La Follia Attraverso I Secoli - Breve Storia Di Una Danza Secolare - Amrit Beran
La Follia Attraverso I Secoli - Breve Storia Di Una Danza Secolare - Amrit Beran
La Follia Attraverso I Secoli - Breve Storia Di Una Danza Secolare - Amrit Beran
a.a. 2019-2020
La Follia attraverso i secoli
La Follia (anche Folias in Spagnolo o Folies in Francese) è uno tra i temi che nella storia
della musica occidentale appare con maggiore ricorrenza. Tutti conosciamo le
celeberrime opere di Corelli e Vivaldi che fiorirono nel tardo XVII secolo dove il tema
della follia viene variato, e conosciamo la follia anche grazie a tanti altri ben noti
compositori come Händel, J.S. Bach, A. Scarlatti e Couperin. Oltre ai sopracitati, a
usare nelle proprie composizioni la Follia, furono più di 150 compositori nell’arco di
tre secoli.
Le Origini
Le prime tracce di referenza storiografica a riguardo ci rimandano al rinascimento in
Portogallo, dove il drammaturgo Gil Vicente (Lisbona c1465–c1536) cita, per la prima
volta, all’interno delle proprie opere teatrali La Follia (cfr. Triunfo do Invierno, G.
Vicente). Essa appare come una danza molto nota e diffusa non solo al livello popolare
e folkloristico ma anche nelle corti dei signori.
Oltre a Gil Vicente, dalla Spagna, le prime fonti relative alla Follia provengono in
questo caso da uno scrittore Spagnolo: Diego Sánchez de Badajoz (c1479-1549), egli si
ispirò molto a Gil Vicente e infatti la Follia appare nelle sue opere sostanzialmente
nello stesso modo in cui ne parla il drammaturgo portoghese.
Bisogna aspettare il 1611 prima di avere delle informazioni più dettagliate relative a
questa danza. Sebastián de Covarrubias (1549-1611) ci parla della Follia in modo
esaustivo: si tratta di una danza molto rumorosa accompagnata da tamburelli e altri
strumenti; con la musica giovani ballerini, travestiti con abiti femminili, ballano
sfrenatamente (cfr. Tesoro de la lengua castellana, S. de Covarrubias). Egli deduce anche
l’etimologia del nome Follia: che proviene da ‘Folle’ o ‘Senza Testa’ come appunto i
ballerini, che nella loro danza sfrenata e rumorosa, appaiono fuori di testa.
Non ci sono pervenute alcune fonti dirette come spartiti in questi anni perché la stampa
musicale non era ancora del tutto affermatasi e soprattutto perché in ogni caso risulta
va complicato definire in modo chiaro che cosa determinasse una Follia. Un tema
specifico, una progressione di accordi, figure ritmiche e melodiche, cadenze precise
sono tutte variabili che possono rimandare allo stile della Follia senza però vincolarlo
come invece capita con i bassi ostinati di Passacaglie e Ciaccone. Seguono due esempi
di follie antiche:
Oy comamos y bebemos di Juan del Encina Antonio de Cabezón (1512 - 1566)
(1468-c1530) forma primitiva di Follia: si Estratto Romanza: Para Quien Crie Yo Cabellos per
possono sentire i tamburelli e le percussioni due violini e continuo. È una follia dal carattere più
tipiche per le danze e i ritmi sfrenati e veloci solenne e sobrio rispetto al fragore della Follia
d’origine
https://www.dropbox.com/s/gn4vb17jci1livn/ https://www.dropbox.com/s/nf8krcr2ndo4qe4/
hoycomamosybebamos.mp3?dl=0 paraquiencrieyocabellos.mp3?dl=0
L’antica Follia
È la prima Follia e più che una forma musicale è una danza che può assumere più
forme.
La prima fonte diretta proviene dalla Spagna e si tratta di un’intavolatura per vihuela
risalente al 1546 dai ‘tres libros de música en cifras para vihuela’ di Alonso Mudarra
(1510-1580) dove nella ‘Fantasia que contrahaze la harpa en la manera de Lodovico’ la
Follia appare su una progressione di bassi ostinati. Ma la prima volta che viene
esplicitamente usato il nome ‘Folia’ è nel 1577, nel ‘De musica libri septem’ di
Francisco de Salinas, egli riporta uno schema melodico sulle parole ‘Veritate facta
cuncta cernis optime …’ che rappresenta la melodia più tipicamente diffusa dell’antica
Follia.
In Italia le fonti più antiche relative alla Follia sono da attribuirsi a G.G. Kapsberger che
nel 1604 nel ‘Libro primo di intavolatura di chitarrone’ riporta sotto la denominazione
di Follia alcune variazioni. Vi sono poi molte altre antiche Follie di autori di
intavolature quali A. Piccinini (1623), A. M. Bartolotti (1640), Corbetta (1643 fino al
1674) e di autori per tastiera come G. Frescobaldi (1615), B. Storace (1664) e Ximenez
(1672).
Sono tutte Follie antiche con stili tra loro anche abbastanza vari e differenti, ad
accomunarle tutte è un metro ternario piuttosto serrato, una tonalità su un modo
minore (Sol minore la maggior parte delle volte) e una certa simmetria nella struttura
del brano. A variare sono ritmi, progressioni armoniche e melodie.
La tarda Follia
Con il passare del tempo aumentarono sempre di più i compositori interessati in questo
genere. Fu solo nel 1672, quando l’importante compositore della corte francese del Re Sole
Jean Baptiste Lully (1632-1687) decise di occuparsi personalmente di questo genere, che
venne messa per iscritto la prima Follia secondo la forma che successivamente i compositori
chiameranno Follia di Spagna o Folies d’Espagne. La Follia di Lully si articola in sedici battute
ed il tema è semplice e solenne (come era tipico nella musica alla corte del Re Sole), la
struttura armonica del basso è chiara: un accordo ogni battuta tranne la penultima battuta,
che ne contiene due, dove avviene la cadenza conclusiva. Il basso, nelle seconde otto
battute, è simmetrico alle prime otto; questo genera un singolare effetto palindromo
nell’armonia.
Lo schema armonico semplificato risulta essere così:
A questa forma e anche a quelle leggermente diverse dei contemporanei a Lully Francesco
Corbetta, Falconieri e Gaspar Sanz si ispirarono i compositori successivi che adoperarono la
Follia. Di questi compositori cito i più celebri: Arcangelo Corelli con le sue variazioni per
violino e continuo (1700), Marin Marais variazioni per viola (1701), Antonio Vivaldi
variazioni per due violini e continuo (1705), Alessandro Scarlatti nelle 29 Partite sopra l’aria
della Folia per clavicembalo (1723), J.S. Bach nella Cantata BWV 212 (1742), C. P. E. Bach
nelle sue 12 Variazioni per clavicembalo (1778), Antonio Salieri 26 variazioni per orchestra
(1815), Franz Liszt nella Rhapsodie espagnole (1863), Carl Nielsen Maskarade (1906),
Manuel Ponce Tema, 20 Variaciones & Fuga sobre La Follia per chitarra solo (1930) e Sergei
Rachmaninoff Varioations on a Theme by Corelli op. 42 per pianoforte solo (1932). Il tema
della Follia compare anche all’interno della Quinta sinfonia di Ludwig van Beethoven
esordendo nella battuta 166 del secondo movimento: i fiati declamano il tema
sull’accompagnamento degli archi che è articolato in un particolare contrasto dove il fluente
arpeggio dei primi violini risalta dal resto della sezione impegnata a pizzicare gli accordi.
Tra le due tipologie di Follia possiamo capire come entrambe si basino su metri ternari e
come tendenzialmente il movimento dei bassi mantenga questa simmetria sulla dominante.
L’antica Follia sembra porre maggior enfasi sull’accordo di dominante mentre nella tarda
Follia invece sull’accordo di tonica. Vi è inoltre una maggior libertà ritmica e armonica
nell’antica Follia. Mentre in quella tarda basso appare come un ostinato da passacaglia e il
canto come un tema di sarabanda.
Potremmo dire che nei secoli La Follia abbia vissuto una maturazione dal punto di vista
intellettuale: dalle dionisiache e folli danze di cui scrive Gil Vicente, alle solenni e pompose
danze di corte fino alle prestigiose sale da concerto del XIX e XX secolo.
Riferimenti Bibliografici:
R. Hudson: The Folia Dance and the Folia Formula in 17th Century Guitar Music (1971)
R. Hudson: The Folia, the Saraband, the Passacaglia and the Chaconne (1982)
F. Salinas: De Musica Libri Septem fac simile del 1577 Salamanca Edition
Riferimenti Sitografici:
https://www.folias.nl/html10.html
https://imslp.org/wiki/List_of_compositions_with_the_theme_%22La_Follia%22
https://www.oxfordmusiconline.com/grovemusic/view/10.1093/gmo/
9781561592630.001.0001/omo-9781561592630-e-0000009929
https://www.treccani.it
Riferimenti Discografici: