La Formazione Delle Parole - 2010

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Riflessione sulla lingua – La formazione delle parole –Marino Martignon

LE PAROLE COME ELEMENTI DI BASE DEL CODICE LINGUISTICO

1. Il bagaglio lessicale1 che ognuno di noi possiede


Partendo per un lungo viaggio ognuno di noi si preoccupa di portare con sé una valigia
contenente quanto gli può servire per affrontare la nuova esperienza. Ebbene quando nasciamo,
inizio del lungo viaggio della vita, ognuno di noi è fornito di una valigia vuota (la facoltà del
linguaggio), il contatto con gli altri uomini ci consente di riempire, gradualmente, la nostra valigia.
Con il passare degli anni aumenta il numero di parole che abbiamo dentro la nostra valigia
(aumenta il nostro patrimonio lessicale), possiamo dire che vi è come un travaso2 di parole che
passano dalle valigie ricche degli adulti alle valigie semivuote dei bambini. Rimanendo
nell’esempio della valigia possiamo dire che non esistono valigie perfettamente uguali, ognuno, in
base alle proprie esperienze, possiede un diverso patrimonio lessicale; tale possesso è variabile, più
o meno ampio, a seconda dell’età, del livello d’istruzione, delle esperienze fatte, ecc. E’
importante ricordare come l’attività più indicata per ampliare il nostro patrimonio lessicale è
senz’altro la lettura.

2. La lingua come sistema in continua trasformazione


Una lingua serve per comunicare; questa affermazione, apparentemente banale, ci consente di
fare una serie di riflessioni:
1. i contenuti che gli uomini vogliono comunicare cambiano e la lingua deve adeguarsi
alle nuove esigenze comunicative (proviamo ad immaginare il dialogo di due contadini
dell’800 e confrontiamolo con il dialogo di due operatori di borsa dei nostri anni; è evidente
che i termini che compongono la lingua da loro usata saranno profondamente diversi);
2. le mutazioni della lingua di una comunità sono profondamente influenzate dai contatti
che quella comunità ha con altre comunità linguistiche;
3. il fondersi di popoli che parlano lingue diverse porta al formarsi di una terza lingua
che trae elementi dall’una e dall’altra (ad esempio l’incontro tra la lingua parlata dai
popoli indoeuropei che arrivarono in Italia, con la lingua parlata dai popoli mediterranei
residenti, ha dato origine a nuove parlate che hanno mantenuto elementi dell’una e dell’altra
lingua).

3. A cosa è legata la fortuna di una lingua


L’espandersi o meno di una lingua è legato alla fortuna della comunità che parla quella
lingua. Se la comunità è in grado di espandersi con essa si diffonderà anche la loro lingua, il
contrario avverrà se la comunità si contrae (si può arrivare alla scomparsa vera e propria della
lingua nel momento in cui quella particolare comunità sparisse, esempi in questo senso si hanno con
le lingue parlate da alcune comunità degli Indiani d’America). Questo fenomeno era
particolarmente evidente nell’antichità quando popoli militarmente più forti conquistavano i territori
limitrofi, si pensi alla diffusione della lingua latina collegata alle conquiste dei romani antichi.

4. La formazione delle parole


Abbiamo visto come la lingua sia un sistema in continua mutazione, cerchiamo ora di capire
da dove nascono le parole nuove che vanno ad arricchirla e perché alcuni termini che la
compongono spariscono.
4.1 Come una lingua si arricchisce di nuove parole
Il lessico di una lingua si arricchisce in continuazione di nuove parole in due modi:
a. dall’esterno, accogliendo parole straniere (più o meno adattate);

1
Il termine lessico deriva dal greco lekxikòn = libro di parole (léksis significa parola).
2
Naturalmente questo travaso non comporta una perdita per gli adulti. Questa operazione potrebbe essere paragonata al
copia-incolla dei programmi di elaborazione testi; non vi è la perdita dell’originale, questi viene solo copiato ed è la
copia ad essere incollata in altra posizione.

1
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b. dall’interno, creando nuove parole da una base lessicale già esistente, secondo modelli
formativi ben definiti.
a. Dall’esterno accogliendo parole straniere
Parole come computer o meeting fino a qualche anno fa non appartenevano certo alla lingua
italiana, oggi ne fanno parte a pieno titolo. Non dobbiamo però pensare che questo fenomeno sia
legato alla nostra epoca, da sempre la lingua di un popolo si arricchisce con parole di altri popoli
con cui viene in contatto. Gli stessi Romani nei loro rapporti con i Greci arricchirono il lessico della
loro lingua (il latino) con vocaboli della lingua greca, parole come: democrazia, monarchia,
politica, ginnastica, palestra, ecc derivano tutte dal greco.
b. Dall’interno, creando nuove parole da una base lessicale già esistente, secondo modelli formativi
ben definiti.
Per questo ambito possiamo distinguere i seguenti procedimenti di formazione di nuove parole:
 derivazione (prefissazione e suffissazione)
 alterazione
 composizione

4.2 Parole primitive


Le parole che non derivano da altre parole si dicono PRIMITIVE esse sono costituite da
due elementi essenziali: la radice e la desinenza.
Nella RADICE è contenuto il significato di base della parola, mentre la DESINEZA ci fornisce
delle informazioni in merito al numero (singolare o plurale), al genere (maschile o femminile) e per
i verbi anche al tempo e alla persona.
Le seguenti sono parole primitive:
fiore  fior- / -e
(radice) / (desinenza)

cavallo  cavall- / -o
(radice) / (desinenza)
4.3 Parole derivate (prefissazione e suffissazione)
Il processo che porta alla formazione di parole derivate consiste nell’aggiunta di elementi
modificanti alle parole primitive. Questi elementi si definiscono:
PREFISSI (dal latino PRAEFIXUM “posto prima”) se precedono la parola
dis- + -funzion- + -e  disfunzione
(prefisso) (radice) (desinenza)

SUFFISSI (dal latino SUBFIXUM “posto dopo”) se posti dopo la radice;


ond- + -at- + -a  ondata
(radice) (suffisso) (desinenza)

Prefissazione
E’ importante ricordare che la prefissazione non comporta mai variazione nella categoria
d’appartenenza della parola primitiva (un nome rimane nome, un aggettivo rimane aggettivo,
ecc.). Vediamo ora alcuni tra i prefissi più diffusi.
Prefissi di tipo spazio-temporale
Ante-, anti-, pre-
Ante- e anti- derivano dal latino ANTE- “davanti” indicano perciò qualcosa che viene prima di
qualcos’altro (ante-guerra, anti-pasto, ecc.). Pre- deriva dal latino PRE- “davanti”, ha un
significato simile ad ante- (pre-bellico).
Con-, sin-
Con- deriva dal latino CUM “insieme con”. Sin- deriva invece dal greco syn- “con”. Indicano
unione, compagnia, collegamento.

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La n di con diventa m davanti a b, m, p; diventa l davanti ad una l; r davanti a r; si riduce, invece, a


co- davanti a vocale.
con-celebrare (con il significato di celebrare assieme)
com-battere (si noti come la n di con- sia diventata m davanti a b)
com-mensale (si noti come la n di con- sia diventata m davanti a m)
com-paesano (si noti come la n di con- sia diventata m davanti a p)
col-lega (si noti come la n di con- sia diventata l davanti a l) questa parola deriva dal latino collega,
con il significato di “legare insieme” quindi avere uno stesso incarico
co-abitare (in questo caso la n di con- è caduta davanti alla vocale)
Per il prefisso sin- dobbiamo fare riferimento a termini che derivano dalla lingua greca. Troviamo
sin-agoga (derivato da synàgein “condurre, mettere assieme”), sin-eresi (tale termine indica in
poesia la figura metrica che prevede di considerare come unica sillaba vocali contigue che formano
uno iato).
Contro-, contra-, anti-
Contro- e contra- derivano dal latino CONTRA, mentre anti- deriva dal greco antì “contro”.
Indicano opposizione, antagonismo. Contro-corrente, contra-ccolpo, anti-droga, anti-allergico.
Extra-
Extra- deriva dal latino EXTRA “fuori”. Indica una realtà diversa, che sta al di fuori, rispetto a
quella di riferimento. Abbiamo extra-comunitario, extra-linguistico, ecc.
Inter-
Deriva dal latino INTER “tra”. Se il significato originario era “tra” e quindi “in mezzo a”, con
inter- possiamo anche indicare relazione e reciprocità.
inter-capedine (intesa come lo spazio compreso tra due superfici parallele)
inter-bancario (accordo di banche, indica quindi relazione)
inter-dipendenza (nel quale viene sottolineata la reciprocità)
Intra-, endo-
Intra- deriva dal latino INTRA “dentro, all’interno”, mentre endo- deriva dal greco éndon
“dentro”. Questi prefissi sono molto usati nel linguaggio scientifico, abbiamo così intra-muscolare
ed endo-scopia.
Multi-, poli-
Multi- deriva dal latino MULTUM “molto”, poli- deriva dal greco polys “molto”. Indicano
molteplicità, abbondanza. Troviamo: multi-disciplinare, multi-canale, poli-glotta (che parla più
lingue), poli-ambulatorio.
Neo-, paleo-
Neo- deriva dal greco néos “recente”, mentre paleo- deriva da greco palaiòs “antico”. Il prefisso
neo- viene usato sia per indicare qualcosa di nuovo (es. neo-laureato), sia nel caso di ripresa di
ideologie o concetti del passato (neo-positivismo, neo-fascismo, ecc.)
Oltre-, ultra, meta-, iper-
Oltre- e ultra- derivano dal latino ULTRA “oltre, di là da”; meta- deriva dal greco metà “oltre”,
iper- deriva sempre dal greco hypér “sopra, oltre”. Questi prefissi indicano qualcosa che sta al di
là, al di sopra, anche da un punto di vista concettuale. Iper- e meta- hanno acquisito con il tempo
anche valore intensivo.
oltre-confine
oltre-misura
ultra-suono
meta-tarso
meta-fora
iper-mercato
iper-calorico
iper-attivo

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Para-
Deriva dal greco parà “presso, accanto”. Può indicare affinità, somiglianza, ma anche deviazione,
alterazione, contrapposizione.
para-scolastico (che affianca e integra l’attività scolastica)
para-letteratura
para-dosso (che va contro la comune opinione, che si contrappone all’esperienza comune)
Post-, retro-
Post- deriva dal latino POST “dopo”, mentre retro- deriva dal latino RETRO “dietro”. Possono
avere significato spaziale o temporale.
post-bellico (dopo la guerra)
post-moderno
retro-bottega (dietro il negozio)
Quando il prefisso retro- viene usato per un riferimento temporale allora diventa l’opposto di post-;
se post- indica dopo, posteriormente, retro- indica prima, anteriormente. Retro-datazione
significherà perciò l’apposizione di una data prima del dovuto.
Sopra-, sovra-, super-
Sopra- e sovra- derivano dal latino SUPRA “sopra”, super- deriva dal latino SUPER. Indicano
preminenza, superiorità, eccedenza rispetto a quella che viene considerata la norma.
sopra-bito (indumento che si indossa “sopra” l’abito”)
sopra-lluogo
sopra-nnaturale (o sovra-nnaturale)
sovra-ccarico
super-alcolico
super-mercato
Sotto-, sub-, infra-, ipo-
Sotto- deriva dal latino SUBCTUS “di sotto”, sub- deriva dal latino SUB “sotto”, infra- dal latino
INFRA “sotto”, ipo- dal greco hypo “sotto”. Sub- e ipo- vengo usati anche con valore intensivo
(sub-normale con il significato di inferiore alla normalità, ipo-glicemia che indica una mancanza di
zuccheri nel sangue)
sotto-scala
sub-acqueo
infra-struttura
infra-suono (vibrazione acustica troppo bassa per essere percepita dall’uomo, si contrappone a
ultra-suono)
infra-settimanale (in questo caso il prefisso infra- equivale a intra-, indica “entro, all’interno”)
ipo-calorico (che fornisce poche calorie)
ipo-vitaminosi (carenza di vitamine nell’organismo)
Vice-, pro-
Vice- deriva dal latino VICE “in vece di”, pro- deriva dal latino PRO “davanti, in luogo di”. Questi
prefissi vengono spesso usati per indicare cariche e funzioni.
vice-questore
vice-preside
pro-console
pro-genitore (in questo caso il prefisso ha un valore temporale, indica anteriorità)

Prefissi di tipo valutativo


Abbiamo visto i prefissi che hanno valore spazio-temporale, vediamo ora i prefissi che hanno
la funzione di qualificare (con riferimento a favorevole/contrario o vero/falso; es. da
rivoluzionario abbiamo anti-rivoluzionario e pseudo.rivoluzionario), e di graduare l’intensità di
un determinato elemento (da un valore massimo ad un valore nullo; es. super-occupato/sotto-
occupato/dis-occupato).

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Arci-, super-, extra-, ultra-, stra-


Arci- deriva dal greco archi-, dalla radice di archein “essere a capo, comandare”, l’origine di
super- l’abbiamo già vista, extra- deriva dal latino EXTRA “fuori”, stra- deriva sempre dal latino
(e)xtra- e quindi ha lo stesso significato di extra-. Questi prefissi indicano la massima intensità di
qualcosa, hanno in genere un valore positivo (questa loro particolarità fa si che vengano
particolarmente usati nel linguaggio pubblicitario, dove spesso troviamo termini che iniziano con i
prefissi ultra-, extra-, super-). Possono venire usati anche con valore assoluto, troviamo così
“benzina super”, “sconto extra”, ecc.
arci-noto
arci-prete
super-uomo
extra-vergine
ultra-rapido
stra-ricco
Ben(e)-, mal(e)-, eu-, caco-
Ben(e)- e mal(e)- derivano dal latino, mentre eu- deriva dal greco eu “bene”, caco- dal greco kakòs
“cattivo”. Questi prefissi formano parole derivate che hanno una chiara funzione apprezzativa.
ben-pensante
ben-accetto
mal-accorto (significa poco prudente, incauto)
eu-fonia (suono gradevole)
caco-fonia (suono sgradevole”
Bi(s)-, di-
Bi(s)- deriva dal latino BIS “due volte”, di- deriva dal greco ed ha significato simile a bis-.
bis-cotto (cotto due volte)
bis-unto (molto sporco)
di-saccaride (sostanza formata dall’unione di due monosaccaridi)
Dis-, dis-
Se ho scritto due volte dis- non è per distrazione, esistono due prefissi dis- uno derivante dal latino e
uno dal greco. Pur avendo significati originari leggermente diversi questi due elementi sono ormai
confluiti in un’unica nozione, in cui si riconosce l’idea di negazione, di alterazione, di
peggioramento. Un dis- deriva dal latino DYS- prefisso negativo che indica “separazione,
dispersione, negazione”, mentre l’altro deriva dal greco dis- “male, mancanza”.
dis-abile
dis-articolato
dis-solvere
dis-accordo
dis-lessia (disturbo nella capacità di lettura)
In-, a-, non-
In- deriva dal latino IN- (prefisso negativo), a- dal greco a- (prefisso negativo detto “alfa
privativo”). Questi prefissi indicano negazione, privazione di qualcosa. In- e non- hanno valore di
negazione assoluta (in-costante, non-curante), a- può esprimere negazione assoluta (a-politico) ma
anche mancanza (a-nemia).
Nei derivati con il prefisso in- il prefisso si modifica parzialmente (si assimila) davanti a parole che
iniziano con b, m, p, r, l (im-battuto, im-maturo, im-possibile, ir-regolare, il-legittimo).
in-abitabile
in-adempiente
in-utile
im-meritato
a-dimensionale (privo di dimensioni fisiche)

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a-polide (che non mantiene la cittadinanza in alcuno stato)


Mini-, maxi-, mega-
Il prefisso mini- deriva dall’inglese mini- derivato di “miniature”, maxi- dall’inglese maxi-skirt
“maxigonna”, mega- deriva dal greco mégas “grande”.
Mini- indica qualcosa di piccolo, maxi- e mega- qualcosa di grande. Nel linguaggio della scienza
mega- è preferito a maxi- e nell’esprimere delle unità di misura indica un milione (mega-watt, un
milione di watt, mega-byte, un milione di byte, ecc). I prefissi mini- e maxi- sono apparsi solo di
recente nella lingua italiana, ma hanno avuto notevole fortuna.
mini-appartamento
maxi-schermo
mega-show
Pan-, omni-, onni-,
Il prefisso pan- deriva dal greco pan “tutto”, omni- e onni- derivano invece dal latino OMNIS
“tutto”. Indicano, a seconda dei casi, tutto, completamente, da ogni punto di vista, da ogni parte.
Pan- può diventare pam- davanti a b, m, p.
pan-acea (rimedio capace di risolvere tutti i mali)
omni-direzionale (che si propaga in tutte le direzioni)
onni-comprensivo (tutto compreso)
Pseudo-
Dal greco pseudos “menzogna”. Indica qualità apparente, somiglianza, in alcuni casi assume valore
spregiativo (pseudo-studente).
pseudo-nimo (falso nome)
S-
Dal latino EX “fuori”. Dell’origine latina riflette l’idea di allontanamento, separazione. Come
prefisso nominale e aggettivale ha funzione negativo-sottrattiva (s-contento). Questo prefisso si
caratterizza per la capacità di ribaltare il significato della parola a cui si unisce es. vantaggio/s-
vantaggio.
s-misurato
Semi-, emi-
Semi- deriva dal latino SEMI- che indica “metà”, emi- deriva dal greco hemi- “mezzo”. Mentre
semi- si usa anche per il linguaggio comune, emi- è specifico della terminologia scientifica.
semi-analfabeta
emi-paresi (paralisi di metà del corpo)
Prefissi verbali
I prefissi che abbiamo finora visto sono tipici dei nomi e degli aggettivi (prefissi nominali e
aggettivali), vediamo ora alcuni prefissi che sono invece caratteristici dei verbi (prefissi verbali)
Contra-, contro-
Questi due prefissi derivano dal latino CONTRA “contro”. Oggi questi prefissi sono molto usati,
diversi neologismi3 sono ottenuti anteponendo ad una parola “primitiva” il prefisso contra- o
contro-. Possono avere il significato di contrapposizione, reazione contraria (contra-pporre), ma
anche di rinforzo (contro-prova).
contra-pporre
contro-producente
contro-bilanciare
contro-ricevuta (in questo caso il prefisso ha valore di rinforzo)
De-,
Deriva dal latino DE- (prefisso che indica separazione, allontanamento). Questo prefisso ha
soprattutto un valore sottrattivo (concentrare -> de-concentrare, nel senso di togliere
concentrazione).
de-congelare
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Parole di nuova formazione.

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de-stabilizzare
Ri-, re-
Entrambi i prefissi derivano dal latino RE-. Indicano prevalentemente ripetizione.
ri-creare
ri-tornare
re-plicare
re-agire

Suffissazione
Se la prefissazione non comporta mai variazione nella categoria d’appartenenza della parola
primitiva (un nome rimane nome, un aggettivo rimane aggettivo, ecc.), con la suffissazione
possiamo avere variazione nella categoria di appartenenza della parola che otteniamo dopo
aver aggiunto il suffisso stesso (un nome può diventare aggettivo, un aggettivo diventare
verbo, ecc.).
Vediamo ora alcuni esempi di suffissi :
Da nome a nome (suffissi nominali denominali4)
-aglia
Ha valore collettivo spregiativo (ragazzo -> ragazz-aglia, ferro -> ferr-aglia)
-aio, -aro, -ario, -aiolo
Il suffisso -aio viene usato soprattutto per formare nomi di mestiere (orologio -> orologi-aio), in
alcuni casi ha valore locativo (pollo -> poll-aio). Da sottolineare come per indicare i mestieri tale
suffisso è in declino rispetto al suffisso -ista, oggi più usato (fiore -> fior-ista).
Anche il suffisso –aro è usato per indicare nomi di mestieri (campana -> campana-aro). Non è raro
veder usare questo suffisso anche per formare neologismi (borgat-aro, rockett-aro, panin-aro, ecc.).
Il suffisso –ario compare in nomi di professione (biblioteca -> bibliotec-ario), in nomi comuni con
valore collettivo (vocabolo -> vocabol-ario); nel linguaggio giuridico e burocratico consente di
indicare chi è titolare di un certo diritto (colui che “riceve”, rispetto a colui che “dà”, termini come
locat-ario, benefici-ario, assegnat-ario indicano una persona titolare di un deterrminato diritto).
Infine il suffisso -aiolo viene usato sia per indicare nomi di mestieri (bosco -> bosca-iolo), sia in
espressioni aventi un connotato negativo (borsa – bors-aiolo).
-ata
Questo suffisso se viene unito a nomi di parti del corpo può indicare l’azione compiuta da quella
parte del corpo (occhio -> occhi-ata, dita->dit-ata). Può indicare anche colpo, percossa (bastone
-> baston-ata), ma anche “quantità approssimata contenuta in un recipiente” (cucchiaio ->
cucchiai-ata). Caratteristico il valore spregiativo che tale suffisso assume quando si unisce ad una
parola che ha già base negativa (stupido -> stupid-ata).
-ato
Tale suffisso si trova in particolare in sostantivi che indicano un particolare stato giuridico (celibe-
>celibato), o per indicare un insieme di persone che condividono una medesima condizione (laic-
ato, sindac-ato).
-ema
Tale suffisso è caratteristico della linguistica, indica “la più piccola unità significante del linguaggio
e dell’espressione” (fon-ema, graf-ema, ecc.)
-eria
E’ il suffisso più usato per indicare negozi ed attività commerciali (latte -> latt-eria, salumi ->
salum-eria), può avere anche valore collettivo (fante -> fant-eria).
-eto
Questo suffisso ha valore locativo-collettivo, indica un’area in cui si concentra una particolare
specie vegetativa (olive -> oliv-eto, vigne -> vign-eto).
-iere,- iera
4
La parola di partenza appartiene alla categoria dei nomi, la parola che otteniamo alla categoria dei nomi.

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Il suffisso -iere viene usato innanzitutto per indicare nomi di mestieri (pompa -> pomp-iere, porta
-> port-iere). Il suffisso -iera viene usato non tanto per gli esseri animati quanto per gli oggetti,
troviamo così zucchero -> zuccher-iera, denti -> dent-iera.
-ile
Ha valore locativo-collettivo con particolare riferimento a stalle e recinti che raccolgono animali
(cane -> can-ile).
-ista
Come indicato sopra, tale suffisso consente di indicare chi svolge una particolare attività (dent-ista,
camion-ista, marm-ista, ecc.), chi segue una determinata ideologia (social-ista, comun-ista, ecc.), o
ha un certo atteggiamento (disfatt-ista). I derivati ottenuti con il suffisso -ista sono piuttosto diffusi.
Suffissi utilizzati in ambito scientifico
Nel linguaggio medico alcuni suffissi hanno un significato specifico: -ite indica infiammazione
acuta (tendin-ite), -osi stato patologico, acuto o cronico, ma non infiammatorio (nevr-osi, scler-osi,
ecc.), -oma può indicare tumefazioni (emat-oma), infiammazioni circoscritte (granul-oma),
formazioni tumorali a carattere benigno o maligno (epiteli-oma, carcin-oma).

Da aggettivo a nome (suffissi nominali deaggetivali5)


-eria
Come suffisso deaggettivale forma nozioni astratte (tirchio -> tirchi-eria).
-ezza, -izia
Sono i due suffissi più usati per formare nomi astratti (bello -> bell-ezza; giusto -> giust-izia).
-ia
Piuttosto frequenti, anche questi suffissi comportano la trasformazione della parola da aggettivo a
sostantivo (pulito -> puliz-ia).
-ismo, -esimo
Questi suffissi consentono di indicare un atteggiamento (pessimo -> pessimismo), un orientamento
ideologico (comune -> comun-ismo), un insieme di valori (cristiano -> cristian-esimo). Ricordo
che questi suffissi possono venire usati, anche se con minor frequenza, su base nominale (Marx ->
marx-ismo).
-ità, età, -tà
Suffissi caratteristici di sostantivi astratti (obeso -> obes-ità; empio -> emp-ietà; libero -> liber-tà).
-itudine
Anche in questo caso il suffisso porta a formare sostantivi astratti (solo -> sol-itudine).

Da nome ad aggettivo (suffissi aggettivali denominali6)


-ale
Piuttosto diffuso, questo suffisso è di origine latina (posta -> post-ale).
-are
Anche questo prefisso è oggi d’uso piuttosto frequente (sole -> sol-are; popolo -> popol-are).
-ico
E’ tra i suffissi più diffusi, trae la sua origine da modelli greci e latini (accademia -> accadem-ico).
-oso, -osa
Questi suffissi formano aggettivi che evidenziano la presenza di una certa qualità (costo -> cost-
oso).

Da verbo a nome (suffissi nominali deverbali7)


-aggio

5
La parola di partenza appartiene alla categoria degli aggettivi, la parola che otteniamo alla categoria dei nomi.
6
La parola di partenza appartiene alla categoria dei nomi, la parola che otteniamo alla categoria degli aggettivi.
7
La parola di partenza appartiene alla categoria dei verbi, la parola che otteniamo alla categoria dei nomi.

8
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Questo suffisso viene usato per indicare operazioni di tipo tecnico (lavare -> lav-aggio; montare ->
mont-aggio).
-ando
Indica l’imminenza di una cosa (laureare -> laure-ando), ma può anche esprimere l’idea del
dovere, della necessità (sforzare -> sforz-ando).
-ante, -ente
Questi suffissi consentono di ottenere, partendo da una base verbale, un sostantivo riferito a una
persona che compie una certa azione (cantare -> cant-ante).
-mento
E’ uno dei suffissi più diffusi per ottenere sostantive partendo da base verbale. Indica un’azione e il
risultato che ne consegue (pagare -> paga-mento; abbattere -> abbatti-mento).
-zione, -sione
Anche questi suffissi sono piuttosto diffusi (collocare ->colloca-zione; dividere -> divi-sione).

Da nome a verbo (suffissi verbali denominali8)


-are, -ire
Le derivazione verbali che utilizzano tali suffissi sono molto numerose, otteniamo sia verbi
transitivi (bacio > baci-are) sia intransitivi (viaggio -> viaggi-are).
-ificare
E’ anche questo un suffisso piuttosto usato (identico -> ident-ificare; pari -> par-ificare).
-izzare
Anche questo è un suffisso molto diffuso, in particolare nei neologismi, (scandalo -> scandal-
izzare).

Da verbo ad aggettivo (suffissi aggettivali deverbali9)


-abile, -ibile
Tali suffissi formano aggettivi che indicano opportunità, possibilità (amare -> am-abile;
comprendere -> comprens-ibile).

4.4 Alterazione
Con la derivazione abbiamo visto come sia possibile, mediante l’uso di suffissi e prefissi,
ottenere delle parole che hanno un significato sostanzialmente diverso dalla parola di partenza
ecco così che libro diventa libraio, bosco diventa boscaiolo, ecc. Diversamente l’alterazione, con
questa, infatti, non avviene una radicale modifica nel significato del termine che ottengo libro
diventa libr-etto, librone, libraccio, ecc. mantenendosi all’interno di un ambito di significati
similari. Il suffisso che aggiungiamo si limita ad alterare il significato della parola d’origine,
fornendo indicazioni che riguardano la dimensione, il valore, ecc.
Naturalmente l’alterazione non consente una modifica della categoria grammaticale
d’appartenenza dell’elemento alterato rispetto all’elemento di partenza.
Il fenomeno dell’alterazione è legato unicamente all’uso di suffissi, non esistono prefissi
alterativi.

Suffissi alterativi diminutivi


Il contesto linguistico di riferimento fa si che i diversi suffissi possano far assumere al termine
ottenuto un significato solo dimensionale o anche un significato di valore, in quest’ultimo caso si
parla di alterativi vezzeggiativi.
-ino (piccolo -> piccol-ino)
-ello, -ella (finestra -> finestr-ella)
-etta, -etto (casa -> cas-etta; campo -> camp-etto; vecchio -> vecchi-etto)

8
La parola di partenza appartiene alla categoria dei nomi, la parola che otteniamo alla categoria dei verbi.
9
La parola di partenza appartiene alla categoria dei verbi, la parola che otteniamo alla categoria degli aggettivi.

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-icello (frate -> frat-icello)


-uccio (caldo -> calduccio)

Suffissi alterativi accrescitivi


Il contesto linguistico di riferimento fa si che i diversi suffissi possano far assumere al termine
ottenuto un significato solo dimensionale o anche un significato di valore, in quest’ultimo caso si
parla di alterativi spregiativi.
-one (libro -> libr-one)
-acchione (furbo -> furb-acchione)
-accio (gatto -> gatt-accio)
-astro (poeta -> poet-astro)
La capacità di alterare le parole, ossia di poter precisarne il significato in relazione alla
dimensione a la valore col semplice ricorso a suffissi, è una caratteristica della lingua italiana; la
lingua francese e quella inglese mancano del tutto di questa possibilità, mentre la lingua tedesca
dispone di un numero estremamente limitato di suffissi alterativi.

4.5 Composizione
Per la formazione di nuove parole oltre alla derivazione e all’alterazione ci si serve della
composizione. Nella composizione il nuovo termine si ottiene mediante la combinazione di due
o più parole distinte. Le parole che si ottengono attraverso il procedimento della composizione si
definiscono composti o parole composte.
Le parole che si uniscono per formare il composto possono appartenere alla stessa categoria
grammaticale:
capo + treno (nome + nome)
grigio + verde (aggettivo + aggettivo)
sali + scendi (verbo + verbo)

o, come avviene nella maggior parte dei casi, appartenere a categorie grammaticali diverse:
basso + rilievo (aggettivo + nome)
lava + piatti (verbo + nome)
cassa + forte (nome + aggettivo)
Le parole che possiamo ottenere dall’unione di due o più termini possono essere:
 nomi (apriscatole)
 aggettivi (sordomuto)
 avverbi (oggigiorno)
 verbi (benedire)
Qualche difficoltà può nascere quando dobbiamo indicare al plurale i nomi composti, per
chiarimenti rinviamo al modulo dedicato al Nome.

Prefissoidi e suffissoidi
Abbiamo visto come i nomi derivati si ottengono aggiungendo al nome primitivo un prefisso,
un suffisso o entrambi, abbiamo visto anche come esistono dei nomi, detti composti, che si
ottengono dall’unione di più parole aventi un loro significato autonomo. Ebbene esistono delle
parole composte, usate in particolare in ambito scientifico, ottenute grazie all’uso di elementi
che nella lingua greca e latina erano delle parole o radici di parole 10. Tali elementi, pur
mantenendo un loro preciso e costante significato, non compaiono isolati nella lingua italiana,
devono sempre accompagnarsi ad un’altra parola. In base alla posizione che andranno ad
occupare nella parola composta tali elementi si definiscono prefissoidi (primo elemento della
parola composta) e suffissoidi (secondo elemento della parola composta).
10
Tali elementi derivano soprattutto dal greco e dal latino ma non esclusivamente, in alcuni casi possono derivare da
altre lingue straniere.

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Riflessione sulla lingua – La formazione delle parole –Marino Martignon

Nella lingua italiana esistono anche parole formate dall’unione di un prefissoide con un
suffissoide:
atropo- (dal greco àntrhropos, “uomo”) + -logia (dal greco logia, “studio”) -> antropologia (“studio
dell’uomo e delle comunità umane”)
La comune origine linguistica, greca e latina, di termini scientifici appartenenti a diverse lingue
nazionali ha fatto si che tali termini fossero simili nelle diverse lingue, consideriamo la parola
“biologia” (dal greco bìos, “vita” e logia, “studio”, quindi scienza che studia gli esseri viventi), tale
termini ha il suo corrispondente nel francese “biologie”, nello spagnolo “biologia”, nell’inglese
“biology”, e nel tedesco “Biologie”.
Data la loro larga diffusione, conoscere il significato di prefissoidi e suffissoidi è di grande
importanza aumentare il nostro bagaglio lessicale, ci consente, con relativa facilità, di comprendere
e ricordare il significato di molte parole nuove che incontriamo.
Vediamo di seguito alcuni tra i prefissoidi e suffissoidi più usati nella lingua italiana,
distinguendoli a seconda dell’origine greca o latina.

PREFISSOIDI DI ORIGINE GRECA PREFISSOIDI DI ORIGINE LATINA


Prefissoide Significato Esempio Prefissoide Significato Esempio
aero- aria aeroplano agri- della terra agricoltura
antropo- uomo antropologia ambo- due ambosessi
auto- da solo autodidatta bis- due volte bisnonno
biblio- libro biblioteca flori- dei fiori floricoltura
bio- vita bioritmo maxi- molto grande maxicono
crono- tempo cronometro multi- molti multiculturale
demo- popolo democrazia onni- tutto onnicomprensivo
emo- sangue emofilia radio- raggio radioattivo
etero- altro, diverso eterogeneo vice- al posto di vicepresidente
filo- che ama filosofia
fono- suono fonologia
geo- terra geografia -
idro- acqua idromassaggio
macro- esteso, grande macroeconomia
micro- piccolo microscopio
mono- uno solo monografia
morfo- forma morfologia
neo- nuovo neologismo
omo- simile omogeneo
paleo- antico paleolitico
pato- sofferenza, patologia
malattia
piro- fuoco piromane
pluri- più pluriennale
pneuma- aria pneumatico
pseudo- falso pseudomino
tele- lontano telescopio
teo- dio teologia
termo- calore termometro
topo- luogo toponimo
zoo- animale zoologo

SUFFISSOIDI DI ORIGINE GRECA SUFFISSOIDI DI ORIGINE LATINA


Suffissoide Significato Esempio Suffissoide Significato Esempio

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Riflessione sulla lingua – La formazione delle parole –Marino Martignon

-algia dolore nevralgia -cida che uccide fratricida


-archia comando monarchia -coltore che coltiva agricoltore
-crazia potere democrazia -fero che porta, che produce frigorifero
-dromo corsa autodromo -voro che mangia onnivoro
-fagia mangiare antropofago
-filia amore filosofia
-fobia paura claustrofobia
-grafia scrittura calligrafia
-logia scienza, discorso metodologia
-scopia osservare endoscopia
-teca raccoglitore biblioteca

4.6 Le famiglie di parole


Derivazione, alterazione, composizione tutti questi procedimenti consentono di ottenere più
parole partendo da una medesima radice; ebbene l’insieme di termini derivanti da un’unica
radice si definisce “famiglia di parole”, vediamo di seguito l’esempio della famiglia di parole
derivanti dalla radice “frutt-“
Radice “frutt-“
Nomi Avverbi Aggettivi Verbi
frutteto fruttuosamente fruttifero fruttificare
fruttiera fruttuoso sfruttare
fruttivendolo infruttifero
fruttosio
sfruttatore

5. Perché alcune parole cadono in abbandono


Le parole hanno la capacità di richiamare oggetti, concetti, attività, ecc. è chiaro che il loro uso
è strettamente legato alla “fortuna” dell’oggetto, del concetto, dell’attività. Prendiamo come
esempio alcuni oggetti ed attività del passato che ora, per i sopravvenuti progressi tecnologici, non
esistono più:
bracino (venditore di legna e carbone)
bigoncia (recipiente in legno usato per il trasporto dell’uva)
moscarola (involucro usato per riparare il cibo dalle mosche)

Altre parole vengono abbandonate perché sostituite da un termine di una lingua straniera che
viene considerato più adatto, ad esempio oggi, in particolare tra i giovani, sempre più di frequente si
sente usare il termine inglese “shopping” al posto di “fare acquisti”, e come questo vi sono molti
altri esempi di termini italiani ritenuti non più idonei e sostituiti dai corrispondenti inglesi,
aquascooter per moto d’acqua, art director per direttore artistico, audience per ascolto, ecc.
Dobbiamo dire che negli ultimi anni molti termini della lingua inglese, in parte anche per la
notevole diffusione del computer e della terminologia ad esso collegata, sono entrati a far parte
della lingua usata dagli italiani, tale tendenza mi sembra irreversibile anche per il numero sempre
più frequente di contatti tra gli appartenenti alla comunità europea e la conseguente necessità di
trovare una lingua comune.

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