Issue Nr. 19: 08. Storia Dell'endecasillabo Infame. "Sudate, o Fochi, A Preparar Metalli" - Francesco Samarini (Indiana University - Bloomington)
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Speciale
TRACCE, MEMORIE E SINTOMI.
LA CITAZIONE TRA FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Presentazione 3-9
FRANCESCO SAMARINI
1
Cfr. G. B. Marino, Murtoleide, in S. Schilardi, La Murtoleide del Marino:
satira di un poeta ‘goffo’, Lecce, Argo, 2007, p. 127 (Fischiata XXXIII, 9). Si veda G.
Pedrojetta, Dai margini al centro: la poetica barocca (ancora sulla “Fischiata XXXIII”
di Giovan Battista Marino), in “Margini. Giornale della dedica e altro”, I, 2007,
all’indirizzo elettronico www.margini.unibas. ch/web/rivista/numero1 /saggi/articolo4/
fischiata_marino.html.
148 Parole Rubate / Purloined Letters
2
Cfr. C. Achillini, Poesie, a cura di A. Colombo, Parma, Università degli Studi –
Centro Studi Archivio Barocco, 1991, p. 33.
3
Si veda G. Getto, La polemica sul Barocco, in Id., Il Barocco letterario in
Italia, a cura di M. Guglielminetti, Milano, Mondadori, 2000, pp. 377-469; P. Frare, La
condanna etica e civile dell’Ottocento nei confronti del barocco, in “Italianistica”,
XXXIII, 2004, pp. 147-165; E. Russo, Sul barocco letterario in Italia. Giudizi,
revisioni, distinzioni, in “Les dossiers du Grihl”, II, 2012, all’indirizzo elettronico
www.dossiersgrihl.revues.org/5223.
4
Si veda Incipitario unificato della poesia italiana, a cura di M. Santagata,
Modena, Panini, 1988, vol. II, p. 1699. Le liriche di Achillini godono di un buon
successo anche presso i suoi contemporanei francesi e inglesi: si veda P. Legouis, Deux
thèmes de la poésie lyrique au XVIIe siècle: la plainte escrite de sang et la belle gueuse,
in “Revue de littérature comparée”, V, 1925, pp. 139-152 e M. Praz, Stanley, Sherburne
and Ayres as Translators and Imitators of Italian, Spanish and French Poets, in Id.,
Ricerche anglo-italiane, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1944, pp. 109-153.
5
La lepidezza è attribuita a Crudeli da molteplici fonti, tra cui la Biographie
universelle, ancienne et moderne, Paris, Michaud, 1811, vol. I, p. 145.
6
I versi sono citati come opera di anonimo da varie fonti, tra cui S. Rosa, Satire,
con le note di A. M. Salvini, Londra, s. n., 1781, p. 140.
Francesco Samarini, Storia dell’endecasillabo infame 149
7
Dizionario delle frasi sinonime e di altre maniere di dire della lingua italiana,
a cura di S. P. Zecchini, Torino, UTET, 1891, pp. 5-6.
8
Sugli intrecci tra poesia e politica nel Seicento si veda G. Alonzo, Le ceneri dei
secentisti. Legittimazione e progresso della politica nella civiltà poetica secentesca, in
“ACME – Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di
Milano”, LXII, 2009, pp. 157-200.
150 Parole Rubate / Purloined Letters
9
C. Achillini, Poesie, cit., p. 33.
10
Si veda ivi, pp. 292-293.
11
Si veda G. B. Marino, Epistolario. Seguito da lettere di altri scrittori del
Seicento, a cura di A. Borzelli e F. Nicolini, Bari, Laterza, 1912, vol. II, p. 191 (lettera
del 1629).
Francesco Samarini, Storia dell’endecasillabo infame 151
“Sudate”) che allevia il peso retorico del verso, con qualche differenza nel
verso 3 (“A sviscerar de la gran Paro i monti”).12 Si tratta comunque di
singole attestazioni, verosimilmente non d’autore, tanto che non sono poi
accolte nelle dodici edizioni a stampa delle rime del poeta, apparse tra 1632
e 1680.13
Nella storia della critica si è spesso abusato del termine marinismo,
ma in questo caso il suo impiego appare azzeccato, dal momento che il
testo è profondamente influenzato, almeno nel roboante esordio, da un
sonetto encomiastico indirizzato dallo stesso Marino a Carlo Emanuele di
Savoia:
12
Il foglio volante (segnatura X. IV. 42) fu segnalato per la prima volta da Il
sonettiere italiano, a cura di M. A. Canini, Torino, Candeletti, 1880, sez. V, cent. I e II,
p. 71. Se ne occupa B. Croce, Salvator Rosa, in Id., Saggi sulla letteratura italiana del
Seicento, Bari, Laterza, 1911, p. 332.
13
La princeps della raccolta è C. Achillini, Poesie, Bologna, Ferroni, 1632.
14
G. B. Marino, La lira, a cura di M. Slawinski, Torino, RES, 2007, vol. III, p.
142.
152 Parole Rubate / Purloined Letters
15
Si veda A. Colombo, I riposi di Pindo. Studi su Claudio Achillini (1574-1640),
Firenze, Olschki, 1988, pp. 8-9 e pp 192-193.
16
Si veda ivi, p. 8.
Francesco Samarini, Storia dell’endecasillabo infame 153
17
Cfr. G. B. Marino, Epistolario. Seguito da lettere di altri scrittori del Seicento,
cit., vol. II, pp. 189-190 (lettera del 2 giugno 1629).
18
Si veda ivi, pp. 191-193 (lettera del 1629). Le interpretazioni più aggiornate
sull’atteggiamento politico di Achillini e di altri contemporanei insistono sulla reale
fiducia nell’intervento francese (o spagnolo) come fattore di stabilità in un contesto
italiano complesso e frammentato: si veda S. Carapezza, Identità al rovescio: gli italiani
nel Seicento, in “Griseldaonline”, VII, 2007-2008, all’indirizzo elettronico
www.griseldaonline.it/didattica/identita-a-rovescio-carapezza.html.
154 Parole Rubate / Purloined Letters
19
Raccolta storica Milanese. Poesie politiche, satiriche e di circostanza del sec.
XVIII, Biblioteca Nazionale Braidense, Codici Morbio, vol. VIII, f. 164 (74, 1-8). Il
componimento si presenta zeppo di correzioni e difficilmente decifrabile specie nella
terzina finale, il cui significato risulta poco chiaro. Il fascicolo in cui è contenuto
raccoglie materiali di provenienza milanese, risalenti alla prima metà del Seicento.
20
Cfr. G. Battista, L’età dell’oro, in Id., Poesie meliche, in Id., Opere, a cura di
G. Rizzo, Galatina, Congedo, 1991, p. 98 (11). Si veda B. Croce, Salvator Rosa, cit., p.
332 e per Battista Cultura e poesia tra Grottaglie e Napoli nell’Italia barocca. Giuseppe
Battista (1610-1675), Atti del convegno di studi nel IV centenario della nascita, a cura
di R. Quaranta, Manduria, Filo, 2011.
21
Cfr. G. Battista, Le lettere a Giovan Battista Manso, in Id., Opere, cit., p. 457
(lettera non datata).
Francesco Samarini, Storia dell’endecasillabo infame 155
22
Cfr. U. Limentani, L’antisecentismo nella letteratura della prima metà del
Seicento, in “Italian Studies”, XIII, 1958, p. 52.
23
Cfr. S. Rosa, La poesia, in Id., Satire, a cura di D. Romei e J. Manna, Milano,
Mursia, 1995, p. 88 (934).
24
Ivi, p. 88 (628-630).
25
Si veda G. Leopardi, Crestomazia italiana poetica, Milano, Stella, 1828, pp.
200-205.
156 Parole Rubate / Purloined Letters
26
Cfr. M. Cesarotti, Saggio sulla filosofia delle lingue, a cura di U. Perolino,
Pescara, Campus, 2001, p. 38.
27
Cfr. E. Giardini, Elementi dell’arte rettorica, Pavia, Monastero di San
Salvatore per Giuseppe Bianchi, 1780, pp. 31-32.
28
Cfr. J. C. L. Simonde de Sismondi, De la littérature du Midi de l’Europe,
Paris, Treuttel et Würtz, 1813, vol. II, p. 270.
29
Cfr. P. L. Ginguené, Histoire littéraire d’Italie, Paris, L. G. Michaud, 1835,
vol. XIV, pp. 186-187.
Francesco Samarini, Storia dell’endecasillabo infame 157
“ [...] ripigliando il Sublime, mi resta di avvertire, che due sono i difetti, che lo
distruggono, il freddo e l’ampolloso, o l’esagerato. Il freddo consiste nell’invilire un
oggetto o un sentimento sublime in se stesso con un basso concetto, con cose trite e
minute, o con qualche giuoco di parole, o con una debole e puerile descrizione. Così
l’Achillini rese ridicole quelle forti parole di Cesare veni vidi vici in quel verso finale
del sonetto in lode di Luigi XIV: Venne, vinse e non vide il gran Luigi. [...] E sarebbe
poi falsa del tutto la metafora, quando non esistesse alcuna relazione fra la cosa animata
e inanimata, come in quel verso dell’Achillini: Sudate, o fuochi, a liquefar metalli,
perché i fuochi non sudano, ma possono per nuovo alimento avvampare, e sciogliere più
prestamente i metalli. Se il poeta avesse posto i fabbri in luogo dei fuochi, avrebbe
espressa un’idea vera, ma comune, e perciò contraria all’intenzione della sua mente, che
voleva immagine straordinaria, e indipendente dal vero.”30
30
C. Basi, Trattato dell’arte oratoria, Firenze, Pietro Fraticelli, 1851, vol. I, p.
75 e vol. III, pp. 743-744. Nella prima edizione l’autore scriveva: “Viziose […] erano la
più parte delle metafore usate dagli scrittori del secolo XVII, e soprattutto dai poeti, i
quali svisceravano i monti per estrarne i metalli, facevano sudare i fuochi, ed
avvelenavano l’oblio con l’inchiostro; e dicevano altre bassezze, di cui, sebbene incorra
in altri vizi, il nostro secolo si mostra nemico” (cfr. ivi, Firenze, Tipografia della
Speranza, 1834, vol. I, p. 258). Si veda A. Checchucci, Elogio del canonico Casimiro
Basi, Siena, Tipografia del Regio Istituto Toscano dei Sordo-muti, 1854.
31
A. Conti, Il bello nel vero, Firenze, Le Monnier, 1872, vol. I, p. 281.
158 Parole Rubate / Purloined Letters
poi fa notare come Achillini sia irriso per peccati del tutto analoghi:
32
G. Pietropoli, Il Petrarca impugnato dal Petrarca, Venezia, Alvisopoli, 1818,
pp. 85-86. L’autore ebbe certamente un animo provocatore e scrisse, tra l’altro, il
trattato Matematica e poesia condannate dalla ragione (1811-1812).
33
G. Baruffaldi, Il poeta, a cura di M. Contini, Venezia, Lineadacqua, 2012, pp.
23-24 (Prologo, 46-51).
34
Cfr. ivi, p. 77 (III, iii, 26).
Francesco Samarini, Storia dell’endecasillabo infame 159
“Io non saprò mai perdonare a Claudio Achillini, che scrivendo al medesimo
Cavalier Marino, così vilmente gli diede l’incenso. ‘Nella più pura parte (sono le sue
parole) dell’anima mia sta viva questa opinione, che voi siate il maggior poeta di quanti
ne nascessero o tra’ Toscani, o tra’ Latini, o tra’ Greci, o tra gli Egizi, o tra’ Caldei, o tra
gli Ebrei’. […] Ma l’Achillini era anch’egli di gusto più tosto marinesco, che altro; e
perciò si vuol compatire la sua cecità, benché congiunta ad una sfacciata adulazione.”37
35
Cfr. M. Contini, Presentazione, in G. Baruffaldi, Il poeta, cit., p. 13.
36
Cfr. L. A. Muratori, Della perfetta poesia italiana, a cura di A. Ruschioni,
Milano, Marzorati, 1971, vol. I, p. 471.
37
Ivi, p. 329-330.
38
Si veda S. Arteaga, Le rivoluzioni del teatro musicale italiano, Bologna,
Trenti, 1785, vol. II, p. 16. In realtà fu il Cardinale di Richelieu che lo premiò con mille
scudi, e non per un sonetto ma per un’ode sulla nascita del Delfino di Francia (il poeta
stese versi anche per il battesimo del futuro Luigi XIV e per lo stesso Richelieu).
39
Cfr. G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, Modena, Società
Tipografica, 1780, t. VIII, p. 304 (III).
160 Parole Rubate / Purloined Letters
“[Achillini] si distinse non poco nella poesia volgare, nella quale fu uno de’
primi a introdurre quello stile turgido, ed ampolloso, e que’ traslati arditi, e strane
maniere di fraseggiare, le quali quanto piacquero al suo tempo, tanto si sono poscia
conosciute inette, e degne di biasimo. Basta dire ch’egli era egualmente seguace che
amico del Cav. Marino.”40
40
G. Mazzuchelli, Gli scrittori d’Italia, Brescia, Bossini, 1753, vol. I, p. I, pp.
104-108;
41
Cfr. S. Carapezza, Identità al rovescio: gli italiani nel Seicento, cit.
Francesco Samarini, Storia dell’endecasillabo infame 161
“Siccome gli dei han posto allato del bene il malanno, così il trapasso dal bello a
quello ch’è origine del tristo è così sottile che sfuma: onde avvezzando la mente a
coteste immagini più presto sconce che grandi, udrai in breve andare delirando i poeti, e
42
L. Carrer, La Gerusalemme Liberata e la Conquistata: riscontri e
considerazioni, Padova, Minerva, 1828, p. 367.
43
F. D. Guerrazzi, Discorso a modo di proemio sopra le condizioni della
odierna letteratura in Italia, in Id., La battaglia di Benevento, Milano, Manini, 1845, p.
5.
162 Parole Rubate / Purloined Letters
“Fu a questa occasione che l’Achillini scrisse al re Luigi quel suo famoso
sonetto: Sudate, o fochi, a preparar metalli; e un altro, con cui lo esortava a portarsi
subito alla liberazione di Terra Santa.45 Ma gli è destino che i pareri dei poeti non sieno
seguiti: e se nella storia trovate dei fatti conformi a qualche loro suggerimento, dite pur
francamente ch’elle eran cose risolute da prima.”46
44
Id., Sul bello, in Id., Priamo, Livorno, Vignozzi, 1826, p. 24.
45
Qui Manzoni si riferisce al sonetto I tuoi colpi devoti, al fin, troncaro, in C.
Achillini, Poesie, cit., p. 34.
46
A. Manzoni, I promessi sposi, a cura di S. Nigro, Milano, Mondadori, 2002, p.
545. Su questa citazione si veda C. Viola, Citare (e non) nei ‘Promessi sposi’. Storia e
invenzione, in Tessere di trame. La citazione nel romanzo italiano nell'Ottocento, a cura
di F. Danelon, in “Parole rubate. Rivista internazionale di studi sulla citazione /
Purloined Letters. International Journal on Quotation Studies”, 11, 2015, p. 68,
all’indirizzo elettronico www.parolerubate.unipr.it/fascicolo11_pdf/F11_ 3_viola_
manzoni.pdf.
47
Si veda Due lettere l’una del Mascardi all’Achillini, l’altra dell’Achillini al
Mascardi sopra le presenti calamità, Roma, Grignani, 1631, con il commento di E.
Bellini, Due lettere sulla peste del 1630. Mascardi Achillini Manzoni, in “Aevum”,
LXXXVII, 2013, pp. 875-917.
Francesco Samarini, Storia dell’endecasillabo infame 163
“Sto a vedere che per iscriver cose da contemporanei, non da bisavoli, dovranno
adattarsi alla depravazione e comporre piuttosto da barbari che da vecchi, e che nel
seicento, come faceva benissimo l’Achillini quando esclamava, Sudate, o fochi, a
preparar metalli [...] . Sto a vedere che si portarono pedantescamente e da sciocchi il
Gravina e il Maffei e gli altri che coll’opera e cogli scritti loro cacciarono finalmente
quella peste dall’Italia, ed operarono che si tornasse a leggere e stampare Dante e il
Petrarca i quali non erano né contemporanei né confacenti al gusto di quell’età.
Crediamo noi che non ci avesse anche allora chi gridasse che quello era il gusto
moderno, e quell’altro un gusto da passati, e beffasse la gente sana come abbietta e
schiava e superstiziosa, e divota dell’anticaglie, e vaga della ruggine e della muffa, e
ghiotta dello stantio? Ma che valse? Non hanno giudicato i posteri fra l’un gusto e
l’altro? e quella barbarie, e quel diluvio di versi e di scritti, e la memoria di quei poeti e
di quegli scrittori non è perita? E queste opinioni presenti e questa foggia poetica e
questo gusto non perirà? Perirà senza fallo, o Italiani, e i posteri si burleranno di voi se
l’avrete accolto, e vi chiameranno barbari, e si maraviglieranno della stoltezza vostra
come voi vi maravigliate della stoltezza di que’ del seicento, e la memoria di questo
secolo sarà similmente vile e disprezzata”.48
5. Coda novecentesca
48
G. Leopardi, Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, a cura di
O. Besomi, Bellinzona, Casagrande, 1988, pp. 29-30.
49
Cfr. B. Croce, “Sudate, o fochi ...”, in “I quaderni della critica”, X, 1948, p.
121.
164 Parole Rubate / Purloined Letters
“Tutto ciò, del resto, comprova che il sonetto piacque tanto che si cercò dai suoi
lettori di migliorarlo in qualche punto, e sopratutto a toglier lo scandalo dei ‘fochi che
sudano’, il quale rompe la coerenza che i barocchisti osservano nelle loro ingegnose
metafore. Del resto, l’Achillini ha alcuni versi felici, ma proprio quel sonetto famoso
non val niente”.50
“ […] a noi però egli spiace, più come uomo, che come poeta, nel sonetto
Sudate, o fochi […]. Anche poi ammettendo l’attenuante del suo sincero entusiasmo di
fervente cattolico per la caduta della Rocelle (il formidabile baluardo del calvinismo),
nessun italiano gli perdonerà che abbia scritto circa l’assedio di Casale: Ceda le palme
pur Roma a Parigi.”51
“Fu certo una colpa, ma anche una disgrazia, per lui, che pressoché tutta la sua
nominanza sia rimasta legata proprio e solo a quei quattordici endecasillabi, sicché da
tre secoli, quando si fa il suo nome, ognuno pensa subito: ‘sudate o fuochi’; se fosse
prevalsa l’altra lezione, che figura in talune edizioni del tempo, ‘ardete o fuochi’, forse
non lo si ricorderebbe affatto; tanto è capricciosa la fortuna degli uomini!”52
50
Ivi, p. 122. Per il giudizio di Croce sul Seicento si veda Id., Storia dell’età
barocca in Italia, a cura di G. Galasso, Milano, Adelphi, 2003.
51
E. Zanette, Umanità e spiritualità dell’Achillini, in “Convivium”, XV, 1947,
pp.586-587.
52
Ivi, p. 587.
Francesco Samarini, Storia dell’endecasillabo infame 165
“Il proposito pratico iniziale sta nella lode di Luigi XIII, mentre il proposito
effettivo, che ben presto subentra, consiste nell’arguto adattamento del ‘veni vidi vici’
cesariano all’impresa del re di Francia, ma il risultato autentico, di lirica
rappresentazione, si afferma solo nella realtà (più evidente) metallica e infuocata,
sonante e incandescente, della fucina, e nella realtà (più impalpabile) dell’azione veloce
e grande, lampeggiante e strepitosa, su cui ha agito fertilmente quella scoperta arguta
fatta di slancio e di forza: così, una virtù di stile innegabile domina l’intero sonetto, che
si risolve in un alludere rapido, in un susseguirsi di scorci arditi, in un’animazione
fervida, in un movimento incalzante, tanto che la sostanza iperbolica di cui esso è
tramato perde la sua vuota e pesante sonorità, e si tempera nelle immagini di moto, in
quella fantasia di vivace prestezza.”53
“ [...] il celeberrimo Sudate, o fochi [è] ben lontano, oggi, dal rappresentare,
paradigmaticamente il barocco, come si credette un tempo, e non tanto per la smaccata
adulazione di Luigi XIV [sic] (che irritò nell’Ottocento la critica romantica, ma che
veramente non è più notevole, per bassezza o mancanza di carattere, di altre
testimonianze del tempo) quanto per essere tenuto su un tono monocorde e spento, nel
quale emerge soltanto il grottesco involontario della celebre battuta finale.”54
53
G. Getto, Lirici marinisti, in Il Barocco letterario in Italia, cit., pp. 62-63.
54
M. Capucci, La lirica, in Storia letteraria d’Italia. Il Seicento, a cura di C.
Jannaco, Milano, Vallardi, 1973, p. 179.
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