SODALITIUM
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N. 65
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Direttore Responsabile don Francesco Ricossa
Autorizz. Tribunale di Ivrea n. 116 del 24-2-84 In copertina: immagini dellʼincontro ecumenico del
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Questo numero della rivista
27/10/2011per commemorare i 25 anni di Assisi
è stato chiuso in redazione il 31/01/2012 1986. La citazione è di Padre Esposito
1 Sommario
Editoriale pag. 2
La Compagnia degli Anelli pag. 5
Sodalitium n. 64: precisazioni e approfondimenti, obiezioni e risposte… pag. 23
Errata corrige... pag. 40
L’Osservatore Romano pag. 41
La questione sociale alla luce del magistero di Leone XIII e negli scritti di don Albertario pag. 44
Dichiarazione dell’Istituto M. B. C. sugli avvenimenti di Assisi il 27 ottobre 2011 pag. 55
La Breccia di San Pietro pag. 57
RECENSIONI pag. 67
Mons. Lefebvre all’acqua di rose pag. 67
Una storia del Concilio in versione brasiliana pag. 68
Il Conclave del 1903, il veto contro Rampolla, l’elezione di San Pio X. pag. 69
Don Enrico Carandino pag. 72
Il requetè romagnolo pag. 74
Il Santo Vangelo pag. 76
Segnalazioni librarie pag. 77
Vita dell’Istituto pag. 80
D
opo molto, troppo tempo, Sodali- razione di Joseph Ratzinger, appena eletto
tium ritorna nelle vostre case. Ine- al Soglio pontificio, di applicare e difendere
vitabilmente, questo numero 65 ri- il Concilio Vaticano II, dichiarò pubblica-
sente del lungo ritardo, per cui alcuni argo- mente, per questo motivo, di non poter es-
menti trattati non sono più di stretta attua- sere in comunione con lui, e di non poter ri-
lità. Come ad esempio quando rispondiamo conoscere, nella sua persona, l’autorità di-
ad alcune reazioni a proposito degli articoli vinamente assistita. Il n. 59 riconosceva
del n. 64, oppure trattiamo dell’anno quindi che colui che era stato eletto col no-
dell’infausto 150° dell’Unità d’Italia, quan- me di Benedetto XVI non era affatto muta-
do ormai i “festeggiamenti” e le commemo- to – come egli stesso ripetutamente aveva
razioni sono praticamente (e fortunatamen- affermato – ma era sempre rimasto il giova-
te) giunti al termine. Ma, lo abbiamo ricor- ne teologo tedesco neo-modernista che, co-
dato più volte, la nostra non è una rivista di me perito del cardinale Frings, contribuì,
attualità ma di approfondimento. assieme ad Hans Küng, Karl Rahner, Henri
Nel frattempo la situazione diviene de Lubac, Jean Danielou, Marie-Domini-
sempre più grave, sia per quel che riguarda que Chenu,Yves Congar, John Courtney
la società temporale, dove si realizza più Murrey, ed altri “nuovi teologi”, ad opera-
velocemente il potere unico mondiale anti- re la rivoluzione modernista nel seno e nel-
cristiano o acristiano, sia per quel che ri- le viscere stesse della Chiesa.
3
Apostolico “Io credo”); a questo proposito così importante che verrà ampiamente af-
il suo pensiero è rimasto sostanzialmente frontato in un prossimo articolo da pubbli-
immutato. Più recentemente, egli lo ha svi- care su Sodalitium e, prima ancora, da dif-
luppato con l’iniziativa del “Cortile dei fondere a parte, appena ultimato. Vi sarà
Gentili” affidata all’esegeta dichiaratamen- dimostrato che Joseph Ratzinger è essen-
te modernista “cardinal” Ravasi, nelle sue zialmente un agnostico. Che il suo agnosti-
parole durante la visita in Germania (e con cismo rende impossibile l’atto di fede, giac-
lo scandaloso ma ormai “tradizionale” elo- ché dell’atto di Fede nega la certezza fonda-
gio di Lutero) e soprattutto nel discorso da ta sull’autorità di Dio. Che per lui l’esisten-
lui tenuto durante il nuovo incontro interre- za di Dio non è dimostrabile con la ragione
ligioso di Assisi del 27 ottobre 2011, voluto (vedi questo numero a pag. 41). Che per lui
da Benedetto XVI, come lo aveva annun- credere e non credere sono di fatto due fac-
ciato già il 1 gennaio 2011, per commemora- ce del dubitare, dato che il dubbio è inscin-
re il 25° anniversario dell’analoga iniziativa dibilmente legato alla condizione umana e
del “beato” Giovanni Paolo II. Le novità quindi sia al credere che al non credere.
del nuovo incontro d’Assisi rispetto a quello Che per lui le religioni, come pure, all’op-
wojtyliano sono state essenzialmente due: posto, l’ateismo militante, devono essere
nessuna preghiera pubblica – in comune o purificati e messi in difficoltà dall’agnostici-
fatta separatamente – è stata prevista du- smo, se vogliono evitare la devianza della
rante l’incontro (ma solo una preghiera pri- giustificazione della violenza e dell’intolle-
vata nell’ora della siesta!), da un lato; e, ranza. Che l’agnostico non ha ricevuto da
d’altro lato, l’invito all’incontro rivolto an- Dio la possibilità stessa di poter credere, ma
che ad alcuni rappresentanti dell’ateismo e ha ricevuto da Dio quell’apertura a Lui (il
dell’agnosticismo. Alcuni hanno visto in dubbio) che è già, in fondo, un credere, un
queste novità un aspetto positivo (esclusio- essere “pellegrino della verità e della pace”.
ne del sospetto di sincretismo, minimo co- La terza riunione di Assisi è stata, ancor più
mun denominatore trovato legittimamente della prima, una riunione di Loggia dove
nella ragione e nel diritto naturale); altri, uomini “religiosi” (credenti o non credenti)
come Francesco Agnoli su Il Foglio (quoti- si riuniscono fraternamente rimanendo cia-
diano il cui direttore si è definito ironica- scuno della propria confessione ma evitan-
mente, ma non troppo, “ateo devoto”) han- do – proprio per restare fraternamente as-
no lamentato solo che siano stati invitati de- sieme nel servizio dell’Uomo – di parlare di
gli “atei sbagliati” (comunisti, psicanalisti, religione (che non sia quella a tutti loro co-
in genere negatori del diritto naturale) e mune) o di pregare secondo i riti di questa o
non quelli “devoti”, rispettosi della Chiesa e quella religione. Lo “spirito d’Assisi” (pro-
del diritto naturale (come il sen. Pera o, ap- mosso dal neo-ministro Riccardi) dimostra
punto, Giuliano Ferrara). Il problema inve- che veramente l’ecumenismo e il “dialogo
ce è ben diverso, e lo ha esposto, con la religioso” sono, tramite l’Agnosticismo – la
chiarezza che gli è abituale, lo stesso Joseph via all’Ateismo, come scrisse papa Pio XI e
Ratzinger nel suo discorso durante la gior- come viene ricordato in questo numero
nata di Assisi. Di questo discorso non colpi- nell’articolo dedicato alla novella dei Tre
sce tanto la pubblica ammenda - “pieno di Anelli (e a quella dei Tre Impostori). Che
vergogna” – per l’uso della violenza in no- infine l’elogio dell’agnosticismo fatto da
me del Cristianesimo (che continua la neo- Ratzinger non stupisce se si rileggono le pa-
tradizione dei “mea culpa” inaugurata da gine dell’enciclica Pascendi dominici gregis
Giovanni Paolo II in occasione del “Giubi- di condanna dell’eresia modernista, ove San
leo”) quanto l’incredibile, interessantissimo Pio X spiega come il modernista concili in
e gravissimo elogio dell’agnosticismo. Don sé stesso l’essere agnostico e l’essere cre-
Ricossa ha ampiamente commentato questo dente. Leggendo queste pagine del Santo
discorso, in continuità con quanto già Rat- Papa Pio X, e le parole di Ratzinger, non si
zinger scrisse in “Introduzione al Cristiane- può non convincersi che, volente o nolente,
simo”, durante i convegni di Parigi e Milano consciamente o no, Joseph Ratzinger è, nel
(novembre 2011) organizzati rispettivamen- senso stretto della parola, nel suo agnostici-
te dall’Istituto Mater Boni Consilii e dal smo credente, un vero e proprio moderni-
Centro Studi Davide Albertario. Il tema è sta. Signore salvaci, e salva la Tua Chiesa!
5
to nel 1781 a Brunswick, Lessing è uno dei anelli identici, simboleggianti le tre grandi re-
principali esponenti dell’Illuminismo tede- ligioni monoteistiche, copie dell’unico vero
sco, che tenta di conciliare nel suo pensiero anello andato smarrito (vedi Boccaccio, De-
filosofico Leibnitz e Spinoza. Ma Lessing è cameron, I, 3). Giustificando così un umane-
soprattutto noto e fervente adepto della simo universalista Nathan si conquista anche
massoneria, iniziato il 14 ottobre 1771 alla l’amicizia del sultano. Ma il templare, smar-
Loggia “Zu den Drei Goldenen Rosen” rito nel suo innamoramento e ferito dal rifiu-
(Alle tre rose d’oro) dell’Oriente di Am- to, apprende che Recha è in realtà solo figlia
burgo (1). Lessing non è un filosofo acci- adottiva di Nathan, cristiana e per di più
dentalmente anche massone, ma è un filo- ignara della verità su se stessa. Egli potrebbe
sofo massonico, o un filosofo della masso- perciò ottenere con la costrizione ciò che de-
neria, come dimostrano ad esempio i suoi sidera, anche a costo della rovina dell’ebreo,
Dialoghi massonici ( Gesprache fur Frei- ma ne è trattenuto dal Saladino. A un collo-
maurer, del 1778-1780) e lo stesso Nathan quio tra Nathan e il buon frate Bonafides
der Weise (Berlino, 1779). Lessing si richia- può ora scoprirsi l’antefatto e maturarsi lo
ma esplicitamente a Lutero (“grand’uomo scioglimento della vicenda. Recha fu affida-
incompreso” “che ci ha liberato dal giogo ta, bimba, dallo stesso frate a Nathan, dopo
della tradizione”) e a Gioachino da Fiore che l’intera famiglia di quest’ultimo era stata
(“Verrà certamente il tempo del nuovo Van- arsa dai crociati. Il frate consegna all’ebreo
gelo, del Vangelo eterno che anche nei libri un libricino in suo possesso in cui sono an-
della Nuova Alleanza è promesso agli uomi- notate in arabo due genealogie rivelatrici.
ni” la “divisione della storia del mondo in Tutti convengono nel palazzo di Saladino. È
tre età non era vana chimera”) ed il rimedio lo stesso Nathan che palesa a Recha di essere
alla divisione dei cristiani è, per lui, “la solo suo padre adottivo, ma le fa sapere an-
Chiesa invisibile” della Massoneria (2). che che ella ha un fratello. Questi è lo stesso
I battezzati che – fiduciosi nei loro “pa- templare che, dopo l’immediata delusione,
stori” – hanno varcato le porte del Duomo accetta con gioia la nuova sorella. Nathan
di Catania e della Basilica di San Lorenzo a accoglie entrambi come figli e aggiunge l’ul-
Milano per ascoltare il verbo di Lessing, in- tima rivelazione. Il vero padre dei due giova-
vece che in chiesa – e nella Chiesa – sono ni, suo amico, non era tedesco, ma solo ma-
entrati in Loggia (3). rito di una tedesca. La scrittura delle annota-
zioni nel libricino rivelatore, appartenutogli,
Trama di Nathan il Saggio, sorta di roman- testimonia infatti che altri non era se non il
zo d’appendice illuministico-massonico fratello scomparso di Saladino; quest’ultimo
aggiunge con gioia alla rinnovata famiglia sé
Per il lettore ignaro della tragedia di e la sorella Sittah, in qualità di secondo pa-
Lessing, riprendo dal “web” la trama del li- dre adottivo e madre adottiva”.
bro: “Il munifico sultano di una Gerusalem- Pare di leggere, con un secolo d’antici-
me favolosa e pervasa da una sottile aura po, un feuilleton ottocentesco! Ma al di là
massonica, Saladino, tollerante fino a desi- dell’ingenuità della trama, non sfugge al
derare l’imparentamento con un regnante lettore il pensiero di Lessing. I tre protago-
cristiano, durante una tregua nella III Cro- nisti rappresentano le tre religioni monotei-
ciata, grazia un templare, perché rassomi- ste (e, più in generale, le varie confessioni
gliante al fratello di cui ha perso le tracce da religiose) che devono prendere coscienza
lungo tempo. Nathan, saggio e ricco mercan- della loro “parentela” spirituale. Non a ca-
te ebreo, di ritorno da un viaggio apprende so il cristiano è un Templare, ovverosia il
che la figlia Recha è stata salvata da un in- rappresentante di un ordine cavalleresco
cendio dal medesimo templare. Il fanatico che nasce nell’“intolleranza” delle Crociate
cavaliere tedesco, dopo lunga diffidenza, ac- ma che, poi, divenne modello di sincreti-
cetta il ringraz iamento e l’amiciz ia smo religioso ed eterodossia. I maomettani
dell’ebreo: quando però ne chiede la figlia in sono rappresentati dal Saladino, la cui figu-
sposa, Nathan si oppone chiedendo tempo. ra – come vedremo – è sinonimo di saggez-
Intanto messo alla prova da Saladino con za e cavalleria già dal medioevo, negli am-
una domanda su qual sia la vera religione, il bienti ghibellini. Ma sopra di loro – unico
saggio mercante espone la parabola dei tre cosciente fin dal principio della “verità”
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massonica e vero deus ex machina di tutta Chiesa, anche nell’epoca del massimo
la vicenda – è il giudeo Nathan, non a caso splendore del Regno sociale di Cristo, non
chiamato “Saggio”, il quale ha il compito di abbia dovuto lottare contro forze nemiche
illuminare il Saladino e il Templare per far- sempre presenti nella storia per contrastare
li passare dal “fanatismo” (specialmente il Regno di Cristo.
quello cristiano) alla “tolleranza”. Il cuore Un esempio (non certo l’unico) del -
dell’opera di Lessing si trova nella leggenda l’azione del Nemico anche nei secoli più
dei “Tre anelli” che il Giudeo racconta al fulgidi della storia cristiana lo possiamo
Saladino (vedasi il testo in appendice) trovare proprio nella leggenda dei tre anelli
che Lessing nel XVIII secolo riprese da
La leggenda dei tre anelli e la sua origine due fonti medioevali: il Decamerone di
medioevale Boccaccio e, prima ancora, il Novellino, al
quale il Boccaccio si ispirò.
A questo proposito mi si consenta un
aneddoto personale. Irene Pivetti era ancora La leggenda dei tre anelli nella letteratura
una semisconosciuta deputata leghista quan- medioevale: il Novellino
do mi recai, anni fa, a un convegno da lei or-
ganizzato, durante il quale prese la parola La leggenda o favola dei “tre anelli”,
l’illustre medievista Franco Cardini, ben no- dunque, prima ancora del Boccaccio, fa la
to ai nostri lettori (in quanto collaboratore – sua apparizione nella letteratura italiana al-
nel passato – della rivista paramassonica Ars la fine del XIII secolo, come settantatreesi-
Regia, o in quanto lodatore della ‘martire ma novella del Novellino ( 4) L’anonimo
pagana’ Ipazia). Nella sua prolusione, lo sto- scrittore (forse) fiorentino, però, non è l’in-
rico fiorentino, un tempo discepolo di Atti- ventore della novella e della sua morale,
lio Mordini ed ora sodale di Adolfo Mor- ché anzi parte la trasforma e parte la ri-
ganti, cultore di tutte le tradizioni, accennò prende da una precedente tradizione sulla
alla leggenda medioevale dei tre anelli, ma- quale ritornerò. Per il momento, basti ri-
nifestando chiaramente come egli si ricono- cordare al lettore l’ambiente ove nasce il
scesse nello spirito di quell’antico racconto. Novellino, vividamente descritto dalla pen-
A me, invece, che ascoltavo interessato, la na di Mons. Umberto Benigni nel vol. IV
leggenda dei tre anelli sembrava esprimere della sua opera Storia sociale della Chiesa:
piuttosto lo spirito della massoneria che “Di fatto l’influenza fridericiana a favore
quello del medioevo cristiano, o anche lo dell’islam nella mentalità popolare ha un
spirito dell’attuale dialogo interreligioso eco a cui forse finora nessuno ha posto men-
aperto dalla dichiarazione conciliare Nostra te: il Novellino, il cui compilatore è un entu-
ætate, poi consacrato dalla grande riunione siasta di Federico II, narra volentieri novelle
di Assisi voluta fermamente da Giovanni arabe dove il mondo islamitico non fa catti-
Paolo II. In effetti, uno stretto collegamento va figura. Né poteva mancarvi l’eco del ca-
tra la leggenda dei tre anelli evocata da Car- valierato di Saladino di cui si trova notizia
dini e la massoneria è ampiamente dimo- nell’Avventuroso Ciciliano di Bosone da
strato proprio dall’opera di Lessing. In ogni Gubbio e altrove (…) e il novellatore, degno
caso, ringrazio il noto studioso toscano (che fridericiano, racconta senza ripugnanza, an-
conobbi a un seminario di Storia medioevale zi con compiacenza, la sacrilega commedia
che il caro editore Volpe organizzava ap- (vera o inventata, qui non conta) del cava-
poggiandosi ad Alleanza Cattolica negli anni lier cristiano Ugo da Tabaria che conferì
’70 a San Miniato al Tedesco, presso Pisa), con tutto il cerimoniale il cavalierato al ter-
per aver attirato la mia attenzione sulla leg- ribile nemico dei cristiani, il soldano Saladi-
genda e sulla sua attualità. no, l’ideale dello Svevo traditore ed apostata
Ero convinto, allora, contro la mentalità che gl’invidiava di non avere sopra di sé il
corrente, che Medioevo fosse sempre sino- Papa… e il decalogo” (5). La questione ap-
nimo di civiltà cristiana e di Cristianità. pare così importante al nostro autore, che
Ora, certamente, la Cristianità ebbe il suo vi ritorna, anche a costo di ripetersi, nel vo-
apogeo nel cosiddetto Medioevo, ma que- lume successivo della Storia sociale.
sto non significa che tutto ciò che è medioe- “…Il Novellino, raccolta trecentesca di
vale sia per il fatto stesso cristiano, e che la novelle le più diverse. Lo spirito che vi domi-
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na è quello di un rapsode, appassionato fri- Benigni. Dopo aver parlato del pericolo
dericiano, che nell’anticristo Federico II vede dell’influenza ebraico-araba nella filosofia
il proprio ideale: ed è tutto dire” (6). “Insistia- medioevale cattolica, Mons. Benigni passa
mo sul gran prezzo di questo libricino (il No- ad esaminare – al seguito di Menendez Pe-
vellino) per lo studio della crisi spirituale e layo – la “mitica bestemmia (non libro) ‘De
morale del Medioevo. Esso dà scorci e guizzi tribus impostoribus’”. “Quanto al De tribus
che valgono un quadro. Federico II mostrato impostoribus, interessantissima è la questio-
dal fanatico fridericiano, mentre serio serio ne ancora non esaurita intorno a questa fa-
ordina di uccidere un suo falcone da caccia mosa bestemmia secondo cui l’ebraismo, il
perché invece di prendere una gru contro cui cristianesimo e l’islamismo furono istituiti
era stato lanciato, aveva ghermito un aquilot- da tre impostori” Mosè, Cristo e Maometto.
to ‘suo signore’ (simbolismo dell’Aquila fri- “La tardiva leggenda di un libro è ormai
dericiana, aquila imperiale, areligiosa, padro- sfatata: non si trattò di uno scritto, almeno
na del mondo). Ed è un degno ammiratore nel nostro medioevo (gli scritti pubblicati
dell’ammiratore del Soldano, questo novellie- poi sono apocrifi) (10), sebbene di una dottri-
re che racconta a gloria come egualmente il na orale, attribuita a vari, fra i quali il più si-
cavaliere gentile e di grande boutade Ugo di curo è l’empio imperatore Federico II. Ma
Tabaria soddisfece al desiderio de lo Saladi- da quale fonte venne l’idea di riunire quei
no signore di molto valore et de molta corte- tre fondatori di religioni – Mosè, Cristo,
sia, di essere sagrato cavaliere (‘quel sacré Maometto – sotto la medesima formola? Il
chevalier’, direbbe un umorista francese); e la quesito si è formato tra i cristiani assertori
novella descrive in gran pompa tutta la solen- più o meno autentici della bestemmia (11);
ne cerimonia” (7) secondo noi la fonte bisogna cercarla nei re-
Il Novellino nasce quindi negli ambienti cessi della filosofia giudeo-arabica del tem-
ghibellini di Federico II, l’imperatore sco- po di cui ci tratteniamo. Fu da quella impu-
municato e deposto, “un pagano con no- ra fonte che l’acqua avvelenata s’infiltrò nel
stalgia mussulmana” che “non comprese terreno cristiano: la corte fridericiana fu una
l’impero cristiano, cioè la realtà entro cui e delle pozze pestifere dove quell’acqua sta-
per cui viveva” (8). gnò più visibilmente.
Un sintomo suggestivo lo abbiamo nella
La leggenda dei tre anelli, versione essote- formola exoterica (cioè non segreta, per il
rica della bestemmia dei tre impostori pubblico, n.d.a.) di quella bestemmia: for-
mola che ritroviamo nel Novellino già da
Abbiamo seguito finora le vicende della noi citato (quella raccolta di novelle che
leggenda dei tre anelli. Dall’ecumenismo esalta Federico II e parla compiacentemente
modernista siamo risaliti all’illuminismo del mondo ebraico ed arabo), e nell’Avven-
massonico di Lessing; da lì, abbiamo trova- turoso Ciciliano’ di Bosone di Gubbio, altro
to le tracce della leggenda in Boccaccio, e eco di quell’ambiente.
prima di lui, alla corte di Federico II di Sve- È la formola dei tre anelli. Il Soldano
via, nel Novellino. Ma Papa Gregorio IX, il d’Egitto, avendo bisogno di denaro, vuol ca-
grande amico di San Francesco, in una cele- varlo da un ricco ebreo imponendogli di ri-
bre epistola del 1239, accusò proprio Fede- spondere alla compromettentissima doman-
rico II di propugnare la bestemmia secondo da: dell’islamica, ebraica e cristiana quale è
la quale Mosè, Maometto e Cristo furono la religione vera? E l’arguto ebreo risponde
tre impostori (9). Menendez Pelayo mostra con la parabola dei tre anelli. ‘Fu un padre
come questa eresia fosse imputata anche a che aveva tre figliuoli, ed aveva un suo anel-
personaggi vicini all’Imperatore, come Pier lo con una pietra preziosa, la migliore del
dalle Vigne o il negromante Michele Scoto. mondo. Ciascuno di costoro pregava il pa-
Ma com’è possibile attribuire allo stesso dre ch’alla sua fine gli lasciasse questo anel-
personaggio, o allo stesso ambiente, errori lo. Il padre, vedendo che catino il volea,
così dissimili (apparentemente)? Come si mandò per un fine orafo e disse: maestro,
può dire allo stesso tempo che le tre religio- fammi due anella così a punto come questo,
ni “monoteiste” sono tutte vere (i tre anel- e metti in ciascuno una pietra che assomigli
li), oppure, al contrario, che sono tutte false questa’. Avuti così tre anelli,‘a catuni (de’ fi-
(i tre impostori)? Leggiamo ancora Mons. gli) dette il suo in segreto; e catuno si credea
10
avere il fine, e niuno ne sapeva il vero, altri di satira e di bestemmia nelle corti cristiane e
che ‘l padre loro’. E così l’ebreo applicando tra il popolo cristiano, quando quelle e que-
i tre anelli alle tre religioni (‘il Padre di so- ste erano in mani compromesse e compro-
pra sa la migliore, e li figliuoli, cioè siamo mettenti. Ricordiamo qui la confessione anzi
noi, ciascuno si crede avere la buona’), si fa la vanteria cinica d’uno scrittore ebreo, set-
ammirare e rilasciare dal sultano. tario fanatico in veste di scienziato renania-
Che tale novella sia la formola exoteri- no, James Darmesteter (13) nel libro che ab-
ca della dottrina de tribus impostoribus ci biamo avuto già a citare: ‘Sotto queste attivi-
sembra chiaro, giacché quella novella con- tà visibili (filosofia, fisica ecc. degli ebrei
duce il lettore anche meno arguto a dedur- medioevali) un’azione sorda ed invisibile,
re che Dio è l’autore di due religioni false incosciente per quelli che l’attuano e quelli
e del truccamento della vera: insensatezza che la subiscono, e che giustifica, post fac-
che apre l’adito a conchiudere, piuttosto, tum, gli odii (sic) della Chiesa : è la polemi-
che tutti e tre gli anelli sono falsi e che im- ca religiosa che rode oscuramente il cristia-
postori furono i tre orefici che li prepara- nesimo… Il giudeo s’intende a svelare i pun-
rono, inventando di avere avuto la com- ti vulnerabili della Chiesa; ed ha a suo servi-
missione da un padre che non esiste o non zio per scoprirli, oltre l’intelligenza (sic) dei
è padre”. libri santi, la sagacia temibile dell’oppresso.
Per Mons. Benigni “la dissimulazione Egli è il dottore dell’incredulo; tutti i ribelli
della formola exoterica penetrata tra i cri- dello spirito vanno a lui, nell’ombra o a cie-
stiani sotto il mantello di una novella giudai- lo scoperto. Esso è all’opera nell’immenso
co-islamica” “ne indica la provenienza” : laboratorio di bestemmia del grande impe-
giudaico-islamica, appunto, e crede di tro- ratore Federico (II) e dei principi di Svevia e
vare una origine scritta della bestemmia dei di Aragona; è desso che forgia tutto quell’ar-
Tre Impostori nella “poesia filosofica” del senale mortifero di ragionamento e d’ironia
poeta arabo Ma’arry. “Ben inteso –prose- che esso lascerà in retaggio agli scettici della
gue Mons. Benigni – noi non diciamo che Rinascenza, ai libertini del gran secolo; e
Ma’arry sia stato l’inventore della formula qualche sarcasmo di Voltaire non è che l’ul-
proveniente più probabilmente dalla cabala: tima eco sonora di una parola mormorata,
ci basta trovare in lui la formula chiara della sei secoli prima, nell’ombra del ghetto, e an-
proposizione, giacché ciò basta a mostrarci che prima, al tempo di Celso e di Origene,
in quale ambiente essa nascesse.” “Tale era alla stessa culla della religione di Cristo’.
– conclude Mons. Benigni – l’insegnamento (…) Accennando a Federico II lo scrittore
e la propaganda di quella scuola semita di circonciso allude evidentemente con la ‘im-
razionalisti, materialisti, panteisti o scettici mensa officina di bestemmie’ alla questione
giudei ed arabi, che penetrava nel mondo de tribus impostoribus. Altra confessione
cristiano medioevale, dalla scuola dei filoso- sulla origine e diffusione semitica di quella
fi averroizzati alla conversazione dei novel- bestemmia: aggiungeremo a tale proposito
lieri fridericiani. Vedremo poi, parlando che passato il momento della cultura araba,
d’Israele, chi, passato il momento storico sarà Israele che conserverà tra noi, nel se-
della cultura arabica, conservò nascosta- greto de’ suoi iniziati della cabala e dei loro
mente tra noi il veleno de tribus impostori- complici, la tradizione de tribus impostori-
bus per trasmetterlo alle sètte ed ai loro bus. Essa riverrà a galla all’avvicinarsi della
adepti che prepararono il trionfo della Rivo- grande convulsione della fine del secolo
luzione” (12), in particolare la massoneria. XVIII. Allora vedremo Gottoldo Efraim
Mons. Benigni allude infatti nella sua Lessing (l’amico del filosofo ebreo Mosè
conclusione proprio a Nathan il Saggio di Mendelshon mal visto dai suoi correligiona-
Lessing: “Nello stesso tempo che la filosofia ri come dai cristiani, il che dice tutto della
esoterica od iniziatica del razionalismo e sua filosofia) pubblicare ‘Nathan il sapiente’
panteismo arabo-ebraico avvelenava l’intel- – si noti il nome ebraico del personaggio
ligenza dei nostri dottori averroizzanti e si- simbolico – asserzione della dottrina, appe-
mili, penetrando nelle aule solenni delle uni- na velata per prudenza, ‘dei tre impostori’.
versità, il pensiero talmudico di odio al cri- E tutta l’essenza dell’Enciclopedia e del vol-
stianesimo si disposava al pensiero raziona- terianismo è là, come Ma’arry l’aveva messa
lista anzidetto, e si faceva moneta spicciola in versi e come i giudei e i saraceni scettici la
11
ripetevano nelle aule dello Svevo maledet- popoli, malgrado le loro divergenze religio-
to”, cioè Federico II (14). se, ad una intesa fraterna sulla professione
di certe dottrine considerate come un fonda-
Il dialogo interreligioso, via all’ateismo mento comune di vita spirituale. In conse-
(Pio XI) guenza, sogliono tenere congressi, riunioni,
conferenze frequentate da non pochi uditori,
Come abbiamo visto, per Mons. Benigni invitando alle loro discussioni indistinta-
anche “il lettore meno arguto” capisce, leg- mente tutti, gli infedeli di ogni genere come i
gendo la favola dei tre anelli, che se Dio è fedeli di Cristo, e persino coloro i quali
autore di due anelli falsi, ed inganna tutti e sventuratamente si sono separati da Cristo o
tre i figli facendo loro credere di essere che, con pertinacia ed asprezza, ne negano
l’unico a possedere l’anello vero, ne segue la divinità della natura e della missione.
che Dio non è più la Verità stessa, ma l’au- Tali iniziative non possono, in alcuna
tore dell’errore e della menzogna. Non solo maniera, essere approvate dai cattolici, poi-
quindi due anelli su tre devono essere falsi, ché si appoggiano sulla dottrina erronea che
e tutti e tre possono esserlo (giacché nessu- le religioni sono tutte più o meno buone o
no può sapere quale sia quello vero) ma co- lodevoli, nel senso che tutte, benché in ma-
me Lessing fa dire al giudice nel racconto niera diversa, manifestano e significano il
“tutti e tre siete truffatori truffati. I vostri sentimento naturale e innato che ci porta
anelli sono falsi tutti e tre. Probabilmente verso Dio e ci spinge a riconoscerne con ri-
l’anello vero si perse, e vostro padre ne fece spetto la potenza.
fare tre per celarne la perdita e per sostituir- In realtà, i partigiani di questa teoria non
lo”. In effetti, nella parabola tutti e tre sono solo errano e si ingannano, ma di più, per-
truffatori, poiché affermano ciascuno avere vertendo la nozione della vera religione la
il vero anello, quando nessuno sa quale sia; ripudiano, e volgono per gradi al naturali-
e tutti e tre sono truffati dal Padre, che fa smo e all’ateismo (Quam quidam opinio-
loro credere di avere, ognuno di loro ad nem qui habent, non modo ii errant ac fal-
esclusione dell’altro, il vero anello; da un luntur, sed etiam, cum veram religionem,
padre truffatore ci si può aspettare dunque, eius notionem depravando, repudient, tum
come ipotizza il giudice, che tutti e tre gli ad naturalismum et atheismum, ut aiunt,
anelli siano falsi, e che quello vero si sia gradatim deflectunt). La conclusione è chia-
perso (magari, invece del padre, il vero ra: solidarizzare con i partigiani e i propa-
anello per Lessing lo avrà la Loggia o… Lu- gatori di simili dottrine vuol dire allontanar-
cifero). Dio quindi sarebbe un truffatore, e si completamente dalla religione rivelata”.
truffatori coloro che affermano di tenere la
Rivelazione da Dio: ecco come dai Tre Origine giudaica della parabola dei tre anelli
anelli, parabola in favore della tolleranza e
della fratellanza tra tutte le religioni, che Abbiamo visto, con Mons. Benigni, co-
tutte vengono da Dio, si passa alla bestem- me la bestemmia dei tre impostori abbia
mia dei tre impostori, per la quale Dio e le origine giudaica. Lo stesso si può dire della
Religioni sono menzogna e inganno, per cui leggenda dei tre anelli, che ne è la versione
Dio è “un padre che non esiste o non è pa- essoterica. Questa origine appare evidente
dre” (come conclude Mons. Benigni). già dal fatto che il protagonista della novel-
È questo lo stesso insegnamento che ri- la è un saggio Giudeo (anonimo nel Novel-
troviamo nell’enciclica Mortalium animos lino, Melchisedech nel Decamerone, Na-
di Papa Pio XI (6 gennaio 1928) della quale than per Lessing): è lui che racconta la no-
è bene rileggere questo passo dopo il nuo- vella, è lui che, minacciato dal Saladino, lo
vo incontro di Assisi voluto da Joseph Rat- inganna o lo convince, è da lui, dal Giudeo,
zinger nel 25° anniversario di quello voluto che origina la leggenda. E difatti, le ricer-
da Karol Wojtyla. Parlando dei “pancristia- che degli studiosi portano alla stessa con-
ni” o ecumenisti, Pio XI scrive: clusione che per la bestemmia dei tre impo-
“Convinti che è molto raro incontrare stori: a cercare cioè l’origine della parabola
uomini sprovvisti totalmente di senso reli- come della bestemmia tra gli ebrei spagnoli
gioso, li si vede nutrire la speranza che sa- medioevali. Un breve saggio di Claudio Tu-
rebbe possibile condurre senza difficoltà i gnoli (La parabola dei tre anelli, 2003) ci
12
ragguaglia sugli studi al proposito di Ga- però che la parabola si presenta chiaramen-
ston Paris e di Mario Penna. Gaston Paris te come una astuzia del ricco e saggio Giu-
(1839-1903), filologo, Accademico di Fran- deo alle spese di Saladino: egli insinua il
cia, in una conferenza tenuta nel 1884 e poi dubbio tra cristiani e musulmani sulla veri-
edita nel 1906 (15), sostiene che l’origine di tà della loro religione, e persino sul fonda-
tutte le diverse versioni della parabola dei mento scritturale della loro religione (l’An-
tre anelli debba cercarsi tra gli ebrei spa- tico Testamento). Il Giudeo, come scrisse il
gnoli (che vivevano a contatto, appunto, di già citato Darmesteter, è il dottore dell’in-
cristiani e musulmani) del Medioevo. Que- credulo o, come insegna San Paolo, “sono
sta fonte originaria, sarebbe poi stata rac- contrari a tutti gli uomini, in quanto impedi-
colta, più tardi, alla fine del secolo XV, nel- scono noi di parlare alle Genti onde siano
lo Scévet Jehudà da Salomon ben Verga. salvate” (1 Tess., 2, 15-16).
Per Mario Penna, che scrive nel 1952 (16), la Ma si può andar oltre. Non si dimenti-
versione originaria della parabola è invece chi, ad esempio, che Gesù stesso – ai Giu-
cristiana, ed agli ebrei spagnoli bisogna in- dei che si vantavano d’essere figli d’Abra-
vece attribuire la deformazione di questa mo – disse loro che al contrario essi hanno
parabola in favore della tolleranza (o dello “per padre il diavolo” (Jn 8, 44) e che han-
scetticismo). La versione originaria della no abbandonato i comandamenti di Dio per
parabola, quella cristiana, della metà del seguire le proprie tradizioni (cf Mt 15, 3-9).
XIII sec., presenta un padre che ha una fi- I Farisei, come i Cabalisti, non sono certo
glia legittima, mentre la sposa – divenuta gli eredi di Mosè, come pretendono di esse-
infedele – ha altre figlie che fa passare co- re. Le correnti anomistiche (contro la leg-
me figlie legittime. Il padre allora dona alla ge) sono frequenti nel giudaismo (si pensi a
sola figlia legittima un anello miracoloso: Sabbatai Zevi e a Jacob Frank); le interpre-
solo chi avrà l’anello miracoloso è sua fi- tazioni gnostiche del Genesi e della caduta
glia. Le altre, allora, fabbricarono degli dell’umanità, per Erik Peterson, devono ri-
anelli somiglianti, ma falsi. Il giudice sag- condursi ad ambiente giudaico, ed ancor
gio, sperimentata la virtù degli anelli, di- oggi è diffuso nell’ebraismo il concetto di
chiarò che una sola era la figlia legittima, e lottare con (contro) Dio o di giudicarLo.
tutte le altre erano illegittime. Fu allora che Per cui non stupisce che una delle nazioni
in ambiente ebraico, e probabilmente in in cui è più diffuso l’ateismo sia proprio
Spagna, con scopo polemico, fu deformata Israele.
la parabola con due accorgimenti: l’anello
perse ogni virtù miracolosa, per cui non si I tre anelli oggi: la massoneria
poteva più distinguere il vero dal falso; e
d’altra parte, cambiamento significativo, Che ne è della parabola dei tre anelli og-
l’autore dei falsi anelli non sono più dei fi- gi? Al seguito di Lessing e di Nathan il Sag-
gli illegittimi (ché anzi tutti e tre i figli sono gio (che ebbe un successo postumo grazie a
legittimi ed amati dal padre) ma il padre Schiller e Goethe) la Massoneria vede ancor
stesso. L’autore di tutte le religioni, così, oggi nella parabola dei Tre Anelli un’ottima
quella vera come quelle false, è Dio stesso, rappresentazione degli ideali massonici: “Il
mentre nella versione cristiana Dio è l’au- poema drammatico del fratello Lessing, Na-
tore della vera religione, e gli uomini gli au- than il Saggio, è fortemente massonico. (…)
tori di quelle false. Il nome Tre Anelli applicato alle Logge e a
L’ambiente di origine della versione che
passò al Novellino e al Decamerone, la Spa-
gna giudeo-musulmana, ci riconduce allo
stesso ambiente della bestemmia dei tre im-
postori: l’averroismo giudeo-musulmano
medioevale, così in voga alla corte di Fede-
Il rabbino livornese
rico II. Elia Benamozegh
Potrà obbiettare il lettore che è invero- (1823-1900)
simile che in ambiente ebraico si dichiari
falsa o dubbiosa la Legge di Mosè, al pari
della legge cristiana e coranica. Si rifletta
13
nelle buone opere perché tutti a Dio tornere- Karl Rahner. Dopo che lo Sceicco ha dato
te e in quel momento Egli vi informerà di una lezione al Cardinale (Cardinale l’uno
quelle cose per le quali ora siete in discor- quanto Sceicco l’altro), Pallavicini propone
dia” (V, 46,48). “Egli vi ha amato egual- una versione più tradizionale dei Tre Anel-
mente tutti e tre – dice il giudice massone – li, quella della “Tradizione primordiale uni-
non volle infatti umiliare due di voi per fa- ca, quella che l’Islam chiama din al qayyma,
vorirne uno solo. Sforzatevi di imitare il suo Tradizione assiale, e l’Induismo, Sanatana
amore incorruttibile e senz a pregiudiz i! Dharma, Legge perenne”. “Questa Tradi-
Ognuno faccia a gara per dimostrare alla lu- zione primordiale – continua Pallavicini –
ce del giorno la virtù della pietra del suo pur essendo ben conosciuta, per lo meno a
anello”. La somiglianza è in effetti impres- livello di nozione, dallo stesso Ravasi, dopo
sionante. Il già citato Guénon, eminente essere stata in ambiente cattolico indebita-
esoterista e massone, come è noto aderì mente etichettata di ‘gnosticismo’, viene co-
all’Islam (nella versione esoterica del sufi- stantemente taciuta”. In realtà, la “Tradizio-
smo). Suo discepolo è, tra gli altri, il mila- ne primordiale” di Pallavicini, via Guénon,
nese Felice Pallavicini, in arte Sceicco Abd risale proprio al Tradizionalismo cattolico
al-Wahid Pallavicini, classe 1924, apostata dell’età della Restaurazione, condannato
dalla Fede nel 1951, guénoniano, evoliano per il suo fideismo dalla Chiesa, anche se
pentito (ma fu Evola, afferma, che lo indi- non tutti i suoi esponenti sono stati condan-
rizzò concretamente al Sufismo), animatore nati (de Maistre, de Bonald, Donoso Cor-
del Centro Studi metafisici René Guénon e, tes, Lamennais, Ventura di Raulica, Gio-
come musulmano, del Co.re.is (Comunità berti, Bonnetty e gli Annales de philosophie
religiosa islamica), ambasciatore della Mo- chrétienne, Ubaghs e la scuola di Lovanio,
schea di Roma presso il Segretariato vatica- Bautain ecc.), Tradizionalismo che fu uno
no per il dialogo interreligioso e membro degli antenati, sempre nel fideismo, del Mo-
del Consiglio dei saggi della Grande Mo- dernismo (Laberthonnière diresse gli Anna-
schea di Parigi. L’apostata in questione par- les dal 1903 al 1915). Il Tradizionalista Pal-
tecipò alla prima riunione di Assisi, voluta lavicini, invece, preferisce citare più antiche
da Giovanni Paolo II. Parrà strano, ai non autorità: “l’Islam la riconosce ab origine,
informati, che egli sia un buon amico così come riconosce ab origine la legittimità
dell’on. Borghezio, noto apparentemente e la validità salvifica di tutti i messaggi suc-
come nemico dei musulmani, o che il nostro cedutisi nel corso della storia dell’umanità
musulmano sia in ottimi rapporti con la co- per mezzo degli Inviati divini, tema portante
munità ebraica, o che una fotografia lo ri- del Sacro Corano e non frutto di qualche
tragga vestito da Cavaliere di Malta: quante opinabile speculazione tardiva”. L’Islam,
personalità in uno stesso soggetto! Ora, sul che riconosce (a suo modo) la missione di
Sole 24 Ore (15 agosto 2010, p. 29, Riparlia-
mo di Tradizione primordiale) il nostro
Sceicco è intervenuto proprio sul tema della
parabola dei Tre anelli, in riferimento ad al-
tro articolo pubblicato sul Sole 24 Ore dal
collaboratore abituale “Cardinal” Ravasi (1
agosto 2010). Contrariamente ai guénoniani
della Loggia di Milano, e a Mons. Ravasi, lo
Sceicco, anch’egli guénoniano, non sembra
riconoscersi totalmente nella parabola: Sopra: l’on. Borghezio
“Monsignor Ravasi sembra condividere il insieme a
parere di chi vorrebbe vedere in questo rac- Felice Pallavicini
conto l’antidoto agli estremi del fondamen-
talismo e del relativismo o ‘concordismo’
che dir si voglia, non rendendosi conto che A fianco: lo stesso
di fatto ciò conduce a una sorta di indiffe- sceicco Abd al-Wahid
renza per la verità…”. Troppo moderna, per Pallavicini, vestito da
Cavaliere di Malta
Pallavicini, la pur medioevale novella, tanto
più se Ravasi la attualizza con la teologia di
15
Mosè e di Gesù, oltre che di Maometto, è gioni non cristiane: l’Animismo, l’Induismo,
ab origine per i “Tre anelli”. La critica dello il Buddismo (n. 2), l’Islam (n. 3) e soprattut-
Sceicco alla parabola di Lessing può essere to il Giudaismo (n. 4) condannando ogni
paragonata alla critica del massone Guénon discriminazione per motivi religiosi (n. 5).
alla Massoneria moderna in nome di una Giovanni Paolo II ha cercato di collegare
più tradizionale Massoneria; ma alla fine, se questa valutazione positiva delle religioni
non è zuppa è pan bagnato. Che lo Sceicco non cristiane collegandola abusivamente al-
sia “Tradizionalista” lo conferma il fatto la dottrina patristica dei “Semi del Verbo”
che preferisca… il cardinal Scola al cardinal (cf Sodalitium, n. 48 pag. 39) e all’Incarna-
Ravasi: “Il Cardinale Scola ricorre a un al- zione (GS n. 22; discorso ai cardinali dopo
tro efficace neologismo quando afferma di la riunione di Assisi), rendendo “visibile”
essere aperto alla ‘pluriformità nell’unità’, tali dottrine praticando egli stesso dei gesti
frase che richiama il concetto espresso dal rituali di dette religioni. Per Giovanni Paolo
nostro maestro, René Guénon, a proposito II “la fermezza della credenza dei membri
della pluralità delle ‘forme religiose’. Che te- delle religioni non cristiane è a volte un effet-
stimoniano i vari aspetti che insieme si ri- to dello Spirito di verità che opera al di fuori
congiungono nella realtà dell’unicità di Dio. delle frontiere visibili del Corpo Mistico”
Questo ‘neologismo’ del Cardinale ci per- (enc. Redemptor hominis) e “Lo Spirito
mette di augurarci che la nostra prima mo- Santo è persino misteriosamente presente
schea di musulmani italiani, nella stessa città nelle religioni e culture non cristiane. (…)
di Milano, possa costituire il prodromo di Dello Spirito Santo si potrebbe dire: ognuno
un’intesa al vertice fra le rivelazioni Abramo ne ha una parte e tutti l’hanno interamente,
monoteistiche” ( Il Sole 24 Ore, 31 luglio tanto la sua generosità è inesauribile” (26
2011, p. 24). Scola è più “guénoniano” di marzo 1982). Ma è soprattutto nei confronti
Ravasi, quindi… dell’Islam e del Giudaismo (quello attuale,
farisaico-anticristiano, che nulla ha a che fa-
I tre anelli oggi: i sostenitori del Vaticano II re con quello dei Patriarchi e dei Profeti),
ovvero con gli altri due anelli della parabola
La Chiesa cattolica ha sempre condan- giudaico-arabo-massonica, che Giovanni
nato le false religioni e la Massoneria; Paolo II ha edificato una nuova dottrina.
com’è possibile allora che Nathan il Saggio Anche in questo caso, i gesti sono stati si-
di Lessing sia ora rappresentato nelle Cat- gnificativi: la visita alla Sinagoga e alla Mo-
tedrali? Il fatto nuovo che non può essere schea, la preghiera secondo il costume giu-
ignorato, è il Vaticano II. daico al Muro del Pianto; tutti gesti ripetuti
Fu allora che l’ecumenismo, condannato più volte da Benedetto XVI-Ratzinger. A
dall’enciclica Mortalium animos di Pio XI, Parigi, il 31 maggio 1980, e molte altre vol-
venne accolto invece come dottrina e mis- te, ha dichiarato che “i musulmani sono no-
sione irreversibile della “Chiesa” (con Lu- stri fratelli nella fede al Dio unico”; quanto
men Gentium, Unitatis redintegratio, Orien- ai Giudei, sono i nostri “fratelli maggiori”,
talium ecclesiarum, Dignitatis humanae). Fu anzi, “i nostri padri nella fede” (Ratzinger)
allora che venne consacrato il “dialogo in- con i quali Dio mantiene ancora l’Alleanza
terreligioso” fondato su di una visione posi- “mai abrogata” (21). Per Ratzinger (a Geru-
tiva delle religioni non-cristiane (Nostra ae- salemme, 31 maggio 2009) la vita del “cre-
tate), dialogo da estendere anche agli atei dente”, sia esso cristiano, musulmano o giu-
(Gaudium et spes, 19-21) nella convinzione deo, è simile, viene da Dio e a Lui conduce:
che Cristo, incarnandosi, si è unito in un “Questa stessa dinamica si riscontra in sin-
certo modo a ogni uomo (ibidem, n. 22) e goli credenti delle tre grandi tradizioni mo-
che la religione del Dio fatto Uomo si è in- noteistiche: in sintonia con la voce di Dio,
contrata e non scontrata con la Religione come Abramo, rispondiamo alla sua chia-
dell’uomo che si fa Dio (Paolo VI, discorso mata e partiamo cercando il compimento
di chiusura del Vaticano II). La dichiarazio- delle sue promesse, sforzandoci di obbedire
ne conciliare Nostra aetate, voluta per quel alla sua volontà, tracciando un percorso nel-
che riguarda il Giudaismo dall’associazione la nostra particolare cultura. (…) Il primo
ebraico-massonica B’nai B’rith (20) per la passo di Abramo nella fede, e i nostri passi
prima volta presenta positivamente le reli- verso o dalla sinagoga, la chiesa, la moschea
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molti “tradizionalisti” pendono ormai dalle noniane e/o evoliane, molte volte tramite la
labbra di un personaggio il quale, imitando lezione di Mordini. Sodalitium ne ha parla-
d’altra parte Benedetto XVI, è maestro di to più volte, ad esempio in Massimo Intro-
ecumenismo e di dialogo interreligioso. In- vigne e la massoneria (n. 35), Introvigne.
fatti, Nicola Bux, già nel 2005 e ancora nel Dalle Messe nere alla Gran Loggia (n. 38),
2011, è collaboratore, con Michele Locon- La smentita di Massimo Introvigne (n. 39),
sole (che scrive strafalcioni quali “il Dio tri- Julius Evola, uomo tradizionale o cabalista?
nitario che si è incarnato” – si è incarnata (n. 42), Tra esoterismo e devozione (n. 43),
solo la seconda Persona! – o Maometto che Alleanza…massonica? (n. 46), Un grande
è “asceso in Cielo” da Gerusalemme) e iniziato: René Guénon (n. 47), Joseph de
Philippe Farah del “Calendario comparato Maistre esoterico? (n. 49), Karol, Adam, Ja-
ebraico cristiano islamico” a cura dell’Enec kob (n. 49), Costruiremo ancora Cattedrali:
(Europe-Near Est Centre). Anche Nicola l’esoterismo cristiano da Giovanni Cantoni
Bux è, quindi, un discepolo della parabola a Massimo Introvigne (n. 50), Cristina Cam-
dei Tre Anelli… in rito straordinario. La po o l’ambiguità della Tradizione (2005)
“riforma della riforma” consiste dunque in ecc. ecc.
questo: mettere a capo dei cattolici tradi- La serie di articoli ebbe inizio segnalan-
zionali dei modernisti in rito straordinario. do una rivista massonica, Ars regia (23) alla
quale collaboravano sia Massimo Introvi-
I tre anelli oggi: nei nostri ambienti, in mar- gne sia Franco Cardini, uno strenuo difen-
cia verso Assisi! (quella di Wojtyla, non sore di Israele (e non è il solo), l’altro del
quella di San Francesco) mondo islamico (e non è il solo). Lo storico
Cardini (del quale abbiamo ancora parlato
Pellegrini della verità verso Assisi. Un a proposito di Ipazia: Sodalitium n. 64, Il
approfondimento sui passi di Benedetto mito di Ipazia) è stato altresì a lungo presi-
XVI… Sabato 1 ottobre i “tradizionalisti” dente, ed è ancora sostenitore, dell’as -
versione “Motu proprio” si mettono in sociazione culturale Identità Europea
marcia verso… l’incontro delle religioni di dell’editore riminese Adolfo Morganti (ed.
Assisi, incredibile ma vero! Messa (?) di il Cerchio) (24). A Morganti vorremmo chie-
Mons. Pozzo, partecipazione dei Francesca-
ni dell’Immacolata e del solito Bux (vedere Invito del convegno del 1/10/2011 dei “tradizionalisti”
versione “Motu proprio” che si mettono in marcia
la locandina) ecc. Già alle GMG di Madrid verso… l’incontro delle religioni di Assisi,
erano presenti ex-lefebvriani, e persino il
vescovo Rifan acclamante Kiko Arguello
(catecumenali), ed è stata celebrata una
messa (?) nel cosiddetto “rito romano anti-
co”. Ora, persino “lo spirito di Assisi”. Pao-
lo VI perseguitava chi voleva rimanere cat-
tolico, Ratzinger lo fa diventare ecumeni-
sta. Avanti col “rito romano antico” (cele-
brato magari da sacerdoti ordinati col rito
antiromano moderno) verso la religione
universale del rabbino Benamozegh!
promesso, di volergli tutti e tre soddisfare; e segre- gli diventasse, senza tenere conto della nascita
tamente ad uno buono maestro ne fece fare due ma soltanto per forza dell’anello, il capo e il signore
altri, li quali si furono somiglianti al primiero, che del casato.- Tu mi segui, sultano?
esso medesimo che fatti gli aveva fare, appena Saladino: Ti seguo. Vai avanti.
conosceva qual si fosse il vero. Nathan: E l’anello così, di figlio in figlio, giunse
E venendo a morte, segretamente diede a cia- alla fine a un padre di tre figli. Tutti e tre gli ubbidi-
scuno de’ figliuoli, li quali, dopo la morte del padre, vano ugualmente ed egli, non poteva farne a me-
volendo ciascuno la eredità e l’onore occupare, e no, li amava tutti nello stesso modo. Solo di tanto
l’uno negandolo all’altro, la testimonianza di dover in tanto l’uno o l’altro gli sembrava il più degno
ciò ragionevolmente fare, ciascuno produsse fuori dell‘anello - quando era con lui solo, e nessun al-
il suo anello. E trovatisi gli anelli sì simili l’uno all’al- tro divideva l’affetto del suo cuore. Così, con affet-
tro, che qual fosse il vero non si sapeva conosce- tuosa debolezza, egli promise l’anello a tutti e tre.
re, si rimase la quistione, qual fosse il vero erede Andò avanti così finché poté. Ma, vicino alla mor-
del padre, in pendente, et ancor pende. te, quel buon padre si trova in imbarazzo. Offen-
E così vi dico, signor mio, delle tre Leggi alli tre dere così due figli, fiduciosi della sua parola, lo rat-
popoli date da Dio Padre, delle quali la quistion trista. Egli, allora, chiama in segreto un gioielliere. e
proponeste: ciascuno la sua eredità, la sua vera gli ordina due anelli in tutto uguali al suo; e con lui
Legge, et i suoi comandamenti si crede avere a si raccomanda che non risparmi né soldi né fatica
fare; ma chi se l’abbia, come degli anelli, ancora perché siano perfettamente uguali. L’artista ci ri-
ne pende la quistione. – esce. Quando glieli porta, nemmeno il padre e’ in
Il Saladino conobbe, costui ottimamente esse- grado di distinguere l’anello vero. Felice, chiama i
re saputo uscire dal laccio il quale davanti a’ piedi figli uno per uno, impartisce a tutti e tre la sua be-
teso gli aveva: e per ciò dispose d’aprirgli il suo bi- nedizione, a tutti e tre dona l’anello, e muore. Tu
sogno, e vedere se servire il volesse; e così fece, mi ascolti sultano?
aprendogli ciò che in animo avesse avuto di fare, Saladino: Ascolto, ascolto. Ma finisci presto la
se così discretamente, come fatto avea, non gli tua favola. Ci sei?
avesse risposto. Nathan: Ho già finito. Quel che segue si capi-
Il giudeo liberamente d’ogni quantità che il Sa- sce da sé. Morto il padre, ogni figlio si fa avanti
ladino richiese il servì; et il Saladino poi interamen- con il suo anello, ogni figlio vuole essere il signore
te il soddisfece; et oltre a ciò gli donò grandissimi del casato. Si litiga, si indaga, si accusa. Invano.
doni, e sempre per suo amico l’ebbe, et in grande Impossibile provare quale sia l’anello vero.- Quasi
et onorevole stato appresso di sé il mantenne. come per noi (dopo una pausa, durante la quale
egli attende la risposta del sultano) provare quale
sia la vera fede. -
La leggenda dei tre anelli in “Nathan il saggio” Saladino: Come? Questa è la tua risposta alla
di Lessing domanda?
Nathan: Valga soltanto a scusarmi, se non oso
Nell’opera di Lessing,la novella dei tre anelli si cercare di distinguere gli anelli che il padre fece
trova inserita in uno scritto più vasto, Nathan il appunto al fine che fosse impossibile distinguerli.
saggio, per l’appunto. Ecco come Nathan rac- Saladino: Gli anelli! Non burlarti di me! Le reli-
conta al Saladino l’antica leggenda: gioni che ti ho nominato si possono distinguere
Saladino: Ciò per cui chiedo il tuo insegnamen- persino nelle vesti, nei cibi, nelle bevande!
to e’ ben altro, ben altro. - Tu che sei così saggio Nathan: E tuttavia non nei fondamenti. Non si
dimmi, una volta per tutte- qual e’ la fede, qual e’ fondano tutte sulla storia scritta o tramandata? E la
per te la legge più convincente di ogni altra? storia solo per fede e per fedeltà deve essere ac-
Nathan: Sultano, io sono ebreo cettata, non e’ vero? E di quale fede o fedeltà du-
Saladino: E io sono mussulmano. E fra noi c’è biteremo meno che di ogni altra? Quella dei nostri
il cristiano. - Ma di queste tre religioni una sola può avi, sangue del nostro sangue, quella di coloro
essere vera. - che dall’infanzia ci diedero prova del loro amore, e
Nathan: Mi consenti, sultano, di narrarti una che mai ci ingannarono, se l’inganno per noi non
piccola storia?... Molti anni or sono un uomo, in era salutare? Posso io credere ai miei padri meno
oriente, possedeva un anello inestimabile, un caro che ai tuoi? O viceversa? Posso forse pretendere
dono. La pietra, un opale dai cento bei riflessi co- che tu, per non contraddire i miei padri, accusi i
lorati, ha un potere segreto: rende grato a Dio e tuoi di menzogna? O viceversa? E la stessa cosa
agli uomini chiunque lo porti con fiducia. Può stu- vale per i cristiani, non e’ vero?
pire se non se lo toglieva mai dal dito e se dispose Saladino: (Per il Dio vivente! Ha ragione. Io de-
in modo che restasse per sempre in casa sua? vo ammutolire)
Egli lasciò l’anello al suo figlio più amato; e lasciò Nathan: Ma torniamo ai nostri anelli. Come di-
scritto che a sua volta quel figlio lo lasciasse al suo cevo, i figli, si accusarono in giudizio. E ciascuno
figlio più amato; e che ogni volta il più amato dei fi- giurò al giudice di aver ricevuto l’anello dalla mano
21
Note dell’articolo
1) Michel Gaudart de Soulages, Hubert Lamant,
Dictionnaire des Francs-Maçons européens, Dualpha,
Paris, 2005, p. 587; Michele Moramarco, Nuova enci-
del padre (ed era vero), e molto tempo prima la clopedia massonica, Bastogi, Foggia, 1997, vol. II, p.
138; H. de Lubac, La posterité spirituelle de Joachim
promessa dei privilegi concessi dall’anello (ed era de Flore, Lethielleux, Paris, 1979, vol. I, p. 275
vero anche questo). Il padre, ognuno se ne diceva 2) Cf DE LUBAC, op. cit., 267, 269, 275; de Lubac
certo, non poteva averlo ingannato; prima di so- consacra un intero capitolo della sua “discendenza spi-
spettare questo, diceva, di un padre tanto buono, rituale di Gioachino da Fiore” a Lessing, e lo stesso
non poteva che accusare dell’inganno i suoi fratel- Moramarco, massone, definisce la filosofia di Lessing
li, di cui pure era sempre stato pronto a pensare illuministica-gioachimita (op. cit., p. 139).
tutto il bene; e si diceva sicuro di scoprire i traditori 3) Sempre de Lubac fa notare che il primo tradut-
e pronto a vendicarsi. tore francese di Nathan il Saggio, il massone Bonnevil-
le, in una sua opera intitolata La Bouche de Fer, defi-
Saladino: E il giudice? Sono curioso di ascol-
niva così la parola Chiesa: “parola greca, sinonimo di
tare cosa farai dire al giudice. Parla Loggia…” (op. cit., p. 275, nota 1). È quello che vo-
Nathan: Il giudice disse: Portate subito qui vo- gliono fare i modernisti: traformare le chiese e – se
stro padre, o vi scaccerò dal mio cospetto. Pen- possibile – la Chiesa, in Loggia.
sate che stia qui a risolvere enigmi? O volete re- 4) Inizialmente chiamato Libro di Novelle e di bel
stare finché l’anello vero parlerà? Ma... aspettate! parlare gentile, poi Cento novelle antiche.
Voi dite che l’anello vero ha il magico potere di 5) Mons. UMBERTO BENIGNI, Storia sociale della
rendere amati, grati a Dio e agli uomini. Sia questo Chiesa, vol. IV, tomo I, Vallardi, Milano, 1922, p. 87.
a decidere.Gli anelli falsi non potranno. Su, ditemi, 6) ibidem, vol. V, p. 416
7) ibidem, vol. V, pp. 427-428
chi di voi e’ il più amato dagli altri due? Avanti! Voi
8) ibidem, vol. IV, tomo I, pp. 74-75.
tacete? L’effetto degli anelli e solo riflessivo, non 9) “Il primo nome veramente sospetto è quello di
transitivo? Ciascuno di voi ama solo se stesso? Federico II, Gregorio IX lo accusa in una famosa epi-
Allora tutti e tre siete truffatori truffati. I vostri anelli stola di aver detto che ‘il mondo era ingannato da tre
sono falsi tutti e tre. Probabilmente l’anello vero si impostori (tribus baratoribus)…”: MARCELINO ME-
perse, e vostro padre ne fece fare tre per celarne NENDEZ PELAYO, Historia de los heterodoxos españo-
la perdita e per sostituirlo. les, libro III, cap. IV, V. La impidad averroista- Fray
Saladino: Magnifico! Magnifico! Tomàs Scoto – El libro ‘De tribus impostoribus’,
Nathan: Se non volete, prosegui il giudice, il mio Espasa-Calpe Argentina, Buenos Aires, 1951, p. 224.
10) Sulla questione cf Georges Minois, Il libro
consiglio ma non una sentenza, andatevene! Ma il
maledetto. La storia straordinaria del Trattato dei tre
mio consiglio e’ questo: accettate le cose come profeti impostori, Rizzoli, 2010 (ed. originale francese:
stanno. Ognuno ebbe l’anello da suo padre: ognu- Le Traité des trois imposteurs, Albin Michel, Paris,
no sia sicuro che esso e’ autentico. Vostro padre, 2009). L’autore, tutt’altro che raccomandabile, se-
forse, non era più disposto a tollerare ancora in ca- guendo Massignon ritrova la tesi dei tre impostori in
sa sua la tirannia di un solo anello. E certo vi amò alcune sette arabo-musulmane del X secolo; ma già
ugualmente tutti e tre. Non volle, infatti, umiliare due due erano gli impostori per Celso, abbondantemente
di voi per favorirne uno. Orsù! Sforzatevi di imitare il debitore, per le sue argomentazioni, dal Talmud (e
suo amore incorruttibile e senza pregiudizi. Ognuno non viceversa; cf pp. 26-36).
11) Menendez Pelayo cita fra questi Fra’ Tomma-
faccia a gara per dimostrare alla luce del giorno la
so Scoto (quasi omonimo di Michele Scoto, e come lui
virtù della pietra nel suo anello. E aiuti la sua virtù negromante), frate apostata sia dei francescani che dei
con la dolcezza, con indomita pazienza e carità, e domenicani, il quale “conversava notte e giorno coi
con profonda devozione a Dio. Quando le virtù degli giudei” ed insegnava che “tres deceptores fuerint in
anelli appariranno nei nipoti, io li invito a tornare in tri- mundo, scilicet Moises qui decepit Judaeos, et Christus
bunale, fra mille e mille anni. Sul mio seggio siederà qui decepit christianos, et Maomethus qui decipit Sara-
un uomo più saggio di me; e parlerà. Andate! Così cenos” (pp. 20-226 e CXXXVIII- CXL)
disse quel giudice modesto. 12) U. BENIGNI, op. cit., vol. IV, tomo I, pp. 91-94.
Saladino: Dio! Dio! 13) James Darmesteter (1849-1894), orientalista
22
alsaziano, insegnante al Collège de France. vanni Paolo II in Israele, nel corso della quale egli si è
14) U. BENIGNI, op. cit., vol. IV, tomo I, pp. 101-103. rivolto ai Rabbini Capi d’Israele in questi termini:
15) GASTON PARIS, La poésie du moyen-age, 3° «Noi (ebrei e cristiani) dobbiamo cooperare per edifi-
edizione, Paris 1906, II, pp. 131-163. care un futuro nel quale non vi sia più antigiudaismo
16) MARIO PENNA, La parabola dei tre anelli e la fra i cristiani e anticristianesimo fra gli ebrei. Abbiamo
tolleranza nel Medioevo, Gheroni editore, Torino, 1952. molto in comune. Insieme possiamo fare molto per la
17) ALBERT G. MACKEY, Enciclopedia of Freema- pace, per la giustizia e per un mondo più fraterno e
sonry, ed. rivista e ampliata da Robert I. Clegg, The umano »” (Pontificia Commissione Biblica, Il popolo
Masonic History Company, Chicago, 1953, vol. I, pp. ebraico e le sue sacre scritture nella Bibbia cristiana,
585-586, voce Lessing. Il classico dizionario massonico n. 86, Libreria Editrice Vaticana, 2001. Nella prefazio-
riporta la trama di Nathan il Saggio, nonché il testo in- ne, il card. Ratzinger scrive: “i cristiani possono impa-
tegrale del racconto dei Tre Anelli nella versione di rare molto dall’esegesi giudaica praticata per 2000 an-
Lessing. ni”. Confutazione di questi errori, don Nitoglia in So-
18) J-P. LAURANT, René Guénon. Esoterismo e dalitium, n. 57, pp. 30-49).
tradizione. Ed. italiana a cura di PierLuigi Zoccatelli, 22) R. ESPOSITO SSP, Chiesa e Massoneria. Un
ed. Mediterranee, 2008, pp. 124 e nota 60. PierLugi DNA comune, Nardini, Firenze, 1999, pp. 12-13, cit.
Zoccatelli è già noto ai nostri lettori nella sua doppia anche, e più ampiamente, in Sodalitium n. 60, p. 9.
veste di studioso appassionato di Crowley, Guénon, 23) Ars Regia ha cessato le pubblicazioni. Pubbli-
Charbonneau, e nello stesso tempo di braccio destro cata a Firenze nel 1993. Ars Regia, contava tra i suoi
di Massimo Introvigne in Alleanza Cattolica e nel Ce- collaboratori, tra gli altri, almeno i seguenti “fratelli”:
snur. A suivre… Direttore ed editore: Mauro Mugnai, già Presi-
19) FULVIO CONTI (a cura di), La massoneria a Li- dente della Gran Loggia d’Italia del Rito simbolico
vorno. Dal Settecento alla Repubblica, Il Mulino, Bolo- italiano, secondo sorvegliante Loggia Nuova Italia-
gna, 2006, pp. 390-398, in specie p. 397. Elio Toaff ha Honor del GOI (Fulvio Conti), nel 1952 capo della
scritto al proposito La Torah universale dei Bené Loggia Honor. Alla Direzione scientifica abbiamo due
Noach su Rassegna mensile di Israel, LIX, 1-2, 1993, massoni, Branca e Rossi:
pp. 137-140. “Come mi informa F. Conti, esiste attual- Mariano Bianca, dell’Università di Siena, ma an-
mente anche un ramo della Massoneria che si rifà ai che direttore di Massoneria oggi, Hiram, Arkete, e del-
principi del noachismo” (p. 398, nota 118). Il prote- le edizioni Atanor.
stante Steno Stari, che Vittorio Feltri si tira sempre Paolo Aldo Rossi, dell’Università di Genova. Diri-
dietro, ha intervistato su Libero (30 dicembre 2006) il ge Airesis, le ragioni dell’eresia; membro dell’Ass. cultu-
Patriarca del Rito Noachita Umberto Verza. Il Rito, rale Le Tarot, partecipa al Convegno naz. di studi alche-
dice Verza, “nacque per fortificare e svolgere le fonda- mici a Pavone (ott 2008) del GOI; al convegno di Triora
menta etiche della massoneria che secondo le Costitu- della Gran Loggia d’Italia Piazza del Gesù, Palazzo Vi-
zioni di Anderson deve patrocinare le Sette Leggi di telleschi “E farai in modo che nessuna strega viva” (li-
Noach (Noè) tramandate dal Talmud”. Titolo dell’arti- bro ed. Mimesis) cui partecipa anche Franco Cardini; di-
colo (p. 19): “Cristianesimo, ebraismo e islam riuniti rettore della sezione “storia del pensiero” della rivista
sotto il dio dei massoni noachiti”. Hiram; scrive la prefazione a “E Dio creò l’uomo e la
20) E. RATIER, Misteri e segreti del B’nai B’rith, Massoneria” di Clara Miccinelli, Genova 1985.
Centro Librario Sodalitium. Nel comitato scientifico vi sono molti massoni:
21) “Giovanni Paolo II più volte ha preso l’inizia- Michele del Re: dell’Università di Camerino, av-
tiva di sviluppare questa dichiarazione nel suo magi- vocato, membro del CNR, scrive di Crowley e satani-
stero. Nel corso della sua visita alla sinagoga di Ma- smo, nuovi culti e sette. Fu affiliato alla Loggia P2 del
gonza (1980), diceva: « L’incontro tra il popolo di Dio GOI. Suo uno studio sul tempio satanico in un’opera
dell’Antica Alleanza, che non è stata mai abrogata da di Bianca (ed Atanor). Collaboratore esterno di Hi-
Dio (cf Rm 11, 29), e quello della Nuova Alleanza, è al ram. Paolo Chiozzi, dell’ Università di Firenze, ma an-
tempo stesso un dialogo interno alla nostra Chiesa, in che del comitato scientifico della rivista massonica Hi-
qualche modo tra la prima e la seconda parte della sua ram Enrica Tedeschi dell’Università di Roma, ma an-
Bibbia ». Più tardi, rivolgendosi alle comunità ebrai- che collaboratrice esterna di Hiram, rivista del GOI.
che d’Italia durante la sua visita alla sinagoga di Roma Altri membri del comitato, come Servadio, Salvini
(1986), dichiarava: « La Chiesa di Cristo scopre il suo erano già stati segnalati da noi come massoni. Resta-
“legame” con l’ebraismo “scrutando il suo proprio mi- no, tra gli altri… Cardini e Introvigne.
stero” (cf Nostra Aetate, 4). La religione ebraica non ci 24) Il catalogo della casa editrice è chiaro esempio
è “estrinseca”, ma, in un certo qual modo, è “intrinse- dell’interesse dell’editore per tutte le tradizioni reli-
ca” alla nostra religione. Abbiamo quindi verso di essa giose e lo spiritualismo guénoniano. Per restare in te-
dei rapporti che non abbiamo con nessun’altra religio- ma, segnalo solo un libro di Cardini, Fratelli in Abra-
ne. Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si mo, edito da Il Cerchio, consacrato ai nostri “fratelli”
potrebbe dire i nostri fratelli maggiori ». Infine, duran- islamici e giudei.
te un colloquio sulle radici dell’antigiudaismo in am-
biente cristiano (1997), ha dichiarato: « Questo popolo
è radunato e condotto da Dio, Creatore del cielo e della
terra. La sua esistenza non è quindi un puro fatto di na-
tura né di cultura... È un fatto soprannaturale. Questo
popolo persevera verso e contro tutto perché è il popo-
lo dell’Alleanza e perché, nonostante le infedeltà degli
uomini, il Signore è fedele alla sua Alleanza ». Questo
magistero è stato come suggellato dalla visita di Gio-
23
cano II ha avuto il merito di superare la tipi- conosce – ciò che sostiene Dignitatis huma-
ca equiparazione effettuata dalla dottrina nae al n. 1 – che ‘la verità non si impone che
preconciliare tra la libertà religiosa, l’indif- per la forza della verità stessa (…)’. Non si
ferentismo e l’agnosticismo. Si tratta, per tratta di due Chiese distinte nel senso dog-
quanto riguarda il magistero della Chiesa, di matico o costitutivo, ma di due Chiese che
una tappa storica che non può essere com- comprendono in maniera diversa le loro re-
presa che alla luce dell’ ‘ermeneutica della lazioni con il mondo e con l’ordine tempo-
riforma’ preconizzata da Benedetto XVI. rale. Il Vaticano II non si pronuncia né per
Vale la pena di prendere seriamente in con- uno stato strettamente laico – nel senso della
siderazione questa esigenza e non stempe- ‘laicité’ francese tradizionale – né per la
rarla in falsi schemi di continuità…”; “oggi messa al bando della religione nella sfera
la Chiesa ha modificato la sua concezione privata, ma per una Chiesa che non preten-
della funzione dello stato e dei suoi doveri de più di voler imporre la regalità di Cristo
verso la vera religione…”; “quando Bene- per mezzo del potere temporale e che per
detto XVI afferma che il Concilio Vaticano questo fatto stesso riconosce allo stato mo-
II ‘con il decreto sulla libertà religiosa ha ri- derno secolare – non militante – la sua laici-
conosciuto e fatto suo un principio essenzia- tà politica”. E qui ci fermiamo, limitandoci
le dello stato moderno’, manifesta chiara- a quanto l’autore ha sostenuto nell’articolo
mente una concezione della natura e dei do- pubblicato su Nova et vetera. Per lui, il ma-
veri dello stato molto diversa e opposta alla gistero papale sulla questione, precedente il
concezione dello stato di Pio IX, come pure Vaticano II, è una “zavorra della storia”.
alla visione tradizionale della sottomissione Dove va a finire, allora, “l’ermeneutica del-
del potere temporale al potere spirituale”; “è la continuità” propugnata da Benedetto
dunque corretto dire che la rivendicazione XVI? E che ne è della continuità della
da parte del Vaticano II della libertà religio- Chiesa e dell’infallibilità del magistero? Al
sa come esigenza propria del diritto natura- seguito di J. Ratzinger, Martin Rhonheimer
le, vale a dire il diritto civile alla libertà di tranquillizza (sic) tutti: la rottura c’è solo
culto, non è altro che ciò che era stato con- tra il magistero conciliare e la “zavorra del-
dannato nell’enciclica Quanta cura e nel suo la storia” (il magistero dei Papi sulla regali-
allegato, il Syllabus degli errori”; “per sfug- tà di Cristo), ma non tra il Vaticano II e la
gire al supposto pericolo d’una contraddi- più antica Tradizione della Chiesa ché anzi
zione dottrinale, si potrebbe tuttavia rifu- il Vaticano II sarebbe tornato alla più anti-
giarsi dietro l’argomento che le condanne di ca Tradizione proprio eliminando la zavor-
Pio IX non sono state delle condanne dottri- ra. Ratzinger e Rhonheimer, in fondo, in-
nali, ma unicamente disciplinari. Nel qual tendono la fedeltà del Vaticano II alla Tra-
caso non ci sarebbe dunque una discontinui- dizione come un ressourcement, un ritorno
tà dottrinale. (…) Considero questa obiezio- alle fonti, secondo l’espressione del “cardi-
ne come errata. (…) Pio IX comprendeva la nale” Congar: “la rivoluzione di Papa Gio-
sua condanna della libertà religiosa come vanni – scrisse Padre Balducci – è rivoluzio-
una necessità di ordine dogmatico e non so- ne ‘par ressourcement’, che lascia morire le
lamente come una misura disciplinare (co- tradizioni recenti non in nome dei diritti del
me sarà più tardi il caso del Non expe- futuro, ma in nome delle più autentiche tra-
dit….). (…) La rivendicazione della libertà dizioni del passato” (1). Per questo, non ci
religiosa (…) era percepita all’epoca come sarebbe una Chiesa preconciliare e una
una eresia, o almeno come una maniera di postconciliare, ma una sola Chiesa che sem-
arrivarci”; “la concezione dei compiti e dei pre si rinnova e si riforma nella storia, eli-
doveri dello stato verso la vera religione, che minando mano a mano le scorie e le zavor-
faceva autorità per Pio IX, è stata tacitamen- re del passato per essere sempre più fedele
te archiviata dall’atto di magistero solenne al modello primitivo. L‘infallibilità non sa-
di un concilio ecumenico”; “il Concilio Vati- rebbe compromessa, giacché, secondo
cano II ci pone effettivamente davanti a una Rhonheimer, malgrado quel che pensava
scelta: la scelta tra, da una parte, una Chiesa Pio IX, il suo insegnamento in materia non
che cerca di affermare e imporre la sua veri- era garantito dall’infallibilità. È da notare
tà e i suoi doveri pastorali per mezzo del po- che – seppure in maniera speculare – lo
tere civile e, d’altra parte, una Chiesa che ri- stesso ragionamento è fatto da quegli “anti-
26
conciliari” (Mons. Gherardini, De Mattei, se in un “angolo dei cattivi” – in questo caso dei rosmi-
Mons. Lefebvre, Romano Amerio) (2) che, niani – senza però portare argomenti: Lei definisce anche
qui (una prima volta, che io sappia, lo aveva fatto recen-
con varie sfumature, criticano il Vaticano II sendo la mia monografia Romano Amerio. Della Verità e
ma riconoscono la legittimià di chi lo ha dell’amore in un numero del 2006, mi pare, di Sodali-
promulgato. Essi ammettono la contraddi- tium), dicevo dunque che Lei definisce Amerio un filosofo
zione tra Quanta cura e Dignitatis huma- «di tendenza rosminiana», per “l’argomento d’autorità”
preso da Livi, che inserisce il Luganese in una rosa di fi-
nae, ad esempio, tra Pio IX e Vaticano II, e losofi tra cui effettivamente vi è anche Rosmini, ma vi è
poi dichiarano il Vaticano II “non infallibi- alla pari di Amerio, non sopra, ossia come suo consimile,
le” in quanto “pastorale e non dogmatico”: non maestro, allo stesso modo di Pascal, Vico e Reid;
pensano poter salvare in questo modo la ma con ciò non si può dire che Amerio sia pascaliano,
continuità e l’indefettibilità della Chiesa, vichiano, reidiano. Infatti in quell’occasione Livi enumera
soltanto i filosofi che si occuparono, come lui, del “sen-
pur riconoscendo la legittimità dei “Papi sus communis”, e Amerio, Rosmini, Pascal ecc. sono tra
conciliari” (anzi, considerando questo rico- questi. Tutto qui. Il rosminianesimo non c’entra niente.
noscimento come necessario per salvaguar- «Il rosminianesimo di Amerio – Lei dice – è dichiara-
dare detta indefettibilità!). to». E da chi? E aggiunge: «Rosmini fu condannato». Bi-
sogna vedere se Amerio segue Rosmini nelle dottrine
Per gli uni sbaglia Pio IX, per gli altri condannate. Tutti seguiamo Tertulliano e Orìgene, con-
sbaglia il Vaticano II; per entrambi, in dannati, fin dove la Chiesa ci dice di seguirli. Se Lei mi
qualche momento della Storia, la Chiesa e i mostra un Amerio teosofo, mi arrendo. I testi di Amerio
Papi si sono sbagliati. Gli uni e gli altri con- dimostrano solo il suo più catafratto tomismo, cui era
cordano in una concezione minimalista del molto attaccato, di cui mi parlava nelle mille conversazio-
ni registrate e da cui in Iota unum e in Stat Veritas non si
magistero e dell’infallibilità, nonché dell’in- scosta mai, salvo che per la teodicea, dove il filosofo
defettibilità della Chiesa. A questo errore, stesso specifica i punti su cui preferisce appoggiarsi a
che accomuna modernisti e tradizionalisti, Rosmini, che pur lì, in pieno tomismo, spinge le sue ri-
si oppone la tesi teologica di Padre M.L. flessioni in cieli e in concetti a parere suo «più sopranna-
turali». Ma solo per la teodicea.
Guérard des Lauriers o.p., difesa dal nostro Vengo ora ai punti sulla posizione di Amerio (v. p. 23
Istituto e dalla nostra rivista, come unica e n. 3 dell’articolo). Primo punto. «Il filosofo – Lei scrive –
spiegazione cattolica della “crisi” che scuo- […] ammette e dimostra che il Vaticano II e l’insegnamen-
te la Chiesa con il Vaticano II. to post-conciliare non sono in continuità bensì in rottura
con l’insegnamento della Chiesa cattolica; attribuendo
però queste variazioni alla Chiesa Cattolica, invece, offen-
Note de senza rendersene [conto] la Chiesa stessa dimostran-
1) Ernesto Balducci, Papa Giovanni, Vallecchi, Fi- dola falsa, il tutto per salvaguardare la legittimità di Paolo
renze, quarta edizione del 1965, p. 291, nota 5. Ovvia- VI e dei suoi successori ». Vorrei farLe rilevare, in primo
mente, non condivido la teoria del ressourcement, tipi- luogo, che su questo punto il filosofo non «ammette» nul-
ca di tutti i falsi riformatori, e asservita allo storicismo. la, quasi fosse costretto a recepire una nozione non vo-
Le “tradizioni recenti” lasciate morire sono spesso, in lendo, ma elabora e denuncia in prima persona: Lei e io
realtà, parte integrante – in maniera esplicita o impli- non eravamo ancora nati quando nel ’30 Amerio racco-
cita – della Divina Rivelazione, o conclusioni teologi- glieva i primi evidenti e formali tentativi di «variazione delle
che della stessa, mentre le “più autentiche tradizioni essenze» da parte della nouvelle théologie. Se con quel
del passato” sono invece deformazioni della Tradizio- verbo, «ammette», si vuol porre la figura di Amerio in una
ne, archeologismo, o pure e semplici innovazioni ete- specie di sudditanza intellettuale o storica verso qualcuno
rodosse. che (mons. Lefebvre lo farà ben dopo la chiusura dell’as-
2) Anche a proposito del filosofo ticinese abbiamo sise) asserisce una qualche verità cui lui non era magari in
ricevuto alcune lettere del suo più autorevole discepo- un primo tempo portato, ma che poi deve riconoscere
lo, il prof. Radaelli e, secondo il suo auspicio, pubbli- malgré tout, la cosa è anche meno vera: non solo Amerio
chiamo quella del 28 giugno 2010: è stato tra le prime voci a mostrare che nella Chiesa c’era
chi ne stava manovrando torbidamente una svolta, ma fu
« Rev.mo e caro Don Ricossa, il primo e unico a dare a tutto ciò il valore metafisico che
vorrei portare il mio modesto contributo su come ve- merita, in ciò non mai seguito da nessuno, se non ora,
do io il pensiero di Amerio, sollecitato dalla lettura del con i suoi minimi mezzi, da chi Le scrive.
Suo articolo (n. 64 di Sodalitium) sul libro di mons. Ghe- Secondo: Amerio non attribuisce affatto le variazioni
rardini, Concilio ecumenico Vaticano II. Un discorso da di cui si parla da cinquant’anni, come Lei sostiene, «alla
fare, in cui Lei, come mi aveva anticipato, si sofferma an- Chiesa Cattolica» in quanto tale – errore marchiano oltre
che sull’autore di Iota unum e conclude che questi, tra le che grave –, ma precisamente a quegli uomini di Chiesa
due possibili ermeneutiche, indichi nei suoi libri quella che la rappresentano sotto il profilo storico, “pastorale”, e
della «rottura». Le mie conclusioni sono diverse: a mio non ancora – per loro scelta, si badi – sotto il dogmatico,
parere Amerio mette in campo una terza categoria, né di che tocca la Chiesa delle essenze, la Chiesa irreformabi-
«rottura» né di «continuità», e forse una discussione su le, infallibile e sovrastorica. Nei primi paragrafi di Iota
ciò potrebbe essere utile a tutti; specie, oso pensare, alla Amerio illustra il concetto svolgendolo nell’àmbito in cui
Chiesa. Previamente però non posso non stupirmi un può svolgersi, ossia della «Chiesa storica», come quando
poco dell’insistenza con cui Lei vuole spingere il Lugane- si dice «Chiesa primitiva» quella dei primi secoli, «medie-
27
vale» la successiva eccetera. In Dio essenza ed esisten- dogma contenuti nei suoi documenti mantengono il loro
za sono la stessa cosa: “Actus essendi”, Egli è la stessa carattere dogmatico).
essenza (S. Th. I, 3, 4; 39, 6); ma nelle sue creature, I Papi definirono “pastorale” il concilio per non co-
nelle sue opere e nei suoi doni ente ed essenza sono di- stringersi più a comandare atti interni, in linea con la nuo-
stinti, pena confondersi con l’essenza di Dio (è l’errore di va impostazione antropologica imperante detta da Ame-
Cartesio). La Chiesa storica, o “pastorale”, l’ente “Chie- rio «Dislocazione della divina Monotriade» (v., sul punto,
sa”, è tomisticamente distinta dall’essenza sovrastorica, tutte e tre le postfazioni), per la quale il rispetto dell’uomo
immutabile e indefettibile della Chiesa, cui deve di conti- prevale sulla dottrina, e così liberare i fedeli da un’obbe-
nuo adeguarsi, ma cui non è detto che sempre perfetta- dienza vincolante (v. postf. a Zibaldone, pp. 534-5, nota
mente e subitamente si adegui (v. p. 700), anche se i 63). Se non ci soffermiamo sulle conseguenze profonde
suoi sforzi sono tutti tesi (per grazia) a ciò, v. p. 27 sgg. (ma anche pratiche) della «dislocazione della divina Mo-
Lindau (16 sgg. Ricciardi). notriade» sulla Chiesa e sulla società non afferreremo mai
In altre parole, se si ritiene che qualsiasi dottrina il la reale portata degli avvenimenti che viviamo da cin-
magistero insegni sia infallibile, sovrastorica, irreformabile, quant’anni. Tutto il magistero (vero o «neoterico» che sia)
“essenza della Chiesa”, si fa un altro errore grave oltre degli ultimi cinquant’anni è caratterizzato da questa quali-
che marchiano, anzi, più precisamente, massimalista, il fica: “pastorale”, e qui, su questa linea del Piave della
massimalismo essendo ‘portare ogni cosa o fatto che Tradizione cattolica si attesta a mio avviso la difesa estre-
all’interno di un dato insieme è di grado minimo o medio, ma, inaspettata e spiazzante, ma invincibile e purissima,
al grado massimo, che dovrebbe essere tenuto soltanto per il riscatto e la salvezza, ancora una volta, della Chiesa
dalla cosa o dal fatto più saliente di quell’insieme’: i gradi (e da essa, forse, dell’intera società occidentale).
di magistero sono molteplici, proprio perché alcuni impe- Qui vengo al secondo punto: se Amerio intenda av-
gnano l’essenza della Chiesa, altri solo la sua esistenza; venuta o non avvenuta la «variazione della Chiesa Cattoli-
questi ultimi, se giunge necessario chiarirne la veridicità ca», la «rottura» con la sua essenza. Su questo punto mi
perché se ne viene a evincere la pericolosità, il magistero sono soffermato in particolare nella postf. a Iota, scritta
che ha accesso alla promulgazione dei primi, cioè in ulti- proprio per far emergere l’oro, il vero oro del libro: mons.
ma analisi il Papa, li anatemizza; è il caso del filogiudai- Oliveri, vescovo di Albenga, mi mostrò che le righe di Iota
smo di Pietro ad Antiochia, dell’apocatastasi di Orìgene o unum cui mi affidavo per sostenere la mia tesi erano state
del conciliarismo (v. il Laterano V). sottolineate anche da lui, e con le stesse motivazioni. La
Tanto non si curava Amerio di «salvaguardare la le- prego di leggere anche Lei il mio saggio, che non posso
gittimità [del magistero] di Paolo VI e dei suoi successori» allegarLe qui per agevolarLe la lettura, ma di cui Le se-
che, unico, scrisse persino un libro (Stat Veritas. Seguito gnalo i cardini principali. Alle pp. 27-8 Lindau (16 Ricciar-
a “Iota unum”, che mi dettò personalmente) per rintuzza- di) Amerio scrive in due righe qualcosa che avrebbe meri-
re le parole addirittura di un Papa (quelle della Lettera tato almeno un paragrafo, se non un libro: egli delinea «la
apostolica Tertio Millennio adveniente), forte del fatto che legge stessa della conservazione storica della Chiesa: […]
esse potevano essere criticate e non affatto ciecamente La Chiesa non va perduta nel caso non pareggiasse la
obbedite per essere il loro limite assolutamente “pastora- verità, ma nel caso perdesse la verità [corsivi dell’Autore]».
le”. Amerio salvaguardò sempre «la legittimità» della cat- Alla p. 696 sgg. della postfazione (§ 3 b. Una considera-
tedra papale, ma non del suo insegnamento, se “pasto- zione tutta ameriana.) Lei potrà studiare lo svolgimento
rale”, come nel caso di TMA. Il discrimine è “pastorale”. della tesi per la quale tali pagine potrebbero rappresenta-
Questo discrimine è decisivo. Non è un’invenzione «le- re la santa e inaspettata via d’uscita dalla crisi della Chie-
febvriana», come parrebbe leggendo il Suo articolo (p. sa. Non mi dilungo a illustrarLe cosa ho individuato in Iota
28), ma del magistero di sempre: esso è stato utilizzato unum che convalidi quanto tale legge possa applicarsi sia
anche nei tre più importanti discorsi tenuti dai Papi al a certi momenti storici pregressi della Chiesa che agli at-
concilio (di apertura generale, di apertura della seconda tuali: La prego di farlo Lei, è tutto nella postfazione; anche
sessione, di chiusura) esplicitamente per porre dei limiti Lei converrà almeno sul fatto che la Chiesa (cioè la Chie-
di autorità al concilio stesso. L’assise fu dichiarata per tre sa storica) passò più di una volta sopra il punto di rottura
volte “pastorale”, e una qualifica formale è immodificabile, delle essenze, ma non vi cadde (p. es. nella crisi del
specie se posta a priori (e tale è posta nei due discorsi Grande scisma d’Occidente, v. p. 702 sgg., per non dire
introduttivi all’assise). Avanti a ogni discorso, parola, ge- del filogiudaismo di Pietro ad Antiochia, che Paolo defini-
sto, atto, fino a prova contraria vale l’intenzione previa, sce (Gal 1, 6) «diverso vangelo»). Sono il primo a ricono-
non la posterior. Tutte le qualifiche che a posteriori vor- scere che lo stesso Amerio non si avvide del passaggio
ranno nobilitare il concilio non possono scalfire il caratte- che tale proposizione offriva alla Chiesa per uscire dalla
re formale, intenzionale, datogli dai discorsi d’apertura crisi: sia in chiusura del libro che nelle interviste afferma
generale e di sessione: “pastorale”, a meno che non sia- candidamente di non avere elementi per vedere una con-
no definitorie, dogmatiche, ossia infallibili. Ma tali pronun- clusione alla cosa, né le sue cause prossime, cioè stori-
ciati, essendo absolute veritieri, come ogni altra definizio- che. Ciò non toglie forza alla legge ma dimostra che sog-
ne dogmatica non potranno scostarsi e non si scosteran- gettivamente la sua forza non era presente al suo autore.
no dal rigore dell’asserto filosofico sul valore dell’intenzio- Nella postfazione tematizzo l’asserto, chiedendomi: 1),
ne previa (mai la fide è in contrasto con la ratio). cosa significhi pareggiare e cosa perdere la verità; 2),
Sulla qualifica mere “pastorale” del sinodo conclude quali i casi in cui la Chiesa possa non pareggiare e quali
anche Gherardini (se pur con le contraddizioni che Lei ri- in cui possa perdere la verità. Fallibilità o infallibilità del ma-
leva e che non ripeto), v. p. 58, «Il Vaticano II, un Concilio gistero della Chiesa, questo è il punto. E qui Le chiedo
pastorale. Fu questa la qualifica che lo caratterizzò ancor ancora una volta di armarsi di santa pazienza e di scorrere
prima della sua nascita. Tale lo dissero Giovanni XXIII e le pagine indicate, in specie p. 699 sgg. (ma anche p.
Paolo VI e tale continuaron a dirlo i loro successori, fin 536 sgg. e 540 della postf. a Zibaldone). La fallibilità del
all’attuale Pontefice Benedetto XVI». (Fermo restando, è magistero “pastorale”, riscontrata anche in altri periodi sto-
ovvio, che qualsiasi dogma o conseguenza logica di rici, p. es. subito ad Antiochia (v. postf. a Zibaldone, pp.
28
559-60), o nei duecento anni post Orìgene, o nei quaran- mons. Gherardini al Papa, di dare finalmente una lettura
ta del Grande scisma d’Occidente, ecc., ha portato la “autentica” dei testi di concilio e postconcilio, non porterà
Chiesa a un «transito a una quiddità eterogenea» (p. 628 alcun frutto se non verrà accompagnata dalla decisione
Lindau, 595 Ricciardi) e Amerio conclude: «Tutto il nostro del Papa, in quella circostanza, di imporla, questa lettura,
libro è una raccolta di prove di un tale transito». Egli pone e con tutta l’autorità del caso: con l’autorità definitoria
«le prove del transito» davanti al Papa (cui il libro sarà su- che impegna al massimo grado: 1), chi la esercita, 2), i
bito presentato) affinché lui e solo lui certifichi o non certi- due giuramenti di Cristo sopra visti (sempre disponibili e
fichi la cosa, dandole il suggello definitivo col quale si può pronti a essere “chiamati” a nostra garanzia!), 3), l’obbe-
dire: «Il transito è avvenuto», o invece: «No: ne è stato so- dienza assoluta dei fedeli (e dei vescovi!) al Papa. Nella
lo un (turpissimo) tentativo». legge italiana la “lettura autentica” fornirebbe già per sese
Sul fatto Amerio è chiaro: non c’è «rottura», non c’è questi risultati, stante l’intenzione del parlante. Nel caso si
«transito», ma un (anche grave e turpissimo) «tentativo di giungesse pure nella Chiesa a questo passo di autentifi-
rottura», di «transito», perché, pur essendo incorsa la cazione, non si può pensare che ciò non venga fatto se
Chiesa in tutte le condizioni per spareggiare la verità, non non al massimo grado del carisma da dare e dell’obbe-
si è ancora attuata la condizione necessaria e sufficiente dienza da far tenere. Dunque in Amerio non c’è alcuna
per «perdere la verità», condizione che può essere posta: contraddizione, e lo dimostra la terza posizione ermeneu-
1), solo dal Trono più alto, e, 2), solo se questi voglia ap- tica nei confronti del Vaticano II che si trova nel mio sito e
plicare anche ai suoi erronei insegnamenti il carisma pe- che Lei riporta in nota 3, da leggere però secondo il sen-
trino, carisma che così si può sintetizzare: ‘abrogare, so delle parole: allorché un Papa provasse a dogmatizza-
espungere il dogma con positive, pubbliche e chiare for- re (il condizionale è d’obbligo) anche un solo iota delle
mulazioni teoretiche scientemente pensate e formulate spurie, scandalose, ma ancora solo “pastorali” dottrine di
come tali dal Trono più alto’. Ma tutto ciò sbatte contro i concilio e postconcilio, neanche allora ci sarà la «rottura»,
due giuramenti eterni di Nostro Signore (il «Non prævale- perché appena prima scenderà, in un modo che ancora
bunt» di Mt 16, 18 e l’«Ego vobiscum sum omnibus die- non sappiamo ma come già scese a Costanza (v. p.
bus» di Mt 28, 20), sicché il «transito», la «rottura», non 704), ‘il fuoco della verità’: non ci sarà mai un Papa a fare
avverranno mai. «Tentativi» sì, e molti. «Rottura» mai, quel gesto; dobbiamo aspettare invece un Papa che, ri-
nemmeno una. Teniamoci stretti, don Ricossa, alla linea ordinando l’ordine delle essenze, faccia finalmente il con-
del Piave, alla decisione magisteriale (causata dalla varia- trario. Fino ad allora avremo “soltanto” ma non altro che
zione antropologica che si diceva) di non voler dare col e «un tentativo di rottura», anche se portato all’estremo limi-
dopo il concilio alcun valore assoluto e infallibilistico al te delle più sataniche possibilità, anche se spinto fino
proprio insegnamento e di utilizzare sempre e solo la all’orlo del cedimento dell’essenza. Esso resta sempre e
chiave “pastorale”, cioè relativa, fallibile, cui accedere alla solo un tentativo. La rottura, reverendo don Ricossa, non
verità: essa ha certamente danneggiato la Chiesa, ridotta avverrà mai: i giuramenti di Cristo sopra visti ne sono la
in cinquant’anni all’ombra di se stessa (oltre che nella divina, decisiva e sufficiente garanzia. Questa è la tesi
dottrina, nel numero e nella carità: verso se stessa, verso “ameriana”, anche se forse non posso dire “di Amerio”:
l’autorità, verso i fedeli; poi nella morale: si veda la deva- lui, come abbiamo visto, non si era reso conto di tutta la
stante, schifosa inondazione della pedofilia, diretta con- portata delle sue righe. Se vuole, può anche dire che
seguenza anch’essa della crisi di legge e autorità), ma ha ‘questa è la tesi che io penso che si possa ragionevol-
limitato il danno – si fa per dire– allo spareggio della veri- mente desumere dagli scritti di Amerio’. Non penso di
tà, ancora una volta salvando la Chiesa dalla perdita della fargli torto, ossia di fargli dire cose che non avrebbe volu-
verità e dalla perdita, così facendo, di se stessa, e que- to dire. Leggendo la mia postfazione a Iota Lei stesso –
sto è ciò che conta. Ciò La scandalizza? Anche me, ma che ritengo persona dalla coscienza a priori limpida –
non più, anzi, direi senz’altro: meno di quanto mi scanda- può magari segnalarmi un qualche punto, dovesse es-
lizzino gli anni e decenni di ferro di fuoco e di fiamme che serci, dove Le pare che io tiri le parole fuori del loro signi-
strattonarono e violarono la Chiesa e con essa tutto l’Oc- ficato e della logica aletica che le sottende. Non ho scrit-
cidente tra il 1378 e il 1417, quasi quarant’anni in cui to queste righe perché vengano pubblicate (oltretutto,
persino i santi vomitarono epiteti terrificanti ad altri santi, son certo troppo lunghe, e non ho il tempo di abbreviar-
cardinali e vescovi urlarono ingiurie da scorticar la pelle le), caro don Ricossa, ma solo per discutere la cosa con
ad altri cardinali e vescovi, interi ordini religiosi tanto si Lei. Ne faccia però l’uso che crede. Forse potrebbe es-
massacrarono da far davvero temere che la tunica incon- sere utile anche pubblicarle. Soltanto, quando ha modo,
sutile della Chiesa si fosse lacerata per sempre. Però, se ritiene, mi risponda. Spero che la cosa non La disturbi
posto che l’esistenza della Chiesa non coincide con la e non Le sia di troppa fatica.
sua essenza, ma vi tende in ogni momento storico per La saluto con tutta la mia più sincera e rinnovata sti-
divina grazia, anche allora le pur rapaci dottrine “concilia- ma e amicizia, Suo
riste” (le peggiori eresie cioè che potessero attaccare la Enrico Maria Radaelli”
Chiesa), nate da un magistero “storico” e “pastorale” for-
mato col contributo di ordini religiosi, vescovi, cardinali e Una breve risposta al ch.mo professore Radaelli.
persino di due dei tre Papi in circolazione, ebbero la forza Nei limiti di una nota inusualmente lunga.
di radunare un’assemblea conciliare illegale come quella Quanto alla questione rosminiana. Ho scritto: “Il
di Costanza, ma furono prima fermate e poi sbaragliate rosminianesimo di Amerio è dichiarato”; Lei ribatte: e
dall’“umiltà di ferro” del vero Papa (v. pp. 702-7). Avreb- da chi? Ma da Lei stesso, professore, nel suo Romano
be dovuto esserci, caro don Ricossa. Come dico nella Amerio. Della verità e dell’amore (Marco editore, 2005),
postf. a Zibaldone (p. 537): «La storia della Chiesa sareb- ove il dubbio che lei si pone è “in quali limiti e per quali
be tutta uno scandalo, se, più ancora, non fosse tutta motivazioni egli partecipasse alla filosofia e alla teolo-
una lavatura dallo scandalo». gia di Antonio Rosmini” (p. 236) e non se vi partecipas-
È per troncare la crisi di legge e di autorità che al § 8 se, che anzi “del fecondissimo Abbate” “Amerio condi-
di questa postf. faccio osservare che la richiesta di videva alcune sue dottrine”, tra le quali “teodicea e ori-
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gine delle idee” pur non essendo “filosofo di scuola” (p. lo VI promulgò il Vaticano II), mai la Chiesa approvò
237) (né rosminiana, quindi, ma neppure tomista). “Ad l’apocatastasi, mentre invece le attuali dottrine non cat-
Amerio quindi non faceva difficoltà cogliere il buono toliche sarebbero insegnate (se si riconosce la legittimi-
delle varie scuole teologiche (francescana, domenicana, tà di Paolo VI e successori come papi) dalla Chiesa
gesuitica, rosminiana o altro) che spiegano il dogma nei stessa (absit). Gli esempi che Lei adduce sono fuori te-
limiti in cui esso può venir spiegato…” per cui “da qual- ma. In questo, la spiegazione della presente situazione
che tomista” e anche da me “potrebbe sembrar quasi della Chiesa è in tutto simile a quella di Mons. Lefebvre
disdicevole che in alcuni punti disputati Amerio prefe- o di Mons. Gherardini. A questo tentativo di spiegazio-
risse a Tommaso il Rosmini” (p. 238). Nella prefazione ne, Sodalitium preferisce – ed è dir poco – quella di
al suo libro, Mons. Livi scrive anzi, senza che Lei lo Mons. Guérard des Lauriers o.p. (dove Guérard non è
contesti, che “è filosofo cristiano Antonio Rosmini, nome, ma cognome) come unica che renda conto e dei
malgrado le accuse di eresia mossegli da alcuni neo-to- dati di fatto, e della dottrina della Chiesa. Questo, sen-
misti dell’Ottocento…” e, aggiungo io, nonostante la za voler disconoscere l’importante contributo che gli
condanna del Magistero; “Amerio era già morto quan- studi di Romano Amerio hanno dato nella difesa della
do la Santa Sede (sic), con un pronunciamento ufficiale, fede dagli errori moderni, studi da lei illustrati e conti-
decise di eliminare definitivamente ogni dubbio residuo nuati con ammirevole competenza.
sull’ortodossia di Rosmini, della quale Amerio fu sem-
pre convinto” (p. XIX), malgrado, dunque, la condanna
di Leone XIII. Né Lei si preoccupa di correggere il giu- A PROPOSITO DELLA TESI DI CASSICIACUM.
dizio – questo sì diffamatorio – di Padre Mucci s.j. sulla UNA LETTERA DI DON BELMONT
Civiltà Cattolica che Lei pubblica a p. 262, per cui Ame-
rio apparterrebbe “a quell’area cattolico-liberale alla Il nostro confratello Hervé Belmont – al
quale militarono lo stesso Manzoni e, recentemente, quale ci unisce la condivisione della Tesi di
A.C. Jemolo” (p. 262). Ne segue che non si può parlare,
a proposito di Amerio, di “catafratto tomismo” senza Padre Guérard, ma dal quale ci separa la
aggiungere che l’armatura tomistica in questione pre- dottrina di Padre Guérard sulla liceità delle
senta così tante falle che impediscono di parlare di to- consacrazioni episcopali durante la Sede
mismo. formalmente vacante – mi ha scritto una
Quanto invece al Vaticano II e alle sue conseguen- lettera (datata 3 settembre 2010) che, non
ze, siamo d’accordo, a quanto pare, su due punti: 1) vi
sono errori nel “magistero” conciliare e post-conciliare essendo di carattere personale ma dottrina-
(in questo senso attribuivo ad Amerio, e a sua lode, una le, merita per il suo interesse di essere pub-
“ermeneutica della rottura”) e, 2) ciononostante la blicata per esteso:
Chiesa è indefettibile (“non praevalebunt” “io sarò con
voi”); in questo senso Lei nega, e ne convengo senza “Reverendo,
ombra di dubbio, che in Amerio vi sia una “ermeneuti-
ca della rottura”, malgrado la per me infelice espressio- la prego di scusarmi se mi permetto di
ne sulle “variazioni della Chiesa cattolica”. disturbarla per esprimere un mio rammarico.
Dissento invece dalla sua opinione secondo la Questo rammarico concerne il primo
quale il Vaticano II si sia dichiarato “puramente pa- paragrafo del suo articolo su Mons. Gherardi-
storale” e non vincolante; si è attribuita la qualifica di ni ecc. in Sodalitium n. 63 dell’edizione fran-
“magistero supremo ordinario” (6 marzo 1964), e in
ogni caso il “sarò con voi ogni giorno” vale eminente- cese, paragrafo che si trova a pag. 36 e che
mente per il Papa (legittimo): Cristo governa, insegna contiene queste righe infelici: “(La tesi di Cas-
e santifica la Sua Chiesa ogni giorno CON Pietro. Se siciacum) prende le sue mosse da un dato di
Montini e Wojtyla ieri, e Ratzinger oggi sono formal- fatto: l’insegnamento del Concilio Vaticano II,
mente Pietro, allora Cristo è con loro ogni giorno nel
governare, santificare e insegnare la Sua Chiesa. Dato ad esempio la dichiarazione Dignitatis huma-
e non concesso che “i Papi definirono ‘pastorale’ il nae personae, è in opposizione di contraddi-
concilio per non costringersi più a comandare atti in- zione col Magistero infallibile e irreformabile
terni (…) e così liberare i fedeli da una obbedienza della Chiesa Cattolica Romana…”.
vincolante” bisognerebbe dedurne che per il fatto stes-
so non hanno mai accettato realmente il Papato, giac-
Benché lei non dica che la tesi di Cassi-
ché esso implica l’insegnare con autorità. ciacum è fondata sulla contraddizione tra DH
Né vale l’analogia tra gli errori conciliari, che si ri- e Quanta Cura, non va lontano dall’affermar-
scontrano in atti di “magistero” (una volta ammessa la lo. È un peccato, perché è falso, sia storica-
legittimità di Paolo VI e successori) e pseudo-errori del mente che teologicamente.
passato che non hanno mai fatto parte del magistero
della Chiesa. “Il filo-giudaismo di Pietro ad Antiochia” La tesi è stata elaborata prima che fosse
(espressione a mio parere ingiuriosa all’Apostolo) non messa in luce la contraddizione parola per
era dottrina (che anzi insegnò il contrario) ma meno parola tra DH e QC. In lingua francese (que-
opportuna prassi che subito corresse (anche San Paolo sta contraddizione) fu messa in evidenza nel
adottò a volte una prassi conciliante, per cui capire qua-
le prassi fosse opportuna e quale no non era evidente);
1977 (Michel Martin, Courrier de Rome) men-
mai il Conciliarismo fu insegnato dalla Suprema autori- tre Padre Guérard des Lauriers elaborava la
tà della Chiesa (quella parte del Concilio di Costanza tesi da più anni (da parte mia, intesi enunciare
non venne promulgata da papa Martino V, mentre Pao- la distinzione materialiter/formaliter applicata al
30
Papa nella primavera del 1975, e non facevo cisione. In effetti, come fa notare don Bel-
parte dei confidenti del Reverendo Padre). mont, la tesi di Cassiciacum prende le sue
La prima redazione completa della tesi, mosse, sia storicamente (in quanto primo
che per quel che mi riguarda lessi nella Pa- argomento utilizzato da Padre Guérard) sia
squa del 1978, non fa alcuna menzione della teologicamente (in quanto argomento fon-
libertà religiosa. Il suo punto di partenza, il suo damentale che include l’altro) dall’argo-
fondamento (che comanda ogni tipo di cer- mento induttivo che don Belmont riassume
tezza, e la distinzione nella quale essa si risol- così: : “Paolo VI non aveva l’intenzione del
ve) è un’induzione: quell’induzione viva, vitale, bene-fine della Chiesa, intenzione che è l’ef-
teologale, che i cattolici avevano compiuto fetto/condizione necessaria della comunica-
durante 15 anni, diffidando, allontanandosi, ri- zione dell’autorità da parte di Gesù Cristo”.
fiutando, il Vaticano II, il suo spirito e la sua L’argomento deduttivo (che si fonda prin-
dottrina, nonché le riforme susseguenti. cipalmente anche se non esclusivamente
Certo, la libertà religiosa, e qualche altro sull’opposizione di contraddizione tra la
punto cruciale, sono da sé stessi decisivi e dottrina sulla libertà religiosa insegnata dal
facili da esporre: ma dal punto di vista della Vaticano II ed il magistero della Chiesa sul
tesi non sono che degli elementi tra gli altri medesimo oggetto) viene storicamente do-
che convergono verso questa affermazione: po l’argomento induttivo, e può essere teo-
Paolo VI non aveva l’intenzione del bene-fine logicamente considerato come parte inte-
della Chiesa, intenzione che è l’effetto/condi- grante dell’argomento induttivo fondamen-
zione necessaria della comunicazione dell’au- tale. Sottoscrivo anche pienamente l’affer-
torità da parte di Gesù Cristo. mazione di don Belmont secondo la quale
Io stesso, qua e là, ho ceduto a una foca- l’argomento induttivo è “caratteristica ini-
lizzazione sulla libertà religiosa, ma ciò non mitabile della Tesi” in altre parole è l’argo-
deve occultare l’induzione che è il fondamen- mento più strettamente “ guérardiano” .
to e la caratteristica inimitabile della tesi (e Prova ne sia il fatto che l’argomento (de-
senza la quale la contraddizione isolata lasce- duttivo) fondato sulla libertà religiosa o
rebbe perplessi). I tristi voltafaccia di Padre de sulla riforma liturgica, benché esposto per
Blignières e di don Lucien mostrano fino a la prima volta da Padre Guérard des Lau-
che punto rende fragili questa focalizzazione. riers sui Cahiers de Cassiciacum è stato fa-
Sono cose che lei già conosce, Reveren- cilmente accettato e più o meno fedelmente
do, e non le scrivo per insegnargliele: solo per ripetuto anche da molti “ sedevacantisti”
lamentare questa menzione di un “punto di par- che non abbracciano la Tesi di Padre Gué-
tenza” che non lo è. Può darsi d’altronde che rard, mentre al contrario l’argomento in-
l’espressione infelice sia dovuta al suo tradutto- duttivo viene esposto e difeso solamente da
re, poiché non ho consultato il testo italiano. chi è convinto conoscitore e sostenitore di
Profitto di quest’occasione per raccoman- detta “tesi”. Detto questo, e dato a Cesare
darmi alle sue preghiere, e per assicurarla ciò che è di Cesare (ovvero all’abbé Bel-
delle mie. Per Virginem Matrem concedat no- mont la ragione che gli spetta) occorre a
bis Dominus salutem et pacem. mio parere aggiungere alcune precisazioni.
Sac. Hervé Belmont” Innanzitutto, il mio articolo aveva come
scopo di parlare ex professo del libro di
Dalla mia risposta del 15 settembre Mons. Gherardini, e non della tesi detta di
traggo alcune riflessioni che saranno utili, Cassiciacum, alla quale alludevo solo obiter
spero, al lettore interessato a una sempre dictum e en passant, e proprio in relazione
migliore comprensione della tesi teologica al tema abbordato da Mons. Gherardini,
di Padre Guérard des Lauriers. ovvero quella della continuità o contraddi-
Non ho difficoltà ad ammettere che la zione tra la dottrina cattolica e quella del
frase:“(La tesi di Cassiciacum) prende le Vaticano II. Sodalitium può essere quindi
sue mosse da un dato di fatto: l’insegnamen- ampiamente scusato di una eventuale im-
to del Concilio Vaticano II, ad esempio la precisione a proposito della Tesi di Padre
dichiarazione Dignitatis humanae personae, Guérard.
è in opposizione di contraddizione col Ma- Ma non basta. Anche io, infatti, ho avuto
gistero infallibile e irreformabile della Chie- modo di leggere la prima versione a stampa
sa Cattolica Romana”, contiene una impre- della “tesi” antecedente la sua pubblicazio-
31
l’Editoriale di “Sodalitium” dello scorso maggio, che sionalità e sensibilità al suo compito e mi sembra
chiama in causa la casa editrice e me in particola- rispettosissima delle scelte di coscienza di tutti. Si-
re. Devo confessarle che mi ha un po’ addolorato curamente lei dirigerebbe questa casa editrice in
sentirmi annoverato fra i suoi nemici, senza aver una maniera diversa dalla mia. Sicuramente, insie-
avuto la possibilità di chiarire qual è il senso del no- me a tante idee che abbiamo in comune - ne so-
stro e del mio lavoro. Provo a illustrarglielo ora, nella no certo -, ve ne possono essere altre che ci al-
speranza di modificare almeno un po’ il suo giudi- lontanano. Ma questo fa di lei e di me due nemici?
zio. Lindau è una casa editrice laica da qualche an- Magari due nemici “oggettivi”, come si sarebbe
no impegnata in un lavoro di ricerca e di valorizza- detto negli anni Settanta? Io non credo. Anzi, per
zione del grande patrimonio spirituale e culturale parte mia ritengo che lei potrebbe insegnarmi mol-
cristiano. A esso convintamente dedica molte ener- te cose o comunque sollecitarmi a cogliere in ma-
gie e molte risorse. Come può vedere scorrendo il niera diversa molti aspetti della complessa realtà in
nostro catalogo, abbiamo dato e diamo spazio a cui viviamo. Per questo le assicuro una costante,
pensatori, studiosi, uomini di fede anche molto lon- rispettosa e cordiale attenzione. Non è necessario
tani fra loro. Il lavoro su Amerio si accompagna, per che dia conto di queste righe su “Sodalitium”. Lo
esempio, alla riproposizione di alcuni libri di Thomas faccia se lo ritiene utile, o se ne astenga in caso
Merton. Il fondatore dell’Opus Dei, e l’Opera stes- contrario. L’unica cosa per me davvero importante
sa, sono protagonisti di libri pubblicati nella stessa è avere avviato un dialogo. Molti cordiali saluti.
collana che ospita autori vicini per sensibilità a Co- Ezio Quarantelli
munione e Liberazione. Il punto è che io intendo la
casa editrice come un’agorà, cioè come un luogo • Da don Ricossa a Ezio Quarantelli, 23
in cui si ritrovano per dialogare “realtà” diverse, ma ottobre 2010
comunque accomunate da integrità intellettuale e Egregio dott. Quarantelli,
morale, rigore, coerenza ecc. Del resto Lindau ha La ringrazio della Sua cortese lettera del 12 otto-
pubblicato anche autori atei o agnostici, o apparte- bre, e mi scuso per il ritardo di questa mia risposta.
nenti a religioni diverse da quella cristiana. Lindau Ci tengo a precisare il senso della nota dedica-
ha rilevato il marchio e il catalogo delle Edizioni ta alla Sua casa editrice, nel quadro di un esame
L’Età dell’Acquario nel 2000 nell’ambito di un’ope- critico di un’opera di Mons. Gherardini.
razione di ampliamento della propria presenza Poiché noi di Sodalitium non siamo “laici” ma
commerciale in libreria. Come forse saprà si tratta cattolici, ci battiamo per la regalità di Cristo, anche
di una vecchia impresa editoriale, nata nel 1970 nella società, così come insegna, ad esempio,
con una forte connotazione new age. A noi non in- l’enciclica di Pio XI, Quas primas; e Nostro Signore
teressava il contenuto del lavoro fin lì svolto, ma ebbe a dire: “Chi non è con me, è contro di me”.
piuttosto la possibilità di sfruttare, anche in un sen- In particolar modo, consideriamo nemica della
so diverso, un marchio conosciuto. Chiesa la Massoneria, e naturalmente in maniera
In questi anni abbiamo infatti cercato di svilup- più generica, anche quelle associazioni affini alla
pare soprattutto le collane relative a salute e be- Massoneria (in quanto ne condividono l’esoteri-
nessere e psicologia. Abbiamo anche dato spazio smo) o da essa in qualche modo controllate. Tra
a religioni, filosofie, “saggezze” tradizionali, mitigan- queste ultime, non si può non annoverare la So-
do prima e sostanzialmente azzerando poi il profilo crem (Società per la cremazione). Lei dice che i
più marcatamente acquariano. Quest’operazione è suoi iscritti sono in maggior parte cattolici; certa-
per altro ancora in corso e richiede una certa gra- mente non lo sono i suoi dirigenti, i quali - se non
dualità. È vero che io ho diretto la rivista “Confini”, tutti, almeno in grande maggioranza - sono iniziati
edita dalla Fondazione A. Fabretti per incarico della alla Massoneria. Lei parla della Sua direzione della
Socrem di Torino. Si tratta di un incarico professio- rivista Confini al passato (“ho diretto”), ma a me ri-
nale che ho ricevuto tanti anni fa (la casa editrice sulta che Lei ancora diriga la detta rivista. L’appar-
non c’entra nulla) e che mi ha aiutato a guadagna- tenenza o la vicinanza alla Massoneria dei dirigenti
re il pane quotidiano. Per altro, la Fondazione A. della Socrem e della rivista Confini dovrebbe esse-
Fabretti è stata costituita da Regione, Provincia, re nota anche a Lei, giacché il segretario generale
Comune, Università e Socrem di Torino, ha un co- della fondazione Ariodante Fabretti, - Fondazione
mitato scientifico di tutto rispetto ed è una delle che, come Lei stesso mi ricorda, edita Confini - è
pochissime realtà che operano nell’ambito della ri- quel Professor Novarino, del Grand’Oriente d’Italia,
flessione sulla morte. Quanto alla Socrem di Torino che è anche un Autore della sua casa editrice
è un’associazione che raccoglie oltre 40.000 iscrit- L’età dell’Acquario.
ti. Fra essi vi saranno certamente molti massoni, Questi fatti mi fanno pensare che anche Lei
ma sono sicuramente più numerosi i cattolici. Cer- potrebbe essere in qualche modo affiliato alla
to, la cremazione – 100 anni fa – era una bandiera Massoneria, e Le sarei molto grato se, con sinceri-
della Massoneria. Oggi, però, è una possibilità fra tà e franchezza, volesse darmi lumi al riguardo.
le altre, come le altre. Del resto, per quello che ne Detto questo, e vengo al punto, non mi sarei
so, la Socrem attende con grande rigore, profes- interessato alla Sua casa editrice (come pure a Fe-
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de e Cultura di Verona) se non avessi notato che filiazione, offre a un primo esame tutte le
essa è diventata ormai, con Fede e Cultura, ap- garanzie di autenticità, che naturalmente il
punto, e Sugarco, la casa editrice di riferimento di direttore editoriale di Lindau può sempre
molti, moltissimi autori cattolici “tradizionalisti” o vici- smentire, se lo ritiene opportuno. Ma come
ni al mondo “tradizionalista”. È solo per questo mo-
smentire il fatto accertato che i dirigenti
tivo che ho pensato utile dare qualche informazione
ai miei quattro lettori sulla Sua casa editrice. Infatti, della Società per la Cremazione (Socrem)
non voglio certo decidere io quali autori debba Lei siano tutti – o quasi – membri della Masso-
pubblicare, me ne guardo bene, ma non posso neria? Basta compiere una piccola indagine
non essere incuriosito dal fatto che detti autori ac- sui nomi dei suddetti dirigenti, ad esempio
cettino di essere pubblicati da Lindau, e che d’altra della Socrem di Torino. Il presidente risulta
parte Lindau sia così interessata, come casa editri- essere un tal Piero Ruspino, il quale è uffi-
ce, a pubblicare detti autori. Tutto qui. cialmente il Gran Tesoriere del
Infine, se non distinguo sufficientemente la Sua Grand’Oriente d’Italia. Vicepresidente è
persona dalla casa editrice è perché - mi corregga l’avvocato Bruno Segre, israelita, libero
se mi sono sbagliato - mi sembra che il responsa-
pensatore, già capogruppo del PSI e diri-
bile principale - come direttore editoriale - di Lin-
dau sia Lei, e che pertanto le scelte editoriali siano gente della Lega Italiana per il Divorzio,
da ricondurre alla Sua persona. Mi scuso per il to- presidente onorario (ne fu presidente per
no della mia lettera che potrà sembrarLe “inquisito- vent’anni fino al 2009) dell’Associazione in-
rio”, e La ringrazio anticipatamente per ogni ulterio- ternazionale del Libero Pensiero Giordano
re informazione o chiarimento che troverà opportu- Bruno e, naturalmente, affiliato alla Masso-
no fornirmi. Cordiali saluti neria (cf libro autobiografico Non mi sono
don Francesco Ricossa mai arreso). Past-president è Luciano Sca-
gliarini, anche lui nell’elenco dei massoni
• Da Ezio Quarantelli a don Francesco Ri- italiani. Tesoriere è Gian Battista Pollini,
cossa, 25 ottobre 2010 Maestro Venerabile della Loggia Pedemon-
Gentile don Ricossa, tana 696 (cf Erasmo notizie, rivista del GOI,
la ringrazio delle delucidazioni. Capisco bene 1 marzo 2009). Segretario era Gian Secondo
qual è la sua posizione, ma non la condivido. Non
Merletti, il cui necrologio sulla Stampa,
mi importa nulla di sapere se Marco Novarino è af-
filiato o no alla Massoneria o se lo è il direttore di quotidiano di Torino, dice:
“Confini” (io ne sono stato, o ne sarò, soltanto il di- “A.: G.: D.: G.: A.: D.: U.: È passato
rettore responsabile; al momento la rivista ha so- all’Oriente Eterno il fr.: Gian Secondo
speso le pubblicazioni), o se lo è lei. Mi interessa- Merletti. (…)” “Il Presidente, l’ufficio di
no le persone, la loro onestà e serietà. Se queste Presidenza, il Consiglio Direttivo, il Colle-
sono accertate, mi confronto volentieri con loro (o, gio Sindacale e il personale della Società di
per dir meglio, con le loro idee), nelle forme e nei Cremazione di Torino … partecipano al
modi di volta in volta possibili e auspicabili. Come dolore della famiglia per la scomparsa di
sto facendo in questo momento con lei. Tutto qui. Gian Secondo Merletti, da molti anni ap-
Un saluto molto cordiale e sinceri auguri di
prezzato e stimato segretario del Consiglio
buon lavoro.
Ezio Quarantelli Direttivo. (Da La Stampa del 31 agosto
2010).
Passando ai Consiglieri della Socrem di
La nostra “discussione”, come compren- Torino, Giorgio Borra è membro della
derà facilmente il lettore, è finita qui. Posso Loggia Augusta Taurinorum di Torino,
aggiungere che non ho alcuna difficoltà nel Riccardo Corsi (che nell’elenco dei masso-
dire e ribadire che non sono affiliato alla ni italiani risulta essere un ufficiale) è Ga-
massoneria, e che la considero mia mortale rante di Amicizia del GOI (Erasmo notizie,
nemica. Lo stesso non ha voluto o potuto 11/2003, p. 6) e, se non si tratta di omoni-
fare l’editore di Lindau, forse perché il suo mia, autore del Compendio dei Rituali a
nome (Ezio Quarantelli, nato a Torino il 25 uso del Maestro delle Cerimonie (Ananke,
luglio 1955, residente a Torino, editore) Torino, 2007), Renato Valbonesi era Vice-
compare in un elenco (non esaustivo) dei presidente per il Piemonte del GOI (Era-
massoni italiani (consultabile su smo notiz ie 11-12.2004); Eros Durante
http://www.scribd.com/doc/6531365/Elenco- compare nel succitato elenco (nato il 24 lu-
Massoni-Italiani ) elenco che, pur non aven- glio 1960, di Pino Torinese, agente di com-
do l’autorità dei piedilista della loggia d’af- mercio); non ho trovato notizie solo a pro-
35
FEDE E CULTURA
mondo terrestre. La cabala ci è stata tra- che collaborano con Lindau (non è facile
smessa prima da Eros e solo poi da Mosè. trovare un editore per chi, come noi, è privo
La sessualità secondo i cabalisti e gli psica- di mezzi) penso che le considerazioni di que-
nalisti non è rivolta solo al diverso o ‘etero’ sta nota possano essere utili per diffidare, in
(maschio/femmina), come volevano Tzevi e futuro, di chi si serve di noi e per cercare di
Frank, ma anche all’eguale o ‘omo’ come capire quale possa essere eventualmente la
voleva SHEM TOV. Quindi Tov aggiunge strategia del nemico nel promuovere para-
l’omosessualismo all’errore cabalistico clas- dossalmente autori e libri cattolici”. Non c’è
sico. Il chassidismo trasuda di cabala erotica dubbio quindi che don Nitoglia non alludeva
e, nel caso di Tov, deviata o omosessuale. a noi quando accusava degli ignoti di attri-
Questi pensatori, di cui Zenone tratta lungo buire illecitamente all’Autore il sentire
le 140 pagine del suo libro, sono in evidente dell’editore, di essere persone poco corrette
contrasto con la Fede cattolica, la morale e che cercano di tirare in ballo, per denigrare
la retta filosofia realistica” (articolo del 5 ingiustamente, autori ortodossi “tanto pro-
marzo 2011, intitolato Mattioli e Amerio sul fondi quanto ingenui”. Nostro scopo infatti
sito dell’autore). era avvertire eventuali ingenui dal non cade-
Pur senza citare Sodalitium, don Nito- re nelle reti di Editori poco raccomandabili
glia approva la messa in guardia a proposi- (da un punto di vista cattolico) malgrado le
to dei responsabili delle case editrici Fede e apparenze. Il nostro intento non ha avuto
cultura e Lindau (“è sempre utile sapere e esito, in quanto gli autori ingenui hanno
tenere a mente, senza fare indebite illazioni, continuato a pubblicare con le due case edi-
che il Direttore della ‘Lindau’ EZIO QUA- trici (forse lecitamente), altri a presentare i
RANTELLI è anche Direttore responsabile propri libri con le edizioni Lindau (meno
di ‘Confini. Temi e voci dal mondo della opportunamente), un altro a lodare aperta-
cremazione’ della ‘Socrem’ o ‘Società per la mente le due case editrici sul quotidiano il
cremazione’ e della collana ‘L’età dell’Ac- Foglio (ancor meno lodevolmente); solo don
quario’ filo ‘New-Age’ della medesima ‘Lin- Nitoglia, il Centro Studi Federici e l’agenzia
dau’”). Don Nitoglia però si preoccupa di Agere Contra hanno dato eco – seppur con
difendere il buon nome di alcuni autori (vi- varie sfumature – alla nostra messa in guar-
vi o defunti) pubblicati da queste case edi- dia. Per concludere la delicata questione,
trici: “ciò non toglie nulla alla ortodossia di vorrei precisare una cosa. La frase “è del tut-
padre Tyn e di Romano Amerio (o di mons. to lecito pubblicare con una Casa Editrice di
Gherardini, che è realmente distinto da prestigio anche se non se ne condividono le
Quarantelli e ‘Lindau’). Tuttavia è sempre idee” andrebbe precisata così: a un autore
meglio sapere con chi si ha a che fare. Molti cattolico “può essere del tutto lecito, in certe
Autori sono tanto profondi quanto ingenui e circostanze, e per motivi proporzionatamente
spesso i loro nomi sono poi tirati in ballo da gravi, pubblicare con una Casa editrice di
persone poco corrette, che vedono «tutto il prestigio anche se non se ne condividono le
mondo in collusione» e cercano di denigrar- idee”. In teologia morale, infatti, la coopera-
li ingiustamente”. Ingiustamente, perché, zione al male altrui (nel caso: la cooperazio-
scrive don Nitoglia, “è del tutto lecito pub- ne di un autore cattolico con un editore
blicare con una Casa Editrice di prestigio acattolico o anticattolico, o a parole cattoli-
anche se non se ne condividono le idee”, an- co ma in realtà di dubbia ortodossia) è giu-
che se “non è affatto decoroso avere gli stes- stificata solo a determinate condizioni: che
si sentimenti del Proprietario di essa, quan- non si approvi il male fatto dagli altri, che si
do esso risulti essere in odore di eresia e di intenda fare solo del bene e si tolleri l’effet-
esoterismo” (come Mattioli); per cui occor- to cattivo senza causarlo, che si eviti lo scan-
re ricordare “il principio della distinzione dalo, che ci sia una causa proporzionata-
tra Editore e Autore, che sono due enti real- mente grave per porre una azione che avrà
mente diversi, onde non si può lecitamente un effetto buono (diffondere un’opera buo-
attribuire all’Autore il sentire dell’Editore”. na, cattolica, tramite un editore più o meno
Sodalitium condivide quanto scritto da prestigioso) e uno cattivo (collaborare con
don Nitoglia, tanto è vero che proprio nel n. gli acattolici, poter occasionare scandalo,
64, p. 30, nota 1, scrivevo: “Premesso che farsi strumento delle loro intenzioni meno
credo al 100% alla buona fede dei cattolici rette). Ogni singolo caso deve essere studia-
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to nelle sue concrete circostanze. Solo entro tazione, in nota, di un passo dell’enciclica
questi limiti, si può e si deve sottoscrivere di Pio XII Divino afflante Spiritu, non è ri-
l’asserita liceità di tali cooperazioni, tanto sultata gradita.
più comprensibili ai nostri giorni, a causa Per non criticare apertamente Pio XII,
della latitanza di autentiche case editrici che si pensa di poter farsi scudo della critica di
siano nel contempo “prestigiose” e integral- Mons. Antonino Romeo – che fu maestro
mente cattoliche. Nel caso presente, la que- di Mons. Spadafora – a quei progressisti e
stione è particolarmente importante, per neo-modernisti che mal interpretavano (an-
evitare che “l’area” cattolica tradizionalista zi, deformavano) l’enciclica di Papa Pacelli
non possa essere infiltrata, influenzata, di- sullo studio della Sacra Scrittura: L’encicli-
retta o anche solo confusa con ambienti ad ca “Divino afflante Spiritu” e le “Opiniones
essa estranei e persino ostili. novae”, in “Divinitas” n° 4, 1960, pp. 385-
456 . Ma c’è un problema. La critica di
Mons. Romeo non si dirige verso l’enciclica
L’ENCICLICA DIVINO AFFLANTE SPIRITU di Pio XII, della quale difende invece la
IN QUESTIONE perfetta conformità con la Tradizione ed il
magistero dei suoi predecessori, ma verso
Nessuno mi ha scritto, ma molto è stato l’astuzia dei modernisti che la deformavano
scritto, a proposito di un altro articolo del n. per scusare i propri errori. Ora, l’attitudine
64 di Sodalitium che avevo intitolato Ap- di Mons. Romeo e quella di Mons. Spada-
punti per lo studio della Sacra Scrittura (e, in fora al proposito fu la stessa; e Sodalitium
genere, delle altre scienze ecclesiastiche). Non n. 64 ha abbondantemente citato il pensie-
avevo e non ho intenzioni polemiche nel ro al proposito di Mons. Spadafora (III Do-
trattare questo argomento. Il mio intento cumento. I criteri dogmatici dell’ermeneuti-
era ed è ancora, piuttosto, di realizzare un ca biblica. Magistero e consenso unanime
programma che è sempre stato quello della dei Padri, pp. 34-35) quale si trova nel suo
Chiesa, e che fu tra l’altro di Mons. Umber- eccellente Dizionario biblico. Vorremmo
to Benigni: unire, cioè, negli studi ecclesia- allora avere una risposta chiara e semplice
stici, scientificità di metodo e ortodossia di dal quindicinale che si avvalse per tanti an-
dottrina. Conciliazione di per sé ovvia, giac- ni dell’illustre collaborazione di Mons. Spa-
ché la vera scienza sarà sempre conforme al- dafora e che ancora, giustamente, ne ricor-
la retta fede, e la retta fede guida e supporta da ogni anno la memoria: condividete
gli studi scientifici e teologici, secondo quanto scritto dall’illustre esegeta nel suo
l’esempio di San Tommaso d’Aquino. Pur- dizionario (pp 211-212) che Sodalitium n.
troppo, è invece spettacolo quotidiano quel- 64 riporta alle pp. 34-35 oppure no? Il dub-
lo di studiosi che avrebbero notevoli pregi bio è legittimo, poiché al di là delle lodi di
intellettuali, e che però rifiutano i lumi della facciata, molte opinioni difese esplicita-
retta fede, e, al contrario, quello di tanti mente da Mons. Spadafora sono ora taccia-
scrittori che vogliono difendere la retta fede, te della nota di eresia o di errore da detto
ma non hanno, purtroppo, o non vogliono quindicinale. Non voglio dogmatizzare ogni
avere, quasi stimandolo un pericolo, una se- opinione di Mons. Spadafora, ma c’è un
ria preparazione teologica e scientifica. Pro- abisso tra il dirsi in disaccordo con lui e
prio per evitare ogni polemica, avevo propo- l’affermare che le sue opinioni sono contra-
sto delle citazioni del Magistero della Chie- rie all’insegnamento della Chiesa o all’in-
sa, che ogni cattolico deve riconoscere (Leo- fallibile consenso dei Padri.
ne XIII, San Pio X, Pio XII), e altre di auto- Ma, almeno a parole, l’autorità di Pio
ri che hanno – ciascuno nel proprio campo – XII è rispettata. Così non fa il prof. Rober-
alleato la più stretta fedeltà alla retta fede e to De Mattei nel suo Il Concilio Vaticano
l’approfondimento degli studi ecclesiastici: II. Una storia mai scritta. (Lindau, Torino,
in teologia, Padre Guèrard des Lauriers o.p., prima edizione del 2010) il quale non solo,
nell’esegesi della Sacra Scrittura, Mons. al seguito di Mons. Romeo e di Mons. Spa-
Francesco Spadafora. dafora, critica doverosamente le false inter-
Queste citazioni non hanno trovato gra- pretazioni del magistero di Pio XII; e non si
zia presso alcuni contraddittori, nostri con- limita neppure a dissentire da scelte prati-
fratelli nel sacerdozio. In particolare, la ci- che o disciplinari del Pontefice (il che lo
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Primo dei quattro articoli della Dichia- agosto 1690) e Pio VI (bolla Auctorem fi-
razione del Clero Gallicano (19 marzo dei, 28 agosto 1794) e ritrattati dal Re di
1682, DS 2281) riprovati da Innocenzo XI Francia Luigi XIV con lettera del 14 set-
(breve Paternae caritati , 11 aprile 1682), tembre 1693.
Alessandro VIII (cost. Inter multiplices 4
L'OSSERVATORE ROMANO
L’esistenza di Dio? Una scelta non dimo- Confiteor
strabile (per J. Ratzinger)
L’Osservatore Romano (30 giugno-1 lu-
Parole di Joseph Ratzinger il 6 aprile glio 2011, p. 8) ammette – senza però pen-
2006 ai giovani della diocesi di Roma, in tirsi – che la teologia che si è imposta (col
preaparazione alla XXI giornata mondiale Vaticano II) è la Nouvelle Théologie, con-
della gioventù (Zenit, 7 aprile 2006): dannata come neomodernismo da S.S. Pio
“Alla fine, per arrivare alla questione de- XII con l’Enciclica Humani generis.
finitiva, direi: Dio o c’è o non c’è. Ci sono Lo fa pubblicando un articolo di Manlio
solo due opzioni. O si riconosce la priorità Simonetti (L’eredità di Jean Daniélou), al
della ragione, della Ragione creatrice che sta quale Joseph Ratzinger ha conferito il pre-
all’inizio di tutto ed è il principio di tutto – mio Benedetto XVI. Di questo articolo
la priorità della ragione è anche priorità del- pubblichiamo il passaggio “incriminato”.
la libertà – o si sostiene la priorità dell’irra- “ …Ricordiamo innanzitutto l’articolo
zionale, per cui tutto quanto funziona sulla programmatico pubblicato da Daniélou in
nostra terra e nella nostra vita sarebbe solo Etudes nel 1946, nel quale, reagendo contro
occasionale, marginale, un prodotto irrazio- il tomismo alla Garrigou-Lagrange, che si
nale - la ragione sarebbe un prodotto della proponeva allora come la teologia cristiana
irraz ionalità. Non si può ul ti ma mente tout court e s’insegnava in tutti i seminari,
“provare” l’uno o l’altro progetto, ma la auspicava un pluralismo teologico nel reci-
grande opzione del Cristianesimo è l’opzio- proco rispetto e invitava i teologi a ritornare
ne per la razionalità e per la priorità della alle fonti, Scrittura, Liturgia, Padri, premes-
ragione. Questa mi sembra un’ottima opzio- sa di un orientamento di studi audacemente
ne, che ci dimostra come dietro a tutto ci sia innovativo che, nonostante violente reazioni
una grande Intelligenza, alla quale possia- e i tardivi strali contro il movimento definito
mo affidarci”. nouvelle théologie (1950), ha finito per im-
L’esistenza di Dio è quindi per Joseph porsi”.
Ratzinger solo una opzione persuasiva ma
non dimostrata. Il che è contro il giuramen- Mea Culpa
to antimodernista (DS 3538) che anche
Ratzinger ha prestato il giorno della sua or- «Nell’anno del centesimo anniversario
dinazione: “confesso che Dio, principio e fi- della morte dello scrittore vicentino Anto-
ne di tutte le cose, può essere conosciuto nio Fogazzaro, il cardinale Gianfranco Ra-
con certezza e può anche essere dimostrato vasi, presidente del Pontificio Consiglio per
con il lume naturale della ragione ‘per mez- la Cultura fa un mea culpa sulle accuse di
zo delle cose che sono state fatte’ (Rom 1, modernismo che valsero all’autore di Pic-
20) cioè per mezzo delle opere visibili della colo mondo antico l’iscrizione nell’indice
creazione, come causa per mezzo degli ef- dei libri proibiti. In uno scritto, inserito nel-
fetti”, e contro il Concilio Vaticano I (DS la nuova collezione Morcelliana, intitolato
3026, Costituzione dogmatica Dei Filius): La vita di Antonio Fogazzaro e anticipato
“Se qualcuno dice che il Dio unico e vero, nei giorni scorsi dal quotidiano Avvenire,
nostro creatore e Signore, non può essere Ravasi sottolinea come il caso Fogazzaro
conosciuto con certezza, grazie al lume na- possa essere accostato a quello di Galileo
turale dell’umana ragione, attraverso le co- (…). In particolare il testo si sofferma sul
se create: sia anatema”. fatto che l’accusa, rivolta a Fogazzaro, di
42
tamente scriveva Giorgio Pasquali nella sua sta Antonio Fogazzaro furono condannate e
raccolta Filologia e storia (1920): «Chi non ri- messe all’Indice dei libri proibiti con decreto
corda non vive». dell’8 maggio 1911 e del 5 aprile 1906.
Gianfranco Ravasi Per Ravasi la “colpa” di tali condanne
deve attribuirsi quindi alla Chiesa e a San
La vita di Antonio Fogazzaro, opera del Pio X. Ciò facendo Ravasi si dichiara mo-
modernista scomunicato Gallarati Scotti dernista. Ravasi è stato “consacrato” Vesco-
pubblicata nel 1920 e ristampata con prefa- vo e creato “cardinale” da Joseph Ratzinger.
zione del cardinal Ravasi è stata condannata Che il lettore onesto ne tiri le conseguenze.
e messa all’Indice dei libri proibiti con De-
creto del Sant’Offizio del 9 dicembre 1920.
Le opere Leila (Milano, 1910) e Il Santo
(Milano, 1905/1906) del modernista e occulti-
Dottrina sociale
trina: “fra queste due opposte teorie, che lo dell’uso della ragione stanno sotto la cura
Stato non debba far nulla e che lo Stato deb- dei genitori). I socialisti, sostituendo alla
ba far tutto, c’è qualche cosa di mezzo: ed è provvidenza dei genitori quella dello Stato,
che lo stato debba far bene”, (11) chiosava co- vanno contro la giustizia naturale e disciol-
me relatore Stanislao Medolago Albani. gono la compagine delle famiglie. [11]
È in questo quadro storico che vide la 5. Compito della Chiesa è rendere me-
luce nel 1891 l’enciclica Rerum novarum di no aspro il conflitto tra le classi e con gli in-
Leone XIII, sulla condizione degli operai. segnamenti suoi, non solo d’illuminare la
mente, ma d’informare la vita e i costumi di
Alcuni punti fermi della Rerum novarum ognuno. [13]
6. È un principio imprescindibile, che si
1. Il socialismo pretende che si debba deve sopportare la condizione propria
abolire la proprietà, e far di tutti i particolari dell’umanità: togliere dal mondo le dispari-
patrimoni un patrimonio comune, da ammi- tà sociali, è cosa impossibile. Poiché la più
nistrarsi per mezzo del municipio e dello sta- grande varietà esiste per natura tra gli uo-
to. Ma questo è un falso rimedio ed è ingiu- mini: non tutti posseggono lo stesso inge-
sto. Il fine prossimo del lavoro dell’operaio è gno, la stessa solerzia, non la sanità, non le
la proprietà privata a cui tende; e con il suo forze in pari grado: e da queste inevitabili
lavoro acquista un vero e perfetto diritto, differenze nasce di necessità la differenza
non solo di esigere, ma d’investire come delle condizioni sociali. [14]
vuole, la dovuta mercede. [3] (12). 7. Quanto al lavoro, Dio lo impose
2. La proprietà privata è un diritto natu- all’uomo ad espiazione del peccato, non
rale (Iddio ha dato la terra a uso e godi- senza fatica e molestia. Similmente il dolore
mento di tutto il genere umano). La terra, non mancherà mai sulla terra; perché aspre,
per altro, sebbene divisa tra i privati, resta dure, difficili a sopportarsi sono le ree con-
nondimeno a servizio e beneficio di tutti, seguenze del peccato, le quali, si voglia o
non essendovi uomo al mondo che non ri- no, accompagnano l’uomo fino alla tomba.
ceva alimento da essa. [6-7] Patire e sopportare è dunque il retaggio
3. La famiglia, ossia la società domesti- dell’uomo; e qualunque cosa si faccia e si
ca, è anteriore a ogni civile società; perciò tenti, non v’è forza né arte che possa toglie-
con diritti e obbligazioni indipendenti dallo re del tutto le sofferenze del mondo. [14]
Stato. Essa ha dunque, per la scelta e l’uso 8. Supporre una classe sociale nemica
dei mezzi necessari alla sua conservazione e naturalmente dell’altra, quasi che la natura
alla sua legittima indipendenza, diritti alme- abbia fatto i ricchi e i proletari per batta-
no eguali a quelli della società civile, perché gliare tra loro un duello implacabile; è cosa
la famiglia è logicamente e storicamente an- tanto contraria alla ragione che alla verità.
teriore alla società civile. Se l’uomo, se la Come nel corpo umano le varie membra si
famiglia, entrando a far parte della società accordano insieme così la natura volle che
civile, trovassero nello Stato non aiuto, ma nel civile consorzio armonizzassero tra loro
offesa, non tutela, ma diminuzione dei pro- quelle due classi, e ne risultasse l’equilibrio.
pri diritti, la civile convivenza sarebbe piut- L’una ha bisogno assoluto dell’altra: (né il
tosto da fuggire che da desiderare. [9-10] capitale può stare senza il lavoro, né il lavo-
4. È un errore grande e dannoso volere ro senza il capitale). La concordia fa la bel-
che lo Stato possa intervenire a suo talento lezza e l’ordine delle cose, mentre un per-
nel santuario della famiglia. Solo se una fa- petuo conflitto non può dare che confusio-
miglia si trova in gravi strettezze è lecito l’in- ne e barbarie. [15]
tervento dei pubblici poteri, perché ciascuna 9. La giustizia deve regolare i doveri mu-
famiglia è parte del corpo sociale. Lo Stato tui tra le varie classi sociali. Agli occhi della
renda a ciascuno il suo, senza usurpare i di- ragione e della fede il lavoro non degrada
ritti dei cittadini, ma tutelandoli secondo la l’uomo, ma anzi lo nobilita col metterlo in
retta giustizia. La patria potestà non può lo grado di vivere onestamente con l’opera
Stato né annientarla né assorbirla, poiché propria. Quello che veramente è indegno
nasce dalla sorgente stessa della vita umana. dell’uomo è di abusarne come di cosa a sco-
(I figli sono qualche cosa del padre, una po di guadagno, né stimarlo più di quello
espansione della sua personalità e prima che valgono i suoi nervi e le sue forze. [16]
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10. È obbligo dei padroni lasciare all’ope- mo, non solo secondo lo stretto dovere
raio comodità e tempo che bastino a compie- (giustizia) e lo stretto bisogno (sostenta-
re i doveri religiosi, non imporgli lavori spro- mento), ma anche secondo la civiltà morale
porzionati alle forze, o mal confacenti con (carità, filantropia) e materiale (agiatezza).
l’età e con il sesso. Tra i principali doveri dei Adunque son due i cardini etico-giuridici
padroni è dare a ciascuno la giusta mercede, dell’economia sociale - giustizia e carità;
il non farlo è colpa così enorme che grida come son due i fatti materiali ai quali prov-
vendetta al cospetto di Dio. [16-17] vedere – sostentamento ed agiatezza » (13).
11. Le varie classi sociali devono essere Si comprenderà meglio questa dottrina
legate dall’amore fraterno (fraternità cri- spiegando i termini che la compongono.
stiana), poiché tutti gli uomini hanno origi- • La giustizia è quella legge e virtù so-
ne comune da Dio Padre comune e a Lui ciale che ci fa riconoscere, e perciò lasciare
tendono e da Gesù Cristo tutti sono stati o dare ad ognuno il suo – unicuique suum.
redenti. I beni di natura e di grazia sono pa- • La carità è quella legge e virtù sociale
trimonio comune del genere umano: nessu- che oltre l’osservanza legale della stretta
no quindi senza proprio merito verrà di- giustizia, ci fa amare i nostri simili come noi
seredato dal retaggio dei beni celesti. [21] stessi e perciò trattarli come tali. È sua la
12. Con la sua premura la Chiesa procu- norma “fare agli altri quel che si vorrebbe
ra che i proletari emergano dal loro infelice fatto a noi”. Al nome tradizionale cristiano
stato e migliorino la condizione di vita. E di carità si è voluto ai nostri tempi sostitui-
questo fa chiamando e insegnando a tutti re quello di filantropia.
gli uomini la virtù. I costumi cristiani con- Per il cristianesimo la società umana è
tribuiscono alla prosperità terrena, attirano da considerare una grande famiglia (la fa-
la benedizione di Dio, frenano la cupidigia miglia è la base di ogni società); quindi tutti
della roba e la sete dei piaceri. [23] gli uomini hanno origine dal padre comune
13. A risolvere la questione operaia de- che è Dio e a Lui tendono come fine supre-
ve concorrere anche lo stato, in quanto è mo, da Gesù sono stati tutti redenti e chia-
sua competenza provvedere al bene comu- mati alla figliolanza divina. Cristo è il pri-
ne. Essendo il corpo sociale composto da mogenito tra molti fratelli. Questi i diritti e
varie classi che sono tutte cittadini allo stes- i doveri di ogni uomo contenuti nel Vange-
so titolo, lo stato ha il dovere in giustizia di lo. L’esistenza delle classi sociali è dovuta a
prendersi cura del benessere degli operai e un processo storico inevitabile nella razza
di ogni ordine di cittadini con imparzialità umana. “La soppressione delle classi è uto-
secondo la giustizia distributiva. [27] pia, la loro sistemazione è civiltà” (14), il
14. Non è giusto che il cittadino e la fa- concetto sociale della grande famiglia uma-
miglia siano assorbiti dallo stato. Il governo na è la base della giustificazione e della si-
è istituito da natura non a beneficio dei go- stemazione della varie classi. In ogni fami-
vernanti, bensì dei governati, perché il po- glia ognuno ha i suoi compiti ben precisi:
tere politico viene da Dio ed è una certa chi pensa alla produzione, chi all’ammini-
partecipazione della divina sovranità. [28] strazione, chi alle relazioni sociali, chi alla
Delegazioni operaie convenute a Roma per il 60° della
L’economia sociale cristiana Rerum Novarum (15 maggio 1951)
sicurezza delle persone e cose. Ma tutto ciò duo. Va di pari passo l’obbligo di astenersi
non toglie che il fratello maggiore o più dal lavoro nei giorni consacrati al Signore
dotto o più saggio non cessi di essere ugua- per il riposo festivo e l’onore dovuto a Dio.
le, come uomo e come figlio del Padre co- Come un corollario di “chi non lavora non
mune, che il fratello abile debba aiutare co- mangi” viene che “chi lavora, mangi”, ne
lui che è inabile o incapace, e che tutti si consegue quindi che il lavoro è il titolo etico
aiutino e si amino nella carità, accettando sine qua non per la sussistenza e il valore
la disparità che è inevitabile. Questa dispa- minimo di una giornata di lavoro deve cor-
rità è moralmente neutra nel senso che non rispondere al minimo necessario di una
dà merito al ricco o vergogna al povero ma giornata di sussistenza (17). Si comprende
deve essere armonizzata per il bene comu- così come il lavoro, tanto dispregiato dal
ne; “Così le distanze, tanto care all'orgo- materialismo pagano, diventi invece col cri-
glio, si accorciano; né riesce difficile ottene- stianesimo una fonte di onore non meno
re che le due classi, stringendosi la mano, che di lucro: giacché il lavoratore cristiano
scendano ad amichevole accordo. Ma esse, sa di fare cosa per ogni uomo obbligatoria e
obbedendo alla legge evangelica, non sa- convenientissima; egli sa che la sussistenza
ranno paghe di una semplice amicizia, ma procacciatasi col sudore della sua fronte gli
vorranno darsi l'amplesso dell'amore fra- assicura la vera dignità e la vera libertà.
terno” (15). L’esempio di Cristo conferma questa verità
• La proprietà è assolutamente lecita ed come dice papa Leone XIII (18).
è giovevole alla società stessa. Riguarda il Quanto all’assistenza, “le leggi di ogni
fatto di chi è la terra e la sussistenza per chi nazione civile obbligano il cittadino bene-
essa deve servire. Il diritto individuale della stante alle spese di sussistenza per i membri
proprietà è sempre subordinato a quello in- poveri della sua famiglia, e allo stesso mo-
dividuale della sussistenza e a quello socia- do la legge cristiana deve obbligare ognuno
le del bene comune. È volontà di Dio che che ha ad aiutare chiunque non ha, in
tutti, potendolo, lavorino e che tutti abbia- quanto siamo tutti fratelli e membri della
no i mezzi necessari alla sussistenza. grande famiglia umana. Quest’obbligo è ca-
• Il capitale o proprietà considerata co- tegorico, il cristiano sa che se meritasse per
me fonte di lucro è lecita ma a debite con- tutti gli altri titoli il paradiso, ma non aiu-
dizioni. Un onesto frutto è lecito: se si può tasse, pur potendolo, il suo simile affamato,
cedere la proprietà ad un giusto prezzo sitibondo, nudo infermo ecc. egli si merite-
(compravendita) può cedersi l’uso di essa rebbe l’inferno, ciò viene insegnato aperta-
(prestito) mediante un compenso (frutto o mente dal Redentore. In quale misura esi-
aggio). L’usura (il frutto è sproporzionato e ste quest’obbligo? – la stessa ragione natu-
quindi ingiusto) è condannata; la Chiesa rale ci indica di dover dare il superfluo a
raccomanda per la virtù di carità, di dare chi manca del necessario” (19).
anche più di quanto si è obbligati per giusti- «Quanto al pagare i tributi, cioè alla
zia. Il prestito ad interesse è una materia passività economico-sociale tutti conoscono
estremamente delicata; esso non solo non l’evangelico “date a Cesare quello che è di
dà, nel vero senso ma vuole essere pagato Cesare” e le insistenti raccomandazioni
per quello che pur deve riavere, “accrebbe dell’apostolo di pagare a chi si deve i tribu-
il male un’usura divoratrice che sebbene ti. In tal modo la Chiesa ha elevato a dove-
condannata tante volte dalla Chiesa, conti- re di coscienza un obbligo materiale della
nua lo stesso, sotto altro colore, per fatto di società unendolo ai principi della politica
ingordi speculatori” (16). sociale della famiglia umana.
• Il lavoro, non è semplice dovere eco- Tali sono i lineamenti della dottrina cat-
nomico che deriva dal fatto che l’uomo abi- tolica sulla economia sociale, magistral-
le e nullatenente deve lavorare per assicu- mente fissati da Leone XIII nell’immortale
rarsi la sussistenza, ma è un dovere di tipo enciclica Rerum novarum, che contiene le
assoluto cioè che l’uomo in quanto tale de- grandi linee dottrinali di tutta la sociologia
ve lavorare e che l’ozio (padre di ogni vizio) cattolica. “In quei lineamenti noi scorgiamo
è colpevole. San Paolo dice “chi non lavora scolpiti gli augusti caratteri della giustizia e
non mangi” (II Tess. III, 10). Questo è il della carità , dell’ ordine e della libertà ; e
principio etico della sussistenza dell’indivi- perciò stesso, di quella civiltà vera che non
50
beri, se avete due pani, datene uno a chi berali “nemici”…), le vostre guerre al par-
non ne ha; se ne avete uno datene mezzo. roco, le vostre orgie, i vostri scandali, se
O ricchi provate la fame, e risolverete la non siete voi che avete portato la guerra
questione sociale” (dal reclusorio di Final- nelle famiglie ingenue dei coloni, e se non è
borgo 22-11-1898) Il 2557 sac. Davide Al- pel vostro governo liberale, pe’ vostro siste-
bertario. ma parlamentare che ciascuno che abbia
Per Albertario la questione sociale è audacia si fa avanti e adunghia” (28).
inizialmente una questione agricola; è la Anche la questione dell’emigrazione
condizione dei contadini a preoccuparlo: delle popolazioni contadine verso la città o
“Qui alla bassa, qui dove l’aria è malsana, i verso i paesi d’oltreoceano preoccupa Al-
contadini hanno tuguri non dissimili ai più bertario tanto che questo problema viene
diffamati luoghi di pena”. “I padroni pen- anche trattato nei congressi dell’Opera:
sano ad aumentare le fittanze: i fittabili cer- “L’emigrazione è prodotta dall'insostenibi-
cano di rifarsene sui paesani; e il titolo dei le stato in cui si trovano i lavoratori della
carichi e spese crescenti del faustissimo go- Campagna i quali sono convinti che per
verno del popolo sovrano, ricade sempre quanto possano star male emigrando non
sull’ultima classe” (23). troveranno una peggiore condizione di
Nel Osservatore Cattolico (O.C.) c’era quella che debbono soffrire sotto il bel cie-
una rubrica fissa intitolata “Notizie della lo d'Italia” (29).
bassa Lombardia”, in cui Albertario rende- • Per Albertario e gli intransigenti come
va conto delle condizioni di vita dei coloni lui la campagna rappresenta ancora un ba-
della bassa padana. I contadini, lamentava, luardo per la fede che la propaganda libe-
erano spesso visti come “macchine semo- rale cerca però di scalzare in ogni modo:
venti” dai conduttori dei poderi. “Fortunatamente i contadini mantengo-
- “È evidente che il contadino può con- no le antiche usanze di buoni cristiani ed
siderarsi come “cosa” del padrone. Novera usando rispetto al clero, che esercita tutta-
doveri, ma non dei diritti” (24). via l’influenza a quiete dei paesi e di sicu-
- “La rivoluzione con il suo soffio empio rezza dei governi” (30).
e anticristiano ha avvizzito ogni bene” “Noi abbiamo nelle campagne una po-
- “Il paesano deve servire il fittavolo, polazione generalmente buona, sobria, la-
piova o soleggi, ammalato o sano, sempre e voratrice, religiosa; difetti ce n’hanno an-
sempre. Il paesano non ha garanzie contro che in campagna, ma se la carena della na-
le esorbitanze del fittavolo: nessuno lo pro- ve sociale pesca profondamente nell’onda e
tegge (…) esso è lo schiavo di una potenza impedisce che la si butti o su un fianco a
per tanti casi ignorante e tiranna, e non de- pescar acqua e sparire, lo si deve principal-
ve mai alzare il capo se non per vedere se mente alla popolazione contadina” (31).
chi passa è il fittavolo onde levargli il cap- La campagna è ancora contrapposta al-
pello e riverirlo come suo signore” (25). la città che corrompe, abbruttisce il popolo:
- “I fittabili sono i precursori dei sociali- “Quella preziosa riserva d’ordine, di tran-
sti”, “Tra il socialista moderno e il fittabile quillità laboriosa, di culto moralizzante e
irreligioso, il peggior nemico è quest’ulti- sereno nelle tradizione familiari, che delle
mo” (26). popolazioni campagnole fa l’efficace con-
- “Il contadino sente o legge che i pa- trappeso conservatore alla impetuosa irre-
droni delle terre scialacquano in feste, che quietezza dei mutevoli volghi cittadini, mi-
se la passano ai teatri ai balli, ai veglioni; naccia di spedirsi nel progressivo disorga-
d’altra parte veggono coll’occhio loro che namento delle perturbata vita rurale” (32).
facciano molti fittavoli i quali ingrassano, • Negli anni 80’ si fa strada l’idea che la
bevono e li tormentano. Padroni e fittavoli massa contadina possa essere traviata e co-
fanno tutto il possibile per tentare la fede minciare a deviare. Questo viene manife-
religiosa nei contadini” (27). stato anche nei congressi dell’opera: “Si
- “Fittavoli e padroni mettetevi una ma- stia bene attenti anche alla campagna (…),
no sul cuore e dite se non siete voi che colle in campagna penetrano i giornali liberali e
vostre novità, la vostra irreligione, i vostri atei (…), sono molti i pericoli (…), non ci
Secoli, le vostre Perseveranze i vostri im- inganniamo e non adagiamoci nell’illusione
mondi Corrieri (Fa allusione ai giornali li- che l’apparenza va generando (…). La pro-
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paganda nelle campagne è condotta con ar- • Albertario è contro il protezionismo ec-
te diabolica; è un terribile morbo si diffon- cessivo: “il dazio protettore sarebbe tutto a
de, guai se non si corre con criterio, con danno dei poveri consumatori ed esigerebbe
forza e costanza al rimedio!” (33). altre modificazioni del sistema generale eco-
“Noi lo eleviamo il grido di allarme; alle nomico in vigore” (40) ma si oppone anche al
società [socialiste] si oppongano società e liberismo: “Noi non siamo sostenitori delle
comitati [cattolici], a sermoni i sermoni, a teorie del libero scambio, né mai abbiamo in-
bandiere le bandiere; si prevenga ove le neggiato concorrenza senza confini” (41).
sétte non hanno preso piede, si ripari ove
contano conquiste. Facciamo oggi, perché, Sostegno alla questione sociale anche nelle
o lettori, potremo ancora fare qualche cosa opere
domani” (34).
“Il problema in Italia è il pane quotidia- Don Davide non si limitava agli articoli
no. Una volta il credente domandava il pa- sul suo giornale e alle battaglie ideali ma
ne nostro quotidiano al Padre che sta nei sosteneva la sua opera con iniziative con-
cieli, che glielo mandava bene spesso alla crete, ispirate dalla carità cristiana, a soste-
porta del convento e del monastero; ora il gno dei contadini per evitare che essi fosse-
pane quotidiano si domanda alla rivoluzio- ro attirati dal socialismo.
ne, al socialismo e al latrocinio” (35). “I mali del contadino – scriveva sull’Os-
• Negli anni ‘80 si svolge l’inchiesta servatore nel 1884 – non consistono tanto
agraria Jacini: Albertario a volte la critica a nel lavoro, quanto nel non volerlo educato
volte l’approva. Le cause ultime della deca- nelle dottrine di codesta grande maestra
denza dell’agricoltura italiana è da ricercar- della vita che è la Religione. Anzi si usa
si nell’enormità delle tasse e l’“aver inca- perfidiosamente per mutare il contadino in
merato i beni ecclesiastici e spogliati gli or- una forza bruta a servizio dell’indipenden-
dini religiosi” privando i contadini di una za religiosa e dell’incredulità; anzi, si inse-
fonte di beneficenza e la terra di un assidua gna direttamente al contadino a rompere
cura favorendo così “il monopolio i grandi l’unico filo, la fede, che lo tiene unito alla
concentramenti terrieri”. vita e gliela rende sopportabile, a respinge-
- “Se l’onorevole Jacini volesse dire re l’unico amico, il prete, che lo considera
tranquillamente la verità, dovrebbe assor- figlio e fratello e gli fa gustare le armonie
gere alla più semplice ragione da cui dipen- degli affetti soprannaturali. Questo è il
de il problema agricolo. Un po’ di cristiane- guaio del contadino, quando i suoi padroni
simo salverebbe tutto” (36). lo rendono alieno dalla Chiesa; allora di-
• L'eccessivo fiscalismo e scomparsa venta un cavallo, un bue, una mucca, un
della piccola proprietà è una delle cause porco, un asino” (42).
della crisi agricola: “e quella delle vendite a L’ O.C. diventò un centro promotore
pubblica asta di beni dei piccoli proprietari dell’azione cattolica lombarda e milanese,
che non hanno potuto soddisfare ai balzelli molte organizzazioni cattoliche economi-
esattoriali. La gravezza delle imposte è tale che e sociali vi facevano capo: società di
che questi piccoli proprietari non hanno mutuo soccorso, comitati parrocchiali,
letteralmente quanto basta a pagarle e le unioni cooperative rurali per gli acquisti
loro proprietà abbandonate alla pubblica collettivi e per la difesa materiale e morale
asta finiscono in mano ai ricchi” (37). del popolo e la lotta contro le associazioni
“In solo 6 anni dal 1873 al 1878 ben socialiste. Si trattava spesso di una rete di
17.073 proprietari si videro venduti i loro istituzioni economiche cattoliche che veni-
poderi pel non eseguito pagamento delle vano in aiuto delle masse. Albertario stesso
tasse” (38) - “Noi abbiamo bisogno di pane intervenne più volte alle conferenze orga-
ed essi ci regalano imposte” (39). Proprio nizzate dalle società di mutuo soccorso e
dopo la “Rerum novarum” gli intransigenti dai comitati parrocchiali.
intraprenderanno un programma di ricom- Vi è certamente un aspetto assistenziale
posizione della società rurale basato sulla ed antisocialista inerente a queste società per
diffusione e difesa del piccolo possesso, evitare le rivendicazioni dei lavoratori ma ac-
della mezzadria (inserita dal Toniolo nel cogliendo le loro giuste e legittime richieste e
programma di Milano). cercando di evitare il contrasto sociale.
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(“ma sia condannato anche il ribelle sacer- di volta con cui la Chiesa ha affrontato le que-
dote!” venne affermato durante il processo) stioni sociali nel corso dei secoli con la consa-
ma anche e soprattutto in maniera simboli- pevolezza della comune origine del genere
ca in quanto egli rappresenta e incarna il umano da Dio, e redento da Cristo Nostro Si-
movimento sociale cattolico di prima linea gnore nel quale gli uomini sono tutti fratelli.
che aveva fatto quadrato intorno a lui. Solo mettendo in pratica il comandamento di-
Nella prigionia, molto dura e che mine- vino di Gesù che dice “ama il Signore Dio tuo
rà la salute del sacerdote, l’affetto del po- con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, e
polo, del clero e delle istituzioni cattoliche, con tutta la tua mente” e soprattutto della sua
che lui aveva sempre difeso e amato, non seconda parte “amerai il tuo prossimo come te
gli mancò ricambiando così il povero reclu- stesso” (cf Matt. XXII, 37-39) l’uomo può vi-
so di tutto quello che egli aveva dato e fatto vere in pace secondo il vangelo con il suo fra-
per essi dalle colonne del suo giornale tello e costruire veramente il regno di Dio in
“usando la penna come una spada” . terra che è la civiltà cristiana.
Albertario nel suo sforzo sociale ligio al
suo motto “con il Papa e per il Papa”, fu fede- Note
le fino al sacrificio (che pagò di persona con 1) Mons. UMBERTO BENIGNI, Storia Sociale della
l'arresto e la prigionia in seguito ai fatti del Chiesa, ed. Francesco Vallardi Milano 1906, vol I La
1898) agli insegnamenti della Chiesa espressi preparazione, dagli inizi a Costantino, Introduzione
nella Rerum Novarum da Leone XIII. generale pagg. XI-XII.
2) GIORGIO CANDELORO, Il movimento cattolico in
Nel 1901 Albertario dopo la liberazio- Italia, Editori riuniti Roma 1982, pag. 235.
ne, partecipò ad una conferenza: “La que- 3) G. CANDELORO, op. cit. pag. 234.
stione sociale e la democrazia cristiana”, 4) Tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento
che si tenne a Milano a cura del Fascio De- anche in Italia sorsero diversi villaggi industriali co-
mocratico Cristiano (un sindacato di ispira- struiti dal Padrone dell’industria che così si occupava
di provvedere a tutti i bisogni materiali e spirituali
zione cristiana). In esso ricorderà come (non mancava mai la Chiesa al centro del villaggio!)
“Democrazia Cristiana” sia da intendersi dei suoi dipendenti: la casa, l’orto e dai servizi postali,
come una generica azione sociale cristiana all’albergo. Questi esempi di architettura industriale
e fedele applicazione dei precetti del van- sociale si possono vedere ancora a Torino al villaggio
Leumann, al Villaggio Crespi d'Adda e a Schio vicino
gelo, secondo l’insegnamento papale a Vicenza.
espresso nella “Graves de commnuni re”. 5) La differenza di queste corporazioni da quelle di
stampo fascista attuate durante il ventennio stava anche
Conclusione nel fatto che quelle cattoliche nascevano spontanea-
mente, secondo le indicazioni della Rerum novarum di
Leone XIII, come unione di gruppi di lavoratori e pa-
Mons Umberto Benigni, nel già citato droni che si associavano in vista di un bene comune,
libro ( 46 ), sottolinea come la dottrina mentre quelle fasciste erano istituite dallo stato e diven-
espressa da Leone XIII nella Rerum nova- tavano un vero organo di controllo statale.
rum, e messa in pratica alla fine dell’otto- 6) G. CANDELORO, op. cit. pag. 236.
7) G. CANDELORO, op. cit. pagg. 237-38.
cento anche da don Albertario, sia in conti- 8) Per un profilo di questi personaggi del mondo
nuità con quanto la Chiesa ha sempre inse- cattolico intransigente dell’ottocento cfr. Album di fa-
gnato ed operato fin dai tempi anteriori a miglia del movimento cattolico in Italia, in Sodalitium
Costantino: “mirabile invero è la sintesi n. 61 pag. 21 e seg.
con la dottrina economico sociale oggi pro- 9) Dalla collaborazione di queste persone nascerà il
29 dicembre 1889 a Padova un organismo permanente
fessata dalla Chiesa e testè solennemente che si chiamerà Unione per gli studi sociali, con lo sco-
dichiarata dall’enciclica Rerum novarum di po di approfondire lo studio della questione sociale.
Leone XIII. Il lettore non ha che paragona- 10) MARCO INVERNIZZI, I cattolici contro l’unità
re, punto per punto, quei tratti coi tratti d’Italia, Piemme Casale Monferrato 2002, pag. 53
11) Atti e documenti dell’VIII Congresso Cattolico
paralleli della sintesi dottrinale pre-costan- italiano tenutosi in Lodi dal 21 al 23 ottobre 1890. Bolo-
tiniana; e vi troverà quella meravigliosa gna 1890, citato in MARCO INVERNIZZI, op. cit. pag. 57.
unità di dottrina cattolica che attraverso 19 12) Il numerino tra parentesi quadre [] si riferisce
secoli si è conservata intatta, e che intatta alla divisione classica dell’enciclica Rerum Novarum
continuerà attraverso i secoli venturi”. come la si può trovare sul sito www.vatican.va e che è
stata seguita anche nell’edizione da me consultata: La
Cristo ieri oggi e nei secoli dunque… la questione sociale. Lettere encicliche Rerum Novarum e
storia della Chiesa ci mostra che la virtù della Quadragesimo anno, Centro Librario Sodalitium, Ver-
giustizia, ma animata dalla carità, è la chiave rua Savoia 2010.
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13) UMBERTO BENIGNI, L’economia sociale cristia- 31) Il libro del medico di Gallarate, O.C., 11 agosto
na. Avanti Costantino. La dottrina, Gio’ Fassicomo e 1875.
Scotti, Genova 1897, pagg. 3-4. 32) Il patronato rurale, O.C., 31/10 -1/11 1896.
14) Per tutta questa parte dell’articolo è stato con- 33) La propaganda settaria in campagna, O.C., 26-
sultato e citato liberamente U. BENIGNI, L’economia 27 luglio 1882.
sociale cristiana… op. cit. pagg. 14-27. 34) La propaganda settaria in provincia, O.C., 19-
15) Leone XIII, Rerum novarum nn. 20-21. In edi- 20 luglio 1882.
zione La questione Sociale C.L.S. 2010, a pag 11. 35) Il socialismo nel Belgio, O.C., 10-11 marzo
16) Rerum novarum n° 21. 1877.
17) “Se costui, costretto dalla necessità o per timo- 36) Le imposte e l’incameramento dei beni ecclesia-
re di peggio, accetta patti più duri i quali, perché im- stici, O.C., 8-9 luglio 1884.
posti dal proprietario o dall'imprenditore, volenti o 37) Una grande piaga, O.C., 7-8 ottobre 1878.
nolenti debbono essere accettati, è chiaro che subisce 38) La questione agraria, O.C., 16-17 dicembre 1884.
una violenza, contro la quale la giustizia protesta”. Re- 39) Il caro dei viveri, O.C., 27 ottobre 1873.
rum novarum n. 34 in op. cit pag. 19. 40) La crisi agricola, O.C., 28-29 marzo 1884.
18) “Gesù Cristo confermò questa verità con l'e- 41) La questione agricola, O.C., 20-21 settembre 1882.
sempio suo mentre, a salute degli uomini, essendo ric- 42) G. PECORA, op. cit. pagg. 248-249.
co, si fece povero ed essendo Figlio di Dio, e Dio egli 43) La solidarietà cattolica per le vittime di Briosco,
stesso, volle comparire ed essere creduto figlio di un O.C. 18-19 aprile 1898.
falegname, anzi non ricusò di passare lavorando la 44) Pane e sangue, O.C. 5-6 maggio 1898.
maggior parte della sua vita: Non è costui il fabbro, il 45) G. PECORA, op. cit. pagg. 320-321
figlio di Maria?” Rerum novarum n. 20 in op. cit pag. 46) UMBERTO BENIGNI, L’economia sociale cristia-
10. Per tutta questa parte cfr U. BENIGNI, L’economia na. Avanti Costantino. La dottrina, pag. 233
sociale cristiana… op. cit. pagg. 15-22.
19) U. BENIGNI, L’economia sociale cristiana… op.
cit. pagg. 22-23. LA QUESTIONE SOCIALE
20) U. BENIGNI, L’economia sociale cristiana… op. 2 Lettere Encicliche (70 pagg.) € 5,00
cit. pagg. 27.
21) Rerum novarum [n. 22], in op. cit. pag. 12.
22) GIUSEPPE PECORA, In prigione in nome di Ge-
• «Rerum Nova-
sù Cristo. pag. 243. rum» Sulla condi-
23) Il macinato e i contadini della bassa in O.C., 26 zione degli operai
gennaio 1869. Molte di queste citazioni si possono tro- del Sommo Pontefice
vare anche in M. ELENA ZUFFI, Don Albertario e il Leone XIII
problema contadino ne l’Osservatore Cattolico di Mila-
no (1869-1898), NED 1988. • «Quadragesimo
24) La questione agricola in Lombardia O.C., 14-15 anno» Per l’instau-
giugno 1877. razione dell’ordine
25) Il Contadino 7-8 novembre 1877. sociale cristiano,
26) La propaganda socialista nelle campagne, O.C.,
3-4 agosto 1882.
nel quarantesimo
27) l Contadini 27-28 giugno 1882. anniversario
28) Sulle cose della campagna, O.C., 21-22 agosto 1885. dell’Enciclica “Re-
29) La questione Agricola, O.C., 20-21 settembre 1882. rum novarum”
30) Il macinato e i contadini della bassa, O.C., 26 del Sommo Pontefice Pio XI
genanio 1869.
I sario dello storico incontro tenutosi ad Assisi il 27 ottobre 1986, per volontà di Giovan-
ni Paolo II. In occasione di tale ricorrenza, Benedetto XVI ha inteso convocare, per
l’ormai prossimo 27 ottobre, una “Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la giu-
stizia e la pace nel mondo”, che avrà come tema “Pellegrini della verità, pellegrini della
pace” invitando nuovamente ad unirsi a questo cammino “i fratelli cristiani delle diverse
confessioni” (gli eretici e gli scismatici), gli “esponenti delle tradizioni religiose del mon-
do” (gli infedeli) e, “idealmente, tutti gli uomini di buona volontà” (gli atei).
Nel programma ufficiale, si afferma che tutti i partecipanti – sedicenti pellegrini della
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verità – sono alla ricerca della verità che tutti possiedono in modo diverso, e che nessu-
no possiede pienamente in quanto “inesauribile”; gli atei stessi sarebbero “inevitabil-
mente protesi” verso Dio Sommo Bene e Somma Verità. Per questo, anche essi, in un
ideale e simbolico Cortile dei gentili, sono parte del Tempio della religione universale che
si vuole edificare. Nel programma ufficiale della giornata è esclusa la celebrazione della
Messa e ogni pubblica preghiera: esito paradossale per una riunione religiosa (che non
conosce però un solo Signore, una sola Fede e un solo battesimo).
Andrea Riccardi, responsabile della comunità di Sant’Egidio che ogni anno organiz-
za gli incontri interreligiosi secondo lo “Spirito d’Assisi”, ha spiegato che questi incontri
si ispirano alla “religione universale” preconizzata dal rabbino livornese Elia Benamo-
zegh. Padre Rosario Esposito s.s.p., in dialogo con le Logge Massoniche, spiegò a suo
tempo che la riunione d’Assisi riproduce appunto i lavori delle Logge massoniche, ove
in spirito di fratellanza uomini di tutte le religioni, conservando ognuno la propria creden-
za (o non credenza), lavorano assieme per il bene (sic) temporale dell’umanità.
Non rassicura l’affermazione secondo la quale si vuole evitare il laicismo, inteso solo
come esclusione di ogni influsso religioso nella società; perché del laicismo è adottato il
principio della separazione tra lo Stato e la Chiesa (l’unica vera: Cattolica, Apostolica e
Romana).
Non rassicura l’affermazione secondo la quale si vuole evitare il sincretismo (e il fatto
che non siano previste cerimonie idolatriche nelle chiese cattoliche come avvenne nella
prima riunione di Assisi che pur si vuole commemorare) giacché si favorisce di fatto l’in-
differentismo, facendo credere che tutte le religioni (e irreligioni) sono buone, vengono
da Dio e a Lui conducono.
Stando così le cose, oggi come nel 1986, il nostro piccolo Istituto posto sotto il patro-
cinio della Madonna del Buon Consiglio, e tutti i suoi membri, soddisfacendo al dovere di
ogni battezzato di testimoniare pubblicamente la fede cattolica nella SS. Trinità, unico vero
Dio, di confessare apertamente N.S. Gesù Cristo (Lc. 18, 8) senza vergognarsi di Lui, e di
evitare ogni profana novità (1 Tim. 6, 20) e ogni uomo eretico (Tito, 3, 10):
• condanna apertamente la riunione del 27 ottobre 2011 come ingiuriosa a Dio, scan-
dalosa per le anime, inducendo oggettivamente all’indifferentismo religioso e persino
all’ateismo, secondo l’insegnamento di S.S. Papa Pio XI nella sua lettera enciclica
Mortalium animos.
• Dichiara di non poter essere in comunione con tutti coloro che hanno promosso o
partecipato a dette riunioni, da quella del 1986 a quella di quest’anno, giacché non
può venire dall’assistenza di Gesù Cristo, che è ogni giorno con la Chiesa e con il Suo
Vicario, e dello Spirito di Verità che procede dal Padre e dal Figlio, la pratica rinuncia
alla missione che Cristo affidò alla Chiesa: “andate, insegnate tutte le genti, battezzan-
dole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. “Chi crederà e sarà battez-
zato sarà salvo. Chi non crederà sarà condannato” (Mt. 28, 19; Mc. 16, 16). L’iniziati-
va del 27 ottobre non può venire dalla Chiesa e da un autentico successore di Pietro,
ma viene piuttosto dal modernismo condannato da San Pio X nell’enciclica Pascendi.
• invita tutti i cattolici alla preghiera, alla penitenza, e alla riparazione, per l’ingiuria fatta
a Dio e la contro-testimonianza della riunione di Assisi; a rigettare le sette eretiche e
scismatiche, le false religioni che ignorano o negano Gesù Cristo, e l’empietà dell’atei-
smo; a pregare per la conversione alla vera Fede – che è la Fede Cattolica – di quanti
ne sono lontani.
Che Dio ci venga in aiuto, mediante l’intercessione di Maria Santissima Mediatrice di
ogni grazia.
ro che dichiarassimo formalmente di cedere be a dire: “Quel che affligge il vostro paese
in libera proprietà agli usurpatori le Provin- e l’impedisce di meritare le benedizioni di
ce del Nostro Stato Pontificio. Con tale au- Dio questa mescolanza di princìpi. Dirò la
dacissima e inaudita richiesta vorrebbero parola e non la metterò sotto silenzio: ciò di
che questa Apostolica Sede, la quale fu sem- cui io temo non è la Comune di Parigi, veri
pre e sarà il baluardo della verità e della giu- demoni dell’inferno che girano sulla terra.
stizia, sancisca che la cosa ingiustamente e No, quel che io temo è questa sventurata po-
violentemente rubata può tranquillamente e litica, questo Liberalismo Cattolico, che è il
onestamente possedersi dall’iniquo aggres- vero flagello. L’ho detto più di quaranta
sore e così si stabilisca il falso principio che volte, e lo ripeto qui ora a voi tutti, per
la fortunata ingiustizia del fatto non reca al- l’amore che nutro per voi” (Pio IX, discorso
cun danno alla santità del diritto”. ai pellegrini francesi guidati dal Vescovo di
All’opposto di Pio IX, posto il fatto che Nevers, 16 giugno 1871, cf E. Barbier, Hi-
gli avvenimenti del 1861 furono sostanzial- stoire du catholicisme libéral et du catholici-
mente positivi (giudizio che, come vedre- sme social en France, Bordeaux, 1924, t. 1,
mo, inaugurò Giovanni XXIII), è necessa- p. 14 ). Quanto agli autori citati, eccezion
rio allora mostrare che essi non furono fatta per la sacrilega attribuzione a don Bo-
estranei o persino contrari al Cattolicesimo. sco di una dottrina che aborriva, tutti sanno
Per Ratzinger furono pertanto “naturale che in quanto cattolici liberali non poteva-
sbocco” della tradizione cattolica italiana. no essere considerati veramente ortodossi
Ma uno sbocco evolutivo, com’è nella con- nella fede; tra essi d’Azeglio era massone,
cezione del teologo tedesco! Infatti, duran- Rosmini fu condannato e alcune sue opera
te il processo risorgimentale, il contributo furono messe all’indice, peggio per il Gio-
dei cattolici non venne dalla Chiesa, che berti, del quale tutte le opere furono messe
questo processo condannò e del quale fu all’Indice (30 maggio 1849, 14 gennaio
vittima, ma di cattolici che allora la Chiesa 1852). Ma il nome che più impressiona in
condannò in quanto passati al campo del questa lista è quello, meno noto, di Raffael-
nemico: “non si può sottacere – scrive Rat- lo Lambruschini (1788-1873).
zinger – l’apporto di pensiero, e talora di
azione, dei cattolici alla formazione dello Raffaello Lambruschini: un modello del
Stato unitario ”. E questo apporto-tradi- modernismo e del Vaticano II
mento, è invece presentato come positivo.
Ratzinger parla di un apporto quanto al Nipote del cardinale Luigi Lambruschi-
pensiero politico, e cita Gioberti, Cesare ni (che fece onore alla porpora), ordinato
Balbo, Massimo d’Azeglio e Raffaele Lam- sacerdote, si ritirò presto a vita privata nel-
bruschini; il pensiero politico, filosofico e la tenuta di famiglia a San Cerbone, in Val-
giuridico, e cita Antonio Rosmini, quello darno. Non la Chiesa, ma lo Stato laico
della letteratura, e cita Manzoni e Pellico, e l’onorò nel 1860, quando divenne senatore
infine i Santi e cita… San Giovanni Bosco, del Regno. Ecco cosa ne dice l’Enciclope-
“che modellò l’appartenenza all’istituto da dia cattolica: “Lambruschini è tra le figure
lui fondato su un paradigma coerente con
una sana concezione liberale: ‘cittadini di Il 15/09/2010 Joseph Ratzinger ha ricevuto una delega-
zione di bersaglieri, e uno di essi gli ha imposto il tipico
fronte allo Stato e religiosi di fronte alla copricapo dell’arma che entrò in Roma, spodestando
Chiesa’”. Per chi conosce i patimenti che Pio IX, il 20 settembre 1870
soffrì don Bosco dal governo liberale e dai
cattolici liberali e la sua fedeltà a Pio IX, ci
si chiede come si possa fare di lui un disce-
polo di Cavour. Ma tant’è: per Ratzinger i
pensatori come Balbo, d’Azeglio e Lam-
bruschini meritano elogi non malgrado ma
a causa dei loro “orientamenti cattolico-li-
berali” . Col che si vede che i seguaci del
Vaticano II non nascondono ma proclama-
no ad alta voce che il proprio pensiero è
quello cattolico-liberale. Eppure Pio IX eb-
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temporale, perché meglio potesse adempiere nell’esercizio della loro giurisdizione spiri-
la sua missione spirituale nel mondo”. tuale, Ci è impossibile, Venerabili Fratelli,
Dopo la sua elezione, in occasione del non sentirCi il cuore commosso da profon-
centenario del XX settembre, Paolo VI non do dolore per così grande cospirazione
mancò di manifestare la sua adesione ai fe- contro la Chiesa di Dio e questa Santa Se-
steggiamenti per la fine del Potere Tempo- de, in questo luttuoso momento, nel quale lo
rale della Chiesa: in questo senso scrisse al stesso Governo, seguendo i consigli delle
presidente della repubblica Saragat il 18 sette di perdizione, compì contro ogni legge
settembre 1970 (“La passione stessa, con la e con le armi, quella sacrilega invasione
quale l’Italia subentrava alla gestione ponti- che già da gran tempo meditava, dell’Alma
ficia nel possesso di Roma e dei suoi territo- Nostra città e delle altre città di cui ancora ci
ri, fa garanzia a tale riguardo d’una nobile, rimaneva il dominio dopo la precedente
insonne ed operosa coscienza. Di ciò Noi usurpazione. (…) Sorse quel funesto giorno
siamo sinceramente lieti, e formiamo per ciò che fu il 20 Settembre scorso; giorno nel
auspici felicissimi e cordialissimi, quali Noi, quale vedemmo questa Città, sede principale
osiamo dire, non meno d’alcun altro possia- degli Apostoli, centro della Religione Catto-
mo esprimere”), inviò il 20 settembre il lica e rifugio di molte genti, assediata da
Cardinale Vicario di Roma a celebrare la molte migliaia di armati; e mentre si faceva
Santa Messa per la ricorrenza e si rivolse breccia nelle sue mura e si spargeva il terro-
egli stesso ai fedeli all’Angelus, ed infine si re con continuo getto di proiettili, fummo
rivolse festoso alle associazioni dei Bersa- addolorati di vederla espugnata per coman-
glieri ed Artiglieri il 21 settembre. do di colui che poco prima tanto nobilmente
La neo-dottrina era chiara, per cui non aveva dichiarato di essere animato da affetto
stupì a Bologna la dichiarazione di Giovanni filiale per Noi e da fedele sentimento religio-
Paolo II sulla “provvidenzialità” della perdi- so. Che cosa può essere più funesto di quel
ta della Città da parte della Santa Sede. giorno per Noi e per tutte le anime buone?
Di quel giorno nel quale, entrate le milizie
Condannata dalla Chiesa in Roma che era piena di una moltitudine di
stranieri sediziosi, vedemmo immediata-
Ma come si conciliano le parole dei se- mente sconvolto e rovesciato l’ordine pub-
guaci del Vaticano II con il magistero della blico, vedemmo insultata empiamente nella
Chiesa anche a questo proposito? Nostra umile persona la dignità e santità del
Sono innumerevoli i documenti magi- Sommo Pontificato, vedemmo le fedelissime
steriali di Pio IX, brevi, allocuzioni, nume- coorti dei Nostri soldati insultate in tutti i
rose encicliche, condannanti le leggi eversi- modi, vedemmo dominare dappertutto sfre-
ve risorgimentali e le usurpazioni successi- nata insolente libertà, là dove poco prima
ve dello Stato ecclesiastico, fino al culmine splendeva l’affetto dei figli desiderosi di con-
della presa di Roma. La proposizione fortare la tristezza del Padre comune? Da
LXXVI del Sillabo condanna ad esempio la quel giorno poi si susseguirono sotto i No-
seguente proposizione: “l’abolizione del ci- stri occhi tali cose, che non si possono ricor-
vile impero posseduto dalla Sede Apostolica dare senza la giusta indignazione di tutti i
gioverebbe moltissimo alla libertà e alla pro- buoni: perfidi libri zeppi di menzogne e di
sperità della Chiesa” e il documento sog- empie malvagità cominciarono a essere pro-
giunge che si tratta di una dottrina che “tut- posti come acquisto conveniente e a poco a
ti i cattolici sono obbligati a rispettare fer- poco ad essere divulgati; moltissimi giornali
missimamente”. furono sparsi di giorno in giorno, miranti a
Dopo la “Breccia di Porta Pia” Pio IX corrompere le menti e i buoni costumi, a
non ringraziò la Provvidenza, ma scrisse: disprezzare e calunniare la Religione e in-
“ Considerando tutto ciò che il Governo fiammare l’opinione pubblica contro di Noi
Subalpino fa già da parecchi anni, con con- e questa Apostolica Sede; si pubblicarono il-
tinue macchinazioni, per abbattere il Princi- lustrazioni vergognose e indegne e altre ope-
pato Civile concesso per singolare Provvi- re del genere con le quali le cose e le persone
denza di Dio a questa apostolica Sede, affin- sacre erano derise e esposte al pubblico
ché i Successori del Beato Pietro avessero scherno; furono decretate onoranze e monu-
piena libertà e la sicurez z a necessarie menti a coloro che avevano pagato per legit-
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tima condanna il fio dei più gravi delitti, i Pio X. Il grande Papa attribuiva sì alla
ministri della Chiesa contro i quali è più ar- Provvidenza divina il fatto che “il Pontifica-
dente l’odio erano insultati e alcuni anche to Romano abbia potuto mantenere più che
feriti a tradimento; alcune case religiose fu- mai salda l’unione ammirevole dell’Episco-
rono sottoposte a ingiuste perquisizioni; fu pato e dei Fedeli, conciliarsi l’amore e la de-
violato il Nostro Palazzo Quirinale e da vozione dei popoli, crescere nella stima e
questo, dove aveva sede, uno fra i Cardinali nell’ossequio della sua autorità, far sentire al
di Santa Romana Chiesa fu costretto a forza mondo la sua morale potenza e tenere alto il
ad andarsene immediatamente e agli altri ec- prestigio della Sede Apostolica”, ma tutto
clesiastici Nostri familiari fu proibito di fre- ciò nonostante la perdita del potere tempo-
quentare il Quirinale e furono molestati in rale, e non grazie ad essa; grazie piuttosto
tutti i modi; si fecero leggi e decreti che of- al costante rifiuto del Papa, scrisse Leone
fendono manifestamente e calpestano la li- XIII, di rinunciare ai suoi diritti: “sarebbe
bertà, l’immunità, le proprietà e i diritti della deplorevole altresì che col concorso stesso
Chiesa di Dio; e questi gravissimi mali dob- del Pontefice fosse quasi consacrato il prin-
biamo dire con grande dolore che aumente- cipio della coesistenza in Roma di due su-
ranno ancora se Dio benigno non lo impe- premi poteri”. Ahimé, fu riconosciuto poi
dirà, mentre Noi, impossibilitati dalla No- purtroppo il fatto, ma non però il principio
stra condizione a portare alcun rimedio, e la sua “provvidenzialità”. Pio IX e Leone
ogni giorno più dolorosamente dobbiamo XIII attribuiscono alla Provvidenza il Pote-
renderCi conto della prigionia nella quale re Temporale del Papa, e alle Sette la sua
Ci troviamo e della mancanza di quella pie- perdita; Giovanni XXIII, Paolo VI, Gio-
na libertà che con la menzogna si fa credere vanni Paolo II e Benedetto XVI ne attri-
al mondo che Ci è stata lasciata per esercita- buiscono invece la perdita alla Provviden-
re il Nostro Apostolico Ministero e che il go- za, la quale evidentemente è da loro vista
verno invasore va raccontando di aver volu- in combutta con le Sette massoniche.
to convalidare con le cosiddette necessarie
guarentigie. […] Ma poiché i Nostri ammo- Socci, Messori, 30 Giorni (e A.A.Mola)
nimenti, domande e proteste, sono riusciti festeggiano il 20 settembre
vani, Noi con l’autorità di Dio Onnipotente,
dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, Ciechi al seguito di altri ciechi, i Bersa-
dichiariamo a voi, Venerabili Fratelli, e per glieri travestiti da Zuavi non fanno altro che
mezzo vostro a tutta la Chiesa, che tutti co- seguire le “autorità conciliari” (per obbe-
loro che si distinguono per qualche dignità, dienza? per interesse? lasciamo a Dio il giu-
anche degna di particolare menzione, che dizio). Così Antonio Socci, tornato sulle
abbiano perpetrato l’invasione, l’usurpazio- tracce di Ettore Socci (1846-1905), dopo
ne o l’occupazione di qualunque provincia aver ricordato i suoi passati meriti antirisor-
del Nostro dominio e di quest’alma Città, e gimentali (grazie alle edizioni Sugarco) scri-
così pure i loro mandanti, fautori, collabo- ve: “Oggi che – al contrario – è diventata
ratori, consiglieri, seguaci o chiunque altro una moda (la critica al risorgimento, n.d.a)
procuri con qualunque pretesto, in qualsiasi vorrei dire il mio ‘Viva l’Italia’ e penso che si
modo, o operi per se stesso l’esecuzione del- debba festeggiare il 17 marzo. Per noi catto-
le suddette scelleratezze, incorrono nella lici c’è comunque qualche cosa di provviden-
scomunica maggiore e nelle altre censure e ziale nel Risorgimento italiano (anche nella
pene ecclesiastiche inflitte dai Sacri Canoni, fine del potere temporale dei papi, come eb-
dalle Costituzioni Apostoliche e dai decreti be a dire Paolo VI), perché Dio sa scrivere
dei Concili generali, soprattutto di quello di diritto anche nelle righe storte degli uomini.
Trento, nella forma e nel tenore espressi nel- (…) Persino il tricolore (…) è intriso di tra-
la sotto ricordata Nostra Lettera Apostolica dizione cattolica”, scrive il nostro, giacché i
del 26 Marzo 1860” (Enciclica Respicientes suoi ideatori, Zamboni e De Rolandis, si
ea, 1 novembre 1870). ispirarono allo scudo crociato di Bologna e
Leone XIII (che più di 60 volte protestò alle tre virtù teologali… Socci, sveglia! Non
contro l’usurpazione) ebbe a scrivere un sai che i due erano – l’uno e l’altro – dei
Testamento politico che fu letto durante il massoni, e che la Loggia più importante di
conclave che elesse il suo successore, san Bologna è appunto la Loggia Zamboni-De
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sempre stata anticlericale. E così rientra a Come Cavour, e persino peggio di lui.
buon diritto nel paniere dei diavoli alternati- Giacché Cavour, pur sostenendo che il prin-
vi”. Ma per Messori questi “diavoli alternati- cipio di libertà (libertà religiosa, di culto, di
vi” sono dei poveri diavoli ingiustamente ac- coscienza: libera chiesa in libero Stato) era
cusati. E se dietro il governo Monti ci fossero vantaggioso per la Chiesa, riconosceva però
davvero la Massoneria, i banchieri e il Vati- che era contrario alla dottrina della stessa, e
cano (sic)? Messori risponde: “magari”! Per- che il Papa non aveva il diritto di abbracciar-
sino Il Foglio, che è tutto dire, ha commenta- la: “quando domandate al pontefice di fare
to: “Cattolici che fanno squadra (e compas- alla società civile le concessioni richieste dal-
so)”. Grazie Messori, per aver fatto meglio la natura dei tempi e dal progresso della ci-
capire chi sei. viltà, ma che si trovano in opposizione ai
precetti positivi della religione, di cui egli è
Liberali come Cavour, anzi: peggio di Sovrano Pontefice, voi gli chiedete cosa che
Cavour egli non può, non deve fare. Se assentisse a
siffatta domanda egli tradirebbe i suoi dove-
Il “Risorgimento” dunque, e il 20 set- ri come Pontefice, cesserebbe di essere ri-
tembre 1870, come opera della Provvidenza spettato come il capo del cattolicismo. Il
a beneficio della Chiesa: è questa la dottrina Pontefice può tollerare certe istituzioni co-
dell’attuale “magistero” e dei suoi apologe- me una necessità; ma non può promulgarle,
ti. Ma era già questo il pensiero di Camillo non può assumerne la responsabilità, non
Benso Conte di Cavour, del quale sono stati può dar loro l’autorità del suo nome. (…)
recentemente ristampati i “Discorsi su Stato Quindi non esito a dire: lungi dal fare al
e Chiesa” (ed. Rubbettino, Soveria Mannel- Pontefice un rimprovero di aver costante-
li, 2011) tenuti in parlamento. mente rifiutato le riforme e le concessioni
In questi discorsi parlamentari, Cavour, che da lui si chiedevano, questa sua, che non
nel proporre le leggi Siccardi, la soppressio- è ostinazione, ma fermezza, è, a mio avviso,
ne degli ordini religiosi, il matrimonio civile, a giudicare da cattolico, un titolo di beneme-
la soppressione infine del potere temporale renza” (p. 146); “riforme che voi qual Ponte-
della Chiesa e l’annessione di Roma all’Ita- fice non potete fare (…) riforme che non si
lia, proclama sempre che tali misure, se unite accordano colle massime di cui voi dovete es-
alla completa separazione tra Stato e Chiesa, sere custode (…) io non vi rimprovero quan-
sarebbero state di estremo giovamento alla do negate di proclamare voi la libertà religio-
Chiesa e alla Religione (op. cit. pp. 89-91, sa, la libertà d’insegnamento, io vi compren-
97). Il modello è quello della Rivoluzione In- do” (p. 163). Impossibile, quindi, per Ca-
glese (p. 168), quello degli Stati Uniti, della vour, “la conciliazione dei grandi princìpi
prima Rivoluzione francese del 1789 (p. del progresso civile, dei grandi princìpi del
172), esattamente come per Benedetto XVI 1789, col potere temporale” (p. 146-147): il
nel celebre discorso alla Curia del 2005. “Io Papa non poteva promulgare quei princìpi;
spero che fra breve avremo convinta la parte occorreva quindi toglierlo d’imbarazzo, nel
eletta della società cattolica della lealtà delle levargli il potere temporale. Cosa direbbe
nostre intenzioni; l’avremo convinta che la ora il Conte, nel vedere Benedetto XVI
soluzione che noi proponiamo (l’annessione principale difensore di questi princìpi? Che
di Roma e il principio ‘libera Chiesa in libero si è realizzato il suo voto al di là d’ogni spe-
Stato’, n.d.a.) è la sola che possa assicurare ranza: che “la parte moderata ed illuminata
l’influenza legittima della Chiesa nell’Italia, della Società Cattolica riconosca la grande
nel mondo; e che quindi fra non molto da tut- verità di questo principio; accetti il grande
te le parti della società cattolica s’innalzeran- principio della libertà” (p. 170).
no voci che grideranno al Santo Padre: Santo
Padre, accettate i patti che l’Italia libera vi of- I cattolici “che non pensano” non salgono
fre, accettate i patti che devono assicurare la sul carro dei vincitori
libertà della Chiesa, crescere il lustro della Se-
de ove la Provvidenza vi ha collocato…” (p. Ma non tutti i cattolici sono diventati li-
177). Cosi si chiude il discorso più famoso di berali. Messori può disprezzare i cattolici
Cavour, del 25 marzo 1861, poco prima della che non pensano, ma non può farci rinne-
sua morte. gare il magistero della Chiesa. I vincitori di
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oggi non lo saranno per sempre, ne siamo quio della sua autorità, far sentire al mondo
sicuri. Per ora, restiamo a fianco degli Zua- la sua morale potenza, e tenere alto il pre-
vi, e non dei Bersaglieri, e a fianco della stigio della Sede Apostolica. Però questa
Chiesa, e non della Massoneria. meravigliosa vitalità del Pontificato stesso,
ancorché spogliato del Principato civile, e
in tante guise osteggiato, pare a Noi che
TESTAMENTO POLITICO DI LEONE XIII precipuamente si debba ripetere dalla resi-
stenza costantemente opposta ad ogni men
Tra i molteplici benefici onde Ci fu degna composizione con chi non pure l’eb-
amorosamente larga la Provvidenza divina, be privato di quel presidio, ma venne ezian-
riconosciamo non ultimo l’averci prolunga- dio moltiplicando contro di esso gravissimi
to a tal segno, in verità straordinario, gli an- affronti. Noi siamo convinti che nelle pre-
ni di vita ed anche di Pontificato. Senonché senti condizioni sociali e politiche del mon-
questo stesso segnalato favore vieppiù in- do, in ispecie dell’Italia, pur troppo spadro-
stantemente Ci ammonisce di raccogliere i neggiata tutta dall’empie sette, siffatta resi-
pensieri sulla Nostra ormai imminente di- stenza è forse l’unico mezzo rimasto al ro-
partita. E questo pensiero salutare, che Ci mano Pontefice per la tutela della sua indi-
si affaccia tuttodì alla mente, Ci muove og- pendenza, de’ suoi diritti, della sua stessa
gi con più vivo impulso a dettare queste pa- dignità. Invero essa è arma di difesa non
gine e lasciarle al Sacro Collegio : sia per meno legittima che degna del Vicario di
porgere un pegno di specialissimo affetto e Gesù Cristo. Così egli seguendo la propria
di grato animo ad esso che col consiglio e via nell’esplicamento operoso delle forze
coll’opera Ci ha solertemente coadiuvato dell’Apostolico Ministero, e attendendo
nel governo della Chiesa; e sia per aprirgli i con ogni fiducia il soccorso di Colui che è il
Nostri intimi sensi, frutto della esperienza vindice supremo della sua causa, non si pie-
che la tarda età e l’altezza medesima del ga agli usurpatori, non condiscende a pro-
ministero ne hanno dato di acquistare. poste che facilmente appare a che riusci-
Parlando al Sacro Collegio è cosa affat- rebbero; ma con solo lasciarli alla balia de’
to soverchia descrivere le singolarissime loro consigli, ne scompiglia e confonde
difficoltà contro cui lotta da mezzo secolo gl’intendimenti, che ad altro non mirano se
la Sede Apostolica, dappoiché appunto per non a porre l’ultimo suggello all’asservi-
l’opera malefica delle sette in pressoché mento del Pontificato. Da tale contegno del
tutte le nazioni, ogni istituzione pubblica e Pontefice, risentono essi sconcerto grande,
privata fu scossa dalle fondamenta, fu per- come dimostrano le frequenti doglianze
vertita, fu strappata da Dio e dalla Chiesa. che ne muovono, e le varie arti che adopra-
Si aggiunga la condizione tristissima creata no a vincere la temuta resistenza, o almeno
al Sommo Pontefice, spogliato che fu della a lasciare deserto il Pontefice; e ciò attraen-
sovranità civile, e quindi della sua indipen- do al nuovo ordine di cose gli uomini fiac-
denza e libertà, ridotto sotto ostile domina- chi, pronti per umane ragioni ad acquie-
zione, e costretto a tenersi chiuso in questa scenze, benché colpevoli.
residenza del Vaticano, se non voglia E crediamo potere affermare, che a fa-
esporre ad offese pur troppo non improba- vorire tali propositi non manchi l’appoggio
bili e la sua dignità e la persona sua. E Noi di alcuni governi, i quali per vari calcoli di
appunto che la proviamo da oltre 23 anni umana prudenza diviserebbero indurre il
possiamo dire che tal privazione in verità Pontefice, e forse anche costringerlo, ad ac-
non è leggera. Ora vuolsi rendere specialis- cettare componimenti e temperamenti, in
sima lode alla Provvidenza di Dio, che ve- apparenza escogitati a migliorare le sorti
glia amorosa sulla Chiesa e assiste valida- presenti, ma in fatto a trarlo in tale stato di
mente il suo Vicario, se non ostante sì gran tregua e acquietamento, da renderlo per
nequizia di tempi e sì sleale abbandono del- sempre rassegnato a una dipendenza vera e
le potestà terrene, il romano Pontificato reale. Quinci è manifesto il discapito che ne
abbia potuto mantenere più che mai salda seguirebbe dei suoi più sacri doveri, che so-
l’unione ammirabile dell’Episcopato e dei lennemente lo stringono innanzi a Dio e al-
Fedeli, conciliarsi la devozione e l’amore la Chiesa, anche colla religione del giura-
dei popoli, crescere nella stima e nell’osse- mento. Certo non vi ha cosa della quale Id-
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mente potrebbero dileguarsi. Così il Ponti- E in tale fiducia Noi salutiamo con par-
ficato con appressarsi e stringersi di prefe- ticolarissimo affetto i venerandi membri
renza a una data nazione, siffattamente si del Sacro Collegio, e impartiamo loro
scosterebbe dalle altre, da alterare forse l’Apostolica benedizione.
anche il suo distintivo carattere di universa- Leo PP.XIII
lità; a rischio pure di vedere illanguidirsi (firma autografa)
l’ossequente affetto e la devozione del Fe-
deli al centro dell’unità cattolica. Oltre di
che niuno ignora quanti perniciosi effetti Recensioni
possano produrre le passioni politiche
nell’ordine religioso. Ora avvenendo il non
raro caso di rivalità e di conflitti tra i vari
Stati e quello che avesse in sua sede e balìa Mons. Lefebvre all’acqua di rose
il capo della Chiesa, i sudditi e i governi de-
gli altri Stati facilmente s’indurrebbero a
non accogliere col dovuto ossequio le dire-
zioni pontificie, quasi d’autorità in qualche
L e edizioni Sugarco, un tempo, erano
note come casa editrice socialista di
stretta osservanza craxiana. Da tempo pas-
modo aderente alla parte avversa; e anche sate di mano, sembrano oggi specializzate
per questo lato l’unità della Chiesa non an- nel pubblicare autori di quella “destra cat-
drebbe scevra da qualche pericolo. Senza tolica” (etichetta di comodo) che va dalla
dire che l’esercizio dell’apostolico ministe- destra conciliare vagamente ratzingeriana
ro diverrebbe in tal caso sommamente ma- all’ala ultramoderata dei tradizionalisti. Al-
lagevole. cuni autori? Vittorio Messori e consorte,
Ci rimane un riflesso che ebbe sempre Antonio Socci, Massimo Introvigne, Gio-
gran forza nell’animo Nostro. Vogliamo di- vanni Cantoni, Rino Cammilleri, Bruto
re gli esempi nobilissimi di apostolica fer- Bruti, ad esempio, nell’area Bussola-Timo-
mezza, tramandatici da tanti pontefici tra i ne-Alleanza cattolica; Roberto De Mattei,
più illustri per sapienza e santità, i quali a Plinio Correa de Oliveira (il classico Rivo-
difesa della loro indipendenza e del civile luzione e Controrivoluzione); Francesco
Principato della Chiesa romana non dubita- Angoli e Gnocchi & Palmaro per l’area neo
rono di usare con grande vigore le armi spi- o ex lefebvriana, più qualche vecchio esote-
rituali e le materiali ancora; spesero infinite rista come Mario Polia. Alle edizioni Su-
cure, sostennero intrepidi diuturne lotte, garco, la Fraternità San Pio X, distretto Ita-
patirono esigli e prigionie, anziché cedere lia (il cui responsabile è in teoria don Pa-
all’ingiustizia e alla violenza. Una sì gene- gliarani e in realtà, da sempre, don Emma-
rosa virtù che torna a splendido decoro del- nuel du Chalard…) ha affidato il compito
la Chiesa, troppo è giusto che, per grazia di editare una biografia di Mons. Lefebvre,
del suo divin Fondatore, perseveri ognor ad opera di Cristina Siccardi, nel 2010.
vivo e costante: e ben Ci conforta la co- Di primo acchito, il fatto mi ha stupito
scienza di aver seguito del Nostro meglio assai. Prima di tutto, perché una biografia
quegli esempi magnamini. La causa che ab- di Mons. Lefebvre, anche in italiano, esiste
biamo propugnato e propugnamo altra non di già. Si tratta della biografia ufficiale,
è infine che la causa di Dio: egli è il vindice Mons. Marcel Lefebvre. Una vita, pubblica-
de’ suoi diritti e l’assoluto ordinatore degli ta in italiano nel 2005, ed opera niente me-
eventi umani, al cui sovran volere dovran- no che di Mons. Bernard Tissier de Malle-
no cedere e inchinarsi le volontà ribelli; ma rais, consacrato vescovo da Mons. Lefeb-
nel modo e nel tempo che sono noti a lui vre, il quale ha dedicato lunghi anni di stu-
solo. E nutriamo fiducia che egli, impietosi- dio a questo lavoro, edito da un editore ve-
to ai lunghi travagli della Chiesa, acquistata ramente cattolico, come Tabula fati di
col Sangue del Figliuol suo, se per gli ado- Chieti. Si tratta di un’opera seria, esaustiva,
rabili suoi disegni nol concesse a Noi, vorrà anche se, naturalmente, è tutta ad onore di
concederlo al Nostro successore, di vedere Mons. Lefebvre. Che bisogno c’era di sosti-
cioè coronata di felice successo l’Apostoli- tuirla, di fatto, con l’opera della Siccardi?
ca Fermezza nel sostenere le sacrosante ra- Ed è proprio il nome dell’autrice, Cristina
gioni del Pontificato. Siccardi, che ha causato in me nuove perples-
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sità. Come abbia potuto scrivere nel 2010 un ambienti cosiddetti tradizionalisti, è quello
libro intitolato Mons. Marcel Lefebvre. Nel di essere il primo, e finora l’unico (Il Reno si
nome della verità e solo due anni prima aver getta nel Tevere è più una cronaca contem-
dato alle stampe un altro libro intitolato Pao- poranea), ad avere scritto una storia del Va-
lo VI. Il Papa della luce, è cosa che sfugge al ticano II vista dalla parte della cosiddetta
comprendonio. Chi vuole può tessere il pane- minoranza, ovverosia di coloro che, a ragio-
girico di Paolo VI, e chi vuole quello di Mons. ne, al Vaticano II si opposero allora e si op-
Lefebvre (noi, né l’uno né l’altro) ma come pongono ancora. Di questa “minoranza”
possa la stessa persona tessere il panegirico di l’Autore traccia la storia anche prima del
entrambi, proprio non lo capisco. Miracoli Concilio, a partire dal Sodalitium pianum
del Timone, forse, oppure miracolo in vita di (giustamente stimato). La stessa “genealo-
Benedetto XVI, giacché il libro prende inizio gia” traccia per la parte opposta, dal moder-
da una sua citazione (Dove irrompe lo Spirito nismo, mai morto dopo Pio X, fino al Vati-
Santo scombina sempre i progetti degli uomi- cano II et ultra. Le conclusioni di De Mattei
ni). Peccato che per Mons. Lefebvre il card. al proposito, anticipate fin dalle prime pagi-
Ratzinger non fosse cattolico! ne, lo portano a criticare non solo il post-
Leggendo il libro, le perplessità aumen- concilio, o la scuola storica di Bologna alla
tano. Il ritratto di Mons. Lefebvre è all’ac- quale vuol fare da contraltare (ma ce ne
qua di rose: aneddoti insignificanti, questio- vuole per fare un’opera simile, in mole e
ni dottrinali spesso latitanti, presentano al precisione, alla storia del Concilio Vaticano
lettore un Lefebvre “dal volto umano” ac- II diretta da Alberigo) ma il Concilio Vati-
cettabile a tutti o quasi a tutti. cano II stesso, ragione per cui De Mattei è
Poi ho visto un video del distretto italia- stato anche aspramente criticato dall’ex so-
no della Fraternità San Pio X, nel quale dale (in Alleanza cattolica) Massimo Introvi-
don du Chalard vantava – tra i suoi successi gne, il quale, con lo zelo del convertito e del
– la pubblicazione di questa biografia neofita non ammette che si tocchi la ratzin-
(dell’altra, la sostituita, non una parola). E geriana ermeneutica della continuità nella
allora ho capito che quelli che per me era- riforma (tra le pecche di De Mattei, secondo
no i difetti di un’opera e di una iniziativa Introvigne, quella di aver citato più volte
editoriale, ne costituivano i pregi per la don Ricossa). Agli oppositori del Concilio,
Fraternità. È un Mons. Lefebvre all’acqua quindi, e alle loro ragioni, De Mattei dà me-
di rose appunto perché serviva un mons. ritatamente voce, avendo avuto accesso, tra
Lefebvre all’acqua di rose. Che vada d’ac- l’altro, agli archivi di Mons. Lefebvre e
cordo con Paolo VI. O almeno, con Joseph dell’Istituto Plinio Correa de Oliveira.
Ratzinger. Il lettore di Sodalitium , non La critica al Concilio, in De Mattei, è
comprando il libro, risparmierà 23 euro. tuttavia critica di uno storico più che di un
teologo, e quindi rivolta al Concilio-evento
Don Francesco Ricossa più che ai testi del Concilio stesso, per cui
l’autore, per un futuro esame più approfon-
dito dei testi conciliari, si affida interamen-
Una storia del Concilio in te, e “con venerazione a Sua Santità Bene-
versione brasiliana detto XVI, nel quale” scrive “riconosco quel
successore di Pietro a cui mi sento indissolu-
nella sua introduzione, al falso argomento dica, trattando del “caso Lefebvre”, quattro
del “Concilio pastorale” e, per il fatto stesso, righe all’ “Estate calda” del 1976, e più di
non vincolante. Ma solo con questo sotterfu- una pagina alla Principessa Pallavicini (con
gio, mille volte confutato, si può criticare il tutto il rispetto per la Principessa). Dettagli,
Concilio e nel contempo venerare (almeno certamente, ma dettagli, presi qua e là, che
in apparenza), chi ha fatto il Concilio e chi rivelano una mentalità.
lo difende, lo applica e lo impone ancor oggi Il lettore di Sodalitium, quindi, spende-
(da Paolo VI a Benedetto XVI, quindi). rà i 38 euro, se li ha, per comprare il libro
Per il resto, altro limite dell’opera è di De Mattei, ma si guarderà bene dal farne
quello di dar sì voce agli oppositori del Con- il suo livre de chevet, e di seguirne principi e
cilio e ai loro argomenti, ma – ovviamente – conclusioni.
di farlo dal punto di vista molto particolare Don Francesco Ricossa
dell’autore: chi conosce la biografia intellet-
tuale di De Mattei, se ne rende conto facil-
mente; non così chi l’ignora. De Mattei in-
quadra infatti ogni evento nelle categorie
interpretative di Plinio Correa de Oliveira e ROBERTO DE MATTEI
della sua TFP, sia quelle note al pubblico, Il Concilio Vaticano II.
sia quelle diffuse intra muros. L’idea che la Una storia mai scritta
crisi della Chiesa sia dovuta all’inettitudine Lindau, Torino 2010,
del clero e che la salvezza venga dal laicato, 630 pagg. € 38,00
porta l’autore ad aumentare le responsabili-
tà o i limiti non solo del clero modernista,
ma anche di quello cattolico (da Pio XII a
Mons. Lefebvre) o di occultarne del tutto il
ruolo (Padre Guérard des Lauriers, ad Il Conclave del 1903, il veto con-
esempio); Introvigne, a questo proposito, si
felicita con l’autore di non avere seguito tro Rampolla, l’elezione di San
una visione clericale della storia. Spicca, Pio X. Nuovi contributi storiografici
nella visione della spiritualità, dell’ecclesio-
logia ecc., un punto di vista prettamente ge-
suitico. La pur grave questione del comuni-
smo e della “svolta a sinistra” prende un ri-
S odalitium (n. 60: Il Cardinal Rampolla
era massone?) ha avuto già occasione di
occuparsi di quel Conclave che, il martedì 4
lievo maggiore, e molto minore invece è lo agosto 1903, elesse al Sommo Pontificato il
spazio lasciato alle questioni più prettamen- cardinale Giuseppe Sarto, il quale prese il
te religiose. Sulla questione ebraica al Con- nome di Pio X. Il primo conclave del ‘900 ci
cilio, De Mattei non può evitare di parlare interessa particolarmente sia perché inau-
di Jules Isaac, ma si riesce ad occultare la gurò il Pontificato di San Pio X e la conse-
sua appartenenza al B’nai B’rith, a nome guente lotta contro l’eresia modernista (lot-
del quale si presentò a Giovanni XXIII, fino ta tuttora in corso nella Chiesa) ma anche a
a concludere che se si deve criticare Nostra causa di quel veto d’esclusiva contro il car-
aetate lo si deve fare non tanto per il capito- dinal Rampolla del Tindaro, già segretario
lo sui Giudei, quanto piuttosto per quello di Stato di Leone XIII, che fece tanto dis-
favorevole all’Islam, che ha permesso le cri- cutere e che ancor oggi suscita tante e vio-
tiche dei progressisti contro “lo Stato di lente polemiche negli ambienti detti “tradi-
Israele, colpevole ai loro occhi di rappresen- zionalisti”.
tare la simbolica resistenza, in Medio Orien- Naturalmente, col passare degli anni, si
te, di quella civiltà occidentale di cui auspica- moltiplicano gli studi storici su questo epi-
vano l’estinzione” (p. 490) e della quale in- sodio della vita della Chiesa; nel mio artico-
vece De Mattei è ambiguo paladino (ambi- lo di cui sopra, mi ero servito dell’ottimo
guo perché nei fatti sembra confondere la lavoro del sacerdote francese Christian-
civiltà cristiana con la civiltà occidentale- Philippe Chanut (L’élection de saint Pie X,
israeliana, che almeno in teoria sa distin- Sicre éditions, 2003); non avevo ancora let-
guere). Persino i vezzi nobiliari di Correa de to l’articolo riassuntivo (nel quale l’autore
Oliveira gli prendono la mano, quando de- manifesta più apertamente le sue opinioni)
70
pubblicato dai Cahiers de Chiré n. 19, pp. sembra insomma accertato è che fu la lobby
119-127, éditions de Chiré, 2004). L’équipe polacca, tutt’altro che ininfluente allora
de Chiré, che nella polemica suscitata dal presso il governo imperiale austriaco – il
mio articolo sul Cardinal Rampolla ha pre- conte Agenor M. Goluchowski, ministro de-
so posizione contro la nostra rivista, ha for- gli Esteri, era un polacco di Leopoli, la stes-
se dimenticato il laconico giudizio dell’abbé sa città dove era nato Puzyna – a convincere
Chanut: “Questa esclusiva non merita che ci l’Imperatore Francesco Giuseppe a esprime-
si attardi. Innanzitutto, era così poco inatte- re il veto a Rampolla”. Per questo Puzyna –
sa che era stata annunciata in un giornale di duramente criticato per il suo gesto in tutta
Bologna prima del Conclave. In seguito, eb- la Chiesa (il cardinale Merry del Val, che fu
be il risultato opposto alle aspettative, per- segretario del Conclave, lo definì un “dis-
ché il cardinal Rampolla del Tindaro vi gua- graziato”), è ricordato ben altrimenti in Po-
dagnò un voto che poi perse in fretta, men- lonia, come si può evincere dalle stesse me-
tre il cardinal Gotti, in favore del quale fu morie di Giovanni Paolo II.
lanciata, ne perse sei. Infine, senza il cardi- In questa recensione, invece, vorrei pre-
nal Salotti, avrebbe bloccato l’elezione. Tut- sentare al lettore di Sodalitium uno studio
tavia, comportò irrimediabilmente l’elezione che data del 2004, ma che non avevo presen-
del cardinal Sarto” (op. cit. p. 126). Di affi- te al momento di scrivere il mio articolo sul
liazione del cardinal Rampolla alla Masso- cardinal Rampolla; si tratta di Conclave e
neria come motivo del veto austriaco, nep- potere politico. Il veto a Rampolla nel siste-
pure una parola. ma delle potenze europee (1887-1904) (edi-
Nel frattempo, le ricerche degli storici zioni Studium, Roma), di Luciano Trincia.
continuano. Anche recentemente, un arti- L’autore, ricercatore a Friburgo in Brisgovia
colo di Gianpaolo Romanato sull’Osserva- e quindi particolarmente attento alle vicen-
tore Romano (25 febbraio 2010, p. 4: E Pio de del cattolicesimo tedesco (suo ad esem-
X si sbarazzò del’“ancien régime”. Si tratta pio un libro edito dalla Morcelliana nel 2001
di un estratto di una lezione tenuta da Ro- e che è un prodromo a quello che recensia-
manato all’università di Opole, in Polonia, mo: Il nucleo tedesco. Vaticano e Triplice Al-
il 24 febbraio 2010. Lo stesso autore ha leanza nei dispacci del nunzio a Vienna Lui-
pubblicato nel 1992 una biografia di San gi Galimberti 1887-1892) manifesta fin trop-
Pio X dal titolo: Pio X, la vita di papa Sar- po nell’introduzione (così pure – e peggio
to, Rusconi editore) ritorna sulla questione ancora – la presentazione di Giorgio Rumi)
del veto austriaco, trovando nella “congiu- l’influenza che ha su di lui la scuola dosset-
ra polacca”, o se si preferisce nella “legitti- tiana-prodiana del “cattolicesimo democra-
ma difesa di interessi nazionali” polacchi tico”. Quando però l’autore entra nel sog-
“minacciati dall’elezione al papato di un getto, parlano le fonti e i documenti, indi-
cardinale notoriamente filorusso – cioè il spensabili strumenti di ogni storico degno di
Rampolla”, l’origine e il motivo del veto questo nome, ed il libro si fa avvincente, poi-
presentato in conclave il 2 agosto 1903 dal ché – come da sottotitolo - non si limita a
cardinal Puzyna a nome dell’Imperatore narrare l’episodio del veto a Rampolla du-
Francesco Giuseppe. È questa la tesi più rante il Conclave, ma ne descrive le origini e
accreditata, come rammentava anche il mio la genesi in tutta la segreteria Rampolla, a
articolo su Sodalitium (n. 60 pp. 17 e 33 ci- partire quindi dal 1887, quando il prelato si-
tando Poulat, Snider, Meysztowicz). Roma- ciliano fu richiamato a Roma dalla nunziatu-
nato cita anche lo storico francese da poco ra di Madrid da Leone XIII per divenire il
defunto, Roger Aubert nella sua Nouvelle suo quarto, ultimo e più duraturo segretario
Histoire de l’Eglise: “il cardinale di Craco- di stato (prima di lui i cardinali Franchi, nel
via (Puzyna) rimproverava a Rampolla ‘di 1878, Nina, dal 1878 al 1880, Jacobini dal
aver sacrificato a una politica filorussa gli 1880 al 1887), fino al 1904, quando la Costi-
interessi polacchi’. Secondo Aubert, Puzyna tuzione Apostolica Commissum nobis con-
avrebbe chiaramente affermato che l’inizia- dannò e abolì il preteso “diritto di veto o di
tiva del veto non era partita dall’Austria, ma esclusiva” (cf il testo pubblicato da Sodali-
era stata una sua idea, per cui, disse, ‘non tium, n. 60 p. 15-16). Tra i documenti ripor-
sono stato strumentalizzato dall’Austria ma tati da Trincia, vi è anche per intero, in ap-
sono stato io a strumentalizzarla’. Quel che pendice, il diario-verbale del Conclave re-
71
datto da Mons. Merry del Val, che a quel dette e lo seguì, ponendosi come limite
conclave partecipò non come porporato, ma temporale il periodo che va dal 1887 al
come Segretario. 1904. Nel 1887 iniziò, infatti, la segreteria di
Dal libro di Trincia l’ipotesi della “con- stato del card. Rampolla; nel 1904 San Pio
giura polacca” esce confermata e rafforzata X, con le costituzioni apostoliche Commis-
(pp. 85-86, 98-102, 186-187, 214-218), a con- sum nobis e Vacante Sede Apostolica abro-
dizione però di essere affiancata ad altre gò definitivamente il veto di esclusiva, che
motivazioni, che mossero non solo l’Au- in realtà non fu mai concesso dalla Santa
stria, ma anche l’Italia e la Germania (i Sede ma usurpato dai governi (cf p. 234).
paesi della Triplice) a sbarrare la strada al La prima parte del libro studia quindi la
Papato al cardinal Rampolla. politica di Leone XIII e del cardinal Ram-
Ma innanzitutto, Rampolla aveva delle polla dal 1887 al 1903, che modifica in parte
forti chances di essere eletto? I pareri sono quella precedente dal 1878 al 1887, ispirata
discordi, e la storia non si fa coi “se” e coi dall’avversario di Rampolla, il cardinal Ga-
“ma”, ma in genere si constata che – pur limberti. Come testimonierà il “Testamen-
avendo a proprio supporto un nutrito grup- to politico” che Leone XIII volle fosse letto
po di cardinali – Rampolla non ebbe mai nel conclave per eleggere il suo successore,
dalla sua parte gli appoggi sufficienti per es- Papa Pecci era convinto che fosse necessa-
sere eletto e, quel che più conta, ebbe sem- rio restaurare il potere temporale dei Papi
pre di fronte a sé un gruppo altrettanto forte per sconfiggere appieno la Rivoluzione.
di porporati che non voleva assolutamente Ora, la Triplice Alleanza del 1882, che uni-
che Rampolla fosse eletto. Quindi, al massi- va Germania, Austria e Italia, isolava di-
mo, Rampolla poteva influenzare l’elezione plomaticamente la Santa Sede e rendeva
(mettendo in avanti un suo candidato) o impossibile detta Restaurazione, a meno di
bloccare l’elezione in una fase di stallo, ma riavvicinarsi alla Francia (e con essa alla
non mai risultare eletto. Di questo, pare fos- Russia) e attirare in seguito anche l’Austria
sero coscienti fin da subito, sia Leone XIII in questa alleanza. Fu questo piano che giu-
(che pur fino alla fine ebbe nel suo segreta- stificò il Rallièment alla repubblica francese
rio di Stato la più assoluta fiducia, e che no- (non fu forse la repubblica francese, nel
minò suo esecutore testamentario) sia Ram- 1848, a schiacciare la repubblica romana e
polla stesso, che ebbe a dichiarare alla morte richiamare Pio IX a Roma?) (pp. 97-116).
del Papa: “Mon temps est fini!”. “Un segre- Il Nunzio a Vienna Galimberti invece pen-
tario di stato non diventa mai Papa” (cap. sava fosse ormai irrealizzabile la restaura-
IV), dice un proverbio ecclesiastico, che co- zione dello Stato della Chiesa, e preferiva
me tutte le regole ammise una eccezione appoggiarsi all’Austria e alla Germania
(quella del cardinal Pacelli, segretario di sta- (negli ambienti nazionalisti francesi anche
to di Pio XI che gli successe col nome di Pio lui venne considerato massone solo perché
XII). Il motivo è facilmente comprensibile: ostile alla Francia, p. 70). Lo sostenevano
le scelte politiche che un segretario di stato pertanto quei cardinali e vescovi conciliari-
deve inevitabilmente prendere gli attirano le sti, e anche filoliberali, come i cardinali
ostilità (e quindi i “veti” anche solo in senso Agliardi, i due Vannutelli, Svampa, Cape-
lato, per motivo di opportunità) di alcune celatro o il vescovo Bonomelli. Gli uni e gli
parti della cristianità. Secondo Trincia, per- altri erano però convinti che, purtroppo,
tanto, il veto non sarebbe neppure stato ne- non vi fosse più una nazione veramente
cessario; ma gli avversari di Rampolla in cattolica nel mondo (p. 50); occorreva, per
conclave (in particolare il “triangolo Kopp, forza, scegliere il meno peggio.
Agliardi e Puzyna”) volle egualmente che Particolarmente interessante il ruolo del
fosse pronunciato il veto al fine di impedire Cardinale Agliardi, l’unico sospettato da
un’elezione di Rampolla anche in un futuro Mons. Benigni di essere affiliato alla Masso-
conclave: “semel exclusus, semper exclusus” neria. Ora, se Agliardi fu, sotto San Pio X,
(pp. 214-218). un “frondista” e intrattenne dei rapporti coi
Il saggio di Trincia non si occupa solo modernisti (come Rampolla), è altrettanto
del conclave del 1903 (e del veto, pronun- vero che, negli anni della segreteria di stato
ciato la domenica 2 agosto, pp. 203-206), Rampolla ed in Conclave, il cardinal Agliar-
ma, come detto, anche di ciò che lo prece- di fu il nemico numero uno del Cardinal
72
Rampolla (pp. 81, 83, 127) e fu lui a spinge- Merry del Val; ovviamente, si parla del ve-
re il cardinale Kopp in conclave a far pro- to (“questa giornata memorabile segnò il
nunciare il veto al card. Puzyna (p. 197)! fatto doloroso del Veto dell’Austria contro
Quanto al veto, era noto a tutti fin alme- la elezione a Sommo Pontefice dell’Em.mo
no dal 1897 che non solo l’Austria, ma anche Rampolla per mezzo del disgraziato Card.
l’Inghilterra, l’Italia e la Germania si oppo- Puzyna, il quale, disprezzando giuramenti e
nevano a una eventuale elezione del cardi- censure, si mise a servigio dei nemici della
nal Rampolla. Se il governo francese che ap- Chiesa” p. 274) ma non vi è la minima allu-
poggiava Rampolla era quello della Terza sione ad un rapporto del card. Rampolla
Repubblica, la “Repubblica del Grand’O- con la Massoneria.
riente”, il governo italiano che voleva a tutti Ultima curiosità: come prescritto, alla
i costi il veto contro Rampolla, non era me- morte del card. Rampolla nel 1913 ci fu lo
no massonico, a cominciare dal capo del go- “spoglio” dei suoi documenti, in modo tale
verno Zanardelli (pp. 134, 146-153, 201 da archiviare quelli che concernevano il go-
sull’opposizione italiana). Non potendo verno della Chiesa; essi sono ancora con-
esprimere veti in conclave, l’Italia passava servati nell’Archivio della Sacra Congrega-
tramite la Germania – anche tramite lettere zione degli Affari Ecclesiastici straordinari,
del Re Vittorio Emanuele III al Kaiser Gu- nella Città del Vaticano (pp. 202-203).
glielmo II, e questa, essendo una potenza
protestante, passava tramite l’alleato au- Don Francesco Ricossa
striaco (pp. 160-163): ma il capo in conclave
del fronte anti-rampolliano era proprio un
prelato tedesco, il cardinale Kopp. Don Enrico Carandino
Lo stallo tra i due blocchi (i tedeschi per
il cardinal Gotti, francesi – salvo il card. di
Rennes – e spagnoli per Rampolla) fu su-
perato quando il card. Kopp diede ordine
I l 17 marzo 1888 ricorreva il 27° anniver-
sario dell’unità d’Italia e ai sudditi
dell’epoca furono risparmiate le celebrazio-
ai suoi di votare il candidato dei cardinali ni che abbiamo dovuto subire per i 150 an-
delle sedi diocesane centro-settentrionali, il ni. In quel giorno, però, ad Asti vi furono
Patriarca Sarto, e due cardinali rampolliani, degli adeguati festeggiamenti per le ordina-
Salotti e Cavagnis, portarono i loro voti e zioni conferite da Mons. Giuseppe Ronco
quelli dei loro amici sullo stesso Sarto, che ad alcuni novelli sacerdoti. Tra questi vi era
fu allora eletto la mattina del 4 agosto. Fu don Enrico Carandino (1860-1929), a cui è
così che, anche grazie alle manovre per nul- stato dedicato un libro curato dal pronipote
la rivolte al bene della Chiesa delle potenze sacerdote ed edito dalle Edizioni “Terra e
europee del tempo, la Chiesa ebbe un San- Identità”. Don Enrico fu una bella figura
to Pontefice, Pio X: l’uomo propone, ma sacerdotale strettamente legata a Mons.
Dio dispone. Giuseppe Marello, fondatore degli “Oblati
Come detto, il libro termina pubblican- di san Giuseppe d’Asti” e successivamente
do in appendice il diario inedito del concla- vescovo di Acqui (1846-19895). Padre Se-
ve, tenuto dal futuro cardinale Raffaele verino Dalmaso, superiore emerito degli
Oblati, ha messo a disposizione un’impor-
LUCIANO TRINCIA tante documentazione inedita relativa a
Conclave e potere don Enrico, incoraggiandone la pubblica-
politico. Il veto a zione. Si tratta principalmente di un diario
Rampolla nel sistema manoscritto redatto da don Carandino nel
delle potenze europee 1928, un anno prima della morte. In queste
(1887-1904) memorie don Enrico parla della sua giovi-
Ediz. Studium, nezza sino all’ordinazione sacerdotale.
Roma 2004, Don Enrico, nato il 14 maggio 1860 a
pagg. 315 Patro, in quell’epoca frazione del comune
€ 23,00 di Penango, nel Monferrato casalese, de-
scrive gli anni dell’infanzia a Portacomaro e
la scintilla della sua chiamata all’altare: una
bella predica sull’importanza della vocazio-
73
ne, tenuta dal viceparroco don Motta alla Padre Mori ripercorre le tappe più im-
Messa domenicale. Enrico ha 11 anni e, col portanti della vita di don Enrico all’interno
permesso dei genitori, decide di bussare al- della società Giuseppina, come l’incarico ri-
le porte di un sacerdote astigiano la cui fa- cevuto per preparare le Costituzioni della
ma era già uscita dai confini del Piemonte e congregazione e le nomine a superiore del-
dell’Italia: san Giovanni Bosco. Nel diario le case di Frinco (1893), di Alba (1901) e
l’autore descrive l’arrivo all’oratorio sale- poi, come abbiamo già visto, del seminario
siano di Valdocco, a Torino; l’incontro col di Fossano (1903). Nel 1918 riceve la nomi-
santo, che sarà anche per qualche tempo na dal Consiglio superiore di Procuratore
suo confessore; lo splendore delle funzioni generale degli Oblati a Roma, con l’asse-
liturgiche e l’atmosfera che regnava tra gli gnazione da parte del Vicariato della chiesa
studenti. Il piccolo Enrico sarà anche testi- di san Lorenzo in Fonte in via Urbana,
mone della morte di un alunno salesiano nell’antico quartiere malfamato della Su-
annunciata da Don Bosco nei famosi fervo- burra. Don Enrico rimarrà a Roma sino al
rini della “buona notte”. A Valdocco Enri- 1924, quando la malattia lo costrinse a ri-
co incontra per la prima volta Mons. Emi- tornare in Piemonte. Il periodo romano è
liano Manacorda (1833-1871), anch’egli na- di estremo interesse poichè, come scrive
to a Penango, uno dei vescovi intransigenti padre Dalmaso sulla rivista Marellianum
fedeli alla linea tracciata da Pio IX. Nel (nn. 54-55, aprile-settembre 2005, pag. 46-
1903 don Enrico, quando sarà nominato su- 47), don Enrico “aveva modo di seguire da
periore del seminario degli Oblati a Fossa- vicino gli avvenimenti ecclesiali e politici,
no, ritroverà il prelato, che era vescovo del- come appare dal diario della casa”. Incon-
la diocesi piemontese. Nel suo diario don tra Papa Benedetto XV e in seguito Papa
Enrico manifesta l’ammirazione per il pre- Pio XI; frequenta il Vicariato dove, annota
lato e la condivisione della sua posizione padre Mori, “ancora dopo molti anni era ri-
antiliberale, difendendone la memoria da cordato e nominato con venerazione”; ha
chi lo criticava (“egli amava il Papa, pensa- contatti con politici e diplomatici. Nel 1919
va col Papa, lavorava per il Papa”). è testimone di un avvenimento che ci può
Problemi di salute impediscono a Enri- aiutare a capire il clima di ostilità che in
co di rimanere dai salesiani di Don Bosco. Italia stava crescendo contro la Chiesa: il
Ritorna così a Portacomaro e nella preghie- superiore degli Oblati, don Cortona, è in
ra cerca di capire la volontà di Dio. Gli av- visita a Roma. In via Urbana incontra un
venimenti successivi lo portano prima al se- vescovo brasiliano che sollecita l’apertura
minario diocesano di Asti e poi alla congre- di una casa dei giuseppini nella sua diocesi.
gazione fondata da Mons. Marello nel 1878. Dapprima la risposta è negativa, ma poi,
Il diario continua con un’interessante espo- annota don Enrico nel diario della casa,
sizione sugli studi che vigevano nei semina- “considerando … che potrà quella missione
ri di quel tempo e termina con la sua ordi- prestarci un bel rifugio in caso di persecu-
nazione sacerdotale. zione religiosa qui in Italia, gli diamo qual-
Le pagine del libro proseguono con un al- che speranza”. In Via Urbana si manifesta
tro documento inedito, anch’esso custodito lo zelo sacerdotale di don Enrico, sia nel
nell’archivio storico degli Oblati di San Giu- curare le funzioni liturgiche, particolarmen-
seppe: una vita di don Enrico scritta da un te apprezzate dagli abitanti del rione Mon-
suo confratello, il padre Luigi Mori. Dalle pa- ti, sia nell’organizzare catechismi e attività
gine del Mori, come dalle righe introduttive ricreative per i ragazzi del quartiere. Pro-
al volume redatte da padre Dalmaso, emerge blemi di salute renderanno necessario il ri-
la profonda gratitudine e persino la venera- torno alla casa madre di Asti, dove rimarrà
zione che gli Oblati nutrono per don Enrico, sino alla morte. Padre Mori scrive: “il 21
come espresso nel necrologio della congrega- agosto (del 1929), alle 17,30, munito di tutti i
zione: “Uno dei più grandi costruttori della Sacramenti, spirava sereno e rassegnato, da
nostra Congregazione. Fu sempre un grande buon sacerdote ed esemplare religioso”.
studioso, specialmente versato nella lingua la- Il libretto si conclude con un capitolo
tina e greca, che insegnò per molti anni. Fu so- sugli avi di don Enrico, frutto di ricerche
prattutto un ricostruttore fedele della storia e genealogiche che possono essere un inco-
del carisma della congregazione”. raggiamento per tutti coloro che desidera-
74
mento carlista sono chiare e il Roncuzzi le partecipano alle funzioni della Settimana
espone con crescente ammirazione: “l’impe- Santa del 1938, “con requetés in cotta e can-
gno di opporsi in ogni tempo all’eresia sorta tori” (p. 95). “Cristiani sino al midollo” an-
nel ‘500, all’ateismo diffuso nel secolo dei che nei confronti dei nemici, come testimo-
lumi, all’agnosticismo democratico derivato nia questo racconto: “giaceva a terra un ne-
dagli innovatori dell’89” (p. 146); “Dios ante mico moribondo che spasimava di dolore e
todo per motivi religiosi (e per) motivi so- di sete. Due requetés si son posti in ginoc-
ciali, immancabilmente per tutti, perchè chio per dissetarlo e raccomandargli un
Stato, leggi, potere, ordine restan senza giu- buon pensiero ultimo, mentre una corona
stificazione, se a promuoverle ci si contenta attorno di baschi rossi pregava sommesso”
della sola volontà umana. Un uomo vale (p. 163). Roncuzzi annota anche i metodi
l’altro; il volere di uno o di mille non fa nor- rudi ma efficaci usati con alcune reclute che
ma e può mutare da un momento all’altro avevano bestemmiato (“comportati come
come il vento muove le foglie. Per questo, al primitivi”, p. 215). Pochi giorni dopo, le
di sopra di tutte le questioni e nel campo stesse reclute, abbandonate le blasfemie,
delle scelte, ciò che importa primariamente tra un assalto e l’altro, pregano col Devo-
es creer en Dios, alla legge naturale predi- cionario del Requeté… E quando la guerra
sposta da un Creatore” (p. 159-160). toccò il culmine delle violenze, il mormorio
E ancora: “Lo stato accentratore è che serpeggiava tra i baschi rossi diventa
un’unità giuridica che non corrisponde alle un’amara preghiera: “Dio abbia misericor-
esigenze della nazione a differenza dei fue- dia dei carnefici che si solo lasciati travol-
ros, i quali, non considerano l’individuo gere dall’odio; Dio abbia misericordia di
(astratto), ma la persona umana secondo il noi, se non siamo stati abbastanza cristiani”
posto che occupa nella società come padre (p. 126).
di famiglia, inserito in una professione, ap- I requetés amavano cantare gli inni della
partenente a un dato municipio” (p. 149). tradizione carlista, a iniziare dall’Oriamendi:
“Noi lottiamo per il ritorno di una monar- i numerosissimi soldati provenenti dalla Na-
chia legittima, riconosciuta tale, cattolica, varra la cantavano in castigliano, mentre i
spagnola nelle idee e nelle opere, che ri- baschi nella versione “euskara”. Potrebbe
spetti i diritti dei nostri fuoros, le antiche li- stupire la presenza di carlisti dei Paesi
bertà, prerogative, pacifiche tradizioni re- Baschi. Una conversazione riportata dal
gionali, e non resti alla finestra nella lotta Roncuzzi aiuta a capire l’origine religiosa
fra los limpios, gli onesti, e los sucios, i per- delle battaglie basche: “La questione basca,
versi, de la naciòn. Questi ultimi sono i di- non come era posta oggi, ma moralmente,
scendenti dei liberali e libertari” (p. 112), era venuta fuori senza artifizi politici quan-
imbevuti delle idee giacobine e democrati- do gran parte della Spagna, a cominciare
che esportate dalle baionette napoleoniche, dalla Capitale, accoglieva dalla Francia, mo-
gli “afrancesados” e “revolucionarios” (p. di, costumi, nuove abitudini di una vita che
60). Contro la democrazia parlamentare è rinnegava la consueta rettitudine della po-
auspicabile “un’assemblea composta dai polazione locale, allora, da Madrid, arriva-
rappresentanti di ceti qualificati e categorie vano idee liberali, le mode parigine, la stam-
produttive: esponenti del clero, delle forze pa degli scandali, le invettive contro il clero,
armate, delle corporazioni, delle municipa- la politica subdola degli svergognati; e i nati-
lità, dei sindacati ecc, non un popolo indif- vi, per differenziarsi, cominciavano a chiu-
ferenziato, valevole solo numericamente; dersi nel loro guscio territoriale e tradiziona-
Cortes a la española…” (p. 194) le. La mia nonna quando nominavano Ma-
I dialoghi in cui Roncuzzi scopre il pen- drid si faceva il segno della croce…” (p. 66).
siero carlista avvengono nelle trincee, nei Le memorie del Nostro permettono di
trasferimenti o nelle rare licenze. In ogni conoscere aspetti poco conosciuti della
circostanza i commilitoni carlisti dimostra- guerra civile spagnola, come l’atteggiamen-
no di essere davvero “cristiani fino al mi- to dei “rossi” (da non confondere con le
dollo”: frequentano assiduamente le Messe boinas rojas, i baschi rossi dei Carlisti!) nei
al campo officiate dai cappellani; si riuni- confronti dei templi protestanti, che vengo-
scono per le orazioni serali e pregano per i no risparmiati dal loro furore antireligioso
compagni caduti in combattimento (p. 147); che è essenzialmente anticattolico. Il fatto
76
gioventù.
Don Ugo Carandino
77
• ANDREA GIACOBAZZI
L’asse Roma-Berlino-Tel Aviv.
I rapporti internazionali delle
organizzazioni ebraiche...
Il Cerchio, Rimini 2011
pag. 280 - €17,00.
I pasti
- Cena di sabato sera: presso un servizio di ristorazione.
- Colazione di domenica mattina: presso l’albergo dove dormono i pellegrini.
- Pranzo di domenica: pranzo al sacco alle porte di Loreto. Ogni pellegrino deve arrivare al
pellegrinaggio con il necessario (cibo, bevande, posate, ecc.), l’organizzazione fornisce del
pane fresco e dell’acqua.
- Si consigliano inoltre bevande e alimenti energetici per la marcia e per le pause.
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Attrezzatura e abbigliamento
- I pellegrini devono portare:
- un bagaglio con gli effetti personali per pernottamento: si consiglia di mettere un’eti-
chetta con proprio nome sui bagagli per facilitare lo smistamento;
- un bagaglio con il cibo e bevande per il pranzo al sacco della domenica.
- Si consiglia di portare una borraccia e uno zainetto per la marcia, contenete il necessario
in caso di pioggia, gli effetti personali, gli energetici, ecc.
- Si consigliano delle scarpe comode e un copricapo per proteggersi dal sole.
- Si invitano gli uomini ad evitare l’uso delle bermuda; si suggerisce alle signore e alle signo-
rine l’uso delle gonne sotto le ginocchia e un velo o copricapo per le preghiere nelle chiese
e per l’assistenza alla Santa Messa.
Pernottamento
- I pellegrini pernottano in una struttura alberghiera a Castelfidardo.
- Sono disponibili camere da due o tre posti, divise per le donne e per gli uomini. I parteci-
panti devono quindi adattarsi a dormine con altri pellegrini. Ovviamente i nuclei familiari uti-
lizzano la stessa camera. I posti-letti sono limitati, quindi “chi primo arriva, bene alloggia”.
- Per i giovani è possibile una sistemazione più economica in un ostello.
- Per mantenere lo spirito del pellegrinaggio e non disturbare gli altri partecipanti, i pellegri-
ni sono invitati a rientrare nelle camere entro la mezzanotte.
Quota di partecipazione
- Per gli adulti: 65 euro (la quota comprende: contributo spese organizzative, camera d’al-
bergo, cena del sabato sera, colazione di domenica mattina, sala per il pranzo al sacco di
domenica).
- Per i giovani che dormono all’ostello: 45 euro (che comprende: contributo alle spese or-
ganizzative, posto letto all’ostello, cena del sabato sera, colazione di domenica mattina sala
per il pranzo al sacco di domenica).
- Per i bambini sino ai 14 anni: 50 euro.
- Chi avesse delle difficoltà economiche (studenti, famiglie numerose, ecc.) non rinunci al
pellegrinaggio: l’organizzazione potrà facilitare l’iscrizione.
- Chi fosse impossibilitato a partecipare può inviare un’offerta per contribuire alle spese or-
ganizzative e per favorire l’iscrizione delle persone più bisognose.
Vita dell’Istituto
Campo beata
Imelda 2011
su la Repubblica (“Tombe degli zuavi ab- stato benedetto e inaugurato da don Ricos-
bandonate”, 23/9/2010). sa in presenza di don J. Le Gal e numerosi
Il 1 ottobre 2011 a Castelvetro (Mode- fedeli sabato 5 novembre 2011. Questa pe-
na), nella cappella di Villa Cialdini, don Ri- rò è solo una prima tappa della nostra sot-
cossa ha celebrato la S. Messa con la quale toscrizione per avere una cappella a Parigi.
si è concluso il convegno organizzato da Infatti, il locale acquistato non è abbastan-
“Terra e Identità” su: “Il generale Cialdini: za capiente per accogliere tutti i fedeli della
eroe o carnefice?”. La Messa era in suffra- Messa domenicale, che continuerà ad esse-
gio delle vittime di Pontelandolfo e Casal- re celebrata in rue Bleue, nel ‘9° arrondis-
duni, di tutti i patrioti duo-siciliani, e dei sement’, e il nuovo oratorio nel ‘15° arron-
soldati della Brigata Estense. dissement’ sarà utilizzato solo per le ceri-
Il 27 novembre all’oratorio di Pescara e monie infrasettimanali Il nuovo oratorio,
il 3 dicembre 2011 alla Casa San Pio X si comunque, ha già permesso a numerosi fe-
sono svolti dei ritiri spirituali in preparazio- deli di assistere alla Messa nei giorni feriali,
ne dell’Avvento. di confessarsi e di frequentare i corsi di ca-
• Francia Parigi: Benedicamus Domi- techismo. E per la prima volta, dopo cinque
no! Dopo cinque anni di ministero nella zo- anni, abbiamo potuto - con profonda com-
na di Parigi, abbiamo potuto acquistare, mozione – dare la benedizione eucaristica.
nella primavera del 2011, un locale nel ‘15° Ringraziamo i nostri benefattori e li assicu-
arrondissement’, rue Théodore Deck, che è riamo della preghiera quotidiana di tutti i
fedeli parigini. La sottoscrizione continua!
Benedizione del nuovo oratorio di Parigi il 5/11/2011
Grazie al nuovo locale, abbiamo anche po-
tuto cantare per la prima volta a Parigi, per
Natale, la Messa di mezzanotte.
Conferenze.
Per “I sabati di san Gregorio VII” tenu-
ti da don Carandino all’oratorio di Roma: il
14/10/2010 “I documenti di P io XI
sull’Azione Cattolica”; il 20/11/2010 “L’en-
ciclica Casti Connubii di Pio XI”; 15/1/2011,
“I radiomessaggi natalizi di Pio XII” ; il
19/3/2011 “La devozione a san Giuseppe nel
magistero dei Papi”; il 16/4/2011 “I riti della
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Settimana Santa”; il 14/5/2011 “Il Magistero invito del salotto culturale “Semprevivo”,
di P apa Benedetto XV (1914-1922)” , il conferenze di don Carandino: il 25/2/2011
15/10/2011 “L’enciclica Mortalium animos: su “Cattolici e risorgimento”; il 24/3/2011 su
l’ecumenismo di Benedetto XVI condannato “Il magistero di Pio XII”.
dalla Chiesa”; il 17/12/2011 “Considerazioni Il 21/3/2011 a Modugno (Bari), al “IX
sull’Avvento e il Natale”. Premio Giglio del Sud Pino Tosca”, orga-
All’oratorio di Pescara conferenze di don nizzato dal “Centro Tradizione e Comuni-
Carandino: il 29/1/2011 e il 26/2/2011 “Per tà”, relazione di don Carandino, che è stato
non dimenticare, per non cambiare: il Breve anche premiato dalla giuria. Nella sede del
Esame Critico del Novus Ordo Missae”; CTC di Modugno conferenze di don Caran-
19/3/2011 “La devozione a san Giuseppe nel dino: dall’ottobre 2010 al giugno 2011 corso
magistero dei Papi”; il 22/10/2011 “L’encicli- mensile di formazione dottrinale sui Sacra-
ca Mortalium animos: l’ecumenismo di Bene- menti; il 19/19/2011“L’enciclica Mortalium
detto XVI condannato dalla Chiesa”. animos: l’ecumenismo di Benedetto XVI
Conferenze di don Carandino a Pescara condannato dalla Chiesa”; il 23/11/2011“Il
su invito di “Amicizia Cristiana”: il Tempo liturgico dell’Avvento”.
23/10/2010 presentazione del libro “La veri- Il 31/3/2011 al Municipio di Portacoma-
tà sugli uomini e sulle cose del Regno d’Ita- ro (AT) e il 1/6/2011 alla Biblioteca di
lia”; il 20/10/2011 (con Luciano Garofoli) Moncalvo (AT), presentazione del libro
presentazione del libro di Yann Moncom- Don Enrico Carandino da parte del nipote
ble, Il segreto del mondialismo. A Chieti, su don Ugo.
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Pellegrinaggi
• Roma. Lo scorso numero avevamo di-
menticato di segnalare il bel pellegrinaggio
A Monchio sul luogo dell’uccisione di Rolando Rivi organizzato da don Le Gal a Roma in otto-
bre del 2010 per i fedeli belgi e francesi. Una
dicembre predicato da don Cazalas, sostitui- cinquantina i partecipanti. (Cronaca nell’ulti-
to poi da don Murro, e don Jocelyn Le Gal. mo numero edizione francese di Sodalitium)
2011: 20 persone al turno misto inverna- • S. Sindone. I fedeli di Annecy, Lione e
le di Verrua (3-8 gennaio; don Ricossa e Serre-Nerpol si sono ritrovati il 13 maggio
don Giugni); 6 persone al turno di febbraio 2010 in occasione dell’Ostensione della S.
dato a Serre-Nerpol da don Cazalas e don Sindone: dopo aver assistito alla Messa nella
Jocelyn Le Gal. Maggio 2011, 10 persone cappella di Torino, giorno dell’Ascensione,
(don Murro e don J. Le Gal). Dal 4 al 9 lu- insieme a don Murro e don Thomas Le Gal
glio: 22 persone a Serre-Nerpol (don Ricos- hanno venerato insieme l’insigne Reliquia. Il
sa e don Murro). A Raveau, 1-6 agosto per 22 – 23 maggio 2010, ancora, pellegrinaggio
14 donne, 8-13 agosto per 10 uomini dati da alla S. Sindone a Torino per una ottantina di
don Murro e don Giugni. A Serre Nerpol vi fedeli francesi (Parigi e Ovest della Francia
sono state 8 persone al turno di agosto pre- organizzato da don Jocelyn Le Gal) e una
dicato da don Giugni e don Cazalas. Agli quarantina di italiani (organizzato da don
esercizi d’Agosto dati a Verrua da don Ri- Giugni) con visita ai principali santuari di
cossa e don Carandino hanno partecipato Torino (Don Bosco, San Giuseppe Cottolen-
12 persone al turno femminile (22-27 ago- go, San Giuseppe Cafasso e la Consolata).
sto) e 14 a quello maschile (29 agosto- 2 • 29 maggio 2010: don Michel, con alcu-
settembre). Il giorno dopo, 3 settembre, ni fedeli di Roma, si reca a Gennazzano per
don Ricossa è partito per Serre-Nerpol per venerare l’Immagine della nostra Patrona.
dare gli Esercizi alle Suore di Cristo Re e a • Il 2 ottobre 2010 appuntamento al S.
una religiosa del nostro Istituto; detti Eser- Monte di Varallo Sesia. Dopo il pranzo
cizi sono terminati il 10 settembre. Dal 19 conviviale, la giornata piovosa non ha spen-
al 24 a Verrua, si sono svolti gli esercizi sa- to il fervore dei numerosi pellegrini che
cerdotali ai quali ha partecipato anche un hanno detto il Rosario e fatto la scala santa
confratello amico. Gli Esercizi per le nostre visitando le splendide cappelle (52 parteci-
religiose si sono tenuti a Verrua dal 24 al 29 panti).
maggio 2010 (don Murro e don Ricossa) e • Il 1 ottobre 2011 per il mese del Rosa-
dal 27-02 al 4/03/2011. rio ci siamo trovati al S. Monte di Crea pa-
Ritiri di perseveranza. Italia. Per aiutare trona del Monferrato, il programma abitua-
la perseveranza, l’Istituto organizza dei le prevedeva la visita delle Cappelle con la
brevi ritiri in occasione dell’Avvento e del- recita del Rosario, la preghiera in Chiesa e
la Quaresima, ed accoglie numerosi ospiti il pranzo conviviale (46 partecipanti).
nella casa madre in occasione dei riti della • 19 giugno 2010 : pellegrinaggio con don
Settimana Santa. Sempre a Verrua, dal 25 Jocelyn Le Gal in Seine-et-Marne, con cele-
al 27 febbraio 2011, si è svolto un ritiro per brazione della Messa, pranzo conviviale, vi-
22 membri del Rocker’s Klan. sita della Cattedrale di Meaux e poi del Car-
Francia. Una giornata di ritiro per la per- melo (dove avvenne un miracolo eucaristico
severanza si è svolta a Serre Nerpol il 3 aprile in presenza di Dom Guéranger).
2011, predicata da don Cazalas e don Murro, • 8 dicembre 2010 e 2011: come ogni an-
riunendo una cinquantina di partecipanti. A no processione con fiaccolata a Montmar-
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tre dopo la Messa al Martyrium, in onore Bologna. Abbiamo rispettato gli appun-
dell’Immacolata Concezione, quest’anno tamenti ormai tradizionali per gli amici
sotto la neve abbondante. emiliani e romagnoli: il 2 ottobre 2010 ed il
• 20 novembre 2010, pellegrinaggio dei fe- 22 ottobre 2011 al Santuario di San Luca,
deli di Lione, guidati da don Thomas Le Gal, per il mese del Rosario; il 27 novembre
al santuario di Notre Dame de Fourvière. 2010, nella chiesa di Sant’Isaia, per la sup-
• Il 7 maggio 2011 una quarantina di plica alla Madonna della Medaglia Miraco-
pellegrini si sono ritrovati a S. Valentino di losa; il 16 aprile 2011, via crucis per prepa-
Castellarano (RE) sulla tomba di Rolando rare la settimana santa, fino al convento
Rivi seminarista di 14 anni barbaramente francescano dell’Osservanza.
ucciso dai partigiani nel 1944. Dopo la visi- • Loreto – Nelle edizioni del 2010 e del
ta e la preghiera sulla sua tomba, il gruppo 2011 è cresciuto ulteriormente il numero
si è spostato in mezzo alle montagne di dei partecipanti al pellegrinaggio a piedi da
Monchio sul luogo dell’uccisione dove è Osimo a Loreto, ormai provenienti da qua-
stata deposta una corona di fiori vicino alla si tutte le regioni della Penisola, e nell’ulti-
lapide che ne ricorda il sacrificio. ma edizione, anche dalla Sicilia. Con gran-
• Il 18 giugno 2011, da Roma all’Abba- de soddisfazione registriamo anche la cre-
zia benedettina di Santa Maria di Farfa scita del fervore della preghiera e del nu-
(FR). mero delle confessioni. Nel 2010, nel 150°
• 1 agosto 2011: da Potenza alla Badia anniversario della battaglia di Castelfidar-
della SS. Trinità di Cava dei Tirreni (SA). do tra l’esercito pontificio e l’esercito sar-
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do, sui luoghi dei combattimenti sono stati svolto il 14 maggio: il tema è stato l’aposto-
finalmente ricordati anche i soldati di Pio lato della preghiera.
IX, con una bella lapide preparata dalla • Saint-Joseph a Cotignac. Ogni anno
Casa San Pio X e benedetta da don Ri - don Cazalas organizza per la domenica di
cossa. Pentecoste, nel sud della Francia, un pelle-
• N. D. de l’Osier. Il 7 ed 8 maggio 2010 grinaggio a San Giuseppe di Cotignac, con
ha avuto luogo il consueto pellegrinaggio a Messa al campo alla Madonna delle Grazie,
N.D. de l’Osier, alla presenza di Mons. che raduna una settantina di fedeli. Nell’edi-
Stuyver e di quattro altri sacerdoti dell’Isti- zione del 2010 erano presenti anche i fratelli
tuto. In ricorrenza dei cent’anni dell’enci- don Jocelyn e Thomas Le Gal; in quella del
clica “Notre charge apostolique” di S. Pio 2011, don Michel Andriantsarafara.
X che condannava il Sillon, si è parlato de- • Pellegrinaggio in Terra Santa. Dal 7 al
gli errori di questo movimento e dei princi- 16 novembre 2011, un gruppo di cinquanta
pi dell’azione sociale dei cattolici spiegati pellegrini (italiani, francesi, belgi e argenti-
da S. Pio X. Nel 2011 il pellegrinaggio si è ni) si è recato in Terra Santa per visitare e
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pregare nei luoghi più santi della Cristiani- X anniversario della fondazione della Casa
tà. Con loro sono partiti tre sacerdoti (don San Pio X e dell’Oratorio San Gregorio
Jocelyn Le Gal, don Ugo Carandino e don Magno; per festeggiare il doppio anniversa-
Hector Romero, che risiede a Rennes). rio, don Carandino ha scelto la data
Dalla Galilea alla Giudea, da Nazareth a dell’inaugurazione dell’oratorio di Rimini,
Gerusalemme (Santo Sepolcro, Cenacolo, che avvenne la seconda domenica d’ottobre
Getsemani…), da Qumran a San Giovanni del 2001. Il giorno precedente si era svolta
d’Acri, da Betlemme a Cesarea di Filippi… a Modena la VI Giornata della Regalità di
possiamo ringraziare Iddio per il successo Cristo (altra iniziativa dovuta a don Caran-
di questo viaggio, veramente unico! Tra i dino). Domenica 9 don Ugo ha cantato la
momenti più commoventi citiamo la Santa Messa solenne assistito all’altare da don Ri-
Messa celebrata all’altare del Golgota, a cossa e don Steenbergen, alla presenza di
Gerusalemme, o quella celebrata al lago di numerosissimi fedeli ed amici, quelli della
Tiberiade ricordando il primato di Pietro, o prima ora che aiutarono don Ugo dieci an-
ancora l’incredibile impronta civilizzatrice ni fa, e quelli che sono il frutto sovrannatu-
lasciata dai Crociati in soli due secoli. Che rale di dieci anni di lavoro. Tutti insieme ci
ciascuno dei Pellegrini tenga nel cuore per siamo poi ritrovati in un ristorante della
tutta la vita il ricordo di questi luoghi dov’è collina riminese. La coraggiosa decisione di
vissuto il Verbo incarnato. Deo gratias! Re- don Carandino, dieci anni fa, motivata uni-
sta una domanda: quando ripartiamo? camente dalla Fede, di lasciare la Fraterni-
tà San Pio X a causa degli errori dottrinali
• Anniversari Il 18 dicembre 2010 il no- e pastorali che la minano, fu una grande
stro Istituto ha festeggiato i 25 anni della sua benedizione per il nostro Istituto; ricordia-
fondazione. Il 26 giugno 2010 don Cazalas ha mo con commozione quei giorni, e coloro
celebrato la Messa per l’anniversario della che ci aiutarono, alcuni dei quali sono già
morte di P. Vinson a Serre Nerpol. Nel 2011 stati chiamati da Dio nella vita eterna. Ri-
abbiamo ricordato don Gustave Delmasure cordiamo poi altri anniversari:
nel 15° anniversario della sua morte. Il 12 Abbiamo solennizzato con una Santa
gennaio 2011 don Giugni ha festeggiato il Messa di ringraziamento i venticinque anni
suo ventesimo anniversario di ordinazione di matrimonio dei coniugi Moschetta (8 di-
sacerdotale. Il 7 maggio 2011 ricorrevano i 30 cembre 2010, a Ferrara), Salza (il 13 feb-
anni della consacrazione episcopale di Mons. braio 2011 a Ferrara), Peyronel (il 16 ago-
Guérard des Lauriers, a Tolone, dalle mani sto a Raveau); il centesimo compleanno
dell’arcivescovo Pierre-Martin Ngo-Dinh- della Signora Vittoria Patrignani, a Pesaro
Thuc, ed il 22 agosto successivo i 25 anni di (6 marzo 2011).
consacrazione episcopale di Mons. McKen-
na, conferitagli a Raveau da Mons. Guérard • Cresime. Mons Stuyver ha ammini-
des Lauriers. strato le S. Cresime a Verrua il 5 marzo
Con una particolare solennità, l’Istituto 2010 ed il 29 giugno 2011. A Serre-Nerpol il
ha festeggiato il 9 ottobre 2011, a Rimini, il 9 maggio 2010. A Raveau il 14 agosto 2010
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sco e Isabella Folchi Vici sono stati nostri di Padre Guérard, padre di due religiose;
insigni benefattori. Pierre Cuignet († 11 settembre 2011) fon-
Tra i sacerdoti amici dell’Istituto, conta- datore della scuola cattolica di Folleville. Il
vamo Padre Pierre Verrier, fondatore della Centro Studi don Davide Albertario e il CS
comunità benedettina di N.D. de Bethléem Federici ricordano lo storico Marco Pirina
a Faverney, in Franca Contea. Dio lo ha († 31 maggio 2011), che fu presso di loro
chiamato a Sé il 7 giugno 2011, assistito da valido conferenziere, e Sergio Albertario (†
Padre Joseph-Marie Mercier, che terminò giugno 2011), pronipote di don Davide, che
gli studi e fu ordinato sacerdote a Verrua. seguì sempre con interesse le iniziative del
Ai funerali, celebrati da Padre Joseph-Ma- Centro Studi che porta il nome della suo il-
rie, hanno partecipato a nome di tutto lustre parente.
l’Istituto e della Casa di Verrua, don Jo- Siamo vicini nella preghiera anche ai fe-
celyn e don Thomas Le Gal. deli o amici che hanno perso in quest’anno
Ricordiamo altresì alcuni amici che ci i loro cari, tra i quali: Giuseppe Franchini,
hanno lasciato, e che erano noti tra i vecchi Mario Morelli, Giovanni Senter, Chiara
difensori della Tradizione cattolica: Mauri- Dalmonech, Giuseppe Favrin, Mario Zani-
ce Muel († 4 gennaio 2011) già presidente ni, Elvira Mignini Cianciarelli (26 agosto
degli ex-Esercitanti parrocchiali dei CPCR; 2010), Maria Patricelli Mazzocca (26 set-
Pierre Moreau († 11 luglio 2011) combat- tembre 2010), Bruno Rinaldi (9 aprile
tente sul fronte dell’Est, direttore della rivi- 2011), e altri ancora.
sta Didasco, dalle cui colonne difese la Tesi