I 3 Step Dell Analisi Fem
I 3 Step Dell Analisi Fem
I 3 Step Dell Analisi Fem
Per metà delle aziende la pressione a ridurre i costi e i tempi di sviluppo è lo stimolo
principale. Per poter restare competitivi sul mercato è fondamentale mantenere i
costi di bassi e ottimizzare i tempi di progettazione.
Altri aspetti che sono percepiti come sfide sono la garanzia di una qualità e
affidabilità superiore ai concorrenti, e la spinta a innovare i prodotti per seguire le
opportunità che il mercato propone.
Abbiamo visto che la riduzione dei tempi e dei costi sono fortemente ricercate dalle
aziende. E il motivo è molto semplice: ottimizzare il flusso di cassa.
Il nostro approccio
Analizzando questi dati, abbiamo capito 3 cose fondamentali e l’applicazione di
questi fattori nel lavoro quotidiano hanno determinato il successo del nostro
business. La prima è che…
“Tutte le aziende possono aumentare i margini di profitto
eliminando gli errori di progettazione.”
Punto #1
Questo aspetto è molto importante per qualsiasi attività imprenditoriale. Sembra
una banalità che le aziende possano aumentare il profitto riducendo i costi, ma
mettere in pratica questo concetto non è così banale come sembra!
Per prima cosa è necessario essere consapevoli di come è organizzato il flusso di
lavoro aziendale, di come vengono prese le decisioni nelle varie fasi dello sviluppo
del prodotto, di quali sono le possibilità di modifica e correzione mano a mano che
il progetto evolve, e le relative implicazioni sui costi finali (palesi o nascosti).
Figura 5 – Confronto delle possibilità di modifica nelle varie fasi della vita del prodotto
Riassumendo…
L’analisi ad elementi finiti può essere lo strumento giusto per supportare decisioni
migliori con cui puoi:
• Ridurre i tuoi tempi e costi di sviluppo;
• Migliorare la qualità del tuo prodotto;
• Aumentare i tuoi margini di profitto.
Se ancora non utilizzi l’analisi FEM, in questo eBook troverai degli spunti interessanti
per individuare e selezionare lo strumento agli elementi finiti più idoneo al tuo lavoro.
Inerzia
Il primo ostacolo è l’inerzia, ovvero la difficoltà che troviamo nel cambiare le nostre
abitudini, nel modificare la maniera in cui lavoriamo. L’inerzia si nasconde dietro
una frase del tipo:
“Fino ad oggi abbiamo sempre fatto senza l’analisi FEM,
quindi non ne abbiamo bisogno.”
Riconosco che al giorno d’oggi esistano ancora settori manifatturieri per cui l’uso
della simulazione possa essere superfluo, ma nella maggior parte dei contesti
industriali l’analisi FEM, e la simulazione CAE in genere, possono davvero rivelarsi lo
strumento che fa la differenza.
L’impatto positivo delle analisi FEM sulla redditività aziendale è progressivo: più
analisi si fanno, maggiore è il beneficio che se ne trae, maggiore è la fiducia che si
ripone nel metodo. Dal mio punto di vista, il problema è soltanto quello di decidere
di iniziare!
Quando l’inerzia al cambiamento è molto forte, il modo migliore per aiutare le
aziende a comprendere i vantaggi dell’analisi FEM è attraverso un “Progetto Pilota”.
Il Progetto Pilota è strutturato in questa maniera: il cliente identifica un problema da
risolvere, e i nostri esperti lo risolvono. Semplice, no?
Con i modelli e i dati prodotti durante il Progetto Pilota, viene realizzato un percorso
formativo e di implementazione dello strumento in azienda. Avendo in mano i
modelli, i risultati e “la mappa” per orientarsi nel flusso di lavoro, il cliente è in grado
di trovare risposta a tutte le domande tecniche e di valutare concretamente il
ritorno economico dall’investimento nell’analisi FEM.
Paura
La paura di sbagliare è un sentimento che ci accompagna lungo tutta la nostra
vita. Ognuno di noi sa quanto sia spiacevole e doloroso commettere un errore,
specialmente quando si tratta di una scelta professionale, che magari è legata a
risvolti economici. Abbiamo paura che la scelta sbagliata possa arrecarci un
Competenze
Mi sento spesso dire che per utilizzare un software FEM professionale c’è bisogno di
un esperto. Questo è assolutamente vero e lo sottoscrivo!
Per mezzo delle analisi FEM è possibile integrare o addirittura sostituire i dati che si
ottengono attraverso costose prove sperimentali, ma l’accuratezza dei risultati delle
analisi dipende molto da come viene creato il modello agli elementi finiti e da
come vengono interpretate le simulazioni. Occorre la giusta sensibilità per evitare
le trappole e riconoscere possibili errori.
Quello che spesso ci si dimentica, è che prima di diventare un esperto (in qualsiasi
disciplina), ognuno di noi è passato attraverso un percorso di formazione e di
pratica sul campo che lo hanno portato ad acquisire la sensibilità e la competenza
in quel particolare settore.
Albert Einstein sintetizza quello che, a mio avviso, deve essere l’approccio da
seguire per implementare con successo la metodologia FEM:
“C’è una forza motrice più forte del vapore,
dell’elettricità e dell’energia atomica: la volontà.”
(Albert Einstein)
Costo
L’ostacolo apparentemente più difficile da superare, e che mi sono lasciato per
ultimo, è quello legato agli aspetti economici. Storicamente, i software di
simulazione agli elementi finiti erano molto costosi in quanto rappresentavano una
tecnologia all’avanguardia. Il costo era dovuto non solo al software ma anche alla
piattaforma hardware richiesta per farlo funzionare e alla competenza necessaria
al suo utilizzo.
Se questo ancora è vero per alcune applicazioni molto specialistiche, in generale il
costo complessivo di un software agli elementi finiti per la progettazione meccanica
è diventato molto più abbordabile che in passato.
Non sono più necessari grandi investimenti in infrastruttura hardware, al giorno
d’oggi basta un normale PC Windows per far girare in pochi minuti anche analisi
molto complesse.
Le nuove interfacce grafiche 3D rendono il flusso di lavoro dell’analisi FEM
sufficientemente snello e alla portata di tutti.
Infine formule di licenza come l’abbonamento mensile permettono di accedere a
software professionale a costi veramente contenuti, garantendo la flessibilità di
attivare il programma soltanto quando serve.
Come vedi, non ci vuole affatto un grande investimento per mettere in piedi una
stazione di lavoro professionale per la modellazione FEM!
Riassumendo…
Abbiamo visto come siano presenti svariati ostacoli che si frappongono tra noi e
l’obiettivo che ci siamo dati, l’utilizzo efficace del software FEM. Per riuscire a
superarli, la maniera migliore è quella di trovare la risposta a una serie di domande.
Adesso andiamo a vedere cosa dicono alcune persone che hanno rimosso questi
ostacoli e hanno adottato l’analisi FEM nella propria azienda.
Solar Impulse 2
Figura 6- Modello agli elementi finiti del Solar Impulse 2 – Cortesia di Solar Impulse
Leggerezza e Resistenza
Un esempio concreto del valore dell'utilizzo dell’analisi ad elementi finiti su questo
progetto è dato dalla cabina di pilotaggio dell'aereo, dove la simulazione ha avuto
un ruolo nel ridurre al minimo il peso. Il cockpit monoposto dell'aereo che ha volato
in tutto il mondo è minuscolo (circa 3,8 metri cubi), ma in realtà è tre volte più
grande della cabina di guida del primo aereo Solar Impulse. In effetti, il nuovo
cockpit è molto più spazioso rispetto al precedente che il sito Web Solar Impulse
afferma scherzosamente che l'azienda ha "aggiornato il pilota alla business class".
Sebbene la nuova cabina di guida sia tre volte più grande, pesa solo il 50% in più
dell’originale (60 kg per la nuova cabina di guida contro 42 kg per l'originale).
Usando l’analisi FEM su questo progetto, Piller e i suoi colleghi sono stati in grado di
determinare rapidamente il modo migliore per ridurre al minimo il peso dell'aereo,
continuando a rispettare i rigorosi requisiti di sicurezza richiesti da un'avventura
intorno al mondo.
Cometal Engineering
Il focus della Cometal Engineering è la progettazione e costruzione di impianti per
l’estrusione, la fusione e il trattamento dell’alluminio, la preparazione di billette e la
rifusione di scarti di estrusione. Il suo ufficio tecnico è il fulcro dell’innovazione
aziendale, costantemente alla ricerca di tecnologie adatte a ricalcolare prodotti
sempre più grandi e pesanti. Ad esempio gli impianti per la produzione di barre e
prodotti pieni che devono essere in grado di gestire pesi lineari molto più elevati
rispetto ai profili. Per questi macchinari è necessario calcolare con grande
precisione e affidabilità l’aumento degli sforzi sulle varie componenti, con un’analisi
il più possibile accurata per garantire la massima sicurezza da un lato, e ottimizzare
i pesi e l’utilizzo di materiali costosi dall’altro.
La progettazione riveste un ruolo chiave per la struttura italiana di Cometal
Engineering, chiamata a gestire lunghe trattative con la clientela per definire il
layout dell’impianto, la fattibilità delle caratteristiche e delle capacità richieste.
Nella fase di pre-studio (che può durare anche più di un anno) i progettisti
formulano varie ipotesi ed effettuano numerose simulazioni. “Fino a un paio di anni
fa, i progettisti del nostro ufficio calcolavano sforzi e carichi con un tipico processo
manuale basato su semplici fogli elettronici,” racconta l’ing. Carmine Serio,
Technical Department. “L’analisi viene effettuata sugli sforzi per stabilire la resistenza
delle strutture, oppure sulle presse che sono caratterizzate da sforzi elevati sui quali
i pesi hanno un impatto importante.”
Attese confermate
Sono diversi gli utilizzi del software FEM, dal classico studio di miglioramenti e
modifiche per i punti critici della struttura, alle deformazioni, che devono rispettare
i limiti richiesti dal cliente. Cometal Engineering effettua anche molte simulazioni
termiche, definendo il profilo di temperatura in determinate condizioni di esercizio
e applicando poi i carichi operativi: il software di analisi effettua tutti i calcoli
necessari in base alle temperature impostate, senza cambiare ambiente di lavoro.
“Possiamo svolgere anche analisi nel transitorio,” dice Marcello Copetta,
l’ingegnere che si occupa delle analisi FEM. “Quando si inserisce un pezzo in un
forno, se il riscaldamento non è omogeneo e si genera una concentrazione degli
sforzi. Il software FEM mostra le aree dove il delta è maggiore e indica se le
condizioni worst-case, il caso peggiore, possono arrivare a compromettere la vita
della struttura. Sui nostri impianti si raggiungono temperature di 550 gradi, pertanto
le sollecitazioni termiche sui materiali sono notevoli.”
“L’analisi FEM contribuisce alla compressione del nostro ciclo di sviluppo,” conferma
Carmine Serio, “aiutandoci a rispettare i tempi di attraversamento sempre più stretti
delle commesse. Un ulteriore vantaggio è l’ottimizzazione del progetto in termini
economici; mentre in passato ci si poteva permettere di progettare con ampi
margini e sovradimensionamenti, oggi bisogna centellinare tutti i pesi e i materiali
per abbattere i costi; è dunque fondamentale l’apporto di strumenti avanzati di
Duraldur
Da oltre sessant’anni protagonisti della motoristica mondiale. Si può sintetizzare così
la storia di Duraldur, azienda di Desenzano del Garda fondata nel 1951 da Cesare
Palvarini e ancora oggi gestita dalla terza generazione della famiglia. Da sempre
specializzata nella produzione di pistoni fusi e stampati per tutti i tipi di motore e di
cilindri alettati e canne centrifugate per motori a combustione interna, Duraldur
unisce tecnologie avanzate e moderne, alta precisione delle lavorazioni, continua
ricerca di innovazione e grande flessibilità produttiva per rispondere alle richieste di
un’utenza qualificata ed estremamente differenziata. Grazie a questo approccio,
l’azienda fornisce prodotti di alto livello ai più grandi costruttori mondiali di motori,
dalle macchine agricole alle automobili, fino alle scuderie di Formula 1, con un
parco clienti che comprende nomi di prestigio quali Audi, BMW, Bugatti,
Lamborghini, Lombardini, Opel, Peugeot, Same Trattori e altri ancora.
Prototipo virtuale
L’analisi FEM offre un contributo fondamentale per definire nel modo migliore la
validità del progetto del pistone e per elaborare il profilo del pistone, condizione
essenziale per evitare grippaggi nei primi test sul motore. “Con tutti i dati ricavati dal
modello FEM, siamo in grado di stabilire se il progetto iniziale del pistone abbia
bisogno di particolari modifiche o meno. In questo secondo caso, il passo
successivo è realizzare le prime fusioni e le seguenti lavorazioni meccaniche
ottenendo il pistone da mettere in test”, spiega Negrisolo. “Attualmente le prove
sono sempre più gravose per individuare possibili criticità: prove con forte shock
termico, prove con giochi molto piccoli, prove con giochi che enfatizzano i
consumi. Se in tutti questi casi il pistone si dimostra all’altezza, il progetto procede,
altrimenti si interviene con le modifiche necessarie. In passato si partiva da un
pistone esistente e si procedeva per gradi, oggi nessuno ha il tempo né le risorse
economiche per fare molte prove. Quando il pistone grippa, bisogna buttare tutto
il cilindro e, in alcuni casi, anche il basamento del motore, con costi insostenibili.
Grazie all’analisi FEM, invece, questo rischio viene ridotto al minimo perché
riusciamo ad arrivare molto più vicini al risultato finale. Il software si è dimostrato
fondamentale per superare la prima prova senza grippare ed in fase di prova di
durata per evitare rotture.”
La mia storia
Quelle che abbiamo appena visto sono solo 3 delle innumerevoli situazioni che ho
incontrato negli ultimi 20 anni che ho dedicato all’analisi ad elementi finiti. Il mio
percorso però è cominciato molto prima.
Ho iniziato la mia avventura nel mondo dell’analisi FEM come molti altri progettisti.
Quando ero ancora uno studente fuori corso di Ingegneria Meccanica trovai un
lavoro come progettista meccanico in un ufficio tecnico della mia città.
In quell’ambiente mi sono confrontato per la prima volta con i problemi pratici
legati al dimensionamento degli organi meccanici. Quello studio aveva da poco
abbandonato il tecnigrafo a favore dei CAD 2D. I primi modellatori 3D giravano
ancora su workstation Unix, ma stavano arrivando le prime versioni per PC Windows.
È in quell’ambiente, lavorando a fianco con progettisti di esperienza decennale,
che ho capito come l’utilizzo della simulazione, in abbinamento alla modellazione
Delegare Vs imparare
“Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno.
Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.”
(Proverbio cinese)
Il primo falso mito riguarda le consulenze: è meglio delegare a un consulente
esterno l’esecuzione delle analisi FEM piuttosto che sviluppare internamente le
competenze per farle.
Una delle dicotomie delle aziende manifatturiere è il famigerato “make or buy”,
ovvero decidere se acquisire internamente un determinato know-how, oppure
delegare sistematicamente all’esterno specifiche attività. Le simulazioni CAE in
generale e le analisi FEM in particolare rientrano in questo tipo di servizio che può
essere acquistato da fornitori esterni… lo dico per esperienza diretta in quanto
buona parte del fatturato della nostra azienda deriva proprio da analisi FEM svolta
“conto terzi”!
Un aspetto che ogni azienda non dovrebbe sottovalutare è la propria competenza
sul prodotto e sul processo per realizzarlo. Questo è il fattore chiave che
contraddistingue l’azienda e la posiziona sul mercato. Maggiore è il know-how sul
prodotto e sul processo, migliori sono le chance di successo in un mercato sempre
più competitivo.
L’analisi FEM pertanto è uno strumento che, se messo nelle mani del progettista, può
aiutare ad accrescere il know-how e realizzare prodotti migliori, e più economici. È
vero che è sempre possibile delegare a consulenti esterni l’esecuzione delle analisi
FEM, ma questo talvolta può essere un processo inefficiente (oltre che costoso). Chi
meglio del progettista conosce il funzionamento del prodotto? Chi meglio
dell’azienda che lo produce ne conosce i vincoli tecnologici?
Questo non vuol dire che la consulenza sia una cosa sbagliata a prescindere,
tutt’altro! Quello che sto dicendo è che ritengo importante per ogni azienda essere
in grado di comprendere al massimo livello il comportamento del proprio prodotto,
per intervenire tempestivamente sul progetto in base ai feedback che si ottengono
Tempo
I due guerrieri più potenti sono la pazienza e il tempo
(Lev Nikolayevich Tolstoy)
Il secondo mito da sfatare riguarda il tempo: realizzare i modelli FEM richiede troppo
tempo, faccio prima a provare sul prototipo.
Anche in questo caso, ci sono contesti in cui la realizzazione di un prototipo richiede
tempi e costi modesti, per cui un approccio “trial & error” risulta economicamente
la strada migliore… almeno in apparenza. In realtà quello che succede nella
maggior parte dei casi è di riuscire a risolvere un problema in qualche iterazione,
ma senza aver capito il “perché” tale problema si sia manifestato, tantomeno
“come” la soluzione risulti efficace. Pertanto, quando si manifesterà un nuovo
problema, ricomincerà una nuova giostra di tentativi.
Con l’analisi ad elementi finiti, il progettista è in grado di a capire sia il “perché” del
problema che il “come” della soluzione. Ancora una volta, l’analisi FEM gioca un
ruolo fondamentale nel consolidamento del know-how aziendale.
Come per la maggior parte delle attività, la modellazione FEM è un processo
iterativo: più modelli produci, migliori sono i risultati che ottieni e in minor tempo. Una
volta definito il tipo di problema che desideri affrontare e il tipo di risultato che è
necessario per la sua comprensione, è possibile velocizzare il processo.
Da una parte l’utilizzatore del software FEM può definire delle procedure codificate
che permettano di rendere standardizzabile e ripetibile l’analisi. Questo è
importante soprattutto per eseguire confronti tra prodotti analoghi e simulazioni
eseguite in tempi diversi da utenti diversi.
Dall’altra parte ci sono porzioni del flusso di modellazione che possono essere
automatizzate, liberando l’operatore dall’esecuzione di comandi ripetitivi e
riducendo quindi il tempo di modellazione e di interpretazione dei risultati.
Personalmente cerco sempre di adattare la strategia di modellazione al progetto
su cui sto lavorando, provando a bilanciare la mesh automatica (sicuramente più
rapida ma che porta a modelli più grandi) con la modellazione manuale (che
richiede più tempo ma produce modelli più leggeri e di migliore qualità).
FEM integrato
“La strada raggiunge ogni luogo, la scorciatoia uno solo.”
(James Richardson)
Il terzo falso mito è legato al tipo di strumento: il FEM integrato nel CAD è l’opzione
migliore.
Superficialmente, si è portati a ritenere che l’ambiente di analisi integrato nel CAD
sia la scelta migliore. Quello che promettono è la semplicità di apprendimento, la
rapidità nel passaggio dei dati da CAD a FEM e l’associatività tra geometria e
modello.
Nella mia esperienza (ma anche quella di buona parte dei miei clienti) posso
serenamente dirti che il software FEM integrato nel CAD non è affatto così semplice,
rapido e associativo come vorrebbero farti pensare!
I software integrati soffrono di due grosse limitazioni che precludono l’esecuzione di
analisi FEM professionali: la semplificazione della geometria e l’idealizzazione del
modello.
Per semplificazione (nota anche come “defeaturing”) si intende la rimozione di tutti
i dettagli della geometria che non sono funzionali per l’analisi. Tipicamente si tratta
di piccoli smussi, raccordi, fori. Quante volte ti è capitato di sopprimere una funzione
nell’albero del modello e veder corrompersi la definizione di un’altra parte della
geometria? La soluzione che molti utilizzatori adottano è quella di esportare il
modello CAD in un formato neutro, per poi reimportarlo senza la storia, e da lì
effettuare il defeaturing… in altre parole sono costretti a rinunciare all’associatività
per eseguire le analisi!
Per spiegare l’idealizzazione del modello, utilizziamo un esempio pratico molto
diffuso: i particolari realizzati mediante lamiere piegate e saldate. Per rappresentare
correttamente questi componenti esistono degli elementi finiti specializzati che
prendono il nome di “shell”, in grado simulare il comportamento delle piastre con
pochi elementi. Un buon strumento di modellazione FEM permette l’estrazione del
piano medio dei solidi in piccolo spessore, per aiutare la modellazione con elementi
shell. La maggior parte dei software FEM integrati invece offrono soltanto la
Questa fase è la modellazione FEM vera e propria in cui devi definire tutti gli aspetti
del caso di studio che vuoi analizzare.
Una volta che il modello è pronto per essere analizzato, si esegue la vera e propria
soluzione del problema. Il modello viene passato a un applicativo (il solutore o
solver) che interpreta le informazioni, esegue i calcoli che hai richiesto e ne scrive i
risultati in un file di output.
Figura 11 – Gli ostacoli che si incontrano nel passaggio dal CAD all’ambiente di modellazione FEM.
Abbiamo già detto che la geometria problematica (slivers, gap, bordi delle
superfici troppo corti) è uno degli ostacoli principali che devono essere superati
nella creazione di un modello a elementi finiti. Riuscire a trovare queste zone non è
banale, pertanto esistono comandi di localizzazione che aiutano molto il lavoro
dell’analista.
Figura 14 – Alcuni esempi di estrazione del piano medio da geometrie complesse, con
assegnazione automatica di spessori ed offset agli elementi piastra.
L’estrazione della superficie media può essere eseguita con comandi automatici, o
manuali, gestendo anche solidi con spessore variabile.
Nei casi più fortunati il modellatore non solo è in grado di identificare
automaticamente il piano medio del solido, ma riesce anche ad assegnare da solo
le proprietà della piastra (spessore costante o variabile, offset, …) determinandolo
Come nel caso degli elementi Shell, anche gli elementi Beam sono estremamente
utili nella fase di dimensionamento, in quanto permettono il confronto di più ipotesi
progettuali semplicemente cambiando la sezione dei membri strutturali.
Nella fase dell’analisi dei risultati è anche possibile visualizzare i diagrammi delle
forze di taglio e del momento flettente lungo la trave, così come visualizzare la
mappa di stress attraverso la sezione.
Figura 16 – Gli ostacoli più frequenti che si incontrano nel passaggio dalla geometria al modello
FEM pronto per essere analizzato.
Workflow di meshatura
Figura 18 – Confronto tra il workflow seriale, tipico dei modellatori FEM tradizionali, e il workflow
interattivo implementato nei pre-processor di ultima generazione.
Figura 19 – Esempio di controllo visuale della qualità degli elementi shell. Gli elementi verdi
rispettano i criteri di qualità, mentre quelli rossi potrebbero necessitare una modifica per migliorarne
la forma.
Una volta completata la creazione della mesh e verificata la sua qualità, puoi
concentrarti sulle condizioni al contorno.
È sempre più raro che sia possibile verificare l’integrità strutturale di un componente
isolato, pertanto l’abilità di modellare accuratamente l’interazione tra i componenti
dell’assieme è un aspetto cruciale per la modellazione FEM.
Pertanto, indipendentemente da come sono collegate tra loro, ricordati che devi
utilizzare l’opzione più adatta per la giusta interazione tra le parti, se vuoi garantire
il corretto trasferimento delle forze tra i componenti dell’assieme.
Simulazioni multi-disciplinari
I tipi di analisi più avanzati, quali la risposta dinamica, termo-strutturale o quella non-
lineare, richiedono talvolta la definizione di condizioni al contorno più complesse
che possono essere definite per mezzo di equazioni o carichi distribuiti nello spazio.
Figura 22 – Esempio di pre-processor in grado di leggere e scrivere modelli FEM per una varietà di
solutori commerciali.
Figura 23 – Spesso per la verifica del prodotto devi essere in grado di creare modelli sia per l’analisi
FEM, ma anche per la simulazione fluidodinamica CFD,
Di seguito trovi un elenco con i tipi di analisi avanzata più utilizzati nella
progettazione meccanica:
• Risposta Dinamica: ovvero studiare il comportamento vibratorio del prodotto
sotto l’azione di carichi armonici.
• Analisi Non Lineare: permette di studiare il comportamento del prodotto
quando, ad esempio, ci sono contatti nel modello oppure il materiale
plasticizza.
• Analisi Termica: aiuta a prevedere la distribuzione di temperatura nei solidi e
nei fluidi.
• Analisi Fluidodinamica: determina la distribuzione di velocità e pressione nei
flussi di liquidi e gas.
È indispensabile fare una valutazione di quali fenomeni fisici sono coinvolti nel
funzionamento del prodotto per decidere quali discipline CAE e, di conseguenza,
quali funzioni e moduli del software occorre utilizzare per la verifica.
Nel percorso che ti porta dal file di risultati alla creazione della relazione finale,
potresti incontrare alcuni rallentamenti che possono causare dei ritardi
nell’emissione del documento finale:
Accesso ai risultati dell’analisi. L’analisi può generare una quantità di dati enorme
e la capacità di gestire questi dati in maniera efficiente è un problema noto a tutti
gli analisti FEM.
Visualizzazione dei risultati. Controllare i risultati richiede una varietà di strumenti per
presentare i dati in maniera comprensibile. Se questi strumenti non sono disponibili,
ci vuole più tempo per interpretare e comprendere i risultati.
Manipolazione dei risultati. Capita anche che i risultati della simulazione non siano
il punto di arrivo. Spesso occorre calcolare risultati ulteriori o manipolare i dati
prodotti dal solutore in maniera da facilitare la presentazione del tuo lavoro a
colleghi e clienti.
Nella Figura 16 puoi vedere una rappresentazione visiva delle differenze tra questi
due approcci.
Figura 25 – Confronto tra Importazione e Attach del file dei risultati al modello.
Figura 26 – In questo benchmark eseguito per testare le capacità della gestione dei risultati esterni,
si può vedere come il tempo di accesso ai dati sia molto più rapido con l’attach rispetto
all’importazione. Inoltre è richiesta molta meno memoria per il post-processing dei risultati.
Figura 27 – In figura sono elencate le funzioni più importanti che il post-processor FEM deve offrire
per comprendere pienamente i risultati dell’analisi.
Per questo motivo devi riuscire a sfruttare tutti gli strumenti di visualizzazione che il
software di analisi ti mette a disposizione, per comprendere fino in fondo l’esito del
calcolo.
Spesso non basta vedere l’effetto sulla struttura (creare una mappa colorata o
animare una deformazione) per comprenderne le cause e sapere dove intervenire.
Strumenti più evoluti come le sezioni dinamiche o le superfici isolivello possono
aiutarti a individuare presto e bene l’informazione che ti serve.
Inoltre se vuoi conoscere il percorso delle forze all’interno della struttura, possono
esserti di aiuto i diagrammi di corpo libero (o Free Body, se preferisci l’Inglese).
Un altro aspetto da non trascurare è quello della condivisione dei risultati e la
generazione del report dell’analisi. Devi essere in grado di produrre con facilità
immagini, e animazioni per poterli includere nel tuo documento Word o PowerPoint,
o tabelle di riepilogo dei risultati da leggere e manipolare con Excel.
La forma grafica più comune per vedere i risultati sulle travi è attraverso la
generazione dei diagrammi di sollecitazione (momento flettente, sforzo di taglio,
…). Ma questo spesso non è sufficiente per aiutarci a prendere delle decisioni,
specialmente quando lo stato di sollecitazione è misto, o si è in presenza di un forte
carico di torsione su una sezione aperta.
Per questo motivo, per comprendere il comportamento completo delle travi, ti
suggerisco di visualizzare l’andamento dettagliato delle mappe di sollecitazione
attraverso la sezione della trave, mostrando l’andamento degli stress e del flusso del
taglio. Grazie all’utilizzo delle forze e dei momenti all’interno dell’elemento è infatti
possibile ricostruire il tensore delle sollecitazioni completo in ogni punto della
sezione, e da questo derivare altri tipi di stress come, ad esempio, quello di von
Mises.
Figura 29 – Diagramma delle sollecitazioni sull’ala di un velivolo al variare della distanza dalla
radice. – Cortesia di Aquila Engineering.
Un metodo efficace con cui noi ingegneri siamo abituati a interpretare i risultati è
attraverso grafici cartesiani nei quali è rappresentato l’andamento di una
© 2018 SmartCAE srl I 3 Step dell’analisi FEM Pag. 44
grandezza (es. stress, deformazione, velocità, …) in funzione di un’altra grandezza
(posizione, tempo, frequenza, …).
Ovviamente nella maggior parte dei casi non ci limitiamo a vedere i grafici
all’interno del software di analisi, ma desideriamo esportarli verso altri applicativi
quali Excel o Matlab per ulteriori elaborazioni.
Diagrammi free-body
Uno strumento molto utile sono i diagrammi di corpo libero o diagrammi free body,
nei quali vengono utilizzate le forze di elemento calcolate dal solutore per
determinare le forze che passano attraverso una interfaccia, o che mantengono in
equilibrio il sistema attraverso una sezione.
Mappe di inviluppo
Altro strumento molto utile per comprendere a colpo d’occhio l’andamento degli
stress prodotti da una serie di configurazioni di carico e vincolo distinte è la
generazione delle mappe di inviluppo dei risultati. In parole semplici, si costruisce
una mappa di stress singola che mostra, elemento per elemento, l’andamento
degli stress peggiori tra un gruppo di casi di carico.
Queste mappe non solo riescono a mettere in evidenza in un colpo solo tutte le
zone critiche (l’effetto), ma ci forniscono anche l’informazione di quale caso si
carico ha prodotto quel risultato (la causa).
Queste fasi sono quelle che richiedono la quota maggiore del lavoro manuale. Da
una parte utilizzare uno strumento inefficiente per queste operazioni potrebbe
comportare ritardi nell’esecuzione dell’analisi. Dall’altra usare un “giocattolo FEM”
(come lo chiamano alcuni nostri clienti) potrebbe allontanarti dai risultati che
realmente ti servono, a causa delle sue limitazioni intrinseche. In entrambi i casi,
utilizzando lo strumento sbagliato correresti il rischio di erodere (o addirittura
annullare) i vantaggi apportati dall’analisi FEM.
In altre parole, fare l’analisi FEM non è sufficiente: ci vuole anche il tool corretto per
farla!
Quindi, quale potrebbe essere il software più adatto per verificare il tuo progetto?
Femap
La soluzione più idonea alle tue esigenze è Femap di Siemens PLM Software. Si tratta
di un ambiente di modellazione e analisi FEM che soddisfa in pieno le esigenze della
progettazione meccanica e che può integrarsi con semplicità nel flusso di lavoro
del tuo ufficio tecnico.
Per dimostrarti che Femap è davvero lo strumento giusto, risponderò ad alcune
domande che pongo sempre ai miei clienti quando li aiuto a scegliere un software
agli elementi finiti.
Francesco Palloni
Tipi di analisi
Di seguito invece ho raccolto un elenco dei tipi di simulazione più comuni
nell’ambito della progettazione meccanica, per aiutarti a capire che cosa puoi
ottenere con un software agli elementi finiti professionale.