Comunità Pastorale Di Uggiate e Ronago - Le Campane Di Uggiate e Ronago - Bollettino Parrochiale

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100

NON anni dalla


nascita
ABBIATE
PAURA

c
GIUGNO 2020

le ampane
di Uggiate e Ronago
Direttore responsabile: Maria Castelli - Registrazione Tribunale di Como numero 3/2018 del 1/3/2018

Redazione: Casa Parrocchiale - 22029 Uggiate Trevano - p.zza della Repubblica, 1


Stampato da: Tecnografica srl - via degli Artigiani, 4 - 22074 Lomazzo (CO)

Comunità Pastorale di
Uggiate e Ronago
Segreteria Parrocchiale Caritas
da lunedì a Venerdì Orari apertura
ore 9.00 - 11.00 lunedì 9.30 - 11.30
tel. 031/94.87.21 venerdì 9.30 - 11.30

Le Campane
di Uggiate e Ronago
è anche sfogliabile online all’indirizzo:
www.oratorio-uggiate.it
Indirizzo e-mail della Redazione:
[email protected]
Pagina Facebook:
Vocechebussa
Le Campane
di Uggiate e Ronago

Per ricevere via e-mail


l’Agenda della Settimana scrivi a:
[email protected]
Naviganti delle stelle
Come antichi naviganti delle stelle
abbiamo bisogno di Te, Signore.
Vieni sulla barca delle nostre vite.
A Te consegniamo le nostre paure
perché Tu le vinca.
Con Te a bordo
non si fa naufragio.
Perché questa è la Tua forza:
volgere al bene ogni cosa.
Abbiamo un’ancora:
nella croce siamo stati salvati.
Abbiamo un timone:
nella croce siamo stati riscattati.
Abbiamo una speranza:
nella croce siamo stati abbracciati.
Tu porti il sereno nella tempesta
di questo tempo di solitudini e paure.
Sei accanto a noi.
La notte presto finirà.
Papa Francesco
Intro
AVERE CURA DEGLI ALTRI
Ho cercato in questi mesi così diversi dal solito, di chiedermi quale do-
vesse essere il criterio ispiratore di ogni parola, di ogni gesto, di ogni
provvedimento. Un criterio ancora attuale al presente e caratterizzan-
te il futuro. Un criterio in linea con gli insegnamenti di Gesù e, quindi,
con un valore universale, valido ovunque e in ogni tempo.

E il criterio che mi è venuto è: l’attenzione agli altri. Le battaglie su


Eucaristia “cum populo” e Eucaristia “sine populo” (perchè forse qual-
cuno si è dimenticato che la Messa è stata celebrata comunque, anche
se con modalità emergenziali, in tutte le Comunità con la presenza di
un prete), con guanti e mascherina o senza guanti e mascherina, con
distanziamenti o senza distanziamenti (non “sociali”, ma fisici, perchè
la socialità, grazie a Dio, va oltre la compresenza fisica, della quale,
in ogni caso, nessuno disconosce l’importanza) non avrebbero avuto
ragione di esistere se fosse stato applicato questo criterio.

Le reprimende delle varie autorità sugli aperitivi e la movida non do-


vrebbero esistere se fosse applicato questo criterio. Perchè il proble-
ma non è “essere contagiati”.

Se uno vuol morire per indifferenza verso la propria vita o perchè se-
guace del complottismo è liberissimo di farlo (certo, fa un po’ impres-

4 - Intro
sione pensare che altre persone, in questi mesi, la propria vita l’hanno
immolata per assistere i malati e per fronteggiare l’espansione del
morbo, ma tant’è, ognuno ha gli ideali che può permettersi).

Il problema è “contagiare” gli altri.

E’ questo che dovrebbero pensare tutti i ragazzi per i quali la partita a


calcio o l’aperitivo con gli amici sono le cose essenziali della vita. O gli
adulti che beatamente organizzano grigliate e bevute con gli amici.

Lo slogan è ”tornare alla normalità”. Ma quali contenuti dobbiamo


dare alla ”normalità”? Non dovrebbe essere ”normale” preoccuparsi
della salute dei propri genitori e dei propri nonni, dei propri amici e dei
propri colleghi di lavoro? Non dovrebbe essere “normale” fare qual-
che sacrificio (guanti e mascherina: che sacrificio!) per coloro ai quali
si vuole bene? Evidentemente no.

Evidentemente l’individualismo e l’ideologia (anche dal punto di vi-


sta religioso) per tante persone sono più “normali”. Davanti a questa
“normalità” il criterio che mi sono dato tende a scomparire. Pazienza.
Cercherò di mantenerlo valido almeno nella mia quotidianità.

don Sandro, parroco

Avere cura degli altri - 5


La parola del Papa
GESTI CONCRETI, VICINANZA E PREGHIERA PER AFFRONTARE
LA CRISI E ALIMENTARE LA FIAMMA DELLA CARITÀ

Durate il lungo e difficile pe-


riodo di isolamento sociale,
teso a diminuire l’effetto della
grave pandemia di Coronavi-
rus Sars-CoV-2, Papa France-
sco ha sempre fatto sentire la
sua voce e la sua vicinanza a
tutti. In una bella intervista al
quotidiano “La Repubblica”,
lo scorso 18 marzo, nel pieno
dell’emergenza, ha voluto in-
vitare i fedeli a vivere una vera
vita cristiana; pochi giorni pri-
ma si era recato a Santa Maria
Maggiore e nella chiesa di San
Marcello al Corso per prega-
re: “Ho chiesto al Signore di
fermare l’epidemia: Signore,
fermala con la tua mano. Ho
pregato per questo”.
“In questi giorni difficili pos- re che nelle piccole cose c’è il nostro
siamo ritrovare i piccoli gesti con- tesoro. Ci sono gesti minimi, che a
creti di vicinanza e concretezza volte si perdono nell’anonimato del-
verso le persone che sono a noi più la quotidianità, gesti di tenerezza, di
vicine, una carezza ai nostri non- affetto, di compassione, che tuttavia
ni, un bacio ai nostri bambini, alle sono decisivi, importanti. Ad esem-
persone che amiamo. Sono gesti pio, un piatto caldo, una carezza, un
importanti, decisivi. Se viviamo abbraccio, una telefonata... Sono
questi giorni così, non saranno gesti familiari di attenzione ai det-
sprecati”. “Dobbiamo ritrovare la tagli di ogni giorno che fanno sì che
concretezza delle piccole cose, delle la vita abbia senso e che vi sia co-
piccole attenzioni da avere verso chi munione e comunicazione fra noi”.
ci sta vicino, famigliari, amici. Capi- “A volte viviamo una comunicazio-

6 - La parola del Papa


ne fra noi soltanto virtuale. Invece ha ancora incontrato Dio, chi non ha
dovremmo scoprire una nuova vici- il dono della fede, può trovare lì la
nanza. Un rapporto concreto fatto di strada, nelle cose buone in cui cre-
attenzioni e pazienza. Spesso le fa- de: può trovare la forza nell’amore
miglie a casa mangiano insieme in per i propri figli, per la famiglia, per
un grande silenzio che però non è i fratelli. Uno può dire: “Non posso
dato da un ascolto reciproco, bensì pregare perché non credo”. Ma nello
dal fatto che i genitori guardano la stesso tempo, tuttavia, può credere
televisione mentre mangiano e i fi- nell’amore delle persone che ha in-
gli stanno sul telefonino. Sembrano torno e lì trovare speranza”.
tanti monaci isolati l’uno dall’altro. Alla fine della fase acuta dell’emer-
Qui non c’è comunicazione; invece genza la riapertura delle Sante mes-
ascoltarsi è importante perché si se col concorso di popolo è coincisa,
comprendono i bisogni dell’altro, le lo scorso 18 maggio, con il centesi-
sue necessità, fatiche, desideri. C’è mo anniversario della nascita di San
un linguaggio fatto di gesti concreti Giovanni Paolo II. Papa Francesco ha
che va salvaguardato. A mio avviso il così presieduto la Messa nella cap-
dolore di questi giorni è a questa con- pella della Basilica di San Pietro dove
cretezza che deve aprire”. è la tomba di Papa Wojtyla. Questa è
Il Papa ha poi ricordato le tante vitti- stata l’ultima delle Messe del matti-
me dell’epidemia e chi se ne è preso no celebrate in diretta streaming da
cura: “ringrazio chi si spende in que- Francesco (misura introdotta dal 9
sto modo per gli altri. Sono un esem- marzo scorso in seguito alla sospen-
pio di questa concretezza. E chiedo sione delle celebrazioni con la parte-
che tutti siano vicini a coloro che cipazione del popolo). Tra coloro che
hanno perso i propri cari, cercan- hanno partecipato anche molti pove-
do di accompagnarli in tutti i modi ri assistiti solitamente dall’Elemosi-
possibili. La consolazione adesso neria Apostolica.
deve essere impegno di tutti”. Il Il Papa ha così voluto in un certo sen-
Papa ha anche indicato chi ha messo so “ultimare” il messaggio espresso
in luce il fatto che i nostri comporta- durante la pandemia, auspicando
menti influiscono sempre sulla vita che il Popolo di Dio possa tornare
degli altri: è diventato evidente che alla familiarità comunitaria con il
chi non paga le tasse non commette Signore nei sacramenti, sempre ri-
solo un reato ma un delitto: se man- spettando le prescrizioni stabilite
cano posti letto e respiratori è anche per la salute di tutti e lanciando un
colpa sua. “Questa cosa mi ha molto messaggio di speranza.
colpito”. Nell’omelia il Papa ha ricordato, ci-
Inoltre fare il bene può sempre avvi- tando il Salmo responsoriale (Salmo
cinarci a Dio: “Tutti sono figli di Dio e 149), che “il Signore ama il suo po-
sono guardati da Lui. Anche chi non polo” e il popolo di Israele “quando il

La parola del Papa - 7


Signore inviava per questo amore un profeta, un uomo di Dio”, diceva: “Il
Signore ha visitato il suo popolo, perché lo ama”. E lo stesso diceva la folla
che seguiva Gesù vedendo le cose che faceva: “Il Signore ha visitato il suo
popolo”. “E oggi noi qui possiamo dire: cento anni fa il Signore ha visitato
il suo popolo, ha inviato un uomo, lo ha preparato per fare il vescovo e
guidare la Chiesa”. “Il Signore ama il suo popolo, il Signore ha visitato il
suo popolo, ha inviato un pastore”.
Francesco ha indicato tre aspetti del buon pastore che sono in San Giovanni
Paolo II: “La preghiera, la vicinanza al popolo, e l’amore alla giustizia. San
Giovanni Paolo II era un uomo di Dio perché pregava e pregava tanto”
nonostante il tanto lavoro che aveva per guidare la Chiesa. “Lui sapeva bene
che il primo compito di un vescovo è pregare” e “lui lo sapeva, lui lo faceva.
Modello di vescovo che prega, il primo compito. E ci ha insegnato che quan-
do un vescovo fa l’esame di coscienza alla sera deve domandarsi: quante ore
oggi ho pregato? Uomo di preghiera”.

“Seconda traccia, uomo di vicinanza. Non era un uomo distaccato dal po-
polo, anzi andava a trovare il popolo e girò il mondo intero, trovando il
suo popolo, cercando il suo popolo, facendosi vicino. E la vicinanza è uno
dei tratti di Dio con il suo popolo”, che “poi si fa stretta in Gesù, si fa forte in
Gesù. Un pastore è vicino al popolo, al contrario non è pastore, è un gerarca,

8 - La Parola del Papa


è un amministratore, forse buono ma non è pastore. Vicinanza al popolo. E
san Giovanni Paolo II ci ha dato l’esempio di questa vicinanza: vicino ai gran-
di e ai piccoli, ai vicini e ai lontani, sempre vicino, si faceva vicino”.

“Terza traccia, l’amore alla giustizia. Ma la giustizia piena! Un uomo che vo-
leva la giustizia, la giustizia sociale la giustizia dei popoli, la giustizia che
caccia vie le guerre. Ma la giustizia piena! Per questo san Giovanni Paolo
II era l’uomo della misericordia perché giustizia e misericordia vanno in-
sieme, non si possono distinguere, sono insieme: giustizia è giustizia,
misericordia è misericordia, ma l’una senza l’altra non si trova. E parlando
dell’uomo della giustizia e della misericordia, pensiamo quanto ha fatto san
Giovanni Paolo II perché la gente capisse la misericordia di Dio. Pensiamo
come lui ha portato avanti la devozione a santa Faustina” (la cui memoria
liturgica ora è estesa a tutta la Chiesa). “Lui aveva sentito che la giustizia di
Dio aveva questa faccia di misericordia, questo atteggiamento di misericor-
dia. E questo è un dono che ci ha lasciato lui: la giustizia-misericordia e la
misericordia giusta”.

“Preghiamolo oggi, che ci dia a tutti noi, specialmente ai pastori della


Chiesa ma a tutti, la grazia della preghiera, la grazia della vicinanza e la
grazia della giustizia-misericordia, misericordia-giustizia”.

La Parola del Papa - 9


IL VESCOVO OSCAR: “RIPARTIAMO DA DIO”
UNA NUOVA STAGIONE DI CHIESA
Settanta giorni di deserto e di dolore per la Diocesi, segnata
dalla sofferenza dell’umanità, dalla malattia e dalla morte di
confratelli e consorelle e di tanti fedeli, dalla perdita del vicario
generale, monsignor Renato Lanzetti, colpito dal Covid.

Ma Padre Oscar, come ama farsi chiamare il nostro Vescovo


Oscar Cantoni, è sempre stato vicino ai suoi parroci e a tutto
il popolo di Dio, non solo con parole di conforto e di speranza,
illuminate dalla fiducia nel Dio che non abbandona mai i suoi
figli. Ma anche con celebrazioni, trasmesse in streaming tra l’al-
tro sui canali del “Settimanale della Diocesi” e su Espansione
Tivù, che hanno toccato il cuore, in particolare il Venerdì Santo,
a Pasqua e nelle domeniche ordinarie, quando Padre Oscar ha
presieduto la Messa in chiese vuote, in Cattedrale, a Sant’Ab-
bondio, ad Ossuccio, a San Fedele Intelvi, a Maccio di Villa Guar-
dia e a Lipomo, per citare alcune località in cui è stato presente.
E le sue Omelie, le sue preghiere, le sue riflessioni, intessute di
fede e di misericordia, rappresentano un messaggio che ha ac-
compagnato il periodo più acuto del dramma, ma vale anche
per la ripresa presente e per il futuro. Un messaggio che potreb-
be sottolineare l’alba di ogni giorno, l’inizio di ogni vita, la luce
nel tunnel della paura e dello sgomento.

In particolare, è contenuto nell’Omelia pronunciata da Padre


Oscar nella Messa Crismale ed ha un titolo: “Ora è tempo di ri-
prendere il cammino”.

Ma dove ricominciare? “Noi ripartiamo da Dio e dal suo disegno


di salvezza per tutta l’umanità”: è la frase centrale della medita-
zione di Padre Oscar che dapprima ha ripercorso il clima “di so-
litudine e di provvisorietà creato dal coronavirus”, ha ricordato
quanto “abbiamo sentito la mancanza delle nostre assemblee
liturgiche” ed ha sottolineato gli “splendidi esempi” di tutti co-
loro che si sono sacrificati per i fratelli, li hanno soccorsi, curati,
consolati.

10 - Il Vescovo Oscar
“La situazione attuale, ancora
incerta – ha proseguito – ci ha
ridotti all’essenziale, ci costringe
a navigare a vista. Una consape-
volezza ci deve accompagnare:
il Signore ci sta preparando una
nuova stagione di Chiesa”. E
Padre Oscar è sicuro che uscirà
“una Chiesa più povera, più umi-
le, meno dotata di strutture, ma
forse più accogliente, meno giu-
dicante, amica degli uomini e in
cammino con loro ad immagine
di Gesù”.

Il passato non tornerà più. Bi-


sogna ricominciare con la pre-
ghiera e con un’altra mentalità,
cioè la mentalità “delle persone
positive”, dice il Vescovo, che
manifestano entusiasmo e vi-
gore, non rabbia, che sanno
soffrire con chi soffre e gioire
con chi gioisce. E che sanno
testimoniare la fraternità nella
comunità.

Al popolo di Dio è assegnato un


compito: mostrare Dio all’ope-
ra, generando gesti di miseri-
cordia, ad immagine di Lui.
La misericordia è il tema da de-
clinare nella vita di tutti i giorni:
parola di Padre Oscar.

“Ripartiamo da Dio”- 11
VESCOVO OSCAR: LA BUONA NOTIZIA
Nella lettera ai fedeli del mese di febbraio il  nostro vescovo Oscar
aveva proposto una riflessione sulla vulnerabilità umana: “Si rifletta
sulla nostra comune vulnerabilità, condizione umana troppo spesso
dimenticata, quasi che l’uomo di oggi sia diventato onnipotente.
Non cessiamo, nonostante il progresso tecnico e della scienza, di
essere creature deboli e fragili. Questa situazione di precarietà e di
disorientamento, in cui tutti siamo dolorosamente coinvolti, ce lo
insegna con chiarezza”.

A distanza di alcuni mesi, in un’approfondita intervista rilasciata ad


ACI Stampa il 5 maggio 2020, descrive così la situazione nella Diocesi:
“Nell’intero territorio della nostra diocesi, che comprende varie par-
ti di quattro province (Como, Sondrio, Lecco, Varese) sono presenti
centinaia e centinaia di persone contagiate dal virus, compresi alcuni
sacerdoti, religiosi e religiose, medici e operatori sanitari. Nei giorni
precedenti alla Pasqua siamo stati colpiti dalla morte di quattro sa-
cerdoti, tra i quali il nostro vicario generale e alcune religiose. Sono
stati eventi molto dolorosi che hanno scosso l’intera Chiesa dioce-
sana ma che al contempo hanno richiamato all’essenziale, a ciò che
conta davvero, hanno rinvigorito le relazioni fraterne e approfondito
il cammino di fede. Il dolore sempre può essere occasione di ripen-
samento personale e di rafforzamento della fede e della comunione.
Le comunità cristiane, partendo dagli uffici pastorali, dai sacerdoti
e dai laici impegnati, si sono rivelate veri e propri laboratori di cre-
atività e hanno intrapreso diverse iniziative soprattutto attraverso i
social media, trasmettendo le celebrazioni in streaming, proponendo
momenti di catechesi e di preghiera, offrendo diversi sussidi che po-
tessero accompagnare il cammino delle persone costrette a restare in
casa. Io stesso ogni domenica, attraverso la tv locale e i social, celebro
l’Eucarestia in diretta, con il desiderio di portare conforto e speran-
za nelle case mostrando a tutti la consolazione del Signore. Proprio
la domenica delle Palme ho annunciato alla diocesi l’istituzione di un
servizio di accompagnamento e di sostegno psicologico e spirituale
telefonico dal titolo ‘Un cuore che ascolta’. Diversi sacerdoti, religiose
e molti laici competenti si sono resi disponibili per ascoltare, conforta-
re e consolare persone sole e bisognose che altrimenti non avrebbero

12 - Il Vescovo Oscar
nessuno sul quale appoggiare il cuore. Inoltre la Caritas diocesana sta
svolgendo un compito eccezionale di vicinanza e di sostegno alle fra-
gilità attraverso numerosi interventi e mettendo in campo nuove ini-
ziative di sostegno umano ed economico in particolare per le famiglie
più bisognose”.

Ha poi aggiunto riferendosi alla libertà dei figli di Dio: “La libertà non è
come erroneamente si crede poter fare sempre ciò che si vuole ma po-
ter scegliere il bene possibile per sé e per gli altri. In questo tempo di
coronavirus essere liberi figli di Dio significa innanzitutto fidarsi e affi-
darsi, rispettare le indicazioni non per costrizione ma per amore verso
se stessi, la propria salute e verso tutti coloro con i quali intratteniamo
delle relazioni. La libertà è scegliere di sacrificarsi per amore, come
Gesù, e vivere il tempo prezioso della preghiera che non conosce muri
od isolamenti, ma che tutti ci unisce”.
In questo tempo di sofferenza l’annuncio del Vangelo della Resurre-
zione “… è la buona notizia della vittoria di Gesù sulla morte, sul male
e sul peccato e si annuncia con la prossimità e con la vicinanza, per
contatto, attraverso la grande capacità di relazione che Dio ci ha do-
nato. Proprio nei momenti di fatica e di sofferenza sperimentiamo
quando abbiamo bisogno gli uni degli altri e che davvero non è bene
che l’uomo sia solo. È l’invito che Dio sempre ci rivolge: Consolate,
consolate il mio popolo, non lasciatelo solo. Anche se non fisicamen-
te abbiamo diversi strumenti che ci permettono di annunciare con la
nostra umanità e vicinanza la speranza di Dio, il Suo amore e la sua
misericordia infinta. Il vangelo, come diceva san Francesco d’Assisi, si
annuncia con la vita e se serve anche con le parole. Gesù è risorto, è
vivo ed è con noi tutti i giorni e lo sarà fino alla fine del mondo. Que-
sta è la nostra speranza che niente e nessuno, neanche il coronavirus,
potrà mettere a tacere. Noi siamo i figli della luce, noi siamo il sale del
mondo, sempre e ovunque”.

“La buona notizia” - 13


FONDO RETE LAVORO
“Occorre generare e accompagnare processi che diano luogo
a nuove opportunità di lavoro.”
Papa Francesco

Il Fondo Rete Lavoro della Diocesi di Como è un fondo che, in conti-


nuità con il Fondo Famiglia Lavoro istituito nel 2009, vuole intervenire
in supporto alle persone in cerca di occupazione e contribuire al suc-
cesso degli interventi rivolti a disoccupati giovani e adulti per un lavo-
ro stabile e dignitoso. Promosso dal Vescovo Oscar e dal Servizio alla
Pastorale Sociale e del Lavoro (con il contributo di Caritas Diocesana,
ACLI e Compagnia delle Opere), collabora con la rete di operatori, as-
sociazioni e istituzioni che promuovono l’inserimento dei disoccupati
nel territorio della Diocesi. Opera con forme di accompagnamento e
sostegno per persone in difficoltà occupazionale per facilitare l’effet-
tuazione di attività formative, tirocini, percorsi di inserimento lavora-
tivo.
Nel 2009 la diocesi di Como fu tra le prime Chiese, in Italia ad avvia-
re un “Fondo diocesano Famiglia-Lavoro”, per quei nuclei familiari in
situazione di difficoltà economica a causa della crisi finanziaria e oc-
cupazionale nel nostro Paese. Da allora, e con la successiva trasfor-
mazione in “Fondo Dona Lavoro”, sono stati raccolti e distribuiti, in
tutta la diocesi di Como, quasi 1 milione e 100mila euro, che hanno
permesso di sostenere in vario modo, compresa l’erogazione di bor-
se lavoro, circa 1000 famiglie. Ora, con la crisi ancora presente ma in
un contesto mutato rispetto a quando il percorso partì nove anni fa, il
Fondo diventa “Rete Lavoro”. Questa nuova fase è stata presentata
nel corso di una conferenza stampa venerdì 1 giugno 2018, alle ore
11.00, a Como, presso il Centro Pastorale Cardinal Ferrari.
Perché - Anche questa fase del Fondo che va ad aprirsi, mira anzitutto
a questo accompagnamento dei più fragili e bisognosi e conta, attra-
verso l’aiuto di tante realtà che già operano nel settore (e senza sosti-
tuirsi in alcun modo ad esse), di suscitare opportunità di crescita e di
sistemazione per molti di loro. Ecco perché privilegiare l’inserimento
lavorativo. Ecco perché questo Fondo diocesano. Perché speriamo di
contribuire a rialzare lo sguardo dei più sfiduciati verso un orizzonte
che possa tingersi nuovamente di colori di speranza e di futuro.
Obiettivi - L’obiettivo è quello di aiutare la persona a passare da una

14 - Il Vescovo Oscar
condizione di non-lavoro a quella di occupazione, il più possibile stabi-
le e dignitosa. Le azioni saranno prevalentemente concordate con gli
operatori istituzionali che si occupano di inserimento lavorativo. L’aiu-
to può essere economico, ma anche correlato ad altre esigenze come
ad esempio la cura di un figlio o di un anziano durante l’attività forma-
tiva o di inserimento lavorativo. Qualsiasi contributo sarà comunque
legato alla effettuazione del percorso definito dal Fondo d’intesa con
gli operatori accreditati.
Per chi - Il Fondo Rete Lavoro intende dare il suo contributo economi-
co e organizzativo a tutte le persone che sono senza lavoro, perché
l’hanno perso o perché non sono mai riusciti ad entrare stabilmente in
un processo produttivo; hanno una situazione famigliare fragile che
non riesce a sostenerli e quindi una difficile situazione economica e
patrimoniale; sono interessati e disponibili ad attivarsi per il loro inse-
rimento nel mondo del lavoro, prendendo in seria considerazione tut-
te le opportunità che possono essere loro offerte e si impegnino per
realizzare i percorsi che vengono previsti; hanno una reale possibilità
di collocazione nel mercato del lavoro, valutata come tale da esperti
del sistema.
Il ruolo delle parrocchie - I gruppi parrocchiali e le associazioni, che
operano già da tempo sul territorio, anche su questi temi possono
svolgere un ruolo attivo. Innanzitutto possono coordinare e rendere
continuative raccolte di denaro per alimentare il Fondo sensibilizzan-
do nel contempo i fedeli ed i cittadini sulla centralità del lavoro nella
vita dell’uomo. Possono poi contribuire all’analisi dei bisogni e all’in-
dividuazione delle persone con le caratteristiche definite che saranno
coinvolte nell’intervento. Ancora di più hanno la possibilità di accom-
pagnare il progetto, individuando nella comunità dei tutor che affian-
cano e sostengono la persona e la sua famiglia.
A chi rivolgersi - La struttura del Fondo Rete Lavoro opera sulla base
di segnalazioni provenienti da parrocchie, Centri di Ascolto Caritas,
circoli ACLI, altre strutture cooperative e dell’associazionismo laicale,
operatori dei servizi per l’impiego, Centri di Formazione Professionale.
La Caritas diocesana offre il suo sostegno organizzativo, in particolare
grazie all’impegno della Fondazione Caritas “Solidarietà e Servizio”.

Fondo Rete Lavoro - 15


#unCUOREcheASCOLTA
Servizio diocesano di ascolto e sostegno telefonico
In questo periodo difficile e sospeso che stiamo vivendo, la Diocesi offre
un servizio telefonico di ascolto e sostegno psicologico o spirituale. Con
#unCUOREcheASCOLTA la Chiesa diocesana mette a disposizione perso-
ne che, con cammini di vita e competenze diverse, danno ascolto a coloro
che sentono il bisogno di un accompagnamento spirituale o di un sostegno
psicologico. Rispondono al telefono professionisti della relazione di aiuto e
che offrono la possibilità di un colloquio con un sacerdote o con un operato-
re di un consultorio. I soggetti coinvolti dal progetto sono dieci professioni-
sti della consulenza, una ventina di sacerdoti e gli operatori di tre consultori
presenti sul territorio: il Consultorio La Famiglia di Como e di Menaggio e
Metafamiglia di Sondrio.

I destinatari sono:
· coloro che avvertono più impellenti le do-
mande di senso, il bisogno di un conforto
spirituale, la necessità di un confronto nella
fede, e la condivisione della preghiera
· coloro che durante il periodo pasquale si
riavvicinano alle chiese e sono soliti chiede-
re un confronto e vivere la confessione; in
questo caso potrebbero avere la necessità
di un dialogo con un sacerdote
· coloro che sentono il bisogno di un sup-
porto psicologico perché stanno vivendo
questo momento di emergenza con diffi-
coltà sia perché appesantiti dal contesto
sociale che crea tensione, sia perché stanno vivendo in prima persona la
preoccupazione per sé e per i propri cari
· coloro che necessitano di un supporto per la gestione di relazioni conflit-
tuali con i propri carui a causa della coabitazione forzata che non ha offerto
per lungo tempo la possibilità di uscire dalla propria abitazione
· gli operatori sociosanitari o i lavoratori che esercitano la professione in
situazione di rischio o in condizione emotivamente pesante.

Numero telefonico di raccolta delle richieste 031 331 22 00


Dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 19.00
Indirizzo mail: [email protected]

#unCUORE che ASCOLTA - 17


UNA DATA CHE SARÀ SCRITTA SUI LIBRI DI STORIA
Diciotto maggio 2020: una data che sarà scritta sui libri di storia.
Nelle parrocchie, i fedeli sono tornati a Messa, la Celebrazione Eu-
caristica è tornata comunitaria, dopo 86 giorni di sospensione, che
hanno compreso anche la Settimana Santa e Pasqua, a cominciare
dal Mercoledì delle Ceneri e dalla festa di San Giuseppe.
Non è più come prima: l’Assemblea non è più radunata in chiesa, ma
si ritrova nei saloni parrocchiali e negli spazi esterni a Uggiate; sul sa-
grato a Ronago e ai Mulini. Nella nostra Comunità Pastorale le Messe
sono a numero chiuso: la capienza massima consentita per le Messe
feriali a Uggiate è fino a 50 persone nel salone dell’oratorio; a Ronago
è di 30 persone nella chiesa parrocchiale. Per le Messe prefestive e
festive, in caso di bel tempo, a Uggiate le presenze sono limitate a
180 persone, 50 nel salone dell’oratorio e 130 in cortile; a Ronago, in
piazza della chiesa, sono ammesse fino a 150 persone e ai Mulini, fino
a 130 persone. Nelle chiese di San Michele e di San Giuseppe a Som-
azzo, le Messe non possono essere celebrate perché non sussistono
le condizioni di sicurezza. In particolare, manca la doppia porta per
consentire la separazione dei flussi in entrata e in uscita.
I fedeli devono indossare le mascherine, tenere le distanze asseg-
nate, detergersi le mani prima di entrare nell’area riservata alla fun-

18 -Una data che sarà scritta ...


zione e seguire le istruzioni per la Comunione, distribuita al
termine della Messa, dopo la benedizione finale. È il sacer-
dote che passa tra i fedeli e deposita l’Ostia in mano. È esc-
luso il servizio dei chierichetti.
Per le prime Messe, sono stati presenti i volontari della Croce
Rossa per la detersione delle mani; poi hanno provveduto i
volontari che si sono pure occupati dell’allestimento degli
spazi e delle decorazioni e ogni volta preparano le sedie, l’al-
tare e sanificano gli ambienti. Con senso di responsabilità,
i fedeli si sono adeguati alle nuove disposizioni, per parte-
cipare alla Liturgia hanno imparato attenzioni, gesti, modi,
comportamenti impensabili fino a poco tempo fa. Non è sta-
to facile per tante persone accettare il cambiamento, come
non è stato facile accettare le disposizioni per i funerali nel
periodo più acuto della pandemia o le assoluzioni comuni-
tarie, non essendo possibili le confessioni a distanza ravvic-
inata.
Nel popolo di Dio, è innegabile la nostalgia per i riti da sem-
pre vissuti, per le chiese, per l’incontro con il Signore che è
anche incontro con se stessi e con gli altri, in una comunità
viva. Le Messe seguite in televisione o sui Social non sono la
stessa cosa e l’ha detto bene Monsignor Mario Delpini, ar-
civescovo di Milano: “Si può seguire la Messa in televisione,
ma nessuno si può scaldare con la foto di un caminetto”.
Eppure, questo tempo rappresenta anche un richiamo all’es-
senziale: la relazione con il Signore. Come è stato detto in
un’Omelia: “È l’occasione per fissare lo sguardo sul Signore”.

... sui libri di storia - 19


CHIESA VIVA sentito meno solo, ha raccolto le mani in
preghiera, ha acceso una candela e ha ri-
Durante il lungo tempo dell’emergenza sa- preso in mano un vecchio rosario. Forse è
venuto il coraggio di chiamare un amico o
nitaria, quando le persone erano confinate
un parente e di chiedere semplicemente:
negli stretti spazi della propria abitazione,
“Come stai?”.
la Parrocchia non ha smesso di far senti-
A tanti fedeli, s’è detto, è mancata la messa,
re la sua voce e la sua presenza. Nei gior-
la celebrazione dei sacramenti, la vicinanza
ni bui e freddi del silenzio, nelle ore dello
cristiana dei fratelli e delle sorelle nelle ri-
smarrimento, nel tempo della Quaresima
correnze gioiose e tristi della vita. Eppure,
e poi della Pasqua, questa voce s’è levata
a ben pensarci, anche in questo la Parroc-
delicata e gentile, senza fare clamore o sol-
chia non s’è mai fermata. Il contatto più
levare sterili polemiche. Forse un po’ con-
forte è stato nella preghiera, nell’abbraccio
trocorrente, pronta a indicare uno spiraglio
del cuore, che è ben più profondo e vero di
di luce là dove la luce sembrava soffocata, a
tanti abbracci e strette di mano dati in fret-
diffondere un po’ di speranza. Angusto per- ta, con superficialità. Rallentare il passo,
tugio attraverso cui guardare per non cede- far diventare la prova un’opportunità ci ha
re alla paura e al senso di impotenza. aiutati a crescere nella fede. Come ha af-
E, proprio a testimoniare quella voce, ogni fermato il Papa in una sua omelia da San-
giorno il suono delle campane ha continua- ta Marta:  “Obbligati alla distanza fisica e a
to a scandire il passare delle ore, i ritmi della rimanere a casa, siamo invitati a riscoprire
vita, i giorni di festa e di lavoro, le ricorren- che abbiamo bisogno delle relazioni sociali,
ze dell’anno liturgico. Un suono amico, a e anche della relazione comunitaria con
volte atteso perché vissuto come un saluto. Dio ... Lungi dall’aumentare la diffidenza e
Sì, il saluto costante della Parrocchia alla l’indifferenza, questa condizione dovrebbe
sua gente, il richiamo alla preghiera e alla renderci più attenti al nostro modo di rela-
fiducia nella vita. Il campanone di Somaz- zionarci con gli altri. E la preghiera, in cui
zo, le campanelle di Trevano e dei Mulini, le Dio tocca e muove il nostro cuore, ci apre ai
grandi campane di Ronago e di Uggiate … bisogni di amore, di dignità e di libertà dei
nessuna di loro ha taciuto. Tutte hanno par- nostri fratelli, come pure alla cura per tutto
lato tra rintocchi e melodie. il creato … L’impossibilità di riunirci come
Per tutti noi, piccolo gregge impaurito, quel Chiesa per celebrare l’Eucaristia ci ha fatto
suono fedele, mai taciuto, ha contato tan- condividere la condizione di tante comunità
to. Ha ricordato che nella comunità c’è un cristiane che non possono celebrare la Mes-
cuore che batte con gli altri, una Presenza sa ogni domenica”.
che è benedizione, carezza d’amore, bal- La gratitudine alle nostre Parrocchie, ai no-
samo che cura le ferite più profonde. Forse stri sacerdoti e ai tanti laici impegnati a farsi
qualcuno, ascoltando la voce della Parroc- voce della Comunità. La Chiesa è viva e che
chia provenire dall’alto del campanile, s’è anche noi siamo vivi.

20 - Chiesa viva
Resoconto economico
Parrocchia di Uggiate T.
Mese di Marzo 2020
Entrate
Pro Bollettino parrocchiale € 1130; N.N. € 220; N.N. € 50; N.N. € 100; N.N. € 100; N.N.
€ 100; Benedizioni famiglie € 2125.

Uscite
Siae € 401; Cartoleria € 9; Eni luce € 1704, Eni gas € 472; St. Amigoni (D.L. casa parroc-
chiale) € 5344; Comune di Uggiate per SCIA casa parrocchiale € 100; Arch. Brambilla per
Cappella S. Francesco Saverio € 4000; Assicurazione Cattolica € 7775; Sacchetti ulivo
€ 390; Infostrada € 39; Offerta Croce Rossa Uggiate per emergenza Coronavirus € 500;
Ditta Or.Me. per campanile € 15500; Copyland (noleggio fotocopiatrice) € 2793; Galli
Antonello luci campanile (2° acconto) € 990.

Mese di Aprile 2020


Entrate
Bollettini € 400; Ulivo € 1054; N.N. € 50; N.N. € 100; N.N. € 100; N.N. € 200; N.N. € 50;
N.N. € 100; N.N. € 100; N.N. € 50; N.N. € 50; N.N. € 100; N.N. € 100; N.N. € 50; N.N. € 50;
N.N. € 50; N.N. € 20; N.N. € 150; N.N. € 50; N.N. € 30; N.N. € 50; N.N. € 200; N.N. € 120.

Uscite
Eni gas € 484; Infostrada € 40; Thyssenkrupp (1° semestre manutenzione ascensore)
€ 184; Eni luce € 1402; D.B. (incenso, cera, vino messa) € 434; Tecnografica per bollet-
tino febbraio € 1447; F.lli Clerici (cartoleria) € 127; Eolo (abbonamento annuale) € 511;
Shalom per messalini € 147; Galli Antonello luci campanile (saldo) € 990.

Mese di Maggio 2020


Entrate
N.N. € 500; N.N. € 100; N.N. € 100; N.N. € 300; N.N. € 50; N.N. € 100; N.N. € 50; N.N.
€ 50; N.N. € 50; N.N. € 500; N.N. € 200; N.N. € 50; N.N. € 50; N.N. € 50; N.N. € 100; N.N.
€ 100; N.N. € 70; N.N. € 50; N.N. € 100; Messalini € 190; Bollettini € 90.

Uscite
Assicurazione Pullmino € 450; Infostrada € 38; Eni gas € 192; Il Settimanale € 142; Rivis-
ta Il Timone € 24; Periodici S. Paolo (dic./gen./feb.) € 307; Eni luce € 1286; Restauratrici
(saldo lavori cappella S. Francesco Saverio) € 21500. Sacerdoti della Comunità di Bucci-
nigo € 1500.

Totale lavoro di restauro conservativo del Campanile euro 139.500.

Resoconto - 21
Catechismo ed emergenza sanitaria
ELEMENTARI
Come mantenere vive le attività di catechesi in un tempo di chiusura
totale come quello che abbiamo sperimentato a causa dell’emergenza
sanitaria? Ai nostri catechisti non è mancata la fantasia e i mezzi mo-
derni hanno offerto un valido supporto per mantenere vivo il percorso
di formazione cristiana. L’invito a tutte le famiglie è stato quello di
sentirsi protagoniste nel cammino di fede dei fanciulli: l’accostamento
del Vangelo, che oggi in mille forme può essere avvicinato, la preghie-
ra semplice, l’attenzione a Gesù, segni e immagini che i genitori e i
nonni possono trasmettere sono state valide opportunità.

La Quaresima è stata così vissuta seguendo la guida dei segni sugge-


riti dai Vangeli della domenica. E, mentre nelle chiese parrocchiali si
componeva il grande puzzle “Insieme verso la Pasqua - figli di Dio e
fratelli nel battesimo”, ciascuno poteva partecipare ricevendo tramite
WhastApp la foto del cartellone e una breve riflessione da leggere e da
vivere come impegno.
Nei giorni della Settimana Santa è stata proposta una simpatica Cac-
cia alla … Pasqua per trovare in casa alcuni simboli efficaci che han-
no aiutato a vivere il giovedì, il venerdì e il sabato santo, in attesa del
giorno della risurrezione: un pane, un grembiule, un sasso, un croce-
fisso, una candela, una posata e un bicchiere. Al termine, la proposta
di realizzare un grande cuore con all’interno una parola per esprimere
la gioia dell’augurio pasquale. Tutto il materiale realizzato dai bambini
si trova sulla vocechebussa nella sezione speciale bambini e ragazzi.
Per i catechisti, coordinati dal don, è stato importante mantenere
un legame, mantenere il filo delle relazioni e continuare a raccontare
le meraviglie del Signore ai bambini e alle famiglie.

22 - Elementari
PRIMA MEDIA: ALLA SCOPERTA DELLA COMUNITÀ
È il titolo del mini-ritiro che ogni a scoprire, all’interno della comuni-
anno i ragazzi di prima media vivono tà, i tanti modi con i quali ciascuno è
quasi a compimento dell’anno di ca- chiamato a mettersi a servizio degli
techismo vissuto insieme. Quest’an- altri e a prendere consapevolezza di
no, così particolare, in cui non è stato quanto sia importante che ogni cri-
possibile incontrarsi per condividere stiano serva i suoi fratelli sull’esem-
esperienze, ascoltare testimonian- pio di Gesù.
ze, confrontarsi e riflettere insieme, Così, con non poca fatica, ragazzi e
abbiamo pensato di proporre in ragazze sono partiti con le telefona-
modo diverso questo progetto così te alla scoperta dei servizi nella no-
importante che permette ai ragaz- stra comunità. Sono state individua-
zi di conoscere le persone che nelle te più di cento persone da chiamare.
nostre parrocchie di Uggiate e Ro- Per loro non è stato sempre facile
nago svolgono dei compiti, magari vincere la timidezza legata anche
piccoli e umili, ma sicuramente in all’età, comporre i numeri e presen-
spirito di servizio alla comunità tut- tarsi facendo domande, prendendo
ta. Ogni catechista ha così affidato ai appunti, registrando poi il loro voca-
suoi ragazzi alcune persone cui fare le o le telefonate stesse, fare video
un’intervista telefonica per chiedere chiamate e capire ciò che veniva
loro quale sia l’ambito parrocchiale spiegato nelle risposte, ma quasi
in cui svolgono un servizio, in cosa tutti hanno portato a termine que-
consiste, quanto tempo vi dedicano sto impegno, improvvisandosi gior-
e con quante altre persone vengono nalisti in erba. Bello riascoltare do-
in contatto. mande e risposte, rendersi conto di
Partendo dalla lettura del Vangelo
dell’Ultima di Gesù secondo Giovan-
ni al cap. 13, quando Egli lava i piedi ai
suoi Apostoli, registrato dalle nostre
ragazze con le loro voci brillanti e
allegre, abbiamo riflettuto sul gesto
di Gesù, il Figlio di Dio, che, lavando
i piedi, si è messo alla pari dei servi.
Gesù chiede a ognuno di noi di fare
come lui, di lasciarci raggiungere dal
suo amore, per poterlo distribuire
agli altri. Ogni ragazzo è così invitato

Prima Media - 23
quanti ruoli e servizi arricchiscono il tes- mente nel video per motivi legati alla
suto della comunità a cui apparteniamo durata, ma noi catechisti le abbiamo
e che ci rendono Chiesa viva dove poter conservate tutte e, quando riprendere-
vivere il comando di Gesù “Amatevi gli mo gli incontri, le risentiremo con i ra-
uni gli altri come io ho amato voi”. gazzi e continueremo le nostre riflessio-
Questo lavoro si è trasformato in un ni. Possiamo affermare che il frutto di
bellissimo video, pubblicato sulla pagi- questo ritiro è un lavoro in cui ognuno,
na facebook della vocechebussa nella intervistatori e intervistati, catechisti,
sezione bambini e ragazzi, prodotto da don e tecnici video hanno offerto il loro
persone generose e pazienti che hanno piccolo contributo, in spirito di servizio,
dedicando molto tempo ad ascolta- come apostoli al seguito del Signore,
re, cucire insieme, scegliere immagini, per rendere più ricca di amore reciproco
scritte e musiche adatte. Non tutte le la nostra comunità.
interviste sono state riportate integral-

SECONDA MEDIA
Martedì 14 aprile i cresimandi della no- teriale, i ragazzi si sono trasformati da
stra comunità si sarebbero dovuti reca- “studiosi” in “guide turistiche” e, grazie
re a Como per visitare le Basiliche della alle loro voci squillanti e alle foto a cor-
città, per conoscere la propria chiesa redo dei testi, con un video hanno ac-
diocesana e comprendere l’importanza compagnato l’ascoltatore nel tour della
di continuare a vivere nella comunità propria chiesa:
cristiana anche dopo aver ricevuto il sa- - San Carpoforo: gli inizi della nostra
cramento della Confermazione. Chiesa
Purtroppo, l’emergenza sanitaria esplo-
- Sant’Abbondio: la Diocesi e il suo pa-
sa in quelle settimane ha costretto ca-
trono
techisti e ragazzi a rivedere la proposta,
- San Fedele: i santi della nostra Diocesi
che si è trasformata in un giro virtuale
delle basiliche. Dopo una prima video- e i santi contemporanei
chiamata di spiegazione con il proprio - la Cattedrale: sede del Vescovo, garan-
gruppo, ogni ragazzo ha compiuto la te dell’unità della Chiesa
ricerca su una parte della basilica as-
segnata: l’architettura interna, quella Un bel modo per i ragazzi di continuare
esterna, la sua storia, la storia del santo a trovarsi e lavorare insieme, per guar-
a cui è consacrata, il significato che as- dare avanti nonostante l’isolamento
sume per i comaschi. forzato che ha costretto a rimandare la
Alla fine del processo di raccolta del ma- loro Cresima.

24 - Seconda media
TERZA MEDIA
Durante questo anno catechistico i ragazzi di 3 media erano in corsa
per raggiungere il traguardo del Molo14, l’appuntamento a Bellagio
dei quattordicenni della diocesi con il Vescovo.
A metà percorso, però, il loro cammino ha subito un rallentamento e,
costretti a stare a casa, sembrava che tutto fosse finito. Per fortuna
la tecnologia è arrivata in soccorso e, con una serie di video e video-
chiamate, i nostri quattordicenni hanno potuto proseguire il viaggio
da dove si era interrotto.
Si è potuto così continuare a riflettere sul significato del Vangelo che
racconta del mercante che, trovata una perla preziosa, vende tutto
quello che ha per comprare quella perla. Grazie ad una lettera scritta
dal responsabile delle vocazioni don Michele, i ragazzi hanno capito
che “ogni vita è vocazione” e che in questa chiamata i protagonisti
sono tre: Dio, tu, gli altri.
I ragazzi sono allora partiti alla ricerca di quella bellezza nascosta che
sta sotto il nostro naso, ma che a volte siamo troppo distratti per ri-
conoscere. Trasformatisi in mercanti che desiderano trovare un teso-
ro, hanno scoperto che perla preziosa sono proprio loro stessi, con le
caratteristiche che li rendono unici. Infine, hanno provato a riflettere
sulla frase che sembra la più inverosimile della parabola: il mercante
vende tutto quello che ha per una sola perla. Sono arrivati alla con-
clusione che vendere tutto non significa perdere, ma investire la pro-
pria vita in qualcosa che ne valga davvero la pena.
È arrivato così il momento di sfogliare insieme le pagine del diario
di bordo realizzato durante l’anno e osservare con più attenzione le
attività e le esperienze vissute, per provare a scovare almeno il lucci-
chio di una possibile perla.
La conclusione di un anno che, anche senza la presenza fisica al
Molo14, sprona tutti i ragazzi: continuate a navigare!

I video di seconda e terza media sono visibili all’indirizzo:


www.vocechebussa.org nella sezione “Bambini e ragazzi”.

Terza media - 25
BAMBINI, RAGAZZI E PANDEMIA

Come hanno vissuto i bambini in tempo della chiusura totale? Che cosa
hanno colto di questi giorni di lontananza dalla vita di sempre? Che cosa
hanno pensato? Alcune riflessioni, scritte spontaneamente, ci danno
una mano a entrare nel segreto delle loro emozioni e dei loro pensieri.
In Italia è arrivato il Coronavirus, una malattia contagiosa e mortale.

Bisogna evitare il contatto in diversi modi: si devono aumentare le mi-


sure di igiene e i luoghi pubblici sono chiusi, non si esce di casa e non
si va a scuola (la scuola si fa restando a casa). Io però vorrei rivedere le
maestre e i miei compagni; sono anche un po’ preoccupato che pren-
diamo il Coronavirus.

Sono molto triste per le persone che sono malate. Sto seguendo al te-
legiornale quello che sta accadendo e spero che passi in fretta. Io sono
tranquillo, ma capisco che ci sono persone che davvero non stanno
bene. Bisogna rispettare le regole così tutto passerà.

Quando siamo stati a casa per le vacanze di Carnevale, conoscevamo


già l’esistenza di un nuovo virus che si chiama coronavirus. Era molto
lontano, in Cina, ma nel giro di pochi giorni è arrivato in Italia. Quindi,
i due giorni di vacanza sono diventati una settimana e poi siamo stati
costretti a rimanere a casa fino al 3 aprile. E poi ancora …

Da quando è scoppiata la pandemia dobbiamo rimanere in casa. Ho


tanta paura per le persone contagiate, per quelle che muoiono. Il CO-
VID 19 entra negli alveoli polmonari e impedisce lo scambio tra ossi-
geno e anidride carbonica. Chiedo scusa per la tristezza, ma vorrei che
tutti questi problemi svanissero come le guerre e le battaglie e che in
questo nostro grande mondo regnino la pace e la giustizia.

Ah, la quarantena! Che periodo duro! In casa le uniche cose che si


fanno sono: compiti, mangiare, dormire, gironzolare pensando: “Ma
quando finirà?”. Il momento peggiore: il Telegiornale! È bruttissimo
perché le notizie sono quasi tutte negative. Però bisogna tenersi in-
formati.

26 - Bambini, Ragazzi e pandemia


Voglio donare a tutti un forte bacio grande come il mare. Questa si-
tuazione non mi piace. Forse è colpa dell’inquinamento. Noi prende-
vamo in giro Greta Thunberg ma adesso ci rendiamo conto dell’im-
portanza dei piccoli gesti, come buttare il mozzicone di una sigaretta
nel tombino … i morti in questo periodo sono tanti ed è colpa di tutti
quanti. Adesso si devono mettere la mascherina e i guanti. A me man-
ca la libertà di uscire e di giocare. Devo imparare a rimanere in casa.
Questa è una lezione. Quando tutto è iniziato in Cina, pensavo che
fosse così lontano. Adesso sono tante le persone contagiate in Italia
e in Lombardia.

Da un bel po’ di tempo che siamo a casa e mi sembra quasi un’eternità.


Anche perché mi mancano le mie amiche e amici. Le mie preoccupa-
zioni sono state e sono ancora oggi che qualcuno della mia famiglia
venga contagiato e che il coronavirus duri per tanto tempo. Il mio de-
siderio è quello che torni tutto alla normalità, ma soprattutto poter
riabbracciare tutti.

Fortunatamente c’è la mia famiglia che mi aiuta a fare come se non ci


fosse niente.

Mi dispiace molto per le persone decedute e sono preoccupata perché


non è stata trovata ancora una cura contro il Covid 19. Spero che que-
sta epidemia termini presto. Vorrei che tutto tornasse come prima,
che la parola ‘Coronavirus’ resti soltanto un brutto ricordo.

Bambini, Ragazzi e pandemia - 27


Dal Mondo
IL VIRUS E LA PREGHIERA
Oggi, insieme a due dei nostri giovani, dopo aver preparato il terre-
no e strappate le erbacce, abbiamo piantato più di trecento piantine
di verdura e più di cinquecento semi di fagiolini.
Niente di strano. Ma questo mi ha fatto pensare al significato della
preghiera. Non so perché.
In questi giorni di “quasi clausura” è un pensiero che mi viene spesso.
Preghiera come ascolto, preghiera non come richiesta, ma solo
come la gioia di essere alla presenza di Qualcuno che ci vuole così
bene da farci sentire tutt’uno.
Ho capito. Come le piccole piante e i semi che abbiamo piantato
diventano “uno” con le terra che li accoglie con amore, in silenzio.
Sono mesi molto strani. Un grande silenzio.
Le strade di solito affollattissime, nelle zone turistiche, sono com-
pletamente vuote. Ogni giorno, prima del virus, arrivavano 30.000
turisti. Adesso al massimo duecento e devono andare in quarante-
na. Tutti gli alberghi, ristoranti, negozi che vivevano sul turismo sono
chiusi. Su una popolazione di un po’ di più di un milione di abitanti,
250.000 persone sono senza lavoro. Tutte le scuole sono chiuse. I
nostri ragazzi sono tutti chiusi in casa. Le lezioni sono virtuali ma
molte delle nostre famiglie non possono permettersi il computer.
Per fortuna, i casi di persone infette sono relativamente pochi per-
ché immediatamente sono stati presi dei provvedimenti seri.
Noi continuiamo a tener cura della terra. C’é sempre molto lavoro.
I nostri giovani sono impegnati a raccogliere verdura e frutta ogni
settimana, da condividere insieme agli alimenti dalla Banca del
Cibo, con centinaia di persone che hanno perso lavoro e fanno fatica
a sfamare le loro famiglie. Settecento persone ci hanno chiesto di
aiutarle a fare piccoli orti. Così abbiamo condiviso con loro terriccio,
vasi, fertilizzanti, semi e piantine.
Forse non è molto, come le parole che balbettiamo quando preghi-
amo che di solito sono povere, ma ci aiutano a farci sentire alla pre-
senza di chi ci vuole bene.
Forse questi giorni ci aiutano ad imparare a lasciarci amare da coloro
che ci stanno vicino.
È più facile dire “ti voglio bene” che dire “mi lascio voler bene da te.”
E così preghiamo insieme in questi giorni: “Caro Padre, mi lascio

28 - Dal Mondo
voler bene da te, nella maniera che vuoi tu”, e il cuore si sentirà
sereno.
Adesso vado al campo dove abbiamo piantato questa mattina,
chissà che non riesca a sentire i semi e le piantine dire alla terra
la stessa cosa.

Un abbraccio a tutti, in barba al virus …


e una preghiera

Gigi con Judy

Il Virus e la preghiera - 29
ISOLATI MA IPERCONNESSI
Italiani a Monaco di Baviera in tempo di corona virus

Anche dall’altra parte delle Alpi, la fase più critica della pandemia ha
comportato chiusure di ogni tipo di servizio non necessario, oltre a
divieti d’incontri con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo e
a severe restrizioni negli spostamenti.

Nonostante le limitazioni, molti utenti della Missione cattolica italo-


fona di Monaco di Baviera hanno comunque avuto l’opportunità di vi-
vere il periodo delle limitazioni in compagnia di altre persone, siano
essi propri familiari o, come nel caso del sottoscritto, semplici coinqui-
lini che la Provvidenza ha messo sulla propria strada durante la ricerca
di un tetto sotto cui poter vivere.

Non per tutti è stato tuttavia così. Per molte persone che vivono da
sole, il lockdown ha infatti coinciso con un vero e proprio periodo d’i-
solamento individuale, con il breve scambio di battute con i cassieri
del supermercato a rappresentare l’unica possibilità d’incontro fisico
con altre persone. Proprio questa particolare situazione ha tuttavia
favorito la proliferazione di una serie di iniziative che, facendo leva
tanto sul legame spirituale che ci unisce come cristiani quanto sulle
potenzialità rappresentate dai mezzi di comunicazione attuali, hanno
permesso la creazione di una rete di persone fisicamente isolate tra di
loro ma, allo stesso tempo, interconnesse sia spiritualmente sia, gra-
zie ad un collegamento internet, virtualmente. In altre parole: isolati
ma iperconnessi.

Nel concreto, sulle ali dello Spirito molti fedeli si sono affidati ai loro
computer per farsi promotori di numerosi eventi comunitari, organiz-
zati a cadenza giornaliera (rosari e vespri), settimanale (messe, incon-
tri di preghiera carismatica, di catechismo e di approfondimento bibli-
co-teologico) o variabile (pii esercizi quali via crucis e via lucis).

Pur entro i limiti imposti dal corona virus, gli strumenti offerti dal-
la tecnologia attuale hanno pertanto permesso a molte persone di
poter alleviare le difficoltà legate alla solitudine fisica attraverso mo-
menti “virtuali” di comunione fraterna, attraverso l’attualizzazione di

30 - Dal Mondo
proposte appartenenti alla pietà popolare cattolica in un modo
completamente nuovo. Parafrasando una celebre espressione di
Giovanni XXIII (della morte del quale si fa in questi giorni memo-
ria), l’utilizzo di queste nuove tecnologie durante la pandemia si
è quindi costituito come via privilegiata per vedere, fra le tenebre
oscure della solitudine, numerosi indizi annunciatori di tempi mi-
gliori sia per la Chiesa sia per il genere umano.

Che sia proprio questa la strada da seguire per il futuro? Lascia-


moci ispirare dallo Spirito e la soluzione verrà da sé.

Liebe Grüße aus München


(Cari saluti da Monaco di Baviera)

Alessandro

Isolati ma iperconnessi - 31
DALL’INDIA E DAL BANGLADESH
Come sappiamo dai giornali e dai canali d’informazione, l’India e il Bangladesh sono
stati messi alla prova dall’epidemia del Covid-19, cui si sono aggiunte recentemente
un’ondata di caldo torrido con temperature fino a 50 gradi, un’invasione di locuste,
che stanno devastando le colture, e il rovinoso passaggio del ciclone Amphan. Spes-
so, nelle zone colpite dal ciclone, le persone si sono trovate di fronte a una dram-
matica scelta: rischiare la morte tra acqua e fango o rischiare il contagio in rifugi
affollati, dove il distanziamento necessario risulta impossibile. Anche il nostro amico
padre Kiran Kakumanu sta vivendo la lunga quarantena con la sua famiglia nella
città di Vijayawada, nello stato dell’Andra Pradesh. Scuole, negozi, chiese e seminari
sono chiusi. Padre Kiran celebra la Santa Messa ogni giorno con i genitori e i familia-
ri che abitano nella stes-
sa casa, prega e rimane
in contatto con parenti e
amici grazie al telefono
e ai mezzi informatici. In
occasione della domeni-
ca delle Palme ha inviato
la foto di come s’è svolta
la celebrazione della Pas-
sione del Signore a porte
chiuse.

In Bangladesh la povertà è aggravata dalla situazione di emer-


genza sanitaria. Molte persone vivono in rifugi precari
in insediamenti sovraffollati, dove le condizioni igieniche
e i servizi sanitari sono disastrosi e c’è carenza di acqua
potabile. Le infezioni si diffondono rapidamente a causa
delle pessime condizioni di vita. È molto difficile dare se-
guito alle misure di contenimento per far fronte alla diffusione
del Covid-19. Le organizzazioni umanitarie stanno lavorando
per favorire l’adozione di comportamenti igienici adeguati
alla situazione, promuovendo anche il distanziamento socia-
le. Tutto però è molto complicato. Le mamme, con mezzi di
fortuna, cercano di tutelare la salute dei loro bambini.

32 - Dall’India e dal Bangladesh


Riflessioni
L’ESSENZIALE E IL SUPERFLUO
A cosa serve la Filosofia? Mai come in questo periodo un po’ strano di confi-
namento e di distanziamento fisico, nel quale si restringevano gli spazi e si
dilatava il tempo, mi è rimbalzata nella testa questa domanda.
Forse perché è stato difficile trovare un senso alla tragedia che abbiamo vis-
suto e che stiamo ancora in parte attraversando.
Certo, sapevo dai tempi in cui ero studente, che la Filosofia ci aiuta a mettere
ordine alle idee, a pensare in modo rigoroso, a stimolarci a porre domande
sulla nostra vita e sul nostro destino, ma non avevo fino ad ora davvero spe-
rimentato (per esempio) quanto l’antica saggezza dei filosofi del IV secolo
avanti Cristo potesse essere attuale e servirci per comprendere il presente.
Quando i virologi si presentavano in televisione, ammettendo che il coronavi-
rus era uno sconosciuto al quale dovevano prendere ancora le misure, non era
forse la versione moderna del “So di non sapere” di Socrate?
O quando gli psicologi ci spiegavano che l’isolamento nelle nostre case non
era una condizione naturale, non affermavano forse con Aristotele che “L’uo-
mo è un animale sociale”?
Questa pandemia ci ha costretti a pensare alla finitezza dell’uomo, alla sua
vulnerabilità, a riconsiderare la differenza tra l’essenziale e il superfluo, ad
assegnare il giusto valore alle cose, a pensare la nostra libertà non come il-
limitata, ma in relazione agli altri, come ha ben sintetizzato il Cardinale di
Bologna Zuppi con la felice espressione di “comunità di destino”.
Sì, perché ognuno di noi con i suoi comportamenti può contribuire alla solu-
zione del problema o aggravarlo e il nostro Io, che sempre abbiamo la tenta-
zione di affermare in una sorta di continuo “presentismo”, ha dovuto subire
inevitabilmente una benefica limitazione.
L’assunzione piena e consapevole dell’etica della responsabilità come chiave
decisiva per uscire insieme dall’emergenza.
Come ha ricordato Papa Francesco: “Nessuno si salva da solo. I muri crollano
dinanzi a una presenza quasi impercettibile che manifesta la fragilità di cui
siamo fatti”.
Belle queste parole che ci incoraggiano ad allontanarci dall’ipertrofia del no-
stro egoismo nel quale eravamo caduti e ad uscire da quella sorta di “stallo
relazionale” che abbiamo sofferto in questo periodo, ritrovando in questo
tempo così difficile una rinnovata e autentica dimensione comunitaria.

Maurizio

L’essenziale e il superfluo- 33
SUOR MARIA LAURA MAINETTI BEATA
Venerdì 19 giugno 2020  il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza Sua Eminen-
za Reverendissima il cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cau-
se dei Santi. Durante l’Udienza, il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione a
promulgare il Decreto riguardante la Serva di Dio suor Maria Laura Mainetti (al secolo
Teresina Mainetti), religiosa professa delle Suore Figlie della Croce.

La Congregazione delle Cause dei Santi ha riconosciuto il martirio di suor Maria


Laura Mainetti. Tempi e modi della beatificazione saranno concordati dal Vescovo
diocesano e dagli attori della Causa con la Segreteria di Stato e le competente Con-
gregazione delle Cause dei Santi.

La notizia è stata accolta dal suono delle campane nelle comunità di Villatico di Colico
(LC), dove suor Mainetti è nata, e a Chiavenna (SO), luogo del suo martirio. Sabato
20 giugno, alle ore 12.00, tutte le campane delle chiese della Diocesi di Como hanno
suonato a festa. La Diocesi ha accolto con gioia la notizia di questo importante ricono-
scimento da parte della Chiesa universale. È forte il senso di responsabilità: siamo
testimoni e custodi delle molte tracce di santità che caratterizzano la storia
millenaria della nostra Diocesi.

In questi ultimi nove anni abbiamo vissuto la canonizzazione di san Luigi Guanella (23
ottobre 2011) e le beatificazioni prima dell’arciprete Nicolò Rusca (21 aprile 2012)
quindi di madre Giovannina Franchi (20 settembre 2014). Lo scorso novembre è stato
riconosciuto il miracolo del medico missionario comboniano padre Giuseppe Am-
brosoli. Ora il martirio di suor Maria Laura. È un percorso che si arricchisce dei tanti
“santi della porta accanto” di cui le nostre comunità sono ricchissime.

Teresina Mainetti nacque a Colico (LC) il 20 agosto 1939, decima figlia di mamma
Marcellina e papà Stefano. Fu uccisa il 6 giugno 2000 (nell’anno del suo quarantesimo
di professione religiosa) a Chiavenna (SO), al termine di un rituale satanico (ispirato
da quella data così evocativa, il 6 del 6 del nuovo millennio). «Eccomi! Signore, per-
donale»: questa la frase pronunciata da suor Laura mentre veniva colpita. «Della
tua vita devi fare una cosa bella per gli altri». Questo invito, rivoltole ancora
giovanissima da un sacerdote durante la confessione, Teresina lo abbracciò
come progetto di vita. A 18 anni entrò nella Congregazione francese delle
Figlie della Croce: nell’agosto 1959 emise i primi voti come suor Maria Laura
e nel 1960 fece la professione perpetua a La Puye, casa madre della Congrega-
zione.

34 - Suor Maria Laura Mainetti


Dedicò la sua vita alla missione tra i bambini, i giovani e le famiglie, a Vasto (Chie-
ti), Roma, Parma, fino ad approdare a Chiavenna nel 1984: qui, nel 1987, divenne
anche superiora della comunità. Le consorelle la descrivono come «instancabile
e serena, sempre pronta a rimboccarsi le maniche quando scopriva una qua-
lunque situazione di difficoltà». Si firmava sempre per esteso: suor Maria Lau-
ra, Figlia della Croce. Pochi mesi prima della morte scrisse a una consorella: «Ti
auguro di cercare e trovare Gesù tra i poveri e nella quotidianità … Sarai felice
davvero». Una sensibilità particolare suor Maria Laura l’ebbe per giovani. In uno
dei suoi scritti si esprimeva così: «i giovani sono poveri … Sì, perché spesso sono
disorientati, sradicati, plagiati, soffocano un grido di vita inespresso … Sento l’ur-
genza di accompagnarli e di chiedere aiuto a Gesù, perché non hanno punti di
riferimento».

Sul luogo del martirio di suor Maria Laura fu posta una croce in granito (tutt’oggi
ben visibile) che reca la scritta evangelica “Se il chicco di grano non muore, non
porta frutto”. Da subito tanti si sono recati lì in preghiera e, nel marzo 2019, la
salma di suor Laura è stata traslata dal cimitero di Chiavenna alla cappella di san
Giovanni Nepomuceno, nella Collegiata di San Lorenzo.

Beatificazione - 35
20° ANNIVERSARIO SUOR MARIA LAURA MAINETTI
6 giugno 2020 - Chiavenna
Dal testo scritto e consegnato dal Vescovo di Como, Monsignor
Oscar Cantoni, per l’occasione.
Attraverso il brano evangelico appena proclamato Gesù ci richia-
ma al mistero della nostra vita, radicalmente trasformata dal suo
invito a seguirlo, proprio come è successo un giorno  a “un uomo
chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte” , che si è improv-
visamente sentito chiamare da Gesù e così, da quel momento,
abbracciò  una vita diversa, completamente indirizzata a seguire
il Maestro.
Diventiamo cristiani ogni giorno perché avvertiamo che il Signore
Gesù, entrato per grazia  nella nostra vita col Battesimo, ci fa con-
tinuamente  dono della sua amicizia e della sua fiducia, ci associa
a sé e alla sua comunità, un piccolo gruppo di discepoli, disposti a
seguirlo e a testimoniare il suo vangelo, nonostante la povertà e la
fragilità della esistenza. Ci risulta, infatti, sempre difficile avanzare
nella logica di Cristo. Tuttavia Dio ci accetta senza discutere, così
come siamo e ci raggiunge lì dove siamo.
Anche noi, come Matteo, ci siamo sentiti amati da Gesù , che ha
avuto compassione di noi e ci ha associati a sé non per i nostri me-
riti, ma per un puro atto gratuito, sgorgato dalla ricchezza del suo
cuore, pieno di misericordia. Da allora la nostra vita non è che una
risposta al suo amore. Lo seguiamo pieni di fiducia in Lui, ossia
contiamo su di Lui più che sulle nostre forze, e ci impegniamo a
seguirlo con una libera adesione, espressione fedele della nostra
gratitudine, al di là delle fatiche che sperimentiamo, ancora pre-
senti in noi.
Nessuno è degno della chiamata di Gesù, eppure lo stupore e  la ri-
conoscenza per essere stati scelti, ci determina a far sì che la nostra
volontà accetti di aderire pienamente, a volte non senza fatica, alla
sua e così impegnarsi a vivere per la gloria di Dio. Lo aveva ben
compreso suor Laura. L’ attaccamento costante al suo Signore e
Sposo non è stato altro che una risposta generosa e fedele  a Colui
che la aveva preceduto nell’amore con uno sguardo pieno di com-
passione e di tenerezza. Lo stesso sguardo misericordioso di Gesù

36 - Suor Maria Laura Mainetti


suor Laura ha saputo rivolgerlo a quanti incontrava, fratelli e
sorelle di Gesù, creati a immagine di Dio.
Vent’anni ci separano dalla sua drammatica morte, eppure il
suo sguardo pieno di tenerezza nei confronti di tutti, il suo
desiderio di testimoniare l’amore personale di Gesù nei con-
fronti dei piccoli, dei poveri, degli umili, continua ad affasci-
nare quanti hanno avuto la fortuna di avvicinarla o l’hanno
conosciuta attraverso le testimonianze di coloro che in questi
anni hanno tenuto viva la sua memoria.
Il popolo di Dio ha un “fiuto speciale”  per riconoscere imme-
diatamente i grandi  amici di Dio, persone semplici e umili,
trasfigurati, però, dalla grazia di Dio. Essi sorpassano i tempi
e scavalcano le stagioni. La loro memoria diventa una bene-
dizione che trasforma quanti la ricevono. Il giudizio di santità
che porterà molto presto la Chiesa a riconoscere suor Laura
tra i beati, non sarà che la conferma ufficiale di quanto il santo
popolo di Dio ha intuito con larga chiaroveggenza.
Noi ci uniamo in questo rendimento di grazie per poter rice-
vere quei doni di vita evangelica che sono stati ampiamente
riconosciuti in suor Laura, tanto necessari oggi a ciascuno di
noi se vogliamo divenire, come lei, pane spezzato per la vita
del Mondo.

20° anniversario - 37
Notizie flash
SUOR TOMASINA POZZI (1910 - 1944)
L’ultima domenica di aprile la nostra Comunità ha ricordato i 110 anni della na-
scita di suor Tomasina Pozzi, avvenuta il 27 aprile 1910 e registrata nell’Atto di
Nascita del nostro Comune. Dal documento risulta che Laura Teresa Pozzi è nata
alle ore 23:30 nel comune di Trevano da Pozzi Attilio, di anni 29, scalpellino e da
Albinato Aurelia. Di lei i biografi dicono che fosse “una brava ragazza, creden-
te, docile, ingenua”. Fin dall’infanzia volIe dedicarsi a Dio facendosi suora. Nella
Casa di Mese, in provincia di Sondrio, sono conservati con amore e con cura tutti
gli scritti e la documentazione riguardante suor Tomasina. Su di lei si è scritto e
discusso con pareri spesso opposti. La sua vita fu un dono di amore, di affidamen-
to alla volontà del Padre. Si fece vittima per giovare alle anime. Una spiritualità
profonda, umile e coinvolgente. Una mistica che nella scarnità delle sue descri-
zioni testimonia il lavorìo della Grazia sulla sua anima.

L’ANGOLO DEGLI AUGURI…


… AL SEMINARISTA ROBERTO
Presso il Seminario di Como domenica 7 giugno, festa della Santissima Trinità,
ha ricevuto il ministero del lettorato il seminarista Roberto Stimamiglio, che ha
prestato servizio nella nostra Comunità Pastorale per due anni. Si tratta di un
passo importante nel cammino di formazione e preparazione agli ordini sacri del
diaconato e del presbiterato. Il lettore è chiamato al servizio della lettura delle
Scritture durante le celebrazioni. Auguri carissimi a Roberto!

… A FRANCESCA MERLO
17 giugno 2000: questa bella data è scritta nel cuore di Francesca Merlo, come il
giorno felice in cui nella chiesa di Uggiate nelle mani del Vescovo Alessandro ha
consacrato la sua giovane vita nell’Ordo Virginum della nostra Diocesi. Ricordia-
mo con lei e con la sua famiglia questa bella ricorrenza della vita e la affidiamo al
Signore certi che con gioia continuerà il suo servizio alla Chiesa Diocesana nella
persona del Vescovo Oscar.

… AL SEMINARISTA DARYL
Il 25 giugno, nella Cattedrale di Butuan City, nelle Filippine, il seminarista Daryl
ha ricevuto l’ordinazione diaconale. Il Signore illumini il suo cammino e benedica
la sua scelta di vita.

38 - Notizie flash
BRUCIA IL CINEMA, MA IN PIAZZA
È un fatto di cronaca del lontano 1939 consegnato alla storia locale dagli atti pre-
senti negli archivi comunali che oggi, arricchito da fonti orali, possiamo rivivere
sorridendo ma … chissà cosa devono aver provato i tantissimi abitanti di Uggiate
Trevano e di altri luoghi che, usciti da casa per un evento da vivere come spetta-
tori, quella tarda sera fecero rientro da protagonisti, a loro insaputa e loro mal-
grado.
Per fare ordine, in particolare per i più giovani lettori, è opportuno ricordare che
l’attuale consuetudine di uscire dal proprio paese per ogni esigenza, per svago o
semplicemente per far qualcosa, ha origine soltanto a metà degli anni Cinquanta
del secolo scorso con la motorizzazione di massa che è parente di primo grado
dell’asfalto, a sua volta becchino delle strade in ciottoli, le strade di un tempo.
Aggiungiamo che, oltre a quelle dei carri, le principali ruote che giravano erano
quelle della bicicletta che però veniva usata con parsimonia e in tanti, la sera,
come una reliquia se la portavano fin dentro casa. Se poi consideriamo che, sem-
pre ai tempi di questa vicenda, da Uggiate Trevano per Como era attiva una sola
corsa di corriera il mattino e una sola di rientro la sera, allora senza indugi possia-
mo aprire il sipario e ben comprendere il motivo per cui a quel tempo e già da un
decennio, erano in servizio sulla nostra penisola una trentina di cine-ambulanti:
furgoni attrezzati con proiettori e audio diffusori, in grado di raggiungere i paesi
fuori mano dalle città, i piccoli centri e perfino i villaggi sperduti. Lo scopo univa
l’utile della propaganda di regime che, con i cine giornali dell’Istituto Luce, pre-
cedevano al dilettevole del film proiettato mentre le organizzazioni che si occu-
pavano di portare sulle piazze questi eventi erano, almeno dalle nostre parti, la
cattedra ambulante di agricoltura e il dopolavoro provinciale.
Quel 1° giugno 1939, un giovedì sera, il cinema ambulante si ferma a Uggiate Tre-
vano. È un evento imperdibile e, anche se incompleta la visione, di gradimento o
meno che sarà stato, quanto si è visto del film - ma specialmente il seguito - ri-
marrà impresso indelebilmente nella memoria di tutti i presenti.
Brevemente, ma con il dovuto rigore, precisiamo che il luogo prescelto per la pro-
iezione corrisponde all’attuale Piazza XXVII Gennaio, dove si trova ormai in disu-
so da anni la regia caserma della Guardia di Finanza che sporge abbondantemen-
te sulla via Vittorio Emanuele, già via Dupuy Moris, … la strozzatura della via
formata dal demolendo vetusto fabbricato costituisce un continuo e costante
pericolo alla sicurezza del pubblico transito. E il 13 settembre, infatti, avrà inizio

Brucia il cinema, ma in piazza - 39


il suo abbattimento. Questa sera però l’ingombrante parete, che guarda verso
Gaggino, rappresenta il punto ideale per appendervi il telo, mentre il carro ci-
nema con il proiettore viene posto parallelamente all’altezza della già presente
macelleria Valli e, con il buio, il lungo fascio di luce tra la cinepresa e il telo appeso
sarà magia nello spettacolo. Tutto è pronto e anche se il terrazzo del bar Giardi-
netto, sul lato opposto della strada, offre una visione forse solo sugli spettatori e
soltanto per pochi, chi vi ha trovato posto sta come su un trono.
In nessun caso la comodità della seduta sarà motivo di paragoni con quelle dei
cinema veri né tantomeno oggetto di critica trattandosi della sedia di casa, che
ben si conosce e non si trascina ma si porta con cura. E per chi non la porta, o
ne deve portare una per un genitore o un parente anziano, ci saranno pure dei
gradini liberi da qualche parte, sicuramente quelli della farmacia, oppure si sta in
piedi. La naia invece (i giovani fino all’adolescenza), cui è dedicata principalmen-
te l’iniziativa, stan seduti per terra in ordine sparso con le gambe incrociate “ma
sta fermu e taas”.

Chi perché previdente oppure chi anche in


questa prima e calda sera di giugno il mi-
nestrone l’ha mangiato bollente e in tanti,
quindi, arrivano in piazza con abbondante
anticipo, non avranno modo di annoiarsi
perché … perché la notizia di quell’uomo
di fuori paese, che è stato arrestato qui a
Uggiate e portato in carcere per tre gior-
ni, fa ancora molto scalpore che se si fosse
stati al chiuso le parole dette girerebbero
ancora adesso, lì dentro. C’è chi sostiene
che il bicchiere l’avesse bevuto alla trat-
toria Impero, chi invece al Giardinetto o
forse in altro locale, ma su un fatto tutti
concordano: aveva finito di lavorare nel
campo e, anziché tornarsene direttamen-
te a casa per la via dei boschi, é entrato in
paese, si é fermato a berne un bicchiere
dimenticandosi che aveva ancora in bella
vista alla cintura la sua roncola da lavoro.
Fermo e arresto immediato.
E poi ci sono ancora tanti argomenti per

40 - Brucia il cinema, ma in piazza


tirare l’ora: l’ampliamento del cimitero terminato da poco, il prezzo del riso che
continua ad aumentare (che se lo mangino loro il vialone e il maratelli!) per non
parlare dei surrogati del caffè, che si beve solo in casa. Tutti sono aumentati: l’o-
landese, la cicoria Frank in rotoli e perfino il caffè malto in busta. Probabilmente
si sta commentando anche la notizia di quell’impresa edile che cerca dalle nostre
parti più di venti manovali per un nuovo cantiere in provincia di Cuneo. Devono
essere giovani e robusti, non dediti al vino, che abbiano di che ben coprirsi e
scarpe pesanti e ferrate. Chissà se qualcuno è partito. Nel frattempo la piazza
si è riempita, forse mancheranno i tessitori a domicilio che lavorano anche sedici -
diciotto ore al giorno, ma di sicuro con tutti gli altri han già preso posto i mutilati e
gli invalidi della prima guerra mondiale e qualcuno nato con l’Unità d’Italia.
Alle 21.30 finalmente cala un primo silenzio, ma una testimonianza verbale vuo-
le che all’ennesimo “Sta fermu e taas” volutamente inascoltato, da dietro viene
calata una ‘briscola’ sulla testa del primo malcapitato e, un po’ come si usa per
il varo di una nave con la bottiglia, con questo ‘scapaccione’, che ai tempi senza
particolare motivo né grado parentale come le mosche volavano sulle teste dei
piccoli, ha inizio lo spettacolo.
Si apre con il cinegiornale, tutta grinta e muscoli da far sobbalzare chi sta sedu-
to. Viene, infatti, proiettato l’ingresso trionfale delle nostre truppe a Tirana e la
conseguente capitolazione dell’Albania, che vede fuggire in Grecia il re Zog con
il suo governo, a dirla tutta ‘fantoccio’. La notizia è fresca di due soli mesi e ora la
si può anche vedere.
Pausa, parlottii e ancora “Sta fermu e taas”, ma stavolta abbasso la testa prima
che da dietro parta il nuovo carico e “cippirimerlo” a te che non mi hai preso.
In tanti scoprono solo ora il titolo del film, ma tanto la priorità è altra ed essere
presenti a un evento straordinario anche perché infrasettimanale, cosa mai vista.
Si tratta della prima versione del film “Taras-Bulba” del 1936 diretto da Alexis
Granowsky e ambientato nell’Ucraina del XVII secolo, che narra vicissitudini e
conflitti tra i cosacchi contro i polacchi, che qui usciranno vincitori ma che solo
esattamente tre mesi dopo questa bella calda serata uggiatese del 1° giugno
1939, e precisamente il 1° settembre 1939, conosceranno il morso delle fauci na-
ziste che poco dopo, solo momentaneamente, spartiranno il pasto polacco con
le fauci staliniste. È scoppiata la seconda guerra mondiale.
Lasciamo ora al verbale agli atti descrivere i fatti: In piazza centrale paese men-
tre il carro cinema del dopolavoro provinciale di Como proiettava il film Taras
Bulba, dapprima viene proiettato un documentario Luce quindi il primo e il se-
condo atto del film filando tutto liscio. A metà del terzo atto quando la pellicola
si è incendiata, l’operatore l’ha subito afferrata e tolta dalla custodia lancian-

Brucia il cinema, ma in piazza - 41


dola lontano dal carro e dal pubblico (balle romane) fatto uso dell’estintore di
cui l’apparecchio è dotato non è stato però possibile salvare anche una minima
parte della parte di pellicola già proiettata. Gli spettatori colti da vivo panico e
nel fuggi fuggi seguito si ebbero a lamentare tre feriti leggeri.
Balle romane perché un bambino di questi, ma ai nostri giorni, assicura che la prin-
cipale preoccupazione dell’operatore fu si di sgomberare i tantissimi metri di cel-
lulosa infuocata dalla zona carro cinema, ma fu proprio anche la ‘naia’ assiepata a
trovarsi accanto alle fiamme, sentirne lo scricchiolio e annusarne ben bene l’odore
… “che mi gu anca mò in dal naas” … che un testimone ha ancora nel naso.
Fine del cinema? Noo! Il cinema comincia ora. Il fuggi fuggi descritto dal verbale è
un termine di uso corrente, ma non appropriato per l’occasione perché in realtà ci
mancò poco al finimondo. Quel che segue, infatti, è un tripudio di esilaranti scene
da rendere perfino dilettantesche le disavventure fantozziane, ma con delle rego-
le ben precise che chi stava correttamente seduto sembrava aver perfino calcolato
fin dall’arrivo nella platea: alzarsi, quindi tolti gli zoccoli che sono un ostacolo asso-
luto alla fuga, chi riesce li infili in una mano mentre con l’altra metta in salvo la pre-
ziosissima sedia che in via del tutto eccezionale in questa funesta occasione, pur di
salvarla, può essere anche trascinata. Poi via di corsa, si fa per dire, senza voltarsi
che porta male. E non si sa mai cosa può succedere anche perché il manto stradale
in risciada (ciottoli) invita alla massima prudenza. Peggior sorte invece toccherà a
chi, rigorosamente maschi, ha avuto la maldestra idea di sedersi a cavalcioni della
sedia, cioè con le braccia appoggiate sullo schienale, poiché il tentativo di alzarsi
sarà più volte vanificato dalla furia di chi nel frattempo aveva già guadagnato lo
spazio di fuga e “...riusivan mia a vulzass e picavan giö ul barbell insu’ la cadrega”
(non riuscivano ad alzarsi e battevano il mento sulla sedia). I più piccoli, che erano
partiti in gruppo con gli adulti, fanno ritorno a casa singolarmente con l’obiettivo
del ‘si salvi chi può’ e, aggiunge il testimone che “Da Via Roma si scorgono il fumo
e le fiamme sovrastare le case della piazza” e conclude dicendo di sentire ancora le
grida angosciate di un’anziana che ripete “O geent, ma mazan” (O gente, mi ucci-
dono). E in tanti a correre a piedi nudi ...
Lucide e univoche le testimonianze raccolte descrivono una quantità di sedie ca-
povolte in piazza ancora il mattino successivo quando in tanti si ritroveranno con
freschissimi commenti a cercare ognuno i propri zoccoli o quelli di un congiunto
raccolti in una gerla dal calzolaio Tattarletti, il cui negozio è ancora li testimone

42 - Brucia il cinema, ma in piazza


del tempo. Ma per il riconoscimento degli zoccoli non servirà neppure sco-
modare il ‘Sant’Antoni da la barba bianca’ … perché non solo il Cecchett dei
Gambar, che ne ha costruite in quantità notevole saprebbe riconoscere a chi
appartengono, ma l’uso quotidiano le ha rese talmente personalizzate e in-
confondibili che si riconoscono anche ad occhi chiusi. E se davvero qualche
paio non si é ancora adattato al piede c’e`il nastrino sopra che farà da foto,
come sulla carta d’identità. Solo una bambina, che stava seduta sui gradini
della farmacia, ritornerà a casa sconsolata con uno solo dei suoi zoccoli e
chissà per quanto tempo avrà cercato l’altro.
Ciò che non è in archivio è ancora fisso nella memoria di chi era bambino, che
sembra ieri.
Ironia della sorte è proprio del 1° Giugno 1939 la Legge n. 1089 per la tutela
delle cose di interesse artistico e storiche, cui anche i cine-spettacoli appar-
tenevano.
R.A. e cinque della naia di allora

Fonti: Archivio Comunale - Gazzetta Ufficiale - e i cinque testimoni, che rin-


grazio di cuore.

Brucia il cinema, ma in piazza - 43


Santi del nostro tempo

SAN PAOLO MIKI E I SANTI MARTIRI GIAPPONESI


In questi mesi di quarantena è stata una grande fatica rimanere chiusi in casa e
limitare i rapporti sociali alle telefonate o alle videochiamate. Per chi crede, e ha
sempre partecipato alla vita di fede comunitaria, è stato un grande sacrificio non
poter vivere le celebrazioni liturgiche nelle nostre chiese, con il nostro parroco,
con gli altri fratelli e sorelle. Abbiamo sperimentato un digiuno eucaristico for-
zato. Solo la buona volontà dei sacerdoti e dei volontari, primo fra tutti il nostro
Vescovo, ci ha permesso di non sentirci totalmente abbandonati ed esclusi. Ab-
biamo potuto seguire virtualmente le Sante Messe e celebrare quella che è stata
definita la Comunione Spirituale.
In questo numero del bollettino, superiamo i confini cronologici della nostra
rubrica Santi del nostro tempo per ripercorrere le vicende di alcuni uomini che
verso la fine del Cinquecento vissero come noi la sofferenza di non potersi co-
municare al corpo di Cristo. Stiamo parlando di San Paolo Miki e dei Santi Martiri
giapponesi.
La prima comunità cattolica del Giappone fu fondata a Kagoshima nel 1549 dal
gesuita San Francesco Saverio, patrono delle Missioni. Per oltre quarant’anni il
cristianesimo godette di ampia libertà e continuò perciò la sua marcia, facilitata
da conversioni collettive. Il primo editto di persecuzione nei loro confronti risale
al 24 luglio 1587: l’imperatore, inizialmente favorevole al Cristianesimo, iniziò a
temere che l’opera evangelizzatrice dei missionari fosse il preludio per una con-
quista militare occidentale.
La prima dimostrazione di forza dell’esercito fu compiuta a Miyako. Un gruppo
di gesuiti, francescani e semplici fedeli, fu condotto sulla piazza della città: qui
venne loro mozzato parte dell’orecchio sinistro e in seguito iniziò la marcia dei
condannati verso Nagasaki, luogo della loro crocefissione. Tra loro si trovavano
tre ragazzini Tommaso Cesaki, Antonio da Nagasaki e Ludovico Ibarki che, con
incredibile calma, continuarono lungo tutto il tragitto a recitare Salmi, e Paolo
Miki celebre per essere stato il primo giapponese a entrare in un ordine religioso.
Questa triste processione aveva lo scopo di intimidire la popolazione e dissuader-
la dall’aderire alla fede straniera. Giunti sul luogo dell’esecuzione ai condannati fu
permesso di confessarsi, ma fu impedito ai sacerdoti di celebrare l’Eucarestia e
quindi ai futuri martiri di comunicarsi un ultima volta.

44 - Santi del nostro tempo


Su una collina si stagliavano ventisei croci, una per ciascuno di loro, con ri-
portato il loro nome. Issati sulle croci, questi veri imitatori di Cristo intonaro-
no il Benedictus, che cantarono fino alla fine. Prima di esalare l’ultimo respi-
ro padre Pierbattista amministrò il Battesimo, con la mano libera dai lacci,
a una donna pagana muta, che immediatamente riacquistò la voce. Paolo
Miki pronunciò fino alla fine preghiere e suppliche per il popolo e anche per
i suoi stessi carnefici.
Uno dopo l’altro i corpi furono trafitti dalle lance dei soldati. Presto la folla
dei fedeli riuscì a fare irruzione nel recinto del martirio per raccogliere con
devozione il sangue dei martiri. Nemmeno gli uccelli rapaci osarono intacca-
re i loro santi corpi.
La venerazione di questi martiri si diffuse ben presto nel mondo, essendo i
missionari originari di diversi paesi. Papa Urbano VIII beatificò i protomartiri
giapponesi il 14 settembre 1627 e il pontefice Beato Pio IX infine li canonizzò
l’8 giugno 1862. La memoria liturgica dei santi martiri giapponesi si celebra
il 6 febbraio.

Santi del nostro tempo- 45


MUSICA E CONSOLAZIONE
In questo particolare periodo, che ognuno di noi ha vissuto a causa del Covid19,
parlare di consolazione non è semplice. Cercando però nella musica di varie epo-
che e stili, potremmo forse trovare qualche aiuto e anche trarne dei benefici, sap-
piamo infatti che la musica è spesso impiegata in varie terapie.

La prima composizione scelta è di J. S. Bach: si tratta della cantata per voce sola
BWV 82, “Ich habe genug” (Ne ho abbastanza). Fin dall’attacco sublime dell’o-
boe, una melodia dolente e lamentosa, lunga, lunghissima, interminabile, ci in-
troduce subito in quel clima, così tipico di Bach, di confronto con il pensiero della
morte. Di che cosa ne ha, infatti, abbastanza, chi canta? Della vita. Ho preso il
Salvatore, la speranza del giusto, tra le mie avide braccia. Composta a Lipsia nel
febbraio 1727, in occasione della purificazione di Maria, esistono due versioni: la
prima per voce di basso e la seconda per voce di soprano, entrambe sono molto
interessanti.

Segue poi una musica solo strumentale del compositore francese J. P. Rameau,
tratta dall’opera “Le Boréades” composta nel 1763; ho scelto la Entrée di Abari
leggendario taumaturgo che, come raccontano Erodoto e Platone, grazie a una
freccia d’oro donatagli da Apollo, volava su tutta la Grecia per guarire gli amma-
lati. Il compositore, utilizzando una scala discendente, dà vita all’incanto di un
soave intreccio polifonico.

Per concludere indico due composizioni per pianoforte.


La prima, una breve pagina di F. Mendelssohn tratta
dal ciclo “Lieder ohne Worte”, una serie di opere brevi
molto poetiche, la prescelta è op. 30 n.3, composta
nel 1833-34 il cui titolo è proprio Consolazione. La
peculiarità di questo brano è che ha una forma cir-
colare, inizio e fine sono costituiti da un arpeg-
gio, all’interno una dolce melodia sorretta da
accordi, una miniatura di grande bellezza.

46 - Musica e consolazione
Seguono le sei Consolations composte da Liszt nel 1848 (ad eccezione della quinta,
anteriore di quattro anni) e pubblicate nel 1850. Esse traggono ispirazione dalla lettu-
ra dell'omonima raccolta poetica di Charles-Augustin de Sainte-Beuve del 1830, uno
degli autori più amati dal giovane Liszt.
La prima Consolazione (Mi maggiore) nonostante la semplice forma tripartita, con un
tema, un piccolo sviluppo e ripresa, non è priva di una certa ricercatezza. L'iniziale fi-
gurazione di accordi in sincope diviene maggiormente percepibile nel corso del brano
con la presenza di una seconda voce che sottolinea i tempi forti. La seconda pagina,
nella stessa tonalità iniziale, è monotematica e tripartita, con esposizione, sezione
contrastante e ripresa variata con coda, nella quale la melodia nel registro centrale
è divisa tra le due mani. La terza Consolazione (Re bemolle maggiore) si caratterizza
per una nota grave tenuta dal pedale di risonanza, un accompagnamento della mano
sinistra in arpeggi e una melodia alla mano destra in note singole, in ottave, in terze
e in accordi, con una piccola cadenza prima della conclusione. Il quarto brano, nella
tonalità del terzo, si apre con una melodia (tratta da una canzone composta da Marie
Pavlovna) armonizzata quasi come un corale ("Cantabile con divozione"), seguita da
una sezione centrale e da una ripresa variata con la melodia affidata alla mano sini-
stra. Con la quinta Consolazione il ciclo ritorna alla tonalità iniziale, in un clima quasi
idilliaco, in cui i due temi vengono esposti e quindi ripresi nello stesso ordine, anche
se in tonalità diverse. L’ultimo brano, che chiude il ciclo in mi maggiore, propone una
semplice melodia, accompagnata da rapidi arpeggi. La forma è di nuovo quella terna-
ria di canzone, con una cadenza prima della ripresa.

Nella pagina in versione online, ci sono dei contenuti ipertestuali che rimandano a
ulteriori informazioni.
Tutte le musiche si potranno ascoltare seguendo questo link:
https://www.youtube.com/playlist?list=PLhlyechER07_Pei_KM3mEWY9lbHBb3qSQ

Andrea Schiavio

Musica e consolazione - 47
Anagrafe
della Comunità Pastorale

Per sempre con Dio nel suo Regno

Giuseppe Vaneria coniugato con Luigia Piscitello


di anni 87 – Uggiate T. (6 aprile 2020)
Ileana Ticozzi vedova di Emilio Orlandi
di anni 88 – Uggiate T. (8 aprile 2020)
Ercole Livio vedovo di Rosangela Valli
di anni 82 – Ronago (10 aprile 2020)
Bernardino Fasola
di anni 80 – Ronago (10 aprile 2020)
Giuseppa Ocello vedova di Giovanni Gini
di anni 90 – Uggiate T. (14 aprile 2020)
Rosa Grisoni vedova di Giuseppe Donadini
di anni 94 – Uggiate T. (23 aprile 2020)
Carlo Varsalona
di anni 54 – Ronago (28 aprile 2020)
Ernesto Tosato coniugato con Rosanna Fomiatti
di anni 71 – Uggiate T. (5 maggio 2020)
Teresa Curti coniugata con Angelo Marchetto
di anni 87 – Ronago (6 maggio 2020)
Vito Ruggirello coniugato con Caterina Badaluco
di anni 81 – Uggiate T. (10 maggio 2020)
Giovanni Mazzucchi vedovo di Adele Zanonini
di anni 89 – Uggiate T. (19 maggio 2020)
Raoul Marinoni coniugato con Franca Fontana
di anni 65 – Faloppio (20 maggio 2020)
Angelo Moletta coniugato con Elia Geretto
di anni 92 – Uggiate T. (26 maggio 2020)

48 - Anagrafe
Graziano Lambrughi coniugato con Sabrina Sebastiani
di anni 56 – Ronago (29 maggio 2020)
Giuseppina Donadini coniugata con Francesco Pietrobon
di anni 83 – Uggiate T. (18 giugno 2020)
Luca Piva
di anni 54 – Ronago (19 giugno 2020)

Rinati in Cristo per il dono del Battesimo

Samuele Mazzullo di Sieva e Antonella Clemente – Uggiate T. (7 giugno 2020)


Nicolò Sternativo di Christian e Elisa Butta – Uggiate T. (7 giugno 2020)

Aurora Saibene di Simone e Anna Rita Beretta – Uggiate T. (14 giugno 2020)
Federico Giovanni Polizzi di Gianluca e Miriam Ciriello – Uggiate T. (14 giugno 2020)
Mirko Bianchi di Paolo e Gloria Meli – Uggiate T. (14 giugno 2020)

Anagrafe - 49
C.S.I. MULINI Como che annullava la gara per precau-
zione, così non ci restava che tornare a
casa con tanta delusione.
Era il 23 febbraio quando tutto si fer-
Con il passare dei giorni e delle setti-
mò a causa di qualcosa che ancora non
mane, abbiamo preso consapevolezza
conoscevamo bene. Quella domenica
della gravità del virus che ha stravolto
si doveva disputare a Ronago la corsa
ogni aspetto della nostra quotidianità
campestre per i bambini dell’under 10 e e in primo luogo anche della nostra so-
Montan bike per l’under 12 sia di squadre cietà sportiva, tagliando ogni contatto
maschili che femminili di tutta la provin- umano. Sicuramente l’amarezza è stata
cia e noi dell’US Mulini eravamo gli orga- molta, ma l’US Mulini ha voluto mante-
nizzatori. Probabilmente era destino che nere un legame tra allenatori e ragazzi
la corsa venisse annullata, tanto che già sfruttando al meglio la tecnologia. Sono
per due volte era stata sospesa a causa state organizzate delle Challenge sem-
del maltempo. Quella mattina era tutto pre in tema calcistico, per dare ai bam-
pronto, ci trovavamo sul posto alle 7.00 bini un momento di divertimento, coin-
per gli ultimi preparativi quando arrivò volgendo anche i genitori così da avere
inaspettata una telefonata dal C.S.I. di delle distrazioni durante la quarantena.

50 - C.S.I. Mulini
Alcuni allenatori hanno anche orga- premiazioni e per condividere la chiu-
nizzato dei quiz e settimanalmente si sura dell’anno calcistico con un mo-
incontravano online, i ragazzi aveva- mento di festa. Fino a pochi mesi fa si
no così la possibilità di interagire ac- sperava in una conclusione di stagione
quisendo nuove nozioni sullo sport. molto positiva, come quella degli anni
Molto bella è stata anche l’iniziativa precedenti, vista l’ottima posizione in
presa il giorno di Pasqua organizzando classifica di tutte le nostre squadre,
una tombola a distanza dove ognuno
ma purtroppo il covid-19 ha interrotto
metteva in palio un premio e da casa
queste prospettive costringendoci ad
poteva partecipare ad un momento in
un finale diverso dal solito. L’obietti-
compagnia durante un giorno di festa,
nel quale la pandemia non ci permet- vo di tutte le nostre iniziative è stato
teva di stare concretamente vicini. in primo luogo quello di tenere vivi i
Il 23 maggio come ogni anno avrem- legami nella squadra, nella speranza
mo dovuto concludere il campionato che questo momento difficile passi al
del torneo polisportivo presso lo sta- più presto, per poter tornare alla nor-
dio di Cantù, dove tutte le squadre malità giocando nel nostro verdissimo
della provincia si incontrano per le campo tutti insieme.

C.S.I. Mulini - 51
Sturiell Sota ‘l Munt da la Pianta
del Pepin da Roma

UL LIBAR TELEMATICH (Storia e personaggi inventati)


Ul Carlu Vìrgula e ul Maurizi Paréntesi, (ch’emm già cugnussüü par un’oltra
storia), van adrée ai cunsili del dutuur dal còör che ‘l diss da caminà. Difati,
cunt ul andà innanz a caminà, adasi adasi, a pass da lümaga, ai rivan fin a la
gesa da Sumazz. Setaa gio sül murett del segraa gh’è lì ul Pidrin Gramatica
cunt una tauleta in man che ‘l bruntóla daparlü, pö al guarda i düü amiis che
in dré a rivà e ‘l diss:

− Tai chì i düü soci da la bira! Setìvass gio visin a me che forsi gh’ù bisogn de la
vostra cültüra!
− Difati emm vist che ta bruntulavat - al diss ul Carlu - S’éet dre a fà cusè? Ul
cünt dii tass da paga?
− Cun la mia cültüra – al diss ul Maurizi – ta podi cunsilià quand che gh’è la lüna
bona par sumenà i garotul, piantà i tumatis, tirà sö i pomm da tera, pudà ul
pergulaa...
− No, no – al respund ul Pidrin - l’è una questiun... leteraria. La tauleta che
gh’ù in man ma l’ànn regalada i mè fiöö par ul mè cumpleann e l'è una libreria
telematica. Ta schisciat un butun, ta ga feet ghiliciga a ‘na freceta, ta palpat
‘na virgula (scüsum, Carlu) e ta scernisat ul libru che ta vörat léeg: Promessi
Sposi, Anna Karenina, I Miresabili, L’uomo e il mare, La coscienza di Zeno, e
via inscì. Insoma, gh’è a dispusiziun una biblioteca, però bisogna savela du-
prà. Me sevi dré a léeg ul “Passero Solitario” del Leopardi e quand sum rivaa a
“Oimè, quanto somigli” in dal svultà la pagina m’è vegnüü föra ul “Bove” del
Carducci. Mò, un passarot al sumeja par nagot a un böö e gnanca che ul Don
Rudrigh al vegn da la campagna in sul calar del sole, cumè m’è capitaa da léeg
un’oltra volta in dal svultà pagina... L’è inscì che vegnan föra i garbuj!
− A l’è cumè sumenà furment e a catà sü zicoria – al diss ul Maurizi – Forsi t’ eet
migna schisciaa ul butun giüst , o ta séet indaa a destra inveci che a sinistra.
− Al pò vess! – al cunferma ul Pidrin- Di voolt basta slisà un tast par peerd la
pagina e dopu, inveci da turnà indré, sa va sura, sa va da sott, sa va drizz, sa
va da sbièss... sa va a fà un rebelott.
− Mé quela roba lì vöri gnanca ciapala in man - al sentenzia un Carlu - . Quand
che gh’ù vöja da léèg ciapi in man ul me libar cunt i paròll stampaa sura i pagin
da carta e vù innanz, parchè:

52 - I racconti Uruk
Un libar che l’è senza föj da carta
e senza cuertina culurada
al sa pò lèeg cun la partenza in quarta,
ma l’è l’istess del lacc che ‘l va in quagiada.

Al gh’avrà denta tanti bei paròll


però al lassa migna ul bon uduur
de quel tradiziunaal, marcaa cul boll,
che ‘l fa sentì ul respiir del sò autuur.

Me légi pooch: quel pooch (a gh’ù da dill)


l’è in pagin faa de carta e vù in d’un siit
sulitari, ‘nduè podi sta tranquill...
e par girà ogni föj me bagni ul diit!

− Oh, dai! - al fa ul Pidrin – Bagnà ul diit l’è migna tant bell. E pö sa metan
in boca i micrubi.
− Ah, ma lüü – al precisa ul Maurizi – al duperava ul diit bagnaa anche par
mett i fett da bulogna denta i michett quand che ‘l dava una man a la
festa de j’Alpini.
− Un mumeent! - al diss ul Carlu – Prima da metass dré a laurà, me ù sen-
par lavaa i man.
− Quand l’è inscì, - al sara sü ul discurs ul Pidrin - Sciüscia püür ul to diit.
Ma ul diit bagnaa al pò migna sbrisigà sura la tauleta del libar telemati-
ch, che in di tò man chissà cusè che la diventa! Magari, inveci de nà su la
pagina sbaliada, al fa sunà l’alarmi e ‘l fa cuur i pumpieer.

I racconti Uruk - 53
Sentieri di fede
MADONNA DELLA GUARDIA A CURIGLIA
Nell’ultimo bollettino della comunità,
che a causa del virus era stato pubbli-
cato online, continuando i pellegri-
naggi con la nostra rubrica Sentieri
di Fede eravamo andati a Brunate, in
località Cao, dove si trova il santuario
di Santa Rita, il più piccolo santua-
rio d’Europa. Proseguendo il nostro
cammino con un balzo passiamo dai
monti del lago di Como ai monti del
lago Maggiore, in val Veddasca, valle
che si trova sopra Luino. Nella locali-
tà d’alpeggio Alpone, frazione di Cu-
riglia, si trova la chiesa dedicata alla
Madonna della Guardia detta anche
Beata Vergine della Neve. Fu costrui-
ta per iniziativa del parroco, Ezechiele
Manzella, col concorso degli emigran-
ti che, dalla Valle Dumentina, partiva-
no, ancora nei primi anni del XX sec.,
per lunghi impieghi stagionali in Italia
e in Europa. Il progetto fu redatto nel 1904 seguendo il modello della chiesa “dei
morti” di Vira, il cui disegno fu gentilmente messo a disposizione dal parroco del
paese affacciato al lago Maggiore, sulla riviera svizzera del Gambarogno (Canton
Ticino). L’11 febbraio 1906 il curato di Curiglia bandì il concorso per la costruzio-
ne. Al cantiere collaborarono, come consuetudine, le donne del paese, uniche
testimoni della fatica del vivere quotidiano sui monti in assenza di buona parte
degli uomini. A loro spettò il compito, duro e svolto a titolo gratuito, di portare
sulle spalle, nelle caratteristiche ‘gerle’, le pietre da costruzione recuperate sul
letto del fiume Giona, ossia a valle, colmando un dislivello di quasi mille metri.
La chiesa della Beata Vergine della Neve “è la chiesa più vicina al cielo” del deca-
nato luinese posta a 1245 m slm. L’edificio si eleva su un poggio sopra l’alpe, un
tempo frequentatissimo e per questo dotato di un consistente numero di baite
e stalle, che consentivano l’alpeggio stagionale ancora oggi in parte utilizzate.
Dal sagrato si domina un bel panorama con un vasto cerchio di monti riflessi nel
bacino del lago Maggiore. La chiesa è semplice e si preannuncia con una facciata
a capanna e un portale a sesto acuto. L’interno, a navata unica, scandito in tre
campate e illuminata da finestroni pure a sesto acuto, si conclude in un’abside
semicircolare adorna di una pala con la ‘Madonna dei pastori’. La copertura del

54 - Sentieri di fede
tetto è fatta con le caratteristiche piode. La costruzione dell’edificio fu com-
pletata nel 1917. Il giorno della festa, la prima domenica d’agosto, i rintocchi
della campanella posta sul campanile ‘a vela’ al centro della facciata, “si dif-
fondono nell’aria, umile omaggio al Signore delle cime”.
Per raggiungere la chiesa ci sono alcuni percorsi, noi abbiamo scelto quello
che parte da Curiglia. Una volta arrivati a Curiglia ci s’inoltra subito per le bel-
le vie pedonali, dove s’incontrano e si seguono i classici bolli bianchi e rossi.
Ben presto s’incontra la strada asfaltata, transitabile solo per i residenti, che
porta a Sarona in circa mezz’ora. La salita è discretamente impegnativa e per
lo più in mezzo ai boschi, con la possibilità di incontrare qualche gregge di
capre. Sarona è una bellissima sorpresa, con le baite ben tenute e le stradine
in sasso. Conviene perdersi un po’ tra le case ammirando il panorama, ritro-
vando poi i segnali bianchi e rossi che, a monte, indicano la prosecuzione del
sentiero verso Alpone. Volendo la strada asfaltata riprende comunque fuori
dall’abitato. È necessaria un’altra mezzoretta abbondante di cammino più
pochi minuti per il belvedere con la chiesetta della Madonna della Guardia,
che si raggiunge prendendo il tracciato segnalato verso il monte Lema.

Sentieri di fede - 55
Segnalibro
LA SPERANZA NON È MORTA
Luigi Maria Epicoco - Saverio Gaeta
San Paolo

Per comprendere quanto sta accadendo in momenti di crisi per-


sonale e sociale, occorre fare i conti con il mistero del male e del
dolore innocente. Ma per affrontare e superare la pandemia e le
sue conseguenze è necessario uno sguardo che giudichi i segni
dei tempi e li interpreti nell’orizzonte della speranza cristiana. È
quanto propongono in questi fitti dialoghi don Luigi Maria Epi-
coco, il più apprezzato autore di spiritualità degli ultimi anni, e
lo scrittore Saverio Gaeta, noto per i suoi approfondimenti sulla
mistica e sulle manifestazioni mariane.

GLI OCCHI DI DIO


Angelo Comastri
San Paolo

Il Cardinale Comastri ci regala in questo nuovo libro una meravi-


gliosa catechesi sulla vita cristiana, soprattutto su come, grazie
a Gesù, il mondo ha potuto vedere gli occhi e il volto di Dio. Noi
crediamo, infatti, e questo è il messaggio che ripetiamo senza
mai stancarci, che in Gesù Cristo Dio stesso è entrato nella sto-
ria degli uomini. Dobbiamo allora, osserva il Cardinale Comastri,
lasciarci attraversare da questa bella notizia, fino a farla cantare
dentro e a farla diventare testimonianza. 

56 - Segnalibro
L’APPRENDISTA
Gian Mario Villalta
SEM

Fuori piove, fa freddo. Dentro la chiesa, in un piccolo paese del


Nord-Est, fa ancora più freddo. È quasi buio. Un uomo, Tilio,
sta portando via i moccoli dai candelieri, raschia la cera colata,
mette candele nuove. Sistema tutto seguendo l’ordine che
gli hanno insegnato, perché si deve mettere ogni cosa al suo
posto nella giusta successione. Parla con se stesso, intanto,
in attesa che sulla scena compaia Fredi, il sacrestano. Tra una
messa e l’altra i due sorseggiano caffè corretto alla vodka.
Così inizia il teatro di una coppia di personaggi, che intesse
nei pensieri, nei dialoghi e nei racconti un intreccio di vicende
personali, desideri, rimpianti e paure che convocano la vita di
tutto un paese, in una lingua che fa parlare la realtà vissuta.

L’ARTE DI GUARIRE
Fabio Rosini
San Paolo

In questo libro don Fabio Rosini propone un cammino di guari-


gione della vita interiore e affettiva. La guida è una donna ma-
lata di duemila anni fa, l’emorroissa, che si incontra nel capitolo
quinto del Vangelo di Marco, e della quale si analizza il processo
di guarigione. Un viaggio in cui si procede sulla base di domande
utili, da farsi al cospetto di Chi ci vuole bene, per lasciare che Lui
doni pian piano le risposte. Il segreto della diagnosi è identifica-
re i sintomi degli atteggiamenti tortuosi che produciamo nella
nostra esistenza, per gettare luce sulle falsità che portiamo nel
cuore. E a quel punto inizia l’avventura: parte da un suono che
arriva al nostro orecchio, la voce di qualcuno che parli di Gesù, e
che faccia sgorgare in noi il desiderio di “toccarlo” per stabilire
un contatto con Lui. Così facendo si sperimenta la potenza che
esce da Lui, ossia la sua Vita che ci può rigenerare.

Segnalibro - 57
Carissime bambine e carissimi bambini, per
quest’estate vi proponiamo un simpatico rompica-
po.: il gioco del Sudoku.

Lo conoscete già? Niente paura. Esiste una sola


regola per giocare a Sudoku: bisogna riempire
la scacchiera in modo tale che ogni riga, ogni co-
lonna e ogni riquadro
contengano i numeri
dall’1 al 9. La condi-
zione è che nessuna
riga, nessuna colonna
o riquadro presentino
due volte lo stesso nu-
mero.

Un consiglio: usare
il ragionamento. Per
mettere i primi nume-
ri si può anche tirare
a indovinare, ma è
molto più divertente
usare il ragionamento
e la logica per trovare
le giuste posizioni dei
numeri. Ogni numero
inserito correttamen-
te è un’informazione
in più per trovare gli
altri.

Gli strumenti: matita, gomma e pazienza Per giocare a Sudoku bastano


una matita, una gomma per cancellare gli eventuali errori e un po’ di pa-
zienza. Partite dai numeri che sono più presenti, non tirate a indovinare, ra-
gionate, inserite il numero solo quando siete certi e ricordate che per ogni
gioco la soluzione è una e una sola.
INCONTRO TRA POPOLI
luglio 2000 - 2020

Venti anni: buon compleanno


ai semi di speranza gettati nel solco
delle nostre comunità.

“Siamo fiori di un’unica collana,


ognuno con il suo colore e il suo profumo,
tutti uniti per dare vita e amore
al cuore della Terra e a quanti la abitano.”

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