Yule
Yule
Yule
organizza
A MAJANO (al Broj, frazione Tiveriaco 86, di fronte all'Eurospar, ad ovest della Strada
Regionale 463)
Il programma dell'incontro prevede:
Cerimonia di Yule
Riti dell'Accensione del Ciocco e del Ramo dei Desideri.
Viaggio sciamanico con l'ausilio di percussioni tradizionali.
Offerte a Madre Terra e a Padre Cielo.
Dono di una Runa a ciascuno/a per il prossimo anno.
Cena comunitaria intorno al focolare.
Per la partecipazione è richiesta una offerta libera ed ognuno/a è invitato a portare
cibi, fiori, candele e bevande da condividere con gli altri.
Per informazioni. Cellulare 3282187931, email aloha-
[email protected] oppure 3391270515 (quest'ultimo numero solo per il giorno 20 dicembre
nel caso si abbia bisogno di indicazioni per trovare il posto).
Yule - Solstizio d'inverno
Mentre l'anno volge al termine, le notti si allungano e le ore di luce sono sempre più brevi, fino al
giorno del Solstizio invernale, il 21 dicembre. II respiro della natura è sospeso, nell'attesa di una
trasformazione, e il tempo stesso pare fermarsi. E' uno dei momenti di passaggio dell'anno, forse il
più drammatico e paradossale: l'oscurità regna sovrana, ma nel momento del suo trionfo cede alla
luce che, lentamente, inizia a prevalere sulle brume invernali.
Dopo il Solstizio, la notte più lunga dell'anno, le giornate ricominciano lentamente ad allungarsi.
Come tutti i momenti di passaggio, Yule è un periodo carico di valenze simboliche e magiche,
dominato da miti e simboli universali.
ll Natale e' la versione cristiana della rinascita del sole, fissato secondo la tradizione al 25
dicembre dal papa Giulio I (337 -352) per il duplice scopo di celebrare Gesù Cristo come "Sole di
giustizia" e creare una celebrazione alternativa alla più popolare festa pagana. Sin dai tempi
antichi dalla Siberia alle Isole Britanniche, passando per l'Europa Centrale e il Mediterraneo, era
tutto un fiorire di riti e cosmogonie che celebravano le nozze della notte più lunga col giorno più
breve.
Due temi principali si intrecciano in questa cerimonia. Uno è la morte del Vecchio Sole e la nascita
del Sole Bambino, l'altra è il tema vegetale che narra della sconfitta del Dio Agrifoglio, Re dell'Anno
Calante, ad opera del Dio Quercia, Re dell'Anno Crescente.
Un terzo tema, forse meno antico e nato con le prime civiltà agrarie, celebrava sullo sfondo la
nascita-germinazione di un Dio del Grano... Se il sole è un dio, il diminuire del suo calore e della
sua luce è visto come segno di vecchiaia e declino.
Le genti delle civiltà tradizionali, che si considerano parte del grande cerchio della vita, ritengono
che ogni loro azione può influenzare i grandi cicli del cosmo. Siamo tutti parenti dicono i lakota.
Presso gli antichi celti era in uso un rito in cui le donne attendevano, immerse nell’oscurità, l’arrivo
della luce-candela portata dagli uomini con cui veniva acceso il fuoco, per poi festeggiare tutti
insieme la luce intorno al fuoco.
Yule, o Farlas, come viene anche chiamato questo rito, è insieme festa di morte, trasformazione e
rinascita. Il Re Oscuro, il Vecchio Sole, muore e si trasforma nel Sole Bambino che rinasce
dall'utero della Dea: all'alba la Grande Madre Terra dà alla luce il Sole Dio.
La Dea è la vita dentro la morte, perchè anche se ora è regina del gelo e dell'oscuritá, mette al
mondo il Figlio della Promessa, il Sole suo amante, che la rifeconderá riportando calore e luce al
suo regno. Anche se i più freddi giorni dell'inverno ancora devono venire, sappiamo che con la
rinascita del sole la primavera ritorna.
La pianta sacra del Solstizio d'Inverno è il vischio, pianta simbolo della vita in quanto le sue bacche
bianche e traslucide somigliano allo sperma maschile. Il vischio, pianta sacra ai druidi, era
considerata una pianta discesa dal cielo, figlia del fulmine, e quindi emanazione divina. Equiparato
alla vita attraverso la sua somiglianza allo sperma, ed unito alla quercia, il sacro albero
dell'eternitá, questa pianta partecipa sia del simbolismo dell'eternità che di quello dell'istante,
simbolo di rigenerazione ma anche di immortalitá. Ancora oggi baciarsi sotto il vischio è un gesto
propiziatorio di fortuna e la prima persona a entrare in casa dopo Yule deve portare con se' un
ramo di vischio.
A livello interiore, se ricordiamo che questo tempo è quello in cui siamo più lontani dal sole e
contemporaneamente anche consapevoli della sua rinascita, possiamo provare a trattenere questa
piccola luce in noi. Il Solstizio può essere per noi un momento molto calmo e importante, in cui
nella silenziosa e oscura profondità del nostro essere, noi contattiamo la scintilla del nuovo sole.
Questa è anche una opportunità per gioire e abbandonarci a sentimenti di ottimismo e di speranza:
come il sole risorge, anche noi possiamo uscire dalle tenebre invernali rigenerati.
Ci sono tanti modi per celebrare a livello spirituale questa festa: possiamo decorare la nostra casa
con le piante di Yule oppure fare un albero solstiziale. Non il solito albero natalizio, bensì un albero
decorato con tante piccole raffigurazioni del sole.
O ancora possiamo alzarci all'alba e salutare il nuovo sole. Si possono accendere candele o luci
per rappresentare la nascita delle nostre speranze per il nuovo anno, per il tempo che sta
arrivando.
L'albero Solstiziale e l'albero di Natale
Sono origini molto antiche, quelle che collocano il famoso abete nelle feste del Solstizio d’inverno,
ovvero il Natale.
I popoli germanici, lo usano nei loro riti pagani e precristiani per festeggiare il passaggio
dall’autunno all’inverno. In seguito era usanza bruciarlo nella stufa, in un rito di magia simpatica
(secondo cui il simile attira il simile), in modo che con il fuoco si propiziasse il ritorno del sole.
Fu scelto l’abete perché è un albero sempre verde, che porta speranza nell’animo degli uomini
visto che non muore mai, neppure nel periodo più freddo e difficile dell’anno.
E' un simbolo fallico, di fertilità ed abbondanza associato alle divinità maschili di forza e vitalità.
Ecco che addobbarlo, prende quindi i connotati di un rito che porta fortuna ed abbondanza alla
famiglia.
Il Solstizio d’inverno, è il momento in cui la divinità maschile muore, per poi rinascere in primavera.
Questo ciclo di morte-nascita, lo si ritrova in moltissime culture, oltre quella cristiana. E’ presente in
Egitto, con la morte di Osiride e nel mito di Adone.
Addobbare l’albero di Natale con le luci, accendendolo di mille riflessi, ricorda il rituale del grande
falò dell’abete, che spesso si prolungava fino all’attuale festa della Befana. In alcune popolazioni
europee, con il fuoco dell’abete, si bruciava simbolicamente le negatività del passato, e le streghe
leggevano nel fuoco i presagi per il futuro.
Molte leggende cristiane sono poi nate nel tempo attorno all’albero di Natale, come quella
americana che racconta di un bambino che si era perso in un bosco alla vigilia di Natale si
addormentò sotto un abete. Per proteggerlo dal freddo, l’abete si piegò fino a racchiudere il
bambino tra i suoi rami. La mattina i compaesani trovarono il bambino che dormiva tranquillo sotto
l’abete, tutto ricoperto da cristalli che luccicavano alla luce del sole. In ricordo di quell’episodio,
cominciarono a decorare l’albero di Natale.
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