RIASSUNTI BERTINETTI 2 Cap. Il Modernismo e Il Primo Novecento 1
RIASSUNTI BERTINETTI 2 Cap. Il Modernismo e Il Primo Novecento 1
RIASSUNTI BERTINETTI 2 Cap. Il Modernismo e Il Primo Novecento 1
I. IL MODERNISMO
Nei primi decenni del Novecento in tutta Europa irrompe il fenomeno delle
avanguardie artistiche e letterarie.
Gli anni i che precedono la 1° Guerra Mondiale (GM 1914-1918) sono stati gli anni inaugurali
dell’urgenza progettuale.
Anni euforici, esaltanti, in cui sono maturate e si sono elaborate le premesse
per il grande rinnovamento.
E’ in quel periodo che si procede: alla pars destruens («BLAST: Review of the Great English
Vortex”, il titolo di questa rivista è indicativo del furore anticonvenzionale di questa fase);
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E’ in quel contesto che si attua la necessaria opera di negazione
e “distruzione” delle convenzioni ormai logorate e obsolete senza le quali i modernisti non
avrebbero potuto successivamente procedere alla “costruzione” e raggiungere i vertici assoluti
del loro operare.
La nuova situazione che si instaura nel dopoguerra è quella che in Francia e altrove va sotto il
nome di rappel à l’ordre (il ritorno all’ordine) e di cui in Inghilterra si erano già avuti segni nel
classic revival (ritorno al classico) desiderato da T. E. Hulme nel 1914.
2.Tradizione e discontinuità.
Il modernismo inglese non ha mai interrotto un dialogo ideale con il patrimonio della tradizione.
A differenza di altre avanguardie, e in particolare del futurismo italiano con cui fu chiamata a
confrontarsi, quella inglese non proclamò mai la necessità della tabula rasa.
E’ significativo che sulla rivista del movimento più sovversivo («BLAST», l'organo del vorticismo)
ci si appelli ancora ai classici, quali Shakespeare, Swif e Blake.
Un'altra verifica della discontinuità è il modo nuovo in cui i modernisti si confrontano con
l'esperienza urbana .
Un’altra conferma è data dall'intensità con cui i modernisti avvertono che il loro è uno scon-
volgimento epocale.
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Nè si può negare la vera e propria rivoluzione interpretativa attuata da Eliot nell'ambito stesso
della Tradizione: insomma il «colpo di Stato» con cui, dopo aver spodestato i romantici, Eliot in-
coronò i metafisici, mettendo in discussione l’ipotesi di una reale continuità dell'esperienza
modernista con la cultura che l'aveva preceduta.
Nell'avanguardia coabitano:
- sia l'interrogazione del passato
- sia la tensione verso il futuro.
Gli esponenti maggiori del modernismo sono gli outsiders:
- Eliot e Pound,i quali sentivano fortemente, l'esigenza di stabilire un dialogo con la cultura della
tradizione.
2. Cosmopolitismo e primato dell'esperienza urbana.
Per menzionare un celebre passo di Eliot a proposito del senso della tradizione di cui deve
essere necessariamente consapevole il poeta, ci si doveva misurare con la cultura europea («the
mind of Europe ») a partire da Omero.
Mentre rimane forte l'identità d'origine dei modernisti, è poi la cultura europea, in particolare
quella metropolitana di Londra (in quegli anni la più grande e ricca
capitale del mondo) a costituire il contesto necessario in cui giunge a maturazione il loro
progetto di radicale eversione delle forme tradizionali.
E’ Londra («apoteosi della vita moderna», « il trionfo dello spirito moderno»: sono definizioni di
Ford) a rendere possibile la nascita e l'organizzazione delle loro proposte:
- la circolazione delle idee,
- la formazione di gruppi e movimenti,
- l'istituzione di spazi alternativi,
e la loro divulgazione mediante giornali, riviste, case editrici, mostre, manifestazioni
Londra è anche lo spazio dell'emancipazione (si pensi alla contestazione delle suffragette e alla
fondazione del movimento femminista).
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La città modernista è il luogo privilegiato di sollecitazione ed elaborazione creativa.
Ford Madox Ford nel 1905 pubblica il saggio , “The Soul of London”.
Londra, divenuta immensa, non si può cogliere se non per frammenti, osserva Ford.
Non diversamente urbana sarà l‘image che Pound vorrà fissare sulla pagina quando evocherà
la forte emozione avvertita nella metropolitana nella sua famosa poesia “In a Station of the
Metro”(In una stazione del metrò, 1913)
Il contesto metropolitano,
e le nuove strutture conoscitive che la contrassegnano,
sono essenziali per comprendere l’ adozione della tecnica del flusso di coscienza di Joyce, (lo
stream of consciousness come scrittura degli «stati d'animo» di chi si avventura nel labirinto
metropolitano),
La crisi avviata all'esperienza metropolitana varrà inoltre a illuminare la poetica dei moments of
being («momenti dell'esserere») di Virginia Woolf nella Londra di “Mrs. Dalloway” o l’ “Unreal
City” (La Città irreale).
Denunciando in “The Soul of London” l’ inadeguatezza dei modi tradizionali a cogliere la
fenomenologia del vissuto metropolitano.
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3. Il modernismo delle arti.
La scrittura e il modello della pittura sperimentale.
Anche sulla scena londinese era la pittura che guidava la rivoluzione delle forme.
era un'allusione all'impatto straordinario causato dalle mostre di pittura che per la 1°volta
mettevano sotto gli occhi del pubblico le sconvolgenti innovazioni operate dai pittori
avanguardisti.
Ma altre esposizioni suscitarono non meno scandalo e clamore, segnatamente quelle dei
futuristi:
- nel 1913 alla Sackville Gallery
- nel 1914 con la “Exhibition of the Works of Italian Futurist Painters and Sculptors”
seguite da soirées, conferenze, declamazioni, concerti intonarumori.
Lo stesso Pound testimonia come a stimolarlo, fosse non tanto la sperimentazione letteraria
quanto quella molto più drastica dirompente della pittura ("non rappresentativa") che
procedeva "solo attraverso l'accostamento dei colori".
Nel 1911 la rivista <<Rhythm>> diretta da John Middletyon Murry e katherine Mansfield faceva
dialogare sulle sue pagine:
- Letteratura
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- filosofia (Bergson)e
- pittura (fauves e cubisti).
Qualche anno più tardi è la stessa scrittura che, esercita un grande impatto visivo sulle riviste
sperimentali.
<<Blast>>, ostenta un titolo esplosivo, bersagliato a lettere cubitali, disposto diagonalmente.
Secondo una tradizione ben viva nella cultura britannica sarà ancora una volta un poeta a
inaugurare una stagione di riflessione e di impegno critico che eserciterà un grande influsso fino
agli anni ’50: T.S. Eliot.
In polemica contro le scritture critiche "effusive" di eredità tardoromantica Eliot farà valere i
temi:
- dell’ IMPERSONALITà e
- dell’OGGETTIVITà
che già governavano la sua prassi poetica;
e la necessità:
- dell'analisi (elucidation),
- del raffronto (contrast) e
- della comparazione (comparison).
Le scelte di Eliot, strettamente funzionali alla sua attività di poeta, superarono l'ambito specifico
della loro applicazione e si imposero:
- per il fascino delle sue intuizioni e
- per la limpidità della sua intelligenza argomentativa.
Un altro intervento, che ebbe l'effetto di una vera e propria rivoluzione critica, fu la rivalutazione
che Eliot operò della poesia metafisica a danno della produzione poetica di Milton
Dryden
Pope
Shelley
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autori svalutati in quanto vittime di una presunta "dissociazione della sensibilità" linguistica e
culturale (“The Metaphysical Poets”, 1921).
Altrettanto influenti e decisivi di un generale riorientamento dei giudizi e del gusto, furono i
saggi che a varie riprese Eliot dedicò:
- ai drammaturghi elisabettiani e
- a Dante.
Data la grande personalità di Eliot poeta e critico non sorprende trovarne un'influenza della
cosiddetta "Scuola di Cambridge"
Subentravano:
- l'analisi e
- le ambizioni della psicologia sperimentale, come nel volume i “Principles of Literary
Criticism” (I fondamenti della critica letteraria, 1924) di Richards.
La critica analitica si figurò come l'indirizzo più attrezzato per rispondere alla sfida lanciata
dai testi sperimentali dell'avanguardia.
Negli anni ’30 la formazione del canone promossa dalla Scuola di Cambridge era già ben
avviata e i decenni successivi fino agli anni 60 furono quelli del progressivo consolidamento.
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Alcuni di loro, associati a Cambridge a un cenacolo esclusivo ("The Apostles”), frequentano poi
(nel quartiere londinese di Bloomsbury, da cui il gruppo deriva il nome) le riunioni informali del
giovedì sera organizzate dai figli di una saliente figura di uomo politico, studioso ed editorialista,
Leslie Stephne.
I bloomsburyani :
- non firmano manifesti
- non fondano scuole
- non si riconoscono in una teoria.
Roger Fry non è solo il promotore di mostre sul postimpressionismo (di grande impatto sul
pubblico), ma anche colui che nel 1913 dà vita agli
“Omega Workshops”
un atelier che, (rifacendosi al modello delle "Arts and Crafts” di Ruskin e Morris), riunisce in
associazione artisti e decoratori con il proposito di diffondere il gusto del moderno nel campo
delle arti applicate.
Il conflitto che scoppia tra Fry e Wyndham Lewis (quest'ultimo in un primo tempo aveva svolto
attività artistiche all'interno degli Omega Workshops) si configura come una vera propria
contrapposizione tra 2 posizioni inconciliabili all'interno dell'esperienza modernista:
da un lato c'è l'avanguardia radicale
dall'altro la cultura di Bloomsbury, accusata di importare in Inghilterra le innovazioni del
modernismo del continente per poi subito integrarle all’establishment.
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Se Bloomsbury è parte integrante del modernismo, non è meno vero che si configura spesso
come un movimento sensibile.
Gli spazi domestici che Bloomsbury ricerca, sono spazi diversi da quelli convenzionali.
Il culto della domesticità (così antitetico agli spazi aperti e rischiosi delle peripezie, delle
odissee) appare una risposta alternativa al modernismo nomade, esaltante, eroico, dirompente,
praticato dagli outsiders:
- James Joyce
- Wyndham Lewis ed
- Ezra Pound.
Un aspetto che costituisce un aiuto decisivo nell'ambito del modernismo alternativo praticato
dal Bloomsbury Group è quello legato:
- alla problematizzazione della categoria del genere sessuale e
- alle rivendicazioni della scrittura femminile che vuole dare espressione a un'identità a
lungo repressa.
La scrittura femminile,
respinti i paradigmi patriarcali,
presa coscienza della differenza sessuale (gender) e
delle potenzialità che vi si possono liberare,
La scrittura femminile dichiara sul piano stilistico la propria ostilità alla "frase costruita
dall'uomo, troppo dispersa, troppo pesante, troppo pomposa perché posso usarla una donna"
(V. Woolf).
È una posizione che non è limitata solo alla "madre" del modernismo letterario, i cui saggi di
femminismo impegnato quali “A Room of One’s Own” e “Three Guineas” hanno un grande
riecheggiamento, che coinvolgerà anche altre scrittrici.
Se le arti visive giocano un ruolo centrale nella cultura del Bloomsbury Group, non vanno
trascurati anche gli stimoli riflessivi che provengono al modernismo bloomsburyano dalla
scienza e dalla filosofia.
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II. LA POESIA
1. L’imagismo.
Il retroterra vitale, avvertito come punto di partenza da cui muovere per rinnovare radicalmente
la poesia, rimarrà quello dell'esperienza
decadente-estetizzante del cosiddetto
"Rhymers’ Club” (W. B. Yeats, Eranest Dowson, Lionel Johnson)
che aveva fatto tesoro delle suggestioni provenienti dal simbolismo francese, divulgato per
iniziativa di Arthur Symons con uno studio divenuto famoso
“The Symbolist Movement in Literature”.
Una 1° proposta di rinnovamento del linguaggio poetico venne dall’imagismo, di cui si fece
acceso propugnatore Ezra Pound nel 1912-13.
Dichiarata guerra a ogni dimensione poetica di carattere moralistico o didascalico, esso esaltava
la centralità dell'immagine.
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verso al linguaggio della quotidianità.
La 1° fase del movimento imagista si esaurì nel 1916, ma i suoi effetti furono importanti e
impregnati:
- sia sull'opera a venire di Pound
- sia su quella di Eliot.
2. Yeats. (1865-1939)
Di famiglia protestante
Nasce a Dublino da padre irlandese e madre angloirlandese
E’ educato a Londra e in Irlanda, da cui ricava opposte pressioni:
- l'apertura al cosmopolitismo della prima
- e i fermenti culturali e politici, della seconda.
Dopo aver studiato per 3 anni all’Academy of Art (l'arte e in famiglia) decide di dedicarsi alla
letteratura.
Alla svolta modernista di Yeats presiede la maturazione e la scelta di una nuova poetica.
Il suo linguaggio è ora segnato da:
- un crescente realismo, caratterizzato da toni vigorosi e da nitidi contorni
- diretto e colloquiale.
Yeats punta ora sulla polarità opposta dell'altro da sé, della comunità, della oggettività
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dell'immagine e del simbolo;
privilegia l’”anti-sé” della "maschera" (il "contrario" che complementa la nostra insufficienza
congenita)e si richiama all’impersonalità di una memoria più ampia, pubblica e collettiva,
identificata in una universale anima mundi.
dove prospetta le ipotesi fantasmagoriche che incorniciano non poche delle sue poesie come
"organizzazioni stilistiche dell'esperienza”.
Un altro tratto distintivo della modernità di Yeats è la piena assunzione di profonde difficoltà
che già aveva viste esaltate in un suo poeta d'elezione, Blake, e in un filosofo che esercitò un
grande fascino su Yeats, Nietzsche.
Yeats, protagonista del movimento x la rinascita culturale irlandese (Irish Revival) è il maggior
poeta d'Irlanda e anche una delle personalità più autorevoli della poesia europea novecentesca.
3. Eliot. (1888-1965)
Tra i massimi poeti del Novecento europeo e americano, personalità egemone del modernismo
anche per il suo influente attivismo di critico letterario è
Thomas Stearris Eliot .
La letteratura di “The Symbolist Movement in Literature”di Arthur Symons introduce Eliot alla
poesia di:
- Rimbaiud
- Verlaine
- Mallarmé
- e in particolare di Laforgue.
La scoperta della poesia simbolista non è estranea alla decisione di Eliot di perfezionare gli studi
a Parigi.
La sua 1° pubblicazione inglese appare nel 1915 su <<BLAST>>, la rivista verticista diretta da
Wyndham Lewis.
Un'altra conferma della piena partecipazione di Eliot alle innovazioni contemporanee, è la sua
produzione poetica negli anni 1917-19 “Poems”
che riprende le forme "rigide" e "classiche" di Théoophile Gautier, in quartine a rima alternata.
Si è già detto:
dell'importanza della poetica di Eliot (il rapporto attivo con la tradizione, l’impersonalità,
il "correlativo oggettivo") e
della centralità della sua produzione critico-saggistica ( riscoperta dei "metafisici",
attualità di Dante, ecc..)
Le suggestioni etnologiche e antropologiche, dai riti pagani della vegetazione, ai miti del Graal,
forniscono il referente simbolico all'<<antico>>, portando al massimo gli orizzonti universali
entro cui è prospettata l'angosciosa alienazione contemporanea.
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La terra desolata, che nella dicotomia aridità/fecondità ritorna ciclicamente in tutte le epoche,
è:
- il deserto biblico
- l'inferno di Dante
- La città satanica di Milton
- La folla anonima della Londra attuale.
Se l’appello alla <<musica delle idee>> mette in guardia da interpretazioni tese a scoprire una
compattezza logica al poemetto, sembra più storicamente pertinente a illuminare tutta la novità
sconvolgente del testo eliotiano (lo shock, il suo effetto straniante) il richiamo:
- alle violente scomposizioni e
- alla spazialità simultanea della pittura sperimentale contemporanea, dai cubisti ai futuristi, ai
vorticisti.
La dedica del poemetto a Ezra Pound (“il miglior fabbro") non è affatto un semplice omaggio
formale al poeta con cui Eliot condivise tante iniziative e interessi.
Ma è il riconoscimento della famosa "operazione cesarea", in forza della quale Pound ridusse
drasticamente la composizione che Eliot gli aveva sottoposto a circa metà della sua lunghezza.
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Il poeta sperimentale:
- spersonalizza il discorso,
- attua contrazioni e condensazioni,
- suggerisce variazioni metriche e
- avanza opzioni sintattiche.
Tra “The Waste Land” e le ultime composizioni si collocano le esperienze poetiche che attestano
l'inizio di una risoluzione della crisi in una prospettiva religiosa, secondo un itinerario finalistico-
allegorico già in parte individuabile nella stessa tormentosa ansia di superamento che investiva
il celebre poemetto.
È una meditazione penitenziale aperta e interrogativa, lontana tanto dal paesaggio arido e
desolato della “Waste Land” quanto dai toni satirici degli “Hollow Men.”
Il cambiamento, oltre che avvertibile nella ricorrenza più ampia di riferimenti biblici e nella
presenza pervasiva dell'allegoria dantesca, investe anche il ritmo, che non è più quello spezzato
e conflittuale della “Waste Land “, o quello agitato di “Sweeney Agonistes” (Sweeney agonista),
ma quello ritmato della liturgia e dei salmi.
In assoluto una delle manifestazioni più alte della poesia religiosa del nostro tempo , i “Four
Quartets” (Burnt Norton, East Coker, The Dry Salvages, e Little Gidding.)
L'eterno che via via si manifesta nel flusso della temporalità è ora:
- l'arte
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- la tradizione
- l'incarnazione.
" La vicenda poetica di Eliot trova qui la sua soluzione più alta e definitiva:
la storia si ribalta in eternità
e l'individuo si ribalta in persona eterna annullandosi nella tradizione stessa”.
omosessuale
4. Auden e i trentisti.
già caratterizzate da una notevole maestria tecnico-stilistica, annunciano una ripresa dei modelli
premodernisti.
mescola prosa e poesia, alternando forme allegoriche, in un collage che, tende a essere diagnosi
di una società scissa, in sfacelo, attraverso un intreccio di testimonianza e denuncia già anticipati
delle prime poesie.
Intrecciata a qst 2 ultimi aspetti vi è un’altra considerazione di fondo, legata alla personalità
sessuale dell'autore , ingiustamente trascurata:
-sia la ribellione ≠ le ipocrisie e la sua tensione verso un'alternativa sociale
- Sia gli sbocchi conflittuali, spesso individualistici e narcisistici, della sua ricerca.
La considerazione è che l’Auden critico della società faceva contemporaneamente i conti con
le proprie diversità, con la propria emarginata omosessualità, la cui problematica espressione fu
possibile solo attraverso la fuga dalla repressiva società inglese, grazie al liberatorio soggiorno
berlinese del
1928-29.
Le raccolte della poesia di Auden successive alla sua residenza e alla sua cittadinanza americana,
quali “Another Time” e “New Year”
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rivelano un accentuato interesse per:
- la riflessione filosofica( Kierkegaard) e
- per la dimensione religiosa.
5. Thomas
La famosa dichiarazione di Thomas: "Una mia poesia ha bisogno di una folla di immagini" va al
cuore del suo procedere poetico e si può estendere a tutta la produzione del poeta gallese.
Essa è flusso di contrasti, movimento perenne e conflitto non pacificato di immagini e ritmi di un
cosmo multiforme e contraddittorio.
Il corpo fa appello a tutti i sensi, e si impone con tutto il bagaglio delle sue sensazioni fisiche e
delle sue emozioni e trasforma linguaggio in parole incarnate, in pulsante matericità ("il mio
mondo, solido e fluido, di carne di sangue").
Oltre all'originalità e alla potenza del suo talento, il successo della sua poesia si spiega per aver
riportato in auge, la forza istintiva e vibrante delle emozioni, prese dal paesaggio e dalle
memorie della cultura gallese all'origine del suo mondo.
Thomas esercitò inoltre un notevole influsso sul movimento dei "neoromantici" degli anni ’40 (i
poeti inglesi della cosiddetta "New Apocalypse”).
Frequentò i surrealisti a Parigi e divenne seguace, traduttore e interprete della loro poetica
presso la cultura inglese.
Questi poeti, insofferenti verso la poesia trentista, riconobbero nella scrittura intensamente
visionaria e nei ritmi febbrili della poesia di,Thomas un caposcuola e un maestro.
- “ Portrait of the Artist as a Young Dog” (Ritratto dell’artista da cucciolo), il cui titolo
irriverente è chiara allusione al “Portrait of the Artist as a Young Man” di Joyce,
III. LA NARRATIVA
L'intenso dibattito sulla sostanza e la forma del romanzo (novel )che aveva caratterizzato gli
ultimi due decenni dell'800, si approfondisce e si radicalizza nella stagione modernista.
Il romanzo è teorizzato come suprema forma d'arte, superiore a ogni altro genere o attività
intellettuale, da Henry James, Joseph Conrad e da Lawrance.
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E’ Henry James , con l'autorità della sua pratica di romanziere e della sua riflessione teorica a
rivendicare il romanzo come forma d'arte.
Nell’ottica jamesiana il narratore moderno prende atto che una realtà profondamente mutata e
altamente problematica:
non può più essere contenuta nell'ambito di un intreccio prestabilito (il plot)
nè può essere raccontata univocamente da un autore onnisciente, che non è più
attendibile.
James coniò la teoria secondo la quale gli scrittori sono chiamati a presentare, attraverso le loro
opere, la propria visione del mondo.
In questo senso è significativa l'opera di romanziere:
l'uso del punto di vista,
del dialogo interiore e
dei vari tipi di narratore
diede una svolta al romanzo moderno.
La perdita di fiducia in un mondo oggettivo, che non si presenta più solido e trasparente, ma
appare al contrario evanescente ed enigmatico, è ciò che sta effettivamente dietro e legittima la
ricerca novecentesca di:
una nuova forma, di un nuovo linguaggio narrativo.
Quest'ultimo si fa ora:
- sottile esplorazione delle coscienze (James),
-monologo interiore (Joyce)
- percezione e illuminazione di privilegiati "momenti d'essere" (Woolf).
Proprio per afferrare almeno una parte della realtà, il romanzo rinuncia alle ambizioni
totalizzanti di una prospettiva sociale e collettiva e si fa:
- romanzo d'artista,
- indagine autobiografica
- fino a diventare riflessione su se stesso, metaromanzo.
Come testimonieranno Ford e Virginia Woolf, la penetrazione sulla scena inglese del romanzo
russo dà uno scossone all'ottuso realismo tardovittoriano, spalancando i nuovi orizzonti
dell'anima.
Ne saranno segnati tutti, da James a Conrad, a Lawrance, a Wyndham Lewis.
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1. Conrad (1857-1924)
Joseph Conrad nato in Ucraina da genitori polacchi, cresciuto in Russia e a 17 anni giunse a
Marsiglia per intraprendere la carriera marinara nella marina mercantile francese e poi in quella
inglese.
Per qualche tempo conciliò la scrittura con la vita sul mare, ma dopo la pubblicazione della 1°
romanzo “Almayer’s Folly” (La follia di Almayer, 1895), si stabilì in Inghilterra dedicandosi
totalmente all'attività di scrittore.
Conrad giunse relativamente tardi alla lingua inglese perchè i suoi maestri furono:
- Maupassant
- Flaubert
- Dostoevskij
Essi saranno un punto di riferimento obbligatorio anche per tutti gli scrittori più innovativi del
modernismo.
La sua lunga esperienza marinara, (nelle parti più lontane ed esotiche del globo) ha
un'importanza decisiva riguardo alla sua opera letteraria:
per il fascino che esercitava sul lettore la componente avventurosa e
incantatrice.
per la visione del mondo che ne scaturiva:
- la vita intesa come un misurarsi con le avversità
- il senso di comunità che unisce chi insieme affronta
- la necessità di un ordine che ne consenta successo, prevedendo per ognuno un suo
posto, un suo compito.
Quello che vale per l'equipaggio di una nave è un microcosmo esemplare,
vale per tutta la società!
Le donne "vivono in un mondo tutto loro, che non è mai esistito e che mai esisterà".
"Loro, le donne voglio dire, dovrebbero star fuori da tutto questo.
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Noi dobbiamo aiutarle a starsene in quel loro mondo meraviglioso se non vogliamo
che il nostro peggiori".
Molte delle storie conradiane si svolgono nei territori coloniali e nei mari che li congiungono, ma
diversamente dai suoi lettori di allora l'atteggiamento di Conrad non solo non è di convinta
adesione, bensì di contraddittoria riflessione critica.
Egli è consapevole dell'insostenibilità della presenza dei colonizzatori nei luoghi "altri" in cui si
sono insediati.
Conrad crede nel lavoro dell'uomo , un lavoro che porti risultati ottimi .
la vicenda, si svolge in Congo, ha al suo centro Kurtz, un uomo che tutta l'Europa, "aveva
contribuito a creare, mandato nella colonia africana come "portatore di civiltà" e come
campione di efficienza manageriale, il quale, sciaguratamente, si perde.
Il cuore di tenebra è quello dell'uomo europeo, dell'uomo civilizzato, che lasciato solo e solo a
se stesso in quel mondo primitivo e primordiale, si abbandona :
alla parte più remota di sé, istintiva e selvaggia (primitiva per l’appunto) e non dominata
dai frutti di quei pochi secoli di civiltà sovrapposti a millenni di
animalità e barbarie.
Le pagine in cui si descrivono gli schiavi africani lasciati morire nella "selva oscura" vicino al
cantiere della ferrovia hanno un evidente valore di denuncia.
racconta della terribile tempesta attraverso la quale il capitano Mac Whirr conduce alla salvezza
la nave e il suo equipaggio.
Non c'era un qualche premio per lui, non ci sono onori e gloria:
ha compiuto il suo dovere in circostanze drammatiche, ma facendo semplicemente ciò che
doveva essere fatto.
Kurtz, colpevole di essersi dimenticato di sé, in quanto uomo civilizzato, non viene lasciato
vivere come un re/dio nella giungla africana: viene fatto morire.
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Conrad è come il Dio terribile della Bibbia, che "affanna " le sue creature e le "atterra" senza
pietà se non portano il figlio sul monte per immolarlo, se non fanno ciò che deve essere fatto.
A differenza degli scrittori modernisti, il Dio/autore Conrad, come quelli vittoriani, sa cosa è
giusto e quel è il dovere di ognuno: dietro il racconto conradiano c'è una certezza morale
totalizzante, dall'alto della quale il personaggio e la storia vengono illuminati.
“Nostromo” (1904)
Mette in scena il fallimento morale prima ancora che pratico, di un gruppo di rivoluzionari.
Conrad è stato un grande narratore di storie, un inventore di trame e vicende assai lontane
dall’animo modernista; ha affidato la narrazione, a un
personaggio-narratore in genere incapace di cogliere il significato profondo dell'esperienza
raccontata.
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1. Ford (1873-1939)
Figura di transito tra cultura fin-de-siècle e cultura modernista, Ford ha rivestito un ruolo molto
importante di mediatore fra tradizione e innovazione.
Quando dirige l'influente <<English Review>> lo scrittore ha già al suo attivo, oltre un decisivo
sodalizio con Conrad:
i romanzi della trilogia Tudor (raccolti sotto il titolo di “The Fifth Queen” e
tanti saggi.
Ford ha un’attenzione verso la pittura, che gli deriva dallo stimolante ambiente
artistico-letterario in cui si era formato.
Il “disperato bisogno di una nuova formula" narrativa avvia lo scrittore verso la sperimentazione
di “The Good Soldier” ( Il buon soldato)
Per quanto riguarda i romanzi dei dopoguerra il risultato migliore è costituito dalla tetralogia di
“Parade’s End”
onsiderata l'affresco più ampio e persuasivo della società inglese prima e dopo il conflitto
mondiale.
Nominandosi come historian of his own times (“ storico del proprio tempo") Ford pone
l'accento sulla reconstruction in forza della quale il romanzo, che viene incontro alle esigenze di
una riflessione più sociale e collettiva degli avvenimenti, pur non rinunciando all'impiego alle
tecniche messe a punto nella fase sperimentale, si pone ora quale esperienza oggettiva e
documentaria, iscrivendo le proprie vicende in una cornice di eventi ben specificata e in un
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momento storico ben definito.
1. Lewis ( 1882-1957)
Lewis non è solo un letterato, ma anche pittore tra i più significative del’900.
Una volta rientrata a Londra, tutti questi stimoli culturali gli consentono di muoversi con più
indipendenza e spregiudicatezza all'interno di una cultura locale in ritardo e notoriamente
moderata.
moltiplica fino all'inverosimile gli incidenti e il ritmo sempre più accelerato del plot.
ambientato nei primi anni del ‘900 a Parigi, il romanzo descrive con grande verve
i rapporti che si instaurano all'interno di un gruppo di bourgeois-bohémiens
nella società artistica di Montmartre.
Qui Lewis ha modo di introdurre un'altra innovazione:
quella di una vigorosa caratterizzazione "esterna" e plastica, di grande
impatto visivo, presente anche in quei capitoli che sotto l'influsso del modello
dostoevskijano analizzano le lacerazioni dell'anima.
In polemica con l'opzione di una narrativa dell'interiorità (Joyce, Woolf), che Lewis aborre, fa
uso di una parola-azione violenta e dinamica, dura e scultorea, che rifugge da ogni psicologismo.
Con lui si imporrà lo "stile esterno", oggettivo, esito esasperato di una poetica che punta tutto
sul”Great Without”, la "totalità dell'esterno".
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Diseguale, ripetitiva, ma occasionalmente di grande incisività, è la sua saggistica.
1. Lawrence (1885-1930)
David Herbert Lawrence , scrittore profondamente legato alla tradizione inglese è tra i più
grandi interpreti della cultura e della crisi novecentesca.
Grazie a Ford Madox Ford, che ospita alcune sue poesie nella
<<English Review>>, Lawrence entra in contatto con l'ambiente letterario londinese e
pubblica i primi romanzi:
- “The White Peacock” (Il pavone bianco) e
- “The Trespasser” (Il trasgressore)
cornice autobiografica, con la penetrante analisi introsprospettiva del rapporto conflittuale tra i
genitori e figli:
Non meno complessa e profonda è la descrizione del doloroso processo di emancipazione dei
figli dell'ambiente domestico e del loro problematico incontro con il mondo esterno.
Egli traccia un affresco sociale e morale della vita inglese dalla seconda metà del XIX secolo fino
agli inizi del’900, mettendo a fuoco un fenomeno che l'autore diagnostica e vive come una
catastrofe: il crollo della perdita della comunità contadina a causa dell’avanzare della civiltà
industriale.
Nei suoi romanzi l'esperienza erotica rappresenta l'unica via superstite per una possibile
restaurazione della totalità.
L’eros lawrenciano, carico di valenze religiose e metafisiche, è ben lontano dall'essere osceno.
Come attestano i suoi numerosi attacchi alla promiscuità e alla pornografia, al contrario, egli
insiste sulla sacralità dell'esperienza amorosa, infatti eros =forza vitale profonda, pieno di
puritano rigore.
Dà inizio così a una serie di incessanti pellegrinaggi, vere e proprie fughe che lo condurranno
sempre più a Sud, in terre sempre più lontane dall’Europa e dalla civiltà industriale, alla ricerca
di grande civiltà primitive (Australia, Messico, il mondo etrusco…)
ha i toni (insoliti nel canone lawrenci ano) di un’elegante, anche se critica, commedia sociale.
Lawrence individua una speranza di rinascita nell'opera riformatrice di
figure-leader e in un rapporto uomo/donna non più basato sulla polarità tra i sessi.
Ora invoca una netta distinzione di ruoli, in cui la donna è perlopiù sottomessa all'uomo.
Sono queste posizioni ad aver attirato su di lui le riserve della critica femminista, nonché le
accuse di fascismo e di totalitarismo, e a fare di lui uno scrittore controverso.
quest'opera è un’affascinante, poetica rievocazione della visita che Lawrence fece alle tombe
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dell'antica Etruria, alla riscoperta di una civiltà che :
- vive di una spontanea vita fisica,
- che è in contatto con il "profondo" e con l'arcano,
- che è armonicamente integrata con il mondo naturale ed
- è rispettosa della molteplicità e diversità delle singole comunità.
Il rispetto per l'alterità e l'autonomia dei luoghi e delle comunità che li abitano è alla base di
gran parte delle opere dell'ultima fase lawrenciana come in
“The Plumed Serpent” e i racconti “The Princess”.
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1. Joyce (1882-1941)
1902 si reca a Parigi per studiare medicina, ma alla Bibliothèque Nationale i
testi in cui si immerge sono letterari e filosofici.
questo romanzo vedrà la luce, dopo una lunga elaborazione, nel 1916 con il titolo definitivo di
“A Portrait of the artsit as a Young Man”
(Ritratto dell'artista da giovane”).
Alcune delle sue liriche sono raccolte nelle poesie di “Chamber Music”
(Musica da camera).
1904 lascia definitivamente Dublino per Trieste, dove sarà professore di inglese
alla Berlitz School ( qui matura un sodalizio con Italo Svevo, che prende
lezioni di inglese da lui).
Nel 1922 si stabilì a Parigi e qui rimase fino al Dicembre 1940 quando l’avanzata vittoriosa dei
nazisti lo costrinse a rifugiarsi a Zurigo.
L’esilio che egli si autoimpose fu un fatto più estetico che politico volendo ricreare
la vita di Dublino, suo unico soggetto,città amata ed odiata, in fuga dalle reti della famiglia, della
patria, della religione , ne era tuttavia ossessionato.
è messa in scena, in tedesco, a Monaco di Baviera nello stesso anno della sua pubblicazione
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(1918), ma con uno scarso successo.
Le storie inoltre seguono una sequenza tematica e possono essere suddivise in 4 sezioni, una
per ogni fase della vita:
- l'infanzia
- adolescenza
- maturità e
- vita pubblica.
La tecnica narrativa Joyce abbandona la tecnica del narratore onnisciente e non usa mai un
singolo punto di vista; anzi ce ne sono tanti quanti sono i personaggi. Inoltre usa spesso il
"discorso diretto" anche per i pensieri dei personaggi, in questo modo, presentando i pensieri di
un personaggio senza una minima interferenza del narratore, permette al lettore una
conoscenza diretta del personaggio.
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Conosciuto in Italia anche come “Dedalus”, è un romanzo semiautobiografico di James Joyce.
Il romanzo descrive gli anni formativi della vita di Stephen Dedalus, l’alter-ego di Joyce ,
un’allusione all’artigiano della mitologia greca, Dedalo.
Il Portrait è un esempio di Künstlerroman (romanzo dell’artista) nella letteratura inglese.
Joyce narra il risveglio intellettuale, filosofico e religioso del giovane Stephen Dedalus che
comincia ad interrogarsi ed a ribellarsi contro le convenzioni irlandesi e cattoliche con cui è
cresciuto.
Alla fine andrà a Parigi per fare l’artista.
Il tema di “Portrait”non è più la paralisi, ma la fuga, l'esilio, che diventa la condizione tout court
dell'essere artisti.
Questo romanzo è diviso in 5 capitoli.
In esso esplora la maturazione graduale del giovane artista seguendone le varie fasi:
dall'infanzia
all'adolescenza
alla giovinezza.
L'ultimo capitolo, vede il giovane Stephne Dedalus abbandonare le costrizioni dei dogmi
imposti dalla cultura locale per i cieli aperti della libera creatività artistica.
era ancora forte l'identificazione tra Joyce e Stephen e il racconto della propria formazione
procedeva secondo i moduli tradizionale della scrittura realistica.
Il romanzo, si svolge in una sola giornata (il 16 giugno 1904) è ambientato a Dublino, ed è
articolato in modo da ricalcare nella struttura l’Odissea di Omero.
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Penelope è la sua sposa, Molly Bloom;
Il romanzo vorrà essere una summa di tutto l'universo, storia del mondo e della mutazione
incessante delle sue forme.
Emarginata la progressione cronologica della narrativa tradizionale, Joyce mette in atto una
rappresentazione sincronica di ciò che avviene:
in 1 solo giorno (16 Giugno 1904)
in una vita (Stephen Dedalus e Leopold Bloom)
in una data città (Dublino).
Il romanzo attrasse subito l'attenzione critica di T. S. Eliot , egli sosteneva che il ricorso al mito
conferiva:
ordine
senso
e forma
al panorama di immensa futilità e anarchia della storia contemporanea.
“FLUSSO DI COSCIENZA” è una tecnica utilizzata nella narrativa e consiste nella libera
rappresentazione dei pensieri di una persona così come compaiono nella mente, prima di essere
riorganizzati logicamente in frasi.
Il flusso di coscienza viene usato nei romanzi psicologici, ovvero in quei romanzi dove emerge in
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primo piano l'individuo, con i suoi conflitti interiori e, in generale, le sue emozioni e sentimenti,
passioni e sensazioni
Il 1° che propone seri studi sull'inconscio è Freud, ma la sua notorietà si deve a James Joyce.
Joyce influenzato dalle pubblicazioni di Freud nel 1906 realizza “Dubliners” dove si fondono:
realtà e mentre
coscienza e inconscio
e per fare ciò usa la tecnica del MONOLOGO INTERIORE DIRETTO (direct interior monologue)
derivante dalla teoria del flusso di coscienza.
Nell’”Ulysses” viene eliminata ogni barriera tra la percezione reale delle cose e la rielaborazione
mentale.
La tecnica è portata alle estreme conseguenze in una delle sue ultime opere “Finnegans wake”
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1. Forster (1879-1970)
Nel 1896 si iscrive al King's College di Cambridge, istituzione alla quale rimane legato sino alla
morte.
Entrerà e a far parte della società segreta universitaria a carattere velatamente omosessuale
The Apostles (Gli Apostoli), dove stringe amicizia, in particolare con Dickinson.
Forster metta al centro del suo universo narrativo la contrapposizione tra 2 culture:
quella conformista, borghese, razionale, legata al mondo delle cose e degli affari
e quella delle "ragioni del cuore".
con questo romanzo il suo nome diverrà noto presso il grande pubblico e gli ambienti letterari
inglesi.
Temi fondamentali del romanzo sono le relazioni fra persone di diverse classi sociali e le
difficoltà della vita.
Il romanzo racconta la storia di 3 famiglie molto differenti fra di loro:
- i Wilcox, ricchi capitalisti con investimenti nelle Colonie;
- gli Schlegel, di origine tedesca ed esponenti della borghesia intellettuale di Londra;
- i Bast, una coppia della classe media inglese.
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Tre famiglie che hanno molto poco in comune, ma che la vita fa incontrare e scontrare.
Dopo un lungo silenzio, durato oltre 10 anni e destinato a ripetersi (relativi alla sua
omosessualità, che diverrà tema centrale in “Maurice”) Forster dà alle stampe “A Passage to
India” (Passaggio in India, 1924)
E’ significativa in “Aspects of the Novel” (Aspetti del romanzo) l'accusa rivolta all'irlandese di
"degradare" la realtà.
Oltre all’impasse esistenziale di cui si è accennato, l'incapacità di Forster a spingersi "oltre"
rende ragione del silenzio narrativo in seguito al
“Passage to India” .
Considerata come uno dei principali letterati del XX secolo, attivamente impegnata nella lotta
per la parità di diritti tra i due sessi; fu, assieme al marito, militante del fabianesimo, nel
periodo fra le due guerre fu membro del Bloomsbury Group e figura di rilievo nell’ambiente
letterario londinese.
La Woolf sostenne l’inattualità delle convenzioni del romanzo edoardiano di Arnold Bennett, H.
G. Wells e John Galsworthy.
Il realismo con cui quegli scrittori raccontavano la realtà era per lei totalmente inadeguato:
- sia a cogliere la complessità e la mobilità di un contesto profondamente trasformato
- sia a fronteggiare l'inusitata problematicità dell'esperienza modernista.
A partire da “To the Lighthouse” (Gita al faro , 1927) avvia la fase innovativa
Essa attinge alle ragioni più profonde della realtà mediante un lavoro di progressivo
sgretolamento da lei definito “the tunnelling process”,
“caverne scavate intorno ai personaggi” nelle cui voragini si dissolve l'artefatta solidità del sé .
Lingua e stile
Con le stesse tecniche operate da James Joyce in Irlanda, Marcel Proust in Francia e Italo Svevo
in Italia, Virginia Woolf abbandona la tecnica di narrazione tradizionale per svilupparne una più
moderna.
Eliminando la forma comune di dialogo diretto e la struttura tradizionale della trama porta
l'attenzione del romanzo al monologo interiore del soggetto preso in questione.
Il tempo si differenzia per l'assenza di una cronologia precisa.
La narrazione procede attraverso spostamenti in avanti e all'indietro nel tempo.
La Woolf è in grado di rappresentare lo scorrere del tempo:
in 12 ore (La signora Dalloway),
in pochi giorni (Tra un atto e l'altro),
in diversi anni (Gita al faro)
o addirittura in tre secoli (Orlando).
Il linguaggio si presenta particolarmente raffinato e ricercato, ricco di similitudini, metafore,
assonanze, e allitterazioni usato per esprimere il flusso di coscienza.
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Lei supera la condizione subalterna della donna.
Dopo una lunga pausa, dovuta agli eventi luttuosi e alla malattia che la colpirono, tornò alla
scrittura con un'opera radicalmente diversa “Pastors and Masters” (Pastori e padroni)
Il dialogo, che non è affatto teatrale, è scandito da un'ironia sapiente e spesso beffarda, che
prevale sulla drammaticità stessa degli avvenimenti.
I romanzi hanno un tono velenosamente comico, con conclusioni tragiche (tragic ending).
Tra le molte figure irregolari che caratterizzano la scena letteraria inglese della prima
metà del’900 la più eccentrica è quella di Malcolm Lowry (1909-1957).
Figlio di un ricco commerciante.
Si imbarcò per un anno su una nave mercantile, esperienza che confluì nel romanzo
“Ultramarine” (1933) più tardi ripudiato dall'autore.
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Il VIAGGIO è l’emblema di tutta la sua visione esistenziale/letteraria.
= percorso dentro di sé, itinerario creativo destinato a non concludersi mai.
Egli viaggiò moltissimo, si trasferì in Canada, poi in Italia dove morì distrutto dall'alcol.
Uno dei capolavori del’900 inglese è “Under the Volcano” 1947.
IV. IL TEATRO
Bernard Shaw, che pure aveva fatto fare un salto di qualità al teatro tra la
fin de siècle e i primi del ‘900, rimase ancorato, a una concezione drammaturgica e a una visione
del mondo incapaci di confrontarsi con le radicali trasformazioni che mutarono il volto della
società novecentesca.
Il perdurante tradizionalismo delle forme teatrali dei primi anni del ‘900 è confermato dal fatto
che Gordon Craig, grande regista e teorico tra i più stimolanti di quegli anni, rimase inascoltato
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in Inghilterra.
Un esito estremo, che avendo ora come meta esclusiva la ricerca utopica di una forma "pura"
tramite la produzione di effetti visivi e di forme simboliche e cinetiche, finiva per abolire il teatro
tout court.
Questo è uno degli aspetti che spiega in parte l'emarginazione di Craig come regista effettivo.
Il recupero dell'uso delle maschere da lui proposto (un'altra soluzione per superare l’impasse
naturalista) ebbe influenza anche sul teatro di Yeats, di cui Craig fu grande estimatore.
1. Il <<poetic drama>>.
Sono i poeti che, in assenza di altre proposte alternative valide, si fanno carico di rinnovare le
convenzioni drammaturgiche ancora troppo legate alle regole obsolete del well-made-play.
Gli esiti di questo teatro poetico sono stati variamente interessanti, però spesso frammentari,
incapaci di superare il fatale handicap :
ovvero la natura sostanzialmente letteraria, e non teatrale dei loro testi, che li destina alla
lettura o all'occasionale performance elitaria al chiuso in una stanza per pochi iniziati.
L'assenza o la scarsità di allestimenti delle sue opere impedisce di accostarsi a un'esperienza che
fu tuttavia molto significativa e offrì spunti e anticipazioni al teatro a venire.
Yeats si fece promotore a Dublino della rinascita del teatro irlandese, fondando con Lady
Gregory il famoso Abbey Theatre (1904), al quale dedicò come organizzatore e autore
parecchie cure ed energie.
Il suo teatro inaugura il revival del poetic drama , la decisa volontà di creare un genere a sè,
distinto e autonomo rispetto alla sua attività poetica.
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Si tratterà comunque sempre di un teatro a forte quoziente di simbolicità, evocativo, visionario,
molto vicino alla sua poesia.
I suoi drammi hanno come tema il vasto repertorio dei miti e delle leggende irlandesi e, come la
sua prima poesia, sono caratterizzati da una qualità malinconica, trasognata, crepuscolare.
Uno dei suoi temi centrali è il contrasto tra:
il presente urbano degradato e
il passato eroico.
La sua ultima piéce è l'atto unico “Purgatory” (Purgatoruo, 1939) che attesta una ricerca
sperimentale mai interrotta.
Il poeta irlandese è affascinato dalle forme del teatro arcaico giapponese del Nō.
La rottura più netta con le convenzioni del teatro tradizionale e quella attuata dal più radicale
dei modernisti inglesi, Wyndham Lewis.
Essa tenta di applicare alla scrittura la rivoluzione astratta introdotta dal modernismo pittorico,
di cui Lewis fu in Inghilterra il leader, e ciò in sintonia con gli esperimenti contemporanei dei:
- futuristi e
- dei cubo futuristi.
ma l'abolizione totale dell'azione, il primato delle parole-immagini a scapito del dialogo l’ha
resa storicamente irrappresentabile.
Un tentativo di importare le forme brechtiane del teatro epico è nei drammi poetici del giovane
W. H. Auden.
Il suo è un teatro politico che si avvale anche delle tecniche del teatro espressionista per dare
risalto all'analisi sociale, che diventa l'obiettivo centrale degli autori.
Questo teatro risulta però poco convincente; la struttura drammatica disfatta di coerenza e il
messaggio non è sempre chiaro e finisce per perdere efficacia e credibilità.
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Decisamente più audace e creativo e di tutt'altra qualità e spessore, l'esperimento teatrale di T.
S. Eliot alla
“Waste Land: Sweeney Agonistes:Fragments of an Aristophanic Melodrama” (Sweeney
agonista: Frammenti di un dramma aristofanesco, 1932),
che accorpa 2 parti:
“Fragments of a Prologue” e
“Fragments of an Agon”
composte rispettivamente nel 1926 e nel 1927.
Eliot
lancia interrogativi inquietanti e spalanca improvvisi abissi metafisici al di sotto di una
situazione banale da commedia leggera,
mescola tonalità o argomenti effimeri a temi o problemi profondamente seri.
Eliot non aveva più come in “Murder in the Cathedral”, un pubblico di fedeli, ma il pubblico
normale del teatro, un’audience laica.
2.Coward (1899-1973)
Egli inventa una commedia leggera, scintillante, che è in antitesi a quella, ormai fuori gioco,
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seriosa, degli anni edoardiani di Somerset Maugham.
Considerato uno degli scrittori più influenti del XX secolo, il suo nome è accostato tanto al
modernismo letterario, in quanto discepolo, assistente e amico di
James Joyce,
quanto al postmodernismo, come fonte di ispirazione per molti scrittori a lui
successivi.
L'opera di Beckett è:
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- fondamentalmente cupa e tendente al minimalismo e, secondo alcune interpretazioni,
profondamente pessimista (persino nichilista) riguardo all'esistenza umana.
Non deve farci dimenticare i profondi legami che Beckett ha tessuto con quella stagione storica
di radicale rinnovamento della sensibilità e delle forme.
Dopo aver conseguito gli studi al Trinity College, si reca a Parigi, dove nel 1928 entra in contatto
con Joyce.
Lo scrittore irlandese stava allora elaborando quel work in progress che sarebbe diventato
“Finnegans Wake”.
Beckett ritiene assolutamente necessario l'obbligo di un rigoroso controllo formale degli apporti
acquisiti grazie all'apertura all'onirico e all'irrazionale
(qst atteggiamento lo apparenta nuovamente a Joyce).
Della sua ampia produzione, prima del teatro non bisogna trascurare:
l'attività poetica
documentata dai 13 testi di “Echo’s Bones and Other Precipitales”
l'opera narrativa:
PLOT: il cui omonimo protagonista è un dublinese che lavora come assistente in un manicomio
di Londra.
Murphy, per sfuggire a quel "fiasco colossale" che è il mondo, vive blindato nell'universo
solipsistico della sua mente, da cui invano un gruppo di conterranei, cercano di distoglierlo.
Dopo il suicidio e la cremazione, le sue ceneri, in seguito a uno dei tanti incidenti tragicomici di
cui è costellato il romanzo, finiranno per un disguido sul pavimento di un pub di Londra.
L'abbondanza del dialogo e il ritmo sostenuto anticipano alle pièces teatrali che Beckett si
accingeva a sperimentare.
Il vero punto di svolta nella struttura del romanzi beckettiani è costituito da “Watt”
cade la costruzione onnisciente del romanzo tradizionale (in età vittoriana c'era il
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narratore onnisciente, adesso non più!)
il personaggio è fantasmatico
La narrazione è affidata al monologo di un "io" sempre più transitorio e diviso, un io
destinata a dissolversi in voce schietta, in un balbettio esasperante, ripetitivo, dentro un
contesto di accadimenti che si descrivono come insensati frammenti.
in cui il protagonista, che in un primo momento coincide con il vagabondo Molloy, subisce una
progressiva, inquietante perdita di identità e divento un altro, sdoppiandosi nel poliziotto che lo
insegue, Moran, che inseguendolo a sua volta (senza mai raggiungerlo) smarrisce la propria
fisionomia metamorfosandosi in Molloy.
In “Malone meurt”
Raccontare, narrare, è unicamente possibile attraverso una serie di finzioni,i, che i protagonisti
della trilogia (progressivamente sempre più tesi alla disgregazione della propria identità
personale), si raccontano (e raccontano al lettore), nello sforzo disperato e vano di dare
consistenza a se stessi e al mondo.
Il periodo successivo alla stesura dei romanzi che compongono la trilogia, fu per Beckett un
periodo di difficoltà oggettiva a riprendere nuovamente a narrare in prosa.
E’ allora che Beckett si volge al teatro, ed è questo ambito che si dispiega interamente e con
straordinaria efficacia la sua disperante visione del mondo, una dimensione tragica che non
conosce liberazioni catartiche.
La forma teatrale offre a Beckett la possibilità di mettere in scena e animare i suoi personaggi
dandogli, quella plasticità e concretezza che nella scrittura erano andate perdute(dà vita ai
personaggi).
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Sulla scena le contraddizioni , le ironie, si traducevano nell'altro elemento del tragico
beckettiano, la comicità nonsense messa felicemente in atto sul palcoscenico della vita
quotidiana tramite:
le gags dei clown e i toni del teatro di varietà
le pose e le movenze che sembrano mimare le marionette
e comiche attinte dal cinema muto.
E’ un teatro anticonvenzionale che, come la sua narrativa, prescinde da ogni dimensione
naturalistica:
- lo spazio è il localizzabile,
- il tempo è irreale.
Gli elementi del teatro borghese che sopravvivono come relitti sulla scena sono portati sulla
scena solo in funzione ironica o farsesca.
“Fin de partie”
Il teatro di Beckett sarà sempre più contratto ed essenziale.. cambia verso il minimalismo.
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V. AL DI FUORI DEL MODERNISMO
Joyce aveva proclamato che "mattoni" romanzeschi come quelli dell'età vittoriana non ce ne
sarebbero stati più: con il primo novecento il nuovo corso della narrativa era stato delineato.
Effettivamente romanzi concepiti come "mattoni" non ce ne furono più, ma questo perché ogni
epoca si esprime secondo forme proprie!
Diversi furono gli scrittori di talento che si mossero in una direzione del tutto estranea al
modernismo; è opportuno ricordare che per alcuni di loro la carriera si prolungò nella seconda
metà del novecento.
Tra questi meritano l'attenzione:
William Somerset Maugham si impose come esponente della naturalismo inglese con
“Liza of Lambeth” (Liza di Lambeth).
I romanzi successivi si muovono invece lungo strade diverse, ma tutte lontane dai
territori moderni.
i più belli dei suoi racconti sono ambientati nelle colonie britanniche.
Nei suoi racconti c'è il ritratto formidabile di quegli uomini e quelle donne,
spietatamente ridicolizzati per le loro imperfezioni, silenziosamente ammirati per la loro:
- capacità di fare "un buon lavoro" in quei luoghi altri,
- di far fronte, senza gloriarsene, alle enormi difficoltà che si trovavano davanti,
- di fare bene ciò che bisognava fare.
PLOT: ha come protagonista Tony Last, un gentiluomo totalmente incapace di capire ciò
che accade nel mondo in cui vive, sia sul piano pubblico che su quello privato.
Il romanzo ha un taglio crudelmente comico ed è percorso da una satira feroce che non
risparmia nessuno, tanto meno lo sciocco protagonista, nonostante gli costruisca intorno
un alone di forte simpatia.
Bisogna anche ricordare “Brideshead Revbisited” (Ritorno a Brideshead)
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IL MODERNISMO e IL PRIMO NOVECENTO Ci troviamo durante il primo decennio del
NOVECENTO, caratterizzato dalla diffusione in tutta Europa delle avanguardie. In generale si
tratta di movimenti pervasi dal bisogno di rinnovamento, di modernità. Questa esigenza diventa
il programma di questi gruppi e il programma diventa un MANIFESTO. Per quanto riguarda il
MODERNISMO INGLESE, possiamo distinguere 2 MOMENTI, prebellico e postbellico.
PREBELLICO. Nel periodo prebellico abbiamo anni euforici, esaltanti, in cui si procede alla
PART DESTRUENS, ossia alla negazione e alla distruzione delle convenzioni, ormai logore e
obsolete. POSTBELLICO. Nel periodo invece postbellico abbiamo la parte di decantazione dei
risultati ottenuti, il consolidamento di ciò che si è raggiunto. Vi è il recupero della forma, della
struttura e della tradizione dopo le trasgressioni prebelliche. TRADIZIONE E
DISCONTINUITA’. Nonostante la necessità di pars destruens, non si proclamò mai la necessità
di tabula rasa: si mantenne comunque un rapporto con la tradizione. Vi fu dunque una frattura, un
oltrepassamento. In questo periodo è dunque forte la sperimentazione, un confronto con la realtà
urbana intenso, che fa pensare ad un forte sconvolgimento epocale ed infine la crisi del senso
storico. Forti esponenti di questo periodo sono Eliot ed Ezra Pound, che instaureranno un dialogo
con la cultura della tradizione. COSMOPOLITISMO. Nel caso di questi autori si parla anche di
cosmopolitismo, sia perché i più grandi esponenti di questo movimento si trovano oltreoceano
(America), sia perché questo cosmopolitismo spiega l’insofferenza dei modernisti verso orizzonti
chiusi e localistici. Ricordiamo l’importanza fondamentale della METROPOLI, dove nasce tutto
e dove tutto cresce e si evolve. Le trasformazioni dello spazio urbano portano ad una crisi della
rappresentazione, che avremo in VIRGINIA WOOLF, con MRS DALOWAY e con ELIOT nella
WASTE LAND, che la descrive come UNREAL CITY. LE SOLLECITAZIONI DELLE ARTI
LA SCRITTURA E IL MODELLO DELLA PITTURA SPERIMENTALE. Il modernismo ha
dato origine ad una interazione tra le arti: è in questo periodo la pittura a fare da guida. Le mostre
ebbero un impatto enorme sul carattere dell’essere umano: in particolar modo perché i pittori
mostravano un modo diverso di cogliere la realtà: non realistico, non lineare, non prospettico.
Anche la letteratura dunque non vuole essere da meno, si potrà parlare anche di cubismo
letterario. Con Pound avremo invece la rappresentazione letteraria della scultura. LA
RIFLESSIONE CRITICA: CANONIZZAZIONE DEL MODERNISMO (Scuola di Cambridge).
Abbiamo in questo periodo una stagione di riflessione e di militanza critica che eserciterà un
grande influsso fino agli anni 50. Ad inaugurarla ELIOT. Egli farà valere gli assunti
dell’impersonalità e dell’oggettività. Sosterrà inoltre la necessità dell’analisi, del raffronto e della
comparazione. Su queste tesi si basava la SCUOLA DI CAMBRIDGE. UN MODERNISMO
ALTERNATIVO: IL BLOOMSBURY GROUP. Per tutti gli anni 10, 20 e 30 un gruppo di
intellettuali e artisti si riuniva periodicamente. Il nucleo originario proviene appunto dalla
SCUOLA DI CAMBRIDGE: si aggiungono poi a questi membri iniziali l’editore Leonard Woolf
e la moglie Virginia, che pubblicheranno i POEMS di ELIOT e le opere di FREUD. Come
gruppo si oppongono all’AVANGUARDIA RADICALE, poiché NON hanno un manifesto, NON
hanno una teoria di base, sono semplicemente accomunati sia dalla posizione sociale, sia dalle
idee di fondo contro l’ipocrisia delle convenzioni estetiche, sociali e morali dell’Inghilterra
vittoriana. Il BLOOMSBURY GROUP non sarà reattivo, ma si baserà sul culto del
QUOTIDIANO, della DOMESTICITA’: questo gruppo inoltre accetta la diversità in tutte le sue
forme, prendendo con sé scrittrici, non dimenticando il mondo della scrittura femminile. Infine,
non bisogna dimenticare il peso del gruppo a sostegno della tolleranza e della diffusione del
pensiero democratico liberale. LA POESIA L’IMAGISMO. In poesia una prima proposta di
rinnovamento rispetto alle poesie precedenti, è sicuramente quella dell’imagismo di EZRA
POUND. Egli promuoveva la centralità dell’immagine: il linguaggio è dunque duro e asciutto,
finalizzato alla descrizione diretta della cosa. Abbiamo dunque ECONOMIA ESPRESSIVA,
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INTENSITA’, CONCRETEZZA e PRECISIONE. Questo movimento è cosciente del fatto che la
realtà in questo momento è discontinua e può essere rappresentata solamente tramite SCHEGGE
e FRAMMENTI. YEATS. Per quanto riguarda Yeats possiamo dire che, anche a causa della
doppia educazione, sia a Londra che a Dublino, egli ebbe due periodi, il primo, fino al 1914
decisamente tardo romantico, con toni nostalgici ed elegiaci, il secondo invece pienamente
moderno: è caratterizzato ora da REALISMO, TONI VIGOROSI e NITIDI CONTORNI.
Promuoverà l’oggettività dell’immagine e del simbolo. Sono caratteristici di Yeats le domande
irrisolte, i salti logici, la crisi della musicalità del verso, a favore di improvvise dissonanze,
l’adesione al mito. ELIOT. Si tratta di uno scrittore americano, nato nel Missouri, che frequenta
l’università di HARVARD, studiando letteratura e filosofia e avvicinandosi allo studio di
DANTE. Decide di perfezionare gli studi in EUROPA, andando a Parigi e poi in Germania,
infine ad Oxford e LONDRA, dove conosce EZRA POUND e le avanguardie. Nella sua
pubblicazione PRUFROCK E ALTRE OSSERVAZIONI abbiamo la prima forte dimostrazione
della crisi, delle tormentate interrogazioni esistenziali, della discontinuità tematica, tutto molto
MODERNO. Il vertice della produzione di Eliot è sicuramente THE WASTE LAND, il cui tema
è la crisi e la frammentazione della cultura occidentale, simbolicamente resa con la perdita di
fertilità della WASTE LAND. Utilizzerà il METODO MITICO, ossia il continuo raffronto e il
continuo riferimento ad un mondo mitico, il mondo antico. LA TERRA DESOLATA è allo
stesso tempo il deserto biblico, la terra devastata dal re Pescatore nella leggenda del Graal,
l’inferno di DANTE, la città satanica di MILTON e la citè di BAUDELAIRE. Sono dunque
presenti riferimenti alle opere più disparate, sia letterarie che filosofiche. THE WASTE LAND. Il
tema che affronta questa opera è la crisi e la frammentazione della cultura occidentale,
simbolicamente resa con la perdita di fertilità della WASTE LAND. Utilizzerà il METODO
MITICO, ossia il continuo raffronto e il continuo riferimento ad un mondo mitico, il mondo
antico. LA TERRA DESOLATA è allo stesso tempo il deserto biblico, la terra devastata dal re
Pescatore nella leggenda del Graal, l’inferno di DANTE, la città satanica di MILTON e la citè di
BAUDELAIRE. Sono dunque presenti riferimenti alle opere più disparate, sia letterarie che
filosofiche. Nell’opera Eliot inserisce la DEDICA A EZRA POUND (“il miglior fabbro”), sia per
rendergli omaggio, sia per ringraziarlo dell’operazione cesarea in forza della quale Pound ridusse
drasticamente la composizione che Eliot gli aveva sottoposto. Pound elimina parti discorsive,
nessi logici e indugi descrittivi. Quest’opera, insieme ad altre opere più recenti di Eliot, mostrano
la crisi della prospettiva religiosa. Una prima tappa di questa crisi è sicuramente THE HOLLOW
MEN, che propone una fine del mondo non con uno schianto, ma con un piagnucolio (This is the
way the world ends, not with a bang, but with a whimper). La vicenda poetica di Eliot trova
proprio nella storia la sua soluzione più alta e definitiva. Non si tratta però della stessa storia che
era stata il suo incubo ricorrente, ma si tratta della storia che si ribalta in eternità, priva di
angoscia esistenziale e sforzo creativo. In sostanza quando parliamo di ELIOT parliamo di una
CRISI ONTOLOGICA e della sua “salvezza” che rinvia all’attesa di una vaga pioggia salvifica
AUDEN e I TRENTISTI. Si tratta della personalità più importante degli anni 30. Nonostante egli
riprenda dei modelli premodernisti, egli non abbandona la sperimentazione. Nasce da lui la
POESIA TRENTISTA, ossia una forte propensione per il JE ACCUSE, uno spiccato interesse
per l’intervento-azione e per l’impegno ideologico. Sperano di poter cambiare la società, di
rimettere in sesto il mondo e invocano una concreta rivoluzione politica. Le loro produzioni
coniugano PASSIONE CIVILE e DISTACCO INTELLETTUALE: il poeta è dunque un
FREDDO OSSERVATORE. THOMAS. Non bisogna dimenticare la poesia del gallese Thomas,
caratterizzata da un flusso di contrasti, dal movimento perenne e dal conflitto non pacificato di
immagini e ritmi. Il linguaggio che utilizza è vigoroso, altamente associativo, densamente
metaforico e ricco di simboli religiosi. Il corpo si impone, nella sua poesia, con tutto il bagaglio
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delle sue sensazioni fisiche e delle sue emozioni. LA NARRATIVA. Il romanzo cambia
profondamente durante periodo di transizione dal Vittorianesimo al MODERNISMO. Si sente il
bisogno di un romanzo che sia veicol di un’autentica esplorazione, dell’indagine spassionata
della realtà, della testimonianza altamente conoscitiva. Il romanzo è UN’ALTA FORMA
D’ARTE, la suprema. Il narratore onnisciente non è più contemplabile, in quanto non è possibile
per un essere conoscere tutte le sfaccettature della realtà, ma avremo ora un narratore interno, che
attraverso il FLUSSO DI PENSIERI (stream of consciousness) racconta il proprio punto di vista,
la propria visione della realtà ed i pensieri interni, suscitati dagli eventi. Il romanzo non sarà più
il racconto di eventi, ma il racconto di ciò che gli eventi provocano nel pensiero e nell’animo di
un essere umano (MRS DALLOWAY). Non vi è più un mondo oggettivo, caratterizzato da una
verità, ma vi sono TANTE VERITA’. CONRAD. Nato in Ucraina, cresciuto in Russia e in
Polonia, si trasferisce poi a Marsiglia come militare. Prima conciliò la scrittura alla vita di mare,
mentre successivamente si dedicò a questa, diventando anche cittadino britannico. Della sua vita
precedente rimangono nella scrittura degli elementi importanti: LA NAVE, come microcosmo,
LA VITA AVVENTURIERA, che può mostrare sia diverse parti del globo, nuove, sia nuove
visioni del mondo, e IL SENSO DI COMUNITA’ che scaturisce dai viaggi, dalla conoscenza di
nuove avventure e nuovi luoghi. Non vi è però spazio per la DONNA nell’universo della scrittura
di Conrad, il quale immagina l’uomo che torna da giorni o mesi di lavoro sul mare e si aspetta
una figura consolatrice, affettuosa e serena, non problematica. HEART OF DARKNESS. E’ la
sua più celebre opera e tratta il tema della colonizzazione, che come cittadino inglese supporta,
ma al contempo è consapevole dell’insostenibilità della presenza dei colonizzatori nei luoghi in
cui si sono insediati. In questo romanzo la vicenda si svolge in CONGO ed ha al suo centro
KURTZ, un uomo che tutta l’Europa per via delle nazionalità diverse dei suoi ascendenti, aveva
contribuito a creare. Il CUORE DI TENEBRA è quello dell’uomo europeo, dell’uomo
civilizzato, che lasciato solo e solo a se stesso, si abbandona alla parte più remota e primitiva di
sé. E’ un romanzo che ha il valore di UNA DENUNCIA, sia per la descrizione degli schiavi
lasciati morire nella selva oscura, sia per la descrizione dei cannoni europei che sparano contro
un continente. In altre opere Conrad proporrà il suo schema in cui il personaggio si trova in una
situazione estrema con una prova tremenda da superare: se la supera non vi è alcuna ricompensa,
se non la supera verrà punito con la morte. In generale Conrad si erige a DIO TERRIBILE
DELLA BIBBIA, che affanna le proprie creature e le atterra senza pietà se non fanno ciò che
devono. Il DIO/AUTORE sa cosa è giusto e qual è il dovere di ognuno: vi è dietro dunque una
certezza morale totalizzante. Anche Conrad afferma la DIFFICOLTA’ del ROMANZO di
raccontare una realtà oramai troppo disgregata, non più oggettiva. FORD. Si tratta di una figura
di transito tra la fine del secolo precedente e il modernismo. Ha un ruolo molto importante di
mediatore tra la tradizione e l’innovazione. Animato anche dall’attenzione verso la pittura, egli
cercherà di descrivere la CRISI DELLA RAPPRESENTAZIONE, al centro della
sperimentazione prebellica. Sente il disperato bisogno di una NUOVA FORMULA narrativa, non
deve più NARRARE, ma DEVE RENDERE IMPRESSIONI. Anch’egli utilizzerà il TIME
SHIFT, ossia gli sbalzi di tempo non lineari. LEWIS. Letterato e pittore è sicuramente il più
cosmopolita tra gli intellettuali del modernismo inglese. Scriverà dei racconti che saranno degli
sketches importanti, ambientati in Gran Bretagna, in una società primitiva e in un ambiente
primordiale, dove troviamo personaggi emarginati, vagabondi etc. Egli si schiera inoltre contro
JOYCE e contro la WOOLF, aborrendo la narrativa di interiorità e facendo prevalere una
PAROLA-AZIONE VIOLENTA e DINAMICA. LAWRENCE. Autore importante nella
tradizione inglese, inserisce come temi principali nelle sue opere l’antagonismo tra istinto e
ragione, il conflitto tra NATURA e civiltà industriale, il problematico rapporto tra i sessi e
l’esaltazione delle passioni in contrapposizioni alle soffocazioni borghesi. Lawrence abolisce il
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VECCHIO EGO STABILE del romanzo onnisciente, lasciando spazio al movimento delle
incessanti metamorfosi e delle oscillazioni imprevedibili dei suoi personaggi. Porta avanti il suo
progetto utopico di fondare una colonia lontano dall’Europa e dalle sue macerie. Tutto ciò
costruisce la base della sua produzione poetica. Ricordiamo di Lawrence anche il profondo
disprezzo nei confronti del fascismo, da qui elabora la propria idea di FALLIMENTO di OGNI
MODELLO IDEOLOGICO e culturale che intenda proporsi come UNIVERSALMENTE
VALIDO. Da qui la sua aspra denuncia contro ogni forma di totalitarismo. In definitiva
Lawrence lancia il proposito di rifondare una vita di plenitudine, vibrante con le forze
dell’universo. JOYCE. Scrittore di origini irlandesi, è sicuramente il più inventivo e sperimentale
personaggio del 900 inglese. Dopo severi studi presso i gesuiti ed un’università cattolica, egli
sviluppa un’INSOFFERENZA per il provincialismo e il nazionalismo reazionario della cultura
irlandese. Scriverà alcuni racconti che confluiranno in DUBLINERS, che descriveranno la città
di Dublino, ma soprattutto i suoi abitanti. Lascerà poi Dublino per diventare professore di inglese
a Trieste, dove conoscerà Svevo. Dublino rappresenta infatti per Joyce la PARALISI. Inserirà in
quest’opera e nelle seguenti il concetto di EPIFANIA, ossia quell’elemento destinato a registrare
con cura attimi assai delicati ed evanescenti di un’improvvisa manifestazione spirituale. E’ in
sostanza l’improvvisa rivelazione dell’essenza di una cosa! Joyce utilizza uno stile oggettivo,
neutro, improntato alla massima economia espressiva. Inserirà una fitta serie di IMMAGINI e
SIMBOLI. ULYSSES. Si tratta di un’opera che in principio era stata concepita come un racconto
da aggiungere a Dubliners. E’ diviso in 18 capitoli ed ognuno vuole riferirsi ad un capitolo
dell’Odissea. Si tratta di una parodia dell’eroe omerico, che viene rappresentato in questo caso da
BLOOM, STEPHEN DEDALUS sarà invece il novello Telemaco che andrà in cerca del “padre”
negli ambienti di Dublino (pubs, strade etc). E’ la rappresentazione sincronica di ciò che avviene
in un solo giorno in una vita in una data città (come MRS DALLOWAY). Utilizza, esattamente
come ELIOT il METODO MITICO, ossia la rievocazione di personaggi, epoche ed eventi mitici,
per rappresentare negativamente e per contrasto la società del suo momento. La particolarità
dello ULYSSES è sicuramente quella di avere un’assenza di punteggiatura, di passaggi logici,
poiché viene dato ampio spazio al pensiero del personaggio, allo STREAM OF
CONSCIOUSNESS. E’ dunque il LINGUAGGIO il vero protagonista del romanzo di Joyce.
FORSTER. Si tratta di un autore inglese che mette al centro della propria produzione la
contrapposizione tra due culture, quella conformista, borghese, razionale, legata al mondo delle
cose e degli affari, e quella delle ragioni del cuore. Sarà lo scrittore di A PASSAGE TO INDIA,
attingendo dalla propria e personale esperienza in India, affrontando il tema in ottica
ANTICOLONIALE, dal punto di vista dei COLONIZZATI, opponendosi dunque alla visione di
Kipling. Si tratta dell’India britannica di anteguerra, dove due comunità vivono divise da un GAP
RAZZIALE e da un cumulo di pregiudizi e incomprensioni. In questo contesto diventano
inefficaci i genuini rapporti personali e quell’apertura dell’intelligenza anticonformista.
VIRGINIA WOOLF. Moglie dell’editore Leonard Woolf, diviene parte del Bloomsbury Group.
Con i suoi numerosi romanzi sostiene l’inattualità delle convenzioni del romanzo edoardiano. Il
realismo è per lei inadeguato e la rappresentazione della vita non può essere che frammentaria.
La più importante ed emblematica opera della sua produzione è sicuramente MRS DALLOWAY,
esperienza complessa e ambigua della città di Londra. Il narratore non è onnisciente, ma è un
personaggio che racconta e si racconta tramite pensieri e impressioni che il mondo gli suggerisce.
Vi è dunque il primato della COSCIENZA e il primato dei MOMENTS OF BEING, che, in
modo simile all’epifania, sono istanti soggettivi, puri istanti privilegiati ed epifanici. Sono gli
unici momenti in cui i personaggi possono avere uno spiraglio di luce sull’enigmaticità del reale.
Virginia Woolf propone il MONOLOGO INTERIORE. La sua produzione è frutto di
un’elaborazione formale senza tregua, spesso disperante, condotta nella solitudine della sua
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stanza. La sua è una sperimentazione spregiudicata, libera dalle costrizioni patriarcali e dai codici
normativi maschili. LOWRY e IVY BURNETT. Ricordiamo infine due autori che, seppure agli
antipodi, sono stati destinato allo stesso destino critico. Mentre la seconda propone un ritratto
critico quasi feroce della realtà, con ambientazioni di campagna, di famiglie patriarcali etc,
LOWRY riprende molti aspetti del modernismo, come la molteplicità dei punti di vista, il
monologo interiore, il flusso di coscienza etc. IL TEATRO. Perlomeno fino a Becket il teatro
inglese non è stato produttivo come lo sono state la narrativa e la poesia. Ci troviamo di fronte ad
un perdurante tradizionalismo che parte con SHAW e continua con CRAIG, anche se da
quest’ultimo abbiamo qualche accenno di innovazione. IL POETIC DRAMA. Si tratta dei poeti
che, in assenza di altre proposte alternative valide, si fanno carico di rinnovare le convenzioni
drammaturgiche. Ricordiamo tra questi lo stesso YEATS che, nonostante l’assenza o la scarsità
di allestimenti delle sue opere, si propose per la nascita del teatro irlandese. E’ un teatro
evocativo, visionario, molto vicino alla sua poesia, estraneo all’impianto e all’ispirazione
naturalistica. La rottura più netta con il teatro tradizionale è sicuramente quella di Lewis, che
propone una rivoluzione astratta introdotta dal modernismo. Viene abolita l’AZIONE, IN
FAVORE DI BLOCCHI DI SITUAZIONI STATICHE. Decisamente più audace e creativo è il
contributo di Eliot al teatro inglese. Lancia interrogativi inquietanti e spalanca improvvisi abissi
metafisici al di sotto di una situazione banale da commedia leggera. COWARD. Personaggio dal
brillante ingegno, si dedica a commedie brillanti, riviste musicali e racconti. E’, la sua, una
commedia leggera, scintillante, in antitesi a quella seriosa. BECKETT. Si tratta della figura più
importante di tutto il teatro modernista, con la sua opera altamente innovativa EN ATTENDANT
GODOT, ossia WAITING FOR GODOT. Si tratta della prova della partecipazione di Beckett al
clima e ai fermenti avanguardistici. Inscena con il proprio teatro delle contraddizioni, delle ironie
ed anche la comicità del NONSENSE. I personaggi di WFG tentano di fuggire da una condizione
esistenziale di attesa e di assenza di cui ignorano la ragione, ma il loro dialogo e le situazioni
tragicomiche non fanno che confermare l’inevitabile del loro destino angoscioso. Un’altra opera
importante è sicuramente FINALE DI PARTITA, il cui LUOGO è una stanza che ha parvenza di
rifugio da una catastrofe universale, probabilmente la seconda guerra mondiale.
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