La Magia
La Magia
La Magia
fisici e l'essere umano con la volontà; a tal fine la magia può servirsi di atti e formule verbali, come di gesti e
rituali appropriati.
Immagine di una candela, ricorrente nei rituali di magia, in quanto sintesi dei quattro elementi: il fuoco per
la fiamma, la terra per lo stoppino, l'aria per il fumo, e l'acqua per la cera disciolta.[1]
L'etimologia del vocabolo magia (in greco μαγεία) deriva dal nome con cui veniva indicata nell'antica Grecia
la dottrina praticata dai «Magi» (Μάγοι), i sacerdoti zoroastriani della Persia.[2]
Nella maggior parte delle culture antiche e moderne, fin dagli albori della civiltà, sono esistite credenze e
pratiche magiche, con caratteristiche sostanzialmente simili anche se formalmente diverse, tipiche non solo
dell'occultismo e della stregoneria, ma che formavano un unicum con la scienza e la religione.[2]
Ad alcune scene di pitture del paleolitico superiore trovate nelle caverne francesi sono state attribuite
finalità magiche da parte di studiosi come Henri Breuil, al fine ad esempio di ottenere successo nella caccia.
[3]
Antico Egitto
La società dell'Antico Egitto è fortemente intrisa di magia e credenze occulte. Nel pantheon egizio, oltre a
Uerethekau e Heka, dea della magia, anche Iside e Thot, da cui derivò l'ermetismo, sono caratterizzati da
poteri magici. Sono stati trovati molti papiri magici, scritti in greco, copto e demotico, che contengono
formule ritenute capaci di prolungare la vita, fornire aiuto in questioni amorose e combattere i mali. È
attestata anche la credenza nella cerimonia magica dell'apertura della bocca per mezzo della quale si
riteneva possibile conferire un'anima a statuette, utilizzate come controfigure magiche dei defunti.
Il cosiddetto Libro dei morti degli antichi egizi, definito in origine Incantesimi che narrano l'uscita dell'Anima
Verso la piena Luce del Giorno,[4] scritto su papiri, muri tombali e sarcofagi, è l'insieme di incantesimi da
pronunciarsi per la «...resurrezione dello spirito e il suo ingresso nelle Regioni dell'Al di là».[5] Per gli antichi
egizi tutto è animato, per loro il mondo spirituale non impone leggi al mondo fisico, ma, per analogia, così
come il volto di una persona è considerato espressione dell'anima, il mondo spirituale si esprime tramite
quello fisico. La natura non è inanimata e non sottostà a mere leggi meccaniche, bensì l'espressione della
vita passa attraverso varie fasi spirituali che, in questo mondo, vengono rappresentate dalle esperienze
fisiche vissute direttamente dall'uomo come una sorta di simboli.
Tutto è animato e vivente, ogni fenomeno, per analogia, esprime la manifestazione di un piano spirituale
nel piano fisico. L'analogia è applicata alla posizione degli astri, al simbolismo del colore, alle forme
geometriche (ad esempio la figura geometrica della piramide), alle caratteristiche degli animali (zoolatria) e
così via ad ogni espressione della vita. Questa civiltà, oltre cinquemila anni fa, è stata quindi crogiolo per la
nascita e la codifica dell'astrologia, della teurgia e della negromanzia.
In Mesopotamia, nelle culture sumera, accadica e caldea, come anche in Persia, la terra d'origine dei Magi,
si trovano numerose attestazioni di rituali di magia cerimoniale. Tutte le fonti antiche riportano esempi di
pratiche magiche, come:
il ricorso a un cerchio magico per difendere il mago contro gli spiriti invocati;
Comunque il più grande apporto culturale del Medio Oriente consisté nell'astrologia: l'osservazione degli
astri era non solo magicamente inscindibile dal computo del tempo, ma anche strettamente legata ad ogni
evento naturale.
In Grecia fu Erodoto a coniare il termine "mago" per indicare un sacerdote di una tribù della Persia antica.
Dal IV secolo a.C. il vocabolo mageia cominciò ad essere utilizzato per indicare un insieme di dottrine nate
dalla commistione di tradizioni arcaiche e le pratiche rituali ereditate dai Persiani. Fu comunque nella koinè
culturale ellenistica che ebbe luogo quella fusione dei riti magici con elementi astrologici e alchimistici, che
sarà alla base di tutta la speculazione magica dei secoli successivi. Nell'Odissea incontriamo il personaggio
della dea Circe, in séguito travisato come “maga Circe”, dato che nel mondo omerico e fino alla prima metà
del V secolo a.C. non esiste per i Greci il concetto di magia, ma solo di prodigio inteso come intervento
divino.
Nella tarda antichità troviamo numerose testimonianze riguardo a rituali di teurgia la cui provenienza è
spesso attribuita, dagli stessi teurghi, all'antico Egitto. Verso il III - IV secolo della nostra era compaiono
anche trattazioni filosofiche a favore di tale pratica, in particolare per opera del filosofo neoplatonico
Giamblico.
Tabellae defixionum di epoca romana, contenente rituali magici scritti in lettere greche (Museo Nazionale
Romano).
Nella letteratura latina si trovano numerose testimonianze relative a tutta una serie di attività occulte.
Esperimenti di negromanzia, uccisioni a distanza, animali parlanti, statue che camminano, filtri d'amore,
metamorfosi, divinazioni, talismani che curano le malattie, sono solamente alcuni degli oggetti e dei rituali
magici adoperati dai maghi che compaiono nelle opere di Orazio, Porfirio, Plinio il Vecchio e Virgilio.[6] Nel
panorama letterario di magia latina un posto di prim'ordine spetta a Le metamorfosi (anche conosciuto
come L'asino d'oro) di Apuleio. L'opera, l'unico romanzo della letteratura latina pervenutoci intero, si
compone di undici libri, nei quali viene narrata la storia di Lucio, un giovane trasformato per magia in asino,
che, dopo varie peripezie, ritorna uomo per intercessione della dea Iside. Da ricordare che lo stesso Apuleio
fu processato sotto la falsa accusa di aver costretto con la magia una ricca vedova a sposarlo per
impadronirsi della dote, mentre in realtà l'aveva fatto per fare un favore al figlio di lei, amico suo, che morì,
spingendo i parenti a credere che il suo fosse un elaborato piano per rubargli l'eredità. Riuscì tuttavia a
scagionarsi dall'accusa presentando il testamento della vedova, in cui la donna (dietro consiglio dello stesso
Apuleio) lasciava tutto al figlio piccolo.
Del resto, nel diritto romano le leggi antiche prevedevano pene severe per quanti utilizzavano mezzi magici
per conseguire scopi criminali.
Medioevo
Raffigurazione antropomorfa di una mandragora, ritenuta nel Medioevo un'erba magica dotata di poteri
arcani.[7]
Nonostante la polemica antimagica di alcuni scrittori cristiani, come Origene, Sant'Agostino e Tommaso
d'Aquino, e l'ostilità della Chiesa nei riguardi delle arti occulte, il substrato culturale della magia medievale
ebbe una notevole rilevanza. Persino il mondo religioso germanico fu prodigo di divinità intrise di doti
magiche, come Thor e Odino; anzi lo scopo della magia era quello di liberare le forze occulte possedute
dalle potenze superiori.
Alcuni autori tuttavia, come Isidoro da Siviglia e più tardi Ugo da San Vittore, accomunavano la magia
all'idolatria, in quanto scienza conferita dai demoni. È nel XIII secolo con Guglielmo d'Alvernia e Alberto
Magno, che s'iniziò a porre l'accento sulla categoria della magia naturale, che tanta fortuna ebbe nei secoli
immediatamente successivi. Sempre nel XIII secolo, tornò in auge anche l'astrologia, con autori allora
famosissimi come il forlivese Guido Bonatti, la cui influenza sarà notevole ancora nel XVI secolo.
Dante Alighieri condanna maghi ed indovini nella quarta bolgia dell'ottavo girone infernale (Inferno - Canto
ventesimo).
«Troverete persino gente che scrive del XVI secolo come se la Magia fosse una sopravvivenza medioevale, e
la scienza la novità venuta a spazzarla via. Coloro che hanno studiato l'epoca sono più informati. Si
praticava pochissima magia nel Medioevo: XVI e XVII secolo rappresentano l'apice della magia. La seria
pratica magica e la seria pratica scientifica sono gemelle.»
(C.S. Lewis, L'abolizione dell'uomo, in «L'Umana avventura», n. 6, Jaca Book, aprile 1979, pag. 44, trad. di F.
Marano)
Il periodo che va dal XV agl'inizi del XVII secolo segna la grande rinascita della magia, in sostanziale
parallelismo, come fa notare anche C. S. Lewis, con il crescere degli interessi scientifici. L'inizio di questa
rivoluzione magica può essere considerata l'opera di traduzione che alcuni umanisti, il più importante dei
quali fu Marsilio Ficino, fecero delle quattordici opere che formavano il cosiddetto Corpus Hermeticum,
degli Oracoli caldaici e degli Inni orfici. Queste opere, attribuite dagli studiosi rinascimentali rispettivamente
ad Ermes Trismegisto, Zoroastro ed Orfeo, erano in realtà raccolte di testi nate in età imperiale romana, che
combinavano elementi neoplatonici, concetti ricavati dal Cristianesimo, dottrine magico-teurgiche e forme
di gnosi mistico-magica.
Nel Rinascimento, sul substrato colto di dottrine neoplatoniche, neopitagoriche ed ermetiche si incardinò la
riflessione speculativa magico-astrologica-alchemica, arricchita da idee derivanti dalla Cabala ebraica, come
testimoniano emblematicamente le figure di Pico della Mirandola e Giordano Bruno[8].
Frontespizio di un'edizione inglese del Magiae Naturalis di Giambattista della Porta (1658).
Il compendio forse più interessante per la magia rinascimentale è il De occulta philosophia di Cornelio
Agrippa von Nettesheim. In questa opera il medico, astrologo, filosofo e alchimista tedesco definisce la
magia "la scienza più perfetta", e la divide in tre tipi: naturale, celeste e cerimoniale, dove i primi due
rappresentano la magia bianca, ed il terzo quella nera o necromantica.
Queste argomentazioni saranno riprese più tardi nel Magiae naturalis sive de miraculis rerum naturalium
del napoletano Giovanni Battista Della Porta, il quale vede nella magia naturale il culmine della filosofia
naturale, e nel Del senso delle cose e della magia di Tommaso Campanella. Altra importante figura nel
contesto magico-alchemico rinascimentale è quella di Paracelso, la cui iatrochimica risente della simbiosi
tra magia naturale e scienza sperimentale, tipica del XVI secolo.
Proprio mentre la tradizione magica è al suo culmine, nel XVII secolo s'iniziano a vedere le avvisaglie di una
nuova polemica contro la cultura magico-alchimistica, che caratterizzerà maggiormente il Secolo dei Lumi. Il
precursore della condanna delle varie dottrine magiche in nome del sapere scientifico è da considerarsi
Francesco Bacone. A partire da questo momento la magia inizierà un lento declino, favorito da pensatori
come Cartesio e Hobbes e dallo sviluppo delle correnti filosofiche del meccanicismo, del razionalismo e
dell'empirismo.
Nel XVIII secolo, con l'avvento dell'Illuminismo, la magia, definitivamente sconfitta nell'ambito della cultura
dominante, venne relegata in una specie di limbo, nel quale tuttavia riuscì in qualche modo a sopravvivere,
nell'ambito di correnti sotterranee rosacrociane e di alcuni settori della nuova massoneria.[9]
Illustrazione del Flauto magico di Mozart, opera ispirata ai rituali massonici e dell'antico Egitto.
In letteratura sono presenti varie figure di maghi come, ad esempio: le streghe (witches) nel Macbeth e
Prospero ne La tempesta di William Shakespeare; la maga Alcina nell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto;
la maga Armida nella Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Nel Settecento Johann Wolfgang Goethe
rappresenta il protagonista del suo poema Faust come un erudito dottore che ha deciso di dedicarsi alle arti
magiche, essendo rimasto deluso e annoiato della vita dopo aver invano cercato di penetrare i misteri
dell'universo:
(Tedesco)
«Habe nun, ach! Philosophie, / Juristerei und Medizin, / Und leider auch Theologie / Durchaus studiert, mit
heißem Bemühn. / Da steh ich nun, ich armer Tor! / Und bin so klug als wie zuvor; / Heiße Magister, heiße
Doktor gar, / [...] und sehe, daß wir nichts wissen können! / [...] Drum hab ich mich der Magie ergeben, / Ob
mir durch Geistes Kraft und Mund / Nicht manch Geheimnis würde kund.»
(IT)
«Filosofia ho studiato, diritto e medicina, e purtroppo teologia, da capo a fondo, con tutte le mie forze.
Adesso eccomi qui, povero illuso, e sono intelligente quanto prima! Mi chiamano magister, mi chiamano
dottore, [...] e nulla, vedo, ci è dato sapere! Per questo mi sono dato alla magia, se mai per forza e bocca
dello spirito qualche segreto mi si palesasse.[10]»
XIX secolo
Dopo l'epoca del Romanticismo, che recuperò i valori della spiritualità, dell'arte e dell'immaginazione, la
seconda metà del XIX secolo è caratterizzata da un rinnovato interesse nei confronti dell'occultismo e
dell'esoterismo magico. La figura che meglio incarna il revival delle scienze occulte nell'Ottocento è il mago
Eliphas Lévi, nato Alphonse Louis Constant, la cui ricca produzione letteraria influenzò grandemente la
speculazione occultista del secolo successivo.
L'ultimo scorcio del secolo vide anche il sorgere di numerose organizzazioni e società segrete nelle quali la
magia aveva un ruolo significativo, come l' Ordre Kabbalistique de la Rose-Croix fondato in Francia da
Stanislas de Guaita, l' Hermetic Order of the Golden Dawn, fondato in Inghilterra da Samuel Liddell
MacGregor Mathers, l' Ordo Templi Orientis, fondato in Germania da Franz Hartmann, e soprattutto la
Società Teosofica, fondata negli Stati Uniti d'America da Helena Petrovna Blavatsky, in cui si ritrovano alcuni
elementi che rimandano a una concezione magica dell'esistenza e dei rapporti con i mondi ultraterreni.
Età contemporanea
Il panorama della magia dei nostri giorni è molto variegato e di difficile analisi sistematica, soprattutto a
causa del coacervo sincretistico che caratterizza la maggior parte delle odierne dottrine magiche, esoteriche
e occultistiche. In genere il substrato comune è costituito da alcune dottrine che si riallacciano alle
tradizioni neoplatoniche, gnostiche, ermetiche, cabalistiche, astrologiche, alchimistiche e mitologiche
antiche, sebbene connotate dall'esigenza di riadattarle all'età moderna come nel caso dell'antroposofia. Su
quelle dottrine e sul pensiero dei moderni occultisti, da Madame Blavatsky a Gérard Encausse, da Samuel
Liddell MacGregor Mathers ad Aleister Crowley, da G. I. Gurdjieff a Gerald Gardner, a Dion Fortune, a
Eusapia Palladino, a Gustavo Rol sono nate tutta una serie di associazioni e gruppi esoterici, più o meno
influenzati dalle nuove correnti della New Age, della Wicca, della Stregoneria Tradizionale e del
Neopaganesimo.
In Italia uno degli ultimi celebri rappresentanti e divulgatori della teoria e della prassi magica fu Giuliano
Kremmerz. Tra gli altri Julius Evola, intendendo la magia come attitudine superiore, e non come scienza
operativa sui generis, la riteneva una forma di conoscenza iniziatica, che comporta la trasformazione
interiore di chi la pratica.[11] La vera magia è in particolare per Evola un modo di tradurre in prassi
realizzativa i dettami della filosofia idealistica, per la quale l'Io è chiamato a «porre se stesso» attuando la
propria potenza creatrice.[12]
Caratteristiche
La pratica della magia e la fiducia nelle sue possibilità presuppone una visione spirituale del mondo, tale per
cui la realtà sia dominata da forze spirituali che per la loro stessa valenza possano essere ridestate, a partire
in primo luogo dalla pronuncia dei loro nomi, compito originario di Adamo secondo la Genesi, così come
Dio creò la Terra grazie alla potenza del Verbo.[13]
L'intenzione con cui si utilizza il potere insito nelle parole magiche, se disinterssato o egoistico, determina la
differenza tra i due tipi di magia, ovvero rispettivamente tra:
la magia bianca, destinata alla lunga ad avere la meglio, perché contribuisce al perfezionamento e alla
santificazione della creazione, che è di per sé ontologicamente buona;[13]
la magia nera, dagli effetti più rapidi e immediati, ma che comporta la progressiva perdita dei poteri stessi
del mago, soggetto a diventare vittima delle sue brame demoniache.[13]
Esiste inoltre un insieme di nozioni e pratiche facenti capo ad una categoria intermedia denominata magia
rossa che non può essere definita né buona né cattiva, ma indirizzata ad ottenere uno scopo personale, il
più delle volte a carattere sentimentale.[14] Insieme agli altri due tipi di magia essa formerebbe una triade,
una sorta di sintesi tra il bene ed il male, qualora questi due termini siano ritenuti non necessariamente
contrapposti ma complementari.[15] I sacerdoti persiani, ad esempio, o gli autori dei grimori, sapevano
propiziarsi non solo gli spiriti più elevati a fini benefici, ma anche quelli malefici per rivolgere eventuali
calamità contro i propri nemici.
All'aspetto positivo di un rituale può corrispondere così un risvolto negativo.[16] Solitamente i riti magici
utilizzano una combinazione tra le diverse tecniche. Nei casi in cui il mago, durante una pratica cerimoniale,
ricorra all'intervento di un'entità soprannaturale, a seconda della natura di quest'ultima si entra nei campi
della negromanzia, dello spiritismo e della demonologia, mentre l'arte di evocare o invocare potenze
sovrumane benefiche (angeli, divinità, spiriti elementali ecc.) è più propriamente chiamata teurgia.
La stregoneria è generalmente associata alla magia nera, alla magia popolare, oppure al cosiddetto
«sentiero della mano sinistra», tradizionalmente identificato col male, sebbene proprio la conoscenza di
questo possa alle volte essere considerata una via per approdare al bene;[16] il mago inoltre, per essere
tale, dovrebbe dar prova di saper dominare le intelligenze diaboliche, anziché farsene sottomettere.[16]
Un pentacolo, simbolo magico, con iscritto un corpo umano (dal De occulta philosophia di Heinrich
Cornelius Agrippa).[17]
Secondo Papus, «la Magia è l'applicazione della volontà umana dinamizzata alla rapida evoluzione delle
forze viventi della Natura».[18] In quanto tale, essa presuppone una preparazione ed un raffinamento della
suddetta volontà, attraverso una progressiva rinascita in una nuova dimensione e concezione della vita,
cioè un'iniziazione: così intesa la magia costituisce il nucleo di ogni forma di esoterismo.[13]
La magia scaturita dall'iniziazione si prefigge lo scopo di partecipare all'attuazione cosmica dei piani divini,
sia in maniera personale, sia ricorrendo ad un rito esteriore,[19] sotto la guida di un maestro; si parla in
questo caso di cerimonia di «Alta Magia», detta anche magia cerimoniale, la quale ricorre in genere a
quattro operazioni fondamentali:[13]
Per scegliere il momento più proprizio per la propria operazione, il praticante di magia cerimoniale è tenuto
a conoscere non solo l'astrologia oraria, ma anche quella cabbalistica per associare certe ore, giorni o
periodi di tempo a quegli angeli, arcangeli e spiriti planetari corrispondenti al risultato che si prefigge. Egli
agisce in maniera impeccabile, munito in genere di una spada magica con cui tracciare un pentacolo o un
cerchio sacro, avvalendosi inoltre di simboli e oggetti anch'essi corrispondenti alle suddette qualità
determinate per via astrologica, e seguendo alle volte le istruzioni di un grimorio.[13]
Per il suo sistema di analogie con cui ogni parte risulta collegata al tutto, la magia riproduce così in piccolo il
macrocosmo universale; per questo motivo eventuali differenze della magia cerimoniale rispetto a quelle di
tipo naturale, contadino, o stregonesco dipendono più che altro dalla competenza, volontà e orientamento
di chi la pratica.[13]
Tecniche
La cosiddetta magia simpatica o d'incanalamento, in cui l'effetto magico è perseguito tramite l'utilizzo
d'immagini od oggetti che possono essere usati, ad esempio come rappresentazione simbolica della
persona cui si vuole fare del bene o si vuole nuocere, oppure per rappresentare lo scopo che ci si prefigge
(ad esempio con l'uso di amuleti e talismani);[20]
da questa deriva la magia mimetica e quella omeopatica, basate sul principio di analogia, per cui il simile
produce il simile: un esempio può essere rappresentato da alcuni popoli primitivi, i quali, prima di andare a
cacciare, imitavano i movimenti, i versi ed i comportamenti in genere dell'animale che desideravano
catturare.[20]
La magia da contatto, caratterizzata dalla preparazione di pozioni e filtri magici, sacchettini da indossare,
talismani o amuleti da portare con sé, creati utilizzando oggetti ed ingredienti più o meno naturali: si tratta
di contagio perché l'effetto su una parte si ripercuote sull'intero.[20]
Un'altra forma di pratica magica è l'incantesimo, che agisce tramite parole (un esempio tipico è
abracadabra) o altre formule magiche.
Vi è poi la categoria della divinazione, utilizzata per ricevere informazioni attraverso varie arti mantiche
(come l'astrologia, la cartomanzia, la chiromanzia) oppure attraverso dei talenti propri dell'operatore, come
ad esempio attraverso i presagi, o nella preveggenza e nella medianicità.
Interpretazioni
La magia, in quanto fenomeno ubiquitario che ha accompagnato la civiltà umana dagli albori, è stata ed è
oggetto di studio da parte delle scienze sociali, prime fra tutte l'antropologia culturale, l'etnologia e la
psicologia. Le tematiche affrontate nello studio della magia solitamente riguardano la sua relazione con la
scienza e la religione, la sua funzione sociali e la natura del suo pensiero.
Evoluzionismo
Nel 1871 Edward Tylor nella Cultura dei primitivi arrivò alla conclusione che la magia fosse una «scienza
sbagliata» in quanto non in grado di distinguere i rapporti causa-effetto da quelli propriamente temporali.
Vicino alla posizione tyloriana fu James George Frazer, il quale, nel Ramo d'oro, pur considerando la magia
un primo stadio nello sviluppo della civiltà, ebbe il merito di fornire una prima classificazione della magia.
Egli distinse i processi magici in:
simpatetici/imitativi, basati sulla credenza che il simile agisca sul simile, quando ad esempio ci si travesta da
animale per propiziarsi il successo nella caccia;
e contigui/contagiosi, basati sulla credenza che due o più oggetti rimasti a lungo in contatto possono
continuare a interagire tra loro anche se distanti: ad esempio ciocche di capelli, oppure oggetti
appartenenti alla persona su cui gettare il malocchio.
L'etnologo francese Lucien Lévy-Bruhl giudicò le culture cosiddette primitive come guidate esclusivamente
da una visione magico-mistica del mondo, quindi prescientifica, nella quale si ritiene che ogni cosa si possa
trasformare in qualsiasi momento in un'altra.[21] Agl'inizi del XX secolo Henri Hubert e Marcel Mauss
pubblicarono Teoria generale della magia. In quest'opera i due etnologi francesi assunsero un
orientamento più sociologico rispetto al passato, rivolgendo la loro attenzione non tanto alla struttura dei
riti magici, quanto al contesto sociale nel quale questi si svolgono. Hubert e Mauss studiarono anche i
rapporti della magia con la scienza e la religione, ravvisando tra loro delle analogie in virtù dei terreni
comuni di intervento: la natura riguardo a scienza e magia, ed il sacro per religione e magia.[22]
Anche Émile Durkheim intervenne nella discussione dei rapporti tra magia e religione. Nel suo Le forme
elementari della religione afferma che la magia essendo per sua natura una pratica privata e quasi segreta,
non può essere paragonata alla religione, che è un fenomeno sociale e prettamente collettivo.
L'attenzione degli studi antropologici sul fenomeno magico si è basata fondamentalmente su due costanti
interagenti e soggiacenti il rituale magico ed interagenti: sistema di simboli e comunicazione sociale.
Scuola inglese
All'antropologo inglese Alfred Reginald Radcliffe-Brown si deve la prima disamina seria del concetto di
mana, utilizzato per la prima volta dall'etnologo Robert Codrington.[24] Questa forza non individualizzata
insita in tutte le cose permea l'atto magico (il rituale), chi lo compie (lo sciamano), quanti vi assistono (la
società) e l'ambiente in cui viene svolta l'azione (la natura). L'accento posto dal Brown sul valore rituale e
sociale della magia, contrapponendolo al già presupposto legame tra magia e scienza, condizionò la
successiva discussione sull'argomento.
Un'altra opera che ebbe una considerevole risonanza fu Stregoneria, oracoli e magia tra gli Azande, scritta
nel 1937 da Edward Evan Evans-Pritchard. La ricerca da lui effettuata nel Sudan sud-occidentale lo portò a
conclusioni vicine a quelle del Radcliffe-Brown. Anche l'Evans-Pritchard teorizzò la centralità del contesto
sociale nel quale la magia si esplica e l'assenza di un legame tra scienza e magia, in quanto l'obiettivo finale
del rituale magico non consisterebbe nel modificare la natura, ma nel contrastare i poteri di streghe o
maghi.[25]
Funzionalismo
Un contributo fondamentale alla interpretazione della magia dal punto di vista antropologico lo diede
Bronisław Malinowski. Nel suo Magia, scienza, religione, lo studioso polacco nega qualsiasi contatto della
magia con la pratica empirica, che vede come entità separate. Famoso l'esempio della canoa, durante la
costruzione della quale l'artefice non ha bisogno della magia per l'esecuzione tecnica del natante, che
reggerebbe il mare comunque, ma il rituale magico interviene durante il lavoro come sussidio rassicurante.
L'atto magico sarebbe quindi l'espressione simbolica di un desiderio, completamente slegato dal rapporto
causa-effetto, che è comunque tenuto ben presente.[26] Sulla scia di Malinowski, gli antropologi successivi
hanno sottolineato che il ricorso alla magia si avrebbe solitamente in presenza di fenomeni inesplicabili,
davanti ai quali le pratiche empiriche sono considerate impotenti.
Una posizione interessante e diversa rispetto a quella del funzionalismo è quella dell'antropologo Ernesto
de Martino, il quale sosteneva che l'universo magico facesse da mediatore con la concezione dell'aldilà e
con la paura delle persone di perdere la presenza.
Nei suoi studi nel Mezzogiorno d'Italia nel 1948 egli rivelò come, davanti ad una grave crisi, come la morte
di una persona cara, la magia, assieme ad una buona pianificazione sociale, consentisse di incanalare il
dolore per riscattarsi dagli istinti animali.
Psicologia
La natura della magia è stata studiata anche dal punto di vista psicologico. Basandosi sulle teorie
evoluzioniste del Frazer, studiosi come Wilhelm Wundt, Gerardus van der Leeuw e soprattutto Sigmund
Freud accostarono il pensiero magico dell'uomo primitivo a quello del bambino, il quale ritiene che la realtà
sia influenzabile secondo i suoi pensieri ed i suoi desideri. Più recentemente anche Ernesto De Martino ne Il
mondo magico pone l'accento su alcuni fenomeni tipici di pratiche sciamaniche, quali la spersonalizzazione
e lo scatenamento di impulsi incontrollabili.
Secondo alcuni anche la Magia si può in un certo senso considerare religione. La magia è concettualmente
diversa dalla religione? Nella magia l'uomo cerca di far sì che la divinità faccia ciò che l'uomo vuole, o è
nella religione, che di solito l'uomo cerca di fare ciò che la divinità vuole?
Probabilmente entrambe si pongono di fronte al mistero della creazione e della esistenza di uno o più
esseri divini o creatori ma essendo spesso confusa la parola magia con setta occulta, viene considerata
spesso solo nell'accezione negativa, cioè quella in cui si cerca di risolvere problemi terreni (denaro, amore,
successo) con una pozione o formula ed essere felici senza sforzi, come per magia. «La magia riguarda la
sfera pratica dell'agire, conscio o inconscio che sia» si sente dire come non ci fosse nulla di spirituale, solo
formule ripetute a memoria, ma al contrario molti si avvicinano alla magia spinti dal desiderio di capire, di
conoscere, ciò che ci è oscuro e occulto, spinti dalla curiosità. A seconda dell'uso che se ne fa, viene distinta
in magia bianca, magia rossa o magia nera. L'unione tra magia e religione è rappresentata dalla medianità,
ossia da una forma di esoterismo che esula dai comuni maghi e stregoni e si propone, attraverso l'azione di
un Medium e l'evocazione di entità superiori di sommo livello, d'intervenire unicamente in magia positiva
per recare beneficio ad un individuo. Chi opera per il flusso regolare della natura e per districare le
situazioni riguardanti le persone attua magia bianca (alcuni esempi riguardano togliere negatività e malefici
quali fatture e malocchio, oppure propiziare la fortuna, gli affari e la riuscita personale) o magia rossa (in
caso di legamenti d'amore e ritorni d'amore, legature e fatture d'amore e rituali d'amore per risolvere
questioni sentimentali). Chi, al contrario, tende a dividere, creare conflitti, imporre il proprio volere ad altri,
in maniera palese oppure occulta, e perciò tende a distorcere il normale corso degli eventi, attua magia
nera.
Circa il rapporto con la religione appare fondamentale ricordare il contributo alla definizione di magia
fornito dallo studioso italiano di antropologia religiosa e di storia delle religioni Alfonso Maria Di Nola,
secondo il quale la magia si distingue dal fenomeno religioso "per la sua efficacia automatica, per la sua
destinazione utile immediata e per l'attitudine a dominare o controllare la realtà"[27]. Nella magia dunque
si realizzerebbe una volontà di dominio o controllo della realtà attraverso il dominio e il controllo del
sovrannaturale, e quindi un sostanziale ribaltamento della prospettiva religiosa in cui l'uomo si riconosce
dipendente dal sovrannaturale.
Monoteismo
Altre tendenze nel pensiero monoteista hanno respinto tutte le tendenze come inganno ed illusione,
ritenendole niente di più che espedienti disonesti. Alcuni ritengono che la recente popolarità del Vangelo
della prosperità costituisca un ritorno al pensiero magico all'interno del Cristianesimo. Si noti inoltre che il
Cristianesimo gnostico ha una forte corrente mistica, ma evita la pratica della magia e si concentra
maggiormente sulla teurgia, ovvero l'aspetto più alto e nobile della stessa.[non chiaro]
Cristianesimo
La Bibbia si esprime più volte in termini perentori contro il ricorso a pratiche magiche:
«Samuele era morto e tutto Israele aveva fatto il lamento su di lui; poi l'avevano seppellito in Rama sua
città. Saul aveva bandito dal paese i negromanti e gl'indovini», I Libro di Samuele, 28, 3
«In quel giorno – dice il Signore – distruggerò […] Ti strapperò di mano i sortilegi e non avrai più indovini.
Distruggerò […]», Michea, 5, 9 – 14
«Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche magiche
e un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li
bruciavano davanti a tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila
dramme d'argento», Atti degli Apostoli, 19, 18-19[29]
La magia era quindi inaccettabile per la Chiesa cattolica e fin dagli inizi erano ammesse solo pratiche di
devozione, come l'utilizzo di reliquie o acqua benedetta, in opposizione alla "blasfema" negromanzia
(nigromantia), che coinvolgono l'invocazione dei demoni (goetia).
L'attuale Catechismo della Chiesa cattolica tratta della divinazione e della magia nella parte terza, sezione
seconda.[30]
Benché sia prevista la possibilità dell'ispirazione della divina profezia, in esso si rifiutano "tutte le forme di
divinazione". Nella sezione "pratiche di magia e stregoneria" le pratiche "di dominare i poteri occulti" al fine
di "avere un potere soprannaturale sugli altri" sono denunciate come "gravemente contrarie alle virtù della
religione".
Islam
La magia è riconosciuta nel mondo islamico.[31] Essa può essere considerata una "tecnica", rispondente a
sue proprie leggi, agenti per preciso disposto divino, che fa uso dei cosiddetti sihr, ovvero incantesimi o
sortilegi, in grado di servirsi dei ginn, spiriti intermedi menzionati esplicitamente nel Corano.[28]
Nell'Islam si condanna tuttavia ogni tipo di magia o saḥr shayṭānī, che ricorre ai ginn.[28]
Note
^ Solas Boncompagni, Maurizio Monzali, Fiaccole lucerne candele e ceri, ne Il mondo del sacro: simboli,
oggetti, strutture, pp. 19-22, Roma, Mediterranee, 2014.
Massimiliano Kornmüller, Magica Incantamenta, § 1, pag. 13 e segg., Roma, Mediterranee, 2013 ISBN
9788827223727.
^ Massimo Centini, Segni, parole, magia. Il linguaggio magico, pag. 27, Roma, Mediterranee, 1997.
^ G. Kolpaktchy, D. Piantanida, Il libro dei morti degli antichi egiziani", ed. Atanòr
^ G. Kolpaktchy, D. Piantanida, Il libro dei morti degli antichi egiziani, ed. Atanòr, p. 55
^ Nell'Eneide (libro VI) Virgilio presenta la figura della Sibilla Cumana che getta una focaccia soporifera
(offa) in bocca al guardiano infernale Cerbero.
^ Emile Gilbert, Le piante magiche: nell'Antichità, nel Medioevo e nel Rinascimento, pag. 33, a cura di
Sebastiano Fusco, pag. 33, Roma, Hermes Edizioni, 2008.
^ Giordano Bruno, Richard J. Blackwell, Robert de Lucca, Alfonso Ingegno, Giordano Bruno: Cause, Principle
and Unity: And Essays on Magic, ISBN 9780521593595 Cambridge University Press, 1998.
^ Eliphas Levi, introduzione a Storia della magia, trad. it., Roma, Mediterranee, 1985.
^ Julius Evola, Maschera e Volto dello Spiritualismo Contemporaneo (1932), § X, pag. 187, Roma,
Mediterranee, 1990.
^ La concezione evoliana di questo «idealismo magico» fu delineata in alcuni saggi, raccolti insieme a quelli
di altri esponenti del cosiddetto gruppo di Ur, nell'opera intitolata appunto Introduzione alla Magia quale
scienza dell'Io, poi ristampata semplicemente come Introduzione alla magia (1971).
Michel Mirabail, "Magia", in Dizionario di esoterismo, Milano, Red Edizioni, 2006, pp. 179-184, ISBN 88-
7447-452-0.
^ Haimi Rem, Manuale di Magia Rossa, § 2, I colori della magia, R. Palla, 2016.
^ Fulvio Rendhell, Trattato di alta magia. Nera, bianca, rossa, Hermes Edizioni, 2006.
^ Il simbolo umano si richiama alle proporzioni di Vitruvio (Paolo Marconi, La Città come forma simbolica,
pag. 76, Bulzoni, 1973).
^ Papus, Traité méthodique de magie pratique (Trattato metodico di magia pratica), Parigi, ed. Chacornac,
1924, cit. in Gian Piero Bona, Magia sperimentale: manuale pratico, pag. 14, Roma, Mediterranee, 1977.
^ F.C. Barlet, articolo su Initiation, gennaio 1987 (cit. in Pierre Piobb, Formulaire de haute magie, pag. 15,
Parigi, Dangles, 1987).
^ Lucien Lévy-Bruhl, Il soprannaturale e la natura nella mentalità primitiva (1931), trad. it., Roma, Newton
Compton, 1973.
^ Marcel Mauss, Teoria generale della magia, trad. it., Torino, Einaudi, 1965.
^ Claude Levi-Strauss, Antropologia strutturale, Parigi, Plon, 1958, trad. it. Milano, Il Saggiatore, 1966.
^ Ugo Bonanate, Antropologia e religione, pagg. 38, 56, e 86, Loescher, 1975.
^ E. E. Evans-Pritchard, Witchcraft, Magic, and Oracles Among the Azande, Oxford, Clarendon Press, 1937.
^ Bronisław Malinowski, Il comportamento razionale e Il rito e la formula (1955), in Magia e civiltà, a cura di
Ernesto De Martino, Milano, Garzanti, 1962.
^ A.M. Di Nola, Magia, in Enciclopedia delle religioni, Firenze, 1971, vol 3°, Vallecchi.
Louis Gardet, Gli uomini dell'Islam, pag. 161, Editoriale Jaca Book, 2002.
^ La scena si svolge in Efeso, città allora famosa per la magia e per i testi ivi pubblicati, detti Ephesia
grammata, e il valore dei libri bruciati indica l'importanza della rinuncia definitiva ad essi da parte dei
neoconvertiti, infatti la dramma d'argento equivaleva al salario quotidiano di un operaio: la descrizione
sancisce l'incompatibilità tra fede cristiana e pratica della magia. Vedi: La Bibbia, cap. Atti degli Apostoli,
(capitolo a cura di Marco Gambarino), Casale Monferrato, Ed. PIEMME, 1995, p. 2636
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