Relazione Semestrale DIA - I Semestre 2018
Relazione Semestrale DIA - I Semestre 2018
Relazione Semestrale DIA - I Semestre 2018
S O M M A R I O
1. GENERALITÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7
— Provincia di Enna . . . . . . . . . . » 91
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA
a. Analisi del fenomeno e profili evolutivi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 118
b. Presenza criminale in Calabria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 129
— Provincia di Napoli . . . . . . . . . » 129 — Provincia di Avellino . . . . . . . . » 169
— Provincia di Caserta . . . . . . . . » 156 — Provincia di Benevento. . . . . . . » 171
— Provincia di Salerno . . . . . . . . » 162
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
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4 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
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9. APPALTI PUBBLICI
a. Monitoraggio delle imprese interessate alla realizzazione di appalti pubblici . . . . . . . . . » 362
b. Le attività del semestre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 364
c. Gruppi Interforze. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 366
d. Accessi ai cantieri. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 367
e. Interdittive antimafia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 369
f. Partecipazione ad organismi interministeriali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 373
11. CONCLUSIONI
a. Linee evolutive della criminalità organizzata. La questione della linfa della mafie . . . . . . » 384
c. Strategia di contrasto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 404
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6 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
13. ALLEGATI
a. Criminalità organizzata calabrese
(1) Analisi dei dati statistici relativi al fenomeno criminale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 434
(2) Attività di contrasto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 440
(a) DIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 440
(b) Forze di polizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 445
b. Criminalità organizzata siciliana
(1) Analisi dei dati statistici relativi al fenomeno criminale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 460
(2) Attività di contrasto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 466
(a) DIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 466
(b) Forze di polizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 471
c. Criminalità organizzata campana
(1) Analisi dei dati statistici relativi al fenomeno criminale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 478
(2) Attività di contrasto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 484
(a) DIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 484
(b) Forze di polizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 487
d. Criminalità organizzata pugliese e lucana
(1) Analisi dei dati statistici relativi al fenomeno criminale pugliese . . . . . . . . . . . . . » 492
(2) Analisi dei dati statistici relativi al fenomeno criminale lucano . . . . . . . . . . . . . . » 498
(3) Attività di contrasto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 503
(a) DIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 503
(b) Forze di polizia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 505
e. Altre organizzazioni criminali italiane e criminalità straniera
(1) Analisi dei dati statistici relativi al fenomeno criminale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 511
(2) Attività di contrasto della DIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 515
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
1. GENERALITÀ 7
1. GENERALITÀ
1
La “Commissione Antimafia” ha proceduto anche alla pubblicazione di atti e documenti relativi all’omicidio Livatino, preceduti, nell’ambito
della stessa pubblicazione, dal resoconto stenografico dell’audizione del 21 settembre 2016 del testimone oculare dell’omicidio del giudice,
Piero Ivano Nava, il quale rese possibile, con le sue dichiarazioni, l’immediata individuazione e la successiva condanna degli assassini del
giudice Rosario Livatino (“Per la memoria di Rosario Livatino. Pubblicazione di atti e documenti”, Doc. XXIII, n. 21).
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8 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
In quegli anni, si stava consumando uno dei momenti più drammatici della storia del Paese, che venne così de-
scritto nella Relazione della DIA del ‘93:
“…con l’eccidio di Firenze e con gli attentati di luglio, «cosa nostra» sembra essere entrata in una fase terroristica «pura».
Il perseguimento di scopi di tipo politico (intendendo il termine nella sua accezione più ampia) diventa la motivazione fon-
damentale del delitto, mentre viene meno ogni valenza tattica dell’evento, cioè la volontà di eliminare obiettivi concreti, su-
scettibili di costituire un impedimento alle attività dell’organizzazione”.
Pochi giorni prima, il 9 maggio, nella valle dei Templi di Agrigento, Papa Giovanni Paolo II, abbandonando il
testo scritto dell’omelia, si rivolse direttamente ai mafiosi con un grido di dolore pubblico che risuonò come un
vero e proprio anatema:
“Dio ha detto una volta, non uccidere. Nessun uomo, nessuna associazione umana, nessuna mafia può cambiare e calpestare
questo diritto santissimo di Dio!
Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre
sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte. Qui ci vuole civiltà della vita! Nel nome di questo Cristo, cro-
cifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via verità e vita, lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili: convertitevi! Una
volta verrà il giudizio di Dio!”2.
Era la risposta della Chiesa ad un processo di cambiamento culturale e sociale del Paese che, sul piano istituzionale,
iniziava finalmente ad interpretare la mafia come “…un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere
non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.”3.
È tenendo fede a questo impegno, che la “Relazione semestrale” della DIA, prevista dall’art. 109 del D. Lgs. 6 set-
tembre 2011 n. 159 (Codice Antimafia), analizza e porta a conoscenza del Ministro dell’Interno, per la presenta-
zione al Parlamento, gli esiti dell’attività svolta ed i risultati conseguiti nei confronti delle organizzazioni di tipo
mafioso. Ciò, nella prospettiva di rendere noto anche all’opinione pubblica quanto siano ancora presenti, invasive
e pericolose le mafie, delle quali è sempre più palpabile la forza di condizionamento dell’intero tessuto economico
nazionale ed estero.
Un’analisi complessa, che per essere il più possibile esaustiva poggia sugli elementi informativi raccolti dalla
DIA, dalla Polizia di Stato, dall’Arma dei carabinieri, dalla Guardia di finanza e dal Corpo di polizia penitenziaria,
di cui è la naturale espressione.
2
Testo integrale dell’omelia consultabile su:
http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/homilies/1993/documents/hf_jp-ii_hom_19930509_agrigento.html
3
Giovanni Falcone, in un’intervista a Rai Tre del 30 agosto 1991.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
1. GENERALITÀ 9
In questa Relazione semestrale, dopo aver analizzato il modus operandi, i profili evolutivi e le regioni di elezione
della criminalità organizzata calabrese (cap. 2), siciliana (cap. 3), campana (cap. 4) e pugliese - lucana (cap. 5),
sono affrontate, per la prima volta in maniera sistematica, le proiezioni ultraregionali delle mafie (cap. 6).
Una scelta maturata dalla consapevolezza che nel centro e nel nord Italia le mafie diventano soprattutto liquide
e non possono che essere descritte in maniera unitaria per interpretarne i “comportamenti”, frutto spesso di vere
e proprie joint venture criminali anche con le organizzazioni di matrice straniera.
È nel solco di questo processo logico che il settimo capitolo è stato dedicato alle “Organizzazioni criminali straniere
in Italia”, per le quali, in linea di continuità con il semestre precedente, si è cercato di coglierne sia i tratti criminali
che quelli sociologici, evidenziando, laddove possibile, le relazioni con i Paesi di provenienza.
Il capitolo successivo “Criminalità organizzata italiana all’estero e relazioni internazionali” (cap. 8), riflette, sul piano
internazionale, l’approccio metodologico con cui sono state esaminate le dinamiche mafiose oltre le regioni di
origine. Anche per l’estero, infatti, la presenza mafiosa è stata trattata in maniera unitaria e descritta tenendo
conto degli spunti di analisi partecipati dagli omologhi Organismi collaterali, nell’ambito della intensa attività
di cooperazione promossa dalla DIA.
Proprio la DIA è driver della Rete @ON, un innovativo canale info-investigativo che, sotto il coordinamento di
EUROPOL, agevola lo scambio di informazioni sulle organizzazioni criminali “strutturate” presenti negli Stati
dell’Unione Europea. L’obiettivo della Rete è quello di contrastare più efficacemente le proiezioni criminali ed
economico-finanziarie delle organizzazioni transnazionali, attraverso le attività preventive e giudiziarie, anche
mediante la costituzione di “squadre investigative comuni”.
Il nono capitolo “Appalti pubblici” riepiloga le attività svolte dalle articolazioni centrali e periferiche della DIA in
questo settore nevralgico per il Paese, dove esercita un ruolo propulsivo e di supporto, fondamentale per l’emis-
sione dei provvedimenti interdittivi antimafia da parte dei Prefetti.
La DIA avverte fortemente questo impegno ed assicura sul territorio il proprio contributo in termini propositivi
e di esperienze operative, sia attraverso l’attento e costante monitoraggio delle commesse e degli appalti pubblici,
sia attraverso gli accessi ai cantieri eseguiti nell’ambito dei Gruppi Interforze.
Non a caso, nel I Reparto - Investigazioni Preventive della Direzione è incardinato l’Osservatorio Centrale degli
Appalti Pubblici (O.C.A.P.) che, avvalendosi di un apposito sistema telematico, raccoglie ed analizza i dati relativi
alla vigilanza sui cantieri.
Il decimo capitolo si sofferma sulle “Attività di prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio”:
il primo paragrafo affronta l’analisi e l’approfondimento delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette
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10 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
(SOS), mentre il secondo approfondisce l’esercizio dei poteri di accesso ed accertamento che il Direttore della
DIA può esercitare per la verifica dei pericoli di infiltrazione mafiosa presso gli intermediari bancari e finanziari,
i professionisti, i prestatori di servizi di gioco e altri operatori non finanziari.
In entrambi i casi, sia le SOS che i poteri di accesso ed accertamento del direttore della DIA rappresentano stru-
menti molto utili per ottenere un quadro approfondito delle situazioni criminali, sia ai fini dell’analisi che per
intercettare i grandi patrimoni della criminalità organizzata, da aggredire attraverso le misure di prevenzione e
all’esito delle indagini di polizia giudiziaria, altro caposaldo dell’attività della Direzione, che vede come punto
di riferimento il II Reparto - Investigazioni Giudiziarie, nella sua funzione di Servizio di polizia giudiziaria di cui il
Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo può avvalersi ai sensi dell’art. 371 bis c.p.p..
Un ambito, quest’ultimo, a tal punto centrale nella lotta alle mafie, che l’art.108 del D.Lgs 159/2011 prevede che
il personale della DIA. deve essere costantemente informato dai Servizi centrali e interprovinciali delle Forze di
polizia in merito agli elementi informativi in possesso, al fine di rendere più efficace, sotto la direzione ed il coor-
dinamento dell’Autorità Giudiziaria, l’azione di contrasto alla criminalità organizzata.
Il capitolo undicesimo, riservato alle “Conclusioni”, nel riepilogare gli aspetti salienti del semestre, approfondisce
il concetto di “linfa delle mafie”.
Si è voluto dimostrare, anche attraverso mirate elaborazioni grafiche e statistiche, come le organizzazioni, nono-
stante la forte azione repressiva dello Stato, continuino ad attrarre le giovani generazioni, siano esse espressione
diretta delle famiglie o semplicemente bacino di reclutamento da cui attingere manovalanza criminale.
Una distinzione non di poco conto, che se da un lato pone la questione relativa alla successione della reggenza
delle cosche, dall’altro è indicativa di una crisi sociale diffusa e di una disoccupazione endemica che rischiano di
non offrire valide alternative al reclutamento mafioso.
Nel solco della novità introdotta nel semestre precedente, il dodicesimo capitolo propone un focus di approfon-
dimento su un tema specifico, in questo caso sulla “Criminalità nella città di Roma”, che compendia anche le evi-
denze del semestre relative alla “Criminalità romana”. Un capitolo che ripercorre, agganciandosi al passato, le
principali dinamiche criminali che hanno segnato la Capitale.
Da ultimo, come di consueto, il capitolo “Allegati” schematizza le principali attività di prevenzione e contrasto
concluse dalla DIA e dalle Forze di Polizia, proponendo un’analisi statistica e grafica delle principali fattispecie
delittuose correlate a ciascuna organizzazione criminale.
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e sui risultati conseguiti dalla
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2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 11
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È sempre utile ricordare le inchieste giudiziarie che, negli ultimi anni, hanno contribuito a definire questa visione unitaria del sistema ‘ndran-
gheta, culminate, nel luglio 2010, nell’operazione “Crimine-Infinito”, che ne hanno restituito un’immagine complessa, caratterizzata da una
pluralità di locali legati tra loro da un sistema di vincoli e relazioni, identità di rituali e condivisione di regole che garantiscono il funzionamento
della rete criminale, le cui fila vengono tenute da organismi di coordinamento che garantiscono lo sviluppo dell’associazione e “l’armonia”
interna al sodalizio. Nel solco descritto anche le operazioni successive “Saggezza” (novembre 2012) e “Mamma Santissima” (luglio 2016) e, più
di recente la “Mandamento Jonico” (luglio 2017), hanno fornito una più definita radiografia strutturale della ‘ndrangheta, individuandone ge-
rarchie ed organigrammi, aggiornando la conoscenza di regole, rituali, cariche, doti e strutture sovra ordinate, di cui si è nel tempo dotata per
migliorare la propria efficienza operativa.
5
Va ricordato che nella serata del 16 marzo 2018, a Reggio Calabria, nel corso di un agguato mafioso teso al boss LO GIUDICE Domenico (cl.
1965, rimasto ferito) veniva uccisa una donna che si trovava in sua compagnia.
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12 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
“Monopoli” conclusa nel mese di aprile con il sequestro di società, unità immobiliari e terreni, per un valore com-
plessivo pari a circa 50 milioni di euro, dislocati tra Reggio Calabria, Roma, Milano e Messina.
In proposito, uno spaccato analitico molto interessante viene dalla lettura delle innumerevoli interdittive anti-
mafia, emesse dalle Prefetture-UTG calabresi ex artt. 91 e 100 del Decreto Legislativo n. 159/20116, uno strumento
fondamentale per contrastare l’inserimento delle organizzazioni criminali nei rapporti economici tra Pubblica
Amministrazione e privati. Ad essere considerate non affidabili sono risultate, nel semestre, società attive nei
più svariati settori merceologici: edilizia, movimento terra, produzione e fornitura di calcestruzzo, noli a freddo
o a caldo di macchinari, autotrasporti, impiantistica, trasporto e smaltimento rifiuti, servizi energetici da fonti
rinnovabili, sale gioco e scommesse online, lavori boschivi e di trasformazione del legno, settore ittico ed agricolo,
commercio import-export di veicoli, lavanderie industriali, catering e ristorazione, forniture per centri di acco-
glienza migranti, consorzi per la valorizzazione e la tutela di prodotti locali (come i vini DOC), tabaccherie ed
altro ancora.
Le infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’economia legale sono consistenti anche nel nord Italia. Ciò si desume anche
dalle tante interdittive antimafia rilasciate nel nord del Paese per società che operano nel settore edilizio, del tra-
sporto e smaltimento rifiuti, dell’autotrasporto e della ristorazione.
Va evidenziato, altresì, come la ricerca da parte delle cosche di imprenditori prestanome, necessari per l’aggiu-
dicazione degli appalti pubblici, prescinda dalla loro area di origine e dal contesto geo-criminale in cui insistono
le sedi legali delle società.
Infatti, nell’ambito dell’inchiesta “Stige”, conclusa nel mese di gennaio dalla DDA di Catanzaro, una delle figure
imprenditoriali di riferimento delle cosche crotonesi è risultato essere un imprenditore edile casertano, titolare di
alcune società con sede legale nella provincia di Caserta (territorio notoriamente sotto l’influenza del clan dei
CASALESI) interessate, sempre nel semestre, da provvedimenti interdittivi antimafia emessi dal Prefetto di Ca-
serta.
Allo stesso modo, è utile menzionare un’altra interdittiva emessa nel semestre, questa volta dalla Prefettura di
Palermo, che ha riguardato una ditta con sede legale nella provincia, avente per attività noli sia a freddo che a
caldo, estrazione, fornitura e trasporto di materiali inerti e partecipe del “cartello” di imprese di riferimento della
cosca PIROMALLI di Gioia Tauro (RC) scardinato con l’operazione “Cumbertazione-Cinque Lustri” conclusa nel
gennaio 2017 dalla DDA di Reggio Calabria.
6
La disciplina consente attualmente l’applicazione delle informazioni antimafia anche ai provvedimenti di contenuto autorizzatorio e alle at-
tività soggette a S.C.I.A. (Consiglio di Stato, Sez. III, Sent. n. 565/2017).
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2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 13
Questa opera di condizionamento degli appalti produce inevitabilmente riflessi anche sul buon andamento degli
Enti Locali, come confermato dallo scioglimento, nel semestre, di ben 7 Consigli Comunali calabresi, ai sensi del-
l’art. 143 del TUOEL, spesso consequenziale alla conclusione di importanti attività investigative che continuano
a dare conto delle collusioni tra i sodalizi e gli apparati politico-amministrativi locali, finalizzate alla acquisizione
delle commesse pubbliche. Si tratta, nell’ordine, delle Amministrazioni comunali di:
1. Cirò Marina (KR) sciolta con D.P.R. del 19 gennaio 2018, a seguito dell’operazione “Stige”, conclusa il 9
gennaio precedente;
2. Scilla (RC) sciolta con D.P.R. del 22 marzo 2018;
3. Strongoli (KR) sciolta con D.R.P. del 20 aprile 2018, anch’essa a seguito della sopra citata operazione “Stige”;
4. Limbadi (VV) sciolta con D.P.R. del 27 aprile 2018;
5. Platì (RC) sciolta con D.P.R. del 27 aprile 2018;
6. San Gregorio d’Ippona (VV) sciolta con D.P.R. del 11 maggio 2018, di seguito all’operazione “Stammer”,
conclusa il 24 gennaio 2017;
7. Briatico (VV) sciolta con D.P.R. del 11 maggio 2018, di seguito all’operazione “Costa Pulita”, conclusa il 20
aprile 2016.
L’area grigia, che all’occorrenza si rende disponibile ad aderire alle istanze criminali delle cosche è costituita, inoltre,
stando a quanto emerge dalle inchieste giudiziarie degli ultimi anni, anche da elementi operanti in ambito im-
prenditoriale, bancario e sanitario.
L’azione criminale delle cosche non manca, inoltre, di manifestarsi anche attraverso la pianificazione di atti inti-
midatori in danno di esponenti delle Forze dell’Ordine - come emerso nell’ambito delle operazioni “Nemea”
(marzo 2018 - DDA di Catanzaro), “Zona Franca” (maggio 2018-DDA di Catanzaro) e “Family Gang” (giugno 2018-
DDA di Reggio Calabria).
Il modello organizzativo sinora tracciato continua ad essere replicato, oltre che in Calabria, anche in altre aree
nel Nord Italia ed all’estero, con proiezioni operative in Germania, in Svizzera, Spagna, Francia, Olanda e nell’Est
Europa, nonché nei continenti americano (con particolare riferimento al Canada) ed australiano. Contesti, que-
st’ultimi, dove si sono, nel tempo, stabilmente insediati numerosi affiliati, incardinati in locali che, seppur dotati
di una certa autonomia, continuano a dar conto al comando strategico reggino. Si tratta di una strategia espan-
sionistica finalizzata innanzitutto a riciclare e reimpiegare i capitali illeciti, utilizzando tecniche di occultamento
sempre più sofisticate, frutto principalmente del traffico internazionale di stupefacenti e delle estorsioni.
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14 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Un quadro di azione complesso che richiede un profilo tecnico – investigativo e di analisi sempre più elevato, in
grado di intercettare modus operandi in continua trasformazione.
Una tangibile testimonianza di come la DIA e le Forze di polizia spingano proprio in tal senso viene dalle già
menzionate operazioni “Stige” e “Martingala-Vello d’oro”, coordinate, la prima dalla DDA di Catanzaro, la seconda
dalle DDA di Reggio Calabria e Firenze, di cui si offriranno maggiori dettagli nel corso dei paragrafi seguenti.
Le direttrici dell’azione degli investigatori e degli analisti dovranno svilupparsi ulteriormente verso l’aggressione
ai patrimoni illeciti attraverso l’irrogazione di provvedimenti ablativi da porsi in essere sia attraverso le sinergiche
attività proprie della DIA che delle singole Forze di polizia.
Ulteriore ed imprescindibile attività per una efficace azione di contrasto alla ‘ndrangheta è la ricerca e cattura dei
latitanti appartenenti al sodalizio criminoso in argomento. Al riguardo, stante la consolidata proiezione estera
delle cosche, si rende sempre più necessaria un’efficace sinergia e cooperazione tra le Forze di Polizie italiane ed
estere. Prova ne è l’arresto di due latitanti, appartenenti alla cosca GALLICO di Palmi, in Germania: uno a Monaco
di Baviera, l’altro a Saarbrücken. Un terzo latitante, legato ai sanlucoti PELLE-Vancheddu, è stato catturato al
valico stradale del Brennero mentre cercava di entrare in Italia; anch’egli era partito dalla Germania. Un ulteriore
arresto è stato eseguito nei confronti di un affiliato alla cosca PESCE di Rosarno rintracciato in Romania.
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Calabria nel primo seme-
stre del 2018:
Relazione
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2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 15
CALABRIA
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA)
I SEMESTRE 2018
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Mandamento CENTRO
Nell’area in questione si conferma la forte presenza delle cosche LIBRI, TEGANO, CONDELLO e DE STEFANO.
Quanto sopra trova, da ultimo, un ulteriore riscontro negli sviluppi del processo “Gotha”8 che ha visto, il 1° marzo,
la condanna di 25 soggetti9, tra i quali un avvocato, esponente apicale del clan DE STEFANO.
Con riferimento al semestre, il quartiere Gallico del capoluogo - ove opera prevalentemente la cosca CONDELLO
- è stato interessato da una recrudescenza di eventi delittuosi, che farebbero ipotizzare un’alterazione degli equi-
libri criminali10.
Riguardo all’azione di contrasto della DIA e delle Forze di polizia nell’area cittadina, nel semestre in corso sono
state concluse numerose operazioni di servizio.
7
L’estrema frammentazione della realtà criminale calabrese, comporta la raffigurazione grafica delle sole componenti principali della ‘ndrangheta,
il cui posizionamento su mappa è meramente indicativo.
8
Che deriva dall’unificazione delle inchieste “Sistema Reggio” (15 marzo 2016), “Fata Morgana” (10 maggio 2016) “Reghion” (12 luglio 2016),
“Alchemia” (19 luglio 2016) e “Mamma Santissima” (15 settembre 2016), attraverso le quali è emersa l’esistenza di una sorta di comitato d’affari
partecipato anche da funzionari infedeli in grado di condizionare le funzioni e l’efficienza della Pubblica Amministrazione.
9
8 imputati sono stati assolti.
10
Tra gli episodi di maggior allarme si segnalano due gravi fatti di sangue. Il primo, nella serata del 14 febbraio 2018, riguarda l’omicidio del
pregiudicato CHINDEMI Pasquale (cl. 1965), ritenuto affiliato ai CONDELLO, titolare di una ditta operante nel settore del materiale ferroso,
ucciso a colpi d’arma da fuoco nei pressi della sua abitazione; il secondo, consumato nella serata del 16 marzo 2018, con l’uccisione di una
donna ritenuta estranea a dinamiche criminali, FORTUGNO Fortunata (cl. 1970), attinta alla testa da un colpo di pistola mentre era appartata
in auto con il pluripregiudicato LO GIUDICE Domenico (cl. 1965, detto “Mimmo u boi”, il quale nell’azione di fuoco riportava una ferita ad
un braccio) affiliato alla cosca AUDINO, legata alle famiglie DE STEFANO e TEGANO. Su quest’ultimo episodio le indagini della Polizia di
Stato hanno consentito, nell’ambito dell’operazione “De Bello Gallico” (p.p. 1775/18 RGNR), l’esecuzione, il 4 luglio 2018, del fermo di indiziato
di delitto di 4 soggetti, ritenuti componenti di un nuovo gruppo criminale impegnato ad affermare la propria leadership nel quartiere Gallico,
a mezzo di attività estorsive in danno di imprenditori e commercianti del luogo.
1° semestre
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18 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nel mese di aprile, a Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione “Monopoli”11, i Carabinieri hanno eseguito il
fermo di indiziato di delitto, con contestuale sequestro preventivo emesso dalla DDA di Reggio Calabria, nei
confronti di 4 imprenditori12, ritenuti contigui alle famiglie TEGANO e CONDELLO e responsabili, a vario titolo,
di associazione di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, autoriciclaggio ed estorsione, con l’aggra-
vante della modalità mafiosa. L’articolata attività d’indagine, corroborata dalle dichiarazioni di tre collaboratori
di giustizia, ha ricostruito la progressiva affermazione imprenditoriale degli indagati (anche a mezzo di intestatari
fiduciari incensurati), nel settore edile, in quello immobiliare e del gioco in concessione13. Questi avevano assunto,
di fatto, posizioni monopolistiche, divenendo, nel tempo, un tassello fondamentale del sistema di riciclaggio e
reinvestimento dei proventi illeciti delle citate cosche. Nel medesimo contesto operativo, il sequestro ha riguardato
beni (dislocati tra Reggio Calabria, Roma, Milano e Messina) consistenti in 16 società, 120 unità immobiliari e 21
terreni, per un valore di circa 50 milioni di euro.
Ancora nel mese di aprile, a Reggio Calabria, la Guardia di finanza ha eseguito la confisca14 di 3 società commer-
ciali, comprensive delle quote e degli ingenti patrimoni costituenti i rispettivi compendi aziendali – anche in
questo caso per un valore di circa 50 milioni di euro - nei confronti di un imprenditore reggino contiguo alla cosca
TEGANO15.
Nel mese di maggio, sempre a Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione “Thalassa”, la DIA ha eseguito16 un’or-
dinanza di custodia cautelare e il sequestro di beni nei confronti di 6 persone, ritenute responsabili di associazione
di tipo mafioso ed intestazione fittizia di beni, con l’aggravante di aver agevolato le cosche TEGANO e CON-
11
P.p. 234/17 RGNR DDA, conclusa il 9 aprile 2018.
12
Due dei quali coinvolti, in concorso, per autoriciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, nell’ambito nell’operazione “Mar-
tingala” (p.p. 5644/13 RGNR DDA di Reggio Calabria) di seguito meglio descritta.
13
Tra le attività economiche rappresentative del rapporto fra gli imprenditori e la cosca TEGANO si colloca una nota sala bingo, la cui proprietà
è da ricondurre, in parti uguali, ad un elemento di vertice del clan ed agli imprenditori in questione, con una sostanziale spartizione degli
utili. Unica nel territorio del capoluogo, la predetta sala da gioco operava in evidente regime di monopolio imprenditoriale, non certo in
ragione di un fisiologico equilibrio fra domanda e offerta nel settore del gioco, bensì in virtù di accordi stipulati dalla famiglia TEGANO,
titolare dell’iniziativa imprenditoriale, con le altre componenti della ‘ndrangheta cittadina.
14
Il provvedimento, eseguito il 17 aprile 2018, è contenuto nella sentenza n. 10715/14 RG SENT, 213/2013 RG e 68/2012 RGNR DDA, emessa
in data 20 giugno 2014 (definitiva in data 14 maggio 2015) dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria.
15
Tale provvedimento si fonda sulle risultanze delle indagini confluite nell’operazione “Astrea”, condotta sempre dalle Fiamme Gialle e conclusa,
nel novembre 2011, con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi nei confronti di 11 presunti affiliati e/o contigui alla predetta cosca, tra cui il
citato imprenditore, per trasferimento fraudolento di valori aggravato dall’art. 7 della legge n. 203/1991, per aver posto in essere una serie di
fittizie intestazioni di beni/aziende, giungendo - tra l’altro, tramite le stesse - ad infiltrare, con conseguenti condizionamenti gestionali, una
società a capitale misto, già partecipata dal Comune di Reggio Calabria avente come oggetto sociale le attività di produzione e di fornitura di
servizi reali ed intellettuali nel settore della gestione e manutenzione in genere del patrimonio di Enti pubblici locali.
16
P.p. 3321/2013 RGNR DDA, 2411/2014 RGGIP DDA e 85/2016 ROCC DDA, eseguito il 10 maggio 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 19
DELLO. Le indagini hanno evidenziato come, attraverso la gestione “di fatto” di alcune imprese, il sodalizio si
fosse infiltrato nell’esecuzione di appalti e lavori edili, acquisendone il pieno controllo e condizionandone le at-
tività. Ciò consentiva, inoltre, di poter disporre di ingenti capitali da poter utilizzare per finanziare ulteriori at-
tività economiche di interesse delle cosche. Piena luce, inoltre, è stata data alle vicende relative all’edificazione
di un complesso immobiliare da parte di una società, rivelatasi in concreto un mero “schermo” finalizzato a na-
scondere l’interesse delle cosche di Archi nella costruzione e successiva vendita dei fabbricati17. In tale contesto,
si sono registrate plurime azioni intimidatorie ed estorsive strumentali al condizionamento delle imprese edili,
nella prospettiva di agevolare quelle che costituivano diretta espressione della ‘ndrangheta, anche attraverso la
“disponibilità” di pubblici dipendenti infedeli18. Altre 17 persone sono state indagate, a vario titolo, per associa-
zione di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione e reati contro la pubblica amministrazione.
Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo di 2 ditte individuali e di 3 società di capitali – del valore
complessivo di circa 11 milioni di euro - riconducibili agli arrestati, in considerazione dei significativi elementi
di collegamento emersi fra la gestione delle imprese e gli scopi dell’associazione criminale.
Ancora nel mese di maggio, a Villa San Giovanni (RC), l’Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza hanno ese-
guito 5 decreti di sequestro di beni19, per un valore complessivo di circa 25 milioni di euro20, nei confronti di 42
affiliati alla cosca reggina dei CONDELLO e ZITO-BERTUCA-BUDA-IMERTI di Villa San Giovanni (RC). I prov-
vedimenti hanno interessato un medico chirurgo, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, poiché
avrebbe dato la disponibilità al ricovero, presso una struttura sanitaria di Villa San Giovanni (RC), di soggetti
mafiosi, consentendo loro di accedere a trattamenti penitenziari meno afflittivi rispetto alla detenzione carceraria.
Inoltre, in periodi antecedenti al 2007, avrebbe prestato assistenza sanitaria a due latitanti.
Altrettanto significativa dell’andamento criminale del capoluogo è l’ordinanza21 eseguita, nel mese di giugno, a
17
Infatti, gli amministratori della predetta società avrebbero ceduto ad esponenti delle cosche TEGANO e CONDELLO la selezione della gran
parte delle imprese fornitrici e degli acquirenti degli immobili, ottenendo in cambio “protezione”, nonché la possibilità di ampliare i propri
interessi imprenditoriali attraverso la gestione, in una porzione del complesso, di una attività ricettiva.
18
Nello specifico, un funzionario del Comune di Reggio Calabria ha rilasciato permessi a costruire ed autorizzato successive varianti in maniera
illegittima, in violazione di quanto previsto dagli strumenti urbanistici vigenti.
19
Decreto 3/18 RGMP, 9/18 SEQU del 23 febbraio 2018, Decreto 14/18 RGMP, 9/18 SEQU del 09 marzo 2018, Decreto 3/18 RGMP, 17/18 SEQU
del 30 marzo 2018, Decreto 3/18 RGMP, 23/18 SEQU del 20 aprile 2018 e Decreto 3/18 RGMP, 24/18 SEQU del 23 febbraio 2018 emessi dal
Tribunale di Reggio Calabria – Sezione MP. I suddetti provvedimenti sono stati eseguiti il 13 marzo 2018 ed il 18 maggio 2018.
20
Sulla scorta delle risultanze delle inchieste dell’operazioni “Sansone” e “Sansone 2”, concluse nel 2016 dai Carabinieri con l’esecuzione di un
provvedimento restrittivo.
21
OCC 81/17 ROCC DDA emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria (p.p. 3505/17 RGNR DDA e 2254/17 RG GIP) eseguita il 22 giugno
2018.
1° semestre
20 1 8
20 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Reggio Calabria, dalla Polizia di Stato, nei confronti del nipote di un elemento apicale della cosca TEGANO, per
avere, nella serata del 28 maggio 2017, nei pressi di un bar del centro città, spalleggiato da 4 amici, aggredito un
giovane, provocandogli alcune escoriazioni, evocando il proprio “casato”. Il fatto risulta indicativo della protervia
che i giovani rampolli22 delle famiglie cittadine sembrano talvolta assumere nei rapporti quotidiani, con atteggia-
menti provocatori e rissosi contro chi non riconosca la loro figura e la loro genia.
Proseguendo nella descrizione delle dinamiche criminali del mandamento centro, oltre ai citati DE STEFANO,
CONDELLO, LIBRI e TEGANO, si continua a registrare l’operatività della ‘ndrina SERRAINO, nei quartieri reg-
gini di San Sperato e nelle frazioni di Cataforio, Mosorrofa e Sala di Mosorrofa e nel comune di Cardeto.
Proprio nei confronti della cosca SERRAINO, nel mese di marzo, la Polizia di Stato ha eseguito una misura re-
strittiva23 nei confronti di 3 persone, per tentata estorsione aggravata, lesioni personali gravi e calunnia, in danno
di tre soggetti (un anziano padre e i suoi due figli), nel tentativo di estorcere loro una somma di denaro.
Nella periferia nord di Reggio Calabria, precisamente nel quartiere di Arghillà, si registra la presenza della ‘ndrina
RUGOLINO, che oltre ad avere una forte disponibilità di armi da fuoco è attiva nel controllare l’economia del
territorio.
Significativo, in proposito, quanto accertato, nel mese di marzo, tra Reggio Calabria e Villa San Giovanni (RC),
dalla DIA, che ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro di beni24 nei confronti di un imprenditore del settore
edilizio, ritenuto, secondo le evidenze investigative emerse nell’ambito dell’operazione “Meta”25 della DDA reg-
gina, elemento contiguo alla ‘ndrina RUGOLINO. Peraltro, già nel 2014, unitamente ad altri 39 soggetti, era stato
tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Tibet”26, ove era emerso come collettore finanziario tra le cosche reg-
gine e le propaggini lombarde del Locale di Desio (MB)27. Il provvedimento ha riguardato 4 società operanti nel
settore edilizio e del commercio all’ingrosso e dettaglio di articoli per impianti idro-termo-sanitari, 26 immobili
(tra beni personali e aziendali) siti a Reggio Calabria e Villa San Giovanni, numerosi conti correnti, polizze e
titoli, per un valore complessivo di circa 7 milioni di euro.
22
I giovani riconducibili a tale cosca sono gergalmente detti “i Teganini”.
23
P.p. 2375/16RGNR, emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria, eseguita il 7 marzo 2018.
24
P.p. 22/2018 RG MP e 15/18 SEQU, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, eseguito il 14 marzo 2018.
25
P.p. 5731/05 RGNR DDA e 4177/06 RG GIP di Reggio Calabria.
26
P.p. 12053/11 RGNR DDA di Milano.
27
Per tali fatti veniva condannato, in primo grado, dal GUP di Milano, nel giugno 2015, per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa
alla pena di 6 anni e 10 mesi di reclusione e con la confisca di numerosi beni, con sentenza confermata, nel luglio 2016, dalla Corte di Appello
meneghina.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 21
A sud della città sono attivi i FICARA-LATELLA, mentre nel quartiere di Santa Caterina si rileva la presenza
della cosca LO GIUDICE28.
Nei rioni Modena e Ciccarello risultano attivi i gruppi BORGHETTO-ZINDATO-CARIDI e ROSMINI.
Con riferimento a quest’ultimi, nel mese di marzo, la DIA ha dato esecuzione a due ulteriori sequestri di beni29,
nei confronti di un noto armatore, ex parlamentare, attualmente latitante a Dubai (EAU)30, ritenuto referente po-
litico delle cosche reggine ed, in particolare, della cosca in parola.
Dalle investigazioni sono, infatti, emerse ulteriori disponibilità bancarie dell’armatore reggino, formalmente in-
testate alla moglie. Tra queste, un consistente conto corrente acceso presso un istituto creditizio sito alle isole
Seychelles, con all’attivo oltre mezzo milione di euro.
A sud della città, nel quartiere Gebbione, risulta attiva la cosca LABATE, della quale il 20 marzo è stato arrestato
un esponente di vertice, dalla Polizia di Stato nell’ambito dell’operazione “Nerone”31, per tentato omicidio plurimo
aggravato ed incendio doloso, con l’aggravante delle modalità mafiose, di sei cittadini stranieri di origine rumena,
di cui due bambini, conseguente ad una lite avvenuta per futili motivi.
Nella frazione cittadina di Trunca insiste il clan ALAMPI, “federato” con la cosca LIBRI.
A Bagnara Calabra - ove sono attivi gli ALVARO-LAURENDI - ed a Sant’Eufemia d’Aspromonte, nel mese di
giugno, nell’ambito dell’operazione “Family Gang”, i Carabinieri hanno eseguito due ordinanze di custodia cau-
telare32, nei confronti di 10 persone, tra cui un minore. Le indagini - avviate nell’agosto 2017 a seguito dell’esplo-
sione, proprio a Bagnara Calabra, di colpi d’arma da fuoco verso l’abitazione del Comandante della Polizia
28
In tale ambito, il 6 febbraio 2018, la Corte di Appello di Catanzaro ha confermato le condanne a 8 anni e 6 mesi di reclusione e 2.200 euro di
multa per due esponenti della cosca LO GIUDICE, irrogate dal GUP catanzarese in relazione all’attentato alla locale Procura Generale (3 gennaio
2010), all’attentato contro l’abitazione dell’allora Procuratore Generale (26 agosto 2010) ed all’intimidazione nei confronti del Procuratore della
Repubblica, attraverso il segnalato posizionamento di un tubo lanciarazzi, rinvenuto nei pressi degli uffici della Procura (5 ottobre 2010).
29
P.p. 5/2018 RG ESEC ASS, 20/2017 RGMP, 7/18 SEQU e 143/17 ROG PT emesso dal Tribunale di Reggio Calabria - Sezione Misure di Pre-
venzione, eseguiti il 13 marzo 2018.
30
Si tratta di Matacena Amedeo, condannato definitivamente, nel 2014, a 3 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Già
nel luglio e nel dicembre 2017 la DIA di Reggio Calabria aveva eseguito provvedimenti ablativi che avevano, rispettivamente, riguardato di-
sponibilità finanziarie ed un immobile sito a Miami (Florida-USA), per un valore di oltre 1 milione di euro, e 12 società (per l’intero capitale
sociale o in quota parte), di cui 4 con sede nel territorio nazionale (Villa San Giovanni, Reggio Calabria e Roma) e 8 all’estero (Isole Nevis,
Portogallo, Panama, Liberia e Florida), nonché ulteriori disponibilità finanziarie collocate in conti esteri, del valore di oltre 10 milioni di euro.
Le società gestivano le attività connesse al traghettamento e ai trasporti marittimi, immobiliari ed edilizie svolte in Italia ed all’estero.
31
P.p. 1157/18 RGNR DDA, 787/18 RG GIP DDA e 17/18 ROCC DDA di Reggio Calabria, conclusa il 20 marzo 2018.
32
Emesse, rispettivamente, dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria (p.p. 3693/2017 RGNR DDA, 174/18 RG GIP DDA e 2/2018 ROCC) e dal
GIP del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria (p.p. 258/2017 RGNR e 155/2017 RG GIP), eseguite il 28 giugno 2018.
1° semestre
20 1 8
22 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
municipale – hanno fatto luce sull’operatività del sodalizio criminale composto da pregiudicati locali, dedito
principalmente al traffico di sostanze stupefacenti ed alle intimidazioni anche in danno di esponenti delle Forze
dell’Ordine, ritenuti, da uno degli indagati, colpevoli di aver “tolto la pace di Bagnara!!”33, gli arrestati sono gra-
vemente indiziati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio, minacce aggravate, armi,
reati tutti aggravati dal metodo mafioso.
A Melito Porto Salvo, ove è attiva la cosca IAMONTE, nel mese di marzo la Guardia di finanza ha eseguito un
decreto di sequestro di beni34, per un valore complessivo superiore ad 1 milione di euro, nei confronti di un affi-
liato, condannato, nell’ambito dell’inchiesta “Ada” del 2013, per associazione di stampo mafioso e reati concer-
nenti le armi.
Nei comuni di Roghudi e Roccaforte del Greco si conferma l’operatività dei PANGALLO-MAESANO-FAVASULI
e ZAVETTIERI35; a S. Lorenzo, Bagaladi e Condofuri si segnala la presenza della cosca PAVIGLIANITI, legata alle
famiglie FLACHI, TROVATO, SERGI e PAPALIA36, mentre nella menzionata Condofuri opera il locale di Galli-
cianò.
33
Nella medesima area si ricorda, altresì, il già citato sequestro di beni, per un valore complessivo di circa 25 milioni di euro, eseguito nei mesi
di marzo e maggio, a Villa San Giovanni (RC), dai Carabinieri e dalla Guardia di finanza a carico di un medico chirurgo ritenuto contiguo alla
cosca CONDELLO di Reggio Calabria ed a quelle ZITO-BERTUCA-BUDA-IMERTI di Villa San Giovanni (RC).
34
P.p. 109/17 RGMP e 11/18 SEQU, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione MP, eseguito il 20 marzo 2018.
35
“Federati” dopo gli anni della sanguinosa “faida di Roghudi”.
36
Interessati, nel semestre, dagli esiti della già citata operazione “Happy Dog”, vantano significative proiezioni lombarde e stabili rapporti con
le cosche reggine dei LATELLA e dei TEGANO, nonché con i TRIMBOLI di Platì e gli IAMONTE di Melito Porto Salvo.
Relazione
del Ministro dell’Interno
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e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 23
Mandamento TIRRENICO
Nel mandamento tirrenico le cosche continuano ad esprimere una spiccata vocazione “imprenditoriale”, che ha
determinato, con il passare del tempo, una serie di mutamenti strutturali ed organici nelle storiche famiglie mafiose
della ‘ndrangheta dell’area. Tali mutamenti sono risultati funzionali anche alla nascita di nuove alleanze, che non
hanno scalfito gli equilibri esistenti.
In alcuni casi, l’ingerenza delle cosche si è manifestata attraverso la gestione “indiretta” degli appalti, secondo
un criterio di razionale ed “equa” spartizione; in altri casi, gli interessi sono stati curati da “comitati d’affari” che
hanno favorito le consorterie mafiose con varie modalità.
Nella Piana di Gioia Tauro si conferma la leadership delle cosche PIROMALLI e MOLÈ, federate sino all’omicidio
del boss Rocco MOLÈ, avvenuto nel febbraio 2008, a seguito del quale si è registrata una vera e propria scissione.
In tale contesto mafioso, nel mese di febbraio, i Carabinieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo37
nei confronti di un imprenditore vibonese, ritenuto responsabile di intestazione fittizia di beni poiché, al fine di
eludere le disposizioni in materia antimafia, avrebbe attribuito fittiziamente al figlio la maggioranza assoluta
delle azioni di una società per azioni di Gioia Tauro, che gestisce, da oltre un ventennio, la depurazione delle
acque reflue di numerosi comuni della Piana.
Il provvedimento ha colpito, oltre alle azioni, anche conti correnti e beni vari riconducibili ad una società del-
l’imprenditore sopra citato, con sede a Roma, per un valore di circa 1,5 milioni di euro.
Le azioni della società di Gioia Tauro erano state, tra l’altro, sottoposte a sequestro nell’ambito dell’operazione
“Metauros”38, all’esito della quale la Polizia di Stato e l’Arma dei carabinieri, nel mese di ottobre 2017, avevano
eseguito il fermo di 7 soggetti – tra i quali un esponente di vertice della cosca PIROMALLI ed alcuni imprenditori
- ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione e intestazione fittizia di beni con l’aggravante
dell’art. 7 della legge n.203/1991.
Nel mese di giugno, ancora a Gioia Tauro (RC), i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare
in carcere39 nei confronti di 3 soggetti, appartenenti alla cosca BRANDIMARTE, ritenuti responsabili, a vario
titolo, di detenzione e porto illegale di armi aggravati dalle modalità mafiose e dell’omicidio avvenuto nella notte
del 26 dicembre 2012 a Gioia Tauro, di BAGALÀ Francesco, contiguo ai PRIOLO-PIROMALLI.
37
P.p. 3017/15 RGNR DDA (già p.p. 1956/16), 1234/17 RG GIP e 89/17 RMC, emesso dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria, eseguito il 27
febbraio 2018.
38
P.p. 3017/15 RGNR DDA di Reggio Calabria conclusa il 5 ottobre 2017. Le indagini hanno confermato il forte interesse della ‘ndrangheta nel
settore dei rifiuti.
39
N. 1319/2016 RGNR DDA e 432/2017 RG GIP DDA emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria ed eseguita il 18 giugno 2018.
1° semestre
20 1 8
24 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 25
Il provvedimento restrittivo giunge all’esito di complessa attività d’indagine, nel corso della quale è stato possibile
ripercorrere le fasi salienti della faida, avvenuta a Gioia Tauro nel biennio 2011-2012, tra le locali famiglie dei PRIOLO-
PIROMALLI e BRANDIMARTE, scaturita dall’omicidio di PRIOLO Vincenzo, avvenuto a Gioia Tauro l’8 luglio 2011.
Ancora nel mese di giugno, appare opportuno segnalare che, nell’ambito del processo “Mediterraneo”40, il Tribunale
di Palmi ha condannato, l’11 giugno, 9 esponenti della cosca MOLÈ , mentre altri 4 soggetti sono stati assolti41.
Per quanto concerne il Porto di Gioia Tauro, da sempre considerato strumentale ai traffici illeciti delle cosche ca-
labresi, il calo dei quantitativi di droga sottoposti a sequestro negli ultimi tempi renderebbe ipotizzabile l’ado-
zione di nuove strategie, poste in essere attraverso una rimodulazione delle rotte per l’ingresso dello stupefacente
in Italia. I sodalizi calabresi potrebbero, infatti, aver dirottato i carichi di droga verso altri scali (soprattutto del
nord Europa), dove gli straordinari volumi di TEU42 gestiti ogni giorno potrebbero rendere più difficoltose le
operazioni di verifica43.
Nel comprensorio di Rosarno-San Ferdinando si conferma la presenza delle cosche PESCE e BELLOCCO, parti-
colarmente attive nell’infiltrazione dell’economia locale, nel traffico di armi e stupefacenti, nelle estorsioni, nel-
l’usura e nel controllo delle attività illecite in ambito portuale.
Nel periodo in esame le cosche dell’area sono state interessate dalla cattura di diversi esponenti da tempo latitanti.
In particolare, il 9 febbraio, ad Alba Iulia (Romania), la Direzione delle Investigazioni Criminali della Polizia ru-
mena, con il supporto investigativo dei Carabinieri e del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia-
S.i.Re.n.e., ha catturato un latitante contiguo alla cosca PESCE, ricercato dal 2011 per bancarotta fraudolenta.
Il 10 marzo, a Rosarno (RC), la Polizia di Stato ha rintracciato e tratto in arresto PESCE Antonino (cl. 1992), espo-
nente dell’omonima consorteria ‘ndranghetista, latitante dall’aprile 201744 per associazione di tipo mafioso, illecita
concorrenza con minaccia e violenza ed intestazione fittizia di beni.
40
P.p. 151/2010 RGNR DDA di Reggio Calabria.
41
Si evidenzia che già, nel novembre 2017, nel filone celebrato con il rito abbreviato erano state irrogate 30 condanne (ed 1 assoluzione), per oltre
200 anni di reclusione.
42
Acronimo di Twenty (feet) Equivalent Unit, che nei trasporti navali indica il container da 20×12×8 piedi ed la capacità di trasporto di una nave
portacontainer.
43
Il riferimento è soprattutto ai porti di Rotterdam ed Anversa, che per dimensioni, volumi di container trattati e posizionamento costituiscono
la porta d’ingresso in Europa delle merci provenienti dalla rotta Atlantica. In tal senso si rammentano gli esiti dell’operazione “Apegreen Drug”
del 2016, condotta nei confronti della cosca COMMISSO di Siderno (RC), con importanti interessi nei Paesi Bassi finalizzati proprio al narco-
traffico internazionale.
44
Allorquando si sottraeva ad un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla DDA di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione c.d. “Recherche”.
1° semestre
20 1 8
26 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il 14 aprile, all’interno di un’abitazione sita in località Ponte Vecchio di Gioia Tauro, l’Arma dei carabinieri ha
catturato il narcotrafficante internazionale DI MARTE Vincenzo (cl. 1981), affiliato alla cosca PESCE, irreperibile
da giugno 201545 ed inserito nell’Elenco dei latitanti di massima pericolosità del Ministero dell’Interno.
Nel periodo in argomento sono intervenute anche importanti condanne ad esito di complessi procedimenti giu-
diziari. Il 6 febbraio, nell’ambito del processo “Porto Franco”46, filone con rito abbreviato, la Corte di Appello reg-
gina ha condannato 10 imputati, per un totale di oltre 60 anni di carcere, per reati concernenti le infiltrazioni
delle cosche PESCE e MOLÈ nel porto di Gioia Tauro.
Il 22 giugno 2018, poi, nell’ambito del processo “Blue Call”47 ed in relazione al filone in rito abbreviato, la Corte
di Cassazione ha pronunciato una sentenza di condanna nei confronti di 16 imputati48, appartenenti alla cosca
BELLOCCO, per un totale di oltre 120 anni di reclusione.
A Palmi si conferma la presenza delle cosche GALLICO e PARRELLO-BRUZZESE. Anche in tale ambito sono
stati registrati significativi risultati in relazione alla cattura dei latitanti.
Il 13 febbraio, in Germania, nei pressi dell’aeroporto di Monaco di Baviera, la Direzione delle Investigazioni Cri-
minali della Polizia Tedesca, unitamente all’Arma dei carabinieri ed al Servizio per la Cooperazione Internazio-
nale - S.i.Re.n.e., ha catturato MILITANO Vincenzo (cl. 1989), contiguo alla cosca GALLICO, ricercato dall’ottobre
2017 per tentata estorsione.
Il 2 marzo, sempre in Germania (nel centro di Saarbrücken, città della Saar, il Land sud-occidentale al confine
con la Francia), la Polizia tedesca ha catturato COSENTINO Emanuele (cl. 1986), affiliato di rilievo alla cosca
GALLICO, destinatario di mandato di cattura in ambito Schengen per associazione di tipo mafioso49 e, pertanto,
inserito nell’Elenco dei latitanti di massima pericolosità del Ministero dell’Interno.
A Seminara insistono le cosche SANTAITI-GIOFFRÈ (detti “’Ndoli-Siberia-Geniazzi”) e CAIA-LAGANÀ-GIOFFRÈ
(detti “Ngrisi”), i cui principali esponenti risultano, allo stato, tutti detenuti.
La famiglia CREA - presente nell’area di Rizziconi (RC), con diramazioni nel centro e nord Italia – è stata interes-
45
Nell’ambito dell’operazione “Santa Fè” (p.p. 3915/13 RGNR DDA, 2321/14 RG GIP e 23/15 OCC), emessa il 17 giugno 2015 dal GIP del Tri-
bunale di Reggio Calabria e condotta dalla Guardia di finanza di Catanzaro, per i reati di associazione finalizzata al traffico internazionale di
sostanze stupefacenti.
46
P.p. 861/2012 RG GIP di Reggio Calabria.
47
N. 8507/2010 RGNR DDA di Reggio Calabria.
48
Oltre a dichiarare 5 assoluzioni, 3 riduzioni di pena e 8 annullamenti con rinvio.
49
Nell’ambito dell’operazione “Orso” (p.p. 4508/2006 RGNR DDA, 2815/2007 RG GIP DDA e 8/2014 OCC), conclusa dalla Polizia di Stato il
23 luglio 2014.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 27
sata, nel semestre, da pronunciamenti giudiziari. Il 17 aprile, infatti, nell’ambito dell’inchiesta “Deus”50, il Tribu-
nale di Palmi ha condannato 5 esponenti, tra i quali il capo cosca ed il figlio, rispettivamente a 20 anni ed a 19
anni ed 8 mesi di reclusione, assolvendone altri 7.
Nel territorio di Castellace di Oppido Mamertina si conferma l’operatività delle cosche RUGOLO-MAMMOLITI,
POLIMENI-MAZZAGATTI-BONARRIGO e FERRARO-RACCOSTA.
L’area di Sinopoli, Sant’Eufemia e Cosoleto permane sotto l’influenza degli ALVARO51.
A Cittanova – dove si conferma la presenza delle famiglie FACCHINERI e ALBANESE-RASO-GULLACE – il 7
marzo i Carabinieri hanno catturato il latitante Girolamo FACCHINERI (cl. 1966), elemento di vertice della cosca
omonima, ricercato dal luglio 2016 per aver favorito la latitanza di Giuseppe CREA (cl. 1978) e Giuseppe FER-
RARO (cl. 1968), elementi apicali delle omonime cosche operanti nell’area tirrenica reggina e catturati nel gennaio
2016 nell’entroterra di Maropati (RC). Nel corso delle perquisizioni svolte presso l’abitazione e le pertinenze dei
suoi congiunti sono stati rinvenuti oltre 11 mila euro in due buste sottovuoto interrate, 2 ricetrasmittenti, una ca-
rabina con matricola abrasa e relativo munizionamento.
Nel mese di aprile, sempre a Cittanova (RC) e Roma, la DIA ha eseguito un decreto di sequestro52 nei confronti
di un soggetto originario di Cittanova (RC), ritenuto organico alla cosca RASO-GULLACE-ALBANESE, che aveva
sposato, nel 2006, la nipote di un defunto capo cosca. L’uomo, nel luglio 2016, era stato colpito, nell’ambito dell’o-
perazione “Alchemia53”, da un provvedimento restrittivo che aveva interessato anche la moglie e ad altri 40 affiliati
alle cosche RASO-GULLACE-ALBANESE di Cittanova e PARRELLO-GAGLIOSTRO di Palmi, per associazione
di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni e reati contro la Pubblica Amministrazione54. Il provvedimento di se-
questro ha riguardato un consistente asset patrimoniale, ricomprendente 5 società di capitali, 2 società di persone
ed 1 ditta individuale, con sedi tra Cittanova, Roma e Pomezia (RM), operanti nei settori turistico-alberghiero,
agricolo (produzione di olio), lavorazione del legname e trasporto rifiuti. Sono stati, inoltre, sequestrati 16 fondi
ubicati a Cittanova, per un’estensione complessiva di oltre 13 ettari e 2 capannoni ad uso industriale, per una
50
N. 8305110 RGNR DDA di Reggio Calabria.
51
Come meglio riportato nel corpo del capitolo relativo al Piemonte ed alla Valle d’Aosta, nel mese di aprile 2018, a Brandizzo (TO), i Carabinieri,
procedevano all’esecuzione di una misura restrittiva nei confronti di 4 soggetti di origine torinese, risultati vicini alla cosca ALVARO, ritenuti
responsabili di tentata estorsione aggravata in concorso, nonché di illecita detenzione di arma da fuoco.
52
P.p. 24/2018 RGMP e 20/18 SEQU, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, eseguito il 18 aprile 2018.
53
P.p. 953/11 RGNR DDA, 4109/12 RG GIP DDA e 14 /15 OCC, emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria.
54
Le indagini avevano consentito di evidenziare il grande interesse degli appartenenti alle citate consorterie della ‘ndrangheta verso diversi
settori “strategici”, quali il movimento terra, l’edilizia, l’import-export di prodotti alimentari, la gestione di sale giochi e di piattaforme di
scommesse on-line, la lavorazione dei marmi, autotrasporti, smaltimento e trasporto di rifiuti speciali.
1° semestre
20 1 8
28 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
superficie complessiva di circa 3.000 mq, nonché disponibilità finanziarie e titoli comunitari per un valore di 22
milioni di euro.
A Taurianova operano gli AVIGNONE-ZAGARI-VIOLA-FAZZALARI e gli SPOSATO55-TALLARIDA, mentre
in frazione San Martino dello stesso comune, si segnalano gli ZAPPIA e i CIANCI-MAIO-HANOMAN.
Nel mese di gennaio, sempre a Taurianova, i Carabinieri hanno eseguito 3 decreti di sequestro preventivo56 nei
confronti di 6 soggetti ritenuti appartenenti alle cosche ZAGARI-VIOLA- FAZZALARI e CIANCI-MAIO. Il prov-
vedimento trae origine dagli approfondimenti investigativi emersi dalla citata operazione “Terramara-Closed”57,
eseguita nel dicembre 2017 congiuntamente da Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza. Il va-
lore dei beni sequestrati ammonta a circa 570 mila euro.
L’8 marzo, sempre a Taurianova, a Varopodio e Rizziconi (RC), i Carabinieri hanno eseguito un decreto di confisca
di beni58 - un’impresa per cultura agrumicola, 7 terreni, 1 fabbricato, svariati rapporti bancari, titoli obbligazionari,
polizze assicurative - a carico di un esponente di vertice della cosca MAIO59, per un valore di superiore ad 1 mi-
lione di euro.
Con l’operazione “Happy Dog”60, conclusa a giugno dalla Polizia di Stato a Taurianova, Locri, Gioia Tauro (RC),
Lamezia Terme (CZ), Melissa (KR) e Gudo Visconti (MI), è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei
confronti di 11 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentata estorsione, turbata libertà degli incanti, il-
55
Il 7 giugno 2018, a Taurianova, la Polizia di Stato ha catturato Giovanni SPOSATO, detto ‘Gianni’, sfuggito all’arresto nel dicembre 2017 nel-
l’ambito dell’operazione “Terramara-Closed”, di seguito ricordata.
56
P.p. 1253/14 RGNR DDA, 804/14 RG GIP DDA e 112/17 ROCC DDA, p.p. 1253/14 RGNR DDA, 804/14 RG GIP DDA e 117/17 ROCC DDA
e p.p. 2087/12 RGNR DDA, 1529/13 RG GIP DDA e 131/17 ROCC DDA, emessi dal Tribunale di Reggio Calabria, eseguiti il 12 gennaio 2018.
57
P.p. 1253/2014 RGNR DDA, 4501/2016 RGNR DDA, 2087/2012 RGNR DDA, 1694/2014 RGNR DDA di Reggio Calabria, conclusa il 12 di-
cembre 2017. L’attività aveva portato all’arresto di 47 soggetti – affiliati alle cosche ZAGARI-VIOLA-FAZZALARI ed agli alleati MAIO-CIANCI
- accusati, tra l’altro, di associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento, trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante delle
finalità mafiose Nel corso delle investigazioni era stato, inoltre, delineato il profilo strutturale ed operativo del gruppo mafioso SPOSATO (ri-
conducibile agli stessi ZAGARI-VIOLA-FAZZALARI), in grado di imporsi nel mondo imprenditoriale (in particolare nei settori edilizio ed
alimentare), condizionando l’assegnazione degli appalti e l’operato della pubblica amministrazione locale.
58
N. 30/2016 RGMP e 8/2018 PROVV emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione M.P.
59
Il provvedimento, che ha disposto contestualmente anche la sorveglianza speciale di P.S. per 4 anni con obbligo di soggiorno nel comune di
residenza, scaturisce dagli approfondimenti patrimoniali svolti dall’Arma in seguito all’esecuzione dell’operazione “Tutto in famiglia”, del di-
cembre 2011, che mise in luce l’esistenza e l’operatività della cosca Maio nell’area di Taurianova, evidenziando lo spessore criminale del
soggetto all’interno del sodalizio quale organizzatore, promotore e capo ’ndrina. In quella circostanza il personaggio in questione ed altri 19
indagati furono destinatari di provvedimento di fermo di indiziato di delitto per associazione di tipo mafioso, usura, danneggiamento e mi-
nacce. I successivi sviluppi processuali a suo carico comportarono, nel novembre 2014, la condanna a 12 di reclusione per il reato associativo,
confermata in Appello.
60
P.p. 3484/14 RGNR DDA, 666/16 RG GIP DDA e 15/16 ROCC DDA, eseguita il 21 giugno 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 29
lecita concorrenza con minaccia e violenza, intestazione fittizia di beni e truffa, condotte tutte aggravate dal me-
todo mafioso.
L’indagine è la sintesi di due attività investigative che hanno visto, come vittima, un imprenditore del settore ca-
nino della Locride. Il primo filone trae origine da una denuncia sporta nel 2014 dall’imprenditore, costretto a ri-
nunciare al servizio di custodia ed assistenza di cani randagi del comune di Taurianova, aggiudicato a seguito
di appalto pubblico. Tale rinuncia avrebbe favorito due fratelli imprenditori taurianovesi (ritenuti contigui, per
vincoli familiari e frequentazioni, alla cosca ZAGARI-VIOLA-FAZZALARI), la cui società era stata affidataria
del servizio fino a quando non era stata estromessa dalla partecipazione alla nuova gara a causa di un’interdittiva
antimafia emessa dalla Prefettura di Reggio Calabria. Il secondo filone investigativo scaturisce da un’ulteriore
denuncia sporta nel 2016 dal medesimo imprenditore per delle estorsioni esercitate da alcuni esponenti della
cosca BELCASTRO-ROMEO di S. Ilario dello Jonio (RC) e della cosca PAPALIA di Platì (RC).
Ad Oppido Mamertina61 risultano attivi i POLIMENI-GUGLIOTTA, a Cinquefrondi i PETULLÀ-IERACE-AUD-
DINO, LADINI, FORIGLIO-TIGANI, a Giffone i LAROSA ed a Polistena i LONGO-VERSACE.
Nel comune di Laureana di Borrello risultano attivi i sodalizi LAMARI e FERRENTINO-CHINDAMO, a Scilla la
cosca NASONE-GAIETTI, mentre a Villa San Giovanni gli ZITO-BERTUCA-BUDA-IMERTI.
Nel mese di marzo il Comune di Scilla è stato colpito da un decreto di scioglimento del Presidente della Repub-
blica62. Nella relativa proposta del Ministro dell’Interno sono state evidenziate forme d’ingerenza da parte della
criminalità organizzata che avrebbero compromesso la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministra-
zione. L’uso distorto della cosa pubblica - si evidenzia nel decreto - avrebbe nel tempo favorito soggetti o imprese
collegati direttamente od indirettamente ad ambienti controindicati. Si fa, infatti, riferimento alla competizione
elettorale del 2015, ove, tra i sottoscrittori di tutte le liste concorrenti, è stata riscontrata la presenza di soggetti
affiliati o riconducibili alla criminalità organizzata. Sono stati, inoltre, stigmatizzati i rapporti tra il sindaco e sog-
getti controindicati63, mentre sarebbero stati assegnati lavori pubblici a società che, sebbene non destinatarie di
provvedimenti interdittivi, nella maggior parte dei casi vedrebbero nelle proprie compagini soci gravati da pre-
giudizi penali e di polizia.
61
A Varapodio (RC), in Contrada Salvatore, all’interno di un fondo agricolo, nel mese di febbraio 2018 si è registrato il rinvenimento del cadavere
di MURATORE Bruno, nato a Oppido Mamertino (RC), pluripregiudicato, arrestato nel 1997 e poi condannato ad anni 18 di reclusione per
l’omicidio, avvenuto il 18 ottobre 1996, di MADAFFERI Giuseppe (cl. 1943), esponente di spicco della consorteria criminale della frazione di
Messignadi di Oppido Mamertina (RC).
62
Con D.P.R. del 22 marzo 2018.
63
In particolare, si evince come “…il predetto amministratore avrebbe anche elargito denaro in favore di un esponente malavitoso detenuto in carcere...”.
1° semestre
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30 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 31
– Mandamento JONICO
Nel mandamento jonico le cosche continuano ad evidenziare una spiccata propensione al narcotraffico internazio-
nale, forti anche di una consolidata affidabilità che riconoscono loro i cartelli del sud America, risultando in
grado di rendere sempre più sofisticato il meccanismo di movimentazione della droga.
Allo stesso tempo, le cosche dell’area mantengono forti interessi nelle attività estorsive e nel settore degli appalti
pubblici, coltivati attraverso pericolose relazioni politico-mafiose.
Per quanto concerne la dislocazione delle consorterie, si richiama, in primo luogo, il locale di Platì, ove si registra
l’operatività delle cosche federate BARBARO - TRIMBOLI - MARANDO.
Nell’area è di interesse lo scioglimento del Comune di Platì, avvenuto nel mese di aprile64.
Il Ministro dell’Interno, nella proposta di scioglimento, evidenzia forme d’ingerenza da parte della criminalità
organizzata, che avrebbero compromesso la libera determinazione e l’imparzialità degli organi eletti nelle con-
sultazioni amministrative del 5 giugno 2016, nonché il buon andamento dell’amministrazione ed il funziona-
mento dei servizi. In particolare, è stata evidenziata la fitta rete di frequentazioni e relazioni di parentela e di
affinità che avrebbero legato diversi membri degli organi elettivi e dell’apparato burocratico del Comune a per-
sone controindicate ovvero ad elementi dei sodalizi dominanti sul territorio65. Anche in ordine all’attività gestio-
nale dell’ente, nell’ambito degli affidamenti di lavori e servizi sono state rilevate innumerevoli illegittimità ed
anomalie. L’amministrazione comunale, infatti, avrebbe ripetutamente affidato lavori di manutenzione ordinaria
e straordinaria della viabilità cittadina ad un’impresa già destinataria, nell’ottobre 2013, di un’interdittiva anti-
mafia. Peraltro, una società concessionaria del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani è stata sottoposta ad
amministrazione giudiziaria a seguito dell’arresto del titolare, nel dicembre 2016, poiché ritenuto responsabile,
tra l’altro, di concorso esterno in associazione mafiosa.
64
Sciolto con D.P.R. del 27 aprile 2018.
65
Tra l’altro, viene posto in risalto come anche il primo cittadino sia stato recentemente destinatario di atti intimidatori.
1° semestre
20 1 8
32 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nel locale di San Luca66 risultano egemoni le cosche PELLE-VOTTARI-ROMEO67 e NIRTA-STRANGIO68, entrambe
affiancate da una costellazione di ‘ndrine.
Indicativo di questa asfissiante presenza è certamente il fatto che il Comune di San Luca continua ad essere
gestito da un Commissario prefettizio, in quanto anche le elezioni comunali del mese di giugno 2018 sono state
annullate per mancata presentazione di candidature.
In tale composito contesto mafioso, di particolare significato risultano gli esiti dell’operazione “Martingala”69,
conclusa nel mese di febbraio, a Reggio Calabria, Locri, Siderno, Bianco, Vimercate (MB) ed Ovada (AL), dalla
DIA e dalla Guardia di finanza, con l’esecuzione del fermo di indiziato di delitto di 27 soggetti - tra i quali espo-
nenti delle cosche BARBARO- Nigri e NIRTA- Scalzone - ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di
tipo mafioso, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria,
trasferimento fraudolento di valori, frode fiscale, associazione a delinquere finalizzata all’emissione di false fat-
turazioni, reati fallimentari ed altro. Le indagini hanno accertato l’esistenza di un articolato sodalizio criminale,
con base a Bianco (RC) e proiezioni operative in tutta la provincia reggina, in altre regioni italiane ed all’estero.
L’organizzazione poteva contare su un gruppo di società di comodo70, che venivano sistematicamente coinvolte
in operazioni commerciali inesistenti - funzionali a mascherare gli innumerevoli trasferimenti di denaro da e
verso l’estero - caratterizzate dalla formale regolarità attestata da documenti fiscali ed operazioni di pagamento
rivelatesi, all’esito delle indagini, anch’esse fittizie. Questo meccanismo fraudolento ha costituito il volano per
l’apertura di consistenti flussi finanziari tra le aziende degli indagati e le società di numerosi “clienti”71, che di
volta in volta si rivolgevano loro per il soddisfacimento di varie finalità illecite, tra cui la frode fiscale. Un vorti-
66
Il paese di San Luca è da sempre considerato la mamma dei locali di ‘ndrangheta, custode della tradizione, della “saggezza”, delle regole istitutive che
costituiscono il patrimonio “valoriale” di tutte le cosche, elementi suggellati dalla presenza sul suo territorio del Santuario della Madonna di Polsi.
67
Di questo sodalizio fa parte la ‘ndrina ROMEO-Staccu, la ‘ndrina VOTTARI-Frunzu, la ‘ndrina GIAMPAOLO-Russello e la ‘ndrina PELLE-Gam-
bazza, tutte legate da vincoli di parentela o “comparaggio”.
68
Al sodalizio partecipano la ‘ndrina NIRTA-Scalzone, la ‘ndrina GIORGI-Ciceri, la ‘ndrina STRANGIO-Jancu, la ‘ndrina NIRTA-Versu, la ‘ndrina
MAMMOLITI-Fischiante, la ‘ndrina GIORGI-Boviciano e la ‘ndrina STRANGIO-Barbaro, tutte legate da vincoli di parentela o “comparaggio”.
Nel territorio di San Luca si annoverano anche ulteriori famiglie, variamente legate ai due schieramenti principali ed in particolare: PELLE-
Vancheddu, GIAMPAOLO-Ciccopeppe, GIAMPAOLO-Nardo, GIORGI-Suppera, MAMMOLITI-Piantuni, NIRTA-Terribile, ROMEO-Terrajanca,
STRANGIO-Fracascia, STRANGIO-Iancu 2, PELLE-Focu, PIZZATA-Mbrugghiuni, MANGLAVITI-Curaggiusi.
69
P.p. 5644/13 RGNR DDA di Reggio Calabria, conclusa il 19 febbraio 2018.
70
Le società avevano sede in vari paesi dell’Unione Europea (Croazia, Slovenia, Austria, Romania) e dopo non più di un paio di anni di “attività”,
venivano sistematicamente trasferite nel Regno Unito e cessate. Tutto ciò era ovviamente funzionale ad evitare accertamenti, anche ex post,
sulla loro contabilità.
71
Gran parte dei quali imprenditori, espressione, direttamente o indirettamente, delle cosche di ‘ndrangheta operanti sul territorio dei “tre man-
damenti” della provincia di Reggio Calabria.
Relazione
del Ministro dell’Interno
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Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 33
coso giro di denaro che aveva termine direttamente in Italia mediante bonifici alle predette società di comodo o
su conti di società estere, da cui il denaro veniva successivamente prelevato in contanti e riportato in Italia.
L’organizzazione ha dimostrato anche una notevole capacità di infiltrarsi nella gestione ed esecuzione degli ap-
palti pubblici72.
Grazie, poi, all’approfondimento investigativo di oltre un centinaio di segnalazioni di operazioni finanziarie so-
spette73 è stata accertata l’esistenza di una folta schiera di imprenditori del reggino, fruitori dei servigi offerti
dall’associazione74.
Nel contesto investigativo dell’operazione “Martingala” sono inoltre confluiti gli esiti di un ulteriore filone d’in-
dagine, approfondito dalla Guardia di finanza, che ha riguardato le “prestazioni” che l’associazione - avvalendosi
del complesso reticolo di imprese riconducibili al sodalizio allocate sul territorio nazionale ed europeo - ha fornito
alla famiglia BAGALÀ di Gioia Tauro e ad un soggetto collegato alla cosca PIROMALLI75. In considerazione della
tipologia dei reati contestati, si è proceduto al sequestro preventivo di 51 società, con sede in varie regioni d’Italia
ed all’estero, di 9 immobili e disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo di circa 100 milioni di euro.
Di particolare significato, sul piano investigativo e di analisi, sono risultate alcune evidenze che fanno compren-
dere le connessioni operative tra diverse matrici mafiose (nel caso specifico quella calabrese e napoletana). Alcuni
indagati, infatti, “in concorso tra loro, al fine di procurare a sé e ad altri profitto, si recavano in Campania per ricevere da
soggetti collusi con il clan MAZZARELLA, un’ingente quantità di denaro in contante, proveniente da delitto, che occulta-
vano e trasportavano a Reggio Calabria, per metterla a disposizione della ‘ndrangheta per conto della quale operavano”.
72
Ciò è avvenuto con varie modalità, ad esempio con la predisposizione, per un’opera pubblica da realizzarsi in provincia di Grosseto, di
contratti di joint venture, o anche tramite i contratti di “nolo a freddo”.
73
Pervenute anche da F.I.U. (Unità di Informazione Finanziaria) estere.
74
Fra questi, si evidenzia la posizione del socio di maggioranza ed amministratore di una società molto attiva nel settore della costruzione e ge-
stione di condutture di gas. Un altro imprenditore, già interessato in passato da procedimenti in materia di criminalità organizzata, è risultato
dotato di una straordinaria liquidità, poi reimpiegata nell’usura nell’esercizio abusivo del credito, soprattutto in danno di imprenditori locali
in difficoltà, in ciò attivamente collaborato dai suoi più stretti sodali, tra i quali un elemento di vertice della cosca ARANITI. Nella rete degli
investigatori della DIA è finito anche, con la contestazione del reato di riciclaggio, un impiegato di banca, risultato sempre solerte nel soddisfare
le illecite esigenze dell’imprenditore in questione.
75
Tali imprenditori erano già stati coinvolti nell’ambito dell’inchiesta “Cumbertazione”, eseguita il 19 gennaio 2017 dalla Guardia di finanza, per
aver agevolato gli interessi della ‘ndrangheta nel settore degli appalti pubblici, costituendo, gestendo e di fatto infiltrandosi in un nucleo di
oltre 60 imprese, sostanzialmente consorziate tra di loro, che governavano collusivamente le principali aggiudicazioni dei lavori pubblici nel-
l’area della piana di Gioia Tauro, attraverso insidiose attività di turbativa delle relative aste. Partendo da tali risultanze, l’attività investigativa
delle fiamme gialle reggine, si è concentrata sulla ricostruzione dei flussi finanziari legati all’aggiudicazione di due appalti pubblici - entrambi
finanziati con i fondi europei P.I.S.U. (Piani Integrati di Sviluppo Urbano) - che il predetto cartello d’imprese ha ottenuto con le accennate
modalità delittuose.
1° semestre
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34 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
76
P.p. 5286/14 RGNR e 3725/15 RG GIP del Tribunale di Firenze.
77
P.p. 1095/2010 RGN del Tribunale di Reggio Calabria eseguita il 4 luglio 2017 dai Carabinieri con l’esecuzione di un decreto di fermo di in-
diziato di delitto nei confronti di 116 persone.
78
Nel medesimo contesto operativo è stato arrestato un altro soggetto per procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale, mentre
altre 4 persone sono state deferite in stato di libertà per gli stessi reati. Inoltre, il 29 aprile 2018, nei pressi della frontiera del Brennero, l’Arma
dei carabinieri ha tratto in arresto un sanlucota, legato ai PELLE-Vancheddu, ricercato dal 6 febbraio, nell’ambito dell’operazione “Passo del
salto” (di cui si dirà in seguito), quale partecipe ad un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti operante nelle province di
Reggio Calabria e Catanzaro tra il 2010 e il 2012.
79
P.p. 473/2017 RGNR DDA, 982/2017 RGGIP DDA e 29/17 ROCC DDA di Reggio Calabria, eseguita il 24 marzo 2018.
80
P.p. 1753/10 RGNR DDA del Tribunale di Reggio Calabria.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 35
Per quanto concerne il locale di Siderno81, nell’area di influenza permane l’operatività dei COMMISSO82, in con-
trapposizione a quella dei COSTA-CURCIARELLO.
Il 22 marzo 2018, presso lo scalo aereo di Roma-Fiumicino, personale della Polizia di Stato ha arrestato il latitante
FIGLIOMENI Tito (cl. 1969), elemento di spicco della cosca COMMISSO, ricercato nell’ambito dell’operazione
“Crimine” 83, espulso dalle Autorità canadesi per violazione della normativa locale sull’immigrazione.
A maggio, nell’ambito dell’operazione “Mosaico”84, i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cau-
telare nei confronti di 29 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata
al furto, ricettazione e riciclaggio, peculato, ed altri gravi reati in danno della pubblica amministrazione. L’in-
dagine, avviata nel 2014, ha consentito di ricostruire l’operatività di due distinte organizzazioni criminali ope-
ranti principalmente nel territorio reggino, che si appropriavano illecitamente di buoni fruttiferi postali, libretti
postali e carte libretto, sottraendole a persone anziane o gravate da patologie invalidanti, per poi “ripulire” i
titoli, provento di attività illecita, incassandone il controvalore, grazie al concorso di alcuni dipendenti infedeli
degli uffici postali. Fra gli arrestati figurano congiunti di un elemento di vertice della cosca COMMISSO di Si-
derno (RC).
Nel comprensorio di Locri permane l’operatività delle cosche CATALDO e CORDÌ, oltre che dei gruppi satellite
AVERSA-ARMOCIDA, URSINO e FLOCCARI85.
A giugno, a Locri e Siderno (RC), nell’ambito dell’operazione “Arma Cunctis”86, la Polizia di Stato ha eseguito
un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 38 esponenti delle cosche CATALDO e COMMISSO - alcuni
dei quali elementi di vertice “storici” – responsabili di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti,
alla coltivazione di piantagioni di canapa indiana e alla cessione di droga (hashish e marijuana), nonché di as-
81
Ove, il 18 gennaio 2018, ignoti hanno esploso 7 colpi di arma da fuoco uccidendo un esponente di rilievo della cosca COMMISSO, coinvolto
nelle note inchieste operazioni “Crimine” (p.p. 1389/08 RGNR DDA di Reggio Calabria) e “Morsa sugli appalti” (p.p. 7144/2011 RGNR DDA
di Reggio Calabria).
82
Che vanta consolidate proiezioni anche al di fuori del territorio nazionale. Appare a tal proposito opportuno segnalare che, il 29 giugno 2018,
nella periferia di Toronto (Canada), zona di Vaughan a Woodbridge (quartiere molto popolato da italiani), in un terribile agguato è stato
ucciso, unitamente alla fidanzata, un giovane ritenuto legato ai COMMISSO, da tempo operativi in Canada.
83
Il sopra citato p.p. 1389/08 RGNR DDA di Reggio Calabria, condotta dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei carabinieri di Reggio Calabria nel
2010, con l’esecuzione di un fermo di indiziato di delitto nei confronti di 119 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di
tipo mafioso e di altri gravissimi reati.
84
P.p. 5666/2016 RGNR, 218/2017 RGGIP e 101/1208 ROCC del GIP di Reggio Calabria, eseguita il 16 maggio 2018.
85
Come emerso nell’ambito dell’ampia operazione “Mandamento Jonico” (p.p. 1095/2010 RGNR di Reggio Calabria), conclusa il 4 luglio 2017
con l’esecuzione, da parte dei Carabinieri, di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto nei confronti di 116 soggetti.
86
P.p. 3589/15 RGNR DDA, 3042/15 RG GIP DDA e 47/15 ROCC DDA di Reggio Calabria, eseguita il 27 giugno 2018.
1° semestre
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36 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
sociazione finalizzata al traffico, alla detenzione ed al porto illegale di armi clandestine, fra cui pistole, fucili
mitragliatori e armi da guerra con relativo munizionamento.
Per ciò che concerne il locale di Marina di Gioiosa Ionica, si segnalano le cosche AQUINO-COLUCCIO e MAZZA-
FERRO, con proiezioni operative anche al centro-nord del Paese e all’estero, anche queste colpite, nel semestre,
da un’incisiva azione di contrasto ai patrimoni illeciti. A febbraio infatti, a Roccella Jonica, i Carabinieri hanno
dato esecuzione ad un decreto di confisca di beni87 - del valore di circa 12 milioni di euro - nei confronti di un im-
prenditore edile ritenuto contiguo alla cosca MAZZAFERRO88, già condannato, a 2 anni di reclusione nell’ambito
del citato processo “Crimine”, per illecita concorrenza aggravata dal metodo mafioso, avendo, in concorso con
altri, commesso atti illeciti volti al controllo e al condizionamento dei lavori relativi all’esecuzione dell’appalto
per la realizzazione del tratto della Strada Statale 106, ricadente nel comune di Marina di Gioiosa Jonica.
Nel mese di giugno, poi, la Guardia di finanza ha eseguito un decreto di sequestro di beni89, con contestuale ap-
plicazione della sorveglianza speciale di P.S., nei confronti di un affiliato alla cosca AQUINO, anche questo coin-
volto nell’operazione “Crimine”, per aver fatto parte del locale di Marina di Gioiosa Ionica. Il valore complessivo
dei beni è stimato in circa 6,5 milioni di euro.
Nel locale di Gioiosa Jonica operano gli URSINO-URSINI, federati con i COSTA-CURCIARELLO di Siderno, nonché
con la cosca JERINÒ.
Nell’area di Monasterace ed in quelle limitrofe di Stilo, Riace, Stignano, Caulonia e Camini, si continua a registrare
l’operatività della cosca RUGA-METASTASIO-LEUZZI, legata ai GALLACE della vicina Guardavalle (CZ).
Da segnalare come, nel mese di gennaio, nell’ambito del processo “Confine 2”90, il GUP presso il Tribunale di
Locri ha condannato91, con rito abbreviato, 4 imputati, appartenenti alla cosca RUGA di Monasterace, infliggendo
loro un totale di oltre 30 anni di reclusione.
Nel comune di Caulonia (RC) sono presenti, invece, i VALLELONGA, mentre a Sant’Ilario dello Jonio è attiva la
cosca BELCASTRO-ROMEO, sul cui conto si segnalano gli esiti della già citata operazione “Happy Dog”92, conclusa
nel mese di giugno - a Taurianova, Locri, Gioia Tauro, Lamezia Terme (CZ), Melissa (KR) e Guido Visconti (MI)
87
P.p. 145/2015 RGMP - 18/2018, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria - Sezione Misure di Prevenzione, eseguito il 23 febbraio 2018.
88
Già destinatario di decreto di sequestro beni eseguito nel febbraio 2016.
89
P.p. 36/2018 RGMP e 26/2018 SEQU, eseguito il 28 giugno 2018.
90
P.p. 2272/12 RGNR DDA.
91
Il 21 gennaio 2018.
92
P.p. 3484/14 RGNR DDA, 666/16 RG GIP DDA e 15/16 ROCC DDA.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 37
- dalla Polizia di Stato con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare93 nei confronti di 11 soggetti, ritenuti
responsabili, a vario titolo, di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, turbata libertà degli incanti,
illecita concorrenza con minaccia e violenza aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni e truffa
aggravata.
Nel comune di Careri sono presenti le famiglie CUA-RIZIERO, IETTO e PIPICELLA, mentre nel comune di Bruz-
zano Zeffirio esercita la propria influenza la cosca TALIA-RODÀ.
Ad Antonimina sono attivi i ROMANO, ad Ardore la cosca VARACALLI, a Ciminà le cosche NESCI e SPAGNOLO,
a Cirella di Platì i FABIANO, mentre a Canolo94 si segnala la presenza della cosca RASO.
93
N. 666/16 RG GIP DDA emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria.
94
Comune sciolto con D.P.R. del 5 maggio 2017.
1° semestre
20 1 8
38 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Provincia di Catanzaro
In provincia di Catanzaro la cosca cutrese dei GRANDE ARACRI continua la propria ingombrante influenza at-
traverso il locale di Cutro.
Nel capoluogo si conferma l’operatività del clan dei GAGLIANESI e ABBRUZZESE-BEVILACQUA - ZINGARI,
operanti soprattutto nei quartieri meridionali.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 39
Nel mese di febbraio, nell’ambito dell’operazione “Passo di Salto”95, la Polizia di Stato e l’Arma dei carabinieri,
coordinati dalla DDA di Catanzaro, hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di 47 soggetti, dediti alla
produzione ed al traffico di ingenti quantitativi di stupefacenti. L’inchiesta ha permesso di disarticolare un so-
dalizio criminoso radicato sul territorio e contiguo alle locali cosche, nonché di identificare soggetti rom che con-
trollavano la vendita degli stupefacenti al dettaglio, concentrata su diverse piazze di spaccio della periferia sud
della città. Le investigazioni hanno consentito, inoltre, di documentare sia le modalità con le quali i ricavi illeciti
venivano reimpiegati per finanziare l’acquisto all’ingrosso di ulteriori partite di stupefacente, sia quattro distinti
canali di approvvigionamento: Guardavalle in provincia di Catanzaro, Gioiosa Jonica e San Luca in provincia di
Reggio Calabria ed Isola Capo Rizzuto in provincia di Crotone.
Nel medesimo contesto investigativo, sempre a febbraio, nell’ambito dell’operazione “All Ideas”96, i Carabinieri
hanno eseguito un’altra misura cautelare97 nei confronti di altri 15 soggetti dediti al traffico di ingenti quantitativi
di stupefacente. Le indagini, condotte a seguito dell’omicidio avvenuto il 6 novembre 2014 nel capoluogo di un
soggetto catanzarese, hanno ricondotto il delitto alle dinamiche criminali tracciate con la descritta operazione
“Passo di salto”, consentendo altresì di rinvenire e sequestrare armi ed ingenti somme di denaro.
Ad aprile, nell’ambito dell’operazione “Keleos”, la Polizia di Stato ha eseguito il fermo di indiziato di delitto98 di
6 soggetti di origine calabrese e di 3 originari di Cerignola (FG) – uno dei quali contiguo al clan cerignolano PIA-
RULLI - ed Andria (BT), ritenuti responsabili, tra l’altro, di rapina realizzata con schemi di tipo paramilitare99,
aggravata dal metodo mafioso. Gli arrestati facevano parte del commando armato - composto da almeno 15 per-
sone - che, nella serata del 4 dicembre 2016, assaltò il caveau di un Istituto di Vigilanza ubicato nella zona indu-
striale di Catanzaro, sottraendo 8,5 milioni di euro in contanti.
Le indagini hanno fatto luce sulle sinergie criminali tra consorterie pugliesi e calabresi, finalizzate ad agevolare,
in particolare, la ‘ndrangheta catanzarese e di San Leonardo di Cutro (KR), atteso che parte del denaro era stato
suddiviso tra le varie cosche dell’area.
95
P.p. 5177/11 RGNR mod. 21 DDA, 3669/12 RG GIP e 208/17 RMC, eseguita il 20 febbraio 2018.
96
P.p. 7706/14 RGNR DDA, 5012/14 RG GIP, 71/17 RMC e 115/17 RMR.
97
N. 5012/14 RG GIP emessa dal Tribunale di Catanzaro, eseguita il 26 febbraio 2018.
98
P.p. 932/17 DDA Catanzaro, eseguito il 20 aprile 2018.
99
Le modalità operative diedero sin da subito conto della particolare determinazione della banda di rapinatori, atteso che il muro blindato venne
sfondato con una grossa macchina cingolata e, dopo aver neutralizzato la vigilanza armata sotto la minaccia di kalashnikov, venne asportato il
denaro dandosi alla fuga incendiando numerose vetture posizionate lungo il tragitto per rallentare l’intervento delle Forze di polizia.
1° semestre
20 1 8
40 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nel basso versante jonico-soveratese si attesta il locale che fa capo alla famiglia GALLACE100 di Guardavalle, alleata
con la cosca reggina RUGA-METASTASIO-LEUZZI.
Alla famiglia GALLACE fa capo anche la cosca GALLELLI, mentre sul territorio di Soverato e comuni limitrofi,
si conferma la presenza della cosca SIA-PROCOPIO-TRIPODI101.
Nel territorio delle pre-Serre e, specificamente, nei comuni di Chiaravalle e Torre di Ruggiero, operano le famiglie
IOZZO-CHIEFARI.
I CATARISANO-ABBRUZZO-GUALTIERI-COSSARI, invece, insistono sui comuni jonici di Borgia e Roccelletta
di Borgia.
Nell’area di Vallefiorita e nelle zone limitrofe risultano operativi i TOLONE-CATROPPA.
Nella zona nota come “pre-Sila” si registra la presenza delle famiglie PANE-IAZZOLINO e CARPINO-SCUMACI-
BUBBO102. L’area di Lamezia Terme risulta convenzionalmente ripartita in tre aree, rispettivamente di competenza
dei clan IANNAZZO103, CERRA-TORCASIO-GUALTIERI104 e GIAMPÀ105 (cui si affiancano compagini di minor
rilievo) prevalentemente dedite alle estorsioni e ai traffici di stupefacenti.
Ad aprile, a Lamezia Terme, Catanzaro ed Ancona, nel prosieguo dell’operazione “Crisalide”106, i Carabinieri
hanno eseguito una misura restrittiva107 nei confronti di 4 soggetti, accusati di estorsione, legati alla menzionata
cosca CERRA-TORCASIO-GUALTIERI. Le indagini, oltre a far luce sul legame esistente tra soggetti di etnia rom
attivi nel comune di Lamezia Terme ed esponenti di vertice della predetta cosca, hanno documentato come, previo
100
Il 27 giugno 2018 la Guardia di finanza ha eseguito il provvedimento di sequestro 20/17 MP e 37/18 CRON del Tribunale di Catanzaro avente
ad oggetto i beni, per oltre 1 milione di euro, di un esponente dei GALLACE di Guardavalle, già coinvolto nell’operazione “Itaca free boat” del
luglio 2013, culminata con l’arresto di 25 soggetti affiliati o fiancheggiatori di GALLACE-GALELLI.
101
Il 21 maggio 2018, a Soverato, ad esito dell’operazione “Pietranera” (p.p. 105/16 RGNR DDA, 2371/16 RG GIP e 91/16 RMC), la Polizia di
Stato ha notificato la conclusione delle indagini preliminari agli 8 indagati ritenuti responsabili a vario titolo e in concorso del reato di estorsione
e violenza privata nei confronti di due imprenditori agricoli del basso Jonio.
102
Quest’ultima, in particolare, risulta attiva nella zona di Petronà.
103
Egemone a Sambiase, Sant’Eufemia, nella frazione industriale di San Pietro Lametino (denominata Ex SIR) e nella fascia litoranea tra Curinga
e Nocera Terinese.
104
Presente a Nicastro ed in località Capizzaglie.
105
Attivo su Nicastro. La Polizia di Stato, nel mese di febbraio, ha notificato una misura restrittiva in carcere nei confronti di due esponenti di
spicco della cosca GIAMPÀ, ritenuti responsabili dell’omicidio di un elemento contiguo alla contrapposta consorteria CERRA-TORCASIO-
GUALTIERI, avvenuto a Lametia Terme (CZ) nel novembre del 2013.
106
P.p. 2623/11 RGNR DDA. L’indagine, conclusa il 23 maggio 2017 dall’Arma dei carabinieri, aveva portato all’arresto di 52 persone, accusate
di associazione di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, danneggiamento aggravato e rapina.
107
P.p. 1348/18 RG GIP di Catanzaro, eseguita il 18 aprile 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 41
pagamento di una somma di denaro, un soggetto avesse recuperato un automezzo rubato da alcuni degli inda-
gati, ai quali la persona offesa si era rivolta, riconoscendone il ruolo nell’ambito dei circuiti criminali lametini.
Sempre nell’area lametina, a maggio, nell’ambito dell’operazione “Zona Franca”108, i Carabinieri hanno eseguito
un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 8 soggetti, che avevano la disponibilità di armi da fuoco, do-
cumentando la gestione di una piazza di spaccio, divenuta riferimento per tutto il comprensorio di Lamezia Terme.
Nel periodo in esame anche i patrimoni dei sodalizi lametini sono stati colpiti dalle attività di polizia. A febbraio,
a Lamezia Terme, la Guardia di finanza ha eseguito la confisca109 di beni, appartenenti ad un esponente di rilievo
della cosca CERRA-TORCASIO-GUALTIERI, tra cui una villa ubicata nella zona sud della città, un’automobile e
disponibilità finanziarie, per un valore di oltre 330 mila euro.
Ancora, a Lamezia continuano a registrarsi connessioni tra sodalizi locali e la famiglia MANCUSO di Limbadi
(VV), così come consolidati appaiono i rapporti tra i CERRA-TORCASIO-GUALTIERI, le ‘ndrine di San Luca e
soggetti di origine albanese, finalizzati all’approvvigionamento di stupefacenti.
108
P.p. 1171/17 RGNR DDA, 79/18 RG GIP e 484/18 RG GIP di Catanzaro, eseguito il 16 maggio 2018.
109
Il 26 febbraio 2018, con provvedimento 11/2017 REG MP e 5/18 CRON del Tribunale di Catanzaro del 15 gennaio 2018
1° semestre
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42 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
110
Nel comune di San Calogero, il 22 febbraio 2018, i Carabinieri hanno eseguito un ordine di carcerazione a carico di un affiliato al locale di Lim-
badi. Il provvedimento scaturisce dalla condanna definitiva per i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura e rapina, crimini com-
messi in Limbadi, Zungri, Zaccanopoli, Nicotera e provincia di Catanzaro. Il 14 maggio 2018, presso il carcere di Vibo Valentia, si è costituito
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 43
della famiglia MANCUSO111, che vanta solide alleanze con le cosche di Reggio Calabria e con quelle della Piana di
Gioia Tauro. Sintomatico di questa asfissiante presenza è il gravissimo episodio, registrato il 9 aprile 2018, quando,
a seguito di un attentato realizzato con un ordigno esplosivo posto nell’auto sulla quale viaggiavano, veniva as-
sassinato, per questioni di vicinato, Matteo VINCI, mentre il padre Francesco rimaneva gravemente ferito. All’e-
sito delle indagini, svolte nell’ambito dell’operazione “Demetra”, i Carabinieri hanno eseguito, il successivo mese
di giugno, il fermo di 6 esponenti della cosca MANCUSO112, presunti responsabili dell’attentato.
Sempre ad aprile, a Vibo Valentia, nell’ambito dell’operazione “Black Widows113”, la Polizia di Stato ha eseguito
il fermo di 7 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentato omicidio e porto abusivo di armi, in quanto
autori dell’agguato avvenuto il 28 luglio 2017, a Sorianello, ai danni di due fratelli.
Le indagini hanno permesso di ricondurre il movente di tale agguato alle dinamiche criminali in atto nei comuni
di Soriano, Sorianello e Gerocarne “…per la conquista della leadership sul territorio tra due fazioni contrapposte, all’in-
terno dello stesso “locale di ‘ndrangheta” noto come locale dell’Ariola…”.
Di assoluto rilievo, ancora una volta, talune donne di ‘ndrangheta (da cui il nome dell’operazione) il cui ruolo,
dagli atti d’indagine, viene restituito in tutta la sua centralità: talvolta come mandanti di efferate azioni criminose,
talvolta come complici nell’occultamento e nella conservazione delle armi, in ogni caso dimostrano sempre una
singolare attitudine decisionistica nelle vicende delittuose: “L’attività di captazione ha cristallizzato, a tal riguardo,
l’attività di “rafforzamento della volontà criminosa” espressa senza soluzione di continuità dalle donne della famiglia….
tratteggiando, in sequenza, contributi di natura programmatica tradottisi in atti e fatti degni di autonomo rilievo penale”.
un soggetto ritenuto affiliato al locale di Nicotera, ricercato poiché l’11 maggio precedente, a Limbadi, armato di fucile, aveva fatto ingresso in
un bar esplodendo alcuni colpi all’indirizzo di un affiliato al locale di Limbadi. I Carabinieri provvedevano a notificargli un decreto di fermo
di indiziato di delitto per duplice omicidio e per il ferimento di un terzo soggetto. Il 7 giugno 2018, a San Calogero, i Carabinieri hanno
eseguito il fermo di indiziato di delitto di un vibonese ritenuto autore dell’omicidio di un sindacalista maliano avvenuto il 2 giugno precedente.
Al momento del fatto la vittima, insieme a due connazionali, si trovava nell’area di un’ex fornace di San Calogero, sito oggi dismesso, seque-
strato diversi anni fa nell’ambito dell’inchiesta “Poison” della Procura della Repubblica di Vibo Valentia, che fece luce su di un vasto traffico
di rifiuti industriali, interrati proprio nell’area dell’ex fornace, di cui lo zio del fermato era custode.
111
Appare d’interesse segnalare altresì che uno dei capi indiscussi del clan in questione, il 20 febbraio scorso è stato condannato, in secondo
grado di giudizio, alla pena dell’ergastolo, nell’ambito del processo “Gringia” (p.p. 468/2012 RGNR DDA, 4263/2012 RG GIP e 272/2012
RMC), quale mandante, insieme ai PATANIA di Stefanaconi (VV), di alcuni fatti di sangue consumati contro i cd. PISCOPISANI.
112
P.p. 5809/17 DDA Catanzaro, eseguito il 25 giugno 2018. Per 4 dei quali il decreto di fermo di indiziato di delitto è stato successivamente
commutato nell’OCC 1503/18 R GIP di Catanzaro, mentre per 2 di essi è stata disposta la scarcerazione. L’episodio costituisce il tragico epilogo
di una serie di aggressioni ed atti intimidatori perpetrati dai MANCUSO nei confronti delle vittime allo scopo di convincerle a cedere un ap-
pezzamento di terreno. Il 24 maggio 2018, a Limbadi (VV), SCARPULLA Rosaria, madre del defunto VINCI Matteo, ha poi denunciato un ul-
teriore atto intimidatorio in danno della propria famiglia.
113
P.p. 3772/2017 RGNR DDA di Catanzaro, eseguita il 9 aprile 2018.
1° semestre
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44 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Tuttavia, va evidenziata la tendenza degli indagati di sesso maschile ad estromettere le donne della famiglia dalle
fasi prettamente operative: “…le donne a casa devono stare…”.
Ulteriore evidenza delle pericolose dinamiche criminali riguardanti il vibonese, risulta l’arresto effettuato dai
Carabinieri il 20 aprile 2018, a Nicotera Marina, di due fratelli, pregiudicati, affiliati al locale ‘ndrangheta. Questi
avevano costituito, nella propria abitazione, un vero e proprio arsenale composto di armi, munizioni, giubbotti
antiproiettile, passamontagna e 2 serie di targhe civili per veicoli. Gli stessi detenevano, inoltre, marijuana e co-
caina, bilancini di precisione, materiale per il confezionamento e per il taglio di sostanza stupefacente, nonché
un quaderno ove era trascritta la dicitura per il “giuramento di ’ndrangheta”.
Nel capoluogo, permane l’operatività della famiglia LO BIANCO, mentre nell’area di Mileto114 insistono i PI-
TITTO-PROSTAMO-IANNELLO, le cui dinamiche sono state profondamente analizzate dall’operazione “Mile-
tos”115, conclusa nel mese di marzo dai Carabinieri con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in
carcere nei confronti di 5 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in omicidio, porto di armi co-
muni e da guerra, reati aggravati dal metodo mafioso. L’attività investigativa ha permesso di individuare gli au-
tori dell’omicidio di MESIANO Giuseppe, avvenuto il 17 luglio 2013 a Mileto, esponente di primo piano dello
stesso locale di Mileto, nonché di identificare mandanti ed esecutori dell’omicidio di CORIGLIANO Angelo An-
tonio, avvenuto il 19 agosto 2013 a Mileto, affiliato al medesimo locale.
Nella zona marina del capoluogo sono attivi i MANTINO-TRIPODI, cui si affiancano le famiglie FIARÈ-RAZIO-
NALE nel territorio di San Gregorio d’Ippona.
Nel semestre in esame il Comune di San Gregorio d’Ippona è stato sciolto116 per infiltrazioni mafiose:
Dalla lettura della proposta di scioglimento, a firma del Ministro dell’Interno, si evince “…la fitta rete di rapporti
di parentela e di affinità che legano diversi membri degli organi elettivi e dell’apparato burocratico del comune - alcuni dei
quali con pregiudizi penali - a persone controindicate ovvero ad elementi dei sodalizi territorialmente egemoni. Rapporti di
natura analoga sono stati riscontrati nei confronti di alcuni professionisti assegnatari di incarichi comunali, tra i quali un
soggetto condannato per un omicidio commesso nel 1979 nell’ambito della faida allora in atto tra due sodalizi rivali…”.
114
Ove, il 16 febbraio 2018, un imprenditore del settore delle telecomunicazioni ha denunciato il danneggiamento con colpi d’arma da fuoco dei
veicoli parcheggiati nel cortile della sede legale della ditta. Il 16 febbraio 2018, a Filandari, il proprietario di un distributore di carburanti ha
denunciato l’esplosione di colpi di arma da fuoco contro la serranda del chiosco di ricovero del gestore. Il 13 marzo 2018 la Polizia di Stato è
intervenuta presso il cantiere edile di una cooperativa dove ignoti avevano collocato una tanica contenente liquido infiammabile e 2 cartucce.
115
P.p. 895/2017 RG GIP, 200/2017 RMC e 1166/2017 RGNR DDA di Catanzaro, eseguita il 19 marzo 2018.
116
Con D.P.R. dell’11 maggio 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 45
Gli accertamenti esperiti in sede ispettiva hanno inoltre messo in luce che “uno degli amministratori comunali…ri-
sulta cointestatario di un immobile sito nel territorio comunale, utilizzato come propria abitazione principale da un perso-
naggio di vertice della sopra menzionata ‘ndrina…”.
Con specifico riferimento agli affidamenti diretti di lavori, servizi e forniture, sono state riscontrate gravi e rei-
terate irregolarità, quali l’omesso espletamento di ricerche di mercato ed il mancato ricorso, sia al mercato elet-
tronico della pubblica amministrazione, sia a procedure comparative in ordine alla convenienza economica dei
corrispettivi richiesti dalle imprese affidatarie.
Da tale modus operandi avrebbero tratto vantaggio anche ditte vicine ad ambienti malavitosi.
Continuando nella mappatura del vibonese, i BONAVOTA, i PETROLO e i PATANIA sono attivi nei territori di
Sant’Onofrio e Stefanaconi.
Nel mese di giugno, la DIA ha dato esecuzione al sequestro117 di 2 ditte agricole, un immobile, 14 terreni, 6 rap-
porti finanziari e 5 automezzi, per un valore di circa 300 mila euro, nei confronti di un sodale alla cosca PATANIA,
già arrestato, nel 2013, nell’ambito dell’operazione “Gringia”118, che ha fatto luce sulla violenta faida che, tra il set-
tembre del 2011 e il novembre del 2012, che aveva visto contrapposti, nel vibonese, i PATANIA ed i PETROLO-
BARTOLOTTA di Stefanaconi, sostenuti dai MANCUSO, contro la “Società di Piscopio”.
Quali ulteriori consorterie satelliti dei MANCUSO, nei comuni di Pizzo e Francavilla Angitola si segnala la pre-
senza della famiglia FIUMARA, mentre le famiglie ACCORINTI e LA ROSA risultano attive tra Tropea e Bria-
tico119.
Nel mese di aprile, nell’ambito dell’operazione “Roba di Famiglia”120, proprio tra Briatico, Zambrone, Zungri,
Rombiolo e Nerviano (MI), i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14
soggetti –tra i quali il nipote di un esponente di vertice dei citati ACCORINTI - responsabili di associazione fi-
nalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi e munizioni.
117
N. 18/16 RMSP emesso in data 11 maggio 2018 dal Tribunale di Vibo Valentia – Sezione Misure di Prevenzione, eseguito il 6 giugno 2018.
118
P.p. 468/2012 RGNR DDA, 4263/2012 RG GIP e 272/2012 RMC di Catanzaro.
119
Ove il 16 febbraio 2018 un avvocato di Tropea ha denunciato di aver rinvenuto davanti all’ingresso della propria abitazione (che condivide
insieme agli anziani genitori ed al fratello, indagato nell’ambito dell’operazione “Costa Pulita”) una busta in plastica contenente 7 proiettili e
un portachiavi a forma di bara. Ancora, a Briatico e a Mesate (MI), nel mese di maggio 2018 i Carabinieri hanno eseguito, nell’ambito dell’o-
perazione “Bravo”, una misura restrittiva nei confronti di 2 soggetti attigui alla criminalità organizzata briaticese, ritenuti gli autori del tentato
omicidio di un trentenne, avvenuto il 10 gennaio 2018 e riconducibile ad un credito non riscosso derivato da precedente attività di spaccio di
marijuana.
120
P.p. 1130/17 RGNR DDA, eseguita l’11 aprile 2018.
1° semestre
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46 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Anche il Comune di Briatico è stato sciolto121 nel semestre, per la “…permeabilità dell’ente ai condizionamenti esterni
della criminalità organizzata…”. In particolare, a seguito delle risultanze dell’operazione “Costa Pulita”, eseguita
nell’aprile 2016 dalla DDA di Catanzaro, sono emersi “…indefettibili relazioni e rapporti parentali tra i componenti
dell’attuale compagine di governo dell’ente ed esponenti della criminalità organizzata nonché evidenti elementi di continuità
tra l’amministrazione in carica e quelle già sciolte nel 2003 e nel 2012…”. Inoltre, gli accertamenti compiuti dalla Com-
missione di indagine hanno rivelato un quadro di forte pervasività della ‘ndrangheta, che riusciva ad ottenere sia
commesse per le proprie imprese, sia l’assegnazione, in via diretta, di incarichi professionali a soggetti di riferi-
mento, in spregio ai principi di concorrenza e rotazione.
Nella struttura burocratica dell’ente, inoltre, sono state riscontrate carenze organizzative e gestionali ed è emerso
che taluni dipendenti annoverano rapporti di parentela con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata.
Il clan LOIELO122, che risulterebbe contrapposto agli EMANUELE123, è operativo nei comuni di Soriano, Sorianello
e Gerocarne (area delle Serre). Gli stessi risultano alleati, rispettivamente, dei CICONTE e degli IDÀ.
A Serra San Bruno si conferma l’operatività della famiglia VALLELONGA-Viperari, che orbita anche tra le province
di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria, sino al territorio di Guardavalle (CZ) in località Elce della Vecchia,
zona dove opera la famiglia NOVELLA124.
A Filadelfia risulta attiva la cosca ANELLO-FRUCI, che figura tra le compagini investigate nell’ambito dell’ope-
razione “Stammer 2-Melina”125 conclusa nel mese di marzo dalla Guardia di finanza.
L’attività, sviluppata tra la Calabria, la Sicilia, la Puglia, il Lazio, la Lombardia, la Toscana e l’Albania, ha portato
all’arresto di 25 soggetti, responsabili dell’importazione di circa 5 tonnellate di marijuana dall’Albania.
L’operazione nasce da uno stralcio della già ricordata operazione “Stammer”, con cui erano state già colpite, nel
gennaio del 2017, diverse ‘ndrine del vibonese impegnate nel business della cocaina, documentandone l’ingresso
in affari con i narcos albanesi, partner di provata efficienza. Le indagini avevano, di fatto, consentito di disarticolare
121
Con D.P.R. dell’11 maggio 2018.
122
Nel cui ambito il 16 febbraio 2018 la Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro ha condannato all’ergastolo due esponenti della criminalità or-
ganizzata delle Preserre vibonesi, coinvolti nell’ambito dell’operazione “Luce nel bosco” (p.p. 4892/09 RGNR DDA), ritenuti responsabili del
duplice omicidio dei fratelli Vincenzo e Giuseppe LOIELO, avvenuto nell’aprile 2002.
123
Il 4 marzo 2018, a Sorianello, sulla SS.182, è stato ucciso un pregiudicato, contiguo cosca EMANUELE di Gerocarne, ferito mortalmente con
colpi di coltello all’addome. Il successivo 18 maggio 2018 i Carabinieri hanno tratto in arresto per l’omicidio il cugino della vittima, peraltro
coinvolto nell’operazione “Black Widows”.
124
Famiglia notoriamente contrapposta, nello scontro armato della c.d. “faida dei boschi”, ai GALLACE di Guardavalle, un tempo alleati.
125
P.p. 3285/2017 RGNR DDA, 4238/2017 RG GIP e 210/2017 RMC, eseguita il 1 marzo 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 47
un’organizzazione estremamente complessa, basata su un accordo criminoso tra i vertici delle ‘ndrine FIARÈ di
San Gregorio d’Ippona, PITITTO-PROSTAMO-IANNELLO di Mileto, FRANZÈ di Stefanaconi e, appunto, gli
ANELLO-FRUCI di Filadelfia, cosche tutte collegate ai MANCUSO di Limbadi.
Nel semestre in esame, anche il Comune di Limbadi è stato sciolto126 per mafia. Dalla lettura della proposta di
scioglimento del Ministro dell’Interno si evincono “…forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che
compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione, nonché il buon andamento ed il funziona-
mento dei servizi con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica…”. Peraltro “…la condizione di assoggetta-
mento e condizionamento ambientale posto in essere dalla criminalità organizzata è ben attestata dalla vicenda riguardante
la deposizione testimoniale del sindaco in un procedimento pendente nei confronti di alcuni esponenti della criminalità or-
ganizzata nel quale, affinché il primo cittadino - citato quale testimone - si presentasse a deporre è stato necessario disporre,
da parte del sostituto procuratore della Repubblica, l’accompagnamento coatto eseguito dalle forze di polizia…”.
Sono stati, inoltre, riscontrati a carico di numerosi dipendenti - alcuni dei quali riconducibili per rapporti di pa-
rentela o frequentazioni ad ambienti criminali - pregiudizi di polizia e penali anche per reati di tipo associativo.
Inadeguato, poi, si è dimostrato il livello di trasparenza e prevenzione della corruzione che avrebbero favorito il
condizionamento dell’attività amministrativa da parte di ambienti criminali. Dagli accertamenti disposti sulle
procedure di competenza dell’area tecnica è emerso il ripetuto ricorso - in carenza dei presupposti richiesti dalla
normativa sui contratti pubblici e in violazione della legislazione sulle informazioni antimafia - ad affidamenti
diretti, a cottimi fiduciari e a proroghe di servizi, disposti in favore di imprese riconducibili al locale contesto
criminale e con liquidazione di consistenti fondi pubblici.
In ultimo, a Filandari si registra l’operatività del clan SORIANO, che nel mese di marzo, nell’ambito dell’opera-
zione “Nemea”127, è stato duramente colpito dall’Arma dei carabinieri con il fermo128 di 7 soggetti – alcuni dei
quali al vertice dello stesso clan, nonché il figlio di un boss dei MANCUSO - responsabili, a vario titolo, di tentata
estorsione, minacce, traffico di sostanze stupefacenti, delitti in materia di armi, condotte tutte aggravate dal me-
todo mafioso.
126
Con D.P.R. del 27 aprile 2018
127
P.p. 849/17 RGNR DDA 337/18 RG GIP e 50/18 RMC del Tribuanle di Catanzaro.
128
Convertito in ordinanza di custodia cautelare eseguita il successivo 30 marzo 2018 nei confronti anche di ulteriori due soggetti.
1° semestre
20 1 8
48 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Provincia di Crotone
La cosca GRANDE ARACRI, menzionata già con riferimento alla provincia di Catanzaro, rappresenta, attraverso
il locale di Cutro, la compagine criminale di riferimento anche per le altre famiglie dell’area, potendo contare, pe-
raltro, su consolidate alleanze con le cosche della provincia di Reggio Calabria, del capoluogo di regione e dell’alto
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 49
Jonio cosentino, vantando consolidate proiezioni anche fuori della Calabria, come attestato, nel recente passato,
dalle inchieste “Aemilia” ed “Aemilia 1992”129.
L’azione di contrasto sviluppata e conclusa, nel semestre dalla DIA, ha colpito le compagini imprenditoriali del
contesto ‘ndranghetistico in esame. Nel mese di febbraio, infatti, sono stati eseguiti due distinti provvedimenti abla-
tivi130, uno di sequestro e l’altro di confisca, emessi dai Tribunali di Catanzaro e Crotone, su proposta del Direttore
della Direzione Investigativa Antimafia. Nel primo caso, è stato colpito un imprenditore con rilevanti interessi
economici nei settori immobiliare e turistico-alberghiero; la confisca è stata, invece, eseguita nei confronti di un
imprenditore specializzato nella lavorazione del legname, tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Kyterion”131.
Entrambi gli imprenditori sono ritenuti contigui al locale di Cutro, facente capo ai GRANDE ARACRI. I decreti
traggono origine da accertamenti condotti dalla DIA su un arco temporale di circa venti anni. Nel dettaglio, il Tri-
bunale di Catanzaro ha formulato un giudizio di pericolosità sociale sul primo dei due soggetti, anche alla luce
dei rapporti di natura economica intercorrenti tra il soggetto ed il capo della citata cosca. Analogamente, il Tribunale
di Crotone, a fondamento del giudizio di pericolosità sociale nei confronti del secondo soggetto, ha messo in luce
il suo agire attraverso “operazioni finanziarie e bancarie e investimenti commerciali, anche [con l’ausilio di] prestanome;…
[e ha evidenziato i suoi] contatti diretti e frequenti con Grande Aracri…, [per il quale si è posto da intermediario con]…altri
soggetti estranei all’associazione, al fine di consentir[gli] l’avvicinamento a settori istituzionali …”. L’attività di ricostru-
zione contabile operata dagli investigatori della DIA, da cui è emersa una rilevante sproporzione tra beni posseduti
e i redditi dichiarati da entrambi i nuclei familiari, ha permesso ai Tribunali interessati di confiscare società, im-
mobili, rapporti finanziari, polizze assicurative, per un valore complessivo di oltre 15 milioni di euro.
Per quanto attiene alle presenze criminali del capoluogo si richiama il clan VRENNA-CORIGLIANO-BONA-
VENTURA-CIAMPÀ, mentre in località Cantorato è presente la cosca TORNICCHIO. Nel mese di giugno, a Cro-
tone, nell’ambito dell’operazione “Hermes”132, la Polizia di Stato ha eseguito il fermo di indiziato di delitto di 15
affiliati alla cosca BARILARI-FOSCHIN (riconducibile ai menzionati VRENNA-CORIGLIANO-BONAVEN-
TURA-CIAMPÀ) responsabili di associazione di tipo mafioso, detenzione di armi, estorsioni, minacce e danneg-
giamenti ai danni di commercianti e imprenditori.
Nella frazione di Papanice sono presenti le cosche MEGNA (cd. dei Papaniciari) e RUSSELLI.
129
OCCC 11079/17 RGNR e 12250/17 RG GIP emessa il 9 ottobre 2017 dal Tribunale di Bologna ed eseguita il 19 ottobre 2017.
130
N. 44/16 RMSP e 1/2018 REG MP emessi rispettivamente dai Tribunali di Catanzaro e Crotone ed eseguiti il 28 febbraio 2018.
131
P.p. 5946/10 RGNR DDA.
132
P.p. 5307/13 RGNR DDA di Catanzaro, eseguito il 28 giugno 2018.
1° semestre
20 1 8
50 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
A Cutro, oltre alla cosca GRANDE ARACRI, insistono anche le famiglie MANNOLO e TRAPASSO.
Tra le provincie di Crotone e Cosenza, con particolare riferimento al comprensorio di San Giovanni in Fiore (CS),
è operativo il clan IONA-MARRAZZO, mentre a Belvedere Spinello insiste un locale di ‘ndrangheta, da cui dipen-
dono le ‘ndrine di San Giovanni in Fiore, Cerenzia, Caccuri, Rocca di Neto e Castelsilano.
Sull’area cd. petilina è attivo il locale di Petilia Policastro e si registra anche la presenza di esponenti della famiglia
MANFREDA di Mesoraca, subentrati ai COMBERIATI.
Il gruppo FERRAZZO - con diversi esponenti legati alla famiglia MARCHESE di Messina in virtù di consolidati
interessi economico-criminali - si conferma attivo a Mesoraca.
A Cirò sono attivi i FARAO-MARINCOLA, che hanno proiezioni anche sui territori dello ionio cosentino, nel
nord Italia e in Germania133.
A tal proposito, vale la pena di richiamare la già citata operazione “Stige”134, conclusa, nel mese di gennaio, dal-
l’Arma dei carabinieri, che ha investigato la pervasiva operatività della cosca cirotana fuori regione e all’estero.
L’attività ha coinvolto ben 169 soggetti, indagati, a vario titolo, per associazione di tipo mafioso, tentato omicidio,
estorsione, peculato, corruzione aggravata, impiego di denaro di provenienza illecita, turbata libertà degli incanti,
danneggiamento seguito da incendio, porto illegale di armi e munizioni, intestazione fittizia di beni, trasferimento
fraudolento e possesso ingiustificato di valori, evasione del pagamento dell’accisa sugli oli minerali, condotte
spesso attuate con modalità mafiose.
Contestualmente è stato eseguito il sequestro di circa 60 società, 75 immobili e oltre 400 veicoli per un valore di
circa 55 milioni di euro, facendo luce sugli interessi diffusi dei FARAO-MARINCOLA tra Calabria, Lazio, Emilia
Romagna, Lombardia, Veneto e Germania, nei settori delle forniture di prodotti e servizi in generale, nei servizi
portuali, nell’offerta di prodotto pescato, nel lavaggio industriale di tovagliato per le strutture alberghiere, nella
distribuzione dei prodotti da forno, nella gestione dei servizi funebri, nel taglio degli alberi, nella vendita del le-
gname e nello smaltimento dei rifiuti urbani. Venivano, inoltre, perpetrate una serie di truffe mediante la gestione
di imprese “cartiere” e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti (f.o.i.) con la realizzazione di un traffico
transnazionale di autoveicoli di grossa cilindrata, importati dalla Germania. Il sodalizio, oltre ad aver offerto ri-
133
Appare opportuno evidenziare che nel vicino Comune di Crucoli (KR), il 28 marzo 2018 i Carabinieri, a seguito di una perquisizione effettuata
presso un casolare disabitato, hanno rinvenuto un vero e proprio arsenale tra armi da sparo e munizioni, in perfetto stato di conservazione e
funzionamento. In particolare, un fucile marca “Beretta” risultato rubato a Umbriatico (KR), una carabina “Browning F.N. Herstal” con matricola
abrasa e un fucile d’assalto AK 47, nonché serbatoi e munizionamento.
134
P.p. 3382/15 RGNR e 2600/15 RG GIP di Catanzaro eseguita il 9 gennaio 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 51
paro e sostegno a 5 latitanti nell’area montana silana, dal 2007 al 2014, avrebbe anche sfruttato il centro di acco-
glienza profughi di Cirò Marina, dove, attraverso la compiacenza di amministratori pubblici locali, aveva rea-
lizzato sovrafatturazioni per la fornitura di prodotti alimentari a fronte di un servizio scadente. L’inchiesta, infatti,
ha evidenziato come venisse imposto l’acquisto di prodotti alimentari o legati alla ristorazione, attraverso una
serie di ditte specializzate nel settore e dedite alla vendita all’ingrosso.
Non da ultimo, è stata accertata la presenza della cosca in Germania i cui membri, stabilmente dimoranti in ter-
ritorio tedesco e titolari di attività commerciali nel settore alimentare, esercitavano pressioni sui ristoratori cala-
bresi ivi stanziati, al fine di imporre prodotti alimentari tipici.
Sono emersi, inoltre, gli interessi delle compagini criminali di Casabona e di Strongoli, subordinate al locale ciro-
tano, nel settore delle estorsioni, del recupero di somme di denaro provento di attività delittuose, nella gestione
occulta di imprese attive nella produzione e commercio di semilavorati alimentari e nella gestione illecita di ap-
palti pubblici presso diversi comuni del crotonese e del catanzarese.
Le condotte del locale di Cirò hanno consentito anche l’infiltrazione nell’amministrazione comunale di Cirò Ma-
rina che, all’esito dell’operazione “Stige”, è stata sciolta135 per infiltrazioni mafiose, atteso che le investigazioni
hanno fatto emergere, oltre che il coinvolgimento di taluni amministratori comunali, “…rapporti tra gli ammini-
stratori e le consorterie locali e hanno evidenziato come l’uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato nel favorire
soggetti e imprese collegati direttamente e indirettamente ad ambienti controindicati...”. Le risultanze dell’operazione
di polizia giudiziaria, si evince dalla proposta di scioglimento, hanno messo in luce come la ‘ndrangheta cirotana
“…si sia sempre adoperata per porre a capo dell’amministrazione comunale soggetti che, a prescindere dall’appartenenza
politica, fossero asserviti agli interessi della cosca…”.
Passando al territorio di Strongoli, si segnala l’operatività della cosca GIGLIO, mentre ad Isola di Capo Rizzuto136
coesistono le famiglie NICOSCIA e ARENA.
Anche l’Amministrazione comunale di Strongoli è risultata coinvolta nell’inchiesta “Stige”, al punto che il Comune
è stato sciolto137 per mafia, per le evidenti “…forme di ingerenza della criminalità organizzata che hanno esposto l’am-
ministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale…”.
In particolare, dalla lettura della proposta di scioglimento a firma del Ministro dell’Interno si evincono pressanti in-
135
Con D.P.R. del 19 gennaio 2018.
136
Comune sciolto con D.P.R. del 24 novembre 2017, a seguito delle investigazioni scaturite dall’operazione “Jonny”.
137
Con D.P.R. del 20 aprile 2018.
1° semestre
20 1 8
52 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
timidazioni poste in essere da diversi membri delle locali consorterie ‘ndranghetiste nei confronti dell’amministrazione
comunale, nonché il ruolo svolto da un dipendente comunale, vero e proprio “intermediario” tra l’ente e gli espo-
nenti apicali dell’associazione criminale. In sede ispettiva sono state rilevate irregolarità ed anomalie nel settore dei
lavori e dei servizi pubblici, finalizzate ad avvantaggiare ditte controllate o indicate dalle consorterie locali.
A fronte delle descritte azioni investigative, che danno conto di un evidente interesse delle consorterie a fare
“impresa”, persiste l’interesse dei gruppi criminali del crotonese verso i traffici di stupefacenti. In proposito, si
richiama l’operazione “Fructorum”138, conclusa, nel mese di maggio, tra le province di Crotone, Cosenza e di Mes-
sina da militari dell’Arma dei carabinieri, che ha portato all’arresto di 21 soggetti, responsabili, a vario titolo, di
associazione finalizzata traffico di stupefacenti, da destinare al capoluogo crotonese. La consorteria si avvaleva
anche di commercianti attivi nel settore ortofrutticolo, dediti ad assicurare il trasporto della droga fra carichi di
frutta ed ortaggi139.
— Provincia di Cosenza
A Cosenza140 e nei comuni limitrofi si conferma l’operatività delle cosche RANGO-ZINGARI, BRUNI e ABBRUZ-
ZESE, che operano in connessione con le compagini LANZINO-PATITUCCI e PERNA-CICERO141.
Il 28 marzo 2018, a Cosenza, a seguito di attività investigativa conseguente all’arresto di un affiliato al clan PERNA
per violazione agli obblighi derivanti il regime di sorveglianza speciale, violenza e resistenza a pubblico ufficiale,
la Polizia di Stato ha effettuato una perquisizione sull’autovettura di proprietà del soggetto, all’interno della
quale veniva rinvenuto un vero e proprio arsenale tra armi e munizionamento, nonché fogli manoscritti riportanti
i riti di affiliazione.
È del successivo mese di giugno l’operazione “Faenerator”, conclusa dai Carabinieri tra Cosenza, Trenta, Rovito,
Mendicino, Rende, Rose, Luzzi e Massafra (TA), che ha portato all’arresto142 di 14 soggetti, alcuni dei quali con-
138
P.p. 2893/2017 RGNR DDA, 142/2017 RMC e 1733/2014 RG GIP di Catanzaro, eseguita il 15 maggio 2018.
139
Suggestivo è il riferimento ai nomi dei frutti o degli ortaggi, da parte degli indagati, emerso dalle attività d’intercettazione, per garantire la
cripticità delle conversazioni.
140
Appare opportuno evidenziare che il 7 febbraio 2018, a Cosenza, nell’ambito delle attività per il progetto “Focus ‘ndrangheta”, la Polizia di
Stato ha rinvenuto, all’interno un vano di accesso ubicato al piano seminterrato di una palazzina popolare, abilmente occultato e avvolto da
nastro per imballaggio, un vero e proprio arsenale di armi, munizionamenti, nonché un giubbotto antiproiettile, 3 bilancini di precisione e
370 grammi di eroina.
141
Il 9 aprile 2018, a Donnici (CS), tre colpi di pistola esplosi contro i locali di una ditta di onoranze funebri di proprietà di un soggetto legato ai
BRUNI. Il 23 aprile 2018, a Cosenza, veniva incendiata una pescheria.
142
Emessa GIP presso il Tribunale di Cosenza ed eseguita il 27 giugno 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
2. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CALABRESE 53
tigui ai CICERO ed ai LANZINO-RUÀ, indagati per usura ed estorsione. Le indagini hanno documentato una
capillare rete di soggetti che elargiva a privati e commercianti prestiti a tassi usurari. Gli indagati, inseriti nel
locale contesto criminale, non esitavano, infatti, a fare ricorso a ripetute minacce e ad atti di violenza fisica pur
di riottenere il denaro.
1° semestre
20 1 8
54 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nella zona di Scalea è attivo il clan VALENTE-STUMMO, contiguo alla cosca MUTO, egemone a Cetraro e nell’alta
fascia tirrenica cosentina, con importanti proiezioni in Basilicata e in Campania.
Proprio la cosca MUTO è stata colpita, nel mese di maggio, dalla DIA che ha confiscato143 una lavanderia indu-
striale, con sede a Diamante (CS), del valore di circa 150 mila euro, intestata al coniuge, ma ritenuta nella effettiva
disponibilità di un soggetto contiguo alla cosca, arrestato, nel 2016, nell’ambito dell’operazione “Frontiera” 144
della DDA di Catanzaro.
Nel territorio di Paola si registra l’influenza delle cosche MARTELLO-SCOFANO-DITTO e SERPA, tra loro con-
trapposte, oltre alla già menzionata cosca RANGO-ZINGARI di Cosenza.
Nell’area di Amantea sono presenti le consorterie BESALDO, GENTILE e AFRICANO.
Sul versante jonico cosentino e fino a Scanzano Jonico (MT), si conferma l’operatività dei gruppi ABBRUZZESE
di Cassano allo Ionio145 ed ACRI-MORFÒ, dediti prevalentemente al traffico di sostanze stupefacenti.
Nel mese di marzo, a Corigliano Calabro, nell’ambito dell’operazione “Tribunale”146, i Carabinieri hanno eseguito
una misura restrittiva nei confronti di 14 soggetti risultati, a vario titolo, indiziati di associazione per delinquere
finalizzata alle estorsioni, tentate e consumate, rapine e ricettazione, nonché del reato di danneggiamento seguito
da incendio. L’attività ha fatto emergere come a Corigliano fossero attivi due gruppi contrapposti: quello del
“centro storico” e quello dello “scalo”. Il primo, più strutturato del secondo, avrebbe realizzato un vero e proprio
“tribunale” per condannare i colpevoli di rapine ed altri delitti realizzati senza preventiva autorizzazione.
Gli equilibri criminali dell’area sono oggetto di costante monitoraggio investigativo anche alla luce dell’omicidio
perpetrato, a giugno scorso, in danno del boss della Sibaritide PORTORARO Leonardo (cl. 1955, detto “narduzzu”
o “giornale favuzu”), attinto da colpi di fucile mitragliatore kalashnikov, nei pressi di un ristorante di Villapiana
Lido147, di proprietà della figlia.
143
N. 79/17 SIPPI, emesso in data 8 maggio 2018 dal Tribunale di Cosenza - Sezione Misure di Prevenzione, eseguita il 18 maggio 2018.
144
P.p. 4084/2015 RGNR DDA, 3028/2015 RG GIP e 86/2016 RMC.
145
Interessato, nel mese di novembre, dallo scioglimento del Consiglio comunale con D.P.R. del 24 novembre 2017.
146
P.p. 2914/17 RGNR DDA emessa dal Tribunale di Castrovillari (CS), eseguita il 14 marzo 2018.
147
Il fratello Giovanni (cl. 1957) venne ucciso il 18 gennaio 1992 in un agguato a Cassano allo Jonio in una guerra fra cosche, unitamente a NIGRO
Salvatore (cl. 1960). PORTORARO Leonardo era considerato appartenente alla storica cosca sibaritide CIRILLO-FORASTEFANO.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 55
148
La Stidda, all’origine costituitasi nella provincia di Caltanissetta in contrapposizione a Cosa nostra, oggi invece opera in posizione di alleanza
funzionale o comunque di non belligeranza con la stessa.
149
Nel semestre in esame, ad esempio, l’operazione “Montagna”, più diffusamente descritta nella parte dedicata alla provincia di Agrigento, ha
fatto emergere come, soprattutto nella zona dell’entroterra montano della citata provincia sia in atto, per Cosa nostra, un riassetto interno che
deriva anche dalle più recenti investigazioni, a seguito delle quali sono stati tratti in arresto numerosi accoliti ed i vertici di diverse famiglie.
150
Art. 41-bis, 2° comma dell’Ordinamento Penitenziario.
151
La commissione provinciale, c.d. cupola, di Palermo coordinava i mandamenti della provincia, spendendo la sua influente autorevolezza anche
nella restante parte della Sicilia occidentale e, in genere, costituendo punto di riferimento per le decisioni strategiche attinenti tutta l’Isola.
152
Leadership corleonese, ormai da tempo messa in discussione, la cui maggioranza è costituita da anziani boss, ergastolani o deceduti.
1° semestre
20 1 8
56 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
La ricostituzione di questa struttura, dopo molti anni di inattività, non sembrerebbe, tuttavia, auspicata da tutte
le rappresentanze dei mandamenti, specie di quelli più attivi nella gestione delle attività economiche anche fuori
dal territorio di competenza che, abituati ad agire quasi in autonomia, potrebbero soffrire la restrizione delle re-
gole imposte dalla Commissione.
A tal riguardo si evidenzia che, nel corso della stesura del presente documento, è intervenuto un provvedimento
della DDA di Palermo (operazione “Cupola 2.0”), eseguito dall’Arma dei carabinieri il 4 dicembre 2018, che ha
condotto al fermo di 47 affiliati, tra cui 4 capi mandamento e 10 tra capi famiglia, capi decina e consiglieri. Gli esiti
delle indagini, che saranno dettagliatamente analizzati nella prossima Relazione semestrale, confermerebbero co-
munque uno scenario ancora in evoluzione, proprio in relazione alla ricostituzione della “Commissione provin-
ciale”. Le evidenze investigative hanno, tra l’altro, riscontrato una riunione che si sarebbe tenuta il 29 maggio
2018, con la partecipazione però di non tutti gli esponenti del vertice mafioso della provincia di Palermo.
L’intera organizzazione mafiosa, per ovviare alla perdurante fase di stallo, ha dovuto finora fare ricorso ad assetti
decisionali ed operativi provvisori, affidando la guida di famiglie e mandamenti a reggenti, che non sempre si sono
dimostrati adeguati, assumendo talora decisioni non condivise, se non addirittura controproducenti.
Il fermento di alcune famiglie, dovuto all’esigenza di rinnovare – come detto - una classe dirigente decimata dagli
arresti e non più in grado di fornire risposte convincenti alla base verrebbe, altresì, amplificato da un malcontento
diffuso degli affiliati e dei familiari dei detenuti, colpiti da un’evidente crisi di welfare, determinata dalla signifi-
cativa carenza di liquidità.
Il venir meno della compattezza e, quindi, della forza di Cosa nostra – intesa come struttura unitaria, certamente
complessa ed articolata, ma anche caratterizzata da connotazioni rigorosamente gerarchiche e regolamentate –
sembra correlarsi non solo con i frequenti sconfinamenti territoriali, con indebite ingerenze ed iniziative non au-
torizzate, ma soprattutto con il crescente numero di uomini d’onore che tendono a rivendicare, per sé o per la loro
articolazione, posizioni di preminenza o comunque di autonomia153, se non addirittura a proporre la propria can-
didatura a cariche interne all’organizzazione mafiosa.
153
Anche con l’intento di costituire nuove famiglie o mandamenti. Nel periodo in esame, indicazioni in tal senso sono emerse, nell’ambito della
citata operazione “Montagna” che ha, tra l’altro, palesato la creazione di un nuovo e traversale mandamento nella provincia agrigentina. Evidenze
analoghe erano, tra l’altro, già state registrate anche nella provincia palermitana, ad esempio con le operazioni:
“Nuovo Mandamento” (p.p. 17810/10 RGNR e 1016/13 GIP del Tribunale di Palermo, con OCCC eseguita l’8 aprile 2013) che, tra l’altro, docu-
mentò la creazione di una “nuova sovrastruttura di coordinamento” dei mandamenti di Partinico (PA) e di San Giuseppe Jato (PA), individuata
nell’area di Camporeale (PA);
“Grande Passo” (da ultimo, Fermo di indiziato di delitto emesso il 10 novembre 2015 nell’ambito del p.p. 3330/14 RGNR DDA di Palermo), la
quale aveva accertato come alcuni uomini d’onore delle famiglie dell’Alto Belice - al confine tra le province di Palermo ed Agrigento -, scontenti
della gestione in atto, nutrissero l’ambizione di costituirsi in un’articolazione autonoma, separando i propri territori dal mandamento di Corleone
ed originandone uno nuovo e distinto.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 57
L’intera struttura deve, inoltre, rapportarsi con le sempre più frequenti scarcerazioni per “fine pena” di quegli
uomini d’onore che nutrono aspettative e pretese di recupero, sostanziale e formale, del potere che hanno dovuto
cedere dal momento del loro arresto.
D’altro canto, va anche tenuto in conto che la loro scarcerazione è quasi sempre attesa dagli altri sodali, quale
panacea per la gestione delle attività criminali di maggiore importanza e per la riorganizzazione o la riqualifica-
zione delle consorterie mafiose di appartenenza.
Oltre a ciò, già da diversi anni Cosa nostra deve confrontarsi anche con il ritorno dei c.d. “scappati”154, i perdenti
sopravvissuti alla c.d. “seconda guerra di mafia” vinta dai corleonesi. Costoro, per avere salva la vita, furono co-
stretti a trovare rifugio all’estero, in particolar modo in Nord America, dove potevano contare su legami “storici”,
rafforzati dal narcotraffico internazionale di eroina all’epoca gestito proprio dall’organizzazione siciliana.
Considerato che, finora, non si sono registrate ritorsioni o vendette, molti di costoro, una volta rientrati a Palermo,
potrebbero recuperare quel potere che erano stati costretti a cedere, negli anni ’80, per l’indiscriminata violenza
dei corleonesi, anche stringendo accordi con gli eredi degli antichi rivali, in ciò avvalendosi degli ancora esistenti
rapporti con i boss d’oltreoceano155.
Senza dubbio, nel corso degli ultimi anni, Cosa nostra ha subito qualche indebolimento come organizzazione
compatta e unitaria. Ciò, anche per la sotterranea contrapposizione di due correnti: l’una, intransigente ed ol-
tranzista, legata alla “linea Riina” e l’altra, più moderata e meno disposta all’uso non misurato della forza, quella
che storicamente ha fatto sempre riferimento al rapporto, quasi aritmetico, tra costi e benefici.
Comunque, il vuoto di potere venutosi a determinare pone ora un’esigenza di rinnovamento e di riorganizza-
zione complessiva della organizzazione, probabilmente non più rinviabile.
Tra le questioni irrisolte si inserisce l’inquadramento della figura di Matteo MESSINA DENARO. Benché il lati-
tante abbia goduto di rapporti, consolidati, risalenti nel tempo, con uomini d’onore dei mandamenti strategici pa-
lermitani, quali quelli di Brancaccio e di Bagheria156, gli elementi di vertice del capoluogo regionale, soprattutto
dopo l’esperienza corleonese, non sarebbero ora favorevoli ad essere rappresentati da un capo non palermitano,
specie quando, come nel caso del latitante di Castelvetrano (TP), egli è chiamato, in primo luogo, come testimo-
154
Ad esempio, le famiglie BONTADE ed INZERILLO, in passato protagoniste di assoluto rilievo nel narcotraffico internazionale.
155
Al riguardo, appare significativa la circostanza che l’ottantenne MINEO Settimo, indicato quale capo mandamento di Pagliarelli, arrestato nel-
l’ambito della citata operazione “Cupola 2.0”, fosse in procinto di recarsi negli U.S.A.
156
I rapporti tra le famiglie trapanesi e quelle palermitane vengono, ad esempio, evidenziati con l’operazione “Eden II seconda fase” (OCCC emessa
in data 27 ottobre 2015 nell’ambito del p.p. 1232/15 RGNR DDA e 4896/15 RG GIP, ed eseguita il 17 novembre 2015).
1° semestre
20 1 8
58 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
niano recenti attività investigative, continuamente a confermare, in ragione della sua “assenza operativa” dal ter-
ritorio, il ruolo di leader nella provincia di Trapani.
È da valutare, inoltre, come in un tale scenario, soprattutto per i danni conseguenti, alla fine degli anni ’80, alla
concentrazione del potere nelle mani dei corleonesi, alcune famiglie e mandamenti potrebbero nel futuro volersi ve-
dere riconosciuta una maggiore autonomia, con un potere più cogente sul proprio territorio.
Non può pure escludersi che capi emergenti, anche eredi di storiche famiglie, approfittino della situazione e cer-
chino spazi per scalare posizioni di potere.
Non è anche da escludere che, alla luce della non chiara evoluzione del quadro descritto, le articolate dinamiche
dell’organizzazione possano sfociare in atti di violenza particolarmente cruenti. Una possibilità, a dire il vero, fi-
nora non suffragata da indizi che facciano presagire una volontà precisa di ritornare a forme di conflittualità ecla-
tanti.
Cosa nostra si conferma, comunque, una struttura ancora vitale, dinamica e plasmabile a seconda dei mutamenti
delle condizioni esterne.
In un quadro generale così delineato, la capacità di imporre il rispetto di regole condivise, che consentano agli af-
filiati di identificarsi nell’organizzazione, rappresenta sempre il migliore collante per garantirne la sopravvivenza.
Cosa nostra sembra, infatti, avvertire il bisogno, per rigenerarsi, di proseguire nel processo di “restaurazione delle
regole” fortemente anticipato da Bernardo Provenzano, con la conferma al ricorso alla “tradizione” attraverso
schemi organizzativi idonei a riproporre i modelli unitari del passato.
Tra le regole di comportamento ritenute attualmente imprescindibili si segnalano il ricorso a maggior accortezza
nell’individuazione dei soggetti da affiliare, cioè alla necessità di scegliere “picciotti sicuri”, preferibilmente ap-
partenenti cioè a famiglie di chiara tradizione mafiosa. A tal proposito, verrebbero “recuperati”, ai vari livelli, as-
sociati storici e di provata credibilità ed affidabilità. Ciò, anche nella previsione che conflittualità finora latenti
possano degenerare in nuove collaborazioni con la giustizia di affiliati, anche autorevoli157.
Non è dunque facile individuare le linee evolutive di Cosa nostra, né prevedere il nuovo ordine che l’organizza-
zione intenderà darsi e se tale apparato possa ricomprendere tutte le articolazioni provinciali, ognuna con diffe-
renti sfaccettature organizzative e operative.
Spostando l’esame alla Sicilia centro-orientale158, va innanzi tutto rilevato come, in alcune aree territoriali, alle
157
Si veda, ad esempio, nel senso, quanto argomentato nella provincia di Agrigento, con riferimento alle operazioni “Montagna” e “Opuntia”.
158
Province di Caltanissetta, Enna, Catania, Siracusa, Ragusa e Messina.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 59
storiche famiglie di Cosa nostra, sempre egemoni nell’articolato panorama delle consorterie malavitose, si affian-
chino ulteriori sodalizi mafiosi.
È evidente la propensione dei “catanesi” ad espandere la loro zona di influenza nelle province vicine, anche sti-
pulando patti con esponenti locali: significativo, a questo riguardo, l’insediamento nella città di Messina di una
cellula degli etnei SANTAPAOLA-ERCOLANO, di rilevante autorevolezza criminale, con la quale gli storici so-
dalizi dei rioni cittadini tendono a non entrare in contrasto.
La maggiore varietà del contesto criminale della Sicilia centro-orientale, rispetto alle province occidentali, è ancora
più visibile nelle zone costiere, gravitanti attorno all’abitato di Gela (CL), nel quale era emerso, fin dalla metà
degli anni ’80, il fenomeno della Stidda, una realtà criminale che nel tempo ha espanso il proprio territorio di in-
fluenza anche in porzioni delle confinanti province di Agrigento e Ragusa, con velleità di contrapposizione alle
storiche famiglie di Cosa nostra. Ridimensionata nei propositi, tanto da arrivare a recenti forme di alleanza o di
convivenza, l’organizzazione riesce comunque ancora ad esprimere un significativo potenziale delinquenziale,
ad esempio nelle dinamiche di gestione dei mercati ortofrutticoli.
Oltre al tradizionale controllo militare del territorio, mediante attività estorsive e usurarie, nonché alla gestione
delle piazze di spaccio, le consorterie della Sicilia centro-orientale hanno incrementato l’infiltrazione nel mondo
dell’imprenditoria. La penetrazione degli enti locali e la corruzione di soggetti preposti all’amministrazione della
cosa pubblica, rappresenta l’occasione per accaparrarsi finanziamenti ed incentivi economici, utili anche per le
attività del riciclaggio.
Considerato l’articolato panorama organizzativo delle famiglie di Cosa nostra e degli altri clan, la Sicilia centro-
orientale continua ad essere caratterizzata, rispetto a quella occidentale, da una più variegata pluralità di con-
sorterie, verosimilmente alla costante ricerca di collaborazioni ed alleanze finalizzate all’ottimizzazione dei
progetti criminali.
A fattor comune per tutta l’Isola si evidenzia, infine, la volontà di agire “sottotraccia”, senza ricorrere ad azioni
apertamente cruente, salvo che non sia assolutamente necessario. Ciò stante il marcato interesse delle consorterie
ad acquisire un sempre maggior controllo degli apparati degli Enti amministrativi locali, sia mediante la per-
meabilità degli uffici pubblici attraverso l’infiltrazione, che con forme meno evidenti di condizionamento.
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Sicilia nel primo semestre
del 2018:
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60 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
SICILIA
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA)
I SEMESTRE 2018
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 61
159
La complessa articolazione della realtà criminale siciliana comporta sia per Cosa nostra che per la Stidda e per le altre aggregazioni associative,
la raffigurazione grafica delle sole componenti principali, il cui posizionamento su mappa è meramente indicativo.
160
Giovani “rampolli” che, nell’esprimere volontà di emergere, sono intenti a dimostrare capacità criminali che vadano ad aggiungersi al mero
legame di sangue con i boss detenuti.
161
Nel periodo di riferimento, si segnalano le scarcerazioni di soggetti già ai vertici delle locali consorterie mafiose, tra le quali il mandamento di
Bagheria e la famiglia di Santa Maria di Gesù, oltre che di una nutrita schiera di affiliati specializzati nelle estorsioni.
1° semestre
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62 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Non a caso, diverse attività investigative hanno dimostrato come molti anziani boss, anche ultraottuagenari e
spesso dopo essere stati scarcerati al termine di lunghi periodi di detenzione, abbiano ripreso il loro incarico o si
siano comunque dedicati alla gestione degli affari più importanti ed alla riorganizzazione e riqualificazione delle
consorterie mafiose di appartenenza.
Dopo la morte di RIINA, Cosa nostra palermitana con ogni probabilità continuerà a vivere una fase di transizione
e di rimodulazione, durante la quale le componenti più autorevoli si confronteranno per conferire alla struttura
un nuovo assetto, cercando di preservare l’ordinamento verticistico e unitario162.
Dalle più recenti acquisizioni info-investigative, il territorio risulta suddiviso in 15 mandamenti (8 in città e 7 in
provincia), composti da 81 famiglie (32 in città e 49 in provincia):
Cosa nostra palermitana, nonostante l’incessante opera di contrasto da parte dello Stato e pur continuando a per-
seguire una politica di basso profilo e mimetizzazione, testimonia ancora una pericolosa potenzialità offensiva.
Le attività investigative delineano un fenomeno criminale certamente colpito, ma ancora pervasivo.
In particolar modo, l’organizzazione si conferma attiva nella sistematica imposizione del pizzo, che costituisce
anche un fondamentale strumento di controllo del territorio. Nel semestre in trattazione, le investigazioni hanno
consentito di ricostruire una serie di episodi estorsivi e di danneggiamenti di varia natura.
Al riguardo, nel capoluogo, un’attività investigativa conclusa dai Carabinieri nel mese di gennaio, prosecuzione
dell’operazione “Talea” (dicembre 2017), ha evidenziato la particolare propensione ad estorcere denaro da parte
della consorteria di San Lorenzo163, mentre altre risultanze, acquisite il successivo mese di febbraio164, hanno per-
messo di documentare numerose estorsioni poste in essere dalle famiglie di Villagrazia e di Santa Maria di Gesù
e di colpire il mandamento palermitano di Santa Maria di Gesù, che le comprende.
Ancora, la Guardia di finanza ha eseguito una misura cautelare165 nei confronti di 2 soggetti, accusati di estorsione,
aggravata dal metodo mafioso, operata ai danni di un commerciante, per conto di esponenti della famiglia di
Porta Nuova.
162
Dinamiche emerse anche nell’ambito della citata operazione “Cupola 2.0”, coordinata dalla DDA di Palermo e conclusa dall’Arma dei carabi-
nieri il 4 dicembre 2018.
163
Esecuzione, in data 25 gennaio 2018, dell’Ordinanza di convalida del fermo 1942/2017 RGNR e 534/2018 RG GIP, emessa il 24 gennaio 2018
dal GIP del Tribunale di Palermo nei confronti di 4 soggetti – tra i quali un tunisino, organico alla famiglia di Partanna Mondello – a vario
titolo ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsioni ed altro.
164
Esecuzione, in data 13 febbraio 2018, dell’OCCC emessa il 9 febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Palermo (p.p. 9931/2016 RGNR e 2958/2017
RG GIP) nei confronti di 5 soggetti. Reati a vario titolo contestati: associazione di tipo mafioso ed estorsioni.
165
Esecuzione, il 11 maggio 2018, dell’OCCC emessa dal GIP del Tribunale di Palermo (p.p. 13503/2015 RGNR e 11852/2015 RG GIP).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
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64 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Infine, sempre nel capoluogo siciliano, un’indagine della Polizia di Stato166 ha fatto luce sulle “imposizioni” poste
in essere dalla famiglia della Noce, in danno di diversi operatori commerciali, i cui proventi venivano utilizzati
per l’acquisizione di attività economiche. Sono state documentate minacce e pressioni ai danni di un parroco, af-
finché patrocinasse una festa rionale organizzata dagli arrestati, al fine di estorcere ai venditori ambulanti denaro
da destinare ai familiari degli affiliati reclusi. L’inchiesta, tra l’altro, ha fatto emergere come le nuove leve, per l’as-
senza dei vertici, detenuti, abbiano finito per scalare le gerarchie della famiglia criminale.
Anche per quanto riguarda il territorio della provincia, l’attività estorsiva è stata riscontrata - tra i numerosi in-
teressi criminali della famiglia di Partinico - nell’ambito dell’attività investigativa della Polizia di Stato denominata
“Game Over”167.
Allo stesso modo, l’indagine dei Carabinieri denominata “Legame”168 ha palesato la responsabilità del mandamento
di Bagheria in ordine ad episodi estorsivi ai danni di operatori economici, mentre un’altra investigazione ha per-
messo di attingere169 la famiglia di Misilmeri, anch’essa particolarmente attiva nell’imposizione del pizzo, oltre
che nel narcotraffico internazionale170.
Tradizionalmente, le strategie operative di Cosa nostra esprimono, infatti, una particolare propensione anche
verso il traffico di sostanze stupefacenti. L’organizzazione mafiosa siciliana opera, in tale ambito, in un sistema
criminale integrato insieme a ‘Ndrangheta e Camorra. Non sono, infatti, rari i casi di corrieri fermati in arrivo dalla
Campania171 e dalla Calabria, ovvero dall’estero, come nel caso dell’Albania. La città di Palermo costituisce bacino
166
Esecuzione, in data 21 maggio 2018, dell’OCCC emessa il 18 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Palermo (p.p. 13740/2017 RGNR e
10015/2017 RG GIP) nei confronti di 11 soggetti, a vario titolo ritenuti responsabili, tra l’altro, di associazione di tipo mafioso, estorsione ag-
gravata, trasferimento fraudolento di valori.
167
Esecuzione, in data 1 febbraio 2018, dell’OCC 22264/2013 RGNR e 13079/2013 RG GIP, emessa dal GIP del Tribunale di Palermo il 26 gennaio
2018 nei confronti di trenta persone, a vario titolo ritenute responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo ma-
fioso, reati concernenti le sostante stupefacenti, riciclaggio, auto riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, concorrenza sleale aggravata,
associazione per delinquere finalizzata alla raccolta abusiva di scommesse, truffa ai danni dello Stato ed altro.
168
OCCC emessa il 21 febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Palermo (p.p. 9861/2016 RGNR e 779/2018 RG GIP), a seguito di Decreto di fermo
del 29 gennaio 2018, nei confronti di 5 soggetti, per i reati di associazione di tipo mafioso, estorsioni ed altro.
169
Esecuzione, in data 9 aprile 2018, da parte dei Carabinieri, dell’OCCC emessa il 5 aprile 2018dal GIP del Tribunale di Palermo (p.p. 22322/14
RGNR e 3324/18 RG GIP) nei confronti di 12 soggetti.
170
Come evidenziato dall’operazione eseguita dai Carabinieri il 9 aprile 2018 e relativa all’esecuzione di provvedimenti cautelari nei confronti
di 12 soggetti riconducibili alla famiglia di Misilmeri (OCCC emessa il 5 aprile 2018 dal GIP del Tribunale di Palermo nell’ambito del p.p.
22322/14 RGNR e 3324/18 RG GIP).
171
Si segnala il sequestro, in data 18 gennaio 2018, ad opera della Squadra Mobile di Palermo, di 10 kg. di cocaina e di 1.470 kg. di hashish, per un
valore complessivo di circa 9 milioni di euro, nonché l’arresto di un autotrasportatore campano e di due fratelli incensurati, proprietari di
un’azienda di manufatti in cemento in Carini.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
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66 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
di approvvigionamento per l’intero territorio regionale ed il mercato continua ad essere gestito direttamente da
sodali e/o personaggi contigui all’organizzazione mafiosa.
In proposito, nel semestre in esame la citata indagine “Game Over”172 ha messo in evidenza anche il settore degli
stupefacenti tra i numerosi interessi criminali della famiglia di Partinico.
Sempre nell’ambito delle sostanze stupefacenti vale la pena di richiamare l’operazione “Drug Away”173 della Po-
lizia di Stato, che ha fatto emergere una nutrita associazione per delinquere, con base operativa nel rione di Bal-
larò, finalizzata all’acquisto, al trasporto e alla vendita di cocaina e di hashish.
Inoltre, caratteristica ormai da tempo peculiare del territorio, sia in zone impervie della provincia che nell’area
urbana, è la diffusione delle piantagioni di cannabis, la cui coltivazione risulta spesso organizzata con l’utilizzo
di stabili impianti di irrigazione, concimanti specifici e guardiania.
Altro lucroso settore d’investimento si conferma quello dei giochi e delle scommesse, come emerso, anche in
questo caso, nella più volte menzionata operazione “Game Over”174. L’attività investigativa ha fatto emergere
come un importante imprenditore del settore, originario di Partinico, fosse riuscito, con l’appoggio delle famiglie
mafiose della provincia, ad imporre il brand di raccolta scommesse della società a lui riconducibile, con sede a
Malta. Contestualmente, sono state sottoposte a sequestro numerose agenzie e punti di raccolta delle scommesse
che, dislocati sul territorio nazionale, utilizzavano però un network di diritto maltese, facente sempre capo al
citato imprenditore.
Sul piano generale, tutti i mandamenti mafiosi sembrano interessati al settore, favorendo l’apertura di nuove agen-
zie di gioco. È quanto si rileva, ad esempio, dall’esecuzione, nel mese di giugno, di un decreto175 di confisca nei
confronti di esponenti di punta della famiglia di Brancaccio, che ha colpito un patrimonio di oltre 10 milioni di
euro, composto da aziende e società, alcune delle quali operanti proprio nel settore delle scommesse.
172
Esecuzione, in data 1 febbraio 2018, da parte della Polizia di Stato, di OCC nei confronti di 30 persone, a vario titolo ritenute responsabili, tra
l’altro, anche di reati concernenti le sostanze stupefacenti.
173
Esecuzione, il 24 maggio 2018, dell’OCCC emessa il 21 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Palermo (p.p. 5920/17 RGNR e 4401/17 RG GIP)
nei confronti di 11 soggetti.
174
Esecuzione, in data 1 febbraio 2018, da parte della Polizia di Stato, dell’OCC emessa il 26 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Palermo (p.p.
22264/13 RGNR e 13079/13 RG GIP) nei confronti di 30 persone. Reati a vario titolo contestati: associazione di tipo mafioso, associazione per
delinquere finalizzata alla raccolta abusiva di scommesse, riciclaggio, auto riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, concorrenza sleale
aggravata, truffa ai danni dello Stato, reati concernenti le sostante stupefacenti, estorsione aggravata dal metodo mafioso ed altro.
175
Emesso il 23 aprile 2018 dal Tribunale di Palermo – Sezione I Penale Misure di Prevenzione: procedimento n. 217/2011 REG MP –, eseguito
dalla Guardia di finanza.
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Nonostante i citati lucrosi business criminali, da tempo si registra il coinvolgimento di sodali mafiosi o di loro
parenti176 anche nella commissione di rapine, di norma appannaggio di delinquenti comuni. Ciò appare verosi-
milmente collegato ad una possibile carenza di liquidità. Tuttavia, stretti congiunti di elementi di vertice delle
famiglie mafiose non disdegnerebbero tali reati predatori anche per dimostrare, ai consociati, le loro capacità e la
propria determinazione criminali, derivanti dall’appartenenza a tradizionali gruppi familiari di Cosa nostra.
Per quanto riguarda i condizionamenti della criminalità mafiosa nel settore politico-amministrativo, si segnalano,
nel semestre, le proroghe delle gestioni commissariali dei comuni di Corleone177 e di Palazzo Adriano178.
Sul territorio della provincia si registra, infine, anche la presenza di bande criminali composte da stranieri, spe-
cializzate in determinati settori illeciti. Emerge come l’eventuale ricorso a questi soggetti da parte di Cosa nostra
sia limitato ad una collaborazione, anche non episodica, per attività criminali circoscritte e più rischiose (come
lo spaccio di droga, lo sfruttamento della prostituzione o la riscossione del pizzo), con ruoli di basso profilo. Le
famiglie mafiose manterrebbero, quindi, il controllo delle attività nelle zone di rispettiva competenza, tollerando
la presenza - anche in rioni e quartieri, come Ballarò o Brancaccio, caratterizzati dalla storica operatività di con-
sorterie mafiose - di gruppi organizzati stranieri in ruoli marginali di cooperazione.
Un discorso a parte merita la criminalità organizzata nigeriana, che dimostrando molteplici elementi propri delle
associazioni di tipo mafioso, ha saputo progressivamente insediarsi anche nel territorio palermitano e organiz-
zarsi per la gestione e il controllo stabile di attività illegali, quali lo sfruttamento della prostituzione e il traffico
di sostanze stupefacenti179.
Cosa nostra, pressata da esigenze contingenti, e da sempre caratterizzata da un’opportunistica flessibilità, potrebbe
essersi adattata alla nuova realtà evitando conflitti.
176
La sopra citata operazione del 21 maggio 2018 (OCCC emessa il 18 maggio 2018dal GIP del Tribunale di Palermo, nell’ambito del p.p.
13740/2017 RGNR e 10015/18 RG GIP, nei confronti di 11 soggetti) ha permesso di appurare, tra l’altro, che nuove leve, spesso rapinatori,
hanno scalato le gerarchie della famiglia palermitana della Noce anche grazie all’assenza dei vertici detenuti.
177
Con D.P.R. del 20 dicembre 2017.
178
Con D.P.R. del 23 febbraio 2018.
179
In alcune circostanze, le ragazze reclutate per la prostituzione sono utilizzate anche come corrieri per il trasporto di sostanze stupefacenti.
1° semestre
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68 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Provincia di Trapani
La provincia di Trapani continua ad essere dominata da Cosa nostra, che monopolizza la gestione delle più re-
munerative attività illegali e condiziona perniciosamente il contesto socio-economico dell’intero territorio pro-
vinciale, avvalendosi di sperimentati modelli operativi, caratterizzati sia da una significativa forza di
intimidazione che dell’opera di professionisti e soggetti insospettabili.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
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Direzione Investigativa Antimafia
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In merito, va osservato che l’organizzazione mafiosa trapanese sta subendo un’incessante e sempre più pressante
attività di contrasto, prioritariamente finalizzata alla cattura del noto latitante Matteo MESSINA DENARO. Un’a-
zione che passa innanzitutto per la disarticolazione del reticolo di protezione di cui lo stesso gode da decenni e
che viene sviluppata sia sotto il profilo delle indagini giudiziarie, con i conseguenti numerosi provvedimenti re-
strittivi, sia sotto quello delle investigazioni preventive, realizzate con numerosi e consistenti provvedimenti di
sequestro e confisca.
Nonostante tale pressione e pur attraversando momenti di criticità, l’organizzazione criminale non presenta se-
gnali di cambiamento organizzativi, strutturali o di leadership. La struttura continua a mantenere la tradizionale
unitarietà e gerarchia, disciplinata da regole vincolanti, che le consentono di rimanere fortemente ancorata al
territorio d’origine.
Strategie tuttora ispirate dal predetto latitante Castelvetranese, il quale continuerebbe a ricoprire, sebbene con
progressiva difficoltà, il duplice ruolo di capo del mandamento di Castelvetrano e di rappresentante provinciale di
Cosa nostra.
Per quanto concerne l’architettura delle consorterie, il territorio della provincia risulta sempre suddiviso in quat-
tro mandamenti mafiosi, che raccolgono 17 famiglie180.
Nel solco della tradizione, la pericolosità di Cosa nostra trapanese continua a manifestarsi anche attraverso le
consuete condotte estorsive in danno di imprenditori e commercianti, spesso accompagnate da danneggiamenti
ed atti intimidatori di vario genere.
Dagli esiti delle recenti attività d’indagine, di seguito illustrate è, inoltre, emerso che Cosa nostra trapanese, oltre
che nei tradizionali comparti economici (quali il movimento terra, le costruzioni edili, la produzione di conglo-
merati bituminosi e cementizi - con particolare attenzione agli appalti e subappalti pubblici - nonché la grande
distribuzione alimentare e la produzione di energie alternative), si è significativamente infiltrata nel settore delle
scommesse e dei giochi on-line, nonché nel business delle aste giudiziarie legate a procedure esecutive e fallimen-
tari, potendo far leva sul capillare controllo del territorio con il tradizionale e sistematico ricorso all’intimidazione
e all’assoggettamento.
In merito, in data 13 marzo 2018, la Direzione Investigativa Antimafia e i Carabinieri, a conclusione di due parallele
180
Si tratta del mandamento di Alcamo, articolato nelle 3 famiglie di Alcamo, Calatafimi e Castellammare del Golfo; quello di Castelvetrano, con
le 6 famiglie di Campobello di Mazara, Castelvetrano, Gibellina, Partanna Salaparuta/Poggioreale e Santa Ninfa; quello di Mazara del Vallo,
che raggruppa le 4 famiglie di Marsala, Mazara del Vallo, Salemi e Vita; ed, infine, quello di Trapani, con le 4 famiglie di Custonaci, Paceco, Tra-
pani e Valderice.
1° semestre
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70 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
attività d’indagine181, hanno congiuntamente dato esecuzione, con l’operazione denominata “Pionica”, all’ordi-
nanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 12 soggetti (tra i quali il capo della famiglia di Salemi e
quello della famiglia di Vita, nonché un noto imprenditore alcamese182 operante nel settore dell’energia eolica), a
vario titolo indagati per concorso in associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni aggravata dalle
modalità mafiose. Contestualmente, è stato eseguito anche il decreto183 di sequestro preventivo di tre società, delle
quali una con sede a San Giuseppe Jato (PA) e due a Vita (TP), per un valore di circa 1,5 milioni di euro.
Le indagini hanno approfondito, tra l’altro, le infiltrazioni di Cosa nostra trapanese negli investimenti immobiliari
relativi a terreni agricoli posti all’asta nell’ambito di procedure esecutive. Nello specifico, si è dimostrato che le
citate famiglie mafiose di Vita e di Salemi, entrambe appartenenti al mandamento di Mazara del Vallo, avevano
avuto un ruolo centrale nella gestione di una significativa operazione di speculazione immobiliare, realizzata at-
traverso l’acquisto, ad un’asta giudiziaria, di una vasta tenuta agricola e la sua successiva rivendita ad una società
agricola di San Giuseppe Jato, vicina ad ambienti mafiosi locali.
Le attività hanno altresì permesso di ricostruire, con riferimento ad una delle citate tre società sequestrate, gli in-
teressi ed i correlati notevoli investimenti nel settore della silvicoltura. Nel giugno del 2013 la società aveva,
infatti, realizzato in provincia di Trapani una prima piantagione di Paulownia, un albero che si contraddistingue
per la rapidità di crescita e la qualità del legno, ideale anche per la produzione di biomasse. Finalità dell’impresa
– con l’esclusiva per la vendita in Sicilia di un clone della pianta – era quella di avviare un lucroso progetto che
prevedeva la realizzazione nella provincia di un’ulteriore e ben più ampia piantagione.
Il successivo 19 aprile 2018 la DIA, la Polizia di Stato e l’Arma dei carabinieri, a conclusione di una vasta attività
d’indagine184, hanno dato esecuzione, nell’ambito dell’operazione congiunta “Anno Zero”, al decreto185 di fermo
d’indiziato di delitto nei confronti di 22 soggetti, a vario titolo indagati per associazione di tipo mafioso, estor-
sione, danneggiamento, detenzione di armi ed intestazione fittizia di beni, reati aggravati dalle modalità mafiose.
181
Indagine Alicia quella condotta dalla DIA.
182
Uno dei primi imprenditori ad investire, in Italia, nel settore dell’eolico (il cui patrimonio, nel 2010, era già stato sequestrato dalla DIA, nel-
l’ambito di un procedimento di prevenzione: decreto n. 14/2013, emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione, il 12 di-
cembre 2012, confermato dal decreto della Corte di Appello di Palermo in data 26 settembre 2015, e divenuto definitivo il 27 novembre 2015),
con il quale è stata disposta la confisca di numerosi beni, mobili e immobili. Confisca che segue i sequestri disposti con decreti del medesimo
Tribunale, dal 31 agosto 2010 e sino al 5 ottobre 2012. Con il medesimo decreto il Giudice della prevenzione disponeva anche la confisca del-
l’immenso patrimonio mobiliare ed immobiliare, complessivamente valutato oltre il miliardo di euro.
183
Decreto emesso il 28 febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Palermo (p.p. 12079/14 RGNR DDA e 1174/17 RG GIP).
184
Indagine “Musabet”, quella condotta dalla DIA.
185
Fermo d’indiziato di delitto emesso il 17 aprile 2018 dalla DDA di Palermo (p.p. 23685/2013 RGNR).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 71
Tra i destinatari del provvedimento restrittivo figurano il latitante Matteo MESSINA DENARO e due suoi cognati
– uno dei quali investito del ruolo di reggente del mandamento di Castelvetrano – il capo del mandamento di Mazara
del Vallo e quello della famiglia di Partanna186, nonché un imprenditore di Castelvetrano operante nel settore dei
giochi on-line. Nel medesimo contesto operativo sono state sottoposte a sequestro preventivo 5 imprese, con sede
a Castelvetrano, del valore di oltre 200 mila euro.
Le investigazioni hanno documentato le dinamiche associative dei mandamenti mafiosi di Castelvetrano e di Ma-
zara del Vallo187 ricostruendo, in particolare, parte dell’organigramma delle famiglie mafiose di Castelvetrano,
Campobello di Mazara, Partanna e Mazara del Vallo.
È stato, inoltre, documentato il capillare controllo economico-criminale del territorio, attuato anche attraverso le
estorsioni in danno di imprenditori economici dell’area.
Le indagini hanno, altresì, rivelato l’esistenza, in seno al mandamento di Castelvetrano, di accese interlocuzioni
per la spartizione dei proventi illeciti, tra esponenti della famiglia di Campobello di Mazara e quella di Castelve-
trano, per dirimere le quali si sarebbe resa necessaria la forte presa di posizione del cognato di Matteo MESSINA
DENARO.
Tale scenario avrebbe, peraltro, fatto da sfondo all’omicidio avvenuto a Campobello di Mazara il 6 luglio 2017:
dopo un lungo periodo in cui nella provincia di Trapani non si registravano omicidi riconducibili a Cosa nostra è
stato, infatti, ucciso, in un agguato tipicamente mafioso, un soggetto all’epoca sottoposto ad indagini, in quanto
indiziato di far parte della famiglia di Campobello di Mazara. Dalle indagini è emerso che la vittima era colui
che, tra tutti i componenti della famiglia di Campobello di Mazara, aveva manifestato maggiori critiche e per-
plessità sul comportamento del cognato del latitante, vertice pro tempore del mandamento di Castelvetrano.
Nell’ambito delle attività è stata registrata l’ascesa, non priva di contrasti, del capo del mandamento di Mazara
del Vallo, così come sono stati evidenziati gli attriti tra i diversi mandamenti per la gestione mafiosa del parco
eolico di Mazara, in corso di realizzazione.
Ancora una volta non è mancato l’uso dei “pizzini”, dai quali - insieme ad una serie di conversazioni intercettate
– traspare la “presenza” del latitante sul territorio. In particolare, tale consolidata forma di comunicazione mafiosa
viene utilizzata come strumento per dirimere controversie, risolvere questioni di interesse dell’organizzazione
186
Per molti anni ha operato in Venezuela, con ruoli direttivi, all’interno di una cellula di Cosa nostra organicamente strutturata ed operante in
quello Stato nel traffico di sostanze stupefacenti ed impegnata nella gestione all’estero di attività d’impresa direttamente riconducibili a Matteo
MESSINA DENARO, dichiarandosi anche disponibile a fornire a quest’ultimo falsi documenti d’identità.
187
I due mandamenti mafiosi costituiscono la storica roccaforte del latitante Matteo MESSINA DENARO.
1° semestre
20 1 8
72 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
criminale, impartire ai sodali regole di comportamento e disposizioni, nonché per attribuire i ruoli all’interno
delle consorterie della provincia.
Grazie all’indagine “Anno Zero” è stato dimostrato come il latitante castelvetranese sia ancora oggi l’unico sog-
getto a cui è necessario rivolgersi per dirimere controversie interne al sodalizio mafioso. Lo stesso, al fine di as-
sicurarsi il costante controllo delle attività illecite e dei relativi proventi, sembra ancora prediligere appartenenti
alla propria cerchia familiare, o comunque persone a lui vicine, nei ruoli di vertice dell’organizzazione mafiosa.
E’, quindi, ancora confermata la fedeltà dei membri dell’organizzazione nei confronti del citato latitante.
Non da ultimo, l’attività investigativa in parola ha anche documentato l’interesse di Cosa nostra per il remunera-
tivo settore dei giochi e delle scommesse on-line. È stato, infatti, dimostrato come l’espansione di una rete di oltre
40 agenzie di scommesse e punti gioco facenti capo ad un giovane imprenditore castelvetranese fosse avvenuta,
sia nella provincia di Trapani che nel palermitano, grazie al supporto della famiglia mafiosa di Castelvetrano:
questa gli avrebbe garantito protezione nei confronti degli altri sodalizi criminali delle provincie di Trapani e di
Palermo in cambio di periodiche dazioni di denaro, dirette sia al sostentamento del circuito familiare del latitante
che all’organizzazione mafiosa nel suo complesso. Nello stesso contesto investigativo, il 18 maggio 2018 la DIA
ha eseguito un decreto di sequestro preventivo nei confronti del sopra citato imprenditore, per un valore com-
plessivo di circa 400 mila euro.
Per quanto concerne l’aggressione ai patrimoni illeciti, nel semestre di riferimento, la locale Sezione della DIA
ha inoltre proceduto al sequestro e alla confisca di beni riconducibili ad esponenti di rilievo della locale realtà
criminale, tra i quali anche parenti o soggetti vicini a MESSINA DENARO.
In particolare, in data 16 gennaio 2018 è stata data esecuzione ad una confisca188 di beni (numerose unità immo-
biliari, tra locali commerciali, appartamenti, rimesse, terreni, nonché cinque aziende, quote di partecipazione in
società di capitali, vari conti bancari e polizze assicurative), per un valore di circa 25 milioni di euro, nei confronti
di un imprenditore, originario di Campobello di Mazara (TP), operante nei settori turistico-alberghiero e del
commercio di autoveicoli. Nei suoi confronti è stata anche disposta la sorveglianza speciale di p.s. per la durata
di due anni.
Il 23 gennaio 2018 è stato eseguito, un decreto189di sequestro di beni, per un valore di circa 400 milioni di euro,
nei confronti di un imprenditore di Mazara del Vallo (TP).
188
Decreto n. 33/2015 RG MP e 79/2017 MP, emesso dal Tribunale di Trapani il 27 settembre 2017.
189
Decreto n. 32/2016 RG MP, emesso il 16 gennaio 2018 dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 73
Il successivo 11 maggio si è, poi, proceduto al sequestro190 di un patrimonio del valore di 1 milione di euro, inte-
stato ad una nipote di Matteo MESSINA DENARO.
In data 6 giugno 2018, nell’ambito di un procedimento di prevenzione che, nel novembre 2017, aveva già con-
sentito il sequestro di beni per 10 milioni di euro, la DIA ha proceduto all’esecuzione di un ulteriore sequestro191,
questa volta del marchio di una società produttrice di olio d’oliva. Il decreto ha colpito un commerciante inter-
nazionale d’opere d’arte e reperti di valore storico–archeologico, originario di Castelvetrano, già titolare di im-
prese operanti in Sicilia nei settori del cemento e dei prodotti alimentari. Per oltre un trentennio lo stesso aveva
accumulato ricchezze con i proventi del traffico internazionale di reperti archeologici, molti dei quali trafugati
nel sito archeologico di Selinunte da tombaroli al servizio di Cosa nostra, in particolare del noto boss mafioso Fran-
cesco MESSINA DENARO, padre del latitante Matteo.
L’attività di contrasto ai patrimoni mafiosi messa in atto dalla DIA si affianca a quella delle Forze di polizia.
Nell’ordine, in data 10 febbraio 2018, i Carabinieri hanno dato esecuzione al decreto192 di confisca di beni (tre so-
cietà attive nel settore oleario, oltre a numerosi immobili e diversi fabbricati industriali, macchine agricole, conti
correnti e polizze assicurative) riconducibili a un imprenditore di Castelvetrano193, il cui valore complessivo am-
monta a circa 4 milioni di euro.
L’11 giugno 2018, ancora i Carabinieri hanno dato esecuzione al decreto194 di confisca dei beni riconducibili a 2
imprenditori195 di Castelvetrano (TP), zio e nipote, operanti nel settore dei rifiuti, ritenuti prestanome dell’orga-
nizzazione capeggiata dal noto latitante, del valore complessivamente stimato in circa 3 milioni di euro.
Il successivo 13 aprile, ancora i Carabinieri hanno dato esecuzione al decreto196, con il quale è stato disposta la
confisca di un’unità immobiliare sita in Mazara del Vallo (TP) e svariati rapporti bancari e assicurativi, riconducibili
al nucleo familiare del fratello del noto RIINA Salvatore, stimati complessivamente in circa 600 mila euro.
190
Decreto n. 9/2017 RG MP, emesso il 2 maggio 2018 dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione.
191
Decreto n. 52/2017 RG MP, emesso il 30 maggio 2018 dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione. Il provvedimento integra un
precedente sequestro, operato il 15 novembre 2017 (in forza del Decreto di sequestro 52/2016 RG MP, emesso il 24 agosto 2017 dal Tribunale
di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione) grazie anche alla collaborazione della polizia giudiziaria elvetica, attivata dalla Procura della
Repubblica di Palermo con rogatoria internazionale.
192
Decreto n. 5/2018 RG MP, emesso il 18 ottobre 2017 dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione.
193
Coinvolto nell’indagine “Mandamento” che, nel 2012, aveva colpito, appunto, il mandamento di Castelvetrano.
194
Decreto n. 25/2018 RG MP, emesso il 10 giugno 2018 dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione.
195
Anch’essi coinvolti nella citata indagine “Mandamento” del 2012.
196
Emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione.
1° semestre
20 1 8
74 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il 7 giugno, invece, la Polizia di Stato e la Guardia di finanza hanno dato esecuzione a due decreti di sequestro197,
nei confronti, tra l’altro, del figlio di un defunto capo del mandamento di Mazara del Vallo, il cui valore complessivo
ammonta a circa 3 milioni di euro. Tra i beni sequestrati figurano diverse società (tra le quali due operanti nel set-
tore della commercializzazione dei prodotti ittici, ed altrettante rispettivamente nel settore dello smaltimento dei
rifiuti ed in quello edile) e numerosi immobili, automezzi, rapporti bancari e diverse partecipazioni societarie.
Considerato il rischio, più volte in passato concretizzatosi, dell’importante apporto che alcuni soggetti già detenuti
per associazione di tipo mafioso potrebbero ulteriormente fornire una volta scarcerati, è anche doveroso segnalare
che nel semestre è intervenuta la scarcerazione, al termine di una prolungata detenzione, di due parenti di Matteo
MESSINA DENARO, nonché di un noto soggetto mafioso, già capo della famiglia di Castellammare del Golfo.
Per quanto nel semestre di riferimento non siano stati adottati, nella provincia, provvedimenti di scioglimento
di Enti locali, non può essere trascurata la capacità di Cosa nostra trapanese di porre in essere azioni di infiltrazione
e di condizionamento della Pubblica amministrazione. A tal proposito, è ancora attiva nel semestre, la gestione
straordinaria del Comune di Castelvetrano, sciolto in data 6 giugno 2017 ed affidata, per un periodo di diciotto
mesi, all’apposita Commissione, per accertati condizionamenti da parte della criminalità organizzata.
Sul fronte degli stupefacenti, non si segnalano, per il periodo in esame, investigazioni che abbiano visto il coin-
volgimento diretto dell’organizzazione mafiosa. Ciononostante, lo spaccio198 di sostanze stupefacenti, segnata-
mente hashish e marijuana, ma anche cocaina ed eroina, realizzato da gruppi criminali minori, continua a destare
un certo allarme sociale, assieme ai reati predatori.
Si segnala, altresì, la presenza di alcuni gruppi delinquenziali stranieri, impegnati nelle attività illecite connesse
al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, come acclarato
a seguito di due recenti attività d’indagine condotte, nel 2017 e nel 2018, dalla Guardia di finanza, denominate
“Scorpion Fish” e “Scorpion Fish2”. Il filone investigativo concluso nel semestre, precisamente nel mese di aprile199,
ha portato all’arresto – disposto dalla Procura della Repubblica di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia200-
di 30 soggetti appartenenti a due associazioni per delinquere operanti tra la Tunisia e la Sicilia, e composte da
cittadini di entrambi i Paesi.
197
Decreto n. 21/2018 RG MP e 22/2018 RG MP emessi il 21 maggio 2018 dal Tribunale di Trapani - Sezione Misure di Prevenzione.
198
In tale contesto si segnala l’operazione della Polizia di Stato che, in data 15 gennaio 2018, ha condotto al sequestro di rilevanti quantitativi di
sostanze stupefacenti, tra i quali cocaina e hashish, nonché all’arresto di un pregiudicato. Lo stupefacente, destinato alla piazza di Trapani,
avrebbe fruttato al dettaglio oltre 320 mila euro.
199
Operazione eseguita il 10 aprile 2018.
200
Rispettivamente nell’ambito del p.p. 615/2017 RGNR DDA e del p.p. 12260/2017 RGNR DDA.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
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3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 75
— Provincia di Agrigento
La provincia di Agrigento rimane anch’essa caratterizzata dalla forte pervasività di associazioni criminali di ma-
trice mafiosa che, anche grazie ad una diffusa situazione di disagio economico-sociale e ad un contesto ambientale
in parte omertoso, continuano a trovare condizioni favorevoli.
In particolare, Cosa nostra agrigentina, ancorata alle tradizionali regole mafiose, risulta difficilmente permeabile
dall’esterno e continua a porsi come un pilastro per l’intera organizzazione regionale. Rimasta, nei profili essen-
ziali, unitaria e verticistica, è sempre suddivisa nella tradizionale ripartizione in mandamenti e famiglie.
Al riguardo va, inoltre, considerata la contestuale presenza della Stidda, originariamente organizzazione scissio-
nista da Cosa nostra ed a questa contrapposta, ma con la quale oggi condivide la realizzazione degli affari illeciti.
La Stidda continuerebbe, oltreché a Palma di Montechiaro e Porto Empedocle, ad esercitare la sua influenza anche
nelle zone di Bivona, Canicattì, Campobello di Licata, Camastra, Favara e Naro.
Le attività investigative continuano ad evidenziare come l’articolazione agrigentina di Cosa nostra si caratterizzi
sia per una spiccata capacità relazionale con le consorterie mafiose di altre province e regioni, sia per la forza
con la quale riesce a rigenerarsi e a rimodularsi negli assetti. Nella provincia sarebbe in atto una fase di riequilibrio
interno dell’organizzazione mafiosa, provocato anche dalle ultime operazioni di contrasto, a seguito delle quali
sono state tratte in arresto figure apicali di diverse famiglie mafiose. In particolare, le ultime risultanze investiga-
tive201 hanno documentato sia una rimodulazione organizzativa in corso nella zona nord della provincia, nel-
l’entroterra montano – con la formazione di un nuovo mandamento mafioso che, per connotazione geografica e
vastità territoriale, viene denominato mandamento “della Montagna”202 – sia frequenti e stretti rapporti tra esponenti
mafiosi agrigentini e le famiglie di altre province siciliane.
Le composizioni e ricomposizioni di famiglie e mandamenti ed i progetti criminali di tipo affaristico sono influenzati
anche dalle scarcerazioni di sodali che, dopo aver scontato la condanna a pene detentive di lunga durata, avreb-
bero interesse, nella maggioranza dei casi, a riconquistare le pregresse posizioni di potere, non di rado creando
attriti all’interno del gruppo. In particolare si segnalano, nel periodo in esame, le scarcerazioni di soggetti, anche
con ruoli apicali, appartenenti alle famiglie di Cattolica Eraclea, Favara e Siculiana.
Le attività illecite perseguite dai sodalizi criminali sono variegate. Al di là dei reati più ricorrenti, Cosa nostra
201
OCC emessa dal GIP del Tribunale di Palermo (p.p. 10533/2015 RG GIP), eseguita dai Carabinieri il 22 gennaio 2018 (operazione “Montagna”).
202
Sorto per l’egemonia esercitata da quello di Santa Elisabetta sulle famiglie dell’area montana girgentina. Da recenti evidenze investigative si è
appurato che il nuovo mandamento raggruppa le famiglie dei comuni di Alessandria della Rocca, Aragona, Bivona, Cammarata, Casteltermini,
Cianciana, Raffadali, San Biagio Platani, Santa Elisabetta, San Giovanni Gemini, Sant’Angelo Muxaro e Santo Stefano di Quisquina.
1° semestre
20 1 8
76 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 77
agrigentina ha dimostrato, infatti, in più occasioni, di saper lucrare, oltre che sulle opere pubbliche, anche sulla
filiera agroalimentare, sulle fonti energetiche alternative, sullo stato di emergenza ambientale e sui finanziamenti
pubblici alle imprese, di sovente reinvestendo capitali illecitamente accumulati nelle strutture ricettive locali, at-
traverso prestanome e intermediari compiacenti.
Cosa nostra condiziona, infatti, lo sviluppo della provincia continuando ad ingerire nel campo dell’imprenditoria
e delle opere pubbliche. Un’opera di infiltrazione realizzata attraverso il condizionamento delle gare di appalto,
danneggiamenti e minacce di vario genere, reati contro la Pubblica Amministrazione, nonché garantendosi il
controllo degli impianti per la produzione di calcestruzzo e, in genere, dei materiali necessari per l’edilizia.
Tra le attività illecite poste in essere da Cosa nostra, le estorsioni si confermano, poi, fondamentali per la sussistenza
dell’organizzazione stessa, in quanto in grado di garantire sia liquidità che il controllo del territorio. Tra le mo-
dalità di realizzazione del racket, spesso accompagnato da danneggiamenti di varia natura, vi è l’imposizione di
manodopera e/o di forniture di mezzi e materiali.
Altrettanto significativi rimangono il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Nella zona orientale della pro-
vincia si segnalano ricorrenti ritrovamenti di piantagioni di cannabis.
Anche il settore delle scommesse e del gioco continua a porsi, con sempre maggiore frequenza, come un terreno
di investimento per le consorterie mafiose, che operano attraverso l’imposizione e la gestione di slot-machine al-
l’interno di esercizi commerciali, spesso intestati a prestanome.
Quanto finora illustrato trova un’ennesima ed importante conferma nella citata attività investigativa denominata
“Montagna”. In particolare, in data 22 gennaio 2018, i Carabinieri hanno arrestato203 59 soggetti, a vario titolo in-
dagati per associazione di tipo mafioso aggravata dall’uso delle armi, estorsione, detenzione e traffico di stupe-
facenti, scambio elettorale politico–mafioso, intestazione fittizia di beni, rapina aggravata dal metodo mafioso,
truffa aggravata e concorso esterno in associazione di tipo mafioso. L’indagine ha fatto luce sugli assetti orga-
nizzativi e gestionali dei mandamenti mafiosi di Sciacca e di Santa Elisabetta e sull’esistenza e la piena operatività
di quello, neo costituito, c.d. “della Montagna”. Oltre ad individuare numerosi affiliati, sono stati delineati i ruoli
dei vertici mandamentali e di 16 famiglie mafiose ad essi collegate. Le attività hanno interessato anche le province
di Palermo, Trapani, Caltanissetta, Catania, Ragusa ed Enna, evidenziando, tra l’altro, stretti rapporti di reciproca
assistenza tra gli esponenti apicali delle diverse realtà mafiose territoriali, nonché con le ‘ndrine calabresi.
Sono state, altresì, accertate svariate estorsioni (consumate e tentate) ai danni di 27 società appaltatrici di opere
203
OCC emessa l’11 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Palermo (p.p. 10533/2015 RG GIP).
1° semestre
20 1 8
78 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
pubbliche di ingente valore, commissionate da varie amministrazioni pubbliche, comunali e regionali, eseguite
nelle province di Agrigento, Palermo, Caltanissetta ed Enna. In particolare, in due tentativi di taglieggiamento,
nei confronti di amministratori di altrettante cooperative agrigentine impegnate nella gestione dei servizi di ac-
coglienza per immigrati richiedenti asilo, veniva pretesa - con atti intimidatori di varia natura come l’incendio
di macchine operatrici - l’assunzione di soggetti vicini all’associazione mafiosa, nonché una percentuale per ogni
contributo pro capite ricevuto.
L’inchiesta ha, inoltre, documentato come il sindaco pro tempore di San Biagio Platani, in accordo con elementi
apicali della locale famiglia mafiosa, nel corso delle elezioni amministrative del maggio 2014 avesse concordato
le candidature e garantito future agevolazioni nella gestione degli appalti pubblici banditi dal Comune. Tra i de-
stinatari del provvedimento cautelare figura anche il coniuge di una candidata (poi eletta a consigliere comunale
di Cammarata alle consultazioni amministrative del maggio 2015) cui è stato contestato il reato di scambio elet-
torale politico-mafioso, avendo chiesto ed ottenuto l’appoggio elettorale di un soggetto di vertice del locale so-
dalizio mafioso.
È stata quindi data esecuzione al sequestro preventivo, per un valore di circa un milione di euro, di 7 tra società
e imprese, tutte insistenti nella provincia agrigentina, attive nei settori dei lavori edili e del movimento terra,
nonché delle scommesse e della distribuzione di slot-machine. Agli amministratori è stata contestata anche l’inte-
stazione fittizia di beni, strumentale all’associazione mafiosa.
Il sodalizio aveva poi realizzato un cospicuo traffico di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana).
In tale contesto, un soggetto ritenuto appartenente alla famiglia di Santa Elisabetta - con il ruolo di consigliere del
capo del neo costituito mandamento “della Montagna” - destinatario del provvedimento cautelare in trattazione
ed irreperibile durante l’esecuzione dell’operazione, è stato successivamente rintracciato in Belgio e consegnato
alle Autorità italiane il 18 maggio 2018.
Successivamente, il 28 giugno 2018 (sulla base di ulteriori elementi di prova acquisiti204 e corroborati dalle di-
chiarazioni rese da un nuovo collaboratore di giustizia205, arrestato a febbraio sempre nell’ambito dell’operazione
“Montagna”) i Carabinieri hanno arrestato206 altri 10 soggetti, notificando la misura dell’obbligo di dimora a un
elemento apicale della famiglia di Chiusa Sclafani (PA), già detenuto per altra causa. I predetti, ritenuti responsabili
204
In particolare, escutendo numerosi imprenditori vittime di taglieggiamenti.
205
Appartenente alla famiglia mafiosa di Favara, già referente della famiglia di Santa Elisabetta.
206
OCC emessa il 20 giugno 2018 dal GIP del Tribunale Palermo, su richiesta della locale DDA.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 79
di associazione di tipo mafioso armata e di varie estorsioni, erano stati interessati a gennaio dalla predetta ope-
razione “Montagna”, ma successivamente rimessi in libertà.
Con l’operazione “Opuntia”, che ha interessato la zona occidentale della provincia, l’8 febbraio 2018 i Carabinieri
hanno, inoltre, arrestato per associazione mafiosa 7 persone, già sottoposte per lo stesso reato a fermo di indiziato
di delitto in data 7 luglio 2016207. L’indagine – che si è avvalsa anche delle dichiarazioni dell’ex capo della famiglia
di Menfi, il quale, dopo essere stato fermato nel luglio 2016, ha iniziato a collaborare – ha fatto luce sugli assetti
organizzativi e gestionali in seno alla predetta famiglia mafiosa, nel frattempo riorganizzatasi. Tra l’altro, sono
stati documentati tentativi di approvvigionamento di armi ed i collegamenti tra il capo del mandamento del ver-
sante occidentale belicino ed i vertici delle famiglie di Sciacca, Sambuca di Sicilia e Santa Margherita di Belice.
Nel semestre in esame, sul fronte del contrasto ai patrimoni, la DIA e le locali Forze di polizia hanno proceduto,
d’intesa con l’Autorità giudiziaria competente, al sequestro ovvero alla confisca di beni riconducibili ad esponenti
di rilievo della realtà criminale agrigentina.
In particolare, un primo provvedimento, eseguito dalla Sezione operativa DIA di Agrigento ha colpito208, in data
5 giugno 2018, il patrimonio di un imprenditore (comprendente, tra l’altro, tre società di capitali e una quota so-
cietaria di un consorzio, numerosi fabbricati e terreni), parte del quale intestato fittiziamente a terze persone, per
un valore di circa 3 milioni di euro. L’imprenditore, originario di Favara, era asservito, con le sue attività im-
prenditoriali, agli interessi delle consorterie mafiose operanti nella provincia, con la precipua finalità dell’illecita
acquisizione di appalti pubblici.
Nel citato ambito operativo, la Guardia di finanza ha eseguito altri due sequestri. Il primo in data 19 gennaio
2018, nei confronti di un soggetto ritenuto al vertice della famiglia mafiosa di Cattolica Eraclea e del suo nucleo
familiare, relativamente a terreni, fabbricati e risorse di conto e di deposito, per un valore complessivo di circa
750 mila euro.
Il secondo, il 7 marzo, di diverse aziende, beni e disponibilità finanziarie, per un valore stimato in oltre 120
milioni di euro, riconducibili a un noto imprenditore di Racalmuto (AG), il cui successo economico-imprendito-
riale è stato ritenuto conseguente ai rapporti di connivenza intrattenuti, nell’arco di un ventennio, con esponenti
di spicco di Cosa nostra agrigentina.
207
In data 7 luglio 2016, nell’ambito dell’operazione “Opuntia”, nei comuni di Sciacca e Menfi, i Carabinieri hanno dato esecuzione al Decreto di
fermo di indiziato di delitto del 6 luglio 2016 (p.p. 8526/2014 RGNR DDA di Palermo) nei confronti di 8 soggetti ritenuti responsabili del
reato di associazione di tipo mafioso.
208
Decreto n. 50/2016 RG MP del 7 maggio 2018 del Tribunale di Agrigento.
1° semestre
20 1 8
80 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Anche nel periodo in esame, la Prefettura di Agrigento ha emesso provvedimenti interdittivi per infiltrazioni ma-
fiose nei confronti di imprese operanti, ad esempio, nel settore agricolo ed in quello dell’estrazione e trasporto di
inerti. I titolari, nella quasi totalità, sono risultati parenti di soggetti con precedenti specifici per “mafia”. Alle predette
società sono state negate autorizzazioni amministrative e concessioni per erogazioni di finanziamenti pubblici.
Cosa nostra agrigentina è dotata di forte capacità di penetrazione e di condizionamento, oltre che nei settori com-
merciali e imprenditoriali, anche nell’attività politico–amministrativa. A tal proposito, oltre alle evidenze della
già citata operazione “Montagna”, nel periodo in esame si segnala l’insediamento, il 29 marzo 2018, di una Com-
missione prefettizia di accesso presso il Comune di San Biagio Platani, per verificare l’eventuale sussistenza di
forme di infiltrazione o di condizionamento da parte della criminalità organizzata, nonché il regolare funziona-
mento dei servizi209.
È del mese successivo lo scioglimento, decretato con D.P.R. del 13 aprile 2018, dell’amministrazione comunale
di Camastra, per la durata di diciotto mesi, per ingerenze mafiose in occasione delle ultime consultazioni ammi-
nistrative. L’accesso ispettivo era scaturito dall’operazione “Vultur”, eseguita dalla Polizia di Stato nel luglio del
2016, con la quale furono colpiti da ordinanza di custodia cautelare diversi soggetti con ruoli apicali in seno alla
locale consorteria mafiosa. Questi erano stati indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa, tentata estorsione
e detenzione illegale di armi comuni da sparo e da guerra. In particolare, è stato contestato “...di aver partecipato
attivamente, direttamente e tramite terze persone, alla campagna elettorale del comune di Camastra relativa alle elezioni
amministrative del giugno 2013, fornendo supporto al candidato Sindaco”, poi effettivamente eletto, “...anche attraverso
condotte intimidatorie nei confronti di esponenti politici di altri schieramenti”. Gli esiti dell’accesso hanno, tra l’altro,
messo in luce che nel 2014 l’ente aveva espletato una procedura negoziata per l’affidamento di lavori di manu-
tenzione ordinaria delle strade comunali, invitando a partecipare alcune ditte all’epoca destinatarie di provve-
dimenti interdittivi ed omettendo di svolgere accertamenti antimafia, in contrasto con le cautele che sarebbe stato
necessario adottare a tutela della legalità, specialmente in un ambito territoriale in cui è consolidata la presenza
di sodalizi criminali.
Nel panorama delinquenziale della provincia in esame, si registra, inoltre, la presenza di gruppi criminali stranieri,
in particolare rumeni, tunisini, marocchini, egiziani ed ulteriori soggetti originari di altri Paesi nordafricani.
Con il passare degli anni, essi sono aumentati nel numero ed hanno allargato i loro margini operativi, anche in
ragione di un’integrazione sempre maggiore nel tessuto socio-criminale in cui si radicano. Si riscontrano, infatti,
rapporti della criminalità di origine straniera con la criminalità agrigentina di tipo comune.
209
Cui è conseguito, con D.P.R. del 6 agosto 2018, il commissariamento per la durata di diciotto mesi.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 81
La presenza stanziale di gruppi criminali di origine straniera sembra tollerata da Cosa nostra, perché s’inserisce
in settori illeciti di basso profilo, come ad esempio lo sfruttamento del lavoro nero (specie nel settore della pesca
e dell’agricoltura) e della prostituzione, il trasporto e lo spaccio di sostanze stupefacenti, i furti di materiale
ferroso e quelli realizzati in abitazioni ed in terreni agricoli, nonché il contrabbando di sigarette.
Con riferimento a quest’ultimo ambito, si segnalano gli esiti dell’operazione “Caronte” 210, eseguita il 23 marzo
2018 dai Carabinieri, che ha interessato i comuni della zona occidentale della provincia di Agrigento e la parte
orientale della provincia di Trapani. Con la stessa sono stati arrestati 3 siciliani ed un pregiudicato tunisino,
facenti parte di un sodalizio criminale e ritenuti responsabili, a vario titolo, di violazione delle disposizioni contro
l’immigrazione clandestina nonché di contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Ad un altro indagato è stato no-
tificato l’obbligo di dimora. Gli sbarchi avvenivano sulle coste del trapanese. Sull’imbarcazione, per ogni traver-
sata, venivano trasportate, oltre a circa 1.600 stecche di sigarette, dalle 12 alle 15 persone, ciascuna delle quali
pagava dai 4 ai 5 mila euro.
Per la provincia agrigentina va infine annotata la sussistenza di proiezioni in ambito transnazionale, con eventi
direttamente connessi con il territorio della provincia. Al riguardo, tradizionalmente le consorterie agrigentine
della parte occidentale si sono proiettate verso i Paesi dell’America del nord e verso l’America latina (specie Ve-
nezuela e Brasile), mentre quelle della parte orientale verso i Paesi del nord Europa (soprattutto Germania e Bel-
gio). A tal proposito, si segnala, anche nel periodo in esame, l’ennesimo omicidio, consumato a Favara l’8 marzo
2018, in danno di un soggetto, con precedenti per stupefacenti e destinatario di un avviso di garanzia nell’ambito
dell’indagine su una sparatoria211 avvenuta sempre a Favara il 24 maggio del 2017. Tale grave fatto di sangue
potrebbe inquadrarsi nell’ambito di una serie di analoghi episodi delittuosi212 avvenuti a Favara e in Belgio213
210
OCC emessa dal GIP del Tribunale di Marsala (p.p. 2653/2017 RGNR e 2413/2017 RG GIP).
211
Durante la quale è rimasto ferito un soggetto da poco rientrato da Liegi, in Belgio.
212
In particolar modo, risultano significativi:
- 14 settembre 2016, a Liegi (Belgio), omicidio di un soggetto originario di Porto Empedocle (AG) e il ferimento di un altro di Favara (AG);
- 26 ottobre 2016, a Favara (AG), omicidio di un soggetto di Porte Empedocle (AG), pregiudicato, tra l’altro, per reati inerenti gli stupefacenti;
- 28 aprile 2017, a Grace–Hollogne (Belgio), tentato omicidio di un soggetto originario della provincia di Agrigento;
- 3 maggio 2017, a Liegi (Belgio), omicidio di un soggetto originario di Favara, titolare a Liegi di un bar, ristorante e pizzeria;
- 24 maggio 2017, a Favara (AG), tentato omicidio di un pregiudicato da poco rientrato da Liegi, in Belgio;
- 8 marzo 2018, a Favara (AG), omicidio di un soggetto, destinatario di un avviso di garanzia nell’ambito dell’indagine sull’agguato consumato
a Favara il 24 maggio 2017.
In data 16 giugno 2017 ad Agrigento, la Polizia di Stato ha, inoltre, tratto in arresto un pregiudicato, destinatario di mandato d’arresto eu-
ropeo emesso dall’Autorità belga, in quanto ritenuto responsabile del sopra citato tentato omicidio del 28 aprile 2017. Il predetto risulta
legato da legami di affinità con soggetti di spicco di Cosa nostra agrigentina, tra cui un già latitante capo di Cosa nostra della provincia,
nonché parentali con altro importante esponente, assassinato, della stidda.
213
In Belgio è significativa la presenza di emigrati della provincia agrigentina, in particolare originari del capoluogo, di Favara e di Porto Empedocle.
1° semestre
20 1 8
82 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
negli ultimi anni. Tutto ciò confermerebbe l’esistenza di una faida agrigentina in corso, assai probabilmente ma-
turata in ambienti riconducibili al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, sull’asse Belgio–Agrigento.
A tal proposito, si ricorda che in data:
- 17 marzo 2017, ad Agrigento, i Carabinieri hanno arrestato per traffico internazionale di sostanze stupefacenti
un soggetto agrigentino residente a Seraing (Belgio), in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare
emessa dall’Autorità giudiziaria belga;
- 4 ottobre 2017, è stato arrestato dalla Polizia belga, a Liegi (Belgio), un soggetto originario di Favara (AG) e
residente in Belgio, il quale, dalle risultanze dell’indagine “Up & Down”214, è risultato capo e promotore di un
sodalizio criminale che, avvalendosi anche di soggetti residenti all’estero o nel nord Italia, riusciva a far giun-
gere a Favara ingenti quantitativi di cocaina e di hashish.
Correlati alla predetta faida215, o comunque ad un possibile generale e preoccupante riarmo delle consorterie cri-
minali agrigentine216, potrebbero essere anche i quantitativi di armi da fuoco, sia comuni che da guerra, e di mu-
nizionamento, oggetto di diversi sequestri e denunce, che ormai da tempo si registrano nella provincia.
Si sottolinea inoltre che, come già riportato, un indagato – ritenuto appartenente alla famiglia di Santa Elisabetta,
con il ruolo di consigliere del capo del neo costituito mandamento della Montagna – irreperibile durante l’esecuzione
della citata ed omonima operazione “Montagna”, è stato successivamente rintracciato in Belgio e preso in conse-
gna, in esecuzione di mandato di arresto europeo, dalle autorità italiane il 18 maggio 2018.
214
Operazione Up & Down eseguita dai Carabinieri il 24 dicembre 2016, che ha interessato i comuni di Agrigento, Favara e Porto Empedocle, in
esecuzione dell’OCCC emessa il 20 dicembre 2016 dal GIP del Tribunale di Palermo (p.p. 6564/2014 RGNR e 1661/2016 RG GIP) nei confronti
di 19 soggetti, molti dei quali favaresi.
215
In tale contesto, potrebbe inquadrarsi il possesso di munizioni e di due pistole (una delle quali è stata oggetto di furto, denunciato dallo stesso
soggetto che è stato vittima di un tentativo di omicidio compiuto a Favara il 24 maggio 2017) da parte di due cugini (uno residente in Belgio)
pregiudicati di Favara, arrestati il 14 giugno 2017. Uno dei predetti è stato condannato, insieme al padre (successivamente assassinato il 26
gennaio 2015), per aver favorito la latitanza dell’allora capo di Cosa nostra agrigentina.
216
Vedasi, ad esempio, nel semestre la sopra citata operazione “Opuntia”. Anche l’operazione “Icaro 3” (nei confronti di tre soggetti ritenuti ai
vertici delle famiglie di Santa Margherita di Belice, Cianciana e Montallegro) e l’operazione “Vultur” (che ha interessato le famiglie di Naro e
di Canicattì), entrambe del luglio 2016. In particolar modo, si rammenta il sequestro a Favara, tra il 20 giugno e il 26 luglio 2017, da parte dei
Carabinieri di un arsenale, composto, tra l’altro, da diverse pistole, fucili mitragliatori, bombe a mano, munizionamento di vario genere, si-
lenziatori, ottiche di precisione e giubbotto antiproiettile.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 83
— Provincia di Caltanissetta
La provincia nissena, insieme a quella di Enna, risente più di altre della crisi economica e della carenza di posti di
lavoro. Le peculiarità del territorio, a vocazione prevalentemente agricola, si riflettono sulle caratteristiche delle
consorterie locali, che si connotano, ancora oggi, come un fenomeno a sostanziale caratterizzazione agro-pastorale.
L’endemica e perdurante carenza di opportunità di lavoro ha favorito, in tale contesto, l’insediamento della cri-
minalità organizzata, che si manifesta in tutti gli aspetti legati al controllo della manodopera, al monopolio di
settori imprenditoriali ed al reinvestimento di capitali illeciti.
Anche l’abitato di Gela, il comune più popoloso della provincia, pur possedendo le potenzialità per diventarne
il cuore economico, risulta invece un serbatoio di manovalanza criminale composta da giovani, anche minorenni,
attratti dall’illusione di facili guadagni. Non a caso, dal territorio gelese promana un’ulteriore consorteria mafiosa,
la stidda, che, sebbene disgiunta da Cosa nostra, ne riproduce modelli organizzativi e metodologie criminali.
Il ristretto numero di omicidi registrati nel semestre e riconducibili a dinamiche mafiose si inscrive nella generale
tendenza di limitare al massimo l’attenzione investigativa e quella dell’opinione pubblica. L’interesse delle con-
sorterie è rivolto, invece, all’infiltrazione silente nei settori produttivi, al reimpiego dei guadagni illeciti ed al-
l’accaparramento di fondi e risorse assegnati dalle pubbliche amministrazioni, i cui apparati rappresentano
l’obiettivo irrinunciabile nel quale tentare di incunearsi.
Per quanto concerne l’architettura delle consorterie, diversamente da quanto si registra per le province della Si-
cilia occidentale, ove i sodalizi sono territorialmente caratterizzati da confini ben definiti, in provincia di Calta-
nissetta le famiglie e le altre consorterie tendono ad assumere contorni piuttosto fluidi e ad ampliare lo spazio
originario, espandendo la propria influenza, ad esempio, nella vicina provincia di Enna. Resta tuttavia invariata
la suddivisione di massima sui quattro storici mandamenti: Vallelunga Pratameno e Mussomeli, (quest’ultimo anche
detto del Vallone) nella parte settentrionale; Gela e Riesi nell’area più meridionale:
I due mandamenti che insistono nella parte settentrionale217 risentono della consolidata influenza della famiglia
MADONIA e, sebbene colpiti dall’azione investigativa di contrasto218, sembrano comunque pronti ad operare
217
Il mandamento di Vallelunga Pratameno (si compone delle famiglie di Vallelunga Pratameno, Caltanissetta, San Cataldo, Marianopoli e Resut-
tano). Quello di Mussomeli, detto anche del Vallone (con la famiglia di Mussomeli, la famiglia di Montedoro, Milena, Bompensiere, la famiglia
di Campofranco e Sutera, nonché la famiglia di Serradifalco).
218
Si veda, ad esempio, la confisca di beni, successivamente argomentata, per circa 1 mln di euro eseguita il 17 gennaio 2018 dalla DIA di Calta-
nissetta nei confronti di un impresario di pompe funebri, gravitante nell’orbita di Cosa nostra operante nel cosiddetto “Vallone”, ovvero
l’arresto, in esecuzione dell’OCCC emessa il 5 marzo 2018dal GIP del Tribunale di Caltanissetta (p.p. 2995/13 RGNR e 2231/14 RG GIP) di 1
uomo d’onore della famiglia mafiosa di Campofranco (CL), ritenuto il responsabile per Cosa nostra della provincia di Caltanissetta, avvenuto
l’8 marzo 2018 ad opera della Polizia di Stato.
1° semestre
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84 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 85
ristrutturazioni e riorganizzazioni dei propri assetti. Da segnalare come l’anziano capo dei MADONIA, seb-
bene si trovi ristretto in regime detentivo speciale di cui all’art. 41-bis dell’Ordinamento penitenziario, goda
ancora “di rispetto” nell’ambiente criminale, mantenendo il proprio ruolo di vertice.
Le figure dei “capi” succedutisi nel tempo sarebbero, in qualche modo, una sua espressione e per questo in-
vestiti della “reggenza” del sodalizio con l’affiancamento di anziani sodali. Proprio in ragione della citata ori-
gine agro-pastorale della mafia nissena, le famiglie più importanti sono dislocate nella parte periferica del
territorio provinciale, tanto che la famiglia del capoluogo provinciale è incardinata e dipende dal mandamento
di Vallelunga, un paese di poco più di 3.000 abitanti, fortemente decentrato, nel cuore della Sicilia agricola.
Gli altri due mandamenti, nella parte meridionale della provincia, fanno capo rispettivamente a Riesi219 (an-
ch’esso centro abitato decentrato rispetto al capoluogo e caratterizzato da un’economia arretrata, causa, nel
tempo, di un’intensa emigrazione della popolazione) ed a Gela220, che merita una descrizione a parte per la ti-
picità delle organizzazioni mafiose ivi insistenti.
La città di Gela, infatti, è il centro che ha evidenziato le maggiori potenzialità di sviluppo, anche industriale,
della provincia, tanto che avrebbe potuto rappresentare un punto di riferimento e di traino produttivo per
tutto il territorio. Il tessuto economico e sociale appare, tuttavia, pesantemente permeato e dominato da più
tipi di organizzazioni mafiose, le quali si riferiscono sia a Cosa nostra, sia alla più recente, ma non per questo
meno aggressiva e pericolosa organizzazione denominata Stidda, in origine composta da fuoriusciti delle più
consolidate consorterie e ad esse contrapposta.
Attualmente la Stidda ha assunto una posizione di non belligeranza rispetto alle organizzazioni criminali sto-
riche ed è portatrice di un proprio ruolo nel panorama delinquenziale siciliano. In tale scenario, nell’ambito
di Cosa nostra, la famiglia RINZIVILLO risulta predominante rispetto agli EMMANUELLO, fortemente colpiti
da alcune attività d’indagine221: le due famiglie, un tempo in contrasto, non risultano oggi in contrapposizione,
preferendo anzi operare secondo veri e propri accordi di cooperazione222. Lo stesso atteggiamento si riscontra
219
All’interno del mandamento di Riesi operano le famiglie di Riesi e Butera, quella di Sommatino e Delia e la famiglia di Mazzarino.
220
Nel mandamento di Gela sono presenti le famiglie degli EMMANUELLO e dei RINZIVILLO, due gruppi tra loro originariamente antagonisti,
e la famiglia di NISCEMI. Nella stessa area territoriale insistono, inoltre, associazioni di tipo mafioso dette della stidda e composte da vari clan:
CAVALLO e FIORISI operanti a Gela, nonché il clan SANFILIPPO operante a Mazzarino.
221
Nel giugno 2016, con l’operazione “Falco”, la Polizia di Stato di Caltanissetta e di Gela ha inferto un duro colpo alla famiglia EMMANUELLO
raggiungendo, fra l’altro, con la misura della custodia cautelare in carcere, per associazione di tipo mafioso – aggravata dall’essere armata –
il reggente della consorteria.
222
Come emerso nell’ambito dell’operazione “Agorà”, del 2013, nella quale si è evidenziato come le consorterie tendessero ad evitare situazioni
di conflitto allo scopo di garantire i profitti, evitando sovrapposizioni nelle attività criminali.
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86 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
nelle relazioni fra le consorterie di Cosa nostra e quelle stiddare, nell’ambito delle quali, come già accennato,
viene a realizzarsi un rapporto di sostanziale non belligeranza, finalizzato alla più efficiente spartizione dei
proventi illeciti.
Non da ultimo, alla già articolata descrizione della composizione criminale gelese, va aggiunta la presenza di
un terzo gruppo223, composto da giovani malavitosi, funzionante come una sorta di manovalanza sia per Cosa
nostra che per la stidda e delegato, all’occorrenza, al compimento di azioni delittuose specifiche. Questo varie-
gato panorama criminale rende, nella zona di Gela, particolarmente evidente l’attività spesso cruenta delle
consorterie, che si concretizza nel numero elevato di danneggiamenti224, anche mediante incendio225, verosi-
milmente riconducibili a pratiche estorsive.
Con riferimento alle principali manifestazioni economico-criminali si conferma, nel semestre, la tendenza a
limitare, per quanto possibile, le azioni violente, prediligendo i reati che consentono un immediato accumulo
di denaro, quali lo spaccio di stupefacenti, le estorsioni, l’usura e l’acquisizione degli appalti. A fronte del li-
mitato numero di omicidi, per i quali non sempre è evidente il risvolto mafioso226, la condizione di assogget-
tamento ed omertà, tradizionalmente diffusa nei territori sottoposti alla pressione mafiosa, impedisce
l’emergere delle dimensioni effettive del reato di usura, in quanto raramente le vittime denunciano tale reato,
così come le estorsioni loro imposte.
Per quanto riguarda gli stupefacenti, le organizzazioni mafiose mantengono il controllo del settore non solo
con l’approvvigionamento e lo spaccio227 ma anche, negli ultimi anni, con la coltivazione, avvalendosi di sog-
getti vicini alle consorterie228. In alcuni casi è stato accertato il ricorso a canali di rifornimento provenienti da
223
Cosiddetto gruppo ALFERI, il cui capo è attualmente ristretto in regime detentivo speciale di cui all’art. 41-bis OP.
224
Nel 1° semestre 2018 si sono verificati, in tutta la provincia di Caltanissetta, 130 danneggiamenti da incendio, 79 dei quali nella sola Gela.
225
Il 18 febbraio 2018, a Niscemi (CL), i Carabinieri hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, due fratelli ritenuti responsabili di aver dato
alle fiamme un carro funebre mediante spargimento di liquido infiammabile. L’incendio, seguito da una forte deflagrazione, determinava,
oltre alla distruzione del veicolo, il grave danneggiamento di uno stabile limitrofo.
226
Si segnalano il 13 febbraio 2018 l’omicidio, a colpi d’arma da fuoco, di un pregiudicato ed il 4 aprile 2018 l’omicidio di un soggetto pluripre-
giudicato, anche “per mafia”, con le modalità proprie di un’esecuzione. In entrambi i casi le indagini non hanno, tuttavia, consentito di
accertare l’eventuale matrice mafiosa degli eventi.
227
Il 7 maggio 2018, a Gela (CL), i Carabinieri hanno tratto in arresto, per spaccio di stupefacenti e detenzione abusiva di armi e munizioni, un
esponente di spicco della stidda, sorvegliato speciale di PS con obbligo di soggiorno, insieme ad un cittadino romeno e ad un soggetto di
origine marocchina gravato da Decreto di espulsione, emesso nel febbraio 2017 dal Questore di Agrigento. Il 19 giugno 2018, a Gela (CL), la
Polizia di Stato ha arrestato, in flagranza, per spaccio di stupefacenti, un elemento di spicco della criminalità gelese, indicato come vicino alla
famiglia RINZIVILLO.
228
Il 4 maggio 2018, a Niscemi (CL), la Polizia di Stato ha tratto in arresto, per il reato di coltivazione e detenzione di sostanza stupefacente,
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 87
nonché per detenzione di arma clandestina, due soggetti, di cui uno già condannato nel 2000 per associazione mafiosa e sottoposto alla sor-
veglianza speciale di PS con obbligo di soggiorno. In particolare, sono state individuate tre serre, dislocate su quasi 6 ettari di terreno, con
una coltivazione di circa 4.500 piante di cannabis. Il 26 maggio 2018, a Gela (CL), la Polizia di Stato ha tratto in arresto due soggetti, uno dei
quali nato in Tunisia, per il reato di spaccio di stupefacenti. In seguito a perquisizione eseguita in un fondo agricolo sono state anche sequestrate
16 piante di cannabis in via di essiccazione.
229
Il 26 aprile 2018, a Caltanissetta e provincia, la Polizia di Stato, nell’ambito dell’operazione “Mutata arma”, ha eseguito l’OCCC emessa il 6
aprile 2018 dal Tribunale di Caltanissetta (p.p. 1842/13 RGNR e 1288/14 RG GIP) nei confronti di 10 soggetti ritenuti responsabili di associa-
zione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacente ed all’alterazione di armi; con l’aggravante di aver commesso i fatti al fine di
agevolare l’associazione mafiosa denominata Cosa nostra operante a Gela (CL) e nel resto del territorio siciliano. L’approvvigionamento dello
stupefacente avveniva per il tramite di soggetti di altre province siciliane. Gli indagati, associati con esponenti della famiglia RINZIVILLO, si
occupavano anche “…della materiale trasformazione di armi inoffensive, in particolare pistole a salve o giocattolo, in armi idonee allo sparo”.
230
Il 18 aprile 2018, a Gela (CL), la Polizia di Stato, nell’ambito dell’operazione “Cavallo di ritorno”, ha dato esecuzione all’OCC n. 267/17 RG MC
emessa il 12 aprile 2018 dal Tribunale di Gela (p.p. 606/17 RGNR e 1212/17 RG GIP) nei confronti di 9 persone, per 3 delle quali era disposta
la custodia cautelare in carcere mentre per le altre la misura degli arresti domiciliari: le stesse sono state ritenute responsabili di furto, ricet-
tazione, rapina, estorsione, danneggiamento, detenzione abusiva di armi e munizioni. I soggetti attuavano le estorsioni secondo la nota mo-
dalità del “cavallo di ritorno”, condizionando la restituzione del bene sottratto al pagamento di una somma in denaro.
231
P.p. 109/2014 RGNR e 9/2015 RG GIP nei confronti di esponenti della famiglia mafiosa di Riesi (CL).
232
Con D.P.R. del 27 aprile 2018.
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88 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Altre pervicaci forme di inquinamento del tessuto istituzionale provinciale sono emerse in un’altra attività inve-
stigativa avviata, fin dal 2014, in seguito alla collaborazione di un esponente di spicco di Cosa nostra, già reggente
della famiglia di Serradifalco (CL). L’indagine233, conclusa nel maggio 2018, ha coinvolto il presidente pro-tempore
della Camera di Commercio di Caltanissetta e di RetImpresa Servizi srl di Confindustria il quale, in forza della
vicinanza ad un noto esponente di spicco della citata famiglia di Serradifalco, era riuscito, dall’iniziale posizione
di piccolo imprenditore locale, in successione di tempo: dapprima ad ottenere posizioni di assoluto rilievo al-
l’interno di Assindustria Caltanissetta e del Consorzio Area Sviluppo Industriale e, successivamente, ad orga-
nizzare una rete di relazioni, estesa anche a funzionari ed ufficiali delle Forze dell’ordine con ruoli di rilievo, dai
quali, in cambio di favori personali e di carriera, riceveva informazioni utili ad estendere la propria capacità di
penetrazione all’interno degli Enti pubblici e delle Associazioni di categoria, nonché all’occorrenza spendibili
per gli interessi della citata consorteria criminale.
Inoltre l’attività del Gruppo provinciale interforze presso la Prefettura di Caltanissetta, al quale partecipa anche
la DIA, nell’esaminare le posizioni delle società per la verifica di sussistenza dei requisiti antimafia, ovvero nel
valutare gli esiti di accessi ai cantieri, ha prodotto 2 provvedimenti interdittivi antimafia e 3 dinieghi per l’iscri-
zione alle c.d. white list.
Nel semestre in esame la DIA di Caltanissetta ha proceduto al sequestro e alla confisca di beni riconducibili ad
esponenti di rilievo della realtà criminale gelese.
In particolare, un primo provvedimento ha attinto persone legate ai RINZIVILLO234, ritenute di incondizionata
fiducia. L’esecuzione del provvedimento, delegata dalla locale DDA, trae origine dalla disamina da parte della
DIA di Caltanissetta di due operazioni sospette e dalla successiva delega di indagine disposta dalla citata Procura
distrettuale.
233
Il 14 maggio 2018, la Polizia di Stato, nell’ambito dell’operazione “Double face”, ha eseguito l’OCC emessa il 19 aprile 2018 dal GIP del Tribunale
di Caltanissetta (p.p. 1699/2014 RGNR e 1160/2015 RG GIP), nei confronti di 7 soggetti, tra cui un dirigente pubblico e alcuni appartenenti
alle Forze di polizia, a vario titolo ritenuti responsabili di essersi associati allo scopo di commettere delitti contro la pubblica amministrazione,
di accesso abusivo al sistema informatico e di corruzione. Il successivo 25 maggio la misura degli arresti domiciliari nei confronti del citato
presidente è stata sostituita dalla custodia cautelare in carcere, poiché l’Autorità giudiziaria ha ravvisato il pericolo di inquinamento delle
prove. L’indagato, inoltre, si era reso responsabile di violazione alla prescrizioni degli arresti domiciliari.
234
Il 17 gennaio 2018, il locale Centro operativo della DIA ha eseguito un provvedimento, emesso su richiesta della Procura della Repubblica
nissena (p.p. 775/16 RGNR e 551/17 RG GIP), di sequestro di 5 società con sede a Gela, riconducibili a soggetti imparentati ovvero ritenuti
vicini ai RINZIVILLO, per un valore stimato dei beni pari a circa 1 milione e 200 mila euro.
Relazione
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Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 89
Anche un altro personaggio235 molto vicino alla famiglia RINZIVILLO e alla stidda, è stato colpito da un sequestro
patrimoniale della DIA. Le investigazioni hanno dimostrato l’intestazione fittizia di beni, aggravata dall’aver fa-
vorito la predetta organizzazione mafiosa. Il primo provvedimento è stato successivamente integrato con il se-
questro di un gregge di ovini236, composto da più di 1.400 capi.
Un provvedimento di confisca ha, invece, colpito un soggetto237 inserito nella famiglia mafiosa degli EMMA-
NUELLO, al quale è stata anche applicata la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Giova evidenziare
che lo stesso, completamente asservito agli ordini dei capimafia e promotore di attività illecite legate alla gestione
di commesse lavorative all’interno di grandi realtà gelesi, è stato successivamente raggiunto da un ordine di car-
cerazione238.
Come in precedenza accennato, anche un soggetto gravitante nell’orbita mafiosa di Cosa nostra operante nel co-
siddetto “Vallone” - area settentrionale della provincia dominata dalla famiglia di Vallelunga, da sempre facente
capo ai MADONIA - è stato colpito da una confisca239 di beni, tra i quali due imprese per servizi funerari, in se-
guito ad una operazione già coordinata dalla DDA di Caltanissetta.
Infine, è stato confiscato un fabbricato (non accatastato)240 sito in Gela, appartenente ad un personaggio legato
da interessi affaristici con la famiglia RINZIVILLO, già tratto in arresto nel gennaio 2009 insieme ad altre 32 per-
sone, tutte riconducibili al predetto sodalizio.
235
Il 14 febbraio 2018 è stato eseguito dalla DIA di Caltanissetta il Decreto di sequestro n. 5/2018 RMP e 1/2018 RS, emesso in data 26 gennaio
2018 dal Tribunale di Caltanissetta. Il valore dei beni sequestrati, costituiti da fabbricati, terreni e quote societarie, è stimato in circa 1 milione
e 600 mila euro.
236
In data 2 marzo 2018 è stato eseguito il Decreto di sequestro n. 5/2018 RMP e 3/2018 RS, emesso il 21 febbraio 2018 dal Tribunale di Caltanis-
setta. Il valore complessivo dei capi ovini sequestrati ammonta a circa 147 mila euro.
237
In data 17 gennaio 2018, la DIA di Caltanissetta ha proceduto ad eseguire il Decreto di confisca n. 22/2017, emesso da quel Tribunale il 12 di-
cembre 2017. Il valore dei beni confiscati ammonta a circa 2 milioni di euro.
238
Il 28 giugno 2018, la Polizia di Stato ha eseguito l’OCC n. 89/18 SIEP emesso dalla Procura della Repubblica –Ufficio esecuzioni penali di
Gela (CL), per il reato di associazione di tipo mafioso.
239
Il 17 gennaio 2018, la DIA di Caltanissetta ha eseguito il già citato Decreto di confisca n. 2/2010 RMP, emesso dal Tribunale di Caltanissetta il
15 giugno 2011, nei confronti di un impresario di pompe funebri. La stima complessiva dei beni confiscati ammonta a circa 1 milione di euro.
240
Il 5 febbraio 2018 è stato eseguito, in Gela (CL), il Decreto di confisca n. 1/2010 RMP, emesso dal Tribunale di Caltanissetta il 23 gennaio 2018,
per un valore complessivo dei beni stimato in circa 550 mila euro.
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3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 91
— Provincia di Enna
Al pari della provincia di Caltanissetta, anche il territorio di Enna vive, da molto tempo, una condizione socio-
economica depressa, con un basso tenore di vita che favorisce l’assoggettamento della popolazione alle logiche
mafiose, espressione sia delle consorterie locali che delle province limitrofe.
Il territorio ennese è da sempre, infatti, oggetto di attenzione e di colonizzazione da parte dei sodalizi nisseni e,
soprattutto, catanesi, con questi ultimi che avrebbero stretto alleanze con malavitosi locali241. La zona di Catena-
nuova (EN), ad esempio, risulta essere sotto l’influenza del clan catanese CAPPELLO, mentre il circondario di
Troina (EN) vede la presenza della famiglia dei SANTAPAOLA; significativo sarebbe anche il ruolo svolto da un
boss catanese242 che, forte dell’appoggio di un leader della famiglia LA ROCCA, avrebbe assunto il ruolo di reggente
di Cosa nostra ennese.
Facendo riferimento all’architettura delle consorterie, le cinque famiglie di Cosa nostra insediate nella provincia
di Enna insistono sui territori di Enna243, Barrafranca244, Pietraperzia245, Villarosa246 e Calascibetta247: ad esse si re-
lazionano e si collegano altri gruppi operanti nei comuni di Piazza Armerina, Aidone, Valguarnera248, Agira,
Leonforte, Centuripe, Regalbuto, Troina, Catenanuova249.
241
Il clan catanese CAPPELLO-BONACCORSI sarebbe interessato al controllo della provincia ennese sfruttando collaborazioni con esponenti
delle locali consorterie, come recentemente emerso nell’operazione “Capolinea”, più avanti meglio descritta, nella quale è emerso il coinvol-
gimento di esponenti mafiosi catanesi ed ennesi legati da un rapporto di collaborazione.
242
Si tratta di un anziano boss originario di Caltagirone (CT), già condannato definitivamente nell’ottobre 2017 per associazione mafiosa e colpito
da confisca di beni eseguita dalla DIA di Caltanissetta nel 2013, che risultava essere stato appoggiato sia dalla famiglia LA ROCCA di Caltagirone
(CT), sia dal capo storico della famiglia di Enna. L’ingerenza dell’esponente mafioso catanese, pur se appoggiato anche da consorterie locali,
risulta avere generato un momento di frizione nelle giovani leve ennesi, che non avrebbero gradito l’invasione di campo.
243
Un importante esponente della famiglia di Enna è stato tratto di recente in arresto nella citata operazione “Capolinea”. Un altro importante re-
ferente, ex agente di Polizia Penitenziaria ma di fatto reggente della stessa famiglia, arrestato nel 2014, nell’ottobre 2016 è stato condannato in
primo grado, dal Tribunale di Enna, per associazione di tipo mafioso.
244
La famiglia di Barrafranca, nonostante la condanna all’ergastolo del capo storico e la sorveglianza speciale di PS di un importante esponente,
mantiene un forte controllo sul territorio, incutendo timore nella collettività. Il 14 febbraio 2018 a Barrafranca (EN) è stato ucciso, con colpi
d’arma da fuoco, un ex ragioniere del Comune in pensione. L’omicidio, sebbene la vittima risulti estranea ai contesti mafiosi, ha le caratteri-
stiche di una vera e propria esecuzione.
245
La famiglia, capeggiata da due fratelli, ha interessi anche nel milanese, in particolare nel settore degli appalti di opere pubbliche. Nel giugno
del 2016, un soggetto ritenuto uomo d’onore di Pietraperzia è stato tratto in arresto dalla Guardia di finanza nell’ambito di indagini coordinate
dalla locale DDA e collegate agli appalti per l’EXPO di Milano.
246
Si tratta di una famiglia composta da persone strettamente legate da vincoli di parentela.
247
Di recente questa famiglia ha visto ricostituire i propri ranghi con l’adesione di nuovi soggetti.
248
Il 15 gennaio 2018, sette soggetti vicini a questa consorteria sono stati tratti in arresto dai Carabinieri in esecuzione dell’OCCC emessa l’8
gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Caltanissetta (p.p. 837/17 RGNR e 1858/17 RG GIP), su richiesta della locale DDA, per associazione
mafiosa e per avere, tra l’altro, svolto la funzione di collegamento tra la famiglia EMMANUELLO di Gela e la famiglia di Enna.
1° semestre
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92 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
La criminalità organizzata, nonostante il tendenziale stato di non emersione – tanto che risultano sporadici gli
episodi di violenza contro le persone250 - conserva tuttavia la propria capacità offensiva, come confermato dalla
quantità di munizionamento e di armi ritrovate nel semestre in esame nel corso delle attività di polizia251.
Anche in provincia di Enna, i gruppi privilegiano lo spaccio di stupefacenti252, al quale viene dato forte impulso
anche ricorrendo a canali di rifornimento esterni alla provincia ed a personaggi non necessariamente riconducibili
ai sodalizi mafiosi presenti sul territorio. Altra fattispecie criminale diffusa è l’estorsione, commessa sia secondo
il “metodo diretto”, pretendendo dagli imprenditori locali una sorta di “messa a posto” per evitare danni ulteriori,
sia imponendo forniture di beni e servizi253.
Strettamente collegato alle estorsioni è il reato di usura, difficilmente denunciato dalle vittime, di cui danno co-
munque atto diverse attività investigative concluse nel semestre254. Significativo anche il fenomeno dei danneg-
giamenti di immobili ed altri beni, con i quali le consorterie intendono manifestare la loro pressione sul territorio:
nel primo semestre del 2018 sono stati segnalati 239 episodi di danneggiamento, di cui 23 mediante incendio;
249
Nel territorio di Catenanuova (EN) risultava essere presente un “gruppo” di uomini d’onore fedeli alla famiglia di Enna che, in seguito ad un
cambio di vertice, più di recente si sono avvicinati alle consorterie catanesi (in particolare al clan CAPPELLO), determinando tra gli affiliati
fibrillazioni sfociate in omicidi e ferimenti di esponenti di riferimento del sodalizio.
250
Oltre al già citato omicidio di Barrafranca (EN), del febbraio 2018, il 31 maggio 2018 un altro omicidio si è consumato a Piazza Armerina (EN),
apparentemente per dissidi personali della vittima con il presunto responsabile.
251
Il 23 marzo 2018, a Centuripe (EN), i Carabinieri hanno arrestato un soggetto che deteneva, nella sua azienda agricola, una carabina calibro
22, un revolver calibro 38 ed una pistola calibro 7,65, armi tutte con matricola abrasa, oltre a150 cartucce ed un silenziatore per arma lunga.
Armi e munizioni sono state sequestrate.
252
Il 26 aprile 2018, a Leonforte (EN), nell’ambito dell’operazione “L’anno del gallo”, la Polizia di Stato ha dato esecuzione all’OCC 533/2016
RGNR e 403/2017 RG GIP, emessa dal GIP del Tribunale di Caltanissetta il 16 aprile 2017 su richiesta della locale DDA, nei confronti di 3 sog-
getti ai quali è stata applicata la misura degli arresti domiciliari ed altri 4 sottoposti all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. Tutti
i predetti sono indiziati di acquisto, detenzione e spaccio di stupefacente. L’attività investigativa era finalizzata all’acquisizione di riscontri
circa l’esistenza di una rete di spacciatori operanti tra Leonforte e Catania.
253
Il 9 marzo 2018 ad Enna, nell’ambito dell’operazione “Capolinea”, la Polizia di Stato ha eseguito l’OCCC emessa il 1° marzo 2018 dal GIP del
Tribunale di Caltanissetta (p.p. 377/2018 RGNR e 248/2018 RG GIP), su richiesta della locale DDA, a carico di 6 soggetti ritenuti responsabili
di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione abusiva di munizionamento, con l’aggravante di aver commesso i fatti per favorire
l’associazione mafiosa. L’operazione ha disvelato nuovi assetti delle consorterie mafiose in provincia di Enna ed ha confermato i rapporti di
collaborazione delle stesse con il clan CAPPELLO-BONACCORSI di Catania.
254
Il 20 aprile 2018, a Leonforte (EN), nell’ambito dell’operazione “Blood brothers” la Polizia di Stato ha eseguito l’OCCC emessa il 16 aprile 2018
dal GIP del Tribunale di Enna (p.p. 800/2017 RGNR e 2148/17 RG GIP) nei confronti di 3 persone, a vario titolo ritenute responsabili di estor-
sione ed usura, nonché detenzione e porto abusivo di armi (di cui una clandestina), furto e ricettazione. Il 19 giugno 2018 ad Enna, nell’ambito
dell’operazione “Ottagono”, la Polizia di Stato ha eseguito l’OCCC emessa il 13 giugno 2018 dal GIP del Tribunale di Caltanissetta (p.p.
2432/2015 RGNR e 1665/2016 RG GIP), su richiesta della locale DDA, nei confronti di 3 persone indagate per associazione mafiosa, estorsione,
detenzione e porto abusivo di armi, aggravato dall’aver favorito la propaggine, operante ad Aidone (EN), della famiglia di Cosa nostra di Enna.
Le indagini hanno rivelato il progetto degli indagati di ricostruire il sodalizio mafioso di Cosa nostra ad Aidone, al fine di influire sulle decisioni
del Comune per la gestione dei rifiuti e della manutenzione del verde pubblico.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 93
— Provincia di Catania
La presenza di Cosa nostra nella Sicilia orientale è da sempre caratterizzata dall’assenza di strutture rigide e dalla
convivenza di diverse organizzazioni.
Tali sodalizi, se da una parte si presentano articolati secondo gli schemi classici delle consorterie mafiose, dall’altra
sono interessati da una certa fluidità dei propri componenti255, i quali, in diversi casi, sono transitati in altri so-
dalizi per mutate alleanze o per il raggiungimento di specifici obiettivi personali.
Denominatore comune delle varie espressioni mafiose resta l’adozione di comportamenti criminali che non de-
stino allarme sociale, con la conseguente reazione e pressione delle Forze dell’ordine.
E’ anche consueto, per la commissione di reati di tipo predatorio e per la gestione di piccole piazze di spaccio,
l’utilizzo, da parte delle organizzazioni egemoni, di gruppi composti da soggetti di minore spessore criminale.
I sodalizi criminali stranieri (nordafricani, nigeriani, albanesi, romeni ed anche cinesi) operano sul territorio sia
stringendo alleanze “di scopo” con la mafia siciliana, sia pagando un sorta di “tassa” ai sodalizi egemoni.
Non va sottovalutata, infine, anche per le consorterie mafiose dell’area, la propensione ad espandere la propria
influenza in tutti quei territori, nazionali ed internazionali, giudicati di interesse.
255
Si cita, ad esempio, il caso dello storico capostipite della famiglia MAZZEI, che risulta essere “emigrato” dal gruppo CURSOTI del clan BO-
NACCORSI.
1° semestre
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94 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 95
Per quanto attiene all’architettura delle consorterie, permane stabile il livello di vertice, identificabile in Cosa
nostra catanese, consorteria strutturata su tre famiglie principali:
- SANTAPAOLA-ERCOLANO, che può contare su una capillare presenza sul capoluogo e su altri territori delle
province limitrofe256, dove ha stretto rapporti con sodalizi locali.
I referenti della famiglia, benché detenuti, hanno mantenuto inalterata l’autorevolezza criminale. La consorteria,
nel semestre in esame, ha visto definitivamente confiscati i patrimoni di alcuni affiliati257 e sequestrati258 i beni
di altri soggetti ritenuti ad essa vicini;
- MAZZEI, la cui compagine, seppure pesantemente colpita259, risulta ancora operativa e predominante nel con-
testo isolano: al riguardo si rilevano propaggini anche in territorio ragusano, in particolare nel comune di
Scicli (RG), rappresentate dal gruppo dei MORMINA. Tale famiglia dimostra particolare propensione a tentare
di infiltrare le Amministrazioni locali: in particolare, nelle recenti consultazioni elettorali regionali, la compa-
gine ha sostenuto il fratello di un soggetto pluripregiudicato organico alla consorteria260;
- LA ROCCA, di Caltagirone (CT), il cui capo storico, sebbene condannato all’ergastolo, gode ancora di influenza
e rispetto in seno alle famiglie mafiose isolane, tanto da essere stato pubblicamente omaggiato nell’ambito di
una processione religiosa261. Il sodalizio, che eserciterebbe notevole influenza nel quadro globale degli assetti
di Cosa nostra, risulta attivo anche in provincia di Enna.
Altri sodalizi non strettamente compresi nell’ambito delle famiglie di Cosa nostra, ma dotati di simili organizzazione e
256
Significativa è l’influenza anche sulle consorterie del messinese, attraverso la radicata presenza in quella provincia di un nipote diretto del
vecchio boss catanese.
257
Il 9 gennaio 2018, la Polizia di Stato ha eseguito il Decreto di confisca n. 103/16 RRMP, emesso il 22 dicembre 2017 dalla Corte di Appello di
Catania, nei confronti di un soggetto sottoposto a regime detentivo domiciliare, per un valore complessivo di circa 1 mln di euro. L’8 febbraio
2018, la Polizia di Stato ha notificato il Decreto decisorio di primo grado n. 22/18 RD e 44/16 RSS, emesso il 2 febbraio 2018 dal Tribunale di
Catania, con il quale si disponeva la confisca di beni, per un valore di circa 15 milioni di euro, nei confronti di un soggetto in atto detenuto e
nipote dello storico boss dei SANTAPAOLA, divenuta irrevocabile il 10 aprile 2018 per una parte del patrimonio vincolato, (pari a circa 10
milioni di euro).
258
Il 7 marzo 2018, a Giarre (CT), i Carabinieri hanno eseguito il Decreto di sequestro n. 217/17 RSS, emesso dal Tribunale di Catania, relativo
ad immobili per un valore di circa 500 mila euro, di proprietà di un pregiudicato. Il 18 maggio 2018, ad Acicastello (CT) e Viagrande (CT), i
Carabinieri hanno poi dato esecuzione al Decreto di sequestro n. 213/17 RSS relativo ai beni di un altro pregiudicato, anch’egli ritenuto affiliato
alla famiglia SANTAPAOLA-ERCOLANO, per un valore complessivo di circa 800 mila euro.
259
Nell’aprile 2015 è stato tratto in arresto il figlio del capo indiscusso, reggente dell’organizzazione, in atto ancora detenuto.
260
P.p. 3760/17 RGNR della DDA di Catania (operazione “Agon”).
261
Nel marzo 2016, a San Michele di Ganzaria (CT), durante la c.d. “processione del Cristo morto”, i partecipanti al rito religioso, contravvenendo
alle prescrizioni, deviavano dall’itinerario per soffermarsi davanti all’abitazione del boss detenuto. Per tali fatti, il 4 luglio 2016 i Carabinieri
hanno deferito in stato di libertà 42 persone, ritenute responsabili di turbativa dell’ordine pubblico.
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96 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
modalità operative, sono quelli del clan CAPPELLO – BONACCORSI, il cui capo, sebbene detenuto, ricopre ancora
una posizione di prestigio negli ambienti criminali262; è, inoltre, opportuno evidenziare che un importante esponente
del sodalizio è oggi un collaboratore di giustizia263. Il clan, che risulta capillarmente diffuso nei quartieri del capoluogo
etneo, con ramificazioni anche nelle province di Siracusa e di Ragusa, nonché in alcuni comuni dell’ennese, è stato
colpito recentemente da diverse misure di prevenzione patrimoniali, che ne hanno minato il potere economico264.
Il clan CURSOTI265, presente nei quartieri catanesi di Librino, Corso Indipendenza e San Leone, è attivo nel traffico
di stupefacenti, finanziato con i proventi di estorsioni e rapine. Il sodalizio risulta diviso nella frangia “catanese”
il cui referente, detenuto, sarebbe transitato nella famiglia MAZZEI, e la frangia “milanese”, ove la consorteria si
è insediata negli anni ’70-‘80’, per essere poi smantellata in seguito a dichiarazioni di collaboratori di giustizia.
Attualmente, quest’ultimo gruppo, ritornato nel luoghi d’origine, risulta collegato al clan CAPPELLO.
Il clan dei LAUDANI, alleato dei SANTAPAOLA, di recente pesantemente colpito da operazioni di polizia266,
manifesta una forte capacità di ricostituzione e di estendere propaggini anche in territorio lombardo267. Rilevante
è, con riferimento a tale consorteria, la cattura di un pregiudicato268, sfuggito all’esecuzione di misura cautelare
nell’ambito di una precedente operazione269. L’arresto rappresenta un importante risultato del progetto “Euro-
search”, avviato da Europol e dalla Polizia di Stato e finalizzato alla localizzazione e cattura di latitanti mafiosi
destinatari di mandato di arresto europeo.
262
Il capo della consorteria, detenuto, si avvaleva della collaborazione attiva della propria compagna, compartecipe dell’associazione ed anch’essa
colpita da misura custodiale nell’ambito dell’operazione “Penelope”, del gennaio 2017, nel corso della quale la Polizia di Stato ha tratto in
arresto 30 esponenti del clan CAPPELLO-BONACCORSI.
263
Nell’aprile 2017, in provincia di Pistoia, è stato tratto in arresto dalla Polizia di Stato lo storico capo della frangia CARATEDDI dei CAP-
PELLO-BONACCORSI, già condannato all’ergastolo e ricercato dal settembre 2016 quando, dopo un permesso-premio di tre giorni, non era
rientrato nella Casa circondariale ove era detenuto.
264
Il 5 gennaio 2018, a Catania, la Polizia di Stato ha eseguito il Dec. Seq. n. 195/17 RSS, emesso dal Tribunale di Catania, Sezione Misure di Pre-
venzione, il 28 dicembre 2017, nei confronti di un pregiudicato attivo nel traffico di stupefacenti. Il valore complessivo dei beni sequestrati
ammonta a circa 41 milioni di euro.
265
Il 4 maggio 2018, a Catania, la Polizia di Stato ha eseguito l’OCC emessa il 2 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Catania (p.p. 16263/2018
RGNR e 1842/2018 RG GIP), traendo in arresto un pregiudicato sottoposto alla sorveglianza speciale di PS, ritenuto responsabile di omicidio
volontario premeditato, aggravato dalla modalità mafiosa, commesso al fine di agevolare il gruppo dei CURSOTI milanesi.
266
Nel febbraio 2016 è stata eseguita, coordinata dalla locale DDA, l’operazione “I Viceré”, a carico di 109 componenti del clan LAUDANI, attivo
sia nel capoluogo catanese che nella provincia.
267
L’operazione “Security”, del luglio 2017, condotta dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza di Varese e Milano, ha disvelato la capacità
dell’organizzazione di infiltrarsi nell’ambito di una società di sorveglianza privata, in alcune strutture site in Italia di una multinazionale
della grande distribuzione, ed in un appalto di servizi pubblici.
268
Cattura avvenuta il 7 maggio 2018, a Biesbesheim am Rhein, nella regione tedesca dell’Assia.
269
Nel luglio 2017 l’operazione “Illegal Duty” aveva colpito 39 affiliati del gruppo SCALISI, articolazione del clan LAUDANI.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 97
1° semestre
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98 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Anche i LAUDANI sono risultati fortemente attivi nell’infiltrazione dei meccanismi elettorali comunali270.
Altre consorterie catanesi si presentano fortemente ridimensionate da attività investigative, come ad esempio i
PILLERA, o assorbite da compagini meglio organizzate, come nel caso degli SCIUTO, transitati nel clan CAP-
PELLO, ed i PIACENTI, che operano nel quartiere cittadino di Picanello e che devono comunque rapportarsi
con l’egemonia della famiglia SANTAPAOLA.
Nell’ambito delle principali manifestazioni criminali, il traffico degli stupefacenti rappresenta sempre uno dei
settori più redditizi delle economie illegali, che sono quindi protese a promuovere e realizzare, a vario livello,
collaborazioni271 tra organizzazioni criminali catanesi, ‘ndrine calabresi, clan campani, pugliesi e stranieri, soprat-
tutto per l’approvvigionamento dalle aree di produzione e transito. A fattor comune, nel corso delle attività in-
vestigative più significative condotte nel semestre272, è emerso come alcune organizzazioni, dopo anni di
contrapposizione, avessero raggiunto intese proprio per la suddivisione dei lauti proventi derivati dalle varie
attività illecite. Se da un lato alcune operazioni hanno disvelato frizioni tra i gruppi criminali per la gestione delle
piazze di spaccio273, dall’altro sono emersi accordi per la vendita al dettaglio di stupefacenti su piazze contigue274,
rifornite l’una dalla famiglia SANTAPAOLA-ERCOLANO, l’altra dal clan CAPPELLO.
A ciò si aggiunga come le operazioni di pattugliamento effettuate anche in acque internazionali, tra le coste sici-
liane, quelle nordafricane e l’isola di Malta, hanno permesso di effettuare un imponente sequestro di 10 tonnellate
270
Si veda l’indagine “Agon”, riferita in particolare al Comune di Aci Catena (CT) e di seguito meglio descritta.
271
Il 14 aprile 2018, a Catania, la Polizia di Stato ha arrestato un pregiudicato calabrese trovato in possesso di oltre 2 kg. di cocaina. In data 15
febbraio 2018, in provincia di Varese, la Polizia di Stato ha operato un sequestro di oltre 17 kg. di eroina, diretta alle piazze catanesi, con
l’arresto di due cittadini albanesi. L’operazione ha consentito di disvelare un canale di traffico di stupefacenti tra la Lombardia e la Sicilia. Il
19 giugno 2018, nelle province di Catania, Reggio Calabria e Prato, nell’ambito dell’operazione “En plein 2”, i Carabinieri hanno eseguito
l’OCCC emessa l’11 giugno 2018 dal GIP del Tribunale di Catania (p.p. 1185/2018 RGNR e 4824/2018 RG GIP) nei confronti di 19 persone, af-
filiate alle consorterie MORABITO-RAPISARDA ed al clan catanese LAUDANI, ritenute responsabili di associazione di tipo mafioso, rapina
e spaccio di stupefacenti.
272
Il 30 gennaio 2018, a Catania, Messina e Piacenza, nell’ambito dell’operazione “Adranos”, la Polizia di Stato ha eseguito l’OCC emessa il 23
gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Catania (p.p. 13681/2014 RGNR e 10259/2015 RG GIP) nei confronti di 33 soggetti, tra i quali un ap-
partenente alle Forze dell’ordine, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, rapina,
furto, con l’aggravante di aver commesso il fatto in nome e per conto dell’associazione di tipo mafioso denominata clan SANTANGELO di
Adrano (CT), alleata della famiglia catanese SANTAPAOLA-ERCOLANO. In particolare, nella circostanza è emerso anche il controllo del
locale mercato ortofrutticolo per l’imposizione del “pizzo” agli esercenti.
273
Il 9 maggio 2018, a Vizzini (CT) e Milano, nell’ambito dell’operazione “Dalton”, i Carabinieri hanno eseguito l’OCC emessa il 2 maggio 2018dal
Tribunale di Caltagirone ((p.p. 2153/15 RGNR e 31/18 RG MC), nei confronti di 16 persone ritenute responsabili di spaccio di stupefacenti del
tipo cocaina, marijuana ed hashish, rapina, nonché della pianificazione di un omicidio per contrasti legati alla gestione delle attività di spaccio.
274
Il 28 giugno 2018, a Catania, Caltagirone (CT), Paternò (CT), Augusta (SR) e Noto (SR), nell’ambito dell’operazione “Bivio”, i Carabinieri
hanno dato esecuzione a misura custodiale n. 6987/17 RGNR e 662/18 RG GIP, emessa il 12 giugno 2018 dal Tribunale di Catania nei confronti
di 27 soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
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3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 99
di hashish275, confermando, così, l’importanza del Nord Africa come punto di partenza di una parte significativa
dello stupefacente destinato ai mercati europei.
Le estorsioni, spesso collegate all’usura, permettono alle consorterie mafiose di ribadire la propria presenza sul ter-
ritorio. Tali condotte, oltre ad essere particolarmente redditizie, consentono ai sodalizi di affermare la propria caratura
criminale e di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale 276. In qualche caso le pressioni estorsive, strettamente con-
nesse con il fenomeno usurario, si sono manifestate con particolare aggressività, fino ad arrivare alla minaccia di
sequestro di un congiunto della vittima, qualora non fossero state soddisfatte le pretese degli estorsori.
Altro settore di forte interesse dei sodalizi è il controllo dei mercati ortofrutticoli e la rete di produzione e distri-
buzione delle carni277, tanto che, come hanno appurato dalle indagini, gruppi storicamente contrapposti sono ri-
sultati ora alleati per la spartizione dei proventi estorsivi.
È necessario, inoltre, aggiungere che l’illecita pressione sugli esercenti e sulle imprese si esercita anche sotto
forma di imposizione di manodopera o di materiali278 di qualità scadente, peraltro forniti alle imprese appaltanti
a condizioni svantaggiose rispetto a quelle praticate sul libero mercato.
Sono stati, infine, registrati, in provincia, rinvenimenti di armi279 che ne fanno supporre la disponibilità da parte
delle consorterie.
275
Il 2 giugno 2018, nell’ambito di un servizio di cooperazione internazionale denominato “Rose of the wind”, la Guardia di finanza, osservata la
rotta anomala (tra La Valletta-Malta e il Golfo di Oran-Algeria) di una motonave battente bandiera olandese, ne effettuava l’ispezione, rinve-
nendo oltre 10 tonnellate di hashish. Gli approfondimenti investigativi permettevano di ricondurre il trasporto ad un pregiudicato maltese, ri-
tenuto al vertice di un’organizzazione criminale libico-maltese dedita a varie tipologie di affari illeciti nel bacino del Mediterraneo.
276
A fine dicembre 2017, a Catania, la Polizia di Stato aveva eseguito l’OCC emessa nell’ambito del p.p. 15798/17 RGNR e 10774/17 RG GIP, nei
confronti di un soggetto già detenuto e di due appartenenti al clan CAPPELLO-BONACCORSI, responsabili di estorsione nei confronti di un
imprenditore titolare di locali notturni. L’1 febbraio 2018, a Catania, la Polizia di Stato ha arrestato, in flagranza di reato, due pregiudicati
vicini alla citata consorteria mafiosa dei CAPPELLO-BONACCORSI, fermandone successivamente altri quattro e rinvenendo una sorta di
“libro mastro”. Il 14 marzo 2018, a Mascalucia (CT) e Nicolosi (CT), i Carabinieri hanno eseguito il fermo di indiziato di delitto n. 3150/2018
RGNR emesso dalla DDA di Catania, il 13 marzo 2018, nei confronti di 7 affiliati alla famiglia SANTAPAOLA, ritenuti in concorso responsabili
di estorsione a danno di esercizi commerciali, aggravata dal metodo mafioso. Il 19 marzo 2018, a Biancavilla (CT), i Carabinieri hanno eseguito
l’OCC emessa il 16 marzo 2018 dal Tribunale di Catania (p.p. 15046/2014 RGNR) nei confronti di un pregiudicato affiliato al sodalizio MAZ-
ZAGLIA-TOSCANO-TOMASELLO, estensione della famiglia SANTAPAOLA-ERCOLANO, ritenuto responsabile di associazione di tipo ma-
fioso finalizzata alla commissione di estorsioni a danno di commercianti ed esercenti.
277
Nell’ambito della già citata operazione “Adranos” è emerso che il controllo dei locali mercati ortofrutticolo e del commercio all’ingrosso delle
carni veniva condiviso da due sodalizi, dei quali uno facente capo alla famiglia SANTAPAOLA-ERCOLANO e l’altro al clan LAUDANI.
278
Il 9 gennaio 2018, a Catania ed Udine, nell’ambito dell’operazione “Chaos 2”, prosecuzione di precedente attività investigativa relativa a 31
persone ritenute affiliate alle famiglie SANTAPAOLA-ERCOLANO, MAZZEI e NARDO di Siracusa, i Carabinieri hanno eseguito l’OCC emessa
l’8 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Catania (p.p. 12138/16 RGNR e 8887/17 RG GIP) nei confronti di 5 persone ritenute responsabili di
associazione di tipo mafioso finalizzata alle estorsioni. Con la stessa ordinanza è stata sequestrata una società di materiali per l’edilizia di Mi-
sterbianco (CT).
279
In particolare 15 fucili (3 dei quali a canne mozze), 12 pistole, una penna-pistola, munizionamenti vari e giubbotti antiproiettile.
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100 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Comportamenti ostili ed in qualche caso prevaricatori nei confronti di esponenti delle pubbliche amministrazioni,
di giornalisti280, di funzionari che ricoprono cariche pubbliche o di professionisti, anche se non sempre diretta-
mente riconducibili alla criminalità organizzata281, si sono verificati anche nel semestre in esame: questa pratica
aggressiva e, in qualche caso, diffamatoria, si riversa generalmente su persone che potrebbero in qualche modo
limitare o danneggiare gli interessi illeciti dei sodalizi.
I pubblici funzionari sono visti, infatti, sia a livello politico che tecnico-gestionale, come un importante anello da
“agganciare” per l’accaparramento di finanziamenti pubblici, commesse, appalti e tutti gli altri vantaggi connessi
con l’erogazione di altre utilità di vario tipo. In alcuni casi, tuttavia, sono stati gli stessi amministratori e politici
a ricercare il contatto con gli ambienti mafiosi, per concordare il conferimento di appalti, anche previa indicazione
di utili informazioni, la stipula di aggiudicazioni o l’assegnazione di incarichi al fine di riceverne un vantaggio,
per lo più economico o in termini di altri benefici per sé e per i propri parenti.
L’atteggiamento di “disponibilità” di alcuni pubblici funzionari e dirigenti, inclini a favorire e ad essere coinvolti
in episodi di corruzione, è emerso, ad esempio, nel semestre in esame, nella aggiudicazione del servizio di ge-
stione (raccolta, spazzamento, trasporto e smaltimento) dei rifiuti. Grazie all’indagine “Garbage affair” 282, conclusa
dalla DIA nel mese di marzo, è stato accertato come imprenditori del settore e dirigenti del Comune etneo aves-
sero messo in atto sia una turbativa d’asta, che episodi di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.
Le risultanze investigative rivelano, anche nel semestre, come sia prassi ormai consolidata il mercimonio gravi-
tante intorno alle consultazioni elettorali283.
280
Il 3 gennaio 2018 sono giunte esplicite minacce, tramite un social network, al direttore responsabile di una testata giornalistica online. I firmatari
delle invettive sono soggetti, legati al mondo dello spettacolo, gravati da precedenti di polizia e reati in materia di stupefacenti commessi
anche per conto del clan CAPPELLO-BONACCORSI.
281
Il 27 aprile 2018, a Paternò (CT), un avvocato ha ricevuto una lettera anonima, indirizzata ad un Senatore della Repubblica, contenente fogli
di carta bianca intrisi di escrementi.
282
Il 16 marzo 2018, a Catania, nell’ambito dell’operazione “Garbage affair”, il locale Centro Operativo della DIA ha eseguito l’OCC nell’ambito
del p.p. 1954/17 RGNR PM e 9618/17 RG GIP nei confronti di 3 soggetti, imprenditori del settore gestione rifiuti e funzionari degli enti locali,
a vario titolo ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di turbata libertà degli incanti e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.
L’ordinanza ha anche previsto l’interdizione per 12 mesi dall’esercizio di uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, nonché la
sospensione per un anno dal pubblico ufficio per i funzionari pubblici. Il successivo 13 giugno 2018 la stessa articolazione della DIA notificava
il provvedimento con il quale veniva disposto il sequestro delle quote sociali delle ditte coinvolte negli appalti.
283
Il 24 febbraio 2018, ad Acireale (CT), nell’ambito dell’operazione “Sibilla”, la Guardia di finanza ha eseguito l’OCC emessa il 22 febbraio 2018
dal GIP del Tribunale di Catania (p.p. 1907/2016 RGNR e 10692/17 RG GIP), nei confronti del primo cittadino ed altri 7 soggetti, tra i quali
dirigenti e funzionari della pubblica amministrazione, a vario titolo ritenuti responsabili di corruzione, turbata libertà degli incanti e falsità
ideologica. L’indagine ha disvelato come, nel collaudo dei lavori di ampliamento del cimitero comunale, non siano in effetti mai state effettuate
le dovute verifiche strutturali. Inoltre alcuni incarichi professionali relativi alla progettazione di impianti sportivi nei comuni di Acireale (CT)
e Malvagna (ME), erano stati illecitamente affidati ad un consulente locale.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 101
Il controllo del voto è, infatti, un obiettivo di primario interesse per le consorterie criminali, costantemente alla
ricerca di accordi di scambio politico-mafioso. La conferma giunge dalle risultanze dell’indagine “Agon”284 della
DIA di Catania che ha portato alla luce i meccanismi di acquisizione dei consensi elettorali per le elezioni regionali
del 2017, nei quali giocavano un ruolo attivo esponenti dei clan etnei LAUDANI e CAPPELLO, che si rapporta-
vano anche con personaggi legati alla famiglia SANTAPAOLA. In sostanza, le consorterie avrebbero pienamente
appoggiato l’elezione di un sindaco, che aveva poi favorito i propri sostenitori, ad esempio per l’affidamento
dei servizi di raccolta dei rifiuti solidi urbani e per il procacciamento di voti nelle elezioni regionali.
Infine, sebbene in un contesto posto al di fuori degli ambienti mafiosi, un’altra operazione285 condotta nei con-
fronti di dirigenti di uffici pubblici etnei, professionisti ed un ex deputato regionale, ha rivelato come la funzione
pubblica, asservita agli interessi di pochi privati, abbia agevolato il bacino di assunzioni clientelari, il lavoro nero
e l’apporto elettorale a politici locali, il tutto finalizzato al mantenimento di prestigiosi incarichi dirigenziali.
La costante attenzione delle Forze di polizia sulla gestione degli apparati amministrativi, ha contribuito al mo-
nitoraggio degli enti locali anche da parte delle Prefetture, che ne hanno disposto l’accesso per le necessarie ve-
rifiche. Nel semestre in esame sono 6 i Comuni siciliani che risultano sciolti per infiltrazione o condizionamento
e tuttora oggetto di commissariamento tra i quali, in provincia di Catania, Trecastagni286 (CT).
Per lo stesso, a partire dal maggio 2018, è iniziata, per la durata di 18 mesi, la gestione da parte della prevista
Commissione straordinaria, che eserciterà tutte le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al
sindaco, con l’obiettivo di assicurare il risanamento dell’ente locale.
Nel semestre in esame, nell’ambito del controllo delle imprese interessate alla realizzazione di appalti pubblici,
2 sono state interdette ed è stato eseguito l’accesso a 3 cantieri di società collegate al settore edile.
Sul piano del contrasto ai patrimoni, la DIA di Catania ha proceduto, d’intesa e previa disposizione dell’Autorità
giudiziaria competente, al sequestro e alla confisca di importanti patrimoni riconducibili ad esponenti di rilievo
della locale realtà criminale.
Al riguardo, in particolare, nel giugno 2018, un soggetto vicino al clan catanese dei “CAPPELLO-BONAC-
284
Operazione “Agon” (p.p. 3760/17 RGNR della DDA di Catania), conclusa con la notifica di 12 avvisi di garanzia per corruzione elettorale.
285
Il 3 maggio 2018, a Catania e provincia, nell’ambito dell’operazione “Black Job” la Guardia di finanza ha dato esecuzione all’OCC emessa il 21
aprile 2018 dal Tribunale di Catania (p.p. 11864/2017 RGNR) nei confronti di 4 soggetti, tra cui funzionari degli enti locali, per corruzione e
falso ideologico.
286
Nel D.P.R. dell’11 maggio 2018 si legge “…sono emerse forme di ingerenza della criminalità organizzata, che hanno esposto l’amministrazione a pressanti
condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l’imparzialità dell’attività comunale”.
1° semestre
20 1 8
102 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Provincia di Siracusa
Così come in tutta la Sicilia orientale, il ter-
ritorio siracusano risente della pressione
delle consorterie catanesi, alle quali fanno
riferimento i sodalizi locali, che operano
mantenendo una sorta di pax mafiosa. L’a-
zione delle organizzazioni criminali siracu-
sane, quindi, per quanto ridimensionata
dalle recenti attività di contrasto290, continua
287
Decreto di sequestro n. 57/18 RSS, emesso il 31 mag-
gio 2018 dal Tribunale di Catania, per un valore com-
plessivo dei beni pari a circa 300 mila euro.
288
Decreto di sequestro n. 40/18 RGMP del 20 aprile
2018. I beni sequestrati ammontano ad un valore di
circa 500 mila euro.
289
Decreto di sequestro n. 10/16 R SEQU e 11/16 RSS,
emesso il 27 aprile 2016 dal Tribunale di Catania, re-
lativo a beni pari ad un valore di circa 1 milione di
euro, eseguito il 4 maggio 2016.
290
Nel periodo all’esame, sodali del clan BOTTARO –
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 103
a trovare linfa vitale in questa strategia di “tacita tregua”, e nelle salde coalizioni con le consorterie etnee.
Nel contempo, emergono diversi eventi destabilizzanti la sicurezza pubblica: si tratta, in particolare, delle inti-
midazioni dirette ad operatori economici che, nel semestre in esame, si sono manifestate con una certa recrude-
scenza, con l’obiettivo di far avvertire alla popolazione la pressione del controllo criminale del territorio.
Per quanto attiene alla mappatura delle consorterie, nel territorio urbano di Siracusa insistono due organizza-
zioni criminali denominate, rispettivamente, BOTTARO – ATTANASIO e SANTA PANAGIA, quest’ultima fran-
gia “cittadina” del più poderoso e ramificato gruppo NARDO-APARO-TRIGILA, a sua volta legato a Cosa nostra
catanese.
Nello specifico, il clan BOTTARO-ATTANASIO esercita il proprio potere nell’agglomerato urbano siracusano,
risultando particolarmente attivo nelle estorsioni e nello spaccio di stupefacenti, grazie anche ai tradizionali le-
gami con il clan catanese CAPPELLO. Il clan SANTA PANAGIA, attivo nella stessa area cittadina ed il cui leader
storico è attualmente detenuto, vanta, invece - come accennato - forti relazioni con la famiglia etnea dei SANTA-
PAOLA, attraverso i collegamenti con il gruppo di famiglie NARDO-APARO-TRIGILA291, presente nel territorio
provinciale, anch’esso saldamente legato ai citati SANTAPAOLA-ERCOLANO.
Nei territori della frazione di Cassibile e del comune di Pachino (SR) operano, rispettivamente, il clan LIN-
GUANTI (rappresentante, in quella fascia di territorio, una filiazione dei TRIGILA) ed il clan GIULIANO, dedito,
ancorché non in via esclusiva, al traffico di stupefacenti, saldamente legato al clan CAPPELLO di Catania.
Con riferimento alle principali manifestazioni economico-criminali, il traffico e lo spaccio di stupefacenti con-
tinuano a qualificarsi, insieme alle estorsioni, quali canali privilegiati di sostentamento economico dei sodalizi.
Le consorterie che insistono nella città di Siracusa e nei dintorni sfruttano la fascia costiera jonica come canale
ATTANASIO, anche in promiscuità con la famiglia APARO, sono stati colpiti da misure custodiali emesse nell’ambito delle attività investigative
“Bronx” e “Tonnara”, più avanti meglio descritte, nel corso delle quali venivano disarticolati importanti consessi, gestori di ingenti traffici di
stupefacenti. In particolare, le attività hanno complessivamente condotto all’arresto di 34 soggetti e consentito il recupero di ingenti quantità
di stupefacenti di varia tipologia.
291
L’area settentrionale della provincia, comprensiva dei comuni di Lentini, Carlentini, Francofonte ed Augusta, ricade ancora oggi sotto l’in-
fluenza della famiglia NARDO. A tal riguardo, in data 16 maggio 2018, i Carabinieri hanno tratto in arresto, in esecuzione dell’OCCC n. 338/18
SIEP, emesso dalla Procura della Repubblica presso la Corte di Appello di Catania il 15 maggio 2018, un affiliato alla citata consorteria NARDO,
per l’espiazione di pena residuale per il reato di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.
L’area meridionale comprendente i comuni di Noto, Pachino, Avola e Rosolini è, invece, da tempo sotto il controllo della famiglia TRIGILA.
Si registra, inoltre, nel comprensorio di Avola, la presenza, in apparenza residuale, ma contrassegnata da un’operatività concreta, della famiglia
CRAPULA. Al riguardo, il 16 aprile 2018, a Rosolini (SR) ed Avola (SR), i Carabinieri, nell’ambito dell’operazione “Belial”, più avanti meglio
descritta, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti, tra gli altri, di un deputato regionale, ritenuto vicino alla citata fa-
miglia CRAPULA per il reato di scambio elettorale politico mafioso. La zona pedemontana (Floridia, Solarino, Sortino), infine, è sotto l’influenza
degli APARO.
1° semestre
20 1 8
104 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
292
Il 7 febbraio 2018, a Cassibile di Siracusa, i Carabinieri hanno rinvenuto sulla spiaggia un sacco di iuta contenente 25 kg di hashish in panetti.
293
Il 18 febbraio 2018, a Carlentini (SR), la Polizia di Stato ha proceduto all’arresto di un soggetto, sorpreso mentre era intento a trasportare 42
kg di marijuana.
294
Il 9 febbraio 2018, a Siracusa, i Carabinieri hanno tratto in arresto 2 pregiudicati, ritenuti responsabili di detenzione a fini di spaccio di oltre
2 kg di cocaina, confezionata in due plichi ed occultata all’interno del cruscotto dell’auto a bordo della quale viaggiavano.
295
Il 27 marzo 2018, a Siracusa, la Polizia di Stato ha tratto in arresto una donna, responsabile di detenzione a fini di spaccio di sostanza stupe-
facente, ponendo sotto sequestro circa 7 kg di marijuana ed oltre 1 kg di hashish, oltre ad un certo quantitativo di sostanza da taglio. Il 20
gennaio 2018, in Floridia (SR) e Melilli (SR), i Carabinieri, nell’ambito dell’operazione denominata “Basito”, davano corso all’OCC emessa il
18 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Siracusa (p.p. 662/17 RGNR e 6328/17 RG GIP) nei confronti di 10 soggetti, a vario titolo ritenuti re-
sponsabili di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti di diversa tipologia (marijuana, hashish e cocaina).
296
Il 23 maggio 2018, a Siracusa e provincia, i Carabinieri, nell’ambito dell’indagine “Megara”, eseguivano l’OCC emessa il 9 maggio 2018dal
GIP del Tribunale di Catania (p.p. 13749/2016 RGNR e 2522/2018 RG GIP) nei confronti di 11 soggetti, a vario titolo ritenuti responsabili di
associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nonché di detenzione e porto illegale di armi. L’indagine ha con-
sentito di disarticolare un’organizzazione (che, inizialmente unitaria, si è poi scissa in due compagini contrapposte, con l’omicidio ed il feri-
mento di due compartecipi che gestivano alcune delle più redditizie piazze di spaccio dell’hinterland aretuseo) ed il sequestro di oltre 4 kg
di sostanze stupefacenti di varia tipologia.
297
Il 20 febbraio 2018, a Siracusa e Marano di Napoli (NA), i Carabinieri, nell’ambito dell’indagine “Bronx” notificavano l’OCC emessa il 13 feb-
braio 2018 dal GIP del Tribunale di Catania (p.p. 2608/2015 RGNR e 2429/2017 RG GIP) nei confronti di 18 soggetti, alcuni dei quali affiliati
alla famiglia APARO ed al clan ATTANASIO, egemoni nella cintura urbana di Siracusa, a vario titolo ritenuti responsabili del reato di associa-
zione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Nel corso dell’attività sono stati sequestrati circa 8 kg di stupefacenti di varia tipologia,
oltre a denaro contante provento dell’attività delittuosa.
298
Il 27 febbraio 2018, a Siracusa e Messina, i Carabinieri, nell’ambito dell’indagine “Tonnara”, eseguivano l’OCC emessa il 16 febbraio 2018 dal
GIP del Tribunale di Catania (p.p. 1060/2016 RGNR e 339/2017 RG GIP) nei confronti di 16 soggetti, appartenenti ad un’associazione ricon-
ducibile al clan BOTTARO – ATTANASIO, e ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti del tipo
cocaina (nel corso dell’attività ne venivano sequestrati oltre 3 kg).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 105
una modalità di controllo economico e sociale del territorio.299 Nei casi più estremi questa forma di ingerenza
porta all’acquisizione delle aziende e alla sostituzione dei proprietari con soggetti prestanome.
In tale contesto si segnala, nel semestre in argomento, l’arresto di un affiliato ai NARDO300, conseguente ad una
condanna per reati associativi con finalità estorsiva, aggravati del metodo mafioso.
Anche nel periodo in esame sono stati registrati episodi intimidatori nei confronti di pubblici funzionari, o di fi-
gure impegnate in attività sociali301.
Tali episodi, allo stato non direttamente riconducibili alla criminalità organizzata, hanno comunque destato al-
larme sociale302.
In tal senso, si inquadra anche l’esito dell’attività investigativa condotta in relazione ad un attentato dinamitardo
commesso nel precedente semestre ai danni di un curatore fallimentare303.
Sempre nel semestre sono stati individuati gli autori degli atti di intimidazione subiti dal primo cittadino di Si-
racusa e da un assessore comunale304 nel novembre dello scorso anno. Nell’ambito dell’attività di indagine è stato
riscontrato come i destinatari della misura cautelare si siano resi responsabili anche di alcuni episodi di minaccia
299
Il 3 giugno 2018, i Carabinieri di Augusta (SR), in esecuzione di un provvedimento custodiale hanno tratto in arresto un pregiudicato per i
reati di usura, estorsione, violazione di domicilio e lesioni.
300
Eseguito, come già citato, il 16 maggio 2018, in esecuzione del Provvedimento di carcerazione n. 338/2018 SIEP emesso dalla Procura della
Repubblica presso la Corte di Appello di Catania il 15 maggio 2018.
301
Il 7 febbraio 2018, a Siracusa, personale della Polizia di Stato interveniva per l’incendio dell’autovettura del responsabile di un centro anti-
violenza; il 22 febbraio 2018 un attivista politico della cittadina aretusea rinveniva, all’interno della cassetta postale in prossimità della propria
abitazione, una busta recante una cartuccia inesplosa ed un biglietto dal chiaro tenore minatorio in dialetto locale; il 10 marzo 2018, a Rosolini
(SR), è stata data alle fiamme l’autovettura del Vice Comandante della Polizia municipale; il 22 aprile 2018, a Ispica (RG), ignoti autori, uti-
lizzando del liquido infiammabile, incendiavano la residenza estiva di un familiare di un consigliere comunale di Rosolini (SR); il 18 maggio
2018, in Augusta (SR), il locale sindaco subiva il danneggiamento degli pneumatici anteriori della propria autovettura.
302
Il 5 marzo 2018, in Floridia (SR) ignoti incendiavano un bar; il 26 marzo, a Siracusa, ignoti appiccavano le fiamme allo spazio esterno e ad un om-
brellone di pertinenza di una pasticceria; in data 21 marzo 2018, un’azienda agricola di Pachino (SR) è stata danneggiata da un incendio divampato
da due differenti inneschi; il 29 marzo 2018, in Priolo Gargallo (SR), i Carabinieri intervenivano presso uno stabilimento balneare per l’incendio
di una struttura in legno; il 3 aprile 2018, a Siracusa, la Polizia di Stato interveniva per l’esplosione di un ordigno in un pub; il 14 maggio 2018,
una macelleria riconducibile ad un pregiudicato, affiliato al clan BOTTARO-ATTANASIO, è stata danneggiata da un incendio doloso.
303
Il 10 aprile 2018, la Polizia di Stato ha dato esecuzione all’OCC emessa il 7 aprile 2018 dal GIP del Tribunale di Catania (p.p. 194/18 RGNR e
n. 2545/18 RG GIP) nei confronti di 3 soggetti ritenuti contigui al clan GIULIANO, per i reati di violenza e minaccia a Pubblico Ufficiale, ag-
gravata dal metodo mafioso e danneggiamento aggravato.
304
Il 19 maggio 2018, a Siracusa, nell’ambito dell’operazione “Prometeo”, i Carabinieri davano esecuzione all’OCC emessa il 15 maggio 2018 dal
GIP del Tribunale di Siracusa (p.p. 8574/2017 RGNR e 2206/18 RG GIP) nei confronti di 4 soggetti, a vario titolo ed in concorso tra loro ritenuti
responsabili dei reati di tentata estorsione aggravata e continuata, nonché di danneggiamento aggravato dell’autovettura del sindaco pro-
tempore di Siracusa. I destinatari, pregiudicati esercenti l’attività di parcheggiatori abusivi e legati da vincoli di parentela con la famiglia URSO,
inserita nel clan mafioso URSO-BOTTARO, egemone nella città di Siracusa, incendiavano l’auto della massima carica comunale in seguito al-
l’applicazione del c.d. DASPO urbano.
1° semestre
20 1 8
106 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
ed intimidazione verbale compiuti nei confronti dello stesso primo cittadino e dell’assessore pro-tempore alla mo-
bilità, ai trasporti e alla polizia municipale, con l’intento di far sospendere l’applicazione del regolamento di po-
lizia urbana.
In ordine al settore politico-amministrativo, anche nella provincia di Siracusa sono emersi episodi di corruzione,
fenomeno che danneggia gravemente la funzionalità degli Enti locali.
Si fa, in particolare, riferimento alle risultanze di un’indagine305, conclusa nel mese di aprile 2018 e riferita alla
raccolta e traffico illegale di rifiuti, nella quale sono emersi casi di corruzione che hanno coinvolto anche pubblici
funzionari del Comune di Melilli (SR), professionisti ed imprenditori del settore dei rifiuti.
Sul piano del condizionamento delle competizioni elettorali, vale la pena di richiamare l’arresto di un esponente
politico regionale per il reato di scambio elettorale politico mafioso, in concorso con due soggetti affiliati alla fa-
miglia CRAPULA, egemone nell’hinterland avolese306. L’indagine ha permesso di documentare come, in occasione
delle recenti elezioni regionali, l’esponente politico avesse accettato la promessa di due soggetti i quali, in cambio
dell’erogazione di denaro e di altra utilità, procuravano voti utili alla sua rielezione, avvalendosi della forza in-
timidatrice e della condizione di assoggettamento data dalla loro appartenenza alla predetta famiglia mafiosa.
Da rilevare, infine, sul piano del contrasto al potere economico delle consorterie mafiose che, nel semestre, è stata
confiscato, all’esito di un procedimento di prevenzione patrimoniale avviato dalla DIA, un patrimonio di 9 mi-
lioni di euro riconducibile ad un soggetto condannato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso e con-
siderato prestanome della consorteria APARO-NARDO-TRIGILA307.
305
P.p. 2784/17 RGNR DDA, emesso il 28.03.2018.
306
Il 16 aprile 2018, a Rosolini (SR) ed Avola (SR), i Carabinieri, nell’ambito dell’operazione “Belial” davano esecuzione all’OCC emessa il 9 aprile
2018 dal GIP del Tribunale di Catania (p.p. 13470/20117 RGNR e 2750/2018 RG GIP) nei confronti di un deputato regionale, ritenuto respon-
sabile del reato di scambio elettorale politico-mafioso, in concorso con due soggetti contigui alla famiglia CRAPULA.
307
I beni confiscati, con Dec. conf. n 113/2018 della Corte di Appello di Catania, emesso l’1 dicembre 2017, erano stati sottoposti a sequestro in
data 28 novembre 2011, in esecuzione del Decreto n. 41/10 MP, emesso il 19 novembre 2011 dal Tribunale di Catania.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 107
— Provincia di Ragusa
Il tessuto criminale della provincia di Ragusa resta connotato dalla coesistenza di organizzazioni riconducibili
sia a Cosa nostra che alla stidda gelese.
Per quanto concerne il semestre, si conferma l’attenzione delle locali organizzazioni criminali verso il settore del-
l’agroalimentare, anche in ragione dell’importanza che riveste, sul piano nazionale, il mercato ortofrutticolo di
Vittoria (RG).
Oltre alle tradizionali attività illecite, la criminalità iblea è attiva anche nei settori dei centri scommesse e dei
“compro oro”, proliferati in maniera esponenziale e potenziali canali di riciclaggio.
Gli interessi nel settore degli stupefacenti rimangono comunque preminenti. Gli ingenti quantitativi sequestrati
testimoniano, da un lato, la diffusione del fenomeno, dall’altro il coinvolgimento di gruppi locali, anche multietnici
(con soggetti di nazionalità romena ed albanese), apparentemente non inseriti in più ampi contesti organizzati.
Da segnalare anche il fenomeno delle associazioni criminali transnazionali finalizzate al favoreggiamento del-
l’immigrazione clandestina. Tali consorterie, composte da soggetti stranieri (etiopi, egiziani, somali, siriani, eritrei,
libici, etc.) e con una forte caratterizzazione etnica, risultano suddivise in “cellule”, operanti sia nel territorio ita-
liano che in altri Stati (africani, mediorientali ed europei); stabilmente connesse tra di loro, mantengono tuttavia
una forte autonomia operativa nei rispettivi ambiti territoriali.
Scendendo nel dettaglio dell’architettura delle consorterie, l’accennata coesistenza, e la convivenza, di organiz-
zazioni criminali riconducibili sia a Cosa nostra che alla stidda gelese308, costituisce il tratto caratteristico della pro-
vincia iblea:
Il gruppo stiddaro di maggior rilievo è quello dei DOMINANTE – CARBONARO, il cui capo storico, attualmente
detenuto309, risulta essere stato sostituito, nella direzione della consorteria, da altri personaggi comunque dotati
di notevole spessore criminale310.
Il sodalizio è stato, comunque, recentemente interessato dalle condanne definitive emesse in base alle risultanze
308
Presente prevalentemente negli abitati di Vittoria, Comiso, Acate e Scicli.
309
Un altro importante esponente dei DOMINANTE-CARBONARO, già condannato per associazione mafiosa, è stato destinatario dell’OCCC
emessa il 5 dicembre 2017 dal GIP del Tribunale di Catania (p.p. 17912/13 RGNR e 7261/14 RG GIP) nell’ambito dell’operazione “Ghost trash”,
riferita al monopolio del settore degli imballaggi all’interno del mercato ortofrutticolo, all’intestazione fittizia di imprese ed al traffico illecito
di rifiuti.
310
Dal 15 settembre 2017 è stato ulteriormente sottoposto a detenzione un esponente di vertice della consorteria dei MARMARARI, vicini ai
DOMINANTE-CARBONARO, catturato nell’ambito dell’operazione denominata “Survivors.”.
1° semestre
20 1 8
108 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 109
dell’operazione “Agnellino Ter”311, laddove sono state comminate, a 7 soggetti, pene comprese fra i 14 e gli 8 anni,
per reati in tema di traffico di stupefacenti.
Significativo è risultato anche il sequestro, eseguito nel semestre, che ha colpito il patrimonio di un esponente di
spicco del citato clan DOMINANTE-CARBONARO, per un valore di circa 45 milioni di euro312.
Alla predetta organizzazione criminale si è da sempre contrapposta la famiglia PISCOPO di Vittoria, legata all’altra
famiglia mafiosa nissena degli EMMANUELLO, che sembrerebbe soffrire della mancanza di figure di forte cari-
sma criminale.
Nel semestre in trattazione, Cosa nostra vittoriese è stata destinataria di un’ulteriore misura di custodia caute-
lare313, che ha riguardato 3 soggetti accusati di traffico di stupefacenti e di associazione di tipo mafioso314.
Nel comune di Scicli, la presenza di uno storico sodalizio stiddaro, i cui vertici sono stati condannati all’ergastolo,
sarebbe stata sostituita dal gruppo MORMINA, riconducibile alla famiglia MAZZEI di Catania.
Per quanto attiene ai principali settori illeciti ed economico-criminali che interessano il territorio, si richiamano,
in primo luogo, il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, dove è marcata, anche se non esclusiva, la conno-
tazione multietnica, con soggetti di origine albanese, marocchina, romena, o di aree dell’Africa sub-sahariana
ben integrati nel tessuto criminale locale.
È quanto emerge da diverse attività di indagine, che evidenziano l’esistenza di bande criminali il cui ambito d’a-
zione resta circoscritto allo specifico settore delinquenziale315, e non paiono riconducibili ad ambiti di tipo mafioso.
311
A far data dal 30 maggio e sino al 4 giugno 2018, all’esito della sentenza della Suprema Corte ed al conseguente provvedimento della Corte
d’Appello di Catania che riformulava il precedente giudizio, la Polizia di Stato, nell’ambito dell’attività “Agnellino ter”, evoluzione processuale
scaturita dalla omonima e precedente attività investigativa effettuata nell’aprile del 2014, dava corso al provvedimento restrittivo emesso il
30 maggio 2018 dalla Corte d’Appello di Catania (p.p. 14668/2010 RGNR e 5723/16 RG APP).
312
In data 14 giugno 2018, la Guardia di finanza di Catania dava esecuzione al decreto di sequestro n. 42/2018 RSS emesso dal Tribunale di Ca-
tania – Sezione Misure di Prevenzione. Il provvedimento ha interessato aziende, beni immobili, autoveicoli e rapporti finanziari.
313
Il 19 febbraio 2018, a Comiso (RG) Siracusa e Tolmezzo (UD), i Carabinieri di Ragusa, in prosecuzione dell’attività convenzionalmente deno-
minata “Proelio”, condotta il 7 giugno 2017, hanno dato esecuzione ad un’ulteriore misura custodiale nei confronti di 3 pregiudicati¸ uno dei
quali è stato ritenuto responsabile, oltre che del reato di traffico di stupefacenti, anche di associazione di tipo mafioso, in considerazione del-
l’appartenenza dello stesso a Cosa nostra vittoriese.
314
OCC emessa il 24 maggio 2017 dal GIP del Tribunale di Catania (p.p. 8929/13 RGNR e 7282/14 RG GIP), recentemente perfezionata con l’OCC
emessa il 9 ottobre 2017 dal Tribunale del Riesame di Catania (p.p. 8929/13 RGNR e 1183-1185-1186/17 RG MC).
315
Il 12 gennaio 2018, a Scicli (RG), i Carabinieri, nell’ambito dell’operazione “Verdura e Devozione”, davano esecuzione all’OCC emessa l’8
gennaio 2018 dal Tribunale di Ragusa, (p.p. 4286/2016 RGNR e 1323/17 RG GIP) nei confronti di 4 soggetti (di nazionalità italiana), ritenuti
responsabili - a vario titolo ed in concorso tra loro - del reato di spaccio di cocaina. Il 16 gennaio 2018, nella provincia di Ragusa, a Castel Vol-
turno (CE) ed a Ravenna, nell’ambito dell’indagine convenzionalmente denominata “Capolinea”, i Carabinieri davano esecuzione all’OCC
emessa l’8 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Ragusa (p.p. 4399/2016 RGNR e n. 3936/2017 RG GIP) nei confronti di due sodalizi multiet-
1° semestre
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110 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
In tale contesto vanno, altresì, tenuti presenti i significativi sequestri di sostanze stupefacenti316 e delle coltiva-
zioni317 illegali di cannabis.
Come accennato in apertura del paragrafo, si conferma l’attenzione delle locali organizzazioni criminali, in specie
quelle della stidda, verso il settore dell’agroalimentare, anche in ragione della presenza del mercato ortofrutticolo
di Vittoria. In tale ambito, tutta la filiera della preparazione e lavorazione delle derrate alimentari, e dell’indotto
che vi gravita intorno, sembra ricadere nelle mire dei sodalizi. Già nel secondo semestre del 2017 le risultanze in-
vestigative hanno disvelato le estorsioni praticate nei confronti dei commercianti del settore ortofrutticolo e l’ac-
quisizione di posizioni dominanti in tale comparto318, avvalendosi della forza intimidatoria della Stidda vittoriese.
Le attività investigative condotte nel precedente semestre, pur avendo intaccato il tessuto mafioso che gravita
attorno al mercato, non hanno, infatti, eliminato l’infiltrazione nell’ indotto, nel cui ambito sono stati registrati
ulteriori atti di violenza finalizzati al controllo della filiera319.
A tal riguardo, rilevante appare anche il fenomeno della “guardiania”, laddove è stata imposta in forma estor-
siva.
nici, sottoponendo a restrizione 8 soggetti (2 siciliani, 1 nigeriano ed i restanti 5 di origine tunisina) ritenuti responsabili – a vario titolo – di
spaccio di eroina. Il 23 gennaio 2018, in Ragusa e provincia, nell’ambito dell’indagine convenzionalmente denominata “Flipper”, i Carabinieri
davano esecuzione all’OCC emessa l’8 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Ragusa (p.p. 1540/17 RGNR e 3549/17 RG GIP) nei confronti di
un sodalizio multietnico, sottoponendo a restrizione 18 soggetti tra i quali italiani, romeni, tunisini ed albanesi, ritenuti responsabili di deten-
zione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Il 18 maggio 2018, a Catania e Modica (RG), a conclusione dell’indagine denominata “Pittore
Barocco”, i Carabinieri eseguivano l’OCC emessa l’8 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Ragusa (p.p. 2050/17 RGNR e 1165/18 RG GIP) nei
confronti di un’organizzazione composta da 10 persone di nazionalità marocchina, tunisina, romena ed italiana, dedita allo spaccio di hashish,
cocaina e marijuana.
316
Il 7 marzo 2018, a Ragusa, la Polizia di Stato traeva in arresto due soggetti, responsabili di detenzione in concorso a fini di spaccio di sostanza
stupefacente, poiché sorpresi a trasportare, all’interno di un autocarro il cui cassone era stato opportunamente modificato, 24 involucri in cel-
lophane contenenti, sottovuoto, complessivamente kg 330 di marijuana.
317
Il 30 aprile 2018, nell’agro di Vittoria (RG), la Polizia di Stato traeva in arresto un pregiudicato responsabile di coltivazione e detenzione
illegale di sostanza stupefacente del tipo marijuana. Nella circostanza veniva sequestrato un esteso impianto serricolo ed oltre 10 mila piante
di cannabis, oltre ad un quantitativo di circa 6 quintali già posto ad essiccare.
Il 2 maggio 2018, nel territorio di Vittoria (RG), la Polizia di Stato traeva in arresto 3 soggetti per il reato di produzione e coltivazione di
sostanze stupefacenti, nonché di detenzione delle medesime a fini di spaccio. Nella circostanza sono state sequestrate circa 6 mila piante di
cannabis, per un peso complessivo pari a 850 kg, oltre a 40 kg di marijuana già essiccata e suddivisa in 38 involucri, nonché 3 kg hashish suddiviso
in panetti.
318
Si vedano le già citate operazioni, “Survivors” (settembre 2017) e “Ghost Trash” (dicembre 2017), nelle quali è stato accertato che esponenti di
consorterie stiddare, responsabili di associazione di tipo mafioso, erano dediti all’acquisizione di posizioni dominanti in seno al comparto
della realizzazione di imballaggi per prodotti agricoli, nonché al traffico illecito di rifiuti.
319
Il 5 febbraio 2018, a Vittoria (RG), ignoti incendiavano un autocarro e tre rimorchi di una ditta di autotrasporti. Il 13 aprile 2018, ancora a Vit-
toria, venivano dati alle fiamme due distinti impianti serricoli per la coltivazione di ortaggi. Il 12 maggio 2018, sempre a Vittoria, un’azienda
intestata ad un pluripregiudicato è stata danneggiata da un incendio doloso.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 111
Anche la provincia iblea è stata segnata dai tentativi di infiltrazione del tessuto politico ed amministrativo. In
proposito, è emblematica l’operazione “Exit Poll”320, del settembre 2017, e la nomina di una Commissione, com-
prendente un ufficiale della DIA, per l’accesso presso il comune di Vittoria, alla quale ha fatto seguito lo sciogli-
mento dell’amministrazione comunale per infiltrazioni e condizionamenti mafiosi321.
Uno specifico approfondimento meritano i rapporti tra i sodalizi stranieri e le mafie italiane. Anche per il se-
mestre in esame si riscontra, infatti, la presenza nel territorio di soggetti di diversa nazionalità, principalmente
dediti a furti, rapine, spaccio di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione e del lavoro nero, commercio di
prodotti contraffatti. Questi si sarebbero consociati anche con criminali locali per ottenere una sorta di placet o
di protezione.
Vi è, poi, una esigua percentuale di soggetti appartenenti ad organizzazioni criminali nate in territorio estero che
sono arrivati, in vario modo, in Italia, che fungono da trait d’union con i sodalizi operanti nei Paesi d’origine. In
capo a questi gruppi ruotano interessi connessi ai traffici di stupefacenti, di armi e di prodotti petroliferi, ma
anche alla tratta di esseri umani ed al riciclaggio di denaro trasferito illecitamente verso le aree di origine.
Per quanto concerne la tratta di esseri umani, si segnala un’operazione che ha portato all’arresto di 5 cittadini
romeni, responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani322. L’indagine, scaturita
dalla denuncia di una delle vittime, ha disvelato i maltrattamenti subiti da cittadini romeni attratti in Italia con
false promesse da un gruppo di connazionali, e poi sfruttati, come schiavi, nel lavori dei campi.
Deve ritenersi che, anche per una sorta di controllo e monitoraggio del territorio, le mafie locali mantengano la
vigilanza sui traffici gestiti dai soggetti provenienti da altri Stati.
320
L’operazione in parola ha coinvolto autorevoli esponenti dell’amministrazione comunale di Vittoria.
321
Con D.P.R. del 2 agosto 2018.
322
Operazione “Boschetari”, OCC del Tribunale di Catania (p.p. 2151/2018 RGNR DDA, già p.p. 3783/2017 RGNR di Ragusa), eseguita il 22 mag-
gio 2018 dalla Polizia di Stato.
1° semestre
20 1 8
112 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Provincia di Messina
La particolare posizione geografica, che rende la provincia in esame crocevia di rapporti ed alleanze, costituisce
il punto di forza della criminalità messinese, attribuendo alla stessa la possibilità di confrontarsi e rapportarsi
tanto con Cosa nostra palermitana che con Cosa nostra catanese e la ‘ndrangheta.
La propensione a relazionarsi con le organizzazioni delle province confinanti e con quelle che insistono oltre lo
stretto, rende le consorterie messinesi dotate della flessibilità necessaria per riorganizzare, all’occorrenza, i propri
assetti interni ed adattare organizzazione ed operatività alle diverse realtà emergenti.
Nel precedente semestre, ad esempio, gli esiti dell’attività investigativa denominata “Beta”323, non solo avevano
confermato la sussistenza dei legami con la criminalità etnea ma hanno documentato, per la prima volta, la pre-
senza - sul territorio urbano - di una cellula costituente una proiezione di Cosa nostra catanese (denominata
ROMEO-SANTAPAOLA) diretta emanazione della nota famiglia SANTAPAOLA-ERCOLANO.
L’influenza della consorteria etnea si è manifestata con una netta e indiscussa preminenza sui sodalizi locali che
tendono a non contrastarla.
La zona c.d. “nebroidea” - che abbraccia un territorio molto vasto, esteso dai Monti Nebrodi fino al limite occi-
dentale della provincia di Messina, ai confini con quella di Palermo e Catania - era balzata all’attenzione nazio-
nale, nel recente passato, per gli illeciti interessi palesati dalle consorterie mafiose nell’ambito del settore
agro-pastorale, in quanto finalizzate all’accaparramento di finanziamenti regionali e comunitari e locali.
Attualmente, anche in forza del “Protocollo di legalità” promosso dalla Prefettura di Messina, la concessione dei
fondi e l’erogazione dei finanziamenti sono sottoposte a controlli preventivi antimafia particolarmente stringenti.
Passando al dettaglio dell’architettura criminale dell’area, la presenza dei “catanesi” nella città di Messina non
sembra aver alterato gli equilibri delle competenze rionali dei gruppi cittadini324 e la loro tendenza ad agire au-
tonomamente, ancorché nell’ambito di in una sinergia funzionale ad evitare situazioni di belligeranza ed al rag-
giungimento degli obiettivi criminali.
323
L’operazione, del luglio del 2017, ha colpito 30 esponenti di un’associazione mafiosa legata alla potente famiglia catanese dei SANTAPAOLA-
ERCOLANO. Al vertice di tale associazione un nipote dello storico boss dei SANTAPAOLA.
324
L’agglomerato urbano è così ripartito: nella zona sud domina il gruppo criminale SPARTÀ, radicato soprattutto nel quartiere “Santa Lucia
sopra Contesse” e nella frazione Santa Margherita; la zona centro (quartiere “Provinciale”) è sottoposto al controllo del gruppo LO DUCA;
il quartiere “Camaro” vede ancora la pervasiva presenza del clan VENTURA e dei suoi sodali; nel quartiere “Mangialupi” opera l’omonimo
clan caratterizzato da cellule di tipo familistico risalenti alle famiglie TROVATO, ASPRI, TRISCHITTA e CUTE’; nella zona nord, infine, insiste,
entro il quartiere “Giostra”, il gruppo criminale facente capo ai GALLI, a capo del quale era stato posto il nipote del vecchio boss detenuto,
successivamente anch’egli tratto in arresto ed in atto recluso e sottoposto al cd. “carecere duro”.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 113
1° semestre
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114 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 115
La città di Messina resta, quindi, suddivisa in quartieri, nei quali gli specifici gruppi operano in autonomia evi-
tando, per quanto possibile325, azioni conflittuali.
Non appare, inoltre, trascurabile la capacità d’intervento dei clan messinesi in favore di esponenti politici locali,
come evidenziato da indagini del recente passato326.
Nel resto della provincia, la pervasiva presenza della criminalità organizzata di tipo mafioso continua ad assu-
mere caratteristiche diverse in relazione agli equilibri ed alle collaborazioni criminali poste in essere nella zona
d’interesse.
In particolare, nella vasta area che abbraccia i Monti Nebrodi, limitrofa alla provincia di Palermo, si riscontra,
non a caso, l’influenza di Cosa nostra palermitana327, mentre nella fascia tirrenica le attività investigative conti-
nuano a confermare l’egemonia dei “barcellonesi”328. Quest’ultimi hanno assunto, nel tempo, una strutturazione
e metodi operativi del tutto omologhi a quelli di Cosa nostra palermitana, sebbene vengano intrattenuti, per la
gestione degli affari illeciti, rapporti costanti anche con le consorterie catanesi.
La fascia jonica, che si estende dalla periferia sud della città di Messina al confine con la provincia di Catania, è
un’area connotata dalla rilevante influenza di Cosa nostra catanese, facente capo sia alla famiglia SANTAPAOLA
ERCOLANO sia ai clan LAUDANI e CAPPELLO, che si avvalgono di referenti locali329.
Anche in provincia di Messina la criminalità organizzata influisce significativamente sul tessuto economico-so-
ciale, attraverso diverse attività criminali quali le estorsioni e l’usura – spesso tra loro connesse –, il traffico di
stupefacenti, le corse clandestine di cavalli330, l’accaparramento di fondi agricoli allo scopo di accedere ai finan-
325
Il 15 giugno 2018, la Polizia di Stato ha dato esecuzione all’OCCC emessa lo stesso 15 giugno 2018 dal Tribunale di Messina (p.p. 6653/14
RGNR DDA e 308/13 RG GIP), nei confronti di due fratelli, pregiudicati per associazione mafiosa ed entrambi detenuti, per un omicidio av-
venuto nel 2000 a Messina, ricondotto ad un regolamento di conti all’interno del clan GIOSTRA.
326
L’operazione “Matassa”, del maggio 2016, aveva fatto emergere collegamenti tra esponenti dei clan SPARTÀ e VENTURA ed alcuni esponenti
politici locali, finalizzati al controllo dei voti in favore di specifici candidati alle elezioni comunali, regionali e nazionali.
327
Il territorio compreso tra i comuni di Mistretta (ME), Reitano (ME), Santo Stefano di Camastra (ME), Capizzi (ME) e Caronia (ME), è inquadrato
nel mandamento mafioso di San Mauro Castelverde (PA)”.
328
L’organigramma dei “barcellonesi” si compone di gruppi, ciascuno con distinte competenze territoriali: gruppo dei Barcellonesi, dei Mazzarotti,
di Milazzo e di Terme Vigliatore, con propri riconosciuti esponenti di vertice.
329
In particolare: la famiglia SANTAPAOLA-ERCOLANO continua ad esercitare la propria influenza nella valle dell’Alcantara e sui comuni di
Giardini Naxos, Taormina, Letojanni, Gaggi, Francavilla di Sicilia, Malvagna e Castiglione di Sicilia; il clan LAUDANI ha esteso la sua influenza
sui comuni di Malvagna, Moio Alcantara, Giardini Naxos, Roccella Valdemone e Taormina; il clan CAPPELLO risulta esercitare la propria in-
fluenza nei comuni di Taormina, Gaggi, Francavilla di Sicilia, Malvagna, Letojanni e Giardini Naxos.
330
Il 14 aprile 2018, la Corte di Appello di Messina, con riguardo all’operazione “Piste di sabbia” (aprile 2011), ha confermato le condanne per 10
soggetti responsabili dell’organizzazione di corse clandestine.
1° semestre
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116 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
ziamenti connessi allo sviluppo rurale, nonché, più recentemente, tramite il controllo delle scommesse online.
Gli introiti che ne derivano vengono reimpiegati e riciclati in imprese operanti in diversi settori economici quali
l’edilizia, le attività commerciali in genere ed i servizi.
Il lucroso settore degli appalti pubblici, viene infiltrato sia mediante l’aggiudicazione forzata delle gare ad imprese
di riferimento delle consorterie, sia sottoponendo ad una sistematica attività estorsiva gli imprenditori affidatari.
Al riguardo, appare rilevante un’attività investigativa, conclusa nel semestre in esame, che ha disvelato i nuovi
assetti della famiglia di Mistretta (ME) e la sua capacità di ingerenza nella pubblica amministrazione per il con-
trollo degli appalti e per l’accaparramento dei finanziamenti pubblici331. L’appalto investigato riguardava la ri-
qualificazione di siti culturali insistenti su vari comuni, tra i quali Mistretta, Tusa e Castel di Lucio, dove sono
installate 12 opere d’arte contemporanea, che costituiscono, nel loro insieme, il noto percorso culturale denomi-
nato “Fiumara d’arte”.
Per quanto riguarda le attività estorsive, l’importante filone di indagini denominato “Gotha”, ad oggi giunto alla
settima tranche332, ha fatto piena luce su decine di episodi estorsivi verificatisi nell’area tirrenica della provincia
di Messina, in un esteso arco temporale, individuandone mandanti ed esecutori materiali. E’ stato, anche, defi-
nitivamente accertato come il sodalizio mafioso dei “barcellonesi” non rappresenti un’associazione criminale oc-
casionale, ma una organizzazione strutturata che si basa, come avviene nella province di Palermo e Catania, su
scrupolose competenze territoriali ripartite tra i gruppi che la compongono, capace di riorganizzare i propri assetti
interni nonostante le ripetute azioni investigative succedutesi nel tempo.
Un sintetico approfondimento va, infine, riservato, nell’ambito delle investigazioni preventive svolte dalla DIA,
all’attività di aggressione ai patrimoni illeciti.
331
In data 20 aprile 2018, in Messina e provincia, i Carabinieri, nell’ambito dell’operazione “Concussio”, hanno dato esecuzione all’OCCC emessa
il 12 aprile 2018 dal GIP del Tribunale di Messina (p.p. 6670/15 RGNR e 5534/17RG GIP) nei confronti di 14 soggetti (3 dei quali ristretti in
carcere e 11 sottoposti all’obbligo di presentazione alla p.g.), ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentata estorsione in concorso aggravata
dal metodo mafioso, nonché trasferimento fraudolento di beni con l’aggravante di cui all’art.7 L. n. 203/91. L’attività investigativa ha disvelato
un tentativo di estorsione posto in essere da un consigliere comunale, in concorso con altri due soggetti – di cui uno intraneo al mandamento
di San Mauro Castelverde (PA) – ai danni di imprenditori edili aggiudicatari di un appalto finanziato dall’Unione Europea per la riqualifica-
zione di siti di interesse artistico.
332
In data 24 gennaio 2018, in Messina e provincia, i Carabinieri, nell’ambito dell’operazione “Gotha VII” hanno dato esecuzione alle OCCC
emesse il 2, il 3 e l’8 gennaio 2018 dal Tribunale di Messina (p.p. 2884/2014 RGNR e 3596/14 RG GIP) nei confronti di 40 esponenti di Cosa
nostra “barcellonese”, ritenuti responsabili – a vario titolo – di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, tra-
sferimento fraudolento di valori, violenza e minaccia, reati tutti commessi con l’aggravante del metodo mafioso.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
3. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SICILIANA 117
A tal proposito, proprio nell’ambito della citata operazione “Gotha VII”, nel marzo 2018, la DIA di Messina ha
sequestrato beni per 6 milioni di euro333.
Il Tribunale di Messina ha disposto, quindi, nell’aprile del 2018, l’aggravamento della sorveglianza speciale di
PS, nonché la confisca334 di un’azienda del valore di 1 milione di euro, intestata al figlio di un detenuto apparte-
nente al sodalizio TRISCHITTA.
Un ulteriore sequestro, infine, è stato eseguito dalla DIA335 nel giugno 2018 nei confronti di un soggetto, anch’egli
ritenuto appartenente al clan dei barcellonesi: gli accertamenti patrimoniali eseguiti, estesi anche al relativo nucleo
familiare, hanno dimostrato la rilevante sproporzione tra i redditi dichiarati, l’attività svolta e gli arricchimenti
conseguiti. Il patrimonio sottoposto a sequestro ha riguardato imprese, immobili, terreni, numerosi automezzi,
rapporti finanziari e disponibilità bancarie, intestati anche a soggetti terzi, per un valore complessivo di circa 32
milioni di euro.
333
In data 22 marzo 2018 la DIA, unitamente ai Carabinieri, nell’ambito dell’operazione Gotha VII (p.p. 2888/2014 RGNR del Tribunale di Mes-
sina), ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari reali emesso il 14 marzo 2018 dalla medesima Autorità giudiziaria,
nei confronti di un soggetto, precedentemente coinvolto nella citata manovra investigativa, ponendo a sequestro preventivo 2 imprese, 12
immobili, 10 veicoli e vari rapporti finanziari, per un valore complessivo stimato in circa 6 milioni di euro. Con lo stesso provvedimento è
stata applicata, alla consorte, la misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali e di ricoprire incarichi direttivi all’interno
di persone giuridiche ed imprese, per la durata di 1 anno.
334
Decreto n. 27/18 CRON (52/15 RG MP), emesso il 7 aprile 2018 dal Tribunale di Messina.
335
Decreto di sequestro n. 51/17 RG MP e 80/18 RG MP, emesso il 13 giugno 2018 dal Tribunale di Messina.
1° semestre
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118 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 119
fittato, per conto del clan, alcuni noti ristoranti di Napoli, già sottoposti ad amministrazione giudiziaria, perché
sequestrati a conclusione di un’analoga vicenda processuale, che aveva coinvolto altri professionisti ritenuti con-
tigui sempre ai LO RUSSO.
Nel precedente mese di marzo, la stessa articolazione della DIA aveva eseguito un provvedimento cautelare337 a
carico, tra gli altri, di un soggetto già detenuto per riciclaggio dei proventi illeciti dei LO RUSSO, in quanto aveva
reinvestito il denaro nella gestione di una struttura per ricevimenti di Pozzuoli.
Altri gruppi hanno dimostrato, nel corso degli anni, una notevole capacità di riorganizzazione, nonostante le sen-
tenze di condanna emesse nei confronti dei vertici e i contrasti con clan avversi. Uno di questi è il clan MAZZA-
RELLA del quartiere San Giovanni a Teduccio di Napoli, operativo anche in altre zone della città. A seguito della
scarcerazione dei figli di uno degli storici capi clan, il gruppo starebbe riacquisendo il controllo delle attività illecite
della c.d. zona della Maddalena, approfittando anche dei numerosi interventi giudiziari che hanno colpito capi e
gregari del sodalizio avverso dei SIBILLO-NUOVI GIUGLIANO. La notevole disponibilità di armi e la spregiudi-
catezza e pericolosità degli affiliati338 hanno consentito all’organizzazione di operare senza soluzione di continuità,
anche con azioni omicidiarie e agguati nei confronti dei clan contrapposti. Proprio nel corso di uno sparatoria, il 31
dicembre 2017 veniva ferito accidentalmente un bambino di dodici anni che si trovava nella propria abitazione.
Le descritte connotazioni operative, che rimandano ad un contesto magmatico ed in continuo mutamento, non
si riscontrano nei gruppi operativi nella provincia a nord di Napoli. Nelle zone del vesuviano, del nolano e del
casertano i clan hanno adottato, nella gestione delle attività illecite, una modalità di mimetizzazione e di com-
partimentazione.
Tale strategia consente di assorbire gli eventuali contraccolpi derivanti dall’esecuzione di provvedimenti cautelari,
come riscontrato per il cartello casertano dei CASALESI ed il clan POLVERINO di Marano di Napoli. Quest’ultimo
gruppo ha evidenziato anche la capacità di offrire un supporto logistico fuori area agli elementi di vertice, che durante
la latitanza sono stati assistiti, negli spostamenti, fino al viterbese, alla provincia di Roma339 ed anche in Spagna.
Accanto ad uno scenario criminale della città partenopea caratterizzato da una spiccata frammentazione e con
un numero indefinito di gruppi criminali instabili, in provincia e nel casertano permangono le storiche consorterie
camorristiche, ben insediate nel tessuto sociale e radicate sul territorio.
337
OCC n. 114/18, emessa il 5 marzo 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli.
338
Decreto di fermo n. 5117/15 RGNR PM, emesso il 5 febbraio 2018 dalla DDA di Napoli, per i reati di associazione di tipo mafioso ed altro.
339
OCC n. 251/18 emessa il 22 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 25889/17 RGNR).
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120 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
A Napoli, la pluralità di gruppi autonomi, più simili a bande gangsteristiche e sempre caratterizzati dall’impiego
di metodologie di tipo mafioso e da un uso spregiudicato della violenza, genera un palpabile clima di fibrilla-
zione. I numerosi episodi intimidatori, come l’esplosione di colpi d’arma da fuoco contro abitazioni, auto o attività
commerciali riconducibili a clan rivali, offrono un quadro d’insieme dove covano molteplici focolai di tensione,
particolarmente evidenti nelle aree di Forcella, Quartieri Spagnoli, Sanità, Piazza Mercato, Vasto, Case Nuove,
San Giovanni a Teduccio, Ponticelli, aree in cui oltre all’esistenza di faide, sono frequenti le c.d. stese. In queste
zone ad elevato tasso di disgregazione del tessuto sociale, i punti di forza dei clan emergenti risiedono nella ca-
pacità di reclutamento di nuovi affiliati - grazie anche all’interazione con la criminalità diffusa - e nella disponi-
bilità di armi e munizioni. Le caratteristiche sociali, culturali ed economiche dei quartieri degradati o periferici
di Napoli agevolano l’arruolamento di giovani leve, molte delle quali minorenni, attingendo dal vivaio delle bande
della microcriminalità.
Un diverso tessuto criminale è presente nei territori delle province napoletane e casertane in cui le locali organiz-
zazioni, benché fortemente colpite da provvedimenti cautelari personali e patrimoniali e da pesanti sentenze di
condanna, mantengono salda la capacità di consenso e legittimazione su gran parte della collettività, grazie ad
un’immutata forza di intimidazione ed assoggettamento. La forza attrattiva di reclutamento dei nuovi affiliati
risiede nella capacità dei gruppi di retribuire le attività illecite prestate, ma anche nella garanzia di offrire una
vera e propria assistenza legale agli indagati, assicurando il mantenimento dei familiari in caso di detenzione.
La presenza di parenti all’interno della gerarchia di comando conferma la centralità della famiglia, quale stru-
mento di coesione.
Non di rado le alleanze sono state rafforzate da matrimoni tra giovani di gruppi diversi, con le donne che assumono,
sempre più spesso, ruoli di rilievo nella gerarchia dei clan, soprattutto in assenza dei mariti o dei figli detenuti.
Particolare attenzione merita il rapido diffondersi di episodi riprovevoli e violenti commessi dalle c.d. baby gang,
espressione di una vera e propria deriva socio–criminale.
Le azioni, spesso connotate da un’ingiustificata ferocia, sfociano in episodi di bullismo metropolitano e atti van-
dalici, consumati anche in danno di istituti scolastici ed edifici pubblici. Il fenomeno delle baby gang riguarda di-
verse zone della città, dalla periferia Nord, ai quartieri vicini alla zona Vesuviana (Ponticelli, Barra, San Giovanni
a Teduccio), all’area occidentale di Bagnoli, fino ad arrivare alle zone più centrali.
Spesso si tratta di gruppi composti da ragazzi considerati a rischio di devianza per problematiche familiari o
perché cresciuti in contesti che non offrono momenti di aggregazione sociale: fattori che concorrono ad un per-
corso di arruolamento nelle fila delle consorterie criminali. I minori, infatti, rappresentano un “esercito” di riserva
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 121
per la criminalità, da impiegare, in particolare, nelle attività di spaccio delle sostanze stupefacenti ove, come più
volte emerso dalle attività investigative, partecipano persino i bambini.
Il sistema criminale campano opera in tutti i settori d’interesse delle associazioni mafiose, con alleanze con gruppi
operativi in altri territori, laddove queste si rivelino funzionali al raggiungimento dei propri scopi. Le intese sono
frequenti per le attività connesse al traffico di stupefacenti, alle estorsioni e alla contraffazione.
Le organizzazioni campane rappresentano, in molti casi, il terminale di ingenti partite di droga destinate ad essere
immesse sulle piazze di spaccio locali ed in altre regioni. Il traffico di stupefacenti si avvale di solidi contatti in-
ternazionali, soprattutto in Europa (Germania, Belgio, Olanda, Spagna, queste ultime, da sempre, rifugio di la-
titanti campani) e Sud America340, Paesi dove sono stabilmente insediate cellule dei clan che mantengono contatti
diretti con i trafficanti locali. Nelle attività di spaccio sono implicati interi nuclei familiari con il coinvolgimento
sempre più massiccio di adolescenti, impiegati quali “pony express” per le consegne a domicilio. La rilevanza dei
traffici di stupefacenti nell’economia criminale dei clan campani è confermata da diverse attività investigative –
richiamate a seguire - che certificano le proiezioni internazionali dei gruppi coinvolti e gli accordi tra i diversi so-
dalizi, finalizzati ad ottimizzare le competenze nella composita filiera dello smercio: trattativa con i fornitori,
invio dei corrieri, custodia e raffinazione, tenuta della contabilità, distribuzione sul territorio, etc.
La sinergia tra gruppi di estrazione territoriale diversa è emersa nell’operazione “Gallardo”, condotta dall’Arma
dei carabinieri. L’indagine, conclusasi con l’emissione, il 9 marzo 2018, di un’ordinanza di custodia cautelare del
GIP presso il Tribunale di Roma341, ha accertato l’operatività, a Roma, di due organizzazioni, una di origine cam-
pana, l’altra calabrese, tra loro collegate, dedite al traffico di stupefacenti nella Capitale e in parte della provincia.
L’organizzazione campana faceva capo a 2 fratelli di origine napoletana, figli di un ex affiliato di spicco al clan
LICCIARDI di Napoli, trasferitosi con tutto il suo nucleo familiare alla fine degli anni ’90 a Nettuno (RM)342 e nel
2005/2006 a Roma343. Dalle indagini è emerso che i due fratelli gestivano la piazza di spaccio nel quartiere romano
di San Basilio344, occupandosi anche delle forniture di stupefacenti nell’area di Nettuno. Lo smercio avveniva
340
La concentrazione della produzione di cocaina nell’America meridionale fa di questa area un importante punto di partenza di tutte le rotte
di flussi diretti ai mercati di consumo, tra cui quello europeo. La droga viaggia a bordo di voli che, spesso, fanno scalo negli aeroporti dell’Africa
occidentale, per poi essere inviata al mercato europeo a bordo di navi o altri mezzi.
341
Nell’ambito del p.p. 10685/14 RG GIP e 56169/13 RGNR, a carico di 19 soggetti ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico di
stupefacenti (cocaina), aggravata dall’uso delle armi.
342
Dove avrebbero allacciato rapporti legati a traffici di stupefacenti con alcuni familiari del capo del gruppo SCHIAVONE, anche loro presenti
in quel comprensorio territoriale.
343
Il pregiudicato sarebbe entrato in contatto, nel 2012 in una casa di cura romana, con il capo del gruppo SENESE, articolazione del clan MOCCIA
di Afragola (NA), che rivestiva un ruolo di rilevo nella gestione dei traffici illeciti nella capitale.
1° semestre
20 1 8
122 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
con la collaborazione di un trafficante albanese, con il quale avrebbero effettuato alcuni viaggi in Spagna ed
Olanda per l’acquisto di cocaina. La compagine ‘ndranghetista faceva invece capo ad un pregiudicato romano,
faccendiere delle famiglie FILIPPONE e GALLICO, originarie della provincia di Reggio Calabria e da tempo anche
queste insediate nella Capitale.
Un’indagine del mese di febbraio condotta da Polizia di Stato e Guardia di finanza ha evidenziato l’abilità dei
clan nel mutare rapidamente strategie, a seguito dell’esecuzione di provvedimenti cautelari che hanno decimato
la struttura organizzativa, adottando, di conseguenza, modalità di azione meno palesi. L’operazione345 ha riguar-
dato i gruppi DI LAURO e VANELLA GRASSI, attivi a Secondigliano e Scampia nel controllo delle piazze degli
stupefacenti e in passato coinvolti in sanguinose faide.
Dopo i colpi inferti dall’Autorità Giudiziaria e dalle Forze dell’ordine, i gruppi hanno adottato una diversa mo-
dalità di rivendita della droga, ricorrendo ai c.d. “passaggi di mano”: il clan, invece di servirsi di una complessa
organizzazione per la distribuzione al dettaglio delle dosi nelle varie piazze di spaccio (con la nomina di “capi-
piazza”, venditori, sentinelle, vettori ecc.), vende quantitativi maggiori a “grossisti” (clan di camorra, altri gruppi
criminali organizzati, o anche a singoli), applicando una maggiorazione (nel gergo indicata come “punti”) sul
prezzo iniziale di acquisto ad ogni passaggio346. L’utilizzo di questo sistema, se da un lato comporta profitti più
contenuti rispetto alla distribuzione al dettaglio, dall’altro risulta meno dispendioso e non necessita di una ca-
pillare organizzazione di risorse umane e, soprattutto, rende meno “visibile” alle Forze di Polizia il sodalizio cui
fanno riferimento tali traffici.
Sempre con riferimento al settore della droga, il 5 gennaio 2018, al termine di un’indagine della Guardia di finanza,
il Tribunale di Napoli ha emesso un provvedimento cautelare a carico di 7 soggetti inseriti in una struttura orga-
nizzata e ben radicata nei comuni vesuviani, facente capo alla famiglia SCARPA, legata al sodalizio GALLO di Torre
Annunziata (NA). I soggetti gestivano grosse partite di cocaina e hashish che, dal Sud America, transitando dal-
l’Olanda, giungevano in Italia per rifornire le piazze di spaccio campane di San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe
Vesuviano, Palma Campania, Secondigliano, ma anche in Puglia (Porto Cesareo e Polignano a Mare)347.
344
La piazza di spaccio era strutturata secondo un modello tipico della camorra, ossia con dei «capi piazza», delle vedette ed una serie di pusher,
obbligati a rifornirsi di droga esclusivamente dai due fratelli, che garantiva l’assistenza legale agli affiliati arrestati.
345
OCC n. 28/18 emessa il 18 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 52123/12 RGNR), per associazione di tipo mafioso, associazione
finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio ed altro.
346
In questo caso le sostanze stupefacenti, sia pesanti sia leggere sono state cedute al clan camorristico MARFELLA-PESCE di Pianura, ad altri
gruppi campani operanti a Marano di Napoli (NA) e nel quartiere napoletano di Miano, ed in Puglia, a San Severo (FG) e Bari.
347
OCC n. 15/18 nell’ambito del p.p. 33594/16 RGNR e 14862/17 RG GIP.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 123
Nel mese di febbraio, la Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento cautelare che ha documentato l’importa-
zione di ingenti quantitativi di stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana), da parte di un’associazione composta
da soggetti legati al clan DE MICCO del quartiere Ponticelli di Napoli e ad un gruppo del Rione Pazzigno di San
Giovanni a Teduccio. Anche in questo caso la droga, proveniente dalla Colombia, transitava dall’Olanda e dalla
Spagna, per essere poi rivenduta sul territorio di influenza dell’organizzazione dei citati gruppi, nonché nel Lazio
(a Fondi e Cassino) ed in Toscana (Massa Carrara)348. L’indagine, denominata “Scugnizza 2”, ha preso il via dagli
sviluppi della precedente operazione “Scugnizza” (dal nome di un’imbarcazione utilizzata per trasportare la
droga) che, nell’aprile 2017, che aveva fatto luce su un traffico di stupefacenti dal Venezuela, nascosti nel sot-
tofondo dell’imbarcazione, dove gli agenti della Polizia di Stato hanno trovato 680 chili di cocaina.
Nel mese di marzo, nell’ambito dell’operazione «Smoking»349, i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di cu-
stodia cautelare, emessa a conclusione di un’indagine che ha riguardato un’associazione finalizzata al traffico
internazionale di stupefacenti, con base a Marano di Napoli, in cui sono risultati coinvolti pregiudicati legati ai
clan ORLANDO, NUVOLETTA e POLVERINO. Questi provvedevano ad acquistare in Marocco, tramite il sistema
delle c.d. “puntate”, ingenti quantitativi di droga inviati in Italia attraverso la Spagna.
Soggetti affiliati ad uno dei sodalizi coinvolti nelle citata operazione, il gruppo NUVOLETTA di Marano, figurano
tra i destinatari di un altro provvedimento cautelare eseguito nel mese di aprile dai militari dell’Arma dei cara-
binieri (operazione “Cuba Libre”350), che ha colpito un’associazione criminale dedita al traffico di stupefacenti.
Perno dell’organizzazione, in cui sono confluiti gli interessi illeciti oltre che dei NUVOLETTA, dei gruppi CIC-
CARELLI di Caivano e LEONE del Rione Traiano di Napoli, era un latitante che, stabilitosi tra l’Olanda e la Spa-
gna, grazie ai contatti con i narcos colombiani del cartello di Cali, avrebbe fatto da intermediario per l’acquisto di
cocaina. La droga veniva infine consegnata ad organizzazioni di trafficanti attive in una vasta area del napoletano
(Marigliano, Castello di Cisterna, Parco Verde di Caivano, Rione Traiano di Napoli). Tra i soggetti coinvolti figura
anche un appartenente delle Forze dell’ordine, accusato di aver fornito indicazioni agli associati su indagini a
loro carico, e un imprenditore campano che, nei forni elettrici prodotti dalla sua azienda, occultava il denaro da
inviare in Colombia.
Altro settore dal quale i sodalizi camorristici traggono profitti è la contraffazione, attività tornata in crescita nel-
348
OCC n. 7/18 emessa il 5 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 13059/15 RGNR). Oltre alla droga è stato sequestrato anche un
vero e proprio arsenale, comprensivo di pistole e mitragliatrici.
349
OCC 86/2018 emessa il 14 febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 25889/17 RGNR), ed eseguita il 12 marzo 2018.
350
OCC 21/2018 emessa il 12 gennaio 2018 (p.p. 22272/13 RGNR), ed eseguita il 19 aprile 2018.
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124 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
l’ultimo periodo351. Diverse indagini testimoniano l’interesse di alcune organizzazioni camorristiche, casertane e
napoletane, nella gestione delle slot machine e delle scommesse sportive online352. Si tratta di attività dalle quali i
clan traggono ingenti profitti sia direttamente, riuscendo a gestire tutta la filiera delle operazioni che attengono
ai giochi, sia indirettamente, attraverso prestiti a tassi usurari a giocatori affetti da ludopatia353.
Quello del gioco è solo uno dei tanti settori dai quali si evince che le organizzazioni camorristiche non si limitano,
in una logica parassitaria, a consumare reati vessando imprenditori, commercianti e comuni cittadini, ma si sono
direttamente inserite nella gestione di attività economiche, interagendo anche con l’economia legale e attraverso
circuiti ufficiali.
Un altro settore dove si ravvisa, sempre più di frequente, l’infiltrazione della criminalità organizzata è la sanità354.
Le evidenze investigative più ricorrenti, che danno riscontro anche a dichiarazioni di numerosi collaboratori di
giustizia, riguardano le tangenti richieste alle ditte che erogano i servizi ospedalieri, soprattutto napoletani. Tut-
tavia, anche il cartello casertano dei CASALESI si è dimostrato interessato al settore in parola, attraverso l’infiltra-
zione in gare d’appalto bandite presso un ospedale di Caserta. È stato accertato, nel 2015, come il sodalizio fosse in
grado di controllare, in regime di quasi monopolio, lavori o concessioni che riguardavano la struttura, grazie ad
un accordo con il gruppo BELFORTE di Marcianise, che estende la sua influenza sul territorio di Caserta355.
351
Il 6 marzo 2018 si è conclusa l’indagine condotta dalla Guardia di finanza tra le città di Roma e Napoli, che ha portato all’esecuzione di 12 mi-
sure cautelari, al sequestro per equivalente di 5 immobili ubicati nel centro di Napoli ed alla chiusura di numerose fabbriche clandestine. L’o-
perazione, denominata «Moda Gomorra», ha smantellato un’organizzazione criminale specializzata nella produzione e vendita di capi di
abbigliamento e calzature contraffatte di noti marchi. I prodotti erano venduti al dettaglio sulle piazze e nei quartieri rionali di Roma e del
sud-Italia.
352
Il 26 gennaio 2018 il Centro Operativo DIA di Roma e militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito un provvedimenti di confisca di beni,
del valore di circa 100 milioni di euro, disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma, nei confronti di 5 soggetti, residenti
a Ladispoli (RM), ritenuti responsabili, a vario titolo, di far parte di un’associazione criminale dedita all’usura ai danni di cittadini ed impren-
ditori locali in crisi economica, molti dei quali anche con il vizio del gioco d’azzardo. Del sodalizio facevano parte un nutrito numero di soggetti
di origine campana, radicatasi da tempo a Ladispoli (RM), che avevano trasferito in quel territorio il modus operandi della “camorra” napoletana
per la diffusione e la gestione di traffici illeciti. I beni sono stati oggetto di sequestro in esecuzione del Decreto n. 3/2016 MP emesso l’8 febbraio
2016 dal Tribunale di Roma – Sezione Misure Prevenzione.
353
Patologia comportamentale che spinge in modo compulsivo a giocare d’azzardo e scommettere denaro. Il giocatore ludopatico perde la per-
cezione del rischio ed è portato ad aumentare la frequenza delle giocate e la posta in gioco, nella convinzione di recuperare le perdite di
denaro e investendo, così, oltre le proprie possibilità economiche.
354
Nel mese di novembre 2017, si è concluso il processo celebrato con rito abbreviato che vedeva imputati, tra gli altri, esponenti del clan LO
RUSSO, responsabili di infiltrazioni nelle gare di appalto bandite da alcuni ospedali di napoletani.
355
OCC n. 9/15 emessa il 7 gennaio 2015 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 1787/14 RGNR, operazione “Sogno”), per il reato di associazione
di tipo mafioso ed altro, che ha riguardato, tra gli altri, elementi di spicco del clan ZAGARIA, nonché un ex Sindaco di Caserta. Dalle indagini
è emerso che, con riguardo all’ospedale di Caserta, i gruppi IOVINE/ZAGARIA avevano stretto un patto con i “Marcianisani” per la spartizione
dei proventi illeciti, come dichiarato concordemente da due collaboratori di giustizia, elementi di spicco del clan BELFORTE.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 125
Ulteriori indagini hanno condotto all’esecuzione, nel mese di maggio, nell’ambito dell’operazione “Croce Nera”356
della Polizia di Stato, di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Dalle investigazioni è emerso che il titolare
di una società, attraverso l’intercessione del figlio di uno storico affiliato ai CASALESI, riusciva ad imporre l’uso
delle proprie autoambulanze per il trasporto dei degenti degli ospedali casertani, escludendo ogni forma di con-
correnza.
Un’altra operazione, denominata “Ghost Tender”357, della Guardia di finanza ha invece evidenziato un diverso
modus operandi dei CASALESI, sempre con riferimento al settore della sanità. In questo caso, è emerso che im-
prenditori contigui al gruppo ZAGARIA, parte integrante del citato cartello criminale, con la complicità di fun-
zionari pubblici, erano riusciti ad aggiudicarsi, attraverso turbative d’asta, l’esecuzione di oltre 50 commesse di
una Asl partenopea, per un valore di svariati milioni di euro358, utilizzando società con sede in Campania e To-
scana (Lucca, Altopascio, Montecarlo, Follonica). Tra gli arrestati figurano 2 imprenditori casertani, residenti ri-
spettivamente a Lucca e Montecarlo di Lucca.
È evidente che solo grazie alla rete di relazioni consolidate con esponenti della politica, delle istituzioni e delle
professioni, i clan riescono ad aggiudicarsi importanti lavori pubblici, imponendone l’affidamento a ditte collegate
o facendosi assegnare servizi di manovalanza nei sub-appalti. Uno spaccato di tali complicità è stato riscontrato
in un’attività investigativa, conclusasi con l’emissione, nel febbraio 2018, di un provvedimento cautelare359 che
ha consentito di fare luce su accordi criminali tra imprenditori e camorristi, interessati ad investire denaro in
speculazioni immobiliari. Alcune di queste hanno riguardato la realizzazione del P.I.P. (Piano di Insediamento Pro-
duttivo) di Marano di Napoli, in località Cupa San Rocco. L’appalto, del valore di circa 45 milioni di euro, era
stato assegnato, nel 2006, dal comune di Marano, ad una ditta di Sant’Antimo, facente capo a 2 fratelli, a seguito
di una turbativa che aveva coinvolto organi e politici del comune di Marano. Le indagini hanno accertato che i
356
OCC n. 232/18 emessa il 2 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 29998/14 RGNR), ed eseguita il 14 maggio 2018 per il delitto di
concorso in estorsione, aggravata dal metodo mafioso. Sulla base dell’indagine, l’ospedale è stato commissariato.
357
P.p. 11665/15 RGNR e 5610/2016 RG GIP, concluso con un’OCC emessa il 23 marzo 2018 dal GIP del Tribunale di Firenze, ed eseguita il 26
marzo 2018.
358
I lavori venivano indicati come urgenti e le gare bandite per importi al di sotto dei valori di soglia, oltre i quali sarebbe stato necessario indire
formali gare di appalto. In questo modo, l’invito a partecipare veniva sistematicamente effettuato, a rotazione, ad imprese, riconducibili al so-
dalizio ed i lavori, pur risultando falsamente attestati come avvenuti, in gran parte non venivano eseguiti.
359
OCC 62/18 emessa l’1 febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 22272/13 RGNR), eseguita il 5 febbraio 2018 dai Carabinieri per il
reato di concorso esterno in associazione mafiosa e, in concorso con altri, di indebita compensazione di crediti IVA non spettanti. È stata trat-
teggiata la crescita criminale di un professionista che, per anni, ha messo a disposizione di uomini legati ad ambienti della criminalità orga-
nizzata le proprie competenze nel settore tributario e commerciale, al fine di operare investimenti di capitali illeciti e trovare escamotage per
finanziamenti che altrimenti i suoi correi mai avrebbero potuto ottenere.
1° semestre
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126 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
vertici del locale clan POLVERlNO avevano pilotato l’aggiudicazione dell’appalto in favore dei menzionati im-
prenditori, anche al fine di riciclare i proventi delle attività illecite del sodalizio.
L’attività svolta dai Gruppi Ispettivi Antimafia, finalizzata a verificare infiltrazioni della criminalità organizzata
nel settore degli appalti, anche attraverso imprese collegate, conferma il patologico interesse dei clan nella gestione
dei rifiuti, nell’accoglienza e assistenza ai cittadini stranieri, nella custodia e mantenimento dei cani randagi in
canili attrezzati, nella fornitura del calcestruzzo, nel nolo a caldo360, nella realizzazione di lavori edili in generale,
nella realizzazione e successiva gestione di impianti sportivi, interessando a volte gruppi di società. Le descritte
connivenze tra clan e rappresentanti degli Enti locali hanno condotto all’adozione di provvedimenti di sciogli-
mento per infiltrazione mafiosa dei Consigli comunali di San Gennaro Vesuviano361, Calvizzano362 e Caivano363,
tutti in provincia di Napoli, disposti con decreti del Presidente della Repubblica, datati il primo 12 febbraio 2018,
gli ultimi due rispettivamente 20 e 27 aprile, con contestuale affidamento della gestione dell’ente ad una Com-
missione straordinaria, per la durata di 18 mesi364.
Sul territorio di San Gennaro Vesuviano365, dove è egemone il clan FABBROCINO, si legge nel decreto, si sono
avvicendate, tra il 2009 ed il 2014, amministrazioni comunali che, in continuità con le precedenti consiliature già
destinatarie di analoghi provvedimenti, hanno mantenuto collegamenti con quel sodalizio. Oltre alla contiguità
di alcuni componenti l’organo consiliare e di dipendenti con gli ambiti criminali, sono state riscontrate numerose
irregolarità nella gestione dell’Ente, come la carenza delle prescritte verifiche antimafia nelle procedure di asse-
gnazione dei lavori e dei servizi pubblici, la consuetudine dell’amministrazione di ricorrere all’affidamento di-
retto, in alcuni casi in favore di ditte contigue alla locale criminalità organizzata.
Riguardo al comune di Calvizzano, ove è operativo il gruppo ORLANDO, legato alle famiglie NUVOLETTA e
POLVERINO, si legge nel decreto che le verifiche hanno evidenziato l’avvicendarsi, negli ultimi quindici anni
di gestione dell’Ente, sempre degli stessi soggetti “…in una logica di chiara continuità fra le compagini amministra-
360
Il nolo a caldo è un contratto che prevede il noleggio non solo di un’attrezzatura, ma anche del personale addetto al suo utilizzo.
361
Il Consiglio comunale era già stato sciolto, ai sensi dell’art. 143 del d.lgs. 267/2000, nel 2001 e nel 2006. Il secondo provvedimento veniva an-
nullato con Sentenza n. 7060/2007 del TAR della Campania.
362
L’Ente era già stato sciolto, a seguito della morte del Sindaco, con D.P.R. del 30 agosto 2017.
363
L’Ente era già stato sciolto, a seguito delle dimissioni rassegnate dalla maggioranza dei consiglieri, con DPR 17 ottobre 2017.
364
Sono in corso le gestioni commissariali dei comuni napoletani di Marano di Napoli, Casavatore e Crispano, la cui durata è stata prorogata
per ulteriori sei mesi, con D.P.R. del 13 aprile 2018, per Marano (le elezioni sono state fissate per il successivo mese di ottobre) e D.P.R. del 27
aprile 2018, per Casavatore e Crispano, anche questi sciolti per infiltrazioni mafiose, il primo nel mese di dicembre 2016, gli ultimi due nel
mese di gennaio 2017. È in gestione commissariale anche il comune di Scafati (SA), sciolto nel gennaio 2017.
365
A seguito delle dimissioni rassegnate dalla maggioranza dei consiglieri, il comune è stato sciolto con D.P.R. del 10 aprile 2017.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 127
tive… che proietta una verosimile ipotesi di patto pre-elettorale. Gli accertamenti effettuati sui componenti della giunta e
del consiglio comunale - insediatasi a seguito delle consultazioni elettorali del 26 e 27 maggio 2013 - hanno consentito,
inoltre, di verificare l’esistenza di amministratori attualmente in carica o sostituiti, gravati da pregiudizi...” o in collega-
mento con ambienti della criminalità organizzata locale366.
Il comune di Caivano, dove si trova il comprensorio noto come “Parco Verde” (una delle più rilevanti aree di
spaccio della Campania) ricade sotto l’influenza di gruppi satellite del clan MOCCIA. Al pari di quanto registrato
per il Comune di Calvizzano, anche in questo caso nel decreto viene sottolineata la «continuità politica» di vari
amministratori locali, molti dei quali già presenti nei Consigli precedenti. I lavori svolti dalla Commissione in-
caricata dell’accesso hanno evidenziato la vicinanza di alcuni componenti il Consiglio con esponenti della cri-
minalità organizzata ed una diffusa irregolarità nella riscossione dei tributi, nel rilascio di autorizzazioni, nella
gestione dei rifiuti e nell’affidamento di diversi lavori dei servizi comunali a ditte i cui rappresentanti legali e di-
pendenti avevano legami con la criminalità organizzata.
La permeabilità del tessuto sociale ad indebite pressioni finalizzate ad orientare il voto nelle consultazioni elet-
torali è emersa in un’attività di indagine, conclusa il 20 gennaio 2018, con la notifica da parte di militari dell’Arma
dei carabinieri di un atto di avviso di conclusione delle indagini preliminari, emesso il 19 gennaio 2018 dalla Pro-
cura della Repubblica di Napoli Nord nei confronti di 29 persone, indagate per corruzione elettorale. L’opera-
zione, dalla quale non sono emerse condotte agevolative di organizzazioni camorristiche, ha documentato una
serie di vicende corruttive in occasione della campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale della
Campania del 31 maggio 2015, finalizzate a raccogliere preferenze a favore di alcuni candidati, poi eletti.
Il reinvestimento dei capitali illecitamente accumulati diventa, poi, un’ulteriore fonte di arricchimento. I seque-
stri e le confische finalizzati a colpire i patrimoni dei clan rivestono, pertanto, un ruolo centrale nelle attività di
contrasto.
Fuori dal contesto territoriale d’origine, la camorra opera innanzitutto nel reinvestimento di capitali, sebbene non
manchino evidenze circa la gestione di altri illeciti, quali la vendita di stupefacenti e di merce contraffatta, assi-
curati da pregiudicati locali. Per le attività di riciclaggio, le organizzazioni campane trasferiscono cellule criminali
su territori considerati fertili, adeguando ai diversi contesti sia il modello organizzativo sia le strategie criminali.
366
Molte le irregolarità riscontrate nel settore degli appalti, o affidati in via diretta, a società oggetto di interdittiva antimafia, o a società vicine
a soggetti legati all’ex sindaco. Ulteriori criticità sono emerse dalle verifiche disposte nel settore economico, ove è stato riscontrato, nel periodo
2013/2016, il mancato pagamento di tributi da parte di numerosi soggetti riconducibili alla criminalità organizzata, alcuni dei quali condannati
con sentenze definitive per reati associativi, che nel contempo hanno beneficiato di contributi socio-assistenziali da parte dell’Ente.
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128 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Campania nel primo semestre
del 2018:
CAMPANIA
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA)
I SEMESTRE 2018
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 129
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130 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Area Centrale - quartieri Avvocata, San Lorenzo/Vicaria, Vasto Arenaccia, San Carlo Arena/Stella,
Mercato/Pendino, Poggioreale, Montecalvario, Chiaia/San Ferdinando/ Posillipo
Una situazione di fermento è in atto, da tempo, nei quartieri Forcella - Maddalena - Duchesca, di notevole inte-
resse criminale per i traffici di droga, le estorsioni, la contraffazione commerciale ed il contrabbando. Nell’area,
storicamente sotto l’egemonia del clan MAZZARELLA, originario del quartiere San Giovanni a Teduccio, è in
atto, dal marzo 2013, una vera e propria guerra di camorra tra il suddetto gruppo e formazioni in continua evolu-
zione. Gli scontri hanno provocato numerosi omicidi, pericolosissimi conflitti a fuoco tra i vicoli di Forcella e
scorribande di giovani armati, autori di numerose “stese”. Ai MAZZARELLA si è opposto, infatti, il cartello for-
mato dalle famiglie GIULIANO-SIBILLO-AMIRANTE-BRUNETTI, appoggiato dal clan RINALDI, originario dello
stesso quartiere dei MAZZARELLA ed interessato a scalzare quest’ultimo gruppo dalla zona. Il cartello, noto
come la c.d. “paranza dei bambini”, è attualmente in difficoltà operativa367, con conseguente vantaggio per il clan
MAZZARELLA368. Le difficoltà sono dovute all’esecuzione di misure cautelari, ad omicidi di affiliati, ma anche
a contrasti tra gli stessi gruppi che lo compongono (i SIBILLO avrebbero stretto accordi con il clan CONTINI,
mentre i GIULIANO sarebbero appoggiati dai RINALDI) e a divisioni che hanno interessato la stessa famiglia
GIULIANO, egemone a Forcella fino all’adesione al programma di collaborazione con la giustizia intrapreso da
alcuni elementi di vertice369. I GIULIANO si sarebbero ulteriormente spaccati. Da tale divisione avrebbe tratto
vantaggio il sodalizio VICORITO-DE MARTINO, dedito alla gestione dello spaccio di stupefacenti nella zona del
Borgo Sant’Antonio370. Quest’ultimo gruppo sarebbe composto da ex affiliati agli stessi GIULIANO, collegato ope-
rativamente ad una delle due fazioni dei GIULIANO, al gruppo CONTINI ed al sodalizio RICCI-SALTALAMAC-
CHIA e contrapposto al clan MAZZARELLA.
367
Il padre di uno dei principali promotori del cartello, appartenente alla famiglia AMIRANTE, è divenuto collaboratore di giustizia.
368
Nel mese di marzo 2018 la Corte d’Appello di Napoli ha inflitto pesanti condanne ad affiliati al gruppo BUONERBA, legato ai MAZZARELLA,
implicati nell’omicidio di un elemento di spicco del contrapposto clan SIBILLO. I BUONERBA facevano parte di un gruppo che gestiva una
piazza di spaccio, versando una tangente ai SIBILLO, fino al giugno 2015, allorquando questi ultimi sono stati decimati dall’esecuzione di
una misura cautelare in carcere che ha rappresentato l’opportunità per i primi di sottrarsi alla loro subordinazione, fino ad eliminare, con
l’assenso dei clan MARIANO e MAZZARELLA, il reggente dei SIBILLO.
369
Nel mese di febbraio 2018, a Forcella, è stato vittima di un aggressione un componente della famiglia GIULIANO, figlio di un elemento di
vertice del clan ex collaboratore di giustizia, anche lui come il padre, già inserito nel programma di protezione.
370
Il 18 giugno 2018 ignoti hanno esploso alcuni colpi di pistola e tentato di incendiare il portone dello stabile dove risulta abitare un pregiu-
dicato affiliato al clan CONTINI. Un analogo episodio si era verificato il 14 aprile precedente, quando, ignoti malviventi hanno esploso colpi
di arma da fuoco contro lo stesso edificio. L’evento sarebbe riconducibile alla contesa per la gestione dello spaccio di stupefacenti nella zona
del Borgo S. Antonio.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 131
Si è registrato un tentativo di ripresa del sodalizio FERRAIUOLO, legato da vincoli di parentela con gli AMI-
RANTE: i FERRAIUOLO, in declino dopo il pentimento di uno degli elementi di vertice, potrebbero attualmente
contare sulla guida del fratello, scarcerato a marzo 2018, che si sarebbe avvicinato alla famiglia MAZZARELLA,
guadagnandosi il controllo della zona della Maddalena. Alle tensioni tra i FERRAIUOLO ed il gruppo VICO-
RITO-DE MARTINO371 sarebbe da ricondurre il ferimento, del 6 giugno, di un affiliato al clan FERRAIUOLO.
Nella zona Mercato e nelle “Case Nuove” è operativo il gruppo CALDARELLI (che per anni ha rappresentato
nell’area anche gli interessi criminali della famiglia MAZZARELLA), risultato attivo, tra l’altro, nel settore della
contraffazione e distribuzione di capi di abbigliamento attraverso le “bancarelle” della Maddalena. Determinato
a spodestare anche da questa zona i MAZZARELLA, il clan RINALDI ha cercato l’appoggio del gruppo CALDA-
RELLI ed il clima di scontro che si registra tanto in quest’area, quanto a Forcella, è reso evidente da una serie di
sparatorie ed attentati che hanno coinvolto affiliati ai gruppi RINALDI, MAZZARELLA e CARDARELLI372. L’e-
voluzione dei fatti più recenti fa ritenere che il clan CALDARELLI stia rivedendo la sua posizione, riavvicinandosi
al vecchio alleato373.
Nell’area che comprende i quartieri Vasto, Arenaccia, Ferrovia, il rione Amicizia, il rione Luzzatti, borgo Sant’An-
tonio Abate374 ed il rione Sant’Alfonso375, la gestione delle attività illecite è sotto il controllo del clan CONTINI,
da sempre legato alle famiglie LICCIARDI e MALLARDO ed in contrasto con il gruppo MAZZARELLA. Il sodalizio,
grazie alla presenza sul territorio di esponenti di rango e di un gran numero di affiliati, è riuscito a mantenere il
predominio criminale sull’area di influenza, nonostante il lungo stato di detenzione del capo clan.
Numerose indagini hanno attestato gli stretti legami tra il sodalizio ed alcuni imprenditori, che si sono prestati ad
intestarsi beni e attività economiche, in realtà riconducibili al sodalizio CONTINI. Al riguardo, l’operazione “Black
371
Il 31 marzo 2018, a Forcella, sono stati esplosi colpi di arma da fuoco nelle vicinanze dell’abitazione di un affiliato alla famiglia DE MARTINO.
372
L’8 marzo 2018, in Piazza del Carmine, contigua al quartiere Mercato, durante la notte, sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco contro il
portone di un edificio. Il 6 giugno 2018, sono stati esplosi numerosi colpi di pistola nel quartiere Case Nuove, in una via dove, a poca distanza
l’una dall’altro, abitano la cugina del capo del clan RINALDI ed il capo del gruppo CALDARELLI.
373
Il 12 gennaio 2018, nella zona Mercato, è stato oggetto di minacce, un pregiudicato, zio del capo del gruppo MAGGIO, attualmente collaboratore
di giustizia. Il sodalizio, nato da una scissione del clan MAZZARELLA, ambiva ad avere un ruolo autonomo nella zona che comprende piazza
Mercato, Porta Nolana, Soprammuro e Case Nuove. La vittima delle minacce è tra i destinatari dell’OCC n. 2/18 emessa l’11 gennaio 2018 dal
GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 9661/16 RGNR), per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e per avere favorito la latitanza del
capo clan.
374
Tramite la famiglia DE MARTINO. Il 18 giugno 2018 sono stati esplosi alcuni colpi di arma da fuoco contro un edificio dove abita un pregiu-
dicato affiliato al clan CONTINI. L’evento sarebbe riconducibile alla contesa per la gestione dello spaccio di stupefacenti nella zona del Borgo
Sant’Antonio.
375
Referente del clan CONTINI è la famiglia RUSSO.
1° semestre
20 1 8
132 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Bet”376, condotta dalla DIA di Napoli, ha coinvolto 3 fratelli imprenditori (attivi nella commercializzazione di
giocattoli, nel settore delle scommesse e nell’attività di ristorazione), le mogli di due di loro ed un prestanome,
accusati di intestazione fittizia di beni, aggravata dall’agevolazione dei clan CONTINI e SARNO377. Contestual-
mente, è stato eseguito il sequestro di magazzini, negozi e ristoranti a Napoli e nel casertano.
Non si sottraggono a dinamiche di tensione i Quartieri Spagnoli, dove si sono verificati alcuni episodi di esplo-
sione di colpi d’arma da fuoco contro le saracinesche di attività commerciali. Nell’area sono presenti numerosi
clan, alcuni dei quali in difficoltà operative a causa dello stato di detenzione di affiliati di spicco, come nel caso
del gruppo TERRACCIANO.
Nella zona, altri sodalizi avrebbero invece avuto nuova linfa, come lo storico clan MARIANO, che a seguito delle
recenti scarcerazioni (da ultimo quella del capo clan, tornato in libertà il 17 aprile 2018) potrebbe mirare a propositi
di riorganizzazione del gruppo.
Anche il cartello RICCI-SALTALAMACCHIA-ESPOSITO, in conflitto con i MARIANO per il controllo dello spac-
cio di droga e delle estorsioni378, avrebbe arruolato nuove leve, tra cui i componenti della famiglia FARELLI, inde-
bolita dagli arresti effettuati il 30 gennaio 2018379. Dall’indagine è emerso che quest’ultimo gruppo, gestito da
donne di mafia, controllava un vasto sistema di usura, che avrebbe prodotto un giro di affari di circa 20.000 euro
al mese. I FARELLI, giovandosi del vuoto di potere creatosi nel corso degli anni nei Quartieri Spagnoli e in ac-
cordo con il sodalizio ELIA, aveva assunto il controllo di quattro piazze di spaccio (ai Quartieri Spagnoli e al Pal-
lonetto di Santa Lucia), utilizzate giorno e notte per la vendita di cocaina.
Nell’ambito del citato cartello, il gruppo SALTALAMACCHIA, al quale si sono affiliati esuli del clan GIULIANO
in disaccordo con la gestione del loro capo, ha stretto accordi con i SIBILLO della zona dei Decumani ed i BRU-
NETTI della zona del Vasto, rivelando mire espansionistiche nelle limitrofe aree del Cavone, della Pignaseccca,
del rione Montesanto e della zona Porto380, controllate da gruppi locali.
376
OCC n. 207/18 emessa il 23 aprile 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 51263/12 RGNR).
377
Gli imprenditori erano già stati arrestati a luglio 2017, per un’altra inchiesta che ha riguardato intestazioni fittizie di beni, ma erano stati scar-
cerati dal Tribunale del Riesame.
378
Il 5 gennaio 2018, durante la notte, nel cuore dei Quartieri Spagnoli, si è verificata una sparatoria nel corso della quale è stato ferito un pre-
giudicato ritenuto vicino al gruppo ESPOSITO.
379
In esecuzione dell’OCC n. 2/18 emessa il 30 dicembre 2017 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 9661/16 RGNR). Le indagini hanno consentito,
inoltre, di identificare l’autore di un tentato omicidio risalente al 2015, già arrestato il 30 novembre 2017 (a seguito di Decreto di fermo nel-
l’ambito del p.p. 34039/17 RGNR) poiché ritenuto responsabile di un analogo delitto, consumato il 17 novembre 2017.
380
In seguito ai provvedimenti restrittivi, emessi negli anni scorsi, a carico di esponenti storici dei locali gruppi PRINNO e TRONGONE, cui era
subentrato il sodalizio MARTINELLI-PORCINO, anch’esso, poi, oggetto di provvedimenti cautelari.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 133
Nella c.d. “zona delle Chianche” risultano operativi i gruppi MASIELLO (famiglia storicamente intranea al clan MA-
RIANO) - MAZZANTI.
Nel territorio del Cavone, la presenza dei vertici del gruppo LEPRE381 rappresenta un ostacolo ai tentativi di in-
sediamento da parte del clan SALTALAMACCHIA382.
Nell’area compresa tra Piazza Mazzini, via Salvator Rosa ed in parte di Corso Vittorio Emanuele, la gestione
delle attività illecite, prevalentemente spaccio di stupefacenti ed estorsioni, è appannaggio della famiglia FER-
RIGNO383, collegata all’asse SALTALAMACCHIA-SIBILLO-BRUNETTI.
Gli scenari criminali nel quartiere Sanità appaiono significativamente trasformati anche a seguito dalla faida, av-
viata nel 2017, tra i gruppi, in passato alleati, VASTARELLA (egemone nella zona delle Fontanelle) e SEQUINO
(stanziato in via Santa Maria Antesaecula). Gli arresti del 3 marzo 2018, di esponenti del sodalizio VASTARELLA,
tra cui il capo clan384, hanno ulteriormente destabilizzato gli equilibri, facendo registrare l’attuale supremazia dei
SEQUINO, legati all’altra storica famiglia della zona dei SAVARESE. Gli arresti hanno indebolito anche il clan
GENIDONI-SPINA-ESPOSITO, in passato scontratosi con i VASTARELLA.
Nella zona c.d. dei Miracoli è operativo anche il gruppo MAURO, collegato ai VASTARELLA. Per quanto attiene
alla citata famiglia SAVARESE, insediata nella zona dei Cristallini e legata anche ai GENIDONI-SPINA-ESPOSITO,
seppur non si registrino particolari episodi che ne documentino l’operatività, non può ritenersi esclusa dalle di-
namiche criminali, potendo contare sulla presenza di elementi apicali sul territorio.
A San Ferdinando operano i sodalizi PICCIRILLO/FRIZZIERO e CIRELLA (zona di Mergellina-Torretta), STRAZ-
ZULLO (vicoli della Riviera di Chiaia), INNOCENTI (salita Vetriera). Nel mese di maggio 2018, uno dei capi del
clan FRIZZIERO è stato scarcerato; il successivo mese di aprile un altro esponente di spicco della famiglia, latitante,
è stato, invece, localizzato e tratto in arresto. I gruppi in questione, legati al clan CALONE di Posillipo, sono dediti
prevalentemente ad attività di spaccio di stupefacenti, in particolare cocaina, ed alle estorsioni.
381
Uno dei componenti di vertice della famiglia LEPRE, agli arresti domiciliari dal mese di febbraio 2018, è deceduto, per cause naturali, il suc-
cessivo mese di settembre; la moglie, arrestata dai militari dell’Arma dei carabinieri l’1 marzo 2018, in esecuzione dell’ordine di carcerazione
n. 19/2016 SIEP del 28 febbraio 2018, con provvedimento emesso il 29 marzo 2018 dal Magistrato di sorveglianza di Napoli, è stata sottoposta
a detenzione domiciliare.
382
A tali dinamiche potrebbe ricondursi il ferimento di un pregiudicato vicino ad esponenti del clan LEPRE, avvenuto la notte tra il 21 ed il 22
febbraio 2018.
383
Il 22 febbraio 2018, poco tempo dopo il citato ferimento, sono stati arrestati per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali e detenzione
abusiva di armi, due pregiudicati ritenuti vicini alla famiglia FERRIGNO.
384
In esecuzione dell’OCC n. 91/18 emessa il 20 febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 21705/17 RGNR), per associazione per de-
linquere di stampo mafioso, tentata estorsione, detenzione e porto illegale di arma, ricettazione aggravata dal metodo mafioso. Il 27 gennaio
2018, sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco contro il portone di uno stabile dove abita un soggetto legato al clan VASTARELLA.
1° semestre
20 1 8
134 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
L’area di Chiaia è stata teatro di numerosi episodi riferibili a scontri tra gruppi di giovani, alcuni dei quali pro-
venienti dalle periferie del capoluogo, che si consumano a ridosso dei luoghi del divertimento notturno, indicativi
di una violenza metropolitana diffusa.
Nella zona del Pallonetto a Santa Lucia, dopo gli arresti che, nel 2017, hanno decapitato lo storico gruppo ELIA,
ha acquisito nuovi spazi il clan MAZZARELLA, che vi opera tramite la famiglia DI MEGLIO.
Area Settentrionale - quartieri Vomero ed Arenella, Secondigliano, Scampia, San Pietro a Patierno, Miano, Pi-
scinola, Chiaiano.
In continua evoluzione sono le dinamiche criminali nell’area nord della città di Napoli, sulle quali hanno un
ruolo determinate l’esecuzione di provvedimenti cautelari e le collaborazioni processuali di affiliati di spicco. Le
feroci faide che hanno insanguinato quest’area e la dura repressione che ne è conseguita, hanno indotto i gruppi
superstiti ad evitare contrapposizioni armate, ormai non più sostenibili.
Al loro interno i sodalizi sono costantemente alle prese con rimodulazioni organiche, anche di tipo violento. Lo
scompaginamento dei cartelli per la gestione del traffico di stupefacenti e la migrazione di grossi narcotrafficanti
sudamericani verso altri aggregati criminali hanno indotto alcuni sodalizi a modificare il loro modus operandi. Si
punta, ora, a trarre un immediato guadagno dall’intermediazione nella compravendita di stupefacenti, attraverso
un fitto reticolo di trasportatori e cessionari svincolati dalle vecchie strutture delle piazze di spaccio. Sebbene la
situazione geo-criminale sia in forte mutazione, i clan locali non sembrerebbero dissolti.
Nei quartieri Vomero e Arenella, l’indebolimento del gruppo CIMMINO, causato dalla detenzione del capo clan,
ha lasciato maggiore spazi di manovra a sodalizi legati alle famiglie di Marano di Napoli, quali i SIMEOLI.
La zona collinare subisce, infatti, l’influenza dei gruppi POLVERINO e ORLANDO, originari di Marano, interes-
sati ad assumerne il controllo delle attività illecite che ruotano attorno al comparto sanitario pubblico.
A Secondigliano continua ad esercitare la propria influenza, anche su altri clan presenti sul territorio, il gruppo
DI LAURO, sodalizio locale dotato di una solida struttura operativa e di notevoli disponibilità economiche accu-
mulate in anni di gestione, in regime quasi monopolistico, dei traffici di stupefacenti. Uno dei figli del capo clan
è stato scarcerato il 22 marzo 2018, mentre un altro esponente, latitante dal 2012, è stato inserito, quale latitante
di massima pericolosità, nel Programma Speciale di Ricerca del Ministero dell’Interno.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 135
Nell’area risulta operativo il c.d. clan della VANELLA GRASSI385, facente capo alle famiglie PETRICCIONE-MEN-
NETTA-MAGNETTI-ACCURSO. Il citato cartello, in assenza di un saldo elemento apicale di riferimento, appare
segmentato in tronconi, ognuno con una propria autonomia e struttura militare. Una frangia opererebbe tra le
palazzine di via Paternum ed il rione Berlingieri, con contatti diretti con gli AMATO-PAGANO e sarebbe in buoni
rapporti con i DI LAURO. Un’altra fazione vedrebbe il quartier generale nel centro storico di Secondigliano, tra
vico Lungo Ponte e via Dante, con un ulteriore gruppo stanziato a Scampia.
La piazza di spaccio delle c.d. Case Celesti, agglomerato di edilizia popolare sito in via Limitone d’Arzano, con-
tinua ad essere gestita dal clan MARINO, legato alla VANELLA GRASSI. Nel mese di febbraio 2018, è stata con-
clusa un’indagine per il reato di associazione di tipo mafioso386, che ha riguardato un traffico di stupefacenti, in
cui sono state coinvolte figure di vertice dei DI LAURO e dei VANELLA GRASSI, tra cui uno dei figli del capo
del primo gruppo, in affari tra loro e con altre consorterie, tra cui i MARFELLA-PESCE di Pianura. È stato possibile
accertare, inoltre, il coinvolgimento di due appartenenti alle Forze dell’ordine, uno dei quali con ruolo di vertice
in uno dei sottogruppi coinvolti nell’operazione387.
Nell’area si registrano interessi criminali anche del sodalizio GRIMALDI, originario di San Pietro a Patierno, ma
con legami consolidati a Secondigliano, stabiliti grazie ai passati legami con il clan LICCIARDI.
Relativamente ai sodalizi CESARANO del rione Kennedy e LEONARDI, il cui capo è collaboratore di giustizia,
non si riscontrano, allo stato, elementi attestanti la loro operatività.
Il clan GRIMALDI avrebbe esteso la sua operatività in un’altra area storicamente deputata ai traffici di droga, il
rione Berlingieri, tramite un gruppo collegato al quale hanno aderito un folto numero di giovani del quartiere.
Gli altri gruppi criminali della zona di Secondigliano-Scampia, le famiglie ABETE, NOTTURNO, ABBINANTE,
che avevano aderito al sodalizio VANELLA GRASSI, per poi distaccarsene, stanno vivendo una situazione di in-
debolimento della struttura operativa dovuta alla scelta di collaborare con l’A.G. di alcuni elementi di vertice e
alla detenzione di altri in regime di carcere duro ex art. 41 bis o.p. . Ciò, nonostante gestiscano alcune tra le piazze
più redditizie dell’intera area: case dei Puffi, Sette Palazzi e lo Chalet Bakù.
385
Nato dalla scissione dal sodalizio AMATO-PAGANO, a sua volta già scissosi dai DI LAURO.
386
OCC n. 28/18 emessa il 18 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 52123/12 RGNR), per associazione di tipo mafioso, associazione
finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio ed altro. Le indagini hanno documentato l’operatività dei clan a partire dal 2012, epoca
in cui, dopo la definitiva scissione dai DI LAURO, avvenuta nel 2007, il gruppo della VANELLA GRASSI si era affermato sempre più sugli
scenari di Secondigliano e Scampia, stringendo alleanze con i MARINO e LEONARDI e dando vita allo scontro armato con gli ABETE-AB-
BINANTE-NOTTURNO.
387
Quest’ultimo avrebbe fatto da intermediario per i DI LAURO per l’acquisto di cocaina da narcotrafficanti dell’area vesuviana, attivato, grazie
al proprio sotto-gruppo, un florido canale di smercio di hashish nella zona di San Severo (FG), favorito la latitanza del capo del gruppo MEN-
NETTA, concorso nel tentato omicidio di un elemento apicale del clan ABBINANTE, organizzato dal sodalizio VANELLA GRASSI.
1° semestre
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136 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il 30 gennaio 2018 è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare che ha ulteriormente colpito il cartello, in-
dividuando mandanti ed esecutori di due omicidi consumati nel corso della terza faida di Scampia-Secondigliano
che ha visto contrapporsi il cartello ABETE-ABBINANTE-NOTTURNO-APREA ed il gruppo della VANELLA
GRASSI388.
A Scampia, alcune piazze di spaccio sono rimaste sotto il controllo del sodalizio AMATO-PAGANO, ritiratosi in
provincia dopo la faida contro i VANELLA GRASSI389.
A Miano, la collaborazione con l’A.G. di numerosi elementi di vertice della famiglia LO RUSSO, alias “i Capitoni”,
operativa nelle aree del rione San Gaetano, Piscinola, Chiaiano390, Marianella, sta contribuendo ad una rimodu-
lazione degli equilibri criminali. Tra febbraio e giugno 2018 sono stati eseguiti diversi provvedimenti cautelari
che hanno consentito di far luce sia su omicidi risalenti nel tempo, che su fatti più recenti391.
Un’ordinanza eseguita il 30 maggio dalla Polizia di Stato392 ha evidenziato gli accordi stretti tra i LO RUSSO ed
i vertici del clan AMATO-PAGANO finalizzati all’eliminazione degli affiliati ritenuti “scomodi” dai rispettivi
gruppi di appartenenza, con un reciproco scambio di killer. Un indicatore del legame tra i gruppi emerge dalla cir-
costanze che uno vertici della famiglia PAGANO ha fatto da “compare di nozze” al matrimonio del suo omologo,
all’interno del clan LO RUSSO.
Altri provvedimenti hanno riguardato connivenze tra il clan LO RUSSO e professionisti che hanno agito da pre-
stanome per conto del gruppo, nella gestione di alcuni noti ristoranti di Napoli (operazione “Snakes”, condotta
dalla DIA di Napoli393).
388
OCC n. 24/18 emessa il 12 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 48729/14 RGNR). Nell’ordinanza si richiamano anche due gravi
episodi avvenuti nel 2012, mai denunciati per non attirare sulla zona l’attenzione delle Forze di Polizia: la mancata esplosione, a causa di un
malfunzionamento, di una bomba a mano a Scampia, all’interno del piazzale del lotto denominato “Case Celesti” e la deflagrazione di un se-
condo ordigno, sempre a Scampia, all’interno del “Lotto G”: eventi riconducibili al sodalizio ABETE-ABBINANTE-NOTTURNO, che provoca-
rono due feriti ed il danneggiamento di varie autovetture.
389
A Scampia controllano lo spaccio di sostanze stupefacenti in alcuni comparti (Lotto SC/3 – Comparto H “Sette Palazzi” - Lotto P); in provincia
sono operativi a Marano, Melito, Mugnano ed in parte del territorio di Casavatore.
390
A Chiaiano e Marianella è operativo anche il gruppo STABILE, destabilizzato da una serie di operazioni giudiziarie. L’8 aprile 2018, un pre-
giudicato, vicino alla famiglia STABILE, è stato ferito, in corso Marianella, da colpi d’arma da fuoco.
391
OCC n. 63/18 emessa il 1° febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 9674/14 RGNR); OCC emessa il 4 aprile 2018 dal GIP del Tri-
bunale di Napoli (p.p. 5797/18 RGNR e 7304/18 RG GIP); OCC n. 242/18 emessa il 16 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p.
31547/15 RGNR); OCC n. 276/18 emessa il 4 giugno 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 9674/14 RGNR). Alcune vittime di questi
omicidi erano soggetti intranei ai LO RUSSO, eliminati su mandato dei vertici dello stesso clan per avere tentato di ritagliarsi spazi di auto-
nomia.
392
OCC n. 252/18 emessa il 21 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 40753/16 RGNR).
393
OCC n. 233/18 emessa il 9 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 9674/14 RGNR).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 137
Le descritte vicende hanno agevolato la formazione di svariati neo gruppi ai quali avrebbero aderito i sodali che
hanno evitato le misure restrittive operate nei confronti del clan. Al momento, il sodalizio PERFETTO avrebbe as-
sunto tra tutti una posizione di vantaggio, con l’inserimento anche di fedelissimi dei LO RUSSO. In tal modo i
PERFETTO avrebbero soppiantato il gruppo NAPPELLO che, in un primo momento, aveva preso l’eredità dei
Capitoni (famiglia LO RUSSO), per poi perdere terreno a seguito dell’uccisione del capo clan e del nipote (maggio
2017), e dell’arresto del nuovo leader (novembre 2017). A tale evoluzione del panorama criminale locale potrebbe
ricondursi il duplice omicidio, consumato il 7 febbraio 2018, di due soggetti già legati ai NAPPELLO e poi tran-
sitati nel sodalizio PERFETTO.
Nella zona è operativo anche il gruppo BALZANO, che ha raccolto nuove leve riunitesi attorno ad un manipolo di
giovanissimi un tempo legati ai NAPPELLO394.
Sull’area in esame potrebbe nutrire mire espansionistiche il clan LICCIARDI della Masseria Cardone395, storico ri-
vale dei LO RUSSO, rafforzato dalla scarcerazione di alcuni elementi di vertice, l’ultima avvenuta l’11 marzo 2018.
Il precedente mese di gennaio, la DIA di Padova ha localizzato in Messico, dove viveva da anni con la famiglia
e gestiva un’attività commerciale di ristorazione, un pregiudicato, latitante dal maggio 2007, ricercato per l’ese-
cuzione di una condanna comminatagli dal Tribunale di Verona per estorsione (perpetrata anche durante il pe-
riodo di latitanza all’estero) ed usura, commesse nelle province di Verona e Brescia, tra il 2005 e il 2009, ai danni
di numerosi commercianti di abbigliamento, per conto della c.d. “Alleanza di Secondigliano” ed, in particolare, del
clan LICCIARDI396.
394
Al gruppo BALZANO sarebbero riconducibili i tre kalashnikov, un fucile a pompa, due mitragliette, una carabina calibro 44 e varie munizioni
rinvenute dai Carabinieri il 23 giugno 2018, in un’automobile abbandonata a Miano.
395
Il clan controlla parte dell’area di Secondigliano e del rione Don Guanella.
396
Il 31 gennaio il latitante è rientrato in Italia, estradato dalla Spagna.
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138 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
ed il clan RINALDI, egemone nel rione Villa e con mire espansionistiche nelle zone limitrofe397. Gli equilibri della
citata area si riflettono nel confinante quartiere Ponticelli, in particolare nel c.d. Lotto 0, dove opera il sodalizio DE
LUCA BOSSA-MINICHINI e nel Rione De Gasperi, in cui esercita la sua influenza criminale il gruppo SCHISA
(c.d. dei Pazzignani), composto da reduci del clan SARNO. Questi gruppi si sono coalizzati con gli APREA di Barra
e con la famiglia RINALDI per imporsi nell’area orientale di Napoli, in contrasto con il sodalizio MAZZARELLA.
Il gruppo MAZZARELLA continua ad essere predominante a San Giovanni a Teduccio, supportato dal clan D’A-
MICO398. A settembre 2018, un capostipite della famiglia MAZZARELLA è deceduto per cause naturali. Era con-
siderato un elemento di spicco della “vecchia camorra”, nipote degli ZAZA, tra i primi, nel contesto criminale
campano, a affiliarsi, negli anni ’70, a cosa nostra siciliana. La consorteria aveva mantenuto il predominio, nono-
stante i numerosi provvedimenti giudiziari e l’opposizione di organizzazioni contendenti, in particolare dei clan
CONTINI e RINALDI-REALE, per il pieno controllo delle zone del centro di Napoli (Forcella, Maddalena, Mer-
cato, rione Luzzatti, rione Sant’Alfonso)399. La conflittualità tra i RINALDI ed i MAZZARELLA ha visto una ri-
presa a seguito delle scarcerazioni di personaggi di rilievo dell’una e dell’altra consorteria criminale. A ciò si
aggiunga anche l’attività repressiva delle Forze dell’ordine, che ha creato repentini sbilanciamenti tra le fazioni
contrapposte. Inoltre, lo scontro si sarebbe riacutizzato dopo gli arresti del novembre 2017 di numerosi esponenti
del clan DE MICCO, operante nel quartiere di Ponticelli, già zona di influenza del disciolto clan SARNO, alleato
ai MAZZARELLA. I provvedimenti avrebbero dato spazio a tentativi di conquista di quel territorio da parte dei
RINALDI.
Risale al mese di febbraio un decreto di fermo400 eseguito dalla Polizia di Stato nei confronti del reggente del clan
MAZZARELLA e di altri elementi di spicco401.
397
Il 25 marzo 2018 militari dell’Arma dei carabinieri hanno tratto in arresto 8 persone, alcune ritenute affiliate al clan RINALDI, altre ad una co-
stola della famiglia SARNO, nota come i “Pazzignani”, ritenute responsabili, a vario titolo, del duplice omicidio, avvenuto nel Lotto 0 di Pon-
ticelli, il 7 giugno del 2016, in cui perse la vita anche un diciannovenne, vittima innocente dell’agguato. L’operazione è stata effettuata in
esecuzione dall’OCC n. 126/18 emessa il 13 marzo 2018 dal GIP presso il Tribunale di Napoli (p.p. 31294/17 PM): tra gli arrestati, ritenuti re-
sponsabili a vario titolo di omicidio aggravato da finalità mafiose e detenzione di armi da guerra, figurano molte donne. Il provvedimento ha
riguardato anche il reggente del clan RINALDI, tornato in libertà il 12 aprile 2018, ed i vertici delle famiglie MINICHINI e DE LUCA BOSSA.
398
Il 3 maggio 2018 militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito il Decreto di fermo emesso nell’ambito del p.p. 10891/18 RGNR dalla DDA
di Napoli, per estorsione e tentato auto riciclaggio, aggravati dalla matrice camorristica, 5 persone affiliate al clan D’AMICO, tra le quali il
capo clan. Tra i destinatari del provvedimento 1 pregiudicato, figlio di un cognato dei fratelli D’AMICO. Quest’ultimo, il 13 aprile precedente,
era stato vittima di un tentato omicidio, maturato nell’ambito dello scontro tra i D’AMICO-MAZZARELLA ed i RINALDI.
399
Il clan MAZZARELLA oltre a controllare alcune zone di Napoli – il quartiere Mercato, l’area cd. delle Case Nuove, la Maddalena, la Duchesca,
la zona di Poggioreale, ha articolazioni operative anche nei comuni di Cercola e San Giorgio a Cremano.
400
Decreto di fermo n. 5117/R/2018 RGNR PM, emesso il 5 febbraio 2018 dalla DDA di Napoli, per i reati di associazione di tipo mafioso ed
altro, convalidato dal GIP il 14 febbraio successivo .
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 139
Tuttavia, dalla lettura di un ulteriore provvedimento cautelare eseguito sempre dalla Polizia di Stato402, emerge
che i MAZZARELLA disporrebbero di una notevole quantità di armi e agirebbero in modo particolarmente spre-
giudicato. Nell’ordinanza in argomento, tra l’altro, si richiama l’omicidio di un affiliato al clan FORMICOLA,
consumato nel 2012, che avrebbe segnato la rottura tra quest’ultimo gruppo ed i MAZZARELLA, un tempo alleati,
sancendo un avvicinamento dei FORMICOLA al sodalizio RINALDI-REALE.
In tale contesto si inquadrerebbero gli omicidi, le azioni di fuoco e gli attentati dinamitardi che hanno coinvolto
appartenenti ai vari gruppi, nonchè pregiudicati legati alle famiglie RINALDI e FORMICOLA403.
Il quartiere Ponticelli è stato teatro di reiterati e violenti episodi di scontri armati. A seguito degli arresti di no-
vembre del 2017404 nei confronti del clan DE MICCO405, il cartello di famiglie DE LUCA BOSSA-MINICHINI-
SCHISA avrebbe preso il sopravvento sull’intera area, grazie anche ad un’alleanza intessuta con i
RINALDI-REALE-FORMICOLA. In tale contesto rileva anche il dinamismo criminale del gruppo DE MARTINO,
retto da un fedelissimo del sodalizio DE MICCO ed avversario dei DE LUCA BOSSA-MINICHINI.
401
Il 5 maggio 2018, in Germania, a Taunstein, una cittadina vicina a Monaco di Baviera, è stato tratto in arresto un affiliato al clan MAZZARELLA
in esecuzione dell’OCC n. 108/18 emessa il 17 febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 5117/15 RGNR).
402
OCC n. 356/18 emessa il 12 luglio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 5117/15 RGNR), per associazione di tipo mafioso, estorsione ed
altro.
403
Il primo episodio del 2018 risale al 4 gennaio 2018, quando è stato esploso un colpo di arma da fuoco contro l’abitazione di un affiliato di
spicco del clan RINALDI; il 12 gennaio 2018, nella stessa area è stata incendiata l’auto della moglie di un esponente del clan FORMICOLA; il
14 gennaio sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco, contro l’abitazione di due pregiudicati appartenenti ad un gruppo familiare che riveste
un ruolo di spicco all’interno del clan MAZZARELLA; il 22 gennaio 2018 è stato rinvenuto il corpo senza vita di una donna, pregiudicata,
legata da vincoli di parentela ad un appartenente alla famiglia RINALDI; il 31 marzo 2018, il 7 maggio ed il 26 maggio, sono stati esplosi colpi
di arma da fuoco contro stabili in cui abitano pregiudicati legati al clan RINALDI, tra i quali il reggente del gruppo. Altri analoghi episodi si
sono verificati il 1° ed il 2 aprile 2018, nel quartiere Ponticelli. Tra gli affiliati ai MAZZARELLA maggiormente colpiti, sin dal mese di novembre
2017, da una serie di episodi intimidatori, figurano alcuni componenti della famiglia BONAVOLTA, coinvolta nelle indagini che hanno condotto
all’emissione del provvedimento di fermo del 5 febbraio 2018 e dell’ordinanza del 12 luglio. Tra questi si segnalano l’esplosione di due
ordigni, il primo a novembre 2017, il secondo il 14 giugno 2018, che hanno provocato la distruzione di due bar loro riconducibili, mentre il 19
febbraio 2018, sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di un edificio dove abitano alcuni componenti di quel nucleo familiare.
Un analogo episodio si è verificato l’11 marzo 2018, quando, durante la notte, sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco che hanno danneggiato
diverse autovetture parcheggiate, tra le quali una di proprietà del capostipite dei BONAVOLTA. Un’altra aggressione si è registrata il 2 agosto
2018, quando è stato vittima di un pestaggio, ad opera di 10 persone, uno dei proprietari del locali sopracitati, figlio e fratello di due dei de-
stinatari del provvedimento cautelare del mese di luglio. Tra le ipotesi investigative circa il movente di questi attentati, gli investigatori non
escludono una ritorsione da parte del gruppo MAZZARELLA per partite di droga non pagate dai BONAVOLTA.
404
OCCC emessa dal GIP del Tribunale di Napoli nell’ambito del p.p. 42578/13 RGNR, 24730/14 RG GIP e 485/17 RG MC.
405
Il 12 marzo 2018, è stato ferito da colpi di arma da fuoco un pregiudicato, deceduto il giorno successivo, non inserito in organizzazioni criminali
che potrebbe essere stato ucciso per vicende legate alla vendita di stupefacenti ed al suo rifiuto di versare il “pizzo” ai nuovi gruppi subentrati
al clan DE MICCO.
1° semestre
20 1 8
140 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il tracollo dei DE MICCO ha comportato il susseguirsi di azioni intimidatorie406 nell’intera area, consentendo la
risalita del clan CUCCARO, presente nel vicino quartiere Barra407. Un altro sodalizio operativo a Barra, il gruppo
APREA, decimato dai numerosi arresti, per non perdere autorevolezza si sarebbe coalizzato con il cartello DE
LUCA BOSSA-MINICHINI- RINALDI. In tale contesto, il nipote di un elemento di spicco del clan CELESTE (nei
primi anni 2000, contrapposta, con gli alleati sodalizi GUARINO e ALBERTO, al clan APREA) si è inserito con un
autonomo gruppo nelle attività di usura, ricettazione e dello spaccio di droga.
406
Il 29 gennaio 2018 personale della Polizia di Stato ha tratto in arresto, in esecuzione dell’OCC n. 36/2018 emessa dal GIP del Tribunale di
Napoli (p.p. 37976/17 RGNR), la madre del capo del gruppo DE MARTINO, presso la cui abitazione, a dicembre 2017, erano state rinvenute
armi e munizioni. Il 25 giugno 2018 personale della Polizia di Stato notava quattro persone a bordo di scooter, con il volto parzialmente
coperto, tutti armati che tentavano di accedere al cortile del palazzo ove abita un pregiudicato legato ai DE LUCA BOSSA-MINICHINI ma
allertati dalla presenza degli agenti si davano alla fuga. Gli stessi venivano tuttavia riconosciuti quali pregiudicati legati ai DE MARTINO/DE
MICCO. Uno di loro, il 24 aprile 2018, era stato oggetto di colpi d’arma da fuoco esplosi da ignoti nei pressi della propria abitazione, mentre
un altro pregiudicato, membro della famiglia DE MARTINO e marito della donna arrestata il 29 gennaio, nella stessa giornata del 25 giugno,
è stato ferito da colpi d’arma da fuoco. Il 13 marzo 2018, è stato ucciso un pregiudicato nel quartier generale del clan DE LUCA BOSSA; il 26
aprile 2018, nel corso di un altro agguato, un pregiudicato è stato ucciso ed un altro ferito.
407
Il 3 maggio 2018, nel quartiere Barra, i carabinieri hanno arrestato un latitante, irreperibile dal maggio 2016, appartenente al sodalizio GALLO-
LIMELLI-VANGONE, di Boscotrecase, destinatario dell’OCC emesso il 12 maggio 2016 dalla Corte di Appello di Napoli (p.p. 6673/15 RG C
Appello, 27184/97 RGNR e 2108/08 RG 1° grado), poiché condannato a 12 anni e 4 mesi di reclusione per il reato di associazione finalizzata
al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso.
408
Il 31 dicembre 2017, in un agguato di camorra, è stata uccisa la moglie.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 141
A Fuorigrotta si confermano i passati equilibri, con il rientro del gruppo VITALE-TRONCONE nella sfera di in-
fluenza del clan ZAZO, attivo nel traffico internazionale di stupefacenti.
A Pianura, i gruppi che si sono contesi la supremazia sul territorio, i PESCE-MARFELLA ed i MELE, non solo
sono stati colpiti dai numerosi arresti e condanne409, ma sono stati anche destabilizzati dalle scelte collaborative
di molti affiliati, che hanno determinato la cessazione delle ostilità.
L’11 marzo410 e il successivo 31 maggio 2018411, il gruppo costituito nel 2017, all’indomani dei provvedimenti cau-
telari che avevano colpito il clan PESCE-MARFELLA, è stato di fatto smantellato con l’arresto del soggetto, del
suo faccendiere e di due complici.
Sul territorio risulta, infine, operativo anche un sodalizio composto da ex affiliati ai clan MELE, con i quali si sono
consorziati altri pregiudicati del quartiere.
A Soccavo permangono le difficoltà operative del clan GRIMALDI, con vantaggio per il gruppo VIGILIA, presente
nell’area di “Soccavo Vecchia”, alleato con il clan PESCE-MARFELLA ed in perdurante conflittualità con la famiglia
SORIANIELLO, egemone nella parte bassa del quartiere. Il 9 gennaio 2018, è stato tratto in arresto il reggente
del gruppo.
Nel rione Traiano risulta ancora operativo, seppure fortemente indebolimento, il gruppo PUCCINELLI-PETRONE,
nel cui ambito si registra la scarcerazione, a febbraio 2018, del figlio del capo della famiglia PUCCINELLI, sotto-
posto agli arresti domiciliari.
In espansione, invece, il clan CUTOLO per il controllo del mercato degli stupefacenti.
409
Il 7 maggio 2018, il GIP presso il Tribunale di Napoli, all’esito di un processo celebrato con rito abbreviato, ha emesso una sentenza che ha di-
sposto 24 condanne totali, tra cui due ergastoli, di affiliati ad entrambe le consorterie. L’ergastolo è stato disposto per il figlio del capo del
gruppo MARFELLA e di un altro pregiudicato, ritenuto insieme al primo, responsabile di un omicidio risalente al 2013, in pregiudizio di un
affiliato al gruppo MELE.
410
OCC n. 119/18 emessa il 7 marzo 2018, dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 82/2018 RGNR), per i reati di estorsione aggravata dall’art. 7
L.203/91. Le condotte contestate riguardano due differenti vicende estorsive ai danni del titolare di un negozio di abbigliamento e del titolare
di un’azienda di autonoleggio. In entrambi gli episodi, i responsabili hanno fatto riferimento all’ appartenenza al clan PESCE-MARFELLA.
411
OCC n. 260/18 emessa il 25 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 6452/2018 RG PM), per i estorsione aggravata dal metodo ma-
fioso.
1° semestre
20 1 8
142 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Area provinciale
Una situazione di maggiore stabilità caratterizza gli assetti criminali del restante territorio della provincia par-
tenopea, dove è ancora saldo il potere criminale di sodalizi storici, per quanto anche questi colpiti da provvedi-
menti cautelari e da sequestri patrimoniali.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 143
412
Detenuto e collaboratore di giustizia.
413
Provvedimento n. 61/2015 NRG della Corte d’Appello di Napoli.
1° semestre
20 1 8
144 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
testata dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose dei Consigli Comunali di Calvizzano e Caivano, disposti con
Decreti del Presidente della Repubblica, rispettivamente del 20 e 27 aprile 2018414.
A Calvizzano è operativo, tramite la famiglia CARBONE, il gruppo ORLANDO (c.d. dei Carrisi), costola dei NU-
VOLETTA e divenuto nel tempo autonomo, collegato anche al clan POLVERINO, recentemente colpito da nu-
merosi arresti415. Sia i POLVERINO che gli ORLANDO sono stati destinatari di provvedimenti dell’Autorità
Giudiziaria, risalenti alla seconda metà del 2017, che hanno evidenziato la permeabilità dell’Amministrazione
comunale e condotto al citato decreto di scioglimento del 20 aprile.
L’area di Caivano416, centrale nella rivendita di stupefacenti in Campania, rientra nella sfera di influenza criminale
del gruppo MOCCIA, presente anche in altri comuni e originario di Afragola. Il sodalizio esercita il controllo di un’am-
pia fascia del territorio, anche attraverso una capillare attività estorsiva417, nonostante i tentativi di interferenza di
gruppi criminali emergenti in aree confinanti. L’egemonia dei MOCCIA è documentata dall’operazione “Leviathan”
della DIA di Napoli, conclusa nel gennaio 2018 con l’esecuzione della misura cautelare emessa dal GIP presso il
Tribunale di Napoli418. L’indagine ha dimostrato la perdurante operatività del sodalizio, divenuto, nel tempo, una
vera e propria “confederazione” di gruppi, ciascuno dei quali dotato di una propria competenza territoriale, che si
estende nei comuni di Afragola, Caivano, Casoria419, Arzano, Cardito, Crispano420, Frattamaggiore e Frattaminore421.
414
Con il conseguente affidamento della gestione degli enti a Commissioni straordinarie, per la durata di 18 mesi. Nel corso del semestre sono
state prorogate, per ulteriori sei mesi, le gestioni commissariali dei Comuni di Marano di Napoli, Casavatore e Crispano.
415
Il 12 marzo 2018 è stata eseguita l’OCC n. 86/2018 emessa il 14 febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 25889/17 RGNR PM, ope-
razione «Smoking»), nei confronti di un’associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, con base a Marano di Napoli, i cui promotori
sono ritenuti vicini agli ORLANDO. Tra gli indagati figurano anche soggetti intranei ai clan NUVOLETTA e POLVERINO. L’organizzazione
rappresentava il punto di congiunzione con altri fornitori di droga inseriti diversi contesti criminali, che operavano tramite la suddetta orga-
nizzazione con il sistema delle cd. “puntate” per l’acquisto di partite di stupefacenti. La droga, in particolare hashish, rivenduta in Campania
e nel Lazio, giungeva dal Marocco attraverso la Spagna.
Il 7 giugno 2018 militari dell’Arma dei carabinieri hanno tratto in arresto, in esecuzione del Decreto di fermo di indiziato di delitto n.
25888/17/21 RG della DDA di Napoli, 2 affiliati al clan ORLANDO, ritenuti responsabili, in concorso, del reato di estorsione, aggravata dal
metodo mafioso, effettuata alla fine del 2017, ai danni del titolare di un call center con sede a Marano.
416
A Caivano opera il gruppo CICCARELLI che controlla il mercato degli stupefacenti nell’area del Parco Verde.
417
Il 14 marzo 2018, ad Afragola, i Carabinieri in esecuzione dell’OCC n. 154/2018 emessa il 13 marzo dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p.
30490/17 RGNR DDA) hanno arrestato 1 pregiudicato, affiliato al clan MOCCIA, responsabile di estorsione e danneggiamento ai danni di un
consorzio aggiudicatario dell’appalto per la raccolta di rifiuti solidi urbani di quel comune.
418
OCC n. 5/18 RG MC (p.p. 30350/13 RGNR) per i reati di associazione di tipo mafioso, detenzione di armi, estorsione aggravata, riciclaggio.
419
A Casoria, a causa dello stato di detenzione del capo del gruppo ANGELINO, le attività illecite sono controllate da un soggetto appartenente
alla famiglia IODICE, anch’essa gravitante nell’orbita del clan MOCCIA.
420
A Crispano si conferma la presenza del gruppo CENNAMO. Lo storico referente del gruppo è deceduto, per cause naturali, il 17 febbraio 2017,
lasciando la reggenza al figlio che, il 19 ottobre 2017, è stato ferito nel corso di un agguato ed il 23 gennaio 2018 è stato arrestato in esecuzione
all’OCC n. 5/18 RG MC (p.p. 30350/13 RGNR). Attualmente il gruppo è retto da uno dei fratelli minori.
Relazione
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Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 145
Una sinergia che, stando a quanto accertato, si è tradotta anche nella costituzione di una “cassa comune”, frutto
dei proventi delle estorsioni e della vendita di stupefacenti, utilizzati soprattutto per mantenere gli affiliati de-
tenuti e le loro famiglie, impiego indispensabile per limitare il pericolo di delazioni da parte di affiliati detenuti.
Ogni articolazione era gestita da un “senatore”, generalmente scelto tra gli storici affiliati al gruppo, dotato di
una certa autonomia gestionale. Il sodalizio è risultato radicato anche nel Lazio, dove si sarebbe trasferito uno dei
componenti della famiglia che, si legge nel provvedimento restrittivo emesso a conclusione dell’operazione “Le-
viathan”, “... a dispetto dell’asserito (e tanto pubblicizzato) percorso di “dissociazione” dalla camorra intrapreso nei primi
anni 90…” non avrebbe mai reciso i legami con il sodalizio di origine, contribuendo a mantenerlo ancora ai me-
desimi livelli di “eccellenza” del passato. Per delineare compiutamente il contesto criminale locale si deve, tut-
tavia, tenere conto che nel territorio in esame sono in atto cambiamenti strutturali, rispetto alla passata monolitica
leadership del clan MOCCIA422, dovuti all’uscita di scena di personaggi carismatici ed alla crescente aspirazione
di soggetti di secondo piano a gestire le attività illecite sul territorio, proponendosi quali referenti delle diverse
articolazioni territoriali dello storico clan afragolese.
A Melito e Mugnano si conferma la stabile presenza del sodalizio AMATO-PAGANO, che detiene il monopolio del
traffico di stupefacenti, in particolare di cocaina, ed il controllo militare del territorio attraverso l’attività estorsiva423.
A Casavatore si è attenuata l’influenza criminale delle famiglie gravitanti nell’orbita del clan MOCCIA e sembrano
prevalere i sodalizi dell’area Nord di Napoli per il traffico di droga. In particolare, si registra la presenza di soggetti
riconducibili al sodalizio VANELLA GRASSI, che occupano l’area in accordo con il gruppo FERONE, di cui risulta
libero il capo clan.
Ad Arzano operano sia frange criminali riconducibili alle famiglie AMATO-PAGANO, sia gruppi riconducibili al
clan MOCCIA, in competizione tra loro. Il 13 marzo 2018 la Polizia di Stato ed i Carabinieri hanno arrestato424 alcuni
soggetti appartenenti al “gruppo della 167 di Arzano”, costola degli AMATO-PAGANO, tra cui anche un pregiudicato
ritenuto elemento apicale di questi ultimi. Tra i reati contestati alcuni episodi estorsivi ed un duplice omicidio con-
421
A Frattamaggiore e Frattaminore opera il clan PEZZELLA, già referente per conto dei MOCCIA a Cardito e Carditello, collegato con il gruppo
CICCARELLI.
422
Il gruppo non è stato immune da contrasti interni come quello che ha condotto all’omicidio di un personaggio di spicco ucciso a Nettuno (RM),
il 24 luglio 2012, per aver deciso di prendere il controllo del territorio di Caivano, gestito dalla famiglia CICCARELLI.
423
Il 15 febbraio 2018, a Giugliano in Campania (NA), in località Varcaturo, è stato ferito da colpi di arma da fuoco, un pluripregiudicato con
precedenti contrabbando di tabacchi lavorati esteri, commercializzazione di beni contraffatti, ricettazione, estorsione, affiliato al clan AMATO-
PAGANO.
424
OCC n. 111/18 emessa il 2 marzo 2018 (p.p. 35366/15 RGNR).
1° semestre
20 1 8
146 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
sumato, nel febbraio 2014, al fine di eliminare il referente del clan MOCCIA sul territorio di Arzano e consentire
l’ascesa del rivale “gruppo della 167”.
L’area di Sant’Antimo, Casandrino e Grumo Nevano è assoggettata all’influenza criminale dei clan PUCA,
VERDE425, RANUCCI-PETITO-BOTTONE. Uno degli elementi apicali del gruppo RANUCCI è stato arrestato il
12 gennaio 2018, a Formia (LT), dopo un conflitto a fuoco con i Carabinieri426. Il successivo 7 maggio, a Caserta,
dopo circa un anno di latitanza, è stato catturato il reggente del gruppo PUCA427. I citati clan sono prevalentemente
dediti alle estorsioni ed allo spaccio di stupefacenti. Per la consumazione di rapine di particolare rilievo si av-
valgono di un gruppo che fa capo alla sorella del defunto capo del clan PETITO, detenuta.
Pregresse attività investigative hanno acclarato l’esistenza di alleanze tra i predetti sodalizi ed i clan MARRAZZO
e AVERSANO di Casandrino, attualmente quasi dissolti a causa della scelta collaborativa operata dai rispettivi
vertici. Riguardo questi ultimi due sodalizi si evidenzia l’arresto, il 23 gennaio 2018, a Sassari, di un avvocato di
Aversa, latitante dal 22 dicembre 2017, condannato a 11 anni di reclusione per concorso esterno in associazione
mafiosa dalla Corte d’Assise d’Appello di Napoli428.
Il legale campano era stato condannato per aver usato strumentalmente le sue funzioni di avvocato difensore,
intrattenendo rapporti, non solo professionali, con esponenti i vertici dei clan AVERSANO e MARRAZZO429. Nel
contesto territoriale di Casandrino è presente un ulteriore neo sodalizio, facente capo alle famiglie D’AGOSTINO
e SILVESTRE e che opera sotto l’egida delle predette organizzazioni santantimesi, in particolare del clan PUCA.
L’Amministrazione comunale di Grumo Nevano è stata al centro di una vicenda giudiziaria per episodi di cor-
ruzione430, legata all’affidamento dei servizi di igiene urbana e gestione integrata dei rifiuti solidi urbani, che
425
Il 1 marzo 2018, a Sant’Antimo, militari dell’Arma dei carabinieri hanno tratto in arresto un pregiudicato, affiliato al clan VERDE, in esecuzione
di un ordine di carcerazione, emesso il 28 febbraio 2018 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (CE),
dovendo espiare una pena detentiva per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine, consumate tra il 2014
ed il 2015, in danno di gioiellerie della provincia di Caserta.
426
Il 5 aprile 2018 militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito un Decreto di fermo d’indiziato di delitto emesso il 27 marzo 2018 (p.p.
10957/2017 RGNR DDA di Napoli), nei confronti di alcuni pregiudicati, fedelissimi del latitante arrestato a Formia, ritenuti responsabili di
una serie di estorsioni, aggravate dal metodo mafioso, ai danni di società di noleggio veicoli, dalle quali ottenevano - senza pagare il corri-
spettivo - vetture da utilizzare nel corso di azioni criminali ovvero per i movimenti del suddetto latitante.
427
Il clan PUCA è collegato al gruppo PERFETTO di Mondragone (CE) ed al sodalizio MALLARDO di Giugliano in Campania (NA), come emerge
dall’OCC n. 299/17 emessa il 21 giugno 2017 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 36726/04 RGNR), con contestuale sequestro preventivo.
428
L’indagine si era conclusa con l’emissione di provvedimenti cautelari emessi il 13 settembre 2013 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 25723/15
RGNR).
429
Tra gli episodi contestati al penalista, l’aver agevolato l’evasione del capo del clan MARRAZZO dalla casa di reclusione di Isili (CA), nel
maggio 2008.
430
OCC n. 186/18 emessa l’1 giugno 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli-Nord (p.p. 12854/16 RGNR), per i reati di peculato, abuso d’ufficio,
corruzione ed altro.
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Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 147
hanno determinato, nel mese di giugno, l’arresto, eseguito dalla Guardia di finanza, del Sindaco, del suo prede-
cessore, del comandante della Polizia Municipale e di un vigile urbano. Quest’ultimo ed il primo cittadino erano
già stati destinatari di un altro provvedimento giudiziario, emesso nel mese di ottobre 2017, per reati di corru-
zione, favoreggiamento personale, rivelazione di segreto d’ufficio e falso431. Conseguentemente a tali fatti, il Con-
siglio comunale è stato sciolto con Decreto del Presidente della Repubblica del 9 agosto 2018, ai sensi dell’art.
141 del D.lgs. n. 267/2000.
A Giugliano in Campania si conferma la radicata presenza dello storico clan MALLARDO, nonostante l’assenza
sul territorio dei capi, tutti detenuti. Il 1° giugno 2018, i Carabinieri hanno arrestato il cognato di un elemento di
vertice dei MALLARDO, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso il 30 maggio 2018 dal Tribunale di
Napoli Nord432. Il sodalizio è collegato ai gruppi CONTINI e BOSTI, dei quartieri Vasto-Arenaccia di Napoli, al
clan casertano BIDOGNETTI, con proiezioni in diverse parti del territorio nazionale.
Un tentativo di rendersi autonoma rispetto ai MALLARDO è stato posto in essere dalla famiglia DI BIASE, attiva
nelle zone delle c.d. “Palazzine” di Giugliano in Campania, che gestiva la vendita di sostanze stupefacenti no-
nostante il veto dei MALLARDO. L’iniziativa - stando a quanto si evince dall’indagine dell’Arma dei carabinieri
conclusa il 9 aprile 2018 con l’esecuzione di una misura cautelare433 - potrebbe aver determinato gli attentati
diretti proprio agli affiliati ai DI BIASE434.
Tra i comuni su cui opera la famiglia MALLARDO rientra anche Qualiano, dove il clan ha sempre posto un proprio
referente, soprattutto in seguito al significativo depotenziamento dei gruppi D’ALTERIO-PIANESE e DE ROSA,
431
OCC n. 210/17 emessa il 21 ottobre 2017 dal GIP del Tribunale di Napoli-Nord (p.p. 665/17 RGNR). Il terzo destinatario del provvedimento
è stato un funzionario in servizio presso il Tribunale di Napoli Nord. Le ulteriori indagini hanno riguardato una turbativa d’asta relativa alla
gara d’appalto per l’affidamento dei servizi di igiene urbana e gestione integrata dei rifiuti solidi urbani per il periodo 2013-2018 sul territorio
di Grumo Nevano, una frode nelle pubbliche forniture relativamente al contratto di affidamento dei servizi di igiene urbana e gestione integrata
dei rifiuti solidi urbani per il periodo 2006-2013 ed il reato di peculato per le maggiori somme corrisposte nel periodo 2012-2013 dal Comune
alla società affidataria di quel servizio. Secondo gli investigatori, un’impresa, riconducibile ad uno degli indagati avrebbe trasportato i rifiuti
organici ad Acerra, fatturando un importo maggiore, previsto solo per il conferimento dei rifiuti fuori dalla Campania. Inoltre, le indagini
hanno evidenziato che il Comune, alla scadenza del contratto, non ha proceduto all’acquisizione, in via definitiva, degli automezzi utilizzati
per il servizio, come previsto dal bando. Per contro, con la stipula di un nuovo contratto nel 2013, il Comune ha consentito alla società di im-
piegare i vecchi automezzi per la raccolta dei rifiuti, pagando nuovamente i costi di ammortamento su automezzi vetusti.
432
Il 29 gennaio 2018, è stata eseguita l’Ordinanza n. 26/18 RG MC emessa il 16 gennaio 2018 dal GIP presso il Tribunale di Napoli (p.p. 1673/2017
RGNR), nei confronti degli storici capi clan, entrambi già detenuti, ritenuti responsabili dell’omicidio del capo del gruppo MAISTO, operante a
Giugliano in Campania, e del ferimento di altri tre elementi apicali, avvenuti alla fine degli anni ’70, nell’ambito della faida tra le due famiglie.
433
OCC n. 158/18 emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli (p.p. 29981/17 RGNR), per associazione finalizzata al traffico illecito di stupefa-
centi.
434
Nel 2015 è scomparso il capo del clan DI BIASE, presunta vittima di lupara bianca; nel febbraio 2017, il figlio è stato vittima di un tentato omi-
cidio, mentre un affiliato è stato ucciso nel mese di luglio 2017.
1° semestre
20 1 8
148 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
che per anni si sono violentemente contrapposti. Tuttavia, diversi provvedimenti cautelari, eseguiti a carico di
affiliati al gruppo DE ROSA, nei primi mesi del 2018, per il reato di estorsione, con modalità mafiose, in danno di
imprenditori, sembrano confermarne la vitalità435.
Nel territorio di Villaricca è confermata la presenza delle organizzazioni FERRARA e CACCIAPUOTI, mentre nel
comprensorio del comune di Marano di Napoli operano i gruppi NUVOLETTA e POLVERINO, storicamente tra
le organizzazioni criminali più importanti della Campania per la loro consolidata capacità economica ed im-
prenditoriale. I reati prevalenti ascrivibili ai due sodalizi, tra loro strettamente collegati, sono il traffico di stupe-
facenti, le estorsioni e il reimpiego di capitali illeciti in attività economiche, sia sul territorio nazionale che
all’estero. Il 24 gennaio 2018, è stato scovato e arrestato, in un casolare di Cassino (FR), il capo del gruppo POL-
VERINO, latitante dal 2011436. Nonostante fosse lontano da Marano riusciva, per la sua indiscussa autorevolezza,
a guidare il clan, dettando le scelte strategiche, soprattutto nel settore “imprenditoriale”: scelte rivelatesi poi fon-
damentali per la sopravvivenza del gruppo437.
Altri elementi di spicco erano già stati catturati. In ordine di tempo, l’ultimo arresto era stato eseguito dai Cara-
binieri il 26 luglio 2017, nei pressi di Ronciglione (VT), mentre il camorrista si stava spostando a bordo di un’auto
da una villa sita a Campagnano (RM) ad un’altra villa ubicata a Soriano nel Cimino (VT)438. Al riguardo, un prov-
vedimento cautelare, eseguito il 30 maggio 2018, da militari dell’Arma dei carabinieri439, ha evidenziato la capacità
435
Il 4 gennaio 2018 l’Arma dei carabinieri ha eseguito l’OCC n. 3/2018 emessa il 3 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 37779/2017
RGNR) nei confronti di 2 soggetti affiliati al clan DE ROSA, 1 dei quali incensurato ma figlio di un elemento di spicco del clan e nipote del reg-
gente del sodalizio. Gli stessi sono stati ritenuti responsabili di estorsione continuata in concorso, aggravata dal metodo mafioso, consumata
nel mese di novembre 2017, in danno di una società con sede legale a Villaricca e cantieri a Qualiano. Il 18 marzo 2018, l’Arma dei carabinieri
ha arrestato 1 esponente di spicco e 1 affiliato al clan DE ROSA per estorsione continuata in concorso, aggravata dal metodo mafioso, in danno
del titolare di un esercizio commerciale di Qualiano, sottoposto a continue richieste di denaro dall’agosto 2016 (provvedimenti confermati
con l’emissione di una misura cautelare il 4 aprile 2018). Il 30 maggio 2018, l’Arma dei carabinieri ha eseguito l’OCC n. 267/18 emessa il 29
maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 13266/18 RGNR), nei confronti di 3 pregiudicati affiliati al clan DE ROSA, già sottoposti a
fermo l’11 maggio 2018 nell’ambito di altro procedimento (p.p. 13376/18 RGNR) per il reato di associazione mafiosa finalizzata alla commis-
sione di estorsione continuata, in concorso, in danno di un imprenditore edile dal quale, tra il 5 ed il 10 maggio 2018, si erano fatti consegnare
somme di denaro al fine di “permettergli” di completare i lavori edili di ristrutturazione in corso presso un immobile di sua proprietà, sito a
Qualiano.
436
Il latitante deve espiare una condanna a 24 anni di reclusione in carcere per associazione di tipo mafioso, reati concernenti gli stupefacenti ed
estorsione.
437
I diversi collaboratori di giustizia che lo hanno definito quale reggente del clan nei periodi di latitanza del nipote, capo indiscusso del sodalizio,
ne hanno sottolineato il forte potere imprenditoriale.
438
Il latitante arrestato, in passato, era il referente del clan per il traffico internazionale di stupefacenti, soprattutto l’hashish che transitava dalla
Spagna (divenuta nel tempo roccaforte del potente clan maranese, che nel sud del Paese ha investito nel settore immobiliare), per poi divenirne,
dopo la cattura del capo clan, nel 2011, reggente.
439
OCC n. 251/18 emessa il 22 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 25889/17 RGNR).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 149
del gruppo di trovare appoggi logistici anche al di fuori del territorio campano, grazie all’ausilio di insospettabili
complici. Tra i destinatari dell’ordinanza figura, infatti, un soggetto, indagato per concorso esterno in associazione
mafiosa, che avrebbe favorito, nel 2016, la latitanza di due esponenti di rilievo del clan, stipulando a suo nome il
contratto di affitto di una villetta nella zona industriale di Pomezia. Allo stesso modo il soggetto aveva fornito
appoggio logistico, nel 2013, in località Pavona, di Albano Laziale (RM) al latitante, catturato nel 2017, nei pressi
di Ronciglione440.
Un’indagine del maggio 2017, che ha riguardato infiltrazioni del clan nella realizzazione del P.I.P. di Marano,
aveva evidenziato legami tra i vertici della famiglia POLVERINO ed un gruppo imprenditoriale che, con il suo
apporto, ha fornito un concreto contributo all’operatività ed al rafforzamento del sodalizio441. L’attività investiga-
tiva ha avuto un ulteriore sviluppo, che ha condotto all’esecuzione, il 5 febbraio 2018, da parte di militari del-
l’Arma dei carabinieri di un provvedimento cautelare442 a carico di un commercialista, incaricato di curare gli
aspetti contabili e fiscali di alcune imprese interessate alla realizzazione del piano industriale in questione. Il
professionista avrebbe dato la disponibilità al clan POLVERINO per reinvestire il denaro di provenienza illecita
in operazioni finanziarie e immobiliari non tracciabili, fungendo anche da prestanome443.
Ad Acerra permane una situazione di fibrillazione tra i vari gruppi locali. Si tratta dei clan DI BUONO (retto dal
figlio del capo clan) GRANATA e AVVENTURATO (dediti prevalentemente alle estorsioni ed allo spaccio di so-
stanze stupefacenti), nonché altri gruppi minori. Nell’ambito della richiamata operazione “Leviathan” è emerso
che anche Acerra rientrava tra le mire espansionistiche del clan MOCCIA, per il tramite di un affiliato che avrebbe
assunto il controllo di alcune attività illecite.
Nei comuni di Casalnuovo di Napoli e Volla risultano operativi, seppur fortemente depotenziati rispetto al pas-
sato, i clan REA-VENERUSO e PISCOPO-GALLUCCI, con interessi nelle estorsioni e nel traffico di stupefacenti.
440
Lo stesso soggetto avrebbe messo a disposizione del clan POLVERINO un insediamento industriale a Pomezia (RM), affittato ad una società
di cui lo stesso era amministratore, per lo stoccaggio di 1.500 chili di hashish, provenienti dalla Spagna, sequestrati nel 2012.
441
Cfr. OCC n. 228/17 emessa il 18 maggio 2017 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 22272/13RGNR).
442
OCCC n. 62/18 emessa il 1° febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (nell’ambito dello stesso p.p. 22272/13 RGNR), per i reati di reati
di concorso esterno in associazione mafiosa e, in concorso con altri, di indebita compensazione di crediti IVA non spettanti.
443
Con riferimento all’affare P.I.P. di Marano, partecipava alla fase iniziale del predetto investimento, nella qualità di commercialista di un affiliato
al gruppo POLVERINO, prendendo parte anche ad una riunione alla quale era presente il capo del clan, all’epoca latitante; si occupava, di
fatto, della gestione fiscale e tributaria delle società facenti capo al gruppo imprenditoriale oggetto del provvedimento cautelare del maggio
2017, alterando, nel suo interesse e dei loro soci occulti, i bilanci di una società, al fine di fornire un’attestazione di comodo sul suo stato fi-
nanziario, da utilizzare a sostegno di una pretestuosa azione giudiziaria nei confronti del Comune di Marano.
1° semestre
20 1 8
150 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 151
sé alcuni pregiudicati locali e che starebbero assumendo una posizione preminente nel controllo degli affari ille-
citi. Si tratta dei clan CUCCARO, RINALDI e MAZZARELLA di Napoli, che opererebbero a Somma Vesuviana
tramite famiglie locali, tra le quali si ripropongono gli stessi antagonismi di cui sono protagonisti i clan napoletani
1° semestre
20 1 8
152 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
di riferimento: in particolare, nel parco San Sossio sono presenti due famiglie rivali, i DE BERNARDO, legati ai
MAZZARELLA ed i D’ATRI, legati ai CUCCARO-RINALDI, in competizione per assicurarsi la gestione dello
spaccio di droga.
Nel confinante comune di Sant’Anastasia opera il clan ANASTASIO, antagonista dei D’AVINO, ed al pari di que-
sti ultimi, fortemente destabilizzato.
A Castello di Cisterna445 ed a Marigliano la gestione delle attività criminali resta suddivisa tra i clan CASTALDO-
CAPASSO e MAZZARELLA.
Nell’area orientale vesuviana, precisamente a Pollena Trocchia e Massa di Somma si registrano segnali di ripresa
nel controllo dei traffici illeciti da parte del sodalizio ARLISTICO-TERRACCIANO446. Nell’area di Brusciano, Ca-
stello di Cisterna e nei comuni limitrofi si sono registrati diversi episodi violenti sintomatici di una situazione di
tensione originatasi dalla lotta intestina tra il clan REGA ed alcuni affiliati, che fanno capo alla famiglia ESPOSITO.
L’arresto del reggente di quest’ultimo gruppo aveva condotto ad un periodo di relativa calma, interrotto all’inizio
di settembre, dalla gambizzazione di un soggetto vicino al reggente del clan REGA, cui hanno fatto seguito una
serie di agguati, di cui sono stati vittime affiliati a quest’ultimo sodalizio. I territori di Cercola e Pomigliano d’Arco
continuano a risentire dell’influenza di clan del napoletano.
Il 23 aprile 2018 personale della Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento cautelare a conclusione di un’in-
dagine che ha consentito di accertare l’operatività, a Cercola, di un’organizzazione criminale, facente capo alla
famiglia D’AMBROSIO, in passato organica al locale clan FUSCO-PONTICELLI. Il sodalizio, oltre alle attività legate
allo spaccio di stupefacenti e all’usura, imponeva a molti spacciatori il pagamento di una tangente per poter
esercitare “l’attività illecita: parte dei proventi venivano impiegati per il mantenimento dei detenuti del gruppo
FUSCO-PONTICELLI447.
445
In questo territorio, nonché a Brusciano, opera anche il clan REGA.
446
Il 6 luglio 2017, a San Giorgio a Cremano (NA), militari dell’Arma dei Carabinieri hanno tratto in arresto, in esecuzione di un mandato di ar-
resto europeo, emesso dall’ Autorità Giudiziaria tedesca, un affiliato al clan ARLISTICO-TERRACCIANO, ritenuto responsabile di associazione
per delinquere finalizzata alla truffa, per avere, in concorso con altri appartenenti al clan, affittato autoveicoli da agenzie di noleggio, site in
varie città tedesche, per poi acquistarle definitivamente ed importarle a Napoli, utilizzando carte di credito e documenti di identità falsificati.
447
OCC n. 171/18 emessa il 5 aprile 2018, dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 39030/15 RGNR).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 153
448
In esecuzione del decreto di fermo del PM n. 5117/15 RGNR, emesso il 5 febbraio 2018 dalla Procura della Repubblica - DDA di Napoli, per
i reati di associazione di tipo mafioso ed altro.
449
Il 14 novembre 2017, numerosi affiliati al clan TROIA sono stati colpiti da un provvedimento cautelare emesso dal GIP presso il Tribunale di
Napoli (OCCC n. 477/17 del p.p. 49506/15 RGNR) per i reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata allo spaccio di stupefa-
centi ed alla spendita di banconote false.
450
OCCC n. 92/2018 RG MC emessa il 20 febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 14654/2017 RGNR).
451
In tale contesto è maturato il tentato omicidio, avvenuto a Portici il 27 maggio 2018, di un pregiudicato, con precedenti per violazione della
legge sugli stupefacenti e truffa.
1° semestre
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154 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
A Torre del Greco è operativa la famiglia FALANGA ed alcuni pregiudicati legati agli ASCIONE-PAPALE che si
occupano di traffici di stupefacenti.
A Torre Annunziata, le organizzazioni maggiormente vitali sono gli storici gruppi GIONTA, alias i “Valentini”,
e il contrapposto clan GALLO, noti come i “Cavalieri”. La forza del primo gruppo, ancora pienamente operativo
nonostante i numerosi arresti subiti, risiede essenzialmente nei vincoli di parentela che legano la maggior parte
degli affiliati.
Il gruppo è collegato al clan D’ALESSANDRO di Castellammare di Stabia (NA), al sodalizio NUVOLETTA di Ma-
rano ed alle famiglie siciliane della mafia trapanese di Mazara del Vallo: le attività criminali prevalenti sono le
estorsioni e il traffico di stupefacenti. Il clan GALLO opera prevalentemente nella zona sud di Torre Annunziata,
controllando parte dell’attività estorsiva e del mercato degli stupefacenti, in particolare cocaina.
Altri gruppi locali, allo stato in difficoltà operative, sono i clan TAMARISCO, alias i “Nardiello”, CHIERCHIA,
alias i “Fransuà”, operativo nella zona c.d. della Provolera, e VENDITTO, alias i “Bicchierini”, gli ultimi due legati
ai GIONTA.
Sul territorio ha tentato di ritagliarsi un proprio spazio criminale un gruppo appellatosi come “Terzo Sistema”,
costituito da fuoriusciti del clan GIONTA. E’ infine presente il gruppo DE SIMONE, alias i “Quaglia Quaglia”,
dedito al traffico internazionale di stupefacenti, nel cui ambito si segnala, l’arresto, l’8 febbraio 2018, ad Am-
sterdam (Olanda), da parte della polizia di quel Paese e dei Carabinieri di un elemento apicale, irreperibile dal
marzo 2015452. I traffici di stupefacenti rappresentano uno delle principali fonti di reddito dei gruppi locali, come
attestano le numerose indagini che hanno condotto ad ingenti sequestri di droga, importata dal Sud America,
attraverso Spagna e Olanda. In una di queste indagini è stato convolto un pregiudicato, sottoposto agli arresti
domiciliari, contro la cui abitazione, il 10 marzo 2018, sono stati esplosi colpi d’arma da fuoco453.
452
Gravato dall’ordine di esecuzione per la carcerazione 327/2015 SIEP, emesso il 12 marzo 2015, dalla Procura Generale della Repubblica presso
la Corte di Appello di Napoli.
453
OCCC n. 652/14 emessa il 22 dicembre 2014, dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 5726/13 RGNR), con contestuale sequestro preventivo, per
associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, importati dal Venezuela e dalla Colombia, attraverso Olanda
e Spagna. La vittima dell’attentato era titolare di una ditta di trasporti che aveva messo a disposizione dell’organizzazione per la movimen-
tazione degli stupefacenti.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 155
454
Il 20 aprile 2018, a Boscoreale, i Carabinieri hanno eseguito il Fermo di indiziato di delitto n. 5916/18 RG emesso il 19 aprile 2018 dalla DDA
di Napoli, per i reati di porto e detenzione illegale di armi, furto in concorso, con l’aggravante del metodo mafioso nei confronti di due pre-
giudicati, vicini al clan GALLO-LIMELLI-VANGONE, ritenuti responsabili di aver detenuto, per conto del citato clan, alcune armi rinvenute
all’interno di un’auto rubata.
455
Il 30 marzo 2018, a Sant’Antonio Abate (NA), i Carabinieri hanno tratto in arresto in flagranza del reato di tentata estorsione aggravata e con-
tinuata in concorso, due soggetti contigui al clan D’ALESSANDRO.
1° semestre
20 1 8
156 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Provincia di Caserta
L’attuale panorama criminale casertano è tuttora contraddistinto dalla forte presenza sul territorio del cartello
dei CASALESI e dei sodalizi dell’area marcianisana che, nonostante i costanti ed incisivi colpi subiti dall’azione
di contrasto delle Forze dell’ordine e dell’Autorità giudiziaria, mantengono il controllo del territorio attraverso
una coesione interna fondata su solidi vincoli familiari e consenso nel tessuto sociale che permette di cooptare
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 157
nuovi arruolamenti. Il cartello, composto dalle famiglie SCHIAVONE, BIDOGNETTI e ZAGARIA, nonché dal
gruppo IOVINE (il cui fondatore è collaboratore di giustizia da diversi anni), permane fortemente radicato sul
territorio, grazie ad una intrinseca capacità di rigenerarsi e di riorganizzarsi a seguito di una forte coesione interna
fondata su solidi vincoli familiari. L’assenza di episodi omicidiari è ormai un elemento distintivo che perdura
trattandosi di una precisa scelta strategica di mimetizzazione. Sul territorio, il clan dei CASALESI, oltre ad una
capillare e proficua attività estorsiva, esercitata in maniera egemonica sulla quasi totalità della provincia di Ca-
serta, ha esteso i suoi interessi nel settore delle forniture di servizi per enti e strutture pubbliche, mutuando il
collaudato sistema intimidatorio del vincolo associativo e dell’appartenenza al clan per assicurarsi il totale con-
trollo delle prestazioni. Una conferma in tal senso è quanto emerso dall’indagine “Croce Nera” della Polizia di
Stato che, nel mese di maggio, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due sog-
getti per estorsione in concorso, aggravata dal metodo mafioso456. Uno dei due soggetti, titolare di una ditta di
servizio ambulanze, millantando amicizie in strutture ospedaliere e con l’intercessione di un soggetto contiguo
al clan dei CASALESI, avrebbe imposto il servizio di autoambulanza agli ospedali casertani per il trasporto dei
degenti, in assoluto regime di monopolio impedendo ad altri di operare in tale settore e controllando, al fine di
escluderla, l’operatività di una impresa concorrente che poteva effettuare solo alcuni trasporti previa ‘autorizza-
zione’ degli indagati.
Ciò che vale la pena sottolineare è che le organizzazioni camorristiche casertane non si limitano, in una logica
parassitaria, a consumare estorsioni ed usura vessando imprenditori e commercianti, ma prediligono il diretto
inserimento nella gestione delle attività economiche, interagendo anche con l’economia legale e attraverso circuiti
ufficiali. Proprio per arginare l’infiltrazione nelle gare d’appalto, preziosa è l’azione svolta dalle Prefetture, fina-
lizzata all’adozione di provvedimenti interdittivi nei confronti di imprese collegate direttamente ai clan o a im-
prenditori che offrono le loro prestazioni e le loro società agli interessi di sodalizi criminali. Una conferma di
questa consapevole compiacenza e disponibilità, oggetto di interdittive, è emersa nell’ambito dell’operazione
“Stige”457 – descritta nel cap.2 “Criminalità organizzata calabrese” – coordinata dalla DDA di Catanzaro, con la
figura di un imprenditore casertano operante nel settore delle costruzioni edili, il quale avrebbe fornito un con-
creto contributo alla ’ndrangheta cirotana, partecipando a gare d’appalto ed a subappalti, in qualità di prestanome,
con le proprie società, con sede a Sessa Aurunca (CE), poi raggiunte da tre distinti provvedimenti interdittivi
emessi dalla Prefettura di Caserta tra gennaio e giugno 2018.
456
OCCC n. 232/18 emessa il 2 maggio 2018 dal GIP del Tribunale Napoli, (p.p. 29998/14 RGNR e 1353/14), ed eseguita il 14 maggio 2018.
457
OCC emessa dal GIP del Tribunale di Catanzaro (p.p. 3382/15 RGNR e 2600/15 RG GIP), ed eseguita il 9 gennaio 2018.
1° semestre
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158 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Oltre a operatori privati, la criminalità organizzata casertana riceve supporto e complicità anche dai cd. “colletti
bianchi”, che rappresentano il passe-partout dei clan per manipolare e aggiudicarsi le gare di appalto con proprie
imprese. È quanto emerso nell’ambito dell’operazione “Ghost tender” 458, eseguita nel mese di marzo dalla Guardia
di finanza di Lucca, che ha svelato l’esistenza di un’organizzazione, in quel capoluogo toscano, di imprenditori
edili contigui al clan dei CASALESI che, utilizzando società con sede in Toscana e Campania, attraverso turbative
d’asta attuate con la compiacenza di un Dirigente di una ASL di Napoli, si sono aggiudicate oltre 50 commesse
per lavori di somma urgenza e cottimi fiduciari in violazione delle norme di trasparenza, correttezza e impar-
zialità. Peraltro, il Dirigente infedele avrebbe consentito al sodalizio di percepire pagamenti nonostante la man-
cata esecuzione dei lavori: in tal modo, il gruppo criminale è riuscito ad accaparrarsi illecitamente e “a costo
zero” appalti per oltre 6 milioni di euro (sottoposti a sequestro), poi riciclati in attività immobiliari.
I CASALESI quindi, confermano due spiccate capacità: infiltrarsi prepotentemente, attraverso sistemi di corrut-
tela, nelle pubbliche amministrazioni e la grande propensione a reinvestire le inerenti somme disponibili in at-
tività lecite, alterando l’economia legale.
Nel mese di aprile, nell’ambito dell’operazione “Nuova Transilvania”459 – di cui si dirà nel paragrafo dedicato alla
Romania, del cap.8 “Criminalità organizzata italiana all’estero” – la DIA di Napoli ha eseguito un provvedimento
restrittivo nei confronti di due fratelli aversani, ritenuti contigui alla fazione ZAGARIA del clan dei CASALESI,
i quali dovranno rispondere di associazione di tipo mafioso. Le indagini, svolte in stretta collaborazione con la
Polizia romena, hanno permesso di individuare e sequestrare a Pitesti (Romania) un imponente patrimonio so-
cietario ed immobiliare del valore di circa 250 milioni di euro, composto da imprese di costruzione, centri benes-
sere e diverse centinaia di appartamenti già ultimati o in costruzione.
È evidente, quindi, come l’aggressione ai patrimoni continui a rappresentare, nella complessa azione di contrasto,
uno degli strumenti essenziali per disgregare la forza dei sodalizi, soprattutto se strutturati e ad altissima voca-
zione imprenditoriale come quelli casertani. In tale direzione, a febbraio, i Carabinieri di Caserta hanno eseguito
un decreto di sequestro460 che ha riguardato beni mobili, immobili, società e rapporti finanziari, per un valore
458
Il 26 marzo 2018 la Guardia di finanza eseguito l’OCC emessa il 23 marzo 2018 dal GIP del Tribunale di Firenze (p.p. 11665/15 RGNR e
5610/2016 RG GIP) nei confronti di 5 soggetti, che dovranno rispondere di associazione per delinquere, corruzione, frode in pubbliche forni-
ture, autoriciclaggio, falso ideologico, frodi tributarie con l’emissione e l’utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, aggravata dal
metodo mafioso.
459
OCC n. 143/18 emessa il 26 marzo 2018 dal GIP del Tribunale Napoli (p.p. 13200/14 RGNR e 9748/15 RG GIP), ed eseguita il 12 aprile 2018.
460
OCC n. 3/2018 RG MP emesso il 7 febbraio 2018 dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (p.p. 2/2018 RG DECR e 36/2014 RG MP), ed ese-
guito il 15 febbraio 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 159
complessivo stimato di euro 25 milioni circa, nella disponibilità di congiunti di un imprenditore edile contiguo
al clan dei CASALESI- fazione SCHIAVONE. Un’ulteriore confisca di beni mobili, immobili, società e rapporti
finanziari per circa 100 milioni di euro è stata eseguita, nel mese di marzo, dalla DIA di Napoli461 nei confronti
di un imprenditore, organico al clan dei CASALESI, attivo nel settore della produzione e della vendita del cal-
cestruzzo.
Per quanto il cartello dei CASALESI sia stato fortemente colpito sul piano militare e patrimoniale, le più recenti
risultanze investigative danno comunque conto di una notevole operatività.
In particolare, la fazione SCHIAVONE, dopo l’arresto dei suoi vertici, è guidata da personaggi che, pur non es-
sendo ad essa legati da stretti vincoli di sangue, hanno saputo dimostrare autorevolezza e capacità di controllare
il territorio. Il clan ZAGARIA conferma la sua spiccata vocazione imprenditoriale capace di amministrare ed in-
vestire risorse e di mantenere saldi i rapporti con le pubbliche amministrazioni, non solo locali ma anche di
livello superiore. Il clan IOVINE mostra, anche in ragione della scelta collaborativa del suo vertice, una ridotta
operatività rispetto ai clan ZAGARIA e SCHIAVONE; mentre nel clan BIDOGNETTI emerge una componente
interna denominata “Nuova Gerarchia Casalese”, nata col placet dello storico capoclan ed attiva in diversi comuni
del casertano e del basso Lazio. Una conferma è data dall’operazione462 conclusa, nel mese di marzo, dai Cara-
binieri di Aversa, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 5 soggetti re-
sponsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione abusiva di armi, munizioni
e sostanze esplodenti, con l’aggravante del metodo mafioso. Le indagini hanno delineato l’esistenza del citato,
nuovo gruppo e le reiterate richieste estorsive in danno di alcuni imprenditori casertani e napoletani, destinatari
anche di azioni intimidatorie in danno di abitazioni ed esercizi commerciali.
Sul territorio della provincia risultano operativi diversi sodalizi locali che, direttamente o semplicemente condi-
videndone gli obiettivi, fanno riferimento ai CASALESI. In particolare, nei Comuni di Sessa Aurunca, Cellole,
Carinola, Falciano del Massico e Roccamonfina è attivo il clan ESPOSITO, detto dei ‘Muzzoni’. Sul litorale domitio,
con epicentro Mondragone, è egemone il clan FRAGNOLI-GAGLIARDI-PAGLIUCA463, ma si è rilevato anche il
461
OCC emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (p.p. 167/13 RG PM e 12/18 RG DECR), ed eseguito il 15 marzo 2018.
462
OCCC n. 104/18 emessa il 23 febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli-Nord (p.p. 4198/2017 RGNR e 24063/17 RG GIP). eseguita il 13
marzo 2018. Il successivo 23 maggio, a San Vittore del Lazio (FR), i Carabinieri hanno eseguito l’OCCC n. 241/18 emessa il 15 maggio 2018 dal
Gip del Tribunale di Napoli nei confronti della moglie del reggente del nuovo gruppo criminale, ritenuta responsabile di associazione di tipo
mafioso, per aver curato la cassa del sodalizio e il sostentamento delle famiglie dei detenuti, all’indomani dell’arresto del marito e di altri sodali.
463
Il 3 marzo 2018, nel carcere di Lanciano dove era detenuto per il reato di associazione di tipo mafioso, è morto per arresto cardiaco Mario PA-
GLIUCA (cl.1954), elemento apicale dell’omonimo clan.
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20 1 8
160 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
tentativo di alcuni esponenti del clan LA TORRE di riaffermarsi sul territorio, tra i quali figurano il figlio e il fra-
tello del fondatore del sodalizio464. Sul territorio di Santa Maria Capua Vetere sono attivi due gruppi criminali,
la famiglia DEL GAUDIO-Bellagiò e l’antagonista famiglia FAVA, che si contendono la gestione delle attività il-
lecite sul territorio, permanendo entrambi nell’orbita del cartello dei CASALESI. Nell’area capuana, che com-
prende i comuni di S. Maria La Fossa, Capua, Vitulazio, Bellona, Triflisco, Grazzanise, Sparanise e Pignataro
Maggiore, permane l’influenza della famiglia SCHIAVONE tramite propri fidati referenti, come i gruppi MEZ-
ZERO, PAPA, LIGATO ed altri, che conservano una relativa autonomia criminale. Ne è conferma l’operazione
conclusa nel mese di maggio, a Pignataro Maggiore, dai Carabinieri di Caserta e di Capua, che hanno eseguito
un provvedimento restrittivo nei confronti di esponenti del clan LIGATO che, con minacce e atti intimidatori,
imponevano gadget natalizi, materiale di cancelleria e slot machine ad imprenditori ed esercenti commerciali della
zona, estorcendo anche periodiche dazioni di denaro465. Nell’area marcianisana, storicamente al di fuori del car-
tello casalese, permane l’egemonia del clan BELFORTE, che rappresenta una delle “realtà criminali” più potenti e
strutturate, non solo nel contesto casertano, ma anche in ambito regionale. Detto sodalizio riflette un modulo
operativo simile a quello imposto negli anni dal clan dei CASALESI, in termini di struttura organizzativa, forza
militare e predisposizione imprenditoriale ed estende la sua influenza, in maniera diretta o attraverso gruppi
criminali satelliti, oltre che a Marcianise anche nella città di Caserta e nei Comuni confinanti di San Nicola la
Strada, San Marco Evangelista, Casagiove, Recale, Macerata Campania, San Prisco, Maddaloni, San Felice a Can-
cello e Santa Maria Capua Vetere. Nel contesto citato, il clan BELFORTE e i vari gruppi criminali presenti, ricer-
cando nuove e diversificate fonti di guadagno, stanno mostrando un particolare interesse verso il traffico e la
vendita di sostanze stupefacenti, rivelando in tal senso maggiori affinità con i clan napoletani rispetto alle linee
strategiche proprie della criminalità casalese, che ha sempre evitato la gestione diretta del traffico di stupefacenti.
A tal fine, accordi specificamente intercorsi tra clan un tempo avversi hanno consentito il superamento di storiche,
sanguinose conflittualità. Una conferma dell’interesse dei sodalizi marcianisani verso il ricco settore della droga
si rinviene proprio negli esiti dell’operazione «Unrra Casas», eseguita nel mese di giugno dai Carabinieri di Ca-
serta466. Le indagini hanno permesso di svelare, per la prima volta, l’esistenza di un accordo tra i due clan mar-
cianisani da sempre antagonisti, i BELFORTE-Mazzacane e i PICCOLO-LETIZIA-Quaqquaroni, la cui feroce rivalità
464
OCCC n. 201/18 emessa il 16 aprile 2018 dal GIP del Tribunale Napoli (p.p. 26489/15 RGNR e 19835/16 RG GIP), per detenzione e porto il-
legale di armi da fuoco e tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.
465
OCCC n. 230/18 emessa il 2 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 41163/2016 RGNR e 16167/2017 RG GIP), eseguita il 10 maggio
2018 nei confronti di 6 soggetti, tra i quali figurano due figli del fondatore del clan, responsabili a vario titolo di estorsione in concorso e porto
e detenzione illegale di arma da fuoco e munizionamento, reati aggravati dal metodo mafioso.
466
OCCC n. 235/18 emessa l’11 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 2244/15 RGNR e 569/16 RG GIP), eseguita il 4 giugno 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 161
ha prodotto sin dagli anni ‘90 decine di omicidi. L’intesa, finalizzata alla gestione del traffico e dello spaccio di
stupefacenti, è rimasta viva nonostante i diversi avvicendamenti al vertice del gruppo così costituito, superando,
di fatto, anni di violenti scontri. Tra i destinatari del provvedimento restrittivo, oltre al reggente latitante del clan
BELFORTE, altre 30 persone tra le quali anche l’autore materiale dell’omicidio, nel 2015 in Albania, di un traffi-
cante di droga schipetaro. Nel tempo, il carisma e lo spessore criminale dei BELFORTE ha favorito una fitta rete
di accordi e di alleanze con piccoli gruppi aventi una struttura familiare e con una discreta autonomia sul terri-
torio di origine nella gestione delle attività illecite. In tal senso, il gruppo MENDITTI è attivo a Recale ed a San
Prisco, mentre la famiglia BIFONE opera nei centri di Macerata Campania, Portico di Caserta, Casapulla, Curti,
Casagiove e San Prisco. Nel comprensorio di San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico ed Arienzo è riemersa l’o-
peratività della famiglia MASSARO, come è stato evidenziato con l’operazione condotta, ad aprile, dai Carabinieri
di Maddaloni e di Orvieto (PG), collaborati dalla Guardia di Finanza di Benevento467. Le indagini hanno svelato
le attività illecite di un nuovo gruppo criminale che, in contiguità con il clan MASSARO, temporaneamente in-
debolito, estorceva denaro a imprenditori e commercianti sul territorio casertano tra San Felice a Cancello e Santa
Maria a Vico, mantenendo legami criminali con il clan beneventano PAGNOZZI.
Nel Comune di Maddaloni lo scenario delinquenziale risulta in continua evoluzione ed in tale contesto è riemersa
anche l’operatività della famiglia MARCIANO, storicamente vicina al clan BELFORTE, che sul territorio ha rea-
lizzato - come evidenziato nell’ambito dell’operazione “Golden Game”468 della Guardia di Finanza di Marcianise
– un’ingegnosa e fruttuosa attività estorsiva, imponendo le slot machine ad oltre un terzo dei bar e locali com-
merciali del territorio comunale. Dalle indagini è emerso, peraltro, il reinvestimento dei proventi derivanti dai
traffici di droga e dall’usura proprio nel fruttuoso mercato delle new slot, nel tentativo di monopolizzare in tal
modo il settore del gioco sul territorio.
467
OCCC n. 167/18 emessa il 5 aprile 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 31160/15 RGNR e 21469/16 RG GIP), eseguita il 17 aprile 2018
nei confronti di 5 persone, ritenute responsabili di estorsione e rapina in concorso, aggravati dal metodo mafioso.
468
OCC n. 202/18 emessa il 18 aprile 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 21535/16 RGNR e 13016/17 RG GIP), nei confronti di 11 soggetti,
per estorsione, intestazione fittizia di beni, illecita concorrenza con violenza e minaccia, con l’aggravante di agevolare l’organizzazione ca-
morristica di riferimento.
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162 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Provincia di Salerno
La provincia di Salerno presenta una situazione generale riferita alla criminalità organizzata particolarmente di-
somogenea, con aspetti e peculiarità che variano secondo il contesto territoriale nel quale insistono e operano i
diversi sodalizi. La contestuale presenza sul territorio provinciale di organizzazioni di tipo camorristico, con ge-
nesi e matrici criminali diverse, si basa su accordi e intenti comuni che hanno permesso il superamento di situa-
zioni conflittuali e di scontri cruenti. Allo stato, i sodalizi di maggiore spessore e di più datato radicamento hanno
sviluppato, accanto agli affari illeciti “tradizionali” (traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni, usura), tecniche
di infiltrazione nel tessuto socio-economico, politico e imprenditoriale locale finalizzate al controllo di settori ne-
vralgici dell’economia provinciale ed al condizionamento di Enti territoriali e Comuni469.
L’azione di contrasto svolta, nel tempo, dall’Autorità Giudiziaria e dalle Forze di polizia della provincia ha di-
sarticolato le storiche organizzazioni camorristiche, determinando “vuoti di potere” e la rapida ascesa di piccoli
gruppi criminali, composti da giovani spregiudicati protesi essenzialmente a ritagliarsi spazio sul territorio per
la gestione degli affari illeciti, anche mediante la commissione di delitti che hanno destabilizzato l’ordine e della
sicurezza pubblica.
A fronte di questa fluidità criminale, gli affiliati di riferimento degli storici clan hanno mostrato di prediligere una
minore visibilità e hanno progressivamente celato le tipiche condotte illecite della criminalità organizzata, predili-
gendo condotte delittuose a minore impatto sociale, ma in grado comunque di assicurare un profitto considerevole.
Tuttavia, permangono importanti collegamenti dei sodalizi più strutturati dell’Agro nocerino-sarnese e della
Piana del Sele con le paritetiche organizzazioni del napoletano e del casertano, non solo nel traffico e nello spaccio
di sostanze stupefacenti ma anche nell’infiltrazione negli appalti sia per la realizzazione di opere pubbliche sia
per la fornitura di servizi e manutenzione delle infrastrutture e dei beni demaniali. Particolare attenzione merita
la gestione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti che attrae non solo l’interesse della criminalità organizzata
ma anche di imprenditori del settore e di amministratori pubblici infedeli470.
469
Al riguardo, si segnala che il 24 gennaio 2018, nell’ambito dell’operazione “Sarastra” (già segnalata nella precedente Relazione – p.p. 4660/2012
RGNR, 3130/16 RG GIP e 325/17 RTLP del 20 settembre 2017) la Sezione Operativa DIA di Salerno ha notificato, a seguito di pronunciamento
della Corte di Cassazione, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di amministratori comunali e vari pluripregiudicati,
esponenti di vertice del clan RIDOSSO-LORETO, operante a Scafati, responsabili di scambio elettorale politico-mafioso ed altro. La prima
tranche dell’operazione risale al 2015 quando era stato emesso un decreto di perquisizione, con contestuale sequestro di documentazione, a
carico degli amministratori comunali coinvolti. Quell’indagine ha condotto all’emissione, il 27 gennaio 2017, di un decreto di scioglimento
del consiglio comunale di Scafati, ed alla nomina, il 30 gennaio successivo, della Commissione per la gestione dell’ordinaria attività del Co-
mune, commissione prorogata il 4 giugno 2018.
470
Proprio in tale prospettiva potrebbero essere letti alcuni eventi diretti a minare e a condizionare la funzionalità del ciclo dei rifiuti, come è accaduto
nel Comune di Castel San Giorgio dove, il 15 maggio 2018 e il 3 giugno 2018, due incendi hanno danneggiato diversi autocompattatori adibiti
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 163
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164 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
In merito alle dinamiche sul territorio, nella città di Salerno, ove permane, con un ruolo di primo piano, il clan
D’AGOSTINO, si registra anche l’operatività di gruppi emergenti che, nel tentativo di occupare gli spazi lasciati
liberi dall’arresto di esponenti del citato sodalizio, ricorrono spesso anche ad azioni cruente. È quanto si evince
dall’indagine che, il 9 giugno 2018, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti
di 6 soggetti che, per acquisire spazi nel mercato della droga cittadino non hanno esitato a commettere un omi-
cidio471.
A Vietri sul Mare, porta della Costiera Amalfitana, stando alle risultanze investigative, si rileva l’interesse crimi-
nale di un gruppo delinquenziale composto da membri della locale famiglia APICELLA, già destinataria di prov-
vedimenti restrittivi per aver imposto servizi di soccorso, rimozione e custodia giudiziale dei veicoli con proprie
ditte, nonché gestito abusivamente stabilimenti balneari.
Nei centri montani di Sant’Egidio del Monte Albino e Corbara opera un gruppo, emanazione del clan SORREN-
TINO, anch’esso dedito alla gestione delle attività illecite sul territorio. Nel Comune di Cava de’ Tirreni, imme-
diato entroterra della costiera amalfitana e confinante con i comuni dell’agro nocerino-sarnese, permane
l’influenza criminale dello storico clan BISOGNO che, tramite una propria articolazione, il gruppo ZULLO, con-
tinua a gestire le attività illecite sul territorio cittadino. Una conferma dell’operatività di questa compagine è ve-
nuta dall’indagine dei Carabinieri di Nocera Inferiore (SA) che, il 14 giugno 2018, ha portato all’arresto di 11
persone, responsabili di traffico e spaccio di stupefacenti. Sempre a testimoniare l’attuale operatività del clan BI-
SOGNO, il 5 giugno 2018, la DIA di Salerno ha eseguito una confisca di beni, nei confronti di un affiliato al so-
dalizio, per un valore di circa 300 mila euro.
Nella Valle dell’Irno, per decenni interessata dalla presenza dei clan avellinesi CAVA e GRAZIANO, si rileva l’o-
peratività di una neo-costituita consorteria criminale, promossa e organizzata da un pregiudicato originario di
Pagani (SA), il quale, attraverso sodali della zona, si è imposto quale referente locale sia per le attività estorsive
in danno di commercianti sia per il traffico di stupefacenti. Nei centri di Baronissi, Fisciano e Lancusi, interessati
alla raccolta ed al trasporto dei rifiuti solidi urbani noleggiati da una ditta vincitrice della relativa gara di appalto per il conferimento degli RSU
in quel Comune. Ed ancora, nella Piana del Sele, il 19 maggio 2018, i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico hanno deferito il legale rappre-
sentante della ditta di settore per inquinamento ambientale, avendo esercitato l’attività di raccolta e trasporto di rifiuti speciali pericolosi e non
pericolosi con l’autorizzazione scaduta di validità e non più rinnovata, mentre, il 15 giugno 2018, hanno sottoposto a sequestro preventivo l’intero
impianto di trattamento di rifiuti speciali pericolosi e non di una ditta di Battipaglia per numerose violazioni in materia ambientale (Decreto di
sequestro preventivo n. 1807/18 emesso il 13 giugno 2018 dal GIP del Tribunale di Salerno). Infine il 25 giugno 2018, sempre a Battipaglia, un
vasto incendio ha danneggiato un’azienda attiva nel settore dello smaltimento e trattamento dei rifiuti speciali e non pericolosi.
471
Il 30 luglio 2017, nei pressi della sua abitazione veniva ucciso con vari colpi di arma da fuoco un sodale del clan D’AGOSTINO che curava
piazze di spaccio per conto del sodalizio.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 165
dalla presenza di importanti insediamenti commerciali e del vasto indotto che ruota intorno al polo universitario,
è presente il locale clan GENOVESE che nonostante sia stato oggetto di numerose iniziative giudiziarie esercita
ancora una influenza criminale sul territorio.
Circa le dinamiche criminali nel comprensorio dell’Agro nocerino-sarnese, geograficamente confinante con la
provincia meridionale di Napoli, molte delle storiche compagini si sono sfaldate in gruppi minori, retti da individui
di maggiore caratura criminale. Tali gruppi starebbero gestendo una quota di interessi illeciti con il placet di con-
sorterie più strutturate o di sodalizi insistenti nelle limitrofe province di Napoli ed Avellino.
A Nocera Inferiore si conferma l’operatività del clan MARINIELLO, consorteria criminale facente capo ad uno
storico esponente della Nuova Camorra Organizzata, rintracciato e tratto in arresto, il 27 marzo 2018, a Las Palmas
(Spagna), in esecuzione di un provvedimento restrittivo emesso per i reati di usura ed estorsione, aggravante
del metodo mafioso472.
Nel territorio di Angri, le attività di contrasto eseguite nel recente passato hanno consentito di ridurre in modo
significativo l’operatività dello storico clan TEMPESTA.
Tuttavia, il ritorno in libertà di alcuni esponenti di quest’ultima organizzazione potrebbe favorire sia l’aggrega-
zione di elementi più attivi dei gruppi locali emergenti, sia accordi con i sodalizi attivi nei Comuni vicini e dell’area
vesuviana.
A Pagani è ampiamente confermata la presenza del clan FEZZA-PETROSINO D’AURIA che, sebbene colpito
nella sua operatività da diverse operazioni di polizia e dalle collaborazioni con la giustizia intraprese da alcuni
affiliati, può contare ancora su una notevole forza militare e su ingenti disponibilità economiche derivanti dal-
l’usura, dalle estorsioni e dal traffico di stupefacenti, vantando una fitta rete di collaborazione con altri sodalizi
campani. Quest’ultimo aspetto si dimostra particolarmente attuale, come è emerso dall’operazione condotta dai
Carabinieri, nel mese di giugno, che ha portato all’arresto di 5 soggetti, di cui uno di nazionalità spagnola, ed al
sequestro di kg. 230 di hashish occultati in un carico di arance provenienti dalla Spagna e trasportati su un au-
toarticolato destinato al mercato ortofrutticolo di Pagani473.
A Sarno permane la piena operatività del clan SERINO, i cui affiliati sono dediti ad estorsioni, usura, traffico di
stupefacenti ed al reinvestimento in attività commerciali e ricreative dei proventi illecitamente accumulati. In
tale contesto, nel mese di giugno, i Carabinieri hanno eseguito la misura di prevenzione patrimoniale della con-
472
Emesso il 12 marzo 2018 nell’ambito del p.p. 10313/2016 RGNR e 1181/2017 RG GIP.
473
OCC eseguita il 25 giugno 2018 nell’ambito del p.p. 3431/18 RGNR e 3457/18 RG GIP.
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166 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
fisca di beni, del valore di circa 700 mila euro, nei confronti di un affiliato474. Nel Comune di Scafati, per la sua
posizione di confine tra la provincia di Salerno e quella di Napoli, permane una forte presenza sia dei locali clan
LORETO-RIDOSSO e MATRONE475, dediti al traffico di stupefacenti, all’usura, alle estorsioni e all’infiltrazione
nelle attività economico-produttive e amministrative, sia dei sodalizi della vicina area vesuviana e stabiese. Que-
sta promiscuità di organizzazioni criminali determina non solo una elevata criticità nella gestione degli affari il-
leciti, ma anche episodi di instabilità criminale, di cui sono sintomo atti intimidatori di varia natura476.
L’area della Piana del Sele, che include il comune di Eboli, su cui fino agli anni ‘90 operava in piena egemonia il
clan MAIALE, ha visto la ricomparsa sulla scena criminale locale di esponenti di spicco del citato sodalizio, ri-
tenuti in grado di riprendere le redini del controllo del territorio, mediante investimenti e attraverso le tipiche
attività criminali, quali le estorsioni, le rapine, il traffico di stupefacenti, il riciclaggio e l’usura.
Una conferma è data da un’operazione dei Carabinieri che, nel mese di giugno, ha portato all’arresto di 3 soggetti
contigui al clan MAIALE, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, lesioni
e reati in materia di armi, con l’aggravante del metodo mafioso477. Inoltre, sempre a giugno, la DIA di Salerno ha
eseguito la misura di prevenzione della confisca di beni, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro, nei
confronti di un soggetto contiguo sia al clan MAIALE di Eboli, sia al clan SERINO di Sarno478.
A Battipaglia permane l’azione criminale del clan PECORARO-RENNA, nonostante si siano verificate, nel tempo,
scissioni ad opera di alcuni affiliati che hanno costituito autonomi gruppi criminali (clan TRIMARCO, clan FRAP-
PAOLO, clan GIFFONI). Attualmente, il sodalizio vive un momento di particolare fervore operativo, nonostante
il basso profilo mantenuto, avvalendosi di nuove leve, i cui compiti prioritari sono quello di proseguire negli affari
illeciti in cui lo stesso clan è storicamente coinvolto e quello di garantire il mantenimento delle famiglie degli af-
filiati detenuti. A conferma di ciò, a maggio, è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei
confronti di 18 persone, ritenute contigue al clan PECORARO-RENNA, responsabili di associazione finalizzata
al traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti479.
474
Decreto n. 35/2016 RG MP e 29/2018 Racc.Decr. emesso il 15 maggio 2018 dal Tribunale di Salerno, eseguito il 20 giugno 2018.
475
Il 9 maggio 2018, i Carabinieri di Nocera Inferiore hanno eseguito, nell’ambito del p.p. 10680/17 RGNR e 43/18 RG GIP, l’OCCC emessa nei
confronti di 6 soggetti, contigui al clan MATRONE, ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentate estorsioni, illecita detenzione di armi, spaccio
e traffico di stupefacenti, danneggiamento, ricettazione e simulazione di reato, commessi con l’aggravante del metodo mafioso.
476
Il 1°marzo ed il 7 marzo 2018 due ordigni artigianali hanno danneggiato due esercizi commerciali di proprietà di un ex esponente politico di
Scafati, testimone del processo nell’ambito della sopra citata inchiesta “Sarastra” della DIA di Salerno.
477
OCC emessa il 15 giugno 2018 (p.p. 4171/18 RGNR e 3465/18 RG GIP), eseguita il 20 giugno 2018.
478
Decreto n.20/2015 RMP e 30/2018 Racc.Decr. emesso il 31 maggio 2018 dal Tribunale di Salerno, eseguito il 6 giugno 2018.
479
OCC emessa il 23 aprile 2018 (p.p. 11212/13 RGNR e 3098/14 RG GIP), eseguita il 3 maggio 2018.
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e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 167
Sul territorio che comprende i comuni di Bellizzi, Pontecagnano Faiano, Montecorvino Rovella e Montecorvino
Pugliano permane l’operatività del clan DE FEO, che può contare sulla recente scarcerazione di uno dei capi
storici del sodalizio. A conferma della rinnovata vitalità del sodalizio, il 27 marzo 2018 i Carabinieri hanno arre-
stato 3 affiliati, per spaccio di sostanze stupefacenti.
Ad Agropoli, comune che delimita il confine tra la Piana del Sele e l’area del Cilento, permane l’attività criminale
della famiglia di nomadi stanziali MAROTTA, dedita ai reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di stupefacenti
e al riciclaggio di capitali illecitamente accumulati. Inoltre, nel comprensorio circostante, in particolare a Capaccio,
è attivo il gruppo MARANDINO, il cui promotore è uno storico esponente della disciolta Nuova Camorra Organiz-
zata. Questo sodalizio rimane particolarmente attivo soprattutto nelle tradizionali attività della criminalità orga-
nizzata e nel riciclaggio dei profitti: ne è un esempio il provvedimento di confisca, eseguito a marzo dalla DIA di
Salerno, nei confronti di un soggetto affiliato al gruppo MARANDINO, che ha riguardato beni per un valore di
circa 3 milioni di euro480. Rimane alta, poi, l’attenzione verso i tentativi di infiltrazione nella pubblica amministra-
zione da parte della locale criminalità organizzata, come è stato accertato con un’ordinanza di custodia cautelare,
eseguita, nel mese di marzo, dai Carabinieri di Salerno e Caserta nei confronti di 9 soggetti, ritenuti responsabili
dei reati di abuso d’ufficio, omissione di atti d’ufficio, nonché induzione a dare o promettere utilità481.
Nel comprensorio che riguarda il Medio e Basso Cilento non si segnalano sodalizi autoctoni di criminalità orga-
nizzata. Il territorio risulta tuttavia esposto ai fenomeni di corruzione di pubblici amministratori e di condotte il-
lecite di pubblici funzionari. Una conferma è data da due operazioni dei Carabinieri di Vallo della Lucania, con la
prima delle quali hanno arrestato, nel mese di aprile482, 5 persone per associazione per delinquere finalizzate alle
truffe ai danni dello Stato per l’erogazione di contributi per le imprese. Con la seconda, di maggio, sono state ar-
restate 9 persone, tra imprenditori ed amministratori del Comune di San Mauro Cilento (SA), per corruzione,
abuso d’ufficio, turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente, falsità ideologica commessa
dal pubblico ufficiale in atti pubblici e concussione, in relazione ad appalti per la fornitura di pubblici servizi483.
480
Decreto n. 22/17 RMP e 8/18 Racc.Decr. emesso il 22 febbraio 2018 dal Tribunale di Salerno, eseguito il 20 marzo 2018.
481
OCCC emessa il 14 marzo 2018 (p.p. 5373/15 RGNR e 322/2016 RG GIP), eseguita il 20 marzo 2018.
482
OCCC emessa il 23 marzo 2018 (p.p. 641/14 RGNR e 1589/16 RG GIP), eseguita il 5 aprile 2018.
483
OCCC emessa il 25 maggio 2018 dal GIP di Vallo della Lucania (p.p. 409/16 RGNR e 1578/16 RG GIP), eseguita il 30 maggio 2018.
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168 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
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e sui risultati conseguiti dalla
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4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 169
— Provincia di Avellino
Nel capoluogo opera il clan GENOVESE, con proiezioni anche su territori adiacenti.
Gli equilibri criminali delle zone dove maggiore è la pressione delinquenziale - Vallo di Lauro, Baianese, Valle
Caudina, comprensorio Montorese – Solofrano, alta Irpinia e Arianese - non hanno subito sostanziali mutamenti.
A Quindici e in altri comuni del Vallo di Lauro opera la famiglia CAVA484 e l’antagonista clan GRAZIANO.
Il primo dei due sodalizi estende la sua influenza anche nell’agro vesuviano e nolano tramite la famiglia SAN-
GERMANO. Tra febbraio e marzo, soggetti legati al gruppo SANGERMANO hanno subito alcuni attentati. Il
primo si è verificato il 18 febbraio 2018, a Pago del Vallo di Lauro, dove un pregiudicato è stato ferito da un colpo
di arma da fuoco, esploso sotto la sua abitazione, da un altro pregiudicato, tratto in arresto il 9 marzo successivo.
La vittima era stata coinvolta in un’inchiesta, conclusa nel 2016, con l’emissione di provvedimenti cautelari485 ri-
guardanti un presunto intreccio fra esponenti corrotti dell’amministrazione comunale di Pago del Vallo Lauro
ed affiliati ai clan CAVA e SANGERMANO. L’altro episodio si è verificato il 1 marzo 2018, quando è stata incen-
diata un’auto di proprietà della moglie di un pluripregiudicato, ritenuto affiliato al gruppo SANGERMANO.
Nell’alta Valle dell’Irno, al confine tra le province di Salerno ed Avellino, ma anche nel Vallo di Lauro è presente
il menzionato clan GRAZIANO486.
Nella Valle Caudina opera il clan PAGNOZZI, con proiezioni nelle province di Benevento, tramite sodalizi satellite,
e Caserta, attraverso storici rapporti con il cartello dei CASALESI e gruppi dell’area marcianisana. Il clan PA-
GNOZZI è operativo anche a Roma, dove è radicato da anni con un ruolo di primo piano in diverse zone del
quadrante sud della Capitale.
Il traffico di stupefacenti e le estorsioni sono le attività criminali prevalenti dei sodalizi citati che, tuttavia, negli
anni hanno dimostrato di saper intessere rapporti, di reciproco interesse, anche con le pubbliche amministrazioni
locali.
484
II 12 maggio 2018, a Quindici (AV), militari dell’Arma hanno denunciato in stato di libertà per violazione degli obblighi derivanti dalla misura
di prevenzione della sorveglianza speciale un pluripregiudicato appartenente alla famiglia CAVA.
485
OCC n. 504/16 emessa il 28 novembre 2016 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 28665/15 RGNR), per i reati di abuso d’ufficio, concussione,
estorsione, aggravati dal metodo mafioso. Tra gli indagati figurano diversi amministratori e dipendenti comunali, ritenuti contigui alla famiglia
CAVA.
486
Il 13 febbraio 2018, a Quindici (AV), militari dell’Arma hanno denunciato in stato di libertà per violazione degli obblighi derivanti dalla
misura di prevenzione della sorveglianza speciale un pregiudicato appartenete alla famiglia GRAZIANO.
1° semestre
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170 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
4. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA CAMPANA 171
— Provincia di Benevento
Nel corso del semestre non si sono registrati mutamenti di rilievo negli assetti delle organizzazioni criminali di
stampo camorristico presenti nella provincia beneventana.
Il territorio appare, comunque, esposto a reati di criminalità comune, in particolare quelli contro il patrimonio,
con un’incidenza maggiore delle rapine in danno degli esercizi commerciali ubicati nelle aree confinanti con la
provincia di Caserta.
Sul territorio provinciale operano i clan SPARANDEO, PAGNOZZI, NIZZA (vicino agli SPARANDEO), i SA-
TURNINO-BISESTO (vicini agli SPARANDEO ed ai PAGNOZZI) sono operativi nella valle Caudina, gli IA-
DANZA-PANELLA sono presenti nella zona di Montesarchio e Bonea, mentre gli ESPOSITO nella valle Telesina.
A fattor comune, le menzionate organizzazioni avrebbero, quale primaria fonte di guadagno, i traffici di stupe-
facenti.
Vale la pena di richiamare, in proposito, l’operazione conclusa, nel recente passato, dall’Arma dei carabinieri,
con l’esecuzione di 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere disposte dalla DDA di Napoli487.
I soggetti raggiunti dal provvedimento, che disponevano anche di armi, avevano costituito un’organizzazione
criminale dedita al riciclaggio di denaro e al traffico internazionale di stupefacenti (cocaina, hashish e marjuana),
che venivano poi rivenduti nei comuni di Benevento, Montesarchio, Caserta, Avellino e Napoli.
487
Conclusa nel mese di maggio del 2017, in esecuzione dell’OCCC n. 94/17 emessa il 1° marzo 2017 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 4765/13
RGNR).
1° semestre
20 1 8
172 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
488
Condotta dai Carabinieri il 18 giugno 2018 e meglio descritta nel paragrafo dedicato alla città di Bari.
489
La predetta inchiesta giudiziaria restituisce il seguente spaccato:“... i rituali di affiliazione, promossi, diretti ed organizzati dai componenti che all’interno
della stessa rivestono la qualità di “padrini”, a favore di altri componenti denominati “figliocci”, questi ultimi tenuti in linea di principio ad eseguire gli ordini
e le disposizioni dei primi, composta normalmente da persone iniziate alla stessa attraverso una cerimonia solenne denominata «battesimo» (che conferisce la
«personalità mafiosa» necessaria per agire nell’ambito del consorzio con pienezza di diritti e doveri) e promosse ai vari gradi superiori attraverso cerimonie li-
turgiche denominate «movimenti’ («picciotteria, camorra, sgarro, santa, vangelo, trequartino, diritto al medaglione, diritto al medaglione con catena»), con i
quali si procede - spesso alla significativa presenza di soggetti «attivati» di consorterie camorristiche alleate - al conferimento agli associati di gradi (o «doti» o
«regali’) diretti a stabilire un posizionamento nell’organigramma della consorteria foriero di doveri, diritti e facoltà (in primis la mutua assistenza). Le predette
cerimonie sono celebrate da un organo sociale, costituito ad hoc in vista di ciascuna celebrazione da soggetti «attivati», denominato «capriata».
490
Come documentato dalla menzionata inchiesta “Pandora”.
491
In merito si segnalano le vicissitudini amministrative-finanziarie, nonché quelle giudiziarie che, nel recente passato, hanno riguardato la rac-
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 173
Questa mafia degli affari, proiettata verso obiettivi di medio-lungo termine, utilizza il potere di assoggettamento
per condizionare non solo gli Enti locali492, ma anche il tessuto imprenditoriale. In tali ambiti, la corruzione di-
venta il grimaldello per permeare la Pubblica Amministrazione493.
Lo spaccato analitico in argomento emerge anche dalle interdittive antimafia, emesse nel semestre dalle Prefet-
ture-UTG pugliesi e lucane ex artt. 91 e 100 del Decreto Legislativo n. 159/2011494, che confermano l’inserimento
delle organizzazioni criminali nei rapporti economici tra Pubblica Amministrazione e privati. Ad essere, in via
preventiva, considerate non affidabili per infiltrazioni mafiose sono risultate, nel semestre, società attive nei
settori merceologici dell’edilizia, del mercato ittico, commercio di legname, pastorizia, servizi funebri, raccolta e
trasporto nettezza urbana, servizi di assistenza per richiedenti asilo e per soggetti vulnerabili, gestione impianti
sportivi ed altro.
Nel periodo in esame, peraltro, si è assistito allo scioglimento di 3 Amministrazioni comunali pugliesi per infil-
trazioni mafiose, ai sensi dell’art. 143 TUOEL:
- Mattinata (FG), sciolto con DPR del 19 marzo 2018;
- Surbo (LE), sciolto con DPR dell’11 maggio 2018;
- Sogliano Cavour (LE), sciolto con DPR del 29 giugno 2018.
colta e gestione dei rifiuti in alcuni Comuni del foggiano ed i cui relativi sviluppi hanno creato di fatto una precaria situazione ambientale,
tale da rendere necessario l’intervento diretto della Regione Puglia.
In tal senso appare, peraltro, significativo anche il decreto di confisca n. 8/17 e 16/18 emesso il 17 gennaio 2018 dal Tribunale di Foggia ed
eseguito dalla DIA di Bari, che ha riguardato beni immobili, compendi aziendali e quote societarie, riconducibili ad un imprenditore agricolo
foggiano, pluripregiudicato (condannato in via definitiva nel procedimento scaturito dall’operazione Black Land - 2013), il quale, aveva assunto
il ruolo di figura apicale all’interno di un’associazione per delinquere finalizzata allo smaltimento di ingenti quantitativi di rifiuti speciali. Lo
stesso, attraverso le imprese di cui era amministratore, concorreva nel traffico illecito, occupandosi della direzione, del coordinamento, del
trasporto e dello smaltimento illecito, sbaragliando facilmente la concorrenza ed offrendo così ai centri di stoccaggio prezzi «stracciati» per il
trasporto ed il recupero/smaltimento per i rifiuti. Gli ingenti quantitativi di rifiuti speciali erano conferiti da ditte campane e venivano smaltiti
nelle province di Foggia, Barletta, Andria, Trani, Benevento e Potenza.
492
Ad esempio, l’importante operazione “Porto” - che, nell’aprile 2018, ha colpito il clan barese dei CAPRIATI, meglio descritta nel paragrafo de-
dicato alla provincia di Bari - ha fatto luce su un caso di concussione, commesso a Bisceglie (BAT) da un elemento del citato sodalizio che, con
la complicità di appartenenti al locale clan VALENTE e di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, aveva costretto un imprenditore, titolare
di una società import/export di frutta, a versare un’ingente somma di denaro al fine di evitare una verifica fiscale e di “sistemare” paventate
anomalie fiscali.
493
Tra le inchieste giudiziarie che hanno visto la P.A. quale bene giuridico offeso si segnala l’operazione “Mercanti del Tempio” (p.p. 10581/16 del
Tribunale di Foggia), nel cui ambito, il 3 maggio 2018, la Guardia di finanza di Foggia ha eseguito una misura cautelare personale nei confronti
di 7 soggetti ritenuti responsabili, in concorso ed a vario titolo, di reati contro la pubblica fede e la pubblica amministrazione. Tra gli indagati
figurano 3 funzionari dell’Ispettorato del Lavoro, un sottufficiale dell’Arma dei CC in servizio al NIL di Foggia e alcuni liberi professionisti.
494
La disciplina consente attualmente l’applicazione delle informazioni antimafia anche ai provvedimenti di contenuto autorizzatorio e alle at-
tività soggette a S.C.I.A. (Consiglio di Stato, Sez. III, Sent. n. 565/2017).
1° semestre
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174 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Per quanto riguarda il comune di Mattinata (FG), la decisione è stata disposta sulla scorta delle risultanze com-
pendiate nella relazione della Commissione di accesso, che ha evidenziato l’ipotesi di un collegamento di am-
ministratori e dipendenti comunali con la criminalità organizzata del luogo. Tale radicamento avrebbe
determinato uno stato “cronico” di assuefazione alla forza di assoggettamento della criminalità, tale da non ri-
chiedere necessariamente azioni intimidatorie che, se poste in essere, il più delle volte non sono denunciate.
Nel leccese, l’accesso ispettivo disposto dal Prefetto nei Comuni di Sogliano Cavour e di Surbo è scaturito dagli
esiti dell’operazione “Contatto”495, conclusa nel 2017 ed in conseguenza della quale sono stati sciolti. L’indagine
aveva delineato la presenza e l’operatività nella provincia di Lecce di un’articolata associazione di tipo mafioso,
operante in clan e gruppi anche autonomi, finalizzata ad assumere il controllo del territorio, sia in relazione alle
attività illecite (traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni, usura), sia in relazione ai centri di potere politico-
amministrativo, attraverso la corruttela di pubblici amministratori. In questo modo, l’organizzazione offriva ai
propri affiliati e sostenitori una sorta di “protezione”, garantendo agevolazioni economiche, concessione di sov-
venzioni pubbliche per non abbienti (nell’ambito delle politiche sociali dei comuni), assunzioni e informazioni
su eventuali indagini di polizia giudiziaria, comunicate da appartenenti alle forze dell’ordine compiacenti.
Sul fronte giudiziario, nell’ambito del procedimento penale relativo all’operazione “Attila 2”, il 28 maggio 2018
è stata emessa dal Gup presso il Tribunale di Bari la sentenza n.12414/16 RG-PM, n. 15426/16 RG GIP e n. 1132/18
RG SENT nei confronti di appartenenti al clan DI COSOLA, ritenuti responsabili di direzione, organizzazione e
partecipazione ad associazione di tipo mafioso nonché di scambio elettorale politico-mafioso in concorso e coer-
cizione elettorale in concorso. Dall’analisi delle fonti probatorie emergono “modalità di approccio nei confronti degli
elettori marcatamente aggressive la cui portata intimidatoria era sicuramente accresciuta dalla caratura criminogena degli
imputati conosciuti nei rispettivi ambiti territoriali di appartenenza”.
L’infiltrazione criminale nell’economia legale pugliese si registra anche nel comparto agroalimentare, in partico-
lare nel territorio del foggiano. La domanda massiva di manodopera e l’opportunità di assoldare a basso costo
braccianti stranieri ha visto in quel territorio una crescita esponenziale del fenomeno del cd. caporalato e di tutto
l’indotto sommerso ed illegale connesso al settore. Nel territorio del Tavoliere delle Puglie, il caporalato, oltre a
favorire le finalità dei gruppi criminali che si occupano del trasporto dall’estero e dell’ingresso clandestino in
Italia di immigrati, ha contribuito alla formazione di sacche sociali di stranieri completamente sconosciuti alle
istituzioni locali e nazionali, gestiti senza scrupoli dalla criminalità del posto. Nel settore dell’agricoltura e zoo-
495
OCC emessa il 9 agosto 2017 dal GIP del Tribunale di Lecce (p.p. 1639/14 RGNR, 37/14 RG DDA, 936/15 RGIP, 74/17 R OCC), ed eseguita dai
Carabinieri il 5 settembre 2017 a carico di 20 soggetti (oltre a 17 agli arresti domiciliari e 7 sottoposti all’obbligo della presentazione alla P.G.).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 175
tecnia pugliese emerge un’evidente contaminazione tra due interessi: da una parte la forte spinta economica per
le aziende del posto ad inserirsi nel mercato internazionale delle esportazioni dei prodotti alimentari italiani,
considerati un’eccellenza a livello mondiale, e dall’altra la tendenza delle consorterie locali a sfruttare sempre
più i braccianti stranieri con pratiche illegali finalizzate a massimizzare i proventi economici.
Le indagini concluse nel semestre rendono necessario richiamare, inoltre, l’attenzione sulla capacità delle donne,
soprattutto pugliesi, nella gestione del malaffare: mogli e parenti dei boss rivestono ormai da tempo compiti di
primo piano in seno alle organizzazioni criminali, con i variegati ruoli di reggenti, cassiere ed emissarie dei ri-
spettivi clan, abili anche nel garantire continuità alle attività illecite gestite dai capi detenuti, ottemperando alle
disposizioni recepite con pizzini, lettere o durante i colloqui in carcere496. Nel mese di aprile, ad esempio, in ese-
cuzione di un ordine di carcerazione, è stata arrestata nel brindisino la compagna di un boss della Sacra Corona
Unita a capo del clan BUCCARELLA, condannata per il ruolo ricoperto nell’organizzazione e per le attività estor-
sive perpetrate ai danni delle aziende attive nell’affaire fotovoltaico sviluppato in quella provincia.
Tra le attività di contrasto concluse nel semestre dalla DIA, l’operazione “Shefi” ha confermato, ancora una volta,
le connessioni operative tra gruppi criminali organizzati albanesi e pugliesi, acclarate - dal maggio 2016 al gennaio
2017 - mediante il ricorso alla cooperazione giudiziaria internazionale delle squadre investigative comuni497. A con-
clusione dell’indagine, è stata eseguita in Italia, Albania e Romania una misura cautelare498 nei confronti di 43
soggetti italiani e albanesi, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione finalizzata al traffico internazionale
di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, sull’asse Albania-Puglia, destinati all’approvvigionamento del-
l’intero territorio nazionale. L’inchiesta ha confermato come le coste pugliesi rappresentino uno dei principali
punti di approdo dello stupefacente in Italia, da dove viene poi smerciato verso i mercati campani e calabresi,
verso quelli del nord Italia e all’estero.
496
Il 20 marzo 2018, nelle province di Lecce e Brindisi, nell’ambito dell’operazione “Orione”, di seguito descritta, è emerso il ruolo di tre donne
incensurate che collaboravano fattivamente nelle attività illecite del sodalizio, compresi gli aspetti organizzativi ed economici dell’associazione,
dimostrando “una tale compromissione ed una tale piena compenetrazione nelle logiche e nelle attività del gruppo di appartenenza da rendere assolutamente
necessaria l’adozione della misura cautelare più grave”. Il 9 gennaio 2018, sempre nel brindisino, l’operazione “Musa Nera”, di seguito descritta,
ha messo allo scoperto un’organizzazione di narcotrafficanti e contrabbandieri, in cui era coinvolta una donna della Valle Caudina. In Basilicata,
invece, l’operazione “Drummer” del 4 maggio 2018, descritta nel paragrafo dedicato alla provincia di Potenza, nel colpire un’organizzazione
criminale dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti ha posto in evidenza il ruolo di donne partecipi al disegno criminoso ed, in
particolare, nella custodia e distribuzione degli stupefacenti, nonché nella riscossione dei relativi introiti.
497
Istituite dall’art. 13 della Convenzione di Bruxelles del 29 maggio 2000 relativa all’assistenza giudiziaria in materia penale del 2000 tra Stati
Membri dell’Unione Europea, oggetto di successiva disciplina nella Decisione Quadro 2002/465GAI del 13 giugno 2002, recepita dal Decreto
Legislativo n. 34/2016. La squadra investigativa comune consente di effettuare approfondimenti investigativi, riguardanti i crimini transnazionali,
in maniera coordinata direttamente all’estero e senza attivare le complesse procedure rogatoriali.
498
OCC N. 10000/17 emessa il 18.1.2018 dal GIP presso il Tribunale di Bari, eseguita il 14 marzo 2018.
1° semestre
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176 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
L’adesione di alcuni esponenti di vertice dei clan pugliesi a programmi di collaborazione proposti dagli organi
di giustizia, soprattutto nei contesti criminali operanti nel territorio del capoluogo di regione e relativo hinterland,
ha consentito, da un lato di acquisire maggiori informazioni sul funzionamento interno alle consorterie criminali,
dall’altro ha comportato le reazioni dei sodali, che in alcuni casi si sono uniti al clan contrapposto.
Anche la Basilicata appare esposta a fenomeni di recrudescenza criminale e, soprattutto, di infiltrazione del ter-
ritorio ad opera delle organizzazioni criminali provenienti dalle regioni limitrofe, in ragione dei molteplici inte-
ressi economici che insistono su quel territorio, dallo sfruttamento di risorse naturali, al turismo, all’agricoltura,
alla cultura, alla zootecnia, all’imprenditoria artigianale ed industriale. La regione si pone all’attenzione anche
per quel che riguarda le percezioni di finanziamenti comunitari, nazionali, regionali e comunali nei settori turi-
stico ed agricolo499.
Particolare rilevanza riveste la città di Matera, “Capitale europea della cultura” per il 2019, che a breve rappre-
senterà, quindi, una meta turistica internazionale, per la quale sono previsti cospicui finanziamenti pubblici con-
nessi all’organizzazione dell’evento, che potrebbero attirare gli interessi della criminalità organizzata, da sempre
sensibile al settore dei contributi pubblici.
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Puglia nel primo semestre
del 2018:
499
Si è conclusa il 28 giugno 2018, nelle provincie di Potenza e Milano, con l’arresto di 8 indagati, un’indagine per truffa aggravata ai danni di
ente pubblico, turbativa d’asta, corruzione, falso in atto pubblico, e bancarotta fraudolenta. Dall’inchiesta, avviata nel gennaio e divisa in tre
filoni (trasporti comunali e regionali, pulizie e guardianie, bancarotta), è emerso come attraverso l’intreccio appalti-assunzioni, venissero ag-
giudicati appalti e approvate spese per attività e servizi in larga parte fittizi, che si ritengono causa del grave dissesto finanziario del Comune
di Potenza. Inoltre, il 16 aprile 2018, a Matera, è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di due appartenenti alla Polizia
Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Matera in quanto ritenuti responsabili, nel periodo compreso tra il mese di ottobre
2017 ed il mese di gennaio 2018, dei reati di corruzione, peculato e falsità ideologica.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 177
PUGLIA
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA)
I SEMESTRE 2018
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178 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
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e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 179
I gravi episodi avvenuti lo scorso anno nella provincia dauna ed, in particolare, la serie di omicidi compiuti nel
Gargano501 hanno determinato la convocazione presso quella Prefettura del Comitato Nazionale per l’Ordine e
Sicurezza Pubblica502 ed indotto il Consiglio Superiore della Magistratura a porre l’accento sull’emergenza cri-
minalità organizzata a Foggia503. In tali consessi la mafia foggiana è stata descritta, nell’insieme, come dotata di
una forte capacità di coniugare tradizione e modernità: “La tradizione è quella del “familismo mafioso” tipico della
‘ndrangheta e della ferocia spietata della camorra cutoliana504; la modernità, invece, è la vocazione agli affari, la capacità di
infiltrazione nel tessuto economico-sociale, la scelta strategica di colpire i centri nevralgici del sistema economico della pro-
vincia, e cioè, l’agricoltura, l’edilizia e il turismo505”.
Il fenomeno mafioso in Capitanata continua ad essere segnato dalla presenza delle tre distinte organizzazioni:
società foggiana, mafia garganica e malavita cerignolana; queste hanno mostrato una evoluzione, seppur embrionale,
che le vede propendere verso un’unica strategia operativa. Ciò sembrerebbe confermato, in primo luogo, dalla
valenza sempre più strutturale dei “legami d’affari”, specie nella gestione sinergica dei traffici di armi e stupefa-
centi, del riciclaggio nonché dei reati contro il patrimonio; in secondo luogo, dalla centralità del ruolo della società
foggiana che, attraverso un’importante rete di contatti tessuti in tutta la provincia, proietta le proprie strategie
criminali anche fuori dalla città.
Nella città di Foggia, l’apparente situazione di stallo tra le tre batterie della società foggiana506 permane anche nel
501
Si fa riferimento alla recente guerra di mafia nell’area nord del promontorio, sfociata nella strage di San Marco in Lamis del 10 agosto 2017 (per
la quale il 16 ottobre 2018 l’Arma dei carabinieri ha eseguito un provvedimento restrittivo nei confronti di un esponente del clan LI BEROLIS
e di un sodale), ed alla faida di Vieste, iniziata, il 26 gennaio 2015, con l’omicidio del capoclan del gruppo NOTARANGELO, e proseguita anche
nel semestre in esame con numerosissimi episodi cruenti (da ultimo, con il ferimento, il 21 marzo 2018, del capo di uno dei due gruppi scis-
sionisti e gli omicidi, rispettivamente il 6 ed il 25 aprile 2018 di altri elementi di rilievo delle due opposte fazioni).
502
Con risonanti risposte da parte delle Istituzioni: apertura di nuovi Comandi ed Uffici delle Forze di Polizia, nonché l’invio di reparti speciali,
come i Cacciatori Eliportati dei Carabinieri. In tal senso, si può ritenere significativa anche la scelta di celebrare a Foggia il 21 marzo 2018 la
“Giornata Nazionale contro le Mafie”.
503
Ormai definita dalla stampa nazionale come “Quarta Mafia”.
504
“Nel foggiano non esistono le affiliazioni, l’appartenenza al gruppo non si acquisisce mediante un “battesimo”, ma si tramanda di padre in figlio.”
505
“Risoluzione in materia di analisi del fenomeno mafioso e criticità per l’amministrazione della giustizia negli uffici giudiziari operanti nella provincia di
Foggia nel settore della criminalità organizzata” sottoscritta il 18 ottobre 2017 dalla VI Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura,
dopo la visita del 15 settembre 2017 presso il Tribunale di Foggia.
506
Ciononostante, nell’arco del semestre, non sono mancati episodi “di sangue”: il 17 marzo 2018, a Foggia, il tentato omicidio di un cittadino al-
banese, ferito alla testa da un colpo di arma da fuoco; il 16 giugno 2018, a Foggia, la gambizzazione di un soggetto che, seppure incensurato,
è risultato non del tutto estraneo agli ambienti della criminalità, anche organizzata; il 28 giugno 2018, a Foggia, l’omicidio di un pregiudicato
della provincia di Lecce, attinto da un colpo di fucile. La vittima si trovava sul sedile posteriore di un’autovettura in compagnia di un sorve-
gliato speciale di P.S. già scampato ad altra imboscata e, pertanto, ritenuto il vero obiettivo dell’azione di fuoco.
Inoltre: il 5 aprile 2018, a Foggia, i Carabinieri hanno dato esecuzione all’OCC n. 2817/18 RGNR emessa dal GIP presso il Tribunale di Foggia
il 31 marzo precedente nei confronti di 3 soggetti (tra cui uno contiguo al clan MORETTI-PELLEGRINO-LANZA) ritenuti responsabili della
1° semestre
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gambizzazione, avvenuta il 18 marzo 2018, in danno di un altro pregiudicato; l’11 giugno 2018, a Foggia, la Polizia di Stato ha eseguito l’OCCC
n. 15286/17 RGNR e n. 5185/18 RG GIP emessa dal Tribunale di Foggia l’8 giugno 2018, nei confronti di 3 persone ritenute esecutori materiali
del pestaggio di un pregiudicato foggiano, avvenuto a Foggia il 6 dicembre 2017 e terminato con il suo accoltellamento.
507
Con riferimento ai rapporti di collaborazione tra consorterie, nell’ambito dell’operazione “Ocean’s Twelwe”, eseguita dai Carabinieri tra la
Svizzera ed alcune località del Nord Italia (più avanti meglio descritta), è emerso il coinvolgimento di un elemento di spicco della batteria
mafiosa SINESI-FRANCAVILLA nella banda dei cerignolani arrestati, specializzata in furti di ingente valore.
508
Come è emerso, tra l’altro, dagli sviluppi delle indagini connesse al fermo operato dai Carabinieri il 9 ottobre 2017 per un’estorsione aggravata.
509
Il 19 febbraio 2018, a Foggia, i Carabinieri hanno dato esecuzione al decreto di sequestro e contestuale confisca n. 11/18 e n. 27/2016 RMP
emesso dal Tribunale di Foggia nei confronti di un appartenente alla batteria TRISCIUOGLIO-PRENCIPE-TOLONESE, nipote del boss del
clan TOLONESE, condannato nell’ambito dell’inchiesta “Corona”. Il provvedimento ha riguardato beni del valore di 500 mila euro.
510
Comune del Tavoliere dove opera il clan GAETA, in stretto contatto con la criminalità organizzata di Cerignola e Manfredonia, ma attivo
anche sul resto della provincia prevalentemente nello spaccio di stupefacenti, il racket delle estorsioni e la gestione dei rifiuti.
Relazione
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loro eliminazione511. Inoltre, appare sempre maggiore l’ingerenza nella zona della mafia foggiana e di quella
cerignolana.
A Vieste, è stato consumato l’ennesimo atto di una guerra tra consorterie, con un ulteriore omicidio, avvenuto il
6 aprile 2018, di un esponente della famiglia malavitosa NOTARANGELO, cugino del capoclan ucciso nel 2015.
La perdita delle figure chiave del clan (e della conseguente credibilità) ha suscitato le mire di alcuni sodali del
gruppo, finalizzate a rendersi autonomi e egemoni in quel territorio, soprattutto nella gestione delle piazze di
spaccio, anche con la collaborazione offerta da altri sodalizi dell’area.
Nel periodo in esame si è assistita alla ripresa della faida tra il clan RADUANO ed il gruppo IANNOLI-PERNA,
entrambi emergenti, in passato inseriti nella famiglia dei NOTARANGELO. Proprio nella loro cruenta contrap-
posizione si inquadrano i numerosi fatti di sangue avvenuti a Vieste.
Tra questi: la gravissima aggressione del 21 marzo 2018 del rappresentante dei RADUANO512, rimasto ferito;
l’agguato del 25 aprile 2018 ad un pregiudicato contiguo al gruppo RADUANO, che è stato ucciso; l’imboscata
contro due appartenenti al gruppo PERNA, avvenuta il 19 giugno 2018 nelle campagne di quel Comune, nella
quale un soggetto rimaneva ucciso e l’altro ferito.
Inoltre, il 5 maggio 2018, a Mattinata, i Carabinieri hanno catturato un pregiudicato latitante, organico al gruppo
RADUANO, nonché elemento di “collegamento” con il clan ROMITO-GENTILE, la cui irreperibilità era coincisa
con il riacutizzarsi della faida a Vieste.
Gli eventi descritti avvalorano, a Vieste, l’ipotesi di un bipolarismo criminale, sempre meno contingente e più si-
stematico, che sembrerebbe indurre anche i gruppi criminali del triangolo “Monte Sant’Angelo-Manfredonia-
Mattinata” a prendere posizione, spinti dall’interesse ad individuare la nuova leadership con cui schierarsi e
interagire in quell’area: il clan LI BERGOLIS (di Monte Sant’Angelo)513 schierato con il gruppo dei PERNA-IAN-
NOLI514, mentre il clan ROMITO-GENTILE (di Manfredonia-Mattinata)515 con i RADUANO, suffragata dagli esiti
511
Si fa riferimento, in particolare, agli omicidi di elementi di spicco della mafia garganica, come i capoclan delle famiglie NOTARANGELO e RO-
MITO, ed in generale alle morti maturate nella faida di Vieste. Risultano significativi al riguardo i rinvenimenti (il 21 febbraio ed il 3 marzo
2018), a Vieste, di ossa umane in pessimo stato di conservazione, verosimilmente riconducibili a vittime di lupara bianca.
512
Soggetto sottoposto alla sorvegliato speciale di P.S., indagato già dal 2015 in numerose inchieste per detenzione di armi comuni da sparo e
clandestine, rapina aggravata, sequestro di persona e detenzione illegale di armi, detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Lo
stesso, il 26 aprile 2018, è stato tratto in arresto dai Carabinieri, in flagranza di reato, per violazione degli obblighi derivanti dalla misura di
prevenzione personale della Sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di dimora nel comune di Vieste.
513
Collegato anche con altri sodalizi presenti nell’area del promontorio, come quelli San Nicandro Garganico, opera in sinergia con il clan FRAN-
CAVILLA di Foggia.
514
Come dimostrato dalle indagini che hanno portato, il 18 aprile 2018, all’esecuzione da parte dei Carabinieri, tra Manfredonia e Monte Sant’An-
1° semestre
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182 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
gelo, di un provvedimento cautelare (OCCC n. 2875/18 RGNR e n. 4079/18 RG GIP emessa dal GIP presso il Tribunale di Foggia il 16 aprile
precedente) nei confronti di 3 pregiudicati del luogo, ritenuti responsabili, in concorso ed a vario titolo, di rapina, detenzione e porto illegale
di armi, ricettazione e favoreggiamento personale, confermando l’asse tra il gruppo PERNA ed il clan LI BERGOLIS di Monte Sant’Angelo,
cui gli indagati risultavano contigui.
515
Ha rapporti con i clan TRISCIUOGLIO e MORETTI di Foggia e con la malavita di Cerignola. Inoltre, è legato ad alcune cosche calabresi.
516
Il 3 maggio 2018 i Carabinieri hanno proceduto all’arresto, in flagranza di reato (a seguito del rinvenimento di un arsenale di armi e di ingenti
quantitativi di stupefacenti), di un pregiudicato di Manfredonia legato al gruppo RADUANO. L’arresto si aggiunge a quello del citato pluri-
pregiudicato latitante, elemento di “collegamento” tra il gruppo ROMITO-GENTILE di Manfredonia-Mattinata e quello dei RADUANO.
517
OCC n. 145/18 RGNR emessa dal GIP presso il Tribunale di Foggia il 23 febbraio 2018, nei confronti 9 soggetti ritenuti responsabili, in concorso
ed a vario titolo, di detenzione illegale di armi, procurata e tentata evasione. Le indagini, hanno permesso di rinvenire e sequestrare armi e
di sventare un tentativo di evasione dal carcere di Foggia.
518
Dove opera il gruppo CIAVARRELLA, strettamente legato ai LI BERGOLIS attraverso una fitta trama di vincoli familiari, rapporti economici
e cointeressenze criminali, e storicamente contrapposto alla famiglia TARANTINO. L’11 gennaio 2018, a San Nicandro Garganico, i Carabinieri
hanno proceduto al fermo di indiziato di delitto nei confronti di un pregiudicato vicino alla famiglia CIAVARRELLA, ritenuto responsabile
di rapina e tentato omicidio.
519
Non a caso il territorio di San Marco in Lamis è stato teatro del quadruplice omicidio in cui ha perso la vita il boss del clan ROMITO (Strage
di San Marco in Lamis, 9 agosto 2017).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 183
da una parte i terminal delle rotte del traffico di marijuana proveniente dall’Albania diretta anche in altri territori
della penisola, e dall’altra un’importante piazza finale di spaccio, specie durante il periodo estivo.
Anche l’indotto economico connesso al fiorente mercato turistico (strutture ricettive, attività di ristorazione, guar-
dianie e servizi vari) ricade nelle mire delle organizzazioni, sia per le attività estorsive, sia per la gestione diretta
delle attività imprenditoriali lecite, al fine di riciclare i proventi illeciti.
Uno degli aspetti maggiormente rilevanti delle dinamiche evolutive in atto nella zona dell’Alto Tavoliere ri-
guarda il carattere sempre più “strutturale” dell’asse criminale tra la mafia sanseverese520 e la batteria MORETTI-
PELLEGRINO-LANZA della società foggiana, che già lo scorso semestre aveva trovato riscontro in importanti
esiti investigativi521. I successivi sviluppi delle indagini hanno consentito di individuare in un pluripregiudi-
cato522, da sempre legato alla società foggiana e beneficiante dell’appoggio del clan sanseverese TESTA523, il referente
della costola sanseverese per la batteria.
Il rapporto sinergico con la società foggiana può essere considerato alla base anche del rafforzamento della mafia san-
severese nei vicini comuni di Poggio Imperiale, Apricena, San Nicandro Garganico e, soprattutto, Torremaggiore.
Sugli equilibri criminali locali influiscono, inoltre, i gruppi RUSSI e NARDINO di San Severo (anche in virtù del
legame di quest’ultimo con il clan SINESI-FRANCAVILLA di Foggia contrapposto alla batteria dei MORETTI-
PELLEGRINO-LANZA), altri gruppi criminali autonomi attivi nel vicino promontorio (clan DI SUMMA-FER-
RELLI operante nell’area di Poggio Imperiale ed Apricena), nonché la presenza di una criminalità straniera, che
ben interagisce con il tessuto criminale autoctono.
In chiave prospettica è ammissibile supporre che, nella delicata fase di riassetto della criminalità sanseverese
(fortemente segnata, lo scorso anno, dagli omicidi di alcune figure apicali524), risulteranno sempre più incisivi,
520
Il 5 gennaio 2018, a San Severo, la Polizia di Stato ha eseguito provvedimenti di esecuzione pene concorrenti emessi dalla Procura della Re-
pubblica Generale presso la Corte d’Appello di Bari, nei confronti di 6 soggetti legati alla criminalità organizzata sanseverese responsabili di
estorsione, minacce ed un tentato omicidio.
521
Si fa riferimento all’operazione eseguita dai Carabinieri, l’11 agosto 2017 (quando, a seguito dell’irruzione all’interno di un box di Torremag-
giore, è stato sorpreso un commando composto da quattro pregiudicati, pronti, verosimilmente, ad una nuova azione di fuoco, di cui uno vicino
alla criminalità organizzata di San Severo, mentre un altro appartenente al clan foggiano MORETTI-PELLEGRINO-LANZA) ed al fermo ope-
rato sempre dai Carabinieri il 9 ottobre 2017 nei confronti del boss del clan MORETTI per un’estorsione aggravata.
522
Coinvolto, tra l’altro, in indagini per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e ritenuto responsabile di aver favorito, a livello locale,
società legate ai “foggiani” nella distribuzione delle apparecchiature slot machine.
523
Opera nell’area di Torremaggiore ed Apricena, legato alla mafia foggiana, mantiene contatti con la criminalità del Gargano, nonché con quella
calabrese.
524
Si fa riferimento all’eclatante duplice omicidio del boss del clan SALVATORE ex CAMPANARO e della moglie, avvenuto la mattina del 24
maggio 2017, ed all’altro efferato agguato consumato la sera del 14 luglio 2017 ai danni di un pregiudicato di San Severo, detenuto in regime
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184 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
sia nella stipula di nuove alleanze, sia nell’inasprimento delle contrapposizioni, i rapporti di forza tra le men-
zionate batterie della società foggiana. Nell’evoluzione dello scenario criminale locale, queste ultime potrebbero
affermarsi sempre di più anche nella provincia, sia controllando i traffici illeciti che infiltrando l’economia legale.
Nel Basso Tavoliere, quella di Cerignola resta la realtà criminale strutturalmente più solida525: non risente delle
ripercussioni dei riassetti e delle fibrillazioni in atto nelle vicine aree e, partendo da un forte e radicato controllo
del proprio territorio526, attua una strategia operativa di progressiva espansione verso altre aree. Infatti, la capacità
di diversificare le attività illecite da cui provengono le ingenti risorse finanziarie e di sapersi rigenerare, dando
continuità ai traffici illeciti, le ha permesso di affermarsi anche a livello nazionale. Si connota come mafia degli af-
fari, svincolata dalla rigidità tipica delle strutture fondate sui vincoli di familiarità (aspetto peculiare delle mafie
foggiana e garganica) e proiettata al raggiungimento di obiettivi a medio-lungo termine, anche grazie, verosi-
milmente, all’esistenza di un organo decisionale condiviso, in grado di assoggettare in modo pragmatico il tessuto
criminale, riducendo al minimo le frizioni527.
La pluralità delle attività della mafia cerignolana, spesso condotte con forme di pendolarismo, costituiscono un va-
lore aggiunto in termini sia finanziari che di carisma criminale nelle relazioni con le altre organizzazioni. Signifi-
cativa al riguardo la già citata operazione “Ocean’s Twelve” 528, conclusa, a febbraio, dai Carabinieri, che hanno
proceduto al fermo di 5 foggiani, presunti componenti del commando protagonista di un ingegnoso tentativo di
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 185
furto milionario ai danni del caveau di una società di trasporto valori, con sede nella località svizzera di Chiasso.
Ad aprile, poi, nell’ambito della già segnalata operazione “Keleos” 529, la Polizia di Stato ha eseguito l’arresto di
6 soggetti di origine calabrese e di 3 originari di Cerignola (FG) - uno dei quali contiguo al clan cerignolano PIA-
RULLI - ed Andria (BT), tutti ritenuti responsabili, a vario titolo, di rapina, realizzata con schemi di tipo parami-
litare530, aggravata dal metodo mafioso, nonché dal possesso e detenzione di armi e munizioni da guerra, di furto
e ricettazione dei veicoli. Costoro facevano parte del commando armato - composto da almeno 15 persone - che,
nella serata del 4 dicembre 2016, assaltò il caveau di un Istituto di Vigilanza ubicato nella zona industriale di Ca-
tanzaro, asportando 8,5 milioni di euro in contanti. Le indagini disvelarono la stretta sinergia tra consorterie pu-
gliesi e calabresi, finalizzata ad agevolare la ‘ndrangheta catanzarese di San Leonardo di Cutro531, atteso che parte
del denaro era stato suddiviso tra le varie cosche dell’area. Tra gli indagati figurava, peraltro, un pregiudicato an-
driese, ucciso poi il 23 gennaio 2018 nella città pugliese, attivo nelle fasi preparatorie all’assalto.
A febbraio, la DIA di Bari ha proceduto al sequestro532 di beni immobili, ad un complesso aziendale e disponibilità
finanziarie - del valore stimato di 700 mila euro - riconducibili ad un pluripregiudicato di Cerignola, dedito a rapine
e furti di ingentissimo valore, accusato di aver preso parte ad un sodalizio criminale, con base a San Pietro in Casale
(BO), allo scopo di commettere furti in danno d’imprese e di riciclaggio di veicoli ricettati in tutto il nord Italia (Ve-
neto, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Umbria e Toscana). Il provvedimento è scaturito dall’accertamento
dell’evidente sproporzione dei redditi dichiarati rispetto al tenore di vita ed agli investimenti effettuati nel tempo.
Altro provvedimento ablativo533 è stato eseguito, a Canosa di Puglia (BT) e a Milano, nel mese di maggio, nei
confronti di un soggetto considerato contiguo al clan mafioso “PIARULLI-FERRARO”. Il decreto ha riguardato
beni del valore di circa 3 milioni di euro.
Infine, l’intera area ricompresa tra i comuni di Orta Nova, Ordona, Carapelle, Stornara e Stornarella, detta dei “cinque
reali siti”, pur risentendo in modo significativo dell’influenza della criminalità cerignolana, vanta la presenza criminale
forte ed autorevole di clan, quali i GAETA534 ed i RUSSO, capaci di ben interagire con la mafia cerignolana e foggiana.
529
P.p. n. 932/17 mod. 21 DDA Catanzaro, eseguito il 20 aprile 2018. Il successivo 12 maggio il Tribunale di Catanzaro ha emesso un’ordinanza
di applicazione di misura cautelare personale n. 932/17 RGNR, nr. 683/2017 e nr. 83/2018 RMC., che ha colpito anche un pluripregiudicato
andriese ed un cerignolano, non destinatari della precedente misura pre-cautelare.
530
Le modalità operative diedero sin da subito conto della particolare determinazione della banda di rapinatori, atteso che il muro blindato venne
sfondato con una grossa macchina cingolata e, dopo aver neutralizzato la vigilanza armata sotto la minaccia di kalashnikov, venne asportato il
denaro dandosi alla fuga incendiando numerose vetture posizionate lungo il tragitto per rallentare l’intervento delle Forze di polizia.
531
In particolare, quelle di Mesoraca, Cutro, Roccelletta e San Leonardo.
532
Decreto n. 169/2017 dell’1.02.2018, emesso dal Tribunale di Bari ed eseguito l’8 febbraio 2018.
533
Trattasi di confisca emessa con ordinanza n. 43/18 del 22 maggio 2018 della Corte d’Appello di Bari, eseguita il 25 maggio successivo.
534
Opera su tutto il territorio della provincia prevalentemente nello spaccio di stupefacenti, il racket delle estorsioni e la gestione dei rifiuti e come
1° semestre
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186 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Ad Ordona, nel mese di marzo la DIA di Bari ha dato esecuzione ad un decreto535 di confisca nei confronti di un
pluripregiudicato del luogo. Il provvedimento ha riguardato 3 aziende attive nel settore del trattamento e dello
smaltimento dei rifiuti, del trasporto merci su strada e nel settore agricolo, 179 ettari di terreno, 5 immobili, 61
mezzi pesanti, tra trattori, pale meccaniche, escavatori, mezzi agricoli, disponibilità finanziarie, il tutto per un
valore complessivo di circa 6 milioni di euro.
Volendo riassumere quanto emerso nel semestre in esame, va rilevato che le principali consorterie foggiane hanno
tutte confermato il massimo interesse verso la gestione (diretta o per il tramite della delinquenza comune536) del
mercato degli stupefacenti537, che vanno dalla produzione538 e l’approvvigionamento, allo spaccio ed alla distri-
buzione, anche extraregionale539, confermando un’evoluzione del fenomeno mafioso foggiano verso posizioni
già detto, è in sinergia con esponenti della criminalità organizzata foggiana, in particolar modo con la batteria MORETTI-PELLEGRINO-LANZA.
535
N. 16/18 emesso dal Tribunale di Foggia-II Sezione Penale-Ufficio M.P. in data 17.01.2018, depositato il 3 marzo 2018 ed eseguito il 23 marzo
2018, già colpito da un sequestro anticipato emesso il 7.10.2016 dal Tribunale di Foggia.
536
Come dimostrato, oltre che dalle più importanti operazioni eseguite nel semestre nella provincia, anche dai numerosi arresti in flagranza di
reato, per detenzione e spaccio, nonché dai sequestri di consistenti quantitativi di droga, trovati in possesso di soggetti incensurati o di bande
di delinquenti non inquadrabili nelle gerarchie mafiose.
537
Il 20 gennaio 2018, nell’ambito dell’operazione “Montagne Verdi”, a Monte Sant’Angelo (FG) e Rutigliano (BA), i Carabinieri, in esecuzione
dell’OCCC n. 12046/15 RGNR - n. 14128/16 RG GIP e n. 210/17 Reg. Mis. Caut., emessa il 18 gennaio precedente dal GIP presso il Tribunale
di Bari, hanno tratto in arresto due fratelli ritenuti responsabili, in concorso, di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti ed estor-
sione aggravata dall’art.7 della legge n. 203/1991. I due indagati, legati alla famiglia mafiosa dei LI BERGOLIS, avrebbero rifornito di marijuana
alcuni gruppi criminali del barese e nord-barese. Il 7 marzo 2018, nell’ambito dell’operazione “Balloons”, a Foggia e Manfredonia, i Finanzieri
hanno dato esecuzione all’OCC n. 4243/16 RGNR e n. 7135/17 RG GIP e n. 140/17 Reg. Mis. Caut., emessa dal GIP presso il Tribunale di
Foggia il 1° marzo precedente, nei confronti di 8 persone, ritenute responsabili, in concorso ed a vario titolo di detenzione ai fini di spaccio di
sostanze stupefacenti (hashish e cocaina). L’attività di indagine ha svelato, tra il giugno – novembre 2016, l’esistenza di una rete di spaccio
attiva in particolar modo sull’asse Foggia e Manfredonia - ma anche fuori regione come dimostrato da alcune cessioni di stupefacenti effettuate
in Abruzzo. Il 27 aprile 2018, a Cerignola e Orta Nova, nell’ambito dell’operazione “Delirium”, i Finanzieri hanno eseguito l’OCC n. 287/18
RGNR e n. 4180/18 RG GIP emessa dal GIP presso il Tribunale di Foggia il 23 aprile precedente nei confronti di 9 persone ritenute responsabili,
in concorso ed a vario titolo, di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e tentato furto. L’attività di indagine, scaturita dall’arresto
di un Agente penitenziario in servizio presso la Casa Circondariale di Foggia al cui interno aveva introdotto dello stupefacente a favore di un
detenuto, ha individuato una rete di spaccio attiva nel basso Tavoliere ed accertato un “progetto” di assalto ad un bancomat di Orta Nova da
parte di tre degli indagati, tutti originari del luogo. Il 26 giugno 2018, a Foggia, la Polizia di Stato ha proceduto all’arresto, in flagranza di
reato, di un pregiudicato, in passato vicino al clan SINESI-FRANCAVILLA, per la detenzione di kg 10 di stupefacente (hashish e marijuana).
Si richiama, inoltre, la citata operazione “Santa Muerte”, condotta dai Carabinieri il 4 maggio 2018, a Vico del Gargano.
538
Il 18 aprile 2018, a San Marco in Lamis, i Carabinieri hanno dato esecuzione all’O.C.C. n. 11183/17 RGNR e n. 9317/17 RG GIP emessa dal Tribunale
di Foggia il 18 aprile 2018 nei confronti di un pregiudicato legato al gruppo criminale DI CLAUDIO-MANCINI, ritenuto responsabile di produ-
zione e detenzione illecita di sostanze stupefacenti, avendo coltivato una piantagione di marijuana composta da 120 piante di cannabis vietnamita,
gestita con sofisticate tecnologie per l’irrigazione ed il confezionamento. Il 27 giugno 2018, a Chieuti, è stata scoperta una piantagione di cannabis
composta da 3.100 piante da 1,5 metri di altezza, con impianto irriguo (sul posto è stato rinvenuto e sequestrato anche un fucile da caccia).
539
Il 15 febbraio 2018, nell’ambito dell’operazione “Nadir”, a Roma, Cagnano Varano (FG), Viterbo e in Albania, la Polizia di Stato, in collabora-
zione con le polizia albanese e spagnola, ha dato esecuzione all’OCCC n. 50835/58 RGNR emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma il 30
novembre 2017 nei confronti di 8 persone ritenute responsabili di associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. L’in-
chiesta ha appurato l’operatività, tra gli anni 2015-2016, di un gruppo di cittadini albanesi, stanziati nella capitale, capace di approvvigionarsi
Relazione
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e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 187
di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti (in particolar modo hashish e cocaina) che smerciavano successivamente sul territorio nazionale
attraverso vari canali, tra cui quello gestito da due soggetti alla criminalità organizzata garganica.
540
Il 16 febbraio 2018, a Foggia i Carabinieri hanno eseguito l’OCCC n. 8858/17 RGNR e n. 1461/18 RG GIP emessa, il febbraio 2018, dal GIP
presso il Tribunale di Foggia, nei confronti di un incensurato, ritenuto responsabile di tentata estorsione. All’identificazione del presunto reo
si è giunti grazie alla denuncia di un imprenditore attivo nel settore della ristorazione e vittima delle continue richieste estorsive da parte del
destinatario del provvedimento cautelare che, seppur incensurato, risulterebbe vicino agli ambienti della criminalità atteso che i “regali”
pretesi erano finalizzati al sostentamento dei detenuti. Il 1° marzo 2018, a Foggia, la Polizia di Stato ed i Finanzieri hanno dato esecuzione al-
l’OCCC n. 14879/15 RGNR e n. 9876/16 RG GIP e nr. 124/17 Reg. Mis. Caut., emessa, il 27 febbraio 2018, dal GIP presso il Tribunale di Foggia
nei confronti di cinque soggetti (4 foggiani ed un cittadino rumeno) ritenuti responsabili, in concorso ed a vario titolo, di usura aggravata ed
estorsione. Il gruppo, composto tra gli altri da un noto esponente del clan SINESI-FRANCAVILLA (e da un altro rappresentante della mafia
foggiana successivamente ucciso nella settima guerra di mafia), negli anni 2013 – 2014, approfittando dello stato di necessità di alcuni commer-
cianti locali, avrebbe prestato a tassi usurari somme di denaro, facendo seguire, di fronte all’incapacità delle vittime di onorare i debiti, richieste
estorsive. Il 20 marzo 2018, a Vieste, i Carabinieri hanno dato esecuzione all’OCCC n. 1579/18 RGNR e nr. 1874/18 RG GIP emessa, il 16
marzo 2018, dal GIP presso il Tribunale di Foggia, nei confronti di due pregiudicati, uno dei quali uomo di fiducia del capoclan RADUANO,
in quanto ritenuti responsabili, in concorso ed a vario titolo, di tentata estorsione e ricettazione. I due indagati tra il novembre 2017 ed il
gennaio 2018 hanno vessato – a scopo estorsivo - con atti intimidatori e minacce un imprenditore edile del luogo, titolare di diversi cantieri
nel comune di Vieste. Il 13 giugno 2018, a Vieste, la Polizia di Stato ha proceduto all’arresto, in flagranza di reato, del fratello e del figlio di
uno degli elementi di vertice del gruppo PERNA-QUITADAMO-IANNOLI, in quanto sorpresi con 10 involucri di marijuana per un totale di
oltre kg. 4,5. Il 14 giugno 2018, a Foggia, nell’ambito dell’operazione “Imperial”, la Polizia di Stato ha dato esecuzione all’OCCC n. 1910/16
RG GIP e n. 848/18 RGNR emessa l’11 giugno 2018 dal GIP presso il Tribunale di Foggia, nei confronti di 4 persone ritenute responsabili in
concorso di usura. Tra i soggetti spicca la figura di un elemento storico della società foggiana.
541
Nel semestre in esame sono stati numerosi i danneggiamenti mediante incendio, le esplosioni di colpi di arma da fuoco e di ordigni presso
aziende ed attività di ristorazione, edilizia, distribuzione bevande, autotrasporto ed esercizi commerciali (gioiellerie, profumerie, negozi di
abbigliamento, negozi di piante e fiori, centri scommesse e distributori di carburanti).
542
Emblematiche, al riguardo, la citata operazione “Ocean’s Twelwe” che ha svelato la presenza di un noto esponente del clan SINESI-FRANCA-
VILLA nella banda di cerignolani che ha tentato il furto ad un caveau in Svizzera, e l’operazione “Crazy Marmot”, nell’ambito della quale, il
7 giugno 2018, a Foggia, i Carabinieri hanno eseguito l’OCCC n. 319/18 RGNR e n. 743/18 emessa dal Tribunale di Larino (CB) il 5.06.2018
nei confronti di 3 soggetti, tutti pregiudicati, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro
il patrimonio (furto aggravato, rapina, riciclaggio). Tra gli indagati figura un elemento appartenente alla società foggiana, figlio del boss ai
vertici della batteria MORETTI-PELLEGRINO-LANZA.
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facendo emettere fatture per operazioni inesistenti o facendo compensare tributi relativi a crediti inesistenti543.
In proposito, nel mese di gennaio, nell’ambito dell’operazione “Security”544 - che aveva già portato, tra luglio e
dicembre 2017, all’esecuzione di numerosi provvedimenti cautelari - è stato tratto in arresto il presidente di una
società sportiva, ritenuto responsabile di auto-riciclaggio. L’inchiesta, in una prima fase, aveva accertato la pre-
senza, a Milano, di un’associazione per delinquere, composta anche da soggetti della provincia di Foggia, dedita
all’esecuzione di una serie di operazioni illecite di natura finanziaria e tributaria, con lo scopo di favorire la fa-
miglia mafiosa catanese dei LAUDANI. Gli ulteriori accertamenti esperiti avrebbero dimostrato come parte dei
proventi illeciti fossero poi recuperati nella gestione della predetta società sportiva in cui l’arrestato, in qualità
di massimo dirigente, avrebbe riciclato anche altro denaro di illecita provenienza.
Infine, nel semestre in esame, il menzionato scioglimento del Comune di Mattinata, avvenuto il 19 marzo 2018,
ha messo in evidenza anche le criticità derivanti dall’infiltrazione mafiosa nella gestione della “cosa pubblica”.
In tale contesto assumono valore emblematico varie vicende segnalate nella Relazione del Prefetto di Foggia, in
cui emergono anomalie sintomatiche di uno sviamento dell’agire amministrativo. Si fa riferimento al settore
degli affidamenti di lavori e servizi pubblici, dagli impianti sportivi ai parcheggi, dalle concessioni all’occupa-
zione di suolo pubblico per la gestione di chioschi bar, al rilascio di contributi comunali per circoli e Pro Loco e
alle assunzioni nella Polizia Municipale.
Più precisamente, nel maggio 2014 l’Ente attingeva ad una graduatoria dell’anno precedente per l’assunzione,
come agenti di polizia municipale a tempo determinato, di un pluripregiudicato contiguo alla criminalità garga-
nica e “del coniuge di un soggetto di cui sono state documentate frequentazioni con elementi delle consorterie locali. Nello
specifico, l’amministrazione comunale ha proceduto all’assunzione delle medesime persone già reclutate a seguito della ri-
chiamata determina del 2013, confermandole anche per la stagione estiva del 2015”. Altrettanto significativa è l’omissione,
da parte dell’amministrazione comunale, degli “accertamenti antimafia con riferimento alle imprese esercenti attività
particolarmente esposte al rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata quali strutture alberghiere, locali di pubblico
intrattenimento e stabilimenti balneari”.
543
Il 15 gennaio 2018, a Orta Nova, Stornara e Carapelle (FG), i Carabinieri hanno eseguito l’OCC n. 2424/17 RG GIP – 41/17 Mis. Caut., emessa
il 9 gennaio precedente dal GIP presso il Tribunale di Foggia nei confronti di 10 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione
per delinquere, estorsione, furto ricettazione, riciclaggio, contrabbando TLE, detenzione e porto abusivo di armi, nonché di spaccio di sostanze
stupefacenti. L’indagine è iniziata nel 2012 a seguito di una denuncia di estorsione formalizzata dal titolare di una farmacia agricola ed ha
evidenziato le attività del sodalizio GAETA, dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti nonché ad una serie di reati contro il patrimonio
come la ricettazione di mezzi agricoli, a loro volta proventi di furto in altre regioni.
544
OCCC n. 23876/15 RGNR e n. 6462/15 RGIP emessa dal GIP presso il Tribunale di Milano il 20 gennaio 2018, su richiesta della locale DDA,
ed eseguita dalla Guardia di finanza di Varese, unitamente alla Squadra Mobile di Milano, il 24 gennaio 2018.
Relazione
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Direzione Investigativa Antimafia
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— Provincia di Barletta-Andria-Trani
Il territorio della provincia BAT è storicamente caratterizzato dalla presenza di autonomi gruppi criminali che,
tuttavia, subiscono le influenze delle organizzazioni mafiose baresi e foggiane (prime tra tutte, quelle cerigno-
lane). La zona costituisce, infatti, un’area “cuscinetto”, ove transitano consistenti quantitativi sia di stupefacenti
che di armi, distribuiti in parte nei comuni della provincia, in parte nei territori limitrofi.
Per quanto riguarda la geografia dei clan autoctoni, nel periodo analizzato si confermano le storiche rivalità a
Trinitapoli tra i MICCOLI-DEROSA e i GALLONE-CARBONE, a Barletta quelle del gruppo CANNITO e degli
ALBANESE, e ad Andria tra il clan PASTORE-CAMPANALE ed i PISTILLO-PESCE. A Canosa di Puglia, oltre al
consolidato gruppo dei MATARRESE, dedito allo spaccio di stupefacenti, opera il sodalizio CARBONE collegato
alla criminalità cerignolana545.
In generale, in tutta la Valle d’Ofanto persiste l’influenza della malavita cerignolana da cui gli autoctoni gruppi
criminali stanno mutuando modelli operativi e strategici, che ne favoriscono la crescita criminale.
Peraltro, nel semestre in esame, le inchieste “Porto” e “Pandora”546 hanno evidenziato come lo storico clan barese
dei CAPRIATI, nel suo processo di espansione oltre i confini del capoluogo di regione, si sia da tempo insediato
a Bisceglie (con collegamenti con il gruppo VALENTE), a Barletta (con collegamenti con il gruppo ALBANESE)
e a Trani.
L’operazione “Angel”547 ha scoperto, invece, l’affiliazione di un gruppo criminale attivo per lo spaccio della droga
nei comuni baresi di Ruvo, Molfetta e Palo del Colle e nella BAT, a Trani e Bisceglie, al clan MISCEO di Bari, il
quale garantiva l’approvvigionamento dello stupefacente, ma effettuava anche un controllo economico sulla ge-
stione dell’attività ed, in particolare, sui compensi per i pusher.
Infine, la già citata indagine denominata “Montagne Verdi” ha portato all’arresto di due fratelli legati da rapporti
di parentela con la famiglia mafiosa LI BERGOLIS di Monte Sant’Angelo, che provvedevano a rifornire di ingenti
quantitativi di marijuana il gruppo criminale COLANGELO di Trani. L’inchiesta ha evidenziato come, a seguito
545
Il 25 maggio 2018, a Canosa di Puglia (BT) e a Milano, i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento della Corte di Appello di Bari che ha
disposto il ripristino del sequestro e della confisca (precedentemente irrogati dal Tribunale di Trani ed oggetto di impugnativa) dei beni nella
disponibilità di un soggetto ritenuto contiguo al clan mafioso PIARULLI- FERRARO di Cerignola (FG).
546
Meglio descritte nel paragrafo dedicato alla provincia di Bari.
547
Il 16 gennaio 2018 i Carabinieri hanno dato esecuzione all’ OCCC n. 2827/2016 RGNR e n. 4849/16 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di
Trani l’8 gennaio precedente, nei confronti di 21 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di traffico, detenzione e spaccio di
sostanze stupefacenti (prevalentemente eroina, ma anche cocaina, hashish e marijuana), commessi nell’arco temporale compreso tra febbraio
e maggio 2016.
1° semestre
20 1 8
190 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 191
del mancato pagamento di una partita di droga, i foggiani avessero avanzato richieste di denaro ai tranesi, sempre
più pressanti e con un’escalation di minacce tipica dei metodi mafiosi.
La morfologia del territorio della provincia favorisce anche produttive sinergie criminali, joint venture delinquen-
ziali di gruppi di diversa provenienza geografica, anche extraregionale.
Dall’inchiesta sull’omicidio del 23 gennaio 2018 di un pregiudicato, sorvegliato speciale di P.S. residente ad An-
dria è stato accertato che il movente era connesso al coinvolgimento della vittima nell’assalto al caveau di una
azienda di trasporto valori di Catanzaro, compiuto il 4 dicembre 2016548 con strategie e tecniche paramilitari.
L’indagine “Odissea Bancomat”, dei Carabinieri di Bari, Foggia e Melfi (PZ) ha consentito di individuare una
banda di 5 componenti (un barese, tre andriesi e un materano) specializzati negli assalti agli sportelli ATM ban-
comat ubicati nelle province di Potenza ed Avellino549.
La contemporanea presenza di più gruppi in un così ristretto ambito territoriale, potrebbe fomentare la locale
conflittualità tra le cosche per l’affermazione del predominio550.
Gli esiti delle operazioni eseguite nel semestre confermano la propensione criminale dei gruppi autoctoni verso
i reati predatori (furti di autovetture, furti aggravati, con il ricorso di esplosivi, agli sportelli ATM bancomat/po-
stamat, e rapine in danno di aree di servizio, banche, autotrasportatori ed automobilisti) commessi, non solo nel
territorio d’appartenenza, ma soprattutto con “trasferte” in altre province di tutta la penisola.
Emblematico, al riguardo, l’arresto di un pregiudicato andriese, eseguito il 27 marzo 2018 a Margherita di Savoia
(BT), trovato in possesso di un vero e proprio “kit del rapinatore”.
548
Il 17 aprile 2018 la DDA di Catanzaro ha emesso il decreto di fermo di indiziato di delitto n. 32/2017 RGNR DDA nei confronti di 9 soggetti, di
cui 6 calabresi e 3 pugliesi, ritenuti responsabili del delitto. L’attività di indagine sviluppata in relazione al “colpo” di Catanzaro, si era infatti
concentrata su pregiudicati di Cerignola (FG) - da sempre dediti alla specifica attività illecita, anche in trasferta - appurando così l’esistenza di
un asse tra criminalità pugliese e calabrese, con la contestazione agli indagati anche dell’aggravante di cui all’art. 7 della legge n. 203/1991, per
aver agevolato l’attività dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta nei territori di Catanzaro e San Leonardo di Cutro (KR).
549
A conclusione dell’indagine, il 21 giugno 2018, i Carabinieri di Bari, Foggia e Melfi (PZ), hanno dato esecuzione, a Foggia e Andria (BT),
all’OCC n. 5235/2017 RGNR, n. 4362/2017 RG GIP e n. 72/2018 RMC emessa il 15 giugno precedente dal GIP presso il Tribunale di Potenza,
nei confronti dei 5 indagati.
550
Il 29 gennaio 2018, a Trani, è esploso un ordigno collocato accanto all’autovettura della consorte di un pluripregiudicato dedito a reati contro
il patrimonio. L’11 febbraio 2018, sempre a Trani, i Carabinieri di Barletta hanno dato esecuzione all’OCCC n. 9433/2016 RGNR, n.13750 RG
GIP e n. 236/17 RMC, emessa il 10 febbraio 2018 dal GIP presso il Tribunale di Bari nei confronti di un pregiudicato ritenuto responsabile di
un omicidio, aggravato dall’art. 7 della legge n. 203/1991, avvenuto a Barletta il 3 luglio 2016, maturato negli scontri tra opposti sodalizi per
la gestione del mercato dei mitili nell’area Trani-Barletta. Le indagini hanno accertato come il reale obiettivo del sicario fosse il boss del clan
CANNITO-LATTANZIO, già vittima, nel maggio 2017, di un altro agguato ad opera di due soggetti armati di fucile a pompa.
1° semestre
20 1 8
192 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
La già menzionata operazione “Pandora” 551 ha disarticolato una banda criminale, strutturata militarmente, dedita
alla commissione di rapine ai danni di autotrasportatori, ricettazione e riciclaggio552.
Restano reati prediletti dalle locali consorterie anche quelli in materia di stupefacenti553, estorsioni554, usura, con-
traffazione, contrabbando, ricettazione delle merci e riciclaggio potendo contare a tal fine, oltre che ai legami con
baresi e foggiani, anche su quelli storici con la criminalità campana.
L’azione di contrasto si è espressa anche con le misure di prevenzione ablative. Nel mese di giugno ad Andria, i
Carabinieri hanno dato esecuzione al provvedimento di confisca555 dei beni riconducibili ad un imprenditore con
precedenti per associazione per delinquere, corruzione, sequestro di persona a scopo estorsivo, tentato omicidio,
detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti ed altro. Nonostante avesse provveduto a riciclare il patri-
monio illecitamente costituito attraverso investimenti immobiliari facenti capo a stretti congiunti, l’investigazione
preventiva ha ricostruito l’illegittima provenienza delle risorse finanziarie, accumulate soprattutto grazie ai pro-
venti di traffici illeciti ed i sequestri di persona, poi investiti nella costituzione di diverse società attive anche nel
settore della ristorazione, nonché nell’acquisto di numerosi beni immobili oggetto del provvedimento ablativo.
551
Il 29 maggio 2018 i Carabinieri di Andria, Barletta, Trani, Molfetta (BA) e Modugno (BA) hanno dato esecuzione all’OCCC n. 1410/2017 RGNR
e n. 1069/2017 RG GIP emessa il 21 maggio 2018 dal GIP presso il Tribunale di Trani nei confronti di 9 soggetti (delle province di Bari, Foggia e
BAT), responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla rapina pluriaggravata ai danni di autotrasportatori, ricettazione e riciclaggio.
552
Si cita, anche, la misura cautelare (OCCC n. 10651/17 RGNR e 12941/17 RG GIP emessa dal Gip presso il Tribunale di Bari il 23 gennaio 2018)
eseguita, il 29 gennaio 2018, dai Carabinieri a carico di quattro soggetti ritenuti responsabili di rapina aggravata e sequestro di persona, già
arrestati nell’ambito dell’inchiesta sulla rapina ad un portavalori di T.L.E. consumata a Mola di Bari il 9 marzo 2017, nel corso della quale era
stato anche sequestrato l’autista del mezzo, rilasciato poco dopo nelle campagne di Sannicandro di Bari. Le indagini avevano permesso di lo-
calizzare in Andria una delle basi logistiche della banda e di trarre in arresto, in flagranza, ben undici persone per riciclaggio, nonché di se-
questrare 3,5 tonnellate di t.l.e.
553
Nel semestre sono stati eseguiti numerosi arresti in flagranza di reato soprattutto per detenzione ai fini di spaccio. La zona di Trinitapoli, in
particolare, risulta prestarsi alla coltivazione di piantagione di marijuana, come dimostrano i ripetuti sequestri eseguiti dai Finanzieri. Peraltro,
il 22 marzo 2018, ad Andria, i Carabinieri hanno eseguito il sequestro preventivo n. 164/2017 RGMP emesso il 15 marzo precedente dal Tri-
bunale di Bari, dei beni immobili, beni mobili registrati e disponibilità finanziarie riconducibili ad pluripregiudicato di Andria, imputato per
associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi, sequestro di persona, rapine ai danni di autotraspor-
tatori e riciclaggio.
554
Il 21 maggio 2018, ad Andria, la Polizia di Stato, in esecuzione del’OCCC n. 4385/2017 RGNR e n.992/18 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale
di Trani il 18 maggio precedente, ha tratto in arresto un pregiudicato andriese ritenuto responsabile di tentata estorsione, in concorso con altri
non identificati, in danno del titolare di un’azienda agricola attiva nella coltivazione di vite ed ulivo, vessato da una richiesta estorsiva di €
15.000 euro sotto la minaccia di conseguenze per le colture e i suoi familiari. Il 4 giugno 2018, a Andria, i Carabinieri di Andria, in esecuzione
dell’OCCC n. 1029/18 RG e n. 2166/18 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Trani il 28 maggio precedente, hanno tratto in arresto un pre-
giudicato ritenuto responsabile di tentata estorsione ai danni di più imprenditori locali nonché di aver fatto esplodere (il 25 febbraio 2018) un
ordigno, danneggiando il vano scale ed il portone dell’abitazione dei titolari di un’azienda di lampadari, al fine di indurli a cedere alla sua
pretesa di consegnare € 30.000, agendo con la stessa feroce determinazione delle organizzazioni strutturate.
555
Decreto n. 10/2017RGMP e n.16/2018-Decreto confisca, emesso il 20.02.2018 dal Tribunale di Trani- Sezione Misure di Prevenzione ed eseguito
il 21 giugno 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
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5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 193
— Provincia di Bari
Nella città di Bari è confermata la presenza di associazioni criminali mafiose di soggetti legati tra loro da vincoli
di parentela o reclutati attraverso rituali di affiliazione tipici delle organizzazioni camorristiche.
1° semestre
20 1 8
194 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
In particolare, l’inchiesta “Pandora”556, nel fotografare lo scenario criminale che attualmente insiste nella provincia
barese, ha mostrato i legami esistenti tra i numerosi sodalizi della provincia, non ascrivibili solo al perseguimento
di contingenti “affari comuni”. La camorra barese557 costituisce un unico sistema criminale558 sotto l’egida di una
o più famiglie del capoluogo, collegato alla Società foggiana ed alla SCU, con reciproco riconoscimento quali orga-
nizzazioni autonome.
Permane la tendenza dei gruppi baresi egemoni ad espandersi sul territorio extra-cittadino, con una fitta rete di
interconnessioni (alleanze criminali denominate “comparanze”), che sconfinano anche oltre la provincia (in par-
ticolare, nella vicina BAT).
Tale mobilità è funzionale sia alla commissione dei reati (rapine, omicidi, ricettazione, riciclaggio), sia all’approv-
vigionamento di armi e droga, che per fornire una migliore protezione, in caso di latitanza, ai propri membri.
In particolare, l’operazione “Porto”559 ha fatto luce sul progetto espansionistico del capoclan CAPRIATI verso
il comune di Mola di Bari, dove, per il tramite di un pregiudicato locale, aveva imposto ad operatori commer-
556
OCC n. 9817/15 RGNR DDA del 18.05.2018 emessa dal GIP presso il Tribunale di Bari, eseguita il 18 giugno 2018 dai Carabinieri di Bari nei
confronti di 104 indagati, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, sequestro di persona, traffico e
spaccio di stupefacenti e rapine. L’operazione ha riguardato i clan MERCANTE-DIOMEDE e CAPRIATI, storicamente tra loro alleati per ragioni
strategico/militari. Ne ha documentato il crescente e significativo ruolo assunto nel panorama criminale pugliese, anche grazie ai conclamati
rapporti con esponenti della Società foggiana e della SCU, ne ha, inoltre, disarticolato le ramificazioni nella provincia - che i due sodalizi potevano
vantare grazie a rituali di affiliazioni e comparanze - confermando la storica rivalità con i clan baresi TELEGRAFO e STRISCIUGLIO.
557
Stralcio dal provvedimento: “considerato il modulo organizzativo delle associazioni oggetto di indagini, univocamente ispirate ai canoni d’impostazione
strutturale della camorra, attraverso rituali di affiliazione e ripartizione dei ruoli, con assegnazione a ciascuno delle colorite qualificazioni proprie del gergo
mafioso. Peculiare espressione di organizzazione camorristica è poi l’accertata imposizione di regole interne, la cui violazione era prontamente ed energica-
mente sanzionata. Non è poi mancata la prova, attraverso le captazioni ambientali, di tipiche riunioni mafiose dall’apparente carattere conviviale, ma di
fatto, motivatamente, ritenute occasioni di incontro con finalità operative e strategiche”.
558
Nell’operazione, i collaboratori di giustizia parlano di “affiliazioni a circuito chiuso”: “... al fine di neutralizzare gli effetti devastanti delle possibili
collaborazioni con la giustizia, i membri del clan hanno recentemente deciso di fare ricorso, per le affiliazioni, ad una struttura «a compartimenti stagni»
simile alle cellule terroristiche.” La medesima inchiesta documenta anche la partecipazione di componenti della SCU alle cerimonie di affiliazione.
559
Il 19 aprile 2018, a Bari, la Polizia di Stato ha eseguito l’OCC n.19494/15 RG GIP, n. 226/17 Reg. Mis, e n. 17644/2014 RGNR emessa dal GIP
del Tribunale di Bari il 10 aprile 2018 nei confronti di 21 indagati (13 in carcere, 5 ai domiciliari, 3 sottoposti a obblighi), facendo luce sull’as-
sociazione armata di tipo mafioso denominata clan CAPRIATI, finalizzata alla commissione di delitti contro il patrimonio, la persona, nonché
concernenti il traffico di stupefacenti (maggio 2014- aprile 2018) con l’aggravante dell’art. 7 della legge n. 203/1991. In particolare l’inchiesta
ha dimostrato come il sodalizio esercitasse una fortissima influenza all’interno del porto di Bari e di alcuni uffici del Comune, fosse dedito ad
attività estorsive (in particolare ai danni di un’azienda di recupero materiale ferroso, di un importante commerciante di prodotti ittici di Bari
e di imprenditori ed operatori commerciali del Capoluogo) ed avesse imposto a commercianti delle feste patronali ed, in genere, a quelli del
quartiere Carrassi di Bari, l’acquisto di merci, come buste in plastica, vassoi in alluminio, ghiaccio, detersivi, alimentari e prodotti caseari. Lo
spaccio degli stupefacenti - eroina, cocaina e hashish – era distribuita su squadre dotate di autonomia gestionale, ma con evidenti intercon-
nessioni tra loro, tutte comunque assoggettate al boss cui dovevano una parte del ricavato (cd. “pensiero”). La droga, approvvigionata attraverso
vari canali (per la cocaina da Castel Volturno-CE, per l’hashish e la marijuana da Olanda ed Albania) mediante corrieri del luogo e tramite un
pregiudicato di Carovigno (BR), veniva distribuita anche ad altre compagini criminali (come ai DI COSIMO nel quartiere Madonnella di Bari,
al clan CIPRIANO ed a gruppi di Bitonto, Trani, Barletta, Bisceglie e Molfetta).
Relazione
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5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 195
ciali del luogo di acquistare ogni tipo di mercanzia, secondo il modus operandi già sperimentato nel capoluogo.
Per quanto attiene alle dinamiche interne alle cosche, gli esiti delle attività investigative e giudiziarie concluse
nel semestre hanno evidenziato lotte intestine volte ad assumere il comando dei clan, accordi tra compagini di-
verse tesi ad evitare la spiralizzazione dei contrasti560 e connivenze nella gestione degli affari criminali anche tra
gruppi in passato rivali. Inoltre, non sono mancati repentini cambi di fronte di alcuni sodali, scaturiti come rea-
zione alla “collaborazione” da parte dei boss ovvero in seguito all’omesso mantenimento dei familiari durante
periodi di detenzione, o ancora dall’insorgere di nuovi legami di parentela tra membri di clan avversi561.
Il clan STRISCIUGLIO562, storicamente legato al Borgo Antico di Bari563, è articolato in più gruppi operativi,
facenti capo ciascuno ad un proprio responsabile sulla base di una suddivisione territoriale (per quartiere),
talora rafforzata da una tendenziale ripartizione per settore criminale. Tra i clan baresi risulta quello caratte-
rizzato da un maggior tasso di dinamicità criminale ed efferatezza nella realizzazione di reati-fine. Primo tra
tutti, l’omicidio perpetrato il 12 marzo 2018, nel quartiere barese di Catino564, emblematico per l’ostentata vio-
lenza e per la generalizzata omertà dei testimoni, sintomatica di un pressante stato di soggezione565. Restano
560
La citata operazione “Porto” documenta l’intervento del capo del clan CAPRIATI a Bisceglie per tutelare un suo affiliato, omicida, dalla vendetta
del gruppo avverso, nonché a Bari, nel Borgo Antico, per evitare una spiralizzazione di violenza tra il suo sodalizio ed una frangia degli STRI-
SCIUGLIO. L’OCC n. 230/17 RTL e n.5319/15 RG PM/Bari, emessa dal Tribunale di Bari il 20 febbraio 2017, eseguita il 6 febbraio 2018 dalla
Polizia di Stato, ricostruisce gli interventi di un boss del clan PARISI nei confronti di quello dei PALERMITI, indennizzato in denaro per evitare
le ritorsioni in reazione al ferimento di un sodale.
561
La citata inchiesta “Porto” ha documentato il passaggio al clan CAPRIATI di elementi precedentemente appartenenti o affiliati ai clan STRI-
SCIUGLIO, MERCANTE, PALERMITI e DI COSOLA, nonché come un referente degli STRISCIUGLIO per la piazza di spaccio nel Borgo An-
tico, dopo essere diventato “consuocero” del capo del clan CAPRIATI, vi sia transitato insieme al gruppo di spacciatori che a lui rispondeva.
562
Il 25 gennaio 2018, a Bari, la Polizia di Stato ha proceduto all’arresto, in flagranza di reato, di due soggetti vicini al clan STRISCIUGLIO, per
tentata estorsione nei confronti del responsabile di un cantiere edile; il 24 aprile 2018, i Carabinieri hanno dato esecuzione all’OCC n. 14302/16
RGNR e n.1670/18 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Bari il 18 aprile 2018 nei confronti di 3 soggetti appartenenti al clan STRISCIUGLIO
ritenuti responsabili del tentato omicidio, avvenuto il 16 ottobre 2016, di un pregiudicato, con l’aggravante prevista dall’art. 7 della legge n.
203/1991 sia per le modalità di commissione del reato che per le finalità dello stesso; il 30 aprile 2018 i Carabinieri di Bari hanno dato esecuzione
all’OCCC n. 14807/17 RGNR e n. 4845/18 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Bari il 24 aprile 2018, nei confronti di 5 soggetti vicini al
clan STRISCIUGLIO (uno dei quali già condannato per associazione di tipo mafioso in ragione della sua appartenenza al clan), ritenuti re-
sponsabili, a vario titolo, di usura ed estorsione ai danni di due fratelli imprenditori di Bari, titolari di bar.
563
Rivale del clan CAPRIATI, predomina i quartieri Libertà, Stanic, San Paolo, San Girolamo, Palese, Santo Spirito, San Pio, Enziteto-Catino e
Carbonara.
564
Al culmine di una lite familiare, è stato ucciso con colpi d’arma da fuoco un pluripregiudicato, elemento di spicco del clan STRISCIUGLIO. Il 16
marzo successivo la Polizia di Stato di Bari ha eseguito il fermo di indiziato di delitto di un pluripregiudicato, ritenuto responsabile dell’omicidio.
565
Il 24 aprile 2018 i Carabinieri di Bari hanno dato esecuzione all’OCC n. 14302/16 RGNR e nr.1670/18 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale
di Bari il 18 aprile 2018 nei confronti di 4 soggetti, di cui 3 appartenenti al clan STRISCIUGLIO, ritenuti responsabili del tentato omicidio, il
16 ottobre 2016, di un pregiudicato punito per il ritardo nel pagamento di una partita di stupefacente. L’inchiesta si è avvalsa delle dichiarazioni
di un collaboratore di giustizia, autoaccusatosi del delitto chiamando in correità altri sodali al clan. Il 25 giugno 2018, a Bari e Melfi (PZ), i Ca-
rabinieri hanno dato esecuzione all’OCC n. 6815/17 RGNR e n. 1877/18 RG GIP emessa il 20 giugno 2018 dal GIP presso il Tribunale di Bari,
1° semestre
20 1 8
196 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
legati al clan STRISCIUGLIO i gruppi dei TELEGRAFO e dei MISCEO, operanti nel quartiere San Paolo.
L’espansione del clan CAPRIATI, già operante nel Borgo Antico del comune di Bari e nelle aree limitrofe - che
aveva acquisito il controllo della piazza di spaccio su Bari Vecchia, precedentemente in capo agli STRISCIUGLIO
- è stata stroncata dagli esiti delle operazioni, già citate, “Porto” e “Pandora”. Le indagini hanno fatto luce sull’e-
scalation criminale del sodalizio, riorganizzato da due fratelli (nipoti del capoclan detenuto) in un’articolata strut-
tura criminale, con collegamenti nei comuni di Bitonto, Mola, Valenzano Giovinazzo e Putignano566. Il gruppo si
era rafforzato anche grazie al transito nelle proprie fila di sodali già appartenenti ad altre compagini criminali567,
dando segnali di radicamento sul territorio sempre maggiore e anche nel settore pubblico.
In particolare, l’inchiesta “Porto” ha svelato la penetrante “ingerenza della consorteria nella gestione dei servizi di
viabilità del porto di Bari attraverso società compartecipate ... o completamente assoggettate agli interessi del clan anche
attraverso l’assunzione forzata di gran parte dei dipendenti, familiari e/o persone vicine al clan”. “Si può dire dunque che
ciò che davvero ha contato per ...il capoclan ... e per i suoi accoliti è stata l’acquisizione, la gestione e il controllo (mafiosi)
di attività economiche e di imprese criminali di guisa che i legami e le alleanze delinquenziali si sono evoluti rapidamente
in funzione del mutare degli obiettivi specifici e delle situazioni contingenti in cui il gruppo si trovava ad operare. In questo
senso anche la prassi delle fidelizzazioni ed il rispetto delle regole che ne discendono sono sembrate funzionali, non a cri-
stallizzare la composizione e la gerarchia del clan, ma a creare relazioni verticali di fedeltà personale onde rendere più
agevole al padrino il controllo dell’ambito sociale e territoriale di appartenenza e le azioni di sopraffazione ivi esercitate
...”. Il provvedimento, inoltre, ha evidenziato gli interessi condivisi con vari “gruppi satellite”, i quali, pur ope-
rando in apparente autonomia, restavano subordinati alle rigide regole dell’organizzazione di riferimento e
dunque alle decisioni del capoclan.
L’operazione “Pandora” vede, invece, coinvolto, oltre al clan CAPRIATI, quello dei MERCANTE-DIOMEDE, federato
con altre consorterie (clan PARISI e DI COSOLA) ed anche questo in crescita nel panorama criminale pugliese568.
nei confronti di due soggetti, elementi di rilievo del clan STRISCIUGLIO, ritenuti esecutori materiali dell’omicidio di un loro sodale (commesso
il 15 aprile 2014 nel quartiere S. Spirito di Bari), a seguito del rifiuto da parte della vittima di proseguire nello spaccio di stupefacenti per
saldare un debito contratto con i suoi assassini.
566
Stralcio dell’ordinanza “Pandora”: “È stata accertata la separazione di interessi economici con il gruppo storico capeggiato da quest’ultimo (rif. ad uno
dei due fratelli nipoti del capoclan) e da questi oramai DISTINTO e SEPARATO poiché dotato di autonomia gestionale commisurata e connaturata al-
l’elevato livello camorristico del suo capo riconosciuto”.
567
Si tratta di figure di rilievo dei clan STRISCIUGLIO, DI COSOLA, PALERMITI e MERCANTE.
568
Non solo nella città di Bari (nei quartieri Libertà, Carrassi, San Paolo), ma anche in numerosi comuni della provincia (Altamura, Gravina,
Adelfia, Bitonto).
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5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 197
Inoltre, con l’operazione “Doppio Gioco”569 si è avuto contezza dell’altalenante predominio nella gestione della
piazza di spaccio del quartiere Libertà tra le consorterie storicamente avverse MERCANTE e STRISCIUGLIO,
che ha portato, tra il 2014 ed il 2016, a fatti di sangue, defezioni e cambiamenti di schieramento.
Appaiono invece ricomposte le frizioni, registrate nel recente passato, tra il clan PARISI e quello dei PALER-
MITI570, entrambi operativi nel quartiere Japigia, con tendenziale espansione verso il sud-est barese, con interessi
prevalenti nei settori dell’usura, delle estorsioni, del traffico degli stupefacenti, della ricettazione e del riciclag-
gio571 oltre che del gioco d’azzardo. In particolare, il clan PARISI continuerebbe a gestire il business delle macchi-
nette da gioco e delle scommesse on line.
Nel contiguo quartiere Madonnella, appare in bilico l’alleanza DI COSIMO/RAFASCHIERI, da sempre vicino
al sodalizio dei PARISI-PALERMITI, stante la politica scissionista attuata da uno dei boss del clan DI COSIMO.
Il clan DI COSOLA, fortemente indebolito dalle incisive operazioni di polizia realizzate sul territorio572 e dalle
collaborazioni avviate da alcuni suoi elementi di vertici573, resta attivo nelle estorsioni e nello spaccio di stupefa-
centi, soprattutto nei quartieri di Carbonara, Ceglie del Campo e Loseto, con influenza anche sui vicini comuni
di Valenzano, Adelfia, Bitritto, Sannicandro di Bari e Giovinazzo574.
569
OCC n. 14488/12 Mod 21 DDA emessa dal GIP del Tribunale di Bari il 26 marzo 2018, ed eseguita il 4 aprile 2018, dalla Polizia di Stato nei
confronti di 25 indagati appartenenti alle due compagini criminali dei MERCANTE e degli STRISCIUGLIO, ritenuti responsabili, a vario
titolo, dei reati di tentato omicidio, furto, estorsioni e porto abusivo di arma da fuoco, nonché di associazione finalizzata alla commissione di
più delitti in materia di stupefacenti (hashish, marijuana e cocaina ed eroina), commessi da maggio 2013 a dicembre 2014.
570
Il 16 febbraio 2018, la Polizia di Stato, in esecuzione dell’OCCC n. 230/17 RTL e n.5319/15 RG PM/Bari, emessa dal Tribunale di Bari, ha
tratto in arresto un soggetto organico al clan PARISI, ritenuto responsabile dell’omicidio di un appartenente al gruppo dei PALERMITI, con
l’aggravante del metodo mafioso al fine di manifestare la propria caratura criminale all’interno del clan di appartenenza. L’inchiesta rico-
struisce gli interventi del padre dell’arrestato, figura apicale del clan PARISI, presso quello dei PALERMITI, anche con un indennizzo in
denaro, per evitare ritorsioni.
571
Nei confronti dello storico capo del clan PARISI, l’11 aprile 2018, la Guardia di finanza di Bari ha eseguito la confisca di beni riconducibili allo
stesso nonché a terzi intestatari fittizi. Peraltro, il 7 febbraio 2018 il nipote era già stato tratto in arresto per reiterate violazioni della sorveglianza
speciale, nonché per ricettazione e riciclaggio. Il 13 aprile 2018, poi, nell’ambito del procedimento penale n. 3675/2011 RGNR e 7183/2017
RG GIP, instaurato a seguito dell’operazione “Do ut Des” (eseguita dalla Polizia di Stato di Bari nel marzo del 2016) il GUP del Tribunale di
Bari ha inflitto pesanti condanne a elementi di spicco del clan PARISI (tra cui il fratello del capoclan), ritenuti responsabili di estorsioni in danno
di cantieri edili. Tra i condannati figura anche un imprenditore che avrebbe fornito un concreto e consapevole contributo al clan, mettendo a
disposizione la propria capacità d’impresa o di lavoro, così aggiudicandosi i subappalti imposti dal sodalizio alle ditte appaltatrici dei lavori.
572
La sentenza n. 20742/2015 RGPM, n. 24640/2015 RG GIP emessa il 21 giugno 2017 dal GUP di Bari (depositata in Cancelleria il 18 dicembre
2017) nell’ambito del procedimento “Attila”, è stata pronunciata nei confronti di 5 soggetti, tutti appartenenti al clan DI COSOLA, ritenuti re-
sponsabili di direzione, organizzazione e partecipazione ad associazione di tipo mafioso nonché di scambio elettorale politico - mafioso in concorso e coer-
cizione elettorale in concorso.
573
Al riguardo, il 24 aprile 2018, nel quartiere Ceglie del Campo, ignoti hanno posizionato e fatto esplodere un ordigno rudimentale nei pressi
dell’abitazione della madre di un esponente di rilievo del clan DI COSOLA, attualmente collaboratore di giustizia.
574
Il 14 gennaio 2018 è stato consumato l’omicidio di un pregiudicato legato al gruppo DI COSOLA, giustiziato mentre si trovava, in regime di
1° semestre
20 1 8
198 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nella città di Bari575 i principali interessi delle cosche si concentrano sul mercato degli stupefacenti, con continui
tentativi di accrescerne il controllo mediante comparanze, contingenti connivenze o spartizione delle competenze.
Ciò emerge dalla menzionata operazione “Shefi”576, nel cui ambito il Centro Operativo DIA di Bari, con l’ausilio
di Polizia di Stato, Carabinieri, Finanzieri e Polizia albanese ha dato esecuzione, in Italia, Albania e Romania, ad
una misura cautelare nei confronti di 43 soggetti – pluripregiudicati italiani, alcuni dei quali condannati per as-
sociazione di tipo mafioso, ed albanesi - ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico
internazionale di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, sull’asse Albania-Puglia, destinata all’approvvi-
gionamento dell’intero Territorio Nazionale.
Oltre al traffico di stupefacenti, quali principali attività criminali esercitate si confermano anche le estorsioni577,
il controllo del gioco d’azzardo, l’usura578 nonché reati contro il patrimonio (furti in appartamento e a rapine)
condotte da gruppi specializzati di sodali.
detenzione domiciliare, nell’appartamento dei nonni. La vittima era stata scarcerata l’ottobre precedente, dopo 6 anni di detenzione e avrebbe
dovuto scontare ai domiciliari gli ulteriori ultimi 2 anni della pena inflittagli per rapina pluriaggravata e porto arma clandestina. L’omicidio
è verosimilmente riconducibile ai contrasti tra il clan TELEGRAFO ed il clan DIOMEDE, a cui la vittima era legata prima di avvicinarsi al
clan DI COSOLA.
575
In particolare, quelle precedentemente citate “Doppio Gioco” e “Porto”. Numerosi sono stati anche gli arresti in flagranza di reato per reati in
materia di stupefacenti di soggetti vicini o apparttenenti a clan egemoni (STRISCIUGLIO e DI COSIMO).
576
OCC N. 10000/17 emessa il 18.1.2018 dal GIP presso il Tribunale di Bari, eseguita il 14 marzo 2018. Le investigazioni, effettuate da maggio
2016 a gennaio 2017, hanno permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico di soggetti italiani ed albanesi, appartenenti a due
distinte organizzazioni criminali, operanti in Puglia, Abruzzo, Campania, Calabria e Sicilia, con legami sia con altre associazioni criminali
locali (perlopiù deputate a compiti logistici) e sia, in Albania, con organizzazioni criminali deputate alla produzione, confezionamento, smi-
stamento e trasferimento dello stupefacente.
577
In particolare la menzionata operazione ”Porto” documenta numerosissimi episodi estorsivi, tra cui quelli consumati dai CAPRIATI ai danni
di: un’azienda di recupero materiale ferroso, taglieggiata in cambio di “protezione”; un importante commerciante di prodotti ittici di Bari, co-
stretto a cedere periodicamente grossi quantitativi di pescato oltre che ad acquistare materiale dalla compagine mafiosa; imprenditori ed ope-
ratori commerciali del Capoluogo (quelli del mercato rionale di «Santa Scolastica» e dei quartieri Carrassi e Poggiofranco) costretti a versare
periodicamente somme di denaro e a rifornirsi di merci varie (buste in plastica, vassoi in alluminio, ghiaccio, detersivi, alimentari, prodotti
ittici, latticini e prodotti caseari in genere) loro imposti anche dai gruppi DIOMEDE e ANEMOLO.
Il 21 gennaio 2018, la Polizia di Stato ha tratto in arresto, in flagranza di reato, 2 soggetti, contigui al clan STRISCIUGLIO ritenuti responsabili
del reato di tentata estorsione aggravata in concorso ai danni di un imprenditore. Il 24 aprile 2018, la Polizia di Stato, in esecuzione di un’or-
dinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Bari, ha tratto in arresto 2 soggetti, responsabili di estorsione
aggravata, danneggiamento a seguito incendio aggravato, lesioni personali, minacce e di cessione di sostanze stupefacenti.
578
Al riguardo sono documentate attività usurarie nella citata operazione “Porto” ed in quella sopra menzionata che ha portato all’arresto di 5
soggetti vicini al clan STRISCIUGLIO per i prestiti usurari nei confronti dei gestori di un importante bar della città.
Il 1° febbraio 2018, la Polizia di Stato, ha eseguito un ordine di carcerazione nn. 79-80-81-82- 83/2018 SIEP emessi dalla Procura Generale di
Bari il 31 gennaio 2018 nei confronti di 5 soggetti, appartenenti al clan STRISCIUGLIO, ritenuti responsabili di tentato omicidio pluriaggravato,
detenzione e porto abusivo di armi.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 199
Cospicua sul territorio barese la disponibilità di armi anche automatiche, come dimostrano i numerosi sequestri
a carico degli affiliati ai vari clan o rinvenute nelle vicinanze dei luoghi dagli stessi frequentati, pronte per un
uso immediato o custodite da insospettabili sui quali i sodalizi baresi potevano contare579.
Le importanti operazioni eseguite nel semestre hanno, in definitiva, evidenziato i delicati profili evolutivi delle
dinamiche criminali nel capoluogo: oltre a condizionare l’economia locale attraverso le pressanti condotte estor-
sive ed usurarie, i sodalizi più strutturati mirano all’infiltrazione dei circuiti legali dell’economia e della finanza
con il reinvestimento dei capitali illeciti in attività imprenditoriali “mafiose”, con propensione particolare al gioco
d’azzardo on line.
L’obiettivo è quello di acquisire posizioni dominanti di monopolio, andando a distorcere le normali regole del
mercato e della concorrenza580, e di impadronirsi delle notevoli risorse economiche derivanti dall’aggiudicazione
di servizi pubblici in appalto. I settori economici maggiormente investiti dal fenomeno restano la ristorazione, il
commercio, l’edilizia, l’agroalimentare, il turismo, la grande distribuzione, i servizi pubblici essenziali, come
quello dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani581.
L’evoluzione verso una mafia imprenditoriale è stata confermata anche diversi provvedimenti interdittivi adot-
tati, nel semestre, dal Prefetto di Bari nei confronti di società i cui titolari sono stati ritenuti organici ad alcuni dei
clan più strutturati della provincia.
579
Il 28 febbraio 2018, a Japigia (vicino la casa del boss MONTI, da pochi giorni scarcerato), è stata rinvenuta una mitraglietta Skorpio munita
di due caricatori contenenti di 37 proiettili; il 5 aprile 2018 è stato eseguito l’arresto di soggetti vicini al clan ANEMOLO, trovati in possesso
di una pistola “Franchi” cal. 7,65 con matricola abrasa ed di un giubbotto antiproiettile, nascosti a bordo delle rispettive autovetture; l’11
aprile 2018 è stato eseguito l’arresto di un soggetto vicino al clan ANEMOLO, trovato in possesso di 3 pistole (di cui 2 revolver) e 117 munizioni,
illegalmente detenute, occultate all’interno della propria abitazione; il 23 aprile 2018 è stato eseguito l’arresto di un corriere con un borsone
contenente 10 pistole semiautomatiche, due silenziatori e 500 proiettili ed 1 banconota da 20 € falsa; il 5 giugno 2018 è stato eseguito l’arresto
di 3 soggetti, trovati in possesso di una pistola Browning cal. 9X17”, risultata oggetto di furto perpetrato in Giovinazzo (BA), kg. 30,700 di ha-
shish e kg. 21,170 di marijuana; il 13 giugno 2018 è stato eseguito l’arresto di un soggetto ritenuto vicino al clan DI COSIMO, trovato in
possesso di kg. 6 cocaina, kg 2 eroina, kg. 8 hashish, kg 70 marijuana, nonché di un fucile mitragliatore completo di due caricatori, una pistola
e 140 munizioni, che custodiva all’interno di un deposito sito a Modugno (BA).
580
I riscontri investigativi nel semestre hanno evidenziato, ad esempio, l’interesse del clan MERCANTE nella security presso locali di intratteni-
mento, specie nelle discoteche; il progetto del gruppo BALDASSARRE di reinvestire i proventi illeciti nella floricultura, nell’ittica e nella com-
mercializzazione di prodotti alimentari (in particolare, dell’alcol); la distribuzione egemonica delle bevande agli esercizi commerciali da parte
di un solo fornitore nel quartiere San Pasquale di Bari; il business delle macchinette da gioco conquistato dal clan PARISI; la gestione degli
esercizi di ristorazione da parte del clan DIOMEDE. Peraltro, la stessa misura cautelare eseguita nei confronti di elementi vicini al clan STRI-
SCIUGLIO per usura ed estorsione, sopradescritta, dimostra come le condotte criminali fossero finalizzate proprio all’acquisizione dell’eser-
cizio di ristorazione vessato.
581
Nell’ambito del procedimento ”Cannibal Cars”, il 12 febbraio 2018, a Ruvo (BA), i Carabinieri Forestali di Bari hanno eseguito l’OCC n. 9592/14
DDA Mod. 21 e n. 659/15 RG GIP, emessa il 5 febbraio 2018 dal GIP presso il Tribunale di Bari nei confronti di un cittadino egiziano e due ita-
liani, ritenuti responsabili a vario titolo, attraverso società dagli stessi condotte abusivamente, di gestione illecita di ingenti quantitativi di
rifiuti speciali pericolosi, nonché di traffico organizzato e spedizione transfrontaliera di rifiuti (reati commessi dal 2013 al 2017).
1° semestre
20 1 8
200 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Le principali inchieste concluse nel semestre hanno confermato come le attività delittuose commesse nel restante
territorio della provincia di Bari siano tendenzialmente legate alle strategie dei gruppi mafiosi operanti nel ca-
poluogo e come i rapporti di forza tra le cosche dell’hinterland barese siano direttamente connessi all’indeboli-
mento o al consolidamento delle consorterie cittadine di riferimento582.
Già le numerose indagini concluse del 2017 avevano fatto luce sul processo di “colonizzazione” della provincia
da parte di alcuni clan egemoni del capoluogo, tra cui gli STRISCIUGLIO583, i PARISI ed i MISCEO.
Parimenti, con la richiamata operazione “Pandora”584 si è avuto riscontro di come i gruppi baresi CAPRIATI e
MERCANTE-DIOMEDE, legati da una storica alleanza, avessero mire espansionistiche nella provincia, puntando
ad una presenza capillare sul territorio mediante la “razionale suddivisione delle attività illegali tra i vari sodali”585.
Anche la già citata operazione “Porto”586 ha ricostruito l’intento espansionistico dei CAPRIATI nel comune di
Mola, mediante estorsioni in danno dei commercianti del luogo, cui veniva imposto l’acquisto vincolato di merci
di un imprenditore sodale.
A Bitonto, nonostante gli importanti risultati raggiunti dalle Forze di polizia, resta confermata la presenza di di-
versi gruppi criminali (i CONTE, articolazione del clan CAPRIATI, i CIPRIANO già costola degli STRISCIUGLIO
e collegati al clan PARISI, ed i CASSANO o CASSANO-DI CATALDO, legato al clan DIOMEDE) che, seppure
fortemente indeboliti, conservano la propria capacità operativa587. Ne sono prova sia alcuni episodi violenti av-
582
Restano in generale alte le fibrillazioni negli equilibri tra consorterie, nonché tra fazioni avverse all’interno delle stesse. A Gravina in Puglia
il gruppo MANGIONE ha fatto registrare forti contrasti interni connessi alla scarcerazione (luglio 2017) del rampollo di quel nucleo familiare,
fortemente intenzionato ad assumere una parte attiva nella gestione degli affari criminali in contrasto con altri membri della famiglia. Ad Al-
tamura, secondo gli esiti della citata operazione “Pandora”, sono attivi ed in contrasto tra loro il gruppo D’ABRAMO, vicino al clan PARISI, il
sodalizio DAMBROSIO, legato al clan DI COSOLA, e il gruppo LOIUDICE-RINALDI, nonché un’articolazione del clan DIOMEDE. Il 5 febbraio
2018, a Modugno è avvenuto il tentato omicidio di un pregiudicato appartenente ad ambienti di criminalità organizzata, a sua volta ritenuto
responsabile dell’uccisione del figlio del capoclan MONTANI. Il 27 giugno 2018, a Bitetto, i Carabinieri hanno proceduto al fermo di indiziato
di delitto nei confronti di un pregiudicato, già affiliato al clan PARISI (con precedenti per associazione di tipo mafioso, tentato omicidio e reati
in materia di stupefacenti), ritenuto responsabile dell’omicidio volontario di un altro pregiudicato (dallo stesso precedentemente confessato
come di origine accidentale). Inoltre, il 27 gennaio 2018, a Sannicandro, sono stati esplosi diversi colpi di arma da fuoco, ascrivibili a dissidi
connessi allo spaccio, per i quali i Carabinieri hanno denunciato in stato irreperibilità un soggetto vicino alla famiglia CAPRIATI di Bari.
583
Il 19 gennaio 2018, a Noicattaro (BA), la Polizia di Stato ha catturato, in esecuzione dell’ordine di carcerazione n.50/2018 SIEP, emesso il 15
gennaio 2018 dalla Procura Generale della Repubblica di Bari, un pregiudicato ritenuto affiliato al clan STRISCIUGLIO, dovendo espiare la
pena detentiva di 3 anni e 17 giorni, per detenzione illegale di armi.
584
Meglio descritta nel paragrafo dedicato alla città di Bari.
585
Per il clan CAPRIATI, le articolazioni operative su Bitonto, Valenzano, Triggiano, Terlizzi, Ruvo di Puglia, Corato e Molfetta, nonché, nella
B.A.T., su Bisceglie e Trani. Per il clan MERCANTE-DIOMEDE, quelle su Triggiano, Adelfia, su Altamura, Gravina e su Bitonto.
586
Anch’essa, descritta nel paragrafo dedicato alla città di Bari, collega il clan CAPRIATI anche a Mola, Giovinazzo e Putignano.
587
Oltre ai suddetti gruppi, ve ne sono di “minori”, tra cui quello legato ai TELEGRAFO di Bari, nato da una frattura interna al clan CONTE, per
il controllo delle piazze di spaccio.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 201
1° semestre
20 1 8
202 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
venuti nel semestre588, sia i continui sequestri di armi e stupefacenti, oltre ai rinvenimenti di telecamere professio-
nali, installate abusivamente per proteggere interi quartieri dalle incursioni di cosche rivali e dalle operazioni di
contrasto delle Forze di Polizia589. In particolare, dalle indagini svolte a seguito dell’omicidio di un’anziana donna
(il 30 dicembre 2017), vittima dell’azione di fuoco ascrivibile al conflitto armato tra i CONTE ed i CIPRIANO, i
Carabinieri hanno dato esecuzione a due misure cautelari590, nei confronti di 9 soggetti appartenenti ai menzionati
clan. L’inchiesta, che si è avvalsa dei contributi informativi forniti da quattro nuovi collaboratori di giustizia, ha
consentito di documentare come le ostilità tra i due sodalizi, da tempo in lotta per il predominio nelle attività di
spaccio, siano riprese nell’autunno del 2017, a seguito del transito di alcuni soggetti del gruppo CIPRIANO nel-
l’avverso clan CONTE, con l’incarico di aprire una nuova piazza di spaccio (denominata «del ponte»), all’interno
del centro storico di Bitonto, così da sottrarre al clan CIPRIANO il dominio del mercato degli stupefacenti. Ciò ha
dato il via, dal settembre 2017, ad una serie di aggressioni reciproche, culminate nello scontro a fuoco presso l’arco
di Porta Robustina («piazza di spaccio» dei CIPRIANO), luogo dell’omicidio dell’anziana donna.
588
In particolare, si richiama il duplice tentato omicidio, avvenuto a Bitonto, il 23 febbraio 2018, in danno di un sorvegliato speciale (successi-
vamente arrestato nell’ambito della menzionata operazione “Pandora”), esponente di spicco del gruppo criminale CONTE, attivo nel centro
storico. L’episodio è ascrivibile a dinamiche di criminalità organizzata legate al contrasto tra il gruppo dei CONTE e quello dei CIPRIANO,
per il controllo della piazza di spaccio in paese. A tale contesto si ritengono riconducibili anche altri violenti eventi, quale l’esplosione di
diversi colpi di arma da fuoco avvenuta nella serata del 14 marzo 2018.
589
A Bitonto, il 10 gennaio 2018, i Carabinieri hanno tratto in arresto, in flagranza di reato, un agente della polizia penitenziaria in pensione, tro-
vato in possesso di numerose armi (tra cui 4 revolver, 1 pistola semiautomatica a salve modificata, cartucce, caricatori ed altro) illegalmente
occultate nella propria abitazione; il 17 gennaio 2018, la Polizia di Stato, in esecuzione dell’ordine di carcerazione n. 40/2018 SIEP e n. 6/2018
REG. CUMULI, , emesso il 17 gennaio 2018 dalla Procura Generale della Repubblica del Tribunale di Bari, ha tratto in arresto il capo del
gruppo COLASUONNO – CIPRIANO (dedito allo spaccio di stupefacenti con modalità mafiose nel centro storico di Bitonto) dovendo espiare
la pena detentiva di anni 6, mesi 8 e giorni 14 di reclusione; sempre nella giornata del 17 gennaio 2018, nel centro storico, zona di influenza
del clan CIPRIANO-COLASUONNO, i Carabinieri hanno individuato all’interno di una palazzina in stato di abbandono, un locale dotato di
sofisticate apparecchiature elettroniche di video ripresa, utilizzate per controllare l’accesso alla zona; il 1° febbraio 2018, i Carabinieri hanno
tratto arresto, in flagranza di reato, un pregiudicato, trovato in possesso di una pistola giocattolo modificata, proiettili, marijuana e cocaina;
il 26 febbraio 2018, i Carabinieri hanno rinvenuto, in un locale inagibile del centro storico, una pistola e marijuana; il 1° marzo 2018 la Polizia
di Stato ha tratto in arresto un 14enne a guardia di un locale abbandonato, sito nel centro storico, dove era custodito un importante quantitativo
di sostanza stupefacenti.
590
OCC n. 112/18 RGNR DDA e n. 2833/18 RG. G.I.P. emessa dal GIP del Tribunale di Bari rispettivamente il 14 marzo 2018, nei confronti di 7
soggetti, ed il 18 aprile 2018 nei confronti di 2 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di minaccia e violenza privata, danneg-
giamento, detenzione e porto abusivo di armi, esplosione di colpi di arma da fuoco, nonché appunto dell’omicidio dell’anziana donna.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 203
Come per la città di Bari, anche in provincia gli interessi delle consorterie convergono verso la gestione del mer-
cato degli stupefacenti591 e delle estorsioni592, che si confermano principale fonte di reddito e strumento di affer-
mazione di potere sul territorio.
Sul fronte del contrasto all’infiltrazione criminale nell’economia legale ed, in particolare, al reimpiego di capitali
illeciti, si segnala l’esecuzione del decreto di sequestro preventivo593 operato, dalla DIA di Bari, in collaborazione
con le omologhe strutture di Milano, Roma e Torino. Il provvedimento ha colpito beni mobili e immobili, rapporti
finanziari e ingenti quantità di denaro contante, accumulato da un imprenditore originario della provincia di
Bari, operante nel settore della somministrazione di manodopera ad aziende, a seguito di una articolata serie di
reati fiscali e operazioni di riciclaggio.
Il soggetto era, di fatto, il dominus di un multiforme intreccio societario operante nell’hinterland milanese, costituito
da una società consortile per azioni, da società di capitale, che vi partecipavano, e da società di capitali c.d.
591
L’operazione “Doppio Gioco” (meglio descritta nel paragrafo dedicato alla città di Bari) ha dimostrato come il clan MERCANTE alimentasse
(negli anni 2013-14) una fiorente attività di spaccio in Molfetta, rifornendo un grosso spacciatore che operava su quella piazza. L’operazione
“Angel” (meglio descritta nel paragrafo dedicato alla BAT), condotta dai Carabinieri il 16 gennaio 2018, evidenzia l’operatività di un’associa-
zione criminale, finalizzata al traffico di stupefacenti, affiliata al clan MISCEO di Bari, con sede operativa a Palo del Colle, ma attiva anche a
Trani, Bisceglie, Ruvo e Molfetta. Il 17 febbraio 2018, a Terlizzi, i Carabinieri hanno proceduto all’arresto, in flagranza di reato, di un soggetto
vicino al clan FICCO-DELLO RUSSO, per traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, aggravato dall’ingente quantità. Infatti, l’arrestato
era stato trovato in possesso di 26 kg. di cocaina e 12 kg. di hashish e ritenuto il custode della droga per conto del suddetto sodalizio. Il 15
marzo 2018, a Bari, Noicattaro, Acquaviva delle Fonti e ad Andria (BAT) i Carabinieri, in ottemperanza ai provvedimenti di esecuzione pene
n. 157/2018 SIEP n.26/2018 REG. CUMULI e segg., emessi dalla Procura della Repubblica presso la Corte di Appello di Bari, hanno tratto in
arresto 3 soggetti condannati per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti ed altro.
Inoltre, il 10 gennaio 2018, ad Acquaviva delle Fonti (BA), si è proceduto al sequestro anticipato dei beni riconducibili ad un esponente della
criminalità locale con precedenti per reati in materia di stupefacenti. Il 5 febbraio 2018, a Molfetta, è stata eseguita la confisca (decreto n.
19/2015 R.G. Mis Prev. e decreto n.A/5 PROVV.2017 emesso il 15.11.2017 dal Tribunale di Bari) dei beni a carico degli eredi di un soggetto ap-
partenente alla famiglia criminale denominata “La Cerasa”, coinvolto nell’operazione «Reset» che, nel 1996, disarticolò una vasta organizza-
zione dedita al traffico ed allo spaccio di stupefacenti operante in Molfetta e nell’hinterland di Bari. Il 26 aprile 2018, a Binetto, è stata eseguita
la confisca (decreto n. 97/2017 M.P., emesso il 07.03.2018 dal Tribunale di Bari) dei beni riconducibili ad un pregiudicato, tra l’altro, tratto in
arresto nell’ambito del processo “Ampio Spettro” (22 giugno 2016) che ha smantellato il clan MISCEO-TELEGRAFO, in cui ricopriva ruolo di
fornitore di stupefacente. Il 29 maggio 2018, a Putignano è stata eseguita la confisca (decreto n. 51/2016 R.G. Mis Prev. e 61/2018, emesso il
24.04.2018 dal Tribunale di Bari) dei beni riconducibili ad un pregiudicato con precedenti per associazione finalizzata al traffico e allo spaccio
di stupefacenti, traffico di armi, contrabbando di TLE e reati contro il patrimonio.
592
Come dimostrato, tra l’altro, dall’importante citata operazione “Porto”. Inoltre, la citata operazione “Doppio Gioco” (meglio descritta nel para-
grafo dedicato alla città di Bari), ha documentato come il clan MERCANTE alimentasse una fiorente attività di spaccio in Molfetta. Il 31 maggio
2018, a Castellana Grotte, i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento cautelare (n. 8170/17 RGNR e n.2832/18 RG GIP emessa dal GIP
del Tribunale di Bari il 28 maggio 2018), nei confronti di 5 componenti di un gruppo criminale ritenuti responsabili, a vario titolo, del reato di
associazione per delinquere finalizzata alla commissione di svariati reati contro il patrimonio, ed in particolare di estorsione, ricettazione e ri-
ciclaggio. L’inchiesta ha dimostrato come i furti di mezzi agricoli ed industriali fossero finalizzati al compimento di attività estorsive (cd. “ca-
vallo di ritorno”) o alla ricettazione.
593
Ordinanza di convalida di sequestro di urgenza n. 14122/17 RG – 599/18 RG GIP emesso dal GIP presso il Tribunale di Bari il 13 giugno 2018.
1° semestre
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204 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
“esterne”, tutte rappresentate legalmente e partecipate da soggetti prestanome. L’imprenditore e numerosi suoi
sodali, tra cui stretti congiunti e numerosi professionisti, realizzavano notevoli profitti illeciti, omettendo siste-
maticamente il versamento dell’IVA e degli oneri previdenziali e assistenziali, procedendo inoltre ad indebite
compensazioni fiscali, il tutto attraverso un ingegnoso sistema di dichiarazioni infedeli. Successivamente gli il-
leciti proventi erano “drenati” attraverso fittizi rapporti commerciali e finanziari con aziende di comodo, create
al solo fine di riciclaggio, situate nel barese e riconducibili ad un pluripregiudicato, anch’esso della provincia di
Bari, già condannato per associazione di tipo mafioso e ritenuto nell’orbita del clan PARISI di Bari. Il meccanismo
fraudolento si perfezionava, infine, con la monetizzazione delle somme illecite così costituite, mediante nume-
rosissimi prelevamenti di denaro contante, effettuati con carte elettroniche (carte paypal, bancomat, etc..) intestate
a soggetti compiacenti.
Sempre a Bitonto ed a Palo del Colle, i Carabinieri hanno proceduto al sequestro594 dei beni riconducibili ad un
imprenditore (sorvegliato speciale), operante nel settore ludico-ricreativo. Il provvedimento ablativo si è fondato
sull’illecita provenienza dell’ingente patrimonio, di fatto nella disponibilità dell’imprenditore contiguo alle con-
sorterie locali, sebbene gestito attraverso l’intestazione fittizia a familiari e prestanome.
Ancora, nell’ambito della già menzionata operazione “Cannibal Cars”, il 12 febbraio 2018, a Ruvo di Puglia (BA),
i Carabinieri Forestali di Bari hanno dato esecuzione a misure a cautelari nei confronti di 3 soggetti ritenuti re-
sponsabili, a vario titolo, di gestione illecita di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi (costituiti da veicoli
e automezzi pesanti “fuori uso” e/o parti di essi), traffico organizzato di rifiuti e spedizione transfrontaliera di
rifiuti (reati commessi dal 2013 al 2017). In particolare, attraverso società condotte abusivamente ed avvalendosi
di documentazione, dichiarazioni e prospettazioni false, gli indagati dissimulavano spedizioni transfrontaliere
finalizzate alla commercializzazione di mezzi usati, realizzando un’imponente illecito traffico internazionale di
rifiuti speciali, anche pericolosi, attraverso le dogane di Bari, Brindisi, Salerno, Napoli, Marina di Carrara, Livorno,
Savona, La Spezia, Genova, Trieste, Chioggia, Padova, con svariate destinazioni in Asia ed Africa595.
594
Operato il 28 marzo 2018, dai Carabinieri a Bitonto ed a Palo del Colle, in esecuzione del decreto n. 210/2016P.M. e n. 37/2018 M.P. emesso
dal Tribunale di Bari – Sezione Misure di Prevenzione. A Gioia del Colle, il 1° marzo 2018 i Carabinieri hanno eseguito una confisca di beni
riconducibili ad un giostraio (sorvegliato speciale e detenuto) ed ai suoi familiari, frutto del reinvestimento di proventi illeciti.
595
Emirati Arabi, Giordania, Afghanistan, Arabia Saudita, Burkina Faso, Egitto¸ Etiopia, Ghana, Iran, Iraq, Libia, Libano, Marocco, Nigeria, Niger,
Somalia, Togo, Tunisia, Siria.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 205
— Provincia di Taranto
Gli esiti delle attività info-investigative nella provincia di Taranto hanno consentito di delineare, per il periodo
in esame, un eterogeneo quadro criminale, scevro da particolari criticità e cambiamenti strutturali, in cui le con-
sorterie continuano a spartirsi il territorio attraverso un condiviso patto di non belligeranza. Questo periodo di
1° semestre
20 1 8
206 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
apparente quiete, tuttavia, non ha impedito il verificarsi di alcuni episodi intimidatori e di ritorsione tra soggetti
di differenti gruppi contigui alla criminalità organizzata tarantina596.
596
Il 28 marzo 2018, a Taranto, la Polizia di Stato è intervenuta per la presenza di un 25enne del posto ferito ad entrambe le gambe da uno sco-
nosciuto con dei colpi di arma da fuoco. La vicenda sembrerebbe essere maturata nell’ambito di contrasti insorti tra spacciatori in contesa per
la piazza di Città Vecchia, che qualche giorno prima si sarebbero affrontati duramente, senz’armi, per regolare questioni e malintesi.
Significativo al riguardo anche il dato numerico relativo ai sequestri di armi.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 207
Nel capoluogo le numerose e strutturate aggregazioni delinquenziali, facenti capo agli elementi carismatici della
malavita tarantina, operano in “zone” tendenzialmente coincidenti con i rioni o i quartieri: i CATAPANO, i
LEONE ed i CICALA sono attivi nei quartieri Talsano, Tramontone e San Vito; i MODEO ed i CIACCIA nel quar-
tiere Borgo e Paolo VI; i SAMBITO nel quartiere Tamburi; i PIZZOLLA e i TAURINO nella Città Vecchia; gli
SCARCI in zona Salinella.
Le dinamiche interne dimostrano come i clan tendano continuamente a rimodularsi, specie in funzione del ritorno
in libertà di alcuni esponenti di primo piano del panorama criminale che, anche se sottoposti a misure alternative
alla detenzione carceraria, riescono a riaffermare il proprio potere criminale. Negli ultimi anni, la policroma realtà
criminale tarantina ha visto anche la tendenza di nuovi gruppi guadagnare spazi di autonomia, senza però riu-
scire a soppiantare il potere acquisito dai clan storici della mafia tarantina (D’ORONZO-DE VITIS, RICCIARDI,
CESARIO, CICALA, PASCALI e DI PIERRO).
In provincia, sul versante nord-occidentale, invece, si avverte l’indiscussa supremazia dei gruppi LOCORO-
TONDO e CAPOROSSO-PUTIGNANO, mentre sul versante sud-orientale si conferma l’operatività dei CA-
GNAZZO con epicentro a Lizzano.
Nel semestre in esame, tutte le consorterie criminali operanti nel circondario tarantino hanno continuato ad acquisire
ricavi economici derivanti dalle attività illecite del traffico delle sostanze stupefacenti, delle estorsioni e dell’usura.
Anche per la criminalità organizzata tarantina, quindi, il narcotraffico597 costituisce lo strumento principale di
affermazione dell’egemonia criminale nella zona di competenza e rappresenta il volano economico delle altre at-
tività criminali. L’operazione “Easy Drug”598, ad esempio, nel far luce su una fiorente attività di spaccio realizzata
anche con l’impiego di minori, ha dimostrato il coinvolgimento di un soggetto legato da stretta parentela al
boss LOCOROTONDO.
Per ciò che concerne il racket estorsivo e l’usura, eloquenti appaiono gli esiti delle operazioni “Tramontone”599 e
597
Come attestato dai numerosi arresti in flagranza di reato e sequestri di sostanze stupefacenti operati dalle FF.OO. In particolare, 15 febbraio
2018, a Taranto, è stata sequestrata un mini piantagione di marijuana ed arrestato un 23enne del posto; il 26 febbraio 2018, a Leporano (TA),
è stato sequestrato un laboratorio per l’essiccazione e la coltivazione “fai da te” di marijuana ed è stato arrestato un 46enne del posto; il 23
marzo 2018, a Taranto, è stato sequestrato un laboratorio di produzione di stupefacenti; il 15 giugno 2018, a Leporano (TA), è stato arrestato
un 36enne, già agli arresti domiciliari, mentre coltivava piante di marijuana nel suo giardino.
598
Il 22 febbraio 2018 i Carabinieri di Taranto hanno eseguito l’OCCC N. 4521/16 RGNR, n. 6842/17 RGIP, emessa il 15 febbraio precedente dal
GIP presso il Tribunale di Taranto nei confronti di 10 soggetti (4 dei quali agli arresti domiciliari), perché, in concorso tra loro, detenevano,
trasportavano e cedevano sostanze stupefacenti, in particolare hashish e marijuana. L’indagine costituisce il seguito dell’operazione “Vecchia
Lira”, eseguita nel 2016 dai Carabinieri di Massafra (TA).
599
Il 14 febbraio 2018 i Carabinieri di Taranto hanno eseguito l’OCCC n. 7223/17 RGNR, n. 8027/17 RGIP, emessa il 9 febbraio precedente dal
1° semestre
20 1 8
208 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
“Caffe’ Amaro”600. Quest’ultima inchiesta, avviata a seguito della denuncia sporta da un agente di commercio
operante nel settore farmaceutico, ha dimostrato una consolidata attività di usura in danno di commercianti, ar-
tigiani e liberi professionisti in stato di bisogno.
Ulteriori evidenze investigative conclamano la propensione degli esponenti di vertice della malavita jonica ad
insinuarsi anche nel circuito dell’economia legale, come per esempio nel mercato ittico, dove mirano all’esercizio
monopolistico dell’intera filiera, e nella gestione di centri scommesse, slot machine e video-lottery.
I sodalizi più strutturati esercitano anche azioni di condizionamento della gestione della pubblica amministra-
zione. In particolare, il 27 aprile 2018 è stato disposto601 lo scioglimento del Comune di Manduria, all’esito del-
l’inchiesta giudiziaria “Impresa”602 che, a luglio del 2017, aveva messo in evidenza le ingerenze da parte della
frangia tarantina della Sacra Corona Unita nella gestione di quell’Amministrazione locale603.
Come si legge nella Relazione del Ministro dell’Interno, “la menzionata operazione giudiziaria ha messo in luce i
metodi attraverso i quali agisce una nuova organizzazione criminale, anch’essa riconducibile alla sacra corona unita, che,
attraverso estorsioni, voto di scambio elettorale politico-mafioso, infiltrazione nella gestione di appalti pubblici nonché traffico
e spaccio di stupefacenti, si impone sull’imprenditoria, sui commerci e sulla politica locale... I lavori svolti dalla commissione
d’indagine hanno preso in esame, oltre alla generale gestione dell’amministrazione comunale, la cornice criminale ed il locale
contesto ambientale” ... ed hanno evidenziato “una fitta ed intrigata rete di cointeressenze, amicizie e frequentazioni che
lega esponenti delle locali consorterie criminali o soggetti ad esse contigue agli amministratori, alcuni dei quali, peraltro,
gravati da pregiudizi penali o di polizia...”.
Elementi indicativi del grado di compromissione dell’azione amministrativa sono emersi anche dall’esame delle
GIP presso il Tribunale di Taranto nei confronti di 8 soggetti indagati per i reati di estorsione in danno di imprenditori edili. L’indagine è sca-
turita dai numerosi atti di intimidazione compiuti in danno di imprenditori, commercianti ed anche professionisti, avvenuti nei territori ta-
rantini di Talsano, San Vito in Lama e Leporano.
600
Il 24 maggio 2018 i Carabinieri di Taranto hanno eseguito l’OCCC n. 9303/16 RGNR e n. 5755/17 RG GIP, emessa dal GIP presso il tribunale
di Taranto nei confronti di 5 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di usura continuata, abusiva attività finanziaria e truffa aggravata ai
danni dello Stato.
601
Con decreto del Presidente della Repubblica registrato alla Corte dei Conti il 3 maggio 2018.
602
Il 4 luglio 2017 la Polizia di Stato di Taranto, Lecce, Foggia e Brindisi, coordinata dal Servizio Centrale Operativo, ha dato esecuzione OCCC
n. 4129/12 RGN.R., n. 2922/13 R. Gip, n. 36/12 DDA, n. 51/17 OCC, emessa, il 14 giugno 2017, dal Gip presso il Tribunale di Lecce a carico
27 indagati.
603
L’organizzazione criminale si era imposta nel mondo dell’imprenditoria, del commercio e della politica locale, commettendo reati di estorsione,
corruzione, voto di scambio elettorale mafioso, traffico e spaccio di stupefacenti, riciclaggio, autoriciclaggio, intestazione fittizia d’impresa ed
altri reati. In questo modo il gruppo aveva ottenuto l’assegnazione indebita di appalti pubblici, in particolare di quelli connessi alla gestione
dei servizi di soccorso.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 209
procedure relative alla formazione delle graduatorie per l’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica
ed alla concessione di autorizzazioni all’occupazione di suolo pubblico, nonché da alcune irregolarità e vicende
estorsive che hanno riguardato l’organizzazione di una mostra campionaria di livello nazionale.
Sul fronte dell’attività preventiva sono stati sottratti cospicui patrimoni a soggetti condannati per mafia e colle-
gabili alle consorterie della Sacra Corona Unita604. In particolare, si segnala il sequestro605 eseguito dalla DIA, nel
mese di giugno, in provincia di Taranto, di una unità immobiliare, un vigneto, un fuoristrada, una azienda agri-
cola e due quote societarie - relative ad una cooperativa di servizi ed un distributore di benzina - riconducibili
ad un pluripregiudicato di San Giorgio Jonico (TA) condannato, in via definitiva, per associazione di tipo mafioso
nonché per delitti concernenti le armi e il narcotraffico.
— Provincia di Brindisi
Dopo una fase di turbolenza registrata nel corso del 2017 (connotata da intimidazioni, conflitti a fuoco e ferimenti
tra bande rivali), nella provincia di Brindisi sembra essere ritornata una situazione di apparente stabilità. Grazie
all’importante opera di prevenzione e repressione operata dalle Forze di polizia e dalla Magistratura sono state
interrotte le ondate delittuose poste in essere da piccole batterie, spesso non ancora connotate da “mafiosità”, ma
non per questo meno capaci creare turbamento nella sicurezza pubblica606.
Nella città di Brindisi è confermata la presenza dei gruppi criminali BRANDI e MORLEO entrambi attivi nel traffico
di sostanze stupefacenti e nelle estorsioni. Nel limitrofo comune di Torre Santa Susanna permane il clan BRUNO.
Le evidenze investigative del semestre hanno ulteriormente comprovato, in provincia, l’intesa criminale raggiunta
dai due maggiori e predominanti schieramenti (un tempo contrapposti): i mesagnesi (gruppi ROGOLI, CAM-
604
Il 22 gennaio 2018, nella provincia di Taranto, i Carabinieri di Taranto hanno eseguito il decreto di confisca n. 40/2016, n.2/18 decr., emesso
il 3 novembre 2017 dal locale Tribunale nei confronti di un elemento di spicco della mala tarantina e del suo braccio destro. Il provvedimento
ha interessato 2 fabbricati ubicati a Taranto, una porzione di terreno con relativi immobili, un’autovettura ed i rapporti finanziari intestati ai
proposti ed ai loro congiunti. Il 19 marzo 2018 gli stessi Carabinieri di Taranto hanno eseguito il decreto di confisca n. 37/16 M.P.S., emesso
il 20 febbraio 2018 dal locale Tribunale nei confronti di un soggetto già condannato per appartenenza all’associazione mafiosa denominata
Sacra Corona Unita operante nei comuni tarantini di San Marzano, Sava e Fragagnano. Il provvedimento ha interessato 1 compendi aziendali,
1 unità immobiliare, 3 terreni e 1 fabbricato, ubicati in provincia di Taranto.
605
Decreto n.69/18 del 4 giugno 2018-Tribunale di Lecce, eseguito il 7 giugno 2018.
606
Il 15 marzo 2018, nell’ambito dell’operazione “Alto impatto 2”, i Carabinieri di Brindisi hanno eseguito l’OCCC n. 7331/17 RGNR del 9 marzo
precedente, emessa dal GIP presso il Tribunale di Brindisi nei confronti di 9 soggetti (altri 2 sono stati sottoposti agli obblighi di dimora),
ritenuti responsabili, a vario titolo, di sequestro di persona, minacce, violenza privata, lesioni personali, rapina, ricettazione e porto e detenzione
di armi da sparo comuni e da guerra. Le indagini hanno permesso di disarticolare due gruppi criminali locali contrapposti, non organici alla
Sacra Corona Unita, ma che hanno posto in essere, durante i mesi di settembre, ottobre e novembre 2017 a Brindisi, una serie di aggressioni fi-
siche, attentati, sparatorie e ferimenti con armi da fuoco.
1° semestre
20 1 8
210 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 211
PANA, VITALE, PASIMENI e VICIENTINO607) attivi in molti comuni meridionali dell’hinterland brindisino e i
tuturanesi (gruppo BUCCARELLA).
La leadership criminale dei mesagnesi trova conferma negli esiti dell’operazione “Oltre le Mura”608 che ha smantel-
lato la linea di comando di una nuova cellula di matrice mafiosa criminale, nata nel luglio del 2017 ed in contatto
con alcuni esponenti di vertice della criminalità organizzata leccese (consorteria PEPE). L’inchiesta ha svelato l’au-
torevolezza degli ordini e delle disposizioni emanate da due boss detenuti, già organici della vecchia Sacra Corona
Unita mesagnese, capaci anche di colloquiare epistolarmente con detenuti di altri istituti penitenziari italiani, at-
tribuendo loro l’investitura mafiosa e, in alcuni casi, sancendone l’affiliazione. La forte carica d’intimidazione
del ricostituito sodalizio era finalizzata all’esercizio, in regime di monopolio, di attività illecite tra le quali il
traffico di sostanze stupefacenti e le estorsioni in danno di varie attività imprenditoriali operanti nel settore ittico
e nella gestione dei parcheggi.
In generale, il traffico degli stupefacenti rappresenta la principale forma di finanziamento per le molteplici com-
pagini criminali del brindisino e le altrettante numerose neoaggregazioni delinquenziali in ascesa che, sebbene
appaiano ancora carenti di una precisa strategia criminale, agiscono replicando i modelli della Sacra Corona Unita.
In tale mercato risulta ancora solida la collaborazione con le organizzazioni albanesi, sia quelle stabilmente stan-
ziate nel brindisino, sia quelle operative nel Paese d’origine. Ciò anche per la vicinanza con la penisola balcanica
che, per il tramite del Canale di Otranto, favorisce, oltre che l’approvvigionamento della droga leggera, prodotta
e coltivata in quel territorio, anche l’immigrazione clandestina ed il contrabbando di tabacchi lavorati esteri609.
Quanto esposto trova conferma negli esiti delle operazioni “Musa Nera”610, “Tunder”611 e “Bogotà”612 che attestano
607
Il 22 febbraio 2018 i Carabinieri di Brindisi hanno eseguito il decreto di sequestro n. 16/2017 SITMP, n. 57/17 PROG. PM Lecce, emesso il 5
febbraio 2018 dal Tribunale di Lecce nei confronti di un sorvegliato speciale di P.S., condannato per associazione di tipo mafioso, quale referente
del clan mesagnese della SCU.
608
Il 15 maggio 2018 la Polizia di Stato di Brindisi ha eseguito l’OCCC n. 2233/18 RGNR, n. 1712/18 RGIP, n. 49/18 OCC emessa l’8 maggio pre-
cedente dal GIP presso il Tribunale di Lecce nei confronti di 12 soggetti indagati per aver fatto parte della SCU brindisina.
609
Risultano coinvolti in tali attività illecite ex contrabbandieri, abili navigatori e profondi conoscitori della costa brindisina, che sfruttano riservate
cavità naturali per l’approdo temporaneo delle veloci imbarcazioni ed il successivo stoccaggio dei maxi carichi di stupefacente. Il 20 febbraio
2018, ad Ostuni (BR), nella località costiera del “Pilone”, è stato rinvenuto un involucro abbandonato contenente kg. 27 di marijuana; il 21
febbraio 2018, nel tratto costiero di Torre Guaceto del comune di Carovigno (BR), è stato rinvenuto e sequestrato un pacco alla deriva, conte-
nente kg. 19 di marijuana; il 22 febbraio 2018, nella frazione Savelletri del comune di Fasano (BR), è stata scoperta una base logistica per lo
stoccaggio della sostanza stupefacente arrivata via mare dall’Albania. All’interno erano stati stipati oltre kg. 700 di marijuana; il 2 maggio
2018, lungo la costa brindisina, dopo un inseguimento, è stato bloccato in mare un gommone d’altura con un carico di 2,5 tonnellate di ma-
rijuana e di un kalashnikov: arrestati i 4 scafisti albanesi; il 10 giugno 2018, al largo della città di Brindisi, è stato intercettato uno scafo proba-
bilmente destinato ad approdare sulla costa a nord del capoluogo. All’esito dell’inseguimento sono state sequestrate 2,5 tonnellate di marijuana.
610
Il 9 gennaio 2018 i Finanzieri di Brindisi hanno eseguito l’OCCC n. 7813/16 RGNR, n.6211/17 GIP, emessa dal GIP presso il Tribunale di Brin-
1° semestre
20 1 8
212 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
la sinergica azione criminale tra trafficanti di droga brindisini e albanesi. L’inchiesta “Tunder” ha evidenziato,
inoltre, la sussistenza dei rapporti intercorrenti tra alcuni criminali salentini ed esponenti della criminalità or-
ganizzata siciliana, ove i primi garantivano ai secondi importanti forniture di marijuana, ricevendone in cambio
analoghi quantitativi di hashish, evidentemente di più facile reperimento sul mercato siciliano, grazie alla vici-
nanza geografica con i paesi magrebini.
L’operazione “Bogotà” ha, poi, evidenziato come l’approvvigionamento della droga avvenisse non solo dal Paese
delle Aquile, ma anche dalla Lombardia, dal Belgio e dalla Germania, precisamente da Duisburg, dove sono
emersi contatti con esponenti della ‘ndrangheta di San Luca (RC).
Nel semestre in esame è stato confermato il ruolo strategico del Porto di Brindisi, divenuto, nel tempo, approdo
per introdurre nel territorio italiano, oltre a sostanze stupefacenti e tabacchi lavorati esteri di contrabbando,
merci riportanti etichette e segni mendaci commercializzati come prodotti Made in Italy, destinati al mercato
comunitario. Tale commercio illegale ha investito in larga misura capi di abbigliamento, prodotti elettrici ed
informatici, giocattoli, avvolgibili, lampade, ed altro, come attestato dai numerosi sequestri eseguiti nel 2018613.
Altra fonte di illecito arricchimento della criminalità organizzata brindisina è rappresentato dall’esercizio del
racket estorsivo, come dimostrano i numerosi episodi incendiari e danneggiamenti perpetrati ai danni di ca-
pannoni industriali, aziende commerciali e locali notturni, dai furti con la tecnica del “cavallo di ritorno” in danno
di automobilisti ed imprenditori614 e, durante la stagione estiva, dall’imposizione di servizi di security e guar-
disi il 28 dicembre 2017, a carico di 9 soggetti (5 brindisini, 2 baresi e 2 cittadini albanesi), indagati per essersi associati tra loro, al fine di com-
mettere più delitti di importazione, trasporto, detenzione, vendita e acquisto di ingenti quantità di marijuana, contrabbando di t.l.e., falso in
atto pubblico, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, sottrazione di alcool al pagamento delle accise. L’indagine ha avuto
inizio con la scoperta, nel corso dei controlli nel Porto di Brindisi, di una attività di contrabbando di tabacchi lavorati esteri ed alcool provenienti
da Olanda, Lituania e Polonia, merce celata sotto carichi di copertura e protetta da falsa documentazione. Nel corso dell’indagine sono stati
sottoposti a sequestro kg. 480 di marijuana e 13,5 tonnellate di tabacchi lavorati esteri di contrabbando.
611
Il 7 febbraio 2018 i Carabinieri di Brindisi hanno eseguito l’OCCC n. 678/17 RGNR, n. 5714/17 RGIP, emessa il 31 gennaio precedente dal GIP
presso il Tribunale di Brindisi a carico di 15 soggetti (11 dei quali agli arresti domiciliari), perché in concorso tra loro e con due albanesi non
identificati trasportavano dall’Albania e introducevano nel territorio nazionale, a bordo di scafi e gommoni, ingenti quantitativi di marijuana.
612
Il 4 giugno 2018 i Finanzieri di Brindisi hanno eseguito l’OCCC n. 11670/14 RGNR-6941/15 RGIP-57/18 ROCC, emessa il 28 maggio prece-
dente dal GIP presso il Tribunale di Lecce nei confronti di 2 albanesi e di 2 brindisini indagati, a vario titolo, per aver fatto parte di un’asso-
ciazione finalizzata alla commissione di più delitti concernenti gli stupefacenti.
613
Si menziona, in particolare, il sequestro, operato il 27 marzo 2018, di un carico di 13.812 bottiglie di prosecco, prodotto in Bulgaria, con uve
del posto ma venduto come prodotto italiano, intercettato a bordo di un Tir, proveniente dalla Grecia.
614
Il 19 febbraio 2018, nell’ambito dell’operazione “Doppio Gioco”, la Polizia di Stato di Brindisi ha deferito all’A.G. 5 soggetti in quanto respon-
sabili, in concorso tra loro, del reato di estorsione continuata ed aggravata, scaturito dal furto di tre veicoli furgonati e di attrezzature e materiali
da lavoro di ingente valore commerciale, patito da una ditta brindisina di installazione impianti idro termici. Il 19 giugno 2018 i Carabinieri
di Oria (BR) hanno eseguito l’OCC n. 1550/17 RGNR- 2276/18 RGIP, emessa il 12 giugno precedente dal GIP presso il Tribunale di Brindisi,
nei confronti di 10 soggetti accusati di aver commesso oltre cinquanta furti di autovetture, motocicli e mezzi agricoli nelle province di Brindisi,
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 213
Lecce e Taranto. In molti casi al furto seguiva una contrattazione con il derubato per la restituzione del mezzo con la pretesa di un riscatto, in
genere da 500,00 a 2000,00 euro.
615
Il 19 settembre 2012, in esecuzione dell’OCCC n. 1930/08 RGNR, n. 1630/09 RGGIP emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Lecce, i Carabinieri
di Brindisi avevano tratto in arresto 16 soggetti ritenuti responsabili di aver fatto parte di un’associazione di tipo mafioso dedita al traffico di
sostanze stupefacenti, al gioco d’azzardo ed al racket delle estorsioni mediante danneggiamenti e furti nei confronti di almeno sette impren-
ditori che stavano realizzando, nella provincia di Brindisi, impianti fotovoltaici.
616
Come emerge dalle risultanze delle citate operazioni “Orione” (tre donne incensurate hanno dimostrato una “compromissione e una piena com-
penetrazione nelle logiche e nelle attività del gruppo di appartenenza”) e “Musa Nera” (una donna pregiudicata ha messo in atto condotte per sottrarre
t.l.e. ed alcool al pagamento dei diritti di confine, delle accise e dell’IVA).
617
In particolare: il 5 gennaio 2018, a San Donaci (BR), è stato tratto in arresto un 54enne del posto trovato in possesso di una pistola lanciarazzi;
il 17 gennaio 2018, ad Ostuni (BR), sono stati rinvenuti in un trullo disabitato due fucili precedentemente rubati; il 31 gennaio 2018, a Cellino
San Marco (BR), è stato tratto in arresto un 32enne del posto in possesso di un fucile a canne mozze con matricola abrasa, una pistola e relative
munizioni; il 20 febbraio 2018, ad Erchie (BR), all’interno di un muretto a secco è stato rinvenuto e sequestrato un fucile a canne mozze calibro
16 con matricola abrasa; il 21 marzo 2018, a Francavilla Fontana (BR), è stato tratto in arresto un 29enne del posto con l’accusa di detenzione il-
legale di 3 fucili e 6 pistole con oltre 106 proiettili e 14 cartucce da caccia; il 23 marzo 2018, a San Vito dei Normanni (BR), è stato tratto in arresto
un 56enne del posto trovato in possesso di un fucile calibro 12 con 4 cartucce; il 12 aprile 2018, a Fasano (BR), è stato arrestato un 48enne del
posto con l’accusa di detenzione illegale di un fucile calibro 9; il 12 aprile 2018, a Torre Santa Susanna (BR), è stato arrestato un 36enne del
posto trovato in possesso di una pistola a salve modificata; il 26 aprile 2018, a Ceglie Messapica (BR), è stato arrestato un 35enne del posto con
l’accusa di detenzione illegale di due fucili con matricola abrasa; il 26 aprile 2018, all’interno dell’area marina protetta di Torre Guaceto del Co-
mune di Carovigno (BR), nascosti nella vegetazione, sono stati rinvenuti e sequestrati un kalashnikov con 18 cartucce e 2 fucili cal. 12; il 15
maggio 2018, a Cellino San Marco (BR), è stato tratto in arresto un 52enne del posto trovato in possesso di una Revolver cal. 38 Special.
1° semestre
20 1 8
214 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Provincia di Lecce
Lo scenario complessivo delle consorterie criminali mafiose, nel territorio leccese, appare frammentato, mul-
tiforme e fluido. Ormai privi di leader carismatici e ulteriormente indeboliti dalle collaborazioni di alcuni affiliati,
i gruppi criminali della provincia stanno attraversando un periodo difficile, pur tentando di continuare ad espri-
mere una capacità criminale in nome e per conto dei capi della SCU reclusi. Questi ultimi continuerebbero, dal
carcere, a dettare le regole per il mantenimento dell’ordine mafioso, condividendo la gestione delle illecite attività
attraverso una sorta di investitura nei confronti di parenti e luogotenenti liberi. Tale assunto trova conferma nel-
l’operazione “Orione”618 le cui evidenze investigative hanno confermato l’operatività “di frange organizzate di cri-
minalità che continuano a rifarsi a schemi operativi tipici della nota associazione denominata sacra corona unita, dai cui
capi storici – pienamente attivi anche se detenuti – ancora dipendono, modificando, sulla base di alleanze o contrasti, gli
assetti soggettivi ma non le modalità, ormai consolidate, di controllo del territorio e di approvvigionamento di risorse, prin-
cipalmente mediante il mercato degli stupefacenti e il fenomeno delle estorsioni (oltre la commissione di reati contro il pa-
trimonio, la persona e, soprattutto, in materia di armi)”. Nello specifico, peraltro, è emerso il ruolo di tre donne
incensurate che collaboravano fattivamente nelle attività illecite del sodalizio, occupandosi anche degli aspetti
organizzativi ed economici dell’associazione, dimostrando “una tale compromissione ed una tale piena compenetra-
zione nelle logiche e nelle attività del gruppo di appartenenza da rendere assolutamente necessaria l’adozione della misura
cautelare più grave”.
Nel capoluogo si confermano le consorterie PEPE619, che avrebbe affiliato anche pregiudicati transitati da altri
aggregati criminali, e BRIGANTI620, che ha trovato l’appoggio del gruppo dei TORNESE nella gestione del traffico
di stupefacenti e nelle estorsioni.
618
Il 20 marzo 2018, nelle province di Lecce e Brindisi, i Carabinieri di Lecce hanno eseguito l’OCCC n. 2107/015 RGNR n. 48/017 DDA n.
6191/017 RG. GIP E n. 27/018 OCC emessa l’8 marzo 2018 dal GIP presso il Tribunale di Lecce nei confronti di tre gruppi criminali, presenti
rispettivamente a Scorrano (LE), a Martano (LE) ed a Torchiarolo (BR). Solo a quest’ultimo gruppo è stato riconosciuto il carattere mafioso, in
quanto considerato inserito nella SACRA CORONA UNITA e facente capo al clan DE TOMMASI di Campi Salentina. L’indagine ha portato
all’arresto di 37 persone, di cui 20 in carcere e 17 ai domiciliari, accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata
al traffico di sostante stupefacenti, danneggiamento, detenzione abusiva di armi e materie esplodenti, detenzione e spaccio di stupefacenti,
estorsione, favoreggiamento personale, furto aggravato, minaccia aggravata, porto abusivo di armi, ricettazione, sequestro di persona e vio-
lenza privata. Le tre associazioni criminali avevano collegamenti importanti per l’approvvigionamento dello stupefacente ed il successivo
spaccio nella provincia di Bari, a Roma e Napoli, in Albania, in Spagna e in Marocco, nonché ampia diponibilità di armi (anche da guerra).
619
Che estende le sue ramificazioni anche in alcuni territori della provincia.
620
Clan radicato nella “zona 167” del capoluogo.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 215
1° semestre
20 1 8
216 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
I TORNESE appaiono ancora l’organizzazione più strutturata dell’intero circondario salentino. Da Monteroni di
Lecce risulta egemone, tramite propri fiduciari, anche nei territori di Guagnano, Carmiano621, Veglie, Leverano,
Arnesano, Porto Cesareo e Sant’Isidoro, ed esercita la sua influenza criminale fino alla zona jonica di Gallipoli.
L’attuale reggente del gruppo criminale, attivo nel traffico delle sostanze stupefacenti e nelle estorsioni, appare
fortemente interessato ad infiltrare i circuiti dell’economia legale attraverso l’acquisizione di strutture turistiche,
in particolare bar, ristoranti e attività ricettive in genere.
Nella zona di Gallipoli, a seguito dell’incisiva azione giudiziaria a discapito del clan PADOVANO, si sono rivolte
le mire di vari gruppi criminali, anche da fuori provincia, attirati dai notevoli flussi di danaro prodotti, specie
nel periodo estivo, dall’indotto del turismo (strutture balneari e connessi servizi di security, guardiania e par-
cheggi auto)622.
In provincia si rileva la presenza di vari sodalizi, alcuni dei quali notevolmente ridimensionati rispetto al pas-
sato623. Altri hanno invece dimostrato capacità di infiltrarsi nel circuito dell’economia legale, come il clan PEL-
LEGRINO ed il clan DE TOMMASI624, la cui operatività è stata messa in evidenza, nel periodo in esame, dalla
già citata operazione “Orione” che, peraltro, ha disarticolato una rete criminale che consentiva una gestione au-
tonoma dei canali di approvvigionamento di sostanze stupefacenti non solo dall’Albania, ma anche dal Marocco.
In continuità con il passato, un’altra consorteria particolarmente radicata e strutturata nei territori salentini è
quella dei COLUCCIA625, la cui capacità criminale, evidenziata nell’ambito dell’operazione “Off Side”626, si è espli-
621
Il 21 marzo 2018, a Lecce, Carmiano e Monteroni di Lecce, nell’ambito dell’operazione “Cerchio”, i Carabinieri di Lecce hanno notificato
l’avviso di conclusione indagini nei confronti di soggetti affiliati e vicini al clan TORNESE ed amministratori pubblici, ritenuti responsabili
di più condotte intimidatorie, alcune delle quali aggravate dal metodo mafioso, realizzate in occasione delle elezioni del maggio 2014 per il
rinnovo del C.d.A. della Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto.
622
Di recente si starebbe inserendo negli interessi illeciti locali connessi al remunerativo mercato delle sostanze stupefacenti ed al settore delle
estorsioni all’imprenditoria anche un soggetto da poco scarcerato e contiguo ai monteronesi.
623
Come il clan LEO che, benché ripetutamente disarticolato dalle attività di indagine degli ultimi anni, delinque, attraverso familiari e sodali in
libertà, principalmente nei comuni di Vernole, Melendugno, Lizzanello, Cavallino, Caprarica di Lecce e Calimera; il clan RIZZO che, presente
nel capoluogo, in particolare nel rione “Castromediano”, estende la propria influenza anche nei Comuni di Cavallino, Lizzanello, Melendugno,
Merine, Vernole, Caprarica, Calimera e Martano. Il clan GIANNELLI, che operava a Parabita, destrutturato a seguito dell’importante opera-
zione “Coltura” (dicembre 2016).
624
Presente nei comuni di Campi Salentina, Trepuzzi, Squinzano e Surbo.
625
Tale gruppo, con una salda organizzazione familiare, è attivo in Noha di Galatina (LE). Originariamente dedito all’abigeato, ai furti ed alle
rapine, analogamente ad altri gruppi criminali salentini, ha esteso la sua operatività criminale nei comuni limitrofi, soprattutto per il traffico
e lo spaccio di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.
626
Il 15 maggio 2018 la Polizia di Stato di Lecce ha eseguito l’OCCC n.3704/15 RGNR-3242/16 RGIP-52/18OCC., emessa, il 14 maggio precedente
dal GIP presso il Tribunale di Lecce nei confronti di due soggetti, indagati anche per associazione di tipo mafioso.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 217
citata non solo nel lucroso settore degli stupefacenti ma anche nel controllo del territorio, assurgendo ad organo
giurisdizionale chiamato a dirimere controversie. L’organizzazione favoriva l’assunzione di lavoratori, control-
lando la gestione dei servizi cimiteriali, l’aggiudicazione di appalti pubblici, nonché l’apertura di nuove attività
commerciali legate alla fornitura di gas ed energia elettrica. In particolare, il clan commetteva anche reati di frode
sportiva avendo garantito la promozione nel campionato regionale della locale squadra di calcio, utilizzata anche
per giustificare una pressante richiesta di contributi economici a commercianti e imprenditori a titolo di sponso-
rizzazione e per acquisire un diffuso consenso sociale.
Elementi di instabilità criminale si continuano a registrare nel sud della fascia ionica, dove il 21 marzo 2018 è
stato consumato l’omicidio di un pluripregiudicato di Melissano a capo di un gruppo criminale composto da
giovani spacciatori (già vittima di un precedente attentato). L’evento sarebbe riconducibile a scontri tra gruppi
criminali locali per il controllo del traffico e dello spaccio degli stupefacenti che, a Casarano, sul finire del 2016627,
avevano già determinato altri gravi fatti di sangue.
Anche nel semestre in esame si è avuto modo di verificare che, per la criminalità organizzata e per quella comune,
il volano di tutte le economie illegali è rappresentato dagli enormi profitti derivanti dal traffico di stupefacenti628.
Tale settore, peraltro, risulta particolarmente florido grazie alla presenza, ormai permanente, sul territorio sa-
lentino di molti soggetti di origine albanese che sistematicamente importano dalla loro terra d’origine, attraverso
il Canale d’Otranto e con l’uso di potenti natanti, significativi carichi di droga, in particolare marijuana. Assidue
appaiono le interazioni con soggetti criminali leccesi e brindisini soprattutto quelli operanti nella fascia di confine
delle due provincie salentine, oltre che con fornitori baresi e napoletani.
Per quanto riguarda il racket estorsivo e l’usura, le denunce presentate dalle vittime non rispecchiano la reale in-
cidenza del fenomeno che trova comunque un maggiore riscontro nel reato di estorsione esercitato, principal-
mente con l’arrivo della stagione primaverile, in danno dei titolari delle imprese turistiche stagionali629.
627
Tali eventi, già oggetto dell’indagine “Diarchia” (maggio 2017), avevano confermato i contrastanti interessi dei gruppi CESARI, MONTEDORO,
DE PAOLA e CERA (quest’ultimi due vicini ai TORNESE) rispetto ai quali proprio lo spessore criminale della vittima sembrava determinante
negli equilibri della fiorente attività di spaccio nelle località marine joniche della provincia.
628
Nel semestre in esame sono stati numerosi gli arresti, in flagranza di reato, per detenzione ai fini di spaccio prevalentemente di marijuana,
ma anche hashish, cocaina ed eroina, con contestuali sequestri, spesso anche per ingenti quantitativi. Da rilevare che tra gli arrestati figurano
anche soggetti albanesi ed un 29enne di origine polacca trovato in possesso di 1253 piante di marijuana già essiccate ed altre centinaia piantate
nel suo giardino.
629
Il 18 aprile 2018, a Gallipoli (LE), un ordigno ha danneggiato il pianterreno di un edificio in ristrutturazione; il 9 maggio 2018, a Melendugno
(LE), un incendio ha lievemente danneggiato un lido balneare; il 17 maggio 2018, a Lecce, un incendio ha danneggiato un’attività commerciale;
il 22 maggio 2018, a Casarano (LE), ignoti hanno incendiato con liquido infiammabile un esercizio commerciale; il 30 maggio 2018, a Lecce,
con liquido infiammabile è stato incendiato il gazebo di un’attività commerciale.
1° semestre
20 1 8
218 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nel semestre in questione, l’intera provincia di Lecce è stata interessata da numerosi reati contro il patrimonio630,
in particolare rapine in danno di banche ed uffici postali, furti “con spaccata” di sportelli ATM bancomat/postamat,
non necessariamente ascrivibili all’azione della criminalità organizzata.
A conferma delle potenzialità offensive della criminalità salentina, numerosi anche i sequestri di armi631.
Non da ultimo, l’interesse della criminalità organizzata salentina si manifesta anche nella gestione delle attività com-
merciali di giochi e scommesse anche clandestine. Emblematico, in proposito, il sequestro632 di beni mobili e immobili
e di quote societarie del valore complessivo stimato in 15 milioni di euro, eseguito nei confronti di un’organizzazione
con base a Racale, dedita al controllo del gioco d’azzardo mediante la manomissione delle slot machine.
Sul fronte del contrasto all’infiltrazione criminale nell’economia legale e negli apparati della pubblica ammini-
strazione, risulta di particolare significato l’emissione, da parte del Prefetto di Lecce, di diversi provvedimenti
interdittivi antimafia, ai sensi del D.Lgs. n.159/2011, nei confronti di imprese contigue alla Sacra Corona Unita,
nonché il già segnalato scioglimento dei Comuni di Surbo e Sogliano Cavour, rispettivamente dell’11 maggio e
del 29 giugno 2018.
630
Il 20 febbraio 2018, in provincia di Lecce, nell’ambito dell’operazione “Alibabà”, i Carabinieri, in esecuzione dell’OCC n. 1814/16RGNR-
8072/17RGGIP, emessa il 19 febbraio precedente dal GIP presso il Tribunale di Lecce, hanno tratto in arresto 8 soggetti indagati per essersi as-
sociati tra loro allo scopo di commettere più delitti contro il patrimonio ed, in particolare, furti in danno di esercizi commerciali. Il 5 marzo
2018, in provincia di Lecce, nell’ambito dell’operazione “Santi Medici” ed in esecuzione dell’OCC n. 9287/15 RGNR e n. 3701/16 RG GIP
emessa il 28 febbraio 2018 dal GIP presso il locale Tribunale, i Carabinieri hanno tratto in arresto 9 soggetti responsabili di associazione per
delinquere finalizzata alla commissione di più reati contro il patrimonio ed, in particolare, furti in danno di chiese e sale da gioco, furti e ri-
cettazioni di autovetture nonché reati concernenti le armi.
631
Il 30 gennaio 2018, in una zona agricola di Melendugno (LE), sono state rinvenute e sequestrate una pistola Beretta, un fucile, 150 proiettili e
97 cartucce cal. 12; il 2 febbraio 2018, a Leverano (LE), è stato tratto in arresto un 54enne del posto con l’accusa di detenzione illegale di un
fucile a canne mozze; il 22 febbraio 2018, a Lecce, è stato arrestato un 26enne albanese in possesso di 48 cartucce cal. 12 detenute illegalmente
e cocaina; il 25 febbraio 2018, ad Alezio (LE), è stato tratto in arresto un 43enne del posto trovato in possesso di munizioni e cocaina; il 7
marzo 2018, a Lecce, è stato arrestato un 33enne trovato in possesso di proiettili cal. 380 ed eroina; il 9 marzo 2018, a Maglie (LE), è stato
arrestato un 38enne con l’accusa di detenzione illegale di tre fucili a canne mozze, una pistola, senza matricola, centinaia di proiettili e ma-
rijuana; il 29 marzo 2018, a Copertino (LE), è stato arrestato un 36enne in possesso di un fucile sovrapposto cal. 12 con 5 cartucce; il 27 aprile
2018, a Lizzanello (LE), è stato arrestato un pluripregiudicato 63enne in possesso di due ordigni esplosivi; il 30 aprile 2018, a Scorrano (LE),
è stato arrestato un 21enne con l’accusa di detenzione illegale di un fucile, quattro mazze ferrate e marijuana; il 21 maggio 2018, a Melendugno
(LE), sono state denunciate due persone del posto e sequestrato un fucile cal. 20 e oltre 120 cartucce illegalmente detenute; l’11 giugno 2018,
a Leverano (LE), è stato arrestato un 38enne trovato in possesso di un fucile cal.12, un fucile semiautomatico e 160 cartucce.
632
L’8 maggio 2018 la Guardia di finanza di Lecce ha eseguito il decreto di sequestro n. 20/2017SS, emesso il 6 aprile precedente dal Tribunale
di Lecce, che ha riguardato società attive nel settore del commercio all’ingrosso di videogames ed apparecchi da intrattenimento, nel settore
della compravendita immobiliare, nella gestione di attività turistico alloggiative e nel commercio all’ingrosso di alimentari, nonché immobili
di pregio (tra cui una struttura alberghiera ed un castello) e terreni agricoli ubicati nei comuni salentini di Ugento, Racale, Taviano, Gallipoli
e Melissano, autovetture e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo pari a 15 milioni di euro. Nel dettaglio sono stati sequestrati
93 fabbricati (abitazioni, locali commerciali e garage), 33 terreni, 9 società di capitali ed una ditta individuale, 20 automezzi, saldi attivi riferiti
a 40 fra depositi bancari e rapporti assicurativi, nonché quote societarie del valore di 450 mila euro.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 219
In particolare, per quanto riguarda il Comune di Surbo, già sciolto per infiltrazioni mafiose nel 1991, la relazione
del Prefetto ha rilevato “una sostanziale continuità amministrativa, atteso che buona parte degli amministratori hanno
già fatto parte, con incarichi diversi, di precedenti consiliature e che uno di essi è legato da rapporti di stretta parentela con
un componente della menzionata compagine sciolta nel 1991”. Nella Relazione del Ministro dell’Interno è, inoltre, pre-
cisato che concreti elementi attestanti il condizionamento dell’attività amministrativa “emergono dall’analisi di due
appalti di lavori pubblici ” 633 a carico di un funzionario comunale indagato per frode nelle pubbliche forniture e
falso in atti pubblici.
L’indagine ispettiva condotta nel Comune di Sogliano Cavour ha posto in evidenza, tra l’altro, una gestione non
trasparente di contributi e sussidi socio-assistenziali, in ordine alla quale sono emerse responsabilità penali a ca-
rico di un amministratore locale, imputato per associazione di tipo mafioso “per aver collaborato nel corso della pre-
cedente consiliatura alla realizzazione dei fini dell’associazione mafiosa, pur non facendone parte634”. Ulteriori vicende
che attestano il quadro di un’amministrazione pervicacemente gestita nel mancato rispetto del principio di lega-
lità riguardano la gestione del servizio civico e degli immobili di proprietà comunale, la mancanza di controlli
sulle dichiarazioni DIA/SCIA delle attività commerciali istruite dall’ufficio attività produttive, ed, infine, le con-
cessioni di beni comunali: “è evidente come l’utilizzo di beni comunali, peraltro posizionati in zone ben visibili e partico-
larmente centrali del territorio, in violazione dei principi di legalità e con benefici diretti o indiretti per le locali consorterie,
assume un valore altamente simbolico in quella realtà territoriale, traducendosi, inevitabilmente, in una consacrazione uf-
ficiale del metodo mafioso al cospetto della collettività”635.
In relazione al Comune di Parabita, sciolto già il 15 marzo 2017636, il TAR del Lazio, con sentenza del 28 febbraio
2018, ha annullato il provvedimento di scioglimento. Tuttavia, il Consiglio di Stato, il successivo 21 giugno, ha
accolto l’istanza cautelare di sospensiva dell’Avvocatura Generale, disponendo il re-insediamento della Com-
missione Straordinaria “considerata la prevalente esigenza di prevenzione da situazioni di condizionamento e di ingerenza
nella gestione dell’ente...”
633
“La relazione del prefetto con riferimento al primo dei due appalti, concernente i lavori di urbanizzazione primaria, pone in rilievo i profili di responsabilità
penale del menzionato funzionario comunale, rinviato a giudizio per i reati sopra indicati in quanto più specificamente ha computato lavori di sbancamento
mai effettuati nonché redatto false attestazioni concernenti la redazione del certificato di regolare esecuzione dei lavori. Condotte penali in parte analoghe
emergono anche dall’analisi del secondo appalto relativo a lavori di riqualificazione di una piazza del centro storico caratterizzato da numerose illiceità e
difformità per il quale il menzionato dirigente è stato rinviato a giudizio per frode nelle pubbliche forniture.”
634
“Fornendo un contributo significativo consistente nella corresponsione di somme di denaro per il sostentamento dei capi detenuti, nel procurare posti di
lavoro ad affiliati dal gruppo di Sogliano Cavour ed impegnandosi infine affinché contributi economici.... fossero assegnati ad affiliati dell’associazione con
priorità rispetto ad altri”.
635
Stralcio della Relazione del Ministro dell’Interno al Presidente della Repubblica.
636
A seguito dell’operazione “Coltura”, conclusa a dicembre del 2016.
1° semestre
20 1 8
220 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 221
di un quadro criminale autoctono in grado di crescere con rinnovate modalità operative, soprattutto nel settore
degli stupefacenti, grazie anche alle sinergie, ormai stabili e consolidate, tra esponenti degli storici gruppi delin-
quenziali lucani, referenti di clan mafiosi di altra estrazione regionale e la criminalità albanese. La citata intera-
zione tra competenze criminali extraregionali trova conferma proprio nelle inchieste “Drummer”638, “Porta a
porta”639 ed “Enotria”640, che evidenziano, peraltro, come il mercato degli stupefacenti, lo spaccio in particolare,
continui a rappresentare la principale fonte di stabile introito per la gran parte dei gruppi criminali autoctoni,
così come l’asse appulo-lucano il canale privilegiato di approvvigionamento.
La criminalità di estrazione pugliese, con particolare riguardo a quella delle provincie di Bari, Barletta-Andria-
Trani e Foggia, è quella maggiormente responsabile delle rapine641 e degli assalti agli sportelli ATM bancomat/po-
stamat642 sul territorio lucano mentre quella straniera, come riscontrato da alcune attività di contrasto, è ritenuta
la principale artefice della consumazione dei reati di furti di rame il cui fenomeno è particolarmente consistente,
sebbene ridotto rispetto al passato, nella provincia di Matera643.
638
Il 4 maggio 2018 i Carabinieri di Potenza hanno eseguito l’OCCC n. 6445/14 NR, n. 818/16 RG GIP e n. 42718 RMC emessa il 23 aprile pre-
cedente dal Gip presso il Tribunale di Potenza nei confronti di 36 indagati per una serie di condotte, concernenti i traffici di stupefacenti, di
seguito meglio descritte.
639
Il 15 maggio 2018 la Polizia di Stato di Melfi (PZ) ha eseguito l’O.C.C. n. 2487/2017 RGNR-8/2018 RG GIP-49/18 RMC emessa il 9 maggio
precedente dal Gip presso il Tribunale di Potenza nei confronti di un gruppo di spacciatori operante nell’area del Vulture-Melfese che procac-
ciava gli stupefacenti in Puglia e Campania.
640
Il 31 maggio 2018 è stato notificato dai Carabinieri di Pisticci (MT) l’avviso all’indagato della conclusione delle indagini preliminari e infor-
mazione della persona sottoposta alle indagini sul diritto alla difesa, emesso il 23 maggio precedente dalla Procura della Repubblica presso
il Tribunale di Matera, nei confronti di 44 indagati ritenuti responsabili, tra l’altro e a vario titolo, dei reati di detenzione e spaccio di sostanze
stupefacenti, riciclaggio di proventi illeciti, trasferimento fraudolento di valori, ricettazione, violenza privata, porto e detenzione abusiva di
armi da fuoco. L’inchiesta, riscontrata da innumerevoli sequestri di stupefacenti tra il 2012 ed il 2013, ha rilevato come gli indagati, grazie
anche ai consolidati rapporti con referenti della criminalità calabrese, pugliese ed albanese, si fossero organizzati per controllare l’approvvi-
gionamento e lo spaccio di marijuana, hashish e cocaina destinata ai consumatori dell’area Jonico-Metapontina ricadente, perlopiù, lungo la
fascia costiera lucana compresa tra la turistica frazione Metaponto di Bernalda (MT) e Nova Siri (MT).
641
Il 18 maggio 2018, a Lavello (PZ), i Carabinieri hanno arrestato, in flagranza di reato, un cerignolano autore della rapina di € 5.000 in danno
della Banca Popolare di Bari, filiale di Lavello; il successivo 31 maggio 2018, è stata data esecuzione all’O.C.C.C. n.2057/18 GIP nei confronti
anche di un altro cerignolano ritenuto responsabile della citata rapina.
642
Il 9 febbraio 2018, a Cellamare (BA), a conclusione di un’articolata attività investigativa supportata da accertamenti di laboratorio effettuati
dal R.I.S. Carabinieri di Roma, è stato tratto in arresto, in esecuzione di un’O.C.C. emessa dal Gip presso Tribunale di Matera, un cittadino ba-
rese ritenuto uno dei componenti il commando che il 4 novembre 2017 aveva effettuato il furto aggravato della cassaforte/ATM della filiale
della Banca Intesa, asportandola con un escavatore, poi recuperata ancora integra in agro di Acquaviva delle Fonti (BA). Nell’ambito dell’o-
perazione “Odissea Bancomat”, il 21 giugno 2018, a Melfi (PZ), i Carabinieri hanno eseguito l’OCC n. 5235/2017 RGNR-4362/2017 RGGIP-
72/2018 RMC emessa il 15 giugno precedente dal GIP presso il Tribunale di Potenza, sono stati arrestati 5 pregiudicati, 4 pugliesi ed 1 lucano,
ritenuti i componenti di una banda responsabile degli assalti, avvenuti il 1° ottobre 2016 a Rionero in Vulture (PZ) e a Lioni (AV), a postazioni
ATM bancomat - con la tecnica della “marmotta”.
643
Il 13 aprile 2018, a Pisticci (MT), sono stati denunciati, in stato di libertà, 3 cittadini rumeni, ritenuti gli autori del tentato furto di circa kg. 300
di cavi di rame occorso il 12 dicembre 2017; il 13 aprile 2018, a Scanzano Jonico (MT), sono stati denunciati, in stato di libertà, 2 rumeni trovati
in possesso, durante il controllo dell’auto sulla quale viaggiavano, di complessivi kg. 420 di rame.
1° semestre
20 1 8
222 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nel semestre in esame, persiste la commissione di reati di natura predatoria in danno di aziende agricole, enti
pubblici ed attività commerciali644.
Dagli apparati investigativi lucani è stata rivolta particolare attenzione al contrasto dei reati connessi allo sfrut-
tamento del “lavoro
nero”645, al poten-
ziale pericolo di in-
BASILICATA
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA)
filtrazione da parte I SEMESTRE 2018
della criminalità or-
ganizzata nell’ille-
cita raccolta delle
scommesse on-line e
nella gestione e
smaltimento dei ri-
fiuti, atteso che nel
cuore della provin-
cia sono stanziati
importanti com-
pendi industriali.
Il grafico che segue
evidenzia i reati sin-
tomatici di crimina-
lità organizzata
registrati in Basili-
cata nel primo seme-
stre del 2018:
644
Numerosi i furti di stecche di t.l.e. in danno di rivendite di tabacchi e di distributori carburanti, di ingenti quantitativi di gasolio dall’interno
dei serbatoi di automezzi di aziende di raccolta R.S.U. e di mezzi agricoli.
645
Il 24 maggio 2018, a Scanzano Jonico (MT), i Carabinieri di Policoro e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Matera e Potenza, hanno eseguito il
fermo di indiziato di delitto n. 1165718 RGNR emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Matera nei confronti di due cittadini
rumeni, che, con azioni reiterate nel tempo, reclutavano circa 60 lavoratori connazionali, allo scopo di destinarli a lavoro in agricoltura presso
terzi, in condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno, con l’aggravante di aver commesso i fatti con violenza e minaccia.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 223
— Provincia di Potenza
Nello scenario criminale potentino si assiste ad un “cambio generazionale” caratterizzato dalla presenza di “nuove
leve” - tra le quali figurano anche i figli dei principali boss dell’area - pronte a ritagliarsi autonomi spazi di ope-
ratività. È quanto emerge dall’operazione “Impero 2017”646, che ha evidenziato come il clan RIVIEZZI, presente
nella zona di Pignola e Potenza, abbia gestito e controllato le attività connesse al traffico ed allo spaccio di stu-
pefacenti, con l’inserimento di nuove figure al vertice del gruppo che hanno rinnovato le dinamiche criminali.
Le indagini hanno fatto emergere una notevole capacità di approvvigionamento di cocaina dai Paesi Bassi, per
il tramite di un intermediario di origine marocchina stanziato in Germania, nonché da altri canali alternativi,
uno salernitano e uno napoletano. Da quest’ultima area geografica, inoltre, il sodalizio era in grado di procacciarsi
anche armi attraverso soggetti imparentati con esponenti della criminalità campana.
Nel potentino, è presente, altresì, il clan MARTORANO-STEFANUTTI il quale, nel tempo, avrebbe sviluppato
capacità imprenditoriali in grado d’infiltrare l’economia legale.
Nei comprensori di Rionero in Vulture e Venosa figurano i gruppi ZARRA (ex MOLLICA) e MARTUCCI, mentre
nell’area del Vulture-Melfese (comprendente i comuni di Rionero in Vulture, Melfi e Rapolla), insistono i con-
trapposti clan CASSOTTA e DI MURO-CAPRARELLA, nonché gli indipendenti gruppi criminali GAUDIOSI e
BARBETTA.
Le attività d’indagine del semestre hanno mostrato come alcuni soggetti dei predetti gruppi abbiano collaborato
tra di loro nella gestione delle attività estorsive in danno di attività economiche, commerciali ed imprenditoriali
presenti sul territorio.
La citata operazione “Drummer” ha individuato l’esistenza di una complessa organizzazione criminale dedita al
traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana), composta da una “consolidata filiera
di personaggi pugliesi e lucani”. In particolare, sono emerse interazioni illecite con altre consorterie criminali del
Vulture-Melfese, in grado di assicurare un costante rifornimento di ingenti quantitativi di stupefacenti da nar-
cotrafficanti pugliesi, contigui al clan andriese PESCE-PISTILLO.
Le attività investigative hanno messo in evidenza il modus operandi dell’organizzazione, connotato da innovative
strategie per il raggiungimento degli scopi illeciti quali, ad esempio, il deposito degli stupefacenti in esercizi
646
Il 26 giugno 2018 la Guardia di Finanza di Potenza, in collaborazione con la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e lo S.C.I.C.O., ha ese-
guito l’OCCC n. 5654/2016 RGNR-3351/2017 RGGIP emessa il 21 giugno precedente dal Gip presso il Tribunale di Potenza, nei confronti di
8 indagati, ritenuti i componenti di un’associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. L’inchiesta, avviata nell’estate 2017,
ha consentito, di procedere al sistematico sequestro di considerevoli quantitativi di cocaina di elevato grado di purezza (oltre l’85%).
1° semestre
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224 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
commerciali di vendita di abiti da sposa o nei vani ripostiglio delle auto attraverso articolati congegni di apertura.
Anche in tale contesto è emerso il ruolo di alcune donne impegnate nella custodia e distribuzione degli stupefa-
centi e nella riscossione dei proventi.
— Provincia di Matera
Resta invariata la geo-localizzazione dei vari gruppi criminali presenti nella provincia che si caratterizza per l’o-
peratività, nel materano ed in particolare lungo la costa jonica compresa tra Policoro e Scanzano Jonico, degli
storici clan SCARCIA e MITIDIERI-LOPATRIELLO che, seppur ridimensionati, si affiancano ai gruppi SCHET-
TINO e RUSSO.
Tutte le consorterie risultano attive nei settori delle estorsioni e degli stupefacenti, grazie ai consolidati rapporti
con la criminalità di estrazione calabrese, pugliese e campana, oltre che con gruppi di nazionalità albanese.
L’inchiesta “Rossodisera”647 ha consentito, infatti, di individuare due gruppi, dediti principalmente al traffico ed
allo spaccio di stupefacenti, uno con base operativa a Matera e l’altro a Santeramo in Colle (BA), dove era stata
costituita una “base logistica” per il rifornimento e la custodia delle sostanze stupefacenti (cocaina, marijuana e
hashish). Quest’ultimo gruppo si approvvigionava di droga da narcotrafficanti albanesi residenti in Puglia, per-
petrando sul territorio estorsioni ed intimidazioni con la collaborazione di un noto pluripregiudicato materano.
Gli indagati hanno, inoltre, mostrato una poliedrica capacità criminale, con condotte che spaziavano dai dan-
neggiamenti, alla spendita di banconote false ed alle estorsioni.
In ultimo, appare degno di interesse l’arresto648 di un latitante di Policoro (MT), ricercato per il tentato omicidio
di un cittadino ghanese ferito a colpi di pistola, rintracciato nel comune di Cerignola (FG), dove si era trasferito
sotto false generalità.
Nel capoluogo e lungo la costa jonica (Scanzano Jonico, Policoro e Nova Siri) continuano a verificarsi diversi epi-
sodi di danneggiamento di autovetture, di atti dinamitardi o incendiari649 in danno di manufatti, veicoli e attività
647
Il 9 maggio 2018 la Polizia di Stato di Matera e Potenza ha eseguito il provvedimento restrittivo n. 1733/2017 RGNR DDA-758/2018 RG GIP-
45/18 RMC (in carcere, agli arresti domiciliari, con obbligo di dimora e di presentazione quotidiana alla P.G.) emesso il 2 maggio precedente
dal Gip presso il Tribunale di Potenza nei confronti di 17 dei 25 indagati- dei quali 3 di nazionalità marocchina ed 1 albanese - ritenuti, a
diverso titolo, responsabili delle condotte sopra citate.
648
Eseguito dai Carabinieri di Foggia e Matera il 10 gennaio 2018, in esecuzione di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso il
18 ottobre 2017 dalla DDA della Procura della Repubblica di Potenza nell’ambito del procedimento penale n. 4255/17 R.G. notizie di
reato/Mod. 21 DDA.
649
Numerosi incendi e danneggiamenti ai danni di capannoni industriali, aziende agricole ed attività commerciali.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
5. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA PUGLIESE E LUCANA 225
economiche. La recrudescenza di queste azioni, unita ad episodi di intimidazione e minaccia650, è da ritenersi ri-
conducibile alla volontà della criminalità organizzata651 di riaffermare il controllo del territorio.
Permane la commissione di reati di natura ambientale, quali, fra tutti, lo smaltimento di rifiuti speciali in viola-
zione delle normative di riferimento652.
650
Diversi i rinvenimenti di “allestimenti funerari” caratterizzati da vasi in rame con fiori e lumini cimiteriali nei pressi di cantieri edili, di centri
raccolta RSU ed altre attività commerciali. Il 6 giugno 2018, ad Accettura (MT), un consigliere di minoranza del locale Comune ha denunciato
l’imbrattamento raffigurante croci e svastiche dei muri perimetrali di un suo casolare in campagna.
651
Aggressioni e danneggiamenti verificatisi a Scanzano Jonico (MT) il 15, 16 e 17 gennaio 2018, nonché l’aggressione, a scopo di estorsione,
subita dal titolare di un ristorante-pizzeria a Nova Siri (MT) il 12 maggio 2018.
652
Il 12 gennaio 2018 i Carabinieri del N.O.E. di Potenza, all’esito di attività di controllo nei confronti di uno stabilimento industriale sito a Ro-
tondella hanno deferito alla competente A.G. un soggetto, ritenuto responsabile di aver scaricato nel Mar Jonio, in assenza della prescritta au-
torizzazione, acque reflue industriali prodotte dal citato impianto, costituite da acque di falda contaminate da sostanze pericolose e
cancerogene. Il successivo 19 aprile 2018 il Gip presso il Tribunale di Potenza ha disposto il sequestro d’urgenza di tre vasche di raccolta delle
acque di falda e di una condotta di scarico del succitato impianto ipotizzando i reati di inquinamento ambientale, falsità ideologica e traffico
illecito di rifiuti.
1° semestre
20 1 8
226 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
653
Si annoverano, a titolo esemplificativo, le seguenti compagini: 1) locale di Natile di Careri in Torino; 2) locale di Cuorgnè (TO), emanazione dei
locali di Grotteria, Mammola e Gioiosa Jonica; 3) locale di Platì a Volpiano (TO); 4) locale di Cirella di Platì a Rivoli (TO); 5) locale di Gioiosa
Jonica a San Giusto Canavese (TO); 6) locale di Siderno a Torino; 7) locale di Cassari di Nardodipace a Chivasso (TO); 8) locale di Gioiosa Jonica
a Moncalieri (TO); 9) “la bastarda”, articolazione di Salassa (TO), struttura non autorizzata dagli organismi di vertice calabresi, considerata
espressione diretta della “società” di Solano inserita nel locale di Bagnara Calabra (RC).
654
Potrebbe verosimilmente essere ascritto alla criminalità organizzata calabrese l’incendio, avvenuto l’8 giugno 2018, di una villa ubicata a San
Giusto (TO), già oggetto di sequestro a carico di un pericoloso boss inserito nell’Elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno.
655
Conclusa nel mese di giugno del 2011 (p.p. 6191/07 RGNR del Tribunale di Torino).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 227
Anche nel semestre in esame l’azione investigativa e preventiva della DIA e delle Forze di polizia ha dato conto
dell’operatività dei sodalizi calabresi in Piemonte.
Nel mese di febbraio, dagli ulteriori sviluppi investigativi dell’operazione “Big Bang”656, i Carabinieri hanno ese-
guito una misura restrittiva657 nei confronti di 2 soggetti, ritenuti colpevoli di associazione di tipo mafioso, estor-
sione in danno di alcuni imprenditori torinesi, riciclaggio e intestazione fittizia di beni, aggravati dalle modalità
mafiose. Contestualmente, due locali (un bar ed un ristorante) di Torino ed una pizzeria di Bardonecchia (TO)
sono stati sottoposti a sequestro.
Ad aprile, a Brandizzo (TO), 4 torinesi ritenuti vicini agli ALVARO di Sinopoli (RC) sono stati colpiti da una mi-
sura restrittiva658, eseguita dai Carabinieri, per un tentativo di estorsione in danno di un artigiano operante nel
settore edile, perpetrato anche mediante l’esplosione intimidatoria di numerosi colpi di una pistola illecitamente
detenuta contro l’abitazione della vittima, sita in provincia di Novara.
Ancora, nel mese di maggio, nell’ambito dell’operazione “Barbarossa”, i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza
di custodia cautelare659 nelle province di Alessandria, Asti, Cuneo, Torino, Brescia e Savona, nei confronti di 26
soggetti. L’indagine ha permesso di individuare un sodalizio criminale, costituente un vero e proprio locale di
‘ndrangheta660, con ruoli di vertice e procedure interne di affiliazione661, con sede ad Asti, ma operativo anche in
aree limitrofe e costituito da appartenenti alle ‘ndrine EMMA, STAMBÈ e CATARISANO. Agli indagati, oltre al
reato associativo, sono state contestate plurime condotte estorsive in danno di imprenditori delle provincie di
Asti e Cuneo, traffico d’armi (provento di furto in territorio astigiano, destinate anche ad altre compagini ‘ndran-
ghetiste), traffico di stupefacenti, un omicidio, due tentati omicidi ed una rapina. Veniva accertata, altresì, l’infil-
trazione in diverse attività economiche astigiane operanti nel settore edile, agricolo-commerciale e sportivo.
Sempre nel mese di maggio, nell’ambito dell’operazione “Santa Cruz”, a Reggio Calabria, Domodossola (VB),
Milano, Gallarate e Busto Arsizio (VA), la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in car-
cere662 nei confronti di 13 soggetti ritenuti responsabili di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti nella Val
656
P.p. 14024/14 RGNR presso la Procura della Repubblica di Torino, concluso con l’esecuzione di un’OCC nei confronti di 20 appartenenti ad
un sodalizio di calabresi ritenuto responsabile di estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto di armi.
657
OCC del Tribunale di Torino (p.p. 11045/16 RGNR e 16635/17 RG GIP), eseguita il 28 febbraio 2018.
658
OCC del Tribunale di Novara (p.p. 174/18 RGNR 1021/18 RG GIP), eseguita l’11 aprile 2018.
659
OCC del Tribunale di Asti (p.p. 143345/15 RGNR e 14444/16 RG GIP), eseguita il 3 maggio 2018.
660
La struttura organizzativa si avvaleva della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento ed omertà anche per acquisire il
controllo di attività economiche.
661
Uno dei soggetti individuati in posizione verticistica, originario di Rizziconi (RC), aveva anche il potere di conferire doti di ‘ndrangheta.
662
OCC emessa dal Tribunale di Verbania (p.p. 220/2017 RGNR e 462/2018 RG GIP), eseguita il 7 maggio 2018.
1° semestre
20 1 8
228 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
d’Ossola e nel confinante territorio elvetico. Le indagini hanno evidenziato l’esistenza di collegamenti con la Ca-
labria, ove sono stati peraltro effettuati sequestri di sostanze stupefacenti. Tra gli arrestati figura un soggetto di
Roccaforte del Greco (RC), già condannato nei primi anni ’90 per traffico internazionale di stupefacenti e ritenuto
contiguo a soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta insediatisi in Val d’Ossola, vicini alla famiglia PAVIGLIANITI
di San Lorenzo (RC), nonché ai MORABITO di Africo (RC).
Ancora, nel mese di maggio, nell’ambito dell’operazione “The Hole”, i Carabinieri hanno eseguito una misura cau-
telare663 nei confronti di 23 soggetti, tra i quali sodali della cosca BARBARO, accusati di traffico di stupefacenti, ri-
cettazione, intestazione fittizia di beni, porto e detenzione illegale di armi e munizioni. L’inchiesta ha fatto, peraltro,
emergere i rapporti tra i BARBARO ed un soggetto originario di Platì (RC), residente a Volpiano (TO), con prece-
denti per associazione mafiosa e traffico di sostanze stupefacenti, elemento di spicco del locale di Volpiano664.
Di rilievo anche l’azione ablativa conclusa nel semestre. Nel mese di marzo, la DIA ha eseguito la confisca665 del
patrimonio di un soggetto condannato per associazione di tipo mafioso, deceduto nel 2013, esponente di rilievo
del locale di Cuorgnè. L’uomo, legato da vincoli di parentela con un soggetto già condannato per associazione di
tipo mafioso, aveva nel tempo intrecciato amicizie in ambienti politici locali, che gli avevano consentito di acquisire
conoscenze e appoggi finalizzati agli interessi del sodalizio666. L’indagine patrimoniale della DIA ha evidenziato,
tra l’altro, l’intestazione fittizia di beni in ambito familiare ed il reimpiego dei proventi illeciti (a partire dagli anni
‘70 e fino alla data del suo arresto nel 2011) ed ha riguardato 2 villini, 3 abitazioni, 3 autorimesse ed 1 magazzino,
tutti in Cuorgnè, ed 1 immobile in Pont Canavese, per un valore complessivo di oltre 9 milioni di euro.
Sempre nel mese di marzo667 la Corte di Cassazione ha disposto la confisca definitiva di beni, per un valore com-
plessivo di oltre 900 mila euro, nei confronti di un soggetto tratto in arresto nel giugno 2011, nell’ambito della ci-
tata operazione “Minotauro” e condannato, con sentenza passata in giudicato, quale appartenente al locale di
Cuorgnè, con la dote di picciotto668.
663
OCC emessa dal Tribunale di Milano (p.p. 23503/2016 RGNR e 2313/2016 RG GIP), eseguita il 2 maggio 2018.
664
Ruolo di vertice confermato con sentenza del 23 dicembre 2015 dalla Corte di Cassazione, seconda Sezione Penale (processo “Minotauro”).
Questi, nel luglio 2016, era stato raggiunto da una misura cautelare emessa nell’ambito dell’operazione “Alto Piemonte” (p.p. 10270/2009
RGNR), emessa l’11 maggio 2016 dal Tribunale di Torino, per aver ceduto stupefacenti, tra gli anni 2009 e 2010, ad esponenti della cosca RASO
di Cittanova (RC), attiva anche nelle province di Vercelli e Biella.
665
Il 12 marzo 2018.
666
Il provvedimento consegue alla pronuncia della Corte di Cassazione che ha dichiarato inammissibili i ricorsi avanzati dagli eredi, avverso
l’originaria confisca disposta dal Tribunale di Torino, su proposta del Direttore della DIA.
667
Il 25 marzo 2018. L’indagine patrimoniale era stata avviata su proposta del Direttore della DIA.
668
Ancora con provvedimento il 6 marzo 2018, il Tribunale di Torino ha disposto il sequestro e la confisca dei beni, per un valore complessivo di
oltre 400 mila euro, nei confronti di un soggetto originario di Torino, risultato vicino alle famiglie AQUINO-COLUCCIO.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 229
In ultimo, a giugno, la DIA ha proceduto669 alla confisca di beni nei confronti di un affiliato al locale di Natile di
Careri (RC), condannato, con sentenza passata in giudicato, a 7 anni e 4 mesi di reclusione per associazione di
tipo mafioso nell’ambito della nota inchiesta “Crimine-Infinito” (2010). Il soggetto, affiliato alla famiglia IETTO -
Testa Grossa (operante in Calabria, in provincia di Torino e nel basso milanese) nonostante la condanna, sebbene
si trovasse agli arresti domiciliari, continuava a riciclare i proventi di origine illecita, tra il Piemonte e la Calabria,
utilizzando numerose società a lui riconducibili. Tale ricostruzione, nel 2015, aveva fornito gli elementi utili af-
finché fosse tratto in arresto dalla DIA, nell’ambito dell’operazione “Panamera”670. Tra i beni confiscati figurano
4 società ed oltre 30 veicoli (tra camion e autovetture), per un valore complessivo di circa 1 milione di euro. Con
il medesimo provvedimento è stata, altresì, disposta l’applicazione della misura di prevenzione personale della
sorveglianza speciale di PS per la durata di 3 anni671.
Per quanto concerne le altre matrici mafiose nazionali va rilevato che, mentre negli anni ’90 Cosa Nostra era sen-
sibilmente presente sul territorio piemontese, oggi non si registrano presenze strutturate e né, allo stato, le risul-
tanze investigative consentono di ipotizzarne una rigenerazione o collaborazioni sinergiche con malavitosi di
diversa matrice.
Nel semestre è stato registrato solo l’arresto di 2 siciliani, trovati in possesso di significative quantità di stupefa-
centi672.
Del tutto sporadica risulta la presenza di soggetti legati ai clan camorristici, pugliesi e lucani nel territorio
piemontese e valdostano.
Non mancano, infine, evidenze circa l’operatività di sodalizi di matrice nigeriana, albanese, romena e magrebina:
il traffico di sostanze stupefacenti e lo sfruttamento della prostituzione sono i settori illeciti maggiormente per-
seguiti, mentre per i reati contro il patrimonio spicca l’azione dei gruppi criminali dell’est Europa, talvolta eser-
citata con violenza sulle persone.
669
Il 8 maggio 2018.
670
P.p. 10599/10 della Procura della Repubblica di Torino.
671
Si fa rinvio, altresì, all’operazione Vicerè” (p.p. 1897/17 Procura della Repubblica di Livorno), conclusa il 31 maggio 2018 dalla Guardia di fi-
nanza con l’arresto di 9 soggetti, tra i quali un esponente di rilievo della famiglia piemontese ‘ndranghetista BELFIORE, indagine meglio descritta
nel paragrafo dedicato alla regione Toscana.
672
Il 22 gennaio 2018, a Torino, i Carabinieri hanno proceduto all’arresto, in flagranza di reato, di un palermitano trovato in possesso di com-
plessivi kg. 1,3 di sostanza stupefacente del tipo marijuana, hashish e cocaina, nonché di una pistola calibro 22 provento di furto; il 2 maggio
2018, a Venaria (TO), i Carabinieri hanno arrestato, in flagranza di reato, un agrigentino trovato in possesso di oltre kg. 2,3 di sostanze stupe-
facenti del tipo cocaina e marijuana, tre bilancini di precisione ed € 16.500 in contanti.
1° semestre
20 1 8
230 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Con particolare riferimento al traffico di stupefacenti, specie quello di cocaina, un ruolo di primo piano viene
svolto dalla criminalità nigeriana, che trova proprio dal narcotraffico e dallo sfruttamento della prostituzione di
giovani connazionali un’importante occasione di guadagno. Ne è esempio quanto emerso nell’ambito dell’ope-
razione “White Wheels”, conclusa nel febbraio 2018 dalla Polizia di Stato di Asti con l’esecuzione di un provvedi-
mento restrittivo673 nei confronti di 17 soggetti di nazionalità nigeriana, tunisina ed italiana, tutti responsabili di
aver creato una rete di spaccio di sostanze stupefacenti provenienti dalle “piazze” di Torino e Milano.
I grafici che seguono
evidenziano i reati PIEMONTE
sintomatici di crimi- (REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA) - I SEMESTRE 2018
nalità organizzata re-
gistrati in Piemonte e
Valle d’Aosta nel
primo semestre del
2018:
673
OCC emessa dal Tribunale di Asti (p.p. 901/15 RGNR e 2990/15 RG GIP), eseguita il 28 febbraio 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 231
VALLE D’AOSTA
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA) - I SEMESTRE 2018
1° semestre
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232 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— LIGURIA
Sin dagli anni ’50 la Liguria ha attratto l’interesse delle organizzazioni criminali, sia per la ricchezza prodotta,
soprattutto nel settore turistico-immobiliare, che per la sua conformazione e posizione geografica, quale crocevia
strategico tra la Versilia, la Costa Azzurra, le regioni del nord Italia, il nord Europa e, attraverso il sistema portuale,
verso gli altri continenti.
Non è un caso, infatti, se già nel 1994, presso il porto di Genova, vennero sequestrate dalla Polizia di Stato, nel-
l’ambito dell’operazione “Cartagine”, 5 tonnellate di cocaina arrivate in Europa dal Sudamerica, per conto di un
“cartello” federato composto da gruppi colombiani, siciliani e calabresi.
Tra le diverse proiezioni delle mafie nazionali si segnalano, in primo luogo, quelle della ‘ndrangheta, il cui inse-
diamento è stato favorito, sin dalla metà del secolo scorso, dal fenomeno migratorio dalle regioni meridionali.
La strategia di “mimetizzazione” attuata dalle cosche in Liguria ha reso più difficile, nel tempo, comprendere e
far emergere il fenomeno674, favorendo in tal modo tentativi di condizionamento delle amministrazioni locali e,
talvolta, la commissione di atti intimidatori (soprattutto incendi dolosi), strumentali al raggiungimento degli
obiettivi criminali.
Le indagini degli ultimi anni675 hanno acclarato l’esistenza di una macro-area criminale denominata Liguria ope-
rativa sull’intero territorio regionale, che estende le sue propaggini anche in basso Piemonte (in particolare in
provincia di Alessandria, Asti e Cuneo), attiva attraverso almeno quattro locali dislocati a Genova, Lavagna (GE),
Ventimiglia (IM) e Sarzana (SP). Tali strutture risultano coordinate tra loro e con il Crimine reggino attraverso un
674
In tal senso, la Commissione Parlamentare Antimafia nel corso della “Relazione conclusiva della XVII legislatura”, approvata il 7 febbraio 2018, in
relazione al tema dell’antimafia e dell’infiltrazione ‘ndranghetista nelle regioni settentrionali ha sottolineato: “Sono noti, anche oggi, i danni che
ha provocato la più recente sottovalutazione e la rimozione del fenomeno mafioso in regioni come la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia-Romagna o la Liguria.
Anzi, il caso ligure è emblematico della percezione spesso distorta della situazione della criminalità organizzata nelle regioni diverse da quelle tradizionali
e di come alcuni paradigmi politici, amministrativi e giudiziari, oltre a stereotipi sociali, richiedano un definitivo ribaltamento…[omissis]…Non mancano
purtroppo gli esempi di ‘laissez faire’ da parte delle Istituzioni, in apparente inconciliabilità con il felice quadro di apertura o allo scarso ricorso
allo strumento delle interdittive antimafia da parte di molte Prefetture centro-settentrionali o, ancora, alla differente modalità di contestazione
e applicazione del reato di associazione di tipo mafioso nei confronti degli stessi gruppi di imputati tra autorità giudiziarie di aree diverse:
come se lo stesso comportamento illegale commesso dalle stesse persone fosse diverso a seconda del territorio di consumazione del reato…
.[omissis]…Fenomeni analoghi si trovano nella conduzione della giustizia. Nella quale si rinvengono frequentemente fenomeni di sottovalu-
tazione, di impreparazione a valutare, incapacità di riconoscere il fenomeno mafioso proprio perché non lo si è mai conosciuto. In cui, mentre
giustamente si celebrano i nomi dei giudici amati da un intero popolo, si susseguono provvedimenti che seminano sconcerto non solo nell’o-
pinione pubblica, ma anche tra gli esperti: disquisizioni su cosa si debba intendere «davvero» per mafia (e conseguenti assoluzioni o rinvii ai
giudici di merito), con il risultato che si è dovuto attendere il 2017 per certificare in Tribunale l’esistenza della mafia in Liguria”.
675
Tra le più rilevanti si segnalano: “Maglio” (2000), “Maglio 3” (2010), “La Svolta” (2010) “I Conti di Lavagna” (2016) ed “Alchemia” (2016), per
quanto riguarda il Distretto ligure, nonché “Il Crimine” (2010) ed “Albachiara” (2011), rispettivamente della Procura Distrettuale di Reggio Ca-
labria e di Torino.
Relazione
del Ministro dell’Interno
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e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 233
organismo intermedio, la Camera di controllo676 con sede a Genova, nonché, attraverso la Camera di passaggio677 di-
slocata a Ventimiglia, con reti logistiche di riferimento in Costa Azzurra, costituite nel tempo anche per la gestione
di importanti latitanze.
Le proiezioni operative delle cosche in territorio ligure si esplicano non solo nell’infiltrazione del tessuto politico-
amministrativo locale e nell’acquisizione di posizioni privilegiate in diversi settori economici, ma anche nel traf-
fico di stupefacenti (in particolare cocaina), grazie alla presenza degli importanti scali marittimi liguri.
Nel capoluogo di regione si conferma la presenza del locale di Genova, al vertice del quale si collocherebbe un
esponente del sodalizio GANGEMI, originario di Reggio Calabria, titolare di una “carica” che gli avrebbe con-
sentito, nel tempo, di interagire direttamente con il Crimine reggino e di svolgere funzioni di coordinamento tra
questo e le diverse “unità operative” liguri678.
Per quanto concerne la provincia di Genova, tra le diverse operazioni antimafia degli ultimi anni vale la pena di
richiamare quella denominata “I Conti di Lavagna”679, che ha portato allo scioglimento del Consiglio comunale di
Lavagna (GE), nel marzo 2017, per sospette infiltrazioni mafiose.
Proprio con riferimento alla cellula criminale ‘ndranghetista attiva a Lavagna, il 18 febbraio i Carabinieri hanno
tratto in arresto, in flagranza di reato, due soggetti trovati in possesso di un vero e proprio arsenale, tra cui figu-
ravano alcune armi con matricola abrasa. Ad uno dei due, un noto pregiudicato da tempo attivo nella zona del
Tigullio, è stata altresì contestata la detenzione di circa kg. 4 di hashish, mentre l’altro è risultato in rapporti con
un esponente di rilievo della famiglia NUCERA-RODÀ.
676
La Camera di controllo è una struttura di raccordo tra le unità periferiche della ‘ndrangheta ed il Crimine reggino.
677
La Camera di passaggio è una struttura che garantisce la continuità operativa e strategica tra i locali nazionali e le analoghe proiezioni ultrana-
zionali.
678
Espressione dei reggini DE STEFANO. Significativa, tra le diverse attività tecniche che lo hanno interessato, è la conversazione intercettata,
nell’ambito dell’operazione “Crimine”, nell’agosto 2009, a Rosarno (RC), tra lo stesso ed il Capo Crimine, il boss rosarnese OPPEDISANO Do-
menico. Oggetto della discussione è l’articolazione ligure della ‘ndrangheta e la sua subordinazione rispetto al Crimine di Polsi.: “…Le cose di
qua e poi da qua vanno verso là, non quelli vengono verso qua…” e ancora “…siamo tutti una cosa, pare che la Liguria è ndranghetista ... noi siamo
calabresi (ride)…quello che c’era qui lo abbiamo portato li...quello che abbiamo lì è una cosa che l’abbiamo....noi siamo in collaborazione con la Calabria...noi
se gli dobbiamo dare qualcuno dalla Calabria....noi con la Calabria e io personalmente ci riteniamo...tutti una cosa...tutti Calabresi…compare quello che
amministriamo lì, lo amministriamo per la nostra terra… non è che lì amministrano loro… li amministriamo sempre noi calabresi””.
679
P.p. 12506/13 RGNR DDA, conclusa dalla Polizia di Stato il 20 giugno 2016. Nell’ambito dell’indagine, gli investigatori hanno documentato
l’esistenza di un sodalizio che, avvalendosi della forza intimidatrice della cosca RODÀ-CASILE, ha perpetrato svariati reati, tra cui attività
illecite connesse alla raccolta ed allo smaltimento dei rifiuti, l’usura e la corruzione elettorale finalizzata all’acquisizione di appalti, creando
così le condizioni per lo scioglimento del Consiglio comunale di Lavagna per infiltrazioni mafiose.
1° semestre
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234 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Sul fronte del contrasto agli stupefacenti, tra le diverse operazioni di polizia680 si segnala quella conclusa il 26
maggio dai Carabinieri, che hanno proceduto all’arresto di un esponente della famiglia LUMBACA681 - originaria
di Oppido Mamertina (RC) – inserito in ambienti dediti al traffico di stupefacenti, tanto da detenere circa kg. 9
di hashish.
La provincia di Imperia682 vede qualificate proiezioni delle cosche SANTAITI-GIOFFRÈ, GALLICO, PIROMALLI,
MAZZAFERRO, ALVARO e PELLE della provincia di Reggio Calabria, che fanno capo ad un’unica articolazione
criminale, il locale di Ventimiglia683.
In proposito, appare emblematica la Sentenza della Corte di Cassazione (p.p. n. 55748/2017 del 14 settembre
2017, nell’ambito dell’operazione “La Svolta”, condotta dai Carabinieri nel 2010), che ha portato al riconoscimento
giudiziario, in via definitiva, dell’articolazione territoriale insediata nell’estremo ponente ligure - il locale di Ven-
timiglia – funzionale al collegamento con l’omologa proiezione ultra nazionale, attiva nella vicina riviera francese,
la cd. “Camera di passaggio” o “di transito”, di cui si è fatto cenno.
Sono stati individuati come capi storici della citata cellula mafiosa alcuni esponenti delle cosche PIROMALLI e
MAZZAFERRO della Piana di Gioia Tauro, nonché delle cosche ALVARO di Sinopoli e PELLE di San Luca. Pe-
raltro, il decesso per cause naturali di due esponenti di rilievo delle citate famiglie, rispettivamente nei mesi di
gennaio e luglio, avrebbe, di fatto, aperto la questione della successione ai vertici del sodalizio.
Altrettanto significativo il pronunciamento, del 5 marzo, della Corte di Cassazione, che ha definitivamente con-
fermato gli esiti del procedimento di prevenzione avviato dalla DIA, nel 2011, nei confronti di quattro fratelli
originari di Seminara (RC), colpiti, nel maggio 2013, dall’applicazione della sorveglianza speciale di P.S. per anni
680
Il 30 gennaio 2018, nell’ambito dell’operazione “Madagascar” (p.p. 7000/17 RGNR e n.492/18 RG del GIP di Genova), i Carabinieri hanno
eseguito un’OCCC nei confronti di 3 soggetti, responsabili di traffico di hashish, destinato allo spaccio nel centro storico e nei popolosi quartieri
periferici del centro cittadino.
681
Figlio di un soggetto coinvolto nell’operazione antimafia “Maglio 3”, in quanto ritenuto partecipe del locale di Genova, già condannato per se-
questro di persona a scopo di estorsione.
682
Definita la “sesta provincia calabrese” (in questo senso, l’intervento del Presidente della Commissione Antimafia, in occasione della visita del
luglio 2014), in considerazione della capillare presenza di esponenti di spicco della ‘ndrangheta, ampiamente documentata dalle diverse attività
d’indagine concluse negli ultimi anni.
La concentrazione in questo comprensorio di famiglie calabresi si è manifestata non solo attraverso la costituzione di aggregati criminali, ma
più di recente anche attraverso la riproposizione in loco di manifestazioni e riti tipici delle zone d’origine, tra cui, nel solco della più nota festa
della “Madonna di Polsi” - celebrata ogni anno ai primi di settembre nell’omonima frazione di San Luca (RC), occasione non solo di festeggia-
menti religiosi, ma anche di veri e propri summit di ‘ndrangheta - la festa della “Madonna della Montagna”. Essa si è svolta presso una chiesa di
Ventimiglia (IM), nel settembre 2017.
683
Controllato dalle famiglie MARCIANÒ di Delianuova (RC) - referente delle cosche PIROMALLI e MAZZAFERRO della Piana di Gioia Tauro
- e PALAMARA, quest’ultima legata da vincoli parentali agli ALVARO di Sinopoli (RC).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 235
5 con obbligo di soggiorno, disposta dal Tribunale di Imperia con la contestuale confisca del loro patrimonio684.
Sul fronte investigativo, sempre a marzo,685 ad Imperia, la Polizia di Stato ha tratto in arresto, in flagranza di
reato, un soggetto originario di Gioia Tauro (RC), ma da tempo residente a Ventimiglia, a cui è stato sequestrato,
nel corso di perquisizione, un panetto di 200 grammi di tritolo686.
Il successivo mese di maggio, nell’ambito dell’operazione “Bocca della verità”, ancora la Polizia di Stato ha eseguito
una misura cautelare687 nei confronti di 4 soggetti contigui alla famiglia DE MARTE, ritenuti responsabili di nu-
merosi episodi di cessione di sostanze stupefacenti, tipo cocaina e marijuana, destinate allo spaccio al dettaglio
nella c.d. “Riviera dei fiori”.
Taluni soggetti collegati alle cosche di Palmi e Gioia Tauro688 risultano, invece, presenti tra Taggia e Sanremo.
Per ciò che concerne il territorio di Savona, si conferma la presenza di gruppi familiari riconducibili alle cosche
del reggino, come i PALAMARA-MORABITO-BRUZZANITI, i RASO-GULLACE-ALBANESE e i PIROMALLI689.
684
Tale provvedimento era poi stato parzialmente riformato, già nel marzo 2014, dalla Corte d’Appello di Genova che ha disposto la sorveglianza
speciale di P.S. nei confronti di soli due fratelli, sostanzialmente confermando la confisca dei beni. Successivamente la Corte di Cassazione,
intervenuta in sede di gravame con sentenza n. 25187 del 25 febbraio 2016, ha disposto l’annullamento dell’atto con rinvio ad altra sezione
della Corte d’Appello di Genova684. Alla base del provvedimento di annullamento, tra le altre, anche l’argomentazione che: “non è dato com-
prendere ... quando e con quali modalità concrete sarebbe stato espresso il tipico agire mafioso, fondato sull’intimidazione e sulla sopraffazione, e come dal
ricorso a siffatto metodo anche le relazioni con esponenti politici locali sarebbero state condizionate con il conseguimento di vantaggi indebiti per i … e le
loro imprese”. Nel merito era poi successivamente intervenuta, il 21 febbraio 2017, la Corte d’Appello di Genova che ha sostanzialmente con-
fermato l’ordinanza del Tribunale di Imperia nei confronti dei soggetti in questione, disponendo invece la confisca a carico solo di uno di essi.
685
Il 22 marzo 2018.
686
Già sorvegliato speciale di PS con gravissimi precedenti penali, è stato poi colpito da OCCC emessa il 23 marzo 2018 di Palermo (p.p. 1052/18
RGNR DDA e 759/18 RG GIP). Nella stessa provincia, nell’entroterra di Vallecrosia, il 28 maggio 2018 è stato effettuato sempre dalla Polizia
di Stato, l’arresto in flagranza di reato di un cittadino sanremese per illecita detenzione di esplosivi, armi e munizionamento da guerra.
687
OCC emessa dal GIP del Tribunale di Imperia (p.p. 1375/17 RGNR e 3087/17 RG), eseguita il 12 maggio 2018.
688
Nella stessa provincia, in Sanremo risulta essersi insediato da tempo un esponente di rilievo della cosca GALLICO di Palmi (sorvegliato speciale
per mafia con obbligo di soggiorno a Sanremo), originario di Oppido Mamertina (RC), da ultimo coinvolto in attività di narcotraffico interna-
zionale con il gruppo MAGNOLI-GIOVINAZZO di Rosarno (RC), ramificazione della potente cosca PIROMALLI di Gioia Tauro (RC), trasferitosi
a Vallauris (Francia), da dove gestiva una vera e propria base operativa del traffico di cocaina che riforniva anche esponenti di Ventimiglia.
689
Una importante conferma, è stata data, nel recente passato, dall’operazione “Alchemia”689, (p.p. 5953/11/21 RGNR-DDA), conclusa il 19 luglio
2016, coordinata della Procura Distrettuale di Reggio Calabria e in cui è confluita anche l’attività investigativa della DIA che ha accertato l’o-
peratività, su Savona, di esponenti di spicco della cosca RASO-GULLACE-ALBANESE di Cittanova (RC). Il procedimento penale relativo alla
predetta indagine, che ha disarticolato il sodalizio mafioso attivo in Liguria con epicentro Cittanova, composto da oltre 40 indagati è attual-
mente in corso di celebrazione con rito ordinario presso il Tribunale di Palmi (RC). Si è invece concluso il 9 febbraio 2018 il primo grado del
parallelo procedimento in rito abbreviato con sentenza n. 59/2018 del GUP del Tribunale di Reggio Calabria, che ha comminato 6 condanne.
Il 1° giugno 2018, inoltre, un esponente dei GULLACE, già agli arresti domiciliari in Toirano (SV), è stato raggiunto da un ordine di esecuzione
pena emessa dall’A.G. di Savona dovendo espiare 1 anno e 10 mesi di reclusione a seguito di condanna definitiva a conclusione del procedi-
mento che lo ha visto imputato per usura, estorsione, trasferimento fraudolento di valori ed illecita attività di concessione di finanziamento,
in concorso con altri sodali.
1° semestre
20 1 8
236 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Sul territorio di La Spezia690 ed, in particolare, nel comprensorio della Val di Magra (SP), si attesta la presenza di
cosche reggine, soprattutto della fascia jonica, facenti capo al locale di Sarzana, ove emerge il gruppo ROMEO-SI-
VIGLIA, originario di Roghudi (RC), connesso al cartello PANGALLO-MAESANO-FAVASULI. A Bolano (SP) è
stata riscontrata la presenza di gruppi imprenditoriali contigui ai GRANDE ARACRI di Cutro (KR).
A gennaio, nell’ambito dell’operazione “Stige”691 è stato arrestato un imprenditore di origini casertane, titolare
di una società con unità locale anche a La Spezia, per concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto avrebbe
messo a disposizione la sua impresa per riciclare i capitali della cosca GIGLIO di Strongoli (KR), referente dei ci-
rotani FARAO-MARINCOLA692.
Ad aprile, infine, i Carabinieri di La Spezia hanno individuato693 in Svizzera, beni per 700 mila euro, riconducibili
ad un defunto sodale di rilievo proprio dei FARAO-MARINCOLA, tra cui anche un dipinto della scuola del Ca-
ravaggio.
Per quanto concerne le infiltrazioni di matrice siciliana in Liguria, va ricordato che, già nel corso degli anni ‘90,
era stato registrato, tra Genova e provincia, il radicamento di referenti dello “storico” gruppo dei gelesi694, con la
presenza strutturata sul territorio di una decina695: tale organizzazione risulta essere stata, tuttavia, definitivamente
disarticolata a seguito di un’indagine del ROS696.
Successivamente, non sono state registrate ulteriori evidenze processuali circa la presenza strutturata di cosa
nostra sul territorio, ma solo proiezioni attive in settori specifici: in tale contesto, nel 2011, a Genova è stata ri-
scontrata l’operatività, nel narcotraffico, del clan mafioso nisseno EMMANUELLO ed, in particolare, di due sog-
getti originari di Gela ma residenti nel capoluogo ligure. I due sono stati tratti in arresto per estorsione e traffico
di sostanze stupefacenti697. Il 14 giugno698, uno dei due soggetti citati, unitamente al figlio, è stato condannato
690
Ove sono anche emerse forme di collaborazione tra soggetti riconducibili alla ‘ndrangheta ed organizzazioni locali, come dimostrato, nel recente
passato, dall’operazione “Grecale Ligure”, che ha fatto luce su un “sistema criminale” finalizzato alla commissione di reati finanziari a vantaggio
di imprenditori collegati alle cosche, attivi nello spezzino e nelle province di Massa e Piacenza.
691
P.p. 3382/15 RGNR e 2600/15 RG GIP Catanzaro. Indagine descritta nel capitolo relativo alla provincia di Crotone.
692
Questi, in particolare, avrebbe fornito un rilevante contributo all’associazione attraverso la messa a disposizione della propria impresa “pulita”
ed attiva nel settore del movimento terra e delle opere di edilizia residenziale, viaria e stradale per acquisire importanti commesse pubbliche
e private, attraverso il meccanismo dell’appalto e del sub-appalto.
693
Il 17 aprile 2018.
694
Cosche “EMMANUELLO” e “FIANDACA”.
695
La decina è un sottogruppo della famiglia.
696
P.p. 1563/98 RGNR DDA di Genova (operazione “Ducato”).
697
P.p. 42/2008 RGNR DDA e 2/2009 RG GIP del GIP di Caltanissetta, eseguita dalla Polizia di Stato il 18 maggio 2011 (operazione “Tetragona”).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 237
dalla Corte d’Assise di Genova per l’omicidio, avvenuto il 17 settembre 2016, nel quartiere genovese della Mo-
lassana, di uno spacciatore locale, facente parte di un gruppo multietnico, verosimilmente per aver tentato di
svincolarsi dai fornitori gelesi per l’approvvigionamento degli stupefacenti.
Si tratta, in ogni caso, di presenze funzionali ai traffici di stupefacenti, all’usura e all’infiltrazione di attività eco-
nomiche, come dimostra l’arresto, avvenuto nel mese di maggio, di un pregiudicato genovese699, noto nel pano-
rama criminale locale per la sua storica appartenenza a cosa nostra nissena, già raggiunto, nel 2010, da una misura
ablativa a seguito di indagini della DIA. Le nuove attività investigative hanno, infatti, acclarato come lo stesso
si fosse avvalso di terzi interposti per acquisire esercizi commerciali nel centro di Genova.
Un altro pregiudicato, originario della provincia di Caltanissetta, attivo nel traffico di stupefacenti e dell’usura,
è stato tratto in arresto700, unitamente ad un altro soggetto, per plurime condotte usurarie ed estorsive, aggravate
dal metodo mafioso.
Il 1° febbraio scorso è stato eseguito il sequestro701 di una sala per la raccolta delle scommesse on line, con sede a
Sanremo (IM), nell’ambito dell’operazione “Game Over” della Polizia di Stato di Palermo, nel corso della quale è
risultato che i proventi ottenuti dai gestori, estranei ai fatti, confluivano nelle casse di una nota famiglia mafiosa
di Partinico (PA).
Infine, sempre a maggio702, presso la barriera autostradale di Ventimiglia (IM), la Guardia di finanza ha tratto in
arresto un pregiudicato catanese, rintracciato a bordo di un autobus, proveniente dalla Spagna e diretto a Milano,
in possesso di circa kg. 24 di sostanze stupefacenti di tipo hashish e marijuana.
Passando alla criminalità organizzata campana, indagini pregresse hanno evidenziato singole proiezioni extra-
698
Sentenze 1/2017 e n. 2/2018 RG della Corte d’Assise di Genova.
699
Il 23 maggio 2018, a Genova, a conclusione dell’operazione “Tris di donne” (p.p. 2067/2017 RG PM e 8313/17 RG GIP del Tribunale di Genova),
i Carabinieri hanno arrestato un pregiudicato genovese, responsabile di trasferimento fraudolento di valori, dando esecuzione anche al decreto
di sequestro preventivo n. 9735/17. Tra gli esercizi commerciali sottoposti a sequestro figuravano attività già confiscate in passato, tornate
sotto il suo controllo attraverso prestanome. Nel medesimo contesto, lo stesso è stato anche indagato per favoreggiamento personale, per aver
agevolato un pregiudicato gelese a sottrarsi, nel 2016, ad un provvedimento cautelare emesso dal Tribunale di Lecce per tentata estorsione e
tentato omicidio.
700
Il 15 maggio 2018, a Genova, i Carabinieri hanno arrestato (OCC emessa l’11 maggio 2018 dal Tribunale di Genova nell’ambito del p.p. 15244/17
RGNR e 3959/18 RG GIP) 2 soggetti, uno dei quali originario della provincia di Caltanissetta, ritenuti a vario titolo responsabili di plurime
vicende usurarie ed estorsive aggravate dal metodo mafioso.
701
Il 1° febbraio 2018, a Sanremo (IM), nell’ambito dell’operazione Game Over (p.p. 22264/13RGNR e 130979 RG GIP), la Polizia di Stato ha dato
esecuzione all’OCCC emessa dal GIP del Tribunale di Palermo nei confronti di soggetti, responsabili di associazione di tipo mafioso, trasfe-
rimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, e raccolta abusiva di scommesse.
702
Il 12 maggio 2018.
1° semestre
20 1 8
238 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
regionali campane703, attive nel contrabbando, nella contraffazione e commercializzazione di marchi, nell’esercizio
abusivo del gioco, anche on line e nel traffico di sostanze stupefacenti.
La frontiera con la Francia continua, infatti, a rappresentare uno dei canali di transito della droga importata in
Italia, tanto che nel comprensorio di Sanremo sono stati registrati interessi criminali del sodalizio TAGLIAMENTO-
ALBERINO, emanazione del clan napoletano ZAZA, con proiezioni anche in Costa Azzurra. Il capo del gruppo
TAGLIAMENTO, presente a Sanremo sin dagli anni ’80, avrebbe stretto accordi operativi con la criminalità mar-
sigliese, con altri esponenti della camorra napoletana e della ‘ndrangheta per la realizzazione di traffici di stupe-
facenti, per la vendita di prodotti contraffatti, per la gestione la gestione delle scommesse clandestine e
dell’esercizio abusivo del gioco, nonché per il controllo dell’usura e delle estorsioni.
Con particolare riferimento a Genova, si segnala la presenza, sin dagli anni ’60, di un sodalizio campano che
avrebbe importato nella regione il suo know how criminale. Uno degli appartenenti a questo sodalizio è stato
coinvolto, nel 2016, nell’indagine “Jack Pot”704 della Guardia di finanza, che ha riguardato un’associazione per
delinquere finalizzata alla gestione delle scommesse clandestine e del gioco d’azzardo, con l’aggravante della
transnazionalità. L’attività prevalente dell’organizzazione, radicata nella provincia di Genova, consisteva nella
promozione e gestione, su tutto il territorio nazionale, del gioco on line illegale, attraverso la connessione a siti
esteri (maltesi, romeni e americani) privi delle prescritte concessioni.
Per quanto attiene alle organizzazioni criminali straniere si richiamano le gang composte da giovanissimi suda-
mericani, in particolare ecuadoriani, peruviani e salvadoregni, negli ultimi anni protagonisti di diversi episodi -
talora molto violenti e causa di lesioni gravi alle vittime - solitamente commessi nei parchi, alle fermate della
metropolitana, nelle aree circostanti a complessi scolastici e discoteche dei grandi centri urbani. Le organizzazioni
criminali in questione non sono statiche ed il loro carattere verticistico è in continua evoluzione, così come i ruoli
e le “cariche”. Le bande di Genova e di Chiavari (GE) dei Latin King sono risultate, nel tempo, strettamente col-
legate a quelle milanesi. Ad alimentare la potenziale pericolosità del gruppo è il collegamento ad un’estesa or-
ganizzazione malavitosa già esistente in Ecuador, denominata appunto Latin King, i cui affiliati sono dediti ad
attività delittuose di ogni genere. La violenza a volte è elemento costitutivo, a volte è funzionale alla commissione
dei reati tipizzanti tali gruppi, principalmente di natura predatoria e nello spaccio di stupefacenti, ma è presente
703
In particolare da parte di soggetti legati al cartello casertano dei CASALESI ed alle famiglie napoletane ZAZO-MAZZARELLA e AMATO-PA-
GANO.
704
P.p. 2285/12 RGNR del Tribunale di Genova. L’operazione aveva portato anche al sequestro (decreto di sequestro preventivo emesso il 12
aprile 2016 dal GIP di Genova) di numerosi internet point e sale da gioco a Genova, Rapallo (GE), Santa Margherita Ligure (GE) e La Spezia.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 239
anche e soprattutto nei riti di affiliazione, quale condizione necessaria per essere ammessi e per evitare l’emar-
ginazione sociale.
Gruppi criminali originari del continente africano sono risultati particolarmente attivi nel settore degli stupefa-
centi.
Nel mese di febbraio del 2018, la Polizia di Stato ha eseguito un provvedimento cautelare emesso dal GIP del
Tribunale di Genova705 che ha riguardato un’attività di spaccio di stupefacenti gestita da alcuni cittadini nord
africani, originari del Marocco. La droga - in prevalenza hashish e cocaina - veniva importata dal loro Paese in
Italia attraverso la Spagna, secondo le direttive impartite dal capo dell’organizzazione che aveva propaggini
anche in Piemonte e Lombardia.
Il successivo mese di aprile, un’analoga operazione, denominata “Taxi Driver”, si è conclusa con l’esecuzione,
da parte dei Carabinieri, di un’ordinanza di custodia cautelare del GIP del Tribunale di Genova706. L’indagine ha
riguardato un’organizzazione criminale dedita allo spaccio di stupefacenti di cui facevano parte cittadini prove-
nienti da Paesi dell’Africa Occidentale (Senegal, Gabon e Mauritania). Gli indagati sono ritenuti responsabili
della vendita, su Genova, di consistenti partite di cocaina: lo stupefacente veniva consegnato agli acquirenti con
la complicità di alcuni tassisti – da qui il nome dell’operazione – che mettevano a disposizione le loro vetture
per gli spostamenti degli spacciatori.
705
Nell’ambito del p.p. 7848716 RGNR e 8076/17 RG GIP.
706
P.p. 13042/14 RGNR e 10145/16 RG GIP del Tribunale di Genova.
1° semestre
20 1 8
240 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Liguria nel primo semestre
del 2018:
LIGURIA
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA) - I SEMESTRE 2018
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 241
— LOMBARDIA
Trascorsa la stagione dei collaboratori di giustizia - compresa tra la fine degli anni ‘80 e gran parte degli anni ’90
- ed esaurita la relativa fase giurisdizionale che ha inferto duri colpi alle consorterie, in Lombardia i gruppi cri-
minali hanno costituito, all’occorrenza, occasionali alleanze con organizzazioni criminali anche di altra matrice,
sia italiana che straniera, per la realizzazione di svariati interessi illeciti707.
Al pari della Liguria, il risalente radicamento della ‘ndrangheta in Lombardia ha consentito alla matrice mafiosa
calabrese di dotarsi di una struttura di coordinamento sul territorio denominata, appunto, “la Lombardia”, intesa
come una vera e propria “camera di controllo”, in collegamento con la “casa madre” reggina e funzionalmente so-
vraordinata ai locali presenti nella zona.
Negli anni le investigazioni hanno tracciato la presenza di numerosi locali di ‘ndrangheta nelle province di Milano
(locali di Milano, Bollate, Bresso, Cormano, Corsico, Pioltello, Rho, Solaro e Legnano), Como (locali di Erba, Canzo-Asso,
Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco e Cermenate), Monza – Brianza (locali di Monza,
Desio, Seregno, Lentate sul Seveso e Limbiate), Lecco (locale di Lecco e Calolziocorte), Brescia (locale di Lumezzane),
Pavia (locali di Pavia e Voghera) e Varese (locale di Lonate Pozzolo). Presenze non strutturate sono state riscontrate
inoltre nelle province di Cremona, Mantova, Bergamo e Lodi.
Tra quelli menzionati, le più recenti evidenze investigative confermano il particolare spessore criminale del locale
di Corsico, controllato dalla cosca BARBARO-PAPALIA di Platì (RC), che mantiene forti legami con l’area di pro-
venienza ed al centro di diverse attività investigative concluse nel semestre.
Nel mese di gennaio, nell’ambito dell’operazione “Vindicta”708, la Guardia di finanza ha eseguito, tra la Lombardia
e la Calabria, una misura cautelare709 nei confronti di 8 soggetti, partecipi di un sodalizio autoctono operante nel-
l’area metropolitana milanese di Corsico, Assago, Buccinasco e Trezzano sul Naviglio, attivo nel traffico interna-
707
Sul tema, uno dei capisaldi dell’azione investigativa degli anni ’90 è rappresentato dall’operazione “Fiori della Notte di S. Vito”, conclusa il 6
giugno 1994 dalla Polizia di Stato di Milano, con l’l’arresto di 378 persone ritenute responsabili di associazione di tipo mafioso finalizzata al
traffico di stupefacenti ed armi e altri gravi reati. Tra gli inquisiti, ben 160 erano di origine calabrese (quasi tutti residenti o domiciliati nelle
province di Como e Brescia); di questi, 129 reggini, 27 catanzaresi e 4 cosentini. Gli inquisiti di origine siciliana erano circa 100, provenienti
dalle province di Caltanissetta, Enna, Catania, Agrigento e Palermo. Dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, tutte riscontrate, fu possibile
delineare la “mappa” della criminalità organizzata di origine calabrese e siciliana suddivisa in “cellule” locali, stanziate nelle diverse province lombarde
ed interagenti per il conseguimento dei comuni, illeciti profitti. Alcuni “rami” della complessa organizzazione erano addetti al reperimento della droga
sui mercati esteri e/o allo smercio della stessa fuori del territorio italiano. In tale contesto, i collaboratori avevano evidenziato l’esistenza di circa 30
locali di ‘ndrangheta legati al clan “MAZZAFERRO”, costituiti da un minimo di 15 ad un massimo di 30 affiliati. All’interno dei locali erano poi
state distinte due strutture, la società maggiore ed una minore, con differenti cariche.
708
OCCC emessa il 5 gennaio 2018 dal Tribunale di Milano (p.p. 48039/2013 RGNR e 10692/2013 RG GIP), eseguita il 23 gennaio 2018.
709
OCCC emessa dal Tribunale di Milano nell’ambito del p.p. 48039/2013 RGNR e 10692/2013 RG GIP.
1° semestre
20 1 8
242 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
zionale di cocaina710 e di armi. Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati 7 fucili e 2 pistole, munizioni di
vario tipo, alcuni motoveicoli rubati e una pressa industriale utilizzata per confezionare lo stupefacente. L’inda-
gine711 ha evidenziato le potenzialità logistiche strumentali al narcotraffico internazionale, nonché il supporto
fornito, in Spagna, a un sodale latitante.
Tra le figure di vertice del sodalizio, prevalentemente di origini calabresi, spiccano soggetti contigui al clan BAR-
BARO712, uno dei quali - già emerso nella nota indagine “Infinito”713 per i suoi contatti con esponenti del locale di
Milano - è risultato coinvolto anche nell’operazione “The Hole”, più avanti richiamata.
Sono del successivo mese di febbraio le operazioni “Martingala” 714 e “Vello d’Oro” 715, citate nel capitolo dedicato
alla presenza della ‘ndrangheta in Calabria, che hanno fatto luce su un sodalizio criminale partecipato da esponenti
delle cosche BARBARO-I Nigri e NIRTA-Scalzone, nonché da un soggetto originario di Melito Porto Salvo (RC)
ma residente a Vimercate (MB), principale artefice del sistema delle false fatturazioni e “regista” delle movimen-
tazioni finanziarie dissimulate con fittizie attività commerciali716.
Ancora, sempre con riferimento ai BARBARO, nel mese di maggio, nell’ambito della citata operazione “The
Hole”, i Carabinieri hanno eseguito, tra la Lombardia ed il Piemonte, una misura cautelare717 nei confronti di 23
soggetti, tra i quali sodali della cosca citata (in particolare, il menzionato indagato dell’operazione “Vindicta”),
responsabili di traffico di stupefacenti, ricettazione, intestazione fittizia di beni, porto e detenzione illegale di
armi comuni da sparo e munizioni. Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati oltre kg. 300 di droga, armi
e un centro estetico a Cerro Maggiore (MI), punto di incontro per alcuni degli indagati. L’inchiesta ha fatto,
altresì, emergere i rapporti tra i BARBARO ed un soggetto originario di Platì (RC), ma residente a Volpiano (TO),
710
Le importazioni di stupefacente erano avvenute tra settembre 2013 e dicembre 2014 dal Sudamerica.
711
Avviata nel 2013 a seguito dell’esplosione di alcuni colpi di pistola contro la saracinesca di un locale pubblico di Corsico, di proprietà di uno
degli indagati.
712
Imparentati con elementi della famiglie platiote dette “Manu Armata” e “Rosi”, nonché con un elemento di vertice della ‘ndrina BARBARO-
CASTANU sempre di Platì (RC).
713
P.p. 1389/08 RGNR DDA di Reggio Calabria.
714
P.p. 5644/2013/21 RGNR DDA di Reggio Calabria.
715
P.p. 5286/14 RGNR e 3725/185 RG GIP del Tribunale di Firenze.
716
Dal decreto di fermo della DDA di Reggio Calabria: “…metteva a disposizione di numerose imprese (per lo più riferibili ad imprenditori diretta espres-
sione della ndrangheta o collusi con questa) la sua organizzazione ed il suo reticolo d’imprese cartolari, sparse tra l’Italia e l’estero, per le esigenze di
riciclaggio e di acquisizione fraudolenta di crediti fiscali. Il sistema delittuoso così congegnato, generava notevoli flussi finanziari che il gruppo di sodali a
supporto dello … impiegava per consumare ulteriori attività criminali nel settore dell’usura e dell’esercizio abusivo dell’attività finanziaria, ma anche per
investimenti nel settore degli appalti pubblici ed in quello immobiliare…”.
717
OCC emessa dal Tribunale di Milano (p.p. 23503/2016 RGNR e 2313/2016 RG GIP), eseguita il 2 maggio 2018.
Relazione
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Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 243
con precedenti per associazione mafiosa e traffico di sostanze stupefacenti, ritenuto elemento di spicco proprio
del locale di Volpiano718.
In ordine, invece, alla frangia dei PAPALIA, si segnalano anche gli esiti dell’operazione “Happy Dog”, conclusa
dalla Polizia di Stato nel mese di giugno - tra Taurianova, Locri, Gioia Tauro (RC), Lamezia Terme (CZ), Melissa
(KR) e Gudo Visconti (MI) - con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare719 nei confronti di 11 soggetti,
ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentata estorsione, turbata libertà degli incanti, illecita concorrenza con mi-
naccia e violenza, intestazione fittizia di beni e truffa, reati aggravati dal metodo mafioso.
Oltre ai BARBARO – PAPALIA, la regione è segnata da altre importanti presenze di ‘ndrangheta.
Nel mese di maggio, con l’operazione “Barbarossa”, i Carabinieri hanno tratto in arresto720 26 soggetti, uno dei
quali, da poco trasferitosi nella provincia di Brescia, aveva partecipato ad una serie di attività estorsive, nonché
a più episodi delittuosi in materia di armi, agendo per conto e nell’interesse della famiglia PESCE di Rosarno
(RC).
Sempre nel mese di maggio, nel prosieguo dell’operazione “Mar Ionio” 721 (aprile 2016), i Carabinieri hanno ese-
guito un sequestro722, emesso dal Tribunale di Milano, nei confronti di esponenti della famiglia LOIERO, insediati
in Lombardia e Calabria.
Il provvedimento ha riguardato 2 imprese edili, 1 ristorante, 1 palazzina, 2 ville, 3 box, 22 terreni, mezzi per il
movimento terra, autoveicoli e 6 rapporti finanziari, per un valore di circa 5 milioni di euro.
Le indagini dell’operazione “Mar Ionio” furono avviate a seguito di un atto intimidatorio commesso a Milano
nei confronti di uno spacciatore e portarono a smantellare un gruppo, con base logistica nel milanese, dedito al
traffico internazionale di cocaina. A Settimo Milanese (MI), dove fu scoperto un laboratorio per il confeziona-
mento e lo stoccaggio della cocaina, vennero sequestrati 180 chilogrammi di cocaina e 112 chilogrammi di so-
stanza da taglio, oltre ad 1 milione di euro in contanti. La cocaina, proveniente dal Brasile, veniva occultata
all’interno di sacchi di colla per lavorazioni edilizie.
718
Ruolo confermato con sentenza del 23 dicembre 2015 dalla Corte di Cassazione (processo “Minotauro”). Questi, nel luglio 2016, era stato rag-
giunto da un’altra una misura cautelare nell’ambito dell’operazione “Alto Piemonte” (OCCC emessa l’11 maggio 2016 dal Tribunale di Torino
nell’ambito del p.p. 10270/2009 RGNR), con l’accusa di aver ceduto stupefacenti, tra gli anni 2009 e 2010, ad esponenti della cosca RASO di
Cittanova (RC), attiva tra le province di Vercelli e Biella.
719
OCC 15/16 ROCC DDA (p.p. 3484/14 RGNR DDA, 666/16 RG GIP), eseguita il 21 giugno 2018.
720
OCC emessa dal Tribunale di Torino (p.p. 14335/2015 RGNR e 14444/2016 RG GIP), eseguita il 3 maggio 2018.
721
P.p. 51299/11 RGNR e 11678/11 RG GIP del Tribunale di Milano.
722
Decreto di sequestro n. 20/18 MP e 9/18, emesso dal Tribunale di Milano, eseguito il 3 maggio 2018.
1° semestre
20 1 8
244 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nello stesso mese di maggio del 2018, la Guardia di finanza ha dato esecuzione ad una misura cautelare nei con-
fronti di 8 indagati, fra i quali, ai vertici dell’organizzazione, un soggetto di Reggio Calabria domiciliato a Milano,
in rapporti di parentela con esponenti della cosca ALVARO di Sinopoli (RC).
Il sodalizio, operativo tra l’Italia e la Romania, disponeva di società “cartiere”, utilizzate per la creazione di il-
legittimi crediti d’imposta e per il reimpiego di denaro nel settore della ristorazione e dello smaltimento dei
rifiuti.
Altro locale di ‘ndrangheta particolarmente attivo nel semestre è risultato quello di Pioltello723. A Ferno (VA), nel
mese di gennaio, i Carabinieri hanno arrestato724 il figlio di un noto boss della cosa nostra di Gela (CL) - contiguo
a personaggi di spicco del predetto locale - per traffico internazionale di cocaina importata dal Sud America verso
i porti di Amburgo e Anversa.
Sul fronte degli stupefacenti, gli ulteriori sviluppi dell’operazione “Linfa” del 2017 hanno permesso alla DIA, nel
mese di gennaio del 2018, di eseguire una misura cautelare in carcere725 per traffico di sostanze stupefacenti726.
L’inchiesta in parola aveva, tra l’altro, fatto luce sulla possibile riorganizzazione del locale di Legnano, nell’omo-
nima località dell’alto milanese, individuandone una base operativa riconducibile proprio all’arrestato. Quest’ul-
timo era il figlio del reggente della struttura di ‘ndrangheta denominata “La Lombardia”, ucciso in un agguato
mafioso il 14 luglio 2008 a San Vittore Olona (MI).
Il successivo mese di marzo si è registrato il primo step processuale dell’inchiesta “Linfa”: il GUP di Milano ha
condannato per associazione finalizzata al traffico e alla detenzione di sostanze stupefacenti gli imputati che ave-
vano scelto il rito abbreviato.
Nel semestre in esame la pervasiva operatività della ‘ndrangheta in Lombardia è stata sancita anche in altri pro-
cessi.
723
Ove, il 27 febbraio 2018, i Carabinieri hanno arrestato un esponente della famiglia MANNO ed un soggetto di origini napoletane, entrambi
residenti a Pioltello (MI), per detenzione e porto di materiale esplodente aggravato dal metodo mafioso, porto e vendita illegale di armi da
fuoco in concorso. Avrebbero trasportato l’esplosivo utilizzato per un grave attentato dinamitardo – avvenuto nell’ottobre 2017 a Pioltello
(MI), in danno di un cittadino ecuadoregno “colpevole” di non aver restituito la somma di 32 mila euro, ottenuta con usura - e venduto una
pistola calibro 7,65 con relativo munizionamento ad un pregiudicato del milanese.
724
In ottemperanza all’OCCC 22/2018 SIEP emessa il 25 gennaio 2018 dalla Corte d’Assise di Reggio Calabria, eseguita il 31 gennaio 2018.
725
OCCC emessa dal GIP presso il Tribunale di Milano nell’ambito del p.p. 23308/17 RGNR e 13035/17 RG GIP (già n. 44840/15 RGNR e 12533/15
RG GIP), eseguita il 26 gennaio 2018. Nel corso dell’attività investigativa, già a luglio del 2017, la DIA aveva eseguito un’OCCC nei confronti
di altre 10 persone (prevalentemente di origine calabrese), indagate, a vario titolo, per associazione finalizzata al narcotraffico.
726
Il provvedimento ha reso eseguibile l’OCCC emessa nel luglio 2017 nei confronti del soggetto e di altri indagati, emendata dal Tribunale del
Riesame di Milano il 21 settembre 2017 e confermata in via definitiva dalla Corte di Cassazione in data 25 gennaio 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 245
Il 3 febbraio, infatti, sono state depositate le motivazioni della sentenza emessa dal Tribunale di Mantova727, nel-
l’ambito dell’inchiesta “Pesci”728, con la quale sono stati condannati per associazione di tipo mafioso 5 affiliati
della cosca cutrese GRANDE ARACRI729. Dalla lettura delle motivazioni si chiarisce il modus operandi della strut-
tura mafiosa stanziata nella Lombardia orientale, delineando una ’ndrangheta degli affari, economicamente di-
namica, operativa, catalizzata ed attratta dalla grande o piccola commessa, dal guadagno, dal profitto e dalla
speculazione. In diversi passaggi delle motivazioni della sentenza si fa riferimento ad uno stretto rapporto tra il
locale stanziato al nord, vera e propria proiezione, pur dotata di autonomia, della cosca cutrese. Nella provincia
di Mantova, sempre secondo la ricostruzione del giudice di primo grado, da tempo si sono create le condizioni
di un humus socio-economico “straordinariamente favorevole” all’infiltrazione ‘ndranghetista soprattutto nel campo
delle attività legate all’edilizia730.
Il 25 maggio, poi, la Corte d’Appello di Milano ha condannato731 per scambio elettorale politico-mafioso, concorso
esterno in associazione mafiosa e corruzione aggravata dal metodo mafioso a 7 e 6 mesi di reclusione un ex am-
ministratore regionale arrestato, nel 2012, nell’ambito dell’operazione “Grillo Parlante” eseguita dall’Arma dei
carabinieri732. In occasione di una competizione elettorale, infatti, il politico aveva comprato per 200 mila euro
un pacchetto di 4 mila voti da un esponente della cosca MORABITO-PALAMARA-BRUZZANITI di Africo e da
727
Sentenza n. 781/2017.
728
P.p. 18337/11 RGNR DDA del Tribunale di Brescia.
729
Il 12 aprile 2018, il Tribunale di Mantova ha emesso un’OCC (p.p. 18337/2011 RGNR DDA e 118/2016 RG GIP) a carico del boss del clan
GRANDE ARACRI e di un altro soggetto. Il primo – già detenuto – avrebbe mantenuto intatta la sua rete di relazioni criminose che, come in-
dicato dal giudicante, avrebbe riattivato prontamente ove rimesso in libertà. L’altro uomo, a sua volta, avrebbe mantenuto rapporti con detenuti
calabresi e, in particolare, con il fratello del citato capo clan, rendendone attuale e confermato il giudizio di pericolosità sociale.
730
Per quanto concerne il modus operandi che caratterizza l’estorsione mafiosa, dalla lettura della sentenza si evince come la stessa non si risolva
quasi mai in una diretta e manifesta dazione di denaro, ma rivesta forme più subdole e meno vistose, meno ostentate e percepibili: la cointe-
ressenza in un affare, il corrispettivo ingiustificato o maggiorato rispetto al reale, la corresponsione di un compenso non dovuto e coperto da
fittizie fatturazioni dissimulano assai meglio di una pretesa monetaria immediata e brutale la natura estorsiva che appare più sofisticata, ma
non per questo meno invasiva delle nuove forme di infiltrazione mafiosa dell’economia: “…il tratto del mafioso che ne emerge non è più quello di
una persona incline alla bruta violenza e alla mera sopraffazione, ma è quello che coniuga la capacità intimidatoria con l’abilità e la disinvoltura di un ma-
lavitoso capace di dominare le dinamiche dell’arricchimento illecito, fine regista dell’agire illegale violento o fraudolento che sia in una sottile commistione
che ne pone in evidenza la versatilità, l’insidiosità e, pertanto, l’ancora maggiore pericolosità”. Sulla stessa linea si pongono le motivazioni della
sentenza del processo Aemilia, depositate il 26 febbraio 2018, che confermano l’operatività della struttura associativa mafiosa richiamata, de-
finita dai giudici della Corte di Appello di Bologna “holding criminale di rilievo internazionale”.
731
Sentenza 3639/2018 e RG Appello 6558/2017. Questi venne inoltre accusato di aver raccolto, attraverso soggetti intermediari, preferenze
anche da esponenti della cosca BARBARO-PAPALIA di Platì operanti nell’area di Corsico e Buccinasco. In alcune fasi di deterioramento del
suo rapporto con gli esponenti delle cosche, il politico sarebbe stato minacciato da costoro che – compiacendosi di “tenerlo in pugno” – gli
avrebbero paventato, come arma di ricatto, l’esibizione di foto e registrazioni relative ai suoi incontri con uomini della ‘ndrangheta.
732
OCCC emessa il 26 settembre 2012 dal GIP del Tribunale di Milano (p.p. 73990/10 RGNR e 14548/10 RG GIP).
1° semestre
20 1 8
246 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
un affiliato dei MANCUSO-DI GRILLO di Palmi, mettendosi quindi nella disponibilità di criminali che “vestono
elegante e parlano forbito… esponenti di una mafia – scriveva il GIP nel provvedimento restrittivo – capace di infiltrarsi
in settori vitali dell’economia e della Pubblica Amministrazione lombarda”.
Non da ultimo, appaiono assolutamente significativi gli aspetti desumibili dalle comunicazioni interdittive an-
timafia adottate nel semestre733, che hanno colpito 3 locali della movida milanese e che mostrano come la crimi-
nalità organizzata di ‘ndrangheta riesca ad affermare la propria presenza nel cuore del capoluogo lombardo, anche
grazie a ingenti disponibilità di capitali illeciti.
Per quanto concerne la presenza nella regione di formazioni mafiose di matrice siciliana va detto che l’opera di
“sommersione”, da tempo attuata da cosa nostra, sembra aver raggiunto - particolarmente al settentrione - l’o-
biettivo di perfezionare la propria capacità di mimetizzarsi per infiltrare in maniera meno appariscente, ma più
subdola e per questo ancor più pericolosa, il tessuto dell’economia legale.
Oltre al già citato arresto, eseguito a Ferno (VA), nel mese di gennaio, da parte dei Carabinieri, del figlio di un
noto boss di cosa nostra di Gela (CL), contiguo a ‘ndranghetisti del locale di Pioltello, nel semestre in parola le attività
di contrasto alla mafia siciliana si pongono nel solco di investigazioni concluse in periodi precedenti.
In tal senso, risulta esemplificativa l’operazione “Security”, coordinata dalla DDA di Milano che, nel maggio
2017, aveva condotto all’arresto di 15 persone, alcune delle quali riconducibili alla famiglia LAUDANI di Cata-
nia734. L’attività investigativa aveva fatto luce sull’operatività di un’associazione criminale che, attraverso una
serie di società e cooperative, era riuscita ad infiltrare il tessuto economico lombardo, organizzando servizi di
vigilanza, sicurezza e logistica. Gli ulteriori sviluppi di tale operazione si sono orientati lungo diversi filoni. Con
il primo, nel gennaio 2018, è stato tratto in arresto735 un commercialista di origini messinesi, già sottoposto agli
arresti domiciliari nella propria abitazione di Monza, il quale aveva favorito la citata consorteria mafiosa catanese:
in particolare, avvalendosi delle proprie competenze e del conseguente circuito relazionale nel milanese, aveva
ideato, a vantaggio di una società riconducibile alla consorteria, un articolato meccanismo di evasione delle im-
poste attraverso false fatturazioni.
733
La disciplina, dettata dal Decreto Legislativo n. 159/2011, consente attualmente l’applicazione delle informazioni antimafia anche a provve-
dimenti di contenuto autorizzatorio e alle attività soggette a S.C.I.A. (Consiglio di Stato, Sez. III, Sent. n. 565/2017).
734
OCCC emessa l’8 maggio 2017 dal Tribunale di Milano (p.p. 23876/15 RGNR e 6462/15 RG GIP).
735
OCCC emessa il 5 ottobre 2017 dal Tribunale di Milano (p.p. 31224/17 RGNR e p.p. 32547/17 RGNR, 6462/15 RG GIP e 1249/17 RGTRD). Il
processo si è concluso con sentenza di condanna, divenuta irrevocabile il 24 gennaio 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
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e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 247
Il secondo filone, sempre di gennaio, ha interessato alcuni soggetti di origine pugliese, tra i quali un dirigente di
una società di calcio professionistica, ritenuto responsabile del reato di riciclaggio736.
Un ulteriore sviluppo, del successivo mese di marzo, ha riguardato un catanese residente in Lombardia, ritenuto
responsabile, unitamente ad altri, del reato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso737, che avrebbe
fornito un contributo rilevante al rafforzamento dell’associazione mafiosa riconducibile proprio alla famiglia
LAUDANI.
Altre indagini collegate a Cosa nostra siciliana hanno permesso alla Guardia di finanza, nel mese di gennaio del
2018, di sequestrare738 disponibilità finanziarie e beni mobili e immobili, molti dei quali in provincia di Milano, per
un valore di 10 milioni di euro, nei confronti di un soggetto originario dell’ennese739, ma residente in Lombardia.
L’uomo, ritenuto responsabile di associazione di tipo mafioso in relazione alla sua appartenenza alla famiglia di
Pietraperzia (EN), reimpiegava capitali di provenienza illecita in attività produttive nell’Italia settentrionale, in
particolare nel settore della compravendita di autovetture di grossa cilindrata.
La Lombardia attrae gli interessi anche dei clan camorristici oltre quelli menzionati di ‘ndrangheta e cosa nostra.
Diverse attività investigative condotte da Procure e Forze di Polizia campane hanno avuto riflessi nella regione,
soprattutto per quanto riguarda la cattura di latitanti e le attività di reinvestimento di capitali illeciti, operate da
insospettabili prestanome nei più svariati settori.
Negli anni, le operazioni di polizia condotte nella provincia di Milano hanno interessato i clan napoletani MA-
RIANO, LICCIARDI, CONTINI, DI LAURO, MAZZARELLA, FABBROCINO, MOCCIA, GIONTA, NUVO-
LETTA, POLVERINO ed il cartello casertano dei CASALESI.
L’ultimo episodio di rilievo, in ordine di tempo, riguarda l’operazione “Scugnizza 2”740, coordinata dalla DDA di
Napoli, che ha permesso, nel mese di aprile del 2018, di sgominare un vasto traffico di droga (cocaina e hashish),
destinata alla Campania, gestito da un latitante vicino ai clan NUVOLETTA e POLVERINO di Marano di Napoli
(NA). A conclusione dell’indagine, i Carabinieri di Napoli hanno eseguito l’arresto di 60 soggetti, fra i quali spic-
cano 2 incensurati residenti in provincia di Milano, rispettivamente titolare e dipendente di un’azienda attiva
736
OCCC emessa in data 20 gennaio 2018 Tribunale di Milano (p.p. 23876/15 RGNR e 6462/15 RG GIP).
737
OCCC emessa il 28 novembre 2017 dal Tribunale di Catania (p.p. 1119/17 RIMC, 2495/17 RGNR e 3094/17 RG GIP).
738
Decreto n. 1/18, emesso l’11 gennaio 2018 dal Tribunale di Enna – Sezione MP, e successive integrazioni.
739
Il cui profilo criminale era già emerso nell’ambito dell’operazione “Triskelion”, condotta nell’ottobre 2010 dalla Guardia di finanza di Calta-
nissetta.
740
OCCC emessa il 12 febbraio 2018 dal GIP presso il Tribunale di Napoli (p.p. 22272/13 RGNR e 21/18), eseguita il 19 aprile 2018.
1° semestre
20 1 8
248 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
nella costruzione di forni fusori. Su molti di questi forni erano stati creati dei doppifondi, dove venivano occultate
ingenti somme di denaro, da inviare in Colombia per pagare le partite di droga, che i narcos sudamericani avreb-
bero poi inviato in Olanda, da cui venivano fatte arrivare in Campania, occultate a bordo di automezzi pesanti.
Tra gli arresti di latitanti campani, si segnala a Montebello della Battaglia (PV), dove viveva sotto falso nome,
quello di un esponente di spicco del clan casertano BELFORTE, eseguito a febbraio dalla Polizia di Stato in ese-
cuzione di un provvedimento cautelare emesso dal GIP di Napoli741 per il reato di estorsione aggravata dalle
modalità mafiose.
Per quanto riguarda la provincia di Brescia, a gennaio, nell’ambito dell’operazione “Free fuel”, coordinata dalla
locale Procura della Repubblica, la Guardia di finanza ha eseguito 7 provvedimenti restrittivi742 e 2 misure atti-
nenti al divieto di amministrare imprese, a conclusione di un’indagine che ha avuto ad oggetto una frode fiscale
riferita a 16 milioni di litri di carburante provenienti dalla Slovenia e dalla Croazia. L’associazione criminale ab-
bassava artificiosamente il prezzo finale del prodotto al distributore, attraverso la creazione di società filtro che,
sistematicamente, omettevano di versare l’IVA. Tra gli arrestati due brokers mantovani, che mantenevano stretti
contatti con una società operante in provincia di Napoli, e quattro soggetti campani, ad uno dei quali è stata con-
testata l’aggravante mafiosa, in quanto “… amministratore di fatto di una società appartenente ad un gruppo impren-
ditoriale già in passato risultato essere controllato da una famiglia camorristica…”. Alle transazioni illecite, stimate in
complessivi 65 milioni di euro, era singolarmente applicata una sorta di tassa, probabilmente riconducibile alla
camorra.
Più scarse risultano le evidenze sull’operatività delle propaggini mafiose pugliesi, anche se non mancano attività
delittuose poste in essere da esponenti della criminalità foggiana, da tempo insediati nel milanese, o “trasferitisi”,
attivi nei settori delle rapine, dei furti e degli stupefacenti.
Proprio con riferimento a quest’ultimo settore, nel mese di giugno, sotto il coordinamento di Eurojust, la Guardia
di finanza e la Polizia serba hanno concluso l’operazione “Kamagra”743, con l’esecuzione di un provvedimento
restrittivo, tra Milano e Belgrado (SRB), nei confronti di 12 soggetti. Le indagini hanno fatto luce su un ingente
traffico internazionale di cocaina, marijuana e di armi, realizzato da una compagine criminale italiana capeggiata
741
OCCC emessa il 30 gennaio 2018 dal GIP presso il Tribunale di Napoli (p.p. 16460/16 RGNR e 54/2018), eseguita il 6 febbraio 2018.
742
OCCC emessa l’8 gennaio 2018, dal GIP presso il Tribunale di Brescia (p.p. 15003/16 RGNR e 15742/17 RG GIP), eseguita il 10 gennaio 2018
per i reati di associazione per delinquere, aggravata dal metodo mafioso, finalizzata al contrabbando di carburante ed alla commissione di
reati fiscali, fra i quali le false fatturazioni, ed al riciclaggio. Il GIP ha anche disposto il sequestro di beni per oltre 5 milioni di euro.
743
Fermo di indiziato di delitto n. 50623/15 emesso il 18 giugno 2018 dal GIP del Tribunale di Milano, eseguito il 20 giugno 2018.
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6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 249
da un barese - da tempo stanziato nel milanese - e da un cittadino serbo. I due erano già noti per essere stati coin-
volti, nel 2009, nell’ambito dell’operazione “Domino”- coordinata dalla DDA di Bari - che aveva interessato i clan
PARISI, STRAMAGLIA e DI COSOLA744.
Passando ad altri contesti criminosi, si segnala, infine, una significativa commistione tra la criminalità nazionale
e la criminalità romena, come testimoniato dall’indagine “Bruno”745, conclusa, nel mese di marzo, dalla Polizia
di Stato, in collaborazione con Europol, Eurojust e la Polizia romena746.
Le indagini hanno riguardato sofisticate frodi informatiche bancarie, perpetrate ai danni di possessori di carte
di pagamento e di conti correnti on-line, poste in essere da un sodalizio composto da oltre 20 soggetti (tra cui
esperti informatici romeni) e capeggiato da due calabresi, uno dei quali da tempo residente in Romania.
Il gruppo criminale era riuscito a sottrarre, nel 2017, più di 1 milione di euro ad oltre 100 titolari di conti correnti
italiani on-line: denaro poi trasferito in Romania, Spagna e Russia.
La presenza di consorterie di matrice straniera nella Regione si rileva nei redditizi settori del traffico di stupefa-
centi, delle armi, della contraffazione, fino alla tratta di persone da avviare al lavoro nero e alla prostituzione.
Tutte attività nelle quali i gruppi e le organizzazioni straniere operano in sinergia e, spesso, in interazione con le
organizzazioni criminali autoctone.
Questi sodalizi mantengono, molto spesso, i contatti con le consorterie dei paesi d’origine, ma talvolta interagi-
scono con organizzazioni multinazionali per le quali operano come tratto terminale della filiera illecita. E’ quanto
accade nella gestione illecita dei flussi migratori, ove le aggregazioni criminali straniere, allo stato, sembrano
aver investito maggiori risorse. L’attività illecita copre tutte le varie fasi della tratta, dall’organizzazione delle
partenze dai paesi di origine, alle traversate per raggiungere il territorio nazionale, compresa la gestione di “ser-
vizi di trasporto” verso le destinazioni finali, anche in altri paesi europei747.
La tratta di esseri umani consente di portare in Italia un elevato numero di risorse umane che, in parte, vengono
744
Nel citato provvedimento restrittivo all’indagato barese - a capo della potente cellula di narcotrafficanti internazionali, insediatosi nel capo-
luogo meneghino - era stata contestata anche l’aggravante delle modalità mafiose, per aver agevolato il clan barese PARISI, in quanto «... si
poneva quale fornitore abituale di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti di cui avevano ampia disponibilità nel territorio di Milano».
745
P.p. 40703/2016 RGNR e 34659/2016 RG GIP del Tribunale di Milano, concluso con OCC eseguita il 29 marzo 2018.
746
Squadra Comune di Intervento italo-romena, team internazionale di polizia giudiziaria, costituita a seguito dell’accordo di collaborazione in-
ternazionale siglato, nel marzo 2017, presso la sede di Eurojust a L’Aja.
747
Il 12 marzo 2018, la Squadra Mobile di Como ha eseguito due OCCC emesse nei confronti di un tunisino e di un italiano, indagati unitamente ad
altri nove soggetti, dediti al favoreggiamento della permanenza illegale sul territorio dello Stato di numerosi cittadini extracomunitari, fornendo
loro, dietro compenso in denaro, false attestazioni sulla sussistenza di rapporti di lavoro (con la complicità di terze persone), offrendo finti luoghi
di residenza o di dimora. OCCC emessa il 28 febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Como (p.p. 2723/2016 RGNR e 2390/2016 RG GIP).
1° semestre
20 1 8
250 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
successivamente impiegate in diverse attività criminali concernenti i reati predatori, la manodopera clandestina,
lo sfruttamento della prostituzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Le rotte dell’immigrazione clandestina risultano spesso coincidere con quelle del traffico di stupefacenti, ove
anche i gruppi stranieri concorrono con i sodalizi criminali autoctoni: dall’importazione dall’estero della droga,
allo stoccaggio per la raffinazione, sino alla distribuzione e allo spaccio al dettaglio.
Nel semestre in esame continua a delinearsi una consistente presenza della criminalità albanese, non di rado a
composizione parentale, attiva sia nel traffico di sostanze stupefacenti748, sia nello sfruttamento della prostitu-
zione749.
I sodalizi di origine nigeriana sembrano principalmente interessati, in collaborazione con altre organizzazioni
nordafricane, alla gestione della tratta migratoria di propri connazionali, non disdegnando, tuttavia, il comparto
illecito degli stupefacenti.
La presenza di appartenenti alla criminalità asiatica e cinese, conferma, nella regione, l’esistenza di un sistema
di immigrazione clandestina, dedicato alla sola etnia cinese, tuttavia scollegato dalle rotte utilizzate per i migranti
delle altre nazionalità.
Attiva appare anche la criminalità di origine romena, non solo per il traffico di sostanze stupefacenti, ma e so-
prattutto, come accertato nel semestre dalla Polizia Postale di Milano con la menzionata indagine “Bruno”750, in
sofisticate frodi informatiche bancarie ai danni di possessori di carte di pagamento e di conti correnti on-line.
748
Il 13 gennaio 2018, i Carabinieri di Chiari (BS) hanno eseguito un’OCC emessa dal Tribunale di Brescia il 10 gennaio 2018 (p.p. 8005/17 RGNR
e 7/18 RG GIP), a carico di 4 soggetti albanesi che nell’arco di un anno avevano effettuato oltre mille cessioni di cocaina nella provincia di
Brescia. A capo dell’associazione è stato individuato un 25 enne albanese, che si adoperava per far giungere in Italia giovani connazionali con
visto turistico mensile, periodo durante il quale prestavano la loro manodopera nello spaccio, per poi far ritorno in Albania col provento
illecito realizzato.
L’8 marzo 2018, i Finanzieri di Bergamo, a conclusione di una indagine iniziata nel 2017, hanno arrestato cinque persone di etnia albanese e
maghrebina per detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente e sequestrato oltre 300 kg di hashish rinvenuti a Verdello (BG) ed Antegnate
(BG), destinati alla rotta Marocco-Spagna-Italia.
749
Il 30 gennaio 2018, la Squadra Mobile di Milano ha disarticolato un’organizzazione composta da 24 albanesi e da un rumeno, perché ritenuti
responsabili, a vario titolo, di sfruttamento della prostituzione, detenzione/spaccio di sostanze stupefacenti (eroina e cocaina) e reati contro
la persona. La prostituzione era esercitata lungo le vie di Milano e le principali arterie che collegano il capoluogo meneghino con la confinante
provincia di Monza e Brianza, fino a raggiungere quella di Como (p.p. 33474/15 RGNR e 8178/15 RG GIP del Tribunale di Milano, operazione
“Mercante in Fier”).
750
Il 29 marzo 2018, la Polizia Postale e delle Comunicazioni di Milano ha disarticolato, con la collaborazione di Europol, di Eurojust e delle FF.P.
romene, un’organizzazione criminale operante in Italia e Romania. La struttura, capeggiata da due calabresi (uno dei quali da tempo residente
in Romania) e composta da più di 20 soggetti, tra cui esperti informatici romeni, ha sottratto nel 2017 più di 1.200.000 euro mediante attacchi
e frodi informatiche bancarie compiute in Italia. Sono oltre 100 i titolari di conti correnti italiani on-line che hanno patito la perdita di denaro
mediante intrusioni telematiche illecite; denaro poi trasferito in Romania, Spagna e Russia.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 251
Inoltre, in provincia di Milano le indagini di polizia dell’ultimo semestre hanno evidenziato, come un elemento
di novità, il coinvolgimento di cittadini iraniani nello spaccio di shaboo751.
Sempre in relazione al traffico di droga, nella provincia di Bergamo vi sono state pronunce giurisdizionali che
hanno confermato l’operatività di cittadini pakistani nello spaccio di eroina752.
Si sono registrati, infine, numerosi episodi di violenza commessi, essenzialmente nell’hinterland di Milano, da
bande latinoamericane “pandillas”, ispirate alle aggregazioni di latinos da tempo attive negli USA, tuttavia con
tassi di violenza inferiore rispetto a queste ultime.
Da un controllo avvenuto nel 2017 nei confronti di un sudamericano collegato ad una gang, la Polizia di Milano
ha avviato un’indagine che ha permesso di individuare una associazione dedita alla distribuzione di documenti
falsi, realizzati in Sudamerica e quindi venduti nel territorio meneghino a soggetti provenienti da quella area
del continente americano753.
751
Il 10 febbraio 2018, la Polizia di Stato ha arrestato in flagranza di reato 2 cittadini iraniani trovati in possesso di oltre 100 gr. di shaboo (p.p.
5854/2018 RGNR e 1989/2018 RGD del Tribunale di Milano).
752
Il 23 gennaio 2018, il GIP del Tribunale di Bergamo ha condannato, con sentenza n. 16458/RGNR, 4 cittadini pakistani per aver attuato, in
concorso tra loro, una sistematica importazione di quantitativi di eroina, con condotte realizzate nel 2015. L’indagine dei Finanzieri della Com-
pagnia di Orio al Serio (BG) aveva svelato l’esistenza di un gruppo delinquenziale capace di movimentare dal Pakistan all’Italia, attraverso
la Grecia, ingenti quantitativi di eroina destinati oltre che alla provincia di Bologna e Verona, anche a quella di Bergamo. Lo scalo orobico era
luogo di arrivo e di partenza per il rimpatrio dei corrieri ovulatori – body packers – ad avvenuta consegna dello stupefacente.
753
OCCC emessa il 10 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Milano (p.p. 2182/18 RGNR e 1002/18 RG GIP).
1° semestre
20 1 8
252 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Lombardia nel primo se-
mestre del 2018:
LOMBARDIA
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA) - I SEMESTRE 2018
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 253
754
La cattura, nei pressi della frontiera del Brennero, in data 29 aprile 2018, di un latitante sanlucota, legato ai PELLE-Vancheddu, ricercato dal
precedente 6 febbraio nell’ambito dell’operazione “Passo del salto”, costituisce una conferma circa l’importanza che riveste il territorio altoa-
tesino, quale area di transito verso la Germania. Nel caso di specie il latitante era stato intercettato dai Carabinieri mentre rientrava in Italia
attraverso il territorio austriaco proveniente dalla Germania.
1° semestre
20 1 8
254 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
croato e bosniaco, ha tratto in arresto, nell’ambito dell’operazione “Zaghi”755, i componenti di un gruppo criminale
che utilizzava le rotte balcaniche per trafficare stupefacenti con l’Italia.
Una successiva operazione, denominata “Juducarien”, conclusa nel mese di marzo dall’Arma dei carabinieri e
coordinata dalla Procura di Trento756, ha fatto luce sui collegamenti, fra il Trentino e la Lombardia, in relazione
ad una rete di spaccio di stupefacenti.
Per quanto concerne il contrasto ai fenomeni corruttivi, non riconducibili alla criminalità organizzata, si segnalano
le indagini, coordinate dalla Procura di Bolzano, che hanno permesso, alla Guardia di finanza, sempre a marzo,
di scoprire le illecite procedure di aggiudicazione di gare per lavori, servizi e forniture poste in essere da un Uf-
ficio pubblico757, nonché un giro di tangenti per incarichi di consulenza758.
755
Il 24 febbraio 2018, la Polizia di Stato ha eseguito l’OCCC, emesso dal Tribunale di Trento il 2 febbraio 2018 (p.p. 1802/17 RGNR, 8/17 DDA
e 275/18 RG GIP) nei confronti di 22 persone di nazionalità italiana, bosniaca, croata e macedone, ritenute responsabili di spaccio di stupefa-
centi. I soggetti controllavano le reti di vendita al dettaglio nella provincia di Trento. Promotori del sodalizio criminale sono risultati due
fratelli bosniaci, in contatto con connazionali residenti nell’area balcanica.
756
Il 26 marzo 2018, i Carabinieri hanno eseguito l’OCCC emessa dal Tribunale di Trento il 19 marzo 2018 (p.p. 3863/16 RGNR e 3538/17 RG
GIP), nei confronti di 10 soggetti, ritenuti responsabili di traffico di stupefacenti tra le province di Trento e Brescia.
757
Il 19 marzo 2018, la Guardia di finanza ha eseguito 7 provvedimenti cautelari, emessi dal GIP del Tribunale di Bolzano, per appalti attinenti
ad un ospedale locale.
758
L’8 maggio 2018, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Trento, la Guardia di finanza ha eseguito due ordinanze di custodia
cautelare nei confronti di altrettanti liberi professionisti ritenuti responsabili di corruzione.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 255
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Trentino Alto Adige nel
primo semestre del 2018:
1° semestre
20 1 8
256 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— VENETO
Il Veneto è caratterizzato da un tessuto economico ed imprenditoriale molto sviluppato. Sul territorio si registra,
infatti, la capillare presenza di piccole e medie imprese, la cui esistenza e prosperità è correlata anche ad impor-
tanti snodi di comunicazione, quali il porto di Venezia-Marghera e gli aeroporti internazionali “Venezia-Marco
Polo” e “Verona-Valerio Catullo”.
La ricchezza diffusa costituisce, pertanto, una potenziale attrattiva per la criminalità mafiosa, principalmente in-
teressata a riciclare e reinvestire capitali illeciti759.
Sul piano generale resta costante la commissione di reati predatori, non di rado agevolati dalla presenza, nella
regione, di “basisti”. In molti casi, infatti, gli autori di rapine a filiali bancarie, oreficerie ed altri obiettivi ritenuti
d’interesse attuano un vero e proprio “pendolarismo criminale”, soggiornando sul territorio il tempo utile per
realizzare l’azione criminale.
La presenza e i potenziali interessi, nella regione, da parte di soggetti malavitosi anche collegati alle organizza-
zioni mafiose del sud Italia, non solo hanno trovato conferma in diverse indagini760, ma sono stati ribaditi anche
dalla “Commissione parlamentare antimafia” che, nella sua “Relazione conclusiva”, ben evidenzia il pericolo di infil-
trazioni nel Triveneto:
“…La presenza delle mafie in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige non appare così consolidata e strutturata
come nelle regioni del nord ovest, ma diversi elementi fanno ritenere che siano in atto attività criminali più intense di quanto
finora emerso perché l’area è considerata molto attrattiva…”761.
759
In tale ambito si rileva che, nel settembre 2017, la Prefettura di Verona ha emesso un’interdittiva antimafia nei confronti di una società operante
nel settore del commercio all’ingrosso di pellet ed imballaggi, il cui socio unico è risultato essere il nipote di un soggetto condannato per as-
sociazione di tipo mafioso, nonché già autista di un noto boss di San Giuseppe Jato (PA). Nel successivo dicembre 2017, la citata Prefettura ha
emesso un ulteriore provvedimento interdittivo nei confronti di una società di trasporti, sempre riconducibile al predetto imprenditore.
760
Si ricorda, a titolo esemplificativo, che: nel febbraio 2012 il Tribunale di Palermo ha disposto la misura di prevenzione personale della sorve-
glianza speciale di P.S., con obbligo di soggiorno nel comune di Padova, nei confronti del figlio di un noto boss, già ai vertici di cosa nostra;
nel giugno 2016, a Mestre (VE), nell’ambito dell’operazione “Apocalisse”, coordinata dalla DDA di Palermo, che ha attinto la famiglia dell’Ac-
quasanta (denominazione che trae origine dall’omonimo quartiere del Capoluogo siciliano), è stato, quindi, tratto in arresto un pregiudicato
palermitano, a propria volta figlio di un noto soggetto condannato per associazione mafiosa. Il predetto, già ai vertici della citata famiglia,
sottoposto al regime della sorveglianza speciale di P.S. e domiciliato in provincia di Venezia in quanto colpito da un precedente provvedimento
di divieto di dimora nella città natale di Palermo, è stato ritenuto responsabile di associazione di tipo mafioso, estorsione e riciclaggio: ciò in
quanto, secondo l’impianto accusatorio, risultava ivi dedito alla “ripulitura” ed immissione nei circuiti economici legali dei proventi di reato
rivenienti dalle illecite attività compiute, sul territorio siciliano, dal sodalizio d’appartenenza.
761
Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere”, Relazione Conclusiva, n.38, 7 feb-
braio 2018, pag. 150.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 257
Un’attenzione che viene anche dagli Organi di governo regionale: il 19 maggio 2017 si è ufficialmente insediato,
presso il Consiglio regionale, l’“Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e mafiosa e la promozione della
trasparenza”762.
Per quanto attiene alla provincia di Venezia è da rammentare, in primo luogo, come qualificate attività investi-
gative, ancorché risalenti nel tempo, abbiano evidenziato l’interesse di elementi riconducibili a cosa nostra nel ri-
ciclaggio di capitali nel settore immobiliare763.
Sempre con riferimento al capoluogo va, poi, ricordata l’influenza che è stata esercitata dalla presenza di un’or-
ganizzazione criminale autoctona, la cosiddetta “mala del Brenta”. Sotto il profilo storico va, infatti, considerato
che tale organizzazione, oggi disarticolata, è stata particolarmente attiva per lungo tempo, grazie anche alle
«buone relazioni» a suo tempo instaurate dal leader, con esponenti di primo piano di altre organizzazioni mafiose
italiane.
Al riguardo, proprio il vecchio capo è tornato in evidenza per il fatto che è stato scoperto un patrimonio occulto,
a lui riconducibile, gestito da prestanome, i quali si erano adoperati per acquistare immobili in Toscana764, potendo
contare su una pluralità di rapporti finanziari, anche svizzeri.
Ad oggi non deve, inoltre, essere sottovalutata la presenza sul territorio di numerosi pregiudicati già inseriti nel
citato sodalizio che, dimoranti tra le province di Venezia e Padova, sebbene non più organizzati come nel passato,
esprimono tuttora una notevole propensione a delinquere.
Per quanto attiene al restante territorio regionale, sono stati evidenziati ciclici collegamenti della criminalità
locale con la ‘ndrangheta, in particolare per i traffici di sostanze stupefacenti, nonché per il reimpiego di capitali
illeciti in attività imprenditoriali, specificamente nella ristorazione, nella ricezione alberghiera e nell’autotra-
sporto.
762
Istituito ai sensi dell’art. 15 della legge regionale n. 48 del 28 dicembre 2012.
763
In tale ottica va ricordato, come dato storico, l’inchiesta denominata “Adria Docks” - coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo e
conclusa dalla Guardia di finanza nel settembre 2008 - che ha evidenziato il tentativo di riciclaggio operato da soggetti riconducibili ai paler-
mitani “LO PICCOLO” attraverso un progetto di investimento immobiliare del valore complessivo di circa 8 milioni di euro, da realizzarsi in
località Isola dei Saloni, presso Chioggia Sottomarina (VE).
764
Il 26 marzo 2018, la Guardia di finanza, nell’ambito del procedimento penale n. 2727/16 instaurato presso la DDA di Venezia, ha eseguito un
provvedimento di confisca di tre immobili di pregio situati nelle province di Lucca, Pisa e Firenze, riconducibili al noto boss della “mala del
Brenta”, per un valore stimato intorno ai 4,5 milioni di euro. Il provvedimento ha confermato il sequestro di prevenzione degli stessi beni im-
mobili già eseguito il 17 gennaio 2017, allorquando era stata data esecuzione anche ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei con-
fronti di due soggetti, un prestanome e un promotore finanziario, nonché ad un sequestro preventivo “per equivalente” di beni e disponibilità
finanziarie per oltre 17 milioni di euro.
1° semestre
20 1 8
258 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
La presenza di soggetti collegati alle consorterie criminali - soprattutto calabresi - trova infatti riscontro nelle at-
tività investigative coordinate sia dalle competenti Autorità giudiziarie venete, sia dalle Procure della Repubblica
di altre regioni765.
Un esempio significativo in tal senso è quello relativo all’operazione “Fiore Reciso”766, nel cui ambito la DIA767 ha
eseguito, nel gennaio 2018, una misura restrittiva nei confronti di 16 persone, indagate per associazione per de-
linquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, al riciclaggio, all’autoriciclaggio, allo spac-
cio e al traffico di sostanze stupefacenti768. L’attività di investigazione, avviata nel 2015, ha fatto emergere
l’operatività di un sodalizio, riferibile ad esponenti delle famiglie GIGLIO di Strongoli (KR) e GIARDINO di Isola
Capo Rizzuto (KR). Costoro, grazie ai proventi derivanti dalle false fatturazioni, non solo acquistavano droga,
ma alimentavano diverse attività strumentali alla conduzione delle aziende.
Un capannone sito in provincia di Padova, a Vigonza precisamente, veniva utilizzato sia come magazzino, per
l’attività svolta dalla dita titolare del fabbricato attiva nel settore edile, sia quale luogo di custodia degli stupefa-
centi e dell’attrezzatura per il taglio e il confezionamento, nonché di armi e munizioni.
Le condotte di riciclaggio e autoriciclaggio venivano, invece, agevolate da alcuni dipendenti di un istituto di cre-
dito padovano, “ricompensati” con cospicue somme di denaro. Contestualmente agli arresti, è stato eseguito il
sequestro di beni mobili e immobili per un valore complessivo di oltre 800 mila euro.
Inoltre, a 3 degli arrestati, già colpiti da provvedimento restrittivo nell’ambito dell’ operazione “Stige”769, è stato
contestato “...[di] aver preso parte, ognuno con il proprio ruolo… ad una associazione per delinquere di tipo ‘ndrangheti-
stico…articolazione del più ampio locale di ‘ndrangheta cirotano… allo scopo di acquisire, mantenere, rafforzare ed estendere
il controllo anche economico dell’area territoriale sopra definita, nonché al Nord Italia e all’Estero, attraverso la gestione o
comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici…in particolare in
765
Si sono avute evidenze circa la presenza di aggregati criminali di Delianuova (RC), Filadelfia (VV), Africo Nuovo (RC) e Cutro (KR). In que-
st’ultimo caso sono stati segnalati soggetti referenti della ‘ndrina GRANDE ARACRI. Tali affermazioni trovano riscontro anche nella recentis-
sima (gennaio 2018) operazione “Stige” coordinata dalla DDA di Catanzaro (p.p. 3382/15 RGNR e 2600/15 RG GIP), nel cui ambito risultano
coinvolti anche tre soggetti, residenti in Veneto, contigui alla cosca GIGLIO di Strongoli (KR).
Sono, inoltre, emersi, nell’operazione “Jonny”, del maggio 2017, interessi riconducibili agli ARENA ed ai NICOSCIA di Isola Capo Rizzuto
(KR): tali interessi, relativi ad investimenti nel settore delle scommesse on-line (per il tramite di una società operante in tale ambito) con punti
gioco a Crotone, Prato, Bologna, Milano ed a Verona, venivano gestiti per il tramite di alcuni soggetti contigui, residenti anche nel territorio
della citata provincia veneta.
766
P.p. 3378/16 - OCC 7626/16 GIP della Procura della Repubblica Tribunale di Padova, eseguita il 22 gennaio 2018.
767
Coadiuvata, nella fase esecutiva, dalla Polizia di Stato, dall’Arma dei carabinieri e dalla Guardia di finanza.
768
Altri 4 soggetti, indagati a piede libero, devono invece rispondere del reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false.
769
P.p. 3382/15 RGNR e 2600/15 RG GIP di Catanzaro.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 259
Toscana, Umbria e Veneto, come anche all’estero, in particolare in Germania, mediante l’utilizzo di imprese “pulite” ma ri-
conducibili alla famiglia…[servendosi] in ciò di loro referenti territoriali…uomini di fiducia della cosca sul territorio pado-
vano”, garantendo così il “...supporto logistico ed economico alla famiglia”, investendo “...denaro per l’apertura o
l’acquisizione di nuove attività imprenditoriali nelle zone del padovano quali ad esempio una società immobiliare, una società
che fornisse la security per i locali del padovano, nel settore della panificazione…”.
Altra evidenza circa l’operatività delle ‘ndrangheta è emersa, nel marzo 2018, nell’ambito dell’operazione “Pic-
ciotteria 2” della Guardia di finanza, che ha eseguito, su varie parti del territorio regionale, una misura restrittiva770
nei confronti di 16 soggetti, facenti parte di un’organizzazione criminale legata alle cosche di Africo (RC), a vario
titolo ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di cocaina dal sud
America, riciclaggio ed autoriciclaggio.
Tra i soggetti coinvolti figurano un elemento di spicco della ‘ndrina MORABITO di Africo ed un esponente della
cosca VADALÀ di Bova Marina (RC)771, quest’ultimo emerso anche nel contesto relativo all’efferato omicidio del
reporter Jan KUCIAK e della sua compagna, avvenuto nel mese di febbraio 2018 a Bratislava (Repubblica Slovacca),
ove la predetta cosca avrebbe trasferito i propri interessi economici attraverso la costituzione di diverse società.
È, invece, del successivo mese di aprile l’operazione “Ciclope”772, condotta dalla Guardia di finanza. L’attività in-
vestigativa si è conclusa con l’arresto di 17 persone, facenti parte di un’associazione criminale operante nel settore
delle frodi fiscali e del riciclaggio, costituita, promossa e organizzata da un imprenditore, originario di Melissa
(CZ). Lo stesso, da tempo trasferitosi nella provincia di Verona, aveva ivi intrapreso un’importante attività econo-
mica nel settore del commercio di inerti e dell’autotrasporto, mantenendo stretti legami con pregiudicati calabresi.
In particolare, è stata evidenziata la contiguità con un soggetto originario di Cutro (KR), anch’esso raggiunto dalla
citata misura restrittiva, promotore ed organizzatore dell’associazione, con compiti di reclutamento. Contestual-
mente, è stato eseguito il sequestro preventivo di un patrimonio del valore di circa 12 milioni di euro.
Tentativi di infiltrazione dell’economia legale sono stati registrati anche da parte di soggetti riconducibili a cosa
nostra. In tale contesto significativa è stata l’attività di prevenzione che ha determinato l’emissione, da parte della
Prefettura di Verona, di alcune interdittive antimafia773.
770
OCC n. 10538/14 GIP del Tribunale di Venezia (p.p. 902/14 DDA), eseguita il 13 marzo 2018, prosieguo dell’operazione “Picciotteria” del 2015,.
771
Poi estradato, il 15 maggio 2018, dalla Repubblica Slovacca verso l’Italia.
772
P.p. 3938/2015 RGNR, OCC n. 1190/2016, GIP 16/2017 del Tribunale di Crotone, eseguita il 26 aprile 2018.
773
In tale ambito si rileva che, nel corso del 2018, la Prefettura di Verona ha emesso tre distinti provvedimenti di interdittiva antimafia nei confronti
di altrettante società - operanti nei settori degli autotrasporti e della gestione di distributori di carburante - tutte riconducibili ad una famiglia i cui
componenti, gravati da precedenti per associazione di tipo mafioso, originari di Roccamena (PA), attualmente dimorano in modo stabile in Veneto.
1° semestre
20 1 8
260 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nella regione operano anche referenti di clan camorristici, anch’essi prevalentemente attivi nel riciclaggio di ca-
pitali illeciti774, sebbene evidenze investigative pregresse abbiano rilevato la consumazione, da parte di affiliati
a gruppi originari della Campania, anche di altri reati tipici di quelle organizzazioni (estorsioni, usura, commer-
cializzazione di beni contraffatti).
Il territorio costituisce, peraltro, anche area di smercio di stupefacenti importati in Italia dai sodalizi di origine
campana775.
A ciò si aggiunga come diversi arresti di latitanti, susseguitisi nel tempo, abbiano dato conferma del fatto che
anche il Veneto, al pari di altre regioni del nord Italia, sia considerato un’area ove trovare rifugio ed assistenza.
Tra i gruppi più attivi sul territorio figurano i CASALESI. La loro presenza è stata giudiziariamente affermata
dalla Corte di Cassazione nel 2015, con le condanne definitive, conseguenti all’operazione “Serpe”, di soggetti
legati a quel sodalizio. L’indagine776, sviluppata dalla DIA sotto il coordinamento dalla DDA di Venezia, ha fatto
luce sull’esistenza di un’associazione di tipo mafioso dedita ai reati di estorsione, usura e sequestro di persona.
La stessa articolazione della DIA, il 25 gennaio 2018, ha localizzato in Messico, a Tijuana, dove viveva da anni
con la famiglia e gestiva un’attività commerciale di ristorazione, un pregiudicato, latitante dal maggio 2007, ri-
cercato per l’esecuzione di una condanna comminatagli dal Tribunale di Verona. Le accuse a suo carico riguar-
davano i reati di estorsione ed usura, commessi nelle province di Verona e Brescia, tra il 2005 e il 2009, nei
confronti di numerosi commercianti del settore dell’abbigliamento, per conto del cartello napoletano noto come
“Alleanza di Secondigliano”777, in particolare del clan LICCIARDI.
In tutta la regione il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti restano, inoltre, tra le principali manifestazioni
Appena più risalente nel tempo è l’analoga attività di prevenzione sviluppata, sempre dalla Prefettura di Verona che, nel settembre 2017,
aveva emesso un’interdittiva antimafia nei confronti di una società operante nel settore del commercio all’ingrosso di pellet ed imballaggi, il
cui socio unico è risultato essere il nipote di un soggetto condannato per associazione di tipo mafioso, nonché già autista di un noto boss di
San Giuseppe Jato (PA). Nel successivo dicembre, la citata Prefettura ha emesso un ulteriore provvedimento interdittivo nei confronti di una
società di trasporti, sempre riconducibile al predetto imprenditore.
774
Un sequestro preventivo, eseguito nel giugno 2017 (Decr. seq. prev. n. 17785/14 PM, datato 12 maggio 2017, GIP del Tribunale di Napoli), di
alberghi gestiti da esponenti del clan MALLARDO di Giugliano in Campania (NA), ha evidenziato investimenti del suddetto sodalizio oltreché
nel suo territorio d’origine nell’hinterland casertano (ove opera d’intesa con il cartello dei CASALESI) ed in Veneto: in particolare a Verona,
dove è stato individuato un albergo, ubicato nei pressi della stazione ferroviaria, gestito da una società che fa capo al clan.
775
L’operazione “Dorica” (p.p. 1057/17 del Tribunale di Ancona) condotta dall’Arma dei carabinieri, conclusa nel maggio 2017, ha attinto un’or-
ganizzazione attiva nel traffico di cocaina, fatta giungere da Torre Annunziata (NA) ad Ancona e da qui rivenduta nelle Marche, in Veneto ed
in Emilia Romagna. Tra gli indagati figura anche un pregiudicato che, in passato, nella vendita di stupefacenti, aveva agito da intermediario
per il clan AMATO-PAGANO.
776
OCC emessa il 31 marzo 2011 dal GIP del Tribunale di Venezia (p.p. 10381/10 RGNR e 2692/11 RG GIP).
777
Composto dalle famiglie LICCIARDI, CONTINI e MALLARDO.
Relazione
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e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 261
della criminalità comune, con il coinvolgimento anche di stranieri. Al momento, non si rilevano collegamenti tra
sodalizi di origine extracomunitaria (per lo più dediti a reati contro il patrimonio, ai traffici e allo spaccio di stu-
pefacenti, nonché allo sfruttamento della prostituzione) ed organizzazioni mafiose italiane.
I sodalizi stranieri più attivi continuano ad essere quelli di origine nigeriana, nordafricana, dell’est Europa,
cinesi e sudamericani. La criminalità nigeriana, in particolare, manifesta una più evidente aggressività, ope-
rando, oltre che nello sfruttamento della prostituzione, anche nei traffici di eroina, cocaina, dei cannabinoidi e
delle droghe sintetiche.
Tipica, invece, della criminalità cinese è la propensione ad inserirsi nel tessuto economico attraverso, ad esempio,
il commercio di merce contraffatta. Essa si serve, peraltro, del c.d. sistema delle “cartiere”, società di comodo ap-
positamente create per predisporre documentazione fiscale falsa. Ne è un esempio l’operazione “Dragone”778,
eseguita dalla Guardia di finanza nel marzo 2018, a Treviso, con l’arresto di un imprenditore cinese, indagato,
insieme ad altri 41 soggetti, per emissione di fatture per operazioni inesistenti. La frode aveva generato un volume
di fatture per un valore di circa 3 milioni di euro, con un’evasione di IVA per oltre 500 mila euro.
Vanno, inoltre, segnalati alcuni tentativi di riciclaggio ad opera di gruppi cinesi, anche in connessione con cittadini
italiani779.
Si registra, ancora, una non trascurabile incidenza del fenomeno dello sfruttamento della manodopera, che si
verifica soprattutto in agricoltura, ad opera sia di singoli imprenditori del settore780 che di vere e proprie orga-
nizzazioni dedite all’intermediazione illecita della manodopera stessa781.
Il delicato settore dei rifiuti, infine, è stato negli ultimi tempi caratterizzato da alcuni incendi, che hanno dan-
778
OCC emessa dal Tribunale di Treviso il 19 marzo 2018 (p.p. 417/18 RGNR e 1039/18 RG GIP), eseguita il 30 marzo 2018.
779
Il 30 gennaio 2018, nell’ambito dell’operazione “Jolly” (p.p. 48951/16 RGNR e 40088/16 RG GIP) coordinata dalla DDA capitolina, i Carabinieri
hanno dato esecuzione all’OCC emessa dal Tribunale di Roma il 12 dicembre 2017, nei confronti di 18 persone (tra le quali due coniugi della
provincia di Pordenone) a vario titolo ritenute responsabili di riciclaggio aggravato dalla transnazionalità, autoriciclaggio, impiego di denaro
di provenienza illecita, emissione di fatture per operazioni inesistenti. I coniugi veneti avrebbero, in un primo tempo, operato in collegamento
con un gruppo cinese per far giungere denaro in Cina tramite società straniere sulle quali far transitare le somme. Successivamente, avrebbero
intessuto rapporti illeciti con un gruppo criminale romano per operazioni di riciclaggio tramite contratti di finte sponsorizzazioni sportive.
780
Il 7 maggio 2018, una coppia di imprenditori agricoli di Albignasego (PD) sono stati arrestati dai Carabinieri in seguito ad un’indagine deno-
minata “Sfruttatori a km zero”. I coniugi, ritenuti responsabili di inosservanza delle leggi sull’immigrazione e sul lavoro, lesioni personali e
mancato versamento dei contributi pensionistici, facevano lavorare nei campi braccianti stranieri, non solo sottopagati e privi di contributi
previdenziali ma anche sottoposti a percosse. Responsabile del reclutamento della manodopera era un bengalese.
781
Il 5 aprile 2018 la Guardia di finanza di Verona ha arrestato un “caporale” di origine marocchina, intestatario di 5 cooperative, che sfruttava
lavoratori suoi connazionali. Sempre nell’aprile 2018, i Carabinieri hanno concluso le indagini nei confronti di un altro marocchino residente
in provincia di Rovigo, accusato di aver reclutato e sfruttato, come manodopera, migranti provenienti dal Bangladesh ed ospiti di un centro
di accoglienza.
1° semestre
20 1 8
262 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
neggiato le strutture di stoccaggio e smaltimento782. Un settore su cui deve rimanere alta l’attenzione, in quanto
fortemente esposto alle mire imprenditoriali della criminalità organizzata.
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Veneto nel primo semestre
del 2018:
VENETO
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA) - I SEMESTRE 2018
782
Tra i vari episodi, il 23 aprile 2018 un capannone della lunghezza di circa 20 metri, inserito all’interno di una più ampia struttura aziendale
di gestione e trattamento dei rifiuti anche speciali, sita a San Donà di Piave (VE), è stato distrutto da un incendio.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 263
783
Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere”, Relazione Conclusiva, n.38, 7 feb-
braio 2018, pag. 153.
784
Il Procuratore della Repubblica di Trieste, a seguito dell’operazione “Amaranto” della DIA di Trieste, ha dichiarato: “...Indagini come quella di
cui stiamo parlando devono proliferare in un territorio come il Friuli Venezia Giulia, che da decenni è oggetto di penetrazioni di tipo mafioso, sviluppatesi
in più direzioni e sempre più ambiziose, ma per altrettanti decenni sottovalutate” (Messaggero Veneto, del 23 giugno 2017, a pag. 3 – nell’ambito dei
commenti all’articolo “La piovra in Friuli”).
1° semestre
20 1 8
264 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Questo generale innalzamento di sensibilità si è tradotto, sul piano politico, nella legge regionale 9 giugno 2017,
n. 21, avente ad oggetto: “Norme in materia di prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata e di stampo
mafioso e per la promozione della legalità”. La norma ha previsto, tra l’altro, l’istituzione di un Osservatorio Regionale
Antimafia, con funzioni di monitoraggio, studio e ricerca sulla criminalità organizzata.
Passando ad analizzare, nel dettaglio, le dinamiche criminali attinenti a Trieste, trova conferma quanto asserito
in premessa riguardo l’assenza di riscontri d’indagine su qualsivoglia forma di radicamento strutturale di tipo
mafioso.
Tuttavia, è importante sottolineare che, una modalità operativa tipica della criminalità organizzata, in particolare
di quella di matrice mafiosa, è quella di infiltrare l’economia legale per riciclare denaro evitando, in contesti socio
economici come quello della regione in esame, di attuare azioni di controllo illegale del territorio o la commissione
di azioni violente, per non innalzare il livello di allarme nella popolazione e nelle Autorità.
Passando alle cronache che confermano questo atteggiamento criminale, già nel 2016 la Prefettura di Trieste
emise un’interdittiva nei confronti di un imprenditore pugliese, attivo nel settore ortofrutticolo, risultato in con-
tatto con ambienti della criminalità mafiosa tarantina.
Altre evidenze circa questa opera di infiltrazione nell’economia legale sono state colte, proprio nel semestre, con
riferimento alla camorra.
Si tratta del caso di una società che gestiva, nel capoluogo di regione, la movimentazione e lo stoccaggio dei pro-
dotti petroliferi, per rifornire anche il porto di Trieste. In particolare, le quote societarie, a metà del 2017, sono
state cedute da un imprenditore locale ad una società campana. L’azienda in argomento è stata dapprima desti-
nataria di un provvedimento interdittivo785 emanato dal Prefetto di Trieste786, per poi essere dichiarata fallita
dopo poche settimane. I nuovi investitori sono stati, inoltre, al centro delle investigazioni della Guardia di finanza,
che hanno portato, in data 9 maggio, all’emissione di un provvedimento cautelare del GIP presso il Tribunale di
Trieste per il reato di autoriciclaggio787. Sono stati arrestati 3 pregiudicati, originari della provincia di Napoli,
uno dei quali collegato al clan VENERUSO di Volla (NA). La citata attività investigativa ha, tra l’altro, fatto emer-
785
Il Procuratore della Repubblica di Trieste, in occasione della pubblicazione della notizia argomentava “...L’iniziativa prefettizia sottintende una
infiltrazione mafiosa all’interno della struttura portuale di Trieste [...] Occorre rimodulare l’organizzazione interna del porto per quanto concerne sorveglianza
e intelligence, proprio ai fini di evitare meccanismi di infiltrazione [...] a Trieste come altrove” (Informatrieste del 26 giugno 2018, – nell’ambito del-
l’articolo “Procura chiede il fallimento della...”)..
786
Provvedimento interdittivo emesso, il 29 dicembre 2017, dal Prefetto di Trieste, a seguito delle risultanze degli accertamenti svolti in merito
alla compagine societaria dell’acquirente.
787
P.p. 2776/17 RGNR e 358/18 RG GIP.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 265
gere come la provenienza del denaro utilizzato per l’acquisizione e la gestione dell’azienda fosse frutto di un
giro di false fatturazioni, emesse da imprese inesistenti788.
Il porto di Trieste riveste un ruolo strategico per l’economia regionale e nazionale, anche sotto il profilo occupa-
zionale, al punto che il recente Decreto interministeriale del 13 luglio 2017, n. 368789 riconosce allo scalo marittimo
il particolare status di “porto franco”, un unicum nell’ordinamento giuridico italiano e comunitario790.
Con tale disposizione normativa, infatti, è attribuita all’Autorità portuale la possibilità di modificare l’area dei
“punti franchi”791 del sistema portuale del Mare Adriatico Orientale, nonché di autorizzare, nell’ambito degli
stessi, le attività di “manipolazione” e “trasformazione industriale delle merci”. Anche alla luce dell’emanazione
del citato decreto e delle significative opportunità di investimento che ne conseguono, è importante mantenere
alto il livello di attenzione di tutti gli organismi istituzionali interessati a prevenire tentativi di infiltrazione o,
comunque, lo sviluppo di qualsivoglia attività illecita da parte della criminalità organizzata.
A questo passo in avanti per l’economia nazionale, deve parallelamente corrispondere un aumento della soglia
di attenzione da parte delle Autorità, chiamate a vigilare sui possibili tentativi di infiltrazione nei traffici di merci,
nella gestione della struttura portuale e nella cantieristica collegata.
Un’attenzione che dovrà essere parimenti rivolta anche alla provincia di Gorizia, in particolare agli importanti
cantieri navali di Monfalcone che, per le caratteristiche delle attività che vi si svolgono, nonché per la loro rile-
vanza economica, potrebbero ricadere nelle mire della criminalità organizzata.
788
Data la rilevanza strategica, la società in argomento è stata autorizzata, dal Prefetto di Trieste, con Provv. n. 1312 del 10 gennaio 2018, alla
continuazione dell’esercizio dell’attività, ma per il tramite di una gestione straordinaria, fino al dicembre del 2018.
789
Recante “Organizzazione amministrativa per la gestione dei punti franchi compresi nella zona del porto franco di Trieste”.
790
Tale riconoscimento aumenta in modo significativo la competitività dello scalo in ambito internazionale. Il particolare status si traduce, ad
esempio, nel fatto che chi importa ed esporta a Trieste ha ampi margini temporali per versare le imposte alla Dogana (nella maggioranza
degli altri porti le stesse vanno, invece, pagate in anticipo. E’ anche opportuno evidenziare, per un completo apprezzamento della situazione,
che similari sussistono da tempo in alcuni scali nord europei, come Rotterdam, ove risulta che il pagamento vada effettuato entro un mese).
Tale agevolazione, unita ad altri vantaggi, quali la semplificazione degli oneri burocratici - dovendo gli operatori a Trieste interloquire con la
sola Autorità portuale-, lasciano presumere che si possano ivi sviluppare attività di assemblaggio o di trasformazione delle merci in arrivo,
facendo sorgere nuove realtà imprenditoriali nelle aree della zona franca.
791
Il “punto franco” è uno spazio territoriale o marittimo situato all’interno della “linea doganale” di un Paese, ma considerato “territorio estero”
agli effetti doganali. Nel “punto franco” le merci estere possono essere introdotte senza sottostare a controlli od al pagamento di dazi, mentre
le merci nazionali sono soggette ai controlli doganali e al pagamento degli eventuali dazi previsti per l’esportazione. Le merci depositate nei
“punti franchi” possono, inoltre, essere oggetto di modificazioni, trasformazioni e lavorazioni.
1° semestre
20 1 8
266 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
In proposito, già nell’aprile 2013792, con l’operazione “Darsena 2”, la DIA di Palermo registrò dei tentativi di in-
filtrazione di un imprenditore palermitano, legato a Cosa nostra, che con le sue società aveva ottenuto appalti per
i bacini di Ancona, La Spezia, Marghera e, appunto, Monfalcone.
Non sono mancate, poi, evidenze circa l’operatività di soggetti siciliani che avrebbero operato in collegamento
con i sodalizi di origine793.
Analoga attenzione andrà posta, già in fase preventiva, ad ogni opera che determini lavori complessi ed investi-
menti particolarmente significativi come il progetto di realizzazione della terza corsia dell’autostrada “A4” lungo
l’asse Venezia-Trieste. Un tratto autostradale di circa cento chilometri, equamente diviso tra Veneto e Friuli Ve-
nezia Giulia, ed oggetto di interesse da parte degli Organi Amministrativi competenti794.
Passando ad altre aree del territorio regionale, nella provincia di Pordenone la presenza di soggetti legati alla
criminalità organizzata siciliana è stata riscontrata da tempo, a partire dai provvedimenti cautelari795 eseguiti nei
confronti di soggetti ritenuti organici alla famiglia EMMANUELLO, influente nella zona di Gela (CL). Gli stessi
erano impegnati nell’esecuzione di opere edili in un importante cantiere, nella località di Aviano (PN).
Un interesse per l’edilizia manifestato anche dalle cosche calabresi, che nel tempo si sono inserite anche nei settori
meccanico796, estrattivo, dell’abbigliamento797 e del trasporto in conto terzi.
792
Con l’operazione “Darsena 2”, del 29 marzo 2013 (OCCC e Sequestro Preventivo del Tribunale di Palermo nell’ambito del p.p. 9992/11 RGNR
e 5428/12 RG GIP), condotta dalla DIA di Palermo, sono stati arrestati 7 soggetti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso e di
reimpiego di capitali illeciti.
793
Nel 2016 un palermitano, esponente del mandamento di RESUTTANA, è stato destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale, con il
sequestro di numerosi immobili e società con sede anche in provincia di Udine. In particolare, si trattava di un imprenditore nei cui confronti
è stato emesso un provvedimento di sequestro di beni ubicati a Palermo ed a Udine, per un valore complessivo di circa 7 milioni di euro. La
complessa attività investigativa ha interessato anche gli eredi dell’imprenditore, le dinamiche di acquisizione e di cessione dei vari beni im-
mobili e l’analisi del flusso di denaro che transitava attraverso i conti personali e delle società amministrate dai membri della famiglia.
794
In tale contesto, il 7 giugno 2018, previo decreto del Prefetto di Udine, è stato effettuato un accesso ad uno dei cantieri inerenti alla realizzazione
della citata opera, che costituisce una delle modalità attraverso le quali viene espletata l’attività di prevenzione nei confronti dei tentativi di
infiltrazione nell’ambito dei pubblici appalti.
795
Due OCCC emesse dal Tribunale di Caltanissetta, rispettivamente eseguite in data 10 settembre 2004 (p.p. 3611/02 RGNR e 1748/03 RG GIP)
e 12 dicembre 2005 (p.p. 2016/04 RGNR e 1530/04 RG GIP).
796
Appare opportuno evidenziare il provvedimento ablativo eseguito dalla Polizia di Stato, nel maggio 2016, con il sequestro di beni per un
valore di circa 25 milioni di euro, nei confronti di un gruppo criminale comprendente esponenti della ‘ndrangheta, della camorra e della nota
“famiglia” romana CASAMONICA. Tra le varie aziende sottoposte a sequestro, in applicazione di una misura di prevenzione emessa dal Tri-
bunale di Roma figurava, infatti, anche una nota ditta di produzione di attrezzature industriali, con sede in provincia di Pordenone, acquisita
dal sodalizio a seguito di fallimento.
797
Si fa riferimento, tra l’altro, a quanto riscontrato, nel gennaio del 2017, nell’ambito dell’operazione “Provvidenza”, eseguita dall’Arma dei ca-
rabinieri nei confronti di soggetti ritenuti appartenenti alla cosca PIROMALLI di Gioia Tauro (RC), che ha, tra l’altro, condotto al sequestro di
21 attività commerciali, tra le quali due negozi di abbigliamento ubicati in un centro commerciale di Pradamano (UD).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 267
In provincia di Udine si è registrata, nel corso degli anni, la presenza di soggetti collegati alla camorra, alcuni dei
quali insediatisi nello storico mercato di Tarvisio, attivi nel commercio al dettaglio di abbigliamento; tali attività
spesso sono utilizzate come copertura di condotte illecite, quali lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Indagini pregresse hanno, tra l’altro, accertato la presenza di ramificazioni di organizzazioni camorristiche – i clan na-
poletani LICCIARDI, CONTINI, MALLARDO e DI LAURO, nonché quello, originario del casertano, dei CASALESI,
– in particolare presso i centri della costa marittima di Trieste e Monfalcone (GO), nonché a Lignano Sabbiadoro (UD).
Se per la ‘ndrangheta, Cosa nostra e la Camorra sono stati, nel tempo, colti dei segnali di operatività legati innan-
zitutto all’infiltrazione nell’economia legale, alcune indagini della DDA di Bari hanno evidenziato l’interesse di
alcuni sodalizi baresi verso il territorio friulano.
In particolare, la criminalità organizzata pugliese avrebbe adottato, per il Friuli Venezia Giulia così come per altre
zone d’Italia, la tecnica del “pendolarismo criminale”798.
Per quanto concerne, infine, la criminalità straniera, va rilevato, in primo luogo, come la provincia triestina sia ca-
ratterizzata dalla presenza di un’importante comunità di etnia serba, la cui componente criminale è tendenzialmente
dedita alla gestione del lavoro nero, in prevalenza nel settore dell’edilizia, attraverso lo sfruttamento della mano-
dopera di operai e manovali provenienti dall’est-Europa ed in particolare dalle Repubbliche dell’ex-Jugoslavia.
Nella regione insiste, inoltre, una significativa componente di etnia cinese.
In tale contesto, nel marzo 2018, con l’operazione denominata “Veneralia”, i Carabinieri hanno scoperto alcuni
centri massaggi, gestiti da cinesi e siti nelle province di Udine e Pordenone, utilizzati per lo sfruttamento della
prostituzione799.
La posizione geografica espone il territorio anche a traffici illegali originati dall’area balcanica o, più in generale,
dall’est Europa. A tal proposito, appare emblematica l’operazione “Kolumb”, condotta nel giugno 2018 dall’Arma
dei carabinieri, in collaborazione con le Polizie slovena e croata, la Guardia Civil spagnola e con il coordinamento
di Europol, che ha disarticolato un’associazione per delinquere - composta da 14 soggetti di nazionalità slovena,
798
L’inchiesta “Prometeo” (2014) ha colpito i componenti cerignolani di un’organizzazione criminale ritenuta responsabile di diverse rapine ai
tir, spesso perpetrate con il sequestro di persona degli autisti e con la sottrazione di merci (alimentari, carburanti e fitofarmaci) in danno di
aziende del centro-nord Italia (Udine-Lodi-Latina).
799
Il 15 marzo 2018, nelle province di Udine e Pordenone, i Carabinieri hanno eseguito l’OCCC emessa dal Tribunale di Udine del 27 febbraio
2018 (p.p. 6792/17 RGNR e 586/18 RG GIP), nei confronti di 13 cittadini (11 donne e 2 uomini) di origine cinese per violazione della legge n.
75/1958. In particolare, in qualità di titolari di centri massaggi, gli indagati favorivano l’attività di prostituzione delle dipendenti, assumendo
ragazze, fornendo loro i locali per svolgere l’attività di prostituzione, nonché partecipando ai relativi proventi. Nell’ambito dell’attività inve-
stigativa sono stati sottoposti a sequestro preventivo 14 centri massaggi.
1° semestre
20 1 8
268 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
serba e croata - finalizzata al contrabbando di armi da guerra, provenienti da Paesi dell’ex Jugoslavia e destinate
al mercato illegale spagnolo e francese. Un altro sodale, cittadino bosniaco, era stato già arrestato dai Carabinieri,
nell’aprile 2018, in provincia di Gorizia, in quanto trovato in possesso di numerose armi da guerra800.
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Friuli Venezia Giulia nel
primo semestre del 2018:
800
L’operazione, coordinata per il territorio italiano dalla Procura della Repubblica di Gorizia (p.p. 525/18 RGNR) ha determinato l’arresto di
complessive 15 persone. Il primo evento è stato costituito dall’arresto, effettuato dai Carabinieri il 19 aprile 2018 a Savogna d’Isonzo (GO),
di un cittadino bosniaco che percorreva un tratto autostradale alla guida di un’autovettura, con targa svizzera, al cui interno erano occultati
8 fucili kalashnikov, 12 caricatori, 2 pistole e 2 silenziatori.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 269
— EMILIA ROMAGNA
In Emilia Romagna, l’elevata propensione imprenditoriale del tessuto economico regionale è uno dei fattori che
catalizza gli interessi della criminalità organizzata, sia autoctona che straniera, anche ai fini del riciclaggio e del
reinvestimento in attività economiche dei profitti illeciti801.
Tra le mafie nazionali, la ‘ndrangheta ha adottato, anche in questa regione, un approccio marcatamente imprendi-
toriale, prediligendo, tra le proprie direttici operative, l’infiltrazione sia del tessuto economico produttivo sia delle
amministrazioni locali, aggredendo il territorio, non attraverso il predominio militare, ma orientandosi alla cor-
ruttela e alla ricerca delle connivenze, funzionali ad una rapida acquisizione di risorse e posizioni di privilegio.
Tale modello operativo si è agevolmente prestato a consolidare un “sistema integrato” di imprese, appalti ed af-
fari, che ha creato un efficace humus con il quale avviare le attività di riciclaggio e di reinvestimento di capitali.
È quanto emerso, da ultimo, nell’ambito dell’inchiesta “Aemilia”802 del gennaio 2015, che ha fatto luce sulla per-
vasività della cosca cutrese GRANDE ARACRI, nel contesto produttivo e imprenditoriale di Bologna e delle pro-
vince di Reggio Emilia, Modena, Parma e Piacenza803. Secondo le dichiarazioni rese da un importante
collaboratore di giustizia, corroborate dalle risultanze investigative, si sarebbe determinato un ricambio ai vertici
801
In proposito, uno spaccato analitico molto interessante viene dalla lettura delle numerose interdittive antimafia, emesse dalle Prefetture-UTG
della regione ex artt. 91 e 100 del Decreto Legislativo n. 159/2011, importanti strumenti che contrastano l’inserimento delle organizzazioni
criminali nei rapporti economici tra Pubblica Amministrazione e privati. Ad essere considerate, in via preventiva, non affidabili per infiltrazioni
mafiose sono risultate, nel semestre, società attive nei più svariati settori merceologici: edilizia, autotrasporti, sale gioco e scommesse online,
e gestione di locali da intrattenimento.
802
P.p. 18337/11 RGNR DDA di Bologna.
803
Il 17 gennaio 2018 un pentito escusso nel corso di un’udienza del processo “Aemilia” ha dichiarato che: “Dal 2000 al 2006 con i soldi che sono
entrati dal nord, la cosca Grande Aracri poteva dare fastidio al PIL italiano. I soldi scendevano nei camion come balle… ha presente le balle di fieno?...”. Con
riferimento all’iter giudiziario dell’inchiesta “Aemilia” si rappresenta che il 24 ottobre 2018 la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza
del 12 settembre 2017 della Corte d’Appello di Bologna, per gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato, emettendo 40 condanne definitive
e comminando un totale di oltre 230 anni di reclusione. Fatte salve le questioni squisitamente giuridiche demandate alla Corte di Cassazione,
il giudizio di secondo grado ha offerto una ricostruzione storica dell’architettura dell’associazione ‘ndranghetistica al centro del processo “Ae-
milia”. In particolare, si conferma che “…la colonizzazione dell’Emilia da parte della ‘ndrangheta era iniziata negli anni ’80 e ’90, quando la mafia calabrese
– radicatasi sul territorio anche a seguito della dislocazione al nord di …, sottoposto in Emilia a misure di prevenzione dell’obbligo di soggiorno- aveva iniziato
a darsi un assetto organizzativo stabile ed efficiente, operando in particolare nei settori del traffico delle sostanze stupefacenti, delle estorsioni, e dell’usura
(alle estorsioni strettamente collegata)…”…“…Nel corso degli anni ’90 si verificarono invero in Emilia Romagna una numerosa serie di fatti di sangue con-
seguenti alle lotte interne alle cosche, che produssero grave allarme sociale …”…“…Lo smantellamento dei vertici dell’organizzazione cutrese attraverso l’ar-
resto dei capi storici… e le conseguenti pesanti condanne loro inflitte, anche per omicidi, determinarono la necessità di una riorganizzazione interna attraverso
la riassegnazione dei ruoli, compreso quello dirigenziale…”…“Secondo la ricostruzione definitivamente sancita dalle sentenze confermate dalla Cassazione
e passate in giudicato, tanto l’organizzazione esistente in Emilia, quanto quella al confine con la Lombardia, pur mantenendo costanti e stretti rapporti con
la locale di Cutro – in riguardo alle comuni origini, alla coincidenza di interessi, all’identità del capo supremo, cui comunque doveva essere sempre riconosciuta
una percentuale (“il fiore”) sui guadagni- operavano in piena autonomia dalla casa-madre.”.
Il 31 ottobre 2018, inoltre, il Tribunale di Reggio Emilia ha condannato, in primo grado, 119 imputati nel rito ordinario del processo “Aemilia”.
1° semestre
20 1 8
270 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
delle cosche attive nella regione, con l’ascesa di personaggi emergenti, tra i quali alcuni esponenti della famiglia
cutrese dei SARCONE. Infatti, nel mese di gennaio, uno di questi, fratello di due personaggi già tratti in arresto
nel 2015 ed imputati nel maxi processo “Aemilia”, è stato arrestato804, a Cutro, dai Carabinieri su disposizione
della DDA di Bologna. Contestualmente, sono state eseguite diverse perquisizioni domiciliari, che hanno per-
messo di ritrovare, a Reggio Emilia, in località Ghiardello, armi e contanti e dell’importante materiale informatico,
di interesse investigativo, riconducibile ad un esponente di vertice della predetta famiglia cutrese. Proprio 4 espo-
nenti della famiglia SARCONE sono stati colpiti, dall’Arma dei carabinieri, con il sequestro805 di società di capitali
e immobili, per un valore di oltre 8 milioni di euro806.
In relazione alla medesima inchiesta “Aemilia”, si evidenzia altresì che la DIA, nel mese di aprile, ha sequestrato807
un patrimonio stimato in un milione e mezzo di euro, nei confronti di un imprenditore cutrese, noto esponente
della ’ndrangheta in Emilia Romagna. Il provvedimento808 è stato emesso dalla Sezione Penale del Tribunale di
Reggio Emilia su proposta di misura di prevenzione patrimoniale a firma del Direttore della DIA. Le indagini
economico-finanziarie, condotte sul conto dell’indagato e dei suoi familiari, hanno dimostrato l’esistenza, a fronte
di esigui redditi dichiarati nel corso degli anni, di un tenore di vita e di movimentazioni di capitali, nonché di
investimenti immobiliari sproporzionati rispetto alle capacità reddituali dichiarate. Tra i precedenti giudiziari
del soggetto, residente da molti anni a Cadelbosco di Sopra (RE), risulta l’arresto conseguente al coinvolgimento
nell’operazione “Grande Drago”809 del 2014, su ordinanza del Tribunale di Reggio Emilia, per associazione per
delinquere finalizzata alla commissione di reati fiscali. Con gli esiti giudiziari dell’operazione “Aemilia”, è stato
giudicato, nel 2016, con rito abbreviato e condannato dal Tribunale di Bologna a 14 anni di reclusione. Quest’ul-
tima sentenza lo descrive come soggetto dedito a prestiti usurari, realizzati mediante società a lui riconducibili
e dissimulati dietro false transazioni commerciali. Nella riscossione delle rate, l’uomo riusciva spesso, anche con
metodi estorsivi, ad ottenere a suo indebito vantaggio il trasferimento di beni o la sottoscrizione di titoli di credito.
In altri casi, le estorsioni venivano realizzate in concorso con un altro soggetto collegato ai GRANDE ARACRI.
804
Il 23 gennaio 2018.
805
Decreto n. 31/11 RG MP emesso dal Tribunale di Reggio Emilia - Sezione misure prevenzione, eseguito il 22 giugno 2018.
806
Altri personaggi in ascesa nel panorama criminoso scosso dalla vicenda “Aemilia” sono stati colpiti da misure di prevenzione personali e reali,
come quelle adottate nei confronti di un altro imputato nel maxiprocesso “Aemilia”, sempre di origini crotonesi e già detenuto con l’accusa di as-
sociazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata dal metodo mafioso, nei confronti del quale il Tribunale di Reggio Emilia ha disposto la sor-
veglianza speciale per 5 anni con obbligo di soggiorno, nonché la confisca di un immobile, di vari buoni postali fruttiferi e di due autovetture.
807
Il 5 aprile 2018.
808
Decreto n. 17/2017 RG MP emesso dal Tribunale di Reggio Emilia.
809
P.p. 742/14 RGNR del Tribunale di Reggio Emilia.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 271
Il sequestro, eseguito nelle province di Reggio Emilia e Crotone, ha riguardato 6 società, 9 beni immobili (tra fab-
bricati e terreni), 23 beni mobili registrati e 18 rapporti bancari.
Oltre agli sviluppi investigativi e giudiziari collegati all’operazione “Aemilia”, la regione è stata interessata anche
da altre manifestazioni delle cosche calabresi.
Nel mese di gennaio, la Guardia di finanza810 ha tratto in arresto811, tra l’Emilia Romagna, il Lazio e la Calabria,
3 pregiudicati ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta, responsabili di un episodio di estorsione maturato e consumato
in un contesto di malavita organizzata sul territorio emiliano-romagnolo. L’operazione, denominata “Scramble”812,
trae origine dalle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, in precedenza legato alla cosca MAZZA-
FERRO di Marina di Gioiosa Jonica (RC) e per questo condannato dal Tribunale di Bologna il 22 febbraio 2017,
quale capo e promotore di un’associazione di tipo mafioso operante nel settore del gioco illegale.
Il collaboratore aveva riferito di comportamenti delittuosi, in particolare di natura estorsiva, posti in essere in
danno dei propri figli da alcuni soggetti di origine calabrese attivi sul territorio emiliano-romagnolo, riconducibili
alla ‘ndrina BELLOCCO di Rosarno.
Anche in relazione all’Emilia Romagna è opportuno operare un richiamo all’inchiesta “Stige”813 atteso che, nei
relativi atti, Parma è stata identificata come “area di riferimento” per gli affari della cosca crotonese FARAO-MA-
RINCOLA, gestiti in accordo con la cosca GRANDE ARACRI. Al centro della rete emiliana figurava un soggetto
nato a Crucoli (KR), residente a Parma ma domiciliato a Montechiarugolo (PR), definito dagli inquirenti “facoltoso
imprenditore di riferimento della cosca”, che “offre capitali e calibra i suoi investimenti secondo le esigenze della cosca, ba-
dando a incrementare il fatturato delle imprese di ‘ndrangheta, ma assicurandosi al contempo un aumento dei propri gua-
dagni e dei clienti”814. Il Giudice, nell’ordinanza di custodia cautelare, si esprime in questi termini: “Il[…], lungi
dall’essere un mero concorrente esterno, manifesta piena adesione all’associazione, aiutando gli associati con ogni tipo di
supporto economico e logistico, consentendo al locale di Cirò di conservare e accrescere i suoi poteri criminali”815.
810
Il 24 gennaio 2018.
811
OCC n. 16553/17 GIP del Tribunale di Bologna.
812
P.p. 3550/17 RG DDA di Bologna.
813
P.p. 3382/15 RGNR e 2600/15 RG GIP Catanzaro.
814
L’uomo versava denaro (definito “bollette della luce” e “fatture scadute”), regalava orologi di valore compreso tra 8 e 20mila euro; faceva favori,
provvedendo alla ristrutturazione gratuita (“con materiale regalato”, si dice nelle intercettazioni) e in parte abusiva di uno stabilimento balneare,
ovvero, garantendo l’assunzione di personaggi nullafacenti (i quali nemmeno si presentavano a lavoro, provocando malumori e critiche degli
stessi consorziati mafiosi…) o del marito disoccupato della badante di “un capetto di giù”.
815
Gli investigatori hanno mappato un’ampia rete di società - attive in diversi settori, dalla metalmeccanica all’edilizia, dal caseario all’intratte-
nimento - direttamente riconducibili all’imprenditore, il quale si serviva del clan di Cirò per “limitare le pretese economiche dei dipendenti al fine
1° semestre
20 1 8
272 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come, negli anni, anche in Emilia Romagna la ‘ndrangheta abbia messo
in atto, con pervicacia, un grave processo di commistione con l’imprenditoria.
Completando la mappatura delle consorterie criminali calabresi sul territorio in esame, a Bologna e provincia,
oltre ai più volte richiamati GRANDE ARACRI di Cutro (KR) si segnalano i PIROMALLI della Piana di Gioia
Tauro (RC).
I PESCE-BELLOCCO di Rosarno (RC) sono segnalati a Ferrara, i reggini CONDELLO e DE STEFANO e i MAN-
CUSO di Limbadi (VV) a Forlì-Cesena, soggetti contigui alla cosca ARENA di Isola di Capo Rizzuto (KR) avreb-
bero operato a Modena ed a Parma, mentre in provincia di Reggio Emilia insisterebbero gruppi legati ai
DRAGONE di Cutro (KR).
A Ravenna si segnalano personaggi contigui alla ‘ndrina dei MAZZAFERRO di Gioiosa Jonica (RC), mentre nelle
province di Modena e Parma e Bologna sono state tracciate presenze di elementi vicini alla ‘ndrina di TAURIA-
NOVA e di SAN LORENZO.
A Rimini si è registrata la presenza di soggetti riconducibili alla cosca VRENNA di Crotone ed ai PESCE-BEL-
LOCCO di Rosarno (RC).
Per quanto attiene a cosa nostra, negli ultimi anni non sono emerse risultanze investigative che abbiano fatto
emergere un’operatività strutturata sul territorio delle famiglie.
Se in passato sono state registrate presenze di esponenti dei PORTANUOVA di Villabate (PA), delle famiglie del
quartiere palermitano di BRANCACCIO e dei cd. CORLEONESI, oltre che quelle di soggetti legati ai clan etnei816,
più di recente sono stati accertati fenomeni delittuosi riconducibili ad esponenti della famiglia RINZIVILLO di
Gela (CL).
di ridurre le spese”, ma anche per tenere a bada le pretese estorsive di altri ‘ndranghetisti, in particolare, di esponenti cutresi operanti in nome
e per conto dei GRANDE ARACRI. L’imprenditore era entrato nell’orbita delle indagini della DDA di Catanzaro in quanto si era messo di-
rettamente in affari con esponenti di spicco della ‘ndrina FARAO-MARINCOLA, nella gestione di un impianto di recupero di plastica e cartone
a Torretta di Crucoli (KR). Proprio questa attività sinergica tra l’uomo d’affari ed i mafiosi è stata oggetto di attenzione da parte degli inquirenti
di Catanzaro, in oltre due anni di indagini, culminate con la scoperta della rete economica corrotta e con gli arresti.
816
Nel 2016, in provincia di Ravenna - ove erano stati segnalati, in passato, elementi del clan NICOTRA di Misterbianco (CT) - è stato tratto in
arresto per associazione di tipo mafioso ed estorsione, un soggetto, già sottoposto a sorveglianza speciale, residente a Palagonia (CT) ma do-
miciliato a Faenza (n. 374/16 SIEP della Corte di Appello di Catania).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 273
In particolare, nell’ottobre 2017, con due operazioni817 collegate, “Druso” ed “Extra Fines”, la Polizia di Stato e la
Guardia di finanza hanno colpito numerosi soggetti (tra i quali anche membri della famiglia RINZIVILLO), rite-
nuti responsabili, a vario titolo, di avere fatto parte di cosa nostra operante a Gela, con proiezioni nel territorio
nazionale - tra cui la provincia di Piacenza - e la Germania. L’associazione era dedita ad estorsioni, traffico di
stupefacenti818, riciclaggio, ricettazione, intestazione fittizia di società e detenzione di armi. Nello stesso contesto
investigativo è stato disposto il sequestro penale di società, compendi aziendali, quote societarie, nonché auto-
vetture, somme di denaro ed altre utilità.
Anche la presenza della camorra risulta connessa all’infiltrazione nell’economia legale e al riciclaggio di capitali.
In particolare, i monitoraggi delle attività imprenditoriali, propedeutici all’emissione delle interdittive antimafia
o dell’iscrizione nelle c.d. white list, hanno evidenziato infiltrazioni della camorra nel settore degli appalti pubblici,
attraverso l’adozione di metodologie orientate a dissimulare gli interessi mafiosi. La mediazione di imprenditori
compiacenti per avviare investimenti fuori regione e aggiudicarsi le gare di appalto di opere pubbliche è risultata,
infatti, un modus operandi ricorrente principalmente per il cartello dei CASALESI, come emerso in occasione di
un’operazione nel modenese che ha svelato anche un connubio tra sodalizi campani e calabresi819.
Restando ai CASALESI, questi sono stati segnalati soprattutto nella provincia di Modena, con diramazioni nelle
province di Ferrara, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini e Parma.
A Forlì-Cesena sarebbero operativi soggetti legati alla famiglia NUVOLETTA di Marano di Napoli.
A Rimini, oltre ai CASALESI, sono stati segnalati elementi legati ai clan napoletani VALLEFUOCO e D’ALES-
817
Il 4 ottobre 2017, a Gela (CL), Roma, Milano, Palermo, Catania, Trapani, Piacenza, Sassari, L’Aquila, Frosinone, Brescia, Varese e Novara, nel-
l’ambito delle operazioni “Druso” ed “Extra Fines”, tra loro collegate, la Polizia di Stato, unitamente alla Guardia di finanza, ha dato esecuzione
all’OCCC n. 3269/2015 RGNR e n. 2176/2016 RG GIP, emessa dal Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale DDA, nei confronti di 31
soggetti, appartenenti alla famiglia RINZIVILLO, ritenuti responsabili, a vario titolo, di aver fatto parte di proiezioni dell’associazione cosa
nostra gelese, operanti anche in varie regioni italiane del centro-nord ed in Germania. Alla prima operazione è, come indicato, collegata la se-
conda, eseguita dalla Polizia Criminale tedesca, in esecuzione dell’OCCC emessa dal Tribunale di Roma, su richiesta della DDA di Roma (p.p.
32692/2015 RGMP e 28476/2016 RG GIP), nei confronti di 10 soggetti, 2 dei quali residenti in Germania, ritenuti responsabili oltre che dei
reati sopracitati, anche di accesso abusivo ad un sistema informatico.
818
Con riferimento al settore degli stupefacenti, si ricorda l’operazione “Triglie rosse” (p.p. 2284/14RGNR e 3781/15RG GIP del Tribunale di
Parma), conclusa da Carabinieri con l’esecuzione, tra Parma ed Agrigento il 1° ottobre 2015, di OCCC emessa dal GIP Tribunale di Parma il
4 settembre 2015, nei confronti di 6 soggetti ritenuti responsabili, in concorso tra loro, del reato di traffico di eroina e cocaina, di cui una parte
smerciata al dettaglio nella provincia emiliana e la restante trasportata in Sicilia. Tra i soggetti risultati coinvolti anche tre agrigentini, pluri-
pregiudicati, che si procuravano lo stupefacente presso un cittadino albanese, punto di riferimento del gruppo. L’organizzazione aveva inoltre
allestito, nella provincia parmense, una rete di spaccio di metadone.
819
Operazione “Ludus magnus bis”, conclusa dalla Guardia di finanza il 15 giugno 2017, che ha colpito un imprenditore che agiva per conto del
clan dei CASALESI e dei MOCCIA di Afragola (NA), nonché delle cosche calabresi PIROMALLI e FORTUGNO.
1° semestre
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274 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
SANDRO, mentre, più di recente, sono state documentate presenze riconducibili ai BELFORTE di Marcianise820.
Nella provincia di Ferrara, oltre al cartello dei CASALESI, un’indagine recente dei Carabinieri ha svelato l’ope-
ratività di elementi collegati al cartello napoletano dell’ALLEANZA di SECONDIGLIANO, dediti al traffico e
allo spaccio di sostanze stupefacenti821.
Con l’operazione “Omphalos” (luglio 2017), si è avuta ulteriore conferma dell’interesse della camorra ad operare
in Emilia Romagna, l’attività d’indagine ha svelato l’attività di riciclaggio, realizzata attraverso ingenti investi-
menti immobiliari, con la partecipazione di diversi sodalizi campani (per Napoli, i gruppi MALLARDO, PUCA,
AVERSANO, VERDE, DI LAURO, AMATO-PAGANO, per Caserta il clan PERFETTO) grazie alla complicità di
funzionari di banca e sindaci. Il contestuale provvedimento di sequestro ha colpito un patrimonio, composto da
immobili, società commerciali, veicoli, conti correnti, del valore di circa 600 milioni di euro, distribuito tra Cam-
pania, Emilia Romagna, Abruzzo, Lazio e Sardegna.
La spiccata propensione della criminalità organizzata pugliese a commettere reati contro il patrimonio fuori regione
si conferma anche in Emilia Romagna.
L’operazione “Pandora”, eseguita dai Carabinieri ad Andria, a maggio, ha portato all’arresto822 di 9 componenti
di una banda criminale, artefice di svariate rapine in danno di autotrasportatori, commesse nelle provincie di
Bari, Matera, Ancona e Ravenna, nel mese di marzo 2017.
Non sono mancati, allo stesso tempo, segnali di condotte finalizzate al reimpiego di capitali illeciti823 e, più in
generale, di un interesse dei sodalizi pugliesi verso le imprese emiliane824.
820
Nel 2017 a Rimini è stata rintracciata e tratta in arresto la moglie di uno dei capi storici del clan BELFORTE di Marcianise, domiciliata in quel
comune da diversi mesi.
821
Operazione “Piazza 900” (p.p. 5201/2016 RGNR e 3787/16 RG GIP del Tribunale di Ferrara) dei Carabinieri, conclusa il 16 marzo 2017 con l’e-
secuzione di un’OCC.
822
OCC emessa il 21.05.2018 dal Gip del Tribunale di Trani (p.p. 1410/2017 RGNR e 1069/2017 RG GIP), eseguita il 29 maggio 2018.
823
Si ricorda, in proposito, l’importante operazione “Malavigna” - eseguita a Ravenna e Foggia, il 15 dicembre 2017, dalla DIA di Bologna - che
ha fatto luce su un raffinato sistema di frodi fiscali perpetrate da un gruppo criminale foggiano mediante l’utilizzo di fatture per operazioni
inesistenti, finalizzate alla ripulitura di ingenti capitali di provenienza illecita. In particolare, un imprenditore ravennate, attivo nel settore vi-
tivinicolo – già coinvolto in un’operazione della DDA di Bari (operazione “Baccus” del 2012) con esponenti della mafia foggiana – si era reso
disponibile a riciclare somme di provenienza illecita, della criminalità organizzata cerignolana, attraverso il sistema delle false fatturazioni:
riceveva denaro contante proveniente da reato (usura, estorsioni, esercizio abusivo del credito ecc.) che restituiva con bonifici bancari “puliti”,
giustificati dal pagamento di fatture per operazioni inesistenti. Tale sistema fraudolento aveva consentito all’imprenditore di accumulare ed
occultare presso istituti di credito ubicati nella Repubblica di San Marino un patrimonio di oltre 23 milioni di euro. Tra gli arrestati figurano
anche il fratello di un elemento di vertice del clan cerignolano PIARULLI-FERRARO, nonché altri soggetti molto vicini al sodalizio. Questi, a
loro volta, avevano costituito fittizie società vitivinicole, intestate a “teste di legno”, che emettevano false fatture per la vendita di prodotti
alla società ravennate senza alcun trasferimento di merce, a fronte delle quali veniva consegnato denaro contante (corrispondente all’importo
delle fatture senza IVA trasferito da corrieri che partivano da Cerignola in auto).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 275
Per quanto attiene ai gruppi criminali di matrice straniera, le investigazioni degli ultimi anni hanno fatto rile-
vare dei modelli di cooperazione tra sodalizi stranieri di diversa nazionalità, talvolta partecipati da pregiudicati
italiani.
Più nel dettaglio, la criminalità maghrebina opera principalmente nel traffico e nello spaccio di sostanze stupe-
facenti, anche in collaborazione con italiani.
La criminalità di origine albanese, contraddistinta da una notevole capacità organizzativa, oltre che nel narco-
traffico risulta attiva anche nello sfruttamento della prostituzione, in particolare sul versante adriatico della Re-
gione.
Anche i gruppi rumeni e, più in generale, dell’est Europa, oltre allo sfruttamento di giovani connazionali, si de-
dicano a reati di tipo predatorio, in particolare ai furti in appartamento.
La criminalità nigeriana si conferma attiva nel traffico di stupefacenti e nello sfruttamento della prostituzione in
danno di donne provenienti prevalentemente dalla Nigeria, nonchè nella consumazione di reati a carattere pre-
datorio e legati all’abusivismo commerciale, specie nelle zone del litorale adriatico.
Si segnala, infine, la presenza della criminalità di matrice cinese, attiva soprattutto nelle provincie di Reggio Emi-
lia, Ferrara e Rimini, nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e nello sfruttamento della prostituzione
e della manodopera irregolare.
824
In particolare si ricorda un provvedimento interdittivo, emesso nel mese di febbraio dal Prefetto di Bologna, che ha riguardato una società
con sede a Bologna, con cointeressenze economiche, dirette ed indirette, con soggetti appartenenti ad un clan mafioso del tarantino.
1° semestre
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276 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Emilia Romagna nel primo
semestre del 2018:
EMILIA ROMAGNA
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA) - I SEMESTRE 2018
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 277
— TOSCANA
Lo sviluppato tessuto socio - economico della Toscana rende la regione particolarmente appetibile per la crimi-
nalità organizzata825.
Le evidenze di analisi e le risultanze giudiziarie, infatti, danno conto di varie modalità di inquinamento dell’e-
conomia legale, funzionali sia al reinvestimento che al riciclaggio di capitali.
Sotto questo profilo, le dinamiche delittuose che caratterizzano la regione appaiono indirizzate innanzitutto alla
“gestione del mercato” degli affari, piuttosto che al “controllo del territorio”, inteso quale area su cui radicare
nuove propaggini mafiose.
Risulta, pertanto, difficile mappare esattamente le zone geografiche su cui insistono le organizzazioni mafiose,
potendosi, invece, meglio delineare i profili di una infiltrazione criminale “a macchia di leopardo”, rappresen-
tativa delle differenti tipologie di interessi illeciti coltivati sul territorio.
L’elevata flessibilità organizzativa della criminalità organizzata e delle sue proiezioni operative in Toscana, sem-
bra andare di pari passo con la spiccata capacità di utilizzare strumentalmente soggetti autoctoni e professionisti,
operanti per lo più nel mondo dell’imprenditoria.
In tale scenario, si registrano mire espansionistiche con connotazione tipica delle c.d. mafie “classiche” e si deli-
neano, altresì, “nuove mafie”, caratterizzate dalla forte presenza di comunità straniere, cinesi in particolare ma
anche romene, albanesi e nordafricane che operano, con metodologia assimilabile a quella delle organizzazioni
di stampo mafioso distintamente o in collaborazione con soggetti criminali di nazionalità italiana.
Più precisamente e in riferimento alle organizzazioni criminali nazionali, nel corso del tempo è sensibilmente
diminuita la presenza di gruppi mafiosi riconducibili a cosa nostra e di appartenenti alla sacra corona unita.
Di contro, la camorra e la ‘ndrangheta si confermano protagoniste di un consolidamento organizzativo, colmando,
specie nel caso delle cosche calabresi, gli spazi lasciati vuoti dai gruppi siciliani.
Nella regione, infatti, sebbene non si rilevino insediamenti strutturati di natura ‘ndranghetista, si registra la pre-
senza di soggetti collegati alle cosche crotonesi, reggine e della provincia di Cosenza.
Nell’operare fuori area, i sodalizi di origine calabrese mostrano, infatti, una forte capacità di adattamento ai dif-
ferenti contesti socio-economici, dove affermano, con “autorevolezza”, la propria competitività coltivando una
fitta rete collusiva.
825
Di particolare interesse è il quadro conoscitivo proposto nel “Secondo rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana-anno
2017”, curato dalla Regione Toscana e dalla Scuola Normale Superiore di Pisa.
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278 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Tale assunto trova conferma in diversi provvedimenti interdittivi antimafia nei confronti di imprese, aggiudica-
tarie di appalti pubblici in Toscana, ritenute esposte al pericolo di infiltrazione della criminalità organizzata di
tipo calabrese826.
Appaiono altrettanto indicativi gli esiti delle inchieste collegate “Martingala” e “Vello d’Oro” della DIA, della
Guardia di finanza827 e dei Carabinieri, che confermano l’operatività di sodalizi criminali dell’area tirrenica e jo-
nica del reggino, finalizzata al riciclaggio e all’usura, con risvolti giudiziari che delineano, altresì, la capacità di
infiltrazione nella gestione ed esecuzione di appalti pubblici con modus operandi e strategie finalizzate all’elusione
delle restrizioni connesse alle interdittive antimafia828. Nel corso della prima operazione sono state sequestrate
51 imprese, tra le quali una con sede legale a Pomarance (PI), beni immobili e disponibilità finanziarie per un
valore di 100 milioni di euro; nella seconda sono state sequestrate 12 imprese ed altre disponibilità finanziarie
per un valore pari a circa 20 milioni di euro.
Nel mese di maggio, poi, i due filoni investigativi collegati “Pluribus” e “Amici Nostri”829, hanno fatto luce su
un’associazione per delinquere dedita, tra l’altro, all’intestazione fittizia di beni, al riciclaggio, all’usura, all’e-
storsione, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e all’emissione di fatture false830.
Nel corso dell’operazione sono state confiscate e commissariate 8 aziende, con sedi a Pistoia, Buggiano (PT) e
Montelupo Fiorentino (FI). Le imprese coinvolte venivano fraudolentemente svuotate delle proprie risorse azien-
dali attraverso il depauperamento dell’attivo, determinandone l’insolvenza ed, in alcuni casi, il fallimento.
Quanto distratto veniva illecitamente reimpiegato o riciclato in nuove realtà imprenditoriali che, di fatto, suben-
travano alle imprese fallite o insolventi e ne proseguivano l’attività, anche attraverso “prestanome”831. È stata
826
Significativi, ad esempio, i risultati dei monitoraggi della DIA sugli appalti pubblici nel comparto agro-alimentare (più specificamente con ri-
ferimento ai servizi di ristorazione scolastica) che hanno evidenziato cointeressenze societarie di una società, successivamente colpita dal
provvedimento prefettizio, con imprese a vario titolo già raggiunte da interdittive antimafia per la presenza di elementi sintomatici di concrete
connessioni con la criminalità organizzata calabrese della costa tirrenica.
827
Per una descrizione più approfondita si rimanda al paragrafo sulla criminalità organizzata calabrese.
828
In particolare, le indagini hanno consentito di accertare l’esistenza di un articolato sodalizio criminale in grado di movimentare consistenti
flussi finanziari da e verso l’estero attraverso un collaudato meccanismo fondato sulle operazioni fittizie. Il vorticoso giro di denaro aveva
termine direttamente in Italia mediante bonifici a società di comodo, oppure sui conti di società estere.
829
P.p. 1595/15 RGNR del Tribunale di Pistoia. Il 23 maggio 2018 i Carabinieri e la Guardia di finanza hanno eseguito due ordinanze di custodia
cautelare nei confronti di 25 persone domiciliate tra le province di Pistoia, Firenze, Lucca, Reggio Calabria, Novara e Vibo Valentia, denun-
ciandone complessivamente 163. Sono stati sequestrati conti correnti e proprietà immobiliari per un valore stimato di 36 milioni di euro.
830
Reati perpetrati per almeno dieci anni che hanno arrecato un danno complessivo (nei confronti dei creditori terzi e dell’Erario) pari a oltre 50
milioni di euro.
831
Nel porre in essere tali fatti illeciti, alcuni soggetti responsabili (consapevoli di essere probabili destinatari di misure di prevenzione patrimo-
niale da parte dell’A.G.) trasferivano fittiziamente a “teste di legno” i beni che - di fatto - rimanevano nella loro effettiva disponibilità affinché,
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 279
accertata un’attività di usura praticata verso soggetti, che venivano poi sottoposti ad estorsione per la restituzione
delle somme prestate. Oltre ad imprenditori e commercialisti sono risultati coinvolti anche numerosi personaggi
contigui alla criminalità organizzata.
Ancora nel mese di maggio, nell’ambito dell’operazione “Vicerè”832, la Guardia di finanza ha eseguito una misura
cautelare nei confronti di 9 persone, tra cui figurava un funzionario pubblico di Livorno ed un esponente di
rilievo della famiglia piemontese ‘ndranghetista BELFIORE, per associazione per delinquere, porto abusivo di
esplosivi833, contrabbando, nonché per varie operazioni fiscali illecite. Il sodalizio, attivo anche nel contrabbando
di sigarette e nel commercio illegale di alcolici, aveva escogitato un sistema di false compensazioni che consentiva
di estinguere i debiti con l’Erario pagando meno del dovuto.
È del successivo mese di giugno, invece, la confisca834 di beni, per un valore di 2 milioni di euro, eseguita dalla
DIA e scaturita da una proposta del Direttore, nei confronti di un imprenditore calabrese da molti anni attivo a
Firenze nel settore della ristorazione, legato alla ‘ndrina degli arcoti di Reggio Calabria835.
Si ritiene, da ultimo, che elementi contigui alle famiglie ‘ndranghetiste possano essere in grado di inserirsi con ca-
pitali occulti in società finanziarie, per pianificare attività che richiedono l’impiego di fondi di elevata consi-
stenza.
Al pari della ‘ndrangheta, anche per cosa nostra non si rilevano forme di controllo del territorio, mentre significativa
rimane la capacità di infiltrazione dei ricchi e dinamici settori socio-economici toscani.
Significative evidenze di analisi e importanti riscontri giudiziari confermano, infatti, come il tessuto produttivo
della regione risulti esposto agli investimenti della criminalità siciliana, sia per riciclare che per reimpiegare ca-
pitali illeciti.
con la “consulenza” di professionisti contabili, si potesse trarre il maggior illecito vantaggio economico, avvalendosi anche di tecniche di ri-
ciclaggio e di auto-riciclaggio.
832
P.p. 1897/17 del Tribunale di Livorno, eseguito il 31 maggio 2018 dalla Guardia di Finanza.
833
Nella circostanza, l’esplosivo sarebbe servito ad uno degli indagati per vendicarsi di una truffa immobiliare di cui si riteneva vittima. Gli ordigni,
concepiti per esplodere a distanza tramite telecomando, sono stati intercettati dai Finanzieri vicino al porto di Livorno il 16 novembre 2017.
834
Eseguita il 29 giugno 2018, a seguito della Sentenza della Suprema Corte di Cassazione, VI Sez., n. 31038/17 del 21 marzo 2018.
835
Nel 2016 il Tribunale di Firenze, su proposta del Direttore della DIA, aveva disposto nei suoi confronti il sequestro e la confisca di tre unità
immobiliari: un appartamento di pregio e due fondi commerciali nel centro storico fiorentino, ove sono anche ubicati due ristoranti. Il ricorso
da lui presentato contro tale decisione, veniva respinto dalla Corte d’Appello di Firenze a febbraio del 2017, così come quello avanzato suc-
cessivamente dinanzi ai giudici di Cassazione, che hanno confermato la legittimità del provvedimento. La DIA di Firenze ha dato, pertanto,
esecuzione alla Sentenza n. 31038/2017 della Suprema Corte di Cassazione che ha disposto il definitivo passaggio dei beni confiscati al patri-
monio dello Stato.
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280 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
È quanto si è riscontrato nell’indagine836 conclusa, nel mese di marzo, dall’Arma dei carabinieri, che ha portato
all’arresto di due fratelli palermitani pregiudicati, titolari di fatto di una nota pasticceria del centro storico di Fi-
renze, gestita attraverso dei prestanome837. L’indagine, oltre a far luce su una complessa organizzazione dedita
alla coltivazione, in Spagna, di piante di marijuana per la successiva importazione e commercializzazione in Italia,
ha disvelato la fittizia intestazione delle quote societarie della citata pasticceria, allo scopo di nasconderne la
reale proprietà per eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione.
Sempre in relazione al settore degli stupefacenti, nel semestre in esame è stato arrestato, in provincia di Livorno838,
un cittadino albanese coinvolto in un’associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di cocaina nel territorio
di Gela (CL). Sintomatico anche l’arresto839, nell’aprile del 2017, in provincia di Pistoia, di un pluripregiudicato
condannato all’ergastolo e ricercato dal 2016, esponente di spicco del clan CAPPELLO-BONACCORSI, in parti-
colare della frangia dei cd. Carateddi. Ad ulteriore riprova dell’espansione e del radicamento delle attività mafiose
di cosa nostra al di fuori dei territori di origine, risulta di rilievo un’importante e strutturata attività di indagine840
che ha interessato decine di società ed aziende, con sede, sia in Sicilia che in Toscana (ove sono state sequestrate
6 aziende in provincia di Firenze, 5 in quella di Prato, 2 a Pisa, 1 a Livorno ed 1 in quella di Pistoia), Emilia Ro-
magna, Lazio, Liguria, Puglia, e Veneto, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro. L’organizzazione,
riconducibile al mandamento palermitano di BRANCACCIO, gestiva una serie di attività illecite, i cui proventi
erano stati impiegati per creare e finanziare il predetto gruppo di imprese, attivo prevalentemente nel commercio
di imballaggi industriali841.
836
Il 27 marzo 2018, a Firenze, i Carabinieri hanno eseguito l’OCCC emessa il 12 marzo 2018 dal Tribunale di Firenze (p.p. 16264/16 RGNR DDA
e 89321/17 RG GIP), nei confronti di 4 persone ritenute responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, fra le quali due
fratelli palermitani, pluripregiudicati per reati contro il patrimonio e la persona. Uno dei fratelli era stato, in particolare, ritenuto responsabile,
dell’omicidio, commesso nel 1985, di una diciassettenne venuta occasionalmente a conoscenza di elementi compromettenti per un latitante
già vicino alla famiglia palermitana di PORTA NUOVA.
837
La DDA di Firenze, con provvedimento del 7 giugno 2018, ha disposto il sequestro preventivo d’urgenza dell’esercizio commerciale, eseguito
il 12 giugno 2018.
838
OCCC emessa il 5 aprile 2018 dal Tribunale di Caltanissetta (p.p. 3356/15 RGNR e 2187/16 RG GIP), eseguita il 23 aprile 2018.
839
Il 14 aprile 2017, a Massa e Cozzile (PT), la Polizia di Stato ha localizzato e tratto in arresto, in esecuzione all’OCCC n. 745/2007 SIEP emesso
il 30 settembre 2016 dal Tribunale di Milano. Il soggetto aveva ottenuto, durante la detenzione, un permesso premio di tre giorni, ma non
aveva fatto ritorno presso la Casa Circondariale ove stava scontando la pena.
840
Il 19 luglio 2017, a Palermo e sul territorio nazionale, la Polizia di Stato e la Guardia di finanza hanno dato esecuzione all’OCCC emessa il 17
luglio 2017 dal Tribunale di Palermo (p.p. 12644/16 RGNR e 11424/16 RG GIP), nei confronti di 40 soggetti, appartenenti o contigui al man-
damento di Brancaccio (tra cui il capo del mandamento nonché della famiglia di Corso dei Mille), ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione
di tipo mafioso, estorsioni, danneggiamenti, minacce, furti e detenzione illegale di armi. E’ stato, inoltre, sequestrato un patrimonio compren-
dente 35 aziende con sede, oltre che in Toscana, in Sicilia (13 in provincia di Palermo, 1 di Catania, 1 di Trapani e 1 di Enna), nel Lazio (2 in
provincia di Roma), in Puglia (2 in provincia di Foggia), per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro.
841
Sono state, altresì, complessivamente denunciate all’Autorità giudiziaria 75 persone, variamente responsabili di associazione di tipo mafioso,
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 281
Aspetto non secondario dell’interesse e del radicamento nel territorio toscano di personaggi in vario modo ri-
conducibili ai sodalizi mafiosi siciliani è anche l’acquisizione, spesso avvenuta con l’ausilio di figure professionali,
di fondi e tenute agricole di pregio842.
Per quanto attiene alla camorra, in Toscana si conferma una migrazione di soggetti legati a clan campani, trasfe-
ritisi, anche in questo caso, per reinvestire capitali illeciti.
Si tratta spesso di imprenditori ai quali verrebbe anche affidato il compito di ospitare latitanti ed assistere gli affiliati
in Toscana, garantendo loro un impiego fittizio. Gli stessi verrebbero, peraltro, impiegati per sondare la permeabilità
di imprese locali, specie di quelle che potrebbero partecipare a gare di appalto per conto del sodalizio.
In diverse province, quali Grosseto, Prato, Pistoia843, Arezzo e Firenze844 sono stati riscontrati insediamenti di
personaggi campani, collegati ai sodalizi, a conferma di una spiccata capacità delle organizzazioni camorristiche
ad operare come un soggetto economico in grado di acquisire anche posizioni dominanti.
In particolare, nella città di Prato si registra l’operatività dei clan ASCIONE e BIRRA-IACOMINO845, dediti pre-
valentemente a traffici illeciti di materie plastiche, come risulta dagli esiti di una operazione conclusasi nell’aprile
2017, che ha visto anche la complicità di organizzazioni criminali cinesi.
Nello stesso anno, ancora a Prato, si segnala l’importante sequestro di beni846, riconducibili ad un affiliato del
clan BIRRA-IACOMINO, operato dalla DIA di Firenze, per un valore di circa 2 milioni di euro.
intestazione fittizia, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari (in questo caso è stata contestata l’aggravante
di aver agito avvalendosi delle condizioni richieste per l’associazione mafiosa ed al fine di agevolare cosa nostra), esercizio abusivo di giochi
e scommesse. Sono state individuate, tra imprese effettivamente operative e «cartiere», 45 aziende (non tutte poi sottoposte a sequestro), che
avevano permesso all’organizzazione mafiosa di conseguire ingenti risorse finanziarie con il ricorso alla sistematica commissione di reati tri-
butari. Infatti, alcuni degli arrestati risultavano aver posto in essere i comportamenti caratteristici degli evasori seriali, applicando lo schema
tipico degli emittenti e utilizzatori di fatture per operazioni inesistenti. Il gruppo aveva così conquistato una significativa quota di mercato,
grazie ai prezzi concorrenziali che, in dipendenza del suo comportamento illegittimo, aveva potuto praticare.
842
Il 14 luglio 2016 il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, la Regione Toscana, i Comuni di Monteroni d’Arbia (SI) e Murlo
(SI) hanno sottoscritto un protocollo della durata di cinque anni, rinnovabile, per la gestione di un’importante tenuta agricola, un tempo ap-
partenuta ad un personaggio ritenuto vicino a cosa nostra ed ora definitivamente confiscata. Il protocollo d’intesa tra gli Enti territoriali si pro-
pone di avviare un progetto pilota di agricoltura sociale, al fine di rendere l’azienda un modello innovativo di impresa per la gestione dei
beni confiscati alla criminalità.
843
Nella provincia di Pistoia, il 4 maggio 2017 è stato eseguito un provvedimento di sequestro preventivo di due ristoranti, riconducibili ad un
imprenditore di Prato, considerato vicino al clan napoletano TERRACCIANO, già indagato nell’ambito di un’inchiesta che, nel 2013, aveva
portato alla confisca di altri ristoranti.
844
Per quanto riguarda queste due ultime province, un’indagine, che ha condotto all’emissione nel mese settembre 2017 dell’OCC n. 406/17 del
Tribunale di Napoli (p.p. 16447/13 RGNR), ha evidenziato attività di reinvestimento di capitali del clan MALLARDO in Toscana, mediante
società edili intestate a prestanome, sia in provincia di Arezzo sia di Firenze.
845
Il 13 aprile 2017, il Tribunale di Pistoia ha condannato un referente del sodalizio BIRRA-IACOMINO ed il figlio, rispettivamente, a 9 e 6 anni
di reclusione per usura e tentata estorsione, con l’aggravante del metodo mafioso.
846
Decreto n.3/15 RG MP del Tribunale di Prato, depositato in cancelleria il 25 ottobre 2017.
1° semestre
20 1 8
282 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nel corso del semestre, precisamente nel mese di marzo, gli esiti giudiziari dell’operazione “Ghost Tender”847
hanno confermato la presenza sul territorio toscano di società riconducibili a consorterie campane. Nell’indagine
sono stati coinvolti imprenditori contigui ai CASALESI - gruppo ZAGARIA i quali, con la complicità di funzionari
pubblici, erano riusciti ad aggiudicarsi illecitamente, l’esecuzione di oltre 50 commesse appaltate da una Asl
campana. Per l’aggiudicazione dei servizi, del valore di svariati milioni di euro, venivano utilizzate società con
sede in Toscana e Campania che praticavano “accordi di cartello” per aggiudicarsi i lavori. Nello specifico, le at-
tività illecite avevano ad oggetto lavori dichiarati di somma urgenza e banditi per importi al di sotto dei valori
di soglia, oltre i quali sarebbe stato necessario avviare formale gara di appalto. In questo modo, l’invito a parte-
cipare veniva sistematicamente rivolto ad imprese, riconducibili al sodalizio, le quali, a turno, risultavano aggiu-
dicatarie dei lavori, che attestati come eseguiti, di fatto non erano mai stati effettuati. Tra gli arrestati figurano 4
imprenditori casertani, 2 dei quali vivevano in Toscana, uno a Lucca, l’altro a Montecarlo (LU), mentre tra le
aziende coinvolte figurano società con sede a Lucca, Altopascio (LU), Montecarlo (LU) e Follonica (GR).
Quest’ultimo Comune il 13 aprile scorso, è stato teatro di un gravissimo fatto di sangue perpetrato a colpi di
arma da fuoco, per futili motivi, da un soggetto originario del casertano, con precedenti per minacce e lesioni,
che ha causato la morte di una persona ed il ferimento di altre due.
L’autore del delitto, residente a Follonica, è figlio di un pregiudicato848 che, in passato, è stato coinvolto in due
inchieste che hanno riguardato il clan MEZZERO, vicino alla famiglia SCHIAVONE. Sebbene l’episodio non sia
direttamente riconducibile ad aspetti di criminalità organizzata, è caratterizzato, per i mezzi e le modalità usate
nella risoluzione della controversia, dal modus operandi tipico degli appartenenti ad associazioni camorristiche.
Sempre nel mese di aprile, la Corte d’Appello di Firenze ha condannato due coniugi campani, albergatori di
Montecatini Terme (PT), che per conto del clan napoletano dei FORMICOLA, avevano eseguito diverse attività
di riciclaggio, acquistando alberghi ed altri beni, impiegati per la gestione di quelle attività849.
Passando ai gruppi di matrice straniera, il “macro-fenomeno” più pervasivo è rappresentato dalla criminalità
cinese, che assume connotazioni di pericolosità in relazione, innanzitutto, all’impiego e allo sfruttamento di ma-
nodopera clandestina, al contrabbando di prodotti, alla contraffazione di marchi, alla sicurezza dei prodotti e alle
847
Il 26 marzo 2018 la Guardia di Finanza di Lucca ha dato esecuzione all’OCC emessa il 23 marzo precedente dal GIP del Tribunale di Firenze
(p.p. 11665/15 RGNR e 5610/2016 RG GIP), nei confronti di 5 soggetti, che dovranno rispondere di associazione per delinquere, corruzione,
frode in pubbliche forniture, autoriciclaggio, falso ideologico, frodi tributarie con l’emissione e l’utilizzazione di fatture per operazioni inesi-
stenti, con l’aggravante dell’art.7 della legge n. 203/1991.
848
Il 31 maggio 2018 è stato tratto in arresto dai Carabinieri con l’accusa di concorso in detenzione e porto abusivo di arma da fuoco.
849
La sentenza è giunta dopo quattro anni, da un’assoluzione in primo grado. I due coniugi erano stati arrestati nel mese di settembre 2007, nel-
l’ambito di un’indagine che portò a numerosi arresti in diverse regioni italiane ed al sequestro di 3 alberghi a Montecatini Terme.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 283
violazioni al Made in Italy, all’utilizzo illecito di money transfer, nonché al riciclaggio e al reimpiego di capitali.
Un fenomeno insidioso a Firenze ma soprattutto nell’area di Prato, sede quest’ultima della più forte realtà pro-
duttiva dei migranti cinesi in Europa, conseguente alla presenza nel territorio di rilevanti distretti tessili.
Proprio nei confronti di un imprenditore cinese di Prato, già condannato per reati di natura fiscale, per l’impiego
di manodopera clandestina e per commercio di merce contraffatta, la DIA di Firenze ha eseguito un provvedi-
mento di sequestro850 di beni per un milione di euro, emesso dal Tribunale di Prato, su proposta del Direttore
della DIA.
Le indagini economico-finanziarie condotte dalla DIA, sul suo conto e su quello dei suoi familiari, hanno accertato
l’esistenza, nel tempo, di un tenore di vita e di movimentazioni di capitali, nonché di investimenti immobiliari,
sproporzionati rispetto alle capacità reddituali dichiarate e, quindi, ritenuti il frutto delle citate attività illecite.
In tale contesto non sono mancati, nel tempo, casi di connivenza tra soggetti italiani e cinesi. Più precisamente si
fa riferimento alle condotte illecite realizzate tra ragionieri, contabili e imprenditori italiani che si prestano per
assunzioni fittizie o che cedono in affitto capannoni industriali a soggetti cinesi che operano nell’illegalità851.
In proposito è da rilevare come i ricavi di molte realtà economiche illegali siano sottratti al fisco attraverso i col-
laudati sistemi delle partite Iva “apri e chiudi” e del ricorso a prestanome.
La criminalità cinese stanziale in Toscana ha dimostrato, inoltre, una spiccata capacità anche nella gestione e nel
controllo del traffico delle merci su strada. Una evidenza confermata, proprio nel semestre, dall’inchiesta “China
Truck”852, conclusa a gennaio dalla Polizia di Stato di Firenze e Prato, con l’arresto di 33 cittadini cinesi. L’asso-
ciazione aveva, di fatto, acquisito il monopolio, in tutta Europa, del traffico su gomma delle merci delle aziende
cinesi. Una egemonia nel campo della logistica che veniva, tra l’altro, alimentata con i proventi di attività criminali
tipiche della malavita cinese853.
850
Decreto di sequestro n. 10/2016 RG MP emesso dal Tribunale di Prato su proposta del Direttore della DIA, eseguito a Prato il 13 giugno 2018.
851
Significativo l’incendio scoppiato il 1° dicembre 2013, in un capannone industriale ubicato nel “Macrolotto” di Prato, in Via Toscana, in cui
persero la vita 7 operai cinesi. Il 12 Febbraio 2016, il Tribunale di Prato ha condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione i proprietari italiani del
capannone, per omicidio colposo plurimo e incendio colposo.
852
OCC proposta dalla DDA di Firenze (p.p. 11520/11 RGNR e 5753/12 RG GIP) ed eseguita il 18 gennaio 2018dalla Polizia di Stato, con il coor-
dinamento del Servizio Centrale Operativo. Oltre alla logistica, l’associazione gestiva bische clandestine, estorsioni in danno di aziende di
connazionali, spaccio di sostanze stupefacenti all’interno dei diversi locali cinesi in varie zone del Paese, usura ed esercizio illegale del credito
ed altri reati anche contro la persona. Contestualmente è stato eseguito il sequestro preventivo di 13 società, di cui 4 a Prato, 3 a Roma, 1 a Mi-
lano, 2 in Francia e 3 in Spagna, di 8 vetture, 2 immobili e 68 tra conti correnti e deposito titoli nonché di quasi 100 mila euro in contanti,
preziosi ed orologi di valore elevato.
853
Agli indagati è stato contestato il reato di associazione di tipo mafioso. Il 9 febbraio 2018 molti sono stati scarcerati dal Tribunale del Riesame di
Firenze, che ha annullato il suddetto capo di imputazione. Nel giugno 2018 la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla
DDA di Firenze contro la decisione del Tribunale del Riesame di scarcerare la maggior parte dei cinesi coinvolti nell’operazione “China Truck”.
1° semestre
20 1 8
284 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Ai descritti ambiti criminali, va aggiunto, sebbene in maniera residuale, lo sfruttamento della prostituzione e il
traffico di sostanze stupefacenti, in particolare metanfetaminici (tipo Shaboo).
La Toscana non è esente, inoltre, dalla presenza di gruppi di origine albanese, che gestiscono importanti traffici
di cocaina ed eroina. Lo spaccio sarebbe, invece, gestito da tunisini (cocaina ed eroina) e marocchini (hashish).
La criminalità organizzata albanese, al pari di quella romena, risulta attiva nei furti e nello sfruttamento della
prostituzione, quest’ultimo, realizzato spesso, con la complicità di organizzazioni nigeriane, anch’esse presenti
nel territorio toscano.
Le direttrici dell’azione degli investigatori e degli analisti, infine, non fanno escludere la presenza nella regione
di criminali prove-
nienti dai Paesi del- TOSCANA
l’ex Unione Sovietica, (REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA) - I SEMESTRE 2018
specie ucraini, mol-
davi e georgiani, po-
tenzialmente attratti
dal dinamismo eco-
nomico del territorio.
Il grafico che segue
evidenzia i reati sin-
tomatici di crimina-
lità organizzata regi-
strati in Toscana nel
primo semestre del
2018:
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 285
— MARCHE
Il territorio marchigiano, ricco di piccole e medie imprese, è caratterizzato da un fiorente artigianato di qualità, da
produzioni agricole di eccellenza e da insediamenti turistici, sia sul litorale adriatico che nell’entroterra.
Tali caratteristiche rendono la regione appetibile per la criminalità organizzata, interessata ad inserirsi nelle attività
produttive delle aree industriali per sfruttarne le potenzialità economiche, innanzitutto per finalità di riciclaggio.
In ogni caso, la regione resta influenzata da marginali fenomeni criminali associativi, tendenzialmente orientati
a mantenere un basso profilo.
Per quanto silente, è tuttavia importante evitare una sottovalutazione della pericolosità operativa e dell’insidia
corruttiva insite nel modus operandi della criminalità organizzata. Tale considerazione assume ancor più significato
se riferita alle opere di ricostruzione dei centri abitati, interessati dal sisma dell’agosto 2016. Il flusso di denaro
che ne deriva, potrebbe, in qualche caso, catalizzare l’interesse di imprese collegate alla criminalità organizzata.
Si consideri, poi, ad Ancona, la rilevanza che va attribuita alla presenza del porto, quale potenziale via di accesso e
di smercio degli stupefacenti, ovvero per il compimento di altri traffici illegali.
Da rilevare, in proposito, ancorché risalente nel tempo, il fatto che lo scalo portuale fosse stato sfruttato come canale
per un traffico illegale di autovetture di lusso, oggetto di furto nei Paesi dell’Unione Europea854.
Nel semestre in esame, invece, la Guardia di finanza, impegnata in attività di contrasto al contrabbando di tabacchi
lavorati esteri, nello stesso scalo portuale, ha sequestrato un carico di 260 casse di sigarette, occultate a bordo di un
autoarticolato, sbarcato da un traghetto proveniente dalla Grecia855.
In generale, sul territorio regionale non si rilevano, al momento, insediamenti stabili di sodalizi mafiosi, per quanto,
in passato, sia stata accertata la presenza di sodali della ‘ndrina GRANDE ARACRI di Cutro (KR), temporaneamente
insediati nelle Marche per la commissione di attività illecite.
Allo stesso modo, è stata segnalata, in passato, la presenza, nel territorio della provincia di Ascoli Piceno, di alcuni
soggetti riconducibili ai GALLACE – GALLELLI di Guardavalle (CZ), mentre nella provincia di Macerata, così
come nell’area di Fermo, si sono registrate proiezioni riconducibili alla cosca FARAO-MARINCOLA di Cirò (KR).
854
Il traffico di auto rubate, per lo più di marca tedesca, era stato organizzato negli anni 2010 - 2011 da un cittadino rumeno residente a Falconara
(AN), con la complicità di titolari di agenzie di pratiche auto ed acquirenti, per complessive 18 persone, a vario titolo ritenute responsabili di
associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di auto ed alla falsificazione di documenti.
855
Il 21 gennaio 2018, nell’ambito di un controllo eseguito nel porto di Ancona, sono stati sequestrate 5,2 tonnellate di TLE, ed arrestato un cit-
tadino bulgaro conducente del mezzo, nell’ambito del p.p. 360/18 RGNR del Tribunale di Ancona.
1° semestre
20 1 8
286 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Per la provincia di Pesaro Urbino sono state registrate, anche in questo caso in anni passati, sporadiche presenze di
soggetti riconducibili alla ‘ndrina URSINO-URSINI, originaria di Gioiosa Ionica (RC).
Una delle principali attività perseguite dalla criminalità organizzata, anche locale, rimane il traffico di sostanze
stupefacenti856. In provincia di Ascoli Piceno, ad esempio, sono stati accertati casi di approvvigionamento di so-
stanze stupefacenti dall’hinterland partenopeo857 e dall’Albania858.
Non sono mancate evidenze investigative circa l’interesse dei gruppi campani proprio nel traffico di stupefacenti
verso la regione Marche. Significativa, in proposito, l’operazione “Sta senz pensier”859, condotta dai Carabinieri
nel marzo 2018, grazie alla quale è stata disarticolata un’organizzazione composta da soggetti teramani e napo-
letani, in grado di far giungere, dal quartiere Secondigliano di Napoli, ingenti quantitativi di stupefacenti, suffi-
cienti a soddisfare la “domanda” proveniente dal mercato teramano fino alla periferia di Ancona.
Nel 2017, tale modus operandi era già stato al centro delle indagini di due operazioni concluse, rispettivamente,
nei mesi di marzo e aprile. La prima aveva riguardato un traffico di droga, parte della quale destinata ad essere
smerciata nelle località balneari marchigiane, condotto d’intesa tra il gruppo casertano IOVINE ed esponenti del
clan GRAZIANO di Quindici (AV)860. Nel secondo caso, si era trattato di un traffico di cocaina, fatta giungere ad
Ancona da Torre Annunziata (NA)861: tra gli indagati figurava un pregiudicato collegato al clan napoletano
AMATO-PAGANO.
Per quanto riguarda la criminalità organizzata pugliese, anche nelle Marche si sono registrate forme di “pendo-
larismo criminale”, essenzialmente finalizzato alla commissione di reati predatori, perpetrati con tecniche operative
856
Il 16 febbraio 2018, i Carabinieri, nel corso di un controllo svolto presso i terminal ferroviari, hanno arrestato un cittadino marocchino prove-
niente da Milano, trovato in possesso di una valigia contenente 150 panetti di hashish, ciascuno dei quali da 100 grammi (p.p. 966/18 RGNR
del Tribunale di Ancona). Il 6 marzo 2018 la Polizia di Stato ha arrestato un cittadino italiano trovato in possesso di 113 dosi, già confezionate
e pronte allo spaccio, di cocaina, un bilancino di precisione e l’occorrente per il confezionamento delle dosi (p.p. 1290/18 RGNR del Tribunale
di Ancona). Il 7 giugno 2018, a Filottrano (AN), i Carabinieri hanno tratto in arresto un importante spacciatore della zona a cavallo delle pro-
vince di Ancona e Macerata, considerato il punto di riferimento dei pusher locali e dei consumatori di hashish, cocaina e marijuana (p.p. 4083/17
RGNR del Tribunale di Ancona).
857
Il 24 gennaio 2018 i Carabinieri, nell’ambito dell’operazione “Orange” (p.p. 2826/16 del Tribunale di Ascoli Piceno), hanno tratto in arresto
sei italiani, due albanesi ed un marocchino ritenuti responsabili di un traffico di stupefacenti che, provenienti dal napoletano, erano destinati
ad Ascoli Piceno e Teramo.
858
Il 4 aprile 2018, i Carabinieri hanno disarticolato un sodalizio criminale dedito al traffico internazionale di stupefacenti provenienti via mare
dall’Albania, procedendo all’arresto di 5 soggetti, 4 dei quali italiani ed 1 albanese (p.p. 2534/17 RGNR la Tribunale di Ascoli Piceno).
859
OCC emessa il 5 marzo 2018 dal GIP presso il Tribunale di L’Aquila (p.p. 2023/17 RGNR e 282/18 RG GIP).
860
OCC n. 112/17 emessa il 9 marzo 2017 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 2708/11 RGNR, operazione “Azimut”). A San Benedetto del Tronto
(AP), è stato arrestato uno dei partecipi all’organizzazione, originario della Campania, da anni trasferitosi in quel comune.
861
OCC emessa il 21 aprile 2017 dal GIP del Tribunale di Ancona (p.p. 3141/15 RGNR e 1057/17 RG GIP, operazione “Dorica”).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 287
particolarmente violente. Non sono mancati casi dove è stato fatto uso di armi da guerra ed esplosivi, con tecniche
di assalto a furgoni portavalori e a TIR862.
Lo scenario criminale riferito alla presenza di consorterie di matrice straniera si caratterizza, invece, per l’opera-
tività di quelle di etnia albanese e nigeriana.
La criminalità albanese si è rivelata attiva nel settore del traffico di sostanze stupefacenti863, al pari di quella ni-
geriana, impegnata anche nello sfruttamento della prostituzione.
Di rilievo, a titolo esemplificativo, la sistematica attività di spaccio di eroina e marijuana effettuata, nella provincia
di Macerata, da 3 nigeriani864, ritenuti anche esecutori materiali dell’efferato delitto di una diciottenne romana,
il cui cadavere fu ritrovato, dissezionato, in due valigie abbandonate.
Altri extracomunitari, in questo caso albanesi, si sono resi responsabili, nella provincia di Pesaro Urbino, di reati
contro il patrimonio865; il gruppo aveva agito anche in altre località marchigiane e nella vicina Emilia Romagna.
L’area costiera continua, inoltre, ad essere interessata dal commercio di prodotti contraffatti, specie il vecchio
complesso residenziale di Porto Recanati (MC), conosciuto come “Hotel house”866.
862
Il 7 maggio 2018, i Carabinieri di Teramo hanno eseguito l’OCCC emessa il 30 aprile 2018,dal GIP presso del Tribunale di Teramo (p.p. 5556/17
RGNR e 892/18 RG GIP) nei confronti di 9 soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata ai furti di bancomat, de-
tenzione e porto in luogo pubblico di materiale esplodente, danneggiamento e altro. Il sodalizio è stato ritenuto responsabile di nove azioni
delittuose, commesse mediante la c.d. tecnica della marmotta (l’involucro esterno del bancomat viene, di fatto, “sventrato” mediante l’utilizzo
di una carica esplosiva) e realizzate tra luglio e dicembre 2017 nelle province di Teramo, Ascoli Piceno, BAT (Barletta, Andria e Trani) e Pisa.
Il 29 maggio 2018, nell’abito dell’operazione “Pandora”, i Carabinieri di Andria hanno eseguito l’OCCC emessa il 21 maggio 2018 dal Tribunale
di Trani (p.p. 1410/2017 RGNR e 1069/2017 RG GIP), nei confronti di 9 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per de-
linquere finalizzata alla rapina pluriaggravata, di ricettazione e di riciclaggio, nelle province di Bari, Matera, Ancona e Ravenna, nel mese di
marzo 2017. La banda criminale, strutturata militarmente per portare a segno “assalti ai TIR”, è risultata in grado di provvedere anche al suc-
cessivo smercio, sul mercato illecito, dei beni saccheggiati, di diversa natura merceologica.
863
Cfr. la già citata operazione “Orange”, conclusa il 24 gennaio 2018 dai Carabinieri e descritta con riferimento alla provincia di Ascoli Piceno.
864
Il 31 gennaio 2018, in località Casette del Comune di Pollenza (MC), i Carabinieri hanno rinvenuto due valigie contenenti un cadavere disse-
zionato, successivamente identificato in quello di una diciottenne già ospite di una cooperativa di assistenza sociale, dalla quale si era volon-
tariamente allontanata. A carico di tre soggetti di origine nigeriana, indagati per omicidio, vilipendio, occultamento e soppressione di cadavere,
è stato accertato anche lo spaccio di stupefacenti, nel periodo compreso tra marzo 2017 e gennaio 2018, nella città di Macerata (p.p. n. 539/2018
Procura della Repubblica-Tribunale di Macerata).
865
Il 12 gennaio 2018, i Carabinieri hanno proceduto all’arresto di quattro albanesi, facenti parte di un sodalizio dedito alla commissione di furti
in appartamento (p.p. 87/2018 RGNR del Tribunale di Pesaro Urbino).
866
Il 27 aprile 2018, a Porto Recanati (MC) e Civitanova Marche (MC), la Guardia di finanza ha eseguito 16 interventi diretti al contrasto del
commercio irregolare e illegale, procedendo al sequestro di migliaia di capi di abbigliamento, articoli di pelletteria, occhiali da sole ed altri
oggetti contraffatti o nocivi per la salute (procedimenti penali nn.183, 185, 242, 243, 311, 388, 451, 472, 586, 943, 1103, 1363, 1386, 1857 RGNR
del Tribunale di Macerata).
1° semestre
20 1 8
288 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati nelle Marche nel primo se-
mestre del 2018:
MARCHE
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA) - I SEMESTRE 2018
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
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Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 289
— UMBRIA
La posizione centrale nel territorio nazionale, l’assenza di una forte criminalità locale, la presenza di importanti
vie di comunicazione e di numerose aziende, sono tutti fattori che hanno favorito la presenza, specie nella pro-
vincia di Perugia, di famiglie calabresi e campane.
Tale fenomeno può essere ragionevolmente correlato alla presenza, a Spoleto e a Terni, degli Istituti penitenziari
che accolgono i detenuti sottoposti al cd. “carcere duro” (regime speciale di cui all’art. 41 bis O.P.) ovvero alla
sorveglianza ad “alta sicurezza”.
Fisiologico, quindi, prima l’insediamento nella regione dei parenti dei detenuti in questione e il successivo interesse
delle organizzazioni criminali delle regioni d’origine rivolto all’economia locale, vista come l’ennesima opportunità
per reinvestire i proventi illeciti nell’acquisto di possedimenti rurali e nelle attività economiche connesse.
Al riguardo, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il Presidente della Corte d’Appello di Perugia
ha sottolineato come “…l’insediamento di nuclei familiari di “soggiornanti obbligati” e di familiari di detenuti in regime
di carcere duro presso la Casa di Reclusione di Spoleto ha nel tempo determinato una significativa presenza di soggetti col-
legati a gruppi di criminalità organizzata. Varie indagini confermano l’accresciuta vitalità in Umbria della criminalità or-
ganizzata. Le mafie in Umbria si insinuano prevalentemente in maniera insidiosa con le attività tipiche che non allarmano
la popolazione.”. Nell’occasione è stato anche evidenziato come la presenza sul territorio di soggetti collegati a fa-
miglie della ‘ndrangheta sia risalente nel tempo e, sostanzialmente, riconducibile già alle attività di ricostruzione
successive al terremoto del 1997.
Per quanto attiene alla criminalità operante nel territorio, essa, almeno per i più gravi reati di criminalità orga-
nizzata, è infatti costituita da proiezioni, anche temporanee, di organizzazioni di tipo mafioso, che si insinuano
in maniera silente nel territorio, ove hanno assunto carattere autonomo, pur rimanendo collegate all’organizza-
zione d’origine, di matrice camorristica867, ndranghetista868 o a cosa nostra869.
Per la particolare posizione geografica e la peculiare conformazione territoriale, nella Regione hanno trovato ri-
fugio, in passato, alcuni latitanti870.
867
La camorra è presente con cellule operative specializzate nel reimpiego di capitali di provenienza illecita in attività legali.
868
La ‘ndrangheta emerge nel settore delle estorsioni, delle infiltrazioni nel tessuto socio-economico (in particolare, come detto, nell’ambito dei
lavori di ricostruzione post-sisma) e nel campo del narcotraffico, conservando uno stretto legame con le cosche di origine e stringendo accordi
con la criminalità albanese e romena.
869
La presenza di elementi riconducibili a cosa nostra è desumibile da alcuni sequestri operati nella provincia di Perugia, relativi ad appezzamenti
di terreno riconducibili ad affiliati dell’organizzazione.
870
Nel giugno 2011, ad esempio, venne tratto in arresto dalla Polizia di Stato, a Montone (PG), un affiliato al cartello FARINA-MARTINO-MI-
CILLO, legato ai BELFORTE di Marcianise (CE); nel novembre 2015 è stato catturato a Terni il capo del gruppo napoletano SIBILLO.
1° semestre
20 1 8
290 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Per quanto concerne i settori economici interessati da attività di riciclaggio, si segnala l’acquisto e la gestione di
locali notturni, funzionali anche al traffico e allo spaccio di stupefacenti, nonché allo sfruttamento della prosti-
tuzione. Altro settore appetibile per la criminalità è quello edile, con la costituzione di imprese controllate da re-
ferenti o soggetti legati ai citati sodalizi mafiosi campani, calabresi e siciliani.
In quest’ultimo ambito vengono svolti costanti accertamenti, e continua ad essere viva l’attenzione sulle attività
di ricostruzione dei numerosi centri abitati siti nel “cratere” interessato dall’evento sismico del 2016, con parti-
colare riferimento alle imprese operanti in regime di appalto e subappalto.
Quanto sopra trova conferma in alcune operazioni degli scorsi anni, che hanno riguardato i clan napoletani FAB-
BROCINO, TERRACCIANO ed il cartello casertano dei CASALESI.
Riguardo al primo gruppo, l’operazione “Fulcro”, conclusa dalla DIA nel 2012, nel mettere in luce la poliedricità
degli interessi illeciti del sodalizio, ne ha evidenziato investimenti in aziende agricole, supermercati, fabbriche
tessili e relativi punti vendita, in diverse regioni della Penisola, tra le quali l’Umbria871.
A carico del clan TERRACCIANO, originario della provincia di Napoli, da tempo operativo in Toscana, a con-
clusione dell’operazione “Ronzinante”872 sono stati confiscate dalla Guardia di finanza, nel maggio 2013, diverse
unità immobiliari, alcune delle quali situate nelle province di Perugia e Terni.
Infine, per quanto concerne i CASALESI, l’operazione “Doma” della DIA, conclusa nel settembre 2015873, ha con-
dotto ad un sequestro di beni riconducibili alla famiglia RUSSO, organica al citato cartello, alcuni dei quali ubicati
nella provincia di Perugia.
Il territorio è risultato, inoltre, soggetto ad incursioni finalizzate alla commissione di reati predatori da varie re-
gioni, prevalentemente ad opera di personaggi di origine siciliana e nomadi provenienti dal Lazio.
Per ciò che concerne i sodalizi di matrice ‘ndranghetista, nella provincia di Perugia si è evidenziata la presenza di
soggetti contigui alle ‘ndrine GIGLIO, FARAO-MARINCOLA874, MAESANO-PANGALLO-FAVASULI e SCUMACI.
871
OCCC n. 776/12 emessa il 10 dicembre 2012 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 20194/10 RGNR), per associazione di tipo mafioso ed altro.
872
Prosieguo dell’Operazione “Lapdance” (procedimenti penali nn. 4480/06, n. 6890/08 e n. 4790/09 del Tribunale di Lucca, poi riuniti nell’unico
fascicolo del p.p. 5969/07 DDA di Firenze).
873
OCCC emessa il 1° settembre 2015 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 9274/10 RGNR e 367/14 RG GIP) nei confronti di 44 persone, fra cui
numerosi commercianti, imprenditori e titolari di esercizi ricettivi, e contestuale decreto di sequestro preventivo, ex art. 321 c.p.p., per un
valore complessivo di circa 20 milioni di euro, che ha riguardato 5 aziende attive nel settore della distribuzione dei giochi elettronici da in-
trattenimento.
874
Inchiesta “Quarto passo” (OCC emessa il 25 novembre 2014 dal Tribunale di Perugia nell’ambito del p.p. 3906/12 RGNR DDA e 5665/123 RG
GIP, ed eseguita il 10 dicembre 2014), che ha consentito di accertare la presenza di un sodalizio composto principalmente da soggetti calabresi
residenti da oltre un decennio in territorio umbro, dedito a estorsioni, intimidazioni poste in essere anche mediante incendio delle attività
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 291
La criminalità organizzata pugliese e lucana, seppur in assenza di evidenti segnali di infiltrazione criminale,
viene alla luce nell’ambito della complessa indagine “’Ndrangames”875, che ha colpito l’operatività del clan po-
tentino MARTORANO-STEFANUTTI, individuandone le connessioni operative con la ‘ndrangheta del crotonese
nel settore del gioco illegale. A seguito dell’attività investigativa è stato disposto il sequestro preventivo di mac-
chinette elettroniche installate da società riconducibili agli indagati, tra l’altro, presso alcuni esercizi commerciali
in provincia di Perugia.
Il capoluogo è anche considerato una importante piazza per il mercato della droga del centro Italia. Dalle attività
investigative si evince come, in genere, l’eroina arrivi a Perugia attraverso soggetti di origine nigeriana, mentre
la cocaina venga trasportata dagli albanesi; lo spaccio al dettaglio sarebbe effettuato a sua volta da tunisini.
Altra attività criminosa molto diffusa nel capoluogo è rappresentata dallo sfruttamento della prostituzione, anche
mediante la tratta di giovani donne, per lo più immigrate clandestinamente da paesi dell’Est Europa.
Per quanto riguarda il restante territorio regionale, l’operazione “Montana”876 della Polizia di Stato di Terni ha
fatto luce su un’organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti composta da italiani, albanesi,
tunisini e peruviani.
Pregiudicati dell’Est Europa sono attivi nella commissione di reati contro il patrimonio, mentre, a fattor comune
con altre aree territoriali italiane, è stata registrata l’operatività di citati cittadini nigeriani, oltre che nel narco-
traffico, anche nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e nello sfruttamento della prostituzione.
commerciali, usura e traffico di stupefacenti. Si ricorda anche l’inchiesta “Trolley-sottotraccia” (p.p. 4340/14 RGNR DDA di Perugia: naturale
prosecuzione dell’operazione “Quarto passo”), che ha coinvolto soggetti originari delle province di Crotone, Catanzaro, Roma, Bari, Firenze,
Perugia, Monza e della Brianza, nonché persone provenienti dall’Albania, dalla Tunisia e dalla Romania, a conferma delle proiezioni dei ci-
rotani FARAO-MARINCOLA nel territorio. Si segnala, altresì, il sequestro eseguito dai Carabinieri nel febbraio 2016, in provincia di Perugia
ed a Cirò Marina (KR), di beni immobili per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro, nei confronti di un soggetto collegato alle
cosche crotonesi e già imputato nel processo conseguente alla citata operazione “Quarto passo”.
875
P.p. 1092/12 RGNR DDA e 3648/2016 RG GIP. ), a conclusione della quale, il 30 marzo 2017, i Carabinieri hanno eseguito l’OCC 32/2017 RG
MC emessa il 23 marzo 2017 dal GIP del Tribunale di Potenza. Gli indagati, a vario titolo ed avvalendosi del metodo mafioso, fino al mese di
luglio 2015 avevano agevolato la cosca GRANDE ARACRI di Cutro (KR) ed il clan potentino MARTORANO-STEFANUTTI nell’illecita raccolta
delle scommesse on line attraverso apparecchiature elettroniche collegate in rete a siti esteri oltre che attraverso videogiochi e apparati elettronici
del tipo “New slot” e “Totem” sprovvisti delle necessarie concessioni dell’AAMS.
876
Già segnalata nel paragrafo dedicato alle altre organizzazioni criminali italiane e straniere (p.p. 214017 del Tribunale di Terni). L’8 marzo 2018,
la Polizia di Stato del citato capoluogo di provincia ha dato esecuzione ad un provvedimento restrittivo nei confronti di 14 componenti di so-
dalizio criminale multietnico, composto da soggetti di nazionalità italiana, albanese, tunisina e peruviana, dedito alla spaccio di cocaina, eroina,
hashish, marijuana e droghe sintetiche.
1° semestre
20 1 8
292 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Umbria nel primo semestre
del 2018:
UMBRIA
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA) - I SEMESTRE 2018
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 293
— ABRUZZO
La regione appare permeabile agli interessi della criminalità organizzata sebbene non sia evidenziato uno strut-
turale radicamento da parte dei sodalizi mafiosi.
Più nel dettaglio, le ultime risultanze investigative attestano la presenza di soggetti riconducibili alla cosca MO-
RABITO-PALAMARA-BRUZZANITI di Africo (RC) e del gruppo FERRAZZO di Mesoraca (KR)877, mentre non
si registra la presenza stanziale di organizzazioni camorristiche. Tuttavia, nel tempo, diverse indagini hanno de-
lineato operazioni di riciclaggio effettuate tramite insospettabili prestanome collegati ai clan campani878.
Sul territorio confluiscono anche ingenti quantitativi di stupefacenti, importati dalla Campania e rivenduti, preva-
lentemente, in provincia di Pescara, nelle numerose località turistiche che si affacciano sulla costa, e nel teramano.
Al riguardo si richiama l’operazione “Sta senz pensier” – di cui si è detto anche nel paragrafo delle Marche - con-
clusa dai Carabinieri nel mese di marzo, che ha riguardato un traffico di droga gestito da un’organizzazione
composta da soggetti teramani e napoletani879. Le basi operative della consorteria erano situate nei comuni di
Alba Adriatica e Martinsicuro, entrambi in provincia di Teramo.
Il sodalizio curava ogni dettaglio: dall’importazione della droga dal quartiere napoletano di Secondigliano, con
ripetuti viaggi su auto di piccola cilindrata, alla suddivisione delle dosi, fino alla vendita e al recupero dei crediti
attraverso pestaggi e danneggiamenti. Il flusso continuo degli arrivi consentiva di soddisfare le richieste prove-
nienti dal mercato teramano e marchigiano, fino alla periferia di Ancona.
Un’altra operazione dei Carabinieri, conclusa con l’emissione, ad aprile 2018, di un provvedimento cautelare del
GIP presso il Tribunale de L’Aquila880, ha colpito un’organizzazione dedita alla coltivazione di marijuana in alcuni
campi nella zona del Fucino. Al vertice della gruppo figuravano 2 soggetti, legati a clan camorristici che controllano
l’area dei Monti Lattari, in provincia di Napoli, già oggetto di provvedimenti cautelari per analoghe attività di
coltivazione di marijuana in quella zona della Campania881.
877
In questo caso, il capo ‘ndrina non solo aveva scelto di stabilire ufficialmente la propria residenza nella provincia di Campobasso, ma si era di
fatto reso promotore di una associazione criminale composta sia da calabresi che da siciliani (famiglia MARCHESE di Messina), che operava
tra la citata provincia e quella di Chieti. Inoltre, con l’operazione “Isola Felice”, conclusa nel recente passato dall’Arma dei carabinieri, nel fare
luce sull’operatività dei crotonesi in Abruzzo e in Molise, è stato eseguito l’arresto di 25 responsabili.
878
Due provvedimenti cautelari del 2017 hanno evidenziato investimenti in Abruzzo da parte del clan MALLARDO di Giugliano in Campania
(NA).: l’OCC n. 299/17 emessa a giugno del 2017 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 36726/04 RGNR, operazione “Omphalos”); l’OCC n.
406/17 emessa a settembre del 2017 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 16447/13 RGNR).
879
OCC emessa il 5 marzo 2018 dal GIP del Tribunale de L’Aquila (p.p. 2023/17 RGNR e 282/18 RG GIP).
880
OCC emessa il 13 aprile 2018 (p.p. 427/17 RGNR e 280/18 RG GIP), eseguita l’8 maggio 2018. L’operazione trae origine dal sequestro di un’a-
naloga piantagione di marijuana, per un peso complessivo di circa 6 tonnellate, avvenuto il 28 settembre 2016, a Luco dei Marsi (AQ), che
aveva condotto all’arresto di due soggetti napoletani e di un terzo complice di Avezzano (AQ), tutti residenti a Luco dei Marsi(AQ).
1° semestre
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294 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Passando alla criminalità di matrice pugliese, questa si distingue innanzitutto per la commissione di attività pre-
datorie. Recenti attività di indagine confermano, infatti, la spiccata propensione, in special modo dei gruppi fog-
giani, a consumare delitti contro il patrimonio con efferati e sofisticati modus operandi. È il caso delle “rapine in
trasferta” e dei furti perpetrati ai bancomat attraverso la c.d. “tecnica della marmotta”882, o degli assalti ai portavalori
facendo uso di armi da guerra e di esplosivi883.
Altro ambito di interesse sono gli stupefacenti. Anche in questo caso la criminalità foggiana sembra prevalere
sugli altri gruppi pugliesi, comunque attivi.
In proposito si richiamano gli esiti giudiziari dell’operazione “Balloons”884, conclusa nel mese di marzo, che ha
svelato l’esistenza di una rete di spaccio attiva in particolar modo sull’asse Foggia e Manfredonia, ma anche fuori
regione, come dimostrato da alcune cessioni di stupefacenti effettuate in Abruzzo.
Altrettanto significativa di questo dinamismo è l’operazione “Shefi”885 della DIA, che ha individuato e disartico-
lato un’associazione finalizzata al traffico internazionale di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, sull’asse
Albania-Puglia, destinata ad approvvigionare varie parti del territorio nazionale, compreso l’Abruzzo. Non a
caso, tra i destinatari degli stupefacenti figurano anche alcuni soggetti stanziati nella provincia di Teramo e Chieti.
La droga veniva trasportata via terra da Bari, lungo la dorsale adriatica.
Per quanto attiene alla criminalità straniera, alcuni gruppi di etnia rom sono risultati attivi nei reati contro il pa-
trimonio e nei traffici di droga, specie lungo le aree costiere della provincia di Pescara e Teramo. Le indagini
degli ultimi anni hanno anche evidenziato il reimpiego, da parte di questi soggetti, dei proventi illeciti nell’ac-
quisto di esercizi commerciali, di immobili o in attività di natura usuraria.
881
Tra le indagini si cita l’operazione “Jamaica” che ha condotto all’emissione, il 12 novembre 2012, dell’OCC n. 163/12 del GIP del Tribunale di
Torre Annunziata (p.p. 5722/10 RGNR), per il reato di coltivazione, detenzione e spaccio di stupefacenti.
882
Si tratta di una tecnica utilizzata dai malviventi per assaltare gli istituti di credito e consiste nell’uso di un parallelepipedo in ferro che viene
riempito di polvere pirica.
883
Il 6 maggio 2018, ad Archi (CH), cinque pregiudicati del basso Tavoliere sono stati arrestati in flagranza mentre stavano consumando un furto
di uno sportello bancomat mediante la tecnica della marmotta, armati di kalashnikov e pistole. Nel corso del conflitto a fuoco uno dei responsabili
è stato ferito in modo non grave. Il 7 maggio 2018 i Carabinieri hanno dato esecuzione all’OCCC emessa il 30 aprile 2018 dal GIP del Tribunale
di Teramo (p.p. 5556/17 RGNR e 892/18 RG GIP) nei confronti di 9 soggetti, di cui sei foggiani e cerignolani, responsabili di associazione per
delinquere finalizzata ai furti di bancomat, detenzione e porto in luogo pubblico di materiale esplodente, danneggiamento e altro. Il sodalizio
è ritenuto responsabile di nove azioni delittuose mediante la tecnica della marmotta, commesse tra luglio e dicembre 2017 nelle province di Te-
ramo, Ascoli Piceno, BAT e Pisa.
884
Il 7 marzo 2018 i Finanzieri hanno dato esecuzione all’OCC emessa il 1° marzo 2018 dal GIP del Tribunale di Foggia (p.p. 4243/16 RGNR,
7135/17 RG GIP e 140/17 RG MC), nei confronti di 8 persone, ritenute responsabili, in concorso ed a vario titolo, di detenzione ai fini di
spaccio di sostanze stupefacenti (hashish e cocaina).
885
OCC n. 10000/17 emessa il 18 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Bari, eseguita il 14 marzo 2018 e già segnalata nei paragrafi riguardanti
la Puglia ed alla criminalità albanese.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 295
Stabile è la presenza di gruppi slavo-albanesi, al pari di quelli nordafricani, nigeriani e sudamericani, i cui interessi
criminali spaziano dai delitti contro il patrimonio al traffico di stupefacenti, dal favoreggiamento dell’immigrazione
clandestina alla tratta di giovani donne finalizzata al loro sfruttamento sessuale. A tal proposito, si segnala l’opera-
zione “Papavero”, conclusa nel mese di giugno dalla Polizia di Stato de L’Aquila, con l’esecuzione di un provvedi-
mento restrittivo886 nei confronti di 9 soggetti (tra i quali ghanesi, nigeriani, gambiani e ivoriani), ritenuti responsabili,
a vario titolo, di rapina, ricettazione, violenza sessuale e di spaccio di marijuana nel capoluogo abruzzese.
Il grafico a lato evi-
denzia i reati sinto- ABRUZZO
matici di criminalità (REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA) - I SEMESTRE 2018
organizzata registrati
in Abruzzo nel primo
semestre del 2018.
886
OCC emessa il 29 maggio 2018 dal GIP del Tribunale de L’Aquila (p.p. 2862/17 RGNR e 873/18 RG GIP), eseguita il 13 giugno 2018. Uno degli
indagati si è reso responsabile anche di violenza sessuale e rapina in danno di una giovane donna, aggredita a L’Aquila nel novembre 2017.
1° semestre
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296 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— LAZIO
Nel presente paragrafo saranno analizzate le risultanze investigative connesse al territorio della Regione, con
esclusione dell’area della Capitale e del suo circondario, per la quale si rinvia al capitolo 12. Focus: “Criminalità
nella città di Roma”.
La presenza della criminalità organizzata nel Lazio si manifesta innanzitutto nelle aree urbanizzate ed in pros-
simità dei grandi centri di distribuzione delle merci – come il mercato ortofrutticolo di Fondi (LT), il centro agroa-
limentare di Guidonia (RM) e i porti marittimi – ove risulta più agevole e meno rischioso perseguire le attività
criminali.
La diffusione di ricchezza e la possibilità di investimento costituiscono, infatti, specie al di fuori delle aree d’o-
rigine, ivi compreso il Lazio, una forte attrattiva per la criminalità mafiosa, interessata principalmente a riciclare
e reinvestire capitali.
La Regione, situata al centro della Penisola, rappresenta un importante snodo internazionale per il trasporto
delle persone e delle merci, costituendo, al contempo, un punto di transito anche per i traffici criminali.
Si tratta quindi di un’area che tende a favorire la coesistenza di gruppi criminali di matrice nazionale e straniera.
Per quanto attiene ai primi, sono state registrate chiare presenze di camorra e di ‘ndrangheta, con proiezioni che,
se da un lato mantengono i legami con il territorio d’origine, dall’altro non disdegnando relazioni e accordi con
altre compagini criminali.
Nell’area a sud della provincia di Roma anche la “Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e
sulle altre associazioni criminali, anche straniere” della XVII Legislatura, nella Relazione conclusiva887, ha stigmatiz-
zato l’infiltrazione mafiosa, definendo “…assai preoccupante … la situazione nei comuni di Nettuno e Anzio, nella
parte meridionale della provincia di Roma...”888.
887
Approvata nella seduta del 7 febbraio 2018.
888
Nella citata Relazione è, infatti, riportato che nel Lazio “...si registra una forte presenza di comunità calabresi. In una sentenza del 2015, il Tribunale
di Roma descrive il territorio come una roccaforte attiva da quasi mezzo secolo, centro logistico del traffico di cocaina, lo snodo che porta alle piazze della
coca dei quartieri est di Roma, quelli delle “Torri”, borgate difficili dove lo spaccio delle sostanze stupefacenti è una delle poche leggi che tutti rispettano.
La “’ndrangheta capitale” ha la sede principale in questi territori, tra il grattacielo “Scacciapensieri” e le spiagge confiscate, nelle strade che portano dal
vecchio borgo marinaro di Nettuno alle strade desolate tra Lavinio, Anzio e Ardea. In questi territori opera in particolare una locale di ‘ndrangheta riferibile
al clan GALLACE [...]. Il clan GALLACE, insediato lì da almeno trent’anni, ha saputo intessere, negli anni, un reticolo di relazioni con esponenti della
malavita locale sia nelle realtà di Anzio e Nettuno, sia nella realtà di Aprilia, sia nelle principali piazze di spaccio della capitale come San Basilio. Il più
importante processo contro il clan GALLACE, il cosiddetto procedimento ‘Appia’, si è celebrato con enormi difficoltà innanzi al Tribunale di Velletri, con
un dibattimento assai lungo, che si è concluso, sette anni dopo l’iniziale rinvio a giudizio, con pesanti condanne per il delitto di associazione di tipo mafioso
e associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Allo stato è in corso il processo d’appello…”.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 297
Al riguardo, sin dal 2004, le operazioni “Mithos”889 e “Appia II”890 hanno fatto luce sull’esistenza nei citati Comuni
di una proiezione della cosca GALLACE di Guardavalle (CZ), quale raccordo logistico per svariate attività cri-
minali e quale appoggio ai latitanti del gruppo. Proprio dagli esiti delle due indagini è scaturito, nel 2005, lo scio-
glimento per infiltrazione mafiosa del Comune di Nettuno891, il primo Ente locale sciolto nel Lazio.
La cosca GALLACE opera, altresì, in sinergia con le famiglie ROMAGNOLI di Roma e ANDREACCHIO di Net-
tuno, per lo più attive nel traffico di stupefacenti. In tale ambito criminale, a marzo del 2013, la Polizia di Stato
ha concluso l’operazione “Venusia”, con l’arresto892 di 10 persone, accusate di appartenere ad un’organizzazione
attiva a Nettuno nello spaccio di droga, capeggiata proprio da un esponente della cosca GALLACE. Nel prosieguo
delle attività (giugno 2013), l’operazione “Caracas”893 ha accertato che la medesima organizzazione era coinvolta
in un traffico internazionale di stupefacenti, effettuato anche con la collaborazione di impiegati aeroportuali di
Fiumicino, che evitavano di sottoporre a controllo doganale i carichi di droga provenienti dal Sudamerica. Gli
stupefacenti erano destinati alle piazze di spaccio di San Basilio, Torre Maura, Prenestino, Magliana, Montespac-
cato e Acilia, nonché nel territorio del comune di Velletri.
Nel febbraio 2017, la Guardia di finanza ha, inoltre, sottoposto a sequestro il patrimonio, del valore stimato di
oltre 800 mila euro, riconducibile ad alcuni soggetti pregiudicati per reati di mafia, operanti nei comuni di Anzio
e Nettuno, anch’essi ritenuti contigui alla menzionata cosca di Guardavalle894.
La camorra ha visto un naturale insediamento in ragione della contiguità geografica con la Campania, tanto che
in qualche caso i vertici dei sodalizi campani avrebbero trasferito nel Lazio la propria residenza.
889
P.p. 6689/01 RGNR DDA di Catanzaro (maggio 2004).
890
P.p. 19396/03 RGNR e 7714/04 RG GIP del Tribunale di Roma (14 settembre 2004).
891
Sciolto con DPR 28 novembre 2005. In particolare, dalla lettura della proposta di scioglimento del Ministero dell’Interno si evince la presenza
nell’area di organizzazioni criminose, “…alcune delle quali collegate alle consorterie criminali di tipo mafioso che, seppur storicamente tipiche di altre
realtà territoriali, risultano insediate nell’area nettunese [...] La capacità e la potenzialità criminale di tali organizzazioni è confermata da numerose operazioni
di polizia…”. Inoltre, in relazione all’inquinamento dell’azione amministrativa degli enti locali a favore di società e soggetti collegati ai gruppi
criminali, si legge: “…l’ingerenza negli affari dell’ente e la strumentalizzazione delle scelte amministrative risulta favorita da rapporti di contiguità, pa-
rentele, frequentazioni e cointeressenze di natura economica di taluni pubblici amministratori e dipendenti del comune con soggetti gravitanti nell’ambito
della criminalità organizzata…” ed ancora “…l’amministrazione, fin dalla passata consiliatura pure capeggiata dall’attuale sindaco, ha rilasciato titoli
concessori prevalentemente in variante al piano regolatore, e che in alcuni casi la concessione appare strumentale a favorire operazioni di lievitazione del
prezzo dell’immobile o ad incrementare l’attività di società di costruzione vicine ad esponenti della criminalità organizzata locale… Altrettanti elementi sin-
tomatici della interferenza malavitosa si rinvengono nel provvedimento di custodia cautelare in carcere …emesso nei confronti di alcuni dirigenti ed ex am-
ministratori del comune di Nettuno, indagati per reati di particolare gravità, unitamente ad un noto esponente della criminalità organizzata...”.
892
Decreto di fermo di indiziato di delitto (p.p. 13865/13 RGNR DDA di Roma) eseguito il 26 marzo 2013.
893
OCCC del GIP del Tribunale di Roma (p.p. 54709/08 RGPM e 4283/13 RG GIP) eseguita il 14 giugno 2013 dalla Polizia di Stato nei confronti
di 23 soggetti.
894
Il provvedimento ha riguardato il capitale e l’intero patrimonio aziendale di una società a responsabilità limitata, 10 immobili, rapporti ban-
cari, postali ed assicurativi.
1° semestre
20 1 8
298 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Le aree più interessate da infiltrazioni dei clan (oltre la Capitale e il suo hinterland) sono quelle del frusinate e
della provincia di Latina, territori in cui la criminalità campana ha investito i proventi illeciti nelle più diversificate
attività economiche. Oltre al traffico di stupefacenti, i gruppi campani sono interessati alla gestione di esercizi
commerciali e di sale giochi, agli appalti pubblici, allo smaltimento di rifiuti e all’edilizia, compresa la gestione
di cave e di estrazione dei materiali inerti.
Ritorna, anche per la camorra, l’area del comune di Nettuno895 dove, alla fine degli anni ’90, si insediarono i com-
ponenti apicali del clan camorristico ESPOSITO, in passato legato alla famiglia LICCIARDI. Quest’ultimi, tra il
2005 ed il 2006, si sarebbero spostati verso Roma896.
Anche l’area di Pomezia non è esente da infiltrazioni mafiose.
Il 16 giugno 2018, i Carabinieri hanno arrestato897 3 soggetti, responsabili di tentato omicidio, minaccia, estorsione,
usura, detenzione abusiva di armi, con l’aggravante del metodo mafioso. L’indagine898 ha consentito di ricostruire
una serie di episodi intimidatori, minacce e condotte estorsive, perpetrati ai danni di alcuni imprenditori locali,
che non avevano denunciato per il timore di ritorsioni. I responsabili di tali intimidazioni sono stati individuati
in appartenenti alla famiglia calabrese dei GANGEMI, collegata ai sodalizi dei DE STEFANO (di Reggio Calabria)
e dei FARAO-MARINCOLA (di Cirò Marina).
Passando alla fascia nord della provincia di Roma, precisamente a Ladispoli, si segnala il provvedimento di con-
fisca, eseguito dalla DIA di beni 25 gennaio 2018 su disposizione del Tribunale di Roma, nei confronti di 5 soggetti,
di origine sinti, ritenuti parte di una consorteria criminale di usurai che, nel tempo, aveva accumulato un consi-
stente patrimonio illecito, principalmente in danno di imprenditori locali e giocatori d’azzardo.
Anche in provincia di Latina si rileva una silente infiltrazione della ‘ndrangheta e della camorra, anche in questo
caso richiamata nella citata Relazione conclusiva della “Commissione parlamentare antimafia”899.
895
Dove avrebbero allacciato rapporti legati a traffici di stupefacenti con alcuni familiari del capo del gruppo campano SCHIAVONE, anche loro
presenti in quel territorio.
896
Il clan ESPOSITO è stato recentemente attinto, sul territorio della Capitale, dall’OCCC emessa a marzo del 2018 dal GIP del Tribunale di
Roma (p.p. 56169/13 RGNR e 10585/14 RG GIP) a carico di 19 soggetti ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefa-
centi (cocaina), aggravata dall’uso delle armi.
897
Ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Roma nell’ambito del p.p. 23829/17 RGNR. Il provvedimento riguardava 4 soggetti, uno dei
quali è riuscito a sottrarsi alla cattura.
898
Avviata nel 2016 a seguito dell’esplosione di colpi d’arma da fuoco, in località Torvajanica, contro l’abitazione di un imprenditore operante
nel settore delle energie rinnovabili.
899
Al riguardo “... la Commissione, nel corso della propria attività, anche in occasione della ricordata missione svolta a Latina, ha rilevato i sintomi di una
preoccupante sottovalutazione degli effettivi rischi di quella che appare essere una vera e propria aggressione del territorio da parte della criminalità orga-
nizzata...”.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 299
In particolare, sarebbe emersa, negli anni, la presenza degli ALVARO di Sinopoli (RC) e dei reggini BELLOCCO
e TRIPODO ad Aprilia, nonché dei vibonesi LA ROSA-GARRUZZO a Fondi.
Con l’operazione “Acero Connection-Krupy”, conclusa nel 2015 con l’arresto di 54 persone900, si è avuta conferma
dell’operatività delle cosche AQUINO-COLUCCIO di Marina di Gioiosa Ionica (RC) e COMMISSO di Siderno (RC).
Il gruppo criminale aveva costituito una società, con sede legale a Roma e base operativa a Latina, attiva nel com-
mercio florovivaistico con l’Olanda, funzionale ad occultare cocaina a bordo dei Tir utilizzati per il trasporto dei
fiori901. Nello stesso contesto investigativo, nel 2017, sono stati sequestrati beni per 30 milioni di euro.
Il litorale pontino rappresenta una zona di insediamento anche dei sodalizi campani.
Già l’operazione “Sfinge” del 2010, condotta dalla Polizia di Stato, aveva fatto luce sull’operatività di un’orga-
nizzazione camorristica, alleata con il clan dei CASALESI, che aveva riproposto il modello criminale tipico del
casertano, per il controllo del traffico di stupefacenti e delle estorsioni, nei territori di Latina e Roma902.
Negli anni, nella provincia di Latina le indagini hanno fatto registrare la presenza, soprattutto sul litorale, dei
gruppi campani riferiti ai BARDELLINO, ai BIDOGNETTI, ai GIULIANO, ai MALLARDO ed ai LICCIARDI903.
Sintomatica del grado di permeabilità del territorio in parola è la confisca904, eseguita il 21 febbraio 2018 dalla
DIA di Roma, del patrimonio circa 20 milioni di euro riconducibile ad un imprenditore905 vicino al clan dei CA-
SALESI - gruppo BIDOGNETTI, impegnato in molteplici attività, quali la gestione di cave di marmo, il trasporto
di merci su strada, lo smaltimento di rifiuti e il commercio di autoveicoli.
Nel semestre di riferimento sono stati, inoltre, arrestati diversi pregiudicati campani. Nell’ordine, il 12 gennaio
2018 è stato individuato ed arrestato a Formia (LT), dopo un conflitto a fuoco con i Carabinieri, un latitante, af-
filiato al clan RANUCCI di Sant’Antimo (NA). Il successivo il 31 gennaio 2018, è stata tratta in arresto906, a Gaeta
(LT), una donna, madre di un affiliato al clan DE MICCO, del quartiere napoletano di Ponticelli.
900
Decreto di fermo emesso dalla DDA di Reggio Calabria ed eseguito dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri di Latina.
901
A marzo del 2018, il Tribunale di Latina ha confermato le accuse con condanne a carico di quasi tutti gli indagati.
902
Al termine dell’indagine venivano anche sequestrati beni per un valore di 4 milioni di euro (tra cui una villa a Nettuno).
903
Si ricorda, peraltro, l’arresto di un pericoloso latitante, reggente del clan camorristico napoletano dei CUCCARO, avvenuto nell’ottobre 2015
nella zona di Cisterna di Latina (LT).
904
Decreto 22/15 RG MP e 8/18 SIPPI SEQ disposto dal Tribunale di Latina su proposta del Direttore della DIA. Il provvedimento ha colpito circa
90 immobili e 5 complessi aziendali, per un valore complessivo stimato di oltre 20 milioni di euro. Contestualmente il Tribunale ha disposto nei
confronti dell’imprenditore l’applicazione della sorveglianza speciale di PS, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per 3 anni.
905
Gravato da numerosi precedenti, anche di natura associativa, relativi al traffico di stupefacenti, al riciclaggio, allo smaltimento di rifiuti
illeciti ed all’insolvenza fraudolenta.
906
In esecuzione dell’OCC n. 36/2018 emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli (p.p. 37976/17 RGNR).
1° semestre
20 1 8
300 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Per quanto attiene ad altri sodalizi, l’area pontina, ed in particolare la città di Latina, risentono anche della pre-
senza delle famiglie di origine sinti - come i DI SILVIO ed i CIARELLI - ormai stanziali sul territorio. Ne è una re-
cente testimonianza l’operazione “Alba Pontina”907 della Polizia di Stato, che il 12 giugno 2018 ha condotto
all’arresto di 25 soggetti, appartenenti al clan DI SILVIO, attivo nella zona di Campo Boario di Latina e noto per
i vincoli di parentela con la famiglia dei CASAMONICA, insediata invece a sud della capitale. L’organizzazione
si era specializzata nell’acquisizione, mediante intimidazioni, delle attività economiche del posto.
Il capoluogo pontino è segnato dall’operatività anche di altre organizzazioni criminali.
L’operazione “Arpalo”908, conclusa il 16 aprile 2018 dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza, ha fatto luce
su un’associazione a delinquere che aveva realizzato frodi fiscali per circa 200 milioni di euro, utilizzando anche
società fittizie costituite in Svizzera e a Latina, grazie al contributo di un commercialista, vicino alla famiglia dei
DI SILVIO.
La provincia di Frosinone è interessata da significative presenze della criminalità mafiosa, soprattutto della ca-
morra, come emerge dall’azione di contrasto degli ultimi anni.
In proposito, nel 2011, l’operazione “Verde Bottiglia” ha consentito alla DIA di procedere al sequestro preventivo
- effettuato nei comuni di Castrocielo, Cassino ed Aquino, nonché a Formia (LT), Gaeta (LT), Roma e L’Aquila -
di un patrimonio di circa 90 milioni di euro, riconducibile al clan dei CASALESI909, accumulato prevalentemente
con l’importazione illegale di auto dalla Germania.
Oltre ai CASALESI910, nel territorio di Cassino, si è registrata una proiezione anche di soggetti appartenenti al
clan degli ESPOSITO di Sessa Aurunca (CE), ai BELFORTE di Marcianise (CE), ai clan napoletani LICCIARDI,
GIULIANO, MAZZARELLA, DI LAURO ed al clan dei GIONTA, originario di Torre Annunziata (NA). Tali sog-
getti sono risultati interessati principalmente al settore del gioco e delle scommesse (sale bingo, raccolta delle
scommesse sportive ed ippiche, i videopoker e le cd. new slot) e a quello dello smaltimento dei rifiuti.
907
P.p. 27187/16 RGNR e 14917/17 RG GIP.
908
P.p. RGNR n. 1308/15 RG GIP n. 7566/16.
909
Definitivamente confiscati nel 2013.
910
In proposito, a conclusione dell’operazione “Normandia-Rischiatutto” (p.p. 45702/12 RGNR, 12979/13 RG GIP e 351/13 OCCC DDA di Napoli),
a giugno del 2013, la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di finanza hanno eseguito un’OCCC nei confronti di 57 soggetti,
tra cui molti esponenti del clan dei CASALESI, responsabili di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere
finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività di gioco e scommesse, illecita concorrenza con violenza e minacce, truffa aggravata ai danni dello
Stato, frode informatica, riciclaggio, reimpiego di capitali, aggravati dalle finalità mafiose. Nell’ambito dell’operazione sono stati sequestrati
anche beni mobili e immobili per un valore di diverse centinaia di milioni di euro. Le indagini avevano preso avvio dopo alcuni atti violenti
ed una serie di vicende societarie che avevano coinvolto una Sala Bingo della ciociaria.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 301
Nel periodo di riferimento, anche nel frusinate sono stati tratti in arresto diversi pregiudicati campani. Il 24 gen-
naio 2018, in un casolare di Cassino (FR), è stato catturato il reggente del gruppo POLVERINO di Marano di Na-
poli, latitante dal 2011.
Il successivo 26 giugno, a Fiuggi (FR), dove si trovava agli arresti domiciliari, è stato eseguito un ordine di ese-
cuzione di pena detentiva a carico di un pregiudicato, contiguo al clan AMATO-PAGANO, condannato per traf-
fico internazionale di droga ed associazione di tipo mafioso.
Per quanto concerne la criminalità organizzata lucana, si segnalano alcune connessioni operative tra il clan po-
tentino MARTORANO-STEFANUTTI e la ‘ndrangheta del crotonese, sempre nel settore del gioco illegale. In par-
ticolare, il 30 marzo 2017, a conclusione dell’indagine “’Ndrangames”911, i Carabinieri hanno arrestato un gruppo
criminale che aveva agevolato la cosca GRANDE ARACRI di Cutro (KR) ed il menzionato clan MARTORANO-
STEFANUTTI nell’illecita raccolta delle scommesse on-line e nella gestione di videogiochi elettronici (New slot e
Totem) sprovvisti delle necessarie concessioni dell’AAMS. Nell’occasione, venivano sottoposte a sequestro pre-
ventivo apparecchiature elettroniche, installate presso 5 esercizi pubblici situati in provincia di Frosinone.
Nelle province di Viterbo e di Rieti non emergono fenomeni delinquenziali direttamente riconducibili alla pre-
senza strutturata di organizzazioni criminali di tipo mafioso, in ragione di una posizione geografica particolar-
mente decentrata che, tuttavia, non le rende immuni da reati di tipo predatorio realizzati da soggetti provenienti
da altre regioni912.
In entrambe le province sono stati localizzati e arrestati alcuni latitanti913, che avevano scelto queste aree proprio
per dissimulare meglio la loro presenza.
Nel viterbese è stata, nel tempo, registrata la sporadica presenza di pregiudicati di origine campana914 (preva-
lentemente dediti a traffici di stupefacenti915) e calabrese916.
911
OCC 32/2017 RG MC del Tribunale di Potenza (p.p. 1092/12 RGNR DDA e 3648/2016RG GIP).
912
Il 20 marzo 2018, a Rieti, i Carabinieri hanno tratto in arresto, in esecuzione dell’ordine di carcerazione n. 1040/17 SIEP, emesso dalla Procura
Generale presso la Corte di Appello di Catania il 19 dicembre 2017, un latitante catanese -sottrattosi alla condanna a 4 anni di reclusione per
associazione di tipo mafioso, emessa dal Tribunale etneo - sorpreso, unitamente ad altri due pregiudicati catanesi, in possesso di documenti
contraffatti, passamontagna, apparati ricetrasmittenti, taglierini e fascette in plastica idonee all’immobilizzazione delle persone.
913
Il 26 luglio 2017 è stato tratto in arresto, nei pressi di Ronciglione (VT), mentre si stava spostando a bordo di un’auto da una villa sita a Cam-
pagnano (RM) ad un’altra villa ubicata a Soriano nel Cimino (VT), un latitante, elemento di spicco del clan POLVERINO di Marano (NA). Il
soggetto era referente del sodalizio per il traffico internazionale di stupefacenti, soprattutto hashish che transitava dalla Spagna (divenuta nel
tempo roccaforte del potente clan maranese, che nel sud di quel Paese ha investito nel settore immobiliare). Altri due latitanti legati ai POL-
VERINO erano stati tratti in arresto, a Pomezia (RM), nel settembre 2016.
914
A tal proposito, risale al 27 marzo 2012, un’operazione della Polizia di Stato, conclusasi con l’arresto, tra Viterbo e Ladispoli (RM), di 5
soggetti, tre dei quali stanziati nel territorio di Ladispoli (RM), legati ai clan camorristici MAZZARELLA e VENERUSO-CASTALDO, per
concorso in spaccio di cocaina nella provincia di Viterbo.
1° semestre
20 1 8
302 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nel reatino sono stati segnalati pregiudicati di origine siciliana, campana e calabrese, alcuni dei quali affiliati o
ritenuti contigui a cosche mafiose, nonché ex appartenenti alla BANDA DELLA MAGLIANA, con precedenti per
associazione per delinquere e riciclaggio.
In ultimo, il territorio regionale non risulta immune dalla presenza di consorterie straniere. In particolare, quelle
albanesi, romene, nordafricane e nigeriane sono dedite al traffico e allo spaccio di stupefacenti, ai reati contro il
patrimonio, allo sfruttamento della prostituzione, ai reati concernenti l’immigrazione clandestina e alla tratta di
persone.
La presenza delinquenziale di gruppi di etnia cinese si esprime nelle frodi fiscali, nello sfruttamento dell’immi-
grazione e della manodopera clandestina di connazionali, nonché nello sfruttamento della prostituzione, sia su
strada che in appartamento.
Per quanto riguarda le attività connesse al traffico di stupefacenti, specifiche connessioni operative tra narcotraf-
ficanti albanesi, marocchini ed italiani, in collegamento con esponenti della camorra del napoletano, sono state
evidenziate, il 15 febbraio ed il 10 maggio 2018, rispettivamente nell’ambito delle operazioni “Nadir 1” e “Nadir
2”917, condotte dai Carabinieri. I militari hanno complessivamente tratto in arresto 21 persone, responsabili di
traffico internazionale di cocaina, hashish e marijuana, smerciate nelle piazze di spaccio della provincia di Roma,
a Frosinone, a Viterbo e in provincia di Foggia.
915
Nel marzo 2016, nell’ambito dell’operazione “Bolero” (p.p. 4327/13 RG e 2195/15 RG GIP del Tribunale di Rieti), i Carabinieri avevano ese-
guito un provvedimento cautelare che ha smantellato una rete di spacciatori operante in Sabina, nella provincia di Rieti, che si approvvigio-
navano di stupefacenti da un sodalizio operante nel quartiere di Tor Bella Monaca (RM) e da pregiudicati legati al clan napoletano LO RUSSO.
916
In particolare riferibili alle famiglie BONAVOTA del vibonese, MAMMOLITI, ROMEO, NUCERA e PELLE del reggino, nonché al locale di
Gallicianò di Condufuri (RC). In merito a quest’ultimo sodalizio un’inchiesta della DDA di Reggio Calabria ha evidenziato, nel 2013, il radi-
camento nel viterbese di propri esponenti che in tale area ripulivano i capitali di provenienza illecita attraverso la creazione di società immo-
biliari e di trasporti.
917
P.p. 13603/16.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 303
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati nel Lazio nel primo semestre
del 2018:
LAZIO
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA) - I SEMESTRE 2018
1° semestre
20 1 8
304 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— MOLISE
Per quanto in Molise non risultino stabili e strutturati insediamenti mafiosi, nel tempo si sono colti dei segnali
di interesse.
Le risultanze investigative degli ultimi anni danno conto, infatti, sia della presenza di soggetti calabresi
riconducibili al gruppo FERRAZZO di Mesoraca (KR)918, sia di soggetti legati a clan camorristici.
In quest’ultimo caso è stata interessata la fascia adriatica e le zone del Sannio/Matese, in ragione della vicinanza
geografica con aree ad alta densità mafiosa. Tali territori vengono scelti, infatti, per stabilire il domicilio, trovare
rifugio durante la latitanza919 o espandere attività illecite legate a traffici di stupefacenti ed al riciclaggio920.
Al riguardo si evidenzia come tra i beni confiscati921, nel mese di marzo, ad un soggetto legato ai CASALESI
figurasse anche una società con sede a Pettoranello del Molise (IS).
In ascesa è il traffico di stupefacenti, che vede coinvolti i gruppi campani quali principali fornitori di droga per
le piazze di spaccio della provincia di Isernia e, in parte, della provincia di Campobasso.
I settori economici che, più di altri, sembrano ricadere nelle mire dei clan sono la grande distribuzione, l’edilizia,
la rivendita di auto usate, la gestione di locali notturni.
In tale contesto è stato più volte rilevato che soggetti collegati con organizzazioni malavitose campane abbiano
scelto il Molise per collocarvi fittizie sedi societarie, nella convinzione di poter sfuggire ad eventuali controlli.
Per quanto – come emerso da attività investigative – si sia trattato di mere domiciliazioni in Molise, queste sono
risultate comunque funzionali alla realizzazione di affari illeciti in Campania.
Anche la criminalità organizzata di matrice pugliese, ugualmente favorita dalla contiguità territoriale con il
Molise, ha delle manifestazioni nel basso molisano e nei comuni costieri.
In tale ambito geografico, i dinamismi delittuosi si sostanziano nella commissione di attività predatorie “in
918
In questo caso, il capo ‘ndrina non solo aveva scelto di stabilire ufficialmente la propria residenza nella provincia di Campobasso, ma si era di
fatto reso promotore di una associazione criminale composta sia da calabresi che da siciliani (famiglia MARCHESE di Messina), che operava
tra la citata provincia e quella di Chieti. Inoltre, con l’operazione “Isola Felice”, conclusa nel recente passato dall’Arma dei carabinieri, nel fare
luce sull’operatività dei crotonesi in Abruzzo e in Molise, è stato eseguito l’arresto di 25 responsabili.
919
Ad aprile 2017, a Campobasso, dove era ristretta agli arresti domiciliari, è stata tratta in arresto una donna, considerata affiliata al clan PECO-
RARO-RENNA di Battipaglia (SA), in esecuzione di un provvedimento restrittivo del GIP presso il Tribunale di Salerno per i reati di associa-
zione di tipo mafioso finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsioni, rapine, sfruttamento della prostituzione.
920
Nel mese di aprile 2017, con provvedimento n. 1/2014 - 2/2014 - Reg. Decr. 71/2017 del Tribunale di Napoli, sono stati confiscati due impianti
di distribuzione di carburante ubicati in provincia di Isernia ed un analogo impianto, con annessi bar e tabaccheria, in provincia di Campo-
basso, gestiti da soggetti legati al clan napoletano CONTINI.
921
Decreto n. 8/18 SIPPI SEQ e 22/15 RG MP emesso il 15 novembre 2017 dal Tribunale di Latina, eseguito il 2 marzo 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 305
trasferta”, caratterizzate dai tratti distintivi della pendolarità ed efferatezza, riconducibili alla mafia foggiana.
Quanto detto trova conferma nella recente operazione “Crazy Marmot”922 che ha consentito la disarticolazione di
un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio realizzati con la tecnica
della marmotta923 e con l’appoggio di basisti fra cui anche molisani. Tra gli indagati figura un elemento
appartenente alla società foggiana, figlio del boss ai vertici della batteria MORETTI-PELLEGRINO-LANZA.
Quanto sopra anche a riscontro del profilo evolutivo, connesso alle dinamiche delittuose in atto nella zona
dell’Alto Tavoliere, che sottolinea il carattere sempre più “strutturale” dell’asse criminale tra la mafia sanseverese
e la batteria sopra richiamata della società foggiana.
Attesa la capacità di infiltrazione delle consorterie mafiose pugliesi nel tessuto economico-sociale extra regionale,
l’attività di analisi e le indagini preventive sono indirizzate verso un costante monitoraggio del settore terziario
e del turismo. Particolare attenzione viene rivolta ai comuni che insistono sulla costa adriatica, dove sono sempre
più fiorenti le attività commerciali legate al mercato turistico estivo, e lungo le zone di confine, in cui convergono
importanti vie di comunicazione, che potrebbero favorire l’insediamento delle consorterie.
Nella provincia di Isernia è confermata la stabile presenza di gruppi criminali di etnia rom, attivi, in particolare,
nella commissione di reati contro il patrimonio.
922
Il 7 giugno 2018 a Foggia, i Carabinieri hanno eseguito l’OCCC n. 743/18 emessa il 5 giugno 2018 dal Tribunale di Larino (CB) (p.p. 319/18
RGNR) e, nei confronti di 3 soggetti.
923
Si tratta di una tecnica utilizzata dai malviventi per assaltare gli istituti di credito e consiste nell’uso di un parallelepipedo in ferro che viene
riempito di polvere pirica.
1° semestre
20 1 8
306 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Molise nel primo semestre
del 2018:
MOLISE
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA) - I SEMESTRE 2018
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 307
— SARDEGNA
La regione è caratterizzata da manifestazioni delinquenziali di matrice autoctona che sono estranee, in ordine al
metodo usato e alle finalità perseguite, al pervasivo controllo del territorio tipico dei sodalizi mafiosi tradizionali.
In relazione a questi ultimi, nel semestre di riferimento, non si registrano operazioni di natura preventiva o di
polizia giudiziaria.
I sodalizi locali hanno, da diverso tempo, abbandonato il settore dei sequestri di persona a scopo di estorsione,
dirottando i propri interessi verso forme criminali più redditizie, quali il traffico di sostanze stupefacenti e le ra-
pine, anche con assalti ai furgoni portavalori.
Quest’ultimo fenomeno criminale, ancorché non correlato all’azione di consorterie di tipo mafioso, deve essere
oggetto di costante attenzione info-investigativa, per le modalità d’azione particolarmente violente e rischiose
per l’incolumità delle persone e perché presuppone l’approvvigionamento di armi ed esplosivi924 ad alta poten-
zialità offensiva.
Nel capoluogo, come nelle altre province della Sardegna, non si riscontra la radicata presenza di sodalizi ricon-
ducibili alla criminalità di tipo mafioso. Tuttavia, è indubbio che i relativi interessi criminali si siano già affacciati
sull’isola, sia stringendo legami con bande locali dedite al traffico di stupefacenti e di armi, sia attraverso dei
prestanome per mezzo dei quali acquisire il controllo di beni immobili nelle località turistiche costiere, che per
poter riciclare proventi illeciti.
Al riguardo, pregresse attività di indagine hanno documentato sia che esponenti della cosca reggina dei MORA-
BITO fornivano stupefacenti ad un sodalizio autoctono, sia l’operatività del locale di Laureana di Borrello rap-
presentata dalle famiglie reggine FERRENTINO-CHINDAMO e LAMARI925.
Altre indagini hanno, inoltre, evidenziato investimenti di capitali illeciti da parte di organizzazioni campane nel
settore turistico-alberghiero, con la complicità di amministratori pubblici926.
924
A titolo esemplificativo, nel novembre 2017, il Tribunale di Cagliari ha emesso condanne a pene detentive variabili da 17 anni a 4 anni e 4
mesi nei confronti di cinque soggetti, tutti di origine sarda, ritenuti responsabili di numerose rapine, consumate o tentate in danno di furgoni
portavalori, nell’arco temporale compreso tra l’ottobre 2013 ed il marzo 2016.
925
L’operazione “Lex” (p.p. 3318/14 RGNR DDA di Reggio Calabria) condotta, il 3 novembre 2016, dall’Arma dei carabinieri, nelle province di
Reggio Calabria, Roma, Milano, Vibo Valentia, Pavia, Varese, Como, Monza-Brianza e Cagliari ha evidenziato vari interessi illeciti, tra i quali
un traffico internazionale di sostanze stupefacenti avente quali canali di approvvigionamento le tratte che dall’India e dalla Colombia con-
ducono al porto di Gioia Tauro (RC).
926
Operazione “Little Lord”, che nel mese di ottobre 2014 ha condotto al sequestro di un ingente patrimonio societario e immobiliare in provincia
di Cagliari, disvelando un complesso intreccio tra imprenditori, amministratori locali, politici nazionali nonché soggetti legati al cartello ca-
sertano dei CASALESI, gruppo ZAGARIA, ed al clan D’ALESSANDRO di Castellammare di Stabia (NA): l’investigazione ha messo in luce gli
effetti distorsivi sull’economia locale prodotti da investimenti di denaro provento di attività illecite (p.p. 2214/10 RNR PM e 1666/11 RG GIP
1° semestre
20 1 8
308 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Le commesse pubbliche previste per gli importanti lavori di ammodernamento della rete viaria e per la messa
in sicurezza del territorio hanno imposto l’adozione di particolari cautele finalizzate ad intercettare l’interesse
di imprenditori collegati alla criminalità organizzata. In passato, precisamente nel 2015, l’attività di prevenzione
disposta dal Prefetto di Sassari ha consentito di accertare, presso i cantieri dei lavori di adeguamento di un im-
portante asse viario, la presenza di imprese catanesi, affidatarie di lavori pubblici, oggetto di interdittive antimafia
da parte della Prefettura di Catania.
Sempre a Sassari nel gennaio 2018 è stato arrestato un avvocato di Aversa, condannato a 11 anni di reclusione
per associazione di tipo mafioso dalla Corte d’Assise d’Appello di Napoli927 e latitante dal dicembre 2017.
Il reato per il quale era stato condannato si riferiva ai rapporti, non solo professionali, intrattenuti con i vertici
dei clan AVERSANO e MARRAZZO. Tra gli episodi contestati al penalista, l’aver agevolato l’evasione del capo
del clan MARRAZZO dalla casa di reclusione di Isili (CA), a maggio 2008.
La criminalità organizzata pugliese e lucana, invece, seppur in assenza di evidenti segnali di infiltrazione crimi-
nale nel tessuto regionale, emerge nell’ambito della complessa indagine “’Ndrangames”928 che ha colpito l’opera-
tività del clan potentino MARTORANO-STEFANUTTI, individuandone le connessioni operative con la
‘ndrangheta del crotonese nel settore del gioco illegale. A seguito dell’attività investigativa è stato disposto il se-
questro preventivo delle apparecchiature elettroniche installate da società riconducibili agli indagati presso nove
esercizi pubblici delle province di Cagliari, Nuoro, Sassari e nell’allora esistente Olbia-Tempio.
Una particolare attenzione deve poi essere posta al settore delle energie rinnovabili, nello specifico agli impianti
per la produzione dell’energia eolica, che richiedono investimenti particolarmente significativi e, proprio per
questo, si prestano al riciclaggio di capitali di origine illecita, consentendo inoltre di accedere a finanziamenti
pubblici nazionali o comunitari per il settore.
del Tribunale di Cagliari). Il sodalizio, che aveva investito una grossa somma nella costruzione di un villaggio turistico a Villasimius (CA),
aveva in progetto di effettuare ulteriori investimenti in altre zone turistiche dell’isola (Costa Paradiso) e nelle grandi opere pubbliche (G8
della Maddalena), poi non concretizzatisi. Anche nell’operazione “Omphalos” (OCC n. 299/17 emessa il 21 giugno 2017 dal GIP del Tribunale
di Napoli nell’ambito del p.p. 36726/04 RGNR), che ha riguardato un’attività di riciclaggio nella quale sono risultati coinvolti alcuni clan na-
poletani ed un sodalizio casertano, si fa riferimento alla costruzione, mai completata, in Sardegna, di un villaggio, alla quale erano interessati
due pregiudicati, affiliati al clan PUCA, ed alcuni imprenditori.
927
L’indagine si era conclusa con l’emissione di provvedimenti cautelari emessi il 13 settembre 2013 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 25723/15
RGNR). Il latitante è stato catturato il 25 gennaio 2018.
928
OCC n. 32/2017 RG MC emessa il 23 marzo 2017 dal GIP del Tribunale di Potenza (p.p. 1092/12 RGNR DDA e 3648/2016 RG GIP), eseguita
dai Carabinieri il 30 marzo 2017. Gli indagati, a vario titolo ed avvalendosi del metodo mafioso, fino al mese di luglio 2015 avevano agevolato
la cosca GRANDE ARACRI di Cutro (KR) ed il clan potentino MARTORANO-STEFANUTTI nell’illecita raccolta delle scommesse on-line at-
traverso apparecchiature elettroniche collegate in rete a siti esteri, oltre che attraverso videogiochi ed apparati elettronici del tipo “New slot”
e “Totem” sprovvisti delle necessarie concessioni dell’AAMS.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
6. PROIEZIONI DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA SUL TERRITORIO NAZIONALE 309
Nei quartieri periferici di Cagliari e Sassari sono presenti sodalizi criminali, anche stranieri, che hanno realizzato
basi logistiche per il traffico degli stupefacenti. Tale attività è stata agevolata anche creando collegamenti tra la
criminalità sarda e le organizzazioni allogene: albanesi929, nigeriane e colombiane; per l’approvvigionamento di
hashish, invece, si sono stretti accordi con soggetti di etnia marocchina.
Tra le menzionate organizzazioni straniere, quella dei nigeriani starebbe assumendo posizioni sempre più radi-
cate sul territorio, arrivando a controllare importanti traffici internazionali di droga e la tratta di esseri umani,
specialmente di donne da avviare alla prostituzione.
Il compimento di atti intimidatori, (minacce, danneggiamenti, esplosioni di colpi d’arma da fuoco, incendi) che
hanno visto come vittime anche amministratori pubblici, appartenenti alle Forze di polizia, commercianti e im-
prenditori, non è da collegare ad una matrice criminale organizzata e, nella maggioranza dei casi, neanche a di-
namiche criminali finalizzate a richieste estorsive o ad ottenere il controllo di un territorio attraverso
l’assoggettamento della popolazione. Tali eventi sono da ascrivere principalmente ad una tipicità propria dell’I-
sola; spesso sono episodi originati da conflitti familiari, o comunque da controversie di carattere privato, e tale
modalità di risoluzione è da ricondurre ad antichi retaggi culturali, risalenti al c.d. “codice barbaricino”.
È in ogni caso attentamente monitorato il fenomeno delle intimidazioni ai danni di pubblici amministratori e a
rappresentanti delle istituzioni, che ha interessato in special modo la provincia di Nuoro930. Anche in questi casi
il movente di tali atti è comunque riconducibile, nella maggior parte dei casi, a questioni di natura personale di
modesto rilievo, circoscritte all’ambito locale, con la finalità di forzare le scelte degli amministratori o di vendicarsi
per presunti torti subiti.
929
Nell’aprile del 2016, nell’ambito dell’operazione “Polo est”, sono state eseguite misure cautelari nei confronti di 23 persone. L’indagine riguar-
dava un vasto traffico internazionale di stupefacenti, condotto da un sodalizio capeggiato da due fratelli albanesi; tra i destinatari del prov-
vedimento anche un soggetto di Olbia.
930
Anche nel 2017 lo provincia più colpita è risultata essere quella di Nuoro, con 15 eventi. 12 quelli censiti nella provincia Sud – Sardegna, 8 sia
nella provincia di Cagliari che in quella di Sassari, 5 quelli registrati in provincia di Oristano.
1° semestre
20 1 8
310 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il grafico che segue evidenzia i reati sintomatici di criminalità organizzata registrati in Sardegna nel primo se-
mestre del 2018:
SARDEGNA
(REATI SINTOMATICI DI CRIMINALITÀ ORGANIZZATA) - I SEMESTRE 2018
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
7. ORGANIZZAZIONI CRIMINALI STRANIERE IN ITALIA 311
1° semestre
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312 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
In particolare, nel mese di gennaio, al largo della costa salentina, la Guardia di Finanza ha bloccato un gommone,
condotto da tre scafisti albanesi, tratti in arresto, con un carico di 1,7 tonnellate di marijuana, un fucile mitraglia-
tore tipo kalashnikov. Il successivo mese di aprile, sempre nei mari pugliesi, sono stati arrestati quattro soggetti
di origine albanese a bordo di un natante che trasportava, questa volta, un carico di ben 2,5 tonnellate di ma-
rijuana, oltre ad un fucile mitragliatore sempre del tipo kalashnikov.
Questa ricorrente componente multietnica nei sodalizi ha trovato conferma anche nell’operazione “Montana”934
della Polizia di Stato di Terni, che ha permesso di disarticolare una organizzazione criminale a composizione ita-
liana, albanese, tunisina e peruviana attiva nel settore degli stupefacenti935.
Sempre elevato risulta l’interesse delle organizzazioni criminali di matrice straniera verso tutto l’indotto dell’im-
migrazione clandestina, che risulta ancor oggi tra i business criminali più proficui, spesso connesso allo sfrutta-
mento della prostituzione esercitata da giovani donne (perlopiù albanesi, rumene, nigeriane e cinesi) talvolta
anche vittime di tratta.
Nel composito mosaico della criminalità di matrice etnica emerge, a fattor comune, come i sodalizi stranieri rap-
presentino, da un lato, la diretta promanazione di più articolate e vaste organizzazioni transnazionali, dall’altro
l’espressione di una presenza sul territorio nazionale consolidatasi nel corso del tempo: in entrambi i casi, le at-
tività criminali censite dalle inchieste giudiziarie offrono solo uno spaccato minimale delle potenzialità operative
di una criminalità straniera integrata e sempre più transnazionale, in grado di gestire efficacemente le filiere il-
lecite, abbattendone i costi logistici.
In tale quadro, si avverte sempre di più l’esigenza di una proficua cooperazione tra i Paesi interessati, attraverso
l’utilizzo di strumenti di contrasto comuni, che possa rendere più omogenea ed efficace l’azione di contrasto alla
criminalità transnazionale.
L’esperienza maturata con la menzionata inchiesta “Shefi” della DIA di Bari, resa possibile grazie alla messa in
campo di una Squadra Investigativa Comune italo/albanese, rappresenta, sicuramente, un esempio virtuoso da re-
plicare.
934
P.p. 214/17 RGNR del Tribunale di Terni. L’8 marzo 2018 la Polizia di Stato di Terni ha dato esecuzione ad un provvedimento restrittivo nei
confronti di 14 componenti di sodalizio criminale multietnico, composto da soggetti di nazionalità italiana, albanese, tunisina e peruviana,
dedito alla spaccio di cocaina, eroina, hashish, marijuana e droghe sintetiche.
935
Si segnala, inoltre, l’operazione “Zaghi”, conclusa il 24 febbraio 2018 dalla Polizia di Stato di Trento, che ha eseguito l’OCCC emessa il 2
febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Trento (p.p. 1802/17 RGNR, 8/17 DDA e 275/18 RG GIP), nei confronti di 22 persone di nazionalità
italiana, bosniaca, croata e macedone, responsabili di una rete per la vendita al dettaglio degli stupefacenti nella provincia di Trento. Promotori
del sodalizio criminale sono risultati essere due fratelli bosniaci, in contatto con connazionali residenti nell’area balcanica.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
7. ORGANIZZAZIONI CRIMINALI STRANIERE IN ITALIA 313
— CRIMINALITA’ ALBANESE
Come già riportato nello scorso semestre, la criminalità albanese resta l’organizzazione straniera tra le più attive
e ramificate in ambito nazionale.
Il continuo “reclutamento” di giovani leve è sintomatico della capacità di rinnovamento delle proprie file, mentre
le condotte, sempre più violente, risultano spesso idonee non solo per fini criminali ma anche per risolvere dissidi
e controversie tra gruppi rivali.
Tra i settori di interesse - perseguiti anche con la complicità di soggetti italiani e di altre nazionalità – si confer-
mano il narcotraffico, lo sfruttamento della prostituzione ed i reati contro il patrimonio. Ne è un esempio l’ope-
razione “Vampiri” 936, conclusa nel mese di giugno dai Carabinieri di Stradella (PV), che hanno eseguito
un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 9 cittadini albanesi, 8 romeni, 3 moldavi, 1 kosovaro e 2
italiani, ritenuti tutti responsabili dei reati di associazione per delinquere, rapina, furto, ricettazione e porto abu-
sivo di armi. Nel corso delle indagini, in un primo momento focalizzate solo su un gruppo albanese, è emersa la
presenza in quello stesso territorio di altre bande composte da soggetti di nazionalità romena, moldava e italiana,
ugualmente impegnate nella commissione di reati predatori in appartamenti, locali pubblici e, in alcuni casi, alla
commissione di rapine. Le indagini hanno ricondotto all’azione criminale degli arrestati complessivamente oltre
70 episodi di furti e circa una decina di rapine.
Per quanto concerne il traffico di sostanze stupefacenti, anche nel semestre numerose sono le attività di indagine
concluse dalla Forze di polizia che testimoniano il forte attivismo della criminalità albanese in questo settore,
sempre più spesso in connessione operativa con trafficanti di altre nazionalità. È del mese di gennaio l’operazione
“Rexton 2016”937, condotta dalla Polizia di Stato di Bologna, Milano e Lecco con l’arresto di oltre 50 persone (21
dei quali solo nel capoluogo felsineo), per associazione finalizzata al traffico internazionale di droga. L’attività
investigativa ha permesso di ricostruire le rotte del narcotraffico nel nord Italia, sgominando due diverse orga-
nizzazioni, costituite da albanesi e marocchini, che erano in grado di movimentare, solo in provincia di Bologna,
circa 300 kg di hashish ogni mese e 1 kg di cocaina pura a settimana. Ancora, le operazioni dei Carabinieri
“Orange”938 (che ha coinvolto le Marche e in particolare ad Ascoli Piceno) e l’operazione “Nadir” 939 (che ha coin-
936
P.p. 524/17 RGNR e 324/18 RG GIP del Tribunale di Pavia.
937
Eseguita il 31 gennaio 2018 (p.p. n. 18374/15RGNR e 6488/17RG GIP). L’indagine, partita alla fine del 2015, ha portato al sequestro di circa
kg. 1.200 di hashish, kg. 22 di cocaina e all’arresto – nella sola provincia di Bologna - di 11 marocchini, 9 albanesi e un italiano, un 60enne ro-
mano che offriva supporto logistico.
938
Il 24 gennaio 2018 i Carabinieri del Comando Provinciale di Ascoli Piceno hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare (p.p. n. 2826/16
RGNR e 11/18 RG GIP) nei confronti di 9 persone, tra le quali 2 cittadini albanesi ed 1 cittadino marocchino, nell’ambito dell’operazione an-
1° semestre
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314 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
volto anche Spagna e Olanda) rappresentano l’ulteriore testimonianza di quanto ampio sia l’interesse verso il
settore degli stupefacenti.
È doveroso sottolineare il mai reciso legame degli albanesi con le regioni del sud Italia, in particolare con la Puglia
e la Calabria. Ne sono testimonianza le numerose operazioni che, oltre alla più volte segnalata operazione “Shefi”,
hanno visto coinvolti, nel semestre, cittadini albanesi con soggetti di origine pugliese e calabrese. Con l’operazione
“Bogotà”940, ad esempio, la Guardia di Finanza di Brindisi ha eseguito una misura restrittiva nei confronti di 4
soggetti (2 albanesi in carcere e 2 brindisini ai domiciliari), indagati per aver fatto parte di un’associazione attiva
sempre nel traffico di droga.
Quest’ultimi operavano nelle province di Lecce e Brindisi e si rifornivano di cocaina in Belgio e di marijuana ed
hashish in Albania ed in Lombardia. Inoltre, uno degli indagati era incaricato di ricercare nuovi canali di ap-
provvigionamento in Olanda e a Duisburg, in Germania, dove era entrato in contatto con esponenti di una cosca
sanlucota, dai quali riceveva “campioni” di cocaina per “saggiarne” la qualità prima di effettuare l’ordine.
Per quanto concerne i contatti tra le organizzazioni albanesi e calabresi, si segnala l’operazione “Stammer2-Me-
lina”941, conclusa nel mese di marzo dalla Guardia di Finanza di Catanzaro, con il supporto dello SCICO, nei con-
fronti di un sodalizio composto da 25 tra ‘ndranghetisti del vibonese e narcos albanesi, con basi logistiche in tutta
Europa942. Nel corso delle indagini si è potuto verificare come i clan calabresi fossero riusciti, in poco tempo, a
fare a meno dell’intermediazione delle organizzazioni criminali brindisine per avviare rapporti d’affari diretti
con i cartelli albanesi. L’organizzazione criminale avrebbe importato dall’Albania circa 5 tonnellate di stupefa-
cente, per un giro d’affari di oltre 10 milioni di euro. Ancora, nel mese di aprile, sempre la Guardia di Finanza
ha eseguito, in tutto il Lazio, una misura cautelare personale nei confronti di 7 persone, appartenenti a un’orga-
nizzazione criminale italo-albanese dedita al narcotraffico tra il Belgio, l’Albania e l’Italia. L’operazione, deno-
tidroga che prende il nome dall’omonimo bar ascolano ove avveniva lo scambio dello stupefacente approvvigionato attraverso canali propri
nelle città di Napoli e Teramo.
939
Il 15 febbraio 2018 i Carabinieri di Roma, in collaborazione con la Polizia albanese e spagnola, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di cu-
stodia cautelare in carcere (p.p. n. 50835/15 RGNR) emessa dal Gip del Tribunale di Roma) nei confronti dei componenti di un gruppo crimi-
nale, residenti nella Capitale, composto prevalentemente da cittadini albanesi, ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico e allo
spaccio di hashish e cocaina, importati dalla Spagna e dall’Olanda e smerciati su tutto il territorio nazionale attraverso vari canali.
940
OCC n. 57/18 R emessa il 28 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Lecce (p.p. 11670/14 RGNR e 6941/15RG GIP), eseguita il 4 giugno 2018.
941
P.p. 3285/2017 RGNR DDA, 4238/2017 RG GIP e 210/2017 RMC, concluso il 1° marzo 2018. L’indagine è stata descritta nel dettaglio nel ca-
pitolo dedicato alla ‘ndrangheta.
942
Le indagini traggono origine dalla precedente operazione “Stammer” (conclusa il 24 gennaio 2017), che aveva già colpito le ‘ndrine del vibonese
impegnate nel business della cocaina. Gli ulteriori sviluppi d’indagine hanno disarticolato un’organizzazione criminale estremamente com-
plessa, basata su un accordo criminoso assunto dai FIARÈ di San Gregorio d’Ippona (VV), i PITITTO-PROSTAMO-IANNELLO di Mileto
(VV), gli ANELLO di Filadelfia (VV) e i FRANZÈ di Stefanaconi (VV) per l’importazione e lo smercio di marijuana.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
7. ORGANIZZAZIONI CRIMINALI STRANIERE IN ITALIA 315
minata “Affari di famiglia”943 ed originata da una precedente, denominata “La Romana”, ha fatto luce su una cellula
criminale albanese, con base a Roma e con collegamenti in Albania, Olanda e Belgio, che era riuscita ad importare
in Italia, per la distribuzione nella Capitale, ingenti partite di cocaina dai Paesi Bassi, sfruttando una “uscita si-
cura” dagli spazi doganali del porto di Anversa. Tra i destinatari delle partite di stupefacente vi era un apparte-
nente alla cosca GALLACE di Guardavalle (CZ), da tempo gravitante sul litorale laziale.
Altra attività particolarmente remunerativa per la criminalità albanese è senza dubbio quella dello sfruttamento
della prostituzione di giovani connazionali. Con l’operazione “Mercante in Fier”944, del mese di gennaio, la Polizia
di Stato di Milano ha disarticolato una organizzazione albanese dedita proprio allo sfruttamento della prostitu-
zione e al traffico di sostanze stupefacenti. Le indagini si sono inizialmente concentrate su un sodalizio rumeno
che faceva arrivare giovani donne in Italia, da avviare alla prostituzione, con la promessa di un lavoro stabile.
Durante le attività sono poi emersi forti contrasti con un gruppo di sfruttatori albanesi, quasi tutti originari della
città di Fier, i quali avevano il controllo di una delle più importanti zone di prostituzione del territorio milanese.
In particolare, il gruppo dei rumeni, per poter fare prostituire le ragazze, era costretto a corrispondere una sorta
di “tassa” mensile al gruppo degli albanesi. Il pagamento di tale “tassa” costituiva, pertanto, un vero e proprio
obbligo, il cui mancato adempimento determinava violente ritorsioni ai danni sia degli sfruttatori che si erano
rifiutati di pagare, sia delle “loro” prostitute.
Proprio il carattere della transnazionalità delle attività delittuose perpetrate dalla criminalità albanese, la molteplicità
degli ambiti illeciti ai quali è interessata, nonché la disponibilità di armi e di risorse finanziarie, l’hanno resa, nel
tempo, fra le forme delinquenziali con più stabili e proficui rapporti con le organizzazioni mafiose nazionali.
— CRIMINALITÀ CINESE
La criminalità cinese continua a concentrare i propri interessi criminali prevalentemente nel favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina, finalizzata al lavoro “nero”, alla prostituzione ed alla tratta degli esseri umani,
nei reati contro la persona (talvolta commessi nell’ambito di azioni intimidatorie o scontri tra gruppi contrappo-
sti), rapine ed estorsioni in danno di connazionali945, contraffazione di marchi e contrabbando di sigarette. Tali
condotte delittuose sono, spesso, reati-presupposto per altri delitti, quali il riciclaggio e il reimpiego di capitali:
943
P.p. 3233/17 RGNR, concluso con OCC emessa dal GIP del Tribunale di Roma ed eseguita il 17 aprile 2018.
944
P.p. 33474/15 RGNR e 8178/15 RG GIP del Tribunale di Milano, concluso con OCC eseguita il 12 gennaio 2018.
945
A Catania, il 22 maggio 2018, la Polizia di Stato ha tratto in arresto un cittadino cinese di 39 anni e sottoposto a fermo di indiziato di delitto
un altro di 44 anni per estorsione aggravata in danno di un ristoratore, loro connazionale, aggredito, nel novembre 2017, con la pretesa del
versamento della somma di 5 mila euro a fronte di alcuni prestiti di denaro, connessi a debiti di gioco. A seguito delle ferite riportate, la vittima
veniva soccorsa presso il locale nosocomio, ove i sanitari riscontravano lesioni varie e fratture giudicate guaribili in 25 giorni.
1° semestre
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316 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
non mancano, infatti, le evidenze investigative circa la gestione degli illeciti proventi tramite la creazione di
aziende fittizie.
In linea generale, la criminalità cinese è riuscita, nel tempo, a mantenere una fitta rete di rapporti ramificati su
buona parte del territorio nazionale, alimentata non solo attraverso legami familiari solidaristici, ma anche dal
reclutamento di giovani leve. Un sistema chiuso caratterizzato da un alto livello di omertà e di assistenza che
ruota attorno ad una fitta rete assistenzialistica di benefici e di servizi denominata “guanxi”.
Le regioni dove si registrano le maggiori comunità cinesi si confermano la Toscana e la Lombardia, in particolar
modo le città di Firenze e Prato, anche se sono sempre più numerose e diffuse in tutte le altre aree del territorio
nazionale. Tuttavia, nella valutazione demografica e dei relativi riflessi in ambito criminale è necessario tener
conto di una quota - non ponderabile se non presuntivamente - di soggetti irregolari, il cui numero può essere
stimato soltanto sulla base dei frequenti interventi delle Forze dell’Ordine sul territorio all’interno dei laboratori
di confezione, ove lavorano, giorno e notte, immigrati clandestini, spesso impiegati in condizioni di schiavitù.
Gli sviluppi di tali accessi permettono di far emergere anche attività illecite in ambito fiscale con casi di false fat-
turazioni946.
Emblematica della capacità organizzativa della criminalità cinese è l’operazione “China Truck”, conclusa nel mese
di gennaio dalla Polizia di Stato di Firenze e Prato con l’arresto947 di 33 cittadini cinesi. Le indagini hanno per-
messo di smantellare una associazione criminale che aveva acquisito il monopolio del trasporto delle merci su
gomma delle aziende cinesi in Europa, alimentato dagli introiti dalle attività criminali tipiche della malavita ci-
nese948. Oltre alla logistica, l’associazione gestiva, tra l’altro, bische clandestine, l’usura e le estorsioni in danno
di aziende di connazionali, lo spaccio di sostanze stupefacenti all’interno dei diversi locali cinesi. Contestual-
mente, è stato eseguito il sequestro preventivo di 13 società, di cui 4 a Prato, 3 a Roma, 1 a Milano, 2 in Francia e
3 in Spagna, di 8 vetture, 2 immobili e 68 conti correnti e titoli, nonché quasi 100.000 euro in contanti, preziosi ed
orologi di pregio.
Altro settore di forte interesse risulta essere quello dello sfruttamento della prostituzione di giovani donne orien-
tali. È del mese di marzo l’operazione “Veneralia”949 dei Carabinieri di Udine, che ha permesso di smantellare
946
Il 30 marzo 2018, a Treviso, nell’ambito dell’operazione “Dragone”, la Guardia di finanza ha eseguito l’OCC emessa il 19 marzo 2018 dal Tri-
bunale di Treviso (p.p. 417/18 RGNR e 1039/18 RG GIP), nei confronti di un imprenditore cinese, indagando 41 persone per emissione di fat-
ture per operazioni inesistenti, per un controvalore complessivo di circa 3 milioni di euro ed IVA evasa per oltre 500 mila euro.
947
OCC eseguita il 18 gennaio 2018 dalla Polizia di Stato nel’ambito del p.p. n. 11520/11RGNR e 5753/12RG GIP del Tribunale di Firenze).
948
Il reato di cui all’art. 416 bis del c.p. è decaduto in sede di Riesame.
949
P.p. 6792/17RGNR e 586/18 del Tribunale di Udine, con misura cautelare eseguita il 16 marzo 2018.
Relazione
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e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
7. ORGANIZZAZIONI CRIMINALI STRANIERE IN ITALIA 317
un’organizzazione composta da 13 cittadini cinesi (di cui 11 donne) che sono stati arrestati, con altri 17 denunciati
per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Una gruppo malavitoso a forte connotazione femminile,
che nel tempo si era radicato in larga parte del Friuli Venezia Giulia, aprendo case di appuntamento in centri
massaggi, che producevano un enorme giro di affari.
Nel mese di maggio, in Lombardia e Piemonte, la Polizia di Stato di Biella ha colpito un gruppo criminale mul-
tietnico eseguendo il sequestro di 12 immobili adibiti, formalmente, a centro massaggi, ma di fatto utilizzati per
il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione, per un valore di circa 800 mila euro950.
Come accennato, cittadini cinesi vengono spesso coinvolti anche nel favoreggiamento all’immigrazione clande-
stina e nella fabbricazione di documenti falsi, potendo contare sul supporto anche di altre consorterie straniere.
A tal proposito, nel mese di maggio, la Polizia di Stato di Bari ha tratto in arresto 8 cinesi e 2 albanesi, fermati
con documenti falsi, tutti attivi nel favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Per quanto concerne il coinvolgimento dei cinesi nelle attività illecite riguardanti gli stupefacenti, in particolare
cannabis (la cui coltivazione è stata resa legale dall’autorità cinesi) e metanfetaminici, come lo shaboo, sono diverse
le operazioni che confermano, soprattutto nel centro e nel nord Italia, tale tendenza. Allo stato, è noto che l’im-
portazione dello shaboo, quasi esclusivamente sintetizzata e quindi in cristalli, avvenga prevalentemente ad opera
di cittadini cinesi, che si rivolgono a fornitori presenti nel nord o nell’est Europa. Il successivo smercio avviene
sia all’interno della comunità cinese951 o, in altri casi, la droga viene ceduta a pusher filippini che, a loro volta,
riforniscono i propri connazionali952.
Tendenzialmente va evidenziato che, se per porre in essere azioni tese al riciclaggio ed al reimpiego di capitali
la criminalità cinese usa proiettarsi al suo esterno - cercando relazioni anche con ambienti professionali collusi -
nel caso del traffico di stupefacenti, della prostituzione, dell’usura e del gioco d’azzardo, la gestione si svolge se-
condo modalità rivolte essenzialmente all’interno della comunità.
950
Il 3 maggio 2018, a Biella, Cremona e Milano, la Polizia di Stato di Biella ha eseguito una misura cautelare nei confronti di 4 soggetti, ritenuti
responsabili di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Le indagini, avviate nel 2017 e supportate da attività tecniche, hanno con-
sentito di raccogliere gravi elementi indiziari a carico di un gruppo criminale composto da 3 donne ed un uomo cinesi, un italiano ed un tu-
nisino, dedito allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione di giovani cinesi costrette ad esercitare il meretricio all’interno di
appartamenti del capoluogo biellese.
951
Ne sono esempio i numerosi sequestri effettuati nel semestre sul territorio di Milano con l’arresto, in flagranza di reato, di cittadini cinesi
anche di minore età.
952
Ne sono esempio i numerosi sequestri effettuati dai Carabinieri di Como nel corso del semestre con l’arresto, in flagranza di reato, di cittadini
filippini trovati in possesso di “shaboo” confezionato per essere venduta per lo spaccio al minuto.
1° semestre
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318 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— CRIMINALITÀ NIGERIANA
La criminalità nigeriana, al pari di quella albanese, si conferma fra le più attive nel traffico di sostanze stupefacenti
e nello sfruttamento della prostituzione, reato che spesso vede alla sua base delitti altrettanto gravi come il favo-
reggiamento dell’immigrazione clandestina, la tratta di esseri umani e la riduzione in schiavitù.
Le conoscenze e l’esperienza maturate dagli Uffici investigativi del nostro Paese consentono di tracciare un evo-
luzione, nel tempo, di tale forma di criminalità.
Storicamente, la presenza di comunità nigeriane va fatta risalire, fin dagli anni ’80, specialmente nel nord Italia,
in Piemonte, con Torino in testa, in Lombardia, in Veneto e Emilia Romagna. In concomitanza, anche le prime
espressioni criminali sono riconducibili allo stesso periodo, quando vennero intercettati i primi “corrieri” di
droga: in Italia, il primo arresto di un nigeriano narcotrafficante risale al 1987.
L’operatività di gruppi organizzati si è poi estesa, nei primi anni ’90, anche al centro-sud, specialmente in Cam-
pania, nel casertano e sul litorale domitio.
Spesso irregolari, i cittadini nigeriani sono oggi stanziati su tutto il territorio nazionale dal nord fino al sud, con
una presenza importante anche nelle isole maggiori, in particolare a Palermo e Cagliari.
Nel corso degli anni, le organizzazioni criminali nigeriane si sono sempre più integrate nel tessuto criminale del
territorio di insediamento, specializzandosi in vari settori criminali ed assumendo, talvolta, modalità operative
tipicamente mafiose.
Nel nostro Paese, infatti, emergono, per il numero dei componenti, le cellule italiane delle strutture nigeriane
denominate The Black Axe Confraternity e The Supreme Eiye Confraternity (SEC), ramificate a livello internazionale
e caratterizzate da una forte componente esoterica. Vengono, infatti, utilizzati riti di iniziazione chiamati ju-ju,
molto simili al voodoo e alla macumba, propri della cultura yoruba, immancabilmente presenti in Nigeria, nella
fase del reclutamento delle vittime. Tali riti diventano, poi, funzionali alla “fidelizzazione” delle connazionali,
che una volta giunte in Italia vengono destinate alla prostituzione.
Tra le citate strutture quella dei The Black Axe, nata negli anni ’70 dello scorso secolo, si è sviluppata nel tempo
fino ad occuparsi, anche nel nostro Paese, del traffico di droga e della gestione del meretricio. Una importante
conferma della pericolosità delle compagini criminali nigeriane - caratterizzate da una radicale struttura vertici-
stica – è stata data con la nota operazione della Polizia di Stato di Palermo del 2016, denominata appunto “Black
Axe”953. L’indagine ha colpito proprio una cellula italiana della struttura criminale africana “Black Axe Confrater-
953
Operazione “Black Axe” (p.p. 1696/14 RGNR DDA di Palermo), concluso con l’OCC emessa il 17 novembre 2016 nei confronti di 19 nigeriani.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
7. ORGANIZZAZIONI CRIMINALI STRANIERE IN ITALIA 319
nity”954, con sede in Nigeria, il cui head zone (capo della dimensione nazionale dell’organizzazione) aveva un
forum (base operativa) a Palermo, nel popolare quartiere di Ballarò, territorio controllato in maniera capillare da
cosa nostra955. Agli imputati956, come si legge nel provvedimento cautelare, è stato contestato di aver promosso,
diretto e organizzato le relative illecite attività ... e per essersi avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo
e della condizione di assoggettamento e omertà che ne deriva, per commettere delitti contro la vita, l’incolumità individuale,
la libertà personale, il patrimonio, per acquisire in modo diretto e indiretto la gestione o, comunque, il controllo di attività
economiche ..., per realizzare profitti e vantaggi ingiusti per sé ed altri …, riconoscendone così gli elementi costitutivi
propri dell’associazione mafiosa, come evidenziato e richiesto dalla pubblica accusa, nel maggio 2018, durante
il processo di primo grado.
È evidente, quindi, come la tratta degli esseri umani finalizzata alla prostituzione - spesso connessa alla contraf-
fazione di documenti, strumentale all’ingresso e al soggiorno illegale sul territorio nazionale - costituisca un’im-
portante fonte di guadagno e di finanziamento per la criminalità nigeriana. Si può, ormai, parlare di una
collaudata metodologia che interessa l’intera filiera connessa allo sfruttamento della prostituzione, anche mino-
rile, tendenzialmente gestita, nei diversi contesti territoriali, cercando di evitare qualsiasi tipo di conflittualità
con la criminalità locale, specie quella mafiosa.
Continua, di contro, ad essere frequente il ricorso a minacce e violenze per l’assoggettamento delle vittime dello
sfruttamento, con un analogo trattamento spesso esteso anche ai familiari in Nigeria, ove risultano presenti re-
ferenti delle organizzazioni.
In tale contesto, è oramai da anni assodato anche il ruolo rivestito, nell’ambito delle organizzazioni criminali,
dalle donne nigeriane, le cd. maman, spesso al vertice dei sodalizi.
Anche in quest’ambito è risultata di particolare rilievo l’azione di contrasto condotta, nel semestre, dalle Forze
di Polizia, che hanno puntualmente riscontrato modalità operative che si ripetono costantemente.
Ulteriori 5 provvedimenti sono stati eseguiti in altre città italiane. Le investigazioni hanno consentito di individuare le attività illecite di una
vasta organizzazione transnazionale dedita all’immigrazione clandestina di cittadini africani, allo sfruttamento della prostituzione e al traffico
di sostanze stupefacenti.
954
Confraternita opposta alla gang degli “Eiye”, fondata nel 1977 a Benin City (Nigeria).
955
Territorio rientrante in quello della famiglia di cosa nostra di “Palermo Centro”, appartenente al mandamento di “Porta Nuova”. La base operativa
dei nigeriani in Palermo sarebbe stata rappresentata dal ministro della difesa, una delle quattro cariche più importanti della zone (la dimensione
nazionale dell’organizzazione), affiancato dal responsabile del forum (la dimensione cittadina dell’organizzazione) e dalla figura carismatica
del priest (il “sacerdote”). Altre figure importanti sono quelle dell’epa, “saggio del consiglio ristretto dei saggi”, presieduto dal chama, terza
carica formale dell’associazione a livello nazionale, e dei “picchiatori”, il capo dei quali viene indicato come bucha.
956
Quattordici imputati hanno fatto ricorso al rito abbreviato; altri cinque sono stati processati con rito ordinario.
1° semestre
20 1 8
320 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Ne è un esempio l’operazione “Trafficking della Polizia di Stato con l’esecuzione a Palermo, nel mese di marzo,
di un decreto di fermo di indiziato di delitto957 nei confronti di 4 cittadini nigeriani, tra cui 2 maman. Le indagini
hanno consentito di far luce su un sistema di sfruttamento di giovani donne straniere giunte nel nostro Paese,
schiavizzate in case di prostituzione ubicate nel quartiere Ballarò di Palermo ed a Trapani958.
Ancora, a titolo esemplificativo delle modalità operative adottate, si segnala l’operazione “Mommy”, conclusa
nel mese di maggio dalla Polizia di Stato di Napoli con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare959 nei
confronti di un’organizzazione composta da 5 cittadini nigeriani ed un napoletano, accusati di associazione per
delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, anche minorile, al favoreggiamento all’ingresso clan-
destino di cittadini stranieri, nonché alla riduzione in schiavitù, con l’aggravante della transnazionalità. Le in-
dagini, coordinate dalla DDA di Napoli, sono state avviate nell’aprile del 2016 in seguito a una denuncia sporta
da una minorenne nigeriana, la quale aveva raccontato, agli inquirenti, di essere arrivata in Italia a bordo di un
barcone, insieme ad altri 140 connazionali, transitando per la Libia. Arrivata sulle coste siciliane, era stata prele-
vata e accompagnata, con una sua amica, a Giugliano (NA), dove entrambe erano state consegnate a una madame
e costrette a prostituirsi per pagare un debito di 30 mila euro, per riscattare la propria libertà. Anche in questo
caso, la vittima ha raccontato come, prima di lasciare il suo villaggio a Benin City, fosse stata sottoposta al rito
ju-ju.
Come accennato, tali forme rituali sono state riscontrate anche nel nord del Paese.
L’operazione “Voodoo Girls”, infatti, conclusa nel mese di aprile dalla Polizia di Stato di Cuneo con l’arresto960 sei
cittadini nigeriani (4 donne e 2 uomini), ha disarticolato un sodalizio di donne nigeriane, residenti a Torino, im-
pegnate nel reclutamento di connazionali più giovani, direttamente nei villaggi rurali della Nigeria, esercitando
su di loro, mediante riti voodoo, poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà. In questo modo venivano
mantenute in uno stato di soggezione continua, costringendole a prestazioni sessuali con clienti occasionali.
Con riferimento al traffico di stupefacenti diverse attività investigative hanno, nel tempo, dimostrato la capacità
operativa conseguita da gruppi criminali nigeriani nella gestione del trasferimento di droga dai Paesi di produ-
957
Nell’ambito del p.p. 11185/17 della DDA di Palermo. Il provvedimento è stato eseguito il 16 marzo 2018.
958
Peraltro, il 1° marzo 2018 lo stesso Ufficio investigativo palermitano aveva già eseguito il fermo di indiziato di delitto (p.p. n. 13923/2017
RGNR) di 2 cittadine nigeriane, mentre altre 2 erano state sottoposti agli arresti domiciliari per favoreggiamento e sfruttamento della prosti-
tuzione. Le stesse sono considerate vicine ad alcuni componenti del gruppo cultista «Black Axe», già sottoposti a fermo di indiziato di delitto
nell’ambito dell’omonima, sopra citata operazione del 2016, per il reato di associazione di tipo mafioso.
959
OCCC n. 187/18 RG MC emessa il 12 aprile 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 58/92/2017RGNR e 11602/17 RG GIP), eseguita il 22
maggio 2018.
960
OCC emessa nell’ambito del p.p. n. 3024/16 RGNR e 18166/16 RG GIP, eseguita il 13 aprile 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
7. ORGANIZZAZIONI CRIMINALI STRANIERE IN ITALIA 321
zione, o di transito, verso l’Europa. Un flusso realizzato secondo direttrici consolidate, che percorrono la via ma-
rittima, terrestre o aerea. In quest’ultimo caso, viene adottato il collaudato metodo dei corrieri “ovulatori”, anche
di altre nazionalità, diversificando di volta in volta le rotte di ingresso. All’arrivo della droga si registrano, poi,
sinergie con altri gruppi etnici, per lo sviluppo delle ulteriori fasi del traffico.
Di rilievo, a titolo esemplificativo, la sistematica attività di spaccio di eroina e marijuana effettuata, nella provincia
di Macerata, da 3 nigeriani961, ritenuti anche esecutori materiali dell’efferato delitto di una diciottenne romana,
il cui cadavere fu ritrovato, dissezionato, in due valigie abbandonate.
— CRIMINALITÀ ROMENA
Il traffico di stupefacenti962, anche in concorso con soggetti criminali italiani, lo sfruttamento della prostituzione,
la tratta di persone, l’intermediazione illecita dello sfruttamento della manodopera rimangono i reati di maggior
interesse per la criminalità romena; presente su tutto il territorio nazionale e anche in contesti sotto il diretto con-
trollo mafioso963. Paradigmatico è quanto emerso nell’ambito dell’operazione “Boschetari”964, conclusa nel mese
di maggio dalla Polizia di Stato nella provincia di Ragusa, con l’esecuzione di un decreto di fermo nei confronti
di 6 cittadini romeni, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere, tratta di persone, sfrut-
tamento e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile, violenza sessuale, sfruttamento della manodo-
pera e sequestro di persona. Reati, quest’ultimi, connessi al gravissimo fenomeno del caporalato. Gli indagati
reclutavano connazionali dalla Romania, attirati in Italia con la falsa promessa di un’occupazione lavorativa, per
poi essere impiegati in un massacrante lavoro nelle campagne intorno a Ragusa, facendoli vivere in uno stato di
schiavitù965.
961
Il 31 gennaio 2018, in località Casette del Comune di Pollenza (MC), i Carabinieri hanno rinvenuto due valigie contenenti un cadavere disse-
zionato, successivamente identificato in quello di una diciottenne già ospite di una cooperativa di assistenza sociale, dalla quale si era volon-
tariamente allontanata. A carico di tre soggetti di origine nigeriana, indagati per omicidio, vilipendio, occultamento e soppressione di cadavere,
è stato accertato anche lo spaccio di stupefacenti, nel periodo compreso tra marzo 2017 e gennaio 2018, nella città di Macerata (p.p. 539/2018
del Tribunale di Macerata).
962
Alcuni esempi. Il 14 maggio 2018, a Venegono Superiore (VA), i Carabinieri di Saronno (VA) hanno arrestato un conducente romeno che tra-
sportava su un camion circa 240 kg di hashish (p.p. 1605/2018 RGNR e 2012/2018 RG GIP del Tribunale di Varese). Il 7 giugno 2018, il GIP di
Brescia ha emesso una OCCC nei confronti di 14 indagati (p.p. 16965/16 RGNR e n. 4442/18 RG GIP), di età compresa tra i 20 ed i 30 anni,
prevalentemente bresciani, residenti in città ed in provincia che si rifornivano da una coppia di cittadini romeni e da un narcotrafficante spa-
gnolo. I pagamenti delle forniture di stupefacente – il cui trasporto avveniva in modo tradizionale tramite alcuni corrieri – avveniva attraverso
agenzie di money transfer. All’esito delle attività investigative sono stati sequestrati kg. 43 di marijuana e 100 mila euro in contanti.
963
Ne è esempio l’operazione “Regina di cuori”, conclusa il 9 aprile 2018, nella provincia di Trapani, dalla Polizia di Stato con l’esecuzione di un
provvedimento restrittivo nei confronti di 11 soggetti (7 trapanesi e 4 romeni) per traffico di sostanze stupefacenti, estorsione e tentato incendio.
Le indagini, avviate nel 2016, hanno consentito di disarticolare un sodalizio criminale italo-romeno, dedito allo spaccio di cocaina e marijuana
nelle zone di Alcamo, Mazara del Vallo e Castellammare del Golfo (OCC n. 4/2018 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Trapani).
964
In lingua romena il termine indica “senzatetto”.
1° semestre
20 1 8
322 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Ai delitti sopra citati si sommano prepotentemente i reati predatori, con una particolare propensione per i furti
di rame. La sottrazione del ricercato metallo ha colpito, anche nel semestre, società operanti nel settore dei tra-
sporti, dell’energia e delle telecomunicazioni966, creando notevoli disagi alla collettività.
Alle tipiche espressioni della microcriminalità, particolarmente percepite dal cittadino, si è affiancato anche l’a-
spetto associativo che, in alcune realtà territoriali, come quella piemontese, ha assunto, nel tempo, anche conno-
tazioni tipicamente mafiose, riconosciute giudiziariamente da sentenze definitive di condanna intervenute nel
semestre, proprio per il reato di cui all’art 416 bis c.p.967.
Nel tempo, la criminalità di matrice romena ha consolidato il proprio know how nel mettere a segno sofisticate
frodi informatiche bancarie in danno di possessori di carte di pagamento e di conti correnti on line, attraverso
l’accesso abusivo alle home banking di alcuni istituti di credito italiani, con la diffusione di codici malevoli (i c.d.
malware) e/o con credenziali carpite con il c.d. phishing968. Si segnala, in proposito, nel semestre, l’operazione
“Bruno”969, conclusa nel mese di marzo da una “Squadra Comune di Intervento” italo-romena970, team investigativo
internazionale composto dalla Polizia Postale di Milano e dalla Polizia romena.
965
Le indagini hanno fatto luce su una situazione drammatica, dove uomini e donne vivevano nella miseria più estrema, all’interno di abitazioni
di fortuna, senza corrente elettrica, spesso senza cibo, senza essere pagati per il lavoro che svolgevano e soprattutto senza potersi allontanare
dall’Italia. Le vittime, uomini e donne, sottoposte a maltrattamenti fisici e psicologici, versavano in una condizione di vera e propria “schia-
vitù”: non percepivano denaro per il lavoro svolto, venivano privati dei documenti di identità, non potevano avere rapporti né con il proprio
Paese né con gli abitanti del luogo dove si trovavano e spesso per pagare i debiti l’organizzazione offriva giovani donne, anche minorenni,
per prestazioni sessuali (Decreto di fermo di indiziato di delitto n. 2151/18 RGNR DDA di Catania, eseguito il 2 maggio 2018).
966
Il fenomeno - monitorato dal 2012 dall’Osservatorio nazionale sui furti di rame, istituito presso Direzione Centrale della Polizia criminale del
Dipartimento della Pubblica sicurezza - oltre a comportare ripercussioni di natura economica e sociale di particolare rilievo, può avere peri-
colose conseguenze per quanto riguarda la sicurezza e l’ordine pubblico.
967
In proposito, si richiamano gli esiti dell’inchiesta giudiziaria denominata “Brigada” (conclusa nel 2013), a Torino, dalla Polizia di Stato, in col-
laborazione con la polizia romena con l’esecuzione di due distinti provvedimenti restrittivi nei confronti di 22 cittadini rumeni, responsabili
di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, sequestro di persona a scopo di estorsione, favoreggiamento e sfruttamento della prostitu-
zione, utilizzo fraudolento di carte di pagamento, traffico di stupefacenti, furti, estorsione, contrabbando di tabacchi lavorati esteri, ricettazione,
riciclaggio ed usura. Contestualmente era stato eseguito il sequestro preventivo numerosi conti correnti, 14 veicoli e 2 locali notturni torinesi
riconducibili agli indagati. Le indagini, avviate nell’aprile 2012 a seguito del tentato omicidio di un cittadino romeno, ha fatto luce, per la
prima volta in Italia, sull’operatività di un pericoloso sodalizio di matrice esclusivamente romena, denominato BRIGADA, radicato sul terri-
torio sin dal 2009, gerarchicamente organizzato in «gradi» (da «padrino» a «generale» a «soldato» a «nipote» a «freccia» - ossia soggetto im-
mediatamente reperibile dai «generali» - a «sclav» o «schiavo», soggetto factotum), facente ricorso sistematico al metodo mafioso. Gli affiliati,
avevano pure costituito un autonomo gruppo di supporters organizzati denominato «Templari», aventi collegamenti strutturati con il più
ampio contesto del tifo organizzato juventino.
968
Tecnica fraudolenta particolarmente diffusa, finalizzata a carpire indebitamente i dati delle carte di credito e dei codici segreti mediante l’u-
tilizzo del web.
969
Il 29 marzo 2018 la Polizia Postale di Milano ha disarticolato, con la collaborazione di Europol, di Eurojust e delle FF.P. romene, un’organizza-
zione criminale operante in Italia e Romania. La struttura, capeggiata da due calabresi (uno dei quali da tempo residente in Romania) e com-
posta da più di 20 soggetti, tra cui esperti informatici romeni, ha sottratto nel 2017 più di 1.200.000 euro mediante attacchi e frodi informatiche
bancarie compiute in Italia. Sono oltre 100 i titolari di conti correnti italiani “on line” che hanno patito la perdita di denaro mediante intrusioni
telematiche illecite; denaro poi trasferito in Romania, Spagna e Russia. Sono invece 74 i cittadini stranieri che hanno subito, all’estero, la clo-
nazione di carte di credito attraverso il c.d. “skimming” (OCCC nell’ambito del p.p. 40703/2016 RGNR e 34659/2016 RG GIP).
970
Costituita a seguito di un accordo di collaborazione internazionale siglato, nel marzo 2017, presso la sede di Eurojust a L’Aja (NL).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
7. ORGANIZZAZIONI CRIMINALI STRANIERE IN ITALIA 323
971
Reati contro il patrimonio e contro la persona sono le attività illecite con cui tendenzialmente i georgiani si esprimono sul territorio italiano,
mentre all’estero registrano anche illeciti di corruzione, riciclaggio, traffico di stupefacenti, uso di documenti falsi.
972
Emblematica, tra le più recenti, l’operazione “Never Peace”, conclusa nel settembre del 2017 a Chivasso (TO), dall’Arma dei carabinieri, con
l’esecuzione di due provvedimenti restrittivi nei confronti, complessivamente, di 22 componenti di un articolato sodalizio criminale dedito
alla commissione di furti in abitazione. Il gruppo costituiva una diramazione della c.d. mafia georgiana, rappresentata dai Ladri in legge: ogni
azione predatoria era preceduta da un accurato sopralluogo, la refurtiva veniva inviata in Georgia, mentre il denaro sottratto era custodito in
una sorta di “cassa comune” ed utilizzato anche per prestare assistenza ai detenuti, secondo un principio “solidaristico” ben noto alle organiz-
zazioni mafiose italiane.
973
Utilizzando, in particolare, la tecnica del lockpicking, consistente nell’aprire le serrature delle porte, anche blindate, senza effrazione e forzature,
utilizzando grimaldelli e strumenti artigianali, nonché semplici copie di chiavi alterate.
974
L’azione dei sodalizi georgiani transnazionali attivi in Italia, in particolare i clan di “KUTAISI” e di “TIBLISI-RUSTAVI”, trova un momento
di raccordo nelle c.d. “skhodka” o “shodka”, riunioni (summit) periodiche finalizzate a risolvere i conflitti tra i clan avversi, ricomporre le frizioni
interne a ciascun clan, nominare nuovi Ladri in legge (vor v zakone), privarli di tale status (nel gergo criminale tale azione viene indicata come
“privazione della corona”), nonché promuoverli ad un rango superiore; definire le strategie criminali.
975
In alcuni casi è emerso anche il ruolo delle donne, risultate invece quasi sempre in regola con le norme sul soggiorno, svolgendo stabile attività
lavorativa, soprattutto come badanti. Le stesse, pur non partecipando sempre personalmente ai furti commessi dagli uomini, forniscono basi
logistiche e credenziali laddove sia richiesta l’esibizione di documenti di soggiorno, oppure provvedono a ricettare la refurtiva.
1° semestre
20 1 8
324 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
In ultimo, come già accaduto in passato, non è mancato interesse per la gestione dell’immigrazione clandestina
verso l’Italia che ha riguardato, nel semestre, in modo particolare il litorale leccese. I migranti inizialmente sono
stati convogliati verso località della Turchia e della Grecia e da lì imbarcati su natanti, condotti da skipper ucraini,
russi, azeri, rumeni, moldavi e georgiani, fatti approdare sulla costa salentina.
— CRIMINALITÀ SUDAMERICANA
Nell’accezione di criminalità sudamericana vanno ricomprese componenti di origine boliviana, colombiana, ve-
nezuelana, dominicana, peruviana ed ecuadoriana, dedite ai traffici internazionali di stupefacenti, allo sfrutta-
mento della prostituzione, a reati contro il patrimonio e la persona.
Tali sodalizi rappresentano un costante punto di riferimento, anche per la criminalità organizzata autoctona, per
i traffici di droga, specie di cocaina, sfruttando a questo scopo le rotte marittime ed aeree, passando per scali in-
termedi per eludere i controlli.
Tra i vari gruppi, resta alta la pericolosità delle “gang” dei latinos, le cd. pandillas, diffuse soprattutto nelle aree
metropolitane di Genova e Milano e composte principalmente da giovani ecuadoriani e peruviani, spesso minori,
ma anche da ragazzi nordafricani ed italiani. Tali gang si dedicano allo spaccio di stupefacenti, a scippi ed ag-
gressioni, danneggiando anche beni pubblici e privati.
Tra l’altro, le condizioni di disagio gravitanti attorno ad immigrati con un retroterra di esperienze criminali ma-
turate in madrepatria potrebbero rappresentare il sostrato che può aver favorito, negli ultimi anni, la nascita
anche in Italia delle suddette pandillas, tipiche delle realtà ispanofone e soprattutto dell’Ecuador, del Salvador,
del Perù e della Repubblica Domenicana976. In tale contesto, la conflittualità tra formazioni malavitose di diversa
nazionalità è stata determinata, quasi sempre, dall’esigenza di acquisire il controllo delle attività criminali nei
territori di insediamento.
La pericolosità dei citati latinos trova conferma anche in recenti pronunciamenti giudiziari: nel mese di marzo la
Corte d’Assise d’Appello di Milano977 ha condannato ad oltre sette anni di reclusione un pericoloso cittadino sal-
vadoregno, ritenuto il capo della gang “Barrio18”, operante a Milano in contrapposizione alla “MS-13 Mara Sal-
vatrucha”. Il soggetto era stato accusato, nel 2015, unitamente ai componenti della sua banda, di tentato omicidio,
detenzione illegale di armi, spaccio di sostanze stupefacenti e lesioni personali.
976
Fortemente gerarchizzate e connotate da una particolare aggressività, sono composte al massino da 30-40 elementi, si caratterizzano per l’imposizione
di cruenti riti di iniziazione, l’applicazione di un severo codice comportamentale, il distacco dalla famiglia, il sistematico ricorso alla violenza per ac-
creditarsi sul territorio attraverso azioni intimidatorie ai danni delle formazioni antagoniste, l’uso di tatuaggi e di specifico abbigliamento.
977
Sentenza n. 396/2018 SIEP del 20 marzo 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
7. ORGANIZZAZIONI CRIMINALI STRANIERE IN ITALIA 325
Inoltre, un’indagine avviata nel 2017 dalla Polizia di Stato nei confronti di un sudamericano collegato ad una
gang, ha permesso, nel semestre in esame, di individuare una associazione criminale dedita alla creazione di do-
cumenti falsi, patenti di guida nazionali ed internazionali, carte d’identità e passaporti, realizzati in Sudamerica
e venduti al prezzo di 250-300 euro, a soggetti provenienti da quel continente978. Il sistema, utilizzato per diversi
anni, era gestito da 6 cittadini peruviani che, come base logistica, si servivano di un ristorante etnico di Milano,
all’interno del quale avvenivano le trattative e la consegna dei documenti contraffatti.
Non è trascurabile, infine, il fenomeno della prostituzione esercitata presso case di appuntamento ed in strada,
connessa all’ingresso sul territorio nazionale, sia clandestino che regolare, di giovani connazionali.
— CRIMINALITÀ NORDAFRICANA
I gruppi criminali originari del Nord Africa stanziati nel nostro Paese interagiscono, spesso, con cittadini italiani
o di altre nazionalità, in particolare per il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti979.
La spartizione del territorio per la gestione proprio dello spaccio al minuto costituisce un requisito fondamentale
per affermare, in una determinata area territoriale, autonomia e autorevolezza, ricorrendo talvolta anche alla
violenza. Nel mese di marzo, in provincia di Como, è stato rinvenuto il corpo, senza vita perché ucciso a colpi di
arma da fuoco, di un cittadino marocchino venticinquenne, irregolare sul territorio nazionale, gravato da prece-
denti di polizia inerenti allo spaccio di stupefacenti. Le indagini, condotte dai Carabinieri della provincia lariana,
hanno portato all’arresto di 3 marocchini, ritenuti responsabili di omicidio aggravato, porto e detenzione illegale
di armi da fuoco. L’omicidio sarebbe scaturito nel contesto di un violento scontro a fuoco tra due gruppi di extra-
comunitari, tutti di origine maghrebina, per la contesa di un area di spaccio nelle zone boschive tra le province
di Varese e Como980.
978
P.p. 2182/18 RGNR e 1002/18 RG GIP, concluso con l’OCC emessa il 10 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Milano, eseguita il 16 maggio
2018. I reati contestati riguardano la contraffazione e il possesso di documenti di identificazione falsi, falsità materiale commessa dal pubblico
ufficiale in certificati, falsità materiale commessa dal privato, con l’aggravante della transnazionalità.
979
Tra le numerose operazioni che testimoniano quanto assunto, oltre alla sopra citata “Rexton 2016”, menzionata nel paragrafo dedicato alla
criminalità albanese, nel mese di marzo i Carabinieri di Bologna hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti
di 5 tunisini, 1 marocchino ed 1 algerino, responsabili di associazione finalizzata al traffico di eroina e cocaina nel capoluogo felsineo (p.p. n.
4097/2015 RGNR).
980
Nel medesimo ambito d’indagine è stato anche denunciato, in stato di libertà, un cittadino italiano, ritenuto responsabile di aver spostato il
cadavere e di aver bonificato l’area ove si era verificato lo scontro a fuoco. I militari, inoltre, hanno sequestrato un fucile a canne mozze, uti-
lizzato per l’omicidio, occultato all’interno di un incavo ricavato ai piedi di un albero nella zona del delitto (p.p. 1429/2018 RGNR).
1° semestre
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326 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
La presenza, tendenzialmente stanziale, dei citati gruppi interessa tutto il territorio nazionale, anche in ragione
di un’integrazione sempre maggiore nel tessuto socio-criminale in cui essi si radicano, incluse le aree a tradizio-
nale presenza mafiosa.
Non risulta, inoltre, scemato l’interesse della criminalità nordafricana nelle attività finalizzate all’immigrazione
clandestina di propri connazionali. In tale contesto, nel mese di aprile, nell’ambito dell’operazione “Scorpion
Fish 2” 981, la Guardia di Finanza di Marsala ha arrestato 17 soggetti, componenti di un’associazione per delin-
quere composta da cittadini di nazionalità italiana e tunisina (alcuni dei quali gravati da precedenti penali o
con orientamento tipico dell’islamismo radicale), che organizzava traversate marittime tra la Tunisia e la Sicilia,
riservate a migranti in grado di sostenere elevati costi di trasporto. La navigazione, infatti, veniva effettuata su
natanti che garantivano maggior sicurezza rispetto alle vecchie imbarcazioni. I migranti venivano, inoltre, aiu-
tati a sottrarsi alle procedure di identificazione per evitare il procedimento di espulsione e per poter proseguire
verso gli Stati europei di destinazione finale. L’organizzazione utilizzava le traversate anche per introdurre nel
territorio nazionale ingenti quantitativi di tabacchi lavorati esteri che, insieme ai profitti ottenuti dai migranti,
assicurava lauti proventi, poi reinvestiti dai complici italiani. Nel prosieguo investigativo è stata scoperta un’ul-
teriore associazione criminale, speculare alla precedente, composta sempre da soggetti maghrebini e italiani
(localizzati nel territorio dei comuni di Palermo, Mazzara del Vallo e Marsala), anch’essa dedita al traffico di
clandestini e di tabacchi lavorati esteri.
981
P.p. 12260/2017 RGNR e 8394/2017 RG GIP, coordinato dalla DDA di Palermo. L’operazione è stata conclusa il 10 aprile 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 327
982
F. Roberti, Prefazione di “Sulla strada per Corleone. Storie di mafia tra Italia e Germania”, edizione Ambiente, Milano, 2010.
1° semestre
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328 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Si tratta di un innovativo canale info-investigativo che, sotto il coordinamento di EUROPOL, agevola lo scambio
di informazioni sulle organizzazioni criminali “strutturate” presenti negli Stati dell’Unione Europea.
L’obiettivo della Rete è quello di contrastare più efficacemente le proiezioni criminali ed economico-finanziarie
delle organizzazioni transnazionali, attraverso le attività preventive e giudiziarie, favorendo, tra l’altro, la costi-
tuzione delle “Squadre Investigative Comuni”.
Il punto fondamentale è, infatti, quello di “fare squadra” tra organismi giudiziari e investigativi, per far maturare
la consapevolezza che la mafia è un fenomeno che esiste e che solo attraverso queste sinergie si potrà far luce su
una criminalità organizzata sempre più evoluta e votata alla transnazionalità.
Sul piano generale, si conferma il dato che le mafie di origine italiana, seppur ramificate e ormai consolidate al-
l’estero da generazioni, non hanno reciso i legami con i sodalizi nazionali. Tra tutte, la ’ndrangheta si distingue
per la capillarità con cui ha contaminato gli Stati di diversi continenti, diventando punto di riferimento del nar-
cotraffico internazionale.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 329
È stato, così, dato maggior impulso allo scambio informativo, nella prospettiva di sviluppare nuove azioni in
tema di contrasto alla criminalità organizzata, sulla base di una comune strategia e di una condivisione di nuove
metodologie investigative.
(1) Europa
— Spagna
La collaborazione con le Istituzioni spagnole è stata rafforzata attraverso la cooperazione con il Centro de Inteli-
gencia contra el Terrorismo y el Crimen Organizado (CITCO), partner della DIA nella Rete Operativa Antimafia @ON.
In considerazione del fatto che il territorio iberico si trova sulla principale rotta transatlantica del traffico inter-
nazionale di stupefacenti (in particolare della cocaina proveniente dal Sud America e dell’hashish proveniente
dal Marocco), è stata rafforzata anche la cooperazione con l’Unidad Droga y Crimen Organizado (UDYCO).
Le diverse inchieste giudiziarie condotte dalla DDA di Reggio Calabria hanno fatto luce sulle consolidate inter-
relazioni tra le cosche e i narcotrafficanti sudamericani e, parallelamente, l’esistenza di una fitta rete di relazioni
in diversi Stati europei, tra cui la Spagna, individuata dalla ‘ndrangheta quale area di transito della droga e per il
reinvestimento dei capitali illeciti, nonché per il rifugio dei latitanti.
In proposito, si richiamano gli arresti di un boss della cosca calabrese RODÀ–CASILE–PAVIGLINITI (Palma di
Majorca 2002); di un noto broker del narcotraffico, intermediario tra i cartelli colombiani e le famiglie TRIMBOLI–
MARANDO–BARBARO (Madrid 2004) e di un ricercato di Rosarno esponente di spicco della cosca PIROMALLI–
MOLÈ di Gioia Tauro, ritenuto in grado di gestire i rapporti, dalla Francia prima e dalla Spagna dopo, con i
cartelli colombiani per l’importazione di stupefacenti verso la Costa Azzurra e l’Italia (Barcellona 2008).
Una recente conferma della presenza, in Spagna, di soggetti collegati alle cosche e funzionali alla gestitone del
narcotraffico, viene dall’operazione Bellavita983, conclusa a fine 2017 con l’arresto 12 soggetti, alcuni anche in ter-
ritorio iberico, indagati per traffico internazionale di stupefacenti tra l’Italia e la Spagna.
Nel corso del semestre, precisamente nel mese di gennaio 2018, sono state eseguite, dalla Guardia di finanza,
nell’ambito dell’operazione “Vindicta”, 8 misure cautelari984 per traffico transnazionale di cocaina, realizzato da
un sodalizio autoctono attivo nell’area metropolitana milanese di Corsico, Assago, Buccinasco e Trezzano sul Na-
983
Il 22 novembre 2017, nell’ambito dell’operazione “Bellavita” (p.p. 15046/13 RGNR e 17628/14 RG GIP del Tribunale di Torino), i Carabinieri
unitamente a personale dell’UDYCO spagnolo, hanno tratto in arresto 12 soggetti, ritenuti organici ad un sodalizio dedito al narcotraffico in-
ternazionale che operava sull’asse Spagna-Italia.
984
OCCC emessa il 5 gennaio 2018 dal Tribunale di Milano (p.p. 48039/2013 RGNR e 10692/2013 RG GIP), eseguita il 23 gennaio 2018.
1° semestre
20 1 8
330 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
viglio. Nel corso delle operazioni, i Finanzieri hanno sequestrato 7 fucili e 2 pistole, munizioni di vario tipo,
alcuni motoveicoli rubati e una pressa industriale utilizzata per confezionare lo stupefacente. L’indagine ha di-
mostrato che il gruppo criminale, oltre a disporre della logistica e degli strumenti per organizzare l’ingente traffico
di cocaina, aveva fornito supporto, in Spagna, a un latitante ricercato per reati in materia di stupefacenti. Tra le
figure di vertice del sodalizio, prevalentemente di origini calabresi, spiccano soggetti contigui al clan BARBARO.
Un altro settore di rilievo per la ‘ndrangheta è quello del gioco, come emerso nell’operazione “Gambling” del
2015985, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. L’indagine ha colpito un’associa-
zione ‘ndranghetista che, avvalendosi di società estere, aveva esercitato abusivamente l’attività del gioco e delle
scommesse sull’intero territorio nazionale, così riciclando ingenti proventi illeciti. Tra le società emerse, alcune
avevano sede in Spagna, mentre esponenti del sodalizio sono stati localizzati e arrestati a Barcellona.
Anche appartenenti a Cosa nostra hanno stabilito diretti contatti con le organizzazioni di narcotrafficanti sud-
americane e nord-americane presenti nella penisola iberica, come emerso, anni addietro, dall’operazione “Old
Bridge”986, che ha tra l’altro dato conto di investimenti fatti in Costa del Sol.
Significativa anche l’operazione denominata “Affari di famiglia”987, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia
di Firenze, che nel marzo 2018 ha condotto all’arresto di due esponenti di Cosa nostra palermitana. Questi rein-
vestivano i capitali provenienti dalla gestione di attività commerciali per finanziare un’associazione criminale
finalizzata alla coltivazione, in Spagna, di ingenti quantitativi di marijuana, da importare e smerciare poi in ter-
ritorio italiano.
Le organizzazioni camorristiche evidenziano uno storico radicamento in Spagna, ove tradizionalmente dispon-
gono di basi logistiche in Costa del Sol e in Costa Brava per i traffici di stupefacenti, mentre gli investimenti im-
mobiliari sarebbero effettuati nelle Isole Canarie.
I dati relativi all’analisi criminale effettuata dal collaterale spagnolo danno atto della presenza anche dei clan
AMATO-PAGANO, MAZZARELLA, POLVERINO e GALLO-LIMELLI-VANGONE.
985
Il 22 luglio 2015 (operazione “Gambling”) sviluppata sinergicamente dalla DIA di Reggio Calabria, dalla Polizia di Stato, dall’Arma dei Cara-
binieri e dalla Guardia di finanza.
986
Particolare rilevanza è stata data dalla polizia spagnola all’arresto, eseguito nel 2009, del capo del mandamento di Villa Grazia-Santa Maria del
Gesù, sottrattosi all’esecuzione dei provvedimenti emessi nell’ambito dell’operazione “Old Bridge”, condotta nel 2008 dal FBI e dal Servizio
Centrale Operativo (SCO) della polizia italiana, e successivamente arrestato alla frontiera tra Francia e Spagna. Lo stesso viveva a Torremolinos,
in Costa del Sol, dove aveva realizzato significativi investimenti, sia personalmente che attraverso suoi uomini di fiducia.
987
Il 27 marzo 2018, l’operazione “Affari di famiglia”, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Firenze, ha consentito ai Carabinieri del
capoluogo toscano di trarre in arresto, tra l’altro, due esponenti di cosa nostra ed in territorio iberico un pregiudicato spagnolo, ritenuto essere
colui che in Tarragona (Spagna) organizzava le piantagioni di marijuana che avrebbe dovuto essere distribuita in Italia.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 331
— Francia
La DIA, sulla base delle intese strategiche delineate sin dal 2013 con il vertice del SIRASCO (Servizio di Infor-
mazione, Intelligence e Analisi Strategica sulla Criminalità Organizzata), collabora costantemente con le Autorità
investigative francesi per lo scambio informativo sui fenomeni di criminalità organizzata, tra cui le mafie di ori-
gine italiana, quelle di origine asiatica e le reti criminali di lingua russa.
Il territorio francese costituisce storicamente un polo d’attrazione per diverse organizzazioni criminali italiane,
presenti soprattutto nelle aree di confine della Liguria e della provincia di Imperia e dedite prevalentemente al
traffico di sostanze stupefacenti.
988
OCCC n. 86/2018 emessa il 14 febbraio 2018 dal Tribunale di Napoli (p.p. 25889/17 RGNR e 20159/17 RG GIP, operazione «Smoking»).
989
OCCC emessa il 12 marzo 2018 dal GIP del Tribunale di Salerno (p.p. 10313/16 RGNR e 1181/17 RG GIP).
990
OCC n. 27/2018 emessa l’8 marzo 2018 dal GIP del Tribunale di Lecce.
1° semestre
20 1 8
332 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
L’area della Provence Alpes Côte d’Azur, ed in particolare tra Mentone e Cannes, è stata sfruttata, in diverse occa-
sioni, dai gruppi criminali italiani per favorire la latitanza di affiliati991, nonché per reinvestire nell’economia
legale i capitali illecitamente accumulati, in genere attraverso transazioni immobiliari o nel settore della ristora-
zione.
Nel corso di alcune operazioni di polizia svolte in territorio italiano è emerso il gruppo criminale dei MAGNOLI,
radicato a Cannes e Antibes, dedito al traffico internazionale di stupefacenti tra la Spagna, la Francia e l’Italia. Il
sodalizio ha subito, nel 2017, una condanna in Corte d’Appello a seguito dell’operazione “Griffe” del 2013, così
denominata perché nelle intercettazioni telefoniche la droga era chiamata con nomi di case di alta moda992.
Sempre nei confronti del clan MAGNOLI, nel 2015 è stata conclusa l’operazione italo-francese “Hyphen”, che ha
consentito di smantellare una rete internazionale, composta da 17 soggetti, dedita al traffico di stupefacenti, col-
legata ad elementi della ‘ndrangheta, attivi in Costa Azzurra, Liguria e Calabria.
Anche le Autorità francesi confermano la presenza di una seconda generazione di criminali ‘ndranghetisti im-
piantati in Francia, che avrebbero riprodotto lo schema criminoso proprio delle regioni di origine. Questi avreb-
bero stretto legami con la criminalità locale, francese e marsigliese, in particolare per l’organizzazione di traffici
internazionali di stupefacenti e per la gestione delle slot machine e delle estorsioni.
I notevoli interessi criminali della ‘ndrangheta avrebbero portato alla costituzione di strutture sovraordinate di
coordinamento, tra le unità periferiche e la casa-madre reggina, quale la cd. “Camera di controllo”, con sede a Ge-
nova, e le analoghe proiezioni ultra nazionali, attive in Costa Azzurra (cd. “Camera di passaggio”, individuata a
Ventimiglia).
Si ribadisce, pertanto, l’attualità dell’orientamento giurisprudenziale emerso con la sentenza del processo “Cri-
mine”, che vede il “...modello associativo calabrese come organismo unitario, globale e flessibile”, articolato in diramazioni
periferiche nazionali ed ultra-nazionali dotate di autonomia operativa, ma collegate ad una struttura centralizzata
individuata nel “Crimine” reggino, che garantisce l’omogeneità delle regole di fondo dell’organizzazione.
Di rilievo appaiono certamente le due inchieste della Magistratura italiana “Trait d’Union” e “Antibes”, condotte
991
Basti ricordare la cattura dei vari latitanti italiani eseguita nel territorio francese nel 2010: in Costa Azzurra Giuseppe FALSONE, elemento di
vertice di cosa nostra e, presso Vallauris, Roberto CIMA, affiliato alla cosca ‘ndranghetista PALAMARA di Ventimiglia (IM), all’epoca inserito
tra i criminali più pericolosi. Nel 2014 a Nizza viene tratto in arresto un elemento di vertice del clan napoletano dei LO RUSSO, sul quale pen-
deva una condanna a 20 anni di reclusione per il reato di traffico di stupefacenti, omicidio ed altro.
992
Le risultanze investigative relative all’indagine “Griffe” della DDA di Reggio Calabria conclusa nel 2013 ha consentito di disarticolare un’or-
ganizzazione criminale che aveva la propria base nella Piana di Gioia Tauro, ma con collegamenti con la famiglia mafiosa del quartiere Bran-
caccio di Palermo e con il territorio francese, nello specifico quello di Marsiglia. Il sodalizio, che faceva riferimento alla famiglia MAGNOLI
era dedito ad un traffico di stupefacenti importati dalla Francia e smistati in diverse regioni della Penisola.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 333
rispettivamente nel 2015 e 2016, che hanno visto coinvolti soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta operanti in Li-
guria e in Francia. Nello specifico l’operazione “Antibes” - che ha preso il nome proprio dalla città rivierasca della
Costa Azzurra993 - ha portato all’esecuzione di diversi provvedimenti cautelari per associazione mafiosa, mentre
l’operazione “Trait d’Union” ha fatto emergere una rete di rapporti d’affari nel settore della droga, nel ponente
ligure, composta da soggetti vicini alle cosche GALLICO e MOLÈ, alcuni dei quali residenti in Francia.
Sempre nel 2016 in un’altra operazione, denominata “Alchemia”, condotta dalla DIA e dalla Polizia di Stato, sono
state eseguite 42 misure cautelari a carico di altrettanti affiliati alle cosche reggine “RASO - GULLACE - ALBA-
NESE” e “PARRELLO - GAGLIOSTRO”. I soggetti sono stati accusati di associazione per delinquere di stampo
mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e intestazione fittizia di beni. Nel corso delle in-
dagini sono emersi diversi investimenti all’estero, nel settore immobiliare, realizzati mediante una serie di ope-
razioni in Costa Azzurra, nelle Isole Canarie ed in Brasile, funzionali sia al riciclaggio di capitali che
all’acquisizione di disponibilità finanziarie, in forza di rapporti instaurati con fiduciari di quei Paesi.
Nel periodo di riferimento, la cooperazione di polizia si è sviluppata con approfondimenti investigativi, anche
attraverso contatti ed incontri operativi con gli organi di polizia francese, su alcuni soggetti appartenenti alla
criminalità organizzata italiana.
— Regno Unito
La DIA collabora attivamente con l’Agenzia Nazionale anti-Crimine (NCA), fondata con il Crime Courts Act del
2013. Questa venne istituita per coordinare e dirigere le attività contro la criminalità organizzata, anche attraverso
l’Ufficiale di Collegamento distaccato presso la propria rappresentanza diplomatica a Roma, con il quale vengono
svolti incontri periodici di coordinamento.
Il Regno Unito è considerato un polo internazionale per le attività finanziarie. Grazie ad una progressiva sem-
plificazione del diritto societario, è possibile rendere rapidamente operativa una corporation britannica (Ltd) o
un trust fiduciario, strutture societarie che, in alcune circostanze, sono state utilizzate dalle organizzazioni come
società di comodo.
Al riguardo, appaiono significative le evidenze raccolte, nel primo semestre 2018, a seguito delle indagini con-
dotte dalla DIA e dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria, denominate “Vello d’Oro” e “Martingala”, grazie
alle quali è stata disarticolata un’associazione ‘ndranghetista. Questa, avvalendosi di un qualificato professionista,
993
Ad Antibes nel 2013 venne arrestato un noto latitante esponente di spicco della cosca BARRECA.
1° semestre
20 1 8
334 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
era dedita ad attività di riciclaggio, auto riciclaggio e reimpiego di capitali illeciti. L’organizzazione disponeva
di società fittizie, cosiddette “cartiere”, che venivano utilizzate per operazioni commerciali inesistenti. Tali società,
che avevano sede in vari paesi dell’Unione Europea (Croazia, Slovenia, Austria, Romania), dopo un breve periodo
di apparente “attività”, venivano trasferite nel Regno Unito e cessate.
Non di rado emergono, da contesti investigativi connessioni con la criminalità organizzata, società costituite
nella City di Londra, da cui transiterebbero ingenti flussi di denaro in modo non trasparente, in alcuni casi scher-
mati da società di scommesse (c.d. bet company).
Secondo la stessa National Crime Agency “...ogni anno miliardi di sterline di provenienza criminale quasi sicuramente
continuano ad essere riciclati attraverso le banche del Regno Unito e le loro filiali. L’entità del riciclaggio dei proventi criminali
è quindi considerata una minaccia per l’economia e la reputazione del Regno Unito” 994.
Per contrastare tale fenomeno, nel 2017 nel Regno Unito è entrata in vigore la Legge denominata “Criminal Fi-
nances Bill”, tesa a rafforzare i poteri delle Forze dell’ordine nel settore dell’antiriciclaggio. La Legge in questione
enuncia 4 priorità fondamentali: trasformare il rapporto tra settore pubblico e privato; ampliare la risposta delle
Forze dell’ordine del Regno Unito; migliorare in modo significativo la capacità della polizia di recuperare i pro-
venti di reato, compresa la corruzione internazionale; combattere il finanziamento del terrorismo.
Tra le misure chiave incluse nella Legge c’è l’introduzione dell’Ordinanza relativa ai patrimoni non giustificati
(Unexplained Wealth Orders - UWOs), con cui è possibile chiedere, ai soggetti sospettati di reati gravi, di dimo-
strare l’origine del proprio patrimonio. Una procedura importante, che contribuisce ad agevolare il recupero di
beni illeciti.
La National Crime Agency (NCA) assegna una grande importanza all’UWOs, considerato uno strumento fon-
damentale per aggredire i patrimoni sproporzionati rispetto al reddito dichiarato.
Sotto il profilo delle indagini finanziarie, nel semestre di riferimento la cooperazione di polizia con il National
Crime Agency, da sempre molto proficua, ha riguardato lo sviluppo e lo scambio di informazioni attinenti a reati
economici e alle attività di riciclaggio.
994
http://www.nationalcrimeagency.gov.uk/crime-threats/money-laundering.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 335
— Belgio
La fattiva collaborazione con il collaterale Bureau Central des Recherches (BCR) del Belgio ha consentito alla DIA
di rafforzare la comune strategia di prevenzione e contrasto dei fenomeni di criminalità organizzata transnazio-
nale. Ciò è stato favorito anche dalla recente adesione della Polizia Federale belga alla Rete Europea Antimafia
“Operational Network@ON”.
In Belgio sono presenti diverse realtà criminali oggetto di attenzioni investigative, ad iniziare dalle bande di moto-
ciclisti (bande organizzate particolarmente violente e dedite alla commissione di diverse tipologie di crimini con-
notate da singolare efferatezza), così come gruppi criminali di origine albanese, turca e dei Paesi dell’Est Europa.
Il Paese in esame, per la sua posizione geografica centrale in Europa e in virtù del suo importante scalo portuale
di Anversa, risulta essere anche uno snodo strategico per numerose attività illecite transnazionali, compreso il
narcotraffico dal Sud America.
Le indagini condotte in Italia hanno evidenziato la forte propensione della ’ndrangheta ad insediare contesti cri-
minali nei paesi del Nord Europa, ove da tempo esponenti delle cosche ionico-reggine si sono inseriti in vari
settori economici. Ciò, a conferma della tradizionale capacità della ‘ndrangheta di replicare i propri schemi ope-
rativi anche in altre aree del continente europeo.
In tal senso, il Belgio non risulta immune dalla presenza di esponenti delle cosche, in collegamento diretto con
l’articolazione calabrese.
Anche le attività di polizia svolta in Belgio, nelle provincie storicamente interessate dalla criminalità organizzata
di matrice italiana, hanno posto in luce come i fatti criminosi più rilevanti siano da ricondursi ai traffici di sostanze
stupefacenti, alle frodi fiscali ed alla presenza di latitanti: in tale ambito si rammenta l’arresto, a Bruxelles, in una
clinica privata, di un affiliato alla cosca PELLE VOTTARI di San Luca ed elemento di collegamento tra i narco-
trafficanti sudamericani e la ‘ndrangheta reggina.
L’analisi delle diverse attività investigative evidenzia, in particolare, la propensione delle consorterie calabresi
ad insediare contesti criminali in alcune specifiche aree del territorio belga, come le provincie di Mons – Charleroi,
presso il confine francese e Liegi – Limburg, presso il confine olandese, dove in passato hanno trovato rifugio la-
titanti ricercati dall’Italia.
Tra le cosche maggiormente coinvolte nei traffici di stupefacenti si segnalano i COMMISSO di Siderno (RC) che,
in contatto con i PESCE, originari del medesimo comune reggino avevano organizzato, nel recente passato995,
importanti traffici di stupefacenti tra Belgio, Costa d’Avorio e Venezuela.
995
Operazione “Ape green Drug” del 22 gennaio 2016.
1° semestre
20 1 8
336 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Più di recente, nell’aprile 2018, nell’ambito dell’operazione “La Romana”996, la Guardia di finanza ha arrestato 7
soggetti, appartenenti a un’organizzazione criminale italo-albanese dedita al narcotraffico tra Belgio, Olanda
Italia e Albania. Nel corso dell’attività è emerso il ruolo di primissimo piano ricoperto da un esponente degli AL-
VARO e sono state documentate 6 importazioni di cocaina, per oltre 130 kg.
Da tempo operano in Belgio anche esponenti della criminalità organizzata siciliana, collegati a Cosa nostra agri-
gentina, diventati punti di riferimento per le attività criminali, anche in questo caso legate al traffico di sostanze
stupefacenti.
Il 4 ottobre 2017, l’arresto di un soggetto di Favara, in Belgio, ha confermato l’attualità delle proiezioni della cri-
minalità organizzata agrigentina in quello Stato, più ampiamente descritte nella parte dedicata alla provincia di
Agrigento.
L’attività investigativa svolta nell’ambito dell’operazione “Up & Down”997 ha fatto emergere come il predetto, re-
sidente in Belgio, fosse capo e promotore di un sodalizio specializzato nel traffico di cocaina, da far giungere poi
nell’agrigentino.
Sempre nel 2017 è stato arrestato, ad Etterbeek, un palermitano ricercato dalla DIA, accusato di omicidio.
Nel corso del semestre in esame è stata, inoltre, sviluppata l’operazione denominata “Montagna”998. Nel corso di
tale attività investigativa - anch’essa già ampiamente argomentata nel paragrafo dedicato alla provincia di Agri-
gento - due soggetti della citata provincia siciliana sono stati localizzati in Belgio. In particolare, il fiduciario del
reggente di Cosa nostra di Santa Elisabetta (AG) è stato arrestato il 13 maggio 2018 a Bruxelles, mentre ad inizio
del 2018 si era costituito in Italia un elemento ritenuto il contabile dell’organizzazione criminale.
Una serie di episodi delittuosi avvenuti, a partire dal 2016 e proseguiti anche nel 2018, in Belgio e nel territorio
agrigentino, fanno supporre che sia in atto una faida maturata in ambienti riconducibili al traffico internazionale
di stupefacenti sull’asse Belgio-Agrigento999.
996
P.p. 3233/17 RGNR e OCC n. 3233/17 RG GIP, conclusa con OCC emessa dal Gip del Tribunale di Roma, eseguita il 17 aprile 2018.
997
OCC emessa il 20 dicembre 2016 dal Gip del Tribunale di Palermo (p.p. 6564/2014 RGNR e 1661/2016 RG GIP). L’indagine ha consentito l’in-
dividuazione di un’organizzazione criminale operante nella provincia dedita al traffico di cocaina e di hashish che provenivano dal Belgio e da
Palermo.
998
OCC emessa l’11 gennaio 2018 dal Tribunale di Palermo (p.p. 23602/2012 RGNR e 10533/2015 RG GIP).
999
Tali eventi sono ampiamente argomentati nell’ambito del paragrafo sulla Provincia di Agrigento.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
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— Paesi Bassi
La collaborazione con il collaterale della “Dutch National Police” e con il “Servizio Olandese di Informazioni Fiscali
e Indagine” (FIOD) è stata rafforzata negli ultimi anni anche grazie alla recente adesione alla Rete Europea Antimafia
“Operational Network@ON”, promossa dalla DIA.
Le attività investigative indicano come il territorio olandese ed in particolare lo scalo internazionale di Rotterdam
siano sfruttati per il traffico internazionale di stupefacenti.
Nel 2015 sono state condotte dalle Autorità italiane ed olandesi due importanti indagini che hanno fatto luce su
una fitta rete d’interessi e attività imprenditoriali di matrice ‘ndranghetista, utilizzate come copertura per il traffico
di stupefacenti e per il riciclaggio di capitali illeciti: si tratta delle operazioni “Acero Connection” e “Krupy” per il
versante italiano, e “Levinius” per quello olandese, che hanno coinvolto le cosche COMMISSO di Siderno e
AQUINO – COLUCCIO di Marina di Gioiosa Ionica.
Sempre in tale contesto, si segnala che a giugno 2017, presso l’aeroporto di San Paolo (Brasile) è stato tratto in
arresto un esponente di spicco della famiglia Crupi, affiliata ai COMMISSO di Siderno (RC), che si era trasferito
da Aalsmeer (Olanda) a Caracas (Venezuela), ove, secondo gli investigatori, avrebbe continuato a coordinare ac-
quisti e traffici di droga.
L’interesse della criminalità transnazionale e della ‘ndrangheta per il territorio olandese risulta confermato anche
altre operazioni di polizia.
Ad ottobre 2017, il Tribunale di Milano ha pronunciato una sentenza di condanna1000 a carico di alcuni esponenti
della cosca ‘ndranghetista RUGA-LOIERO-METASTASIO di Monasterace (RC), arrestati nell’ambito dell’opera-
zione “Mar Jonio” dalla Procura di Milano1001, per associazione finalizzata al traffico di cocaina, proveniente dal
Brasile e dall’Olanda.
A novembre 2017 si è conclusa un’importante operazione antidroga, coordinate dalla Procura della Repubblica
di Firenze - Direzione Distrettuale Antimafia, in sinergia con l’Autorità giudiziaria olandese, che è stata sviluppata
avvalendosi del lavoro di una Squadra investigativa comune, operativa tra l’Italia Amsterdam e Rotterdam (NL).
Gli investigatori della polizia olandese e della polizia di Firenze hanno arrestato 7 persone (6 cittadini albanesi
ed una cittadina polacca), ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di traffico internazionale di stupefacenti
importata dal Sud America, detenzione abusiva di armi da fuoco e da guerra e riciclaggio di denaro. Sono stati,
1000
Sentenza n. n. 17/2028 del 6 ottobre 2017 (p.p. 51299/11 RGNR e 22604/17 RG GIP).
1001
OCCC emessa il 4 aprile 2016 dal Tribunale di Milano (p.p. 51299/11 RGNR e 11678/11 RG GIP).
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338 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
inoltre, sequestrati 4 milioni di euro in contanti, una tonnellata di sostanze stupefacenti, armi automatiche, nu-
merose autovetture ed immobili in Olanda.
L’Olanda, parimenti ad altri Paesi confinanti, si conferma anche come luogo di rifugio per i latitanti di ‘ndrangheta,
tra i quali si richiama un esponente della cosca BELLOCCO, arrestato a settembre 2017 ad Amsterdam (Olanda).
Anche i sodalizi legati alla camorra1002 sono attivi nel territorio olandese nel traffico di stupefacenti, nonché nella
vendita di merci contraffatti e nella gestione di case da gioco potendo contare su propri referenti stanziati sul
posto.
Nel semestre in esame, a conferma dell’interesse dei clan campani verso il fenomeno del narcotraffico, si evidenzia
un’operazione di servizio conclusa il 19 gennaio 20181003, che ha fatto emergere l’esistenza di una organizzazione
- con base operativa a Terzigno (NA) - dedita all’acquisto di grosse partite di cocaina ed hashish dall’Olanda.
Analogamente, un’altra operazione di polizia1004, eseguita a Napoli il 20 febbraio 2018, ha documentato l’impor-
tazione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, in prevalenza cocaina, direttamente dalla Colombia e
dall’Olanda, destinati al mercato del capoluogo partenopeo e di altre regioni italiane, in particolare Toscana e
Lazio. Un’ulteriore, significativa operazione è quella denominata “Cuba Libre”1005, eseguita il 19 aprile 2018 dai
Carabinieri di Napoli, che ha sgominato un vasto traffico di droga (cocaina e hashish) gestito dai clan NUVO-
LETTA e POLVERINO di Marano di Napoli (NA), destinata alla Campania e proveniente dalla Colombia, attra-
verso l’Olanda.
Da segnalare, infine, l’arresto1006 eseguito l’8 febbraio 2018, ad Amsterdam, di un elemento di spicco, latitante da
3 anni, di un clan di Torre Annunziata (NA), accusato di traffico internazionale di stupefacenti per conto dei so-
dalizi criminali della provincia di Napoli.
1002
Si segnala la presenza dei clan La Torre, Polverino, Gionta, Gallo, Sarno, Di Lauro, l’Alleanza di Secondigliano e gli Scissionisti.
1003
OCCC n. 15/18 emessa il 9 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 33594/16 RGNR e 14862/17 RGIP).
1004
OCCC n. 7/18 emessa il 5 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 13059/15 RGNR e 6267/17 RG GIP).
1005
P.p. n. 22272/13 RGNR e 18518/16 RG GIP, concluso con OCC n. 21/2018 emesso dal GIP del Tribunale di Napoli.
1006
N. 327/2015 SIEP emesso in data 12 marzo 2015 dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Napoli.
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8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 339
— Svizzera
La Svizzera risulta segnata da forme di criminalità finanziaria interessate a riciclare i proventi illeciti derivanti,
in larga parte, da reati commessi al di fuori della Confederazione.
L’attività di cooperazione con l’Italia si realizza, innanzitutto, attraverso l’interscambio informativo previsto dal
“Protocollo d’intesa del 23 febbraio 2015, fra Italia e Svizzera, in materia fiscale”.
L’attenzione delle autorità elvetiche, inoltre, appare focalizzata sul settore bancario e della gestione patrimoniale.
In proposito, l’“Ufficio per le Comunicazioni in Materia di Riciclaggio” della Confederazione riceve, analizza ed
eventualmente trasmette alle autorità inquirenti, le segnalazioni sospette inviate dagli intermediari finanziari.
Sul piano investigativo si segnala che il 17 aprile 2018, i Carabinieri hanno individuato, in Svizzera, beni per 700
mila euro, riconducibili ad un sodale di rilievo defunto dei FARAO-MARINCOLA, tra cui anche un dipinto della
scuola del Caravaggio.
— Germania
La presenza delle mafie di matrice italiana nel territorio tedesco è un dato confermato non solo dal Bundeskrimi-
nalamt (BKA) a livello federale, ma anche dalle numerose indagini svolte nel tempo dalle Forze di polizia italiane,
in collaborazione con quelle tedesche.
In Germania sono attivi anche altri gruppi criminali originari dei Paesi dell’Est e Medio Orientali.
Allo stato attuale la maggior organizzazione criminale di matrice italiana presente è la ‘ndrangheta, che nel corso
degli anni ha realizzato strutture analoghe a quelle calabresi, dalle quali dipendono in modo simbiotico. Infatti,
nell’operazione di polizia denominata “RHEINBRUCKE”1007, è emerso come alcuni componenti delle cosca di Fa-
brizia (VV) avessero costituito, dei locali anche in territorio tedesco.
La ‘ndrangheta in Germania è dedita in particolare ad attività di riciclaggio attraverso acquisizioni di esercizi
commerciali e beni immobili, con affiliati riconducibili principalmente ai clan ROMEO-PELLE-VOTTARI E
NIRTA-STRANGIO di San Luca (RC), implicati per i noti fatti delittuosi di Duisburg del 2007. A questi si affian-
1007
Per quanto attiene all’esportazione del modello ‘ndranghetistico in Germania sono emerse conferme all’esito dell’operazione RHEINBRUCKE,
grazie alla quale sono stati individuati alcuni componenti delle cosca di Fabrizia (VV) che avevano costituito in territorio tedesco una vera e
propria articolazione territoriale denominato “locale”. Le indagini hanno consentito, altresì, di individuare altre persone inserite in un contesto
di ‘ndrangheta, appartenenti alla “Società di Singen” ed al contempo di accertare l’esistenza di altre “locali” omologhe nelle città tedesche di
Rielasingen, Ravensburg ed Engen, e di approfondire il rapporto che lega tali strutture con la ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria.
La predetta indagine, costituisce lo sviluppo dell’operazione “Helvetia” che ha fatto luce sulla presenza di alcuni esponenti della ‘ndrangheta
in Svizzera.
1° semestre
20 1 8
340 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
cano i PESCE-BELLOCCO di Rosarno (RC), attivi soprattutto nelle Aree Sud Occidentali, come i Länder della
Renania Settentrionale-Westfalia, della Baviera, del Baden-Württemberg e dell’Assia.
In Renania, a Moers, nel dicembre 2017, dopo 5 anni di latitanza è stato arrestato un latitante legato alla ‘ndrina
PELLE-Vancheddi di San Luca (RC), il cui nome era già emerso proprio nel caso delle indagini sulla nota strage
di Duisburg.
Recentemente, a gennaio 2018, anche la ‘ndrangheta crotonese è stata oggetto di una operazione di polizia italiana
in collaborazione con quella tedesca, che ha colpito la cosca FARAO-MARINCOLA di Cirò (KR), con ramificazioni
nei Länder dell’Assia e del Baden-Württemberg, per il reinvestimento di capitali illeciti.
Il 13 febbraio 2018, a Monaco di Baviera, la Direzione delle Investigazioni Criminali della Polizia Tedesca, uni-
tamente all’Arma dei carabinieri ed al Servizio per la Cooperazione Internazionale - S.i.Re.n.e., ha catturato un
esponente della cosca GALLICO di Palmi, ricercato dall’ottobre 2017.
Il 12 marzo successivo, a Saarbrucken, città della Saar, Land sud-occidentale al confine con la Francia, è stato ar-
restato per associazione di tipo mafioso un altro ricercato, ritenuto il reggente della menzionata cosca GALLICO,
latitante dal 2013 ed inserito nell’Elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno.
Per quanto attiene al mercato del traffico internazionale degli stupefacenti, il territorio tedesco risulta di notevole
importanza per le cosche calabresi, grazie all’utilizzo del porto di Amburgo, uno degli scali portuali più importanti
d’Europa, e alla posizione geografica della Germania, che confina con l’Olanda, altro punto di approdo degli
stupefacenti provenienti dal Sud America.
I sodalizi calabresi avrebbero sviluppato interessi e proiezioni anche verso i Länder della Turingia e della Sassonia,
per sfruttare, congiuntamente alle agguerrite organizzazioni dei paesi dell’Est, le opportunità economiche deri-
vanti dalle difficili condizioni socio-economiche connesse alla riunificazione nazionale degli anni ’90, attraverso
consistenti speculazioni finanziarie e immobiliari.
Anche le famiglie di cosa nostra siciliana, nel corso del tempo, avrebbero cercato di radicarsi nel territorio tedesco,
dedicandosi ad attività legate al traffico degli stupefacenti, nonché al reimpiego di capitali nell’economia legale.
Si tratta di un modus operandi praticato in Sicilia, che predilige la strategia dell’inabissamento.
In più occasioni, nel corso di attività di indagine volte alla ricerca di latitanti, è emersa la presenza di soggetti,
residenti in Germania, originari della provincie di Gela, Agrigento e Catania, nonché del comune di Partinico
(PA), in particolare nei Länder ad ovest ed a sud del Paese, come il Baden-Wurttemberg, la Baviera e la Renania
Settentrionale-Westfalia e l’Assia.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 341
Una conferma, in tal senso, viene dalle operazioni “Cinisaro” e “Meltemi”, del 2017, coordinate dalla DDA di Pa-
lermo e condotte dalle Forze di polizia italiane in collaborazione con la Polizia tedesca (LKA del Länder del
Baden-Württemberg)1008.
A conclusione delle indagini sono stati arrestati 19 soggetti, di nazionalità italiana e colombiana, a vario titolo indagati
per reati in materia di stupefacenti, aggravati dalla transnazionalità. Tra gli altri è risultato implicato un imprenditore
palermitano, pluripregiudicato, con interessi economici nel settore della ristorazione nella città tedesca di Villigen.
Grazie all’operazione denominata “Druso – Extra Fines”1009, è stato, invece, possibile colpire le proiezioni del clan
RINZIVILLO di Gela (CL) sul Lazio, sulla Lombardia ed in Germania. In questo contesto, Cosa nostra avrebbe
dato vita ad una cellula criminale operante nelle città di Karlsruhe e di Colonia, nei Länder di Baden-Wüttemberg
e della Renania Settentrionale-Westfalia, individuando in un soggetto insospettabile, di origini gelesi, il nuovo
luogotenente cui demandare l’organizzazione del traffico di droga e la realizzazione di articolati investimenti
nei settori delle costruzioni e alimentare.
Significativi, da ultimo, anche gli arresti eseguiti a seguito di Mandato di Arresto Europeo (MAE) - emesso dalla
DDA di Catania - di due ricercati, ritenuti affiliati al clan SCALISI, locale proiezione della famiglia LAUDANI di
Catania, il primo consegnato in Italia a febbraio 20181010ed il secondo tratto in arresto a maggio 20181011.
Un terzo arresto1012 è stato eseguito, sempre a maggio, a Colonia, nei confronti di un elemento ritenuto apparte-
nente al clan Santangelo, alleato della famiglia mafiosa SANTAPAOLA– ERCOLANO.
In merito alla criminalità campana, a Berlino, Amburgo, Dortmund e Francoforte è stata segnalata la presenza
di personaggi collegati a clan camorristi, le cui principali attività illecite sono legate alla vendita, al commercio
1008
Il 13 settembre 2017, nell’ambito delle operazioni “Cinisaro” e “Meltemi”, la Guardia di finanza, in collaborazione con la Polizia tedesca del
LKA del Länder del Baden-Württemberg, ha eseguito 19 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti, di nazionalità italiana e colom-
biana, a vario titolo indagati per reati in materia di sostanze stupefacenti aggravati dalla transnazionalità.
1009
L’OCCC emessa il 4 ottobre 2017 dai GIP del Tribunale di Caltanissetta (p.p. 3269/2015 RGNR e n. 2176/2016 RG GIP) e OCCC emessa nella
stessa data dal Tribunale di Roma (p.p. 32692/2015 RGPM e 28476/2016 RG GIP) nei confronti di 31 soggetti, tre dei quali dimoranti in Ger-
mania, ed eseguite dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza di Roma in collaborazione con la Polizia Criminale tedesca.
1010
Il 20 febbraio 2018 dalla Germania un presunto affiliato alla mafia siciliana è stato consegnato in Italia in esecuzione di un mandato d’arresto
europeo
1011
Il 7 Maggio 2018 a Biebesheim (Assia) un presunto appartenente al clan Scalisi, articolazione della famiglia mafiosa Laudani di Catania, è stato
tratto in arresto in esecuzione di un mandato di arresto europeo. Lo stesso era latitante dal 2017, quando l’AG di Catania, nell’ambito dell’o-
perazione “Illegal duty”, aveva emesso nei suoi confronti un provvedimento restrittivo in quanto ritenuto responsabile di associazione ma-
fiosa.
1012
Il 5 Maggio 2018, a Colonia, un presunto esponente del clan Santangelo, alleato della famiglia catanese SANTAPAOLA - ERCOLANO, di Ca-
tania, è stato tratto in arresto in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso per i reati di associazione per delinquere finalizzata al
traffico di sostanze stupefacenti ed altro.
1° semestre
20 1 8
342 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
di marchi e di merci contraffatte, alla gestione dei relativi magazzini di stoccaggio, al contrabbando di tabacchi
lavorati esteri (TLE), al traffico di stupefacenti e di veicoli, oltre a truffe alle agenzie di noleggio.
Nel corso del semestre, il 15 giugno 2018, su input della polizia italiana, in cooperazione con quella tedesca, è
stato estradato dalla Germania un giovane affiliato del clan napoletano MAZZARELLA, ricercato per associazione
di tipo mafioso.
Anche la criminalità organizzata pugliese fa registrare la presenza di alcuni affiliati nei Länder del Nord Reno
Westfalia, Renania, Baden Wuttemberg, Baviera e Assia, dediti a varie attività delittuose, in particolare al traffico
di stupefacenti. In tale contesto si segnala l’arresto a Monaco di Baviera, nel dicembre 2015, di un latitante1013, ri-
conducibile ad un clan di Squinzano (LE) della Sacra Corona Unita, emerso nell’ambito operazione denominata
“Vortice Dejavù”.
I proficui scambi info-operativi con il collaterale tedesco e in particolare con il Bundeskriminalamt (BKA), hanno
permesso di sviluppare sinergie comuni, tali da costituire un vero e proprio modello di collaborazione, speri-
mentato anche con Forze di polizia di altri Paesi europei.
Durante il periodo in esame, l’attività di cooperazione bilaterale è proseguita in maniera proficua ed ha permesso
di poter sviluppare una positiva attività investigativa nei confronti di soggetti appartenenti o sospettati di ap-
partenere alla ‘ndrangheta, nonché di avviare ulteriori progetti comuni.
— Austria
La collaborazione bilaterale con il BK austriaco - Reparto Criminalità Organizzata - si sviluppa sia attraverso riu-
nioni periodiche su casi operativi, sia a livello di analisi criminale attraverso i lavori della “Task Force italo – au-
striaca”, istituita in ambito Dipartimentale.
Sebbene in Austria non si registrino presenze radicate di organizzazioni criminali di matrice italiana, il territorio
assume una valenza strategica in quanto possibile punto di passaggio della rotta balcanica, sfruttata da diversi
gruppi criminali dei Paesi dell’Est e di origine turca, dediti in particolare al traffico internazionale di stupefacenti
ed al riciclaggio.
Per quanto attiene alle indagini sulla ‘ndrangheta, vale la pena di richiamare l’operazione “Due Torri connection”,
1013
A seguito dell’operazione “Deja Vu”, coordinata nel novembre 2014 dalla DDA di Lecce, con l’esecuzione, da parte del locale Comando Pro-
vinciale dell’Arma dei Carabinieri, di un provvedimento restrittivo a carico di 26 indagati per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti
ed altro.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 343
che nel 2011 ha portato all’arresto1014 di 14 persone tra Italia, Graz (Austria) e Spagna, tutte accusate di associazione
a delinquere finalizzata ad un traffico di cocaina tra Europa e America Latina, facente capo al clan Mancuso di
Limbadi (VV).
Con l’operazione “Total Reset” del 2015 si è giunti alla confisca di una villa di pregio nel comune di Baden bei
Wien, nella disponibilità di elementi appartenenti alla ‘ndrina della Piana di Gioia Tauro. Le indagini avevano
dimostrato come le cosche, avvalendosi di prestanome che si erano trasferiti in territorio austriaco, fossero riuscite
ad investire, anche in questo Paese, i proventi delle attività illegali.
Una conferma, in tal senso, viene anche dalla citata operazione “Gambling” sempre del 2015, che ha fatto luce
sugli interessi della ‘ndrangheta nel settore delle scommesse e dei giochi on line. In tale contesto sono risultati, in-
fatti, coinvolti elementi facenti capo alla cosca reggina TEGANO ed è stato accertato l’utilizzo di società di comodo
con sede anche in Austria.
Nel 2018 si sono concluse 2 indagini, curate rispettivamente dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio
Calabria e di Palermo.
La prima, denominata “Martingala”1015, ha portato all’arresto di 27 soggetti collegati cosche NIRTA-BARBARO, respon-
sabili di associazione di tipo mafioso e di reati finanziari, tra cui riciclaggio, auto riciclaggio e reimpiego di denaro. Il
sodalizio, attraverso l’impiego di società “cartiere” con sede in diversi Paesi UE, segnatamente Austria, Croazia, Slo-
venia e Romania, aveva realizzato un sistema con il quale venivano realizzate fittizie operazioni commerciali.
L’altra operazione della DDA di Palermo, condotta nei confronti della criminalità organizzata siciliana e deno-
minata “Game Over”1016, ha portato all’arresto di 30 soggetti collegati alla famiglia di Partinico, a vario titolo ritenuti
responsabili di associazione di tipo mafioso e riciclaggio. Anche in questo caso, è stata colpita una rete di agenzie
di scommesse abusive, che riciclava denaro proveniente dal gioco illecito, attraverso società con sede all’estero,
ivi compresa l’Austria.
Il collaterale organismo austriaco si è confermato partner particolarmente attento, anche sotto il profilo preventivo,
ad intercettare eventuali forme di inquinamento dell’economia legale, da parte della criminalità organizzata tran-
snazionale.
1014
Disposto dal Tribunale di Bologna (p.p. 12167/10 RGNR e 2723/11 RG GIP) eseguito il 17 luglio 2011.
1015
Già segnalata nel paragrafo dedicato alla provincia di Reggio Calabria. Fermo di indiziato di reato emesso dalla DDA di Reggio Calabria (p.p.
5644/2013 RGNR), eseguito il 19 febbraio 2018 dal Centro Operativo DIA e dalla Guardia di finanza.
1016
OCC emessa il 26 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Palermo (p.p. 22264/13 RGNR e 13079/13 RG GIP) eseguito il 1° febbraio 2018 dalla
Polizia di Stato, nei confronti di 30 soggetti, a vario titolo ritenuti responsabili, dei reati di associazione di tipo mafioso, riciclaggio, auto rici-
claggio, trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso, associazione
per delinquere finalizzata alla raccolta abusiva di scommesse ed alla truffa ai danni dello Stato, reati concernenti le sostante stupefacenti.
1° semestre
20 1 8
344 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Slovacchia
La tendenza da parte dell’organizzazione calabrese ad espandersi verso i Paesi dell’Est Europa, va letta come
l’applicazione concreta di un modus operandi che vede proiettare le cosche lì dove l’utilità marginale è più alta e il
ritorno dell’investimento più vantaggioso.
È il caso della Repubblica Slovacca, in cui le mire espansionistiche della ‘ndrangheta si sono rese evidenti proprio
nel semestre.
Significativo, infatti, è quanto emerso dalle investigazioni avviate a seguito dell’omicidio del giovane reporter
slovacco Jan KUCIAK e della sua compagna, avvenuto alla fine di febbraio, nei dintorni di Bratislava. Le indagini
hanno fatto luce sugli interessi delle cosche verso i fondi europei per l’agricoltura, assegnati in quello Stato.
Già nel 2013, la DIA aveva avviato uno scambio informativo con i collaterali slovacchi, tuttora proficuo, in merito
alla presenza di soggetti collegati alla ‘ndrangheta, con interessi economici sul territorio.
— Albania
L’Albania produce ed esporta una quantità notevole di marijuana, destinata soprattutto all’Europa, risultando,
al contempo, Paese di transito per l’eroina proveniente dall’Asia centrale e dall’Afghanistan (c.d. rotta balcanica).
Numerosi sono i soggetti di origine albanese - ormai stabilmente radicati sul territorio italiano e perlopiù nel Sa-
lento - esperti nel trasportare, via mare, a bordo di imbarcazioni veloci, i carichi di marijuana dall’Albania, destinati
alle piazze di spaccio di diverse regioni d’Italia1017 e soprattutto della Puglia1018.
Le attività di contrasto degli ultimi anni evidenziano come il crimine albanese intrattenga proficui rapporti di
collaborazione, nel settore degli stupefacenti, anche con i sodalizi mafiosi italiani: con i clan pugliesi innanzitutto,
cui si affiancano le cosche calabresi.
Diverse le operazioni di servizio concluse nel semestre che attestano queste sinergie criminali.
1017
Roma, 16 febbraio 2018: I Carabinieri hanno tratto in arresto tre corrieri della droga, un brindisino e due albanesi, con 178 chili di marijuana
in macchina, destinata a rifornire i pusher della capitale.
1018
Melendugno (LE), 31 dicembre 2017 – 1° gennaio 2018: la Guardia di finanza procedeva ad un maxi sequestro di marijuana, a poche miglia
dalla costa salentina. Veniva bloccato un gommone carico di marijuana e all’esito della perquisizione del natante venivano sequestrati 1.700
kg di marijuana confezionata in 76 colli ed un fucile mitragliatore tipo kalashnikov con due caricatori e 60 proiettili. Arrestati tre scafisti alba-
nesi.
Melendugno (LE), 16 gennaio 2018: I Carabinieri hanno arrestato, sulla costa, due narcotrafficanti albanesi mentre cercavano di nascondere
tra la vegetazione 200 chilogrammi di marijuana.
Marina di San Cataldo (LE), 25 marzo 2018: la Guardia di finanza ha tratto in arresto due narcotrafficanti albanesi. Il gommone partito dal-
l’Albania era diretto sulla costa salentina e trasportava 515 kg di marijuana, sottoposti a sequestro.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 345
Tra le più significative si richiama, in primo luogo, l’operazione “Stammer 2 - Melina”1019, eseguita dalla Guardia
di finanza il 1° marzo 2018.
L’ordine di custodia cautelare, emesso dalla Procura di Catanzaro, ha colpito 46 soggetti, responsabili dell’im-
portazione di circa 5 tonnellate di marijuana dall’Albania.
L’operazione nasce da uno stralcio dell’operazione “Stammer”, con cui erano state già colpite, lo scorso anno, di-
verse ‘ndrine del vibonese impegnate nel business della cocaina, documentandone l’ingresso in affari con i narcos
albanesi, partner di provata efficienza.
Il 14 marzo 2018, la DIA ha eseguito un’operazione, denominata “Shefi”, che ha confermato, ancora una volta, le
connessioni operative tra gruppi criminali organizzati albanesi e pugliesi, acclarate anche attraverso il ricorso
alle Squadre Investigative Comuni.
A conclusione dell’indagine è stata eseguita in Italia, Albania e Romania una misura cautelare1020 nei confronti
di 43 soggetti italiani e albanesi, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico inter-
nazionale di stupefacenti, sull’asse Albania-Puglia, destinati all’approvvigionamento dell’intero territorio nazio-
nale. L’inchiesta ha confermato come le coste pugliesi rappresentino uno dei principali punti di approdo dello
stupefacente in Italia, da dove verrebbe poi smerciato verso i mercati campani e calabresi, verso quelli del nord
Italia e all’estero.
L’esecuzione di tale importante operazione è stata possibile anche grazie alla cooperazione promossa da EU-
ROJUST.
Il 4 giugno, con l’operazione “Bogotà”, ancora la Guardia di finanza ha colpito1021 vari gruppi criminali, pugliesi,
che si rifornivano di cocaina in Belgio e di marijuana e hashish in Albania.
Il problema delle piantagioni in Albania ha portato all’avvio del «Piano Nazionale anti-cannabis1022» (ACNP)
operativo per il triennio 2018-2020.
In tale ambito, per l’identificazione degli appezzamenti coltivati e per la lotta contro la coltivazione di piante, le
autorità albanesi hanno richiesto l’ausilio anche di esperti della Polizia italiana, che effettuano il monitoraggio
aereo delle aree, con elicotteri e droni.
1019
P.p. 3285/2017 RGNR DDA e 4238/2017 RG GIP di Catanzaro.
1020
OCC n. 10000/17 emessa il 18 gennaio 2018 dal GIP del Tribunale di Bari, eseguita il 14 marzo 2018.
1021
OCC n. 57/18 emessa il 28 maggio 2018 dal GIP del Tribunale di Lecce (p.p. 11670/14 RGNR e 6941/15 RG GIP).
1022
Approvato dalla Decisione com. n. 313 del 31 maggio 2018 su un emendamento alla Decisione com. n. 248 del 29 marzo 2017.
1° semestre
20 1 8
346 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Romania
Dalla caduta del muro di Berlino, alcuni Paesi dell’Est, tra cui la Romania, hanno visto crescere, in maniera si-
gnificativa, la presenza di organizzazioni criminali di matrice italiana, prima fra tutte quella ‘ndranghetista, dedita
particolarmente ad attività di riciclaggio e al traffico di sostanze stupefacenti. Sono infatti sempre maggiori le at-
tività rogatoriali con il Paese in parola.
Il territorio, oltre ad essere interessato dai traffici di stupefacenti della “rotta balcanica”, è diventato anche area
di attrazione dei traffici illeciti di rifiuti1023.
Le connessioni della criminalità italiana con la Romania sono state confermate anche da alcune operazioni con-
cluse nel semestre.
Per quanto attiene alla ‘ndrangheta, nel mese di febbraio 2018, ad Alba Iulia (Romania), la Direzione delle Inve-
stigazioni Criminali della Polizia rumena, con il supporto investigativo dei Carabinieri e del Servizio per la coo-
perazione internazionale di Polizia S.i.Re.n.e., ha catturato il latitante ARIGANELLO Pasqualino (cl. 1956),
contiguo alla cosca PESCE, ricercato dal 2011.
Il 16 maggio 20181024, la Guardia di finanza ha scoperto un sodalizio legato alla ‘ndrangheta reggina, che operava
tra l’Italia e la Romania, disponendo di società fittizie, cosiddette “cartiere”, che venivano utilizzate per riciclare
denaro in imprese del settore della ristorazione e dello smaltimento dei rifiuti.
Con riferimento alla criminalità campana, un’indagine conclusa dalla Guardia di finanza nel mese di novembre
del 2017, ha fatto luce sulle attività di un’organizzazione criminale campana, dedita alla falsificazione di euro ed
alla loro messa in circolazione nel territorio italiano e dell’Unione Europea, con basi operative sia in Italia che in
Romania. Il sodalizio, utilizzando cittadini di origine campana, residenti in Romania e titolari di regolari attività
tipografiche in quello Stato, avevano delocalizzato la produzione di banconote contraffatte1025.
1023
Transcrime “Dai mercati illeciti all’economia legale: il portafoglio della criminalità organizzata in Europa” – Rapporto finale del Progetto OCP Organi-
sed crime Portfolio 2015.
1024
P.p.17588/16 DDA di Milano.
1025
Ordinanza emessa dal GIP del Tribunale di Napoli eseguita dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Napoli e dal nucleo
speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza di Roma che ha disposto misure cautelari personali nei confronti di 13 persone (otto ar-
resti domiciliari, tre obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e due divieti di dimora), ritenute responsabili a vario titolo, tra l’altro,
per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla produzione e alla commercializzazione di banconote contraffatte. Nel corso dell’attività
investigativa, sono state scoperte 3 stamperie clandestine (di cui una in Romania), complete di macchinari e strumentazione per la produzione
di banconote false, sono stati sottoposti a sequestro oltre 28 milioni di euro di banconote contraffatte (in specie, 939.775 banconote contraffatte
da 10, 20 e 50 euro) I sofisticati macchinari off set sequestrati nelle stamperie si sono dimostrati altamente performanti e gli accertamenti ef-
fettuati sulle banconote hanno permesso di constatarne la pregevole fattura, in grado di ingannare facilmente chiunque ne fosse venuto in
possesso. I provvedimenti hanno riguardato tutti i componenti della filiera criminale, dagli stampatori ai corrieri e anche ai «rappresentanti»
che procacciavano i clienti a cui cedere euro falsificati.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 347
Nel mese di aprile del 2018, nell’ambito dell’operazione “Nuova Transilvania”1026, la DIA di Napoli ha arrestato,
per associazione di tipo mafioso, due fratelli della provincia di Caserta, ritenuti contigui alla fazione ZAGARIA
del clan dei CASALESI. Le indagini, svolte in stretta collaborazione con la Polizia romena, hanno permesso di in-
dividuare e sequestrare a Pitesti (Romania) un imponente patrimonio societario ed immobiliare, del valore di circa
250 milioni di euro, composto da imprese di costruzione, centri benessere e diverse centinaia di appartamenti.
Oltre alle organizzazioni mafiose, anche altri gruppi criminali hanno stretto sinergie con sodalizi romeni. Nel
mese di marzo 2018, nell’ambito dell’operazione “Bruno”1027, la Polizia Postale e delle Comunicazioni, con la col-
laborazione di EUROPOL, EUROJUST e della Polizia romena, ha eseguito una misura cautelare tra l’Italia e la
Romania nei confronti di 20 soggetti, componenti di un sodalizio specializzato in sofisticate frodi informatiche
bancarie, ai danni di possessori di carte di pagamento e di titolari di conti correnti “on line”.
— Malta
Malta, per la sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, oltre a collocarsi nel mezzo della rotta dello
sfruttamento dei flussi migratori dal Nord Africa, assume una “importanza strategica” per le organizzazioni cri-
minali.
La “Commissione Parlamentare Antimafia» della XVII Legislatura, il 23 e 24 ottobre 2017 si è, infatti, recata a
Malta1028, per fortificare la collaborazione internazionale nel contrasto delle attività criminali sviluppate in quel
Paese dai sodalizi mafiosi di origine italiana, con particolare riferimento al narcotraffico ed al riciclaggio dei ca-
pitali.
L’isola risulta, inoltre, crocevia di diversi traffici illeciti internazionali1029, come nel caso dei prodotti petroliferi
provenienti dalle aree di conflitto del Medio Oriente.
1026
OCC n. 143/18 emessa il 26 marzo 2018 dal GIP del Tribunale Napoli (p.p. 13200/14 RGNR e 9748/15 RG GIP), eseguita il 12 aprile 2018.
1027
P.p. 40703/2016 RGNR e 34659/2016 RG GIP del Tribunale di Milano.
1028
Si legge nella citata Relazione Conclusiva approvata dalla “Commissione parlamentare Antimafia” il 7 febbraio 2018: come “…Grazie alla vicinanza
geografica alla penisola, Malta è un naturale territorio di espansione per le mafie italiane, sempre pronte a sfruttare non solo le opportunità criminali ma
anche quelle legali, quali ad esempio, la predisposizione di un determinato Paese di una legislazione favorevole per il rilancio di un settore economico. La
presidente della Commissione antimafia ha così ricordato il notevole contributo al PIL maltese offerto da un settore fortemente sviluppato sull’Isola ed ancora
in espansione, come quello del gaming e delle scommesse online. Ha segnalato che, sulla base di quanto appreso dalla Commissione nel corso delle sue
inchieste, molti gestori di tali siti e società maltesi sono risultati appartenenti a organizzazione mafiose. Così pure desta preoccupazione quanto riferito dalle
Forze di polizia italiane sulle peculiarità del mercato illecito degli stupefacenti nell’Isola, caratterizzato da prezzi più bassi rispetto a quelli registrati in altre
Paesi d’Europa....”.
1029
“Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere”, Relazione Conclusiva n. 38 del
7 febbraio 2018 – resoconto della visita a Malta del 23-24 ottobre 2017.
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348 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Emblematica, in proposito, l’operazione “Dirty Oil”, conclusa nell’ottobre 2017 dalla Guardia di finanza di Ca-
tania, che ha sgominato un’associazione per delinquere internazionale operante tra Italia, Libia e Malta, dedita
al riciclaggio di prodotti petroliferi illecitamente asportati dalla raffineria libica di Zawyia e destinati ad essere
immessi nel mercato italiano, dopo essere transitati per Malta. All’associazione criminale partecipavano, oltre
ad un soggetto ritenuto vicino alla famiglia dei SANTAPAOLA-ERCOLANO di Catania, anche alcuni cittadini
maltesi, che avevano il compito di curare il trasporto via mare, gestendo, al contempo, il reticolo di società com-
merciali coinvolte nel business. Il carburante giungeva al porto di Augusta mediante l’utilizzo di navi “fantasma”
– così definite in ragione del fatto che veniva disattivato il sistema di geo-localizzazione durante la navigazione
– per poi essere dirottato verso i centri di smistamento della Sicilia.
Malta, oltre ad essere stata utilizzata come luogo di rifugio di alcuni latitanti1030, grazie ad un regime fiscale age-
volato è ormai considerata un “hub europeo del gambling”, che vede la presenza di molti soggetti stranieri con forti
interessi nell’isola.
Sotto questo profilo, appare evidente come sia cresciuto l’interesse verso Malta della criminalità italiana e, nello
specifico, di quella di matrice calabrese interessata alle attività di riciclaggio, in particolare, appunto, attraverso
il gioco d’azzardo, anche online. È quanto si è, da ultimo, riscontrato nell’ambito dell’operazione “Jonny” del
2017, dove la cosca ARENA di Isola Capo Rizzuto (KR), attraverso la gestione di centri scommesse tra Crotone e
Catanzaro, si era inserita nel giro delle scommesse utilizzando una società maltese, attiva in Italia con oltre 500
agenzie e con ramificazioni in tutto il mondo.
Con un’altra operazione, denominata “Doppio Jack” e conclusa sempre nel 20171031, è stato possibile disarticolare
un’associazione che, attraverso l’utilizzo di una società e di un server ubicato a Malta, controllava il gioco on-line
in Toscana, Lazio, Veneto, Marche e Emilia Romagna. L’attività ha portato all’arresto di 7 persone, responsabili
di associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo del gioco d’azzardo e truffa ed al sequestro di
beni di quasi 9 milioni di euro.
Nel semestre in esame, è stata scoperta un’organizzazione che gestiva una rete di agenzie di scommesse, capeg-
giata da un personaggio definito il “re delle scommesse online”, a seguito dell’inchiesta “Game Over”, coordinata
1030
Si ricorda l’arresto, nel 2014, del reggente del clan NARDO di Siracusa - all’epoca inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi – condannato
all’ergastolo per associazione di tipo mafioso ed omicidio. Nel 2016 è stata individuata a Malta una donna, referente di un gruppo camorristico,
contiguo al clan dei CASALESI di Casal di Principe (CE), operante in Veneto ed in altre regioni del Nord, sulla quale pendeva una condanna
definitiva emessa nell’ambito dell’operazione “Serpe”, condotta dalla DIA di Padova.
1031
“Doppio Jack” conclusasi alla fine del 2017 della Guardia di finanza di Firenze, coordinata dalla Procura del capoluogo toscano, attraverso la
quale è stata disarticolata un’associazione criminosa che attraverso l’utilizzo di una società e un server presente a Malta controllava il gioco
on-line in Toscana, Lazio, Veneto, Marche e Emilia Romagna.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 349
dalla Procura palermitana. L’indagine ha portato all’arresto di 30 soggetti, accusati di associazione di tipo mafioso,
associazione per delinquere finalizzata alla raccolta abusiva di scommesse, riciclaggio, trasferimento fraudolento
di valori, truffa ai danni dello Stato ed estorsione aggravata dal metodo mafioso. Tra le persone coinvolte vi era
un ricercato - nei cui confronti la polizia maltese ha eseguito, a marzo 2018, un mandato di arresto europeo su ri-
chiesta italiana - ritenuto il referente aziendale degli indagati nell’isola maltese, in quanto ricopriva incarichi am-
ministrativi in due società di quel Paese1032.
1032
L’autorità antiriciclaggio maltese (MGA: Malta Gaming Authority) ha avviato una serie di controlli ispettivi che hanno condotto all’annulla-
mento delle autorizzazioni al gioco dei centri scommesse collegati con un imprenditore di Partinico (PA).
1° semestre
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350 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Le cosche avrebbero adottato, anche in Canada, una strategia di propagazione incentrata sulla riproduzione di
strutture criminali analoghe a quelle delle zone di origine. I locali canadesi assicurerebbero, infatti, alle cosche ca-
labresi, appoggi funzionali al riciclaggio dei proventi illeciti e al traffico di stupefacenti. I carichi di cocaina prodotta
in Colombia transiterebbero attraverso il Venezuela, per il successivo passaggio verso gli U.S.A. ed il Canada.
Sul territorio, si è registrata, nel tempo, la presenza di esponenti delle cosche AQUINO-COLUCCIO-SCALI, PA-
PALIA, SERGI, MORABITO, ALVARO, AGOSTINO, IERINÒ, ma soprattutto dei COMMISSO, che sarebbero al
vertice del cosiddetto “Siderno group”, storicamente in contrasto con i COSTA. Tutti sarebbero particolarmente
attivi nei traffici di droga e nel riciclaggio dei proventi in attività finanziarie, commerciali e immobiliari.
Sul fronte del contrasto, di particolare rilievo è stata l’azione svolta, negli ultimi anni, dagli apparati investigativi
italiani e canadesi.
L’8 marzo 2011, nell’ambito dell’operazione “Crimine 2”, la Polizia di Stato e l’Arma dei carabinieri hanno eseguito
l’arresto di 41 soggetti per associazione di tipo mafioso.
L’indagine, prosecuzione della nota “Crimine” del 2010, ha fatto emergere, tra l’altro, l’operatività di due cosche:
una a Thunder Bay e l’altra a Toronto, rispettivamente legate ai clan di Gioiosa Ionica e Marina di Gioiosa Ionica.
Nel mese di giugno del 2015, in Ontario, la locale polizia ha arrestato 19 soggetti ritenuti responsabili di un
vasto traffico di droga ed armi, di estorsione e di riciclaggio, alcuni dei quali sarebbero stati collegati alla ‘ndran-
gheta reggina.
Il successivo mese di settembre, nell’ambito della già menzionata operazione ‘’Acero Connection-Krupy”, concer-
nente un vasto traffico internazionale di stupefacenti, la Polizia di Stato e l’Arma dei carabinieri hanno fatto luce
sugli interessi economico-criminali e sulle ramificazioni all’estero delle cosche, che da Siderno si erano estese in
Olanda e in Canada.
Anche l’operazione “Typograph - Acero bis”, conclusa nel mese di marzo del 2016 dall’Arma dei carabinieri e dalla
Guardia di finanza ha fatto luce, oltre che sulle proiezioni in Piemonte delle Cosche di Gioiosa Ionica, di Grotteria
e di Marina di Gioiosa Ionica, anche sulle propaggini in Canada e negli U.S.A..
A fattor comune, le operazioni appena descritte evidenziano una presenza della ‘ndrangheta sicuramente funzio-
nale ai grandi traffici di stupefacenti, ma che ha consentito anche la latitanza di criminali di spessore.
Nel semestre in esame, il 22 marzo 2018 un esponente della cosca COMMISSO di Siderno (RC) è stato tratto in
arresto, presso l’aeroporto di Fiumicino (RM), dopo essere stato estradato dal Canada, dove era stato fermato
pochi giorni prima per violazione della legge sull’immigrazione. L’uomo era ricercato dal 2010, in quanto desti-
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 351
natario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP Reggio Calabria, per associazione di tipo
mafioso e intestazione fittizia di beni nell’ambito dell’operazione “Recupero – Bene Comune”. Significativo il fatto
che dopo il suo ingresso in Canada, avvalendosi di una fitta rete di appoggi logistici, il latitante ha dimorato sta-
bilmente nella Greater Toronto Area, utilizzando false generalità per impedire la sua identificazione.
Nel Paese sono attive, infine, diverse bande di Hells Angels, gruppi criminali locali che, in più occasioni, sarebbero
entrati in affari con le consorterie mafiose italiane.
1° semestre
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352 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
L’organizzazione avrebbe risentito, negli ultimi anni, di un significativo indebolimento dovuto anche all’azione
di contrasto. Particolarmente incisiva è stata un’operazione di polizia del 2016, condotta dall’FBI contro la rete
di Cosa nostra negli USA, che ha portato all’arresto di 46 soggetti, perlopiù affiliati alle famiglie GENOVESE, GAM-
BINO, LUCCHESE e BONANNO.
All’indebolimento di Cosa nostra sembra essere corrisposta, al contempo, l’ascesa della ‘ndrangheta, 1034 che avrebbe
assunto una posizione dominante nel narcotraffico, derivante anche dal riconoscimento dei principali “cartelli”
sudamericani quale partner affidabile.
La ‘ndrangheta verrebbe rifornita dello stupefacente da gruppi messicani, che hanno oramai assunto il controllo
delle importazioni della cocaina negli Stati Uniti.
Tra le principali zone di influenza delle consorterie criminali di matrice calabrese si segnalano l’area metropolitana
di New York, il New Jersey e parte della costa della Florida, territori che ben si prestano oltre che al traffico di
droga, anche al riciclaggio e al reimpiego di capitali in attività imprenditoriali1035.
La presenza negli U.S.A. delle organizzazioni criminali campane, dedite, tra l’altro, alla vendita di prodotti con
marchi contraffatti, è stata quantificata in circa 200 affiliati.
Per quanto attiene ai gruppi criminali pugliesi, sono stati segnalati alcuni sodali a New York, in Illinois e in Flo-
rida1036.
Nel semestre in trattazione, sono stati intensificati gli incontri info-operativi con l’FBI.
Il 3 febbraio 2018, il Ministro dell’Interno ha incontrato, a Washington, il Segretario della Sicurezza interna degli
Stati Uniti. Nel corso dell’incontro c’è stata piena intesa sull’importanza della cooperazione per il contrasto al
terrorismo, alla lotta al traffico di droga e alla criminalità organizzata.
1034
La ’ndrangheta, che sarebbe dedita al traffico di droga avrebbe, principalmente a New York ed in Florida, circa 100 – 200 membri ed associati.
Fonte FBI www.fbi.gov/investigate/organized-crime.
1035
A riguardo si riporta l’operazione “Provvidenza1035”, condotta dal ROS nel gennaio del 2017, con l’esecuzione di un decreto di fermo di
indiziato di delitto nei confronti di 33 soggetti, ritenuti appartenenti alla cosca PIROMALLI. L’operazione ha evidenziato, tra l’altro, sul fronte
economico, la penetrazione della cosca nel settore agro-alimentare, delineando il quadro degli interessi illeciti gestiti in ambito nazionale e
transnazionale dal sodalizio, verificando la disponibilità di ingenti risorse finanziarie reimpiegate in numerose iniziative imprenditoriali e
commerciali negli Stati Uniti e nel Nord Italia.
1036
Fonte FBI www.fbi.gov/investigate/organized-crime
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 353
— Messico - Colombia
Il Messico continua ad essere un’area di interesse per le organizzazioni criminali italiane rappresentando, assieme
alla Colombia, una delle principali aree di produzione e di transito della cocaina destinata a rifornire non solo i
mercati statunitensi e canadesi, ma anche quelli europei.
Sul piano generale, per quanto riguarda le rotte marittime per l’esportazione dello stupefacente, si possono di-
stinguere tre direttrici che interessano il Messico:
- dai porti atlantici del Messico in direzione di alcuni Paesi dell’Africa occidentale ed europei del Nord Atlan-
tico e del Mediterraneo;
- dai porti messicani del Pacifico in direzione, attraverso lo stretto di Panama, dell’Europa (Polonia, Paesi Bal-
tici, Slovenia, Croazia, Montenegro, Albania);
- dai porti messicani del Pacifico direttamente verso i Paesi del Sud-est Asiatico (Indonesia), seguendo la rotta
del Pacifico.
Tra i cartelli messicani più strutturati si segnalano: quello di Sinaloa, dei Los Zetas, del Golfo, Jalisco Nueva Generation,
famiglia Michoacana, Juarez e Los Caballeros Templarios.
In particolare, i referenti del citato cartello del Golfo e quello dei Los Zetas avrebbero sancito alleanze con esponenti
della criminalità organizzata italiana, in particolare con quella calabrese1037.
Un rapporto che si estende anche a forme di reciproca assistenza, per dare rifugio ai latitanti. Tra i casi più recenti,
si ricorda l’arresto eseguito dalla Polizia di Stato nel mese di aprile del 2017, di un latitante di origine messicana,
da tempo dimorante in Calabria, ricercato sia dalla giustizia americana che da quella messicana, perché riciclava
il denaro dei narcotrafficanti dei cartelli dei Los Zetas e del Golfo. Il soggetto è stato rintracciato in Calabria, nella
città di Paola, ove viveva sotto falsa identità. Proprio nel semestre, ad aprile, l’uomo è stato estradato, da Fiumi-
cino, verso gli Stati Uniti.
Il Messico è stato utilizzato come rifugio anche dai latitanti di camorra, come dimostra il fermo di un soggetto -
ricercato dal 2007 e collegato al clan camorristico LICCIARDI - eseguito il 19 gennaio 2018 dalla Policia Federal
Ministerial messicana, presso Tijuana (Messico), al confine con San Diego (USA). Lo stesso aveva avviato, da
tempo, un’attività imprenditoriale in quella città messicana. L’operazione è scaturita a seguito di un’assidua at-
tività info-investigativa svolta su input della DIA.
1037
Nel 2008, l’operazione “Solare” condotta dall’Arma dei Carabinieri, in collaborazione con D.E.A., F.B.I. ed I.C.E. statunitensi, ha fatto emergere
come le cosche reggine COMMISSO di Siderno, AQUINO - COLUCCIO di Marina di Gioiosa Ionica, JERINO’ di Gioiosa Ionica, fossero risultate
in contatto con il cartello dei «Los Zetas» messicani. Le operazioni “Solare 2» e «Crimine 3» 2011 hanno confermato i contatti tra le cosche reggine
JERINO’, AQUINO, BRUZZESE, COMMISSO e PESCE e i citati «Los Zetas», per l’approvvigionamento di cocaina.
1° semestre
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354 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il successivo 9 febbraio si segnala uno dei più importanti successi dello Stato messicano nella lotta al narcotraffico.
Le forze della marina messicana hanno, infatti, catturato il leader del cartello dei Los Zetas, Jose Marea Guizar Va-
lencia, noto come “Z43”, su cui pendeva una taglia degli Stati Uniti d’America di 5 milioni di dollari.
I sodalizi criminali della Colombia che, come accennato, controllano le rotte di transito della cocaina unitamente
ai cartelli del Messico, avrebbero stretto accordi con la ‘ndrangheta, consentendole di assumere un ruolo di primo
piano nei traffici verso l’Europa. In tale ambito, tuttavia, è da rilevare anche la presenza di cosa nostra, che da
tempo cerca di recuperare un ruolo di maggior rilievo nel narcotraffico, sia attraverso accordi con i sodalizi di
‘ndrangheta, sia provvedendo ad approvvigionarsi in autonomia.
Anche la camorra ha di recente dimostrato fruttosi legami con i gruppi colombiani.
L’ultimo episodio di rilievo riguarda l’operazione “Scugnizza 2”1038, coordinata dalla DDA di Napoli, che ha per-
messo, nel mese di aprile del 2018, di sgominare un vasto traffico di droga (cocaina e hashish), destinata alla Cam-
pania, gestito da un latitante vicino ai clan NUVOLETTA e POLVERINO di Marano di Napoli (NA). A conclusione
dell’indagine, i Carabinieri di Napoli hanno eseguito l’arresto di 60 soggetti, fra i quali spiccano 2 incensurati re-
sidenti in provincia di Milano, rispettivamente titolare e dipendente di un’azienda attiva nella costruzione di
forni fusori. Su molti di questi forni erano stati creati dei doppifondi, dove venivano occultate ingenti somme di
denaro, da inviare in Colombia per pagare le partite di droga, che i narcos sudamericani avrebbero poi inviato in
Olanda, da cui venivano fatte arrivare in Campania, occultate a bordo di automezzi pesanti.
Le aree dell’arcipelago di Capo Verde e degli Stati africani del Golfo di Guinea, sarebbero sempre più interessate
dal trasbordo e dallo stoccaggio dei carichi di stupefacenti destinati all’Europa. Si registra, infatti, una presenza
delle organizzazioni colombiane nei principali Paesi dell’Africa occidentale, ove, attraverso società di copertura
di import-export, provvederebbero al recupero, allo stoccaggio ed al trasferimento della droga in Europa.
Infine, le cosche avrebbero realizzato basi logistiche del narcotraffico, oltre che in Colombia, anche in Venezuela,
Costa Rica, Repubblica Dominicana, Brasile e Guyana.
1038
OCCC n. 21/18 emessa il 12 febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Napoli (p.p. 22272/13 RGNR), eseguita il 19 aprile 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 355
— Argentina
Nel territorio argentino si è registrato, negli ultimi anni, un incremento delle attività di trasporto illegale tran-
sfrontaliero, realizzato, specie nel nord del Paese, sia attraverso voli clandestini provenienti dalla Bolivia, sia con
natanti lungo la vasta rete fluviale al confine tra Argentina, Brasile e Paraguay.
L’elevato numero di sequestri di precursori chimici è da mettere in relazione alla presenza, nel Paese, di laboratori
clandestini destinati alla trasformazione della pasta di coca - che giungerebbe dalla vicina Bolivia – sotto forma
di cloridrato di cocaina.
Tale modalità operativa sarebbe da ricondurre ad alcuni fattori, quali:
- l’elevata disponibilità di precursori chimici ed il loro facile reperimento sul territorio;
- la modesta entità del danno economico, in caso di intervento delle Forze di polizia, con la perdita della sola
pasta base, che ha un valore economico inferiore rispetto a quello del prodotto raffinato1039.
Dal 2008, a seguito del divieto di importazione di efedrina e pseudoefedrina dalla Cina e dall’India, la produzione
illecita di tali sostanze sarebbe stata delocalizzata, soprattutto in Argentina, Cile ed Uruguay, ove dette importa-
zioni di precursori, di provenienza cinese ed indiana, sarebbero notevolmente aumentate1040.
— Federazione Russa
Nel corso del 1° semestre 2018, un funzionario della DIA ha partecipato agli incontri bilaterali organizzati a
Mosca, dal Ministero degli Affari Interni della Federazione Russa, finalizzati a rafforzare la cooperazione con l’I-
talia in materia di lotta alla criminalità organizzata ed alla sicurezza informatica.
— Giappone
La rigida politica di protezione dei mercati nazionali adottata dal Giappone rende l’economia nazionale difficil-
mente permeabile dall’esterno.
Ciononostante, le Autorità Istituzionali giapponesi hanno mostrato una forte sensibilità verso la tematica della
criminalità organizzata transnazionale, stipulando accordi strategici ed operativi con EUROPOL, allo scopo di
incrementare l’attività di contrasto anche attraverso la condivisione di metodologie e strumenti adottati per lo
sviluppo delle indagini patrimoniali e finanziarie.
1039
Direzione Centrale per i Servizi Antidroga – Relazione Annuale 2016, pag. 31.
1040
Direzione Centrale per i Servizi Antidroga – Relazione Annuale 2016, pag. 44.
1° semestre
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356 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Australia
La ‘ndrangheta australiana è la principale organizzazione mafiosa di origine italiana presente in quel Continente.
Il sodalizio avrebbe legami con i clan calabresi per l’esecuzione coordinata delle attività criminali a livello inter-
nazionale. Tra i settori illeciti di interesse risulta preminente quello dell’importazione di stupefacenti dall’Europa,
dalla Cina e dal Sud America, rispettivamente di droghe sintetiche, precursori e cocaina.
L’organizzazione avrebbe esteso la propria attività criminale anche in altri settori quali l’usura, la contraffazione,
le estorsioni e il riciclaggio dei proventi illeciti nell’agricoltura, nella ristorazione, nei trasporti e nell’edilizia.
In relazione a quest’ultimo aspetto, le autorità australiane, proprio allo scopo di perseguire l’illecito arricchimento
delle organizzazioni mafiose, hanno istituito:
- il Criminal Assets Confiscation Taskforce (C.A.C.T.), un organismo che ha lo scopo di impedire il reinvestimento
dei profitti illeciti e che si avvale anche della collaborazione di altri Stati;
- l’Australian Transaction Reporting and Analysis Center (AUS.T.R.A.C.), un’agenzia governativa di intelligence
finanziaria (membro del Gruppo Egmont), avente la finalità di monitorare le transazioni sospette e di indi-
viduare le operazioni riconducibili al riciclaggio dei proventi illeciti, al finanziamento del terrorismo, nonché
all’evasione fiscale ed alle frodi.
c. Cooperazione multilaterale
La cooperazione di polizia sviluppata dalla DIA in ambito multilaterale riguarda sia singole attivazioni operative,
sia l’analisi delle linee evolutive del fenomeno mafioso a livello internazionale, finalizzata all’individuazione di
eventuali collegamenti fra le organizzazioni criminali italiane e quelle operanti in altri Paesi.
Una collaborazione che si realizza attraverso il Sistema Informazioni Schengen-SIS 2, Europol, il Servizio per la
Cooperazione Internazionale di Polizia e l’attività degli Ufficiali di Collegamento stranieri, presenti presso le ri-
spettive rappresentanze diplomatiche a Roma.
In tale quadro, oltre ai rapporti con i Liaison Officer dell’Unione Europea, assumono particolare rilievo le relazioni
dirette con gli Ufficiali di Collegamento degli Stati Uniti d’America, della Svizzera, dell’Australia e del Canada.
Proprio in Canada, ad Ottawa, nel mese di marzo 2018, la DIA ha partecipato ai lavori del “Gruppo Roma – Lione”,
competente anche per gli aspetti attinenti alla criminalità organizzata transnazionale. Nel corso dei lavori sono
stati esaminati gli strumenti più efficaci nella prevenzione e lotta alla criminalità transazionale, confrontando le
diverse esperienze alla luce di differenti sistemi giuridici in ambito G7. Nell’occasione la DIA ha, tra l’altro, ag-
giornato i partecipanti sullo stato dell’“Operational Network@ON”.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 357
1° semestre
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358 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
- ARO1041 e SUSTRANS1042, che riguardano rispettivamente l’individuazione all’estero dei beni frutto di attività
illecite e l’analisi delle operazione sospette per il contrasto al riciclaggio internazionale. In tale ambito, la DIA
è punto di riferimento per le indagini patrimoniali, fornendo contributi e imprimendo particolare impulso ai
progetti di analisi criminale.
Anche nel corso del semestre in esame, rappresentanti della DIA hanno collaborato, presso EUROPOL, con l’Euro-
pean Serious Organised Crime Center (ESOCC), che coordina le attività di cooperazione a livello Europeo afferenti ai
gruppi criminali organizzati di tipo grave (TOP OCG team), tra cui anche il menzionato Progetto di Analisi “ITOC”.
Sempre nel semestre, nell’ambito dall’ Analysis Project SUSTRANS1043, la DIA ha partecipato ad una riunione,
organizzata a Basilea (Svizzera), da EUROPOL e dal Basel Institute on Governance1044, finalizzata a creare una rete
internazionale di esperti impegnati nel settore del contrasto al riciclaggio realizzato mediante l’uso della moneta
virtuale.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 359
sarticolare, in collaborazione con EUROPOL, i serious organised crime groups (non solo pertanto quelli di origine
italiana) e di incrementare le attività di contrasto al riciclaggio ed al reinvestimento dei proventi illeciti nell’eco-
nomia legale.
La Rete @ON, infatti, si propone anche di favorire l’avvio di collaborazioni a livello giudiziario mediante la for-
mazione delle “squadre investigative comuni”, previste dalla Decisione Quadro 2002/456/GAI del Consiglio del-
l’UE, ratificata dall’Italia con il Decreto legislativo del 15 febbraio 2016 n.34.
Il valore aggiunto della Rete @ON risiede nella sua snellezza ed informalità, perché consente di dialogare diret-
tamente tra Unità Investigative Specializzate nella lotta alla criminalità organizzata in ambito europeo, favorendo,
al tempo stesso, attraverso l’utilizzo del sistema di comunicazione sicuro SIENA di EUROPOL, l’analisi e il rac-
cordo investigativo.
In questo modo @ON consentirà di implementare le informazioni da elaborare in ambito EUROPOL, sfruttan-
done al massimo le capacità di analisi e di cross match report, per meglio coordinare e assistere le attività di coo-
perazione di polizia a livello europeo per il contrasto dei gruppi criminali.
In tale ottica, la DIA ha ottenuto uno specifico finanziamento europeo per il periodo 2018-2021 per il “Potenzia-
mento della capacità info-operativa della DIA per il contrasto alle organizzazioni criminali mafia style anche in relazione
alla Rete Europea Antimafia “@ON - Operational Network”.
La progettualità, finanziata dal Fondo Sicurezza Interna dell’Unione Europea, consentirà, infatti, di potenziare
la Struttura con dotazioni tecnologiche all’avanguardia per il contrasto delle organizzazioni criminali.
Gli Stati Membri che hanno già aderito alla Rete @ON sono la Francia (SIRASCO1046 e PJGN1047), la Germania
(BKA), la Spagna (Cuerpo National de Policia e Guardia Civil) unitamente a Belgio (Federal Police) e i Paesi Bassi
(Netherlands Politie).
Il Progetto ONNET di finanziamento della Rete @ON, in partenariato con Europol e con Belgio, Francia, Germa-
nia, Paesi Bassi e Spagna - già positivamente valutato dalla Commissione EU - è in attesa della sottoscrizione del
relativo Grant Agreement.
1046
SIRASCO: Servizio d’informazione, intelligence e analisi strategica sulla criminalità organizzata
1047
PJGN: Polizia Giudiziaria della Gendarmeria Nazionale.
1° semestre
20 1 8
360 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
(3) Asset Recovery Office (A.R.O.) per l’identificazione di beni illeciti all’estero
Tra gli strumenti di cooperazione internazionale utilizzati dalla DIA nel 1° semestre 2018 c’è il canale ARO1048, fi-
nalizzato alla richiesta di informazioni economico-patrimoniali per l’individuazione e il sequestro di beni illeciti
accumulati dalla criminalità organizzata sul territorio dell’Unione Europea.
Per lo sviluppo delle indagini patrimoniali in argomento, la DIA si avvale anche della rete informale CARIN
(Camden Asset Recovery Inter-Agency Network), attiva in ambito extraeuropeo per le medesime finalità dell’A.R.O.
e che si avvale delle autorità di polizia e giudiziarie di 61 paesi e regioni del mondo.
Nel semestre in argomento, la DIA ha utilizzato il canale A.R.O. per l’individuazione di patrimoni illeciti in Spa-
gna e in Olanda.
1048
Asset Recovery Office (Uffici istituiti in ciascuno Stato Membro europeo per l’individuazione e il sequestro dei beni illeciti).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
8. CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI 361
Nel semestre in esame, sono state trattate oltre 780 attivazioni dall’U.I.F. concernenti circa 1500 persone fisiche e
circa 700 persone giuridiche.
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362 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
9. APPALTI PUBBLICI
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
9. APPALTI PUBBLICI 363
La prevenzione e la repressione delle infiltrazioni criminali, nonché più in generale, la trasparenza nel settore
dei lavori pubblici e degli appalti rappresentano tematiche alle quali, anche nel corso del primo semestre del
corrente anno, la DIA ha continuato a profondere un particolare sforzo operativo.
Le varie direttive ministeriali nel tempo impartite1049 hanno, infatti, consolidato la già efficace strategia operativa
della DIA, attribuendole un ruolo di assoluta centralità nel sistema della prevenzione e del contrasto ai tentativi
di infiltrazione della criminalità organizzata nel settore delle c.d. “Grandi Opere” e, più in generale, degli appalti
pubblici. Un ruolo che ha trovato ulteriore vigore nell’ambito dell’esecuzione dei controlli amministrativi anti-
mafia sugli appalti pubblici e privati, in relazione alla ricostruzione delle località dell’Italia centrale, colpite dagli
eventi sismici verificatisi tra i mesi di agosto e ottobre del 2016.
Proprio in questo particolare e delicato contesto, il 28 dicembre 2016, il Ministro dell’Interno ha emanato una
specifica Direttiva finalizzata a disciplinare i controlli amministrativi antimafia, ribadendo ancora una volta, il
“ruolo baricentrico” della Direzione Investigativa Antimafia nello svolgimento delle attività di raccolta degli ele-
menti informativi funzionali al rilascio delle informazioni antimafia, nonché all’iscrizione nelle c.d. White List
da parte delle imprese interessate alla ricostruzione post-sisma.
In attuazione del predetto atto d’indirizzo governativo, anche nel semestre in esame, la DIA ha continuato a
profondere, sia attraverso la sua componente centrale di Roma - presso la quale è incardinato permanentemente
l’O.C.A.P. (Osservatorio Centrale Appalti Pubblici)1050 - sia attraverso le proprie articolazioni periferiche, uno
straordinario impegno operativo, teso al contrasto di eventuali tentativi di infiltrazione della criminalità orga-
nizzata nell’esecuzione delle opere di ricostruzione delle località colpite dagli eventi sismici.
1049
La Direttiva del Ministro dell’Interno in data 6 agosto 2015, scaturita all’esito della riunione del Consiglio Generale per la lotta alla criminalità or-
ganizzata, ha ribadito il ruolo di “centro servente” della D.I.A. nel dispositivo di prevenzione e contrasto e detta linee operative di prevenzione
anticrimine, finalizzate, tra l’altro, ad assicurare la piena attuazione della “circolarità del flusso informativo” tra Forze di polizia e D.I.A., a sup-
porto dell’azione dei Prefetti.
La Direttiva in parola e le disposizioni attuative emanate il successivo 12 novembre dal Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica
Sicurezza, rappresentano una pietra miliare nell’attuazione del modello organizzativo antimafia disegnato negli anni ’90.
1050
Osservatorio Centrale Appalti Pubblici, struttura che, avvalendosi di un apposito sistema telematico, ha lo specifico compito di mantenere
un costante collegamento con i Gruppi Interforze, finalizzato all’acquisizione e allo scambio di dati relativi alla vigilanza sui cantieri.
1° semestre
20 1 8
364 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nord 322
Centro 31
Sud 792
Estero 3
TOTALE 1148
Parallelamente, sono stati eseguiti accertamenti nei confronti di 14.227 persone fisiche, a vario titolo collegate
alle suddette imprese.
Anche nel periodo in esame1051 la DIA ha provveduto a riscontrare - entro gli stringenti termini normativamente
previsti - le richieste di accertamenti antimafia pervenute dalla Struttura di Missione.
Si tratta di accertamenti necessari all’iscrizione nell’“Anagrafe antimafia degli esecutori” degli operatori economici
1051
In ossequio alle disposizioni emanate con decreto legge 17 ottobre 2016, n. 189 (recante “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli
eventi sismici del 2016”) e alle “Prime e Seconde Linee-guida antimafia” adottate dal Comitato di Coordinamento per l’Alta Sorveglianza delle In-
frastrutture e degli Insediamenti Prioritari (C.C.A.S.I.I.P.).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
9. APPALTI PUBBLICI 365
interessati all’esecuzione di interventi urgenti di riparazione o di ripristino ex art. 8, decreto legge 189/2016 e
art. 9, decreto legge 205/2016.
In tale delicata fase di gestione dei flussi informatici “da” e “per” la citata Struttura di Missione, le articolazioni
territoriali della DIA, in sinergia con il I Reparto – OCAP, hanno evaso 3.431 richieste di accertamenti antimafia,
nei confronti di 4.332 imprese che hanno permesso di estendere i controlli a 18.769 persone fisiche collegate.
La necessità di anticipare il più possibile la verifica di possibili infiltrazioni mafiose si è tradotta, anche nel se-
mestre in esame, nella sottoscrizione di protocolli di legalità, che hanno visto partecipi Prefetture, Pubbliche Am-
ministrazioni appaltanti e operatori imprenditoriali. Anche in questo caso, su richiesta del Gabinetto del Ministro
dell’interno, la Direzione ha fornito il proprio contributo per la stesura di 13 accordi protocollari, prospettando
soluzioni in grado di favorire le sinergie operative tra i vari attori coinvolti.
1° semestre
20 1 8
366 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
c. Gruppi Interforze
La DIA partecipa in modo preminente alle attività dei Gruppi Interforze, Organismi che ricomprendono un arti-
colato sistema di monitoraggio antimafia degli appalti, che opera tanto a livello provinciale, quanto a livello cen-
trale.
A livello provinciale, tali Organismi, istituiti ai sensi del Decreto Interministeriale del 14 marzo 2003, poi trasfuso
nel recente Decreto Ministeriale 21.3.2017, vengono coordinati dalle Prefetture con il compito di svolgere accer-
tamenti, anche attraverso l’esecuzione di accessi ai cantieri, sulle imprese aggiudicatarie di appalti, subappalti o
affidatarie di servizi, ordini e forniture riguardanti le opere pubbliche, al fine di verificare eventuali tentativi di
infiltrazione mafiosa.
A livello centrale, a far data dal 1 gennaio 2018, con l’entrata in vigore dell’art. 1 comma 385 della Legge 205 in data
27 dicembre 2017, presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza
è stato istituito un Gruppo Interforze Centrale, articolato in una o più sezioni specializzate competenti in relazione a
grandi emergenze infrastrutturali, di natura strategica o ambientale.
L’obiettivo di tale Gruppo Interforze Centrale è duplice: da una parte, accentrare in un organismo a connotazione
interforze l’analisi e la successiva individuazione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nel-
l’assegnazione delle commesse pubbliche; dall’altra, fornire un ulteriore sostegno agli Uffici Territoriali del Go-
verno, prospettando un esaustivo quadro informativo sulle imprese impegnate nella realizzazione delle opere1052.
Il processo di semplificazione delle procedure di rilascio delle comunicazioni e informazioni antimafia, congiunto
ad una maggiore incisività dei controlli, è ulteriormente garantito dalla “Banca dati nazionale unica per la docu-
mentazione antimafia”, istituita con il D.P.C.M. 30 ottobre 2014, n.193, in attuazione dell’art. 96 D.lgs. 159/2011.
La Banca dati nazionale unica mette, infatti, a sistema diverse fonti informative e viene alimentata telematica-
mente dal Centro elaborazione dati (CED), dal Sistema Informatico Rilevamento Accessi ai Cantieri (S.I.R.A.C.)
della DIA (che raccoglie i dati emersi a seguito degli accessi ai cantieri disposti dai Prefetti) nonché da altre banche
dati gestite da soggetti pubblici, contenenti informazioni utili per il rilascio della documentazione antimafia.
1052
A titolo esemplificativo, questi organismi svolgono compiti di monitoraggio ed analisi delle informazioni concernenti:
- i risultati dei controlli conseguenti agli accessi ispettivi presso i cantieri, effettuati dal Gruppo Interforze;
- le attività legate al cosiddetto “ciclo del cemento”;
- le attività di stoccaggio, trasporto e smaltimento dei materiali provenienti dalle demolizioni;
- i trasferimenti di proprietà di immobili e beni aziendali, al fine di verificare eventuali attività di riciclaggio ovvero concentrazioni o controlli
da parte di organizzazioni criminali.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
9. APPALTI PUBBLICI 367
d. Accessi ai cantieri
Gli accessi ai cantieri, disposti dai Prefetti ai sensi dell’art. 84 del decreto legislativo 6 settembre 2011 n. 159 ed
eseguiti dai menzionati Gruppi Interforze, rappresentano uno dei più incisivi strumenti a disposizione per far
emergere possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nelle fasi di realizzazione di un’opera pubblica. Al
riguardo, va altresì evidenziato che il patrimonio informativo che viene acquisito ad esito dell’accesso confluisce,
successivamente e a cura delle Prefetture, all’interno della predetta banca dati S.I.R.A.C., la quale viene diretta-
mente gestita dalla DIA per le proprie attività di analisi e di conoscenza delle complesse dinamiche criminali che
insistono nello specifico settore degli appalti pubblici.
Nel corso del semestre, la DIA ha partecipato agli accessi in 54 cantieri, a seguito dei quali si è proceduto al con-
trollo di 1.586 persone fisiche, 336 imprese e 822 mezzi.
1° semestre
20 1 8
368 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Valle d’Aosta - - - -
Piemonte 2 282 21 96
Lombardia 1 62 10 43
Nord Veneto 1 34 6 21
Friuli-Venezia Giulia 2 84 11 96
Emilia Romagna - - - -
Toscana 6 29 9 16
Umbria 5 56 18 45
Centro Abruzzo 8 59 18 32
Lazio 0 0 0 0
Sardegna 1 51 11 30
Campania - - - -
Molise - - - -
Puglia 1 54 6 7
Sud Basilicata - - - -
Calabria 2 108 13 75
Sicilia 1 12 4 2
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
9. APPALTI PUBBLICI 369
e. Interdittive antimafia
L’informativa antimafia costituisce uno dei principali strumenti di contrasto al coinvolgimento di organizzazioni
criminali nell’ambito dei rapporti economici tra Pubblica Amministrazione e privati, trovando il proprio fonda-
mento logico-giuridico nell’esigenza di combattere efficacemente il fenomeno dell’inquinamento mafioso delle
attività economiche. L’azione ostativa avviene con l’esclusione dalla contrattazione pubblica delle imprese che,
in esito ad un giudizio prognostico di permeabilità alla criminalità organizzata di stampo mafioso, abbiano com-
promesso la fiducia, in termini di mancanza di moralità dell’imprenditore. Tale fiducia costituisce un indefettibile
presupposto della capacità di accedere ai rapporti contrattuali con le pubbliche amministrazioni. Il fine precipuo
dell’istituto è impedire alla criminalità organizzata il conseguimento di commesse pubbliche.
E’ ormai noto, infatti, come la nascita di veri e propri imprenditori mafiosi e l’esistenza di operatori economici
contigui a gruppi criminali costituiscano un fenomeno estremamente diffuso, con il conseguente spostamento
del baricentro degli interessi delinquenziali verso il settore dei contratti pubblici, per ottenere i quali i membri
delle organizzazioni sono disposti a realizzare condotte corruttive, a ricorrere alla violenza ed alla forza di inti-
midazione.
Tuttavia, dal momento che le azioni più efferate e violente presentano il grosso svantaggio di essere estremamente
visibili e di provocare una decisa riprovazione umana e sociale, a cui consegue un’immediata azione repressiva,
le organizzazioni criminali, in particolare nel settore degli appalti pubblici, hanno da tempo intrapreso un pro-
cesso di mimetizzazione delle proprie attività e strutture, ridisegnando di continuo le strategie finanziarie e adot-
tando comportamenti di adeguamento rispetto al mutevole contesto economico e sociale.
In questo fondamentale ambito economico, la DIA assicura un importante contributo al monitoraggio delle com-
messe e degli appalti, attraverso una rapida istruttoria delle richieste di certificazione antimafia inoltrate dalle
Prefetture, volte a verificare tempestivamente – senza quindi intralciare l’esecuzione delle opere – l’assetto delle
imprese coinvolte e le possibili infiltrazioni mafiose nelle aziende.
La prevenzione e la repressione delle infiltrazioni criminali, nonché più in generale, la trasparenza nel settore
dei lavori pubblici e degli appalti rappresentano tematiche alle quali la DIA riserva una particolare attenzione,
continuando ad interpretare un ruolo propulsivo e di supporto fondamentale alle attività dei Prefetti finalizzate
all’eventuale emanazione di informazioni interdittive antimafia. Si tratta di provvedimenti dotati di una forte
pervasività dal momento che comportano l’estromissione dal circuito delle commesse pubbliche delle aziende
risultate permeabili ai tentativi di infiltrazione mafiosa. La Direzione Investigativa Antimafia, nello svolgimento
delle attività di raccolta degli elementi informativi, funzionali al rilascio dell’informazione antimafia, fornisce
1° semestre
20 1 8
370 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
quindi un qualificato contributo conoscitivo, sintesi del patrimonio di dati e notizie accumulato nel tempo.
Consapevole della delicatezza della missione istituzionale affidatale, la DIA continuerà a contrastare i tentativi
di infiltrazione della criminalità organizzata negli appalti pubblici assicurando sul territorio il proprio contributo
in termini propositivi e di esperienze operative e, nel contempo, sostenendo tutte le componenti istituzionali im-
pegnate nell’attività di contrasto mediante il supporto delle sue articolazioni centrali e periferiche.
Di seguito, una sintesi grafica dei provvedimenti interdittivi, suddivisi per regione, emessi dagli Uffici Territoriali
del Governo nel I semestre 2018 e comunicati, tra gli altri soggetti Istituzionali, all’Osservatorio Centrale Appalti
Pubblici della DIA (OCAP), così come previsto dall’art. 91, co. 7-bis, del Codice antimafia (D.Lgs. 159/2011):
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
9. APPALTI PUBBLICI 371
1° semestre
20 1 8
372 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
9. APPALTI PUBBLICI 373
1053
L’M.G.O. rappresenta la prosecuzione operativa della sperimentazione denominata “progetto C.A.P.A.C.I.” - “Creation of Automated Procedures
Against Criminal Infiltration in public contracts” – a cui la DIA ha fattivamente collaborato sia nella fase di realizzazione informatica della pro-
cedura sia in quella di divulgazione ai partner europei. Il monitoraggio dei flussi finanziari delle grandi opere, previsto dapprima dall’articolo
176 del “Codice degli Appalti” per le Grandi Opere è stato poi esteso, ai sensi dell’art. 36, comma 3, del decreto-legge n. 90/2014, convertito
dalla legge n. 14/2014, a tutti i lavori relativi a infrastrutture strategiche e insediamenti produttivi.
1° semestre
20 1 8
374 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
10. ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DELL’UTILIZZO DEL SISTEMA FINANZIARIO A SCOPO DI RICICLAGGIO 375
Nel primo semestre 2018, la Direzione Investigativa Antimafia ha analizzato 48.658 segnalazioni di operazioni
sospette, che ha comportato l’esame di 229.037 soggetti segnalati o collegati, di cui 156.177 persone fisiche e
72.860 persone giuridiche, correlate a 242.920 operazioni finanziarie sospette.
Tale analisi ha consentito di selezionare 5.826 segnalazioni di interesse della DIA, di cui 1.150 di diretta attinenza
alla criminalità mafiosa e 4.676 riferibili a fattispecie definibili reati spia/sentinella1054.
1054
Trattasi di reati ritenuti maggiormente indicativi di dinamiche riconducibili alla supposta presenza di aggregati di matrice mafiosa tra i quali sono ricompresi
impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, usura, estorsione, danneggiamento seguito da incendio, ecc..
1° semestre
20 1 8
376 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
L’analisi condotta su tali segnalazioni ha confermato che la maggior parte delle stesse è stata effettuata da banche
ed enti creditizi (71,59%) mentre ancora poco significativo risulta essere il contributo dei professionisti (5,06%)
per la quasi totalità notai (96,27%), commercialisti (3.39%) e avvocati (0,34%).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
10. ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DELL’UTILIZZO DEL SISTEMA FINANZIARIO A SCOPO DI RICICLAGGIO 377
Le operazioni finanziarie (55.994) riconducibili alle nr. 5.826 s.o.s. di cui sopra sono per la maggior parte riferibili
a operazioni di trasferimento fondi (38,21%) e per una percentuale altrettanto significativa riferibile a bonifici
(14,47%).
1° semestre
20 1 8
378 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Il maggior numero di tali operazioni è stato effettuato nelle regioni settentrionali (25.963), in particolare in Lom-
bardia (20,87%), a seguire le regioni meridionali (14.606) e centrali (10.896) ed ultime le regioni insulari (3.913).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
10. ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DELL’UTILIZZO DEL SISTEMA FINANZIARIO A SCOPO DI RICICLAGGIO 379
Totale
Regione Nr. Operazioni relative Nr. Operazioni relative
a SOS attinenti alla C.O. a SOS relative a reati spia Nr. %
LOMBARDIA 1.917 9.638 11.555 20,87%
CAMPANIA 2.170 7.012 9.182 16,58%
LAZIO 729 5.547 6.276 11,33%
EMILIA-ROMAGNA 816 4.067 4.883 8,82%
SICILIA 717 2.905 3.622 6,54%
PIEMONTE 626 2.948 3.574 6,45%
VENETO 606 2.912 3.518 6,35%
TOSCANA 335 2.566 2.901 5,24%
PUGLIA 363 1.937 2.300 4,15%
CALABRIA 833 1.226 2.059 3,72%
LIGURIA 239 1.337 1.576 2,85%
MARCHE 103 1.131 1.234 2,23%
ABRUZZO 109 589 698 1,26%
UMBRIA 112 373 485 0,88%
TRENTINO-ALTO ADIGE 71 339 410 0,74%
FRIULI-VENEZIA GIULIA 53 300 353 0,64%
SARDEGNA 11 280 291 0,53%
BASILICATA 59 222 281 0,51%
VALLE D'AOSTA 12 82 94 0,17%
MOLISE 2 84 86 0,16%
Totale 9.883 45.495 55.378 100,00%
1055
Informazione non disponibile per nr. 616 s.o.s..
1° semestre
20 1 8
380 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Solo la Campania, fra le regioni a maggiore concentrazione di criminalità organizzata (Sicilia e Calabria), risulta
avere la più alta percentuale di operazioni finanziarie effettuate (16,58%), preceduta solo dalla Lombardia e se-
guita da Lazio ed Emilia-Romagna.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
10. ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DELL’UTILIZZO DEL SISTEMA FINANZIARIO A SCOPO DI RICICLAGGIO 381
RISULTATI CONSEGUITI
L’attività di analisi condotta sulle segnalazioni attinenti alla criminalità organizzata ha permesso, nel periodo in
osservazione, di approfondire complessivamente 898 s.o.s., di cui:
763 inoltrate alle competenti Direzioni Distrettuali Antimafia direttamente dalla DNA, in quanto correlate a
procedimenti penali o di prevenzione in corso;
135 confluite nell’ambito di attività investigativa svolta dai Centri e Sezioni Operative della DIA sul
territorio nazionale hanno avuto i seguenti esiti:
• 43 segnalazioni sono confluite complessivamente in procedimenti penali instaurati presso le locali DDA;
• 43 segnalazioni sono state utilizzate a supporto di attività info-investigative svolte dalle articolazioni
territoriali;
• 49 segnalazioni confluite in procedimenti per l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali.
1056
Ascritti ab origine all’allora “Alto Commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa”.
1057
Recante: «Attuazione della direttiva 2005/60/CE concernente la prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di
attività criminose e di finanziamento del terrorismo nonché della direttiva 2006/70/CE che ne reca misure di esecuzione «, più volte modificato e integrato.
1° semestre
20 1 8
382 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
1982, n. 6291058, al fine di verificare se all’interno degli organi sociali si sia determinato un inserimento, anche in-
diretto, di persone gravate da precedenti per mafia ovvero per controllare l’operatività finanziaria di rapporti
accesi da terzi soggetti sospettati di essere in collegamento con la mafia.
L’ampiezza di tale strumento investigativo è amplificata dalle ulteriori previsioni legislative rinvenibili nel com-
binato disposto di cui al predetto art. 1 ed al successivo art. 1 bis, commi 1 e 4, del medesimo D.L. nr. 629/82, che
assegnano al Direttore della DIA concomitanti poteri di richiesta - ai funzionari responsabili delle banche, degli
istituti di credito pubblici e privati, delle società fiduciarie e di ogni altro istituto o società che esercita la raccolta
del risparmio o l’intermediazione finanziaria, nonché ai presidenti dei relativi organi di controllo - di dati e di
informazioni su atti e documenti in loro possesso, per ottenere ogni altra notizia ritenuta utile, nonché per effet-
tuare ispezioni nell’ambito di uffici e servizi posti alle loro dipendenze.
I medesimi poteri trovano inoltre applicazione anche in materia di prevenzione del riciclaggio. Per effetto di
quanto disposto dall’art. 9 - comma 7, del D.lgs. nr. 231/2007, possono, infatti, essere esercitati ai fini degli ap-
profondimenti investigativi attinenti alla criminalità organizzata, che la DIA è chiamata istituzionalmente a svol-
gere sulle segnalazioni di operazioni sospette trasmesse dall’UIF.
Nel periodo in esame le attività svolte dalla DIA per la verifica dei pericoli d’infiltrazione della delinquenza di
tipo mafioso sono state caratterizzate dagli sviluppi, tuttora in corso, di 33 provvedimenti di accesso emessi dal
Direttore nel semestre precedente, al fine di acquisire dati ed informazioni nei confronti di numerosi istituti di
credito ed altri intermediari dislocati in diverse regioni del territorio nazionale.
Sul piano strategico vale la pena di richiamare come, nel primo semestre del 2018, il Direttore della DIA abbia
emanato delle specifiche “istruzioni operative”, utili ad orientare le attività delle articolazioni periferiche, fornendo
loro un valido supporto per la selezione dei target operativi.
1058
Convertito dalla Legge 12 ottobre 1982, n. 726.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
10. ATTIVITÀ DI PREVENZIONE DELL’UTILIZZO DEL SISTEMA FINANZIARIO A SCOPO DI RICICLAGGIO 383
c. Altre attività a tutela del sistema di prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario
a scopo di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo
La DIA partecipa, con propri rappresentanti, al Comitato di Sicurezza Finanziaria – C.S.F., alla Rete degli
esperti1059 nonché ai diversi Gruppi di lavoro istituiti in seno al medesimo organismo, per la prevenzione del ri-
ciclaggio, del finanziamento del terrorismo e delle attività dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza inter-
nazionale.
Nello specifico, la DIA, in aderenza alla specifica azione promossa dal Ministero dell’economia e delle finanze,
collabora con i soggetti istituzionali e di carattere privato che concorrono all’attuazione delle politiche di pre-
venzione dell’utilizzo illecito del sistema finanziario ed economico e partecipa a tutte le iniziative avviate dal
Comitato per la realizzazione dei programmi e delle procedure sottese al monitoraggio ed all’attuazione delle
misure di congelamento, al rilascio delle relative deroghe nonché alle proposte agli organi competenti delle Na-
zioni Unite e dell’Unione Europea di nominativi di soggetti o entità sospettati di terrorismo.
In tale contesto, nel semestre in esame la DIA ha contribuito, per i profili di competenza, al riscontro di 23 istanze
di esenzione dal congelamento o di autorizzazione all’effettuazione di trasferimenti di fondi, svolgendo accer-
tamenti nei confronti di 147 società e 16 persone fisiche.
Nel medesimo periodo, la DIA ha inoltre assicurato la propria partecipazione ai principali gruppi di lavoro in
essere, preposti:
• all’aggiornamento del “National risk assessment”, con particolare riguardo all’adeguamento dei rischi di
finanziamento del terrorismo conseguenti alla intervenuta recrudescenza della relativa minaccia;
• agli adempimenti correlati all’appartenenza dell’Italia al Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale (GAFI)
o Financial Action Task Force (FATF)1060, coadiuvando la delegazione italiana presieduta dal Dipartimento
del Tesoro del M.E.F. nei lavori svolti sia in ambito nazionale quanto nel corso delle “GAFI-FAFT Plenary
and Working Group Meetings”, tenutesi in Francia, a Parigi, nei mesi di febbraio e giugno 2018.
1059
Istituzionalizzata dall’art. 4 del D.M. n. 203, adottato, il 20 ottobre 2010, su proposta dello stesso Comitato.
1060
Organismo intergovernativo che ha per scopo l’elaborazione e lo sviluppo di strategie di lotta al riciclaggio dei capitali di origine illecita e, dal 2001, anche
di prevenzione del finanziamento al terrorismo.
1° semestre
20 1 8
384 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
11. CONCLUSIONI
a. Linee evolutive della criminalità organizzata. La questione della linfa della mafie.
La capacità delle mafie di rigenerarsi continuamente, di far avanzare quella “linea della palma”1061 anche all’estero,
replicando strutture con caratteristiche e “comportamenti” criminali analoghi a quelli delle regioni di origine,
impone una riflessione sulle ragioni di tale complessità evolutiva. Più in particolare su cosa effettivamente sia la
linfa delle mafie.
Comprendere, in altri termini, le motivazioni che ancora oggi consentono alle mafie di alimentare le proprie fila,
nonostante la forte azione repressiva dello Stato, sostenuta da una legislazione che resta all’avanguardia nel pa-
norama internazionale.
Su come, in particolare, le mafie continuino ad avere “capacità attrattiva” sulle giovani generazioni: non solo nel
caso in cui esse siano espressione diretta delle famiglie, ma anche e soprattutto quando esse facciano parte di un
bacino di reclutamento più generale da cui attingere manovalanza criminale.
Una distinzione che va sottolineata perché se da una parte pone la questione della successione nella reggenza
delle cosche, dall’altra non appare certamente disgiunta da una crisi sociale diffusa che, soprattutto nelle aree
meridionali, non sembra offrire ai giovani valide alternative per una emancipazione dalla cultura mafiosa.
D’altro canto, le evidenze investigative degli ultimi anni danno conto oltre che di una “modernizzazione” delle
strategie criminali, anche di un sensibile abbassamento dell’età di iniziazione mafiosa.
Per la ‘ndrangheta, il modo in cui nasce e si sviluppa il rapporto con i minori ha caratteri del tutto particolari, per-
ché tutto – anche all’estero - matura all’interno della famiglia, “è aria che si respira, la ‘ndrangheta si eredita. Le
famiglie di ‘ndrangheta si assicurano il controllo del territorio attraverso la continuità generazionale” 1062.
Il pensiero va alla “Strage di Duisburg” del 2007, un atto eclatante che portò alla ribalta un fenomeno fino a quel
momento non percepito in Germania. Un assassinio premeditato compiuto nel giorno in cui una delle vittime,
al compimento dei 18 anni, festeggia l’iniziazione ‘ndranghetista, evidentemente da suggellare bruciando un San-
tino del patrono San Michele Arcangelo, ritrovato nella tasca del giovane.
1061
Si tratta di una citazione riportata dall’autore siciliano già nel 1961, ne “Il giorno della civetta”: “Forse tutta l’Italia va diventando Sicilia... A me
è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio
alla vegetazione della palma, viene su, verso il nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno... E sale come l’ago di mercurio di un termometro, questa linea
della palma, … , degli scandali: su su per l’Italia, ed è già, oltre Roma...”
1062
“Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie sulle altre associazioni criminali, anche straniere”, Relazione Conclusiva, n.38, 7 feb-
braio 2018, pag. 329 - 330, nel riportare gli esiti della Missione a Reggio Calabria del 29 aprile 2014, audizione del presidente del tribunale per
i minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Bella, e del procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Reggio Calabria,
Francesca Stilla, resoconto stenografico.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
11. CONCLUSIONI 385
Un caso purtroppo non isolato. L’operazione “Alchemia”, del 2016, della DIA di Genova e della Polizia di Stato,
rivolta a colpire gli investimenti delle ‘ndrine di Cittanova e di Palmi tra Calabria, Piemonte, Liguria e Toscana,
documentò i rituali di affiliazione dei figli degli ‘ndraghetisti al momento del compimento della maggiore età.
Un processo di avvicinamento di nuove reclute che, nel 2017, è stato rilevato anche nell’area della provincia di
Catanzaro, nell’operazione non a caso denominata “Nuove Leve”, condotta nei riguardi di 11 ragazzi, ritenuti
proprio le nuove leve della cosca GIAMPÀ, individuati quali responsabili di attività estorsive e atti intimidatori ai
danni di numerosi esercizi commerciali.
Pure l’operazione “Crisalide”, conclusa nel mese di maggio del 2017 dall’Arma dei carabinieri su Lamezia Terme,
ha registrato l’affiliazione di ragazzi per mantenere saldo il controllo del territorio.
Un vero e proprio fenomeno emerso anche nelle dinamiche criminali del locale di Africo, segnato dall’operatività
di gruppi di nuova generazione. È l’indagine “Banco Nuovo”, conclusa nel mese di novembre 2017 dalla Polizia
di Stato e dall’Arma dei carabinieri. Un’operazione che ha fatto emergere la commissione di reati in materia di
armi e di stupefacenti da parte di una nascente cellula criminale denominata “Cumps”.
È inquietante lo spaccato delineato dall’’operazione “Mandamento jonico”, conclusa dall’Arma dei carabinieri nel
2017: un quindicenne di Locri voleva affiliarsi alle cosche con una lettera destinata al boss, consegnata nelle mani
della figlia, sua compagna di classe.
Una spinta da parte di leve giovanissime che tendono ad affiancarsi, se non addirittura a sostituire la precedente
generazione criminale, che si è delineata nel capoluogo reggino a giugno del 2018, quando la Polizia di Stato ha
arrestato il giovane nipote di un elemento apicale della cosca TEGANO, per aver aggredito un coetaneo evocando
il proprio “casato”. Un episodio indicativo della protervia dei giovani rampolli delle famiglie cittadine, nei con-
fronti di chi non riconosca la loro autorità criminale.
Una spinta per un ricambio generazionale che si avverte anche all’interno di Cosa nostra.
A Palermo, le famiglie, che in alcuni casi hanno dovuto affidare il controllo del territorio a giovani impulsivi e
spregiudicati, incapaci di calcolare compiutamente le conseguenze di talune loro decisioni, devono non di rado
fare ricorso ai consigli di anziani uomini d’onore chiamati a sopperire, con carisma e buon senso, a giovani reggenti
non sempre adeguati.
Nel versante orientale dell’Isola, più in particolare a Catania, è emerso il coinvolgimento di giovanissimi, anche
preadolescenti, nel confezionamento e spaccio degli stupefacenti.
1° semestre
20 1 8
386 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nella provincia di Messina, il gruppo più operativo, strutturato e con un’organizzazione improntata sul modello
di cosa nostra palermitana è quello dei “Barcellonesi”, che nell’ultimo decennio è stato sempre più caratterizzato
dalla “scalata” di giovani leve - imprevedibili e spregiudicate - verso posizioni di comando.
Un discorso a parte merita la più magmatica situazione in Campania: “a Napoli questione urbana, questione minorile
e questione criminale si presentano in un intreccio inestricabile, spia violenta di una gigantesca e irrisolta questione so-
ciale”…. “A Napoli, a 13 anni si ha già come modello di vita il camorrista del quartiere” 1063.
Nel capoluogo, le giovani leve non sempre risultano espressione delle storiche organizzazioni. Appaiono, piuttosto,
come micro-formazioni in cerca di spazio per tentare la scalata al potere criminale, che si affiancano ai giovani
delinquenti, terza generazione delle famiglie più rappresentative dei quartieri del centro storico e dell’area nord.
Il denominatore è, senza dubbio, la spregiudicatezza criminale che porta a continue scorribande e sparatorie in-
controllate.
La periferia est di Napoli continua ad essere un territorio in pieno fermento, caratterizzato dalle attività di gruppi
che si contendono il controllo dei vari quartieri e, alla stregua della zona centrale, dalle condotte criminali di gio-
vani pregiudicati, desiderosi di accreditarsi nel panorama delinquenziale.
Una tendenza che si percepisce anche a Salerno, dove si è constatata una recrudescenza criminale riconducibile
alla spregiudicatezza di giovani, che nel tentativo di emulare le “carriere” dei capi storici della malavita cittadina,
in massima parte detenuti o, addirittura, deceduti, tentano di affermare il controllo in varie zone della città.
Anche per la criminalità pugliese la detenzione degli storici capi ha rappresentato una delle concause della pro-
gressiva assunzione dei ruoli di vertice da parte di ragazzi, lontani dagli schemi gerarchici e dalle regole traman-
date dai predecessori. Proprio rispetto ai comportamenti criminali delle nuove leve, le evidenze info-investigative
consentono di operare un distinguo a seconda dell’area geografica in cui operano.
A Bari e nella provincia permane una situazione di elevata conflittualità interna, conseguente sia ai vuoti di potere
originati dall’azione di contrasto dello Stato, che all’operato, spregiudicato e violento, delle giovani leve, reso ancor
più pericoloso dalla notevole attrattiva che le associazioni mafiose esercitano sui ragazzi propensi a delinquere.
Anche nel territorio di Foggia, dove il fenomeno mafioso è caratterizzato dalla presenza di una pluralità di gruppi
criminali, basati essenzialmente su vincoli familiari legati gerarchicamente, si registra l’ascesa di giovani leve, de-
siderose di colmare i vuoti determinati dalla detenzione o dall’eliminazione degli elementi di vertice.
1063
“Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere”, Relazione Conclusiva, n.38, 7
febbraio 2018, pag. 323 - 328.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
11. CONCLUSIONI 387
Le giovani generazioni della provincia di Lecce appaiono, invece, meno sensibili all’autorevolezza dei capi, tanto
da mal tollerare le direttive dei più anziani, rispetto ai quali tendono a sostituirsi: ciò sarebbe anche dimostrato
dal minor appeal delle giovani leve verso le cerimonie di affiliazione.
Quelle della provincia di Taranto, al contrario, rafforzerebbero i propri legami attraverso tali pratiche, mutuate
dalla matrice ‘ndranghetista.
Anche lo scenario criminale della Basilicata, in particolare della provincia di Potenza appare segnato da un evi-
dente “ricambio generazionale” caratterizzato dalla presenza di “nuove leve” - tra le quali figurano anche i figli dei
principali boss dell’area - pronte a ritagliarsi autonomi spazi di operatività. È quanto emerge dall’operazione
“Impero 2017”, del mese di giugno del 2018, che ha evidenziato come il clan presente nella zona di Pignola e Po-
tenza, abbia gestito e controllato le attività connesse al traffico ed allo spaccio di stupefacenti, con l’inserimento
di nuove figure al vertice del gruppo, che hanno modernizzato le strategie criminali.
L’emergere di nuove leve riguarda anche le organizzazioni criminali straniere attive in Italia.
La criminalità albanese resta l’organizzazione straniera sicuramente più presente e ramificata in ambito nazionale, ca-
ratterizzata da un continuo “reclutamento” di giovani e da un’elevata capacità di rinnovamento delle proprie fila.
La criminalità cinese, pur avendo adottato modelli delinquenziali gerarchicamente strutturati, ramificati sul ter-
ritorio e fondati su un legame solidaristico-familiare, tende a reclutare le giovani leve, non di rado per impiegarle
in azioni violente contro gruppi rivali di connazionali.
La criminalità sudamericana, composta prevalentemente da giovani latino americani ecuadoriani, peruviani e sal-
vadoregni, si coagulerebbe attorno alle bande “Ms-13”, “Ms-18”, “Latin Kings”, “Latin Forever”, “Neta”, “Soldao
Latino”, “Latin Dangerz”, “Los Brothers” e “Trebol”, tutte dedite a reati contro il patrimonio, con azioni omicidiarie
evidenziate dalla cronaca per la ferocia dimostrata. La violenza, oltre ad essere funzionale alla commissione dei
reati, rappresenta, allo stesso tempo, un elemento costitutivo di tali gruppi. Nei riti di affiliazione, ad esempio,
diventa la condizione necessaria per l’ammissione.
L’analisi svolta per le diverse organizzazioni criminali, di matrice nazionale e straniera, fa emergere, a fattor co-
mune, la volontà delle giovani generazioni di evolversi secondo schemi e modalità assimilabili: la volontà di af-
francarsi dai vecchi boss, l’ambizione di riconoscimento e di progressione nelle fila dell’organizzazione e l’uso
indiscriminato della violenza.
Una trasformazione della “cultura mafiosa” che investe anche il linguaggio, al passo con i tempi, non tanto ri-
spetto ai contenuti delle comunicazioni – sempre criptiche, imperative e cariche di violenza – quanto piuttosto
1° semestre
20 1 8
388 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
per gli strumenti social utilizzati, che consentono di aggregare velocemente gli affiliati al sodalizio e, allo stesso
tempo, di rendere più difficoltosa l’intercettazione dei messaggi.
Aspetti non marginali nell’ambito di un’analisi interpretativa che trova riscontro in alcune chiavi oggettive di
lettura, che puntano a comprendere l’incidenza, per fasce d’età, delle persone denunciate e arrestate per associa-
zione di tipo mafioso (art.416 bis c.p.), per l’aggravante di aver agito con modalità mafiose (art. 416 bis 1 c.p.) e
per scambio elettorale politico-mafioso (art. 416 ter c.p.).
La percezione derivante dall’analisi delle evidenze giudiziarie descritte nel corso dell’elaborato con riferimento
alle giovani leve, vera e propria linfa per le organizzazioni criminali, trova conferma nell’analisi statistica:
PERSONE DENUNCIATE / ARRESTATE PER ARTT. 416 BIS, 416 BIS 1, 416 TER C.P.
SUDDIVISIONE PER FASCE DI ETÀ
La suddivisione riportata nel grafico per fasce d’età convenzionali evidenzia come nell’ultimo quinquennio, non
solo ci siano stati casi di “mafiosi” con età compresa tra i 14 e i 18 anni, ma come la fascia tra i 18 e i 40 anni abbia
assunto una dimensione considerevole e tale, in alcuni casi (2015), da superare quella dei 40-65, di piena maturità
criminale.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
11. CONCLUSIONI 389
Un ricambio generazionale per la fascia 18-40 anni, che segue un andamento tendenzialmente costante nel periodo
considerato: 2.217 soggetti denunciati/arrestati nel 2013; 2.177 nel 2014; 2.792 nel 2015; 2.104 nel 2016; 2.173 nel
2017 e 1.050 nel solo primo semestre del 2018, dato che, in proiezione annuale, tende a confermare la serie storica.
Emblematiche, in proposito, le testimonianze raccolte dalla Commissione parlamentare Antimafia:
“Più si reprime e più ciò determina un esito inaspettato, cioè il ricambio nel mondo criminale, spostando sempre più l’età
verso l’adolescenza: “possiamo dire che la maggior parte dei vertici attuali dei sistemi di criminalità organizzata non superano
i quarant’anni, il che vuol dire che sotto di loro c’è un esercito di persone che sono sempre più giovani e che arriva a coin-
volgere soggetti anche poco più che adolescenti”1064.
Andando ad approfondire l’ambito regionale in cui si collocano i soggetti tra i 18 e i 40 anni, denunciati e arrestati
per reati propriamente mafiosi nell’ultimo quinquennio, è evidente come queste nuove leve criminali appartengano
innanzitutto alla Campania – agevolata da una struttura organizzativa “orizzontale” – alla Calabria, alla Sicilia
e alla Puglia, seguite, a molta distanza, dalle altre Regioni:
PERSONE DENUNCIATE / ARRESTATE PER ARTT. 416 BIS, 416 BIS 1, 416 TER C.P.
FASCIA DI ETÀ 18-40 ANNI - PERIODO 2013 - 1° SEMESTRE 2018
1064
“Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere”, Relazione Conclusiva, n.38, 7 feb-
braio 2018, cit., che, a pag. 324, riporta il resoconto stenografico della Seduta del IV Comitato del 18 marzo 2015, audizione di Gianluca Guida,
direttore del carcere minorile di Nisida.
1° semestre
20 1 8
390 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
1065
L’Ufficio Statistico dell’Unione
Europea (EUROSTAT) è una Di-
rezione Generale della Commis-
sione europea, che raccoglie ed
elabora i dati forniti dagli Stati
membri dell’Unione europea a
fini statistici, per l’Italia dall’I-
STAT.
1066
Campania, Calabria, Sicilia e Pu-
glia (Italia meridionale); Voreio
Aigaio, Peloponneso, Ionia
Nisia e Sterea Ellada (Grecia);
Guyane e La Réunion (regioni
francesi d’oltremare); la regione
spagnola di Ciudad Autónoma
de Melilla.
Fonte: Eurostat Regional Yearbook 2018, pag.62
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
11. CONCLUSIONI 391
L’esatta sovrapposizione tra le regioni che presentano il maggior numero di giovani denunciati/arrestati per
mafia e quelle con il più alto tasso di giovani disoccupati, sposta l’asse del ragionamento verso un altro aspetto:
la crisi economica in atto e che esplica i suoi maggiori effetti nelle regioni del sud Italia, rischia di essere una con-
causa o una causa determinante del reclutamento delle giovani leve nelle strutture mafiose?
Una tematica che affonda le proprie radici in un passato lontano, al punto da poter dire che, ancora oggi, la que-
stione meridionale non sembra affatto risolta.
Si potrebbe ripartire dalle considerazioni finali espresse da Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, nella famosa
inchiesta del 18761067 sulla mafia siciliana:
“Se insistiamo sulla necessità di provvedervi ad una più equa distribuzione della ricchezza tra le varie classi, e al migliora-
mento della condizione dei contadini, non è che noi crediamo che quando si fosse provveduto a questo soltanto, si dovesse
perciò subito veder mutare i costumi e le tradizioni; che i delitti, gli odi e le mafie sparirebbero, e che sarebbe per tornare il
rispetto della legge per parte dei grandi come dei piccoli, dei forti come dei deboli. Molto però si sarebbe ottenuto in questo
senso; e al resto dovrebbe provvedere e l’aumento della produzione generale, e le riforme in altri rami del vivere civile”.
La mafia riduce sensibilmente l’iniziativa imprenditoriale lecita, approfitta dello stato di bisogno di molti giovani
e specula sulla manodopera locale, dando l’effimera sensazione di distribuire un salario, sempre minimo per ge-
nerare dipendenza e senza garantire i contributi previdenziali – e quindi un futuro – ai giovani impiegati al suo
servizio perché privi di alternative.
Per meglio comprendere da dove le mafie abbiano tratto linfa vitale per le proprie strategie criminali, con le ela-
borazioni1068 che seguono si è provato ad approfondire l’ambito professionale dei soggetti denunciati ed arrestati,
negli ultimi dieci anni, per associazione di tipo mafioso (art.416 bis c.p.), per l’aggravante di aver agito con mo-
dalità mafiose (art. 416 bis 1 c.p.) e per scambio elettorale politico - mafioso (art. 416 ter c.p.).
1067
L.Franchetti, S.Sonnino, “La Sicilia nel 1876”, Parte Terza, cap. IV, par.131 “L’Economia politica e le questioni Siciliane”.
1068
Tutte le elaborazioni grafiche e statistiche sono state effettuate dalla DIA su fonte “Fast SDI e StatDel” del Ministero dell’Interno - Dipartimento
di P.S..
1° semestre
20 1 8
392 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
NR. DI PERSONE ARRESTATE / DENUNCIATE PER 416 BIS, 416 BIS 1, 416 TER C.P.
RAGGRUPPAMENTO PER CLASSE PROFESSIONALE - PERIODO 2008 / 1° SEMESTRE 2018
1069
Ignote perché sconosciute, statisticamente non rilevabili o non rilevate.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
11. CONCLUSIONI 393
Gli “imprenditori” si attestano, così, intorno al 22%, gli “operai comuni” al 14%, le persone “in attesa di occupazione”
al 13,8% e i “liberi professionisti” intorno al 10,5% dell’intero campione (n. 31.417).
I dati che emergono sono sintomatici di come, da un lato le mafie abbiano adottato una vera e propria strategia
imprenditoriale, “investendo” su “imprenditori” e “liberi professionisti” (che complessivamente rappresentano il
32,6%), dall’altro di come queste si alimentino dalle professioni meno qualificate, “arruolando” “operai comuni”
e persone “in attesa di occupazione” (complessivamente pari al 24,5% del campione).
E la cosa ancor più significativa sotto il profilo dell’analisi del fenomeno è la verifica delle fasce d’età di questi
soggetti.
Nel caso degli “imprenditori” prevale la fascia dei soggetti tra 40 e 65 anni:
NR. DI IMPRENDITORI ARRESTATI / DENUNCIATI PER 416 BIS, 416 BIS 1, 416 TER C.P.
RAGGRUPPAMENTO PER FASCE D’ETÀ - PERIODO 2008 / 1° SEMESTRE 2018
1° semestre
20 1 8
394 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
L’andamento del decennio appare costante per la fascia 18-40 anni e in leggero aumento per quella 40-65:
NR. DI IMPRENDITORI ARRESTATI / DENUNCIATI PER 416 BIS, 416 BIS 1, 416 TER C.P.
RAGGRUPPAMENTO PER FASCE D’ETÀ E ANNO - PERIODO 2008 / 1° SEMESTRE 2018
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
11. CONCLUSIONI 395
Anche per i “liberi professionisti” prevale la fascia dei soggetti tra 40 e 65 anni:
NR. DI LIBERI PROFESSIONISTI ARRESTATI / DENUNCIATI PER 416 BIS, 416 BIS 1, 416 TER C.P.
RAGGRUPPAMENTO PER FASCE D’ETÀ - PERIODO 2008 / 1° SEMESTRE 2018
1° semestre
20 1 8
396 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
NR. DI LIBERI PROFESSIONISTI ARRESTATI / DENUNCIATI PER 416 BIS, 416 BIS 1, 416 TER C.P.
RAGGRUPPAMENTO PER FASCE D’ETÀ E ANNO - PERIODO 2008 / 1° SEMESTRE 2018
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
11. CONCLUSIONI 397
Nel caso, invece, degli “operai comuni” il dato risulta sbilanciato verso la fascia d’età tra i 18 e i 40 anni:
NR. DI OPERAI COMUNI ARRESTATI / DENUNCIATI PER 416 BIS, 416 BIS 1, 416 TER C.P.
RAGGRUPPAMENTO PER FASCE D’ETÀ - PERIODO 2008 / 1° SEMESTRE 2018
1° semestre
20 1 8
398 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
NR. DI OPERAI COMUNI ARRESTATI / DENUNCIATI PER 416 BIS, 416 BIS 1, 416 TER C.P.
RAGGRUPPAMENTO PER FASCE D’ETÀ E ANNO - PERIODO 2008 / 1° SEMESTRE 2018
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
11. CONCLUSIONI 399
Anche nel caso dei soggetti “in attesa di occupazione” denunciati e arrestati, negli ultimi dieci anni, per reati di
mafia, la fascia d’età tra i 18 e i 40 anni spicca nettamente sulle altre:
1° semestre
20 1 8
400 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
L’andamento, nel decennio, della fascia d’età “18 – 40” appare, tra l’altro, tendenzialmente in crescita:
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
11. CONCLUSIONI 401
L’analisi di genere dei soggetti “in attesa di occupazione” evidenzia una ripartizione tra i due sessi, con valori
pari all’ 8% per le donne e al 92% per gli uomini:
FEMMINILE MASCHILE
1° semestre
20 1 8
402 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Se il dato riferito alle donne appare costante nel decennio, quello relativo agli uomini è tendenzialmente in crescita:
FEMMINILE MASCHILE
In sintesi, le investigazioni giudiziarie, lette alla luce delle descritte elaborazioni, evidenziano come, negli ultimi
anni, i soggetti denunciati e arrestati per mafia, ricompresi nella fascia d’età tra i 18 e i 40 anni, abbiano assunto
una dimensione sempre più consistente.
Mafiosi che, come intuibile, appartengono innanzitutto alla Campania, alla Calabria, alla Sicilia e alla Puglia, le
stesse regioni che EUROSTAT indica tra quelle, in Europa, con il più alto tasso di giovani non occupati.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
11. CONCLUSIONI 403
L’approfondimento relativo ai soggetti “dichiarati” mafiosi nell’ultimo decennio presenta quattro classi forte-
mente indicative:
– il 22% sono “imprenditori”;
– il 14% risultano “operai comuni”;
– il 13,8% sono “in attesa di occupazione”;
– il 10,5% sono “liberi professionisti”.
1° semestre
20 1 8
404 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
b. Strategia di contrasto
La DIA continuerà nel suo impegno a contrastare efficacemente le mafie, potendo contare sulla modernità di un
modello organizzativo che vede nel coordinamento e nella centralizzazione delle informazioni il vero punto di
forza.
In linea con quanto previsto dall’art. 108 del Codice Antimafia, la DIA potenzierà la propria attività verso tre fon-
damentali segmenti operativi: le attività di investigazione preventiva, le investigazioni giudiziarie e le relazioni
internazionali a fini investigativi.
Nell’ordine, l’azione di intervento che caratterizza l’impegno della DIA nel settore delle investigazioni preventive
si sviluppa su più direttrici:
– l’analisi delle connotazioni strutturali e dei profili evolutivi delle organizzazioni criminali;
– il monitoraggio degli appalti pubblici;
– la prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio, in particolare attraverso
l’approfondimento investigativo delle segnalazioni di operazioni sospette (s.o.s) attinenti alla crimi-
nalità organizzata;
– le misure di prevenzione patrimoniali.
L’analisi sviluppata dalla DIA mira ad individuare le tendenze dei fenomeni, nella prospettiva di intercettare le
strategie evolutive delle organizzazioni criminali, sia in ambito nazionale che internazionale.
La seconda direttrice che persegue la DIA nell’ambito delle attività preventive è quella di rendere più efficace il
monitoraggio e controllo degli appalti pubblici, attraverso una piena attuazione della circolarità informativa tra
la DIA, la Polizia di Stato, l’Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza, a supporto dell’attività dei Prefetti.
Un settore strategico per il Paese, su cui la DIA è stata direttamente chiamata dall’Autorità di Governo ad “Attuare
misure a protezione dell’economia legale attraverso la prevenzione e repressione dei tentativi di infiltrazione mafiosa negli
appalti relativi ai lavori pubblici, alle Grandi Opere tramite lo svolgimento dell’attività di monitoraggio, ponendo in essere
azioni di individuazione e aggressione dei patrimoni mafiosi ed intensificando l’azione di contrasto al riciclaggio dei proventi
illeciti acquisiti dalle cosche”1070.
1070
Cfr. “Direttiva generale per l’attività amministrativa e per la gestione relativa all’anno 2018”, pag. 6, consultabile al seguente link: http://www.in-
terno.gov.it/it/amministrazione-trasparente/disposizioni-generali/atti-generali/documenti-programmazione-strategico-gestionale
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
11. CONCLUSIONI 405
A tale scopo, la Direzione continuerà ad assolvere, prioritariamente attraverso l’Osservatorio Centrale Appalti Pub-
blici (O.C.A.P.), la sua funzione di “baricentro” nell’attività di raccolta degli elementi informativi utili a supportare
i Prefetti nelle istruttorie finalizzate ad assicurare che gli appalti pubblici siano liberi da infiltrazioni mafiose.
Un’altra direttrice operativa su cui la DIA proseguirà ad investire risorse è il “contrasto al riciclaggio dei proventi
illeciti acquisiti dalle cosche”.
Il crescente grado di finanziarizzazione dei circuiti economici evidenzia come, da una prospettiva investigativa,
sia fondamentale garantire la più ampia tracciabilità dei flussi finanziari, per individuare origine, destinazione
e beneficiari dei movimenti.
Uno strumento efficace per investigare la criminalità mafiosa, nella sua declinazione economico-finanziaria, è
l’approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette, utilissime a disvelare i grandi patrimoni mafiosi
che hanno visto la propria collocazione nell’economia legale.
L’esperienza operativa dimostra come la carta vincente di un sistema di intelligence finanziaria sia costituita dall’ef-
ficienza del ciclo di gestione e di valorizzazione dell’informazione. Le segnalazioni rappresentano un patrimonio
di conoscenze di grande valore perché provengono da punti di osservazione qualificati e riflettono competenze e
intuizioni di un’ampia platea di operatori, sempre più specializzati e in progressiva diversificazione1071.
Il D. Lgs. 231/2007 individua la DIA tra gli Organismi investigativi specializzati cui compete l’analisi e l’ap-
profondimento delle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette inviate dall’U.I.F. riservandole, in particolare,
la competenza su quelle attinenti alla criminalità organizzata.
Parallelamente, la Direzione imprimerà maggiore impulso all’esercizio dei poteri di accesso, accertamento e ri-
chiesta dati e notizie attribuiti al Direttore, per la verifica dei pericoli di infiltrazione mafiosa presso gli interme-
diari bancari e finanziari, i professionisti, i prestatori di servizi di gioco e altri operatori non finanziari.
In questo percorso, i settori sinora descritti convergono tutti verso un ultima, importante direttrice dell’azione
preventiva, rappresentata dall’ “individuazione e aggressione dei patrimoni mafiosi”.
A tale scopo, le misure di prevenzione patrimoniali hanno un ruolo importante nel contrasto alle manifestazioni
economiche della criminalità organizzata. Il Decreto legislativo nr. 159/2011 attribuisce al Direttore della DIA il
potere di avanzare, in maniera autonoma, le richieste di applicazione di misure di prevenzione a carattere per-
sonale e patrimoniale.
1071
Banca d’Italia - Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia, Rapporto Annuale 2017, edito nel mese di maggio 2018. Cfr. Relazione del Di-
rettore, Roma, 13 luglio 2018, pag. 7.
1° semestre
20 1 8
406 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
L’obiettivo è l’aggressione ai patrimoni sia attraverso gli strumenti offerti dal codice penale ma anche – ed è
questa la vera frontiera, perché anticipa la soglia del contrasto – attraverso il procedimento di prevenzione, che
rappresenta una peculiarità italiana rispetto agli ordinamenti degli altri Paesi, basandosi sul principio della “ra-
gionevole presunzione”, piuttosto che su quello della prova.
Una asimmetria normativa che limita, in molti casi, l’incisività delle richieste di sequestro inviate all’estero dalla
Magistratura italiana e formulate a seguito di una misura di prevenzione patrimoniale.
La sfida ulteriore da affrontare, quindi, è quella di armonizzare le differenti discipline internazionali, perché sono
proprio le lacune normative di altri Stati che consentono alle mafie di proliferare, per quanto, in ambito comu-
nitario, si siano fatti notevoli passi in avanti in tema di collaborazione giudiziaria finalizzata all’esecuzione al-
l’estero dei provvedimenti di sequestro e confisca, anche di prevenzione.
I patrimoni sottratti dalla DIA, nel corso del semestre, alle organizzazioni criminali nell’ambito dell’attività di
prevenzione e giudiziaria, rappresentano la chiara testimonianza di quanto pesino gli investimenti delle mafie
sull’economia nazionale:
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
11. CONCLUSIONI 407
Come accennato, la DIA affianca alle investigazioni preventive quelle di carattere giudiziario, in particolare quelle
che, in linea con quanto previsto all’art.108 del Codice antimafia, si prefiggono obiettivi complessi, dalla portata
anche transnazionale.
Proprio la necessità di contrastare un fenomeno, come quello mafioso, naturalmente proiettato oltre i confini na-
zionali, ha spinto la DIA ad investire importanti risorse umane e finanziarie nelle relazioni internazionali e nelle
conseguenti attività di cooperazione.
La DIA sta, infatti, sostenendo con sempre maggior impegno l’azione di contrasto internazionale alle mafie, non
solo sul piano operativo, ma anche attraverso la promozione nel contesto europeo, dello strumento di coopera-
zione di polizia denominato “Operational Network-@ON”, che viene coordinato da EUROPOL e che consentirà di
aggredire con sempre maggior efficacia le organizzazioni criminali.
Negli ultimi decenni, molto è stato fatto sul fronte investigativo nazionale e internazionale, ma le mafie, nono-
stante i notevoli risultati ottenuti dalla Magistratura e dalle Forze dell’ordine, si rigenerano costantemente, tanto
1° semestre
20 1 8
408 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
da poter affermare che il solo contrasto giudiziario non è sufficiente per sconfiggerle e per impedire che traggano
ulteriore linfa dai giovani.
Per poter sfruttare al meglio questi successi occorre passare ad una seconda fase, ancor più “sistemica”: accanto
all’azione repressiva si deve affiancare l’operato di altre strutture fondamentali per la Nazione: la famiglia, la
scuola, la Chiesa e i mass media.
La famiglia innanzitutto, perché “i minori, in terre di mafia, sono “vittime” due volte”1072: “non si può provare a capire
il fenomeno dei minori fagocitati dal crimine senza capire quale aria hanno respirato prima, come hanno giocato, cosa ha
scandito la loro quotidianità fino alla soglia della vita adulta (...) la condizione di bisogno economico delle famiglie fa sì che
loro vadano a chiedere aiuto a chi hanno fuori dalla porta di casa. Questo crea quel fenomeno parallelo in cui, se anche il
nucleo familiare non è un nucleo malavitoso, non è un nucleo inserito nel sistema, diventa inevitabilmente connivente con
il sistema perché dal sistema riceve quelle forme di sostegno e di protezione che nessun altro ha potuto fornire o a cui nessun
altro ha saputo dare riscontro”1073.
In questo senso, si registra un mutato orientamento giurisprudenziale che sta provando ad interrompere questa
spirale perversa di trasmissione di valori negativi di padre in figlio, attraverso l’adozione dei provvedimenti
giudiziari civili di decadenza o limitazione della potestà, ora responsabilità genitoriale, dei boss, con contestuale
allontanamento dei minori dalle famiglie: “l’obiettivo non è la punizione delle famiglie, ma di aiutare questi ragazzi, di
allontanarli per fornire delle alternative culturali, dei parametri valoriali educativi diversi da quelli deteriori del contesto di
provenienza, nella speranza di sottrarli alla strutturazione criminale o alla definitiva strutturazione criminale”1074.
È a questo punto che interviene la scuola, che dovrebbe innalzare, specie nelle aree più degradate del Meridione,
il concetto di cittadinanza, andando così a scalfire ciò che la mafia più teme: stroncare il vivaio, la linfa, di quelle
organizzazioni criminali.
“La mafia sarà vinta da un esercito di maestri elementari”, diceva del resto Gesualdo Bufalino, uno scrittore, insegnante
siciliano illuminato.
1072
“Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere”, Relazione Conclusiva, n.38, 7
febbraio 2018, cit., pag. 336.
1073
Seduta del IV Comitato del 18 marzo 2015, audizione di Gianluca Guida, direttore del carcere minorile di Nisida, resoconto stenografico n.1,
in Relazione conclusiva, n. 38, della “Commissione Antimafia”, cit., pag. 327
1074
Missione a Reggio Calabria del 29 aprile 2014, audizione del presidente del tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Bella, e del
procuratore della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Francesca Stilla, resoconto stenografico, in Relazione conclu-
siva, n. 38, della “Commissione Antimafia”, cit., pag. 330.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
11. CONCLUSIONI 409
L’educazione alla legalità, associata ad un rilancio economico e sociale del sud Italia, rappresentano il più im-
portante investimento per il futuro nella lotta alla mafia.
Complementare alla scuola è certamente l’azione della Chiesa, specie attraverso le parrocchie di quelle aree mar-
toriate dall’ignoranza e dal degrado.
Parroci come Padre Pino Puglisi o Don Peppe Diana hanno avuto un ruolo determinante nel costruire un ponte
tra i giovani di Palermo o di Casal di Principe verso la legalità. Sacerdoti che con coraggio e determinazione, ve-
ramente vicini alla gente, hanno messo in seria difficoltà Cosa nostra e la Camorra.
“Non si può credere in Dio ed essere mafiosi. Chi è mafioso non vive da cristiano”, ha detto Papa Francesco.
Famiglia, scuola, Chiesa e, poi, i mass media, veicolo di una informazione sempre libera ed emancipata, che può
essere di supporto all’educazione e alla lotta alla mafia, riuscendo a cogliere quegli aspetti sociologici di interesse
per le nuove generazioni.
Attraverso una informazione corretta e misurata nei toni può amplificarsi il messaggio di una vera cultura del-
l’antimafia, fatta non tanto di proclami e annunci, ma di comportamenti nello stesso tempo seri e silenziosi, in
grado di costituire il vero esempio da seguire nelle aree meno progredite del nostro Paese.
Aree in cui i diritti dei cittadini sono ancora, purtroppo, considerati come concessioni per cui “devi chiedere”
per ottenere quanto semplicemente ti spetta.
Perché le mafie sono “un cancro pervasivo, che distrugge speranze, impone gioghi e sopraffazioni, calpesta diritti. Dob-
biamo incoraggiare l’azione determinata della magistratura e delle forze dell’ordine che, spesso a rischio della vita, si battono
per contrastare la criminalità organizzata. Nella lotta alle mafie abbiamo avuto molti eroi. Penso tra gli altri a Giovanni
Falcone e Paolo Borsellino. Per sconfiggere la mafia occorre una moltitudine di persone oneste, competenti, tenaci. E una
dirigenza politica e amministrativa capace di compiere il proprio dovere.”1075
Queste parole del Presidente della Repubblica, pronunciate all’atto del suo giuramento in Parlamento, rappre-
sentano il faro che le donne e gli uomini della DIA continueranno, con orgoglio e dedizione, a seguire quotidia-
namente nello svolgimento del proprio dovere.
1075
Messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Parlamento nel giorno del giuramento - Palazzo Montecitorio, 03 febbraio 2015.
https://www.quirinale.it/elementi/1106
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410 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
a. Premessa
In questo semestre, il focus, introdotto dalla scorsa Relazione semestrale, tenterà di fornire uno spaccato e contem-
poraneamente una chiave di lettura sulla criminalità organizzata presente nella Capitale, coinvolta dagli interessi
delle mafie nazionali, di sodalizi locali con i caratteri tipici delle organizzazioni mafiose e di gruppi criminali di
matrice straniera.
Per l’elaborazione del documento si è scelto un metodo ancorato ai risultati delle principali attività investigative
concluse negli ultimi anni dalla DIA e dalle Forze di polizia contro il crimine organizzato e per la cattura di pe-
ricolosi latitanti.
Le indagini che hanno riguardato, nel tempo, il territorio di Roma hanno tenuto anche conto, in un’ottica di evo-
luzione storica della presenza delle consorterie mafiose fuori dai territori d’origine, delle dichiarazioni di im-
portanti collaboratori di giustizia, che hanno fornito indicazioni sulle modalità di infiltrazione delle mafie
nazionali nel tessuto criminale del Paese.
Il quadro che viene restituito dalla presente analisi non deve essere considerato esaustivo, atteso che le tecniche
di “mimetizzazione” messe in atto, negli anni, dalle consorterie mafiose sul territorio capitolino potrebbero celare
segnali ancora latenti.
In tale contesto, si colloca l’azione dell’Autorità giudiziaria e degli investigatori che, con il loro operato, puntano
a contrastare le manifestazioni criminali, stimolando la sensibilità dell’opinione pubblica rispetto ad un feno-
meno, come quello mafioso – sia esso italiano che di matrice straniera – nei cui confronti non deve mai essere ab-
bassata la guardia, perché in grado di contaminare il tessuto sociale e l’economia nazionale.
Un’azione, quella della Magistratura romana, che ha messo in evidenza una chiara capacità di saper leggere le
diverse sfaccettature della criminalità della Capitale che, nonostante, come poi si è dimostrato, avesse assunto
alcuni caratteri delle mafie delle regioni meridionali del Paese, non erano facilmente intellegibili se non ad un
occhio esperto e attento ai dettagli.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
12. FOCUS: CRIMINALITÀ NELLA CITTÀ DI ROMA 411
1076
Fatta eccezione per alcuni sodalizi, come quelli di origine rom o sinti divenuti stanziali.
1077
Le attività investigative che hanno riguardato, ad esempio, ipotesi di subappalto o di affidamento a società “controllate” dalla camorra, hanno
evidenziato, puntualmente, l’operatività di imprese campane sempre sollecite nel tentativo di dissimulare il vincolo con l’area criminale d’o-
rigine, anche attraverso manipolazioni delle denominazioni sociali, acquisizioni di imprese insolventi, creazione di imprese ex novo in grado
di garantire l’approvvigionamento di materiali di lavorazione presso fornitori controllati o la locazione di mezzi per il movimento terra presso
società di fiducia.
1078
Il 18 gennaio 2018, il locale Centro Operativo DIA ha eseguito, nell’ambito del p.p. 2/2017 RGMP disposto dal Tribunale di Roma, Sezione
Misure di Prevenzione, nei confronti di 5 soggetti facenti parte di una consorteria criminale, la confisca dei beni accumulati mediante la pratica
dell’usura ai danni di cittadini ed imprenditori. A carico di 4 soggetti è anche stata disposta la sorveglianza speciale di PS con obbligo di sog-
giorno.
1° semestre
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412 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Accanto all’usura, un consistente giro di affari gravita intorno ai settori degli stupefacenti1079, delle attività estor-
sive e delle merci contraffatte.
Le modalità di infiltrazione nella Capitale non si realizzano con un vero e proprio “controllo del territorio”, ma
attraverso saldi contatti con i sodalizi di origine e stabilendo forme di convivenza fra tutte le “anime” mafiose
presenti nella Capitale, ivi comprese quelle di matrice romana.
Numerose indagini hanno evidenziato le relazioni tra i clan storici della città, a loro volta in affari con esponenti
delle consorterie di matrice calabrese, siciliana e campana, da tempo stanziate nella provincia, le quali, peraltro,
hanno tentato di occupare progressivamente il vuoto venutosi a creare a seguito della disgregazione della
BANDA DELLA MAGLIANA, per sviluppare reti e basi logistiche utili, all’occorrenza, anche per offrire rifugio
ai latitanti.
In questo contesto, la criminalità organizzata romana, rafforzata dalle interrelazioni con sodalizi di altre matrici
mafiose, continua ad esprimere “professionalità” delinquenziali di elevato profilo. Peraltro, alcuni vecchi affiliati
alla BANDA DELLA MAGLIANA, epigoni di una complessa realtà criminale giudiziariamente sconfitta, una
volta tornati in libertà hanno ricominciato a svolgere attività delittuose in molteplici settori criminali.
In questo articolato panorama diventa complesso riconoscere i segnali tipici di quelle condotte pericolose per
l’economia “sana” del territorio.
La strategia camaleontica attuata dai sodalizi mafiosi ha reso più difficile, nel tempo, comprendere e far emergere
il fenomeno, favorendo in tal modo anche i tentativi di condizionamento delle amministrazioni locali: persino
un gravissimo evento come lo scioglimento per infiltrazione mafiosa degli organi elettivi1080, nel 2005, del Comune
di Nettuno - alle porte di Roma - non è riuscito ad ingenerare, nella collettività, una piena consapevolezza del
fenomeno mafioso e la capacità di riconoscerlo sin dai primi segnali1081.
Era opinione comune, fino agli eventi più recenti che hanno svelato il quadro cosiddetto di “Mafia Capitale” –
1079
L’8 marzo 2018, nell’ambito del p.p. n. 25742/16 RGNR disposto dal Tribunale di Roma su richiesta di quella DDA, i Carabinieri hanno dato
esecuzione ad una Ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 39 persone, attive nell’area est di Roma, ritenute responsabili di associazione
finalizzata al traffico di stupefacenti, armata ed aggravata dal metodo mafioso.
1080
Sciolto con DPR 28 novembre 2005.
1081
Per altro verso, va detto anche che in alcuni quartieri periferici, più carenti di servizi e strutture sociali, il consenso alle consorterie locali
risulta manifestato a volte tacitamente, a volte in modo più plateale. Si fa riferimento al “murale” comparso nel quartiere di Tor Bella Monaca
(solo recentemente rimosso dall’Amministrazione comunale), quale omaggio che ignoti avevano inteso rivolgere ad un esponente della fami-
glia CORDARO, ucciso da una banda rivale nel marzo del 2013. Nella Relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2017 il Procuratore
Generale così descriveva il citato quartiere romano: “Nel contesto territoriale da tempo è attiva una galassia di gruppi criminali che, in rapporti anche
con importanti famiglie di camorra e di ‘ndrangheta, si sono divise, in una logica puramente “mafiosa”, vie e piazze di spaccio, alternando momenti di
raccordo operativo con altrettante fasi di conflitto, anche cruento, per il controllo delle zone di maggiore interesse criminale”.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
12. FOCUS: CRIMINALITÀ NELLA CITTÀ DI ROMA 413
emerso nell’ambito dell’operazione “Mondo di Mezzo”1082 del 2015 - che il prevalente interesse coltivato dalle
mafie tradizionali impiantate nella Capitale fosse quello del riciclaggio. Una condotta collegata all’esistenza, a
Roma, di una pluralità di esercizi commerciali, di società finanziarie, di enti di intermediazione e di immobili di
pregio, che ben si prestano a mascherare gli investimenti.
La complessa vicenda giudiziaria a carico del gruppo BUZZI-CARMINATI1083 ha dimostrato il cambiamento me-
todologico dei gruppi criminali, che talora procedono affiancando all’intimidazione violenta la sopraffazione
imprenditoriale e la pervasiva “colonizzazione” del sistema burocratico-politico. Un’organizzazione che, avva-
lendosi dell’interazione del metodo intimidatorio con quello corruttivo, era riuscita ad inserirsi in alcuni settori
della gestione amministrativa del Comune di Roma.
Le indagini confluite nell’operazione “Mondo di Mezzo” hanno restituito un quadro complesso, frutto di una evo-
luzione della criminalità romana tradizionale, ormai assimilabile alle mafie classiche, perché, come queste, si av-
valeva della forza di intimidazione derivante dal vincolo di appartenenza1084, pur rimanendo aderente alla realtà
della Capitale ed al suo tessuto economico-imprenditoriale.
La consistenza delle grandi opere pubbliche da realizzare rappresenta, in un contesto così complesso, un poten-
ziale catalizzatore di condotte corruttive1085, anche non direttamente riconducibili alla criminalità organizzata.
Un modello criminale del tutto peculiare è poi rappresentato dai sodalizi facenti capo a famiglie una volta nomadi,
ma oggi prevalentemente stanziali, che insistono su alcune periferie romane e sul litorale di Ostia. Gruppi che
hanno saputo ricercare, nel tempo e con successo, relazioni criminali altamente qualificate con quelli più strut-
turati di matrice mafiosa.
1082
P.p n. 30546/10 RG mod. 21-DDA di Roma, operazione conclusa dai Carabinieri e dalla Guardia di Finanza, nelle province di Roma, Latina e
Viterbo, il 2 dicembre 2014, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 28 novembre 2014 dal GIP presso il Tri-
bunale di Roma.
1083
Alla prima ordinanza di custodia cautelare a carico di 37 indagati - 18 dei quali indagati per associazione di tipo mafioso - con sequestro di
beni per un valore di 220 milioni di euro, ha fatto seguito un’altra misura emessa dal GIP di Roma il 29 maggio 2015, nei confronti di 44 in-
dagati, per episodi di corruzione e turbativa d’asta, mentre la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma disponeva il sequestro
di ulteriori beni per circa 140 milioni di euro, per un totale complessivo ammontante, quindi, a circa 360 milioni di euro. Il 18 maggio 2018,
nell’ambito dello stesso procedimento penale la Guardia di finanza ha proceduto alla definitiva confisca di beni per circa 10 milioni di euro.
Nel settembre 2018 la Corte di Appello di Roma ha riconosciuto, diversamente dal primo grado di giudizio, il modello strutturale ed orga-
nizzativo proprio dell’associazione di tipo mafioso, come previsto dall’articolo 416 bis del codice penale.
1084
Come si evince dalla Sentenza della Corte di Cassazione, Sezione VI, Calistri + altri, del 10 aprile 2015, dalle dichiarazioni rese da un collabo-
ratore di giustizia è emerso, tra l’altro, che la famiglia mafiosa catanese SANTAPAOLA si rivolgeva al gruppo CARMINATI in caso di delitti
da commettere sul territorio di Roma.
1085
Il 13 giugno 2018, nell’ambito del p.p. 25278/17 RGNR del Tribunale di Roma, i Carabinieri hanno tratto in arresto 9 persone, tra cui un im-
prenditore e alcuni amministratori locali, per associazione per delinquere finalizzata alla commissione di condotte corruttive connesse alla
realizzazione di un importante progetto edilizio.
1° semestre
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414 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Ostia Lido, sede di importanti infrastrutture turistiche e recettive costituisce, da tempo, oggetto di interesse non
solo di forme organizzate di criminalità autoctona, ma provenienti da fuori regione.
Un ruolo di rilievo è stato giocato, nel tempo, da elementi di spicco della ex “BANDA DELLA MAGLIANA”,
della camorra e della mafia siciliana, dediti al traffico internazionale di stupefacenti, alle estorsioni, all’usura, al
controllo del gioco d’azzardo ed al conseguente riciclaggio dei profitti illeciti nell’acquisizione di molteplici at-
tività imprenditoriali e commerciali del litorale romano.
Le numerose inchieste giudiziarie degli ultimi anni hanno dimostrato che sul territorio di Ostia Lido hanno ope-
rato, in posizione di sostanziale egemonia, tre gruppi delinquenziali facenti capo alle famiglie SENESE, FASCIANI-
SPADA e TRIASSI-CUNTRERA. Nel tempo gli elementi più rappresentativi dei citati clan ed i loro affiliati sono
stati in grado di muoversi efficacemente sul territorio nazionale ed estero, investendo gli introiti derivanti dalle
attività estorsive, usurarie e dal narcotraffico. In particolare, vanno ricordati gli esiti dell’inchiesta “Nuova
Alba”1086, conclusa il 26 luglio 2013 dalla Polizia di Stato, che ha fatto luce sugli “affari” criminali mafiosi nella
provincia di Roma ed, in particolare, a Ostia, dove sono stati acquisiti lidi balneari e attività commerciali.
La conferma del salto di qualità criminale di questi sodalizi è giunta, il 26 ottobre 2017, con la sentenza emessa
dalla Corte di Cassazione nell’ambito dell’inchiesta “Nuova Alba”1087, che ha pienamente riconosciuto la sussi-
stenza del metodo mafioso, adottato sul territorio di Ostia, dalla famiglia FASCIANI1088.
1086
P.p. n. n. 54911/12 RGNR-14008/13 RGGIP, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere aveva
riguardato 51 soggetti tra boss indiscussi, “reggenti”, elementi di vertice organici ai cartelli mafiosi “FASCIANI” e “TRIASSI”, tra loro con-
trapposti ed operanti nel comprensorio romano di Ostia, ritenuti, a diverso titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso, traffico inter-
nazionale di sostanze stupefacenti ed intestazione fittizia di beni, reati aggravati dal metodo mafioso; contestualmente era stato eseguito il
sequestro preventivo di società individuali e proprietà immobiliari site ad Ostia e in aree limitrofe, per un valore complessivo stimato di circa
50.000.000,00 di euro. Le indagini hanno fatto emergere, su Ostia Lido, un unico filo conduttore che univa singoli episodi delittuosi, inquadrati
in una comune strategia criminale posta in essere dai citati gruppi finalizzata al controllo delle attività commerciali situate lungo la fascia li-
toranea. Le indagini hanno anche evidenziato come ai contrasti insorti, nel tempo, tra i citati sodalizi per la gestione delle attività illecite e alle
conseguenti azioni di forza (tentati omicidi ed omicidi) abbiano, nell’immediatezza, fatto seguito “tentativi di ricomposizione” dei precari equilibri
delinquenziali. Anche in precedenza - in nome della necessità di assicurare la “tranquillità” alle attività criminali del territorio di Ostia - il
ruolo di “paciere” tra i “FASCIANI” ed i “TRIASSI” era stato demandato ad un esponente di primo livello di cosa nostra palermitana, segna-
tamente del “MANDAMENTO DI VILLABATE”, più volte intervenuto nelle più importanti decisioni inerenti il litorale romano, in virtù del-
l’indiscusso prestigio criminale riconosciutogli, in qualità di garante del rispetto degli accordi con altre compagini criminali operanti nel
territorio di Ostia. Peraltro, venivano acquisiti elementi univoci anche in ordine ad un’“alleanza criminale” strategica tra i “SENESE” e i “FA-
SCIANI” per le illecite attività poste in essere non solo in Ostia Lido, ma anche in altre zone della Capitale, quali, ad esempio, il quartiere ro-
mano di Tor Bella Monaca, tristemente noto, proprio nei primi mesi del 2013, per essere stato il teatro di una serie di omicidi e tentati omicidi
finalizzati al controllo del mercato degli stupefacenti ed alla conquista delle assai lucrose “piazze di spaccio”.
1087
Si legge nella sentenza n. 57896 Anno 2017 Udienza del 26.10.2017 “Vi sono tutti gli indici per riconoscere l’esistenza del metodo mafioso in capo alla
associazione a delinquere facente capo a Carmine FASCIANI, la cui portata è stata illogicamente valutata, travisata o omessa…”.
1088
Il 22 giugno 2018, nell’ambito del procedimento di prevenzione n. 120/2018 e 121/2018 RGMP, la Guardia di finanza ha eseguito la confisca,
disposta dal Tribunale di Roma su richiesta della DDA, di beni appartenenti a due esponenti del clan FASCIANI di Ostia. Il valore complessivo
dei beni ammonta a 18 milioni di euro.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
12. FOCUS: CRIMINALITÀ NELLA CITTÀ DI ROMA 415
Anche altri gruppi insediati sul litorale romano, tra i quali, ad esempio, i fratelli TRIASSI, costituiscono una proie-
zione in territorio laziale della famiglia CUNTRERA-CARUANA1089 di Siculiana (AG). Intimidazioni, incendi e
danneggiamenti costituiscono il modus operandi con il quale questi sodalizi tendono ad affermare la loro posizione
gerarchica ed il controllo delle attività commerciali, facilitato talvolta da inefficienze amministrative1090.
Non sorprende, di conseguenza, la decisione, nel 2015, di porre sotto gestione commissariale il Municipio X di
Roma (Ostia) per un periodo di diciotto mesi, successivamente prorogata per altri sei mesi, rilevato che “…la
permeabilità dell’ente ai condizionamenti esterni della criminalità organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi
della collettività e ha determinato la perdita di credibilità dell’istituzione locale”1091.
Sul piano generale, la criminalità organizzata di matrice romana continua pertanto ad esprimere “professionalità”
delinquenziali di elevatissimo profilo, in ciò rafforzata dalle interrelazioni con gruppi di matrice straniera e con
sodalizi mafiosi nazionali.
Scendendo all’analisi più particolareggiata, la Capitale costituisce un territorio strategico per la ‘ndrangheta, che
da tempo colloca fidate “teste di ponte” chiamate ad adottare metodologie criminali improntate alla minore vi-
sibilità, specie se correlate al reimpiego di capitali illeciti. Nel mantenere solidi legami con le consorterie mafiose
dei territori d’origine, esse stringono nel contempo solide alleanze con appartenenti alla criminalità autoctona.
Molteplici sono le indagini degli ultimi anni che hanno evidenziato l’operatività sul territorio della Capitale di
strutturate proiezioni di matrice calabrese, in grado di insinuarsi nel tessuto economico- imprenditoriale.
Determinante per il perseguimento delle ambiziose strategie ‘ndranghetiste è la rete relazionale che le cosche sono
riuscite ad intessere, nel tempo, con professionisti, operatori economici ed esponenti del mondo della finanza,
disponibili a prestare la propria esperienza per agevolarne gli interessi sul piano nazionale ed estero. È quanto
emerso nell’ambito dell’operazione “Old cunning”1092, conclusa nel luglio 2016 dalla DIA di Roma, con l’esecu-
1089
Famiglia mafiosa la cui potenza si è espressa, nel corso degli ultimi decenni, anche nelle sue attivissime proiezioni criminali in Canada e in
Sud America.
1090
Si legge nella Relazione della Commissione Parlamentare d’inchiesta su fenomeno delle mafie del 7 febbraio 2018: “Paradigmatiche, a tale pro-
posito, erano apparse alcune vicende…….come quella dell’avere tollerato che componenti della famiglia Spada, nota famiglia rom della zona, già segnalata
per comportamenti prevaricatori e metodi mafiosi, gestissero la palestra Femus, sita in un immobile di proprietà del Comune di Roma occupato in modo
abusivo; o quella della “spiaggia delle suore” (dopo la revoca della concessione originariamente affidata alle suore, per il mancato pagamento del canone, la
spiaggia era stata lasciata gestire da componenti del gruppo Triassi che vi avevano collocato una piattaforma e un chiosco abusivo); o, ancora, quella del
Faber Beach (stabilimento gestito dai Fasciani sino all’intervenuto sequestro da parte dalla magistratura)”.
1091
DPR del 27 agosto 2015. Il commissariamento è stato successivamente prorogato con DPR del 30 dicembre 2016 per ulteriori sei mesi. Nella
relazione allegata si legge: “Le risultanze dell’accesso hanno posto in rilievo il sostanziale asservimento della struttura politica ed amministrativa del
Municipio X agli interessi della criminalità organizzata in un quadro ambientale connotato dall’invasiva presenza di associazioni di stampo mafioso, spesso
in conflitto tra loro, di cui è stata rilevata una marcata vocazione al controllo del territorio”.
1092
P.p. n. 34360/12RGNR-14505/13RGGIP.
1° semestre
20 1 8
416 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
zione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 16 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di as-
sociazione per delinquere finalizzata all’usura, riciclaggio ed estorsione. Tra gli arrestati figuravano un ex com-
ponente della BANDA DELLA MAGLIANA che gestiva un sodalizio dedito all’usura, due funzionari di banca
ed un ex militare, già colpito da provvedimento cautelare personale con la nota operazione “Aemilia”. Le indagini,
caratterizzate da attività tecniche, da accertamenti di natura bancaria e da approfondimenti su numerose segna-
lazioni di operazioni sospette, hanno consentito, inoltre, di acquisire concreti elementi circa i consolidati colle-
gamenti tra gli usurai romani e la cosca GRANDE ARACRI.
I rapporti tra le diverse organizzazioni criminali si sarebbero sviluppati, in alcuni casi, su un piano paritario e di
accettazione reciproca, nonché di fattiva e proficua collaborazione.
Emblematica, in proposito, l’operazione “Luna Nera”1093 della Guardia di finanza. Le indagini, concluse nel mese
di maggio del 2017 con l’esecuzione di diversi provvedimenti cautelari e di un sequestro di beni per oltre 16 mi-
lioni di euro, hanno disvelato come un affermato imprenditore romano, titolare di una auto rivendita situata
sulla via Tiburtina, - nella cui sede venivano pianificate le attività del sodalizio (estorsioni, usura, riciclaggio,
esercizio abusivo del credito) - fosse risultato contiguo, oltre che ad ambienti di stampo camorristico (clan SE-
NESE) e della criminalità romana (famiglie CASAMONICA e CORDARO di Tor Bella Monaca), anche alla cosca
RANGO-ZINGARI di Cosenza.
L’imprenditore si sarebbe, peraltro, avvalso della cosca di ’ndrangheta per reclutare “agenti di riscossione crediti”,
maggiormente convincenti nel caso di ritardi nei pagamenti.
Appare inoltre opportuno evidenziare, nell’ambito dell’inchiesta “Stige”, conclusa nel mese di gennaio 20181094
gli accordi emersi tra taluni dei soggetti indagati, riconducibili alla cosca cirotana dei FARAO-MARINCOLA “…
con esponenti del clan “CASAMONICA” unitamente ai quali… venivano realizzate le truffe, mediante il riciclaggio di
veicoli extra lusso… Nello specifico, … faceva riferimento ad una serie di autovetture di grossa cilindrata, nella loro dispo-
nibilità, che sarebbero state utilizzate per porre in essere le truffe, con parte dei proventi che sarebbero stati ripartiti con i
«CASAMONICA» … proseguiva la conversazione ribadendo l’esistenza della collaborazione criminale con il clan dei «CA-
1093
Richiamata nel paragrafo dedicato alla provincia di Cosenza.
1094
PP 3382/15 RGNR - 2600/15 RGGIP Catanzaro. L’operazione, meglio descritta nel paragrafo dedicato alla provincia di Crotone, è stata eseguita
il 9 gennaio 2018 dall’Arma dei carabinieri, con la cattura di ben 169 soggetti, indagati, a diverso titolo, per associazione di tipo mafioso,
tentato omicidio con l’aggravante del metodo mafioso, estorsione, peculato, corruzione aggravata, falsità ideologica commessa dal pubblico
ufficiale in atti pubblici, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo ma-
fioso, turbata libertà degli incanti, danneggiamento seguito da incendio, procurata inosservanza di pena, procurata inosservanza di misure
di sicurezza detentive, introduzione nel territorio nazionale, detenzione e porto illegale in luogo pubblico di armi da sparo, munizioni, inte-
stazione fittizia di beni con l’aggravante del metodo mafioso, trasferimento fraudolento e possesso ingiustificato di valori, sottrazione all’ac-
certamento o al pagamento dell’accisa sugli oli minerali con l’aggravante del metodo mafioso.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
12. FOCUS: CRIMINALITÀ NELLA CITTÀ DI ROMA 417
SAMONICA», nonché l’esistenza di un debito, pari ad Euro 55.000, riferito alla parte dei proventi spettanti al clan romano
per la realizzazione delle truffe…”.
Un’ulteriore conferma dell’operatività delle cosche è emersa, nel mese di marzo 2018, nell’ambito dell’operazione
“Gallardo”1095, a seguito della quale i Carabinieri hanno dato esecuzione, fra le province di Roma e Napoli, ad
una misura restrittiva nei confronti di 19 soggetti, responsabili di associazione finalizzata al traffico di sostanze
stupefacenti, lesioni gravi commesse con arma da fuoco e con modalità mafiose e detenzione di armi clandestine.
L’attività ha documentato l’operatività, nella Capitale, di due distinte organizzazioni criminali armate e dedite
al narcotraffico, di cui una con a capo un soggetto romano che si avvaleva della collaborazione di esponenti delle
cosche del reggino FILIPPONE e GALLICO1096 e l’altra a connotazione camorristica capeggiata da soggetti ritenuti
contigui al clan napoletano dei LICCIARDI.
Altro pericoloso esempio di infiltrazione del tessuto legale della Capitale è rappresentato dall’operatività di so-
dalizi legati ai MANCUSO1097 di Limbadi (VV), attivi nell’acquisizione, a fini di riciclaggio, di attività commerciali
ed imprenditoriali, così come quelli riconducibili alla ‘ndrina ALVARO di Sinopoli (RC), inserita nei settori della
ristorazione e delle acquisizioni immobiliari.
Proprio in relazione a quest’ultimo sodalizio, nel mese di aprile del 2018, a Roma, a Viterbo ed in Albania1098,
nell’ambito dell’operazione “La Romana”1099, la Guardia di finanza ha eseguito una misura restrittiva nei confronti
di 7 soggetti, appartenenti a un’organizzazione criminale italo-albanese dedita al narcotraffico tra Belgio, Italia
e Albania. Nel corso dell’attività - una prima fase, nell’ottobre 20171100, aveva già consentito di individuare una
cellula criminale albanese, con base a Roma e collegamenti in Albania, Olanda e Belgio - è emerso il ruolo di pri-
missimo piano ricoperto da un esponente degli ALVARO che ha importato ingenti partite di cocaina dai Paesi
1095
P.p. 56169/13 RGNR-10585/14 RG GIP Tribunale di Roma, eseguita il 21 marzo 2018.
1096
Negli ultimi anni i GALLICO sono stati colpiti da provvedimenti di sequestro e confisca che hanno riguardato beni di elevato prestigio e
valore economico, siti anche nella Capitale. Nell’ambito dell’inchiesta “All’ombra del Cupolone”, la Polizia di Stato ha eseguito il decreto di se-
questro n. 46/2016 RGMP del 18 aprile 2016 emesso dal Tribunale di Roma, che ha riguardato una concessionaria di rivendita di autoveicoli
del valore di circa 3 milioni di euro, riconducibile ad un esponente del clan FILIPPONE contiguo ai PIROMALLI di Gioia Tauro (RC).
1097
Si ricorda l’operazione “Stammer”, conclusa nel gennaio 2017 dalla Guardia di finanza, che ha portato all’esecuzione di un provvedimento re-
strittivo a carico di 74 soggetti, responsabili di traffico internazionale di sostanze stupefacenti importati dalla Colombia via Spagna, attivi in
Calabria, Sicilia, Campania, Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia.
1098
In collaborazione con la locale Polizia, attivata dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e dal Servizio per la Cooperazione Internazio-
nale di Polizia.
1099
P.p. 3233/17 RGNR Procura di Roma, eseguita il 17 aprile 2018.
1100
In particolare, il 10 ottobre 2017 era stato eseguito l’arresto, in Calabria, Lazio, Piemonte, Lombardia, Veneto e Sardegna, di 18 appartenenti
ad un’associazione per delinquere, responsabile anche di aver favorito la cosca ALVARO di Sinopoli (RC).
1° semestre
20 1 8
418 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Bassi, per il successivo smistamento sulle piazze di spaccio romane. Nel corso delle indagini, sono state docu-
mentate 6 importazioni di cocaina per oltre kg. 130, nonché́ proventi illeciti per circa 1,6 milioni di euro.
Le operazioni appena descritte offrono uno spaccato importante della capacità della ‘ndrangheta di infiltrarsi,
dissimulando le proprie tracce, nel territorio romano.
Proprio questa sua capacità mimetica rende difficile tracciare una mappatura esatta della presenza sul territorio
della Capitale. Nell’area di Spinaceto e Tor de’ Cenci, ad esempio, si è registrata l’operatività di esponenti delle
cosche crotonesi ARENA, dei rosarnesi BELLOCCO, dei PIROMALLI e MOLÈ di Gioia Tauro, nonché dei MAZ-
ZAGATTI-POLIMENI-BONARRIGO di Oppido Mamertina (RC), attivi nel traffico di stupefacenti e nel riciclag-
gio. Referenti delle ‘ndrine sanlucote PELLE, PIZZATA e STRANGIO e dei MUTO di Cetraro (CS) sarebbero,
invece, specializzati nell’usura, nelle estorsioni, nelle rapine, nel traffico di stupefacenti ed armi, avvalendosi
anche del supporto di pregiudicati romani. Si è registrata, inoltre, la presenza di proiezioni delle famiglie FER-
RENTINO-CHINDAMO e LAMARI di Laureana di Borrello (RC), CUTRÌ di Sinopoli (RC), DE STEFANO di
Reggio Calabria, GALLICO e PARRELLO di Palmi (RC), MORABITO di Africo (RC), MOLLICA di Melito Porto
Salvo (RC) e i vibonesi BONAVOTA e FIARÉ.
Al pari della ‘ndrangheta, l’operatività di cosa nostra nella Capitale non si fonda sulla tradizionale accezione di
controllo del territorio, bensì su un’azione tesa all’infiltrazione dell’economia e della finanza e al condizionamento
della pubblica amministrazione (funzionale soprattutto al controllo dei pubblici appalti), grazie ad una forte ca-
pacità relazionale.
In tal modo, la mafia siciliana mira ad occupare i mercati legali attraverso logiche manageriali volte a massi-
mizzare i profitti e a ridurre al minimo i rischi, “intossicando” i circuiti legali con immissioni di “denaro
sporco”. In linea con tale strategia, fuori dalla terra d’origine l’assetto gerarchico e l’imprinting familistico si
stemperano e si coniugano con la flessibilità relazionale delle reti, anche criminali. Si riscontra, infatti, la spiccata
inclinazione dei soggetti a mutare dinamicamente le proprie referenze gerarchiche rispetto all’architettura ma-
fiosa “madre”, ma anche a ricercare collaborazioni esterne per instaurare rapporti di scambio con ambienti po-
litico-istituzionali.
Come in parte accennato, con riferimento alla Capitale e più in generale al contesto criminale del litorale romano,
è stata registrata l’operatività di un’associazione criminale collegata alla famiglia CUNTRERA-CARUANA di cosa
nostra agrigentina che, d’intesa con associazioni autoctone, aveva sottoposto ad estorsione i gestori delle attività
commerciali e turistiche del posto.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
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12. FOCUS: CRIMINALITÀ NELLA CITTÀ DI ROMA 419
Stando, poi, agli esiti della già citata operazione “Nuova Alba”1101 del luglio 2013, è stato accertato che personaggi
del crimine romano e siciliano, appartenenti alle famiglie mafiose dei FASCIANI, TRIASSI e D’AGATI, detenevano
il controllo “delle attività economiche, delle concessioni, delle autorizzazioni, degli appalti e servizi pubblici e segnatamente
delle attività di ristorazione e di balneazione” sul litorale romano, investendo i profitti derivanti dal traffico di armi
e di stupefacenti, nonché dall’usura.
L’8 novembre 2013, a Roma, nell’ambito di una più ampia confisca1102, disposta dal Tribunale di Catania, la DIA
ha sottratto a cosa nostra un compendio aziendale, riconducibile alla famiglia SANTAPAOLA-ERCOLANO. La
confisca ha colpito, più in generale, nei comuni di Paternò (CT) e Centuripe (EN), oltre che a Roma, 13 aziende,
diversi immobili e cospicue disponibilità finanziarie, per un valore di 49 milioni di euro, nei confronti di un im-
prenditore ritenuto collegato alla citata famiglia mafiosa.
Le sinergie operative messe in campo da cosa nostra siciliana si estendono anche al traffico di stupefacenti, attra-
verso accordi che vedono spesso come controparte soggetti di nazionalità straniera. È il caso evidenziato, nel
settembre del 2015, dall’Operazione “Odissea”1103, che ha accertato l’esistenza di un vasto traffico internazionale
di stupefacenti gestito da due organizzazioni criminali: uno dei due gruppi criminali aveva base nel Lazio, mentre
il secondo è risultato attivo tra le province di Catania e Ragusa. In tale contesto è stato appurato che i carichi di
droga, reperiti anche in territorio albanese e trasportati da Roma fino a Catania, erano per lo più diretti alla cosca
mafiosa catanese dei PILLERA.
Nel territorio laziale si registra, inoltre, una sorta di “convivenza pacifica” per la realizzazione di interessi comuni,
tra la criminalità siciliana e quella campana, in particolar modo per il controllo delle piazze di spaccio degli stu-
pefacenti. È quanto si è registrato nell’ambito dell’operazione “Bolero”1104, che nel febbraio 2016 ha disarticolato
un’associazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti, composta da 25 persone, tra le quali due
coniugi originari della provincia di Caltanissetta. Il sodalizio era operante nella Capitale e nella zona a nord della
provincia di Roma e si riforniva a Napoli di ingenti quantitativi di cocaina e hashish, grazie ai contatti con esponenti
apicali del clan partenopeo dei LO RUSSO.
1101
Ordinanza n. 54911/12 RGNR e n. 14008/13 RGGIP emessa dal GIP del Tribunale di Roma il 23 luglio 2013.
1102
Decr. n. 276/13 Reg Decr del 18 luglio 2013, depositato il 31 ottobre 2013 (Tribunale di Catania).
1103
Il 17 settembre 2015 la Guardia di finanza di Catania ha eseguito l’OCCC n. 4942/12 RGNR-5820/13 RG GIP, emessa il 3 settembre 2015 dal
Tribunale di Catania nei confronti di ventinove soggetti, tra cui anche alcuni albanesi domiciliati in Italia con base nel Lazio, tutti ritenuti, a
vario titolo, responsabili dei reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.
1104
Ordinanza emessa dal Tribunale di Roma e da quello di Rieti in data 23 febbraio 2016, su richiesta della Procura Distrettuale di Roma e della
Procura di Rieti, nell’ambito del p.p. n. 7399/15 RGNR-16052/15 RG GIP.
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420 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Le consorterie mafiose non sembrano trascurare anche la pratica delle estorsioni, come emerso, nel novembre
del 2016, a seguito dell’arresto1105 di 6 persone, 5 delle quali di origine catanese, ritenute contigue alla famiglia
mafiosa etnea dei MAZZEI-Carcagnusi. I soggetti sono stati accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso,
nei confronti del titolare di un autonoleggio. Tra i destinatari del provvedimento figura anche un latitante1106,
trovato in possesso di documenti falsi, che si era rifugiato presso l’abitazione di un altro sodale, sita in un comune
dell’hinterland romano.
Nell’ambito di un’indagine del 20171107, coordinata dalla DDA di Messina, si dà conto, inoltre, di una riunione
convocata a Roma da soggetti collegati alle famiglie mafiose della Sicilia orientale. Nell’occasione, quest’ultimi,
come emerge nelle conversazioni telefoniche, avevano fatto desistere altri rappresentanti imprenditoriali di im-
portanti famiglie di ‘ndrangheta, di Cosa nostra palermitana e della Sacra Corona Unita, dall’avanzare “pretese” nel
settore del gioco d’azzardo.
La Capitale viene anche considerata, per le ragioni già esposte, come zona adatta al riciclaggio dei capitali. In
tale ambito risultano privilegiati, tra gli altri, i settori del mercato immobiliare, dei servizi finanziari e di quelli
di intermediazione. Determinante per il perseguimento di questa strategia, con la quale il crimine organizzato
punta a “farsi impresa”, è la rete di stabili relazioni avviata con professionisti, operatori economici ed esponenti
del mondo della finanza, disponibili a prestare la propria opera per agevolare la “collocazione” dei capitali ma-
fiosi nel sistema economico locale.
Una simile commistione è emersa nell’ambito dell’operazione “Cicero”1108, del gennaio 2016, che ha fatto luce
sugli interessi dei clan siciliani nel settore immobiliare. Le investigazioni hanno fatto registrare la forte proiezione,
nella provincia di Roma, delle famiglie palermitane GALATOLO e GRAZIANO, legate ai MADONIA del manda-
mento di Palermo-Resuttana. È emerso, inoltre, il ruolo di alcuni liberi professionisti, tra i quali un avvocato ed
1105
Il 4 novembre 2016 i Carabinieri hanno dato esecuzione all’OCCC n. 33973/16 RGPM-32827/16 RGGIP, emessa il 25 ottobre 2016 dal Tribunale
di Roma.
1106
Destinatario di un provvedimento restrittivo (n.153/2013) emesso dalla Corte d’Appello di Catania l’11 marzo 2016, a seguito di una condanna
definitiva per i delitti di rapina e porto illegale di armi. Lo stesso risultava, inoltre, gravato da numerosi precedenti, tra cui una condanna per
associazione di tipo mafioso.
1107
Il 6 luglio 2017, a Messina, Genova, Milano e Siracusa, i Carabinieri, nell’ambito dell’operazione “Beta”, hanno dato esecuzione all’OCCC n.
6581/2013 RGNR-3133/2015 RG GIP, emessa dal Tribunale di Messina il 26 giugno 2017, nei confronti di 30 soggetti ritenuti a vario titolo re-
sponsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti, esercizio abusivo del-
l’attività di giochi e scommesse, riciclaggio e reati in materia di armi.
1108
Il 12 gennaio 2016 la Guardia di finanza di Palermo ha eseguito l’OCCC n. 4825/2015 RGNR-5320/15 RG GIP, emessa il 7 gennaio 2016 dal
Tribunale di Palermo, nei confronti di 9 soggetti, riconducibili alla famiglia mafiosa GRAZIANO di Palermo-Acquasanta, indagati, a vario
titolo, per associazione di tipo mafioso, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, favoreggiamento aggravato dalla modalità mafiosa.
Relazione
del Ministro dell’Interno
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e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
12. FOCUS: CRIMINALITÀ NELLA CITTÀ DI ROMA 421
un ingegnere, che si sarebbero adoperati, unitamente a uomini d’onore, per la stipula di compravendite immobiliari
e per l’aggiudicazione di un contratto d’appalto per la realizzazione di villette a schiera nel comune di Marino
(RM), avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza alla consorteria mafiosa.
Altro settore di interesse di cosa nostra, con impatto sulla Capitale, è risultato il commercio di prodotti ittici. Le
risultanze di un’articolata attività investigativa1109 ha, infatti, messo in luce le mire imprenditoriali di un sodalizio
criminale, riferibile alla famiglia gelese RINZIVILLO, il cui reggente, da tempo residente a Roma, era riuscito a
realizzare un significativo commercio di prodotti ittici importati dal Marocco1110. Gli stessi, imposti in regime di
sostanziale monopolio nel territorio siciliano, sono stati commercializzati anche nella Capitale, oltreché in Ger-
mania. Per gli altri imprenditori coinvolti nel commercio è stato, altresì, dimostrato il rapporto di reciproca con-
venienza con l’associazione, contribuendone al rafforzamento economico e traendone, nel contempo, vantaggi
e profitti, sia in termini di concreta espansione nel mercato di riferimento che di limitazione della concorrenza
altrui. Dalle indagini è inoltre emerso come, anche a Roma, il clan RINZIVILLO svolgesse incontri e persino ce-
rimonie di affiliazione.
La presenza dei RINZIVILLO è stata, in una primo momento, individuata nell’ambito delle indagini sul mercato
ortofrutticolo di Fondi (LT), dove insieme ad esponenti della camorra aveva condizionato il commercio su gomma
e le attività di compravendita.
Successivamente, la stessa presenza è stata documentata anche presso un altro mercato, il CAR (Centro Agroa-
limentare Roma) di Guidonia (RM), punto di riferimento per molti operatori del settore. Un imprenditore del-
l’ortofrutta in contatto con i RINZIVILLO imponeva, infatti, le sue forniture a prezzi maggiorati e in regime di
monopolio all’interno del citato CAR1111.
Ulteriori interessi economici di cosa nostra nella Capitale sono confermati anche dalle evidenze info-investigative
raccolte nell’ambito di un’altra operazione1112, conclusa nel luglio del 2017, che ha interessato più di 40 società
1109
Il 4 ottobre 2017, nell’ambito dell’indagine “Extra Fines”, è stata data esecuzione all’OCCC n. 3269/2015 RGNR e n. 2176/2016 RG GIP, emessa
dal Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale DDA il 22 settembre 2017 (con un ulteriore provvedimento emesso dal medesima Au-
torità giudiziaria nel successivo mese di novembre), nei confronti di soggetti, molti dei quali affiliati al clan RINZIVILLO di Gela (CL), ritenuti
responsabili di estorsioni, traffico di droga, riciclaggio, ricettazione e intestazione fittizia di società.
1110
Nell’ambito del p.p. n. 3269/2015, il 10 gennaio 2018 la Guardia di finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 28
persone ritenute responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti nel quartiere romano di San Lorenzo. Le indagini hanno
avuto origine da una precedente operazione dell’ottobre 2017, nell’ambito della quale erano stati arrestati 37 appartenenti alla famiglia RIN-
ZIVILLO.
1111
OCCC n. 32692/15 RGPM e n. 28476/16 RG GIP emessa dal Tribunale di Roma ed eseguita il 4 ottobre 2017.
1112
Operazione della Polizia di Stato e della Guardia di finanza (OCCC n. 12644/16 RGNR-11424/16 RG GIP), eseguita a Palermo e sul territorio
nazionale il 19 luglio 2017.
1° semestre
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422 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
ed aziende con sede, oltre che in Sicilia, anche nel resto del territorio nazionale, tra le quali 2 in provincia di
Roma. L’organizzazione criminale colpita dalla predetta attività investigativa, riconducibile al mandamento di
Brancaccio (PA), gestiva una serie di attività illecite, i cui proventi sono stati impiegati per avviare e poi favorire
l’espansione del gruppo di imprese, operante nel commercio degli imballaggi industriali.
Accanto alle cosche calabresi e alle famiglie siciliane, nella Capitale operano anche alcune tra le organizzazioni
criminali campane più strutturate, dislocate in diverse zone della città e aggregatesi attorno a figure di camorristi
di rilievo, che nel tempo hanno spostato, su Roma, parte dei loro affari illeciti.
Sebbene presenti da anni sul territorio romano, queste associazioni non hanno mai reciso il legame con la Cam-
pania, come emerso da diversi provvedimenti giudiziari che hanno riguardato clan delle province di Napoli, Ca-
serta e Avellino. Tra i settori di primario interesse figurano il riciclaggio, il traffico di stupefacenti, fatti confluire
nella Capitale soprattutto da sodalizi del napoletano e la vendita di prodotti contraffatti.
Nell’operare fuori regione anche i clan campani tendono ad evitare il ricorso ad azioni cruente e a mantenere un
basso profilo, per quanto non siano mancati casi di omicidi tentati o consumati, di cui sono stati vittime affiliati
che avevano violato i “codici” del clan.
Per quanto riguarda le operazioni di riciclaggio, i comparti maggiormente interessati sono la gestione di esercizi
commerciali (anche in aree di prestigio, quali il centro storico della Capitale), il mercato immobiliare, i servizi fi-
nanziari e di intermediazione, la gestione di sale giochi, gli appalti pubblici, l’edilizia e le attività connesse.
Si tratta di attività per le quali si è rivelata determinante la rete di relazioni con professionisti, operatori economici
ed esponenti del mondo della finanza.
Se per la realizzazione del traffico di stupefacenti non sono infrequenti accordi con gruppi locali o con sodalizi si-
ciliani, per le operazioni di riciclaggio è stato accertato che gruppi di estrazione territoriale diversa avrebbero
fatto capo agli stessi professionisti (coinvolti per la stesura di atti di compravendita o per la creazione di società)
ed agli stessi prestanome, cui intestare fittiziamente le attività economiche.
La Capitale è anche utilizzata come rifugio per i latitanti. Ne dà conferma l’arresto, nel mese di luglio 2016, di
un esponente di spicco del clan BIDOGNETTI, articolazione del cartello casertano dei CASALESI, in esecuzione
di una sentenza di condanna della Corte d’Assise d’Appello di Napoli per tentato omicidio1113.
Volendo tracciare una presenza, del tutto indicativa, dei clan campani sul territorio di Roma, il gruppo ZAZA,
forte dei rapporti con il clan MAZZARELLA, è stato segnalato nel quartiere Ostiense, con interessi che spaziano
1113
Provvedimento n. 1262/10 del 13 ottobre 2010.
Relazione
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e sui risultati conseguiti dalla
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12. FOCUS: CRIMINALITÀ NELLA CITTÀ DI ROMA 423
dalla gestione di attività alberghiere e di ristorazione, alle società immobiliari, ai locali notturni e alle attività di
commercializzazione di autovetture e di gestione di scuderie di cavalli da corsa.
Il clan CONTINI e l’alleato gruppo LICCIARDI, entrambi originari dell’area nord di Napoli, sarebbero operativi
in varie zone della Capitale, tra cui il centro storico, con interessi nei settori della ristorazione ed immobiliare.
La famiglia GIULIANO del rione Forcella di Napoli, presente nella zona dell’Esquilino, sarebbe attiva nel con-
trabbando e negli investimenti commerciali. I GIULIANO sono legati al sodalizio ANASTASIO di Sant’Anastasia
(NA), gruppo che da anni sembra aver ampliato il suo raggio d’azione nella Capitale e nella parte meridionale
del litorale (Anzio e Nettuno).
Le evidenze più significative di una presenza stanziale nella Capitale riguardano, tuttavia, il clan SENESE, ema-
nazione della famiglia MOCCIA di Afragola (NA).
Già nella prima metà degli anni ’90 alcune indagini1114 hanno fatto luce sull’operatività della famiglia SENESE
nella zona Tuscolana - Cinecittà, dove avrebbe aggregato soggetti di origine campana stabilitisi a Roma e pre-
giudicati locali. Tra i principali interessi illeciti figurano il traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina
e hashish, le estorsioni, le rapine, la ricettazione, l’esercizio abusivo dell’attività finanziaria, il gioco d’azzardo e
il mercato delle autovetture. La famiglia SENESE avrebbe avuto contatti con esponenti della BANDA DELLA
MAGLIANA e della MARRANELLA, risultando collegata con il gruppo barese CELLAMMARE, il cui capo è
stato segnalato nel Comune di Guidonia, alle porte di Roma.
Ai SENESE si affianca lo storico gruppo affiliato dei DI GIOVANNI, dedito al controllo delle piazze di spaccio
nelle zone Capannelle, Magliana e Tor Vergata, anche attraverso azioni militari per dirimere controversie e attuare
il recupero dei crediti maturati con il traffico di droga.
Altro gruppo collegato ai SENESE è quello degli ESPOSITO-Nacchella, facente capo ai figli di un ex collaboratore
di giustizia, già legato al clan napoletano LICCIARDI, trasferitosi alla fine degli anni ’90 a Nettuno (RM)1115, dopo
la cruenta rottura dei rapporti con gli stessi LICCIARDI, per poi spostarsi, tra il 2005 ed il 2006, a Roma, nella
zona di Ponte Milvio1116. Gli ESPOSITO hanno, inoltre, stabilito contatti con narcotrafficanti albanesi e ultras di
squadre di calcio, per realizzare traffici di sostanze stupefacenti, proprio in concorso con affiliati al clan SE-
NESE1117. Uno spaccato importante delle attività criminali degli ESPOSITO è dato dalla citata operazione “Gal-
1114
OCCC emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma, il 28 marzo 1994, per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.
1115
Dove avrebbero allacciato rapporti legati a traffici di stupefacenti con alcuni familiari del capo del gruppo SCHIAVONE, anche loro presenti
in quel comprensorio territoriale.
1116
Cfr. operazione “Tulipano”.
1° semestre
20 1 8
424 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
lardo”, condotta dai Carabinieri che ha, tra l’altro, fatto luce sulle sinergie operative tra il gruppo in parola - che
si occupava della gestione di una piazza di spaccio del quartiere San Basilio1118 e della fornitura di stupefacenti
a Nettuno1119- e le famiglie FILIPPONE e GALLICO, originarie della provincia di Reggio Calabria, operative anche
nella Capitale.
Un altro gruppo alleato dei SENESE è la famiglia PAGNOZZI (legata innanzitutto al cartello dei CASALESI), ope-
rativa nella Valle Caudina, in parte del beneventano ed in alcune aree dell’alto casertano, poste al confine delle
province di Avellino e Benevento.
Diversi membri dei PAGNOZZI si sono da tempo trasferiti nella zona sud-est di Roma: il vertice del clan sarebbe
occupato, di volta in volta, dai figli del capostipite, deceduto per cause naturali nel mese di ottobre 2016.
Nella Capitale il sodalizio ha stretto forti legami con organizzazioni criminali locali e di altre province campane,
operando secondo le modalità scoperte con l’operazione “Tulipano”1120, dalla quale si evince che per alimentare
la componente campana del gruppo romano, i PAGNOZZI avevano fatto trasferire nella Capitale le persone rite-
nute più idonee ad inserirsi nel nuovo contesto. L’indagine ha consentito di monitorare il periodo immediata-
mente successivo alla temporanea uscita dalla scena criminale romana del capo della famiglia SENESE e del
gruppo di suoi fedelissimi, arrestati nel 2009 con l’operazione “Orchidea”1121. Da quel momento, il gruppo PA-
GNOZZI avrebbe assunto la gestione delle attività criminali anche per conto degli alleati SENESE1122.
Il core business dei PAGNOZZI è rappresentato dal traffico di sostanze stupefacenti, che andrebbe ad alimentare
le piazze di spaccio nelle zone del Quarticciolo, Centocelle, Borghesiana, Ponte di Nona, Tor Pignattara e del Pi-
gneto. Sono stati, inoltre, accertati interessi nel gioco d’azzardo, numerose estorsioni e gravi atti intimidatori rea-
lizzati sia per imporre il volere del clan, sia per recuperare i proventi del traffico di droga.
L’operazione “Tulipano” ha dato anche conferma dell’alleanza tra i PAGNOZZI, i SENESE ed il clan PERRECA
1117
Il contatto degli ESPOSITO con la famiglia SENESE è avvenuto nel 2012, in una casa di cura romana dove si trovavano entrambi ricoverati,
uno dei fratelli ESPOSITO ed il capo del gruppo SENESE.
1118
La piazza di spaccio era strutturata secondo un modello tipico della camorra - cioè con «capi piazza», vedette ed una serie di pusher obbligati
a rifornirsi di droga esclusivamente dai due fratelli - che garantiva l’assistenza legale agli affiliati arrestati.
1119
Gli stessi erano in contatto con un trafficante albanese con il quale avrebbero effettuato alcuni viaggi in Spagna ed Olanda per l’acquisto di
cocaina.
1120
O.C.C.C. del 22 gennaio 2015 (p.p. n. 48291/08 + 40672/09 RGNR-28411/09 RGGIP) emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma per associa-
zione di tipo mafioso ed altro. Nel corso dell’operazione è stato operato un sequestro preventivo di circa 10 milioni di euro, costituito da beni
mobili ed immobili situati anche nelle province di Avellino, L’Aquila e Crotone.
1121
P.p. n.18932/05 DDA Roma.
1122
L’indagine ha rivelato rapporti di affari dei PAGNOZZI nel settore del narcotraffico con numerosi appartenenti alla famiglia sinti CASAMO-
NICA.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
12. FOCUS: CRIMINALITÀ NELLA CITTÀ DI ROMA 425
di Recale (CE), che avrebbe riciclato i proventi illeciti nella Capitale grazie proprio all’intermediazione dei SE-
NESE. Uno dei vertici della famiglia PERRECA, trasferitosi in provincia di Roma, avrebbe peraltro svolto una fit-
tizia attività lavorativa presso un ristorante romano, gestito dal gruppo PAGNOZZI.
Non a caso, tra i beni confiscati ai PAGNOZZI nella Capitale figurano quote di diverse società che gestivano ri-
storanti in zona di Trastevere1123.
Un ulteriore gruppo collegato alla famiglia SENESE ed al clan PAGNOZZI è quello dei MARIANO, del rione For-
cella di Napoli, che sin dagli anni ’90 aveva investito nella Capitale in negozi di antiquariato e nei cui confronti
sono stati eseguiti diversi sequestri1124.
Il gruppo MOCCIA, di cui, come detto, i SENESE rappresentano una importante propaggine, è risultato ben in-
serito a Roma nella commercializzazione di prodotti ortofrutticoli e lattiero-caseari e nella gestione di alberghi e
negozi. Al riguardo, un’indagine del mese di gennaio del 2018 ha permesso di individuare un sodalizio capeggiato
da componenti della famiglia MOCCIA, da anni trasferitisi a Roma, dove avevano costituito diverse società, in-
testate a prestanome, finalizzate a compire una serie di attività illecite nel comparto agroalimentare1125.
Alle descritte presenze stanziali di gruppi camorristici, si affianca l’operato anche di altri clan campani le cui at-
tività, essenzialmente legate al traffico di stupefacenti, hanno avuto importanti riflessi sulla Capitale, dove con-
fluisce parte di carichi di stupefacenti transitati per la Campania.
Significativa, al riguardo, l’operazione “Nuovo Impero”1126, conclusa nel 2009 dalla Guardia di finanza, che ha ri-
guardato un traffico di cocaina, importata in Italia attraverso la Spagna e l’Olanda dal cartello napoletano GALLO-
VANGONE-LIMELLI di Torre Annunziata (NA). Parte del carico veniva fatto confluire su Roma, dove il citato
sodalizio si avvaleva, per la successiva attività di spaccio, di criminali “romani”, che unitamente ad un pregiudi-
cato originario di Torre Annunziata (NA), da tempo trasferitosi a Roma, esercitavano il controllo dello spaccio
di Tor Bella Monaca. Quest’ultimo pregiudicato è stato coinvolto anche nell’operazione “Puma 2007”, condotta
dai Carabinieri, conclusa sempre nel 2009. L’indagine ha riguardato un traffico internazionale di cocaina, prove-
niente dalla Colombia ed importata in Italia attraverso la Spagna1127. Anche in questo caso Roma, assieme a Na-
1123
Tribunale di Roma, procedimento n. 23/2015 R.G.M.P., decreto del 19 aprile 2017 e decreto integrativo del 21 aprile successivo.
1124
Decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Roma, p.p. n.184/15 RGMP.
1125
OCCC n. 57568/12 RGNR-25146/13 RGGIP, emessa dal GIP presso il Tribunale di Roma il 25 gennaio 2016 (operazione “Passion fruit”).
1126
P.p. n. 33025/05, DDA di Roma.
1127
OCCC n.17894/07 RGNR-3101/08 RGGIP, emessa il 16 febbraio 2009, dal GIP presso il Tribunale di Roma, per il reato di associazione finalizzata
al traffico internazionale di stupefacenti. Il nome dell’operazione deriva dal logo di una nota marca di abbigliamento che i narcotrafficanti
imprimevano sui panetti di droga. La sostanza stupefacente arrivava in Italia nascosta all’interno di scatoloni affidati a note società di spedi-
1° semestre
20 1 8
426 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
poli, è stata utilizzata quale area di smistamento delle partite di droga, stoccate nei quartieri Tiburtino e Aurelio.
In quest’ultimo quartiere, precisamente in zona Primavalle, il 4 luglio 2010 è stato ucciso un affiliato di spicco al
clan GALLO di Torre Annunziata, con precedenti per traffico di stupefacenti1128. Dopo pochi giorni dal delitto, si
è costituito l’autore1129, che ha riferito di essere stato vittima di richieste estorsive.
Con l’operazione “Heidi” del 20121130 è stata accertata l’operatività di un’altra organizzazione, facente capo alla
famiglia LEONARDI originaria del quartiere napoletano di Secondigliano, dedita a traffici internazionali di stu-
pefacenti, il cui vertice si era trasferito nell’area Nord della Capitale, dove aveva creato nuove piazze di spaccio,
pur continuando a controllare quelle di Secondigliano. Il gruppo era capeggiato da un ex affiliato ai DI LAURO,
che, dopo la faida del 2004 tra quest’ultimi ed il cartello scissionista degli AMATO-PAGANO, si era poi trasferito,
con l’intero nucleo familiare, nell’area Nord della Capitale, in un appartamento situato lungo la via Cassia, dove
aveva fissato la base logistica dell’organizzazione1131. Dall’indagine era emerso che parte dei proventi illeciti
erano stati reimpiegati in agenzie di scommesse, una delle quali ubicata in zona Balduina, attività poi trasferita
in zona Torre Gaia.
Nel mese di ottobre 2017, militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito un ulteriore provvedimento restrit-
tivo1132 nei confronti di 18 componenti un’organizzazione dedita al narcotraffico, con base operativa a Roma, in
zona Borghesiana. Il sodalizio, gestito da due fratelli originari di Torre del Greco (NA), prevedeva l’impiego di
pusher e giovani vedette, nonché l’assistenza legale dei propri sodali in caso di arresto.
Analoghe evidenze nel contrasto ai traffici di stupefacenti sono emerse anche nel 2018 dall’operazione “Nadir
2”1133, a conclusione della quale i Carabinieri hanno tratto in arresto 10 persone, legate ad esponenti di clan ca-
morristici, responsabili di traffico internazionale di stupefacenti.
Le intese tra gruppi di origine territoriale diversa riguardano non solo il riciclaggio e i traffici di stupefacenti ma
anche il settore dei giochi.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
12. FOCUS: CRIMINALITÀ NELLA CITTÀ DI ROMA 427
In proposito, si richiama l’operazione “Imitation game”1134, del gennaio 2016, che ha riguardato una complessa
struttura associativa transnazionale, dedita al controllo del gioco d’azzardo on line, capace di continuare ad agire
nonostante gli interventi repressivi che si sono succeduti nel tempo1135. L’organizzazione, che faceva capo ad un
pregiudicato residente a Roma, era composta da soggetti vicini alla ‘ndrangheta1136, alla camorra (CASALESI,
gruppo ZAGARIA, ed altri clan originari di Napoli1137), alla criminalità romana ed era attiva in altre regioni (Lom-
bardia, Emilia Romagna, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia), dove operava in accordo con gruppi criminali locali.
Investimenti nella Capitale son stati operati anche dal clan MALLARDO, come emerso dall’operazione “Arcoba-
leno”1138.
Interessi nel settore sono stati rilevati anche per la famiglia IOVINE, inserita nel cartello dei CASALESI, il cui capo
clan è attualmente collaboratore di giustizia.
Nel 2015 il gruppo era stato investigato dall’Arma dei carabinieri con l’operazione “Game over”, che avevano ri-
guardato una sua proiezione operante sul litorale romano ed aveva condotto al sequestro di quote di società,
beni mobili ed immobili e cospicui rapporti finanziari. Una ulteriore tranche del 2017 aveva portato al sequestro
delle quote di una società titolare di un bar situato a Roma, nei pressi della stazione Termini.
Nel prosieguo dell’operazione1139, la Guardia di Finanza ha eseguito la confisca, disposta dal Tribunale di Roma,
di un ingente complesso patrimoniale del valore di 23 milioni di euro - ville di lusso a Roma e provincia, a Budoni,
in Sardegna ed a Lucoli, in Abruzzo - facente capo in parte al clan IOVINE, in parte al contiguo gruppo GUAR-
NERA di Acilia, a sua volta in contatto con elementi della BANDA DELLA MAGLIANA.
Altre importanti evidenze erano emerse, sempre nel 2017, nell’ambito dell’operazione “Babylonia”, conclusa
dall’Arma dei carabinieri e dalla Guardia di Finanza1140.
1134
OCCC n. 58398/11 RGNR-16133/15 RGGIP e contestuale decreto di sequestro beni del 9 dicembre 2015, G.I.P. del Trib. di Roma, eseguita nel
mese di gennaio 2016.
1135
Il gioco illecito veniva realizzato attraverso la costituzione di siti di gioco per il poker on line, non autorizzati dall’Amministrazione dei Mo-
nopoli di Stato, ai quali si accedeva da remoto, cioè da server collocati all’estero da parte di società, anch’esse operanti all’estero (Romania,
Georgia, Turchia, Kenya, Malta, Cipro, America, Australia), gestite dagli indagati.
1136
Famiglia MAZZAFERRO di Marina di Gioiosa Jonica (RC).
1137
Uno di questi è la famiglia LEONARDI, da anni presente nella Capitale, i cui elementi di vertice sono divenuti collaboratori di giustizia, con-
tribuendo con le loro dichiarazioni a delineare il modus operandi dell’organizzazione.
1138
OCCC e decreto di sequestro preventivo n. 10672/2008 RGNR – 24304/2009 RG GIP e 149/2010 OCC del 25 febbraio 2010 - Tribunale di Na-
poli.
1139
Procedimento di prevenzione n. 102/16 RNMP. Confisca eseguita il 16 febbraio 2018.
1140
O.C.C.C. emesse nell’ambito del p.p. n. 46213/13 rgnr e n. 23742/14 rg GIP, il 18 maggio 2017 ed il 15 giugno 2017 dal G.I.P. del Tribunale di
Roma, a carico di 55 soggetti.
1° semestre
20 1 8
428 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
L’indagine ha riguardato due distinte associazioni per delinquere, operative sulla Capitale, di cui facevano parte
soggetti campani, pugliesi e romani: una era capeggiata da un elemento contiguo al clan napoletano degli
AMATO-PAGANO, l’altra da un pregiudicato originario di Bari, collegato ai CELLAMARE. I componenti delle
organizzazioni, da tempo radicati a Roma, gestivano - con modalità mafiose ed in accordo con noti imprenditori
del settore - numerose sale giochi, dislocate in diversi quartieri romani e lungo le consolari1141, con finalità di ri-
ciclaggio, estorsione, usura, impiego di utilità di provenienza illecita, fatturazioni per operazioni inesistenti, false
comunicazioni sociali e frode fiscale, con l’aggravante del metodo mafioso.
Nell’ambito dello stesso filone investigativo, a giugno 2018, sono state arrestate1142 altre 8 persone, tra cui 6 agenti
di polizia, un cancelliere del Tribunale di Roma ed un pregiudicato di origini napoletane, da tempo stabilitosi
nella Capitale, legato al clan MOCCIA, dal quale i pubblici ufficiali ricevevano utilità di vario genere in cambio
di notizie su attività investigative.
Per quanto concerne la contraffazione, nel 2008 l’operazione “Grande Muraglia” ha disvelato gli accordi tra il
gruppo GIULIANO del Rione Forcella di Napoli e la criminalità cinese, sia per la commercializzazione di merce
contraffatta e di contrabbando, sia per il controllo degli affari immobiliari nel quartiere Esquilino.
Tali affari erano curati da uno storico affiliato all’organizzazione, trasferitosi a Roma, titolare di un’agenzia di
consulenza immobiliare, all’interno della quale si svolgevano periodiche riunioni con i capi cinesi o loro emissari.
Una volta radicata la sua presenza nel quartiere dell’Esquilino, epicentro commerciale della comunità cinese, il
sodalizio aveva innescato un meccanismo di vera e propria imposizione sui commercianti della zona, mediante
la riscossione di una quota/sovrapprezzo sulle partite di merci1143.
Nel complesso quadro della criminalità romana si impone anche la famiglia CASAMONICA, di origine sinti,
che, proveniente da Pescara, fa la sua comparsa a Roma negli anni ’70. In quel periodo iniziò la scalata nel contesto
criminale della Capitale, avvicinandosi alla BANDA DELLA MAGLIANA e al suo “cassiere”, per conto del quale
si occupava anche del “recupero crediti”.
Nel corso degli anni, con la crescita e il consolidamento del nucleo familiare, nonché tramite i rapporti di parentela
1141
Il reticolo abbraccia consistenti parti dell’area Capitolina, interessando la via Tiburtina (dal tratto iniziale fino al comune di Guidonia), le vie
Prenestina e Collatina, le consolari Salaria, Aurelia, i quartieri Trieste, Vescovio, Nomentano, Torpignattara e Ostiense, con propaggini verso
il litorale (Acilia, Ostia e Pomezia) ed i Castelli (Grottaferrata).
1142
P.p. n. 22030/18 RGNR, stralcio del p.p. n. 3521/17.
1143
Per quanto attiene alle importazioni di tessili provenienti dalla Cina ed alla loro distribuzione, un ruolo di rilievo aveva assunto il capo del
gruppo ANASTASIO, di Sant’Anastasia (NA) diretto referente dei GIULIANO, che curava la distribuzione dei capi d’abbigliamento, avvalen-
dosi di una fitta rete di clienti e fornitori.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
12. FOCUS: CRIMINALITÀ NELLA CITTÀ DI ROMA 429
con altre famiglie nomadi anch’esse stanziali nella Capitale e nel Lazio, il sodalizio si è evoluto in un’organizza-
zione criminale strutturata.
I legami di consanguineità e la convergenza degli interessi economico affaristici, al pari di organizzazioni mafiose
storicamente connotate da questa strutturazione familiare, hanno reso tale sodalizio estremamente coeso, mo-
nolitico e difficilmente penetrabile. Le zone di interesse e influenza ricomprendono i quartieri di Anagnina, Tu-
scolana, Romanina, Tor Bella Monaca, la zona dei Castelli, Ciampino, Frascati, fino ad arrivare all’alta Ciociaria
e al litorale laziale, nella fascia da Ostia a Nettuno, fino alla città di Latina. Traffico di stupefacenti, usura, estor-
sione, ricettazione di autoveicoli e truffe sono i lucrosi business che hanno consentito al clan di accumulare un in-
gente patrimonio, poi reinvestito in immobili, edilizia anche abusiva, varie attività commerciali, compresa la
ristorazione.
Nel corso degli anni, dimostrando una spiccata capacità “relazionale”, il clan è riuscito a creare importanti col-
legamenti di mutuo interesse e di supporto con altre organizzazioni criminali come mafia, camorra1144 e ‘ndran-
gheta1145, nonché con altri sodalizi autoctoni1146.
Nel 2018, il clan CASAMONICA è risultato particolarmente attivo nella zona sud-est di Roma, anche attraverso
violente intimidazioni. Ne è testimonianza l’arresto1147, da parte della Polizia di Stato, di 4 appartenenti alla citata
famiglia, avvenuto nel mese di maggio a seguito del pestaggio, nel giorno di Pasqua, del gestore di un bar del
quartiere Anagnina e di una cliente. L’inchiesta ha anche documentato la successiva pressione intimidatoria posta
in essere da altri esponenti della famiglia DI SILVIO, finalizzata a costringere il titolare del bar a non denunciare
l’accaduto. Tale dinamica ha consentito di contestare, per la prima volta, anche l’aggravante specifica della mo-
dalità mafiosa, intesa come tentativo di imporre da parte degli esponenti del clan CASAMONICA-DI SILVIO la
supremazia criminale in un determinato contesto territoriale, mediante strumenti intimidatori e violenti.
1144
Il 21 novembre 2011, a conclusione dell’operazione “Vesuvio” (p.p. n.14153 RGNR-3315/08 GIP del Tribunale di Roma) i Carabinieri di Ostia
traevano in arresto 24 persone per traffico di stupefacenti, tra i quali figuravano due esponenti dei CASAMONICA. Il gruppo era funzionale
al clan SARNO-MAZZARELLA di Napoli.
1145
Ad esempio, il 25 marzo 2010, nell’ambito dell’operazione “Crime Contract”, la Questura di Roma aveva eseguito il decreto di sequestro n.
MP 28/10 emesso dal Tribunale di Roma il 16 marzo precedente, che ha riguardato beni per un valore di 10 milioni di euro, tra cui 34 società
(operanti in vari settori, tra cui lo smaltimento di rifiuti) nella disponibilità di referenti della cosche del reggino ALVARO e PIROMALLI e di
un membro della famiglia CASAMONICA.
1146
Nell’ambito della citata operazione “Mondo di mezzo”, sono emersi coinvolgimenti di esponenti dei CASAMONICA, chiamati in causa per un
appalto per l’ampliamento e la gestione del Campo Nomadi di Castel Romano (RM) attraverso una cooperativa presieduta da uno degli in-
dagati. Dietro un consistente compenso di 20.000 euro mensili, l’organizzazione criminale oggetto dell’inchiesta si sarebbe avvalsa del supporto
fornito dai CASAMONICA, influenti in quel contesto territoriale, in modo da gestire e controllare eventuali problematiche che sarebbero
potute sorgere nel rapporto con i nomadi stessi (O.C.C.C. p.p. n.30546/10, emessa il 28 novembre 2014 dal GIP di Roma).
1147
Eseguito l’8 maggio 2018, nell’ambito del p.p. n. 16627/18.
1° semestre
20 1 8
430 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Una altro duro colpo al clan CASAMONICA è arrivato, il successivo mese di luglio, con l’operazione “Grami-
gna”1148, conclusa dall’Arma dei carabinieri con l’arresto di 37 soggetti. Le indagini, coordinate dalla DDA di
Roma, che dalla Capitale si sono estese fino alle province di Reggio Calabria e Cosenza, hanno fatto luce su
un’organizzazione di stampo mafioso dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, all’estorsione e
all’usura.
Spostando l’obiettivo nell’immediate vicinanze della Capitale ed, in particolare, sul litorale laziale di Ostia, è
operativa, da diversi anni, la famiglia SPADA1149, colpita, nel mese di gennaio 2018 dall’operazione “Eclissi”1150,
condotta dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei carabinieri. Le indagini hanno acclarato la responsabilità di diversi
sodali, che avevano costituito, sul litorale laziale, in particolare a Ostia, un’associazione di tipo mafioso, per com-
mettere omicidi, estorsioni, spaccio di stupefacenti, usura, incendi e danneggiamenti, anche facendo uso di armi.
Alla fine del 2017, sempre nell’area di Ostia, un esponente di vertice della famiglia SPADA ha aggredito in modo
violento un giornalista che cercava di intervistarlo. A seguito dell’episodio, ripreso dai mass media, la DDA di
Roma ha disposto il fermo del soggetto per aggressore aggravata dal metodo mafioso.
Un episodio non isolato, che si aggiunge alle minacce che gli SPADA avevano rivolto, nel 2013, alla giornalista
Federica Angeli, per le sue inchieste sui legami tra i gruppi della criminalità organizzata di Ostia e la pubblica
amministrazione.
A questa connotazione prettamente “militare” del clan si affianca quella “imprenditoriale”, proiettata al controllo
di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici, connessi innanzitutto alle
attività di balneazione sul litorale romano.
Sotto il profilo dell’aggressione patrimoniale, si segnala che, a gennaio del 2018, la DIA di Roma ha eseguito la
confisca di beni, per un valore di circa 30 milioni di euro, nei confronti di 5 soggetti di origine sinti, componenti
di un sodalizio criminale dedito ai furti in appartamenti1151, e per questo sottoposti alla sorveglianza speciale di
pubblica sicurezza.
1148
P.P.44106/15 R.G.N.R.
1149
Legata da vincoli di parentela ai CASAMONICA ed attiva anche nel frusinate.
1150
OCCC n. 47412/2015 RGNR e 34761/2016 RG GIP emessa dal GIP Distrettuale Antimafia di Roma ed eseguita il 25 gennaio 2018 nei confronti
di 32 esponenti del clan SPADA, che dovranno rispondere per aver promosso, diretto e organizzato sul litorale laziale, presso la località di
Ostia un’associazione di tipo mafioso. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati beni per un valore di oltre 200 mila euro.
1151
Decreto n. 1/2018 (2/2017 MP) emesso dal Tribunale di Roma - Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta del Direttore della DIA datata 9
ottobre 2017, ed eseguito l’8 gennaio 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
12. FOCUS: CRIMINALITÀ NELLA CITTÀ DI ROMA 431
Il complesso panorama criminale della Capitale annovera l’operatività anche di organizzazioni apparentemente
non legate a quelle tradizionali, autoctone o di proiezione. Un esempio di questa presenza viene dall’operazione
“Jolly”1152, conclusa nel mese di gennaio 2018 dall’Arma dei carabinieri. L’indagine ha portato all’arresto di 25
soggetti, accusati dei reati di riciclaggio aggravato dalla transnazionalità, impiego di denaro di provenienza il-
lecita, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti.
Le investigazioni hanno fatto luce sui traffici illeciti commessi da due gruppi criminali facenti capo ad altrettanti
imprenditori romani che, attraverso il sodalizio criminale, avevano riciclato e reimpiegato capitali per circa 15
milioni di euro, per conto di commercianti cinesi della provincia di Milano.
Un’altra organizzazione criminale, apparentemente non legata a clan o famiglie mafiose è stata scoperta nell’am-
bito dell’operazione “Torri Gemelle 2”1153 del mese di giugno 2018, conclusa dai Carabinieri con l’esecuzione di
un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 20 soggetti, dediti al traffico di cocaina. Il sodalizio era radicato
nella Capitale, con base operativa e logistica nel quartiere di Tor Bella Monaca. L’indagine, avviata nel 2016, trae
origine dalla precedente “Torri Gemelle”, che aveva consentito la disarticolazione di un’organizzazione criminale
dedita anch’essa allo spaccio di sostanze stupefacenti. Tuttavia, nonostante il forte ridimensionamento dovuto
agli arresti effettuati nel corso della prima operazione, il sodalizio si era sin da subito rimodulato, sostituendo le
figure di vertice mancanti con soggetti che, nelle precedenti indagini, avevano ricoperto ruoli marginali, al fine
di garantire la continuità delle attività illecite. Altro elemento chiave di quest’ultima indagine è la testimonianza
di un collaboratore di giustizia, prima ai vertici dell’associazione, le cui dichiarazioni hanno permesso di cono-
scere le dinamiche interne al sodalizio.
Un altro importante spaccato del quadro criminale romano è emerso, sempre nel mese di giugno del 2018, nel-
l’ambito dell’operazione “Hampa”1154, conclusa dalla Polizia di Stato e dall’Arma dei carabinieri, con l’arresto di
58 soggetti, gestori dello spaccio degli stupefacenti nei quartieri di Primavalle, La Pisana e Montespaccato ed il
sequestro di beni per un valore di 7 milioni di euro.
L’associazione praticava, inoltre, l’usura, le estorsioni, sequestri di persona a scopo di estorsione, facendo anche
uso di armi, senza trascurare il riciclaggio e il reimpiego di capitali in attività commerciali e imprenditoriali, il
tutto aggravato dal metodo mafioso.
1152
OCCC n. 48951/16RG GIP e 40088/16 DDA, coordinata dalla DDA di Roma ed eseguita il 30 gennaio 2018 nei confronti di 20 soggetti.
1153
Eseguita il 14 giugno 2018, con l’emissione dell’OCCC n.25105/17 RGNR e 13444/17 RG GIP del GIP del Tribunale di Roma datata 28 maggio
2018.
1154
P.p. n. 4194/12-DDA di Roma, eseguita il 19 giugno 2018.
1° semestre
20 1 8
432 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Da segnalare, ancora, l’arresto ad Alicante (E), del latitante romano PELLEGRINETTI Fausto, storico appartenente
alla cd. NUOVA BANDA DELLA MAGLIANA, eseguito il 21 gennaio 2018 dalla Polizia di Stato. L’uomo era ri-
cercato dal 1993 per traffico di sostanze stupefacenti e riciclaggio, ed è stato catturato – in collaborazione con il
Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, con la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e con la
Polizia spagnola - mentre si trovava all’interno di un lussuoso attico della menzionata cittadina spagnola. Era
inserito dal 2009 nell’Elenco dei Latitanti Pericolosi del Ministero dell’Interno.
Il quadro criminale della Capitale si caratterizza anche per la presenza di diverse organizzazioni criminali di
matrice straniera, le c.d. mafie etniche, le quali presentano una struttura organizzativa definita e una dimensione
transnazionale, atteso che, in molti casi, mantengono legami con i Paesi di origine.
In questo panorama, i gruppi cinesi si distinguono per la spiccata capacità imprenditoriale che si realizza anche
attraverso la costituzione di società fittizie utilizzate sia per frodare il fisco che per trasferire capitali in Cina. Tali
gruppi sono risultati attivi anche nel mercato delle merci contraffatte.
I gruppi criminali dei Paesi dell’ex Unione sovietica e romeni sono, invece, attivi nello sfruttamento della prosti-
tuzione di giovani donne dell’est Europa e della manodopera maschile destinata al lavoro nero nell’edilizia, men-
tre quelli albanesi sono orientati principalmente verso la commissione di furti e rapine.
Anche i sodalizi nigeriani sono segnalati per lo sfruttamento di giovani connazionali, mentre i gruppi criminali
sud americani si distinguono per lo sfruttamento di transessuali brasiliani e colombiani.
Da ultimo, i sodalizi nord africani sono particolarmente attivi nel favoreggiamento dell’immigrazione clande-
stina.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
12. FOCUS: CRIMINALITÀ NELLA CITTÀ DI ROMA 433
1155
Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere. Relazione conclusiva approvata
nella seduta del 7 febbraio 2018.
1° semestre
20 1 8
434 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
13. ALLEGATI
a. Criminalità organizzata calabrese
(1) Analisi dei dati statistici relativi al fenomeno criminale1156
Nel primo semestre 2018, l’andamento delle fattispecie delittuose analizzate su base regionale ha fatto registrare,
rispetto al semestre precedente, un lieve incremento dei fatti-reato riferiti a: associazione di tipo mafioso, omicidio,
estorsione, riciclaggio e impiego di denaro, produzione e traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope (art. 73 DPR 309/90)
e per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope (art. 74 DPR 309/90), ed un sostan-
ziale decremento delle persone denunciate per i reati di usura, rapina, contraffazione, alterazione o uso di segni di-
stintivi di opere dell’ingegno e produzione industriale. Gli istogrammi che seguono riproducono la rappresentazione
dei dati riferiti alle menzionate fattispecie registrati, in Calabria, nel periodo 2° semestre 2015-1°semestre 2018.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1156
L’analisi delle dinamiche delittuose relative alla criminalità calabrese è stata condotta tenendo conto dei dati statistici della Calabria, acquisiti
dal sistema SDI del CED Interforze.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 435
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
436 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 437
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
438 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
OMICIDI
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 439
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
440 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
a. DIA
— Investigazioni preventive
L’aggressione alle ricchezze realizzate illecitamente dalle consorterie mafiose, operata attraverso l’applicazione
delle misure di prevenzione di tipo patrimoniale, rappresenta uno degli obiettivi strategici della DIA.
In relazione all’esercizio delle autonome prerogative riconosciute ex lege al Direttore della DIA, nel primo semestre
del 2018 sono state inoltrate, ai competenti Tribunali, 2 proposte di applicazione di misure di prevenzione nei
confronti di soggetti collegati alla ‘ndrangheta.
A questa attività di iniziativa si è aggiunta quella condotta in forza di deleghe degli uffici giudiziari, i cui risultati
complessivi vengono sintetizzati nel seguente prospetto:
Confische conseguenti ai sequestri proposti dal Direttore della DIA 4.634.096,91 Euro
Confische conseguenti ai sequestri proposti dall’A.G. in esito ad indagini della DIA 428.500,00 Euro
TOTALE CONFISCHE 5.062.596,91 Euro
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 441
Nella tabella successiva sono riportati gli esiti delle singole operazioni:
Seychelles Nell’ambito di attività coordinata dalla Procura di Reggio Calabria, è stato eseguito il se- 546 mila Euro
Messina questro1159 di due disponibilità finanziarie, di cui una a Messina e l’altra alle Seychelles,
13 marzo 2018 per un valore complessivo di oltre 546 mila Euro, riconducibili ad un soggetto affiliato
alla consorteria mafiosa ROSMINI, dedito a sostenere ed agevolare le molteplici attività
criminose del clan; il provvedimento integra analoga attività posta in essere nel luglio del
2017 e che colpì beni per un milione e centomila Euro.1160
Reggio Calabria E’ stata data esecuzione ad un decreto di sequestro di beni1161 nei confronti di un impren- 7 mln di Euro
e Villa San Giovanni (RC) ditore nel settore edilizio originario di Villa San Giovanni (RC). L’uomo agiva quale rap-
14 marzo 2018 presentante e collettore di risorse economiche delle cosche operative sul territorio di
Reggio Calabria, coinvolte nelle lucrose attività delittuose a sfondo finanziario gestite in
Lombardia e, segnatamente nel locale di Desio (MB). È ritenuto elemento contiguo alla
‘ndrina RUGOLINO. Con il provvedimento in questione, è stato disposto il sequestro di:
4 società operanti nel settore edilizio e del commercio all’ingrosso e dettaglio di articoli
per impianti idro-termo-sanitari, 26 immobili, tra beni personali e aziendali, siti a Reggio
Calabria e Villa San Giovanni, un’autovettura, numerosi conti correnti personali ed azien-
dali, polizze e dossier titoli per un valore complessivo di circa 7 milioni di Euro.
Torino È stato eseguito il sequestro1162 della somma di circa ventiduemila Euro riconducibile ad 22 mila Euro
25 marzo 2018 un esponente del locale di Cuorgnè (TO), con il ruolo di mediatore tra la ‘ndrangheta e gli
imprenditori del territorio, per la gestione di appalti e lavori edili. Il provvedimento, che
integra il sequestro1163 operato nell’ottobre del 2016 per beni del valore complessivo di
963 mila Euro cui intervenne la confisca1164 nel giugno del 2017, è stato consolidato, in
via lievemente ridotta, in sede di ulteriore confisca1165 il 23 aprile 2018. Tutta l’attività sca-
turisce dalla proposta di applicazione di misura di prevenzione formulata dalla DIA
nell’ottobre del 2016.
1157
Il 28 febbraio 2018.
1158
P.p. 5946/10 RGNR DDA.
1159
Decreto n. 7/18 Seq (n. 20/17 RG MP) del 5 febbraio 2018 – Tribunale di Reggio Calabria.
1160
Decreto n. 29/17 Provv. Seq. (n. 20/17 RG MP) del 16.6.2017 – Tribunale di Reggio Calabria.
1161
Proc. n. 22/2018 RG MP - 15/18 SEQU emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione.
1162
Decreto n. 18/18 DS (n. 2/18 SIPPI e 4/18 RG MP) del 23 febbraio 2018 del Tribunale di Torino.
1163
Decreto n. 117/16 DS (n. 18/16 SIPPI e 67/16 RG MP) del 12 ottobre 2016 del Tribunale di Torino.
1164
Decreto n. 22/17 DS (n. 6/17 SIPPI e 66/16 RG MP) del 31 gennaio 2017 del Tribunale di Torino.
1165
Decreto n. 43/18 DD (n. 26/18 SIPPI e 4/18 RG MP) del 27 marzo 2018 del Tribunale di Torino.
1° semestre
20 1 8
442 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Reggio Emilia e Crotone E’ stato sequestrato un patrimonio stimato in un milione di Euro, nei confronti di un im- 1 mln di Euro
5 aprile 2018 prenditore calabrese, noto esponente della ’ndrangheta in Emilia Romagna. Il provvedi-
mento1166 è stato emesso dalla Sezione Penale del Tribunale di Reggio Emilia su proposta
di misura di prevenzione patrimoniale a firma del Direttore della DIA. Il sequestro ese-
guito dalla DIA ha riguardato 6 società, 9 immobili (tra fabbricati e terreni), 23 beni mobili
registrati e 18 rapporti bancari (conti correnti, libretti di deposito e dossier titoli).
Cittanova (RC) e Roma E’ stata data esecuzione ad un decreto di sequestro1167 nei confronti di un soggetto origi- 22 mln di Euro
18 aprile 2018 nario di Cittanova (RC) ritenuto organico alla cosca RASO-GULLACE-ALBANESE. Con
il provvedimento in questione, è stato sottoposto a sequestro un consistente asset immo-
biliare e mobiliare, costituito da sedici beni immobili, cinque compendi aziendali e trenta
altri beni mobili per un valore complessivo di 22 milioni di Euro.
Calabria, Milano e Torino E’ stata eseguita la confisca di 3 veicoli, 3 compendi aziendali e 3 disponibilità finanziarie, 964 mila Euro
8 maggio 2018 per un valore complessivo di oltre 964 mila Euro, nei confronti di un soggetto affiliato al
locale di Natile di Careri (RC). Il soggetto, appartenente alla famiglia IETTO – alias TESTA
GROSSA (operante in Calabria, in provincia di Torino e nel basso milanese), era dedito
al riciclaggio dei proventi di origine illecita, utilizzando numerose società a lui ricondu-
cibili. Il provvedimento, che consolida in forma pressoché speculare i sequestri operati
nel febbraio1168 e nel marzo1169 del 2017, scaturisce dalla proposta di applicazione di misura
di prevenzione formulata dalla DIA nell’ottobre del 2016.
Diamante (CS) Si è proceduto alla confisca di un’azienda, per un valore di circa 150 mila Euro, con sede 150 mila Euro
18 maggio 2018 in Diamante (CS), ritenuta nella effettiva disponibilità di un soggetto, destinatario, nel-
l’estate del 2016, insieme alla moglie, di misura cautelare detentiva, emessa nell’ambito
dell’operazione “Frontiera”1170, condotta dalla Procura Distrettuale di Catanzaro, con la
quale sono stati duramente colpiti gli interessi, anche economici, della potente cosca
MUTO, egemone nel comprensorio di Cetraro (CS). Il provvedimento1171, che consolida
in forma speculare il sequestro opera nel novembre1172 del 2017, scaturisce dalla proposta
di applicazione di misura di prevenzione formulata dalla DIA nel luglio del 2017
Vibo Valentia E’ stato eseguito il sequestro1173, di 15 beni immobili, 5 beni mobili, 2 aziende e di 6 dispo- 300 mila Euro
6 giugno 2018 nibilità finanziarie varie, per un valore complessivo di circa 300 mila Euro, riconducibili a
un soggetto condannato in via definitiva a 4 anni e 8 mesi di reclusione per violazione
della normativa sulle armi in quanto ritenuto, insieme ai parenti coinvolti, sodale alla cosca
PATANIA, con specifico ruolo di armiere del clan. Il provvedimento scaturisce dalla pro-
posta di applicazione di misura di prevenzione formulata dalla DIA nel giugno del 2016.
1166
N. 17/2017 RG MP Tribunale di Reggio Emilia.
1167
N. 24/2018 RG MP e 20/18 SEQU, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione.
1168
Decreto n. 22/17 DS (n. 6/17 SIPPI e n.66/16 RGMP) del 31 gennaio 2017 del Tribunale di Torino.
1169
Decreto n. 37/17 2^ DS (n. 66/16 RG MP) del 13 marzo 2017 del Tribunale di Torino e decreto n. 42/17 3^ DS (n. 12/17 SIPPI e nr. 66/16
RGMP) del 27 marzo 2017 del Tribunale di Torino.
1170
P.p. 4084/2015 RGNR DDA, 3028/2015 RG GIP e 86/2016 RG MC.
1171
N. 79/17 SIPPI, emesso l’8 maggio 2018 dal Tribunale di Cosenza – Sezione Misure di Prevenzione.
1172
N. 5/17 Decr. Seq. (n. 79/17 SIPPI) del 16 ottobre 2017 del Tribunale di Cosenza.
1173
Decreto n. 1/18 Rac. (n. 18/16 RGSP) del 18 maggio 2018 del Tribunale di Vibo Valentia.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 443
Il Tribunale di Torino – Sez. Misure di Prevenzione – ha disposto, il sequestro e la confisca 430 mila Euro
Torino dei beni, per un valore complessivo di 430 mila euro, nei confronti di un soggetto origi-
7 giugno 2018 nario di Torino, risultato vicino alle famiglie AQUINO-COLUCCIO. Il provvedimento
scaturisce dalla proposta di applicazione di misura di prevenzione formulata dalla DIA
nel luglio del 2017.
— Investigazioni giudiziarie
Nel corso del secondo semestre 2018 sono state svolte le seguenti attività giudiziarie:
Operazioni iniziate 3
Operazioni in corso 37
Procedimenti Penali iniziati 18
Procedimenti Penali in corso 102
Sono stati inoltre sequestrati beni per un totale di 125.224.702 Euro ed effettuate confische per 540.952 Euro.
Di seguito, viene riportata una sintesi delle operazioni concluse:
Luogo e data Descrizione Valore
Padova Nell’ambito dell’operazione “Fiore Reciso”1174 è stata eseguita una misura restrittiva1175 nei 800 mila Euro
22 gennaio 2018 confronti di 16 persone alle quali è stata contestata l’associazione per delinquere finaliz-
zata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, al riciclaggio, all’autoriciclaggio,
allo spaccio e al traffico di sostanze stupefacenti; altri 4 soggetti, indagati a piede libero,
devono invece rispondere del reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture
false. L’attività di investigazione, avviata nel 2015, ha fatto emergere come il sodalizio
criminale, che faceva riferimento, tra l’altro, ad esponenti delle famiglie GIGLIO di Stron-
goli (KR) e GIARDINO di Isola Capo Rizzuto (KR), utilizzasse gli illeciti proventi delle
false fatturazioni, principalmente per l’acquisto di droga, destinata alla cessione a terzi,
e per le necessità delle ditte di riferimento (ad esempio: spese di viaggio e di alberghi,
acquisto carburante, pagamento dipendenti, ecc). Parallelamente al traffico di droga, le
attività di indagine hanno consentito di delineare l’esistenza di una stabile associazione
per delinquere dedita all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, al riciclaggio e
all’autoriciclaggio, che si è avvalsa, allo scopo, anche dei “favori” dei dipendenti di un
istituto di credito. E’ stato altresì eseguito il sequestro preventivo, ai fini della confisca,
di beni mobili ed immobili, per un valore complessivo di oltre 800.000 Euro. Veniva di-
sposto il sequestro preventivo nei confronti del predetto istituto di credito, per un importo
pari alle operazioni di riciclaggio poste in essere dal personale infedele
1174
P.p. 3378/16 RGNR del Tribunale di Padova.
1175
OCC n. 7626/16 RG GIP del Tribunale di Padova.
1° semestre
20 1 8
444 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Reggio Calabria, Locri, Siderno, Nell’ambito dell’operazione “Martingala1180”, è stata data esecuzione al fermo di indiziato Oltre 100 mln
Bianco, Vimercate (MB), di delitto nei confronti 27 persone, ritenute responsabili a vario titolo dei reati di associa-
di Euro
Firenze ed Ovada (AL) zione mafiosa, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, beni, utilità di prove-
19 febbraio 2018 nienza illecita, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, trasferimento fraudolento
di valori, frode fiscale, associazione a delinquere finalizzata all’emissione di false fattu-
razioni, reati fallimentari ed altro. Gli elementi di vertice dell’organizzazione sono stati
identificati in soggetti riconducibili alle cosche BARBARO “I Nigri” e NIRTA “Scalzone”.
In concomitanza con l’operazione “Martingala”, i Carabinieri e la Guardia di finanza
hanno dato esecuzione, nell’ambito dell’operazione “Vello d’oro1181”, a 14 ordinanze di
custodia cautelare nei confronti di soggetti ritenuti responsabili di riciclaggio e reimpiego,
nel tessuto economico toscano dei proventi illeciti conseguiti dalla stessa associazione,
nei confronti di imprenditori operanti nel locale distretto conciario. Nel contesto operativo
è stato eseguito il sequestro preventivo di 12 società e disponibilità finanziarie.
Reggio Calabria Nell’ambito dell’operazione “Thalassa, è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare 11 milioni di Euro
10 maggio 2018 con contestuale decreto di sequestro preventivo nei confronti di 6 persone ritenute re-
sponsabili di associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni, con l’aggravante di
aver agevolato le cosche di ‘ndrangheta TEGANO e CONDELLO.Con la stessa ordinanza,
è stato disposto il sequestro preventivo di 5 imprese (2 ditte individuali e 3 società di ca-
pitali) riconducibili agli arrestati. Provvedimento disposto in considerazione dei più che
concreti e significativi elementi di collegamento emersi fra la gestione delle imprese e la
realizzazione degli scopi dell’associazione criminale.
1176
OCC n. 23308/17 RGNR (già p.p. 44840/15 RGNR) e 13035/17 RG GIP (già 12533/15 RG GIP) emessa dal GIP del Tribunale di Milano. Nel-
l’ambito dell’attività investigativa, nel mese di luglio 2017 la DIA aveva eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti
di 10 persone (prevalentemente di origine calabrese), indagate, a vario titolo, per associazione finalizzata al narcotraffico.
1177
Il provvedimento ha reso eseguibile l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel luglio 2017 nei confronti del soggetto e di altri in-
dagati, emendata dal Tribunale del Riesame di Milano il 21 settembre 2017 e confermata in via definitiva dalla Corte di Cassazione in data 25
gennaio 2018.
1178
Il 10 marzo 2018.
1179
OCCC n. 45891/17 RGNR e 10712/18 RG GIP del Tribunale di Milano.
1180
P.p. 5644/13 RGNR DDA di Reggio Calabria.
1181
P.p. 5286/14 RGNR e 3725/15 RG GIP del Tribunale di Firenze.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 445
– Italia:
Taurianova (RC) E’ stata data esecuzione a 3 decreti di sequestro preventivo1184 nei confronti di 6 soggetti CC
12 gennaio 2018 tutti ritenuti appartenenti alle cosche ZAGARI – VIOLA - FAZZALARI e CIANCI-MAIO.
Il provvedimento origina dagli approfondimenti investigativi emersi all’esito dell’ope-
razione “Terramara – Closed”, eseguita nel mese di dicembre 2017 congiuntamente da Po-
lizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza. Il valore dei beni sequestrati ammonta a
circa 570 mila Euro.
Milano, Pavia, Reggio Sono state eseguite, nell’ambito dell’operazione “Vindicta”1185, 8 misure cautelari1186 per G. di F.
Calabria e Catanzaro traffico transnazionale di cocaina e per violazione alla legge sulle armi nei confronti di
23 gennaio 2018 un sodalizio autoctono attivo nell’area metropolitana milanese di Corsico, Assago, Buc-
cinasco e Trezzano sul Naviglio. Nel corso delle operazioni, i Finanzieri hanno seque-
strato 7 fucili e 2 pistole, munizioni di vario tipo, alcuni motoveicoli rubati e una pressa
industriale utilizzata per confezionare lo stupefacente. L’indagine ha permesso di evi-
denziare che il gruppo criminale indagato, oltre a disporre della logistica e degli strumenti
per organizzare l’ingente traffico di cocaina, aveva fornito supporto, in Spagna, a un la-
titante ricercato per reati in materia di stupefacenti. Tra le figure di vertice del sodalizio,
prevalentemente di origini calabresi, spiccano soggetti contigui al clan BARBARO, im-
parentati di ‘ndranghetisti platioti1187, uno dei quali peraltro già emerso nella nota indagine
“Infinito”1188 per i suoi contatti con esponenti del locale di Milano.
1182
P.p. 3382/15 RGNR e 2600/15 RG GIP di Catanzaro.
1183
N. 2600/15 RGGIP Catanzaro.
1184
N. 1253/14 RGNR DDA, 804/14 RG GIP, 112/17 ROCC DDA e 117/17 ROCC DDA e n. 2087/12 RGNR DDA, 1529/13 RG GIP, 131/17 ROCC
DDA emessi dal Tribunale di Reggio Calabria.
1185
OCCC n. 48039/2013 RGNR e 10692/2013 RG GIP emessa il 5 gennaio 2018 dal Tribunale di Milano.
1186
OCCC n. 48039/2013 RGNR e 10692/2013 RG GIP del Tribunale di Milano.
1187
Con elementi della famiglia detta “Manu Armata” e della famiglia detta “Rosi” di Platì (RC) e con un elemento di vertice della ‘ndrina BAR-
BARO CASTANU sempre di Platì (RC).
1188
P.p. 1389/08 RGNR DDA di Reggio Calabria.
1° semestre
20 1 8
446 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Emilia Romagna, Lazio e Calabria Sono stati tratti in arresto1189 3 pregiudicati ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta, responsabili G. di F.
24 gennaio 2018 di un episodio di estorsione maturato e consumato in un contesto di malavita organizzata
sul territorio emiliano-romagnolo. L’operazione, denominata “Scramble”1190, trae origine
dalle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia (condannato per associazione ma-
fiosa a seguito della sentenza emessa dal Tribunale di Bologna il 22 febbraio 2017, che lo
ha ritenuto capo e promotore di un’associazione di tipo mafioso operante nel settore del
gioco illegale), il quale aveva riferito di comportamenti delittuosi, in particolare di natura
estorsiva, posti in essere a danno dei propri figli, da alcuni soggetti di origine calabrese,
attivi sul territorio emiliano-romagnolo, e riconducibili alla ‘ndrina BELLOCCO di Ro-
sarno (consorteria criminale con importanti ramificazioni in Emilia-Romagna e nel nord
Italia, attiva in diversi settori illeciti, ed in particolare nel narcotraffico e nelle estorsioni).
Ferno (VA) Si è proceduto all’arresto1193 di un soggetto figlio di un noto boss di cosa nostra catanese CC
31 gennaio 2018 per traffico internazionale di stupefacenti poiché facente parte di un gruppo criminale
che importava cocaina dal Sud America nei porti di Amburgo e Anversa. L’uomo era ri-
sultato altresì contiguo a personaggi di spicco del locale di ‘ndrangheta di Pioltello.
Lavagna (GE) Sono stati tratti in arresto in flagranza di reato 2 soggetti perché trovati in possesso di un CC
18 febbraio 2018 vero e proprio arsenale d’armi, alcune con matricola abrasa. Ad uno dei due, un noto
pregiudicato da tempo attivo nella zona del Tigullio, è stata altresì contestata la deten-
zione di circa kg. 4 di hashish, mentre l’altro, dagli atti d’inchiesta dell’operazione “I Conti
di Lavagna”, è risultato in rapporti con un esponente di rilievo della famiglia NUCERA-
RODÀ, attivo anche nel settore degli stupefacenti.
1189
OCC n. 16553/17 GIP del Tribunale di Bologna.
1190
P.p. 3550/17 DDA di Bologna.
1191
P.p. 7000/17 RGNR e 492/18 RG GIP di Genova.
1192
N.492/18 RG GIP di Genova.
1193
In ottemperanza all’ordine di esecuzione per la carcerazione di cui al SIEP n. 22/2018 emesso in data 25 gennaio 2018 dalla Procura Generale
della Repubblica - Corte d’Appello di Reggio Calabria.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 447
Roccella Jonica (RC) È stata data esecuzione ad un decreto di confisca di beni1196, a carico di un imprenditore CC
24 febbraio 2018 edile ritenuto contiguo alla cosca MAZZAFERRO1197. L’uomo è stato indagato e successi-
vamente condannato, nell’ambito del processo “Crimine”1198, a 2 anni di reclusione per il-
lecita concorrenza aggravata dal metodo mafioso, avendo, in concorso con altri,
commesso atti illeciti volti al controllo e al condizionamento dei lavori relativi all’esecu-
zione dell’appalto per la realizzazione del tratto della Strada Statale 106 ricadente nel co-
mune di Marina di Gioiosa Jonica (RC). Il valore dei beni confiscati ammonta a circa 12
milioni di Euro.
Nicotera (VV) E’ stata deferita in stato di libertà, la cognata di un esponente di rilievo del clan MANCUSO CC
24 febbraio 2018 per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente di tipo marijuana. I controlli
estesi anche all’appartamento della donna, consentivano il rinvenimento di un bilancino
elettronico, un macinacaffè sporco di sostanza stupefacente di tipo cocaina ed altro mate-
riale idoneo al confezionamento ed a suddividere in dosi le sostanze stupefacenti.
1194
P.p. 5177/11 RGNR DDA, 3669/12 RG GIP e 208/17 RG MC.
1195
N. 3669/12 RG GIP.
1196
Proc. n. 145/2015 RGMP e 18/2018 PROVV emesso dal Tribunale di Reggio Calabria - Sezione MP.
1197
Già destinatario di decreto di sequestro beni eseguito dalla stessa p.g. nel febbraio 2016.
1198
P.p. 1389/08.
1199
P.p. 7706/14 RGNR DDA, 5012/14 RG GIP e 71/17 RMC - 115/17 RMR.
1200
N. 5012/14 RG GIP emessa dal GIP di Tribunale di Catanzaro.
1° semestre
20 1 8
448 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Torino e Bardonecchia (TO) A conclusione di un’attività investigativa, da considerarsi una costola dell’operazione CC
28 febbraio 2018 “Big Bang”1204, è stata eseguita una misura restrittiva1205 nei confronti di 2 soggetti ritenuti
colpevoli di associazione di tipo mafioso, estorsione, riciclaggio, intestazione fittizia di
beni con l’aggravante di aver agito per agevolare un’associazione mafiosa. Le condotte
venivano posta in essere a danno di alcuni imprenditori di Torino con il successivo rein-
vestimento di parte dei proventi illeciti in locali pubblici intestati a terzi. Nel corso delle
operazioni sono stati sottoposti a sequestro un bar ed un ristorante in Torino ed una piz-
zeria in Bardonecchia (To).
1201
Su disposizione del Tribunale di Catanzaro.
1202
P.p. 3017/15 RGNR DDA (ex n. 1956/16), 1234/17 RG GIP e 89/17 RG MC emesso dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della
locale DDA.
1203
P.p. 3017/15 RGNR DDA Reggio Calabria, conclusa il 5 ottobre 2017.
1204
P.p. 14024/14 RGNR del Tribunale di Torino, conclusa con l’esecuzione di 20 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di un sodalizio cri-
minale di matrice calabrese ritenuto responsabile di estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto di armi.
1205
P.p. 11045/16 RGNR e 16635/17 RG GIP del Tribunale di Torino.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 449
Reggio Calabria E’ stata eseguita una misura restrittiva1208 nei confronti di 3 persone per tentata estorsione P. di S.
7 marzo 2018 aggravata, lesioni personali gravi e calunnia, in danno di 3 soggetti, tra i quali uno an-
ziano, nel tentativo di estorcere una somma di denaro, provocando lesioni gravi. Uno
degli arrestati risulta essere affiliato alla cosca SERRAINO.
Filandari (VV) Nell’ambito dell’operazione “Nemea”1211, è stato eseguito il fermo1212 di 7 soggetti ritenuti CC
8 marzo 2018 contigui ai clan SORIANO e MANCUSO e responsabili, a vario titolo, di tentata estor-
sione, minacce, traffico di sostanze stupefacenti, delitti in materia di armi, condotte ag-
gravate dal metodo mafioso. Il gruppo di cui trattasi, tra l’altro, dagli atti d’inchiesta si
evince fosse in procinto di organizzare un attentato ai danni del Comandante di una Sta-
zione dei Carabinieri in provincia di Vibo Valentia.
Rosarno (RC) E’ stato catturato, all’interno di un appartamento al centro di Rosarno (RC), PESCE An- P. di S.
10 marzo 2018 tonino (cl. 1992), esponente dell’omonima consorteria ‘ndranghetista, latitante dall’aprile
20171213 per associazione di tipo mafioso, illecita concorrenza con minaccia e violenza ed
intestazione fittizia di beni.
1206
N. 4238/2017 RG GIP.
1207
P.p. 3285/2017 RGNR DDA, 4238/2017 RG GIP e 210/2017 RG MC.
1208
P.p. 2375/16 RGNR emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria.
1209
N. 30/2016 RG MP e 8/2018 PROVV emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione MP.
1210
Il provvedimento, scaturisce dagli approfondimenti patrimoniali svolti dall’Arma in seguito all’esecuzione dell’operazione “Tutto in famiglia”,
del dicembre 2011.
1211
P.p. 849/17 RGNR DDA, 337/18 RG GIP e 50/18 RG MC del Tribunale di Catanzaro.
1212
Convertito in ordinanza di custodia cautelare eseguita il successivo 30 marzo 2018 nei confronti anche di ulteriori due soggetti.
1213
Allorquando si sottraeva ad un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria direzione distrettuale
antimafia, nell’ambito dell’operazione c.d. “Recerche”.
1° semestre
20 1 8
450 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Venezia Nell’ambito dell’operazione “Ripasso”1215, è stata eseguita una misura restrittiva1216 nei G. di F.
13 marzo 2018 confronti di 16 persone costituenti un’organizzazione criminale legata alle cosche di Africo
(RC) che importava cocaina dal Sud America. I soggetti arrestati devono rispondere del-
l’accusa di associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio
ed autoriciclaggio. Tra i soggetti coinvolti figura un elemento di spicco della ‘ndrina MO-
RABITO di Africo ed un esponente della cosca VADALÀ di Bova Marina (RC).
Corigliano (CS) Nell’ambito dell’operazione “Il Tribunale”1217, è stata eseguita una misura restrittiva1218nei CC
14 marzo 2018 confronti di 14 soggetti risultati a vario titolo indiziati dei reati di associazione a delin-
quere finalizzata al compimento di estorsioni, tentate e consumate, rapine e ricettazione,
nonché del reato di danneggiamento seguito da incendio. L’attività ha permesso di con-
statare come a Corigliano siano attivi due gruppi contrapposti: quelli del “centro storico”
e quelli dello “scalo”. I primi, ben più strutturati dei secondi avrebbero realizzato un vero
e proprio tribunale per condannare i colpevoli di rapine ed altri delitti realizzati senza
preventiva autorizzazione.
Vibo Valentia e provincia Nell’ambito dell’operazione “Miletos”1219, è stata eseguita un’ordinanza di custodia cau- CC
19 marzo 2018 telare in carcere nei confronti di 5 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso
in omicidio, concorso in detenzione e porto di armi comuni e da guerra con l’aggravante
del metodo mafioso. L’attività investigativa, consentiva di individuare i responsabili
dell’omicidio, avvenuto il 17 luglio 2013 a Mileto, di un esponente di primo piano del lo-
cale di Mileto, e di identificare i mandanti/esecutori dell’omicidio di un affiliato al locale
di Mileto avvenuto il 19 agosto 2013 nella medesima località. I due citati fatti di sangue
venivano collocati in un contesto di criminalità organizzata afferente le complesse dina-
miche interne alla struttura di ‘ndrangheta di Mileto nel biennio 2012-2013.
1214
Decreto n. 3/18 RGMP, 9/18 SEQU del 23 febbraio 2018, decreto n. 14/18 RGMP e 9/18 SEQU del 9 marzo 2018, Decreto n. 3/18 RGMP e
17/18 SEQU del 30 marzo 2018, decreto n. 3/18 RGMP e 23/18 SEQU del 20 aprile 2018 e Decreto n. 3/18 RGMP e 24/18 SEQU del 23 febbraio
2018, emessi dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione MP.
1215
P.p. 902/14 DDA Procura della Repubblica di Venezia, prosieguo dell’operazione “Picciotteria” del 2015.
1216
OCC n. 10538/14 GIP Tribunale di Venezia.
1217
P.p. 2914/17 RGNR DDA.
1218
N. 2914/17 emessa dal Tribunale di Castrovillari (CS).
1219
P.p. 1166/2017 RGNR DDA Catanzaro, n. 895/2017 RG GIP e 200/2017 RMC
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 451
Melito Porto Salvo (RC) E’ stata data esecuzione ad un decreto di sequestro di beni1221 a carico di un affiliato alla G. di F.
20 marzo 2018 predetta cosca IAMONTE. L’uomo è stato recentemente tratto in arresto nell’ambito del-
l’operazione “Ada” del 2013, per associazione di stampo mafioso, armi ed altro.
Roma e Napoli E’ stata data esecuzione, nell’ambito dell’operazione “Gallardo”1222 ad una misura restrit- CC
21 marzo 2018 tiva nei confronti di 19 persone responsabili di associazione finalizzata al traffico di so-
stanze stupefacenti, lesioni gravi commesse con arma da fuoco e con modalità mafiose e
detenzione di armi clandestine. L’attività ha documentato l’operatività, in Roma, di due
distinte organizzazioni criminali armate e dedite al narcotraffico, di cui una a connota-
zione camorristica capeggiata da soggetti ritenuti contigui al clan camorristico LIC-
CIARDI di Napoli – Secondigliano, e l’altra con a capo un soggetto romano che si
avvaleva della collaborazione di esponenti delle cosche reggine FILIPPONE e GALLICO.
Milano, Pavia, Foggia e Crotone Nell’ambito dell’operazione “Fumo & Piombo”1223 sono state tratte in arresto 24 persone G. di F.
21 marzo 2018 sequestrando due tonnellate di hashish e beni per 2 milioni di Euro nei confronti di un
sodalizio attivo a Bollate (MI) nell’importazione e nel traffico di sostanze stupefacenti.
Fiumicino (RM) E’ stato tratto in arresto FIGLIOMENI Tito, cl. 1969, elemento di spicco della cosca COM- P. di S.
22 marzo 2018 MISSO, ricercato nell’ambito dell’operazione “Crimine” ed espulso dalle Autorità canadesi
per violazione della normativa locale sull’immigrazione.
Imperia E’ stato tratto in arresto, in flagranza di reato, un soggetto originario di Gioia Tauro (RC), P. di S.
22 marzo 2018 ma da tempo residente a Ventimiglia, a cui è stato sequestrato nel corso di perquisizione
un panetto pari a g. 200 circa di tritolo. All’uomo, già sorvegliato speciale di PS con gra-
vissimi precedenti penali, il GIP del Tribunale di Imperia ha applicato la misura cautelare
della custodia in carcere1224.
Africo Nuovo (RC) Nell’ambito dell’operazione “Terra Nostra”1225, è stata eseguita un’ordinanza di custodia CC
24 marzo 2018 cautelare in carcere nei confronti di un elemento di vertice della cosca MORABITO poiché
ritenuto responsabile del ferimento avvenuto in data 18 ottobre 2016, in Bianco, c.da San
Giorgio, in concorso con altri soggetti, di un ingegnere, mediante alcuni colpi di arma da
fuoco che lo attingevano all’inguine, all’addome ed alla gamba sinistra.
1220
P.p. 1157/18 RGNR DDA, 787/18 RG GIP e 17/18 ROCC di Reggio Calabria, conclusa il 20 marzo 2018.
1221
N.109/17 RGMP e 11/18 SEQU emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione MP.
1222
P.p. 56169/13 RGNR e 10585/14 RG GIP Tribunale di Roma.
1223
P.p. 10102/2017 RGNR e n. 17701/2017 RG GIP del Tribunale di Milano.
1224
OCCC n. 1052/18 RGNR-DDA Palermo e 759/18 RG GIP emessa il 23 marzo 2018.
1225
P.p. 473/2017 RGNR DDA, 982/2017 RG GIP e 29/17 ROCC di Reggio Calabria
1° semestre
20 1 8
452 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Condofuri (RC) E’ stato tratto in arresto un latitante elemento apicale della cosca omonima PELLE-Gam- P. di S.
6 aprile 2018 bazza, ricercato dal 2017 nell’ambito dell’operazione “Mandamento Jonico”1226 per associa-
zione mafiosa e tentata estorsione. E’ legato per vincolo matrimoniale ai
BARBARO-Castanu di San Luca (RC).
Reggio Calabria Nell’ambito dell’operazione “Monopoli”1227, è stato eseguito il fermo ed il sequestro preventivo, CC
9 aprile 2018 emesso dalla DDA di Reggio Calabria, nei confronti di 4 imprenditori (due dei quali coinvolti,
in concorso, per auto riciclaggio ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, anche nel-
l’operazione “Martingala”1228), ritenuti contigui alle famiglie TEGANO e CONDELLO, ai quali
sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso, trasferimento fraudolento
di valori, auto riciclaggio ed estorsione, con l’aggravante della modalità mafiosa. Nel mede-
simo contesto operativo, è stato eseguito, come detto, un sequestro preventivo di beni (dislocati
tra Reggio Calabria, Roma, Milano e Messina) per un valore complessivo pari a circa 50 milioni
di Euro consistenti in 16 società, 120 unità immobiliari, 21 terreni.
Vibo Valentia Nell’ambito dell’operazione “Black Widows1229”, è stato eseguito il fermo di 7 soggetti ri- P. di S.
9 aprile 2018 tenuti responsabili, a vario titolo, di tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di armi,
quali autori dell’agguato del 28 luglio 2017, a Sorianello, ai danni di due fratelli.
Briatico, Zambrone, Zungri, E’ stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare1232 nell’ambito dell’opera- CC
Rombiolo e in Nerviano (MI) zione “Roba di Famiglia”1233, nei confronti di 14 soggetti per associazione finalizzata al traf-
11 aprile 2018 fico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti in
concorso e detenzione illegale di armi e munizioni. Tra i destinatari della misura anche
il nipote del presunto boss degli ACCORINTI.
1226
P.p. n. 1095/2010 RGN di Reggio Calabria.
1227
P.p. 234/17 RGNR DDA, conclusa il 9 aprile 2018.
1228
P.p. 5644/13 RGNR DDA di Reggio Calabria.
1229
P.p. 3772/2017 RGNR DDA di Catanzaro.
1230
P.p. 21243/17 RGNR e n. 11997/17 RG GIP del Tribunale di Milano.
1231
OCCC n. 21243/17 RGNR e n. 11997/17 RG GIP del Tribunale di Milano.
1232
N. 1130/17 RGNR GIP di Vibo Valentia.
1233
P.p. 1130/17 RGNR DDA.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 453
Gioia Tauro (RC) E’ stato catturato il latitante DI MARTE Vincenzo (cl. 1981), affiliato alla cosca PESCE, ir- CC
14 aprile 2018 reperibile da giugno 2015 per traffico internazionale di stupefacenti ed inserito nell’Elenco
dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno.
Reggio Calabria E’ stata eseguita la confisca1235 dei beni (3 società commerciali, comprensive delle quote G. di F.
17 aprile 2018 e degli ingenti patrimoni costituenti i rispettivi compendi aziendali, per un valore com-
plessivo di oltre 50 milioni di Euro) nei confronti di un imprenditore reggino ritenuto
contiguo alla cosca TEGANO.
Lamezia Terme, Catanzaro E’ stata eseguita una misura restrittiva1236, per estorsione, nei confronti di 4 soggetti ri- CC
ed Ancona conducibili alla cosca CERRA-TORCASIO-GUALTIERI.
18 aprile 2018
Nicotera (VV) Sono stati tratti in arresto 2 fratelli, entrambi celibi, nullafacenti, con precedenti di polizia, CC
20 aprile 2018 affiliati alla locale ‘ndrangheta, poiché nel corso di una perquisizione domiciliare veniva
rinvenuto, nella materiale disponibilità dei medesimi, un vero e proprio arsenale tra armi
e munizioni nonché 2 giubbotti antiproiettili, un passamontagna, 2 serie di targhe civili
per veicoli, sia anteriori che posteriori, sostanza stupefacente tipo marijuana e cocaina,
materiale per il confezionamento e per il taglio di sostanza stupefacente ed, infine, 1 qua-
derno all’interno del quale era trascritta la dicitura per il “giuramento di ’ndrangheta”.
Roma e provincia di Catanzaro E’ stato eseguito il sequestro dei beni nella disponibilità di un soggetto originario di Ba- G. di F.
26 aprile 2018 dolato (CZ), già coinvolto nell’operazione “Itaca free-boat”1238 conclusa nel luglio 2013 con
l’arresto di 25 soggetti ritenuti contigui alla cosca GALLACE/GALELLI di Guardavalle.
Tra i beni oggetto di sequestro dislocati tra Roma e la Calabria ed il cui valore ammonta
a circa 30 milioni di Euro, figurano una villa lussuosa e 3 società attive nel settore turi-
stico-alberghiero insistenti su Roma.
1234
p.p. 174/18 RGNR e 1021/18 RG GIP del Tribunale di Novara.
1235
Il provvedimento è contenuto nella sentenza n. 10715/14 REG SENT, 213/2013 RG e 68/2012 RGNR DDA, emessa il 20 giugno 2014 dalla
Corte d’Appello di Reggio Calabria (divenuta definitiva il 14 maggio 2015).
1236
P.p.1348/18 RG GIP di Catanzaro.
1237
P.p. 932/17 DDA di Catanzaro.
1238
P.P. 4839/08 RGNR e p.p. 428/10 RGNR del Tribunale di Catanzaro.
1° semestre
20 1 8
454 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Brennero (BZ) E’ stato tratto in arresto un soggetto originario di San Luca e legato alla cosca PELLE-Van- CC
29 aprile 2018 cheddu di San Luca, ricercato dal 6 febbraio 2018 nell’ambito dell’operazione “Passo del
salto”1241 poiché partecipe ad un’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stu-
pefacenti operante nelle province di Reggio Calabria e Catanzaro tra il 2010 e il 2012.
Lombardia, Calabria e Piemonte Nell’ambito dell’operazione “The Hole”1242, è stata data esecuzione, tra la Lombardia ed CC
2 maggio 2018 il Piemonte, ad una misura cautelare1243 nei confronti di 23 soggetti, tra i quali sodali del
clan BARBARO per traffico di stupefacenti, ricettazione, intestazione fittizia di beni, porto
e detenzione illegale di armi comuni da sparo e munizioni. Nel corso delle operazioni
sono stati sequestrati oltre kg 300 di droga, armi e un centro estetico a Cerro Maggiore
(MI). L’inchiesta ha fatto altresì emergere i rapporti tra i BARBARO ed un soggetto ori-
ginario di Platì (RC), ma residente a Volpiano (TO) con precedenti per associazione ma-
fiosa e traffico di sostanze stupefacenti e già considerato elemento di spicco del locale di
‘ndrangheta di Volpiano1244.
Alessandria, Asti, Cuneo, Nell’ambito dell’operazione “Barbarossa”1245, è stata eseguita un’ordinanza di custodia CC
Torino e Savona cautelare nei confronti di 26 soggetti e 78 perquisizioni. L’indagine ha permesso di indi-
3 maggio 2018 viduare una struttura organizzativa costituente un vero e proprio locale di ‘ndrangheta
con sede ad Asti, ma operativa anche in aree limitrofe e costituita da appartenenti alle
‘ndrine EMMA, STAMBÈ e CATARISANO. Agli indagati, oltre al reato associativo sono
state contestate plurime condotte estorsive a danno di imprenditori della provincia di
Asti e Cuneo, traffico d’armi, traffico di stupefacenti, un omicidio, due tentati omicidi
ed una rapina, accertandone, altresì, l’infiltrazione in diverse attività economiche asti-
giane operanti nel settore edile, agricolo-commerciale e sportivo (tra le quali la squadra
di calcio di Asti).
1239
P.p. 3938/2015 RGNR Procura della Repubblica Tribunale di Crotone.
1240
OCC n. 1190/2016 RG GIP e 16/2017 Tribunale di Crotone.
1241
P.p. n. 5177/11 RGNR e nr. 3669/12 RG GIP emessa il 6 febbraio 2018 dal GIP del Tribunale di Catanzaro.
1242
P.p. 23503/2016 RGNR e n. 2313/2016 RG GIP del Tribunale di Milano.
1243
OCC n. 23503/2016 RGNR e n. 2313/2016 RG GIP del Tribunale di Milano.
1244
Ruolo di vertice confermato con sentenza del 23 dicembre 2015 dalla Corte di Cassazione, seconda Sezione Penale (processo “Minotauro”).
1245
P.p. 143345/15 RGNR e 14444/16 RG GIP del Tribunale di Asti
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 455
Milano Dagli sviluppi dell’operazione “Mar Ionio”1246, sono stati sequestrati1247 ad esponenti della CC
3 maggio 2018 famiglia LOIERO, insediati in Lombardia e Calabria, 2 imprese edili, un ristorante, una
palazzina, 2 ville, 3 box, 22 terreni, mezzi per il movimento terra, autoveicoli e sei rapporti
finanziari, per un controvalore approssimativo di 5 milioni di Euro.
Reggio Calabria, Domodossola (VB), Nell’ambito dell’operazione “Santa Cruz”, è stata data esecuzione ad un’ordinanza di cu- P. di S.
Milano, Gallarate stodia cautelare in carcere1248 nei confronti di 13 soggetti ritenuti responsabili di traffico
e Busto Arsizio (VA) e spaccio di sostanze stupefacenti nella Val d’Ossola e nel confinante territorio elvetico.
7 maggio 2018 Figura di spicco tra gli arrestati riveste un soggetto di Roccaforte del Greco (RC), già con-
dannato nei primi anni ’90 per traffico internazionale di stupefacenti e ritenuto contiguo
a soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta insediatisi in Ossola, alla famiglia PAVIGLIANITI
di San Lorenzo (RC) ed alla potente IMORABITO di Africo (RC).
Imperia Nell’ambito dell’operazione “Bocca della verità ”1249, è stata eseguita una misura cautelare P. di S.
12 maggio 2018 nei confronti di 4 soggetti contigui alla famiglia DE MARTE poichè ritenuti responsabili
di numerosi episodi di cessione di sostanze stupefacenti, tipo cocaina e marijuana, desti-
nate allo spaccio al dettaglio nella c.d.“Riviera dei fiori”.
Crotone, Cosenza e di Messina Nell’ambito dell’operazione “Fructorum”1250, è stata data esecuzione ad una misura restrit- CC
15 maggio 2018 tiva1251 nei confronti di 21 soggetti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere
volta al reperimento di ingenti quantità di stupefacente destinato alla commercializzazione
nel capoluogo crotonese, sfruttando anche l’azione di commercianti attivi nel settore or-
tofrutticolo, dediti ad assicurarne il trasporto fra carichi di frutta ed ortaggi.
Reggio Calabria Nell’ambito dell’operazione “Mosaico”1252, è stata data esecuzione ad un’ordinanza di cu- CC
16 maggio 2018 stodia cautelare nei confronti di 29 persone (tra i quali dipendenti postali infedeli) ritenute
responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al furto, furto in
abitazione, ricettazione e riciclaggio, peculato, simulazione di reato, calunnia, falsità ma-
teriale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica commessa dal
pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità materiale commessa dal privato, accesso abusivo
ad un sistema informatico o telematico, indebito utilizzo di carte di credito o di paga-
mento. Fra gli arrestati figurano congiunti di un elemento di vertice della cosca COM-
MISSO di Siderno (RC).
1246
P.p. 51299/11 RGNR – n. 11678/11 RG GIP del Tribunale di Milano.
1247
Decreto di sequestro n. 20/18 MP e n. 9/18 emesso dal Tribunale di Milano – Sezione MP.
1248
P.p. 220/2017 RGNR e 462/2018 RG GIP del Tribunale di Verbania.
1249
P.p. 1375/17 RGNR e 3087/17 RG GIP del Tribunale di Imperia.
1250
P.p. 2893/2017 RGNR DDA di Catanzaro, 1733/2014 RG GIP e 142/2017 RMC.
1251
N. 1733/2014 RG GIP.
1252
P.p. 5666/2016 RGNR, 218/2017 RG GIP e 101/1208 ROCC del GIP di Reggio Calabria.
1° semestre
20 1 8
456 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Lamezia Terme E’ stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare1254 nei confronti di 8 persone docu- CC
18 maggio 2018 mentando l’esistenza di una piazza di spaccio divenuta riferimento per tutto il compren-
sorio lametino nonché la disponibilità, da parte degli indagati, di armi da fuoco.
Contestualmente, è stato eseguito il sequestro di un’autocarrozzeria.
Pistoia, Firenze, Lucca, Reggio Nell’ambito delle indagini “Pluribus” e “Amici Nostri”, poi confluite in un unico procedi- CC
Calabria, Novara e Vibo Valentia mento penale1255, sono state eseguite due ordinanze di custodia cautelare1256 nei confronti
23 maggio 2018 G. di F.
di 25 persone denunciandone complessivamente 163 indagate, a vario titolo, per asso-
ciazione per delinquere finalizzata all’intestazione fittizia di beni, auto-riciclaggio, ban-
carotta fraudolenta, usura, estorsione, assunzioni fittizie finalizzate alle truffe in danno
dello Stato, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, evasione d’imposta e false
fatturazioni. Nel corso dell’operazione è stato eseguito il sequestro preventivo ai fini della
confisca di 8 aziende, con sedi ubicate nei Comuni di Pistoia, Buggiano (PT) e Montelupo
Fiorentino (FI), operanti nei settori della ristorazione, movimento terra, edilizia, vendita
di tabacchi, il sequestro preventivo al fine della confisca per equivalente di beni immobili
e mobili registrati nonché di conti correnti e depositi bancari/postali per un ammontare
complessivo di circa 36 milioni di Euro.
Genova Un esponente della famiglia LUMBACA, originaria di Oppido Mamertina (RC), da tempo CC
26 maggio 2018 attiva nel capoluogo e ritenuta contigua all’articolazione ‘ndranghetista genovese, è stato
tratto in arresto dai Carabinieri in esecuzione di ordinanza applicativa della misura cau-
telare degli arresti domiciliari, in quanto ritenuto stabilmente inserito in ambienti dediti
all’intermediazione nella compravendita di stupefacenti destinati allo spaccio al dettaglio,
oltre che per illecita detenzione di circa kg 9 di hashish.
Portoferraio (LI) Nell’ambito dell’operazione “Vicerè”1257, la Guardia di finanza ha eseguito una misura G. di F.
31 maggio 2018. cautelare nei confronti di 9 persone tra le quali un dirigente prefettizio della provincia di
Livorno ed un esponente di rilievo della famiglia piemontese ‘ndranghetista BELFIORE ed
indagando complessivamente 27 persone per associazione a delinquere, porto abusivo
di esplosivi utilizzati per atti di intimidazione, contrabbando, nonché per varie operazioni
fiscali illecite.
1253
OCCC n. 17588/16 RGNR e n. 22749/16 RG GIP emessa dal Tribunale di Milano.
1254
N. 484/18 RG GIP.
1255
P.p. 1595/15 RGNR Tribunale di Pistoia.
1256
OCCC n. 1595/15 RGNR e 3139/16 RG GIP del Tribunale di Pistoia.
1257
P.p. 1897/17 del Tribunale di Livorno.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 457
Provincia di Roma e Reggio Calabria E’ stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere1258 nei confronti CC
16 giugno 2018 di 3 soggetti ritenuti responsabili di tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso, mi-
naccia, estorsione ed usura aggravata dal metodo mafioso, detenzione abusiva di arma
comune da sparo e da guerra e violazione della misura della sorveglianza speciale. Gli
autori delle condotte in questioni, appartenenti alla famiglia GANGEMI, risultano conti-
gui, così come si evince dalla lettura dell’ordinanza di custodia cautelare in questione, a
sodalizi criminali calabresi, quali i DE STEFANO ed i FARAO-MARINCOLA.
Gioia Tauro (RC) E’ stata data esecuzione ad un ordinanza di custodia cautelare in carcere1259, nei confronti CC
18 giugno 2018 di 3 soggetti appartenenti alla famiglia BRANDIMARTE di Gioia Tauro e ritenuti respon-
sabili a vario titolo, in concorso, di omicidio aggravato, detenzione e porto illegale in
luogo pubblico di armi comuni da sparo, aggravati dall’art. 7 L. n. 203/1991.
Taurianova, Locri, Gioia Tauro (RC), Nell’ambito dell’operazione “Happy Dog” è stata eseguita un’ordinanza di custodia cau- P. di S.
Lamezia Terme (CZ), Melissa (KR) telare1260 nei confronti di 11 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentata estor-
e Gudo Visconti (MI) sione aggravata dal metodo mafioso, turbata libertà degli incanti, illecita concorrenza
21 giugno 2018 con minaccia e violenza aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni e
truffa aggravata. L’indagine è la sintesi di due segmenti investigativi che hanno visto,
quale parte offesa dei delitti in contestazione, un imprenditore del settore canino della
Locride ad opera di soggetti contigui alla cosca ZAGARI – VIOLA – FAZZALARI di Tau-
rianova (RC), alla cosca BELCASTRO – Romeo di S. Ilario dello Jonio (RC) ed alla cosca
PAPALIA di Platì (RC) e Milano.
Reggio Calabria E’ stata data esecuzione ad un ordinanza di custodia cautelare domiciliare1261 nei confronti P. di S.
22 giugno 2018 del nipote di un elemento apicale della cosca TEGANO, al quale sono stati contestati i
reati di lesioni personali e violenza privata, aggravate dalle modalità mafiose.
Reggio Emilia E’ stato eseguito un provvedimento ablativo reale1262 nei confronti di 4 esponenti della CC
22 giugno 2018 famiglia SARCONE avente ad oggetto società di capitali e immobili per un valore di oltre
8 milioni di Euro.
Limbadi (VV) E’ stato eseguito, nell’ambito dell’operazione “Demetra”1263, il fermo di 6 soggetti1264 espo- CC
25 giugno 2018 nenti del clan Mancuso ritenuti responsabili di un attentato ai danni di 2 soggetti (padre
e figlio), uno rimasto ucciso e l’altro gravemente ferito.
1258
N. 23829/17 RGNR emessa dal GIP del Tribunale di Roma.
1259
N. 1319/2016 RGNR DDA e 432/2017 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria.
1260
N. 666/16 RG GIP DDA emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria.
1261
N. 3505/17 RGNR DDA, 2254/17 RG GIP e 81/17 ROCC, emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria.
1262
N. 31/11 RGMP emesso dal Tribunale di Reggio Emilia -Sezione misure prevenzione.
1263
P.p. 5809/17 DDA di Catanzaro.
1264
Per 4 di loro commutato nell’OCC n. 1503/18 RG GIP di Catanzaro.
1° semestre
20 1 8
458 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Bagnara Calabra (RC) e E’ stata data esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare1266, nell’ambito dell’’ope- CC
Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) razione “Family gang”, nei confronti di 10 persone, tra cui un minore, gravemente indi-
28 giugno 2018 ziati, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze
stupefacenti, tentato omicidio, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, minaccia ag-
gravata, danneggiamento seguito da incendio, danneggiamento, ricettazione, detenzione
e porto illegale di arma da sparo, con l’aggravante del metodo mafioso.
Marina di Gioiosa Jonica (RC) E’ stato eseguito un decreto di sequestro di beni1267 con contestuale applicazione della G. di F.
28 giugno 2018 sorveglianza speciale di P.S., emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale
reggino, nei confronti di un intraneo alla cosca AQUINO originario di Marina di Gioiosa
Jonica (RC). Il valore complessivo dei beni attinti dalla misura ablativa è stato stimato in
circa 6,5 milioni di Euro.
Crotone E’ stato eseguito, nell’ambito dell’operazione “Hermes”1268, il fermo di 15 persone per as- P. di S.
28 giugno 2018 sociazione di tipo mafioso poiché, partecipi alle attività delinquenziali della cosca
VRENNA-CORIGLIANO-BONAVENTURA-CIAMPÀ consistenti, nella fattispecie, in
detenzione di armi, estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori, danneggiamenti
ed illecita concorrenza con minaccia.
1265
P.p. 3589/15 RGNR DDA, 3042/15 RG GIP e 47/15 ROCC del Tribunale di Reggio Calabria.
1266
Emesse, rispettivamente, dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria (p.p. 3693/2017 RGNR DDA, 174/18 RG GIP e 2/2018 ROCC) e dal GIP
del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria (p.p. 258/2017 RGNR e 155/2017 RG GIP).
1267
P.p. 36/2018 RGMP e 26/2018 PROVV SEQU.
1268
P.p. 5307/13 RGNR DDA di Catanzaro.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 459
-Estero:
Alba Iulia (Romania) Nel mese di febbraio 2018, ad Alba Iulia (Romania), è stato catturato un latitante contiguo Polizia Rumena
9 febbraio 2018 alla cosca PESCE, ricercato dal 2011 per bancarotta fraudolenta. CC
Polizia RumenaCCS.i.Re.n.e. S.i.Re.n.e.
Monaco di Baviera Nel mese di febbraio 2018, in Germania, la Direzione delle Investigazioni Criminali della CC
(Germania) Polizia Tedesca, unitamente all’Arma dei carabinieri ed al Servizio per la Cooperazione Polizia tedesca
13 febbraio 2018 Internazionale - S.i.Re.n.e., ha catturato MILITANO Vincenzo (cl. 1989), contiguo alla S.i.Re.n.e.
cosca GALLICO, ricercato dall’ottobre 2017 per tentata estorsione.
Saarbrücken Nel mese di marzo 2018, sempre in Germania (nel centro di, città della Saar, il Land sud- Polizia tedesca
(Germania) occidentale al confine con la Francia), la Polizia tedesca ha catturato COSENTINO Ema-
2 marzo 2018 nuele (cl. 1986), originario di Palmi (RC), destinatario di mandato di cattura in ambito
Schengen per associazione di tipo mafioso1269, affiliato alla cosca GALLICO.
Milano, Venezia, Reggio Calabria, Sono state eseguite, nell’ambito dell’operazione “Bruno”1270, 20 misure cautelari tra l’Italia Polizia Postale,
Pescara, Brescia e Bucarest e la Romania nei confronti di un sodalizio specializzato in sofisticate frodi informatiche Europol, Eurojust,
29 marzo 2018 bancarie ai danni di possessori di carte di pagamento e di conti correnti “on line”. FF.PP. romene
Svizzera Sono stati individuati, in Svizzera, beni per 700 mila Euro, riconducibili ad un defunto sodale CC
17 aprile 2018 di rilievo dei FARAO-MARINCOLA, tra cui anche un dipinto della scuola del Caravaggio.
Albania, Roma e Viterbo Nell’ambito dell’operazione “La Romana”1271, è stata eseguita una misura restrittiva1272 nei G. di F.
17 aprile 2018 confronti di 7 soggetti, appartenenti a un’organizzazione criminale italo-albanese dedita
al narcotraffico tra Belgio, Italia e Albania. Nel corso dell’attività è emerso il ruolo di pri-
missimo piano ricoperto da un esponente degli ALVARO e sono state documentate 6 im-
portazioni di cocaina per oltre 130 kg di cui 9 kg sequestrati, nonche� proventi illeciti per
circa 1 milione e 600 mila Euro, di cui oltre 430mila Euro oggetto di sequestro.
Italia e Romania E’ stata eseguita una misura cautelare1273 nei confronti di otto indagati, fra i quali, ai vertici G. di F.
16 maggio 2018 dell’organizzazione, un soggetto di Reggio Calabria domiciliato e attivo a Milano, in rap-
porti di parentela con esponenti della cosca ALVARO di Sinopoli (RC). Il gruppo indagato,
che operava tra l’Italia e la Romania, disponeva di società fittizie, cosiddette “cartiere”, che
venivano utilizzate in presunte operazioni commerciali inesistenti per una ammontare
complessivo di circa 19 milioni di Euro per la creazione di illegittimi crediti d’imposta ed
il reimpiego sia in imprese del settore della ristorazione che in quelle attive nello smalti-
mento dei rifiuti. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione per delin-
quere finalizzata alla frode fiscale e all’intestazione fittizia di beni, con modalità mafiose.
1269
Poiché coinvolto nell’ambito dell’operazione “Orso” (p.p. 4508/2006 RGNR DDA, 2815/2007 RG GIP e 8/2014 OCC) conclusa dalla Polizia
di Stato il 23 luglio 2014 con l’esecuzione di 15 ordinanze di custodia cautelare.
1270
P.p. 40703/2016 RGNR e 34659/2016 RG GIP del Tribunale di Milano.
1271
P.p. 3233/17 RGNR del Tribunale di Roma.
1272
OCC n. 3233/17 RGNR GIP del Tribunale di Roma.
1273
OCCC n. 17588/16 RGNR e 22749/16 RG GIP emessa dal Tribunale di Milano.
1° semestre
20 1 8
460 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
1274
L’analisi delle dinamiche delittuose relative alla criminalità siciliana è stata condotta tenendo conto dei dati statistici della Sicilia, acquisiti dal
sistema SDI del CED Interforze.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 461
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
462 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 463
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
464 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
OMICIDI
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 465
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
466 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Confische conseguenti ai sequestri proposti dal Direttore della DIA 37.555.000,00 Euro
Confische conseguenti ai sequestri proposti dall’A.G. in esito ad indagini della DIA 1.000.000,00 Euro
TOTALE CONFISCHE 38.555.000,00 Euro
Nella tabella successiva sono riportati gli esiti delle singole operazioni:
Gela (CL) E’ stata eseguita la confisca1275 di tre complessi aziendali, nei confronti di un elemento 2 mln di Euro
9 gennaio 2018 collegato alla famiglia mafiosa gelese degli EMANUELLO. Lo stesso è stato ritenuto il
promotore di attività illecite legate alla gestione di commesse lavorative all’interno del
petrolchimico di Gela, attraverso la gestione di società formalmente intestate a terzi, ma
di fatto gestite con metodologia mafiosa dal predetto esponente. Il provvedimento inte-
gra il precedente sequestro1276 operato nell’agosto del 2015 e scaturisce dalla proposta
di applicazione di misura di prevenzione patrimoniale formulata dalla DIA nel mese di
giugno 2015.
1275
Decreto n. 22/17 RD del 12 dicembre 2017 – Tribunale di Caltanissetta.
1276
Decreto n. 5/15 RS (N. 16/15 RMP) del 22 luglio 2015 – Tribunale di Caltanissetta.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 467
Prov. Trapani E’ stato eseguito il sequestro1279 di diciassette beni immobili, tre aziende, sette veicoli, 4 mln di Euro
23 gennaio 2018 quote societarie e disponibilità finanziarie, riconducibili ad un affiliato a Cosa nostra ope-
rante a Mazara del Vallo (TP). Il provvedimento scaturisce dalla proposta di applicazione
di misura di prevenzione patrimoniale formulata dalla DIA nel mese di maggio 2016.
Gela (CL) E’ stata eseguita la confisca1280 di un immobile, nei confronti di soggetto, dedito ad attività 550 mila Euro
2 febbraio 2018 usurarie, gravitante nell’orbita mafiosa del clan RINZIVILLO. Il provvedimento, che in-
tegra il precedente sequestro operato nel marzo del 2010, scaturisce dalla proposta di ap-
plicazione di misura di prevenzione patrimoniale formulata dalla DIA nel mese di
dicembre 2009.
Caltanissetta Ragusa E’ stato eseguito il sequestro1281, di nove immobili, un bene mobile, sei aziende, quote so- 1 mln
Vicenza cietarie e disponibilità finanziarie, riconducibili ad un soggetto vicino sia alla stidda che e 600 mila Euro
8 febbraio 2018 a Cosa nostra operante a Gela (CL) ed a Vittoria (RG), gravato da numerosi precedenti di
polizia, quali rapina, estorsione, ricettazione, furto aggravato, porto abusivo e detenzione
illegale di armi. Il provvedimento scaturisce dalla proposta di applicazione di misura di
prevenzione patrimoniale formulata dalla DIA nel mese di dicembre 2017.
Prov. Catania E’ stato eseguito il sequestro1282 di otto immobili, due aziende e due veicoli, a carico di 1 mln di Euro
9 marzo 2018 soggetto appartenente alla famiglia mafiosa CAPPELLO che, tra gli anni ’60 e ’90, è stato
condannato più volte per reati di contrabbando, furto, ricettazione, detenzione, porto e
ricettazione di armi.
Siracusa E’ stata eseguita la confisca1283 di sette immobili, dieci beni mobili, tre aziende e disponi- 9 mln di Euro
Ragusa bilità finanziarie varie, nei confronti di soggetto operante nel settore delle macchine da
15 marzo 2018 gioco elettroniche, per conto della famiglia APARO-NARDO-TRIGILA. Il provvedimento
integra il precedente sequestro operato nel novembre del 2011 e scaturisce dalla proposta
di applicazione di misura di prevenzione patrimoniale formulata dalla DIA nel mese di
maggio 2010.
1277
Decreto n. 79/17 MP (33/15 RMP) del 11 dicembre 17 – Tribunale di Trapani.
1278
Decreto n. 33/15 RGMP del 30 ottobre 2015, 9 novembre 2015 e 13 novembre 2015 – Tribunale di Trapani.
1279
Decreto n. 32/16 RGMP del 16 gennaio 2018 – Tribunale di Trapani.
1280
Decreto n. 1/10 RGMP del 23 gennaio 2018 – Tribunale di Caltanissetta.
1281
Decreto n. 01/18 RS (5/18 RMP) del 26 gennaio 2018 – Tribunale di Caltanissetta.
1282
Decreto n. 3/18 RS del 21 febbraio 2018 – Tribunale di Caltanissetta.
1283
Decreto n. 119/17 (n. 19/14 MP) del 1 dicembre 2017 – Tribunale di Catania.
1° semestre
20 1 8
468 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Prov. Messina E’ stata eseguita la confisca1286 di un’azienda riconducibile ad un appartenente a cosa nostra 1 mln Euro
3 maggio 2018 del gruppo TRISCHITTA, colpito da varie ordinanze di custodia cautelare nelle operazioni
“Faida”, “Peloritania 2” e “Margherita”. Il provvedimento, che consolida parzialmente i se-
questri1287 operati il 22 giugno ed il 20 ottobre 2016, scaturisce dalla proposta di applica-
zione di misura di prevenzione formulata dalla DIA nel mese di febbraio 2015.
Prov. di Trapani E’ stato eseguito il sequestro1288 di un’azienda riconducibile ad un affiliato a Cosa nostra, 1 mln Euro
11 maggio 2018 famiglia di Castelvetrano. Il provvedimento scaturisce dalla proposta di applicazione di
misura di prevenzione formulata dalla DIA nel mese di febbraio 2017.
Palermo E’ stato eseguito il sequestro1289 di trentanove immobili, tre società e disponibilità finan- 3 mln Euro
Agrigento ziarie varie nei confronti del capo di un gruppo imprenditoriale, di fatto espressione di
Ferrara Cosa nostra agrigentina. Il provvedimento scaturisce dalla proposta di applicazione di
5 giugno 2018 misura di prevenzione formulata dalla DIA nel mese di novembre 2016.
Prov. Trapani Nell’ambito di un procedimento di prevenzione che, nel mese di novembre 2017 aveva 10 mln Euro
6 giugno 2018 già consentito il sequestro di un rilevante patrimonio ammontante a circa 10 milioni di
Euro, si è proceduto all’esecuzione di un decreto1290 per l’ulteriore sequestro di un marchio
di una società produttrice di olio d’oliva nei confronti di un commerciante internazionale
d’opere d’arte e reperti di valore storico–archeologico.
Prov. Messina E’ stato eseguito un sequestro1291 di beni nei confronti di un soggetto appartenente all’or- 100 mila Euro
26 giugno 2018 ganizzazione mafiosa denominata “clan dei barcellonesi”, attiva nel territorio di Barcellona
Pozzo di Gotto (ME) e nei comuni limitrofi. Il provvedimento scaturisce dalla proposta
di applicazione di misura di prevenzione formulata dalla DIA nel mese di aprile 2017.
1284
Decreto n. 40/18 RSS del 20 aprile 2018 – Tribunale di Catania.
1285
Decreto n. 57/18 RSS del 31 maggio 2018 – Tribunale di Catania.
1286
Decreto n. 27/18 Cron (n. 52/15 RGMP) del 7 aprile 2018 – Tribunale di Messina.
1287
Decreto n. 52/15 RGMP (n. 12/16 Dec. Seq.) del 14 ottobre 2016 – Tribunale di Messina.
Decreto n. 5/16 R. Seq. (n. 52/15 RGMP) del 24 maggio 2016 – Tribunale di Messina.
1288
Decreto n. 9/17 RGMP del 2 maggio 2018 – Tribunale di Trapani.
1289
Decreto n. 50/16 RMP dell’1 giugno 2018 – Tribunale di Agrigento.
1290
Decreto n. 52/2017 MP, emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione, in data 30 maggio 2018. Il provvedimento integra
un precedente sequestro, operato il 15 novembre 2017 (in forza del decreto di sequestro n. 52/2016 RGMP, emesso dal Tribunale di Trapani –
Sezione Misure di Prevenzione in data 24 agosto 2017) grazie anche alla collaborazione della polizia giudiziaria elvetica, attivata dalla Procura
della Repubblica di Palermo con rogatoria internazionale.
1291
Decreto n. 1/18 Decr. Seq. (n. 51/17 RGMP – n. 80/18 RGMP) del 13 giugno 2018 – Tribunale di Messina.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 469
— Investigazioni giudiziarie
Nel corso del primo semestre 2018 sono state svolte le seguenti investigazioni giudiziarie:
Operazioni iniziate 1
Operazioni in corso 30
Procedimenti Penali iniziati 30
Procedimenti Penali in corso 116
Provincia di Caltanissetta Il Centro Operativo DIA di Caltanissetta ha eseguito un’ordinanza di sequestro preven- 1,2 mln di Euro
17 gennaio 2018 tivo1292 per trasferimento fraudolento di valori, aggravato dalle modalità mafiose, di 5
società riconducibili a sei soggetti, per un valore complessivo stimato in 1,2 milioni di
Euro. L’attività investigativa, sviluppata dalla citata articolazione DIA, trae origine da
due segnalazioni di operazioni finanziarie sospette inerenti a movimentazioni bancarie
poste in essere da due soggetti collegati al clan gelese dei RINZIVILLO.
Province di Trapani e Palermo Nell’ambito dell’attività investigativa denominata “Alicia”, la Sezione Operativa di Tra- 1,5 mln di Euro
13 marzo 2018 pani, col supporto di personale dei Centri Operativi DIA di Palermo, Caltanissetta, Ca-
tania e delle Sezioni Operative DIA di Messina e Agrigento, unitamente a militari
dell’Arma dei Carabinieri, ha eseguito una OCCC ed il contestuale decreto di sequestro
preventivo1293 nei confronti di 12 soggetti, a vario titolo ritenuti responsabili dei reati di
cui agli artt. 110, 629, 416 bis c.p. e art. 12 quinquies d.l. 306/1992. La Sezione di Trapani
ha eseguito il sequestro preventivo, ex art. 321 c.p.p., riferito al capitale aziendale di 3 so-
cietà, il cui valore è stato stimato in circa 1,5 milioni di Euro.
Catania Nell’ambito dell’operazione “Garbage affair” il locale Centro Operativo DIA ha eseguito
16 marzo 2018 un’OCC1294 nei confronti di 3 indagati, imprenditori del settore gestione rifiuti e funzio-
nari del Comune, ritenuti responsabili, in concorso tra loro, di turbata libertà degli incanti
e corruzione. L’ordinanza ha anche previsto l’interdizione per 12 mesi dall’esercizio di
uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, nonché la sospensione per un
anno dal pubblico ufficio per i funzionari pubblici. Il successivo 13 giugno 2018, la stessa
articolazione DIA notificava il provvedimento con il quale veniva disposto il sequestro
delle quote societarie delle ditte coinvolte negli appalti.
1292
P.p. 775/16 RGNR e RG GIP 551/17 emessa il 9 gennaio 2018dal GIP di Caltanissetta.
1293
P.p. 12079/14 RGNR DDA e 1174/17 RG GIP emesso il 28 febbraio 2018dal GIP di Palermo.
1294
P.p. 1954/17 RGNR PM e 9618/17 RG GIP.
1° semestre
20 1 8
470 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Provincia di Trapani Nell’ambito dell’operazione di polizia a carattere interforze denominata “Anno Zero”, la 600 mila Euro
19 aprile 2018 Sezione Operativa DIA di Trapani, ha dato esecuzione al provvedimento di fermo d’in-
18 maggio 2018 diziato di delitto, ex art. 384 c.p.p., emesso dalla DDA di Palermo (n. 23685/13 RGNR),
nei confronti di 2 soggetti, appartenenti alla famiglia mafiosa di Castelvetrano (TP), indi-
ziati, a vario titolo, per associazione mafiosa ed estorsione. Contestualmente sono stati
eseguiti i decreti di perquisizione nei locali e negli uffici di alcune società che hanno con-
sentito il rinvenimento di copiosa documentazione relativa alla gestione dei siti di gioco
on line illegale gestiti dall’organizzazione criminale, nonché denaro contante destinato
alla famiglia mafiosa di Castelvetrano. Nel corso della medesima operazione, in esecuzione
del medesimo decreto di fermo, il personale dello SCO della Polizia di Stato, delle Squa-
dre Mobili di Palermo e Trapani, nonché dei Carabinieri del ROS e del Comando Provin-
ciale di Trapani, hanno proceduto al fermo di ulteriori 19 soggetti indagati, a vario titolo,
per i reati di associazione di tipo mafioso. Il provvedimento di fermo - che ha raccolto gli
esiti di numerose indagini, coordinate negli ultimi anni dalla DDA nell’ambito della pro-
vincia di Trapani e, in particolare, sulle aree di Castelvetrano, Partanna, Campobello di
Mazara e Mazara del Vallo, condotte parallelamente dalla Sezione Operativa DIA di Tra-
pani e dagli altri Organi investigativi di Polizia e Carabinieri - ha confermato la scelta
strategica, operata dal latitante Matteo MESSINA DENARO, di affidare ruoli di primis-
simo piano, nell’ambito del sodalizio, a stretti congiunti. Il valore dei beni in sequestro è
stato stimato in circa 200 mila Euro.Il successivo mese di maggio, nello stesso contesto
investigativo sopra descritto, il personale della Sezione Operativa DIA di Trapani ha ese-
guito un Decreto di sequestro preventivo, emesso dal GIP presso il Tribunale di Palermo
ex art. 321 c.p.p., nei confronti di un imprenditore nel settore dei giochi on line, già arre-
stato il 19 aprile. Il suddetto provvedimento ha riguardato immobili, quote sociali e com-
pendi aziendali, tutti ubicati nella provincia di Trapani, per un valore complessivo di 400
mila Euro.
1295
P.p. 2884/14 RGNR e 3596/14 RG GIP del Tribunale di Messina.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 471
Catania e Udine Nell’ambito dell’operazione “Chaos 2”, prosecuzione di una precedente attività su un CC
9 gennaio 2018 gruppo di soggetti ritenuti affiliati alle famiglie SANTAPAOLA-ERCOLANO, MAZZEI
e NARDO di Siracusa, è stata eseguita l’OCC1296 nei confronti di 5 persone ritenute re-
sponsabili di associazione di tipo mafioso finalizzata alle estorsioni. Con la stessa ordi-
nanza è stata sequestrata un’azienda di Misterbianco (CT).
Valguarnera (EN) Sono stati tratti in arresto sette soggetti vicini alla consorteria VALGUARNERA, in ese- CC
15 gennaio 2018 cuzione dell’OCCC n. 837/17 RGNR e n. 1858/17 RG GIP, emessa dal Tribunale di Cal-
tanissetta l’8 gennaio 2018, su richiesta della locale DDA, per associazione di tipo mafioso
e per avere, tra l’altro, svolto la funzione di collegamento tra la famiglia EMMANUELLO
di Gela e la famiglia di Enna.
Provincia di Ragusa Nell’ambito dell’indagine convenzionalmente denominata “Capolinea”, è stata data ese- CC
Castel Volturno (CE) cuzione all’ OCC1298 nei confronti di due sodalizi multietnici, sottoponendo a restrizione
Ravenna 8 soggetti (2 siciliani, 1 nigeriano ed i restanti 5 di origine tunisina) ritenuti responsabili
16 gennaio 2018 – a vario titolo – di spaccio di eroina.
Floridia e Melilli (SR) Nell’ambito dell’operazione denominata “Basito”, è stata data esecuzione all’OCC1299 nei CC
20 gennaio 2018 confronti di dieci soggetti, a vario titolo ritenuti responsabili di detenzione e spaccio di
sostanze stupefacenti di diversa tipologia (marijuana, hashish e cocaina).
Agrigento e provincia Nell’ambito dell’operazione “Montagna” è stata eseguita l’OCC1300 con la quale è stata CC
22 gennaio 2018 documentata sia una rimodulazione organizzativa nella zona nord della provincia, nel-
l’entroterra montano – con la formazione di un nuovo mandamento mafioso, che, per
connotazione geografica e vastità territoriale, è stato denominato mandamento “della
Montagna” – sia frequenti e stretti rapporti tra esponenti mafiosi agrigentini e le famiglie
di altre province siciliane.
Ragusa e provincia Nell’ambito dell’indagine convenzionalmente denominata “Flipper”, è stata data esecu- CC
23 gennaio 2018 zione all’ OCC1301 nei confronti di un sodalizio multietnico, sottoponendo a restrizione
18 soggetti tra i quali italiani, romeni, tunisini ed albanesi, ritenuti responsabili di deten-
zione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
1296
N. 12138/16 RGNR e 8887/17 RG GIP emessa l’8 gennaio 2018 dal Tribunale di Catania.
1297
N. 4286/2016 RGNR e 1323/17 RG GIP emessa l’8 gennaio 2018 dal Tribunale di Ragusa.
1298
N. 4399/2016 RGNR e 3936/2017 RG GIP emessa l’8 gennaio 2018 dal Tribunale di Ragusa.
1299
N. 662/17 RGNR e 6328/17 RG GIP emessa il 18 gennaio 2018 dal Tribunale di Siracusa.
1300
N. 10533/2015 RG GIP, emessa dal Tribunale di Palermo, su richiesta della competente DDA.
1301
N. 1540/17 RGNR e 3549/17 RG GIP emessa l’8 gennaio 2018 dal Tribunale di Ragusa.
1° semestre
20 1 8
472 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Palermo Nell’ambito del proseguimento dell’operazione “Talea” (dicembre 2017) è stata data ese- CC
25 gennaio 2018 cuzione all’ordinanza di convalida del Fermo1303 nei confronti di 4 soggetti – tra i quali
un tunisino, organico alla famiglia di Partanna Mondello – ritenuti responsabili, a vario
titolo, di associazione mafiosa, estorsioni ed altro.
Provincia di Milano E’ stato effettuato, in esecuzione del Decreto n. 1/18, emesso l’11 gennaio 2018 dal Tribunale G. di F.
29 gennaio 2018 di Enna – Sezione MP (e successive integrazioni), un sequestro di beni mobili, immobili e
di disponibilità finanziarie, nei confronti di un soggetto originario dell’ennese, ma residente
in Lombardia. Il predetto, ritenuto responsabile del reato di associazione mafiosa1304 in rela-
zione alla sua appartenenza alla famiglia di Pietraperzia (EN), reimpiegava capitali di prove-
nienza illecita in attività produttive nell’Italia settentrionale, in particolare nel settore della
compravendita di autovetture di grossa cilindrata.
Catania, Messina e Piacenza Nell’ambito dell’operazione “Adranos” è stata eseguita l’OCC1305 nei confronti di 33 sog- P. di S.
30 gennaio 2018 getti, ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso finalizzata al traffico di stupefa-
centi, estorsione, rapina ed altro. Si tratta di soggetti ritenuti vicini al clan SANTANGELO
di Adrano (CT), sodalizio legato alla famiglia catanese SANTAPAOLA-ERCOLANO.
Palermo Nell’ambito dell’operazione “Legame” è stato eseguito il Decreto di Fermo nei confronti CC
30 gennaio 2018 di cinque soggetti, cui ha fatto seguito l’OCCC1306. L’attività di indagine ha palesato la re-
sponsabilità del mandamento di Bagheria in ordine ad episodi estorsivi ai danni di opera-
tori economici.
Provincia di Palermo Nell’ambito dell’operazione “Game over” è stata eseguita l’OCC1307 nei confronti di 30 per- P. di S.
e Sanremo (IM) sone, ritenute appartenenti alla famiglia di Partinico e considerate responsabili, a vario ti-
1 febbraio 2018 tolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, reati
concernenti le sostante stupefacenti, riciclaggio, auto riciclaggio, trasferimento fraudo-
lento di valori, concorrenza sleale aggravata, associazione per delinquere finalizzata alla
raccolta abusiva di scommesse, truffa ai danni dello Stato ed altro. In tale contesto è stato
anche eseguito il sequestro di una sala per la raccolta delle scommesse on line, con sede
in Sanremo (IM).
1302
OCCC n. 2884/2014 RGNR e 3596/14 RG GIP del 2, 3 e 8 gennaio 2018 emesse tutte dal Tribunale di Messina.
1303
N. 1942/17 RGNR e 534/2018 RG GIP emessa in pari data.
1304
Il profilo criminale di tale soggetto era già emerso nell’operazione “Triskelion”, condotta nell’ottobre 2010 dalla Guardia di finanza di Calta-
nissetta.
1305
N. 13681/2014 RGNR e 10259/2015 RG GIP emessa il 23 gennaio 2018 dal Tribunale di Catania.
1306
N. 9861/2016 RGNR e 779/2018 RG GIP emessa il 21 febbraio 2018.
1307
N. 22264/13 RGNR e 13079/13 RG GIP emessa il 26 gennaio 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 473
Comiso (RG) Siracusa In prosecuzione dell’attività convenzionalmente denominata “Proelio”, condotta il 7 giu- CC
e Tolmezzo (UD) gno 2017, i militari dell’Arma hanno dato esecuzione ad una ulteriore misura custodiale
19 febbraio 2018 nei confronti di 3 pregiudicati¸ uno dei quali è stato ritenuto responsabile, oltre che del
reato di traffico di stupefacenti, anche di associazione di tipo mafioso, in considerazione
dell’appartenenza dello stesso a cosa nostra vittoriese.
Siracusa Nell’ambito dell’indagine “Bronx” è stata eseguita l’OCC1308 nei confronti di 18 soggetti, CC
e Marano di Napoli (NA) alcuni dei quali affiliati alla famiglia APARO ed al clan ATTANASIO, egemoni nella cin-
20 febbraio 2018 tura urbana di Siracusa, ritenuti responsabili del reato di associazione per delinquere fi-
nalizzata al traffico di droga. Nel corso dell’attività sono stati sequestrati circa 8 kg. di
sostanze stupefacenti di varia tipologia, oltre a denaro contante provento dell’attività
delittuosa.
Acireale (CT) Nell’ambito dell’operazione “Sibilla”, è stata eseguita l’OCC1309 nei confronti di pubblici G. di F.
24 febbraio 2018 amministratori ritenuti responsabili di corruzione, turbata libertà degli incanti e falsità
ideologica. L’indagine ha disvelato come, nel collaudo dei lavori di ampliamento del ci-
mitero comunale, non fossero mai state effettuate le dovute verifiche strutturali. Inoltre,
si è rivolto l’interesse investigativo verso interessato alcuni incarichi professionali relativi
alla progettazione di impianti sportivi nei comuni di Acireale (CT) e Malvagna (ME)
erano stati affidati illecitamente ad un locale consulente del CONI .
Siracusa e Messina I Carabinieri, nell’ambito dell’indagine “Tonnara”, hanno eseguito l’OCC1310 nei confronti CC
27 febbraio 2018 di 16 soggetti, appartenenti ad un’associazione riconducibile al clan BOTTARO – ATTA-
NASIO, e ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al traffico di co-
caina. Nel corso dell’attività venivano sequestrati oltre 3 kg. di sostanza stupefacente
Enna (EN) Nell’ambito dell’operazione “Capolinea”, è stata eseguita l’OCCC1311 nei confronti di 6 P. di S.
9 marzo 2018 soggetti ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione abu-
siva di munizionamento. L’operazione ha disvelato nuovi assetti delle consorterie mafiose
in provincia di Enna ed ha confermato i rapporti di collaborazione delle stesse con il clan
CAPPELLO-BONACCORSI di Catania.
1308
N. 2608/2015 RGNR e 2429/2017 RG GIP emessa il 13 febbraio 2018 dal Tribunale di Catania.
1309
N. 1907/2016 RGNR e 10692/17 RG GIP emessa il 22 febbraio 2018 dal Tribunale di Catania.
1310
N. 1060/2016 RGNR e 339/2017 RG GIP emessa il 16 febbraio 2018dal Tribunale di Catania.
1311
N. 377/2018 RGNR e 248/2018 RG GIP emessa il 1° marzo 2018 dal Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale DDA.
1° semestre
20 1 8
474 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Province di Agrigento e Trapani Nell’ambito dell’operazione “Caronte” è stata eseguita l’OCC1312 nei confronti di tre sici- CC
23 marzo 2018 liani e un pregiudicato tunisino, facenti parte di un sodalizio criminale e ritenuti respon-
sabili, a vario titolo, di violazione delle disposizioni contro l’immigrazione clandestina,
nonché di contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Ad un altro indagato è stato notificato
l’obbligo di dimora. Gli sbarchi avvenivano sulle coste del trapanese. Sull’imbarcazione,
per ogni traversata, venivano trasportate circa 1.600 stecche di sigarette, nonché dalle 12
alle 15 persone, ciascuna delle quali pagava dai 4 ai 5 mila Euro.
Misilmeri (PA) Con l’esecuzione dell’OCCC1313 nei confronti di dodici soggetti, è stata colpita la famiglia CC
9 aprile 2018 di Misilmeri, particolarmente attiva nell’imposizione del pizzo, oltre che nel traffico in-
ternazionale di sostanze stupefacenti.
Provincia di Trapani Nell’ambito dell’operazione “Scorpion fish”1314, è stato disposto il fermo di indiziato di G. di F.
10 aprile 2018 delitto per trenta soggetti appartenenti a due associazioni per delinquere operanti tra la
Tunisia e la Sicilia, e composte da cittadini di entrambi i Paesi. Taluni degli indagati, nel-
l’ambito della predetta attività d’indagine, palesavano atteggiamenti ostili alla cultura
occidentale anche mediante propaganda attraverso profili “social”.
Rosolini e Avola (SR) Nell’ambito dell’operazione “Belial” è stata data esecuzione all’OCC1315 nei confronti di CC
16 aprile 2018 un esponente politico, ritenuto responsabile del reato di scambio elettorale politico-ma-
fioso, in concorso con due soggetti ritenuti contigui alla famiglia CRAPULA.
Gela (CL) Nell’ambito dell’operazione “Cavallo di ritorno” è stata data esecuzione all’OCC1316 nei P. di S.
18 aprile 2018 confronti di 9 persone, per 3 delle quali era disposta la custodia cautelare in carcere mentre
per le altre la misura degli arresti domiciliari. Le stesse sono state ritenute responsabili di
furto, ricettazione, rapina, estorsione, danneggiamento, detenzione abusiva di armi e mu-
nizioni. I soggetti attuavano le estorsioni secondo la nota modalità del “cavallo di ritorno”,
condizionando la restituzione del bene sottratto al pagamento di una somma in denaro.
Leonforte (EN) Nell’ambito dell’operazione “Blood brothers” è stata eseguita l’OCCC1317 nei confronti di P. di S.
20 aprile 2018 3 persone, a vario titolo ritenute responsabili di estorsione ed usura, nonché detenzione
e porto abusivo di armi, furto e ricettazione.
1312
N. 2653/2017RGNR mod. 21 e 2413/2017 RG GIP emessa dal Tribunale di Marsala.
1313
N. 22322/14 RGNR e 3324/18 RG GIP emessa il 5 aprile 2018.
1314
P.p. 615/2017 RGNR DDA e 12260/2017 RGNR DDA.
1315
N. 13470/2017 RGNR e 2750/2018 RG GIP, emessa il 9 aprile 2018dal Tribunale di Catania.
1316
N. 606/17 RGNR, 1212/17 RG GIP e 267/17 RGMC emessa il 12 aprile 2018dal Tribunale di Gela.
1317
N. 800/2017 RGNR e n. 2148/17 RG GIP emessa il 16 aprile 2018dal Tribunale di Enna.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 475
Provincia di Livorno In esecuzione dell’OCCC1319 è stato tratto in arresto un cittadino albanese coinvolto in CC
23 aprile 2018 un’associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di cocaina nel terri-
torio di Gela (CL).
Caltanissetta e provincia Nell’ambito dell’operazione “Mutata arma”, è stata eseguita l’OCCC1320 nei confronti di P. di S.
26 aprile 2018 10 soggetti, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio
di stupefacenti e di alterazione di armi con l’aggravante di aver commesso i fatti al fine
di agevolare Cosa nostra gelese. L’approvvigionamento dello stupefacente avveniva per
il tramite di soggetti di altre province siciliane.
Leonforte (EN) Nell’ambito dell’operazione “L’anno del gallo”, è stata data esecuzione all’OCC1321 nei P. di S.
26 aprile 2018 confronti di 3 soggetti ai quali è stata applicata la misura degli arresti domiciliari e di
altri 4 sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Tutti i predetti sono
indiziati di acquisto, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
Catania Nell’ambito dell’operazione “Black Job” è stata data esecuzione all’OCC1322 nei confronti G. di F.
3 maggio 2018 di 4 soggetti, pubblici dipendenti dell’area del catanese, ritenuti responsabili, a vario
titolo ed in concorso tra loro, di corruzione, falso ideologico e soppressione di atti veri.
Vizzini (CT) e Milano Nell’ambito dell’operazione “Dalton” è stata eseguita l’OCC 1323nei confronti di 16 per- CC
9 maggio 2018 sone ritenute responsabili di spaccio di stupefacenti e rapina, nonché della pianificazione
di un omicidio per contrasti legati alla gestione delle attività di spaccio.
Caltanissetta Nell’ambito dell’operazione “Double face” è stata eseguita l’OCC1324. I soggetti coinvolti P. di S.
14 maggio 2018 sono stati ritenuti responsabili di essersi associati allo scopo di commettere delitti contro
la pubblica amministrazione, accesso abusivo a sistemi informatici e corruzione.
1318
N. 6670/15 RGNR e 5534/17RG GIP emessa il 12 aprile 2018 dal Tribunale di Messina.
1319
N. 3356/15 RGNR e 2187/16 RG GIP emessa il 5 aprile 2018 dal Tribunale di Caltanissetta.
1320
N. 1842/13 RGNR e 1288/14 RG GIP emessa il 6 aprile 2018 dal Tribunale di Caltanissetta.
1321
N. 533/2016 RGNR e 403/2017 RG GIP emessa il 16 aprile 2017 dal Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della locale DDA.
1322
N. 11864/2017, RGNR emessa il 21 aprile 2018 dal Tribunale di Catania.
1323
N. 2153/15 RGNR, 254/16 RG GIP e 31/18 ROMC emessa il 2 maggio 2018 dal Tribunale di Caltagirone.
1324
N. 1699/2014 RGNR e 1160/2015 RG GIP emessa il 19 aprile 2018 dal Tribunale di Caltanissetta.
1° semestre
20 1 8
476 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Palermo E’ stata data esecuzione all’OCCC1327 nei confronti di undici soggetti. L’indagine P. di S.
21 maggio 2018 ha permesso di appurare, tra l’altro, come le nuove leve, spesso rapinatori, ab-
biano scalato le gerarchie della famiglia mafiosa palermitana della NOCE du-
rante la detenzione dei vertici. Sono state documentate minacce e pressioni ai
danni di un parroco, affinché patrocinasse religiosamente una festa rionale, or-
ganizzata dagli arrestati, al fine di raccogliere denaro da destinare ai familiari
degli affiliati detenuti.
Provincia di Ragusa Nell’ambito dell’operazione “Boschetari” è stata eseguita l’OCC1328 nei confronti P. di S.
22 maggio 2018 di 5 cittadini romeni responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla
tratta di esseri umani.
Siracusa e provincia Nell’ambito dell’indagine “Megara” è stata eseguita l’OCC1329 nei confronti di CC
23 maggio 2018 undici soggetti, a vario titolo ritenuti responsabili di associazione per delin-
quere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, nonché di detenzione e
porto illegale di armi. L’indagine ha consentito di disarticolare un’organizza-
zione che, inizialmente unitaria, si è poi scissa in due compagini contrapposte
nella gestione di importanti piazze di spaccio di Siracusa e della sua periferia.
L’operazione ha permesso inoltre di sequestrare oltre 4 kg. di sostanze stupe-
facenti di varia tipologia.
Palermo Nell’ambito dell’operazione “Drug away” è stata eseguita l’OCCC1330 nei con- P. di S.
24 maggio 2018 fronti di undici soggetti. L’attività ha portato alla luce un’associazione per de-
linquere, con base operativa nel rione di Ballarò, finalizzata all’acquisto,
trasporto, commercio e vendita, anche a domicilio, di cocaina e di hashish.
1325
N. 2050/17 RGNR e 1165/18 RG GIP emessa l’8 maggio 2018 dal Tribunale di Ragusa.
1326
N. 8574/2017 RGNR e 2206/18 RG GIP emessa il 15 maggio 2018 dal Tribunale di Siracusa.
1327
N. 13740/2017 RGNR e 10015/18 RG GIP emessa il 18 maggio 2018.
1328
N. 2151/2018 RGNR della Procura distrettuale della Repubblica di Catania, già iscritta al n. 3783/2017 RGNR della Procura della Repubblica
di Ragusa.
1329
N. 13749/2016 RGNR e 2522/2018 RG GIP emessa il 9 maggio 2018 dal Tribunale di Catania.
1330
N. 5920/17 RGNR e 4401/17 RG GIP emessa il 21 maggio 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 477
Provincia di Catania Nelle province di Catania, Reggio Calabria e Prato, nell’ambito dell’operazione CC
ed altre località “En plein 2”, è stata eseguita l’OCCC1331 nei confronti di 19 persone, affiliate alle
19 giugno 2018 consorterie MORABITO-RAPISARDA ed al clan catanese LAUDANI, ritenute
responsabili di associazione di tipo mafioso, rapina e spaccio di stupefacenti.
Enna (CL) Nell’ambito dell’operazione “Ottagono” è stata eseguita l’OCCC1332 nei con- P. di S.
19 giugno 2018 fronti di tre persone indagate per associazione mafiosa, estorsione, detenzione
e porto abusivo di armi, aggravato dall’aver favorito la propaggine, operante
ad Aidone (EN), della famiglia di Cosa nostra di Enna. Le indagini hanno rive-
lato il progetto degli indagati di ricostruire il sodalizio mafioso di Cosa nostra
ad Aidone, al fine di influire sulle decisioni del Comune per la gestione dei ri-
fiuti e della manutenzione del verde pubblico.
Catania e provincia Nell’ambito dell’operazione “Bivio” è stata data esecuzione alla misura custo- CC
28 giugno 2018 diale1333 nei confronti di 27 indagati ritenuti responsabili di associazione per de-
linquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
1331
N. 1185/2018 RGNR e 4824/2018 RG GIP emessa l’11 giugno 2018 dal Tribunale di Catania.
1332
N. 2432/2015 RGNR e 1665/2016 RG GIP emessa il 13 giugno 2018 dal Tribunale di Caltanissetta, su richiesta della DDA.
1333
N. 6987/17 RGNR e 662/18 RG GIP emessa il 12 giugno 2018 dal Tribunale di Catania.
1° semestre
20 1 8
478 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1334
L’analisi delle dinamiche delittuose relative alla criminalità campana è stata condotta tenendo conto dei dati statistici della Campania, acquisiti
dal sistema SDI del CED Interforze.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 479
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
480 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 481
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
482 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
OMICIDI
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 483
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
484 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Confische conseguenti ai sequestri proposti dal Direttore della DIA 103.300.000,00 Euro
Confische conseguenti ai sequestri proposti dall’A.G. in esito ad indagini della DIA 2.000.258,00 Euro
TOTALE CONFISCHE 105.300.250,00 Euro
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 485
Capaccio-Paestum e Agropoli (SA) Sequestro – con contestuale confisca1337 – del patrimonio immobiliare ed aziendale ricon- 3 mln di Euro
20 marzo 2018 ducibile a un imprenditore, ritenuto organico al clan MARANDINO, già condannato per
bancarotta fraudolenta.
Casal di Principe (CE) Sequestro1338 di buoni postali ed oggetti in oro al capo e ai congiunti del clan BIDO- 151 mila Euro
21 marzo 2018 GNETTI, una delle componenti del cartello casertano dei CASALESI.
Eboli (SA) Sequestro – con contestuale confisca1339 – di sette immobili e di una società, riconducibili 2 mln di Euro
6 giugno 2018 al titolare di una rivendita di automobili, ritenuto organico al clan MAIALE. Il provvedi-
mento ha disposto, inoltre, nei confronti del predetto la misura di prevenzione personale
della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel comune
di residenza, per la durata di anni tre.
Cava de’ Tirreni (SA) Sequestro – con contestuale confisca1340 – di un appartamento nella disponibilità di un 300 mila Euro
18 giugno 2018 soggetto organico al clan BISOGNO
— Investigazioni giudiziarie
Nel corso del primo semestre 2018 sono state svolte le seguenti investigazioni giudiziarie:
Operazioni iniziate 2
Operazioni in corso 29
Procedimenti Penali iniziati 8
Procedimenti Penali in corso 45
1335
Decreto n. 12/18 RD (n.167/13 RGMP) del 20 dicembre 2017 del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
1336
Decreti n. 20 e 21/14 RD (167/13 RGMP) del 2 e 7 luglio 2014 del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
1337
Decreto n. 8/18 RD (nr.22/17 RGMP) del 22 febbraio 2018 del Tribunale di Salerno.
1338
Decreto n. 5/18 (nr.8/18 RGMP) del 14 marzo 2018 del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
1339
Decreto n. 30/18 RD (n.20/15 RMP PM e n.40/16 RMSP) del 18 maggio 2018 del Tribunale di Salerno.
1340
Decreto n. 34/18 RD (n.1/18 RMSP) del 24 maggio 2018 del Tribunale di Salerno.
1° semestre
20 1 8
486 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Provincia di Napoli Il Centro Operativo DIA di Napoli, la Squadra Mobile di Napoli e il Nucleo Investigativo
23 gennaio 2018 Carabinieri di Castello di Cisterna hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei
confronti di 45 persone. L’attività investigativa ha permesso di ricostruire gli assetti del
clan MOCCIA, le responsabilità del suo vertice, dei dirigenti e dei relativi referenti sul
territorio della provincia di Napoli (Afragola, Casoria, Arzano, Frattamaggiore, Fratta-
minore, Cardito, Crispano e Caivano e Acerra) e nel Lazio, a partire dal 2011 fino ai tempi
più recenti, e le attività criminali sul territorio (Operazione “Palazzo”).
Scafati (SA) La Sezione Operativa DIA di Salerno ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei
24 gennaio 2018 confronti di 3 soggetti, ritenuti esponenti del clan LORETO-RIDOSSO, responsabili di
gravi ingerenze sul regolare andamento delle consultazioni elettorali per il rinnovo del
Consiglio Comunale di Scafati (SA), tenutesi nel 2013. (Operazione “Sarastra”).
Madrid (E) Il Centro Operativo DIA di Padova ha individuato in Messico un latitante, contiguo al
Verona clan LICCIARDI, ricercato dal 2007 per l’esecuzione di una sentenza di condanna a 9 anni
31 gennaio 2018 di reclusione, comminatagli dal Tribunale di Verona per reati consumati nelle province
di Verona e Brescia. Espulso dal Messico è stato arrestato in Spagna ed estradato in Italia
il 31 gennaio 2018. (Operazione “Benaco”).
Napoli Il Centro Operativo DIA di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in car-
6 marzo 2018 cere nei confronti di 2 soggetti che, allo scopo di favorire la latitanza e gli interessi di un
17 maggio 2018 esponente apicale del clan LO RUSSO si erano prestati, con proprie attività economiche,
ad occultare i proventi illeciti del clan al fine di eludere eventuali provvedimenti ablativi
reali.Successivamente, lo stesso Centro Operativo ha eseguito un’ordinanza di custodia
cautelare in carcere nei confronti di 3 soggetti, tra cui due medici, che si rendevano dispo-
nibili a proteggere gli interessi dei titolari di note attività di ristorazione di Napoli, detenuti
e contigui al clan LO RUSSO, prima acquisendole per loro conto per poi passare ad operare
affari e investimenti con i fiduciari della predetta organizzazione. (Operazione “Snakes”).
Provincia di Caserta e Pitesti Il Centro Operativo DIA di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in car- Oltre 250 mln
(Romania) cere nei confronti di 2 imprenditori, ritenuti responsabili di associazione mafiosa. I pre- di Euro
12 aprile 2018 detti avrebbero avuto un ruolo strategico e fiduciario nell’amministrazione di un ingente
patrimonio societario ed immobiliare in Romania, riconducibile al clan dei CASALESI-
fazione ZAGARIA, e avrebbero gestito una fase della latitanza del capo del clan ZAGA-
RIA. Nel corso della stessa operazione, il citato Centro Operativo ha sequestrato beni per
circa 250 milioni di Euro in Romania. (Operazione “Nuova Transilvania”).
Napoli Centro Operativo DIA di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei con- 8,5 mln di Euro
9 maggio 2018 fronti di 6 soggetti (4 in carcere e 2 ai domiciliari), ritenuti responsabili di intestazione
fittizia di beni con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività
mafiosa dei clan CONTINI e SARNO. Contestualmente è stato eseguito un sequestro di
beni immobili e attività commerciali. (Operazione “Black Bet”).
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 487
Formia (LT) A Formia, presso l’abitazione di congiunti e dopo un breve conflitto a fuoco, è stato indi- CC
12 gennaio 2018 viduato e tratto in arresto un esponente di spicco del clan RANUCCI di Sant’Antimo
(NA), latitante dal 2013 dovendo espiare la reclusione di 4 anni per rapina. Il successivo
16 gennaio 2018 veniva eseguita, nei confronti del citato latitante, l’ordinanza di custodia
cautelare emessa dal Tribunale di Cassino e la misura dell’obbligo di dimora nei confronti
dei congiunti che gli avevano fornito assistenza.
Napoli e provincia E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 15/18 OCC (p.p. n. 33594/16 G. di F.
19 gennaio 2018 RGNR) nei confronti di 7 soggetti appartenenti al gruppo SCARPA, legato al clan GALLO
di Torre Annunziata, ritenuti responsabili di traffico internazionale di stupefacenti.
Cassino (FR) All’interno di un casolare, dove era nascosto, è stato individuato ed arrestato un latitante CC
24 gennaio 2018 del clan POLVERINO di Marano di Napoli, considerato il reggente del sodalizio, desti-
natario di una condanna a 20 anni per associazione mafiosa emessa dalla Corte di Ap-
pello di Napoli1341.
Napoli E’ stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere1342 nei confronti di 19 sog- CC
30 gennaio 2018 getti contigui alla famiglia FARELLI, originaria dei Quartieri Spagnoli, già collegata al
locale clan RICCI, ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico di stupefa-
centi, tentato omicidio, favoreggiamento e violazione legge sulle armi.
Territorio Nazionale E’ stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare1343 nei confronti di 8 soggetti, appar- CC
30 gennaio 2018 tenenti ai sodalizi ABETE-ABBINANTE-NOTTURNO-APREA e VANELLA-GRASSI di
Secondigliano, responsabili a vario titolo di omicidio in concorso, lesioni personali, vio-
lazione legge sulle armi, danneggiamento, reati aggravati dall’art.7 L.203/91.
Napoli E’ stato eseguito il decreto di fermo n. 5117/R/2018 nei confronti di 9 soggetti, apparte- P. di S.
12 febbraio 2018 nenti al clan MAZZARELLA, ritenuti responsabili di associazione mafiosa. Il successivo
15 febbraio 2018 il gip del Tribunale di Napoli ha emesso nei loro confronti, un’ordinanza
di custodia cautelare in carcere.
1341
Sentenza n.10681/16 RG APP del 21 luglio 2017.
1342
N. 9661/16 RGNR, 8906/17 RG GIP e 2/18 OCC.
1343
N. 48729/14 RGNR, 13805/17 RG GIP e 24/18 OCC.
1° semestre
20 1 8
488 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Napoli E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare1345 nei confronti di 14 soggetti contigui P. di S. e
28 febbraio 2018 ai clan DI LAURO e VANELLA GRASSI, responsabili a vario titolo, di associazione ma- G. di F.
fiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio, detenzione e
porto abusivo di armi, favoreggiamento ed estorsioni, reati aggravati dal fine di agevolare
l’attività mafiosa.
Napoli La Squadra Mobile della Questura di Napoli ha eseguito un’ordinanza di custodia cau- P. di S.
3 marzo 2018 telare1346 nei confronti di 18 soggetti, contigui al clan VASTARELLA del rione Sanità, ri-
tenuti responsabili di associazione mafiosa, ricettazione, tentata estorsione detenzione e
porto illegale di arma da fuoco, aggravati dal fine di agevolare l’attività mafiosa.
Territorio Nazionale E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare1347 nei confronti di 6 soggetti contigui CC
5 marzo 2018 al clan dei CASALESI, ritenuti responsabili di estorsione aggravata dal metodo mafioso
Napoli E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 99/18 OCC (p.p. n. CC
6 marzo 2018 24971/15 RGNR) nei confronti di 5 soggetti contigui al clan VANELLA GRASSI di Secon-
digliano, ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio aggravato dal metodo mafioso
e detenzione illegale di armi.
Marano di Napoli (NA) E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere1348 nei confronti di 31 soggetti, CC
12 marzo 2018 contigui ai clan ORLANDO-NUVOLETTA-POLVERINO di Marano, ritenuti responsabili
di traffico internazionale di stupefacenti aggravato dalle finalità mafiose. (op. Smoking).
Napoli E’ stata eseguita la misura cautelare in carcere1349 nei confronti di 6 soggetti appartenenti P. di S.
13 marzo 2018 a “il gruppo della 167”, costola degli AMATO-PAGANO, ritenuti responsabili di omicidio
in concorso, estorsione, violenza privata e detenzione illegale di armi, reati aggravati dal
metodo mafioso.
Napoli E’ stata eseguita la misura cautelare in carcere1350 nei confronti di 8 persone, contigue ai CC
25 marzo 2018 clan RINALDI e DE LUCA BOSSA di Napoli, ritenute responsabili a vario titolo di omi-
cidio in concorso aggravato da finalità mafiose e porto e detenzione di armi da guerra.
1344
N. 13059/15 RGNR, 6267/17 RG GIP e 7/18 OCC.
1345
N. 52123/12 RGNR, 38923/13 RG GIP e 28/18 OCC.
1346
N. 21705/17, 16049/17 RG GIP e 91/18 OCC.
1347
N. 3878/16 RGNR e 106/18 OCC.
1348
N. 25889/17 RGNR PM, 20159/17 GIP e 86/2018 OCC.
1349
N. 35366/15 RGNR – 865/18 RG GIP e 111/18 OCC.
1350
N. 31294/17 PM, 25445/17 RG GIP e 126/18 OCC.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 489
Provincia di Salerno e Spagna E’ stata eseguita la misura cautelare in carcere1352 nei confronti di 5 soggetti contigui al CC
27 marzo 2018 clan MARINIELLO di Nocera Inferiore (SA), ritenuti responsabili di usura ed estorsione
in concorso, aggravati dal metodo mafioso.
Territorio Nazionale E’ stata eseguita la misura cautelare in carcere1353 nei confronti di 11 soggetti contigui al CC
28 marzo 2018 clan FABBROCINO di San Giuseppe Vesuviano, ritenuti responsabili di associazione ma-
fiosa, detenzione illegale di armi, estorsione, ricettazione, favoreggiamento personale e
detenzione ai fini di spaccio di stupefacente con l’aggravante del metodo mafioso.
Napoli e S. Maria Capua Vetere (CE) E’ stata eseguita la misura cautelare in carcere1354 nei confronti di 9 soggetti contigui al clan CC
29 marzo 2018 LONGOBARDI-BENEDUCE, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione finaliz-
zata al traffico illecito di sostanze stupefacenti con l’aggravante delle finalità mafiose.
Napoli E’ stata eseguita la misura cautelare in carcere1355 a carico di 3 affiliati al clan LO RUSSO, P. di S.
6 aprile 2018 ritenuti responsabili, di omicidio, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo,
con l’aggravante di agevolare l’attività mafiosa.
Territorio Nazionale E’ stata eseguita la misura cautelare in carcere1356 nei confronti di 8 soggetti contigui al CC
9 aprile 2018 clan DI BIASE, scissionista del clan MALLARDO di Giugliano in Campania, ritenuti re-
sponsabili di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti con l’ag-
gravante delle finalità mafiose.
Provincia di Caserta E’ stata eseguita la misura cautelare in carcere1357 nei confronti di 19 soggetti contigui al P. di S.
9 aprile 2018 clan BELFORTE di Marcianise, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione a delin-
quere finalizzata al traffico ed allo spaccio di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso.
Province di Napoli, Salerno, E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere1358 nei confronti di 62 soggetti, CC
Caserta ed Estero contigui al clan CICCARELLI di Caivano, ritenute responsabili a vario titolo, di traffico
19 aprile 2018 internazionale e spaccio di stupefacenti, nonché intestazione fittizia di beni, impiego di
denaro di provenienza illecita e riciclaggio, tutti reati aggravati da finalità mafiosa.
1351
N. 11665/15 RGNR e 5610/16 RG GIP.
1352
N. 10313/16 RGNR e 1181/17 RG GIP
1353
N. 5072/17 RGNR – n. 8737/17 RG GIP – n. 130/2018 OCC.
1354
N. 53961/09 R.G.N.R. PM e n. 6226/16 R.I.M.C.
1355
N. 5797/18 RGNR e n. 7304/18 RGIP.
1356
N. 29981/17 RGNR. – n. 2842/18 R. GIP – n. 158/18 OCC.
1357
N. 22759/2016 RGNR – n.22663/2016 RG GIP e n. 129/18 OCC.
1358
N. 22272/13 RGNR – n. 1851816/RG GIP e n. 21/2018.
1° semestre
20 1 8
490 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Provincia di Salerno e Territorio E’ stata eseguita la misura cautelare in carcere1360 nei confronti di 18 soggetti, contigui al CC
Nazionale clan PECORARO-RENNA di Battipaglia (SA), ritenuti responsabili, a vario titolo di as-
3 maggio 2018 sociazione finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti
Provincia di Caserta E’ stata eseguita la misura cautelare in carcere1361 (op. Golden Game), nei confronti di 11 G. di F.
7 maggio 2018 soggetti, contigui al clan BELFORTE di Marcianise, responsabili a vario titolo di intesta-
zione fittizia di beni, riciclaggio, estorsione, tutti aggravati dal metodo mafioso e dall’aver
agevolato l’attività mafiosa.
Provincia di Salerno E’ stata eseguita la misura cautelare in carcere1362 nei confronti di 6 soggetti, contigui al CC
9 maggio 2018 clan MATRONE di Scafati (SA), ritenuti responsabili, a vario titolo di tentata estorsione
in concorso, danneggiamento, ricettazione, porto e detenzione di armi da fuoco, tutti reati
aggravati dal metodo mafioso.
Provincia di Caserta E’ stata eseguita la misura cautelare in carcere1363 nei confronti di 6 soggetti contigui al CC
10 maggio 2018 clan LIGATO di Pignataro Maggiore (CE), ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione
in concorso, detenzione illegale di arma da fuoco, reati aggravati dal metodo mafioso.
Territorio Nazionale E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere 1364nei confronti di 29 soggetti, CC
25 maggio 2018 appartenenti al cd gruppo dei mariglianesi contigui al clan MAZZARELLA, ritenuti re-
sponsabili di associazione mafiosa, tentato omicidio, estorsione, detenzione illegale di
armi, sequestro di persona a scopo di estorsione, traffico di sostanze stupefacenti e favo-
reggiamento, tutti aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
Napoli E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere1365 nei confronti di 7 soggetti CC
29 maggio 2018 contigui ai clan AMATO-PAGANO e LO RUSSO per triplice omicidio aggravati dal me-
todo mafioso.
Napoli E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere1366 nei confronti di 4 soggetti P. di S.
30 maggio 2018 contigui ai clan AMATO-PAGANO e LO RUSSO per omicidio in concorso, aggravato dal
metodo mafioso.
1359
N. 26489/15 R.G.N.R., n. 19835/16 REG. GIP e n. 201/18 OCC.
1360
N. 11212/13 RGNR e Nr.3098/14 RGGIP.
1361
N. 21535/16 RGNR n. 13016/17 RG GIP e n. 202/18 OCC.
1362
N. 10680/17 RGNR e Nr.43/18 RGGIP.
1363
N. 41163/2016 R.G.N.R., n. 16167/2017 R.GIP e n. 230/18 O.C.C.
1364
N. 30464/15 R.G. N.R. - n. 24728/17 RG GIP - n. 231/18 OCC.
1365
N. 31547/15 RGNR – n. 21566/16 RG GIP e n. 242/18 OCC.
1366
N. 40753/16 RGNR – n. 10901/18 RG GIP – n. 252/18 OCC.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 491
Napoli E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere1368 nei confronti di 3 soggetti P. di S.
6 giugno 2018 contigui al clan LO RUSSO per omicidio in concorso e detenzione e porto illegale di arma
da sparo, aggravati dal fine di agevolare l’attività mafiosa.
Provincia di Salerno E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere n. 1016/18RGNR, nei con- CC
14 maggio 2018 fronti di 9 soggetti contigui al gruppo ZULLO di Cava dei Tirreni (SA), riconducibile al
locale clan BISOGNO, ritenuti responsabili di associazione finalizzata al traffico e allo
spaccio di sostanze stupefacenti.
Provincia di Salerno E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere1369 nei confronti di 3 soggetti CC
20 giugno 2018 contigui al clan MAIALE, responsabili di tentata estorsione in concorso e detenzione e
porto illegale di arma da sparo, aggravati dal fine di agevolare l’attività mafiosa.
Brusciano (NA) E’ stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare in carcere1370 nei confronti di 6 soggetti CC
26 giugno 2018 affiliati al clan REGA di Brusciano, responsabili di estorsione, tentata estorsione e lesioni
personali, reati aggravati dal metodo mafioso
1367
N. 2244/15 RGNR n. 569/16 RG GIP – n. 235/18 OCC.
1368
N. 9674/14 RGNR – n. 16885/17 RGGIP – n. 276/18 OCC.
1369
N. 4171/18 RGNR e n. 3465/18 RGGIP,
1370
N. 32334/17 RGNR, n. 12715/18 RGGIP, n. 301/18 OCC.
1° semestre
20 1 8
492 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1371
L’analisi delle dinamiche delittuose relative alla criminalità pugliese è stata condotta tenendo conto dei dati statistici della Puglia, acquisiti
dal sistema SDI del CED Interforze.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 493
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
494 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 495
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
496 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
OMICIDI
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 497
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
498 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1372
L’analisi delle dinamiche delittuose relative alla criminalità pugliese è stata condotta tenendo conto dei dati statistici della Puglia, acquisiti
dal sistema SDI del CED Interforze.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 499
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
500 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 501
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
OMICIDI
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° semestre
20 1 8
502 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 503
Confische conseguenti ai sequestri proposti dal Direttore della DIA 180.000,00 Euro
Confische conseguenti ai sequestri proposti dall’A.G. in esito ad indagini della DIA 6.296.850,00 Euro
TOTALE CONFISCHE 6.477.350,00 Euro
1° semestre
20 1 8
504 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Nella tabella successiva sono riepilogati gli esiti delle singole operazioni:
Andria (BT) Eseguito il sequestro con contestuale confisca di due immobili, un veicolo e disponibilità 350 mila Euro
17 gennaio 2018 finanziarie riconducibili ad un pregiudicato andriese sottoposto alla misura cautelare
degli arresti domiciliari; già più volte arrestato per traffico di stupefacenti, ricettazione,
rapine e altri delitti contro il patrimonio e la persona.
Cerignola (FG), Eseguito un sequestro di sette immobili, tre veicoli, un’azienda e alcune disponibilità fi- 721 mila Euro
8 febbraio 2018 nanziarie nei confronti di pluripregiudicato cerignolese condannato per reati contro il
patrimonio e già colpito, nell’ambito dell’operazione “Wolkenbruch”1373 che interessò un
sodalizio criminale, con base a San Pietro in Casale (BO), dedito alla commissione di furti
in danno di imprese nonché al riciclaggio di veicoli ricettati, in tutto il nord Italia.
Lecce, Eseguito il sequestro di un immobile a carico di un pluripregiudicato per reati contro il 500 mila Euro
13 febbraio 2108 patrimonio e in materia di stupefacenti.
Bari, Eseguito il sequestro di due immobili, un veicolo e alcune quote societarie in danno di 341 mila Euro
15 febbraio 2018 pluripregiudicato per reati, tra gli altri, contro il patrimonio e concernenti le armi.
Bari, Eseguito il sequestro con contestuale confisca di un immobile e un rapporto finanziario 180 mila Euro
5 marzo 2018 nei confronti di un pluripregiudicato per delitti concernenti il traffico di sostanze stupe-
facenti.
Ordona (FG), Eseguita la confisca del patrimonio immobiliare e aziendale in danno di un pregiudicato 5 mln e
12 marzo 2018 per reati contro il patrimonio nonché attinenti lo smaltimento illecito di rifiuti, condan- 847 mila Euro
nato altresì per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di
reati in materia ambientale.
Taranto, Eseguita la confisca di un immobile, due veicoli e un bar in danno di due pluripregiudi- 100 mila Euro
17 aprile 2018 cati già condannati per associazione mafiosa oltre che per delitti concernenti sostanze
stupefacenti ed armi.
Bari Eseguito il sequestro anticipato di una azienda operante nel settore alimentare nei con- 300 mila Euro
15 maggio 2018 fronti di pluripregiudicato già condannato per associazione mafiosa oltre che per delitti
concernenti sostanze stupefacenti ed armi nonché contro il patrimonio e la persona.
Provincia di Taranto, Eseguito il sequestro di una unità immobiliare, un vigneto, un fuoristrada, un’azienda 500 mila Euro
7 giugno 2018 agricola e due quote societarie relative, rispettivamente, ad una cooperativa di servizi ed
un distributore di benzina in pregiudizio di un pluripregiudicato di San Giorgio Jonico
(TA) dalla spiccata propensione a delinquere e condannato per associazione mafiosa non-
ché per delitti concernenti le armi e il narcotraffico.
1373
P.p. 1752/15 RGNR e 9422/15 RG GIP del Tribunale di Venezia.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 505
— Investigazioni giudiziarie
Nel semestre in esame, sono state svolte le seguenti investigazioni giudiziarie:
Operazioni iniziate 1
Operazioni in corso 10
Procedimenti penali iniziati 2
Procedimenti penali in corso 14
Puglia, Lombardia, La DIA di Bari, in collaborazione con le omologhe strutture di Milano, Roma e Oltre 5 mln
Lazio, Piemonte ed Abruzzo Torino, ha eseguito un sequestro preventivo che ha colpito beni mobili e im- di Euro
20 marzo 2018 e mobili, rapporti finanziari e ingenti quantità di denaro contante, accumulato
19 giugno 2018 da un imprenditore originario della provincia di Bari (operante nel settore della
somministrazione di manodopera ad aziende), a seguito di una articolata serie
di reati fiscali e operazioni di riciclaggio.
b. Forze di polizia
Le principali operazioni, condotte nel primo semestre del 2018, sono state:
Trani (BT) In esecuzione dell’OCCC sono state tratte in arresto 21 persone1375, ritenute responsabili CC
16 gennaio 2018 di traffico, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, prevalentemente eroina, ma
anche cocaina, hashish e marijuana.
Foggia In esecuzione dell’OCCC n. 107/18, emessa dal GIP presso il Tribunale di Foggia, sono CC
19 gennaio 2018 stati tratti in arresto 11 soggetti ritenuti responsabili di resistenza a pubblico ufficiale ag-
gravata. Tra i destinatari del provvedimento figura un esponente del clan DI TOMMASO.
1374
OCCC n. 7813/16 RGNR e 6211/17 GIP, emessa dal GIP del Tribunale di Brindisi.
1375
N. 2827/2016 RGNR e 4849/16 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Trani.
1° semestre
20 1 8
506 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Brindisi Nell’ambito dell’operazione “Tunder” sono stati tratti in arresto1377 15 soggetti perché in con- CC
7 febbraio 2018 corso tra loro e con due albanesi, non identificati, trasportavano dall’Albania e introducevano
nel territorio nazionale, a bordo di scafi e gommoni, ingenti quantitativi di marijuana.
Ruvo (BA) Nell’ambito dell’operazione “Cannibal Cars”1378 sono stati tratti in arresto un cittadino CC
12 febbraio 2018 egiziano e 2 italiani, ritenuti responsabili a vario titolo, attraverso società dagli stessi
condotte abusivamente, di gestione illecita di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pe-
ricolosi, nonché di traffico organizzato e spedizione transfrontaliera di rifiuti (reati com-
messi dal 2013 al 2017).
Taranto Nell’ambito dell’operazione “Tramontone” sono stati tratti in arresto 8 soggetti indagati CC
14 febbraio 2018 per il reato di estorsione1379. L’indagine è scaturita dai numerosi atti di intimidazione com-
piuti in danno di imprenditori, commercianti ed anche professionisti, avvenuti nei terri-
tori tarantini di Talsano, San Vito in Lama e Leporano.
Brindisi Nell’ambito dell’operazione “Doppio Gioco”, sono stati deferiti all’A.G. 5 soggetti in P. di S.
19 febbraio 2018 quanto responsabili, in concorso tra loro, del reato di estorsione continuata ed aggravata,
scaturito dal furto di tre veicoli furgonati e di attrezzature e materiali da lavoro di ingente
valore commerciale, patito da una ditta brindisina di installazione impianti idrotermici.
Taranto Nell’ambito dell’operazione “Easy Drug”, sono stati tratti in arresto1380 10 soggetti perché, CC
22 febbraio 2018 in concorso tra loro, detenevano, trasportavano e cedevano sostanze stupefacenti, in par-
ticolare hashish e marijuana.
Manfredonia (FG), Mattinata Nell’ambito dell’operazione “Nel Nome del Padre”1381, sono stati tratti in arresto 9 soggetti G. di F.
(FG) e Vieste (FG) ritenuti responsabili, in concorso ed a vario titolo, di detenzione illegale di armi, procurata
23 febbraio 2018 e tentata evasione.
1376
OCCC n. 12046/15 RGNR, 14128/16 RG GIP e 210/17 REG MC emessa dal GIP del Tribunale di Bari.
1377
OCCC n. 678/17 RGNR, 5714/17 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Brindisi.
1378
OCC n. 9592/14 DDA e 659/15 RG GIP dal GIP del Tribunale di Bari.
1379
OCCC n. 7223/17 RGNR e 8027/17 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Taranto.
1380
OCCC n. 4521/16 RGNR e 6842/17 RGIP emessa dal GIP del Tribunale di Taranto)
1381
OCC n. 145/18 RGNR emessa dal GIP del Tribunale di Foggia.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 507
Foggia e Manfredonia (FG) Nell’ambito dell’operazione “Balloons” sono state tratte in arresto1383 8 persone, ritenute G. di F.
7 marzo 2018 responsabili di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’attività di indagine
ha svelato l’esistenza di una organizzazione attiva in particolar modo sull’asse Foggia-
Manfredonia ma anche fuori regione.
Bitonto In esecuzione dell’OCCC1384 sono stati tratti in arresto 9 soggetti appartenenti ai clan CC
14 marzo e 18 aprile 2018 CONTE e CIPRIANO ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di minaccia e violenza
privata, danneggiamento, detenzione e porto abusivo di armi, esplosione di colpi di arma
da fuoco, nonché dell’omicidio di un’anziana donna, rimasta vittima, il 30 dicembre 2017,
di un’azione di fuoco ascrivibile al conflitto armato tra due cosche rivali.
Brindisi Nell’ambito dell’operazione “Alto Impatto2”, sono stati tratti in arresto1385 9 soggetti (altri CC
15 marzo 2018 2 sono stati sottoposti agli obblighi di dimora), ritenuti responsabili di sequestro di per-
sona, minacce, violenza privata, lesioni personali, rapina, ricettazione e porto e deten-
zione di armi. Le indagini hanno permesso di disarticolare due gruppi criminali locali
contrapposti, non organici alla Sacra Corona Unita, che hanno posto in essere una serie
di aggressioni, attentati, sparatorie e ferimenti con armi da fuoco.
Nelle province di Lecce Nell’ambito dell’operazione “Orione” è stata eseguita1386 nei confronti di tre gruppi cri- CC
e Brindisi minali, presenti rispettivamente a Scorrano (LE), a Martano (LE) ed a Torchiarolo (BR).
20 marzo 2018 L’indagine ha portato all’arresto di 37 persone, di cui 20 in carcere e 17 ai domiciliari, ac-
cusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso (reato contestato al solo sodalizio di
Torchiarolo, in quanto considerato inserito nella sacra corona unita e facente capo al clan
DE TOMMASI di Campi Salentina), associazione finalizzata al traffico di sostanze stu-
pefacenti, detenzione e porto abusivo di armi e materie esplodenti, detenzione e spaccio
di stupefacenti, estorsione, favoreggiamento personale, sequestro di persona ed altro. Le
tre associazioni criminali avevano collegamenti importanti per l’approvvigionamento
dello stupefacente in Albania, in Spagna e in Marocco.
Bari Nell’ambito dell’operazione “Doppio Gioco”, è stata eseguita l’OCCC1387 nei confronti di P. di S.
4 aprile 2018 25 indagati appartenenti al clan MERCANTE ed al clan STRISCIUGLIO ritenuti respon-
sabili, a vario titolo, dei reati di tentato omicidio, spaccio di sostanze stupefacenti, furto,
estorsione, porto abusivo di arma da fuoco ed altro.
1382
N. 14879/15 RGNR, 9876/16 RG GIP e 124/17 REG MC emessa dal GIP del Tribunale di Foggia
1383
OCC n. 4243/16 RGNR, 7135/17 RG GIP e 140/17 REG MC emessa dal GIP del Tribunale di Foggia.
1384
N. 112/18 RGNR DDA e 2833/18 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Bari.
1385
OCC n. 7331/17 RGNR emessa dal GIP del Tribunale di Brindisi.
1386
OCCC n. 2107/015 RGNR, 48/017 DDA, 6191/017 RG GIP e 27/018 OCC emessa dal GIP del Tribunale di Lecce.
1387
N. 14488/12 DDA emessa dal GIP del Tribunale di Bari.
1° semestre
20 1 8
508 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Bari Nell’ambito dell’operazione “Porto” sono stati tratti in arresto1389 21 affiliati del clan CA- P. di S.
19 aprile 2018 PRIATI, sodalizio dedito a delitti contro il patrimonio, la persona, nonché concernenti il
traffico di stupefacenti. L’inchiesta ha, tra l’altro, dimostrato come il sodalizio esercitasse
una fortissima influenza all’interno del porto di Bari e di alcuni uffici del Comune.
Bari È stata eseguita l’OCCC1390 nei confronti di 4 soggetti, di cui 3 appartenenti al clan STRI- CC
24 aprile 2018 SCIUGLIO, ritenuti responsabili di un tentato omicidio avvenuto il 16 ottobre 2016, nei
confronti di un pregiudicato.
Cerignola (FG), Nell’ambito dell’operazione “Delirium” sono state tratte in arresto1391 9 persone ritenute G. di F.
e Orta Nova (FG) responsabili, in concorso ed a vario titolo, di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stu-
27 aprile 2018 pefacenti e tentato furto. L’attività di indagine, scaturita dall’arresto di un appartenente
alle Forze dell’ordine che aveva introdotto dello stupefacente all’interno di una struttura
carceraria, ha consentito di disarticolare un sodalizio operante nel basso Tavoliere.
Vico del Gargano (FG) Nell’ambito dell’operazione “Santa Muerte” sono stati tratti in arresto1392 17 soggetti rite- CC
4 maggio 2018 nuti responsabili, in concorso ed a vario titolo, di reati in materia di sostanze stupefacenti
ed armi.
1388
N. 2875/18 RGNR e 4079/18 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Foggia.
1389
OCC n.19494/15 RG GIP, 226/17 REG MC e 17644/2014 RGNR emessa dal GIP del Tribunale di Bari.
1390
N. 14302/16 RGNR e nr.1670/18 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Bari.
1391
OCC n. 287/18 RGNR e 4180/18 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Foggia.
1392
OCC n. 8373/17 RGNR e 156/17 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Foggia.
1393
N. 6445/14 NR, 818/16 RG GIP e 42718 RMC, emessa dal GIP del Tribunale di Potenza.
1394
N. 1733/2017 RGNR DDA, 758/2018 RG GIP e 45/18 RMC.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 509
Provincia di Lecce Nell’ambito dell’operazione “Off Side”, è stata eseguita l’OCCC1396 nei confronti di due P. di S.
15 maggio 2018 indagati contigui al clan COLUCCIA.
Potenza Nell’ambito dell’operazione “Porta a Porta”, è stata eseguita l’OCC1397 nei confronti di P. di S.
15 maggio 2018 un gruppo di spacciatori operante nell’area del Vulture-Melfese.
Taranto Nell’ambito dell’operazione “Caffè Amaro”, è stata eseguita l’OCCC1398 nei confronti di CC
24 maggio 2018 5 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di usura continuata, abusiva attività finan-
ziaria e truffa aggravata ai danni dello Stato.
Province di Bari, Foggia Nell’ambito dell’operazione “Pandora”, è stata eseguita l’OCCC1399 nei confronti di 9 sog- CC
e Barletta-Andria-Trani getti responsabili di associazione per delinquere finalizzata a commettere rapine ai danni
29 maggio 2018 di autotrasportatori, ricettazione della merce e riciclaggio.
Matera Nell’ambito dell’operazione “Enotria” sono state tratte in arresto 44 persone, ritenute re- CC
31 maggio 2018 sponsabili, tra l’altro e a vario titolo, dei reati di detenzione e spaccio di sostanze stupe-
facenti, riciclaggio di proventi illeciti, trasferimento fraudolento di valori, ricettazione,
violenza privata, porto e detenzione abusiva di armi da fuoco. L’inchiesta, riscontrata da
innumerevoli sequestri di stupefacenti tra il 2012 ed il 2013, ha rilevato come il gruppo,
grazie anche ai consolidati rapporti con referenti della criminalità calabrese, pugliese ed
albanese, si fosse organizzato per controllare l’approvvigionamento e lo spaccio di ma-
rijuana, hashish e cocaina destinata al mercato dell’area Jonico-Metapontina ricadente.
Brindisi Nell’ambito dell’operazione “Bogotà” sono stati tratti in arresto1400 2 albanesi e 2 brindi- G. di F.
4 giugno 2018 sini ritenuti responsabili, a vario titolo, di aver fatto parte di un’associazione finalizzata
alla commissione di più delitti concernenti gli stupefacenti.
Foggia Nell’ambito dell’operazione “Imperial” sono state tratte in arresto1401 4 persone ritenute P. di S.
14 giugno 2018 responsabili di usura. Tra i soggetti spicca la figura di un storico componente della società
foggiana.
1395
N. 2233/18 RGNR, 1712/18 RGIP e 49/18 OCC emessa dal GIP del Tribunale di Lecce.
1396
N.3704/15 RGNR, 3242/16 RGIP e 52/18 OCC emessa dal GIP del Tribunale di Lecce.
1397
N. 2487/2017 RGNR, 8/2018 RG GIP e 49/18 RMC emessa dal GIP del Tribunale di Potenza.
1398
N. 9303/16 RGNR e 5755/17 RG GIP emessa dal GIP del tribunale di Taranto.
1399
N. 1410/2017 RGNR e 1069/2017 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Trani.
1400
OCCC n. 11670/14 RGNR, 6941/15 RGIP e 57/18 ROCC emessa dal GIP del Tribunale di Lecce.
1401
OCCC n. 1910/16 RG GIP e 848/18 RGNR dal GIP del Tribunale di Foggia.
1° semestre
20 1 8
510 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
Brindisi È stata eseguita l’OCC1403 nei confronti di 10 soggetti accusati di aver commesso oltre cin- CC
19 giugno 2018 quanta furti di autovetture, motocicli e mezzi agricoli nelle province di Brindisi, Lecce e
Taranto.
Foggia e Andria (BT), Nell’ambito dell’operazione “Odissea Bancomat” sono stati tratti in arresto1404 5 indagati CC
21 giugno 2018 ritenuti i componenti di una banda responsabile degli assalti a postazioni ATM bancomat
- con la tecnica della “marmotta” - ubicate nelle province di Potenza ed Avellino.
Potenza Nell’ambito dell’operazione “Impero 2017”, è stata eseguita l’OCCC1405 nei confronti di 8 G. di F.
26 giugno 2018 indagati, ritenuti i componenti di un’associazione finalizzata al traffico internazionale di
stupefacenti. L’inchiesta, avviata nell’estate 2017, ha consentito di procedere al sequestro
di considerevoli quantitativi di cocaina di elevato grado di purezza.
Potenza È stata eseguita l’OCC1406 nei confronti di 8 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, CC
28 giugno 2018 dei reati di truffa aggravata, turbativa d’asta, corruzione, falso in atto pubblico ed altro.
Nell’ambito dell’inchiesta, che ha interessato un Ente pubblico, è emerso come attraverso
lo scambio appalti-assunzioni, venissero aggiudicati appalti. Il G.I.P ha, inoltre, disposto
provvedimenti anche nei confronti di coindagati, non destinatari della misura cautelare
personale, ma ritenuti comunque responsabili, a vario titolo, di truffa aggravata.
1402
N. 9817/15 RGNR DDA emessa dal GIP del Tribunale di Bari.
1403
N. 1550/17 RGNR e 2276/18 RGIP, emessa dal GIP del Tribunale di Brindisi.
1404
OCC n. 5235/2017 RGNR, 4362/2017 RG GIP e 72/2018 RMC emessa dal GIP del Tribunale di Potenza.
1405
N. 5654/2016 RGNR, 3351/2017 RG GIP emessa dal GIP del Tribunale di Potenza.
1406
N. 6244/2014 RGNR, 3396/2015 RG GIP e 75/18 RMC emessa dal GIP del Tribunale di Potenza.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 511
Confische conseguenti ai sequestri proposti dal Direttore della DIA 52.025.000,00 Euro
TOTALE CONFISCHE 52.025.000,00 Euro
Nella tabella successiva sono riportati gli esiti delle singole operazioni:
Prov. Roma Nella provincia di Roma, Ladispoli e Cerveteri è stata eseguita la confisca di un patrimo- 30 mln Euro
18 gennaio 2018 nio immobiliare, mobiliare e aziendale, del valore complessivo di poco inferiore ai trenta
milioni di Euro, riconducibile a tre appartenenti di una famiglia di giostrai nomadi da
anni divenuta stanziale nel territorio di Cerveteri e strutturati in una organizzazione cri-
minale consolidatasi nella commissione di delitti contro il patrimonio e altro.
Prov. di Varese, E’ stato eseguito il sequestro1407 del patrimonio immobiliare, nonché di due quote socie- 5 mln Euro
Torino, Crotone tarie e due rapporti finanziari, nei confronti di due fratelli, imprenditori campani pluri-
Lugano (Svizzera) pregiudicati operanti nel varesotto e ben radicati nel contesto criminale lombardo,
12 febbraio 2018 specializzati nella gestione di discariche abusive e nel traffico illecito di rifiuti.
1407
Decreti n. 2 e 3/17 (n. 19/17 MP) del 11 dicembre 2017 del Tribunale di Varese.
1° semestre
20 1 8
512 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Investigazioni giudiziarie
Nel semestre in esame, sono state svolte le seguenti investigazioni giudiziarie:
Operazioni iniziate =
Operazioni in corso 2
Procedimenti Penali iniziati 23
Procedimenti Penali in corso 35
Catania Il Centro Operativo DIA di Catania, nell’ambito dell’Operazione “Garbage Affair”, ha concluso una complessa ed articolata
16 marzo 2018 indagine che ha disvelato una serie di condotte penalmente rilevanti poste in essere da funzionari pubblici, a favore di
alcuni imprenditori. L’ordinanza applicativa di misura cautelare personale1414 ha interessato un imprenditore ed un fun-
zionario pubblico, ritenuti responsabili dei reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atti contrari ai doveri
d’ufficio. Un terzo soggetto, cui è stata contestata la corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, è stato sottoposto
agli arresti domiciliari. Misure interdittive, inoltre, sono state irrogate nei confronti di altri 3 soggetti, ritenuti responsabili,
a vario titolo, dei reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.
1408
Decreto n. 8/18 SIPPI SEQ (n. 22/15 RMP) del 15 novembre 2017 del Tribunale di Latina.
1409
Decreti n. 3 e 5/15 SIPPI SEQ (n. 22/15 RMP) del 2 e 19 novembre 2015 – Tribunale di Latina.
1410
Decreto n. 3/15 SIPPI SEQ (n. 22/15 RMP) del 18 aprile 2016 del Tribunale di Latina.
1411
Decreto n. 3/15 SIPPI SEQ (n. 22/15 RMP) del 9 giugno 2016 del Tribunale di Latina.
1412
Decreto n. 4/17 SIPPI SEQ (n. 22/15 RMP) del 17 marzo 2017 del Tribunale di Latina.
1413
Decreti n. 13 e 14/17 SIPPI SEQ (n. 22/15 RMP) del 17 e 24 ottobre 2017 del Tribunale di Latina.
1414
N.9618/17 RG GIP emessa dal GIP di Catania il 13 marzo 2018.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 513
— Criminalità straniera
Di seguito, si riportano le statistiche relative ai delitti di tipo associativo commessi da appartenenti a gruppi
criminali di matrice straniera, che sono risultati più rilevanti1415.
Nella prima tabella è riepilogata l’incidenza, distinta per regioni, dei reati commessi nel semestre in esame da
cittadini stranieri, mentre nella seconda, l’andamento delittuoso di etnie estere è suddiviso per area di prove-
nienza, a partire dal secondo semestre 2015 e fino al primo semestre 2018.
* Associazione mafiosa, associazione per delinquere, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotropiche, associazione
per delinquere finalizzata al contrabbando (T.U.L.D.)
Dati non consolidati-Fonte FastSDI-Ministero dell'Interno-Dipartimento della P.S..
1415
Il monitoraggio si basa sulla rilevazione dell’azione di contrasto effettuata dalle Forze di Polizia sul territorio nazionale.
1° semestre
20 1 8
514 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
* Associazione mafiosa, associazione per delinquere, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze
stupefacenti o psicotropiche, associazione per delinquere finalizzata al contrabbando (T.U.L.D.)
2° Sem. 2015 - 2° Sem. 2016 dati consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
1° Sem. 2017 - 1° Sem 2018 dati non consolidati - Fonte StatDel Ministero dell’Interno - Dipartimento di P.S.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
13. ALLEGATI 515
Confische conseguenti ai sequestri proposti dal Direttore della DIA 1.743.074,00 Euro
Milano È stata eseguita la confisca di due immobili e disponibilità finanziarie, nei confronti di 743 mila Euro
3 gennaio 2018 un imprenditore cinese residente nel capoluogo lombardo. Il predetto, già resosi respon-
sabile di irregolari movimentazioni di denaro, era inserito in un contesto di criminalità
economica connessa con la contraffazione dei marchi, la ricettazione e la violazione di
norme in materia tributaria.
Prato È stato eseguito il sequestro, con contestuale confisca, di disponibilità finanziarie, nei 1 mln Euro
7 giugno 2018 confronti di un imprenditore cinese gravato da numerose condanne per reati di natura
fiscale, violazione delle norme inerenti l’introduzione e l’impiego di manodopera clan-
destina nonché commercio di merce contraffatta.
1° semestre
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516 RELAZIONE SEMESTRALE AL PARLAMENTO
— Investigazioni giudiziarie
Nel semestre in esame, sono state svolte le seguenti investigazioni giudiziarie:
Operazioni iniziate 2
Operazioni in corso 3
Procedimenti Penali iniziati 2
Procedimenti Penali in corso 3
Bari Il Centro Operativo DIA di Bari, nell’ambito dell’Operazione “Shefi”, ha eseguito una misura cautelare (n.10000/17
14 marzo 2018 R.G.G.I.P. emessa dal GIP del Tribunale di Bari in data 15 gennaio 2018), nei confronti di 43 soggetti (20 italiani, 21 cittadini
albanesi e 2 rumeni), 39 dei quali in carcere. I predetti sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di cui agli
artt.73, 74 e 80 D.P.R. 309/1990 commessi con l’aggravante di cui all’art.4 L.146/2006, essendo l’associazione finalizzata
al traffico internazionale di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente.Le indagini effettuate dal Centro di Bari hanno
consentito di individuare due potenti organizzazioni criminali dedite al traffico internazionale di sostanze stupefacenti,
trasportate via mare e poi immesse via terra da corrieri muniti di “staffette”. Lo stupefacente, che veniva stoccato nel
quartiere Carassi di Bari, era destinato a soggetti contigui ad organizzazioni criminali siciliane, campane, calabresi ed
abruzzesi.Nello stesso contesto investigativo sono stati sequestrati, nel tempo, stupefacenti per oltre 15 milioni di Euro.
Firenze Il Centro Operativo DIA di Firenze ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un cittadino cinese
15 marzo 2018 (n.113689/03 R.G.G.I.P. emessa dal GIP del Tribunale di Firenze in data 23/03/2005). Il provvedimento, emesso nell’am-
bito della più ampia Operazione “Alleanza”, ha riguardato un’organizzazione composta da 26 cittadini di nazionalità
cinese ritenuti responsabili di reati associativi e contro il patrimonio, nonché in materia di immigrazione.
Relazione
del Ministro dell’Interno
al Parlamento sull’attività svolta
e sui risultati conseguiti dalla
Direzione Investigativa Antimafia
DIREZIONE I NVESTIGATIVA ANTIMAFIA
Via Torre di Mezzavia, 9/121 - 00173 Roma - Tel. 06 46532000
http://www.interno.it/dip_ps/dia/