Giuseppe Biasi
Giuseppe Biasi
Giuseppe Biasi
Nel frontespizio:
PROCESSIONE A FONNI, 1919-20 circa (particolare) Indice
Referenze fotografiche
ARCHIVIO ILISSO: nn. 4-5, 20-22, 32-34, 45-46, 49-52, 56-57, 60, 62, 7 Premessa
74, 76-78, 94-95, 100, 102, 111, 113, 142-146, 154, 158, 169-174, 179-
180, 183-186, 190, 193-196, 199-200, 202-203, 208, 216-218, 220-221,
226-228, 231-234, 236-237, 239-240, 242, 246-248, 250, 252, 254,
256-257, 259-263, 265-267, 269-272, 276, 278-279, 283-284, 287, 291-
293, 295, 297, 299, 301-305, 307, 311-314, 317-318, 320-322, 324-
326, 330-331, 333, 337-343, 345-346, 349-371, 373-383, 386-391, 395,
13 La via della sintesi
401-403, 406, 408-412, 414-416, 418, 420, 422-425, 427-428, 430-434,
436-437, 439-443 (foto Pietro Paolo Pinna, Nuoro); nn. 18-19, 101,
138, 152, 162, 165, 188-189, 191-192, 215, 222-223, 230, 235, 238,
241, 249, 251, 253, 255, 268, 273-275, 280-282, 289-290, 294, 298, 27 Sardo, primitivo, moderno
300, 308-310, 315-316, 319, 323, 328, 344, 347, 384-385, 393-394,
407, 413, 421, 426, 429, 435, 438 (foto Nicola Monari, Cagliari); nn.
83, 98, 103, 112, 114-115, 139, 155, 157, 159, 164, 175-178, 181, 187,
201, 204-207, 209 (foto Gianni Mari, Milano); nn. 104-108, 110, 161,
219, 224, 229, 243-245, 327, 332, 348, 372, 392, 396-398 (foto Stefano
Pugliese, Roma); a eccezione di: nn. 63-64, 91-92, 160, 197-198 (Gal-
59 Gli anni di Teulada
leria Comunale d’Arte, Cagliari, foto Dettori); n. 151 (Galleria d’Arte
Moderna del Castello Sforzesco, Milano, foto Saporetti); n. 99 (Galle-
ria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, Venezia, foto Fotoflash); nn. 211,
417 (Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, Piacenza, foto Manzotti);
nn. 15-17 (Biblioteca dell’Archiginnasio, Bologna, foto Fornasini); 91 Un pittore alla moda
nn. 116-117 (Biblioteca dell’Istituto Mazziniano, Genova, foto Ago-
sto); n. 41 (per concessione di Vanni Scheiwiller); n. 419 (da Biasi
nella collezione regionale, Nuoro 1984); n. 35 (da G. Altea, M. Ma-
gnani, Le matite di un popolo barbaro, Milano 1990); nn. 212-214 (da
G. Altea, M. Magnani, G. Murtas, Figure in musica, Cagliari 1990); 151 Dal villaggio sardo all’harem coloniale
nn. 335-336 (da Le età del Liberty in Toscana, a cura di M. A. Giusti,
Firenze 1996). Riproduzioni di foto d’epoca e originali a stampa
gentilmente concessi in prestito: nn. 1, 13, 75, 93, 96-97, 140-141,
147, 153, 156, 163, 166-167, 182, 210, 225, 258, 264, 277, 285-286,
288, 296, 306, 329, 334, 404-405, 444-446 (Archivio Biasi, Capena); 195 A Itaca
nn. 399-400 (Archivio Storico delle Arti Contemporanee, Venezia);
nn. 148-150 (Biblioteca della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di
Valle Giulia, Roma); nn. 53-55, 58-59, 66-73, 79-82, 84-90, 118-137
(Biblioteca Universitaria, Sassari); nn. 2-3, 7-12, 14, 42-44, 47-48, 61,
65, 109, 168 (Giuliana Altea); n. 6 (Marco Lorandi); nn. 23-31, 36-40 257 Una scelta di campo
(Paola Pallottino).
Stampa
Industria Grafica Stampacolor, Sassari
Apparati
Ringraziamenti
La nostra riconoscenza va a Carla Biasi Carrisi per aver collaborato
al reperimento di materiali documentari, a Gio Biasi Mereu, agli 319 Profilo biografico
Enti pubblici e ai collezionisti privati, che hanno consentito di foto-
grafare opere di loro proprietà. Un ringraziamento particolare a:
Archivio del Genio Civile, Sassari (Gavino Pischedda); Archivio di
Stato, Sassari (Anna Tilocca Segreti); Archivio dell’Università, Sassa-
ri; Archivio Storico delle Arti Contemporanee, Venezia; Biblioteca 333 Corrispondenza
Universitaria, Sassari (Rita Cecaro e Tiziana Olivari); Biblioteca Ma-
rucelliana, Firenze (Elisabetta Francioni Lunati); Circolo “Il Nura-
ghe” e Biblioteca Civica, Biella (Biagio Picciau e Patrizia Bellardo-
ne); Istituto di Cultura Italiana, Alessandria d’Egitto (Flavia Tibaldi);
Istituto di Cultura Italiana, Il Cairo (Carla Maria Burri); Cesare Ber- 344 Itinerario espositivo
mani; Aldo Borghesi; Marinella Cao Volpi; Guido Crainz; Luca
Deidda; Stefano Fugazza; Costantinos Ghiatis; Anna Maria Montal-
do; Paola Pallottino; Alessandro Penati; Bruno Pozzato; Enrica Ri-
volta Velati; Enzo Rovasio; Simone Sechi; Luisangela Tavolara;
Emanuela Verzella. 346 Bibliografia
© Copyright 1998
by ILISSO EDIZIONI
Nuoro
ISBN 88-85098-75-4
Premessa
«Chi ha il coraggio di rispolverare, vita a stili nazionali coniugando mo- sintesi formale che taglia i ponti con
anche oggi che sono di moda le rie- dernità e tradizione popolare, accor- l’Ottocento.
sumazioni, pittori allora onoratissi- dando linguaggi secessionisti e mo- L’operazione che compie, di trasferi-
mi come Belloni, Graziosi, Hartig, tivi folklorici. La Sardegna di Biasi, re in pittura gli esiti più avanzati del-
Biasi?». inserita con esiti originali nelle coor- la cartellonistica e dell’illustrazione
Così scrivevano, nel 1982, gli autori dinate del National Romantic Move- dell’epoca, sfruttandone il potenzia-
di un’utile Storia della Biennale.1 ment (come in area anglosassone le comunicativo per conferire forza
Non sappiamo su che basassero la viene definito il fenomeno), non è e icasticità alle proprie immagini,
loro poco lusinghiera opinione dei una delle tante riserve di pittoresco sottrae queste all’ambito delle pol-
primi tre artisti, ma nel caso di Biasi sparse un po’ ovunque per l’Italia, verose registrazioni etnografiche e le
essa nasceva probabilmente dalla vi- dalle Alpi al Vesuvio alla laguna ve- immette nel circuito della contem-
sione di un’unica opera, Sera di festa neta: è una terra che si affaccia al- poraneità. Nuovissime abitudini per-
a Teulada, riprodotta nel catalogo l’alba del Novecento dalle nebbie cettive, nate nel tempo accelerato
dell’edizione 1914 della mostra ve- di un passato senza storia, e che del divenire urbano, vengono quin-
neziana. Se il giudizio non era argo- contro il presente tragico e cruento di a incontrarsi con la rappresenta-
mentato (né poteva esserlo in quel del banditismo, delle dure e indi- zione di un tempo immoto, non
contesto), è però facile intuirne i mo- scriminate repressioni statali, delle sfiorato dall’onda impetuosa della
tivi: narrativismo, decorativismo, fol- croniche piaghe della fame e della storia. Questo intreccio di arcaico e
klorismo. Peccati, si sa, che portano malaria, tenta di affermare la pro- moderno ci porta sul terreno, così
dritti all’inferno, anche in tempi di pria identità. Nel sentire della sua determinante per la cultura del ven-
riesumazioni. Chi dice narrativo dice classe intellettuale, essa si configura tesimo secolo, del primitivismo. In
aneddotico, pittura di genere, Otto- ormai non come regione, ma come un mondo in cui, come dice Marx,
cento; decorativo sta per superficiale, nazione. «ogni cosa sembra pregna del suo
facile, vuoto; folkloristico per colore Non si comprende fino in fondo la contrario»,2 la costruzione del futuro
locale, pittoresco a buon mercato, re- pittura di Biasi se non la si ricollega nasce dalla memoria del passato.
gionalismo e quindi (inevitabilmen- a questo programma di riscatto “na- Quello di Biasi è innanzitutto un pri-
te) provincialismo. zionale”, se obbedendo a un annoso mitivismo culturale, riconducibile,
Ebbene, Giuseppe Biasi non ha nul- pregiudizio formalista lo si trascura più che alla nostalgia di un perduto
la a che vedere con tutto ciò. È un come fatto irrilevante ai fini dell’ana- stato di natura e del “buon selvaggio”
artista originale, di squisita raffinatez- lisi storico-artistica. È questo pro- rousseauiano, alla fascinazione di
za, di cultura cosmopolita, la cui gramma, infatti, che conduce la sua luoghi il cui presente serba l’impron-
opera s’intreccia profondamente con opera a differenziarsi radicalmente ta di civiltà trascorse e lontane. Come
le problematiche della modernità. dalla massa dei regionalismi italiani. Gauguin, egli subisce l’attrazione di
Il suo folklorismo, l’ispirazione trat- Egli punta a trasfigurare esteticamen- quei popoli «la cui vita, sebbene libe-
ta dal mondo della Sardegna conta- te il mondo sardo per ribaltarne in ra dall’artificiosità moderna, rien-
dina, lungi dal relegarlo in una sac- positivo l’immagine, per capovolgere trava, tuttavia, nella schiavitù di an-
ca di ritardo provinciale, è viceversa i tratti di un’isola selvaggia e sangui- tiche tradizioni sociali», portatori di
un elemento che lo situa nel conte- nosa in quelli di un’esotica contrada un «insieme arcano di costumi, su-
sto internazionale: fino ai primi anni immune dai guasti del progresso, per perstizioni e pratiche religiose che li
Venti, il suo lavoro è in sintonia con rovesciare lo stereotipo (caro all’an- facevano sembrare atavici stranieri»
le esperienze condotte in un’ampia tropologia fin de siècle) di una “razza nel bel mezzo della contempora-
fascia di paesi europei (dall’Unghe- delinquente” in quello di una stirpe neità.3 Ma il suo è anche, in certa mi-
ria all’Irlanda, dalla Norvegia alla fiera e aristocratica: sono questi in- sura, un primitivismo stilistico, ispira-
1 Russia) che puntavano allora a dar tenti a spingerlo alla ricerca di una to a quelle vere e proprie sculture
7
1. Giuseppe Biasi ritratto in alcune 3. Primo Sinòpico (Raoul de Chareun),
fotografie dagli anni Venti agli anni RITRATTO DI GIUSEPPE BIASI,
Quaranta. in Emporium, Bergamo, luglio 1917.
2. Giuseppe Graziosi, CARICATURA
DI GIUSEPPE BIASI, in G. Valeri
“Un cenacolo milanese”, in Ardita Milano,
15 marzo 1921.
3
colorate che sono i costumi tradizio- ma, per i tre quarti del suo percorso, della danza e della musica e in qual- da quel filone di modernismo anti- Sardegna. In entrambi i casi giocano
nali sardi. Della semplificazione for- un tentativo di dare risposta alle do- che modo perfino quella del paesag- progressista che attraversa il Nove- inizialmente, in qualche misura, vec-
male suggerita da questi ultimi, il pit- mande fondamentali della Moder- gio, lascia emergere, estremizzando- cento, e che guarda con diffidenza chie ostilità personali e considera-
tore mette in luce, per il tramite del nità, le stesse poste a suo tempo da le, alcune componenti presenti fin agli effetti disumanizzanti della ci- zioni politiche dettate dalle scelte fi-
cartellonismo e dell’illustrazione, la Gauguin: «Da dove veniamo? Chi dall’inizio nell’approccio del pittore viltà industriale. Una miscela cultura- nali dell’artista. Sul conto delle prime
coincidenza con l’à plat, il decorativi- siamo? Dove andiamo?». A uno scru- alla realtà sarda. La raffigurazione del le i cui principali ingredienti sono, va messa ad esempio l’opposizione
smo e il sintetismo propri delle ten- tinio ravvicinato, infatti, l’arte di que- mondo popolare isolano costituiva nel suo caso, Schopenhauer, Hart- di Carlo Carrà all’idea di Rodolfo Pal-
denze secessioniste. In seguito, du- sto secolo si va svelando sempre più un’appropriazione estetica compiuta mann, Nietzsche, Bergson, Stirner, lucchini di dedicare al sardo una re-
rante e dopo il soggiorno africano non come ricerca della pura forma, da un intellettuale borghese nei con- Sorel, Marx, i pensatori anarchici, trospettiva nella Biennale veneziana
del 1924-27, saranno gli spunti offer- ma come ricerca dell’identità.4 Il ri- fronti di una civiltà estranea: in essa polemisti cattolici come Bloy, Veillot, del 1950.9 Le seconde, pur non for-
ti dalla scultura indiana, dall’arte egi- corso all’alterità, elemento indispen- era implicito un rapporto di posses- Barbey d’Aurevilly, più tardi autori mulate apertamente, contribuiscono
zia, dalle miniature persiane e dalle sabile per la conquista dell’autocon- so, per quanto contenuto entro gli come Georges Duhamel e Alexis non poco al giudizio negativo su di
più svariate culture extraeuropee a sapevolezza, ha improntato di sé argini del programma “nazionalista” Carrell.6 Irrazionalismo, pessimismo, lui espresso da sinistra; un giudizio
fondersi con il patrimonio delle avan- quasi l’intera storia del Moderno, sot- già descritto. In Africa, caduto il dia- nichilismo, spirito antidemocratico e che, basato sulla taccia di superficia-
guardie (Matisse, Modigliani, espres- to forma di richiamo all’Altro cultura- framma dell’ideologia nazionale, antiborghese, classiche risultanze di lità e di scarsa aderenza alla triste
sionismo e cubismo), dapprima in le nei vari primitivismi, o all’Altro in- l’appropriazione può essere comple- un simile amalgama, fanno di Biasi realtà sociale sarda della sua pittura,
termini vicini al gusto déco, quindi teriore dell’inconscio. ta, il possesso trasformarsi in domi- un singolare fascio di contraddizioni. porterà nel 1956 i gruppi regionali
nei modi di uno spoglio arcaismo Fortemente avverso alla seconda so- nio, cioè in totale assimilazione cul- Populista e aristocratico, avvezzo alla comunista e socialista ad opporsi al-
che distingueranno fino alla seconda luzione, Biasi fonda sulla prima tutto turale dell’Altro attraverso un empito mondanità più elegante e però per- l’acquisizione del consistente fondo
metà degli anni Trenta la parte più vi- il proprio itinerario. Inizialmente la fantastico che travolge il reale. fettamente a suo agio tra i pastori, La contraddittorietà del sentire e degli di opere oggi nella collezione della
tale del suo lavoro. sua pittura mira a definire nel con- Sebbene manchi nel pittore una qua- nella solitudine degli stazzi; nutrito atteggiamenti, se rende Biasi fino in Regione Sardegna.10
La vicenda di Biasi costituisce insom- tempo un’identità “nazionale”, attra- lunque forma di partecipazione poli- di aggiornata e sofisticata cultura fondo un uomo del suo tempo, ac- A parte questi motivi polemici, l’ideo-
verso la rappresentazione della vita tica al progetto coloniale (e anzi i internazionale ma incrollabilmente cresce però anche la difficoltà di in- logia del Moderno cristallizzatasi nel
popolare sarda, e un’identità artistica, suoi contatti con l’ambiente del na- fiero delle proprie radici; ironico, ci- quadrarne la pittura, di un’originalità secondo dopoguerra, con la sua
resa più che altrove necessaria dalla zionalismo artistico egiziano sem- nico, disincantato, e al tempo stesso di per sé imbarazzante nel contesto ipostasi di un’arte autonoma e uni-
situazione specifica della Sardegna. brino indicare simpatie per i locali profondamente intriso di romantici- italiano, entro le categorie storiografi- versale, senza racconto e senza pa-
Mentre in tutta Europa i primi anni movimenti indipendentisti), profon- smo e di malinconico, nostalgico che disponibili. Dopo la stagione de- tria, avanzante in un cammino inarre-
del Novecento vedono i protagonisti damente intrisa di spirito coloniale è, sentimentalismo. Fortemente indivi- gli anni Dieci, legata, per quanto in stabile di progresso, non era certo
della ricerca avanzata impegnati nel come ha ben mostrato Edward Said,5 dualista, ma pronto ad assumere con modi personali, alla cultura delle Se- tale da secondare la fortuna critica di
dar forma a un’identità artistica mo- quella visione dell’Africa modellata coraggio il peso di situazioni colletti- cessioni, e le inflessioni déco di alcu- un pittore come Biasi. Negli anni Cin-
derna in opposizione a quella tradi- sugli stereotipi della cultura e della ve (così nei confronti dei colleghi ne opere della metà degli anni Venti, quanta e Sessanta, in tempi di sche-
zionale, nell’Isola la totale mancanza fantasia occidentali, che la sua forma- sardi nel 1915, nel 1929, nel 1935); l’artista sfugge a catalogazioni preci- matiche contrapposizioni fra astrazio-
di scuole e correnti figurative autoc- zione di intellettuale europeo lo por- scettico e disilluso, ma ugualmente se: lontano dall’accademismo e dal ne e figurazione, al rigetto operato
tone costringeva a dar risalto alla ta a condividere. L’immagine femmi- impegnato a cercare nell’arte «la buo- verismo come dall’avanguardia, non dalla critica di buona parte della vi-
questione dell’identità artistica tout nile (onnipresente nella sua opera), na volontà dell’illusione»;7 persuaso è novecentista o neoclassico, non è cenda figurativa italiana della prima
court, del ruolo sociale di pittori e portatrice in Sardegna dei valori po- di non poter «abbracciare alcun par- tonalista, non è espressionista nei metà del secolo (basti pensare alla li-
scultori. sitivi della collettività, in Africa divie- tito né arruolarsi in alcun esercito»,8 modi omologati. quidazione compiutane da Argan nel
Con il soggiorno africano, un terzo ne schermo di proiezione di pulsioni insofferente del clima della dittatura e Questa evasività rispetto agli schemi 1970, in un’opera destinata, per altri
tipo di identità, quella personale, vie- e fantasie soggettive, supporto per la incline a posizioni di fronda, eppure classificatori correnti non basta tut- versi meritatamente, ad esercitare lar-
ne in primo piano accanto alle pre- costruzione di un’identità maschile capace di schierarsi, quando niente tavia a spiegare la quasi completa ga influenza) va unita una malinte-
cedenti: la fase “orientalista”, incen- (così come bianca e occidentale) lo richiedeva, e per motivi esclusiva- cancellazione del nome di Biasi dai sa ansia di sprovincializzazione che
trata su una dimensione erotica che che alterna al piacere del soggiogare mente ideali, con il fascismo nella registri dell’arte nazionale intervenu- punta a sopprimere, in nome di un
non resta circoscritta ai molti nudi quello dell’essere soggiogati. sua ora estrema, quella della Repub- ta dopo la sua morte, né le valuta- astratto cosmopolitismo, l’articolata
2 ma tocca anche la tematica contigua La ricerca identitaria di Biasi nasce blica Sociale. zioni riduttive incontrate anche in complessità delle situazioni regionali.
8 9
La rimozione storica dell’opera di ricognizione storica che si sarebbe testo socio-culturale sardo (M. L. contributo di Paola Pallottino.25 Quin- chiesto un’estesa ricognizione dei che l’analisi esclusivamente formale
Biasi si accompagna perciò a quella fatta attendere ancora per molti anni. Frongia),16 si riconosceva il ruolo di la situazione sarda veniva esami- materiali giornalistici (che ha porta- di un testo, lungi dall’esaurirne il
di tutto il contesto artistico sardo del Nel persistente oblio che circondava della grafica nella definizione del lin- nata nell’ambito de La pittura in Ita- to quasi a quadruplicare la biblio- senso, rischia di rinchiuderlo in un
primo Novecento: un processo che le ricerche d’inizio secolo svoltesi al guaggio dell’artista (S. Naitza),17 si lia curata da Carlo Pirovano, opera grafia già esistente) e una parallela universo separato, di tagliarlo fuori
inizia prestissimo anche in Sardegna, di fuori dell’avanguardia, l’opera di esaminava per la prima volta la fase la cui capillare ricostruzione del ricerca condotta su quanto rimane- dalla storia; né può bastare a reinte-
dove già nel 1945 si comincia da più Biasi finiva per apparire come un fat- finale della sua ricerca (M. Magna- tessuto regionale era un frutto im- va dell’archivio Biasi e su numerosi grarvelo la meccanica aggiunta di
parti a mettere in discussione la stes- to a sé, un fenomeno esclusivamente ni)18 e se ne tracciava sommariamen- portante dei recenti orientamenti altri archivi pubblici e privati. Ciò un “contesto” che rimane ad esso
sa esistenza di una scuola locale.11 locale, confermando le vedute dei te una storia critica (M. E. Ciusa).19 della ricerca storiografica, volti a ri- ha permesso di dipanare il filo di si- giustapposto, come uno sfondo po-
Per converso, mentre nel 1947 il pit- sostenitori di un autarchico spirito La mostra del fondo di opere della discutere i presupposti dell’ideolo- tuazioni e momenti del percorso sticcio. Crediamo viceversa che i
tore viene ricordato dall’Associazio- isolano. Regione Sardegna (che, acquisito gia del Moderno e a rivederne le dell’artista che erano finora noti so- documenti figurativi vadano consi-
ne della Stampa sassarese con un Non sorprende perciò che i primi malgrado le polemiche, non era mai pratiche col restituire considerazio- lo genericamente. Si è potuto così derati non solo prodotti, ma produt-
volume miscellaneo che costituisce sondaggi sul lavoro dell’artista stato esposto fino a quel momento), ne a figure, tendenze ed episodi in seguirne in dettaglio il periodo mi- tori di storia e di ideologia. Abbia-
tuttora una fonte preziosa,12 artisti compiuti in termini scientifici ab- se fu un’utile occasione di riflessione precedenza sottovalutati o del tutto lanese e gettar luce sul soggiorno mo quindi accordato largo spazio al
come Pietro Antonio Manca e Remo biano puntato unicamente a metter- sul significato dell’arte di Biasi, non trascurati.26 Qui alla Sardegna veni- africano, precisando i rapporti in- momento della ricezione, incluso
Branca si fanno sostenitori nell’Isola ne in luce i rapporti stilistici con il partì tuttavia da un’adeguata, e ormai va dedicato un saggio di Daniele trattenuti con le cerchie artistiche quello rappresentato dalla critica
della tesi di una tradizione figurativa contesto nazionale e internaziona- indispensabile, ricognizione filologi- Pescarmona,27 che se riconosceva a locali. Gli anni della maturità, quasi spicciola, di tono giornalistico, spes-
regionale, il primo fondandola sulla le.14 Un’operazione necessaria, ma ca.20 Questa avrebbe cominciato a Biasi un ruolo di caposcuola e ne completamente trascurati dalla let- so considerata irrilevante e invece
tendenza verso il colore puro, il se- che, astraendo il pittore dalla radice prender corpo l’anno dopo, con una sottolineava l’alta qualità dell’opera, teratura precedente, se costituisco- di grande importanza perché agente
condo su una predisposizione inna- sarda e “sardista” della sua formazio- monografia di Maria Elvira Ciusa e ne separava tuttavia i raggiungimen- no una fase di continuo mutamento e specchio del gusto diffuso, termo-
ta verso i valori dell’incisione, ma ne, e misurandone l’opera col metro Marinella Cao Volpi,21 lavoro con cui ti estetici dalle motivazioni ideologi- e di ricerca incessante, e quindi di metro dell’incidenza concreta del-
entrambi rintracciandone le radici delle avanguardie (come di norma la letteratura su Biasi si spostava dal- che e culturali e rimuoveva la tema- non facile ricostruzione (anche per l’opera. Un’attenzione anche più am-
nell’opera di Biasi.13 Le loro posizio- nella storiografia del momento), po- l’ambito delle interpretazioni generali tica sarda come ininfluente ai fini di la scarsità di capisaldi cronologici: pia abbiamo rivolto alle motivazioni
ni, però, non scaturite da una lucida teva offrirne solo una visione circo- a quello di un’indagine storica basata una valutazione della personalità salvo casi isolati, Biasi non datava che guidano le scelte figurative del-
consapevolezza storica, bensì for- scritta e limitativa. Una svolta inter- sulle fonti bibliografiche e documen- dell’artista. le proprie opere, e dall’inizio degli l’artista, tentando di legare stretta-
mulate dalla prospettiva parziale di pretativa segnava, nel nuovo clima tarie reperite in primo luogo nell’ar- Il nome del pittore si affacciava infi- anni Trenta si rarefanno le riprodu- mente il percorso creativo alla vi-
chi negli eventi in esame era stato di revisionismo storico degli anni chivio del pittore, in quel momento ne nel quadro di attente indagini zioni di queste su cataloghi e gior- cenda biografica.
coinvolto, dai punti di osservazione Settanta, il pionieristico saggio di ancora relativamente ricco.22 Il volu- svolte sull’ambiente milanese,28 tea- nali), si sono però rivelati tutt’altro Contrariamente a quanto vuole un
opposti del realismo socialista e del- Salvatore Naitza Arte in Sardegna me offriva una più precisa contestua- tro della sua vivace affermazione tra che poveri di episodi creativi bril- vecchio slogan modernista, l’opera
l’avanguardia apparvero (e in qual- tra realismo e folklore (1977). Pur lizzazione dell’opera del sardo entro il 1917 e il 1923, mentre il suo per- lanti. Anche la produzione del mo- d’arte da sola non “parla”, non ce-
che misura effettivamente erano) in- seguitando a porre come obbiettivo le coordinate della situazione nazio- corso fino al 1929 era messo a fuo- mento finale della sua carriera, tra- de all’osservatore un significato e
trise di vecchio spirito regionalistico prioritario quello di reintegrare Bia- nale, con una ricostruzione puntuale co dagli scriventi sulla scorta di più scorso a Biella e chiuso nel 1945 da un valore universali, assoluti, indi-
e tese a ingigantire fenomeni di mo- si, e con lui gli altri protagonisti del- del percorso grafico e un primo, em- ampi riscontri filologici ed iconogra- una morte tragica, benché di tenuta pendenti dal tempo e dal luogo. Si-
desta rilevanza oggettiva. Esse trova- l’arte isolana d’inizio secolo, nella brionale esame dell’attività pittorica, fici nel volume dedicato al primo più discontinua rispetto agli esiti gnificato e valore (anche estetico)
rono quindi ascolto soltanto presso contemporanea vicenda stilistica ita- relativo alla fase giovanile, la quale Novecento della Storia dell’arte in anteriori, comprende lavori di gran- dell’opera appaiono invece quali
un pubblico tradizionalista che ve- liana, Naitza andava oltre il formali- era contemporaneamente oggetto di Sardegna.29 de intensità. fatti relativi, inscindibilmente con-
deva nella trascorsa stagione figura- smo modernista nel segnalare la forte uno studio specifico di Giuliana Al- Se si è dato conto qui, in breve, del- Per concludere, il lettore potrà con- nessi all’orizzonte storico e cultura-
tiva un felice periodo non inquinato connotazione ideologica delle scelte tea, incentrato particolarmente sul l’itinerario critico recente, è perché statare come la struttura del libro le, e spetta allo studioso (il compito
dai famigerati “ismi” rinnovatori. Più del pittore, collegandole al risveglio soggiorno romano del 1905.23 nel testo si sono volutamente ridotti non poggi tanto sull’esame stilistico dello storico dell’arte non è diverso
equilibrate, e spesso acute, erano le culturale in atto nella Sardegna pri- Gli anni seguenti vedevano appro- al minimo i riferimenti ad esso, per di singole opere o gruppi di opere, in questa prospettiva da quello del-
valutazioni di altri critici a diverso ti- monovecentesca. fondirsi la ricerca soprattutto nel privilegiare un continuo ricorso alle quanto su un intreccio di questo lo storico tout court) provarsi, per
tolo partecipi delle vicende sarde Questa stagione di studi si chiudeva campo della grafica e dell’illustra- fonti, reso necessario dall’esigenza con la discussione di percorsi intel- quanto può, a rintracciare il filo di
d’anteguerra, come Eugenio Tavola- nel 1984 con la mostra Biasi nella zione,24 ambito, quest’ultimo, in cui di ricostruire l’integrità di una vicen- lettuali, interessi ideologici, ambien- tali connessioni. Questo, in ogni
ra e Mario Ciusa Romagna; ma nep- collezione regionale,15 nel cui catalo- l’apporto di Biasi aveva cominciato da che era stata finora esaminata so- ti culturali. A guidare il nostro lavo- caso, è l’obbiettivo che ci siamo
pure queste potevano sostituire una go si approfondiva l’esame del con- ad emergere grazie al fondamentale lo per excerpta. Questa scelta ha ri- ro è stata in effetti la convinzione proposti.
10 11
La via della sintesi
13
5. PROCESSIONE NELLA BARBAGIA un incisivo impatto figurale, l’effetto complessivo è nondimeno
DI FONNI (1909) quello di una fresca, trascorrente impressione di luce e d’atmosfe-
tempera e pastello su carta, cm 64 x 68
coll. Regione Sardegna. ra. Al tentativo compiuto da Innocenti di cogliere la fugacità della
Esposto nel 1909 alla Biennale di Venezia. sensazione ottica, la mobilità dell’esistenza fenomenica, Biasi op-
pone il bisogno di arrestare il mutamento, di assolutizzare l’istante.
Non mima il tempo in divenire della contemporaneità, ma gli pone
a confronto il tempo bloccato del primitivo; quel primitivo nel qua-
le tanta parte della cultura dell’epoca scorgeva la via più efficace,
forse l’unica possibile, per giungere al cuore della modernità.
La diversa posizione dei due artisti rispecchia anche uno scarto ge-
nerazionale. Innocenti si allinea con quanti, in Europa, proponeva-
no una versione addomesticata della lezione impressionista, fonda-
ta sull’esibizione di una pittura di tocco che pur distruggendo la
continuità del disegno e delle superfici non rinunciava alla leggibi-
lità e alla gradevolezza delle scene; con quegli artisti, cioè, che Ro-
bert Jensen ha efficacemente riunito sotto la definizione di juste mi-
lieu international,38 e che nei primi anni del secolo passavano agli
occhi dei più come impressionisti a pieno titolo, ed erano anzi assai
meglio noti dei membri effettivi del movimento. Quest’area opera-
tiva, che aveva trovato nelle mostre delle varie secessioni europee
il canale per il proprio successo internazionale, era rappresentata
nella Biennale del 1909 dalle personali di celebri maestri come Be-
snard, Zorn, Kröyer. Ed era proprio questa versione dell’Impressio-
5
nismo che Cozzani intendeva additare ad esempio ai giovani italia-
ni, quando nella sua recensione della rassegna veneziana li incitava
urbana della grafica industriale, e la rappresentazione di un mondo a non «dimenticare una vittoria sulle tenebre come quella che i no-
arcaico e patriarcale, immoto e lontano. vatori della tecnica hanno ottenuta», e al tempo stesso li metteva in
Un mondo, quello della Sardegna contadina e pastorale, che aveva guardia dal giungere al disfacimento delle forme.39
già attirato lo sguardo degli artisti. Proprio nel 1909 Antonio Ortiz Biasi, dal canto suo, non si confronta né con l’Impressionismo juste
Echagüe, pensionato dell’Accademia di Spagna e ultimo di un pic- milieu né con quello autentico (il quale pure era ormai diventato an-
colo drappello di pittori iberici che dai primi del secolo avevano che in Italia tema di dibattito: nel 1908 Pica aveva raccolto in volume
soggiornato nell’Isola, presentava agli Amatori e Cultori di Roma i propri articoli sull’argomento, nel 1909 Soffici si scagliava contro
dei dipinti eseguiti nel villaggio di Atzara; e, nella stessa Biennale, l’indifferenza italiana nei confronti delle scoperte parigine).40 La sua
Biasi doveva scontare, in merito al tema (all’epoca fattore tutt’altro tempera guarda piuttosto alla stilizzazione asciutta della Secessione
che secondario nel determinare il successo di un’opera), la pesante viennese e dei disegnatori della rivista monacense Simplicissimus, al
concorrenza di un protagonista come Camillo Innocenti, la cui sala tratto spigoloso e spezzato di un Gulbransson; fa riferimento, cioè, a
personale includeva diverse scene sarde, frutto di un viaggio com- un contesto che già presuppone l’esperienza della sintesi postim-
piuto l’anno precedente, che avevano suscitato una notevole eco pressionista. Com’è noto, Monaco e Vienna erano in quel momento
critica. Innocenti si era recato a Sassari e da qui si era spinto nel vi- più familiari di Parigi agli artisti italiani, e assai meglio rappresentate
cino paese di Osilo, che avrebbe descritto a Primo Levi l’Italico co- a Venezia, tanto per motivi politici che a causa degli orientamenti
me «luogo di costumi singolarissimi», dove a suo dire «mai erano del mercato internazionale;41 i riflessi di tale vicinanza si manifesta-
stati pittori»;36 affermazione, quest’ultima, di certo troppo perento- vano però soprattutto, nel campo dell’arte cosiddetta “pura”, in un
ria, se si pensa che solo pochi chilometri separano il pittoresco simbolismo alla Stuck, carico di spunti neorinascimentali, che trova-
borgo dalla città natale di Biasi, e che questi già da qualche tempo va l’esempio più eclatante nell’opera di Sartorio.
andava visitando i più piccoli centri dell’Isola alla ricerca di spunti Attingendo, nell’ambito delle fonti austro-tedesche, alla grafica inve-
di vita popolare. Sembra d’altronde che Innocenti fosse entrato in ce che alla pittura, Biasi salta ogni mediazione classicista e si mette
contatto col giovane artista, divenendone amico;37 ma (a parte l’ov- nella condizione migliore per affrontare il problema allora centrale 6. Camillo Innocenti, IN SARDEGNA – OSILO
vio carattere promozionale delle dichiarazioni fatte al critico) questi della rottura con l’idea dell’arte come trascrizione del dato visivo. pannello di dittico.
Esposto nel 1909 alla Biennale di Venezia.
doveva apparirgli più che altro come un buon illustratore. Quella rottura, cioè, che le ricerche postimpressioniste europee
Uno sguardo al pezzo forte tra le tele “sarde” esposte a Venezia avevano avviato a partire dagli anni Novanta, e che aveva trova-
da Innocenti – un’altra processione: In Sardegna – Osilo (fig. 6) – to legittimazione nel clima dell’internazionalismo secessionista.42
rivela immediatamente la distanza tra il suo approccio al tema e Si tratta della linea da cui nella Mitteleuropa germoglierà l’astrazio-
quello del giovane collega isolano. Nel quadro di Innocenti il ta- ne, e alla quale si richiamano in Italia le tendenze sintetiste che ini-
glio fotografico non tende a fissare icasticamente l’immagine, ma è ziano a diffondersi tra i giovani; ed è una linea che ha il proprio as-
finalizzato alla resa dinamica della scena, accentuata a sua volta se portante nel binomio decorazione-primitivismo.
dalla vivacità del tessuto pittorico, animato da una pennellata Nella cultura simbolista fin de siècle il termine “decorazione” non
sciolta e nervosa. Benché il formato a dittico punti a scandire la aveva ancora acquisito le connotazioni limitative che oggi gli cono-
sequenza compositiva con ritmo lento e solenne, e la giustapposi- sciamo: esso indicava una via d’accesso a un’esperienza pittorica
zione tra masse scure in primo piano e fondo chiaro voglia creare “pura”, indipendente dalla rappresentazione realistica. Da Gauguin 6
14 15
in poi – con il tramite delle tesi critiche di Albert Aurier – la nozio- luogo di esilio e di punizione per funzionari in disgrazia, landa in-
ne di decorazione e quella di primitivismo erano state frequente- salubre, devastata dalle febbri, circondata dalla sinistra nomea di
mente associate; e nel 1909 Maurice Denis, in un importante artico- terra delinquente, popolata da genti atavicamente predisposte al cri-
lo apparso sulla rivista L’Occident, le aveva rimesse sul tappeto.43 mine, dalle usanze selvagge, dalla lingua aspra e incomprensibile –
Mentre affermava il superamento della concezione percettiva im- la Sardegna era ai primi del Novecento incontestabilmente diversa.
pressionista e assegnava alla pittura moderna il compito di creare, Una diversità che suonava quale marchio d’infamia, ma che una
attraverso deformazioni, segni e simboli, degli equivalenti delle nuova generazione di letterati e artisti si andava impegnando in
emozioni e dei sentimenti dell’artista, Denis faceva di Gauguin il quegli stessi anni a trasformare in titolo d’orgoglio: l’esempio di
prototipo del “barbaro moderno”, identificando – sulla scorta di Au- scrittori come Grazia Deledda e Sebastiano Satta aveva favorito il
rier – la figura del decoratore con quella del primitivo.44 Negli stessi sorgere, già sullo scorcio dell’Ottocento, di un vivace ambiente in-
anni le due figure giungevano a fondersi nell’immaginario di artisti tellettuale che, mentre accarezzava il sogno di un risveglio morale,
diversi come Matisse e Kandinsky; e se per il primo si trattava di un culturale ed economico dell’Isola, guardava con inedito interesse
recupero dionisiaco del mito classico dell’Arcadia, il primitivismo al suo mondo popolare. Nella tradizione pastorale e contadina,
del secondo, fondato sulla rivisitazione delle leggende e del folklo- per molto tempo oggetto di disperati sforzi di rimozione da parte
re slavi, possedeva chiare connotazioni etniche.45 Per quanto curio- della sparuta borghesia sarda, in preda a eterni complessi d’infe-
so possa sembrare, il Kandinsky dei primi anni del secolo parte da riorità nei confronti della “civile” ed “evoluta” patria peninsulare,
premesse analoghe a quelle di Biasi: da un recupero del mondo si scorgeva ora per la prima volta l’impronta di una stirpe di mille-
popolare filtrato attraverso una cultura secessionista. naria ascendenza, nobile ed incorrotta, carica di intatte energie.49
Negli anni precedenti la prima guerra mondiale, d’altronde, l’interes- A sviluppare la ricerca d’identità avviata attraverso la trasfigurazione
se per le tradizioni popolari e contadine era un fenomeno diffuso mitica del mondo popolare era un gruppo di scrittori e pubblicisti
nell’arte europea, e si legava a un altrettanto diffuso interesse per le che, attivo principalmente tra Sassari e Nuoro, trovava un’animata
varie nazionalità. Riesce difficile oggi, dopo quasi un secolo di pre- propaggine nella colonia degli intellettuali sardi trapiantati a Roma.
dominio nella storia dell’arte dell’ideologia cosmopolita del Moder- A Nuoro, con Sebastiano Satta, circonfuso dell’aura di vate del riscat- 9
no, comprendere il peso all’epoca esercitato dal tema nazionale nelle to dell’Isola, era – all’ombra del sacro monte Ortobene – il centro 9. CARICATURA DI SALVATOR RUJU
ricerche figurative; o concepire un’atmosfera culturale in cui anche ideale del movimento; a Sassari, intorno alla redazione del quotidia- in La Nuova Sardegna, Sassari, 12-13 gennaio 1905.
i protagonisti dell’avanguardia si sentivano spinti a difendere il pro- no La Nuova Sardegna, si raccoglieva una cerchia di giovani tra cui
prio lavoro facendo uso del medesimo vocabolario nazionalista con emergevano il giornalista Barore Scano e il poeta Salvator Ruju, diret-
cui i loro oppositori lo attaccavano. Ma, nel contesto primonovecen- tori anche, dal 1901, del foglio umoristico Il Burchiello. È questo
tesco, finiva per apparire naturale considerare l’appartenenza geo- l’ambiente che il giovane Biasi, ancora studente di liceo, comincia a
grafica e il carattere nazionale come una chiave di lettura privilegiata frequentare, ed è al Burchiello, ancor più che al giornale concorren-
7
del lavoro degli artisti; termini come “razza” e “stirpe” ricorrevano fre- te Il Massinelli, che offre le primizie del suo talento di caricaturista.
quentemente nella critica dell’epoca, che sulla scorta del pensiero an- Il settimanale andava ad aggiungersi ai tanti giornali goliardici che
7. IL NUOVO CANDELIERE tropologico e sociologico tardo-ottocentesco, da Lombroso a Max spuntavano come funghi nella Sassari d’inizio secolo, città «che non
vignetta in Il Massinelli, Sassari, 27 agosto 1902.
Nordau, intrecciava il tema della razza con quello della nazionalità. dava pace agli imbecilli»,50 dove l’esercizio della satira era passa-
In Italia, dove le Biennali di Venezia e la loro ricezione critica ri- tempo tradizionale di tutte le classi sociali, allenate a un quotidia-
specchiavano fedelmente questo clima,46 lo stesso atteggiamento no scambio di battute taglienti. Può sembrare strano che a coltivare
che spingeva a guardare con curiosità all’opera di bulgari e un- l’ideale della rinascita sarda fosse una cerchia di intellettuali costitu-
gheresi, norvegesi e serbi, alimentava l’attenzione per i temi regio- zionalmente scettici e disincantati, sarcastici e dissacratori, occupati
nalisti. Buranelle, pescatori napoletani, contadini abruzzesi, butte- settimanalmente ad affilare gli strali dell’ironia destinati ai piccoli ber-
ri romani continuavano a popolare le tele degli artisti. Per molti, sagli della politica municipale e della vita quotidiana. In realtà l’esalta-
manteneva ancora le sue attrattive l’idea ottocentesca che la rap- ta ricerca delle radici sarde e lo spirito beffardo e scanzonato non so-
presentazione delle realtà regionali costituisse una via verso la co- no che due facce di un’unica medaglia, ben rispecchiate dalla stessa
8. SCUOLA DI PERFEZIONAMENTO struzione di un’arte nazionale italiana: così nel 1909, sulle pagine di personalità di Sebastiano Satta, egli pure collaboratore del Burchiello:
PER LA CULTURA RAZIONALE Nuova Antologia, l’Italico poteva definire «benemeriti come patrioti «sempre goliardo», amante di giovanili bisbocce, Bustianu è nel con-
DEGLI ASSESSORI COMUNALI 10. CARICATURA DI GIOVANNI PRINI
vignetta in Il Massinelli, Sassari, 21 settembre 1902.
quanto lodevoli come pittori» coloro che si applicavano a ritrarre tempo tragico, appassionato cantore di una Sardegna miticamente in Avanti della Domenica, Roma, 9 aprile 1905.
costumi e vedute del Bel Paese.47 Nella maggior parte dei casi, trasfigurata. Del resto, nell’ambiente del Burchiello la satira «cela spes-
però, la raffigurazione dei soggetti regionali – volta a rispondere a so una viva coscienza letteraria, un’attenzione ai problemi del tem-
ormai consolidate richieste del mercato – era pretesto alla retorica po e alle idee socialiste», espressa attraverso rubriche come “La lanter-
del colore locale, al gusto bozzettistico del pittoresco, all’esibizione na di Diogene” e “Le istantanee”, nonché in poemi goliardici e in
di un facile virtuosismo tecnico. Da tutto il variopinto repertorio poesie vernacole.51 Tra le maggiori attrattive del periodico è la carica-
regionalista di matrice tardo-ottocentesca, da quanti facevano del tura – il pupazzetto –, che attraversa in questi anni un momento di
folklore contadino uno fra i molti “generi” pittorici, Biasi si distac- gran voga; riempie i taccuini degli artisti, costella gli appunti dei lette-
ca nettamente, oltre che per le sue scelte stilistiche, per le motiva- rati e favorisce un incremento senza precedenti della stampa umori-
zioni che ne guidano il lavoro e la cultura che lo alimenta; ma, allo stica. Con la fioritura europea di riviste come L’Assiette au beurre, Le
scopo di comprendere le une e l’altra, è necessario considerare le Journal Amusant, Simplicissimus, si viene creando per essa uno spa-
circostanze della sua formazione e i suoi rapporti con il contesto zio intermedio, una sorta di demi monde,52 equidistante dall’arte “al-
della Sardegna d’inizio secolo. ta” e da quella “bassa”, dalla pittura “seria” come dall’arte popolare.
Regione miserabile, negletta e disprezzata quant’altre mai (al pun- Le caricature pubblicate da Biasi sui giornali goliardici sassaresi
8 to da esser sinonimo, nella lingua italiana, di discarica di rifiuti),48 (figg. 7-8) sono i primi documenti figurativi che di lui possediamo. 10
16 17
Si tratta di vignette semplici e sommarie, il cui aspetto talvolta piutto- Nino Alberti, musicista, Carlo Mariotti, scrittore. Tengono confe-
sto incerto e rudimentale deriva dalla trasposizione sul cliché in le- renze e letture poetiche, fondano riviste, ma soprattutto svolgono
gno impiegato per la stampa, affidata a un falegname locale. Accom- un’intensa attività giornalistica, improvvisandosi poligrafi nelle re-
pagnate da testi satirici e allusivi, densi di riferimenti non sempre dazioni di fogli come La Patria, Il Travaso delle Idee, Avanti della
decifrabili a fatti e fatterelli della cronaca cittadina, rivelano una lar- Domenica, La Tribuna;55 l’ultimo quotidiano citato ha una delle
ga consuetudine con i modi della grafica liberty, divulgati da riviste sue colonne nel sassarese Stanis Manca, che, insieme alla Deledda
come Emporium o Novissima e da una cartellonistica aggiornata su – guardata con reverente ammirazione –, costituisce uno dei punti
modelli ancora in prevalenza francesi. Il significato di queste prove di riferimento del gruppo dei sardi. Instancabili e onnipresenti nella
iniziali va comunque oltre il loro intrinseco valore, giacché esse rap- vita culturale romana, questi giovani promuovono la creazione di
presentano l’accostamento a un ambito di ricerca figurativa che la- svariati circoli artistico-letterari: la Società Elleno-Latina, il Circolo
scerà traccia su una parte importante del successivo percorso dell’ar- Universitario di Lettere e Filosofia, la Società degli Amici dell’Arte,
tista. Biasi intuisce da subito il potenziale innovativo insito nella la Società dei Poeti, riuscendo a coinvolgere nelle loro iniziative
caricatura, la sua capacità di ridurre il molteplice all’elementare senza personalità del peso di Diego Angeli, Angelo de Gubernatis, Ugo
sacrificarne la ricchezza; su di essa incentrerà sostanzialmente la sua Fleres, Domenico Gnoli, Luigi Pirandello, Adolfo De Bosis, Gio-
attività almeno fino al 1906, per poi trasferirne i principi nell’illustra- vanni Cena. Tra gli artisti, si notano le presenze di Giovanni Prini,
zione non umoristica e quindi, verso il 1909, nella pittura. Ciò non Basilio Cascella, Gabriele Galantara.
11
vuol dire che abbia atteso il 1909 per cominciare a dipingere (già cin- Nel gruppo, il ventisettenne Ruju occupa una posizione di spicco;
11. CARICATURA DI FILIPPO FIGARI que anni prima di questa data il suo studio era ingombro di tele, boz- consacrato lirico interprete di una Sardegna selvaggia e incontami-
in La Nuova Sardegna, Sassari, 12-13 gennaio 1905. zetti e grandi composizioni ad olio), ma che solo a quel punto giun- nata dal successo del suo Canto d’Ichnusa, incarna anche fisica-
ge a superare il bilinguismo comune a molti artisti dell’epoca, avvezzi mente (il viso magro e ascetico sotto l’incolta chioma crespa) il tipo
a impiegare stili diversi nel disegno umoristico e nell’arte “seria”. del poeta primitivo agli occhi dei letterati e delle signore intellet-
La caricatura costituisce per Biasi la via d’accesso a quel sentire tuali (fig. 9). Contribuisce così non poco a divulgare nella cultura
primitivo che era per molti tramite privilegiato all’esperienza della romana un’immagine della Sardegna quale terra rude e barbarica, 13
modernità. Già nelle teorizzazioni ottocentesche essa appariva esotica e seducente, che suscita curiosità al pari dell’Abruzzo di
quale forma ambivalente, al tempo stesso antica e nuovissima: al- D’Annunzio e della Russia di Tolstoj. Interessato ai problemi delle 13. RITRATTO DEL PADRE (1904)
foto d’epoca.
cuni, come Champfleury, ne enfatizzavano il carattere psicologica- arti figurative, Ruju va da qualche tempo auspicando l’avvento di
mente primitivo, elementare ed incorrotto, da “fossile vivente”; al- un’arte autenticamente sarda: l’Isola infatti non ha avuto fino a que-
tri, come Baudelaire, la ritenevano un’arte sofisticata e tipicamente sto momento che una schiera di professionisti formatisi nelle acca-
metropolitana.53 Proprio questa sua duplicità d’aspetto l’avrebbe demie del Continente, per niente coinvolti dalla realtà regionale e
resa singolarmente adatta ad esprimere la cultura del Moderno, desiderosi invece di adeguarsi in tutto al livello medio-basso della
anch’essa simultaneamente rivolta in avanti e all’indietro, tesa ad produzione italiana; perfettamente organici, in questo, a una com-
attingere dal passato le energie rigeneratrici che le avrebbero con- mittenza pubblica e privata che non chiede se non di integrarsi
sentito di costruire il futuro. Il demi monde della caricatura sareb- senza dar nell’occhio nella mediocrità nazionale.56
be diventato sempre più una sorta di zona franca della ricerca fi- Come altri intellettuali sardi, Ruju vede nell’arte un importante fat-
gurativa, in cui si poteva osare ciò che non era permesso altrove; tore di coesione sociale, capace di alimentare la formazione di
un laboratorio sperimentale in cui veniva collaudata gran parte una coscienza identitaria; ciò lo spinge a seguire con passione
dell’armamentario dell’arte avanzata (l’à plat, la schematizzazione ogni minimo accenno di risveglio nel campo della pittura e della 14. RITRATTO DI GRAZIA DELEDDA
geometrica, il linearismo, la deformazione espressiva). Quest’ulti- scultura. Segnala così l’esordio, nel 1904, di un giovane scultore in La Nuova Sardegna, Sassari, 8-9 gennaio 1905.
ma avrebbe finito per assorbirne tutta la forza vitale, ponendo ter- nuorese, Francesco Ciusa, che a differenza di tanti suoi colleghi
mine alla fertile stagione Belle Époque della grafica umoristica. mostra di voler ritrarre la vita e i costumi della terra natale, e inco-
Quando, alla fine del dicembre 1904, Biasi si trasferisce a Roma, de- raggia a Roma i primi passi di Filippo Balata e di Bigio Gerarden-
ciso a tentare la sorte in quello che era allora il maggior centro arti- ghi, concorrenti al Pensionato Artistico Nazionale. Non stupisce
stico italiano, è sull’attività di caricaturista che fa affidamento. Lo ha che, nel ritrovare Biasi e Figari, si affretti ad assecondarne l’ingres-
preceduto nella Capitale l’amico e coetaneo Filippo Figari, come lui so nel mondo intellettuale romano. È lui a procurare al secondo
disegnatore e pittore. Cagliaritano, Figari ha trascorso a Sassari gli una collaborazione come caricaturista a La Patria e, poco dopo,
12. Filippo Figari, CARICATURA DI
GIUSEPPE BIASI, in La Nuova Sardegna anni del ginnasio, condividendo con Biasi le prime febbrili ambizio- a far lo stesso per Biasi con il giornale in lingua francese L’Italie.
Sassari, 12-13 gennaio 1905. ni dell’adolescenza: «Tu che cosa ti fai? Avvocato; E tu? Ingegnere; Ma, soprattutto, Ruju mette in contatto i due amici con gli ambienti
E tu? Referendario del Consiglio di Stato; E tu? Medico; E tu? Pittore! artistici più avanzati della Capitale, tra loro collegati: il salotto di
Questa qualifica lascia tutti perplessi; per gli altri occorrono lau- Giovanni Prini e la redazione dell’Avanti della Domenica.
ree, concorsi, esami, ma per un pittore occorre davvero talento e «Il Prini è genovese – scrive il poeta in una lettera alla fidanzata – à
– si dice – il coraggio di sopportare una vita difficile, incorniciata la mia età ed è un fortissimo e già molto noto scultore. È anima
forse da privazioni e rinunzie. Ma gli eletti non disarmano, av- buona e semplice che adora, e ne è ricambiato, la moglie un po’
volti in una solenne cravatta sotto il cappello a larghe falde, segni letterata e appassionata d’arte, e impazzisce per il suo bambino.
intangibili del loro destino …».54 Il sabato dà un modesto ricevimento a letterati, artisti e giornali-
A Roma, i due aspiranti artisti prendono subito contatto con Salvator sti. Ci si trova insieme (le signore e le signorine non mancano)
Ruju che, trasferitosi in città nel 1902, è nel frattempo divenuto uno comuni amici letterati e artisti, si beve un thè, si fa molta chiac-
degli animatori della locale colonia degli intellettuali sardi. Si tratta chiera e si aspetta l’alba».57
di una dinamica pattuglia di giovani, per lo più ancora studenti uni- I “sabati” di casa Prini, in cui Ruju teneva ammiratissime letture poe-
12 versitari: Carlo Aru, futuro storico dell’arte, Josto Randaccio, poeta, tiche ed era fatto segno di «tenerezze speciali», sono ben noti alla 14
18 19
letteratura storico-artistica: vi si incontravano infatti, accanto al
poeta Sergio Corazzini, al musicista Alberto Gasco, al pittore Do-
menico Baccarini, agli scultori Antonio Maraini e Angelo Zanelli,
futuri protagonisti dell’arte moderna come Umberto Boccioni, Gino
Severini, Mario Sironi. Insomma, il salotto Prini – dove Biasi ven-
ne presto condotto, a giudicare da una sua caricatura dello scultore
pubblicata nell’aprile 1905 (fig. 10) – era luogo di ritrovo per la
parte più viva del mondo figurativo giovanile romano, quella parte
cui si doveva il sotterraneo ribollire di fermenti culturali che anima-
va una situazione in apparenza sonnolenta e stagnante. Anni dopo,
Duilio Cambellotti – tra gli esponenti più significativi, insieme a
Giacomo Balla, della generazione appena precedente – avrebbe la-
sciato una colorita, per quanto malevola, descrizione di questo am-
biente: «esisteva uno stuolo di giovani, meglio direi di giovanissimi
a cui si accodavano degli adolescenti e dei ragazzi. Tutti costoro
si atteggiavano a dei geni incompresi; tutti uguali nell’esteriore,
vestiti di nero come Rodolfo nella Bohème pucciniana, cappelli a
larghe tese, chiome lunghe, piuttosto trasandati, sporchi anzi-
chenò. Tutti dialettici fino alla nausea, meglio dirò chiacchieroni;
tutti imbevuti di letteratura francese; loro autori prediletti erano
Emilio Zola e Baudelaire che non capivano. Audaci nei loro pro-
positi verbali e insistenti nello strofinarsi addosso a quelli della ge-
nerazione precedente che erano considerati come arrivati perché
già operanti; e se per caso venivano scacciati, ritornavano ad on-
ta di qualunque mortificazione che a loro venisse inflitta. Per que-
ste abitudini venivano chiamati Bacarozzetti. È anche vero che 16
molti di questi di cui parlo, in epoca successiva passarono fortuna,
sia emigrando a Milano o a Parigi, sia buttandosi nel futurismo 15. SUONATORI AMBULANTI
copertina dell’Avanti della Domenica
che mediante Marinetti faceva le prime prove ».58 Roma, 22 gennaio 1905.
Una caricatura del gennaio 1905,59 tracciata da Figari con pochi
tratti sommari di penna, ci consegna appunto l’immagine di Biasi 16. CARICATURA DI GRAZIA DELEDDA
in Avanti della Domenica, Roma, 26 febbraio 1905.
in divisa da bacarozzetto: cappello a larghe falde, lunga ciocca di
capelli sull’occhio, sigaretta in bocca (fig. 12).
Nella mise obbligatoria dei giovani artisti della Capitale, e grazie ai
buoni uffici di Ruju, i due amici fanno la loro comparsa anche nel-
la redazione del settimanale socialista l’Avanti della Domenica. 17. RITRATTO DI GOR’KIJ
Qui Biasi trova un ambiente senza dubbio congeniale dal punto in Avanti della Domenica, Roma, 19 febbraio 1905.
di vista ideologico: al momento del suo arrivo a Roma, infatti, l’ar-
tista ha alle spalle una breve militanza nel circolo sassarese “Giu-
seppe Giordano”,60 espressione dell’ala più radicale del locale
partito repubblicano, attestata su posizioni mazziniane, antiparla-
mentariste e antistituzionali, antimilitariste e anticolonialiste, alle
quali unisce una rivendicazione in chiave “irredentista” dei diritti
della Sardegna. «Siamo forse redenti noi in quest’isola, ove la lin-
gua, la coltura, la civiltà all’Italia è quasi sconosciuta? – scriveva
nel 1904 L’Edera, il giornale del gruppo. – Siamo forse redenti
noi, cittadini del Mezzogiorno ove le camorre imperano, ove l’op-
pressione è sistema, ove l’operaio geme per la fame, è finito dal
piombo? ».61 Tematica “sardista” e polemica sociale si saldano così
nella prima formazione di Biasi, che trova nella cerchia dell’Avan-
ti della Domenica alimento a interessi sociali già ben definiti, per
quanto filtrati da una sensibilità fortemente individualista e restia
all’azione di gruppo.62
Il settimanale socialista, diretto da Savino Varazzani e Vittorio Piva,
si distingue per l’elevata qualità della proposta grafica e per la di-
sponibilità ad accogliere gli esordienti. Sulle sue pagine si alterna-
no disegni di Balla, Cambellotti, Boccioni, Severini, Sironi, Dudre-
ville, insieme a quelli di illustratori noti e notissimi come Galantara,
15 Scarpelli, Sacchetti: un variegato panorama di ricerche che riflette 17
20 21
18. CARICATURA DI ENRICO la linea aperta e flessibile della rivista, orientata – pur all’interno Capitale, a vedere in essa un mezzo utile per superare il minuto ve-
E CATERINA BERLINGUER (1905) di un orizzonte d’impegno sociale – verso un’idea di arte libera da rismo e le tentazioni classiciste e per raggiungere una visione sin-
tempera su cartone, cm 48 x 21
Cagliari, coll. privata. prescrizioni ideologiche.63 Le diverse esperienze che si riuniscono tetica. Della sintesi a Roma molto si discute: la teorizza Cena («So-
intorno alla redazione, luogo di aggregazione e di confronto, con- no convinto che tutte le arti … tendono alla concisione»);71 la
dividono alcune premesse culturali: una tendenza allo spirituali- raccomanda Guelfo Civinini, scrittore assai legato a Ruju, secondo
smo e all’irrazionalismo, rispecchiata dall’amore per Schopenhauer cui occorre «infondere un elemento di efficacia nella rappresen-
e per Nietzsche; una sensibilità populista nutrita di Marx e Baku- tazione … trovare mezzi per dinamizzare la materia e rendere
nin, Tolstoj e Gor’kij, alimentata dalla presenza di Giovanni Cena, un’impressione sintetica»;72 la perseguono, in modi diversi, gli arti-
scrittore e redattore-capo della Nuova Antologia, e dal suo umani- sti più avanzati, sia attraverso una maniera sfumata e vaporosa che
tarismo socialista; un gusto simbolista e francesizzante in campo guarda alla lezione di Carrière, sia attraverso la secca semplifica-
letterario, non esente però da curiosità realiste. Lo sforzo è per tutti zione e il linearismo propri della Secessione austriaca. La seconda
quello di creare un’arte di alto sentire, sincera ed umana, capace di via è quella battuta da Duilio Cambellotti, scultore e disegnatore
comunicare.64 Questa cultura non ha ancora trovato uno sbocco fi- vicino al gruppo di Cena e all’esperienza delle Scuole dell’Agro
gurativo in cui riversare compiutamente l’energia contenuta nelle Romano da questo avviata nel 1904. Cambellotti unisce all’impe-
sue componenti, e riesce a manifestarsi con efficacia forse solo nel- gno sociale e umanitario il vagheggiamento di un mondo rurale
la grafica, che gode di grande favore nella Roma primonovecente- ancora intatto e ricco dei valori etici negati dall’industria; la cam-
sca, e particolarmente tra gli artisti del settimanale. pagna romana è per lui culla silente e misteriosa di secoli di ci-
Biasi è attratto dall’idea di un’arte seria, impegnata e antiedonisti- viltà, il cui fascino antico ancora aleggia sui volti e nei costumi dei
ca, verso la quale lo spingono, oltre alla frequentazione dell’Avan- suoi abitanti. Si può immaginare la suggestione che simili idee,
ti della Domenica, anche altre esperienze accumulate nel corso unite a una proposta grafica di forte impatto e d’alta qualità, pote-
del breve ma intenso soggiorno romano. Insieme a Figari, trascor- vano esercitare sul giovane Biasi, finora incapace – malgrado i
re lunghe ore nelle sale dell’esposizione dei bozzetti per il Pensio- suoi sforzi – di tradurre in ambito figurativo quella trasposizione
nato Artistico Nazionale, in cui il soggetto assegnato ai concorrenti mitica del mondo popolare che autori come la Deledda, Satta e
– La rivolta – rispecchia il diffuso interesse per i temi sociali;65 temi Ruju andavano attuando in campo letterario.
che non mancano, peraltro, neppure nell’annuale rassegna degli Sono idee che, in ogni caso, matureranno soltanto più tardi. Per il
Amatori e Cultori,66 aperta negli stessi mesi e che l’artista non avrà momento, l’influsso cambellottiano si manifesta sul piano stilisti-
mancato di visitare, come non avrà trascurato di recarsi alla con- co, come sollecitazione verso un interesse per i modelli austriaci.
temporanea Mostra dei Rifiutati nel foyer del Teatro Nazionale, do- Due lavori di Biasi del gennaio 1905 – un ritratto di Grazia Deled-
ve esponevano tra gli altri Boccioni e Severini. Anche la conoscen- da apparso su La Nuova Sardegna a corredo di un’intervista di
za di un grafico politicamente schierato come Galantara – membro Ruju alla scrittrice (fig. 14) e una bella copertina per l’Avanti del-
della Società dei Poeti – avrà contato qualcosa agli occhi del gio- la Domenica (fig. 15) – guardano infatti, nell’ambito del Secessio-
vane, già ammiratore di Gavarni «per gli stridenti contrasti sociali nismo viennese, alle ricerche di Kolo Moser sul contrasto positi-
che presentano tutti i suoi disegni».67 vo-negativo; alle stesse fonti attinge anche Giorgio Kienerk, un
19
Il contatto con l’Avanti della Domenica, inoltre, è con ogni proba- altro dei collaboratori del settimanale, la cui influenza è evidente
bilità determinante nel suscitare in lui un interesse più profondo nel primo disegno. La copertina, raffigurante un soggetto di tono
per le varie forme di espressione grafica (disegno, incisione, illu- populista (un gruppo di suonatori ambulanti), rivela un discorso
strazione) e nel condurlo a superare il bilinguismo figurativo prati- senz’altro più originale. Qui Biasi opta per un sintetismo asciutto
cato fino a questo momento, la netta distinzione tra la pratica ed energico, che non riassorbe le figure nei misteriosi vapori cari
“bassa” della caricatura e quella “alta” della pittura. Poco sappia- a tanta grafica romana del periodo, ma le condensa in una massa
mo delle sue prove pittoriche iniziali, se non che si trattava per lo compatta, dinamizzata dal taglio in doppia diagonale. Il gruppo
più di ritratti e di paesaggi. L’unico esempio noto di questa produ- asimmetrico dei suonatori, appena toccato da rapide lumeggiatu-
zione è il Ritratto del padre (fig. 13) eseguito alla fine del 1904,68 re, sembra trasportare sulla pagina la modellazione continua, e
che, pur condotto con discreta scioltezza di mano per un autodi- però innervata da sotterranee tensioni, della scultura di Cambel-
datta, rivela lo sforzo di conformarsi ai canoni ottocenteschi del ge- lotti, in cui la figura è stilizzata apparizione come evocata dal-
nere; ed è verosimile che a guidare in questa direzione i primi pas- l’informe creta.
si dell’artista abbiano contribuito gli esempi che aveva sottomano Nell’Avanti della Domenica appaiono altri tre disegni, indicativi
nella città natale, quello dell’onesto Mario Paglietti, buon ritrattista degli interessi e delle frequentazioni romane di Biasi: la già ricor-
formatosi nella Torino di Giacomo Grosso, e quello di Gaetano data caricatura di Prini, risolta con un segno fluido ed elegante,
Spinelli, che all’epoca del suo soggiorno a Sassari (1902-04) colti- una Caricatura di Grazia Deledda (fig. 16) e un Ritratto di Gor’kij
vava anch’egli un realismo di matrice piemontese, e che non (fig. 17). Il ritratto, pubblicato il 19 febbraio, si lega all’emozione
mancò di incoraggiare il giovane esordiente.69 Senza dubbio que- suscitata dagli eventi russi delle settimane precedenti. La “domeni-
sti riserva inizialmente alla sola pittura il compito di dar voce ad ca rossa” di San Pietroburgo, che aveva visto il massacro di una
alti valori e sentite idealità: ai primi del 1905, infatti, confida a Ruju folla di inermi scioperanti dinanzi al Palazzo d’Inverno, aveva sol-
il proprio «nobile sogno», essere «pittore e rivelatore della Sarde- levato a Roma un’ondata d’indignazione. Il 29 gennaio, in piazza
gna»;70 ed è chiaro che scorge nella pittura di paesaggio il mezzo del Popolo, si era tenuta una manifestazione di solidarietà con gli
per rivelare la sua terra agli occhi del mondo. insorti, indetta dalla Federazione Socialista Anarchica e dal Circolo
Tuttavia, è da credere che negli stessi giorni la rete di nuovi rap- Repubblicano “Ciceruacchio”, alla quale avevano partecipato i 19. CARICATURA DI CATERINA
BERLINGUER (1905)
porti stabilita a Roma cominci a fargli considerare sotto una nuova giovani della cerchia frequentata da Biasi (Roberto Basilici, fratello tempera su cartone, cm 48,5 x 24
18 luce le potenzialità della grafica, portandolo, come molti artisti della di Carlo, uno degli amici di Ruju membro della Società dei Poeti, Cagliari, coll. privata.
22 23
20. CARICATURA DI PIETRO era stato arrestato per oltraggio alle guardie).73 La figura di Gor’kij, 21. REDATTORI DELLA
SATTA BRANCA (1905) già oggetto di vivo interesse nell’ambiente romano, specie da par- NUOVA SARDEGNA (1905)
tempera su cartone, cm 68 x 24 tempera su cartone, cm 45,5 x 64,5
Sassari, sede de La Nuova Sardegna. te di Cena, balza al centro dell’attenzione: rinchiuso nella Fortezza Sassari, sede de La Nuova Sardegna.
Pietro e Paolo, si teme infatti che possa cadere vittima delle rap-
presaglie zariste. Nell’incertezza per la sorte dello scrittore, tre
suoi ritratti giungono all’Avanti della Domenica: oltre a quello di
Biasi, disegni di Sacchetti e di Augusto Majani, che la redazione
decide di pubblicare tutti.74 Per l’occasione Biasi lascia il lineari-
smo e il contrasto positivo-negativo d’impronta secessionista per
accostarsi – e per quanto ne sappiamo sarà l’unica volta – all’altra
tendenza diffusa fra i giovani romani, quella di una maniera mor-
bida e sfumata che trova i suoi esempi nella grafica di Balla, di Pri-
ni e di Baccarini. Questa deve sembrargli più adatta ad allontanare
qualunque associazione con la caricatura – sentita come inoppor-
tuna nella circostanza drammatica – e a suggerire l’intensità di una
presenza affidata alla luce magnetica dello sguardo.
Alla caricatura torna poco dopo, col disegno raffigurante la Deled-
da, che, a giudicare dall’elaborazione un po’ faticosa, sembra es- 21
sergli costato qualche sforzo. La scrittrice era, per la cerchia dei
sardi, una sorta di mostro sacro, e ritrarla rappresentava un compi- una caricatura intesa come rappresentazione sintetica affidata prin-
to impegnativo. Biasi rinuncia alla stilizzazione curvilinea e adotta cipalmente alla linea; solo quest’ultima «è arte vera e propria, vera
un inedito linguaggio grafico in cui, se la ricerca dell’à plat è por- e sincera». Lungi dall’essere semplice scherzo, «vuoto disegno, ine-
tata alle estreme conseguenze, il tratto si fa spigoloso e spezzato; spressivo e ridicolo», essa diventa il mezzo per attingere un’espres-
la non avvenente scrittrice viene trasformata in una sorta di sfinge sione essenziale. Partendo da queste premesse, non stupisce che la
proterva ed enigmatica, così come doveva apparire agli occhi inti- descrizione data dal critico del metodo di lavoro di Biasi prescinda
miditi dei giovani conterranei nelle riunioni della Società dei Poeti, da qualunque accenno alle connotazioni umoristiche dell’opera e
mentre dominava «gli irrequieti consoci ed aggregati col suo silen- faccia pensare piuttosto al processo di esecuzione di un dipinto:
zio e con lo sguardo corvino, vellutato e metallico, come incrosta- «Sul cartone appoggiato al cavalletto, la sua mano va su e giù sen-
zione preziosa di un idolo».75 Lo stesso linguaggio, che ritorna nel- za sfiorarlo, tracciando linee immaginarie, ora lente, lunghe, pia-
le vignette realizzate per L’Italie, diverrà – come abbiamo visto ne, ora rapide ondeggianti: non una goccia di colore deve spre-
esaminando la Processione del 1909 – cifra costante dell’artista si- carsi sul disegno, che l’artista non vorrà più ritoccare; d’un tratto,
no al termine del decennio, e sarà da lui impiegato nella descrizione il pennello si appoggia pesante sul cartone, e una linea forte, de-
di quel mondo pastorale sardo che proprio la Deledda aveva per cisa, rapida l’attraversa tutto: la linea della schiena, una partico-
prima scoperto. larità caratteristica del disegno di Biasi. Poi, le linee si segnano
La fine del soggiorno romano, probabilmente in maggio, coincide più calme, più piane; il viso è studiato con attenzione intensa:
con l’inizio di un periodo di grave depressione. Nonostante fosse senza né pure, quasi, limitarne l’ovale o il profilo, il pennello si
riuscito in breve tempo a inserirsi nel più vivo ambiente figurativo ferma al tratto caratteristico, a quello che dovrà dare il risalto
della Capitale, Biasi si vede costretto a far ritorno a Sassari e a ri- maggiore a tutta la figura – un fascio di luce e un contrasto vivis-
prendere controvoglia gli studi di Giurisprudenza. «Ho mio padre simo d’ombre: la figura si anima, diventa espressiva, viva – l’ope-
malato, non ho quattrini mi sento male ed ho tante di quelle ra ormai si può dire compiuta».78
aspirazioni mio caro …», scrive a Ruju in luglio.76 Quasi come un I lavori arrivati fino a noi rivelano una maggiore scioltezza e sicurez-
grido suona, tracciata in grandi caratteri sulle righe fitte e minute za di mano (fig. 18), qualità grafiche che attestano la rapida matura-
della lettera, la preghiera: «Ti raccomando i giornali d’arte », unico zione conseguita durante i mesi romani; lo stile oscilla tra il geome-
debole legame che può congiungerlo ancora alla “vera” vita cultu- trismo della caricatura di Caterina Berlinguer, tutta contorni spezzati
rale e artistica, quella che si svolge lontano dalla Sardegna. e nette campiture (fig. 19), e la nervosa silhouette curvilinea di Pie-
A Sassari prepara, nei mesi estivi, la prima personale della sua car- tro Satta Branca, in cui le volute di fumo del sigaro rimano con l’ar-
riera: una rassegna di grandi caricature a colori raffiguranti tipi e co della schiena accentuato fino all’inverosimile (fig. 20). Tra i fogli
personaggi dell’ambiente cittadino, organizzata nell’ambito di una presumibilmente esposti nella mostra spicca l’immagine di un grup-
manifestazione a favore dei terremotati calabresi. «Lo faccio mal po di Redattori della Nuova Sardegna (fig. 21), con l’inconfondibile
volentieri ma ho bisogno di soldi», confida ancora a Ruju; una ri- zazzera di Ruju e la sua barbetta dannunziana tra Salvatore Man-
luttanza che, a parte il momento di sconforto attraversato da Biasi, coni, Barore Scano, Ernesto Butta e Medardo Riccio. La nota bef-
sembra indicare come l’impegno assunto gli appaia troppo frivolo farda, in realtà, è tutt’altro che assente da queste caricature, perva-
e mondano in confronto ai compiti che ha cominciato ad assegna- se da un’ironia pungente ma in fondo bonaria; e si può ipotizzare
re al suo lavoro. Riecheggia forse le idee dell’artista uno scritto in che i caratteri individuati da Prunas come centrali nella ricerca di
due puntate a lui dedicato, apparso su L’Armonia Sarda nei giorni Biasi – una volontà di sintesi finalizzata non a suscitare il riso ma a
precedenti l’inaugurazione. L’anonimo articolista (probabilmente cogliere l’essenza del soggetto raffigurato, una concisione capace
Silvio Prunas de Quesada, intimo amico del pittore)77 distingue tra di tradursi in incisiva espressività – appartengano, più che al suo
una caricatura che è mera parodia, volta a provocare il riso attra- lavoro del momento, agli intenti che si prefigge di realizzare e che
20 verso l’esagerazione e la deformazione dei tratti del modello, e lo occuperanno negli anni futuri.
24 25
Sardo, primitivo, moderno
27
23 䊱 24 䊲 25 䊱 26 䊲 27 䊱 28 䊲 29 䊱 30 䊲
23. O CIUCHINO, VUOI BENE contributi grafici. Illustrazioni e copertine sono affidate ai dise-
ALLA TUA MAMMA?, copertina de Il giornalino gnatori più quotati: vi collaborano Rubino, Scarpelli, Finozzi, Sto,
della Domenica, Firenze, 13 gennaio 1907.
Anichini. Tra i vincitori del concorso del 1906 compaiono illustra-
24. COSÌ NON CASCA! tori del calibro di Aleardo Terzi, cui tocca il primo premio, e di
copertina de Il giornalino della Domenica
Firenze, 10 marzo 1907. Umberto Brunelleschi, terzo ex aequo con Biasi. Questi è il più
giovane dei premiati, l’unico che, quando il settimanale ne pubbli-
25. IL MICINO ca la biografia,82 abbia da esibire un curriculum men che succinto.
copertina de Il giornalino della Domenica
Firenze, 14 aprile 1907. Anche la foto da lui inviata alla redazione non è, come quella di
Terzi, un ritratto eseguito in atelier, con tanto di pennelli e di tavo-
26. COMPAGNI DI NAVIGAZIONE
copertina de Il giornalino della Domenica
lozza sullo sfondo, ma una modesta foto-tessera; vi appare un gio-
Firenze, 8 settembre 1907. vanotto impettito nella camicia dal colletto duro, i capelli ben rav-
viati e il viso discretamente ornato da un paio di baffetti. I tempi
27. RIVALITÀ DI MESTIERE
copertina de Il giornalino della Domenica della bohème romana e della mise trasandata da bacarozzetto so-
Firenze, 15 dicembre 1907. no, si direbbe, definitivamente tramontati: più che di un giovane
28. PIGLIALE! PIGLIALE!…
pittore dalle abitudini scapigliate, la foto ci consegna l’immagine
copertina de Il giornalino della Domenica di un corretto studente. E difatti in questi anni l’artista è assorbito
Firenze, 19 luglio 1908. dagli studi universitari, all’inseguimento di quella laurea in Giuri-
29. ORA DI SIESTA sprudenza che nella Sassari dell’epoca era meta imprescindibile di
copertina de Il giornalino della Domenica ogni membro del ceto intellettuale (dottori in legge erano, non a
Firenze, 7 agosto 1910. caso, sia Ruju che Sebastiano Satta).83 In cima alle sue aspirazioni
30. LA CIAMBELLINA D’AVORIO non è però la professione d’avvocato, bensì la carriera artistica.
copertina de Il giornalino della Domenica La partecipazione al concorso gli frutta, oltre a un premio in dena-
Firenze, 27 novembre 1910. ro, la presenza nella mostra dei bozzetti in gara, allestita a Firenze
presso la Società Fotografica Italiana; e soprattutto segna l’inizio di
una fruttuosa collaborazione con il periodico, che continuerà re-
golarmente fino al 1910.84 Per il Giornalino Biasi realizza diverse
illustrazioni e una splendida serie di copertine, la cui originalità di
concezione, le inedite soluzioni cromatiche e compositive lo col-
locano ai vertici della grafica italiana del momento.
La creazione, attuata nei suoi disegni, di un’immagine dell’infanzia
che – lontana dagli stereotipi alla saccarina di tanta letteratura per
fanciulli – si rivela perfettamente aderente alla mentalità e alla vi-
sione del mondo “giornalinesche” spiega il favore incontrato pres-
so la redazione della rivista. «Settimanale politico per bambini»,
come è stato definito,85 il Giornalino – rivolto sostanzialmente ai
figli della borghesia – ha come lettore ideale un ragazzo non trop-
po diverso da Giannino Stoppani, l’indimenticabile protagonista
del Giornalino di Giamburrasca di Vamba,86 straordinario Bil-
dungsroman pupazzettato la cui influenza su più d’una generazio-
ne di italiani non andrebbe sottovalutata. Attraverso la figura di
Giannino, fiera e indomita sino al moralismo nel denunciare le
storture del mondo dei “grandi”, al naturale ribellismo dei bambini
viene proposta come modello un’etica risorgimentale in grado di
contrastare le ipocrisie e le debolezze dell’infrollita età giolittiana;
l’obbiettivo è educare la futura classe dirigente, spingere la borghe-
sia, impigritasi nel confortevole torpore dell’Italietta primonove-
centesca, ad emendarsi dei suoi difetti e a ritrovare così il proprio
ruolo storico.87 A questo programma didattico corrisponde – a co-
minciare dai contributi dei due principali illustratori del periodico,
Scarpelli e Finozzi – una comunicazione grafica di piglio asciutto
ed aggressivo, fondata su una stilizzazione ruvida ed elegante al
tempo stesso, che attinge agli esempi più avanzati del disegno li-
berty e secessionista. Un orientamento cui Biasi non deve certo
faticare a conformarsi, dal momento che giunge alla collaborazio-
ne con il Giornalino preparato dalle sue precedenti esperienze.
Nelle prime copertine e illustrazioni dell’artista, un universo infantile
31. LA PROCESSIONE DEL «CORPUS DOMINI»
IN SARDEGNA, copertina de Il giornalino teneramente goffo ma per nulla sdolcinato condivide col mondo ani-
della Domenica, Firenze, 2 giugno 1907. male la propria condizione di separatezza dalla realtà degli adulti; 31
30 31
32-34. Illustrazioni per la «tragedia» di L. F. Lobina cani, gatti, somari diventano gli interlocutori privilegiati di scal- anche – per quanto nostalgicamente trasfigurati – gli aspetti di disa-
“Povero Pulcinella!”, in Il giornalino gio sociale, con copertine dedicate ai temi del lavoro e dell’emi-
della Domenica, Firenze, 12 maggio 1907.
cagnati monelli come di signorinette perbene (figg. 23-30, 32-34).
A partire dal giugno 1907, però, la tematica dei disegni si focaliz- grazione. D’ora in poi, l’Isola rimarrà per lui fonte d’ispirazione
za sull’ambiente sardo: svolta iconografica da ricollegare alla pro- pressoché costante.
gettata partecipazione alla Biennale di Venezia e all’affermazione L’attenzione rivolta dal Giornalino al folklore regionale non con-
di Ciusa, che aveva innalzato per la prima volta sugli altari dell’ar- trasta con i fervori nazionalistici che lo animano: la conoscenza
te un soggetto di vita popolare isolana. La copertina che apre il della storia e delle tradizioni delle singole province appare anzi
ciclo delle scene sarde raffigurate da Biasi, La processione del come un mezzo per rafforzare l’amore della patria tutta.88 In que-
«Corpus Domini» (fig. 31) pubblicata nel numero 22 della rivista, st’ottica la rivista progetta, nel 1908, la pubblicazione di una serie
è vicinissima all’acquerello esposto due anni dopo proprio alla di articoli dal titolo “Il bel paese”, tesi a descrivere le varie località
Biennale, tanto da far pensare a un possibile rapporto con prove della Penisola, e l’anno successivo commissiona a noti scrittori (da
e studi eseguiti in vista della rassegna veneziana del 1907. Nella Luigi Capuana a Olindo Guerrini, da Scipio Slataper a Grazia De-
copertina troviamo già il raffinato intarsio di piani colorati e la sa- ledda) una raccolta di novelle illustrate in cui appaiano «nella lor
luce e nei loro colori le tradizioni e i caratteri speciali d’ogni re-
piente inquadratura obliqua, di tono quasi cinematografico, che
gione » e risplenda «un raggio della gloriosa anima della Patria».89
caratterizzano il dipinto del 1909; il tratto energicamente riassun-
Se, tra le realtà locali che trovano spazio sul settimanale, quella sar-
tivo e il gioco straniante dei contrasti cromatici trasformano il rito
da è forse la più incisivamente caratterizzata, provvista di una spe-
popolare in apparizione fantastica, vagamente fiabesca, di inusi-
cificità che la rende inconfondibile, ciò si deve senz’altro alla pe-
tata, barbarica bellezza. Nelle tavole successive, Biasi verrà man culiarità dei suoi costumi e delle sue usanze, ma anche all’abilità
mano diradando la presenza infantile per far posto alla rappre- di Biasi nel trasmetterne la suggestione. Nel corso della sua colla-
sentazione di un folklore esotizzato, alla visione di una Sardegna borazione al Giornalino l’artista mette a punto una strategia rap-
rude e primitiva, magica e seducente, della quale emergono però presentativa di grande efficacia, incentrata sulla forza icastica del-
l’emblema, su un’immagine di concisione quasi araldica, capace
di catturare lo sguardo e di trattenerlo con l’intensità di un’icona.
Il canale comunicativo offerto dalla rivista diviene per lui uno spa-
zio di sperimentazione, all’interno del quale verificare le possibi-
lità di attuazione di un progetto culturale preciso. Quella che un
paio d’anni prima era un’aspirazione vaga e velleitaria, «essere pit-
tore e rivelatore della Sardegna», ha ora assunto contorni più netti.
Biasi affida alla grafica, o a una pittura che serbi della grafica le
qualità di sintesi formale, il compito di definire un’immagine inedi-
ta della Sardegna, fondata su una cultura pastorale e contadina fi-
nalmente ribaltata in positivo, da segno imbarazzante di arretratez-
za e miseria a simbolo di una civiltà antichissima, carica di fascino
esotico e primitivo. La sua arte si propone così come importante
fattore di ideologizzazione, in grado di contribuire al processo di
costruzione di un nuovo senso d’identità che impegna già da qual-
33 che tempo gli intellettuali sardi.
L’identità che s’intende costruire, beninteso, è un’identità borghese.
In fin dei conti, le classi dirigenti isolane, pur avendo cessato di oc-
cultare ipocritamente la realtà rurale della propria terra (come ave- 35
vano fatto per tutto l’Ottocento nella loro affannosa ricerca di iden- 35. IX FERRAGOSTO SASSARESE, 1907
tificazione con la compagine nazionale), la proiettano fuori di sé, la manifesto.
costituiscono come esterna e differente; individuano insomma nel
“primitivo” ceto agro-pastorale l’Altro, il diverso, l’alieno, indispen-
sabile alla formazione di un’autonoma coscienza di se stesse. Si ri-
produce quindi, entro i confini dell’Isola, il meccanismo messo in
atto dalla cultura europea nei confronti delle culture e tradizioni
dei paesi coloniali, che diventano schermo di proiezione dei miti e
delle fantasie dell’Occidente; in questo caso, tuttavia, il diverso è
nel contempo idealizzato e visto come destabilizzante, perfino in-
quietante. Nella situazione sarda è invece il primo atteggiamento a
prevalere, perché lo sforzo identitario si rivolge tanto all’interno
36. MESSA DI NOTTE
che all’esterno, ha di mira l’edificazione di una coscienza “naziona- copertina de Il giornalino della Domenica
le” (torneremo poi sul significato del termine) e insieme il riscatto Firenze, 17 gennaio 1909.
della Sardegna dalla posizione subalterna in cui è stata finora rele-
37. IL DONO
gata, la sua trasformazione di fronte all’Italia e all’Europa da deso- copertina de Il giornalino della Domenica
32 34 lata terra delinquente in seducente Eden incontaminato. Firenze, 7 febbraio 1909.
32 33
36 37
34 35
Alcuni artisti – Ciusa in testa – fonderanno in vario modo questo Si comprende perciò come ai suoi occhi la Sardegna popolare,
processo di valorizzazione sul potenziale di rude, silenziosa forza «questa Sardegna mistica e cattolica sopraposta ad una millena-
morale e di spontanea schiettezza insito nella tradizione contadi- ria Sardegna punica e pagana»,101 costituisca un modello estetico
na, su quell’ideale di good and simple life 90 che negli stessi anni più che etico: o, quanto meno, rimandi a un’etica ben diversa da
catalizza le aspirazioni nostalgiche di larga parte dell’intellettualità quella tutta onestà, fede e sanità morale esaltata da Figari nei suoi
occidentale. Così Figari, pur riconoscendo nei sardi un «popolo di paesani «dal cuore d’oro».102
artisti anonimi», non mancherà di far risalire la stessa armoniosa Biasi si colloca così nell’ambito di quella che Frantz Fanon indivi-
bellezza della loro arte rustica all’atavica «quadratura morale » che duava a suo tempo come la seconda fase dell’iter di rinnovamento
li distingue.91 «Sono canaglie, ma sono belli!» dirà invece Biasi dei delle culture nazionali: l’intellettuale indigeno, dopo aver assimila-
pastori da lui tanto ammirati.92 Nel quadro di un pensiero profon- to la cultura del potere coloniale, torna alle tradizioni del proprio
damente intriso di suggestioni irrazionalistiche e nietzschiane, il paese, che però – data la sua posizione di distacco sul piano so-
popolo sardo gli appare come un’umanità omerica e presocratica, ciale – tende a trasfigurare esoticamente, trattandole come fram-
ricca di energie vitali, forte di una generosa barbarie, non domata menti mummificati di un passato folklorico.103 Mentre un artista
dal peccato originale della conoscenza e dell’incivilimento. come Ciusa tenderà ad autoprimitivizzarsi, a mostrarsi integral-
Quel che lo affascina è l’aura di un passato millenario, i sedimenti mente partecipe della civiltà da lui raffigurata104 (assecondato, in
di molteplici, stratificate civiltà: «intuizioni di vita greca e preelle- questo, dalla sua provenienza sociale, dal basso ceto artigiano), il
nica / egizia ed assiro babilonese / araba, fenicia, aragonese etc. pittore manterrà sempre nei confronti del mondo popolare l’atteg-
etc. / ma sopratutto romana, Cristiana, oltreché sarda»,93 scriverà giamento di un osservatore esterno, sedotto dalla primordiale bel-
negli anni maturi. La gente isolana – nata dal sovrapporsi e dal lezza delle genti e dei luoghi che ritrae; ed è appunto in veste di
compenetrarsi di successive ondate di storia – è vista come una viaggiatore incantato e curioso che trascorre, a partire da questo
stirpe nobile e fiera, la cui dignità secoli di miseria non sono ba- momento, lunghi periodi nei villaggi più sperduti della Sardegna,
38 stati ad intaccare; una stirpe di altissime capacità creative, come alla ricerca di spunti figurativi per il suo lavoro. 40
testimonia l’austera e smagliante bellezza della sua arte popolare; Dapprima attratto dai paesi vicini a Sassari, come Osilo, Ittiri, Sen-
38. PORTATRICE D’ACQUA una stirpe aristocratica, d’istinto non servile, anche nelle condizio- nori, si reca in seguito nel cuore dell’Isola. Fin dal 1908 fanno la 40. RITORNO DAL LAVORO
copertina de Il giornalino della Domenica copertina de Il giornalino della Domenica
Firenze, 27 dicembre 1908. ni più disperate. Nel contesto dell’inversione di valori operata dal loro apparizione nelle tavole del Giornalino – per quel tanto che Firenze, 14 novembre 1909.
pittore, questo discorso fa da contrappunto alle tesi correnti a ca- la semplificazione dell’immagine, spesso molto accentuata, con-
vallo del secolo nell’antropologia italiana, che attribuivano ai sardi sente di identificarli – i costumi della Barbagia e particolarmente
un’innata predisposizione alla delinquenza e tutte le tare psicolo- di Fonni, che ispireranno la Processione del 1909. L’abitudine di si-
giche e sociali proprie di un popolo rimasto allo stato primitivo.94 mili soggiorni trova riscontro nelle esperienze contemporanee o
Agli occhi di Biasi, quella turba semitrogloditica di tarati diviene di poco precedenti di molti altri artisti europei, basti pensare, al di
una razza eletta: «l’uomo non è l’uomo che si trova tutti i giorni. là di Gauguin e della scuola di Pont Aven, alle “colonie” di Worp-
Perché se l’abito del lavoratore è sporco, il gesto lo tradisce … Ed swede e di Neu-Dachau in Germania, di Skagen in Danimarca e di 41. SERA D’ESTATE (1909 circa)
un gentiluomo di razza che venga qui e, sempre, quando viene Abramtsevo in Russia, o alle permanenze degli espressionisti tede- bozzetto per copertina de Il giornalino
39. LA PATRIA LONTANA della Domenica, tempera su carta, cm 39 x 27
copertina de Il giornalino della Domenica … Capisce subito che qui c’è una razza».95 schi nei villaggi di Dangast e Nidden. Il movente che guidava tutti
Roma, coll. privata.
Firenze, 11 luglio 1909. L’insistenza sul tema della razza, nelle frasi dell’artista cinquanten- questi artisti era (a parte quello, secondario, della prospettiva di
ne, rispecchia la svolta conservatrice da lui compiuta in quel mo- un’esistenza meno dispendiosa) il desiderio di ritemprarsi lontano
mento, ma si lega anche all’atmosfera culturale diffusa negli anni dalla complicata sofisticatezza e dal materialismo dell’ambiente ur-
della sua formazione, in cui le tesi darwiniane e le teorie razziali di bano. Come loro, Biasi va alla ricerca di un’elementarità di vita e
matrice positivistica avevano cominciato a intrecciarsi col pensiero di passioni non infiacchita dalla civiltà e dal progresso. Se i disagi
nazionalista. Una congiunzione forte, più che nella cultura italia- e la solitudine della vita rustica sono da lui vissuti come un sacrifi-
na, in quella francese, alla quale egli guardava con grande interes- cio,105 questo è però ripagato ad usura dall’intensa esperienza vita-
se: nella tradizione del socialismo nazionale francese, le classi le che ne trae, e soprattutto dalla ricca messe di motivi e d’impres-
contadine venivano esaltate per la loro fedeltà alle radici storiche sioni che sotto forma di schizzi vanno a riempire i suoi taccuini
della razza, per aver conservato una supposta purezza originaria.96 per trasferirsi poi nelle illustrazioni e nei dipinti.
Al definirsi della visione giovanile di Biasi può aver contribuito Nelle tavole del Giornalino – sole testimonianze, o quasi, dell’atti-
anche l’esempio di Cambellotti, per il quale i contadini laziali era- vità degli anni 1907-09 – le soluzioni grafiche mostrano una gra-
no eredi dell’altera schiatta di Roma, abitatrice di quelle stesse duale evoluzione. Dalla scarna semplificazione compositiva delle
terre. Le parole con cui lo scultore descrive i pastori e le donne prime tre copertine si passa, verso la metà del 1907, con la ricor-
dell’Agro, avvolti i primi «nel mantello ampio come una toga anti- data Processione del «Corpus Domini», a costruzioni spaziali artico-
ca»,97 le seconde nell’atto di «incedere come statue»,98 non suona- late, in cui prevalgono i tagli in diagonale; un tipo di impaginato
no dissimili da quelle con cui Biasi evoca il pastore sardo «barbuto presente anche nel coevo manifesto per il IX Ferragosto Sassarese
ed arricciato come un Re da presepe », l’incedere delle paesane (fig. 35), occasionale incursione nel campo della cartellonistica, frut-
sarde «con un passo che non è il passo di una contadina».99 Per to di reiterate insistenze dei concittadini. Nel corso del 1909 si coglie
l’artista isolano, nella contemplazione di un mondo insieme arcai- un rapido precisarsi degli interessi pittorici, in coincidenza con il
co e vetusto s’incontrano due diverse accezioni del primitivo, la debutto alla Biennale: copertine come Messa di notte (fig. 36), Il do-
verginità primordiale e l’estenuata raffinatezza, entrambe presenti no (fig. 37), Portatrice d’acqua (fig. 38), La patria lontana (fig. 39),
nella sensibilità d’inizio secolo, che mette sullo stesso piano le tribù Ritorno dal lavoro (fig. 40), Sera d’estate (fig. 41, non pubblicata
39 africane e le culture di corte della Cina, dell’India e dell’Egitto.100 ma risalente verosimilmente a questo periodo),106 devono alla 41
36 37
maggior complessità dei trapassi cromatici e all’accorta distribu-
zione delle ombre gli effetti plastici e i netti scarti di piani che le
caratterizzano. A fine anno, le illustrazioni per la novella deleddia-
na “Il maialino di Natale” (figg. 42-44) rispecchiano l’ormai rag-
giunta identificazione tra grafica e pittura. Messa da parte la recisa
schematizzazione geometrica, richiesta nelle copertine dalla ne-
cessità di un forte impatto visivo, capace di esercitare una funzio-
ne di richiamo nei confronti dell’osservatore, Biasi trova qui inedi-
te finezze: l’immagine, pur costretta entro un rigoroso à plat, si
anima di nuove ricerche luministiche, si arricchisce di preziosi ac-
cordi tonali, suggerendo atmosfere di forte intensità evocativa.
“Il maialino di Natale” è il primo testo della Deledda illustrato dal-
l’artista, esordio di una collaborazione che si rivelerà proficua per
42 entrambi e che in breve tempo farà di Biasi l’interprete grafico au-
torizzato della scrittrice. Le tavole per i racconti e i romanzi deled- 45
42-44. Illustrazioni per la novella di Grazia 45-46. Illustrazioni per la novella di Grazia
Deledda, “Il maialino di Natale”, in Il giornalino Deledda, “I sette fratelli”, in Il giornalino
della Domenica, Firenze, 26 dicembre 1909. 44 46 della Domenica, Firenze, 20 novembre 1910.
38 39
47. RAGAZZE DI BONO (1910-11 circa) Se una distanza c’è tra le tele e le illustrazioni coeve, è dovuta sol-
acquerello, riprodotto come tavola fuori testo tanto a un’ormai perfetta consapevolezza delle specifiche possibi-
del volume di J. E. Crawford Flicht,
Mediterranean Moods, London 1911. lità dei mezzi impiegati; Biasi ha superato la fase esemplificata
dall’acquerello del 1909, in cui credeva di poter trasferire tout
48. COPPIA SARDA (1910-11 circa)
acquerello, riprodotto sulla copertina del volume court in pittura i procedimenti della grafica. Il taglio compositivo
di J. E. Crawford Flicht, Mediterranean Moods, di Processione in Barbagia (con la zona d’ombra a dividere il pri-
London 1911. mo piano – in cui spiccano le figure femminili in movimento –
dalla scalinata che lascia scorgere solo in parte il resto del corteo
in piena luce) rimanda ad esempio a quello di una copertina de
L’illustrazione italiana del 25 dicembre 1910 (fig. 57). Ancor più
stringenti le analogie tra una delle tavole per il racconto deleddia-
no “La volpe” pubblicato da La lettura nell’agosto 1911 (fig. 58) e
il dipinto Uscita dalla chiesa (fig. 60), a tal punto che la prima po-
trebbe quasi apparire uno studio appena modificato per il secon-
do; domina in entrambi il motivo curvilineo delle gonne femminili,
che, ampie e ondeggianti, fungono da base all’impianto triangola-
to del gruppo. La figura principale torna del tutto identica in
Grande festa campestre, prima apparizione di un soggetto che
l’artista tratterà ripetutamente, sedotto dalla possibilità che esso gli
offre di riunire un pittoresco insieme di costumi e manufatti pro-
venienti da paesi diversi.
Colpisce in Biasi, sin d’ora, il ricorrere da un’opera all’altra di tipi
iconografici e schemi compositivi, combinati all’infinito con arte
ingegnosa della variazione; comincia infatti a costituirsi in questo
periodo il ricco repertorio di immagini che sarà per lui riserva
47
pressoché inesauribile cui attingere negli anni a venire. Strumenti
fondamentali, a questo scopo, sono l’album da disegno e la mac-
unifica la scena chiamando a raccolta i dettagli, danno vita a un china fotografica.
fantastico arabesco. La fotografia è con ogni probabilità alla base del metodo di lavoro
Le illustrazioni eseguite per la Deledda (figg. 45-46) e per altri auto- dell’artista fin dal tempo delle sue prime escursioni nei villaggi del-
ri tra il 1910 e il 1912 riflettono gli sviluppi della ricerca, senza dub- la Sardegna; pur in mancanza di una documentazione diretta, di
bio intensa e continua, che Biasi doveva parallelamente condurre cui non restano che scarsi esempi relativi a fasi più tarde,111 lo atte-
in campo pittorico. Due immagini a colori pubblicate nel gennaio stano tagli e inquadrature già presenti nelle tavole per il Giornalino.
1911 in un volume di ricordi di viaggio dell’inglese John Ernest La fotografia (il cui impiego nella pratica artistica era all’epoca assai
Crawford Flitch, Mediterranean Moods,109 offrono un indizio inte- diffuso, ma tutt’altro che accettato: si ricordino gli attacchi subiti a
ressante in merito allo sviluppo dei modi pittorici dell’artista, in un tale proposito da Giulio Aristide Sartorio)112 rappresenta natural-
momento in cui ne scarseggiano documenti diretti. Si tratta infatti mente un mezzo per documentare una realtà sconosciuta, per regi-
di due acquerelli110 – il disegno di copertina e una tavola fuori testo strarne gli aspetti distintivi. Ma essa funge – anche e soprattutto –
(figg. 47-48) – in apparenza concepiti autonomamente dallo scritto da filtro nei confronti di quella realtà: ne rivela le linee essenziali,
che dovrebbero illustrare e riprodotti après coup; la tendenza, av- ne mette a nudo i contorni e la configurazione a macchie della
vertibile soprattutto nel secondo, a frammentare le stesure, a evi- struttura chiaroscurale, blocca gesti e movenze che l’occhio afferra
denziare il tocco secondo modi di derivazione impressionista, solo in sequenza e che, isolati e tradotti in pittura, trasmettono
verrà abbandonata subito dopo. Non ve n’è più traccia in tre grandi un’ambigua sensazione, di visione colta al volo e al tempo stesso
dipinti sicuramente riconducibili a questo periodo, appartenenti al- astratta; in perfetta sintonia con i caratteri dell’esperienza percettiva
la collezione della Regione Sardegna: Grande festa campestre propria della modernità, con quella «percezione nella distrazione »
(figg. 49-52), Uscita dalla chiesa e Processione in Barbagia. Stile e che Benjamin avrebbe più tardi descritto.113
iconografie di questi oli, i primi dell’artista arrivati fino a noi (se si Questa funzione della fotografia, inscindibilmente connessa alla
prescinde dal Ritratto del padre del 1904), trovano puntuale riscon- sensibilità moderna, si comprende appieno confrontando un qua-
tro in quelli dei disegni eseguiti nel 1910-11 per La lettura e per dro celebre come La figlia di Jorio di Michetti (fig. 61) con Proces-
L’illustrazione italiana (figg. 55, 57-58). Benché l’immagine man- sione in Barbagia (fig. 62). La posa delle due contadine in primo
tenga un impianto bidimensionale, i corpi hanno assunto una più piano nel dipinto di Biasi – il movimento a compasso delle gambe
marcata consistenza plastica grazie alla ricchezza dei passaggi chia- in contrasto con la rigidità del torso – richiama immediatamente
roscurali; come già avveniva nelle illustrazioni precedenti, ma ora quella della protagonista dell’opera michettiana, che aveva fruttato
con nuova complessità, le ombre servono a staccare nettamente i al suo autore le rampogne di Vittorio Pica per la sua evidente deri-
piani, articolando gli spazi a guisa di fondali sovrapposti e facendo vazione fotografica: «hannovi movimenti che la sensibilissima la-
risaltare i profili, senza creare una profondità reale; la struttura stra fotografica nota e che pure sfuggono alla più perspicace pu-
49-52. GRANDE FESTA CAMPESTRE (1910-11)
compositiva ha acquistato maggiore equilibrio, instaurando una pilla umana. È così che la mossa dei piedi della femminile figura olio su tela, cm 102 x 236
48 dialettica fra tensione dinamica e imponenza delle masse figurali. michettiana, pur essendo scientificamente vera, è artisticamente coll. Regione Sardegna.
40 41
䊴 51
52 䊳
53-55. Illustrazioni per l’articolo di Stanis Manca Tornando alle tre grandi tele del 1910-11, la maggior monumenta-
“L’amore in Sardegna”, in La lettura lità e il tono in certa misura più realistico che le dividono dalle
Milano, dicembre 1910.
prove precedenti testimoniano la conoscenza della pittura degli
spagnoli Ignacio Zuloaga e Ramón e Valentín de Zubiaurre.116 Bia-
si aveva forse potuto vederli direttamente all’Esposizione Interna-
zionale di Roma del 1911,117 dove il primo aveva una mostra indi-
viduale; in ogni caso, data la fama europea raggiunta da Zuloaga
fin dall’inizio del secolo (memorabile ne fu la partecipazione, nel
1903, alla Biennale di Venezia),118 si può ipotizzare senza proble-
mi una conoscenza precedente della sua opera: anzi, il suo suc-
cesso può aver contribuito a suggerire al giovane sardo il ruolo di
“pittore del folklore”.
Se l’influsso di Zuloaga su Biasi è innegabile, altrettanto evidente è
la distanza di stile e di temperamento che separa i due artisti. Il ba-
sco si avvale della sintesi linearistica per estremizzare e rendere
più incisivo il sanguigno realismo che lo contraddistingue, e che
approderà non a caso, negli anni Venti, a soluzioni molto vicine
alle coeve poetiche dell’oggettività. Nel suo discorso figurativo il
distacco verista si carica di una violenza quasi sadica, dalle forti
venature espressionistiche: le figure sono sempre ritratti, le carat-
terizzazioni derivano dall’implacabile scandaglio di tipi fisici con-
creti. La pittura di Biasi nasce invece come risposta soggettiva
56
agli stimoli visuali della realtà esterna, che viene condotta nel-
53
l’autonoma dimensione dello stile, trasposta in astratto, musicale 56. IL CAPRETTO PASQUALE IN SARDEGNA
falsa, perché, avendo la pittura per principale missione di parlare schema decorativo. Per constatarlo è sufficiente confrontare i pan- copertina de L’illustrazione italiana
Milano, 27 marzo 1910.
agli occhi, essa deve con iscrupolo attenersi alla realtà ottica».114 neggi corposamente plastici di Zuloaga (fig. 65), memori del Sei-
Quel che nella Figlia di Jorio spicca per contrasto con l’esecuzio- cento spagnolo, con quelli semplificati del sardo, in cui è il contor-
ne realistica dell’insieme, si accorda perfettamente in Biasi con no a guidare il movimento delle stoffe. Biasi deforma, appiattisce,
una rappresentazione che dalla fotografia trae i propri principi di geometrizza, come Zuloaga non fa mai. Lo stesso si può dire per
base, la propria stilizzata coerenza. i fratelli Zubiaurre, in linea con il verismo della tradizione co-
Oltre che come strumento di una registrazione documentaria e co- stumbrista iberica. Se pure, con la mente rivolta agli spagnoli,
me tramite alla semplificazione formale, la fotografia è utilizzata dal Biasi scurisce la sua tavolozza (ma una pulitura dei tre quadri
pittore quale sussidio alla composizione: la struttura del dipinto vie- della collezione regionale sarda potrebbe riservare qualche sor-
presa), i colori, senza pasta né spessore, mantengono una qualità 57. PARTENZA PER LA MESSA DI NATALE
ne provata e riprovata attraverso collages realizzati con inserti foto- copertina de L’illustrazione italiana
artificiale, timbrica; l’apparente maggior risalto plastico dato alle Milano, 25 dicembre 1910.
grafici115 e ritagli di disegni. Si tratta di una tecnica basata sulla
figure è anch’esso un’illusione, in realtà sono involucri vuoti e
scomposizione dell’immagine, che esplicitamente nega la proprietà
sfaccettati. L’artista che – come ricorda uno dei suoi primi segua-
dell’immagine fotografica di riflettere il dato ottico secondo le leggi
ci, Pietro Antonio Manca – «nello studio di due stanzette al pian
della prospettiva rinascimentale: l’unità prospettica della scena è
terreno di via Roma, guardava alle riproduzioni a colori» dei
violata mediante il ricorso a una frammentazione che ne isola i vari
quadri degli spagnoli «contenute in una cassettina fatta di assi
elementi (quinte, fondali, gruppi, figure) per ricomporli sul piano, di legno bianco»,119 si avvaleva di quelle immagini più che altro
54 in un intarsio in cui saranno soprattutto la linea e il colore a sugge- come fonte di spunti compositivi e di suggestioni iconografiche.
rire la successione degli spazi. I disegni, a loro volta, servono a fis- Da lì vengono il rapporto tra figure campeggianti in primo piano
sare impressioni rapide, a catturare con pungente esattezza gesti, e fondali appiattiti in stesure da arazzo, o la schematizzazione
atteggiamenti, aspetti dell’ambiente che l’artista vorrà poi serbare delle architetture paesane.
gelosamente, tornandovi sopra a più riprese, ma anche a cogliere I debiti di Biasi con Zuloaga e con gli Zubiaurre appaiono insom-
sfumature umoristiche di cose e persone, a condensare i dettagli ri- ma abbastanza circoscritti, anche se dagli anni Dieci in poi il pit-
ducendo l’immagine a nuda ossatura geometrica (figg. 63-64). Non tore incontrerà crescenti difficoltà a sbarazzarsi dell’ingombrante
c’è posto, in essi, per il chiaroscuro, per il tratteggio: il contorno e la etichetta di epigono degli spagnoli. Nella considerazione critica
macchia regnano sovrani, delimitano le forme con rapida somma- di Biasi, più che l’affinità stilistica con il pittore basco (il cui influs-
rietà o con elastica fermezza. Il tesoro di appunti disseminato in fo- so era ampiamente diffuso in larghi settori dell’ambiente artistico
gli, album, taccuini, lascia intuire il fervidissimo laboratorio di ricer- internazionale: si pensi, tra gli italiani, a Casorati o a Bonzagni),
ca che precede in Biasi il momento pittorico. La maggior parte di peserà indubbiamente il comune interesse per il folklore. Le ana-
questo abbondante materiale grafico (oggi conservato dagli eredi, logie tra il mondo sardo e quello iberico ipnotizzano i commenta-
dalla Galleria Comunale d’Arte di Cagliari e dalla Regione Sardegna, tori, al punto da far loro ignorare le fondamentali differenze tra i
e soprattutto disperso tra innumerevoli collezionisti) risale a una fa- due artisti. Da una simile distorsione ottica nasce del resto anche
se posteriore a quella che stiamo esaminando; ma è certo in questi un’altra tenace tradizione critica, sorta nel secondo dopoguerra,
55 anni che l’artista giunge a definire il metodo appena descritto. che vorrebbe far derivare tutta l’arte sarda del primo Novecento, 57
48 49
58-59. Illustrazioni per la novella di Grazia Se a Biasi poco interessavano i problemi dell’istruzione contadina, 60. USCITA DALLA CHIESA (1910-11)
Deledda, “La volpe”, in La lettura olio su tela, cm 128,5 x 150,5
Milano, agosto 1911.
e soltanto tiepidamente le finalità sociali più ampie della mostra, coll. Regione Sardegna.
era invece piuttosto sensibile all’ideologia del gruppo promotore,
imperniata sul tema di un contrasto città-campagna che vedeva la
seconda come depositaria di quei valori di autenticità avversati dal
progresso industriale. Tra la Mostra Etnografica e quella dell’Agro
Romano, chi come lui si fosse già posto il problema del folklore
aveva argomenti a sufficienza su cui riflettere.
La prima delle due rassegne offriva una vasta panoramica della
cultura materiale e dei costumi delle regioni italiane, rigorosamen-
te sradicati dai loro contesti d’origine (nonostante i risibili tentativi
di ambientazione) e presentati come motivo di curiosità e di con-
templazione estetica; qui la Sardegna doveva far spicco per l’alta
qualità formale, generalmente riconosciuta, delle sue manifesta-
zioni creative. Nella Mostra dell’Agro, invece, si poteva osservare,
con le opere di Balla e Cambellotti, l’innesto di una visione mo-
derna nella cultura tradizionale contadina.125 Una strada, questa,
su cui Biasi era da tempo impegnato; tuttavia, malgrado le tangen-
ze già segnalate con la linea cambellottiana, la sua posizione ne
differisce in un punto sostanziale.126 Il tema di fondo non è per l’ar-
tista sardo l’utopia socialista di un riscatto della plebe contadina
58
50 51
(o di una sua elevazione tramite l’azione educatrice), ma la vo-
lontà di far emergere i caratteri di un’etnia, l’identità di un popolo,
nel quadro di un progetto politico-culturale che, sostenuto dalla
più vivace intellettualità isolana, si va ora preparando e che si af-
fermerà con decisione, nell’immediato dopoguerra, attraverso il
movimento sardista.
Questo progetto si inserisce a pieno titolo all’interno del generale
risveglio delle etnie che anima l’Europa prima del 1914. Nel conte-
sto di quegli anni ricchi di fermenti nazionalistici, tutti i paesi eu-
ropei erano impegnati nel tentativo di rimodellare il proprio pas-
sato, per dargli tratti forti e coerenti con i quali proiettarlo e
proiettarsi nella modernità. Il fenomeno, oggi noto nell’ambito
delle arti visive con il nome di National Romantic Movement,127
assume particolare rilievo là dove l’integrità nazionale è debole,
minacciata o conculcata, in terre come l’Irlanda, la Norvegia, la
Serbia, l’Ungheria. Il fatto che anche la Sardegna ne venga coin-
volta non deve stupire. Più nazione che regione nell’immaginario
della sua classe intellettuale, l’Isola viene da questa raffrontata con
maggior naturalezza all’Ungheria o all’Irlanda che non – poniamo
– alla Sicilia o all’Abruzzo.128 Non per nulla teorici del sardismo
politico come Camillo Bellieni ed Emilio Lussu parleranno più tar-
di di una «nazione abortiva» o «mancata».129
Anche in Italia la recente unificazione, e il bisogno d’identità che
ne risulta, spingono alla ricerca di una tradizione nazionale. Questa
stenta però ad articolarsi con chiarezza, nel competere di modelli
divergenti, dal neorinascimentalismo di Sartorio, forte dell’autorevo-
le appoggio di D’Annunzio, al primitivismo giottesco-masaccesco di
Soffici, filtrato dall’esempio di Cézanne.130 La prospettiva regiona-
lista fondata sul recupero delle tradizioni popolari, che pure ri-
scuote un certo consenso tra gli anni Dieci e i Venti nell’ambito
delle arti decorative,131 resterà solo una tra le molte linee possibili. 62
In Sardegna, viceversa, l’impellente bisogno di dar soluzione al pro-
blema dell’identità si esprime attraverso il recupero dell’eredità po- Perché si possa metter fine a un’umiliante situazione di subalter-
polare e la rivisitazione del patrimonio della cultura materiale e del- nità, è necessario far tabula rasa del passato, rifiutare il pesante
l’artigianato: esattamente come accade nei paesi del centro e Nord fardello della storia per trovare nell’eterno presente della cultura
Europa sopra ricordati, con i quali l’Isola condivide una situazione popolare la spinta verso una nuova esperienza creativa. Quell’eter-
di generale arretratezza e la mancanza di consolidate scuole arti- no presente che Gauguin era andato a cercare in Bretagna e più tar-
stiche locali. Tuttavia, mentre in quei paesi il nazionalismo roman- di a Tahiti, che Klimt individuava nella Grecia arcaica o nell’Oriente
tico s’incentra generalmente sulle arti applicate e sull’architettura, bizantino, che le avanguardie scorgevano nella scultura negra,
in Sardegna esso comincia invece col delinearsi nell’ambito dell’il- Biasi lo trova nel folklore sardo e nella sua più compiuta manife-
lustrazione, della pittura e della scultura, per estendersi solo in un stazione, il costume.
secondo momento al campo della decorazione. Quel 1911 che vede I costumi (la Sardegna, a differenza di altre regioni, ne possiede
nascere i primi grandi dipinti di Biasi segna infatti anche l’inizio di un gran numero, diversi da paese a paese)133 sono da lui visti co-
uno “stile sardo” nell’arredamento, con la produzione – subito ap- me la massima espressione del genio creatore isolano. Tutt’altro
prezzatissima in Italia e fuori – della ditta sassarese Fratelli Cle- che meri addobbi più o meno pittoreschi, essi riflettono, nella loro
mente e con i mobili, progettati da Figari, della Sala dei Matrimoni inesauribile ricchezza di forme e di colori, l’immagine di una realtà
61. Francesco Paolo Michetti nel Palazzo Civico di Cagliari.132 già stilizzata. Con l’inconsueta, sapiente semplicità delle fogge e
LA FIGLIA DI JORIO (1895) Quanto si è detto spiega le connotazioni anomale del folklorismo dei tagli, con la raffinata coerenza delle linee, rimodellano plasti-
olio su tela, cm 282 x 555
coll. Provincia di Pescara. figurativo sardo, assai distante dalle tendenze veristiche o natura- camente e (vien da dire) antinaturalisticamente i corpi, dando loro
listiche – tutt’al più rimodernate con un corsivo pittoricismo di una rigida apparenza di simulacri arcaici; nei tessuti e nei ricami,
matrice impressionista – imperanti nei regionalismi della Peniso- accesi da vividi contrasti di tinte, colpisce il ritmico ripetersi di mo-
la. Se Biasi salta l’eredità delle scuole italiane ottocentesche, lo fa tivi geometrizzanti, di patterns astratti che nulla hanno da invidiare
anche perché guidato da un intento fondante nei confronti della ai ritrovati formali della pittura moderna. Per Biasi essi rappresen-
cultura della sua terra: come altri artisti sardi della sua generazio- tano quel che le statue africane rappresentano agli occhi dei pro-
ne, non può prescindere dalla consapevolezza di essere un inizia- tagonisti dell’avanguardia: sono immagine del primitivo, di un pri-
tore, artefice di una tradizione figurativa moderna in un’isola che mitivo concepito come appartenente alla sfera della Natura e della
62. PROCESSIONE IN BARBAGIA (1910-11)
finora ha avuto solo un neutro accademismo d’importazione da Cultura al tempo stesso. Il costume, scriverà infatti l’artista, «finisce olio su tela, cm 135 x 180
61 contrapporre all’abbagliante splendore della propria arte popolare. per non essere una cosa semplice. Perché formazione secolare, coll. Regione Sardegna.
52 53
63. FESTA PAESANA CON SUONATORI (1910-11) Questo sforzo di assolutizzazione non ha in Biasi ragioni soltanto
inchiostro su carta, cm 12 x 17,5 formali, ma nasce dal progetto identitario che egli persegue. Per-
Cagliari, Galleria Comunale d’Arte.
ché la nuova immagine della Sardegna attinga appieno il suo valo-
64. STUDIO DI TESTE (1910-11) re fondante, occorre infatti che raggiunga l’atemporalità dell’ar-
inchiostro su carta, cm 11 x 8
Cagliari, Galleria Comunale d’Arte. chetipo, che attraverso di essa si instauri un indispensabile mito
dell’origine.
Se finora l’artista ha trovato nell’illustrazione un mezzo adatto agli
scopi che si prefigge, e ha individuato nei canali della nascente in-
dustria culturale, della stampa e dell’editoria, un tramite efficace
per imporre sia all’esterno che all’interno la propria rappresenta-
zione dell’Isola, adesso comincia a porsi come obbiettivo il pub-
blico riconoscimento del proprio ruolo di pittore. Nel 1912 manda
nuovamente un dipinto alla Biennale di Venezia, ma stavolta si 65
tratta di un’opera ben più ambiziosa della piccola tempera del
65. Ignacio Zuloaga, EL CRISTO DEL SANGRE
1909: è l’impegnativo olio Grande festa campestre, a quanto sem- (1911), olio su tela, cm 248 x 302
bra respinto dalla giuria della mostra.140 Nello stesso momento – Madrid, Centro Nacional Reina Sofia.
in concomitanza con un fatto importante per la cultura figurativa
63 regionale come la decorazione del Palazzo Civico di Cagliari –
per adattamenti graduali, alle stagioni ed alle forme ed ai colori Biasi contempla per la sua pittura la possibilità di uno sbocco a ca-
rattere monumentale. Intorno al Palazzo ferve sin dal 1911 l’atti-
delle cose predisposte dalla natura nello scenario: con cui è sem-
vità di un gruppo di artisti locali, ingaggiati con una trattativa pri-
pre in armonia».134
vata nella quale ha svolto un ruolo decisivo, in veste di assessore
Una simile ottica conduce fuori da ogni orizzonte verista, e si col-
comunale, il critico Carlo Aru.141 Il valore simbolico dell’avveni-
lega direttamente alla temperie simbolista-sintetista del primo No-
mento – giunto a coronare l’intenso movimento di elaborazione
vecento. La raffigurazione del mondo popolare esce dall’ambito
culturale degli anni precedenti – non è da sottovalutare: per la pri-
della documentazione etnografica per farsi visione astratta e deco-
ma volta in Sardegna la decorazione di un edificio pubblico viene
rativa, in cui l’elemento concettuale si afferma su quello percetti-
affidata a dei sardi, e non ai soliti professionisti arrivati dal Conti-
vo. A Biasi non interessa l’effimera, colorata epidermide dei feno-
nente. Biasi, escluso dalla prima serie di commesse – affidate solo
meni; ciò che cerca è un assoluto pittorico, quella «cosa in sé » che ad artisti residenti nel capoluogo – prende parte al concorso ban-
pochi anni prima Wilhelm Worringer aveva indicato come obbiet- dito, nell’agosto 1912, per la Sala dei Ricevimenti.142
tivo dell’astrazione135 (intesa nel senso “debole” del termine, diffu- Tra i bozzetti in gara, esposti in settembre, il suo è forse da identi-
so all’inizio del secolo).136 Mezzi per accedere all’assoluto, per sot- ficare con quello contraddistinto dal motto Ardo sed non ardeo,
trarre l’immagine al flusso caotico del divenire, alla «casualità e
caducità delle cose mondane»,137 sono la semplificazione e la
schematizzazione geometrica, la rinuncia alla profondità spaziale
e la negazione del volume. È questo, come si sa, il modo in cui in
tutta Europa gli artisti più avanzati reagiscono alla crescente com-
plessità del Moderno. La ricerca di una dimensione atemporale,
l’azzeramento della storia, è premessa necessaria per qualsiasi ipo-
tesi di fondazione che – paradossalmente – permetta il confronto
con il vertiginoso fluire della storia. Maria Grazia Messina ha giu-
stamente individuato nella figura della statua il paradigma visivo
ricorrente attraverso cui tale ricerca si esplicita: «La statua … si po-
ne di per sé come un fatto del passato, e, reciprocamente, come
una figura dell’invariante o dell’assoluto noumenico, la cui rive-
lazione è andata perduta ai moderni».138
Non stupisce certo rintracciare nell’opera di Biasi la presenza del
paradigma della statua (che non comporta, va sottolineato, alcuna
associazione con la resa del rilievo): le chiuse sagome femminili di
quadri come Grande festa campestre o Processione in Barbagia,
bloccate in pose severe, le braccia conserte strette al busto o le
mani sotto il grembiule, hanno la ieratica fissità di idoli barbarici;
così i personaggi di tante illustrazioni dello stesso periodo: Jacu,
in una delle tavole per la novella deleddiana “La volpe” (1911), è
uno statico blocco cubizzante, issato al sommo di una scalinata
come su un piedistallo (fig. 66); la scena della veglia funebre in
“La festa del Cristo” (1912)139 riunisce attorno al bambino morto 66. Illustrazione per la novella di Grazia Deledda
64 una serie di figure dall’immobilità quasi sacrale (figg. 67-73). 66 “La volpe”, in La lettura, Milano, agosto 1911.
54 55
67-73. Illustrazioni per la novella di Grazia
Deledda, “La festa del Cristo”, in La lettura
Milano, luglio 1912.
70
67
56 57
Gli anni di Teulada
59
la diffidenza verso tutto ciò che sa di sistema o di intervento col- Giuseppe Frassetto e Gianni Dedola – non faranno mai dell’arte
lettivo organizzato. una professione. Pittore sarà invece Mario Mossa, fratello minore
«Paradossale talvolta, amico della boutade, sprezzante di ogni bas- di Renzo; e come lui altri giovani che, pur non facendo parte del
sezza, di ogni mancanza di coraggio, si spingeva alla critica e al- “Cenacolo”, subiscono l’ascendente di Biasi: Pietro Antonio Man-
l’opposizione. Era, in verità, uno dei seguaci di quel partito dell’op- ca, Fabio Lumbau, Remo Branca, il barbaricino Carmelo Floris.
posizione che conta innumerevoli proseliti … Partito che non si Mario Mossa (che adotterà presto anche il cognome della madre,
confonde con nessun altro, perché al fondo non è che una forma De Murtas, per distinguersi da un omonimo milanese), è il compa-
di anarchia».150 A descrivere così il pittore è un altro dei compagni gno prediletto dell’artista nelle sue scorribande per i villaggi della
dei primi anni, Renzo Mossa. Rammentandone la giovanile adesio- Sardegna. Percorrono insieme quasi tutta l’Isola, in un pellegrinag-
ne al circolo repubblicano “Giuseppe Giordano”, Mossa racconta gio che più tardi Mossa definirà «la sua accademia ». Agli occhi dei
che «quando il circolo allargava la sua schiera, egli diceva che mi- due artisti, è un addentrarsi in luoghi remoti e misteriosi, un’auten-
nacciava di diventare troppo numeroso, e si ritraeva nella solitudi- tica scoperta dell’ignoto, vissuta con giovanile spirito d’avventura;
ne». Questo atteggiamento nasce da un aristocratico distacco, indi- curiosamente (ma non troppo, se si riflette sui meccanismi in atto
vidualistico e nichilistico, che s’incarna esteriormente nella posa nella ricerca d’identità avviata dal movimento culturale isolano)
disincantata del dandy baudelairiano. «Artista che non si confessa per due intellettuali sardi di città, viaggiare nella propria terra po-
mai», come lo definirà l’amico Gavino Gabriel,151 Biasi nasconde il teva assumere quasi i tratti di un’esplorazione coloniale.
proprio pessimismo e romanticismo dietro una scintillante ironia, Come esploratori in contrade selvagge, i due hanno bisogno, per
scegliendo per sé, fin d’ora, la divisa della leggerezza cara a Za- vincere la diffidenza dei nativi, di mediatori nelle comunità locali; li
rathustra: «Dava molta importanza … a certa frivolità parigina di trovano spesso nei parroci, che li accolgono e li ospitano nelle loro
cui amava vestire i concetti più gravi, sostenendo essere la levità case. Occorre procurarsi dei modelli, e persuadere donne e ragazze
necessaria, per sostenersi, alla parola non meno che all’ala».152 del posto a posare può non essere facile: queste, d’altronde, non
In molti altri uomini della sua generazione, simili componenti cul- vengono sempre da loro avvicinate con finalità puramente esteti-
turali si sarebbero fuse tra breve nella miscela esplosiva del nazio- che. I ripetuti viaggi di studio compiuti da Biasi nei paesi dell’inter-
nalismo e quindi del fascismo. L’educazione “sardista” del pittore fa no sono al tempo stesso – secondo quanto registra una vasta aned-
sì che egli ne ricavi un nazionalismo di diversa specie, non impe- dotica – escursioni fitte di avventure galanti. Complice il prestigio
rialisticamente aggressivo ma volto alla rivendicazione (alla costru- del “pittore di città”, e malgrado la proverbiale rigidezza dei costumi
zione) di un’identità negata. Nel mito di un’isola edenica rivive così contadini, le giovani modelle diventano facili prede sessuali. Ina-
il sogno nietzschiano dell’originaria felicità delle società arcaiche, spettatamente, il mito gauguiniano che associa purezza della vita
religiose e aristocratiche, dei popoli innocenti e ferini. Al mondo “primitiva” e accessibilità di paradisi erotici s’invera anche nel cuore
greco esaltato dal filosofo Biasi sostituisce quello anticlassico, ma dell’austera Sardegna.157 Secondo la classica catena associativa don-
altrettanto sfolgorante di vita primitiva, della Sardegna contadina.153 na/indigena/altra,158 possedere le donne di un paese estraneo (ed
Una Sardegna capace di imporsi per forza propria, senza le queri- estranea poteva ben dirsi la Sardegna popolare, benché geografica-
monie vittimistiche consuete a tanta parte della cultura isolana nel mente contigua alla realtà urbana del pittore) significa appropriarsi
suo presentarsi all’esterno, e che devono fortemente ripugnare al della sua più intima essenza; in tal modo è possibile ritrovare la pri-
pittore, sprezzante di ogni ipocrisia umanitaristica e della buona mordiale intensità di pulsioni vitali necessaria a un’esperienza crea-
volontà dei riformatori. Rimproverargli – come si farà spesso, so- tiva che voglia tagliare i ponti con la storia. Biasi si inserisce così in
prattutto a partire dagli anni Cinquanta – di aver dato della Sarde- una lunga genealogia di intellettuali e artisti occidentali – da Baude-
gna un’immagine falsa e di maniera, di non averne rappresentato la laire a Lévi Strauss, passando per Conrad – per i quali la “ragazza in-
triste realtà di sofferenza e di miseria, significa non aver capito nul- digena” costituiva il tramite per immergersi in un’alterità totale, nel
la dell’operazione che egli ha inteso compiere. Ai fini dell’edifica- cuore di tenebra che è in noi prima che fuori di noi.
zione di una coscienza nazionale, un paese non può autorappre- I ricordi di Mario Delitala, un altro dei protagonisti della stagione fi-
sentarsi esibendo le proprie piaghe; e Biasi sa bene (Sorel, altro gurativa sarda d’inizio secolo, sono tra le poche fonti di cui dispo-
autore frequentatissimo negli anni della sua giovinezza, è lì per in- niamo per ricostruire i movimenti dell’artista: «Non era ancor giunta
segnarglielo)154 come il mito e la leggenda possiedano un potere di la prima guerra europea e Biasi andò ancora più dentro il cuore
convinzione infinitamente maggiore del discorso razionale. della Barbagia; oltrepassò le gole fosche di verde e titaniche di Ga-
Oltre a Mossa e ad Abozzi, ruotano intorno all’artista Silvio Prunas voi, l’altipiano di Ovodda, le vallate calde e fertili di Tiana e andò
de Quesada, Gigi Brusco, Manlio Binna, Mario Berlinguer, Odo a rifugiarsi a Desulo. Mentre altri artisti si battevano e si accaniva-
Fasoli, i poeti Mariano de Fraja e Giannetto Masala; giovanotti colti no attorno alla conquista del palazzo comunale di Cagliari … egli
e letteratissimi, provenienti dalle migliori famiglie cittadine. Fasoli, andava disinteressatamente, anzi con sacrifizio, alla conquista di
«cuor di poeta e mente vivissima: un poeta che studiava scienze un luogo che gli desse quiete e la forza spirituale e sorgente colori-
naturali»155 e che pochi anni dopo scomparirà precocemente, se- stica necessaria per soddisfare la sua ansia di pittore».159
gue in veste di critico il lavoro dell’artista, «prendendo viva ed atti- A Desulo, Biasi e Mossa sono a lungo ospiti del poeta dialettale An-
va parte all’opera di ricerca».156 Altri membri del “Cenacolo” (così tioco Casula, noto con l’eloquente pseudonimo di Montanaru. Più
viene chiamato il gruppo) si scoprono pittori. Vero pifferaio magi- tardi, dopo una pausa sassarese, il primo fa ritorno ad Ollolai, do-
co, Biasi attira a sé, irresistibilmente, le migliori intelligenze tra i ve, in casa del parroco Carlo Nonnis, lo raggiungono Carmelo Flo-
suoi coetanei; con la forza dell’esempio, ma anche col fascino di ris e Mario Delitala,160 e dove si dedica ad «un metodico lavoro in-
una conversazione colta e spregiudicata e di una personalità in- torno a modelli di teste e di mezze figure »,161 realizzando un gran
dubbiamente affascinante. Al suo seguito si forma un piccolo drap- numero di dipinti e raccogliendo un ricco materiale di bozzetti e di
pello di disegnatori e caricaturisti: alcuni di loro – Oscar David, studi a penna, a tempera e a matita.
60 61
L’esperienza centrale di questi anni, il culmine e quasi la summa 75. SARDEGNA MISTICA (1913)
del viaggio intrapreso da Biasi nello spazio, nel tempo e nella me- foto d’epoca.
Esposto nel 1913 alla prima mostra
moria etnica, è però l’incontro col paese di Teulada, nel Sulcis, della Secessione romana.
sull’estrema punta della Sardegna meridionale. Mario Mossa, inse-
parabile compagno dell’artista, rievocherà più tardi l’emozione
provata, durante la festa della Madonna di Gonare presso Nuoro,
alla vista del bizzarro, elegantissimo costume di una coppia di pel-
legrini: lei avvolta nei veli, splendente di broccati e di gioielli, lui
col viso ombreggiato da un gran feltro spagnolesco sotto l’alto col-
letto bianco. «L’emozione e la meraviglia – scrive – sono così forti,
che io e Biasi ne restiamo quasi paralizzati, poi ci abbracciamo
come matti ed io che sono l’interprete ufficiale della spedizione,
mi avvicino con mille riguardi e chiedo ai due stranieri di quale
paese siano. Mi rispondono: Di Teulada nel Sulcis sa missigno-
ria».162 Il giorno dopo la corriera li trasporta lungo le strade polve- 75
62 63
mollezza languida e drogata, da cui lo sfarzo dei colori trae risonan-
ze favolose e fiabesche. «I broccati pallidi e d’oro antico»167 del co-
stume femminile teuladino, l’altera foggia spagnolesca della veste
degli uomini, il pallore ambrato delle donne suggeriscono una nuo-
va immagine, più che mai incantata, della Sardegna. È un paese ir-
reale, popolato di creature in panni sontuosi, disseminato di fantasti-
ci villaggi da presepe; disteso sotto un orizzonte alto, su cui il sole –
che non conosce mai il pieno mezzogiorno ma appena, si direbbe,
le luci oblique dell’alba e della sera – allunga le sue dita colorate. La
nostalgia e una sofisticata cultura vi hanno inoculato il germe di sen-
suali inquietudini, di vaghi turbamenti, di struggenti malinconie, su
cui l’artista, garbatamente scettico, stende il velo d’una tenera ironia.
È questa la pittura con cui Biasi arriva nel 1913, in occasione della
prima mostra della Secessione romana, ad affermarsi in campo na-
zionale. La rassegna, organizzata dall’omonima Associazione degli
artisti, staccatasi, dopo accese polemiche, dall’antico sodalizio de-
gli Amatori e Cultori di Belle Arti, costituisce un evento importante
nel panorama dell’arte italiana del periodo. Come i fenomeni europei
che l’hanno preceduta (le Secessioni di Monaco, di Berlino e di Vien-
na), la Secessione romana non può certo considerarsi un movimento
d’avanguardia: non movimento, perché priva di un orientamento sti-
listico definito, non d’avanguardia perché al suo interno prevalgono
le tendenze moderate, e anzi l’avanguardia in senso stretto ne rima-
ne esclusa. Si tratta invece, essenzialmente, di un episodio nella lotta
per il controllo del mercato e dell’opinione pubblica.168 Alla vecchia
Associazione degli Amatori e Cultori, egemone nel campo espositivo
e in quello degli acquisti e delle commissioni ufficiali, si contrappo-
ne un gruppo emergente, ansioso di distinguersi dalla massa di quel
“proletariato artistico” le cui file si sono andate rapidamente ingros-
sando anche a Roma. Quel che in altre situazioni europee era acca-
duto alla fine dell’Ottocento, infatti, in Italia si verifica in ritardo, e so-
lo in seguito alla massiccia concentrazione di una folla di operatori
giunti dalla provincia, attratti dal moltiplicarsi di opere pubbliche
nella nuova capitale e in competizione per gli incarichi ad esse lega-
ti.169 Tuttavia, l’associazione romana assume un indubbio significato
di rottura nel contesto della torpida situazione italiana del momento.
Anzitutto per lo spazio dato nelle sue mostre alle esperienze stranie-
re, e particolarmente francesi; poi per il definirsi al loro interno di
una frangia italiana di ricerche innovative di timbro espressionista-
sintetista, e infine per aver preparato l’affermazione di una linea clas-
sicista che sfocerà nel dopoguerra nel movimento di Valori Plastici.
Biasi entra in contatto con l’ambiente della Secessione probabilmente
77
attraverso Innocenti, figura di spicco all’interno del sodalizio, addetto
a curare gli inviti agli artisti stranieri, e inoltre tramite efficace – grazie Non solo il pubblico, ma anche la critica si accorge della sua pre- 77. MATTINO IN UN VILLAGGIO SARDO (1913)
al carattere aggiornato ma gradevole della sua pittura – tra le cerchie senza: a cominciare da Mario Lago, che su La Tribuna lo segnala tempera su carta, cm 100 x 99
Sassari, Museo Nazionale G. A. Sanna.
ufficiali e quelle giovanili più avanzate; con lui l’artista poteva aver addirittura come «una rivelazione », senza argomentare – è vero – Esposto nel 1913 alla prima mostra della
mantenuto i rapporti nel corso di soggiorni tenuti a Roma nei primi eccessivamente il proprio giudizio, ma con copia di aggettivi («vi- Secessione romana.
anni Dieci, dei quali abbiamo vaga notizia («tentò la vita romana»).170 goroso, pensoso, personalissimo … rude ») che indicano come sia il
Ammesso con tre opere – le tempere Mattino in un villaggio sardo, carattere primitivista e sintetista delle sue opere a fargliele dichia-
ora al Museo Sanna di Sassari, Sardegna mistica e Melodie nostalgi- rare «tra le più interessanti di tutta la Secessione ».172 Sul mensile
che (figg. 74-77) – il giovane sardo non passa inosservato, anzi: «Se dello stesso giornale, Noi e il Mondo, Luigi Càllari lo cita tra i gio-
l’amico Biasi avesse assistito ai commenti animatissimi destati dai tre vani con speciale rilievo, sottolineando «l’interesse fascinatore nel-
quadri che egli ha esposto nella attuale mostra dei secessionisti – scri- la primitività cosciente e originale dei suoi tre quadri», che ripro-
ve su Il Giornale d’Italia il conterraneo Pasquale Marica – la sua cal- duce tutti.173 Ancor più calorose le lodi di Ermanno Amicucci,
ma quasi anglosassone sarebbe stata scossa da un fremito di orgoglio critico de Il Mattino di Napoli («un artista di qualità eccezionali,
e di gioia». La stessa constatazione fa un osservatore più distaccato una delle più schiette promesse della nostra giovane arte »), che lo
come Arturo Calza: «Tutte le volte che mi è capitato … di passare una contrabbanda però come confortante esempio di «ritorno alle tra-
78. SPOSALIZIO A NULE (1914-15)
mezz’ora entro la bella mostra dei “Secessionisti”, ho visto della gente dizioni artistiche della sua provincia, in tempi di stravaganze e tempera su cartoncino, cm 65,5 x 90
ferma dinanzi ai tre quadri “sardi” di Giuseppe Biasi».171 di intemperanze … di cerebralità pazzesche ».174 Sassari, coll. privata.
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78
79-82. Illustrazioni per la novella di Grazia Su questa taccia di letterarietà influisce anche l’associazione, spon-
Deledda, “La croce d’oro”, in La lettura tanea nella mente degli osservatori, con l’opera della Deledda, alla
Milano, gennaio 1913.
quale il suo nome era ormai indissolubilmente legato. Il ruolo del-
la narrazione nella pittura di Biasi non può certo essere minimiz-
zato: «l’episodio aneddotico – annota l’artista nei suoi taccuini –
quando manca toglie il modo di provar piacere ».183 E d’altronde,
gli stessi fini “nazionalisti” della sua ricerca esigono un grado di
comunicatività incompatibile con la totale marginalizzazione del
soggetto. Ma per lui l’“aneddoto” è essenzialmente rappresenta-
zione di momenti di vita collettiva, evocazione dell’esistere di una
comunità (nelle occasioni quotidiane, rituali, religiose o festive,
79 più raramente nel lavoro) sottratta allo scorrere del tempo lineare.
Nelle sue scene paesane, statiche e bloccate, in cui i personaggi,
Amicucci è il solo, va detto, a fraintendere, vedendole come sano ri- irrigiditi in tipi, ripetono senza fine ruoli prefissati come in una sa-
torno alle tradizioni regionali, le connotazioni primitiviste della pit- cra rappresentazione, il valore iconico prevale nonostante tutto su
tura del sardo, che vengono colte – per esserne lodate o contrastate quello narrativo. La storia, in senso stretto, non esiste; il contenuto 80
– da tutti i commentatori. Non è però l’unico a cadere vittima di psicologico o drammatico è nullo.
una sorta di illusione prospettica per cui si riverberano sull’artista i Si prenda una delle tempere esposte alla Secessione, Melodie nostal-
caratteri della materia tematica da lui trattata; si trasferiscono cioè giche (fig. 76), oggi nota solo da una fotografia:184 un tondo che riu-
sull’autore le qualità di “primitività”, “ingenuità” e “schiettezza” che nisce cinque figure in costume teuladino intorno a un suonatore di
appartengono (o si presume appartengano) al mondo descritto nei launeddas (antico strumento della tradizione musicale isolana).
suoi quadri. Biasi diventa così lo «schietto e appassionato figlio della Nonostante il tema festivo, ogni connotazione di colloquiale cordia-
sua terra»,175 il «giovanissimo e rude isolano »,176 che non ha fatto lità è bandita dalla scena: i personaggi, immobili e quasi tutti frontali,
che trasfondere nella sua arte quanto «ha avuto negli occhi fin dalla non intrecciano fra loro nessun dialogo di sguardi o di gesti; ognuno
prima giovinezza».177 Perfino un critico avvertito come Goffredo è chiuso nell’armatura del contorno che inflessibilmente lo circoscri-
Bellonci ha l’aria di non sottrarsi del tutto all’equivoco, quando dice ve. Il rapporto che lega le figure è unicamente ritmico e – per quel
che l’artista ostenta «una ingenuità corrotta e sapientissima»:178 ossi- che la foto in bianco e nero lascia intuire – cromatico. Le lente ca-
moro in cui il secondo termine implica, più che non neghi, il primo. denze curvilinee che si dispiegano lungo i margini culminano al cen-
La recensione di Bellonci centra in pieno i punti salienti della mo- tro in una nota grave, nel tòpos ricorrente della fanciulla-statua, enig-
stra: l’unità di arti pure e applicate riflessa nella decorazione degli matica kore dal bruno sguardo assente. Anche il più narrativo tra i
ambienti, e soprattutto le due linee avanzate rappresentate al suo dipinti presentati alla mostra romana, Mattino in un villaggio sardo
interno dagli impressionisti e dai sintetisti, sia negli ascendenti fran- (fig. 77), pur gremito di dettagli e affollato di comparse (le donne 81
cesi – la cui sala aveva fatto scalpore, portando in primo piano, co- che sciacquano i panni alla fontana, il ragazzo che abbevera il caval-
me pietra dello scandalo, i matissiani Pesci rossi – che nei loro se- lo, la bimba immusonita in un canto, ecc.), produce la stessa impres-
guaci italiani. Tra la massa di questi ultimi, il critico fa appena otto sione di melodia ritmata da lunghe pause; lo sciolto fraseggio dei
nomi, distinguendo gli impressionisti Nomellini e Lionne dai sinte- gruppi e delle figure cela la struttura rigorosa della composizione, ar-
tisti Carena, Grassi, Ferrazzi, e collocando a parte, come artisti che ticolata in calcolate asimmetrie e richiami a distanza; l’onda squisita
«tra l’impressionismo e il sintetismo affermano maniere loro pro- ed indolente del colore, trascorrente dai grigi ai malva ai violetti, s’in-
prie », Spadini, Garzia Fioresi e Biasi; del quale ultimo segnala la pit- frange tratto a tratto con bianchi barbagli, con sonorità argentee, con
tura a «netti contorni e con larghe e liscie pennellate di colori vivi » fiammeggiare improvviso di arancio e scarlatto. Come in un brano di
e la «rudezza composita, zuloaghiana e sintetica al tempo stesso». Debussy, ogni grumo melodico si sostanzia dell’alone di silenzio che
Se Bellonci gli riconosce un posto originale nel fronte degli innova- lo circonda, e su di esso si riverbera. Il punctum dell’immagine (per
tori, un’altra patente di modernità gli giunge dal giovane Enrico dirla con Barthes) è la ragazza dai grandi occhi neri, che ostende il
Prampolini, che lo include tra «i nomi più interessanti dell’arte con- lenzuolo come una veronica: dalla penombra in cui irraggia il suo
temporanea» (accanto a Matisse, ma, a onor del vero, in un minestro- sguardo profondo siamo indotti a seguire, lungo la macchia arancia-
ne che accomuna Ivan Meštrovi ć a Ettore Ferrari, Claude Monet a ta di una cuffietta, la diagonale immaginaria che la unisce al blocco
Beppe Ciardi);179 e, in negativo, da Arduino Colasanti. Esponente parallelepipedo di una statuaria portatrice d’anfora. Questa, lambita
della critica più conservatrice, questi vibra un sentito attacco contro dal sole, collega le altre figure al paese immerso nell’oro rosa del
la tendenza primitivista, di cui scorge l’archetipo nel Meštrović e i ri- mattino, con le casette da fiaba sparpagliate come pezzi di torrone
flessi in Biasi e nel bizantinismo di Vittorio Zecchin;180 accostamento lungo l’orizzonte piatto. Ricongiunge così simbolicamente i fram-
significativo, perché evidenzia la comune matrice klimtiana dei due menti di esistenza individuale in primo piano alla comunità cui ap-
artisti. Colasanti riconosce – a differenza della maggior parte dei suoi partengono. Non a caso, appena oltre sulla stessa diagonale, lo stelo
colleghi, e sia pure per condannarlo – il carattere intellettualistico, bianco del campanile ripete quello non meno esile della fanciulla.
consapevole e programmato, dell’operazione di Biasi;181 e come lui La stessa dimensione decorativa (nel senso primonovecentesco,
lo coglie Arnaldo Cantù, uno dei più fini commentatori della mostra, antirealistico, già specificato) funge inoltre da antidoto alle possi-
che – in ossequio a una concezione dello sviluppo dell’arte moderna bili implicazioni narrative del descrittivismo di Biasi: la minuzia
fondata sul concetto di pittura pura, libera da ogni intento narrativo analitica con cui registra i ricami d’una gonna, le fibre di un cesti-
– è indotto a dar maggior peso, nel lavoro del sardo, alle qualità «illu- no, i ciottoli del sentiero, sortisce l’effetto di riassorbire ogni detta-
strative» che a quelle musicalmente evocative e fantastiche.182 glio nell’astratto intreccio cromatico-lineare dell’insieme. 82
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83
Anche quando l’artista si trova direttamente alle prese con la nar- Lo si nota chiaramente guardando le tavole per “Il fanciullo nasco-
razione, quando cioè assume la veste di illustratore, il suo atteg- sto” (figg. 84-90).185 La novella, pubblicata su La lettura nel luglio
giamento non cambia. Il successo ottenuto alla mostra romana 1914, è tutta giocata sull’ambiguità; la crescente tensione provocata
non ha interrotto il rapporto con la Deledda, consolidato negli an- dall’incertezza della madre fra la reale sparizione del bimbo e il suo
ni (figg. 79-82) e ora suggellato dal dono di un dipinto (fig. 83: occultamento da parte dei parenti è amplificata dalla dimensione
una scena con donne al lavatoio che trascrive in chiave gioiosa e corale del racconto, dalla curiosità e dalle chiacchiere delle donne
sorridente l’atmosfera sognante e malinconica di Mattino in un del villaggio. Proprio su questa coralità s’incentra l’interesse di Bia-
83. FANCIULLE AL LAVATOIO (1913)
villaggio sardo); il divario tra la Sardegna evocata dalla scrittrice e si; le due tavole centrali isolano dettagli periferici, seppur essenziali tempera su tela, cm 71 x 146
quella immaginata del pittore, tuttavia, si è ancora approfondito. per la definizione del clima della vicenda, e insistono oltre tutto Monza, coll. privata.
70 71
84-90. Illustrazioni per la novella di Grazia l’incarnato bruno di Veneri ottentotte rischiarato dal luminoso can-
Deledda, “Il fanciullo nascosto”, in La lettura dore delle camicie, sembrano lontane mille miglia dal piccolo
Milano, luglio 1914.
mondo pettegolo e malvagio che anima il racconto deleddiano.
Il fatto è che Biasi fa emergere un tono arcaizzante presente nella
struttura stessa del testo, nella cadenza iterativa, ritmica della scrittu-
ra («fu di nuovo chiamato nella strada, verso il monte nero a destra,
verso il monte azzurro a sinistra: ogni volta l’asinello si fermava
ascoltando»; «Accorsero i ragazzi della strada, poi quelli dell’altra
strada ancora; le donne si affacciarono alle porte ed ai ballatoi»),
nelle sue vivide notazioni plastiche e cromatiche, e che talvolta si tra-
duce in immagini rivelatrici, come quel nonno immobile «come un
idolo di legno, accovacciato all’ombra del forno grande simile ad
un nuraghe, grande, con la sua barba lunga, terribile eppure uma-
no come il Dio vendicatore dell’Antico Testamento». Il pittore non si
fa sfuggire questi passaggi; il nonno compare due volte nelle illu-
strazioni (fig. 88), ma ogni accenno di biblica terribilità è sparito. 86
Nelle tavole di Biasi non c’è posto per simili effetti, né per il dramma
o per qualunque notazione che richiami la malvagità e la crudeltà
così presenti nel mondo deleddiano; come già si è detto, anche le in-
dicazioni psicologiche d’altro genere vengono eliminate, e limitate al
massimo le rappresentazioni dinamiche. Nelle illustrazioni come nei
dipinti, quindi, il pittore si sforza di ricondurre alla dimensione del-
84 l’icona ogni situazione narrativa, fissandola nella decorazione.
87 88
85 89 90
72 73
Alla sua prima importante comparsa nell’arena pittorica nazionale, presiede in lui simultaneamente alla costruzione dell’identità nazio-
comunque, Biasi viene visto da molti come il pittore della Sarde- nale e di quella figurativa; la rappresentazione della donna diviene
gna deleddiana. Arturo Calza, nel descrivere ai lettori de L’illustra- così luogo di cristallizzazione di un complesso di valori attraverso
zione italiana una sua visita nel «paese di Grazia Deledda», esor- cui l’artista disegna, insieme con la propria, la nuova immagine
disce ricordando l’attenzione suscitata dall’artista alla Secessione dell’Isola. Va notato, d’altra parte, che mentre sull’immagine ma-
di Roma: «l’arte del giovanissimo pittore … non basta in tutto a schile pesava in Sardegna il retaggio di violenza e di sangue legato
spiegare e giustificare il fascino grande che emana da quelle ope- all’etica della società barbaricina, la donna – associata soprattutto
re d’arte; v’è in esse qualche cosa da ammirare che è più e meglio alla intatta, primigenia virtù creatrice del suo popolo, alla bellezza
della tecnica e della concezione del pittore: e cioè l’anima singo- dei costumi e dei prodotti della cultura materiale – si prestava assai
larissima delle cose che egli rappresenta».188 meglio a farsi perno di un simile processo di valorizzazione, a in-
Se è vero che l’opera di Biasi si avvantaggia dell’aura di esotismo nescare il rovesciamento in positivo, così essenziale per la visione
con cui la Deledda ha presentato la Sardegna, è anche vero che è primitivista, dei caratteri della vita isolana.
merito dell’artista aver saputo condensare quell’aura in immagini Intorno alle figure femminili si condensa l’atmosfera dei dipinti di
dall’acre sapore di primitivo moderno (il primitivismo di Bakst, per Biasi, di volta in volta satura di sensualità e di languore orientali,
l’appunto, e non quello di Michetti). Lo sguardo che Calza, giunto vibrante di fresche tonalità da idillio, oppure carica di ieratica so-
nell’Isola, rivolge intorno a sé è infatti uno sguardo già orientato lennità.192 In uno dei pezzi più suggestivi di questo periodo, Sera
dall’azione congiunta dell’arte di Biasi e della narrativa deleddiana. a Ittiri (1914; noto da una foto d’epoca, fig. 93), le tre paesane, tra-
Egli vede quello che è preparato a vedere; gli aspetti dell’ambiente sformate in pure sagome ovoidali dalle gonne plissettate che le av-
sardo che lo colpiscono sono gli stessi enfatizzati nei dipinti del sas- volgono a guisa di mantelli, avanzano ineluttabili come Parche; la
91
sarese: «i costumi degli uomini e … gli occhi delle donne», insieme al semplificazione formale mediata dal costume accentua l’emergere di
pittoresco delle cerimonie religiose e all’omerica semplicità di un note espressionistiche nei visi incastonati nell’astratto panneggio, e 91. STUDIO DI TESTA (1914-15)
banchetto tra pastori. Le donne, soprattutto: «questi graziosi visi pal- insieme sottolinea le implicazioni simboliche della scena (Le tre età inchiostro su carta, cm 9,5 x 7,7
lidi e leggiadri delle donne, in cui due meravigliose pupille d’un ne- della donna in chiave contadina). Lo stesso soggetto trova intona- Cagliari, Galleria Comunale d’Arte.
ro inverosimile mettono – scusate il paradosso estetico – una nota di zioni più serene in una tempera probabilmente successiva (fig. 94),
viva luce … Le donne portano dei costumi … in cui la nota domi- in cui al terso chiarore cristallino del disegno e del colore corrispon-
nante è il rosso, ma vagamente e artisticamente intrecciato all’az- de l’incantato distacco delle protagoniste. Altre opere, come Ragaz-
zurro, al bianco, al giallo, e un’infinita altra serie di combinazioni ze sul prato (fig. 95, databile al 1914 circa per confronto con una ta-
cromatiche, che sono sempre, nell’insieme, mirabili d’intonazio- vola pubblicata da La Grande Illustrazione), immergono le figure
ne».189 Queste figure femminili dal volto pallido e dai grandi occhi nel verde, in un paesaggio con cui – a ribadire l’equivalenza Donna-
neri sono le vere protagoniste della pittura di Biasi, cui giungono dai Natura ben consolidata nella pittura dell’epoca – appaiono in stretta
romanzi della Deledda: donne dai corpi snelli e fragili come giunchi, comunione, e al quale le riconduce il ripetersi nelle loro vesti delle
dal viso olivastro, dallo sguardo malinconico, fanciulle in fiore dalla preziose tarsie di colori che fiori e piante disegnano sul prato.
bellezza estenuata e vibrante di sensualità repressa, che richiamano Ancora sui personaggi femminili riposa la struttura di uno dei due di- 92. STUDIO DI TESTA (1914-15)
tanti personaggi della scrittrice nuorese, dalla Gavina di Sino al con- pinti presentati nel 1914 alla Biennale di Venezia, La processione del inchiostro su carta, cm 10 x 7,1
fine ad Annarosa de “L’incendio nell’oliveto”. Cristo (figg. 98-99): il tema religioso suggerisce un’intonazione grave Cagliari, Galleria Comunale d’Arte.
Il fatto che in Biasi la rappresentazione della Sardegna s’incentri sul- e raccolta, espressa in una più deliberata scelta arcaizzante e nell’uso
l’immagine femminile (figg. 91-92) è tutt’altro che privo di significa- di gamme calde, smorzate, fuse in un tonalismo che ben si accorda
to.190 Una simile centralità ricorre nell’opera della maggior parte de- alla coralità dell’evento. A scandire la scena sono la madre col bim-
gli artisti che si sono confrontati col primitivo; dalle paesane bretoni bo al seno (sorta di Madonna del latte barbaricina, la cui stilizza-
di Gauguin alle sue indigene tahitiane, alle picassiane Demoiselles zione riprende quella di un’analoga figura nelle tavole per “Il fan-
d’Avignon, è il corpo stilizzato, primitivizzato della donna il punto di ciullo nascosto”) e le tre oranti, giovani e anziana, irrigidite in gesti
partenza dell’avventura del Moderno. Nella cultura d’inizio secolo, cerimoniali. Con procedimento di matrice gauguiniana (si pensi al
la donna veniva ritenuta più vicina dell’uomo allo stato primitivo: si Cristo verde e al Cristo giallo), il pittore ha esteso all’intera rappre-
credeva che il suo fisico fosse meno evoluto e specializzato, e la sua sentazione – specie all’immagine della vecchia e a quella del sacre-
mente era considerata più soggetta ad impulsi istintivi che adatta ai stano – l’aspra, nodosa definizione lineare del crocefisso ligneo.
ragionamenti logici propri del pensiero virile. Ne veniva così sancita Se questo aspetto arcaizzante desta qualche riserva in una parte
l’appartenenza all’ambito della Natura, in opposizione ad una sfera della critica, i consensi prevalgono nettamente. Dai recensori ostili
della Cultura vista quale esclusivo dominio maschile. Al pari del sel- alle novità (e sono la maggioranza), Biasi viene inserito in una fa-
vaggio, del bambino e del pazzo, la donna incarnava l’Altro, il diver- scia di moderato rinnovamento ritenuta accettabile. Mentre Miche-
so della società occidentale: ma proprio questa diversità avrebbe co- le De Benedetti su Nuova Antologia e Mario Lago su La Tribuna
stituito un polo indispensabile al definirsi della modernità in arte.191 confermano il giudizio favorevole dell’anno prima,193 su Il Corriere
In coincidenza con una svolta epocale nella storia delle arti visive d’Italia Arturo Lancellotti ha parole agrodolci per il «disegno volu-
come quella verificatasi a cavallo tra Otto e Novecento, l’immagine tamente ingenuo » del pittore,194 ma ciò non gli impedisce – scri-
della donna funziona quale indispensabile presupposto alla costitu- vendo in una rivista di mainstream come Emporium – di segnalare
zione della nuova identità artistica maschile. Un’identità che per il sardo in buona posizione tra gli espositori della seconda mostra
Biasi non era soltanto conquista individuale (particolarmente ne- della Secessione romana, tra «gli artisti più noti … che pur essendo
cessaria in un luogo come la Sardegna, in cui la tradizione figurati- modernissimi restano sopra una linea di serietà»; e cioè con i vari
va colta era estremamente debole e il ruolo sociale dell’artista al- Innocenti, Coromaldi, Terzi, Noci, Lionne.195 I non seri, nell’ottica
trettanto precario), ma collettiva, etnica. Il concetto di primitivo tradizionalista e sciovinista di Lancellotti, sono gli ospiti d’Oltralpe, 92
74 75
93. SERA A ITTIRI, 1914
foto d’epoca.
94. SERA A ITTIRI (1914-18)
pastello e tempera su carta, cm 100 x 107
Sassari, coll. privata.
93 94
Biasi dai giovani per inserirlo – in barba all’anagrafe – nella pattuglia
degli adulti, concedendogli una frase che a stento si può considerare
d’incoraggiamento («va lentamente facendosi pittore »).196 In realtà
Biasi avrebbe potuto meglio figurare accanto ai giovani delle sale re-
gionali, tra i quali vi erano artisti di sensibilità a lui affine come Gino
Rossi, Lorenzo Viani e Arturo Martini, che non tra i pittori del più af-
fermato gruppo divisionista romano. La diversa collocazione attribui-
tagli conferma da un lato il successo rapidamente raggiunto, che lo
fa accostare alla schiera degli “arrivati”, dall’altro è il riflesso di scelte
linguistiche meno estremiste di quelle di un Rossi o di un Viani. Pur
nell’ambito del fronte sintetista, Biasi evita le deformazioni troppo 96
spinte o sgradevoli, e soprattutto offre l’attrattiva di una tematica ac-
cattivante, il cui esotismo può legittimare qualche arditezza: negli os- 96. LA SPOSA (1914)
foto d’epoca.
servatori dell’epoca non appare sempre chiara la distinzione tra l’og- Esposto nel 1914 alla seconda mostra
gettiva rudezza e primitività del mondo sardo e le forzature stilistiche della Secessione romana.
cui Biasi lo sottopone per renderlo più affascinante.
L’affermazione ottenuta nel 1914 alla Secessione e alla Biennale
(figg. 96-97), riecheggiata dai giornali sardi, procura all’artista una
larga notorietà anche nella sua terra d’origine. È arrivato il momento
della rivincita dopo lo smacco subito nel concorso per la decorazio-
ne del Palazzo Civico di Cagliari. Alla gloria tutta regionale di Figari
(le cui imprese decorative non hanno sinora trovato risonanza fuori
dall’Isola) il pittore può adesso opporre le solide credenziali di una
ben avviata carriera in campo nazionale, che gli amici si affrettano a
propagandare sulla stampa, sbandierando, non meno del suo suc-
cesso critico, quello commerciale e mondano.197 È proprio in que-
sto periodo che si delinea in Sardegna una contrapposizione tra lui
e Figari. Pasquale Marica, giornalista amico di entrambi ma al mo-
mento più vicino al cagliaritano, nel tracciare un profilo di questi
per Il Secolo XX schizza un paragone fra i due pittori:198 mentre Fi-
gari, «sardo, schiettamente, profondamente», è l’autentico e vigoroso
bardo della sua gente, Biasi, «lettore di libri modernissimi», incarna
il prototipo dell’artista inquieto e cosmopolita. Al desiderio «del raf-
finato sassarese, di spiccare il volo dalle vette del Gennargentu per
posare forse sui ponti della Senna», Marica ascrive anche l’accentuar-
si dell’atmosfera di sofisticata languidezza che coglie nella sua più
recente pittura; rilievo non del tutto infondato, giacché la ricerca di
Biasi si è andata arricchendo di spunti tratti da illustratori francesi
95
78 79
come Lepape e Barbier, che, uniti ai preziosismi derivantigli da
Klimt via Bakst, gettano sul suo lavoro una precoce aura déco.
L’atteggiamento del pittore – ora proiettato con determinazione verso
l’esterno, nell’intento di consolidare il recente successo – può spiega-
re il suo mancato coinvolgimento in un episodio di breve durata, ma
di grande rilievo per la vita culturale sarda com’è quello rappresentato
dalla rivista Sardegna.199 Fondato da Attilio Deffenu e Ugo E. Impera-
tori, il periodico – che si propone come palestra del più avanzato di-
battito sulla questione sarda – raccoglie nella prima metà del 1914 i
migliori esponenti dell’intellettualità isolana e costituisce un punto di
riferimento per il giovane movimento artistico locale. Un contributo
di Biasi, ventilato per il primo numero,200 non doveva mai concretiz-
zarsi; in ogni caso la presenza, tra i collaboratori, di molti membri del
“Cenacolo” sassarese (Mossa De Murtas, i due Frassetto, Fabio e Giu-
seppe, Oscar David, Mariano De Fraja, Mario Berlinguer) fa suppor-
re che le posizioni del pittore collimassero con quelle della rivista.
Deffenu, affrontando i problemi dell’Isola dalla prospettiva del sinda-
calismo rivoluzionario, persegue l’obbiettivo di un autonomismo in-
serito all’interno dello sviluppo capitalistico italiano e rompe così con
il tradizionale vittimismo della classe politica regionale, con i suoi
incessanti piagnistei e il suo continuo accattonaggio nei confronti
dello Stato. Una visione di cui non è difficile cogliere i punti di con-
tatto con le idee di Biasi: in campo artistico, come in quello econo-
mico-sociale, si tratta di integrarsi nel sistema nazionale a partire dal-
le proprie forze; in entrambi i casi, la Sardegna deve far da sé.
Perché la Sardegna artistica possa emergere oltre Tirreno, il pittore
si adopera attivamente nel corso dell’anno successivo, sfruttando
l’opportunità offertagli dai contatti con l’ambiente della Secessione.
Seguendo il principio dei raggruppamenti regionali, che, introdotto
nel 1914, aveva riscosso generale consenso, il segretario della ras-
segna Tomaso Bencivenga propone a lui e a Ciusa di curare l’or-
ganizzazione di una sala sarda. Inizialmente previsto per il 1916,
l’allestimento della sala viene anticipato di un anno per evitare una
sovrapposizione con la Biennale di Venezia, nel cui ambito Anto-
nio Fradeletto e Vittorio Pica (segretario e vicesegretario) avevano
99
80 81
100. VEGLIA A UN MORTO, 1912 con Delitala datano dall’epoca delle prime escursioni barbaricine,
xilografia, cm 10 x 22,6 mentre Melis, allievo di Cambellotti, divide a Roma l’alloggio con
coll. Regione Sardegna.
Floris, assai legato al pittore), e ancora Cabras, Federico Melis, Pira-
ri. Accanto a questi figurano un artista di educazione accademica,
Giuseppe Altana, e i più anziani Ballero, Cao, Fadda, Ghisu, Scano,
di formazione ottocentesca e di tempra non proprio robustissima.
La presenza di questo secondo drappello rivela come Ciusa puntasse
a fare della sala l’occasione di un censimento di tutte le forze artisti-
che operanti nell’Isola, e non la sede di una rappresentanza stilistica-
mente omogenea. Spedite a Roma, le opere da lui raccolte trovano
un’accoglienza poco incoraggiante: secondo quanto più tardi rife-
rirà Biasi, le si giudica bisognose di «un amplissimo scarto per essere
anche relativamente a livello col resto dell’esposizione».203
Le settimane che precedono il 3 aprile, giorno inaugurale della mo-
stra, sono dense di attese, di ansie, di convulsi preparativi. Mentre
Ciusa rilascia alla stampa dichiarazioni piene di esaltato ottimismo,
Biasi si dibatte tra le difficoltà organizzative e i problemi economici
legati agli interventi di decorazione; davanti alla prospettiva di es-
ser costretto a rinunciarvi, il pittore, che ha ben compreso lo spirito
delle rassegne romane – di cui era tratto essenziale la stretta com-
penetrazione fra arti “maggiori” e “minori” – e che conta probabil-
mente molto sull’effetto di un allestimento ispirato all’arte popolare
sarda, si ritrae decisamente.204 I ritardi nei lavori fanno però slittare
l’apertura della sala, già fissata per una data successiva a quella del-
la vernice generale; e non si può escludere che un’eventuale insod-
disfazione per le prove dei colleghi, unita al giudizio sfavorevole
toccato ai pezzi inviati da Ciusa, abbia spinto lo stesso pittore a
temporeggiare, nell’intento di evitare una precoce débâcle al giova-
ne gruppo sardo. Il precipitare degli eventi politici (si è arrivati in-
tanto alle “radiose giornate di maggio” che sfoceranno nell’entrata
in guerra dell’Italia) farà il resto, decretando il naufragio della sfor-
tunata iniziativa, tra litigi, lamentele e insinuazioni malevole sui
due organizzatori, accusati di darsi «arie dittatoriali».205
Alla Secessione finiscono così per esporre soltanto Biasi e Mossa,
compresi l’uno e l’altro nella sala degli incisori de L’Eroica, una del-
le più interessanti in questa terza edizione della rassegna. La rivista
di Ettore Cozzani si è fatta da qualche anno promotrice di un movi-
mento per la rinascita dell’incisione in legno, volto a riscattarla defi-
nitivamente dal ruolo ancillare di tecnica di riproduzione; ha in tal
101
82 83
104 105
Nel nuovo direttorio della Corporazione degli Xilografi, emanazione 102. LA PREGHIERA, 1912
del periodico, Biasi figura accanto a Mantelli, Sensani, Marussig, Bi- xilografia, cm 16 x 23,4
coll. Regione Sardegna.
stolfi e Sartorio; cosa che può destare qualche stupore, se si pensa
che mentre gli altri membri erano colonne della rivista fin dalla fon- 103. IMPROVVISATORE (1914 circa)
102 xilografia, cm 22,5 x 26
dazione (o, come Bistolfi e Sartorio, nomi famosi introdotti forse Como, coll. privata.
con funzione di copertura206 rispetto agli indirizzi radicali del resto
del gruppo), l’artista sardo aveva alle spalle un’esperienza incisoria 104. VECCHIA CHE FILA (1912-15)
xilografia, cm 11 x 11
tutto sommato abbastanza ridotta.207 I suoi primi tentativi xilografici Roma, coll. privata.
risalgono, secondo quanto scriverà a Carlo Alberto Petrucci,208 al
105. LO STENDARDO (1914 circa)
1909. È tuttavia difficile attribuire qualcuna delle xilografie oggi note xilografia, cm 20,5 x 17,1
a una fase anteriore a quel 1912 cui appartengono le uniche stampe Roma, coll. privata.
datate, Veglia a un morto (fig. 100) e La preghiera, eseguite forse
dietro la spinta della Mostra della Xilografia organizzata nello stesso
anno a Levanto proprio dall’Eroica; a un momento non distante, per
106. MATTINO A ITTIRI (1912-15)
affinità con la prima di queste, potrebbe appartenere Processione xilografia, cm 10 x 22,5
(fig. 101).209 Le due incisioni datate rivelano una decisa intonazione Roma, coll. privata.
103 106
84 85
107. LE FILATRICI (1912-15) e nello stile al già ricordato dipinto Sera a Ittiri. In linea con il deco-
xilografia, cm 14,2 x 17 rativismo delle illustrazioni sono invece Le filatrici, Cavallo e condu-
Roma, coll. privata.
cente, Dopo la pioggia, All’abbeveratoio, Giovinette e Visi di donne
108. CAVALLO E CONDUCENTE (1912-15) (figg. 107-112),210 quest’ultima prossima ai ritmi aggraziati delle sti-
xilografia, cm 10 x 16
Roma, coll. privata.
lizzazioni di Sensani, mentre nelle Filatrici e in Giovinette la defor-
mazione grottesca si muta in caricatura dalle inflessioni bamboleg-
gianti, svenevole per eccesso di carineria. Anche questa serie di
tavole, comunque, presenta caratteri simili alle opere del 1914; ed è
credibile che il massimo sforzo incisorio del pittore coincida con il
momento del suo ingresso ufficiale nella Corporazione degli Xilo-
grafi. Proprio nel 1914 Cozzani lo invita a collaborare all’edizione
Formiggini del Decamerone; la pubblicazione, le cui “Giornate” do-
vevano essere ornate ciascuna da tavole di un artista diverso, rappre-
senta un episodio importante dell’azione condotta dal gruppo della
rivista spezzina a favore della xilografia e del libro illustrato con fregi
xilografici. A Biasi viene affidata la decorazione della “Giornata VI”; 109
86 87
più pesante e sommario, di sapore espressionista, ottenuto con 112. VISI DI DONNE (1912-15)
sgorbiate violente che lasciano in vista le tracce del legno; gli avan- xilografia, cm 28 x 22
Como, coll. privata.
guardisti, infine, sono coloro che piegano questi stessi modi a più
ardite ricerche sperimentali. Biasi, condizionato dalle sue esperien-
ze di illustratore, s’inserisce naturalmente nel primo gruppo: «ha
portato – scrive di lui Cozzani – le sue belle doti di decoratore, la
sua finezza d’analisi e la sua facile potenza di sintesi nel legno
dal quale ha già cavate movenze ardite di linee sottilissime e di
ampie e succose masse nere, con effetti nuovi e belli sebbene qua e
là egli abusi ancora di segni neri e scalfiture bianche che la prati-
ca gli insegnerà a lasciare a più dure materie ».216
Nelle stampe pubblicate – Vecchia che fila, Cavallo e conducente,
Giovinette, Visi di donne – compaiono in effetti le «linee sottilissime»
e le «ampie e succose masse nere» descritte dal direttore dell’Eroica, e
vi si coglie anche, rispetto ad altre tavole, una maggior sensibilità
nei confronti della materia, che spinge a lasciarne in evidenza le fi-
bre. I segni sottili e le «scalfiture bianche », disapprovati da Cozzani
perché ritenuti in contrasto con la natura della tecnica, sono quelli
presenti invece in Veglia a un morto, ma anche in Improvvisatore,
Lo stendardo e Mattino a Ittiri, che attesterebbero così una direzio-
ne di ricerca abbandonata quasi subito in quanto divergente dagli
orientamenti del periodico.217
Le frasi di Cozzani sottintendono un giudizio non del tutto favore-
vole sull’artista, del quale rilevano la tendenza al descrittivismo
112
(la «finezza d’analisi») e, con l’aggettivo facile, una certa mancan-
za di profondità attribuita alle sue pur suggestive condensazioni l’incisione in legno verso nuove ricerche, sottraendola all’ambito
formali. Pesa in ciò, evidentemente, il fare grazioso e accattivante delle «dilettazioni dannunziane »,219 e portando così un contributo
di incisioni come Le filatrici o Giovinette, che porta anche altri di rilievo al fronte del sintetismo espressionista italiano, nondime-
commentatori – ad esempio Antonio Maraini – a ritenerle illustrati- no nel quadro della grafica del periodo essa svolge una funzione
ve, per quanto piacevoli e originali.218 per altri aspetti di retroguardia, assumendo la difesa dell’artigiana-
La stessa posizione dell’Eroica, va detto, non è priva di ambiguità. lità contro la nuova industria dell’immagine, dell’originalità contro
Se il periodico ha da un lato il grande merito di aver indirizzato la serialità delle moderne tecniche di riproduzione. Significativa in
questo senso la campagna condotta da Cozzani per l’uso della xilo-
grafia nella pubblicità, mossa dalla presunzione di portare l’arte in
un campo che arte aveva prodotta in abbondanza, e della più
avanzata. A partire da queste premesse, la rivista conoscerà nel do-
poguerra una decisa involuzione in senso tradizionalista. Per Biasi,
d’altro canto, impegnato senza rimorsi né conflitti nei due campi,
quello dell’industria culturale e dell’aristocratica attività artigiana, la
scelta di una tecnica non avviene mai in base a teoriche petizioni
di principio: quel che conta sono gli effetti che il mezzo consente.
Il suo atteggiamento non è lontano da quello di un critico come
Margherita Sarfatti, che nel segnalare l’operato dell’Eroica (collo-
cando l’artista tra i più notevoli esponenti del gruppo) suggerirà
con apparente candore a Cozzani di lasciare l’incisione in legno
per la litografia, tecnica assai più duttile e aderente al disegno.220
Indifferente all’etica purista dell’incisione, al catechismo del “le-
gno originale”, Biasi non esita a servirsi, per la realizzazione delle
sue stampe, della collaborazione di un abile intagliatore, il fale-
gname sassarese Battistino Pirino. Dalle mani di questi pare siano
uscite tutte le tavole create dall’artista negli anni Dieci, con la sola
eccezione delle due xilografie del 1912, da lui incise personalmen-
te.221 Questa prima fase di interesse per la stampa, comunque, si
chiude quasi subito: forse insoddisfatto degli esiti raggiunti, o sco-
raggiato da risultati economici inferiori alle aspettative o magari,
come ricorda Remo Branca, dall’impossibilità di avvalersi lontano
111. GIOVINETTE (1912-15)
xilografia, cm 16,5 x 16,5 dalla Sardegna della «sensibile mano» del Pirino222 – Biasi accanto-
Nuoro, coll. privata. 111 nerà per una quindicina d’anni la xilografia.
88 89
Un pittore alla moda
91
114. INTERNO DI OSPEDALE (1915) lama baluginante di luce, le figure paiono trattenute dal dissolversi
tempera su cartoncino, cm 14 x 19 nell’atmosfera livida e caliginosa. Bandita l’epopea del gesto indi-
Como, coll. privata.
viduale, affiora una visione della guerra come ineluttabile tragedia
collettiva, connaturata al genere umano, cui il singolo non può
opporre che la passività del proprio cieco istinto di sopravvivenza.
Il populismo di Biasi rivela qui la sua matrice irrazionalistica e an-
tiumanistica: grandioso – e perciò opprimente – nelle due tavole è
soltanto l’incombere di una natura buia, minacciosa e ostile.
Sebbene il pessimismo di queste illustrazioni possa apparire in
contrasto con la richiesta, generalmente diffusa in quel momento,
di uno stile figurativo capace di assecondare lo sforzo bellico, la
maggior severità formale che il pittore vi adotta risponde alle cor-
renti sollecitazioni della critica – Sarfatti in testa – verso un’austerità
espressiva in sintonia con i tempi.231 Il cupo fatalismo qui suggerito
dal tema bellico si ritrova in molti dei disegni per il racconto deled-
diano “L’incendio nell’oliveto” (figg. 118-137) pubblicati da La let-
tura tra il 1917 e il 1918 e non a caso segnalati dalla Sarfatti al loro
apparire.232 Episodio finale del lungo sodalizio d’illustratore con la
114
scrittrice nuorese, queste tavole ripropongono lo stile condensato e
sotto le Dolomiti »,230 né in questa né in altre tavole del pittore com- le convulse stenografie luministiche delle immagini del fronte, con
paiono vere e proprie immagini di combattimento, del resto scon- un’attenuazione della griglia grafica a favore dei valori pittorici pa-
sigliate dai criteri della propaganda di guerra, orientata a ridurre al rallela, come vedremo, agli sviluppi registrati dai dipinti coevi.
minimo la rappresentazione di un effettivo spargimento di sangue. Biasi si è frattanto affacciato sulla scena figurativa milanese, della
Un’altra illustrazione del 26 agosto 1917 (fig. 117), dedicata al tra- quale il clima di guerra non ha fatto che accrescere l’animazione. 116
sporto dei feriti nelle retrovie, rispecchia verosimilmente un ricor- Come nota Guido Marangoni, «il fenomeno dei “nuovi ricchi”
do personale. Mentre la retorica d’obbligo voleva i feriti avvolti in creati dalla intensificazione della industria di guerra, ha reso
bende immacolate, amorevolmente assistiti da premurose croce- più attive le vendite in ogni campo di produzione artistica: le aste
rossine, Biasi mostra la fatica, il dolore e il disorientamento che sono in grande auge e fanno ottimi affari, le esposizioni vedono
accompagnano l’abbandono della prima linea. Issati sulle spalle affollarsi i compratori agli uffici della segreteria, come mai non
dei compagni o arrancanti penosamente nell’oscurità, sostenuti dal era avvenuto in tempi normali. Tanto è vero che le esposizioni di
bastone, i soldati avanzano in doloroso corteo al lume goyesco di tutti i generi si vanno moltiplicando e rinnovando con un cre-
una lanterna. Ma, più che la scelta iconografica, è lo stile a trasfor- scendo rossiniano ».233
mare in inquietante visione un soggetto per altri versi rassicurante: A Milano il contesto artistico ignora le nette contrapposizioni fra
appena evocate da un segno fattosi guizzante riverbero elettrico, tradizionalisti e innovatori proprie delle cerchie romane. Tra l’am-
biente accademico e le situazioni di ricerca indipendenti esiste una
catena di mediazioni che porta all’assorbimento (e non di rado al- 117
l’accoglimento) delle spinte innovatrici da parte dell’establishment. 116. UNA SCALATA NOTTURNA
A far da tramite è il gusto medio del juste milieu internazionale dif- SULLE DOLOMITI
fuso dalle Secessioni europee e in Italia dalle Biennali di Venezia; copertina de L’illustrazione italiana
Milano, 9 aprile 1916.
un gusto gradito alla borghesia meneghina che chiede innanzi tutto
una pittura d’effetto, dalla materia cromatica ricca e succosa, e un 117. NELLA NOTTE I FERITI VENGONO
contenuto in linea con la tradizione narrativa lombarda, con una PORTATI DALLE PRIME LINEE AI POSTI
DI MEDICAZIONE
netta preferenza, quindi, per la composizione di figura rispetto al tavola de L’illustrazione italiana
paesaggio.234 Milano, 26 agosto 1917.
Predilezioni, come si vede, fatte apposta per assicurare l’immediato
successo dell’artista sardo. Questi trova un terreno propizio al di-
spiegarsi della propria inclinazione aneddotica, e provvede rapida-
mente a correggere il tiro per quanto riguarda le scelte tecniche,
mettendo da parte non di rado la tempera e l’acquerello per accon-
discendere alle esigenze di un pubblico che «ama ingordamente
l’olio … vuoi di Sasso, vuoi di lino, ma in ogni modo olio finissimo»
e che nelle sue sale da pranzo impone «l’insalata e la pittura ad
olio».235 Anche il carattere primitivista della ricerca di Biasi, d’altron-
de, è in armonia con un ambiente che accoglie con disponibilità e
talvolta con interesse le rudezze di Lorenzo Viani, la naïveté di Al-
berto Magri, le calligrafie espressionistiche di Aroldo Bonzagni.
Fin dalle sue prime apparizioni milanesi, a cominciare dalla parte-
115. INTERNO DI OSPEDALE (1915) 118-137. Illustrazioni per la novella
tempera su cartoncino, cm 11 x 12 cipazione alla Biennale di Brera del 1916, l’artista ottiene pertanto il di Grazia Deledda, “L’incendio nell’oliveto”
Como, coll. privata. 115 consenso dei collezionisti. La stessa atmosfera creata dalle vicende in La lettura, giugno 1917; luglio 1917; marzo 1918.
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do di aver insegnato nella centenaria università turritana».236 manifestazioni a beneficio della causa bellica, è stato probabilmen-
Questa operosità di comitati, di dame eleganti, di intellettuali apre te imposto dal Comitato, giacché, non particolarmente stimato da
uno spazio insperato al progetto di valorizzazione dell’Isola acca- Biasi, ha avuto con lui più d’un dissapore al momento dell’orga-
rezzato da Biasi. Ancora convalescente, lo troviamo in prima fila, nizzazione della sala per la Secessione. La critica, in ogni caso,
con l’amico Mossa, alla cerimonia ricordata da Saba, di donazione farà la tara degli espositori di contorno per occuparsi quasi esclu-
alla Brigata «Sassari» della medaglia commemorativa di Ciusa.237 sivamente del gruppo trainante formato da Biasi, Sinòpico, Altara
La riunione, che raccoglie insieme all’influente colonia sarda la mi- e – in subordine – dai fratelli Melis.241
gliore società locale, e alla quale presenzia tra gli ufficiali della La Mostra Sarda si rivela subito come un trionfo artistico e monda-
«Sassari» il tenente Emilio Lussu, si può vedere come episodio em- no. All’inaugurazione, la sera del 19 maggio, c’è tutta la Milano
blematico della convergenza di arte, patriottismo e mondanità che che conta: un «pubblico magnifico affollato e finissimo» (come an- 141
presiede al debutto milanese del pittore. I rapporti allacciati con nota il cronista de La Perseveranza, eccitato al punto da scordare
Javotte Bocconi Manca di Villahermosa, sostenitrice – come s’è vi- la grammatica)242 si accalca davanti ai quadri di Biasi e a quelli
sto – delle varie iniziative a beneficio dei fanti isolani, contribui- «minuscoli come francobolli» di Sinòpico, s’intenerisce sui baloc-
ranno non poco ad aprirgli le porte dei salotti cittadini, in cui, chi di Edina, si commuove davanti alle scene patetiche dipinte da
138 grazie all’innegabile fascino personale, alle doti di conversatore ar- Melkiorre Melis e a quelle patriottiche di Ballero, loda le opere di
guto e brillante, si troverà perfettamente a suo agio. Javotte Manca, Salvadori, Tumiati e Hight, ammira tutto indistintamente, fino alla
138. STUDIO DI TESTA DI VECCHIO di nobile famiglia cagliaritana,238 è un personaggio di spicco nella «eleganza dell’arredamento e della decorazione ».243 «Rare volte –
(seconda metà anni Dieci), olio su compensato
cm 55,3 x 29,5, Cagliari, coll. privata. società elegante di Milano; nome assiduamente ricorrente nelle commenterà l’indomani Margherita Sarfatti – mi è accaduto di ve-
cronache mondane, rappresenta bene – attraverso il matrimonio dere un pubblico, composto di persone delle più varie sfumature
139. STUDIO DI TESTA DI VECCHIA con Ettore Bocconi (figlio di Ferdinando, fondatore dei Magazzini di cultura e d’ignoranza, unanime nella soddisfazione e nell’en-
(seconda metà anni Dieci), olio su tela
cm 37,7 x 29, Milano, coll. privata.
Bocconi e nel 1902 dell’omonima Università, nonché, dal 1919, se- tusiasmo, come all’inaugurazione della Mostra Sarda».244 Quan-
natore del Regno) – quella facile integrazione tra aristocrazia e alta do al contraccolpo delle ardite imprese della Brigata «Sassari» si ag-
borghesia che caratterizza la società meneghina.239 Accanto alle cer- giunga l’aura di esotismo che circonda tutto ciò che è sardo, non
chie altoborghesi e aristocratiche, Biasi può trovare un altro punto si faticherà a comprendere le ragioni di questo successo.
di appoggio negli ambienti editoriali, cui è legato attraverso la sua Se l’esordio dell’Altara desta curiosità e l’originalità di Sinòpico
attività di disegnatore: la Casa Treves, editrice dell’Illustrazione non sfugge alla critica più attenta, è però Biasi l’autentico protago-
italiana, costituisce uno dei centri della vita culturale cittadina, nista dell’avvenimento. Con ben ottantanove opere, questi surclassa
come pure la redazione del Corriere della Sera, da cui dipende il gli altri espositori, tant’è che Silvio Prunas, dandone l’annuncio su
mensile La lettura. Il Giornale d’Italia, rileva con poco tatto come più che di un’esposi-
A coronare con una decisiva affermazione l’inserimento dell’artista zione collettiva si possa parlare di una mostra individuale.245 In ef-
nel contesto milanese giunge, nel 1917, la Mostra Sarda da lui orga- fetti, l’artista ha inteso mettere insieme – mobilitando anche pezzi
nizzata presso la Galleria Centrale d’Arte nel palazzo Cova. L’espo- da collezioni private – una sorta d’antologica, che da un lato fa il
sizione, promossa con il sostegno del Comitato per gli Orfani dei punto sul percorso degli anni precedenti, dall’altro introduce le
Combattenti Sardi, si configura come un rilancio dello sforzo di nuove ricerche maturate nel soggiorno milanese; e, a chiarire me-
promozione della pattuglia artistica isolana tentato nel 1915, e al glio il processo creativo, ha aggiunto una serie di studi di teste
tempo stesso come momento chiave del programma di riscatto maschili e femminili d’intonazione più realistica, che possiamo
della Sardegna attraverso la sua trasfigurazione estetica, persegui- immaginare non dissimili da alcuni ritratti oggi a Cagliari e a Mila-
to fin dal primo decennio del secolo. Intenti, questi, che vengono no (figg. 138-139).
esplicitamente dichiarati nella premessa al catalogo firmata dalla A un momento anteriore sembrano risalire – oltre a Sera a Ittiri, del
direzione della Galleria: «Questa Mostra afferma in modo evidente 1914,246 e al gruppo di xilografie eseguite tra il 1912 e il 1915 – di- 140. FRATELLINI (ante 1917)
che esiste – e con valida assicurazione per l’avvenire – un gruppo pinti come Fratellini (fig. 140) e Venditrici del mattino (fig. 141).247 foto d’epoca.
di artisti sardi che pensa, che lavora e che metterà in valore tutto Recenti sono invece Muttetos (fig. 142), La canzone del pappagallo 141. VENDITRICI DEL MATTINO (ante 1917)
139 quel tesoro estetico offerto da una terra vergine ricca di fresca (fig. 143), Corteo nuziale in Sardegna (fig. 147), San Basilio (fig. 148), foto d’epoca.
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Mattino (fig. 149), Gioielli (fig. 150), Scolastica (fig. 151), Sidonia, identificare con quella esposta nel 1916 alla Biennale di Brera.251
Graziélene;248 opere, comunque, che manifestano indirizzi di ricer- Quest’ultima è caratterizzata da un insistito decorativismo che ac-
ca non del tutto coincidenti tra loro. Nelle prime quattro la materia cumula dettaglio su dettaglio e da fin troppo squisiti accordi di
pittorica accenna ad addensarsi, per quanto resti ancora salda la giallo e nero, arancio e violetto, su cui l’occhio è costretto a indu-
struttura grafica, e il colore comincia a perdere la sua qualità smalta- giare tanto da perdere di vista i nessi narrativi. L’immediatezza del-
ta per trovare accordi tonali più bassi,249 come accade in lavori forse le memorie klimtiane e la prossimità di certi particolari (il cane) ai
appena successivi quali La brocca rotta (fig. 152) e Il segretario ga- modi delle illustrazioni del 1914 potrebbero anzi suggerire una da-
lante (fig. 154).250 Nel gruppo di ritratti femminili, Biasi ricerca inve- tazione più precoce; ma la lezione di Klimt appare altrettanto
ce stesure liquide e trasparenti, su cui s’incide nitido e sottile il rica- prossima in Scolastica, che solo le gamme più sommesse e la rare-
mo dei contorni. A parte Graziélene (fig. 153), che a giudicare dalle fazione compositiva distaccano dal dipinto in questione; per non
foto si direbbe un olio, simili scelte appaiono favorite dall’uso della dire di un quadro sicuramente del 1917 come il ritratto del piccolo
143. LA CANZONE DEL PAPPAGALLO (1917 circa)
tempera, portata, come nota più d’un critico, a un livello di virtuosi- Rudi Bucher (fig. 155), in cui le finezze ornamentali dell’austriaco olio su tela, cm 158 x 158
smo non comune nell’effettistico tondo Gioielli. sono filtrate attraverso i ritratti infantili di Casorati.252 La versione del La Maddalena, coll. privata.
Questo dualismo tra una maniera “chiara” e una “scura” appare Pappagallo esposta al Cova mette invece la sordina ai colori e con-
142. MUTTETOS (1917 circa) 144-146. LA CANZONE DEL PAPPAGALLO
olio su tela, cm 69 x 69 evidente se si confronta l’olio La canzone del pappagallo con una tiene l’invadenza delle seducenti figure femminili (una delle quali è (1916-17 circa), tempera su carta, cm 123,5 x 128
La Maddalena, coll. privata. versione a tempera dello stesso soggetto (figg. 144-146), forse da sostituita da un’ammiccante vecchiaccia) per dirottare lo sguardo Como, coll. privata.
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dello spettatore da queste sullo sparuto suonatore ambulante; in 147. CORTEO NUZIALE IN SARDEGNA (1917 circa)
tal modo si rende più facilmente percepibile il clima “pitocchesco” foto d’epoca.
della scena, non poi così lontana dalle contemporanee immagini 148. SAN BASILIO (1917 circa)
di mendicanti di Aroldo Bonzagni, artista con il quale Biasi in que- foto d’epoca.
sto periodo si lega d’amicizia. 149. MATTINO (1917 circa)
Di due anni più giovane del sardo, Bonzagni è una presenza di foto d’epoca.
spicco nelle cerchie milanesi extra-accademiche. Nutrito di una 150. GIOIELLI (1917 circa)
cultura secessionista di timbro mitteleuropeo, con qualche appor- foto d’epoca.
to divisionista e con alle spalle la breve esperienza parafuturista
del gruppo di Nuove Tendenze, proviene, come Biasi, da un pas-
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sato di disegnatore. I due hanno più di un punto in comune: al di
là di alcuni tratti personali (come la naturale eleganza, un certo
penchant per la galanteria e le frequentazioni mondane unite al
gusto della vita di bohème), condividono sul piano figurativo l’in-
clinazione per una stessa dimensione populistica, volta in chiave
urbana da Bonzagni, rustica da Biasi, e un’analoga attenzione per
la pittura di Zuloaga. Se ne accorgerà, nel 1939, Leonardo Borge-
se, che nel commemorare il pittore emiliano a vent’anni dalla mor-
te non esiterà ad indicare in Biasi il collega a lui più vicino (con
intenzione, va detto, tutt’altra che di fargli un complimento), pro-
prio «perché insieme derivano, nel complesso, da Zuloaga».253
Col trasferimento a Milano sembra infatti essersi riacutizzato in
Biasi l’interesse per lo spagnolo, molto amato nell’ambiente artisti-
co cittadino. Se dopo il 1911 Zuloaga gli aveva offerto soprattutto
tagli e soluzioni compositive, ora è la sua pittura doviziosa e bril-
lante ad attirarlo, nonché la suggestione, che da lui trapela, della
148 grande tradizione iberica, da Velázquez a Zurbarán a Goya. L’amo-
re per Goya – del quale Zuloaga veniva spesso presentato come
l’erede – spingerà più tardi l’artista a compiere un viaggio in Spa-
gna,254 del quale rimane traccia in alcuni disegni di danzatori di
flamenco, di corride e di donne avvolte nella mantilla.255
In uno studio256 per la figura della vecchia in secondo piano nell’olio
La canzone del pappagallo, l’intonazione più realistica e le paste
più succulente rivelano simultaneamente il riferimento zuloaghia-
no e il contatto con Bonzagni, le cui grottesche caratterizzazioni di
emarginati nascono da uno spirito affine. A ben guardare, lo stes-
so impianto – zuloaghiano – di un quadro come Scolastica, con la
protagonista a figura intera stagliata contro un fondo neutro sul
quale si proietta la sua ombra, si ritrova nel peraltro diversissimo
ritratto bonzagnesco di Andrea Bonalumi (1917). E l’insorgere, 151
nella pittura del sardo, del tema dei Suonatori ambulanti e delle
Serenate 257 è un altro indizio, più rivelatore, della sintonia che lo stilizzazione elegante ».259 Tutto ciò non basta però a far di lui il
149 unisce al collega. Tra i due sembra stabilirsi un influsso reciproco: protagonista di una scuola regionale, data la preponderanza nella
Biasi ne è indotto a limitare la propria tendenza ornamentale, sua opera di modelli stranieri e specialmente di Zuloaga. L’articolo
Bonzagni a rafforzare la struttura disegnativa, risalendo, a partire di Ojetti, uscito due giorni dopo l’inaugurazione, dà il la a tutti gli
dal 1917, alle radici secessioniste della sua formazione, cui aveva altri recensori, che ne riprendono il richiamo a Zuloaga, per con-
temporaneamente sovrapposto nell’opera pittorica esperienze po- fermarlo, come la Sarfatti o Carlo Bozzi de Il Secolo, o per discuter-
stimpressioniste e divisioniste. A questo clima comune afferisce lo, come Vittorio Pica e Bice Viallet di Pagine d’Arte, che preferi-
d’altra parte anche Sinòpico, che pare risentire della vicinanza di scono contrapporgli rispettivamente un riferimento agli Zubiaurre
entrambi gli artisti, guardando a Biasi nei soggetti sardi, a Bonza- e agli artisti ungheresi visti alle Biennali.260
gni in scene urbane come Funerale e L’organetto di Barberia.258 La Sarfatti tuttavia riconosce, a differenza di Ojetti, l’esistenza di una
La mostra del Cova suscita larga eco nella stampa milanese; si sco- fisionomia comune al gruppo dei principali espositori, che indivi-
moda a recensirla anche Ojetti dalle colonne del Corriere della Se- dua nella tonalità primitivista di cui le loro ricerche partecipano: «Vi
ra. Pur mettendo in discussione l’ipotesi che sottende la rassegna, è mai accaduto di sognare strani sogni, contemplando una icone o
quella cioè dell’esistenza di un gruppo regionale sardo (a creare il un intaglio in legno dei contadini russi; o qualche lavoro cinese; e,
quale, osserva, non basta un’unità tematica ma occorrono tradizioni meglio ancora … qualche opera musiva o qualche scultura bizan-
e tendenze condivise), quest’ultimo saluta in Biasi «la rivelazione tina? Queste testimonianze di civiltà antichissime serbano la im-
151. SCOLASTICA (1917 circa)
d’un vivacissimo ingegno pittorico »: «bizzarri accordi cromatici, pronta di una tradizione di stile, evoluta sino all’alessandrinismo tempera su carta, cm 150 x 98
150 squisite musiche di colori, soggetti caratteristici, fantasia decorativa, più raffinato; la quale civiltà tuttavia agonizza in un disfacimento Milano, Galleria d’Arte Moderna.
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152. LA BROCCA ROTTA (1918 circa)
olio su tela, cm 60 x 70
Cagliari, coll. privata.
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156. GRUPPO DI SUONATORI (1918 circa) 159. VIANDANTI (1918-19 circa)
foto d’epoca. tempera su cartoncino, cm 11 x 22
Como, coll. privata.
157. STRADA DI VILLAGGIO
(fine anni Dieci-primi anni Venti)
tempera su cartoncino, cm 21 x 33,5
Como, coll. privata.
158. NOTTURNO
(fine anni Dieci-primi anni Venti)
gessetto su carta, cm 59 x 87
Oliena, coll. privata.
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161. QUARTETTO (1918)
olio su tela, cm 99 x 199
Roma, coll. privata.
162. IN VIAGGIO (fine anni
Dieci-primi anni Venti)
olio su tela, cm 42 x 90
Cagliari, coll. privata.
163. SERENATA (1918 circa)
foto d’epoca.
164. SERENATA (1919-20)
olio su tela, cm 45,5 x 60
Como, coll. privata.
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queste ultime s’identificano con lo spazio “quantitativo” della
scienza, mentre obbiettivo dell’arte è il raggiungimento di uno
spazio-tempo attingibile attraverso una risposta emotiva e intuitiva
alle proprie sensazioni.
Sull’onda di questi interessi filosofici, Biasi legge e scheda Du Cubi-
sme di Gleizes e Metzinger,271 la prima teorizzazione (1912) sul mo-
vimento francese, profondamente influenzata dal pensiero bergso-
niano.272 La sua posizione differisce tuttavia da quella dei due autori,
di cui non condivide l’accento posto sull’auto-espressione a scapito
della mimesi; in questo si mantiene più fedele a Bergson, che vede
la pittura come imitazione della realtà, sebbene si tratti di un’imita-
zione che non procede dalla percezione ottica ma dalle immagini
formatesi nella coscienza e nella memoria. Diversamente che per
Gleizes e Metzinger, per Bergson le immagini colte dall’intuizione 167
sono tanto individuali che collettive: i grandi artisti sono persone
che possiedono una certa visione delle cose che è divenuta o di-
verrà la visione di tutti.273 È facile capire come questa concezione
potesse divenire funzionale agli scopi di un pittore che intendeva
esprimere a un tempo se stesso e la propria gente.
Alla dimensione collettiva implicita nella pittura di Biasi si ricolle-
ga anche il tema, spesso presente nella sua opera, dell’umorismo.
Su di esso si ferma Fanciulli nel suo articolo: «tutto questo … non
ostante la sua gravità, ha un po’ l’aria di un balocco, rozzo, soli-
do, ben colorito; v’è qualcosa della “scatola da costruzioni”; ri-
cordiamo i pastori e i cipressini del presepio. Il sublime può avere
una sfumatura di umorismo».
Se l’amabile ironia che aleggia su tanti dipinti dell’artista (si pensi
a quadri come Fratellini o le due versioni della Canzone del pap-
pagallo) gli verrà più d’una volta imputata a limite, contribuendo a
farne rinchiudere l’opera in un ambito spregiativamente definito
“caricaturale”, essa costituisce per lui una via d’accesso a una mo- 168
dalità sociale dell’esperienza estetica. Non a caso, il riso è visto da
Bergson come “gesto sociale”, difficilmente concepibile al di fuori 167. FESTA DEI PARAJ (1918 circa)
foto d’epoca.
165 di un contesto collettivo. Ma, in Biasi, l’ironia è anche segno di
nietzschiana leggerezza, della volontà di “danzare sopra le cose”, 168. Aroldo Bonzagni, BOZZETTO PER
165. SUONATORI AMBULANTI (1918-19 circa) anteguerra per un arco di esperienze figurative che spaziava dal I RIFIUTI DELLA SOCIETÀ (1917-18)
olio su tela, cm 95 x 115, Cagliari, coll. privata. di mascherare la profondità celandola nella superficie.274 olio su tela, cm 80 x 80
Neo-simbolismo al Cubismo e al Futurismo, Biasi guarda con forte La mostra del Cova fa del pittore la guida riconosciuta della piccola Cento, Galleria d’Arte Moderna.
166. COSTUME SARDO (1918 circa) interesse, al punto da trarne gli elementi fondamentali di una poe- colonia artistica sarda di Milano, formata da Sinòpico, Altara e Mos-
foto d’epoca. tica che lo accompagnerà fino al termine del suo percorso. sa, e ne accresce rapidamente la notorietà. Nell’ambiente milanese
Forse proprio a questo momento risalgono gli appunti tratti da ha allacciato contatti a diversi livelli: oltre a frequentare, insieme a
L’évolution créatrice (1907), contenuti in uno dei suoi taccuini.269 Sinòpico che ne diverrà uno dei pilastri, il salotto della Sarfatti a Cor-
Secondo Bergson, scopo dell’arte è mostrarci, fuori di noi e dentro so Venezia, è di casa presso cerchie artistiche di tono più libero e
di noi, cose che non hanno esplicitamente colpito i nostri sensi e la scapigliato. Ai famosi “mercoledì” della Sarfatti si potevano incontra-
nostra coscienza, velati dall’abitudine al pensiero utilitario caratteri- re Bontempelli e Toscanini, Panzini e Ada Negri, Marinetti e l’editore
stico dell’esistenza quotidiana; un concetto che ritroveremo negli Umberto Notari; ma assidui vi erano soprattutto gli artisti vicini al-
scritti di Biasi fin negli anni Trenta: l’artista «è, soltanto, un uomo la padrona di casa, molti dei quali “futuristi pentiti”, transfughi del-
che ha la vista più esercitata, e la sua opera porge un aiuto, come l’avanguardia alla ricerca di un linguaggio di più serrata costruttività,
può farlo un paio di occhiali, che ci mette in condizioni di vedere come Funi, Sironi, Anselmo Bucci, e con loro Wildt, Dudreville, To-
le cose che l’artista ha veduto, e che erano sfuggite al nostro sguar- si, Salietti, Arturo Martini; la scrittrice ne sosteneva l’opera e li pre-
do disattento ».270 sentava a ricchi collezionisti, come Piero Preda, Amleto Selvatico e
Per farsi tramite di un’esperienza autentica, non fuorviata dalla per- Federico Gussoni.275 Un altro ritrovo, di cui l’artista è uno degli habi-
cezione utilitaria tipica della scienza e della razionalità, l’artista de- tués, è una piccola trattoria all’angolo tra via Durini e via Borgogna,
ve indurre nello spettatore uno stato mentale alogico, ricorrendo dove si danno convegno noti personaggi della letteratura e dell’arte:
all’accumulazione di una molteplicità di immagini diverse e alle ca- «pittori non ne mancano. È assiduo Ventura, lo squisito elegantissi- 169-170. TETESEDDA (1918 circa)
olio su tela, cm 130 x 130
denze ritmiche create dalla linea. In questa luce va vista la tenden- mo disegnatore, ottimo causeur … C’è poi un professore – come tut- Sassari, coll. privata.
za di Biasi all’arabesco, alla composizione di armonie cromatico- ti lo chiamano – lo scultore e pittore Graziosi … Né manca il re dei
lineari dal valore quasi musicale; come pure la sua tendenza a disegnatori contemporanei: Enrico Sacchetti … un piacevolissimo 171-173. SPOSA DI NULE
PANNELLI DECORATIVI (1918 circa)
trasformare in piani bidimensionali le strutture della prospettiva li- conversatore, arguto, un po’ pungente, talvolta, ma così simpatico olio su tela, ognuno cm 142 x 40
166 neare quattrocentesca. Prodotto di una misurazione proporzionale, che nessuno può ribellarsi alle sue boutades».276 Modena, coll. privata.
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Ci sono ancora i pittori Angiolo d’Andrea, Vindizio Nodari Pesenti, interesse», e ne rileva le «volute alterazioni dei fondamenti della vi- 179. PROCESSIONE A FONNI (1919-20 circa)
Archimede Bresciani da Gazoldo, Glauco Cambon, gli scultori sione»,279 vale a dire gli accenti antinaturalistici. Sempre nel 1918, in olio su tela, cm 120 x 160
Oliena, coll. privata.
Guido Righetti e Libero Andreotti; talvolta capitano gli scrittori Da- occasione della Biennale di Brera, la critica è concorde nel valutare
rio Niccodemi, Raffaele Calzini e Salvator Gotta. Immancabile nel- positivamente il suo lavoro: Carlo Bozzi parla di «sincera originalità
le tavolate serali è Sinòpico, gran giocatore di morra e commensale di pensiero e di colore … sempre così ricca ed attraente »;280 «am-
quanto mai taciturno, solito però a rallegrare gli amici con le sue mirevole anche questa volta» lo giudica Raffaele Calzini, pur rim-
canzoni dall’umorismo surreale e strampalato, improvvisate sulla proverandogli di «ripetere se stesso, di non progredire»;281 il cronista
chitarra. Molto più compassato è l’architetto Giulio Ulisse Arata, di Emporium, dopo aver notato l’assenza nella mostra di decisi
reduce del gruppo di Nuove Tendenze, studioso di architettura esperimenti avveniristici, osserva: «però si notano le potenti auda-
medievale e di arti applicate; Biasi, con i suoi discorsi, ne convo- cie cromatiche del Biasi, una figura piena di humour del Bonza-
glia l’attenzione sulla cultura materiale sarda. gni, nonché alcuni tentativi di audacia di Anselmo Bucci, di Aldo
Attraverso la sua partecipazione a rassegne di carattere ufficiale co- Carpi, del Salietti e di Gilda Pansiotti»;282 dello stesso tono il com-
me le Biennali di Brera, le esposizioni della Permanente e quelle mento de La Cultura Moderna, che cita «le argute impressioni del
degli Acquerellisti Lombardi, quest’ultimo si va intanto segnalando Bonzagni e del Biasi» tra le poche cose da salvare in una rassegna
tra i giovani più in vista del mondo artistico milanese. La sua pittura complessivamente mediocre.283
– solitamente accomunata nelle recensioni a quella di Bonzagni – A motivare simili apprezzamenti contribuisce il fatto che il pittore
viene considerata piuttosto ardita, se non addirittura all’avanguar- ha da qualche tempo avviato una svolta stilistica, diretta a contene-
dia. Fra le prove migliori degli «artisti ansiosi di trovare nuovi indi- re le notazioni descrittive tramite l’adozione di una pennellata più
rizzi alla loro febbrile attività», riuniti in una sala alla Permanente fluida e corsiva e ad ammorbidire l’ossatura grafica per ottenere
del 1917, Guido Marangoni indica una sua Processione in Barba- una costruzione dell’immagine fondata direttamente sul colore, la
gia;277 tra coloro «che si pongono all’avanguardia» (insieme a Sinòpi- cui forza autonoma viene potenziata anche attraverso un progressi-
co, Marussig, Cambon, Viviani, Bonzagni, Bucci, Bisi Fabbri) lo clas- vo ispessimento della pasta materica. Queste scelte lo staccano dal
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sifica nel gennaio 1918 Valentino Piccoli:278 notando, a dire il vero, contesto generalmente poco avventuroso del capoluogo lombardo,
come persino in questo gruppo innovativo manchino le audacie. in cui la tendenza dominante è, al di là dell’accademismo più vieto,
174. RITRATTO DI JAVOTTE BOCCONI F. Balestra, recensendo nel luglio dello stesso anno la VII Esposizione quella di un naturalismo intimista, venato di morbidezze alla Car-
MANCA DI VILLAHERMOSA (1918 circa)
olio su tela, cm 108 x 115,5 degli Acquerellisti, dichiara la sua esecuzione «tra quelle di maggior rière e spesso intriso di spiritualismo, che trova in Ambrogio Alciati
Orani, coll. privata.
175. STUDIO PER IL RITRATTO DI JAVOTTE
BOCCONI MANCA DI VILLAHERMOSA (1918 circa)
olio su tavola, cm 36,5 x 23,5
Milano, coll. privata.
176. STUDIO PER IL RITRATTO DI JAVOTTE
BOCCONI MANCA DI VILLAHERMOSA (1918 circa)
olio su tavola, cm 36,5 x 24,5
Milano, coll. privata.
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il suo maggior esponente. Lo stesso Alciati, d’altra parte, non è osti-
le a ricerche diverse dalla propria; anzi, seguendo la tendenza tutta
milanese alla coesistenza pacifica di varie esperienze (essendo or-
mai fuori gioco l’estremismo futurista), guarda con simpatia ad al-
cune frange giovanili.284 È così che, in occasione della Biennale di
Brera del 1918, decide di dimettersi dalla giuria in segno di protesta
contro le scelte convenzionali dei suoi colleghi,285 che hanno attri-
buito uno dei premi “Principe Umberto” al pastello Taverna di Sil-
vio Bicchi, e altri riconoscimenti ad opere di Luigi Brignoli, Lazzaro
Pasini e Achille Alberti.286 Nel corso della polemica che ne segue,
l’artista chiarisce le sue posizioni, deprecando – oltre la mancata
assegnazione dei massimi premi a Carozzi e allo scultore Labò, di
uno dei minori all’Arpesani – il fatto che non siano stati «posti in
maggior luce … il Biasi, il Bonzagni, il Cinotti, il Cavaglieri».287
Tra Alciati e il gruppo di artisti da lui ricordati (meno Cavaglieri),
vi è da tempo un rapporto di consuetudine e di stima, sfociato nel
progetto di una mostra comune da tenersi nella galleria di Lino Pe-
saro, con l’aggiunta di un quinto espositore, Adolfo Wildt, e sotto
l’egida critica di Vittorio Pica. L’evento, programmato per il feb-
braio 1919,288 desta una certa attesa nell’ambiente artistico, anche
perché il raggruppamento proposto appare alquanto eterogeneo,
accostando al secessionismo di Biasi e Bonzagni la pittura morbi-
da e sfioccata di Alciati, all’arduo simbolismo wildtiano il piacevo-
le paesaggismo di Cinotti. Pica, dal canto suo, si sforza di indicare
un denominatore comune tra gli artisti, trovandolo anzitutto nella
qualità del loro lavoro. La mostra, osserva, si stacca dalle tante
personali improvvisate, intese da qualche tempo a soddisfare, nel
mercato artistico milanese, le richieste di un collezionismo dana-
roso quanto inesperto, le cui fila sono state ingrossate dai parve-
nus arricchitisi con le commesse di guerra. Ad accomunare i cin-
que espositori è invece la serietà della ricerca, orientata, «pur
attraverso tendenze e con indoli affatto diverse … verso i nuovi
orizzonti dell’arte », sicché le loro opere formano un complesso ar-
monioso. Li paragona quindi a un quartetto d’archi – Alciati, violi-
no; Cinotti, viola; Biasi, violoncello; Bonzagni, contrabbasso – con
l’accompagnamento «grave e solenne » dell’organo di Wildt.289
La mostra si apre in un’atmosfera di tristezza: Bonzagni, stroncato
in dicembre dall’epidemia di febbre spagnola, manca all’appello.
Le sue opere, ordinate dall’amico Bresciani da Gazoldo, vengono
però ugualmente esposte a titolo di omaggio. Biasi figura con ot-
tanta pezzi, di cui la metà sono “bozzetti” e “sensazioni”. Compare
in mostra Sera a Ittiri, lavoro di qualche tempo precedente;290 ma,
per quanto si evince dal catalogo e dalle recensioni, gli altri dipinti
sono quasi tutti recenti, e documentano gli ultimi sbocchi della
sua ricerca. I temi consueti vi sono spesso affrontati con nuovo spi-
rito, con una partecipazione emotiva finora ignota. Biasi introduce,
nel fastoso teatro delle sue commedie paesane, una nota più sorda,
di una malinconia meno lieve, di un pessimismo quasi accorato
(figg. 156-159); per la prima volta, si affaccia nei suoi quadri – pur
poeticamente trasfigurato – il volto derelitto del mondo popolare.
L’artista, evidentemente, non è rimasto sordo agli incitamenti ri-
voltigli dalla Sarfatti e da Pica (e reiterati nel frattempo da Guido
Marangoni, in un articolo su La Cultura Moderna fitto quasi più di
riserve che di elogi)291 a superare i limiti di una maniera facile e
brillante; ma a spingerlo in questa direzione deve aver concorso
180. TERESITA (1919-20) non poco la vicinanza, già notata, di Bonzagni. Lo indicano alcuni
olio su tela, cm 170 x 120
Sassari, coll. privata. dipinti in cui la tematica populista (musicisti girovaghi) si accom-
Esposto nel 1920 alla Biennale di Venezia. pagna ad ambientazioni notturne e a un tono malinconico, intriso 180
120
181
182
122
184
184. CORTEO NUZIALE grevi e dalle occhiaie profonde, si fissano in tipo, accentuando il sa- 186. CORTEO NUZIALE
(fine anni Dieci-primi anni Venti) pore letterario della rappresentazione. Immobile come un idolo o (fine anni Dieci-primi anni Venti)
olio su tela, cm 99,5 x 165,5 olio su tela, cm 55,2 x 70,3
Oliena, Ristorante Su Gologone, sala Biasi. una regina arcaica sotto il peso della fantastica acconciatura, la don- Sassari, coll. privata.
na fa tutt’uno con essa. Grande coleottero dalle elitre iridate, manti-
185. CORTEO NUZIALE
(fine anni Dieci-primi anni Venti) de religiosa attraente e letale o favolosa creatura marina, immersa in
olio su tela, cm 85 x 85 una penombra da acquario, incarna un ideale erotico dalla seduzio-
Sassari, coll. privata. ne perversa e malata, non lontano dagli stereotipi romanzeschi dif-
fusi da un Guido da Verona (scrittore peraltro frequentato da Biasi a
Milano),297 o da quelli tardodecadenti della cinematografia coeva.
L’aspetto fatale di Javotte non è del resto lontano dal richiamare le
pose di un’attrice come Lyda Borelli,298 con la quale la nobildonna –
a sua volta attrice sulla ribalta privata del teatrino di casa Visconti di
Modrone299 – ha una certa somiglianza fisica.
Forse disorientati dalla presenza di quest’ultimo gruppo di tele, i cri-
tici non sembrano cogliere fino in fondo lo sviluppo in corso, o, se
lo colgono, è per disapprovarlo: così Giolli, che liquida il pittore
con una frase di rimpianto per «il Biasi d’una volta, di quelle stes-
se scene sarde, ma quanto più chiare e pulite!»,300 scorgendo proba-
bilmente nel mutamento la perdita di un’originaria semplicità “pri-
mitiva”, qualità da lui tenuta in gran conto in questo periodo e che
lo porta, ad esempio, a gridare alla rivelazione davanti ai giocattoli
di Edina Altara. Anche la Sarfatti interpreta la svolta – e il relativo
abbandono, da parte dell’artista, di quella nettezza del segno che
doveva apparirle la dote più apprezzabile – come un cedimento
18
5 alle sue già deprecate propensioni verso una bravura superficiale.
di romanticismo: l’esempio più notevole ne è la grande tela Quar-
tetto (fig. 161), con un gruppo di suonatori in mesta e faticosa
avanzata verso un villaggio addormentato, che volgendo le spalle
all’osservatore sembrano lentamente sprofondare nella lontananza
del ricordo. La sapiente graduazione delle gamme bruno-argentee,
culminante nella macchia turchese di una giubba, accentua l’atmo-
sfera nostalgica della scena. Questa ritorna in quadri come In viag-
gio e Serenata, noti da un disegno preparatorio (fig. 160) e da ri-
produzioni d’epoca (fig. 163),292 nonché in altre opere coeve dello
stesso soggetto non presenti in mostra (figg. 162, 164-165). Tan-
genze bonzagnesche rivelano anche Costume sardo (fig. 166),293
nella ruvida resa fisiognomica delle figure, definite da una pennel-
lata ora densa, ora rada sino a far trasparire la tela, con una corsi-
vità da abbozzo, e Festa dei paraj (fig. 167),294 in cui l’alta quinta di
casamenti urbani ricorda analoghi sfondi in opere del pittore emi-
liano come Trattenimento di Molinari (1918) e I rifiuti della so-
cietà (1917-18; fig. 168).
Più legati, nel persistere di un impianto analitico e ornamentale, ai
modi della fase appena conclusa risultano il bel ritratto Tetesedda
(figg. 169-170),295 del quale si conosce un probabile studio per il
viso (fig. 201), e le due figure di spose di Nule (figg. 171-173), che
in seguito il pittore indicherà non a caso col titolo di Pannelli de-
corativi.296 Soprattutto nel primo, la maggior profondità pittorica
rivela l’assimilazione da parte dell’artista dei grandi esempi del
Seicento spagnolo.
Accanto a queste opere compare il Ritratto di Javotte Bocconi
Manca di Villahermosa (fig. 174). Si tratta di un lavoro lungamente
preparato dall’artista, che ha studiato il viso in due oli più piccoli
(figg. 175-176), vagliando sul vero un’immagine di femminilità lan-
guida ed estenuata da lui inseguita fin dai primi anni Dieci. Se nei
due studi l’aria aristocratica e blasé della modella acquista dalla mi-
se popolareggiante una vaga apparenza esotica, nel dipinto la distac-
cata malinconia e lo spleen riflessi nel volto pallido, dalle palpebre 18
6
126 127
Su Ardita gli rimprovera di «contentarsi di tirar giù alla lesta pen-
nellate di piacevole colore »;301 poco prima, recensendo la mostra
per Il Popolo d’Italia, si era concentrata unicamente sulla presenza
di Wildt, per ricordarsi solo in coda degli altri quattro espositori, in
una chiusa in cui spendeva alcune righe di compianto e di stima
per Bonzagni, nominava appena Alciati e Cinotti e riservava a Biasi
il lusso di tre aggettivi: «illustratore di scene e costumi sardi, dalle
vivaci e piacevoli gamme decorative ».302
Neppure Fanciulli, che dedica al lavoro del pittore l’esame più atten-
to, ne condivide interamente gli esiti. Anche se riconosce la qualità
di dipinti come Quartetto e In viaggio, quello «stile di notturno», con
la sua pittura «fluida … un po’ liquida, basata frequentemente su to-
ni di colore che meglio si prestano a quelle suggestioni di dinami-
smo», non lo convince.303 L’accenno al dinamismo merita di essere
sottolineato: in diversi lavori di questo momento si attenuano in ef-
fetti la rigidità legnosa, l’aria statica e bloccata che in precedenza di-
stinguevano l’opera del sardo. È un dinamismo del segno e delle
18
7 stesure, più che della composizione, e nasce dalla volontà di capta-
re con immediatezza i flussi della coscienza, il rapido, inesauribile
187. MILIZIANI (prima metà anni Venti) accumularsi delle immagini nella memoria.
tempera su carta, cm 24 x 21
Como, coll. privata. Il tentativo di afferrare velocemente e di comunicare stati interiori si
rende manifesto nei bozzetti, «o sensazioni come egli ama chiamar-
li».304 Il cospicuo numero di questi studi presentato in mostra è di
per sé indizio dell’importanza e del valore autonomo che l’autore
attribuiva loro, confortato in ciò dall’esempio di Alciati, che poneva
a sua volta sullo stesso piano delle opere finite i propri abbozzi.305
188. PROCESSIONE (prima metà anni Venti)
tempera e gessetto su carta, cm 100 x 140 Sebbene nessuna delle “sensazioni” esposte sia oggi identificabile,
Cagliari, Università, coll. Piloni. si possono ricondurre a questo ambito di ricerca alcuni piccoli oli di
18
9
128 129
190. BATTESIMO A NULE a una stesura cromatica briosa, dalle ricche paste pittoriche, e che,
(fine anni Dieci-primi anni Venti) presente da alcuni anni nelle esposizioni milanesi, tiene proprio
tempera e pastello su carta, cm 114 x 113
Como, coll. privata. nel 1920 una personale alla galleria Pesaro, presentato da Pica.
Al 1919-20 si possono ricondurre la Processione ora della Provincia
di Sassari (fig. 183),308 un’altra assai simile nota da una riproduzio-
ne (fig. 182) e un’altra ancora, in collezione privata. Nella prima, la
sontuosa ricchezza cromatica e materica esalta – nell’incendio del-
l’arancio e dell’oro – l’intensità visionaria della scena, già suggerita
dall’energica gestualità del bozzetto (fig. 181). La terza (fig. 179),
impostata su gamme più cupe, ha il suo centro luministico e com-
positivo nel gruppo di fedeli intorno allo stendardo, che, ardente
di rossi e di gialli, si fa strada tra le case come una colata di lava.
Gli stessi modi tornano nello spagnoleggiante Teresita, un olio
esposto alla Biennale del 1920 (fig. 180). Un tipo di icona femminile
cara al pittore – e da lui sperimentata nei ritratti Scolastica, Sidonia,
191
Tetesedda – viene qui spogliata d’ogni implicazione psicologica per 191. ALLA FONTE (prima metà anni Venti)
trasformarsi in pura occasione decorativa: non sono tanto i volti tempera e pastello su cartoncino, cm 80 x 140
Cagliari, coll. privata.
quanto l’abito a fissare l’attenzione dell’artista.
In altre opere ricompare uno stile più fluido e corsivo. Così in di-
versi quadri sul tema del Corteo nuziale (figg. 184-186), nei quali
la composizione ricalca moduli sperimentati nelle precedenti ver-
sioni del soggetto, mentre le gamme appaiono accordate su un’uni-
ca dominante (rosa, gialla, bluastra) alla quale si contrappone la
nota a contrasto di un particolare, reso con libertà di gesto che ne
fa un puro elemento pittorico. Negli schizzi a tempera, poi – specie
in quelli su carta nera, che l’artista predilige –, l’immagine si dà con
rapide stenografie, in serrata dialettica tra segno e macchia, come
nel piccolo Miliziani (fig. 187).309
Questi modi assecondano talvolta l’emergere della vena espressio-
nista da tempo serpeggiante nel lavoro di Biasi: è il caso dell’olio 192. MATTONELLA DECORATIVA
Processione rustica al crocefisso campestre (fig. 189), in cui l’ico- (primi anni Venti), maiolica, cm 19,5 x 19,5
nografia è desunta da Zuloaga (El Cristo del Sangre del 1911 al Cagliari, coll. privata.
Centro Reina Sofia), ma le figure, aspramente deformate da un se- Marchio: «Primo Tricca – Italia – Sansepolcro»
entro un tondo.
gno nervoso e risoluto, si accampano su un paesaggio di spettrale
desolazione, oppresso da un cielo pesante, striato di bagliori bian-
chi, in una luce livida foriera di tempesta. Nei grandi quadri a tem-
pera, come Battesimo a Nule (fig. 190) – notevole per la vaga cro-
mia delle vesti dai bei rosa, turchini e gialli senape, che trattiene lo
sguardo assai più delle fisionomie, alquanto generiche, delle figure
– o come i suggestivi Processione (fig. 188) e Alla fonte (fig. 191),
entrambi un po’ più tardi, il maggior risalto dato alla griglia grafica
detta in genere una resa più analitica.
Alla Biennale del 1920, dove è per la prima volta invitato, Biasi ot-
tiene il premio dell’Opera Nazionale Combattenti per il complesso
delle opere esposte (oltre a Teresita, L’uccello turchino e un Pae-
saggio sardo contraddistinto dalle esuberanti ricerche cromatiche
proprie del momento).310 Al consolidarsi della sua fama corrisponde
però l’emergere di qualche insofferenza nei confronti di una pittura
che comincia ad apparire piuttosto ripetitiva nei temi e nelle soluzio-
190 ni. Se già in precedenza non erano mancati, da parte della critica, 192
130 131
194
accenni alla poca varietà del suo mondo figurativo e inviti ad e Tuminelli –, mentre Biasi eseguirà le illustrazioni e si occuperà 196. LA SPOSA (1923-25)
ampliare il ventaglio dei soggetti, ora Raffaele Calzini lamenta di organizzare una spedizione nell’Isola per la raccolta di materiale. olio su tela, cm 168 x 266, Como, coll. privata.
apertamente il suo arrestarsi ad una formula e lo classifica fra gli Il viaggio di studio ha luogo nella primavera-estate del 1919, e vi 197. STUDIO PER LA “SALA BIASI” A BELLAGIO
«specializzati del paesaggio».311 Ojetti lo include tra le presenze partecipano anche Mossa, Prunas de Quesada e il fotografo Manetti. (1923 circa), inchiostro su carta, cm 8,5 x 11
Cagliari, Galleria Comunale d’Arte.
inevitabili, tra gli artisti di fama assestata, amati dal largo pubblico Biasi si preoccupa di dare la massima pubblicità alla cosa; a Cagliari,
ma ormai senza sorprese.312 Marangoni, nel commentare una mo- il 5 giugno, rilascia un’intervista a Il Giornale d’Italia in cui invoca il 198. STUDIO PER LA “SALA BIASI” A BELLAGIO
stra di Antonio Ballero alla Vinciana, lo gratifica di allusioni ostili, sostegno della stampa sarda nei confronti dell’iniziativa, insistendo (1923 circa), inchiostro su carta, cm 24,5 x 31
Cagliari, Galleria Comunale d’Arte.
contrapponendo la sincerità e schiettezza del pittore nuorese alle sul suo valore culturale e non nascondendo che si tratta di «un’av-
«sgargianti manierate figurazioni onde ci vennero stuccando ul- ventura in cui sono in giuoco molti e molti quattrini».317 199. LA CASA (1923 circa)
olio su tela, cm 168 x 219, Como, coll. privata.
timamente, con confessata coscienza di speculatori, taluni pro- Per lui, in effetti, il progetto non si ferma alla realizzazione del libro;
fessionisti d’arte sarda».313 Il paragone tra Biasi e Ballero, risolto a la raccolta di materiale etnografico si lega direttamente alla possibi-
tutto sfavore del primo, ricorre in interventi giornalistici di Carlo lità di un suo impiego nell’ambito della moderna produzione di arti
197
Bucci, Vittorio Giglio e Luigi Bartolini.314 Può anche darsi che die- applicate. L’attenzione dell’artista verso queste ultime data da qual-
tro questi attacchi ci fosse l’imbeccata di Ballero, notoriamente in che tempo. Se almeno dal 1914 (dalla preparazione della sala sarda 200. LA CASA (1923 circa)
olio su tela, cm 86 x 125, Como, coll. privata.
rapporti non proprio cordiali con l’artista.315 Ma essi sono anche alla Secessione) aveva dimostrato di aver chiara l’importanza della
spia di una certa sazietà ingenerata dall’assidua presenza di Biasi continuità tra arti maggiori e minori, nel 1917 ne aveva dato prova
nel mercato milanese.316 concreta con l’allestimento della mostra del Cova, in cui accanto ai
Che le accuse rivoltegli, di vedere nel mondo sardo solo un sogget- dipinti comparivano giocattoli e ceramiche, mentre nell’atrio figura-
to di facile successo commerciale, siano ingiuste, è dimostrato dalla vano stoffe e oggetti d’arte popolare; nello stesso anno, poi, il se-
stessa portata di un interesse che travalica quello diretto a un sem- gnale di un impegno più diretto nel campo decorativo era offerto
plice pretesto figurativo. L’amore per la cultura materiale della Sar- dalla sua adesione all’Associazione Propaganda Artistico Industriale
degna, per le sue tradizioni, e la dolorosa coscienza della loro inevi- fondata da Galileo Chini, Filippo Cifariello e Plinio Nomellini. Con il
tabile, prossima scomparsa, guidano il progetto di una ricerca volta manifesto Rinnovandoci rinnoviamo, sottoscritto da Biasi insieme a
a documentarne i diversi aspetti e destinata a sfociare nella pub- una trentina di altri artisti, l’associazione lanciava un programma nel
blicazione di un libro. L’idea sorge nelle conversazioni con Arata, quale, oltre all’abolizione delle accademie – da sostituirsi con scuole
198 che dovrà stendere i testi del volume – l’editore previsto è Bestetti artistico-industriali – si prefiggeva un intervento diretto a incentivare 200
136 137
«tutte le applicazioni artistiche derivanti da caratteri etnografici» e
a favorire «una seria esportazione e concorrenza per conquistare …
i mercati esteri».318 Ognuno dei membri avrebbe dovuto impegnarsi
attivamente per il raggiungimento di tali scopi, pena il decadimento,
dopo due anni, dal diritto sociale. Non si hanno notizie di un’ulte-
riore attività dell’associazione, ma Biasi sembra tenerne presenti gli
obiettivi quando, nel 1919, accarezza l’idea di dar vita in Sardegna a
una produzione di oggetti d’arte decorativa in cui vorrebbe coinvol-
gere tutti gli artisti isolani. D’intesa con un gruppo di imprenditori di
Cagliari,319 accetta di dedicarsi per otto mesi alla costituzione di una
Società Sarda di Arti Applicate (S.S.A.A.); ne scrive con entusiasmo
all’amico Arturo Bucher, facoltoso imprenditore alberghiero e in
questi anni suo attivo collezionista, proponendogli di farlo parteci-
pare all’affare: «Si tratta di lanciare la Sardegna. Far eseguire tap-
peti ricami filés etc. da tutte le lavoranti della Sardegna. Fabbrica
di certi tipi di giuocattoli, Arche di Noé – Giardini zoologici etc. bi-
belots sopramobili sardi. Si cerca di lanciare in grande su tutto il
mercato la decorazione sarda quella antica + la correzione e lo
svolgimento che vi portano gli artisti di oggi – sotto il mio indirizzo –
così da poter sostituire nelle scatole di dolci di cipria etc. nei calen-
dari negli arazzi etc. al motivo fiammingo, alle donnine olandesi
ungheresi etc. i motivi nostri le nostre contadine, la stilizzazione
del nostro mondo».320
Questi propositi partecipano del fervido clima creato dal dibattito
sull’artigianato artistico sviluppatosi a Milano a partire dal 1918; car-
dine della discussione, di cui sono animatori personaggi a Biasi ben
noti come Calzini e Marangoni, è la possibilità di un incontro fra pro-
duzione popolare e creazione colta, tale da trasformare la prima da
spento documento etnografico in rigeneratore per la seconda. Nel
rapporto con l’artigianato popolare si scorge il modo per staccare
l’arte decorativa dall’imitazione dei modelli stranieri e dalla routine
dei rifacimenti dall’antico, giungendo così alla creazione di uno stile
nazionale; un’idea che presiederà tra breve all’istituzione delle Bien-
nali delle Arti Decorative di Monza, e più tardi (nel 1925) alla fonda-
zione dell’E.N.A.P.I., l’Ente Nazionale Artigianato e Piccole Industrie.
Nell’ambito dell’attività della costituenda S.S.A.A., Biasi ha disegnato
un tappeto adattando motivi del tessuto tradizionale e ha creato una
serie di mattonelle in ceramica, nessuna delle quali è stata finora
rintracciata; a un momento appena successivo appartiene un esem-
plare (fig. 192) con una figura femminile desunta dalla xilografia del
1915 Visi di donne.321 Il pezzo, tuttavia, non è stato realizzato in Sar-
degna, poiché porta il marchio di una fabbrica di Sansepolcro, la
ditta Primo Tricca; e in effetti l’ambizioso progetto di Biasi, di avvia-
re nell’Isola una produzione di maioliche «di Copenhagen di Teula-
da» e di altri oggetti decorativi, doveva arenarsi in poco tempo a
causa del ritiro dei finanziatori.322 Dopo il suo fallimento, l’interesse
del pittore per le arti applicate si sarebbe manifestato solo in forma
sporadica e occasionale, con la progettazione, tra la fine degli anni
Venti e l’inizio degli anni Trenta, di alcuni mobili per il proprio stu-
dio – nelle forme di un singolare stile Novecento carico di sugge-
stioni dell’arredo islamico – e in seguito con i bozzetti per una serie
di piatti in ceramica.323 Anche la pubblicazione del volume sull’arte
popolare324 sarebbe stata temporaneamente abbandonata, per venir
ripresa solo una quindicina d’anni dopo. Arata, nel frattempo,
avrebbe pubblicato i risultati della ricerca in una serie di articoli
usciti a partire dal 1920 su Dedalo, la rivista di Ojetti.
Conclusa la spedizione etnografica, Biasi si trattiene ancora per vari
201. VOLTO DI GIOVINETTA (1918 circa)
olio su tavola, cm 34 x 28 mesi in Sardegna, dove lavora ai quadri da mandare l’anno dopo
Milano, coll. privata. alla Biennale.325 A Milano ha lasciato una situazione incandescente: 201
138 139
maggiore che in passato per la descrizione dell’ambiente – sia es- 203. CONCERTINO (primi anni Venti)
so la strada di un villaggio o un’abitazione contadina. Biasi arriva tempera e pastello su carta, cm 73,5 x 82,5
Sassari, coll. privata.
anche, forse per la prima volta, a eliminare le figure, umane o ani-
mali; nel pannello dedicato alla casa (peraltro tematicamente lega-
to a quello con La sposa, al quale fa da pendant) sole presenze so-
no la natura morta di piatti, vaso e candelieri, le sediette basse
contro il muro imbiancato a calce, disposte secondo le partiture
simmetriche tipiche della cultura tradizionale sarda.
L’accento candido, fiabesco della rappresentazione si traduce in un
effetto di incantata immobilità e silenzioso stupore, in cui passa
qualcosa delle atmosfere rarefatte e sospese che, da Valori Plastici
in poi, hanno cominciato a pervadere i realismi italiani ed europei
di questi anni. Il tono prevalente è però ancora quello decorativo,
rinforzato qui – oltre che dalla recente riflessione sulle arti applicate –
dalla stessa destinazione del lavoro. Alle pirotecniche cromie, alle
effusioni materiche o alla fluidità pittorica sperimentate poco prima,
è subentrata una tavolozza più asciutta, chiara e luminosa, dominata
dai gialli e dalle terre. Nei quadri di Bellagio il colore – circoscritto
da contorni nuovamente netti e definiti – si distende placido e
uniforme, ogni tensione espressionistica è rimossa e si affaccia un
202
140 141
204 205 206
nuovo tipo femminile dal volto pieno e dal sorriso distaccato, vaga- colpiscono, dell’artista, «la luminosità degli sfondi », «la bella com-
mente orientale.332 Questi caratteri riappaiono in una tempera con postezza di linee nella figura», i «colori smorzati ».336 Espongono
tre donne del Sulcis (fig. 202), opulenta nel suo sfoggio di grazie accanto a Biasi l’artista del cuoio Mario Sotgia Rovelli e il cerami-
paesane,333 e in Concertino (fig. 203), replica di una composizione sta Alessandro Pandolfi, un vecchio amico conosciuto nel 1912 a
vecchia d’una decina d’anni,334 come pure in La festa del Cristo, Sassari – dov’era rimasto tre anni come professore nelle scuole se-
venata di bonaria ironia (fig. 207), e in altri lavori coevi (fig. 208). condarie – e ritrovato dopo il trasferimento a Milano. I due sono
A Bellagio, nel 1923, Biasi esegue il Ritratto di Germana Lonati uniti da un comune interesse per il folklore; anche Pandolfi, infat-
(fig. 209),335 in cui adatta per capriccio alla modella i panni di un’in- ti, cerca ispirazione nelle tradizioni e nei costumi della sua terra,
fanta di Velázquez (un riflesso della forte impressione ricevuta al l’Abruzzo. Il rapporto che lo legherà a Biasi sarà il più profondo e
Prado), ottenendo una nota di piccante anacronismo dal contrasto duraturo nella vita dell’artista sassarese.337
fra l’abito e la pettinatura inevitabilmente novecentesca. Accanto alla pittura chiara, dai precisi contorni, adottata di recen-
204-205. PANNELLI DECORATIVI (1923 circa) 206. MOTIVO DI DANZA (1923 circa)
tempera su carta, ognuno cm 175 x 70 Le opere della nuova maniera vengono presentate al pubblico nel- te, quest’ultimo seguita ad impiegare anche registri stilistici diversi, tempera su carta, cm 100 x 120
Milano, coll. privata. l’estate 1923, in una mostra al Circolo Sociale di Como, nella quale come si vede in occasione di un’altra personale tenuta pochi mesi Milano, coll. privata.
142 143
La mostra viene segnalata da Carrà su L’Ambrosiano, con un artico- 208. VILLAGGIO SARDO (primi anni Venti)
lo la cui penetrante comprensione del mondo del pittore sardo pro- olio su compensato, cm 23,5 x 44,2
Oliena, coll. privata.
viene da una altrettanto profonda antipatia per la sua opera (e forse
per la sua persona). Dopo averne rilevato gli accenti umoristici e
grotteschi, il contenuto illustrativo, osserva: «Stilizzatore di immagi-
ni popolaresche, per istinto, il giovane pittore sardo, fu portato ad
applicare la stessa crudezza ai soggetti della più raffinata monda-
nità; e come ciò non bastasse avvolge questi in un’atmosfera di no-
stalgia letteraria e romantica, in cui i sentimenti e le forme oscilla-
no e si sperdono alla guisa dei fuochi fatui nella caldura della
notte estiva. Qualcosa di aspro e di morbido, di crudo e di prezio-
so, circola in queste sue pitture la cui uniformità risponde ad un
criterio estetico voluto ».340
Fin qui le frasi di Carrà riecheggiano quelle scritte a suo tempo dalla
Sarfatti a proposito della mostra del Cova; ma, dopo aver difeso Bia-
si dall’accusa di eseguire a Milano le sue figurazioni sarde col soste-
nere la piena legittimità della pittura di memoria, l’articolo prosegue
– in cauda venenum – ammonendo il pubblico a non cercare nel
suo lavoro «un normale soddisfacimento per gli occhi né una lun-
ga e tenace pazienza. La maggior compiutezza dei dettagli e degli
effetti pittorici, potrebbe forse anche costituire un appiglio specioso,
ma ben poco servirebbe a ingrandirne il loro contenuto spirituale e
stilistico. Questa pittura sommaria e squadrata s’accorda a parer
mio a certa letteratura romanzesca dei tempi nostri, e in ciò vedo
la sua ragion d’essere e la sua forza d’attrazione. La testimonianza
più chiara, del resto, noi la ravvisiamo dalle simpatie che essa su-
scita in certi ambienti avventurosi».
L’apprezzamento trapassa dal terreno artistico su quello biografi-
co: se la letteratura cui allude Carrà ha tutta l’aria d’essere quella
dei Da Verona e dei Pitigrilli, il riferimento agli «ambienti avventu-
rosi» è meno chiaro; a meno che il critico non voglia alludere al
gruppo di Bottega di Poesia. La galleria, fondata dal figlio di Artu-
ro Toscanini, Walter, e dal conte Emanuele di Castelbarco insieme
al critico Enrico Somarè e ad altri, costituisce un animato ritrovo di
tono cultural-mondano; oltre allo spazio espositivo, comprende
207
144 145
una libreria italiana e francese, sezioni dedicate all’antiquariato e 211. PROCESSIONE A TEULADA (1923)
all’incisione. Intorno ad essa gravita una cerchia aristocratica e alto- olio su tela, cm 70 x 55
Piacenza, Galleria Ricci Oddi.
borghese341 che offre agli espositori ampie possibilità di vendite,
ma può essere guardata con diffidenza nei normali ambienti arti-
stici (ad esempio Pica, in una lettera ad Alberto Martini, si serve
per definirne i membri di termini fuori misura come «avventurieri»,
«ciarlatani» e «allievi pescicani»).342
Declassato da Carrà al rango di fenomeno mondano, di pittore da
salotto la cui produzione è associabile alla letteratura di consumo,
Biasi ottiene però l’attenzione di altri critici, come Marangoni,
piuttosto generico nell’approvazione (e forse desideroso di far di-
menticare le frecciate di qualche anno prima),343 Fanciulli, che se-
gnala il rischio di cadere nella pura decorazione,344 e Vincenzo
Bucci. Sul Corriere questi plaude alla recente evoluzione dell’arti-
sta, paragonando la «leggiadria puramente esornativa» di Pan-
nello decorativo (in cui scorge ancora lo spirito della fase prece-
dente) agli esiti più maturi di altre opere; e conclude definendo
Biasi «un prestigioso metteur en scène », creatore di immagini di
raffinata teatralità.345
Al teatro, il pittore si era dedicato non molto tempo prima. All’ini-
209 zio dell’anno aveva realizzato le scene e i costumi per La grazia di
Vincenzo Michetti, dramma lirico tratto da una novella della Deled-
209. RITRATTO DI GERMANA LONATI (1923)
tempera su carta, cm 133 x 105 da, andato in scena in aprile al Costanzi di Roma; ed effettivamente
Como, coll. privata. aveva riversato tutto intero nei suoi bozzetti il repertorio d’immagi-
ni, di soluzioni compositive e cromatiche proprio delle tele e delle
illustrazioni, a tal punto che le scene (figg. 212-213) si direbbero fa-
cilmente lavori autonomi, e i figurini (fig. 214) personaggi tratti dai
pannelli decorativi o dalle tavole per i racconti deleddiani. Come i
dipinti – nei quali il costume popolare è spesso ricreato più che fe-
delmente descritto346 – essi ignorano ogni preoccupazione di rigida
esattezza etnografica: pur mirando ad evocare un’immagine credi-
bile della vita sarda, sottolineano gli aspetti di arcaica ingenuità di 211
ambienti e persone.347
I bozzetti per La grazia vengono presentati in maggio a Monza, nel- degli Adornatori del Libro, ordinata da Mario Tinti; e soprattutto
la mostra di scene e figurini teatrali allestita in seno alla prima Bien- compare con una serie di disegni tra gli espositori della sala sarda,
nale delle Arti Decorative, con materiali forniti in gran parte dalla Ri- curata da Arata in collaborazione con Gavino Clemente e decorata
cordi. A Monza Biasi figura anche come illustratore nella sezione da Melkiorre Melis. All’insegna di quella contaminazione tra arte po-
polare e creazione colta che tanto favore riscuote in questo momen-
to, e all’interno di un’esposizione in cui l’artigianato rustico e i lavori
d’autore ad esso ispirati hanno un posto di rilievo, la sala – com-
prendente opere di Sinòpico, Ciusa e Federico Melis accanto a pez-
zi d’artigianato antico e moderno – incontra un consenso pressoché
unanime, che offrirà legittimazione e impulso in Sardegna a una va-
sta produzione d’arti applicate d’ispirazione folkloristica.
Contrariamente a quel che si potrebbe pensare, il successo ottenu-
to a Monza dal folklore non è privo, per un pittore come Biasi, di
risvolti inquietanti. L’esposizione – aperta a circa un mese di distan-
za dalla prima mostra di Novecento, inaugurata alla presenza di 212. LA CUCINA DI SIMONA (1923)
Mussolini – sancisce infatti l’avvenuta separazione tra le arti deco- tempera su cartoncino, cm 44 x 60
rative, con la loro perdurante intonazione regionalistica, e un’arte Milano, Archivio Ricordi.
“pura” in cui l’emergere ufficiale del gruppo milanese annuncia un Bozzetto di scena per il dramma pastorale
di Vincenzo Michetti, La grazia (libretto
radicale cambiamento di clima. Plastico e corposo, conciso e sinte- di G. Deledda, C. Guastalla, V. Michetti,
tico, il discorso novecentista non ammetterà indulgenze decorati- Milano, Ricordi).
ve; memore, almeno in parte, della lezione dell’avanguardia, cer- 213. LA CAMERA DA LETTO DI SIMONA (1923)
cherà di coniugare figurazione e rifiuto del racconto; se anche tempera su cartoncino, cm 44 x 60
accetterà di rappresentare soggetti rustici e paesani, li spoglierà di Milano, Archivio Ricordi.
ogni connotazione regionalistica, di tutte quelle implicazioni lette- Bozzetto di scena per il dramma pastorale
di Vincenzo Michetti, La grazia (libretto
210. CANZONI A BALLO (1923) rarie e aneddotiche cui Biasi si dimostra legato. D’ora in poi, la di G. Deledda, C. Guastalla, V. Michetti,
foto d’epoca. 210 contrapposizione è chiara: da una parte il folklore e la decorazione Milano, Ricordi).
146 147
212
214
148 149
Dal villaggio sardo
all’harem coloniale
Nell’aprile del 1924, Biasi parte per l’Africa settentrionale, con l’in-
tenzione, scrive a Bucher, «di star lontano forse un paio d’anni ».350
Accanto al bisogno di rinnovare il proprio mondo figurativo, altre
ragioni lo hanno indotto a lasciare l’Italia. Per cominciare, una pro-
babile diffidenza verso l’intreccio di arte e politica che, malgrado il
prudente rifiuto mussoliniano di un’arte di stato,351 si va profilando
con l’emergere del gruppo di Novecento. Il pittore non sembra
aver accolto con troppo entusiasmo l’avvento al potere del fasci-
smo; gli accenni ai «tempi calamitosi » e al fatto che «si sta meglio
lontani dalla patria », contenuti in una lettera del 1926 a Pandolfi,
la dicono lunga in proposito.352 Non c’è da meravigliarsi che l’Italia
all’indomani della marcia su Roma lo trovi diffidente, se non ostile:
nel nuovo clima che vi si respira, l’ideale d’inizio secolo di un’este-
tizzazione della vita si avvia a cambiare connotati, a trasformarsi in
quello di un’estetizzazione della politica. L’individualismo anarchi-
co d’anteguerra, di cui egli era un genuino rappresentante, cede il
passo all’individualismo incolonnato delle legioni mussoliniane;
troppi “scettici blu” si affrettano a deporre il frac per indossare la
camicia nera. A Biasi, «dispregiatore del profano volgo»,353 fedele a
un atteggiamento dandistico di distaccata e ironica superiorità, non
può che dar fastidio la chiassosa volgarità dei nuovi padroni.
Riguardo alle sue posizioni politiche, comunque, nulla si sa di
preciso. È possibile che fosse ancora in parte legato alle idee re-
pubblicane e radicali professate in gioventù (repubblicano e anti-
fascista era l’amico Michele Saba),354 né si può del tutto escludere
che guardasse con qualche interesse al partito sardista. Questo,
nato nel 1921 dal movimento combattentistico (un altro intimo del
pittore, Luigi Battista Puggioni, ne era tra i fondatori), aveva svi-
luppato gli ideali “nazionalisti” maturati due decenni prima nella
cultura isolana. Pare difficile, in ogni caso, che in un uomo come
Biasi simpatie del genere dovessero tradursi in convinte adesioni;
è verosimile però che la confluenza, tra febbraio e aprile del 1923,
di molti dirigenti sardisti nelle file del fascismo possa aver rappre-
sentato ai suoi occhi il segno del definitivo tramonto di un’epoca,
215. MATTINO (1927 circa)
la fine di una stagione culturale da cui erano derivati per molti an- olio su tela (particolare)
215 ni i presupposti del suo lavoro. In realtà, la fusione col P.N.F. non Cagliari, coll. privata.
151
216. MERCATO A TRIPOLI (1924-25)
olio su compensato, cm 31,8 x 37
Sassari, coll. privata.
216
152 153
Beninteso, Biasi non va in Africa in cerca di maschere e feticci triba-
li, a studiare dal vero quel che i protagonisti dell’avanguardia ave-
vano visto nei musei. Se i manufatti indigeni non lo lasciano certo
indifferente, non rappresentano però che uno dei diversi elementi
della sua indagine. La sua ricerca del primitivo si innesta su una tra-
dizione figurativa europea già consolidata; i suoi interessi formali si
sviluppano a partire dagli esempi canonici del primitivismo artistico
occidentale, e anzitutto dall’eredità del suo capostipite, Gauguin.
«Gauguin mediterraneizzato», si legge tra altre frammentarie enun-
ciazioni di poetica in un quaderno di appunti conservato dagli ere-
di dell’artista e risalente agli anni africani.358
Il Nordafrica rappresenta per Biasi un Eden più attraente (e più a
portata di mano) di quello oceanico di Gauguin; sulle orme del gran
numero di scrittori e artisti che tra Otto e Novecento avevano conti-
nuato a recarvisi, il pittore è sedotto dalle sue associazioni con l’anti-
chità biblica e classica, dal suo essere punto di confluenza di alcune
tra le più importanti religioni, dall’aura di sensualità trasgressiva e raf-
finata che lo circonda. Come la Sardegna, è una terra al tempo stesso
arcaica e ricca di una civiltà vecchia di millenni. “Mediterraneizzare
Gauguin” significa quindi portarlo ad incontrarsi con il vasto com-
plesso di suggestioni e miti letterari che da Nerval a Flaubert, da Gau-
tier a Barrès ha fatto del Vicino e Medio Oriente il fascinoso contralta-
re della modernità: un articolato intreccio culturale cui nell’Ottocento
ha dato forma visiva la tradizione pittorica dell’Orientalismo.
Dagli orientalisti ottocenteschi – legati per lo più ai canoni accade-
mici e a una rappresentazione minuziosa e aneddotica, nella quale
si è voluto recentemente vedere il riflesso di uno spirito colonialista
volto alla descrizione e all’appropriazione359 – Biasi è ovviamente
assai distante per ciò che concerne le soluzioni formali. Tuttavia, al
pari di altri artisti incamminati sulle vie della modernità (anche con
scelte più radicali delle sue: basti pensare a Matisse),360 ne condivide
221
le premesse culturali e la visione di un Oriente modellato sui sogni 221. AL MERCATO (1924-25)
e i desideri dell’Occidente. olio su tela, cm 80 x 100
Sassari, coll. privata.
Una strategia critica ampiamente collaudata a proposito dei pittori
novecenteschi interessati al mondo nordafricano punta a distin-
guerli dagli orientalisti anche sul piano ideologico: la ricerca della
“pittura pura” emenderebbe la loro visione dalle sgradevoli impli-
cazioni colonialiste connesse a quella dei loro predecessori. Tutta-
via il processo di estetizzazione cui essi sottopongono la loro ma-
teria tematica non è meno ideologicamente caratterizzato delle
rappresentazioni narrative e descrittive ottocentesche. Nell’un caso
e nell’altro si tratta di sovrapporre alla realtà dei paesi arabi un’im-
magine ad essa esterna, risultante da un insieme di aspettative
preformate.361 Perciò, se per gli artisti del Novecento di formazio-
ne non accademica è inopportuno o fuorviante parlare di “orienta-
lismo” in senso pittorico, è certamente legittimo utilizzare la defi-
nizione nel senso più largamente culturale introdotto da Edward
W. Said nel suo studio ormai classico del 1978.362 222. QUARTIERE ARABO (1924-27)
olio su cartone, cm 33,8 x 43,4
Com’è noto, Said scorge nell’orientalismo un discorso nell’accezio- Cagliari, coll. privata.
ne foucaultiana del termine e lo identifica con una rappresentazione
223. ARCHITETTURE ARABE (1924-27)
mitica dell’Oriente, prefabbricata dagli occidentali a proprio uso e olio su cartone, cm 42 x 44
consumo, per assecondare la messa in atto dei processi di assog- Cagliari, coll. privata.
gettamento coloniale. La visione orientalista implica necessariamen-
220. LO SCRIVANO (1924-25) 224. VILLAGGIO ARABO (1924-25)
olio su compensato, cm 26,5 x 26 te l’accentuazione delle differenze tra Oriente e Occidente, la crea- olio su tela, cm 87 x 83
Sassari, coll. privata. 220 zione di quel che i linguisti chiamano un sistema di opposizioni Capena, coll. privata.
154 155
222 䊱 223 䊲 224 䊳
225 226
228
binarie, volto ad approfondire il divario tra le due culture renden- stato suggerito363 – nel rovesciamento, che il primitivismo compie,
do l’Occidente più “occidentale” (razionale, positivo, controllato) e dei valori rispettivi dell’Io civilizzato e dell’Altro selvaggio: quest’ul-
l’Oriente più “orientale” (irrazionale, oscuro, depravato). Tuttavia, timo rappresenta la purezza, mentre il primo diviene il termine
costituendo l’Oriente come Altro in rapporto alla cultura europea, perverso. Volendo accogliere una tale distinzione,364 dovremmo di- 228. VILLAGGIO AFRICANO (1924-27)
225. Villaggio sul Nilo olio su tela, cm 56,5 x 85
fotografia scattata da Biasi nel 1924-27. l’orientalismo – lo stesso Said lo riconosce – ha contribuito alla de- re che Biasi, primitivista in Sardegna – dove l’Altro popolare non Sassari, coll. privata.
finizione di quest’ultima, svolgendo talora perfino una funzione ri- poteva che rivestire per lui significato positivo –, si situa in Africa
226. VILLAGGIO SUL NILO (1926-27) generatrice. Perciò sembra corretto considerarlo un caso particola- nel punto di intersezione tra i due ambiti. Decadenza e forza pri- 229. VILLAGGIO AFRICANO (1924-27)
olio su cartone, cm 33 x 52,5 olio su masonite, cm 37,6 x 38,5
coll. Regione Sardegna. re di quel fenomeno culturale più ampio che è il primitivismo, il mordiale, corruzione e freschezza aurorale, acerbità e putredine Roma, coll. privata.
cui nocciolo risiede appunto nella costituzione delle civiltà “altre” sono ora più che mai i due poli tra cui s’inscrive la sua opera.
227. CITTÀ EGIZIANA (1926-27) 230. VILLAGGIO AFRICANO (1924-27)
olio su compensato, cm 59,7 x 50 come polo indispensabile al rafforzarsi dell’identità occidentale. Il metodo di lavoro dell’artista è identico in Sardegna e in Africa. olio su cartone, cm 28,3 x 33
coll. Regione Sardegna. Se una differenza esiste tra i due, risiede forse – secondo quanto è Alle osservazioni raccolte “sul campo” per mezzo di fotografie, Cagliari, coll. privata.
158 159
schizzi e disegni segue la fase dell’elaborazione grafica e pittorica
condotta in atelier, nel corso della quale i materiali accumulati
vengono selezionati, per ricavarne un nucleo tematico destinato a
mantenersi costante al di là delle innumerevoli variazioni cui verrà
sottoposto. Un procedimento analogo era adottato comunemente,
fin dall’Ottocento, dai pittori orientalisti, per i quali dipingere sur
le motif poteva rivelarsi scomodo o pericoloso nelle particolari
condizioni ambientali dei paesi visitati.365 Ciò non toglie che molti
di essi avessero potuto aprire studio nelle città più europeizzate,
come è da credere abbia fatto per qualche tempo anche Biasi.
Tra il 1924 e il 1925 il pittore soggiorna – a intervalli – in Tripolita-
nia e in Cirenaica,366 dove l’Italia finiva di consolidare il proprio
dominio attraverso una serie di operazioni militari, ordinate dal
ministro Federzoni e dirette nella prima a riconquistare le fasce li-
toranee, nella seconda a sottomettere la popolazione dei Senussi.
Si trattava del resto di zone in cui le ribellioni avevano carattere
pressoché endemico, tanto che un paio d’anni dopo sarebbe stato
necessario riprendervi le azioni repressive. Dalle opere dell’artista
oggi note poco trapela di quell’«odore di polvere » 367 che ancora
stagnava nella regione: due disegni in collezione privata mostrano
una coppia di arcieri, risolti in un caso con energica e incisiva
semplificazione, nell’altro con modi più naturalistici; in un quader-
no di appunti è raffigurato un combattimento tra ascari e guerrieri
indigeni, in cui l’eleganza della stilizzazione trasforma in astratto
fregio decorativo il tumulto della battaglia. Su Biasi – al di là delle
implicazioni colonialistiche insite nella sua cultura di uomo occi-
dentale – la recente epica dell’avventura imperiale non sembra
esercitare particolare attrattiva.
I primi dipinti realizzati durante il soggiorno tripolino rappresenta-
no invece scene di mercato; sono apparentemente impressioni dal
vero, ancora contraddistinte dai modi dell’ultimo periodo milane-
se. Nel suo accostarsi al mondo arabo, l’artista sembra inizialmen-
te guidato dallo spirito di curiosità etnografica proprio della tradi-
zione dei peintres voyageurs, che lo porta alla ricerca del tipico e
del caratteristico, in animate scene di vita collettiva (figg. 216-221).
In seguito il suo interesse si concentrerà, nei dipinti dal vero, sul
paesaggio (più urbano che naturale) e su singoli studi di figura.
I paesaggi – scorci di città arabe, di moschee, di cimiteri, o vedute
nilotiche (figg. 222-230) – sono in genere vuoti di presenze umane.
Se nei quadri di tema sardo villaggi e campagne erano – per quanto
accuratamente studiati – quasi sempre destinati a funzioni di sfon-
do, adesso divengono protagonisti. Come in Sardegna, Biasi è attrat-
to dalla rustica essenzialità dell’architettura popolare: «Egli vedeva
l’eternità non nelle grandi costruzioni auliche – osserva Vico Mos-
sa –, ma in quelle modeste fatte per la vita degli uomini semplici.
Tutti sappiamo come incidano nel paesaggio sardo i nuraghi, e le
grandi chiese romaniche; come questi edifici non lo interessavano
231. STUDIO DI TESTA (1924-25) al quadro, così non si preoccupò di piramidi e sfingi e di grandi
olio su tela, cm 53,5 x 45
coll. Regione Sardegna. moschee. Le disponeva, se mai, un po’ confuse in ultimo piano,
concentrando invece l’interesse, per esempio, su le minuscole biz-
232. STUDIO DI TESTA (1924-25) zarre architetture di cimiteri israeliti ».368
olio su tela, cm 35,5 x 37,5
coll. Regione Sardegna. La rappresentazione dell’architettura araba è occasione di nuove ri-
cerche compositive, tese a una schematizzazione geometrica ancor
233. STUDIO DI TESTA (1924-25)
olio su tela, cm 55 x 46
più marcata di quella già perseguita nelle scene sarde. Interessa
coll. Regione Sardegna. l’artista il variare dei volumi degli edifici, ordinati in un continuo in-
castro di tessere colorate che trasferiscono sulla superficie le indi-
234. STUDIO DI TESTA (1924-25)
olio su tela, cm 59 x 60 cazioni prospettiche pur serbando l’impressione di una scansione
coll. Regione Sardegna. di piani; esiti in cui è forse rinvenibile una traccia delle riflessioni 231
160 161
232 䊱 233 䊲 234 䊳
235 䊱 236 䊲 237 䊱 238 䊲 239 䊳
164 165
235. STUDIO DI TESTA (1924-25) condotte sulle ricerche cubiste. L’incontro con la luce africana –
olio su tela, cm 43,5 x 37,5 un tòpos dell’esperienza orientalista – si traduce anche per lui nel-
Cagliari, coll. privata.
la scoperta di una nuova tavolozza, dalle tinte pure e intense, dal-
236. STUDIO DI TESTA (1924-26) lo splendore caldo e come soffocato: intonaci di un bianco acce-
olio su compensato, cm 32,5 x 26
coll. Regione Sardegna.
cante contro cieli di cobalto, facciate gialle, rosse, turchine, strade
rosa, arancio, mattone. Gli azzardi cromatici, che a Milano erano
237. STUDIO DI AFRICANA (1924-26) forzature virtuosistiche rispetto al conformismo pittorico corrente,
olio su tela, cm 66 x 58
Sassari, coll. privata. qui formano la sostanza di un discorso fattosi più limpido e diret-
to, privo di astuzie e di sortite effettistiche, di lustri superficiali di
238. STUDIO DI AFRICANO (1924-26) vernici e di paste.
olio su cartone, cm 33,7 x 25,5
Cagliari, coll. privata. Questa nuova sintesi si concilia paradossalmente, nei più felici tra
gli studi di figura, con una notevole efficacia realistica. In una bel-
239. SUDANESE (1924-26) la serie di ritratti di neri e di arabi (figg. 231-240), eseguiti proba-
olio su compensato, cm 30 x 25
Sassari, coll. privata. bilmente a Cirene e a Tripoli,369 Biasi sembra aver voluto fissare
una galleria di tipi etnici da utilizzare in successive composizioni.
Icasticamente stagliati contro un fondo neutro che esalta la volu-
metria compatta delle teste e la vigorosa eleganza dei contorni,
molti di essi rivelano, insieme all’attento studio delle fisionomie,
un partecipe interesse per la dimensione psicologica degli indivi-
dui. Il tentativo di inserire direttamente questi studi in un contesto
ambientale è rivelato da un olio (fig. 241) in cui il profilo di un
nero in fez, tratto da uno di essi oggi nella collezione della Regio-
ne Sardegna,370 viene collocato in primo piano all’angolo di una
via araba; unica variante, la tinta del copricapo, in cui Biasi ha in-
trodotto delle note di rosso, attenendosi al proposito fissato negli
appunti, di «intonare il colore dei negri tendenti al marron – ter-
ra di siena – con dei rossi dal rosso freddo al rosso indiano al vi-
vissimo delle collane di vetro ».371 Il risultato, pur interessante, ri-
sente di un certo squilibrio compositivo, ugualmente avvertibile
in un altro suggestivo ritratto avente per sfondo una strada con
lampione (fig. 242), il cui modello è lo stesso di uno studio espo-
sto nel 1937 a Biella.372
Il rapporto immediato di Biasi con la realtà ottica del mondo nor-
dafricano si esaurisce quasi interamente nei paesaggi e nei ritratti.
A parte qualche scena con carovane e beduini in viaggio e rari al-
tri soggetti, il resto della sua produzione di questo periodo ha un
carattere squisitamente fantastico e tendenzialmente astratto, deri-
vante dalla disciplina formale esercitata attraverso un’incessante
attività grafica. I disegni africani, oggi conservati soprattutto in col-
lezioni private, contano non solo fra i risultati più suggestivi del la-
voro di Biasi, ma anche tra gli episodi più interessanti della grafica
italiana degli anni Venti. Talvolta tracciati su pezzi di carta di recu-
pero, dalle buste ai più disparati moduli d’ufficio, modificati qua e
là con dettagli aggiunti su frammenti di fogli strappati e incollati,
essi costituiscono da una parte uno strumento di rigorosa elabora-
zione stilistica, dall’altra un momento di libertà e di sperimentazio-
ne creativa i cui esiti più radicali non verranno quasi mai trasferiti
nei dipinti ad olio. Quanto il disegno sia essenziale alla maturazio-
ne delle scelte poetiche dell’artista, lo dimostra il già ricordato
quaderno di appunti, in cui l’intrecciarsi di propositi scritti e anno-
tazioni grafiche rispecchia un’intera coincidenza del percorso
mentale con l’iter creativo. In parte databile con buona approssi-
mazione a un momento compreso tra il 1924 e il 1926,373 il qua-
derno rivela la piena consapevolezza e il valore programmatico
dell’approccio di Biasi all’ambiente arabo. In esso infatti il pittore
traccia attraverso una serie di sintetici promemoria una sorta di
strategia operativa che verrà poi generalmente messa in atto.
240. STUDIO DI AFRICANA (1924-26)
olio su compensato, cm 38 x 27,5 Molti degli appunti sono dedicati a fissare minuti episodi da far rivi-
coll. Regione Sardegna. vere per mezzo del disegno e del colore, da trasformare in “motivi” 240
166 167
dopo averli fatti decantare nel ricordo. Sono scene comico-dramma-
tiche («Giuramento della vendetta – Guerrieri che congiurano
concitati – occhi roteati – comico – tragico»),374 malinconiche («il
cammello in una composizione dolorosa»), più spesso umoristiche
(«L’elefante ha l’espressione degli uomini sdentati e viceversa; L’a-
sino ha gli occhiali »). Biasi è pronto come sempre a cogliere con
arguzia il lato bizzarro delle cose; un atteggiamento che trova ri-
scontro nei suoi gusti letterari (tra gli scrittori da lui più amati in
questo periodo vi sono, a controbilanciare la predilezione per
Baudelaire e per tutto il Parnaso simbolista, Shaw, Twain, il Balzac
dei Contes drôlatiques, fino ad autori oggi meno frequentati come
Louis Pergaud)375 e che lo spinge a chiosare più d’una volta con
commenti divertiti le immagini fissate nei disegni. L’ironia che nel-
le opere della fase precedente poteva talvolta apparire un po’
esterna e posticcia, negli schizzi africani – spogliata del sentimen-
talismo cui in passato andava unita – accresce per converso l’effi-
cacia della stilizzazione.
L’ironia di Biasi non si rivolge soltanto alle scene che rappresenta,
ma è in primo luogo diretta verso di sé, a indicare ancora una volta
una presa di distanza dal proprio romanticismo. L’umorismo resta,
anche in Africa, un ingrediente essenziale nella ben dosata miscela
di succhi agrodolci che gli serve per comporre le sue opere. Sotto
questa rubrica trascrive i nomi di Forain, Galantara e Daumier, artisti
uniti da un comune impegno di critica sociale e dei quali può averlo
interessato, rispettivamente, il garbo pungente, la stilizzazione ta-
gliente e dinamica, il reciso ed icastico contornare, anche se nulla
della loro acre verve satirica sembra aver trasudato nel suo lavoro.
Gli appunti registrano talvolta un accordo insolito di colori («anziché
bianche i negri usano anche camicie azzurre rosa violacee verdoli-
ne che assumono con l’uso tinte finissime») o uno spunto compositi-
vo: «Il deserto come linea semplice magari curva (primo piano) con
una figura sola al vertice – O varie (così animali) lasciando al
centro larghi spazi architettonici ». Ma il pittore fissa la propria at-
tenzione soprattutto sui problemi stilistici. Rimedita ad esempio su 242
esperienze e incontri figurativi precedenti, da Ferdinand Hodler ad
Albin Egger Lienz: «grandi disegni (su tela) movimentatissimi un po’ tipo Hodler o monocromi con figure giganteggianti tipo quel 242. NEGRO SULLO SFONDO
tirolese alla galleria Pesaro … con poco colore e raschiato»;376 sti- DI UN VILLAGGIO (1924-25)
olio su cartone, cm 58,5 x 71,5
moli, questi, che le opere degli anni africani non sembrano imme- Sassari, coll. privata.
diatamente rispecchiare.
Un’impressione assai più forte lascia in lui l’incontro con le civiltà
dell’Africa ellenizzata e romana prima, dell’antico Egitto poi: «Tra
l’arte egiziana e quella indiana di cui arriva qui l’ondata ho subito
una potente lavatura», confida ad Alessandro Pandolfi nel 1926.377
Ne possiamo scorgere il riflesso nei dipinti e nel vasto materiale gra-
fico raccolto in questi anni. Vari disegni, alcuni dei quali forse an-
che precedenti il soggiorno africano,378 riprendono modelli sculto-
rei di provenienza estremo orientale: un foglio in collezione privata
(fig. 248) mostra studi dalle teste di noti capolavori di arte khmer
(una statua di Tara del XII-XIII sec. e una di divinità femminile del
VII sec., entrambe a Parigi, al Museo Guimet) e siamese (una testa di
Buddha al Museo di Berlino, VII-IX sec.). Da sculture siamesi sem-
243. SCENA DI DANZA (1924-27)
bra derivare anche una tempera monocroma (fig. 247) catalogata inchiostro acquerellato su carta
come Idolo nella raccolta della Regione Sardegna (e che ricorda sta- Capena, coll. privata.
tue bronzee del Buddha come quella del XV-XVI sec., proveniente
244. SCENA DI DANZA (1924-27)
da Samgaloka, al Museo Guimet); uno Studio di scultura indiana, inchiostro acquerellato su carta
nella stessa collezione (fig. 246), riproduce l’immagine di una yaxi Capena, coll. privata.
(spirito della natura) in un rilievo della porta orientale del Grande
241. AFRICANO CON FEZ (1924-25) 245. SCENA DI DANZA (1924-31)
olio su compensato, cm 80 x 91,5 Stupa di Sanci, nell’India centrale (I sec. d.C.); altre ancora echeg- inchiostro acquerellato su carta
Cagliari, coll. privata. 241 giano iconografie presenti nei rilievi del tempio di Borobudur.379 Capena, coll. privata.
168 169
Il tema del Buddha compare nuovamente in un olio conservato Un’avventura che l’artista vive attraverso il filtro della propria cultu-
dagli eredi (fig. 249), mentre il ricordo o la puntuale registrazione ra nietzschiana, e della quale gli sembrerà di ritrovare il filo scorren-
di iconografie egizie affiora nei disegni380 e in alcuni oli e piccole do, qualche anno dopo, le pagine di un saggio di Lorenzo Giusso:
tempere. Una tempera di medie dimensioni rappresenta una cele- «Proseguendo sempre alla ricerca di più abbagliante chiarezza me-
bre scultura della IV dinastia, il ritratto della principessa Nofret al diterranea, il superuomo s’interna nell’altopiano africano: l’Africa,
Museo del Cairo.381 ultimo miraggio, secondo [quanto] Zweig afferma, di Nietzsche. Al-
A queste sollecitazioni se ne aggiungono altre. Come si è accenna- l’Africa, alla nudità selvaggia fra le polizie, all’innocenza dei sensi
to, e come attestano foto conservate dagli eredi e alcuni passi degli ringiovaniti nella danza dei corpi procaci ed ignari d’ogni dover
appunti,382 l’artista guarda anche alla cultura materiale indigena. La essere aspirano non solo idealmente i figli di Zarathustra».386
radicale schematizzazione della maschera rappresentata in un dise- Gran parte della produzione degli anni africani si pone in effetti
gno (simile alle maschere Fang del Gabon, con la doppia arcata so- sotto il segno dell’Eros, e l’immagine femminile ne costituisce an-
praccigliare congiunta al naso lungo e sottile e la piccola bocca in cora una volta il nucleo centrale. In una terra che appariva, ancora
fondo all’ovale del viso)383 detta a partire da questo momento le li- nei primi decenni del secolo, quale «luogo adatto per la ricerca di
nee-guida per la resa dei volti in molte prove grafiche, e in minor esperienze sessuali impossibili in Europa»,387 circondata dal fascino
misura nei dipinti; così come – pur in assenza di documenti grafici di infiniti resoconti letterari che ne associavano la civiltà al mito di
che lo provino direttamente – negli studi a olio di visi di neri l’equi- una sensualità e di un erotismo senza freni, si schiude per il pittore 246
243
librio già notato fra realismo e sintesi plastica sembra tener conto la possibilità di intrecciare due diverse dimensioni della primarietà,
dell’esempio delle straordinarie teste bronzee del Benin. Più inatte- quella figurativa e quella degli istinti. La definizione di un nuovo
so è invece il soggetto di un altro schizzo: una ceramica peruviana, universo tematico dalle forti connotazioni erotiche procede così di
un recipiente-ritratto dello stile Mochica, dalla vigorosa modella- pari passo con il ritorno alle fonti dell’arte del Novecento. Tutte le
zione. A un bronzo della cultura Ordos raffigurante un cervo (Pari- componenti stilistiche presenti in sospensione nella sua pittura de-
gi, Museo Cernuschi) rinvia poi il dettaglio, fortemente caricaturale, gli anni Dieci vengono portate in superficie per essere utilizzate in
del muso di un asino nel disegno L’oasi, probabile studio per un nuove combinazioni: il cromatismo fauve, le semplificazioni di Mo-
dipinto. Riferimenti tanto lontani fra loro vengono intrecciati con digliani, le deformazioni espressioniste, il decorativismo di Matisse,
una disinvoltura che fa pensare all’eclettismo gauguiniano: se Gau- si uniscono all’interesse per l’esperienza cubista, alle suggestioni
guin a Tahiti fondeva con il bagaglio della pittura moderna ele- arcaiche della scultura egizia e indiana, delle maschere indigene,
menti figurativi provenienti dalle tradizioni più disparate (India, delle varie culture figurative da lui frequentate.
Egitto, Grecia), allo stesso modo il pittore sardo si sente libero di L’eredità fauve gli suggerisce gamme di tinte accese, il cui splen-
mescolare tutte le carte che ha in mano. dore viene però smorzato in accordi tonali bassi e intensi; Modi-
Come abbiamo visto, dunque, questa nuova fase del primitivismo gliani presta alle figure il garbo delle sue stilizzazioni lineari; la
di Biasi vede riaffiorare con insistenza il paradigma della statua, memoria del segno espressionista emerge nella voluta crudezza di
che tanta importanza aveva avuto nel primo definirsi del suo lin- certe soluzioni disegnative. Matisse costituisce un richiamo costan-
guaggio pittorico. L’analogia delle ricerche africane con le espe- te, in cui il ricordo della felicità edenica della Joie de vivre del
rienze condotte nell’Isola è del resto ben presente all’artista, che 1906 388 o di Le luxe del 1907 si unisce a quello più immediato del-
annota a guisa di promemoria: «Primitivismo sardo … Ricordi di le ricerche degli anni Venti. Il Matisse cui soprattutto egli guarda,
Sardegna ».384 Il significato del suo atteggiamento creativo è però infatti, non è più l’artista aggressivamente innovatore del primo
nei due casi, nonostante tutto, piuttosto diverso. Mentre nelle pro- decennio del secolo, bensì il maestro che proprio la serie “orienta-
ve secessioniste iniziali la sua volontà di stilizzazione “scultorea” si lista” delle Odalische ha ormai reso definitivamente bene accetto
era attuata quasi sempre indipendentemente dal riferimento ad al pubblico borghese.389 Quel che a Biasi sembra interessare è,
esempi plastici concreti,385 ora egli va cercando richiami e corri- nell’opera recente del francese, non tanto la tessitura pittorica fit-
244 spondenze più precisi, come confermano del resto gli appunti: tamente arabescata quanto l’atmosfera di torpida sensualità e la
«Panneggiamenti: cercare che gli aggruppamenti delle pieghe ri- costruzione ornamentale del nudo femminile.
cordino certi bassorilievi ellenici o egiziani. La vittoria di Samo-
tracia … Mezzo nudo come nei bassorilievi greco-egizi … Com-
posizioni tipo bassorilievo come costruzione rilievo ombre etc.».
In Sardegna Biasi si era posto il problema di inventare una tradi- 247
zione, cercando una legittimazione al mondo popolare attraverso
la sua rimodellazione estetica; in Africa si tratta per lui di ricolle- 246. STUDIO DI SCULTURA INDIANA (1924-25)
tempera su carta, cm 16,5 x 15,9
garsi a una tradizione, di rintracciarne l’eredità in ciò che ha di coll. Regione Sardegna.
fronte. Agli occhi del pittore, l’Africa mediterranea è la radice e il
crogiolo delle civiltà, un bacino in cui confluiscono, mescolandosi, 247. STUDIO DI BUDDHA (1924-25)
tempera su carta, cm 19 x 10
le correnti delle grandi culture del mondo, e al tempo stesso il luo- coll. Regione Sardegna.
go aurorale dell’esperienza artistica, in cui diviene possibile met-
terne a confronto il passato e il presente. Quel che è in gioco, in- 248. STUDI DI SCULTURE KHMER
E SIAMESI (1924-25)
somma, è ancora la ricerca dell’origine, ma non più intesa quale inchiostro su carta, cm 20,4 x 14,6
momento fondante di un’identità etnica, bensì di un’identità artisti- Sassari, coll. privata.
ca. Questa, però, coincide ormai per Biasi con l’identità personale:
249. BUDDHA (metà anni Venti)
il suo viaggio alle sorgenti dell’arte è anche un viaggio alla scoper- olio su compensato, cm 56 x 46
245 ta di sé, uno scavo nelle proprie pulsioni, emozioni e desideri. 248 249 Cagliari, coll. privata.
170 171
Quanto al Cubismo, che esso sia presente nelle riflessioni del pitto-
re è rivelato dagli appunti africani, se non anche dalle note tratte
da Du Cubisme di Gleizes e Metzinger, che potrebbero facilmente
risalire a qualche anno prima. Quando scrive di un «cubismo origi-
nale ma approfondito dalla materia pittorica »,390 pensa probabil-
mente alla costruzione spaziale che va sperimentando nei paesaggi
arabi, tendente a comporre insieme planarità ed effetti volumetri-
ci. Ma l’esempio cubista può ugualmente aver contribuito a spin-
gerlo verso una concisione grafica che negli schizzi assume spesso
cadenze fortemente geometrizzanti. È da ricordare, ad ogni modo,
come negli anni Venti il fronte cubista si fosse esteso a compren-
dere, accanto alle formulazioni “pure” dello stile, un’area di ricer-
che intermedie che, pur condividendo l’aspirazione a una pittura
intellettualmente disciplinata, seguitava a trovare nella natura il
suo punto di partenza.391 Biasi non era poi tanto distante da questa
fascia di esperienze moderate, definita dal suo più rappresentativo
esponente, André Lhote, come “Cubismo emotivo” o “Cubismo im-
pressionista”,392 e nella quale poco o nessuno spazio avevano le
indagini basate sulla scomposizione della forma.
Che il ripensamento, svolto dall’artista in questi anni, dell’eredità
dell’avanguardia si eserciti primariamente sulla rappresentazione
del corpo femminile non può certo apparire inatteso, data la rico-
nosciuta centralità di quest’ultimo nella formazione del discorso
dell’arte moderna.393 Come scrive Lynda Nead, nel Moderno «la
252
250
creatività maschile viene mitologizzata attraverso la figura della
donna; il corpo femminile è insieme musa e mezzo nell’atto sim- da un simile attaccamento deriva la scissione della psiche tra la 252. NUDO (1925-26)
250. STUDIO DI NUDO (1925-26) bolico della creazione artistica ».394 Poiché la donna è stata identifi- “corrente tenera” e la “corrente sensuale”, responsabile della ben olio su tela, cm 79 x 137
olio su cartone, cm 60,2 x 38,8 Sassari, coll. privata.
Oliena, coll. privata. cata da una millenaria tradizione di pensiero come corpo-materia nota opposizione tra i due modelli della Madonna e della Puttana.
contrapposto al binomio maschile mente-forma, la rappresenta- Mentre la corrente tenera resta legata alla madre, la corrente sen-
zione del nudo femminile ha assunto il ruolo cruciale di emblema suale non può liberarsi se non allontanandosi da quella, trovando
della trasformazione, compiuta dall’arte, della materia in forma.395 cioè sfogo in un rapporto segnato da una distanza il più possibile
L’opposizione materia-forma è a sua volta collegata a una catena radicale.397 Non è forse un caso se Biasi, tornato ai temi sardi dopo
di altre: irrazionale-razionale, oggetto-soggetto, natura-cultura; di il suo rientro in Italia, rinuncerà gradualmente a quelle connota-
qui l’importanza del corpo della donna per le esperienze primitivi- zioni di abbandono sensuale che tanto spesso vi si coglievano in
ste primonovecentesche, volte alla ricerca di una dimensione ori- precedenza. È verso l’Africa che si convoglieranno definitivamente
251. STUDIO DI NUDO (1925-26) ginaria ancorata alla natura e all’irrazionale. i suoi fantasmi erotici.
olio su cartone, cm 64 x 60 Per Biasi, il nudo femminile è un tema nuovo: per quanto ne sap-
Cagliari, coll. privata.
James Clifford ha sottolineato il valore di «artefatto ideologico» di cui
piamo, non l’aveva mai raffigurato prima di questo momento. Mal- era investito il corpo nero nella Parigi degli anni Venti,398 facendo ri-
grado la carica di sensualità espressa non di rado dalle sue paesane ferimento ad un complesso di fenomeni culturali che vanno dalla
sarde, la funzione svolta da queste nella cristallizzazione di un ag- musica jazz alla Révue nègre a sport come la boxe. Nella corporeità
gregato di valori positivi fondante rispetto all’identità isolana ne elastica e tornita di Josephine Baker si riassumevano le fantasie
precludeva la rappresentazione in termini di aperto erotismo. La
loro seduzione era affidata alla grazia delle pose e dei gesti, all’ap-
passionato languore dello sguardo, non all’esibizione di un corpo
che doveva rimanere celato perché la naturalità istintiva ch’esse in-
carnavano potesse farsi emblema di antica e nobile cultura. Inten-
zionato a far sì che le sue donne apparissero «più sarde che don-
ne »,396 il pittore non poteva fare a meno di dotarle del contrassegno
etnico del costume popolare, anzi di identificarle con quello.
Il confronto con la nuova tematica africana conduce l’artista a
esplicitare quanto i suoi dipinti sardi lasciavano sottinteso nella
raffigurazione dell’immagine femminile, a mettere in scena il desi-
derio cui quelli si contentavano di alludere attraverso la mimica
eloquente degli sguardi. Ciò è reso possibile dall’introduzione di
un’ulteriore dimensione di alterità: le donne che ora ritrae aggiungo-
no alla diversità sessuale e sociale quella determinante della razza.
È come se, con l’esperienza africana, Biasi facesse fronte a una sor-
253. PROSTITUTE PER STRADA (1924-27)
ta di attaccamento incestuoso alla donna sarda, “madre” in quanto olio su compensato, cm 25,8 x 38,5
251 simbolo d’identità etnica: secondo il classico modello freudiano, 253 Cagliari, coll. privata.
172 173
maschili europee intorno alla sessualità femminile e quelle sul cor- 256. STUDIO PER SERENITÀ (1926 circa)
po nero degli africani, visto appunto come espressione “autentica” tempera su cartoncino, cm 13 x 20,5
Nuoro, coll. privata.
e “naturale” di un’istintività primitiva. È da questo insieme di per-
cezioni codificate che procede la visione di Biasi. Se già il suo rap- 257. STUDIO PER SERENITÀ (1926 circa)
tempera su carta, cm 15,3 x 23,2
porto col mondo sardo non andava esente – lo abbiamo rilevato a Sassari, coll. privata.
suo luogo – da qualche traccia di una mentalità di sapore colonia-
le, il contatto con la realtà coloniale vera e propria non poteva
mancare d’innescare in lui tutti i meccanismi culturali legati alla
mitizzazione europea della civiltà nordafricana.
Ancora una volta, sono i disegni ad offrirci alcune chiavi per com-
prendere il mondo dell’artista. Vi compaiono spunti che per quanto
stilizzati sembrano nascere da notazioni dal vero, come l’opulenta
nuda tatuata che si sventaglia pigramente o il frammento d’una sce-
na di fellatio. Questi schizzi aprono uno spiraglio sul non detto del
paradiso esotico costruito da Biasi nella maggior parte nei dipinti di
figura, lasciando emergere la dimensione effettiva in cui tante delle 256
257
258
261
Questa insistenza nel ritornare sui suoi passi è in Biasi tutt’altro che
insolita. In Africa l’artista non si limita più a ripetere gli stessi temi in
infinite combinazioni, ma arriva spesso a riprodurre la stessa com-
posizione con minime varianti iconografiche.
Sull’orlo di uno specchio d’acqua si dispongono anche le due pro-
tagoniste di un altro quadro, raffigurante una nuda aiutata ad
260. DONNE IN RIVA AL FIUME (1927 circa)
asciugarsi dalla serva nera, e noto in due versioni (fig. 260). Men- olio su tela, cm 114 x 175
tre il viso della serva deriva da uno degli studi ora nella collezione Sassari, coll. privata.
regionale sarda, la posa accosciata della donna bianca riecheggia
259. AL BAGNO (1925-27) 261. NUDI FRA I BANANI (1925 circa)
olio su tela, cm 120 x 145 quella del noto marmo ellenistico di Doidalsas: un riferimento tempera su carta, cm 19 x 24,5
Sassari, coll. privata. 259 classico che va ad allungare la lista delle già numerose fonti cui il coll. Regione Sardegna.
176 177
262. NUDO CON NEGRA (1925-32)
olio su cartone, cm 38 x 38
coll. Regione Sardegna.
263. TOELETTA (1925-32)
olio su cartone, cm 31 x 40,5
Sassari, coll. privata.
262
264
263 265
pittore attinge in questi anni. Gli fa da pendant, in un altro dipin- tempera La teletta (fig. 264),408 preparata da un dettagliato studio
to dello stesso tema (fig. 259), il richiamo all’Afrodite di Cirene, nella collezione regionale (fig. 265). Rispetto alla schematizzazio-
passato al filtro di Ingres. Entrambi i quadri giocano sul contrasto ne violenta e all’accentuato arcaismo di quest’ultimo, in cui la po-
cromatico fra l’epidermide color mogano della serva e quella sa di una delle due donne richiama la scultura indiana, la versione
chiara della sua compagna. Volto ad accrescere il sapore piccante finale opta per una resa più fluida ed elegante, con evidenti sug-
dell’immagine, questo espediente rappresentativo era tipico della gestioni modiglianesche che sostituiscono nel viso della bianca i
pittura orientalista ed assumeva, come è stato notato, inevitabili riferimenti alle maschere africane. Questo è d’altronde per l’artista 264. LA TELETTA (1927 circa)
risvolti razzisti.407 Biasi vi ricorre con assiduità, allineando in stu- un modo di procedere costante: oltre che ai disegni, è alle piccole tempera su carta, cm 120 x 200
Sassari, coll. privata.
diati accostamenti corpi dal bianco roseo al giallo dorato a tutte le tempere che riserva le più ardite abbreviazioni e le deformazioni Esposto nel 1928 alla Biennale di Venezia.
varietà del bruno (fig. 261); così in altre innumerevoli scene di più spinte. Soprattutto nei disegni e nelle tempere si scorgono gli ef-
265. STUDIO PER LA TELETTA (1925-27)
toeletta, caratterizzate in genere dalla presenza della serva nera fetti delle esortazioni rivolte a se stesso negli appunti: «Caricaturare tempera su carta, cm 19,5 x 26
(figg. 262-263). Il più compiuto tra i quadri della serie è la grande – stilizzare con molti tentativi», in cui riemerge significativamente la coll. Regione Sardegna.
178 179
266 267 268
vecchia consapevolezza della capacità della caricatura di fungere (implicitamente maschio e occidentale), abituato a situare simili
da tramite alla condensazione formale. È così che, mentre negli rappresentazioni entro la collaudata cornice di un immaginario 269. NEGRE AL FIUME (1925-27)
schizzi e negli studi a penna Biasi distilla, dalle sue molte fonti “pri- orientalista in cui l’harem svolgeva un ruolo fondamentale. Analo- tempera su cartoncino, cm 15 x 17,5
coll. Regione Sardegna.
266. DONNE E SUONATORE mitive” ed extraeuropee, forme di scattante essenzialità, definite da gamente, le varie scene di bagno o di riposo nell’oasi – estrema-
DI TAMBURO (1925-27) un segno asciutto e gravido di tensione, in tempere come Negre al mente improbabili nella realtà araba del tempo quanto in quella 270. NUDO CON VELI NERI (1925-27)
tempera su carta, cm 12 x 18,5 tempera su carta, cm 14,2 x 12,5
coll. Regione Sardegna. fiume, Nudo con veli neri e Negra nuda sul verde (figg. 266-271) odierna – erano lette come naturali manifestazioni di costumi libe- coll. Regione Sardegna.
affiora un richiamo espressionista che assume talvolta sapore quasi ri e selvaggi. Tutte le situazioni proprie del repertorio iconografico
267. DONNE ALLA TOELETTA (1925 circa) kirchneriano. Questi esiti vengono comunque generalmente am- orientalista (la schiava, il bagno, i lunghi ozi, ecc.), decontestualiz- 271. NEGRA NUDA SUL VERDE (1925-27)
tempera su carta, cm 16,5 x 22 tempera su carta, cm 13,3 x 22
Sassari, coll. privata. morbiditi o totalmente espunti in opere di più grandi dimensioni. zate da Biasi in ossequio al già ricordato proposito di “mediterra- coll. Regione Sardegna.
Alcuni dipinti ambientati in interni raffigurano nudi isolati o in se- neizzare Gauguin”, non mancavano di innescare un complesso di
268. AFRICANA (1925-27) 272. FAISHA (1925 circa)
tempera su carta, cm 14,2 x 18 quenza, rinunciando a una giustificazione narrativa che veniva pe- prevedibili associazioni nella mente dei fruitori. Le donne da lui ri- olio su tela, cm 100 x 144,5
Cagliari, coll. privata. raltro aggiunta ad essi automaticamente dallo spettatore dell’epoca tratte finiscono così per ricadere tutte nella vaga quanto suggestiva coll. Regione Sardegna.
180 181
273. STUDIO PER FAISHA (1925 circa)
tempera su carta, cm 13 x 21
Cagliari, coll. privata.
273
184 185
276. DANZA SELVAGGIA (1925-27) 278. DANZATORE E MUSICANTI
tempera su carta, cm 15 x 19,5 (fine anni Venti-primi anni Trenta)
coll. Regione Sardegna. tempera su carta, cm 31,4 x 28
coll. Regione Sardegna.
276
186 187
… Una maschera o una statua o un qualsiasi brandello di cultu- della sua opera con l’orientamento generale del gusto. In un certo
ra nera potevano in effetti suscitare tutto un mondo di sogni e senso si può dire che il soggiorno africano non faccia che svilup-
possibilità passionali, ritmiche, materiali, mistiche, liberatorie: pare nella sua pittura, arricchendola di nuovi apporti, una linea
un’Africa».418 già tracciata, di compiaciuta ricerca ornamentale. Mutate le fonti
Anche quello del ritmo è d’altronde un tema ideologicamente neu- del suo primitivismo, il pittore ha miglior gioco nell’innestarvi –
tro soltanto in apparenza. La diffusa idea che il ritmo sia il tratto ca- con tipico procedimento déco – un ampio ventaglio di suggestio-
ratteristico della musica africana richiama infatti quella comple- ni dell’avanguardia per ottenere una schematizzazione più asciut-
mentare che la musica occidentale sia invece contraddistinta dalla ta e piccante, una scansione ritmica delle forme che assume
melodia; al primo viene implicitamente associata una sequela di aspetti di decisa geometrizzazione, senza che ciò implichi un ri-
valori (primitivo, erotico, terrestre, nero) cui ne fanno da contrap- torno alle squadrature nette e definite dell’opera giovanile; anzi,
punto altri legati alla seconda (eterea, spirituale, elevata, bianca).419 l’obbiettivo è quello di raggiungere una stesura fluida e corsiva,
Da molte scene di musica e di danza, come in genere dalle picco- capace di «dare alla pittura l’immediatezza dei disegni a pen-
le tempere su carta nera e dai migliori tra i grandi oli (Mattino, Se- na».425 Pur intrecciandosi in una varietà di esiti molto spesso di al-
renità), emana una suggestione che discende direttamente dalla ta qualità, questi spunti non vengono sviluppati con coerenza,
loro capacità di evocazione fantastica, dal loro potere di risveglia- ma restano confinati nella dimensione di una sorta di laboratorio
re un immaginario dai tratti favolosi e fiabeschi. Il mondo cui di- d’idee, di un gioco sperimentale che l’artista non vorrà mai con- 281
280
pinti come questi sembrano alludere è quello sontuosamente co- durre fino in fondo.
lorato delle Mille e una notte, di cui la traduzione del Mardrus – «Della moderna pittura sia che si tratti di resti impressionisti o cu- 281. JAZZ (1925-27)
tempera su carta, cm 16 x 16
cara all’artista420 – aveva rivelato tutta la ricchezza e la libera sen- bisti o dell’ultimo espressionismo non sono entusiasta – scrive in- Cagliari, coll. privata.
sualità. Apparsi ai primi del secolo, i sedici volumi del Mardrus fatti in una lettera a Pandolfi –; sono però disgustato talmente di
(come ogni lettore della Recherche ricorderà)421 avevano destato tutta la pittura da cavalletto ed è così indispensabile uscire dal gi-
scalpore per la loro poetica aderenza al testo originale, del quale ro vizioso che tutto preferisco al solito tran tran ».426 In altre parole,
rendevano senza ipocrisie le situazioni più scabrose, e avevano su- in periodi di crisi espressiva una piccola dose di avanguardia ha
scitato un’ondata di risposte nell’ambito della musica, dello spetta- salutari effetti stimolanti, come un veleno che preso in modeste
colo, della moda e delle arti visive: i costumi di Bakst, gli abiti di quantità funge da eccitante. Ma l’avanguardia non può dare al pit-
Poiret, le illustrazioni di artisti come Lepape, Barbier, Dulac,422 cui tore quello di cui ha bisogno, e che può dargli invece il Déco: uno
Biasi si era dimostrato a suo tempo sensibile. A Lepape o a Barbier stile, vale a dire un idioma che condensi in sé le molteplici solleci-
fanno pensare, più che a Matisse, quelle fra le piccole tempere in tazioni di cui l’epoca si nutre, attraverso cui si respiri il suo modo
cui l’estro decorativo prende la mano al pittore (figg. 283-284). Del di sentire non solo l’arte ma la vita.
resto, va sottolineato come per comprendere pienamente il lavoro Se la modernità è frutto, come voleva Baudelaire, dell’incontro
di Biasi in questa fase sia necessario tener presenti non soltanto le della moda con l’eternità, Biasi ha il torto (ammesso che di torto si
fonti “alte” già indicate nell’opera di illustri predecessori e con- possa parlare) di aver fatto talvolta prevalere il primo termine sul
temporanei come Gauguin, Modigliani, gli espressionisti o ap- secondo. È questa l’accusa che stava dietro alle riserve dei suoi
punto Matisse, ma anche quelle “basse” pertinenti alla sfera più critici fin dagli anni Dieci, ed è questo che una storia dell’arte pla-
ampia del gusto e del costume: dal ritorno di fiamma orientalista smata a immagine e somiglianza del Moderno non riuscirà forse a
degli anni Dieci, di cui s’è appena detto, all’egittomania dei primi perdonargli neppure oggi.
anni Venti, dilagata in misura impressionante a seguito della sco- Non c’è dubbio, in ogni caso, che l’artista tocchi a metà degli anni
perta della tomba di Tutankhamon da parte dell’archeologo Venti alcuni dei vertici del suo percorso, con opere di forte origi-
Howard Carter nel novembre del 1922, e delle leggende di mum- nalità e tensione espressiva. È difficile negare l’attrattiva della sua
mie e di maledizioni che l’avevano accompagnata.423 Esotismo Africa fulgida di splendori cromatici, sensuale evocazione di un
egizio e islamico concorrono potentemente, insieme al primitivi- Eden privo di innocenza, immerso in un torpore snervato, oppri-
smo “negro”, a definire il clima del decennio, che fonde in ibrido mente e carezzevole. Un mondo forse primitivo, ma per niente
connubio le audaci semplificazioni dell’avanguardia e le rudi in- selvaggio, il cui afrore è smorzato e ammorbidito; sopraffatto dal-
282. JAZZ (1925-27)
genuità delle culture “altre” per ricavarne un nuovo stile sontuoso l’estenuata ricchezza di un colore deposto magari con tocco rapi- tempera su carta, cm 18,4 x 23,5
e frivolo, scintillante ed eccitante, il Déco, assurto al culmine della do, ma assaporato goccia a goccia in calcolati rapporti, spesso as- Cagliari, coll. privata.
sua parabola nel 1925, con l’Esposizione Internazionale delle Arti secondati da un fondo nero che accentua l’atmosfera affocata e
decorative di Parigi. voluttuosa, attraversata però dal brivido di due tinte a contrasto, di
«Primitivi di una nuova èra, nella quale la macchina certo asser- qualche svelta abbreviazione di forma, di un imprevisto guizzo di-
virà sempre più la materia, una segreta e rivelatrice simpatia ci namico nel disegno.
conduce con zelo talora indiscreto verso gli arcaici sintetismi del- Queste ricerche vengono esposte per la prima volta in Egitto, do-
l’Egitto e della Cina, e persino verso i balbettamenti dell’Africa ne- ve Biasi si reca dopo il soggiorno libico e dove, in città cosmopoli-
gra e le sue infantilità fra goffe e terribili. Tutto ci sembra buono te come Alessandria e Il Cairo, può contare su un buon pubblico:
e nuovo, di quanto appare all’alba delle civiltà semiobliate o ru- nel paese, oltre alle folte comunità di inglesi e di francesi, vivono
dimentali ».424 circa 52.000 italiani.427 Ad Alessandria – dove giunge all’inizio del
Così scrive Margherita Sarfatti nel commentare la presenza italiana febbraio 1926 – tiene una personale alla galleria Paul. «Faccio del-
a Parigi; e a Parigi, nel padiglione Ricordi, compare anche Biasi le belle cose che faranno impressione quando le metterò fuori e
280. SCENA DI DANZA (1925-27)
tempera su carta, cm 19,2 x 18 con i figurini de La grazia di due anni prima. La medaglia d’oro con non voglio mostrarle che tutte insieme », aveva scritto in settembre
Cagliari, coll. privata. cui viene premiato suona quale tributo alla perfetta consonanza a Bucher.428 282
188 189
La rassegna, che comprende circa 80 opere (il pittore è prolifico 284. NUDI DI DONNE AL BAGNO (1925-27)
come sempre), s’inaugura il 5 marzo sotto gli auspici del Consola- tempera su carta, cm 16,6 x 17,3
coll. Regione Sardegna.
to d’Italia e incontra subito il pieno favore degli ambienti cittadini.
Largamente recensita dalla stampa (pubblicano numerosi articoli Il
Messaggero Egiziano e Le Réveil di Alessandria, la Bourse Egyp-
tienne e L’Imparziale del Cairo, il giornale greco Isis), viene salu-
tata come «uno dei più importanti avvenimenti artistici dell’an-
no ».429 Consapevole del fatto che l’esotismo è un dispositivo che
funziona in due sensi, Biasi presenta, accanto ai dipinti di soggetto
arabo, anche opere raffiguranti scene sarde: cinque Processioni,
alcuni Suonatori ambulanti, un Corteo nuziale. Tra i quadri di te-
ma africano compaiono cinque studi di teste di Sudanesi 430 e «una
maestosa Regina di Saba, asiatisée, dominante l’Oriente e il mon-
do »,431 uno dei pezzi forti della mostra, che ispira al critico della
Bourse Egyptienne un volo lirico alla Pater: «Elle est profondement
douce, profondement pure, sa Reine de Saba n’entendant point
d’autres bruits que la voix du bien-aimé venu d’au-delá du pays
des sept montagnes et des cinq fleuves. L’hymne de volupté atteint
les cimes d’amour total ».432
La scelta del tema, carico di associazioni culturali (tra le più im-
mediate quella con Flaubert, che ne La tentation de Saint Antoi-
ne aveva fatto della Regina di Saba il simbolo dell’Oriente: «je ne
suis pas une femme, je suis un monde »), rispecchia per l’ennesi-
ma volta il carattere invincibilmente letterario dell’ispirazione di
Biasi, che confessa a un intervistatore: «leggere è per me un biso- 284
gno, una necessità … mi sarebbe difficile dipingere, se non leg-
gessi ».433 È però anche un tema legato alla tradizione copta, ulte- del governo nello studio del pittore Roger Breval,434 ne rivela i
riore indizio quindi del gusto del pittore per le contaminazioni contatti con alcune tra le personalità di maggior spicco del contesto
sincretistiche e della sua visione dell’Africa come crocevia di raz- figurativo locale. Già ad Alessandria aveva allacciato rapporti con
ze, di miti e di culture. un giovane pittore orientale, Nizam-el-Mulk, che aveva presentato
Se Alessandria, brillante centro di mondanità internazionale, resi- nella mostra da Paul alcuni quadri «d’ispirazione e maniera per-
denza estiva della classe dirigente cairota, offre un pubblico sele- siana»;435 ora espongono con lui lo scultore Mahmud Mukhtar, i
zionato e danaroso, è la capitale il centro egiziano di maggiori tra- pittori Mahmud Said, Breval, Boeglin, Briens, Charobirri, l’architet-
dizioni artistiche. Al Cairo, dove Biasi si reca poco dopo, esiste fin to Antonio Lasciac bey.
dal 1908 un’Accademia di Belle Arti che, fondata a seguito dell’at- La rassegna nello studio di Breval costituisce un evento di rilievo.
tività degli orientalisti europei, ha formato una generazione di Si tratta infatti della prima uscita pubblica del gruppo “La Chime-
operatori locali, e vi si tiene annualmente un Salon organizzato ra”, che, raccolto intorno a Mukhtar, intende farsi animatore di un
dalla Società degli Amici dell’Arte; quest’ultima promuove anche risveglio artistico dell’Egitto, e che trova ampio sostegno tra gli
diverse mostre di artisti stranieri. La partecipazione di Biasi, nel intellettuali. Seguono la mostra giornalisti e scrittori appartenenti
febbraio-marzo 1927, a una collettiva organizzata col patrocinio alla “Società degli Amici della Chimera”, organizzata da Husayn
Haykal, editore del giornale liberale Al Siyasa, nonché diverse si-
gnore dell’alta società cairota, impegnate nella lotta, recentemente
avviata, per l’emancipazione femminile.436 Queste varie frange cul-
turali sono parte di un movimento più ampio, le cui istanze si in-
trecciano nel simbolo della fellaha, la contadina, «un simbolo con
tre elementi: la donna (la bellezza, l’arte), il velo (l’emancipazio-
ne femminista), il contadino (la terra, il nazionalismo) »;437 alla
base, l’idea – diffusa da importanti scrittori come Tawfiq al-Hakim
e Taha Husayn – che la rinascita dell’Egitto debba fondarsi sull’an-
tico passato faraonico-mediterraneo, e che l’Islam rappresenti solo
una tappa nell’evoluzione del paese.
Tra i membri de “La Chimera”, Mukhtar e Said – quasi ignoti a una
storia dell’arte ancor oggi legata nei fatti a una prospettiva feroce-
mente occidentale – sono i padri fondatori dell’arte egiziana del No-
vecento, o se si vuole dell’arte egiziana tout court.438 Privo, dopo
gli splendori della civiltà faraonica e islamica, di tradizioni figurati-
ve autoctone, infeudato agli artisti stranieri e ai pittori orientalisti,
283. SUSANNA AL BAGNO (1925-27)
tempera su carta, cm 15,5 x 22 l’Egitto si trova di fronte all’assalto della modernità in condizioni
coll. Regione Sardegna. 283 non troppo diverse da quelle della Sardegna. Come in Sardegna,
190 191
285. Il ponte sul Nilo Said, dopo il 1927, a rappresentazioni di più accentuata sensualità),
fotografia appartenuta a Biasi. non si può escludere che la presenza di un pittore come Biasi, do-
tato di una forte autoconsapevolezza e di un certo carisma, abbia
contribuito a chiarire e rafforzare i propositi del gruppo. L’affer-
mazione – altrimenti non condivisibile – fatta nel 1952 da Eugenio
Tavolara in merito a un’influenza del pittore sul tessuto dell’arte
egiziana443 potrebbe rispecchiare qualche osservazione udita dalla
bocca di Biasi a questo proposito.
Il soggiorno africano si protrae ben oltre il previsto.444 Sedotto dal-
la bellezza dei luoghi, l’artista trascorre «dei periodi di fervido la-
voro interrotti da periodi di stanchezza e di vagabondaggio per le
meravigliose strade di questo Paese ».445 Nonostante i successi otte-
nuti, l’Egitto non sembra però offrirgli grandi prospettive dal lato
285 economico, e l’artista pensa ormai a «tornare a Itaca ».
«Qui non c’è da fare fortuna – aveva scritto sempre a Pandolfi nel-
il sorgere di una scuola artistica locale coincide con la maturazio- l’estate precedente –. Ho la possibilità di avere qualche ordinazio-
ne nel paese degli ideali nazionalisti. Mukhtar, formatosi a Parigi ne molto importante a palazzo reale, diversamente verso maggio
negli anni della guerra, ha partecipato dal 1919 al movimento pa- conto di rientrare a casa con 50 o 100 mila lire. E poi, come colui
triottico che nel 1922 ha portato l’Egitto a un’indipendenza alme- che ha fatto il viaggio intorno al mondo, chiuso in casa, con san-
no formale; un impegno civile che lo ha spinto a cercare radici au- ta pazienza svilupperò tutto l’enorme materiale raccolto e qualche
toctone al suo lavoro attingendo alla scultura faraonica.439 Al cosa ne deve nascere ».
risveglio culturale stimolato dal nazionalismo egiziano partecipa D’altro canto, la situazione italiana ha cominciato a preoccuparlo:
anche Said.440 Questi, rampollo dell’aristocrazia alessandrina, ha a Milano, l’anno prima, alcune sue opere sono passate nell’asta
conseguito costretto dalla famiglia una laurea in legge, come Biasi; della famosa collezione di Giuseppe Chierichetti446 senza spunta-
ma a differenza di lui non ha potuto sottrarsi a una carriera di ma- re prezzi molto alti, cosa che non manca di dargli pensiero (an-
gistrato.441 Volto inizialmente a una figurazione dal tono ingenuo e che se con Pandolfi fa lo spavaldo: «Caro mio, senza camarille,
solenne, legata agli esempi della tradizione popolare, passa pro- solo, completamente solo, mi sono difeso anche troppo »).447 Né le
prio con la mostra del Cairo a rappresentazioni di donne arabe in vaghe notizie artistiche che riceve sono tali da rassicurarlo: «ho
287
cui predominano i «colori oscuri, le ombre sensualissime, i bleu l’impressione che Venezia quest’anno è stata boicottata – con- 287. STUDIO DI PORTATRICE D’ACQUA (1926-27)
ardenti, i carmini soffocati ».442 gettura nel 1926 –. Probabilmente in odio a Pica e per motivi po- olio su cartone, cm 59,7 x 33,4
Il tentativo di questi artisti di inserire il loro paese nel dialogo figu- coll. Regione Sardegna.
litici ».448 Qualche tensione si è in effetti profilata tra il segretario
rativo internazionale punta insomma sulla ricerca di un’espressione Pica e la cerchia milanese che fa capo alla Sarfatti (ma la prossi-
stilistica moderna, ma caratterizzata in senso nazionale tramite il ri- ma Biennale vedrà Pica, stanco e malato, passare le consegne al
ferimento all’antica cultura locale e all’eredità popolare: un proget- successore Antonio Maraini). In ogni caso, il pittore intuisce che
to di cui Biasi non poteva non sentire l’affinità con quanto lui stesso qualcosa sta cambiando nel mondo artistico italiano, e non si sba-
286. Pagina del quotidiano El Ahram, con aveva inteso fare per la Sardegna, e al quale doveva necessaria- glia. Quelli che al momento della sua partenza erano semplici se-
fotografie di sculture di Muktar, di dipinti di mente guardare con simpatia. gnali, sono diventati realtà concreta. Le tendenze decorative han-
Mahmud Said (a sinistra in basso) e di Biasi: Al di là della presenza alla mostra inaugurale de “La Chimera”,
La spagnola (al centro in alto) e un dettaglio no ormai imboccato la china di un inarrestabile tramonto, e così
di Serenità (a destra in basso), esposti nel marzo tracce isolate della sua vicinanza ai colleghi egiziani si rinvengo- pure i regionalismi e i folklorismi di varia specie, ai quali si con-
1927 alla mostra del gruppo “La Chimera” al Cairo. no fra le opere di questo momento, in alcuni disegni e oli raffigu- trappone l’aspirazione ad uno stile nazionale italiano. Nella crisi
ranti una fellaha portatrice d’acqua; tema caro agli artisti del delle avanguardie consumatasi nel dopoguerra, la linea vincente –
gruppo, e del quale si potevano osservare nella mostra del Cairo affermatasi col gruppo sarfattiano di Novecento, ma condivisa da
almeno tre versioni, due sculture di Mukhtar e un dipinto di Said. una fascia consistente d’altri artisti449 – è quella di una figurazione
Quest’ultimo – riprodotto dal quotidiano El Ahram (fig. 286) – ha di tono naturalistico, immersa però in atmosfere d’incantato stupo-
una forte somiglianza con uno studio di Biasi (fig. 287), che po- re e silenziosa sospensione, memori dell’esperienza metafisica.450 288. DONNE AL FIUME (1924-27)
trebbe aver offerto ispirazione a Said o averla ricevuta da lui. La fi- foto d’epoca.
Nel 1924 si era registrata la svolta decisiva: alla Biennale di Vene-
gura della contadina, vestita del popolare costume egiziano, ricor- zia, dove i “Sei pittori di Novecento” esponevano in gruppo e do-
re nella stessa posa in entrambi i lavori, anche se in controparte; ve Casorati aveva una grande mostra personale, il clima dominan-
ma nel bozzetto del sardo il leggero decentramento compositivo, te era quello suggerito dal Realismo Magico. Le nuove parole
la parte superiore dell’anfora interrotta dal bordo del supporto, d’ordine sono adesso plasticità, solidità, semplicità, costruzione; il
l’assenza dello sfondo di paese – sostituito da un campo bidimen- neoclassicismo e il neoquattrocentismo imperano.
sionale trattato pittoricamente – creano un taglio assai più energi- Tale il contesto con cui Biasi, di ritorno in Italia, deve fare i conti:
co e carico di tensione dinamica. Altri due oli, uno in collezione e non si può certo dire che la direzione delle ultime ricerche da lui
privata a Cagliari, l’altro disperso (fig. 288), attestano l’interesse di intraprese lo prepari ad affrontarlo nel modo migliore. Tra breve,
Biasi per il soggetto, che torna in diverse foto scattate dal pittore sperimenterà in prima persona la verità di quanto egli stesso aveva
in Egitto o a lui appartenute. scritto nel 1926: «L’Africa è certo il Continente più interessante.
Mentre non sembrano esserci ulteriori indizi concreti di uno scambio Ma bisognava venirci 10 anni fa. Peccato che la vita non comin-
286 figurativo con l’ambiente egiziano (se non forse nel passaggio di ci domani?! ».451 288
192 193
A Itaca
Di ritorno in Italia nei primi mesi del 1927, Biasi pensa subito a
presentarsi al pubblico nelle sue vesti rinnovate.453 Fin dagli ulti-
mi mesi trascorsi in Egitto, ha cominciato a lavorare per la Bien-
nale veneziana del 1928;454 vi medita una rentrée in grande stile,
con una personale di dipinti “africani” per cui prepara il terreno
fin dal suo arrivo in patria, mobilitando il ministro delle Colonie,
Luigi Federzoni.455 Il passo compiuto da questi non trova però ri-
spondenza – e col senno di poi c’è poco da stupirsene – nel Con-
siglio direttivo della mostra, che liquida senza discussione la ri-
chiesta.456 Maraini, scrivendone al ministro, addurrà a motivo del
rifiuto «il carattere severamente artistico delle mostre veneziane »
che «non consente mostre a scopo di propaganda, sia pure nobi-
lissima quale sarebbe certo quella dall’Eccellenza Vostra propo-
sta »;457 aggiungendo – a indorare la pillola – che l’artista è stato
comunque compreso tra gli invitati. L’invito è una mossa diplo-
matica volta a non scontentare l’eccellenza in questione, senza
l’intervento della quale Biasi non avrebbe forse figurato nella ras-
segna. Qui tira infatti un’aria a lui poco propizia: vi si assiste alla
soppressione dell’ordinamento per sale regionali – di per sé sin-
tomo di un mutamento d’indirizzo – e al trionfo d’un novecenti-
smo inteso ormai quale fenomeno nazionale e non più nei termi-
ni di gruppo o di movimento.
Il pittore manda a Venezia 11 grandi quadri di nudo, che si riserva
di ritoccare con le ultime velature una volta superato il vaglio del-
la commissione. «È un gruppo di opere un po’ strano – scrive a
Pandolfi –. Ma è un insieme indiscutibilmente originale ».458 Sa
bene che si tratta di una scelta arrischiata. Se da un lato pensa che
«un certo sapore tra il matricolato e l’ingenuo» possa andare, dal-
l’altro non ignora che il loro «carattere cerebrale », e soprattutto il
fatto che sono «eminentemente decorative», possono ostacolarne
il successo.459 Di fatto, così accade: del gruppo solo due pezzi,
Serenità e La teletta, vengono ammessi alla mostra, e la loro pre-
senza lascia la critica piuttosto indifferente.460 Tra i molti nudi
esposti, quelle esotiche beltà al cacao e al caffellatte si trovano al-
289. VECCHIA DI OLLOLAI (fine anni Venti)
quanto spaesate: dalle austere donne di Sironi alle Veneri di Funi, olio su cartone, cm 62 x 48
289 alle algide modelle di Casorati prevale una volontà di “far classico”, Cagliari, coll. privata.
195
290. ALLA FONTE, 1928
olio su compensato, cm 39,7 x 50
Cagliari, coll. privata.
290 292
che riecheggia nelle prove di artisti di minor statura quali Steffeni- Stanis Dessy, interpreti a diverso titolo delle poetiche correnti, de-
ni e Bracchi, se non in quelle di pittori come Bresciani da Gazol- clinate in senso classicista dal primo, oggettivista dal secondo.
do o Bucci, che si sforzano ad ogni modo di “far plastico”. Biasi Con loro si è ormai fatta strada l’idea che lo strumento meglio atto
finisce così per trovarsi in maggior sintonia con gli espositori stra- a rendere l’ideologia sardista sopravvissuta all’abbraccio del fasci-
nieri, specie francesi, che non con i connazionali. La stessa origi- smo sia una pittura austera e severa, tendenzialmente estranea a
nalità della sua ricerca – pressoché senza confronti al momento in propensioni decorative, e un’ancor più austera pratica xilografica,
Italia – gli si ritorce contro. in procinto, quest’ultima, di divenire ambasciatrice e simbolo del-
L’esperienza della Biennale gli dimostra quanto difficile sia rein- l’arte isolana. Silvio Prunas de Quesada, negli ultimi tempi avvici-
serirsi nel dibattito figurativo a partire da posizioni come le sue, natosi a Dessy e a Delitala, si è incaricato di dar voce nel 1926 alla
lo fa sentire fastidiosamente fuori contesto. A Milano non ritrova richiesta di un’arte seria e realistica, profonda e umana, in grado di
l’ambiente che aveva lasciato. Dei vecchi amici qualcuno è parti- trascendere le superfluità ornamentali e l’esteriore folklorismo che
to, come Mossa De Murtas, che si è sposato e si è trasferito in finora hanno intralciato il libero sviluppo degli artisti sardi, negati-
Brasile; qualche altro è andato a ingrossare le file di Novecento, vamente condizionati dall’esempio di Biasi. A quest’ultimo ricono-
come Sinòpico. Privo di un retroterra che lo sostenga, Biasi pensa sce i meriti di un iniziatore, ma ne circoscrive alla fase giovanile
di poterlo creare in Sardegna, dove si è recato di ritorno dall’Egit- gli esiti più validi e fecondi. Da allora Biasi «non si è rivelato un
to. Già negli anni Dieci aveva puntato a costituire nell’Isola un lottatore, un grande »:461 dopo aver lasciato la Sardegna non ha
gruppo artistico che gli avrebbe permesso di apparire in campo fatto altro che progredire nel mestiere, smorzando sempre più il
nazionale nelle vesti di un caposcuola; ora ne sente più che in vigore delle sue prime ricerche. Un giudizio di cui si troverà trac-
passato l’esigenza. cia, ancora a distanza di vent’anni, nelle parole dello stesso Delita-
Anche la situazione sarda si rivela però meno malleabile del previ- la («s’indebolì nel posteriore soggiorno milanese, a beneficio di
sto. A Sassari la scena artistica è egemonizzata da Mario Delitala e una raddolcita stesura cromatica di maniera»),462 e nel quale si
può leggere la versione riciclata entro un’ottica sardista di un vec-
chio tòpos: il distacco dalla Terra come perdita di forza sorgiva e
originaria nel contatto con la Città corruttrice.
All’etica del “realismo sardista” (o sardo-fascista),463 perseguita
nell’arte “pura”, fa riscontro nell’Isola un’arte applicata di grande
vivacità e ricchezza, coltivata da giovani come Nino Siglienti, Eu-
genio Tavolara, Tosino Anfossi, che proprio dall’opera di Biasi
hanno preso le mosse, ma che l’incontro con l’artista lascia sulle
prime disorientati e diffidenti.464 Nella sua stessa città, quindi, il
pittore non incontra inizialmente un terreno dei più favorevoli;
né, a guardare il complesso della cultura isolana, gli auspici ap-
paiono migliori. Proprio nel 1927 Raimondo Carta Raspi pubblica
il suo Artisti, poeti e prosatori di Sardegna, raccolta di testi, im-
magini e biografie con la quale punta a indicare i massimi rag-
291. IL CAVALLINO (fine anni Venti) 292. RIPOSO NEI CAMPI (1928 circa)
olio su cartone, cm 34 x 55 giungimenti della cultura locale. Per quanto riguarda le arti visi- olio su tela, cm 120,5 x 240
Sassari, coll. privata. 291 ve, la gerarchia sottintesa dal volume colloca al vertice Figari, che coll. Camera di Commercio di Sassari.
196 197
– forte della reputazione acquisita negli anni precedenti con una
serie di grandi imprese decorative – viene esaltato senza rispar-
mio di aggettivi e definito «uno dei maggiori pittori italiani
viventi »; la stessa qualifica è attribuita a Biasi, ma – lo si percepi-
sce tra le righe – più in ossequio alla sua notorietà nazionale che
per intimo convincimento dell’autore.465 L’anno dopo, Giuseppe
Fanciulli, in un breve panorama dell’arte sarda tracciato su Il
Giornale d’Italia, ripropone un’analoga scala di valori, opponen-
do alla «forza» e al «magnifico rilievo» dell’opera di Figari una ca-
ratterizzazione riduttiva del sassarese quale «gustoso colorista»
che, se non ignora del tutto le note drammatiche, non eguaglia
però la vigoria del collega.466
Un primo confronto tra i due artisti si prospetta quando, nel 1928,
due grandi dipinti di Biasi, Riposo nei campi e I paraj (figg. 292-
293), vanno a raggiungere il trittico di Figari La sagra di San Co-
stantino (Cagliari, Fiera Campionaria della Sardegna) sulle pareti
del Padiglione della Sardegna alla Fiera di Milano. Alla grandiosa
scenografia figariana, che conferisce un tono epico e perfino eroi-
co alla festa popolare attraverso il punto di vista ribassato, la sa-
piente scansione delle masse compositive e l’abile regia luministi-
ca, fanno riscontro nelle opere di Biasi le consuete atmosfere di
nostalgico romanticismo, ancora accentuate – si direbbe – dalla
recente esperienza africana. Questa ha portato con sé una più
marcata stilizzazione e un cromatismo dalle gamme affocate, in-
terrotto di tanto in tanto da vividi bagliori di tinte e illuminato da
luci basse e irreali, come d’incendio; effetti, questi ultimi, che si è
tentati di ricollegare all’abitudine – nota da alcune testimonianze –
di osservare il soggetto attraverso vetri colorati per trovare insolite 293
dominanti tonali.467
Il pittore trasferisce ora nel paesaggio sardo caratteri dell’ambiente dominatori dei secondi –, attraverso la comune soggezione agli
libico ed egiziano, enfatizzandone gli aspetti di arcana, opprimen- antichi fenici … ai cartaginesi, ai Romani. Il zoologo ritroverà in
te solitudine e investendo il rapporto tra uomo e natura di una Sardegna i cavalli arabi, ed infine l’antropologo e l’antropometro
straniata desolazione metafisica. Uomini e cavalli sostano sotto troveranno crani somiglianti, statue simili, senza dire del poeta
cieli bassi e compatti di zolfo o di lavagna, in una campagna arida che nelle distese del Campidano oristanese ravviserà il deserto …
e priva di vegetazione (figg. 290-291), tale da richiamare qualche e crederà d’udire un lontano muezzin sul campanile d’una sper-
passo degli appunti africani: «Sfondo per le figure tipo banchina – sa abbazia».470 Simili posizioni – confortate del resto sul piano
inferno – scogliera vaga – ammassamento sabbioso con qualche scientifico dalle teorizzazioni di studiosi come Sergio Sergi e Luigi
magra pianta a forma di stella».468 Nello stesso scenario desertico Castaldi471 – trovano qualche riscontro nelle letture critiche dell’ope-
vengono collocate le processioni (figg. 294-295), che hanno per- ra di Biasi: nel 1930 il sassarese Tommaso Antonio Castiglia attri-
duto le sfumature umoristiche di cui in passato Biasi amava spesso buirà la lunga permanenza africana del pittore al suo desiderio di
colorirle, per acquistare una nota di più partecipe umanità. «studiarvi i tipi etnici non soltanto più vicini al nostro ma da cui il
Anche i tipi fisici sardi assumono non di rado tratti delle popola- nostro in qualche parte sarebbe derivato, specialmente per ciò che
zioni nordafricane. La figura della fellaha, ad esempio – densa di riguarda gli Arabi e gli israeliti appunto dell’Africa
significazioni, come s’è visto, per il nascente movimento artistico mediterranea».472 In effetti, come abbiamo già visto – e come chia-
egiziano –, sembra talvolta sovrapporsi a quella della contadina rirà l’artista nei suoi scritti polemici del 1935 – la Sardegna è per
delle Barbagie o del Campidano. Se si pongono accanto la fellaha Biasi una sorta di sintesi delle civiltà mediterranee, in cui si ritro-
portatrice d’acqua ritratta in un dipinto del 1926 circa (fig. 296) e vano, non tanto in veste di «sovrapposizioni culturali » quanto di
la donna alla fonte in un’opera di soggetto sardo di poco posterio- «intuizioni » (vale a dire archetipi), elementi «di vita greca e preel-
re (fig. 297), si vedrà come le due immagini coincidano, mentre lenica / Egizia ed assiro babilonese / Araba, fenicia, aragonese …
perfino il rustico pozzo isolano prende l’aspetto di un’architettura ma soprattutto Romana, Cristiana».473 La sua esaltazione della
islamica. Proiettati nella dimensione di una mediterraneità archeti- razza sarda nasce curiosamente da un’idea di mescolanza e di stra-
pica, i due mondi sardo e africano finiscono significativamente per tificazione; una contraddittorietà che appartiene alla stessa antro-
combaciare. Del resto, col consolidarsi del mito mediterraneo ali- pologia italiana dell’epoca, la cui dottrina razzista oscilla – anche
mentato ormai da qualche anno dalla propaganda del regime fa- negli anni più tardi dell’avvicinamento al nazismo – tra il ricorso ai
scista, le affinità tra i due popoli e i due ambienti – prospettate in dati biologici e la valorizzazione, attraverso il richiamo alle tradi-
un’ottica colonialista – si avviavano ormai a divenire luogo comu- zioni popolari, degli incroci etnici che avrebbero generato gli at-
ne.469 «Lo storico può facilmente trovare una parentela tra Sardi e tuali caratteri del popolo italiano.474
293. I PARAJ (1928 circa)
… Africani – si legge ad esempio in un corsivo pubblicato nel Al momento successivo al rientro dall’Egitto – se non ancora ai sog- olio su tela, cm 145,5 x 219,5
1928 da L’Unione Sarda, mirante a proporre i primi come “naturali” giorni in Sardegna del 1924 e 1925 – può risalire un gruppo di scene coll. Camera di Commercio di Sassari.
198 199
294. PROCESSIONE DEL «CORPUS DOMINI» d’interno e di figure femminili, nelle quali ugualmente si avverte
A TORPÈ (1929 circa) la vicinanza del soggiorno arabo. All’energica costruzione degli
olio su compensato, cm 64,5 x 70
Cagliari, Galleria Comunale d’Arte. studi di teste africani rinviano alcuni studi e ritratti di donne di
Ollolai (figg. 299-302), tra i quali spicca la figura di una Madre
col bambino (fig. 298) cui la foggia esotica del copricapo, la for-
ma del viso e il taglio orientale degli occhi danno un’aria vaga-
mente egittizzante;475 non per nulla già nei figurini del 1923 Biasi
aveva descritto il costume di Ollolai come «acconciatura tipo egi-
zio».476 L’immagine di una madre col figlio compare anche in un
dipinto realizzato a Fonni: una tempera con una tessitrice al lavo-
ro (fig. 303), nella quale le cadenze compositive solenni, vigorosa-
mente scandite dalle linee dell’architettura e del grande telaio,
prendono risalto dai contrasti timbrici del colore. Spunti raccolti a
Fonni e ad Ollolai si trovano poi combinati in una Processione a
tempera (fig. 304) che verrà esposta nel gennaio 1929 in una per-
sonale alla Bottega d’Arte di Brescia; mostra un po’ in tono mino-
re, che l’artista improvvisa con quanto ha in studio, preso com’è
da altre scadenze.
Nel dicembre 1928 si presenta infatti al pubblico sassarese in occa-
sione della prima Biennale d’Arte Sarda. Il fatto stesso che decida
295
200 201
un fondo di distacco, una nota di cerebralismo che suona in disac- 298. MADRE COL BAMBINO (fine anni Venti)
cordo con il clima culturale prevalente nell’Isola: «Rispecchia l’am- olio su tela, cm 69,5 x 57,5
Cagliari, coll. privata.
biente sardo in quadri di lussuosa eleganza – scrive di lui Casti-
glia – dove è qualche volta … un elemento caricaturale. È la
Sardegna, proprio la Sardegna, ma, direi, vista da un salotto e da
un artista che è uomo di mondo e di spirito, ed è pittore ».481
Un’accoglienza più calorosa trova qualche mese dopo a Cagliari,
dove partecipa alla Mostra d’Arte organizzata nell’ambito delle
manifestazioni turistiche della Primavera Sarda: «Di questa Mostra
d’Arte, Giuseppe Biasi è il trionfatore – dichiara senza mezzi ter-
mini Renzo Larco, il recensore de Il Lunedì dell’Unione –. Cagliari
non lo conosceva che traverso i giornali e le riviste, le esaltazioni
e le censure dei critici d’arte. Ma si è lasciata soggiogare di col-
po».482 E giù una caterva di epiteti lusinghieri: «un maestro», «il
Puccini della pittura italiana», «il poeta del sentimento, il musici-
296 sta delle cose delicate e tenui », «il pittore che affascina e fa pensa-
re, l’artista che commuove ».
296. PORTATRICE D’ACQUA (1926-27)
foto d’epoca. Questi elogi suonano ancor più significativi se si considera la fonte
da cui provengono: Il Lunedì dell’Unione, settimanale nato alla fine
del 1928 da una costola del cagliaritano L’Unione Sarda, rappre-
senta in questo momento in Sardegna l’organo di una frangia di
cultura giovanile volta a rompere con la mitologia del folklore, a
dare impulso alla modernizzazione dell’Isola nel quadro della sua
definitiva integrazione nel regime fascista. Sulle sue colonne si riac-
cende un dibattito già avviato dall’Unione, che vede contrapposti
(in una propaggine locale della querelle nazionale fra Strapaese e
Stracittà) difensori e detrattori della tradizione regionale e del suo
297. DONNA ALLA FONTE (1927-28 circa)
olio su tela, cm 70,5 x 105 più diffuso simbolo, il costume popolare, esaltato dagli uni come
Sassari, coll. privata. irrinunciabile contrassegno dell’etnia e fonte di sempre rinnovate
298
Più prosaicamente, un altro dei collaboratori del settimanale ne fantasioso costume (qui abbandonato a favore di più semplici
vanta la capacità di evocare la seduzione della bellezza femminile: panni quotidiani), quanto per l’intensità dello sguardo e l’anima-
«Fra artisti che hanno ritratto solo donne infagottate in costumi zione del volto.
pesanti, che hanno ricostruito donne sepolte nei gonnelloni di pe- Nella grazia pur distaccata di Angela la pruderie del cattolicissimo
santissimo orbace, ecco un pittore … che sa ritrarre donne vera- Remo Branca scorgeva «un mistero di verità sensuale zoliana» che
mente belle, che sa far sognare dinanzi alla soavità di un viso di gli faceva preferire, del pittore, le scene con uomini e cavalli.486
fanciulla».485 Non senza conflitti interiori, però: troppo conturbanti, le fanciulle
Nelle mostre di Sassari e di Cagliari sono appunto dei ritratti di di Biasi «con gli occhi pesti di passione » gli dettavano singolari for-
donne i quadri di maggiore spicco presentati dall’artista: Osilesi al- mulazioni critiche: «Questa pittura vi piace come una morbida ma-
la fonte, Angela e Caterina (figg. 308-310), pezzi di grande effica- no calda che si stende e vi carezza; è pittura che va al sangue ».487
cia in cui la stilizzazione fusiforme delle sagome si concilia con Ma l’artista, come sappiamo, era uso a trovare accenti di ben più
una ritrovata resa del volume. La lezione della Biennale veneziana franca sensualità una volta alle prese col suo harem coloniale, di
non è stata senza effetto, come conferma un bel disegno coevo cui un piccolo campionario (dieci tempere) viene esposto a Caglia-
(fig. 305) – probabilmente uno studio per Caterina –, in cui il ri in una saletta “per soli adulti”: decisione che, mentre concorre
chiaroscuro e la ferma definizione del volto fanno quasi pensare a prevedibilmente ad alimentare la curiosità intorno alla sua opera,
Funi. Se nel primo dei tre dipinti l’impianto decorativo dell’insie- suscita le sentite proteste dei modernisti del Lunedì («La moralità o
me prevale sulla caratterizzazione psicologica, in Angela e Cateri- immoralità niente hanno a che vedere. È arte o non lo è »).488 L’au-
na Biasi mette in scena due vive presenze femminili, curiosamen- ra di anticonformismo e spregiudicatezza che il pittore ne riceve
299. STUDIO DI RAGAZZA DI OLLOLAI te recuperando a distanza di anni una suggestione zuloaghiana contribuisce a conquistargli il favore dei battaglieri redattori del pe- 301. STUDIO DI RAGAZZA DI OLLOLAI
(fine anni Venti) percepibile non solo nel taglio compositivo e nel rapporto figura- riodico; tanto più che egli si presenta loro da subito come lucido (fine anni Venti)
olio su tela, cm 33,5 x 22,5 olio su tela, cm 38,9 x 24,6
Sassari, coll. privata. sfondo, ma anche nella modellazione levigata, libera dai brillanti stratega e animatore della situazione artistica regionale. Fin dal giu- Nuoro, coll. privata.
accumuli di paste cui il ricordo dello spagnolo andava unito nei gno 1928 aveva espresso – in un colloquio con un giornalista de
300. STUDIO DI RAGAZZA DI OLLOLAI quadri dell’ultimo periodo milanese. Discendenti dirette delle Sco- L’Isola – le proprie valutazioni sulla posizione della Sardegna nella 302. STUDIO DI RAGAZZA DI OLLOLAI
(fine anni Venti-primi anni Trenta) (fine anni Venti)
olio su masonite, cm 55,5 x 44,3 lastiche, Teresite e Tetesedde di qualche anno prima, le due figure contingenza figurativa italiana: assenti dal movimento novecenti- olio su tela, cm 49 x 31
Cagliari, coll. privata. non s’impongono – a differenza di quelle – per l’opulenta resa del sta, «malattia a carattere epidemico» il cui spirito antidecorativo Sassari, coll. privata.
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all’interno di un dibattito nazionale d’attualità; e si appella, in perfet-
to stile Maccari, alla «provincia, la vecchia feconda eroica provincia,
la preparatrice del domani, la grande riserva delle forze nazionali».
Richiamarsi alla provincia non vuol dire però difendere un esterio-
re folklorismo che (Biasi l’ha imparato a proprie spese) «è accolto,
se introdotto nel mondo dell’arte, con una preventiva ostilità»; si-
gnifica invece trovare un rapporto profondo ed empatico con la
propria gente, «creare una sintesi» nutrita di tutti i portati della mo-
dernità. Infatti, per quanto ai suoi occhi l’avanguardia – sia essa post-
cubista, metafisico-surrealista o secondo-futurista – si presenti con
un bilancio negativo, non ritiene sia lecito ignorarne i raggiungi-
menti: «se – e sarebbe gravissimo errore trascurare gl’insegnamenti
del nostro tempo – sappiamo per la maturazione delle nostre opere
– e questo è d’importanza essenziale – profittare di tutte le espe-
rienze accumulate nelle isteriche vigilie di questo tormentatissimo
periodo storico, ebbene sì, l’avvenire può essere per noi ».491
Queste affermazioni dimostrano come Biasi abbia intuito per tempo
il pericolo di un irrigidirsi e chiudersi in se stesso del mondo artistico
sardo in risposta alla sfavorevole congiuntura esterna. Un pericolo
tutt’altro che remoto, visto l’emergere, sulla stampa isolana, di posi-
zioni apertamente reazionarie,492 ultimamente rinverdite dall’incisore
e poligrafo Remo Branca in una polemica sostenuta con il giovane
critico Raffaello Delogu. Al baldanzoso novecentismo di Delogu, che
aveva liquidato sommariamente tutta l’arte sarda come ottocentista,
illustrativa e cartellonistica, Branca opponeva una visione autarchica
della pittura locale, non bisognosa, a suo dire, di alcun rapporto con
l’esterno perché sorretta dalla propria forza spirituale.493
L’incontro del 2 giugno si chiude con l’approvazione di una Carta
Costitutiva e con la nomina di una Pentarchia nella quale Biasi è
303 eletto insieme a Ciusa, all’assente Figari, al giornalista Giannetto Bua
e al poeta Antonio Scano. Una tensione sotterranea e velate accuse
«distrugge troppe cose », gli artisti sardi rischiano la cancellazione to- di antifascismo accompagnano la fondazione della “Famiglia artisti-
tale. Non resta loro che unirsi di fronte al pericolo, farsi valere «con ca sarda”, che pone ovviamente sul tappeto un delicato problema di
una dimostrazione di alleanza, di forza».489 rapporti con la nascente organizzazione sindacale. A mettere i punti-
In occasione della mostra cagliaritana, Biasi lancia la sua parola ni sulle i pensa il quotidiano L’Unione Sarda, in una replica al di-
d’ordine: «affiatare gli artisti », proposito che, ripreso e agitato dai scorso di Biasi apparsa tre giorni dopo la riunione: nel ribadire il ri-
giovani del Lunedì, sfocia nella proposta di costituire un’associa- fiuto del folklore, visto quale variopinto corollario dell’arretratezza
zione, la “Famiglia artistica sarda”. Nella riunione di fondazione, economica e sociale, il giornale sottolinea come alla neonata “Fami-
tenuta a Cagliari il 2 giugno del 1929, il pittore – vero protagonista glia” debbano spettare compiti di sostegno non organizzativo, ma
dell’assemblea – sostiene la necessità di superare le divisioni inter- esclusivamente morale.
ne per prepararsi ad affrontare in gruppo la prossima scadenza
della Quadriennale romana del 1931, magari con una sorta di pro-
va generale da tenere l’anno prima. Il nucleo del suo intervento,
ripreso poco dopo in una lettera ai colleghi pubblicata da L’Unio-
ne Sarda, è però un esame della situazione complessiva con cui la
realtà artistica isolana deve fare i conti, condotto a partire dalle
sue premesse d’inizio secolo. Per cominciare, Biasi sgombra il
campo da ogni semplicistica teoria del complotto, volta ad addebi-
tare le multiformi peripezie dell’avanguardia internazionale alla
ciarlataneria interessata di critici e mercanti, per affermarne – se
non la validità – l’importanza e serietà dei presupposti e degli sfor-
zi: «tale fu la passione che la ricerca stilistica … la questione palpi-
tante drammatica intorno a quello che è il fulcro della creazione
artistica, mai furono messe nello studio con maggiore sottigliezza
di analisi e quantità di esperienze, infine mai si sono agitate tante
idee, anche nelle epoche più fortunose dell’arte ».490
Venendo all’Italia, il pittore individua nel movimento di Strapaese
303. IL TELAIO (1923-27 circa) 304. PROCESSIONE A OLLOLAI (1928 circa)
tempera e gessetto su carta, cm 70,5 x 101 l’antidoto contro l’epidemia novecentista al quale i sardi possono e tempera su carta, cm 20,7 x 29,7
Sassari, coll. privata. devono far ricorso, l’occasione per inserire la loro proposta regionale 304 Oliena, coll. privata.
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Ci si può chiedere, a questo punto, quali fossero le reali intenzioni
del pittore nel promuovere la nascita dell’associazione, in un mo-
mento in cui il processo di istituzione del Sindacato fascista era or-
mai prossimo al traguardo. Giusto all’indomani della pubblicazio-
ne della sua Lettera ai colleghi sardi veniva infatti approvata la
legge (24 giugno 1929, n. 1162) che riconosceva al Sindacato na-
zionale degli artisti le attribuzioni in materia di disciplina di espo-
sizioni e mostre d’arte; il nuovo organismo si impegnava in una
lotta senza quartiere contro le realtà associative artistiche locali, la
cui sussistenza era in contrasto con la progettata creazione di un
sistema espositivo centralizzato, avente al vertice le grandi rasse-
gne nazionali e internazionali.494 Delle preesistenti società locali
solo le più antiche e radicate sarebbero riuscite a opporre, a fatica,
una qualche resistenza, tale da indurre la struttura sindacale a scel-
te di compromesso:495 figuriamoci quale poteva essere la sorte
dell’appena costituita “Famiglia artistica sarda”. Può darsi che Bia-
si, illudendosi sulle possibilità di sopravvivenza dell’associazione,
abbia puntato a farne uno strumento di pressione esterno al Sinda-
cato, i cui compiti di controllo e irreggimentazione non potevano
che dispiacergli; oppure che egli contasse sulla posizione conferi-
tagli dalla “Famiglia” per ottenere, smantellata questa, un ruolo di-
rigente all’interno della nuova struttura fascista. Qualunque fosse
il suo progetto, s’ingannava. La “Famiglia” viene immediatamente
305
neutralizzata, anche se non mancheranno – fino al 1932 – isolati
305. STUDIO PER CATERINA (1928 circa) tentativi di rispolverarla;496 il solo risultato che ottiene è quello in-
carboncino su cartone, cm 44,5 x 30 diretto di convincere Oppo, sommo gerarca delle forze artistiche
Sassari, coll. privata.
italiane, a concedere alla Sardegna (in deroga alle norme generali
che non lo prevedevano per un così esiguo numero di artisti) un
distaccamento sindacale autonomo; ed è Figari che – provvisto di
solide credenziali fasciste fin dai primi del decennio, e incaricato 307
già dal 1928 di occuparsi dell’organizzazione degli artisti – in no-
vembre ne viene messo a capo.497 cagliaritana galleria Palladino, che va ad aggiungersi agli altri pochi 307. RAGAZZE DI OSILO (1929 circa)
spazi di vendita già esistenti nei due centri maggiori (le botteghe olio su tela, cm 200 x 280
La nomina di Figari è una pesante sconfitta per l’artista, che non vi Sassari, coll. privata.
si rassegnerà mai del tutto, e guiderà inutilmente, per diversi anni, d’arte Cau, Desogus, Clemente). Le mostre sindacali tenute ogni Esposto nel 1930 alla Biennale di Venezia.
la regia delle occulte manovre destinate a rovesciare il collega.498 anno, puntualmente seguite dalla stampa nazionale, sono occasio-
Sotto la direzione di quest’ultimo, il Sindacato sardo dà avvio alla ne di contatti con l’esterno impensabili in precedenza (quale critico
propria attività con uno slancio dinamico che si affievolirà presto, avrebbe affrontato il gravoso viaggio per mare se non costrettovi
ma che nel corso dei primi tre-quattro anni provvede a dotare l’Isola dalla disciplina di partito?), mentre i ben oliati meccanismi del si-
di indispensabili strutture espositive, come il Museo Sanna a Sassari stema espositivo fascista sembrano offrire agli artisti isolani, alme-
e la Galleria d’Arte Moderna a Cagliari, inaugurati rispettivamente no in apparenza, pari opportunità di affacciarsi alla ribalta naziona-
nel 1932 e nel 1933, nonché di una galleria legata al Sindacato, la le rispetto ai colleghi del Continente.499
Per Biasi, il rapporto col nuovo contesto – nazionale e regionale –
definito dalle strutture di organizzazione artistica del fascismo si ri-
velerà tutt’altro che privo di difficoltà. Il nuovo decennio si apre per
lui con la partecipazione alla Biennale veneziana del 1930 e alla pri-
ma Quadriennale di Roma del 1931. A Venezia manda due dipinti
piuttosto diversi tra loro, accomunati semmai soltanto dalla loro
estraneità ai gusti dominanti: una versione a olio (fig. 306) della Pro-
cessione a Ollolai esposta a Brescia – asciutta e sapientemente co-
struita, anche se meno stilizzata della tempera – e Ragazze di Osilo 308. OSILESI ALLA FONTE (1928-29)
(fig. 307), grande quadro che mette in scena sullo sfondo del loro olio su tela, cm 159,5 x 89
Cagliari, coll. privata.
villaggio i tipi femminili del 1928. Agghindate per l’occasione col ve- Esposto nel 1929 alla Mostra d’Arte
stito della domenica e atteggiate con sfoggio di sorrisi e di sguardi della Primavera Sarda.
civettuoli, le cinque ragazze di Osilo sembrano riflettere l’ironico
309. ANGELA (1928 circa)
commento del pittore sulle trasformazioni portate nell’arcaico mon- olio su tela, cm 161 x 90
do paesano dall’avanzare del progresso. Gonne corte alla caviglia, Cagliari, coll. privata.
scarpe col tacco alto, ricciolo tirabaci e rossetto sono l’inevitabile pe-
306. PROCESSIONE A OLLOLAI (1929-30) 310. CATERINA (1928-29)
foto d’epoca. daggio da pagare alla civiltà. Il sottinteso umoristico (rivelato dall’in- olio su tela, cm 160 x 90,5
Esposto nel 1930 alla Biennale di Venezia. 306 serto del botolo col fiocco rosa, pulcioso Paride fra tante bellezze) Cagliari, coll. privata.
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311. PROCESSIONE A ORGOSOLO (1930 circa) scusa il compiaciuto indulgere del pittore a uno sfacciato inventa- 312. RAGAZZA DI OLLOLAI (fine anni Venti)
olio su cartone, cm 70 x 100 rio di grazie muliebri. In Sardegna l’ironia non viene colta (il gio- olio su tela, cm 71 x 53
Sassari, coll. privata. coll. Camera di Commercio di Sassari.
Esposto nel 1930 alla prima Sindacale sarda vane scrittore Nicola Valle rileva il carattere artificioso, fotografico Esposto nel 1930 alla prima Sindacale sarda
di Sassari. della posa)500 e, quanto alla critica nazionale, la presenza di Biasi di Sassari.
passa quasi del tutto inosservata.
Le cose non vanno meglio l’anno dopo. Alla Quadriennale l’artista
espone una replica di Faisha, uno dei pezzi più vistosi del perio-
do africano, limitandosi, rispetto alla versione del 1925, ad atte-
nuarne i passaggi più decorativi sopprimendo qualche dettaglio e
rinforzando i volumi del nudo. Ma, per quanto smorzato, è il ca-
rattere ornamentale del quadro che emerge dalle note dei recen-
sori, cortesi come Michele Biancale (che, mentre nota l’affinità del-
l’«Africa decorativa e perversa» di Biasi con la sua Sardegna, ne
approva l’equilibrio raggiunto tra valori pittorici ed «illustrativi »)501
o decisamente critici come Alberto Neppi (per il quale «è un vero
peccato che alla correttezza del disegno e dell’impianto cromatico
non corrisponda un’adeguata sostanza inventiva ed
espressiva »).502 Va detto che, se Atene piange, Sparta non ride: Fi-
gari, pur dall’alto del suo seggio sindacale, non riceve in genere
un trattamento migliore; anzi c’è chi, come Nino Bertocchi, consi-
dera Biasi più avanti del collega sulla via della liberazione dall’e-
sempio degli «spagnuoli perniciosi » Zuloaga e Chicharro, che se-
condo lui affliggono la totalità dei sardi.503
Sul fronte interno, la prima Sindacale sarda, aperta a Sassari nel
maggio 1930, lo vede presente con 22 opere, frazionate nelle varie
sale perché la rassegna non comprende mostre personali. Solo po-
chi pezzi sono identificabili con certezza, a causa del costante ripe-
tersi dei soggetti e dell’estrema parsimonia con cui la stampa ora ne
pubblica le riproduzioni; quando a ciò si aggiungano le frequenti
312
fontana s’incentrano diversi altri dipinti riconducibili a questo mo- ricostruito con puntualità il “calvario” delle successive prove,507
mento (fig. 314), nei quali il pittore, in accordo con le nuove atmo- condotte con procedimenti inadeguati, ma anche (a giudicare da-
sfere di solitudine ricercate in molte scene campestri, rinuncia alla gli esemplari oggi noti) pregiudicate da una certa imprecisione del
tonalità colloquiale in precedenza propria del tema. segno inciso, che non perviene a rendere in modo pienamente
Infine, compare nella Sindacale un gruppo di sei stampe a colori, soddisfacente il tratto sciolto ed elastico del modello. Le stampe
primo risultato di una ricerca avviata da Biasi fin dal 1927-28. L’idea che conosciamo – raffiguranti nudi all’aperto o in interni, come la
di dedicarsi alla xilografia a colori gli si era presentata fin dal 1924; maggior parte di quelle incise da Ardau (figg. 315-318) –, caratte-
l’anno dopo, in Egitto, aveva pensato di realizzare una serie di in- rizzate da una completa bidimensionalità di resa e da una netta
cisioni per la Biennale di Venezia.505 Al suo ritorno, la vivace pro- contrapposizione fra masse cromatiche contrastanti, si pongono in
duzione incisoria di artisti come Delitala, Dessy e Branca, e gli stretta dipendenza dalle piccole tempere realizzate in Africa, di cui
spazi che si vanno aprendo in campo nazionale anche per i meno fissano decorativamente la grafia nervosa ed essenziale.
dotati fra loro, gli hanno offerto uno stimolo ulteriore. L’esempio Le stampe presentate a Sassari non suscitano in ogni caso un’atten-
di quegli xilografi – sostenitori, soprattutto Branca, del vangelo del zione particolare; e nel complesso l’accoglienza riservata al pittore,
“legno originale”, della necessaria coincidenza tra chi disegna e chi anche stavolta, non è esaltante. Alle lodi piuttosto generiche della
materialmente incide la matrice – non lo convince però a intra- maggior parte dei cronisti isolani fa da contrappunto, sul Lavoro
prendere in prima persona la noiosa operazione dell’intaglio; come fascista, lo spiccio giudizio di Neppi, unico critico “continentale”
era accaduto negli anni Dieci, questa viene da lui delegata a un intervenuto alla mostra («eclettico e scaltro, non va esente da qual-
collaboratore, l’incisore sassarese Battista Ardau Cannas, che già che spagnolesca, artifiziata pirotecnia coloristica, e talvolta si la-
313. POMERIGGIO (1930 circa) più volte si era dedicato a tradurre sul legno composizioni altrui. La scia andare all’illustrazionismo vacuo»)508 e quello ancor più se-
olio su tela, cm 181 x 251 collaborazione tra i due non dà un esito del tutto positivo: la xilo- vero di Raffaello Delogu.509 Questi congeda Biasi – e nella sua scia
Sassari, coll. privata. 314. ALLA FONTE (1930 circa)
Esposto nel 1930 alla prima Sindacale sarda grafia – e più tardi la linoleografia506 – a colori, preferita dall’artista, tutta la vecchia generazione sarda – come un residuo dell’Ottocen- olio su cartone, cm 113,5 x 156,5
di Sassari. si rivela infatti difficoltosa sul piano tecnico. Marinella Cao Volpi ha to, non tanto per lo strumentario stilistico, quanto per l’ispirazione Sassari, coll. privata.
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315. DUE BAGNANTI (1927-28) 317. DOPO IL BAGNO (1927-28)
cromolinoleografia, cm 15 x 20 cromolinoleografia, cm 20 x 20
Cagliari, coll. privata. Sassari, coll. privata.
316. NUDI DI DONNE (1927-28) 318. NUDA SDRAIATA (1927-28)
cromolinoleografia, cm 25 x 28,8 cromolinoleografia, cm 15,2 x 23
Cagliari, coll. privata. Sassari, coll. privata.
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inguaribilmente romantica e letteraria, da vero mussettiano enfant e che continueranno a risuonargli nelle orecchie negli anni seguen-
du siècle, che gli preclude una diretta esperienza del reale. L’anali- ti. La critica, in effetti, gli ha ormai tagliato addosso un cliché inter-
si, fatto salvo il pregiudizio novecentista di Delogu, che la trasfor- pretativo che non ritiene valga la pena di verificare sulle opere:
ma in condanna, non fa una grinza: Biasi – stanti le premesse irra- non si spiega altrimenti come Neppi possa definire «sempre uguale
zionaliste e bergsoniane della sua poetica – non avrebbe mai a sé stesso» un artista che ha passato il suo tempo a rinnovarsi co-
rinunciato a una visione soggettivistica, “romantica” della vita, né stantemente sul piano stilistico, se non su quello dei temi e delle
a intrecciare indissolubilmente la dimensione nostalgica della me- iconografie. Il fatto è che – cosa imperdonabile – Biasi non rientra
moria con quella della realtà. in nessuna delle tendenze correnti. Come nota con franchezza
È però in occasione della seconda Sindacale sarda, nel 1931, che la Oppo, non lo si può etichettare in alcun modo: nel suo discorso
parabola critica dell’artista assume una più netta piega discendente. «non entra la pittura veristica, ma neanche la pittura di tono, rea-
Ad attaccarlo non sono solo Delogu e Neppi, ma anche il segreta- listica. Non si può nemmeno classificare … fra i ricercatori plasti-
rio nazionale del Sindacato (nonché segretario della Quadriennale) ci o fra i surrealisti ».511 Ma la conclusione di queste osservazioni è
Cipriano Efisio Oppo, Alberto Francini, Michele Biancale e il colle- che, se non si riesce a costringerlo entro le categorie dell’arte “pu-
ga Pietro Antonio Manca, che ha da poco iniziato a condurre ra”, la scelta più comoda è scaraventarlo nel limbo della “decora-
un’attività pubblicistica piuttosto intensa.510 Le accuse sono quelle zione”. Un ambito, questo, che nel quadro del pensiero idealistico
di decorativismo e di superficialità illustrativa, non nuove per Biasi, degli anni Trenta ha perso definitivamente le implicazioni positive
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319. SCRIVANO SEDUTO (1931 circa)
cromolinoleografia, cm 52 x 41
Cagliari, coll. privata.
320. MEDITAZIONE (prima metà anni Trenta)
cromolinoleografia, cm 50 x 40
coll. Regione Sardegna.
321. SUONATORI (1931 circa)
cromolinoleografia, cm 61,5 x 44,5
coll. Regione Sardegna.
322. NOTTURNO
(fine anni Venti-primi anni Trenta)
olio su tavola, cm 61,3 x 51,4
coll. Regione Sardegna.
323. PAESAGGIO AFRICANO CON FIGURE
(fine anni Venti-primi anni Trenta)
olio su compensato, cm 80 x 91,5
Cagliari, coll. privata.
324. JAZZ (1931 circa)
olio su compensato, cm 140 x 140
coll. Regione Sardegna.
Esposto nel 1931 alla prima Mostra Coloniale
d’Arte di Roma.
325-326. JAZZ (1931 circa)
olio su compensato, cm 140 x 140
coll. Regione Sardegna.
Esposto nel 1931 alla prima Mostra Coloniale
d’Arte di Roma.
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䊳
327. LA COLLANA DI CORALLO (1931 circa) 329. COMPOSIZIONE (1931 circa)
olio su tela, cm 115 x 179 foto d’epoca.
Capena, coll. privata. Esposto nel 1931 alla prima Mostra Coloniale
Esposto nel 1931 alla prima Mostra Coloniale d’Arte di Roma.
d’Arte di Roma.
328. STUDIO PER LA COLLANA DI CORALLO
(1931 circa)
tempera su carta, cm 12,6 x 22
Cagliari, coll. privata.
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risveglio, le tre di Composizione come prostitute «in attesa pro- appiccicati alla nostra vecchia scena europea: è il mondo che è 333. PAESAGGIO AFRICANO (1931 circa)
fessionale », e perfino i suonatori di Jazz come «ingordi lenoni » in mutato in tutta la sua sostanza».520 Campana apprezza l’essenzialità olio su compensato, cm 105 x 135
Nuoro, coll. privata.
un articolo che invoglia a citazioni più lunghe per la sua inno- plastica e i «ritmi di colore»,521 Piero Scarpa la forza architettonica e Esposto nel 1931 alla prima Mostra Coloniale
cente adesione agli stereotipi razzisti e sessisti diffusi all’epoca il luminoso cromatismo di opere che gli appaiono «concepite da un d’Arte di Roma.
(«lo sfondo vivente » delle «carni ebaniche della Nubiana», le moderno e condotte con la sapienza di un antico».522 Lo stesso
«gocciole di luce felina degli occhi questuanti », ecc.). Sul tasto Neppi, che si applica a mettere insieme una sanguinosa stroncatu-
del «pathos sensuale » di Biasi, della sua «sensualità torbida ed ra,523 non può esimersi dal lodare almeno le stampe dell’artista, in
asprigna» battono anche Pietro Antonio Manca e Dino Bonar- effetti superbe: un gruppo di linoleografie a colori eseguite nell’ul-
di;518 il secondo però ne nota anche l’energia drammatica e la timo anno con l’aiuto di un nuovo assistente, il giovane Iginio Zara,
334. SCENA DI DANZA (1932 circa)
forza espressiva, in sintonia con la generalità dei critici, che final- nelle quali rifulgono al meglio – messe in valore da un’asciutta sin- foto d’epoca.
mente registrano (era ora) un deciso mutamento di rotta. La svol- tesi grafica – le squisite doti di colorista di Biasi (figg. 319-321).524 Esposto nel 1932 alla terza Sindacale sarda
ta che era passata inosservata alla Biennale del 1928 adesso – con Un rifiuto totale è invece quello di Carlo Tridenti, che – senza no- di Sassari.
qualche opportuna rettifica del discorso e una più ampia scelta di minarlo – attacca pesantemente il pittore in nome di considerazioni
opere – produce il suo effetto. Roberto Papini scrive di un «salu- politiche (per destare un autentico spirito “coloniale”, l’arte dev’es-
tare risveglio», di una «conversione » che il pittore deve tutt’al più sere «convincente e commovente », dunque al bando ogni esteriorità
guardarsi dall’esagerare come spesso fanno i neofiti: «lo avevamo pittoresca), inseparabili tuttavia da una pregiudiziale antiprimitivi-
un poco abbandonato perché ci ripeteva con una maniera trop- sta che si traduce in sarcasmi contro «l’arte della Costa d’Avorio …
po facile e troppo superficiale i motivi sardi addomesticati per i del Sudan, del Dahomey, del Congo, gli idoli della Guinea e della
salotti delle signore. Ora lo ritroviamo in colonia violento e bru- Polinesia» che «hanno tanto colpito il cerebro spericolato degli arti-
tale come uno che, dopo, un eccesso di vita cittadina, si sia ri- sti e dei critici avanguardisti di Francia, d’Inghilterra e della vul-
temprato nel rustico».519 canica Snobland».525
332. CORTEO NUZIALE (1931 circa) Alberto Spaini sottolinea – certo con gran sollievo dell’artista – Il successo riportato a Roma aiuta Biasi a liberarsi, almeno in par-
olio su tela, cm 108 x 143 come non sia più il caso di parlare di folklorismo, di illustrazione, te, degli asfissianti stereotipi critici in cui ultimamente lo si andava
Capena, coll. privata.
Esposto nel 1931 alla prima Mostra Coloniale ma di problemi plastici brillantemente risolti grazie alla costruzione rinchiudendo. Alla Sindacale sassarese del 1932, il tenore dei com-
d’Arte di Roma. cromatica e al violento luminismo: «qui non sono fronzoli esotici menti è sensibilmente migliorato. Quadri come Estate, Concettina 334
228 229
335-336. MATRIMONIO PERSIANO (1930) e una Natura morta di acciughe e limoni strappano parole di elo-
tempera su tela gio anche a coloro che seguitano a non digerire il cromatismo
Viareggio, Villa Argentina.
spesso azzardato delle sue coreografie paesane. Tra queste ultime
figurano in mostra Donne di Orgosolo in chiesa, poi acquistato
dalla Provincia di Nuoro, dalle gamme sobrie e dalla ritmica com-
positiva nettamente scandita, e I paraj (fig. 340), probabilmente
da identificare col dipinto dello stesso titolo oggi nella collezione
del Comune di Sassari. Come un altro olio coevo d’identico sog-
getto (fig. 339), quest’ultimo si può mettere in rapporto con l’inca-
rico di decorazione della sala consiliare del Municipio sassarese;
tormentata vicenda che, dalla commissione conferitagli informal-
mente nel 1931 ai ritardi dovuti a penuria di fondi, ai contrasti
con gli amministratori, troverà la sua conclusione in un’aula di
Tribunale. È la prima commissione pubblica ottenuta dal pittore,
che l’anno precedente aveva viceversa concluso un’altra impresa
decorativa per un privato, il conte Sant’Elia, nella cui villa di Via-
reggio aveva collocato una serie di pannelli raffiguranti un Matri-
monio persiano (figg. 335-336): un episodio, questo, destinato a
rimanere isolato nel percorso di Biasi, che attingendo alle minia-
ture islamiche vi sperimentava un registro ornamentale inedito,
funzionale alla cornice architettonica predisposta dal progettista
Alessandro Lippi.526
Il progetto studiato per il Comune di Sassari – in vista del quale vie-
ne attuata la raschiatura degli affreschi preesistenti nella sala – pre- 336
337. DONNE DI ORGOSOLO IN CHIESA proprio degli studi africani,531 e tra le quali spicca per intensità una
(1932 circa) maschera d’uomo ghignante dal cranio oblungo, che stampa sul
olio su masonite, cm 55 x 88,8
coll. Provincia di Nuoro. fondo un’espressionistica ombra scura.532 Dotatissimo ritrattista
Esposto nel 1932 alla terza Sindacale sarda (figg. 343-345), il pittore riserva a studi come questi, e in genere al-
di Sassari. le raffigurazioni di gente delle campagne o del proletariato urbano,
la sua più pungente capacità di caratterizzazione e di penetrazione
psicologica. Alla freschezza delle sue immagini di fanciulli contadi-
338. STUDIO PER LA DECORAZIONE ni – l’ironico Biasi sa fissare con serietà quasi tenera la composta,
DELLA SALA CONSILIARE DEL COMUNE remissiva goffaggine di una ragazzina di paese (figg. 347, 350) –
DI SASSARI (1931-32) fanno riscontro l’eleganza un po’ statuina e le carni porcellanate
tempera su carta, cm 29 x 25,5
Sassari, coll. privata. delle bimbe altoborghesi in posa sui cuscini del salotto, circon-
date da giocattoli che sono altrettanti simboli di status (fig. 348).
339. I PARAJ (primi anni Trenta) A volte il rapporto personale col modello spinge – specie nelle
olio su tela, cm 100,5 x 71
La Maddalena, coll. privata. raffigurazioni maschili, meno obbligatoriamente adulatorie – a
una resa più informale, come nel caso dell’industriale Salvatore
Azzena Mossa (fig. 346),533 colto con sicurezza priva di affetta-
zione nella tranquillità della sua casa di Stintino, con la giacca
estiva sbottonata rósa dalla luce che entra dal balcone; oppure è
la vivacità del soggetto – si veda l’immagine di un bimbo forse
della famiglia Berlinguer (fig. 349)534 – che traspare dalle stesure
rapide e animate.
Accanto alle ricerche pittoriche, i primi anni Trenta registrano un
crescente impegno dell’artista nella pratica incisoria, in cui la colla-
borazione di Zara si è dimostrata preziosa. Nel contesto di un gene-
rale risveglio italiano delle arti grafiche, la xilografia va attirando in
Sardegna sempre maggiore interesse. Oltre al gruppo trainante co-
stituito da Delitala, Dessy e Branca, vi si dedicano Ardau, Floris, Me-
lis Marini, Costantino Nivola; per non dire della leva di giovani tirata
su da Branca a Iglesias, nella scuola d’arte annessa al Liceo da lui di-
retto, e da Dessy a Sassari in un corso comunale d’incisione destina-
to a breve vita.535 Tanto fervore d’attività, mentre richiama l’attenzio-
ne della critica nazionale, che non tarda a parlare di una scuola
338 locale dell’incisione, finisce per legittimare la qualifica di arte “sarda” 339
232 233
341 䊱 342 䊲
340. I PARAJ (1931 circa) per eccellenza attribuita alla xilografia, di cui si rivendica un’atavica
olio su compensato, cm 100 x 150 discendenza dalla tradizione popolare dell’intaglio.536
coll. Comune di Sassari.
Esposto nel 1932 alla terza Sindacale sarda Nel gruppo regionale degli xilografi viene incluso anche Biasi,
di Sassari. presente fin dal 1933 in importanti rassegne del settore, in Italia e
341. FESTA PAESANA (1931-32)
all’estero; tuttavia tanto le sue scelte tecnico-stilistiche quanto le
olio su tela, cm 164 x 974 sue idee in materia d’incisione differiscono profondamente da
Tempio Pausania, stazione ferroviaria. quelle dei colleghi. Non solo, come abbiamo già visto, non si po-
342. FESTA PAESANA (1931-32) ne il problema dell’intaglio diretto, ma è ben lungi dall’arrovellarsi
olio su tela, cm 161 x 376 sui precetti tecnicistici che trovano credito nell’ambiente isolano: e
Tempio Pausania, stazione ferroviaria. pazienza se le sue stampe eseguite con matrici in linoleum (mate-
riale più docile, ma ritenuto meno nobile del legno) e con l’impie-
go di bulini a pettine (utili ad ottenere gli effetti pittorici desidera-
ti) attirano l’anatema dei puristi. In prima fila tra costoro è Branca,
che, assuntosi il ruolo di teorico, nega tout court lo statuto di inci-
sione al risultato di così eterodossi procedimenti, e respinge l’ope-
ra dell’artista come «compromesso tra pittura e disegno»;537 mentre
Ardau, l’antico collaboratore – risentito per essere stato messo da
parte senza complimenti538 – condanna a gran voce la linoleogra-
fia («graffiatissima stampa ottenuta con la grattugia sul lembo
meno logoro di un tappeto smesso da gabinetto di decenza»)539 in
un articolo di cui è ovviamente Biasi il bersaglio immediato,540 e
che dà l’esca a uno scambio di battute con Raffaele Angelo Oppo.
Salvo esprimere privatamente (e coloritamente) a Branca il proprio
disappunto,541 Biasi si guarda dall’intervenire in queste polemiche,
che rispecchiano peraltro vedute diffuse tra gli xilografi italiani.
Anche Luigi Servolini, sostenitore di un «razionalismo xilografico»
mirante a larghe sintesi di bianco e nero, e perciò in contrasto con
il descrittivismo e la ricerca chiaroscurale di Branca,542 condivide i
pregiudizi di quest’ultimo intorno alla linoleografia: pur ammet-
tendo ch’essa «tecnicamente non differisce dall’incisione di filo, e
dà sulla carta i medesimi risultati », la dichiara nettamente inferio-
re per valore artistico.543 La condanna, evidentemente, non è este-
tica ma morale (del resto un esperto come Branca prenderà per xi-
lografie, nel 1934, le stampe di Biasi in bianco-nero):544 la maggior
rapidità d’esecuzione rispetto all’incisione in legno consente di
343. SPOSA DI OLLOLAI (1935 circa) vendere i linoleum a prezzi competitivi (e nel caso di Biasi decisa-
olio su masonite, cm 47,5 x 34 mente modesti: al di sotto delle 50 lire).545
coll. Regione Sardegna.
L’artista, dunque, continua imperterrito per la sua strada. Alle
344. UOMO DI ORGOSOLO (anni Trenta) grandi linoleografie presentate alla Coloniale fa seguito, lungo tut-
olio su tela, cm 78 x 53 to il decennio, una non trascurabile produzione in nero e a colori:
Cagliari, coll. privata.
secondo i ricordi di Iginio Zara, circa 35 incisioni, raccolte in serie
345. RAGAZZA DI OLLOLAI (1935 circa) di sei e di tre sotto il titolo Vecchia Sardegna.546 Le prime due se-
olio su compensato, cm 71 x 48 rie in nero, ultimate nel 1934, contano fra i migliori esiti di Biasi,
coll. Regione Sardegna.
che programmaticamente vi riunisce i temi più rappresentativi ri-
346. RITRATTO DI SALVATORE AZZENA MOSSA correnti nella sua opera, innalzandoli ad emblemi di tutto un mon-
(anni Trenta) do figurativo: non a caso, scrivendo a Pandolfi, ne parlerà come
olio su compensato, cm 69 x 59
Sassari, coll. privata. del suo «testamento iconografico sulla Sardegna».547 La processio-
ne, l’uscita dalla chiesa, le donne alla fonte, i cavalli all’abbevera-
347. RITRATTO DI BAMBINA (anni Trenta)
olio su compensato, cm 56,5 x 43,8
toio, la massaia nella cucina rustica, il “ballo tondo”, la festa cam-
Cagliari, coll. privata. pestre, la serenata notturna: luoghi canonici della sua pittura, qui
resi con una condensazione formale di forte intensità espressiva.
348. RITRATTO DI PAOLA (1933)
olio su tela, cm 77 x 66 Tutti i mezzi stilistici a lui consueti (composizione di matrice foto-
Capena, coll. privata. grafica, sintesi grafico-volumetrica, contrasti luministici, vivo pitto-
ricismo) divengono funzionali a una rappresentazione in cui es-
349. RITRATTO DI BAMBINO (anni Trenta)
olio e tempera su tela, cm 57 x 45 senzialità e ricchezza visuale sembrano paradossalmente coesistere.
Sassari, coll. privata. Il fine tratteggio consentito dal bulino a pettine non è incentivo al-
la moltiplicazione dei dettagli, ma a una graduazione di toni desti-
350. RITRATTO DI MINTONIA (1935)
olio su compensato, cm 57,5 x 42 nata a suggerire lo scarto dei piani spaziali. Le figure, ridotte a pu-
coll. Regione Sardegna. re sagome o – in accordo ai più recenti interessi dell’artista – 343
238
344 345
346 347
242 243
351. LA CUCINA (1934 circa)
linoleografia, cm 35 x 30,3
coll. Regione Sardegna.
352. DONNE PRESSO UNA FONTE
(1934 circa)
linoleografia, cm 35 x 30,5
coll. Regione Sardegna.
353. BALLO IN COSTUME (1934 circa)
linoleografia, cm 35 x 30,3
coll. Regione Sardegna.
351
244 245
354 䊱 355 䊲 356 䊱 357 䊲 358 䊳
246 247
359. BALLO D’OLIENA (metà anni Trenta) scolpite dalla luce, si stagliano risolute contro quinte di paese scan-
cromolinoleografia, cm 27 x 40 dite da macchie bianco-nere, in alternanza alla sottile tessitura dei
coll. Regione Sardegna.
grigi; à plat e suggestioni di profondità, costruzione tonale e netti
contrasti cromatici convivono in rappresentazioni dal potente im-
patto figurale. L’arcana danza di uomini-colonna, tra il feticcio tri-
bale e Piero della Francesca; la matriarca che troneggia, chiusa nel
suo contorno piramidale, sugli oggetti di un interno non descritto
ma evocato dalla luce; la misteriosa processione notturna, lento,
spettrale corteo emerso dall’ombra profonda, sono immagini che
una volta viste è difficile dimenticare (figg. 351-358).
Più decorative nel sontuoso impianto cromatico, e spesso giocate su
una totale bidimensionalità che trasforma in profili da arazzo figure ed
elementi di paesaggio, sono le linoleografie a colori. Tutta in superfi-
cie è risolta ad esempio Ballo presso lo stagno di Cabras (fig. 360),
che trasponendo una tempera forse di poco anteriore (fig. 361) rita-
glia sull’ocra pallido del fondo le danzatrici e il fisarmonicista; e così
le scenografiche stampe dedicate alle maggiori feste di Sassari e di
Cagliari, I paraj (fig. 365), I paraj e i candelieri e soprattutto La pro-
cessione di Sant’Efisio (fig. 364), grande tavola in cui l’esotico corteo
si snoda come lungo fregio su un piano monocromo quasi privo
d’indicazioni ambientali. La dialettica di planarità e volume saggiata
nel bianco-nero emerge invece in lavori più tardi come «Corpus Do-
mini» a Fonni, Uomini e donna in chiesa, Uomo e donne alla fonte,
o il bellissimo Festa campestre – San Cosimo (figg. 362-363, 366-370).
Biasi si direbbe qui a tutto suo agio con una tecnica che rinnova in
lui il ricordo della vecchia esperienza di illustratore e gli consente di
mettere a profitto le indagini grafiche della fase “orientalista”. Se,
scrivendo a Carlo Alberto Petrucci (che nella sua veste di direttore 360
della Calcografia di Roma si rivela un contatto importante per l’intera
cerchia degli xilografi sardi), si dichiara insoddisfatto dei risultati,548 è perché gli effetti ottenuti gli sembrano ancora lontani dalle mete 360. BALLO PRESSO LO STAGNO DI CABRAS
che si è prefisso; queste sole importano alla sua visione, moderna- (1934-35)
cromolinoleografia, cm 23 x 35
mente esulante da ogni angusta considerazione tecnicistica. coll. Regione Sardegna.
Si è voluto recentemente vedere nella sua produzione incisoria de-
gli anni Trenta un momento d’incertezza creativa. L’artista, all’inver-
so, sa benissimo quel che vuole: una maggiore complessità di resa,
che superando limiti invalicabili secondo una tradizionale concezio-
ne del mezzo, lo trasformi in campo di ricerca; una sintesi attuata
non a scapito ma attraverso tutte le risorse che la tecnica può offrire.
Lo comprende Petrucci, che nel 1935, scrivendo su Pan degli xilogra-
fi sardi, lo dichiara «di tutti, il meno incisore, ma forse il più artista,
quello che ha da dire qualcosa di più specialmente e inconfondibil-
mente suo. La sua tecnica spregiudicata, originalissima, disorienta
chi la consideri dal punto di vista della tradizione e della ortodossìa 361. BALLO PRESSO LO STAGNO DI CABRAS
(prima metà anni Trenta)
di mestiere. È la risultante di una sensibilità ultra raffinata, essen- tempera su carta, cm 115 x 165,5
zialmente pittorica; di un tormento di ricerca sempre rinnovato. Oliena, Ristorante Su Gologone, sala Biasi.
Biasi è soprattutto un pittore, che ama il colore per il colore, al pun- 362. «CORPUS DOMINI» A FONNI
to di sacrificargli spesso la forma; e ne cerca equivalenze nel legno (seconda metà anni Trenta)
con vera passione e con ogni mezzo».549 cromolinoleografia, cm 22,7 x 34,7
Non una contraddittorietà derivante da scarsa chiarezza nei pre- coll. Regione Sardegna.
supposti, dunque, ma la consapevole unione di soluzioni diverse, 363. UOMINI E DONNA IN CHIESA
assoggettate ad un unico obbiettivo estetico. E poco importa se tal- (seconda metà anni Trenta)
cromolinoleografia, cm 23 x 35
volta – ad esempio in La cavalla bianca – questo obbiettivo non coll. Regione Sardegna.
viene raggiunto perché, come scrive l’artista, la «semplificazione e
arricchimento insieme di grigi sono venute a discapito della com- 364. LA PROCESSIONE DI SANT’EFISIO
(1934 circa)
posizione ».550 Quando la cercata alchimia di valori si realizza – e ciò cromolinoleografia, cm 47,5 x 90
avviene in gran parte delle sue stampe – Biasi attinge le vette del coll. Regione Sardegna.
panorama xilografico dell’epoca, meritandosi appieno l’elogio di
365. I PARAJ (seconda metà anni Trenta)
Emilio Zanzi: «la xilografia, quando è senza truccature, può tocca- cromolinoleografia, cm 89 x 48,5
359 re con semplicità il grandioso, quasi il monumentale ».551 coll. Regione Sardegna.
248 249
362 䊱 363 䊱 364 䊲 365 䊳
252 253
366
369
367
254 255
Una scelta di campo
257
372 373
372. DONNE DI SENNORI (anni Trenta) d’Arte Coloniale di Napoli. Nella rassegna, qualitativamente non
inchiostro acquerellato su carta esaltante, a detta dello stesso Biancale che la presenta in catalo-
Capena, coll. privata.
go,557 Biasi figura con una serie di piccole tempere e due oli; «Cose
373. DONNE ALLA FONTE (metà anni Trenta) fini » – scrive a Pandolfi558 –, ma che non trovano grande eco sulla
tempera su carta, cm 19,7 x 27,2
coll. Regione Sardegna. stampa. La sola recensione che riserva loro qualcosa di più di una
frase en passant è quella pubblicata da L’Unione Sarda, in cui pun-
374. PROCESSIONE A FONNI tualmente ricompaiono i luoghi comuni del razzismo colonialista: i
CON STENDARDO (anni Trenta)
olio su tela, cm 70 x 90 negri segnati dal «marchio di una derivazione belluina», i «corpi
Sassari, coll. privata. nudi nella loro pelle camaleontica o rivestiti di drappi grotteschi »,
375
la negra «con prolissità d’arti scimmiesca, distesa con malizia in- 375. PROCESSIONE A FONNI (metà anni Trenta)
genua ed elementare sulla stuoia», e via su questo tono.559 Un ri- tempera e gessetto su carta, cm 75 x 100
coll. Regione Sardegna.
salto maggiore ha nella mostra la presenza – con una sala perso-
nale – del conterraneo Cesare Cabras, cui si riconosce, come
qualità «principale in un sardo», «l’assenza del Sardismo, di cote-
sta formula che inquina tanta pittura di quella regione che l’ha
legata al piede come un impaccio insuperabile ».560 Se si eccettua
Figari (cui la posizione di segretario del Sindacato assicura co-
munque laute commesse e un posto purchessia nelle mostre na-
zionali), a metà degli anni Trenta sono Cabras e Pietro Antonio
Manca561 gli artisti isolani meglio attrezzati per navigare nelle agi-
tate acque dell’arte italiana: il primo è noto come “il pittore delle
aie campidanesi” incendiate di sole, il cantore di un mondo agre-
ste semplice e sano, in perfetto accordo con la politica ruralista
del fascismo;562 del secondo si apprezza come prova di modernità
il colorismo sfatto e affocato, così lontano dalla pittura di Biasi da
costituirne l’antitesi.
A parte la Coloniale e le sporadiche uscite come incisore nelle ras-
segne specializzate, a quest’ultimo non resta che dedicarsi alla sce-
na sarda e alla vetrina annuale delle mostre sindacali. È soprattutto
nelle sindacali che viene presentando una produzione nella quale
convivono, come si è visto, diverse soluzioni espressive. Accanto
alle grafie sintetiche, venate di umori espressionisti, riservate ai di-
segni o alle piccole tempere su carta nera (figg. 372-373), e al tocco 376. FANCIULLE IN FIORE (1935 circa)
sciolto adottato nelle grandi fantasmagorie paesane a tempera e a tempera su compensato, cm 99,5 x 139,5
coll. Camera di Commercio di Nuoro.
gessetto (fig. 375), troviamo il realismo degli studi di teste e dei ri- Esposto nel 1935 alla sesta Sindacale sarda
374 tratti di contadini, i modi più decorativi della ritrattistica borghese e di Sassari
258 259
376
377. CANTORI DI CABRAS (1935 circa)
tempera e gessetto su carta, cm 77 x 119,6
Sassari, coll. privata.
378. DANZATRICI E SUONATRICE
DI FISARMONICA (1935 circa)
tempera su compensato, cm 99,5 x 140
Nuoro, coll. privata.
377
379
262 263
380. PAESE CON CAVALLI (1934 circa)
olio su tela, cm 85 x 75
coll. Provincia di Sassari.
Esposto nel 1934 alla quinta Sindacale sarda
di Sassari
380 381
Triennale milanese del 1933), dà sensibile rilievo alle ricerche dei Trascinato da una vis polemica che spara colpi a destra e a manca 381. ALL’ABBEVERATA (seconda metà anni Trenta)
romani, da Cagli a Ceracchini, da Mafai a Scipione (cui viene dedi- (e non di rado coglie nel segno), il pittore compie una sconcertante olio su compensato, cm 48 x 79,5
Sassari, coll. privata.
cata una retrospettiva), e vede presenti con sale personali o con inversione di rotta. Lui che sei anni prima aveva invitato i colleghi
gruppi di opere tutti i più significativi artisti italiani del momento. sardi a non liquidare frettolosamente le ultime tendenze come bluff
Nonostante il principio di giustizia distributiva applicato nella mo- concertato da critici e mercanti, adesso parla di «camorre intellettua-
stra, però, Biasi non è invitato neppure questa volta. A parte perso- li», «combutte di malversatori», «pervertimenti del gusto artifiziati»; lui
naggi come Sinòpico e Bernardino Palazzi, che hanno da tempo che esortava a far tesoro delle tormentate esperienze dell’avan-
quasi del tutto reciso i legami con la regione d’origine, dei sardi fi- guardia, si scaglia contro «le perverse grazie del cosmopolitismo», «il
gurano a Roma solo i pittori Pietro Antonio Manca, Cesare Cabras, veleno che filtra dalla dogana», e arriva ad invocare – con un di-
Melkiorre Melis, gli scultori Eugenio Tavolara, Albino Manca e (in scorso di chiaro timbro razzista – l’intervento dello Stato in difesa
veste di xilografi) Dessy e Delitala. Eccezion fatta per il solito limbo di un’arte definita come la più genuina estrinsecazione della Stirpe.
degli incisori, nella scelta ha giocato in primo luogo la discriminan- L’antisemitismo che qui affiora si ricollega a una vena della cultura
te antifolklorista, alla quale si deve la mancata inclusione di artisti di Biasi alimentata dalla conoscenza di polemisti cattolici come
come Floris e lo stesso Figari, che l’usbergo di segretario regionale Léon Bloy, Louis Veillot e Barbey d’Aurevilly;567 frequentazioni risa-
del Sindacato non è valso a difendere.565 lenti agli anni giovanili, ma la cui suggestione ora riemerge nel cli-
Per Biasi si tratta di un colpo durissimo, e poco vale a consolarlo il ma delle prime campagne antiebraiche lanciate dal Regime Fascista
fatto che tra i respinti vi sia anche il suo vecchio antagonista: anzi, di Farinacci.568 Allo stesso ambito di riflessioni si lega, in questo mo-
in ciò legge una ulteriore conferma della programmatica emargina- mento, la lettura (o la rilettura) delle opere di Darwin.569
zione di tutta la situazione regionale. È dunque sull’onda di un’irri- Alla denuncia del monopolio esercitato sul mercato artistico dagli
tazione momentanea (lo si sa facile agli scoppi d’ira), ma soprattut- ebrei (la «Ditta Coen & C.») Biasi unisce le sferzanti ironie rivolte
to di una motivata preoccupazione, che nella primavera del 1935 contro la critica. Ossequioso verso Ojetti, di cui elogia l’indipenden- 382. VEDUTA DI OLIENA
riveste idealmente la toga d’avvocato per stendere due virulenti li- za di giudizio, in dissenso nei confronti dell’esclusivismo avanguar- (seconda metà anni Trenta)
olio su compensato, cm 40,2 x 51,5
belli, La I e la II Quadriennale. Comparsa conclusionale e I parenti dista della Sarfatti, riserva le sue più pungenti battute ai colleghi che Sassari, coll. privata.
poveri. Postilla alla comparsa conclusionale sulle Quadriennali. scrivono, come Oppo e (soprattutto) Carrà. Infine, distribuisce maz-
Scritti nello stile frammentario e aforistico a lui consueto, conditi zate contro i protagonisti della seconda Quadriennale: da Severini a 383. PROCESSIONE DELL’ASSUNTA
NEL GOCEANO (1934 circa)
con «le spezierie dell’Analogia e della Metafora ed il sale più o me- De Chirico, da Mafai a Donghi, da Cagli a Ceracchini, non uno sfug- olio su tela, cm 68,7 x 138
no attico dell’Apologo»,566 i due opuscoli contengono una veemen- ge ai suoi ben indirizzati strali. coll. Regione Sardegna.
te requisitoria contro la gestione di Oppo e, al di là della faccenda Al di là del rancore, a guidare Biasi è la sofferta consapevolezza dei
384. BALLO TONDO (metà anni Trenta)
contingente delle mostre romane, contro buona parte del mondo meccanismi di avvicendamento che nella logica del Moderno gover- olio su tavola, cm 69,5 x 64
artistico italiano del momento. nano l’ambiente artistico, o, come oggi diciamo, il sistema dell’arte; Cagliari, Galleria Comunale d’Arte.
264 265
382
䊴
383
䊴
384
䊳
266 267
385. PROCESSIONE (anni Trenta) progressiva dei sardi (i parenti poveri cui allude il titolo) dalla
tempera su carta, cm 12,8 x 26,3 geografia dell’arte nazionale, e fa appello a Maraini perché inter-
Cagliari, coll. privata.
venga ad arrestarla, infoltendo la rappresentanza della regione a
Venezia e consentendole di apparire come gruppo.
Per cominciare, discute l’accusa di folklorismo, spada di Damocle
che perennemente minaccia l’arte isolana: perché tanta ostilità
contro il foklore sardo, quando si accetta una stucchevole Arcadia
di contadini e pastori da presepio? Un ruralismo che si vuol gabel-
lare per “arte fascista”, al quale Biasi contrappone la ricerca, que-
sta sì in perfetta aderenza ai tempi, di Sironi e Rambelli (e, va no-
tato, sono questi gli unici nomi lasciati indenni dalle sue raffiche,
insieme a quelli di Longanesi, Maccari e dell’amico Bucci tra le file
385
della critica).
un sistema che già negli anni Trenta cominciava ad assumere, sia Ma la parte centrale dello scritto è dedicata a un’appassionata dife-
pure in modo rudimentale, la fisionomia odierna. La legge inflessi- sa del proprio mondo figurativo, che conduce il pittore a precise
bile del ricambio generazionale, del nuovo a tutti i costi, del conti- enunciazioni di poetica. Nucleo del suo discorso è il rifiuto delle
nuo superarsi delle tendenze, di cui è corollario l’identificazione tesi surrealiste sulla centralità dell’inconscio nel momento creati-
delle personalità artistiche con la loro fase stilistica iniziale e il relati- vo, e dei vari primitivismi, “infantilisti” o “negri”, ad esse collegati:
vo appiattimento su di essa del percorso ulteriore; l’automatica mar- una presa di posizione che da parte sua può giungere inattesa, 387
ginalizzazione delle situazioni periferiche; il ruolo svolto dalla criti- ma che va letta all’interno di un contesto profondamente mutato
ca e dalla stampa, ai diversi livelli, nella costruzione di “casi” artistici rispetto a quello di una decina d’anni prima. Il primitivismo sur- 387. Bozzetto per illustrazione del volume
realista è altra cosa da quello diffuso nelle cerchie artistiche d’an- Arte Sarda (1934 circa)
di successo tramite accorte operazioni mercantili, sono i temi solle- tempera e matita su carta, cm 20 x 16,3
vati, esplicitamente o implicitamente, dalla Comparsa, la cui chiusa teguerra e, nella variante radicale rappresentata nei primi anni Oliena, coll. privata.
– con la rivendicazione del rispetto dovuto a «una classe che ha la- Trenta da Bataille e dal gruppo di Documents,571 da quello estetiz-
vorato e che non deve essere derisa, sia che invecchi, sia che sia in- zante divenuto moneta corrente nella cultura figurativa degli anni
vecchiata»570 – tradisce l’amarezza del pittore. Venti. Se quest’ultimo era fondamentalmente un mezzo per la
Nel secondo pamphlet, uscito a due mesi di distanza dal primo conquista della purezza essenziale della forma, il surrealismo tro-
con la dedica al ministro dell’Educazione Nazionale De Vecchi di va il primitivo nelle manifestazioni regressive di un inconscio che
Val Cismon, Biasi affronta direttamente il tema della cancellazione apre la strada all’informe. Biasi, affascinato dal primitivo fuori, in
cui scorge uno strumento per la conferma della propria identità,
non può accettare l’idea del primitivo dentro, che quella identità
mette in crisi. 388. DONNA DI IGLESIAS
bozzetto per illustrazione del volume
Contro l’esaltazione surrealista delle «manifestazioni incontrollate Arte Sarda (1934 circa)
del psichismo inferiore », afferma che la radice dell’arte va cercata tempera e matita su carta cm 21 x 15
unicamente nel reale. Tenuto in serbo nel profondo della coscien- Oliena, coll. privata.
za, questo – se sollecitato da determinati stimoli – è pronto a rie-
mergerne con «quelle deformazioni che sono chiamate le stilizza-
zioni della memoria».572 Il punto di partenza restano ancora le tesi
bergsoniane (la visione artistica come potenziamento della perce-
zione ordinaria, la memoria come fonte dell’esperienza estetica),
ma Bergson non viene mai citato, se non a titolo d’influsso perico-
loso, in riferimento a De Pisis;573 si direbbe che, pur continuando
ad accettarne le teorie, Biasi cominci a prendere le distanze dall’au-
tore. Alla suggestione del filosofo aggiunge inoltre quella consenta-
nea dell’opera di Proust, cui appartiene la definizione «stilizzazioni
della memoria»,574 e di cui l’artista è lettore affezionato (proprio nel
1935 intitola proustianamente Fanciulle in fiore un dipinto esposto
alla Sindacale sarda).
Tra le divergenti posizioni estetiche contemporanee, Biasi – applican-
do una chiave di lettura squisitamente decadente – scorge quale co-
mun denominatore una sovrapposizione del «concetto successivo del-
la musica a quello simultaneo della pittura».575 Come accade con la
musica, le risonanze emotive suscitate dall’opera d’arte visiva interagi-
scono con l’attività fantastica di chi guarda «con un prolungo di accor-
di e dissonanze sospeso e continuato come può essere il vibrare del
suono, nelle canne di un organo». Ebbene, sostiene il pittore, per in-
nescare un simile processo un luogo come la Sardegna può offrire
386. DONNE DI ORGOSOLO (1934 circa)
acquerello su carta, cm 25,6 x 23 una folla di sollecitazioni di straordinaria vivezza, con la sua antica e
coll. Provincia di Nuoro. 386 stratificata civiltà, gli indimenticabili spettacoli della sua tradizione 388
268 269
391 392
popolare e la magnifica ricchezza della sua cultura materiale: «perché 389. PROCESSIONE DEL CRISTO
tanti mondi si compenetrano in questa isola navigante nel Mediter- (metà anni Trenta), tempera su carta, cm 32,3 x 50
Sassari, coll. privata.
raneo. E tutto ciò che è avvenuto in questo mare, vi ha lasciato una
traccia». «La Sardegna – conclude – è un paese povero e quel che di 390. SETTIMANA SANTA IN BARBAGIA
(fine anni Trenta), olio su cartone, cm 70 x 91
meglio ci si può trovare, è ancora un poco di poesia. La poesia che coll. Regione Sardegna.
sembra fuggire da tutte le contrade» e che vi si scorge «nei fiori agre-
sti, nell’occhio di una donna… Nel coro sconsolato dei pastori, che si 391. PROCESSIONE DEL CRISTO
(metà anni Trenta)
espande come un lamento, come un’orchestra di strumenti scono- tempera su carta, cm 24,5 x 34
389 sciuti … E sale al cielo come una preghiera». Sono – espresse con un Sassari, coll. privata.
trasporto vibrante di orgoglio e di sincero amore – idee che hanno 392. S’ISCRAVAMENTU (metà anni Trenta)
guidato l’artista fin dalla giovinezza, alle quali non si stanca di tornare tempera su carta, cm 25 x 25
negli scritti privati e nella conversazione: «Ho viaggiato in Sardegna Roma, coll. privata.
per circa trent’anni – dichiara in una lettera – … Il mio paese mi pia-
ce, mi ha commosso, l’ho ritratto e lo ritrarrò finché avrò il piacere di
lavorare»;576 e a Petrucci, nel 1934: «Mi dispiace però: sempre… Sar- 393. PROCESSIONE DEL CRISTO
(metà anni Trenta)
degna. Che vuole io amo questo mio paese che… mi commuove».577 tempera e pastello su carta, cm 22,7 x 28,7
Non senza motivo, rievocando più tardi il profondo legame dell’arti- Cagliari, coll. privata.
sta con la sua isola, Eugenio Tavolara avrebbe scritto: «la Sardegna
394. CROCIFISSIONE (metà anni Trenta)
non fu quindi per lui un pretesto pittorico … Fu piuttosto la ragione tempera con vernice lucida su carta
della sua vita, della sua arte, della sua fatica umana».578 cm 19,2 x 15,5, Cagliari, coll. privata.
270 271
395 397
All’emozione e all’entusiasmo estetico si accompagna, ne I parenti Testimonianza dell’amore più che trentennale del pittore per la
poveri, la malinconica constatazione che la terra a lui cara va incon- Sardegna è pure il volume Arte Sarda, che, nato dal lavoro svolto
tro a trasformazioni irreversibili: anche in Sardegna il «rullo com- con Giulio Ulisse Arata una quindicina d’anni prima, è finalmente
pressore della civilizzazione standardizzata» si avvia a demolire il pubblicato proprio all’inizio di quel 1935 che vede la sortita pole-
passato, anche qui, in molti villaggi dove è scomparsa la regalità mica delle Comparse. Uscito in una veste editoriale ricca ed ele-
del costume, «la gente è divenuta miserabile, indossando definiti- gante, il volume comprende, accanto ai testi di Arata apparsi a suo
vamente la divisa della povera gente ».579 tempo su Dedalo, le riproduzioni di una serie di tempere di Biasi:
piccoli schizzi in bianco su carta nera, utilizzati come fregi o capi-
lettera, e composizioni più dettagliate in grandi tavole a colori fuo-
ri testo. I primi (fig. 385) mostrano le rapide stenografie impiegate
dall’artista fin dagli anni Dieci negli studi a tempera monocromi, le
seconde rivelano un aggiornamento dei suoi modi d’illustratore,
ora caratterizzati da stesure sciolte e al tempo stesso ferme e da
campiture di colore brillante, che il contorno non circoscrive ma si
limita a commentare; qua e là, poi, il pittore sembra rielaborare ico-
nografie risalenti al momento della prima concezione del libro.580
Mentre le tavole con figure femminili appaiono spesso – fatta salva
l’efficacia grafica – di un decorativismo un po’ stereotipo (figg. 387-
388), in alcune scene collettive la semplificazione cromatica finaliz-
zata alla riproduzione si traduce in una maggiore icasticità rappre-
395. PROCESSIONE A OLLOLAI (1936-37 circa)
tempera e pastello su carta, cm 110 x 140
sentativa (fig. 386).
Sassari, coll. privata. Maturato in un momento in cui, alle soglie degli anni Venti, l’interes-
se per il folklore portava a contemplare la possibilità di un suo uti- 397. PROCESSIONE CON STENDARDI
396. PROCESSIONE (anni Trenta) (seconda metà anni Trenta)
inchiostro acquerellato su carta lizzo come elemento ispiratore di una moderna produzione di arti olio su tela, cm 70 x 90
Capena, coll. privata. 396 applicate, il volume ha nel corso del tempo visto mutare i propri Roma, coll. privata.
272 273
presupposti di partenza; il rifiuto delle tendenze regionaliste in no- 399. SANTA GRECA (1933-36)
me di uno stile nazionale italiano, l’insorgere del razionalismo con foto d’epoca.
Esposto nel 1936 alla Biennale di Venezia.
il suo dettato di nudità e funzionale semplicità, hanno infatti porta-
to a logorarsi velocemente l’ipotesi di una continuità tra arte colta e 400. CORPUS DOMINI (1933-36)
foto d’epoca.
produzione rustica. Arte Sarda finisce così con l’apparire quale do- Esposto nel 1936 alla Biennale di Venezia.
cumento di un’ambiguità. A dispetto del titolo (che susciterà infatti
più d’una critica), la prefazione traccia un confine invalicabile tra la
creazione popolare e quella colta, affermando che «la produzione
regionale paesana non può né deve imbastardirsi nell’empirismo
speculativo di una male interpretata modernità né essere applica-
ta … alla piatta e uniforme produzione attuale ».581 Parole in cui ri-
suona chiara la condanna di tutte le esperienze del Déco isolano,
scaturite proprio dall’ipotesi – già condivisa da Biasi nel 1919, ai
tempi della costituenda S.S.A.A. – di una modernizzazione del re-
pertorio formale della tradizione contadina. 399
401
inchiostro e tempera su carta, cm 25 x 22 tento descrittivo, una volontà di sintesi radicale scarnifica gli ele-
coll. Regione Sardegna. menti della rappresentazione: il Cristo distorto e rinsecchito come
un albero combusto, la nera sagoma del prete e quelle triangolari
delle oranti, il paesaggio squallido e riarso. La mancanza di caratte-
rizzazione dei personaggi sposta l’accento dalle presenze individua-
li alla coralità della preghiera; non a caso, una stilizzazione affine,
ma ancor più decisa, è impiegata all’artista per evocare – in alcuni
studi e dipinti d’ambiente arabo588 – un’analoga situazione collettiva 403. CORO A QUATTRO VOCI (1936-37 circa)
olio su compensato, cm 80 x 90
nel contesto di una diversa religione. In entrambi i casi l’espressione coll. Regione Sardegna.
comunitaria della fede non è pretesto ad una variopinta messinsce- Presente nel 1937 all’Esposizione
na esotizzante, ma luogo di dolorose epifanie, manifestazione del Universale di Parigi.
turbamento umano di fronte al mistero dell’esistenza: una ricerca 404. CANTORI (1937)
che trova toni quasi visionari in una piccola tempera (fig. 394) in cui foto d’epoca.
il crocefisso giganteggia sulla metafisica desolazione di una landa 405. NUDI AL BAGNO (1932-36)
spoglia e giallastra. Anche quando la rappresentazione del rito com- foto d’epoca.
prende un gran numero di comparse (figg. 395-397), l’aspetto domi-
406. SCENA DI DANZA (anni Trenta)
nante è un senso di concentrato raccoglimento e non più la raffigu- olio e tempera su cartone, cm 69 x 89
razione del costume, l’esibizione del caratteristico. Sassari, coll. privata.
Del resto, il mutamento non interessa soltanto le scene religiose.
407. MATTINO (1932-36)
In tutta – o quasi – l’opera dell’artista gli anni Trenta segnano una olio su compensato, cm 94,5 x 94,5
402 deliberata, progressiva rinuncia alle tentazioni del “colore locale”, 404 Cagliari, coll. privata.
276 277
405
406 407
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la programmatica ricerca di un’austerità formale che sacrifica all’in- non rispecchia più una cultura discesa a noi attraverso i millenni, 409. FESTA DI NOSTRA SIGNORA DEL RIMEDIO
tensità dell’espressione le gioie della descrizione e dell’ornamento. ma la radice stessa della condizione umana. (fine anni Trenta)
olio su cartone, cm 70 x 90,5
Non solo il rifiuto del mondo contadino arcadico e zuccheroso, Nel frattempo “il battagliero pittore” (come ora viene spesso defi- coll. Regione Sardegna.
dei pastori “da presepio” sbeffeggiati nelle Comparse, quindi, ma nito) è sceso nuovamente in lizza nell’agone nazionale. La corag-
l’abbandono degli aspetti più gradevoli e accattivanti della propria giosa presa di posizione attuata con le Comparse gli ha procurato
visione. Certo Biasi doveva pensare a se stesso quando, nel 1941, l’invito per la Biennale del 1936;590 vi espone, insieme ad alcune
scriveva a proposito dell’amico Giovanni Ciusa Romagna: «Quali stampe, due grandi tele591 ancora legate alle ricerche precedenti,
tormenti d’artista, quante ansie, quante difficoltà per tenere a in cui le inflessioni realistiche suggerite dall’occasione si innesta-
freno gl’invadenti motivi colorati … Quante rinunzie, quante do- no su un impianto di stilizzato primitivismo (figg. 399-400). Nello
lorose soppressioni sono state necessarie per la selezione dell’es- stesso anno, il premio ottenuto alla seconda Esposizione Interna-
senziale. Perché nulla determina in modo più potente la forma zionale di Xilografia di Varsavia offre una sanzione ufficiale alla
come questa selezione ».589 sua attività di incisore, e una mostra alla galleria Palladino di Ca-
Sempre più di rado s’incontra nei suoi dipinti il lusso abbagliante gliari inaugura la serie di fortunate personali che lo impegneran-
dei costumi delle feste: pastori, donne e contadini indossano il po- no fino al 1938.
vero abito quotidiano, che non ne intacca tuttavia la dignità del Accompagnata da un serrato battage della critica locale, la rassegna
portamento; gli spunti aneddotici più evidenti sono soppressi; un cagliaritana gli restituisce fiducia e lo prepara al rientro sulla scena
senso di solitudine e d’incomunicabilità sembra aleggiare anche milanese. Qui la personale allestita alla Dedalo nel febbraio 1937,
sui momenti della socialità paesana; le notazioni umoristiche sono aperta sotto l’auspicio beneaugurante di una visita di Maraini, è ac-
definitivamente scomparse, lasciando il posto a un grottesco che colta con un successo che per l’artista ha tutto il sapore di una ri-
assume spesso risvolti drammatici. Biasi intende insomma restitui- vincita: «Non era un ritorno facile il mio – scrive a Tavolara – e in
re della Sardegna un’immagine vera; ma ciò non significa affatto tutti i casi non è facile conciliare il gradimento del pubblico e
rappresentarla veristicamente. La realtà che egli insegue è in ogni quello dei critici e degli artisti. Credo quindi di aver riconquista-
caso una realtà interiore; sottrarre il mondo contadino alla dimen- to l’ambiente ».592 L’esito critico e commerciale della mostra sem-
sione fantastica ed esotizzante del folklore non vuol dire restituirlo brano dargli entrambi ragione: alle cospicue vendite (anche ad
408. PROCESSIONE (seconda metà anni Trenta) 410. PASTORE CON CAVALLI (1932-36)
olio su cartone, cm 51,2 x 69,5 alla concretezza delle dinamiche sociali. La campagna di Biasi è e ri- istituzioni museali)593 vanno uniti i pareri favorevoli dei recensori. tempera e gessetto su carta, cm 80 x 107
coll. Regione Sardegna. mane un luogo immutabile, perennemente statico; solo che adesso Il Popolo d’Italia e il Corriere della Sera sottolineano il rinnovamento Sassari, coll. privata.
280 281
412. ABBEVERATOIO IN LOGUDORO
(fine anni Trenta)
olio su cartone, cm 46,5 x 64,3
coll. Regione Sardegna.
413. ALLA FONTE (fine anni Trenta)
olio su cartone, cm 55,5 x 69,7
Cagliari, coll. privata.
412
411
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sintonia – malgrado la diversità delle scelte formali – con il bordone
espressionistico-vitalistico che attraversa tutto il decennio, dai primi
accordi della scuola romana al finale a piena orchestra di Corrente.
Caratteri simili a quelli dei Cantori si ritrovano in una serie di tele
con bagnanti, eseguite a partire dal 1932 (figg. 405, 407), in cui le
maliziose odalische egiziane si son mutate in slanciate apparizioni
scultoree sbalzate dal controluce, immerse in atmosfere incantate
e malinconiche, più vicine al radicale primitivismo dei disegni afri-
cani (una di esse deriva da uno schizzo degli anni Venti, intriso di
riferimenti all’arte faraonica)598 che alla sua addomesticata trascri-
zione in pittura. Legati alle fantasie orientaliste sono, nella mostra
del 1937, alcuni oli e tempere con scene di danza, dal cromatismo
più vario e dalle cadenze compositive più animate, analoghi ad al-
tri oggi in collezione privata (fig. 406).
Alla mostra milanese fanno seguito le personali allestite a Lecco, a
Gallarate e a Biella. La seconda è presentata da Enrico Somarè con
uno scritto folto di lodi generiche, culminanti nel riconoscimento
del “progresso” compiuto dall’artista.599 Questi, dal canto suo, non
esita adesso a dichiarare «uomo di cultura e qualità eminenti –
probabilmente il migliore dei nostri scrittori d’arte »600 il critico co-
masco, sostenitore fin dagli anni Venti di una linea conservatrice
tesa a riproporre nella contemporaneità i valori dell’ottocentismo
minore, di tono moralistico-contenutistico.601 La mostra allestita a
Milano da Pesaro, nel marzo 1938 (la galleria, in forte crisi, era sta-
ta proposta gratuitamente al pittore), conferma il buon risultato
delle precedenti, ed è segnalata da Marangoni e da Calzini con ar-
ticoli riccamente illustrati.602
I consensi ottenuti dalla svolta del 1936 non conducono tuttavia 415
286 287
Quel tanto di acredine strapaesana che ancora innerva e sostiene
queste rappresentazioni si dissolve poco dopo, dando luogo a una
fase creativa che costituisce all’interno del percorso di Biasi un
momento di netta involuzione, un episodio innegabilmente re-
gressivo. Alcuni lavori databili allo scadere del quarto decennio e
ai primi del quinto registrano infatti una sterzata in direzione veri-
stica (fig. 418), contraddistinta dal ricorso al modello fotografico
(fig. 419) non più quale punto di partenza di un’autonoma avven-
tura formale, ma quale tramite per una cruda aderenza al dato visi-
vo. L’esempio più chiaro di questi sviluppi è dato dall’olio Donne
di Oliena (fig. 420), probabilmente da identificare con Il caff è
esposto nel 1941 a Nuoro,605 frutto del malriuscito connubio tra il
bozzettismo rispondente a una sviata esigenza realistica e la ricer-
ca di un’intonazione compostamente solenne. La volontà di pre-
sentare del mondo paesano un’immagine “sana”, pulita e gradevo-
le si traduce in immobilità raggelata, in cui stride la pretesa dei
gesti falsamente naturali e il frigido, cartolinesco atteggiarsi di una
delle donne (fig. 421). Non è forse eccessivo scorgere in simili esiti
un momentaneo consentimento di Biasi ai precetti dell’arte “di re-
gime”, nel momento in cui la contrapposizione tra il farinacciano
Premio Cremona e il Premio Bergamo di Bottai andava radicaliz-
zando lo scontro tra il versante reazionario e quello più avanzato
dell’arte italiana.606
La poetica della memoria e della nostalgia coltivata dal pittore fin
dagli esordi era giunta poco prima ad accordarsi con le tendenze
neoromantiche proprie degli anni Trenta. In un’Europa caratteriz-
zata, e non solo nei paesi totalitari, dall’emergere dei temi del ri- 417
chiamo alla terra, dell’antiurbanismo, della messa in discussione
della tecnologia, il «ritorno all’ordine » del dopoguerra aveva cedu- strategici seguiti a queste ultime. Fortunatamente, i risultati ne sa-
to il passo a un «ritorno all’uomo » in cui l’astrattezza metafisica e i ranno abbastanza circoscritti; il coinvolgimento dell’artista negli
ricordi dell’avanguardia andavano sempre più stemperandosi. Nel assunti ideologici del regime, anche in questa fase, continua ad es-
contesto di quello che in riferimento alla Francia è stato definito un sere limitato. Lo conferma il carattere “professionale” e sostanzial-
processo di «rusticizzazione del moderno »607 (ma la definizione si mente distaccato del suo impegno nella decorazione murale, la cui
può benissimo estendere) la ricerca di Biasi non poteva che inserir- seconda ondata alla fine degli anni Trenta, sterilizzata della genero-
si con piena naturalezza, una volta lasciate cadere le connotazioni sa utopia sironiana, assume un tono meno spontaneo e più istitu-
più estetizzanti del suo discorso regionalista. Quando, verso la fine zionale, in diretta dipendenza dall’architettura.608
del decennio – con l’irrigidirsi della dittatura, il suo avvicinamento Biasi si era attivato tempestivamente per ottenere e far ottenere ai
al nazismo e le leggi razziali – nella cultura artistica italiana si defi- colleghi isolani le commesse legate ai nuovi edifici pubblici che si
niscono con chiarezza gli schieramenti, il pittore sceglie la parte andavano innalzando a Sassari, a Cagliari e nelle nuove città fon-
sbagliata: una scelta che poco nella sua opera sembrava preparare, date in Sardegna dal fascismo. Fin dal 1937 aveva scritto a Oppo609
malgrado le avvisaglie verbali lanciate dalle Comparse e i contatti (con il quale evidentemente gli attacchi di due anni prima non ave-
vano distrutto ogni rapporto) per sollecitarne un intervento a tute-
la degli artisti sardi, rinforzando la domanda con una ben mirata
intervista rilasciata a Il Giornale d’Italia.610 È questo – va detto –
l’ultimo segno di una sua fattiva preoccupazione per la situazione
figurativa regionale: rimasto senza effetto pratico l’appello per una
valorizzazione in termini collettivi dei parenti poveri della Sarde-
gna, nella seconda metà del decennio l’artista (assorbito dal pro-
prio recente rilancio nazionale e dalla fitta serie di personali, che
nel 1938 non gli lasciano neppure il tempo per mandare qualcosa
alla Biennale di Venezia) va gradualmente perdendo interesse per
un contesto fattosi sempre più asfittico e provinciale. Non solo la
sua partecipazione alle sindacali si riduce a un puro atto di presen-
za, ma è lungi dall’entusiasmarlo la stessa prospettiva di un’uscita
esterna del gruppo sardo, di cui scorge con lucidità i limiti. «Non ho
alcuna fiducia nella produzione dei colleghi sardi – confida a
416. LAVANDAIE Tavolara –. Mi ha deluso definitivamente Cabras. Carmelo è sul-
(fine anni Trenta-primi anni Quaranta) 417. LAVANDAIE, (1940 circa)
olio su cartone, cm 40 x 59,5 l’orlo di qualche cosa dove non è entrato ed ho paura che non en- olio su faesite, cm 50 x 77
Oliena, coll. privata. 416 tri. Manca ha peggiorato … Chi dunque? ».611 Piacenza, Galleria Ricci Oddi.
288 289
418. DONNA DI BUSACHI poco autorevole Giustizia, la figura della Pace e lo sfondo “sironia-
(seconda metà anni Trenta) no” di ciminiere affiancate da torri e broletti medievali rientrano
tempera su cartone, cm 46,1 x 35
coll. Provincia di Nuoro. – all’ombra scaramantica del grande fascio littorio617 – nella norma
arcaico-classica fissata dalle decorazioni del Palazzo milanese.
Tutta di Biasi è però la preziosa ricerca cromatica, impostata su
gamme calde, intrise di una luce di crepuscolo, vibranti sull’oro e
l’argento dello sfondo.
Il risultato, oltre ad attirargli le critiche non del tutto ingiustificate
dei colleghi, lascia probabilmente insoddisfatto lui per primo; tan-
to è vero che quando, poco dopo, si concreta la commissione del
lavoro di Fertilia, l’artista decide di affiancare al mosaico l’affresco,
attraverso il quale può far valere anche sulla parete il proprio indi-
scutibile talento pittorico. Alla totale inesperienza in questa tecnica
tenta di por rimedio ricorrendo ai consigli di Pandolfi,618 che all’at-
tività di ceramista unisce quella di frescante e che va ultimando
proprio nel 1940 un ambizioso intervento decorativo nella Casa del
Fascio di Gallarate. Accanto al mosaico absidale, un Cristo fra due
angeli ispirato a illustri antecedenti medioevali, Biasi progetta una
Natività e una Deposizione per la navata, e Quattro Evangelisti per
le cappelle laterali.619 Come si apprende dalla corrispondenza con
Pandolfi, l’obbiettivo dell’artista è trasferire nella pittura murale i
procedimenti da lui adottati solitamente nell’olio e nella tempera: il
ricorso al colore in pasta per certi effetti di modellazione, l’uso di
velature e lumeggiature chiare sovrapposte, per suggerire il rilievo,
a campiture di colore scuro, con tempi di stesura anche prolungati. 419
Operazioni che il “buon fresco”, com’è noto e come Pandolfi pa-
zientemente spiega, non consente.
Guidato a distanza dall’amico, l’artista continua tra il 1940 e il 1941
a sperimentare l’affresco. A parte la commessa di Fertilia (di cui, a
causa delle vicende della guerra, solo il mosaico verrà realizzato),
dietro la decisione di attrezzarsi adeguatamente per nuovi compiti
decorativi ci sono considerazioni di natura pratica. Biasi, infatti,
418
comincia ormai a pensare al futuro. A cinquantacinque anni, non
ha certezze economiche né affettive; non può contare su quella si-
I passi compiuti per sollecitare gli incarichi di decorazione danno i curezza che colleghi anche più giovani trovano nell’insegnamento
loro frutti qualche tempo dopo: gli artisti coinvolti sono, oltre all’ine- (il tentativo di farsi nominare direttore della neonata scuola d’arte
vitabile Figari, Tavolara e Gavino Tilocca.612 A Biasi toccano una di Sassari, nel 1935, lo ha visto ancora una volta perdente rispetto
commessa per il Palazzo di Giustizia sassarese e una per la chiesa a Figari) o in altre attività collaterali alla pittura. Non ha legami sta-
del nuovo borgo di Fertilia. Per Sassari il pittore, scartata la possi- bili e riconosciuti, benché, come suole ripetere ridendo, i colleghi
bilità di impratichirsi rapidamente nella tecnica dell’affresco,613 si sardi debbano proprio a lui se ora riescono a trovare moglie, se 420
orienta su un’esecuzione a mosaico scegliendo come tema «un ar- cioè la professione artistica gode nell’Isola di qualche credibilità.
cangelo che combatte un’idra (contro lo sfondo di un cielo dove è È anche la preoccupazione per gli anni a venire – tanto più con
stagliato un grande Fascio Littorio) ».614 una guerra in corso – che lo spinge a ricercare redditizi incarichi
Posto di fronte a compiti nuovi, e palesemente a disagio con il re- pubblici: «Tu avrai sempre la tua pensione – scrive a Pandolfi –.
gistro celebrativo e il tono solenne imposto dalle circostanze, Io non ho ancora potuto mettere insieme abbastanza per essere
Biasi ripiega qui su modi estranei alla sua ricerca corrente, ma che tranquillo oltre un certo numero d’anni. Potrei vivere cinque o
gli sembrano i più funzionali alla destinazione dell’opera e al tipo sei anni modestamente, ecco tutto. Quindi oggi mi preoccupa
di comunicazione da essa presupposto. Sul mosaico (fig. 425) in- questo lato nei miei riguardi ed anche nei tuoi, perché certe fac-
cidono negativamente i mutamenti iconografici richiesti dalla chinate non si possono far sempre ed a un certo punto della vita è
committenza: al soggetto fissato inizialmente (meglio specificato bene avere un relativo confort ».620
dall’architetto del Palazzo, Gino Benigni, come «un Arcangelo a Un grosso contributo alla soluzione del problema economico gli
419. Modella in costume di Oliena
fotografia scattata da Biasi cavallo, armato di lancia, trafigge un’idra, simbolo delle varie for- viene in questo periodo dai rapporti allacciati con gli ambienti di
nei primi anni Quaranta. me del peccato. Sullo sfondo decorato in oro più chiaro e in ar- Biella, che già da qualche tempo gli hanno spalancato nuove e
gento, un fascio littorio inquadrerà la figura della GIUSTIZIA»)615 ghiotte prospettive di mercato tra la ricca imprenditoria piemontese.
420. DONNE DI OLIENA (1940-41)
olio su masonite, cm 85 x 101 viene dapprima aggiunta la figura allegorica della Pace, quindi, Il successo della mostra del 1937 alla galleria Ronco viene replica-
coll. Regione Sardegna. dopo la messa in opera del lavoro, vengono richiesti altri ritocchi, to nel dicembre 1941 da una seconda personale nella stessa sede,
ai quali sembra doversi attribuire l’impressione di non raggiunto che lo trattiene sul posto per alcuni mesi. Un ulteriore soggiorno
421. DONNA DI OLIENA (1940-41)
olio su cartone, cm 37 x 32,5 equilibrio, di giustapposizione di elementi, prodotta dall’opera nel nella cittadina, iniziato alla fine dell’anno successivo, si prolun-
Cagliari, coll. privata. suo stato attuale.616 Malgrado il lapsus naturalistico della virile ma gherà forzatamente a causa dell’interruzione dei collegamenti con 421
290 291
422. SAN MARCO EVANGELISTA (1940-41)
tempera e inchiostro su carta, cm 19 x 10
coll. Regione Sardegna.
Bozzetto per la decorazione della chiesa di Fertilia.
423. SAN LUCA EVANGELISTA (1940-41)
tempera e inchiostro su carta, cm 19 x 10
coll. Regione Sardegna.
Bozzetto per la decorazione della chiesa di Fertilia.
422 423
292 293
429. OPIFICI NELLA PERIFERIA SASSARESE
(seconda metà anni Trenta)
olio su cartone, cm 38,5 x 58
Cagliari, coll. privata.
429
426
«un’altura a maggio-giugno tutta in fiore »,624 e nelle frequenti
escursioni compiute in vicine località di montagna, ai santuari di
Graglia, di Oropa e a quello alpestre di San Giovanni d’Andorno.
Si approfondisce ora infatti un interesse per il paesaggio che l’arti-
sta aveva già manifestato – dopo la parentesi africana – nel corso
degli anni Trenta (figg. 426-432), e che nel 1939 aveva trovato
sbocco in una personale tenuta a Sassari, presso il gruppo rionale
“A. Solinas”, dedicata alle Vedute cittadine ma in realtà compren-
dente immagini di varie località dell’Isola.
L’itinerario compiuto da Biasi rispetto al paesaggio è lo stesso regi-
strato da altri temi della sua pittura. Se inizialmente si trattava di un
paesaggio anch’esso per dir così “in costume”, costruito cioè per ti-
pi e schemi obbedienti a una ricerca del caratteristico, ora l’artista
sembra invece individualizzare le situazioni ambientali e stabilire
con queste un dialogo emotivo. A Biella, e già prima in vari dipinti
sardi degli anni Trenta, l’abbandono del supporto fotografico e la
nuova abitudine del lavoro en plein air 625 sono indicativi di un mu-
tato atteggiamento. Pistono ci ha descritto l’amico al cavalletto:
«Quando lavorava alla tavolozza era come rapito dal soggetto: l’oc-
chio vivacissimo, la mano nervosa … Nell’orchestrazione dell’ope-
427 ra esplodevano colpi di colore, tagli improvvisi, note acute … Nella
Sua pennellata non v’erano incertezze: il soggetto gli cantava den-
tro e la realizzazione era precisa ed immediata».626
Un Biasi diverso, insomma, da quello che anni prima si impegnava
senza tregua, come ricorda Ardau Cannas, in una «affannosa ricerca
294 295
affine, sotto le specie del verismo e dell’aneddotismo. D’altra parte,
il richiamo all’Ottocento poteva svolgere e per certi aspetti svolse
in questo periodo – come è stato sottolineato a proposito dell’area
espressiva facente capo al Premio Bergamo629 – una funzione ana-
loga anche nel contesto generale dell’arte italiana: una funzione li-
beratoria, nel suo proporsi come “poetica del sentimento”, atta a
sviluppare i germi di un salutare individualismo in antidoto al dida-
scalismo e al monumentalismo delle poetiche ufficiali.
Per Biasi, tornare all’Ottocento significa dar sfogo, seppure non
incontrollato, a una vena di romanticismo che lo ha accompagna-
to lungo tutto il suo percorso. In gioventù l’artista la sorvegliava
continuamente: consapevole del fatto che poteva facilmente dege-
nerare in sentimentalismo, la lasciava emergere solo con l’indi-
spensabile correttivo dell’ironia; negli anni maturi essa era divenu-
ta la linfa sotterranea che alimentava il suo lavoro. «Artista che
non si confessa mai»,630 Biasi parla ora di sé attraverso gli alberi, le
case, i monti del Biellese (figg. 435-437, 439).
Non gli manca, nell’affrontare il nuovo paesaggio, quella memoria
storica figurativa che non aveva avuto in Sardegna (e che si era
433
andato a cercare, limitatamente ad alcuni aspetti, in Zuloaga): glie-
la offre l’opera di Lorenzo Delleani, cantore della poesia dei pa- 433. VASO DI FIORI (1942-45)
scoli e dei colli del Vercellese, di cui poco prima, nel 1940, si era olio su cartone, cm 55 x 45
Sassari, coll. privata.
celebrato il centenario della nascita.631 Di Delleani lo interessano il
rapporto diretto, immediato con la natura, alcune gamme cromati-
che e soprattutto il gusto per la fisicità della materia pittorica, che
risponde al suo proprio gusto nel modellare gli spessori del pig-
mento. Nei momenti più felici (la produzione biellese è piuttosto
discontinua qualitativamente) questo materismo diviene il mezzo
per esprimere un senso profondo della vitalità della terra. Il colore
431 grasso, impuro – impostato su «poche condensazioni dominanti
di nero, verde e viola»632 – è steso con insistite sovrapposizioni che
del contrasto e dell’effetto, per cui tutte le tecniche erano tentate, portano ad accostamenti inediti, di un’asprezza ricercata; con una
tutte le possibili risorse affrontate » pur di ottenere l’esito richie- violenza che non è quella liberatoria del gesto, ma quella esercita-
sto.627 Questa nuova immediatezza di resa, questo abbandono al ta sordamente, senza fretta, sull’immagine. Le accensioni subita-
motivo non nascono da una volontà di trasferire direttamente sulla nee non si espandono; la luce non ha più certezza, conserva la di- 434. NATURA MORTA (primi anni Quaranta)
tela, al modo impressionista, i dati della percezione; sono piuttosto rezione ma diventa friabile, tende a sbriciolarsi come l’intelaiatura olio su cartone, cm 40,5 x 31
dei neri. Il picchiettare ostinato del pennello sulle superfici solleva Sassari, coll. privata.
frutto di un intimo coinvolgimento nella vita delle cose e della na-
tura.628 Ciò cui Biasi adesso mira non è tanto l’impressione quanto piccoli filamenti e grumi che distinguono anche dal punto di vista
l’emozione. Accade così, paradossalmente, che la via ottocentista tattile una zona dall’altra. L’immagine, nel suo farsi, mima la vita
imboccata dal pittore nei primi anni Quaranta non rappresenti per silenziosa della natura, il ciclico, cieco rinnovarsi di una campagna
lui un regresso, ma gli porga al contrario – nei suoi esiti migliori – umida, germinante e fermentante, gravida di umori, che oppone
una via d’uscita dalla pericolosa congiuntura attraversata poco tem- agli slanci del soggetto la propria indifferenza e nel contempo si fa
po addietro, e dalla quale pure non era assente una componente specchio della sua inquietudine. Una tensione segreta percorre
così le vedute più banali di campi coltivati, cascine, magri alberi
sul limitare dei poderi: «quel misterioso senso che conduce l’anima
in ascolto ai confini dell’orizzonte », come l’artista, romanticamen-
te, amava ripetere.633
La stessa tensione trapela dagli oggetti: in alcuni scorci di cortili
rustici, la seggiola sul pavimento sconnesso, la scopa posata con-
tro il muro, il tramezzo di mattoni trafitto dalla luce e sull’uscio il
paralume in ferrosmalto (figg. 438, 440); oppure, nelle nature
morte (figg. 433-434), il limone smezzato, la mela, la bottiglia di
431. BARCAIOLI DI STINTINO (fine anni Trenta) vino, i fiori di campo cui il fondo nero dà talvolta – al di là del ri-
olio su cartone, cm 49,7 x 68,3
coll. Regione Sardegna.
cordo fiammingo – un che di funereo, come di fiori tolti a un
camposanto.
432. IL BARCONE DELLA POSTA A STINTINO Il paesaggio e la natura morta sono ormai divenuti i temi prevalenti,
(fine anni Trenta)
olio su masonite, cm 32 x 58 anche se non scompaiono le iconografie della vecchia stagione, le
coll. Regione Sardegna. 432 lavandaie, i cavalieri con stendardi, le processioni (figg. 441-442). 434
296 297
435. PAESAGGIO BIELLESE (1942-45)
olio su cartone, cm 49,8 x 70
Cagliari, coll. privata.
435
298 299
Il vero bersaglio non è tanto Maggi quanto Biasi, ripetutamente 439. MUCCHE AL PASCOLO (1942-45)
chiamato in causa con trasparenti allusioni, che diventano insulti in olio su cartone, cm 40,5 x 50
Oliena, coll. privata.
un successivo scritto, pubblicato come chiosa alla pepata risposta
del pittore. Non risparmiando fastidiosi apprezzamenti personali, 440. PAESAGGIO BIELLESE (1942-45)
olio su tavola, cm 36 x 49,5
il critico etichetta Biasi quale rappresentante di un impressionismo Sassari, coll. privata.
di seconda mano, incapace di andar oltre una pittura «dialettale », di
contrasti e d’effetto, «ampollosa e retorica»; la sua superficialità –
afferma – emerge appieno nel tema sacro, sia svolto sulla parete,
come nel caso del mosaico della cappella Bioglio, sia negli oli
aventi a soggetto processioni sarde. L’artista, a suo dire, «affronta
e giudica le manifestazioni del culto esterno della Chiesa, come si
affrontano e si giudicano le fiere e le corride dei tori ». Proprio in
merito all’arte sacra, lo scontro col sacerdote avrà una conseguen-
za pratica, contribuendo a mandare in fumo la commissione della
chiesa dell’Ospedale.
Biasi, secondo il suo costume, reagisce con prontezza. L’opuscolo
cui affida la sua risposta, Critica d’arte a Biella,639 è sintomatico del-
la piega ultimamente presa dalle riflessioni del pittore, giunto defi-
438
nitivamente a disconoscere la fonte bergsoniana delle proprie vedu-
te estetiche. L’accusa portata da Vernetti a Croce è infatti da lui
deviata su Bergson, «filosofo ebreo dall’intelligenza brillante e cap- 439
300 301
Note
1. P. Rizzi, E. Di Martino, Storia della Biennale giovanili, se ne erano distaccati negli anni Trenta, E. Ciusa, “I disegni di Giuseppe Biasi” (vol. I), e M.
1895-1982, Milano 1982, p. 26. talvolta assumendo posizioni a lui apertamente av- G. Scano, “Incisori sardi della prima metà del ‘900”
2. K. Marx, discorso per l’anniversario del People’s verse. Tra i molti scritti di Manca sul pittore e sull’esi- (vol. II).
Paper, 1856; citato in M. Berman, All That Is Solid stenza di una scuola sarda a lui legata, cfr. “Il ponte 25. P. Pallottino, Storia dell’illustrazione italiana,
Melts Into Air. The Experience of Modernity, New dell’arte contemporanea in Sardegna”, in Scuola e Bologna 1988.
York 1988, p. 20. pensiero, Sassari 1947 (ritaglio stampa). Remo Bran-
26. A testimonianza di quanto ancora resti da fare in
3. K. Varnedoe, “Gauguin”, in Primitivismo nell’arte ca, benché alquanto critico sul valore complessivo questo campo, i volumi dedicati al Novecento della
del XX secolo. Affinità fra il Tribale e il Moderno, a dell’opera di Biasi, da lui ritenuta priva di profondità collana La pittura in Italia hanno subito gli attacchi
cura di W. Rubin (1984), vol. I, Milano 1985, p. 182. perché mancante di senso religioso della vita, rico- di una critica tenacemente legata al pregiudizio del-
nobbe nel pittore, fin dal 1945, «un artista generoso l’universalismo modernista, secondo la quale non si
4. Non si può che concordare con Hal Foster (The che guidava una scuola» (“Vittoria d’un artista”, in
Return of the Real. The Avant-Garde at the End of potrebbe parlare, riguardo al nostro secolo, che di
L’Isola, Sassari, 20 settembre 1945). una storia dell’arte, e non di una geografia dell’arte.
the Century, Cambridge, Mass., and London 1996,
p. 208), quando identifica nel problema dell’iden- 14. M. E. Ciusa, “Giuseppe Biasi nello sviluppo del- 27. D. Pescarmona, “La pittura del primo Novecen-
tità «la questione quintessenziale della modernità ». l’arte italiana ed europea del suo tempo”, in Studi to in Sardegna (1890-1945)”, in “Il Novecento/1”
Sardi, Cagliari, vol. XIX, 1964-65, pp. 374-383; C. L. nella collana La pittura in Italia, a cura di C. Piro-
5. E. W. Said, Orientalismo (1978), Torino 1992. Ragghianti, scheda in Arte moderna in Italia 1915-
6. L’interesse di Biasi per il pensiero di Georges vano, Milano 1991, tomo I, pp. 617-624.
1935, catalogo della mostra, Firenze 1967, p. 4; C.
Duhamel risulta da un’intervista da lui rilasciata a Maltese, R. Serra, “Episodi di una civiltà anticlassi- 28. Arte a Milano 1906-1929, catalogo della mostra,
La Bourse égyptienne, Il Cairo, 1926; il volume di ca”, in Sardegna, Milano 1969, pp. 351-353. a cura di P. Biscottini, Milano 1995; in particolare cfr.
Alexis Carrell, L’uomo, questo sconosciuto (1938), S. Rebora, “Le Biennali di Brera: la continuità dell’ac-
442 15. La mostra si tenne al Palazzo Ducale di Sassari, cademia e il dialogo con l’avanguardia”, pp. 21-29.
le cui tesi antimoderniste e contrarie al progresso quindi a Nuoro (Museo Etnografico) e a Cagliari (Cit-
tecnologico partono dalle idee bergsoniane, si tro- tadella dei Musei). Il catalogo (Biasi nella collezione 29. G. Altea, M. Magnani, “Pittura e scultura del pri-
vava nella biblioteca del pittore. Gli altri autori citati regionale, Nuoro 1984) contiene testi di R. Branca, mo ‘900”, nella collana Storia dell’arte in Sardegna,
sono discussi nei capitoli del testo. M. E. Ciusa, M. L. Frongia, M. Magnani, S. Naitza, e Nuoro 1995.
7. L’espressione, nietzschiana, è citata in L. Giusso, schede di G. Altea, G. Pellegrini e R. Sfogliano. 30. La consuetudine ottocentesca dei grandi Salon
Leopardi Stendhal Nietzsche, Napoli 1933, p. 224. 16. M. L. Frongia, “Il mondo di Giuseppe Biasi”, in annuali, dove i dipinti erano appesi in file sovrap-
8. L. Giusso, Leopardi Stendhal Nietzsche cit., p. 262 Biasi nella collezione regionale cit., pp. 13-38. poste fino al soffitto, aveva provocato infatti la na-
(la frase, sottolineata da Biasi nella sua copia del vo- scita di «una nuova categoria di pittura … opere
17. S. Naitza, “La cultura artistica moderna nella me- che in virtù del loro tema o della loro fattura sor-
lume, è stata da lui trascritta nell’ultima pagina). tafora sarda di Giuseppe Biasi”, in Biasi nella colle-
9. Si ha notizia dell’episodio da una lettera di Nico- prendenti non sarebbero passate inosservate sui
zione regionale cit., pp. 41-53. muri affollati » (P. Paret, The Berlin Secession. Mo-
la Dessy allo scultore Gavino Tilocca, Venezia, 7 18. M. Magnani, “L’ultimo Biasi”, in Biasi nella col-
febbraio 1950 (archivio Tilocca, Sassari). dernism and Its Enemies in Imperial Germany,
lezione regionale cit., pp. 55-66. Cambridge, Mass., and London 1980, p. 32).
10. Cfr. i resoconti delle sedute del Consiglio Re- 19. M. E. Ciusa, “Giuseppe Biasi e la critica”, in Bia-
gionale sardo del 16 e 17 novembre 1956, con in- 31. Presentato nel catalogo dell’esposizione vene-
si nella collezione regionale cit., pp. 68-72. ziana come «disegno acquerellato », il dipinto è una
terventi, fra gli altri, di Sebastiano Dessanay del
P.C.I., di Mario Melis del Partito Sardo d’Azione 20. Come evidenziano la genericità dei riferimenti e tempera con interventi a pastello. La dicitura “ac-
(che insieme ad altri si era fatto promotore nel di- le numerose inesattezze nei saggi e nelle schede del querello” è stata poi per inavvertenza ripresa in tut-
cembre 1952 della proposta d’acquisto), dell’asses- catalogo, impostati su un’analisi esclusivamente sti- ta la successiva bibliografia sull’artista.
sore democristiano Pierina Falchi. Per le valutazio- listica, e la mancanza in esso di una bibliografia. 32. E. Cozzani, “I più giovani”, in Vita d’Arte, Siena,
ni di Dessanay sull’opera di Biasi, cfr. anche “Biasi 21. L’isola nelle correnti. La pittura e la grafica di a. II, vol. III, n. 17, maggio 1909, p. 257.
vide la Sardegna come un buon decoratore”, in Giuseppe Biasi nell’arte italiana ed europea del 33. V. Pica, “L’arte mondiale all’VIII Esposizione di
L’Unità, Roma, 22 novembre 1956, e “Spunti per 900, Milano 1985, con saggi di M. E. Ciusa, “Le Venezia. IV. Pittori e scultori italiani”, in Emporium,
una revisione critica della pittura di Biasi. La Sarde- componenti culturali e formali nell’arte di Giuseppe Bergamo, vol. XXX, n. 178, ottobre 1909, p. 274.
gna come rifugio”, in Sardegna Oggi, Cagliari, set- Biasi”, pp. 13-43, e M. Cao Volpi, “L’opera grafica di 34. A. Rossi, “L’Esposizione di Venezia. Le sale in-
tembre 1962. Giuseppe Biasi. Esordi e continuità di un segno”, ternazionali”, in La Tribuna, Roma, 6 maggio 1909.
11. Sui giornali sardi si sviluppa nel 1945 – a partire pp. 83-111.
35. Dei 424 artisti presentatisi al giudizio della giu-
da un articolo di Cecil (l’architetto Antonio Simon 22. L’unica ad aver avuto accesso all’archivio Biasi ria, con 734 opere, ne erano stati ammessi solo 94,
Mossa), “Tradizione della nostra pittura”, in Il Solco, nel momento in cui questo era ancora completo è con 100 opere. Cfr. VIII Esposizione Internazionale
Sassari, 3 giugno 1945 – una polemica sulla tradi- M. E. Ciusa, che al pittore dedicò la sua tesi di lau- d’Arte della città di Venezia 1909. Catalogo illu-
zione della pittura isolana nella quale intervengono rea, i cui risultati vennero condensati nell’articolo strato, Venezia 1909, p. 20.
i pittori Pietro Antonio Manca, Filippo Figari, Fran- citato alla nota 14.
36. Brani della lettera di Innocenti sono riportati in
co Ferrai e Raffaele Angelo Oppo. Lo pseudonimo 23. G. Altea, “Populismo e secessionismo negli inizi P. Levi l’Italico, “Italia in maggiore e in minore al-
di “Cecil” verrà ripreso da altri sulla Gazzetta Sarda di Giuseppe Biasi”, in Archivio Storico Sardo di l’Esposizione di Venezia”, in Nuova Antologia, Ro-
nel gennaio 1949, dando l’avvio a un nuovo dibatti- Sassari, Sassari, vol. XII, n. 12, 1986, pp. 105-133. ma, serie V, vol. CXLII, 16 luglio 1909, pp. 193-201.
to sul tema, con interventi di P. A. Manca, A. Simon 24. S. Naitza, M. G. Scano, Quarant’anni d’incisio-
Mossa, S. Dessy. 37. Cfr. M. E. Ciusa, “Le componenti” cit., p. 14.
ne in Sardegna 1930-1970, catalogo della mostra,
12. Giuseppe Biasi 1885-1945, Sassari 1947, pubbli- Quartu Sant’Elena 1986; G. Altea, M. Magnani, Le 38. R. Jensen, Marketing Modernism in Fin-de-Siè-
cato a cura dell’Associazione della Stampa e dell’As- matite di un popolo barbaro. Grafici e illustratori cle Europe, Princeton 1994. La definizione si basa
sociazione degli Artisti, con interventi di G. Abozzi, su connotati sociologici più che stilistici.
sardi 1905-1935, Milano 1990; G. Altea, “Giuseppe
R. Branca, F. Ciusa, M. Delitala, S. Dessy, F. Figari, Biasi”, in G. Altea, M. Magnani, G. Murtas, Figure in 39. E. Cozzani, “I più giovani” cit., pp. 245-258.
G. Leo, R. Mossa, V. Mossa, G. Pinna, S. Ruju, E. Ta- musica. Artisti sardi nel teatro e nell’editoria musi- 40. V. Pica, Gl’Impressionisti Francesi, Bergamo
volara, due lettere di Grazia Deledda, un’antologia cale del primo Novecento, catalogo della mostra, 1908; tra gli interventi polemici di Soffici, cfr. Il caso
critica e uno stralcio dagli scritti dell’artista. Cagliari 1990, pp. 20-33; L’Isola in bianco e nero, Medardo Rosso e L’impressionismo e la pittura ita-
443 13. Entrambi gli artisti, influenzati da Biasi negli anni catalogo della mostra, Cagliari 1993, con testi di M. liana, Firenze 1909.
304 305
41. M. Mimita Lamberti, “Il contesto delle prime 63. La politica culturale dell’Avanti della Domenica Nuraghe, Cagliari, a. II, n. 17, 15 giugno-15 luglio 117. Ad accertare la visita di Biasi all’Esposizione 129. C. Bellieni, “I Sardi di fronte all’Italia”, in La Vo- 146. Cfr. M. E. Ciusa, “Le componenti” cit., pp. 22-
mostre, dalla fine del secolo alla guerra mondiale: viene chiarita dai due direttori in due articoli: S. Va- 1924 (testo di una conferenza tenuta nel 1921; ora in romana del 1911 non basta la presenza nella sua bi- ce, Sassari, 31 dicembre 1920, ora in Camillo Bellie- 23, che però riferisce la conoscenza di questi autori
artisti e pubblico ai Giardini”, in Venezia e la Bien- razzani, V. Piva, “Ai compagni, ai lettori!” (n. 18, 3 G. Murtas, Filippo Figari, Nuoro 1996, pp. 194-199). blioteca del volume di Vittorio Pica, L’arte mondia- ni. Partito d’Azione e Repubblica Federale. Scritti al posteriore soggiorno milanese.
nale. I percorsi del gusto, Milano 1995, pp. 43-44. gennaio 1904); Noi, “I nostri disegni” (n. 8, 26 feb- 92. Lettera ad Arturo Bucher, 30 agosto (1919; in fo- le a Roma nel 1911, addotta come prova da M. E. 1919-1925, a cura di L. Nieddu, Sassari 1985; E. Lus- 147. G. Abozzi, “Giovinezza lontana” cit., p. 9.
42. Sui meccanismi che portano all’affermarsi, nel braio 1905). tocopia nell’archivio Cao Volpi, Livorno). Ciusa, che ebbe modo di vederlo nel 1960 prima su, “L’avvenire della Sardegna”, in Il Ponte, Firenze,
148. Per la cultura diffusa nell’ambiente artistico
seno delle secessioni germaniche, di una Weltan- 64. Per l’analisi della cultura della cerchia romana che i libri del pittore andassero dispersi (M. E. Ciu- a. VII, n. 9-10, settembre-ottobre 1951. Sulla questio-
93. G. Biasi, I parenti poveri. Postilla alla Comparsa giovanile romano all’inizio del secolo, la fonte più
schauung impressionista che determina la canoniz- gravitante tra il salotto Prini e l’Avanti della Domeni- sa, “Le componenti” cit., p. 18, nota 17). Il testo di ne “nazionale” sarda cfr. A. Mattone, “Le radici del-
conclusionale sulle Quadriennali, Sassari 1935, p. 36. diretta è costituita dai ricordi di G. Severini, La vita
zazione del movimento francese preparando l’affer- ca, resta fondamentale A. M. Damigella, “Moderni- Pica, infatti, contrariamente a quanto indicato dalla l’autonomia”, in La Sardegna, a cura di M. Brigaglia,
94. Cfr. A. Niceforo, La delinquenza in Sardegna, Ciusa, non costituisce il catalogo della rassegna, e di un pittore (1943-46), Milano 1983, p. 11 ss.; per
mazione del Postimpressionismo, cfr. R. Jensen, smo, simbolismo, divisionismo, arte sociale a Roma vol. II, Cagliari 1982, pp. 5-36; F. Francioni, “Storia
Palermo 1897. Il libro suscitò forti reazioni polemi- fu stampato in data posteriore a questa (a Bergamo la cerchia dei giovani intellettuali sassaresi, Filippo
Marketing Modernism cit. dal 1900 al 1911”, in Aspetti dell’arte a Roma 1870- dell’idea di Nazione sarda”, in La Sardegna cit., pp.
che nell’Isola. nel 1913). Comunque una visita di Biasi alla mostra Figari ricordava in una conferenza del 1956 (Quan-
43. M. Denis, “De Gauguin et de Van Gogh au clas- 1914, a cura di D. Durbé, Roma 1972, pp. XLIII-LXIII. 165-183; S. Sechi, “La Questione sarda”, in La Sarde-
95. G. Biasi, I parenti poveri cit., pp. 40-41. è del tutto verosimile: sappiamo di un suo viaggio a do Sassari era una grande città, testo dattiloscritto
sicisme”, in L’Occident, maggio 1909; poi in Théo- 65. «Tra la folla dei visitatori appassionati trovo gna cit., vol. III, Cagliari 1988; M. Brigaglia, “Un’idea
Torino nel 1911, con ogni probabilità in occasione conservato da Mario Ciusa Romagna, citato in M. E.
ries 1890-1910. Du Symbolisme et de Gauguin vers sempre i due amici caricaturisti Figari e Biasi », 96. Cfr. G. Mosse, Il razzismo in Europa. Dalle ori- della Sardegna”, in Storia della Sardegna, a cura di
dell’altra esposizione del Cinquantenario dell’Unità Ciusa, “Le componenti” cit., p. 40, nota 3) come ai
un nouvel ordre classique, Paris 1912. scrive S. Ruju (“I sardi a Roma” cit.). gini all’Olocausto (1978), Bari 1980. M. Brigaglia, Sassari 1995, pp. 7-24.
Italiana (nella quale, se erano assenti le Belle Arti, primi del secolo fossero di casa tra loro autori quali
44. Sul binomio primitivismo-decorazione nella cul- 66. I momenti della mostra ritenuti più significativi 97. D. Cambellotti, “La campagna romana ante bo- 130. M. G. Messina, “In Italia, l’arte ha da essere ita- Schopenhauer, Nietzsche, Stirner.
era tuttavia presente l’arte applicata). Cfr. G. Aboz- liana? Arti figurative e costruzione d’identità”, in La
tura a cavallo di secolo, cfr. G. Perry, “Primitivism dalla critica erano la sala Prini, Clausura di Prenci- nifica” (1948), in Teatro storia arte cit., p. 213. 149. Della consuetudine di Biasi con questi autori
zi, “Giovinezza lontana. Ricordi di piccola vita sas- Chioma della Vittoria. Scritti sull’identità degli ita-
and the Modern”, in Ch. Harrison, F. Frascina, G. pe, il polittico L’istoria dei ciechi dolorosa di Cre- 98. D. Cambellotti, “Terracina” (1938), in Teatro sto- sarese”, in Giuseppe Biasi 1885-1945 cit. riferisce R. Branca, “Giuseppe Biasi ha scoperto la
Perry, Primitivism, Cubism, Abstraction. The Early ma, Il proprietario di Balla. Cfr. A. M. Damigella, ria arte cit., p. 156. liani dall’Unità alla seconda Repubblica, a cura di
118. Articoli monografici su Zuloaga apparvero ripe- Sardegna figurativa”, in Frontiera, Cagliari, a. I, n.
Twentieth Century, New Haven and London 1993, “Modernismo” cit., p. XLVII. S. Bertelli, Firenze 1997, pp. 100-132.
99. G. Biasi, I parenti poveri cit., pp. 40-41. tutamente sulla stampa italiana, specie in occasione 5, maggio 1968, p. 155.
pp. 3-85. 67. Jor., “Caricaturisti sassaresi”, in La Nuova Sarde- 131. Il ricorso ai modelli popolari viene indicato fin
100. Cfr. W. Rubin, “Primitivismo modernista: un’in- della sua presenza alle Biennali del 1903 e del 1905. 150. R. Mossa, “Spiritualità di Biasi” cit., p. 44.
45. P. Weiss, Kandinsky and Old Russia. The Artist gna, Sassari, 15-16 dicembre 1904. dai primi del secolo come via per la conquista di una
troduzione”, in Primitivismo nell’arte del XX secolo 119. P. A. Manca (“Luce sull’opera di Giuseppe Bia- linea italiana nelle arti decorative; tendenza, questa, 151. G. Gabriel, “Stasera si inaugura la personale
as Ethnographer and Shaman, New Haven and 68. Jor. (“Caricaturisti sassaresi” cit.) lo dice ancora cit. si”, in La Nuova Sardegna, Sassari, 23 giugno 1961) del pittore Biasi”, in L’Unione Sarda, Cagliari, 29 di-
London, 1995. che troverà ampio sbocco negli anni Venti all’interno
in corso di esecuzione. Dalla stessa fonte proven- 101. G. Biasi, “Lettera ai colleghi sardi”, in L’Unione registra un ricordo diretto e fa risalire all’influsso di cembre 1945.
delle Biennali di Monza. Cfr. M. Quesada, “Le arti
46. Cfr. S. West, “National Desires and Regional gono le poche notizie che abbiamo sulla prima atti- Sarda, Cagliari, 23 giugno 1929. Zuloaga l’esecuzione dell’olio Processione in Bar- decorative dall’Unità al Fascismo”, in I. De Guttry, M. 152. M. Ramperti, “Ricordo di Giuseppe Biasi. Chia-
Realities in the Venice Biennale, 1895-1914”, in Art vità pittorica di Biasi. bagia. Altrove (“Due opere giovanili di Biasi al Mu-
102. F. Figari, La civiltà cit. P. Maino, M. Quesada, Le arti minori d’autore in ra vita ed oscura morte”, in Il Mattino, Roma-Napo-
History, vol. 18, n. 3, settembre 1995, pp. 404-434. 69. Jor., “Caricaturisti sassaresi” cit. seo Sanna”, in La Nuova Sardegna, Sassari, 10 mar- Italia dal 1900 al 1930, Roma-Bari 1985, pp. 35-63. li, 28 febbraio 1956. Ramperti, giornalista de Il Po-
103. F. Fanon, I dannati della terra, Torino 1962. zo 1961), ricorda di aver assistito all’esecuzione di
47. P. Levi l’Italico, “Italia in maggiore” cit. 70. S. Ruju, “I sardi a Roma” cit. 132. Sui Clemente cfr. G. Altea, “I fratelli Clemente polo d’Italia, conobbe Biasi a Milano negli anni
104. L’immagine di Ciusa come “primitivo” in con- Grande festa campestre. M. E. Ciusa, nel 1960, vide Dieci e gli rimase amico fino alla morte.
48. Si controlli il lemma sardigna in qualunque di- 71. G. Cena, Pensieri e frammenti inediti, Torino trapposizione a Biasi si afferma molto presto negli e le vicende delle arti applicate”, in Sassari tra Li-
zionario. Ancora negli anni Trenta questo era il no- 1929, p. 20. alcune riproduzioni di opere di Zuloaga e degli Zu-
scritti dei critici sardi: «Biasi e Mossa … sono dei raf- berty e Déco, Sassari 1987, pp. 94-105; sulla Sala dei 153. Della profonda influenza esercitata da Nietz-
me di uno stabilimento romano per la cremazione biaurre inserite all’interno della copia posseduta da
72. G. Civinini, “Giovanni Prini”, in Avanti della finati sapientissimi, pittori letterari e delicati, Ciusa Matrimoni, G. Altea, M. Magnani, “Pittura e scultu- sche su Biasi testimoniano, relativamente a un mo-
delle carogne degli animali morti di malattia. Biasi del volume di Vittorio Pica, L’arte mondiale a
Domenica, Roma, a. III, 30 marzo 1905. è un primitivo, ingenuo e forte nei suoi pregi come ra” cit., pp. 110-111 e sch. 63; G. Murtas, Filippo Fi- mento più tardo, le annotazioni da lui apposte ver-
Roma nel 1911.
49. Per una discussione di questi temi nel contesto 73. Notizie più esatte su Roberto Basilici, artista in alcun suoi eccessi », scrive Mario Berlinguer gari cit., p. 31. so il 1933 a un saggio di Lorenzo Giusso, Leopardi
di una ricostruzione basata sulle fonti giornalistiche 120. Cfr. S. Dessy, “Filippo Figari pittore e sardo. Stendhal Nietzsche cit. Le frasi sottolineate o tra-
spesso citato nelle fonti relative all’ambiente roma- (“Francesco Ciusa”, in Sardegna, Milano, a. I, n. 5-6, L’artista”, in La Nuova Sardegna, Sassari, 1 dicem- 133. Cfr. P. Piquereddu, “L’abbigliamento. Abiti, co-
e documentarie del clima culturale sardo all’inizio no col solo cognome o con nomi sbagliati, o confu- maggio-giugno 1914, p. 264). stumi, collezioni”, in Il Museo Etnografico di Nuoro, scritte dal pittore sembrano quasi costruire per
del secolo, cfr. G. Altea, M. Magnani, “Pittura e scul- bre 1973; F. Masala, “Cristo crocefisso come la so- frammenti un suo profilo intellettuale.
so col fratello Carlo, poeta, sono state rintracciate 105. Eloquente, a questo proposito, è la lettera ad cietà contadina sarda”, in L’Unione Sarda, Cagliari, a cura di P. Piquereddu, Sassari 1987, pp. 72-130; P.
tura” cit. da G. Agnese, Vita di Boccioni, Firenze 1996, p. 17, Arturo Bucher del 30 agosto (1919; in fotocopia Piquereddu, Abiti tradizionali dal Museo della vita 154. Rifacendosi a Bergson, Georges Sorel aveva
30 settembre 1984; A. Corriga, “I pittori di Atzara”,
50. L’espressione è di Remo Branca, La xilografia nota 3; sul suo arresto, p. 68, nota 2. nell’archivio Cao Volpi, Livorno). in Quaderni bolotanesi, Bolotana-Sassari, a. XIX, n. e delle tradizioni popolari sarde, catalogo della mo- definito, nel suo Riflessioni sulla violenza (1908), il
in Sardegna, Cagliari 1965, p. 23. 74. “Tre ritratti di Gorki”, in Avanti della Domenica, 19, 1993, pp. 501-514. stra, Nuoro 1997. Un ricco repertorio iconografico è mito come un complesso di immagini capace di
106. Pubblicata in M. E. Ciusa (“Le componenti” evocare i sentimenti più nobili, profondi e commo-
51. Per un attento esame dell’ambiente de Il Bur- Roma, a. III, n. 7, 19 febbraio 1905. in C. Samugheo, Costumi di Sardegna, con prefa-
cit., tav. 2) come locandina per festa campestre, è 121. Ricordiamo che nel 1905 Ruju, in un articolo in venti propri di una particolare classe.
chiello e in generale della cerchia di letterati gravi- zione di E. Delitala, Cagliari 1982; A. M. Colomo, G.
75. F. Figari, “A Roma, fra uomini già tanto famosi chiaramente una copertina per Il giornalino della cui presentava Biasi citandone il progetto di farsi
tante intorno a Sebastiano Satta, cfr. Caterina Ruju, Speziale, I costumi della Sardegna, Nuoro 1983. 155. G. Abozzi, “Giovinezza lontana” cit., p. 10.
iniziava la sua strada di romantico isolano”, in La Domenica, di cui porta il titolo, realizzato con lo interprete pittorico della Sardegna, menzionava le
“Introduzione a Salvator Ruju”, in Novelle, a cura di Nuova Sardegna, Sassari, 22 luglio 1966. stesso lettering impiegato dall’artista per le altre co- esperienze di Chicharro nell’Isola: «in nessuna par- 134. G. Biasi, I parenti poveri cit., p. 39. 156. S. Prunas de Quesada, “Delle arti plastiche in
C. Ruju, con prefazione di N. Tanda, Sassari 1996, 76. Lettera a S. Ruju, 4 luglio 1905 (cfr. “Corrispon- pertine del settimanale. te d’Europa v’è il sole così bello, così caldo e il ver- 135. W. Worringer, Astrazione e empatia (1908), Sardegna. IV. Realtà”, in Il Giornale d’Italia, Roma,
pp. 21-72. denza”). 107. La corrispondenza tra Biasi e la Deledda, pub- de così intenso come in Sardegna; mi disse ciò un Torino 1975, con introduzione di J. Nigro Covre, p. 18 novembre 1926.
52. La definizione è di A. Gopnik, “Caricature”, in 77. “Nello studio di Biasi”, in L’Armonia Sarda, Sas- blicata in Giuseppe Biasi 1885-1945 cit. e in M. E. fortissimo pittore spagnuolo il Chicharro che cono- 56 ss. 157. G. Altea, “Dalla madre dell’ucciso” cit., pp. 91-
A. Gopnik, K. Varnedoe, High & Low. Modern Art sari, 14-15 (parte I) e 20-21 (parte II) ottobre 1905. Ciusa, “I disegni di Giuseppe Biasi” cit., viene ri- sce e studiò anche le regioni più orientali e passò 136. Nel senso, per intenderci, in cui il pittore Paul 100.
and Popular Culture, New York 1991, pp. 101-150. L’attribuzione dello scritto a Prunas de Quesada si pubblicata qui in appendice con l’aggiunta di alcu- qualche mese sui monti della nostra Barbagia » (“I Nash nel 1932 poteva definire Picasso «il più grande 158. G. Pollock, “Territories of desire; reconsidera-
53. Champfleury, Histoire de la caricature antique, fonda su ragioni stilistiche. ni documenti inediti. sardi a Roma” cit.). di tutti i pittori astratti» (cfr. Ch. Harrison, “Abstrac- tions of an African childhood”, in G. Robertson, M.
Paris 1865; Ch. Baudelaire, “De l’essence du rire et 78. “Nello studio di Biasi” cit. 108. G. Deledda, lettera a Biasi, Roma, 11 gennaio 122. Per una ricostruzione dei soggiorni dei due ar- tion”, in Ch. Harrison, F. Frascina, G. Perry, Primiti- Mash, L. Tickner, J. Bird, B. Curtis, T. Putnam (ed.),
généralement du comique dans les arts plastiques”, 1909 (cfr. “Corrispondenza”). tisti, cfr. M. L. Frongia, Due pittori spagnoli in Sar- vism, Cubism, Abstraction, New Haven & London Travellers’ Tales, Narratives of Home and Displace-
in Oeuvres Complètes, a cura di C. Pichois, vol. II, Pa- 79. S. Ruju, “Arte e artisti in Sardegna. Francesco degna. Eduardo Chicharro Agüera (1901) e Anto- 1993, p. 185).
Ciusa”, in La Nuova Sardegna, Sassari, 13-14 set- 109. J. E. Crawford Flitch, Mediterranean Moods. ment, London and New York 1994, pp. 63-89.
ris 1976. Cfr. A. Gopnik, “Caricature” cit., p. 115 ss. nio Ortiz Echagüe (1906-09), Nuoro 1995. 137. W. Worringer, Astrazione e empatia cit., p. 61. 159. M. Delitala, “Biasi nel Nuorese”, in Giuseppe
tembre 1904. Footnotes of travel in the islands of Mallorca, Me-
54. F. Figari, “Gli anni giovanili”, in Giuseppe Biasi norca, Ibiza and Sardinia, London 1911 (cfr., per 123. E. Forcella, “Roma 1911. Quadri di una esposi- 138. M. G. Messina, Le muse d’oltremare. Esotismo Biasi 1885-1945 cit., p. 22.
80. S. Ruju, “Arte e artisti in Sardegna” cit. zione”, in Roma 1911, catalogo della mostra, a cura
1885-1945 cit., pp. 33-35. una traduzione delle parti relative al soggiorno sar- e primitivismo dell’arte contemporanea, Torino 160. Comunicazione agli scriventi della vedova di
81. Il fondo storico A.S.A.C. della Biennale di Vene- di G. Piantoni, Roma 1980, p. 78. 1994, p. XVIII.
55. C. Ruju, “Introduzione a Salvator Ruju” cit., p. 43. do e per un profilo dell’autore, Sardegna 1911. Carmelo Floris (1988), che riferiva i ricordi del marito.
zia non conserva documentazione delle opere sot- 124. G. Aroca, “I sardi alla Mostra Etnografica”, in
56. Sul dibattito primonovecentesco intorno alla ne- Sensazioni di viaggio, a cura di L. Artizzu, Cagliari 139. G. Deledda, “La volpe”, in La lettura, Milano, 161. M. Delitala, “Biasi nel Nuorese” cit.
toposte nel 1907 all’esame della giuria. La Nuova Sardegna, Sassari, 5-6 maggio 1911.
cessità di un’arte sarda, cfr. G. Altea, M. Magnani, 1998). Crawford Flitch dovette conoscere Biasi du- a. XI, n. 8, agosto 1911, p. 677; G. Deledda, “La fe-
82. “I vincitori del Concorso delle Copertine. Giu- rante l’estate 1910, nel corso del suo viaggio nella 162. Il Sardo in frak (M. Mossa De Murtas), “Teula-
“Pittura e scultura” cit. 125. N. Cardano, “La Mostra dell’Agro Romano”, in sta del Cristo”, in La lettura, Milano, a. XII, n. 7, lu-
seppe Biasi”, in Il giornalino della Domenica, Fi- Sardegna meridionale; sappiamo che nell’aprile di da paese del sogno”, in Il Giornale d’Italia, Roma,
57. Lettera di Salvator Ruju alla fidanzata, Roma, 2 Roma 1911 cit., pp. 179-188. glio 1912, p. 589.
renze, a. II, 31 marzo 1907, p. 17. quell’anno il pittore si trovava nell’Oristanese, con 6 maggio 1923.
luglio 1904, in C. Ruju, “Introduzione a Salvator 126. Cfr. M. Quesada, Duilio Cambellotti. Catalogo 140. Il dipinto reca sul verso, biffato a matita blu, il
83. Il primo, laureato in Giurisprudenza, si era tra- l’intenzione di rimanervi vari mesi. 163. L’illustrazione di copertina di J. E. Crawford
Ruju” cit., pp. 39-40. delle incisioni, Roma 1982; M. Quesada, Duilio cartellino dell’esposizione.
sferito a Roma per conseguirvi la laurea in Lettere; 110. Così è definito uno di essi nella didascalia (wa- Flitch, Mediterranean Moods cit., è assai vicina alla
58. D. Cambellotti, “Vittorio Grassi” (1958), in Tea- Cambellotti scultore e l’Agro Pontino, Roma 1984; 141. Sulle vicende della decorazione del Palazzo Ci-
il secondo esercitava l’avvocatura. ter-colour drawing), anche se a giudicare dalla “Le Mille e una notte”. Tempere di Duilio Cambel- testatina disegnata da Biasi per l’articolo di Stanis
tro storia arte, raccolta degli scritti a cura di M. vico, cfr. G. Altea, M. Magnani, “Pittura e scultura” Manca “L’amore in Sardegna”, pubblicato da La let-
84. Oltre al concorso per le copertine del 1906, Biasi qualità del colore sembrerebbero piuttosto delle lotti, catalogo della mostra, a cura di P. Pallottino,
Quesada, Palermo 1982, pp. 272-273. cit., pp. 99-123. tura nel numero del dicembre 1910. La testatina
ne vincerà altri due, indetti dal settimanale nel 1907 tempere. F. Tetro, Latina 1997.
59. S. Ruju, “I sardi a Roma”, in La Nuova Sardegna, e nel 1908, ottenendo in entrambi il primo premio. 142. La partecipazione di Biasi al concorso risulta da rappresenta un suonatore di launeddas e un canto-
111. Nell’archivio Biasi sono rimaste solo alcune fo- 127. Sul National Romantic Movement cfr. N. Gor- A. Lancellotti, “Le decorazioni pittoriche alle sale del re intenti ad esibirsi davanti a una fanciulla; le ulti-
Sassari, 12-13 gennaio 1905. 85. A. Faeti, “Un bellissimo vestito per Giannino to degli anni Venti e Trenta. Due foto di Biasi dei don Bowe (ed.), Art and the National Dream: The nuovo Palazzo Comunale di Cagliari”, in Emporium, me due figure sono racchiuse entro un tondo e la
60. «Pochi forse sanno, al di fuori dei primi adepti Stoppani”, in Il Giornalino della Domenica, catalo- primi anni Quaranta sono pubblicate in M. L. Fron- Search for Vernacular Expression in Turn-of-The-
del circolo Giuseppe Giordano, degli scrittori di le- go della mostra, Roma 1976, p. 3. Bergamo, n. 255, marzo 1916. In assenza dei docu- donna, quasi identica alla protagonista della coper-
gia, “Il mondo di Giuseppe Biasi” cit., p. 33. Un’al- Century Design, Dublin 1993; W. Kaplan, “Traditions menti, non più reperibili nell’Archivio Comunale di tina di Crawford Flitch, indossa un costume che po-
gno verde de L’Edera … che Peppino condivise i no- 86. Pubblicato a puntate su Il giornalino della Do- tra, forse degli anni Trenta, è in M. Cao Volpi, “L’o- Transformed: Romantic Nationalism in Design”, in
stri ideali repubblicani. Di un repubblicanesimo, Cagliari, la conferma un accenno, contenuto in una trebbe sembrare quello di Teulada; il fatto che i
menica, il romanzo di Vamba (Luigi Bertelli) uscì in pera grafica” cit. W. Kaplan (ed.), Designing Modernity: The Arts of lettera di protesta dello scultore Gaetano Ciuffo suoi compagni vestano i panni di pescatori del cir-
diremmo, astratto e spirituale, tutto imbevuto di volume nel 1912. Reform and Persuasion 1885-1945, London-Miami
112. Su Sartorio e la fotografia, cfr. A. M. Damigella, scritta in occasione del successivo concorso per il condario di Cagliari (Selargius, Settimo, Maracala-
quel cerebralismo che era la sua riconosciuta ca- Beach 1995, pp. 19-47. Per un accostamento tra il
87. Cfr. A. Faeti, “Un bellissimo vestito” cit.; P. Pal- “Il fregio di Sartorio”, in L’Aula di Montecitorio, Mi- Salone Consiliare, a «quegli artisti sardi e di valore gonis hanno costumi simili), privi del caratteristico
ratteristica» (R. Mossa, “Spiritualità di Biasi”, in Giu- National Romantic Movement e il movimento arti-
lottino, “Il Giornalino della Domenica”, in L’editoria lano 1986, pp. 29-42. che, calpestato il loro diritto e il loro valore una vol- feltro teuladino, fa pensare però a un’ambientazio-
seppe Biasi 1885-1945 cit., pp. 43-44). Di un certo stico sardo d’inizio secolo cfr. G. Altea, “Dalla ma-
“cerebralismo”, peraltro, era intrisa l’intera esperien- italiana tra Otto e Novecento, a cura di G. Tortorelli, 113. W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della ta, non si prestarono per la seconda volta al brutale ne genericamente campidanese. La testatina dovet-
Bologna 1986, pp. 67-77. dre dell’ucciso alla madre di famiglia: l’immagine te in ogni caso essere realizzata quasi contempora-
za del circolo “Giuseppe Giordano”, caratterizzata sua riproducibilità tecnica (1936), Torino 1966. spirito di certi signori » (“Un altro concorrente”, in
femminile nella costruzione dell’identità nazionale
da un’impostazione prevalentemente teorica. Cfr. F. 88. P. Pallottino, “Il Giornalino” cit., p. 70. 114. V. Pica, L’arte europea a Venezia, Napoli 1895, L’Unione Sarda, Cagliari, 22-23 marzo 1914); frase neamente alla copertina.
sarda”, in Insularità. Percorsi del femminile in Sar-
Atzeni, “Il movimento e il partito repubblicano dal 89. “Il Giornalino della Domenica nel 1910”, in Il p. 149. che allude certamente a Biasi e a Ciusa. 164. M. Delitala, “Biasi nel Nuorese” cit., p. 22.
degna, catalogo della mostra, a cura di C. Limentani
1895 al 1905 in Sardegna”, in Archivio Storico giornalino della Domenica, Firenze, a. IV, n. 51, 19 115. M. E. Ciusa vide a suo tempo alcuni di questi Virdis, Sassari 1996, pp. 91-100. 143. I bozzetti concorrenti sono descritti in “Il con- 165. La lettura, Milano, a. XII, n. 7, luglio 1912, pp.
Sardo, Cagliari, vol. XXXII, 1981, pp. 261-309. dicembre 1909, pp. 8-10. collages nella collezione degli eredi (M. E. Ciusa, corso per le decorazioni del palazzo comunale”, in 583-590.
128. Per un esame più approfondito del movimento
61. L’Edera, Sassari, 28 febbraio 1904, citato in F. 90. Togliamo questa espressione da M. Jacobs, The “Le componenti” cit., p. 22, nota 30). L’Unione Sarda, Cagliari, 12 settembre 1912.
artistico-culturale sardo d’inizio secolo e delle sue 166. M. E. Ciusa, “Le componenti” cit., p. 21. Non ci
Atzeni, “Il movimento” cit. Good and Simple Life, Oxford 1985. 116. Il brano che segue riprende argomentazioni implicazioni “nazionaliste” cfr. G. Altea, M. Magna- 144. “Il concorso” cit. è stato consentito di verificare sull’originale gli ap-
62. R. Mossa, “Spiritualità di Biasi” cit. 91. F. Figari, “La civiltà di un popolo barbaro”, in Il già da noi esposte in “Pittura e scultura” cit. ni, “Pittura e scultura” cit. 145. G. Abozzi, “Giovinezza lontana” cit., pp. 7-8. punti.
306 307
167. Il Sardo in frak (M. Mossa De Murtas), “Teula- 195. A. Lancellotti, “La II Esposizione Internaziona- faello Giolli (“Acqueforti litografie xilografie, a pro- 232. M. G. Sarfatti, “Illustrazioni e illustratori: Biasi, 253. L. B(orgese), “Il dramma di Aroldo Bonzagni”, seguente (“La mostra dei sardi”, 13-20 maggio 1917)
da paese del sogno” cit. le della Secessione”, in Emporium, Bergamo, vol. posito della Mostra milanese dell’Incisione”, Vita Sacchetti e Aldo Carpi”, in Gli Avvenimenti, Milano, in L’Ambrosiano, Milano, 8 gennaio 1939. La tan- annunciava l’inaugurazione per il 12, dando ancora i
168. Fondamentale, negli studi sulle Secessioni euro- XXXIX, n. 232, aprile 1914, p. 259. d’Arte, Siena, a. VIII, n. 2, 1915, p. 35), a chi «fa della a. III, n. 39, 30 settembre 1917. Curioso il lapsus del- genza di Bonzagni con Biasi è segnalata da L. Cara- nomi di Biasi e Mossa e poi quelli del «Cima» (Ciusa)
pee, resta ancor oggi il volume di P. Paret, The Ber- 196. U. Ojetti, “Le Esposizioni di Roma o la moltipli- calligrafia ad uso del Corriere dei Piccoli e stampa la scrittrice che riferisce le illustrazioni di Biasi a Ma- mel, “Aroldo Bonzagni” in Dizionario biografico e del «Meli» (Melis).
lin Secession. Modernism and Its Enemies in Impe- cazione dei pani”, in Il Corriere della Sera, Milano, invece nell’Eroica solo perché veste le sue macchiette rianna Sirca, unico lavoro di rilievo della Deledda degli Italiani, Roma 1970, voce. 264. «Mieux vaut l’erreur que le vague » (M. G. Sarfat-
rial Germany, Cambridge, Mass., and London 1980. 21 marzo 1914. Pur senza citare il pittore nel testo, d’abiti sardi». affidato in questi anni a un altro disegnatore, Riccar- 254. La notizia di un viaggio di Biasi in Spagna si de- ti, “I fratelli Gioli”, in La fiaccola accesa cit., p. 72).
Sulla Secessione romana, cfr. Secessione romana Ojetti (Undecima Esposizione Internazionale d’Arte 214. E. Cozzani, “La bella scuola”, in L’Eroica, La do Salvadori. ve a Gavino Tilocca, che l’ebbe dall’artista, ed è con- Cfr., per il ricorrere della citazione, E. Pontiggia, “La
1913-1916, catalogo della mostra, Roma 1987. Per il in Venezia, s. l., 1914, p. 19) inserisce la riproduzio- Spezia, a. V, n. 34-36, marzo 1915. 233. G. Marangoni, “Arte in tempo di guerra”, in La fermata da Enzo Rovasio, che ricorda conversazioni classicità e la sintesi” cit., pp. 17, 27.
contesto del mercato europeo tra fine Ottocento e ne di uno dei suoi dipinti, Sera di festa a Teulada, 215. Cfr., sul rapporto di Casorati con L’Eroica, l’otti- Cultura Moderna. Natura ed Arte, Milano, a. XX- degli anni Trenta nelle quali Biasi avrebbe dato pro- 265. M. G. Sarfatti, “Alcuni artisti sardi” cit., p. 107.
primo Novecento, cfr. R. Jensen, Marketing Moder- nel suo volume sulla Biennale di Venezia. Altrettanto mo saggio di D. Arich de Finetti, “Casorati xilografo VII, n. 1, dicembre 1917, p. 8. va di una dettagliata conoscenza dei luoghi. Va no-
266. Gibisi, “La Mostra Sarda alla Galleria Centrale
nism cit. fa Selwyn Brinton, “Studio-Talk. Venice”, in The Stu- e l’ambiente de L’Eroica”, in Casorati, catalogo della 234. Sul contesto milanese di questi anni cfr. l’otti- tato che Renzo Mossa – nel contesto di un passo in-
d’Arte”, in Il Secolo Illustrato, Milano, a. V, n. 12, 16
169. Cfr. M. Quesada, “Storia della Secessione ro- dio, vol. 62, no. 257, august 15, London 1914, p. 247. mostra, a cura di M. Mimita Lamberti, Milano 1989, mo saggio di S. Rebora, “Le Biennali di Brera” cit., teso a distinguere l’arte del pittore da quella di
giugno 1917.
mana”, in Secessione romana cit., p. 7. 197. «Nei salotti e nei ritrovi più severi ed impronta- pp. 39-44. pp. 21-29. Zuloaga – affermava invece (“Spiritualità di Biasi”
cit., p. 39) che il pittore «non aveva mai avuto la for- 267. G. F(anciulli), “La Mostra Sarda”, in La Perseve-
170. M. Delitala, “Biasi nel Nuorese” cit. ti ad una aristocrazia cosmopolita, il nome di Bia- 216. E. Cozzani, “La bella scuola” cit. 235. A. Bucci, “Aroldo Bonzagni”, in Il Secolo Illu- tuna … di veder la Spagna »; tuttavia i rapporti di ranza, Milano, 19 maggio 1917.
171. P. Marica, “Il pittore Biasi”, in Il Giornale d’Ita- si è conosciuto » (N. Frongia, “La Sardegna alla Bien- strato, Milano, a. VII, n. 2, 15 gennaio 1919, p. 63.
217. Lo stendardo è datato al 1915, Improvvisatore al Mossa con Biasi, intensi negli anni giovanili, erano 268. Per una discussione dell’influsso di Bergson sul-
lia, Roma, 27 marzo 1913; A. Calza, “Il paese di nale ed alla Secessione. Giuseppe Biasi”, in
1914 da M. E. Ciusa, “Le componenti” cit., pp. 131- 236. M. Saba, “Sinopico”, in La Nuova Sardegna, andati diradandosi – come egli stesso scrive – nella le ricerche artistiche e letterarie francesi all’inizio del
Grazia Deledda”, in L’illustrazione italiana, Milano L’Unione Sarda, Cagliari, 25 maggio 1914).
132, tavv. 83, 87-88. A suggerire la data del 1914 per Sassari, 2 luglio 1949. maturità, specie dopo il trasferimento a Pisa nel secolo, cfr. M. Antliff, Inventing Bergson. Cultural
1913; poi in L’Unione Sarda, Cagliari, 4-5 agosto 198. P. Marica, “Flora d’arte in Sardegna”, in Il Secolo queste xilografie può contribuire il confronto con 237. Per una cronaca dell’avvenimento cfr. M. Saba, 1926. Tilocca non è in grado di precisare la data Politics and Parisian Avant-Garde, Princeton 1993.
1913. XX, Milano, a. XII, n. 9, settembre 1914, pp. 861-862. un’illustrazione di Oscar David per La prova di Pie- “L’omaggio e l’ammirazione dei sardi alla Brigata Sas- esatta, ma si può supporre che il soggiorno spagno- 269. Abbiamo potuto identificare la fonte degli ap-
172. M. Lago, “La Secessione. Una corsa per le sa- 199. Cfr. la ristampa di Sardegna. La rivista di Atti- tro Casu, pubblicata nel settembre di quell’anno sul- sari”, in La Nuova Sardegna, Sassari, 21 aprile 1916. lo, della durata di un paio di settimane, abbia avuto punti di Biasi sulla base delle poche pagine ripro-
le”, in La Tribuna, Roma, 23 marzo 1913. lio Deffenu, a cura di M. Brigaglia, Cagliari 1976. la rivista Sardegna («Era in piedi e stravolgeva gli luogo nel corso di un viaggio compiuto dall’artista
238. Javotte (Genoveffa) Manca (1881-1965), andata dotte in facsimile in M. E. Ciusa, “Le componenti”
173. L. Càllari, “Passeggiata al Salon romano (Ama- 200. In una lettera a F. Cucca, Deffenu aveva espres- occhi nel tenebrore, cercando»), con una figura che tra il gennaio 1922, quando egli richiese il rilascio
sposa nel 1908 a Ettore Bocconi, era figlia di Enrico cit., figg. 24-26. L’artista si è limitato a tradurre il
tori e Cultori, e Secessionisti)”, in Noi e il Mondo, so l’intenzione di chiedere a Biasi o a David alcune riecheggia puntualmente quella del tamburino ne del passaporto, dichiarando di volersi recare in
dei marchesi di Villahermosa e di Nissa (dobbiamo testo bergsoniano (la cui prima versione italiana
Roma, a. III, n. 6, giugno 1913, pp. 557-568. illustrazioni per la poesia di Sebastiano Satta L’aqui- Lo stendardo. La stessa stampa e Improvvisatore so- Francia e in Germania (cfr. Archivio di Stato di Sas-
questa notizia alla cortesia del dott. Sergio Serra). sarebbe uscita nel 1925), con minime varianti. Nel-
lastro, poi pubblicata con fregi di Vittorio Bellieni. no state riprodotte in un articolo di Pica (“Tre giova- sari, Ruoli matricolari del Distretto Militare di Sassari,
174. E. Amicucci, “All’Esposizione romana dei se- Cfr. la scheda a lei dedicata da R. della Seta Sommi l’impossibilità di accedere al testo originale per veri-
Cfr. Attilio Deffenu. Epistolario 1907-1918, a cura di ni artisti della Sardegna”, in Emporium, Bergamo, 1888, classe II, vol. I), e i primi del 1923, anno in cui
cessionisti”, in Il Mattino, Napoli, 30 aprile 1913. Picenardi e S. Massari Sala in Signore di Milano ficarne la datazione agli anni Venti proposta da Ciu-
M. Ciusa Romagna, Cagliari 1972, lettera a F. Cucca vol. XLVI, n. 271, luglio 1917, pp. 3-17), ed hanno risiedette per diverso tempo a Bellagio, ospite di Bu-
175. E. Amicucci, “All’Esposizione romana” cit. 1900-1950. Ritratti da collezioni private, catalogo sa non si può escludere che (poiché la stessa Ciusa
del 5 novembre 1913, p. 112. presumibilmente figurato poco prima nella Mostra cher. Per l’accostamento tra Goya e Zuloaga, com-
della mostra, a cura delle stesse e di E. Gola Staglie- afferma che accanto alla parte centrale riferibile al
176. M. Lago, “La Secessione” cit. Sarda del Cova, che comunque comprendeva anche piuto dalla critica del tempo, cfr. M. Diaz Padron,
201. Per il ruolo di Ciusa, cfr. G. Altea, “Francesco no, F. Mazzocca, M. A. Previtera, G. Rumi, Ginevra- 1924-27 vi sono altre pagine «presumibilmente ante-
177. A. Calza, “Il paese di Grazia Deledda” cit. opere degli anni precedenti. “Ignacio Zuloaga collectionneur”, in Ignacio Zuloa-
Ciusa e il contesto sardo d’inizio secolo”, in L’opera Milano 1997, p. 158. riori»: p. 42, nota 36) le note di lettura su Bergson ri-
178. G. Bellonci, “Dal naturalismo degli impressio- di Francesco Ciusa, atti del convegno, Nuoro 1991, 218. A. Maraini, “Il Re inaugura la mostra d’arte del- ga, catalogue, Paris 1991, p. 125. salgano anch’esse a tale momento precedente. In
la Secessione. I giovani”, in La Tribuna, Roma, 4 239. R. della Seta Sommi Picenardi, S. Massari Sala,
nisti all’idealismo dei sintetici. La Mostra della Seces- p. 75 ss. “Appunti di vita milanese”, in Signore di Milano cit., 255. Uno studio di ballerini di flamenco è in M. E. ogni caso, tutto fa supporre che al pittore, uomo di
sione di Roma”, in Il Giornale d’Italia, Roma, 22 aprile 1915. Ciusa, “Le componenti” cit., pp. 10, 25; pubblicato cultura europea, costantemente aggiornato sulla let-
202. Biasi aveva posto come condizione per l’accetta- p. 33.
marzo 1913. zione dell’incarico di organizzare la sala che le opere 219. R. Giolli, “Acqueforti litografie xilografie” cit., senza data, è riferibile ai primi anni Venti; uno teratura e sul pensiero soprattutto francesi, le teorie
p. 33. 240. Premessa al catalogo della Mostra Sarda pro schizzo di donna con la mantilla si trova fra i dise- bergsoniane dovessero esser note fin dal primo an-
179. E. Prampolini, “Secessione. Prima Esposizione da lui scelte potessero giungere all’ultimo momento, Orfani Sardi, Milano 1917, pp. 5-6.
Internazionale d’Arte. Roma 1913”, in L’Artista Mo- senza cioè dover subire il vaglio del comitato. È pro- 220. M. G. Sarfatti, “L’Eroica e il movimento per la gni ricalcati da Biasi negli anni Trenta in un album teguerra; tanto più che anche in Italia esse erano
derno, Torino, a. XII, n. 9, 10 maggio 1913, pp. 149- babile che in tal modo l’artista si garantisse la possibi- rinascita della xilografia in Italia”, in Gli Avveni- 241. Per un esame più dettagliato della mostra nel da lui presumibilmente utilizzato come repertorio state ampiamente diffuse da riviste come La Voce e
155. lità di controllare e indirizzare il lavoro dei colleghi, menti, Milano, a. III, n. 6, 11 febbraio 1917. suo complesso, cfr. G. Altea, M. Magnani, “Pittura e di spunti e soluzioni compositive, e ora di pro- Il Leonardo.
richiedendo eventuali rifacimenti. Cfr. G. Biasi, “Ulti- scultura” cit. prietà della Galleria Comunale d’Arte di Cagliari. Il 270. G. Biasi, La I e la II Quadriennale. Comparsa
180. A. Colasanti, “Le esposizioni di belle arti a Ro- 221. Così secondo la testimonianza di Iginio Zara,
me parole sulla Sala Sarda alla Secessione di Roma”, 242. “L’inaugurazione della Mostra Sarda”, in La titolo Diario della memoria con cui l’album viene conclusionale, Sassari 1935, pp. 14-15.
ma. La mostra della società Amatori e Cultori – La collaboratore di Biasi negli anni Trenta, che riferiva
in Il Giornale d’Italia, Roma, 16-17 maggio 1915. Perseveranza, Milano, 20 maggio 1917. indicato da M. E. Ciusa (“Le componenti” cit.; “I di-
Secessione”, in Emporium, Bergamo, vol. XXXVIII, notizie avute dall’artista; cfr. M. G. Scano, “Incisori 271. Così secondo M. E. Ciusa “Le componenti” cit.
243. “L’inaugurazione della Mostra Sarda” cit. segni di Giuseppe Biasi” cit.) non risulta da nessu-
n. 222, giugno 1913, pp. 424-443. 203. G. Biasi, “Ultime parole” cit. sardi” cit., p. 12 e nota 5. Gli appunti relativi sono inconsultabili.
na fonte documentaria a noi nota, ma curiosamente
181. Anche L. Càllari (“Passeggiata” cit.) aveva se- 204. «Una sala spoglia che semplicemente avesse rac- 222. R. Branca, La xilografia in Sardegna cit., p. 36. 244. M. G. Sarfatti, “Alcuni artisti sardi”, in La fiac- l’autrice non specifica trattarsi di una denominazio- 272. Un’ampia analisi del bergsonismo di Gleizes e
gnalato come «cosciente » la «primitività » dell’opera colto una trentina di opere era tale da poter resistere 223. M. G. Sarfatti, “I cartelloni del grande Prestito cola accesa cit., p. 95. ne da lei assegnata a posteriori. Ancora nella colle- Metzinger in Du Cubisme è in M. Antliff, Inventing
di Biasi. vicino ad altre minuziosamente curate nella deco- nazionale”, in Gli Avvenimenti, Milano, a. III, n. 12, 245. S. Prunas, “Una mostra d’arte sarda a Milano”, zione della Galleria cagliaritana è un terzo disegno Bergson cit., pp. 39-66.
182. A. Cantù, “La Secessione romana”, in Vita d’Arte, razione con gusto modernissimo? E l’insieme artisti- 25 marzo 1917; poi in La fiaccola accesa (polemi- in Il Giornale d’Italia, Roma, 31 maggio 1917. a inchiostro (Studi di figure femminili), rappresen- 273. Annota Biasi: «Ogni artista saprà ch’egli deve
Siena, a. VI, vol. XII, luglio-agosto 1913, pp. 44-60. co che avesse contenuto non ne avrebbe sofferto una che d’arte), Milano s. d. (1919), p. 54. tante fra altre figure una spagnola con ventaglio. far passare nella sua opera concreta le armonie che
246. In catalogo col titolo di Scena sarda. L’identifi-
grave diminuzione?» argomenterà retrospettivamen- Per entrambi, e per un terzo schizzo raffigurante può indovinare nel mondo dello spirito e ciò non
183. La frase è riportata da M. E. Ciusa, “Le compo- 224. Cfr. M. Brigaglia, La classe dirigente a Sassari cazione con Sera a Ittiri si basa sulla foto pubblica-
te l’artista (G. Biasi, “Ultime parole” cit.). una corrida, in collezione privata a Sassari, si può secondo una fantasia individuale separatista ed
nenti” cit., p. 41, nota 19. da Giolitti a Mussolini, Cagliari 1979, pp. 167-69. ta, col primo titolo, in B. Viallet, “La Mostra sarda”,
205. M. S(aba), “Parlando con Giuseppe Biasi. La in Pagine d’Arte, Milano, a. V, n. 5, maggio 1917, p. proporre una data analoga a quella dello studio egoista ma nell’unità delle leggi generali che assicu-
184. Riprodotta in L. Càllari, “Passeggiata” cit., p. 562. 225. «La speranza di un deciso assestamento dei fat-
sala sarda è un fatto compiuto”, in Il Giornale d’Ita- 110, e in altre recensioni. con i ballerini. Una donna in costume spagnolo fu rano all’universo la sua magnifica omogeneità» (M.
185. La discussione sulle tavole per “Il fanciullo na- ti politici su cui si contava è andata delusa», scrive-
lia, Roma, 2 aprile 1915. ritratta inoltre da Biasi, sullo sfondo di un cimitero E. Ciusa, “Le componenti” cit., fig. 26).
scosto” compare in G. Altea, “L’effetto Deledda nel- va in una lettera al giornale datata da Sassari il 13 247. Riprodotti il primo in V. Pica, “Tre giovani arti-
206. G. Giubbini, “La secessione dell’Eroica”, in L’E- maggio e pubblicata quattro giorni dopo (G. Biasi, arabo, in un dipinto esposto nel 1927 al Cairo (cfr. 274. È l’amico Marco Ramperti a ricordare come Bia-
l’arte sarda del primo Novecento”, in Mito e quoti- sti della Sardegna” cit. (col titolo Il fratellino), e il se-
roica. Una rivista italiana del Novecento, a cura di “Ultime parole” cit.). È vero che Biasi si rivolgeva ai la riproduzione nel quotidiano El Ahram, Il Cairo, si fosse solito citare la frase nietzschiana «Sappi dan-
dianità nel mondo di Grazia Deledda, atti del condo in G. Marangoni, “Sardegna pittorica. Giu-
G. Giubbini, Genova 1983, p. 24, nota 13. colleghi sardi infuriati per aver perduto l’opportu- 26 febbraio 1927). zare sopra le cose» a sostegno del proprio ideale di
convegno, Padova 1997, a cura di C. Limentani Vir- seppe Biasi”, in La Cultura Moderna, Natura ed
207. Così almeno si può ritenere, stando allo scarso nità di esporre, ma è comunque improbabile che si Arte, Milano, a. XXVII, n. 10, settembre 1918, p. 571. 256. Como, collezione privata. ironico distacco (“Ricordo di Giuseppe Biasi” cit.).
dis, in corso di stampa.
numero di stampe oggi note databili agli anni pre- sarebbe espresso negli stessi termini se fosse stato 248. Tutti, tranne i primi due e Scolastica, sono noti 257. Tre dipinti dal titolo Serenata erano compresi 275. P. V. Cannistraro, B. R. Sullivan, Margherita
186. G. Deledda, “Il fanciullo nascosto”, in La lettu- cedenti la prima guerra mondiale. animato da sentimenti interventisti. da foto d’epoca; Mattino, San Basilio e Gioielli sono nella mostra del Cova. Sarfatti. L’altra donna del Duce, Milano 1993, p.
ra, Milano, a. XIV, luglio 1914, p. 599.
208. Lettera a C. A. Petrucci, Sassari, 16 luglio 1934 226. La notizia, erronea, dell’arruolamento di Biasi riprodotti nel catalogo della mostra; Corteo nuziale 258. Riprodotti in V. Pica, “Tre giovani artisti della 211 e passim; B. Sarfatti, “Lo studio del mercoledì
187. Pare che Biasi leggesse la Gazette du Bon Ton, (archivio Biasi, Capena). in qualità di volontario si legge in M. E. Ciusa, “Le sera”, in Da Boccioni a Sironi cit., pp. 75-77.
(uno dei tre quadri esposti con questo titolo), in V. Sardegna” cit., pp. 12, 15; si confrontino le due ope-
palestra di questi ed altri disegnatori di moda pari- componenti” cit., p. 153.
209. L’incisione è riferita al 1910 da M. Cao Volpi, Pica, “Tre giovani artisti della Sardegna” cit.; Sidonia re con quadri di Bonzagni del 1917 come Un giorno 276. G. Valori, “Un cenacolo milanese”, in Ardita,
gini. Lo afferma M. E. Ciusa (“Le componenti” cit.,
“L’opera grafica” cit., p. 129, tav. 81. Lo studio della 227. Le notizie sul servizio militare di Biasi sono trat- (ma col titolo errato Scolastica) in M. G. Sarfatti, di domenica (il tram di Monza) e Serenata (cat. Milano, a. III, n. 3, 15 marzo 1921, pp. 153-154.
p. 14), senza specificare la fonte della notizia.
Cao Volpi – non sempre coincidente con le propo- te dai seguenti documenti dell’Archivio di Stato di “Battaglie d’arte. La Mostra sarda inaugurata a Mila- 105, 110, in M. Valsecchi, Aroldo Bonzagni, Ferrara 277. G. Marangoni, “Arte in tempo di guerra” cit.
188. A. Calza, “Il paese di Grazia Deledda” cit. ste qui avanzate – costituisce il primo organico e do- Sassari: Ruoli matricolari del Distretto Militare di Sas- no”, in Il Mondo, Milano, a. III, n. 22, 3 giugno 1917, 1974).
278. V. Piccoli, “La mostra annuale della Permanen-
189. A. Calza, “Il paese di Grazia Deledda” cit. cumentato contributo sull’attività di illustratore e di sari, classe 1885; Ruoli matricolari del Distretto Mili- p. 8. Di Graziélene esiste una riproduzione a colori 259. (U. Ojetti), “La Mostra sarda”, in Corriere della te a Milano”, in Emporium, Bergamo, vol. XLVII, n.
190. G. Altea, “Dalla madre dell’ucciso “ cit. incisore dell’artista. A proposito della xilografia Pro- tare di Sassari 1888, classe II, vol. I; Lista di estrazio- nell’archivio Biasi. Sera, Milano, 21 maggio 1917. 277, gennaio 1918, p. 53.
191. G. Perry, “Primitivism and the Modern” cit., cessione, va ricordato che la stampa fu pubblicata ne circondario di Sassari, leva 1885. 249. Per quanto riguarda Corteo nuziale e San Ba- 260. M. G. Sarfatti, “Battaglie d’arte” cit., p. 8; C. 279. F. Balestra, “La VII Esposizione degli Acquerel-
pp. 22-28. nel numero di aprile-maggio 1915 de La Grande Il- 228. Il 9 settembre 1916 Biasi ottiene una licenza di silio, se la qualità della stesura si ricava dalle foto, B(ozzi), “Pittori e pittrici della Sardegna”, in Il Seco- listi Lombardi”, in Emporium, Bergamo, vol. XLVIII,
lustrazione, la rivista pescarese dei Cascella. un anno per convalescenza. È di nuovo sotto le ar- quella del colore si può solo intuire, trattandosi di lo, Milano, 23 maggio 1917; B. Viallet, “La Mostra
192. La varietà dei registri toccati da Biasi è notata n. 283, luglio 1918, pp. 42-43.
da un commentatore, Mario Guglielmi (“Giuseppe 210. Le date proposte per queste stampe da M. Cao mi (ma non al fronte) dal 9 settembre 1917 al 15 immagini in bianco e nero. sarda” cit., pp. 108-110; V. Pica, “Tre giovani artisti
280. C. B(ozzi), “L’Esposizione Nazionale di Brera”,
Biasi”, in Il Giornale d’Italia, Roma, 1 luglio 1914), Volpi (“L’opera grafica” cit., pp. 128, 131, 133-134, febbraio 1918, quindi, dichiarato temporaneamente 250. Il titolo originale dell’opera che indichiamo co- della Sardegna” cit.
in Il Secolo, Milano, 6 settembre 1918.
che nota come alla dolcezza e morbidezza delle sue tavv. 79-80, 86, 89-90) sono 1914 per la prima, 1909- inabile, usufruisce di un congedo di tre anni. me La brocca rotta, sottolineando il carattere aned- 261. M. G. Sarfatti, “Alcuni artisti sardi” cit., pp. 97-98.
10 per la seconda e la terza, 1915 circa per le altre dotico della scena, non è noto. Il segretario galante 281. R. Calzini, “Note alle premiazioni della Esposi-
scene elegiache subentri un segno «duro legnoso in- 229. G. Mosse, Fallen Soldiers. Reshaping the Me- 262. Sul percorso critico sarfattiano vedi ora E. Pon-
due. rappresenta una delle prime versioni di un tema su zione Nazionale di Brera”, in Emporium, Bergamo,
cisivo di un forte sapore tragico o fantastico» quan- mory of the World Wars, New York-Oxford 1990, tiggia, “La classicità e la sintesi. Margherita Sarfatti
cui Biasi sarebbe spesso tornato. vol. XLVIII, n. 286, ottobre 1918, p. 206.
do il pittore si volge a rendere il «dolorante traso- 211. Cfr. E. Mattioli, A. Serra, Annali delle Edizioni pp. 114-117. critico d’arte (1901-1932)”, in Da Boccioni a Sironi.
gnato misticismo della vecchia anima sarda». Formiggini (1908-1938), Modena 1980, p. 123. La 251. Nella sua recensione alla mostra su La Perseve- 282. “La Biennale braidense”, in Emporium, Berga-
230. U. Ojetti, “Gli illustratori de L’Illustrazione”, in Il mondo di Margherita Sarfatti, catalogo della mo-
lettera di Formiggini a Cozzani è del 20 luglio 1914. ranza Giuseppe Fanciulli lodava diffusamente il mo, vol. XLVIII, n. 285, settembre 1918, p. 156.
193. M. De Benedetti, “L’Esposizione di Venezia – Nel cinquantenario dell’illustrazione italiana 1873- stra, a cura di E. Pontiggia, Milano 1997, pp. 13-61.
Esposizioni romane”, in Nuova Antologia, Roma, a. 212. “La via dolorosa di Mariano De Fraja”, in La 1923, Milano, supplemento al n. 13 del 29 marzo quadro (“L’Esposizione di Brera. II”, 19 settembre 283. “Cose italiche. La mostra Biennale di Brera”, in
263. La Sarfatti aveva seguito i preparativi della Mo-
49, fasc. 1017, 1 maggio 1914, pp. 130-136; M. Lago, Nuova Sardegna, Sassari, 15-16 febbraio 1915. 1922, p. 39. 1916). La Cultura Moderna. Natura ed Arte, Milano, a.
stra sarda e ne aveva dato notizia nella sua rubrica
“Le esposizioni romane. La Secessione”, in La Tribu- 252. Cfr., di Casorati, il Ritratto di Cesare Lionello, XXVII, n. 11, ottobre 1918, p. 594.
213. Non partecipa invece, contrariamente a quanto 231. Cfr. ad esempio M. G. Sarfatti, “Il bianco e ne- “Le arti plastiche” sulla rivista Gli Avvenimenti. In
na, Roma, 21 marzo 1914. da noi stessi affermato in altra sede, alla mostra mila- ro alla mostra degli Alleati” e “La pittura alla mostra esposto a Cà Pesaro nel 1913, e quello di Renzo Ci- una nota del 15-22 aprile 1917 (“Una mostra di artisti 284. Cfr. S. Rebora, “Le Biennali di Brera” cit., pp.
194. A. Lancellotti, recensione alla XI Biennale di nese dell’incisione tenuta nel gennaio 1915, nel cata- degli Alleati”, in Gli Avvenimenti, Milano, a. II, nn. nali del 1912. Per entrambi, cfr. M. M. Lamberti, sardi”) dava tra gli espositori della mostra da farsi, ol- 24-25.
Venezia, in Il Corriere d’Italia; poi in Libertà!, Sas- logo della quale figura Mossa De Murtas; solo a lui 51-52, 17 e 24 dicembre 1916; M. G. Sarfatti, “I car- scheda in Felice Casorati 1883-1963, catalogo della tre al «De Biasi», Mossa De Murtas, «la signorina Al- 285. Ha segnalato l’episodio S. Rebora, “Le Biennali
sari, 13 giugno 1914. vanno pertanto riferite le allusioni malevole di Raf- telloni del grande prestito nazionale” cit. mostra, Milano 1985, pp. 58-60. tair» (sic) e Alessandro Pandolfi. Ai primi del mese di Brera” cit., p. 28, nota 10.
308 309
286. L’altro premio “Principe Umberto” non era stato 301. M. G. S(arfatti), “Cronache del mese. Pittura derna. Natura ed Arte, e Marangoni erano legati a sembrano essere stati completati solo alla fine del tabile allo stesso momento, della medesima colle- un Impero. Etiopia 1935-1936, Torino 1983, p. 80,
assegnato a causa proprio delle dimissioni di Alcia- scultura”, in Ardita, Milano, a. I, n. 4, 15 giugno Ballero; erano stati loro a intercedere presso Barbe- 1923, quando Biasi si rivolgeva a un falegname mi- zione, con Motivo di danza, pure esposto a Botte- nota 4.
ti, che avevano lasciato la giuria in perfetta parità. 1919, p. 253. ris, ex segretario di Lino Pesaro e proprietario della lanese per l’incorniciatura dei pannelli (lettera non ga di Poesia. 358. Si tratta di un quaderno scolastico recante l’in-
Cfr. “L’assegnazione dei premi dell’Esposizione di 302. M. G. Sarfatti, “Adolfo Wildt e l’esposizione al- Vinciana, per ottenere che il pittore (che già aveva datata, riferibile alla fine del 1923; in fotocopia nel- 339. Il catalogo della mostra, che contiene una lun- testazione G. Biasi – Bellagio – Appunti, conservato
Brera”, in La Sera, Milano, 19 settembre 1918. la Galleria Pesaro”, in Il Popolo d’Italia, Milano, 10 inutilmente bussato alla porta di Pesaro) vi fosse ac- l’archivio Cao Volpi, Livorno). Da Cirene l’artista ga introduzione di Nino Barbantini ai lavori di Se- nell’archivio Biasi, Capena. Iniziati nel 1923, gli ap-
287. “Ancora della premiazione di Brera. Il giudizio febbraio 1919. colto. Cfr. le lettere di Marangoni, Giglio e Salvadori avrebbe sollecitato Bucher ad affrettare la sistema- meghini, premette alle opere di Biasi solo poche ri- punti e i disegni sono stati poi continuati in Africa.
del pittore Alciati”, in La Sera, Milano, 30 settembre a Ballero, in S. Naitza, M. G. Scano, Antonio Ballero, zione della sala (1 settembre 1925; cfr. M. E. Ciusa, ghe a firma di Bottega di Poesia, nelle quali ci si
303. G. F(anciulli), “Mostre individuali”, in La Perse- 359. L. Nochlin, “The Imaginary Orient”, in Art in
1918. Nuoro 1986, pp. 273, 275-276. “I disegni di Giuseppe Biasi” cit.); questa ebbe luo- esime da presentare il pittore perché «troppo noto
veranza, Milano, 4 febbraio 1919. Due mesi dopo America, New York, may 1983, pp. 118-131, 187-191.
288. Stando a quanto afferma Pica nella sua prefa- Fanciulli dedica all’artista un articolo monografico 316. Anche fra gli altri membri della “colonia sarda” go con ogni probabilità nei primi mesi del 1925, nella nostra città ». Mostre dei pittori Biasi, Seme-
quando Biasi soggiornò nuovamente a Bellagio, ed 360. La tesi di un sostanziale legame di Matisse –
zione al catalogo, il progetto della mostra risaliva a su Il giornalino della Domenica, in cui si sofferma di Milano, il protagonismo di Biasi sembra aver pro- ghini e del pittore ceramista Pandolfi, catalogo del-
è possibile, stando ai termini in cui si esprimeva in nelle opere legate al soggiorno in Marocco del 1912
circa un anno prima. anche sulla sua partecipazione alla mostra da Pesa- vocato in questo periodo qualche ostilità. La giovane la mostra, Milano 1923, p. 5.
una lettera a Pandolfi («qui sono alle prese con i – con i presupposti ideologici della pittura orientali-
ro (G. Fanciulli, “Giuseppe Biasi”, in Il giornalino Edina Altara si compiace degli attacchi rivolti al pitto- 340. C. Carrà, “Le arti. Semeghini – Biasi – Pandol-
289. V. Pica, Mostre individuali dei pittori Ambrogio miei 32 metri quadrati di pittura, ma me la caverò sta è sostenuta in maniera convincente da Roger
della Domenica, Milano, a. VIII, n. XVI, 6 aprile re sassarese in occasione della mostra di Ballero alla fi”, in L’Ambrosiano, Milano, 12 dicembre 1923.
Alciati – Giuseppe Biasi – Aroldo Bonzagni – Guido bene e poi in viaggio! », 2 gennaio 1925; archivio Benjamin, “Matisse in Morocco. A Colonizing Esthe-
1919, pp. 13-16). Vinciana, in una lettera a quest’ultimo: «Eppoi ha vi- 341. Di questa cerchia doveva far parte anche Javot-
Cinotti e dello scultore Adolfo Wildt, catalogo della Pandolfi, Gallarate) che in quella occasione abbia tic?”, in Art in America, New York, november 1990,
sto, Professore, che toccatina per qualche altra perso- te Bocconi Manca di Villahermosa, visti i suoi stretti
mostra, Milano 1919, pp. 10, 12. 304. C. B(ozzi), “Le piccole esposizioni d’arte. Un effettuato anche dei nuovi interventi sui dipinti. Ciò pp. 157-165, 211-213. Una presentazione piuttosto
na… Si vede che i suoi lavori sono stati paragonati e rapporti con Giuseppe e Carla Visconti di Modrone,
290. È tuttavia possibile identificare il quadro con la quintetto di artisti milanesi”, in Il Secolo, Milano, 7 spiegherebbe ad esempio l’aria marcatamente schematica della questione dell’orientalismo di Ma-
preferiti ad altri lavori che magari erano ammirati a casa dei quali Emanuele di Castelbarco aveva co-
seconda versione del soggetto (gruppi di contadine febbraio 1919. “orientale” della figura della sposa. Una serie di dise- tisse, da un punto di vista femminista, si legge in J.
prima… Ora si è vista attraverso i suoi lavori la vera nosciuto nel 1917 la moglie Wally Toscanini. Cfr. R.
di Ittiri in uno spiazzo del paese), che, recante a 305. Cfr. S. Rebora, “Le Biennali di Brera” cit., pp. Sardegna bella» (lettera di E. Altara ad A. Ballero, Ca- gni preparatori per il ciclo di Bellagio sono conser- A. Isaak, Feminism and Contemporary Art. The Re-
tergo il cartellino della galleria Pesaro, appare stili- 23-24. vati dalla Galleria Comunale d’Arte di Cagliari. Oltre della Seta Sommi Picenardi, S. Massari Sala, “Spunti volutionary Power of Women’s Laughter, London
gliari, 29 marzo 1920; archivio Ilisso, Nuoro). biografici” cit., p. 195.
sticamente posteriore rispetto a quella del 1914. Ca- 306. Allo stesso gruppo di opere appartiene la tem- a quelli pubblicati come tali in M. E. Ciusa, “I dise- and New York 1996, pp. 55-60.
317. N. A(lberti), “Il simpatico gesto d’un editore e 342. Cfr. M. Lorandi, “Biografia”, in Alberto Martini,
ratterizzata da un decorativismo e descrittivismo an- pera La sposa (M. E. Ciusa, “Le componenti” cit., gni di Giuseppe Biasi” cit., pp. 50, 53, sono sicura- 361. Concordiamo con le tesi espresse a questo
il fervido lavoro di due artisti”, in Il Giornale d’Ita- catalogo della mostra, a cura di M. Lorandi, p. 20.
cora molto marcati, presenta però stesure di colore tav. 20, p. 58), di cui condividiamo la datazione mente da riferire alla decorazione della Villa Serbel- proposito da R. Benjamin (“Matisse in Morocco”
lia, Roma, 13 giugno 1919.
più liquide e una tonalità cromatica più pacata. proposta al 1919. loni anche quelli riprodotti nello stesso catalogo alle 343. La recensione di Marangoni su La Giustizia cit.), che contesta efficacemente la distinzione pro-
318. Cfr. la riproduzione in facsimile del manifesto pp. 49, 51-52 (quest’ultimo reca sul verso un altro (20-21 dicembre 1923) è riportata in “Una mostra di posta da P. Schneider (“The Moroccan Hinge”, in
291. G. Marangoni, “Sardegna pittorica. Giuseppe 307. Proprio a partire dai bozzetti, di cui capta il si- in F. Benzi, G. Cefariello Grosso, Galileo Chini, Mi- studio inedito), nonché altri fogli inediti (inv. 656, Giuseppe Biasi”, in La Nuova Sardegna, Sassari, 21- Matisse in Morocco. The Paintings and Drawings
Biasi”, in La Cultura Moderna. Natura ed Arte, Mi- gnificato di rinnovamento, Carlo Bozzi loda l’«origi- lano 1988, p. 198. 663, 665, 673). 22 gennaio 1924. 1912-1913, Washington 1990) tra l’orientality di
lano, a. XXVII, n. 10, settembre 1918, pp. 569-572. nale percezione visiva» e la «singolare prontezza di
319. Si tratta con ogni probabilità dei proprietari del- 330. Parte della tela sul lato destro del pannello del 344. La recensione di Giuseppe Fanciulli, apparsa Matisse, influenzata dalle estetiche orientali volte
292. Poiché nel catalogo figura una sola opera di pennello» che consentono a Biasi di «tenere mirabil-
la SCIC, società cagliaritana produttrice di refrattari Corteo Nuziale è stata ripiegata sul retro, probabil- su La Sera, è riportata in “Il pittore Biasi e la critica all’astrazione, e l’Orientalism ottocentesco.
questo titolo e di questo tema, ed essa è riprodotta mente una nota sola o di accordarne diverse, per se
che, fondata nel 1918 dall’ingegner Gracco Tronci, mente quando i dipinti sono stati rimossi dalla loro milanese”, in Il Giornale d’Italia, Roma, 23 dicem- 362. E. W. Said, Orientalismo cit.
in F. Solimena (“La mostra collettiva Alciati, Biasi, stesse dissonanti» (C. Bozzi, “Le piccole esposizioni”
sfruttava le cave di caolino di Furtei e del Sarcidano. collocazione originaria per essere trasferiti nella bre 1923.
Bonzagni, Cinotti, Wildt alla Galleria Pesaro”, in La cit.); F. Solimena (cronista alquanto incline alla frase 363. H. Foster, “Scènes primitives (Gauguin, Picas-
Sull’episodio cfr. G. Altea, “Arte decorativa in Sarde- nuova sede dell’albergo.
Cultura Moderna. Natura ed Arte, Milano, a. XXVIII, fatta) lo definisce «un maestro del colore» (“La mostra 345. V. B(ucci), “Pittori che espongono. Biasi – Se- so, Kirchner)”, in Les cahiers du Musée National
gna 1919-1929”, in G. Altea, M. Magnani, Nino Si-
n. 4, aprile 1919, p. 220), si deve respingere l’identifi- collettiva” cit., p. 220). Vincenzo Bucci ne apprezza 331. I disegni della Galleria Comunale di Cagliari meghini – Pandolfi”, in Corriere della Sera, Milano, d’Art Moderne, Paris, été 1994, pp. 32-33.
glienti. Un artista déco e la sua bottega, Sassari 1989;
cazione – proposta da M. E. Ciusa, “Le componenti” «il cromatismo vario e audace», «la tavolozza fanta- documentano soluzioni iconografiche in seguito 18 dicembre 1923. 364. Il tema meriterebbe una discussione che non
G. Altea, M. Magnani, “Pittura e scultura” cit., p. 192.
cit., tav. 22 – dell’olio Suonatori ambulanti con uno siosa e ricca», la «sapienza non comune nel giuocar scartate. Nella scena con La sposa, a questa era ini- 346. Cfr. Arte e costume. Aspetti del vestiario popo- può aver luogo in questa sede. Uno storico come
dei quadri presenti nella mostra del febbraio 1919. Il con le dissonanze, nel ricavare da un contrasto di 320. Lettera ad A. Bucher, Cagliari, 12 maggio 1919 zialmente affiancata un’altra figura femminile in
(cfr. “Corrispondenza”). lare in Sardegna, catalogo della mostra, a cura di John M. MacKenzie (avverso a Said e a tutta la scuo-
dipinto, tuttavia, è riconducibile alla stessa data e tinte crude e vive saporose armonie». (“Un quintetto piedi; in uno dei fogli appare anche un gruppo di G. M. Demartis, G. Dore, M. Mura, Sassari 1997, pp. la di pensiero da lui derivata) sostiene ad esempio
può essere stato venduto in altra occasione da Pesa- d’artisti alla Galleria Pesaro”, in Emporium, Berga- 321. La data della mattonella, apposta vicino al bor- donne in visita, e in una delle pareti lunghe, invece 14-15. che in tanta parte dell’Orientalismo ottocentesco
ro, della cui galleria porta il cartellino. mo, vol. XLIX, n. 291, marzo 1919, pp. 160-161). do e mal decifrabile, si può leggere alternativamen- della scena di corteggiamento poi eseguita si scor- viene dato ampio spazio alla rappresentazione dei
te come 1920 e come 1924. 347. Cfr., per un esame più dettagliato delle scene e
293. Il dipinto non compare tra le opere elencate 308. Precisiamo oggi al 1919-20 la datazione agli anni gono alcune figure femminili. valori positivi del mondo arabo e medio orientale (J.
dei figurini de La grazia, G. Altea, “Giuseppe Biasi”
nel catalogo, ma vi è riprodotto in fotografia; non è Venti da noi già proposta (G. Altea, M. Magnani, “Pit- 322. Qualche anno dopo un’amica di Biasi, la gior- 332. È anche possibile che Biasi avesse tenuto pre- cit., pp. 21-33. M. MacKenzie, Orientalism. History, Theory and the
identificabile con la tela recante lo stesso titolo – del tura e scultura” cit., sch. 88). Depone per la data nalista sassarese Myriam Riccio, avrebbe raccontato senti gli studi compiuti in questo periodo sull’arte Arts, Manchester 1995); per converso, nel primitivi-
resto assai generico – passata in asta nel 1926 nella 1919-20 la vicinanza del dipinto a Teresita, esposto a suo modo il fallimento del progetto: «dopo che il 348. Arturo Bucher ricordava le difficoltà economi-
siamese e indiana, attestati da vari schizzi e disegni smo di un artista come Picasso non pare che all’Al-
vendita della collezione Chierichetti (cfr. V. Pica, nel 1920 alla Biennale. La processione, già di pro- Biasi ebbe parlato per circa due ore esponendo det- che cui Biasi dovette far fronte nell’ultimo periodo
in collezioni private. tro vengano legate quelle valenze di verginità e di
Catalogo della vendita all’asta della galleria di Giu- prietà di Giuseppe Chierichetti, passò in asta nel 1926 tagliatamente il suo vasto programma allo scelto ed del suo soggiorno milanese, verso il 1922-23, quan-
333. L’opera, raffigurante tre donne con dei frutti in do incontrava forti difficoltà nella vendita delle sue purezza che troviamo ad esempio in Gauguin.
seppe Chierichetti, Milano 1926, p. 124, n. 61), dal con la collezione di quest’ultimo (cfr. la foto in V. Pi- estasiato uditorio, qualcuno chiese: ‘Ci vorranno mano, accanto al tavolo del caffè, si potrebbe forse opere. 365. L. Thornton, Les orientalistes. Peintres voya-
momento che quest’ultima era di formato quadrato ca, Catalogo della vendita cit., tav. LII, n. 149). La fo- dei capitali per cominciare: dove li troviamo?’ – e identificare con una Merenda esposta nel 1923 al 349. L. Giusso, Leopardi, Stendhal, Nietzsche cit., p. geurs, Paris 1983, pp. 10-11.
(cm 110 x 110) e non rettangolare. to di un’altra Processione analoga a questa e presumi- Biasi ‘Già! Due o trecento mila lire.’ E accese una Circolo Sociale di Como, nella quale, scrive un cro-
bilmente coeva si conserva nell’archivio Biasi. sigaretta e cambiò discorso. Ecco perché le vetrine 215. Nella copia appartenuta a Biasi il passo è sotto- 366. Come si apprende dalle sue lettere, a Cirene e
294. Il dipinto è da identificare con quello pubbli- nista, «il soggetto principale, formato dalla prima
delle grandi metropoli furono private della produ- lineato. Alessandria Biasi non risiedeva in albergo (il suo
cato sotto l’erroneo titolo Mercato a Nule in F. Soli- 309. Il dipinto è confrontabile con alcuni disegni a donna a sinistra, potrebbe fare a sé » (L. Pessina,
zione artistica salpata da Teulada alla conquista 350. Lettera a Bucher, Milano, 14 febbraio 1924 (in recapito era a Tripoli l’Hotel Moderno, a Cirene 20
mena, “La mostra collettiva” cit., p. 220. matita, contenuti in un taccuino nella stessa colle- “Biasi e Pandolfi espongono al Casino”, in Il Corrie-
dei grandi mercati mondiali» (“I giuocattoli “Atte” e fotocopia nell’archivio Cao Volpi, Livorno). Borghesi Italiani, ad Alessandria Via Fouad 13 bis);
295. In base agli accenni di descrizione contenuti zione privata, riconducibili alla fine degli anni Dieci re delle Prealpi, Como, 7 luglio 1923).
l’arte sarda alla Fiera internazionale di arte decorati- la preparazione della mostra tenuta alla galleria
nelle recensioni (che dicono la figura d’impianto si- o ai primi anni Venti in base a considerazioni stilisti- 334. Il quadro, già riferito al 1914 da M. E. Ciusa 351. Com’è noto, nel discorso tenuto all’inaugura-
va di Parigi”, in La Tribuna, Roma, 26 aprile 1925). Paul di Alessandria nella primavera 1926 dovette
mile a Scolastica del 1917, ma bruna e impostata su che. Il taccuino si apre con una serie di disegni da- (“Le componenti” cit., tav. 7), ripete il soggetto e rie- zione della prima mostra di Novecento alla galleria
consigliargli l’affitto di uno studio.
toni giallo-verdi) si propone qui di riconoscere Te- tabili alla seconda metà degli anni Dieci (tra cui uno 323. Nel 1939 Biasi eseguì per la Bottega d’Arte Cau labora la composizione di Melodie nostalgiche, uno Pesaro, il 23 marzo 1923, Mussolini aveva affermato
studio per Mattino esposto al Cova nel 1917). Un al- di Cagliari una serie di bozzetti di piatti in ceramica, di non voler incoraggiare «qualcosa che possa somi- 367. Lettera a Pandolfi, Cirene, 18 agosto 1925 (ar-
tesedda in una Sposa di Nule di collezione privata dei dipinti esposti nel 1913 alla Secessione romana,
tro disegno, a penna, della stessa serie è conservato alcuni dei quali furono realizzati dalla Lenci. gliare a un’arte di Stato ». Il discorso, pubblicato sul chivio Pandolfi, Gallarate). Per le operazioni di ri-
sassarese, già più volte pubblicata (M. E. Ciusa, “Le ma è stilisticamente diverso dalle opere dei primi
componenti” cit., tav. 18, e G. Altea, M. Magnani, dalla Galleria Comunale di Cagliari. 324. Sulle vicende del libro, cfr. la scheda di G. Altea Popolo d’Italia del 27 marzo 1923, si legge ora in R. conquista in Libia cfr. M. M. Rizzo, “Luigi Federzo-
anni Dieci. Crediamo ora possibile spostare verso il ni”, in Il Parlamento Italiano 1861-1988, vol. 10,
“Pittura e scultura” cit., tav. 121a) con il riferimento 310. U. E. Imperatori, nel recensire la partecipazio- in Tutti i libri della Sardegna, a cura di M. Brigaglia, 1921 e il 1923 il momento dell’esecuzione della tem- Bossaglia, Il “Novecento Italiano”. Storia, docu-
al 1919; il dipinto porta sul retro il cartellino della ne sarda all’esposizione, dice Paesaggio sardo di Cagliari 1989 (“Tra arte e artigianato”, pp. 262-264). menti, iconografia, Milano 1979, pp. 83-84. 1920-1922. La crisi dello Stato liberale. Da Nitti a
pera, per la quale avevamo in altra sede proposto Facta, Milano 1988, p. 334 ss.
galleria Pesaro. Biasi «così sovrabbondante di colori da farci ripete- 325. In una lettera a Bucher del 30 agosto 1919 (in una data tra la fine degli anni Dieci e l’inizio del de- 352. Lettera ad A. Pandolfi, Alessandria d’Egitto; non
296. Cfr. la foto in R. Carta Raspi, “Giuseppe Biasi”, re il lamento di Plinio, cui molto dispiaceva che la fotocopia nell’archivio Cao Volpi, Livorno) Biasi cennio seguente (G. Altea, M. Magnani, “Pittura e datata, ma riferibile all’estate del 1926 (cfr. “Corri- 368. V. Mossa, “Architetture d’Africa e di Sardegna nei
in Artisti, poeti e prosatori di Sardegna, Cagliari soverchia ricchezza della tavolozza scemasse la no- annuncia di aver l’intenzione di trattenersi in Sarde- scultura” cit., sch. 90, p. 148). spondenza”). Gli accenni contenuti nella lettera suoi quadri”, in Il Convegno, Cagliari, a. V, n. 1, giu-
1927, p. 165. biltà e la poesia della pittura» (“Gli artisti sardi alla gna fino al maggio successivo. concordano con quanto si conosce, attraverso le te- gno 1952, numero dedicato a Giuseppe Biasi, p. 17.
335. La data del 1920, assegnata da M. E. Ciusa (M.
XII Esposizione di Venezia”, in Il Giornale d’Italia, E. Ciusa, “Le componenti” cit., p. 19), va spostata stimonianze degli amici, dell’atteggiamento dell’arti- 369. Cinque di questi studi furono esposti nell’aprile
297. Il suo nome si legge in un elenco di amici e col- 326. P. A. Manca, “Ricordo di Giuseppe Biasi”, in
Roma, 8 giugno 1920). più avanti sulla base dei ricordi di Alessandro Lona- sta negli anni Trenta. Viceversa gli studi precedenti 1926 nella personale dell’artista alla galleria Paul di
lezionisti (probabilmente i destinatari degli inviti ad Presente, Sassari-Cagliari, febbraio 1946.
una mostra) contenuto nel taccuino del pittore rima- 311. R. Calzini, “XII Esposizione Internazionale d’ar- ti, fratello di Germana, che all’epoca dell’esecuzio- tendevano – quando non ignoravano interamente il Alessandria d’Egitto (cfr. N. Gogos, “Note d’arte. La
327. Cfr. la lettera ad A. Bucher del 12 maggio 1919 problema (M. E. Ciusa, “Le componenti” cit.) – a da- mostra Biasi”, in Isis, Alessandria, marzo 1926, rita-
sto nell’archivio Biasi e risalente ai primi anni Venti. te in Venezia”, in L’illustrazione italiana, Milano, a. ne del ritratto (pagato all’artista 5.000 lire) aveva sei
(cfr. “Corrispondenza”). re per scontata l’immediata e convinta adesione di glio stampa dell’archivio Biasi. Ringraziamo il dott.
XLVII, n. 25, 20 giugno 1920, p. 714. Osservazioni anni ed era solito accompagnare la sorella alle se-
298. La Borelli (ritiratasi dalle scene nel 1918 per 328. La definizione è di Nietzsche; citata in L. Giusso, Biasi al fascismo (M. L. Frongia e S. Naitza in Biasi Costantinos Ghiatis per la traduzione del testo gre-
analoghe Calzini aveva fatto poco prima nel recen- dute di posa nell’Hotel Villa Serbelloni. Germana,
sposare il conte Vittorio Cini) fu ritratta da artisti co- Leopardi Stendhal Nietzschecit., è stata ripetutamen- nella collezione regionale cit.). co). Una testa di nero appartenente a questa serie
sire l’Esposizione di Torino del 1919. Cfr. “L’Esposi- nata nel dicembre 1913, aveva circa dieci anni.
me Bonzagni, Tallone e Amisani. Il ritratto dell’attri- te sottolineata nella copia del volume posseduta da (Sassari, collezione privata) porta accanto alla firma
zione di Torino”, in Emporium, Bergamo, vol. L, n. 336. L. Pessina, “Biasi e Pandolfi” cit. 353. Così lo definisce R. Branca, “Giuseppe Biasi ha
ce eseguito da Bonzagni, del 1914-15 (Cento, Gal- Biasi, e trascritta di sua mano nell’ultima pagina. la dicitura Cirene. Inoltre, sul verso del più stilizzato
299, novembre 1919, p. 271. scoperto la Sardegna figurativa” cit., p. 155.
leria d’Arte Moderna), presenta una curiosa 337. Su Pandolfi, cfr. G. Nicodemi, Alessandro Pan- dei disegni con arcieri conservato in una collezione
312. U. Ojetti, “L’Esposizione di Venezia”, in Corrie- 329. La villa, secondo i ricordi della famiglia Bucher, 354. Michele Saba, avvocato e pubblicista, era lega-
somiglianza, nella posa e nella fisionomia della mo- dolfi, Pittore, xilografo, ceramista, Varese 1956. privata sassarese si legge, di mano dell’artista, un
re della Sera, Milano, 12 maggio 1920. fu acquistata nel 1918 per essere trasformata in al- to pure a Mossa De Murtas; e non è forse una coin-
della, con l’opera di Biasi in esame. 338. Per i due dipinti posarono le sorelle del com- elenco di dipinti realizzati a Tripoli (mulatto muftà
bergo. Già nell’aprile del 1919, prima che la commis- cidenza che anche questi nel 1924 lasci l’Italia per il
299. Nel teatrino del palazzo di via Cerva, Giuseppe 313. G. Marangoni, “Antonio Ballero”, in La Cultu- mittente; qualche tempo prima, Agosti, commer- 3 negre) e a Cirene (6 testoni 5 ascari 3 beduini)
sione fosse stabilita definitivamente, Biasi chiedeva Brasile. Di idee decisamente antifasciste era anche
Visconti di Modrone e la moglie Carla Erba erano so- ra Moderna. Natura ed Arte, Milano, agosto 1920. ciante tessile, aveva compiuto un viaggio in Sarde- che, riferibile verosimilmente a questa serie di studi,
ad Arturo Bucher le dimensioni approssimative della Arturo Bucher, vicino a Biasi negli anni precedenti
liti allestire spettacoli per gli amici o a fini benefici, 314. La recensione di Bucci (“Aroldo Bonzagni” cit.), sala – ancora da sistemare – onde poter preparare gna, riportandone un’impressione incancellabile e porta a ritenerla eseguita almeno in parte tra il 1924
tra i cui attori non mancavano mai Javotte Manca di apparsa su Il Secolo, è riportata in “La mostra indivi- la partenza di questi per l’Africa.
una serie di disegni durante i mesi successivi, che alcune opere di artisti sardi (ceramiche di Ciusa e Fe- e il 1925, durante il soggiorno libico. Il fatto che al-
Villahermosa e la sorella Anna. Cfr. R. della Seta duale di A. Ballero alla Vinciana di Milano”, 3 aprile avrebbe trascorsi in Sardegna (lettera ad A. Bucher, derico Melis, incisioni di Felice Melis Marini). Le tem- 355. Cfr., su questo tema, G. Altea, M. Magnani, cuni di questi dipinti portino la firma G. Biasi – Teu-
Sommi Picenardi, S. Massari Sala, “Spunti biografici”, 1920; Rio di Valverde (V. Giglio), “Un interprete del- pere di Biasi vennero poi inserite in un ambiente “Pittura e scultura” cit. lada ha spinto in passato a ritenerli posteriori al
Sassari, 17 aprile 1919; in fotocopia nell’archivio Cao
in Signore di Milano 1900-1950 cit., pp. 158, 201. l’anima sarda”, in La Cultura Moderna. Natura ed Volpi, Livorno). Quattro mesi dopo ripeteva la ri- ispirato all’arte popolare dell’Isola, progettato da 356. V. B(ucci), “Pittori che espongono” cit. soggiorno africano (cfr. R. Sfogliano, sch. 15-16 in
300. R. Giolli, “Altre esposizioni a Milano. Alciati, Arte, Milano, settembre 1921, p. 525; L. Bartolini, chiesta, affermando di avere «un’infinità di idee che Aristide Conti. Cfr. “Interni di Casa Agosti a Mila- 357. Il romanzo, già pubblicato a puntate su L’illu- Biasi nella collezione regionale cit., pp. 117-118); va
Biasi, Bonzagni, Cinotti e Wildt alla Galleria Pesa- “Antonio Ballero”, in Il Giornale d’Italia, Roma, 2 si stanno elaborando e concludendo in poche» (Sas- no”, in L’architettura italiana, Torino, a. XXV, n. 3, strazione italiana, aveva ottenuto un grande succes- notato però che l’artista era solito firmare in questo
ro”, in Pagine d’Arte, Milano, a. VII, n. 2, febbraio giugno 1921. sari, 2 agosto 1919; cfr. “Corrispondenza”). La cosa marzo 1930, p. 34, tavv. XI-XII. Proponiamo di so. Cfr. A. Mignemi, “Mal d’Africa. Letteratura, esoti- modo fin dai primi anni Dieci, e avrebbe seguitato a
1919, p. 13. 315. Giglio, redattore sassarese de La Cultura Mo- però dovette andare per le lunghe, perché i dipinti identificare un altro dipinto, dello stesso stile e da- smo e colonialismo”, in Immagine coordinata per farlo fino al 1929 circa.
310 311
370. Studio di testa (askari) (inv. n. 91), scheda di 390. Quaderno G. Biasi – Bellagio – Appunti (ar- 410. Il disegno e una delle tempere sono pubblicati 427. Per l’esattezza, erano 52.000 nel 1927. Cfr. C. 1919-1925, catalogo della mostra, a cura di M. Fa- liare l’eredità di incroci e commistioni con un pre-
R. Sfogliano, n. 21, p. 119 in Biasi nella collezione chivio Biasi, Capena). da M. E. Ciusa (“Le componenti” cit., tavv. 33, 43, Juler, Les orientalistes de l’école italienne, Paris giolo dell’Arco, Milano 1988. teso carattere di “purezza” rinvenibile soprattutto
regionale cit. 391. Ch. Green, Cubism and its Enemies. Modern pp. 67, 72), che non li riconosce come studi per 1994, p. 8. 450. R. Bossaglia, Il “Novecento italiano” cit. negli abitatori della Sardegna meridionale, dal Gen-
371. Quaderno G. Biasi – Bellagio – Appunti (ar- Movements and Reaction in French Art 1916- Faisha, ma significativamente intitola entrambe 428. Lettera a Bucher, Cirene, 1 settembre 1925 (in nargentu in giù (L. Castaldi, conferenza tenuta al-
451. Lettera ad A. Pandolfi, Alessandria d’Egitto,
chivio Biasi, Capena). 1928, New Haven and London 1987, pp. 181 ss. Odalisca. Altre due tempere sono nella collezione fotocopia nell’archivio Cao Volpi, Livorno). l’Università di Cagliari in occasione dell’inaugura-
estate 1926 (cfr. “Corrispondenza”).
372. Riprodotto in Giuseppe Biasi 1885-1945 cit., p. della Regione Sardegna (cat. 49-50 in Biasi nella 429. Le Réveil, poi in Elsch, “Una Mostra di Giusep- zione dell’anno accademico 1932-33, riportata da
392. A. Lhote, “Le Cubisme au Grand Palais”, in Nou- 452. Da un’intervista a Giuseppe Biasi, “Confidenze
71, e in diverse recensioni alla mostra tenuta a Biella collezione regionale cit.). pe Biasi ad Alessandria”, in Il Giornale d’Italia, Ro- L’Unione Sarda: “L’uomo sardo è il rappresentante
velle Revue Française, Paris, 1 mars 1920, p. 11; cita- di un pittore. Tendenze d’arte”, in L’Isola, Sassari,
presso la galleria Ronco (tra cui E. Pistono, “Giusep- 411. Un’altra opera di questo momento recante l’in- ma, 11 aprile 1926. tipico della pura stirpe mediterranea”, in L’Unione
to in Ch. Green, Cubism and its Enemies cit., p. 182. 24 giugno 1928.
pe Biasi”, in L’Illustrazione Biellese, Biella, n. 11-12, dicazione della località (in questo caso Derna) è la Sarda, Cagliari, 24 novembre 1932). Mutati i tempi, i
393. Con studi come quelli di Carol Duncan, Lisa 430. N. Gogos, “Nota d’arte. La mostra Biasi” cit. 453. In Africa Biasi aveva abbozzato un program- sardi sarebbero stati promossi da un allievo del Ca-
novembre-dicembre 1937, pp. 22-23), lo studio por- piccola tempera Ragazza nuda con negra, nella
Tickner, Griselda Pollock e altre, la critica femmini- 431. La Bourse égyptienne, poi in Elsch, “Una Mo- ma espositivo comprendente le Biennali di Vene- staldi, Lino Businco, da «euroafricani mediterranei»
ta la firma G. Biasi – Sassari, il che potrebbe far collezione della Regione Sardegna (Biasi nella colle-
sta ha da tempo messo in luce i caratteri maschilisti stra di Giuseppe Biasi” cit. zia del 1926 e del 1928, le Biennali di Brera e di ad «ariani mediterranei » (L. Businco, “Sardegna
pensare a un’esecuzione posteriore al soggiorno zione regionale cit., scheda di R. Sfogliano, n. 39, p.
di una creatività moderna costruita – da Degas a 432. La Bourse égyptienne, poi in Elsch, “Una Mo- Roma del 1927 e delle personali a Milano (da Pesa- ariana”, La difesa della razza; poi in L’Isola, Sassari,
africano, dal momento che questo tipo di firma non 126). Si potrebbe anche ipotizzare che il nome della
Toulouse-Lautrec, da Gauguin a Picasso – sulla stra di Giuseppe Biasi” cit. ro), Biella e Gallarate. Cfr. Quaderno G. Biasi – 9 settembre 1938).
compare fino agli anni Trenta. È possibile però che città apposto accanto alla firma si riferisca al luogo di
messa in scena del rapporto tra l’artista creatore e il Bellagio – Appunti (archivio Biasi, Capena).
sia stato firmato al momento di venire esposto. provenienza del motivo e non al luogo in cui le ope- 433. Intervista rilasciata nel 1926 a La Bourse égyp- 472. T. A. C(astiglia), “Pittori sardi: Giuseppe Biasi”,
suo oggetto sessuale, la donna; scambio diseguale 454. Lo si apprende da “Il primo salone egiziano in Il Giornale d’Italia, Roma, 10 giugno 1930.
373. La data si ricava da alcune annotazioni conte- re furono effettivamente realizzate. Siamo però incli- tienne, citata in M. Cao Volpi, “L’opera grafica” cit.,
«il cui prodotto era un’arte moderna virile inscritta Chimera” cit.
nute nel quaderno, relative ad un programma di ni a ritenere che negli anni africani Biasi cominci a p. 91. 473. Cfr. G. Biasi, I parenti poveri cit., p. 36. L’enfa-
sui corpi delle donne lavoratrici » (G. Pollock, In-
mostre riferito agli anni 1926-27. Le pagine iniziali contrassegnare talvolta i propri lavori con il luogo di 434. La rassegna si tiene sotto il patrocinio del pre- 455. I rapporti tra Biasi e Federzoni risalivano forse si, presente nel testo, sull’eredità romana, si spiega
scriptions in the Feminine, in C. De Zegher (ed.),
contengono inoltre note relative all’ultimo periodo esecuzione, come farà poi sistematicamente in Sar- sidente del Senato Hussein Ruchdi Pascià e del vi- ai primi anni Dieci, periodo in cui il secondo svol- con evidenti ragioni di opportunità politica, in uno
Inside the Visible. An Elliptical Traverse of 20th
del soggiorno milanese. degna, dal 1929 circa sino alla fine degli anni Trenta. cepresidente della Camera Wissa (“Il primo salone geva attività di pubblicista per Il Giornale d’Italia e scritto pubblicato alle soglie dell’avventura imperia-
Century Art, catalogue, Cambridge, Mass., and Lon-
412. Questa seconda versione – in collezione priva- egiziano Chimera”, in L’Imparziale, Il Cairo, 23 feb- coltivava interessi artistici (nel 1912 aveva pubblica- le dell’Italia fascista e dedicato al Ministro dell’Edu-
374. Quaderno G. Biasi – Bellagio – Appunti (ar- don 1994, pp. 67-87).
chivio Biasi, Capena). ta – contrassegnata con la scritta Sassari, e non la braio 1927). to una monografia su Zuloaga); o forse al soggiorno cazione Nazionale De Vecchi.
394. L. Nead, “Seductive Canvases: Visual Mytholo- romano del 1905, durante il quale Biasi avrebbe po-
prima (come erroneamente si riteneva finora: cfr. 435. “L’inaugurazione della mostra Biasi”, in Il Mes- 474. Cfr. S. Puccini, “Il rapporto tra gli studi etno-an-
375. Così dichiara in un’intervista rilasciata nel 1926 gies of the Artist and Artistic Creativity”, in Oxford tuto bene incontrare il futuro ministro nella redazio-
G. Altea, M. Magnani “Pittura e scultura” cit., sch. saggero Egiziano, Alessandria, 6 marzo 1926. tropologici italiani e il razzismo fascista”, in Il ritratto
al giornale cairota La Bourse égyptienne (citato in Art Journal, Oxford, vol. 18, n. 2, 1995, pp. 59-69. ne del Travaso, cui anche l’amico Ruju collaborava.
212, p. 274) venne esposta nel 1931 alla I Qua- dell’italiano. Cultura, arte, istituzioni in Italia negli
M. E. Ciusa, “Le componenti” cit., p. 23). 395. L. Nead, The Female Nude. Art, Obscenity and 436. L. Karnouk, Modern Egyptian Art. The Emer-
driennale di Roma. 456. Archivio Storico delle Arti Contemporanee anni trenta e quaranta, Venezia 1983, pp. 145-152.
376. «Quel tirolese alla galleria Pesaro » è appunto Sexuality, London-New York 1992, p. 14 ss. gence of a National Style, Il Cairo 1988. Il volume,
413. Esposto nella sala personale dell’artista alla (ASAC), Venezia, serie Scatole nere, n. 44, verbale 475. Uno dei recensori della collettiva del Cairo ci-
Egger Lienz, che vi aveva tenuto una mostra poco che costituisce la più recente ricognizione sull’arte
396. B. Viallet, “La Mostra sarda” cit., p. 109. È possi- Mostra Coloniale di Roma del 1931, il dipinto – Seconda riunione del Consiglio Direttivo della XVI tava tra i quadri di soggetto sardo esposti in quel-
prima della partenza di Biasi. egiziana del primo Novecento, manca purtroppo di
bile che la maggior parte dei nudi femminili di Biasi identificato grazie a cenni descrittivi contenuti nelle Esposizione – Seduta del giorno 16-VI-1927. l’occasione una «madre con un bimbo in fascie al
377. Lettera a Pandolfi, non datata ma riferibile al- adeguati apparati filologici.
risalgano a un momento successivo all’agosto 1925. recensioni – sembra risalire agli anni africani. 457. ASAC, Venezia, serie Scatole nere, n. 44, Segre- collo », ma si trattava di un «quadretto che pare una
l’estate 1926 e anche la lettera a Pandolfi del 14 Il 12 agosto scrive infatti a Pandolfi: «Da qualche 437. L. Karnouk, Modern Egyptian Art cit., p. 8.
414. Il procedimento descritto, che (avendo a mon- tario Generale 1928, lettera di Antonio Maraini a miniatura », mentre il dipinto in questione, essendo
gennaio 1926 da Il Cairo (cfr. “Corrispondenza”). giorno ho cominciato il nudo maschile in mancan- 438. Sul movimento artistico egiziano del primo No- Luigi Federzoni, Firenze, 21 giugno 1927.
te il ricco repertorio di studi realistici, sia grafici che di medie dimensioni (cm 69,5 x 57,5) non può es-
378. Un riflesso degli studi sulla scultura siamese e za di quell’altro» (archivio Pandolfi, Gallarate). vecento cfr., oltre al volume di L. Karnouk citato alle sere identificato con quello (“Esposizioni” cit.).
pittorici, di cui s’è detto nelle prime pagine del capi- 458. Lettera ad A. Pandolfi, Sassari, 24 ottobre 1927
indiana sembra di poter cogliere già nel 1923, nella 397. Il richiamo a questo luogo freudiano (rintraccia- note precedenti, Sahab Refaat Almas, Gli Artisti Egi-
tolo) vede prima l’esecuzione di sintetici disegni, (cfr. “Corrispondenza”). Del gruppo inviato a Vene- 476. Cfr. G. Altea, “Giuseppe Biasi” cit., pp. 22-23 e
definizione dei tipi femminili presenti nel ciclo di bile in un articolo del 1912, “Sulla più comune de- ziani alla XXI Esposizione Biennale Internazionale
quindi delle tempere e degli oli, non esclude il fatto zia faceva parte Mattino (collezione privata, Cape- tav. 9.
Bellagio. gradazione della vita amorosa”, in S. Freud, Opere, a d’Arte, Venezia 1938; Aimé Azar, La peinture moder-
che dopo la realizzazione di questi ultimi, e anche a na), che reca a tergo il cartellino dell’Esposizione, e 477. Maraini aveva affermato, in occasione della
379. Cfr. le tempere n. 78, p. 139 e n. 83, p. 41 in cura di C. L. Musatti, Torino 1974, vol. VI, pp. 421- ne en Egypte, Le Caire 1961; Aly Ahmed Khaled, Ex-
distanza di anni, alcune piccole tempere potessero con ogni probabilità Al bagno e Donne in riva al Biennale del 1928, non esservi nella produzione ar-
Biasi nella collezione regionale cit. 432) in riferimento al primitivismo si deve a H. Fo- position rectrospective des oeuvres du peintre lauréat
riprenderne il motivo. fiume (in due collezioni private sassaresi). Que- tistica della Sardegna niente di notevole. Cfr. A. Ma-
ster, Scènes “primitives” cit., pp. 33-34. Mahmoud Said, catalogue, Alexandrie 1964; per una
380. Disegni riproducenti dettagli di pitture egizie 415. L. Thornton, La femme dans la peinture orien- st’ultimo presenta tracce delle operazioni di ritocco raini, “La XVI Esposizione Internazionale d’Arte
sintesi recente, cfr. Hamed Abdallah, “Egitto. Epoca
(nudi femminili, una testa di profilo ecc.) si conser- 398. J. Clifford, I frutti puri impazziscono. Etnogra- taliste cit., pp. 86-87. Sul significato del pelo (e del- cui accenna la lettera, oltre a una ridipintura recen- della Città di Venezia”, in Rivista mensile della città
contemporanea”, voce in Dizionario della pittura e
vano in una collezione privata sassarese. A parte le fia, letteratura e arte nel secolo XX (1988), Torino la mancanza di pelo!) nella tradizione del nudo, cfr. te nella zona centrale. di Venezia, Venezia, a. VII, n. 5, maggio 1928, pp.
dei pittori diretto da M. Laclotte, Torino 1990.
opere d’arte egizia, da Biasi viste direttamente, la 1993, p. 230 ss. le osservazioni di T. J. Clark, The Painting of Mo- 459. Lettere ad A. Pandolfi del 24 ottobre e del 15 129-133.
maggior parte degli altri modelli figurativi sono stati 439. Su Mukhtar (1891-1934), cfr. Badr El Din Abou
399. Cfr. B. Harlow, introduzione a M. Alloulah, dern Life. Paris in the Art of Manet and his Fol- novembre 1927 (cfr. “Corrispondenza”). 478. Spia della forte reazione antinovecentista su-
verosimilmente studiati su riproduzioni fotografi- Ghazi, Gabriel Boctor, Moukhtar ou le réveil de
The Colonial Harem, Minneapolis 1986. lowers, London 1985, p. 136 ss. l’Egypte, Le Caire 1949. 460. Pietro Torriano, ad esempio, si limita a rileva- scitata in Sardegna dalle scelte di Maraini è l’artico-
che, anche se in qualche caso (le opere conservate 416. H. Foster, “Scènes primitives” cit., pp. 31-33. re la svolta (“In giro per la mostra”, in XVI Esposi-
400. H. Foster, Scènes primitives cit., pp. 30-31. 440. Su Said (1897-1964) cfr., oltre ai testi citati nel- lo “Arte nuova o arrivismo artistico”, apparso senza
nei musei di Berlino e di Parigi) non si può esclu- zione Internazionale d’arte della città di Venezia
dere che l’artista le avesse schizzate durante il viag- 401. La modella sembrerebbe la stessa del Nudo di 417. A partire dal saggio di C. Duncan, “Virility and le note precedenti, H. El Kayem, Mahmoud Saïd, firma su L’Isola il 9 dicembre 1928. Sul complesso
ragazza sdraiata della collezione della Regione Domination in Early Twentieth-Century Vanguard MCMXXVIII.VI, numero speciale de L’illustrazione della situazione sarda di fine decennio, cfr. G. Al-
gio compiuto in Francia e Germania nel 1922. Mulhouse-Paris-Lyon 1951; Badr El Din Abou Gha-
Sardegna (cat. 26 in Biasi nella collezione regionale Painting”, in Artforum, december 1973, pp. 30-39 italiana, Milano, supplemento al n. 40 del 30 set- tea, M. Magnani, “Pittura e scultura” cit., p. 278 ss.
381. Il dipinto, cortesemente segnalatoci da Mari- zi, Gabriel Boctor, Mahmoud Said, Le Caire 1952.
cit.), che R. Sfogliano indica come «uno dei primi (ora in N. Broude, M. Garrard, Feminism and Art tembre 1928, p. 21), mentre Calzini rimprovera al 479. S. Prunas de Quesada, “Prima biennale sarda
nella Cao Volpi, misura cm 72 x 40, e si trova in 441. La laurea in legge imposta dalla famiglia sem- pittore di aver abbandonato la sua «policromia
esperimenti di nudo tentati da Biasi » (Biasi nella History: Questioning the Litany, New York and bra essere un altro tratto che accomuna la situazio- d’arte”, in L’Isola, Sassari, 16 settembre 1928.
collezione privata a Livorno. vivace » (“La sedicesima Biennale di Venezia”, in
collezione regionale cit., p. 121), anche se poi lo at- London, pp. 293-313). ne degli artisti egiziani d’inizio secolo a quella dei 480. S. Sanna Salis, “Il pittore della grazia femminile
382. «Maschera locale? (Possibilmente o inventarla); tribuisce piuttosto contraddittoriamente al 1928. Emporium, Bergamo, vol. LXVIII, n. 405, settembre
418. J. Clifford, I frutti puri impazziscono cit., p. 164. sardi. Oltre a Said, che diventa giudice «à son corps 1928, pp. 139-142). sarda: G. Biasi”, in Il Lunedì dell’Unione, Cagliari, 4
Maschera completa da acquistare di bella donna
parfumeur». Quaderno G. Biasi – Bellagio – Appun- 402. Esiste in collezione privata uno studio a penna 419. J. Meuli, “Writing about objects we don’t un- défendant » (Aly Ahmed Khaled, Exposition rectro- marzo 1929. «Sai cosa ti dico? Sassari e Cagliari di-
per questo olio. 461. S. Prunas de Quesada, “Delle arti plastiche in ventano due mercati comodissimi», scrive il pittore
ti (archivio Biasi, Capena). Nello stesso archivio so- derstand”, in P. Dormer (ed.), The Culture of the spective cit.) anche un altro protagonista della pittu-
Sardegna. IV. Realtà” cit. a Pandolfi (Osilo, 10 gennaio 1929; archivio Pandol-
no conservate anche foto di maschere africane. 403. Un precedente all’opera in questione è tuttavia Craft, Manchester and New York 1997, p. 206. ra egiziana moderna, Mohamed Naji, si piega senza
entusiasmo a intraprendere studi giuridici. 462. M. Delitala, “Biasi nel Nuorese” cit., p. 23. fi, Gallarate).
383. Non ci è stato consentito riprodurre questo in- offerto da alcune rare tele di Gêrome raffiguranti 420. Luigi Battista Puggioni raccontava di essere sta-
prostitute in attesa di clienti: Femme du Caire e to iniziato da Biasi, oltre che alla lettura di autori co- 442. “Esposizioni”, in L’Imparziale, Il Cairo, 2 marzo 463. Col termine “sardo-fascismo” gli storici indicano 481. T. A. C(astiglia), “Visitando la Biennale di Sassa-
teressante disegno, conservato a Sassari in collezio- quella particolare variante isolana del fascismo, sorta
ne privata, così come i due descritti di seguito e un Femme du Caire à sa porte; cfr. le riproduzioni in me Proust e Joyce, «alle meraviglie e ai misteri del 1927. ri”, in Il Giornale d’Italia, Roma, 28 dicembre 1928.
L. Thornton, La femme dans la peinture mondo orientale attraverso le opere del Mardrus » dalla cooptazione di parte della dirigenza sardista
altro raffigurante due teste che traducono in modi 443. «Biasi non subì nessun influsso dall’attuale 482. Lar. (R. Larco), “Rivista della Mostra d’Arte. II”,
orientaliste, Paris 1993, p. 115. (G. B. Puggioni, “Biasi scrittore”, in Il Convegno cit., dopo il 1923 e sopravvissuta fin quasi allo scadere
leggermente più naturalistici un profilo desunto da pittura egiziana, ma anzi fu lui a darne di dure- in Il Lunedì dell’Unione, Cagliari, 13 maggio 1929.
p. 14. degli anni Venti. Cfr. sull’argomento Il Sardo-Fasci-
una maschera analoga o dalla stessa. 404. Quaderno G. Biasi – Bellagio – Appunti (ar- voli, come può rilevarsi dall’esame delle opere di 483. Cfr. G. Altea, M. Magnani, “Pittura e scultura”
smo fra politica, cultura, economia, atti del conve-
384. Quaderno G. Biasi – Bellagio – Appunti (ar- chivio Biasi, Capena). 421. In Sodome et Gomorrhe, la madre del narratore tanti pittori egiziani fra i più in vista, quali quelli cit., p. 289 ss.
gno a cura di S. Cubeddu (1993), Cagliari 1996.
chivio Biasi, Capena). 405. La foto dell’opera, pubblicata dal giornale ara- dona a quest’ultimo la traduzione delle Mille e una che espongono nel padiglione del loro paese alle
464. E. Tavolara, “Biasi, pittore sardissimo”, in Il 484. C. Bonifazi, “Interviste apocrife. Biasi”, in Il Lu-
bo El Haram (ritaglio stampa nell’archivio Biasi, notte del Mardrus insieme a quella settecentesca Biennali veneziane » (E. Tavolara, “Pittore d’Africa”,
385. In qualche dipinto isolato, come La Processio- Giornale d’Italia, Roma, 11 gennaio 1936. nedì dell’Unione, Cagliari, 9 dicembre 1929.
Capena), mostra solo la figura a sinistra. Non è faci- del Galland, restando però sconvolta da «l’immora- in Il Convegno cit., p. 9).
ne del Cristo della Galleria d’Arte Moderna di Vene- 485. S. Sanna Salis, “Il pittore della grazia femmini-
le capire se l’immagine ritragga l’intera opera o sol- lité du sujet et la crudité de l’expression » della pri- 444. Ancora nel settembre 1925 Biasi – pensando 465. R. Carta Raspi, Artisti, poeti e prosatori di Sar-
zia (1914), l’artista sembra però – come abbiamo a le” cit.
tanto un particolare. ma, nonché infastidita dall’insolita (ma filologica- probabilmente di partire dopo la mostra alla galle- degna cit., pp. 123, 158.
suo luogo notato – aver tenuto presente l’arcaica ri- 486. R. Branca, “La I Biennale d’Arte Sarda. La Scuo-
gidezza dei crocefissi popolari in legno intagliato. 406. La prima, esposta nel 1928 alla Biennale di Ve- mente fedele all’originale) trascrizione dei nomi ria Paul – aveva annunciato a Bucher (lettera del 1 466. G. Fanciulli, “Scrittori e artisti di Sardegna”, in
arabi (M. Proust, A la recherche du temps perdu, settembre 1925; fotocopia nell’archivio Cao Volpi, Il Giornale d’Italia, Roma, 12 settembre 1928. la Sarda”, in Il Nuraghe, Cagliari, a. VI, n. 71, 15 di-
386. L. Giusso, Leopardi Stendhal Nietzsche cit., p. nezia col titolo Serenità e firmata G. Biasi – Teula- cembre 1928-15 gennaio 1929, p. 2; poi in Artisti
da, potrebbe essere stata eseguita ancora in Egitto III, a cura di J.-Y. Tadié, Paris 1988, p. 230). Livorno) il suo ritorno per l’anno successivo. Nel 467. Lo ricorda ad esempio il pittore Giuseppe Ma-
163. Nella copia del libro posseduta da Biasi, il bra- sardi, Genova 1931.
o subito dopo il ritorno in Sardegna; la seconda, in 422. Sull’importanza delle Mille e una notte nel ri- 1926 contava di recarsi in Sardegna e poi in autun- gnani. Per una conferma indiretta, si vedano gli ac-
no è energicamente sottolineato. 487. R. Branca, “Il salotto sardo (mostra della Pri-
cui alla firma segue la dicitura Sassari, risale con lanciare la moda orientalista negli anni d’inizio se- no a Bellagio. cenni ai «colori filtrati nella diafanità di pietre rare
387. E. W. Said, Orientalismo cit., p. 202. colo, cfr. L. Thornton, La femme dans la peinture mavera sarda)”, in Il Nuraghe, Cagliari, a. VII, n. 75,
ogni probabilità a un momento posteriore. 445. Lettera ad A. Pandolfi, Alessandria d’Egitto, e verdi e color sangue vivo », tipici della pittura di
388. Il titolo matissiano Gioia di vivere compare in orientaliste cit., pp. 18-21. estate 1926 (cfr. “Corrispondenza”). Biasi, in T. A. Castiglia, “Pittori sardi: Loris Riccio”, aprile-maggio 1929, pp. 1-3; poi in Artisti sardi, Ge-
un elenco di altri (non sappiamo se riferiti ad opere 407. L. Nochlin, “The Imaginary Orient”, in Art in nova 1931.
America, New York, n. 71, May 1983, pp. 118-131, 423. Cfr. M. Pantazzi, “Les années Toutankhamon”, 446. Si tratta degli oli Gruppo di pecore, L’abbevera- in Il Giornale d’Italia, Roma, 27 giugno 1931.
effettivamente realizzate o da realizzare) contenuto 488. Lar. (R. Larco), “Rivista della Mostra d’Arte. II” cit.
187-191. in Egyptomania. L’Egypte dans l’art occidental, ca- toio, Veduta di paese sardo, Costume sardo, La sto- 468. Quaderno G. Biasi – Bellagio – Appunti (ar-
negli appunti africani di Biasi.
408. Contrassegnato dalla firma G. Biasi – Teulada, talogue, Paris 1994, pp. 508-514. ria del pappagallo, La processione. Cfr. V. Pica, Ca- chivio Biasi, Capena). 489. “Confidenze di un pittore” cit.
389. Sulla ricezione dell’opera di Matisse negli anni talogo della vendita all’asta della galleria di
fu esposto nel 1928 alla Biennale di Venezia, ma 424. M. G. Sarfatti, “Le arti decorative italiane a Pari- 469. Cfr. L. Pisano, Stampa e società in Sardegna, 490. G. Biasi, “Lettera ai colleghi sardi”, in L’Unione
Venti, cfr. Ch. Green, Cubism and its Enemies cit., Giuseppe Chierichetti, Milano 1926.
potrebbe essere stato iniziato in Africa. In M. E. gi”, in L’Italia alla Esposizione Internazionale di arti Milano 1986, p. 138 ss. Sarda, Cagliari, 23 giugno 1929.
p. 176; K. Silver, Esprit de Corps: The Art of Parisian
Ciusa, “Le componenti” cit., è pubblicato con il tito- decorative e industriali moderne, Parigi 1925, p. 57. 447. Lettera ad A. Pandolfi, Alessandria d’Egitto, 470. “Colonia e Sardegna”, in L’Unione Sarda, Ca- 491. Abbiamo lievemente modificato la punteggia-
Avant-Garde and the First World War, 1914-1925,
lo La pettinatrice (tav. 44), senza essere identificato 425. Quaderno G. Biasi – Bellagio – Appunti (ar- estate 1926 (cfr. “Corrispondenza”). gliari, 18 aprile 1928. tura per rendere più leggibile il testo.
Princeton 1989, pp. 258-64. Per un’analisi essenzial-
mente formalista del motivo “orientale” nell’opera di nel quadro presentato alla Biennale. chivio Biasi, Capena). 448. Lettera ad A. Pandolfi, Alessandria d’Egitto, 471. Rifacendosi alle definizioni del Sergi, Castaldi 492. Cfr. “Arte nuova o arrivismo artistico” cit., e M.
Matisse, cfr. ora Matisse. “La révelation m’est venue 409. L. Thornton, La femme dans la peinture orien- 426. Lettera ad A. Pandolfi, Alessandria d’Egitto, estate 1926 (cfr. “Corrispondenza”). affermerà l’appartenenza dei sardi alla razza o stirpe Ludio, “Visitando la Biennale di Venezia”, in L’Isola,
de l’Orient”, catalogo della mostra, Roma 1997. taliste cit., p. 114. estate 1926 (cfr. “Corrispondenza”). 449. Realismo magico. Pittura e scultura in Italia «euroafricana mediterranea», sforzandosi di conci- Sassari, 23 settembre e 7 ottobre 1928.
312 313
493. Masaccio (R. Delogu), “Della pittura in Sarde- talia Letteraria, Roma, 24 maggio 1931; A. Neppi, 526. Contrariamente a quanto è stato scritto, la villa 539. B. Ardau Cannas, “È xilografia la linoleogra- tembre 1937 l’artista annunciava a Pandolfi una un gerarca di quella stessa organizzazione in stretto
gna: oggi”, in Pattuglia, Cagliari, 11 maggio 1929; R. “La seconda Mostra del Sindacato Sardo a Cagliari”, Sant’Elia di Viareggio non è stata progettata da Ga- fia?”, in L’Isola, Sassari, 23 maggio 1934. «nuova serie e ultima di xilografie a colori … molto collegamento alla quale si teneva l’esposizione. Re-
Branca, “La pittura Sarda. Risposta a Masaccio”, in in Il Lavoro Fascista, Roma, 30 giugno 1931; A. lileo Chini (che si è limitato ad eseguirvi la decora- 540. Più tardi, volendosi riconciliare col pittore, Ar- superiori (almeno due) anzi superiorissime alle pre- sta tuttavia la possibilità che l’artista sia stato invita-
Pattuglia, Cagliari, 18 maggio 1929. La polemica con- N(eppi), “La mostra del Sindacato sardo”, in Gente zione plastica esterna); fu progettata nel 1926 dal- dau avrebbe negato che l’articolo in questione an- cedenti» (archivio Pandolfi, Gallarate). to e non abbia voluto o potuto partecipare.
tinuò sullo stesso giornale fino ai primi di giugno. Nostra, Roma, a. III, n. 27, 5 luglio 1931; C. E. Oppo, l’ingegner Alessandro Lippi (rimaneggiando un dasse inteso come un attacco a lui diretto. Lo si de- 547. Lettera ad A. Pandolfi, Sassari, 28 maggio 1934 566. G. Biasi, La I e la II Quadriennale cit., p. 3 ss.
494. Cfr. l’introduzione di E. Crispolti al catalogo “La seconda Mostra sindacale sarda”, in La Tribuna, edificio di Francesco Luporini del 1925). Biasi rea- sume da una lettera di Biasi del 26 ottobre 1936, in (cfr. “Corrispondenza”). 567. Di queste letture ci informa R. Branca, “Giu-
Arte e Stato. Le esposizioni sindacali nelle Tre Ve- Roma, 26 maggio 1931; A. Francini, “Arte Sarda alla lizzò, oltre alla decorazione del salone, un grande risposta ad altre di Ardau; pubblicata in M. E. Ciusa, 548. Lettere a C. A. Petrucci, Sassari 16 luglio 1934 e seppe Biasi ha scoperto la Sardegna figurativa” cit.,
nezie (1927-1944), a cura di E. Crispolti, M. Masau Seconda Sindacale”, in Rassegna della istruzione dipinto nel vano della scala con i ritratti delle con- M. Cao Volpi, L’isola nelle correnti cit. 23 dicembre 1935 (archivio della Calcografia Nazio- p. 155.
Dan, D. De Angelis, Milano 1997 (“Una rilettura artistica, Roma, a. II, n. V-VI, settembre-ottobre tessine Sant’Elia in vesti orientali. Cfr. sulla villa e la
541. In risposta alle franche rimostranze di Biasi, nale di Roma; pubblicate in L’isola nelle correnti 568. Per le varie fasi delle campagne antisemite in
non inopportuna”, pp. 13-20). 1931, p. 268; M. Biancale, “La 2a Mostra del Sindaca- sua decorazione A. Belluomini Pucci, “Viareggio”,
Branca si giustifica in una lettera del 2 novembre cit., pp. 160-161). Italia, cfr. R. De Felice, Storia degli ebrei italiani
to Sardo”, in Il Popolo di Roma, Roma, 11 giugno in Incontri d’Oriente in Versilia, a cura di M. A.
495. Cfr. D. de Angelis, “Il Sindacato Belle Arti”, in 1934 (archivio Biasi, Capena). 549. C. A. Petrucci, “Silografi sardi” cit., p. 50. sotto il fascismo, Torino 1972.
1931; P. A. Manca, “Armonie d’anime e di colori alla Giusti, Lucca 1998, pp. 48-51.
Arte e Stato cit., p. 24. 542. L. Servolini, La tecnica della xilografia, Milano 550. Lettera a Petrucci, 16 luglio 1934 (archivio del- 569. Tra i libri scampati alla dispersione della biblio-
Mostra d’Arte regionale”, in L’Unione Sarda, Caglia- 527. Le vicende della commissione si leggono nella
496. Sporadici richiami alla Famiglia Artistica Sarda ri, 3 giugno 1931. 1935. Servolini si era schierato contro Branca nella la Calcografia Nazionale di Roma). teca di Biasi vi sono alcune opere di Darwin: un’edi-
s’incontrano ancora sulla stampa fino ai primi del comparsa conclusionale, firmata da L. B. Puggioni,
511. C. E. Oppo, “La seconda Mostra sindacale sar- polemica da questi sostenuta nel 1933 contro Raf- 551. E. Z(anzi), “Vecchia Sardegna” cit. L’articolo, dal zione del 1933 di L’origine dell’uomo e L’espressione
1930; nel 1932 la pagina sarda de Il Giornale d’Ita- della causa intentata da Biasi il 20 giugno 1933 con-
da” cit. faello Delogu, a proposito dei rispettivi meriti di una tono assai elogiativo, contiene però un accenno a dei sentimenti nell’uomo e negli animali (comuni-
lia e L’Unione Sarda ospitano una breve polemica tro Pietro David e contro il Comune di Sassari (ar-
xilografia sintetica, basata sui netti contrasti di bian- «ricordi di certe zuloaghiane o angladesche compo- cazione di Carla Biasi).
in materia. 512. Per la progressiva attribuzione, dal 1910 in poi, chivio Puggioni, Sassari, fascicolo a stampa, gennaio
co e nero ottenuti con la sgorbia sul legno di filo sizioni» che il pittore contesterà – non a torto – in 570. G. Biasi, La I e la II Quadriennale cit., p. 55.
di un senso negativo al termine “decorativo” nel- 1937), da cui è tratta la citazione della testimonianza
497. Figari aveva già ricevuto nel marzo 1928 dal- (difesa da Delogu) e di una xilografia volta alla ri- uno scritto polemico pubblicato il mese dopo (I pa-
l’ambito di una critica favorevole al cubismo, cfr. L. di Zara. Il Tribunale, con sentenza del 15 aprile 571. Sul primitivismo surrealista, cfr. J. Clifford,
l’Ufficio provinciale dei Sindacati fascisti di Cagliari cerca di effetti chiaroscurali, ottenuti col bulino sul renti poveri cit.), senza tuttavia nominare il critico.
Wissing Gamwell, Cubist Criticism: 1907-1925, 1937 (ASSS, Sentenze civili, vol. 300, n. 227, pp. 163 I frutti puri impazziscono cit., p. 145 ss.; su Bataille
l’incarico di occuparsi dell’organizzazione degli arti- legno di testa (praticata da Branca). La polemica si
Ann Arbor, Michigan, 1980, pp. 35-36. ss. ) diede ragione a Biasi e ordinò una perizia per 552. La critica sull’incisione – come si è visto esami- e l’arte primitiva, cfr. D. Hollier, “The Use Value of
sti, ed aveva preso parte il 14 marzo 1928 al Con- svolse sulle colonne del Popolo di Roma (31 dicem-
513. R. Branca, “Giuseppe Biasi”, in L’Isola, Sassari, stabilire l’entità della somma da versare al pittore nando la situazione sarda – era fortemente gravata the Impossible”, in October, Cambrigde Mass., 60,
gresso nazionale degli artisti tenutosi a Roma (cfr. bre 1932) e de L’Unione Sarda (8, 15, 17 gennaio
30 maggio 1931. (che aveva richiesto un compenso di 150.000 lire), da criteri tecnicistici, tanto che Mary Pittaluga, nel Spring 1992.
G. Aneris, “Il Raduno di Sardegna”, in L’Unione Sar- 1933). Per maggiori particolari, cfr. G. Altea, “L’ope-
nominando quale perito Ardengo Soffici. La perizia recensire nel 1931 i volumi di A. Calabi, L’incisione 572. G. Biasi, I parenti poveri cit., p. 28.
da, Cagliari, 15 marzo 1928). La sua nomina a segre- 514. “Relazione della giuria”, in Prima Mostra Inter- ra grafica”, in G. Altea, M. Magnani, F. Menna, Sta-
risulta mancante dalle carte dell’Archivio di Stato co- italiana e di L. Servolini, “La xilografia a chiaroscu-
tario del Sindacato sardo fu sancita ufficialmente du- nazionale d’Arte Coloniale. Catalogo, Roma 1931, nis Dessy. Opere 1918-1982, catalogo della mostra, 573. «Un uomo colto come De Pisis, rimarrà sempre
me da quelle dell’Archivio del Tribunale di Sassari. ro nei secoli XVI, XVII, XVIII” (Leonardo, a. II, otto-
rante l’assemblea di fondazione del Sindacato, che p. 46. Sassari 1987, pp. 43-45. talmente preso dalla superstizione Bergsoniana …?»
528. Le foto dei due dipinti sono pubblicate in G. bre 1931) poteva definirla «arretrata di decine d’an-
ebbe luogo a Cagliari il 10 novembre 1929. Cfr. “La 515. G. Guida, “La Prima Mostra Internazionale d’Ar- 543. L. Servolini, La tecnica della xilografia cit., p. (G. Biasi, La I e la II Quadriennale cit., p. 48). Un’al-
Biasi – 20 oli e incisioni del periodo sardo africano ni rispetto alla critica della pittura».
costituzione del Sindacato degli artisti di Sardegna”, te Coloniale in Roma”, in Italia e Oriente, Roma, a. I, 137. tra citazione – ma ugualmente non riferita alle tesi
in Il Lunedì dell’Unione, Cagliari, 11 novembre e biellese, catalogo della mostra, Sassari 1976. 553. L. Vitali, L’incisione italiana moderna, Milano estetiche suggerite dal filosofo, s’incontra a p. 31 de
n. 1, 10 novembre 1931, p. 43. 544. R. Branca, “Le xilografie di Giuseppe Biasi” cit.
1929. Dalla stessa fonte si trae la notizia della dero- 529. «Ho finito da un paio di mesi una decorazio- 1934, p. 49. I parenti poveri: «Perché, ci assicura Bergson, non
516. La versione di Sulla terrazza pubblicata fino- («Ed ecco che Biasi incide di nuovo il legno ed è di
ga concessa da Oppo. ne abbastanza importante, che mi ha occupato per 554. La caratterizzazione del gruppo degli xilografi esiste nessun metodo sperimentale per provare che
ra come quella esposta alla Coloniale (M. E. Ciusa, queste incisioni che ora si parla »). Anche C. A. Pe-
10 mesi », scrive Biasi a Pandolfi il 2 settembre 1932 sardi qui offerta prescinde dalle connotazioni indi- una cosa non è possibile».
498. Lo attesta la corrispondenza intercorsa negli “Le componenti” cit.; G. Altea, M. Magnani, “Pittura trucci (“Silografi sardi”, in Pan, Milano, a. III, n. 5, 1
(cfr. “Corrispondenza”). viduali delle loro rispettive ricerche, per sottolinea- 574. «Les stylisations du souvenir» (M. Proust, À la re-
anni Trenta fra Biasi e diversi artisti isolani, da Car- e scultura”) ci sembra precedente per motivi stili- maggio 1935, pp. 49-62) distingue le xilografie in
530. Il pannello, uno dei quattro oggi mancanti, è re quegli aspetti di esse che maggiormente emerge- cherche du temps perdu, II, À l’ombre des jeunes fil-
melo Floris a Eugenio Tavolara, a Melkiorre Melis. stici all’altra (oggi in collezione privata, Sassari), bianco-nero di Biasi dalle sue linografie a colori.
descritto da C. Bonifazi, “Visite a Giuseppe Biasi”, vano a livello nazionale nel corso degli anni Trenta. les en fleur, a cura di J.-Y. Tadié, Paris 1988, p. 269).
499. Sull’effettivo funzionamento di questo sistema, più vicina alle ricerche rispecchiate da altri quadri 545. Lettere di Biasi a Pandolfi, Sassari, 11 e 31 otto-
presenti nella mostra. La prima versione si può ri- in L’Unione Sarda, Cagliari, 20 novembre 1932. 555. Biasi non accondiscese alle richieste di Cozzani 575. G. Biasi, I parenti poveri cit., p. 35 ss.
cfr. G. Altea, M. Magnani, I parenti poveri. Il Sinda- bre 1935 (archivio Pandolfi, Gallarate; per la secon-
condurre al 1927, se si ipotizza che l’opera facesse 531. Da una testa di donna di questa serie, col fazzo- probabilmente per motivi economici: stampate nella
cato Fascista Belle Arti in Sardegna, relazione al da lettera, cfr. “Corrispondenza”). 576. Lettera a un corrispondente sconosciuto, citata
parte del gruppo di grandi nudi preparati per la letto color ocra, in collezione privata, deriva (appena rivista dalle matrici originali, le incisioni perdevano
convegno Sardegna e Mezzogiorno d’Italia duran- 546. La cifra è indicata da M. Cao Volpi, “L’opera in C. Massa, “La suggestiva bellezza dell’arte sarda
Biennale del 1928. ingentilita) la robusta paesana ridente del pannello naturalmente molte possibilità di essere acquistate;
te il Fascismo, Cagliari 1998, atti in corso di stampa. grafica” cit., seguendo i ricordi di Zara. Va notato in una completa documentazione di Arata e Biasi”, in
di Tempio con le Donne alla fonte; lo studio Uomo inoltre Cozzani aveva fama (come ricordava Stanis
500. N. Valle, “La Sardegna alla Biennale di Vene- 517. G. Gabriel, “La sala di Giuseppe Biasi alla Mo- come nel catalogo della personale tenuta dall’artista L’Unione Sarda, Cagliari, 21 maggio 1935.
con berritta della collezione della Regione Sardegna Dessy) di non restituire sempre puntualmente i legni.
zia”, in Mediterranea, Cagliari, a. IV, fasc. VIII, ago- stra Coloniale Internazionale”, in Il Giornale d’Ita- nella galleria Palladino a Cagliari (dicembre 1935- 577. Lettera a C. A. Petrucci, Sassari, 16 luglio 1934.
lia, Roma, 9 ottobre 1931. (Biasi nella collezione regionale cit., cat. 10, p. 88) è 556. Lettera ad A. Pandolfi, Sassari, 28 maggio 1934
sto 1930, pp. 35-36. gennaio 1936) siano indicate «65 xilografie »; deve Pubblicata in L’isola nelle correnti cit., p. 160.
alla base della figura del grasso bevitore in cantina. (cfr. “Corrispondenza”).
501. M. Biancale, “La prima Quadriennale d’Arte. 518. P. A. Manca, “Gli artisti sardi alla I Mostra d’Arte tuttavia trattarsi di un errore di stampa. Le linoleo- 578. E. Tavolara, “Sardità di Biasi”, in Giuseppe Bia-
Coloniale in Roma”, in L’Unione Sarda, Cagliari, 14 532. Studio di testa (uomo ridente), collezione del- 557. M. Biancale, “La 2a mostra d’Arte coloniale”, in
Artisti sardi”, in Il Popolo di Roma, Roma, 21 feb- grafie oggi note eseguite con la collaborazione di si 1885-1945 cit., p. 59.
ottobre 1931 (poi in L’Isola, Sassari, 30 ottobre 1931); la Regione Sardegna. Cfr. Biasi nella collezione re- Seconda Mostra internazionale d’Arte coloniale
braio 1931. Zara sono 33; 32 sono state pubblicate in Biasi nella 579. G. Biasi, I parenti poveri cit., p. 41.
D. Bonardi, La Sera (poi in “Biasi alla Mostra d’Arte gionale cit., cat. 11, p. 88. 1934 – XII – 1935 – XIII – Napoli, Roma 1934, pp.
502. A. Neppi, “Gli artisti sardi alla I Quadriennale collezione regionale cit. (schede di G. Pellegrini),
Coloniale”, in L’Isola, Sassari, 5 novembre 1931). 533. Il ritratto di Salvatore Azzena Mossa, databile 39-42. Dopo aver riconosciuto che si era largheggia- 580. Può sorgere il dubbio che alcune delle piccole
romana”, in Mediterranea, Cagliari, a. V, n. 2, feb- con le date del vecchio inventario della collezione.
al 1931-32 secondo il ricordo dei familiari, anticipa to negli inviti in previsione del fatto che «molti fra gli tempere in bianco e nero (quelle in apertura dei ca-
braio 1931, p. 12. 519. R. Papini, “Prima mostra internazionale d’arte Per alcune di esse una nuova e più documentata da-
caratteri stilistici di un momento leggermente po- artisti più noti avrebbero rifiutato non volendo pas- pitoli I e II e in chiusura dei capitoli II e VII), non-
coloniale. Arte e Colonie”, in Emporium, Bergamo, tazione è stata assegnata da M. Cao Volpi, “L’opera
503. N. Bertocchi, “Alla Prima Quadriennale. XII. sare per specialisti», Biancale rileva, con imbarazzan- ché delle tavole a colori (nn. 10 e 12) siano state
vol. LXXIV, n. 443, novembre 1931, p. 283. steriore. grafica” cit., che pubblica anche un’altra linoleogra-
Altri scultori e pittori”, in L’Italia Letteraria, Roma, te franchezza, come, se la qualità del lavoro degli eseguite già nel 1919. La fattura di queste ultime
520. A. Spaini, “L’Esposizione d’arte coloniale”, in Il 534. La notizia che si tratti di un fanciullo della fa- fia, Scrivano seduto (il moro). In base alle foto ap- espositori non soddisfa compiutamente, sia in ogni sembrerebbe tuttavia più asciutta rispetto ai lavori di
5 aprile 1931. Protesta vivamente contro il giudizio
Secolo XX, Milano 1931 (ritaglio stampa); il brano miglia Berlinguer proviene dalla nipote dell’artista, parse sulla stampa e ai cataloghi delle mostre, non- caso «sempre da preferire un mediocre pittore che ha quella fase.
di Bertocchi Remo Branca, “Fatti impersonali o me-
su Biasi compare identico in un altro articolo, a fir- Carla Biasi. ché ai ricordi di Zara, si possono precisare ancora operato in colonia ad un mediocre artista che non
no. Xilografi, pittori e critici continentali”, in Il Lu- 581. G. U. Arata, G. Biasi, Arte Sarda, Milano 1935,
ma “Il Quirite”, “Esposizioni romane. Vita e arte 535. La scuola comunale d’incisione confluirà nel alcune date (indichiamo qui le stampe con i numeri c’è stato».
nedì dell’Unione, Cagliari, 20 aprile 1931. pp. 5-6.
nelle nostre colonie”, in Il Resto del Carlino, Bolo- 1935 nella neonata scuola d’arte di Sassari. Sulle vi- del catalogo Biasi nella collezione regionale cit.): le
504. Una foto di Pomeriggio è pubblicata in T. A. nn. 19 e 24, in base alla testimonianza di Zara e per 558. Lettera ad A. Pandolfi, Sassari, 28 maggio 1934 582. U. Ojetti, “Arte sarda”, in Corriere della Sera,
gna, 1 ottobre 1931. cende della xilografia in Sardegna molto è stato
C(astiglia), “Pittori sardi: Giuseppe Biasi” cit. Castiglia motivi stilistici, sono tra le prime realizzate, subito (cfr. “Corrispondenza”). Milano, 10 settembre 1935.
coglieva nel dipinto i primi frutti di una svolta stilisti- 521. E. Campana, “Il sentimento della terra predo- scritto: cfr. S. Naitza, M. G. Scano, Quarant’anni di
dopo la n. 16, e quindi vanno riferite come quella al 559. D. Santarcangeli, “Gli artisti sardi alla seconda 583. Sul valore di Arte Sarda per gli studi etnografi-
ca non rispecchiata dalle altre opere esposte nella mina col paesaggio e i costumi di Sardegna nella III incisione in Sardegna 1930-1970, catalogo della
1931 circa. Le nn. 33 e 34 vanno retrodatate al 1931, Mostra internazionale d’Arte coloniale a Napoli”, in ci, cfr. P. Piquereddu, “L’abbigliamento. Abiti, co-
Sindacale del 1930; svolta maturata forse (aggiungia- Mostra Sindacale di Sassari”, in Il Mattino, Napoli, mostra, Quartu Sant’Elena 1986; S. Naitza, “Incisio-
perché esposte in quell’anno alla I Mostra d’Arte Co- L’Unione Sarda, Cagliari, 16 dicembre 1934. stumi, collezioni” cit., p. 78.
mo noi) in coincidenza con la preparazione dei lavo- 20 maggio 1932. ne e grafica del Novecento in Sardegna: una lettura
a fine secolo”, in Segni di autore in Sardegna, cata- loniale di Roma, e con esse probabilmente lo Scri- 560. M. B(iancale), “Sala XIII – Cesare Cabras”, in 584. R. Calzini, Il Popolo d’Italia, Milano, riportata
ri per la Coloniale romana dell’anno successivo. 522. P. Scarpa, Il Messaggero; poi in “Biasi alla Mo-
logo della mostra, Cagliari 1988; G. Altea, M. Ma- vano seduto (noto anche come Meditazione). Le nn. Seconda Mostra internazionale cit., p. 125. col titolo “Inno alla Sardegna” da L’Unione Sarda,
505. Quaderno G. Biasi – Bellagio – Appunti (ar- stra d’Arte Coloniale” cit.
gnani, “Finale in bianco e nero”, in Le matite di un 21 e 22 sono del 1932, poiché furono presentate nel 561. Sui due pittori cfr. S. A. Demuro, Luce, tono, ru- Cagliari, 30 luglio 1935.
chivio Biasi, Capena). 523. A. Neppi, “Alla prima internazionale d’arte co- gennaio 1933 alla Fiera d’Arte di Iglesias. Le due se-
popolo barbaro. Grafici e illustratori sardi 1905- ralità nella pittura di Cesare Cabras, Cagliari 1989; 585. «Non intendiamo né di fare nostri gli ‘a fondo’
506. Alla fine del 1928, secondo Ardau, Biasi comin- loniale. Mostre singole di artisti italiani”, in Il Lavo- rie in bianco e nero come risulta da varie lettere e
1935, Milano 1990; M. G. Scano, “Incisori sardi del- S. A. Demuro, Pietro Antonio Manca, Firenze 1979. brillanti del Biasi, né di contendere al Biasi l’onore
ciò a servirsi del linoleum. Le stampe successive furo- ro Fascista, Roma, 21 ottobre 1931. recensioni sono state completate entro il 1934; quel-
la prima metà del ’900” cit.; G. Altea, M. Magnani, 562. Non a caso troveremo Cabras, nel 1940, tra i ed il piacere di rimaner sulla pedana solo e corru-
no realizzate con un sistema misto: «mentre la pianta 524. L’articolo di Neppi permette di retrodatare al “Pittura e scultura” cit. le della prima serie, tra cui il n. 4 e il n. 10, in prima-
partecipanti al farinacciano “Premio Cremona”, chia- sco ». Il Regime Fascista, Cremona; poi in “Critici e
fondamentale … del soggetto restò sul legno, le parti- 1931 le due linoleografie Suonatori e Scrivano se- vera, la seconda serie nella seconda metà dell’anno.
536. È attraverso gli scritti di Remo Branca che si mata a raccolta delle forze più reazionarie dell’arte pittocritici”, in L’Isola, Sassari, 9 aprile 1935. Un tra-
colarità per il colore rimediammo col linoleum» (let- duto (il moro), già datate al 1934-35 e al 1934 da M. Del 1934 è anche la n. 30, che risulta citata come
diffonde questa visione. Cfr., sull’attività critica di nazionale (il tema del premio era d’altronde “La bat- mite fra il pittore e la redazione de Il Regime Fascista
tera di B. Ardau Cannas a Marinella Cao Volpi, La Cao Volpi (“L’opera grafica” cit., tavv. 97-98) su in- una delle «nuove xilografie» dell’artista in una crona-
Branca e sulla scuola sarda dell’incisione, G. Altea, taglia del grano”). Cfr. S. A. Demuro, Luce, tono, ru- (nella quale, come si evince da una lettera di questi a
Maddalena, 3 dicembre 1976; archivio Cao Volpi, Li- dicazione di Zara. In base alla descrizione di Neppi ca apparsa su L’Unione Sarda il 12 ottobre 1934 (“Le
M. Magnani, “Pittura e scultura” cit., e M. G. Scano, ralità cit., p. 34. Tavolara del 1937, egli contava delle amicizie) pote-
vorno). La realizzazione delle prime stampe potrebbe è infatti possibile identificarle con due delle stampe sculture di Tavolara alla Bottega d’Arte Cau”). La n.
“Incisori sardi della prima metà del ’900” cit. 563. Cfr. ancora la lettera a Pandolfi del 28 maggio va essere stato Teruzzi, braccio destro di Farinacci,
tuttavia essere spostata un po’ in avanti in base a una esposte alla I Coloniale: «gli accordi lilla, giallo ci- 15, riprodotta in E. Z(anzi), “Vecchia Sardegna. Xilo-
537. R. Branca, “Le xilografie di Giuseppe Biasi e di 1934. che Biasi aveva conosciuto durante la visita ufficiale
lettera di Biasi a Pandolfi del 25 gennaio 1929: «non trino ed indaco dei due ironici suonatori e la spa- grafie di Giuseppe Biasi”, in Gazzetta del Popolo,
Felice Melis Marini”, in Il Popolo di Roma, Roma, 26 compiuta dal gerarca a Sassari nell’ottobre 1931.
ho ancora intrapreso le stampe ma accumulo del la- valda umanità del negro seduto a braccia conser- Torino, 20 aprile 1935, si può datare al 1934-35, così 564. F. D’Amico, “Roma 1934. Vicende della pittura e
te, in giubbetto lapislazzulo » (A. Neppi, “Alla prima ottobre 1934. come la n. 23, esposta nel maggio 1935 alla Sindaca- della scultura alla vigilia della II Quadriennale”, in 586. «Il folclore, in sostanza, non esiste in sé, ma
voro continuamente e spero in quelle il riscatto» (ar-
internazionale d’arte coloniale” cit.). 538. Non fu, come è stato scritto, l’avversione di le sarda. Ancora al momento della collaborazione Roma 1934, catalogo della mostra, a cura di G. Ap- nello spirito dell’artista che non sa superarlo per
chivio Pandolfi, Gallarate).
Ardau all’uso del linoleum a determinarne il di- con Ardau Cannas appartiene la n. 20, una copia pella e F. D’Amico, Modena 1986, p. 9 ss.; A. Cam- mancanza di un alto concetto dell’arte, ed a ca-
507. M. Cao Volpi, “L’opera grafica” cit., pp. 83-111. 525. C. Tridenti, “Idee generali sull’orientalismo ar-
stacco da Biasi, bensì il fatto che quest’ultimo si della quale venne acquistata dal Comune di Sassari bedda Napolitano, “Eclettismo e innovazione. L’arte gione della superficialità, volgarità e leggerezza dei
tistico”, in Il Giornale d’Italia, Roma, 2 ottobre
508. A. Neppi, “Dalle sale di una mostra agli oriz- alla prima Sindacale sarda del 1930. Secondo Zara (i italiana negli intendimenti politici e nella pratica suoi modi espressivi ». A. Soffici, “Considerazioni ar-
1931. Il riferimento a Biasi traspare chiaramente fosse rivolto a Zara senza preventivamente infor-
zonti di una regione”, in Il Lavoro Fascista, Roma, cui ricordi su eventi tanto lontani sono però ormai espositiva 1931-1935: le prime Quadriennali”, in Ca- tistiche”, in La Gazzetta del Popolo, Torino, 6 ago-
dalle frasi in cui Tridenti accenna a «gente che crede marne il precedente collaboratore: «per modo che
14 giugno 1930. talogo generale della Galleria Comunale d’Arte Mo- sto 1935.
di apparire originale solo perché trasferisce la pro- mi accorgessi del… trapianto a cose fatte ed a la- piuttosto incerti) l’attività incisoria si protrasse fino
509. R. Delogu, “La Mostra d’Arte. Definizioni e ca- pria mediocrità pittorica dai caffè delle città nostre voro compiuto, stavolta finalmente con non tra- al 1941. L’ultima menzione di nuove linoleografie di derna e Contemporanea di Roma, a cura di G. Bo- 587. G. Biasi, I parenti poveri cit., pp. 23-24.
ratteri degli espositori”, in Il Lunedì dell’Unione, a quelli di Tripoli o di Mogadiscio; o crede di far scurabile effetto » (lettera di Ardau a M. Cao Volpi, Biasi da noi rintracciata sulla stampa risale al gen- nasegale, Roma 1994, pp. 57-78. 588. L’esempio più significativo è il dipinto La pre-
Cagliari, 19 maggio 1930. della pittura “coloniale” dipingendo il nudo di La Maddalena, 23 settembre 1976; archivio Cao naio 1938 (R. Branca, “Giovinezza di Giuseppe Bia- 565. L’assenza di Figari dalla II Quadriennale è cosa ghiera, esposto nel 1931 alla I Coloniale di Roma (ri-
510. R. Delogu, “La II Mostra sindacale sarda”, in L’I- qualche cocotte steso su un tappeto rodiota ». Volpi, Livorno). si”, in L’Isola, Sassari, 9 gennaio 1938); e il 28 set- che lascia perplessi, trattandosi in fin dei conti di prodotto in C. Zoli, “La mostra dell’Italia e colonie”,
314 315
in L’illustrazione italiana, Milano, a. LVIII, n. 43, 25 to va probabilmente spostato un po’ più avanti. (cfr. “Corrispondenza”).
ottobre 1931), e probabilmente nel 1937 alla Galle- 606. Le vicende dei due premi sono state di recente 623. A. Negri, “Aspetti del mercato e del collezioni-
ria delle Arti di Gallarate. Cfr. anche la tempera dal- oggetto di attenta analisi: Gli anni del Premio Ber- smo”, in “Il Novecento/1” nella collana La pittura
lo stesso titolo riprodotta in L’isola nelle correnti cit., gamo. Arte in Italia intorno agli anni Trenta, cata- in Italia, a cura di C. Pirovano, Milano 1992, tomo
tav. 42 (una tempera La preghiera era stata esposta logo della mostra, Milano 1993. II, pp. 724-25.
nella personale del 1935 alla galleria Palladino di
607. R. Golan, Modernity and Nostalgia. Art and 624. Lettera di E. Pistono a Isabella Biasi, Roma, 1
Cagliari).
Politics in France Between the Wars, New Haven giugno 1961 (archivio Biasi, Capena).
589. G. Biasi, “Una Mostra di pittura al Consiglio and London 1995, p. X. 625. Delle nuove abitudini di lavoro adottate da
Corporativo di Nuoro”, in Il Giornale d’Italia, Ro-
608. Cfr. F. D’Amico, “Cipriano Efisio Oppo tra due Biasi durante il periodo trascorso a Biella si ha noti-
ma, 9 maggio 1941.
Quadriennali (1935-1939): alla vigilia dell’E42”, in zia attraverso la testimonianza di Ettore Pistono
590. Per quanto, pare, non senza difficoltà: Leonida E42 Utopia e scenario del regime. Urbanistica ar- (comunicazione a M. Magnani, 1984).
Macciotta ricordava di esser dovuto intervenire in chitettura arte e decorazione, catalogo della mo- 626. E. Pistono, lettera a Isabella Biasi, Roma, 1 giu-
favore di Biasi presso Maraini e il segretario ammi- stra, a cura di M. Calvesi, E. Guidoni, S. Lux, Vene-
nistrativo della Biennale Romolo Bazzoni. L. Mac- gno 1961 (archivio Biasi, Capena).
zia 1987, p. 247.
ciotta, “Come ricordo Giuseppe Biasi”, in Frontiera, 627. B. Ardau Cannas, Ritorno di Peppino Biasi,
609. Abbiamo notizia del passo compiuto presso dattiloscritto nell’archivio Biasi. Il testo è stato pro-
Cagliari, a. IX, n. 2, 1976, pp. 212-13.
Oppo da una lettera a Tavolara (Milano, 16 aprile babilmente pubblicato.
591. I due dipinti esposti alla Biennale del 1936 so- 1937). La lettera di Biasi a Oppo non è stata rinve-
no Corpus Domini e Santa Greca (indicati in cata- nuta nell’archivio di quest’ultimo. 628. In uno scritto polemico del 1943 Biasi citerà co-
logo come Scene sarde). Biasi vi lavora con entu- me massimi esponenti dell’Impressionismo Manet e
610. T. A. Castiglia, “I problemi dell’arte sarda (inter- Cézanne, artisti entrambi assai lontani dall’immedia-
siasmo fin dalla metà del 1935: «è da parte mia uno
vista con Giuseppe Biasi)”, in Il Giornale d’Italia, ta registrazione del dato ottico, dal plenairisme alla
sforzo quale mai ho tentato », scrive a Pandolfi il 31
Roma, 19 maggio 1937. Monet; e significativamente aggiungerà ai loro nomi
ottobre 1935 (cfr. “Corrispondenza”).
592. Lettera a E. Tavolara, Milano, 14 febbraio 1937
(cfr. “Corrispondenza”). Come le altre lettere a Ta-
611. Lettera a E. Tavolara, Biella, 10 dicembre 1937
(cfr. “Corrispondenza”).
quello di Mancini, del quale potevano averlo inte-
ressato il materismo e l’uso dei neri. G. Biasi, Critica
Apparati
volara qui citate, proviene dall’archivio Tavolara, 612. A tutti e tre sono affidati interventi di decora- d’arte a Biella. Lettera aperta a g.v. critico d’arte de
Sassari. zione nella chiesa del nuovo borgo di Carbonia; ai “il Popolo Biellese”, Biella 1943, s. p.
due scultori anche un lavoro presso il Palazzo di 629. M. Lorandi, “Il Premio Bergamo (1939-1942):
593. Una serie di 14 stampe venne acquistata dal
Giustizia di Sassari (la decorazione plastica della le estetiche neoromantiche e le metamorfosi di No-
Museo del Castello Sforzesco. Secondo quanto rife-
Sala delle Assise). vecento”, in Gli anni del Premio Bergamo cit., pp.
riva Biasi a Tavolara (lettera del 14 febbraio 1937),
sarebbe stato acquistato anche il dipinto Mattino 613. Come risulta da una lettera a Tavolara (Milano, 59-60.
per la Galleria d’Arte Moderna; tuttavia del quadro 11 aprile 1938), Biasi meditava di assistere alcuni 630. G. Gabriel, “Stasera si inaugura la personale
(un paesaggio con uomini e coppie a cavallo, ripro- amici impegnati nella decorazione del Palazzo di del pittore Biasi” cit.
dotto in E. Tavolara, “La personale del pittore Biasi Giustizia di Milano per imparare l’affresco; l’idea non
631. Le righe che seguono rielaborano un brano di
a Milano”, in La Tribuna, Roma, 20 febbraio 1937) venne poi messa in pratica (cfr. “Corrispondenza”).
M. Magnani, “L’ultimo Biasi”, in Biasi nella collezio-
non vi è oggi traccia in Galleria, mentre viceversa ri- 614. Nell’archivio Biasi è conservato il frammento ne regionale cit., pp. 63-65.
sulta comperato nel 1937 il dipinto Composizione, di una lettera (databile al 1939) di un collega non
632. E. Tavolara, “Biasi ritorna nella sua città”, in La
che non pare sia stato esposto in quell’anno (non fi- identificato, coinvolto nell’impresa decorativa del
Nuova Sardegna, Sassari, 15 maggio 1953.
gura in catalogo né è citato nelle recensioni) e che Palazzo di Giustizia milanese, in risposta alla richie-
sembra invece da identificare con la Sacra rappre- sta di Biasi di notizie sulle iconografie trattate nel- 633. E. Pistono, lettera a Isabella Biasi, Roma, 1 giu-
sentazione acquistata nella personale da Pesaro del l’edificio. L’autore della lettera dà a Biasi dei consi- gno 1961 (archivio Biasi, Capena).
1938. Cfr. lettera a E. Tavolara, 19 aprile 1936 (la da- gli in merito all’iconografia da adottare a Sassari: «Io 634. Cfr. A. Poma, G. Perona, La Resistenza nel Biel-
ta è frutto di una svista, in realtà risale al 1938; cfr. penso che si potrebbe fare nella parete della scala lese, Parma 1972; E. Trstner, “I partigiani nelle valli
“Corrispondenza”). una Giustizia fascista e questo si potrebbe ottenere del Vercellese”, in Italiani nella seconda guerra
594. M. G. Sarfatti, “Giuseppe Biasi”, in Il Popolo facendo la giustizia che regge in una mano la spa- mondiale. Guerra civile, La Spezia 1988, pp. 13-85.
d’Italia, Milano, 11 febbraio 1937. da e nell’altra il fascio…». 635. Cfr. P. Secchia, C. Moscatelli, Il Monte Rosa è
595. V. B(ucci), “Artisti che espongono. Giuseppe 615. Archivio del Genio Civile di Sassari, Palazzo di sceso a Milano. La Resistenza nel Biellese, nella
Biasi”, in Corriere della Sera, Milano, 11 febbraio Giustizia. Opere artistiche, fasc. 4/a, relazione dell’ar- Valsesia e nella Valdossola, Torino 1958, pp. 34-49.
1937. chitetto Gino Benigni, Cenni illustrativi sulle opere 636. La pala d’altare della chiesa dell’Ospedale fu
artistiche che si propongono di eseguire per l’interno eseguita da Guido Mosca, la Via Crucis da Pippo
596. Lettera a Tavolara, Milano, 3 marzo 1937 (archi-
del Palazzo di Giustizia in Sassari, s. d. (1938-39). Pozzi e i ferri battuti da Mario Taragni detto “Barba”.
vio Tavolara, Sassari).
616. Il nuovo tema, Pace con Giustizia, è indicato 637. Vernetti sarà dopo l’8 settembre animatore di
597. La tempera, identificabile con l’opera indicata
dall’Ingegnere Capo del Genio Civile di Sassari, S. Radio Baita, emittente dalle posizioni politicamente
in catalogo come Ragazze di Cabras (e in ogni caso
Nicosia, nella sua Perizia delle opere artistiche del ambigue, in apparenza equidistante dalle parti in
certamente esposta qualche mese dopo alla galleria
15 agosto 1939 (Archivio del Genio Civile di Sassa- lotta, in realtà di sentimenti filonazisti. Cfr. E. Trst-
Ronco di Biella, perché riprodotta nelle recensioni),
ri, fasc. cit., come gli altri documenti citati qui di se- ner, “I partigiani nelle valli del Vercellese” cit., p. 77.
si lega alla stampa omonima, presentata nel 1935 al-
guito). I ritocchi effettuati dopo la messa in opera
la Sindacale sarda. Secondo i ricordi di Zara, la tem- 638. G. V(ernetti), “La Mostra Maggi o meglio consi-
risultano da una lettera di Biasi all’Ingegnere Capo
pera precederebbe di alcuni anni la xilografia. derazioni sull’Impressionismo”, in Il Popolo Biellese,
del 30 luglio 1940, con cui l’artista annuncia di aver
598. Non ci è stato consentito riprodurre il disegno, concluso il lavoro e richiede la perizia definitiva. Il Biella, 18 febbraio 1943. Maggi era in quel periodo
conservato in collezione privata a Sassari e recente- saldo finale si avrà però soltanto nel giugno 1941 sfollato a Biella. Cfr. G. L. Marini, Cesare Maggi. Un
mente restaurato. Che questa serie di bozzetti sia sta- (quando verrà approvato dal Provveditorato alle divisionista in Valle d’Aosta, Milano 1997, p. 88.
ta per lo meno iniziata nel 1932 è attestato da una OO. PP. il certificato di regolare esecuzione redatto 639. G. Biasi, Critica d’arte a Biella cit. La reazione
lettera a Pandolfi: «Mi occupo di bagnanti etc.» scrive il 27 ottobre 1940), il che potrebbe far supporre che di Biasi provocò a quanto sembra un richiamo del
il pittore il 31 maggio 1932 (cfr. “Corrispondenza”). si sia reso necessario apportare ulteriori modifiche. vescovo e il conseguente allontanamento di Ver-
599. E. Somarè, presentazione in catalogo della Mo- 617. Il fascio, cancellato dopo la caduta del regime, netti dalla critica d’arte. Cfr. lettera ad A. Pandolfi, 5
stra personale di Giuseppe Biasi. Pitture e disegni, non è più visibile (resta al suo posto una zona di marzo 1943 (archivio Pandolfi, Gallarate).
Gallarate, aprile 1937. diverso colore). 640. G. Biasi, Sardegna, folklore etc. Note d’arte,
600. Lettera a E. Tavolara, 3 aprile (1937; archivio 618. Cfr. lettere ad A. Pandolfi dal novembre 1940 Biella 1943, p. 5.
Tavolara, Sassari). al luglio 1941 (cfr. “Corrispondenza”). 641. M. Ramperti, “Ricordo di Giuseppe Biasi. Chia-
601. Cfr. P. Mola, “L’Ottocento torna di moda”, in Il 619. Solo i bozzetti degli Evangelisti sono oggi noti ra vita ed oscura morte” cit.
Novecento Italiano 1923-1933, catalogo della mo- (in due versioni, una conservata presso la Parroc- 642. Tutto ciò risulta chiaramente dalla corrispon-
stra, Milano 1983, pp. 74-76. chiale di Fertilia, e l’altra nella collezione della Re- denza del 1940-41 con Pandolfi.
602. R. Calzini, “Proiezioni di un pittore orientali- gione Sardegna). Il bozzetto della Natività, già esi- 643. B. Hinz, “Tesi sull’estetica del nazionalsociali-
sta”, in L’illustrazione italiana, Milano, a. LXV, n. stente a Fertilia, risulta disperso. Nessuna traccia si smo”, in E. Crispolti, B. Hinz, Z. Birolli, Arte e fasci-
27, 3 luglio 1938; G. Marangoni, “Un pittore di vita. ha di quello della Deposizione, sulla quale soprattut- smo in Italia e Germania, Milano 1974, p. 90. Cfr.
Giuseppe Biasi”, in La Cultura Moderna. Natura to si concentrava l’interesse di Biasi, che se ne riser- anche A. Guyot, P. Restellini, L’arte nazista. Un’ar-
ed Arte, Milano, a. XLVII, aprile 1938, pp. 241-249. vava per ultima l’esecuzione intendendo farne una te di propaganda, Milano 1992.
603. M. Ciusa Romagna, presentazione in catalogo «cosa importante e nuova ». Lettera ad A. Pandolfi, 644. Sull’ottocentismo dell’arte nazista, cfr. I. Go-
della Mostra personale del pittore Giuseppe Biasi, Oliena, 29 dicembre 1940 (cfr. “Corrispondenza”). lomstock, Arte totalitaria nell’URSS di Stalin, nella
Nuoro, giugno 1941. 620. Lettera ad A. Pandolfi, novembre-dicembre Germania di Hitler, nell’Italia di Mussolini, nella
604. M. Ciusa Romagna, presentazione in catalogo 1940 (cfr. “Corrispondenza”). Cina di Mao, Milano 1990, pp. 173-176.
della Mostra personale del pittore Giuseppe Biasi cit. 621. Lettera di G. Uberti Bona a Margherita Biasi, Bu- 645. O. Revault d’Allonnes, “L’assassinat des beaux-
605. Già datato al 1939 circa (G. Altea, sch. 36 in sto Arsizio, 26 gennaio 1969 (archivio Biasi, Capena). arts”, in Années 30 en Europe. Le temps menaçant
Biasi nella collezione regionale cit., p. 97), il dipin- 622. Lettera a E. Tavolara, Biella, 23 novembre 1937 1929-1939, catalogue, Paris 1997, p. 43.
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Profilo biografico
1885 Giuseppe Antonio Agostino Biasi nasce a Le due stanze aperte sul giardino della casa pa- riati circoli di cultura (la “Società Elleno-Latina”,
Sassari il 23 ottobre, da una famiglia veronese di terna in via Roma, che gli servono da studio, il “Circolo Universitario di Lettere e Filosofia”, la
origini aristocratiche. «Il suo bisnonno fu il conte sono sempre affollate di amici. Una di esse vie- “Società degli Amici dell’Arte”, la “Società dei
Giovanni Scopoli, che aveva sposato Lauretta ne messa a disposizione dello scultore nuorese Poeti”), personaggi quali Ugo Fleres, Adolfo de
Mosconi Contarini, figlia di quella Elisabetta Francesco Ciusa, giunto a Sassari nel 1903 con Bosis, Giovanni Cena, Luigi Pirandello, Dome-
Mosconi, nata Contarini di Venezia, che fu una lettera di presentazione di Sebastiano Satta nico Gnoli, Diego Angeli. In questa cerchia si
grande amica di Ippolito Pindemonte».1 Il padre per Salvator Ruju, e da questi introdotto nella respira un clima populista, socialisteggiante e
Giovanni, laureato in Ingegneria a Padova dopo cerchia dei giovani intellettuali cittadini. Finché umanitario alimentato dalla presenza di Cena,
aver studiato per alcuni anni a Oxford, si è tra- nel 1904 non farà ritorno a Nuoro, sarà Ciusa a direttore della Nuova Antologia e animatore
sferito verso il 1880 a Sassari, dove ha conosciu- riempire il vuoto lasciato da Figari, trasferitosi delle scuole dell’Agro Romano. Un orienta-
to la moglie, Carolina Cipriani, e dove insegna a Cagliari con la famiglia. Tra gli intimi del pit- mento condiviso da Biasi, che – si è visto – in-
Matematica nell’Istituto Tecnico “Lamarmora”. tore sono ancora il caricaturista Nicola Pisano, clina politicamente a posizioni radicali. Un al-
Figura austera di studioso (pubblica diversi sag- Renzo Mossa, più tardi insigne giurista, Vittore tro punto di riferimento nell’ambiente romano
gi di matematica e di geometria analitica), saprà Cordella, Pasqualino Azzena, Guido Fiori. Mos- è costituito da un artista come Duilio Cambel-
comprendere e incoraggiare le ambizioni artisti- sa e Fiori sono tra gli animatori del circolo re- lotti, anch’egli coinvolto nell’esperienza delle
che del figlio. Questi, d’altro canto, gli sarà sem- pubblicano “Giuseppe Giordano”, di cui Biasi è scuole rurali e impegnato in una trasfigurazio-
pre legatissimo: «è la sola persona che ho ammi- frequentatore. Il circolo – che tra il gennaio e ne estetizzante della realtà contadina, a partire
rato durante la mia vita», scriverà nel 1919.2 l’ottobre 1904 pubblica un proprio giornale, dall’adozione di uno stilizzato linguaggio di
Dopo Giuseppe i Biasi avranno altri tre figli: nel L’Edera – esprime le posizioni dell’ala più in- marca secessionista; un esempio che non andrà
1888 Antonio, nel 1891 Isabella, nel 1893 Attilio. transigente del locale partito repubblicano, in perduto per Biasi. Importante, per altri versi, è
contrasto con l’atteggiamento moderato e con- anche il ruolo di Giovanni Prini, il cui salotto
1901-02 Mentre studia a Sassari al Liceo Classi- ciliatore dell’Unione Popolare e della Nuova è luogo d’incontro privilegiato dei giovani intel-
co “Azuni”, con voti non brillantissimi (è pun- Sardegna. Sostenitore degli ideali mazziniani, lettuali di punta; lo frequentano Sergio Corazzini,
tualmente rimandato a ottobre, e nel 1902 si riti- antiparlamentarista e antistituzionalista, antimi- Umberto Boccioni, Gino Severini, Mario Sironi,
ra dai corsi per un anno, durante il quale studia litarista e anticolonialista, il gruppo giovanile gli scultori Antonio Maraini e Angelo Zanelli, il
privatamente sotto la guida del padre), comincia che fa capo al circolo unisce al tema sociale e pittore Domenico Baccarini, il musicologo Ga-
a frequentare gli ambienti goliardici e quelli del- alla difesa dei valori democratici la questione sco.4 Ruju vi tiene apprezzate letture poetiche e
la stampa, pubblicando caricature sui fogli umo- del riscatto della Sardegna, vista come terra “ir- vi è fatto segno di viva simpatia, «per la figura
ristici universitari Il Burchiello e Il Massinelli. redenta”, oppressa e conculcata. All’impostazio- considerata selvaggia, belluina espressione di
Il primo è stato fondato nel 1901 da due giovani ne del gruppo, prevalentemente teorica, Biasi una terra primitiva».5 Il poeta sassarese prende
letterati, Barore Scano e Salvator Ruju (il secon- aggiunge di suo un forte cerebralismo e un in- subito Biasi e Figari sotto le sue ali: chiede al
do nel 1902 abbandona il giornale per compiere dividualismo anarcoide, diffidente verso ogni primo un ritratto della Deledda per illustrare
gli studi universitari a Roma). Amici del poeta forma di azione organizzata, che lo porta, come una propria intervista alla scrittrice sulla Nuova
nuorese Sebastiano Satta, già noto come vate ricorderà Renzo Mossa, a diradare la sua parte- Sardegna, e inserisce brevi profili di entrambi,
del riscatto della Sardegna, i due sono fra i pro- cipazione alle riunioni non appena queste van- accompagnati da caricature, in un articolo su
tagonisti della cerchia intellettuale impegnata sui no facendosi più affollate. “I sardi a Roma” pubblicato dallo stesso giorna-
temi dell’identità e dell’etnia che in questo mo- Verso la fine del dicembre 1904 Biasi, che per le.6 A differenza dell’amico, presentato solo co-
mento si va costituendo tra Sassari e Nuoro. contentare la famiglia si è iscritto alla Facoltà di me disegnatore, Biasi vi è descritto anche come
Nel 1902 Biasi e il suo coetaneo e amico Filippo Giurisprudenza, parte per Roma. Poco prima La pittore, ritrattista e paesaggista: «Io non ò anco-
Figari – come lui mosso da ambizioni artistiche Nuova Sardegna ha ospitato il primo articolo ra visto nulla di suo, ma so quanto ami l’arte.
– partecipano a un concorso per un ex libris in- monografico sul suo lavoro: “Caricaturisti sassa- À un nobile sogno: vuol essere pittore e rivelatore
detto dalla rivista torinese Il Giovane Artista resi”, redatto da un amico dell’artista che si cela della Sardegna». È sempre Ruju a introdurre i
Moderno. La redazione rifiuta di attribuire il dietro la sigla “Jor.”, e che ne descrive accanto due giovani nell’ambiente giornalistico romano:
premio, ma pubblica alcuni dei disegni ricevuti, alle caricature anche le prove pittoriche. Figari è accolto quale caricaturista, nel dicembre
tra cui quelli di Figari. 1904, nella redazione de La Patria, quotidiano a
1905 A Roma ritrova Figari, che lo ha preceduto cui lo stesso poeta collabora; Biasi entra nel feb-
1903-04 Muove i primi passi nel campo della di qualche settimana. I due giovani possono braio 1905 in quella de L’Italie, giornale in lingua
pittura, realizzando una serie di paesaggi che contare sull’amicizia di Ruju, divenuto una delle francese. Entrambi vengono poi presentati alla
mostra al pittore Gaetano Spinelli, a Sassari tra il figure centrali del gruppo di intellettuali sardi at- redazione dell’Avanti della Domenica, settima-
1902 e il 1904 come direttore della Scuola Po- tivi nella Capitale: una cerchia vivacissima di cui nale socialista che si avvale di illustratori come
polare di Disegno e docente all’Istituto Tecnico. fanno parte poeti come Josto Randaccio e Anto- Sironi, Severini, Boccioni, Galantara, Dudreville,
Quindi si cimenta nel ritratto, senza peraltro tra- nio Scano, pubblicisti come Stanis Manca e Car- Kienerk, Cambellotti, Balla. Biasi vi pubblica il
lasciare la sua passione per il disegno umoristi- lo Mariotti, musicisti come Nino Alberti, studiosi 22 gennaio una copertina di tema populista, raf-
co (durante il carnevale 1904 esegue un cartel- d’arte come Carlo Aru e – naturalmente – Grazia figurante un Gruppo di suonatori ambulanti.
lone raffigurante due signore in atto di sorridere Deledda, guardata con reverente ammirazione Altri disegni – un ritratto di Maksim Gor’kij e le
«alle facezie e alle cretinerie di un lion»,3 che i da questi letterati ed artisti esordienti. Onnipre- caricature della Deledda e di Prini – sono indi-
goliardi appendono in Piazza Castello; nello senti nella vita culturale cittadina, essi vi hanno cativi dei contatti e degli interessi dell’artista du-
stesso periodo pubblica caricature sul quotidia- assunto un certo peso, riuscendo ad aggregare, rante il soggiorno romano. Probabilmente già in
no La Nuova Sardegna). attraverso la promozione e la fondazione di sva- maggio, comunque, Biasi è di ritorno a Sassari,
319
per sostenervi gli esami all’Università. I mesi che della Sardegna. Nella copertina con una Proces- melo Floris, nipote del parroco e appassionato molti anni dopo Peppino Abozzi, «tecnicamente le orme dell’amico, cui lo uniscono la stessa cu- A questo momento risalgono tre grandi tele:
seguono sono difficili; le fatiche dello studio e sione del Corpus Domini, pubblicata il 2 giugno per il disegno. «Questo ragazzo è nato pittore», parlando era l’esatto contrario di uno studio di riosità intellettuale e il senso acuto dell’ironia. Uscita dalla chiesa, Grande festa campestre e
forse anche qualche dispiacere di natura senti- 1907 da Il giornalino della Domenica, appare esclama Biasi alla vista dei suoi lavori.16 Qual- pittore. Una cameretta disadorna: cavalletto, Alla pittura approderà anche un altro giovane Processione in Barbagia. La ricerca di un respi-
mentale (un amore contrastato dalle chiacchiere per la prima volta una scena d’ambiente sardo, che tempo dopo Floris s’iscriverà all’Istituto di quattro sedie malsicure (dico quattro, ma forse che, pur non facendo parte del “Cenacolo”, su- ro più monumentale va messa in rapporto con
di alcuni maldicenti)7 lo portano a un crollo ner- frutto delle escursioni intraprese in primavera. Belle Arti di Roma. erano due) un divano (non è mai di troppo bisce l’ascendente di Biasi: Pietro Antonio Man- il tentativo – fallito – di ripresentarsi alla Bien-
voso: «Quella incipiente nevrastenia – scrive in- Giuseppe Fanciulli descrive la reazione di Vam- Con una scena di vita barbaricina, la tempera quando il pittore ha vent’anni) molti libri con ca che, studente liceale a Sassari, ha letteral- nale di Venezia (Grande festa campestre reca
fatti a Ruju – mi si era moltiplicata tanto che ho ba all’arrivo del bozzetto: «Guarda che genere! Processione nella Barbagia di Fonni, Biasi è copertina gialliccia di evidente edizione fran- mente perso la testa da quando per la prima sul retro il cartellino dell’esposizione), e proba-
sentito il bisogno di farmi visitare per alcuni di- … Davvero, mi parve finissimo il genere di ammesso alla Biennale veneziana del 1909. Il cese gettati un po’ dappertutto, non potevano volta ha visto un quadro dell’artista: «continua- bilmente con l’avvio del programma di decora-
sturbi localizzati ed ora segue un regime di cu- quella copertina luminosa, tutta moto, tale da debutto ufficiale come pittore, pur senza susci- pretendere alla dignità di studio. A parte il ca- va ad andare, qualche volta, a scuola, ma in zione del Palazzo Civico di Cagliari, che impe-
ra a base di docce e di bevande arsenicate. Uno attirare l’attenzione a dieci passi di distanza. tare clamori, viene notato su La Tribuna da At- valletto, gli sgorbi della carbonella e le pennel- Corso Vittorio Emanuele n. 33, aveva una gna dal 1911 le migliori forze dell’arte sarda.
strano esaurimento che ha però avuto molte Una processione sarda, che veramente cammi- tilio Rossi, che coglie l’«interessante singolarità late di prova sulle pareti denunziavano l’uso stanzetta d’affitto e sgombrata una parete e ste- Biasi partecipa infatti al concorso indetto nel-
cause intimissime».8 nava e cantava».12 coloristica e di composizione» del suo lavoro, e pittorico della modestissima camera».24 Abozzi, sa la carta da pacchi non faceva che parlar di l’agosto del 1912 per la decorazione della Sala
Perfino il lavoro artistico ora gli pesa: ha comin- Qualche tempo dopo, Biasi si reca in Toscana a da Vittorio Pica che su Emporium lo definisce uno degli intimi di casa nella stanzetta di via Biasi e delineare coi gessetti figure sarde e orti dei Ricevimenti. Viene però prescelto il bozzet-
ciato a preparare una mostra, ma confessa a conoscere personalmente i redattori della rivi- «assai movimentato e caratteristico».17 L’unico Roma, spirito arguto e musicista appassionato di cavoli turchini».26 to di Figari, la cui vittoria – decisa in partenza
Ruju di farlo malvolentieri e solo perché ha bi- sta, ed è per qualche giorno ospite di Bertelli commento apparso sulla stampa sarda, una no- (ma non fino al punto di gettare alle ortiche Questo entusiasmo, che il pittore non si cura di stando a voci diffuse – scatena una sequela di
sogno di soldi. Si tratta di una rassegna di cari- nella villeggiatura di Pratolino. «Era un ragazzo ta pubblicata da L’Unione Sarda a firma di “Vel- quella toga che Biasi non indosserà mai), trac- alimentare, è condiviso da Fabio Lumbau, da reazioni polemiche, giacché l’artista, con il so-
cature prevista nell’ambito di una fiera di bene- serio, riflessivo, e distratto per chi non sapesse a tro”, non invita a facili entusiasmi. In coda agli cia un quadro della cultura dell’artista, ricordan- Carmelo Floris e da quanti ancora «gli stavano stegno di Carlo Aru, critico e consigliere comu-
ficenza in favore dei terremotati calabresi; sarà che cosa stava attento. Parlava poco, con una elogi tributati a Ciusa, anch’egli presente a Ve- done l’amore per Schopenhauer e Hartmann, infatuati attorno».27 Ne sarà contagiato anche nale, si era già aggiudicato in precedenza un
la prima personale di Biasi. Per settimane e me- voce bassa e grave, gesti misurati e lunghe pau- nezia, l’opera del giovane sassarese è segnalata «per il vecchio Epicuro e per gli scettici di tutte Remo Branca, aspirante artista e xilografo in er- altro ambito incarico, quello per la Sala dei Ma-
si questi si aggira in cerca di involontari model- se. Eppure, poteva conversare – per la sua larga come «un buon quadro, che se non si fa notare le gradazioni»; a queste letture vanno aggiunti ba, che ad onta dei suoi sforzi non riuscirà ad trimoni. L’esperienza convincerà Biasi a non
li: «Una matita clandestina ed un taccuino cultura – di tanti argomenti, che di solito agli fra la moltitudine per la novità di ideazione», sicuramente Nietzsche, Stirner e i classici del essere ammesso nel “Cenacolo”, forse a causa partecipare alla successiva competizione ban-
proibito corrono i ritrovi mattutini e serotini, artisti sono interdetti. Lo rivedo ancora, su per lodevole «se non altro» per la tecnica corretta e il marxismo e dell’anarchia – autori all’epoca as- della giovanissima età, o magari del suo cattoli- dita per il Salone Consiliare, in cui Figari sarà
vagano solitari nelle passeggiate, e colgono alla lo stradone di Pratolino, a fianco di Vamba garbo dell’esecuzione: «Ne tragga il buon Biasi sai diffusi nelle cerchie intellettuali giovanili cesimo, un po’ troppo fervente per quel circolo ancora una volta vincitore.
sprovvista la vittima: due colpi in lungo, due che parla, parla, parla con una eloquenza da eccitamento ed incitamento, ma non arranchi tanto romane che sassaresi – ma anche polemi- spassionatamente laico. Se ne consolerà negli Disertata l’arena del Palazzo Civico, Biasi torna
per traverso, ed un destino si è compito. La vitti- smuovere il campanile di Maciòli, e il Biasi – ai voli altissimi».18 sti cattolici come Bloy, Veillot e d’Aurevilly. In anni maturi: «Non fu un male perché Biasi mo- in Barbagia, per un lungo giro insieme a Mario
ma è giustiziata».9 passo lungo, mani dietro la schiena e cappello Di ritorno dalla visita alla mostra, l’artista viene letteratura, le predilezioni di Biasi – decisamen- strava, allora come oggi, una personalità così Mossa. I due artisti, alla ricerca di spunti pittorici
Il 22 ottobre (il giorno prima del ventesimo in mano – accenna di sì con la testa e si ferma richiamato sotto le armi per un periodo di istru- te francofile – vanno ad Anatole France, ai par- caratteristica ed attraente che si imprimeva e di attraenti modelle tra le donne e fanciulle
compleanno di Biasi), annunciata su L’Armonia quando il getto della loquela toscana gli sem- zione (non aveva prestato il normale servizio di nassiani e ai simbolisti francesi. nella morbida cera delle anime che a lui si ac- paesane, si spostano di villaggio in villaggio, in-
Sarda da un articolo in due puntate, steso pro- bra bello come uno spettacolo».13 leva perché accettato nel 1907 quale surrogato Stando ai ricordi di Abozzi, gli interessi sociali costavano».28 trecciando spesso scoperta estetica e avventura
babilmente dall’amico Silvio Prunas de Que- Un soggetto sardo raffigura anche il manifesto del fratello Antonino) e il 17 agosto si presenta dell’artista si sono attenuati. Nella sua cerchia si Nella primavera 1910 l’artista visita Cabras, un erotica. A Desulo sono ospiti del poeta dialetta-
sada,10 si tiene l’attesa esposizione: sul palco- realizzato nell’estate seguente per il IX Ferrago- presso il deposito di fanteria di Ozieri; otterrà il parla poco di politica; nei colloqui con l’amico – villaggio di pescatori presso Oristano; probabil- le Antioco Casula, noto con lo pseudonimo di
scenico del Politeama Verdi, più di duecento sto sassarese. Nel programma dell’iniziativa, l’ar- congedo il 15 novembre.19 Nel frattempo decide figlio di un deputato monarchico – Biasi difen- mente nel corso di questo soggiorno conosce lo “Montanaru”. Più tardi Biasi si reca a Ollolai, do-
cartoni fissano impietosamente le sembianze di tista viene presentato come «il caricaturista di far valere l’ammissione a Venezia davanti ai de qualche residua simpatia per le posizioni re- scrittore inglese J. E. Crawford Flitch, che ripro- ve, in casa del parroco Nonnis, lo raggiungono i
tipi e personaggi della vita cittadina. Il successo Giuseppe Biasi, che è ormai noto urbi et orbi membri del Consiglio Provinciale di Sassari, a pubblicane e socialiste, ma il suo garbato scetti- durrà due suoi acquerelli nel volume Mediter- pittori Carmelo Floris e Mario Delitala.30 Qui,
è notevole. per la geniale originalità delle sue paradossali sostegno di una richiesta di sussidio: «Fa notare cismo non gli consente di aderire senza riserve ranean Moods, raccolta di ricordi di viaggio racconta Delitala, Biasi si dedica a «un metodico
concezioni» e che «i bei giornali di continente – scrive – che le sue sole risorse finanziarie non ad un credo ideologico, e la meschina scena edita a Londra nel gennaio seguente. Tra il set- lavoro intorno a modelli di teste e di mezze fi-
1906-07 Partecipa a un concorso per una co- cominciano a disputarsi l’un l’altro».14 Frase, gli concedono assolutamente il modo di provve- politica sassarese, quella che più direttamente tembre e il novembre 1910, a fianco dell’inse- gure»,31 realizzando una grande quantità di di-
pertina indetto da Il giornalino della Domenica, quest’ultima, che non corrisponde a verità – dere a se stesso e tanto meno di poter coltivare ha sotto gli occhi, offre poco, quanto a uomini e parabile Mossa De Murtas, si reca per la prima pinti e di studi. Lo accompagna sempre, nelle
settimanale per fanciulli diretto da Vamba (Lui- Biasi ha appena cominciato a farsi conoscere con serietà e con completezza di intendimenti a idee, per fargli mutare avviso. Le sue simpatie volta a Teulada, un borgo del Sulcis le cui usan- passeggiate, la macchina fotografica, un mezzo
gi Bertelli), che si caratterizza per la raffinata ve- sul Giornalino – ma che rivela l’impressione su- la difficile educazione artistica. Invoca i prece- vanno a Filippo Garavetti, «un repubblicano ele- ze ispireranno tanti suoi quadri. Durante la festa efficace per sottoporre il dato oggettivo a quei
ste grafica. Nel novembre 1906 i bozzetti sono scitata nei concittadini dai primi successi nazio- denti di questo e di altri enti locali e fa rispetto- gante, alla Fratti», che per doti d’intelligenza e della Madonna di Gonare, presso Nuoro, i due processi di sintesi che va sperimentando.
esposti a Firenze nelle sale della Società Foto- nali del giovane disegnatore. samente notare che l’ultimo suo quadro è stato dirittura morale fa spicco tra i suoi colleghi: ma artisti rimangono colpiti dallo splendido costu- In questo periodo comincia a interessarsi alla
grafica Italiana. Biasi è il più giovane tra i vinci- compreso dalla Giuria della Mostra Mondiale si tratta più di un tributo di ammirazione alle me di una coppia di pellegrini di Teulada, il cui xilografia, stimolato dalla Mostra di Xilografia
tori (primo classificato è un nome già celebre 1908-09 Il 5 luglio 1908 consegue all’Università d’Arte della città di Venezia tra i 94 ammessi qualità dell’uomo che di fiducia in un progetto fasto spagnolesco scatena la loro immaginazio- organizzata a Levanto nel 1912 dalla rivista
nel campo dell’illustrazione come Aleardo Ter- di Sassari una laurea in Giurisprudenza che gli sugli oltre 800 presentati dagli artisti di tutte le politico; tant’è che Abozzi avrà buon gioco nel ne. L’indomani partono per quello che diverrà L’Eroica di Ettore Cozzani, fautrice di una rina-
zi) ed ottiene il terzo premio ex aequo con servirà unicamente a fregiarsi, con una punta di nazioni».20 chiedergli il voto per suo padre alle elezioni del ai loro occhi «il paradiso dei pittori», il «paese scita del “legno originale”; e fors’anche dall’ami-
Umberto Brunelleschi; il suo disegno verrà pub- civetteria, del titolo di avvocato. La tesi svolta A margine ricorda le borse di studio in passato 1913. Insieme ad Abozzi, frequentano lo studio della felicità», dal fascino irreale e fuori dal tem- cizia stretta con l’abruzzese Alessandro Pandol-
blicato nel n. 2 del 1907. Inizia quindi una colla- tratta del «Concorso della causa honoris, con la attribuite da altre amministrazioni sarde a Ciu- di via Roma Silvio Prunas de Quesada, Gigi Bru- po, suscitatore di sensazioni estetiche squisite. fi, ceramista e pittore a sua volta interessato
borazione con il Giornalino che durerà regolar- parziale infermità di mente, nel reato di infan- sa, a Figari e al caricaturista Giovanni Manca. sco, Manlio Binna, Mario Berlinguer, Odo Faso- Biasi prosegue intanto la collaborazione con all’incisione in legno, che trasferitosi a Sassari
mente fino al 1910 (nel 1907 e nel 1908 l’artista ticidio». Libero da ogni impegno di studio, può Figari, in effetti, grazie a un sussidio del Comu- li, i poeti Mariano De Fraja e Giannetto Masala: Grazia Deledda, oltre che sul Giornalino di nel 1912 per insegnare alle scuole secondarie vi
otterrà il primo premio in altri due concorsi dedicarsi interamente alla ricerca artistica. ne di Cagliari ha trascorso un periodo di studio colti giovanotti delle migliori famiglie cittadine, Vamba, su L’illustrazione italiana e su La let- si fermerà per tre anni. Le prime stampe note di
banditi dalla rivista). In marzo il settimanale di In estate conosce il pittore Camillo Innocenti, a Venezia, ed ora si trova da un anno a Mona- passano il tempo in interminabili discorsi di let- tura, intrecciando con i due periodici un rap- Biasi, Veglia a un morto e Preghiera, portano la
Vamba ne pubblica una breve biografia, in cui durante un viaggio di quest’ultimo a Sassari. co, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti: un teratura, fanno «le ore piccole impiegandole in porto che durerà ininterrotto rispettivamente fi- data 1912. Sono anche, sembra, le uniche che
tra l’altro lo si dice intento a «prepararsi alla Negli stessi mesi ha un incontro con Grazia De- tirocinio che ostenterà sempre nei confronti fervide e talora urlanti discussioni per stabilire no al 1920 e fino al 1918. Il suo stile grafico e l’artista abbia inciso di sua mano. In seguito pre-
prossima esposizione di Venezia». L’artista non ledda, nel corso di una gita a Nuoro, sull’Orto- dell’amico degli anni giovanili. Perfino nel com- se Corrado Brando fosse o non da difendere, se pittorico subisce una svolta, con l’abbandono ferirà far eseguire l’intaglio della matrice da un
partecipa però alla Biennale del 1907, sia che bene: si profila un’ipotesi di collaborazione con memorare Biasi a due anni dalla morte non riu- la Figlia di Iorio avesse tutti i titoli di grande della radicale geometrizzazione praticata negli collaboratore, l’abile falegname sassarese Ba-
abbia desistito dal progetto, sia che la giuria gli la scrittrice su Il giornalino della Domenica. Più scirà a trattenersi dal ricordare, con tono agro- tragedia, se la tenera Graziella di Plaissant, anni precedenti e l’adozione di un linguaggio stianino Pirino.
abbia negato l’ammissione. A Venezia è invece tardi il pittore sollecita in una lettera la ripresa dolce, «la sua insofferenza ad ogni amorosa tanto amata da Fausto Maria Martini, avesse più realistico, influenzato dall’opera di Ignacio
accettato Francesco Ciusa, il cui gesso La madre del progetto, apparentemente dimenticato. Già fatica d’indagine plastica che non fosse utile diritto ad una nicchia tra le eroine dell’amore, Zuloaga e dei fratelli Valentin e Ramón de Zu- 1913 Nel 1913 Biasi figura con tre dipinti alla
dell’ucciso riceve il premio per la scultura, men- ai primi del gennaio 1909 la Deledda riceve da alla immediata espressione della immagine pit- se l’endecasillabo benelliano rompesse o no la biaurre. Con ogni probabilità l’artista si reca a prima mostra della Secessione romana. La rasse-
tre l’autore è salutato come una rivelazione. La lui una serie di tavole, che si propone di spedi- torica ch’egli si era formata».21 Come dire: un tradizione dell’endecasillabo nostro, se l’Oriani visitare l’Esposizione di Roma del 1911, e qui gna, che costituisce un avvenimento importante
notizia desta sensazione nell’ambiente sardo, e re all’editore parigino Hachette per una pubbli- autodidatta di talento, ma incapace di seri ap- fosse o no il primo scrittore italiano, se gli adul- ha modo di studiare direttamente i quadri dei nell’arte italiana del momento, è organizzata
suona come riconoscimento della validità del cazione sulla rivista Les lectures pour tous, e ne profondimenti. terî solamente pensati di qualche eroina fogaz- pittori spagnoli, nonché di vedere la grande dall’omonima associazione, formatasi da una
nascente movimento artistico locale. Al suo ritor- scrive all’autore con caldi elogi.15 Poiché nella La domanda inoltrata al Consiglio provinciale zariana fossero più puliti di quelli praticati dal- Mostra Etnografica che costituisce il clou della scissione della Società degli Amatori e Cultori di
no nell’Isola, lo scultore trova accoglienze trion- stessa lettera la scrittrice raccomanda «la pun- viene respinta nella seduta del 12 settembre; le umanissime creature zoliane». rassegna e nella quale anche la Sardegna è rap- Belle Arti. Da tramite verso l’ambiente dei se-
fali. Alla stazione lo attendono le autorità con tualità col Treves», è probabile che fin da que- non è accolta neppure la proposta alternativa Nel gruppo, noto come il “Cenacolo”, Odo Fa- presentata. Nello stesso anno è per qualche cessionisti può aver fatto Innocenti, che svolge
omaggi floreali: «ma più caro di tutti mi è stato il sto momento abbia preso accordi con l’editore dei consiglieri Devilla e Murgia, di accordare la soli (che morirà precocemente) segue in veste tempo a Torino; verosimilmente – giacché la nella mostra un ruolo organizzativo di rilievo.
silenzioso fraterno abbraccio di Biasi e di Gian- milanese per una collaborazione del suo giova- somma di cento lire una tantum, «in vista del- di critico l’attività di Biasi; altri giovani – sedotti città non gli piace e tollera «a malapena le scu- La Secessione non è un raggruppamento di ten-
netto Masala – racconterà in seguito –. Biasi, ne protetto a L’illustrazione italiana, che tutta- l’ottima disposizione di cui il chiedente ha dato dall’esempio di quest’ultimo – si dedicano alla lettanti totine» – in occasione dell’altra grande denza ma nasce – al pari dei movimenti consi-
poi, rivolto alle Autorità, disse: – Gioisco ricor- via tarderà ancora un anno a realizzarsi. È inve- prova e dei risultati ottenuti».22 pittura e all’illustrazione, come Oscar David, esposizione del Cinquantenario dell’Unità ita- mili già sorti a Monaco, a Berlino, a Vienna –
dare che sono stato io a convincere Francesco ce il settimanale di Vamba a ospitare la prima Giuseppe Frassetto, Gianni Dedola, Mario Mos- liana (nella quale, se erano assenti le Belle Arti, sulla spinta di esigenze pratiche: punta a rom-
Ciusa a lasciare quella vita spensierata, piena novella della Deledda accompagnata da tavole 1910-12 La sua vita di questi anni continua a sa. Fratello minore di Renzo e compagno predi- erano tuttavia rappresentate le arti applicate): pere il controllo dei gruppi di potere esistenti
di peripezie quale fu quella sassarese e tornare di Biasi, “Il maialino di Natale”, pubblicata nel svolgersi tra i vagabondaggi nei paesi della Sar- letto dell’artista, Mossa (che adotterà anche il lo ricorda Abozzi, che era con lui insieme a sul sistema espositivo e sul meccanismo degli
alla sua Nuoro per lavorare. Tu Ciusa, gli dissi, numero del 26 dicembre 1909. degna e le chiacchierate serali con gli amici nel- cognome della madre, De Murtas) è un dandy Odo Fasoli, e che riferisce anche il romanzesco acquisti ufficiali, e raccoglie si può dire tutti gli
se ti metterai a lavorare seriamente, sarai il pri- Biasi continua frattanto i suoi pellegrinaggi nel- lo studio di via Roma. Lo studio di Biasi «non è eccentrico ed esibizionista, effervescente ed aneddoto della profezia fatta all’artista da una orientamenti al di fuori dell’avanguardia futuri-
mo a dare il nome della Sardegna alla storia la Sardegna interna. Si reca ad Orani, e di qui forse l’atelier di un grande artista: ne fanno fe- estroverso; innamorato della Spagna, nelle con- chiromante: «Vedo onori, molti onori, e vedo sta. Tuttavia all’interno della mostra – che ospita
dell’arte figurativa moderna».11 s’inoltra verso Sarule e Ollolai. A Ollolai, in casa de le sedie sconnesse, una poltrona curiale, ca- versazioni con Biasi adotta spesso un curioso tutti i fiori che illeggiadriscono la giovinezza. anche una nutrita rappresentanza straniera, da-
È comunque in vista della Biennale del 1907 che del parroco Carlo Nonnis, incontra quello che ricatura a sé stessa, e un cortile a cui fu conces- gergo spagnoleggiante.25 Studia legge per con- Morrai né troppo presto né troppo tardi – in gli impressionisti francesi al gruppo viennese –
Biasi compie i primi viaggi di studio nei paesi diverrà poi uno dei suoi amici più fedeli: Car- sa dignità di giardino».23 Anzi, come ricorderà tentare il padre avvocato, ma finirà per seguire tempo di rivoluzione».29 emerge una linea moderatamente innovatrice
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rappresentata dalle ricerche simboliste, sinteti- da: se davanti ai tre quadri da lui esposti alla Se- colo dedicato «agli xilografi italiani». Nel testo in zona di guerra il 29. La lettera di un combat- Galleria Centrale d’Arte del Cova, iniziativa dai ziosi, Angiolo D’Andrea, Glauco Cambon, Ar-
ste e primitiviste. Nell’ambito di questa tenden- cessione vi sono sempre capannelli di gente e di Cozzani che accompagna le incisioni, l’artista tente, una tra le molte pubblicate da La Nuova fini in parte benefici, promossa dal Comitato chimede Bresciani da Gazoldo, gli illustratori
za si muove Biasi, le cui opere ottengono sta- fervore di commenti e di discussioni,38 è anche è inserito con Mossa fra i «tradizionalisti», cioè Sardegna, ce ne restituisce un’immagine inedi- per gli Orfani dei Combattenti Sardi. Alcuni de- Renzo Ventura, Enrico Sacchetti, Marcello Du-
volta non soltanto una buona accoglienza da perché da essi emana lo stesso fascino del pri- fra quanti utilizzano un tratto sottile, simile al di- ta: «Ti meraviglierai a sentire che qui c’era Bia- gli artisti coinvolti sono legati alla Sardegna da dovich, il giornalista Marco Ramperti, lo scritto-
parte del pubblico (due di esse vengono acqui- mitivo esercitato dai romanzi della scrittrice. segno, mentre le preferenze dell’autore vanno a si, il pittore. Mi è capitato l’altra sera davanti motivi affettivi o da un interesse episodico: Ric- re e critico Raffaele Calzini, l’architetto Giulio
state: Mattino in un villaggio sardo da Zely Ca- Non stupisce che, quasi a suggello di questa una xilografia dal segno pesante e sommario, in uno stato veramente deplorevole, col fucile cardo Salvadori, Beryl Tumiati, Arthur E. Hight. Ulisse Arata, studioso di architettura medievale
stoldi e Sardegna mistica da Arthur y Aldis) ma prima tappa del suo percorso, il pittore doni al- d’effetto espressionista, che trova i suoi migliori spezzato e le ginocchia gonfie per una tremen- Ci sono poi Gino Melis, sardo ma senza molti e di arti applicate.
anche ampie segnalazioni sulla stampa naziona- la Deledda una tempera simile al Mattino in un rappresentanti in Mantelli e Viani. Ancora col da caduta. Era poi ricoperto da una crosta di contatti con l’Isola, e – imposto forse dal Comi- In settembre Biasi è tra i firmatari del manifesto
le: sulla Tribuna Mario Lago definisce l’artista villaggio sardo presentato alla mostra. gruppo dell’Eroica Biasi espone nello stesso fango che lo rendeva irriconoscibile. È rimasto tato – Antonio Ballero, esponente della vecchia Rinnovandoci rinnoviamo, lanciato da Galileo
«una rivelazione»,32 e su Noi e il Mondo, mensi- mese alla III Secessione di Roma. per due giorni mio ospite e così si è ristorato e generazione che Biasi non stimava affatto (anzi Chini, Filippo Cifariello e Plinio Nomellini, con
le dello stesso giornale, Luigi Càllari riproduce 1914 Con la partecipazione alla II Secessione di Nell’ambito della rassegna romana è prevista ripulito un po’».48 una volta lo aveva fatto infuriare chiedendogli cui viene fondata l’“Associazione propaganda
tutti i quadri da lui esposti. Positivamente si Roma e alla Biennale di Venezia, il 1914 vede anche una sala dedicata alla Sardegna. La pro- Il 10 agosto, colpito dalle schegge di una grana- con simulato candore, a proposito dei suoi qua- artistico-industriale”: l’obiettivo è quello di aboli-
esprimono ancora Ermanno Amicucci (Il Matti- estendersi la notorietà dell’artista. Nella secon- posta era venuta, fin dal 1914, dal segretario ta austriaca49 e trasportato nelle retrovie da un dri, «Ma non potresti prima imparare un po’ di re le accademie per fondare scuole artistico-in-
no), Arturo Calza (Il Nuovo Giornale), Enrico da edizione della rassegna romana – più ardita Tommaso Bencivenga, seguendo il criterio dei compagno d’arme di nome Merlo, viene ricove- disegno?»).52 Il nucleo della mostra è formato dustriali atte a favorire lo sviluppo delle arti ap-
Prampolini (L’Artista Moderno), Goffredo Bel- della precedente, sia per il maggior rilievo as- gruppi regionali inaugurato nell’edizione prece- rato all’ospedale di Treviglio. Le ferite riportate però dalle opere di Edina Altara, Raoul De Cha- plicate, specie quelle aventi caratteri etnografici.
lonci (Il Giornale d’Italia). Non molte le voci di- sunto dalle sezioni internazionali, sia per il ca- dente con le sale della «Giovine Etruria», di «al- ad una gamba lo lasceranno leggermente clau- reun (Primo Sinòpico) e di Melkiorre Melis coi Tra i firmatari c’è anche Ciusa e, fra gli artisti con
scordi: Arnaldo Cantù (Vita d’Arte) gli riconosce rattere innovativo della partecipazione italiana cuni veneti», dei «pittori bolognesi», ecc. Biasi dicante. Durante la convalescenza riprende a due fratelli Federico e Pino, tutti giovani illustra- cui Biasi ha o ha avuto dei rapporti, Tommaso
solo qualità illustrative, e Arduino Colasanti – Biasi presenta due opere (Natale e La sposa) viene incaricato insieme a Ciusa di seguirne l’or- lavorare, eseguendo disegni della vita di corsia. tori e decoratori; vicini a Biasi sono soprattutto i Cascella, Camillo Innocenti, Giovanni Prini.
(Emporium) ne rifiuta decisamente il primitivi- che vengono subito acquistate. Il suo lavoro ri- ganizzazione; a differenza dello scultore, che È ancora in ospedale quando apprende della primi due. Chareun ha conosciuto il pittore a Il 9 settembre deve ripresentarsi sotto le armi.
smo. Ma Colasanti è un esponente della critica scuote l’approvazione di un critico conservato- funge semplicemente da tramite fra i colleghi morte del fratello Antonino, caduto al fronte il Milano, dove anche lui è giunto nel 1915. La sua
tradizionalista, che condanna all’interno della re come Arturo Lancellotti (Emporium e Il Cor- sardi e il Comitato romano, ottiene da questo 12 novembre. figura taciturna, di inusitata magrezza, appare 1918 Il 16 febbraio ottiene un congedo di tre
Secessione la linea innovativa, sintetista-arcaiz- riere d’Italia) e perfino un cenno di moderato di assumersi l’intera responsabilità delle scelte. solo a notte alta nei ritrovi artistici; lo si può in- anni perché riconosciuto temporaneamente ina-
zante, e al tempo stesso prodiga lodi alla mostra consenso da Ugo Ojetti (Corriere della Sera), L’iniziativa è salutata con entusiasmo nell’Isola, 1916-17 Una volta dimesso (il 9 settembre 1916 contrare in una cremeria di via dell’Annunciata, bile al servizio militare.
rivale degli Amatori e Cultori, aperta in contem- che nella recensione alla mostra dell’anno pri- dove a un momento di intenso fervore artistico, ottiene una licenza di un anno), si stabilisce a vicino allo studio di Mossa, e nei giorni di ma- La tempera Scolastica, esposta al Cova l’anno
poranea nell’ala opposta della stessa sede, il Pa- ma non l’aveva neppure citato. Alla Biennale alimentato dai lavori di decorazione nel Palazzo Milano, fissando il suo domicilio nel cuore stori- gra da Achille, in una gargote nei pressi di Piaz- prima e presumibilmente acquistata in mostra,
lazzo delle Esposizioni in via Nazionale. espone due dipinti, Sera di festa in Teulada e Civico di Cagliari e dalla collaborazione – nel co della città (terrà studio successivamente in za del Duomo, frequentata da artisti, giornalisti è donata alla Galleria d’Arte Moderna di Milano
L’aria che tira fra i due schieramenti avversi è La processione del Cristo (ne aveva presentati 1914 – di pittori e illustratori alla rivista Sarde- corso Monforte, in via Bigli, in via dell’Annun- e cantanti in bolletta.53 L’Altara poi è un autenti- da Mario Albanese.
piuttosto elettrica, tanto che Ugo Ojetti li parago- altri due che erano stati respinti dalla giuria);39 gna di Attilio Deffenu, fa riscontro una quasi as- ciata 18 e in via della Spiga 26).50 Vi risiede già il co “caso”, una ragazza sassarese diciottenne, Nel capoluogo lombardo Biasi si va segnalando
na ai Montecchi e Capuleti: «l’orto dei Capuleti il primo è acquistato per 500 lire dal professor soluta mancanza di occasioni espositive. Sono 21 aprile, quando presenzia con Mario Mossa autodidatta, che esegue collages e giocattoli in come uno dei giovani più promettenti. La sua
dove s’incontravano ogni giorno, è la rotonda Cosimo Lombardo di Pisa, il secondo è vendu- invitati ad esporre i giovani Carmelo Floris, Ma- De Murtas (anche lui trasferitosi nel capoluogo cartone di sapore cubizzante: una scoperta di pittura, benché abbastanza gradevole da riscuo-
d’ingresso, nella quale, perché l’illusione sia to per 400 lire a Giancarlo Stucky, che ne fa rio Delitala, Giuseppe Frassetto, Gianni Dedola, lombardo, dove lavora come disegnatore del Biasi che – colpito dal suo talento e forse anche tere l’apprezzamento anche del prudente e mo-
maggiore, il sindaco Nathan ha disposto alcune dono alla Galleria d’Arte Moderna di Venezia.40 Fabio Lumbau, Oscar David, Melkiorre e Fede- Corriere dei Piccoli) alla cerimonia di donazio- dalla sua bellezza non comune – l’aveva già in- derato Guido Marangoni (che le dedica un arti-
piante dei giardini municipali … Ma anche in Indizio del successo ottenuto da Biasi a Venezia rico Melis, Giuseppe Altana, Cesare Cabras, An- ne di una medaglia alla Brigata «Sassari» da parte serita nel 1915 nella squadra della Secessione. colo in La Cultura Moderna dell’ottobre 1918,
quella rotonda che per la sua neutralità e per le è l’incontro con un facoltoso americano che, tonio Pirari, Loris Riccio, Edina Altara; e alcuni della locale colonia sarda.51 Da qualche settima- Stupisce invece l’assenza di Mossa, che, citato in cui, peraltro, non risparmia le riserve), viene
sue correnti d’aria vien chiamata la Svizzera, si commissionatogli immediatamente un ritratto, artisti più anziani: Antonio Ballero, Adolfo Cao, na ha ripreso l’attività di illustratore; ma, solo a tra gli espositori dai giornali sardi, invia una sec- vista come innovativa: e lo è certamente in con-
vedono i segni della lotta: oggi la Secessione lo conduce con sé a Firenze «dove il quadro fu Cosimo Fadda, Adolfo Ghisu, Giuseppe Scano. fine anno, con la partecipazione alla Biennale di ca smentita: «Per quanto commosso e lusingato fronto al tradizionalismo dell’ambiente figurati-
stende un tappeto quasi orientale davanti alla eseguito in quattro giorni e pagato in un batter La decorazione degli ambienti viene affidata a Brera, compie il suo esordio sulla scena artistica nel vedere il suo modesto nome accanto a quel- vo cittadino, in cui la tendenza prevalente è la
sua porta, e due ore dopo ne stendono un altro d’occhi … all’americana ».41 Sono tra i primi Mario Delitala e l’arredo a Gavino Clemente, la milanese, ed è segnalato da Giuseppe Fanciulli, lo di artisti insigni quali il Biasi e il Ciusa, tiene pittura intimista di Ambrogio Alciati. Alciati, che
un poco più largo gli Amatori e Cultori davanti guadagni dell’artista, che fino all’anno prima si cui ditta è nota in campo internazionale per i una conoscenza dei tempi de Il giornalino della a dichiarare che di tale mostra egli non ne sa segue con benevolenza il lavoro dei giovani, di-
alla porta loro; domani costoro mettono accanto era dovuto non poche volte «accontentare delle suoi fantasiosi mobili in “stile sardo”. L’inaugu- Domenica (il settimanale, chiuso dal 1911, ri- nulla».54 Un’eco delle reazioni stizzite degli altri mostra interesse per l’opera dell’artista e per
al tavolino dei biglietti due sedie per gli uscieri, sigarette a spizzico», giacché il padre, «che ave- razione è prevista a una decina di giorni di di- prenderà le pubblicazioni nel dicembre 1918) esclusi ci giunge attraverso una lettera pubblica- quella dei colleghi Bonzagni e Cinotti: con que-
un’ora dopo la Secessione ne mette tre».33 va del figlio un grandissimo concetto, non po- stanza da quella del resto della mostra. Uno che ora si dedica alla critica d’arte sul foglio ta da Il Giornale d’Italia a firma di “Un critico sti e con Wildt nasce nella prima metà del 1918
Tra le correnti d’aria di quella rotonda, Biasi in- teva certo pensare a spese voluttuarie».42 sciopero nello stabilimento Clemente costringe conservatore La Perseveranza. sardo”, che nega ogni rappresentatività alla ras- l’idea di una mostra comune per l’anno dopo;
treccia nuove conoscenze; per esempio con il Negli stessi mesi ha ripreso a dedicarsi alla xilo- però a un rinvio nell’apertura della sala; per ot- Biasi si trova di fronte a un ambiente nuovo, segna milanese, poiché questa non comprende la sede è la galleria di Lino Pesaro, la presenta-
ventitreenne Giuseppe Sprovieri, dinamico pro- grafia e si è accostato agli incisori della rivista tenerla si debbono vincere le resistenze del Co- nel quale tuttavia giunge forte dei recenti suc- Figari, Delitala, Lumbau e Mossa.55 zione sarà di Vittorio Pica. In occasione della
motore delle attività futuriste, che aveva orga- L’Eroica, diretta da Ettore Cozzani. In aprile lo mitato, che si esime dal partecipare alle spese, cessi romani e veneziani. Nel contesto milane- Il successo ottenuto dalla Mostra Sarda, aperta il Biennale di Brera del 1918, nella quale Biasi vie-
nizzato in febbraio il Primo Five o’clock futuri- troviamo nel Direttivo della Corporazione degli aggravando gli oneri che ricadono su Clemente se, dominato dal gusto medio diffuso dalle Se- 19 maggio, si spiega, oltre che – di riflesso – ne notato favorevolmente dalla critica, Alciati si
sta al Teatro Costanzi e avrebbe inaugurato, in Xilografi, emanazione de L’Eroica, nel momento e su Biasi. Mentre cresce il malcontento tra gli cessioni europee e in Italia dalle Biennali di con i sentimenti di gratitudine e di ammirazione dimette dalla giuria per l’assegnazione dei pre-
dicembre, la sua galleria in via del Tritone. A in cui questa si contrappone alla tendenza neo- artisti, i giornali pubblicano lettere pettegole e Venezia, la sua pittura, fatta di eleganza decora- suscitati dalle gesta della Brigata «Sassari», con mi, in segno di protesta contro i gusti conserva-
quest’epoca deve risalire anche l’incontro con rinascimentale rappresentata da Adolfo De Ka- non si risparmiano le critiche ai due organizza- tiva condita con qualche moderata arditezza, l’aura di esotismo che circonda tutto ciò che è tori degli altri membri; e in un’intervista afferma
Felice Carena, pure lui tra gli organizzatori e gli rolis e dai suoi seguaci. Del Direttivo fanno par- tori, accusati di darsi «arie dittatoriali»,44 giungo- non può che incontrare accoglienze positive: e sardo. Biasi, presente con 89 opere, fa la parte che a suo parere «il Biasi, il Cinotti, il Bonzagni,
espositori della mostra.34 Il soggiorno romano è te, oltre al console Cozzani, Bistolfi, Sartorio, no a Roma le opere riunite da Ciusa a Cagliari, difatti l’artista trova subito sostegno in un buon del leone nelle recensioni: entusiastica quella di il Cavaglieri avrebbero dovuto essere posti in
però interrotto, il 1 aprile, da un richiamo sotto Mantelli, Marussig e Sensani; tra i soci compare accolte sfavorevolmente dalla direzione della numero di collezionisti. Tra questi è l’imprendi- Fanciulli, elogiative quelle di Bice Viallet su Pa- miglior luce».58
le armi,35 che coglie l’artista di sorpresa (era anche Mossa De Murtas. Cozzani, curatore per mostra. Un giudizio motivato dalla presenza tra tore alberghiero Arturo Bucher, cui si legherà gine d’Arte e di Ojetti sul Corriere della Sera, di Biasi si prepara per la mostra lavorando assi-
convinto di aver diritto all’esenzione) e lo co- Formiggini di un’edizione del Decamerone di gli invitati di artisti di modeste qualità e/o di for- d’amicizia, e del cui figlio, il piccolo Rudi, ese- Carlo Bucci sul Secolo e dei critici del Popolo d’I- duamente negli ultimi mesi dell’anno: il suo stu-
stringe a ritornare precipitosamente a Sassari. Boccaccio illustrata con xilografie, che dovrà co- mazione decisamente ottocentesca come Scano, gue nel 1917 il ritratto. A favorire il suo inseri- talia e del Secolo Illustrato; positivi ma con dio si riempie di tele condotte sulla base degli
Ottiene il congedo il 30 giugno. stituire il banco di prova del gruppo de L’Eroica, Fadda, Cao, Ghisu. Con l’approssimarsi dell’en- mento nell’ambiente cittadino sono anche i rap- qualche riserva gli scritti di Vittorio Pica (Empo- studi raccolti negli ultimi soggiorni in Sardegna,
La partecipazione alla Secessione segna l’inizio affida a Biasi e Mossa rispettivamente la decora- trata in guerra dell’Italia, il progetto della sala porti allacciati con Javotte Bocconi Manca di rium) e Margherita Sarfatti (Il Mondo e Gli Avve- dove non è più tornato dalla fine del 1917.
della fortuna di Biasi come pittore in campo na- zione della “Giornata VI” e della “Giornata X”; il sarda sfuma definitivamente. Biasi – che dal Villahermosa, personaggio in vista del bel mon- nimenti). Con la Sarfatti il pittore ha intrecciato
zionale. In Sardegna la sua affermazione, accol- lavoro del primo non trova però l’approvazione canto suo sembra aver temporeggiato, forse do milanese, moglie di Ettore Bocconi, figlio un rapporto di consuetudine mondana. Ha co- 1919 In seguito alla piega sfavorevole all’Italia
ta con simpatia negli ambienti intellettuali («Ciò dell’editore – che in luglio ne scrive sfavorevol- perché insoddisfatto delle prove dei colleghi e del fondatore dei Magazzini Bocconi (nel 1917 minciato infatti a frequentare, insieme a Sinòpi- presa dalle trattative di pace in corso a Versail-
che mi scrivi riguardo a Biasi e a Mario Mossa mente a Cozzani – e la commissione viene di- nell’intento di evitare al gruppo sardo un’uscita ribattezzati “La Rinascente” da D’Annunzio, e co, il salotto della scrittrice in corso Venezia,56 les, si crea nei primi mesi dell’anno un clima di
mi ha fatto un grandissimo piacere – scrive Ca- rottata su Cermignani. Dal mese di novembre, prematura – ne recita il requiem in una lettera a quindi ceduti alla famiglia Borletti), nonché del- dove ogni mercoledì si riuniscono artisti, intel- forte tensione nazionalistica. Il pittore assume
millo Bellieni in una lettera –; perché tu non sai invece, Biasi comincia – forse presentato dalla Il Giornale d’Italia, in cui si discolpa dalle accu- l’Università Commerciale di Milano. Javotte lettuali, musicisti, poeti, da Marinetti a Borge- ancora una volta un atteggiamento controcor-
con quanto affetto seguo il sorgere di qualche Deledda – a collaborare a La grande illustra- se rivoltegli e si rammarica per la delusione dei Manca, cagliaritana di nascita (dei marchesi se, da Ada Negri a Bontempelli, a Toscanini. rente: partecipe del moto di ostilità nei confron-
ingegno dal nostro paese »),36 trova larga eco zione, periodico di Pescara diretto da Basilio giovani: «per gli altri credo anzi il danno non Manca di Villahermosa di Nissa), è in questo Vi compare anche Mussolini, con il quale la pa- ti degli alleati francesi ed inglesi, rei di aver sot-
grazie all’attività di giornalisti come Pasquale Cascella, su cui pubblicano, oltre a Tommaso e esista, perché le esposizioni vanno deserte in periodo anima dei vari Comitati di Mobilitazio- drona di casa ha una relazione; ma assidui vi so- tratto all’Italia il prezzo della vittoria, simpatizza
Marica e Michele Saba; il valore dell’artista, pri- Michele Cascella, i più bei nomi della grafica questo tempo e le condizioni del mercato sono ne Civile a sostegno dei combattenti sardi della no soprattutto pittori come Funi, Tosi, Sironi, Sa- però inaspettatamente con il nemico vinto, la
ma noto solo a una cerchia ristretta di estimatori italiana. impossibili».45 Brigata «Sassari», le cui imprese vanno attirando lietti, Bucci, Dudreville, scultori come Martini e Germania, della cui cultura è appassionato am-
sassaresi, comincia a venir riconosciuto. «Oh, se Intanto cresce il movimento interventista, che a la generale ammirazione. Donna vivace e mon- Wildt. Una compagnia di tono più formale Biasi miratore. Si dice perciò quasi contento dell’an-
non veniva il battesimo di Roma, stava fresco il 1915 L’attività xilografica continua ad impe- Sassari ha fra i suoi protagonisti membri del dana, attrice dilettante nel teatrino privato degli incontra in casa di Agostino Cameroni. Deputa- damento della conferenza di pace, i cui esiti
Biasi! – commenta un conterraneo su Il Gior- gnarlo intensamente. Nei primi mesi dell’anno “Cenacolo” come Mario Berlinguer e Michele amici Visconti di Modrone, introduce il pittore to cattolico nel collegio di Treviglio, vicino al condurranno secondo lui l’Italia nelle braccia
nale d’Italia – Ora sì, cominciano a sentirsi nasce l’idea da parte delle edizioni de L’Eroica Saba. Malgrado il fervore bellicista dei suoi nei circoli dell’aristocrazia e dell’alta borghesia ministro delle finanze Filippo Meda, Cameroni – dei tedeschi: «Sarà così possibile – scrive a Bu-
qua e là, in tutta l’Isola, i carducciani pappa- di pubblicare con sue incisioni La via dolorosa, amici, Biasi non si arruola volontario (contra- milanese. Biasi la ritrae nello charme della sua che morirà precocemente nel 1920 – gli acquista cher – che si formi una coscienza collettiva che
galli lusingatori... Manco male! Biasi di qua, volume di versi dell’amico Mariano De Fraja; riamente a quanto è stato scritto),46 ma viene maturità (era nata nel 1881), abbigliata in un co- anche alcune opere. Nell’ambiente artistico la non c’è mai stata e che si ritorni definitiva-
Biasi di là: ora ammettono che c’era, oltre al una sorta di «saggio di xilografia»43 per il pittore, richiamato, e anzi richiede e ottiene una licen- stume sardo piuttosto fantasioso, in un dipinto cerchia frequentata dal sassarese conta fra i suoi mente a marciare con la Germania, perché
Ciusa, qualche altro artista in Sardegna!».37 ancora relativamente nuovo a questa tecnica. La za di un mese per convalescenza.47 Rientrato che esporrà ripetutamente, nel 1919 e nel 1923. membri i pittori Aroldo Bonzagni (come lui ele- qualsiasi cosa succeda là è l’avvenire nostro».59
In campo nazionale il successo del sassarese si guerra impedirà la realizzazione del progetto. In in caserma il 26 giugno, parte per il fronte co- Anche da questi rapporti nasce l’organizzazio- gante, ironico, scettico, portato all’«amore del- All’inaugurazione della mostra da Pesaro, in
deve in qualche misura alla fama della Deled- marzo L’Eroica include le sue stampe nel fasci- me soldato semplice del 45° Fanteria e arriva ne, nel maggio 1917, della Mostra Sarda alla l’epigramma e delle donne »),57 Giuseppe Gra- febbraio, gli espositori si ritrovano in quattro;
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Bonzagni è morto in dicembre di febbre spa- oggettistica varia; tutto ispirato alla tradizione lazzo anziché una leva alla supina anima, il della Deledda, La grazia di Vincenzo Michetti. le zone costiere; una situazione analoga si regi- intraprendervi nuovi interventi militari), che gli
gnola. Alle opere del pittore emiliano, unito a popolare sarda, che potrà così affermarsi sul sollazzo del nano Bagonghi che si presenta al A tradurre i suoi disegni per la scena è il pittore stra in Cirenaica, dove l’artista si reca nel luglio consente di muoversi con tranquillità alla ricer-
Biasi da una certa sintonia stilistica (non per mercato internazionale. circo equestre ».66 Augusto Carelli; l’opera viene rappresentata per 1925 e dove le sollevazioni dei Senussi hanno ca di motivi pittorici e di oggetti dell’artigianato
caso i loro nomi erano spesso accostati nelle La spedizione si svolge non senza imprevisti e Questi insulti vanno messi sul conto dell’inimi- la prima volta il 1 aprile 1923 al teatro Costanzi richiesto ripetute azioni repressive; come scrive locale. Per Bucher acquista grandi quantità di
recensioni), viene dedicata una sala. Biasi è curiose disavventure: a Sedilo, il 16 giugno, la cizia di Ballero, ma segnalano anche una diffusa di Roma. Qualcuno dei bozzetti figura nella a Pandolfi, «c’è un po’ di odore di polvere anco- tappeti destinati ad arredare i suoi alberghi.
presente con 40 dipinti e 40 bozzetti o «sensa- comitiva è tratta in arresto da un maresciallo ostilità creata dal successo mercantile di Biasi I Biennale delle Arti Decorative di Monza. Nella ra» (18 agosto 1925). Durante il suo soggiorno, Le escursioni per il paese gli lasciano tempo a
zioni», come le definisce. La maggior parte so- troppo zelante, insospettito da quei forestieri nel contesto milanese. Qui il pittore continua ad mostra hanno grande rilievo l’artigianato rustico comunque, le due regioni attraversano una fa- sufficienza per un’attività di intensa ricerca e di
no lavori recenti, alcuni dei quali inaugurano ficcanaso. L’equivoco viene chiarito con l’inter- essere attivissimo, non senza perorare – quando e le creazioni d’autore ad esso ispirate; un posto se di calma relativa (nel 1926 sarà necessario riflessione teorica. Come rivelano le opere che
modi più sobri e di maggiore scioltezza croma- vento del sottoprefetto, e il gruppo è rimesso può – la causa del movimento artistico isolano. importante vi occupa la sezione sarda, allestita riporterà con sé in Italia, trasforma la sua pittu-
tica. La svolta è segnalata da Fanciulli che non in libertà fra il rumoroso entusiasmo della po- Nel novembre 1921, ad esempio, chiede a Ly- da Arata con Gavino Clemente. Negli ambienti ra attingendo a Gauguin, alle fonti dell’avan-
ne pare soddisfatto. Le recensioni più favorevo- polazione. In poche settimane Biasi e i suoi dia Dosio De Liguoro, direttrice di Lidel, una decorati da Melkiorre Melis espongono oltre a guardia europea (da Matisse a Modigliani agli
li al pittore sono quelle di Vincenzo Bucci su compagni percorrono tutta l’Isola, accumulan- raffinata rivista di moda con qualche aspirazio- questi Sinòpico, Ciusa, Federico Melis e Biasi. Espressionisti tedeschi), ma anche all’antica ar-
Emporium e di F. Solimena su La Cultura Mo- do foto, schizzi e appunti. Tuttavia la pubblica- ne intellettuale, di dedicare alla Sardegna il nu- L’artista sassarese figura, oltre che nella sala sar- te indiana ed egiziana e alle maschere indige-
derna, che ne riproducono diverse opere e ne zione non andrà in porto, e Arata dovrà accon- mero di gennaio del periodico, di cui lui stesso da e in quella dei bozzetti teatrali, nella sezione ne. Guerrieri, musici, danzatrici, carovane e
elogiano l’abilità compositiva, il cromatismo ric- tentarsi di stampare, a distanza di due anni, i disegnerebbe la copertina. La proposta è subito degli Adornatori del Libro, ordinata da Mario paesaggi arabi sono i suoi nuovi temi, ma so-
co, vario e audace. Ma il trionfatore della mo- risultati della sua ricerca in due articoli sulla ri- accettata, tant’è che la De Liguoro comincia a Tinti. In settembre, insieme ad Alessandro Pan- prattutto sensualissimi nudi, per i quali gli fan-
stra è Wildt, cui la Sarfatti dedica l’intero suo ar- vista milanese Dedalo. Quanto alla Società di contattare i collaboratori;67 ma il progetto non dolfi e all’artista del cuoio Mario Sotgia Rovelli no da modelle delle giovani prostitute che il
ticolo sul Popolo d’Italia, citando appena gli Arti Applicate, anche questo piano sfumerà per avrà altro seguito. (di origine sarda anche se cresciuto in Tosca- pittore tramuta in idoli imbellettati o colloca in
altri espositori. Poco dopo, su Ardita, preciserà il ritiro dei finanziatori. na), tiene una mostra al Circolo Sociale di Co- esotici scenari di oasi, tra i palmizi o sulle rive
il giudizio su Biasi, cui rimprovererà ancora una Conclusa la ricerca etnografica, l’artista fa ritor- 1922-23 In gennaio ottiene il passaporto per re- mo, presentata da Calzini. Biasi ha mantenuto i di specchi d’acqua. L’intera produzione africa-
volta l’eccessiva facilità di mano e la bravura no a Sassari; nella seconda metà di agosto è carsi all’estero: le località dichiarate sono la contatti con Pandolfi anche dopo il trasferimen- na si pone sotto il segno della divagazione
pittorica fine a se stessa. nuovamente in Barbagia, a Fonni, dove lavora Francia e la Germania,68 ma è probabile che l’iti- to di questi da Sassari ad Ancona e infine a Va- fantastica e di una sessualità libera e disinibita
Queste valutazioni limitanti contrastano con la alle opere da mandare l’anno dopo alla Bienna- nerario del viaggio includa anche la Spagna, rese. L’amicizia tra i due artisti, alimentata in che trova più diretta espressione in alcuni di-
fortuna commerciale e mondana dell’artista, la le di Venezia, alla quale è stato per la prima vol- dove risulta che l’artista si sia recato proprio in- questo periodo dal comune interesse per il 444 䊱 445 䊲 segni dei quaderni.
cui pittura è ormai alla moda a Milano. In occa- ta invitato (segretario della rassegna è ora Vitto- torno a questi anni in compagnia della dama folklore, durerà fino alla morte di Biasi. A Como Queste nuove esperienze non gli fanno inter-
sione della mostra da Pesaro, Pietro Antonio rio Pica). In una lettera a Bucher63 annuncia che milanese cui era legato. Già da tempo interessa- il pittore presenta gli ultimi lavori, in cui affiora rompere del tutto i contatti con l’Europa. Nel
Manca si reca a trovarlo, ancora vestito dei pan- non farà ritorno a Milano prima di maggio. Bu- to alla pittura iberica (come la sua opera rivela- una rinnovata inflessione decorativa, maturata 1924 partecipa all’VIII Esposizione Autunnale
ni di sottotenente di fanteria: «Al ristorante del- cher, che lo sostiene con frequenti prestiti di de- va sin dal 1917), a Madrid resta fortemente col- nel corso della realizzazione dei dipinti per la dell’Istituto “Carducci” di Como, alla quale man-
l’ Hotel Milan Biasi era servito da due camerieri naro, ha promesso di affidargli la decorazione pito dai Goya del Prado.69 Villa Serbelloni (quattro grandi pannelli sul te- da accanto a scene sarde anche qualche pezzo
in frak inappuntabili. La sera invito a cena al di una sala nella Villa Serbelloni di Bellagio, da In maggio è richiamato a Sassari dalla morte del ma dell’amore), da lui eseguiti a Bellagio, ospite recente (Scena di mercato, Harem in viaggio);
Cova con due elegantissime signore. Spese 400 lui acquistata nel 1918 per essere trasformata in padre Giovanni, cui era fortemente attaccato. di Bucher. A Bellagio dipinge anche il ritratto di nel 1925 è presente all’Expo di Parigi con i figu-
e più lire, somma allora ragguardevole per un albergo: Biasi sollecita ripetutamente dall’amico D’ora in avanti dovrà assumere in qualche mo- una bimba, Germana Lonati, figlia di un avvo- rini per La grazia, che, in mostra nel padiglione
invito a cena. Le nebbie invernali completava- l’invio delle misure del locale, per poter realiz- do il ruolo del capofamiglia nei confronti della cato, raffigurata in un abbigliamento ispirato al Ricordi, gli valgono una medaglia d’oro. In no-
no un notturno scoperto fra le due signore in zare una serie di studi durante i mesi che conta madre e dei fratelli. ritratto dell’Infanta Mariana di Velazquez. vembre è nuovamente a Sassari, dove lavora a
una carrozza di piazza semichiusa».60 di trascorrere nell’Isola. Nella sua città, dove ritorna periodicamente, lo L’artista attraversa intanto un periodo di imba- «tre opere piuttosto voluminose, cioè intorno ai
La visita si conclude bruscamente, perché – Per Il giornalino della Domenica esegue le illu- circonda la viva ammirazione dei giovani. Que- razzo economico. Con l’affermarsi del gruppo 6 metri quadri ognuna», di tema sardo, che de-
stando ai racconti di Biasi61 – Manca, impres- strazioni di un racconto della sassarese Lina Do- sti ne seguono l’alta figura elegante nelle pas- di Novecento e della sua pittura austeramente stina alla Biennale veneziana del 1926. A Vene-
sionato dal successo dell’amico, si sarebbe pro- ri. Un rapporto sentimentale lega il pittore alla seggiate sulla Piazza d’Italia, pendono dalle sue classicista e arcaizzante, si è delineato un muta- zia intende presentare anche alcune xilografie a
posto con poco tatto all’attenzione di un’in- ventitreenne Lina (Angela per l’anagrafe), ma i labbra quando, monocolo all’occhio e sigaretta mento nei gusti del pubblico che va togliendo- colori cui pensa fin dal 1924 e che non ha anco-
fluente dama, il cui interesse aveva favorito genitori di lei si oppongono al matrimonio: agli in bocca, tiene banco ai tavolini del caffè Andry, gli molti spazi di mercato. Per mantenere il te- ra avuto modo di realizzare; ma dovrà rinuncia-
l’affermazione di Biasi; quest’ultimo, infastidito, occhi del padre, imprenditore edile, la profes- lasciando cadere dall’alto il giudizio senza ap- nore di vita piuttosto dispendioso cui è abituato re ad esporvi.
lo avrebbe messo alla porta bruscamente, but- sione artistica non offre garanzie di stabilità pello e la battuta tranchante insieme a preziose il pittore è costretto a ricorrere ripetutamente al-
tandogli dietro le valige. economica, e Biasi, nonostante il tenore di vita briciole di cultura cosmopolita (a Remo Branca, l’aiuto di Bucher e di altri amici e conoscenti. 1926 In gennaio, al Cairo, visita ripetutamente e
Negli stessi mesi prende forma un progetto stu- che mantiene a Milano, non si può considerare uno dei più insistenti, consiglia la lettura delle Nel dicembre 1923 espone ancora con Pandolfi con entusiasmo il Museo egizio («qui ci abiterei»,
diato con Giulio Ulisse Arata: la realizzazione un partito accettabile. Nel gennaio del 1922 la baudelairiane Curiosités esthétiques). L’ascolta- a Milano, da “Bottega di Poesia”. Fondata da scrive a Pandolfi). Poco dopo si reca ad Alessan-
di un volume sull’arte popolare sarda, con un ragazza andrà sposa ad un altro, ma i due ri- no «come si ascolta il fondatore di un ordine, Walter Toscanini e dal conte Emanuele di Ca- dria, città elegante e mondana, sede di un’ani-
ricco corredo di fotografie e illustrazioni. L’idea marranno buoni amici per tutta la vita. un oracolo»,70 quando sentenzia che pittori co- stelbarco insieme al critico Enrico Somarè, a mata comunità internazionale, dove inaugura il
ha ottime probabilità di successo in un mo- me Ballero, Paglietti e Figari non hanno capito Sandro Piantanida, Luigi A. Scopinich, Carlo 5 marzo una personale alla galleria Paul, in via
mento in cui l’artigianato popolare gode di 1920-21 Alla Biennale ottiene il Premio del- nulla della Sardegna. Al fascino della pittura si Valcarenghi ed altri, la galleria-libreria è punto Fouad I. Vi espone gli esiti delle sue nuove ri-
grande considerazione e viene visto – specie a l’Opera Nazionale Combattenti per il comples- aggiunge quello del personaggio, circondato di riferimento per un ambiente di raffinata mon- cerche, 80 opere di soggetto sardo ed africano,
Milano dove ferve un dibattito sul tema – come so dei lavori esposti (Teresita, Paesaggio sardo, per di più da una fama di tombeur de femmes; danità, aristocratico e alto-borghese. Insieme a 446 䊲
tra le quali spicca l’olio La regina di Saba. La
potenziale fattore di rinnovamento delle arti L’uccello turchino). La critica comincia però a un conoscente, Leonida Macciotta, racconta di Biasi e a Pandolfi espone Pio Semeghini, pre- mostra, definita dal Messaggero Egiziano «l’avve-
decorative italiane. Editrice del libro sarà la ca- manifestare stanchezza nei confronti della sua una visita fattagli a Milano in questi anni: «Come sentato in catalogo da Nino Barbantini. Carlo nimento artistico più importante dell’anno»,73 ri-
sa milanese Bestetti e Tumminelli. Questo pro- pittura, cui rimprovera una certa ripetitività. persona, era più alto della media dei sardi e Carrà esprime, nella sua recensione alla mostra veste anche il carattere di un evento mondano.
getto, e la necessità di riprendere contatto con Nello stesso periodo, inoltre, l’artista è fatto og- forte di struttura: non aveva più il viso tondo, su L’Ambrosiano, un severo quanto penetrante La inaugura il Console generale italiano, conte
le fonti della sua ispirazione, riconducono Biasi getto di violenti attacchi su La Cultura Moder- che mi pareva di ricordare, ma era smagrito ed giudizio sull’opera del sassarese. Questi ha frat- Della Croce di Dojola, insieme al viceconsole
in Sardegna nel mese di aprile. A Sassari trova i na da parte di Guido Marangoni64 e di Vittorio i lineamenti erano marcati alla maniera isola- tanto annunciato l’intenzione di recarsi in Africa duca d’Aragona e al console giudice Girolamo
genitori «molto male andati», invecchiati e stan- Giglio,65 che in occasione di una mostra di An- na; vestiva con garbo e portava il monocolo … e di voler abbandonare la rappresentazione dei Cao, e vi interviene uno stuolo di «eleganti si-
chi: «perciò – scrive a Bucher – sono un po’ tri- tonio Ballero alla galleria Vinciana contrappon- Scapolo aveva per amica una splendida giova- soggetti sardi. gnore che nelle sale di Paul recavano la grazia
ste e desidero con impazienza di riprendere i gono la schietta e spontanea rappresentazione ne russa, che ammirai in un suo magistrale di- dei più raffinati e compiti salotti alessandri-
miei lavori per distrarmi».62 della Sardegna offerta da quest’ultimo alla sua pinto; ed era evidente che lo faceva smaniare, 1924-25 Alla fine dell’aprile 1924 parte per l’Afri- ni».74 Insieme a Biasi espone il giovane pittore
A Cagliari, dove Arata lo raggiunge il 7 maggio, figurazione scenografica e insincera, guidata da ma anche soffrire, perché, a quanto egli stesso ca settentrionale, con l’intenzione di fermarvisi orientale Nizam-el-Mulk. Pubblicano articoli Le
organizza una spedizione di ricerca di cui fanno fini bassamente commerciali. Il paragone viene mi disse, se privata dei liquori che erano la sua un paio d’anni.72 Lo spinge l’esigenza – deter- Réveil e L’Imparziale di Alessandria, il giornale
parte anche Mario Mossa De Murtas, Silvio Pru- ripreso dal critico del Secolo, Carlo Bucci, in dannazione, e della possibilità di procurarseli, minata dalla necessità di difendere le proprie greco Isis e La Bourse égyptienne del Cairo, che
nas de Quesada e il fotografo Manetti. Biasi as- una recensione alla stessa personale, e l’anno non esitava a bere... l’acqua di colonia».71 posizioni nel nuovo contesto artistico italiano dà alle stampe anche una lunga intervista con
socia lo studio dell’artigianato popolare sardo dopo, in modo assai più pesante, da Luigi Bar- Ci vuol poco a immaginare l’effetto di simili rac- – di rinnovare stile e repertorio figurativo, ma Biasi, in cui questi sottolinea il carattere lettera-
alla prospettiva di una sua utilizzazione nell’am- tolini, che in un articolo su Il Giornale d’Italia conti sulla fantasia dei giovani ammiratori del- anche l’insofferenza per i nuovi sviluppi politi- rio della propria ispirazione e si diffonde sulle
bito di una produzione di arti applicate. È infatti loda i quadri di Ballero a spese di quelli dell’ar- l’artista. Lui, distaccato e benevolo, non nega ci successivi alla presa del potere del fascismo. proprie letture citando, fra gli autori preferiti,
entrato in contatto con gli imprenditori della tista, bollati con parole ingiuriose: «quelle sago- loro qualche caricatura da pubblicare sui gior- A finanziare il viaggio è Bucher, che deve ver- umoristi come Louis Pergaud, George Bernard
S.C.I.C. (la Società Ceramica Industriale Caglia- me riempite di colore e strette in segni da cari- naletti goliardici; non più Il Burchiello della sua sargli il compenso per la decorazione di Bella- Shaw, Mark Twain e il Balzac dei Contes drôla-
ri, fondata l’anno prima dall’ing. Gracco Tron- catura, quelle figure contorte, mal dipinte, mal adolescenza, ma altri fogli effimeri su cui fanno gio. Come risulta dalla corrispondenza con tiques accanto a Baudelaire, Verlaine, Rimbaud
ci, produttrice di refrattari con i caolini di Ser- disegnate » in cui all’influsso di Zuloaga si so- le loro prove esordienti come Remo Branca, Ni- quest’ultimo e con Pandolfi, Biasi soggiorna fi- e ai simbolisti francesi.
renti, di Furtei e del Sarcidano) che gli hanno vrappone quello delle vignette del Simplicissi- no Siglienti, Battista Ardau Cannas. no agli ultimi mesi del 1924 a Tripoli; l’anno do- Nonostante la buona accoglienza trovata ad
affidato il compito di seguire come direttore ar- mus. «Tele rese con un’astuzia tutta bottegaia, Nell’estate 1922 soggiorna a Bono. In settembre po è di nuovo in Italia fino a tutto aprile. In gen- Alessandria (dove vende per 70.000 lire), dal la-
tistico, per otto mesi, una costituenda Società non schiva d’appoggiarsi alle fotografie … E co- partecipa alla Mostra Sardo-Piemontese organiz- naio attende alla sistemazione della “sala Biasi” to economico Biasi non è soddisfatto degli esiti
Sarda di Arti Applicate (S.S.A.A.). La ditta, che sì un monte di costumi, mal riconoscibili dagli zata ad Alessandria da un comitato di cui fa par- a Bellagio, quindi passa a Milano e di qui fa ri- del soggiorno egiziano. Il ritorno in Italia era ini-
si prevede cominci l’attività dal 1 ottobre, do- stessi sardi, furono gettati nel mercato delle te anche Leonardo Bistolfi. Nel frattempo atten- torno a Tripoli. In Tripolitania, il governo italia- 444-446. SOGGETTI AFRICANI, disegni zialmente programmato per il 1926; ma, tratte-
vrebbe coinvolgere tutti gli artisti sardi nella esposizioni, per quel pubblico che, giustappun- de all’esecuzione dei figurini e dei bozzetti di no ha dovuto negli ultimi anni intraprendere tratti dal quaderno di appunti conservato nuto dal desiderio di ottenere qualche commis-
creazione di tappeti, filet, giocattoli, ceramiche, to, molte volte, va a cercare nel quadro un sol- scena per un dramma lirico tratto da un soggetto una serie di operazioni militari per riconquistare nell’archivio Biasi a Capena (1924-26). sione di rilievo a Palazzo Reale, l’artista finisce
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per fermarsi oltre il previsto. Lo spingono a pen- senza successo: il nuovo segretario della Bien- rappresentazione della Sardegna viene vista co- di rintuzzare le tesi del pittore, contrapponendo con freddezza dalla critica che ne rileva i carat- Sindacato da parte di Figari; Biasi soffia sul fuo-
sare al ritorno le vaghe notizie che gli giungono nale Antonio Maraini liquida la richiesta asse- me troppo distaccatamente sensuale ed elegan- folklore e progresso economico e sottolineando teri illustrativi e decorativi. In maggio, alla II Sin- co e cerca di organizzare tra i colleghi un movi-
dall’Italia, dove un’assenza prolungata, in un rendo che il carattere propagandistico di una ta- te, né si apprezza la vena di sottile umorismo il valore solo morale, e non organizzativo, della dacale sarda di Cagliari, i critici – Delogu, ma mento mirante a rovesciare il pittore cagliarita-
momento così delicato per la ricerca artistica, le mostra sarebbe in contrasto con gli alti scopi che talvolta la percorre, e che viene sbrigativa- nuova associazione. Biasi ribadisce le proprie anche il segretario nazionale del Sindacato Ci- no dalla direzione,87 ma senza successo. A fine
può rivelarsi rischiosa; intanto, nel maggio 1926, dell’Esposizione. La mossa frutta comunque al mente bollata come “caricaturale”. Al pubblico, idee in una “Lettera ai colleghi sardi”, pubblica- priano Efisio Oppo e Alberto Francini, Alberto maggio è nuovamente a Sassari, dove trascorre
alcune sue opere battute in un’asta importante, pittore un invito che forse difficilmente avreb- comunque, quella Sardegna piace, e i tre quar- ta dallo stesso giornale il 23 giugno. La sorte del Neppi, Michele Biancale e il collega Pietro An- le sue giornate fra il lavoro, le interminabili par-
quella della collezione di Giuseppe Chierichetti, be avuto altrimenti, dato il tono della rassegna, ti dei dipinti esposti sono venduti entro la pri- nuovo sodalizio è comunque segnata: proprio il tonio Manca – sono ancor più severi. Il momen- tite di scacchi al caffè e le discussioni con gli
hanno spuntato prezzi deludenti. Prima di ab- in cui si afferma definitivamente la linea nove- ma settimana. giorno dopo viene approvata la legge (24 giu- to è difficile per l’artista, lo rivela anche il fatto amici che si danno convegno quotidianamente
bandonare l’Africa, comunque – scrive a Pan- centista; manda così a Venezia 11 grandi quadri gno 1929, n. 1162) che sancisce il riconosci- che Remo Branca senta il bisogno di aprire uno nella Libreria Italiana e Straniera di Antonio Cor-
dolfi in estate –, ha in mente di fare un viaggio a di nudo, ancora mancanti degli ultimi ritocchi. 1929 In gennaio tiene una personale con 45 mento al Sindacato fascista Belle Arti di tutte le scritto a lui dedicato dichiarando senza mezzi della (nella cui tipografia l’artista fa stampare le
Baghdad, di ritornare per il Libano e Gerusalem- Solo due opere, Serenità e La teletta, nudi di un opere alla Bottega d’Arte di Brescia, di pro- attribuzioni in materia di disciplina di esposizio- termini: «difendo Biasi».86 Ma lo stesso Branca sue incisioni). Fin dal 1929 Biasi ha allestito in
me e durante l’inverno di visitare l’alto Egitto. primitivismo raffinatamente decorativo, vengo- prietà di Dante Bravo; una mostra dal carattere ni e mostre d’arte. non è senza riserve nei suoi confronti; da buon via Muroni, a poca distanza dalla casa familiare,
no però accettati nella mostra, e vi trovano un po’ improvvisato, allestita con l’aiuto di Pan- In settembre e ottobre Biasi è ad Ollolai in com- cattolico mantiene le distanze da una pittura uno studio assai più accogliente delle stanzette
1927-28 un’accoglienza piuttosto fredda. dolfi, perché il pittore, assorbito dalla Biennale pagnia di Carmelo Floris, e lavora per la Bienna- che gli appare viziata da un fondo di sensualità di via Roma che lo ospitavano in gioventù: ra-
Prima di partire si presenta al pubblico del Cai- Nel frattempo l’artista è tornato a Milano, dove sassarese, non si sposta dalla Sardegna (fino a le di Venezia del 1930. Il 10 novembre, quando e di cerebralismo, e neppure condivide le sue dio, grammofono, dischi di jazz, una buona
ro, città con maggiori tradizioni artistiche rispet- non gli ci è voluto molto per accorgersi che i marzo si ferma a Osilo) e ricorre a opere già a Cagliari viene costituito ufficialmente il Sinda- ultime ricerche incisorie impostate sugli effetti scorta di liquori, tutto il comfort di quella che
to ad Alessandria, sede dal 1908 di una Scuola di suoi peggiori presentimenti erano giustificati: il presenti in studio. cato fascista Belle Arti della Sardegna, con Figari cromatici ed esulanti, con l’uso del linoleum, scrivendo a Pandolfi definirà una vita «tranquil-
Belle Arti (fondata per impulso della colonia de- clima è ormai nettamente avverso alla pittura Il successo raccolto a Sassari si rinnova in occa- segretario, resta diplomaticamente assente. In dall’ortodossia del “legno originale”. Nell’inci- la ma meschina».88 Su questo sfondo, un arti-
gli orientalisti europei, ma dalla quale è uscita d’intonazione folkloristica. Quindi si rende con- sione della Mostra d’Arte organizzata a Cagliari dicembre viene designato come membro del Di- sione Biasi si vale ora della collaborazione del colo di Caio Bonifazi (un giovane pittore caglia-
una leva di artisti autoctoni) e di un Salon an- to della necessità di far fronte comune con i nel quadro delle manifestazioni turistiche della rettorio, insieme a Ciusa, Delitala, Federico Melis ventiduenne Zara, che meglio di Ardau si mo- ritano, ennesima vittima del fascino di Biasi) ce
nuale organizzato dalla locale società degli Ami- colleghi isolani. «Bisognerebbe unirci, unire le Primavera Sarda. Dapprima Biasi, infastidito dal e l’architetto Salvatore Rattu. I suoi rapporti con stra capace di adattarsi alle sue esigenze, e che lo descrive in «pigiama a fiorami vivi», intento
ci dell’Arte. Qui Biasi espone nel Primo Salone nostre forze», osserva in una conversazione ri- regolamento che prevedeva un massimo di 8 le strutture burocratiche del regime resteranno diverrà il suo accompagnatore nei vagabondag- ad ascoltare musiche di Josephine Baker e di
Egiziano della “Chimera”, il gruppo raccolto in- portata da un giornale sassarese.78 opere contro le 11 che egli intendeva presenta- tutt’altro che rosei, né l’artista si farà scrupolo di gi per l’Isola, finché nel 1935 non si trasferirà ad Paul Whitman e a seguire distrattamente con lo
torno a Mahmud Mukhtar. Questi è il maggior A Milano collabora, nell’aprile 1928, all’allesti- re, aveva minacciato di ritirare la propria adesio- lanciare, senza curarsi di abbassare la voce, bat- Urbino per frequentarvi la Scuola del Libro. sguardo il fumo di una sigaretta.89 Per lo studio
scultore egiziano del Novecento e l’animatore di mento del Padiglione della Sardegna alla Fiera, ne. L’intercessione del Soprintendente Carlo Aru tute come quella riferita dall’amico Ramperti: Negli stessi mesi, il commissario prefettizio di ha disegnato alcuni mobili (un tavolo ottagona-
un movimento figurativo impregnato di ideali per il quale esegue anche due dipinti, Riposo e porta a una revisione delle norme, e il pittore, «Nietzsche ha detto …: sappi danzare sopra le Sassari, Pietro David, affida al pittore la decora- le con otto panchetti, che fonde la suggestione
nazionalistici ma non xenofobi, teso a creare in I paraj. Il collezionista piacentino Ricci Oddi con 25 opere, sarà l’espositore più largamente cose. Ma Kant non sapeva ballare. E così non lo zione della sala consiliare del Palazzo Ducale, degli arredi islamici con la sobrietà del gusto
Egitto un’arte moderna e al tempo stesso legata gli acquista per la sua galleria, su segnalazione rappresentato. La sua posizione di predominio è legge più nessuno, anche se tutti lo citano … E da realizzarsi in tempo per la visita degli onore- Novecento, una poltrona e alcune mensole), e
agli esempi della tradizione (tanto illustre che di Arata, l’olio Processione a Teulada, un’opera rispecchiata anche dai prezzi, i più elevati della così, in Italia sono tutti kantiani, come sono tut- voli Teruzzi e Farinacci, prevista in ottobre. chiede all’amico Marcello Dudovich di cercare
popolare) del paese. Un programma analogo a del 1923 circa che ha già figurato in varie mo- mostra: dalle 2500 alle 6000 lire, contro le 1000- ti mussoliniani. Così nessuno crede al fascismo, L’opera dovrà consistere di una struttura lignea per lui a Milano dei modelli di lampada.90
quello già portato avanti in Sardegna da Biasi, la stre; poiché questa non incontra il pieno gradi- 4000 di media toccate dagli altri espositori.81 anche se tutti portano il distintivo!».84 – affidata alla ditta Clemente – che accoglierà, In aprile viene nominato, insieme a Salvator
cui presenza alla mostra inaugurale del gruppo mento di Ricci Oddi (soprattutto a causa delle A Cagliari l’opera dell’artista rappresenta una nelle pareti minori, due pannelli dipinti centi- Ruju e a Mario Delitala, membro della Com-
è indicativa di precedenti contatti avuti con i col- ridotte dimensioni), Biasi si offre di sostituirla novità, e ad alimentare la curiosità intorno ad 1930 Trascorre la primavera a Sassari, dove in nati, raffiguranti I Candelieri e I paraj. Mentre missione consultiva dell’Ufficio per l’Esporta-
leghi arabi, che potrebbero aver contribuito a con un’altra che eseguirà in Sardegna, e che essa contribuisce la decisione degli organizza- aprile è presente all’inaugurazione dello studio Biasi procede alla realizzazione dei bozzetti e zione per le opere d’Antichità e d’Arte aperto
decidere questi ultimi a compiere la prima uscita «certamente sarà qualcosa di più e di meglio».79 tori di destinare una decina di nudi africani a fotografico di Carlo Perella. Il 26 maggio è a sceglie tende, lumi e finiture per la sala, sotto dalla Soprintendenza.
pubblica. La rassegna s’inaugura il 25 febbraio Rientrato nell’Isola a luglio, non darà seguito al- una saletta riservata “per soli adulti”. Tra gli elo- Nuoro, dove fa parte, con i pittori Floris, Balle- la sua direzione vengono fatti raschiare gli af- In maggio prende parte alla III Sindacale sarda
nello studio del pittore Roger Breval, in via An- la promessa. gi della stampa spicca quello dei giovani del ro, Mura, Dessy e Delitala, della giuria per l’at- freschi che ornano i muri e si procede all’ese- a Sassari, all’inaugurazione della quale inter-
tikhana 14, sotto il patrocinio del presidente del Dal capoluogo lombardo scrive all’incisore sas- Lunedì dell’Unione, che dichiarano Biasi «il tribuzione dei premi in una sfilata folkloristica. cuzione dell’opera lignea; ma, avanzando i la- vengono Oppo e un buon numero di collabo-
Senato Hussein Ruchdi e del presidente della sarese Battista Ardau Cannas, con cui ha avvia- trionfatore della mostra».82 Il pittore, del resto, Collabora, in qualità di membro della giuria ac- vori con qualche ritardo, al momento della ratori di giornali nazionali: Piero Scarpa (Il Mes-
camera Wissa. Espongono, oltre a Mukhtar e al to fin nel 1927 un progetto di collaborazione li aveva già conquistati esponendo loro le sue canto a Figari, Delitala e Dessy, all’organizza- visita di Teruzzi (Farinacci rinuncia all’impe- saggero), Silvino Mezza (Il Popolo di Roma),
francese Breval, Mahmud Said (il più importante per l’esecuzione di una serie di xilografie a co- idee sulla necessità per gli artisti sardi di unirsi, zione della I Mostra Sindacale Sarda, aperta a gno) si decide di colmare il vuoto delle pareti Alberto Neppi (Il Lavoro Fascista), Corrado Pa-
pittore egiziano dell’epoca), Briens, Boeglin, lori. Con l’aiuto di Ardau, che s’incarica dell’in- allo scopo di affermarsi collettivamente in cam- Sassari in maggio, e vi espone – frazionate in con dei basamenti disegnati dall’artista, sui volini (Il Tevere), Roberto Papini (Il Corriere
Charobirri e l’architetto Antonio Lasciac. La par- taglio della matrice, l’artista cerca il modo di tra- po nazionale: la sua parola d’ordine, «affiatare varie sale perché la rassegna non comprende quali vengono posti dei vasi di cristallo colmi della Sera), Mino Maccari (Il Popolo d’Italia),
tecipazione di Biasi, con circa venti quadri rac- durre in xilografia gli effetti ottenuti con la gli artisti», era stata raccolta dal settimanale fin mostre personali – 22 opere, tra cui una prima di fiori. Al pranzo ufficiale dato per l’occasione, A. Russo (La Stampa), E. Campana (Il Mattino).
colti in una sala personale, ha ampio risalto. tempera, ma i primi tentativi si rivelano falli- dal 22 aprile. La sera del 29, Biasi aveva propo- serie di stampe a colori; vende per circa 30.000 Biasi è l’unico invitato sprovvisto di una qual- Nell’occasione Biasi invita artisti e critici nel suo
Tornato in Sardegna dopo la mostra, trova a mentari; pensa allora di sostituire al legno il li- sto ai pittori, scultori, letterati e giornalisti riuniti lire. Il cospicuo numero di lavori presentati dai siasi carica politica; una serie di sue stampe studio, per un pranzo allietato da burle goliar-
Sassari qualche novità: sulla scena artistica loca- noleum, materiale più docile. «Così, al suo ritor- a cena dopo l’inaugurazione della mostra, di giurati suscita irritazione tra gli artisti; ne è spia viene offerta in dono al gerarca. diche (viene scoperta una statua che risulta es-
le primeggiano i pittori Mario Delitala e Stanis no, mentre la pianta fondamentale (se non fondare una associazione, la “Famiglia Artistica un articolo di Antonio Ballero apparso anoni- In autunno prende parte alla I Mostra d’Arte sere Caio Bonifazi, nudo e infarinato). Questa
Dessy, e cominciano ad emergere i giovani To- ricordo male) del soggetto restò sul legno, le Sarda”. La riunione di fondazione si tiene il 2 mo il 1 giugno su Le arti plastiche. Maggior Coloniale di Roma, dove ha una sala personale volta i commenti sulla sua opera (con l’eccezio-
sino Anfossi, Eugenio Tavolara e Nino Siglienti, particolarità per il colore rimediammo col lino- giugno, nel Palazzo Civico di Cagliari. Parteci- scalpore suscita una recensione del giovane cri- con 14 dipinti e alcune stampe a colori. Nel ne di Pavolini e, in parte, di Neppi) sono netta-
attivi con successo nelle arti applicate. Al primo leum».80 Da questo momento fino al 1930 i due pano la maggior parte degli artisti e molti scrit- tico Raffaello Delogu, che sul Lunedì dell’Unio- quadro della mostra, disertata dagli artisti più mente più favorevoli. La Provincia di Nuoro gli
incontro con questi ultimi, il suo noto fascino ri- incideranno una serie di stampe raffiguranti nu- tori e giornalisti; tra gli assenti è Figari, che ne liquida tutta l’arte sarda come dominata da innovativi a causa delle sue finalità propagan- acquista in mostra Donne di Orgosolo in chiesa.
schia di far cilecca: «Ci squadrò, alla presenta- di di donne africane e qualche scena sarda, ma manda un telegramma di adesione. L’intervento uno spirito ottocentista, e dichiara «esauriti» gli distiche e caratterizzata da un moderatismo in Intanto Biasi lavora a dei quadri con bagnanti, a
zione, e ancora ricordo la terribile impressione con esiti non pienamente soddisfacenti. Tra ot- di Biasi svolge un ruolo decisivo nella riunione: esponenti della vecchia generazione;85 afferma- opposizione all’apertura estetica della Qua- quattro xilografie per un calendario della Banca
che ci fece nell’impugnare il monocolo collo tobre e dicembre Biasi soggiorna a più riprese dopo essersi soffermato sulle rivalità che divi- zioni che trovano immediati strascichi polemici driennale, la sua presenza riscuote numerosi Popolare di Sassari, e si prepara per la Biennale
stesso atteggiamento del cacciatore che imbrac- ad Osilo. Di qui scrive a Pandolfi proponendo- dono gli artisti, il pittore esprime la propria fi- sullo stesso giornale. consensi. In ottobre comincia a lavorare a una veneziana del 1934. Cerca anche di ottenere il
cia il suo infallibile moschetto … Sicché …, gli di venire a dirigere insieme a lui una fabbri- ducia nelle possibilità di un’arte d’intonazione Biasi partecipa alla Biennale di Venezia con serie di grandi dipinti per la nuova stazione fer- pagamento della decorazione di Viareggio e di
quasi per reazione alla sua irresistibile perso- ca di ceramiche che la contessa Josephine di folkloristica, incita i colleghi a cercare ispirazio- due dipinti, Ragazze di Osilo e Processione nel- roviaria di Tempio Pausania. quella di Tempio: «ho sempre lottato coi debiti
nalità, e per scampare a Circe, facemmo di tut- Sant’Elia vorrebbe fondare nell’Isola: un proget- ne nella Sardegna; li invita a prepararsi per la la Barbagia di Ollolai, che passano quasi inos- ora lotto coi crediti », scrive a Pandolfi (22 di-
to per imputare a lui e alla sua pittura estro ca- to che verrà lasciato cadere. Quadriennale del 1931 e propone di organizza- servati dalla critica. Il secondo viene comprato 1932 A Ittiri, dove si ferma fino a tutto aprile, se- cembre 1932).
priccioso più che ispirazione, snobismo più che Alla fine dell’anno decide di esporre in Sarde- re a Cagliari una mostra che serva di prova ge- in mostra da un collezionista, W. Theonville, guitano ad occuparlo i dipinti di Tempio. All’ini-
raffinatezza, umorismo esteriore invece che di- gna, per la prima volta dopo il 1905. Il contesto nerale. Il suo lungo intervento viene seguito in acquirente anche di un quadro di Van Dongen. zio dell’anno s’inaugura a Cagliari la prima galle- 1933 In gennaio scoppia su L’Unione Sarda una
sciplinata spirituale severità».75 culturale con cui deve fare i conti è, anche qui, un silenzio partecipe: «Mentre nelle assemblee A fine anno è a Viareggio, impegnato nella de- ria privata della Sardegna, la galleria Palladino, polemica tra Raffaello Delogu e Remo Branca: il
D’altronde, poco prima, anche un amico come profondamente mutato. Soprattutto a Cagliari, corre spesso fra i banchi la mania di parlare – corazione della Villa Argentina, di proprietà dei in collegamento col Sindacato artisti. Biasi parte- primo sostiene la superiorità di una xilografia
Silvio Prunas de Quesada aveva espresso riser- intorno alla redazione del settimanale Il Lunedì noterà poi Remo Branca – nel raduno del 2 sassaresi conti Sant’Elia. Per la Sala degli Spec- cipa alle quattro collettive che si succedono tra basata sull’uso della sgorbia sul legno di filo e
ve analoghe in un articolo su Il Giornale d’Ita- dell’Unione, si discute pro e contro il folklore, si giugno si sentiva un gran bisogno di tacere, di chi realizza una serie di grandi tempere su tela gennaio e giugno. Palladino non è però l’unico mirante a netti contrasti di bianco e nero, il se-
lia, negando all’opera matura dell’artista ogni auspica, con la piena integrazione dell’Isola nel ascoltare. E tutti ascoltavano Biasi come una raffiguranti un matrimonio orientale, con uno a rappresentarlo nel capoluogo; alcuni suoi pez- condo difende l’uso del bulino sul legno di testa
profondità di contenuto.76 Biasi pensa a una regime fascista, una sua modernizzazione che voce intima e consueta».83 stile ispirato alle miniature persiane; nell’ingres zi, in deposito presso la Bottega d’Arte Desogus e gli effetti di grigio che questo consente. Da
rentrée in grande stile con due personali a Ro- dovrà contemplare anche l’abbandono dei co- L’incontro si chiude con l’approvazione di una so colloca i ritratti delle contessine Sant’Elia. Lo di via Mazzini, bruceranno nell’incendio divam- Oristano, dove si trova in questo momento – im-
ma e a Milano, ma finirà per riapparire sulla stumi popolari, da conservare solo – in poche Carta Costitutiva e con la nomina di una Pen- aiuta il giovane Iginio Zara, da poco entrato nel pato nel negozio il 31 ottobre (che risparmierà pegnato in studi d’ambiente del vicino paese di
scena nazionale solo con la Biennale di Vene- zone protette – come mezzo di attrazione turi- tarchia, della quale Biasi fa parte accanto a Ciu- suo studio come assistente. Il 23 dicembre, da «miracolosamente» solo la riproduzione di Cabras – Biasi scrive a Branca esprimendogli la
zia del 1928. L’artista si dà da fare per assicurar- stica; e c’è chi condanna anche il folklorismo sa, Figari, Antonio Scano e Giannetto Bua. La Viareggio (dove si fermerà ancora un paio di un’antica Madonna e l’effigie di Mussolini). In propria solidarietà in merito alla polemica, che
si un posto di riguardo nell’esposizione, per la nella letteratura e nell’arte. “Famiglia” viene a trovarsi in una posizione mesi), scrive a Battista Ardau Cannas, col quale seguito avrà rapporti con la Bottega d’Arte Cau. ha visto schierato con Delogu anche l’incisore
quale ha cominciato a prepararsi già in Egitto.77 Nella I Biennale d’Arte Sarda di Sassari, in cui ambigua, se non in aperto contrasto, rispetto al continua a sperimentare la lineoleografia a co- In gennaio arrivano gli inviti per la Biennale di Luigi Servolini.91 In marzo è a Cagliari, dove
Attraverso l’intervento del Ministro delle Colo- il pittore nel dicembre 1928 si ripresenta al nascente Sindacato fascista degli artisti. Si leva- lori, informandolo di aver trovato nuovi tipi di Venezia e tra gli artisti sardi comincia a spirare prende parte il 10 all’assemblea del Sindacato ar-
nie, Luigi Federzoni (conosciuto forse a Roma, pubblico isolano, gli viene riservata una sala no mormorii di dissenso e accuse di antifasci- tinte in grado di migliorare la resa della stampa. un vento di fronda; solo tre pittori sono stati tisti e il 14 all’inaugurazione della mostra di An-
dove il futuro uomo politico era stato a lungo con 19 opere, tutte di tema sardo e probabil- smo che prendono di mira soprattutto Biasi. compresi nella mostra: Figari, Cabras e (come tonio Mura da Palladino. Nell’assemblea sinda-
collaboratore de Il Giornale d’Italia), cerca di mente di fattura recente. I commentatori gli ri- L’Unione Sarda s’incarica, in un corsivo del 5 1931 In gennaio è presente alla I Quadriennale incisore) Delitala. La notizia contribuisce ad cale (una delle rare occasioni di dibattito offerte
ottenervi una personale di dipinti africani, ma conoscono un’indiscutibile maestria, ma la sua giugno (“Dopo il convegno degli artisti sardi”), di Roma con un nudo “africano”, Faisha, accolto alimentare il malcontento per la gestione del da Figari agli iscritti) si annuncia la prossima
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apertura in autunno di una Galleria Comunale denominato Vecchia Sardegna, vuol essere il veneziana un contraltare alla Quadriennale. Sindacale sarda si presenta con tre sole opere. Antonio Medas, anziano merciaio e artista naïf Azzena-Mossa; quindi a Borutta, a Sassari e in
d’Arte nel capoluogo, e lo slittamento della Sin- suo «testamento iconografico» sull’Isola.97 Non è un caso che Il Regime fascista, il foglio di In luglio è a Roma, dove visita la Scuola del Mo- “scoperto” poco prima della morte avvenuta nel ottobre a Busachi, dove resta fino al 4 novem-
dacale per farla coincidere con l’inaugurazio- Nei giorni della V Sindacale conosce Carlo Al- Farinacci, espressione della parte più reaziona- saico Vaticano e vede «delle grandiose porche- 1934 (e, secondo i maligni, salutato come una bre. In questi ultimi mesi medita di pubblicare
ne dei nuovi locali. Il mancato appuntamento berto Petrucci, incisore e direttore della Calco- ria della cultura fascista, si affretti a pubblicare rie di Ferrazzi» (lettera a Pandolfi, 16 luglio rivelazione in quanto padre del federale di Sas- «un libercolo con xilografie, una specie di ro-
della Sindacale viene rimpiazzato con una col- grafia di Roma, giunto a Sassari in qualità di estratti del suo sfogo polemico. 1936); vi ritorna in ottobre. Intanto si prepara a sari). Dopo la Mostra delle Celebrazioni, in cui manzetto-diario che ho in mente da parecchio».
lettiva di incisori organizzata in maggio a Napo- membro della giuria della mostra. Più tardi Pe- Larghi consensi trova un’altra pubblicazione, il ritentare la sorte a Milano, dove si reca alla fine espone alcune opere, Biasi si reca a Biella, do-
li presso la galleria Giosi dall’Associazione “Gli trucci descriverà il pittore come gli era apparso volume Arte Sarda con testo di Arata e illustra- del gennaio 1937 per allestire una mostra alla ve in novembre allestisce un’altra personale alla 1939 In giugno allestisce una personale a Sas-
Amici dell’Arte”, per iniziativa di Campana, il in questo primo incontro: «asciutto, nervoso, zioni dell’artista, che concretizza finalmente – galleria Dedalo. Nel corso di questo e di succes- galleria Ronco, inaugurata dal deputato Giorgio sari, presso il Gruppo rionale fascista “A. Soli-
critico del Mattino. Biasi è l’unico ad esporre, singolare nel tratto e nel vestire, col solino du- dopo la fusione delle edizioni Bestetti e Tummi- sivi soggiorni nella Penisola si manterrà in con- Bardanzellu e da Carlo Aru, ora Soprintendente nas”. Sotto il titolo Mostra di vedute cittadine,
oltre alle stampe, anche cinque dipinti. La Sin- ro, il tubino, il monocolo, le scarpine affilatissi- nelli con Treves – il vecchio progetto arenatosi tatto epistolare con lo scultore Eugenio Tavola- per il Piemonte e la Liguria. La mostra gli procu- espone 67 opere sul tema del paesaggio, con
dacale, aperta in novembre, non ha nessun ri- me. Non riusciva a prima vista simpatico; la nel 1919. In contrasto con la fiducia in una pos- ra, che, collaboratore di vari giornali, ne sostiene ra nuovi contatti tra la ricca borghesia della citta- vedute di campagna, marine, scorci di Stintino:
salto sulla stampa nazionale, malgrado l’ampia consapevolezza delle sue qualità gli dava un sibile continuità tra arte popolare e arte decora- il lavoro. dina piemontese – importante centro industriale una pittura diversa dalle scene folkloriche ed
partecipazione di artisti di altre regioni, la nuo- che di sostenuto e di ironico, un atteggiamento tiva “colta”, che aveva inizialmente guidato la ri- La personale milanese, inaugurata il 10 febbraio che raccoglie gran parte dell’industria laniera ita- esotiche per cui è conosciuto, e che fa molto di-
va sede e il ricco catalogo illustrato (pubblicato di superiorità che non avvicinava. Facile al- cerca, il libro traccia una netta separazione tra le e ricca di 88 opere, ottiene un successo che dà liana –, e gli dischiude nuove possibilità di mer- scutere negli ambienti artistici cittadini. Un’altra
peraltro con notevole ritardo). Biasi vende un l’impennata, come un puledro di buona razza, due dimensioni creative. Annunciato fin dal di- all’artista l’impressione di «aver riconquistato cato in un ambiente non molto aperto in fatto mostra a Genova, per la quale Biasi ha già spe-
Notturno al Ministero dell’Educazione Naziona- s’irritava per un nonnulla, un malinteso, una cembre precedente da un articolo di Piero Tor- l’ambiente ».104 Il Popolo d’Italia e il Corriere d’arte, ma danaroso. Si lega d’amicizia con il dito le opere, non andrà in porto.113
le, ma nel complesso le vendite sono magre, il contrarietà banale. Ma la sua mai smentita riano su L’illustrazione italiana, è favorevol- della Sera pubblicano recensioni elogiative, giovane avvocato Ettore Pistono, che pubblica Sono frattanto arrivate le attese commissioni per
pubblico scarso, e piovono le accuse su Figari, lealtà, e la fedeltà all’amicizia finivano per ac- mente recensito – tra gli altri – da Campana sul puntualmente riportate negli articoli di Tavola- su L’Illustrazione Biellese un articolo elogiativo i nuovi edifici del Regime. In maggio è stato ac-
reo di aver largheggiato negli inviti esterni a costarlo a chi sapeva comprenderlo».98 Mattino, da Soffici sulla Gazzetta del Popolo e ra per la stampa sarda, per La Tribuna di Roma sul suo lavoro. Un artista locale, Pippo Pozzi, gli cettato un suo bozzetto per lo scalone del Palaz-
danno dei corregionali e di aver trascurato l’or- Con Petrucci, Biasi allaccia rapporti che gli per- sul Corriere della Sera da Ojetti (quest’ultimo – e Il Corriere di Napoli; tace L’Ambrosiano, per- chiede una prefazione per un libro (Impressioni zo di Giustizia di Sassari. Dopo essersi consulta-
ganizzazione. metteranno di figurare nelle mostre d’incisione uno dei pochi risparmiati dagli strali delle Com- ché Carrà – critico del giornale, pesantemente d’Africa di un legionario, Biella 1937). Gli si to con gli amici milanesi, cui ha chiesto notizie
Il 20 giugno Biasi intenta una causa a Pietro Da- organizzate in Italia e all’estero dalla Calcogra- parse –, pur lodando il lavoro di Arata e Biasi, attaccato da Biasi negli scritti polemici del 1935 prospettano intanto alcuni incarichi di decora- sulle recenti opere del Tribunale di Milano,114
vid, già commissario prefettizio a Sassari, che fia. In luglio gli scrive informandolo sulla sua nega risolutamente ogni valore d’arte alla pro- – non si è recato a visitare la mostra. Le vendite zione: per il Casinò di Venezia e per il Grand l’artista ha scelto come tema «un arcangelo che
nega di avergli mai commissionato la decora- attività incisoria e annunciandogli il prossimo duzione paesana). Proprio in Sardegna, curiosa- toccano le 30.000 lire; il dipinto Mattino è ac- Hôtel Regina di Stresa. Non si conosce l’esito combatte un’idra (contro lo sfondo di un cielo
zione del salone consiliare. Chiede 10.000 lire completamento della seconda serie di sei stam- mente, il volume non ha una grande circolazio- quistato per la Galleria Comunale d’Arte Moder- delle due commissioni. Inizia invece un’intensa dove è stagliato un grande Fascio Littorio)»,115
come compenso per il progetto di sistemazione pe, che espone in ottobre alla Bottega d’Arte ne; a Sassari se ne vendono in tutto sei copie. na e una serie di 14 stampe viene comperata e redditizia attività ritrattistica. e, inesperto della tecnica dell’affresco, ha optato
della sala, 80.000 per i due quadri e 50.000 per Cau di Cagliari, insieme ad alcuni nuovi esem- Altri segnali positivi vengono a Biasi dal fronte per la raccolta Bertarelli al Castello Sforzesco. All’inizio dell’anno è stata inserita, nel program- per un’esecuzione a mosaico. Terminato in lu-
danni derivanti dalla mancata esposizione delle plari a colori. Scrive anche a Cozzani, e gli invia dell’incisione, in cui i legami stabiliti con Pe- Dopo quella di Milano, il pittore allestisce altre ma espositivo della Galleria di Roma, gestita a glio il cartone, l’8 settembre viene firmato il con-
opere. In luglio è per qualche tempo a Milano. un rotolo di stampe; il direttore de L’Eroica – trucci cominciano a dare frutto: questi lo invita due mostre, in aprile alla Galleria delle Arti di Roma dal Sindacato Belle Arti, una mostra che tratto, in cui Biasi si impegna a far eseguire e a
che nel dopoguerra è passata a una linea decisa- alla mostra di xilografia italiana a Riga, organiz- Gallarate e in maggio a Lecco, presso il salone dovrebbe riunire una selezione sindacale dalla controllare personalmente la realizzazione del
1934 Lavora per tutto l’inverno in vista della mente conservatrice –, ben lieto di riallacciare i zata dalla Calcografia, e pubblica in maggio su della Società degli Impiegati. La prima è presen- Sicilia e dalla Sardegna.109 Biasi sollecita Tavo- mosaico e la sua messa in opera, per l’importo
Biennale di Venezia, dove conta di essere invi- rapporti, gli offre di pubblicare dieci delle sue Pan un lungo articolo dedicato agli xilografi tata da Enrico Somarè, esponente della critica lara perché sproni i colleghi a prepararsi per complessivo di 35.000 lire (invece delle 40.000
tato, ma le sue attese vanno deluse. Si concentra tavole sulla rivista; non può però compensare la sardi, in cui lo include in posizione di spicco. italiana più conservatrice, che Biasi definisce, sfruttare l’opportunità, ma Figari non dà segni da lui inizialmente richieste). Poco dopo si reca
quindi sui prossimi appuntamenti della II Colo- perdita derivante dalle mancate vendite (L’Eroi- Petrucci torna in Sardegna a giugno, per la VI con una buona dose di esagerazione, «uomo di di interesse per il progetto; né, d’altronde, ap- a Roma per seguirne l’esecuzione, affidata alla
niale di Napoli e della Quadriennale del 1935. ca stampa dalle matrici originali), e quindi Biasi Sindacale sarda organizzata a Nuoro, e rinnova cultura e qualità eminenti, probabilmente il prodano a qualcosa i tentativi compiuti per Scuola del Mosaico Vaticano. Un ritardo nei la-
Per la Coloniale si prepara ad esporre poche co- non accoglie l’invito. la conoscenza con Biasi – che in quel momento migliore dei nostri scrittori d’arte».105 convocare un raduno degli artisti isolani che vori costringe a posticipare al 16 febbraio 1940
se, ma «cose fini»,92 e cerca l’appoggio dell’ami- Alla II Mostra Coloniale – gravata, come la pri- soggiorna a Oliena – e con gli altri artisti locali. A Milano, il pittore riprende i contatti con gli porti a un rovesciamento di quest’ultimo dalla la messa in opera (già prevista in tempi utili per
co Melkiorre Melis perché gliele faccia colloca- ma, dai limiti connessi al carattere propagandi- Le sue simpatie vanno però soprattutto a Dessy ambienti culturali cittadini. In maggio un gior- carica di segretario del Sindacato regionale. consentire l’inaugurazione il 28 ottobre 1939, in
re «in modo favorevole. In un posto d’onore».93 stico dell’iniziativa – i recensori congedano per e a Delitala; così, quando si profila la possibilità nalista sassarese venuto a intervistarlo lo cerca Da Biella Biasi si reca a Certaldo, ospite nella coincidenza con l’anniversario della marcia su
Poco tempo dedica invece alla V Sindacale sar- lo più con una frase le piccole tempere e i due di istituire a Sassari una scuola d’arte (sull’onda da Bagutta, «ma Biasi non c’è, è andato in casa villa La Canonica dell’amico Roberto Balducci, Roma). Il lavoro subirà ulteriori ritocchi, forse
da, nella quale si presenta con tre soli dipinti oli da lui esposti. L’olio Danza è acquistato del successo di una scuola comunale d’incisio- Répaci con tutti gli altri. Lo abbiamo pescato e visita San Gimignano, Firenze e altre località introdotti allo scopo di apportarvi alcuni muta-
(uno di essi, Paese con cavalli, viene acquistato dalla Principessa di Piemonte, che, con tirchie- ne fondata l’anno prima e diretta da Dessy) e si che era quasi mezzanotte, rintracciandolo at- della Toscana. menti iconografici richiesti dalla committenza,
dalla Provincia di Sassari) e con una serie di sei ria poco regale, chiede di pagare la metà del tratta di nominarne il direttore e gli insegnanti, traverso una teoria di salotti squisitamente ac- che doveva aver già suggerito l’inserimento di
nuove linoleografie a un solo colore, che espo- prezzo fissato a 5000 lire. sostiene le loro candidature. Per la direzione, la coglienti, tra un’infinità di bei quadri, di artisti 1938 Rinuncia definitivamente al progetto del- una figura allegorica della Pace116 (non presente
ne però all’ingresso della mostra, dove sono in Contrariamente alle aspettative, non riceve l’in- scelta è tra Figari, forte della sua posizione di conosciuti e di belle signore».106 la mostra alla Galleria di Roma, ed esprime a nella descrizione del soggetto data da Biasi, né
vendita i lavori d’artigianato. Offerte al pubblico vito per la II Quadriennale del 1935. Petrucci segretario del Sindacato e assai ben visto negli Il reinserimento nel contesto milanese ha qual- Tavolara i suoi dubbi sull’iniziativa, data la de- in quella datane dall’architetto del Palazzo, Gino
a prezzi contenuti, le incisioni hanno un buon (con il quale si è nuovamente incontrato a Ro- ambienti ufficiali, Delitala, già direttore a Urbi- che immediato riflesso sul piano editoriale, con bolezza del gruppo sardo. Passa a Biella i pri- Benigni).117 Il 30 luglio 1940 Biasi annuncerà di
successo commerciale, cosa che contribuisce a ma nella seconda metà dell’anno) intercede per no della Scuola del Libro ma dispostissimo a la pubblicazione – in giugno – di un dipinto del- mi mesi del 1938, quindi si sposta a Milano. aver ultimato i definitivi ritocchi, ma solo il 27
scatenare nei confronti di Biasi l’ostilità dei pu- lui presso il segretario della mostra Oppo, rice- tornare in Sardegna, Branca, direttore a Iglesias l’artista come immagine di copertina del mensile Qui prepara una personale alla galleria Pesaro, ottobre verrà steso un certificato di regolare ese-
risti cultori del “legno originale”. Su L’Isola, nei vendone un diniego motivato con oscure ragio- del Liceo con annessa scuola d’arte decorativa, Le Vie d’Italia, e quella di un suo articolo dedi- «di carattere speciale, molto cioè moderna e cuzione, e per il saldo finale si dovrà attendere il
giorni della mostra, si sviluppa infatti un dibatti- ni extra artistiche («cose gravi … cose di cui e Biasi. Quest’ultimo può contare su molte co- cato alle feste popolari sarde, illustrato da una africana»,110 che lo assorbe interamente, senza giugno del 1941.
to sulla legittimità dell’uso del linoleum; ad non si può parlare che con circospezione»).99 noscenze e su un indiscusso prestigio persona- serie di tempere, su La lettura (“Feste di popolo lasciargli il tempo di mandare qualcosa alla L’artista, a disagio con un compito decorativo
aprirlo è Ardau Cannas, l’ex collaboratore, offe- le, ma non vanta titoli accademici né didattici. in Sardegna”, vol. XXXVII, fasc. 10, 1937). Biennale di Venezia. Inaugurata il 30 marzo, la non certo in sintonia con la sua forma mentis
so per esser stato piantato in asso senza compli- 1935 In febbraio scrive a Petrucci invitandolo a Tuttavia in agosto – mentre il pittore si trova an- In aprile scrive a Oppo esponendogli la situa- mostra rinnova il successo ottenuto alla Dedalo, antiretorica e antimonumentale, si attira subito
menti. Quando Ardau nega lo statuto di xilogra- lasciar perdere ogni tentativo di mediazione con cora una volta in Barbagia, ad Ollolai – corre zione in cui versa il Sindacato sardo sotto la sia dal lato della critica (Calzini su L’illustrazio- le prevedibili critiche dei colleghi sardi. Figari,
fia a «una graffiatissima stampa ottenuta con la Oppo, al quale si ripropone di parlare personal- voce che sia lui il prescelto: «di Biasi non mi si guida di Figari, e sottolineando la necessità di ne italiana e Marangoni su La Cultura Moder- richiesto dal Provveditore alle Opere Pubbliche
grattugia sul lembo meno logoro di un tappeto mente con fermezza.100 Poco dopo, tuttavia, conferma né mi si smentisce ancora … – scrive far lavorare gli artisti della regione per i nuovi na dedicano all’artista ampi articoli illustrati), di un parere sul mosaico, pur intendendo «tace-
smesso da gabinetto di decenza»94 è Biasi il suo sceglie una forma di protesta meno discreta: il Petrucci a Dessy, invitandolo a non allarmarsi – edifici che vanno sorgendo per iniziativa del sia da quello delle vendite. «Per qualche anno re con benevole e generiche espressioni», finisce
bersaglio, anche se sosterrà il contrario più tar- mancato invito alla Quadriennale è la molla che Anche se la notizia fosse vera, non dubitare Regime, tra cui i palazzi di Giustizia di Sassari e – commenta prosaicamente Biasi – vedo il mer- per parlare, beninteso in un senso nettamente
di, nel 1936, volendo riconciliarsi con l’artista. spinge il pittore, già esasperato dalla marginaliz- che penserei io a dire a Biasi di assumerti ».101 Cagliari. I molti impegni di questo periodo non cato dove vendere bene i miei carciofi».111 Con- sfavorevole a Biasi.118 L’esempio di questi spin-
Questi d’altronde, senza prendere per buone le zazione cui va incontro nella cultura artistica ita- A settembre è ormai certa la vittoria di Figari. gli lasciano il tempo di partecipare alla Sinda- centrato sulla scena nazionale, trascura la situa- ge comunque il segretario regionale del Sinda-
sue spiegazioni, accetterà le scuse e coglierà liana e dagli stessi meccanismi della burocrazia Il 29 dicembre Biasi inaugura a Cagliari, nella cale sarda; si reca invece probabilmente a Pari- zione sarda, in cui il clima va facendosi sempre cato a farsi interprete delle richieste dei colleghi
l’occasione per ribadire le proprie idee sulla xi- sindacale, a farsi libellista. In marzo stende un galleria Palladino, una personale comprendente gi,107 dove è presente alla Mostra d’Arte Italia- più asfittico e provinciale. Non perde di vista presso il Provveditorato, dal quale ottiene l’as-
lografia: «Ciò che conta è l’invenzione e nel ca- pamphlet dal titolo La I e la II Quadriennale. 57 dipinti (oli e tempere, tra cui quattro bozzetti na in seno all’Esposizione Internazionale (con tuttavia la possibilità di ottenere qualche com- segnazione di altri incarichi (poi non eseguiti a
so del linoleum, se la minore durezza può faci- Comparsa conclusionale, seguito due mesi do- originali per le illustrazioni di Arte Sarda), più l’olio Coro a quattro voci, che verrà premiato missione in uno dei nuovi edifici pubblici eretti causa degli eventi bellici) per il Palazzo di Giu-
litare l’immediatezza della realizzazione e po da I parenti poveri. Postilla alla comparsa una nutrita serie di incisioni. con diploma d’onore). in Sardegna dal Regime, tant’è che progetta di stizia, da distribuirsi tra Dessy, Cabras, Pietro
quindi secondare l’estro, non è vero che renda conclusionale sulle Quadriennali, scritto ad Il 22 maggio 1937 il Tribunale di Sassari rende assistere – come scrive a Tavolara – due amici Antonio Manca e lui stesso.
il lavoro più facile, anzi...».95 Branca, dal canto Oliena. Nei due opuscoli spara a zero sul siste- 1936-37 La mostra da Palladino si conclude nota la sentenza relativa alla causa per la deco- in procinto di iniziare degli interventi di decora- Sebbene la pittura da cavalletto sia più conge-
suo, in un articolo apparso sul Popolo di Roma, ma artistico italiano, su Severini e De Chirico, con un successo che, per usare le parole del- razione del Comune. Viene riconosciuta la vali- zione al Palazzo di Giustizia di Milano, per im- niale al suo temperamento, Biasi è spinto da
scambia per xilografie le stampe della serie in sulla scuola romana in ascesa, su Oppo e sulla l’amico Gavino Gabriel, «lubrifica la macchi- dità delle richieste di Biasi ma si ordina una pe- pratichirsi dell’affresco e studiare le varianti ico- motivi economici a guardare con interesse alla
nero, ma non per questo approva quello che gli critica, da Carrà alla Sarfatti, a partire da posi- na»102 dell’artista. Alla Biennale del 1936 espo- rizia in merito alle somme da lui indicate come nografiche sul tema della Giustizia. possibilità di nuovi incarichi pubblici. Per la
sembra «un compromesso tra la pittura e il dise- zioni oggettivamente di retroguardia, conserva- ne due dipinti e alcune stampe (non senza aver risarcimento. Perito d’ufficio è nominato Ar- Trascorre la Pasqua a Certaldo, di dove si reca stessa ragione progetta nel 1939 una serie di
gno».96 trici e antisemite. Se i personaggi chiamati in dovuto superare qualche resistenza),103 e par- dengo Soffici.108 a visitare Arezzo, Prato, Pisa e altri luoghi. Il 30 piatti in ceramica per la Bottega d’Arte Cau, a
L’incisione continua ad assorbire Biasi per tut- causa si guardano dal replicare, la sortita pole- tecipa con la Calcografia a varie mostre dell’in- In settembre l’artista spedisce a Pandolfi una maggio fa ritorno in Sardegna, «munito di un Cagliari, che pensa di far realizzare da Pandolfi
to il 1934: dopo la prima serie di sei stampe, mica di Biasi gli procura consensi fra i moderati cisione in Italia e all’estero; alla II Esposizione nuova «e ultima» serie di stampe. In autunno trabiccolo»,112 una Balilla datagli in pagamen- e di cui almeno uno sarà effettivamente esegui-
ne prepara una seconda, e due altre serie a co- e gli attardati, numerosi specie nelle situazioni Internazionale di Xilografia di Varsavia ottiene dona al Comune di Sassari, in vista della costi- to di un’opera e che, guidata dal fedele Zara, to dalla Lenci.119 La collaborazione con Marino
lori di tre stampe ciascuna. Quindi si ripromet- di provincia penalizzate dalle scelte di Oppo; in un diploma d’onore. Non risponde alle esorta- tuzione di una Galleria d’Arte Moderna, un di- gli sarà utile per i suoi spostamenti nell’Isola. Cao (la forma “Cau” era frutto di una “sardizza-
te di realizzare un’«edizione numerata su carta quel fronte conservatore, cioè, che Maraini è im- zioni di Cozzani che seguita a richiedergli legni pinto di sua proprietà esposto alla Mostra delle In agosto è a Stintino, villaggio di pescatori in zione” del cognome suggerita dal clima ideolo-
di seta di una serie sceltissima»; l’intero ciclo, pegnato a consolidare, facendo della Biennale per L’Eroica. Al consueto appuntamento della Celebrazioni della Sardegna: l’autoritratto di cui spesso soggiorna in estate, ospite degli amici gico prevalente nell’Isola all’inizio del secolo)
328 329
viene lasciata cadere dopo un viaggio compiuto date alla Scala dalla compagnia del teatro mo- anima».131 Alla risposta del pittore, il critico rin- degli apparati burocratici del Regime e della è aggredito da un uomo che lo colpisce alla nu- 32. M. Lago, “La Secessione. Una corsa per le sale”, in
in novembre con Cao a Teulada, interrotto da nacense), Biasi scorge ora nella Germania hitle- cara la dose, dipingendo un Biasi «già un poco sua retorica, ai quali non aveva risparmiato i ca con un sasso legato ad una cinghia. Muore La Tribuna, Roma, 23 marzo 1913. Per le altre segna-
un incidente d’auto in cui Biasi riporta la rottura riana nuove possibilità di lavoro in un ambiente spennato e con la coda smilza, per troppi tor- propri strali verbali. «Antifascista sempre, e di sul colpo. Il suo corpo è caricato su un carro e lazioni critiche della I Secessione romana, cfr. “Biblio-
del naso «che ne risulta un po’ modificato» e di che immagina favorevole, e si sforza di impa- neamenti e compromessi con la bellezza», rifu- un filogermanesimo del tutto parolaio e cultu- portato al cimitero di Andorno, dove per quattro grafia”.
33. U. Ojetti, “Le esposizioni di Roma ovvero i Capu-
alcune ossa dello sterno.120 rarne la lingua, prendendo lezioni da un’amica giatosi in provincia alla ricerca di un pubblico rale», lo definirà l’amico Tavolara.134 Ma in pie- giorni nessuno gli dà sepoltura. Gli amici biellesi
leti e i Montecchi”, in Corriere della Sera, Milano, 18
veneta, la moglie del dottor Giambattista Bietti, dai gusti facili cui rifilare le sue tele; ne bolla la na guerra partigiana non ha esitato a schierarsi provvedono poi alla tomba, dove le spoglie del- aprile 1913.
1940 In maggio prende parte a Napoli alla luminare nel campo dell’oftalmologia, docente pittura come effettistica e dialettale, e condanna dalla parte verso cui lo traevano la cerchia delle l’artista riposeranno fino al 1994, quando ver- 34. L’incontro con Sprovieri era ricordato da quest’ul-
Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare. Nel dal 1939 all’Università di Sassari. la sua visione estetizzante dei fatti religiosi che, sue amicizie, le sue consuetudini di vita, le re- ranno traslate nel camposanto di Sassari. timo in una conversazione con M. E. Ciusa. Dei rap-
frattempo intrattiene un carteggio con Giusep- Intanto, poiché la commissione per Fertilia è afferma, lo rende sommamente inadatto all’arte centi simpatie per l’alleato germanico, un ma- porti tra Biasi e Carena si sa dalla corrispondenza
pe Sidoli, direttore della Galleria Ricci Oddi, confermata, ricorre ancora a Pandolfi per averne sacra. Il pittore affida a un opuscolo pubblicato linteso senso di cavalleresca lealtà verso il vinto con Pandolfi e dal ricordo di Mario Ciusa Romagna,
cui ha scritto in gennaio proponendo l’acquisto suggerimenti tecnici sull’affresco, e lo invita a a proprie spese (Critica d’arte a Biella. Lettera e di vergogna per lo spettacolo di un’Italia che nel 1932 assistette a un amichevole incontro tra i
di un’opera più rappresentativa della sua ricer- venire in Sardegna ad assisterlo nel lavoro. Ot- aperta a G. V. critico d’arte de Il Popolo Biellese) sprofondata nel fango, prostrata e miserabile. due al caffè delle Giubbe Rosse a Firenze. Cfr. M. E.
ca attuale, «più fresca e più nervosa»121 rispetto tiene però soltanto molti consigli e incitamenti la tagliente replica di cui Il Popolo Biellese ha ri- Se è oggi impossibile negare – come si fece pu- Ciusa, “Le componenti culturali e formali nell’arte di
a quelle già nella collezione piacentina, che ad esercitarsi con piccole prove sulle pareti della portato solo qualche stralcio il 1 marzo; e, a di- dicamente nell’immediato dopoguerra, quando Giuseppe Biasi”, in M. E. Ciusa, M. Cao Volpi, L’isola
nelle correnti. La pittura e la grafica di Giuseppe
comprende, oltre a Processione a Teulada del sua camera. In ottobre dipinge 25 nature morte; fesa delle proprie ragioni poetiche, fa ristampare se ne volle sottolineare la totale estraneità alla
Biasi nell’arte italiana ed europea del 900, Milano
1923, il piccolo La strega, comperato da Ricci «negli anni precedenti della mia vita – 1 sola» anche il vecchio pamphlet del 1935, I parenti politica – le tangenze di Biasi con gli ambienti 1985, p. 40, note 6, 15.
Oddi nel 1936. Tra gli otto dipinti spediti in vi- scrive a Pandolfi (30 ottobre 1941). poveri, col titolo Sardegna, folklore etc. Il chiasso repubblichini,135 è difficile credere che queste NOTE
1. G. B. Puggioni, “Biasi scrittore”, in Il Convegno, 35. Archivio di Stato di Sassari, Ruoli matricolari del
sione dall’artista – e rimasti bloccati nel museo Tra novembre e dicembre è per qualche tempo suscitato dalla vicenda frutta a Vernetti un richia- siano andate oltre dei semplici rapporti di buon Distretto Militare di Sassari, 1888, classe II, vol. I,
mo del vescovo e l’allontanamento dalla critica Cagliari, a. V, n. 1, giugno 1952, numero dedicato a
a causa dello scoppio della guerra – sarà acqui- a Milano. La progettata personale si tiene a par- vicinato con le SS di stanza a Biella, comandate classe 1885.
Giuseppe Biasi.
stato, nell’ottobre 1941, l’olio Donne al lava- tire dal 6 dicembre, ma la sede è la galleria d’arte, ma fa perdere al pittore la commissione dal tenente Schu. La sede del comando tedesco 36. Lettera di C. Bellieni a M. Saba, Napoli, non data-
2. Lettera ad A. Bucher, Cagliari, 12 maggio 1919 (cfr.
toio (Lavandaie). Ronco di Biella, dove l’artista replica il succes- per la chiesa dell’Ospedale. Dopo l’8 settembre era nell’Albergo Principe, quell’«albergo delizio- “Corrispondenza”). ta ma riferibile alla seconda metà del marzo 1913 (ar-
In agosto esce su La lettura, con sue illustrazio- so del 1937. Biasi, che già da tempo manifestava sentimenti so» dove l’artista si era fermato al suo arrivo nel- chivio Saba, Sassari). Ringraziamo Aldo Borghesi,
3. “Veglionissimo”, in La Nuova Sardegna, Sassari, 8-
ni, lo scritto di Ciro Poggiali “Carbonia. Settima filotedeschi (nel giugno 1940 alcuni amici sassa- la cittadina, e risulta che oltre ad intrattenersi che cura la pubblicazione delle carte di Saba, per
9 febbraio 1904.
città di Mussolini”. A fine anno soggiorna a Ol- 1942 Alla fine di gennaio è ancora a Biella.124 resi, in visita al suo studio mentre la radio an- con gli ufficiali egli abbia occasionalmente fatto averci segnalato il documento, e Michele Saba per
4. G. Severini, La vita di un pittore, Milano 1983, pp.
nunciava l’entrata dei nazisti a Parigi, si erano averne permesso l’utilizzazione.
lolai, Orgosolo e Oliena, da dove scrive a Pan- In luglio è a Sassari, e in autunno nuovamente a loro da interprete. Queste abitudini si prestava- 19-20, 22-23.
37. D. Flores, “Pocos non locos ma mal unidos. Ri-
dolfi chiedendogli ragguagli sulla tecnica del- Biella, dove ha in corso la commissione di un sentiti proporre un brindisi dal pittore entusia- no ad interpretazioni insidiose che offrirono il 5. F. Figari, “A Roma, fra uomini già tanto famosi ini-
sposta a Pasquale Marica”, in Il Giornale d’Italia, Ro-
l’affresco, che desidera apprendere in vista di mosaico per la chiesa dell’Ospedale e dove sta),132 aderisce alla Repubblica Sociale. A di- destro, secondo le testimonianze raccolte a suo ziava la sua strada di romantico isolano”, in La Nuo-
ma, 2 aprile 1913.
un lavoro di decorazione promessogli per la conta di aprire studio e passarvi «tutti gli anni cembre i bollori polemici sembrano placati, se tempo dal fratello Attilio, a una delazione moti- va Sardegna, Sassari, 22 luglio 1966.
38. P. Marica, “Il pittore Biasi”, in Il Giornale d’Italia,
nuova chiesa di Fertilia. «Ciò che forse – scrive a vari mesi».125 Secondo l’amico Giovanni Uberti dobbiamo credere al tono lirico e pacificatore vata da rivalità artistiche.136 6. L’intervista è dell’8-9 gennaio, l’articolo del 12-13
Roma, 27 marzo 1913; A. Calza, “Il paese di Grazia De-
Pandolfi – in questi prossimi tre o quattro anni Bona,126 Biasi sarebbe partito per allestire la della copertina con una Natività pubblicata sul- Una settimana circa dopo la liberazione di Biel- gennaio 1905.
ledda”, in L’Unione Sarda, Cagliari, 4-5 agosto 1913.
mi permette di risolvere il problema della vec- mostra già programmata a Torino: ma, naufra- l’Illustrazione biellese. Nel frattempo, però, il cli- la, il 2 maggio 1945, Biasi viene arrestato. L’accu- 7. Lo fanno intuire alcuni accenni contenuti nelle let-
39. Venezia, fondo storico ASAC, serie Scatole nere,
tere di Salvator Ruju alla fidanzata.
chiaia … Io non ho ancora potuto mettere in- gata la nave contenente i 55 dipinti ad essa de- ma nella zona si va surriscaldando. Nello stesso sa è quella di essere una spia intenta a sorveglia- busta 41, lettera di Biasi a R. Bazzoni, 19 ottobre 1914
8. Lettera a S. Ruju, Sassari, 4 luglio 1905 (cfr. “Corri-
sieme abbastanza per essere tranquillo oltre un stinati, nonché le valige del pittore, questi si sa- mese il comando repubblicano della provincia re, con la scusa di effettuare studi di paesaggio, (data del timbro di registrazione).
spondenza”).
certo numero d’anni. Potrei vivere cinque o sei rebbe trovato a Livorno con i soli vestiti che di Vercelli fa affiggere tre manifesti che annun- «i movimenti dei partigiani a Mongrando e a 40. Venezia, fondo storico ASAC, serie Copialettere,
9. “Esposizione originale”, in La Nuova Sardegna, n. 155, p. 92, lettera di R. Bazzoni a Biasi, 21 luglio
anni modestamente, ecco tutto».122 aveva indosso, e avrebbe quindi deciso di re- ciano l’arresto di tutti gli ebrei della zona, il loro Pollone per poi trasmetterli alle SS tedesche».137 Sassari, 12-13 agosto 1905.
A Fertilia progetta di fare, oltre a un mosaico carsi a Biella, dove sapeva di trovare utili ap- internamento in campo di concentramento e il Ad arrestarlo è un pittore della cerchia di Ver- 1914; n. 156, p. 247, lettera di R. Bazzoni a Biasi, 19
10. “Nello studio di Biasi”, in L’Armonia Sarda, Sas- dicembre 1914.
con Cristo tra due angeli nell’abside, una Nati- poggi e un collezionismo ricettivo nei confronti sequestro dei loro beni. netti, Guido Mosca,138 già impegnato nella de- sari, 14-15 e 20-21 ottobre 1905.
41. N. Frongia, “La Sardegna alla Biennale ed alla Se-
vità e una Deposizione a fresco sulle pareti. della sua opera, e dove si sarebbe messo imme- corazione della chiesa dell’Ospedale e in segui- 11. F. Ciusa, “Fraternità di Biasi per Ciusa”, in Giusep- cessione. Giuseppe Biasi”, in L’Unione Sarda, Caglia-
Scommette soprattutto sulla seconda, che conta diatamente al lavoro. In ogni caso, l’interruzio- 1944-45 Biasi continua a lavorare assiduamen- to membro della polizia partigiana, che gli si pe Biasi 1885-1945, Sassari 1947, p. 19. ri, 25 maggio 1914.
di lasciare per ultima; e intende realizzare dap- ne delle comunicazioni con la Sardegna costrin- te. I soggetti sono paesaggi sardi e piemontesi, sarebbe presentato con le parole: «Finalmente, 12. G. Fanciulli, “Giuseppe Biasi”, in Il giornalino della 42. P. A. Manca, “Ricordo di Giuseppe Biasi” cit.
prima i due dipinti a olio in misure reali, per ge Biasi a trattenersi nella cittadina piemontese, nature morte e una serie di fiori su fondo nero. Biasi, eccoci alla resa dei conti!».139 Con l’artista Domenica, Firenze, a. VIII, n. XVI, 6 aprile 1919, p. 13.
43. “La via dolorosa di Mariano de Fraja”, in La Nuova
poi trasferirli sulla parete con l’aiuto di un gio- nel cui ottimo hotel (l’Albergo Principe, «un al- I nuovi dipinti rivelano accenti naturalistici in- sono condotti via «la donna che si prendeva cu- 13. G. Fanciulli, “Giuseppe Biasi” cit., p. 14. Sardegna, Sassari, 15-16 febbraio 1915.
vane studente dell’ISIA di Monza (forse il pitto- bergo delizioso dove si vorrebbe star sempre»)127 fluenzati da Lorenzo Delleani, paesaggista ra di lui» e l’amico Francesco Petrella, che verrà 14. “Il cartello Ferragosto”, in Guida Programma Ri- 44. M. S(aba), “Parlando con Giuseppe Biasi. La Se-
re Libero Meledina). finisce per installarsi permanentemente, utiliz- molto amato a Biella; e si può immaginare che rilasciato dopo due giorni. cordo per il IX Ferragosto sassarese, Sassari 1907, p. 22. cessione è un fatto compiuto”, in Il Giornale d’Italia,
zandolo anche come studio. A Biella ritrova al- le preferenze del collezionismo locale abbiano Sembra che al momento dell’arresto Biasi ab- 15. G. Deledda, lettera a Biasi, Roma, 11 gennaio Roma, 2 aprile 1915.
1941 Soggiorna nuovamente a Oliena e nel cuni amici, in primo luogo Ettore Pistono. Poco inciso su questo suo nuovo orientamento. Al- bia «attribuito il colpo a Cesare Maggi». A Mag- 1909 (cfr. “Corrispondenza”). 45. M. S., “Parlando con Giuseppe Biasi” cit.
cuni dei dipinti vengono subito venduti – an- 16. M. Brigaglia, “Carmelo da Olzai”, in Carmelo Flo-
Nuorese, dove conta fra i suoi amici il pittore distante, a Como, vive Guido Ravasi – industria- gi, esponente di primo piano dell’ambiente fi- 46. M. E. Ciusa, “Notizia biografica”, in M. E. Ciusa, M.
ris, catalogo della mostra, a cura di E. Piras, Sassari Cao Volpi, L’isola nelle correnti cit.
Giovanni Ciusa Romagna, figura di rilievo della le serico e negli anni Venti apprezzato creatore che Uberti Bona provvede a collocarne nella gurativo piemontese, l’artista doveva in effetti 1979, p. 14.
giovane generazione artistica sarda. In occasio- di stoffe – del quale il pittore sarà più volte sua città, Busto Arsizio –, mentre altri pezzi più aver sottratto una buona fetta di mercato. Tut- 47. Cfr., anche per le notizie relative al servizio militare
17. A. Rossi, “L’Esposizione di Venezia. Le sale inter-
ne di una personale tenuta da questi a Nuoro, ospite; vicini gli saranno anche Raffaele Calzini importanti vengono messi da parte in vista di tavia almeno fino al 1943 i rapporti fra i due di Biasi citate successivamente, Archivio di Stato di Sas-
nazionali”, in La Tribuna, Roma, 6 maggio 1909; V.
pubblica su Il Giornale d’Italia un articolo e Vincenzo Bucci. Con Pistono si reca spesso a una successiva personale. Questa si tiene nel- erano certamente cordiali, visto che in Critica sari, Ruoli matricolari 1888, classe II, vol. I, classe 1885.
Pica, “L’arte mondiale all’VIII Esposizione di Venezia.
(“Una Mostra di pittura al Consiglio Corporativo Milano e a Torino, ma compie anche escursioni l’aprile del 1944, nella galleria dell’amico An- d’arte a Biella Biasi chiamava il collega suo IV. Pittori e scultori italiani”, in Emporium, Bergamo, 48. “Il pittore Biasi”, in La Nuova Sardegna, Sassari, 31
agosto-1 settembre 1915. La lettera era stata spedita da
di Nuoro”, 9 maggio) in cui riaffiorano, attraver- ai santuari di Oropa, di Graglia, di San Giovanni gelo Garabello. Comprende 68 tele, paesaggi «amico» e lo definiva «artista nobilissimo, pro- vol. XXX, n. 178, ottobre 1909, p. 274.
un sottotenente degli alpini al sassarese Angelo Garau.
so l’esame dell’opera del collega, gli spunti po- di Andorno. Gli scambi intellettuali non gli biellesi e sardi e nature morte. Pur nella situa- vatissimo, onoratissimo». Si potrebbe pensare 18. Veltro, “Lettere veneziane”, in L’Unione Sarda,
Cagliari, 3 ottobre 1909. 49. “Il pittore Biasi ferito”, in La Stampa, Torino, 26
lemici già espressi nelle Comparse contro «l’im- mancano: «egli seguiva ogni attività letteraria zione drammatica in cui versa l’Italia, il mer- quindi che la frase pronunciata dal pittore al- agosto 1915.
broglio caotico» delle nuove tendenze e insieme ed artistica in Italia ed all’estero, era in conti- cato artistico resiste a causa della generale l’atto dell’arresto vada intesa in riferimento alla 19. Archivio di Stato, Sassari, Ruoli matricolari del
Distretto Militare di Sassari, 1888, classe II, vol. I, 50. Pietro Antonio Manca situa lo studio di Biasi, verso
il rispetto per i loro «motivi vitali e utilizzabili», nuo contatto con eminenti scrittori, giornalisti tendenza verso i beni-rifugio; a Biella poi le vi- polemica di cui Maggi fu occasione, e che pro- il 1919, in Corso Monforte (“Ricordo di Giuseppe Biasi”
classe 1885.
nonché i temi della sua personale poetica della e pubblicisti», ricorda Pistono.128 cende del conflitto non hanno messo in crisi vocò un inasprimento dei rapporti con gli arti- cit.). Leonida Macciotta lo ricorda, “in un locale a
20. Archivio della Provincia di Sassari, doc. n. 82, cat.
memoria. Il 1 giugno inaugura a sua volta una In breve tempo la sua cultura, l’eleganza dei l’attività delle industrie laniere, che continuano sti della cerchia di Vernetti. 7-28, “Sussidi diversi”, 1909.
pianterreno della centralissima via Bigli”. (“Come ri-
personale a Nuoro, nel Palazzo del Consiglio modi e della conversazione ne fanno un perso- a produrre per i tedeschi. L’esito della mostra è Picchiato durante l’interrogatorio a seguito di cordo Giuseppe Biasi”, in Frontiera, Cagliari, a. IX, n.
21. F. Figari, “Gli anni giovanili”, in Giuseppe Biasi 102, 1976, pp. 212-213). Nel 1921 risiede in via dell’An-
Provinciale delle Corporazioni. La mostra, orga- naggio di spicco nella cittadina. Qui, oltre al così sorprendentemente fortunato: 24 opere una sua contestazione, Biasi trova ancora abba- 1885-1945 cit., p. 35.
nizzata dall’Istituto di Cultura Fascista, è presen- consenso dei collezionisti, ottiene un incarico vendute con un guadagno di 650.000 lire. Sarà stanza spirito per lodare con un compagno di nunciata 18 “in due curiosi locali d’artista”, forse gli
22. Archivio della Provincia di Sassari, Verbali delle stessi dove aveva avuto studio Mossa De Murtas prima
tata dal fratello di Ciusa Romagna, Mario, giova- di decorazione per la cappella Bioglio nel cam- l’ultima mostra di Biasi. cella le virtù dell’impermeabile Burberry’s che, sedute del Consiglio, 12 settembre 1909, pp. 138-139. di trasferirsi a Roma (cartolina a Pandolfi, 27 giugno
ne letterato, e comprende 85 pezzi, molti dei posanto (un mosaico raffigurante Cristo tra due In giugno conosce il giovane pittore sardo Foi- imbottito di giornali, ha attutito i colpi. Il suo 23. “Nello studio di Biasi” cit.. 1921. Archivio Pandolfi, Gallarate). Nell’estate 1922 af-
quali eseguiti a Oliena. Il pubblico gli riserva angeli). La commessa per la chiesa dell’Ospe- so Fois, in occasione di una personale tenuta morale è però notevolmente più basso il 20 24. G. Abozzi, “Giovinezza lontana. Ricordi di piccola fitta “uno studio bellissimo centrale e spazioso” in via
un’accoglienza più che calorosa: vende per cir- dale Civile,129 assegnatagli «con contratto con- da questi a Biella, presso la galleria Leonardo maggio, quando, dopo diciotto giorni di reclu- vita sassarese”, in Giuseppe Biasi 1885-1945 cit., p. 7. della Spiga: “sarà molto frequentato ed ho intenzione
ca 40.000 lire, cifra notevole in sé e notevolissi- cluso in modo semplice ed amichevole con un da Vinci. I due discutono a lungo di pittura, sione, viene fatto uscire insieme a un gruppo di 25. P. A. Manca, “Ricordo di Giuseppe Biasi”, in Pre- di metterlo su con gusto signorile e semplice che dovrà
ma per un centro povero come Nuoro, per grande industriale»,130 gli procura invidie e ran- trovandosi d’accordo sulla necessità per gli ar- altri ventotto prigionieri per essere condotto in sente, Sassari-Cagliari, febbraio 1946. fare impressione” (lettera a Pandolfi, Bono, estate 1922;
giunta in tempo di guerra. L’artista ha in mente cori nell’ambiente locale. tisti sardi di abbandonare la rappresentazione campo di concentramento nella vicina Andorno 26. R. Branca, “Giuseppe Biasi ha scoperto la Sarde- archivio Pandolfi, Gallarate). Vi resterà fino al 1924.
altre mostre, a Torino, a Cagliari e a Monaco di del costume.133 Biasi ignora che Fois, a Biella Micca. Viaggia in tram da Biella ad Andorno, poi gna figurativa”, in Frontiera, Cagliari, a. I, n. 5, mag- 51. M. Saba, “L’omaggio e l’ammirazione dei sardi alla
Baviera, dove intende esporre le sue ultime ri- 1943 In febbraio sostiene una polemica con il dall’autunno precedente, milita come staffetta a piedi dentro il paese. Claudicante più del soli- gio 1968, p. 155. Brigata Sassari”, in La Nuova Sardegna, Sassari, 21
27. R. Branca, “Giuseppe Biasi ha scoperto la Sarde- aprile 1916.
cerche: «Ho lavorato molto prendendo contatto sacerdote Giuseppe Vernetti, critico d’arte de Il nelle squadre partigiane. to a causa della fatica, sofferente di un malesse-
gna figurativa” cit., p. 39. 52. R. Branca, “Piccola storia dei pupazzi sardi. Da
col mondo delle mie prime ispirazioni. E credo Popolo Biellese, che lo ha attaccato in una re- Il frangente storico è tale ormai da non ammet- re cardiaco, cammina in coda al gruppo tra due
28. R. Branca, Arte in Sardegna, Milano 1933, p. 38. Edina a Tosino a Eugenio”, in Frontiera, Cagliari, a. V,
ho realizzato in modo molto notevole pittura, censione della mostra del paesaggista Cesare tere posizioni indecise o sfumate, e l’artista, co- giovani donne. Nella piazza principale di An- 29. G. Abozzi, “Giovinezza lontana. Ricordi di piccola n. 11-12, novembre-dicembre 1972, p. 405.
colore, etc. e reso più potente l’invenzione e la Maggi. Biasi, catalogato come impressionista, me si è visto, ha già fatto la sua scelta. In passa- dorno il corteo, accompagnato da una scorta in- vita sassarese” cit., p. 10. 53. M. Saba, “Sinopico”, in La Nuova Sardegna, Sassa-
composizione. Certe cose devono far colpo».123 esponente cioè – per Vernetti – di una pittura to, nonostante i contatti intrattenuti con gli sufficiente, viene assalito dalla folla al grido di 30. Comunicazione (1988) della vedova di Carmelo ri, 24 luglio 1949.
Da sempre affascinato dalla cultura tedesca, fer- affrettata e superficiale, vi è trattato da «tecnico ambienti vicini al giornale di Farinacci, aveva «torturatori». Nella violenta sassaiola che ne se- Floris a G. Altea. 54. “La mostra d’arte a Milano per gli orfani dei com-
vente wagneriano (a Milano, nel 1938, non ave- del baciamano e del monocolo», «mezzo intel- mantenuto un atteggiamento di fronda nei con- gue rimangono ferite quattro persone, una in 31. M. Delitala, “Biasi nel Nuorese”, in Giuseppe Biasi battenti sardi”, in La Nuova Sardegna, Sassari, 24-25
va mancato le rappresentazioni della Tetralogia lettuale e mezzo artista» e addirittura «mezza fronti del fascismo, mostrandosi insofferente modo grave. Biasi, rimasto indietro ai compagni, 1885-1945 cit. maggio 1917.
330 331
55. S. Prunas, “Una Mostra d’arte sarda a Milano”, in Il 87. Lo si deduce da una lettera di C. Floris a Biasi, Ol- pittore all’ingegnere capo, Sassari, 12 maggio 1939;
Giornale d’Italia, Roma, 31 maggio 1917. zai, 26 gennaio 1932 (archivio Biasi, Capena). Sassari, 7 luglio 1939; Roma, 14 ottobre 1939; Sassari, Corrispondenza
56. Cfr. G. Biasi, La I e la II Quadriennale. Comparsa 88. Lettera ad A. Pandolfi, Sassari, 28 maggio 1934 30 luglio 1940; il contratto di cottimo fiduciario dell’8
conclusionale, Sassari 1935, p. 34. (cfr. “Corrispondenza”). settembre 1939; i registri di contabilità e i processi
57. Ariele (M. Ramperti), “Bonzagni: i nostri vent’anni”, 89. C. Bonifazi, “Visite a Giuseppe Biasi”, in L’Unione verbali di sospensione, ripresa e ultimazione dei lavo-
in L’illustrazione italiana, Milano, 22 gennaio 1939. Sarda, Cagliari, 20 novembre 1932. ri, datati rispettivamente 2 ottobre 1939, 12 febbraio e
58. “Ancora sulla premiazione di Brera. Il giudizio del 90. Lettera di Marcello Dudovich, 26 agosto 1932 (ar- 16 febbraio 1940.
pittore Alciati”, in La Sera, Milano, 30 settembre 1918. chivio Biasi, Capena). 116. Già nella Perizia delle opere artistiche redatta
59. Lettera ad A. Bucher, Cagliari, 12 maggio 1919 91. Lettera del 17 gennaio 1933, ricordata da M. Cao dall’ingegnere capo Nicosia il 15 agosto 1939 (Archi-
(cfr. “Corrispondenza”). Volpi, “L’opera grafica di Giuseppe Biasi. Esordi e vio del Genio Civile di Sassari, Palazzo di Giustizia.
60. P. A. Manca, “Ricordo di Giuseppe Biasi” cit. Il continuità di un segno”, in M. E. Ciusa, M. Cao Volpi, Opere artistiche, fasc. 4/a) il soggetto del mosaico ve-
conto del ristorante che impressionò Manca era di cir- L’isola nelle correnti cit., p. 103. Con tono più distac- niva indicato in una Pace con Giustizia.
ca 780.000 lire odierne. cato Biasi accenna alla polemica in un’altra lettera a 117. Archivio del Genio Civile di Sassari, Palazzo di
61. Comunicazione dello scultore Gavino Tilocca Branca del 24 gennaio 1933, pubblicata in R. Branca, Giustizia. Opere artistiche, fasc. 4/a, relazione dell’ar-
(1990), che riferiva confidenze fattegli da Biasi negli “Una lettera inedita di Giuseppe Biasi”, in Frontiera, chitetto Gino Benigni, Cenni illustrativi sulle opere
anni Trenta. Cagliari, a. I, n. 12, dicembre 1968, p. 456. artistiche che si propongono di eseguire per l’interno
92. Lettera ad A. Pandolfi, Sassari, 28 maggio 1934 del Palazzo di Giustizia di Sassari.
62. Lettera a Bucher, Sassari, 17 aprile 1919 (in fotoco-
(cfr. “Corrispondenza”). 118. Lettera di F. Figari a E. Tavolara, Cagliari, 22 feb-
pia nell’archivio Cao Volpi, Livorno).
93. Lettera a M. Melis, Sassari, 17 aprile 1934 (archivio braio 1940 (archivio Tavolara, Sassari).
63. Lettera a Bucher, Fonni, 30 agosto 1919 (in foto-
Melis, Roma). 119. Il piatto è pubblicato senza data né indicazione
copia nell’archivio Cao Volpi, Livorno).
94. B. Ardau Cannas, “È xilografia la linoleografia?”, in dell’autore in A. Panzetta, Le ceramiche Lenci. 1928-
64. G. Marangoni, “Antonio Ballero”, in La Cultura
L’Isola, Sassari, 23 maggio 1934. 1964. Catalogo generale dall’archivio storico della
Moderna. Natura ed Arte, Milano, agosto 1920. L’archivio di Biasi, conservato presso le nipoti sai quanto mi rincrescerebbe di non dover contare le pubblichi. La terrò informata. Le altre due le
95. Lettera a B. Ardau Cannas, Sassari, 26 maggio manifattura, Torino 1992, n. 876, p. 249 (n. 715/A
65. Rio di Valverde (V. Giglio), “Un interprete dell’ani- dell’archivio Lenci). dell’artista, ci è giunto incompleto. Accanto ai re- per amico uno dei più cari. Digli che dunque vi manderò in Inghilterra o in America.
ma sarda”, in La Cultura Moderna. Natura ed Arte, 1936 (pubblicata in M. E. Ciusa, M. Cao Volpi, L’isola
nelle correnti cit., p. 161). 120. Lettera ad A. Pandolfi, 31 dicembre 1939 (archi- sti di un album di ritagli stampa, compilato dal ho... che mi è sfuggito. Scrivetemi qualche volta Queste sue illustrazioni, come del resto tutte le co-
Milano, settembre 1921, p. 525.
96. R. Branca, “Le xilografie di Giuseppe Biasi e di Fe- vio Pandolfi, Gallarate). pittore e integrato dopo la sua morte dai familiari, son io che son solo. Ho incominciato a lavorare se sue, mi fanno una grande impressione: più di
66. L. Bartolini, “Antonio Ballero”, in Il Giornale d’Ita- 121. Lettera a G. Sidoli, Sassari, 7 aprile 1940 (archivio a una certa quantità di materiale fotografico e a per quella mostra. Lo faccio mal volentieri ma ho ammirarle io le sento, e mi sembrano perfette, per
lia, Roma, 2 giugno 1921. lice Melis Marini”, in Il Popolo di Roma, Roma, 26 ot-
tobre 1934. della Galleria Ricci Oddi, Piacenza). un quaderno di appunti e disegni databile tra il bisogno di soldi. A proposito fammi sapere di Piaz- l’animo, per il colore locale che le rende vive e
67. Cfr. la lettera di L. Dosio de Liguoro a S. Ruju, Mi-
97. Lettera ad A. Pandolfi, Sassari, 28 maggio 1934 122. Lettera ad A. Pandolfi, Ollolai, 21 settembre 1940 1924 e il 1926, è rimasto un gruppo di lettere di za. Devo anche dei soldi a Figari digli che aspetti la palpitanti. La sua arte è certo destinata ad un gran-
lano, 21 novembre 1921 (archivio Ruju, Sassari; pub- (archivio Pandolfi, Gallarate).
(cfr. “Corrispondenza”). vari corrispondenti, tutte, tranne una, successive mostra. Ho mio padre malato, non ho quattrini mi de avvenire ed io glielo auguro di tutto cuore.
blicata in S. Ruju, Novelle, a cura di C. Ruju, Sassari
98. C. A. Petrucci, “Il pittore Biasi”, in Sardegna, Ro- 123. Lettera ad A. Pandolfi, Orosei, 24 luglio 1941 (cfr. al 1929. I documenti che pubblichiamo sono per sento male ed ho tante di quelle aspirazioni mio Le raccomando la puntualità col Treves che es-
1996, p. 317).
ma, dicembre 1954, p. 26. “Corrispondenza”). la maggior parte inediti e provengono principal- caro è proprio meglio essere dei F. Casu… sendo puntuale lui ama in sommo grado questa
68. Il rilascio del nulla osta per il passaporto, in data 9
99. Lettera a C. A. Petrucci, Sassari, 3 febbraio 1935 124. Lettera di Biasi a un amico non identificato, Biel- mente dagli archivi di Arturo Bucher, Alessandro Saluta tutti in trattoria dopo tanto tempo io ho virtù negli altri.
gennaio 1922, e le località dichiarate risultano dai Ruo-
(cfr. “Corrispondenza”). la, 22 gennaio 1942 (archivio Pistono, Roma). Pandolfi ed Eugenio Tavolara. Le lettere a Bucher perfino vergogna di mandare una cartolina. Saluti Se l’Hachette non pubblica la novella e le illustra-
li matricolari dell’Archivio di Stato di Sassari, già citati.
100. Lettera a C. A. Petrucci, Sassari, 3 febbraio 1935 125. Lettera ad A. Pandolfi, Sassari, 6 luglio 1942 (ar- ci sono state cortesemente messe a disposizione Biasi zioni tenterò con altre riviste, bisogna che lei ab-
69. Dobbiamo queste notizie a Gavino Tilocca, che ri-
(cfr. “Corrispondenza”). chivio Pandolfi, Gallarate). in fotocopia, insieme ad altri documenti, da Mari- [In grandi caratteri, sovrapposti al resto:] Ti rac- bia pazienza perché son cose che vanno sempre
porta confidenze fattegli negli anni Trenta dallo stes-
so artista. 101. Lettera di C. A. Petrucci a S. Dessy, Roma, 31 126. Lettera di G. Uberti Bona a Margherita Biasi, Bu- nella Cao Volpi. Risultano attualmente irreperibi- comando i giornali d’arte alla lunga. Se poi avremo fortuna continueremo.
agosto 1935 (archivio Dessy, Sassari). sto Arsizio, 26 gennaio 1969 (archivio Biasi, Capena). li, malgrado accurate ricerche, 14 lettere di Biasi a Intanto la saluto e la ringrazio promettendole che
70. R. Branca, “Giuseppe Biasi ha scoperto la Sarde-
gna figurativa” cit., pp. 154-158. 102. Lettera di G. Gabriel a Biasi, Roma, 7 febbraio 127. Lettera a E. Tavolara, Biella (novembre 1937; cfr. Carlo Alberto Petrucci, a suo tempo consultate farò di tutto per giovarle come merita. Sua
1936 (pubblicata in G. Altea, M. Magnani, G. Murtas, “Corrispondenza”). dalla Cao Volpi presso la Calcografia Nazionale, A Grazia Deledda, seconda metà o fine 1908 Grazia Deledda
71. L. Macciotta, “Come ricordo Giuseppe Biasi” cit.,
Figure in musica. Artisti sardi nel teatro e nell’edito- 128. E. Pistono, “L’ultima opera di Giuseppe Biasi”, in il cui archivio è in corso di riordino. Riprodotta in facsimile in M. E. Ciusa, “I disegni
p. 212. Ignoriamo l’identità della russa alcolizzata;
ria musicale del primo Novecento, catalogo della mo- Frontiera, Cagliari, a. IX, n. 97-99, gennaio-febbraio di Giuseppe Biasi”, in L’Isola in bianco nero, ca-
una traccia del suo passaggio si può forse cogliere
stra, Cagliari 1991). 1976, p. 11. talogo della mostra, Cagliari 1993, vol. I. Non Da Grazia Deledda, 12 ottobre 1909
nelle parole con cui Marco Ramperti descriverà l’am-
biente frequentato da Biasi a Milano, in cui gli artisti 103. Leonida Macciotta ricordava di aver “portato le 129. Non si hanno invece conferme circa la notizia di A Salvator Ruju, 4 luglio 1905 datata, è riferita da Ciusa a prima del dicembre Archivio Biasi. Cartolina postale. La prima no-
passavano il tempo “leggendo Verlaine, ammirando ragioni” di Biasi a Maraini e al direttore amministrati- un intervento decorativo al santuario di Oropa, ripor- Archivio Ruju, Sassari. 1909, momento d’inizio della collaborazione tra vella della Deledda illustrata da Biasi, “Il maia-
Klimt, praticando lo spiritismo, l’anarchia … le vo della Biennale Romolo Bazzoni (L. Macciotta, “Co- tata in Giuseppe Biasi 1885-1945 cit., p. 6, e da M. E.
me ricordo Giuseppe Biasi” cit. pp. 212-213).
È l’unica lettera che possediamo relativa al perio- Biasi e la Deledda; ma, stando alla data 11 gen- lino di Natale”, comparve su Il giornalino della
amanti russe e altre afflizioni del tempo” (“Bonzagni: Ciusa, “Le componenti” cit., p. 159.
do giovanile del pittore, e attesta i rapporti ami- naio 1909 apposta ad un’altra lettera della scrit- Domenica del 26 dicembre 1909.
i nostri vent’anni”, in L’illustrazione italiana, Milano, 104. Lettera a E. Tavolara, Milano, 14 febbraio 1937 130. G. Biasi, Critica d’arte a Biella. Lettera aperta a
(cfr. “Corrispondenza”). G. V. critico d’arte de “Il Popolo Biellese”, Biella 1943.
chevoli da questi intrattenuti con Salvator Ruju trice qui sotto ripubblicata, deve essere necessa-
22 gennaio 1939). (Sassari 1879-1966), poeta e narratore che nel riamente anteriore al 1909. Con Vamba (Luigi Roma, 12
72. Lettere ad A. Pandolfi, Sassari, 1 gennaio 1924 e 3 105. Lettera a E. Tavolara, Gallarate, 3 aprile 1937 (cfr. 131. G. V., “La Mostra Maggi o meglio considerazio-
“Corrispondenza”). ni sull’impressionismo”, in Il Popolo Biellese, Biella, 1905 introdusse lui e Filippo Figari negli ambien- Bertelli), direttore de Il giornalino della Domeni- Via Cadorna 29
aprile 1924 (archivio Pandolfi, Gallarate). ti intellettuali romani e nella cerchia dell’Avanti ca di Firenze, la scrittrice aveva evidentemente Egregio,
73. G. Sebasti, in Il Messaggero Egiziano, Alessandria, 106. T. A. Castiglia, “I problemi dell’arte sarda (intervi- 18 febbraio 1943.
sta con Giuseppe Biasi)”, in Il Giornale d’Italia, Ro- 132. Comunicazione di Mimma Cordella, marzo 1998. della Domenica. La mostra annunciata è quella discusso della possibilità di pubblicare qualche La sua lettera è tornata a Nuoro e di là è andata in
7 marzo 1926; riportato da Elsch (M. Saba), “Una mo- di caricature tenuta nell’ottobre 1905 al Politea- novella illustrata da Biasi. Alta Italia, e di nuovo è qui! Ecco la spiegazione
stra di Giuseppe Biasi ad Alessandria”, in Il Giornale ma, 19 maggio 1937. 133. Lo ricorda la moglie di Foiso Fois, Carla Ravetti.
107. Cfr. la lettera a E. Tavolara del 3 marzo 1937 134. La frase si legge sul retro di una lettera di Gio- ma Verdi di Sassari. Come si apprende da note di del ritardo a risponderle! Riceverà fra giorni le
d’Italia, Roma, 11 aprile 1926.
(archivio Tavolara, Sassari). Secondo quanto ricor- vanni Ciusa Romagna a Tavolara del 26 giugno Ruju, che trascrisse la lettera in uno dei suoi tac- Ill.stre Signora bozze della prima novella per il Giornalino. Appe-
74. “L’inaugurazione della mostra Biasi”, in Il Messag-
dava un’amica dell’artista, Graziella Passino, il viag- 1945, e riflette le prime reazioni dello scultore nel- cuini, Giuseppe Piazza, poi redattore de Il Gior- dopo la mia gita sul suo Ortobene non ho più sapu- na avrò qualche novella originale gliela manderò e
gero Egiziano, Alessandria, 8 marzo 1926.
gio fu poi effettivamente compiuto (comunicazione l’apprendere la scomparsa di Biasi (archivio Tavola- nale d’Italia, era uno dei membri «del gruppo di to nulla riguardo a quanto si trattava con Vamba. tenteremo la sorte in America. Intanto speriamo
75. E. Tavolara, “Biasi, pittore sardissimo”, in Il Gior-
a G. Altea, 1989). ra, Sassari). Luigi Battista Puggioni soleva ripetere amici studenti che pranzavano da sora Maria Sol- Non so se la cosa abbia avuto seguito mi rincre- bene per il Giornalino. Per Natale farò una novel-
nale d’Italia, Roma, 11 gennaio 1936.
108. Archivio di Stato di Sassari, Sentenze civili, v. che Biasi da antifascista s’era fatto alla fine fascista dini, in una cucina casalinga vicina alla Sapienza»; scerebbe moltissimo che fosse andata a monte lina che si svolgerà a Fonni. La saluto e la ringrazio
76. S. Prunas de Quesada, “Delle arti plastiche in Sar-
300, Sentenza n. 227, p. 163 ss. Il fascicolo relativo al- “per dispetto” (comunicazione di M. Isabella Puggio- F. Casu era noto come personaggio «tirchio e avi- perché mi sembrava di poter iniziare una collabo- del suo buon ricordo.
degna. IV. Realtà”, in Il Giornale d’Italia, Roma, 18
la causa, contenente tra l’altro la perizia di Soffici, ri- ni a M. Magnani, 1997). do di denaro e privo di nobili ideali». razione che specialmente a me sarebbe stata assai Sua
novembre 1926.
sulta mancante dall’Archivio del Tribunale di Sassari. 135. Le lettere inviate a Pandolfi non lasciano dubbi utile. Ad ogni modo se ella crede, senza nessun
77. Cfr. “Il primo salone egiziano Chimera”, in L’Im-
109. ACS, Confederazione Fascista professionisti e Ar- sulle posizioni politiche dell’artista prima e dopo l’8 Sassari, 4-7-1905 impegno da parte sua, di affidarmi l’illustrazione
parziale, Il Cairo, 23 febbraio 1927. tisti, 2565.7/6, Relazione della Commissione per la settembre. Carissimo Ruju, di una sua novella o altro io le sarei molto grato. Da Grazia Deledda, 25 giugno 1916
78. “Confidenze di un pittore. Tendenze d’arte”, in Galleria di Roma, 4 febbraio 1937. 136. Minuta di un esposto presentato da Attilio Biasi scusate se mi faccio vivo assai di rado. Tutto que- Si tratterebbe di provare. Avrei illustrato senz’altro Archivio Biasi. Pubblicata in Giuseppe Biasi.
L’Isola, Sassari 24 giugno 1928. 110. Lettera a G. Crovetti, Biella, 11 gennaio 1938 (cfr. all’autorità giudiziaria. Una testimone che a suo tem- sto tempo sono stato occupato dagli esami che mi qualche pagina di “Cenere” o di “Via del Male” 1885-1945, Sassari 1947.
79. Lettera a G. Ricci Oddi, Milano, 12 giugno 1928 “Corrispondenza”). po aveva dichiarato l’arresto essere frutto di una “con- sono andati discretamente ma mi sono costati come è mia intenzione di fare in seguito; ma ora Dopo la pausa della guerra e della degenza in
(archivio della Galleria Ricci Oddi, Piacenza). 111. Lettera a E. Tavolara, Milano, 11 aprile 1938 (cfr. giura dei pittori” fu costretta a ritrattare. Cfr. “Ritratta- grandi sforzi di volontà. Quella incipiente nevra- mi premerebbe fare lavoro che ove piacesse aves- ospedale, e dopo il trasferimento a Milano, in un
80. B. Ardau Cannas, lettera a M. Cao Volpi, La Madda- “Corrispondenza”). zione”, in Il Biellese, Biella, 8 giugno 1945.
lena, 3 dicembre 1976 (archivio Cao Volpi, Livorno). stenia mi si era moltiplicata tanto che ho sentito il se la probabilità di esser direttamente pubblicato. nuovo ambiente dove è ancora poco conosciuto,
112. Lettera a E. Tavolara del 10 dicembre 1937 (cfr. 137. “Ritrattazione”, in Il Biellese, Biella, 8 giugno 1945. bisogno di farmi visitare per alcuni disturbi loca- Vuole accordarmi un po’ di fiducia? Le ripeto: Biasi riallaccia i contatti con la Deledda per ri-
81. I prezzi risultano da annotazioni a matita su una “Corrispondenza”). 138. Lettera di Isabella Biasi, datata 26 aprile 1945
copia del catalogo già appartenuta alla segretaria lizzati ed ora segue un regime di cura a base di senza alcun impegno da parte sua. prendere il lavoro d’illustratore.
113. Lettera a Giuseppe Sidoli, Sassari, 28 gennaio ma, come si ricava dal testo, indubbiamente poste- docce e di bevande arsenicate. Uno strano esauri- La ringrazio vivamente e la saluto
della mostra. 1940 (archivio della Galleria Ricci Oddi, Piacenza). riore. Da questa lettera si desumono alcuni dei parti-
82. Lar., “Rivista della Mostra d’Arte. II”, in Il Lunedì mento che ha però avuto molte cause intimissime. Devmo G. Biasi Roma 25-6-916
114. Nell’archivio Biasi si conserva parte di una lettera colari dell’incarceramento e dell’uccisione di Biasi;
dell’Unione, Cagliari, 13 maggio 1929. Figurati che per scriverti queste due righe ho do- Sarò a Roma verso il 9 o il 10 luglio. Dopo a Via-
(priva del foglio con la firma e la data) di un collega altri derivano dal citato esposto di Attilio Biasi, redat-
83. “Opinioni e proposte sulla Famiglia Artistica Sar- che descrive al pittore, illustrandole con schizzi, le to sulla scorta di testimonianze raccolte sul luogo a vuto pensarci una settimana comprare la cartolina reggio in un bellissimo punto della pineta ove
da”, in Pattuglia, Cagliari, a. I, n. 6, 15 giugno 1929. decorazioni del Palazzo di Giustizia di Milano, e che un mese di distanza dai fatti, tra cui quella di France- trascriverla etc. app[osta]. Ora sto molto meglio. Da Grazia Deledda, 11 gennaio 1909 spero giusto di lavorare molto intorno al mio nuo-
84. M. Ramperti, “Ricordo di Giuseppe Biasi. Chiara gli consiglia appunto di “fare nella parete della scala sco Petrella, arrestato con Biasi; e altri ancora si de- Ultimamente mi ha preso un dubbio che per me Archivio Biasi. Pubblicata in Giuseppe Biasi. vo romanzo che si svolge ancora... in Sardegna,
vita ed oscura morte”, in Il Mattino, Roma-Napoli, 28 una Giustizia fascista”. vono ai ricordi di Rodolfo De Bernardi, amico del è quasi divenuto un incubo che Figari abbia in- 1885-1945, Sassari 1947. negli stazzi di S. Teodoro. Ma questo romanzo si
febbraio 1956. 115. Archivio del Genio Civile di Sassari, Palazzo di pittore (comunicazione agli autori, 1984). Ulteriori ri- terpretato male il mio silenzio da quando son pubblicherà nella Nuova Antologia e la N. Antolo-
85. R. Delogu, “La Mostra d’Arte. Definizioni e caratte- Giustizia di Sassari. Opere artistiche, fasc. 4/b, bozza cerche da noi svolte non hanno aggiunto nulla alle partito tanto più che quando son tornato ho tro- Roma, 11-1-09 gia non fa illustrazioni. Almeno finora!
ri degli espositori”, in Il Lunedì dell’Unione, Cagliari, di contratto manoscritto presentata da Biasi all’inge- informazioni tratte da queste fonti, o per lo meno vato qui in Sassari 2 cartoline [ins.: per cui era sor- Egregio Biasi, La ringrazio che anche fra la... gloria non si di-
19 maggio 1930. gnere capo Nicosia, 21 maggio 1939. Le altre notizie nulla di rilevante ai fini di questo studio. ta tra noi una questione] che io gli avevo spedito Ricevo le sue bellissime illustrazioni e oggi stesso mentichi di me. Non sono certo io che le ho porta-
86. R. Branca, “Giuseppe Biasi”, in L’Isola, 30 maggio sulla decorazione provengono da altri documenti 139. Cfr. il citato esposto di Attilio Biasi; dalla stessa a Roma rinviatemi perché non potute giungere a ne spedisco quattro all’editore Hachette di Parigi to fortuna: è il suo ingegno. Solo forse io ho avuto
1931; poi in Artisti sardi, Genova 1931, pp. 29-31. contenuti nello stesso fascicolo, tra cui le lettere del fonte sono tratte le citazioni che seguono. destinazione. Ciò mi ha fatto molto piacere perché per la rivista “Les Lectures pour tous”. Speriamo la fortuna di riconoscerlo prima degli altri, il suo
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ingegno: e certo se la suggestione come dicono ha Non è da comprendervi l’alleato francese che è un Sassari, 2 agosto di eseguire il vecchio progetto affricano [sic]. tenuta a Milano tra il 24 e il 27 maggio 1926. Vi Cosa fai tu? Non mi hai più scritto e non ne so più
veri effetti il desiderio vivo che sempre ho avuto vero porco. Del resto noi queste cose le sapevamo. Via Ospedale 18 Ho visto oggi per le vie un manifesto che annun- erano stati battuti sei quadri di Biasi, tra cui La nulla. Ho sempre atteso invano le tue ceramiche.
di vederla aiutata da un poco di fortuna; ha forse Povero Corriere della sera e C., non sanno che pe- Caro Bucher zia per Luglio-Agosto una mostra nazionale di ce- storia del pappagallo (cat. 105). Il re Sole di Pre- Peccato non le abbi mandate!
affrettato questa. Adesso Le auguro, anzi Le desi- sci pigliare. Se non avessi nell’animo un lutto così Ricevo la tua cartolina. Attendevo veramente una ramiche a Pesaro. Non mancare, con pochi pezzi, viati era il più famoso tra i pezzi in vendita. Io bisogna nello scriverti che mi riferisca alla na-
dero, con stessa forza di bontà, che sia oltre che grave, sarei felice di ciò che succede. lettera da te in risposta ad una mia dove ti parlavo magari, ma fatti vedere. Ho anche ricevuto l’invi- L’accenno ai «tempi calamitosi» e allo star meglio scita di Adamo per mettermi al corrente con te.
fortunato anche felice il che non è la stessa cosa! Però l’avvenire accomoderà molte cose e la tede- del guaio toccato a mia sorella. to per la esposizione autunnale di Como. Non ri- «lontano dalla patria» sembra indicativo delle rea- E mi riesce un po’ difficile mettermi in carreggiata
Se verrà dunque a Roma la vedrò con molto piace- scofilia oggi è sinonimo di giustizia. Ti dispenso per ora almeno di occupartene. Ho de- sponderò che da Tripoli; se tu credi, cercherò di zioni di Biasi al consolidarsi del regime fascista. anche perché pendo un po’ da tutte le parti e non
re, la saluto intanto, sempre con viva amicizia. Per quanti e grandi torti abbiano avuti i tedeschi ciso di restare a Sassari qualche mese appunto per farti comprendere insieme. Io vi esporrò certa- so se tu approveresti tutto il mio sviluppo mentale.
Grazia Deledda ora passano indiscutibilmente una parte simpatica far compagnia a mia sorella e verso la fine di Otto- mente ed ho molta fiducia. Poi non ho ancora Alessandria d’Egitto Ho comprato per fartene un regalo una pubblica-
e sono certo che la sistemazione di questa pace bre me la condurrò a Teulada. deciso, ho trovato dei filoni che forse sono mol- Via Fouad 13 bis zione sulle ceramiche orientali. Spero ti interes-
sarà una cosa seria di cui si vedranno le conse- Ho avuto però delle giornate terribili e ti assicuro to buoni in tal caso farei il morto per due o tre Carissimo o carissimi, serà. E a proposito di ceramiche presto o tardi ti
Ad Arturo Bucher, 12 maggio 1919 guenze fra qualche anno. Per l’Italia, così spero, se non mi restasse il gusto del lavoro che vera- anni per poi esplodere in una grande mostra a ricevo la vostra cartolina da Venezia che contiene proporrò di fare qualche cosa in collaborazione
Copia dattiloscritta nell’archivio Cao Volpi, Livor- andrà bene. Mi fa quasi piacere che siamo maltrat- mente mi ha preso e spero mi assorba presto com- Roma sotto gli auspicii del Ministero delle Colo- un esplicito giudizio sull’esposizione. Avrei desi- studiando di potere seguire [parola illeggibile] il
no. Ad Arturo Bucher, imprenditore alberghiero tati. Sarà così possibile che si formi una coscienza pletamente, questa vita mi porta ben poco bene. nie. Ho voglia di lavorare e sono felice di aver derato qualche cosa di più preciso. Qui poco mi pezzo su molti esemplari. L’Egitto sarebbe un
di origine svizzera, Biasi si era legato dopo il tra- collettiva che non c’è mai stata e che si ritorni defi- Che cosa hai deciso per Bellagio? Io non verrò preso la decisione che mi porta in Africa. Sarò a arriva di notizie artistiche ed ho l’impressione che cliente assai buono. E l’Inghilterra forse meglio.
sferimento a Milano. Collezionista d’arte, Bucher nitivamente a marciare con la Germania, perché per ora a trovarti – ed ho molto desiderio di ve- Tripoli il 23 corr. Ho già conosciuto i pezzi grossi Venezia quest’anno è stata boicottata. Probabil- Bisogna che ora che sono più tranquillo e ho idee
sosteneva il lavoro del pittore e non di rado lo qualsiasi cosa succeda là è l’avvenire nostro. derti di godere un po’ di Milano. Ma non posso e di là a Roma compreso il governatore conte Volpi. mente in odio a Pica e per motivi politici. più chiare ci mettiamo in corrispondenza più
aiutava finanziariamente. Le lettere inviategli Mi fa piacere che i tuoi affari vadano così bene. non devo. Fammi sapere cosa fai e approfitta di me in ciò Si tratta di semplice mia induzione. spesso. Intanto ti meraviglierai ma io riprendo la
vertono prevalentemente su questioni economi- Anche i miei non vanno male, malgrado la stiletta- Se non hai abbandonato la tua idea bada che que- che posso. Ricordati dei miei amici specie di Soli- Della moderna pittura sia che si tratti di resti im- stampa in legno e voglio ottenere dei grandi effet-
che, richieste di prestiti, anticipi di danaro, ven- ta che ti do in principio della mia lettera. sto è il momento di combinare qualche cosa. mena che un po’ di danaro te lo può sempre tro- pressionisti o cubisti o dell’ultimo espressionismo ti. Mi sono provvisto di ferri e tra poco avrò i legni.
dite di quadri, riscossione di crediti, invio di for- Va là fallo per la mia bellezza! Mi basterebbe avere un tipo di formato (che tu po- vare di tanto in tanto. non sono entusiasta; sono però disgustato tal- Comincio col pero di punta. E tu non ne fai più?
niture alimentari dalla Sardegna – o di tappeti Dunque col primo di Ottobre comincia a funzio- tessi stabilirlo adattabile ad una costruzione che Non buttare ancora a mare la maiolica ma ricordati mente di tutta la pittura da cavalletto ed è così in- Ora ti pregherei di un grande favore. Quarti si
dall’Africa – per i suoi alberghi. Questa lettera fu nare una Società Sarda di Arti Applicate – SSAA. son certo tu avrai rimandato a dopo… pace) e se di studiare contemporaneamente e parallelamente dispensabile uscire dal giro vizioso che tutto pre- interessa a vendere le mie cose. Vuoi fargli ave-
spedita da Cagliari, dove Biasi organizzava una Di cui fanno parte tutti gli artisti della Sardegna. tu avessi così il modo di decidere in proposito io una pittura a olio molto vivace e chiara che quan- ferisco al solito tran tran. re all’indirizzo di Via Spiga 26 tutte le mie opere?
missione di ricerca in vista di un libro sull’arte Si tratta di un grandioso progetto. mi metterei al lavoro con entusiasmo. Ho un’infi- do avrai trovato ti darà danaro e soddisfazioni in L’ultima volta che mi scrivesti con una certa irrita- E insieme manda pure un paio di cocci almeno.
popolare sarda, in preparazione con G. U. Arata; Io intanto sarei il direttore artistico. nità di idee che si stanno elaborando e concluden- più larga misura. zione per la famosa asta Chierichetti mi rimpro- Pare incredibile che tu riesca a venderteli tutti da
a questo progetto si legava quello della costituzio- Si tratta di lanciare la Sardegna. Far eseguire tappeti do in poche. Ma ora che passerò senz’altro ad at- Infine ti chiedo il piacere di darmi l’indirizzo di veravi perché non avevo raggiunto dei prezzi te!! E ti lamenti sempre delle bollette! Sprecone!
ne di una Società Sarda di Arti Applicate, poi fal- ricami filés etc. da tutte le lavoranti della Sardegna. tuarle mi trovo veramente nell’imbarazzo della Cozzani (Ettore) perché ho intenzione di riprende- maggiori. Caro mio, senza camarille, solo, com- Spreconi!
lito a causa del ritiro dei finanziatori (il gruppo Fabbrica di certi tipi di giuocattoli, Arche di Noè – scelta di dimensioni. re le xilografie. Vorrei fare la xilog. a colori e ti pletamente solo, mi sono difeso anche troppo. Come va la signora Pandolfi? Avrei tanto desiderio
della SCIC, Società Ceramica Industriale Caglia- Giardini zoologici etc. bibelots sopramobili sardi. Si Perché certe scene fastose che avrebbero necessità consiglierei di tentarla anche a te. La stampa pre- Credi proprio che per talento inventivo e conte- di vedervi ma da quando avete un letto passabile
ri). Gli accenni alle trattative di pace in corso a cerca di lanciare in grande su tutto il mercato la de- di essere eseguite un po’ in grande mi trovo, dalla sto o tardi deve andare e può stabilire una rendita nuto poetico quel pappagallo mio valesse poi non sono mai potuto venire. Scrivimi e ciao
Versailles (che avevano subito una drammatica corazione sarda quella antica + la correzione e lo preoccupazione di doverle poi collocare, portato, più continuata. Saluta tua moglie e chiedile scusa tanto meno del Re Sole di Previati? Biasi
svolta in aprile, con l’abbandono della conferen- svolgimento che vi portano gli artisti di oggi – sotto invece, a chiuderle in formati più modesti. Mi pia- per i vetri sfumati e per il cavallino che assoluta- Ne sei proprio convinto?
za da parte di Orlando e Sonnino) sono indicati- il mio indirizzo – così da poter sostituire nelle scato- cerebbe in proposito una tua parola precisa. mente non potevo dipingere. Ad ogni modo Chierichetti le due cose migliori
vi di come già a questa data Biasi nutrisse senti- le di dolci di cipria etc. nei calendari negli arazzi etc. E i miei affari presso di te come vanno? Voglio cambiare e cambiarmi tutto chissà se ci mie le ha fatte scivolare altrove. Ad Alessandro Pandolfi, 24 ottobre 1927
menti filotedeschi. al motivo fiammingo, alle donnine olandesi unghe- Hai combinato nulla coi Legler? riesco. Come mai a Venezia si è venduto così poco? Che Archivio Pandolfi, Gallarate. In questa lettera e
Un frammento della lettera, non datato, è stato resi etc. i motivi nostri le nostre contadine, la stiliz- Quanto è il mio debito presso di te? Ti abbraccio facendoti i migliori auguri. cosa è un milione in tanti artisti? nella seguente, Biasi dimostra una lucida consa-
riprodotto in M. E. Ciusa, “I disegni di Giuseppe zazione del nostro mondo. Io stesso ho progettato Non sono riuscito ad avere né un soldo né una pa- Tuo Biasi Qui non c’è da fare fortuna. Ho la possibilità di ave- pevolezza delle scelte controcorrente da lui com-
Biasi”, in L’Isola in bianco nero, catalogo della un bel tappeto preso dall’antico ma con movimento rola dal Comm. Ignazio Florio. Mi puoi dire qual- Se combini qualche cosa per Natale avvertimi. re qualche ordinazione molto importante a palazzo piute nelle opere inviate alla Biennale 1928, del-
mostra, Cagliari 1993, vol. I. di figure sarde tolte dal reale e stilizzate all’uopo. che cosa di lui? Viene con periodicità al Palace? Ti reale, diversamente verso maggio conto di rientrare le quali, contrariamente alle sue previsioni,
Quelle mattonelle che hai nella tua sala da pranzo, avevo espressa l’intenzione di fargli avere un bi- a casa con 50 o 100 mila lire. E poi, come colui che appena due verranno accettate. Già da questo
Cagliari, 12 maggio ti danno un’idea non certo del meglio ma della via glietto per mezzo di Gianella. Cosa ne dici? Ad Alessandro Pandolfi, 14 gennaio 1926 ha fatto il viaggio intorno al mondo, chiuso in casa, momento, inoltre, sembra aver in mente le gran-
Fermo posta telegrafo che si segue. I capitalisti poi hanno una ricchissima Vorrei anche sapere se il formaggio e l’olio ti han- Archivio Pandolfi, Gallarate. Lettera su carta inte- con santa pazienza svilupperò tutto l’enorme mate- di stampe a colori di tema africano che realiz-
Caro Arturo cava di caolino e si avvierà una fabbrica di maioli- no accontentato. stata The Continental Savoy – Cairo. riale raccolto e qualche cosa ne deve nascere. zerà solo nel 1931.
Ho ricevuto la prima e seconda tua lettera. Starò a che artistiche... di Copenaghen [sic] di Teulada. Scrivimi qualche cosa di te di Bellagio e della tua Ho lavorato molto ed ho preparato tante cose.
Cagliari ancora una decina di giorni. Veramente Nome fatidico! famiglia. Cairo, 14 gennaio 1926 Tra l’arte egiziana e quella indiana di cui arriva Sassari 24 ottobre 927
sarei già dovuto essere sotto le grinfie del dentista. Io ho accettato per 8 mesi di interessarmi accanto Spero che stiate tutti bene. So che i tuoi affari pro- Carissimo qui l’ondata ho subito una potente lavatura. Chis- Carissimo […]. Io vi ho un po’ trascurato questo
Quei disturbi alle gengive di cui ti parlavo spesso, alla pittura di questa iniziativa. Ti va? cedono bene e ne provo vivissimo piacere. Lascerò questa meravigliosa città tra una quindici- sà se sarai persuaso del mio nuovo indirizzo. For- tempo che per me è stato assai inquieto. Ma sei e lo
hanno avuto per risultato che uno dei miei mera- Se ti va cercherò di farti entrare in questa combi- E la guerra amico mio! na di giorni. Sto diventando pazzo in questo Mu- se avrò fortuna. sai l’amico più caro che ho lassù e se non ti ho scrit-
vigliosi denti di davanti stava per andarsene, e un nazione. Può essere di eccellente esito. Che turlupinatura! seo Egiziano. Più ci si va e più si è presi. Ed io dei Nel mese venturo conto di fare un viaggio sino a to ho sempre avuto presente te ed i tuoi interessi e
altro non avrebbe tardato a seguirlo. Ma ritorniamo al fatto che mi punge. Qui c’è del torbido che serpeggia scopiettando musei me ne infischio discretamente – qui ci abite- Bagdad, indi rientro per il Libano via Gerusalem- credi che in un non lontano avvenire combineremo
Ho avuta la combinazione di trovare un valente Fammi dunque il piacere che ti chiedo! Cerca di [sic] qua e là niente però di grave. Tutto si metterà rei. Le ultime cose di Tout en Kamon sono poi tale me. E poi, d’inverno, una lunga gita in alto Egitto. qualche cosa insieme. Intanto ti devo chiedere con-
dentista tedesco che insieme ad un collega di qui liquidare l’acquarello e quelle cose che hai rice- liscio. splendore!! Dopo le cose di questo signore tutto il Prima di tornare a Itaca. siglio e ti prego di rispondermi in proposito il più
mi hanno messo alla tortura; hanno combinato vuto da Palermo. Una affettuosa stretta di mano resto del museo resta un po’ grigio. E ci sono tali L’Africa è certo il Continente più interessante. Ma presto possibile. Dunque lo stato dei miei lavori è
una legatura che non aggiunge nulla, ma neanche Ti sarei così debitore di 3000 lire, come prima. Nel tuo Biasi belle cose! Bisognerebbe che tu fossi qui per capi- bisognava venirci 10 anni fa. questo. I quadri per Venezia 11 – cioè 5 di circa
toglie troppo alla mia bellezza. mese di Novembre ne disporrò. Ora ho mille lire re il mio entusiasmo! Peccato che la vita non cominci domani?! due metri quadri e 6 di circa un metro q – sono già
Un piccolo guaio resta nel fondo: questo scherzo al mese che se ne vanno tutte. Ma col primo di Ot- Dunque tra quindici giorni mi trasferisco ad Ales- E tu che fai? lì non completi ma dipinti e risolti bene. Ora li ridi-
mi costa duemila lire. tobre le cose andranno meglio. […] Ad Alessandro Pandolfi, 3 aprile 1924 sandria dove dirò come quel tale: Ci siamo e ci re- Non sei anche tu tormentato dai tempi calamitosi? pingo in pasta con spatole velature etc. Ho qualche
Spesi sull’ara della bellezza. Ti farò sapere, volta a volta, dove devi indirizzare. Archivio Pandolfi, Gallarate. Alessandro Pandolfi steremo. Caro mio io getto l’ancora – qua se io (A proposito, si sta meglio lontani dalla patria, no?) mese per accarezzarli. È un gruppo di opere un po’
Caro Arturo, mi faresti un grande piacere se mi le- Così se vieni in Sardegna mi potrai raggiungere. (Pescara 1887-Pavia 1953) – ceramista, pittore e non erro c’è da diventar ricchi. Qui non ti meravi- Ma, e l’arte? E i problemi della pittura? strano. Ma indiscutibilmente è un insieme originale
vassi dalla preoccupazione di questo danaro. Vor- Ho trovato delle cose molto belle; ma ancora non xilografo – conosce Biasi nel 1912, durante una gliare se ci verrai un giorno anche tu. Io preparo il Ti sei messo di queste cose in testa? O continui per che potrebbe darmi un bel successo. Ora insieme a
rei innanzi tutto non far sapere nulla ai miei vecchi ho potuto trovare nulla da acquistare. permanenza a Sassari come insegnante nelle terreno. Ancora non ho visto il becco d’un soldo, la tua strada? queste pitture il cui fondo è oltremodo sensuale vo-
di questo guaio. Ci lavorerebbero sopra chissà Sarà di certo una pubblicazione di grande interesse. scuole secondarie, e non perde i contatti con lui ma non so perché sono convinto che tra non mol- Scrivimi. E scusa i miei lunghi silenzi. Ho dei pe- glio esporre delle stampe in legno a colori. Prostitu-
quanto. E sono così tristi, così malandati che io fa- Ho il cervello che fermenta. neppure dopo essersi trasferito ad Ancona, quindi to passeggerò da padrone. riodi di fervido lavoro interrotti da periodi di stan- te danzatrici jazz-band indigeni etc. Un insieme ric-
rei qualsiasi cosa per evitar loro delle noie. Ti prego se mi concedi il favore che ti chiedo di a Pesaro e infine a Varese. È Pandolfi a introdur- Come artista in questo viaggio ho sviluppato mol- chezza e di vagabondaggio per le meravigliose co di verve che mi aiuterebbe a varare le grosse
E poi ti ripeto: sono malandati. Mio padre, che fu spedire il danaro con due vaglia telegrafici. E se re Biasi negli ambienti di Varese, Gallarate, Bu- te qualità addormentate ma il più spero di cacciar- strade di questo Paese. navi e potrebbe darmi qualche consolazione eco-
sempre uomo assolutamente superiore in tutte le non puoi favorirmi per qualche ragione, telegrafa- sto Arsizio e Biella. Rafforzata durante il soggior- lo fuori in seguito. Il museo è stato per me una Ti abbraccio con affetto. Baciamo le mani alla si- nomica sicura. Oltre a ciò in queste incisioni avrei
cose e in particolare in quelle di danaro, è diven- mi perché io mi possa votare a qualche santo. Sa- no milanese (nel 1923 i due espongono insieme a stupefacente fonte di ispirazione; ma non è facile gnora e saluta gli amici e parenti tutti. certo un successo indiscutibile di critica che non so-
tato avaro e si preoccupa in modo quasi buffo di lutami la signora Lily, Hantzel e Rudj Como e a Milano, a Bottega di Poesia), l’amicizia che tu mi possa capire – ora. Tuo no così sicuro di avere con le pitture.
ogni piccola spesa. Tuo Biasi con l’artista di Pescara è forse la più intensa e Ti auguro tante cose per questo nuovo anno. Tanti Biasi Perché il carattere cerebrale nella pittura può es-
Quindi ho pensato di lasciarlo tranquillo. È la sola sincera della vita di Biasi. Con questa lettera – quattrini e tanta verve […]. Cosa fai di nuovo? Dico sere mal visto mentre nella incisione è sentito [? ].
persona che ho ammirato durante la mia vita e di- interessante fra l’altro perché attesta come il pitto- di pittura? Mi interessa. Scrivimi. Ciao Del resto le incisioni sarebbero la stessa pittura
sgraziatamente ha ben poco da vivere, perciò farò Ad Arturo Bucher, 2 agosto 1919 re meditasse fin dal 1924 di dedicarsi alla xilo- Biasi Ad Alessandro Pandolfi, 27 luglio (1927) più concisa e portata ad una certa esasperazione.
di tutto per evitargli qualunque noia. Fotocopia nell’archivio Cao Volpi, Livorno. Biasi grafia a colori – Biasi prende congedo dall’amico Archivio Pandolfi, Gallarate. Priva dell’indicazio- Ti manderò un altro giorno un grafico delle com-
Mi vuoi aiutare in questo frangente? sollecita le misure esatte della sala la cui decora- alla vigilia della partenza per l’Africa. Solimena ne dell’anno ma riferibile al 1927 in base al con- posizioni perché tu me ne dica qualche cosa. Ora
Pensando ai bei tempi del Palace e alla nostra zione Bucher gli ha affidato nell’Hotel Villa Ser- era un giornalista d’arte, collaboratore di La Cul- Ad Alessandro Pandolfi, estate 1926 tenuto. Rientrato in Italia, Biasi pensa a dedicarsi mi occorrerebbe avere dei consigli da te. Per le
buona amicizia mi vengono in mente tutti i buoni belloni di Bellagio. Gli accenni alla situazione po- tura Moderna. Natura ed Arte. Archivio Pandolfi, Gallarate. Pubblicata in G. Ni- alla xilografia e alla ceramica. stampe a colori, a vari colori si può usare oltre il
lati del tuo carattere. litica della Sardegna, che chiudono la lettera, si codemi, A. Pandolfi. Pittore, xilografo, ceramista, legno un’altra materia e quale? Soprattutto per le
Però anche un poco… di filisteismo, che del resto riferiscono probabilmente ai tumulti popolari Sassari, 3 Aprile 924 Varese 1956. Sassari Via Diaz tinte unite? E per la carta che tipo di carta e dove
confessavi [? ] tu stesso. scoppiati in vari centri dell’Isola (pochi giorni pri- Via Ospedale 18 L’esposizione di cui si parla nella lettera è la Bien- Carissimo, trovarla? E in quanto al margine quanto margine
Dunque vinci questa tendenza ed abbraccia una ma, il 25 luglio, a Cabras, il paese era insorto per Caro Pandolfi, nale di Venezia, di cui Vittorio Pica era (ancora eccomi di nuovo in Italia e precisamente a Sassari bisogna osservare. Ed in una stampa a colori di
latina cordialità (latina oggi, nota bene, è una pa- chiedere l’imposizione di un calmiere sui generi Ti chiedo scusa se sono partito senza preavvisarti. per poco) segretario. con la mia vecchia. E qui passerò tutto l’anno sino dimensioni un po’ maggiori si potrebbe incorni-
rola simpatica da contrapporre ad anglosassone = di prima necessità. La vicenda si era conclusa con […] Sono partito da Milano finalmente con dei cre- L’asta della raccolta d’arte di Giuseppe Chieri- alla prossima esposizione di Venezia dove esporrò ciare senza margine addirittura? Inoltre mi occor-
farabutto). circa 300 arresti). diti ed un po’ di danaro che mi mette in condizioni chetti, importante collezionista milanese, si era piuttosto in grande. re l’indirizzo di Cozzani. Vuoi farmi il piacere di
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accontentarmi e di darmi tutte le indicazioni che ti (Cagliari 1893-La Maddalena 1984) collaborò giorni accumulo materiale per esse. la sincerità e l’onestà e mi propongo altra musica. Ti invio un paio di stampe. Non ne sono ancora cupare un secondo un terzo posto, quello che si
suggerisce la conoscenza che hai del mestiere? con lui all’esecuzione di una serie di stampe a co- Bisogna che tu mi informi subito della possibilità […] Grazie di tutto. Beati voi che siete in due. Io contento ma presto spero vincere le difficoltà in vuole. C’è chi costruisce palazzi, e chi scatole di
Per la stampa ho a disposizione una stamperia lori, in un primo momento traducendone i dise- di avviare un forno di ceramica (a gran fuoco, sot- sono solo a 5 g. sotto zero e senza riscaldamento. modo più brillante e inventare qualche cosa di fiammiferi, l’importante è far bene una cosa e l’al-
però volendo arrangiarmi a casa è possibile? gni sulla matrice in legno, quindi sul linoleum. La to smalto) per una produzione limitata in principio Ciao Biasi meglio. tra. Io Sardo, tu abruzzese non siamo nati né a
Io credo che in gennaio verrò a Milano per qual- collaborazione portò alla realizzazione di alcune e fare in modo che si possa successivamente au- Saluta la 1/2 e buone cose. Berlino né a Parigi siamo cresciuti in paesi di pa-
che giorno. Tienimi al corrente sulla tua esposi- tavole raffiguranti per lo più nudi africani, e si mentare l’azienda. Vedi la cosa? Ciao tuo Biasi stori e certa poesia è l’essenza della nostra natura
zione. Potrei far coincidere la mai venuta con chiuse ai primi del 1931, quando Biasi cominciò La donna è capace di molte cose se appena appe- Ad Alessandro Pandolfi, 23 dicembre 1930 Sassari – 8 Via Diaz e non possiamo falsare tale natura. È però genui-
questa tua mostra. Dove la fai e quando? Ricordati ad avvalersi dell’aiuto del giovane Iginio Zara, na il successo arride agli inizi. Ci vuole intanto pre- Archivio Pandolfi, Gallarate. Biasi era impegnato na, è una piccola vena di poesia veramente genui-
che posso sempre esserti utile perché a Milano ho senza preventivamente informarne Ardau. Il fatto ventivo per un forno. nella decorazione della Villa Argentina a Viareg- na da non confondersi con l’imparaticcio – pastic-
tanti tasti su cui mettere le mani e qualcuno suona. segnò un’eclissi nei rapporti tra i due artisti, che E possibilità di avere operaio adatto all’uopo. Hai gio, di proprietà dei sassaresi conti Sant’Elia. Pan- Ad Alessandro Pandolfi, 6 febbraio 1932 cio di gusto internazionale che ora si offre a tutto
Rispondimi salutami tanto tua moglie e tutti i tuoi peggiorarono ulteriormente in seguito a una sorti- delle idee da scambiare in proposito? Ti prego ri- dolfi aveva evidentemente tentato, senza successo, Archivio Pandolfi, Gallarate. A Ittiri Biasi lavora- spiano e che anche le più stupide signorine hanno
[…]. Ti abbraccio tuo ta polemica di Ardau contro l’uso del linoleum in spondermi subito. Salutoni. Ciao tuo/vostro di combinargli una mostra a Biella. I «cerotti» so- va alla decorazione della Stazione Ferroviaria di perfettamente appreso.
Biasi campo xilografico, condotta nell’ambito di un di- Biasi no, nel gergo d’atelier dell’epoca, i quadri poco Tempio (Sassari), inaugurata nell’ottobre prece- La polemica, no non è da prendersi a gobbo si è al-
Via Ospedale 18 battito apertosi sui giornali sardi nel 1934 e aven- Sono a Osilo! Vedrai che cose saltano fuori!! riusciti. Dalla lettera trapela l’insofferenza del pit- dente. La mostra da Pesaro su cui contava non si la svolta di qualche cosa si è in crisi. Tale crisi è
te chiaramente di mira Biasi. Nel 1936 Ardau Ciao mandami della benzina!!!!! tore per l’ambiente artistico (e politico) italiano. sarebbe poi tenuta. Gli accenni alla sua attività toccata a tante altre forme di arte che non hanno
avrebbe attuato un riavvicinamento al pittore letteraria potrebbero indicare che fin da questo sopravvissuto. Così credo non sopravviverà nep-
Ad Alessandro Pandolfi, 15 novembre (1927) (cfr. la risposta di Biasi a una sua lettera, pubbli- Viareggio 23-XII-30 momento rifletteva su alcuni dei temi poi svolti pure la pittura, anche la pittura ha finito il suo ci-
Archivio Pandolfi, Gallarate. Biasi chiede consi- cata da M. Cao Volpi in M. E. Ciusa, M. Cao Vol- Ad Alessandro Pandolfi, 16 novembre (1928) Pensione Villa Roma nelle due Comparse conclusionali, gli opuscoli po- clo. Una sola pittura si salverà: quella che rispon-
gli tecnici sulla stampa a colori, e prega Pandolfi pi, L’isola nelle correnti. La pittura e la grafica di Archivio Pandolfi, Gallarate. Dante Bravo era un Carissimo, lemici del 1935. derà meglio alle esigenze della decorazione e del
di procurargli l’aiuto dell’incisore Armando Cer- Giuseppe Biasi nell’arte italiana ed europea del mercante, proprietario della Bottega d’Arte di Bre- come va? Mi trovo a Viareggio dove eseguisco le complemento della architettura.
mignani. Il materiale nuovo di cui Pandolfi non 900, Milano 1985, p. 161). scia, in cui Biasi avrebbe esposto nel gennaio suc- decorazioni di un salone Persiano. Vedi come è Ittiri – Prov. di Sassari Scrivimi come ti è stata la vendita. Io qui sono mo-
ha saputo dirgli il nome è il linoleum. La «1/2» è La lettera riguarda gli esperimenti xilografici con- cessivo, ma senza Eugenio Tavolara. la vita? 6-2-932 mentaneamente al riparo, ho avuto un paio di de-
Lina, la “dolce metà” di Pandolfi. dotti dai due artisti; interessante l’accenno al ca- Che ti succede? Come vanno le tue faccende eco- Carissimo, corazioni che mi occupano tutto l’anno. Poi dipin-
rattere “prematuro” delle stampe raffiguranti nu- Casa Porcellana nomiche? Io comincio a sistemarmi ho messo in- scusa se ti scrivo con ritardo. Dopo un periodo di gerò e farò, comincerò da capo quello che intendo
Sassari 15 novembre di. La frase va riferita allo stile, e non al soggetto, Sassari 16-11 sieme a Sassari un bello studio ed un altro ne ho grande lavoro sono un po’ stanco. Sono attorno ad io. Ma con la fine dell’anno seppure modestamen-
Carissimo perché se è vero che i due nudi esposti da Biasi al- Carissimo, in un paese vicino vendicchio qualche cosa e di una grande decorazione che mi frutterà bene ed te avrò messo insieme il tanto da assicurarmi l’av-
Ti ringrazio per la tua premura e ti sarò grato se la Biennale del 1928 furono accolti freddamente, ti scrivo per pregarti di un favore. Bravo mi ha tanto in tanto mi succede di fare un colpetto. insieme pesto e pesto e pesto che ogni pennello è venire. Quello che a te assicura la scuola. Sono
vorrai spiegarmi meglio le gravi difficoltà di cui mi è anche vero che il tema del nudo ebbe ampio ri- proposto qualche tempo fa (circa un mese) di fare Sono stato a Milano nei giorni scorsi ma in compa- sozzo. Sono molto al corrente della crisi che passa quindi tranquillo e se tutto procede bene, parlo
scrivi. L’idea di fare stampare a Pescara è poco pra- salto all’interno della stessa rassegna. una mostra a Brescia – e mi invitava a pregarti di gnia dei miei committenti. Spero di tornarvi in feb- la pittura e un po’ sviato. In casa nostra si pesca della salute, spero alla prossima Biennale di pre-
tica specie per le prime stampe. Ti dirò che si tratta ordinarmela tu. Non so bene perché – ma ad ogni braio se mi si concede il passaporto vorrei vedere nel torbido e non c’è da illudersi ordine fino a che parare una sala.
di una incisione a colori di calcolo difficile. Anzitut- Milano 25 Maggio modo sono a pregarti di fare un piccolo sacrifizio la mostra d’arte orientale a Roma che è la più im- comandano quei tre o quattro è vano sperare. La Quest’anno sono assente.
to l’idea di un disegno da acquerellarsi è da scarta- Hôtel Regina – naturalmente facendomi conoscere le spese cui portante che si sia mai fatta al mondo. tremenda forza che hanno in mano è che gli artisti
re. Il nero è per me un colore di grande importanza Carissimo, vai incontro per fare una scappata a Brescia. Inol- Mi è venuta cioè tornata l’idea dell’estero e l’anno italiani l’uno per l’altro valgono poco e nell’insie-
naturalmente il motivo predominante se non sem- Le ho spedito una pubblicazione sul Linoleum, e tre pensandoci bene dopo una rivista alle mie co- venturo mi stabilirò o a Parigi o a Berlino. Nel no- me poco di più di nulla. Loro lo constatano. Ad Alessandro Pandolfi, 31 maggio 1932
pre quasi sempre. Le stampe sarebbero a vari colori precisamente sul Lynoleum da incidere. se mi sono persuaso che la mostra potrebbe an- stro mondo non sarà così facile vedere un po’ di Ho passato una grave crisi di spirito di coltura e la- Archivio Pandolfi, Gallarate. Biasi non sarebbe
nero un paio di grigi e un paio di colori. Poi forse Vorrei lei mi dicesse se la interessano i ferri de- darmi bene. Non si tratta di cose improvvisate pace. Comandano quei soliti tre fessi che non han- voro insieme e tra non molto spero di venir fuori stato invitato alla successiva edizione (1934) della
qualche tiratura supplementare per dei piccoli tratti scritti (sgorbie e lancette) in questo fascicolo e se il come allora in un mese. Ho scelto scene e paesi no né arte né parte. Sono però convinto che una come scrittore. Anche come scrittore d’arte. Biennale veneziana. La II Mostra Sindacale sarda
delle macchie di colore come ad es. un rosso per prezzo del Lynoleum come lo si può avere qui colti in Egitto e in Sardegna. Ho una trentina di co- mostra può rendere ancora specie a Milano. Intanto preparo per questo inverno una mostra a era in corso a Sassari.
una bocca un verde per un gioiello o per un nastro. cioè di 40 lire al mq. è conveniente. se piccole una dozzina medie e una dozzina di cir- Mi sto rinnovando con forza. Se tutto mi va bene ne Milano – da Pesaro. Non ho ancora combinato ma
Ma la stampa sarebbe risolta da un paio di grigi e di Come costa a Sassari? ca un metro per settanta cm. salta fuori qualche cosa di buono. E le tue mostre in dacché è necessario garantire una certa vendita – Sassari 31-5-932
terre rosse o gialle rilevate da un forte nero. Prima di rientrare vorrei decidere questa faccenda. Oltre a ciò avrei intenzione di esporre insieme Lombardia – A Biella che ti è successo? Ho trovato la ressa è minore. E farò una mostra riabilitatrice. Carissimo,
Mi faresti ad ogni modo un regalo diffondendoti il Come sostegno poi ho pensato al compensato con un collega di qui. E. Tavolara che fa delle un po’ bizzarro che non sii riuscito ad impormi al Ho una vaga idea di piantare le tende a Parigi. Le sono stato sempre fuori a lavorare ed ancora non
più possibile in questa materia quando mi scrive- che si può avere di due cm a buone condizioni bambole in legno e stoffe – delle sculture piccole tuo amico di lì. È tanto tempo che manco dal mer- ultime cose avrebbero là gli amatori che cercherei ero riuscito a vedere le tue foto […]. Lavoro e spe-
rai. Per esempio il nero che io vorrei tirare per ulti- circa 20 lire il mq. (che ne pensa?). IL Lynoleum ma interessanti e vari oggetti di arte decorativa. cato di Milano che ha uguale valore probativo il be- inutilmente in Italia. ro come già ti scrissi di mettermi al sicuro in un
mo risente la sovrapposizione di qualche tinta che da incidere è di 4 e di 6 mm. Un artista che va bene. ne e il male che si può dire di me. I miei cerotti si Sono lieto della tua attività per quanto mi dispiac- paio d’anni. Anzi appena terminato un lavoro che
smarginasse – non è possibile stamparlo così den- Basta di 4? Tu dovresti scriverne a Bravo e subito. Mi farebbe difendono discretamente anche quelli più difetto- cia l’abbandono progressivo della pittura, da parte ho in corso mi preparo per una sala a Venezia. Se
so che sia insensibile alla trasparenza? Le sarò grato se vorrà rispondermi subito. piacere fare tale mostra per Natale. La Sardegna si hanno una certa fisionomia che diversifica dagli tua. Ma hai ragione si deve vivere. riesco nel grande sfondamento, bene, se no in tutti
L’amico Cermignani potrebbe per tua preghiera es- Le stampe coi nudi etc. sono premature. Bisogna sta tornando di moda. altri e non è facile trovarne in giro o se gira qualche Quando ti riesce un pezzo difettoso ho un bellissi- i caso avrò lavorato. La vita è nel periodo precipi-
sere così gentile da darmi qualche ragguaglio ge- assolutamente sospenderle e riprenderle tra un Le stampe che mi hai venduto sono sempre impa- cosa si rimette subito a posto. Tanto è vero che mi è mo studio che lo ospiterà con onore. tevolissimevolmente declinante.
nerico perché non mi perda nelle prime difficoltà? anno o due. gate. Non ne ho saputo più nulla né dell’amico né stato chiesto con insistenza di espormi e finirò per Ricordami, ricordatemi sempre con la viva amici- […] Non stancarti di folklore se vuoi guadagnare, è
Ho troppa pratica di tutti i generi di colore e com- Vedo cosa mi è successo coi quadri a Venezia. del cugino. Salutami tanto tua moglie. Ciao tuo farlo se andrò fuori d’Italia prima di andarmene. zia di una volta. anche tuo dovere di Abruzzese illustrare la tua ter-
binazioni di colore e l’istinto maturo mi guida cre- Ma l’avvenire mi farà giustizia. Biasi Ho la mia vecchia che non sta tanto bene e oltre il G. Biasi ra come essa è finché essa è così – quando sarà re-
do discretamente ma penso che ci siano difficoltà Intanto ora bisogna far danari. Qui non ho perdu- Mi preparo per Venezia con forza. resto in questi giorni deve essere operata della ca- sa grigia ed avrà perso il suo carattere speciale dal-
alle quali non ho pensato. Tra l’altro vorrei fare to il tempo ed ho organizzato le cose per bene. teratta. Io sono costretto qui sino alla fine di gen- l’uniformità della così detta civiltà le tue cose
delle stampe inscritte nel taglio 70-100 – cioè di 40 Con buona volontà e pazienza e col lavoro di due o naio. Non si può scherzare coi soldi oggi. Poi in Ad Alessandro Pandolfi, 22 aprile 1932 avranno un motivo di più per essere apprezzate.
per 50. Son grandi – si può farle secondo te? tre mesi vedremo se il destino ci farà andare a piedi Ad Alessandro Pandolfi, 4 gennaio 1929 marzo devo decorare una stazione in Sardegna e Archivio Pandolfi, Gallarate. Lettera mancante In occasione della mostra sindacale di qui ho avu-
Scrivi dunque ti prego al tuo amico che tra l’altro o in carrozza. Archivio Pandolfi, Gallarate. forse qualche altra cosa. Insomma la Sardegna dà della chiusa. Le decorazioni cui Biasi accenna so- to modo di avvicinare i critici di tutti i giornali ita-
spero mi vorrà fornire la carta. In seguito lo incari- Risponda a quanto le domando possibilmente a una trentina di mila lire all’anno e non lo si sareb- no quella di Tempio e quella della sala consiliare liani. Meno Ojetti e la Sarfatti che pare arrivi oggi o
cherò della stampa ma quando sarò deciso pronto volta di corriere. Osilo 4-1-29 be mai creduto. E l’automobile, ti va sempre? del Comune di Sassari. Giuseppe Montanari, pitto- domani. Ebbene hanno virato di bordo. Capisco-
e ripronto [? ] da me. E vedi se è così buono da vo- Cordiali saluti Carissimo Scrivimi. Saluta la 1/2 e tutti i suoi simpatici parenti re residente a Varese e amico di Pandolfi, si affer- no che si deve dipingere questa nostra Sardegna
lersi disturbare per quegli schiarimenti che mi oc- Giuseppe Biasi […] nel cosiddetto malumore mio era compreso an- e non dimenticarmi come vai facendo. mava negli anni Trenta con una pittura di mode- – in tutte le sue caratteristiche che non sono folklo-
corrono. Tu poi fammi il favore di procurarmi subi- che il malumore del tuo bilancio malandato. A me Ciao auguri rato novecentismo. re ma è vita vissuta, la vita di qui che ha il pregio di
to quella materia di cui non hai saputo descrivermi se mi riuscirà di mettere insieme qualche cosa a Bre- Biasi essere anche la vita di un secolo fa, vita più sem-
neanche il nome. Fa in modo che io possa ordinar- Ad Alessandro Pandolfi, 2 ottobre 1928 scia mi viene assolutamente netto. La mia vita è fi- Ittiri 22-4-932 plice e più bella dal lato poetico più vivace dal lato
la subito perché tra qualche giorno comincio. Archivio Pandolfi, Gallarate. Il progetto della con- nalmente tranquilla e spero il lavoro se ne avvantag- Carissimo coloristico e che in mano ad un artista che sappia
Spero di fare delle cose interessanti e che non fu- tessa Josephine di Sant’Elia, di fondare in Sarde- gi. Per la mostra a Brescia dovresti consigliare Bravo Ad Alessandro Pandolfi, 12 ottobre 1931 Ti chiedo scusa se scrivo in ritardo. Ho ricevuto il trasfigurarla può essere ammessa nella grande pit-
rono viste di frequente. Per la mostra di Venezia io gna una fabbrica di ceramiche, non sembra ab- che la tenga ancora una settimana. Ad Alessandria Archivio Pandolfi, Gallarate. La sala personale di tuo catalogo e attendo tue notizie. Il solo giornale tura come lo è stata ai suoi tempi la vita fiorentina
sono stato invitato e sub condicione posso esporre bia poi avuto esito. di E. per la durata della esposizione non ho venduto Biasi alla I Mostra d’Arte Coloniale di Roma, cui che mi capita per le mani è il Giornale d’Italia. Di etc. Come lo è adesso per la nuova forma di ro-
un gruppo importante. Del resto non mi compro- nulla nella settimana di proroga ho preso 70.000. la lettera si riferisce, venne accolta positivamente modo che sono all’oscuro delle cose del mondo. manticismo che è alla moda la vita cosmopolita
metto. Le opere non sono finite ma già si possono Osilo (Sassari), 2 Ottobre 928 Approvo poi incondizionatamente i tuoi propositi da quasi tutti i recensori. Come ti è andata? Sei contento? Scrivimene e scri- stracittadina di origine e ispirazione americana.
giudicare. Sono opere nuove, con un certo sapore (indirizzo permanente) di lavoro. Fai svelto, è nella tua natura; se io fossi vimi tutto ciò che sai e vuoi dell’ambiente artistico Io mi ricaccio in Sardegna. Mi occupo di bagnanti
tra il matricolato e l’ingenuo che può andare. Chis- Carissimo un collezionista di cose tue andrei in cerca di quelle Sassari Via Diaz 8 milanese – che volere o volare è quello che finisce etc. ma prevalentemente quando esporrò a Vene-
sà? Non mi comprometto perché mi salvo con una Ti prego di interessarti subito di quanto sotto. che sono eseguite con rapidità. Cioè quelle meno 12-10-31 per comandare. zia sarò pittore Sardo. Se sbaglio, vedremo.
specie di diabolica ciarlataneria. Il guaio forse Dunque una ricchissima signora di qui – la contes- scritte. Già ti dissi che molte di quelle tali di galleria Carissimo Mi sembra che abbi fatto un passo avanti nella Non ti rincresca questo mio sfogo, che vorrebbe
maggiore è che sono eminentemente decorative. sa di S. Elia è presa dalla graziosa mania di fonda- Scopinich che mi descrivevi come faticosissime Rientro da Roma. Sono occupatissimo. composizione che è divenuta classicheggiante […] sortire l’effetto di farti fare qualche passo indietro.
Come ti ho promesso, ti spedirò i grafici dei quadri re qui una fabbrichetta di ceramiche. Io ne gestirei non rendevano secondo me la tua fatica. Anzi vi La mia baracca a Roma non è male. Non avrò un ma non ti nascondo che alcune cose tue regionali […] Ciao, scusa il ritardo della mia lettera. Manda-
perché te ne faccia un’idea. Per ora ti abbraccio as- la presidenza. La cosa avrebbe un successivo svi- era qualche cosa di meticoloso e quasi pestato – grande successo di stampa ma successo ci sarà e quanto si vuole […] erano cose belle definitive e mi la ceramica che ho già annunziato alla mia
sieme pardon! alla 1/2. luppo se i principii fossero incoraggianti. soprattutto in alcune parti. E nella ceramica è bella notevole. La stampa è tutta polarizzata verso cer- secondo me più ricche di contenuto lirico. Non la- vecchia che mi chiede sempre di te perché sa che
Tuo Biasi Ho pensato che tu potresti esser chiamato in cau- la macchia. Più sintetico sarai e rapido e pittore co- te forme viste e difficilmente perdona a chi ha sciarti eccessivamente impressionare dalle teorie siamo amici e che di amici si può dire non ne ho
sa, come istruttore o direttore, come credi e venire me sei quando ti lasci andare all’istinto e più piace- una maniera sua. Ma però non posso lamentarmi vigenti. La prosa di Montanari vedo che è aggior- altri. Mandami una cosa che hai già fatta e non
qui di tanto in tanto. Le vacanze sono tue. La Sar- rai. Meno qualche tartaruga di Varese Busto etc. anche dei giudizii di gente all’avanguardia. È in nata. Ma tutto considerato niente combinano le disturbarti a farla espressamente. Ti manderò an-
A Battista Ardau Cannas, 25 maggio 1928 degna è meglio dell’Abruzzo. che pensi diverso. Però farai sempre bene a dire tutto il nucleo di opere più importante di questa teorie e la poesia in Abruzzo in Sardegna a Parigi che io qualche cosa. Salutami la 1/2 e famiglia.
Archivio Cao Volpi, Livorno. Dopo il ritorno di Quindi la cosa mi sarebbe possibile. Io farei tut- che ti sono costate settimane e mesi di fatica. La ge- esposizione e trasportato alla Quadriennale ci o al Polo è sempre poesia. Il carattere folkloristico Ciao tuo
Biasi dall’Africa, l’incisore Battista Ardau Cannas t’uno con le stampe che per ora riposano ma tutti i suiteria frutta bene. A me mi hanno molto nociuto stava molto molto bene. si è un carattere che può in una scala di valori oc- Biasi
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Ad Alessandro Pandolfi, 2 settembre 1932 re anche un risultato artistico, una scelta del sog- (con quei ferretti o bulini a tante lame). È una pri- – 1 Sei venuto a Sassari. Ho fatto vedere a te le mie E ti prego veramente non occuparti più di quella spondenza tra i due verte principalmente su temi
Archivio Pandolfi, Gallarate. La commissione per getto e del modo di esprimerlo più aderente. ma serie alla quale faranno seguito tre altre serie, cose con titubanza. Me le avevano disprezzate. mia storia con Oppo. relativi a questi interventi giornalistici e alla vicende
il Comune di Sassari fu poi ritirata al pittore che Tu che fai? E la tua 1/2? […] E i nostri colleghi? E i una pure di sei stampe e due serie a colori ciascu- Mi hai incoraggiato – dirò di più col giudizio addi- Al quale dirò quel che gli va detto quando me ne del Sindacato sardo Belle Arti. La mostra citata in
intentò causa agli amministratori. Fin da questo novecentisti cominciano a tramontare? E Carrà rie- na di tre stampe. rittura inorgoglito. verrà il destro guardandolo negli occhi da pari a questa lettera è la personale aperta alla galleria De-
momento Biasi, che scorge nella decorazione mu- sce a dominare ancora? In fondo in fondo è una È il mio testamento iconografico sulla Sardegna. – 2 Il giudizio che tu hai dato delle mie seconde pari. dalo il 10 febbraio 1937. Antonio Maraini era il se-
rale l’avvenire della pittura, pensa ad imparare bestia e dal lato morale assai poco di buono. Ecco Stamperò poi una edizione numerata su carta di stampe mi è stato salutare tanto da volgere decisa- Essendo così la cosa esaurita ti sono, ti ripeto sem- gretario della Biennale veneziana nonché, dal
l’affresco in vista di possibili incarichi per il Pa- un collega che vedrei cadere con piacere. E gli altri seta di una serie sceltissima. mente la prua indietro. pre in debito e desidererei che nella vita mi si mo- 1932, del sindacato nazionale Belle Arti. Libero
lazzo di Giustizia di Sassari, da poco iniziato, per colossi? Mi sono sembrati tutti piuttosto a terra nel- Sono curioso di conoscere il tuo parere anche E te ne sono grato. strasse una occasione propizia per mostrartelo. Mucedda era un giornalista de L’Isola di Sassari.
altri edifici pubblici in costruzione nella regione. le ultime cose. Mi pare anzi che non ci sia possibi- commerciale: le metto in vendita a L. 60 quelle in – 3 A Roma tu stesso mi hai proposta l’abolizione Scusa la lungaggine e ricevi una stretta di mano
Del “libercolo” non abbiamo altra notizia, a meno lità di sviluppo. Certe forme avveniristiche è lo svi- nero e L. 90 quelle di tre colori. del convenzionale “lei” per il “tu” amichevole. Tuo G. Biasi Milano 14-2-37
che non si tratti di un primo abbozzo di temi poi luppo che le frega. Le frega perché sviluppo non La serie numerata poi non so. Cosa te ne pare? Gesto simpatico ed amichevole. Carissimo.
confluiti nella Comparsa conclusionale sulla I e la ce n’è. Sono forme che tolte da quelle applicazioni Ne puoi collocare qualcuna? Ti è possibile? A chi – 4 Mi hai annunziato che in un articolo su “Pan” Le cose qui sono andate molto bene. Non era un
II Quadriennale e ne I parenti poveri. al tale frammento preso di peso di terza mano non potrei darne per vendere a Varese etc.? dove ti occupavi degli incisori Sardi i quali – e mol- Ad Alessandro Pandolfi, 31 ottobre 1935 ritorno facile il mio e in tutti i casi non è facile con-
importa dove – non hanno possibilità. Lo studio Dal tuo catalogo ultimo ho visto con vivo piacere to per tuo merito – sono in Italia all’ordine del gior- Archivio Pandolfi, Gallarate. Biasi lavora con entu- ciliare il gradimento del pubblico e quello dei criti-
Ittiri (Prov. di Sassari) dal vero, il ricominciamento da capo, questo ci che hai ripreso l’Abruzzo. E spero torni al Pandolfi no – a me mi concedevi un posto privilegiato. Poi- siasmo a tre opere per la Biennale veneziana del ci e degli artisti.
2-9-32 vuole dopo le grandi crisi e soltanto con una ricer- di prima. Ciò che non vuole affatto dire che si sia ché mi dicevi di aver scritto che se ero inferiore a 1936, di cui solo due gli verranno accettate. La Credo quindi di aver riconquistato l’ambiente. La
Carissimo! ca di tutti i valori un rimaneggio di tutte le capacità rimasti indifferenti ai vari esperimenti (con tutti gli molti per la tecnica della incisione ero “il più arti- stampa «dei cavallini» è Festa campestre – S. Cosimo. mostra mi resta aperta sino alla fine del mese ed è
Che silenzio sepolcrale! Che fai? Lavori almeno? Io già acquisite si può trovare qualche cosa di nuovo. insegnamenti che ne derivano) che la crisi mon- sta” – o presso a poco qualche cosa del genere. parallela a quella del sindacato quest’anno vera-
non son buono ad altro ed è rimasta questa la sola Perché per trovare di più come l’esperienza ci inse- diale ha tentato con tormento, con bluff, con buo- Avevi per me insomma il giudizio che si predilige. Sassari, Casa Porcellana mente miserabile (che si è inaugurata ieri).
distrazione passabile. Ti dirò dunque qualche cosa gna ci vogliono secoli secoli e secoli e gira che ti na o minore fortuna ma infine per una fatale logica – 5 Ti sei meravigliato e sdegnato per il trattamen- 31-X-35 L’on. Maraini che l’ha inaugurata è poi subito ve-
di me. Ho finito da un paio di mesi una decorazio- gira gli uomini le donne le piante e gli animali so- che era al di fuori degli stessi uomini che credono to fattomi a Roma e Carissimo nuto da me ed è rimasto contentissimo (tanto più
ne abbastanza importante, che mi ha occupato per no sempre quelli e di inventare gli uomini non sono di aver creato tutte le varie fasi della emozionante – 6 Hai avuto la coraggiosa iniziativa di affrontare Ricevo con molto piacere la tua lettera dove viene che veramente le opere sono presentate benissi-
10 mesi. Ora ho due pannelli da fare per il Munici- stati mai capaci e sempre si sono rassegnati a met- evoluzione. Mai tutti i valori sono stati messi come in proposito lo stesso Oppo. provata ancora una volta la nostra vecchia amicizia mo, incorniciate con gran gusto – ho dovuto far fa-
pio di Sassari e che dovrò fare molto bene perché il tere insieme ricordi di immagini reali o le stesse im- in questi ultimi 25 anni al crogiolo. Se si è pescato Stando così le cose come potevi mai credere che con argomenti non confutabili. Perché non tarderai re qui 30 cornici secondo una mia idea che troverà
paese è ipercritico e ci tengo anche a lasciare qual- magini trasponendole direttamente dal vero con nel torbido, se si sono messe in giro molte porche- io potessi offenderti? a credere che il danaro è qui molto bene accolto. molti imitatori e ritoccando le altre per unificarle).
che cosa di buono. Sono due pannelli che illustra- una varietà che può essere infinita di complicazioni rie, la reazione sarà salutare. E chi in questo mo- Vedi: la lettera che tu giudichi inopportuna mi Sono tutto rivolto verso tre grandi quadri che E la mostra alla Permanente (del Sindacato) è mes-
no quei nostri paraj dalle ricche bandiere che tu e analogie diverse. Ma la sostanza dell’uomo l’ener- mento farà delle cose pensate... che è preparato a sembra di averla scritta tardi. esporrò a Venezia. È da parte mia uno sforzo qua- sa proprio con pochissimo gusto.
certamente ricordi. Il soggetto va bene. Il prezzo sa- gia della sua vita la qualità dei suoi piaceri delle farle, andrà avanti. E mi spiego: le mai ho tentato. Ma lavoro con entusiasmo attor- Le ho già mandato i ritagli del Corriere e Popolo
rebbe di 40.000. Come ti ho scritto altra volta, finito sue sensazioni varia da clima a clima assai poco e So che a Venezia la va male. Siamo tutti noi artisti povera gente. E data la grati- no a tre soggetti che mi piacciono e mi piacciono d’Italia e le scrivo oggi perché mi è stato comprato
questo lavoro e raccolti i crediti per il lavoro ese- meno ancora da secolo a secolo. Questi inventori Ritirandosi un po’ in disordine, il giottesco e il falso tudine profonda che io avevo per te mi preoccu- completamente. Per cui bisognerà adattarsi anche un quadro per la Galleria d’Arte Moderna intitolato
guito tanto a Sassari come a Viareggio mi tornano di quintessenze si sono poi trovati ad essere in Ita- primitivo si rifugiano in un grazioso accademico pava tu per me dovessi avere delle noie perché, all’idea che possa venirmene del successo. “Mattino”.
circa duecentomila lire. Cioè le mille lire al mese. lia un gruppo di mediocri e poderosa ignoranza li che fa ribrezzo e fa rimpiangere la scuola di Parigi. perdonami, non ho una grande idea della genero- Si tratta di un impegno di onore dopo quei fascicoli E la Commissione d’acquisti presieduta da Nicode-
La mia maggiore preoccupazione e per la quale equipaggiava. Hanno avuto varie fortune che tutti Tornando a noi persevera e ripiglia la pittura. Tu sità dell’on. Oppo. polemici che in un modo o nell’altro hanno prepa- mi mi ha anche preso 14 silografie per la Raccolta
potresti essermi utile è il pagamento (che sarà un conosciamo. Ed il merito di capire i tempi. non hai mai voluto mandarmi un paio di tue cose Ma ho pensato è un suo vecchio amico che si può rato una indiscutibile nuova attenzione su di me. di Stampe del Castello Sforzesco.
affar serio) dell’ultimo lavoro fatto. La società fer- Ora a Parigi le cose sono cambiate e a Milano? in ceramica (abruzzesi) e belle. Una o due le col- seccare di questo fastidioso intervento di Petrucci Ciò che mi importa è che sono contento e lavoro Ci vorrebbe un soffietto combinato bene. Ne parli
roviaria che me lo ha commesso e che fa capo ad Scrivimene. Io vivo relegato nella vita rurale dove locherei qui. Il prezzo non esagerato; ma mi sem- tra Biasi e Oppo e può presto o tardi prendersela con convinzione di aver costrutto tra composizioni a Mucedda.
uno di Varese è in condizioni precarie per liti col soltanto qualche libro mi sposta dal decadimento bra che anche lassù siano modesti. Se credi spedi- con Petrucci. di cui non conosco alcuno capace in Italia. Che Aff.mi saluti
Ministero etc. Però tutto si dovrebbe appianare, mi e quella tale volontà che ringraziando la divina scimi entro la prima metà di giugno. E perciò ho parlato di scusarti (scusa tu invece del modestia! suo Biasi
farebbe perciò molto bene una amichevole pres- provvidenza mi ha sempre sorretto. Ma terrei mol- Se le mie stampe ti servono me lo dici. Se me ne malaugurato senso che la parola è venuta a pren- Ciò che mi porti di danaro è perciò tanto più ben-
sione (che non risulti provocata) che potrebbe fa- to al tuo giudizio sulla situazione Milanese dove vendi qualche rotolo non mi dispiace. dere al tuo orecchio) comprendere insomma tro- venuto!
re l’amico Bertini col quale son certo conservi i presto o tardi tornerò. Io sono occupatissimo per la mostra coloniale do- vare umano umanissimo che si lasciasse che si do- (Se io non posso ricambiarti questo genere di fa- A Eugenio Tavolara, 16 aprile 1937
buoni rapporti. Bertini è appunto buon amico del Attendo dunque tue nuove che spero buone. E spe- ve esporrò molto bene per quanto non esponga vesse lasciar cadere la cosa. vore mi permetto ricordarti che la colpa è del sig. Archivio Tavolara, Sassari. Lettera su carta intesta-
cav. Maroni consigliere delegato della società che ro abbi ripreso la pittura… la pittura tipo ceramica, tante cose. Cose fini. L’errore da parte mia, per lavoro spontaneo della Pandolfi). Perché qualche cosetta per te io qui – ta Grand Hotel et de Milan – Milano. In un articolo
a me interessa. […] cioè smaltata. Perché non l’hai ancora fatta? Poi ho la Quadriennale, le stampe da ultimare. E mia immaginazione era questo: Io pensavo che al modesta – ma posso farla. sul Perseo (“G. Biasi a Gallarate”, 15 aprile 1937)
Ora ti dirò un altro favore che mi dovresti fare. Hai Ciao. Ti abbraccio, saluta tua moglie e la sua fami- questo è il mio 1934. nuovo contatto con Oppo ti fosse stato detto chia- Ciò che mi dici delle stampe è giusto. La sola che Guido Marangoni rilevava nella mostra di Galla-
un trattato pratico sull’affresco: sul modo di prepa- glia Ti prego dunque di scusare, se ti riesce, il mio si- ramente: “Caro Petrucci fammi il piacere non oc- mi piaccia è quella dei cavallini. Ha molto quel ca- rate segnali di rinnovamento a suo dire più con-
rare il muro etc. etc.? Mi occorrerebbe averlo se tu tuo Biasi lenzio. Non ti ho scritto ma ho sempre pensato a cuparti oltre di questa faccenda”. rattere che tali feste campestri hanno tra noi e sep- vincenti che nella precedente personale milanese,
hai qualche cosa del genere mandamelo che poi voi con nostalgia... Ma nel mio scrivere, l’ammissione anzi la convin- pure così scura per chi sa vederci ha quel carattere per poi ritirar fuori l’immancabile riferimento ai
che ho trascritto quanto mi occorre te lo rispedi- Qui la vita è tranquilla ma meschina. Ho un bellis- zione di questo dato di fatto evidentemente imma- di prima mattina quando tali sagre hanno inizio. pittori spagnoli (Zuloaga e, inopinatamente, Chi-
sco. Vi è la possibilità di affrescare un palazzo tra Ad Alessandro Pandolfi, 28 maggio 1934 simo studio, la Radio e progetti per il 34-35 etc. ginario non dava senso particolare quel senso… di L’anno venturo se queste si vendono ne faccio delle charro). L’accenno a Oppo sembra indicativo del
un anno circa. Il palazzo è iniziato da poco – anzi Archivio Pandolfi, Gallarate. Pubblicata in G. Ni- Non si invecchia mai con le illusioni. Situazione sufficienza e di ironia che da te è stato dato alla altre. Se no le pianto. Adesso sono attorno a un fatto che i rapporti con il gerarca erano stati ricu-
si tratta di tre palazzi, di notevole importanza tutti codemi, A. Pandolfi. Pittore, xilografo, ceramista, economica mediocre ma cospicui crediti. parola “scusare”. paio di xilografie in nero a due tinte (nero + nero) citi dopo le uscite polemiche del 1935.
e tre. E per me di avere a suo tempo la capacità di Varese 1956. Biasi comincia a sentire, col manca- Ora ti abbraccio e bacio le mani alla padrona. Seguimi ti prego con amicizia. che in questo genere mi è risultato sino ad oggi il ri-
concorrere come affreschista. to invito alla Biennale del 1934 (cui Maraini ave- Vostro Però il malinteso vi è stato: sultato più apprezzabile. Ma me ne occupo soltanto Milano 16-4/37
Un’altra notizia che forse può venirmi da te che vi- va impresso una svolta in direzione naturalistica, Biasi Quando io sono partito da Roma sapevo che Op- la sera. La mattina la pittura. E se venisse il Padre- Caro Tavolara,
vi nel mondo civile è questa: vorrei conoscere co- sboccata a dire di Biasi in un «grazioso accademi- po ti aveva accennato a cose gravi a cose di cui terno a farsi il ritratto e mi offrisse un milione, lo le ho spedito ieri il Perseo per curiosità. Quell’ani-
me si prepara la tela a calce. Ricordi la preparazio- co che fa ribrezzo») gli effetti della troppo lunga non si può parlare che con circospezione. pregherei di ripassare verso… maggio. Ma a mag- male di Marangoni si è ritrattato così alla meglio
ne che usava quel tuo collega alla Normale qui a permanenza in Sardegna, e intanto registra il de- A Carlo Alberto Petrucci, 3 febbraio 1935 La mia esclusione dagli inviti a Roma non mi ha gio verrò da te. Per cui prego ed invito la tua gentile scrivendo come lei avrà visto delle fesserie. [ins.:
Sassari? Ecco dove tu puoi essermi utile. Come ve- finitivo fallimento del movimento novecentista, spi- Archivio della Calcografia Nazionale, Roma. Tra- impedito di esporre perché io potevo mandare be- metà ad intraprendere un serio studio dell’Artusi. la precedente mostra non l’aveva visitata!!].
di ti chiedo tre favori tutti in una volta e mi per- rato dopo le lunghe polemiche con Il Regime Fasci- scriviamo il documento, irreperibile, dalla fotoco- nissimo. E l’apprezzamento che Oppo fa sulla mia Ti manderò in questi giorni delle altre stampe (qui Ho scritto a Comm. Oppo del Provv.to alle Opere
metto di ricordarti che aspetto il tuo Giudizio di sta. Su Montanari vedere la lettera del 22 aprile del pia nell’archivio Cao Volpi, Livorno. La lettera con- opera è legittimo in quanto Oppo ha un mandato. le vendo 20 (il ballo e la festa) e 30 lo sposalizio). Pubbliche. Avevo già trattato a lungo a voce della
Paride od altro che a te piaccia. Te ne sei dimenti- 1932. cerne il mancato invito di Biasi alla II Si tratterebbe naturalmente di giudizio artistico. A quel prezzo se ti succede di buscarmi un po’ di situazione anomala che vi è in Sardegna e gli ho
cato? Anche io ti farò un bel regalo. Quadriennale romana. Petrucci – conosciuto in Ma da quanto tu mi dicesti si tratterebbe di altro o companatico qui o là mi fai un regalo perché ti ri- scritto riprendendo il discorso e precisando la ne-
Tra poco mi caccio nel lavoro per la prossima Ve- Sassari, 28-5-1934 Sardegna in occasione della Sindacale del 1934 – si sarebbe trattato. peto da qui a maggio se etc. etc. Poi voglio che tu cessità di far lavorare gli artisti sardi per questi
neziana dove conto di esporre una sala intera. Se Carissimo, aveva compiuto presso il segretario della mostra Ci- Cose che potevano incidere l’onorabilità etc. e che ne abbi una copia per te. palazzi di giustizia ed altre opere che si stanno
non mi inganno, ho fatto molta strada e c’è il caso ti chiedo scusa per questo grave silenzio che a dire priano Efisio Oppo dei passi a favore del pittore, nulla hanno a che fare con l’onore artistico. Eccita- Insomma ho molto desiderio di vederti e di parla- per varare.
che questa volta se tutto andrà bene che faccia il la verità non ha delle legittime scuse. È semplice- senza risultato (Oppo aveva addotto a motivo del- to, sorpreso io desideravo sapere subito di che si re con te. Ma non dubito che ci intendiamo perfet- Gli ho scritto a nome anche degli altri interessati,
gran salto. Farò il gran passo e mi presenterò insie- mente spirito di lazzarone. Con ciò non voglio farti l’esclusione non meglio precisate ragioni di carat- trattava ed ho con viva impazienza atteso inutil- tamente anche da lontano. Non dire del mio pro- cioè di quelli che sono stati sempre a vedere. Per-
me con un libercolo che tutto considerato non do- pensare che io non lavori. Ho lavorato invece tere extra artistico). Biasi invita il collega a lasciar mente una tua lettera… getto combattivo a Venezia. È meglio: prudenza. ché ci dovrebbe essere il modo di accontentare tutti.
vrà nuocermi. Sono già immerso in tutto questo la- moltissimo. Tutto l’inverno ho pestato su un paio cadere ogni opera di mediazione, e si dice deciso Da quanto tu invece mi scrivi – e la tua opera si ri- Vi ricordo ambedue con affetto Le farò sapere che cosa mi risponde.
voro da cui non mi potrà distrarre che l’esecuzione di quadri che destinavo a Venezia, dove contavo di ad affrontare personalmente il gerarca alla prima vela ancora generosa ed amichevole – tu svolgevi – G. Biasi Le manderò nella settimana ventura un volume
dei pannelli sassaresi. Altro lavoro per tutto il 933 essere invitato, ma ho finito per rinunziarvi, per occasione; idea che poco dopo abbandonerà per e quindi con graduale e politica lentezza – un’ope- Ti consiglio la masonite [ins.: cercala non ricordo sull’arte etrusca che penso possa interessarla –
non accetterei. In questi giorni sono attorno alla non esporre. affidare invece le proprie ragioni a due violenti ra di avvicinamento alla quale io non tenevo e non l’indirizzo] come magnifica materia su cui dipinge- omaggio all’amico Tavolara.
esecuzione di 4 xilografie a colori che ti manderò Perché credo che torni il nostro momento. Troppe pamphlet contro la critica e il sistema espositivo tengo. re invece dell’infido legno e della fragile tela. Conto di rientrare alla fine di Maggio.
appena pronte e che serviranno per un calendario bestie vi sono in giro. Abbi anche tu fede in quello italiano (La I e la II Quadriennale. Comparsa Con- Perdonami se sottolineo. Cordialmente
di una banca di qui. Mi renderanno appunto il tanto che ti dissi a Varese. Fai soltanto ciò che piace a te clusionale e I parenti poveri, Sassari 1935). Passati tanti giorni – so che non ho mai commesso G. Biasi
da attendere qualche mese la benevolenza dei miei Alessandro Pandolfi abruzzese trapiantato a Vare- nulla di sindacabile ed il procedimento di Oppo A Eugenio Tavolara, 14 febbraio 1937 A proposito le sarò grato se mi farà sapere della
debitori. Sono delle stampe più piccole delle ultime se ma abruzzese. Sassari/Casa Porcellana [canc.: mi è rivoltante] – poco edificante per lui – Archivio Tavolara, Sassari. Lettera su carta intestata mostra Sindacale. Quando si fa.
e maggiori delle prime. Una via di mezzo. Sono Montanari mi dispiace ma sarà inghiottito dal gorgo. 3-2/35 non mi interessa più. Grand Hotel et de Milan – Milano. Tavolara (Sassari
però più elaborate, più stampe e presto o tardi sa- Non è il 900 di cui parla il Regime Fascista, è la mo- Caro Petrucci E non voglio neanche sapere le cose tenebrose che 1901-1963), creatore di arti applicate e scultore,
ranno riconosciute. Sino ad oggi quelle fatte sono da che è finita e quando una moda tramonta è finita. Mi precipito a risponderti perché c’è un deplore- riserva nel suo cervello – sul mio conto. aveva conosciuto Biasi nel 1927 e dopo un inizia- A Eugenio Tavolara, novembre 1937
passate inosservate. Non sono gran che; ma per chi Almeno per questo secolo. vole errore. Però caro Petrucci per te ho gratitudine molta le momento di diffidenza ne era divenuto uno dei Archivio Tavolara, Sassari. Lettera non datata, su
conosce le difficoltà che ci sono i risultati sono al di Riceverai insieme o poco dopo questa un rotolo di Ti prego seguimi e perdonami la pedanteria con gratitudine. più caldi fautori, adoperandosi per sostenerne l’o- carta intestata Albergo Principe – Biella. La lettera
là dell’ordinario. Ora spero meglio, e spero di ave- stampe in xilografia, con un metodo moderno cui mi spiego – a scopo di maggiore chiarezza. Mi capisci? mi vuoi capire?? pera su L’Isola, La Tribuna e altre testate. La corri- si riferisce alla prima mostra tenuta da Biasi a
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Biella presso la galleria Ronco. Il deputato Gior- A Eugenio Tavolara, 23 novembre 1937 tata collettiva sarda alla Galleria di Roma. I colle- proprio netta. Cioè il trasporto a Sassari e imbal- Dica a Zara che mi occupo di lui. A Parma, mi di- A Venezia aveva mandato?
gio Bardanzellu e il soprintendente alle Belle Arti Archivio Tavolara, Sassari. Lettera su carta inte- ghi citati, su cui il pittore esprime un severo ma laggio a carico suo. spiace, in questi giorni è stato silurato Marussig (il Mi rincrescerebbe non averlo saputo perché ho
per il Piemonte Carlo Aru dovevano presenziare stata Albergo Principe – Biella. Salvatore Rattu era motivato giudizio sono Carmelo Floris, Cesare Ca- Se così le conviene mi faccia sapere subito e faccio direttore) col quale avrei potuto... qualche amico nella commissione la quale aveva
all’inaugurazione. un ingegnere, membro del Sindacato. bras e Pietro Antonio Manca. spedire. ordini di accettare 30 paesaggi e 30 ritratti. Ne so-
Il “trabiccolo” cui allude è un’automobile avuta Non vorrei però che lei si tenesse legato all’offerta no stati spediti circa 3000.
Sabato, Biella Biella in pagamento di un’opera. fatta a Sassari perché a parte il piacere che mi fa Ad Eugenio Tavolara, 11 aprile 1938 So che il concorso degli affreschi è stato un grave
Caro Tavolara 23-11/37 veramente di avere a Sassari quel mio quadro pos- Archivio Tavolara, Sassari. Lettera su carta intesta- fallimento.
ho la conferma adesso della venuta di Bardanzellu Carissimo Biella so senza alcun danno assolverla... ta Grand Hotel et de Milan – Milano. La proposta E che si ha intenzione di tornare alla vecchia orga-
che inaugurerà la mostra domattina alle 10 – e di attendo vostre notizie. 10-12/37 Qui l’ho esposto per 10.000: mi è servito per stabi- di Mondadori di un’edizione illustrata di un ro- nizzazione.
Aru (Farlo sapere a Zara – di cui mi occuperò cer- Che cosa avete deciso del raduno? Avevo fatto pre- Carissimo lire una certa gerarchia di prezzi. manzo della Deledda non ebbe seguito. Tra gli ar- A Roma che fanno? si improvvisano forse le mostre?
tamente). senti a Rattu le mie ragioni a favore della scelta di anzitutto grazie di tutte le prove di amicizia che Mi dica presto. tisti impegnati nella decorazione del Palazzo di O Figari è riuscito col sistema del logoramento?
Attendo ospiti dalla provincia di Vercelli di Torino Macomer come sede per il raduno. mi da. Saluti alla sua signora e ai bambini Giustizia di Milano c’erano diversi amici di Biasi; Che imbecille!
e di Milano. Tutto ciò che c’è di meglio qui è mo- Io come si era intesi, verrei; ma vorrei predisporre Sono perplesso sul da fare. suo G. Biasi non sembra, tuttavia, che l’artista abbia tradotto E pensare che rovina se stesso.
bilitato. – il tempo. Qui credo che posso andare avanti finché voglio in pratica il proposito, espresso nella lettera, di as- Bene. Buona Pasqua per le persone di buona vo-
Sarà quindi una mostra monstre e dovrebbe andar Qui le cose vanno bene ma non benissimo. Cioè anche un anno intero e credo che se non mi secco sistere qualcuno di loro nell’esecuzione degli affre- lontà.
bene perché qui si parla da tutti di eccezionali af- mi vanno bene, perché sono bene piazzato presso ci do dentro. A Eugenio Tavolara, 8 marzo 1938 schi. Ancora l’anno dopo, infatti, sentiva il biso- Saluti Biasi
fari e di benessere generale. alcune persone che contano, che comprano senza Ieri a Milano sono stato quasi sedotto da Pesaro Archivio Tavolara, Sassari. Lettera su carta inte- gno di chiedere informazioni sulle iconografie
C’è un albergo delizioso dove si vorrebbe star discutere offrono lauti pranzi e restando qui ci sa- che mi vuole nella sua galleria che mi cede a con- stata Albergo Principe – Biella, pubblicata in G. trattate nel Palazzo a un collega coinvolto nella
sempre e si spende meno che a Sassari. rebbe da vivere per anni di lavoro. dizioni gratuite. Altea, M. Magnani, Eugenio Tavolara, Nuoro vasta impresa milanese (e che non è stato possibile Ad Alessandro Pandolfi, 14 settembre 1938
Espongo parecchie cose 40 quadri alcune tempere Bisognerebbe farvi dei ritratti. Non ho deciso. Ma una mostra scelta in febbraio 1994. La mostra che Biasi prepara è la personale identificare), come indica una risposta conservata Archivio Pandolfi, Gallarate. La lettera è indicativa
e 12 xilografie. Però si è indietro in fatto di gusti ed il quadro delle con l’aggiunta di qualche cosa di molto nervoso e da Pesaro, a Milano; quella che vorrebbe rinviare nell'Archivio Biasi, pervenutaci frammentaria e delle posizioni antisemite annunciate già nel 1935
Tutto figura bene e dovrebbe andar bene. aste è l’oggetto più ammirato in fatto d’arte. moderno che farei qui forse mi può andare molto è ancora la rassegna del gruppo sardo alla Galle- senza data, ma con ogni probabilità del 1939, in dalle Comparse conclusionali. Non si hanno altre
Contrariamente alle tristi abitudini ormai invalse Tutte le case rigurgitano di tali croste. bene. ria di Roma (cfr. lettera a Tavolara del 10 dicem- cui si descrivono i soggetti trattati da vari pittori. notizie del progetto letterario annunciato da Biasi.
dappertutto (non esclusa Milano) la mostra comun- E molta gente è rattristata dalla convinzione di L’affare di Venezia marcia, ma in definitiva si tratta bre 1937). Il Commendatore è Filippo Figari. D’altronde un successivo carteggio con Pandolfi,
que sarà sempre visitata da una folla incessante. aver subito fregate. di un semplice pannello 6 x 6 – Che è del resto qui pubblicato, rivela la totale mancanza di espe- Sassari, Casa Porcellana
Sarà almeno questa la ricompensa di tutta questa Io concluderò per circa 30 m[ila lire] un presso a unico. Lo farei con grande impegno naturalmente. Carissimo. rienza di Biasi nella tecnica dell’affresco. 14-9-38
faccenda!! poco della Dedalo. Forse ingrano tre o quattro ri- Si intende fare di Venezia il più elegante casino La mia mostra a Milano si inaugura il 30 marzo. Carissimo
Portar qui tutta quella roba montarla… organizzare. tratti. del mondo! Dunque sarei ben centrato. A Roma è quasi certo che io non partecipo – e 11-4/38 Ti scrivo in ritardo per ingraziarti della tua premu-
Ora che le scrivo si sta preparando un viale di Ma da eseguire subito perché ho simile lavoro a Mi rattrista ciò che avviene in Sardegna. Cabras è sarà un grave buco nell’acqua. Carissimo. ra. Ti assicuro che mi è costato un vivo rimorso di-
piante fiorite che porta al santuario dove è esposta Milano ed inoltre voglio fare una mostra di disegni un cretino e Carmelo si capisce che si astiene. Si Bisogna rimandare – se credete. Lei è pronto? Le invio qualche ritaglio. sturbarti ma attraverso un periodo assai noioso.
la Sardegna in compagnia di un po’ d’Africa. e stampe alla Gian Ferrari. può provocare quelli di Nuoro. Non sarebbe meglio rinviare? Calzini nell’Ill.[ustrazione] Italiana mi fa una pre- Ora spero meglio […].
Saluti a tutti Anche la galleria Dedalo si è chiusa. Pesaro sta per Per il mio interesse e in fondo in fondo per l’inte- Tanto danari non ne da Roma. sentazione di lusso su due pagine. Che fai? Non ti vuoi decidere dunque a quelle ce-
Biasi chiudere. resse del gruppo la mostra di Roma credo sia pre- E successo... E l’on. Marangoni quel tale del “Perseo” – un arti- ramiche di una volta…? […] Dovresti venirtene un
Dica a Zara che pazienti. matura. Chi è preparato? colo laudativo parecchio... sulla Cultura Moderna. po’ in Sardegna o laggiù nei tuoi paesi. Se venissi
N. B. Qui bisognerà allestire una collettiva sarda. Saluti a tutti. Sarà meglio tentare a fin d’anno (fine cioè del Vedo le cose di qui con una certa precisione. Mondadori poi, impressionato, ha espresso il desi- qua credo però (nell’interno) avresti ispirazione
Le sue cose andrebbero enormemente. Biasi 1938). Mi pare che è meglio rinunziare. derio di fare un volume illustrato a colori di un ro- per tutta una nuova produzione.
Qui non c’è stampa. Mi si fa ora un paio di articoli Lei ha poca roba io finirei per averne poca. Se poi A Venezia esporrò se avrò il mese di Aprile a mia manzo della Deledda – che sceglierei io. Questa guerra agli ebrei finirà per giovare certa-
A Eugenio Tavolara, 17 novembre 1937 parafrasando ritagli fra l’altro suoi. esplico ogni mia attività qui per due o tre mesi ed disposizione. Diversamente anche lì rinunzio. Dal lato denaro ancora non so ma mi sembra che mente a noi altri perché tutte le forme moderne
Archivio Tavolara, Sassari. Lettera su carta inte- Dal “Corriere di Napoli”. ho anche non meno di un mesetto di violenta oc- Sono in un periodo di mutamento di rotta. vada bene; meglio dell’anno scorso. Sinora preci- dei nuovi arrivati da Carrà a Sironi vengono da
stata Albergo Principe – Biella. Biasi e Tavolara Però è una mostra seria che è stata vista da perso- cupazione a Milano per ritratti e mostra eventuale Qui mi ho formato un ambiente eccellente per l’av- sate soltanto 15 mila. Ma se si include ciò che è in forme bandite dagli ebrei. E ritornandosi a rivede-
tentavano di organizzare a Macomer un raduno ne importanti e avrà conseguenza. – non avrei il tempo di prepararmi. venire. trattative posso dire di raggiungere in pieno il mi- re le buccie [sic] per salutare reazione si andrà
degli artisti sardi, con l’intuibile scopo di mettere Oltre a ciò i lavori che mi vanno via non li ho più… A Milano dovrebbe andarmi discretamente. raggio per cui son partito. contro le forme cosmopolite e si ritorna quindi al
in crisi la direzione di Figari nel Sindacato Belle E non ho alcuna fiducia nella produzione dei col- Cosa fate di bello? – La mostra si chiude verso il 20 – regionale, al paesano.
Arti. Non conosciamo l’esito del progetto di deco- A Eugenio Tavolara, 4 dicembre 1937 leghi sardi. Mi ha deluso definitivamente Cabras. Lei lavora – ha fatto del nuovo. Ma gli altri? Cioè la cifra preventivata. Quest’anno studio dal vero, paesi figure (in costu-
razione del Casino di Venezia, presentato coll’ar- Archivio Tavolara, Sassari. Lettera non datata, su Carmelo è sull’orlo di qualche cosa dove non è Pietro Antonio se non smette quelle grandi com- Ragione per cui mi disinteresso un po’ alle faccen- me) e ritratti di signori e signorine conoscenti. E
chitetto Ponti. Non ebbe seguito la «progettata mo- carta intestata La Canonica, Certaldo. Biasi era entrato ed ho paura che non entri. posizioni non vale un fico secco. duole sindacali. quando son pronto farò una mostra in grande stile
stra a Roma» del gruppo sardo, che si sarebbe ospite di Roberto Balducci nella villa “La Canoni- Manca ha peggiorato, le cose sue migliori si sono Carmelo non dubito dorme. E lei vuol fare una Per qualche anno vedo il mercato dove vendere a Roma. Ecco tutto.
dovuta tenere alla Galleria di Roma per iniziativa ca” a Certaldo, in Toscana, dove avrebbe soggior- disperse nelle varie mostre e son tutte nature mor- mostra con le cose di Cabras? bene i miei carciofi; in seguito qualche altra cosa E se la salute mi assiste finisce che varo un liberco-
del Sindacato nazionale. nato ancora nel 1938, eseguendovi un buon nu- te di vecchia data. E il Commendatore da segni di risveglio o dorme avverrà. lo con silografie. Una specie di romanzetto-diario
mero di dipinti, tra cui molti nudi. Il «noioso Chi dunque? sempre in mezzo ai suoi complicati e miserabili af- Mi preme soltanto tener d’occhio le possibilità dei che ho in mente da parecchio.
Biella gerarca» da rovesciare è ancora una volta Figari. Sarebbe troppo impegnativa. farucci? nuovi palazzi pubblici e perciò assisterò due amici Tu che fai. Scrivimi non prendere in mala parte i
17-11/37 Badi che questo lo capisce bene Figari – il quale Ho poca fiducia ripeto nel gruppo, in questo mo- che tra qualche giorno iniziano gli affreschi al pa- miei consigli. Però io fui dei primi e più accesi
Caro Tavolara. Carissimo. certamente verrà fuori con la mostra a Roma quan- mento. lazzo di giustizia. Così faccio pratica degli affreschi ammiratori.
Le ho spedito ieri il Biellese. L’articolo è stato corret- Sono in quel di Boccaccio. Si fa i signori un po’... do è sicuro che va male. Saluti e vedo presso a poco che cosa si può inventare in- Saluta tua moglie e scrivi.
to dallo stesso autore che qui è molto stimato e ve- Questo amico presso il quale sono ospite insieme Bisogna trovare il modo di mettere avanti le mani. Biasi torno a questo motivo: giustizia. Ciao tuo Biasi
ramente è un uomo molto intelligente. È lo stesso con delle signore Biellesi è un futuro suo amico Per l’offensiva poi contro di lui avrò modo di ab- Biella 8-3-38 Poi se non ho qualche cosa di straordinariamente
direttore del giornale che tira 16 mila copie – ed è quando anche lei taglierà la corda... bordare Maraini. E al mio ritorno munito di un tra- rimunerativo prendo la via del ritorno.
molto seguito. Anche se scrive un po’... alla buona. Mi premerebbe sapere se devo venire per quella biccolo e prendendo contatto qua e là quando Se ritorno subito Zara forse è bene che ritorni in Sar- A S. Nicosia, 12 maggio 1939
Le manderò un altro giornale che esce domani. E faccenda dell’adunata. meno F. se lo aspetta otterremo il suo siluramento. A Eugenio Tavolara, 30 marzo 1938 degna. Devo parlare in questi giorni per lui. E vedrò. Archivio del Genio Civile di Sassari. Lettera su
le ho spedito le fotografie. Ho iniziato un’attività ritrattistica che potrebbe oc- Saluti. Archivio Tavolara, Sassari. Lettera non datata, su Vi saluto tutti. carta intestata Ufficio del Genio Civile di Sassari –
Quel tale progetto con Ponti etc. per il Casino di cuparmi quanto voglio. Devo farne tre a Milano e Grazie - Biasi carta intestata Grand Hotel et de Milan – Milano. Buona Pasqua e buon lavoro L’ingegnere reggente. La lettera si riferisce alle trat-
Venezia è stato presentato. Ora si vedrà se c’è un un paio per ora a Biella. Nelle righe finali di questa e di altre lettere se- suo tative intavolate con l’ingegner Nicosia, direttore
po’ di fortuna. Ma questo genere di lavori è come le ciliegie. Uno guenti l’artista accenna alla ricerca di appoggi Biasi del Genio Civile, per la decorazione a mosaico del-
Anche l’Hôtel di Stresa il Grand Hôtel Regina mi tira l’altro. A Giacomo Crovetti, 11 gennaio 1938 per il suo collaboratore Iginio Zara. Io vado a far Pasqua a Certaldo e così nuove scar- lo scalone del Palazzo di Giustizia sassarese. Come
ha richiesto. E avrò una decisione in settimana. È noioso forse; ma rende bene. Archivio privato. Lettera su carta intestata Alber- rozzate in Toscana!! risulta dal contratto, stipulato l’8 settembre 1939 e
A Milano farei una piccola mostra alla Gian Ferrari Se non combinate nulla per rovesciare il noioso go Principe – Biella. Il destinatario è l’ingegnere Carissimo conservato nello stesso archivio, la cifra del com-
di stampe e disegni tempere africane... E rientro. gerarca (con tutte le buone conseguenze che vi sa- Giacomo Crovetti, che nel 1938 sarebbe divenuto inauguro oggi alle 5. Avrò un pubblico magnifico. penso per il mosaico (che inizialmente doveva raf-
Era [ora]. rebbero) né per Roma io mi slancio nella via del podestà di Sassari. Come si apprende da un’altra L’esito...? A Eugenio Tavolara, 15 aprile 1938 figurare un Arcangelo che combatte un’idra e poi
Mi premerebbe sapere se si è deciso qualcosa per guadagno e rientro quando... mi basta. lettera in data 31 gennaio 1938, l’acquisto della Non si sa mai qui. Archivio Tavolara, Sassari. Biglietto su carta inte- diverrà La Pace e la Giustizia), di m 4,90 x 2,22,
l’adunata di Macomer. Io, si intende, verrei certa- Mi risponda a Biella ove rientro giovedì. Processione di Ollolai sarebbe poi stato concluso. Sono contemporanee una mostra di Tosi e la pri- stata La Canonica – Certaldo. Della commissione sarebbe stata alla fine fissata in 35.000 lire. Biasi
mente. Saluti a tutti... quei pochi. maverile della Permanente. per l’ammissione degli artisti non invitati alla Bien- ne avrebbe eseguito, oltre a un bozzetto a colori in
Inoltre mi premerebbe sapere se c’è stato qualche suo Biasi Biella Credo che la mia sia meglio delle 2 messe insieme. nale di Venezia (determinata nel 1938 sulla base scala 1/10, il cartone finale e si sarebbe occupato
sviluppo della progettata mostra a Roma. N. B.: Tutti quelli che rientrano dalla Svizzera e in 11-1/38 Va male la pittura qui... di una serie di concorsi) facevano parte, oltre al se- di farlo eseguire dalla Scuola del Mosaico Vatica-
Sto qui sino al 2 Dic. genere dall’estero danno la guerra per certa??? Gentmo Le faccio sapere che a Venezia non ho mandato. gretario Maraini, V. Ciardo, A. Dazzi, F. Ferrazzi, no, sorvegliando personalmente la realizzazione e
Salvo complicazioni, perché potrei farvi dei ritratti. Io non ci credo ma... ho ricevuto tardi la sua lettera che mi è corsa die- Non ho fatto a tempo ed ero piuttosto bene inten- M. Guerrisi, A. Martini, F. Mauroner, C. A. Petruc- la messa in opera finale.
Qui o a Milano. tro sino a Firenze. zionato. ci, B. Sacchi, A. Salietti; quest’ultimo sicuramente
È un affar serio avere tutte le comodità e la fami- Sono ancora qui e preparo una mostra alla galleria A Roma, francamente non vorrei esporre. amico di Biasi. I concorsi per affreschi e per basso- 12-5-XVII
glia laggiù... Ad Eugenio Tavolara, 10 dicembre 1937 Pesaro di carattere speciale, molto cioè moderna e Non intendo tuttavia sabotare un’iniziativa che rilievi avevano come tema “eventi e aspetti della vi- Gentilissimo ingegnere,
Saluti agli amici Archivio Tavolara, Sassari. Lettera su carta intesta- africana. può essere utile ad altri di noi. ta italiana dell’era fascista”. In seguito al colloquio avuto con voi, avendo riflet-
G. Biasi ta Albergo Principe – Biella. Biasi avrebbe poi te- Spero bene. Se lei preferisce esporrò qualche cosa – a titolo di tuto ancora sulla cifra delle spese da me prodotte
P. S. Sto progettando un articolo sul Mattino: che nuto una personale alla galleria Pesaro nella pri- Per la faccenda del quadro [ins.: “la processione di pezza d’appoggio. 15-4/38 per l’esecuzione del Mosaico nell’atrio d’onore del
ne direbbe? mavera 1938. L’«affare di Venezia» è la Ollolai”] non le nascondo il piacere di tenerlo a Sas- Ma sarà un 1/2 fiasco (o intero) garantito. Carissimo Palazzo di Giustizia di Sassari, sono convinto che
E lei che fa, che progetterebbe per Roma. Ci pen- decorazione commessagli per il casino di Venezia; sari. È un quadro che amo avere a portata di mano. State bene sono ancora qui a fare il signore. Questa volta visi- essa risponde a quelle che sono le condizioni indi-
sa?! Mi raccomando! la mostra a Roma che vorrebbe rinviare, la proget- Dimodoché cederei alla sua offerta purché fosse suo G. B. terò Arezzo, Prato, Pisa etc. spensabili per una degna esecuzione del lavoro.
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Il Mosaico non può essere lavorato sul posto, cosa studio del tedesco non andrà così perduto. La guer- fatte il riconoscimento ufficiale della tua fatica. di ciò che ti scrissi sulla Germania. Io vi andrò l’an- Peccato che l’ambiente non è molto intelligente. li rimborso subito. O ti mando il danaro perché chi
che d’altronde sarebbe più costosa inquantoché ra prima della fine dell’anno sarà un fatto ormai se- Un conto ben fatto dei colori e una commenda... no venturo e vedrò... Ciao a tutti voi e grazie. Però pare che abbiano un debole per la ceramica. sa se tu hai ripreso la vecchia abitudine dei debiti.
non si tratta di operai ma di provetti professori che polto e dimenticato. Ed il centro del mondo artisti- Siamo intesi... Biasi Io ci presi nette quasi quarantamila e mi è andata Io ho la più ferma decisione di non farne più.
non si sposterebbero che a condizioni gravosissi- co non sarà più Parigi ma Berlino. Anche da noi ci Qui devi venire d’accordo con me. modestamente. Anzitutto ho avuto la contempora- Perché non vieni a passarti un mese qui da me? Fa
me. Oltre a tutto come potrebbero portarsi dietro sarà un grande miglioramento della nostra situazio- E stop. nea apertura di una mostra di artisti ungheresi ap- caldo ma il paese è bello e troveresti per le tue ce-
il materiale enorme che devono avere sotto mano? ne artistica e son certo un benessere generale un Capisco in parte quello che mi scrivi. Ma in parte. Ad Alessandro Pandolfi, 29 dicembre 1940 prezzatissimi dalle autorità… in fondo le mie cose ramiche un nuovo campo, una miniera anzi da
Il lavoro sul posto è da escludersi quindi. Il lavoro miglioramento nel tono di vita di tutto il paese. Tu mi scrivi colore liquidissimo, cioè trasparente. Archivio Pandolfi, Gallarate. son sembrate… futuriste!! sfruttare […]. Ma si lavora magnificamente. Ho a
deve essere preparato al cavalletto nella serenità Anche la Francia aveva fatto il suo tempo. E l’In- Ma si può stendere facilmente una superficie Ronco mi ha varie volte detto che tu hai avuto due disposizione due locali scolastici e quelli… privati.
dello studio avendo a portata di mano le [parola ghilterra per noi artisti non è mai esistita. Il dopo- uguale di colore liquido, o bisogna sempre pen- 29-12-40 successi e avresti avuto il terzo. Il terzo ti dico io su- Se vieni bada che la scusa della paura è ridicola,
illeggibile] collezioni di tessere che occorrono. guerra in Germania sarà buono anche per gli arti- nelleggiare? Oliena pererà certo i precedenti perché in questi ultimi non è mai successo nulla ed ora c’è da temere
Vuole studiato e considerato tessera per tessera e sti Italiani che esporranno in Germania ed io ti E si può insistere su una parte, cioè dipingere e ri- Carissimo, anni quella gente ha guadagnato l’inverosimile. meno che mai perché il nemico si è allontanato –
poi fissato. consiglio di prepararti a esportare. Probabilmente dipingere senza che la calce si muova? sono esiliato in un paesino di montagna dove con- Perciò ti consiglio di sgobbare senza remissione e e ha altre gatte da pelare. Vi saluto e sarei dispo-
Quando il lavoro è finito la messa in opera è ope- potrò aiutarti molto. E si può, volendo, passare uno straccio e portar to di passare forse una diecina di mesi. Veramente soprattutto di allontanarti dalle influenze funeste sto ad aspettarvi se non foste due… persone vi-
razione da poco. Ritornando all’affresco io avrò, sembra, quasi cer- via il dipinto e immediatamente ridipingerlo? dividerò la mia attività tra Oliena e Orgosolo dove che nella ceramica non ti hanno giovato affatto. Il ziate dagli eccessivi agi.
Un mosaico di tal genere viene a costare L. 1500 al tamente da decorare una chiesa francescana nella Io ho molta pratica con l’acquarello e con la tem- ho pure piantato studio e che è distante una dieci- periodo aureo della tua produzione sta tra la mo- Ad ogni modo provvedi per sbrigarmi questa diffi-
metro quadrato (Ne costa 1000 quello commercia- nuova Fertilia. E intenderei affrescare. Perciò pera, ma tanto nell’uno come nell’altra i chiarissi- na di chilometri da Oliena. stra di Como e quella di Bottega di Poesia. C’era in coltà dei colori a fresco – e mandami un raggua-
le). Un paio di operai devono poi venire a fissarlo quando hai un po’ di tempo spediscimi ordinati mi li ho tolti dalle tinte più scure con dei mezzi Mi è dunque stato dato il lavoro di quella chiesa e quelle tue cose di allora una diretta commovente glio sulla pittura a fresco a conclusione delle espe-
– Quindi trasporti viaggi etc. etc. consigli sul modo di lavorare. che nell’affresco non si possono ottenere, io pen- benché la chiesa non sia gran che ho da fare un la- vena pastorale ed una fattura liquida e spontanea rienze da te fatte.
Io debbo poi personalmente recarmi a Venezia o a Ho già molte idee in proposito. Ma organizzarle e so da quanto mi scrivi. voro che piacerebbe credo a qualunque pittore. senza tante virgolette. Ciao tuo Biasi
Roma (dove meglio vedrei di essere accontentato) semplificarle puoi farlo tu ora che hai toccato con Supponi una testa così: [schizzo di una testa] le Sull’altare maggiore un gran redentore con angeli Quei pasticcioni della galleria Barbaroux se se ne
per sorvegliare il lavoro nel suo procedimento. mano e certamente trovato studiato e superato dif- parti chiare potrei ottenerle in questa maniera? Di- (mosaico). E due pitture ad affresco come qui a lato eccettua Tosi per molte cose, Sironi e per varie co- Ad Alessandro Pandolfi, 24 luglio 1941
Piuttosto nella mia richiesta di L. 40000 era consi- ficoltà che possono saltar fuori. pingendo cioè tutta la figura in rosso scuro e poi [a margine, schizzo con le sagome di 3 lunette: al- se anche Salietti – e poi qualche scultore – gli altri Pubblicata in G. Nicodemi, A. Pandolfi. Pittore, xi-
derato un mosaico di m 2,60 x m 5. Mi trovo a Ollolai (Nuoro) sino alla fine del mese. sovrapponendo secondo mi conviene nelle parti tare maggiore – Presepio – Deposizione]. È un affa- andranno ramenghi. Ricordati di questo che ti di- lografo, ceramista, Varese 1956. La decorazione
Tale misura è stata ridotta a m 2,25 x m 5 con un Alla fine del mese rientro a Sassari. Se hai tempo e chiare dosi varie di velature di tinta più chiara sino re che supera le 100.000 e per i tempi che corrono co. È ancora gente che vive del riflesso Parigino eseguita a Viareggio dovrebbe essere quella della
risparmio di m 1,750 cioè circa L. 2500. voglia scrivimene ed avrai uno scolaro molto attento ad ottenere la modellatura che mi occorre? E quan- per me è una specie di manna. Ora preparo gli stu- oggi tramontato per almeno un secolo. villa Sant’Elia (1930). Non si tratta tuttavia di pit-
Il lavoro è di grande impegno e responsabilità e e di buona volontà. È un lavoro che mi piace abba- do è finita e mi pare necessario aggiungere un di ed eseguirò la pittura ad olio a grandezza giusta Ed al richiamo Parigino si sostituirà quello di Berli- tura murale, ma di dipinti su tela.
un giusto compenso per un’opera che deve com- stanza. Non è stata ancora precisata la faccenda dei bianco, un rosa chiaro, un punto luminoso... posso e poi ne ricavo l’affresco. Un giovane che studia a no o meglio di Monaco.
pletare una costruzione così colossale e costosa quibus. Ma ci sarà sempre da starci discretamente. ottenere questo tratto di chiaro con sovrapposizio- Monza verrà qui da me per un paio di mesi e prima La guerra non è finita. È dopo la guerra che avven- Orosei (Nuoro), 24-7-41
penso debba essere considerato con benevolenza Gratis per gratis nulla si deve fare caro amico. […] ni sopra un dipinto che è già scuro? di iniziare il lavoro definitivo avrò fatto molti esperi- gono i capovolgimenti e si pretende del nuovo e Carissimo Pandolfi,
dalle autorità committenti. A Milano sai niente come è il mercato artistico? C’è Il chiaro viene dalla calce. menti. A proposito dell’affresco un professore, cioè le cose correnti invecchiano all’improvviso. Prima mi trovo per qualche giorno lontano da Oliena do-
Il mio compenso personale risulta modesto. Circa ripresa? […] Non potrei, con la calce, formare il chiaro che mi maestro d’arte di affresco nominato di recente alla che finisse l’altra guerra esistevano i R. Galli, Alcia- ve rientro tra una settimana. Ho avuto qui le tue
diecimila lire. Ciao tuo Biasi occorre, e passare dalla pittura trasparente a quella Scuola d’Arte di Sassari mi ha dato delle lezioni ver- ti etc… tutta gente andata giù di colpo e sembra- lastrine ma non ho con me l’apparecchio per guar-
Si può, se si vuole, sempre economizzare ma in tal in pasta? bali. Ed è strano mi ha detto che l’affresco si deve a vano divinità… a Milano. darle. Le vedrò appena rientrato a Oliena e te le ri-
genere di esecuzione economizzare vuol dire E si può dipingere in pasta con qualche rilievo? preferenza fare col sistema che io uso nella tempe- Verrà dell’ordine dal di là delle alpi te lo assicuro. spedirò tutte insieme.
sclassificare [sic]. Perdere cioè quello splendido A Pandolfi, novembre-dicembre 1940 Cioè un colore che si possa mettere con la spatola? ra preparando cioè la parte preferibilmente con tin- Io leggo giornalmente ciò che si scrive lassù e vedo Mi fa piacere che tu sii contento del tuo lavoro,
rendimento che il mosaico può dare, sì, purché Archivio Pandolfi, Gallarate. Pubblicata in G. Ni- Prendiamo il panneggio di una gonna, di un te scure e poi venir su coi chiari. Dice che questo è che le idee sono chiare e riguardano tutta l’Europa. questo è buon segno e il più importante. Per il
eseguito secondo una rigida disciplina artistica. codemi, A. Pandolfi. Pittore, xilografo, ceramista, paio di pantaloni. A me riesce meglio se, suppo- il vero affresco e che gli antichi preparavano le te- Nel caso poi particolare nostro è sempre l’Ebraismo contenzioso, in proposito ai quibus, mi fai degli ac-
Giuseppe Biasi Varese 1956. Avendo in vista un incarico di deco- niamo, la gonna fosse molto scura o nera addirit- ste con una specie di tinta verde etc. etc. che ha una roccaforte nel giornale di Ponti… Ma cenni troppo vaghi. Ricordati che sei povero e un
razione per la chiesa di Fertilia, Biasi – inesperto tura, di compirla in scuro e poi schiarirla con ve- Cosa debbo pensarne? Farò gli esperimenti e cre- dovrà cedere… C’è chi ci penserà. lavoro così ti deve essere ricompensato. Metti in
della tecnica dell’affresco – ricorre ai consigli di lature di chiaro venendo sempre gradatamente do che bilancerò le due maniere. Se fosse necessa- Dunque con Ronco andrai benissimo non ti tra- mezzo gente che possa e fatti pagare degnamente.
Ad Alessandro Pandolfi, 9 novembre 1940 Pandolfi. su dallo scurissimo al chiarissimo. rio saresti capace di prenderti un mese di aspettati- scurare. Dagli sotto […]. Ti auguro con la riuscita È questa la morale, il fondamento del diritto, che
Archivio Pandolfi, Gallarate. Biasi rimprovera Operazione contraria dell’acquarello dove si vela va (o di permesso per ragioni di salute) e venire di questa mostra altre tante belle cose, perfetta sa- cioè ad ognuno il lavoro venga compensato.
Pandolfi di aver accettato di eseguire senza com- Carissimo prima tutto del colore più chiaro poi si mettono ad aiutarmi? Ad ogni modo se mi trattengo in que- lute per te e la 1/2 e buon umore e fiducia… Ciao, Io sono sempre tormentato da tutto. La tua tavo-
penso l’impegnativo affresco La Gloria nella Casa ho le tue lettere e tutto considerato hai proprio ra- tutte le tinte successive una sull’altra sino ad arri- sti paesi come io penso sino al settembre venturo vi saluto lozza intanto non mi è assolutamente sufficiente.
del Fascio di Gallarate (nascosto nel dopoguerra gione tu. vare con molte addizioni al tono più scuro. potresti nelle vacanze venire a dipingere in cam- tuo Biasi Manca per me dei bruni che mi occorrono.
sotto uno strato di calce). La lettera rispecchia la Nel mio modo di vedere fondamentalmente econo- Io avrei bisogno di usare e poter mescolare i due pagna con me? Il lavoro io lo dovrei preparare per A proposito dell’affresco sarei tentato ad un tipo di
fiducia del pittore nella vittoria tedesca e nel pros- mico era certamente un motivo, una preoccupazio- procedimenti. E per l’affresco allora sarei molto giugno. E per giugno conto di farlo. Ma mi riserbo Ad Alessandro Pandolfi, 11 [o 16] aprile 1941 affresco che è usato dai monaci greci. L’arricciato
simo spostamento del centro artistico europeo dal- ne per le tue condizioni economiche – appunto – portato perché disegno con molta sicurezza e son il meglio e cioè la Deposizione perché voglio fare Archivio Pandolfi, Gallarate. Nuove richieste di composto di stoffa e calce e l’intonaco di minutis-
la Francia alla Germania. che ad una certa età dovrebbero essere risolte or- rapido nella decisione. una cosa importante e nuova. aiuto per la realizzazione degli affreschi di Ferti- simi filacci di cotone e lino. Impiega molto ad
mai nel modo più favorevole dopo tante sgobbate... Cerca di capirmi. Ho già pronti i due cavallini uno ad olio ed uno a lia, non ancora cominciati. asciugare – tre giorni per consolidare sufficiente-
Ollolai, 9-11-40 Invece non è una questione risolta e ti ho visto alle Inoltre, su un lavoro dipinto oggi posso continua- tempera. Lasciando Sassari quasi d’improvviso mi mente – e permette un lavoro utile di 5 giorni. In 5
Carissimo prese con un lavoro lungo, lungamente studiato e, re a lavorare domani con velature... finché la cal- ero dimenticato di spedirteli. Ma forse mi riesce di Oliena (Nuoro), giorni io lo farei spolverando tutto nel mattino del
hai ragione sono in debito da molto tempo. Ho da quello che mi scrivi, portato avanti con tanta ce tira? fare qualche cosa che mi piaccia più completa- 11 [o 16]-4-41 primo giorno. Cosa ne pensi?
avuto noie, svogliatezza e inoltre ho la vecchia che energia, quindi con tanta fatica. E a lavoro completo, finito, come si rimedia una mente. Buon Natale buone cose a tutti voi Carissimo Come mai hai rinunziato a dei colori così sicuri co-
incomincia ad andar maluccio […]. Per ciò che mi E mi faceva pena che tutto fosse per nulla. Mentre correzione? tuo Biasi Aspetto sempre inutilmente le tue fotografie sui fa- me terra di Siena, terra d’ombra e violetto di Marte?
scrivi di te non ho parole sufficienti per biasimare il lavoro deve essere pagato, specialmente un la- A tempera? mosi affreschi di Gallarate. È colpa tua se mi hai L’idea di dipingere con cera (cera sciolta nell’acqua
deplorare… vilipendere il tuo operato. Gratis non voro che comporta un tale strazio fisico e mentale Per capir meglio quello che ti chiedo ricordati che Ad Alessandro Pandolfi, 30 dicembre 1940 messo in corpo una legittima curiosità. ragia) mi venne da un’esperienza fatta da me a Via-
si fa nulla. come quello che tu mi descrivi. io ho lavorato molto sulla carta nera o colorata so- Archivio Pandolfi, Gallarate. A proposito di una Io vivo sempre relegato (e non mi lamento, però) e reggio in una pittura murale di 5 x 9 metri. Viene
Anzitutto la gratitudine sai cos’è. Se si tratta poi di Però hai ragione, se la rinunzia al compenso era la vrapponendo chiari sugli scuri e in questo proce- ventilata mostra di Pandolfi alla galleria Ronco di so poco di ciò che succede nel mondo. Sono sem- una pittura ricca, completamente opaca e per me
gratitudine collettiva gratitudine di un ente poi… condizione sine qua non per riuscire a immortalar- dimento sono bravissimo, trovo il miglior modo di Biella (dove Biasi aveva esposto nel 1937), il pitto- pre malgrado ciò sicuro che la guerra e la inevitabi- ormai familiare. Una specie di tempera, insomma.
essa non esiste mai. Ammenoché tu non voglia di- ti in un grande muro in questa che potrebbe chia- espressione specialmente nel volume delle cose. re esorta l’amico a liberarsi dagli influssi novecen- le vittoria spazzeranno via i resti del movimento Quella delle giunture mi spaventa perché le mie
ventare o cavaliere o commendatore la qual cosa marsi una tua seconda patria perché la patria di Pensaci un po’. tisti assunti nella ceramica. La galleria milanese giudaico nell’arte italiana. Comunque certamente il sono due composizioni molto scure.
può essere un corrispettivo di una sudata facchi- tua moglie... hai ragione. A tutti noi l’arte interessa E un’altra cosa: come si fa ad usare con l’affresco Barbaroux aveva sostenuto negli anni Trenta il centro più importante per gli artisti in Europa o per Ti manderò a suo tempo i vetrini.
nesca come quella che tu fai ed hai fatto per que- più che tutto il resto. Se questo lavoro, come de- l’oro? gruppo novecentista, pur con qualche apertura lo meno il mercato e centro spirituale di smistamen- Ho fatto dei bozzetti piccoli che credo ti piaceran-
sta decorazione ma io trovo un miserabile surroga- duco dal tuo scritto è fatto da te con passione, eb- Io avrò, quasi certo, questa chiesa con la storia di nei confronti di giovani come Renato Birolli. Il to sarà Monaco. Milano e Parigi si equivarranno. no, ma ancora non si capisce granché a guardarci
to del danaro di quel miserabile vile danaro di cui bene, la soddisfazione può essere considerata un S. Francesco da affrescare. «giornale di Ponti», da Biasi accusato di filoebrai- Bona mi scrive che a Biella hai finito per avere un dentro.
noi possediamo così poco e di cui abbiamo tanto compenso ed è certo possibile che questo sacrifi- E forse qualche cosa d’altro. Ciò che forse in que- smo, è la rivista Domus. Galli e Alciati erano negli successone. Anch’io qui non mi lamento: ho fatto Non so se debbo eseguire il lavoro definitivo nel
bisogno. […] zio, come io ti auguro di cuore, sia compensato da sti prossimi tre o quattro anni mi permette di risol- anni Dieci tra i protagonisti dell’ambiente artisti- una mostra a Nuoro sotto gli auspici dell’istituto di mese di ottobre. Se lo rinvio a dicembre o a feb-
Il soggetto mi piace poco e secondo me non era qualche successiva ordinazione. vere il problema della vecchiaia. Mettere insieme co milanese. Coltura Fasc.[ista], una mostra che terrò aperta tut- braio faccio la mostra a Torino.
tale da dare risultati molto pittorici. Questi soggetti In tal modo avresti fatto un grandioso esperimento un gruzzolo che mi permetta di vivere sempre an- Oliena, 30-12-40 to il mese. Ed ho già venduto per circa 40.000. Per Credo mi andrà sempre discretamente. Ho lavora-
obbligati limitano eccessivamente il campo della che ti permetterà certamente di fare in seguito co- che quando non lavoro. Carissimo, la Sardegna è una cosa notevole, mi pare. to molto prendendo contatto col mondo delle mie
fantasia. Tecnicamente son certo che hai fatto be- se straordinarie. Perché l’affresco richiede fatica: è Tu avrai sempre la tua pensione. Io non ho ancora sono in esilio e per molti mesi. Come ti scrissi ho Ai principi dell’inverno farò un’altra mostra a Ca- prime ispirazioni. E credo ho realizzato in modo
ne perché ho visto nella ceramica, dove c’è molta cosa che si intuisce. potuto mettere insieme abbastanza per essere molto da fare e si tratta di un lavoro di impegno. gliari e in primavera a Torino dove ho un amico molto notevole pittura, colore, etc. e reso più po-
affinità, le tue possibilità. […] E spero di vedere Da quanto mi scrivi capisco poi che sei soddisfat- tranquillo oltre un certo numero d’anni. Potrei vi- Avevo pensato prima di farlo ad olio ma ho deciso prefetto. E poi in Germania. tente l’invenzione e la composizione. Certe cose
presto questo tuo lavoro e di provare per esso to. E questo mi chiude molto la bocca. Se riesci a vere cinque o sei anni modestamente, ecco tutto. in seguito per l’affresco. Farò molte prove prima di Come vedi si lavora. devono far colpo.
quell’entusiasmo che provavo per le tue xilog. e fare una bella cosa portandola avanti come mi Quindi oggi mi preoccupa questo lato nei miei ri- affrontare quello definitivo. Intanto mi sento rin- Nel mese di settembre conto di eseguire i miei due Non prendere troppo sul serio la classe dominante
per le prime ceramiche (sino a Bottega di Poesia, scrivi, con un eroismo da tebaide, con tale supre- guardi ed anche nei tuoi, perché certe facchinate giovanire al contatto con la natura ingenua che mi affreschi. Sono due affreschi 5 x 5. Nascita e morte nel nostro mondo; sono in gran parte incapaci.
ed eccezionalmente qua e là dopo). mo disinteresse, veramente ti ammiro. E non pos- non si possono far sempre ed a un certo punto circonda. Per questa primavera conto di fare un la- di Gesù. Cioè un Presepio e una Deposizione. Ciao, vi saluto
Dopo ciò mi dispiace che tu non abbia scritto so pensare che qualche cosa, magari in proporzio- della vita è bene avere un relativo confort. voro… dannato. […] Non potevo desiderare di meglio. vostro
qualche cosa della nostra signora Pandolfi dico ni più modeste del collega F. sia corrisposto anche La mia oasi di salvezza è qualche scuro villaggio di Mi fa piacere ti sia rimesso con Ronco. Il tuo giudi- Ora vorrei da te un piacere: verso la fine del mese Biasi
della sua salute. Perché l’ho lasciata a letto e un a te, perché i colori bisogna pur pagarli!... Sardegna dove, se necessario, con una spesa ugua- zio su di lui era quanto mai errato. È una brava inizierò i miei studi di affresco. Avrei perciò biso-
po’ avvilita di essere ridotta all’immobilità. Fatti bene i conti, quindi. le ad un terzo di quello che mi costa la vita in città persona, un po’ vanitoso ma signore, che negli af- gno di colori e pennelli. Dovresti scegliermeli tu o
Ricordi i nostri discorsi al letto dell’illustre inferma? E fatti fare commendatore. posso tirare avanti. Se il mercato migliora, come io fari e nella professione sa il fatto suo e che in fon- farmi sapere con quali indicazioni io dovrei ordi-
Hai visto come sono stato buon profeta? Il mio Se non chiedi nulla, nessuno può apprezzare a cose spero, però, ancora ci possiamo rimettere. Ricordati do agli artisti ha creato una istituzione benefica… narli. Se vuoi comprarmi tu tutto per un 250 lire, te
342 343
1940 1998
Itinerario espositivo Cagliari, collettiva alla Galleria Palladino, maggio-
giugno. Sassari, Mostra della Caricatura, Gruppo Rionale Sassari, Mostra Antologica Giuseppe Biasi, Padi-
Napoli, Mostra degli Incisori Sardi a cura dell’Isti- Fascista “A. Solinas”, dal 27 aprile glione dell’Artigianato “E. Tavolara”, 13 maggio-28
tuto di Cultura “Gli Amici dell’Arte”, Galleria Giosi, Napoli, I Mostra Triennale delle Terre Italiane giugno (poi a Cagliari e a Oristano).
maggio-giugno. d’Oltremare, 9 maggio-15 ottobre.
Košice, Sùcasna Europská Grafka VI: Italia, Vycho- Roma, Mostra dell’incisione italiana moderna, Gal-
doslovenské Muzeum, 3-22 ottobre. leria di Roma, dicembre. GRUPPI DI OPERE
Cagliari, IV Mostra del Sindacato Regionale Fasci-
sta Belle Arti della Sardegna, Galleria Comunale 1941 1945
d’Arte, novembre-dicembre. Milano, III Mostra del Sindacato Nazionale Fascista Cagliari, I Libera Esposizione Regionale d’Arte,
Belle Arti, Palazzo dell’Arte, maggio-luglio. Galleria Comunale d’Arte, autunno.
1934
Sassari, V Mostra del Sindacato Regionale Fascista 1949
Belle Arti della Sardegna, Scuola di San Giuseppe, MOSTRE POSTUME Venezia, Mostra d’Arte Moderna della Sardegna,
maggio-giugno. Sale dell’Opera Bevilacqua La Masa all’Ascensio-
Cagliari, collettiva alla Galleria Palladino, ottobre. 1947 ne, 5-31 agosto (poi a Roma).
Cagliari, collettiva organizzata in occasione del Cagliari, Mostra postuma di Giuseppe Biasi, sotto
XXII Congresso per la Storia del Risorgimento, gli auspici dell’Associazione della Stampa e dell’As- 1950
Bottega d’Arte Cau, ottobre. sociazione degli Artisti di Sassari, Salone d’Onore Roma, Mostra d’Arte Moderna della Sardegna, Gal-
Iglesias, Mostra d’Arte in seno alla I Fiera Campio- del Convitto Nazionale, 29 marzo-9 aprile (a cura leria Nazionale d’Arte Moderna, primavera 1950.
naria di Iglesias, ottobre-novembre. della Galleria Palladino; poi a Sassari e a Nuoro). Sassari, Mostra di incisioni italiane a cura della Cal-
Vengono incluse tra le personali anche quelle mo- MOSTRE COLLETTIVE 1923 Napoli, II Mostra internazionale d’Arte Coloniale, Sassari, Mostra postuma di Giuseppe Biasi, 26 cografia Nazionale, ferragosto.
stre allestite con altri artisti in cui Biasi ha figurato Torino, La Quadriennale. Esposizione nazionale di novembre. aprile-7 maggio. Iglesias, IV Mostra Regionale d’Arte, 14-29 ottobre
con un elevato numero di opere. 1906 Belle Arti, Palazzo della Promotrice, aprile-giugno. Nuoro, Mostra postuma di Giuseppe Biasi, 17-28 (retrospettiva a cura di T. Cavallazzi).
Firenze, Esposizione delle copertine del concor- Milano, Prima Esposizione Internazionale dell’Ac- 1935 maggio.
MOSTRE PERSONALI so indetto da Il giornalino della Domenica, locali quarello indetta dall’Associazione degli Acquarelli- Riga, I. Italiešu Grafiskas Makslas Izstade, 7 aprile- 1954
della Società Fotografica Italiana, novembre. sti Lombardi e dalla Permanente, Palazzo della 5 maggio (Processione, Le donne di Sardegna). 1950 Boston, Contemporary Italian Prints, Boston Pu-
1905 Permanente, maggio. Nuoro, VI Mostra del Sindacato Regionale Fascista Trento, retrospettiva di xilografie, Palazzo Rocca- blic Library, ottobre-novembre.
Sassari, Mostra di caricature in occasione del Festi- 1909 Monza, I Mostra Internazionale delle Arti Decorati- Belle Arti della Sardegna, Palazzo del Genio Civile, bruna, dal 27 luglio.
val a favore dei terremotati calabresi, Politeama Venezia, VIII Esposizione Biennale Internazionale ve, Villa Reale, maggio-ottobre. maggio-giugno. 1964
Verdi, dal 22 ottobre. d’Arte della Città di Venezia, aprile-ottobre. Sassari, collettiva alla Libreria Calaresu, dicembre. 1952 Torino, Rassegna di xilografia sarda e piemontese,
1924 Cagliari, Giuseppe Biasi pittore d’Africa, Associa- Palazzo Chiablese, 3-20 novembre.
1917 1913 Como, VIII Esposizione Autunnale d’Arte dell’Isti- 1936 zione “Amici del Libro”, dal 21 dicembre.
Milano, Mostra Sarda, Galleria Centrale d’Arte Roma, I Esposizione Internazionale della “Seces- tuto G. Carducci, settembre. Abbazia, XV Mostra d’Incisione Italiana Moderna, 1966
presso il Caffè Cova, 19 maggio-3 giugno. sione”, Palazzo delle Esposizioni, 31 marzo-30 giu- primavera. 1953 Parigi, Mostra itinerante degli incisori sardi, pro-
gno. 1925 Cagliari, VII Mostra Interprovinciale del Sindacato Sassari, retrospettiva in casa dell’industriale Aldo mossa dall’EPT di Sassari e dal Ministero degli
1919 Parigi, Exposition Internationale des Arts Décora- Fascista Belle Arti della Sardegna, Galleria Comu- Melis, fine aprile (a cura di Stanis Dessy e Ausonio Esteri, 27 aprile-7 maggio (poi a Colonia, Londra,
Milano, Galleria Pesaro, febbraio (con A. Alciati, 1914 tifs et Industriels Modernes, aprile-ottobre. nale d’Arte, maggio-giugno. Tanda). Dublino, Monaco, Vienna, Zurigo e Oslo).
U. Bonzagni, G. Cinotti e A. Wildt; presentazione Roma, II Esposizione Internazionale della “Seces- Venezia, XX Esposizione Biennale Internazionale
di Vittorio Pica). sione”, Palazzo delle Esposizioni, 21 marzo-5 lu- 1928-29 d’Arte, giugno-settembre. 1958 1967
glio. Venezia, XVI Esposizione Biennale Internazionale Napoli, II Mostra Nazionale del Sindacato Belle Ar- Sassari, Opere di Giuseppe Biasi, Galleria Il Can- Monaco, Mostra itinerante degli incisori sardi.
1923 Venezia, XI Esposizione Biennale Internazionale d’Arte della Città di Venezia, aprile-ottobre 1928. ti, settembre. cello, dal 15 giugno.
Como, Circolo Sociale (Salone del Casino del Tea- d’Arte della Città di Venezia, aprile-ottobre. Sassari, I Biennale di Arte Sarda, Palazzo dell’Uni- Varsavia, II Esposizione Internazionale di Xilogra- 1968
tro), luglio (con A. Pandolfi e M. Sotgia Rovelli; versità, 20 dicembre-31 gennaio (sala personale). fia, Instytut Propagandy Sztuky, dicembre. 1959 Vienna-Zurigo, Mostra itinerante degli incisori sardi.
presentazione di Raffaele Calzini). 1915 Cagliari, Mostra d’Arte della Primavera Sarda, Pa- Lione, Mostra dell’Incisione Italiana Moderna. Cagliari, Galleria Il Cenacolo, ottobre.
Milano, Galleria Bottega di Poesia, 8-23 dicembre Roma, III Esposizione Internazionale della “Seces- lazzo Civico, 29 aprile-30 maggio 1929. Riga, Tallin, Helsinki, Stoccolma, Oslo, Copenha- 1970
(con A. Pandolfi e P. Semeghini). sione”, Palazzo delle Esposizioni, dal 3 aprile. gen, Amsterdam, L’Aja, Lussemburgo, Zurigo, Gi- 1961 Oslo, Mostra itinerante degli incisori sardi.
1930 nevra, Mostra itinerante dell’incisione italiana, or- Sassari, Mostra Retrospettiva del Pittore Giuseppe
1926 1917 Venezia, XVII Esposizione Biennale Internazionale ganizzata dal Sottosegretariato di Stampa e Pro- Biasi, promossa dal Comune di Sassari, Teatro Ci- 1972
Alessandria d’Egitto, Galleria Paul, dal 5 marzo. Milano, Mostra annuale della Permanente 1917, d’Arte, aprile-ottobre. paganda. vico, 10-21 maggio (a cura di S. Dessy). Barcelona-Madrid-Valencia-Valladolid, Mostra iti-
Palazzo della Permanente, autunno. Sassari, I Mostra del Sindacato Regionale Fascista nerante degli incisori sardi in Spagna, promossa
1927 Belle Arti della Sardegna, Museo Sanna, maggio- 1937 1965 dall’EPT di Sassari e dal Ministero degli Esteri (edi-
Il Cairo, Primo Salone Egiziano de “La Chimera”, 1918 giugno. Ginevra, Visages d’Italie. Graveurs Italiens Con- Sassari, Omaggio a Giuseppe Biasi, Biblioteca Co- zione ampliata della mostra del 1966).
studio Breval, dal 25 febbraio. Milano, Mostra annuale della Permanente 1918, Milano, Convegno d’Arte – Pittura e Scultura, Gal- temporains, Athénée, 3-23 maggio. munale, dal 17 ottobre (opere provenienti dalla
Palazzo di Brera. leria Pesaro, 8-23 novembre. Parigi, Exposition Internationale des Arts et des Galleria Garabello, Biella; presentazione di Ettore 1976
1929 Milano, Esposizione “intima” della Federazione Ar- Techniques dans la Vie Moderne, maggio-ottobre. Cozzani). Nuoro, Arte in Sardegna tra realismo e folklore,
Brescia, Galleria Bottega d’Arte, dal 19 gennaio. tistica Lombarda, luglio. 1931 Napoli, II Mostra del Sindacato Nazionale Belle Ar- promossa dall’Istituto Superiore Regionale Etno-
Milano, Esposizione Nazionale di Belle Arti della Roma, I Quadriennale d’Arte Nazionale, Palazzo ti, settembre. 1976 grafico, Museo Etnografico, 4-31 dicembre (a cura
1935-36 Reale Accademia di Brera, Premio “Principe Um- delle Esposizioni, gennaio-giugno. Sassari, Mostra d’Arte delle Celebrazioni della Sar- Sassari, G. Biasi. 20 oli e incisioni del periodo sardo di S. Naitza).
Cagliari, Galleria Palladino, 29 dicembre-15 gennaio. berto”, Pinacoteca di Brera, settembre. Cagliari, II Mostra del Sindacato Regionale Fascista degna, Palazzina del GUF, 2-28 ottobre. africano e biellese, Galleria Il Cancello, 1-15 marzo.
Milano, VII Esposizione degli Acquarellisti Lom- Belle Arti della Sardegna, Palazzo Civico, maggio- 1986
1937 bardi. giugno. 1938 1978 Quartu Sant’Elena, Quarant’anni d’incisione in Sar-
Milano, Galleria Dedalo, dal 6 febbraio. Roma, I Mostra Internazionale d’Arte Coloniale, Ankara-Istanbul, Visages d’Italie, Exposition Ita- Cagliari, Biasi, Associazione culturale Galleria “La degna 1930-1970, Associazione Culturale “Il Dado”,
Gallarate, Galleria delle Arti, 3-18 aprile (presenta- 1919 Palazzo delle Esposizioni, ottobre-dicembre (sala lienne de la Gravure, gennaio-febbraio. ricerca”, 31 ottobre-7 novembre (presentazione di 15-29 marzo (a cura di S. Naitza e M. G. Scano).
zione di Enrico Somarè). Milano, VIII Esposizione degli Acquarellisti Lom- personale). Milano, Esposizione dei “XXV Anni”, Galleria Pe- A. Sanna).
Lecco, Salone della Società degli Impiegati, maggio. bardi, Galleria Pesaro, giugno. saro, maggio. 1989
Biella, Galleria Ronco, novembre. Milano, Esposizione Regionale Lombarda d’Arte 1932 Nuoro, IX Mostra Interprovinciale del Sindacato 1984 Strasburgo, La Mémoire et les Images. Arte et arti-
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La bibliografia include anche articoli in cui l’artista di Roma”, in Il Giornale d’Italia, Roma, 22 marzo L. C., “Undecima Esposizione Internazionale d’Ar- zionale”, in Gli Avvenimenti, Milano, a. III, n. 12, Cultura Moderna. Natura ed Arte, Milano, a. XX- Il Giornale d’Italia, Roma, 3 aprile 1923.
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ca, perché indicativi, i primi, delle variazioni della M. Lago, “La Secessione. Una corsa per le sale”, in le 1914. che d’arte), Milano s. d. (1919), p. 54. G. F(anciulli), “Mostre individuali”, in La Perseve- Emporium, Bergamo, vol. LVII, n. 341, maggio
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segne, i secondi utili a ricostruire vicende biografi- della Secessione”, in Emporium, Bergamo, vol. Avvenimenti, Milano, a. III, 15-22 aprile 1917.
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che non altrimenti documentate. Quando il riferi- XXXIX, n. 232, aprile 1914, pp. 256-263.
in La Nuova Sardegna, Sassari, 24-25 marzo 1913. “Una mostra sarda”, in La Perseveranza, Milano, 3 tetto di artisti milanesi”, in Il Secolo, Milano, 7 feb- paese del sogno”, in Il Giornale d’Italia, Roma, 6
mento si limita alla riproduzione di un’opera, ma “Il nuovo orientamento della corporazione degli
P. Marica, “Il pittore Biasi”, in Il Giornale d’Italia, maggio 1917. braio 1919. maggio 1923.
l’artista non è citato nel testo, ciò viene segnalato xilografi”, in L’Eroica, La Spezia, a. IV, fasc. IV-V,
dalla dicitura “ripr.” La dicitura “ritaglio stampa” in- Roma, 27 marzo 1913. M. G. Sarfatti, “La mostra dei sardi”, in Gli Avveni- M. G. Sarfatti, “Adolfo Wildt e l’esposizione alla L. Pessina, “Biasi e Pandolfi espongono al Casino”,
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dica articoli rinvenuti privi di data nell’archivio de- SM, “La mostra dei secessionisti. I quadri del Biasi”,
gli eredi o in altri archivi, e dei quali non è stato in La Nuova Sardegna, Sassari, 29-30 marzo 1913. M. De Benedetti, “L’Esposizione di Venezia – G. F(anciulli), “La Mostra Sarda”, in La Perseveran- febbraio 1919. “La mostra Biasi a Como”, in La Nuova Sardegna,
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Tra i cataloghi di mostre sono compresi solo quelli marzo 1913. “L’inaugurazione della Mostra Sarda”, in La Perse- Bonzagni, Cinotti e Wildt alla Galleria Pesaro”, in R. Papini, “La Mostra delle Arti Decorative a Mon-
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Finito di stampare nel mese di settembre 1998