Antropologia Culturale
Antropologia Culturale
Antropologia Culturale
Distinzioni terminologiche
Il termine antropologia significa discorso intorno al genere umano e definisce un insieme di indirizzi e
tradizioni di studio che ha assunto delle peculiarità nei paesi dove l’antropologia ha un maggiore spessore
teorico. La principale distinzione in uso è tra:
Esistono inoltre altri termini come: etnologia, antropologia sociale, etnografia, demologia e altri termini
antichi ormai in disuso. Ciascuno di questi termini ha assunto significati differenti nei diversi paesi: ad
esempio negli USA il termine antropologia definisce lo studio della specie umana, delle sue origini
preistoriche e delle sue diverse espressioni contemporanee. A differenze di altre discipline interessate al
genere umano, l’antropologia è caratterizzata da maggiore profondità temporale ed è indirizzata ad una
maggiore varietà di temi. Sempre negli USA l’antropologia è divisa in quattro campi di studio:
Antropologia fisica che studia la specie umana partendo dalla sua evoluzione nel tempo:
Archeologia che è lo studio delle culture umane attraverso l’analisi dei resti del passato;
Antropologia linguistica che studia la comunicazione umana e le sue origini;
Antropologia culturale che studia le popolazioni e le culture contemporanee.
Allo stesso tempo in Inghilterra si è sviluppata maggiormente l’antropologia sociale, nata negli anni ’20.
Questa antropologia, differentemente dall’indirizzo americano, non dà molta enfasi al concetto culturale
bensì sulla dimensione sociale e sul funzionamento dei sistemi delle strutture sociali.
Il termine etnologia (discorso intorno ai popoli) è stato usato a volte come sinonimo di antropologia
culturale, ma ha acquisito spesso diversi significati: in Europa continentale definiva lo studio delle culture
extraeuropee. Dal punto di vista dell’Italia, l’antropologia definiva lo studio dei caratteri fisici dell’umanità,
l’etnologia studiava i popoli extraeuropei e la demologia indicava lo studio delle culture popolari europee.
Negli anni ’80 in Italia entrò in uso l’espressione discipline demoetnoantropologiche che riunisce
nell’acronimo “DEA” la demologia (storia delle tradizioni popolari), l’etnologia (studio delle culture
etnologiche extraeuropee) e l’antropologia culturale (indirizzo incentrato sulla riflessione teorica e lo studio
delle società complesse). In Italia, dunque, non vi è la presenza dei four fields americani ma l’antropologia
culturale, sociale e l’etnologia vengono viste come dei sinonimi, includendo anche lo studio delle culture
popolari.
Antropologia culturale come discorso sull’”altro”
L’antropologia culturale è una disciplina scientifica nata in Occidente e studia le popolazioni contemporanee
e le loro culture, laddove per cultura si intende l’insieme dei comportamenti e delle credenze appresi e
condivisi dalle persone. L’antropologia culturale studia ed analizza le somiglianze tra le culture e in che
modo esse cambiano; per fare questo, gli antropologi, trascorrono lunghi periodi insieme alle persone che
studiano. L’antropologia culturale nasce anche per salvaguardare le diverse culture passate non più esistenti
nei paesi industrializzati. Guardando l’altro, l’antropologia culturale ci porta a vedere più da vicino noi stessi
e a rendere familiare ciò che è estraneo e viceversa (Spirro, 1990).
Il caso dello studio degli Inacirema, la cui cultura è stata descritta per la prima volta nel 1956, è un buon
esempio di questo approccio. Gli Inacirema sono una popolazione nordamericana. Secondo la loro mitologia
la loro nazione è stata fondata da un eroe culturale che ha superato anche diverse prove di forza. Gli
Inacirema donano molte attenzioni al corpo umano, in particolare durante un rituale sacro quotidiano. In
realtà gli Inacirema non sono altro che gli Americani e attraverso questo scherzo, Miner, volle presentare un
esercizio di defamiliarizzazione, tipico dello sguardo antropologico. Miner ha voluto anche alludere al fatto
che l’antropologia non è solo lo studio del primitivo, se fosse così l’antropologia sarebbe una disciplina
residuale in quanto il suo oggetto starebbe sul punto di scomparire.
La storia dell’antropologia culturale in sintesi
Le origini risalgono ai tempi di Erodoto, Marco Polo e Ibn Khaldun i quali viaggiavano scrivendo appunti
sulle culture con le quali entravano in contatto. Più attualmente la disciplina viene affrontata durante
l’Illuminismo francese da Montesquieu infatti, nel suo volume Lo spirito delle leggi, viene trattato il
temperamento, l’aspetto ed il sistema governativo dei diversi popoli in tutto il mondo. Montesquieu faceva
risalire le differenze culturali ai diversi climi caratterizzanti i diversi ambienti di vita delle diverse
popolazioni. I protagonisti principali della fondazione dell’antropologia culturale nel tardo Settecento e
all’inizio del XIX secolo sono i britannici Tylor e Frazer e lo statunitense Morgan. Essi si sono ispirati alla
teoria evoluzionistica ed elaborarono un modello di evoluzione culturale secondo cui tutte le culture si
evolvono nel tempo. Bronisław Malinowski è uno studioso polacco che ha determinato maggiormente lo
sviluppo dell’antropologia culturale moderna; egli infatti introdusse la pratica della ricerca sul campo con
l’osservazione partecipante. Definì l’approccio teorico del funzionalismo (che assimila le culture agli
organismi biologici) il quale è connesso con l’olismo, ovvero la convinzione che vi sia una connessione
esistente tra il tutto e le sue parti. Questo mise in totale crisi i paradigmi evoluzionistici etnocentrici. Franz
Boas è considerato il padre dell’antropologia culturale nordamericana. Durante la sua permanenza con la
popolazione degli Inuit, Boas realizzò che tutte le culture sono individuali e hanno una propria validità. Egli
introdusse il concetto di relativismo culturale, ovvero la convinzione della necessità di comprendere le
singole culture a partire dalle idee e dai valori che sono loro propri. Boas introdusse anche un approccio
basato sul particolarismo storico, ovvero sullo studio particolare delle singole culture. L’interesse di Boas
per le relazioni tra individuo e cultura è stato alla base della nascita di una branca dell’antropologia
americana fondata dai suoi allievi e nota come scuola di cultura e personalità che teorizzava l’esistenza di
un ethos intorno al quale ogni singolo individuo sviluppa strutture psicologiche comuni. La più famosa
allieva di Boas è Margaret Mead ed è stata tra i primi antropologi ad occuparsi di antropologia pubblica e
ha ritenuto importante la divulgazione delle conoscenze antropologiche in quanto capaci di indurre
cambiamenti sociali positivi. L’antropologia culturale si diffuse ampliamente negli USA dopo la Seconda
Guerra Mondiale e di conseguenza aumentò la varietà di proposte teoriche. Molti studiosi svilupparono
teorie basate su fattori ambientali facendo emergere il fatto che ambienti simili potessero portare alla nascita
di culture altrettanto simili. In quegli anni l’antropologia britannica con Radcliffe-Brown si orientò verso
una prospettiva struttural-funzionalista che diede vita all’antropologia sociale intesa come scienza
naturale della società. I suoi allievi proseguirono sulla prospettiva del maestro eccetto Evans Pritchard che
mise in discussione il fatto che l’antropologia fosse una scienza naturale della società alla ricerca di leggi,
affermando che l’antropologia è più vicina alle scienze storiche che non a quelle naturali. Nello stesso
periodo Lèvi-Strauss elaborò una prospettiva decisamente diversa ed influenzata da una visione filosofica,
conosciuta come strutturalismo francese. Egli riteneva che il miglior modo per capire una cultura fosse
quello di raccogliere tutti gli aspetti di vita sociale e culturale analizzandone i loro temi soggiacenti. Al
contrario di Radcliffe-Brown, che affermava che la struttura fosse l’insieme delle relazioni sociali esistenti
tra istituzioni, individui e gruppi, per Lèvi-Strauss la struttura è un inconscio che è al di sotto delle relazioni e
delle pratiche sociali e si esprime nella reciprocità e nello scambio. Lo strutturalismo francese ha ispirato lo
sviluppo dell’antropologia simbolica, ovvero lo studio della cultura intesa come sistema di significati.
Negli anni Sessanta in antropologia ha preso piede la teoria marxista. Questa nuova prospettiva diede i natali
ad una nuova Scuola teorica statunitense, quella del materialismo culturale. Esso è un approccio allo studio
culturale che si concentra di più sugli aspetti materiali dell’esistenza umana. Sempre in quegli anni nacque
una nuova prospettiva teorica: quella dell’antropologia interpretativa con Geertz come maggiore
esponente. Secondo questa nuova prospettiva per comprendere una cultura è necessario concentrarsi sul
pensiero delle persone. Infatti, per Geertz, la cultura è un sistema aperto di simboli e significati che devono
essere decodificati dall’antropologo. Questa prospettiva teorica fu portata agli estremi dall’antropologia
postmoderna la quale ritiene possibile la costruzione delle rappresentazioni dell’altro a partire da strategie
retorico-testuali. Questa teoria si potrebbe rivedere nello strutturismo, una prospettiva secondo la quale
potenti strutture possono influenzare il pensiero ed il modo di agire delle persone.
Nei decenni passati emersero nuove prospettive teoriche come l’antropologia femminista che analizzava i
ruoli delle donne nelle diverse culture; l’antropologia gay e lesbica che si dedica allo studio delle culture gay
e delle discriminazioni. I principali indirizzi di specializzazione dell’antropologia culturale attualmente
esistenti sono: l’antropologia economica, l’antropologia applicata, l’antropologia polista e l’antropologia
dello sviluppo.
Il concetto antropologico di cultura
La cultura è al centro dell’antropologia culturale, dunque dovrebbe avere una definizione unica. In realtà non
è così. La prima definizione di cultura è stata proposta da Tylor nel 1871 ed è stata definita come “l’insieme
complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi capacità
acquisita dall’uomo in una società”. In precedenza vi era una concezione colta ed etnocentrica della cultura,
intesa come patrimonio di conoscenze che l’individuo accumula. Nel corso della storia antropologica, molti
studiosi hanno cercato di andare oltre alla definizione tyloriana. Secondo un allievo di Boas la cultura è un
livello superorganico che va al di là della natura; da qui l’antropologa Benedict arrivò all’idea che ogni
società possedesse un proprio insieme di modelli culturali. Nell’antropologia culturale contemporanea,
invece, la cultura è vista come: stile di vita nel suo insieme, che un gruppo ha acquisito socialmente (Harris);
un insieme di simboli e significati, motivazioni, stati d’animo e pensieri ma non comportamenti (Geertz).
Tutti gli esseri umani hanno una cultura che ha anche un versante più specifico. Infatti, a partire da qualche
decennio, il termine cultura è stato posto spesso al plurale per intendere specifici modi di vita appresi. Questo
termine al plurale indica le micro-culture, ovvero insieme di specifici schemi circoscritti in una determinata
area.
Le caratteristiche della cultura
Si può dire che la cultura è distinta dalla natura e che la loro relazione è di grande interesse per gli
antropologi. Per comprendere come le culture si distinguono dalla natura è indispensabile prendere in esame
il modo in cui le esigenze primarie e naturali vengono traslate nella vita dei diversi contesti culturali.
La cultura influenza senz’altro le nostre abitudini alimentari e attribuisce significati al nostro cibo e alla
nostra alimentazione. La cultura rende alcuni alimenti accetti o meno. Ad esempio in Cina il formaggio è
poco appetibile mentre in Francia è molto apprezzato. In Cina la carne di maiale è molto apprezzata, mentre
la religione ebraica e l’Islam proibiscono il consumo di questa. Anche la percezione del gusto cambia; infatti
alcuni ricercatori occidentali hanno individuato quattro categorie del gusto: dolce, amaro, acido e salato. In
ogni caso esistono altri tipi di gusto. Ad esempio l’umami (sapidità) è una categoria molto importante
nell’Asia orientale, ma non è presente nell’occidente. Il popolo Weyèwa, invece, distingue 7 categorie di
sapori: acido, dolce, salato, amaro, aspro, blando e pungente. Anche il metodo in cui mangiamo è influenzato
dalla cultura. Ad esempio in India le regole impongono che si usi solo la mano destra, la sinistra è
considerata sporca poiché viene usata per pulirsi dopo essere andati di corpo. La mano destra pulita di una
persona è considerata una posata ideale, mentre l’argenteria usata da altri è considerata sporca anche se
lavata. In alcune culture è corretto mangiare dal proprio piatto, mentre per altre è diritto mangiare da un
piatto condiviso a centro del tavolo.
Esistono anche differenze culturali legate al bere. Ogni cultura stabilisce quando bere, cosa bere e con chi
bere e attribuisce significati alle bevande. In Francia, ad esempio, durante i pasti di famiglia è consuetudine
consumare dosi generose di vino da tavola. Negli USA le famiglie consumano generalmente acqua. In India
l’acqua viene servita e consumata alla fine dei pasti. Spesso le culture codificano il significato di particolari
bevande e il modo corretto per consumarle e servirle. Bere in compagnia, infatti, crea e rinsalda le relazioni.
Le bevute collettive di birra nelle fraternità nordamericane ne sono un buon esempio.
Stranamente anche il dormire è influenzato dalla cultura. Tra gli indigeni della regione amazzonica, in effetti,
le madri e i piccoli condividono la stessa amaca per mesi e la poppata avviene ogni volta che il piccolo ha
fame. La cultura influenza anche la quantità di tempo che un uomo dedica al sonno. In India le donne
dormono meno degli uomini poiché devono svegliarsi presto per accendere il fuoco e preparare le pietanze
mattutine. Nell’America settentrionale le personalità di tipo “A” dormono un numero di ore relativamente
poche poiché per loro dormire molto è segno di debolezza. In molte grandi città del Giappone è diffuso un
disturbo chiamato eccessiva sonnolenza diurna alla quale sono correlati numerosi incidenti sul lavoro,
assenteismo e diminuzione della produttività. La probabilità di soffrire di ESD è doppia per le donne e
colpisce maggiormente le donne sposate.
Andare di corpo è anche influenzato dalla cultura. In molte città europee sono presenti orinatoi pubblici per
gli uomini ma non per le donne. Sempre in India non sono presenti stanze da bagno ma ogni mattina gruppi
di donne e ragazze escono di casa per raggiungere una determinata area dove accucciarsi e nel frattempo
conversare; anche gli uomini vanno di corpo fuori casa ma in un posto differente. Ognuno di essi porta nella
mano sinistra una ciotolina di ottone con dell’acqua per lavarsi. Questa usanza ha dei vantaggi ecologici in
quanto contribuisce alla concimazione dei campi e non produce rifiuti cartacei. Presso alcune popolazioni i
prodotti di evacuazione sono considerati inquinanti e disgustosi. In alcune società della Papua Nuova Guinea
le feci vengono seppellite con molta cura per paura che qualcuno le possa trovare ed usarle contro di loro
tramite riti magici. Tuttavia non sono disprezzate in tutto il mondo. Per alcune culture native americane,
l’urina delle donne veniva considerata come medicinale e detergente ed era denominata “acqua della vita”.
Durante alcuni funerali veniva spruzzata sul defunto nella speranza che il cadavere potesse ritornare in vita.
L’urina veniva conservata in recipienti di legno e diluita con acqua per alcuni riti, ad esempio il primo bagno
di un neonato.
La cultura si basa sui simboli ed il simbolo è un oggetto, una parola od un’azione di significato culturalmente
codificato. I simboli sono molteplici e non si possono fare previsioni su di essi. Nonostante sembra facile
pensare ad una persona che ha fame che fa cenno allo stomaco, non avremmo mai potuto immaginare che
nella lingua Hindi una persona che ha fame direbbe “i topi stanno saltando nel mio stomaco”.
La cultura deve essere anche appressa nei diversi contesti. Una parte dell’apprendimento culturale avviene in
modo inconsapevole durante la nostra vita. La maggior parte delle culture, però, non è stata tramandata
scolasticamente ed alcuni bambini acquisiscono la cultura attraverso l’osservazione.
La cultura è considerata come un insieme organico e coerente. Questo è importante per gli antropologi che
sono consapevoli del fatto che cambiare le abitudini culturali ad una popolazione è molto dannoso per il
benessere e la sopravvivenza della cultura in questione. In ogni caso le diverse culture interagiscono e si
trasformano, anche grazie alle occasioni di contatto fornite dalle reti commerciali. Questo anche grazie alla
globalizzazione che non si espande in modo uniforme e gli effetti sulle culture locali variano in misura
sostanziale. Su questo argomento sono nate 4 teorie dell’interazione culturale che riguardano le possibili
varianti in una cultura:
1. La tesi dello scontro di civiltà la quale sostiene che l’espansione globale del capitalismo e degli stili
di vita euro-americani ha sviluppato delusione. Tutto questo potrebbe portare in futuro alla
uniformazione culturale con successive guerre identitarie e culturali;
2. La teoria della McDonaldizzazione al centro della quale vi è la cultura del fast-food, con i suoi
relativi principi della produzione di massa, velocità e standardizzazione;
3. L’ibridazione che si ha quando gli aspetti di due o più culture si combinano per formare qualcosa di
nuovo. Ad esempio in Giappone può capitare che una donna anziana si inchini per ringraziare uno
sportello automatico di una banca;
4. La localizzazione, ovvero la trasformazione della cultura globale in qualcosa di nuovo per opera
delle micro-culture.
Mondi culturali molteplici
Negli ambiti culturali si riscontra una vasta varietà di micro-culture. Quando esse si prendono in esame è
importante considerare il divario esistente tra differenza e gerarchia.
La classe è una categoria basata sulla posizione economica, ed è misurata solitamente in termini di entrate e
di uscite. Le classi sono inquadrate in un sistema gerarchico.
Con il termine “razza” si definisce una popolazione con caratteristiche biologiche uguali. Questo termine è
stato vittima di controversia negli anni e quindi è opportuno metterlo tra virgolette. Negli USA e in
Sudafrica, ad esempio, la “razza” è definita in base al colore della pelle. In Cina la classificazione avveniva
in base alla peluria sul corpo. Attraverso gli studi antropologici si è arrivata alla conclusione che le
classificazioni razziali sono più che altro delle costruzioni culturali.
Con il termine etnia ci si riferisce al senso d’identità di un gruppo, basato sulle condivisioni di determinati
elementi culturali. Ad esempio gli Afro-Americani, Italo-Americani e così via. Anche se radicalmente
differente dal termine “razza” è stato anch’esso alla base di discriminazioni. Ad esempio l’etnia Han, in
Cina, domina da secoli sui gruppi etnici minoritari.
I popoli indigeni sono dei gruppi di individui che hanno legami di lunga durata con la terra di origine ed in
genere sono numericamente minoritari.
Il termine genere indica comportamenti e modi di pensare che sono attribuiti a maschi, femmine o ad un
genere misto detto “terzo” genere. Il genere è distinto dal sesso che si basa su degli indicatori biologici.
Passando da una cultura ad un’altra, le differenze attribuite al genere variano assai. Ad esempio in Tailandia
gli uomini e le donne hanno corporatura pressoché simile, l’abbigliamento è simile e i loro compiti agricoli
sono complementari. Differentemente, nella Nuova Guinea, vengono applicate rigide distinzioni di genere
tanto che uomini e donne hanno anche alimentazione diversa. Gli uomini, in queste popolazioni, attuano dei
riti per purificarsi dal contatto con sostanze femminili: si infliggono sanguinamento dal naso o dal pene,
vomito, sudorazione e provvedono al raschiamento della loro lingua. Gli uomini hanno dei flauti che usano
durante determinati riti e, se una donna osa guardare il flauto, essi hanno il diritto di ucciderle.
Il ciclo degli esseri umani conduce le persone ad apprendere la cultura attraverso degli stadi da dover
affrontare correttamente. Ad esempio l’insieme dei membri del Senato e della Camera dei Deputati degli
USA è una micro-cultura stratificata sulla base dell’età. The Hill è una gerontocrazia (gruppo governato dai
membri più anziani) e gli anziani hanno ovviamente più privilegi.
Le istituzioni sono organizzazioni stabili create per scopi particolari e dotate di specifiche micro-culture.
Esempio di istituzioni sono gli ospedali, le scuole, le prigioni e le università. All’interno di queste istituzioni
sono presenti alcune regole da dover rispettare. Alcuni antropologi hanno dimostrato che spesso alcune
istituzioni rinforzano gli stereotipi e le disuguaglianze. Un esperimento di una scuola media ha rivelato che
nel loro istituto gli insegnanti tendono ad emarginare le studentesse immigrate del Messico. Il modello
mentale di un “buono studente” richiede ai ragazzi di essere:
La prima è quella del progetto Camelot, un progetto elaborato per esercitare un’influenza sui
maggiori leader politici;
Il secondo è la Guerra del Vietnam che ha sollevato le questioni di interesse verso l’etnografia.
Durante la Guerra del Vietnam ci fu il periodo con la maggiore conflittualità interna nella storia
dell’antropologia nordamericana in quanto alcuni antropologi erano pro ed alcuni contro il conflitto. Questo
portò l’associazione antropologica americana ad adottare un codice deontologico che stabilisce che la
responsabilità più importante di un antropologo è quella di tutelare le persone che studia. La ricerca
collaborativa è un altro strumento usato dagli antropologi recenti e consiste nella collaborazione
dell’antropologo con i membri della popolazione studiata. In ogni caso durante ogni ricerca c’è un elevato
rischio di salute per l’antropologo sia per conseguenze date da strade o sentieri interdetti sia anche per
conseguenze date dall’elevato tasso di delinquenza presente in alcune culture. Questo non è del tutto una
cosa futile in quanto il ricercatore è in grado di fare delle statistiche riguardo la delinquenza presente in
alcune popolazioni.
Sistemi di sussistenza (economici)
Il primo sistema apparso nella storia dell’uomo è il sistema acquisitivo (caccia e raccolta) che è basato
sull’acquisizione delle risorse naturali. È il più antico modo di procurarsi da vivere ed è un sistema usato da
altri primati. Nonostante è il sistema più usato durante tutta la storia umana, sta rischiando di scomparire.
Oggi in tutto il mondo sono solo 250 000 i cacciatori-raccoglitori. La loro abilità nel procurarsi del cibo è
data dall’ottima conoscenza della loro ubicazione. Infatti essi conoscono perfettamente dove sono presenti
corsi d’acqua e dove applicare le trappole per diversi animali come pesci e volatili. Il loro equipaggiamento è
molto primitivo ed è composto principalmente da bastoni, archi e lance ed il cibo che ricavano viene
essiccato al sole o al fuoco e bollito. La strategia usata dai cacciatori-raccoglitori è dette estensiva ed è un
sistema che richiede disponibilità di vasti territori e una libertà di movimenti senza limitazioni. I cacciatori-
raccoglitori formano delle vere e proprie comunità dove il lavoro viene diviso in base al genere e all’età di
ogni singolo individuo. Nelle abitazioni in climi temperati la spartizione per genere è irrilevante in quanto la
loro dieta è basata sulla cattura di larve, piccoli pesci, tuberi e altri alimenti di facile cattura. La caccia di
animali di taglia più grande è riservata solo ed esclusivamente agli uomini. Al contrario, presso le società
circumpolari, la dieta è composta da animali di grandi dimensioni come foche e balene e dunque è riservata
prevalentemente agli uomini. L’età come criterio per l’assegnazione dei lavori è invece adottata in tutti i
sistemi di sussistenza. Infatti ragazzi e ragazze sono impiegate per la raccolta del cibo mentre gli anziani
vengono lasciati negli accampamenti per accudire i bambini. I cacciatori-raccoglitori non applicano il
concetto di proprietà privata inteso come possesso di qualcosa, in queste società è più diffuso il concetto dei
diritti d’uso che consentono ad un individuo o ad un gruppo la priorità d’accesso. Inoltre la caccia e la
raccolta sono delle risorse sostenibili in quanto, come nelle popolazioni di North Sentinel, gli animali e le
risorse hanno il tempo di riprodursi in quanto isolate dal resto del mondo.
L’orticoltura è un sistema di sussistenza basato sulla coltivazione a mano di piante domestiche. L’orticoltura
è ancora molto utilizzata nel mondo e gli strumenti per praticarli sono attrezzi manuali come bastoni, zappe e
cesti. In questa sistema il genere e l’età sono molto importanti per la suddivisione dei lavori. Infatti il lavoro
degli uomini e delle donne sono distinti nettamente. Spesso gli addetti alla pulizia del terreno da destinare a
orto sono gli uomini mentre la raccolta e la semina viene attuata da entrambi. La preparazione del cibo è
riservata alle donne che coltivano alimenti per la vita quotidiana, mentre gli alimenti destinati ai rituali è
affidata agli uomini. In alcune popolazione gli antropologi sono certi che le diverse suddivisioni dei lavori
sono legate allo status di uomini e donne. Nelle società di orticoltori i bambini lavorano di più di quelli che
vivono in società basate su altri sistemi di sussistenza. Come nella caccia, nell’agricoltura non è presente la
proprietà privata intesa come possesso ma è presente il diritto d’uso. Anche questo è un sistema sostenibile
se viene attuata la rotazione delle coltivazioni che permette ad alcuni suoli di riposare e rigenerare le
sostanze nutritive.
La pastorizia è un sistema di sussistenza basato sull’allevamento di bestiame e sull’uso dei loro prodotti. Le
specie più utilizzate al mondo sono i cammelli, le pecore, le capre, i bovini, i cavalli e gli asini. Altri invece
hanno un areale restrinto: lo yak, le renne e i lama. Anche questo sistema è una strategia estensiva. Anche
qui genere ed età sono fattori fondamentali per la suddivisione dei lavori. Gli uomini si occupano della
conduzione del bestiame e le donne sono responsabili della lavorazione dei loro prodotti. La proprietà privata
qui non esiste e neanche il diritto d’uso, ma il bestiame viene donato ereditariamente. Il concetto di proprietà
privata è ristretto ai capifamiglia che possono scambiare gli animali con altri beni.
L’agricoltura è un sistema di sussistenza che prevede la coltivazione di raccolti su terreni permanenti dove
viene applicata aratura, irrigazione e fertilizzazione. A differenza degli altri sistemi di sussistenza,
l’agricoltura è considerata una strategia intensiva. Questo rende necessario l’uso di tecniche che non
compromettono la fertilità di un terreno. L’agricoltura richiede l’uso di animali addomesticati, l’uso di
concimi organici ed è influenzata fortemente dalla presenza di sistemi di irrigazione artificiali. Anche
l’agricoltura richiede una grande conoscenza dell’ambiente circostante, delle piante e degli animali. A
differenza degli altri sistemi di sussistenza esistono due tipi di agricoltura:
Input, da parte di una persona, di cibo o al suo modo di fare uso di altri beni;
Output come investimento o uso di risorse per ottenere determinati beni.
Le diverse tipologie di consumo possono essere organizzate in base a due modelli principali basati sulla
relazione tra domanda e tipo di offerta:
Minimalismo: è un modello di consumo caratterizzato da una domanda limitata e ben definita da
parte dei consumatori e da un adeguato sistema per soddisfarla;
Consumismo: modello di consumo dove la domanda è alta e potenzialmente infinita e i mezzi per
soddisfarla non sono mai sufficienti.
Sono presenti tre micro-culture del consumo: in base alla classe sociale, in base al genere ed in base alla
“razza”.
I modelli di consumo variano spesso in base al genere. In effetti determinati alimenti possono essere destinati
solo agli uomini o solo alle donne. In Papua Nuova Guinea, ad esempio, si diffuse una malattia detta kuru
che colpiva maggiormente le donne. Dopo alcune ricerche, gli antropologi scoprirono che la causa era il
cannibalismo in quanto le donne avevano mangiato i cadaveri delle persone affette di kuru. Infatti la carne
umana era riservata solo alle donne in quanto poco appetibile e la carne di maiale era riservata solo agli
uomini.
Lo scambio è il trasferimento di qualcosa da una a più persone. L’oggetto dello scambio può variare di volta
in volta così come può cambiare il significato. Come il consumo, anche lo scambio ha due sistemi principali:
La reciprocità generalizzata che è una transazione che implica un livello minimo di attenzione
riservata a possibili guadagni. È la forma principale di scambio fra persone che si conoscono bene.
In questo contesto il dono disinteressato è qualcosa che si fa senza ricevere alcuna ricompensa.
La reciprocità attesa è lo scambio di beni o servizi che si ritiene abbiano lo stesso valore tra persone
dotate di un simile status sociale. In questo caso se la controparte non porterà lo scambio la relazione
si spezzerà. Il kula nelle Isole Trobriand è un esempio di reciprocità attesa dove i partecipanti si
scambiano bracciali o collane possedute per un determinato lasso di tempo. L’equilibrio ottenuto
dopo la trattativa stabilisce un forte legame tra le due parti.
La ridistribuzione è una forma di scambio che prevede che una persona che ha ricevuto doni in
denaro o altro da un membro dell’altro gruppo, li ripaghi in seguito pubblicamente.
Lo scambio di mercato è una forma di scambio squilibrato che consiste nella vendita di beni in condizioni di
competitività. Il sistema di mercato è il risultato dell’evoluzione di altri modelli meno formali di commercio.
Esistono altre forme di scambio squilibrato come il gioco d’azzardo che prevede di ricavare un profitto
sfidando la fortuna. Nel gioco d’azzardo possono essere inclusi anche gli investimenti in borsa.
Il furto consiste nel sottrarre qualcosa senza pensare di restituirla al proprietario.
Lo sfruttamento è l’ottenimento di qualcosa di maggiore valore rispetto a quanto si ottiene in cambio. La
schiavitù è una forma di sfruttamento in quanto viene usata forza lavoro per trarre profitto che, però, non
viene retribuita adeguatamente.
A partire dagli anni ’80 si sono diffusi diversi movimenti per il consumo alimentare alternativo. I movimenti
alimentari alternativi si propongono di ristabilire un legame tra produttori, commercianti e consumatori.
Questi movimenti sono in contrapposizione con il sistema alimentare agro-industriale, il quale:
Il Cattolicesimo proibisce l’aborto anche se migliaia di donne cattoliche hanno ricorso a questa
tecnica;
La dottrina Islamica proibisce l’aborto anche se l’aborto di feti femmina è praticato
clandestinamente;
L’Induismo predica l’ahimsa ovvero la non violenza verso tutte le creature viventi. Tuttavia migliaia
di Hindu tentano di abortire.
Il Buddismo non detta regole esplicite sull’aborto;
Il Buddismo giapponese insegna che l’esistenza è fluida e che un feto abortito è semplicemente
restituito ad un mondo acquatico e in futuro potrebbe tornare da lì.
Nei primi anni ’80 si sono diffuse nuove tecnologie per la riproduzione:
È impossibile raccogliere informazioni sui bambini prima che essi vengano esposti a
condizionamenti culturali, è possibile che la cultura inizia ad influenzare il bambino sin da quando è
ancora in utero.
È impossibile analizzare il comportamento dei neonati per definire cosa sia naturale e culturale
senza essere influenzati dai propri orientamenti.
Gli studi sui neonati si sono concentrati sulla verifica del potenziale carattere innato di tre principali
stereotipi euro-americani sulla personalità:
Il tormento fisico che è un rito di passaggio provocato dalla veglia forzata e dura per l’intero periodo
di frequenza dei corsi;
La regressione cognitiva dove gli studenti rinunciano a riflettere criticamente e ad apprende
consapevolmente;
Il processo di de-umanizzazione dove vengono abbattuti gli ideali umanitari degli studenti e viene
enfatizzata la tecnologia.
Con la globalizzazione i problemi sanitari si diffondono nel mondo e allo stesso tempo la cultura occidentale
e la biomedicina si diffondono.
A partire dal XX secolo, scoperte come antibiotici e vaccini e i progressi fatti nel campo della tecnologia
sanitaria, hanno arginato la diffusione delle malattie infettive. Diversi fattori come viaggi internazionali e
delle migrazioni hanno scaturito nuove occasioni di contagio. Anche la deforestazione ha causato una
recrudescenza della malaria.
Le malattie del progresso si caratterizzano come problemi di salute causati da progetti di sviluppo economici.
Ad esempio le costruzioni di dighe e di sistemi di irrigazione nelle regioni tropicali ha fatto aumentare il
numero di casi di schistosomiasi. Questo deriva dal fatto che le dighe rallentano il flusso di acqua e nelle
acque stagnanti si sviluppano questi parassiti. Anche l’obesità può essere considerata come una malattia del
progresso.
Il termine pluralismo medico indica la compresenza in una società di più sistemi sanitari. Quello degli
Sherpa in Nepal è un raro esempio di cultura in cui la preferenza per i sistemi sanitari tradizionali è ancora
spiccata. Qui i terapeuti possono essere suddivisi in tre categorie:
I Buddisti ortodossi praticanti che comprendono i lama (che vengono consultati dalla popolazione a
scopi preventivi) e gli amchi (che praticano la medicina tibetana);
I religiosi non ortodossi o gli sciamani che si affidano a cerimonie di divinazione;
Operatori biomedici che lavorano in una clinica fondata per trattare i turisti.
In molti altri contesti gli antropologi hanno documentato l’esistenza di diversi conflitti tra la biomedicina
occidentale e i sistemi sanitari locali.
L’antropologia medica applicata è l’impiego di conoscenze antropologiche per il raggiungimento degli
obiettivi degli operatori sanitari. Un esempio di impatto positivo che può avere l’antropologia medica
applicata è il lavoro di Trotter sull’avvelenamento da piombo tra bambini messicano-statunitensi. Negli USA
le maggiori cause di avvelenamento da piombo sono: ingestione di scaglie di vernice a base di piombo;
vivere presso fonderie che rilasciano polveri ad alto contenuto di piombo; ingerire o bere da stoviglie trattate
con smalti a base di piombo. Successivamente emerse un quarto caso: l’uso di una medicina tradizionale
messicana chiamata azarcon usata per curare una malattia culturale detta empacho. In questo caso Trotter
contribuì alla salute nazionale applicando delle restrizioni sull’uso dell’azarcon.
Molti studi di antropologia medica sono dedicati al tema della comunicazione in ambito sanitario. Gli
antropologi possono sviluppare messaggi più convincenti nei seguenti modi:
Tenendo in considerazione le credenze della popolazione sulla salute;
Prendendo seriamente in considerazione la terminologia associata alle malattie della popolazione;
Adottando gli stili di comunicazione della popolazione;
Distinguendo sottogruppi che possono essere sensibili;
Verificando la risposta della comunità ai messaggi sulla salute;
Identificando ed eliminando dai messaggi sulla salute ogni meccanismo di colpevolizzazione della
vittima.
In alcuni paesi la vaccinazione fa parte di un programma promosso dall’UNICEF. Non tutti i paesi lo
accettano, infatti in India pensano che sia un programma di pianificazione familiare camuffato. Per capire i
motivi per cui alcuni rifiutano le vaccinazioni, gli antropologi hanno svolto diverse indagini. Alcuni genitori
hanno una percezione inesatta sui vaccini così come molti non capiscono l’importanza delle vaccinazioni
multiple. I promotori della salute pubblica hanno utilizzato i diversi risultati delle ricerche per lo sviluppo di:
Campagne educative per la popolazione che tengano conto delle sue preoccupazioni;
Programmi formativi per professionisti della salute pubblica che li sensibilizzano in merito
all’importanza di comprendere e prestare attenzione alle pratiche e alle credenze culturali di una
popolazione.
Dal 1978 l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, promuove le pratiche tradizionali nei sistemi sanitari
nazionali. Lo sviluppo di questo cambiamento è dovuto a:
Tra cugini paralleli: tra figli di un padre e quelli di suo fratello oppure tra figli di una madre e quelli
di sua sorella. Questo è il matrimonio preferito da molti gruppi musulmani;
Tra cugini incrociati: tra figli di un padre e quelli di sua sorella oppure tra figli di una madre e quelli
si duo fratello. Questa forma è favorita tra gli Hindu.
L’endogamia può anche dipendere dal contesto. L’endogamia interna ad un villaggio è la forma di
matrimonio preferita nel Mediterraneo orientale, dai musulmani di tutte le regioni dell’Inda e dagli Hindu
dell’India meridionale. Gli Hindu dell’India settentrionale proibiscono invece l’endogamia interna ad un
villaggio poiché considerata come forma di incesto. Questi ultimi praticano l’esogamia ovvero il matrimonio
tra individui che provengono da gruppi diversi. Per loro il coniuge dovrebbe venire da una città od un
villaggio lontano. La scelta di un coniuge è spesso influenzata da considerazioni relative al suo status. Il
termine iperginia indica un matrimonio in cui lo status della sposa è inferiore a quello dello sposo. Questa è
molto comune in India specialmente tra sposi con elevato status sociale. All’estremo opposto esiste
l’ipoginia che indica un matrimonio in cui lo status dello sposo è inferiore a quello della sposa. L’ipoginia è
rara in tutte le culture. L’isogamia è il matrimonio tra individui di pari livello sociale. Esistono sottotipi di
iperginia e ipoginia basati su fattori come l’età e persino statura. Nel caso dell’iperginia basata sull’età, un
matrimonio è buono quando la sposa è più giovane del marito. I matrimoni isogami sono diffusi presso
culture dove i ruoli attribuiti ai diversi generi sono pressoché simili e dove il dimorfismo sessuale non è
marcato. Il ruolo esercitato dall’amore romantico nella scelta del coniuge è oggetto di discussione tra
deterministi biologici e costruzionisti. I primi sostengono che i sentimenti d’amore romantico siano
universali negli esseri umani poiché hanno un ruolo adattivo: prendersi cura insieme dei propri figli. I
secondi, invece, collegano la diversa importanza attribuita dalle culture all’amore romantico alla diversità dei
ruoli che attribuiscono a maschi e femmine in ambito economico. In ogni caso che sia di derivazione
biologica deterministica o costruzionistica, l’amore romantico è sempre alla base del matrimonio. I
matrimoni combinati sono predisposti sulla base delle valutazioni fatte dai genitori rispetto a quello che è un
buon abbinamento tra le famiglie. Questi sono molto comuni in molti paesi.
Alla maggior parte dei matrimoni è associato uno scambio di doni o servizi tra la famiglia dello sposo e della
sposa. Le forme più diffuse al mondo sono la dote e il “prezzo della sposa”. La dote è il trasferimento di beni
dalla famiglia della sposa a beneficio della coppia. La dote è la forma principale di trasferimento di beni per
un matrimonio nelle società agricole di tutta l’Eurasia. Il prezzo/ricchezza della sposa è il trasferimento di
beni dalla famiglia del marito ai genitori della sposa. È diffuso nelle società orticole e pastorali. Il servizio
per la sposa è una prestazione di lavoro fornita dallo sposo per i suoceri per un dato periodo di tempo.
Gli antropologi culturali distinguono due tipi di matrimonio:
1. La monogamia che è il matrimonio tra due persone: uomo e donna in caso di coppia eterosessuale e
due individui dello stesso genere se omosessuale.
2. La poligamia che è il matrimonio tra più di due coniugi. Può assumere due forme:
La poliginia che è la più comune che è il matrimonio di un uomo con più donne;
La poliandria, più rara, tra una donna e più uomini. È praticata solo in una regione himalaiana;
Gruppi familiari e vita domestica
La famiglia è un gruppo di persone che sono legate tra loro da relazioni di parentela. Non tutti i membri di
una famiglia vivono insieme e condividono stretti legami affettivi. Con l’espressione gruppo domestico ci si
riferisce ad una persona che viva da sola oppure a una o più persone che condividono un luogo in cui vivere.
Esistono tre tipi di gruppi domestici:
1. Il gruppo domestico nucleare che è un gruppo domestico composto da una coppia di adulti con o
senza figli;
2. Il gruppo domestico esteso che è un gruppo composto da più di una coppia di coniugi. In questo caso
le coppie possono essere legate da una linea di discendenze padre-figlio (gruppo domestico esteso
patrilineare), oppure linea di discendenze madre-figlia (gruppo domestico esteso matrilineare) o
ancora per il tramite di sorelle e fratelli (gruppo domestico esteso collaterale);
3. I gruppi domestici poliginici o poliandrici sono gruppi domestici complessi dove un coniuge abita o
convive vicino a più di un partner e ai loro figli.
La distribuzione culturale di questi gruppi non è ancora esatta ma si può dire che: le famiglie nucleari sono
presenti in tutte le culture e i gruppi domestici estesi sono i più diffusi in circa la metà delle culture
conosciute.
Dinamiche interne ai gruppi domestici
Diversi studi hanno confermato il fatto che la soddisfazione dei coniugi diminuiva con il passare del tempo e
l’attività sessuale diminuiva stabilmente nel tempo passando da una media di 12 volte al mese fino a meno di
una volta al mese. Nelle diverse fasce d’età, i rapporti sessuali sono più frequenti fra tre categorie di persone:
Intrecciano relazioni internazionali per trattare con altri stati di interessi reciproci. Lo stato può usare
la forza come difesa per proteggere i propri confini e come offesa per ampliarli;
Detengono il monopolio dell’uso della forza e fanno rispettare la legge e l’ordine al proprio interno;
Hanno eserciti e forze di polizia permanenti;
Definiscono i criteri di cittadinanza, diritti e responsabilità dei cittadini;
Registrano numero, sesso, età, ubicazione e risorse economiche dei propri cittadini;
Hanno potere di acquisire risorse dai propri cittadini attraverso le tasse;
Mantengono un controllo sull’informazione attraverso censura e limitazione a determinate
informazioni.
Le credenze e i simboli religiosi sono strettamente connessi al potere dei vertici dello stato, di fatto un
rappresentante del governo può essere considerato come una divinità. Negli stati democratici e in quelli
socialisti, lo sfarzo e la ricercatezza sono attenuati dall’adozione di abbigliamento ordinario. In passato, tutti
i rappresentanti del governo cinese, indossavano la giacca maoista poiché era una dichiarazione simbolica
della loro ideologia antigerarchica. I vertici dello stato si possono permettere cose di alto livello, abitano in
case sontuose e spesso ne posseggono più di una.
La maggior parte degli stati contemporanei è gerarchica e patriarcale. Alcuni stati sono meno caratterizzati
dal predominio maschile ma nessuno è dominato dalle donne. Sebbene circa la metà della popolazione
mondiale è costituita da donne, solo il 16% fa parte dei membri dei Parlamenti mondiali.
L’ordine ed il conflitto nelle società umane
Per controllo sociale l’antropologia intende il processo attraverso il quale si mantiene una convivenza
ordinata in seno ai gruppi. I sistemi di controllo sociale includono quelli informali, basati su comportamenti
corretti ed educazione; ma anche sistemi formali con regole codificate di comportamento e di punizioni per
eventuali disubbidienze. Gli antropologi riconoscono due tipologie di strumenti di controllo sociale: le norme
e le leggi. La norma è uno standard condiviso di comportamento che si apprende attraverso la
socializzazione. Tutte le società hanno delle norme e si impongono in modo informale. Una loro violazione
può essere considerata come atto di scortesia e la persona considerata maleducata ed in futuro emarginata. La
legge è una regola vincolante prodotta attraverso un provvedimento formale che definisce comportamenti
corretti e punizioni. Spesso la religione dà legittimazione alla legge. Gli aborigeni australiani pensano che la
legge sia giunta agli esseri umani durante il tempo del sogno, quando i loro antenati hanno creato il mondo.
Gli antropologi distinguono tra piccole e grandi società. Le bande sono gruppi piccoli e fortemente coesi, per
cui le dispute sono gestite a livello interpersonale tramite la discussione o il combattimento. L’enfasi è posta
sul mantenimento dell’ordine sociale. Un mezzo di punizione più diffuso è quello di isolare il colpevole. La
pena capitale è applicata raramente. Nelle piccole società non statali, la punizione è spesso legittimata da
credenze in poteri sovrannaturali. L’obiettivo di fondo della gestione dei conflitti delle piccole società è
quello di ricondurre il gruppo all’armonia.
Presso le società densamente popolate, forte tensioni accompagnano le distribuzioni del surplus. Inoltre
appartenere ad una società più ampia significa non conoscere tutti i membri. I fattori importanti per il
controllo sociale nei sistemi statali sono tre:
1. Specializzazione dei ruoli nel campo del controllo sociale;
2. Processi e tribunali formali;
3. Forme di punizione imposte dal potere come carcerazione e pena di morte.
L’attività di polizia è una forma di controllo sociale che prevede attività di sorveglianza e minaccia di
punizioni. Le forze di polizia sono organizzazioni che mirano a smascherare, segnalare e investigare i
crimini.
Nelle società in cui ci sono spiriti a definire le malefatte e a sancire punizioni, la colpevolezza di un
individuo è data solo dalla sfortuna. La colpevolezza può essere stabilita attraverso la prova d’ordalia che
sottopone la persona accusata a prove dolorose. Presso molte società esiste un sistema legale basato su
avvocati, giudici e giurie. L’obiettivo dei processi è quello di garantire la giustizia e l’equità.
Infliggere una pena implica causare qualcosa a qualcuno che ha commesso una violazione. La forma più
estrema di punizione è l’ostracismo, raramente è la morte. Nelle società pastorali in caso di furti o omicidi, la
punizione consiste nel pagamento da parte del colpevole ai membri della famiglia lesa. Il tasso di
carcerazione nazionale corrisponde al numero di persone detenute ogni 100.000 abitanti. Questo varia molto
tra i vari stati. In USA è molto alto ed è pari a 737 detenuti ogni 100.000 abitanti. Seguiti da Russia con 611
detenuti.
L’antropologia giuridica critica è un approccio allo studio dei sistemi legali che analizza il modo in cui la
legge contribuisce a mantenere la supremazia dei gruppi dominanti piuttosto che proteggere i più deboli.
Questi studi hanno documentato che in molti stati sono presenti discriminazioni sistematiche ai danni di
minoranze etniche, popolazioni indigene, donne e altre categorie.
I conflitti e le rivendicazioni etniche possono scaturire dal tentativo di un gruppo etnico di ottenere maggiore
autonomia. Possono essere causati anche dall’azione di un gruppo dominante che tende a sottomettere,
opprimere o sopprimere un gruppo attraverso il genocidio o l’etnocidio. Attribuire le cause a tutte le tensioni
alle differenze etniche significa sottovalutare la concorrenza per le risorse, basata su differenze regionali e
non etniche.
I conflitti settari sono basati sulla percezione tra correnti o sette della stessa religione e riguardano spesso
diritti e risorse. Esistono molti conflitti tra cattolici e protestanti nelle isole britanniche e conflitti tra
musulmani che discendono dalla separazione tra sciiti e sunniti. Questa frattura si manifesta attraverso
episodi di violenza con aggressione dei siti religiosi della parte avversa.
Secondo una delle definizioni in uso, la guerra è un conflitto aperto e dichiarato tra due entità politiche.
Questo, in ogni caso, esclude molte tipologie di conflitto armato tra cui la guerra tra USA e Vietnam mai
dichiarata. La guerra può essere definita anche come aggressione organizzata. Ma, forse, la migliore
definizione di guerra è quella di conflitto organizzato che prevede l’aggressione di un gruppo contro un altro
con impiego di violenza letale. Evidenze archeologiche indicano che le guerre sono iniziate durante il
neolitico con l’emergere delle società sedentarie. Non si ha alcuna testimonianza dell’esistenza di
comportamenti bellicosi tra le bande, mentre ce ne sono tra le bande tribali. Negli stati, gli eserciti dipendono
dalla potenza economica del paese. Infatti, maggiore è la disponibilità e più corposo sarà il corpo militare.
Le tipologie di conflitti interessano diverse unità come gruppi etnici, gruppi settari o stati. Ma dal XV secolo
si è sviluppata un'altra forma di conflitto: la colonizzazione dei paesi tropicali. Questo processo è ancora in
corso, anche se gli attori principali sono cambiati. Un altro tipo di conflitto vede un attore privato in conflitto
con un gruppo o più gruppi locali, spesso usando la forza fisica. Il concetto di responsabilità sociale
d’impresa è spesso adottato dalle grandi multinazionali. Con RSI ci si riferisce al fatto che la ricerca del
profitto non debba provocare danni alle società umane e all’ambiente naturale.
Le trasformazioni dei sistemi politici e giuridici
Esistono molte definizioni di nazione e alcune si sovrappongono a quelle attribuite allo stato. La nazione è
un insieme di persone che parla la stessa lingua, condivide storia e cultura, insiste sullo stesso territorio e
partecipa della medesima organizzazione politica. Un’espressione correlata a quella di nazione è stato-
nazione che indica uno stato che include una sola nazione.
La democratizzazione è il processo di trasformazione di un regime autoritario in un regime democratico.
L’attuazione di questo processo ha numerose condizioni: rinuncia alla pratica della tortura, abolizione della
censura e adozione di un atteggiamento di tolleranza nei confronti di qualche opposizione. La transizione
verso la democrazia sembra essere più difficile quando la trasformazione avviene a partire da regimi
socialisti fortemente autoritari. Questo può dipendere dal fatto che la democratizzazione implica il passaggio
da un’economia pianificata ad una basata sul capitalismo di mercato. I diversi risultati degli sforzi della
democratizzazione derivano dal fatto che molti principi della democrazia difficilmente si adattano a
tradizioni politiche basate sui vincoli di parentela e sul patronage. Quest’ultimo designa un tipo di relazione
asimmetrica tra un patrono e un cliente. In questa relazione il patrono si prende cura e protegge il cliente, il
quale assicura a questo il suo appoggio e sottomissione.
Se la guerra è inevitabile, non c’è molta speranza che il pensiero antropologico sia utile per la promozione ed
il mantenimento della pace. Nonostante ciò gli antropologi ci hanno dimostrato che la guerra non è una
categoria culturale universale e che in alcune culture le dispute si risolvono senza ricorrere alla guerra. In
ogni caso vanno segnalati due dati positivi della ricerca antropologica: l’esistenza delle Nazioni Unite offre
un’arena per dare voce alle dispute, possono promuovere la pace garantendo un luogo dedicato all’analisi dei
vari problemi; le organizzazioni non governative e le associazioni formali di base, che promuovono attività
di mediazione tra istanze di gruppi portatori di interessi diversi ma finalizzati al mantenimento della pace sia
a livello globale che locale.
Le molteplici forme della comunicazione umana
La comunicazione consiste nell’emissione e ricezione di messaggi dotati di significato. Tra gli esseri umani
avviene attraverso una forma di linguaggio: insieme sistematico di simboli e segni dotati di significati
appresi e condivisi. Il linguaggio può essere orale o scritto, si può affidare ai gesti delle mani, acconciatura
dei capelli, abbigliamento e accessori. Il linguaggio umano è caratterizzato dalla produttività, ovvero può
generare infinite espressioni comprensibili a partire da un insieme finito di regole. Gli altri primati, invece, si
affidano ad un sistema di richiami, ovvero una forma di comunicazione basata su un repertorio di suoni dal
significato noto. Gli altri primati non hanno le stesse potenzialità fisiologiche dell’essere umano. Tuttavia,
alcuni scimpanzé e bonobo in cattività hanno imparato a comunicare con gli esseri umani attraverso il
linguaggio dei segni e indicando dei simboli su una tabella. Il linguaggio umano permette anche il
distanziamento, ovvero la capacità di riferirsi a eventi che appartengono al passato. Ad esempio i Pirahã del
Brasile non coniugano i verbi al passato, hanno tre soli pronomi, non rappresentano i colori e nemmeno i
numeri. Loro si affidano a verbi complessi e fanno un uso abbondante dell’enfasi e dell’intonazione.
Il linguaggio umano può essere analizzato nelle sue caratteristiche formali: suoni, vocabolario e sintassi. In
ogni caso le lingue si differenziano l’una dall’altra per quanto riguarda suoni e vocaboli. Ad esempio per
imparare ad esprimersi in un’altra lingua, spesso si ricorre all’apprendimento di nuovi suoni. I suoni ai quali
si attribuiscono dei significati sono detti fonemi. Per potersi esprimere in hindi, un madrelingua inglese
dovrebbe imparare ad emettere nuovi suoni. L’hindi ha quattro differenti suoni per la lettera “d” tutti diversi
l’uno dall’altro e differenti anche con la “d” inglese. La “d” dentale viene pronunciata in hindi esercitando
una forte pressione con la lingua sui denti frontali dell’arcata superiore. Ogni lingua è dotata di un
vocabolario detto anche lessico, ovvero l’insieme di parole dotate di significato in una lingua. La semantica è
lo studio del significato di vocaboli, locuzioni e frasi. A questo viene aggiunto dagli antropologi
l’etnosemantica, ovvero lo studio del significato dei vocaboli, delle locuzioni e come vengono usati in
determinati ambienti culturali. La ricerca etnosemantica consente di comprendere come le persone
definiscano il mondo e ciò che ritengono importante. I vocabolari focali sono un insieme di vocaboli che
servono ad esprimere concetti ai quali una determinata cultura dà un’importanza particolare. La sintassi
consiste in modelli e regole di organizzazione delle parole in frasi con un senso logico. Tutte le lingue hanno
regole sintattiche. Ci sono però variazioni sintattiche anche tra lingue parlate in Europa. Ad esempio in
tedesco il verbo è spesso messo alla fine della frase.
La lingua dei segni è una forma di comunicazione che usa i gesti delle mani. Nel mondo esistono molte
forme di lingua dei segni. La maggior parte della lingua dei segni viene usata da chi ha problemi di udito ma
anche in molte comunità indigene australiane. I gesti sono movimenti che trasmettono significati.
La cinesica è un campo disciplinare nato intorno agli anni Cinquanta che ha per oggetto lo studio della
comunicazione gestuale, sia delle lingue dei segni sia della gestualità quotidiana.
Il silenzio è un’altra forma di comunicazione non verbale. Il suo impiego è associato allo status sociale. In
alcuni contesti il silenzio è segno distintivo di potere. Gli Apache occidentali usano il silenzio in quattro
occasioni:
1. Quando incontrano uno straniero, in quanto rivolgere la parola subito ad uno straniero significa avere
interesse per qualcosa come il denaro;
2. Nelle prime fasi del corteggiamento, quando il comportamento corretto prevede il sedersi in silenzio
per diverse ore tenendosi per mano. Parlare troppo potrebbe esprimere interesse sessuale;
3. Quando un genitore si rincontra con il proprio figlio dopo il collegio. Dovrebbero rimanere in
silenzio per 15 minuti, a volte passano due o tre giorni prima di avere una conversazione vera e
propria;
4. Quando si viene insultati in particolare ad una festa con molte bevande alcoliche.
La comunicazione umana utilizza molte volte il corpo per inviare o ricevere messaggi. Oltre alla parola, gli
esseri umani usano il corpo come testo. Il linguaggio del corpo si esprime attraverso il movimento degli
occhi, postura, modo di camminare, scritte tatuate sul corpo, acconciatura, abiti, scarpe e gioielli. Anche il
linguaggio del corpo segue schemi precisi e regole. Il linguaggio del corpo varia da cultura a cultura, infatti
alcune culture preferiscono il rapporto fisico. Ad esempio nelle conversazioni Euro-Americane guardarsi
negli occhi è positivo mentre in molti contesti asiatici è considerato maleducato.
L’antropologia dei media è lo studio della comunicazione attraverso sistemi elettronici come radio, tv,
cinema, musica, internet e carta stampata. Essa è un importante ambito di studio emergente che connette
antropologia linguistica con antropologia culturale e ne analizza i processi mediatici. L’antropologia critica
dei media si sforza di comprendere quanto l’accesso ai media renda gli individui liberi o quanto eserciti un
controllo su di loro. Nel mercato USA della pubblicità, un segmento importante è dato dalla gente
latinoamericana. Infatti il mercato ispanico risulta essere omogeneo e culturalmente connotato. Il tema
dominante è quello della famiglia. Le reti radiofoniche e televisive spagnole usano un linguaggio standard
senza regionalismi o accenti particolari.
Linguaggio, diversità e disuguaglianza
Nel XX secolo lo studio delle relazioni esistenti tra linguaggio e cultura è stato fortemente influenzato da due
prospettive teoriche. Il primo modello teorico è stato concepito da Edward Sapir e Benjamin Whorf che
hanno proposto una teoria molto influente secondo la quale la lingua che usiamo influenza molto ciò che
pensiamo. Questa affermazione ha dato i fondamenti al determinismo linguistico, una teoria secondo la quale
la lingua determina il nostro sviluppo cognitivo ed il nostro comportamento.
Un secondo approccio alla comprensione delle relazioni esistenti tra lingua e cultura è quello della
sociolinguistica, che sottolinea l’influenza del contesto culturale e sociale sulla struttura della lingua. Di
conseguenza i sociolinguisti sono costruzionisti culturali.
Con discorso si intende un uso culturalmente definito del linguaggio verbale che comprende diverse
espressioni orali. L’analisi critica del discorso esamina i modi in cui il potere e la disuguaglianza sociale si
riflettono nel linguaggio verbale. I primi studi sul rapporto tra linguaggio e genere nelle conversazioni tra
Nordamericani di origine europea hanno evidenziato tre elementi caratterizzanti il discorso tipico femminile:
La cortesia;
Intonazione più elevata alla fine della frase;
Uso frequente di domande retoriche alla fine della frase.
Nella lingua inglese, di solito, il discorso maschile è meno cortese, il tono della frase è piatto e non fa uso di
domande retoriche. Sebbene sia uomini che donne fanno uso della risposta indiretta, lo fanno per motivazioni
diverse e sottendono significati diversi al discorso.
Nella lingua giapponese è molto evidente la differenza di genere. Una differenza importante tra un discorso
maschile e femminile è l’abitudine di aggiungere il prefisso onorifico “o-“ ai sostantivi. Ad esempio i
bastoncini per mangiare vengono chiamati dagli uomini hasi e dalle donne ohasi. A questo modello si
contrappone quello del linguaggio di genere espresso dalle kogal, donne con età compresa tra i 14 e i 22
anni. Le kogal si distinguono per linguaggio, abbigliamento, acconciatura eccetera ed il loro stile è
appariscente ed esuberante. Usano molto i telefoni cellulari e si esprimono attraverso le emoticon. Hanno
anche inventato un codice per comunicare composto da numeri e caratteri cirillici.
La lingua nazionale dell’Indonesia è detta bahasa Indonesia ma molti omosessuali parlano il bahasa gay.
Nonostante la grande diversità culturale e linguistica del paese, il bahasa gay è molto omogeneo. Esso ha un
vocabolario specifico che fa uso con umorismo del linguaggio comune. Alcune delle sue varianti sono basate
sull’omofobia.
La questione dell’inglese afro-americano è complicata dal razzismo passato e presente. L’inglese afro-
americano è una lingua relativamente nuova nata durante il periodo dello schiavismo. Alcuni elementi
distintivi della sua grammatica derivano dall’africano e non usano forme del verbo inglese to be. Nel 1996
l’Oakland School Board ha deciso di riconoscere l’afro-americano come lingua primaria degli studenti afro-
americani.
Il cambiamento linguistico
Le lingue sono capaci tanto di continuità quanto di cambiamento. Le creatività degli esseri umani e i contatti
tra loro danno luogo a innovazioni e prestiti linguistici.
Nessuno sa quando sia nato il linguaggio verbale. Alcuni pensano sia nato tra 100.000 e 50.000 anni fa,
quando l’essere umano ha acquisito capacità fisiche e mentali per sviluppare il pensiero simbolico.
La linguistica storica è lo studio della trasformazione linguistica nel corso della storia e si basa su diverse
metodologie specializzate. L’origine della linguistica risale al XVII secolo. Grazie alla linguistica è stato
elaborato il concetto di famiglia linguistica, ovvero un gruppo di lingue che discendono da un’unica lingua
madre. Le lingue che discendono dalla stessa famiglia sono dette sorelle. Attraverso le informazioni storiche,
i linguisti hanno sviluppato un modello di lingua madre originaria della maggior parte delle lingue
euroasiatiche: il Proto-Indo-Europeo. Metodi analoghi, rivelano l’esistenza della forma madre originaria in
Africa della famiglia linguistica Bantu: il Proto-Bantu. Da questa lingua sono derivate oltre 600 lingue
africane.
Le prime testimonianze linguistiche scritte ci vengono dalla Mesopotamia. Il più antico sistema di scrittura
risale al IV millennio a.C. ed è stato documentato in Mesopotamia. I primi sistemi di scrittura usavano i
logogrammi, segni che indicavano una parola, una sillaba o un suono. La nascita della scrittura è associata a
quella dello stato. Si pensa che la scrittura sia stata un fattore chiave per la distinzione dello stato con altre
forme di organizzazione politica. L’impero Inca è una evidente eccezione di questa regola, poiché utilizzava
il quipu: insieme di cordicelle di diversi colori annodate, usate per tenere la contabilità e registrare eventi.
Ancora oggi si discute per capire se il quipu era un vero e proprio linguaggio oppure serviva solo alla
contabilità. Esistono due interpretazioni della funzione dei primi sistemi di scrittura:
La prima scrittura aveva solo scopi cerimoniali, poiché le prime forme di scrittura sono state
rinvenute nelle tombe, sulle ossa e nei templi;
La prima scrittura aveva la funzione secolare di registrare eventi e attività commerciali presso
governi.
Il colonialismo europeo ha influenzato molto il cambiamento linguistico. Infatti i governi coloniali
imponevano l’uso della propria lingua, mettendo anche in atto procedure per sopprimere le lingue e le
letterature indigene. L’ampia diffusione del bilinguismo è uno degli effetti più evidenti del colonialismo.
Le lingue pidgin e creole sono due forme linguistiche nate in conseguenza del colonialismo europeo. Le
lingue pidgin fondono elementi che provengono da almeno due lingue madri e si sviluppano quando due
culture entrano in contatto con altre e hanno necessità di comunicare. Solitamente queste lingue si usano in
determinati contesti. Spesso il pidgin si trasforma in creolo: lingua che discende da un pidgin e che con il
tempo acquisisce parlanti nativi. Il tok pisin è nato in Papua Nuova Guinea come lingua pidgin ed è
composta da una miscela di inglese, samoano, cinese e malese. È riconosciuta come lingua ufficiale della
Papua Nuova Guinea. Altre due lingue creole sono conosciute come nazionali: il seselwa, miscela linguistica
che comprende anche il francese ed è parlato nelle Isole Seychelles; il papamientu, mescolanza dell’olandese
parlato a Curaçao nelle Antille Olandesi.
Le politiche nazionalistiche che promuovono l’assimilazione culturale delle minoranze hanno causato la
perdita di molti dialetti locali e la perdita di molte lingue indigene e minoritarie in tutto il mondo. Esistono
azioni politiche dirette che impongono l’insegnamento di una lingua nelle scuole pubbliche; e azioni indirette
che consistono in discriminazioni linguistiche nelle assunzioni lavorative o nella stigmatizzazione sociale.
Le otto lingue più parlate al mondo sono in ordine: mandarino, spagnolo, inglese, bengalese, hindi,
portoghese, russo e giapponese. Le lingue che si stanno diffondendo sono dette lingue globali o lingue del
mondo. Queste lingue si parlando in tutto il mondo ed in base ai contesti culturali assumono nuove
connotazioni locali. L’inglese è la lingua più globalizzata della storia. L’inglese britannico si è diffuso
durante l’espansione coloniale. È stata lingua ufficiale nelle colonie. Con il tempo, però, sono nate varianti
regionali e subregionali dell’inglese che hanno generato un nuovo inglese. Oggi esistono molte varietà di
lingua inglese, tanto che gli studiosi cominciano a parlare di famiglia linguistica inglese che include lo
spanglish, il japlish e il Tex-Mex. La lingua degli SMS è una variante linguistica usata per comunicare
tramite i telefoni cellulari e comprende abbreviazioni ed espressioni gergali. Nella versione inglese del
textese, le vocali vengono omesse e i numeri possono rimpiazzare parti di parola o parole intere.
Gli studiosi hanno identificato quattro fasi che caratterizzano il declino e la scomparsa di una lingua:
La sostituzione di una lingua è testimoniata dal fatto che chi la parla dispone di un vocabolario
madrelingua limitato;
Si parla di lingua a rischio quando meno di 10.000 persone la parlano;
Una lingua è prossima all’estinzione quando solo pochi anziani la parlano;
L’estinzione di una lingua si ha quando nessun individuo la parla correttamente.
Si stima che attualmente esistono tra 5000 e 7000 lingue. Nell’isola della Nuova Guinea si parlano molte
lingue, circa 1000 che appartengono a famiglie linguistiche completamente diverse l’una dall’altra. Il
problema dell’estinzione linguistica è sentito nella regione del Pacifico e dell’Australia, dove quasi tutte le
lingue indigene sono parlate da meno di 100.000 persone. Anche le lingue indigene delle Americhe sono
parlate da meno di 10.000 persone.
I progetti di salvaguardia linguistica devono tenere conto degli specifici contesti locali e di diversi fattori. Le
strategie principali per la salvaguardia sono:
La legge della somiglianza che è alla base della magia imitativa e si basa sul fatto che: un oggetto o
una persona X sono simili a una persona o a un oggetto Y. Esempio è il fantoccio vudù.
La legge del contagio che è alla base della magia contagiosa che stabilisce che le persone o oggetti
che sono stati in contatto almeno una volta con un individuo possono avere degli effetti su di lui/lei.
Le religioni comprendono credenze e comportamenti. Le credenze religiose sono condivise da un gruppo e si
trasmetto da generazione a generazione. Gli anziani insegnano ai bambini la religione attraverso canzoni e
racconti, gli artisti la illustravano sulle pareti e rocce e gli scultori danno forma alla religione grazie a pietra e
legno.
Le credenze religiose vengono espresse e trasmesse attraverso due vettori:
1. Il mito: narrazioni che coinvolgono forze o entità sovrannaturali;
2. La dottrina: enunciazione esplicita del credo religioso.
Il mito è una narrazione che comprende un inizio, un momento intermedio e una conclusione. I miti
trasmetto messaggi su forze sovrannaturali in modo indiretto. Alcuni ritengono che la Bibbia sia una raccolta
di miti. Malinowski associava il mito a una sorta di carta costituzionale delle società umane. Lévi-Strauss
sosteneva che i miti avessero funzioni filosofiche e psicologiche. In questo caso i miti rispondono a profonde
contraddizioni esistenti. Secondo la prospettiva funzionalista del materialismo culturale, i miti trasmettono e
conservano informazioni relative a strategie di sussistenza e utili a gestire le crisi economiche.
La dottrina definisce esplicitamente il mondo sovrannaturale e terreno. È affine alla legge ed è associata alle
religioni istituzionalizzate e di larga scala. Tuttavia la dottrina può cambiare. Ad esempio molti Papi hanno
proclamato nuove dottrine per la Chiesa Cattolica.
La dottrina musulmana è espressa dal Corano che consiste nelle rivelazioni fatte dal profeta Maometto nel
VII secolo.
Il termine animismo si riferisce al sistema di credenze in cui il sovrannaturale è concepito come una forza
non personificata. Un esempio è il mana che è una forza estranea alla natura che opera in modo automatico e
non è né uno spirito né una divinità. Si manifesta in oggetti e persone. Alcune entità sovrannaturali sono
zoomorfe. Non si è ancora data una spiegazione al perché alcune religioni comprendono divinità zoomorfe.
Le entità antropomorfe sono molto comuni ma non universali. Come gli esseri umani, anche le entità
sovrannaturali antropomorfe provano emozioni. Possono essere sensibili e premurose ma anche distanti e
impassibili. Le entità sovrannaturali tendono ad avere relazioni coniugali e sessuali, i loro matrimoni sono
eterosessuali e molte divinità maschile tendono ad avere numerose mogli. Nei pantheon la divisione del
lavoro riflette quella della società umana. Le entità hanno ruoli e gerarchie politiche. Divinità maggiori come
Giove e Giunone, sono onnipotenti e governano su altre divinità minori.
Probabilmente, tutte le religioni esprimono credenze sull’esistenza di aree sacre. I luoghi sacri possono
consistere in formazioni rocciose e possono essere a volte permanenti. Ad esempio tra i Sami, i luoghi sacri
corrispondono a formazioni rocciose prive di segni distintivi ma che hanno forme antropomorfe o zoomorfe.
Un’altra forma di luogo sacro privo di segni distintivi appare in un rito domestico praticato dalle donne
musulmane. Il rito è chiamato khatam quran: lettura del corano. In questo caso il luogo sacro è la casa dove
si svolge la lettura che deve avere un luogo designato, un gruppo solidale di amici e parenti e il Corano. Le
religioni aborigene dell’Australia sono molto legate ai luoghi sacri.
Il rituale è un comportamento strutturato e ripetitivo orientato alla sfera del sovrannaturale. I rituali sacri
sono la messa in atto delle credenze espresse dal mito e dalla dottrina. Questi rituali si distinguono da quelli
profani che non hanno connessioni con il sovrannaturale. Alcuni elementi sono un mix di sacro e profano. Il
thanksgiving consisteva nel consumo di un pasto sacro cristiano con l’obiettivo di ringraziare Dio per la
sopravvivenza dei Padri Pellegrini. Tuttavia, oggi non tutti quelli che praticano il thanksgiving lo fanno per
motivi religiosi. Gli antropologi dividono i rituali sacri in categorie sulla base di differenti fattori. Una delle
classificazioni si basa sul tempo, infatti i rituali celebrati con regolarità sono detti riti periodici. Molti di
questi sono celebrati una volta all’anno e segnano un momento stagionale specifico. Ad esempio, il giorno di
Buddha, commemora, nello stesso giorno, la nascita, l’illuminazione e la morte del Buddha. I cicli rituali
sono spesso influenzati da ricorrenze come il giorno più corto dell’anno, il più lungo, giorni di luna piena e
luna nuova. I riti non periodici e non hanno cadenza prefissata e si compiono in tempi non predeterminati
come la siccità o la carestia.
I riti di passaggio segnano il mutamento di status di un individuo o di un gruppo, che passa dallo stadio
della vita a un altro. I riti di passaggio sono stati definiti per la prima volta dall’antropologo Van Gennep ma
Turner definì che, in alcune culture, i riti di passaggio seguono le tre fasi individuate da Van Gennep:
La separazione dove l’individuo viene separato fisicamente o simbolicamente dalla vita ordinaria. In
Amazzonia gli adolescenti vengono segregati per alcuni anni presso capanne isolate e lontane dai
villaggi;
La fase di transizione dove un individuo perde lo status precedente e non appartiene ancora ad un
gruppo che appartiene allo status successivo. La liminalità comporta spesso l’apprendimento di
speciali abilita per il passaggio allo status successivo;
La reintegrazione si svolge quando l’iniziato torna a far parte della comunità con uno status
rinnovato.
Il pellegrinaggio è un viaggio di andata e ritorno verso uno o più luoghi sacri che ha scopi rituali o di
devozione religiosa. In India il luogo sacro per eccellenza sono i Varanasi; per i Musulmani è la Mecca; i
Buddhisti indiani viaggiando verso Bodh Gaya; Gerusalemme è una meta per Ebrei, Cristiani e Musulmani;
Lourdes è una meta per Cristiani. Spesso il pellegrinaggio è impegnativo: a una maggiore sofferenza
corrisponde maggiore merito guadagnato dal pellegrino. A differenza dei riti di passaggio, il pellegrinaggio
differisce poiché in primo luogo il pellegrino si distacca dalla vita quotidiana e nel corso del pellegrinaggio
entra nella fase liminale e infine torna a integrarsi nella società.
I rituali di inversione capovolgono l’organizzazione ordinaria dei ruoli e delle relazioni sociali. Secondo i
funzionalisti, questi riti consentono alle pressioni sociali di avere sfogo e rappresentano un’occasione per
sottolineare adeguatezza delle pratiche e dei ruoli quotidiani. Il carnevale è un rito di inversione che ha
origine dall’area settentrionale del Mediterraneo. È connesso al ciclo agricolo nella tradizione popolare ed è
un periodo turbolento che precede quelle del digiuno previsto dalla Quaresima. Inizia in momenti diversi ma
termina dappertutto il Martedì Grasso. A Bosa, in Sardegna, il carnevale prevede inversione dei ruoli sociali
e allontanamento delle norme ordinarie sociali. A Bosa il carnevale è diviso in tre fasi. La prima fase dura
alcune settimane e interessa prevalentemente le domeniche: persone mascherate percorrono le strade della
città e improvvisano spettacoli teatrali che esprimono critiche sociali. La seconda fase inizia la mattina del
Martedì Grasso dove molti uomini Bosani si vestono di nero per piangere la morte di Giolzi (Re Giorgio). La
terza fase si svolge di sera quando scompaiono le maschere delle vedove e compaiono uomini e donne vestiti
di bianco. Questi sono le anime del Carnevale e il loro abito prevede lenzuola e federe. Questi vanno in giro
a cercare Giolzi perquisendo la gente e quando lo trovano (un fantoccio) viene bruciato sul rogo.
Molti rituali prevedono un sacrificio ovvero l’offerta di qualcosa alle entità sovrannaturali. Il sacrificio è una
delle forme rituali più antiche. Può comportare uccisione e offerta di animali, quella di esseri umani, quella
di vegetali, frutta, cereali, fiori o altri prodotti. Alcuni documenti spagnoli sugli Aztechi, affermano che i
sacrifici pubblici di umani e animali avevano la finalità di compiacere agli Dei. Si presume che sono stati
sacrificati circa 100.000 uomini e che le loro carni sono state macellate e consumate dal popolo.
Non tutti i riti richiedono di uno specialista religioso ma tutti, però, necessitano di un certo livello di
competenza da parte di chi li compie. L’analisi di elementi generali delle categorie di sciamani e sacerdoti
mettono in evidenza le differenze tra i due tipi. Lo sciamano è uno specialista religioso con rapporto diretto
con le entità sovrannaturali. Una caratteristica per riconoscerlo è che ha la capacità di entrare in uno stato di
trance e si tratta di un ruolo accessibile a tutti.
I termini sacerdote e sacerdotessa indicano specialisti religiosi a tempo pieno. Un sacerdote può avere una
chiamata divina ma, spesso, la loro posizione è dovuta da discendenze sacerdotali. Per quanto riguarda i riti,
gli sciamani sono coinvolti in riti non periodici mentre i sacerdoti celebrano una vasta gamma di riti.
Nelle diverse culture esistono altri ruoli religiosi. I veggenti sono specialisti che vengono a conoscenza delle
volontà divina attraverso tecniche come la lettura delle viscere animali. Cartomanti e chiromanti sono dei
veggenti. I profeti trasmettono rivelazioni divine, ricevute in sogno o tramite visioni. Le streghe ricorrono ai
poteri psichici e producono effetti sulle persone tramite emozioni e pensiero.
Religioni globali e varianti locali
L’espressione religione globale è stata coniata per indicare le religioni basate su fonti scritte, dotate di
numerosi adepti e interessate alla redenzione. A quel tempo l’espressione si riferiva solo al Cristianesimo,
all’Islam e al Buddismo. Successivamente è arrivate a comprendere Ebraismo, Induismo, Confucianesimo,
Taoismo e Scintoismo. L’attività missionaria delle sette Protestanti durante il colonialismo europeo ha fatto
espandere il Cristianesimo. Anche l’aumento dei movimenti migratosi, la diffusione della tv e l’internet
hanno permesso ad alcune religioni di espandersi. A ogni religione globale corrispondono delle varianti
locali. Quando una religione globale si stabilisce in una nuova area, tende ad entrare in relazione con le
tradizioni religiose locali. In molti casi coesistono religione d’importazione e locale. In questo caso si parla
di pluralismo religioso. Nel caso del sincretismo religioso gli elementi di due o più religiosi si fondono.
Le due religioni globali che danno importanza al proselitismo (tentativo di ottenere nuovi accoliti) sono
Cristianesimo e Islam. A volte i loro rapporti con religioni locali sono stati violenti e hanno provocato la
distruzione dei luoghi sacri locali.
Più di 900 milioni di persone sono Hindu e circa il 97% di loro vive in India. Gli altri sono in tutto il resto
del mondo. Hindu si nasce e l’Induismo non cerca proseliti. I testi fondamentali dell’Induismo sono i quattro
Veda, scritti in sanscrito tra il 1200 e il 900 a.C.. La tradizione Hindu è ricca anche di altri testi. Il più famoso
è il Mahabharata, storia di una guerra tra due lignaggi patrilineari dove Krishna svolge un ruolo importante,
e il Ramayana che è la storia di Re Rama e della sua consorte Sita. L’Induismo si basa sul politeismo e su
una tradizione filosofica che riconduce la molteplicità delle divinità all’unità. Le sue divinità variano da una
pietra posta ai piedi di un albero a particolari icone scolpite che raffigurano divinità maschili come Shiva e
Vishnu e femminili come Durga e Sarasvati. Il culto quotidiano prevede l’accensione di un lume al cospetto
del Dio, intonazioni di inni e mantra e il darshan, ovvero contatto visivo con la divinità. Esistono varianti
locali che coinvolgono spesso divinità e rituali altrove sconosciuti. La pirobazia, ad esempio, è praticata
nell’India meridionale e orientale e nelle isole Figi.
I Nayar matrilineari del Kerala celebrano un rituale non periodico per porre rimedio ai malefici attuati dalle
divinità-serpente che causano infertilità nelle donne. Il rituale dura un’intera notte e prevede che le donne
dipingano sul terreno un disegno sacro che raffigura dei serpenti aggrovigliati; seguono ore di venerazione
con la fiamma prodotta dalla canfora, incenso e fiori. I tamburi, i cimbali e i canti accompagnano il rituale.
La presenza della divinità è ottenuta quando una delle donne entra in uno stato di trance.
Un concetto fondamentale dell’Induismo è il karma, il destino. Il karma di una persona è determinato sin
dalla sua nascita. Alcuni credono che questa religione sia fatalistica in quanto priva di agency. Tuttavia la
ricerca sulle interpretazioni sul karma ha fatto emergere variazioni individuali che vanno dal fatalismo al
forte convincimento di avere pieno controllo sul proprio destino.
Il Buddismo ha un fondatore: Siddharta Gautama che è venerato come il Buddha. Le origini di questa
religione sono collocate in India settentrionale dove il Buddha è nato e cresciuto. Il buddismo è caratterizzato
da molte dottrine e pratiche tanto che risulta difficile trovare un singolo elemento comune a tutte,
all’eccezione di Gautama Buddha. Molti buddisti venerano Buddha come una divinità, ma altri non lo
considerano tale ma ne rispettano gli insegnamenti: seguono la via indicata da lui per il raggiungimento del
nirvana, la liberazione dalla vita mondana. Il Buddismo è nato come forma di protesta contro l’Induismo ma
conserva diversi concetti come quello del karma. Per il Buddismo tutti possono guadagnare reincarnazioni
migliori fino alla liberazione dal samsara. Mostrare compassione nei confronti degli altri è una virtù buddista
fondamentale. Al Buddismo è associata una forte presenza monastica. I Buddisti celebrano tanti festival e
rituali annuali. I pellegrini raggiungono l’India per visitare Sarnath, luogo dei primi insegnamenti del
Buddha, e Gaya, quello della sua illuminazione.
All’infuori dall’India, in nessun altro luogo il Buddismo è l’unica religione praticata dai suoi accoliti. Nel
Myanmar coesiste con altre tradizioni locali e nessune delle quali è dominante. Qui le credenze indigene
sono molto forti come la credenza del karma, mentre le convinzioni indigenze sul sovrannaturale
attribuiscono gli eventi negativi all’azione di spiriti detti nat. Ne consegue che gli individui possono
interagire con i nat ma non con il karma.
Il primo sistema religioso ebraico è stato elaborato nel 500 a.C. circa, dopo la distruzione del Tempio di
Gerusalemme. I primi testi che compongono il Pentateuco, hanno reso paradigmatico il tema dell’esilio e del
ritorno, tuttora valido. Il Pentateuco è detto anche Torah o i Cinque Libri di Mosè. I fedeli dell’Ebraismo sia
la rivelazione della verità di Dio tramite Israele. La torah illustra il mondo sovrannaturale e quello umano e
indica alle persone come conformarsi alla sua visione. Aspetto essenziale dell’Ebraismo è l’impegno di
indentificare ciò che non va nel presente e trovare modo di sottrarsi. L’Ebraismo è una religione monoteista e
insegna che esiste un solo Dio, unico e onnipotente. Gli esseri umani devono seguire le leggi ebraiche e
devono adempiere certi doveri come quello di osservare il Sabbath. La parola è importante nell’Ebraismo e
attribuisce affermazioni veritiere nella vita quotidiana e nell’uso di formule letterarie codificate in precisi
momenti delle celebrazioni religiose. Queste formule sono disciplinate dal Siddùr. Alcune norme dietetiche
distinguono l’Ebraismo da altre religioni, ad esempio le regole del kosher proibiscono di combinare latte e
derivati con la carne. Le forme contemporanee dell’Ebraismo variano dalla teoria conservatrice
dell’Hasidismo a quella dell’Ebraismo Riformato. Le differenze sono date dalla concezione riguardante la
definizione di Ebreo. La legge ebraica definisce Ebreo chi è nato da madre ebrea. L’Ebraismo Riformato
riconosce come ebreo anche chi nasce da padre ebreo e madre non ebrea.
Il luogo più sacro degli Ebrei è il Kotel di Gerusalemme. Si trova su un margine del Monte del Tempio, area
sacra per Ebrei, Musulmani e Cristiani. Oltre ai fedeli frequentano questo luogo anche giovani che sono alla
ricerca di un colpito. Altri frequentatori sono uomini che parlano Ebraico e sono disponibili ad organizzare
sessioni di preghiera.
Nella Pasqua Ebraica sono presenti tre elementi di sincretismo con l’Induismo. Innanzitutto la Pasqua
occidentale è un evento gioioso, mentre a Kochi questa festa è denominata come festa dell’astinenza. La
Pasqua Ebraica di Kochi non attribuisce alcun ruolo ai bambini mentre nel tradizionale pasto occidentale,
detto seder, i bambini pongono quattro domande per avviare la narrazione. A Kochi sono gli Ebrei che
cantano le domande all’unisono. Infine il seder a Kochi, deve dare maggiore importanza alla purezza rispetto
all’Ebraismo occidentale. Per conservare la purezza del vino kosher deve essere non toccato da un gentile e
neanche il tavolo sul quale è poggiato deve essere stato mai toccato.
Il Cristianesimo ha molti legami con l’Ebraismo, infatti deriva da quest’ultimo. Il legame più stretto è dato
dall’insegnamento biblico che preannuncia l’avvento di un messia. Il Cristianesimo è nato nel I secolo nel
Mediterraneo orientale. I primi credenti erano Ebrei che avevano sposato la fede in Gesù Cristo come messia
venuto sulla Terra. Oggi è la più grande religione globale ed ha circa due miliardi di accoliti. Per i Cristiani è
la Bibbia ad avere i precetti fondamentali della fede e credono che un Dio supremo abbiamo mandato il suo
figlio in Terra in sacrificio per il bene dell’umanità e Gesù è visto come modello di moralità. Le maggiori
ramificazioni del Cristianesimo sono quella Cattolica Romana, quella Protestante e quella Ortodossa
orientale, ciascuna delle quali ha preso diverse ramificazioni. Gli studi sul Protestantesimo nella regione dei
monti Appalachi descrivono tradizioni locali che potrebbero essere considerate come “deviate”. In questa
regione, infatti, sono celebrati tre riti obbligatori: il lavaggio dei piedi, la comunione ed il battesimo. La
prima si svolge una volta l’anno insieme alla comunione e di solito viene usato come estensione della messa
domenicale. Viene chiamato un anziano di fronte la chiesa a predicare, due diaconesse “preparano la tavola”,
rimuovano il panno bianco posto sugli oggetti sacramentali quali pane azzimo, calici per il vino e una caraffa
di vino. I diaconi spezzano il pane e versa il vino nei calici. Uomini e donne formano due gruppi separati e i
diaconi offrono pane e vino a tutti. Segue il momento del lavaggio dei piedi. Il moderatore inizia citando il
Nuovo Testamento, prende un asciugamano e un catino dal tavolo e versa l’acqua. Sceglie uno dei fedeli
“senior”, toglie scarpe e calzini e gli lava i piedi lentamente e con cura. Una lettura funzionalista afferma che
questa usanza aiuta a conservare la coesione sociale. Un altro elemento distintivo di questa regione è quello
di manovrare serpenti velenosi. Questa consuetudine è citata nel Nuovo Testamento in un passo del Vangelo
di Marco. I membri delle congreghe religiose reputano che maneggiare i serpenti velenosi sia il supremo atto
di devozione a Dio. Tra i Cristiani delle Isole Figi l’immagine dell’Ultima Cena è un motivo dominante.
Questa scena è rappresentata dappertutto. La sua popolarità è dovuta alla sua coerenza con le credenze
figiane relative al consumo collegiale di cibo e di kava, bevanda popolare derivata da una pianta arbustiva.
Le regole per la disposizione dei partecipanti a tavola prevedono che le persone più importanti siedano sul
lato alto della sala, lontano dall’ingresso. Gli altri siedono nella parte “bassa”, di fronte alle persone di rango
elevato. La disposizione dell’affresco di Leonardo da Vinci ricalca quella ordinata sistemazione dei Figiani
intorno al kava.
L’Islamismo si fonda sugli insegnamenti del profeta Maometto ed è la più giovane tra le religioni globali.
Islam significa sottomissione in arabo al volere dell’unico Dio, Allah. I Musulmani ritengono che Maometto
sia stato l’ultimo profeta di Dio. L’Islam ha diverse ramificazioni con fedi pressoché simili ma con
orientamenti teologici e giuridici distinti. Le due principali scuole di pensiero sono quella Sunnita e quella
Sciita. Il Sufismo è una variante più mistica dell’Islam. I Cinque Pilastri dell’Islam sono: la professione di
fede in Allah, la preghiera quotidiana, il digiuno, la carità ai poveri e l’Hajj (pellegrinaggio alla Mecca).
Questi sono fondamentali per i Sunniti ma meno per gli Sciiti e i Sufisti. L’Islam è la seconda religione del
mondo per numero di fedeli. Uno stereotipo sbagliato vuole che l’Islam sia ovunque in ogni caso. Questo
modello monolitico si basa su un’immagine dell’Islam conservatore Wahabita praticata in Arabia Saudita.
L’Islam è differente in base alle diverse culture. I Musulmani di tutto il mondo celebrano ogni anno l’Eid-ul-
Adha ( )عيد األضحىche commemora l’accettazione di Abramo alla richiesta di sacrificare suo figlio Ismaele ad
Allah. Questo si celebra durante il decimo giorno dell’ultimo mese dell’anno. In Marocco, per questo evento,
viene coinvolto il Re che infligge un coltello nella gola di un montone. Ogni capofamiglia sacrifica un
montone. Gli altri uomini della famiglia assistono alla scena mentre le donne sono totalmente assenti o sullo
sfondo. Una volta ucciso il montone, gli uomini si lavano il viso con il suo sangue. Presso alcuni villaggi le
donne hanno un ruolo più importante, infatti prima del sacrificio cospargono il montone con l’henné per
consacrarlo e dopo il sacrificio usano il sangue per rituali per la benedizione del gruppo domestico. A
Sumatra il contesto culturale è meno patriarcale e la struttura politica non dona molta importanza alla
monarchia. A Isak gli abitanti offrono in sacrificio diversi animali come polli, anatre, pecore, capre e bufali
d’acqua. La maggior parte dei sacrifici è gestita in famiglia e viene compiuta nel retro della casa.
Oggi molte religioni africane sono globali. L’Africa ospita diverse religioni: l’Islam, il Cristianesimo,
l’Ebraismo, l’Induismo e altre religioni indigene. È difficile riunire le religioni africane indigene ma alcuni
elementi distintivi che le distinguono sono:
Miti che parlano di una frattura tra divinità creatrice ed esseri umani;
Un Pantheon che comprende un Dio e una gamma di entità sovrannaturali;
Riti di iniziazione;
Rituali caratterizzati da sacrifici animali, pasti e danze;
Altari all’interno di santuari dove esseri umani e divinità si incontrano;
Stretti legami con sistemi terapeutici.
Nelle loro regioni di origine queste religioni hanno subito gli effetti del colonialismo, in particolare
dell’Islam e del Cristianesimo. Nell’America settentrionale e meridionale, spesso vengono combinati
elementi del Cristianesimo con tradizioni africane e credenze native americane. Ad esempio in Brasile,
religioni meticce come l’umbanda, il santerì e il candomblé sono molto diffuse e attirano membri di tutte le
classi sociali poiché forniscono sostegno sociale e alleviano lo stress.
Il Ras Tafari è una religione Afro-Caraibica che ha avuto origine in Giamaica. Il numero dei praticanti non è
conosciuto poiché rifiutano di essere censiti. Questa è una religione di protesta che condivide solo pochi
elementi con le religioni africane. La sua storia è legata ai diversi predicatori del XX secolo che sostenevano
che l’imperatore d’Etiopia Haile Selassie fosse il “Leone di Giuda” e che avrebbe condotto i neri verso la
terra promessa africana. Il Rastafarianesimo non si basa su dottrine o testi scritti. Le credenze condivise
annunciano che l’Etiopia sia il paradiso terrestre. Il Rastafarianesimo è molto diffuso in Giamaica dove è
associato alla musica reggae, ai dreadlocks e al consumo di ganja. In Giamaica esistono diverse varianti di
questa religione che vanno dalla convinzione che si debba combattere l’oppressione a quella che condurre
una vita pacifica porti alla vittoria contro il male.
Le trasformazioni religiose
Tutte le religioni esprimono mitologie e dottrine che danno continuità alle loro pratiche e credenze. In ogni
caso, nessuna religione è del tutto rigida e immutabile. Gli studiosi hanno studiato una rivitalizzazione delle
religioni. Ad esempio, in Russia, tutte le icone sacre erano state poste in musei ma adesso la chiesa le rivuole
indietro.
I movimenti di rivitalizzazione intendono cambiare positivamente e rifondare una religione minacciata da
forze esterne adottando nuove pratiche o credenze. La “danza dello spirito” è uno di questi movimenti, nato
come riposte dei Nativi Americani al colonialismo europeo. All’inizio del 1870, lo sciamano Wodziwob,
annunciò che il mondo sarebbe stato distrutto e rinnovato. Questo movimento coinvolse altre tribù ma
scomparì dopo la morte del suo profeta. Nel 1890 nacque un movimento analogo da un altro profeta
chiamato Wovoka che ebbe una visione durante un’eclissi totale. Il suo messaggio era analogo a quello del
profeta precedente ma con la necessità di danzare in cerchio in previsione dell’evento imminente. La danza
ebbe vasta diffusione e diversi effetti. Per i Pawnee fu alla base del revival di diverse cerimonie cadute in
disuso. I Sioux trasformarono il messaggio e assunsero un atteggiamento più ostile verso il governo e i
bianchi. Nel 1890 il governo attaccò i Sioux uccidendo Toro Seduto e Grande Piede insieme a trecento altri
Sioux. Negli anni Settanta ritornò in vita la danza dello spirito con l’obiettivo di promuovere i diritti dei
Nativi Americani.
I culti del cargo sono movimenti di rivitalizzazione nati in Melanesia. Le attività dei loro membri erano
volte all’acquisizione di risorse commerciali, dette localmente cargo. Generalmente un profeta annunciava la
visione relativa all’arrivo del cargo. In un caso, il profeta predisse l’arrivo di un cargo tramite una nave con
l’arrivo degli antenati defunti. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il mezzo di trasporto con cui si
aspettavano il cargo erano gli aerei. Questi culti nacquero come reazione agli effetti distruttivi della
comparsa di nuovi beni nel contesto indigeno.
Il conflitto religioso è spesso legato ai luoghi sacri. Gerusalemme è il luogo dei conflitti religiosi per
eccellenza. Tre importanti religioni proclamano i diritti su questi siti: Islam, Ebraismo e Cristianesimo. Tra i
Cristiani, diversi fedi competono per attribuirsi il controllo della Chiesa del Santo Sepolcro. In India, Hindu e
Musulmani sono in conflitto per i siti sacri. Gli Hindu sostengono che le moschee musulmane siano state
costruite sovrapponendole ai luoghi sacri Hindu. Anche le popolazioni indigene vivono una situazione
analoga: i loro siti sacri e i loro luoghi di sepoltura sono stati spesso distrutti per fare spazio all’espansione
delle città, estrazioni di petrolio e minerali e a sport ricreativi.
Secondo una dichiarazione delle Nazioni Unite, la libertà dalla persecuzione religiose è un diritto umano,
anche se molti stati e religioni violano questo diritto. A volte chi viene perseguitato chiede di essere ospitato
in altri luoghi o nazioni. Migliaia di Buddisti Tibetani, compreso il Dalai Lama, sono fuggiti dal Tibet dopo
l’invasione dei Cinesi. Spesso le religioni sono il motivo principale di conflitti e disaccordi e sono la chiave
per la loro risoluzione. Le religioni, dunque, possono essere meglio comprese se viene adottata una
prospettiva contestualizzata e transculturale e bisogna comprenderle se si vuole costruire un futuro più
pacifico.
Arte e cultura
L’arte è un’applicazione di immaginazione, abilità e stile alla materia che dipende dalla praticità pura.
Quest’applicazione di immaginazione può interessare diversi elementi e attività ed il suo prodotto può essere
definito arte. Arte può essere un pasto elegantemente presentato, storia ben raccontata o cesta dalle forme
perfette. In questo caso, l’arte è comune a tutti gli esseri umani e nessuna cultura può essere priva di attività
artistiche. Tuttavia sembra che i Pirahã non abbiano arte visiva, in compenso praticano arte verbale. Gli
antropologi studiano sia i prodotti artistici ma studiano soprattutto i procedimenti creativi, dando conto a
diverse tipologie artistiche. Esiste una distinzione vigente da tempo per la concezione occidentale ed è tra
belle arti e arti popolari. Questa distinzione è basata su una prospettiva che fa coincidere le belle arti con
opere preziose di artisti che si sono formati tradizionalmente. Questa è l’arte studiata nei corsi universitari
dedicati alla storia dell’arte. Di conseguenza i prodotti artistici che non rientrano in questa categoria sono
meno “raffinati” e devono identificarsi correttamente con le tipologie dell’arte popolare, etnica, primitiva o
dell’artigianato. L’occidente considera le “belle arti” in base a diversi elementi distintivi:
Tendenza a svolgere ricerca sul campo presso più località per comprendere meglio i contesti di
origini e di destinazione;
Tendenza a combinare prospettive;
Tendenza ad applicare dei risultati della ricerca.
Le forme della migrazione
La migrazione e i suoi effetti sugli individui assumono diverse forme. Questi variano a seconda di vari
contesti. Esistono tre tipologie di migrazione che hanno delle caratteristiche fondamentali: