Dizionario Botanico
Dizionario Botanico
Dizionario Botanico
Achillea millefolium
Ajuga reptans
Alliaria petiolata
Apium nodiflorum
Arctostaphylos uva-ursi
Artemisia vulgaris
Asparagus acutifolium
Bellis perennis
Berberis vulgaris
Beta vulgaris
Calamintha sylvatica
Capparis spinosa
Carlina acaulis
Cercis siliquastrum
Chenopodium bonus-enricus
Cichorium intybus
Clematis vitalba
Cornus mas
Corylus avellana
Crataegus monogyna
Crepis sancta
Crithmum maritimum
Cynodon dactylon
Echium vulgare
Equisetum telmateia
Eruca sativa
Foeniculum vulgare
Fragaria vesca
Geum urbanum
Glechoma hederacea
Helianthus tuberosus
Humulus lupulus
Juniperus communis
Lamium purpureum
Lapsana communis
Laurus nobilis
Leopoldia comosa
Linaria vulgaris
Malva sylvestris
Melittis melissophyllum
Origanum vulgare
Papaver rhoeas
Parietaria officinalis
Petasites hybridus
Pistacia lentiscus
Plantago lanceolata
Portulaca oleracea
Primula vulgaris
Prunus spinosa
Ranunculus ficaria
Raphanus raphanistrum
Reichardia picroides
Ribes multiflorum
Ribes rubrum
Ribes uva-crispa
Robinia pseudoacacia
Rosa canina
Rubus idaeus
Rubus saxatilis
Rumex crispus
Ruscus aculeatus
Salvia verbenaca
Sambucus nigra
Sambucus racemosa
Sanguisorba minor
Satureja montana
Smilax aspera
Sonchus oleraceus
Sorbus aria
Sorbus domestica
Symphytum tuberosus
Taraxacum officinale
Thymus longicaulis
Tordylium apulum
Tragopogon pratensis
Urospermum dalechampii
Urtica dioica
Vaccinium myrtillus
Vaccinium vitis-idaea
ACHILLEA MILLEFOLIUM
Linneus
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Millefoglie montano
HABITAT: Prati aridi montani e subalpini
Pianta erbacea, perenne, rizomatosa, aromatica, con fusto eretto alto sino a 80 cm e pelosità
generalmente scarsa ;
Foglie 2-3pennatosette con lacinie strettissime, progressivamente più piccole alla sommità;
Infiorescenze in piccoli capolini disposti in un corimbo composto, fiori esterni ligulati bianchi o rosso-
rosa quelli interni tubulosi giallo-bianchi, fiorisce da giugno ad ottobre.
Il nome Achillea deriva da quello dell'eroe greco Achille che, secondo la leggenda, sarebbe stato curato
con questa pianta dal Centauro Chiron.
Tanto diffusa quanto utile questa piccola pianta viene detta Millefoglio per le innumerevoli e sottilissime
divisioni delle sue foglie ; esse, all'inizio della primavera, si infoltiscono e resistono, nei luoghi riparati
dalle intemperie, anche per tutto l'inverno.
Per le loro proprietà aromatiche sono utilizzate, miste ad altre verdure, nelle minestre e nei minestroni,
con i fiori essiccati si prepara un ottimo thè e con le sommità fiorite si ottengono vari liquori digestivi.
Sono aggiunte, tradizionalmente, alla minestra del Giovedì Santo come simbolo di salute e le uova
pasquali sono avvolte con le sue foglie.
Pianta medicinale, tonica, stimolate e antispasmodica, è ritenuta utile per chi soffre di coliti ed
emorroidi.
Per uso cosmetico si prepara un infuso, da aggiungere all'acqua del bagno, ad effetto rilassante e
decongestionante o una maschera facciale per eliminare i punti neri e il sebo.
http://www.assms.it/schedebot/273.htm31/05/2007 9.53.29
Ajuga reptans
AJUGA
REPTANS Linneus
FAMIGLIA: Lamiaceae
NOME VOLGARE: Bugula
HABITAT: Boschi di latifoglie e
prati stabili
Pianta perenne, stolonifera, alta sino a 30 cm. con fusti fioriferi eretti, quadrangolari con facce
alternativamente pelose nella parte alta, inodore ;
Foglie basali in rosetta spatolato-crenate, lucide, con picciolo lungo quanto la lamina, foglie cauline
subsessili ;
Inflorescenza generalmente densa, in verticillastri di 6 o più fiori, senza labbro superiore e con quello
inferiore trilobato, corolla azzurro-violetta venata di bianco, tubo pubescente con stami sporgenti,
fiorisce in maggio-giugno.
Dalla pianta principale si dipartono numerosi stoloni che danno origine ad altre piantine, sino a formare
una autentica aiuola fitta di foglie di un bel verde cupo.
E' resistentissima al freddo e alla morsa del gelo e si può raccogliere anche durante l'inverno, stagione
avara di altre erbe.
Si utilizzano le fogli tenere, recidendole alla base, senza timore di danneggiare la pianta; esse sono di
sapore mutevole, amare quelle cresciute all'ombra e più gradevoli quelle al sole, sono da unire, a piccole
dosi, ad altre insalate e nei minestroni.
E' pianta medicinale, conosciuta sin dai tempi antichi, utile in tutte le lesioni della pelle, ferite e piaghe ;
utilizzata in fitoterapia anche contro le malattie dei bronchi e dei polmoni.
http://www.assms.it/schedebot/027.htm31/05/2007 9.53.36
Alliaria petiolata
FAMIGLIA: Brassicaceae
NOME VOLGARE: Alliaria
HABITAT: Suoli ricchi di nitrati e sostanze
organiche.
Pianta bienne, erbacea, alta sino ad 1 mt, con fusto eretto, semplice o ramoso solo in alto, pubescente,
con odore di aglio se stropicciata;
Foglie rugose, intere, le inferiori lungamente peduncolate, assenti alla fioritura, cordato-reniformi e
grossolanamente crenate, le superiori rombiche ;
Fiori riuniti in racemi corimbosi, allungati alla fruttificazione, con 4 petali bianchi, fiorisce in maggio-
giugno ;
Silique tetragonali, eretto-patenti lunghe 5-6 cm.
Le foglie e i fiori, con sapore e odore simili all'aglio, si consumano freschi e sono, rispetto ad esso, più
tollerati e maggiormente digeribili.
Nel medioevo venne coltivata nei giardini e aggiunta ad insalate, carne salmistrata ed aringhe salate; in
Gran Bretagna viene ancora consigliata per aromatizzare sandwich.
I semi dell'Alliaria contengono un olio simile a quello della Senape e vengono usati in sua sostituzione
per insaporire le vivande; possiedono, inoltre, sostanze capaci di stimolare delicatamente l'appetito.
Nella medicina popolare viene usata come espettorante e antiscorbuto, presenta inoltre proprietà
revulsive e vulnerarie.
http://www.assms.it/schedebot/034.htm31/05/2007 9.53.40
Apium nodiflorum
APIUM
NODIFLORUM
(Linneus) Lag.
FAMIGLIA: Apiaceae
NOME VOLGARE: Sedanina
d'acqua
HABITAT: Fossi, stagni e pozze
sino a 1200 mt
Pianta perenne alta sino a 1 mt, con fusto cavo, striato, ramoso, prostrato ascendente;
Foglie imparipennate con 7-13 segmenti lanceolati, ovati o subrotondi, regolarmente dentati;
Fiori in ombrelle a 5-12 raggi, ai nodi del fusto, petali bianco-verdastri, fiorisce da maggio a luglio;
Il frutto è ovoideo-globoso e appare in agosto-settembre.
Il nome Apium deriverebbe dalla parola celtica apon = acqua per l'habitat di crescita, mentre secondo
un'altra teoria deriverebbe dal latino apis = ape perché si riteneva che questi insetti ne fossero attratti.
In cucina sono utilizzate le foglie, reperibili in tutto l'arco dell'anno, crude in insalata oppure cotte
insieme ad altre verdure.
Nella medicina popolare il decotto di tutte le parti o della sola radice è considerato un buon diuretico e
sfiammante, soprattutto dei reni e delle vie urinarie.
http://www.assms.it/schedebot/194.htm31/05/2007 9.53.43
Arctostaphylos uva-ursi
ARCTOSTÁPHYLOS
UVA-
URSI
(Linneus) Sprengel
FAMIGLIA: Ericaceae
NOME VOLGARE: Uva orsina
HABITAT: Pinete montane e
subalpine, cespuglieti a rododendri
sino a 2500 mt.
Arbusto prostrato alto sino a 1 mt, sempreverde con fusto strisciante e rami pelosi, rossastro scuro;
Foglie brevemente picciolate, con lamina coriacea, spatolata, intera, glabra e lucida;
Fiori piccoli, penduli, riuniti in racemi apicali, corolla urceolata biancastra o roseo pallida, fiorisce da aprile a
luglio;
Il frutto è una bacca sferica di 6-8 mm, rosso-scarlatto a maturità, maturo da settembre a ottobre.
Il termine Arctostaphylos è composto da due parole greche, arctos = "orso" e staphyle = "uva" con allusione
al nome volgare "uva ursina" per le bacche molto appetite da questi plantigradi.
I frutti sono eduli ma di nessun sapore, sono invece ottimi in marmellate.
Nella medicina tradizionale le giovani foglie, in decotto o in infuso, hanno proprietà antisettiche, astringenti e
decongestionanti; è uno dei migliori diuretici naturali conosciuti e a questa proprietà associa quella di potente
antinfiammatorio delle vie urinarie in casi di cistite, blenorragia ecc.
http://www.assms.it/schedebot/530.htm31/05/2007 9.53.46
Artemisia vulgaris
ARTEMISIA
VULGARIS Linneus
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Assenzio -
Amarella
HABITAT: Incolti e macerie sino a
1000 mt
Pianta erbacea perenne alta sino ad 2 mt, senza stoloni con steli angolati e scanalati, fusto eretto striato e
ramosissimo, odore di vermouth;
Foglie pennatosette, scure di sopra, bianco-tomentose di sotto, le inferiori con 2-4 lacinie dentate per
lato, semiabbraccianti con lamina larga 4-6 mm nella porzione apicale, ridotte al solo rachide nella
porzione basale, foglie superiori ridotte e più o meno lineari;
Capolini subsessili, ovoidi, in ampia pannocchia piramidale fogliosa, penduli, con brattee a pelo sericeo,
fiori giallo-bruni tutti tubulosi, fiorisce da luglio a ottobre.
Il frutto è un achenio cilindrico, privo della corona di peli intorno alla cima (pappo).
Il nome Artemisia deriverebbe da Artemide, splendida dea sorella di Apollo venerata sin dall'antichità;
alta, bellissima e fiera era la signora dei boschi e delle montagne che sfugge l'amore fisico e
ASPARAGUS ACUTIFOLIUS
Linneus
FAMIGLIA: Liliaceae
NOME VOLGARE: Asparago
HABITAT: Macchie, leccete e boschi sino a 1300 mt
Pianta perenne alta sino a 1,5 mt, suffruticosa con fusto legnoso, spesso più o meno lianoso e
rampicante, in gioventù verde e striato;
Cladodi aghiformi, rigidi e pungenti, formanti fascetti di 4-12;
Fiori minuscoli, peduncolati, di forma campanulata con 6 tepali di colore giallo-verde, fiorisce da agosto
a settembre;
Il frutto è una bacca subsferica, verde poi nera a maturità.
Il nome Asparagus deriva dalla parola greca che significa "non semino" con probabile allusione al fatto
che questa pianta non si riproduce per seme ma si moltiplica, per via vegetativa, per mezzo dei turioni;
secondo un'altra interpretazione deriverebbe, invece, dal verbo spharageomai che significa "essere
gonfio, turgido" per i germogli pieni di succo.
In cucina si usano i teneri turioni che spuntano dal terreno a primavera; essi hanno sapore amarognolo e
vengono consumati lessati e conditi, oppure in frittata, nei risotti, sott'olio o in pinzimonio.
Alla fine del ‘500 il chimico Crollio, allievo di Paracelso, propose la teoria secondo la quale forma,
colore e gusto di una pianta sarebbero stati i segni, posti dalla natura, ad indicare le sue proprietà: per
questo i turioni di asparago vennero ritenuti, per la loro forma, afrodisiaci.
In realtà essi contengono un gran numero di sostanze energetiche, dalle vitamine a numerosi
oligoelementi; il loro uso favorisce le funzioni renali, accelera la diuresi, anche se conferisce all'urina un
odore particolare.
Plinio ne era ghiottissimo, meravigliato dalle loro proprietà diuretiche li chiamava prodigium ventris e
faceva in modo di mangiarne almeno una volta al giorno.
BELLIS
PERENNIS Linneus
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Margherita -
Pratolina
HABITAT: Incolti, prati e luoghi
calpestati sino a 2000 mt
Pianta erbacea perenne alta sino a 15 cm, con radici brevi e carnose, fusti semplici, pubescenti, fogliosi
solo alla base;
Foglie in rosetta, nascenti in novembre-dicembre dalla radice, spatolate, bruscamente ristrette in picciolo
alato, dentellate, raramente intere, a 1-3 nervi;
Capolino unico apicale, con ricettacolo conico, alto il doppio della larghezza, fiori ligulati bianchi o
arrossati di sotto, fiori tubulosi gialli, fiorisce da gennaio a dicembre;
Acheni con peli a clava.
Il nome deriva dal vocabolo latino bellus che significa "bello" mentre per alcuni sarebbe da collegare a
bellum = guerra, a ricordo dell'efficacia della pianta nella cura delle ferite.
Margherita deriva dal latino margarita che significa "perla", per la sua bellezza.
In cucina si utilizzano le foglie più tenere, raccolte prima della fioritura, nelle insalate o nei minestroni,
unite ad altre verdure.
Nella medicina tradizionale è ritenuta un buon disintossicante dell'organismo con proprietà astringenti;
per uso esterno si utilizzano le foglie fresche, applicate direttamente, come cicatrizzante delle ferite,
delle ulcere e nelle dermatosi in genere.
Fin dal Medioevo le sono state attribuite facoltà profetiche in amore ed è diventato un luogo comune
sfogliarla recitando "M'ama, non m'ama".
Nel linguaggio dei fiori evoca Candore, Innocenza, Grazia, Bontà, ma dice anche "Ci penserò".
E' pianta che annuncia e simboleggia la primavera; vari pittori e poeti ne hanno esaltato le virtù nelle
loro opere come Shelley: "Margherite, stelle perlacee della terra, costellazioni fiorite che mai non
tramontano" o Pascoli: "E' il verno, e tutti i fiori arse la brina nei prati e tutte strinò l'erbe il gelo: ma te
vedo fiorir, primaverina".
http://www.assms.it/schedebot/093.htm31/05/2007 9.53.55
Berberis vulgaris
FAMIGLIA: Berberidaceae
NOME VOLGARE: Crespino
HABITAT: Pendii aridi, pinete, boschi submediterranei degradati
sino a 2000 mt.
Arbusto alto sino a 3 mt, con ramieretto-arcuati, striati longitudinalmente e molto spinosi;
Foglie leggermente cuoiose, lunghe sino a 50-60 mm, caduche, oblanceolato-spatolate, verde scuro e
lucide nella pagina superiore, più chiare in quella inferiore, con margine dentellato e peloso spinoso,
riunite in gruppi all'ascella di un ciuffo di 2-3 spine;
Fiori piccoli, gialli, riuniti in racemi, dapprima eretti e poi penduli, fiorisce da maggio a giugno;
I frutti sono bacche fusiformi, rosso vivo a maturità, lunghi sino a 8-10 mm, maturi in settembre.
Il nome Berberis sembra sia legato alla lucentezza delle foglie, infatti la voce greca berberi indica la
lucente madreperla.
Con i frutti amarognoli e rinfrescanti, unica parte non velenosa della pianta, si preparano gelatine,
sciroppi e canditi.
La pianta è ospite intermedio per il ciclo vitale della "ruggine del frumento" fungo parassita molto
dannoso alle colture: per questo è stato in vaste zone completamente eliminata.
Il legno del Crespino, di colore giallo vivo, è molto apprezzato dai tornitori perché si fessura
difficilmente; in passato la corteccia era utilizzata per tingere in giallo i tessuti ed il cuoio, oltre che nella
preparazione di medicamenti per la sua azione diuretica, emostatica, tonica e leggermente lassativa, per
la sua proprietà di provocare le contrazioni della milza è consigliata come coadiuvante nella cura della
malaria.
http://www.assms.it/schedebot/511.htm31/05/2007 9.53.57
Beta vulgaris
FAMIGLIA: Chenopodiaceae
NOME VOLGARE: Bietola comune
HABITAT: Spontanea sulle coste e comunemente
coltivata.
Pianta con caratteri molto variabili, bienne o annua alta sino a 1,5 mt, eretta;
Foglie increspate sul bordo e spesso anche sulla lamina; spighe fogliose alla base spesso riunite in
pannocchia ampliamente ramosa con glomeruli di fiori sessili e concresciuti alla base.
Questo gruppo è conosciuto solo come derivato subspontaneo da piante sfuggite alla coltura delle
barbabietole degli orticultori.
Il loro uso in cucina è identico a quello della pianta coltivata.
Le foglie sono lassative, antiinfiammatorie dello stomaco, dell'intestino, dell'utero e dei reni,
atipruriginose e disintossicanti per il fegato.
La radice, oltre che un prezioso alimento, è ritenuta in alcuni Paesi ipertensore e ricostituente del sangue
nponchè rimedio contro il raffreddore.
Per uso esterno si utilizzano le foglie fresche nel trattamento del prurito e della vitiligine; giova inoltre
alle scottature, agli ascessi e alle emorroidi.
http://www.assms.it/schedebot/446.htm31/05/2007 9.54.00
Calamintha sylvatica
CALAMINTHA
SYLVATICA Bromf.
FAMIGLIA: Lamiaceae
NOME VOLGARE: Mentuccia
HABITAT: Boschi, siepi ed incolti
sino a 1200 mt
Pianta che rigermoglia ogni anno dalla radice perenne , con fusto ascendente alto sino a 80 cm, legnoso
alla base, con peli rivolti in basso ;
Foglie maggiori profondamente seghettate, ovali-rombiche più lunghe che larghe ;
Infiorescenze di 3/9 fiori all'ascella delle foglie, calice di 6/10 mm, con i denti del labbro inferiore molto
più lunghi dei superiori, da maggio a novembre.
Si usa per aromatizzare vari condimenti e con essa, mista ad Edera terrestre (Glechoma hederacea L.), si
prepara una tisana particolarmente gradevole, usata come digestivo.
Per l'uso immediato può essere raccolta in qualunque stadio di sviluppo, per essiccarla va invece raccolta
in piena fioritura
C. nepeta L., ha foglie a margine pressoché intero, infiorescenza lunga e fogliosa e calice gozzuto con
denti meno differenziati ; è molto più aromatica di questa specie e va, quindi, usata in minori quantità.
http://www.assms.it/schedebot/265.htm31/05/2007 9.54.03
Capparis spinosa
CAPPARIS
SPINOSA Linneus
FAMIGLIA: Capparidaceae
NOME VOLGARE: Cappero
comune
HABITAT: Rupi marittime e muri
sino a 1000 mt.
Sembra che gli Arabi conoscessero ed utilizzassero sin dai tempi remoti questa pianta aromatica visto
che il termine cappero deriva etimologicamente dall'arabo kabar.
Attualmente i capperi vengono da tutte le regioni del mediterraneo, i germogli vengono raccolti all'inizio
della primavera, si lasciano appassire all'ombra, vengono suddivisi a seconda della grandezza e si
lasciano macerare in aceto, olio o sale puro; si utilizzano per esaltare i sapori di carni lesse, pesce,
insalate, ecc.
I capperi migliori si riconoscono dalla durezza, dal colore e dalla delicata punteggiatura.
Dioscoride e Galeno ritenevano che avesse proprietà medicinali e ne usavano i boccioli marinati
nell'aceto.
Presso i romani e sino nel medioevo erano usati come farmaco contro i calcoli uretrali e come stimolante
dell'appetito ma, per il loro alto costo, venivano spesso sostituiti con boccioli di calta plustre, coclearia e
di ranuncolo.
Per uso esterno si utilizza un infuso di germogli per tonificare le pelli sensibili.
http://www.assms.it/schedebot/537.htm31/05/2007 9.54.05
Carlina acaulis
CARLINA
ACAULIS Linneus
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Carlina
bianca
HABITAT: Prati e pascoli sino a
2600 mt
Pianta erbacea perenne alta sino a 30 cm, con rizoma ingrossato e legnoso, fusto generalmente nullo o
quasi, ma che può anche essere presente;
Foglie generalmente tutte in rosetta, frastagliate, con lobi irregolari assai spinosi, lamina più o meno
piana e coriacea;
Capolino unico del diametro sino a 10 cm, involucro piriforme a brattee esterne fogliacee, spinose,
porporine alla base e internamente bianco-avorio, sericee, fiori solo tubulosi, bianchi o bianco-brunastri,
fiorisce da luglio ad agosto.
Si può ipotizzare che il nome Carlina sia la correzione della parola cardina o piccolo cardo, con
riferimento alla notevole somiglianza che si ha tra questo genere e il genere Carduus; oppure, riferendosi
ad una leggenda, pensare che sia la forma abbreviata di Carolina, con riferimento a Carlo Magno che
avrebbe salvato, grazie alle proprietà medicinali della carlina, il suo esercito da una pestilenza.
In cucina sono utilizzati i soli ricettacoli del capolino, considerati buoni come quelli del carciofo e
mangiati come questo sia cotti che crudi.
Nella medicina popolare viene utilizzata la radice, dopo averla fatta essiccare e ridotta in cubetti, sotto
forma di infuso o decotto per migliorare la digestione, come antifebbrile e diuretico; nell'uso di questi
preparati è però necessaria una grande cautela in quanto, a dosi elevate, possono essere irritanti per la
mucosa intestinale e provocare vomito e diarrea.
Essa ha proprietà simili a quelle della canfora e, in passato, veniva usata come antisettico mentre gli
antichi Sassoni la consideravano un amuleto contro il malocchio e ogni malattia.
La grande infiorescenza è un rudimentale igrometro: le grandi brattee, disposte a raggiera, sono aperte e
distese quando il tempo è bello e asciutto e ripiegate verso l'interno, ricoprendo il capolino, quando il
tempo volge al brutto; a questo scopo mazzi di questi fiori vengono esposti nei terrazzi dei casolari di
montagna.
CERCIS
SILIQUASTRUM
Linneus
FAMIGLIA: Fabaceae
NOME VOLGARE: Albero di
Giuda
HABITAT: Boschi termofili di
latifoglie sino a 800 mt
Arbusto o piccolo albero caducifoglio alto sino a 8 mt, con tronco tortuoso e ramificato, corteccia bruna
e screpolata ;
Foglie picciolate, rotonde a base cordata e margine intero, lunghe 7-12 cm, di colore verde chiaro ;
Fiori peduncolati, riuniti in densi e corti racemi precedenti le foglie ed inseriti direttamente sui rami e sul
tronco, calice porporino con 5 denti e corolla irregolare rosa-rossa, fiorisce in marzo-aprile ;
Legumi lunghi da 6 a 12 cm, bruno rossicci, maturano a settembre-ottobre.
Il nome Cercis deriva probabilmente dal vocabolo greco Kerkis che significa "navicella" con allusione
alla forma del legume, a cui va riferimento anche l'epiteto specifico siliquastrum, simile ad una grande
siliqua.
Il nome comune Albero di Giuda è invece riferito alla leggenda secondo la quale la pianta sarebbe
servita all'apostolo per impiccarsi dopo il suo tradimento; più probabilmente, però, esso inizialmente
deriva da "Albero della Giudea" in quanto la specie è originaria dell'Asia Minore.
I fiori, di un gradevole sapore piccante, si possono aggiungere alle insalate o friggere in pastella ; i
boccioli si prestano ad essere conservati in salamoia o sotto aceto, come capperi .
Aggiunti a fine cottura al risotto alla parmigiana aggiungono sapore e nuovo colore.
E' specie frequentemente usata nell'arredo urbano per la bellezza della precoce fioritura che, come una
nuvola accesa al sole del tramonto, abbellisce viali e giardini.
http://www.assms.it/schedebot/067.htm31/05/2007 9.54.15
Chenopodium bonus-henricus
CHENOPODIUM BONUS-
HENRICUS Linneus
FAMIGLIA: Chenopodiaceae
NOME VOLGARE: Farinello-BuonEnrico-Spinacio
selvatico
HABITAT: Presso malghe, incolti concimati, in montagna
da 500 2100 mt
Pianta erbacea perenne con fusto fiorifero alto da 30 a 50 cm, coperta da una patina farinosa ed un poco
collosa ;
Foglie basali lungamente peduncolate, a lamina triangolare-astata e margine intero leggermente
ondulato, di colore verde scuro nella pagina superiore e chiare e farinose di sotto ;
Infiorescenza con brevi rami all'ascella delle foglie e lunga spiga apicale quasi senza foglie, fiori bruni
con 5 sepali e stami, fiorisce da luglio ad ottobre;
Semi neri e lucenti.
Il nome Chenopodium significa "piede d'oca", con allusione alla forma delle foglie mentre Enrico è il
dio della casa, in riferimento alla crescita della pianta nei pressi delle abitazioni.
Ci si potrebbe riferire anche alla leggenda del "Povero Enrico" che, affetto da lebbra, sarebbe stato
guarito da questa pianta, comunissima nei prati e pascoli montani, conosciutissima dalle popolazioni
alpine.
Si raccolgono le foglie basali giovani e i germogli teneri che vanno cotti e conditi come gli spinaci,
particolarmente pregiati per ripieni, oppure misti ad altre insalate.
Il suo impiego gastronomico non soddisfa solo il gusto ma apporta sali minerali ed oligoelementi assai
preziosi per l'alimentazione degli anemici, mentre è da evitare da parte di chi soffre di fegato, di reni, di
artrosi e reumatismi.
http://www.assms.it/schedebot/276.htm31/05/2007 9.54.18
Cichorium intybus
CICHORIUM
INTYBUS Linneus
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Cicoria -
Radicchio
HABITAT: Lungo le vie e gli
incolti sino a 1200 mt
Pianta erbacea perenne alta sino a 120 cm, con robusto fittone, fusto ruvido, prostrato o eretto;
Foglie basali irregolarmente pennato-partite o pennatosette, con segmenti triangolari acuti, generalmente
alterni, foglie cauline lanceolate, sessili e più o meno ridotte;
Capolini numerosi con involucro cilindrico, fiori tutti ligulati con corolla di 12 mm azzurra, raramente
rosata, fiorisce da luglio ad ottobre;
Achenio di 2-3 mm, con pappo formante una breve coroncina apicale.
Il nome ha radici così antiche da non poterne rintracciare la provenienza e, tanto meno, il significato; i
greci la chiamavano kichora e ne conoscevano le grandi virtù terapeutiche.
A scopo gastronomico si utilizzano le foglie della rosetta basale, sia in insalata che lessate e condite nel
solito modo.
Ogni sua parte è benefica e salutare, le foglie, ricche di sali minerali e vitamine, giovano al fegato; per
l'alto contenuto di nitrato di potassio e principi amari è depurativa del sangue, buon digestivo e leggero
lassativo, utile nei casi di dermatosi pruriginose dovute a problemi epatici.
Il decotto di fiori è un eccellente impacco per le piccole imperfezioni della pelle.
Il botanico tedesco Conrad di Megenberg, vissuto nel XIV secolo, chiamò la cicoria "sponsa solis",
sposa del sole, e nella tradizione popolare di tutta la Germania era nota come erba del sole o del
solstizio.
Per assicurarsi l'amore di colui che si ama bisogna raccoglierla usando particolari accorgimenti: non si
deve sradicare con le mani ma con una moneta d'oro nel giorno dei santi Pietro e Paolo, il 29 giugno.
Secondo un'antica leggenda bavarese una giovane principessa venne abbandonata dal suo sposo, sedotto
da una ninfa.
Dopo giorni di lacrime e dolori, la principessa, poco prima di morire, esclamò: "Vorrei morire e non lo
vorrei, per rivedere il mio amato dappertutto", il suo desiderio venne esaudito ed è per questo che il fiore
della cicoria è chiamato wegwarte = guardiana delle strade, essa è donna gentile che attende sempre con
dolore il suo amante.
Secondo un'interpretazione la ninfa, rivale della principessa, simboleggia la notte che ogni sera attira
nelle sue braccia il sole, il principe, il quale con il nuovo giorno ritorna alla sua sposa, l'aurora,
simboleggiata dal fiore della cicoria che si apre al primo raggio.
Nel linguaggio dei fiori rappresenta la Frugalità e la Temperanza.
FAMIGLIA: Ranunculaceae
NOME VOLGARE: Vitalba - Ticchi
HABITAT: Boschi submediterranei e siepi sino a 1300 mt.
Pianta lianosa, con fusto a sezione stellata lungo sino a 15 mt, volubile e rampicante, legnoso con rami giovani erbacei, rizoma
grosso e nodoso ;
Foglie opposte, divise in 3-5 segmenti imparipennati, lanceolate o ovate ;
Fiori in pannocchie multiple, leggermente profumati, privi di corolla e con 4 sepali petaloidei pelosi, bianchi superiormente e
verdastri inferiormente, stami numerosi, fioritura da maggio a luglio ;
I frutti sono dei piccoli acheni ovoidei con resta piumosa e argentea, maturi in ottobre-novembre.
Il nome del Genere deriva dal greco Clema = viticcio o pianta volubile, ad indicare il suo portamento ; gli inglesi chiamavano
le Clematis "gioia del viandante" perché profumavano di vaniglia ed abbellivano il cammino, furono adottate, durante l'epoca
vittoriana, ad ornamento di parchi e giardini.
Come quasi tutte le nostre Ranunculaceae è da ritenere, se non velenosa, almeno pericolosa per la presenza dell'alcaloide
Anemonina che provoca irritazioni e vescicazioni cutanee.
Malgrado questo i teneri getti sono comunemente utilizzati lessati e cucinati in vario modo ; questo è possibile perché in
primavera, periodo in cui sono raccolti, le sostanze tossiche sono presenti in quantità minima ma è opportuno non farne un uso
esagerato.
La medicina popolare la utilizzava come diuretico ma, vista la sua tossicità, è bene sostituirla con altre piante con lo stesso
effetto ma innocue ; per uso esterno le parti verdi della pianta, raccolte in primavera, triturate e introdotte nelle narici sarebbero
un valido rimedio contro le emicranie ostinate ; i rami flessibili vengono usati nella costruzione di cesti
Nel linguaggio dei fiori ha evocato vari simboli tra cui l'intelligenza limpida e onesta.
Simili alla Vitalba e con le medesime caratteristiche sono la C. flammula L., con foglie bipennate, e C. viticella L. , con fiori
violetti e frutti con coda non piumosa.
"Quel che sembrami potersi asserire si è, che dal procurarsi i vagabondi e gli accattoni col succo di sue foglie fresche alcune
piaghe in varie parti del corpo, e massime nelle gambe, per eccitar compassione presso i creduli cristianelli, trasse il nome di
Erba de' pezzenti.
Ma siffatte ulceri più o meno grandi a piacer, essendo superficiali, si guariscono con l'acqua semplice, o con l'applicarci le
foglie di Bietola. Tuttavia un rimedio più salutare per simili impostori sarebbe una ventina di legnate." (Spadoni 1826)
FAMIGLIA: Cornaceae
NOME VOLGARE: Corniolo
HABITAT: Boschi di latifoglia submediterranei sino a 1400 mt
Piccolo albero alto sino a 8 mt, con chioma regolare e globosa, con numerosi rami e corteccia rosso-bruna
desquamantesi in placchette regolari ;
Foglie opposte, decidue, picciolate, lunghe sino a 10 cm, glabre, ovato-ellittiche con apice acuminato, con 3-5 nervi
arcuati, che si dipartono dalla nervatura principale ;
I fiori gialli precedono la fogliazione e compaiono a febbraio-marzo in piccole ombrelle sessili sui rami nudi dell'anno
precedente;
Il frutto è una drupa lucida, matura da agosto a settembre, ellissoidale, lunga quasi 2 cm. pendula, carnosa, di colore
rosso-corallo e astringente poco prima di cadere in terra, poi colore porpora scuro e di gusto gradevole.
Sia l'epiteto latino Cornus, riferito alle appendici cornee degli animali, sia mas, che vuol dire "maschio" in latino,
fanno riferimento al legno particolarmente duro di questa pianta che si leviga facilmente ed è ricercato per lavori di
tornitura, con esso venivano fabbricati i giavellotti degli antichi romani.
I frutti maturi, corniole, sono aciduli, dissetanti e con leggera azione astringente ; oltre ad essere consumati freschi
sono utilizzati nella preparazione di marmellate e gelatine; più raramente essi vengono raccolti all'inizio della
maturazione e posti in salamoia, come le olive.
Secondo la leggenda del legno di Corniolo si servirono i Greci per la costruzione del cavallo di Troia : per far ciò,
però, dovettero abbattere un boschetto di tali alberi sacri al dio Apollo, provocandone l'indignazione ; gli Elleni
istituirono, allora, le Kàrneia, feste che duravano nove giorni nel periodo tra gli attuali agosto e settembre.
Di Corniolo era la lancia che Romolo scagliò dall'Aventino sul Palatino per prenderne possesso, essa restò infilata nel
terreno tanto che nessuno riuscì ad estrarla, col tempo germogliò producendo una grossa pianta che le generazioni
successive venerarono come una reliquia.
CORYLUS
AVELLANA Linneus
FAMIGLIA: Corylaceae
NOME VOLGARE: Nocciolo
HABITAT: Boschi sino a 1700 mt
Arbusto o piccolo albero alto sino a 7 mt, ramificato dalla base, con corteccia grigio-bruna, liscia e
lucida, ricoperta di lenticelle e solcata negli individui adulti ;
Foglie semplici, alterne, obovate con base cuoriforme e margine doppiamente dentato, pelose da
giovani ;
Fiori riuniti in infiorescenze unisessuali, amenti maschili lunghi sino a 10 cm, riuniti in gruppi di 3-4, i
femminili simili a gemme con un ciuffo di stimmi purpurei ; fiorisce da febbraio ad aprile, a volte anche
in gennaio, prima dell'emissione delle foglie ;
Il frutto, nocciola, a pericarpo globoso e legnoso, è solitario o a gruppi di 3-4 ed avvolto da 2 bratee
fogliacee pubescenti e sfrangiate, maturo in agosto-settembre.
Il nome Corylus deriva dal greco Còrys = casco, per la forma della brattea che circonda la nocciola,
frutto molto nutriente che contiene il 50% di olio grasso, la si può mangiare fresca o secca e si usa per
nocciolati, torroni e nella preparazione della Gianduia.
Come tutte le piante i cui frutti sono racchiusi in una scorza, simili ad un uovo, è considerata simbolo di
fecondità e rigenerazione; i romani ne donavano rametti come augurio di prosperità e pace e la
chiamavano Abellana dal nome della città di Abella, ricca di tali piante, i cui ruderi esistono ancora nei
pressi di Avella in provincia di Avellino.
Per i Celti era il simbolo della saggezza, dolce e compatta nello stesso tempo, impermeabile alle
mutevoli opinioni del volgo.
Fin dall'antichità veniva considerata come la difesa più sicura contro le serpi e tutto quello che striscia
sulla terra ; per questo motivo i pastori abruzzesi, come ricorda il D'Annunzio, usavano scegliere un
ramo di avellana per costruirsi il bastone.
Plinio, sulla scia di Dioscoride, sosteneva che i frutti provocano, oltre che emicrania e flatulenza, un
ingrossamento inverosimile del corpo ma, tostati, curano il catarro e, bevuti nell'idromele, la tosse
cronica.
E' una pianta tenera e dolcissima come il suo frutto, ha una chioma che, grazie ai polloni che partono
dallo stesso ceppo, si allarga evocando una figura femminile, la vegetale presenza di una dea.
FAMIGLIA: Rosaceae
NOME VOLGARE: Biancospino
HABITAT: Al margine degli ambienti boschivi, nelle siepi e nei fruticeti.
Arbusto o piccolo albero caducifoglio, alto sino a 6 mt, con rami e piccioli glabri, bruno-rossicci, con
spine corte e chioma espansa e intricata ;
Foglie con picciolo glabro di 1-3 cm, lamina coriacea, rombica o ovale, con base tronca o cuneata, con 1-
4 incisioni profonde per lato, lobi allungati a margini paralleli e senza dentelli, almeno nella parte
inferiore ;
Fiori con 5 petali subrotondi, bianchi, riuniti in corimbi multiflori, con 1 solo stilo, odore pungente,
fiorisce in aprile-maggio ;
Frutti ovali o globosi con diametro di 6-9 mm, rossi, lucidi e glabri, con un solo seme, maturi in estate.
L'etimologia del termine Crataegus rivela una radice ellenica, Cratos = forza e robustezza, con probabile
riferimento alla durezza del legno ; il nome specifico monogyna indica la presenza di un solo stimma e
ovario.
In cucina i frutti, in realtà falsi frutti, sono utilizzati sia allo stato fresco sia per fare gelatine o
marmellate, si possono, altresì, utilizzare per farne una bevanda fermentata gradevole e leggermente
inebriante, che ricorda il Sidro di pere.
I fiori, colti ancora in boccio quando hanno ancora l'aspetto di bianche palline, possono costituire un
ottimo succedaneo dei capperi .
In fitoterapia le foglie e i fiori in infuso, in decotto o in tintura madre esercitano un'azione sedativa e
ansiolitica, si prescrivono a tale scopo nella terapia dell'insonnia ; sono usati anche per i disturbi del
ritmo cardiaco e combattono, infine, cefalee, vertigini e disturbi della menopausa.
Anticamente il mese dell'anno che per i Celti cadeva tra la metà di maggio e la prima decade di giugno
era dedicato al biancospino, che i Romani chiamavano Albaspina.
In Inghilterra l'arbusto rappresentava la Vergine dei Sette Dolori perché i suoi fiori sono bianchi come la
Sua Immacolata Concezione, gli stami rossi come le gocce di sangue del Cristo versate sulla Croce e i
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Radichella di terrasanta
HABITAT: Incolti, aridi e ruderi sino a 1000 mt
Pianta erbacea annua, alta sino a 40 cm, con succo lattiginoso, fusto eretto pubescente o subglabro,
sviluppantesi in marzo-aprile dalla rosetta basale;
Foglie, tutte basali, sono disposte in rosetta e spesso ricoperte da peli brevi e semplici, picciolate e
dentellate tutt'attorno;
Fiori gialli, tutti ligulati, con ricettacolo munito di peli rigidi, filiformi, fiorisce in aprile-maggio;
Il pappo è bianco e molle.
Il nome Crepis deriva dal vocabolo greco che significava "pantofola" per la forma dei frutti.
In cucina sono utilizzate le foglie che vengono raccolte in primavera o nel tardo autunno e consumate
lessate e condite; sono raccomandate anche crude nelle mescolanze per il loro sapore poco amaro e
piuttosto delicato.
http://www.assms.it/schedebot/305.htm31/05/2007 9.54.43
Crithmum maritimum
CRITHMUM
MARITIMUM Linneus
FAMIGLIA : Apiaceae
NOME VOLGARE : Finocchio
marino
HABITAT : Rupi marittime,
scogliere frangiflutti
Pianta alta sino a 50 cm, glabra, cerosa, aromatica, con fusto legnoso, ramificato con scapi erbacei
ascendenti ;
Foglie basali 2-3pennatosette, con segmenti di primo ordine opposti e quelli di ultimo ordine lanceolati e
lineari, carnose ;
Fiori in ombrelle di 8-30 raggi piuttosto robusti, petali poco appariscenti di colore giallo-verde,
fiorisce da giugno ad agosto ;
Frutti ovato-oblunghi di 5-6 mm, con costole marcate, glabri, di colore gialliccio o rossiccio, dalla tarda
estate sino all'autunno.
Della pianta, fortemente aromatica e salata, si usano come condimento piccante le foglie e i teneri
germogli, sia essiccati sia, più generalmente, conservati in salamoia o sotto aceto; talvolta sono anche
cucinati al burro.
I semi si asciugano al sole e si conservano al riparo dall'umidità per preparare un decotto utile contro il
rachitismo.
Tutta la pianta ha funzione di stimolante gastrico.
http://www.assms.it/schedebot/211.htm31/05/2007 9.54.49
Cynodon dactilon
CYNODON DACTYLON
Linneus
FAMIGLIA: Poaceae
NOME VOLGARE: Gramigna – Erba canina
HABITAT: Incolti, siepi, terreni calpestati sino a 800 mt
Pianta perenne, alta sino a 40 cm, infestante con rizoma tenace, formante lunghi stoloni sopra il suolo e
radicante ai nodi;
Foglie distiche, con lamina lineare-lanceolata larga 2-4 mm, brevi quelle dei getti sterili, le altre lunghe
3-5 cm, ruvide ai margini e cosparse di peli;
Culmi fioriferi eretti o ascendenti, con 3-7 spighe digitate portanti due dense file unilaterali di spighette
quasi sessili, glume e glumette sprovviste di reste, spesso venate di viola.
Il termine "Gramigna" è usato per indicare anche altre Graminaceae senza una specifica e comune
intesa, il nome volgare "Erba canina" è riferito sia alla forma di alcune sue parti che all'abitudine che
hanno i cani di purgarsi masticando questa pianta.
In cucina si usano i nuovi germogli lessati, raccolti appena emersi dal terreno quando sono ancora
ingrossati e ricurvi.
I rizomi tostati possono essere usati come succedaneo del caffè e da essi si può estrarre alcool di buona
qualità per la produzione di birra a bassa gradazione.
Il loro consumo, oltre che al palato, gioverà a chi ha il fegato in disordine, i reni pigri, è afflitto dai
foruncoli e a chi soffre di artrite e reumatismi.
http://www.assms.it/schedebot/297.htm31/05/2007 9.54.52
Echium vulgare
ECHIUM VULGARE
Linneus
FAMIGLIA: Boraginaceae
NOME VOLGARE: Erba viperina
HABITAT: Incolti e aridi
Pianta bienne, con fusto eretto, foglioso, portante getti laterali ascendenti, con peli pungenti inseriti su
tubercoli rosso-bluastri alla base.
Foglie basali in rosetta, appressate al suolo, da oblanceolate a lineari-spatolate, cosparse di setole,
tubercolate e con brevi peli molli.
Infiorescenza lassa, fogliosa, fiori imbutiformi, prima rossicci poi blu, con stami sporgenti, inseriti nel
tubo corollino a varie altezze, fiorisce da maggio a settembre.
Il nome volgare "Erba viperina" è probabilmente dovuto agli stami sporgenti dalla corolla che ricordano
la lingua del serpente.
Le foglie della rosetta sono commestibili cotte come gli spinaci e vanno raccolte in primavera senza
recidere la parte centrale da cui spunterà lo stelo fiorifero il quale, commestibile anch'esso da giovane,
non andrà però raccolto per non danneggiare la pianta.
Le sommità fiorite, secche e sminuzzate in infuso, hanno potere anti-infiammatorio e depurativo.
http://www.assms.it/schedebot/128.htm31/05/2007 9.54.55
Equisetum telmateia
FAMIGLIA: Equisetaceae
NOME VOLGARE: Coda cavallina
HABITAT: Luoghi umidi ed ombrosi
Pianta perenne che presenta duplice forma vegetativa : dapprima, da marzo a maggio, compare la forma
fertile, alta sino a 20 cm, non ramificata, giunchiforme ad apice allargato ricoperto di sporangi e guaine
ricoprenti completamente l'internodo; successivamente, in primavera inoltrata, compare la forma sterile,
con 20-40 coste e cavità centrale pari a 2/3 del totale, rami verticillati densi, i superiori allungati
superanti l'apice vegetativo.
E' una pianta spontanea, frequente nei luoghi umidi ed ombrosi dove forma colonie estese.
Il nome deriva dal latino equus = cavallo e saetula = setola, per la somiglianza che i fusti sterili hanno
con la coda del cavallo.
I fusti fertili, di precoce apparizione alla fine dell'inverno, sono ottimi cucinati come gli asparagi avendo
l'avvertenza nella preparazione di togliere le guaine membranose, che sono ai nodi, e di eliminare i fiori,
sporangi, nella parte superiore.
Si utilizzano i rami dei fusti sterili, essiccati in decotto, come efficace emostatico-cicatrizzante,
popolarmente sono utilizzati come diuretico e rimineralizzante e adottati nelle carenze di calcio e
fosforo.
Per uso esterno, i bagni con decotti concentrati frenano la sudorazione eccessiva dei piedi e delle ascelle
e agiscono come rivitalizzante delle pelli floscie e nella cura delle smagliature.
Alternare, per la pulizia dei denti, il normale dentifricio alla polvere dei fusti fertili serve a preservarli
dalla carie.
http://www.assms.it/schedebot/055.htm31/05/2007 9.54.58
Eruca sativa
ERUCA SATIVA
Miller
FAMIGLIA: Brassicaceae
NOME VOLGARE: Rucola comune
HABITAT: Ruderi e orti sino a 800 mt
Pianta erbacea annua alta sino a 80 cm, con fusto ascendente, glabro o con sparse ciclia, ramosissimi;
Foglie pennatifide con 1-2 paia di segmenti laterali e segmento apicale più grande e grossolanamente
dentato sul bordo, foglie cauline superiori progressivamente ridotte;
Fiori in racemo allungatissimo su peduncoli di 1-3 mm, con sepali violetti di 10 mm, petali bianchi o
giallastri venati di violetto, fiorisce da febbraio a giugno;
Il frutto è una siliqua lineare, appuntita, subsessile, appressata al caule, sormontata da un becco di 10
mm.
Eruca deriva dal latino urere="bruciare" per il sapore piccante dei semi.
Le foglie di ruchetta o rucola sono stimolanti ed antiscorbutiche; Dioscoride, Plinio ed Ovidio
assicuravano essere un ottimo afrodisiaco per questo ne era proibita la coltivazione nei giardini dei
monasteri.
http://www.assms.it/schedebot/323.htm31/05/2007 9.55.01
Foeniculum vulgare
FOENICULUM VULGARE
Miller
FAMIGLIA: Apiaceae
NOME VOLGARE: Finocchio selvatico
HABITAT: Incolti aridi e coltivi
Pianta bienne alta sino a 150 cm, coperta da una pruina glauca, fusto scanalato, eretto, cilindrico e
ramoso, verde scuro ;
Foglie 3-4-pennatosette, completamente divise in lacinie capillari per lo più giallastre ;
Ombrelle brevemente peduncolate, con 4-10 raggi, fiori gialli e acheni di sapore piccante, fiorisce da
giugno ad agosto.
Acheni, volgarmente detti semi, con 5 costole evidenti senza ali, maturi da fine estate a inizio autunno.
E' pianta originaria della regione mediterranea ove è raccolta allo stato spontaneo e coltivata sin dai
tempi remoti per poi diffondersi nella maggior parte d'Europa.
In greco antico era chiamata marathon da cui deriva il nome di Maratona, luogo della battaglia, ove
cresceva abbondante.
I semi si estraggono recidendo, essiccando e percuotendo le sommità dei fusti recanti le ombrelle , con
essi si aromatizzano formaggi e cibi vari e si confezionano salsicce e salami.
Le foglie conferiscono particolare aroma ai pesci cotti al vapore o alla griglia e, tagliuzzate finemente,
trasmettono un gradevole aroma ai vari tipi di insalata.
La pianta viene altresì impiegata, per le sue proprietà calmanti, in caso di coliche gastro-intestinali,
singhiozzo, scarsità lattea delle nutrici, cattiva digestione e contro la flatulenza.
Secondo la Scuola Salernitana giova agli offuscamenti della vista, per cui il detto "Lumina clara facit"
che accompagna l'immagine dell'ortaggio.
Pochi ortaggi hanno suscitato tanti proverbi e credenze quanto il Finocchio, con il quale si usava
concludere il pasto per aiutare la digestione : "Essere come a mensa per ultimo il finocchio" "Dire il
fatto suo sino al finocchio" "Stare come il finocchio tra le mele" ecc.
Lo si adopera per mascherare, agli sprovveduti acquirenti, il sapore del vino difettoso e da questo il
proverbio: "Quando voi andate del vino a comperare, state attenti a non farvi infinocchiare", come il
finocchio inganna il gusto così ingannano le chiacchiere dei furbi e dei truffatori e ancora "Voi che
vivendo siete giunte al fiore de' be' vostri anni, donne, aprite gli occhi. Donate a chi lo merta il vostro
amore, acciocchè il tempo poi non v' infinocchi".
Il nome di questo vegetale viene usato, in varie lingue, per indicare l' "omosessuale", il "diverso", perché
delle foglie di questa pianta si ornavano gli adepti del dio Sabazios, dedito a culti licenziosi che
incoraggiavano l'omosessualità.
Simbolo del rinnovamento spirituale perché aiuterebbe, secondo Plinio, i serpenti a rinnovare la pelle, lo
è anche della forza, i gladiatori ne facevano grande uso e se ne cingevano il capo nell'arena.
FAMIGLIA: Rosaceae
NOME VOLGARE: Fragola
HABITAT: Faggete, pinete, schiarite e siepi sino a 2400 mt
Pianta erbacea perenne ,con rizoma che emette numerosi stoloni ,fusto breve debolmente lignificato ;
Foglie in rosetta, erette, picciolo di 5-10 cm con densi peli, con 3 segmenti ellittici il centrale sessile,
base acuta e apice arrotondato ;
Scapo fiorale tomentoso generalmente con una brattea basale che termina con 2-5 fiori bianchi, con 5
petali a margini sovrapposti e 10 sepali in due strati, fiorisce da maggio a giugno ;
Frutto rosso, ovale o sferico, facilmente staccantesi dal calice, maturo in estate
Il nome deriva dai termini latini Fragus = fragante e vescus = molle per le caratteristiche della pianta e
del frutto che, in realtà, è un falso frutto, in quanto risultante dall'ingrossamento del ricettacolo che porta
in superficie numerosi e minuscoli acheni, che sono i veri frutti.
E' ricca di vitamina C, sali minerali e zuccheri, ha azione astringente, depurativa e diuretica, è di sollievo
nelle passeggiate in montagna donando agli escursionisti un attimo di ristoro.
Con le foglie, raccolte in epoca precedente alla fioritura, si prepara una bevanda sostitutiva del thé dal
delicato aroma e possono essere aggiunte a minestre e frittate.
I frutti schiacciati e ridotti in poltiglia sono efficaci nella prevenzione delle rughe sul volto e rendono la
pelle morbida e vellutata; anche lo stesso Linneus, secondo la leggenda, curava la sua gotta facendo uso
della fragola le cui foglie e radici guariscono anche piaghe ed ulcere e riducono le abrasioni.
La fragola è un frutto solare che simboleggia la primavera, l'aurora, la luce che ritorna dopo l'inverno.
Nel linguaggio dei fiori significa stima e amore, sentimento a cui facevano riferimento le fragole
ricamate sul fazzoletto che Otello regalò a Desdemona e che le costò la vita.
Nei manoscritti del Medioevo la fragola è sempre raffigurata simbolicamente in associazione alle
sofferenze del Cristo e dei martiri ; secondo alcuni studiosi ciò sarebbe dato sia dal colore del frutto e del
succo, che ricorda quello del sangue, sia dalle proprietà medicinali della pianta, che alludono al
Non va confusa con F. indica Andr., che ha fiori gialli e foglie singole e peduncolate, commestibile ma
insipida.
FAMIGLIA: Rosaceae
NOME VOLGARE: Erba benedetta
HABITAT: Terreni abbandonati, boschi di latifoglia sino a 1600 m
Pianta erbacea perenne con fusto eretto, in basso con peli patenti, dicotomo-ramoso;
Foglie superiori acuminate, le inferiori con lamina profondamente tripartita o completamente divisa in 3
segmenti ovati o lanceolati, l'apicale cuneata alla base;
Fiori con 2-5 petali gialli facilmente caduchi, fiorisce da maggio a luglio;
Il frutto è un achenio irsuto per peli patenti, ricurvi ad uncino con becco di 10 mm.
Il nome urbanum deriva dal fatto che cresce abbondante anche nei pressi delle abitazioni.
Il nome volgare Erba benedetta è dato dalle sue molteplici proprietà benefiche e quello di Garofanaia per
il forte odore di garofano emanato dalla radice, ben percepibile quando la pianta è secca, tanto che era
usata come succedaneo dei chiodi di garofano.
A scopo alimentare sono usate le sue foglie tenere, che si raccolgono in primavera recidendole senza
danneggiare la parte centrale della pianta.
Si consumano in insalata, miste ad altre erbe, oppure lessate come gli spinaci ma sempre in modica
quantità per le sue forti proprietà astringenti.
In fitoterapia si usa la radice nella cura delle dissenterie, dispepsie, digestioni lente e faticose, nei catarri
bronchiali, nei bruciori di stomaco e in tutti quei casi in cui si ha un rilassamento delle fibre muscolari
sia dell'intestino che dello stomaco.
E' uno stimolante psicofisico utile nelle nevralgie, cardiotonico e febbrifugo.
http://www.assms.it/schedebot/201.htm31/05/2007 9.55.13
Helianthus tuberosus
HELIANTHUS TUBEROSUS
Linneus
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Topinambur – Tartufo di canna
HABITAT: Incolti e rive sino a 800 mt
Pianta erbacea perenne alta sino a 2 mt, con rizoma fusiforme ingrossato del diametro di 3-5 cm, fusto
eretto, ispido in alto;
Foglie superiori alterne, lamina verde scura di sopra, ovato-lanceolata, acuminata e dentellata, con
picciolo lungo ¼ della foglia;
Capolini del diametro di 4-5 cm, con fiori, sia i tubulosi sia i ligulati, gialli, fiorisce da agosto a ottobre.
Il termine Topinambur deriva dal nome di una tribù del Brasile, paese da cui originariamente proviene.
Pianta coltivata, per la sua fioritura copiosa e decorativa, anche nei famosi giardini dei principi Farnese,
e successivamente introdotta in Inghilterra con il nome di Carciofo di Gelusalemme per il sapore della
sua radice che ricorda, infatti, quello del carciofo.
Il tubero somiglia per forma, dimensioni e consistenza alla patata ma, pur non possedendone i valori
nutrizionali, ha il vantaggio di essere privo di amido e indicato, quindi, nei regimi ipocalorici degli obesi
e dei diabetici.
Salutare anche nella dieta dei bambini e delle persone anziane, favorisce la digestione ed ha potere
disinfettante sull'intestino, favorisce la secrezione lattea ed è ricco di vitamine A e C,.
Si può consumare crudo, con la bagnacauda o la fonduta, oppure cucinato in tutti i modi in cui si
preparano le patate; va raccolto in autunno inoltrato, quando ormai i fusti sono secchi.
http://www.assms.it/schedebot/293.htm31/05/2007 9.55.16
Humulus lupulus
FAMIGLIA: Cannabaceae
NOME VOLGARE: Luppolo
HABITAT: Boschi umidi e siepi
Pianta perenne, lianosa, rampicante su altre, fusti con 6 strie scure nelle quali sono inserite spine brevi e
ottuse ;
Foglie opposte, ai nodi del fusto, con lamina circolare palmato 3-lobata con denti acuti ;
Infiorescenza maschile lunga circa 10 cm, a forma di pannocchia con fiori bianco-gialli, quella
femminile ovata, simile ad una pigna pendula, formata da bratee membranacee ovato-acuminate di
colore verde chiaro, fiorisce da maggio ad agosto.
La denominazione del Genere deriva probabilmente dal latino Humus = terra con allusione ai fusti
flessibili che si adagiano al suolo o ai luoghi umidi che questa pianta predilige ; lupulus, diminutivo di
Lupus = lupo, può esprimere l'ostacolo che la pianta, attorcigliandosi ad altre, oppone ad un loro
normale sviluppo.
I tralci maschili sono comunemente utilizzati, in alcune regioni, per fare frittate oppure lessati e conditi
come spinaci o aggiunti ad altre verdure come ripieno per torte salate.
Le infiorescenze femminili essiccate vennero aggiunte alla birra nel XIII secolo da Gambrinus,
leggendario Re della Birra, conferendo a questa bevanda l'attuale aroma piacevolmente amaro ; le
proprietà curative del luppolo, unite a quelle di grano ed orzo, hanno dato luogo al proverbio "Chi beve
birra campa cent'anni".
E' sempre stata considerata pianta medicinale, indicata per stimolare il tratto gastro-intestinale; il thé da
essa ricavato è un noto calmante e sonnifero ma, secondo la tradizione, lo stesso effetto si ottiene
mettendo sul cuscino, sul quale si dorme, qualche pigna.
Secondo un'antica tradizione il desiderio delle ragazze di avere bei capelli lunghi si esaudisce
sotterrando con il luppolo qualche ciocca dei propri.
http://www.assms.it/schedebot/226.htm31/05/2007 9.55.20
Juniperus communis
JUNIPERUS
COMMUNIS Linneus
FAMIGLIA: Cupressaceae
NOME VOLGARE: Ginepro
HABITAT: Pascoli e boschi aridi
sino a 1500 mt
Arbusto dioico, alto sino a 3 mt, con corteccia bruno-rossastra nei rami giovani, desquamante
longitudinalmente ;
Foglie lunghe sino a 10 mm, lineari aghiformi, in verticilli di tre, pungenti, patenti, con faccia superiore
quasi piana e con una sola stria glauca ;
Fiorisce da febbraio ad aprile ;
Coni femminili di forma globosa, costituiti da poche squame carnose saldate anche a maturità simulanti
una bacca, di colore dapprima verde poi blu-viola, ricoperte da pruina che maturano a fine estate-
autunno di due anni dopo La fioritura.
Sembra che il nome del genere derivi da due vocaboli celtici gen = cespuglio e prus = aspro, con
probabile allusione alle foglie pungenti e all'asprezza delle "bacche".
Esse impiegano due anni per raggiungere la completa maturazione tanto che si possono vedere,
contemporaneamente sulla pianta, sia quelle bluastre ormai mature che quelle verdi che matureranno
l'anno successivo.
Le prime erano utilizzate nella produzione di liquori e come aromatizzante nella preparazione di molte
ricette tipiche dalla Lapponia alla Sicilia.
Il loro sapore dipende sia dal luogo sia dal periodo di raccolta, le migliori sono quelle mediterranee
raccolte in autunno, ma anche dalla loro freschezza e spesso quelle essiccate sono insipide ed inservibili.
Un macerato di bacche essiccate, nell'acqua del bagno, è un ottimo rimedio nelle affezioni reumatiche e
nelle artriti.
Anticamente si credeva di poter tenere lontana con esso la peste e gli spiriti maligni tanto che, ancora
verso la metà del XVIII secolo, a Velletri furono bruciati quaranta sacchi di bacche per difendere la
popolazione dal flagello.
Nelle zone alpine i viandanti infilavano un ramo di ginepro nel cappello per non piagarsi i piedi.
Secondo la tradizione la croce di Cristo fu costruita con il suo legno aromatico che viene bruciato, come
incenso, nelle sere di Natale, S. Silvestro ed Epifania.
"Dalle coccole peste e fermentate nell'acqua si ottiene una bevanda spiritosa, salubre e di pochissima
spesa. Chiamasi perciò il Vino de' poveri. Dessa è tanto più grata, quanto è più vecchia. Infuse
nell'acquavite danno un eccellente rosolio stomacale, e distillandole un olio essenziale." (Spadoni 1826)
LAMIUM PURPUREUM
Linneus
FAMIGLIA: Lamiaceae
NOME VOLGARE: Dolcimele – Falsa ortica
HABITAT: Campi, orti e ruderi sino a 1500 mt
Pianta annua alta sino a 20 cm, con fusto eretto o prostrato-ascendente, talora radicante ai nodi,
subglabro, generalmente con poche foglie solo nel terzo o mezzo inferiore;
Foglie opposte, con picciolo lungo 1-4 cm, lamina cuoriforme, ovato-ottusa, crenata o con denti
arrotondati sul bordo, foglie fiorali ravvicinate, progressivamente minori, per lo più violacee e
pubescenti o lanose di sopra;
Fiori piccoli, raccolti in una spiga contratta, con corolla purpuro-violacea, con tubo più lungo del calice,
fiorisce da marzo a ottobre.
Il nome del genere potrebbe derivare da quello della regina di Libia, Lamia, che era descritta ai bambini
greci come capace di ingoiarli, come sembra faccia questo fiore quando è visitato dagli insetti pronubi.
Il nome volgare "Falsa ortica" è stato ispirato dalla somiglianza che questa pianta ha con Urtica dioica,
pur senza condividerne gli effetti urticanti, mentre quello di "Dolcimele" deriva dall'abitudine che hanno
i bambini, in alcune regioni d'Italia, di succhiare il fiore che risulta molto dolce per i suoi nettari,
contenuti nel tubo corollino.
Per l'uso culinario vanno recise le sommità tenere prima della comparsa dei fiori; si possono lessare e
condire con olio, sale e limone oppure preparare in frittata.
La pianta emana un leggero odore nauseante che, però, scompare con la cottura.
Un tempo era usata comunemente per le cure depurative primaverili, grazie alle sue proprietà diuretiche,
ma attualmente si impiega, per uso esterno, per lavaggi in caso di otiti e vaginiti, per le sue proprietà
astringenti e antisettiche.
Non va confuso con L. maculatum L. che non ha le stesse proprietà e presenta una stria bianca lungo la
nervatura centrale delle foglie.
LAPSANA
COMMUNIS Linneus
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Lassana -
Grespignolo - Erba delle mammelle
HABITAT: Boschi di latifoglie,
cedui, ruderi sino a 1400 mt
Pianta erbacea annua, alta sino a 1,2 mt. fusto eretto, spesso villoso, ramoso-corimboso;
Foglie della rosetta basale con lamina ovale, sinuoso-dentata, acuminata, spesso con 2-4 segmenti
laterali minori, le foglie cauline sono sparse, subsessili, ovato-allungate ed acuminate, poco incise o
sinuato-dentate;
Infiorescenza in capolini molto numerosi, involucro conico con due serie di squame, le interne lineari le
esterne ovali, fiori giallo chiari tutti ligulati, fiorisce da aprile a ottobre;
Il frutto è un achenio con circa 20 strie longitudinali.
Il nome del genere potrebbe derivare dal vocabolo greco che significa "pulire, purgare" con allusione
alle proprietà medicinali di queste piante.
In cucina sono utilizzate le foglie inferiori dopo essere state lessate e condite, generalmente insieme ad
altre verdure, anche come ripieno di torte salate.
La pianta ha proprietà emolienti e rinfrescanti, il succo viene usato come cicatrizzante per le
screpolature delle labbra e le foglie in cataplasmi per le ragadi al seno.
http://www.assms.it/schedebot/306.htm31/05/2007 9.55.35
Laurus nobilis
LAURUS
NOBILIS Linneus
FAMIGLIA: Lauraceae
NOME VOLGARE: Alloro
HABITAT: Zona mediterranea sino
a 800 mt
Arbusto o piccolo albero dioico, sempreverde, alto sino a 10 mt, con corteccia liscia da giovane poi
rugosa e grigio scura, con chioma densa e piramidale;
Foglie alterne, glabre, persistenti e coriacee, ellittico-lanceolate, con margine intero, ondulato, verde
scuro nella pagina superiore, più chiare e opache inferiormente ;
Fiori unisessuali, piccoli, giallognoli, sono riuniti in ombrelle ascellari su peduncoli di circa 1 cm,
fiorisce da marzo ad aprile ;
Il frutto, simile ad una oliva, è una drupa verde e poi nera e lucida, matura ad ottobre-novembre.
Con una corona d'alloro venne incoronato Francesco Petrarca che aveva dedicato alcuni sonetti
allegorici al mito di Apollo e Dafne, diventata Laura in italiano ; quest'ultima venne trasformata dal
padre in un albero di alloro per poter sfuggire alla "corte" troppo insistente di Apollo e conservare la
propria verginità.
FAMIGLIA: Liliaceae
NOME VOLGARE: Cipollaccio col fiocco - Lampascione
HABITAT: Campi, incolti ed aridi sino a 1500 mt
Pianta perenne alta sino a 80 cm, bulbo globoso o ovato-piriforme con tuniche esterne rosso vinose,
somigliante ad una cipolla, scapo eretto, cilindrico, glabro;
Foglie solo basali, lineari, eretto-patenti, tendenti ad afflosciarsi, semicilindriche, larghe 1-1,5 cm e
lunghe ½ o 1/5 dello scapo;
La spiga fiorifera termina con una specie di candelabro di piccoli fiori sterili, color malva, dal lungo
peduncolo, i sottostanti fiori fertili sono più grandi e su peduncoli lunghi circa come la corolla che è di
colore porpora-marroncino, fiorisce da aprile a luglio.
L'uso del bulbo sotterraneo di questa pianta è tipico delle regioni meridionali italiane; si può consumare,
come le cipolle, sia crudo in insalata che lessato e cucinato in vari modi, conservato sott'aceto o in
agrodolce e servito come antipasto o contorno.
I bulbi si raccolgono sul finire dell'inverno, ma occorre prestare attenzione alla possibile confusione con
quelli del Colchico (Colchicum autumnale L.) che sarebbe fatale essendo quest'ultimo velenoso.
A tal proposito va ricordato che il Colchico ha il bulbo allungato e bianco, mentre quello del Cipollaccio
è simile ad una cipolla e di colore rosato.
E' anche dotato di un buon potere diuretico e antinfiammatorio, particolarmente utile nei casi di
infiammazione della vescica e dell'intestino.
Fresco può essere impiegato per accelerare la maturazione dei foruncoli, ascessi e ogni altra infezione
sottocutanea purulenta; per i dolori provocati dall'artrite è utile un cataplasma caldo.
http://www.assms.it/schedebot/098.htm31/05/2007 9.55.41
Linaria vulgaris
FAMIGLIA: Scrophulariaceae
NOME VOLGARE: Linaria - Linaiola
HABITAT: Incolti, ruderi, macerie e massicciate sino a
1500 mt
Pianta perenne alta sino a 80 cm, con fusto eretto e ramoso, peloso e ghiandoloso in alto;
Foglie alterne, lineari-lanceolate, acute con margine revoluto, uninervie;
Fiori in densi racemi, con lungo sperone, corolla gialla e labbro inferiore macchiato di giallo-arancione,
fiorisce da giugno a ottobre.
Il nome Linaria deriva dalla somiglianza della forma delle sue foglie con quelle del Lino.
E' commestibile solo da giovane, mista ad altre verdure in insalata; vanno raccolte le sommità fiorite più
tenere, la pianta recisa rigermoglierà, producendo ancora fiori e semi in abbondanza, sino a 32.000 per
esemplare.
Stimata pianta medicinale era un valido mezzo curativo delle angiocoliti, dell'ittero e, in generale, in
tutte le affezioni riguardanti le vie urinarie.
Era anche di uso comune nella cura delle emorroidi e delle foruncolosi e, per uso eterno, come
emostatico applicata sulle ferite.
I fiori della Linaria sono eliotropici, ruotano, cioè, seguendo il moto del sole.
http://www.assms.it/schedebot/221.htm31/05/2007 9.55.44
Malva sylvestris
MALVA
SYLVESTRIS
subsp. sylvestris
Linneus
FAMIGLIA: Malvaceae
NOME VOLGARE: Malva
selvatica
HABITAT: Luoghi incolti,
calpestati, accumuli di detriti sino a
1600 mt.
Pianta erbacea annua o perenne, alta sino a 50 cm, eretta o prostrata, cespugliosa, ramosa, con fusti
ispidi e striati, legnosi alla base;
Foglie sparse, lungamente picciolate, cordate a 5-7 lobi con margine crenato;
Fiori appaiati all'ascella delle foglie superiori, con 5 petali rosei e, generalmente, tre striature violacee,
fiorisce da maggio ad agosto;
Frutto composto da acheni appiattiti e disposti in cerchio.
Il nome del genere deriva dal latino mollire alvum e significa "rendere molle" con riferimento alle sue
proprietà emolienti.
Pianta comunissima nei prati e lungo le strade, le sue foglie più tenere si usano nelle insalate ma sempre
frammiste ad altre verdure perché le mucillagini presenti le conferiscono un gusto non a tutti gradito,
possono essere anche essiccate per l'uso invernale, i fiori si utilizzano per guarnire insalate verdi.
I rami giovani cotti e conditi con olio sale e aceto sono serviti come antipasto o aggiunti a minestre e
minestroni.
E' pianta emoliente per eccellenza in tutti gli stati infiammatori, rinfrescante, calmante della tosse, utile
nelle stomatiti, coliti, gengiviti ed afte, ha proprietà lassative ed è consigliata nelle diete delle persone
affette da costipazioni intestinali croniche.
Il succo, ottenuto dalla spremitura della pianta, è lenitivo per le punture delle vespe e dalla sua linfa
gommosa si ottiene una crema rinfrescante ed idratante per il viso.
La malva è pianta eliotropica perché orienta i suoi grandi fiori sul corso del sole.
Gli antichi romani la utilizzavano per neutralizzare i postumi dei bagordi notturni e Plinio la considerava
una panacea con effetti anche afrodisiaci; tale convinzione venne poi smentita nel Medioevo e durante il
Rinascimento quando si riteneva favorisse una condotta morigerata.
Aveva anche una proprietà magica, come riportato da Alberto Magno, in quanto permetteva
di sapere se una fanciulla fosse ancora vergine; la radice, avvolta in una lana scura e portata come
amuleto, curava le affezioni alle mammelle e, bollita nel latte, guariva la tosse in cinque giorni; venne
ben soprannominata Omnimorbia, rimedio a tutti i mali.
Nel linguaggio dei fiori rappresenta l'Amore materno e la Mansuetudine.
MELITTIS
MELISSOPHYLLUM Linneus
FAMIGLIA: Lamiaceae
NOME VOLGARE: Bocca di lupo – Erba
limona
HABITAT: Boschi di latifoglie, ai margini o
cedui, sino a 1400 mt
Il nome Melissophyllum = a foglie di Melissa, indica la somiglianza delle foglie di questa pianta con
quelle di Melissa officinalis L.
Si usano le foglie fresche o essiccate all'ombra per preparare un'ottima tisana che può sostituire il thé,
assunta dopo i pasti è digestiva.
Durante il processo di essiccazione, per scissione di un glucoside, si forma la cumarina, sostanza che
conferisce alla pianta proprietà antispasmodiche, sedative e diuretiche.
Prima del riposo, unita ad Achillea e Primula, è un dolce sonnifero.
http://www.assms.it/schedebot/285.htm31/05/2007 9.55.49
Origanum vulgare
FAMIGLIA: Lamiaceae
NOME VOLGARE: Origano - Acciughero
HABITAT: Boscaglie rade, cespuglieti e rupi soleggiate sino a
1400 mt
Pianta erbacea perenne con odore penetrante, alta sino ad 1 mt, con fusto ascendente ramosissimo,
arrossato in alto;
Foglie peduncolate a lamina lanceolata, spesso asimmetrica alla base, dentellata al bordo;
Fiori in dense pannocchie terminali arrotondate, brattee inferiori simili a foglie, quelle superiori
violacee, calice con cinque denti uguali, tubo lanuginoso all'interno, corolla a due labbra, più lunga del
calice, di colore porpora, fiorisce da giugno a settembre.
Il nome deriva dal greco Origanos composto da Oros, montagna, e da Ganos, delizia: "Delizia di
montagna"; è detta anche "Acciughero" o "Erba acciuga" perché usata per aromatizzare la pasta di
acciughe.
E' presente allo stato selvatico in tutta Europa ma le piante crescenti al nord sono di scarso valore
aromatico mentre quelle del sud hanno un sapore particolarmente gradevole tanto da essere usate come
ingrediente tipico in molti piatti dell'Italia meridionale e della Grecia, quali la Pizza napoletana, la
celeberrima "Caprese" e la carne alla "Pizzaiola".
L'aroma si intensifica con l'essiccazione, a tale scopo si recide la pianta ancora in fiore, si pone ad
asciugare all'ombra e si conserva in recipienti ermeticamente chiusi.
Pianta molto apprezzata, sin dall'antichità, per le qualità terapeutiche delle sommità fiorite e delle foglie
che contengono timolo, tannini e sostanze amare.
E' antalgica, antisettica, antispasmodica, espettorante e tonica; si usa per curare l'apparato respiratorio e
FAMIGLIA: Papaveraceae
NOME VOLGARE: Papavero - Rosolaccio
HABITAT: Infestante nei campi di cereali, ruderi e macerie
Pianta annuale, erbacea, alta sino a 60 cm, fusto eretto, ramoso e setoloso, latticifero ;
Foglie inferiori pennatosette, con 2-3 denti per lato e lobo terminale più lungo, a contorno spatolato, le
cauline a contorno triangolare con due lacinie basali patenti ;
Fiore con un diametro di 5-7 cm, con 4 petali scarlatti, capsula sub-sferica, stimmi raggiati a forma di
stella e stami non allargati, fiorisce in maggio-giugno e spesso anche in agosto e settembre.
Il nome sembra derivi dal latino pappa o papa, per la consuetudine di unire i semi di papavero al cibo dei
bambini allo scopo di facilitarne il sonno; tale infuso prendeva il nome di "papagna", termine usato
ancor oggi usato per indicare lo stato di sonnolenza.
Nella cucina regionale le foglie delle rosette basali si usano cotte e condite come gli spinaci, in
maremma, miste alle bietole selvatiche, sono considerate ottime per il ripieno dei tortelli, i petali freschi
vengono usati per colorare sciroppi e bevande.
Il Rosolaccio è blandamente sedativo e antispasmodico, se ne usano i petali e le capsule svuotate dei
fiori per infusi e sciroppi utili a calmare la tosse, l'insonnia e l'eccitazione nervosa ; da queste sue
proprietà deriva il detto, ad una persona noiosa, "Sei peggio di un papavero!!".
Dal macerato dei petali essiccati si ottiene una lozione che aiuta a conservare la freschezza della
carnagione.
Vuole la leggenda che uno dei Re di Roma, Tarquinio il Superbo, abbattesse un giorno con un bastone i
più alti papaveri del suo giardino per mostrare simbolicamente al figlio come ci si dovesse sbarazzare
innanzitutto dei cittadini più potenti ed autorevoli ; da allora il fiore è anche emblema di potere e
posizione sociale : "E' un alto papavero della politica" oppure "E' stato qualche grosso papavero a
raccomandarlo".
Pianta soggetta all'influsso di Saturno è simbolo di pigrizia, misantropia e mollezza di carattere ma il suo
colore rosso intenso evoca immagini solari, come in questo scritto di Ruskin :
"Io ho nelle mie mani un piccolo papavero rosso raccolto domenica al palazzo dei Cesari.
E' un fiore intensamente semplice, intensamente floreale. Tutto seta e fuoco, un calice scarlatto tagliato
perfettamente tutt'intorno, si vede da lontano in mezzo alle erbe selvatiche come un carbone ardente
caduto dagli altari del cielo. Non è possibile immaginare un tipo di fiore più completo, più genuino e
assolutamente puro ; dentro e fuori tutto fiore. Nessuna limitazione di colore, nessuna esteriore volgarità,
nessun segreto interiore ; aperto al sole che l'ha creato, finemente rifinito sopra e sotto, fin giù al più
estremo punto di innesto"
PARIETARIA
OFFICINALIS Linneus
FAMIGLIA: Urticaceae
NOME VOLGARE: Erba vetriola
HABITAT: Boschi, incolti, ambienti
ombrosi, muri e macerie sino a 900 mt
Pianta perenne, alta sino ad 1 mt, con fusto eretto, scarsamente ramoso ;
Foglie ovali-lanceolate, acuminate con base ristretta e nervature trasparenti ;
Inflorescenze ascellari dense, bratee ellittiche ristrette alla base, perigonio non allungato dopo la fioritura
che avviene da maggio ad ottobre ;
Acheni neri, ellittici.
Il nome deriva dal latino paries = parete, per la sua caratteristica di crescere, comune ed abbondante,
lungo i muri; il nome volgare "Erba vetriola" deriva dall'uso che ne veniva fatto per lavare l'interno delle
bottiglie e i vetri in generale.
Le foglie giovani sono commestibili e si consumano come una qualsiasi verdura ; esse si raccolgono da
piantine che non abbiano ancora le infiorescenze.
Si possono cucinare come gli spinaci e l'acqua di cottura, di un bel verde intenso, può essere utilizzata
per preparare minestre di riso.
La Parietaria contiene una buona dose di nitrato di potassio ed è, quindi, assai diuretica, impiegata nelle
infezioni delle vie urinarie e come depurativa per curare i reumatismi; il gusto leggermente sgradevole
dei preparati può essere corretto aggiungendo una scorza di limone.
In uso esterno la pianta, battuta tra due pietre, è indicata per curare mal di denti, contusioni, foruncoli e
ragadi.
http://www.assms.it/schedebot/274.htm31/05/2007 9.56.02
Petasites hybridus
PETASITES
HYBRIDUS (Linneus)
Gaertn, Mejer et Sch.
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Farfaraccio
HABITAT: Luoghi umidi, sponde
sino a 1650 mt
Il nome deriva dal greco petasos = "cappello a larghe falde" per la conformazione delle lamine fogliari.
In cucina si consumano solo i gambi teneri delle foglie, carnosi e sodi, lessati e conditi con olio e sale,
oppure saltati in padella con il burro; in Lombardia si usa friggerli, passati in farina oppure in pastella.
Per i suoi principi attivi ha proprietà diuretiche, sudorifere e vulnerarie; a questo scopo si usano le foglie
in decotto.
Per uso esterno, come cicatrizzante e nella cura dei dolori articolari, è utile un cataplasma di rizoma e
foglie fresche da applicare sulla parte.
Per uso cosmetico sono utili applicazioni periodiche delle foglie fresche, leggermente pestate, per tutte
le infiammazioni della pelle e le manifestazioni acneiche.
http://www.assms.it/schedebot/299.htm31/05/2007 9.56.05
Pistacia lentiscus
FAMIGLIA : Anacardiaceae
NOME VOLGARE : Lentisco
HABITAT : Macchie mediterranee sempreverdi sino a 700 mt
Arbusto o piccolo albero alto sino a 5 mt, dioico, dall'odore resinoso, molto ramoso e contorto;
Foglie alterne paripennate con 8-10 di rado 6-12 foglioline coriacee, lucide, a picciolo strettamente
alato;
Fiori riuniti in pannocchia cilindrica, rosso-bruni o gialli, fiorisce da marzo a maggio;
Il frutto è una drupa rossastra e poi nera, matura in inverno.
Il lentisco, insieme al mirto, il corbezzolo, il leccio, la tamerice, il ginepro e l'alaterno forma macchie di
arbusti lungo le coste, soprattutto rocciose, del mediterraneo.
Anticamente le bacche erano usate per aromatizzare le carni, nel libro di cucina di Apicio si legge che
venivano usate in insalata insieme con altre erbe di prato o come mangime per gli uccelli.
Tutta la pianta emana un intenso odore proveniente da una resina detta "Mastice di Chio".
La sua produzione era molto abbondante in questa isola greca dove mastìche indicava, infatti, la resina
chiara della pianta ottenuta praticando nella corteccia, del fusto e dei rami, alcune incisioni dalle quali
fuoriesce la linfa che si rapprende in granuli sferici delle dimensioni di un pisello, che si conservano in
vasi di vetro ben chiusi, da ogni pianta si possono ottenere annualmente circa cinque chilogrammi di
resina.
L'olio essenziale in essa contenuto ha proprietà balsamiche, antinfiammatorie, sedative ed antisettiche
delle mucose, l'alto contenuto di sostanze tanniche ne fanno un valido aiuto in caso di dissenterie, il loro
uso rafforza le gengive e mantiene i denti puliti, sani e profuma l'alito, come già noto ai mussulmani che
la distribuivano negli harem.
Sin dall'antichità, da Dioscoride a Ippocrate a Galeno, erano apprezzate le sue molteplici proprietà; il
maggior quantitativo di resina proveniva dal medio oriente, dove era tenuta in grande considerazione,
era l'antesignano dell'odierna gomma da masticare.
http://www.assms.it/schedebot/103.htm31/05/2007 9.56.07
Plantago lanceolata
PLANTAGO LANCEOLATA
Linneus
FAMIGLIA: Plantaginaceae
NOME VOLGARE: Lingua di cane - Piantaggine
HABITAT: Incolti, vigne e campi sino a 2000 mt
Pianta perenne alta sino a 50 cm, con breve e grosso rizoma, scapo solcato longitudinalmente, più o
meno peloso, molto più alto delle foglie;
Foglie tutte in rosetta, perduranti in inverno, glabre o peloso-lanose, lanceolate e attenuate in un lungo
picciolo, con 3-5 nervi ingrossati nella faccia inferiore, a margine intero o con denti piccoli e distanziati;
I fiori sono raccolti in una breve spiga, corolla con 4 lobi lanceolati, colore da rosato a gialliccio, e 4
antere gialle poi aranciate, fiorisce da aprile ad ottobre.
Il nome Plantago sembra derivi dai due termini latini planta = pianta del piede, zampa ed ago = faccio
apparire, con allusione alle forma delle foglie di alcune specie di questo Genere.
In cucina si usano le foglie più tenere che vengono cotte e condite come gli spinaci, utilizzate per i
ripieni delle torte salate oppure crude in insalata.
Ha una marcata azione ricostituente specialmente nei disturbi della crescita, utile per i soggetti anemici e
deboli ma, in quantità eccessiva, può provocare una certa stitichezza.
Nella medicina popolare si usa la parte aerea della pianta, raccolta dalla primavera all'autunno, per
curare le enteriti accompagnate da diarrea e nelle infiammazioni in genere.
Per uso esterno si usa un macerato di foglie fresche da applicare su piaghe, ulcere, dermatiti squamose e
acne e, sotto forma di cataplasma, nei bagni oculari contro le congiuntiviti.
Le altre Plantago che crescono abbondanti nelle nostre zone, P. media L. e P. major L., possiedono le
stesse qualità e possono essere usate allo stesso scopo anche se con minore efficacia.
Narra la leggenda che un principe bussò alla porta di un castello ove vivevano una flessuosa damigella e
la sua grassottella nutrice.
Egli si mise a lodare amabilmente, e separatamente, le due dame, circondandole di attenzioni e di cure:
ad una diceva "M'incantano la tua figura snella e la tua delicata bellezza" e all'altra "Ammiro nella
donna le rotondità e le forme tornite".
Al mattino il giovane partì per chiedere al proprio padre la benedizione al suo matrimonio, che aveva
promesso ad ognuna delle due donne; esse sono ancora ad aspettarlo al bordo della strada, tanto che
hanno messo le radici: l'elegante Plantago lanceolata e la più robusta Plantago majus.
PORTULACA
OLERACEA Linneus
FAMIGLIA: Portulacaceae
NOME VOLGARE: Porcellana
comune - Porcacchia
HABITAT: Campi, orti ed incolti
sino a 1700 mt
Pianta erbacea, glabra e grassetta, con fusti cilindrici, cavi internamente, prostrati o ascendenti, spesso
con sfumature rossastre ;
Foglie lunghe 1-2 cm, carnose, sessili, cuneiformi, tronche all'apice ;
Fiori piccoli solitari o in gruppi di 2-3 all'ascella delle foglie, petali di colore giallo, fiorisce da giugno
ad agosto.
Infestante su strade, orti e ruderi, è conosciuta come commestibile sebbene dal gusto particolare, non a
tutti gradito; se ne raccolgono le tenere sommità e si consumano sia aggiunte ai pomodori in insalata, sia
lessate come verdura ; cotte, però, perdono le vitamine A e C di cui sono ricche.
Il suo uso, per l'impossibilità di essere essiccata, è limitato alla bella stagione.
Veniva consumata dal popolo anche come antidoto allo scorbuto per il suo alto contenuto di vitamina C.;
viene ancora utilizzata come diuretica e depurativa del sangue, particolarmente utile nelle infezioni delle
vie urinarie.
Il ritrovamento dei suoi semi nei siti archeologici ne confermano l'uso nel periodo dell'Impero romano,
nel medioevo veniva coltivata nei giardini dei conventi e nel Parsifal se ne ciba il nobile cavaliere
Galvano.
I numerosi semi sono diffusi ad opera delle formiche.
http://www.assms.it/schedebot/277.htm31/05/2007 9.56.13
Primula vulgaris
PRIMULA
VULGARIS Huds.
= P. acaulis L.
FAMIGLIA: Primulaceae
NOME VOLGARE: Primula-
Primavera-Occhio di civetta
HABITAT: Boschi di latifoglie,
soprattutto quercete e faggete, sino
a 2000 mt
Pianta perenne alta sino a 15 cm, con rizoma obliquo e grosse radici secondarie, fusto nullo;
Foglie tutte basali, oblanceolate, spatolate, alla fioritura 1-2 x 5-8 cm, in seguito grandi sino al doppio e
anche di più, con apice arrotondato e margine irregolarmente dentellato, progressivamente ristretto alla
base, villose nella pagina inferiore e con aspetto verrucoso dovuto alle numerose nervature laterali,
disposte a reticolo, che si diramano dalla grossa nervatura centrale;
Fiori imbutiformi, alla sommità di un lungo pedicello nascente dalla radice, a cinque lobi di colore giallo
pallido con una macchia aranciata alla base, non odorosi, fioriscono da febbraio a marzo.
Il nome deriva dal latino Primus = primo, il primo fiore della primavera, perché essa compare quando la
vegetazione è ancora tutta ferma dopo aver rimosso lo spesso strato di foglie sotto il quale è stata al
sicuro per tutto l'inverno.
Le giovani foglie, di un tenero verde, possono essere recise alla base facendo attenzione a non eliminare
l'occhio centrale per non ferire la pianta; si consumano crude in insalata insieme ai boccioli, condite con
olio, sale e parmigiano.
Sono ottime anche lessate come gli spinaci oppure aggiunte a minestroni, zuppe e torte salate.
I fiori da soli servono a preparare una buona frittata oppure aggiunti a variopinte insalate primaverili;
aromatizzano un thé molto gradevole ad azione calmante e un vino molto apprezzato nella cura della
cattiva circolazione, canditi sono deliziosi dolcetti.
La primula è anche pianta apprezzata per le molteplici qualità medicinali; l'infuso di radice, foglie e fiori
trova applicazione nella cura delle malattie dell'apparato respiratorio, tosse, bronchite, influenza e in
quelle del sistema nervoso, isteria, insonnia, stati ansiosi e fornisce buoni risultati anche contro il
reumatismo cronico e degenerativo.
Il succo è un antico cosmetico per la bellezza della pelle e l'attenuazione di macchie e rughe.
Annunciatrice della nuova stagione e del rinnovamento della natura è pianta augurale, invincibile
talismano se tenuto sul cuore con un cristallo di rocca.
A questo proposito la Regina Vittoria, quando il ministro Disdraeli le consegnò solennemente la corona
FAMIGLIA: Rosaceae
NOME VOLGARE: Prugnolo – Pruno selvatico
HABITAT: Boschi cedui, siepi e muretti sino a 1500 mt
Cespuglio caducifoglio alto sino a 4 mt, molto spinoso con rami intricati e generalmente pubescenti da
giovani, con molti germogli laterali che diventano lunghe spine dritte, legno con odore di mele;
Foglie alterne, ellittico-lanceolate, opache e dentate sul bordo;
Fiori su peduncoli di 5 mm, generalmente isolati, precedenti le foglie, con 5 petali bianchi, fiorisce da
marzo ad aprile;
Il frutto è una drupa globosa di 1-2 cm, blu-nerastra, pruinosa e di gusto acido e molto astringente,
matura in ottobre-novembre.
Specie comunissima nelle siepi e al margine dei boschi con i frutti, prugnole, così asprigni da non
risultare commestibili, né freschi né conservati; se però aspettiamo che il gelo, spaccandone la buccia,
permetta ai microfunghi di penetrare nella polpa aggredendone gli aspri tannini, potremo finalmente
godere di questi frutti che si riveleranno dolci ed aromatici.
Ne prepareremo marmellate, bibite, liquori , potremo usarli in cucina per insaporire arrosti di
cacciagione e, con le foglie seccate, ottenere un ottimo thé dal sapore aromatico e curativo del mal di
gola.
In estremo oriente è chiamato "Albicocco giapponese" ed è considerato, come testimonia la pittura
cinese, il simbolo della primavera, i suoi fiori, dal candore smagliante, ricordano la purezza e
l'immortalità.
"Primo che la corteccia di questo Prugno è stata sostituita alla China-china come febrifuga. Secondo che
le tenere foglie valgono meglio di ogn'altra cosa per fare le veci del Thè. Terzo che la bollitura delle
medesime riesce ottima nel conciare le pelli. Quarto che le drupe si vogliono un mezzo quasi certo per
rimettere il vino, che siasi guastato, al grado primiero. Quinto che i caratteri segnati col loro succo sulla
biancheria, e nei panni lani non si cancellano col lavarli. Sesto che tal'umore cotto ed inspessito
col'evaporamento rende un'estratto molto analogo al Catechù, servibile negli stessi usi, e conosciuto col
nome di Acacia nostras, o Acacia germanica. Settimo che fatte cuocere le dette frutta col solfato di ferro,
mentre sono immature, danno un buon inchiostro, e tingono in nero stabile le pezze di lana e di
lino." (Spadoni 1828)
RANUNCULUS
FICARIA Linneus
FAMIGLIA: Ranunculaceae
NOME VOLGARE: Favagello
HABITAT: Boschi, siepi e luoghi
umidi sino a 1300 mt
Pianta alta sino a 15 cm, glabra e lucida, con tuberi sotterranei bianchi, fusto prostrato o ascendente,
cavo ;
Foglie radicali in rosetta, a lamina cordata e margine crenato, grassette e lucide, con 5-9 nervi, le
superiori palmato-angolose, colore verde scuro con faccia superiore spesso macchiata di chiaro ;
Fiori solitari con 3-4 sepali bianco-verdastri e 8-11 petali di colore giallo brillante ,fiorisce da marzo a
maggio.
Il nome del Genere è la traduzione latina di un termine greco che significa "rana" per la caratteristica di
alcune sue specie di vivere in luoghi umidi.
Unica pianta commestibile della "../famigerata" famiglia delle Ranunculaceae deve essere raccolta a
scopo alimentare prima della fioritura in quanto, durante e dopo, si sviluppa la Protoanemonina,
velenosa per l'uomo, che le conferisce un sapore aspro ; il succo del rizoma, in questa fase, provoca
scottature sulla pelle e stimola l'espulsione delle verruche.
Tutta la pianta è commestibile e ricca di vitamina C, le giovani foglie vengono consumate crude nelle
insalate miste e, meno frequentemente, lessate ; anticamente, in periodi di carestia, con i tuberi si
produceva un pane rustico.
http://www.assms.it/schedebot/015.htm31/05/2007 9.56.27
Raphanus raphanistrum
RAPHANUS
RAPHANISTRUM
Linneus
FAMIGLIA: Brassicaceae
NOME VOLGARE: Rapastrello -
Ravanello
HABITAT: Ruderi e orti sino a
1300 mt
Pianta annuale alta sino a 80 cm, pelosa-ispida su fusto e foglie, fusto ginocchiato, ascendente o eretto;
Foglie basali lirate, lunghe sino a 15 cm, con segmento terminale lanceolato e 2-4 segmenti laterali
minori, foglie cauline lanceolate e ridotte;
Fiori con petali bianchi o giallo-chiari con venature giallo scure o violette, fiorisce da marzo a luglio;
Silique erette, più o meno arcuate, di cui almeno la metà della lunghezza è costituita dal becco, con delle
strozzature evidenti tra ogni seme.
Il nome del genere e della specie hanno etimologia piuttosto incerta, per alcuni potrebbero derivare dal
termine greco che significa "rapa", mentre per altri da "ago" con allusione alla forma della radice.
In cucina si usano le foglie, opportunamente private dei piccioli e della nervatura centrale, per essere
condite e consumate a guisa di spinaci.
Nella medicina tradizionale le parti aeree hanno fama di stimolanti della funzione gastrica e di
ipoglicemizzanti in caso di diabete.
Da questa specie è stato ottenuto, per l'utilizzazione a scopo alimentare della radice, il Raphanus sativus
L. (Ravanello), coltivato come prodotto orticolo secondario, complementare e decorativo in insalate e
pinzimoni.
http://www.assms.it/schedebot/162.htm31/05/2007 9.56.30
Reichardia picroides
REICHARDIA PICROIDES
(Linneus) Roth
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Caccialepre – Lattughino -
Grattalingua
HABITAT: Rupi marittime, incolti aridi e lungo le vie
sino a 1000 mt
Pianta perenne alta sino a 40 cm, glauca e glabra, radice legnosa e ingrossata con lattice di gusto dolce,
fusti eretti più o meno ramosi;
Foglie variabili, bislungo-obovate, spesso un po' increspate, le cauline cuoriformi, amplessicauli, intere,
dentate o lobate;
Fiori in capolini isolati o ovali, su peduncoli di 10-20 cm, tutti ligulati di colore giallo, fiorisce da
gennaio a dicembre;
Acheni di due tipi, gli esterni scuri, gli interni chiari e quasi lisci.
Il nome deriva da quello del botanico e medico di Francoforte J.J. Reichard, l'epiteto specifico ha origine
dal greco e vuol dire "amaro, di gusto pungente".
In cucina sono utilizzate le tenere foglie basali, molto ricercate in primavera prima che la pianta tallisca,
per mangiarle crude in insalata, da sole o con altre.
Più raramente sono consumate cotte e condite con olio e sale.
http://www.assms.it/schedebot/300.htm31/05/2007 9.56.33
Ribes multiflorum
FAMIGLIA: Saxifragaceae
NOME VOLGARE: Ribes multifloro
HABITAT: Faggete e luoghi freschi da 1000 sino a 1800 mt.
Sembra che il nome Ribes sia di origine araba con riferimento ad una pianta di quei territori di sapore
acidulo, il rheum ribes; si racconta che gli arabi, che lo usavano come medicina, non trovandolo in
Spagna trasferissero il nome a questa bacca dal sapore simile.
In alcune contrade dell'Italia centrale il Ribes viene chiamato "Uva dei frati".
Come tutti gli altri ribes è stimolante dell'appetito, leggermente lassativo e diuretico e, per la sua
ricchezza di vitamina C, antiscorbutico.
La medicina popolare usa le foglie, sotto forma di infuso o estratto, per curare i reumatismi, come
medicamento antigottoso, diuretico e sudorifero.
http://www.assms.it/schedebot/531.htm31/05/2007 9.56.37
Ribes rubrum
RIBES RUBRUM
Linneus
= Ribes vulgare Lam.
= Ribes sativum Syme
= Ribes sylvestre Syme
FAMIGLIA: Saxifragaceae
NOME VOLGARE: Ribes rosso
HABITAT: Boschi umidi e luoghi
fresci sino a 2100 mt
Specie caratteristica dell'Alno-Ulmion, alleanza delle cenosi igrofile dei suoli alluvionali.
I frutti si consumano freschi ed in marmellate o simili; in alcuni paesi del centro Europa vengono seccati
al forno per l'inverno.
Hanno proprietà rinfrescanti ed emolienti, sono vitaminici e lassativi; il loro sciroppo viene utilizzato
nche come correttore del sapore per quelle preparazioni terapeutiche che risultano cattive al gusto;
consumate all'inizio del pasto stimolano l'appetito mentre, a fine pasto, favoriscono la digestione; il
succo fresco, allungato con l'acqua è ottimo dissetante per ammalati e persone febbricitanti.
http://www.assms.it/schedebot/576.htm31/05/2007 9.56.40
Ribes uva-crispa
RIBES UVA-
CRISPA Linneus
FAMIGLIA: Saxifragaceae
NOME VOLGARE: Ribes
HABITAT: Boschi e pascoli del
piano montano e culminale sino a
1600 mt
Arbusto alto sino a 1,5 mt, con rami intricati e arcuati con 1-3 spine ai nodi ;
Foglie inciso-lobate, glabre o pelose, larghe e lunghe da 2 a 4 cm con picciolo della stessa lunghezza ;
Fiori solitari o a gruppi di 2-3, brevemente peduncolati, gialli o giallo-verdi talora porporini, fiorisce in
aprile-maggio
Il frutto è una bacca di dimensioni variabili, di colore giallastro dorato, dapprima ispida poi glabra,
pelosa o setosa, matura in luglio-agosto ;
Sembra che il nome Ribes abbia origini arabe con riferimento ad un rabarbaro, il ribas, di quei territori
mentre uva-crispa ricorda la superficie setosa delle bacche.
Esse sono commestibili con un delicato sapore aromatico, ricche di zucchero, acido citrico e salicidico e
sono perciò dissetanti, toniche e vitaminizzanti.
Hanno un alto contenuto di vitamina C tanto da essere utilizzate anche dalle industrie farmaceutiche.
"I frutti nella loro acerbezza si adoprano a modo di agresto per condire parecchie vivande ed in specie i
Sgombri. Maturati poi si mangiano crudi e facendoli fermentare rendono coll'aggiunta dello zucchero un
liquor spiritoso, grato, e simile al vino." (Spadoni 1828)
http://www.assms.it/schedebot/279.htm31/05/2007 9.56.43
Robinia pseudoacacia
ROBINIA
PSEUDOACACIA
Linneus
FAMIGLIA: Fabaceae
NOME VOLGARE: Acacia –
Robinia - Gaggia
HABITAT: Scarpate, incolti e siepi
sino a 1000 mt
Albero o cespuglio caducifoglio alto sino a 25 mt, corteccia con profondi solchi longitudinali, compatta
nei rami giovani;
Foglie imparipennate con generalmente 13-15 segmenti ellittici, arrotondati all'apice;
Racemi ascellari penduli con fiori a corolla bianca e vessillo giallo alla base, profumati, che fioriscono
da maggio a giugno;
Legume appiattito, glabro, maturo a settembre.
Spontanea negli Stati Uniti orientali venne introdotta in Europa, nel 1600, da Jean Robin, giardiniere del
Re di francia, come pianta ornamentale nei giardini di Parigi; grazie alla efficiente propagazione per
stoloni si è rapidamente diffusa in tutta l'area sub-mediterranea, sino a divenire infestante.
Tende a formare dense boscaglie spinose, povere di flora e di funghi, del tutto estranee al nostro
paesaggio vegetale.
Il suo legno, duro e ricco di tannini, resiste bene all'aperto risultando adatto a molti usi agricoli e alla
costruzione di mobili, brucia molto facilmente anche da fresco.
I fiori, raccolti non completamente aperti, si possono gustare in fragranti e profumate frittelle oppure
aggiunti all'insalata a cui conferirà un piacevole aroma.
Un delizioso e curioso dolce si otterrà friggendo il grappolo intero che provvederemo poi a polverizzare
con zucchero di vaniglia.
I fiori secchi, durante l'inverno, si usano per preparare un thé carminativo e stomachico; in alcune
regioni il loro infuso è utilizzato per tingere di nero i capelli.
http://www.assms.it/schedebot/079.htm31/05/2007 9.56.46
Rosa canina
FAMIGLIA: Rosaceae
NOME VOLGARE: Rosa canina
HABITAT: Boscaglie degradate, cespuglieti e siepi
Arbusto caducifoglio alto sino a 3 mt, fusto legnoso glabro con spine rosse, robuste ed arcuate, a base
allungata e compresse;
Foglie alterne, superanti le estremità fiorite, composte da 5-7 foglioline da ellittiche ad ovate con
pelosità e seghettatura variabili, stipole lanceolate più larghe nei fusti fiorali;
Fiori isolati o riuniti in corimbi di pochi elementi, sepali rivolti verso il basso dopo la fioritura e
rapidamente caduchi, petali rosei sui lobi e candidi altrove, stami numerosi con antere gialle, stili per lo
più lanosi e allungati formanti una colonnina cilindrica, fiorisce da maggio a luglio;
Frutto subgloboso-ellissoide, rosso, lungo circa 2 cm, matura in autunno.
Il nome "canina" deriverebbe dall'uso che un tempo si faceva della radice per curare la rabbia.
I frutti, raccolti dopo le prime gelate, sono utilizzati per produrre una marmellata di gusto molto
gradevole; essi possono essere consumati anche crudi, purché privati delle setole interne che sono
fortemente irritanti per l'intestino (in Francia sono detti Gratte-cul).
Seccati e macerati in acquavite e zucchero forniscono un ottimo liquore; anticamente, dopo averli ridotti
in farina, se ne faceva una specie di pane.
Sono ricchissimi di vitamina C, cinque volte il limone, e sono astringenti, antianemici, depurativi e usati
nelle terapie delle avitaminosi e negli stati astenici.
Anche con i fiori si può ottenere un'ottima marmellata; macerandone i petali nell'olio si ottiene un
unguento utile nella cura delle scottature, lasciandoli in infusione nell'acqua per un mese si prepara
l'Acqua di Rose.
La rosa con la sua struttura concentrica ha evocato, nel corso del tempo, l'idea del rinnovamento perenne
della vita, simbolo del tempo che scorre.
Per gli antichi greci era pianta attribuita ad Afrodite; nella Venere del Botticelli la dea sorge dalle acque
sotto una pioggia di rose, immagine che simboleggia il matrimonio tra cielo e terra ed è simbolo
dell'amore fecondo.
Per il mondo cristiano questa immagine testimonia invece l'amore infinito del Redentore e l'eterna
riconoscenza da parte dell'uomo.
Questo fiore è simbolo del segreto perché nasconde con i petali la sua parte più intima, rose erano
scolpite nei confessionali e nelle sale riservate agli affari di Stato: "Quel che sotto la rosa si dice non si
deve riferire, verità o invenzioni tacite stiano sotto la rosa".
La "regina dei fiori" è stata decantata in poesie e canzoni, riprodotta in innumerevoli dipinti ed elementi
architettonici, ha dato il nome ad un colore, ad un tipo di quarzo e ad un nome proprio femminile.
RUBUS IDAEUS
Linneus
FAMIGLIA: Rosaceae
NOME VOLGARE: Lampone
HABITAT: Radure e schiarite dei
boschi sino a 2000 mt
Arbusto stolonifero alto sino a 2 mt, con rami eretti spesso spinosi;
Foglie tri-fogliate o con 5 segmenti pennati, lanceolate, irregolarmente seghettate sul bordo e on picciolo
spinoso lungo sino a 4 cm, bianco-tomentose di sotto;
Fiori riuniti in cime di 2-5 elementi con 5 sepali verdi e 5 petali bianchi , fiorisce in maggio-giugno;
Frutto sub-sferico, composto da piccole drupeole pelose di colore rosso, si stacca facilmente dal
ricettacolo a maturità, matura in luglio-agosto.
Il termine latino rubus significa "rosso", con riferimento al colore dei frutti e all'antico impiego della
radice come colorante.
Il binomio Rubus idaeus, istituito da Linneo, significa "Rovo del monte Ida" perché questa pianta
cresceva abbondante sulle pendici del celebre monte dell'isola di Creta, consacrato a Zeus.
Il frutto è ricco di vitamine del gruppo B e C, di sali minerali e zuccheri; per il suo gusto particolarmente
gradevole è usato nella preparazione di marmellate, gelatine e come correttivo in prodotti medicinali
sgradevoli, fermentato e distillato si utilizza per ricavarne grappe e aceti aromatici.
Il lampone, non provocando fermentazioni intestinali, è cibo ottimo per i diabetici e dispeptici.
Il decotto che si ottiene dalle foglie è usato in impacchi contro le emorroidi e i foruncoli.
http://www.assms.it/schedebot/280.htm31/05/2007 9.56.53
Rubus saxatilis
RUBUS SAXÁTILIS
Linneus
FAMIGLIA: Rosaceae
NOME VOLGARE: More rosse
HABITAT: Pinete, boschi di
conifere erbosi e secchi, mugheti, di
solito su terreno calcareo da 700
sino a 1900 mt.
Pianta alta sino a 40 cm, con rizoma legnoso, fusti stoloniferi erbacei striscianti al livello del suolo,
ascendenti, peloso-setolosi;
Foglie con picciuolo setoloso di 3-10 cm, stipole lanceolate, intere, lamina glabra di sopra, con peli
sparsi di sotto;
Fiori 3-10 in corimbi, con petali bianchi e stami eretti, fiorisce da giugno a settembre;
Il frutto è formato da 1-poche drupeole rosso scure.
Pianta di modeste dimensioni ma che raggiunge altitudini considerevoli e che, insieme ai lamponi e ai
mirtilli, rappresenta i frutti del sottobosco di montagna, sia da mangiare al naturale che per la
preparazione di marmellate e sciroppi.
Si usano le foglie contro le manifestazioni diarroiche, dissenteriche e nelle forme infiammatorie degli
organi dell'apparato digerente e urinario, soprattutto quando compaiono leggeri sanguinamenti.
Per uso esterno sono utili per preparare gargarismi e colluttori per le affezioni del cavo orale, irrigazioni
e lavande, per detergere ferite , piaghe, ulcere e gli arrossamenti cutanei in generale.
http://www.assms.it/schedebot/504.htm31/05/2007 9.56.58
Rumex crispus
FAMIGLIA: Polygonaceae
NOME VOLGARE: Romice crespa
HABITAT: Incolti, ruderi e coltivi sino a 1500 mt
Pianta erbacea, perenne, alta sino a 120 cm, con robusta radice fittonosa e fusto eretto, cilindrico
ascendente e striato, ramoso alla sommità ;
Foglie inferiori con picciolo amplessicaule di 2-4 cm ed ocrea cilindrica, membranacea ed avvolgente
strettamente il fusto, lunga sino a 3 cm, con lamina lanceolata, ondulata sul margine, le foglie superiori
sono più piccole, sottili ed appuntite;
Fiori in densi verticilli che formano una pannocchia racemosa, con perigonio erbaceo persistente diviso
in 6 lacinie, fiorisce da maggio a luglio ;
I piccoli e caratteristici frutti sono coperti dalle lacinie interne del perigonio, conniventi come valve,
membranacee e trasparenti.
Il termine latino rumex indica probabilmente un tipo di alabarda la cui forma è simile a quella delle
foglie astato-sagittate di alcune specie di questo Genere.
Le foglie, molto allungate e ondoso-crespate ai margini, si cucinano come gli spinaci, sempre miste ad
altre verdure, e sono efficaci come emolienti nelle infiammazioni intestinali ; vanno raccolte a primavera
perché durante la fioritura sono già troppo coriacee.
E' una pianta medicinale che contiene nella radice sostanze con effetto lassativo e nei frutti sostanze anti-
diarroiche.
Per uso esterno si usano le foglie poste direttamente sulla parte per portare a veloce maturazione i
foruncoli, per sfiammare le ferite e ridurre i gonfiori.
Nel medioevo la pianta aveva un particolare significato durante il giuramento che prestavano gli ebrei:
l'interessato si metteva in piedi, con i cinque libri di Mosè, entro un cerchio formato da foglie di romice.
FAMIGLIA: Liliaceae
NOME VOLGARE: Pungitopo
HABITAT: Leccete e boschi termofili sino a 1200 mt
Piccolo arbusto sempreverde, dioico, alto sino a 80 cm, con lungo rizoma sotterraneo e fusto molto
ramificato e tenace, striato longitudinalmente, getti cilindrici, succosi, rossastri, con all'apice un
gruppetto di brattee verdognole;
Le foglie sono sostituite da numerosi cladodi sessili, appiattiti, ovato-lanceolati, terminanti in un
mucrone pungente;
Fiori piccoli, verdastri, isolati o a coppie, inseriti al centro dei cladodi all'ascella di una piccola brattea,
fiorisce in inverno nei paesi a clima caldo e altrove da febbraio ad aprile;
Il frutto è una piccola bacca globosa di 10-15 mm di diametro, colore rosso vivo, che matura nell'inverno
successivo alla fioritura.
Il nome "Pungitopo" deriva dall'uso, che si faceva nelle campagne, delle foglie acuminate di questa
pianta le quali erano poste tutt'attorno al formaggio, messo a stagionare, per difenderlo dai roditori.
In cucina si utilizzano i teneri polloni, che spuntano da marzo a maggio, cotti come gli asparagi, dei
quali hanno il sapore amarognolo.
La radice, acre ed amara, ha proprietà aperitive e diuretiche; gode fama di essere un buon astringente,
adatto nella cura delle varici, dei rilassamenti venosi, delle flebiti, della gotta e degli stati iperuricemici.
La pianta secca, legata ad una pertica, è usata, nelle campagne di alcune regioni, per pulire i camini o
come scopa rudimentale.
Con l'Agrifoglio (Ilex aquifolium L.) è pianta simbolo delle festività natalizie.
SALVIA
VERBENACA Linneus
FAMIGLIA: Lamiaceae
NOME VOLGARE: Salvia dei
campi - Chiarella
HABITAT: Incolti, aridi e pascoli
sino a 1400 mt
Pianta perenne, alta sino a 50 cm, con fusto eretto, ramoso in alto, con peli patenti e peli ghiandolari;
Foglie basali generalmente disposte a rosetta e quelle cauline progressivamente sessili e ovali, lamina
molto rugosa;
Fiori in infiorescenza allungata, generalmente semplice, corolla violetta, raramente azzurrina, rosea o
pallida, labbro superiore molto ricurvo, con stami e stilo che fuoriescono ampliamente dai petali, fiorisce
da gennaio a dicembre
Il nome Salvia deriva da Salvus, che i latini scrivevano Saluus, che significa "intatto, intero" a ricordare
come fossero apprezzate, sin dall'antichità, le virtù medicinali di questa pianta dedicata alla dea Salus,
colei che assicura la salute.
Oggi nessuno crede più al suo significato simbolico ma viene ancora coltivata negli orti dove si
moltiplica per suddivisioni delle radici, le foglie si raccolgono prima della fioritura, al sole di
mezzogiorno.
In cucina è ingrediente essenziale nella preparazione dei saltimbocca, degli arrosti ed è indispensabile
per gli uccellini fatti allo spiedo tanto che un detto proverbiale dice "Stare come un tordo nella salvia"
alludendo ad una condizione niente affatto comoda e un altro "Vari sono degli uomini i cervelli, a chi
piace la salvia e a chi gli uccelli" e un indovinello recita "Qual è quella pianta che su un ramo ha tante
foglie e tanti uccelli e questi sudano e non cantano?".
Usandone l'infuso per sciacqui si possono curare gengiviti, ferite sulla lingua e irritazioni alla gola e da
tempo immemorabile si sono puliti i denti strofinandoli con le foglie, come riferito dal Boccaccio in una
sua novella.
La pianta era usata anche a scopo divinatorio e magicamente serviva per liberarsi dagl'incubi notturni,
insieme a zafferano, cannella e aglio componeva un talismano-amuleto che aveva la virtù di mantenere
in buona salute e di proteggere dagli influssi malefici.
Un altro proverbio sosteneva che "Chi coltiva la salvia non vede la morte" perché, durante la fuga in
Egitto, Maria avrebbe nascosto Gesù sotto le foglie di salvia perché non cadesse nelle mani di Erode.
La leggenda vuole che Cleopatra ne facesse uso per conquistare gli uomini.
SAMBUCUS NIGRA
Linneus
FAMIGLIA: Caprifoliaceae
NOME VOLGARE: Sambuco
HABITAT: Boschi umidi, schiarite
e siepi sino a 1400 mt
Alberello o arbusto caducifoglio alto sino a 8 mt, con odore sgradevole, corteccia verde da giovane poi
grigio-bruna con lenticelle longitudinali, rami con abbondante midollo tenero e bianco;
Foglie opposte, picciolate, imparipennate, con 5-7 segmenti ellittici o lanceolati, acuminati con margine
irregolarmente seghettato;
Infiorescenza ombrelliforme con numerosissimi fiori bianco lattei, corolla con tubo subnullo e cinque
lobi arrotondati, stami cinque con antere gialle, fiorisce da aprile a giugno;
Il frutto è una drupa subsferica, a grappoli subito penduli, lucida e nero-violacea a maturità.
Il nome Sambuco deriva dal greco sambuke, antico strumento a corda fabbricato con il suo legno.
I frutti ben maturi possono essere mangiati crudi, ma più frequentemente se ne fanno marmellate,
sciroppi e gelatine, i fiori freschi vengono fritti come quelli di zucca, quelli secchi sono usati per dare un
piacevole sapore di moscato ai vini bianchi.
Il vino di bacche di sambuco è rosso scuro ed è stato paragonato al Porto ma la bevanda più famosa, con
esso prodotta, è la sambuca romana.
Nella medicina tradizionale il Sambuco era considerato una vera panacea, in quella tirolese era chiamato
"Farmacia degli dei", sette volte il contadino si inchinava davanti a quest'albero perché altrettanti erano i
doni che si ricavano da esso.
Dai germogli si ottiene un decotto che calma le nevralgie, gli impacchi dalle foglie curano le malattie
della pelle, con i fiori si fa un thé depurativo, dalle bacche si ottiene uno sciroppo contro le
infiammazioni dei bronchi e dei polmoni nonché del trigemino e del nervo sciatico.
Quanto alla corteccia, è emetica o lassativa a seconda delle dosi, la radice, pestata e bollita, è un ottimo
decotto e impacco contro la gotta e le malattie del ricambio, dal midollo si ricava una pappa usata, con
farina e miele, per lenire il dolore delle lussazioni.
E' pianta dal duplice simbolismo, nella tradizione cristiana esso presiedeva ai riti di morte come efficace
viatico per il viaggio verso l'aldilà mentre era considerato, in quella pagana, come protettore di case,
cortili e bestiame.
I Germani lo chiamavano "Albero di Holda", fata del folklore medioevale raffigurata a volte come una
giovane donna dai lunghi capelli d'oro e altre come una strega vecchia e scarmigliata la cui casa era nei
sambuchi che si trovavano nei pressi delle acque.
Si riteneva che, da un ramo di sambuco svuotato del midollo, si potesse ottenere un flauto i cui suoni
proteggessero dai sortilegi, anche la Regina della notte, nel "Flauto magico" di Mozart, dona a Tamino il
magico strumento che, suonato nell'ora del pericolo, avrebbe avuto il potere di liberarlo dai guai.
SAMBUCUS
RACEMOSA Linneus
FAMIGLIA: Caprifoliaceae
NOME VOLGARE: Sambuco
rosso
HABITAT: Schiarite, sentieri
boschivi, soprattutto nelle faggete
da 900 sino a 2000 mt
Cespuglio ramosissimo alto sino a 5 mt, con corteccia bruno-violetta e lenticelle longitudinali, chiare;
Foglie imparipennate a 3-5-7 segmenti, lanceolato-acuminati, seghettati, chiari e lucidi di sotto;
Infiorescenza a pannocchia ovale eretta e calice subnullo, corolla biano-giallastra, a lobi più o meno
riflessi, antere gialle, fiorisce da maggio a luglio;
Il frutto è una drupa rosso corallo, subsferica, di 4-5 mm, matura in autunno.
E' pianta spontanea ed abbondante fra i cespugli dei pendii montani, nelle pietraie e nei boschi sino al
limite vegetazionale degli alberi; tipicamente alpina, più rara nell'Appennino Settentrionale.
Gode più o meno delle stesse proprietà di Sambucus nigra, anzi a detta degli abitanti della montagna è
addirittura più efficace: si utilizzano le foglie, la seconda corteccia e i frutti per combattere i reumatismi,
gli stati edematosi e attenuare i dolori dell'artrite.
I frutti vengono consumati freschi ma più sovente ridotti in marmellata o sciroppo che viene
somministrato come sudorifero nelle malattie da raffreddamento.
Per uso esterno le foglie fresche, schiacciate o finemente triturate, sono fatte scaldare in una padella e,
ancora calde, applicate sugli edemi e sulle articolazioni per eliminare le raccolte sierose ed i relativi
gonfiori.
http://www.assms.it/schedebot/658.htm31/05/2007 9.57.17
Sanguisorba minor
SANGUISORBA
MINOR Scop.
FAMIGLIA: Rosaceae
NOME VOLGARE: Pimpinella -
Salvastrella
HABITAT: Prati aridi, garighe ed
incolti sino a 1300 mt
Pianta erbacea perenne alta sino a 50 cm, con rizoma legnoso e fusto eretto e striato, a volte peloso in
basso, con sapore di cetriolo;
Foglie imparipennate con 13-17 segmenti ellittici con 4-6 denti acuti su ciascun lato, glauche di sotto;
Fiori in capolini globosi o ovoidali con calice a 4 sepali verdi e margine bianco, stami e stili sporgenti,
stimma piumoso di un bel rosso vivace, fiorisce da luglio ad agosto;
Il nome Sanguisorba deriva, probabilmente, dai vocaboli latini sanguis e sorbeo con riferimento alla
capacità che ha questa pianta di frenare le emorragie.
Le foglioline più tenere, raccolte da novembre sino alla primavera, sono mangiate crude in insalata ma,
solitamente, frammiste ad altre verdure in quanto il loro sapore di cetriolo sarebbe troppo forte da solo;
può essere usata anche nei minestroni e nelle zuppe di verdure.
In Inghilterra viene chiamata "salat burnet" per il suo sapore.
Un tempo si seminava la pimpinella per arricchire i pascoli, allo scopo di incrementare la produzione del
latte e conservare il bestiame in buona salute.
E' pianta molto nutriente e consigliabile nella dieta di colitici e diarroici per le sue proprietà astringenti,
utile anche nella mancanza d'appetito, digestioni difficili, diuresi insufficiente e nella scarsità di latte
delle nutrici.
Per uso esterno si usano le foglie ridotte in poltiglia applicate direttamente su ulcere, piaghe, ferite e
scottature, introdotte nelle narici arrestano l'epistassi.
http://www.assms.it/schedebot/135.htm31/05/2007 9.57.20
Satureja montana
FAMIGLIA : Lamiaceae
NOME VOLGARE : Santoreggia-Erba peverella
HABITAT : Prati aridi, steppici su calcare e serpentini sino
a 800 mt
Pianta perenne, alta sino a 50 cm, con odore aromatico, fusti diritti o ramificati sub-tetragoni, pubescenti
tutt'attorno, legnosi alla base;
Foglie apposte, molto distanti sugli steli, lineari-lanceolate, coriacee, setolose sul margine e
generalmente sparsamente glandolose all'ascella, con un fascetto di 2-8 foglie ridotte;
Fiori in verticillastri di 2-3, raramente di più, all'ascella delle foglie superiori, calice a 10 nervature con
denti quasi uguali, corolla bianca, rosa o viola pallido con tubo a forma di campana, labbro superiore
piatto rosso scuro, quello inferiore più breve, a tre lobi, con punti violetti, fiorisce da luglio a settembre.
La santoreggia era chiamata dagli antichi romani Satureia, cioè, "Erba dei satiri" perché la sua pelosità
richiama quella dei satiri, "pelosi demoni delle montagne" che implacabilmente terrorizzavano gli
uomini, sbarravano loro il passo e li ricacciavano da dove erano venuti.
In cucina le foglie sono utilizzate, soprattutto, per aromatizzare carni e legumi ma, tra le popolazioni
montane, si conserva l'uso di prenderne l'infuso come digestivo.
Notevole importanza hanno anche gli impieghi come anti-vomito, astringente nelle diarree,
antispasmodico e come stimolante dell'intelletto e delle ghiandole surrenali.
Viene anche impiegata contro i vermi intestinali e, per via esterna, nella medicazione di piaghe ed
ulcere.
La santoreggia era ritenuta dalla tradizione un'erba di Giove con un'influenza specifica sull'ipotalamo,
centro importantissimo, regolatore di tutte le nostre funzioni; era considerata una pianta afrodisiaca,
tanto che gli antichi autori ammonivano di non assumerla in particolari preparazioni, che la rendevano
ancora più potente, per non svegliare una sessualità incontrollabile.
FAMIGLIA: Liliaceae
NOME VOLGARE: Salsapariglia - Stracciabraghe
HABITAT: Macchia sempreverde, leccete e siepi
Pianta lianosa, sempreverde, rampicante con fusti cilindrici, tenaci, verdi o rossastri, con internodi a zig-
zag, provvisti di robusti aculei;
Foglie alterne, da strettamente a largamente cordate o astate, coriacee e lucenti, cosparse sui margini e
sulle nervature principali della pagina inferiore da spine ricurve, picciolo lungo sino a 2 cm con alla base
due viticci ;
Fiori unisessuali, profumati, piccoli, con tepali bianchi, riuniti in ombrelle portate da un asse a zig-zag
lungo 10-15 cm, fiorisce da settembre a novembre ;
Il frutto è una bacca sferica, rossa a maturità, matura nell'autunno successivo.
Il nome stracciabrache deriva, intuitivamente, dalla grande tenacità di questa pianta che con le sue
robuste spine rende impenetrabile il bosco, tanto che è meglio aggirarla se si vuole riportare a casa
integri i pantaloni.
In alcune regioni i germogli freschi vengono conservati sott'olio previa scottatura in aceto e le parti
tenere della pianta si consumano in frittata.
Dalle radici si estrae la Salsapariglia, droga con proprietà depurative, sudorifere e diuretiche.
Il suo portamento lianoso testimonia l'origine subtropicale della foresta sempreverde sclerofilla del
bacino mediterraneo, assieme a Rubia peregrina, Clematis flammula e Tamus communis.
Secondo la mitologia greca un giovane di nome Crocos amava appassionatamente la ninfa Smilax di un
amore destinato inesorabilmente ad una triste fine per la natura terrena del giovane ; gli dei, impietositi e
volendo rendere ambedue immortali, li trasformarono nelle piante che da quel giorno portano i loro
nomi.
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Crespino - Cicerbita
HABITAT: Colture concimate, muri, bordi delle vie sino a
1700 mt
Pianta erbacea annua o bienne alta sino a 1 mt, con fusto gracile, generalmente molto ramoso, tutta la
pianta, ove recisa, emette un abbondante latice biancastro;
Foglie molli non spinose, opache, con orecchiette piccole, acuminate, semiabbraccianti, con la nervatura
di colore rossastro;
Capolini in cime corimbiformi, in generale densamente fioccosi, fiori tutti ligulati di colore giallo,
fiorisce da marzo ad ottobre;
Il frutto è un achenio lungamente assottigliato all'apice con tre coste longitudinali e sottili rughe
trasversali.
L'origine del termine generico è molto antica, già in Teofrasto troviamo un vocabolo indicante una
pianta che potrebbe essere identificata in una delle specie di Sonchus spontanee nel mediterraneo.
In cucina si usano le foglie basali, raccolte in rosetta, che vengono consumate crude in insalata, quando
ancora sono molto piccole e tenere, oppure cotte ma sempre miste ad altre verdure.
La radice si usa torrefatta come succedaneo del caffè.
Come pianta medicinale viene impiegata come generica depurativa ed epatodetossicante ma la sua
azione più interessante è svolta sulla cistifellea con azione coleretica e colagoga di tutto rispetto.
http://www.assms.it/schedebot/294.htm31/05/2007 9.57.33
Sorbus aria
FAMIGLIA : Rosaceae
NOME VOLGARE : Sorbo montano – Farinaccio
HABITAT : Boschi di latifoglia, soprattutto quercete, sino a 1200 mt
Arbusto o piccolo albero alto sino a 12 mt, con giovani rami pubescenti poi glabri, corteccia grigio-
nerastra con chiazze bianche;
Foglie alterne, picciolate, semplici, a consistenza coriacea, lamina da ellittica a ovata, base cuneata o
arrotondata, apice acuto e margine irregolarmente seghettato, con la metà basale più sviluppata di quella
apicale, superiormente verdi scure e inferiormente tomentose-argentee;
Infiorescenze in corimbi pelosi eretti di 20-40 fiori bianchi, assai tomentosi con petali ovali e patenti,
fiorisce in maggio-giugno;
Frutto rosso-arancio o scarlatto a maturità, a polpa gialla, dolciastra, matura in ottobre.
Pianta a crescita lenta e molto longeva, può vivere sino a 200 anni, riveste un ruolo importante sia come
componente delle cenosi forestali sia come riserva di cibo della fauna durante l'inverno; per la sua
bellezza è indicata anche per abbellire parchi e giardini.
I frutti sono adatti alla distillazione e un tempo erano usati nella fabbricazione di conserve.
http://www.assms.it/schedebot/117.htm31/05/2007 9.57.36
Sorbus domestica
SORBUS
DOMESTICA Linneus
FAMIGLIA: Rosaceae
NOME VOLGARE: Sorbo
HABITAT: Boschi submediterranei
o coltivato sino a 800 mt
Albero alto sino a 15 mt, longevo e a crescita lenta, con tronco diritto a corteccia bruna che si sfalda e
fessura con l'età, rami grigi prima tomentosi poi quasi glabri, gemme glabre e vischiose;
Foglie alterne lunghe sino a 20 cm, imparipennate con 6-10 paia di foglioline intere nel terzo prossimale,
seghettate nel resto;
Fiori riuniti in densi corimbi fioccosi e lanosi, bianchi, fioriscono a maggio;
Frutti (sorbe) subglobosi, piriformi, giallo-rossicci, a maturità bruno-porporini e molto dolci, luglio-
agosto.
I frutti sono dei piccoli pomi molto aspri, quando sono acerbi, tanto che il nome della pianta sembra
derivare dall'antico Sor = aspro; essi sono però gustosissimi a completa maturazione che avviene, per
antica usanza, in luoghi asciutti tra la paglia.
In Francia e in Piemonte, sino al XVIII secolo, la farina di sorbe era incorporata alla pasta del pane
durante i periodi di carestia.
Nell'Europa centrale, dopo aver fatto fermentare i frutti con il grano, si ottiene una bevanda simile al
sidro che, anticamente, i romani chiamavano cerevisia.
Le sorbe hanno proprietà astringenti e un tempo erano prescritte contro le coliche per l'elevato contenuto
di acido malico; sono ricche di vitamina C e sorbitolo, utilizzato come succedaneo dello zucchero dai
diabetici.
La corteccia, assai ricca di tannini, è usata nella concia delle pelli e con il legno è possibile realizzare
lavori al tornio.
Il Mattioli, nei suoi Discorsi, parlando dei Sorbi scrive:
"…..fa i fiori a zecche, quasi come ombrelle, onde nascono i frutti, i quali da un solo nascimento tirano i
picciuoli……..le sorbe, quando ancora sono rosse, tagliate e seccate al sole, mangiandole restringono il
corpo. Macinate al molino e mangiate a modo di polenta, fanno il medesimo effetto. Il che fa ancora la
decottione loro bevuta.
Sono assai più nelle medicine che nei cibi convenevoli. Le tavole del sorbo per essere ben dure, e ben
salde, s'usano per fare tavoli da mangiare, e per altre cose durevoli."
SYMPHYTUM
TUBEROSUM
Linneus
FAMIGLIA: Boraginaceae
NOME VOLGARE: Consolida
femmina
HABITAT: Boschi di latifoglie sino a
800 mt
Pianta perenne con radice a fittone, fusto angoloso alato solo in parte;
Foglie obovate, alla base ristrette e prolungate sul fusto in una ala, lunga circa la metà dell'internodo;
Fiori in cime dense, calice con tubo di 2 mm e denti lineari di 7-8 mm, corolla gialla con denti ottusi e
stami non sporgenti, stilo sporgente di 1-2 mm, fiorisce in marzo-aprile.
Il nome tuberosum richiama la forma della radice, un fittone lungo sino a trenta centimetri dello spessore
di un grosso dito.
Pianta conosciuta sin dall'antichità come alimento e come medicina; il nome volgare, infatti, deriva dalla
proprietà di consolidare, di guarire le lesioni cutanee ed ossee.
All'inizio di marzo si raccolgono i teneri getti e le foglie, limitandoci ad essi per dar modo alla pianta di
rigermogliare; i primi, dopo leggera lessatura, si servono come gli asparagi oppure impanati e fritti
nell'olio, le seconde, brevemente lessate, si trattano come qualsiasi altra verdura, condita con olio e
limone, saltata in padella con burro, strapazzata con le uova o in minestra.
Le foglie estive possono essere impiegate nelle minestre e nei passati di verdura perché una breve
cottura è sufficiente a renderle commestibili.
Nella medicina popolare si utilizza tutta la pianta ma in special modo la radice che ha proprietà
terapeutiche, emollienti, cicatrizzanti ed espettoranti.
Viene prescritta con grande successo per eliminare catarri delle vie aeree, calmare i dolori, le ulcere e le
lesioni epatiche.
Rimedio sovrano nei casi di frattura alle ossa perché accelera e stimola il processo di saldatura.
http://www.assms.it/schedebot/043.htm31/05/2007 9.57.47
Taraxacum officinale
TARAXACUM
OFFICINALE Weber
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Dente di leone
HABITAT: Schiarite di boschi, prati e
ruderali sino a 1700 mt
Pianta erbacea perenne alta sino a 60 cm, con radice carnosa laticifera;
Foglie tutte in rosetta con nervature reticolate, generalmente e grossolanamente dentate o lobate, con
picciolo sempre evidente, talora largamente alato; verdi più o meno scure;
Fiori in capolini grossi, tutti ligulati, di colore giallo dorato, su peduncoli spesso rossicci, fiorisce da
febbraio all'autunno.
Il nome Taraxacum deriva dal greco taraxis e significa "guarisco" con allusione alle proprietà medicinali
della pianta alle quali fa riferimento anche il nome specifico.
In cucina le sue foglie, accompagnate da uova sode, saranno una gradita pietanza oppure, cotte in acqua
e passate al burro, un ottimo contorno; i fiori sono gradevoli mangiati crudi, i boccioli fiorali, ancora
chiusi, possono essere trasformati in eccellenti canditi mentre i petali forniscono una gelatina
eccezionale.
La radice, torrefatta e macinata, può servire come succedaneo del caffè e cruda si usa in pinzimonio.
Le sue spiccate doti diuretiche ne sconsigliano l'uso nel pasto serale dei bambini.
Nella medicina popolare la pianta viene indicata come amaro tonica, diuretica, depurativa del sangue e
blando lassativo e impiegata nelle insufficienze epatiche, nei calcoli della vescica e dei dotti biliari e
nelle dermatosi conseguenti a disfunzioni del fegato.
Il tarassaco è un potente depurativo naturale che aiuta a tenere pulito l'organismo, soprattutto nel
passaggio di stagione dall'inverno alla primavera, dando sollievo immediato al fegato, che ne trae una
preziosa ricarica di energia.
Secondo la medicina cinese questo organo fa sentire la sua influenza sugli occhi, sulla loro luminosità e
limpidezza, per essi il tarassaco è una vera cura di bellezza.
L'applicazione del succo fresco è uno schiarente della pelle e delle effelidi.
La leggenda vuole che la pianta nasca per opera di Elios quando di mattina percorre il cielo sul suo carro
solare, ogni raggio si trasforma in fiore e in effetti esso si schiude presto la mattina per chiudersi al
tramonto.
THYMUS
LONGICAULIS Presl
FAMIGLIA: Lamiaceae
NOME VOLGARE: Timo serpillo
- Pepolino
HABITAT: Prati aridi e rupi
soleggiate sino a 1400 mt
Pianta perenne alta sino a 6 cm, con fusti legnosi alla base, più o meno prostrati o striscianti, con apici
fioriferi eretti, spesso radicanti ai nodi, quadrangolari, pelosi su due facce opposte alternativamente ad
ogni internodo (anfitrichi);
Foglie coriacee, piccole, subsessili, da strettamente ellittiche sino a lineari-spatolate, progressivamente
ingrandite verso l'alto, le inferiori ravvicinate in fascetti alla base dei rami fioriferi;
Fiori in infiorescenze dense all'apice dei rami, con calice di 3-4 mm, corolla purpurea o rosea con fauce
occupata da un ciuffo di peli cotonosi, candidi, fiorisce da aprile ad agosto.
E' una, forse la più diffusa, delle tante specie di Thymus che crescono nella nostra zona e che vengono
chiamate collettivamente "Timo serpillo": in realtà il Thymus serpyllum Linneus, è una specie del centro
Europa che non cresce alle nostre latitudini.
Filocoro di Atene, indovino e profondo conoscitore dei riti, riferisce che fu il Timo ad alimentare la
fiamma dei sacrifici più antichi, durante i quali ci si asteneva da ogni libagione.
Lo stesso nome greco Thymon deriva, infatti, dal verbo Thymiao che significa "Ardo come profumo",
mentre "serpillum", scriveva Plinio, descrive il caratteristico portamento strisciante della pianta.
In cucina si usa come condimento in varie zuppe e negli intingoli; le foglie essiccate servono per
confezionare sacchetti da riporre negli armadi della biancheria.
Anticamente lo si usava secco, ridotto in polvere e mescolato all'argilla, come dentifricio e disinfettante
delle gengive; per le sue proprietà antisettiche se ne strofinava il corpo chi volesse difendersi dalle
epidemie e veniva usato per contrastare i processi putrefattivi dei cibi in un mondo che non conosceva
gli antibiotici.
Ancora oggi lo si adopera per la pulizia del corpo in soluzioni detergenti saponose, come tonico per la
pelle grassa e asfittica, da esso si estrae un olio essenziale con proprietà antispasmodiche mentre,
inalato, cura la bronchite e la pertosse.
Per il suo aroma è uno dei fiori più ricercati dalle api e grazie a questo stretto legame ha evocato
l'emblema della Diligenza, anche Plutarco nel "Trattato della tranquillità dell'animo" riferisce come il
Timo sia "Erba bruschissima e aridissima e non di meno da quella prendono l'api il mele, come gli
huomini generosi di cuore che dall'austerità ne ricavano utile".
Si credeva, per il nome che ricorda i serpenti, che fosse efficace contro il loro morso e che fosse amato
dalle fate; chi voleva incontrarle doveva preparare un infuso con le sue infiorescenze, ma solo in luoghi
aperti, perché sarebbe stato pericoloso portarne i fiori in casa.
Castore Durante, nel Rinascimento, lo consigliava, cotto nel vino, per gli asmatici ma anche per curare
le irritazioni della vescica, guarire gli avvelenamenti e provocare le mestruazioni.
Nel linguaggio dei fiori simboleggia l'Operosità e l'Amore duraturo con il messaggio "Non ti scorderò
mai"
TORDYLIUM
APULUM Linneus
FAMIGLIA: Apiaceae
NOME VOLGARE: Ombrellini
pugliesi
HABITAT: Pascoli aridi, coltivi ed
incolti sino a 1200 mt
Pianta erbacea annua alta sino a 60 cm, con fusto eretto, ramoso dalla base o nella metà superiore, con
peli patenti molli;
Foglie basali imparipennate, con picciolo di 4-5 cm, composte da 7-9 segmenti ovali, ciascuno con 5
lobi profondi e margine crenato, foglie cauline simili ma subsessili;
Fiori bianchi in ombrelle lungamente peduncolate a 8-12 raggi, fiorisce da maggio a luglio.
I frutti sono simili a piccoli medaglioni, minutamente tubercolati, con contorno rilevato da piccole
semisfere.
Il nome generico si riferisce alla parte periferica del frutto che sembra eseguita da un abile tornitore;
apulum significa "pugliese", infatti Linneo fa preciso riferimento a questa regione come tipico habitat
della specie.
In cucina si usano le foglie più tenere nelle insalate crude, generalmente miste ad altre entità vegetali.
Nella medicina popolare viene consigliata contro la caduta dei capelli, nelle malattie nervose, per
accelerare le mestruazioni e come espettorante.
Un tempo i ragazzi, quando non avevano a disposizione i mezzi di oggi, usavano fare corone o collane
con i frutti.
http://www.assms.it/schedebot/094.htm31/05/2007 9.58.04
Tragopogon pratensis
TRAGOPOGON
PRATENSIS Linneus
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Barba di becco
HABITAT: Prati e incolti sino a 2100
mt.
Pianta erbacea perenne alta sino a 80 cm, con fusto eretto poco ramoso, glabro o con scarso tomento
fioccoso rapidamente caduco, radice verticale ingrossata;
Foglie con lamina canalicolata e base amplessicaule;
Capolino all'apice di un peduncolo sottile, involucro cilindrico del diametro alla base sino a 1 cm,
corolla gialla di fiori tutti ligulati, fiorisce da maggio ad agosto;
Achenio di 15-20 mm, con becco lungo altrettanto o un po' meno, sormontato da un bel pappo formato
da una trentina di peli patenti, piumosi ma rigidi.
Il nome Tragopogon deriva dai termini greci "caprone" e "barba" con allusione al frutto che queste
piante presentano, dotato di un becco esile, lungo almeno quanto l'ovario, risultante dalla metamorfosi
del tubo calicino.
A scopo alimentare si raccoglie la pianta quando è alla prima fioritura con il bocciolo appena visibile,
recidendola emette un latice di sapore dolciastro e se ne utilizzano fusti, foglie e boccioli da preparare
come gli asparagi o gli spinaci.
Le foglie più tenere si possono usare per insaporire insalate, anche la radice si può consumare lessa, con
olio e limone, saltata al burro, in besciamella o in pinzimonio.
Nella medicina popolare la radice è conosciuta per le sue proprietà depurative, viene impiegata per
calmare la tosse, stimolare la sudorazione e portare un valido aiuto in tutte le affezioni dell'apparato
respiratorio.
http://www.assms.it/schedebot/296.htm31/05/2007 9.58.06
Urospermum dalechampii
UROSPERMUM
DALECHAMPII
(Linneus) Schmidt
FAMIGLIA: Asteraceae
NOME VOLGARE: Lattugaccio - Boccione
HABITAT: Prati aridi, incolti, lungo le vie sino
a 1200 mt
Pianta erbacea perenne alta sino a 40 cm, con fusto generalmente semplice, cespuglioso, eretto, villoso
per peli patenti, foglioso nella metà inferiore;
Foglie basali pennatosette lunghe 5-6 cm, le cauline superiori orecchiuto-amplessicauli, subintere,
opposte o verticillate a tre;
Capolino solitario su lungo peduncolo ingrossato, squame dell'involucro concresciute nel terzo inferiore
poi libere, fiori tutti ligulati, i periferici con tubo incolore e ligula raggiante giallo chiara e a volte,
soprattutto all'apice, con strie purpuree, fiorisce da marzo ad agosto.
Achenio rugoso con becco lungo il doppio.
Il nome Urospermum deriva dai termini greci "coda" e "seme" ad indicare la caratteristica forma degli
acheni; l'epiteto specifico ricorda il nome proprio del medico, fisico e botanico J. Dalechaps vissuto a
Lione nel XVI secolo.
In cucina si usano le foglie basali più tenere, raccolte durante la prima fioritura, lessate e condite come
gli spinaci, sempre in aggiunta ad altre verdure, alle quali aggiungerà un gusto particolare.
http://www.assms.it/schedebot/115.htm31/05/2007 9.58.09
Urtica dioica
URTICA DIOICA
Linneus
FAMIGLIA: Urticaceae
NOME VOLGARE: Ortica
HABITAT: Ubiquitaria sino a 1800 mt
Pianta perenne, generalmente dioica, con rizoma stolonifero, fusto eretto e striato, scanalato in alto ;
Foglie opposte, lanceolate, cuoriformi alla base, grossolanamente dentate, lungamente picciolate, con
peli urticanti fitti;
Racemi penduli in verticilli all'ascella delle foglie, semplici e brevemente ramosi, fiori giallo-verdastri,
minuti, con 4 tepali persistenti nel frutto, stimmi arrossati all'apice, fiorisce da maggio a novembre.
Il nome del genere è da mettere in relazione con il verbo urere, bruciare, con allusione al liquido
velenoso, irritante, che è contenuto nei peli urticanti, cavi, che al tatto si spezzano lasciandolo
fuoriuscire e provocando per contatto dei ponfi.
Le giovani donne greche che, durante la settimana santa, si flagellano con le ortiche, come ricordo della
sofferenza di Cristo, possono, almeno, consolarsi perché le punture sono una cura contro i reumatismi.
I giovani germogli sono impiegati, dopo cottura, per preparare frittate, sformati e risotti, ottimi anche
bolliti e conditi con olio e limone.
Grazie ai suoi numerosi principi attivi ha proprietà depurative, diuretiche, rimineralizzanti e toniche; il
decotto è usato nella cura dei reumatismi e in tutti i disturbi dell'apparato intestinale, svolge funzioni
epatobiliari e aumenta la secrezione lattea.
Per uso cosmetico se ne fanno lozioni, impacchi e sciacqui per la cura delle pelli seborroiche, contro la
forfora e la caduta dei capelli.
Numerosi sono i modi di dire legati a questa pianta : "Punge come l'ortica" riferendosi ad una persona
scontrosa, "Ci crescono le ortiche" per descrivere un luogo incolto, "Gettare alle ortiche" come di chi
VACCINIUM
MYRTILLUS Linneus
FAMIGLIA: Ericaceae
NOME VOLGARE: Mirtillo -
Baccole
HABITAT: Boschi, cespuglieti,
brughiere, suolo umidificato sino a
2000 mt
Piccolo arbusto caducifoglio molto ramificato alto sino a 50 cm, con fusto sotterraneo strisciante a
corteccia rossastra, rami eretti zigzaganti, angolosi, di colore verde;
Foglie alterne, a picciolo breve, lunghe sino 3 cm, verde chiaro, glabre, con fini nervature e bordo
finemente seghettato;
Fiori penduli, singoli o riuniti in coppia, all'ascella delle foglie, corolla a forma urceolata, con 5 piccoli
denti bianco-verdognoli soffusi di rosso, fiorisce da maggio a luglio;
Il frutto è una bacca subsferica di 4-7 mm, pruinosa, di colore rosso pallido e blu-nerastro a maturità con
polpa intensamente colorata, maturi in luglio-agosto.
Il termine Vaccinium deriva, secondo alcuni, da Baccinium con allusione alle numerose bacche (Baccae)
che la pianta produce mentre, secondo altri, sarebbe da mettere in relazione con l'appetibilità delle tenere
foglie da parte dei bovini.
L'epiteto specifico myrtillus starebbe per "piccolo mirto" per la somiglianza delle sue foglie e dei frutti
con quelli del Mirto.
Le acidule bacche contengono numerose sostanze benefiche: tannini, pectine, acidi organici, vitamine A
e C, zuccheri e sali minerali.
Oltre al consumo diretto sono utilizzate per farne sciroppi, gelatine, marmellate e, in alcune parti
dell'Europa centrale, per la produzione di "Vino di mirtillo".
I frutti sono conosciuti sin dall'antichità per le loro proprietà curative; nella medicina popolare si usano
decotti fatti con le foglie raccolte al momento della fioritura e seccate; nella cura delle faringiti e per le
"Gli Osti delle provincie settentrionali lo usano per colorire in rosso i vini bianchi: furfanteria senza
dubbio, ma pur meno pregiudicevole di quelle, che l'avidità fece immaginare ad altri tavernaj." (Spadoni
1828)
FAMIGLIA: Ericaceae
NOME VOLGARE: Mirtillo rosso
HABITAT: Boschi di conifere e brughiere subalpine sino a 2200 mt.
Piccolo arbusto alto sino a 30 cm, con fusti ascendenti o eretti, cilindrici o poco angolosi;
Foglie sempreverdi, coriacee, lucide di sopra e con ghiandole puntiformi di sotto, brevemente picciolate
e lamina oblanceolato-spatolata, con margine revoluto ed apice arrotondato o retuso;
Fiori campanulati, riuniti in grappoli penduli di pochi elementi, corolla urceolata, bianca o screziata di
rosso, fiorisce da giugno a luglio;
Il frutto è una bacca subsferica, dapprima biancastra poi di colore rosso vivo, crescente in piccoli
grappoli laterali, matura in agosto-settembre
Le bacche sono molto pregiate, ma solo dopo le prime gelate di settembre perdono il sapore acido e
dopo lunga cottura danno una eccellente marmellata spesso usata per accompagnare la cacciagione nella
cucina tedesca; hanno inoltre valore come aperitivo, astringente, antidiarroico e disinfettante.
Le persone sofferenti di calcoli renali debbono limitarne il consumo a causa dell'alta percentuale di acido
ossalico in esse contenuto.
Le foglie sono utilizzate per infusi ad azione diuretica.
http://www.assms.it/schedebot/498.htm31/05/2007 9.58.25