Semiologia Musicale - Sonata Di Ginestera
Semiologia Musicale - Sonata Di Ginestera
Semiologia Musicale - Sonata Di Ginestera
M° Fabrizio Bartalucci
a.a. 2017-2018
Introduzione…………………………...pag. 1
I movimento………………………….
II movimento………………………….
III movimento…………………………
IV movimento…………………………
INTRODUZIONE
Alberto Ginastera (Buenos Aires, 11 aprile 1916 - Ginevra, 25 giugno 1983) compose la “Sonata”
per chitarra op. 47 a Ginevra nel 1976. Essa venne dedicata al virtuoso chitarrista brasiliano Carlos
Barbosa-Lima. Lo stesso compositore dichiarò che, fin dai tempi in cui era studente, avrebbe voluto
comporre qualcosa per chitarra, lo strumento popolare principe del suo paese, ma che la difficoltà e
la peculiarità dello strumento lo avevano sempre scoraggiato. Barbosa-Lima fece conoscere il
repertorio chitarristico al compositore, il quale incontrò quasi esclusivamente dei brani relativamente
brevi e senza una forte unità formale. Questo gli dette l’idea di realizzare un lavoro di grandezza
contenuta, la Sonata appunto, dove ricorrono ritmi dell’America Latina. Ginastera fu, come quasi tutti
i compositori dell’America Latina, piuttosto “patriottico” nella scelta delle melodie e dei ritmi da
elaborare, dimostrando costante affezione alle proprie radici culturali, indubbiamente molto ricche e
variegate.
Il primo movimento, Esordio, è un solenne preludio, seguito da una melodia ispirata alla musica
Quechua.
Il secondo movimento, Scherzo, da suonare “il più presto possibile”, è un dialogo fra luci e ombre,
all’insegna dei contrasti dinamici. Verso la fine appare il tema di Sixtus Beckmesser de I maestri
cantori di Norimberga di Richard Wagner, omaggio all’Europa, dove visse gli ultimi anni della sua
vita.
Il terzo movimento, Canto, è lirico, rapsodico, espressivo, poetico (come indica l’autore) ed è
connesso con il quarto e ultimo movimento, Finale.
Quest’ultimo vivace, spiritoso e selvaggio rondò, richiama fortemente dei ritmi della pampa
argentina, in particolare la chacarera. Gli effetti percussivi come rasgueado, tambora e chasquito, i
timbri “metallici” e le risonanze conferiscono al movimento un aspetto toccatistico.
Come sappiamo, la musica è nata senza la scrittura e ne ha fatto a meno probabilmente per migliaia
di anni. Tutt’ora l’esigenza di trovare sistemi di scrittura per fissare sulla carta gli eventi sonori non
appartiene al mondo della musica folklorica che tradizionalmente vive grazie alla trasmissione orale.
A Ginastera va quindi riconosciuto il merito di aver escogitato dei simboli per indicare chiaramente
degli eventi musicali presi in prestito direttamente dalla musica popolare del suo paese. Inoltre,
vedremo come tutti gli effetti particolari (e quindi più interessanti dal punto di vista semiografico)
siano stati spesso inseriti in punti importanti per la definizione delle varie sezioni della struttura del
brano.
Anche grazie ad un precedente lavoro analitico su questa composizione, posso riportare subito una
mia osservazione che potrebbe essere inserita nelle conclusioni, ma che può aiutare a riconoscere una
caratteristica della composizione che reputo degna di nota: l’evidente influenza di Bartòk nel lavoro
ginasteriano. Difatti la fillotassi bartokiana, ovvero lo sviluppo della composizione analogo a quello
presente nel mondo vegetale, è ben presente nella Sonata. Più avanti vedremo come, man mano che
le idee vengono presentate, esse non vengano abbandonate, bensì unite a nuovi elementi che a loro
volta verranno ripresentati. In altre parole le sezioni B contengono elementi nuovi più quelli di A, le
sezioni C elementi nuovi più quelli di A e B e così via.
Se la Sonata fosse una pianta, si potrebbe considerare come seme l’accordo prodotto dalle corde a
vuoto dello strumento (fig.1), primo elemento proposto; tale armonia viene ripresentata durante tutta
la composizione nella forma originale o elaborata con variazioni e permutazioni di diversa entità. Ne
deriva una concezione armonica che predilige voicings perlopiù o interamente quartali.
Ginastera condivide con Bartòk anche il legame con la musica popolare, fatto che influenza nella
scelta di ritmi caratteristici e di semplici melodie modali. Anche dal punto di vista armonico Ginastera
evidenzia il legame col compositore ungherese, come con Stravinskij. Infatti sono frequenti le
sovrapposizioni di armonie e la multimetria.
Simboli
Ecco qui di seguito i simboli particolari riportati dall’autore prima dello spartito e le dovute
considerazioni semiologiche.
fig. 1
fig. 2
La fig. 3 contiene al suo interno le simbologie di fig. 1 e 2, indicando un gruppo di note molto
acute la cui altezza rimane però indeterminata. Il risultato è, come vediamo qui di seguito,
“un’improvvisazione molto veloce ma discontinua da eseguire sul ponticello, premendo sulle prime
tre corde vicino alla buca (quindi fuori dalla tastiera)”. Si parla pertanto di una scrittura aleatoria,
improvvisatoria. Il fatto interessante è che, nella Sonata, tale notazione venga inserita in un contesto
generale deterministico, ovvero di notazione tradizionale, ma anche iperdeterministico, dove il
compositore pretende di esprimere i minimi dettagli. La corona quadrata, che prolunga la sezione
improvvisativa di “6 sec.” Potrebbe ricordare gli antichi segni di maxima o la duplex longa (di 6
tempora).
fig. 3
Il due seguenti simboli indicano “accelerando all’interno del gruppo” e “ritardando all’interno del
gruppo”. Si tratta di una simbologia piuttosto intuitiva che permette di indicare con chiarezza il
progressivo accelerando e ritardando mantenendo l’unità del gruppo di note. Pierre Boulez la
utilizzò in Pli selon pli (1958-1960). Questo tipo di scrittura si trova sporadicamente nel primo
movimento e diffusamente nel terzo movimento della Sonata.
fig. 4
fig. 5
Nelle figure che seguono, provenienti dal terzo movimento, troviamo un richiamano al
minimalismo. Ci troviamo di fronte ad una scrittura da un lato iperdeterministica (che comprende
tre dei simboli che abbiamo già esaminato), dove il compositore precisa nel dettaglio le dinamiche e
i timbri, e da un altro lato aleatoria, considerando l’indicazione di ripetizione dell’elemento “molte
volte”.
fig. 6
fig. 7
Il simbolo di fig. 8 indica un “vibrato lento di quarti di tono” da ottenere con lo spostamento
verticale della corda sulla tastiera da parte sella mano sinistra. Questo modo di vibrare è tipico della
chitarra elettrica, sia per le caratteristiche della corda che per fini espressivi. L’inserimento di
questo effetto e l’indicazione del quarto di tono possono quindi indicare una pacata maniera da
parte del compositore di trasgredire le “regole” tecniche strumentali della chitarra classica e del
sistema temperato. Graficamente, il simbolo imita l’andamento del suono, come succede per il
trillo.
fig. 8
Anche “lasciar vibrare fino al decadimento del suono” è in parte un evento musicale aleatorio,
poiché la durata della nota è affidata alla capacità dello strumento di sostenere la vibrazione della
corda fino al naturale decadimento. La legatura è infatti proiettata verso il silenzio.
fig. 9
Ci tengo a riportare il seguente passaggio, poiché, all’ascolto dell’esecuzione di essa, per qualche
ragione, si ha la sensazione che il primo accordo continui a vibrare senza nuovo attacco, nonostante
venga ribattuto con effetto di tambora. Il risultato simula un canto (si tratta nello specifico di una
melodia ispirata alla musica quechua) che, risuonando, viene punteggiato da gravi tamburi.
fig. 10
I suoni armonici sono indicati con la diffusa forma “a diamante” della nota (fig. 11). Ginastera
specifica che la nota indica l’altezza esatta del suono. Ad un qualsiasi strumentista che non ha
frequentato il repertorio chitarristico potrebbe sembrare giustamente lapalissiano, ma succede
spesso che compositori anche importanti (come Heitor Villa-Lobos) non abbiamo cercato un modo
preciso di scrivere gli armonici, indicando spesso la nota che si otterrebbe premendo sulla tastiera in
maniera ordinaria, ma con un piccolo cerchio sopra. Il metodo di Ginastera si dimostra quindi esatto
e non fraintendibile.
fig. 11
Il simbolo di fig. 12 è analogo a quello di fig. 2, ma in questo caso troviamo una triade ad altezza
indeterminata, nel registro sovracuto, sempre oltre la tastiera, intorno alla buca della chitarra.
fig. 12
Un’esempio interessante di questa sonorità si trova nella fig. 13, dove vediamo un accordo di Sol
maggiore settima glissare fino a fuori la tastiera, per vi terminare.
fig. 13
Il colpo sulla cassa armonica è annotato con la x che ne rappresenta l’altezza indeterminata. Si
tratta di una prassi consolidata nel mondo delle percussioni.
fig. 14
fig. 15 fig. 16
fig. 17
Il simbolo seguente è comunemente conosciuto come pizzicato Bartòk. Con la mano destra si
“strappa” la corda, la quale sbatte sulla tastiera, producendo contemporaneamente un suono ad
altezza determinata e un suono ad altezza indeterminata, “sforzatissimo”, come indica l’autore.
Sarebbe impossibile eseguirlo con una dinamica o un’articolazione diversa.
fig. 18
fig. 19
Con il seguente simbolo, Ginastera indica un accordo da eseguire pizzicando le corde sulla paletta
della chitarra, quindi con un’intonazione casuale che dipende esclusivamente dallo strumento. Ne
deriva un timbro simile al pizzicato degli archi. Il compositore utilizza graficamente lo stesso
simbolo degli armonici, ma specifica nello spartito la vera natura dell’evento musicale.
fig. 20
Come vediamo nella successiva figura, Ginastera utilizza un altro effetto molto particolare.
Il son sifflè si ottiene grazie all’attrito della corda metallica (zigrinata) e l’unione di pollice e medio
che vi scorrono. La freccia in su ricorda il naturale “profilo melodico” di questo effetto, che disegna
un arco grave-acuto-grave.
fig. 21
Ci sono anche altri elementi semiografici interessanti da analizzare, ma che Ginastera non ha
ritenuto opportuno descrivere prima dello spartito. La seguente scrittura costituisce praticamente un
continuo glissando, dove le note sono come birilli in un percorso ad ostacoli.
fig. 22
Etouffè in francese vuol dire “soffocato”, ma anche “attutito”. L’idea musicale è analoga a quella
della figura precedente, ma in questo caso la mano sinistra premerà le corde sulla tastiera con meno
forza rispetto a come farebbe per ottenere suoni ordinari: questo comporta la produzione di un
suono appunto “soffocato”, “attutito”, come succede ad una voce disfonica.
fig. 23
Morfologia del brano
I movimento: Esordio
Di carattere preludiante, senza stanghette di battuta, in fff, presenta blocchi di accordi da arpeggiare
e arpeggi veri e propri caratterizzati da voicings quartali basati sull’accordatura della chitarra.
Espone in p dolce la melodia di ispirazione quechua, armonizzando liberamente nel registro più
grave dello strumento, mantenendo la predominanza quartale delle armonie.
A’ Tempo I semiminima=86
C Tempo II semiminima=76
Si tratta di una sintesi delle prime due sezioni. Alcune citazioni della melodia quechua vengono
introdotte da accordi di sei note provenienti dall’atmosfera iniziale, commentate da percussioni a
suono indeterminato da effettuare sulla cassa armonica della chitarra.
La struttura del primo movimento può essere quindi riassunta nello schema A B A’ C, dove B
contiene elementi di A e dove C contiene elementi di B e di A. Si nota quindi la graduale introduzione
di materiali senza l’esclusione di quelli già presentati.
Secondo movimento: Scherzo
Sullo spartito è stata inoltre realizzata la segmentazione in periodi. Questi ultimi coincidono spesso
con lo schema classico di 8 battute.
A (rig. I – VI): Si apre con un pieno accordo quartale riconducibile al primo ascoltato nel primo
movimento. Presenta passaggi cantabili alternati a brusche cascate melodiche che esauriscono il totale
cromatico.
B (rig. VII – VIII): Si tratta di una breve parentesi dal carattere minimalistico. Un elemento melodico
cromatico di quattro note viene ripetuto “molte volte” da pp a f per tornare a pp. Dopodiché un accordo
di sol di quarta specie viene glissato fino a suoni indeterminati sulla buca dello strumento, come
nell’episodio improvvisativo del Secondo movimento (b. 88). L’intervallo di settima maggiore è
riproposto nell’episodio seguente sensuale (vibr.). Segue un altro episodio “minimalista”.
C (rig. IX – XIV): Propone una dolce melodia diatonica discendente, armonizzata a blocchi. La
stessa melodia viene poi sorretta da armonie arpeggiate che richiamano lo stile pianistico tardo-
romantico. Contiene anche alcune idee delle sezioni A e B.
A’ (rig. XIV – XVI): è la condensazione degli elementi delle sezioni precedenti.
Il quarto movimento è definito dal compositore un “fogoso” e a tratti “delirante” brano dal carattere
toccatistico.
La sezione A (bb. 1-23) (come la A’ e la A’’) è caratterizzata dalla combinazione di due
effetti/percussivi/timbrici: il rasgueado e il chasquito. La sezione B (bb. 24-48) presenta blocchi di
accordi ribattuti da eseguire rapidamente e in stile punteado.
La sezione A’ (bb. 49-76) ripropone blocchi di accordi con effetti percussivi, ma aggiunge un
episodio di accordi quartali trasposti cromaticamente.
La sezione C (bb. 77-92) presenta inizialmente la classica figurazione ritmica della milonga: quarto
col punto - quarto col punto - quarto semplice.
B’ (bb. 93-107) si presenta molto simile alla B ma rinforzata da voicings più ricchi nel registro grave.
A’’ (bb. 108-120) Il gioco ritmico percussivo della A è ripreso, ma con una grande differenza che
curiosamente troviamo solo alla fine della Sonata: gli accordi sono triadici e non quartali. L’ultimo
elemento della composizione è il più tradizionale e consonante: un Mi maggiore in prima posizione.
1
I
accordo a vuoto
modello delle prime tre corde della chitarra cromaticamente modificato effetto
fischio
tramite
sfregamento
2
II
4a g 4a g
4a g 4a g
7a M
3
III
4a g
4a g
permutazione d'intervallo
4
IV
A'
13
permutazione della
simmetria chitarristica
14
20
25
A
cluster ....................................................................variazione
14
19
24
B
29
32
35
40
45
49
53
A'
58
63
68
73
78
83
88
B'
93
97
100
103
107
113
118
123
128
132
136
143
148
152
A
II
riconducibile al cluster
del II mov. questo
elemento è tipico della
musica contemporanea.
il cromatismo, così presentato,
allenta al messimo il senso tonale
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
accordo
triadico del Finale
in A' (b. 108)
XI
XII
XIII
A'
XIV
XV
XVI
A
10
14
19
B
dall'elemento percussivo di tambora
derivante dalla melodia quechua
24
27
30
33
37
40
43
A'
47
50
54
59
63
C ritmo di milonga
68
72
ritmo di milonga
76
80
84
88
82
86
B'
91
95
98
101
105
109
112
116