Compendio Alla Gnosi
Compendio Alla Gnosi
Compendio Alla Gnosi
ALLA GNOSI
LA RIGENERAZIONE
DELL’ESSERE
L’ALCHIMIA
LA VIA SECCA
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BREVE COMPENDIO TEORICO-PRATICO GNOSTICO
INDICE
• LA MENTE
• la disciplina della mente
• le effigi mentali
• i tre tipi di mente
• la digestione delle impressioni
• memoria meccanica e memoria lavoro
• conscio e inconscio
• la chiacchiera mentale ed il silenzio della mente
• attenzione, concentrazione,
• Imparare a meditare
• I passi della meditazione
• Quando si deve praticare
• Quanto tempo si deve meditare
• La posizione adeguata
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PARTE SECONDA - L'UNIVERSO - SEZIONE PRIMA: IL COSMO
• LE LEGGI COSMICHE
• il settenario cosmico
• la legge del ritorno
• la legge di ricorrenza
• la legge di entropia
• la legge delle ottave
• la legge di evoluzione e involuzione
• la legge del pendolo
• la legge del tre
• la legge del sette
o lo Zodiaco
o i Cosmi
o i Mondi
o i Corpi
o le Gerarchie
o le Dimensioni
o il Diavolo, Satana e Lucifero
• LA PREGHIERA
• cos'è la preghiera
• perchè si prega
• quando si prega
• dove si prega
• come si prega
• LA LEGGE DEL KARMA
• la legge di "azione e conseguenza"
• IL SONNO E I SOGNI
• lo Yoga del sonno
• il sogno meccanico
• il sogno cosciente
• il ricordo dei sogni
• l'esperienza dell'Essere
• LO SDOPPIAMENTO ASTRALE COSCIENTE
• lo sdoppiamento con il corpo lunare
• lo sdoppiamento con il corpo solare
• tecniche per lo sdoppiamento astrale cosciente
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o i rapporti con i defunti
o il concepimento
o il momento della nascita
o il neonato
• LE SCUOLE INIZIATICHE
• essoterismo, mesoterismo, esoterismo
• le pseudoscuole
• IL CAMMINO INIZIATICO
• i preparativi
• la soglia
• il sentiero probatorio
• le tre Montagne
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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CAPRA Fritjof - IL TAO DELLA FISICA - Adelphi
SAN GIOVANNI DELLA CROCE - SALITA AL MONTE CARMELO CANTICO SPIRITUALE B - Postulazione gen.O.C.S.
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LO GNOSTICISMO E LA GNOSI- LA SCIENZA DI GIANO
Non possiamo, come generalmente si fa, confondere i due termini. Essi, in quanto si riferiscono a contenuti e periodi
storici molto diversi, devono restare ben distinti. Per gnosticismo si intende generalmente un movimento eretico
sorto e fiorito nell'ambito del Cristianesimo delle origini (I-IV secolo). Tale definizione, che risente della scarsità delle
fonti storiche, appare oggi riduttiva e inesatta: il ritrovamento dei testi di Nag-Hammadi (1945) ha permesso di
aggiungere nuovi documenti a quelli finora esistenti (essi sono per lo più frammenti di scritti gnostici riportati dai
cosiddetti "polemisti", cioè Padri della Chiesa confutatori dello Gnosticismo) e di rendere più chiaro il profilo del
fenomeno. In senso più moderno, lo Gnosticismo va quindi definito come un movimento spirituale complesso
collegato alla predicazione di Gesù di Nazareth, che ebbe origine nel primo secolo dopo la sua morte. Per
comprendere tale movimento, bisogna aver chiaro il contesto politico, storico, sociale, filosofico e religioso in cui la
predicazione di Gesù si svolse e che è rappresentato dal particolare assetto culturale del bacino del Mediterraneo
dell'epoca, in cui confluivano le spinte più disparate. Il fenomeno "colto" dell' Ellenismo, già di per sè di difficile
comprensione, e del Neoplatonismo si scontrava con gli aspetti folklorici e popolari della tradizione asiatica, ebraica
ed egiziana nella ricerca di una risposta a quattro quesiti fondamentali, sempre relativi al problema della conoscenza
(in lingua greca, gli gnostici venivano definiti "coloro che perseguono la conoscenza") : quello "ontologico" (chi
siamo), quello "soteriologico" (come ci salviamo), quello "escatologico" (chi è Dio), quello "cosmologico" (struttura e
significato dell'universo). Il messaggio di Gesù ebbe quindi una comprensione anche molto diversificata che, per
quanto riguarda lo Gnosticismo, portò alla formulazione di alcuni temi fondamentali e alla realizzazione di una
caratteristica organizzazione sociale. Aspetti che si trovano tutti, con maggior o minor sottolineatura, nei diversi
sistemi gnostici del Cristianesimo nascente. Per quanto riguarda i temi specifici dello Gnosticismo, a parte quelli
comuni a tutta la tradizione cristiana, essi, come risulta dall' analisi delle fonti a noi pervenute, possono essere
riassunti in:
1. interpretazione dualistica e antonimica della realtà, divisa tra bene e male (influenza asiatica della dialettica
degli opposti);
2. affermazione delle origini divine dell' uomo, visto come emanazione dell' Assoluto (dottrina delle "nobili
origini", di influsso neoplatonico);
3. percezione di vivere in un mondo estraneo alla propria vera natura e dominato dal male (tema dell'esilio di
origine ebraica);
4. centralità del concetto di salvezza come compito, nel senso che il ritorno al Bene originario è concepito
come supremo obiettivo dell'esistenza (dottrina del "ritorno al Padre", di influenza cristiana);
5. affidamento del ruolo specifico di salvezza alla Conoscenza ("Gnosi"), o alla sapienza ("Sophia") (influsso
ellenistico) attraverso un lavoro di perfezionamento interiore basato sull'eliminazione dei difetti e sulla
semplificazione della propria vita (Plotino);
6. valorizzazione della cosmologia, del magico, del meraviglioso (influsso medio-orientale);
7. concezione della circolarità del tempo e dell' eterno ritorno in un mondo percepito come fallace ed illusorio
(influsso indostano).
Da tali temi discendono poi conseguenze non irrilevanti tanto sul piano dottrinale quanto su quello
dell'organizzazione sociale. Caratteristici dello Gnosticismo sono, per esempio:
A fronte di tematiche semplici e chiare, sta la talvolta incomprensibile complessità dei sistemi. Non dobbiamo
dimenticare che nello Gnosticismo convivono due anime in un certo senso antitetiche: quella "colta", che predilige la
speculazione intellettuale, e quella "popolare" che, anche volendo trascurare gli aspetti "sotterranei", si esprime
attraverso la cultura del mito. Arconti, demiurghi, eoni, personaggi fantastici, personificazioni simboliche affollano il
mondo dello Gnosticismo che, con estrema semplificazione, può venir ricondotto a quattro grandi sistemi, quello di
Simon Mago (I secolo);
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Non analizzeremo qui il contenuto dei diversi sistemi, che possiedono per noi, oggi, solo un'importanza storica e
filologica (per un approfondimento in tal senso vedi: Hans Jonas, "LO GNOSTICISMO", ed. Società Editrice
Internazionale). E' più importante comprendere quali dinamiche il movimento dello Gnosticismo comportò
all'interno del Cristianesimo nascente e quali furono le possibili cause della sua scomparsa. Dall'analisi delle fonti
recentemente acquisite e tuttora al lo studio, emergono ipotesi nuove che, stravolgendo le vecchie teorie e le vecchie
definizioni, affidano allo Gnosticismo un ruolo di primo piano all'interno delle diverse correnti che pare siano esistite
nell'ambito del Cristianesimo delle origini. Al di là dei complicati sistemi (non tutti, in verità, sono complicati come
quello valentiniano; il sistema marcionita è così semplificato che molti studiosi stentano perfino a definirlo
"gnostico"), nessun'altra forma di pensiero, infatti, appare più adatta ad esprimere il messaggio di anelito spirituale,
di tensione alla salvezza, di integrità morale, di condivisione fraterna, di perdono e di perfezionamento interiore
contenuto nella predicazione di Gesù di Nazareth. In questo senso lo Gnosticismo rappresenta il tentativo di
intendere il messaggio cristiano in modo totale ed assoluto. Tuttavia, la sua progressiva emarginazione fa di esso una
verità perdente. La necessità del compromesso, creatasi fin da subito all'interno del Cristianesimo che iniziava il
processo di penetrazione nei ceti elevati e di potere, selezionò e favorì ben presto le correnti di impronta non
troppo popolare, ma anche, nel contempo, non troppo dotta e integralista. La nuova ortodossia, trasformandosi da
realtà spirituale in religione di compromesso con il potere politico ed economico, non esitò a combattere con ogni
mezzo lo Gnosticismo e il suo profondo senso di estraneità, fino al punto da distruggerne le fonti. Il potere, infatti,
non si addice allo Gnostico, la cui cultura resta sempre una "cultura dell'estromissione e dell'alterità bandita dal
razionalismo classico.
Piuttosto quindi che una semplice eresia sorta nell'ambito del Cristianesimo delle origini, lo Gnosticismo, più
opportunamente, può essere inteso come un complesso movimento di pensiero religioso organizzato in diversi
sistemi dottrinali nel contesto del Cristianesimo storico, destinato ad essere emarginato per il predominio di altri
movimenti, più funzionali per ragioni di opportunità politica, che poi diedero luogo alla cosiddetta "ortodossia".
Il termine gnosi non dev'essere confuso con quello di gnosticismo. Mentre per quest'ultimo ci si riferisce ad un
movimento filosofico/spirituale collocato in un ben preciso periodo storico, per gnosi si deve invece intendere una
forma di pensiero, non delimitabile nel tempo, centrata sulla conoscenza (in greco, "g'nosis"). Per cercare di
comprendere in modo sufficiente il complesso spirito della Gnosi, è necessario approfondire i seguenti punti:
1) la Gnosi deve essere vista come la sintesi delle diverse espressioni dell'uomo alla ricerca della Verità, quindi come
l'espressione di una "cultura" (la "cultura della Gnosi"). Le radici di tale cultura si perdono nella notte dei tempi.
(Ecco perchè Tertulliano si riferiva ai suoi avversari chiamandoli "gnostici", termine che per lui assumeva significato
spregiativo: ravvisava in essi i detentori di una cultura, per lui pericolosa, ricapitolatrice di verità assolute, capiva che
la "salvezza", per costoro, più che attraverso l'opera redentrice del Cristo, era l'effetto di una ricerca interiore). La
Gnosi si regge su quattro pilastri:
2) la conoscenza intesa nel senso corrente, basata cioè sull'intelletto, quella che forma i suoi concetti regolandosi
sulle informazioni che le giungono dai cinque sensi, rivela solo gli aspetti logici e più superficiali della vita. La Gnosi
afferma che esiste un altro tipo di conoscenza, del tutto particolare, che potremmo definire "interiore" o "intuitiva",
che non ha bisogno dei sensi e travalica la mente. Ciò, nella convinzione che la vera scienza, cioè il vero sapere, non
può fondarsi sulla provvisorietà di una qualsiasi teoria e sulla fallace conoscenza legata all'esperienza sensoriale,
generatrice di ideologie e di tecnologie, ma unicamente sull'oggettività dell'esperienza diretta, ottenuta attraverso la
percezione autentica della Verità. La vera conoscenza non è dunque raggiungibile con la mente, ma solo con "facoltà
dell'anima" che l'essere umano pur possedendo, non sa usare e che sono riunite nel concetto di "Coscienza". Quando
la Coscienza si risveglia, permette all'uomo di ottenere la saggezza del cuore e l'autorealizzazione del proprio Essere.
3) la conoscenza della Gnosi è innanzitutto "conoscenza di se stessi" e fa proprio il motto scolpito sul frontone del
tempio di Apollo in Delfi:
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CONOSCI TE STESSO E CONOSCERAI L'UNIVERSO E GLI DEI
Essa è la chiave di accesso al destino dell'uomo che si incrocia, secondo il concetto ben noto della filosofia ermetica,
con il destino ed il significato dell'Universo. Macrocosmo e Microcosmo sono espressioni diverse di un'unica Realtà.
Da quanto esposto finora, si può comprendere come la Gnosi, costante compagna dell'uomo fin dalle sue origini,
non si esaurisca nei temi dello Gnosticismo storico, ma li preceda, li comprenda e li sviluppi nei suoi contenuti,
accogliendo i contributi delle diverse civiltà nel corso dei tempo. Ben prima del Cristianesimo, essa si organizzò nel
pensiero degli Egizi, dei Babilonesi, dei Persiani di Zoroastro, dei seguaci del Buddha e nelle scuole iniziatiche greche
e alessandrine (Pitagora, Socrate, Platone, Plotino e i Neopiatonici). Dopo l'avvento dei Cristianesimo, si arricchì e si
diffuse nell'ambito della civiltà romana con i Padri della Chiesa (Origene e Agostino) e, successivamente, con il
monachesimo e la predicazione medioevale, con i Bogomili e i Catari, con le culture precolombiane, con la filosofia
ermetica del Rinascimento, con gli alchimisti dei '600, con certi aspetti della filosofia del '700 e dell'800 (Kant,
Schopenhauer, Nietzsche ecc.). Nel nostro secolo, fino agli anni '50, la cultura della Gnosi, se da un lato poteva
essere confusa con movimenti occultisti per 'adepti' in cerca di emozioni nuove e di riti stravaganti, dall'altro si
esprimeva, adeguatamente ai tempi, in complessi e importanti sistemi di pensiero riservati a circoli ristretti di iniziati
(H. P. Blavatsky, Ouspensky, Steiner ecc.), Per completarsi con la discesa del V.M. Samael Aun Weor. Nella seconda
metà del nostro secolo, di fronte ad una spiritualità sempre più degradata a sterili forme esteriori e al crescente
disagio dell'uomo in una società dominata dal dilagante fenomeno del materialismo, la Gnosi si propone ancora, e
più di sempre, come strumento per un percorso di autorealizzazione, che riassume tutti i molteplici aspetti dell'
"essere gnostico" alle soglie del 2000 e che consente, a chi si riconosca in questo spirito, di esprimersi e di
manifestarsi. L'invito è di compiere un cammino interiore 'rivoluzionario', controcorrente rispetto ai disvalori
dominanti, non certo facile, ma straordinariamente ricco di doni spirituali. Non ci sono intermediari o "guru" nel
percorso interiore, ma scuole in cui ognuno può diventare maestro di se stesso.
Ci sono domande che l'uomo pare non voglia porsi: sono come dei "tabù" che sembra non sia lecito affrontare.
Fatto davvero strano: le continua scoperte scientifiche, le innovazioni tecnologiche e le passioni politiche si
rivolgono a soggetti che ignorano tutto di loro stessi. Com'è possibile questo? Cosa dobbiamo attenderci da un
sistema a tal punto privo di consapevolezza? C'è una via che porta alla "conoscenza"?
Dobbiamo renderci conto che non siamo liberi, che le nostre azioni sono condizionate, che, anche se talvolta così
non ci sembra, non esercitiamo quasi mai la nostra volontà e che siamo sempre comandati da "altri". La nostra,
insomma, non è una condizione di uomini, ma di burattini, di umanoidi, di robots. Come tutte le persone che fanno
la volontà di qualcun altro, viviamo come ipnotizzati, nel sonno della coscienza.
• Molte favole che si raccontano ai bambini, ma che in realtà andrebbero spiegate agli adulti, trattano questo
argomento. Per esempio, "Cenerentola" e "La bella addormentata nel bosco" di Perrault e, soprattutto,
"Pinocchio" di Collodi.
Però, anche se ci rendiamo consapevoli di tutto questo, di solito diamo la colpa ai condizionamenti esterni: la
famiglia, la scuola, l'educazione, la TV, la pubblicità, il lavoro, gli incontri, gli amici, il tempo atmosferico, la salute,
le circostanze, l'ambiente. In realtà, i condizionamenti più importanti si trovano al nostro interno, e sono i nostri
stati d'animo, i nostri desideri, le nostre fantasie. Sono i più importanti perchè sono proprio loro a determinare le
circostanze esterne che, invece, quasi sempre incolpiamo ("gli stati attirano gli eventi "). Cosi, forse, può essere la
pigrizia a farmi accendere la TV (o ad impedirmi di spegnerla) per poi esserne condizionato; o, forse, è il mio cattivo
umore che mi fa litigare con quei "fastidiosi" vicini di casa; forse è la noia che mi conduce al bar o in osteria, dove
incontrerò i soliti amici che mi inviteranno a bere; o, forse, è l'avidità e la sete di guadagno che mi impedisce di
avere un po' di tempo libero per guardarmi intorno; o è la paura di non essere abbastanza considerato che mi fa
vivere con persone sgradevoli o profittatrici; o la gelosia ad impedirmi di avere una felice vita coniugale e familiare;
o le continue, inutili preoccupazioni a rovinarmi, giorno dopo giorno, la salute. Le situazioni concrete della nostra
vita, insomma, piacevoli o spiacevoli (i rapporti con gli altri, la vita familiare, la salute, il lavoro ecc.), sono il
prodotto di stati interiori mutevoli, di illusori aggregati della nostra psiche che, essendo solo il frutto di fuggevoli
impressioni, non hanno alcun motivo reale per esistere. Da questo punto di vista, tutta la nostra vita è ILLUSIONE
(Velo di Maya per gli Indostani), perchè è fondata sull'affascinazione. E spesso è affascinazione dolorosa, perchè la
speranza si alterna alla delusione, la salute alla malattia, la ricchezza alla povertà, l'amicizia al tradimento e così via
fino alla morte, senza alcuna speranza di stabilità. Per questi motivi, la vita terrena è chiamata VALLE DI LACRIME.
Cos'è dunque la nostra vita? Un insieme di avvenimenti che non abbiamo voluto e di cui abbiamo scarsa coscienza,
perchè sono prodotti non da noi, ma da AGGREGATI PSICHICI. Se vogliamo abbandonare la condizione
infraumana di burattini, dobbiamo allontanarci dall'illusorio mondo dell'affascinazione ed avviare quel processo di
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rinnovamento interiore denominato "seconda nascita" e che porta alla formazione dell' "uomo reale". Tale processo
è simboleggiato dalla rottura dell'uovo. Per questo la Pasqua, festa di rinascita e di resurrezione, si collega nella
cultura occidentale alla simbologia dell'uovo. Esso racchiude nel suo guscio l'uomo nuovo in attesa di essere liberato
e portato alla luce. La simbologia dell'uovo nella tradizione occidentale è riassunta nell' uovo filosofale (o uovo
alchemico), rappresentato nell'Emblema n VII dell'ATALANTA FUGIENS di Michael Maier.
Gli Aggregati Psichici si comportano al nostro interno come se fossero dei veri e propri
"personaggi psicologici", vere e proprie persone, tanti altri "noi stessi". Per il fatto di essere
illusori e meccanici, di procurare in noi l'affascinazione ipnotica e, quindi, di indurci in
errore, tali Aggregati sono completamente negativi. Nell'antico Egitto erano chiamati
"Diavoli rossi di Seth", nel Vangelo cristiano sono chiamati "Demòni". Più genericamente,
possiamo chiamarli DIFETTI. Essi, benché siano tantissimi (in numero di 987 secondo
Mouravieff,), non sono infiniti; senza voler dar loro un numero preciso, possiamo
semplicemente affermare che sono MOLTI.
• Talvolta, la negatività degli Aggregati psichici non sembra evidente. Ciò dipende in parte dal fatto che
l'umanità ha conferito con l'andar del tempo una valenza "positiva" a certi difetti, per esempio all'orgoglio e
all'amor proprio; in parte, perchè gli Aggregati sono "furbi" e spesso, per apparire buoni, si vestono di
altruismo e di generosità. Dietro la loro apparente bontà, tuttavia, c'è spesso la paura del giudizio degli altri,
l'incapacità di dir di no, la timidezza, il senso di colpa, il vittimismo, la sottomissione, la superbia ecc. ecc..
Proprio a causa del loro innegabile pseudo ruolo di affermazione individuale e sociale, nell'antico Tibet i
difetti erano chiamati "VALORI".
Il nostro spazio psicologico individuale non è quindi unitario, ma molteplice e frammentato: una molteplicità di
difetti (figura sottostante) lo riempie completamente, al 100%. Questo concetto sta alla base della cosiddetta
"DOTTRINA DEI MOLTI", e dev'essere perfettamente capito e
sperimentato da chiunque desideri mettersi seriamente alla ricerca di
se stesso. Uno spunto di riflessione può essere offerto dalla lettura
dell'episodio dell' "indemoniato di Gerasa" (Lc 8, 2-27), da cui si
deduce che i Difetti, pur essendo i principali in numero di sette,
sono in realtà tantissimi, ovverosia LEGIONE. La religione cristiana
chiama i sette principali difetti PECCATI CAPITALI e conferisce loro
un nome ben preciso: IRA, SUPERBIA, LUSSURIA, GOLA,
AVARIZIA, INVIDIA, PIGRIZIA. Resta però inteso che ognuno di essi porta dietro a sé tutta una schiera di difetti
secondari il cui nome, pur non essendo precisato in alcun luogo, può essere abbastanza facilmente individuato
attraverso un sincero esercizio introspettivo. Si scopre così che la SUPERBIA si collega all'amor proprio,
all'intolleranza, al vittimismo, alla compiacenza, all'ironia, alla vanità; l'INVIDIA all giudizio, al pregiudizio, al
confronto, al desiderio, all'autocommiserazione, alla competitività; la LUSSURIA alla lusinga, alla seduzione, al
compiacimento, alla galanteria, al tradimento, alla gelosia; l'IRA alla violenza, al litigio, al rancore ecc. ecc..
Gli Aggregati, pertanto, formano degli insiemi molto complessi ed intrecciati fra loro. Tali complessi, denominati
EGO, vengono talvolta paragonati ad un albero, che riconosce nel tronco il difetto principale, nelle foglie i difetti ad
esso collegati e nelle radici i difetti nascosti, difficili o impossibili da ammettere. Altre volte i complessi egoici
vengono paragonati alla LUNA ("Luna Psicologica"), che possiede una faccia illuminata (difetti visibili) ed una faccia
in ombra (difetti nascosti). Per questo, ancora, si dice che L'EGO E' FORMATO DA TANTI DETTAGLI. Gli Aggregati
psichici non coabitano in modo tranquillo all'interno dello spazio psicologico di una persona, ma ciascuno cerca di
prevalere sugli altri e di imporre agli altri la propria volontà. Tutti sono in continua lotta per la supremazia e
ciascuno, a turno, la ottiene, diventando per un certo tempo il re ed il signore della situazione. Questo accade
perché ogni Aggregato è formato da una certa quota di ENERGIA, che però agisce in modo assolutamente
inconsapevole. La volontà dell'Aggregato non è quindi in alcun modo una volontà cosciente, bensì meccanica,
ripetitiva, capricciosa, caotica e priva di qualsiasi indirizzo stabile. Essa si esprime attraverso semplici dinamiche
associative innescate dagli organi di senso o dal pensiero. Vedo una certa persona e subito prevale in me l'Aggregato
dell'intolleranza; ne vedo un'altra e provo simpatia; sento una certa canzone a cado nella malinconia; ricevo un
insulto e sono preso dal vittimismo; ricordo un buon affare compiuto e mi riempio di soddisfazione ecc. ecc.. Infine,
gli Aggregati non sono rappresentati in modo uniforme all'interno della psiche: alcuni sono più estesi, altri più
ristretti. Come si è visto nella figura precedente, le superfici quadrangolari non sono tutte uguali. E' evidente che gli
Aggregati più estesi hanno maggiore possibilità di imporsi su quelli più ristretti, i quali possono prendere il potere più
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raramente, e solo di quando in quando. (La DOTTRINA DEI MOLTI è complessa e qui ne abbiamo fatto solo
qualche cenno. Ulteriori chiarimenti ed approfondimenti saranno forniti a richiesta.
LA PERSONALITA'
Gli Aggregati psichici entrano nello spazio psicologico di una persona, uno dopo l'altro, nei primi sette anni di vita.
Essi entrano per imitazione, sul modello, cioè, degli Aggregati che già esistono nell'ambiente psicologico che circonda
il bambino: la sua famiglia, i parenti, gli educatori, le prime amicizie ecc.. Attorno ai sette anni di età, la psiche del
bambino è già piena, al 100%, di Aggregati psichici, e quindi di Ego, e nulla si può più fare per impedire la loro
manifestazione. Comunemente si dice che il bambino ha formato la propria PERSONALITA'. In senso morfologico
possiamo quindi intendere per personalità la STRUTTURA PSICOLOGICA formata dall'insieme degli Aggregati
psichici. Tale struttura è perfettamente caratterizzata in base alla frequenza con cui i singoli Aggregati si manifestano.
Poichè tale frequenza è sempre diversa da individuo a individuo e dal momento che sempre diverse sono le
combinazioni dei vari Aggregati tra loro, si deduce facilmente non solo che il numero degli Ego è grandissimo, ma
che numerosissime sono anche le Personalità, che degli Ego sono il veicolo di manifestazione. E' pertanto
praticamente impossibile, negli esseri umani, trovare due Personalità uguali. Ogni persona ha pertanto degli Ego ben
caratteristici, formati da Aggregati diversi che si combinano in modo caratteristico tra loro. Ogni Personalità
evidenzia quindi un "profilo psicologico principale" (PPP), che si riconosce per la specifica frequenza con cui uno o
più complessi egoici entra in azione.
• Particolarmente interessante è l'effetto della combinazione di diversi Aggregati tra loro. Uno stesso
Aggregato, dominante e caratteristico in due persone diverse, può esprimersi in modo differente in ciascuna.
Ad esempio, un grande Aggregato del furto può caratterizzare la Personalità del grande ladro se si associa
con l'Aggregato della presunzione, dell'ambizione e dell'orgoglio; caratterizza viceversa la personalità del
ladruncolo se si associa ad un Aggregato di paura o di insicurezza.
Non sempre il riconoscimento del PPP è agevole, specie in Personalità complesse. Per il fatto di essere espressione
dei difetti della psiche, la Personalità è sostanzialmente negativa. E' bene abituarsi presto a questo concetto, perchè
nel linguaggio comune una "forte personalità" indica generalmente qualcosa di buono e di desiderabile. In senso
dinamico, infine, possiamo definire la personalità come l'ENERGIA risultante dalla somma delle diverse quote
energetiche presenti nei difetti di uno spazio psicologico. Ma a quanto ammonta l'energia di una Personalità? Per
quanto possa sembrare impossibile, la sua energia è uguale a zero. L'energia della Personalità è, infatti, illusoria
proprio come illusori sono gli elementi che la costituiscono. E' vero che questi ultimi, presi isolatamente o a gruppi,
possiedono un'energia ben evidente, che dimostrano soprattutto quando si impossessano drammaticamente della
psiche. Ma è altrettanto vero che, se facciamo la somma vettoriale di tutti gli Aggregati presenti in uno spazio
psicologico, la risultante non può essere che zero, poichè essi non appartengono alla realtà, ma sono solo artefatti,
fantasmi del nostro mondo interiore.
L'ESSENZA
Se così fosse, sarebbe disperante. Nulla di reale, infatti, esisterebbe nell'uomo, ma solo un ammasso informe di
Aggregati psichici. Chi però riesce, magari solo per qualche istante, a superare il mondo dell'affascinazione e ad avere
quindi di sè una visione consapevole, capisce come, non potendo l'Aggregato per il suo essere illusorio, soggettivo,
mutevole, meccanico rappresentare la natura vera dell'uomo, debba esistere all'interno dello spazio psicologico
individuale qualcos'altro di più vero e di più legittimo. Questo qualcosa, rappresentato dalla reale natura umana e
riassumibile nei concetti di oggettività, verità, volontà , coscienza ecc., costituisce una sorta di "principio animico" o
scintilla d'anima, che si definisce con il termine di ESSENZA. Nell'Essenza ciascuno trova pertanto la capacità di
esprimersi in modo reale al di là di ogni possibile condizionamento e trova anche l'orientamento stabile per
affrontare le difficili esperienze nella materia densa del Mondo Fisico. Ma perchè, allora, se l'uomo conserva in sè la
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sua vera natura, in pratica vive poi come se essa non ci fosse - al punto di essere tentato di negarla - e, rinunciando
quasi ad ogni forma di esperienza oggettiva, ritiene di non possedere al proprio interno null'altro che gli Aggregati
psichici? In altri termini, dove si è smarrita l'Essenza? Perchè non si rivela? Tentare una risposta non è semplice.
Significa riandare all'inizio della storia dell'umanità, che parla di inganni e di paradisi perduti. La coscienza collettiva,
attraverso l'elaborazione della favola e del mito, mantiene il ricordo di strane battaglie, di troni usurpati e
insanguinati, di patrie dimenticate, di tesori rubati e nascosti, di lontane terra da riconquistare. Vicende che non è
difficile riferire ai contenuti dello spazio psicologico, ad oscure lotte tra la parte cosciente e quella infracosciente
della psiche. Scopriamo allora che l'Essenza, nel corso della storia dell'uomo, è stata progressivamente vinta e
catturata dall'Ego, che la tiene ancora saldamente prigioniera al proprio interno. Essa, che dovrebbe dimorare di
diritto, unica ed indivisa, all'interno dello spazio psicologico individuale, non esiste più. Inutilmente, come Diogene,
la potremmo cercare, perchè si trova, molteplice e frammentata, all'interno degli Aggregati della psiche. La
distruzione dell'Aggregato, pertanto, non deve spaventare. Ciò che si distrugge, in fondo, è soltanto un ladro e un
usurpatore, un abitante abusivo del nostro mondo interiore che, nel momento stesso della sua morte, libera
finalmente la particella di Essenza che teneva prigioniera. La distruzione dell'Ego non lascia dunque vuoto lo spazio
psicologico, ma, al contrario, costituisce la condizione indispensabile al recupero dell'Essenza e pone la basi per la
cristallizzazione dell'ANIMA.
2) Il secondo motivo che generalmente ostacola il lavoro interno è la sua apparente difficoltà. Infatti, se le cose
fossero esattamente come appena descritto, potremmo dire che l'eliminazione degli Aggregati psichici, affidata
unicamente alle forze instabili e soggettive degli elementi stessi da distruggere, sarebbe un'impresa destinata al
fallimento. Fortunatamente, però, come si può talvolta constatare dalla occasionale comparsa di qualche elemento
consapevole, l'uomo mantiene ancora dentro di sè, non ancora caduta nelle mani dell'Ego, una piccola quota di
Essenza libera, forse un 3% del totale. Questa piccola particella autocosciente costituisce il solo punto d'appoggio
stabile e sicuro per poter iniziare il processo di distruzione degli Aggregati psichici. Tuttavia, si tratta ugualmente di
un lavoro non facile, anzi, così difficile che la maggioranza delle persone, pur conoscendone i vantaggi, sceglie di
non affrontare, preferendo piuttosto una vita di illusione e di sofferenza. Il 3% di Essenza, infatti, nonostante esista,
si comporta inizialmente come se non ci fosse, poichè giace profondamente addormentato all'interno della psiche,
sopraffatto dalla gran massa di Aggregati che ne impedisce la manifestazione. Riuscire a fargli spazio non è cosa da
poco, perchè si tratta di andare alla ricerca di qualcosa che si è tentati di negare, e di limitare allo stesso tempo la
forza e l'espressione dell' Ego, che invece appare come l'unica Realtà. Riducendo, tuttavia, anche solo di poco
l'aggressività e la presenza di qualche Aggregato psichico dentro se stessi (questo è, in fondo, il significato della
disciplina ascetica), si verifica una situazione nuova e particolarmente favorevole: il 3% di Essenza diventa
concretamente "presente" all'interno della psiche e comincia a manifestarsi. Da questo primo momento di
autocoscienza, sia pur precario e provvisorio (COSCIENZA SOGGETTIVA), l'eliminazione concreta degli Aggregati
Psichici diventa realmente possibile. Ogni Aggregato distrutto lascia uscire la scintilla di Essenza che teneva
prigioniera e questa, aggiungendosi alla parte libera, ne aumenta progressivamente la percentuale (COSCIENZA
OGGETTIVA). Da quanto fin qui esposto, possiamo dunque dire che la liberazione dello spazio psicologico, con la
conseguente reintegrazione in esso dell'Essenza, consta di due momenti non necessariamente separati nel tempo:
• un momento psicologico (o momento della coscienza soggettiva, detto anche momento ascetico) rivolto all'
"estensione" dell'Aggregato (cioè alla frequenza della sua comparsa), che ha per obiettivo il risveglio della
Coscienza e del 3% di Essenza;
• un momento spirituale ed esoterico (o momento della coscienza oggettiva, detto anche momento mistico)
rivolto all' "energia" dell'Aggregato (cioè alla causa stessa della sua sussistenza), finalizzato alla eliminazione
totale dell'Ego attraverso le facoltà contenute nella quote, sempre crescenti, di Essenza libera e risvegliata.
Fornire le basi teorico-pratiche per la messa in pratica di tali momenti e per restituire all'uomo la sua legittima libertà
è precisamente uno degli scopi degli studi gnostici.
La strada che conduce alla seconda nascita, cioè allo sviluppo dell’Anima, è la strada del risveglio della coscienza. E’
una strada "rivoluzionaria", ma non nel senso di rivoluzione sociale, esterna e collettiva, bensì in quello di
rivoluzione psicologica, interna ed individuale (rivoluzione della coscienza). Essa si attua percorrendo un sentiero
iniziatico che porta ad un progressivo e graduale innalzamento del livello dell’Essere. Infiniti, sia in alto che in basso,
sono i gradi del livello dell’Essere. Ogni individuo occupa in ogni istante della sua vita un gradino ben preciso sulla
scala dell’Essere ed il livello raggiunto dipende strettamente dalla sua capacità di liberare la propria Essenza
eliminando gli Aggregati psichici. Chi vive con la coscienza addormentata, affascinato dai propri Aggregati e
dimentico di se stesso, obbedisce continuamente alla volontà di "altri": non detiene pertanto un alto livello
dell’Essere. Tutti i nostri sforzi devono tendere in modo pratico ad innalzare sempre più questo livello. E’ quindi
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importante la simbologia della scala. Essa rappresenta, gradino dopo gradino, il
cammino che conduce all’autorealizzazione intima. Possiamo capire, adesso, il
significato delle scalinate poste ai lati delle piramidi dell’America precolombiana e che
conducevano ai templi del sole; e capiamo anche il significato della biblica scala di
Giacobbe (Gen. 28, 12). Riproduciamo qui sotto una incisione di ispirazione alchemica
(*Mutus liber* di Altus): oltre al simbolo della scala, contiene anche un esplicito invito
al risveglio, rappresentato dagli angeli che suonano le trombe in direzione dell’uomo
addormentato. Da un punto di vista psicologico, lo stare su una scala implica una
condizione provvisoria, di transito. Su una scala non si sta: o si sale o si scende. Di
fatto, il non salire significa discendere. Colui che non distrugge i suoi Aggregati, li
rafforza ("le tendenze si accentuano"). Non è possibile mantenere stabile il proprio
livello dell’Essere: se esso non si innalza, inevitabilmente si abbassa. Quattro sono le
tappe fondamentali della salita sull’infinita scala del livello dell’Essere, ed ogni tappa è
caratterizzata da un diverso stato di coscienza.
Il primo stato di coscienza, quello più basso (ma non esiste un limite inferiore in questo stato), è paragonabile al
sonno profondo e ipnotico. Più che di coscienza, si potrebbe parlare di incoscienza o infracoscienza. E’ il livello
dell’eikràsia, della pura imitazione ipnotica, della barbarie. Un passaggio automatico, fisiologico, lo separa dal
secondo stato, quello della pistis, che in un certo senso rappresenta un risveglio. Ma lo stato di veglia della pistis è
paragonabile a quello dell’uomo quando si sveglia al mattino, non è dunque un vero risveglio della coscienza. Nella
pistis regna ancora l’affascinazione, anche se scompare la barbarie e la pura imitazione. Si può infatti dire che qui
l’imitazione lascia il posto alla credulità, che è pure una forma di imitazione, ma in un certo senso più elevata: credo
perchè l’ha detto un altro. Questi due primi stati sono comuni e si alternano in tutte le persone correnti. Ma sono
entrambi stati dell’ignoranza e dell’errore, in cui la coscienza resta profondamente addormentata. Il risveglio vero
inizia nel terzo stato di coscienza, quello della diànoia. Ma il passaggio a questo stato non è né automatico né
fisiologico. E’ un passaggio volontario e critico. In condizioni normali l’umanoide non è in grado di eseguirlo e resta
intrappolato nei primi due livelli. Solo eventi straordinari come una grande inquietudine spirituale, avvenimenti
tragici come gravi delusioni o malattie, eccezionali qualità morali come un’insolita capacità di autocritica e di
pentimento possono aiutare l’umanoide ad effettuare questo passaggio. Il terzo stato di coscienza è lo stato in cui
comincia il vero risveglio, lo stato della "messa in discussione". Dalla credulità si passa al vero credere. qui non si
crede più perchè ci si fida, ma perchè si incomincia a
sperimentare di persona. Questo è anche lo stato del
cammino iniziatico, lo stato in cui il livello
dell’Essere comincia finalmente ad innalzarsi. E’
lo stato in cui si inizia a formare una stabile
relazione con l’Essenza e in cui gli Aggregati
vengono compresi ed eliminati. Da questo stato,
attraverso un passaggio rivoluzionario (nel senso
precisato all’inizio di queste pagine), si entra nel
quarto stato di coscienza, cioè in quello della nous,
che è lo stato dell’Anima formata. In questo stato la
coscienza è completamente risvegliata e l’umanoide è diventato Uomo. Si manifestano quindi le qualità della
coscienza, la felicità, la volontà, la pace, l’amore, l’estasi, la shamadhi. E’ lo stato che, nel suo infinito estendersi in
alto, porta alla liberazione totale e all’autorealizzazione. Poiché il nostro è un obbiettivo pratico, si tratta di
individuare alcune norme di comportamento che ci possano portare concretamente al risveglio della coscienza.
"Risveglio" significa uscita dal sonno e dall’affascinazione di cui sono responsabili i nostri Aggregati. Essi, come
abbiamo già visto, sono illusione e fanno vivere l’umanoide in una realtà fittizia che viene scambiata per Realtà
oggettiva. Ma in che modo agisce l’Aggregato, come riesce a creare in noi questa falsa realtà? Fondamentalmente,
attraverso due meccanismi.
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situazione si esce con un atto di volontà, con la decisione di VIVERE L’ISTANTE. Solo questo istante conta, è reale.
Tutto il resto è illusione e sogno. Il tempo della nostra vita è un insieme lunghissimo di punti, di istanti. Dove siamo
noi in questi istanti? Ci siamo o non ci siamo? In quale affascinazione, desiderio, fantasia siamo coinvolti? (fig. 15) E’
quindi indispensabile, se nella nostra vita non vogliamo collezionare solo vuote illusioni, accettare e praticare la
DOTTRINA DELL’ISTANTE. Ogni istante, cioè, deve essere vissuto in piena consapevolezza. La chiave di questa
consapevolezza è la chiave di violino, chiamata anche chiave di sol : S.O.L. significa: Soggetto, Oggetto, Luogo. In
ogni istante, cioè, consapevolezza di noi stessi, di chi ci sta di fronte, dell’ambiente che ci circonda. La distrazione,
quindi, deve lasciare il posto a ciò che viene definito stato di all’erta percezione, lo stato proprio delle sentinelle in
tempo di guerra. Risveglio della coscienza significa anzitutto capacità di utilizzare al massimo la percezione dei
cinque sensi. Quante cose non vediamo perchè siamo distratti dall’Ego! Percorriamo decine di volte la stessa strada
senza accorgerci della forma di una finestra o di un simbolo posto su un balcone. Siamo perfino capaci di scivolare su
una buccia di banana perchè non l’avevamo vista! Dov’eravamo in quel momento? Certo non camminavamo
assieme al nostro corpo fisico su quella strada. Così, giorno dopo giorno, accumuliamo occasioni mancate, incontri
perduti, suoni non uditi, cose non toccate. Esperienze che, se fossero state vissute, sarebbero state vita reale.
2) L’Ego non agisce soltanto attraverso la distrazione. Abbiamo già considerato come una delle sue principali
caratteristiche sia la meccanicità. Il risveglio della coscienza si deve ottenere dunque anche attraverso il controllo dei
comportamenti meccanici, assumendo la condizione psicologica dello stato di all’erta novità. Ciò significa continua e
costante disponibilità verso il nuovo, il cambiamento, il confronto, il cambiar modo di pensare, l’abbandono di
preconcetti e di pregiudizi. Significa anche distacco dalle cose, accettazione della impermanenza e della provvisorietà
della materia. Tutto il mondo delle forme muta di continuo e l’uomo, in quanto forma, deve saper mutare con il
tutto. L’ostinato attaccamento al vecchio, la ripetizione meccanica, il ricordo sterile sono spesso strumenti nelle mani
dell’Ego, così come la capacità di rinnovamento, di ricominciare da capo, anche giorno dopo giorno, sono spesso
espressione dell’Essenza. Distrazione e meccanicità sono dunque due importanti caratteristiche dell’Ego che, una
volta scoperte, lo rendono vulnerabile e ne consentono l’indebolimento attraverso le fasi iniziali del lavoro interno.
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frammentata o plurale, sarebbe il 3% di Essenza, in quanto solo esso potrebbe costituire un nucleo di vero e
duraturo centro di orientamento psicologico. Ma questo 3% è soffocato, oscurato dall’Ego; di fatto, è l’Ego che
costituisce il centro di gravità dell’umanoide. Ma non è reale né permanente. Il viaggio per mare, in pratica, ha il
significato di una volontaria rinuncia all’Ego e di una decisione di entrare in relazione con l’Essenza. Questa concreta
condizione psicologica è sancita da diverse cerimonie e rituali d’iniziazione, tra cui il battesimo cristiano, dove al
battezzando (cioè a colui che sta per decidere di entrare nel cammino iniziatico) viene formalmente chiesto di
rinunciare al male e a Satana (le cosiddette "promesse battesimali"). Un’importante differenza tra il simbolismo della
peregrinatio e la condizione psicologica concreta è che, nella realtà pratica, non ci si separa dall’Ego così facilmente
come ci si separa da una costa. All’inizio del viaggio, l’Ego continua infatti ad abitare ben saldo nella psiche del
navigatore e a tenere soffocata la totalità della sua coscienza. La separazione è, dunque, solo psicologica: un
proposito, una buona intenzione. Il ricercatore dice a se stesso: "da adesso in poi non intendo più gravitare attorno
all’Ego, bensì attorno al 3% di Essenza". All’intenzione, però, come spesso succede, non corrispondono i fatti , che
continuano, come sempre, ad essere determinati dall’Ego. Questa condizione di incoerenza, che fa soffrire il
ricercatore, è ben evidenziata in Ovidio, nella celebre frase di Medea: "video meliora, proboque: deteriora sequor":
vedo il bene, l’approvo, ma seguo il male. Per superare questa difficoltà, è indispensabile un piccolo atto di
eroismo: bisogna che l’umanoide, già insoddisfatto della sua vita, deluso nelle sue illusioni, passato per forti crisi
emozionali, dopo aver cambiato modo di pensare, pratichi degli sforzi coscienti e dei sacrifici volontari. Il proposito
di rifiutare un certo numero di comportamenti egoici deve corrispondere alla messa in atto di altrettanti
comportamenti coscienti. In questo modo la meccanicità, l’affascinazione, il rumore, l’incostanza, l’indisciplina,
l’imbroglio, il sotterfugio, la falsità, il disordine, l’ambiguità lasciano il posto al silenzio, alla disciplina,
all’organizzazione, all’ordine, alla rettitudine, alla perseveranza; il tutto in uno stato di all’erta percezione-novità.
Così, pur rimanendo il suo spazio psicologico pieno di Ego, egli di fatto comincia ad allontanarsene: le nuove qualità
interiori, ridimensionando l’estensione degli Aggregati, iniziano a farlo gravitare attorno al 3% di Essenza e riescono
a fargli prendere coscienza dei suoi difetti. Prima, con l’Aggregato egli era un tutt’uno, confluiva con esso, era
Aggregato lui stesso e non ne poteva quindi avere un’esperienza reale. Ora, osservando le cose dal punto di vista
dell’Essenza, gli è possibile disidentificarsi, realizzare cioè nei confronti dell’Aggregato quella separazione tra
osservatore e osservato che rende possibile la vera conoscenza. Osservando l’Ego dall’Essenza, egli ha la possibilità di
studiarlo in maniera scientifica e reale. Possiamo quindi affermare che è proprio la disidentificazione il vero
significato psicologico della peregrinatio. L’osservazione degli Aggregati compiuta dal 3% di Essenza, cioè in modo
non identificato, prende il nome di autoosservazione psicologica. In chi fa dell’ Essenza il proprio centro di gravità,
l’Autoosservazione diventa una facoltà costante, attiva in ogni momento ed in ogni circostanza. Più grandi sono le
difficoltà della vita, maggiori sono le opportunità per l’Autoosservazione psicologica, perchè è proprio nelle
difficoltà che gli Ego hanno le maggiori possibilità di manifestarsi. Il ritiro dalla vita attiva, se da un lato può favorire
lo studio di sé attraverso il silenzio, dall’altro può portare alla falsa credenza di possedere relativamente pochi
Aggregati. Perciò la vita di tutti i giorni, la cosiddetta palestra psicologica, rappresenta la via migliore per la
conoscenza di sé. L’Autoosservazione, basandosi fondamentalmente sulla relazione con il 3% di Essenza, porta con
sé il concetto di autoricordo, cioè la capacità di ricordarsi sempre, di istante in istante, di sé stessi. Colui che non è
capace di ricordarsi di se stesso, non è neppure capace di autoosservarsi; e viceversa. Possiamo affermare che
autoricordo e autoosservazione sono le due facoltà fondamentali che si risvegliano in chi comincia a creare in sé il
centro di gravità permanente. Sono queste le due facoltà-base per tutto il successivo lavoro interno.
AUTORICORDO e AUTOOSSERVAZIONE costituiscono gli strumenti fondamentali per la comprensione dello spazio
psicologico. La pratica costante di queste due facoltà, resa possibile dalla formazione del Centro di gravità
permanente, porta all’autoscoperta e all’autorivelazione: riusciamo cioè a vederci per ciò che veramente siamo,
senza illusioni e senza identificazioni. Tale scoperta critica degli Aggregati rappresenta il presupposto per il loro
studio e per quel processo di autoanalisi che conduce alla conoscenza di sé (autoconoscenza). Ed è proprio la
conoscenza di sé uno degli obiettivi, non certo secondario, del ricercatore, perchè egli sa che la seconda nascita, il
diventare vero uomo, passa attraverso la già citata frase incisa nel frontone del tempio di Apollo in Delfi: conosci te
stesso e conoscerai l’universo e gli dei. Una importante caratteristica del Centro di gravità permanente è quella di
essere magnetico, di essere cioè capace di attrarre e mettersi in contatto con altri Centri analoghi. Anche gli Ego si
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attraggono. La loro attrazione, però, non è magnetica, ma è conseguenza nell’esistenza di determinate leggi (del
caso, della ricorrenza) che studieremo più avanti; e la relazione che si stabilisce tra di loro dura solo per il periodo, in
genere breve, del loro predominio nello spazio psicologico; dura, cioè, fino a che quell’Ego non viene soppiantato
da un altro. Ad esempio, un’amicizia può stabilirsi perchè due persone, per ricorrenza o per caso, si incontrano e
scoprono in loro Aggregati comuni; l’amicizia finirà quando a quegli Ego subentreranno degli altri.
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LA STRUTTURA FISICA DELL'UOMO
I CINQUE CENTRI
La
figura 5 mostra invece alcuni esempi di schema corporeo alterato, con prevalenza
di uno o più settori a scapito di qualche altro. La prima cosa da fare in chi
riconosca disarmonico il proprio schema corporeo, è quella di riportarlo ad un
giusto equilibrio. Valgono tre regole fondamentali:
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ormai scarico è costretto ad utilizzare l’Idrogeno di un altro Centro, si trova anche da esso contaminato. La
condizione di "debito energetico", premessa di ulteriori squilibri e prevista come eccezionale, è invece la regola
nell’uomo comune e corrente. Ciò è dovuto alla presenza dell’Ego che, attraverso la sua attività meccanica
(chiacchiera mentale, identificazione, emozioni negative, uso scorretto del movimento e della sessualità ecc.),
produce un inutile sovraaffaticamento dei Centri ed un loro precoce esaurimento molto prima che la giornata abbia
termine. E’ quindi importante, al fine di permettere ai Centri di funzionare con un’energia quantitativamente e
qualitativamente corretta, sottrarli al più presto dall’influenza dell’Ego, trasferendo nell’Essenza il Centro di Gravità
Permanente. Diamo ora, per ciascun Centro, dei brevi cenni di chiarimento.
CENTRO INTELLETTUALE. Non dobbiamo confondere questo Centro con la "mente". La "mente" è
un’altra cosa, come vedremo più avanti, e non appartiene alla macchina biologica. Il Centro intellettuale,
invece, è un organo del corpo fisico. Esso funziona attraverso la cosiddetta "logica della ragione", cioè
attraverso il ragionamento, processo particolarmente studiato da Aristotele nella sua teoria sul sillogismo
(protesi, antitesi, sintesi). E’ un Centro lento, perché il processo logico avviene tramite un susseguirsi di scelte
binarie successive, ognuna basata su un proprio particolare percorso. Il Centro Intellettuale è sintonizzato
sulla vibrazione sonora della vocale " I ".
CENTRO EMOZIONALE. Il Centro emozionale, gestito dall’Essenza, dovrebbe trasformare tutti i nostri
sentimenti in comprensione, compassione e amore. Invece, a causa della presenza dell’Ego nel nostro spazio
psicologico, noi non siamo più capaci di provare delle vere emozioni, ma diventiamo il bersaglio di
interferenze capaci di produrre soltanto emozioni negative: batticuore, brivido, pianto, riso, stretta allo
stomaco, blocco del respiro ecc. ecc..
• CENTRO MOTORE. E’ il
Centro che coordina il
movimento, il gesto, la parola.
Governato dall’Essenza, questo
Centro esprime grazia ed
armonia (vedi le arti figurative
classiche); governato dall’Ego,
cioè nelle sue condizioni
abituali, si esprime in modo
sgraziato e disarmonico: tick
nervosi, contratture muscolari,
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movimento a scatti, voce sgradevole e stridula ecc. ecc..
Inerzia ed eccessivo esercizio fisico rovinano questo Centro: la pratica del rilassamento e di una moderata attività lo
fortificano. Il Centro motore è sintonizzato sulla vibrazione sonora della vocale " E ".
• CENTRO VISCERALE (o ISTINTIVO). Lavora per assicurare gli automatismi del corpo (digestione,
respirazione, funzione ghiandolare, immunitaria ecc.) e per coordinare le funzioni istintive e di adattamento
all’ambiente (fame, sete, sopravvivenza, riproduzione ecc.). Un Centro istintivo scarico e mal equilibrato,
quindi, predispone alla malattia e al disadattamento. Poiché questo Centro elabora le sostanze e le
impressioni che provengono dal mondo esterno, è importante proteggerlo vigilando su di esse, in
particolare sull’alimentazione e sulle percezioni sensoriali.
E’ facile a questo punto comprendere come, secondo la visione che siamo andati esponendo, la salute del corpo
fisico dipenda in gran parte dalla capacità di mantenere i Centri in equilibrio armonico attraverso l’uso corretto della
loro energia, che non deve mai esaurirsi completamente durante la giornata per non creare mescolanze di Idrogeni.
Tale condizione di armonia (vedi fig. 4) trova il suo fondamento
nella parte del lavoro interno dedicata all’eliminazione degli
Aggregati psichici, unica causa di disordine, squilibrio e
contaminazione energetica. Se i Centri fossero espressione
dell’Essenza invece che dell’Ego, è ben vero che la condizione
abituale dell’uomo sarebbe quella di un sostanziale benessere.
Non è peraltro nostra intenzione approfondire in questa sede i
concetti di salute e di malattia, particolarmente complessi e non
riferibili unicamente alla struttura del corpo fisico. Tuttavia, per
dare a chi legge l’opportunità di migliorare fin d’ora, anche
prima di iniziare il vero e proprio "lavoro interno", la propria
condizione di salute, accenneremo qui di seguito ad alcuni
accorgimenti utili ad equilibrare la struttura dello schema
corporeo. Questo, nella consapevolezza che nessun "lavoro interno" può essere iniziato con un corpo fisico troppo
sofferente.
A) METODI GENERALI
- rotazione dei Centri: non usare mai troppo a lungo un Centro nella giornata, ma alternarlo ad altri. Ad esempio,
non studiare troppo a lungo, non fare troppo a lungo attività fisica, ma cercare di inserire nella giornata i settori
carenti;
- uso di un solo Centro per volta: è preferibile non utilizzare più Centri contemporaneamente, per non creare
interferenze e contaminazioni. Quando si cammina, si cammini; quando si legge, si legga; quando si ascolta, si
ascolti. Il brivido che talvolta si avverte durante un’emozione è un’interferenza tra il Centro emozionale e Centro
motore;
- cercare di dormire bene: i Centri, come abbiamo visto, si ricaricano di notte attraverso un sonno riposante e
fisiologico. E’ utile pertanto non affaticare i Centri prima di coricarsi (con il leggere, lo studiare, il mangiare, il far
ginnastica ecc.), ma far precedere il sonno dal rilassamento e dal silenzio della mente;
- rispettare i ritmi naturali: coricarsi presto alla sera e svegliarsi presto al mattino. Questo perché il corpo fisico
attinge la propria energia dalla luce del sole, che viene accumulata durante il giorno e riversata nei Centri durante la
notte. Meno ore di luce si godono, meno energia ricevono i Centri. L’ideale sarebbe coricarsi al tramonto e svegliarsi
all’alba.
- centro intellettuale: si rovina con l’intellettualismo, lo studio esagerato, l’eccesso di pensiero ("il miglior modo di
pensare è il non pensare"); si rigenera attraverso pensieri positivi ed una attività equilibrata, che non comporti usura
e sovra affaticamento;
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- centro emozionale: si rovina con le emozioni negative; si rigenera attraverso il contatto con la natura, l’espressione
artistica, la musica dei grandi classici;
- centro sessuale: si rovina con l’attività infrasessuale (vedi più avanti); si rigenera attraverso l’attività sessuale
"normale", quella, cioè, assolutamente priva di conflitti psicologici ed esercitata secondo legge di natura;
- centro motore: si rovina con l’abuso dell’attività fisica e della parola, come anche con l’inerzia e l’eccessiva
sedentarietà; si rigenera con una moderata attività fisica, con l’uso discreto della gestualità e del tono di voce;
- centro istintivo: si rovina con la sollecitazione eccessiva e disarmonica dei cinque sensi (rumori, luci, ritmi), con
l’alimentazione scorretta e con la respirazione di aria
inquinata; si rigenera con le buone impressioni (educazione
dei sensi) e la corretta alimentazione. Ricordiamo che un
Centro istintivo deteriorato significa già di per sé cattiva
salute. Approfondiremo lo studio di due comportamenti
particolarmente importanti al fine della propria
autorealizzazione: la pratica del rilassamento e la sessualità.
IL RILASSAMENTO
IMPARARE A MEDITARE
Normalmente, la mente vive agendo e reagendo permanentemente in accordo con gli impatti del mondo esterno.
Paragoniamo questo con l’esempio di un lago nel quale lanciamo una pietra; vedremo come questa produce molte
onde che vanno dal centro verso la periferia, è la reazione dell’acqua con l’impatto proveniente dal mondo esterno.
Un fatto analogo accade con la mente e i sentimenti. Se qualcuno ci offende con parole dure, l’impatto della parola
dura va al centro dell’intelletto o centro pensante e subito reagiamo in modo violento. Se qualcuno offende il nostro
amor proprio, ci sentiamo molestati e reagiamo in modo brutale.
In tutte le circostanze della vita, la mente e il sentimento hanno parte attiva e reagiscono incessantemente.
L’interessante sarebbe, non dare opportunità né al sentimento né alla mente di reagire. È urgente una mente passiva
e questo naturalmente dà fastidio a tutti i mentalisti di ogni luogo. La mente passiva è contro tutti coloro che dicono
che nella mente sta il potere e che ogni uomo deve essere il Re, che comanda e che domina con la sua mente
poderosa. Sono sofismi dei mentalisti; come colui che dice che chi impara a maneggiare la mente, giunge sicuramente
al trionfo come la freccia di un vecchio arciere. Alla fine non sono altro che sofismi, estrazioni delle fantasie
intellettualoidi che non hanno nessuna forma esoterica. Pensare negativo, questo terrorizza i positivisti della mente e
tuttavia la forma negativa della mente è la più eloquente, non pensare è la forma più elevata del pensiero. Quando
il processo del pensare si è esaurito, avviene il nuovo; questo bisogna saperlo capire. Una mente che non progetta,
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una mente passiva posta al servizio dell’Essere, risulta uno strumento efficiente, perché la mente è pronta per essere
ricettiva, per servire da strumento passivo, ma non da strumento attivo. La mente, in se stessa, è femmina, e tutti i
centri devono marciare armoniosamente in accordo con la sinfonia universale della serenità passiva. In queste
condizioni, non dobbiamo permettere né alla mente né ai sentimenti, di prendere parte nelle diverse circostanze
della nostra esistenza. È chiaro che lo stato passivo della mente, del sentimento e della personalità, esige una
tremenda attività della Coscienza; questo ci indica che quanto più attiva permane la Coscienza, è tanto meglio per
riuscire a risvegliare la stessa, perché così la Coscienza dovrà inevitabilmente svegliarsi essendo in permanente
attività. Mi viene in questo momento alla memoria, il Buddha Gautama Sakyamuni. In una certa occasione, stava il
Gran Buddha seduto ai piedi di un albero in profonda meditazione, quando arrivò un insultatore, gettò contro il
Buddha tutta la sua bava diffamatrice, cercò di ferirlo tremendamente con la parola. Il Buddha continuava a
meditare, però l’insultatore seguitava provocando, insultando, ferendo. Molto tempo dopo, il Buddha aprì gli occhi
e domandò all’insultatore: “Oh, fratello mio, se a te portano un regalo e tu non lo accetti, di chi credi che sia?”.
L’insultatore rispose: “Resta di chi lo porta, è chiaro”. Allora il Buddha gli disse: “Fratello mio, prenditi il tuo regalo,
non posso accettarlo”. E seguitò a meditare. Ecco una lezione tanto sublime, quanto bella. Il Buddha non permise
che la sua mente né i suoi sentimenti reagissero, perché il Buddha viveva pienamente sveglio, immerso dentro la sua
propria Coscienza e non dava la minima opportunità né alla mente né ai sentimenti di reagire in nessun istante e in
nessuna circostanza. È questo il modo in cui dobbiamo procedere noi, cari discepoli. La scuola è dappertutto,
dobbiamo solamente saperla utilizzare, saperci allenare, dando alla Coscienza migliori e maggiori opportunità,
affinché lavori in modo continuo d’istante in istante fino a risvegliarsi totalmente.
La scuola l’abbiamo dappertutto, dobbiamo solamente saperla utilizzare nel modo giusto, saggiamente; l’abbiamo
nella nostra casa, nell’ufficio, nell’officina, nella fabbrica, nell’impresa, nella strada, in ogni luogo, perfino sta nel
tempio, con i compagni di studio, con i figli, con i genitori, con la moglie, con i nipoti, i cugini, i familiari, gli amici,
ecc., ecc. Tutta la palestra psicologica, per dura che sia, per difficile che a noi sembri, è indispensabile per tutti noi.
Tutto il segreto sta nel non permettere né ai sentimenti né alla mente, di intervenire nei fatti pratici della nostra vita.
Dobbiamo sempre fare in modo che la Coscienza sia quella che attua, che comanda, che lavora, che parla, che faccia
ed esegua tutte le nostre attività giornaliere, così ci prepariamo armoniosamente
per la meditazione. Parlando dunque, ora sul terreno pratico della meditazione, dobbiamo dire che quello che
cerchiamo è, precisamente andare più in là della mente e dei sentimenti e questo è possibile se nella vita pratica ci
saremo allenati intensamente e ci saremo preparati attraverso la vita giornaliera per questo fine meraviglioso.
Questo della meditazione, si fa difficile quando nella vita pratica di ogni giorno, non siamo passati per un rigoroso
allenamento, quando non ci siamo allenati debitamente nella palestra psicologica della convivenza sociale e familiare
della nostra vita giornaliera. Dobbiamo, durante la meditazione, far uscire dall’imbottigliamento l’Essenza, il meglio
che abbiamo dentro, il più degno, il più decente; precisamente quest’Essenza, si trova imbottigliata dentro gli
elementi inumani, dentro questo composto di Aggregati Psicologici che costituiscono il Me Stesso, il Se Stesso, l’Ego.
Se non riusciremo a far uscire l’Essenza dall’interno dell’Ego, non potremo sperimentare il reale, la verità, quello che
certamente c’interessa tutti; si dovrà vivere sempre nel mondo dei sogni, nel centro intellettuale, nel centro istintivo,
nell’emozionale, nel centro motore o in quello sessuale, però l’Essenza non potrà in alcun modo scappare per
sperimentare la VERITÀ. “Conoscete la Verità ed essa vi renderà liberi”. La Verità non è questione di teorie, non è da
credere o non credere, neppure è cosa di concetti ed opinioni. Perché, cos’è un’opinione? È una proiezione di un
concetto con il dubbio e il timore che la verità sia un’altra cosa. E un concetto? Semplicemente è un ragionamento
elaborato e debitamente proiettato dalla mente che può coincidere o no con tale o quale cosa. Però, possiamo
assicurare che un concetto o un’opinione emessa dall’intelletto, sia precisamente la Verità? No. Che cos’è allora
un’idea? È semplicemente un concetto o credenza sopra una determinata cosa, che può, nel fondo risultare
sorprendente.
Per esempio, possiamo farci o formarci un’idea rispetto al Sole, e questa potrebbe arrivare ad essere perfino
abbagliante, potrebbe addirittura approssimarsi a quello che realmente è il Sole, ma continuerebbe a non essere il
Sole. Così, possiamo anche formarci molte idee rispetto alla Verità e continuare senza possedere questa Verità.
Quando a Gesù il Cristo gli chiesero cos’è la Verità, rimase in silenzio. Quando al Buddha Gautama Sakyamuni,
fecero la stessa domanda, si girò e se ne andò.
È che la Verità non può essere definita con parole; chiunque, per esempio, può avere una grande estasi quando il
sole sta per nascondersi tra gli splendori d’oro sulla cordigliera; se cerca di comunicare ad altri quest’esperienza
mistica, è probabile che quest’altro signore non senta la stessa cosa. Così, anche la Verità è incomunicabile, è reale
solo per colui che la sperimenta da se stesso. Quando noi riusciamo in assenza dell’Ego, a sperimentare la Verità,
possiamo evidenziare un elemento che trasforma radicalmente, un elemento d’altissimo voltaggio... Tutto questo è
possibile, però bisogna far lavorare la Coscienza, perché rimpiazzi completamente la mente e il sentimento, perché
sia lei che funzioni; la Coscienza deve rimanere incorporata, integrata in noi.
Dobbiamo avere una mente passiva, un sentimento passivo, una personalità passiva, però una Coscienza totalmente
attiva; comprendere questo è indispensabile, è urgente per poter diventare pratici nella meditazione. Con la tecnica
della meditazione, quello che cerchiamo è informazione. Un microscopio non può informare sulla vita dei microbi,
batteri, cellule, microrganismi, ecc.; qualunque telescopio può darci qualche leggera informazione sui corpi celesti,
pianeti, aeroliti, stelle, ecc., però la meditazione va molto più in là, perché ci permette di conoscere la Verità da una
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formica fino ad un Sole, la Verità di un atomo o di una costellazione. La cosa più importante è imparare, sapere in
che modo dobbiamo liberare, far uscire la Coscienza dall’interno della mente e dell’Ego; sapere come si fa ad
estrarre la Coscienza dall’interno del sentimento...
Quando sottomettiamo la mente e il sentimento, ovviamente stiamo rompendo le catene, stiamo uscendo da questa
prigione fatale, da questo carcere; in queste condizioni, ci stiamo preparando per la meditazione.
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profonda, prolungata... Gli studiosi gnostici devono praticare intensamente durante tutta la loro vita e, se così
procedono, vivranno una vita profonda e si Auto-Realizzeranno. Se non lo fanno, avranno una vita superficiale,
vuota, una vita da cronaca, qualcosa diremo, come una pozzanghera poco profonda. Ben sappiamo che una
pozzanghera al margine di un cammino, e sotto i raggi del sole, si asciuga e quello che rimane è la putredine. Molto
diversi sono i laghi profondi, pieni di pesci e di vita. Dobbiamo, dunque, imparare a vivere profondamente e questo
si consegue con la meditazione.
Il termine "antropologia" significa letteralmente "studio dell'uomo" (dal greco anthropos = uomo e logos =
studio). Lo studio dell'uomo nella sua interezza è un'impresa di enorme complessità, ed è per questo che i metodi
proposti sono in genere incompleti e limitati. Lo studio che proponiamo, forzatamente schematico e succinto, si
prefigge il tentativo di guardare all'uomo nei suoi diversi aspetti, in modo da poter offrire una visione generale e,
per quanto possibile, completa. Possiamo dire che una vera antropologia dovrebbe possedere queste qualità:
• essere concreta, esistenziale, fondata non su dati e definizioni astratte e concettuali, bensì sull'esperienza;
• essere totale, dovrebbe cioè comprendere tutti i tipi di esperienza e tutti i tipi di situazioni dell'uomo;
• essere dinamica, dovrebbe considerare non solo il "presente" staticamente, ma osservare come l'uomo
cambia nel tempo, sia a livello individuale che storico e collettivo;
• essere interdisciplinare, cioè collegata agli aspetti biologici, artistici, sociali, etici, intellettuali, economici,
ecologici ecc. ecc..
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CARATTERI DELL'ANTROPOLOGIA INDIVIDUALE - LA SCALA SETTENARIA
La struttura dell'uomo ha per simbolo la SCALA. La scala è un simbolo universale: rappresenta il salire e il
discendere, il progresso e il regresso, l'evoluzione e l'involuzione. Pertanto rappresenta anche il dinamismo: su una
scala non si sta fermi, ma si è obbligati al movimento, qualunque esso sia, al passaggio, all' "andar oltre". Rappresenta
quindi anche la vita stessa dell'uomo ed il suo livello dell'essere, che muta sempre, ad ogni istante, o in senso
evolutivo o in senso involutivo. La scala, a sua volta, può essere associata ad un altro simbolo: la montagna. Anche
qui si tratta di salita e di discesa, movimento, dinamismo. Con in più il concetto che più si sale in alto, più grande è il
panorama che si vede. Salita ed ascensione, dunque, come conoscenza, conquista, presa di coscienza, evoluzione
progressiva. L'esperienza che l'uomo ha di se stesso si può quindi riassumere attraverso i gradini di una scala.
Generalmente, si dice che i gradini sono sette o nove. Per semplicità, noi adotteremo la scala settenaria, a sette
scalini, anche in accordo alla cosiddetta "legge del sette", cioè la "legge ordinatrice": tutto ciò che esiste è governato
da questa legge, le note musicali, i colori, i peccati capitali ecc.. Ogni scalino equivale a un grado diverso di "sentirsi
uomo" e porta un nome convenzionale, che riassume le diverse qualità di esperienza. I gradini vendono denominati,
dal basso in alto:
1) della materia corporea 2) del corpo vivente 3) dell'affettività 4) dell'intelligenza 5) della libertà
6) dell'autocoscienza 7) della supercoscienza
LA SCALA ROVESCIATA
La scala settenaria, nella sua parte positiva o negativa, può essere percorsa sia in salita che in discesa.
La salita nella parte positiva offre l'esperienza della conquista e della conoscenza; la discesa volontaria, sempre
nella parte positiva, offre l'esperienza della libera donazione di sé, dell'aiuto disinteressato che si può dare a chi si
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trova più in basso. La discesa nella parte negativa esprime il concetto di caduta, così come la risalita, sempre nella
parte negativa, esprime il concetto di riscatto, di rinascita interiore. Resta inteso che l'uomo possiede già dentro di sé
tutti gli aspetti della scala, ma essi si presentano per lo più in forma inconsapevole. Salire, scendere, cadere, riscattarsi
significa pertanto prendere coscienza dell'esistenza di questi livelli ed assimilarne le qualità specifiche. La salita nella
parte positiva porta all'unificazione e alla pace; la caduta nella parte negativa conduce alla disgregazione e alla
disperazione (cfr. la lingua greca: dia-ballo, rompo, spezzo, da cui il termine "diavolo").
LA GRADUALITA'
Nello studio e, soprattutto, nella presa di coscienza della scala, molto importante è la gradualità. I gradini, anche
se sono presenti dentro di noi confusamente tutti insieme, devono essere saliti uno per volta, a cominciare dal
primo. Senza affettività non ci può essere comprensione, senza comprensione non ci può essere libertà, senza libertà
non ci può essere autocoscienza. Ogni grado successivo è condizionato dal precedente. Il concetto di gradualità è
fondamentale, ed indica il metodo di lavoro. Tutte le vie ascetiche del passato prevedevano infatti l'esperienza ed il
percorso "graduale" del proprio corpo, della propria affettività, intelligenza, autocoscienza ecc. attraverso prove
simboliche chiamate "iniziazioni".
BENESSERE E CRISI
Nella salita della scala ci sono alcuni gradini che "frenano", e il cui superamento implica uno sforzo particolare e
supplementare: tali sono i gradini dell'intelligenza e dell'autocoscienza (4° e 6° grado). Essi sono infatti statici, non
generano movimento o impulso, ma portano piuttosto a soffermarsi, riflettere, verificare, appoggiarsi. Altri gradini,
invece, generano movimento e "spingono" a salire. Tali sono i gradini dell'affettività e della libertà (3° e 5° grado),
che sono fonte di creatività, dinamismo, impulso. Possiamo ben dire che l'attenzione affettiva sia il nucleo di tutta
l'antropologia: non basta sapere intellettualmente cosa c'è in cima alla scala. Il punto di partenza per ogni
mutamento e progresso sta sempre nella carica affettiva (amore) e nella decisione della volontà. Nella difficile
salita della scala, alternata da spinte e da pause, ci si trova anche ad affrontare momenti di benessere e di crisi. Il
benessere è lo stato che si raggiunge quando, superate le difficoltà, si giunge alla realizzazione dello scopo;
corrisponde simbolicamente al momento in cui il piede sollevato trova sostegno e riposo in un gradino più alto.
Non sempre il benessere è positivo per la salita; spesso, all'opposto, produce stasi e infiacchimento. La crisi è
viceversa lo stato in cui ci si mette in discussione: tutto sembra difficile, se non impossibile, e si preferirebbe star fermi
sulle posizioni acquisite, che pur si percepiscono come provvisorie. La crisi non è un evento involutivo, anche se
spesso genera sofferenza; essa è uno stimolo al progresso, e rappresenta uno stato di passaggio tra un momento di
benessere e un altro. Non c'è infatti benessere senza crisi. E' piuttosto vero il contrario: è il prolungato stato di
benessere ad essere negativo per l'uomo, che deve affrontare i momenti di crisi per essere progressivamente
"risvegliato".
Quanto si è detto per l'individuo, per analogia vale anche per la collettività, che è costituita da individui.
L'interpretazione della scala settenaria trasportata alla collettività è la medesima, sia che si tratti ad esempio di
agricoltura (1), di sessualità (2), di arte (3), di istruzione (4), di istituzioni (5). Se poi una collettività arriva ad essere
autocosciente (6), diventa una comunità. Se tale comunità si ritrova in un Assoluto (7), essa raggiunge quella
particolare condizione in cui tutti cooperano in perfetta armonia. Se nel passato il conflitto principale era tra l'uomo
e la natura (conflitto ancor oggi non del tutto risolto, anzi oggetto in questi tempi di ulteriore risveglio anche a causa
dei continui insulti dell'uomo verso la natura), con il progresso tecnologico il conflitto è passato ad un altro livello:
tra l'uomo ed i suoi simili, tra l'uomo e la collettività, tra l'individuo e la società. Per fare un esempio, il conflitto
derivante da come l'uomo distribuisce i suoi beni. Constatiamo quindi anche nella dimensione collettiva quella
gradualità dei problemi secondo la stessa scala che abbiamo considerato per l'individuo.
LA STORIA
Ciò che abbiamo detto per la storia dell'individuo vale anche per la storia della collettività. Al di là del considerare
la storia come evento circolare (concetto orientale) o lineare (concetto occidentale), ciò che conta è considerare la
storia dell'uomo come formata da tanti fili successivi, ognuno dei quali ha un suo inizio e una sua fine. Nell'insieme,
però, la storia appare continua.
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I singoli fili possono essere singoli individui, o singole collettività, che nascono, crescono e muoiono in modo
successivo, ma anche eventi più grandi, intere civiltà. Tutto, nella storia, sia essa considerata circolarmente oppure
linearmente, nasce, si sviluppa ed inevitabilmente muore. Ed ogni nascita avviene contemporaneamente e
nascostamente alla morte di qualcos'altro. L'apogeo di una crescita è segnato da una calma apparente, da
un'apparente tranquillità. Ma essa rappresenta l'inizio della morte e la preparazione di un'altra nascita sotterranea,
che poi affiorerà crescendo e sviluppandosi in modo più o meno tranquillo e appariscente. Ogni civiltà, mentre
attraversa questi suoi tre aspetti (nascita, sviluppo e morte), deve affrontare i sette gradini della scala: i suoi problemi
economici, ecologici, sociali, scientifici, politici, di autocoscienza e di religiosità. Anche nella dimensione collettiva
non possiamo aspettare che un grado sia perfettamente risolto per passare al successivo; perché se è vero che ogni
grado successivo è condizionato da quello precedente, è anche vero che una crescita armoniosa richiede di vivere
tutti i gradi contemporaneamente. Aspettando di risolvere i problemi economici, una società non può dilazionare i
problemi inerenti alla libertà, alla religione, alla sessualità ecc..
La fase storica che la società sta vivendo oggi e manifestamente una fase oscura, una fase di "crisi", di sofferenza, di
passaggio. L'umanità ha il piede alzato e, mentre si regge in modo instabile sull'altro, cerca il gradino successivo. Non
possiamo assolutamente conoscere quale sarà questo gradino; possiamo però essere certi che dopo la fase oscura ci
sarà la fase luminosa, di "benessere" e di felicità. La fase di chi, dopo un periodo di instabilità, posa finalmente il
piede sul gradino saldo e sicuro della nuova era. Il pericolo di caduta è gravissimo. Cadute spaventose sono già
avvenute. Ma anche grande è la possibilità di fare un volo in un'altra dimensione insospettata. Per questo, dal punto
di vista sociale, la virtù del coraggio e della speranza sono molto importanti affinché, non potendo vedere ciò che ci
aspetta, non si sia presi dalla disperazione.
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separazione
esclusione
staticità
inadeguatezza
deformità, ecc. ecc..
Nel TEMPO l’uomo fa, in senso positivo, l’esperienza della:
trasformazione
mutazione
durata
crescita
sviluppo
attività
divenire, ecc. ecc..
Ma anche, in senso negativo, della:
distruzione continua
ansia del futuro
irreversibilità del passato
attesa impaziente
morte, ecc. ecc..
L’uomo sperimenta le qualità positive e negative del tempo e dello spazio contemporaneamente, nel
“continuum” spaziotemporale. La qualità che appare di più nasconde l’altra, senza però mai abolirla. In una parola,
l’esperienza dello Spazio-Tempo è vissuta dall’uomo come un dramma, il dramma della continua alternanza di
positività e negatività. La natura di questo dramma è fondata sul problema della QUANTITA’: la quantità di spazio
occupata da una cosa non può essere occupato da un’altra; la quantità di tempo necessaria per fare una cosa non
può essere usata per farne un’altra. Anzi, non potrà mai più essere utilizzata.
Gli antichi misuravano il tempo attraverso uno strumento in questo senso molto rappresentativo: la CLESSIDRA.
La quantità di sabbia che incessantemente scorre e si riversa nella boccia inferiore è andata per sempre, e non potrà
più ritornare nella boccia superiore. E’ il dramma del tempo: “panta rei”, tutto scorre e non ritorna indietro. Come
utilizziamo il nostro tempo? “Chi ha tempo non aspetti tempo”, dice il proverbio. Siamo consapevoli dell’istante che
viviamo? E’ utile aver presente sempre la cosiddetta “dottrina dell’istante”, a torto confusa spesso con quella del
“carpe diem”: non si tratta di cogliere l’attimo fuggente, bensì di vivere consapevolmente ogni istante della nostra
vita, nel bene e nel male, nella gioia e nella sofferenza, e di capirne il significato.
LA SFIDA DELLA QUANTITA’
Il problema fondamentale del primo grado della scala è la sfida della quantità espressa come quantità di spazio e
quantità di tempo: il peso, l’aggressione della quantità intesa come limite e come esclusione. E’ la quantità di spazio
e la quantità di tempo a limitare noi e i nostri rapporti con gli altri, ed a escludere sempre qualcos’altro. Ancor prima
della mancanza di cibo, di affetto, di comprensione, di libertà, gli uomini sono oppressi dalla mancanza di spazio e
dalla mancanza di tempo, ed oggi più che mai. L’uomo, tuttavia, sente di poter vincere la sfida della
spaziotemporalità. C’è chi riesce in poco tempo a fare moltissime cose e in poco spazio a contenere ugualmente
moltissime cose. Ad essere al posto giusto al momento giusto. Si tratta indubbiamente di persone che hanno percorso
un cammino di progresso interiore, che hanno superato diversi gradini della scala. Per questo non bisogna arrestarsi
sul primo gradino, e pretendere di risolvere in problema dello spazio e del tempo prima di procedere: ogni gradino
si risolve, come si è detto nella parte introduttiva, con l’aiuto di tutti gli altri. Si sottolinea l’aspetto negativo della
sfida del Tempo e dello Spazio solo per offrire uno stimolo al lavoro, al superamento degli impedimenti. La sfida
non è mai persa in partenza. Se è vero che “chi ha tempo non aspetti tempo”, è anche vero che “non è mai troppo
tardi”.
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LA SFIDA DELLA QUALITA’
Non è solo la quantità di Spazio e di Tempo a sfidare l’uomo, ma è anche la qualità. La qualità del tempo che
scorre dentro di noi può essere più o meno buona, e così la qualità dello spazio che ci circonda. Possiamo
circondarci di case, di quartieri, di città bruttissime. Nelle nostre abitazioni possiamo circondarci di oggetti che
deturpano quotidianamente il nostro spazio. O viceversa. Possiamo rovinare il tempo che ci scorre dentro con
pensieri ed emozioni negative, o possiamo abbellirlo con emozioni intense e positive. Tuttavia, il problema che salta
all’occhio pensando a questo aspetto è quello sociale, inerente all’inquinamento ambientale. Lo Spazio è reso
disordinato, le città moderne, tranne rare eccezioni, sono un esempio di distruzione dello spazio, di separazione, di
frammentazione, di inaccoglienza, di incomunicabilità, di inaccessibilità, di ammassamento confuso, di
disorientamento…
Il Tempo è reso innaturale, i ritmi sono artificiosi, il ciclo giorno-notte è falsato, le stagioni non si percepiscono
più, il passato è totalmente cancellato, la storia dell’uomo falsificata, non ci sono seri orientamenti per il futuro…
Sembrerebbe quasi che la sfida della qualità spaziotemporale sia troppo forte
per l’uomo e che esso si stia lentamente distruggendo. Ma ciò non toglie il
dovere individuale dell’uomo, laddove fallisce il tentativo collettivo, di arginare
lo sfacelo, creando sempre ed incessantemente armonia nello spazio e nel tempo
e tentando di conservare unite queste due dimensioni, la cui separazione genera
la morte.
LA SFIDA DELLA STORIA
La storia, sia che la si intenda in senso orizzontale (pensiero occidentale)
oppure circolare (pensiero orientale), è formata da un insieme di corsi e di ricorsi
che avvengono nel tempo. L’uomo dovrebbe trar profitto e insegnamento
dall’analisi degli eventi che si compiono nella storia. Altrimenti la memoria storica resta sterile, com’è sempre stata, e
non produce nessun processo evolutivo, nessun superamento delle ricorrenze che si susseguono, nella loro sostanza,
sempre uguali. Gli eventi contemporanei lo dimostrano. Il problema centrale è che l’uomo, da sempre, ricerca il
potere. Per il potere può rinunciare a tutto, perfino alla felicità. Finché l’uomo non eliminerà da sé, con un serio
lavoro di “morte dell’Ego”, la sete di potere, gli eventi temporospaziali saranno sempre inquinati da grave infelicità
e condurranno sempre più rapidamente alla distruzione del Pianeta. E’ avvenuto così nel passato, avviene così nel
presente, così avverrà nel futuro.
LA SFIDA DEL DISINTERESSE
Gli eventi avvengono nello spazio e nel tempo. Gli studi sociologici hanno da sempre dimostrato che l’interesse
del singolo per un evento è tanto più vivo quanto più vicino a lui nello spazio e nel tempo esso accade. Eventi che
accadono lontano, soprattutto se accadranno lontano nel tempo, non sono oggetto di grande considerazione. Un
esempio illuminante è offerto dal cibo geneticamente modificato: per i grandi profitti che se ne può trarre, non si dà
peso alle conseguenze che il suo consumo potrà avere sulla popolazione. “Per ora non succede niente” si dice ;”se in
futuro ci saranno problemi, si vedrà”. La figura sottostante mostra graficamente quanto detto: la nube dell’interesse
(rappresentata dall’insieme dei puntini) diventa tanto più rarefatta quanto più ci si allontana dalla casella A1, che
rappresenta il luogo ed il momento vicino al campione delle persone esaminate).
Nel secondo grado si considera la parte biologica dell'uomo. Di fatto, siamo ancora nel primo grado, purché il
corpo, nella sua parte biologica, si trova ancora nello spazio-tempo, ma uno spazio-tempo vivente. Un grande
sbaglio, che non si deve fare, è quello di considerare il corpo fisico come opposto alla spiritualità, come se fosse un
qualcosa da trascurare; come se il corpo, legato alla parte materiale, dovesse "tirar giù" e lo spirito dovesse "tirar su".
Corpo e spirito sono invece ugualmente importanti, perché entrambi indispensabili al processo di autorealizzazione.
Non dobbiamo dimenticare che viviamo in un mondo fatto anche di materia, che il corpo è il veicolo della nostra
manifestazione in questo mondo e che ogni veicolo, perché possa funzionare bene, deve essere tenuto al meglio.
Un corpo fisico malato o sofferente è senz'altro di inciampo alla preghiera. Tuttavia, l'esperienza della sofferenza,
pazientemente accettata, contribuisce a sviluppare moltissime virtù. Molte volte, poi, un corpo fisico malato, trova
spiegazione in debiti karmici, che possono essere saldati proprio attraverso la malattia. Diversi sono i problemi
riguardanti questo livello: la salute, la malattia e la medicina, (diagnosi, farmacologia e chirurgia), l'alimentazione (la
scelta e la preparazione del cibo), l'ecologia (l'interazione tra uomo e ambiente), lo sport. A questo livello appartiene
anche il problema della gestione del denaro. Prima di affrontare questi temi, è utile rivedere il concetto di schema
corporeo.
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1) L'ALIMENTAZIONE DEL CORPO VIVENTE
Ci sono delle considerazioni preliminari importanti da fare. Anzitutto, l'alimento è per il corpo fisico come il
carburante è per l'automobile. A nessuno verrebbe in mente, tanto sta a cuore l'automobile, di immettervi una
benzina non adatta. Invece a pochi viene in mente di immettere nel corpo un alimento veramente adatto: vi si
mette di tutto, tutto quanto viene offerto dalla pubblicità, cibi normali, biologici o transgenici, conservati e non,
colorati e non. Affronteremo questo argomento nello specifico più avanti. Basterà qui ricordare che, a differenza
dell'automobile, che è un sistema meccanico, per il corpo fisico, che è un organismo vivente e plastico, non è
importante solo quel che si mangia: è parimenti importante come si mangia, dove si mangia, con chi si mangia,
perché si mangia. Mangiare trangugiando il cibo, senza assaporarlo, magari ingaggiando con i commensali discorsi
impegnativi, guardando la televisione, pensando ad altro ecc. è un'abitudine tanto comune quanto pericolosa per la
corretta funzione digestiva ed assimilatrice. Così, mangiare quando si ha fame non è la stessa cosa che mangiare per
gola, per ansia, per depressione, per noia. Ma "non di solo pane vive l'uomo". Esso vive anche di impressioni. Anche
le impressioni, infatti, sono un nutrimento. Non per il corpo, bensì per lo spazio psicologico. Impressioni pesanti,
non "digerite", creano nello spazio psicologico di ciascuno degli elementi perturbanti, che condizionano la vita
dell'uomo in modo negativo. Questi elementi da sempre sono chiamati EGO. Prima di affrontare il tema del
nutrimento del corpo fisico, proponiamo dunque una conferenza di Victor Gomez, che tratta del nutrimento della
psiche, ossia della digestione (o trasformazione) delle impressioni.
Esistono tre tipi di alimenti, diversi tra loro. Il primo è il cibo. Indubbiamente, per gli alimenti che entrano
dalla bocca, c'è un organo che permette la trasformazione dei loro principi vitali. Mi riferisco allo stomaco. Se non ci
fosse lo stomaco, non sarebbe possibile la trasformazione del primo tipo di alimenti. Sappiamo bene come si
trasformano gli alimenti attraverso la digestione. Non ignoriamo che, alla fine, i principi vitali restano depositati nel
sangue e penetrano in tutto il corpo. Ma è anche vero che l'alimento che entra dalla bocca non è il più importante.
Ad esempio, si può rimanere anche per molto tempo senza mangiare. Mahatma Gandi riusciva a restare senza
mangiare quaranta giorni ed anche più, fino a due o tre mesi. Non è quindi l'alimento più importante. Il secondo
tipo di alimento è il Prana, che entra nel corpo fisico attraverso le narici assieme all’ossigeno. Senza dubbio, esiste un
organo speciale per trasformare anche questo alimento: l'aria, infatti, si trasforma nei polmoni e poi l'ossigeno si
riversa in tutto il torrente circolatorio. La respirazione è più importante del cibo: possiamo infatti resistere fino a
circa un mese senza mangiare, però non possiamo restare molto tempo senza respirare. Si può resistere senza
respirare per un minuto, forse per due; c'è chi arriva fino a tre. lo, per allenamento, sono riuscito a trattenere il
respiro per più di quattro minuti. Però, indubbiamente, al di là di questo tempo limitato, se non respiriamo,
moriamo. E' quindi più importante la respirazione del cibo. Da ultimo, esiste un terzo tipo di alimento, ancora più
importante. Mi riferisco alle impressioni. Indubbiamente, non potremmo trattenerci in questa esistenza nemmeno
per un secondo, se non ci fossero le impressioni. Neanche un istante potremo vivere senza ricevere impressioni. Il
nostro organismo si nutre soprattutto di impressioni. Se l'aria non suscitasse impressioni nei nostri polmoni, nel
nostro sangue, non vivremmo. Se il cibo non potesse dare impressioni allo stomaco ed ai canali intestinali,
ugualmente non potremmo vivere. Le impressioni dunque sono fondamentali. Disgraziatamente, a differenza di
quanto accade per l’aria e per il cibo, in questo caso non abbiamo un organo per digerire le impressioni. Questo è
deplorevole. L'aria ha a che fare con i polmoni, il cibo con lo stomaco, però... le impressioni con che organo hanno
a che fare? Arrivano alla mente, non lo possiamo negare, ma non abbiamo nulla per digerirle, non c'è un organo per
digerire e trasformare le impressioni. Tutti gli eventi della vita giungono alla mente in forma di impressioni: l'allegria,
la tristezza, la speranza, la disperazione, i problemi, le preoccupazioni ecc. arrivano alla mente in forma di
impressioni. Qualsiasi circostanza, qualsiasi avvenimento, per insignificante che sia, arriva alla mente in forma di
impressioni. Ripeto: sfortunatamente non abbiamo un organo capace di digerirle. Per questo motivo, esse si
convertano in aggregati psichici, cioè in EGO. Se non digeriamo l'impressione negativa che riceviamo, per esempio,
da una persona che ci insulta, allora quella impressione si converte dentro di noi in un EGO di vendetta. Se non
digeriamo l'impressione che ci arriva da un bicchiere di vino, ovviamente quella impressione si converte nell'EGO
dell'ubriachezza. Se non digeriamo l'impressione che dentro di noi arriva da una persona del sesso opposto, senza
dubbio quell'impressione si converte in EGO di lussuria. Se non digeriamo l'impressione che arriva alla nostra mente
da un colpo di fortuna, ovviamente quell'impressione può trasformarsi in un EGO di cupidigia. Non digerire le
impressioni equivale dunque a creare degli EGO. Non solamente, quindi, abbiamo gli EGO che abbiamo, e che ci
provengono dalle vite precedenti; quel che è peggio, è che ogni giorno continuiamo a crearne di nuovi. E’ possibile
smettere di creare nuovi EGO unicamente digerendo le impressioni. Ma come digerirle? In che modo? Come
trasformarle in qualcosa di diverso? E' possibile questo? Sì, è possibile. Come?
Con la Coscienza. Se interponiamo tra le impressioni e la mente ciò che si chiama COSCIENZA, le
impressioni si dissolvono. Le impressioni sono di per se stesse Idrogeno 48, un Idrogeno abbastanza pesante, ma,
digerite attraverso la Coscienza, si trasformano in Idrogeno 24, che serve per nutrire il Corpo astrale. Questo
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Idrogeno 24 può a sua volta trasformarsi in Idrogeno 12 per nutrire il Corpo mentale. Da ultimo, il Corpo mentale,
digerito, si trasforma in Idrogeno 6 per nutrire il Corpo causale. E' molto utile quindi digerire le impressioni con il
proposito di trasformare l'Idrogeno 48 in alimenti per i Corpi esistenziali superiori dell'essere. Normalmente, le
impressioni arrivano alla mente e la mente subito reagisce contro l'impatto proveniente dal mondo esterno. Se ci
picchiano, picchiamo; se ci insultano, insultiamo; se ci invitano a bere, beviamo ecc.; sempre la mente reagisce
contro l'impatto che proviene dal mondo esterno. Dobbiamo evitare tale reazione e questo è possibile soltanto
interponendo la Coscienza tra le mente e le impressioni. Cosa significa che è la Coscienza (e non la mente) a ricevere
le impressioni? Significa che, quando la Coscienza riceve le impressioni, le digerisce inevitabilmente, le trasforma in
qualcosa di diverso. Però, se non è la Coscienza a ricevere le impressioni, ma la mente, allora succede che questa
reagisce violentemente, in modo meccanico, contro gli impatti provenienti dal mondo esterno. Come usare, allora,
la Coscienza? Come utilizzarla? In che modo, affinché sia lei e nient'altro che lei a ricevere le impressioni per
trasformarle? C'è qualche modo, qualche tecnica o tattica che ci permetta di utilizzare la Coscienza per interporla tra
le impressioni e la mente? Esiste una chiave che ci permetta di utilizzare la Coscienza in questo modo?
Voglio dirvelo, la chiave è molto semplice: NON DIMENTICARSI DI SE STESSI, del proprio Essere. Se ci
dimentichiamo del nostro Essere Interiore in presenza di qualcuno che ci sta insultando, terminiamo insultando anche
noi. Se ci dimentichiamo del nostro Essere in presenza di un bicchiere di vino, terminiamo ubriacandoci. Se ci
dimentichiamo di noi stesso, del nostro Essere, in presenza di una persona del sesso opposto, terminiamo
fornicando. Quando uno impara a vivere in uno stato di all'erta percezione, all'erta novità, quando uno si ricorda di
se stesso istante per istante, di momento in momento, quando uno non si dimentica mai di se stesso, senza dubbio
comincia a ritornare cosciente. Se uno non si dimentica di se stesso in presenza di chi lo insulta, se uno non si
dimentica del suo proprio Essere, allora trasforma le impressioni perverse in Idrogeno 24, che serve per irrobustire il
Corpo astrale, e In idrogeno 12 per alimentare quello mentale e in Idrogeno 6 per nutrire quello causale; cioè
trasforma le parole dell'insultatore in qualcosa di differente. Se uno non si dimentica dì se stesso in presenza di un
bicchiere di vino, trasforma questa impressione, cioè l'Idrogeno 48, in Idrogeno 24, 12 e 6. Se uno non si dimentica
di se stesso in presenza di una forte somma di denaro, trasforma questa impressione in Idrogeno 24, 12 e 6.
Così, il non dimenticarsi di se stessi è la chiave che ci permette di utilizzare intelligentemente la Coscienza.
Quando uno non si dimentica di se stesso, interpone tra la mente e le impressioni ciò che si chiama Coscienza. E'
bello che sia la Coscienza a ricevere le impressioni che vengono dal mondo esterno, perché essa può trasformarle in
qualcosa di diverso, in elementi creatori, in elementi superlativi dell'Essere, in forze diamantine che servono allo
sviluppo dei Chakra, in forze ignee che servono per lo sviluppo di certi poteri che esistono nella nostra costituzione
interna. E' inoltre necessario sapere che tutti gli EGO che possediamo attualmente sono il risultato di impressioni non
digerite, non trasformate. Disgraziatamente, la gente non si ricorda di se stessa ed è per questo che le impressioni,
arrivando alla mente assolutamente non trasformate, danno poi luogo, com'è naturale, agli EGO e agli aggregati
psichici. E' necessario dissolvere gli EGO, però è pure necessario non crearne altri. Qualcuno potrebbe prendersi il
lusso di distruggere tutti i suoi EGO, però, quando si dimentica di se stesso, ne crea continuamente altri. E' questo il
grave. Il ricordo di se stessi è qualcosa di molto interessante. Se uno si ricorda di se stesso, dà origine a forze
totalmente differenti da quelle dei suoi simili; forze diverse, che lo fanno diventare un soggetto completamente
nuovo. Risulta interessante sapere che chi crea tali forze diventa veramente diverso, e che perfino le sue capacità di
sopravvivenza si moltiplicano. Collochiamo, per esempio, due soggetti in un luogo inospitale, ostile, con scarso cibo
ecc. L'uno non si ricorda di se stesso e vive meccanicamente. L'altro sta nel ricordo del suo proprio Essere e non si
dimentica di se stesso. Potete stare assolutamente sicuri che il primo morirà molto presto e che il secondo continuerà
a vivere nonostante l'ambiente inospitale, perché sarà circondato da forze diverse da quelle dell'altro. Tutto il
problema della liberazione si basa sulla trasformazione, e la trasformazione si basa sul sacrificio. Vi prego di osservare
come nella vita tutto sia trasformazione. Grazie alle infinite trasformazioni che si verificano nell'utero materno può
formarsi un organismo umano. Se osserviamo, per esempio, un uovo, sia di serpente che di uccello, lì abbiamo
latenti possibilità di sviluppo. Tali possibilità si concretizzano mediante la trasformazione. Il fuoco del camino, quello
che ci riscalda nei giorni d'inverno, è il risultato della trasformazione. La nostra digestione è tutto un processo di
trasformazione che rende possibile l'esistenza. La depurazione dell'aria all'interno dei polmoni è un altro problema di
trasformazione. Così, anche se vogliamo trasformarci psicologicamente dobbiamo trasformare le impressioni, cioè il
terzo tipo di alimento. Ripeto: tutti gli avvenimenti della vita, che giungono alla mente, arrivano in forma di
impressioni. lo sto parlando a voi, riuniti in questa sala per questo convegno. Cos'è quello che sta arrivando alle
vostre menti? Impressioni, una serie di impressioni; c'è un uomo che vi sta parlando, voi ascoltate e le impressioni vi
arrivano alla mente. Nell'istante in cui sto parlando, sono sicuro che voi state digerendo questa impressione,
l'impressione di un uomo che sta parlando e che sta dando insegnamenti esoterici; voi siete già nel processo di
digestione. 0 no? Se voi non vi trovate nel processo della digestione o trasformazione di questa impressione, quella
di vedere di fronte a voi che parla, in questa conferenza state perdendo tempo. Perché? Perché non state digerendo
le impressioni, non le state trasformando; se non le digerite, non le trasformate. Accanto al problema della
trasformazione delle impressioni sta quello della loro digestione. Come dovete fare per digerire l'impressione che vi
fa vedere qui un uomo con una veste bianca dentro una sala? Non dovete dimenticarvi del vostro Essere! Come dire,
cioè, che è l'Essere a ricevere l'insegnamento, che bisogna passare tutto l'insegnamento all'Essere, che bisogna
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ascoltare con il desiderio di arrivare all'Essere; altrimenti state perdendo tempo e questa conferenza diventa
completamente inutile. Dobbiamo cominciare dai fatti; perché chi ascolta la parola e non la mette in pratica è simile
all'uomo che si guarda allo specchio ma subito volta le spalle e si ritrae. Non basta infatti ascoltare la parola;
bisogna digerirla, e questo è precisamente ciò che conta. Potete ben vedere quanto sia importante l'alimento che si
chiama impressione. Non potremmo vivere nemmeno un secondo senza le impressioni, nemmeno la millesima parte
di un secondo. Così, dunque, vale la pena di trasformare le impressioni in qualcosa di diverso, in poteri, in luce, in
fuoco, in armonia, in bellezza. Se non le trasformiamo, queste - lo ripeto ancora - si convertono semplicemente in
nuovi aggregati psichici, in nuovi EGO. E' necessario essere più riflessivi. Così come siamo, senza digerire le
impressioni, noi stiamo in verità creando nuovi EGO di secondo in secondo, di istante in istante, non siamo che
semplici macchine controllate dagli aggregati psichici. Viviamo in un mondo di grande attivismo, in cui tutti credono
di fare qualcosa ma nessuno fa niente. Tutto ci succede come quando piove, o quando tuona. Perché?
Semplicemente perché non abbiamo incarnato l'Essere. Solo l'Essere può fare. Lui, fa. Il vero uomo è l'Essere. Se la
macchina realizza qualcosa, chi la realizza non è l'Essere bensì un robot programmato, anche se con quel
meraviglioso computer che si chiama cervello. Sta agendo meccanicamente. Non sta facendo, sta agendo. Una cosa è
fare, un’altra è agire, compiere delle azioni. Ogni macchina agisce, si muove, va, compie le sue funzioni di macchina
proprio perché è stata programmata per questo. Fare è qualcosa di diverso, solo l'uomo può fare e il vero uomo è
l'Essere. Nel vero uomo dobbiamo distinguere ciò che è essere e ciò che è macchina. La macchina non è l'Essere.
Ripeto: l'animale intellettuale è un robot programmato e il suo cervello è un computer meraviglioso, un computer
che basta a se stesso e si autosostiene, che calcola con precisa esattezza matematica, che riceve le onde visive e
sonore, che registra l'esterno e l'interno e che è autosufficiente. E' un computer di prima qualità, straordinario. Però
non è niente di più: un computer. E' grazie a questo computer che l'organismo fisico vive, va, viene ecc..
Il computer è nelle mani degli EGO E NON DELL'ESSERE e l'EGO è il risultato di molte impressioni non
digerite. Allora chi agisce qui, in questo mondo in cui viviamo? E’ l'EGO doloroso, la macchina provvista di un gran
computer. Qui non sta agendo l'Essere, ma la macchina. Potremmo dire che la macchina è macchina, e l'Essere è
l'Essere. Però, che cos'è realmente e in verità ciò che chiamiamo vita? Certamente è come un film che, quando arriva
la morte, si riavvolge da capo per poter essere proiettato di nuovo per l'eternità. Il ritorno, la ripetizione, tutto ciò
lo fa l'EGO con il suo film. Al ristrutturarsi in un nuovo organismo fisico, l'EGO proietta di nuovo il suo film sullo
schermo dell'esistenza. Cosa proietta? La sua vita. Quale? Quella di sempre, la medesima che ebbe nell'esistenza
precedente, cioè ripete le medesime cose che fece nell'esistenza passata. Tutto ciò che proietta sta già di fatto
programmato nel cervello fin dalla nascita. Di modo che non siamo che robot programmati. L'Essere non interviene
per niente In tutta questa tragedia, Lui non si mette in queste faccende. L'Essere di ciascuno di noi si muove
liberamente nella Via Lattea. Chi vive qui, in questa valle dolorosa della vita? Un mucchio di ombre provviste di un
organismo fisico. Cosa fanno questi organismi? Niente! Si muovono meccanicamente in accordo col programma che
mantengono depositato nel cervello; non dico soltanto nel Cervello Fisico, ma in tutti tre i
cervelli: nell'intellettuale, nell'emozionale e nel motore. L'Essere che fa, mentre noi stiamo qui a soffrire, a lavorare,
a piangere, a lottare per riuscire a pagare l'affitto od un vestito? Cosa fa l'Essere? Lui vive nella Via Lattea, si muove
liberamente nella Via Lattea. E allora cos'è questa dolorosa esistenza che noi conduciamo? Una illusione. Abbiamo
bisogno di condurre un'esistenza reale, perchè non l'abbiamo. Qualcuno di voi crede di avere un’esistenza reale? Chi
di voi ha un'esistenza reale?
Vorrei che mi diceste, in verità, vorrei che mi diceste chi di voi conduce un'esistenza reale. lo, qui, non vedo
altro che macchine che si muovono, macchine programmate, robot programmati e niente più. Ovviamente
desideriamo smettere di essere robot. Possiamo smettere di esserlo? Prima, già lo sapete, dobbiamo eliminare tutti gli
aggregati psichici. Ma far questo non basta. Dobbiamo smettere di formare aggregati nuovi. Ogni giorno, se non
digeriamo le impressioni, li andiamo formando. Per non creare nuovi EGO, è necessario digerire le impressioni,
trasformarle in forze diverse. Ed è anche necessario digerire le impressioni vecchie, quelle che in passato hanno dato
origine agli EGO che possediamo attualmente. Ciò è possibile con la riflessione, con l'autoosservazione e con la
meditazione. Quando uno digerisce le vecchie impressioni che si trovano depositate nei cinque cilindri della
macchina sotto forma di abitudini, emozioni inferiori, pensieri negativi, istinti depravati, abusi sessuali ecc., subito
disintegra questi elementi inumani e li trasforma in polvere. Quindi, non bisogna digerire soltanto le impressioni
nuove, che arrivano alla mente, ma anche quelle vecchie. Si digeriscono, ve lo ripeto chiaramente, autoosservandosi
di istante In istante, di momento in momento. Abbiamo bisogno di esempi, e voglio farveli. Supponiamo di
diventare d'un tratto gelosi. Un uomo si accorge che sua moglie va con un altro; è chiaro, esce fuori l'Ego della
gelosia. Cosa deve fare? Ha scoperto l'Ego della gelosia. La legge di ricorrenza dice che in una vita precedente è
esistito il medesimo triangolo, e che esisteva già in una esistenza ancora più anteriore. Così, dunque, la gelosia che
avverte si deve a un'impressione non digerita, non trasformata. Se lui cerca di trasformare quell'impressione di
gelosia in qualcosa di differente, se per mezzo della riflessione arriva a concludere che quella gelosia è assurda, senza
senso, subito digerisce quella cattiva impressione nata nei tempi antichi, e mentre digerisce è nelle condizioni migliori
per distruggere l'Ego. Non deve però mancare la supplica a DEVI KUNDALINI SHAKTI. affinché sia Lei a disintegrare
quell'Ego risultato di una vecchia impressione non digerita. Così quell'Ego di gelosia diventa polvere. Supponiamo di
litigare con una persona perché non vuole restituirci dei soldi che le avevamo prestato. Senza dubbio si tratta di una
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impressione non digerita. Nel momento in cui andiamo a riscuotere il denaro e l'altro non ce lo dà, e proviamo una
gran contrarietà e sentiamo voglia di menar le mani, torniamo invece a casa a meditare e a digerire l'impressione.
Non c'è dubbio che la Legge di ricorrenza ha lavorato bene anche qua. Non c'è dubbio che in un'esistenza passata si
ebbe la medesima cosa, prestammo già alla medesima persona una certa somma di denaro e lui non ce la restituì;
così pure successe nell'esistenza ancora precedente, e così via. Per questo motivo abbiamo costruito un Ego di odio
contro quel tale. Sarà perciò necessario digerire completamente tutta quella parte del nostro passato. Bisogna
digerirla attraverso la riflessione e comprendere che questo del denaro è un problema vano, illusorio; che al
momento della morte non ci porteremo dietro un centesimo per l'eternità. Così ci renderemo coscienti e poi
supplicheremo DEVI KUNDALINI SHAKTI affinché disintegri in noi quell'Ego che non è altro che il risultato di una
serie di impressioni non digerite. E' chiaro, la Madre Divina lo ridurrà in polvere e resteremo liberi dalla cattiva
Impressione. Tutti i nostri Ego sono Il risultato di impressioni non trasformate, non digerite. Una volta digerite, le
impressioni si trasformano in qualcosa di diverso, in idrogeno 24, 12 ecc.. Ho già detto che le impressioni del passato
e del presente devono essere trasformate in forme cosmiche diverse, e ciò è possibile se non ci dimentichiamo di noi
stessi, se non ci dimentichiamo del nostro proprio Essere. Quando uno non si dimentica di se stesso e vive in uno
stato di all'erta percezione, all'erta novità, allora trasforma le impressioni in qualcosa di diverso. Se uno riesce a
trasformare la totalità delle sue impressioni, sarà ben fortunato, perché l'Essere resterà in lui e lui nell'Essere. Allora
avrà esistenza reale. Allora, sì, potrà fare; perché avrà incarnato l'Essere. Così come siamo, non siamo altro che dei
robot programmati. Le impressioni non digerite rimarranno depositate nei tre cervelli e, durante tutta la vita,
continueranno a ripetersi di istante in istante, di momento in momento. Questo è il meccanismo della Legge di
ricorrenza. Una ripetizione di vecchie impressioni. Credete che sia gradevole essere macchine? Avere il ruolo di
robot? Non avere l'Essere incarnato? Vivere come ombre in questa valle di lacrime? Credete che valga la pena
un'esistenza così?' Chi siamo? Miserabili ombre! Robot programmati a causa delle vecchie impressioni del passato!
Tutte le impressioni non digerite della nostra esistenza passata sono depositate nei nostri tre cervelli e si ripetono
meccanicamente. Di modo che ci comportiamo proprio come dei veri robot che si muovono automaticamente in
questa valle di lacrime. Fino a quando desiderate vivere trasformati in robot? Fino a che anno? Fino a quale data?
Riflettete su questo, miei cari fratelli, perché è veramente una pena essere dei robot!
LA SCALA ANTROPOLOGICA SETTENARIA SECONDO GRADO: IL CORPO VIVENTE
L’ALIMENTAZIONE DELLA STRUTTURA FISICA DEL CORPO Il corpo fisico è già stato paragonato ad una
macchina, ad una delicatissima macchina biologica. Esso è' il corpo materiale che vive nel Mondo
fisico/tridimensionale/euclideo, dove è veicolo di manifestazione della sua parte reale, la parte animica. Dopo la
morte, si disgrega rapidamente. Non si può parlare di Corpo Fisico se non si parla anche di Corpo Vitale, che è
chiamato anche Corpo Eterico. Il Corpo Vitale si compenetra al Corpo fisico e ne permette l'esistenza costituendone
il tessuto energetico. E’ dunque un corpo energetico. Un Corpo vitale forte rende anche forte e in buona salute il
Corpo fisico. I due Corpi sono strettamente uniti e interdipendenti e, insieme, permettono all'Essenza di manifestarsi
nel mondo cellulare dello spazio/tempo. Talvolta, il Corpo vitale può esser visto sotto forma di AURA variamente
colorata, una specie di corona luminosa che circonda il corpo fisico e i cui colori cambiano a seconda delle
condizioni fisiche, psichiche o spirituali del soggetto. Come il Corpo fisico, anche il Corpo vitale è già generato, ma
deve essere "rigenerato". Dopo la morte, il Corpo vitale si disgrega assieme al Corpo fisico, e talvolta si rende visibile
accanto alla tomba con l'aspetto di una fiammella verde-bluastra: il fuoco fatuo. Il Corpo Vitale non ha bisogno di
essere alimentato. Esso nasce assieme al corpo fisico già dotato di tutta la carica necessaria, perfetta o imperfetta
secondo le regole karmiche. Può deteriorarsi entrando in intimo contatto con Corpi vitali imperfetti o alterati (ad
esempio i cibi transgenici), può essere riparato attraverso pratiche mediche energetiche (agopuntura, omeopatia).
Invece il Corpo Fisico, come tutte le macchine, ha bisogno di essere alimentato. Però, a differenza di molte altre
macchine, è costruita in modo da non richiedere alimenti altamente specifici. Questo perché possiede un apparato
(l’apparato digerente e l’apparato respiratorio) in grado di depurare apparentemente senza limiti il proprio materiale
energetico e di ridurlo a dimensioni elementari. Ciononostante, è ugualmente necessario prestare particolare
attenzione all’alimentazione (cibo e aria), e ciò per un insieme di motivi che andremo ad esporre in maniera
estremamente sintetica.
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A) PER QUANTO RIGUARDA IL CIBO
1) Quantità. Nella nostra cultura, si tratta soprattutto di evitare la sovralimentazione e le sue
conseguenze: sovraccarico delle strutture osteoarticolari, con aggravamento di patologie ossee in atto o loro
precoce comparsa; esaurimento degli apparati ghiandolari (con, ad esempio, insorgenza precoce di diabete mellito);
insufficienza respiratoria; iperlipemia e ipecolesterolemia; ipertensione arteriosa.
Bisognerebbe alzarsi da tavola non ancora completamente sazi o adottare dei metodi pratici, come il
digiuno periodico, per tenere sotto controllo l’apporto alimentare.
2) Qualità. Si tratta di rispettare tre semplici regole.
Attenzione ai cibi manipolati geneticamente, in quanto portatori di una “tossicità energetica”, invisibile, ma
non meno pericolosa della tossicità chimica. Evitiamo di entrare in una polemica esistente da tempo. Tuttavia è
evidente che, assumendo un cibo, ne assumiamo anche la parte "vitale", ed i cibi geneticamente manipolati,
identici, o addirittura più belli e resistenti su un piano puramente fisico, sono alterati sul piano vitale. Con che
conseguenze? Non possono essere che negative, in quanto si sostituisce un prodotto costruito dalla Natura
(Madre Natura) con uno costruito dall'uomo a fini quasi sempre speculativi. Assumendo simili cibi "non naturali",
danneggiamo la nostra parte vitale.
3) ridurre il consumo di carni e grassi animali, ma non eliminarli.
Bisognerebbe senz’altro dare la preferenza al pesce, privilegiare il consumo di cereali integrali, che consentono
l’indispensabile apporto di proteine e di fibre, e quello di frutta, ortaggi e verdure, per il loro alto contenuto in
vitamine e sali minerali. Le verdure a foglia larga, in particolare, contengono alti quantitativi di acido folico,
riconosciuto fattore protettivo verso il cancro del colon. Nell’alimentazione, tuttavia, ciò che importa non è
soltanto la quantità e la qualità dei cibi. Importante è anche considerare come si mangia. Molte persone mangiano
parlando, in fretta, litigando, nella confusione, pensando ad altro, con la radio o la televisione accesa. E’ invece fin
troppo evidente l’opportunità di consumare il pasto concentrati sul cibo, assaporandolo lentamente e senza
sprecarlo. Il pasto è, dopotutto, un rituale sacro, perchè sacro è il corpo da nutrire. Antiche culture rivestono il cibo
di forme simboliche, accompagnandone l’assunzione con appropriata gestualità (vedi, ad esempio, la cerimonia del
tè della tradizione cinese). E’ opportuno chiedersi anche perchè si mangia. Forse per gola? Per ingordigia? Per
dovere? Alimentarsi sotto la spinta di istanze psichiche non può che preludere ad altri successivi squilibri. Solo la
parte istintiva, libera da condizionamenti mentali, è in grado di indicare quando sia venuto il momento di mangiare.
Spesso, invece, mangiamo per spezzare il lavoro, per ingannare il tempo, per “calmare i nervi”, per far piacere
a qualcun altro. Ancora, dovremmo considerare quando si mangia, dove e con chi. Il nostro apparato digerente
può accettare e trasformare senza danno solo tre pasti al giorno, assunti a distanza di circa 6/7 ore, con pausa
durante il sonno notturno. Inoltre, sarebbe bene non mangiare subito dopo sforzi fisici o mentali, appena alzati o
prima di dormire. Così, è bene mangiare in un posto tranquillo, meglio se a casa propria, da soli o con persone a
noi psicologicamente affini. I ristoranti dovrebbero costituire delle eccezioni e così pure le riunioni conviviali.
B) PER QUANTO RIGUARDA L’ARIA
L’aria che respiriamo, dopo essere stata depurata dal rinofaringe e dall’albero bronchiale, cede, per
mezzo degli alveoli polmonari, una certa quota di ossigeno al sangue, che la trasporta nei tessuti affinché possano
aver luogo le diverse reazioni chimiche della nutrizione e del ricambio energetico. A nulla, infatti, servirebbe il cibo
se non ci fosse la respirazione: la trasformazione della materia, che nell’uomo e nella maggioranza degli animali
ruota attorno ai processi ossidativi, non potrebbe verificarsi. L’apparato respiratorio, tuttavia, non è in grado di
arrestare l’assorbimento di gas venefici o dannosi che si dovessero occasionalmente trovare nell’aria, come ad
esempio l’ossido di carbonio (gas di scarico delle automobili, combustione del metano per uso domestico ecc.),
l’ammoniaca, l’anidride solforosa, l’ossido di azoto (scorie di impianti industriali). Inoltre, la presenza eccessiva
di gas ritenuti non tossici, come il metano, l’anidride carbonica e il vapor d’acqua, agisce nel senso di diluire la
concentrazione dell’ossigeno necessario al fabbisogno energetico. Senza parlare dei fumi (industriali, domestici o
voluttuari) che, depositando particelle bituminose sull’epitelio dell’albero bronchiale, sono causa di irritazioni
croniche e di lesioni precancerose. E’ pertanto evidente l’opportunità di curare l’alimentazione anche per ciò che
riguarda l’aria che respiriamo, proprio con la stessa attenzione che riserviamo al cibo, incominciando, se non
possiamo intervenire attivamente nelle scelte di politica sociale, dalle nostre stesse abitudini: smettendo di fumare,
limitando l’uso dell’automobile per spostarci in città, riducendo il consumo di combustibili e di gas tossici ecc. ecc..
Ricapitolando, diamo qui di seguito, soprattutto a titolo di esempio, un elenco schematico di alcuni
comportamento da adottare nei confronti dell’alimentazione, da completare eventualmente a cura di chi legge.
- selezionare il cibo in base a criteri di qualità, quantità, varietà
- preparare il cibo con cura e dedizione, dando valore anche alla sua forma esteriore
- darsi un orario per i pasti e rispettarlo
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- non mangiare dopo essersi affaticati o prima di dormire o appena alzati
- mangiare in silenzio e concentrati sul cibo, assaporandolo e masticandolo lentamente
- non sprecare ciò che si mangia
- eliminare, se possibile, la carne di maiale
- alzarsi da tavola mai completamente sazi
- ogni tanto fare una pratica di digiuno
- non inquinare l’ambiente
- non fumare
- non sprecare le risorse
Come se, per esempio, un’automobile, alimentata con un qualsiasi derivato del petrolio, fosse in grado di raffinarlo
da sola e di sintetizzare il particolare tipo di benzina di cui abbisogna.
Il 27.mo esagramma dell’ I King (fig. 3) ammonisce: “Guarda all’alimentazione ed alle cose con le quali un uomo
cerca egli stesso di riempirsi la bocca” (Anonimo, forse Lao Tse: “I KING, o il libro dei
mutamenti). Un noto proverbio popolare afferma: “L’uomo è ciò che mangia”.
Riguardo alle carni animali, è senz’altro preferibile il pesce alla carne. In primo luogo perchè il
pesce viene consumato fresco, mentre la carne dopo un più o meno lungo periodo di
putrefazione (frollatura); poi, perchè i pesci, essendo meno evoluti, hanno
presumibilmente meno coscienza del dolore provato al momento della loro uccisione e non
trasmettono quindi in chi li mangia le vibrazioni negative della loro estrema sofferenza.
Nonostante molti la pensino diversamente, le proteine di origine vegetale non contengono
tutti gli aminoacidi necessari all’organismo umano.
L’aria è in realtà un miscuglio gassoso costituito da ossigeno, rappresentato per circa il 21%, azoto (78%) a argon
(1%). Vi sono inoltre tracce di anidride carbonica e di gas rari. Tale proporzione quantitativa rimane
relativamente stabile in tutta la troposfera, cioè fino ad un’altezza di circo 12.000 metri sul livello del mare. Di
tutti i componenti dell’aria, è tuttavia solo l’ossigeno ad essere utilizzato dal corpo umano e, in genere, da tutti
gli organismi viventi definiti “aerobi”, per le reazioni chimiche necessarie al mantenimento della vita.
SALUTE E MALATTIA
Generalmente, la salute viene intesa in senso statico (“stato di salute”), come un bene che si ha e di cui si ha
diritto di godere a prescindere dai motivi che lo garantiscono. Ciò giustifica, quando tale bene viene a mancare, il
ricorso ad un intermediario esterno, il medico, unico delegato al suo ripristino, ritenuto capace di operare la
guarigione ed in parte anche responsabile del perdurare della malattia. Una simile interpretazione tende a
considerare il comportamento dei “sani” fattore marginale nella gestione della loro salute, legittimando la pretesa
che essa sia un bene inesauribile e, in un certo senso, favorendo atteggiamenti di deresponsabilizzazione personale.
In effetti, come si può desumere dalle scelte operate nel pubblico e nel privato dagli attuali amministratori della
salute, i veri interventi di educazione sanitaria vengono oggi pressoché ignorati. Alla formazione del singolo si
preferisce l’informazione di massa e si impegnano tutte le risorse in strumenti che scavalcano la responsabilità
individuale: potenziamento della ricerca farmacologica chimica, tecnologia, manipolazione genetica.
Bisognerebbe invece considerare la salute in senso dinamico, cioè come una “condizione in cui si è di istante
in istante” (“condizione di salute”). Secondo questa visione, la salute, anziché un bene già acquisito che si può
perdere, viene intesa come un bene che si deve continuamente riconquistare: essa è il risultato di un equilibrio che si
verifica di istante in istante tra fattori aggressivi da un lato e fattori difensivi dall’altro. Tali fattori sono sempre
presenti ed il loro prevalere da un lato può determinare di fatto la condizione di malattia.
Per comprendere a fondo la condizione di malattia, tuttavia, non bastano questi schemi semplificativi.
Ragionando più a fondo, possiamo distinguere cinque grandi categorie di malattia.
1) malattie causate da alterazioni del Corpo fisico;
2) malattie causate da alterazioni del Corpo vitale;
3) malattie causate da alterazioni dello Spazio Psicologico;
4) malattie karmiche;
5) malattie spirituali.
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a) nella prevenzione primaria: allontanare cioè il più possibile i fattori aggressivi (disinfezione, correzione di
comportamenti nocivi);
b) nella diagnosi precoce: riconoscere la malattia al più presto, secondo l'accezione dimostrata che quanto più
precocemente si interviene, tanto più facilmente si ottiene la guarigione;
c) nella cura con agenti chimici o fisici antagonisti: chemioterapici, presidi fisici (ossigeno, plasma, soluzioni idratanti
ecc.) e farmaci in genere;
d) nella chirurgia;
e) nella riabilitazione.
Di tutti questi rimedi, grande progressi sono stati compiuti soprattuto nel campo della diagnosi precoce e della
chirurgia, branche che si avvalgono delle continue conquiste tecnologiche.
Non è facile definire in modo scientificamente accettabile lo spazio psicologico. La neurologia non ammette
l'esistenza di uno spazio psicologico: per essa tutto si riduce al cervello ed alla connessione delle catene neuronali ivi
esistenti. L'idea dello "spazio psicologico" è più concetto delle scienze umane, psicologia e psicoanalisi soprattutto,
che operano una sorta di distinzione tra "cervello", organo del corpo fisico capace di elaborare, tra le altre cose, la
funzione logica, la memoria ed il pensiero, e la "mente", struttura non definita dal punto di vista anatomico, ma pure
indispensabile alla formazione della personalità perché depositaria del sentimento dell'Io individuale e delle diverse
esperienze - con le loro interazioni e conseguenze - che l'Io compie attraverso l'esistenza. Di fatto, la "mente"
coincide con ciò che gli antichi indicano con il termine di "psiche", che in lingua greca significa "anima". La disputa tra
la neurologia e le scienze umane non sorprende: l'anima è concetto che sfugge allo scienziato. Lo spazio psicologica
è, dunque, "mente". In realtà si può operare un'ulteriore distinzione. Lo spazio dell'anima (psicologico) rimane tale
soltanto se è occupato unicamente dal sentimento vero dell'Io, cosa che si verifica di norma soltanto nel bambino
piccolo. Con l'introduzione delle esperienze, tale spazio si trasforma lentamente in "mente", una struttura che diviene
talvolta così complessa e ingarbugliata da confondere l'Io ed intrappolarlo tra le sue reti. Se infatti chiediamo ad una
persona adulta chi è, questa ci risponderà quasi sempre come si chiama, ma non saprà di sé offrire una visione
unitaria e coerente. Indagando più a fondo, si scoprirà che questa persona è contraddittoria, falsa, incerta, divisa,
sempre in conflitto con se stessa, paurosa. Per completezza di informazione, anche se ciò non è indispensabile alla
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comprensione di questo testo, il lettore farà bene a rivedere i concetti che al riguardo riferiscono le scienze
esoteriche.
Salendo un po' la scala del livello dell'essere, ci imbattiamo in malattie la cui causa non si trova nel corpo fisico o
mentale. Sono le MALATTIE KARMICHE, dovute cioè a "compensazioni" di errori compiuti nel passato (anche in vite
precedenti o da membri della famiglia). Anticamente una simile interpretazione dei problemi inerenti alla salute era
molto diffusa (Gv 9,2.) ed è andata via via smorzandosi dal '700 in poi con l'avvento dell'illuminismo e della scienza
accademica. L'esoterismo però non dimentica LA LEGGE DELLA BILANCIA o di CAUSA ED EFFETTO, chiamata
dagli orientali LEGGE DEL KARMA. Non c'è causa senza effetto e non c'e effetto senza causa. Tutte le nostre azioni
devono essere compensate: le buone e le cattive. Le cattive si pagano generalmente con il dolore e pertanto con la
malattia, che al dolore spesso è collegata.. E' evidente che qualsiasi rimedio fin qui considerato si dimostra inefficace
per guarire una malattia Karmica. L'eliminazione dell'Ego è senz'altro utile, purché accompagnata dalle SUPPLICHE AI
GIUDICI DEL KARMA di togliere il dolore e la malattia compensando i propri debiti in altro modo. Ad esempio con
le buone opere e con l'amore per gli altri.
Andando ancora più su sulla strada del livello dell'essere, incontriamo le malattie dovute a cause spirituali. E' Dio
stesso, dunque, che provoca la malattia PER METTERE ALLA PROVA una persona. Ovviamente, a questo tipo di
malattia si perviene dopo aver accuratamente scartato gli altri tipi e tenendo presente che le Prove Spirituali sono
rarissime. Per superare queste prove occorrono PREGHIERA, UMILTA' e PAZIENZA.
SESSUOLOGIA TRASCENDENTALE
Come già S. Freud aveva intuito all’inizio del nostro secolo, il Centro sessuale condiziona fortemente l’attività
umana, in modo diretto od indiretto. Esso ha infatti a disposizione l’energia più potente, sottile e difficile da
padroneggiare che si conosca: l’energia cosmica creatrice, chiamata anche energia solare. Questa pervade tutto
l’universo e, nella macchina umana, sotto forma di energia sessuale, si concentra nelle ovaie e nei testicoli, rispettive
sedi, per la donna e per l’uomo, del Centro sessuale. L’essere umano può utilizzare la propria energia sessuale, in
rapporto al proprio livello dell’Essere, in modo molto diverso. Si distinguono così tre tipi di sessualità:
SESSUALITA’ NORMALE. Caratteristica della sessualità normale è la concordanza con le leggi della natura, secondo
cui la vita organica, indispensabile alla sussistenza del pianeta Terra, deve esprimersi sulla sua superficie ad ogni costo
ed il più a lungo possibile.
In altri termini, gli esseri umani, gli animali, le piante, i batteri ecc. costituiscono, nel loro insieme, una specie di
antenna ricevente sulla crosta terrestre in grado di trasmettere il nutrimento cosmico negli strati sottostanti del
pianeta, mantenendolo in vita. Senza gli organismi viventi cellulari la Terra morirebbe e farebbe la fine degli altri
corpi celesti che hanno ormai esaurito il loro ciclo vitale (come già accaduto per tutti i pianeti del nostro sistema
solare). Il perpetuarsi della vita viene assicurato dalla capacità riproduttiva: per questo si dice che la sessualità
normale si esprime attraverso la generazione. Una persona di questo tipo non ha conflitti sessuali di alcun genere:
vive serenamente la propria sessualità, ama, si riproduce senza rendersi conto di essere un semplice ingranaggio al
servizio della natura, che pretende sempre nuovi e diversi corpi fisici. E’ lieta di mettere le proprie energie a
disposizione della specie, al pari di tutti gli altri organismi biologici viventi. Dal momento che alla natura non
interessa l’autorealizzazione del singolo, ma solo il mantenimento della vita organica sulla Terra, l’Ego non esercita
un grande influsso sui Centri delle persone dotate di sessualità normale, ed in particolare sul Centro sessuale, che
infatti possono così risultare relativamente protette da malattie, conflitti e atteggiamenti negativi. Per lo stesso
motivo, In loro non si fa però sentire nemmeno in modo particolare l’inquietudine del 3% di Essenza.
INFRASESSUALITA’
Nell’ infrasessualità il Centro sessuale si trova nelle mani di Aggregati molto evidenti ed energeticamente molto
carichi, capaci di provocare gravi danni alla persona. Qui, il mezzo viene considerato il fine: il legittimo desiderio e
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piacere sessuale, che nella sessualità normale conduce alla generazione in accordo alla legge di natura, qui è
considerato dall’Ego l’unico obbiettivo da perseguire. Non si ha quindi generazione, bensì, essendo la macchina
umana nelle mani di Aggregati distruttivi, degenerazione contro la legge di natura. Il difetto maggiormente
responsabile dell’azione sul Centro sessuale è, come si può ben intuire, quello della lussuria. Tantissimi sono, però, gli
Ego che gli si accompagnano: il desiderio, la vanità, la curiosità, la gelosia, la galanteria, l’amor proprio, la
gentilezza, l’ insicurezza, la crudeltà, la paura, la timidezza ecc. ecc..
Nei confronti della sessualità, intesa come l’insieme delle condizioni che trovano il loro coronamento nel
congiungimento carnale tra uomo e donna, questi Ego possono avere due effetti: 1) rifiuto dell’atto sessuale; 2)
abuso dell’atto sessuale. Il primo effetto, appartenente alla cosiddetta "sfera di Lilith" *, è evidente in molte
perversioni sessuali (omosessualità, sadismo, masochismo, feticismo, pedofilia ecc.), in certi comportamenti sessuali
alterati (assenza di desiderio, impotenza, frigidità, masturbazione) ed anche in certe scelte di vita (celibato).
[*secondo una tradizione cabalistica, Adamo aveva due mogli, Lilith e Nahemah] Il secondo effetto, appartenente
alla cosiddetta "sfera di Nahemah", si trova nella prostituzione, nell’adulterio, nella pornografia, negli eccessi sessuali
e, in genere, in tutti i comportamenti caratterizzati dall’impossibilità di darsi una disciplina nella sfera del sesso. E’
evidente che l’umanità è tutta, attualmente, più o meno, infrasessuale.
SOVRASESSUALITA’.
La soprasessualità è un’altra cosa. In questo caso, non è l’Ego a guidare il Centro sessuale, ma
l’Essenza, con evidenti effetti benefici e ricostruttivi in primo luogo sul Corpo Fisico, nei confronti
del quale si assiste ad una vera e propria rigenerazione. In questo tipo di sessualità l’energia
contenuta nel Centro sessuale (energia cosmica creatrice) non viene dunque impegnata per la
generazione di corpi fisici (se non eccezionalmente), né tantomeno viene sprecata come accade
nell’infrasessualità. Viene invece sapientemente utilizzata. Questo concetto si esprime dicendo che
l’energia sessuale viene conservata (vedi il simbolo del calice) e trasmutata. A cosa porti quest’uso
centripeto (anziché centrifugo) dell’energia, sarà oggetto di argomenti successivi. Qui
accenneremo soltanto al fatto che l’energia trasmutata è fondamentale per il lavoro interno e che quindi la
soprasessualità è un importante obbiettivo per ogni serio ricercatore di se stesso. Dal momento però che egli parte
frequentemente da una condizione infrasessuale, bisogna che prima possa raggiungere la condizione di sessualità
normale. Vale la regola generale secondo cui non è possibile praticare la soprasessualità se non si è prima raggiunta
la condizione di sessualità normale. Se la soprasessualità può essere esercitata da chiunque abbia raggiunto la
condizione di sessualità normale, è peraltro intuibile che essa trovi la sua massima espressione all’interno di una
coppia particolarmente affine, che abbia i medesimi obbiettivi di
perfezionamento interiore.
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per i comportamenti infrasessuali, si dice che essa non va contro , ma va oltre la legge di natura. Se la coppia polare
è la condizione perfetta per l’uomo e la donna che vogliano esercitare la soprasessualità, non per questo gli incontri
meno perfetti devono essere considerati non adatti a tale scopo. Ciò che conta è l’atteggiamento che ciascuno deve
avere nei confronti della sessualità, che, guidata dall’Essenza e non dall’Ego, diviene progressivamente qualcosa di
sacro e consente, giorno dopo giorno, lo sviluppo delle facoltà spirituali.
LA MENTE
Non dobbiamo confondere la mente con il Centro intellettuale. La "mente", infatti, non è il cervello (o encefalo) e
dunque non appartiene al Corpo fisico. Possiamo piuttosto definire la mente come l’insieme dei contenuti dello
spazio psicologico oppure, in senso dinamico, come l’energia prodotta dall’insieme dei contenuti dello spazio
psicologico. In questo senso, lo spazio psicologico è mente; e, poiché lo spazio psicologico, completamente nelle
mani dell'Ego, costituisce la Personalità, la Personalità è mente. Ma quali sono i contenuti dello spazio psicologico?
Sono sostanzialmente tre:
- EFFIGI MENTALI.
Riguardo alle effigi mentali, potremmo dire che esse si affiancano agli Aggregati psichici nel riempire completamente,
al 100%, lo spazio psicologico. Esse sono le immagini del mondo esterno, non ancora organizzate in Ego, proiettate
nello spazio psicologico attraverso la finestra dei cinque sensi. Le Effigi servono alla manifestazione dell’Ego: l’idea
che abbiamo di una fetta di torta può effettivamente attivare l’Ego della gola. Però l’Ego serve anche al
rafforzamento delle Effigi: la Lussuria può condurre un soggetto alla ricerca di un’Effigie con cui soddisfarsi.
Le prime due menti sono espressione degli Ego e pertanto si definiscono menti egoiche attive. La terza è invece
espressione dell’Essenza e si definisce mente interiore passiva. La Mente scettica accetta solo ciò che può essere
confermato dai cinque sensi e perciò viene chiamata anche Mente sensoriale. E’ la mente della scienza ufficiale,
accademica, e crede solo nelle sperimentazioni riproducibili in laboratorio o negli studi condotti con determinati
"metodi" razionali. Di tutto il resto dubita. Questa Mente, a cui si conferisce normalmente l’unico credito, è invece
ingannevole, perché i cinque sensi non danno l’immagine esatta della realtà. La vista e l’udito sono, ad esempio,
molto limitati: certi animali vedono e sentono cose che noi non vediamo e non sentiamo. La cosiddetta "scienza" è
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stata pertanto costretta, in passato, a formulare le sue teorie sulla base di sperimentazioni imperfette; teorie che,
ancor oggi, continua sempre a modificare in seguito a nuovi, fallaci, strumenti di percezione prodotti dalla
tecnologia. Pertanto, la "scienza" non possiede la verità per il semplice fatto che la verità non può essere provvisoria.
Del resto, essa stessa ammette che "la realtà è inconoscibile" , perché i dati di cui può disporre sono parziali ed
impermanenti.
La Mente dogmatica accetta soltanto ciò che corrisponde a certi suoi contenuti precostituiti e ritenuti veri, ma che
veri non sono: sono invece, per l’appunto, dogmi prodotti dagli Aggregati psichici. E’ quindi una mente basata sul
pregiudizio. Una tale mente non potrà mai essere aperta al nuovo e rappresenta uno dei più grandi ostacoli al
lavoro interno.
La Mente interiore è collegata unicamente con l’Essenza. E’ perciò mente di Verità e di Sapere. Si deve alla presenza
di questa Mente se il ricercatore sente l’inquietudine che lo conduce alla porta della Conoscenza e riesce ad aprirla.
L’unico problema è che l’Essenza, nell’uomo comune e corrente, è solo un 3% del totale e, per di più,
completamente addormentata. Le due menti egoiche attive (scettica e dogmatica) sono infedeli e meccaniche perché,
essendo al servizio dell’Ego, non consentono la formazione di
concetti reali. In esse vengono elaborati pensieri soggettivi,
illusori, condizionati. Non sono dunque menti creative, ma
ripetitive. Si limitano cioè a ripetere, e spesso in modo parziale
ed imperfetto, ciò che hanno appreso in precedenza e lavorano
attraverso l’imitazione e la credulità. Esse appartengono quindi
all’uomo dei primi due stati di coscienza. Gli Ego che
condizionano e compongono le prime due menti, si stratificano
in numerosi livelli (48 o 49, secondo certe tradizioni). Tali livelli
costituiscono l’ inconscio. Si può pertanto paragonare la Mente
ad un lago profondo (fig. 2), che in superficie è rappresentato
dagli Ego del preconscio ed in profondità da quelli dell’ inconscio
profondo (l’Es, secondo Freud). Il 3% di Essenza, cioè il livello
del conscio e della Mente interiore, in tale lago non è
rappresentato, se non occasionalmente. Quando l’uomo crede di
essere cosciente, in realtà si serve degli Ego del preconscio:
confondendo il conscio con l’inconscio, egli crede di essere
sveglio, ma invece dorme e sogna. Detto in altri termini, colui
che non è in grado di entrare in relazione stabile con la propria percentuale di Essenza libera trascorre l’esistenza
unicamente tra i vari livelli dell’inconscio senza mai poter sperimentare l’Io cosciente. Tutte le diverse dottrine
psicologiche o psicoanalitiche riconoscono una presenza stabile dell’ io cosciente negli esseri umani. Da quanto finora
esposto, si deduce invece che l’ io cosciente, di norma, non è affatto una presenza stabile nella psiche dell’uomo. Ciò
che viene definito io cosciente è, in realtà, l’io del secondo stato di coscienza ("pistis", vedi argomento del mese n.
2), che sembra sveglio e libero, ma che è invece totalmente condizionato e addormentato. Solo attraverso
l’eliminazione dell’Ego e la progressiva riduzione delle due Menti attive, il lago incomincia a riempirsi di Mente
interiore, di pura Coscienza, costruita attorno ad una quota sempre maggiore di Essenza libera. E’ la situazione che
porta alla costituzione dell’ anima formata. I contenuti delle prime due menti si esprimono nel Centro intellettuale
attraverso la memoria meccanica, cioè una capacità di ricordare totalmente gestita dalla volontà dell’Ego. In certi
casi il ricordo è facile, perché appartiene agli Ego superficiali del preconscio. In altri più difficile o addirittura
impossibile, quando appartiene agli Ego dell’inconscio profondo, che giacciono sepolti negli strati più sommersi della
psiche. Per gli Ego di questo tipo, il cui ricordo è normalmente impossibile, risale già a Freud la messa a punto di una
particolare tecnica di indagine, nota come "metodo delle associazioni libere". Essa sfrutta un funzionalismo
fondamentale della mente egoica, l’associazione mnemonica meccanica (AMM), secondo la quale tutti i contenuti
della mente, anche quelli più profondi, si mettono spontaneamente in relazione tra loro attraverso piccole parti
comuni (assonanze, somiglianze, analogie simboliche ecc.). La persona che lascia la propria mente libera di associare i
propri contenuti e sfugge alle ripetizioni meccaniche della vita quotidiana realizzando, anche per breve tempo, una
condizione di perfetto rilassamento corporeo e di isolamento dall’ambiente esterno, sarà invasa da ogni tipo di
pensiero e vedrà comparire davanti a sé numerosissime immagini, collegate tra loro in modo apparentemente
illogico, ma tutte espressione di Ego ben precisi e talvolta anche molto profondi. Ciò che conta è poter sperimentare
la presenza di questo mondo sommerso e nascosto, le sue dinamiche ed i suoi effetti sulla psiche e sul corpo fisico.
Spesso le immagini sono così brevi ed evanescenti che si percepiscono solo al momento del loro svanire. Nella
situazione psicoanalitica, lo sperimentatore è un soggetto esterno, l’analista, che raccoglie le fuggevoli impressioni e
ne documenta i percorsi. Nella situazione del ricercatore solitario è invece il soggetto stesso a doversi rendere
oggettivo scienziato di se stesso. Ciò è possibile unicamente se egli, entrando in rapporto con il suo 3% di Essenza,
diventa capace di vivere l’istante e di rendersi cosciente delle proprie dinamiche interne nel momento preciso del
loro manifestarsi. Si crea così una vera e propria pratica di conoscenza interiore in cui, attraverso l’AMM, i diversi
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Aggregati psichici hanno la possibilità di essere osservati in modo oggettivo per essere studiati e compresi. Come
mostra la figura 3, la Coscienza (il 3% di Essenza) non occupa un posto preciso nel lago della mente, potendovi
penetrare dovunque, per farvi luce. A differenza di Freud, che collocava l’Io cosciente nel livello più superficiale delle
istanze psichiche e che mai quindi avrebbe potuto indagare negli strati dell’Es, il nostro ricercatore solitario,
polarizzato nell’Essenza, si rende conto di poter illuminare anche il proprio inconscio e di giungere
all’autorivelazione.
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all’origine di due processi particolarmente disturbanti per la conoscenza interiore: la chiacchiera mentale e la
fantasia. Tali processi generano, all’interno dello spazio psicologico, un costante "rumore di fondo", come un
eccessivo sommovimento della superficie del lago, che impedisce la manifestazione dell’Essenza (fig. 5). Essi,
pertanto, sono da riconoscere e da eliminare al più presto da colui che cerca, perché sono all’origine di tre
fondamentali ostacoli: sottraggono energie, rendono impossibile l’autoricordo e l’esperienza dell’istante,
impediscono l’autoanalisi. Per quanto riguarda i ricordi, dobbiamo distinguere i ricordi della memoria meccanica e i
ricordi della memoria-lavoro. I ricordi della memoria meccanica sono collegati alle due menti egoiche attive (scettica
e dogmatica) e sono dunque espressione di Aggregati della psiche. Essi non servono al lavoro interno, anzi, lo
ostacolano suscitando stati interiori negativi come il rimpianto, il rammarico, il vittimismo, l’orgoglio, la vanità ecc..
Possiamo anche definirli residui negativi della mente o scheletri del passato.
I ricordi della memoria-lavoro sono collegati invece con la mente interiore. Non sono dunque espressione di Ego,
ma di Essenza, e sono utili al progresso nel lavoro interno. Ad esempio, consentono lo studio di un difetto, l’analisi
di un sogno, la realizzazione di una pratica, la comprensione di un libro ecc..
Mentre la memoria meccanica è fondata sul passato, la memoria-lavoro si fonda sul presente, sull’istante, sull’attimo.
E’ quindi una memoria reale, concreta, scollegata con qualsiasi tipo di fantasia. Del resto, il lavoro interno inizia ogni
istante da capo e si compie vincendo quella tentazione di voltarsi indietro che fece trasformare la moglie di Lot in
una statua di sale. Fantasia e la chiacchiera mentale, espressioni della AMM propria delle menti egoiche attive,
trovano il loro corrispettivo, nella mente interiore, nell’ immaginazione e nel silenzio interiore. L’ immaginazione è
dunque una facoltà della Coscienza ("immaginazione cosciente") e si distingue dalla fantasia perché si compie non
nella proiezione attiva dell’Ego, ma nel raccoglimento sull’Essenza. Ciò che produciamo con l’immaginazione
cosciente si compie sempre, non solo nei cosiddetti "mondi interni", ma anche nel mondo fisico secondo il detto:
"immaginare è creare". L’eliminazione della chiacchiera interna e il conseguente silenzio della mente attiva,
condizione indispensabile per la relazione con il 3% di Essenza, permette di sperimentare uno stato interiore di
fondamentale importanza per il lavoro interno: la concentrazione. Per concentrazione dobbiamo intendere una
particolare facoltà dell’Essenza, espressa dalla mente interiore, che consente di rivolgersi ad un unico pensiero
vivendo l’istante in perfetto autoricordo. Secondo questa definizione, perché si possa parlare di concentrazione,
occorrono alcune condizioni ben precise:
- capacità di usare le facoltà dell’Essenza: esse, a causa della prevalenza dell’Ego nello spazio psicologico, sono
normalmente atrofizzate; si tratta di risvegliarle con l’esercizio costante, proprio come si riabilita un arto atrofizzato;
- uso della mente interiore: la concentrazione è dunque una facoltà passiva, spontanea, che si verifica senza alcuno
sforzo e senza alcun dispendio di energie;
- esistenza di un unico pensiero: i pensieri che, assieme ai relativi problemi, di norma affollano in massa lo spazio
psicologico, nella concentrazione sono affrontati uno per volta, con metodo rigoroso;
- capacità di vivere l’istante: la concentrazione si compie nel momento presente; l’unico pensiero, cioè, dev’essere
attinente ad una situazione reale che avviene nel "qui ed ora", e deve rispettare il principio della "chiave di S.O.L."
(soggetto - oggetto - luogo);
- stato di autoricordo: chi pratica la concentrazione deve vivere in collegamento con la propria parte Reale ed in
continuo ricordo della propria Essenza.
Distinguiamo inoltre due tipi di concentrazione. Una avviene mentre i Centri della Macchina organica sono attivi
(soprattutto il Centro intellettuale) e si verifica nella vita corrente di tutti i giorni; l’altra avviene nel completo riposo
di tutti i Centri e si compie nel corso di un’apposita pratica.
Si tratta di eseguire le attività della giornata in accordo alle caratteristiche della concentrazione appena ricordate e
cioè:
1) vivere l’istante con un unico pensiero legato alla situazione reale. Ciò viene comunemente espresso con le frasi: "se
devi lavarti, lavati; se devi vestirti, vestiti; se devi guidare l’automobile, guida l’automobile; se devi lavare i piatti,
lava i piatti." E così via. Se infatti chi guida l’automobile dà ascolto ai diversi pensieri che possono entrare nella sua
mente, non vive l’istante e guida in modo meccanico, forse anche pericoloso.
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2) servirsi della mente interiore, integra e passiva, e abbandonare l’uso delle menti egoiche, attive e frammentate,
apportatrici di chiacchiera, fantasia e distrazione. Ciò significa portare a termine i singoli obbiettivi programmati,
senza permettere intrusioni di elementi disturbanti. A questo proposito, se la fantasticheria sterile è una pratica da
abbandonare, la programmazione della giornata, fissando anche materialmente su un’agenda compiti e scadenze,
può essere di grande aiuto. Potremmo anche in questo caso ricorrere ad alcune frasi, del tipo: "se esci per fare la
spesa, fai la spesa e non fermarti al bar; se devi andare ad una conferenza, non fermarti a parlare con l’amico; se
devi studiare, studia senza guardarti intorno".
3) essere in autoricordo. Non esiste concentrazione senza autoricordo, perchè, come abbiamo visto, la
concentrazione è una facoltà della coscienza. L’atteggiamento interiore di chi vive in autoricordo è il distacco, la
consapevolezza cioè che, al di là degli obbiettivi prefissati, ciò che conta è non perdere il rapporto con la propria
Essenza. Tale condizione potrebbe essere riassunta dalla frase: "se devi lavare i piatti, lava i piatti, ma se non puoi
farlo adesso, pazienza, lo farai dopo."
Le caratteristiche della concentrazione sopra descritte possono, in ultima analisi, essere riassunte in una sola: l’uso
della mente interiore. Chi usa la mente interiore, infatti, è già naturalmente concentrato: la relazione con l’Essenza gli
consente di vivere l’istante in autoricordo e senza chiacchiera mentale. Se tali caratteristiche sono state specificate, lo
si è fatto unicamente a scopo didattico, cioè per poter differenziare la concentrazione da altri stati interiori
apparentemente molto simili e con i quali essa non va confusa. L’ attenzione, per esempio, non è una facoltà della
coscienza e non presuppone l’uso della mente interiore. Manca anche l’autoricordo. Tuttavia, le menti egoiche, pur
sempre pronte a dubitare e a confrontare, sono disciplinate: la loro attività è ridotta al minimo ed è quasi assente la
chiacchiera mentale. Ciò consente alla persona attenta di vivere l’istante e di avere il pensiero indirizzato verso un
unico obbiettivo. La condizione opposta all’attenzione è la distrazione. In essa, le menti egoiche sono totalmente
indisciplinate ed il soggetto è facile preda della chiacchiera mentale e di ogni tipo di attività fantastica. Non è
assolutamente possibile vivere l’istante e il pensiero erra vagando tra una quantità di pensieri diversi. L’
identificazione può, a prima vista, essere confusa con l’attenzione, perché la mente è indirizzata ad unico oggetto.
Ma guardare un film immedesimandosi nelle vicende dei personaggi, lasciarsi affascinare da una partita di pallone,
piangere ascoltando una certa musica non è vita reale, bensì sogno. Nell’ identificazione, infatti, ciò che domina
nella mente è un Ego che porta la persona a perdere non solo la coscienza di sé, ma anche la consapevolezza
dell’istante: in questo stato, che è lo stato interiore di quasi tutti coloro che non seguono un percorso di
autoconoscenza, l’illusione viene scambiata per realtà e la vita si consuma in una continua serie di rappresentazioni
ingannevoli.
Riassumiamo nella tabella sottostante le principali caratteristiche psicologiche degli stati interiori descritti in questo
capitolo.
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LE LEGGI COSMICHE
Tutto in natura ritorna: il sole, la luna, le stagioni, le giornate. Tutto si ripete sempre allo stesso modo, nulla di
nuovo è sotto il sole. Ogni nuova giornata è in definitiva una ripetizione delle giornate precedenti, con gli stessi
pensieri, gli stessi gesti, gli stessi avvenimenti ecc.. E' un'illusione credere che il tempo sia lineare; in realtà il tempo è
circolare, e tutto ciò che accade nel tempo, ritorna: guerre, paci, rivoluzioni, controrivoluzioni. Anche noi
ritorniamo. La nostra Essenza, dopo aver esaurito la sua manifestazione in un corpo fisico, ritorna in un altro corpo
fisico per un numero finito di volte (nel corpo fisico dell’uomo 108 volte, secondo gli orientali). La vita dell'uomo è,
in realtà, una serie di esistenze caratterizzate dal ritorno della medesima essenza. Non
dobbiamo confondere il ritorno, che è meccanico, con la reincarnazione, che è cosciente.
Solo un Maestro autorealizzato può decidere coscientemente di reincarnarsi. E' importante
riuscire a superare la legge del ritorno; al riguardo, si veda quanto verrà detto più avanti, a
proposito della legge di evoluzione e involuzione.
Tutto ritorna e si ripete allo stesso modo. Anche per l'uomo è lo stesso Ogni esistenza è una
ripetizione noiosa e dolorosa dell'esistenza precedente. Ciò è dovuto alla meccanicità
dell'Ego, che si rende responsabile degli eventi della nostra vita. Un Ego, che prende il
sopravvento all'età di vent'anni provocando un certo avvenimento, riprenderà il
sopravvento a vent'anni nell'esistenza successiva, perché così è già stato nell'esistenza
precedente. Per superare questa legge, causa del perpetuarsi di avvenimenti dolorosi, è
indispensabile l'eliminazione dell'Ego, cioè il progressivo aumento della quota di Coscienza.
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Gli avvenimenti che si succedono nel corso di un'esistenza possono essere di tre tipi:
1. eventi casuali;
2. ricorrenze;
3. eventi prodotti dalla volontà cosciente.
Questi ultimi sono quasi inesistenti, essendo addormentati. La vita dell'uomo è dunque gestita unicamente dal caso e
dalla ricorrenza meccanica, con tutte le loro conseguenze (vedi più avanti, a proposito della "legge di causa-effetto").
Tutto il mondo fisico è soggetto alla legge di entropia. L'entropia è una grandezza matematica che misura la perdita
di energia potenziale in un sistema chiuso. Maggiore è l'entropia, maggiore è l'appiattimento del sistema. La legge
dice che l'entropia cresce spontaneamente. Pertanto, tutto tende spontaneamente all'appiattimento e alla morte.
Questo principio, valido per tutto il mondo materiale, è applicabile anche allo spazio psicologico: l'entusiasmo tende
ad appiattirsi nell'abitudine, il coraggio nel timore, la volontà nella pigrizia e nella depressione. Anche per quanto il
lavoro interno, esso tende ad essere progressivamente abbandonato. Per superare questa legge, almeno nel suo
aspetto psicologico, occorrono interventi esterni del tipo qui di seguito elencati:
La legge di entropia, nel mondo materiale, può essere superata solo se al "sistema" viene fornita energia
supplementare dall'esterno (ad es. una fiamma che riscaldi l'acqua mentre si sta raffreddando). Il modo con cui
l'entropia viene vinta è simboleggiato dalla scala musicale (ottava). La salita di un’ottava avviene in tre fasi:
Le fasi sono separate da una caduta di tono, per superare la quale è necessario
un supersforzo, (in senso psicologico uno "choc cosciente"), cioè un apporto
energetico ancora maggiore. Un buon esempio di come funzioni questa legge è
dato dalla trasformazione dell'acqua. Se ad un blocco di ghiaccio viene
applicata dell'energia sotto forma di calore, arrivati al punto di fusione, questa
deve aumentare; e deve aumentare ancora al punto di evaporazione In campo
psicologico, si dice che un successo conseguito su un ottava, deve poi essere
riqualificato nell'ottava superiore, e così via. Le ottave sono infinite, com'è
infinita la scala del livello dell’essere. Sempre in senso psicologico, lo "choc" in
grado di innescare il supersforzo può essere rappresentato da una grave
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ritorno, la legge può anche essere descritta nella forma di un cerchio (figura) in cui il punto della morte coincide con
quello della rinascita. E’ facile vedere questa legge applicata ad un animale o ad una pianta; ma essa è applicabile
anche ad un pianeta, ad una galassia, ad un universo. Particolarmente importante è considerare come la legge di
evoluzione e involuzione agisce sul pianeta Terra: la natura evolve dal regno minerale, a quello vegetale, a quello
animale fino all'uomo. Per la ragione stessa che evolve, poi non può che involvere, così come quando, raggiunta la
cima di una scala, non si può che scendere. E involve nel regno animale, in quello vegetale e di nuovo in quello
minerale (figura).
Nessuna cosa al mondo è fissa. Tutto si muove tra due estremi che tornano e
ritornano. Questa è una legge meccanica cosmica. Chiaro-scuro, luce-ombra,
costruzione-distruzione, forza-debolezza, bellezza-bruttezza, giovinezza-vecchiaia.
Il pendolo oscilla sempre e attraverso queste alternanze la Natura si perpetua. Il
pendolo agisce anche nello spazio psicologico dell'uomo, esprimendosi soprattutto
conte Bene e Male, e quindi attraverso i "codici morali". La legge, utile alla Natura,
va superata da chi si prefigge il lavoro interno. Bene e Male sono criteri soggettivi.
L'oscillazione deve essere sostituita con un centro permanente ed oggettivo che stia
all'origine della percezione intuitiva e diretta della verità e che permetta di evitare
l'identificazione con uno dei due poli. La legge del pendolo agisce anche nel
mondo del pensiero sociale e religioso, attraverso la formulazione di teorie e
dogmi di carattere opposto. A destra stanno le scuole spirituali, le religioni, le sette; a sinistra stanno le scuole e le
ideologie materialiste. Nessuno conosce la verità, perché questa si trova al centro, in un punto che sta oltre
l'oscillazione (vedi figura).
Questa legge è chiamata anche "santo triamashikam", o legge della conciliazione degli opposti, o legge creatrice. Essa,
in quanto legge di natura, agisce su tutto il cosmo, anche nei suoi aspetti psichici e spirituali. Per comprendere la
legge del tre, bisogna tenere presente la legge di analogia e la legge del simile: com'è sopra, così è sotto; com'è
dentro, così è fuori; il simile attira il simile (ne viene anche curato) e respinge l'opposto. Per esempio, l'acqua si
unisce all'acqua, il fuoco al fuoco; però acqua e fuoco tra loro si respingono. La legge del tre dice che, per creare, è
necessaria la conciliazione degli opposti. Gli opposti sono conciliati dalla terza forza. Occorrono dunque tre forze: la
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forza attiva (positiva), quella passiva (negativa) e quella neutralizzante (neutra). In altri termini, la forza attiva è
respinta da quella passiva; tuttavia, la forza neutralizzante consente la loro conciliazione. Le tre forze, agendo
insieme, sono capaci di creare. Il vapore è generato dall'acqua e dal fuoco che riescono ad essere conciliati dal
recipiente. Un corpo umano viene creato dall'uomo e dalla donna conciliati dall'amore o dal desiderio. Applicate al
campo spirituale, le tre forze prendono il nome di Padre (santo affermare), Figlio (santo negare), Spirito Santo
(santo conciliare). L'universo è creato dal Padre e dal Figlio (1° e 2° Logos) conciliati dall'amore dello Spirito Santo
(3° Logos).
E’ chiamata anche "santo eptaparaparshinock" o legge ordinatrice. Se la legge del tre crea, quella del sette organizza.
L'universo è stato creato in sette giorni, sette sono i giorni della settimana, sette i peccati capitali, le note musicali, le
meraviglie del mondo, i colori dell'iride, i corpi celesti visibili. I sette bracci del candelabro ebraico accennano a
questa legge. Sulla legge del sette si regge tutta l'organizzazione della Natura. La Natura è meccanica, ma
profondamente ordinata. L'uomo, per riuscire in qualsiasi impresa, deve seguire la Natura, imitarla coscientemente
("natura parendum vincitur" = la natura si vince imitandola). Non seguire la legge del sette significa andare contro
natura e fallire in tutte le imprese. Solo l'imitazione cosciente della Natura permette di domarla e padroneggiarla,
secondo il precetto affidato da Dio ad Adamo.
E' impossibile definire l'Assoluto. La definizione migliore è forse quella cabalistica, che citiamo qui di seguito :
"L'Assoluto è l'Essere di tutti gli esseri. LUI è quello che è, quello che è sempre stato e che sempre sarà. Si esprime
come movimento e riposo astratti assoluti. E' la causa dello spirito e della materia, ma non è né l'uno né l'altra.
L'Assoluto è molto oltre la mente; essa non lo può comprendere ed è per questo che possiamo solo intuire la sua
natura. L'Assoluto è molto oltre la vita condizionata, molto oltre il relativo. E' il REALE ESSERE (LUI) che è il NON-
ESSERE perché non ha alcuna concordanza con i nostri concetti; però E' L'ESSERE REALE. Tutto questo, perché non lo
comprendiamo intellettualmente. Per noi è come un NON-ESSERE quantunque sia il REALE ESSERE DELL'ESSERE.
ESSERE è molto più che esistere, e LA RAGION D'ESSERE DELL'ESSERE E' LO STESSO ESSERE. Nell'Assoluto si trova
questa nostra legittima esistenza, che è un non- essere, un non-esistere per la mente umana. L'Assoluto non è un dio
e nemmeno un individuo divino o umano; sarebbe assurdo dar forma a ciò che non ha forma, sarebbe uno
sproposito tentare di antropomorfizzare lo spazio. L'Assoluto è certamente lo spazio astratto incondizionato ed
eterno, molto al di là degli dei e degli uomini. L'Assoluto è LUCE INCREATA che non fa nessuna ombre in nessun
luogo, durante la profonda notte del Gran Pralaya . L'Assoluto è molto oltre il tempo, il numero, la misura, il peso,
la casualità, la forma, il fuoco, la luce e le tenebre. Tuttavia, E' FUOCO E LUCE INCREATA. L'Assoluto, che è Amore,
si manifesta creando ("l'amore crea"). Tale manifestazione ("mahavantara" in sanscrito) si realizza periodicamente
attraverso i "giorni cosmici" e le "notti cosmiche". Il periodo del Mahavantara è infinitamente lungo. Durante i "giorni
cosmici" ("Mahakalpa"), l'Assoluto emette ("vomita") particelle infinitesime di sé, delle MONADI; durante le "notti
cosmiche" ("Mahapralaya"), le riassorbe. Le Monadi costituiscono il REALE ESSERE dell'uomo, il principio spirituale
individuale da cui ciascuno di noi deriva. Per questo fatto la Monade può anche essere definita come nostro PADRE
INDIVIDUALE. In realtà essa è una conciliazione dei due principi primordiali (maschio-femmina, Yin-Yang, luce-
tenebre, giorno-notte ecc. ) perfettamente fusi ed integrati. Dal nostro punto di vista di esseri umani, si può pertanto
affermare che ciascuno ha, nella Monade, un proprio Padre (Padre Spirituale) e una propria Madre Spirituale
Individuale (Madre Divina), così come mondo fisico possiede un padre e una madre fisica. In analogia con quanto
avviene per i genitori fisici, si è soliti attribuire al Padre Spirituale la funzione della sapienza, del consiglio,
dell'insegnamento, dell' orientamento; alla Madre Divina quella della protezione, della consolazione,
dell'incoraggiamento, dell'aiuto nel lavoro interno. Ogni individuo umano possiede nel proprio corpo fisico due
atomi autentici della propria Monade, cioè due atomi di puro Spirito: l'atomo del Padre, che è pura Sapienza,
nell'intracciglio; l'atomo della Madre, che è puro Amore, nel cuore. Questi due Atomi, nel loro insieme, formano ciò
che viene definito "ESSERE INTERNO"; esso è presente solo al vertice dell'evoluzione del mondo fisico, e pertanto
solo nell'uomo. Egli però non lo può percepire a causa della grande distanza che separa il mondo fisico dal mondo
dello Spirito. Nell'uomo, la mediazione tra mondo fisico e mondo spirituale è rappresentata dall'Anima ("Manas").
Essa è il risultato di uno sdoppiamento della Monade, sdoppiamento che, pur non alterandone la natura divina, la
rende compatibile con la densità del mondo fisico. Nell'uomo comune e corrente però, come di sa, l'Anima è quasi
completamente frammentata e intrappolata nell'Ego, ed è libera ed integra solo per un 3%. Ciò significa che
normalmente l'uomo non possiede l'Anima, bensì solo un embrione d'Anima, un PRINCIPIO ANIMICO. Questo
principio prende il nome di ESSENZA, ed è comunemente rappresentato come una stella a cinque punte. Essere ed
Essenza sono due aspetti diversi dell'unica Monade. Il principio animico della Monade, che nell'uomo viene
chiamato Essenza, è presente anche in tutti gli altri aspetti della natura (minerali, vegetali, animali). Nelle forme
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evolutivi ad esso si dà il nome di ELEMENTALE. Ogni pianta, ogni pietra, ogni animale di tipo evolutivo possiede il
proprio Elementale che vive felice al servizio della Madre Natura: folletti dei boschi, gnomi delle rocce, silfidi dei
ruscelli, salamandre del fuoco ecc.. Gli Elementali esistono anche nel corpo dell'uomo. Il principio animico della
Monade è presente anche nelle forme involutive della natura; viene chiamato con il termine di Essenza ("Essenza in
involuzione") . Poiché il corpo fisico dell'uomo è sede dell'Atomo del Padre e della Madre (Spirito) ma è anche
veicolo di manifestazione dell'Essenza (Anima), definire l'uomo come UNA TRIADE DI CORPO, ANIMA E SPIRITO.
Prima di possedere un corpo umano, la Monade si esprime attraverso un elementale della natura con un corpo da
minerale, vegetale ed animale. Al termine del ciclo delle esistenza umane, se non trova la via per la propria
autorealizzazione, la stessa Monade si esprimerà con l'Essenza in involuzione nei mondi inferni.
I COSMI I Cosmi sono sette e originano dal SACRO SOLE ASSOLUTO (S.S.A.).
Dal S.S.A. esce un raggio (il raggio della creazione) costituito da un'unica forza spirituale purissima (esotericamente: il
Santo Ochidanoch). Questo raggio si sdoppia in tre e crea un Universo.
Primo Cosmo: si chiama anche PROTOCOSMO. E’ immanifestato, perché esiste prima della creazione. E’ costituito
dall'insieme di tutti i Sacri Soli Assoluti. E' l'Assoluto nella sua potenzialità creatrice. Il Protocosmo è governato da
un'unica legge, quella dell'Amore, detta anche legge del Libero Arbitrio, che dell'amore è la più grande espressione. Il
Protocosmo vibra sulla nota DO dell'ottava superiore.
Secondo Cosmo: è detto anche AIOCOSMO ("cosmo santo"). E' il primo grado della manifestazione. Rappresenta
l'insieme di tutti gli universi, di tutte le galassie, di tutti i possibili corpi celesti. E' un Cosmo purissimo, in cui regna
un'armonia paradisiaca (la "musica delle sfere" di Keplero). E' retto unicamente dalle tre leggi fondamentali, cioè dal
cosiddetto "santo Triamashikam": affermazione, negazione, conciliazione. Vibra sulla nota SI.
Terzo Cosmo: si chiama anche MACROCOSMO. E' rappresentato dai corpi celesti della nostra galassia, che ruota
attorno a Sirio, il sole del sistema di Hors. E' retto da sei leggi e vibra sulla nota La.
Quarto Cosmo: E' anche detto DEUTEROCOSMO. E' il Cosmo del nostro sistema solare, governato da dodici leggi.
Vibra sulla nota SOL.
Quinto Cosmo: o MESOCOSMO. Rappresenta il pianeta Terra ed è governato da ventiquattro leggi. Vibra sulla nota
FA.
Sesto Cosmo: : MICROCOSMO. E' l'Uomo, retto da quarantotto leggi. Vibra sulla nota Mi.
Settimo Cosmo: è anche detto TRITOCOSMO. Rappresenta le viscere della Terra, il mondo minerale sommerso. E' il
cosmo dell'involuzione infernale. In esso le leggi aumentano a dismisura da 96 fino a 864. Vibra sulla nota RE.
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Non bisogna credere che i Cosmi siano realtà esclusivamente materiali. Nei Cosmi coesistono mondi, corpi,
dimensioni che si penetrano e si compenetrano e che solo in piccolissima parte possono appartenere all'esperienza
dei cinque sensi tradizionali dell'uomo.
I MONDI
Il mondo che è oggetto della nostra esperienza comune si chiama MONDO FISICO, o mondo tridimensionale di
Euclide (altezza, larghezza, profondità). E' il mondo indagato dalla cosiddetta "scienza sperimentale".
Il Mondo Fisico esiste in quanto è strettamente collegato con il MONDO VITALE, detto anche mondo eterico. Il
Mondo Vitale di manifesta solo nel tempo. Esso non è quindi rappresentabile nello spazio e non è percepibile dai 5
sensi, anche se in qualche modo è misurabile e rappresentabile.
Il Mondo Vitale è necessario al Mondo Fisico affinché questo si possa manifestare. Insieme, i due Mondi formano il
mondo dell'esperienza comune dell'uomo, chiamato anche inondo dello spazio-tempo, o mondo cellulare, o mondo
delle 48 leggi.
Oltre a questi due Mondi, esistono altri nove mondi (mondi interni), ciascuno dei quali è distinto in inferiore e
superiore. I mondi inferiori prendono anche il nome di MONDI INFERNI, o mondi infradimensionali, circoli, sfere, o
Mondo di Plutone. I mondi superiori prendono anche il nome di CIELI. Nel loro complesso, quindi, i nove mondi
interni sono organizzati in nove sfere e nove cieli. In essi il tempo non esiste: ciò che nel Mondo Fisico avviene nel
tempo, nei Mondi Interni è già avvenuto.
• MONDO ASTRALE: mondo della Luna . Mondo molecolare. 24 leggi (superiore); 96 leggi (inferiore).
• MONDO MENTALE: mondo di Mercurio. Mondo atomico. 12 leggi (superiore); 192 leggi (inferiore).
• MONDO CAUSALE: mondo di Venere. Mondo della Volontà/Coscienza. Primo mondo elettronico. 6 leggi
(superiore) e 288 leggi (inferiore).
• MONDO INTUIZIONALE o BUDHI: mondo del Sole. Secondo mondo elettronico. 6 leggi, (superiore); 384
leggi (inferiore).
• MONDO ATMICO o DELL'INTIMO: mondo di Marte. Terzo mondo elettronico. 6 leggi (superiore); 480
leggi (inferiore).
• MONDO NIRVANICO: mondo di Giove. Quarto mondo elettronico. 3 leggi (superiore); 576 leggi
(inferiore).
• MONDO PARANIRVANICO: mondo di Saturno. Quinto mondo elettronico. 3 leggi (superiore); 672 leggi
(inferiore).
• MONDO MHAPARANIRVANICO: mondo di Urano. Sesto mondo elettronico. 3 leggi (superiore); 768 leggi
(inferiore).
• MONDO DI NETTUNO: EMPIREO, 1 legge (superiore); NONA SFERA, centro dell'Inferno, 864 leggi
(inferiore).
1. Mondo vitale. E' un mondo energetico senza alcuna estensione. Qualunque corpo materiale in esso
scompare, conservando solo la parte energetica. E' chiamato anche mondo Jinas. Il Mondo vitale ha delle
"porte" che lo mettono in facile comunicazione con il contiguo Mondo fisico, attraverso le quali si può
passare anche incoscientemente (triangolo delle Bermude). L'Essenza si manifesta nella parte vitale del
mondo minerale, vegetale ed animale evolutivo sotto forma di elementali della Natura, o Deva (gnomi,
folletti, salamandre ecc.). Anche il corpo fisico dell'uomo possiede gli elementali nel Mondo vitale; ad essi ci
si può rivolgere per ottenere la guarigione da malesseri o da malattie.
2. Mondo astrale. E' anch'esso un mondo parallela a quello fisico, collegato con la parte emozionale della
macchina umana e particolarmente con il Centro Emozionale Superiore (C.E.S.). Il Mondo astrale inferiore è
detto anche LIMBO, o mondo dei sogni, o mondo dei morti (mondo intermedio), perché colà si reca l'Ego
pluralizzato di ogni persona quando sogna o quando disincarna. Nel Mondo astrale superiore si possono
attingere saggezza e aiuti di diverso tipo per il lavoro interno. E’ indispensabile riuscire a diventare padroni
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del Mondo astrale, riuscire ad andarvi coscientemente. Esistono metodi e tecniche che insegnano ad uscire
coscientemente nel Mondo astrale.
3. Mondo mentale. Lo spazio psicologico di ciascuno è MENTE. Nel loro insieme, gli spazi psicologici di tutta
l'umanità costituiscono il Mondo mentale. Nella parte inferiore di questo Mondo regna la fantasia e l'Ego.
Nella sua parte superiore regna invece la Mente interiore, l'immaginazione cosciente, la memoria-lavoro. La
disciplina della mente e l'uso dell'immaginazione sono il
primo passo verso l'esplorazione corretta del Mondo
mentale.
4. Mondo causale. In questo mondo non è più possibile essere
meccanici o infracoscienti; questo è infatti il mondo della
volontà/coscienza. E' anche il mondo delle cause degli
eventi dell'esistenza di ciascuno. Chi esplora questo mondo
nella sua parte superiore lo può fare solo coscientemente, e
incomincia a impadronirsi della propria ANIMA (Manas).
5. Con il Mondo causale inizia la manifestazione dei
cosiddetti Mondi psichici (cioè relativi all'Anima: Causale o
dell'Anima umana, Intuizionale o dell'Anima divina, Atmico
o dell'Intimo) e i Mondi paradisiaci (Nirvana, Paranirvana,
Mahaparanirvana), fino all'Empireo. Analogamente, nella
parte inferiore, iniziano i grandi Mondi infernali che
giungono, gradatamente, fino al loro centro in cui si
realizza la morte seconda: LA NONA SFERA.
I CORPI
- ATMAN o INTIMO
- SAMBHOGAKAYA (Figlio)
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- ADH I KAYA (Padre)
- DHARMAKAYA (MONADE)
Ogni Corpo abita nel rispettivo mondo. Ad esempio, il Corpo fisico abita nel Mondo fisico, il Corpo astrale nel
Mondo astrale ecc..
Analogamente al C.F., tutti i Corpi possiedono organi di senso adatti a sperimentare la realtà di ogni mondo. Ad
esclusione del Corpo fisico e del Corpo vitale, che già esistono sia pure in forma imperfetta e che devono soltanto
essere "rigenerati", tutti gli altri corpi di norma non sono formati e devono appena essere "generati" nel corso
dell'esistenza attraverso il lavoro interno. Notiamo che nessun corpo vivente nasce senza un atto sessuale.
Analogamente, tutti i Corpi, per essere viventi e coscienti, possono essere generati soltanto in conseguenza di un uso
cosciente della sessualità. Diamo adesso un breve glossario relativo ai Corpi.
Corpo fisico: detto anche macchina umana o macchina biologica. E' il corpo materiale che vive nel Mondo
fisico/tridimensionale/euclideo, dove è veicolo di manifestazione dell'Essenza. Dopo la morte, si disgrega
rapidamente.
Corpo vitale: detto anche Corpo eterico. Si compenetra al Corpo fisico e ne permette l'esistenza costituendone il
tessuto energetico. E’ dunque un corpo energetico. Un Corpo vitale forte rende anche forte e in buona salute il
Corpo fisico. I due Corpi sono strettamente uniti e interdipendenti e, insieme, permettono all'Essenza di manifestarsi
nel mondo cellulare dello spazio/tempo. Gli elementali della natura si sono tutti ritirati nel mondo vitale: essi,
pertanto, non si manifestano più con il Corpo fisico, bensì soltanto con il Corpo vitale. Talvolta, il Corpo vitale può
esser visto sotto forma di AURA variamente colorata, una specie di corona luminosa che circonda il corpo fisico e i
cui colori cambiano a seconda delle condizioni fisiche, psichiche o spirituali del soggetto. Come il Corpo fisico, anche
il Corpo vitale è già generato, ma deve essere "rigenerato". Dopo la morte, il Corpo vitale si disgrega assieme al
Corpo fisico, e talvolta si rende visibile accanto alla tomba con l'aspetto di una fiammella verde-bluastra: il fuoco
fatuo.
Corpi interni: detti anche "corpi sottili". Sono i Corpi che abitano i mondi al di fuori dello spazio/tempo, cioè i
cosiddetti "mondi interni". Di regola, tali corpi non sono generati ed esistono allo stato di "fantasma", nella forma
cioè di corpo lunare (vedi voce seguente).
Corpi lunari: la dizione è riferita in particolare al Corpo astrale, mentale e causale. Sono chiamati anche "fantasmi" o
"corpi di desiderio". Sono i corpi interni prima di essere generati. Essi sono formati dall'Ego pluralizzato e sono
pertanto veicolo dell'Ego. Essi possono esplorare soltanto gli aspetti inferiori (infernali) rispettivi mondi, sia in modo
incosciente che cosciente ("uscita cosciente in corpo astrale lunare"). Normalmente, il Corpo astrale lunare esplora in
modo incosciente e meccanico l'Astrale inferiore durante i sogni e dopo la disincarnazione.
Corpi solari: sono gli stessi corpi di cui sopra, però dopo il processo di il "generazione" ottenuto con il lavoro interno
(1: eliminazione dell'Ego; 2. uso cosciente della sessualità; 3: sacrificio per gli altri). I Corpi solari abitano
coscientemente in ogni aspetto dei rispettivi mondi, sia nella loro parte inferiore che in quella superiore.
I Corpi solari possono essere "riqualificati" in ottave superiori, e si trasformano in corpi di luce e in corpi d'oro (Corpi
Esistenziali Superiori dell'Essere).
Corpo astrale: normalmente, non possediamo il vero corpo astrale (solare), ma solo un corpo astrale lunare
(fantasma astrale). Con questo corpo lunare possiamo esplorare solo le regioni inferiori del mondo astrale, cioè il
Limbo (il Regno dei morti) e la Regione dei sogni. In queste regioni i messaggi utili al lavoro interno, per quanto ci
siano, sono però avvertiti perlopiù in forma confusa e indiretta. Pertanto, è urgente costruire il Corpo astrale solare
per attingere direttamente saggezza e insegnamento dalle regioni coscienti del Mondo astrale. I "sensi" del Corpo
astrale solare sono costituiti dai 7 chakra.
Corpi di peccato: sono i primi quattro corpi (fisico, vitale, astrale e mentale). Si chiamano così perché sono i corpi
che, anche se generati e solari, ancora precedono la formazione dell'Anima e non presuppongono il raggiungimento
della Maestria con il conseguente abbandono della ruota del Samsàra. Sono i Corpi in cui si manifesta l'Essenza. Solo
con la formazione del Corpo Causale solare (Manas) l'Essenza di trasforma in Anima e l'iniziato, dotato di volontà
cosciente, consegue la Maestria.
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Corpi psichici: sono i veicoli di manifestazione dell'Anima: Corpo causale: Manas o anima umana; Corpo budhico:
Budhi o anima divina; Corpo atmico: Atman, o Intimo (Maestro interno).
Corpi spirituali: nel loro complesso formano il "TO SOMA HELIAKON" (Corpi celesti). Ci si riferisce ai corpi del
primo, secondo e terzo Logos (Padre, Figlio e Spirito Santo), cioè ai primi tre Kaja. Essi si ottengono ad un grado
molto elevato di Maestria.
Il Corpo fisico ha 48 leggi; Il Corpo vitale ha 48 leggi; Il Corpo astrale ha 24 leggi; Il Corpo Mentale ha 12 leggi; I
Corpi psichici hanno 6 leggi; I Corpi spirituali hanno 3 leggi; La Monade ha 1 legge.
LE GERARCHIE I Mondi, oltre che da Corpi (lunari e solari), sono abitati anche da "esseri spirituali". Essi esprimono
la diretta volontà dell'Assoluto in ogni aspetto della sua manifestazione; è l'Assoluto che abita nei mondi
proporzionandosi ad essi. Da questo punto di vista, l'Assoluto può anche essere concepito come l'insieme di tutti gli
esseri spirituali (la "candida rosa" del Paradiso dantesco). Gli "esseri spirituali" sono anche definiti "l'esercito della
voce". Ogni persona che, liberandosi dal Samsara, raggiunge la Maestria e si ricongiunge con la propria Monade
(Maestro autorealizzato), si ricongiunge anche con l'Assoluto ed entra a far parte dell'esercito della voce. Può allora
liberamente decidere di continuare a svolgere il suo compito in un Mondo qualsiasi. Se il mondo scelto è quello
fisico, egli deve "incarnarsi": il VERBO (voce) deve acquistare un corpo fisico ("et Verbum caro factum est et abitabit
in nobis"). Si parla in questo caso di REINCARNAZIONE. Esistono Maestri autorealizzati tanto nella parte superiore
quanto in quella inferiore dei Mondi, cioè nei Mondi inferni (Ekate Proserpina), e che esprimono la volontà
dell'Assoluto quindi anche nelle Infradimensioni del Tritocosmo. Gli esseri che popolano la zona superiore dei Mondi
interni sono chiamati anche "gerarchie angeliche" o, secondo la dizione gnostica, "Arconti pneumatici" (da pneuma =
spirito). A seconda del mondo da loro abitato, le gerarchie angeliche sono state da sempre distinte in: angeli (m.
astrale), arcangeli (m. mentale), principati (m. causale), potestà (m. budhico), virtù (m. atmico), dominazioni
(nirvana), troni (paranirvana), cherubini (mahaparanirvana), serafini (empireo). A seconda invece dei loro compiti,
le gerarchie angeliche si dividono in sette RAGGI: amore, giustizia, forza, morte, medicina, vita e sapienza.
Esaminiamone alcuni.
Giustizia: la Giustizia cosmica è amministrata da 43 giudici, che hanno il difficile compito di mantenere l'equilibrio tra
causa ed effetto. Pertanto, la Giustizia cosmica è rappresentata simbolicamente dalla BILANCIA (vedi più avanti,
legge del Karma).
Vita: gli Angeli della vita hanno il compito di collegare l'Essenza con il rispettivo spermatozoo fecondante, dietro
indicazione da parte dei 43 giudici.
Forza: queste gerarchie aiutano e proteggono il lavoro interno di ciascuno; in modo particolare aiutano a superare le
prove.
Morte: gli Angeli della morte, in accordo con la Madre Divina, tagliano il filo di energia eterica ("Antakarana") che
collega l'Essenza con il rispettivo Corpo fisico.
Amore: sono gerarchie che insegnano la compassione e il sacrificio per gli altri. Proteggono l'amore coniugale e
familiare.
Saggezza: gli Angeli della saggezza rendono comprensibili nei diversi mondi i messaggi del Padre, che altrimenti
andrebbero confusi e dimenticati (ad esempio quelli che avvengono durante i sogni notturni, ma che riceviamo
anche attraverso i simboli, i testi sacri e l'arte in genere).
Medicina: queste gerarchie operano per la salute del corpo fisico, in accordo con quelle della Giustizia. Nel mondo
astrale superiore esiste un tempio (tempio di Alden) a cui ci si può riferire direttamente (con il corpo solare) o
indirettamente (tramite l'intercessione dell'Essere interno) per ottenere la guarigione delle malattie.
A tutti gli esseri spirituali ci si può e ci si deve rivolgere in qualsiasi momento per chiedere aiuto, protezione,
guarigione, saggezza ecc. Le gerarchie rispondono solo se sono chiamate, perché rispettano il libero arbitrio di
ciascuno. Solo, non bisogna stancarsi di chiamare né farsi scrupolo di importunare: "chiedete e vi sarà dato, bussate e
vi sarà aperto". La realizzazione di ogni richiesta avviene in accordo con la Giustizia Divina (legge del Karma) e con i
"meriti del cuore" del richiedente (richiesta sincera e progresso nel lavoro interno).
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LE DIMENSIONI
Lunghezza, altezza e profondità sono le prime tre dimensioni. Esse individuano qualunque corpo solido esistente
nello spazio. Geometricamente, questo spazio è definito è definito "cartesiano" (vedi figura) dal nome dei tre assi di
riferimento (assi cartesiani). Il mondo identificato da queste prime 3 dimensioni è il MONDO FISICO, detto anche
mondo tridimensionale di Euclide.
La quarta dimensione è il TEMPO. In essa lo spazio non esiste: tutto nasce e muore nel tempo. Nulla è
rappresentatile nella quarta dimensione se non il tempo. La quarta dimensione coincide con il Mondo vitale o
eterico o dell'Jinas. Insieme, le prime quattro dimensioni definiscono il MONDO DELLO SPAZIO/TEMPO, detto
anche Mondo cellulare o Mondo della manifestazione della materia.
La quinta dimensione è l'ETERNITA'. In essa il tempo non esiste, ma tutto è un ETERNO PRESENTE. La quinta
dimensione comprende due mondi: il mondo astrale e il mondo mentale.
La sesta dimensione è la MATEMATICA. E' la dimensione dei due primi mondi elettronici: il mondo causale (Manas)
e il mondo intuizionale (Budhi).
La settima dimensione comprende i successivi quattro mondi elettronici, fino alle soglie dell'Assoluto.
Oltre la settima dimensione esistono gli aspetti sovradimensionali dell'Assoluto studiati dalla cabala. Accanto alle
Dimensioni e alle Sopradimensioni esistono le INFRADlMENSIONI: esse appartengono tutte ad un unico Cosmo, il
Tritocosmo. Le Infradimensioni comprendono nove mondi (nove circoli o nove sfere), nei quali le leggi aumentano
progressivamente da 96 a 864 (96 x 9). Per "zone infradimensionali" si devono dunque intendere le dimensioni, al di
sotto delle prime tre, occupate dai mondi interni inferiori, cioè dai MONDI INFERNI. Le Dimensioni e le
Infradimensioni non devono essere immaginate isolate e separate una dall'altra, o stratificate. Esse SI PENETRANO E
SI COMPENETRANO OUI E ORA.
I Mondi interni non sono popolati solo dalle Gerarchie celesti. Come abbiamo visto, sono popolati anche da CORPI.
Tra questi, i Corpi lunari, abitatori dei Mondi inferiori, sono esclusivamente al servizio dell’Ego. L'EGO popola
quindi i Mondi interni sotto la forma strutturata di Corpo lunare. D'altro canto, se pensiamo all'Ego come "mente"
(fantasia, chiacchiera mentale, stati interiori sbagliati ecc. ), capiamo che esso in un certo senso "abita" i mondi interni
sotto forma di contenuto psichico. Comunque sia, entità strutturata o elemento psichico, l'Ego è sempre un elemento
laceratore e quindi un DIAVOLO (dal greco "dia-ballo"). L'insieme degli Ego che costituiscono la Personalità è
l'insieme di Diavoli denominato LEGIONE. Si capisce dunque come i Mondi interni possano essere abitati dal
DIAVOLO, intendendo con questo termine ciascun Ego particolare. La dimora abituale degli Ego è l'Astrale inferiore,
cioè il regno del desiderio, della morte e dei sogni. Abbiamo però anche visto come l'Ego, per esempio sotto forma
di fantasia, possa spaziare anche nelle altre infradimensioni.
Per SATANA si intende invece l'entità energetica demoniaca creata nei secoli dall'uomo, e che serve da veicolo di
manifestazione all'Ego individuale. Satana è, in un certo senso, l'opposto dell'Assoluto. Come l'Assoluto possiede il
suo esercito (gerarchie celesti), così anche Satana possiede il suo "esercito del male" costituito dall'insieme dei singoli
Ego personificati. Come alcune persone rivolgono i loro sforzi all'Assoluto (Maestri), così altre li rivolgono a Satana
(Maghi neri). Il risultato è la GRAN BATTAGLIA tra la "loggia bianca" e la "loggia nera".
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1) le tenebre dell'ignoranza e dell'errore, che provengono da Satana;
2) le tenebre del silenzio e della saggezza, che provengono da Lucifero e che rappresentano lo stato di "nigredo",
cioè lo stato iniziale di ogni opera spirituale.
Come nel Faust, la tentazione più grande è quella sessuale. Esiste però il fuoco lussurioso (Ego) e il fuoco luciferico.
Anche se all'inizio si lavora sempre con la lussuria (il "fuoco arsenicato" degli alchimisti), se la tentazione viene
superata, pian piano Lucifero, come Prometeo, riesce a rubare il fuoco e a consegnarlo all'uomo affinché riesca a
farne un uso cosciente. L'uomo si trova in rapporto costante con l'Ego. Tutta la sua vita è praticamente diretta
dall'Ego, che si sostituisce alla sua Coscienza. Però, oltre a questo rapporto meccanico e incosciente, l'uomo può
avere un rapporto cosciente e volontario con il Diavolo. E' il caso dei "Maghi neri" prima menzionati, persone
risvegliate nel male e per il male. E' però anche il caso di chi, occasionalmente e magari per gioco, accondiscende a
certe pratiche di tipo demoniaco. Vedremo più avanti come una di queste pratiche, generalmente ritenuta innocua e
risibile, sia lo spiritismo. Generalmente le persone hanno grande timore di essere preda di forze negative. La paura
del malocchio, della negatività, delle fatture continua a dar lavoro a moltissimi "operatori dell'occulto". Bisogna
invece sapere che la migliore protezione contro le cosiddette "forze del male" consiste nel progredire energicamente
nel bene. Chi risveglia la Coscienza è al riparo da qualunque reale o ipotetico influsso negativo.
Nell'affrontare questo tema particolarmente complesso, l'esigenza di estrema sintesi che ci siamo proposti riduce il
problema a una serie di precise domande, a cui cercheremo brevemente di rispondere:
1) Cos'è la preghiera? 2) Perché si prega? 3) Quando si prega? 4) Dove di prega? 5) Come si prega?
Cos'è la preghiera
La preghiera è un mezzo per comunicare con il nostro Maestro Interiore (cioè l'Intimo, l'Atman, la nostra Anima),
con il nostro Essere Interno (l'Atomo del Padre e della Madre), con le Gerarchie celesti (Maestri e Angeli), con il
nostro Reale Essere (cioè con la nostra Monade, ovvero con il nostro Padre Eterno Cosmico Individuale), con
l'assoluto (il Padre Eterno Cosmico Comune). Cercheremo anche di definire la preghiera: "Il regno dei cieli è
l'immenso spazio cui approda l'uomo che prega. La preghiera non è domanda, né implorazione e neppure
adorazione; è la dilatazione della coscienza nell'immenso mare della sapienza, amore, gioia divine. E' crescita
personale ... in un'unione dove l'io e il tu sono una sola realtà nella confusione del principio e della fine,
dell'interiore e dell'esteriore, del tempo e dell'eterno ...". E ancora: "Pregare è modificare radicalmente la propria
coscienza. E' andare continuamente oltre i limiti ... in noi e oltre noi, nel prossimo e oltre il prossimo, nel finito e
oltre il finito, nella ragione e oltre la ragione, nel sentimento e oltre il sentimento, nell'oggetto e oltre l'oggetto" .
Perché si prega
Si prega la Madre per ricevere aiuto, protezione, conforto; si prega il Padre per ricevere consiglio, idee, forze; si
prega anche per rinnovare la nostra fiducia, per sentirsi meno soli, per praticare l'autoosservazione, per riuscire a
trasformare le impressioni, per vincere le abitudini, per distruggere o indebolire l'Ego; si prega per riuscire a compiere
un qualsiasi sforzo o sacrificio nel lavoro interno e, in genere, all'inizio di una qualunque pratica spirituale.
Quando si prega
Anche se ci sono alcuni momenti che ciascuno deve dedicare in modo specifico alla preghiera, in realtà BISOGNA
PREGARE SEMPRE, perché la preghiera è indispensabile al lavoro interno. L'AUTORICORDO, principio basilare che
deve essere praticato di istante in istante, è UNO STATO DI PREGHIERA COSTANTE, paragonabile all'Esicasmo.
Dalla capacità di essere in Autoricordo dipende la possibilità di praticare l'Autoosservazione e tutte le altre pratiche
per l'indebolimento e l'eliminazione dell'Ego.
Dove si prega
L'Autoricordo va praticato sempre e dovunque. Ogni luogo, del resto, è buono per pregare, come un luogo un po'
appartato della casa. Alcune particolari preghiere, come anche quelle che accompagnano una pratica specifica
(rilassamento, meditazione ecc.), o certe preghiere recitate nel corso di cerimonie rituali, esigono ambienti protetti e
tranquilli.
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Come si prega
Ci riferiremo qui alle forme e ai modi della preghiera. Tre sono le forme principali di preghiera:
La preghiera tacita è potente, perché si fonda sulla concentrazione. Più potente ancora, però, è la preghiera
articolata, perché alla concentrazione unisce il potere creativo della Parola (il "Verbo" crea). Ancora meglio se la
Parola contiene vibrazioni in grado di raggiungere facilmente le diverse dimensioni dei Mondi interni. Tali parole
sono chiamate MANTRA. La preghiera modulata o cantata risulta ancora più efficace, perché il potere creativo della
Parola si unisce all'armonia dell'Universo ("musica delle sfere" di Keplero). Da quanto detto, si deduce che la forma
più efficace di preghiera dovrebbe essere il MANTRA.
• Il grande valore della preghiera recitata "nel segreto" e' testimoniata nei Vangeli da Mt. 6,6.
Più potente ancora, però, è la preghiera recitata in un gruppo di persone animate dal medesimo desiderio spirituale .
• Vedi l'insegnamento evangelico: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro".
La cerimonia rituale aggiunge a tutto ciò la sacralità del simbolo e del gesto, e rappresenta il modo più alto di
pregare (vedi, ad esempio, le diverse celebrazioni liturgiche nelle varie espressioni religiose). A conclusione di questa
breve analisi, possiamo dire che la preghiera più efficace, senza con questo voler negare l'altissimo valore della
semplicità, è IL MANTRA MODULATO NEL CONTESTO DI UNA CERIMONIA RITUALE.
Per la forma tacita, ricordiamo la semplice invocazione del Padre nell'Autoricordo ("Padre mio"), o l'invocazione
della Madre nella cosiddetta "morte in marcia" ("Madre mia aiutami"). Preghiere tacite che incontreremo in seguito
sono quelle relative alla formazione del "Circolo di protezione" e a pratiche particolari (ad es. quella della "Bilancia",
vedi piu' avanti nella legge del Karma). Per la preghiera articolata (che può essere pronunciata anche in forma tacita),
• data la particolare potenza di queste preghiere, preferiamo non dare indicazioni al riguardo. Gli interessati
possono accostarsi alla letteratura specifica, meglio se indirizzati da una seria scuola spirituale. L'uso dei
mantra, soprattutto se cantati nel contesto di una cerimonia liturgica, compete alla parte più profonda ed
esoterica delle tradizioni religiose.
La parola "KARMA", in sanscrito, significa "azione e conseguenza": non c'è effetto senza causa e non c’è causa senza
effetto; ogni causa si trasforma in effetto ed ogni effetto si trasforma in causa. La legge del Karma è anche chiamata
"legge di compensazione" o "legge della bilancia cosmica", nel senso che le conseguenze tendono a compensare i
continui sbilanciamenti provocati dalle cause e a riportare così il tutto nel segno del necessario equilibrio cosmico. Le
cause che creano questi sbilanciamenti continui sono le azioni umane: il libero arbitrio, con cui opera l'uomo,
anziché essere al servizio della Coscienza, è continuamente condizionato dall'Ego. Ciò è vero fino nei più alti gradi
del livello dell'Essere. Finché esiste l’Ego, esiste anche la possibilità di poter usare a favore del male il proprio libero
arbitrio. La legge del Karma interessa dunque anche chi ha raggiunto un elevato grado di Maestria, ma che non ha
distrutto ancora completamente l'Ego. Più elevato è il livello dell'Essere, più alto è il disordine creato da chi sbaglia e
maggiore è la sua responsabilità. Maggiore dunque sarà l'entità della compensazione. Il Karma è dunque legge di
compensazione, non di punizione o di vendetta. Tuttavia, l'uomo vive generalmente gli effetti del suo Karma come
dolore e sofferenza. Tale condizione dovrebbe essere di stimolo per lavorare interiormente ed eliminare l'Ego che
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l’ha causata. In tal senso si dice che IL KARMA E' UNA MEDICINA. Invece, gli uomini bestemmiano, protestano, si
giustificano, incolpano gli altri della loro sorte, si scusano. Con simili proteste non si cambia il Karma, anzi, esso
diviene più duro e più severo. Benché spesso il Karma agisca anche nel corso di una medesima esistenza, in molti casi
esso agisce nel corso di esistenze successive. In tal caso, gli eventi che accadono nel corso di una esistenza sono la
compensazione di azioni causate in esistenze precedenti. In realtà, quella del Karma è la legge più complessa e più
difficile da comprendere, poiché, nella sua attuazione, utilizza continuamente come elementi di compensazione
situazioni e personaggi che vengono a costituire, a seconda dei casi, sempre nuove cause e nuovi effetti e che
vengono chiamati STRUMENTI DEL KARMA. Inoltre, questa legge si combina anche frequentemente con la legge del
Ritorno e con quella della Ricorrenza. Per esempio: se a trent'anni di età qualcuno commette un grosso furto, è
possibile che, nelle esistenza successiva, sempre a trent'anni per legge di ricorrenza, lo stesso Ego si rifaccia vivo. Però,
la legge di compensazione potrà fare in modo che questa volta sia egli il derubato, e si servirà un altro ladro come
suo strumento. Ovviamente questo nuovo ladro, pur essendo, quale strumento del Karma, utile all'applicazione della
legge come elemento di compensazione, dovrà a sua volta compensare gli effetti del suo Ego nel corso di quella
medesima esistenza o di un'esistenza successiva. Tutto ciò trova conferma nel motto evangelico. "Con la stessa misura
con la quale avrete misurato sarete misurati" (Mt, 7,2).
GIUSTIZIA e MISERICORDIA
Giustizia senza misericordia sarebbe tirannia; misericordia senza giustizia sarebbe compiacenza di fronte alla
trasgressione. Ciò significa che il Karma non è meccanico nella sua compensazione, ma è una legge amministrata con
Coscienza. Ne deriva che IL KARMA E' NEGOZIABILE. Non dobbiamo credere che il Karma sia automatico e crudele.
Le disposizioni di questa legge, essendo basate anche sulla misericordia, possono essere cambiate. Ciascuno è in
grado di cambiare il suo proprio destino, basta che osservi i due seguenti principi:
Questi due principi significano: il Karma dev'essere sempre compensato, ma la compensazione non deve realizzarsi
necessariamente con il dolore. Il dolore, la sofferenza, la malattia sono le forme più basse e meccaniche di
compensazione, che possono essere trascese da forme più alte. Bisogna sapere che l'uomo ha a disposizione altre
monete, di maggior valore, da mettere nel piatto della sua bilancia: quelle dell'amore verso l'umanità manifestato
attraverso le buone opere. In realtà, nessuno pensa a contrattare il suo Karma quando si trova nella disperazione;
nessuno in questi casi pensa a Dio o al suo prossimo. L'umanità è così. Dar da mangiare agli affamati, da bere agli
assetati, consolare gli afflitti, visitare gli ammalati ecc. sono da sempre considerate le opere di misericordia utili a
riscattare il proprio Karma, se compiute in modo disin-teressato e nei fatti oltre che nelle intenzioni: "ciò che l'uomo
semina raccoglierà e le sue opere lo seguiranno" (Mt, 7, 17). A che serve, però, compiere buone opere, se non si
cambia radicalmente la propria vita? Se l'Ego non viene eliminato, se non viene eliminata la violenza, la lussuria,
l'avarizia, l'adulterio, la dissipazione ecc., sempre nuovi errori verranno commessi e dovranno essere compensati.
Pertanto, le buone opere devono accompagnarsi ad un progressivo e personale cambiamento dello stile di vita
impostato sul RETTO PENSARE, RETTO SENTIRE, RETTO AGIRE e sulla progressiva eliminazione totale e definitiva
degli Ego. Ma esiste ancora un' "opera" più grande che può essere compiuta ed è quella di chi, impegnato nel
cammino della propria autorealizzazione, aiuta disinteressatamente in questo stesso cammino il suo prossimo.
Quest'opera viene chiamata SACRIFICIO PER L'UMANITA', e rappresenta l'espressione più alta d'amore. Chi la
compie sa quanto sia dura, rischiosa, ingrata. Ma si comprende come il consolare un ammalato sia in fondo ben
poca cosa al confronto di togliere definitivamente qualcuno dalla condizione di malattia e di infelicità per avergli
consegnato le chiavi della propria liberazione. Oltre ad essere negoziabile, il Karma ha la caratteristica di essere
anche DILAZIONABILE. In altri termini, l'effetto di un'azione negativa può essere rimandato, o sospeso o
temporaneamente interrotto. Questo concetto si esprime anche dicendo che al Karma si possono chiedere dei
PRESTITI. Ogni richiesta di questo tipo deve essere avanzata con molta serietà. Niente può venir regalato, tutto
dev'essere compensato. I prestiti, alla fine, devono essere tutti riscattati. Chi non si sente in grado di riscattare un
prestito non lo chieda nemmeno, perché il prezzo che pagherà sarà ancora più duro. La dilazione è possibile perché
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la legge del Karma è amministrata in modo cosciente da 43 giudici, che appartengono, nei mondi interni, alle
Gerarchie del raggio della Giustizia. Essi agiscono in un TEMPIO situato nel Mondo Astrale Superiore (tempio della
Giustizia divina o della Giustizia cosmica). A differenza di quanto capita talvolta nel mondo fisico, la Giustizia divina
(il "Leone della Legge") non sbaglia mai. Tutto viene compensato in modo mirabile. Per ogni essere umano esiste in
questo tempio un apposito libro del dare e dell'avere, dove tutto viene registrato. I Giudici sono Maestri dotati di un
elevato grado di Coscienza. Essi abitano talvolta nella quarta dimensione in stato di Jinas e possono rendersi visibili a
chi sta per disincarnare. Si veda a questo proposito l'episodio biblico del banchetto di Baldassarre (Daniele, 5, 5 e
ss.), in cui compaiono le tre parole misteriose: Mane, Tecel, Fares .
A questi Maestri, che secondo la tradizione egizia hanno il volto coperto da una maschera con le sembiante di
sciacallo e la cui guida è ANUBIS, ci si rivolge per negoziare e chiedere prestiti.
Una malattia di significato karmico può temporaneamente guarire se l'interessato riesce ad ottenere una dilazione, e
può guarire definitivamente se il prestito viene riscattato . Nella pagina seguente viene dato la schema di una pratica
efficace per chiedere la sospensione di una situazione karmica ("pratica della bilancia"). Queste brevi indicazioni sono
state riferite esclusivamente al Karma individuale. In modo analogo, potremmo riferirci a situazioni di Karma
collettivo (di un gruppo, di una famiglia, di un popolo), di Karma planetario, di Karma cosmico ecc.. In qualunque
situazione troveremo strumenti di compensazione, cause, effetti, nuovi effetti e nuove cause. Terminiamo questa
breve esposizione sul Karma dicendo che l’AMORE è la legge più grande di tutte. Ogni altra legge è superata da
quella dell'Amore. Un atto d'Amore riscatta ogni altra legge. Qualunque prestito viene riscattato da un atto di puro
Amore, perché:
"L'Amore è generoso, l'Amore è benigno, non è invidioso, l'Amore non si vanta né s'insuperbisce; non manca di
rispetto, non cerca le cose sue, non s'irrita, non tiene conto del male che riceve, non gode dell'ingiustizia, ma si
rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta" (I Cor. 13, 4-7).
IL SONNO E I SOGNI
A) IL SONNO
Si usa dire "sonno della Coscienza" per definire la condizione dei primi due stati dì Coscienza (Eikasia e Pistis, vedi
argomenti precedenti) in cui esiste solo meccanicità, imitazione e cieca credulità. E' questo un tipo di sonno che
prende l'uomo comune e corrente sia di giorno che di notte. Da questo tipo dì sonno ci si deve liberare. Bisogna
imparare a vivere "da svegli", cioè ad essere pronti alle novità, ai segnali e ai messaggi che in ogni momento
giungono a noi e dei quali spesso nemmeno ci accorgiamo. Questo è il significato dell'ammonimento di Gesù agli
apostoli nell'orto degli ulivi: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non
cadere in tentazione" (Mt, 26,40). La vera nuova vita di S. Pietro, che fino a quel momento non aveva capito nulla
della predicazione del suo Maestro, inizia con il canto di un gallo.
Dopo questa premessa sul sonno psicologico, esaminiamo brevemente il sonno fisiologico ed i suoi fenomeni.
Fisiologicamente, il sonno occupa un terzo della nostra vita. E' dunque un fenomeno ragguardevole ed
indispensabile: è il modo con cui l'organismo "si costringe" a riposare. Privato del sonno, un soggetto presenta gravi
alterazioni del comportamento, della capacità di concentrazione e di attenzione. Si racconta che i Cartaginesi, prima
di far rotolare Attilio Regolo in una botte di chiodi, volendo ridurre la sua resistenza psicologica durante gli
interrogatori, gli tagliassero le palpebre per impedirgli di dormire. Il sonno dev'essere naturale e spontaneo (cioè
indotto senza farmaci). A questo scopo, un buon sonno va preparato in un certo senso durante il giorno: è
indispensabile essere il più a lungo possibile coscienti durante la vita di veglia, cioè essere in autoricordo e in
autoosservazione di istante in istante, nel pieno uso e possesso dei 5 sensi e nel pieno equilibrio dei 5 centri. Chi
soffre di insonnia potrebbe benissimo chiedersi qual è la qualità della sua vita da sveglio. Altrettanto potrebbe
chiedersi chi soffre di incubi. Non è un buon sonno quello di chi, alla sera, cade subito profondamente
addormentato dopo una giornata piena di identificazioni e dopo aver, di conseguenza, consumato tutte le energie. Il
sonno è un momento da vivere il più possibile con la Coscienza sveglia; per questo si dice che bisogna "dormire da
svegli" .
E' molto importante avere un buon sonno almeno per due motivi:
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1) Il sonno consente al Corpo Vitale di riparare le piccole lesioni riportate dal Corpo Fisico durante la vita di veglia,
nonché di provvedere al naturale ricambio delle cellule e dei composti chimici.
2) Mentre dormiamo, viviamo numerose esperienze di "sdoppiamento" (i sogni), che sono di fondamentale
importanza per il lavoro interno. Per queste ragioni, il sonno deve essere considerato una PRATICA importante, una
vera e propria DISCIPLINA (il cosiddetto "Yoga del sonno").
In genere, è sufficiente dormire 7 ore per notte. Non bisogna andare a coricarsi troppo tardi o troppo stanchi. Alla
sera, non bisogna bere alcolici, o fumare, o fare discorsi troppo impegnativi o, in genere, impegnare troppo i 5
Centri. La cena dev'essere leggera. Prima di coricarsi, bisogna terminare tutto ciò che può essere terminato,
possibilmente senza lasciare nulla in sospeso per il giorno dopo. Bisognerebbe poter concludere la giornata come se
fosse l'ultima della nostra vita. E' utile ascoltare, senza identificazione, un po' di musica dei grandi classici. Ci si
metterà a letto con il capo rivolto a nord e in una stanza contenente i tre colori fondamentali (rosso, blu e giallo). Si
rilasserà il corpo e ci si metterà in relazione con il 3% di Essenza, invocando contemporaneamente la Madre Divina
("Madre mia vieni a me"). Ci si concentrerà sul cuore e si aspetterà tranquillamente il sonno vivendo l'istante.
Inizialmente si resterà supini; successivamente, è preferibile assumere la cosiddetta "posizione del leone": appoggiati
sul fianco destro, con la testa rivolta a Nord, le gambe vengono tirate lentamente verso l'alto piegando le ginocchia.
Si piega in alto anche il braccio destro e si colloca la guancia destra sul palmo della mano destra, mentre il braccio
sinistro riposa sulla gamba sinistra (vedi figura qui sotto).
B) I SOGNI
• che il materiale del sogno è generalmente fornito dalle impressioni che il soggetto riceve durante la vita di
veglia;
• che la scena del sogno si crea attraverso cinque meccanismi variamente intrecciati tra loro:
drammatizzazione, concentrazione, dispersione, spostamento dell'accento, trascrizione simbolica
("elaborazione primaria" del sogno).
Ancor oggi, le sue intuizioni mantengono un'importanza rilevante: il simbolo è considerato il linguaggio con cui il
sogno si esprime, e la sua decifrazione è fondamentale per la sua interpretazione. Alcune riserve possono essere
mosse alla teoria del sogno costruito sul materiale proveniente dall'esperienza della vita di veglia, la cosiddetta teoria
dei "resti diurni": che esperienza della vita di veglia può infatti avere un neonato che dorme praticamente in
continuazione e che pure in continuazione sogna? Vedremo che il problema si risolverà facilmente quando daremo
al sogno il significato affidatogli dalla tradizione esoterica. Considereremo ora il sogno alla luce della tradizione
esoterica. Se abbiamo presente la struttura del Cosmo nel nostro "sistema", potremo facilmente capire la definizione
seguente: il sogno è un'esperienza del Mondo Astrale, effettuata generalmente in modo incosciente e con uno
pseudocorpo (detto anche "corpo dei desideri" o "fantasma astrale") .
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• Freud stesso aveva gia' a suo tempo definito il sogno come
"espressione di un desiderio" soggiacente ai meccanismi di rimozione.
Mentre il Corpo Fisico giace addormentato, immobile e con i 5 Centri
in completo riposo (solo gli occhi si muovono), colui che sogna (cioè
il 3% di Essenza libera più il restante racchiuso negli Ego) si reca nel
Mondo Astrale Inferiore. Il Corpo Fisico perde momentaneamente la
funzione di veicolo di manifestazione e l'Essenza vi resta collegata
soltanto attraverso un cordone di sostanza eterica, e quindi invisibile,
denominato "cordone argenteo" (ANTAKARANA per l’Indostan). Ciò
consente in ogni momento, in caso di necessità, il rientro immediato
della persona che sogna nel proprio Corpo Fisico. L'Antakarana, che di
norma resta "arrotolato" all’interno dello spazio psicologico della
persona, può allungarsi o "srotolarsi" senza limite, permettendo qualsiasi esperienza nel tempo e nello
spazio. Ricordiamo che nel Mondo Astrale lo spazio/tempo si riduce a un punto matematico privo di
materia, e che pertanto in esso è possibile volare, penetrare nei corpi e trasportarsi ovunque nel passato e
nel futuro. L'esperienza del sogno rappresenta quindi una sorta di "sdoppiamento". Il sognatore, pur
rimanendo collegato al Corpo Fisico, suo abituale veicolo di manifestazione, ne assume un altro, il Corpo
Astrale Lunare, detto anche Corpo dei desideri o Fantasma astrale. In realtà, il Corpo Astrale Lunare non è
un vero veicolo, paragonabile, per esempio, al Corpo Astrale Solare. Il "fantasma astrale" è una struttura
assai vaga, costituita dagli Ego e dalla percentuale di Essenza libera di chi sogna tenuti, per così dire, insieme
dall'Antakarana. Struttura che andrebbe completamente dispersa se l'Antakarana fosse tagliato.
Generalmente, il Corpo Astrale Lunare non è un Corpo cosciente e consapevole. Infatti, il suo 3% di Essenza libera è
addormentato esattamente allo stesso modo in cui è addormentato nello spazio psicologico allo stato di veglia. Ciò
significa che colui che nella vita di veglia ha la Coscienza addormentata, ha la Coscienza addormentata anche nel
sogno: in esso egli non sarà presente e l'esperienza sarà gestita unicamente dagli Ego che, in modo completamente
meccanico, eseguiranno la loro rappresentazione priva di senso, spinti solo dalla loro energia individuale. Ora, se
vogliamo che il sogno diventi un'esperienza utile per il lavoro interno, sono necessarie due cose:
1) vivere in modo cosciente la vita di veglia (si veda quanto già detto a proposito del sonno), mantenendosi in
autoricordo e autoosservazione di istante in istante, nel pieno utilizzo dei 5 sensi e nel perfetto equilibrio dei 5
Centri,
1) addormentarsi cercando di ritornare in un sogno compiuto nella notte precedente, con lo scopo di completarlo o
di chiarirne qualche aspetto oscuro; in tal caso ci si addormenterà profondamente concentrati sulla scena del sogno
in cui si vuole entrare;
2) addormentarsi utilizzando il cosiddetto "elemento iniziatore del sogno", cioè quell'elemento (persona, situazione,
oggetto) che l'analisi dei diversi sogni dimostrerà essere in comune con tutti; in tal caso ci si addormenterà
profondamente concentrati sull'elemento iniziatore.
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e) riesce a separarsi volontariamente dalla scena del sogno per condurre delle ricerche autonome.
Chi investiga nei sogni coscientemente scopre ben presto che essi si rivelano attraverso quattro tappe consecutive (le
quattro luci del sogno):
1) La "luce della rivelazione": il sogno incomincia a rivelarsi attraverso il suo linguaggio simbolico, analogico,
drammatico ecc.;
2) la "luce dell'accrescimento": la scena del sogno si comprende meglio, i riferimenti agli Ego e ai Centri coinvolti
diventano più chiari;
3) la "luce della realizzazione immediata": si scopre il crudo realismo dei Mondi Interni, senza abbellimenti o
meccanismi elaborativi; l'Ego appare in tutta la sua evidenza;
4) la "luce dell'illuminazione interiore profonda": il sogno si rivela come stato di estasi mistica.
2) Al risveglio, restare immobili; con i primi gesti automatici il ricordo del sogno spesso si dilegua.
3) Cercare di svegliarsi spontaneamente. Le prime volte, però, può tornar utile posizionare qualche sveglia nel cuore
della notte, perché un sogno interrotto si ricorda meglio.
4) Cercare di ricordare i sogni subito, non appena svegliati, facendo la retrospezione della notte sempre immobili nel
letto. Più infatti passa il tempo, più evidente si fa il processo di "elaborazione secondaria" del sogno".
• Per "elaborazione secondaria" di un sogno si intende il processo attraverso cui esso, originariamente
irrazionale ed incomprensibile a causa dei meccanismi di elaborazione primaria, viene progressivamente
dotato dalla mente di una struttura logica, che pero' lo priva degli autentici significati originari.
5) Se non si ricorda nulla, pronunciare il mantra RA-OM GA-OM con grande concentrazione.
6) Trascrivere i sogni così ricordati in un apposito quaderno, che deve restare di uso assolutamente personale e che
dovrà essere riletto e studiato dall'interessato periodicamente (per esempio, una volta al mese). Pertanto, il
quaderno servirà soltanto al sognatore; egli potrà, analizzando i sogni, scoprire analogie, elementi ricorrenti, svelare
simboli, rivelare Ego, evidenziare i Centri maggiormente squilibrati ecc..
Il sogno è un'esperienza privata che non si racconta a nessuno. Ciò, per almeno tre motivi:
1) I simboli di un sogno possono essere scambiati per realtà da una persona esterna e suscitare equivoci, gelosie,
risentimento, invidia ecc.;
2) nessuno è in grado di interpretare i sogni di un altro perché, salvo poche eccezioni, non esistono simboli
decifrabili in modo univoco: ognuno di essi possiede un significato personale ed individuale, che va svelato caso per
caso dall'interessato;
I sogni possono essere di due tipi, entrambi ugualmente importanti, se compiuti in modo cosciente, per il lavoro
interno:
1. sogni meccanici;
2. esperienze dell'Essere.
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SOGNI MECCANICI
Sono quei sogni collegati ai cinque Centri della macchina umana (specialmente al Centro Motore) e che ripetono in
modo incoerente, frammentario e paradossale la vita di tutti i giorni. Essi sono dunque espressione dei diversi Ego
che, durante il giorno, si esprimono nei diversi Centri e che agiscono nel movimento, nelle viscere, nell'intelletto,
negli stati d'animo, nei muscoli e nel sesso e che, di notte, mentre il Corpo Fisico dorme, continuano ad agire con il
desiderio. E’ importante riuscire a ricordare tali sogni e a rendersene coscienti, perché attraverso di essi è possibile
risalire agli Ego che li hanno generati e ai Centri che li hanno subiti senza l'interferenza della mente che, in una
normale retrospezione o autoanalisi, tende sempre a giustificare e a scusare. Si capisce, quindi, l'importanza data da
Freud ai sogni come elemento di analisi suo sistema psicoanalitico. Si capisce anche il detto di Platone: L'UOMO SI
CONOSCE DAI SUOI SOGNI. Dei cinque meccanismi di elaborazione primaria, i sogni meccanici utilizzano
soprattutto:
la concentrazione (fatti dispersi durante il giorno vengono concentrati nel sogno in un'unica scena), la dispersione
(accade il contrario), lo spostamento dell'accento (un Ego non si fa scoprire perché l'azione si accentra attorno ad un
altro Ego minore o già smascherato), la trascrizione simbolica (l'Ego prende l'aspetto di un animale, di un oggetto, di
un elemento naturale ecc.). A quest'ultimo meccanismo va rivolta un'attenzione particolare: se infatti il simbolo non
viene decifrato, l'Ego non viene scoperto. I simboli vanno studiati come si studia un alfabeto. Per esempio: la Paura
nel Centro Intellettuale può essere espressa da una gabbia; la Paura nel Centro Emozionale, dal pianto; la Paura nel
Centro Motore, da un inseguimento, e così via. L'abitudine di trascrivere questi sogni sul quadernetto rappresenta
una vera e propria AUTORIVELAZIONE.
ESPERIENZE DELL’ESSERE
Non tutti i sogni sono espressione di Ego. Alcuni riflettono certe esperienze che l'Essenza compie nel Mondo Astrale.
L'Essenza compie sempre molte esperienze nel Mondo Astrale; quasi mai, però, esse sono vissute dal sognatore in
maniera cosciente, né al risveglio vengono ricordate. Ciò accade perché questi sogni particolari, veri messaggi
dell'Essere interno, si trovano associati a due Centri che sono poco usati dalle persone comuni e correnti: il Centro
Intellettuale Superiore e il Centro Emozionale Superiore. Tali Centri sono perfettamente sviluppati in tutte le
persone, ma il loro utilizzo dipende dal livello dell'Essere di ciascuno e dalla sua capacità di entrare in relazione
stabile con il 3% di Essenza libera. Ciò non toglie che chiunque possa fare, anche in maniera inaspettata, l'esperienza
di questi sogni interessanti. In certi casi, rari, l'Essere si presenta più o meno direttamente. In altri casi esso si presenta
nel contesto di scene variamente elaborate. Particolare attenzione va quindi posta ai sogni contenenti una intensa
formulazione drammatica (che è un meccanismo di elaborazione primaria non molto utilizzato dai sogni meccanici).
Molto interessanti, poi, risultano quei drammi che sembrano appartenere ad altri secoli e che si svolgono in ambienti
molto dissimili da quelli pertinenti alla vita di veglia del sognatore. Attenzione va posta anche a scene di riunioni,
discussioni, assemblee, cerimonie che si svolgono in luoghi insoliti (templi, palazzi, piramidi ecc.) e che coinvolgono
persone anziane, strane, sconosciute. Il linguaggio di questi sogni è fondato principalmente sulla simbologia, sulla
numerologia, sulla legge delle corrispondenze, sulle analogie dei simili e dei contrari. Chi vuole rendersi consapevole
dei messaggi dell'Essere deve dunque dedicarsi allo studio dei simboli e dei numeri. E ciò diventa sempre più difficile
in un mondo che tende progressivamente ad appiattire ogni linguaggio interiore anche nelle espressioni artistiche,
che ne costituivano fino a pochi anni fa il serbatoio tradizionale.
• Iniziamo questo tema con un’importante precisazione di fondo. Molte sette esoteriche e pseudoesoteriche,
tra cui anche molte sette "gnostiche", fanno dell’esperienza astrale un punto di forza, forse a ciò spinte dalla
filosofia della New Age. Pur nella convinzione che le esperienze astrali, qualora realizzate, siano importanti
complementi all’esperienza diretta dell’ultrasensibile, si ritiene che esse non appartengano al patrimonio
"gnostico" tradizionale, che invece si riferisce piuttosto a "sogni" o a "visioni" (Nag Hammadi, cod. VIII,1).
Non bisogna quindi preoccuparsi se l’esperienza astrale, pur ricercata, non arriva. Un sogno cosciente, come
vedremo subito, un’intuizione o una visione nel corso di una qualunque pratica meditativa possono valere
altrettanto.
L'Astrale è un mondo immateriale, al di là del tempo e dello spazio. Tutto vi si svolge in un eterno presente e senza i
limiti caratteristici del Mondo Fisico: peso, massa, densità, gravitazione, consistenza ecc. . Lo si può visitare con un
corpo parimenti immateriale, privo dei condizionamenti del Corpo Fisico (5 sensi, necessità biologiche, membra
ecc.) e pertanto capace, anche in volo, di esplorarne tutti gli aspetti e di essere attivamente presente in tutte le
vicende che vi accadono nel passato, nel presente e nel futuro. Tuttavia, l'Astrale Inferiore possiede il numero
doppio di leggi del Mondo Fisico. E' dunque, rispetto ad esso, un mondo più complicato e più condizionato. La sua
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complicazione è espressione diretta dell'Ego, che lì trova la sua dimora abituale. L'Astrale Inferiore è infatti il primo
dei nove mondi infernali, detto anche Circolo della Luna, o Regno dei morti, o Mondo dei sogni. Esso è un mondo
parallelo al Mondo Fisico, di cui la Legione riproduce la parvenza. Vi si trovano tutte le proiezioni dei desideri
dell'uomo: un architetto lì trova le sue case e le sue città; un ladro, le sue vittime, il suo denaro e le sue prigioni; il
disoccupato, le sue preoccupazione; il dissoluto, le case da gioco, le sue donne, i suoi locali notturni ecc..
L’ Astrale Superiore è un'altra cosa. Esso possiede la metà delle leggi presenti nel Mondo Fisico, nei cui confronti è
quindi meno complicato. Nell'Astrale Superiore l'energia vibra con intensità e frequenza maggiore di quella del
Mondo Fisico, e tutto vi accade in modo più reale, più vivo e più rapido. Si può anzi affermare che il Mondo Fisico
sia un lento e tardivo riflesso del Mondo Astrale Superiore, o meglio, la sua cristallizzazione. Ciò che accade nel
Mondo Fisico diluito nel tempo, è già accaduto nel Mondo Astrale Superiore, Là si trovano i grandi templi della
"magia bianca", il tempio di Alden (della medicina), il tempio della Giustizia Cosmica (tribunale del Karma) con il
libro individuale del dare e dell'avere, i grandi templi di saggezza. Entro questi templi, Maestri autorealizzati
operano per il bene dell'umanità. Accanto ai templi della "magia bianca" esistono naturalmente i templi della "magia
nera", rifugio di coloro che, coscientemente, sono al servizio di Satana. E' nel Mondo Astrale, soprattutto, che
avviene la "gran battaglia". Con il termine "USCITA NEL MONDO ASTRALE" si intendono tutte le esperienze del
Mondo Astrale quando il Corpo Fisico giace addormentato. I sogni che compiamo ogni notte, anche senza volerlo,
sono quindi vere e proprie uscite nel Mondo Astrale. Non c'è nulla di strano o di pericoloso, dunque, nelle
esperienze astrali. Ogni notte, dormendo, chiunque le compie, anzi, le deve compiere per necessità biologica. Non
trovano pertanto credito i cosiddetti "intimoritori", cioè coloro che dissuadono dall’uscire in astrale paventando
pericoli che, in realtà, per esperienza comune, sono inesistenti. Gli unici veri pericoli, da cui seriamente dobbiamo
guardarci, sono il FANATISMO e la MITOMANIA.
• Mettiamo in guardia, comunque, coloro che sono troppo suggestionabili o che dovessero tendere, per
problemi di salute, agli stati allucinatori o dissociativi, dal cercare di effettuare da soli pratiche di astrale,
senza l'aiuto di una persona esperta. Ricordiamo che in certi soggetti queste pratiche sono controindicate.
Ricordiamo anche la necessità che queste esperienze avvengano in modo naturale, senza ricorrere a sostanze
che alterino lo stato di vigilanza: ogni droga, sia pur leggera, è distruttiva a livello fisico, psichico e spirituale
e riduce la quota di Essenza libera.
L'uscita in Astrale è praticamente un'esperienza di "sdoppiamento". Come avviene nei sogni, mentre il Corpo Fisico
resta sdraiato e immobile, il Corpo Astrale si reca nel proprio mondo. Il collegamento tra i due corpi è sempre e
comunque assicurato dalla presenza del "cordone argenteo" o Antakarana, che per nessuna ragione può essere
interrotto. L'interruzione dell'Antakarana è un evento che nulla ha a che fare con ciò che può accadere durante lo
sdoppiamento, ma che dipende unicamente dalla precisa volontà dell'Essere Interno (in questo caso, dalla Madre
Divina Individuale, vedi capitolo seguente). Al di fuori del sogno comune, due sono i tipi possibili di sdoppiamento
astrale cosciente:
Per questo tipo di sdoppiamento non è necessario aver generato il Corpo Astrale Solare. L'esperienza avviene con il
CORPO LUNARE, e l'Astrale visitato è quello inferiore. E' quindi un'esperienza del tutto sovrapponibile a quella di
un sogno cosciente (vedi argomento del mese precedente). E' un'occasione importante per lo studio degli Ego,
propri o altrui, che si presentano faccia a faccia ripetendo scene o azioni di tutti i giorni, magari frammentarie o
confuse. Lo stato di coscienza vigile dello sperimentatore, tuttavia, gli consente di essere parte attiva nella
rappresentazione e, in un certo senso, di dirigerla. Ciò offre la possibilità di acquisire una quantità di informazioni
utili per il lavoro interno che, in certi casi, se la scena vissuta è fortemente drammatizzata e simbolica, possono
provenire direttamente dall'Essere (vedi le esperienze dell'Essere dei sogni, argomento precedente).
Questo tipo di sdoppiamento avviene invece con il CORPO ASTRALE SOLARE, veicolo cosciente che consente non
solo l'esplorazione della parte infradimensionale del Mondo Astrale (Astrale Inferiore), ma anche quella della parte
sovradimensionale (Astrale Superiore). Solo poche persone possiedono questo veicolo. Esso, a differenza del Corpo
Astrale Lunare, che è uno "pseudocorpo", è un CORPO vero e proprio, generato attraverso l'uso cosciente della
sessualità in accordo con i meriti del cuore. Il Corpo Astrale Superiore, pertanto, è il prodotto della pratica costante
e concreta dei cosiddetti tre fattori per la rivoluzione della Coscienza:
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o eliminazione progressiva degli Ego;
o amore disinteressato per l'umanità;
o lavoro con l'alchimia, in quanto il tipo particolare di energia del Corpo Astrale Solare, che nulla ha a che
fare con quella del Corpo Lunare, può essere generata solo da un processo di TRASMUTAZIONE delle
sostanze biologiche grezze, capace di trasformare l'energia chimica in Coscienza.
• Si suole affermare, peraltro, che il Corpo Astrale Superiore e il Corpo Mentale Superiore possono essere
generati solo attraverso la pratica del Secondo Fattore, senza il concorso degli altri due.
Attraverso i 7 sensi di questo Corpo meraviglioso, ottenuti dall'attivazione dei 7 chakra della colonna vertebrale, è
possibile entrare in contatto diretto con realtà di eccezionale importanza per proseguire nel lavoro interno. I reali
progressi ed anche i regressi di questo lavoro sono infatti visibili e verificabili in maniera oggettiva solo nei Mondi
Interni, di cui il Mondo Astrale Superiore fa parte. E' lì che L'INTIMO (Atman), cioè l'Essere Reale di una persona, il
Maestro Interno di ciascuno, subisce le prove e riceve le vere iniziazioni. E' nei Mondi Interni che si decidono le
questioni più importanti, karmiche, di un'esistenza. Normalmente, colui che non usa il Corpo Astrale Solare e
nemmeno sa vivere coscientemente le altre esperienze di sdoppiamento non riesce nemmeno a immaginare come la
sua vita, nel Mondo Fisico, sia un pallido riflesso di ciò che avviene, in realtà, nel Mando Astrale Superiore.
• Non dobbiamo confondere le vere iniziazioni, quelle cioè che l'INTIMO riceve nei Mondi Interni, con le
iniziazioni comunemente dispensate, e spesso purtroppo vendute, dalle numerose scuole pseudoesoteriche.
Le vere iniziazioni corrispondono a progressi reali e tangibili nel lavoro interno e si accompagnano a facoltà
che il soggetto acquisisce in modo concreto.
Basterebbe, per cambiare in meglio la propria vita nel Mondo Fisico, almeno una volta essere accanto al nostro
Intimo nel corso di una cerimonia che si celebra in un Tempio di saggezza; o essere coscienti mentre, con
trepidazione, si sfoglia il grande Libro del dare e dell'avere nel Tempio circolare della Giustizia Cosmica. Cinque
minuti di lavoro cosciente nell'Astrale Superiore possono equivalere a dieci anni di lavoro nel Mondo Fisico.
TECNICHE: Esistono diverse tecniche proponibili per l'uscita in Astrale. Esse sono le medesime per entrambi i tipi di
sdoppiamento, e sono pertanto utilizzabili sia da chi possiede il Corpo Solare, sia da chi non lo possiede. In
quest'ultimo caso, lo sdoppiamento avverrà, fin tanto che il Corpo Solare non viene generato, con il Corpo Lunare,
e si riceveranno anche così importantissimi insegnamenti. Prima di illustrare due di queste tecniche, ricordiamo
alcune fondamentali note preliminari:
1. Lo sdoppiamento va praticato unicamente per ricevere aiuto nel lavoro interno, proprio o altrui. Praticarlo
per altri fini costituisce un'azione che dovrà poi essere karmicamente compensata.
2. Lo sdoppiamento può anche verificarsi con facilità, in modo quasi meccanico. I benefici nel lavoro interno,
però, si ottengono solo in proporzione ai propri meriti. E' il caso, per esempio, di chi "eredita" il Corpo
Solare, e l'abitudine a servirsene, per averlo generato in un'esistenza precedente.
3. Lo sdoppiamento avviene più facilmente in colui che è aperto al nuovo, che è capace di uscire dal
pregiudizio e dagli schemi mentali, che è disposto anche a cambiare il proprio modo di pensare e di capire.
Ciò significa che, psicologicamente, esso va preparato da un continuo stato di all'erta novità e all'erta
cambiamento.
4. Lo sdoppiamento generalmente non riesce a chi ha molto sviluppato l'Ego della Paura. E' consigliabile,
pertanto, se necessario, prima indebolire questo difetto secondo ì metodi illustrati nella terza parte di questo
compendio.
5. E' necessario imparare a vivere l'istante in ogni momento della propria esistenza, praticando sempre
l'Autoricordo e l'Autoosservazione. Ciò produrrà un aumento del livello di Coscienza anche nel Mondo
Astrale.
6. L'esperienza di sdoppiamento richiede un certo tempo e la sussistenza di determinate condizioni: tranquillità,
isolamento, silenzio. E' indispensabile, prima di effettuarla, essere sicuri di non essere disturbati. Ciò non
toglie che, quando il partner sia particolarmente affiatato, lo sdoppiamento possa anche essere effettuato in
coppia.
7. Lo sdoppiamento non è un fatto intellettuale o, ancor peggio, mentale: è un fatto emozionale e, come per i
sogni, si realizza attivando il Centro Emozionale Superiore.
Illustreremo adesso brevemente due tecniche per l'uscita in Astrale. La prima è chiamata "tecnica della piramide"; la
seconda, "tecnica del saltino". Entrambe utilizzano la facoltà della CONCENTRAZIONE e dell'IMMAGINAZIONE e si
organizzano la prima attorno al momento di passaggio tra la veglia e il sonno, la seconda durante un sogno, anche
meccanico.
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Tecnica della piramide.
1. Chi si serve per la prima volta di questa tecnica dovrà, nei giorni precedenti la pratica, prendere confidenza
con il simbolo della PIRAMIDE. Quelli particolarmente interessati potranno approfondire la conoscenza
dell'Egitto antico con l'aiuto di riviste, libri o, più efficacemente con l'immaginazione.
2. Ci si stenderà supini sul letto o su un tappeto, con la testa rivolta a Nord, in una stanza contenente i tre
colori fondamentali (rosso, gallo, blu).
3. Ci si rilasserà completamente, vivendo l'istante e vuotando la mente.
4. Si invocherà mentalmente la Madre Divina, affinché guidi e protegga la pratica, si cercherà di sentirne la
presenza attraverso il Centro Emozionale Superiore.
5. Si pronuncerà mentalmente e ripetutamente il sacro mantra FA-RA-0N, in questo mod: FAAAA ...
RRRAAAA ... ONNNN... . Le tre sillabe hanno un significato profondo: FA è la nota su cui vibra il Mondo
Astrale; RA è il nome del Sole, il dio egizio corrispondente all'Assoluto; ON, analogo OM, è un potente
mantra di forza.
6. Mentre si ripete il mantra, ci si concentrerà sulla piramide di Cheope, immaginandola in tutti i particolari, in
modo da sentire la sabbia calda del deserto, vedere il sole che ne illumina la punta dorata, udire il canto dei
sacerdoti, odorare i profumi che vi si sprigionano ecc..
7. Ci si concentrerà, contemporaneamente, sulla profonda pesantezza del corpo nello stesso istante in cui
normalmente sopraggiunge il sonno. In quel preciso momento ci si alzerà dal letto.
Si ripeterà più volte la pratica fino a quando si verificherà lo sdoppiamento e vedremo il Corpo Fisico come un
involucro freddo e immobile disteso sul letto, e ci si accorgerà di galleggiare nella stanza. Potremo allora
coscientemente entrare nella piramide e prendere parte alle cerimonie sacre che si svolgono al suo interno.
Cose da ricordare:
• chi usa il Corpo Lunare non visita la piramide reale, ma la sua proiezione nel mondo dei sogni. Tuttavia,
anche se non prende concretamente parte a ciò che gli vien dato di sperimentare, lo sdoppiamento è
cosciente e i messaggi che riceve sono messaggi dell'Essere.
1. Chi si vuol servire di questa tecnica dovrà, nei giorni che precedono la pratica, fare spesso un saltino in aria
chiedendosi: "sono nel Mondo Fisico o nel Mondo Astrale?". Dal momento che egli si trova nel Mondo
Fisico, ricadrà subito a terra. E' importante che il saltino sia fatto spesso e il più coscientemente possibile, con
vero dubbio, vivendo l'istante e cercando di non essere osservati per non dover dare spiegazioni
imbarazzanti.
2. 2) 3) 4) Vedi i punti 2), 3), 4) della tecnica precedente.
5. Ci si concentrerà sul cuore e si farà risuonare mentalmente la vocale "O". Si immaginerà il cuore come se
fosse un fiore dai petali colorati mentre gira nel petto in senso orario (nel senso, cioè, delle lancette di un
orologio appoggiato sul petto e rivolto in avanti).
6. Si resterà così, perfettamente immobili e concentrati, usando la tecnica per il sogno cosciente, fino a che
sopraggiunge il sonno.
7. Durante il sogno SI FARA' IL SALTINO e ci si troverà a fluttuare nell’aria.
• Non sempre occorre che il sogno sia cosciente. Anche durante un sogno meccanico, se l’abitudine a fare il
saltino di giorno è abbastanza radicata, potrà capitare di fare un saltino.
Anche questa tecnica va utilizzata più volte di seguito, finché non riesce.
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loro apparenza esterna, puramente materiale. In realtà, ciò che avviene nel Mondo Cellulare in occasione della
morte e della nascita del Corpo Fisico è solo l'aspetto più grossolano di tutti i molteplici fenomeni che si verificano
nei Mondi Interni. Cercheremo adesso brevemente di riassumerli alla luce di ciò che al riguardo riferisce la
Tradizione Esoterica.
La MORTE è un evento naturale per tutti i Corpi Fisici. Nulla, nella vita, è
più certo della morte, eppure nessuno ne parla mai. L'uomo vive
credendosi immortale, forse perché teme, probabilmente con ragione, che
le sue certezze possano crollare di fronte al suo mistero. La morte fisica di
ogni essere umano è causata dall'interruzione del "cordone d'argento"
(Antakarana). Tale interruzione non si verifica mai casualmente: questo
evento è regolato coscientemente dalla legge del Karma e avviene con il
consenso della Madre Divina Individuale. L'interruzione dell'Antakarana è
provocata da un raggio proveniente dai Mondi elettronici (vedi argomenti
precedenti), un raggio divino potentissimo a cui nulla e nessuno può
resistere. Per nessun altro motivo l'Antakarana si può spezzare. Questo raggio, proveniente dalla sesta dimensione, è
manovrato da apposite Gerarchie che operano nel Mondo Astrale, gli Angeli della morte. L'interruzione
dell'Antakarana è causa della separazione definitiva tra Corpo Fisico ed Essenza, separazione che sta alla base di tutti
i ben noti fenomeni disgregativi a livello materiale comunemente associati al fenomeno della morte. Con la morte,
tre cose si dissolvono inesorabilmente: 1) il Corpo Fisico; 2) il Corpo Vitale; 3) la Personalità. Tutti conoscono il
disfacimento del Corpo Fisico, ma ignorano che esso è solo una conseguenza del disfacimento del Corpo Vitale, cioè
di quel Corpo termo-elettro-magnetico tetradimensionale i cui atomi si compenetrano in ogni atomo del Corpo
Fisico mettendolo in grado di funzionare.
• Possiamo definire il Corpo Vitale anche come la quarta dimensione del Corpo Fisico.
Pertanto, il Corpo Fisico imputridisce nel sepolcro contemporaneamente alla dissoluzione del Corpo Vitale. Talvolta
quest'ultimo si rende visibile sotto forma di fiammella azzurrognola (fuoco fatuo) che brucia sulla tomba. Ad un
robusto Corpo Fisico corrisponde un forte Corpo Vitale; però entrambi, dopo la morte, si dissolvono rapidamente
al pari di altri corpi più deboli. Anche la Personalità si dissolve, non c'è domani per la Personalità del morto. Essa
rappresenta la "traccia energetica" degli Ego del morto che persiste nel Mondo Fisico. Ma, dal momento che la
somma vettoriale degli aggregati è uguale a zero, questa energia, dopo l'esalazione dell'ultimo respiro, essendo
completamente illusoria, inesorabilmente si esaurisce più o meno lentamente nel tempo in proporzione alla sua
carica. Una personalità forte resta ancora a lungo, dopo la morte, nel Mondo Fisico; e, dal momento che è
meccanica, si esprime maggiormente là dove maggiormente si espressero gli Ego del defunto. Talvolta essa può
rendersi percepibile con varie manifestazioni energetiche: rumori, movimenti di oggetti, tenui parvenze.
L'immaginario popolare chiama queste manifestazioni con il nome di "fantasmi" o "spettri". Ciò che rimane dopo la
morte è rappresentato degli EGO e dall'ESSENZA. Essi vengono a costituire ciò che si chiama "il defunto". Nessun Ego
può venir distrutto con la Morte Fisica. L'Ego può venir distrutto solo con la Morte Mistica attraverso il lavoro
interno, o con la Morte Seconda nei Mondi Inferni, cioè con l'eliminazione meccanica, nell'involuzione, da parte
della Natura.
• A nulla pertanto servono l'omicidio (e quindi anche la pena di morte) o il suicidio. Per esempio, se un
malfattore viene ucciso, esso, con i medesimi difetti, ritornerà in un altro Corpo Fisico e sarà karmicamente
collegato nuovamente con l'uccisore; se un giocatore sfortunato si suicida, egli, con il medesimo Ego del
gioco, ritornerà in un altro Corpo Fisico ma, per legge del Karma, questa volta magari sarà fortunato e
costretto a disincarnare quando meno lo vorrebbe.
D'altra parte, l'Essenza non sopravvive in forma integra e libera che nella misura di un 3%. Tutto il restante 97%
sopravvive in forma pluralizzata inglobata nei singoli Ego. Ego ed Essenza, dopo la morte, immediatamente dopo
l’esalazione dell’ultimo respiro, si recano nel loro mondo, il Mondo Astrale Inferiore (Limbo o Mondo della Luna),
le cui caratteristiche, già ricordate nei capitoli precedenti, sono ancora ben precisate nel Bardo: "Oh! nobile per
nascita! ... il tuo corpo attuale, essendo un corpo di desiderio ... non è un corpo di materia grossolana, sicché ora tu
hai il potere di attraversare qualunque massa rocciosa, colline, macigni, terra, case, e lo stesso monte Meru, senza
trovare ostacolo ... Ora possiedi il potere delle azioni miracolose che tuttavia non è frutto di alcun Samadhi, bensì
del potere che viene a te naturalmente ... Tu puoi raggiungere istantaneamente qualunque luogo che desideri; hai il
potere di giungere in quel luogo, nel tempo che un uomo impiegherebbe per aprire o chiudere la mano. Questi
diversi poteri di illusione e di cambio di forma, non li desiderare, non li desiderare". In realtà, dopo il taglio
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dell'Antakarana, il Corpo di Desiderio ("fantasma astrale") subito svanisce: venuto meno il legame del "cordone
d'argento" , il defunto si disperde totalmente nell'Astrale Inferiore. Ciascun Ego lo rappresenta. Ogni defunto è
contemporaneamente tante entità diverse quanti sono i suoi Ego. Un chiaroveggente vede vagare nel Limbo tante
diverse ombre, tutte appartenenti alla medesima Essenza. In ciò sta la differenza tra la morte e il sogno, nel fatto che
il taglio dell'Antakarana distrugge anche il Corpo Lunare. Il defunto, però, non se ne accorge: il Corpo Lunare non è
in realtà un vero Corpo, e per lui la morte è come un sogno, lo stesso sogno che in fondo era la sua vita (Amleto).
La morte è sempre la conseguenza di un GIUDIZIO (vedi il "Banchetto di Baldassarre", Daniele, 5,5.) affidato alle
Gerarchie del Karma. Al verificarsi di determinate condizioni, che appaiono imperscrutabili all'uomo comune, le
predette Gerarchie giudicano l'Essenza e la fanno disincarnare (primo giudizio). Come ogni evento karmico, anche la
morte può essere oggetto di contrattazione o di dilazione. Se il Karma agisce, i Giudici affidano agli Angeli della
morte il compito di regolare il raggio elettronico proveniente dalla sesta dimensione. Essi tengono in mano lo
strumento simbolico del taglio dell'Antakarana, la falce. Talvolta possono rendersi visibili al moribondo sotto la
forma di esseri bellissimi e nello stesso tempo terribilmente spaventosi. La potenza del raggio, al momento
dell'esalazione dell'ultimo respiro, libera la Coscienza e il Giudizio del disincarnato che vede, durante i tre giorni e
mezzo che seguono la morte, passare retrospettivamente tutta la sua vita (prima retrospezione). Questo accade in
modo straordinariamente rapido e sconvolgente. Dice il Bardo: "Sei stato svenuto durante gli ultimi tre giorni e
mezzo. Non appena ti riprenderai dallo svenimento, penserai: ‘ Cosa è successo? ’. Poiché in questo momento tutto
il Samsara sarà in rivoluzione" . Successivamente l'Essenza, libera nel Mondo Astrale, entra in uno stato di coscienza
di tipo lunare, e torna a rivivere la sua ultima esistenza in modo più calmo e più tranquillo, dal momento che la
vibrazione del Mondo Molecolare è più lenta di quella dei Mondi Elettronici (seconda retrospezione). Sotto
l'influenza lunare, il disincarnato rivive ogni scena della sua ultima esistenza dalla vecchiaia alla nascita, ritorna a
visitare i luoghi che frequentava in vita, a dire e a fare ciò che aveva detto e fatto. Questa volta, però, il suo 3% di
Coscienza lunare, non più seppellito dalla Legione degli Ego, riesce a capire le cose per ciò che veramente sono e
prova gioia profonda per il bene compiuto e profondo dolore, invece, per aver compiuto il male. Terminato il
processo retrospettivo, l'Essenza del defunto è pienamente consapevole del risultato e del valore finale della sua
esistenza terrena, ed è pronta e desiderosa di compensare karmicamente i propri errori: affronta quindi serenamente
e volontariamente il secondo giudizio, quello che deciderà della sua sorte. Tutti questi eventi fanno della morte un
vero e proprio cammino iniziatico: ciò che il defunto non ha saputo comprendere da vivo lo comprende adesso nel
Mondo Astrale, dove la Coscienza libera, non più oppressa dagli Ego, può rendersi conto del suo operato con l'aiuto
oggettivo dei Maestri del Karma. Il defunto si presenta quindi nuovamente di fronte al Tribunale del Karma
(secondo giudizio) e subisce una delle tre seguenti sorti:
a. dovrà tornare immediatamente nel Mondo Fisico. Ciò accade se non ha ancora esaurito il suo ciclo di
esistenze e se il Karma agisce a suo sfavore, se cioè la bilancia pesa dalla parte del debito;
b. potrà salire negli stati paradisiaci celestiali della sesta dimensione e ritornare nel Mondo Fisico solo dopo un
"certo tempo", cioè dopo aver sperimentato gioia a felicità ineffabili e ricevuto preziosi insegnamenti per la
vita futura. Ciò accade, sempre che abbia a disposizione ancora altre esistenze, nel caso che la bilancia pesi in
suo favore, cioè nel caso che abbia nella sua esistenza passata lavorato per lo sviluppo della Coscienza pur
senza aver raggiunto la Maestria;
c. dovrà sprofondare nell'involuzione per tutta un'eternità. Ciò accade se non ha più esistenze a disposizione e
se, nell'ultima, non è riuscito a realizzare la Maestria distruggendo almeno il 50% dei suoi Ego.
• In certi casi, per debiti karmici troppo gravi, può cadere nell'involuzione chi non è ancora giunto all'ultima
esistenza. 0, al contrario, in seguito ad un atto di misericordia, può venir concessa un'ulteriore esistenza a chi
le ha già tutte completate. Caso particolare sono le cosiddette "case vuote": Essenza ed Ego, già in
involuzione, mantengono un Corpo Fisico unicamente per essere strumenti del Karma.
Il defunto che ha invece conseguito la Maestria, dopo aver subito i due Giudizi e le due retrospezioni, continua il suo
lavoro nel Mondi Interni. Se vuole, può riprendere volontariamente un Corpo Fisico per il bene dell'umanità. In
questo caso non si parla di "ritorno" ma di "reincarnazione", cioè di una incarnazione cosciente e volontaria. I parenti
del morto, all'oscuro di tutti i processi che avvengono nei mondi superiori, spinti da falsi sentimenti di pietà, di
desiderio o di rimpianto, chiamano il congiunto spesso disperatamente, specialmente durante il funerale, lo vogliono
ancora in mezzo a loro. Ciò è comprensibile, ma è di grande ostacolo per chi, magari ancora sotto choc per la
scarica elettronica, vaga disorientato in cerca di riferimenti, oppure esegue. in modo sempre più consapevole, la
seconda retrospezione in attesa della sorte che lo aspetta. L'unica opera buona che si può fare per un morto è quella
di lasciarlo andare, non di trattenerlo in un mondo che ormai non gli appartiene più. Citiamo a questo proposito le
parole che, secondo il Bardo, sarebbero da recitare all'orecchio del morente al momento del trapasso:
Nobile figlio, ciò che si chiama la morte è ora avvenuto. Tu lasci questo mondo, ma non sei il solo; la
morte viene per tutti. Non restare attaccato a questa vita per sentimento o per debolezza. Anche se, per
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debolezza, tu vi restassi attaccato, non avresti il potere di rimanere qui. Non otterresti altro scopo che errare
nel Samsara. Non essere attaccato, non essere debole, ricordati della preziosa trinità. Nobile figlio,
qualunque spavento, qualunque forma di terrore possa assalirti, non dimenticare le seguenti parole e,
conservando nel cuore il loro significato, procedi in avanti; in esse si trova il segreto vitale della conoscenza:
"Oh, quanto l'esperienza della Realtà risplende su di me, dato che ogni pensiero di paura, di terrore, di
timore delle apparenze è scongiurato! Possa io riconoscere che ogni apparizione è un riflesso del mio Corpo
Lunare; possa io riconoscerle come apparizioni del Bardo. Nel momento importantissimo di compiere una
grande fine, possa io non temere le turbe delle divinità calme e irritate che sono le mie stesse forme di
pensiero".
Ripeti queste parole, chiaramente, e, ricordandoti del loro significato, procedi in avanti. Con questo mezzo,
qualunque sia la visione di timore o di terrore che ti possa apparire, il riconoscimento sarà certo: non
dimenticare dunque il segreto di queste parole. Nobile figlio, nel momento in cui -1.1 tuo corpo e il tuo
spirito si sono separati, tu hai conosciuto lo splendore della Verità Pura, sottile, scintillante, brillante,
abbagliante, gloriosa e radiosa- mente impressionante, che ha l'apparenza di un miraggio passante su di un
paesaggio a primavera, in un continuo succedersi di vibrazioni. Non essere soggiogato, né terrificato, né
timoroso. Ciò rappresenta l'irradiazione della tua stessa vera natura. Sappi riconoscerlo.
Mentre il 3% di Coscienza libera del defunto subisce nel Mondo della tutti i processi appena descritti, le ombre dei
disincarnati, ossia i loro Ego, vagano come spettri in uno stato completamente infracosciente inattesa del loro
destino. Alcuni, la maggior parte, si esprimeranno in un nuovo Corpo Fisico; altri si avvieranno alla Morte Seconda
precipitando nell'involuzione dei Mondi Inferni; altri ancora, una minoranza, accompagneranno i Maestri loro
viaggio verso la perfezione e si prospetta quindi davanti a loro il destino della Morte Mistica, cioè quello della loro
eliminazione cosciente. Per tutti, l'attesa avviene nell' ETERNITA', in un mondo senza tempo, mentre nel Mondo
Fisico possono trascorrere istanti, secoli millenni. Ed è proprio qui, nel Mondo Fisico, che talvolta un Ego di chi resta
rimpiange colui che si è disincarnato, anche ormai da lungo tempo, al punto tale da cercare di tenerne viva ad ogni
costo la memoria. Si conservano fotografie, ricordi vari, ci si ricorda delle sue abitudini, dei suoi modi di vestire o di
parlare senza peraltro ricordare che, così facendo, si ottiene l'unico risultato di mantenerne più a lungo sulla Terra la
Personalità, cioè la sua energia egoica che invece dovrebbe scomparire. Oppure, più spesso di quanto non si creda, si
organizzano sedute spiritiche nella vana speranza di riprendere i contatti con chi, ormai sulla strada della
Comprensione Profonda, non potrebbe proprio capire il senso di questo trafficare insulso ed illusorio.
• Pertanto, se la seduta spiritica riesce, non è l'Essenza che si presenta, bensì uno dei tanti Ego di cui era
composto lo spazio psicologico del morto. In questo le sedute spiritiche sono pratiche assolutamente
negative, nel fatto che mettono in rapporto con entità diaboliche (gli Ego).
Per la maggioranza dei disincarnati viene infine il momento del RITORNO. Gli Angeli della Vita, che lavorano al
servizio dei Giudici del Karma, con il consenso della Madre Divina Individuale uniscono l'Essenza del defunto (quella
libera, cioè, e quella contenuta negli Ego) con lo spermatozoo che sta per fecondare un ovulo. Da quell'istante,
l'Essenza è collegata con un altro Corpo Fisico, che si va gradatamente formando e sviluppando. Ogni interruzione
del "cordone d'argento" comporterà la perdita di quel corpo e quindi di un'opportunità per l'autorealizzazione di
quell'Essenza . Il momento e il luogo della nascita, compresa la famiglia del nascituro, sono stabiliti unicamente dalla
necessità di adempiere alla tre leggi del ritorno, della ricorrenza e del Karma: l'Ego e l'Essenza devono ritornare
(ritorno); l'Ego deve ripetere meccanicamente le sue rappresentazioni (ricorrenza); le situazioni delle nuove
rappresentazioni devono compensare quelle delle esistenze precedenti (Karma). La rinascita deve avvenire in un
luogo e in un momento adatto alla manifestazione di tutto ciò, attraverso anche la giusta scelta del patrimonio
genetico del nascituro. In ciò sta la grande complessità del lavoro degli Angeli della vita. E' evidente che, nel Mondo
Astrale, dove il tempo si riduce a un punto matematico, morte e nascita sono eventi strettamente collegati: la vita
incomincia dall'impronta stessa degli "zoccoli della morte". Al momento della nascita, dopo 10 mesi lunari dal
concepimento, con il primo atto espiatorio, il 3% di Essenza libera entra per la prima volta nel corpo del bambino,
venendo così a formare il suo spazio psicologico. Il restante 97%, imbottigliato negli Ego, continua a vivere nel
Limbo (Mondo Astrale Inferiore). Il neonato, dunque, il cui spazio psicologico è formato solo dal 3% di Essenza
libera, è totalmente cosciente, anche se solo per una piccola percentuale della sua completa possibilità. Ciò gli basta,
tuttavia, per vedere gli adulti mossi dagli Ego, che si affannano attorno alla sua culla, come una persona sobria
vedrebbe un ubriaco. Vorrebbe aiutarli, calmarli, ma non può; l'unica cosa riesce a fare è quella di strillare, ma gli
adulti non capiscono. Talvolta il neonato si spaventa nel vedere gli Ego che gli ruotano intorno; e anche questa
volta i genitori pensano invece che possa avere fame o freddo o soffrire d'incubi. Poi, a poco a poco, nel corso degli
anni successivi, anche gli Ego cominciano a penetrare nel suo spazio psicologico, per imitazione, finché, dopo 100
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mesi lunari, a circa 7 anni di età, la "legione" è totalmente rappresentata e pronta ad esprimersi attraverso la
PERSONALITA'. Quel neonato è ora diventato simile ai propri genitori.
• Ogni nascita, come ogni morte, è un EVENTO KARMICO amministrato da Maestri coscienti. Qualsiasi
intervento dell'uomo in questi processi rappresenta un'ingerenza indebita. Colui che interferisce con la
decisione della Madre Divina o con l'operato dei Giudici compie un atto che poi dovrà compensare
karmicamente.
• Una coppia di genitori riproduce i propri Ego nei figli. Ma ciò avviene non, come generalmente si ritiene,
per motivi biologici o genetici, né per motivi psicologici o pedagogici, bensì piuttosto perché il Karma si
serve di quella coppia in quanto adatta, geneticamente, psicologicamente, pedagogicamente e anche
socialmente, a sviluppare gli Ego che il nascituro si porta dietro come eredità delle precedenti esistenze.
• Per creare una famiglia armoniosa, in cui i figli possano nascere e crescere abbastanza al riparo da
contraddizioni e conflitti, la coppia di genitori dovrebbe:
a) risvegliare il più possibile la Coscienza attraverso l'eliminazione progressiva dei propri Ego; si creerebbero così le
condizioni per generare dei figli con eredità karmiche più leggere;
b) abbandonare prima possibile ogni atteggiamento infrasessuale; l'infrasessualità è uno dei comportamenti che più
frequentemente interferiscono negli eventi collegati con i processi della nascita e che producono un pesante KARMA
FAMILIARE.
c) coltivare la dimensione spirituale; l'assenza di spiritualità nella coppia porta alla perdita progressiva del significato
SACRALE dell'atto sessuale e della conseguente FIDUCIA NELL'OPERATO DELLA MADRE DIVINA INDIVIDUALE,
che esprime la disponibilità a farsi strumento dell'armonia cosmica creatrice.
Diamo qui sotto due esempi di raffigurazione schematica di vita intrauterina e di neonato.
PREMESSA
Analizzati brevemente i presupposti psicologici e cosmologici del lavoro interno, ci occuperemo ora della sua parte
centrale, che conduce direttamente all’autorealizzazione del singolo e che si riferisce al cosiddetto "mistero della
salvezza". Generalmente, chi giunge a questo punto del percorso si imbatte in un insegnamento oscuro, spesso
frammentato, disperso in una quantità di dottrine differenti o nascosto dietro linguaggi praticamente
incomprensibili; come se la "salvezza" fosse un privilegio riservato a pochi illuminati.
Convinti del contrario, tenteremo in questa terza parte di rendere per quanto possibile
comprensibile il "mistero" e di ricondurre le sue componenti fondamentali ad uno schema
unitario . Non si vuole con ciò negare il valore della riservatezza e della segretezza
nell’insegnamento profondo. Queste caratteristiche, infatti, se si escludono i casi di
deviate élite corporative, sono spesso una diretta conseguenza dell’insegnamento stesso
che, più si approfondisce, più diviene "riservato" ai pochi che decidono di accedervi e che,
se venisse divulgato, probabilmente non sarebbe capito . Anche il linguaggio oscuro trova
così una sua giustificazione. Coloro che approfondiscono acquisiscono in modo inevitabile esperienze e forme di
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conoscenza e di comunicazione del tutto particolari, per le quali il comune linguaggio diviene inadeguato. Più che
per un preconcetto desiderio di mantenere segreta la dottrina del perfezionamento interiore, è quindi la dottrina
stessa a divenire "segreta" per il fatto di essere compresa soltanto da una ristretta minoranza di ricercatori . Pertanto,
pur proponendoci un lavoro di chiarimento e di semplificazione, non tutto sarà possibile svelare. Coloro che sono
sinceramente interessati al lavoro interno e all’insegnamento profondo faranno bene, dopo la lettura di questa
ultima parte del compendio, a porsi sotto la guida di una scuola iniziatica.
L’insieme delle CONOSCENZE che portano all’ Autorealizzazione Intima dell’Essere è tramandato dagli insegnamenti
delle scuole iniziatiche. Per SCUOLA INIZIATICA si intende una struttura capace di consentire, a chiunque lo desideri,
il raggiungimento della perfezione interiore. Essa opera con particolari caratteristiche di metodo e di contenuto, che
adesso esamineremo brevemente.
Come ogni scuola, anche la scuola iniziatica offre un INSEGNAMENTO. Questo di norma fa riferimento ad un corpo
dottrinale ben preciso, collegato alla tradizione. Poiché esistono diversi corpi dottrinali, esistono anche diversi tipi di
scuole iniziatiche; e se, da un lato, la presenza di insegnamenti diversi può apparire come un momento di frattura o
di divisione fra coloro che perseguono l’unico obiettivo della propria autorealizzazione, d’altra parte è pur giusto
consentire a ciascuno di seguire la sua particolare strada. Proprio come i raggi della ruota di un carro, che portano ad
un unico centro pur partendo da punti diversi e percorrendo diverse direzioni.
Struttura e metodi
Ogni scuola iniziatica si organizza in tre livelli, denominati CIRCOLI. Essi rappresentano tre diversi gradi di
realizzazione dell’insegnamento e prendono il nome di: a) circolo ESSOTERICO, il più esterno; b) circolo
MESOTERICO, l’intermedio; c) circolo ESOTERICO, il più interno. Solo il primo circolo si esprime nel Mondo Fisico;
il secondo ed il terzo si esprimono esclusivamente nei Mondi Interni.
a) CIRCOLO ESSOTERICO
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ammettendo in certi casi l’opportunità di una qualche selezione, le prove di ingresso tendono a scomparire o ad
avere un puro significato simbolico. A chi viene accolto, l’ insegnamento viene dato in modo graduale ed in fasi
successive. Questa gradualità è necessaria perché:
• l’insegnamento profondo necessita di adeguata protezione, in quanto conferisce agli allievi delle facoltà
nuove e diverse, che bisogna esser capaci di gestire .
Spesso, tra un grado e l’altro o tra una fase e l’altra, vengono inserite alcune soglie di passaggio, che possono
consistere in una piccola prova da superare, in un esame, in una verifica di apprendimento. Tali soglie sono
puramente simboliche e non implicano assolutamente un passaggio di circolo, fatto quest’ultimo del tutto personale
e dipendente esclusivamente dalla qualità del lavoro interno di ciascuno e che nessuno ha, a livello essoterico,
l’autorità di giudicare. Per quanto riguarda l’aspetto organizzativo del circolo essoterico, non è inopportuno chiarire
che la scuola, nel momento in cui si esprime nel Mondo Fisico, è tenuta ad osservare le disposizioni legislative del
Paese in cui opera. Essa, pertanto, di solito assume una precisa identità, avvalendosi di una delle tante forme
associative previste (gruppo di studio, centro culturale, fondazione, movimento ecc.) e dotandosi di statuti
(eventualmente registrati con atto notarile) e di regolamenti interni. Tali atti amministrativi, contenendo gli obiettivi
ed i princìpi ispiratori della scuola, nonché i requisiti per frequentarla, sono generalmente messi quanto prima a
disposizione degli studenti.
• la sua struttura organizzativa, cioè i suoi diversi livelli di espressione (gradi o fasi) e le condizioni per
appartenervi, le prove di ingresso e le soglie di passaggio, gli organi istituzionali (direttivo, assemblea ecc.),
gli incarichi, le attività;
E’ importante, tuttavia, mantenere nei confronti del regolamento un giusto distacco, considerandolo soltanto per
quello che è: uno strumento orientativo per il lavoro essoterico. Per quanto perfetto un regolamento possa essere,
nessuna scuola iniziatica può reggersi nel Mondo Fisico solo sulla sua base, senza un corrispondente lavoro compiuto
contemporaneamente nei Mondi Interni nei circoli mesoterico ed esoterico. Infine, il circolo essoterico deve offrire
l’opportunità di unire la teoria alla pratica. Ciò significa che l’insegnamento deve diventare concretamente operativo
nella vita dei suoi membri, sia di istante in istante, sia in particolari momenti a ciò appositamente riservati. Quanto
tali momenti sono vissuti collettivamente, possono dar luogo ad espressioni rituali analoghe a quelle che si svolgono
nei circoli più interni (mesoterico ed esoterico), e che rappresentano l’aspetto più profondo del livello essoterico,
quello riservato ai membri dei gradi più elevati.
b) CIRCOLO MESOTERICO
Questo circolo si costituisce nei Mondi Interni tra gli allievi che incominciano a mettere in pratica l’insegnamento ed
a vivere le prime esperienze oggettive. E’ un circolo di reale progresso verso l’Autorealizzazione Intima e
corrisponde, praticamente, all’ingresso nel sentiero iniziatico (vedi capitolo seguente). Il passaggio al circolo
mesoterico è un evento che non riguardo il Corpo Fisico, bensì l’Intimo (Atman). E’ pertanto un fatto privato,
personale, "meritato", e corrisponde ad un particolare gradino del Livello dell’Essere che si conquista attraverso sforzi
coscienti e sacrifici volontari.
c) CIRCOLO ESOTERICO
Anche questo circolo si organizza esclusivamente nei Mondi Interni. E’ il circolo che porta alla conoscenza attraverso
la comprensione e l’esperienza interna profonda dei "misteri". Anche l’ingresso nel circolo esoterico è un atto
"meritato", che corrisponde ad un preciso gradino del Livello dell’Essere. A questo circolo appartengono persone che
sono in cammino lungo il sentiero iniziatico e che sono in grado di partecipare ai riti e alle cerimonie riservate alla
"Venerabile Loggia Bianca", nonché di assumerne gli incarichi specifici. Pur non essendo assolutamente appariscente
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nel Mondo Fisico, questo circolo costituisce il cuore di una scuola iniziatica ed il suo fondamentale presupposto. Da
quanto detto è facile desumere che la vera scuola iniziatica. la sua parte reale, è interna, e che la sua organizzazione
nel Mondo Fisico trova un senso solo se è riferita all’ interno. Ogni suo atto esteriore ha pertanto il suo preciso
riferimento nei Mondi Interni, dove viene compiuto dall’Intimo di ciascuno al cospetto delle Gerarchie. Di ciò gli
studenti devono diventare ben presto consapevoli, acquisendo una diversa e più alta responsabilità e progredendo
instancabilmente nel lavoro esoterico.
Analizziamo adesso brevemente ciò che si intende con il termine "scuola iniziatica".
SCUOLA significa che è una struttura legata all’apprendimento. Ma è un apprendimento particolare per una struttura
particolare.
Anzitutto l’apprendimento reale non è valutabile con i mezzi comunemente adottati da una scuola,
perché non dipende dal grado di comprensione intellettuale dimostrato dall’allievo. La vera "cultura
esoterica" si misura solo attraverso il Livello dell’Essere di ciascuno, e ciò non può essere rivelato da nessun
esame sostenuto all’interno del circolo essoterico. Pertanto, persone che appaiono di apprendimento scarso
possono possedere un Livello dell’Essere elevato, e viceversa.
Se però è vero che, all’interno della scuola, nessuno può porsi a giudice della qualità del lavoro profondo,
esoterico, di un altro, è anche vero che, nei termini previsti dal Regolamento e per fini organizzativi interni,
un allievo può essere valutato sulla base della sua semplice comprensione intellettuale (per esempio, per
poter diventare istruttore, per poter passare da una fase ad un’altra, da un grado ad un altro ecc.).
• Nella scuola iniziatica lo studio non ha mai termine e, volendo, dura tutta la vita. Questo vale sia a livello
essoterico, a motivo della vastità della materia da apprendere, che offre la possibilità di approfondimenti
illimitati, sia a livello esoterico, dal momento che infiniti sono i gradi del Livello dell’Essere.
• Infine, l’apprendimento non si esaurisce al momento dell'istruzione, ma viene vissuto, come attività
permanente, nell’interazione continua di ogni membro della scuola. Apprendisti, studenti, istruttori, Maestri,
tutti sono in cammino, a piccoli o grandi gruppi, verso la medesima meta e tutti hanno qualcosa da
insegnare e qualcosa da imparare dagli altri.
INIZIATICA significa che permette di acquisire delle "iniziazioni". Il termine "iniziazione", il cui simbolo è la PORTA,
significa "inizio", ingresso . L’atto di chi riceve un’iniziazione è quello di "varcare una soglia per passare da un posto
ad un altro". A quest’atto corrisponde, generalmente, il superamento di una prova. Non dobbiamo confondere le
iniziazioni con i Riti Iniziatici che le scuole celebrano frequentemente nel circolo essoterico. Le vere INIZIAZIONI
non hanno in genere nulla a che fare con tali riti. Esse si svolgono nel corso di cerimonie esclusivamente "esoteriche"
e vengono conferite dal Padre Individuale (Essere Interno) all’Intimo di ciascuno (Maestro Interiore o Atman) in
accordo con i meriti dell’Essenza . I Riti Iniziatici essoterici sono invece delle cerimonie simboliche attraverso le quali
le scuole rappresentano nel Mondo Fisico le tappe del percorso che l’allievo dovrebbe seguire nei Mondi Interni.
Quasi sempre sono i momenti in cui le scuole iniziatiche esprimono, davanti alle Gerarchie, la parte più profonda e
ricca del loro insegnamento, momenti che si rivestono quindi di un particolare aspetto sacrale. Ciò però non significa
che l’Iniziazione venga effettivamente conseguita dall’Intimo dell’allievo, perché tale fatto dipende unicamente dal
suo Livello dell’Essere . La scuola iniziatica non può pertanto conferire, e tantomeno vendere, le autentiche
Iniziazioni, ma si limita soltanto a porre l’allievo nelle condizioni di poterle ricevere attraverso la pratica costante del
proprio lavoro interno.
Pseudoscuole iniziatiche
E’ utile saper distinguere una scuola iniziatica da una PSEUDOSCUOLA, anche perchè alcuni temi trattati o metodi
seguiti possono a prima vista apparire simili in entrambe. Nella Pseudoscuola, però, l’attenzione non è rivolta al
progresso interiore dell’allievo, cioè alle esperienze che la parte intima o animica del soggetto (Atman) vive nei
Mondi Interni, bensì alle esperienze che la sua parte fisica compie nel Mondo Fisico attraverso la Personalità.
L’Esoterismo diviene quindi PSEUDOESOTERISMO. Una Pseudoscuola si regge quindi su quelle stesse forze egoiche
su cui si reggono tutte le istituzioni umane esteriori (partiti politici, organismi internazionali, società economiche
ecc.). In particolare:
• per quanto riguarda gli studenti, sulla CURIOSITA’ e sulla PIGRIZIA. La prima, per le attrattive esercitate dai
temi e dal contesto in cui vengono trattati, che in genere concede ampio spazio ad aspettative circa
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l’acquisizione di "poteri" o "facoltà" nuove od occulte. La seconda, in quanto gli allievi sono generalmente
tenuti a frequentare soltanto dei percorsi comodi, senza che ad essi sia richiesta la pratica, a volte lunga,
faticosa e scoraggiante, del lavoro interno;
• per quanto riguarda gli insegnanti, sulla CUPIDIGIA e sulla SUPERBIA. La prima non va intesa semplicemente
come bramosia di denaro (anche se un buon criterio per riconoscere una Pseudoscuola resta sempre il fatto
che essa sia a pagamento), ma, più generalmente, come desiderio di fama e di proselitismo (aprire molte
sedi, avere molti discepoli ecc.). La seconda, nel senso che a molti "pseudoinsegnanti" piace imporsi come
detentori di una verità esclusiva, né fanno nulla per scoraggiare negli allievi, nei loro confronti, il culto della
personalità.
L’EGO MISTICO è all’inizio un Ego molto sottile, che può venir confuso con l’autentico fervore (desiderio delle
pratiche, delle riunioni, di ricoprire un incarico nella scuola ecc.). Esso però può sfociare insensibilmente nel
FANATISMO, che è un Ego comunissimo delle pseudoscuole, ma che, se si presenta all’interno di una scuola
iniziatica, va combattuto con estrema severità per gli enormi danni che produce. Anche in piccole scuole il fanatismo
può fare la sua comparsa, e talvolta in modo quasi inoperante. Per esempio, nella forma di un esagerato
attaccamento alle espressioni esteriori con conseguente esasperazione delle norme o delle regole da seguire; o
nell’eccessiva importanza data a dei semplici suggerimenti, che diventano precetti assoluti; o nella rigidità
nell’applicazione del Regolamento. Si può arrivare perfino a ritenere che la propria via sia assolutamente la migliore
e l’unica possibile, e magari a costringere altri (parenti, amici, figli) ad abbracciarla. Il fanatismo diventa poi
particolarmente pericoloso quando si unisce a mal interpretate "esperienze interne" del soggetto, perché può dar
origine a degli ATTEGGIAMENTI MITOMANI, se non addirittura francamente paranoici. L’allievo si sente un
illuminato, un saggio, un eletto, un privilegiato, un prescelto, addirittura anche un "Maestro", come se avesse una
particolare missione da compiere o un destino da seguire. E’ evidente che tali casi, se esplicitamente dichiarati, sono
quasi sempre di competenza della psichiatria. Vale la regola generale che un autentico Maestro non dice mai di
esserlo.
Fanatismo
Mitomania
Intellettualismo
Il lavoro interno può essere paragonato ad un viaggio che si compie alla riconquista della patria lontana, caduta
nelle mani degli usurpatori.
E’ evidente il riferimento al viaggio di Ulisse descritto nell’Odissea. Lo stesso tema è presente anche nel
mito valentiniano della "perla". Naturalmente, il viaggio di cui si parla è puramente allegorico: il lavoro
interno viene realizzato molto spesso restando fisicamente nel medesimo luogo e svolgendo la più banale
quotidianità.
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E’ viaggio, dunque, ma anche battaglia, e chi parte deve essere adeguatamente preparato. Deve, cioè, aver fatto
propri dal punto di vista teorico/pratico, e magari approfonditi, tutti i concetti fin qui sommariamente esposti. Colui
che decide di mettersi in cammino avrà risolto così i suoi fondamentali problemi circa l’uso dello spazio, del tempo,
del denaro; sarà anche sul punto di risolvere i propri conflitti relativi alla sessualità e di recuperare quindi una
sessualità "normale"; avrà migliorato le relazioni attorno a sé; avrà anche aumentato un poco il suo livello di
coscienza ecc.. Del resto, la scuola iniziatica di appartenenza si occuperà di lui, dandogli preziosi consigli specifici ed
individuali. Tutto ciò, però, a nulla varrebbe se colui che si accinge a partire non si munisse anche di tre requisiti
fondamentali: SPINTA MOTIVAZIONALE, VOLONTA’, PAZIENZA. Esaminiamoli brevemente.
• La spinta motivazionale è rappresentata dal grande desiderio di raggiungere l’obiettivo finale, cioè la propria
autorealizzazione. Solo una grande determinazione, infatti, è capace di consentire a chi lavora interiormente di
vincere la PAURA, che non tarderà ad assalirlo. Paura dei pericoli, della solitudine, dei fallimenti, dell’ignoto, del
cambiamento, della malattia e della morte. Conviene perciò che colui che affronta il cammino iniziatico si aggreghi a
qualche compagno di viaggio che procede, magari solo per un certo tratto, nella stessa direzione, o che si sottometta
alla guida di qualche compagno più esperto. Trasformerà il suo viaggio solitario in una spedizione.
o Non dobbiamo però dimenticare che una spedizione comporta anche degli svantaggi che, nel nostro caso,
sono costituiti da un duro lavoro preliminare sull’Ego dell’Intolleranza, della Chiacchiera, del Giudizio,
dell’Invidia e, in genere, dell’Orgoglio.
Comunque sia, la spinta motivazionale iniziale dev’essere molto forte. Si dice che, "se l’acqua non bolle a cento
gradi, non cristallizza ciò che deve cristallizzare e non si scioglie ciò che si deve sciogliere". Ciò significa che colui che
deve partire deve prima "bollire a cento gradi", deve cioè passare per grandi crisi emozionali, straordinarie capacità
di autocritica e di pentimento, mirabili capacità di comprensione dell’illusorietà dell’Io e deve approdare infine,
sperimentandolo nella pratica, allo stato di "compassione buddhista", cioè a quella particolare capacità di "sentire e
soffrire insieme" a tutta l’umanità dolente. Questa eccezionale capacità di comprensione si traduce in una vera e
propria TRASVALORIZZAZIONE, cioè nella scelta di porre il lavoro interno al primo posto nella scala dei valori per
cui vale la pena di vivere o di morire, per il semplice fatto che tutto il resto viene inteso come illusione e vana
perdita di tempo.
• La volontà è una qualità dell’Essenza. Non dobbiamo confondere la volontà con la repressione o l’autocontrollo.
La volontà è un potere che consente il superamento di qualunque impresa.
o Il nome "TELEMACO", quello del figlio di Ulisse, contiene la radice dei due termini greci "thèlema"=volontà
e "machìa"=lotta, combattimento.
o Tale percentuale è destinata a crescere con il progresso nel lavoro interno, in modo da poter far fronte alle
difficoltà sempre crescenti. Un maestro, che ha sviluppato almeno il 50% di Essenza libera, e quindi di pura
volontà, è in grado di compiere quelli che ad una persona comune potrebbero apparire "miracoli".
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LA SOGLIA
Il cammino inizia varcando una soglia: Il vecchio viene abbandonato e si va incontro al nuovo, al cambiamento.
Spesso, il vecchio è anche largo, comodo; il nuovo stretto e faticoso. E’ l’inizio del viaggio, che si compie sotto gli
auspici di GIANO, il dio bifronte che con una faccia guarda avanti e con un’altra guarda all’indietro. La porta,
dunque, o la soglia, è simbolo dell’inizio, del progresso, dell’avanzamento, dell’espansione; al contrario del muro,
che è simbolo dell’arresto e della chiusura. La soglia resta inaccessibile per chi non ha le chiavi e la possibilità di
camminare. Tutto bene, dunque: il primo passo è fatto. Invece, al candidato si presenta subito una terribile prova. La
porta è in realtà custodita da uno spaventoso guardiano, il GUARDIANO DELLA SOGLIA, che gli sbarra il cammino.
Il Guardiano è spaventoso perché è la personificazione dei nostri errori, la somma di tutti i nostri difetti psicologici.
Tale è il terrore che incute quest’essere mostruoso, che molti falliscono la prova ritirandosi subito al di qua della
soglia. Solo pochi ricordano, in quei terribili istanti, che l’Ego è illusorio, che la somma energetica della Legione è
uguale a zero, e si lanciano valorosamente contro il mostro per affrontare una lotta corpo a corpo. Ed ecco che egli
si dissolve sotto i loro occhi. Tale prova deve essere superata tre volte: la prima nel Mondo Astrale, dove l’Ego viene
combattuto emozionalmente sul piano del desiderio; la seconda nel Mondo Mentale, dove viene combattuto
intellettualmente sul piano del pensiero; la terza nel Mondo Causale, dove viene combattuto coscientemente sul
piano della volontà. Per ogni piano, al candidato vengono offerte tre opportunità di vittoria: in ogni Mondo, cioè,
in caso di sconfitta, la prova può essere ripetuta tre volte.
In queste prove il candidato non è solo, ma è assistito dalle Gerarchie che, se invocate, possono aiutarlo.
In ogni caso, è lui che deve superare la prova, con le proprie forze.
Se il candidato non supera la prova, resta per quell’esistenza schiavo dei propri difetti. Se la supera, nei Mondi
Interni c’è una grande festa: un nuovo "bambino" è entrato nel cammino dell’autorealizzazione. (Lc 9, 48; Lc 10, 21;
Lc 18, 16-17.)
IL SENTIERO PROBATORIO
Il viaggio continua e vengono compiuti i primi passi nel lavoro interno. E’ ancora un percorso facile, tutto sommato
piuttosto pianeggiante. Chi avanza, tuttavia, è ancora sottoposto a difficilissime prove, le cosiddette PROVE DEI
QUATTRO ELEMENTI. Anticamente, per ricordare ciò, le scuole iniziatiche mettevano materialmente a prova il
valore del candidato facendolo camminare sui carboni ardenti (prova del fuoco), ponendolo in profonde caverne
(prova della terra), in prossimità di abissi spaventosi (prova dell’aria), gettandolo nel mare (prova dell’acqua). Erano
prove di vita o di morte, in cui si poteva perdere il Corpo Fisico. Oggi tali prove non vengono più somministrate a
livello tridimensionale, ma è sempre bene ricordare la loro esistenza perché avvengono nei Mondi Interni per lo più
all’insaputa dell’interessato, che nel frattempo conduce la propria vita quasi sempre identificato nell’Ego. Tali prove
rappresentano le varie difficoltà cui è sottoposto chi affronta il lavoro interno e sono date tante volte fino a che non
vengono superate. Possono riguardare il Mondo Fisico, i Mondi Interni o entrambi.
Prova del fuoco. Nel Mondo Fisico il candidato è provato nell’orgoglio. E’ sottoposto ad umiliazioni, ingiurie,
ingiustizie; si sente solo e non considerato. Se si offende, fallisce la prova. La supera invece se si mantiene sereno
anche negli insulti.
Prova della terra. Nel Mondo Fisico il candidato è provato nell’intolleranza. E’ sottoposto ad ostacoli, ritardi,
contrattempi, dolori, malattie sue e di altri. Deve sperimentare la densità del Mondo Fisico nelle diverse
manifestazioni dell’Ego. Se si ribella, fallisce la prova. La supera se si affida con serenità alla volontà del Padre.
Prova dell’aria. Nel Mondo Fisico il candidato è provato nel desiderio di possesso e deve saper dimostrare di essere
pronto ad abbandonare ogni cosa ed ogni persona più cara. Supera la prova se dimostra un completo distacco.
Prova dell’acqua. Nel Mondo Fisico il candidato è provato nell’incostanza. E’ sottoposto alla sferzata di una
tempesta cui deve saper resistere. Fallisce la prova se si piega davanti alle difficoltà; se invece va avanti e riesce ad
essere più forte delle circostanze avverse, la supera.
Naturalmente, come tutte le altre, anche queste prove sono date dall’Essere Interno e devono venir superate
dall’Intimo. Quando tutte le prove vengono superate, il candidato riceve di diritto le OTTO INIZIAZIONI DEI
MISTERI MINORI, cioè otto facoltà particolari ed individuali che lo metteranno in condizione di proseguire il suo
cammino e di giungere fino alla fine del sentiero probatorio. Se ciò accade, nei Mondi Interni c’è ancora una volta
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una grande festa: un valoroso eroe è riuscito a liberare il 25% della propria Essenza e si prepara alla scalata della
Prima Montagna.
LA PRIMA MONTAGNA
Il cammino è diventato duro, solitario. La vittoria sulle prove dei quattro elementi, se ottenuta nel Mondo Fisico, ha
tolto al candidato mole delle cosiddette "soddisfazioni" che rendono piacevole o semplicemente sopportabile la vita
alle persone comuni e correnti. Ma di esse certamente egli non sente la mancanza. Le iniziazioni dei Misteri Minori,
unitamente alla liberazione di una notevole percentuale di Essenza, lo fanno vivere come su un altro piano, i cui
valori non possono essere paragonati a quelli di chi non ha seguito la sua via. Più gravosa è, se mai, la constatazione
che molte persone care sono rimaste indietro, bloccate in una delle tante prove ricevute nel percorso. Egli così
prosegue nel cammino, che di qua e di là si apre sopra abissi spaventosi. E’ il "sentiero del filo del rasoio", che non
ammette indugi, deviazioni, titubanze, che si percorre istante per istante in perfetto autoricordo, vigilanza ed
autoosservazione. Finché arriva il giorno in cui egli è costretto a fermarsi ed a guardare in su. La strada ora si inerpica
sui fianchi di un’altissima montagna, di cui a stento egli riesce ad intravedere la fine. Tornare indietro è impensabile,
proseguire una pazzia. Nell’indecisione, il lavoro interno si blocca; il candidato, impreparato ad affrontare l’ostacolo
imprevisto, incomincia più o meno velocemente a scendere la scala del Livello dell’Essere. Può darsi, tuttavia, che in
questi drammatici istanti egli si ricordi di sua Madre e che Lei, chiamata, venga in suo aiuto nel sacro aspetto di DEVI
KUNDALINI SHAKTI.
o Come si potrà dedurre da tutto l’insegnamento qui esposto, la Madre Divina ha cinque aspetti:
2) Maria, Ram-Io, Casta Diana, Stella Maris, Iside ecc., cioè l’aspetto il cui atomo risiede nel cuore e che aiuta
l’aspirante nel cammino iniziatico anche attraverso la decapitazione dei difetti psicologici (vedi avanti, nel capitolo
dedicato al Primo Fattore);
4) Devi Kundalini Shakti, la Madre generatrice dei Corpi Interni ed annientatrice dei difetti psicologici;
5) Madre Natura o Madre Morte, che presiede alla nascita e alla morte dei Corpi Fisici.
A questo punto, cioè, il candidato capisce che per salire la Montagna deve unire le Tre Forze Primarie della natura al
fine di creare nuovi corpi, nuovi veicoli più adatti all’impresa. E, come ogni Corpo Fisico nasce attraverso un atto
sessuale fisico, così anche i suoi Corpi Superiori nasceranno attraverso un atto sessuale superiore. Il maschile dovrà
unirsi al femminile attraverso la forza neutra della SESSUALITA’ TRASCENDENTE DEL TERZO LOGOS (Spirito Santo)
per realizzare, nella Forgia Infuocata di Vulcano, la GRANDE OPERA. E’ l’ora della MAGIA SESSUALE, della pratica
del GRANDE ARCANO. Se il candidato capisce tutto ciò, se si trova preparato al grande passo, la Madre Divina
Individuale, nella forma di Serpe Ignea dai magici poteri, verrà in suo aiuto. La Prima Montagna si chiama anche
MONTAGNA DELL’INIZIAZIONE. Salendola, infatti, il nostro viaggiatore riceve nell’Intimo due gruppi di Iniziazioni
fondamentali:
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• le CINQUE INIZIAZIONI DEI MISTERI MAGGIORI (o Iniziazioni di FUOCO);
Attraverso le INIZIAZIONI DI FUOCO, egli potrà innalzare progressivamente i sette serpenti, costruire cioè i Sette
Corpi Solari, ed incarnare Manas, la propria Anima Umana; con le INIZIAZIONI VENUSTE, sarà messo in grado di
rappresentare simbolicamente la vita e la passione del Maestro Gesù, fino al sepolcro, e di compiere quindi il primo
passo verso l’incarnazione del SECONDO LOGOS (il Cristo Cosmico). Data l’importanza delle cinque grandi
Iniziazioni di Fuoco, le esamineremo brevemente, anche se esse sono di competenza specifica di un prossimo
argomento.
• La PRIMA INIZIAZIONE DEI MISTERI MAGGIORI permette di rigenerare completamente il Corpo Fisico e
conferisce la "spada fiammeggiante", cioè il potere di difendersi, nei Mondi interni, dagli attacchi della Loggia Nera.
• La SECONDA INIZIAZIONE DEI MISTERI MAGGIORI consente la completa rigenerazione del Corpo Vitale. Con
essa, il veicolo fisico diventa meno sensibile alle fatiche, alle malattie e al dolore.
• La TERZA INIZIAZIONE DEI MISTERI MAGGIORI consente la creazione del Corpo Astrale Solare, che si sostituisce
al Corpo Lunare. L’iniziato può adesso recarsi a piacimento nel Mondo Astrale Superiore per vivere in modo
cosciente e diretto l’esperienza del Reale attraverso indagini personali compiute anche all’interno dei Templi della
Loggia Bianca.
• La QUARTA INIZIAZIONE DEI MISTERI MAGGIORI consente la generazione del Corpo Mentale Solare, che si
sostituisce al Corpo Lunare. Il candidato accede alla Mente Cosmica e può indagare con coscienza sulla struttura della
propria mente e dei propri pensieri. Con questa Iniziazione egli si libera dei "quattro corpi di peccato" che lo
tengono prigioniero della mente inferiore e del desiderio e riceve pertanto le ALI IGNEE DELLO SPIRITO.
• La QUINTA INIZIAZIONE DEI MISTERI MAGGIORI è del tutto particolare. Anzitutto essa non può essere
conseguita meccanicamente ed inconsapevolmente come può accadere per le prime quattro. La quinta Iniziazione di
Fuoco, che conferisce il Corpo Solare della Volontà Cosciente, dev’essere voluta ed accettata dall’interessato, che è
dunque pienamente consapevole di riceverla (vedremo più avanti, a proposito del Secondo Fattore, come l’ascesa
della Kundalini possa avvenire in un certo senso anche meccanicamente ed inconsapevolmente, purché in accordo
con i meriti del cuore).
1) l’incarnazione di Manas. L’iniziato riesce a cristallizzare in sé la prima parte della propria Anima, l’Anima Umana.
E’ un evento nuovo ed importantissimo perché egli, prima di questo momento, non possedeva un’Anima, ma
soltanto il principio animico dell’Essenza racchiusi nei quattro corpi di peccato. Può cominciare quindi a dirsi "uomo
completo", un VERO UOMO dotato di Corpo, Anima e Spirito.
2) il completamento della formazione dei sette Corpi Solari. Contemporaneamente alla salita del Quinto Serpente
che, conferendo la Quinta Iniziazione dei Misteri Maggiori, produce anche la formazione del Corpo Causale, sale
anche il Sesto ed il Settimo Serpente, che portano rispettivamente alla
formazione del Corpo Intuizionale (o Corpo Budhico) e del Corpo
Atmico. Con ciò non si vuol dire che l’Iniziato "incarna" Atman, cosa che
potrà avvenire solo più tardi; egli semplicemente ne ottiene il Corpo, e
può così iniziare ad esplorare tutte le sette dimensioni del Cosmo.
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4) L’abbandono della ruota del Samsàra ed il raggiungimento della Maestria. La nascita dei Corpi Solari e la
cristallizzazione dell’Anima Umana, con la prima esperienza del Reale, permette il superamento del mondo
dell’apparenza, dell’illusione e dell’eterno ritorno. Giunto a questo punto, quando lascia il Corpo Fisico, l’iniziato
non è costretto a ritornare nel Mondo Tridimensionale, ma continua il suo lavoro di perfezionamento dei Mondi
Interni. Inoltre, egli consegue il titolo ed il grado di MAESTRO.
Con l’aiuto dei portentosi Veicoli Solari e della sessualità cosciente, il nostro viaggiatore, ormai vero iniziato, riesce a
continuare valorosamente la sua lotta contro l’Ego. Ha scalato ormai metà della Montagna, ha conseguito
straordinari poteri, ha incarnato Manas, ha raggiunto il primo grado di Maestria. Ma una sorpresa l’attende. La
strada, che fino a quel momento si era snodata unica e solitaria, improvvisamente si biforca: da una parte sale in
strette volute nella forma di una lunga spiraloide che ben presto scompare alla vista; dall’altra sembra quasi scendere
lentamente, e forse fin troppo facilmente, verso valle. Proprio in corrispondenza del bivio, un austero Guardiano
indica con il dito il sentiero spiraloide, come fosse quello giusto da seguire. La scena è insolita ed il nostro viaggiatore
si ferma confuso. L’indicazione del Guardiano non lo convince, ma deve decidere in fretta. Egli non lo sa, ma quella
a cui è sottoposto è una durissima prova. I suoi poteri gli consentono di capire che il sentiero a spirale lo porterebbe
alla felicità ineffabile dei Mondi Paradisiaci del Nirvana, mentre la via diretta lo condurrebbe alle enormi difficoltà
del ritorno al Cristo e all’Assoluto. Scegliendo la prima strada, potrebbe fermarsi a godere per tutta l’eternità il
premio dei suoi sforzi e delle sue fatiche, ma nel contempo si dimenticherebbe ben presto dell’umanità sofferente e si
chiuderebbe in un’esistenza priva di amore.
o Una simile esistenza non è compatibile con la felicità eterna. Si afferma, infatti, che la via "spiraloide"
conduce ad una felicità che dura soltanto una di tutte le infinite eternità possibili e che, prima o poi,
l’iniziato che segue questa via ritorna, più o meno consapevolmente, alla ruota del Samsàra. Se il cammino
può sembrare a prima vista individualista e solitario, in realtà esso è tutto quanto costellato da "opere di
misericordia", come si apprende dallo studio della Legge del Karma (su questo argomento vedi più avanti,
nel capitolo dedicato al Terzo Fattore).
Continuando invece la sua strada attraverso la montagna, lungo la via diretta, lo attenderebbero ancora dure
fatiche, aspre lotte, altre montagne; ma poi raggiungerebbe la propria Autorealizzazione Intima nell’Amore
dell’Assoluto e della propria Monade. Egli dunque, incurante dell’invito del Guardiano, si avvia lungo la via diretta,
deciso a concludere il cammino della Prima Montagna. Ma la discesa è solo apparente. Il percorso è forse ancora più
duro del precedente, pieno di insidie e di difficoltà. Bisogna stare all’erta, lavorare incessantemente sull’Ego che cerca
di approfittare di ogni attimo di distrazione e, successivamente, subito spazzarlo via per mezzo dei poteri della
Sessualità Trascendente. I frutti di questo lavoro non tardano a manifestarsi. L’iniziato coraggioso riceve, uno dopo
l’altro, gli OTTO GRADI DELL’INIZIAZIONE VENUSTA, che gli consentono di far salire dentro a sé altri otto
serpenti. I suoi Corpi Solari sono in tal modo riqualificati in un’ottava superiore e si trasformano in CORPI DI LUCE,
veicoli ancor più perfetti e portentosi, adatti all’esplorazione di tutti gli aspetti dell’Assoluto.
o I Serpenti di Fuoco creano i SETTE CORPI SOLARI (Fisico, Vitale, Astrale, Mentale, Causale, Budhico e
Atmico), i primi Sette Serpenti di Luce li riqualificano e l’Ottavo genera i QUATTRO CORPI SPIRITUALI (i
quattro Kaja), che consentono all’iniziato di esplorare i Mondi Interni dell’Empireo (vedi più avanti,
Seconda e Terza Montagna).
Nel frattempo il Cristo Intimo, nato in lui con l’Iniziazione di Tiphereth nella forma di piccolo bambino, incomincia
a rappresentare individualmente il Dramma Cosmico: l’iniziato incarna in forma simbolica la vita, la passione, la
morte e la deposizione nel sepolcro del Maestro Gesù.
o In questa prima rappresentazione del "dramma", puramente simbolica, si allude al cosiddetto "sepolcro degli
iniziati", in fondo al quale brilla la STELLA DELL’ESSENZA LIBERATA che si trova a COMPOSTELA. La
putrefatio è una fase indispensabile del lavoro esoterico, che contiene in se stessa già tutto il risultato.
Giunto così alla fine della Prima Montagna, il nostro viaggiatore, ora Maestro, ha dissolto il 50% dei suoi Ego. Il
viaggio è stato straordinario, ma faticoso. Non a caso sui suoi passi egli adesso trova un tempio, in cui entra per
riposarsi un po’ (Mc 6, 30-32).
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LA SECONDA MONTAGNA
Riprese le forze, il nostro giovane Maestro vorrebbe ripartire. Ma la sosta nel Tempio si trasforma ancora una volta
in una prova di pazienza. Nonostante il suo ardente desiderio di riprendere il cammino, egli, se
non vuol compromettere tutto il lavoro già svolto, deve saper attendere serenamente il
momento giusto.
• Come si vede, anche nelle fasi avanzate del lavoro interno ci sono dei momenti di
arresto, in cui tutto sembra ristagnare. In questi momenti è molto opportuno saper
esercitare la facoltà del DISCERNIMENTO, che permette di distinguere se si tratta di
entropia, pausa fisiologica o prova. Per quanto riguarda l’interpretazione dell’Arresto,
del Ristagno, della Quiete ecc.,
Poi, finalmente, può continuare il viaggio ed affrontare la salita della Seconda Montagna, l’altissima Montagna della
RESURREZIONE.
• Che il cammino spirituale consista in una simbolica scalata è stata un’intuizione di molti mistici, Le tre
Montagne (Samael Aun Weor).
Qui non si tratta più di iniziazioni o di prove: adesso egli deve compiere, con tutte le facoltà, i poteri e gli strumenti
a sua disposizione per il vero lavoro profondo e per l’eliminazione concreta e definitiva dell’Ego. Dotato di ali e di
spada fiammeggiante, alla guida dei suoi Veicoli di Luce fisici, animici e spirituali [FISICI: Corpo Fisico, Vitale, Astrale,
Mentale. ANIMICI: Corpo Causale, Budhico, Atmico. SPIRITUALI: i tre Kaja.], il nostro viaggiatore avanza nella
parte più dura del lavoro interno acquisendo sempre maggior consapevolezza ed esperienza. Nove sono le grandi
tappe della sua scalata, e nove sono i GRADI DI MAESTRIA che egli raggiunge. Ogni tappa è un intero pianeta da
esplorare, conoscere e conquistare. Calandosi nei MONDI INFERNI di Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove,
Saturno, Urano e Nettuno (la "NONA SFERA"), cercandone dentro se stesso gli aspetti infraumani e successivamente
distruggendoli, egli si guadagna il diritto di prendere possesso dei rispettivi CIELI, passando via via dalla condizione
di ANGELO (Cielo della Luna) a quello di SERAFINO (Cielo di Nettuno o Empireo).
• In estrema sintesi, citiamo gli Aggregati Psichici di riferimento per ciascun pianeta. LUNA: desiderio;
MERCURIO: lussuria; VENERE: gola e cupidigia; SOLE: avarizia e dissipazione; MARTE: ira; GIOVE:
superbia; SATURNO: violenza; URANO: falsità e magia nera; NETTUNO: tradimento.
• Non sfuggirà l’analogia del lavoro della Seconda Montagna con quello descritto da Dante nella "Divina
Commedia". Poco importa se, come in Dante, i Mondi Inferni vengono esplorati tutti prima dei Cieli e se,
come nel nostro caso, i pianeti vengono conquistati ad uno ad uno. Ciò che conta è che il "descensus ad
infera" sia in entrambi i casi condizione indispensabile al proprio perfezionamento interiore.
Il possesso del pianeta Venere ed il conseguente distacco da ogni lusinga del mondo fa sì che egli possa incarnare
nuovamente, e questa volta non in modo simbolico, il Dramma Cosmico del Cristo Intimo, che NASCE IN LUI
CONCRETAMENTE. L’Iniziato nasce di fatto, assieme al Cristo Intimo, una seconda volta e va ad aggiungersi alla
schiera dei "due volte nati". Ovviamente, il Cristo in lui è ancora piccolo, solo un piccolo embrione, ma fatto d’
ORO PURO IMMORTALE ("EMBRIONE AUREO").
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• Si dice che l’Embrione Aureo, una volta formato, non possa essere distrutto mai, nemmeno in seguito ai
fallimenti più gravi. Esso rimane pertanto intatto nei Mondi Superiori, in attesa di essere ripreso dall’Iniziato.
L’Embrione Aureo costituisce la fase iniziale di una nuova riqualificazione dei Corpi, che da Corpi di Luce si
trasformano, nel corso della Seconda Montagna, in Corpi d’Oro.
Nonostante questo straordinario evento, l’avanzata nella Seconda Montagna è costellata da tali difficoltà che ogni
impresa, ogni pianeta conquistato, ogni nuovo Grado di Maestria raggiunto comporta sempre una sovrumana fatica.
• Questa fase del lavoro interno è ben rappresentata dalle 12 fatiche di Ercole, che brevemente ricordiamo. 1)
Uccisione del leone di Nemeea; 2) uccisione dell’Idra di Lerna; 3) cattura della cerva Cerenìta e del cinghiale
di Erimànto; 4) pulizia delle stalle di Augia; 5) cattura degli uccelli di Stìnfale; 6) cattura del toro di Creta; 7)
cattura delle cavalle di Diomede; 8) uccisione di Caco; 9) conquista del cinto di Ippolita; 10) cattura della
mandria di Geriòne; 11) conquista dei pomi delle Espèridi; 12) cattura di Cèrbero. Ovviamente, le fatiche a
cui si allude nei lavori della Seconda Montagna sono le prime nove, una per ogni pianeta. Le ultime tre
appartengono, come si vedrà, ai lavori della Terza Montagna.
• Le nove muse sono: Clio, Erato, Melpòmene, Callìope, Euterpe, Talia, Urania, Polimnia, Terpsìcore.
Giunto al pianeta Saturno, il nostro Maestro, dopo aver sperimentato concretamente il Dramma Cosmico attraverso
la Passione del Cristo Storico, muore in croce per il mondo. Ma è solo una morte apparente, che sembra tale
soltanto a chi non sa vedere. Ben presto, infatti, ed in modo altrettanto concreto, egli "RISORGE" nel suo CORPO
GLORIOSO D’ORO PURO. Adesso può, a buon diritto, definirsi un MAESTRO RISORTO, anche perché gli ultimi
due pianeti gli consentono di conseguire la PIETRA FILOSOFALE e L’ELISIR DI LUNGA VITA, simbolo
dell’immortalità.
La PIETRA, conseguita con i lavori della Seconda Montagna, rappresenta il SESSO. Il sesso è pietra di
salvezza, ma anche pietra di inciampo per il lavoro interno (vedi più avanti, nel capitolo dedicato al
Secondo Fattore). Anche in queste altissime fasi del lavoro, ed in quelle successive, un Maestro puo' tradire
l'Opera "scagliando la pietra".
Per quanto riguarda l' ELISIR DI LUNGA VITA, il riferimento è al Sacro Graal, nel ciclo della Tavola
Rotonda.
Giunto alla fine della Seconda Montagna, divenuto un Serafino, egli entra nel primo livello dell’Empireo e prende
possesso della propria Monade Manifestata incarnando il Terzo Logos, lo Spirito Santo. Quando entra nel secondo
tempio a riposare, ha eliminato il 75% dei suoi Ego.
LA TERZA MONTAGNA
E’ un dio vivente colui che si accinge a scalare la Terza Montagna, la Montagna dell’ ASCENSIONE.
Apparentemente, l’Ego è sconfitto: il lavoro precedente sui nove pianeti ha permesso all’Iniziato di eliminare da se
stesso la parte visibile dei suoi Aggregati psichici. Adesso egli dovrà perfezionarsi ancora, ed estirparne le radici
discendendo negli Inferni di Plutone. La strada della Terza Montagna è particolarmente difficile ed insidiosa. Gli IO-
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CAUSA [chiamati anche "peccati dell’anima" o "memoria dell’Ego"], infatti, si nascondono ovunque ed assumono
perfino l’aspetto più santo ed innocente. Scovarli, riconoscerli ed eliminarli definitivamente con l’aiuto della
straordinaria forza del Cristo Intimo è precisamente il compito di colui che intraprende il cammino della massima
perfezione e che procede verso la liberazione totale. Quest’opera si compie attraverso le tre ultime "fatiche di
Ercole". Per tre volte il Maestro Risorto deve calarsi ancora negli inferni di tutti i pianeti, nel cuore di Plutone, e per
tre volte deve riemergerne vittorioso. La prima volta per incarnare il Cristo Cosmico; la seconda per incarnare il
Padre.
• Tre volte, quindi, l’Iniziato incarna il Cristo: nella Prima Montagna, con la 5° Iniziazione dei Misteri
Maggiori e la nascita del Cristo Intimo, lo incarna in forma simbolica; nella Seconda Montagna, nel Cielo di
Venere, lo incarna in forma concreta; infine, nella Terza Montagna, lo incarna nell’aspetto del Terzo Logos,
il Cristo Cosmico.
Ma così ancora non è salvo, ancora può precipitare nell’abisso per qualche ombra di peccato che risiede
nascostamente in lui. Solo quando risale vittorioso per la terza volta può
considerarsi LIBERATO e, ascendendo alla regione dell’Immanifestato, ritornare
all’Assoluto (AIN SOPH) perfettamente autorealizzato e nel pieno possesso della
propria Monade. Ora egli è nel Regno dell’Unica Legge, la legge dell’Amore e del
Libero Arbitrio. Là da dove era partito Egli è ritornato con Maestria. Decidere di
restare è un Suo diritto, ma è Suo diritto anche decidere di rientrare nella
Manifestazione per il bene della Loggia Bianca. Come già il Maestro IESHUA BEN
PANDIRA [Il nome esoterico del Maestro Gesù] fece nei confronti del pianeta
Terra, anch’Egli può decidere con Volontà Cosciente di reincarnarsi in un Corpo
Fisico, sacrificandosi per la salvezza di una qualsiasi umanità.
Il ritorno consapevole all’Assoluto è, come abbiamo visto, l’obiettivo principale del lavoro interno finalizzato
all’autorealizzazione del singolo. Detto in termini gnostici, è la salvezza ottenuta per mezzo della conoscenza. E
abbiamo anche già più volte accennato a come tale salvezza, raggiunta attraverso la eliminazione totale e definitiva
dell’Ego dallo spazio psicologico individuale, debba necessariamente presupporre, accanto all’intervento diretto e
gratuito dell’Assoluto che salva attraverso i poteri dei suoi molteplici aspetti, anche lo sforzo cosciente e volontario
dell’uomo. Tale condizione di combattimento interiore, denominata morte dell’Ego, viene raffigurata, nell’arte e
nelle diverse espressioni umane, mediante un ricchissimo materiale simbolico: angeli armati (san Michele), santi
armati (san Giorgio), divinità armate (Mitra), testi sacri di argomento guerresco (Bagavad Gita), racconti cavallereschi
(Don Chisciotte), racconti mitologici (ciclo cretese), rappresentazioni popolari e folkloriche (tauromachia) e, in
genere, da una quantità di lance, spade, pugnali, scudi, celate ecc. che spesso formano gli elementi base di molti
stemmi gentilizi e nobiliari.
o Spesso, proprio le casate nobiliari, come quella dei Medici a Firenze o dei Gonzaga a Mantova, hanno
contribuito non poco alla conservazione e alla custodia del materiale simbolico dell’insegnamento
profondo.
Le scuole iniziatiche, consapevoli del ruolo centrale che l’insegnamento relativo all’eliminazione dei difetti detiene
nel processo di autorealizzazione, hanno da sempre ricercato numerosi metodi pratici e numerose "vie" capaci di
portare alla dissoluzione degli aggregati psichici. Ad esempio, la via ascetica, che prevede forme anche severe di
mortificazione del corpo fisico; la via mistica, che privilegia la preghiera, la meditazione e la ricerca del trascendente;
la via attiva, in cui l’Ego viene combattuto, tenendo conto delle sue conseguenze karmiche, con opere concrete di
umana solidarietà; la via etica, che conduce all’istituzione e all’osservanza di codici di comportamento morale; la via
esoterica, che trae origine dall’interpretazione "segreta" della Tradizione; la via dell’armonia in cui si privilegiano gli
aspetti psicologici e relazionali; ecc. ecc..
Tali vie sono inevitabilmente parziali e, affrontando il problema della dissoluzione dell’aggregato psichico da
un’unica visuale, talvolta anche molto ristretta, portano chi le segua separatamente a risultati quasi sempre provvisori
ed insoddisfacenti. Non si tratta, allora, di seguire una determinata "via", quanto piuttosto di riconoscere in tutte un
unico grande sforzo prodotto dall’uomo nel corso della storia alla ricerca della propria liberazione, e di riconoscere
in questo sforzo le linee direttive che consentano di conseguire la "morte dell’Ego". Il sincretismo gnostico permette
così di evidenziare TRE FATTORI di autorealizzazione, sparsi negli insegnamenti delle diverse scuole, tutti e tre
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determinanti per l’eliminazione degli Aggregati psichici. Essi sono stati denominati dal Maestro esoterista Samael Aun
Weor "I TRE FATTORI PER LA RIVOLUZIONE DELLA COSCIENZA" e sono riassunti nei concetti di morte, nascita e
sacrificio. Il loro significato generale è il seguente:
MORTE: è intesa non nel senso di morte fisica, ma in quello di morte mistica e allude al concetto del "rinnegamento
di sé" espresso in Matteo16, 24: <Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso...>. Faccia, cioè, quanto è
possibile per rinnegare gli Aggregati psichici (il me stesso), combattendoli con ogni mezzo psicologico e spirituale.
Non si creda, tuttavia, che tali sforzi riescano da soli a distruggere tutti gli Aggregati. L’ammonimento di Gesù, infatti,
continua: <...prenda la sua croce e mi segua>, avvertendo così dell’esistenza di altre due condizioni (gli altri due
Fattori) indispensabili all’impresa. Per quanto riguarda la prima condizione, la morte mistica alla quale adesso ci
riferiamo, non essendo essa in grado di distruggere completamente l’Ego, ma solo di distruggerlo in parte, viene
chiamata anche decapitazione psicologica: all’Ego viene tolta solo la testa, la forza principale, ma non tutta la forza.
NASCITA: anche in questo caso, non si tratta della nascita del corpo fisico, ma della nascita dei cosiddetti corpi
esistenziali superiori dell’Essere, cioè dei Corpi Interni. Più che una nascita è quindi una trasformazione radicale che
porta alla formazione di un uomo nuovo , capace di possedere tutte le qualità necessarie all’investigazione profonda
dell’Ego e all'esplorazione del Cosmo, fino al Pleroma. Gli stessi processi alchemici di trasmutazione energetica, che
stanno alla base della formazione dei Corpi, sono anche capaci, attraverso l’attivazione di forze spirituali, di
eliminare in modo totale e definitivo, anche nei dettagli, ciascun Ego in precedenza profondamente investigato. Se
quindi, con il primo Fattore, l’Ego viene soltanto decapitato, con il secondo viene completamente distrutto e ridotto
a polvere cosmica.
SACRIFICIO: il terzo Fattore, il sacrificio per gli altri, agisce sulle conseguenze dell’Ego e ne annulla gli effetti karmici.
Sappiamo, infatti, che il Karma negativo si paga generalmente con la sofferenza ed il dolore, ma anche con le opere
di misericordia. L’amore e il sacrificio disinteressato per l’umanità, compiuto attraverso le buone opere costituisce
quindi una valida alternativa a quella vita di sofferenza che impedisce il superamento delle ricorrenze ed è causa del
perpetuarsi dell’Ego.
o E’ però molto difficile poter stabilire, in chi ha l’Essenza ancora addormentata, cosa sia buono e cosa sia
cattivo. L’uomo, generalmente, credendo di fare il bene fa il male, e viceversa, perché riesce a comprendere
i termini bene e male solo in senso morale e non in senso oggettivo.
CRISTO BENEDICENTE, particolare del soffitto del Duomo di Gorizia. Le tre dita messe in evidenza nella
benedizione della tradizione cristiana occidentale sono una esplicita allusione ai 3
Fattori. I TRE FATTORI non devono restare una teoria. Per condurre alla rivoluzione
della Coscienza essi devono esser messi in pratica in modo estremamente concreto.
Tuttavia, la pratica dei TRE FATTORI è diversa da individuo a individuo e lo sforzo e il
sacrificio individuale varia in rapporto al Livello dell’Essere di ciascuno. Oltre a ciò, i Tre
fattori, per dare i loro frutti, devono sempre venir praticati insieme.
o Lo stesso termine "fattore" indica che, se praticati insieme, i TRE FATTORI non
sommano la loro efficacia, ma la moltiplicano.
La loro pratica disgiunta conduce a risultati non solo insoddisfacenti, ma addirittura controproducenti. Praticare,
infatti, il primo Fattore senza il secondo porta ben presto ad un inaridimento del lavoro interno per mancanza delle
esperienze interiori profonde assicurate dalla presenza del Corpi Esistenziali Superiori dell’Essere. Il secondo Fattore
senza il primo porta lentamente verso pratiche di magia nera per l’acquisizione meccanica di facoltà particolari la cui
gestione, invece di passare progressivamente sotto il controllo dell’Essenza, resta nelle mani dell’Ego.
o E’ questa la condizione piu' frequente che porta alla formazione dei cosiddetti HANAMUSSEN (vedi anche in
Ouspensky: "Frammenti di un insegnamento sconosciuto" - Astrolabio). Non sempre, però, l’Hanamuss è un
mago nero. Più frequentemente egli è una persona che possiede internamente due centri di gravità, uno
formato attorno all’Essenza e un altro attorno all’Ego. Ciò avviene proprio a causa della mancanza del
lavoro con il primo Fattore.
1° tipo: è l’uomo comune e corrente che non possiede alcun vero anelito spirituale e che vive nel sonno della
coscienza;
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2° tipo: è colui che, attraverso il 2° Fattore, ha sviluppato meccanicamente il Corpo Astrale Solare senza aver però
contemporaneamente lavorato seriamente i propri difetti psicologici;
3° tipo: è colui che, allo stesso modo, ha sviluppato meccanicamente il Corpo Mentale Solare;
4° tipo: è colui che, allo stesso modo, ha sviluppato il Corpo Causale Solare senza eliminazione dell’Ego. Poiché il
Corpo Causale Solare si sviluppa solo coscientemente (e non già, come gli altri Corpi, meccanicamente), questo tipo
di Hanamuss è proprio di colui che si è risvegliato coscientemente nel male e per il male, e che quindi può essere
definito giustamente "mago nero".
D’atra parte, la mancanza del terzo Fattore, conducendo ad un insostenibile aumento dei debiti karmici e del livello
di sofferenza, rende impossibile la pratica degli altri due. E così via.
L’azione salvifica dei Tre Fattori si realizza, in accordo con la Legge del Tre, per mezzo di tre forze:
• forza fisica, cioè lo sforzo cosciente e volontario dell’uomo teso a contrastare l’azione dell’entropia e a
realizzare nel Mondo Fisico le condizioni necessarie all’eliminazione dell’Ego;
Non è quindi sufficiente possedere l’anelito spirituale alla salvezza, ma occorre mettere in pratica l’insegnamento,
come è ben spiegato dalla parabola evangelica del giovane ricco, dall’ esempio della cruna dell’ago e dall’episodio
della cacciata dei mercanti dal tempio.
• forza psichica, cioè le facoltà dell’anima, espresse soprattutto dalla Volontà, dall’Intuizione e dalla
Immaginazione cosciente;
• forza spirituale, cioè i poteri dello Spirito che salvano attraverso la Forza Cristica del Padre e della Madre.
Tale forza è gratuita: l’Assoluto è sempre disponibile a salvare colui che, volontariamente e coscientemente,
compie lo sforzo di cercarlo.
o Da molte parti si tende ad enfatizzare troppo il potere della terza forza, come se essa da sola fosse capace di
salvare anche chi nella propria esistenza non faccia nulla per tentare di eliminare l’Io psicologico. Ciò,
naturalmente, è falso e contrario alle leggi della Giustizia Cosmica. Se la forza dell’Assoluto è gratuita, è però
anche rispettosa del libero arbitrio di ciascuno. Vedasi, a riprova, i seguenti versetti: Mc 11, 24 <Tutto
quanto voi chiederete pregando, credete che l’otterrete e l’avrete>; Mt 21, 22 <E tutto ciò che
domanderete con fede nella preghiera, l’otterrete>; Mt 7,7 e Lc 11,9, <Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi
sarà aperto>.
Normalmente, l’uomo comune e corrente, pur dotato di aneliti spirituali, possiede solo la terza forza, la forza
gratuita dello Spirito. L’uomo giusto, che procura di mettere in pratica l’insegnamento, possiede anche la prima, la
forza fisica. Ma la seconda forza, la forza neutra dell’Anima, quella che poi consente il compimento delle altre due,
generalmente manca anche in chi persegue il lavoro interno con le più ferme motivazioni. A nulla servirebbe cercare
di distruggere l’Ego senza aver prima suscitato la seconda forza, quella del'Anima. Risulta allora necessario che la
pratica dei Tre fattori, per essere veramente efficace in chi desideri sinceramente la propria "liberazione", sia
preceduta dal risveglio della seconda forza. Ciò significa che a questo punto è indispensabile porsi in relazione stabile
con il 3% di Essenza, embrione dell’Anima, e costituire con essa un centro di gravità permanente attraverso l’
AUTORICORDO COSTANTE. Data quindi l’importanza del lavoro psicologico individuale, ricapitoleremo nella
tabella seguente, lasciata di proposito incompleta per permettere a chi lo desiderasse di aggiungervi altre voci in
accordo al livello della propria comprensione, le principali tecniche, già descritte in questo libro, capaci di
determinare il risveglio dell’Essenza. Inoltre, per favorire lo stato di autoricordo e per facilitare ancor più il
ricercatore nella scoperta di se stesso, forniremo la traccia di una pratica più complessa (pratica del tempio cuore) a
cui potrà fare ricorso ogniqualvolta sentirà il bisogno di porsi in relazione con la propria Essenza.
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COMPORTAMENTI UTILI AL FINE DEL RISVEGLIO DEL 3% DI ESSENZA
VIVERE L’ISTANTE
ALIMENTARSI BENE
NON FUMARE
PROGRAMMARE LA GIORNATA
NON MENTIRE
TENERE UN DIARIO
ESSERE PUNTUALI
CERCARE IL SILENZIO
ABITUARSI AL DIGIUNO
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RICORDARE I SOGNI
ABITUARSI AL SACRIFICIO
PRESUPPOSTI FONDAMENTALI:
La decapitazione psicologica, ovvero l’eliminazione totale e definitiva di una parte degli Aggregati psichici che
compongono i complessi egoici, si raggiunge attraverso un paziente lavoro che si avvale di forze fisiche (dell’uomo),
psichiche (dell’Essenza) e spirituali (dell’Assoluto). Si tratta di indebolire l’Ego togliendo definitivamente a molti
Aggregati tutta la loro energia, in modo che possano poi scomparire per sempre dallo spazio psicologico individuale,
liberando l’Essenza prigioniera al loro interno.
• Ricordiamo che con le pratiche del solo Primo Fattore si riesce a distruggere al massimo un 25% di tutti gli
Aggregati psichici.
In questa impresa, nonostante spesso da varie scuole si pretenda il contrario, le forze umane e psicologiche da sole
non bastano: esse, benchè indispensabili, possono svolgere solo un lavoro preparatorio. L’eliminazione vera e
propria dell’Aggregato richiede forze infinitamente superiori a quelle psicologiche, che sono le forze spirituali
dell’Assoluto. Da qui, la necessità che il ricercatore, prima di affrontare la pratica della decapitazione, abbandoni
definitivamente la concezione materialistica, energetica, della realtà e riesca ad accedere, attraverso l’acqusizione di
una stabile coscienza animica, all’esperienza mistica dello Spirito nei suoi molteplici aspetti. Fondamentale sarà anche
la possibilità concreta di indagine sull’Ego attraverso le forze dell’Essenza risvegliata, esercitate non solo nel corso di
pratiche a ciò appositamente designate (retrospezione, concentrazione, immaginazione cosciente), ma anche, istante
per istante, durante la vita attiva (intuizione, autoricordo, autoosservazione). Sarà inoltre indispensabile acquisire
una consuetudine con la pratica della meditazione in tutti i suoi livelli. In quelli inferiori, per apprendere il linguaggio
della mente interiore; in quelli superiori, per fare l’esperienza mistica dei mondi spirituali ed entrare in contatto con
le manifestazioni più dirette e più pure dell’Assoluto.
• In quest’ultimo tipo di meditazione è possibile fare l’esperienza dell’ estasi mistica. In essa, tutta l’Essenza,
anche quella prigioniera degli Aggregati psichici, riesce a sfuggire temporaneamente all’Ego e a recarsi nella
6° dimensione per fare l’esperienza de i mondi paradisiaci e della GRAN REALTA’.
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LA PRATICA DEL PRIMO FATTORE
Rispetto alle forze in gioco, la pratica del primo Fattore può essere quindi suddivisa in tre momenti successivi: il
momento fisico, il momento psichico e il momento spirituale.
• Nel momento fisico, il ricercatore manifesta la sua volontà di eliminare l’Aggregato mediante una azione
personale consapevole.
• Nel momento psichico, l’Aggregato viene analizzato dalla forza neutra dell’Essenza.
• Nel momento spirituale, l’Aggregato viene distrutto dai poteri dell’Assoluto.
MOMENTO FISICO
Scelto un luogo tranquillo (può essere una stanza appositamente riservata alla pratica della meditazione, ma anche
un posto silenzioso della casa in cui si abbia la certezza di non essere disturbati), assunta la posizione adatta
(qualunque posizione è buona, purché compatibile con l’immobilità assoluta del corpo anche per diverse ore) e
completato il rilassamento (un perfetto rilassamento è indispensabile per eseguire questa pratica, in quanto ogni
tensione del corpo fisico, per quanto piccola, alla lunga genera dolore e distoglie dalle esperienze psichiche e
spirituali), si invocherà l’aiuto della Madre Divina Individuale, il cui atomo risiede nel cuore, e ci si concentrerà
profondamente sulla percentuale di Essenza libera. Dallo stato di concentrazione si passerà quindi, gradualmente, a
quello di meditazione, con il corpo fisico nell’assoluto riposo dei cinque sensi, dei cinque centri inferiori e della
mente attiva.
MOMENTO PSICHICO
Non si può raggiungere questo momento con la volontà attiva dell’Ego. Il momento psichico giunge da solo ad fuori
dal tempo. In esso, è l’Essenza a condurre la pratica. Certamente, la facilità o la difficoltà di ingresso in questo
momento dipende dal livello dell’Essere di ciascuno e dalla capacità di stare in autoricordo e in autoosservazione
durante la vita di ogni giorno, vigilando sul processo di identificazione. Prima o poi (non è detto che ciò avvenga nel
corso di una sola pratica) si sveglierà l’immaginazione cosciente e, davanti all’Essenza libera, in modo assolutamente
spontaneo, comparirà l’Aggregato da eliminare. Inizia in questo modo la prima fase del momento psichico, quella
dell’osservazione. Si osserva. In questa fase, l’Essenza osserva l’Aggregato per quello che è, un mostro, un demonio,
e come tale se lo raffigura attraverso l’immaginazione cosciente (passiva e spontanea) fino a provarne schifo e
ribrezzo. L’Aggregato può presentarsi nella forma di un animale, di una figura mitologica, di un essere spaventoso.
Esso è la personificazione del nostro difetto, la causa del nostro dolore o della nostra effimera gioia. Esso emana un
caratteristico odore e possiede un caratteristico sapore ecc..
Tale osservazione ha i requisiti dell’esperienza oggettiva. Come uno scienziato, il ricercatore, attraverso l’Essenza,
compie le proprie indagini senza alcun coinvolgimento emotivo: la macchina organica giace nell’assoluto riposo dei
centri inferiori, e soltanto la Mente interiore agisce, studiando con distacco tutte le diverse espressioni dell’Aggregato
e tutti i suoi comportamenti. Esso viene osservato nei suoi effetti nei confronti del centro intellettuale, emozionale,
motore, istintivo e sessuale: che pensieri suscita, che stati d’animo provoca, che azioni fa compiere, che malattie o
disordini produce nel corpo fisico. Quando il difetto ha assunto una chiara e precisa connotazione, è ben inquadrato
nelle sue più piccole caratteristiche, forme, dimensioni, quando sono chiari tutti i suoi più piccoli comportamenti,
allora si entra gradualmente in una fase di osservazione più profonda ed analitica: l’Aggregato viene compreso ed
osservato, nei suoi dettagli, anche dal punto di vista storico (fase dell’ analisi storica e della comprensione dell’Ego).
E’ una fase che può durare a lungo, anche molte ore, e che può richiedere anche molteplici sessioni di lavoro.
Quando quel certo difetto ha dominato in me l’ultima volta? In quale situazione? Assieme a quali persone? In quali
precise circostanze? Perchè mi trovavo là? Cosa ho fatto per contrastarlo? Ero in Autoricordo, in Autoosservazione?
Queste domande, per esempio, possono sorgere spontaneamente nella Mente interiore. E ancora: quali altri
Aggregati entrarono nella scena? Da chi vennero rappresentate veramente le commedie o le tragedie? Oltre al
principale, quali altri difetti vi presero parte? E come possono collegarsi tra loro tutti questi diversi aggregati della
mente? Quali furono le conseguenze da essi prodotte? Quanto più approfondita sarà l’analisi, tanto più completa
sarà la comprensione del difetto e tanto meglio riuscirà la pratica. Analisi superficiali non conducono a nulla, sono
inodori, insapori, inconsistenti. L’acqua superficiale è putrida, fangosa, e si asciuga facilmente. L’analisi dell’Ego ha
viceversa bisogno di acqua molto profonda e limpida, di grande capacità introspettiva, di grande costanza, pazienza,
capacità di cogliere il dettaglio.
• E’ importante vigilare sempre sull’assenza di identificazione con il difetto, che deve essere osservato dall’
Essenza con assoluto distacco e senza alcun coinvolgimento emotivo. Ciò, unitamente all’approccio mistico
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ed esoterico di tutta la pratica, mette al riparo il ricercatore da stati interiori negativi (angoscia, regressioni,
proiezioni affettive ecc.) che invece sono caratteristici di altri tipi di analisi psicologiche.
Successivamente, l’Aggregato verrà analizzato nel tempo, retrospettivamente. Quando mi ha dominato altre volte?
Quando è stato? In quale occasione? In quale circostanza? Con chi ero? ecc. ecc., fino ad indagare verso i confini
della memoria. Quando questo difetto è comparso per la prima volta in me? Quanti anni di vita avevo? Quanti
mesi? Quanti giorni? Analizzato e compreso il difetto in tutti i suoi più piccoli dettagli, sarà allora possibile il
passaggio alla fase successiva, quella del giudizio. Si giudica. Ora il difetto possiede un nome ben preciso e sta
davanti al ricercatore in tutta la sua reale consistenza. Egli l’ha esplorato, lo conosce, ne riconosce le precise
responsabilità. Quel mostro gli fa orrore, la sua presenza gli è insopportabile e, rivedendo retrospettivamente gli
errori compiuti nel corso della propria vita per causa sua, comincia a provare, forse per la prima volta, un
pentimento sincero.
• Alcune persone, quando prendono coscienza di qualche loro grave difetto, cadono in prostrazione profonda
e si sentono in colpa. Ciò è profondamente sbagliato, perché il "senso di colpa" è soltanto uno stato interiore
erroneo, che non serve a nulla e a nessuno. Ciò che conta è "la colpa" e questa è soltanto del difetto da
eliminare. Può sussistere, se mai, proveniente dall’Essenza, un senso di pentimento, di rimorso o di
vergogna. Ciò è positivo ed induce a vigilare per il futuro e a mettere in atto le strategie necessarie affinché
l’Aggregato eliminato non ritorni di nuovo nella psiche (vedi più avanti, a proposito della
TRASFORMAZIONE DELLE IMPRESSIONI).
Egli ora è finalmente più forte di quel mostro: è in grado di raccogliere le prove della sua colpevolezza e di
formulare nei suoi confronti dei precisi capi di imputazione. Nei mondi interni si apre un vero e proprio "dossier", in
cui vengono trascritte e registrate meticolosamente tutte le responsabilità dell’Aggregato, responsabilità oggettive,
inconfutabili: nel corso delle indagini, in ogni occasione di "reato", l’Aggregato è stato infatti colto sempre in
situazione di "flagranza".
Terminata così la fase istruttoria, ha inizio il vero e proprio processo. Le prove vengono esibite ai giudici alla
presenza dell’accusato che, seduto al banco degli imputati, tenta la sua estrema difesa. Con fare insinuante, arrogante
o timoroso cerca di giustificarsi: che male c’è, lo fanno tutti, l’ho fatto a fin di bene, per noia, per divertimento, per
disperazione. Ma la Giustizia Cosmica agisce con obiettività assoluta: nessuna pietà per l’Aggregato; è l’Essenza
prigioniera nel suo interno, già punita abbastanza, a meritare misericordia, a meritare di unirsi finalmente al 3% che
ora sta per cogliere i frutti del suo paziente lavoro. Viene emessa la sentenza inappellabile e l’imputato la ascolta suo
malgrado: condanna a morte.
MOMENTO SPIRITUALE
Si giustizia. Ora ha inizio la terza fase, quella dell’esecuzione. Il ricercatore è sempre raccolto in meditazione
profonda e sente a poco a poco crescere in sé la potenza della terza forza, la forza passiva e gratuita dello Spirito.
Viene avvolto dalla dolcissima presenza della Madre Divina, che lo riempie di gioia e di amore per tutta l’umanità.
Egli la vede nell’aspetto di casta Diana, nell’aspetto cioè di una terribile guerriera armata che, senza esitazione,
emanando infinita compassione per l’Essenza prigioniera, colpisce l’Aggregato con la spada. Esso, che sembrava
invincibile, divenuto improvvisamente fragile, si sgretola sotto gli occhi dell’iniziato. Egli lo vede rimpicciolire sempre
più, diventare sempre più bello come un piccolo bambino, fino ad annullarsi e ridursi in polvere cosmica. L’Essenza
che era stata prigioniera, finalmente libera, emanando una purissima luce verdeazzurra, va ad unirsi alla percentuale
già presente nello spazio psicologico.
Talvolta si verifica la necessità di decapitare un Ego durante la vita attiva, in situazioni in cui non è possibile eseguire
la pratica appena descritta. E’ il caso, per esempio, di quando siamo attaccati da un Aggregato d’Ira, o di Invidia, o
di Intolleranza, o di Lussuria ecc. mentre svolgiamo il nostro lavoro, o parliamo con una certa persona, o guidiamo
l’automobile. Lasciare entrare l’Ego "a briglia sciolta" nel nostro spazio psicologico equivarrebbe ad un disastro; e
tuttavia non è possibile, in quei momenti, procedere ad una osservazione e ad un’analisi accurata. Bisogna dire,
anzitutto, che aver scoperto l’Aggregato è già un fatto notevole. La maggior parte delle persone, infatti, è sempre
completamente identificata con i propri Aggregati e di conseguenza non si accorge di loro quando si avvicendano
meccanicamente nello spazio psicologico. Accorgersi di un Aggregato, significa essere in Autoricordo e in
Autoosservazione, e vedremo tra poco come tali facoltà dell’Essenza, se praticate di istante in istante, siano già di per
sè sufficienti ad impedire la manifestazione dell’Ego nella psiche. E’ però molto difficile esercitare l’Autoosservazione
di istante in istante. Per questo, di norma, ci si accorge di un Aggregato solo dopo che esso ha conquistato il potere e
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ha iniziato la sua opera devastatrice. In questo caso, le forze psicologiche, da sole, non bastano più e occorre far
ricorso alle forze spirituali operando una vera e propria decapitazione. In questo tipo di morte mistica, definita
anche morte in marcia o morte in cammino, l’Essenza, per motivi pratici e per così dire "di emergenza", invece di
analizzare e di comprendere, semplicemente osserva, e la forza spirituale, rappresentata dalla Madre Divina, viene
invocata attivamente non appena il soggetto si accorge della presenza del difetto. Si tratta di martellare la Madre, di
non aver paura ad invocarla incessantemente e con fede, di supplicarla con tutto il cuore affinché incenerisca
l’Aggregato e lo riduca in polvere cosmica. "Madre mia, ti prego, ti supplico, ti scongiuro, allontana da me questo
difetto, riducilo in polvere, ti prego, ti supplico, ti scongiuro". In questo modo, anche se non è stato
precedentemente compreso a fondo, anche se non si è in grado di dargli un nome preciso, l’Aggregato viene
distrutto e scompare dallo spazio psicologico. Ovviamente, il risultato così ottenuto è provvisorio, e deve essere
consolidato successivamente non appena possibile con l’esecuzione della pratica vera e propria.
Come il cibo nutre il Corpo Fisico, così le impressioni nutrono lo spazio psicologico. Esse sono un alimento molto
importante, di cui non possiamo fare a meno nemmeno per un istante, ed entrano nella psiche attraverso la finestra
dei cinque sensi. Tuttavia, a differenza di quanto avviene per il cibo, le impressioni giungono a noi così come sono,
non trasformate, non "digerite", perché l’organo predisposto alla loro trasformazione, riassumibile nel concetto di
Autoricordo, pur esistente, è completamente atrofizzato per il disuso. In questo modo, lo spazio psicologico si
riempie di impressioni dense, non trasformate, piene di significati accessori collegati tra loro in modo arbitrario e
soggettivo dalla mente, che diventa così, invece che strumento di Conoscenza legittima, strumento di orribile
confusione. Un bicchiere di vino si collega a situazioni da osteria, una donna a situazioni di desiderio morboso, un
oggetto a situazioni di invidia ecc. ecc.. In pratica, le impressioni non trasformate (e le effigi mentali che esse creano)
si collegano continuamente ad Aggregati Psichici, ad Ego, li rafforzano o addirittura li producono, deformando la
realtà e rendendola inconoscibile.
• La presenza dell’Ego, e quindi di quei settori della Mente Egoica già definiti come Mente scettica e Mente
dogmatica, rende ancora più complesso il problema della conoscibilità del Reale, che viene ad essere
deformato due volte. La prima, dai cinque sensi, ed è un limite strutturale dell’uomo; la seconda, dall’Ego,
che altera psicologicamente le percezioni già alterate sensorialmente. Von Kleist riassume questo problema
con una bella frase: "Se tutti gli uomini avessero vetri verdi al posto degli occhi, dovrebbero giudicare che gli
oggetti che vedono sono verdi: e non sarebbero in grado di decidere se il loro occhio mostra loro le cose
come sono o non si aggiunga piuttosto quello che appartiene non a loro ma all’occhio. Così è per
l’intelletto. Noi non possiamo decidere se ciò che chiamiamo verità sia veramente verità o se soltanto ci
appaia così."
E’ logico che, se ci ricordassimo di noi stessi, al vedere una certa persona non proveremmo intolleranza, o ira, o
desiderio: vedremo la persona semplicemente per quello che è. Se ci ricordassimo di noi stessi, non ci metteremmo a
piangere sentendo una certa musica o vedendo una certa fotografia, ma queste impressioni giungerebbero a noi
trasformate nella loro reale sostanza, scollegate da qualsiasi emozione od associazione mentale inferiore o negativa.
Pertanto, a nulla vale decapitare l’Ego se poi non siamo in grado di trasformare le impressioni: sempre altri Ego
prenderebbero il posto di quelli eliminati e l’Essenza sarebbe sempre più da essi resa prigioniera. Se vogliamo
veramente liberare l’Essenza e distruggere l’Ego in modo definitivo, dobbiamo aggiungere alla pratica della morte
mistica quella della trasformazione delle impressioni realizzata di istante in istante. Di istante in istante ricordarci di
noi stessi. In più, le impressioni trasformate rappresentano il nutrimento fondamentale dei nostri Corpi Interni, che
sono il veicolo della nostra Anima. Una impressione densa (esotericamente definita Si 48), adatta solo a nutrire un
Ego, diventa adatta a nutrire il Corpo Astrale se viene trasformata in Si 24, o il Corpo Mentale se viene trasformata
in Si 12, ecc. ecc.. Con la Trasformazione delle impressioni non solo dunque evitiamo di formare nuovi Ego, o di
consolidare quelli esistenti, ma andiamo ad alimentare i Corpi Superiori Esistenziali dell’Essere.
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Tutto ciò che si riferisce al sesso e alla sessualità costituisce da sempre una “pietra d’inciampo” al lavoro
interno. L’energia del Centro Sessuale è infatti così potente e sottile che, nelle mani dell’Ego, è in grado di
condizionare negativamente tutta la vita dell’uomo e di vanificare ogni sforzo di perfezione.
Per contro, non può sfuggire il fatto che tale energia, proprio per la sua straordinaria qualità, detenga delle
capacità, diremmo dei “poteri”, del tutto straordinari. Non ci riferiamo solamente alla capacità di generare corpi
fisici, fatto straordinario già di per sé, ma anche alla capacità di influenzare determinare ogni altra opera creativa
dell’uomo, sia essa materiale, artistica o intellettuale.
Freud, usando un termine che ritroveremo più avanti, introduce per primo nell’ambiente scientifico il
concetto di energia sessuale “sublimata” come fondamento di tutta la creatività dell’uomo. Le scuole iniziatiche e
le religioni antiche, pertanto, hanno sempre osservato nei confronti dei temi relativi al sesso la più estrema
considerazione e la più estrema cautela: se è vero che nel centro generatore di ogni attività umana deve trovarsi
anche la chiave del processo di salvezza, è anche vero che si tratta di una chiave capace di aprire anche altre porte,
non tutte così desiderabili. Il problema è quello di togliere la chiave dalle mani dell’Ego. Cosa non facile, che
richiede una preparazione specifica ed uno sforzo individuale improponibile su vasta scala.
Si comprende quindi come i temi relativi alla sessualità siano stati progressivamente ritirati dal livello esterno
dell’insegnamento delle scuole filosofiche, e riservati ai livelli più interni. In essi il ricercatore, fortemente motivato
nella ricerca del suo perfezionamento interiore, accede infatti non solo alle informazioni teorico/pratiche relative al
sesso, ma anche alle tecniche concrete per la dissoluzione dell’Io, riducendo al minimo il rischio di cadere
nell’infrasessualità.
L’atteggiamento sessuofobico delle principali religioni tradizionali (cristianesimo, ebraismo, islamismo), oltre che
con motivazioni culturali, socio/ambientali, dottrinali ecc., può spiegarsi proprio con quanto appena detto. Le
religioni tradizionali, preoccupate di diffondere l’insegnamento alla massa piuttosto che di portare alla perfezione il
singolo, e quindi necessariamente poco esigenti nei riguardi del Primo Fattore, di fronte all’impossibilità di proporre
un uso “salvifico” della sessualità, preferiscono ignorarla, accontentandosi così di proporre quasi una “salvezza
minore”, celibataria. Il sesso, lasciato quindi praticamente nelle mani dell’Ego, diventa allora solo un ostacolo da
combattere e da negare, in ogni caso da controllare con rigide norme morali. Giunti a questo punto del lavoro,
cercheremo di affacciarci su quanto le scuole iniziatiche tramandano nei loro circoli più interni a proposito del
Secondo Fattore e della sessualità in genere, e lo faremo con l’aiuto di una scienza ermetica che, grazie
all’incomprensibilità del suo linguaggio, ha saputo conservare intatti quei temi, sfuggendo alle più accanite
persecuzioni: l’ ALCHIMIA. Addentrarci in quel fenomeno culturale
(scientifico, storico, filosofico, sociale) che passa sotto il termine di
“ALCHIMIA” non è lo scopo del presente compendio. Ci basta qui
ricordare che per Alchimia non bisogna intendere, come si fa nell’accezione
comune, una sorta di “protochimica” o di chimica grezza e rudimentale; essa
è, al contrario, una vera scienza, che è attiva tuttora e che si prefigge un
obiettivo ben preciso: trasformare il piombo della materia in oro dello
Spirito. L’oggetto di questa scienza è il sesso, anche se velato dietro storte,
alambicchi o formule di composti chimici. Il particolare linguaggio simbolico,
incomprensibile anche alle persone più dotte, se non salvò dal rogo
dell’Inquisizione e dall’accusa di stregoneria molti alchimisti vissuti tra il ‘500
e il ‘700, permise tuttavia la sopravvivenza dei testi che, al momento
attuale, costituiscono praticamente gli unici documenti storici
sull’uso cosciente della sessualità e sulla pratica del Secondo Fattore nel
mondo occidentale.
La premessa indispensabile alla pratica del Secondo Fattore è costituita dal raggiungimento di un perfetto
equilibrio tra i cinque Centri del Corpo Fisico. Abbiamo già visto a suo tempo che questi Centri si comportano come
dei “vasi comunicanti”, o anche come componenti di un circuito elettrico, e che, in caso di reciproco squilibrio,
attingono il loro nutrimento uno dall’altro e, in ultima analisi, dal Centro Sessuale; questo viene ad essere quindi
funzionalmente alterato e costretto ad usare un’energia che non è la propria. Esotericamente, si dice che, invece
dell’energia costituita dall’Idrogeno 12 (H 12), il Centro Sessuale si trova costretto ad utilizzare degli Idrogeni più
pesanti (H 24, H 48). Affinché i processi alchemici relativi alla pratica del Secondo Fattore possano innescarsi e
procedere nelle diverse fasi, è indispensabile mettere a disposizione del Centro Sessuale l’energia sua propria,
facendo in modo che gli altri Centri non si esauriscano precocemente. Abbiamo visto a suo tempo come ciò si
ottenga fondamentalmente in tre modi:
1) con l’uso quotidiano di tutti i cinque Centri;
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2) con la loro rotazione frequente;
3) con la disidentificazione dall’Ego, che costituisce la vera causa del loro squilibrio e dello spreco energetico.
Si conferma una volta di più come AUTORICORDO e AUTOOSSERVAZIONE siano pratiche fondamentali, e
non solo per i problemi relativi al Primo Fattore.
Notiamo, sia pure incidentalmente, come l’Idrogeno 12 sia un’energia del tutto particolare, capace di attivare
altri due Centri, chiamati Centri Superiori, che nell’uomo comune e corrente di norma sono atrofizzati: il Centro
Intellettuale Superiore (CIS) e il Centro Emozionale Superiore (CES). Questi Centri sono solamente espressione
dell’Essenza. Il primo conferisce sapienza, chiaroveggenza, comprensione, telepatia, ingegno, idee ecc.; il secondo
armonia, intuizione, amore, senso di fratellanza ecc.. E’ evidente come l’attivazione dei due Centri Superiori sia
di grande aiuto per la messa in pra5tica di tutti tre i Fattori.
LA SESSUALITA’ NORMALE
Il secondo presupposto alla pratica del Secondo Fattore è il raggiungimento della sessualità normale, cioè di una
sessualità vissuta secondo le leggi di natura e che non produce conflitti di alcun genere. Sessualità normale significa
anche abbandono definitivo dell’infrasessualità che, come abbiamo già visto nella prima parte, si manifesta, in
contrasto con le leggi di natura, sotto due principali aspetti:
1) negazione e rifiuto dell’atto sessuale;
2) abuso di questo atto, in tutte le sue forme, con obiettivi diversi da quelli procreativi.
Il raggiungimento della sessualità normale, tenuto conto che tutte le persone correnti hanno caratteristiche più o
meno infrasessuali, è un fatto con cui ciascuno deve confrontarsi e che richiede un particolare e difficile lavoro
sull’Ego della Lussuria.
LA PURIFICAZIONE DELL’ENERGIA
Anche se il Centro Sessuale comincia a utilizzare, nell’ambito della sessualità normale, l’energia sua propria
(l’Idrogeno H 12), inizialmente ancora non è in grado di provvedere ai lavori alchemici veri e propri del Secondo
Fattore (il lavoro, cioè, nella cosiddetta “forgia infuocata di Vulcano”). E’ necessaria un’opera preparatoria di
purificazione. L’energia, infatti, pur essendo adatta, è di pessima qualità e deve essere raffinata attraverso quattro fasi
successive di lavorazione. Tali fasi sono ben note agli alchimisti e prendono il nome di nigredo, albedo, citrinitas,
rubedo. Vale a dire che l’energia da nera deve diventare bianca, quindi gialla e infine rossa (corvo nero, colomba
bianca, aquila gialla e fagiano rosso). Solo attraverso la “rubedo” si forma il fuoco purificatore che è in grado,
divampando nell’ ATHANOR, di trasmutare la materia grezza (il compost) nell’ oro spirituale. Si può dire che l’
“opus” alchemico, cioè il lavoro caratteristico del Secondo Fattore, inizia proprio da queste quattro fasi di
purificazione. Il concetto di “nigredo” non è nuovo al lettore di questo libro. Già nella
prima fase del lavoro interno il ricercatore, insoddisfatto e deluso della vita, pur
intravedendo gli orizzonti nuovi che il “viaggio per mare” gli promette, sperimenta la
solitudine della notte interiore passando per una “nigredo psicologica”. La nigredo cui
adesso ci riferiamo, invece, non è soltanto riferita alla psiche, ma è il vero stadio iniziale
dell’opera (l’ “opera al nero”), lo stadio di chi possiede tutti gli strumenti per iniziare il
lavoro, ma deve ancora alimentare e purificare il fuoco. E’ una fase di inattività piena di
speranza e di certezza del risultato, diremmo di “melanconia” passeggera: il corvo nero,
sia pur ancora in forma inespressa, riassume in fondo già la completezza del risultato. Il
percorso di affinazione dell’energia H 12, di cui ora trattiamo, che dal nero porta al rosso,
esige nel ricercatore solitario l’avvento di un fatto nuovo: la relazione stabile con un
partner del sesso opposto. Il lavoro di coppia (coniunctio), fondamentale per la pratica
del Secondo Fattore (trasmutatio), inizia infatti fin dalla nigredo con la realizzazione di
certe fasi (separatio, sublimatio) essenziali per l’acquisizione della cosiddetta “castità scientifica” (la scienza ermetica).
Solo con essa la coppia raggiunge la completa purificazione dell’energia del Centro Sessuale (“opera al rosso”) ed è
pronta per i lavori centrali del Secondo Fattore. In altri termini, la coppia alchemica, sole e luna, diversificazione in
opposti di un unico Androgino divino, lavorando con pazienza nel proprio “laboratorium oratorium”, impara per
prove ed errori, memore del disastro causato da Pandora, a non versare il vaso di Hermes .
Il dio greco HERMES equivale a quello romano MERCURIO. Il mercurio, per gli Alchimisti, equivale all’ens
seminis di Paracelso, cioè al liquido seminale. Il vaso di Hermes è, in definitiva, il contenitore delle acque
seminali, che non devono essere assolutamente versate durante i lavori dell’ Opus. Il termine “castità” è
quindi qui usato in modo diverso che nell’accezione comune. Non significa assenza di rapporti sessuali, ma
rapporti sessuali senza perdita di energia, senza spasimo; superamento, quindi, sia della condizione
dell’infrasessualità che di quella della sessualità normale. In senso metaforico, quindi, il “vaso” deve restare
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sempre “ermeticamente chiuso”. Pandora, invece, non resistette alla tentazione, versò il vaso e tutti i mali si
diffusero nel mondo.
Tutto ciò esige il possesso di alcuni requisiti, che riassumiamo per praticità.
• La coppia dev’essere stabile e non occasionale, e deve aver raggiunto la condizione di sessualità normale.
• l’atto sessuale deve essere assolutamente privato, anche per ciò che concerne le esperienze interne;
marito e moglie devono essere “sacerdoti” uno per l’altro;
• la congiunzione carnale deve assumere sempre più l’aspetto di un atto “sacro”, in cui l’amore, oltre
che esprimersi attraverso il desiderio sessuale, si manifesta attraverso il Fuoco Spirituale.
La coppia alchemica, ottenuta la castità scientifica e l’energia purificata della rubedo, possiede adesso la più alta
capacità generatrice: non solo quella di generare, come le coppie comuni e correnti, altri corpi fisici, ma anche la
capacità di generare i Corpi Solari e i Corpi Esistenziali Superiori dell’Essere, veicoli indispensabili al proseguimento
del lavoro interno. Ci si chiederà in che modo possa avvenire la generazione dei corpi fisici, dal momento che la
congiunzione carnale avviene senza spargimento del seme. Per comprendere tale mistero, il mistero della Sacra
Famiglia ovvero della generazione nella castità, è necessario superare la logica umana. Comunemente, infatti, una
coppia è ritenuta “responsabile” quando genera un figlio nel momento che lei desidera. Nella supersessualità le cose
stanno in modo diverso: è la Madre Divina che, in accordo con la legge del Karma, provvede al
fatto che un’Essenza sia collegata magari ad un unico spermatozoo fecondante, senza che per questo debba essere
necessario l’enorme spreco energetico dello spasimo. Esamineremo adesso la teoria del processo della generazione
dei Corpi Interni, servendoci del più alto simbolo allusivo del Secondo Fattore, il CADUCEO DI MERCURIO. Il dio
greco Hermes è comunemente raffigurato mentre tiene nella mano destra un bastone dalla forma apparentemente
incomprensibile, denominato CADUCEO. Esso è simbolo di potere, potere di chi conosce il segreto della “scienza
ermetica”, dunque del potere più alto, capace di portare alla perfezione spirituale. Tale simbolo è stato per questo
motivo adottato anche dal Cristianesimo, ma per l’ovvio motivo di prendere le distanze dal paganesimo, è stato
trasformato ed ha assunto, con il medesimo significato, la forma del pastorale dei vescovi. La figura del Caduceo
così come viene rappresentato simbolicamente (due serpenti attorcigliati verso l’alto su un bastone). Si noti che,
durante l’accoppiamento, normalmente i serpenti assumono una forma attorcigliata. La figura più in basso, invece,
mostra il “Caduceo svelato”, cioè tutto ciò cui il simbolo allude in accordo con la tradizione esoterica. Nell’osso
sacro, in prossimità del chakra Muladara alla base della spina dorsale , giace attorcigliata la “Serpe Ignea dei nostri
magici poteri”, il Fuoco Serpentino (per gli Indostani DEVI KUNDALINI SHAKTI). Giace immobile, attorcigliata tre
volte e mezzo su se stessa, profondamente addormentata. Essa, purissima Realtà spirituale, è un aspetto della Madre
Divina Individuale, unica Forza in grado di generare i Corpi Interni e di annullare definitivamente gli Aggregati
Psichici. Per questo la sua sede viene definita "sacra". Può venir risvegliata dal suo sonno unicamente attraverso un
processo di trasmutazione alchemica. L’ Ens seminis, il “Mercurio arsenicato”, lavorato dalla coppia nella FORGIA
INFUOCATA DI VULCANO, ovvero nell’ Athanor ermetico acceso dalla coniunctio, comincia ad esalare i suoi
vapori risalendo verso l’alto lungo due cordoni di sostanza eterica. Essi, denominati “NADI”, sono collegati in basso
con le ghiandole sessuali e in alto con le due narici. Si capisce così come sia importante la respirazione nel processo
di trasmutazione.
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I “nadi” si avvolgono attorno alla spina dorsale e vi si incrociano tre volte.
Durante la trasmutazione, quando i vapori del Mercurio si incrociano nel TRIVENI, cioè nell’ incrocio più basso
tra i due “nadi”, si verifica lo chock necessario e sufficiente per il risveglio della serpe divina. Essa, nella forma di
FUOCO SACRO, incomincia a srotolarsi e a risalire lentamente lungo la colonna vertebrale, vertebra per vertebra,
aprendo uno dopo l’altro tutti i Chakra e conferendo all’iniziato i poteri corrispondenti. La tradizione esoterica
orientale stabilisce, com’è noto, l’esistenza di sette CHAKRA lungo la spina dorsale. Essi costituiscono de i vortici di
energia che, una volta attivati, conferiscono facoltà particolari, indispensabili al lavoro interno. Essi possono
essere interpretati anche come i “sensi” del Corpo Astrale e sono essi stessi costituiti di materia astrale. Dal basso in
alto sono denominati: MULADARA, SVADHISHTHANA, MANIPURA, ANATHA, VISHUDDA, AJINA, SAHASRARA
e conferiscono rispettivamente i poteri sulla terra, sull’acqua, sul fuoco, sull’aria, sulla voce e l’udito, dalla sapienza e
della poliveggenza. Sulle tecniche per l’attivazione dei Chakra vi è molta discordanza tra le diverse scuole. Qui si
sostiene che essa può essere prodotta soltanto dalle pratiche proprie del Secondo Fattore. La Kundalini, in questo
modo, risale nella colonna vertebrale per sette volte. Le prime due giunge fino all’intracciglio, e genera il Corpo
Fisico ed il Corpo Vitale Solare: produce, cioè, una completa “rigenerazione” a livello tridimensionale. Le altre
cinque volte giunge fino al cuore, e genera gli altri cinque Corpi Solari, rispettivamente Astrale, Mentale, Causale,
Buddhico, Atmico: genera, cioè, i Veicoli coscienti in grado di esplorare tutte le dimensioni del cosmo.
Teoricamente, la risalita della Kundalini (il “fuoco sacro”) lungo la colonna vertebrale è un fatto meccanico
legato unicamente al processo di trasmutazione alchemica. Si dice, però, che essa avviene anche “in accordo con i
meriti del cuore”, e ciò risulta evidente se si pensa che la trasmutazione è un atto sacro che si compie solo in chi
ricerca sinceramente i valori spirituali. Non si può tuttavia escludere del tutto il processo di trasmutazione meccanica,
e la prova concreta di ciò è data dalla presenza degli HANASMUSSEN (vedi parte introduttiva ai Tre Fattori). In
precedenza, nel capitolo dedicato alla Prima Montagna, abbiamo già visto come la formazione dei sette Corpi Solari
corrisponda, di fatto, al conferimento delle sette INIZIAZIONI DEI MISTERI MAGGIORI all’Intimo del candidato.
Chi conferisce le iniziazioni è quindi la MADRE DIVINA nell’aspetto di DEVI KUNDALINI SHAKTI. I Corpi Solari
rappresentano per l’iniziato i veicoli necessari per entrare con coscienza nel “Pleroma”, cioè nella pienezza della
manifestazione dell’Assoluto. Le diverse dimensioni del Cosmo, astrale, mentale, causale, le regioni paradisiache
del Nirvana diventano, per mezzo dei Corpi Solari oggetto di autentica esperienza diretta. Tale accesso
cosciente alla realtà della Manifestazione costituisce un obiettivo fondamentale del lavoro interno, e ciò almeno per
tre ordini di motivi:
- permette all’Iniziato di compiere un passo significativo nel proprio processo di spiritualizzazione lungo la
strada del “ritorno al Padre”. Egli, infatti, rendendosi indipendente dai vincoli del mondo della materia, diminuisce
la propria distanza dall’Assoluto;
- la possibilità di muoversi con coscienza nelle regioni superiori, solari, dei diversi Mondi trasforma l’Iniziato in
un soggetto gerarchico. Cioè, per quella parte che è libera da Ego, egli diventa una Gerarchia Celeste ed entra a far
parte di quell’ “esercito della voce” che emana dall’Assoluto e, nel contempo, lo costituisce. In tale veste egli può
assumersi dei compiti in accordo con il suo raggio di appartenenza (vedi quanto già detto in proposito nella seconda
parte del presente Compendio); - l’esplorazione cosciente del proprio mondo astrale, mentale e causale mette
l’Iniziato in condizioni di poter rendersi consapevole dei propri difetti, anche di quelli più piccoli e nascosti;
condizione questa necessaria alla successiva pratica di eliminazione e di aumento della percentuale di Essenza libera.
Tali difetti sono chiamati esotericamente “l’altra faccia della Luna Psicologica”.
Tuttavia, la formazione dei Corpi Solari non rappresenta che il primo passo lungo il cammino che porta
all’Assoluto. Tali veicoli, attraverso la perseveranza del candidato nei processi di trasmutazione propri del Secondo
Fattore, devono prima o poi venir distrutti per consentire la nascita di strumenti ancor più prodigiosi, denominati
CORPI D’ORO. Essi sono il simbolo dell’ oro spirituale perseguito con i lavori dell’ opus e consentono a chi li
possiede di compiere il descensus ad infera necessario per indagare nella causa stessa dell’Ego, fino in ogni sua più
piccola radice. In questo lavoro, simbolicamente, il candidato comincia ad affrontare le dodici fatiche di Ercole,
calandosi negli inferni dei singoli pianeti per guadagnarsi il diritto di conquistarne i rispettivi cieli. Successivamente, in
seguito all’acquisizione del lapis filosoforum o “pietra filosofale”, l’iniziato riqualifica anche i Corpi d’Oro e li
trasforma in CORPI DI LUCE, veicoli questi adatti ad entrare nella Realtà dell’Assoluto e a compiere la volontà della
Sua unica legge, l’AMORE.
Abbiamo già notato la corrispondenza tra Amore e Libero Arbitrio; ciò significa che, anche giunto
nell’Assoluto, l’iniziato, ormai vera e propria Gerarchia Celeste, ha la facoltà di “scagliare la pietra” , di
rinnegare cioè tutto il lavoro svolto, e di scendere a precipizio lungo la scala del livello dell’Essere.
B) LA MORTE DELL’EGO
La pratica del Primo Fattore, come abbiamo visto a suo tempo, non conduce direttamente alla morte dell’Ego,
bensì soltanto alla sua decapitazione, cioè alla morte di una parte dei difetti che lo costituiscono. La distruzione
totale dell’Ego, anche nelle sue parti più nascoste e tenaci, richiede l’opera della Madre Divina non più sotto
l’aspetto di Stella Maris, ma in quello potentissimo di Devi Kundalini Shakti (FUOCO SACRO). Questo processo si
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può realizzare soltanto durante la pratica del Secondo Fattore, allorché il Fuoco Sacro ha la possibilità concreta di
sprigionarsi verso dentro e verso l’alto, in senso centripeto, lungo la colonna vertebrale.
In sintesi, la coppia alchemica, nel momento stesso in cui lavora per la costruzione dei Corpi Interni, ha anche
la possibilità di distruggere un Ego già in precedenza decapitato, compreso ed indagato in ogni suo aspetto visibile e
infernale. L’uomo e la donna, a turno, durante il lavoro di trasmutazione dell’energia, possono invocare
insieme Devi Kundalini Shakti per la distruzione del loro difetto. In questo modo la coppia combatte insieme, nella
forma di androgino divino, per la propria totale liberazione. L’uomo aiuta la donna e la donna aiuta l’uomo nel
progresso verso la reciproca santificazione. Questo è il profondo significato esoterico e simbolico della MORTE IN
CROCE: il simbolo della croce rappresenta l’unione del maschile (orizzontale) con il femminile (verticale). La morte
a cui si allude è, naturalmente, la morte mistica.
Al lettore attento non sarà sfuggita la corrispondenza tra il processo di formazione dei Corpi Interni e la
salita delle tre Montagne. Si può anzi schematicamente affermare che, attraverso successive riqualificazioni, durante
la Prima Montagna si costruiscono i Corpi di Fuoco (o Corpi Solari), durante la seconda i corpi d’Oro e durante la
Terza i Corpi di Luce. Il percorso lungo le Tre Montagne, tuttavia, implica anche la progressiva eliminazione
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dell’Ego. Lavoro che si avvale delle pratiche del Primo Fattore per ciò che riguarda la decapitazione ed una prima
comprensione, e di quelle del Secondo per ciò che si riferisce alla morte vera e propria e alla comprensione dell’Ego
più profonda e causale. Il lavoro con queste due forze (Primo e Secondo Fattore) non porterebbe però ancora ad
alcun risultato concreto se non fosse cementato e unificato dall’azione di una terza forza, quella del cosiddetto
Terzo Fattore. Tale forza viene generalmente riassunta, in un significato restrittivo, nel concetto di “amore per
l’umanità” ed in questo senso trova la sua massima espressione nella “buona novella” del Vangelo Cristico, in cui
essa si manifesta sotto il duplice aspetto di amore e di sacrificio.
L’amore per gli altri, infatti, presupponendo la proiezione al di fuori di sé, implica l’abbandono del desiderio
egoico e quindi il sacrificio delle soddisfazioni individuali, fino ai gradi più estremi. Sotto questo aspetto, la morte di
Gesù rappresenta il massimo esempio di amore e di sacrificio: “Dio ha tanto amato gli uomini da arrivare fino alla
morte, ed alla morte di croce”.
L’eliminazione progressiva dell’Ego presuppone quindi, accanto ad un momento individuale e strettamente
personale (Primo Fattore), in cui l’Iniziato è in rapporto stretto con se stesso e le proprie componenti divine
(Essenza, atomo del Padre, i cinque aspetti della Madre Divina), anche un momento sociale, in cui egli si pone in
rapporto con l’ambiente esterno e con i suoi simili; e ciò non solo in senso binario uomo-donna (Secondo Fattore),
ma molteplice e totale (Terzo Fattore). I due momenti sono, ovviamente, profondamente compenetrati, in modo
da formare un insieme assolutamente omogeneo. Un aspetto unificante dei primi due Fattori è la loro “sacralità”.
Anche se ciò a prima vista può apparire poco possibile, l’Iniziato, se vuol procedere nel suo cammino, deve
assumere questo aspetto anche per ciò che riguarda il Terzo Fattore, quando cioè si apre verso il mondo esterno e la
totalità dei suoi simili. Sacrificare la propria individualità significa, infatti, compiere un “atto sacro” (sacrum facere), e
la comprensione di questo concetto è uno dei fondamenti del lavoro interno. Sacrificio, insomma, inteso non nel
senso di privazione, impoverimento, sofferenza, ma, al contrario, di accrescimento e di avvicinamento alla propria
natura divina.
Per una corretta interazione con il mondo esterno, tuttavia, l’assunzione della dimensione sacrale da sola
non basta: l’Iniziato deve accettare anche di essere “coinvolto”. In altri termini, si può dire che egli, durante tutto il
suo percorso, non può prendersi il lusso di sfuggire alla propria responsabilità di soggetto umano, ma deve inferire
attivamente, in senso karmico, con l’ambiente che lo circonda, subendo le conseguenze del suo operato. Le quali
saranno tanto più oggettivamente “buone” quanto più egli sarà progredito lungo la scala del Livello dell’Essere.
Riguardo al tipo di coinvolgimento, pur senza addentrarci nell’argomento in modo specifico, può essere
utile riconoscere la seguente suddivisione:
1) interazioni che nascono da una volontà precisa del soggetto (cosciente oppure egoica): è il caso, ad esempio, di
quando qualcuno decide di assumere un certo incarico, di ricoprire un certo ruolo, di compiere una certa scelta
(sociale, politica, professionale, di stato)
2) interazioni che nascono non per una precisa volontà del soggetto, ma che si incrociano in vario modo con la
sua esistenza (per caso, per ricorrenza). Ad esempio, quando egli si trova coinvolto in problemi che riguardano i
figli, i colleghi di lavoro, gli amici, la vita sociale, i vicini di casa, un semplice passante ecc. ecc..
In entrambi i casi, dunque, è bene che l’Iniziato non si ritiri subito dalle situazioni della vita concreta, ma
che, compiendo tutte le scelte che riterrà per sé più opportune, partecipi alla realtà in cui la Legge della Giustizia
Divina l’ha posto. Il non coinvolgimento ed il rifugio nella solitudine, infatti, lo priverebbe di quella che abbiamo
definito “palestra psicologica” e quindi delle concrete possibilità di progresso e di conoscenza di sé. L’eremita, colui
che si estranea dagli stimoli e dalle provocazioni del mondo, può giungere perfino a ritenere di possedere uno
spazio psicologico integro e libero da Ego: invidia, intolleranza, ira, rivalità, rancore, vendetta, fastidio, maldicenza,
menzogna ecc. ecc. possono restare pressoché silenti. Ma non per questo cessano di esistere e di tener sequestrata
una considerevole percentuale di Essenza. E’ tuttavia da tener presente, al momento di intraprendere una scelta
politico-sociale, il grande dispendio di energia implicito in tale coinvolgimento, che spesso obbliga al confronto con
persone non interessate ad un cammino di perfezione interiore e che per lo più è destinato già in partenza al
fallimento: è infatti evidente che nessuna società potrà mai migliorare, ber quanto buone siano le leggi ed ottimi i
governanti, se non migliora prima, individualmente, il singolo uomo.
2) Ed è in questa direzione che si svolge soprattutto il lavoro della Gnosi, che è sempre stata caratterizzata da un
impegno solitario e poco appariscente, ma teso alla costruzione fondamentale dell’uomo inteso come soggetto
individuale.
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suoi prodotti si trovano ad interagire con un Pianeta, la Terra, che, a sua volta, interagisce con le altre strutture
fisiche del Cosmo.
Non si tratta di un problema di poco conto. Da troppo tempo l’uomo ha creduto di poter disporre a
proprio piacimento delle risorse della natura, ignorandone le leggi più fondamentali. E’ forse tempo di ridefinire il
concetto di “materia vivente”, uscendo dai confini della materia cellulare. Ogni corpo fisico, infatti, cellulare o
meno, è soggetto alle legge di evoluzione e involuzione e, in quanto tale, è da considerarsi “vivente”. I temi
dell’ecologia. pertanto, interessano relativamente chi persegue il cammino della Conoscenza, perché sono scontati.
In senso esoterico, infatti, ogni corpo celeste, e quindi anche il pianeta Terra, è una particella del grande Corpo della
Manifestazione dell’Assoluto ed è quindi preposta ad assolvere una particolare funzione. Ignorare tutto ciò e
interferire negativamente in tale equilibrio, accelerandone la degradazione, non ha pertanto una ripercussione solo
sulla materia cellulare (piante, animali, uomo), ma su tutto il Cosmo, con conseguenze karmiche di enorme portata.
Consapevole dell’aspetto “sacrale” del suo operato, l’Iniziato sa di dover amare profondamente il Pianeta
che lo ospita, e lo sente parte di sé. Allo stesso modo in cui provvede all’equilibrio del proprio corpo, indispensabile
per il progresso nei Mondi Interni, provvede anche all’equilibrio del corpo del Pianeta attraverso la rettitudine del
suo comportamento.
Il pianeta Terra, in quanto organismo vivente, si nutre di energie cosmiche, nelle quali è immerso come una
spugna nel mare. Tali energie, per penetrare al suo interno ed essere assimilate, hanno bisogno della materia
cellulare: ogni pianta, ogni animale e ogni essere umano possiede una struttura adatta a catturare le forze che
arrivano alla superficie del Pianeta e, successivamente, ad elaborarle e a trasferirle nei suoi strati più profondi.
In tale processo, l’uomo soprattutto gioca un ruolo particolare. Intermediario per eccellenza tra la Terra e il
Cielo, egli si trova al vertice della Manifestazione nel suo aspetto tridimensionale e la riassume totalmente, in quanto
Microcosmo, anche per ciò che riguarda gli aspetti più sottili.
Egli è dunque il mezzo più potente di cui la Natura si serve per poter sussistere .
(1) Ogni essere umano, ne sia consapevole o meno, svolge un ruolo ben preciso al servizio della Natura. Anche chi
non sa dare un chiaro significato alla propria vita, trova in questo ruolo una prima risposta. Il problema è
piuttosto se l’uomo debba “accontentarsi” di questo ruolo, già di per sè sacro, ma comune alle forme meno
evolute della Manifestazione, o debba andar oltre, cercando altri significati al proprio esistere. A questo
proposito, è interessante ricordare i suicidi di massa, avvenuti ai tempi della Lemuria e ricordati dalla
Tradizione, motivati dal fatto che gli uomini si vedevano solo come piccoli ingranaggi al servizio della
Natura.
Generalmente, l’uomo nutre il Pianeta in modo del tutto inconsapevole: Identificato nell’Ego, è ben
lontano dall’immaginare che il proprio corpo possa servire a qualcos’altro che non sia la soddisfazione dei propri
desideri. L’Iniziato, però, risvegliando progressivamente la Coscienza e cominciando ad uscire dai processi
dell’identificazione, ha la possibilità di servire la Natura in modo consapevole e di riceverne in cambio alquanti
benefici. Non dobbiamo infatti dimenticare che la Natura è uno dei cinque aspetti della Madre Divina e che
l’amore per la propria Madre è un dovere fondamentale ed indispensabile, del resto ben ripagato, da chiunque
si appresti a compiere un cammino interiore.
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una virtù dell’ANIMA. Pertanto è assurdo credere di amare finché l’Ego costituisce il centro di gravità della
nostra psiche. L’unica cosa da fare, se vogliamo amare, è liberare l’Essenza, distruggendo l’Ego che la tiene
prigioniera.
Dell’amore possiamo avere solo un vago concetto servendoci di parole, simboli, similitudini. Potremmo
dire, con S. Paolo, che l’amore è generoso, benigno, non si vanta ecc. ecc. , ma ancora non sapremmo nulla. Allo
stesso modo, potremmo dire che nessuno ha un amore più grande di colui che dà la propria vita per la persona
amata, ma ancora non sapremmo nulla. Certamente, l’amore è l’unica Legge da cui scaturisce la Manifestazione,
l’Unica Legge dell’Assoluto, che consente il massimo grado di libertà e il massimo rispetto del libero arbitrio. Al
contrario, l’Ego, che è la negazione dell’Amore, riduce al minimo qualsiasi tipo di libertà. Qual è, infatti, il grado di
libertà di una persona nelle mani dell’Ego? Praticamente nullo, come praticamente nullo è lo spazio esistente tra un
violino e la sua custodia (Samael Aun Weor: DIDACTICA DE AUTOCONOCIMIENTO).
L’amore è espansione, creazione, manifestazione. L’egoismo è contrazione, ritiro, nascondimento. Chi ama,
condivide con il cuore. Chi non ama, tiene per sè, cercando di giustificarsi con la mente. L’amore crea rapporti;
l’egoismo crea solitudine e barriere. Chi ama, si sacrifica, cioè sacrifica se stesso (il “me stesso”, gli Ego). Chi non
ama, sacrifica gli altri ai propri fini (denaro, potere, sesso ecc. ecc.).
L’aspetto del sacrificio è forse da riconsiderare un attimo. Già abbiamo visto come il termine “sacrificio” non signifi
chi sofferenza o privazione, ma, al contrario, avvicinamento all’Assoluto (“atto sacro”). Ora, se vogliamo
individuare l’Ego che per eccellenza si oppone al sacrificio, questo è l’Ego della Stregoneria. Esso, nonostante possa
sembrare a prima vista eccessivo, domina la nostra civiltà. Il Mago Nero cerca il potere fine a se stesso, il dominio
sugli altri, la manipolazione delle coscienze per ingrandire la propria personalità. Ed è precisamente ciò che già da
diversi anni accade nel mondo. Gli uomini, anziché amati, sono sfruttati da occulti stregoni. Non ci si sacrifica per
l’umanità, ma l’umanità viene sacrificata.
Ogni piccolo gesto d’amore è importante nella vita di un uomo; oltre ad essere prezioso per chi lo riceve,
esso rivela anche la capacità di uscire dal “me stesso” e di compensare, in questo modo, le conseguenze negative
dell’Ego. A questo proposito, la legge del Karma è molto chiara: le conseguenze causate dalla presenza dell’Ego nelle
azioni umane possono venir compensate o dal dolore o dalle buone opere. Ogni opera buona, cioè, - aiutare
materialmente chi si trova in difficoltà, visitare un
ammalato, consolare chi si trova nella disperazione -
rappresenta anche una moneta utile a riscattare il proprio
personale dolore.
Il grande fiume dell’amore per l’umanità possiede due
sponde: da una parte, quella delle “opere materiali” (la
carità), dall’altra quella delle “opere spirituali” (il sacrificio).
Chi lo percorre, deve soffermarsi da una parte e dall’altra,
aiutando e soccorrendo due specie di “poveri”: quelli in beni materiali e quelli in beni spirituali.
Molti, tuttavia, sono i modi con cui fare del bene, e solo la Coscienza risvegliata può suggerire, di volta in volta, il
più opportuno. Le situazioni, oggi, mutano rapidamente ed anche le “opere di misericordia”, pur restando uguali
nella sostanza, cambiano nell’aspetto esteriore. Dare da mangiare agli affamati, oggi, può significare, per una
nazione, accogliere un milione di profughi, e lo stesso si può dire per quanto riguarda consolare gli afflitti o
seppellire i morti. Il problema vero è però un altro, e si trova nella finalità ultima dell’atto d’amore, che consiste nel
togliere un nostro simile da uno stato di sofferenza o, ancor meglio, nel portarlo ad una condizione di felicità. Ora,
gli aiuti materiali e spirituali che generalmente si danno, anche su larga scala, limitandosi per forza di cose ad
apportare un sollievo temporaneo, non conducono chi li riceve ad una stabile condizione di felicità. Felicità
significa, infatti, sviluppo dell’Essenza, ricongiungimento con l’Essere, consapevolezza e conoscenza del proprio
destino. Evidentemente, alla FELICITA’ si può giungere solo attraverso un percorso iniziatico fondato
sull’eliminazione totale e definitiva degli Aggregati psichici, e non attraverso la soluzione occasionale di una
condizione di bisogno. In questo senso, la civiltà moderna, che con lo sviluppo della tecnologia ha risolto molte
situazioni di sofferenza, è ben lungi dall’aver portato l’uomo alla Felicità.
Ecco che, allora, l’amore più grande, il più grande sacrificio e la più grande carità che un uomo può
compiere nel corso della propria vita, consiste nel mettersi a disposizione per offrire, a chiunque lo desideri, la strada
(la Gnosi) che conduce alla distruzione dei difetti, alla formazione dell’Anima, all’esperienza diretta della
Manifestazione e, in definitiva, al ricongiungimento con l’Essere. Non è facile, tuttavia, individuare dei canali
concreti per offrire questo tipo di aiuto. Troppi metodi, passati e presenti, rivelano la loro inadeguatezza o, peggio,
sono posti al servizio di false espressioni di amore. Il contatto con la gente porta a porta, ad esempio, può esprimere
un malcelato desiderio di proselitismo, come anche il ricorso a un certo tipo di pubblicità (locandine, radio, TV,
internet). La pretesa di estendere anche ad altri membri della famiglia il proprio “credo”, fino a giungere
all’automatica iniziazione di neonati inconsapevoli, può rivelare uno scarso rispetto del libero arbitrio. L’uso di un
linguaggio troppo dotto o troppo semplice può nascondere il desiderio di una certa discriminazione, ecc. ecc.. Lo
scrivente ritiene che il metodo migliore per la diffusione dell’insegnamento non possa essere attuato se non
all’interno di una scuola iniziatica, la quale, pur non facendo pubblicità di sé, è pur sempre facilmente rintracciabile
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da colui che cerca. Tuttavia, è bene tener sempre presente che ogni forma di aiuto, per provenire “dal cuore” ed
essere quindi una spontanea espressione dell’Essenza, deve possedere almeno cinque requisiti.
1) Essere gratuita, cioè priva di qualsiasi compromesso con il denaro.
2) Essere disinteressata, cioè priva di secondi fini (potere, gratificazione, proselitismo, voti ecc.).
Un Ego molto presente nel Terzo Fattore, ed anche molto insidioso perché poco appariscente, è quello del
Fanatismo. In questo caso, chi aiuta gli altri, e può essere anche a costo di grandi rinunce e grandi sacrifici, non lo fa
perché mosso da vero amore, ma sotto la spinta dell’Ego, che vuole sempre un certo contraccambio, anche se a
prima vista non evidente.
3) Essere indiscriminata, cioè rivolta a tutti, anche a dei nemici.
Per capire questo punto, particolarmente difficile, è indispensabile raggiungere il sentimento della “compassione” e
della “equanimità” buddisti, cioè la comprensione che tutti gli esseri sono uguali ed egualmente degni d’amore.
4) Essere totale, piena, senza mezze misure.
Si accetta comunemente che la “carità” o il “sacrificio” per gli altri riguardino solo il superfluo e l’eccedenza (di
denaro, di vestiti, di cibo, di tempo ecc. ecc.). Come si deduce dal Vangelo cristico, invece, per essere vera
espressione d’amore, l’aiuto andrebbe offerto anche a proprio discapito e a discapito della propria reputazione e dei
propri interessi materiali, fino “alla morte di croce” , intesa anche nel suo significato estremo.
5) Essere rispettosa del libero arbitrio.
PREMESSA
Chi avanza nel lavoro esoterico e cerca di mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti per realizzare il proprio
perfezionamento interiore, si scontra ben presto con il mistero della salvezza. Si accorge cioè che, nonostante le
tecniche acquisite e le pratiche che si sforza concretamente di realizzare, nonostante le conoscenze anche profonde di
simbologia, numerologia, cosmologia di cui dispone, nonostante l’abitudine al silenzio, al sacrificio, alla preghiera
nelle sue varie forme, la propria autorealizzazione è ancora lontana. E’ facile, a questo punto, che egli sia preso dallo
sconforto, lo stesso sconforto dei discepoli più intimi del Maestro Gesù mentre osservavano il “giovane ricco” che si
allontanava: ma, allora, chi si salva?
Abbiamo già visto che l’Ego, o anche l’Aggregato Psichico, non può essere distrutto completamente se ci
serviamo soltanto delle tecniche psicologiche che abbiamo imparato.
• Teniamo sempre ben distinte le “tecniche psicologiche”, cioè quelle relative all’Essenza (Autoricordo,
Autoosservazione, chiave di S.O.L. ecc.) dalle “tecniche mentali” relative all’Ego (autocontrollo, repressione,
rafforzamento della personalità, dell’autostima ecc.). E’ ovvio che queste ultime non servono assolutamente
al lavoro interno, al contrario, sono controproducenti.
Se così fosse, l’umanità avrebbe già da un pezzo raggiunto la felicità. Ciò che occorre sono energie e forze del tutto
particolari, che abbiamo già definito con il termine di forze spirituali. Esse, come abbiamo visto, integrano lo sforzo
cosciente dell’uomo e sono da esso per così dire “innescate”.
In altri termini, il mistero della salvezza è unicamente nella mani del Padre ed il concetto dell’ “Assoluto che
salva” è basilare per il vero esoterista. Esso deve essere compreso a fondo, non tanto attraverso riflessioni di tipo
intellettuale, poco costruttive per la limitatezza del pensiero logico, quanto attraverso la sperimentazione diretta dei
Mondi Interni ottenuta per mezzo della meditazione e dello sdoppiamento astrale. La “salvezza”, pertanto, non può
essere oggetto di un insegnamento superficiale: essa può essere compresa e realizzata solo al termine di un
addestramento iniziatico che riesca a condurre il ricercatore alle soglie dell’Assoluto attraverso un cambiamento
radicale e rivoluzionario. Al contrario, l’insegnamento superficiale, quello che abbiamo tracciato a grandi linee nella
prima parte di questo libro e del resto facilmente reperibile in una quantità di testi, religioni e forme di pensiero oggi
esistenti e adatte per lo più alla divulgazione di massa, può portare senza dubbio ad un miglioramento anche
notevole nella conoscenza di sé e nella personale qualità di vita, ma non “salva”. Partendo da questi presupposti,
cercheremo adesso di sintetizzare i diversi aspetti dell’Assoluto Immanifestato, mettendone in rilievo il ruolo
salvifico. La letteratura esistente al riguardo è molto vasta, e fa riferimento alla spiritualità di molte diverse culture.
Può essere utile, all’inizio, rivolgersi a qualche testo di esoterismo ebraico, che sarà cura del lettore reperire nel corso
della sua ricerca.
La nostra ragione, anche alla luce di quanto esposto finora nel presente compendio, dice che l’Assoluto
Immanifestato, Uno e Indivisibile e a noi percepibile soltanto attraverso l’Amore, unica Sua legge, presenta tre
aspetti:
1. astrazione perfetta, in cui tutti i nostri tentativi di immagine, definizione, concetto, pensiero, causa, forma,
sostanza ecc. perdono completamente di significato e, anzi, diventano sacrileghi;
2. Essere di tutti gli esseri, cioè l'insieme di tutte le Monadi emesse durante il Giorno Cosmico e ritirate nella
Notte Cosmica;
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3. Principio di ogni Manifestazione, cioè l'insieme di tutti i Sacri SOli Assoluti che formano il Protocosmo.
La Cabbalà chiama questi tre aspetti, nell’ordine: AIN AIN SOPH AIN SOPH AUR
Il concetto di Manifestazione, implicito nell’Assoluto Immanifestato per il fatto che è Amore e facilmente
percepibile, come si è visto, nel suo aspetto di Protocosmo, è ancora percepibile, sia pure con maggior sforzo
intellettuale, nel suo secondo aspetto: la Monade, Atomo non manifestato di Dio, rappresenta in fondo il primo
passo dell’Assoluto che genera. Ma se nell’Assoluto è racchiuso il concetto di Manifestazione, ciò significa che esso
implica in Sé, Unità Indivisibile Perfetta, la coesistenza della Sacra Triade Originaria e del suo Prodotto.
QUATTRO sono quindi le “parole di Dio” secondo la Cabbalà: JOD, HE, VAU, HE, che costituiscono il suo
TETRAGRAMMA. Detto in termini antropomorfici, anche se molto riduttivi e alquanto inadeguati, l’Assoluto è
PADRE (forza attiva), MADRE (forza passiva), FUOCO SESSUALE FECONDATORE (forza neutra), FIGLIO
(manifestazione). Prima di generare il Figlio, la Madre Infecondata è rappresentata in tutti i culti dalla Madonna
Nera.
LA SACRA TRIADE MANIFESTATA
Il Tetragramma sacro si rivela nel primo grado della Manifestazione, l’Agiocosmo. In esso, l’Assoluto
ANDROGINO (Padre-Madre, Santo affermare) è CRISTO (Figlio, Santo negare), è FUOCO (Spirito Santo, Santo
conciliare). Secondo la Cabbalà, sono KETER, CHOKMAH, BINAH, i tre primi Sefiroti. Essi, esprimendosi in tutti i
livelli della Creazione, sono propriamente quelli che ci salvano. Ci salva Keter, l’Anziano dei Giorni: nel suo aspetto
di Padre, donandoci sapienza e conoscenza; nel suo aspetto di Madre, dandoci intuizione e forza nella distruzione
dei difetti psicologici. Ci salva Binach, consentendo la realizzazione dei Corpi Esistenziali Superiori dell’Essere
attraverso la trasmutazione alchemica delle nostre energie ed eliminando la parte più sostanziale dell’Ego. Ma,
soprattutto, ci salva Chokmah, il CRISTO. Dato il ruolo fondamentale che possiede il Cristo nel processo di salvezza,
ruolo per cui assume per antonomasia l’appellativo di “Salvatore”, ne precisiamo qui di seguito i tre caratteri
fondamentali, rimanendo pur tuttavia sempre alla superficie del “mistero”.
IL CRISTO COSMICO
Non è un individuo. E’ il grande alito emanato dalle viscere dell’Eterno Spazio Astratto Assoluto (AIN) per
azione della Sacra Triade Originaria Immanifestata. E’ il Figlio che si manifesta come Secondo Sefirota, CHOKMAH,
come Secondo Logos che siede alla destra del Padre. Il Cristo Cosmico è l’emanazione dell’Assoluto che si oppone
alla morte e la vince in tutti i suoi aspetti. Egli è la Forza della Vita, della Rinascita e della Resurrezione. Egli
rappresenta l’insieme delle Gerarchie che costituiscono l’ “ESERCITO DELLA VOCE” , impegnate di istante in
istante nella Gran Battaglia contro le forze della Loggia Nera. Perciò il Cristo Cosmico, il Cristo del Fuoco, il Logos
Solare, l’Unita’ Molteplice Perfetta è il SALVATORE DEL MONDO anche se il mondo non lo riconosce (Giov. 1, 10-
11).
IL CRISTO INTIMO
Come il Cristo Cosmico è il Salvatore del Mondo, così il CRISTO INTIMO è il salvatore di ogni uomo
particolare. Nessun uomo può salvarsi se non per mezzo del Cristo. EGLI viene per salvarci, EGLI nasce in noi ad un
certo punto del nostro lavoro interno per farsi carico dei nostri processi mentali, intellettuali, emozionali, fisici,
sessuali ecc.. Ad un certo punto del lavoro interno la Divina Madre Kundalini gli cede il passo affinché EGLI possa
compiere e realizzare fino in fondo il mistero della salvezza individuale (Giov. 2, 1-10).
Se il Cristo Cosmico è emanazione dell’Assoluto che è Eterno Padre Cosmico Comune, il Cristo Intimo è
emanazione dello stesso Assoluto che è Padre Eterno Cosmico Individuale, cioè Monade Immanifestata ed ESSERE
REALE. Egli si oppone alla nostra Morte particolare ed è causa della nostra particolare Rinascita e Resurrezione. Nel
NATALE INTERIORE il Cristo Intimo nasce dentro ciascuno di noi se noi lavoriamo concretamente per eliminare i
nostri difetti psicologici e facciamo risplendere le Stella dell’Essenza nella nostra Notte psicologica interiore.
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Quando l’Essenza comincia a trasformarsi in Anima, il Cristo Intimo nasce in noi nella forma di PICCOLO
BAMBINO. Dio, il Sacro Tetragramma, si fa concretamente presente in ciascuno di noi per mezzo di Lui, benché
persistano ancora i nostri difetti (bue ed asino nella stalla). Egli cresce in noi in mezzo ai nostri dèmoni interni che
gridano continuamente “crocifissione! crocifissione!”. Viene costantemente tradito dai nostri desideri (Giuda), dalla
nostra mente che sempre cerca di scusarci (Pilato), dalla nostra cattiva volontà (Caifa).
Il nostro Salvatore Interiore Profondo vive in ognuno di noi la sua vita, passione, morte e resurrezione. Ciò
rappresenta il DRAMMA COSMICO che sempre si ripete. Sempre Egli viene frustato, schiaffeggiato, coperto di sputi
e di insulti, incoronato di spine, torturato e infine crocefisso dai nostri difetti psicologici. Ma sempre, se nasce e
cresce in noi, CI SALVA. Con la Sua Morte uccide la nostra morte, perché Egli è Resurrezione qui e ora, di istante in
istante. La Resurrezione non è in un lontano, ipotetico futuro. La nostra Resurrezione deve avvenire adesso,
personalmente, nella carne e nello spirito. Quando il Cristo Intimo resuscita in noi, allora noi ci alziamo trasformati,
diventiamo MAESTRI RISORTI. Il Cristo Intimo non è una teoria: è un fatto terribilmente concreto. Egli può fare di
noi qualcosa di veramente diverso da ciò che siamo. Se ci piacciamo così come siamo, mai il Cristo Intimo potrà
nascere in noi. Egli nasce, cresce, muore e risorge in noi solo se abbiamo il coraggio di metterci in discussione con il
“bisturi dell’autocritica” e se lavoriamo seriamente e concretamente sopra i nostri difetti psicologici. Dobbiamo
imparare a CONOSCERCI PERFETTAMENTE per poterci trasformare.
IL CRISTO STORICO
Il Cristo Cosmico, il Fuoco Divoratore (Epistola di S. Pietro: “Il nostro Dio è un fuoco divoratore”), il Salvatore
del Mondo, l’Esercito della Voce, l’Unità Molteplice Perfetta che è presente in ogni atomo più piccolo della
Creazione e che trova la sua espressione individuale nella persona del Cristo Intimo, trova anche una precisa
collocazione nel mondo fisico temporo-spaziale: circa 2000 anni fa, in Galilea, il Cristo Cosmico, emanazione
dell’Unità Molteplice di Dio, espressione della Santa Triade Immanifestata, si è incarnato in un uomo, GESU’ DI
NAZARETH, per rappresentare il Dramma Cosmico storicamente. La Notte Psicologica diventa reale: il freddo, la
solitudine, le bestie, la stalla, la violenza, le fughe e le persecuzioni diventano fatti concreti, non solo
rappresentazioni interne. Così anche la ricerca dell’Essenza (la stella cometa) da parte dei tre navigatori (maghi,
alchimisti) solitari del deserto (Mirra, oro e incenso sono simboli dei Tre Fattori per la rivoluzione della Coscienza:
morte mistica, creazione dei Corpi Interni, amore). Il Cristo Cosmico ed il Cristo Intimo si trasformano e si
incarnano in un UOMO che restituisce nel Mondo Fisico (oltre che nei Mondi Interni) la vita ai morti, la vista ai
ciechi, le gambe agli zoppi, che insegna concretamente per mezzo dei suoi atti e delle sue parole. Non viene
ascoltato, non viene capito né riconosciuto, viene materialmente crocefisso benché Egli sia il Cristo Cosmico e, come
tale, SALVI TUTTA L’UMANITÀ ; benché sia il Cristo Intimo che SALVA CIASCUNO INDIVIDUALMENTE mediante
la sua concreta, fisica Resurrezione.
2) quello collettivo.
1a) L'ASPETTO INDIVIDUALE VERSO DI SE': UNA VITA SOBRIA.
Come nel corpo fisico il mangiar troppo fa ingrassare e produce una deformazione fisica, così l'ammassare troppo
denaro produce una deformazione psicologica. C'è bisogno di una regola. E' necessario scomporre il denaro nel suo
triplice problema: a) guadagnarlo; b) usarlo; c) accumularlo. Si sbaglia sempre quando non si chiarisce a quali di
questi tre aspetti ci si riferisce. Una cosa, infatti, è guadagnare soldi (onestamente o disonestamente), un'altra è usarli
(bene o male, per una cosa piuttosto che per un'altra), un'altra ancora è accumularli per determinati scopi. Sono tre
problemi completamente diversi.
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LA REGOLA: riguardo la quantità di denaro da guadagnare, al modo di usare il denaro guadagnato e alla quantità
di denaro da accumulare non c'è una regola che valga per tutti. La regola deve essere personale, ciascuno è fatto in
modo diverso ed ha esigenze diverse, proprio come avviene per il cibo. La misura deve quindi essere una misura
individuale, ma deve essere anche una misura umana, che tenga conto dei reali bisogni che quella persona ha in quel
preciso momento. La regola pertanto deve essere assolutamente mobile: come avviene per il corpo, che può avere
bisogno di un alimento di un certo tipo piuttosto che di un altro a seconda delle stagioni, dello stato di salute o di
diverse circostanze, così per l'alimento denaro è estremamente necessario essere flessibili e seconda dei bisogni reali
della persona in quel preciso momento. Ognuno deve essere capace di un impegno economico personale, e ognuno
deve fare quanto è in grado di fare: se è in grado di fare poco (perché vecchio, malato, bambino ecc.) quel poco
sarà la sua misura piena. Viceversa, se i soldi sono in eccedenza rispetto ai proprio bisogni, bisognerebbe assegnarne
un tanto per sé, dopo averne stabilito la misura in modo sereno e giusto, e un tanto per gli altri, perché facciamo
tutti parte di una collettività.
IL LAVORO E IL GUADAGNO: ogni persona deve guadagnare quello che gli occorre mediante il lavoro.
L'esperienza e tutti i detti dell'antichità (Sacre Scritture comprese) indicano che il lavoro e il "sudore delle fronte" sono
condizioni indispensabile per il proprio sostentamento. D'altronde, sempre l'esperienza, specialmente di questi ultimi
anni, insegna che il denaro acquisito non mediante il lavoro (per es. con il gioco) non conduce spesso a nulla di
buono. Il gioco genera grave dipendenza, false aspettative e l'offerta del facile guadagno attraverso di esso,
perseguita in modo così scoperto anche dalle strutture pubbliche, è senza dubbio indice di debolezza economica e di
decadenza. Nessuno quindi deve sentirsi esentato dal dovere del lavoro, per quanto possa anche essere o sentirsi una
persona evoluta o spirituale e quindi quasi in diritto di "essere mantenuto". I gradi elevati della scala non eliminano
quelli più bassi: si deve lavorare per essere uomini, senza concepire il lavoro come restrizione mentale o come
riduzione della propria libertà. Alcune attività non sono correlate immediatamente con il guadagno, ma sono
ugualmente doverose in particolari condizioni o momenti della vita. E' per esempio il caso dello studente, che
apparentemente non lavora ed è mantenuto da altri. E' facile capire che in questo caso il lavoro è proprio costituito
dallo studiare. Lo studente che studia è moralmente e socialmente sano proprio come il lavoratore che guadagna
onestamente ed ha diritto ad essere mantenuto, perché sta compiendo un lavoro. Si tratta, se mai, di capire se sia più
giusto che lo studente sia mantenuto dalla famiglia o dalla collettività. Così è per la donna di casa, che compie il suo
lavoro apparentemente senza retribuzione, e anche in questo caso ci si può chiedere se non sia più giusto affidare i
lavori domestici a qualche organizzazione che si occupi specificamente di ciò, lasciando libera la persona di svolgere
altre attività.
LA SOBRIETA' DI VITA: se uno si orienta secondo le regole anzidette ottiene subito tre effetti immediati:
b) l'apertura del cuore. L'avaro, infatti, non può salire ai gradi superiori, se non altro perché non è in grado di
possedere un'affettività normale, un'intelligenza normale, una vera libertà ecc.. Il suo cuore, infatti, "è là dov'è il suo
tesoro" . Se è vero che un uomo libero, intelligente, "amoroso" ed equilibrato sa automaticamente usare bene i suoi
soldi, è vero anche il contrario: un uomo che comincia ad usare bene i suoi soldi diventa più "amoroso", intelligente,
equilibrato ecc. ecc. e si apre la strada ai gradini più alti della scala;
c) l'equilibrio nelle scelte. L'atteggiamento corretto verso il problema del denaro pone finalmente fine all'incertezza
davanti a certe scelte. Saper dire con sicurezza "questo sì", "questo no" di fronte a certi acquisti o a certe scelte
economiche è una conquista che conduce a quel tipo di sereno equilibrio che permette di vincere la sfida del denaro.
Nell'atteggiamento che possiamo tenere verso gli altri, distinguiamo due categorie di "altri":
• i ricchi: non devo inchinarmi di fronte al denaro. Di fronte ad una persona ricca che pretende di farmi fare
con il suo denaro qualunque cosa, ho il dovere di non inchinarmi. Fare una scelta mossa dai soldi (bustarelle,
promozioni, incarichi, spartizioni, premi di produzione ecc.) significa aver perso la sfida del secondo livello e
quindi rimanere bloccato lì. Il bene non lo si può ottenere con il male, in questo caso con l'imbroglio o con
il sotterfugio, con il sottrarre denaro alla collettività per un presunto "bene sociale". Accondiscendere a ciò
significa essere schiavi del denaro. Chi si inchina al denaro fallirà come uomo, e abbiamo davanti numerosi
esempi che confermano ciò: suicidi, prigionie, rovina delle famiglie, di intere collettività. Si dice nelle Sacre
Scritture che la prima catena con cui si lega l'uomo sono i soldi; poi vengono gli onori, l'essere oggetto di
stima esagerata, e infine la superbia, che è a sua volta l'origine di mali ancora peggiori. Ragion per cui, il
primo dovere per superare la sfida del secondo livello e quello di non inchinarsi di fronte al denaro.
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Importante, a questo riguardo, è la scelta della professione. Di solito, prima si cerca la scuola da fare e dopo,
a seconda del titolo che si ha, si cerca un lavoro. Bisognerebbe invece prima pensare alla professione che si
vuol fare, quindi cercare il tipo di scuola adatto. Poi c'è il problema che uno cerca la professione a seconda
dei soldi che ne può ricavare. Ci sono professioni adatte a guadagnare disonestamente e facilmente,
prendendo soldi alla gente in maniera indebita anche se apparentemente lecita. E' ovvio che la scelta della
professione non può essere basata sul profitto, ma sull'attitudine che uno trova dentro di sé a svolgerla in
maniera ottimale.
• i bisognosi: la gente ha un concetto sbagliato di chi siano i bisognosi (poveri). Essi non sono necessariamente
mendicanti o barboni, sono semplicemente quelle persone che, di fronte ad un imprevisto economico,
cadono nei debiti. "Povertà" significa riuscire ad andare avanti appena, appena. Allora, se vogliamo
compiere individualmente(*) qualcosa di utile verso gli altri, abbiamo il dovere di farlo innanzitutto verso
questa categoria di persone. Resta inteso che il mio "dono" agli altri può non essere proprio il denaro in
quanto tale, ma anche la rinuncia a ciò che potrebbe consentirmi di procurarmelo: il tempo. Dare il proprio
tempo agli altri è un atto di grande apertura individuale(**). Se riusciamo ad avere un contatto anche
minimo con il prossimo bisognoso, ma reale (perché è bello parlare di ingiustizia, di oppressi, di emarginati
ecc. stando in pantofole davanti al caminetto), allora è segno che siamo riusciti veramente a venir fuori da
noi stessi, che il nostro seme interiore si è spaccato, il seme per la crescita. Infatti, se il seme non si spacca e si
tiene tutto per sé, esso muore e marcisce. Se noi non ci spacchiamo, non facciamo che provocare la nostra
morte. E' molto difficile che "il ricco" riesca a compiere questa impresa (vedi la cruna dell'ago e il cammello).
Perciò la condizione abituale per poter donare all'altro qualcosa di sé è una condizione di povertà
volontaria, una disposizione all'impermanenza della vita, alla semplificazione della propria esistenza.
(*) Per quanto riguarda la dimensione sociale del problema, di come cioè la società abbia il dovere di rispondere al
problema della povertà.
(**) Bisogna stare però attenti a chi si offre il proprio tempo. Ci sono persone che si fingono bisognose (anche di
buone parole), e che poi non sanno o non vogliono utilizzare il nostro aiuto. In questo caso il dovere è quello di,
una volta accertata la pervicacia nella cattiva volontà dell'altro, abbandonare il finto povero al proprio destino.
"Darei la mia vita per te (in quanto mio simile), ma non un minuto del mio tempo (perché andrebbe inevitabilmente
perso).
2) L'ASPETTO COLLETTIVO
L'aspetto collettivo del denaro riguarda l'aspetto istituzionale del problema economico, quindi bisognerebbe
operare una critica (giudizio critico) a tutto il nostro sistema economico occidentale (anzi, ormai non più soltanto
occidentale: il tipo di economia di cui parliamo, che chiamiamo capitalismo o neo-capitalismo, si è esteso anche
all'Est e si sta espandendo dappertutto). La nostra civiltà è interamente dominata dall'economia di tipo capitalistico.
L'attuale sistema economico ha praticamente determinato interamente il sistema di civiltà. Se viviamo, se lavoriamo,
è necessariamente all'interno di un determinato sistema in cui il denaro è stato istituzionalizzato, cioè in un sistema
economico che ha le sue istituzioni, le sue leggi (che sono ferree, come esperto di economia ben sa), ha una sua
teoria generale. Su queste istituzioni, leggi e teorie si basa un sistema strutturato in modo assolutamente rigido, che
serve da supporto a tutti gli altri sistemi: la politica, la religione, l'arte. Nessuno può sottrarsi. Si dice questo non
per essere pessimisti, ma per cercare di capire bene quanto siamo immersi in questa dimensione; Se noi
comprendiamo bene tutto ciò, non solo non diventiamo pessimisti, ma, al contrario, desiderosi di liberarci da questa
schiavitù, per quanto è possibile; se però non siamo consapevoli delle catene che ci vincolano, non abbiamo voglia
di togliercele, né siamo capaci di farlo.
La critica veramente sostanziale al nostro sistema economico è che esso è basato esclusivamente sul profitto,
cioè sull'accumulo, il produrre per accumulare sempre di più. E siccome questa diventa la cosa più importante, di
fatto è un sistema inumano, perché non tiene conto dell'uomo nel suo insieme, delle sue qualità in generale. E'
quindi un sistema immorale. Il profitto sempre maggiore è una cosa assurda e nociva, proprio come avviene per il
cibo assunto in maniera eccessiva, che produce un inutile accumulo di grassi. Una società avara, come un individuo
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avaro, diventa ignorante della proprie condizioni psicologiche e spirituali: pur di accumulare è disposta a tutto e fa
in modo che le cose e gli individui siano spinti ad accumulare sempre di più.
Inoltre, la produzione della ricchezza è indiscriminata, cioè non tiene conto dei bisogni nei settori primari. In
una società normale bisognerebbe produrre dei beni a seconda delle necessità. Invece, in un sistema economico
com'è quello capitalistico, basato solamente sul profitto, non serve produrre grano per tutti se la produzione di
inutili, costosissimi giocattoli (telefonini compresi) rende di più. Attraverso la pubblicità si è in grado di creare falsi
bisogni, ma molto redditizi sul piano economico. Si vede bene quanto questo sistema sia inumano, ingannevole e
mistificatorio.
La terza critica è che l'economia attualmente è ridotta ad una tecnica, ad una macchina che poterebbe
benissimo non avere uno scopo, ignorando che tale macchina è costruita da uomini. Per cui gli uomini, che
dovrebbero essere lo scopo della sua costruzione, vengono utilizzati semplicemente come strumenti. Tutti noi
lavoriamo per salvare il sistema economico, nessuno escluso, e se c'è qualcuno che riesce a sottrarsi al suo perverso
meccanismo, è perché tutti gli altri lavorano per tenerlo in piedi. Sarebbe un sistema da cambiare, però bisogna
vedere se si può operare da questo grado della scala oppure da altri. Concludendo, si può dire che questo sistema ha
per effetto lo sfruttamento degli uomini.
E' chiaro che, se esiste una soluzione positiva, essa deve essere una soluzione radicale, altrimenti il sistema,
così enorme, tenderà sempre ad autoriprodursi.
Gli economisti, comunque siano, non sanno progettare un modello diverso da questo, perché non hanno i
modelli del futuro. Inoltre, non possono dare delle soluzioni al problema del 2° grado, perché dovrebbero tener
conto di tutti gli altri gradi. Ma qual è l'economista sano, equilibrato affettivamente, veramente intelligente, libero,
autocosciente ecc. che sia capace di vedere l'umanità nella sua totalità?
Se qualcuno ha capacità nel settore economico ed è un uomo sufficientemente autorealizzato può tentare di
contribuire, anche solamente parlando, scrivendo, vivendo in un certo modo, cercando di persuadere. Bisogna essere
creativi, perché si tratta di inventare delle strutture che non esistono ancora, ed è evidente che ogni piccolo
contributo può essere fondamentale. Se mai ci sarà un nuovo sistema economico, esso si formerà dagli sforzi
individuali di ciascuno di noi.
Resta inteso che una soluzione di fondo al problema del 2° grado deve coinvolgere anche tutti gli altri gradi.
Non esiste la possibilità di poter risolvere un problema ad un certo livello se gli altri livelli non sono risolti.
Prima di tutto, penso che sia necessario cambiare. Dobbiamo uscire dallo stato in cui ci troviamo e pertanto è
urgente una trasformazione totale e definitiva. Senza dubbio, però, nessun cambiamento si verifica senza uno choc
speciale. Dobbiamo sapere che le sette note DO RE MI FA SOL LA SI si trovano in relazione con tutti gli eventi della
vita. DO RE MI implicano di fatto una serie di successi; tuttavia, tra il MI e il FA c'è una pausa. Continuando, FA SOL
LA sono le note seguenti, e tra il LA e il SI c'è un'altra pausa. Se qualcuno nella vita si prefigge di realizzare un
programma, dovrà cominciare inevitabilmente con la nota DO per proseguire poi con le note RE e MI. Arrivato a
questo punto, incontra delle difficoltà, degli inconvenienti: la pausa tra la nota MI e la nota FA. La corrente del
suono tende qui a tornare al punto di partenza originario.
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Come conseguenza o corollario, è logico che lo sforzo iniziale, il progetto che ci eravamo proposti, venga
sovvertito; però, se uno si lancia in un nuovo sforzo per superare la pausa e dalla nota DO arriva fino al FA, è
evidente che si manterrà in linea retta ed ascendente fino a quando l'impulso che stava all'inizio dello sforzo non
avrà avuto pieno successo.
Arriva così il momento delle note FA SOL e LA; però, tra il LA e il SI esiste di nuovo una pausa e se non si
rinforza l'impulso primitivo, la corrente del suono ritornerà al punto di partenza mandando all'aria tutto il lavoro o
il progetto. Molto importante è pertanto la giusta comprensione delle sette note della scala musicale. E' formidabile
il concetto della corrente del suono. Bisogna fornire uno choc al suono tra le note MI e FA e un altro tra le note LA
e SI. Abbiamo sempre bisogno di uno choc che ci permetta di esistere e di ottenere un cambiamento, una
trasformazione. Un bambino nasce, viene al mondo, e il primo choc che riceve è determinato dall'aria che respira
per la prima volta. Inalando l'aria, ricevendola per la prima volta, il bambino comincia a vivere. Tutti, insomma,
abbiamo bisogno di questo choc puramente fisico per iniziare a esistere. Però, se invece di respirare ossigeno, azoto
ecc., respirassimo monossido di carbonio, si produrrebbe lo stesso uno choc; ma questo non sarebbe ben accettato
dal corpo e subentrerebbe la morte.
In quanto alla nostra tanto decantata civiltà moderna, succede che avremmo bisogno di uno choc per non
morire, per non essere distrutti. Solo in questo modo potrebbe essere garantito il passaggio ad un'altra civiltà
immensamente superiore alla nostra. Solo cosi la nostra civiltà agonizzante potrebbe non morire. Bisognerebbe
trovare il giusto tipo di choc in modo da poter trasformarci e continuare a esistere. Ma non lo abbiamo ancora
scoperto. Ovviamente, è chiaro, tenderemo a morire per la mancanza di questo choc.
Cercheremo adesso di considerare l'uomo alla luce della Genesi. Solo in questo modo potremo comprendere
che tipo di choc ci sarebbe necessario per l'Autorealizzazione Intima. Cosa dice la Genesi? Dice che: "In principio Dio
creò il cielo e la terra". Gli illustri ignoranti suppongono che ci si riferisca esclusivamente al cielo macrocosmico e alla
terra fisica, questa terra in cui viviamo. Non nego che ci si riferisca ad essa, tra le altre cose; però, più specificamente,
la Genesi si sta riferendo in forma concreta soprattutto al microcosmo Uomo. I Cieli sono gli stati di coscienza dentro
noi stessi, dentro l'uomo nei suoi livelli superiori. Riguardo alla Terra, essa é il corpo fisico dell'uomo, la Terra
Filosofica citata dagli alchimisti medioevali, la Terra Filosofale. Cosi vediamo che la frase "In principio Dio creò il
cielo e la terra" significa: in principio creò gli stati di coscienza superiori dell'uomo e il corpo fisico dell'uomo.
La Genesi continua: "La terra era informe e vuota e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque". A cosa si allude qui?
Semplicemente al bipede tricebrato o tricentrico, erroneamente chiamato uomo, all'"animale intellettuale" che è terra
informe e vuota, che tiene la sua mente in completo disordine, che è un vero caos, che crede soltanto a ciò che
dicono i cinque sensi, che vive nel mondo delle passioni animali, che niente conosce attorno al Reale, attorno
all'esoterico, che è assolutamente ignorante, che mai ha saputo accogliere un raggio di luce ecc. Questo è l'uomo
comune e corrente, l'uomo del mercato, della piazza pubblica, l'uomo comune di questa terra citato da uno dei
nostri Rituali Gnostici di secondo grado, il tipo sensuale e grossolano. E' l'esemplare tipo della vita umana, di tutta la
vita, di tutti i milioni di esseri umani e umanoidi che attualmente vivono sul pianeta.
Come uscire da questo stato? Immaginiamo per un momento di sollevarci, di salire in cima a una torre per
vedere la moltitudine umana. Come fare perché questa moltitudine esca dallo stato in cui si trova? Non c'é dubbio
che ciascuna di queste persone, che assieme forma la moltitudine, è terra informe e vuota, questo è evidente. Come
fare? Ci sarebbe bisogno di uno choc speciale, solo cosi potrebbe nascere la possibilità di un cambiamento.
La Genesi dice che Dio creò la luce e disse: "Sia la luce; e la luce fu" e che separò la luce dalle tenebre. A quali
tenebre si riferisce la Genesi? Alle tenebre che stanno dentro noi stessi, dentro la Terra Filosofica. Però, che tipo di
tenebre sono? Queste tenebre sono costituite dagli aggregati psichici inumani che si organizzano nei nostri difetti
psicologici; IRA, CUPIDIGIA, LUSSURIA, INVIDIA, ORGOGLIO, PIGRIZIA, GOLA. Bene, ho citato unicamente i
sette peccati capitali, ma questi si moltiplicano per sette e a loro volta questi ancora per più e più volte, perché
siamo LEGIONE.
Riflettiamo su cosa siano in realtà gli aggregati psichici. Virgilio, il poeta di Mantova, disse: "Anche se avessimo
mille lingue per parlare e un palato d'acciaio, non riusciremmo a enumerare tutti i nostri difetti". Essi costituiscono le
tenebre che portiamo al nostro interno. Separare la luce dalle tenebre è qualcosa di tremendo, questa luce è la
Coscienza, è la Coscienza superlativa dell'Essere; toglierla dalle tenebre, cioè disimbottigliarla, estrarla da ciascun
aggregato psichico inumano, di fatto implica terribili supersforzi che bisogna realizzare dentro se stessi, dentro noi
stessi qui e ora. Separare la luce dalle tenebre! Ciò significa distruggere tutti quei ricettacoli dentro i quali sta nascosta
l'Essenza, disintegrare questi aggregati, polverizzarli perché la luce dell'Essenza diventi libera. Questo è ciò che si
intende con "separare la luce dalle tenebre". "E chiamò la luce giorno, e le tenebre (dell'ignoranza e dell'errore)
notte". Bisogna saper comprendere, e credo che i fratelli incomincino a capire. Continuando ancora, vediamo che,
nella Genesi, il Creatore, cioè l'Elohim, separa le acque. Dividere le Acque Superiori dalle Acque Inferiori è un
concetto tipico dell'Alchimia. Ovviamente, in noi esiste il mercurio grezzo, cioè il minerale allo stato bruto. Quando
il mercurio grezzo (che non é altro che l'Exiohehari, cioè lo sperma sacro o, in altri termini, l'insieme delle secrezioni
delle ghiandole endocrine sessuali) quando questo mercurio grezzo si trasmuta, si trasforma in energia, che poi sale
fino al cervello attraversando i suoi specifici canali ben conosciuti dall'anatomia occulta. Questa energia/sostanza che
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si va innalzando dentro di noi (intendo dire che a questo punto siamo arrivati ad un monismo in cui fra energia e
massa non c'é differenza, poiché l'energia creatrice del Terzo Logos è a sua volta anche sostanza, sostanza che sale
lungo i canali spermatici fino al cervello), questa sostanza/energia è senza alcun dubbio l'Anima Metallica della
sperma sacro, dell'Exiohehari.
L'Anima Metallica della sperma sacro è quindi energia, ma è anche sostanza. Come sostanza, la possiamo definire
il Mercurio della Filosofia Segreta, che non è un mercurio secco come quello degli Ego, cioè degli aggregati psichici
che impersonificano i nostri errori. No, è un mercurio liquido, acquoso. Osservando le cose da questo punto di vista,
vediamo in che modo le acque mercuriali superiori si sciolgono o si separano dalle acque mercuriali inferiori. In che
modo avviene cioè "la separazione delle acque" ("e Dio separò le acque dalle acque", le acque superiori da quelle
inferiori). E' chiaro che le acque superiori sono il Mercurio. Ma questo deve passare per diverse fasi prima di essere
degno di ricevere lo zolfo. All'inizio, queste acque mercuriali sono infatti nere come il carbone; poi, attraverso un
grande lavoro di sublimazione, cioè raffinando il Sacramento della Chiesa di Roma, la Chiesa dell'Amore (perché
Roma alla rovescia si legge Amor), si ottiene che le acque nere si trasformino in bianche e poi in gialle.
In alchimia ci sono degli animali che simboleggiano le varie fasi del Mercurio. Quando, all'inizio, il Mercurio è
nero, è rappresentato dal corvo nero; quando si trasforma in bianco, è rappresentato dalla colomba bianca; quando
poi si trasforma in giallo, è rappresentato dall'aquila gialla; e quando, per ultimo, diventa rosso, è rappresentato dal
fagiano rosso. Cosicché il Mercurio deve passare per quattro fasi: nera, bianca, gialla e rossa. Ciò diventa possibile
mediante la sublimazione del lavoro nella Forgia dei Ciclopi. Capite in questo modo cosa sia il Sacramento della
Chiesa di Roma; del resto già lo sapete, dal momento che i fratelli che arrivano alla terza Camera si suppongono
essere già preparati a comprendere questo tipo di insegnamento superiore; sono infatti già passati per l'Anticamera,
la prima e la seconda Camera e ormai si parla loro in forma simbolica, allegorica, anche per vedere se sono capaci di
captare l'insegnamento. Quando il Mercurio si fa giallo, ovviamente riceve lo zolfo. Cos'é questo zolfo? Il Fuoco
Sacro. Il Fuoco deve fecondare il Mercurio, in modo che il Fuoco mescolato alla corrente del Mercurio salga per i
canali del midollo spinale fino al cervello. Abbiamo parlato della acque superiori; ma qual è il destino delle acque
inferiori? Le acque inferiori, che in principio erano nere, poi riescono a diventare completamente chiare, cristalline
come il vetro liquido flessibile e malleabile. Tutto questo è ciò che si dice "separare le acque dalle acque" affinché
sorga l'asciutto che si chiama Terra. Ma quale asciutto? A che asciutto ci stiamo riferendo? A quale asciutto allude la
Genesi? Ai Corpi Esistenziali Superiori dell'Essere, a questo allude la Genesi. Oltre a ciò il Mercurio, che si innalza per
i canali midollari mescolato con lo zolfo, il Fuoco Sacro, assume poi anche una certa quantità di sale, sale sublimato,
e il tutto si cristallizza in noi in accordo con la Legge delle Ottave. Bene, in alchimia l'insieme di Mercurio, Zolfo e
Sale riceve un ben preciso nome. Lo si chiama AZOE. L'AZOE cristallizza dunque in noi in accordo con la Legge delle
Ottave. In una ottava superiore cristallizza convertendosi in Corpo Astrale, e ciò si verifica e si realizza in accordo
con la Legge del Sette, con la Legge ell'eterno HEPTAPARAPARSHINOCK, in accordo cioè con le sette note musicali
DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI.
In una seconda ottava il Sale, lo Zolfo ed il Mercurio si cristallizzeranno con le medesime note della scala nel
Corpo Mentale e, per ultima, una terza cristallizzazione si completerà nel Corpo Causale o Corpo della volontà
cosciente. Se uno possiede il Corpo Fisico, Astrale, Mentale e Causale, può per tal motivo ricevere dentro se stesso i
principi etnici, animici e spirituali capaci di trasformarlo in vero Uomo fatto a "immagine e somiglianza di Dio".
Tutti i processi che appartengono all'alchimia dove si fa allusione all'erba verde e a tutti gli alberi che danno
frutto, sono simbolici; ovviamente, ciò che deve dar frutto in noi è l'albero della Conoscenza, l'Albero della
Conoscenza del Bene e del Male. Il seme della Conoscenza in noi deve germogliare, la luce dello Spirito deve
illuminarci, il Sole Spirituale deve portare a noi la vita.
Alla fine di tutti questi lavori alchemici, disintegrati gli aggregati psichici inumani, eliminati pesci e animali che ci
portiamo dentro e fattici re e signori di essi, nel sesto giorno della creazione compare in noi l'uomo "fatto a
immagine e somiglianza di Dio". Tuttavia questo non é ancora l'Uomo Vivente. L'uomo del sesto giorno è fatto
unicamente a immagine e somiglianza di Dio. L'Uomo Vivente è l'Uomo del settimo giorno, lui si è l'Uomo Vivente,
l'Uomo che si è integrato con la Divinità, il Superuomo, il Maestro Risorto. A questo allude (tacitamente, è chiaro) la
Genesi. E se, per poterci trasformare in uomini del sesto giorno abbiamo bisogno di uno choc speciale, quello della
conoscenza esoterica occulta, ovviamente, per poterci trasformare in Uomini Viventi, necessiteremo di un terzo choc
speciale. Riassumendo, abbiamo quindi imparato che, perché esista l'uomo fisico, c'è bisogno di uno choc fisico
rappresentato dall'aria che si respira al momento di nascere. Perché esista l'uomo fatto a immagine e somiglianza di
Dio, è necessario un altro choc, definito dalla seguente frase: "Dio disse: sia la luce, e la luce fu, e separò la luce
dalle tenebre". Cioè l'uomo, che ancora ignora, ha bisogno di uno choc speciale, di qualcuno che lo porti alla
Conoscenza e che gli dia l'insegnamento, ha bisogno di accogliere la luce dell'Esoterismo. Ciò produce in lui quello
choc speciale che può trasformarlo più tardi, diciamo convertirlo, in ciò che si chiama "l'uomo fatto a immagine e
somiglianza di Dio": l'uomo del sesto giorno.
Nel settimo giorno le cose cambiano. Per arrivare ad essere un Uomo Vivente, un uomo del settimo giorno, è
necessario uno choc ancora più speciale. Un uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio, un uomo del sesto giorno,
non è un Uomo Vivente. Se un uomo del sesto giorno vuole convertirsi in Uomo Vivente, deve risorgere. E non
potrebbe risorgere senza quest'ultimo choc. Deve perciò discendere, calarsi nei mondi inferni fino alla Nona Sfera,
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per disintegrare i démoni della luna nera. Già ho spiegato più volte che la luna psicologica ha due facce, una visibile
e una invisibile. Perché, come la luna fisica ha due facce, quella che si vede e quella che sta dall'altro lato, similmente
voglio dirvi che anche la luna psicologica dentro di noi ha due facce, una visibile e una invisibile, cioè i difetti che
saltano all'occhio e quelli più nascosti. Molti santi, che fecero anche notevoli progressi interni, restarono poi bloccati.
Credevano di aver eliminato l'Ego. In realtà, avevano sì distrutto molti elementi inumani della parte visibile della
luna psicologica, ma non avevano disintegrato ancora quelli situati nella sua faccia occulta. Si immersero nel Nirvana
o nel Mahaparanirava convinti che gli elementi indesiderabili della loro psiche fossero stati completamente
disintegrati o polverizzati. Più tardi dovettero ricredersi, e capirono di non essere ancora giunti alla meta. Restavano
vivi ancora molti elementi indesiderabili nella parte occulta della loro luna psicologica e dovettero quindi ritornare
al lavoro esoterico. Cosi, miei cari fratelli, desidero comprendiate bene che, finché non riusciamo ad eliminare tutti
gli elementi indesiderabili della nostra psiche, anche quelli invisibili, continueremo a permanere ancora nella
sofferenza. Chi pensa di poter progredire senza dover eliminare i propri aggregati psichici, si trova in un grosso,
completo equivoco. L'uomo fatto a immagine e somiglianza dell'Eterno Dio Vivente che creò il cielo e la terra e tutte
le cose che esistono deve per forza ricevere uno choc particolare se vuole veramente trasformarsi in Uomo Vivente.
Questo choc non è realizzabile altrimenti che discendendo nella Nona Sfera. Solo lì è possibile ricevere questo choc
cosi speciale e, ricevendolo solo lì, diventa poi possibile disintegrare gli elementi indesiderabili che ci portiamo
dentro. Questo tipo di lavoro, che è relazionato con la Luna Nera, in esoterismo si chiama "l’Iniziazione di Giuda"
oppure "la Passione del Signore".
Indubbiamente, rari sono gli esseri umani arrivati a queste altezze. Nonostante ciò, io faccio il mio dovere
mostrando a voi il cammino che porta alla liberazione finale, un cammino che non è per mentecatti, non è per gente
imbottigliata nei propri studi o nei codici morali utilizzati da tanti umanoidi intellettuali. E' un cammino difficile,
pieno di angustia, di dolore o di pericoli imprevisti. Si chiama "cammino stellato" perché e simboleggiato da otto
stelle del firmamento. Di questo cammino, Nicola Flamel, l'insigne alchimista medioevale, dice che è "il cammino che
conduce a Compostela". E bisogna comprendere cosa significa Compostela. Compo, significa ricevere; stela, sta per
stella. Ricevere la Stella. Per poterci trasformare in uomini viventi bisogna dunque ricevere la stella a sei punte, cioè il
Sigillo di 'Salomone.
Ciò risulta molto chiaro e ben documentato: il sepolcro dell'iniziato deve risplendere. Non dimenticate che è la
Madre Divina Kundalini colei che solleva il Sepolcro degli Iniziati. E quando dico "Sepolcro degli Iniziati" non mi
riferisco al sepolcro fisico, bensì a quello psicologico, quello cioè nel quale devono essere depositati i resti degli Ego
distrutti. Essi, abbiamo detto, risplendono nel sepolcro; sono gli Ego della sepoltura e quindi brilla la Stella.
Bisogna saper intendere. Quando dice che va a Compostela, Nicola Flamél si riferisce, tra le altre cose, anche al
Mercurio della Filosofia Segreta e all'apostolo Giacomo il Maggiore. Ovviamente, i dodici apostoli di cui parla la
Bibbia non sono soltanto i dodici apostoli storici, come suppongono gli illustri ignoranti. No, queste dodici potestà
stanno dentro l'Essere di ciascuno, sono dodici parti autonome e autocoscienti, perfino indipendenti, del nostro
proprio Essere Individuale; potestà delle quali la più interessante è senza dubbio Giacomo il Maggiore. Giacomo
rappresenta il Mercurio della Filosofia segreta. Il Mercurio è il fondamento della Grande Opera. Giacomo è pertanto
il Benedetto Patrono della Grande Opera.
I dodici Apostoli esistettero storicamente, non lo nego; però essi simbolizzano, allegorizzano i dodici Apostoli che
ciascuno di noi porta nel suo interno. Non per questo voglio dire che tutti i qui presenti abbiano incarnato i dodici
apostoli. non voglio affermare questo, sarebbe esagerare troppo dal momento che, per poter incarnare i dodici
apostoli, dobbiamo inevitabilmente essere morti, cioè aver distrutto l'Ego animale. Le dodici potestà, ovviamente,
furono depositate dal Salvatore nel seno della Divina Madre Kundalini e da lì entrano nel nostro corpo fisico.
Non dobbiamo confondere le dodici potestà con le dodici facoltà. Certamente abbiamo dodici facoltà, ossia i
cinque sensi ordinari più le sette Chiese dell'Apocalisse di S. Giovanni. Sono dodici facoltà, non sono le dodici
potestà. Però, in un modo o nell'altro, entrambe sono in relazione tra di loro. Cosi, miei cari fratelli, Giacomo
rappresenta la Grande Opera. In altri termini, tutti gli insegnamenti che sono in rapporto con la Grande Opera
provengono dal Padre di tutte le Luci e giungono alla mente interiore attraverso Giacomo l'Apostolo. Non pensiamo
qui al Giacomo storico, sto parlando del nostro Giacomo particolare. All'interno di noi stanno le dodici potestà, i
ventiquattro anziani, i quattro elementi ecc. L'Essere di ciascuno di noi sembra un esercito di bambini innocenti.
Ognuna delle parti dell'Essere gode di autonomia, autocoscienza e autoindipendenza. Che sia necessario perfezionare
tutte la parti dell'Essere questo è certo, profondamente vero, però ciò diventa possibile solo eliminando gli elementi
soggettivi delle percezioni.
Perfezionare la parte superiore del proprio Essere: ciò è molto difficile. Chi riesce in tale compito riceve il grado
di ISMESH. Sono pochi coloro che arrivano a queste altezze. Dobbiamo cominciare col costruire in noi stessi l'Uomo
fatto a immagine e somiglianza del Creatore. Quest'Uomo non potrebbe sorgere senza uno choc speciale, lo choc
della GNOSI, quello della luce che ci strappa dallo stato caotico e ci converte in uomini autocoscienti.
Se però ci fermassimo qui, non concluderemmo niente. Abbiamo infatti bisogno di trasformarci in Superuomini.
Dobbiamo creare, far sorgere dentro di noi l'Uomo Vivente del settimo giorno. Per far questo occorre un ulteriore
choc speciale che gli illustri ignoranti non comprendono. Quando un iniziato, che è un Uomo fatto a immagine e
somiglianza dell'Eterno, cerca di trasformarsi in un Uomo Vivente, non è capito. Ora comprendete perché i dodici
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apostoli sono calunniati. Li calunniano i virtuosi, li calunniano i sacerdoti del tempio e li calunniano gli anziani. Chi
sono i virtuosi? Chi i sacerdoti del tempio? Chi gli anziani? Vale la pena di spiegarlo.
Gli scribi, gli intellettuali.. quelli che stanno attaccati a tanti codici rancidi e putridi, loro sono i falsi virtuosi che
condannano gli iniziati. Chi sono realmente gli anziani? Semplicemente sono le persone piene di cosiddetta
esperienza, molto giudiziose, che non possono peró assolutamente comprendere gli iniziati. Infine, chi sono i
sacerdoti? Sono le persone di tutte le religioni, le persone di tutti i culti. I dodici santi, le dodici potestà, ovvero i
dodici apostoli sono quindi soliti essere calunniati. Loro però marciano fermi e sicuri fin dove devono marciare.
Giacomo il Maggiore, il Patrono benedetto della Grande Opera, va diritto per la strada che lo porta a Compostela.
Sto parlando in un linguaggio esoterico superiore per coloro che si trovano nella Terza Camera, per chi cioè è
sufficientemente preparato a ricevere l’insegnamento. Cosi, miei cari fratelli, tutti gli choc che riceviamo sono
necessari e vitali per la nostra trasformazione. C'é un libro che non si può dare a tutti. Contiene molta saggezza, però
nessuno lo capisce. Tutti lo possono comprare sulle bancarelle, si vende per niente, però nessuno è capace di
svelarlo. Chi può svelare il libro e romperne i sigilli? Non esiste chi lo possa fare, né in cielo né in terra. Ml riferisco
all'Apocalisse di S. Giovanni. Questo libro non lo capisce nessuno e perciò si è conservato intatto; altrimenti, a
quest'ora, già sarebbe un cadavere. Siccome peró nessuno lo capisce, l'hanno lasciato in pace.
Nell'Apocalisse di S. Giovanni è contenuta tutta la Scienza della Grande Opera. Lì sta Santiago, appare anche,
nell'Apocalisse. Ha in mano un bastone, sul cappello una conchiglia e si appoggia su una spada. Con l'altra mano
impugna il rotolo dell'Apocalisse. Il cappello è molto curioso; è fatto con una zucca. Ricordiamo che, nel Medioevo,
molti mistici in una zucca tenevano l'acqua benedetta. L'acqua santa, cioè il Mercurio della Filosofia Segreta.
L'Apocalisse può guidarci se seguiamo gli insegnamenti del Padre di tutte le Luci; però non possiamo riceverli se
non attraverso Giacomo. Giacomo è il Mercurio della Filosofia Segreta, e il Mercurio deve essere preparato nella
Forgia dei Ciclopi, nel Laboratorium Oratorium del Terzo Logos. Qui si prepara il Mercurio. Qui bisogna lavorare.
Ritornando alla Genesi, diremo che è un'opera grandiosa che però poco comprendiamo. La Bibbia comincia dalla
Genesi e si conclude con l'Apocalisse. Chi comprende la Genesi? Chi l'Apocalisse? Nessuno. Certi autori suppongono
che tutta la Genesi si relazioni esclusivamente con l'uomo. Non vogliamo esagerare, non esageriamo. Essa si riferisce
anche all'Universo. Quando qualcuno sta creando dentro se stesso l'uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio,
certamente sta lavorando con la stessa forza con la quale Dio creò il mondo. E' come una piccola particella di
mondo dentro la quale si realizza una creazione. E' proprio lì che riusciamo a capire in che modo Dio creò il mondo.
Cosi, la Genesi è applicabile anche al Macrocosmo, se pure in forma simbolica e allegorica.
Nessuno potrebbe capire la Genesi se non fosse alchimista. Gli alchimisti conoscevano la verità. Per poter creare
l'Uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio necessitiamo di sale, di zolfo e di mercurio. E questo succede anche là,
nel Macrocosmo. Dallo spazio senza fine scaturisce l'ARCHEUS, composto di sale, di zolfo e di mercurio, ed è da
questo Archeus che nasce una nuova unità cosmica, un nuovo sistema solare.
Quaggiù, dobbiamo creare l'Archeus dentro noi stessi perché, col nostro sale, zolfo e mercurio nasca non una
nuova unità cosmica, bensì l'Uomo fatto a immagine e somiglianza del Creatore.
Mi risulta che in India, molto tempo fa, viveva un colonnello inglese ritirato dal servizio militare attivo. Era un uomo
di circa settant’anni, amico di un giovane. Aveva sentito parlare di un monastero nel Tibet, da dove molta gente
ritornava ringiovanita; arrivavano vecchi e andavano via giovani. Bene, vi racconterò di ciò in modo più preciso in
seguito, ora voglio solo spiegarvi il contenuto di questi esercizi che rendono possibile il ritorno alla giovinezza, gli
stessi che cercava quel colonnello inglese. La prima cosa che dobbiamo fare è star bene in salute, perché un corpo
sano serve a tutto ed è pronto in ogni momento a compiere il lavoro materiale e spirituale; perciò il primo dovere è
quello di curare il corpo e il secondo è quello di mantenerlo allenato e in buone condizioni. Cosa farsene, infatti, di
un corpo infermo? Chi sta in cammino non deve essere decrepito né ammalato, questo è chiaro. I giovani non
apprezzano il valore della giovinezza perché sono giovani, però i vecchi, questi sì, apprezzano la ricchezza della
gioventù. Con questi pochi esercizi che praticheremo, un vecchio può ringiovanire senza difficoltà. E’ chiaro che con
questi esercizi se uno è già giovane può mantenersi giovane e se è vecchio può ritornare giovane. Con queste
pratiche qualunque persona può curare le sue malattie; qui vedremo la pratica del Mayurasana, la posizione delle
ginocchia, la posizione "a tavola", come si vede in certe rovine sacre, ecc. . E’ questa una sintesi di esercizi esoterici
che trovano la loro documentazione in India, in Persia, in Pakistan, in Turkestan, in Messico, nello Yucatàn, ecc. .
Ho visto alcune pubblicazioni su questo argomento. Ne ho vista anche una mandatami recentemente dalla Costa
Rica, che conteneva questi stessi esercizi. Essi, infatti, non sono patrimonio esclusivo di nessuno, vengono praticati in
diversi monasteri sparsi sull’Himalaya e anche in altri luoghi, ma soprattutto in uno che si chiama "sorgente della
giovinezza". E’ chiaro però che non c’è paragone tra il praticare gli esercizi là e leggere le pubblicazioni qui, anche
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perché esse non insegnano gli esercizi con il giusto equilibrio. Perciò adesso cercherò di insegnarveli nel modo giusto.
Ho incontrato alcune persone che furono ospitate in quel monastero, che io conosco molto bene; conosco molto
bene anche altre scuole del genere che si trovano in Indostan. Devo dire che non è fuori luogo prendersi il disturbo
di fare un piccolo viaggio in Turchestan, in Persia, in Pakistan ecc. per andare alla ricerca dei dervisci danzanti, dei
Torbellini ecc.. Bisogna riflettere un po’ sul simbolismo della posizione inginocchiata e sul perché da bambino uno
assume spontaneamente certe posizioni. In ogni caso, la pubblicazione della Costa Rica riferiva in modo abbastanza
esauriente il caso del colonnello inglese di cui parlavo prima e che adesso intendo raccontarvi, affinché possiate
formarvi un’idea abbastanza precisa e completa dei benefici che si possono ricevere con questi esercizi. In quella
rivista, dunque, si raccontava il caso di un colonnello inglese che partì per l’India all’età di settant’anni. Egli sapeva
che nel Tibet esisteva un monastero in cui la gente entrava vecchia e ritornava giovane e invitò un amico ad andare
assieme a lui. Ma l’amico era giovane ed è chiaro che, essendo lo scopo del viaggio quello di ringiovanire, egli
rifiutò. Il giorno in cui il povero vecchio partì, il suo giovane amico, come si può immaginare, lo prendeva in giro:
un povero vecchietto di settant’anni, con il suo bastone, la sua testa calva, i peli tutti bianchi che partiva per
l’Himalaya in cerca della gioventù. Il suo giovane amico tra sé e sé pensava: "E’ proprio curioso questo povero
vecchietto, ha già vissuto la sua vita e cerca di tornare a viverla un’altra volta". Lo vide partire ed in cuor suo non
poteva trattenersi dal sorridere. Il fatto curioso fu che, passati più o meno quattro mesi, il giovane amico ricevette un
biglietto del vecchio colonnello; questi lo informava che aveva trovato la strada per quel famoso monastero che si
chiamava "fonte della giovinezza". Il giovane sorrise ancora una volta e tutto finì lì. Quattro anni dopo, però,
successe qualcosa che non lo fece certamente ridere. Alla sua porta di casa qualcuno bussò ed egli andò ad aprire:
"Prego, cosa desidera?" Il nuovo arrivato, che sembrava un uomo di 35 o 40 anni, disse: "Sono il colonnello tal dei
tali". "Ah!" - disse il giovane – "ho capito, voi siete il figlio di quel colonnello che era partito per l’Himalaya!" . "No" -
gli rispose – "sono proprio io, il colonnello in persona". "Ma... come può essere, io conosco bene il colonnello, è un
mio amico ed è vecchio; voi... non siete vecchio!". "Le ripeto, sono proprio il suo amico colonnello e le scrissi una
lettera quattro mesi dopo la mia partenza per informarla che avevo trovato la strada per il monastero" - e gli mostrò
tutta la documentazione. Il giovane si meravigliò alquanto. La cosa curiosa fu che il colonnello, dopo essere giunto al
monastero dell’Himalaya detto "la fonte della giovinezza", vide che era piena di giovani, con i quali fece anche
amicizia. Tutti, anzi, erano giovani tranne lui, che era l’unico vecchio, e potevano avere al massimo 30, 35 o 40
anni. Dopo che divenne loro amico, però, scoprì che tutti avevano più di cent’anni di età, cioè che tutti erano molto
più vecchi di lui, anche se non lo dimostravano. Chiaramente, il colonnello si stupì, si sottomise alla disciplina
esoterica del monastero e ottenne di riavere la giovinezza. Bene, tutto ciò che vi ho detto l’ho visto scritto nella
pubblicazione che mi spedirono. Però io conosco personalmente quel monastero, ci sono stato, è un edificio
abbastanza grande, con immensi porticati; in uno lavorano gli uomini e in un altro le donne. Non ci sono soltanto
iniziate tibetane, ma anche inglesi, francesi, tedesche e di molti altri paesi europei. Riguardo alla posizione cosiddetta
"a tavola", essa è tipica dello Yucatàn; per la posizione che alcuni chiamano "della lucertola", che è un esercizio
basato sul tenere il ventre abbassato, lo si trova documentato in Indostan, nel Kundalini-Yoga, e si chiama
semplicemente Mayurasana. La posizione delle gambe verso l’alto ha una vasta documentazione, è conosciuta da
sempre come Vipartita Karanhy Mudra e la incontriamo in molti testi sacri; ed esiste il famoso Varjoli Mudra, che
serve per la trasmutazione sessuale. Sarei molto contento se tutti voi poteste apprendere i riti che mi appresto ad
insegnarvi, perché certamente sono riti, non si tratta soltanto di cultura fisica. I lama che lavorano nel monastero
intitolato "La fonte della giovinezza" praticano questi riti servendosi del tappetino di preghiera, un piccolo tappeto su
cui fanno gli esercizi: si sdraiano, si inginocchiano, si siedono ecc.. A ciascuna posizione, o ashana, corrisponde la
meditazione, la preghiera ecc.. Cioè, ciascun cambiamento di posizione significa una intensificazione di un certo
particolare aspetto mistico, secondo ciò che si deve fare. La Divina Madre Kundalini è l’obiettivo centrale di tutti gli
ashana; quando uno sta facendo questa pratica, deve stare in perfetta concentrazione, in preghiera, deve pregare e
supplicare la Madre Divina per le sue necessità più urgenti. Per mezzo Suo, uno può chiedere al Logos, Lei intercede
davanti al Logos, chiede assieme a lui, supplica insieme a lui. Lei ha gran potere. Bisogna supplicare Lei, la Madre
Divina, affinché interceda davanti al Terzo Logos per la guarigione del corpo, per il risveglio della Coscienza, per il
risveglio di questo o quel Chakra ecc.. Ogni posizione è diversa e significa intensificazione della preghiera, della
supplica, della richiesta; in questa pratica di meditazione, concentrazione e supplica, uno può ben chiedere alla
Divina Madre Kundalini che invochi in sua vece il Divino Terzo Logos, il Sacro Spirito Santo. Bisogna pregare e
supplicare intensamente la Madre Divina affinché Lei supplichi e preghi lo Spirito Santo che ci curi, ci liberi da
qualsiasi infermità e dolore che ci affligge. Subito Lei si concentrerà nel Logos e lo chiamerà perché venga a sanare
l’organo ammalato o impedito. In questi momenti, uno deve identificarsi con il Logos, con lo Spirito Santo e, con
voce imperiosa, rivolgere all’organo ammalato queste parole in tono di ordine: "SANA, SANA, SANA, LAVORA,
LAVORA , LAVORA"; bisogna parlare all’organo con fede sincera, con energia, con coraggio. Esso deve risanare per
forza. Bisogna concentrarsi decisamente in ciascuna cellula, in ciascun atomo, in ciascuna molecola, in ciascun
elettrone dell’organo ammalato, ordinandogli che lavori, che guarisca, che si curi, e bisogna anche essere
profondamente concentrati nel Logos, pienamente identificati con lo Spirito Santo che in quel momento sta
eseguendo la cura, sanando l’organo ammalato; così, in questo modo, l’organo tenderà a curarsi e a guarire. Così, è
consigliabile che ciascuno in questo modo impari a curarsi da solo; attraverso la forza della Spirito Santo uno può
arrivare a curarsi da solo, a evitare qualunque malattia. Essere ammalato è una cosa molto triste, molto dolorosa, e
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chi sta nel cammino non ha motivo di essere ammalato. Con questi esercizi, dunque, non solo si sviluppano i
chakra, ma si sana anche il corpo. Ci sono chakra importantissimi. L’occipitale, per esempio, è una porta d’ingresso
per le forze che nutrono l’organismo, il frontale è un’altra porta per l’ingresso delle forze vitali. Tutte queste forze
penetrano nell’organismo quando si sviluppano i chakra. Il laringeo, come ho già detto, si trova in intima relazione
con il chakra prostatico, che è il chakra del sesso sia nell’uomo che nella donna, ed entrambi, tanto il prostatico
quanto il laringeo, sono importanti per la salute dell’organismo. Poi bisogna sviluppare molto bene anche il chakra
del fegato, voi sapete come il fegato sia un vero e proprio laboratorio chimico; bisogna che possa lavorare
correttamente, perché quando il fegato lavora bene, funziona bene anche tutto l’organismo. Ci sono anche i chakra
delle ginocchia, sono due, uno per ciascun ginocchio e sono fondamentali per il corpo umano; questi vortici di forza
devono girare intensamente affinché la vita, il prana, la salute, possano entrare nel corpo fisico.
PRIMO ESERCIZIO
Lo studente deve collocarsi in piedi, con le braccia aperte in croce. Poi comincerà a girare da sinistra a destra come le
lancette di un orologio; anche i chakra, dopo un certo tempo, gireranno con una certa intensità. Bisogna rendersi
conto di essere in piedi al centro di un orologio e di dover girare proprio come le lancette, fino a compiere dodici
giri; è chiaro che qualcuno comincerà solo con pochi giri, fino ad
arrivare a compierne dodici solo dopo un certo tempo. Essi si faranno
con gli occhi aperti e, finito di girare, si chiuderanno gli occhi per non
cadere, dal momento che ci si sentirà un po’ ubriachi, a seconda dei
giri che si riuscirà a fare. Bisogna però riuscire a fare l’esercizio
completo, che sono dodici volte. Il discepolo resterà con gli occhi
chiusi fino alla scomparsa della vertigine. Frattanto, continuerà a
supplicare, a pregare, a implorare la Madre Divina che chieda al Terzo
Logos la guarigione di quel particolare organo ammalato. Il discepolo
sarà completamente identificato con il Logos, supplicando la Madre
Divina di intercedere per lui. Bisogna girare da sinistra a destra, perché
tra i medium e gli spiritisti i chakra girano da destra a sinistra in forma
negativa, e questo non va bene. Noi non siamo medium, nessuna cosa
del genere, noi dobbiamo sviluppare i nostri chakra in modo positivo.
Così, il metodo che vi sto insegnando è meraviglioso, perché permette
lo sviluppo dei chakra e la cura delle malattie. Va’ tu stesso ad eseguire l’esercizio in forma pratica: concentrazione
nella Divina Madre Kundalini, i piedi uniti in stile militare, posizione ferma, le braccia aperte da parte a parte; adesso
comincia a girare da sinistra a destra, chiedendo intensamente ciò che più desideri, per prima cosa di curare l’organo
ammalato, no?, e così i tuoi chakra cominciano a girare. E’ chiaro che se tu giri da sinistra a destra, come le lancette
di orologio visto dall’alto, i chakra girano positivamente. Gira al ritmo che più consideri conveniente, giro dopo
giro; l’esercizio dice dodici volte, ma se tu vuoi continuare a girare altre mille volte, lo puoi fare. Durante i giri, devi
concentrarti nella Divina Madre Kundalini, chiederLe che chiami lo Spirito Santo, il Logos, e che Gli chieda di curare
l’organo ammalato, di sanarlo; bisogna inoltre aprire l’organo ammalato ordinandogli: APRITI SESAMO, APRITI
SESAMO, APRITI SESAMO. E’ questo un mantra che compare ne "Le mille e una notte", ma la gente crede che si
tratti in fondo solo di una bella favola e non gli presta nessuna attenzione. Però è un mantra vero e proprio. Si
ordina all’organo: "Apriti sesamo, perché possa entrare in te la forza vitale risanatrice"; subito la forza dello Spirito
Santo penetra dentro l’organo ed esso, è chiaro, guarisce attraverso la forza del Terzo Logos. Però il tutto va fatto
con moltissima fede, fede, fede.
SECONDO ESERCIZIO
Adesso che hai finito di girare e hai aperto gli occhi, devi
sdraiarti al suolo in posizione di decubito dorsale, cioè a faccia
in su, con i piedi uniti, le gambe stese, le braccia aperte
orizzontalmente sui fianchi in forma di croce, guardando
verso l’alto al soffitto della stanza. Intensifica ora la
concentrazione nella divina Madre Kundalini, chiedendoLe,
suppli- candoLa di curare l’organo ammalato che tu vuoi far
guarire. Chi non chiede per la guarigione, in questo momento
può pregare per qualsiasi altra necessità, per eliminare ad
esempio un Ego, un certo particolare difetto psicologico ecc.. Tutti abbiamo il diritto di chiedere, gli esercizi servono
a questo. Così, con le spalle ben appoggiate al suolo, si supplica e si intensifica la preghiera, completamente
identificati nel Terzo Logos. Adesso sai come si fa.
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TERZO ESERCIZIO
Sei disteso, hai fatto al tua supplica. Adesso alza le gambe fino a
che restino in posizione verticale; ora non hai più bisogno di
tenere le braccia in croce, con le mani puoi aiutare a sostenere le
gambe prendendole per le ginocchia, cercando di portarle il più
verticalmente possibile, però senza sollevare le natiche dal
pavimento o, più chiaramente, la cintola deve restare ben
appoggiata al suolo, incollata al suolo. Questo è ciò che in
Oriente si chiama Vipartita Karanhy Mudra, il sangue subito
affluisce verso tutta la testa, si precipita verso il cranio per far
lavorare determinate aree del cervello, per fortificare la vista
(perché è necessario avere vista molto buona), l’olfatto, il tatto,
l’udito, il gusto ecc... Rimani un poco così, in questa posizione, e
intanto intensifica le tue preghiere alla Divina Madre Kundalini supplicandola di aiutarti a conseguire il beneficio di
cui hai bisogno, la cura, quella certa facoltà, la disintegrazione di un difetto ecc.. Ho già spiegato molto bene come
in ogni esercizio si debba supplicare la Madre Divina affinché Ella chieda allo Spirito Santo, nella sua lingua sacra, che
venga a guarirci delle nostre malattie, tutto in accordo con le necessità di ciascuno. Uno chiederà di guarire, un altro
ancora per distruggere un certo difetto ecc..
QUARTO ESERCIZIO
Come ho già detto, questi esercizi non sono solamente fisici, ma sono dei modi per
pregare, sono un modo diverso di guarire e di ringiovanire attraverso la preghiera. I
lama praticano questi riti sul tappetino di preghiera, sta bene; può essere tappetino o
tappeto. Bisogna eseguire questi esercizi con molta pazienza, senza pretendere subito
di saperli fare bene, finché arriverà il giorno in cui li praticheremo tutti con facilità;
questa non è cosa da fare tutta in una volta, no; bisogna che l’organismo si abitui
lentamente, e a poco a poco l’esercizio riuscirà sempre meglio, finché lo sapremo
eseguire in modo corretto. Per abituare il corpo, qualcuno può impiegare giorni, un
altro settimane, una altro ancora mesi, o anni, ecc.. Questi esercizi non sono
nemmeno per abitanti di questo o quel Paese, ma sono per tutti i cittadini del mondo.
Io non so come la gente la pensi su questa faccenda del patriottismo, della mia patria
e della tua; tutto il mondo è una sola, identica patria. Gli uomini hanno diviso la
Terra in lotti, in molti lotti, e in ogni lotto hanno messo una bandiera diversa, hanno
eretto delle statue ai propri eroi, hanno riempito le frontiere con orde selvagge armate fino ai denti ecc.; e tutto
questo lo chiamano patria. E’ molto triste che la Terra sia divisa in lotti; arriverà il giorno in cui le cose cambieranno.
Disgraziatamente, è molto difficile cambiare questo pianeta; soltanto dopo il grande cataclisma potremo trasformare
il pianeta Terra in una sola, grande patria... Però, ritorniamo più concretamente agli esercizi che vi sto insegnando.
Adesso mettiti in ginocchio sul pavimento, diretto verso oriente, nella direzione in cui nasce il sole, e inclina un poco
la testa verso il basso, appena un po’, non molto. Per continuare, devi fare i tre Pranayama in questo modo:
appoggia il dito indice della mano destra sopra la fossa nasale sinistra, inala attraverso la narice destra; poi premi con
entrambe le dita, il pollice e l’indice, le due narici e trattieni il respiro per qualche secondo. Libera poi la narice
sinistra ed esala tutta l’aria. Inala quindi attraverso la fossa nasale sinistra tappando la destra con il pollice, premi le
due narici con il pollice e l’indice e ripeti l’esercizio ancora per due volte fino a completare tre inalazioni e tre
esalazioni. Ciò equivale ai tre Pranayama. Ricorda che bisogna usare solo due dita e non di più, esclusivamente il
pollice e l’indice della mano destra; si tappa con uno, si inala con l’altra narice, si chiudono entrambe, si stappa
l’altra ecc.; è un giochetto, quando si chiude con un dito si stappa con l’altro e viceversa. Hai fatto questo esercizio;
adesso abbassa la testa, entra in preghiera con la Divina Madre Kundalini Shakty, supplicandoLa per le tue necessità,
ecc..
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QUINTO ESERCIZIO
Adesso, così come sei, inclina il corpo indietro restando inginocchiato; le braccia devono
restare unite al corpo, allungate. Lancia il corpo bene all’indietro, fin dove riesci, e
rimani così per qualche secondo a pregare, supplicare la benedetta Madre Kundalini
affinché interceda per te davanti al Sacro Spirito Santo, che ti conceda il beneficio
richiesto, sia esso di guarigione o di qualsiasi altra cosa. Questo esercizio è molto breve
per lo sforzo che comporta, però è molto buono per rendere il corpo agile e per
eliminare le tossine. L’interessante è riuscire a farlo nel miglior modo possibile.
SESTO ESERCIZIO
Ricorda molto bene che in ogni esercizio bisogna pregare e supplicare intensamente, per
essere precisi bisogna pregare affinché la Madre Divina chiami il Terzo Logos per
risanare l’organo ammalato; devi ricordare che Ella è la Mediatrice e può invocare il
Logos, il Sacro Spirito Santo, Shiva (come dicono in Oriente), l’arcijerofante, il primogenito della creazione, il cigno
di viva piuma, la colomba bianca, l’immortale, Hiram Abiff, il Maestro
Segreto che tutti noi, in passato, abbiamo assassinato con il nostro
errore e assassiniamo tuttora quando commettiamo il peccato originale.
Per questo abbiamo bisogno di resuscitarlo dai morti, di esclamare con
tutta la forza del nostro cuore: "IL RE E’ MORTO, VIVA IL RE!". Adesso
fa’ in questo modo: siediti sul pavimento con le gambe tese in avanti, le
mani all’indietro aperte sul pavimento, il tronco un po’ inclinato
all’indietro appoggiato alle mani, la testa diritta verso l’avanti, i talloni
uniti, le punte dei piedi aperte a ventaglio. Così, di nuovo, fa’ la tua
richiesta, la tua supplica alla Madre Divina con molta fede e devozione.
SETTIMO ESERCIZIO
OTTAVO ESERCIZIO
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NONO ESERCIZIO
DECIMO ESERCIZIO
Da questa stessa posizione, mentre tieni la testa ben abbassata verso il petto
perché stai eseguendo l’esercizio della lucertola con la testa bene in basso, così
come stai, tenendo ferme le mani al loro posto, avanza di un piccolo passo in
avanti fino a trasformarti in un arco umano, così come vedi nella figura.
Proprio così, mentre stai a quattro zampe come un cavallo, con la testa bene in
basso sul petto a formare un perfetto arco umano, puoi, o meglio, devi entrare
in preghiera, chiedendo, supplicando, implorando, come ho già insegnato, la
Madre Divina per le tue necessità; sotto di te possono passare carri e carretti,
perché devi formare una specie di "arco umano". Ora, dopo esserti fermato un
po’ così in preghiera in questa posizione, abbassa un poco entrambe le
ginocchia per abbassare il corpo, poi solleva le mani e alzati; cioè, termini
l’esercizio alzandoti in piedi. Ricorda che attraverso la posizione dell’arco umano, così come l’ ho descritta, si
permette al sangue e alla linfa di affluire precipitosamente alla testa e di irrigare tutta la zone del cranio. Tutti questi
esercizi sono molto speciali per ridurre l’addome e la pancia, non capisco perché la gente si ostini a tenere lo
stomaco rigonfio, la cosiddetta curva della felicità. No, non si deve avere una pancia piena di grasso. Con questi
esercizi addio pancia! Capito? Come state vedendo, questi sono riti, modi di pregare, non sono esercizi meramente
fisici, ma riguardano il perfetto equilibrio tra lo spirito ed il corpo. Nel Tibet, i Lama, quando lavorano con questi
riti, stendono il loro tappetino e li praticano sul tappetino di preghiera. Non so se mi capite su questo fatto del
tappetino, ma ciò significa un tappeto piccolo, fatto apposta per permettere a una persona di praticare gli esercizi.
Però non importa se ci si trova in difficoltà a trovare da qualche parte il tappetino, l’importante è fare la pratica
dovunque, anche così come ci si trova.
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metta nell’ombelico e che prenda dall’ombelico il Sole luminoso e lo deponga nel cervello. Questo è un lavoro che
soltanto il Terzo Logos può fare e la posizione esatta da tenere è quella che state vedendo in questo momento; così
come sto io, bisogna implorare e supplicare con grande concentrazione il Terzo Logos, affinché Egli venga a noi per
fare il trapianto della Luna all’ombelico e del Sole al cervello. Il Vipartita Karhany Mudra è un rito veramente
meraviglioso per conseguire il ringiovanimento del Corpo Fisico. Riconquistare la giovinezza è una cosa urgente e
necessaria, il corpo deve restare giovane e vigoroso per l’iniziato in marcia lungo il sentiero. Chi ottiene di poter fare
questo esercizio per un tempo di tre ore, riconquisterà la giovinezza. Però è chiaro che all’inizio bisogna cominciare
magari con cinque minuti, per poi aumentare a poco a poco progressivamente, lentamente e con pazienza, per
esempio di un minuto al giorno. Chi vuole ringiovanire nel corpo e curare tutte le malattie, trova qui la formula
meravigliosa, il Vipartita Karhany Mudra. Così, in questa posizione, dovete chiedere al Terzo Logos di cambiare le
cellule vecchie con cellule nuove. E’ chiaro che si arriva a stare in questa posizione per tre ore solo dopo moltissimo
tempo, forse solo dopo molti anni di pratica costante. Però, questi anni di sacrificio costante danno grandi risultati.
Questo è il famoso Vipartita Karhany Mudra.
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