Flavia Giulia Elena

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Flavia Giulia Elena

Flavia Giulia Elena (latino: Flavia Iulia Helena; Elenopoli, 248 circa – Treviri, 329) è
stata augusta dell'Impero romano, concubina (o forse moglie)
dell'imperatore Costanzo Cloro e madre dell'imperatore Costantino I. I cattolici la
venerano come sant'Elena Imperatrice.
Origini e matrimonio con Costanzo[modifica | modifica sorgente]
I dati biografici di questo personaggio sono piuttosto scarsi.[1] Sembra sia nata
a Drepanum in Bitinia nel golfo di Nicomedia (attualeTurchia); suo figlio Costantino
rinominò infatti la città in Helenopolis ("città di Elena") in suo onore, cosa che ha
condotto successive interpretazioni ad indicare Drepanum come luogo di nascita di
Elena.[2]

Il vescovo e storico Eusebio di Cesarea, autore di una Vita di Costantino, afferma che
Elena aveva 80 anni al suo ritorno dalla Palestina,[3]riferendosi ad un viaggio
avvenuto nel 326/328; Elena nacque dunque nel 248 o nel 250. Le fonti del IV
secolo, che seguono il Breviarium ab Urbe condita di Eutropio, affermano che era di
bassa condizione sociale. Aurelio Ambrogio è il primo a chiamarla stabularia, un
termine traducibile come "ragazza addetta alle stalle" o come "locandiera"; nell'uso
di Ambrogio si tratta di una virtù, in quanto il vescovo di Milano la definisce
una bona stabularia, "buona locandiera".[4][1] Altre fonti, specie quelle scritte dopo
l'elevazione al trono imperiale di Costantino, ignorano la sua condizione sociale.[1]
Non è noto quando Elena incontrò il suo futuro compagno, Costanzo Cloro.[5] Lo
storico Timothy Barnes ha suggerito che l'incontro ebbe luogo quando Costanzo,
all'epoca al servizio dell'imperatore Aureliano, era stazionato in Asia minore per la
campagna contro il Regno di Palmira; Barnes pone l'attenzione su di un epitaffio
ritrovato a Nicomedia e riguardante uno dei protectores dell'imperatore, un
possibile indizio della presenza di Aureliano in Bitinia poco dopo il 270.[6]
L'esatta natura legale del loro legame è sconosciuta. Le fonti non sono concordi su
questo punto, alle volte chiamando Elena "moglie" di Costanzo e alle volte
riferendosi a lei come "concubina".[5] Girolamo, forse confuso dalla terminologia
vaga delle sue fonti, si riferisce a lei in entrambi i modi.[7] Alcuni studiosi sostengono
che i due genitori di Costantino fossero legati da un matrimonio de facto, non
riconosciuto dalla legge,[8] altri affermano si trattasse di un matrimonio in piena
regola, in quanto le fonti che sostengono questo tipo di relazione sono le più
affidabili.[9]

1
Elena diede alla luce Costantino nel 274. Nel 293 Costanzo dovette lasciare Elena per
volere di Diocleziano e sposare la figliastra dell'imperatore Massimiano, Teodora,
allo scopo di cementare con un matrimonio dinastico l'elevazione di Costanzo
a cesare di Massimiano all'interno della tetrarchia.

Elena Augusta
Elena non si risposò, e visse lontano dalle corti imperiali, sebbene fosse vicina a
Costantino, che per lei aveva un affetto particolare. Costantino fu proclamato
imperatore nel 306, dopo la morte di Costanzo. È probabile che in questo periodo
Elena abbia seguito il figlio. Inizialmente Costanzo pose la sua capitale a Treviri: qui
si trova il palazzo imperiale con un affresco in cui forse è raffigurata Elena; inoltre
esiste una tradizione medioevale su Elena nella zona intorno all'antica capitale
romana.[10] Successivamente Costantino si stabilì a Roma: qui la presenza di Elena è
legata al fundus Lauretus,[11] nella zona sud-orientale della città antica, dove sorse
il palatium Sessorianum, lachiesa dei Santi Marcellino e Pietro a lei
riconducibile,[12] con l'annesso mausoleo di Elena in cui fu poi sepolta. Elena godette
dell'ascesa al potere del figlio, che nel 324 la onorò del titolo di augusta; in suo
nome furono coniate pure molte monete, in cui Elena era la personificazione
della Securitas ("sicurezza") dello stato.

Esiste una tradizione, legata all'Actus Sylvestri, che la vuole ebrea, ma si tratta di una
versione non condivisa dagli storici moderni.[10] Dopo l'avvicinamento di Costantino
al Cristianesimo, anche Elena si convertì alla religione orientale: secondo Eusebio fu
Costantino stesso a convertirla.[13] È possibile che fosse vicina alle posizioni
dell'arianesimo.[10]
Nel 327-328 Elena partì per un viaggio nelle province orientali dell'impero. Questo
viaggio è descritto da Eusebio, il quale ne fa un pellegrinaggio in Terra Santa sui
luoghi della passione diGesù, con atti di pietà cristiana da parte dell'augusta e
costruzione di chiese.[14] È però possibile che vi fosse anche un significato politico,
assieme a quello religioso, in quanto la conversione di Costantino al cristianesimo, le
sue riforme religiose anti-pagane, la sostituzione di ufficiali pagani con altri cristiani,
nonché, probabilmente, la morte del figlio Crispo e della moglie Fausta ordinate
dall'imperatore, gli avevano fatto perdere il favore delle popolazioni orientali.[10]
Nel tardo 328 o nel 329 Elena morì,[15] con Costantino al suo fianco.[16] Fu sepolta
nel mausoleo di Elena, collegato alla chiesa dei Santi Marcellino e Pietro, al di fuori
delle mura di Roma; il suo sarcofago in porfido è conservato ai Musei Vaticani e, per
le tematiche militari che vi sono raffigurate, si ritiene fosse stato preparato per il
figlio Costantino.

2
Sant'Elena Imperatrice
Nascita 248

Morte 329

Veneratada Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi

Ricorrenza 18 agosto (Chiesa cattolica);21 maggio (Chiese ortodosse e


luterane); 19 maggio (altre chiese luterane)

Attributi Croce

Patrona di archeologi, convertiti,matrimoni difficili, divorziati,imperatrici.


Helena, capitale del Montana,Sant'Elena Irpina,frazione del
comune di Pietradefusi

È festeggiata dalla Chiesa cattolica il 18 agosto, ed il 21 maggio dalla Chiesa


ortodossa, come sant'Elena Imperatrice.

Ritrovamento della croce

Elena è legata, nella tradizione cristiana, al suo presunto ritrovamento della "vera
croce", il patibolo su cui morì Gesù, in occasione del suo viaggio in Palestina.
Probabilmente non fu lei ad effettuare la scoperta, ma il fatto che Eusebio di
Cesarea abbia descritto il suo viaggio in Oriente come un pellegrinaggio, e quindi
abbia attestato la presenza di Elena a Gerusalemme, fece probabilmente collegare la
madre del primo imperatore romano cristiano al ritrovamento della
reliquia.[10]Poiché vi sono diverse attestazioni del culto della croce nella basilica del
Santo Sepolcro a Gerusalemme nel secondo quarto del IV secolo,[17] la leggenda del
suo ritrovamento da parte di Elena dovette nascere in quel periodo e diffondersi
molto rapidamente. Sono infatti tre le versioni del ritrovamento della reliquia: una
in cui la scoperta è da attribuirsi alla sola Elena,[18] una in cui il ritrovamento fu
effettuato da una presunta imperatrice del I secolo, Protonike, e una in cui Elena
avrebbe ricevuto aiuto dall'ebreo Giuda, poi convertitosi e
battezzato Ciriaco (Kyriakos). Fu quest'ultima versione ad avere maggior successo,
probabilmente per la sua vena anti-giudaica.[10]Nella basilica di Santa Croce in
Gerusalemme, a Roma, costruita sul palatium Sessorianum appartenuto ad Elena,
sono custodite delle reliquie che sarebbero state portate da Elena dalla Palestina,
secondo la tradizione; oltre alla croce, infatti, Elena avrebbe trovato la croce di uno

3
dei due ladroni, la spugna imbevuta d'aceto, parte della corona di spine, un chiodo
della croce nonché iltitulus crucis.

Leggenda
Nel folklore del Regno Unito esiste una leggenda tarda, menzionata da Enrico di
Huntingdon ma resa famosa da Goffredo di Monmouth, secondo la quale Elena era
la figlia del re della Britannia, Coel Hen di Camulodunum, il quale si sarebbe alleato
conCostanzo Cloro per evitare ulteriori guerre tra i Britanni e i Romani. Goffredo
aggiunge che Elena fu educata come una regina, in quanto non aveva fratelli che
potessero ereditare il trono di Britannia.
La fonte di Enrico e Goffredo potrebbe essere stato Sozomeno, il quale, però, non
afferma che Elena fosse una britanna, sebbene affermi nella sua Storia
ecclesiastica che suo figlio Costantino I si convertì al cristianesimo sull'isola.[19]
Non vi sono altre prove di un legame tra Elena e la Gran Bretagna; la leggenda
potrebbe essere nata da una confusione con un'altra sant'Elena della tradizione
celtica e britanna, Elen Lwyddog, moglie di un usurpatore
romano successivo, Magno Massimo.
La leggenda che vuole Elena di origini e di natale britannici, ha offerto lo spunto per
le vicende narrate da Marion Zimmer Bradley in collaborazione con Diana L.
Paxson dal titoloLa sacerdotessa di Avalon (2000), quarto romanzo del Ciclo di
Avalon.
La stessa Elen figlia di re Cel, moglie di Costanzo Cloro e madre di Costantino è la
protagonista del romanzo "L'albero della vita" di Louis de Wohl.

ELENA, Santa
Sant' Elena Madre di Costantino

18 agosto
Drepamim (Bitinia), III sec. – ? † 330 ca.

Di famiglia plebea, Elena venne ripudiata dal marito, il tribuno militare Costanzo
Cloro, per ordine dell'imperatore Diocleziano. Quando il figlio Costantino,
sconfiggendo il rivale Massenzio, divenne padrone assoluto dell'impero, Elena, il cui
onore venne riabilitato, ebbe il titolo più alto cui una donna potesse aspirare, quello
di «Augusta». Fu l'inizio di un'epoca nuova per il cristianesimo: l'imperatore
Costantino, dopo la vittoria attribuita alla protezione di Cristo, concesse ai cristiani la
libertà di culto. Un ruolo fondamentale ebbe la madre Elena: forse è stata lei a
4
contribuire alla conversione, poco prima di morire, del figlio. Elena testimoniò un
grande fervore religioso, compiendo opere di bene e costruendo le celebri basiliche
sui luoghi santi. Ritrovò la tomba di Cristo scavata nella roccia e poco dopo la croce
del Signore e quelle dei due ladroni. Il ritrovamento della croce, avvenuta nel 326
sotto gli occhi della pia Elena, produsse grande emozione in tutta la cristianità. A
queste scoperte seguì la costruzione di molte basiliche. Morì probabilmente intorno
al 330. (Avvenire)

Etimologia: Elena = la splendente, fiaccola, dal greco

Martirologio Romano: A Roma sulla via Labicana, santa Elena, madre


dell’imperatore Costantino, che si adoperò con singolare impegno nell’assistenza ai
poveri; piamente entrava in chiesa mescolandosi alle folle e in un pellegrinaggio a
Gerusalemme alla ricerca dei luoghi della Natività, della Passione e della
Risurrezione di Cristo onorò il presepe e la croce del Signore costruendo venerande
basiliche.

Enciclopedia Italiana (1932)


di Alberto Pincherle
ELENA, Santa (Flavia Iulia Helena Augusta). - Madre di Costantino I, morta quasi
ottantenne probabilmente nel 336. Secondo S. Ambrogio (De ob. Theod., 42) era
una stabularia ("ostessa": la notizia, dati i costumi del tempo, implica un giudizio
morale sfavorevole), Costanzo Cloro (v.) la prese come concubina, secondo altri
come moglie, e poi la ripudiò per sposare Teodora. Più tardi il figlio imperatore
circondò E. di onori, le conferì il titolo di Augusta, diede il suo nome a una provincia
(Helenopontus) e a una città (Helenopolis, già Drepane, patria di E.). Alla sua
influenza furono attribuiti varî atti di Costantino, tra i quali l'uccisione di Fausta (i cui
beni furono attribuiti a E.); e soprattutto l'atteggiamento filoariano assunto da
Costantino nei suoi ultimi anni. E. venerava infatti il martire Luciano di Antiochia e
favoriva il discepolo di lui Eusebio di Nicomedia. Incerto è l'anno della sua
conversione. Le procacciarono fama d'insigne pietà (lodata da Eusebio, Vita Const.,
III, 47) la costruzione di parecchie chiese a Costantinopoli, a Roma (Basilica
sessoriana, o S. Croce in Gerusalemme) e in Palestina (Betlemme; Monte degli Ulivi)
e le ricerche fatte per rintracciare luoghi e memorie della vita di Gesù.
Dell'invenzione della vera Croce ad opera di E. parlano fonti della fine del sec. IV,
tace il contemporaneo Eusebio di Cesarea. Si dissero provenienti da lei varie
reliquie; è venerata dai Greci, insieme con Costantino (21 maggio), e dalla chiesa di
Roma (18 agosto). Presso i cattolici è venerata in alcune chiese (Treviri,
Gerusalemme, Colonia, Verona, Roma, ecc.).

5
Elena Flavia Giulia Augusta, una donna di umili origini che avrebbe lasciato un
influenza profondissima nella civiltà Occidentale e quindi in tutto il mondo, è un
personaggio storico circondato dalla leggenda.
Meglio conosciuta come Santa Elena e come madre dell’Imperatore Costantino è
stata una delle prime e più importanti donne di potere della Storia ad aver
abbracciato e promosso il cristianesimo, permettendogli di diventare dal terzo
secolo dopo Cristo in poi la principale religione organizzata della storia, la prima fede
religiosa diffusa su scala mondiale tra persone di ogni origine e cultura. Ovviamente
proprio grazie al fatto che sia passata attraverso l’Impero Romano tramite la
leggendaria Elena e suo figlio Costantino.
Elena ebbe il figlio Costantino da Costanzo Cloro, in qualità di moglie o concubina,
ma, quando questi fu nominato Cesare dovette allontanare la donna perché di
bassa estrazione sociale per sposare Teodora figliastra dell’Imperatore Massimiano.
La separazione ufficiale dalla famiglia regnante di Elena cambiò solo molti anni
dopo, esattamente alla morte di Costanzo Cloro nel 306 quando Costantino ottenne
a Eboracum (nei pressi dell’attuale York) il sostegno dell’esercito ed il titolo di
Augusto d’Occidente. In quel momento Costantino riconobbe a sua madre il titolo
di Augusta, con la dignità quindi della più alta nobiltà imperiale romana.
Da quel momento la storia si mescola con la leggenda. Ci sono tanti punti
discordanti fra la tradizione ed i fatti. C’è ad esempio chi crede che la sua
conversione al cristianesimo fu successiva a quella del figlio, come conferma lo
storico Eusebio, eppure dato che il battesimo di Costantino avvenne solo in punto di
morte e che durante la sua vita continuò a farsi raffigurare nelle monete in
atteggiamenti paganeggianti (famosa è la moneta che lo celebra come “Compagno
del Sole Invitto” la divinità più venerata in quel momento tra i pagani dell’Impero)
ed è quindi improbabile che Elena, morta nel 329 potesse convertirsi dopo il figlio,
che lo fece ufficialmente quasi dieci anni dopo.
Certo è che la vita di Santa Elena è stata una vita all’insegna dei valori cristiani e che
probabilmente fu lei stessa cristiana prima del figlio, che in realtà mantenne sempre
un atteggiamento ambiguo tra le religioni per non scontentare nessun suddito.
Forse Costantino era sinceramente cristiano nella sua intimità ma poté ufficializzarlo
con un battesimo solo alla morte, e questo spiegherebbe perché Eusebio ci dice che
lui aveva convertito sua madre.
La Regina approfittò della sua posizione per fare tanta di quella oggi definiamo
“beneficienza”. Ovunque nell’Impero si occupò dei poveri, dei malati e degli afflitti,
mantenendo una condotta misurata e parca, senza lussi ne sfarzi che erano tipici
delle donne del suo rango. Sicuramente il suo passato e le umiliazioni subite per le
sue origini umili le avevano dato questa grande sensibilità verso gli ultimi. Visitò i
luoghi in cui era vissuto Cristo pur non essendo più una giovinetta, iniziando a
6
proteggere e definire in modo certo per i posteri i luoghi sacri della cristianità, con la
costruzione di chiese e basiliche come la Basilica dell’Anastasis sul sepolcro, la
Basilica della Natività a Betlemme, la Basilica dell’Ascensione sul Monte degli Ulivi.
Da non dimenticare poi è la Basilica della Santa Croce, fatta edificare da Elena a
Roma dopo avervi portato i resti della Santa Croce. Qui il personaggio sfocia nella
leggenda pura, che le attribuisce il rinvenimento della croce di Cristo che venne
riconosciuta pur essendo insieme ad altre due perché riportò in vita un morto che vi
era stato posato. Insieme alla Croce rinvenne anche i chiodi, che la leggenda vuole
fossero finiti nella famosa Corona Ferrea, ancora oggi conservata nel Duomo di
Monza.
Quale che sia la verità sulle tante leggende a proposito di Elena, sicuramente la
storia ci lascia intuire chiaramente che fosse una donna straordinaria. La sua
memoria è celebrata dai cristiani di tutto il mondo, ed è la patrona degli delle
imperatrici, dei divorziati, e degli archeologi proprio perché fu lei ad incentivare i
primi veri scavi archeologici della storia alla ricerca delle reliquie di Cristo. In virtù
delle sue scoperte è invocata, come Sant’Antonio, nella ricerca di cose smarrite.
Sant’Elena
Madre dell’Imperatore Costantino

lena, al secolo Flavia Iulia Helena, sembra sia nata a Drepanum in Bitinia nel golfo
E di Nicomedia (attuale Turchia); suo figlio Costantino rinominò infatti la città
in Helenopolis ("città di Elena") in suo onore, cosa che ha condotto successive
interpretazioni ad indicare Drepanum come luogo di nascita di Elena.
Il vescovo e storico Eusebio di Cesarea, autore di una Vita di Costantino, afferma che
Elena aveva 80 anni al suo ritorno dalla Palestina, riferendosi ad un viaggio avvenuto
nel 326/328; Elena nacque dunque nel 248 o nel 250.
Le fonti del IV sec., che seguono il “Breviarum ab Urbe condita” di Eutropio,
affermano che era di bassa condizione sociale. Aurelio Ambrogio è il primo a
chiamarla stabularia, un termine traducibile come "ragazza addetta alle stalle" o
come "locandiera"; nell'uso di Ambrogio si tratta di una virtù, in quanto il vescovo di
Milano la definisce una bona stabularia, "buona locandiera". Altre fonti, specie
quelle scritte dopo l'elevazione al trono imperiale di Costantino, ignorano la sua
condizione sociale.

Elena fu notata da Costanzo Cloro che la prese con sé; l'esatta natura legale del loro
legame è sconosciuta. Le fonti non sono concordi su questo punto, alle volte
chiamando Elena "moglie" di Costanzo e alle volte riferendosi a lei come
"concubina". Girolamo, forse confuso dalla terminologia vaga delle sue fonti, si
riferisce a lei in entrambi i modi. Alcuni studiosi sostengono che i due genitori di
Costantino fossero legati da un matrimonio de facto, non riconosciuto dalla legge,
7
altri affermano si trattasse di un matrimonio in piena regola, in quanto le fonti che
sostengono questo tipo di relazione sono le più affidabili.
Elena diede alla luce Costantino nel 272.

Nel 293 Costanzo dovette lasciare Elena per volere di Diocleziano e sposare la
figliastra dell'imperatore Massimiano, Teodora, allo scopo di cementare, con un
matrimonio dinastico, l'elevazione di Costanzo a Cesare di Massimiano all'interno
della tetrarchia.
Elena non si risposò, e visse lontano dalle corti imperiali, sebbene fosse vicina a
Costantino, che per lei aveva un affetto particolare. Costantino fu proclamato
imperatore nel 306, dopo la morte di Costanzo.

Elena si convertì al Cristianesimo, ed in seguito all'editto di tolleranza del figlio


Costantino nel 313, le venne dato ogni onore. Venne dichiarata augusta nel 324.
A 78 anni, nel 326, Elena intraprese un pellegrinaggio penitenziale ai Luoghi Santi di
Palestina. Qui si adoperò per la costruzione delle Basiliche della Natività a Betlemme
e dell'Ascensione sul Monte degli Ulivi, che Costantino poi ornò splendidamente.

La tradizione narra che Elena, salita sul Golgota per purificare quel sacro luogo dagli
edifici pagani fatti costruire dai romani, scoprì la vera Croce di Cristo, perché il
cadavere di un uomo messo a giacere su di essa ritornò miracolosamente in vita.
Questo episodio leggendario è stato raffigurato da tanti artisti, ma i più noti sono i
dipinti nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme di Roma e nel famoso ciclo di S.
Francesco ad Arezzo di Piero della Francesca.
Insieme alla Croce furono ritrovati anche tre chiodi, i quali furono donati al figlio
Costantino, forgiandone uno nel morso del suo cavallo e un altro incastonato
all'interno della famosa Corona Ferrea, conservata nel duomo di Monza.
L'intento di Elena era quello di consigliare al figlio la moderazione ed indicargli che
non c'è sovrano terreno che non sia sottoposto a Cristo; inoltre avrebbe indotto
Costantino a costruire la Basilica dell'Anastatis, cioè della Resurrezione.

Elena muore a circa 80 anni, assistita dal figlio, verso il 329, in un luogo non
identificato. Il suo corpo fu però trasportato a Roma e sepolto sulla via Labicana ai
due lauri, oggi Torpignattara. Posto in un sarcofago di porfido, collocato in uno
splendido mausoleo a forma circolare con cupola e trasportato nell'XI secolo al
Laterano, oggi è conservato nei Musei Vaticani.
S. Elena è la santa patrona di Pesaro e Ascoli Piceno, venerata con culto speciale
anche in Germania, a Colonia, Treviri, Bonn e in Francia ad Elna, che in origine si
chiamava Castrum Helenae.

8
Inoltre è considerata la protettrice dei fabbricanti di chiodi e di aghi; è invocata da
chi cerca gli oggetti smarriti; in Russia si semina il lino nel giorno della sua festa,
affinché cresca lungo come i suoi capelli.

Nel più grande tempio della cristianità, S. Pietro in Vaticano, S. Elena è ricordata con
una colossale statua in marmo, posta, come quelle di S. Andrea, la Veronica e S.
Longino, alla base dei quattro enormi pilastri che sorreggono la cupola di
Michelangelo e fanno da corona all'altare della Confessione, sotto il quale c'è la
tomba dell'apostolo Pietro.
Nonostante sia considerata una delle sante più importanti della chiesa cattolica,
quale fondatrice di molte importanti chiese e ritrovatrice della croce di Gesù, non ha
molte chiese dedicate. Una basilica si trova a Quartu Sant'Elena, in Sardegna.
Viene festeggiata dalla Chiesa cattolica il 18 agosto, ed il 21 maggio dalla Chiesa
ortodossa, come sant'Elena Imperatrice.

Significato del nome Elena : "splendente, fulgore del sole" (greco).

9
Tutto ebbe inizio intorno all'anno 250 circa d.C., quando Caio Flavio Valerio Costanzo
detto Cloro (“il pallido”), potente ufficiale dell’esercito romano, conobbe in una
taverna di Drepanum (in Anatolia) una giovane donna, cameriera o locandiera, forse
di stirpe celtica dell’antica Galazia anatolica.
Costanzo Cloro se ne innamorò e la rese sua concubina. Alcuni dicono che la sposò,
ma la notizia non è certa e neppure probabile, considerata la diversissima estrazione
sociale della coppia.
Se anche non poté sposarla, Costanzo Cloro fece di tutto per nobilitare Eilan, a
partire dalla romanizzazione del suo nome, che divenne Helena (nome fatale, dai
tempi dell'Iliade!).
Elena, come ora la chiameremo per comodità, assunse anche il cognomen di
famiglia, cioè Flavia Costanza, dopo aver dato alla luce, nel 272, un figlio maschio di
nome Costantino.
Elena Flavia Costanza volle che Costantino fosse allevato alla corte di Nicomedia,
nella reggia dell’imperatore Diocleziano, prevedendo per il figlio una luminosa
carriera.
Inoltre, come tutte le donne di origini oscure che assurgono alla gloria, cercò di far
dimenticare il suo passato.
La più importante scelta della sua vita, e carica di conseguenze epocali, fu la
decisione di aderire ad una religione nota per la severità dei suoi costumi, ossia il
cristianesimo.
Scelta coraggiosa, se consideriamo che Diocleziano, l‘Augustus maximus, era un
grande persecutore dei cristiani.
Ma la concubina di Costanzo Cloro era considerata una “intoccabile”: il suo
compagno era divenuto infatti prefetto del pretorio di Massimiano Augusto,
Tetrarca e reggente della pars occidentalis dell’Impero.
Il momento principale della carriera di Costanzo Cloro si ebbe quando, nel 296, riuscì
a sedare una pericolosa ribellione in Britannia. Fu allora che le truppe lo
acclamarono "imperator”.
Al reale imperatore, Diocleziano, che ormai trascorreva una vecchiaia dissipata nel
suo palazzo privato di Spalato, la notizia non piacque affatto, perché poteva mettere
in crisi il complesso sistema della Tetrarchia da lui ideato, cioè la divisione
dell’impero in quattro parti, rette da due Cesari e due Augusti. Tale sistema
prevedeva che gli eredi, i Cesari, fossero ufficialmente adottati dagli Augusti.
Pertanto, per salvare la facciata, ordinò al collega Massimiano, Augusto d’Occidente,
di adottare Costanzo Cloro come Cesare e Tetrarca delle Gallie, e di dargli in moglie
la figlia più grande, nata dal primo matrimonio, Teodora Massimiana.
La condicio sine qua non del patto politico era che Costanzo lasciasse
definitivamente Elena e non riconoscesse Costantino come erede.
Detto fatto: Costanzo Cloro mollò Elena e sposò Teodora, da cui ebbe poi due figli.

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Elena Flavia Costanza non la prese bene e, per mostrare che non si arrendeva
facilmente, assunse il cognome onorifico di Giulia, in quanto “ex moglie”, seppur
solo more uxorio, di un Cesare.
E poi, nell’attesa della riscossa, meditò in segreto il suo disegno politico e religioso.
Nel 305 Diocleziano e Massimiano abdicarono dalle loro cariche di Augusti in favore
di Galerio e di Costanzo Cloro, che però morì prematuramente l’anno seguente, a
Eburacum (l’odierna York). Alcuni arrivarono a dire che era stata la vendetta morale
di Elena.
La morte di Costanzo infatti creò la crisi immediata della Tetrarchia.
Elena Giulia Flavia Costanza convinse il figlio Costantino, che si trovava pure lui in
Britannia, a reclamare l'Impero per diritto di nascita, contro il legittimo Cesare,
Valerio Severo.
Le truppe acclamarono Costantino “imperator” e marciarono con lui sulle Gallie.
Qui Costantino, seguendo le orme del padre, si alleò con il vecchio Massimiano
Augusto, di cui sposò una figlia più giovane, nata dal secondo matrimonio, Fausta, e
divenne così Cesare e Tetrarca delle Gallie.
Quando però si trovò in disaccordo con Massimiano, non esitò ad accusarlo di
tradimento e a farlo uccidere senza pietà, per poi proclamarsi Augusto d’Occidente.
Gli si opponeva Massenzio, figlio di Massimiano, insediatosi a Roma.
Costantino, esortato dalla madre, marciò su Roma. Fu in questa occasione che Elena
suggerì al figlio la condizione per la vittoria: aderire al cristianesimo e alla Croce.
Forse fu lei stessa a pronunciare la fatidica frase "In hoc signo vinces".
Elena sapeva che il Cristianesimo era forte e poteva consolidare il potere di suo
figlio.
Massenzio fu sconfitto dai costantiniani al Ponte Milvio, presso le mura della Città
Eterna, e morì annegato nel Tevere.
Costantino fu benedetto dal Vescovo di Roma, Silvestro, che lo riconobbe
Imperatore d’Occidente. Le leggende dicono anche che Silvestro lo guarì da una
grave malattia con le sue preghiere. E’ probabile che Elena abbia avuto un ruolo
fondamentale nel mettere in giro queste voci, dati i suoi rapporti strettissimi con
papa Silvestro.
E Costantino, per rendere grazie a Dio delle vittorie conseguite, giunto a Milano,
nuova capitale dell’Impero d’Occidente, nel 313, concesse, come è noto, libertà di
culto a tutte le religioni, ma di fatto ostacolò tutti coloro che non aderirono al
Cristianesimo, reso poi da Teodosio religione di stato.
Così fu aperta di fatto la via che portò nel giro di pochi decenni all’instaurazione del
cristianesimo noi lo conosciamo secondo il Credo del Concilio di Nicea, presieduto
dallo stesso Costantino nel 325.
Diocleziano era morto nello stesso 313, l’anno fatale, dopo aver assistito al
fallimento di tutte le sue scelte politiche e alla morte del suo stesso erede Galerio,
nominando poi come nuovo Cesare dell’Impero d’Oriente un certo Massimino Daia.
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Negli ozi di Spalato, Diocleziano vedeva sfaldarsi tutta l'opera della sua vita e dei
suoi quarant’anni di regno, in particolare la Tetrarchia e la lotta al cristianesimo,
vanificati da Costantino e da sua madre.
Massimino Daia fu sconfitto dall’usurpatore Licinio, che lo costrinse al suicidio.
Elena esortò Costantino a partire alla volta dell’Oriente, per approfittare del
momento caotico dell’insediamento di Licinio.
Pregò molto Elena, consapevole di essere la donna che avrebbe trasformato
l’Impero in un’unica grande Ecclesia.
Costantino, forte delle preghiere materne e dell’abilità dei suoi veterani, si recò in
Oriente e, dopo una guerra durata dal 317 al 324, sconfisse e uccise anche Licinio, e
si trovò ad essere l’unico sovrano dell’Impero.
Fu allora, nel meraviglioso e ricco Oriente, che Costantino concepì il disegno di
trasferire la capitale suprema a Bisanzio, trasformandola in Costantinopoli, un
eterno monumento a se stesso e un baluardo dell’ortodossia cristiana.
Lasciò la reggenza di Roma e dell’Occidente a sua madre, cui diede l'appellativo di
Augusta, riservato alle genitrici dei principi.
Elena Giulia Flavia Augusta, Imperatrice Madre Dei gratia, aveva però un ultimo
sogno ancora da realizzare: diventare Santa.
Per questo fece enormi elargizioni al solito vescovo di Roma Silvestro (uno dei papi
più longevi e fortunati della storia), prelevandole naturalmente dall'erario di Roma,
e riempì la corte di preti, aprendo una stagione che avrebbe avuto nel Medioevo la
massima fioritura.
Ma non bastava. Per aumentare la sua aura di gloria e purezza, Elena Augusta compì
un pellegrinaggio in Terrasanta dove “per miracolo” trovò un chiodo della Vera
Croce su cui fu martirizzato il Salvatore.
Vuole la leggenda che Elena, supportata da Eusebio di Cesarea e mal sopportata da
Atanasio di Alessandria, recatasi subito dal vescovo di Roma, Silvestro, affinché
facesse riconoscere e benedire ufficialmente la sacra reliquia.
Nel 329, Flavia Giulia Elena Augusta Imperatrice spirò nella sua reggia di Treviri e
subito si aprì il processo di canonizzazione della donna che aveva convertito un
Impero, segnando la storia dell’umanità.
Fu fatta Santa. I suoi resti mortali sono conservati in un’urna nella Chiesa di Santa
Maria in Aracoeli, a Roma. Ma la sua storia non finisce qui.
Il pio Teodosio formalizzò il cristianesimo come unica religione ammessa al culto, e
suo figlio, il devoto Onorio, imperatore d’Occidente trasferì il famoso chiodo della
Vera Croce a Milano, e lì la lasciò, quando fuggì, inseguito dai Visigoti, per rintanarsi
a Ravenna, l'ultima capitale.
Sua sorella Galla Placidia, ipocrita bigotta e ambiziosa, cercò di emulare Elena
assumendo la reggenza per suo figlio, l’inetto Valentiniano III, a cui pare che Dio non
avesse perdonato l’ordine di far uccidere il generale Ezio, vincitore di Attila, con le

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sue mani. La leggenda dice che un cortigiano avesse urlato all’imperatore:
“Valentiniano, ti sei tagliato la mano destra con la sinistra”.
L’impero cadde in mano agli Eruli, agli Ostrogoti, ai Bizantini e infine ai Longobardi,
che ricavarono dal chiodo della Vera Croce un diadema, che poi fu adornato di
pietre preziose.
Era la cosiddetta Corona Ferrea, con cui tutti coloro che dai Longobardi fino a
Napoleone, vennero consacrati Re d’Italia.
Triste fu la sorte di molti dei re Longobardi, ariani, che cinsero veramente la Corona
Ferrea, mentre felice fu il regno di Teodolinda, un’altra piissima emula della Santa
Imperatrice Elena.
Gli imperatori del Sacro Romano Impero furono devoti al Papato solo fino ad Enrico
III, dopodichè sappiamo che l’Imperatore Enrico IV ed i suoi successori divennero
per la Chiesa il Nemico, l’Anticristo, il 666, la Bestia dell’Apocalisse.
Le dinastie si succedettero nella disgrazia: Salii, Hohenstaufen, Asburgo.
Carlo V d’Asburgo, che pure fu un fervido cattolico, pagò la terribile macchia del
Sacco di Roma del 1527, da parte dei suoi Lanzichenecchi, con il fallimento del suo
disegno di Impero universale.
Ultimo a cingere la Corona Ferrea e a cadere nella maledizione fu Napoleone
Bonaparte.
Conquistata l'Italia, l'Empereur, che non era per nulla pio e gradito ai Papi, prese
nelle sue mani la Corona Ferrea, a Milano, e pronunciò la memorabile frase: "Dio me
l'ha data, e guai a chi la tocca!"
Ma Dio forse non era molto d'accordo ed escogitò la più coerente delle punizioni.
Dove morì infatti Napoleone?
Nell'isolotto di Sant'Elena, esule e sconfitto.
Sì, proprio lei, Sant'Elena Flavia Costanza Giulia Augusta Imperatrice, la cui potenza
postuma fece così scalpore che da allora nessuno osò più toccare la Corona Ferrea,
la quale attualmente riposa in pace, dimenticata da tutti, nel Duomo di Monza.

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