenenza. 11a Io sono il santo in
mezzo a te. Colui che santo ha voluto appartenere a un popolo
o Lui vuole che luomo sia santo.
Noi moderni, quando parliamo dei santi ci riferiamo a: i miracoli e le virt eroiche. Cos di per s
il concetto di santit nostro non corrisponde al concetto biblico, o meglio, non corrisponde alla
mentalit antica, e per conseguenza, neanche al biblico. Non proprio della santit il fare
miracoli. Il concetto di santit nella biblica fa rifermento alla alterit e appartenenza.
Regno di Dio
- Relazione
- Modo di essere di Dio, di agire, lattivit salvifica di Dio.
- Fa che il tuo agire che salva sia attui, si verifichi (Agostino).
- Il cuore dei vangeli sinottici il regno.
o Giovanni: si presenta a se stesso, lidentit di Ges, la parola fatta carne.
Dacci oggi
- Un po strano, dopo: non vi preoccupate dei vesti, di ci che dovete mangiare.
o Olikopistoi uomini di poca fede.
- In matteo c un primato che appartiene al regno di Dio (6:33 certate prima di tutto
[proton]
- Pane nostro: non il pane che divide i popoli, il pane di alcuni. Il pane condiviso.
o Preghiera pagana: grazie a Dio che non ci sia successo il terremoto.
Quotidiano (epeusios)
- Epi-einai: pu derivare? Soltanto dovuto al koin misto
o Necessario al nostro essere, alla nostra sussistenza.
o Il pane che si aggiunge (epi- aggiunta) [eucaristia]
- Epi ienai:
o Il pane che viene, verr, il pane del giorno che viene. Il pane del futuro. Chiediamo di
anticipare il banchetto escatologico.
Il simbolo delluomo - genealogia che apre la sua opera, genealogia che mostra lorigine umana di
Ges.
Sin dai primordi dellera cristiana, e soprattutto nei primi due secoli, Matteo ha esercitato linflusso pi
generalizzato e profondo sulla liturgia e sugli altri ambiti della vita ecclesiale. il pi citato dagli antichi
scrittori ecclesiastici ed eretici, e il pi utilizzato nei testi liturgici.
- Rispetto a Marco, contiene una mole di insegnamenti di Ges di gran lunga superiore e
molto pi succinta nellesposizione dei fatti.
- Rispetto a Luca: una maggiore organicit.
- Carattere didattico e catechetico dello scritto
- La forma concisa di esporre lessenziale della tradizione
- Lo spessore di vita ecclesiale che vi riflesso
- Lequilibrio tra passato e presente
- La sistematicit e accuratezza degli insegnamenti
- Nella figura di Ges, si trova un modello comunitario e un camino etico estremamente
attuali
- Limmagine di una chiesa e di una vita comune fortemente marcata.
o Lecclesiologia in gran parte risale al vangelo di Matteo. Non interessato a descrive
lessenza della Chiesa, pero s a lita della Chiesa.
- Nessuno pi forte nei rimproveri ai farisei. Lui ebreo, parte della famiglia. Quando ci
sono due fratelli, persone che si vogliono bene, talvolta diventa molto difficile la convivenza.
o Paolo pi aggressivo.
o Violenza: il NT presenta anche il Dio violento. La volta del Dio violento appartiene
anche al NT. Parabola del Servo, perdonato che non perdona.
Nei modelli proposti dal testo anche una comunit credente di oggi trova stimoli per il proprio essere
ed agire, purch non ricerchi risposte dirette ai propri problemi, ma quegli elementi costitutivi che,
criticamente elaborati, offrono paradigmi ulteriori per ogni cultura ed epoca.
Trama Narrativa
Matteo ha certamente voluto mediare il suo messaggio mediante unarticolazione formale del testo che
permettesse al lettore di cogliere pi facilmente e pi profondamente i contenuti del suo libro.
- Quella che chiude i cinque grandi discorsi: e avvenne, quando Ges ebbe finito queste parole
- La formula di compimento: ci che avvenne perch si adempisse la ci che era stato detto
per mezzo del profeta
- Lespressione che si trova in tre sommari straordinariamente simili: Ges percorreva le citt
e i villaggi (se ne and di l) insegnando (nelle loro sinagoghe) e proclamando (levangelo del
Regno)
2. QUALE ARTICOLAZIONE?
Associazione struttura - Benjamin W. Bacon (1918) divisione in 5 parti, ravvisandovi il nuovo
Pentateuco.
La proposta tripartita
Si basa su due formule che ricorrono in 4,17 e 16,21: apo tote erxhato ho Iesous (da allora Ges
cominci).
- Caratterizzano il racconto di Marco e anche si distinguono da altre eventuali formule
analoghe a motivo dei passaggi narrativi cruciali in cui esse sono posizionate.
o Apo tote erxato segnala un inizio che si distingue dagli altri inizi.
(1,1-4,17) lidentit di Ges: Messia a Figlio di Dio
- Viene presentato tale prima da un angelo, poi dai magi, dal Battista, dalla voce celeste, dallo
spirito, dagli angeli che lo servono.
o Sono per le Scritture che testimoniano di Ges, con le cinque citazioni di
compimento.
(4,17) apo tote erxhato ho Iesous - introduce Ges sulla scena pubblica con lannuncio del
Vangelo del Regno
- Si apre cos una nuova parte in cui Ges viene presentato dalle sue stesse opere.
- (11,2) opere del Cristo / ta erga tou Christou
o Epicentro tematico.
Riccore solo 1x, ma riassume tutta la sezione precedente.
Narrativamente, conclude la pi compatta e la pi originale delle costruzioni
matteane.
(16,21) apo tote erxhato ho Iesous - Ges annuncia per la prima volta direttamente ai discepoli
la sua passione.
Il Padre Nostro
Padre nostro
Non si tratta del dio dei filosofi, del panteon. Dio ha fatto unalleanza con il popolo che lui ha scelto per
amore (DT 7, 6-8). Lessere figlio un dono, chiamare a Dio Padre nostro un dono.
Matteo pone la preghiera del Padre Nostro nel cuore del discorso della montagna in una bella struttura
concentrica. Chiamarlo Padre significa che tutti i comandi e ordine nel discorso, anzi nellAT, provengono
da un Padre che ama. Chi ci chiede qualcosa non un padrone, se no un Padre.
Nostro: dice una appartenenza, Dio un padre perch ha voluto appartenere a qualcuno. Dio non
semplicemente che se ne sta isolato nel suo mondo, un Dio di relazione. Quando Giovanni ci presenta
il prologo, in principio era la parola e la parola era verso Dio -- il nostro Dio un Dio in relazione, che
si gioca in una relazione. Non una relazione cos molto superficiale.
Faccio parte di una comunit, in cui devo abbracciare ogni uomo che anche lui fratello mio. la
preghiera di una chiesa in cui si riconoscono fratelli. Porto i nostri aneliti, le nostre difficolt.
Cieli
Non sono un luogo. Il luogo e il tempo sono nostri, non di Dio. Quando gli uomini vogliono costruire un
luogo, pu diventare un idolo. Dicono lalterit di Dio (Isaiah 55:9 come i cieli sono pi alti della terra,
cos le mie vie non sono le vostre vie).
Dio un Dio in relazione, ma Dio altro. Non si stabilisce nessuna comunione se non riconosce che
laltro altro di me. La cultura del Occidente (cultura africana riconosce molto di pi il mistero della vita)
ha distrutto il mistero della vita.
Le radici della terra sono sotto la terra, bambino nel grembo tutto ci che vero un mistero.
Il racconto
Vangelo dellinfanzia presenta Ges negli eventi riguardanti la sua nascita e la sua infanzia.
Nella generazione di Ges messia ci sono 4 scene in cui il narratore presenta ai suoi lettori gli
aspetti essenziali della persona di Ges, vista nelle sue due relazioni fondamentali: con il Padre e
con gli uomini.
1. (1,1-17) Ges il punto culminante della storia della salvezza
2. (1,18-25) lEmmanuele, Dio-con-noi
3. (2,1-12) il capo a cui guarderanno le genti
4. (2,13-23) il figlio che ripercorre la strada del primogenito Israele.
Il testo ci parla dunque dellidentit di Ges, della sua origine e della sua missione. A livello teologico,
lunit e la funzione di questa parte chiaramente evidenziata dalle cinque citazioni di compimento che
la scandiscono.
- Delle undici presenti nel Vangelo, ben cinque si trovano in questa Ges Messia secondo le
Scritture.
- Questa la chiave dingresso offerta da Matteo al lettore per comprendere la storia di Ges.
Il Messia dIsraele si pu comprendere solo grazie alle Scritture dello stesso Israele.
La parte si conclude con la celebre cesura da allora Ges cominci...(4,17) - che non solo
evidenzia lapice narrativo della prima parte, ma costituisce anche il vero e proprio inizio del
ministero di Ges messia.
Questi due archi sono agganciati tra di loro con dei versetti-ponte, che ne fanno ununit
letteraria armonica e ben compaginata: il sommario presentato in 4,23 ripreso, infatti, in 9,35
e, parzialmente, anche in 11,1, fungendo, cos, da cerniera tra le varie unit.
(5-7.8-9) Primo arco narrative: il discorso del monte (5-7) e il racconto dei miracoli (8-9). Le
parole e i prodigi appartengono a le opera del Messia.
Il primo dei cinque discorsi messi sulla bocca di Ges. Le opere del messia sono connotate
anzitutto come missione di insegnamento. un discorso programmatico:
- (5,3-12) si apre con le beatitudini che rappresentano il portale dingresso nel Regno
instaurato da Ges, un Regno che sconvolge le categorie mondane perch al centro sono gli
anawim.
- (5,17-7,12) lunga sequenza su la Legge e i Profeti con linterpretazione della Torah da
parte dellinviato escatologico del Padre.
o (6-9,13) nel bel mezzo del discorso, il Padre Nostro a testimoniare che la Legge
sempre la Legge del Padre.
- (7,13-23) ammonizioni conclusive che hanno un effetto pragmatico sul lettore che
comprende la grazia a caro prezzo.
Non vanno in nessun modo separati dallinsegnamento (5-7), perch ambedue appartengono
alle opere del messia.
Si apre con la figura del Battista che inaugura una serie di:
Interrogativi
- Domande autentiche, Giovanni (11,3)
- Domande maliziose, scribi e farisei (12,10.38)
- Domande dubbiose, folla (12,23)
Prese di posizioni
- Pro (11,25; 13,1-2)
- Contro (12,14.24)
Ripercorre la falsariga del primo (11,1-13,58), ma si concentra pi direttamente sul tema dellidentit di
Ges e sulla separazione - in questo campo del riconoscimento - tra i discepoli e gli uomini (16,13).
- Si apre, infatti, con le affermazioni di Erode sullidentit di Ges identificato a Giovanni
Battista risuscitato dai morti (14,1-2)
- Nel mezzo, una serie di prese di posizioni contrastanti da parte dei discepoli (14,33; 15,16),
della folla (15,31) e dei farisei (15,2; 16,1).
- Si conclude con la confessione di Pietro Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (16,16).
o Non lo troviamo in Marco, ma s in Matteo.
o 1 Parola: beato te
o 2 Parola: tu sei pietra
Matteo cos diventa il vangelo ecclesiale
o 3 Parola: a te dar la chiavi
TERZA PARTE. IL MESSIA FIGLIO DELLUOMO, NEL SUO REGNO GLORIOSO: 16,21-28,20
Rappresenta la risposta definitiva alla domanda della seconda: quale messia? Rivela lidentit e la
missione di Ges come figlio delluomo consegnato, crocifisso e intronizzato nel Regno di suo Padre, con
i discepoli sempre pi coinvolti nel Suo destino.
Questa parte scandita da tra annunci della passione e dalle ultime attivit in Gerusalemme insieme a
una costante istruzione ai discepoli.
il Messia figlio delluomo presentato in cammino verso Gerusalemme. I tre annunci sono intercalati
da istruzioni sempre pi pressanti ai riottosi discepoli sul significato della loro partecipazione alla
passione (16,24-28) e alla gloria (19,27-29) del figlio delluomo. In Mt 18 spicca il Discorso ecclesiale (il
quarto!).
Il cammino e lingresso a Gerusalemme (16,21- 25,46) sono descritti come un corteo regale. Questo il
corteo vittorioso del figlio di Davide, re mite, montato su unasina, e su un puledro figlio di bestia da
soma (Zac 9,9 in Mt 21,5). Ma il re messia entra nella citt del gran Re (5,35), con la sua comunit
messianica, composta di piccoli, poveri ed esclusi, accolto e acclamato re dai fanciulli (21,14-15).
- Caccia via la comunit dei venditori. Matteo lunico evangelista che dice che Ges guar
ciechi e storpi. Si forma una nuova comunit. Non una nuova comunit di pagani, la
comunit dei piccoli, di coloro che sono esclusi.
In contrasto, abbiamo Gerusalemme e il suo tempio, dove il re viene per emettere il suo giudizio sul
tempio (21,12-13), sulla citt (23,37-39), e sulla storia del popolo (21,33-46) in un crescendo sempre pi
polemico con i responsabili (cf. Mt 23). Il quinto e ultimo discorso (Il Discorso escatologico: Mt 24-25)
apre uno squarcio sulla venuta del Figlio delluomo.
- Affresco finale, il cos detto giudizio universale.
Seconda sezione. Mt 26,1-28,20: La manifestazione del messia, figlio delluomo, nel suo Regno
glorioso
Lultima parte del Vangelo presenta la consegna (26,2.15.16.24.46; 27,26), la crocifissione (27,26.35), la
morte (27,50) e lintronizzazione di Ges, a cui viene conferito ogni potere in cielo e sulla terra (28,16-
20).
- Nella cena (26,20-35), solo Matteo parla del sangue dellalleanza versato per la remissione
dei peccati (26,28).
- Larresto (26,36-56) illuminato dalladempiersi delle Scritture (26,54.55-56)
- Processo giudaico (26,57-27,10) contiene linterpretazione della passione affidata da
Matteo alle parole di Ges davanti al sommo sacerdote. Alla richiesta di dire finalmente se
egli il Cristo, il figlio di Dio (26,63), Ges imprigionato, in cammino verso la croce risponde:
Tu lhai detto. Pertanto io vi dico dora innanzi vedrete il figlio delluomo seduto alla destra
della potenza venire sulle nubi del cielo (26,64; cf. Dn 7,13). Quel dora innanzi (aparti)
trasfigura il cammino della passione in un cammino di gloria. La confessione di Giuda (27,4-
5) manifesta il giusto di Dio.
- Processo romano (27-11-31) si conclude con la presa di responsabilit di tutto il popolo che
chiede che il sangue ricada su di noi e sui nostri figli, senza sapere che il sangue di Ges
per la remissione dei peccati (26,28).
Presenta il figlio delluomo crocifisso e intronizzato (27,27-28,20). La gloria regale, che Ges annunciava
fin dallinizio del suo cammino verso Gerusalemme (16,28) e che, davanti al sommo sacerdote
proclamava solennemente come gi presente nel figlio delluomo consegnato e crocifisso (dora innanzi
vedrete...: 26,64), trova il suo punto dapprodo: la figliolanza di Dio viene manifestata a pi riprese
come lelemento da cui dipende tutto (27,40.43.54) e sul monte della Galilea (28,16-20) trova il suo
apice e il suo compimento.
Il messia dIsraele, pietra scartata dagli uomini, viene intronizzato da Dio come pantocrator, mediatore
di salvezza per tutti i popoli. I discepoli, fuggiti al momento dellarresto (26,56), ricompaiono sul monte
della Galilea (28,16), per ricevere il mandato di fare discepoli tra tutte le nazioni dal figlio delluomo
intronizzato nel suo regno glorioso (28,16-20).
Testo e co-testo
I macarismi aprono il discorso del monte. Il programma del programma: i beatitudini sono il primo
ingresso al discorso della montagna. Ges vi viene presentato come un uomo autorevole, il quale, alla
maniera rabbinica, si siede al cospetto dei discepoli e delle folle. Verr detto che Ges non
semplicemente un rabbi come gli altri.
- Gerhard Lohfink popolo di Israele (No: sullo sfondo c Israele rivolto prima di tutto ai
discepoli che si sono accostati, per il discorso rivolta a tutti quelli che vogliono seguire
Ges: le folle).
- Dumais (Grilli) discepoli
o Dal momento della chiamata dei primi discpoli (4,18-22), attorno a Ges vanno
formandosi due cerchi di persone
Uno pi largo - le folle
Uno pi vicino - discepoli
o Sebbene ambedue gruppi siano evocati qui, lespressione proselthan hoi mathetai
autou - uditorio diretto - discepoli.
o Perch le folle allintroduzione e nella conclusione? Matteo vede nelle folle dei
potenziali discepoli, uomini e donne che, ascoltando Ges, possono porsi alla sua
sequela accogliendo il suo messaggio.
1. La coesione sintattica
---
11. Beati siete voi quando vi
insulteranno, perseguiteranno e
diranno ogni malvagit contro di voi,
per causa di me
12. Gioite ed esultate, cos infatti perch la vostra ricompensa grande nei cieli.
hanno perseguitato
i profeti prima di voi.
I macarismi hanno una costruzione ritmica, concisa e densa, che nella linearit della forma, lascia
trasparire la limpidezza del messaggio. La struttura, composta di rimembri, semplice e compatta,
nessuno spazio a fronzoli stilistici, nessuna espansione sentimentale, nessun elemento di disturbo e,
soprattutto, nessun elemento in sovrappi.
La ripetitivit della composizione sintattica potrebbe sembrare pesante e tediosa, ma in realt rivela
larte scribale di Matteo, la sua competenza didattica. Di fronte a uno ritmo persistente, lascoltatore
chiamato ad approfondire e a ripetere. La ripetizione dice enfasi e approfondimento.
Coerenza semantica
Tutte e nove le beatitudini iniziano con il plurale di makarios, un termine comune sia alla letteratura
biblica che extrabiblica.
- Bibbia ebraica si contano 45 macarismi (la Bibbia greca della LXX una sessantina).
o Pi utilizzati nel Salterio e la lettura sapienzale
Traduzione di makarios
- Greco classico:
o La felicit umana - eudaimon
o Pi vicino al makarios biblico potrebbe essere eulogemenos / benedetto (leulogia
una formula di lode corrente nel mondo ebraico), ma la radice e il senso diverso.
- Ebraico
o ashre (sostantivo invariabile, in stato costrutto): il sostantivo esher / beatitudine,
felicit che sta sullo sfondo del termine greco.
o Lincertezza etimologia e semantica si riflette sulle traduzioni: beato, wohl, happy,
blessed, bienheureux rendono solo approssimativamente e parzialmente il termine
makarios e il suo corrispettivo ebraico.
Per arrivare a una comprensione pi adeguata possibile della semantica evangelica, dobbiamo
notare che, nella tradizione ebraica, sono sostanzialmente due i connotati che
contraddistinguono la beatitudine/felicit delluomo. Il Primo Testamento lega anzitutto la gioia
alla consapevolezza di:
- Appartenere a una storia di salvezza, che ha nella stessa Promessa di Dio la garanzia
della riuscita, anche (soprattutto) in tempi di crisi.
o Beatitudine: Dio presente nella sua opera di salvezza. Dio salva luomo.
o La gioia biblica di cui parla il Primo Testamento, arriva a contrassegnare tutto
luomo, nei suoi aspetti corporale e spirituale, presente e futuro, nelle complesse
vicissitudini della sua vita, non escluse quelle pi tormentate.
o Concezione biblica vs concezione stoica
Stoica: luomo che nel tumulto del mondo si rifugiato nel proprio intimo,
signore di s e gode della beatitudine vivendo nella imperturbabile assenza
delle passioni (fonti di infelicit).
Biblica: luomo concreto (non soltanto lanima) la gioia un dono di Dio che
si incarna non solo nellintimo, ma nella storia, a cui ogni credente partecipa
con pienezza, senza distacco n disprezzo.
La gioia testimoniata dalla Bibbia non un puro sentire interiore,
ma storia di salvezza per il tempo presente e futuro. La gioia riveste
pure di un carattere escatologico e divenne, per il giudaismo, uno
dei segni inconfondibili dei tempi ultimi.
- Dono e obbedienza alla Torah
o Il suo legame con la Tora, il bene supremo dato a Israele, che ha come unico,
fondamentale scopo la felicit delluomo. Benedizione e felicit sono doni di Dio e
seguire gli insegnamenti dellAltissimo la strada della gioia, come ha
continuamente sottolineato la tradizione di Israele, secondo cui la beatitudine (Sal 1
& 119) legata alla Legge e alla sua osservanza.
Ambedue gli aspetti sono rappresentati in Matteo, ma una cosa emerge: lo stato di beatitudine
evocato dal testo molto lontano sia dallo stato di beatitudine che deriva dalla
- semplice osservanza dei precetti (4q, Beat - Qumran),
- stato di beatitudine che deriva dal distacco dai conflitti esterni e interni degli uomini
(atarassia stoica).
Matteo vede la beatitudine nellottica del Regno portato da Ges (cf. 4,17 e 5,3.10), ossia la
felicit legata allintervento di Dio nella storia (cf. 4,17), al suo impegno a favore di
determinate categorie di persone che sono comunque ai margini perch soffrono, usano come
metro di giudizio la compassione, si muovono a compassione, si adoperano per la pace...
La gioia, dunque, nel constatare che Dio ancora una volta fedele al suo nome e - nel messia
Ges - rovescia i criteri dellumano pensare.
Il discorso programmatico (prima beatitudine, ingloba rappresentativo) si apre con un macarismo sui
poveri. Vediamo che anche in Luca, nel manifesto programmatico della missione di Ges, esposto nella
sinagoga di Nazareth (Lc 4,16-30), ha i poveri come destinatari della missione di Ges. Si tratti di un filo
rosso che collega il Primo e il Nuovo Testamento: il Vangelo del Regno ha nei poveri i suoi interlocutori
privilegiati.
Luca 6: 4 beatitudine e 4 guai. I poveri, quelli che hanno fame, quelli che piangono, quelli che sono
perseguitati. sempre en secondo persona (beati voi), Matteo ha questo stile pi gnomico. Povero in
spirito non separa la povert di luca a quello di Matteo.
Pregiudizi nostri:
- Riduzione a un fatto interiore, povert interiore.
- Riduzione a un senso economico.
Ptochos deriva dalla radice ptosso (ptesso): una persona piegata, rannicchiata... e spesso rappresenta la
condizione del pitocco, il nullatenente che per vivere costretto allaccattonaggio e ad essere
completamente dipendente dagli altri.
Renda diversi termini ebraici - an, dal, ebin, ecc. - lascia intendere che il significato pi esteso e non
si riduce allaspetto socio-economico.
- Salmi - chi ha uno speciale bisogno di Dio, divenendo una sorta di personificazione
dellorante che affida a Dio la sua causa
o Il povero come la persona mite e pia che si attende tutto da Dio, rimettendosi nelle
sue mani (cf. Is 10,2; 26,6; 41,17).
o chi non avanza pretese di autosufficienza e rimette la sua causa nelle mani di Dio.
en pneumati - rende solo pi esplicita questa dimensione di rapporto con Dio: il povero in
spirito colui che, senza appoggi e senza speranza nel futuro, trae dalla sua situazione sociale di
oppressione e di miseria lincentivo per rendersi disponibile ad accogliere lintervento di Dio.
- Concezione biblica: soffio di Dio nelluomo, tutto ci che fragile, per fragilit che respira
con il respiro di Dio.
- Dativo di relazione
- En pneumati, aggiunto a ptchoi, rende perfettamente lebraico anawm che il semplice
termine greco ptchos invece non esprime perch ha un contenuto troppo materiale.
- Non - la povert come interiore, quasi che si trattasse del distacco interiore dai beni
(questo stoicismo e non cristianesimo).
Il Regno dei cieli: Non una promessa futura, ma una realt presente: il Regno dei poveri! Il verbo
presente afferma una stretta relazione che si stabilisce gi ora, perch in questa vita che Dio stringe
una stretta relazione con loro. Parlando del Regno a proposito di Mt 4,17 dicevo che esso si esprime
nell'agire storico di Yhwh a favore del suo popolo.
Proprio questo viene enunciato nel primo macarismo: lazione con cui Dio governa il mondo visibile in
mezzo ai poveri, perch il suo agire storico a loro favore. Nascosta ai sapienti e agli intelligenti, essa
viene rivelata ai piccoli (11,25). Quasi a dire che, per incontrare Dio e il suo Regno, bisogna andare in
mezzo a loro; non tra gli apparati di potere o tra gli arruolati al successo e al prestigio, ma in mezzo ai
poveri: in mezzo a coloro che nel prosieguo delle beatitudini vengono chiamati afflitti, miti, affamati,
misericordiosi, ecc.
Cielo un altro nome di Dio. In mezzo ai poveri visibile il regno di Dio, ci che Dio fa.
Viene promessa la consolazione escatologica (notare il futuro!), sullo stile di Is 61,2-328 che parla della
consolazione divina per gli afflitti di Sion.
La terza beatitudine, assente nel parallelo lucano, esprime un aspetto tipico della teologia di Matteo. Nel
NT praus ricorre solo 4 volte: tre volte in Matteo (Mt 5,5; 11,29; 21.5) e 1x nella 1Pt 3,4.
- Greco - significato di mite, gentile, dolce e benevolo in contrasto con rude, duro, irascibile e
di violento. La mitezza prauthes indicava laccettazione tranquilla e volontaria di un
particolare destino spiacevole e dellingiustizia umana. La gentilezza ha presso i Greci un
posto donore quale virt sociale riguardo ai rapporti umani.
- LXX - lebraicoanaw.
o Povert e mitezza sono concetti interscambiabili [in ebraico c una corrispondenza
anche linguistica: anawm (poveri) / anijjm (miti)], sia perch la terra promessa ai
miti corrisponde al Regno promesso ai poveri.
o Due aspetti di uno stesso atteggiamento interiore: quello di chi rinuncia alla boria e
alla presunzione di s.
Sal 73 - Larrogante: chi non si sente come gli altri, perch migliore -
violenza.
Sal 37,7 - il mite: colui che sta al suo posto in silenzio davanti al Signore e
spera in lui (Sal 37,7).
- Mt 11,29 - Ges si definisce come mite e umile (praus kai tapeinos) perch si messo nel
giusto rapporto con Dio (cercando la sua giustizia e sottomettendo alla sua volont) e con gli
uomini, grazie alla compassione e alla misericordia.
o La piet: la piena fiducia in Dio e la benevolenza verso gli uomini diventano - segno
sconosciuto nelluso greco profano.
La promessa delleredit
- Sal 37 (LXX 36) il possesso della terra ricorre cinque volte e si allaccia alla promessa del
paese fatta ad Abramo e alla sua discendenza. Con landare del tempo, il concetto si
spiritualizza e leredit diventa il bene futuro per eccellenza.
- Matteo: leredit della terra un simbolo escatologico strettamente associato alla idea di
pace e di sicurezza connesso allevento glorioso del Regno di Dio.
o Stabilit.
Riguarda il retto modo di agire, intendere e volere davanti a Dio. La peculiarit del concetto
ebraico di giustizia consiste nella relazionalit: nel giusto modo dagire di Dio e degli uomini. Dio
vuole giustizia e per realizzarla luomo chiamato a realizzare il beneplacito divino nella pratica
della misericordia verso i fratelli (cf. 5,7) in un rapporto reciproco di fraternit (5,22-24;
18,15.21-35).
Si caratterizza, dunque, per un duplice aspetto:
- espressione della salvezza di Dio
- Rimane unesigenza che Dio pone agli uomini.
o Non si tratta, dunque, di un appello alla lotta di classe, ma comunque, viene fatto
intendere con chiarezza che un mondo con disuguaglianze e discriminazioni non a
misura duomo e a misura di Dio. La giustizia, ossia i giusti rapporti in relazione
a Dio e alluomo non sopportano i rapporti di forza che si stabiliscono tra individui e
popoli.
La profezia di Ges promette saziet.
- Sal 107, che celebra le meraviglie del primo esodo. Dopo il riferimento alla fame e alla sete
(v.5), il salmista descrive il grido al Signore nellangoscia, la successiva liberazione (v.6) e il
ringraziamento per la misericordia usata dal Signore: poich sazi (echortasen) il desiderio
dellassetato, e laffamato ricolm di beni (v.9)35.
- Is 49,9-10 (cf. 55,1-2) la promessa di un nuovo esodo evocata con un linguaggio simile:
non avranno n fame n sete - ladempimento messianico, espresso anche nel
Magnificat: ha ricolmato di beni gli affamati (cf. Lc 1,53).
- Simbolo della pienezza escatologica, sempre promessa e mai del tutto raggiunta (cf. Is
65,13), che Dio stesso per simpegna a soddisfare (cf. Gv 6,35; Ap 7,16-17).
Soltanto Matteo Isaiah 6:6 la beatitudine dice che tu devi vedere il rapporto con Dio ha avuto con te, e
tu davanti a Dio sei debitore.
Dio ci accorda il suo perdono nella misura in cui esso viene partecipato ai fratelli. A mio parere, non si
tratta di una condizione, ma di una richiesta. I lettori di Matteo sanno di stare l'uno di fronte all'altro
come uomini che vivono della Misericordia del Padre. Loro compito precipuo donarsi quel perdono di
cui essi sono stati fatti oggetto. Il perdono, dunque, qualcosa di profondamente decisivo nella vita
cristiana: Matteo ne fa una questione cruciale (cf. la preghiera del Pater).
Ai puri di cuore riservata la visione escatologica di Dio - dice Matteo - rimarcando cos la
fondamentalit di questa condizione. La visione di Dio uno dei beni escatologici, perch nessun uomo
sulla terra pu vedere Dio senza morire. Proprio per questo motivo, la visione beatifica rappresenta la
pienezza di comunione. A coloro che vivono la pienezza umana, relazionale promessa la pienezza
relazionale.
(V. 9) BEATI GLI OPERATORI DI PACE PERCH ESSI SARANNO CHIAMATI FIGLI DI DIO
eirnopoios / il pacificatore (hapax legomenon nella LXX e nel NT)
- AT: shalm rappresenta il bene per eccellenza:
o Un dono di integrit e di pienezza fisica e spirituale che Jhwh elargisce al suo popolo
che si sottomette al suo beneplacito
o Appartiene allattesa escatologico-messianica
o Messia: principe della pace.
- Tradizione rabbinica: i facitori di pace sono coloro che sedano i conflitti e portano a una
fattiva collaborazione elementi contrapposti.
o Tre cose su cui poggia il mondo: giudizio, verit e pace.
- Matteo: stretta connessione tra essere facitori di pace e figliolanza di Dio.
o Importanza del perdono e della pace comunitaria per lautentica relazione con Dio.
(V. 10) BEATI I PERSEGUITATI PER CAUSA DELLA GIUSTIZIA PERCH DI ESSI IL REGNO
DEI CIELI
Appresenta in qualche modo il climax dei sette macarismi precendenti, ma anche il passaggio alla
seguente, la nona, che ha la formulazione sintattica diversa, ma la stessa tematica. Del resto, nel gioco
gematrico, il numero otto richiama di per s il nove (3x3) per arrivare alla compiutezza.
- Cerca una fedelt verso Dio e verso gli uomini. Fedelt concreta, non basta le intenzione,
effettivamente fa quello che crede, a motivo della giustizia, a motivi di Ges Cristo.
La persecuzione
- Con le ultime due beatitudini, offre una tonalit importante allapertura del discorso
programmatico, facendo presagire uno sviluppo rilevante nel prosieguo del Vangelo.
- La formulazione al perfetto - hoi dediogmenoi - caratterizza lo stato di persecuzione come
un costante nella vita di fedelt a Dio e al suo beneplacito.
o Sembra che non sia uno stato contingente e occasionale, ma assume quasi i
contorni di una necessit storica.
- Tema diffuso nellapocalittica: 1 Enoch e i libri degli antichi profeti - fedelt alla missione e
la persecuzione a motivo di ci.
La giustizia
- Si tratta sempre del beneplacito divino anelato dal credente, che ora diventa per motivo di
persecuzione
La storia si ripropone sempre di nuovo e la beatitudine che segue - lultima - ne d una prova
tangibile, perch la causa non pi rappresentata dalla fedelt a Dio, ma a Cristo.
Il passaggio dalla terza alla seconda persona non richiesto dal testo e, perci, inaspettato e
dirompente, anche a motivo dellenfasi posta sul motivo della persecuzione (dik: 3x nei vv.10-12)51.
- Inaspettata lenfasi accordata al tema e il cambiamento di stile.
o Salmo 23 momento della difficolt, persecuzione, prova. C anche un
cambiamento stile, il passaggio alla seconda persona. Presenza diretta.
- La persecuzione - stato quotidiano.
o Mt 5, 10 - sofferenza per il fatto che siamo discepoli.
o Ricompensa, mistos ricompensa dei profeti. C un legame tra coloro che credono
in Cristo e i profeti. I profeti erano liberati dalle persecuzioni? Non, sono morti
(Isaiah segato vivo / Geremiah ucciso / Amos cacciato via).
Io sono con te, il Dio con noi cuore del Vangelo di Matteo.
- Il tema si gi imbatutto nella persecuzione scatenata da Erode nei confronti del messia
bambino (Mt 2,1-12) e nellavversione dei capi giudaici nei confronti del Battista.
o Approfondimento La descrizione della persecuzione pi circostanziata (con 3
verbi),
o Sviluppo - la ragione della persecuzione data non pi dalla giustizia, ma da Ges
stesso.
Ges: colui che compie ogni giustizia (3,15), in perfetta obbedienza alla
volont del Padre.
La giustizia: la via del discepolo di Cristo, denotando la sua relazione
profonda e vitale con il Messia Ges.
Oltre la contingenza storica, gettano lo sguardo nel futuro dei lettori,
coinvolgendoli in una causa che questa volta ha il suo punto di riferimento
in Cristo: perseguitati a causa di me.
Il voi perseguitati a causa del Cristo comprende il futuro dei
discepoli storici di Ges, ma anche il futuro dei lettori (cf. Mt
10,18.39).
- Non indica i soggetti dellatto di perseguire (Luca: gli uomini): il campo rimane aperto ma
poi sar riempito - capi religiosi, politici, pagani (oltre i confini della Palestina).
Chairete kai agalliasthe
Irrompono nel contesto di persecuzione in modo improvviso e paradossale. La sofferenza come motivo
di gioia paradossale, dicevo, ma ancora una volta la ragione non nella situazione umana, comunque
dolorosa, ma nella Promessa di Dio. Il motivo la grande ricompensa nei cieli.
- I verbi formano unendiade che esprime il concetto di una gioia totale e profonda
- Legati tradizionalmente al giubilo messianico.
misthos
importante nella teologia di Matteo (10x), ma non viene mai precisato ulteriormente (cf. 6,1-16;
10,41-42).
gar edioxan tous prophetas tous pro hymo n
Pone i discepoli di Cristo in continuit diretta con i profeti come motivo di gioia. Il profeta perseguitato
dagli uomini, ma sente Dio dalla sua parte. I discepoli avranno la ricompensa dei profeti (cf. 10,41) e i
due imperativi presenti mostrano in tutta chiarezza che gi oggi Dio concede a coloro che soffrono, nella
situazione paradossale della persecuzione la gioia di sperimentare Dio dalla loro parte. Nonostante il
regno dei cieli non sia ancora realizzato pienamente, la speranza di una benedizione trasforma il
presente fecondando la sofferenza dei discepoli.
2. Di che tipo di atto linguistico si tratta? (Pericolo di uno stato di passivit nei confronti di condizioni
indegne)
- Non sono imperativi, ma indicativi
o Atti rappresentativi che descrivono?
o Atti dichiarativi che cambiano lo stato delle cose?
o Atti commissivi in cui Dio si impegna a far s che il mondo si adegui alle sue parole?
Dire significa fare. Cosa fanno i beatitudini? Ogni linguaggio (pragmatico) fa qualcosa. Dichiarano
un altro ordine.
La destabilizzazione del lettore un atto intenzionale, che vuole provocare nel lettore un
capovolgimento: sin dal primo discorso, i lettori vengono a conoscenza che il Vangelo annunciato da
Ges sar alternativo alle categorie mondane. Il mondo vive dei suoi miti: il compasso dei costruttori del
mondo non la mitezza o la misericordia. Pragmaticamente, le beatitudini provocano nei discepoli uno
shock che, comunque, un lettore competente riconosce essere una costante di tutta la storia della
salvezza. Si tratta di un rovesciamento prospettico, per cui la vera pietra dangolo della comunit
messianica, il compasso dei costruttori della chiesa dei discepoli sono i scartati. La pietra scartata dai
costruttori diviene testata dangolo.
2. Comissivo prometto
Gli orfani erano i pi disgraziati tra gli uomini. Dio sta dalla loro parte. Dio non abbandona questa
categoria di persone. Queste persone diventano centrali.
Il primo aspetto da notare, a livello di atti linguistici, che Ges dichiara beate alcune categorie di
persone, che nellaccezione comune non sono tali. Dichiarandole beate, Ges modifica lo stato delle
cose, capovolge le categorie della sapienza umana, secondo la quale i poveri, gli afflitti, i miti, i
perseguitati sono dei perdenti e degli infelici. Questo significa, dunque, anzitutto, che le beatitudini
vanno lette nellottica del Regno che si fatto presente in Ges. Abbiamo notato che i perseguitati a
causa della giustizia nel v. 10 che in Matteo sempre la giustizia del Regno (cf. 6,33) diventano nel v.
11 i perseguitati a motivo di Ges. E dunque nellottica del Regno portato da Ges che vanno lette le
nove beatitudini. Si tratta di atti dichiarativi che instaurano un altro ordine, una situazione nuova, in cui
al primo posto il Regno di Dio e la sua giustizia. Si pu ben dire che il fondamento della gioia dei
poveri, degli afflitti, dei miti... non la situazione oggettiva che vivono, ma la speranza che il Regno di
Dio proietta sulla loro situazione. Mettendo in primo piano i poveri, i miti, i misericordiosi.... non si
vogliono affatto addormentare le coscienze, ma si vuole contestare radicalmente lordine gerarchico
delluomo, secondo il quale contano solo i ricchi e i potenti.
Ges, insomma, dichiara il paradosso di Dio e del suo Regno: i perdenti diventano i beneficiari della
salvezza messianica. Esattamente il contrario del sonno delle coscienze, perch si tratta della
contestazione radicale delle categorie del mondo. In questo modo, Matteo (ma anche Luca) non
assolutezza una condizione storica e non lega ad essa la gioia cristiana. Lassoluto per Matteo non la
condizione economica o sociale in cui una persona si trova, ma il Regno di Dio e la sua giustizia (6,33),
con il capovolgimento dei criteri per cui si considerano felici delle categorie di persone.
Quanto detto comporta un ulteriore sviluppo. Gli atti linguistici delle beatitudini sono anche
commissivi, perch le categorie dei poveri... sono dichiarate beate, perch Dio si impegna con loro e a
loro favore per stabilire un altro ordine. I passivi divini presentano Dio che si impegna in prima persona:
lui lartefice del rovesciamento! Questo impegno di Dio al loro fianco fa di essi dei protagonisti della
storia e non dei succubi. Tutto questo deriva dalla concezione - vigente nellantico oriente e in Israele -
che la funzione del re non era quella di rimanere imparziale, rispettando lo status quo. La funzione del re
non era neppure quella di rendere giustizia ai sudditi secondo i loro meriti, ma nel prendere le difese di
chi non sa e/o non pu difendersi, dei poveri, degli orfani e delle vedove che non hanno garanzie,
perch non hanno diritti e non possiedono. Dunque, non la neutralit, la condizione ideale del re, ma
lassunzione di responsabilit nei confronti dei poveri.
4. Un ultimo elemento pragmatico limportanza data allultima beatitudine sulla persecuzione, per cui
sorge una domanda: la comunit reale di Matteo una comunit perseguitata oppure siamo davanti a
un topos che appartiene alla tradizione e che serve allautore per modellare i suoi lettori secondo
determinati criteri? Si pensato a uno stereotipo della tradizione pre-sinottica60, da cui dipende
probabilmente anche Paolo (cf. 1 Ts 2,13-16): lopposizione alla fede vista nella prospettiva della
costante resistenza di Israele ai profeti di Dio. La questione stata correttamente ambientata da
Steck61 in un quadro che lui definisce: uno schizzo deuteronomistico della storia62. In un'ampia
letteratura vetero-testamentaria, e soprattutto in alcuni brani della storiografia post-esilica, sono
contenuti capi daccusa diretti o indiretti nei confronti degli antenati: si imputa loro il disprezzo e
lassassinio dei profeti (cf. 1 Re 19,10), la chiusura di fronte ai loro inviti (Ger 7,25-26; 25,4; 29,19; 35,15;
44,4-5), la costante ribellione alla legge di Dio... e la consequenziale catastrofe (Ne 9,26). Il libro delle
Cronache attribuisce la fine di Gerusalemme e di Giuda proprio a questo motivo: Il Signore, Dio dei loro
padri, mand mand premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli... ma essi si
beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e scherirono i suoi profeti... (2 Cron
36,16). Insomma, il legame profeta - martire divenne un classico63 e nel primo secolo, il martirio del
profeta assunse quasi i contorni di una necessit storica: Isaia, nella considerazione di tutti, era il martire
segato, e di Geremia si pensava avesse subto la morte per mezzo della lapidazione64.
Matteo si serve di questo topos con un intento pragmatico chiaro: la persecuzione non qualcosa di
accessorio al discepolato, ma di costitutivo, perch il profeta contesta lordine esistente e professa
lordine delle beatitudini. Il profeta non cerca la persecuzione, ma vi si imbatte quasi per necessit
storico-salvifica, a motivo della sua testimonianza.
Situazione di incompiutezza
- Concezioni di tempo
o Greco: presente passato futuro.
o Ebraic: qatal yigtol.
- Qatal: lo si traduce con limperfetto. Per quello che diverso la concezione. Lebraismo
non distingue i tempi in passato, presente e futuro, distingue invece le azioni complete e
incomplete, perfette e imperfette.
- Ci che incompiuto deve in qualche modo trovare una soluzione. Non si dice
essenzialmente che ci sar soltanto il futuro escatologico, invece che c una situazione di
incompiutezza. Dio si impegna, ma anche gli uomini devono impegnarsi: beati gli operatori
di pace. Luomo con la sua misericordia far si che nessuno si trovi da solo.
o Prova: siamo allinizio del discorso, la prima pagina. Matteo 25:31-47 lultima
pagina - il giudizio universale. Anche gli troviamo gli affamati, i poveri. Nella prima
pagina dei 5 discorso e lultima pagina, noi troviamo queste categorie di persone e
alla fine, nellultimo discorso, strano che il Re giudice non ci chieder: hai avuto
fede in me?
Luomo non diresponsibilizzato, al contrario, proprio perch si sono delle
situazioni incompiute, allora le beatitudini impegnano i credenti.
16: Matteo, prima del 16, che riporta soltanto Matteo delle guardie che devono dire che i discepoli
avevano rubato il corpo di Ges. Questa diceria che i discepoli avevano rubato il corpo di Ges arrivato
fino a oggi. Si chiude un discorso. I personaggi sono diversi. Qua abbiamo il monte della Galilea e i
discepoli.
Amen - aggiunto.
Contesto: siamo alla fine, e per questo un passaggio importante. Si raccolgono i filamenti narrativi che
hanno accompagnato al lettore lungo il percorso. La cristologia arriva a un punto forte, pure
leccesiaologia (i discepoli). Poi c il monte (discorso del monte). Poi le parole di Ges - Matteo
lunico vangelo che si conclude con delle parole di Ges.
Quei verbi (struttura portante del discorso) che portano avanti le narrazioni, i verbi pi importanti.
(Centro)
Non parla di teologia di Matteo. Non una teologia sistematica, una teologia che deriva dalla
riflessione sulla vita di Ges.
SKN nome di Dio Giovanni verbo kenosi pose la sua tienda eskenosen
Luca
14. Luca - Atti. Macrostruttura e articolazione dellopera