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L’OPERATORE SOCIO

SANITARIO
una risorsa per l’assistenza

Morrone Daniela
Anno 2020/2021
Introduzione
Quando ho pensato a quale sarebbe stato l’argomento della mia tesina da
portare all’esame che concluderà il mio percorso formativo di operatore
socio-sanitario, mi sono detta:” Perchè non trattare uno degli argomenti che
da mesi è sulla bocca di tutti e che sta a cuore al mondo intero, nessuno
escluso?!”. E allora ho deciso di trattare il tema scelto da quella prospettiva
che, spero presto, mi vedrà anche come appartenente , quindi parlerò qui
dell’influenza che il covid-19 e la conseguente pandemia ha avuto,non solo per
una popolazione mondiale, ma anche e soprattutto, sul lavoro dell’operatore
socio-sanitario e dell’importanza del ruolo assunto da questa figura nel
percorso pandemico.
Chi è l’ O.S.S?
Figura professionale che opera nel settore socio-sanitario e che nasce da un
accordo tra il Ministero della Sanità, il Ministero per la Solidarietà, le
Regioni, e le provincie autonome di Trento e Bolzano il 22 febbraio del 2001.
A dare il via è l’avvento della legge Lorenzin nel 2018 (legge 3/2018), quando
cioè, la stessa, sancisce molti cambiamenti tra cui la nascita di un’area
Socio-Sanitaria, prettamente specifica per gli oss, oltre all’istituzione di
alcuni ordini professionali. La norma prevedeva e prevede l’entrata in vigore
della stessa in maniera graduale con appositi decreti attuativi, tanti di questi
realizzati e altri ancora in fase di sviluppo e attuazione. Tra questi tanti
ambiti che riguardano l’OSS le novità essenziali riguardano la formazione
unificata nazionale, gli aumenti stipendiali e un elenco nazionale degli OSS e
costituzioni di organizzazioni territoriali e nazionali di auto-disciplina, e
questo a tutela dell’Assistito ma anche dell’operatore socio-sanitario, nonché
l’entrata a pieno titolo all’interno del sistema sanitario.
Chi è l’O.S.S? Pt.2
Dunque, oltre che acquisire più competenze, con relative responsabilità, e
un adeguamento contrattuale, con la Legge Lorenzin l’OSS diventa una
figura del personale sanitario. Se mentre prima svolgeva le stesse
mansioni a suo rischio perché non di sua competenza, non riconosciute,
ora vengono previste e regolamentate dal punto di vista normativo. Di
fatti oggi l’OSS è la figura che collabora con l’infermiere su attribuzioni
dello stesso,e non per delega, ma non solo: egli lavora in equipe con
diverse figure, sia in ambito sanitario che sociale, non perdendo mai di
vista la ragione del suo essere e cioè l’assistenza, in risposta ai bisogni
dell’utente, è il professionista che lavora per rendere migliore la qualità
della vita di ogni individuo che incroci nella sua carriera lavorativa,
sempre nei limiti della sua professionalità.
Chi è l’O.S.S? Pt.3
Quindi oltre che occuparsi dell’igiene personale dell’utente, del suo confort(non
dimentichiamo quanto importante sia per un paziente ospedalizzato il lasciare la
propria casa, i propri cari, le proprie abitudini etc. un bravo OSS, con il giusto
grado di empatia, si muoverà per rendere meno gravosa la sua condizione), della
somministrazione dei pasti, sarà anche vigile e attento ad ogni minimo
cambiamento di comportamenti della persona, onde segnalare tempestivamente
nelle cure qualora vi fosse un peggioramento. Collabora inoltre alla raccolta
dello strumentario chirurgico e alla sterilizzazione e conservazione dello stesso.
Provvede al trasporto dei pazienti non autosufficienti, questo per quanto
riguarda i suoi compiti nelle strutture ospedaliere, RSA, centri riabilitativi etc,
mentre nelle assistenze domiciliari può svolgere anche l’espletamento di
pratiche burocratiche al conforto e compagnia etc.
Chi è l’O.S.S? Pt.4
Non trascuriamo però il fatto che l’OSS rischia di incappare in quei
rischi legati al contatto, spesso e volentieri, con la sofferenza: non è
sempre facile gestire il dolore altrui evitando di farsene carico anche
dopo le ore lavorative ed è qui che l’OSS deve prendere forza dal suo
valore etico,lavorando con empatia sempre per promuovere, conservare
e aiutare a ristabilire la salute dell’assistito, chiunque esso sia, senza
distinzione alcuna né di età, sesso,estrazione sociale, cultura o altro,
lavorando per e con esso, per recuperare quelle capacità residue che in
molti casi gli permettono di recuperare un’autonomia.
Covid-19 : malattia infettiva ad alta
trasmissione
La prima volta che ho sentito parlare di covid-19 è stato nel dicembre del
2019,quando in uno dei tg nazionale apprendevo la notifica di un focolaio
di infezione che causava una ”anomala polmonite” in una delle regioni
cinesi e precisamente a Wuhan. Apparentemente rientrava tra le tante
notizie che si apprendono ai tg ma ogni giorno se ne parlava sempre di
più.
Covid-19 : malattia infettiva ad alta
trasmissione Pt.2
Poi il covid comincia ad uscire dai confini cinesi e colpisce in lungo e in
largo il nostro pianeta, ed è a questo punto che conosco il significato di
una pandemia: contagi sempre in aumento in tutto il Paese, immagini
drammatiche, ospedali al collasso, gente che muore in solitudine ma
non solo : in fase cautelativa parte un primo lock-down che costringe
tutti ad un confinamento nelle proprie abitazioni onde evitare il
propagarsi del virus e della conseguente malattia infettiva.
Il virus ha dilagato nei diversi Paesi come un pettine impietoso in
modo differenziato, in relazione alle diverse capacità di risposta ed ha
evidenziato la necessità di misurarsi con una serie di nodi e di
problemi troppo a lungo colpevolmente trascurati.
Malattie infettive: gli agenti patogeni
Prima di continuare nella mia esposizione non posso non definire cosa sia
una malattia infettiva! Per definizione la malattia infettiva è una patologia
causata da agenti patogeni che, entrando in contatto con l’individuo,sono
responsabili dell’insorgenza della condizione di malattia. Una valida
risposta è quella del nostro sistema immunitario che aggredendo l’ospite
patogeno impedisce l’insorgere di infezioni, talvolta anche mortali, qualora
però questa risposta da parte del sistema immunitario non è sufficiente, si
manifesta la malattia. Quando parliamo di agenti patogeni ci riferiamo a
microrganismi di diversa natura: virus, batteri, funghi, protozoi e elminti.
Gli agenti patogeni hanno modalità differenti di trasmissione per cui
parleremo di una trasmissione aerea qualora l’agente venga in contatto con
l’individuo tramite le vie aeree,attraverso goccioline di saliva(droplet)
emesse da colpi di tosse o starnuti ma anche solo parlando,ed è il caso del
covid-19.
Malattie infettive:gli agenti patogeni Pt.2
Per interrompere il processo attraverso cui si scatena la malattia
infettiva, detta catena di contagio, di fondamentale importanza è la
profilassi preventiva che mira appunto ad impedire, o delimitare il
contagio.Nel caso del covid tutti abbiamo imparato,in ambiente sanitario
e non solo, quanto siano essenziali l’uso dei Dispositivi di Protezione
Individuale: le mascherine ad esempio, i calzari, i camici monouso, gli
occhiali di protezione etc. Ma non basta, sempre nel caso del COVID,
abbiamo imparato che una corretta igiene delle mani, una disinfezione
degli ambienti, può essere di vitale importanza,ed il primo gesto appunto
parte dal lavaggio delle mani accurato: lavaggio sociale o lavaggio
antisettico, qualsiasi mansione andiamo a svolgere, sia che si tratti di
una piccola medicazione,di un cambio pannolone, o la somministrazione
dei pasti, il lavaggio delle mani è fondamentale in quanto con esso
andiamo ad eliminare i gran parte della flora microbica transitoria che ci
portiamo dietro non solo sulle mani ma anche sugli indumenti.
Profilassi
Mentre la profilassi indiretta educa tutti a comportamenti atti a
prevenire l’insorgere di malattie infettive,la profilassi indiretta ci dice
quali sono le misure da adottare in presenza di un reale pericolo come il
coronavirus.La vaccinazione contro tale virus è una di essi. Abbiamo già
detto che si tratta di una malattia infettiva a trasmissione aerea e sia nel
caso di un individuo affetto da covid che di una qualsiasi altra patologia
infettiva l’iter da seguire è il medesimo: si parte dalla denuncia alle
autorità preposte da parte del medico curante, anche solo nel caso di un
sospetto, e dopo l’avvenuto accertamento, per questo individuo lo step
successivo, in caso di conclamata malattia, resta l’isolamento, cioè
separare il soggetto contagiato da tutte le altre persone per una durata
che dipenderà dai tempi di guarigione. Qualora si richieda
l’ospedalizzazione della persona, l’isolamento,che in questo caso può
essere anche in concomitanza con altri soggetti affetti dalla stessa
infezione, sarà sempre il percorso tenuto.
Profilassi Pt. 2
L’solamento è il primo passo per contenere il diffondersi della malattia
infettiva, mentre la sanitizzazione degli ambienti e di tutto ciò che viene a
contatto con un individuo che ne è affetto è la corretta azione per
continuare ad arginare la diffusione dell’agente patogeno. A tal proposito
parliamo di sanificazione mettiamo in atto tutte quelle procedure che ci
permettono di rendere sano un ambiente o un oggetto; la pulizia, la
sanificazione e la sterilizzazione sono i tre stadi di un unico processo volto
all’eliminazione dello sporco, dei batteri fino agli agenti patogeni. Per cui
per quanto riguarda gli ambienti si parlerà di sanificazione, con una pulizia
dello sporco. La successiva sanitizzazione mediante trattamento con
prodotti specifici nonché con una buona dose di olio di gomito, lo scopo è
sempre quello di eliminare quanto più possibile gli agenti di qualsiasi
genere, patogeni ma anche flora batterica residente; diversa procedura ma
con simile fine è la sterilizzazione.
Profilassi Pt.3
La sterilizzazione mira a distruggere qualsiasi forma di microrganismo
vivente,spore comprese; di sterilizzazione ne sentiamo parlare per quanto
riguarda lo strumentario chirurgico, ma è una procedura usata in diversi
altri ambienti. Che sia per mezzo di autoclavi o stufe a calore o a mezzo
chimico, questo dipende da cosa andiamo a sterilizzare, ad azione
avvenuta il risultato deve essere l’eliminazione di qualsiasi forma di vita
presente sull’oggetto in questione.
Da mesi ormai apprendiamo dai media le notizie a riguardo del percorso
pandemico attuale con percentuali che riguardano i soggetti infetti, quelli
guariti, quelli in corso e purtroppo quelli che non sono riusciti a
sconfiggere l’infezione da covid, tra questi, in parte, rientrano diverse
figure sanitarie.
Profilassi Pt.4
Il nostro senso di solidarietà, che contraddistingue il genere umano,ha fatto sì
che, per quanto sia pericoloso per un soggetto sano stare a contatto con un
soggetto affetto da patologia infettiva, una adeguata assistenza è stata e viene
garantita a tutti, dando onore al nostro senso civico, ad un nostro Sistema
Sanitario Nazionale, ma maggiormente a tutti quelli che hanno pagato e
pagano questo impegno con un lavoro incessante ed estenuante e soprattutto,
per alcuni, con la vita: dai medici generici ai virologi, dagli infermieri agli OSS
e ad ogni altra figura che gestisce il sistema sanitario.
Prevenzione e protezione sui luoghi di
lavoro
Noi tutti oggi indossiamo una mascherina ogni qualvolta usciamo di casa, ma
anche in assenza di covid il pericolo infezioni di altro genere è sempre
presente. In quanto operatori socio-sanitari andremo ad effettuare sostegno
a più persone nell’arco della giornata, ci capiterà di stare a contatto a più
individui. Ad esempio,durante un cambio letto porremo attenzione alla
movimentazione della biancheria. La biancheria pulita e quella sporca
seguono percorsi diversi da parte nostra una volta tolta la biancheria sporca
dal letto e riposta nei rispettivi sacchi provvederemo a cambiarci i guanti
prima di toccare la biancheria pulita. Per non parlare di quello che potrebbe
succedere nelle sale operatorie e terapia intensive se arrivassero a contatto
con i pazienti materiali non sterilizzati conservati secondo i protocolli vigenti.
Prevenzione e protezione sui luoghi di
lavoro Pt. 2
Ed ecco allora che in tal senso ci vengono in aiuto i diversi dispositivi di
protezione che ci vengono messi a disposizione: se un secolo addietro non
avevamo strutture ospedaliere o assistenziali adeguate, anzi spesso inesistenti
o non fruibili, sia per difficoltà di raggiungimento e sia per i costi, oggi
abbiamo fatto passi in avanti in questo senso. La Legge 81 del 2008 stabilisce
che ogni lavoratore debba essere messo in condizione di lavorare in modo tale
da non correre rischi per la sua salute e per quella degli altri. La stessa
normativa obbliga il datore di lavoro, o chi per lui (es.: RSPP) a fornire a
proprie spese per i lavoratori i DPI e lo obbliga altresì a informare e formare il
lavoratore affinché questi conosca i reali rischi in cui potrebbe incappare e
successivamente sorveglia affinché il lavoratore osservi le giuste
movimentazioni sul posto di lavoro.
Prevenzione e protezione sui luoghi di
lavoro Pt. 3
Ed è sempre la Legge 81/2008 che stabilisce periodici controlli medici sul
dipendente onde evitare danni alla persona da un lavoro eccessivamente
usurante oppure inadatto ad un particolare dipendente.
Conclusioni
Dopo mesi di lezioni di corso formativo, mi ritrovo una maggiore
consapevolezza e una adeguata preparazione che mi porta ad adottare,
anche in ambiente familiare, maggiori e giuste misure in prevenzione per
le malattie, e spesso rifletto sui danni che conseguirebbero da una cattiva
sanificazione dei luoghi ad alto rischio di contagio: gli ospedali in primis,
ma anche le RSA, i centri diurni, le case protette, gli ambulatori e via via
fino a tutti i luoghi pubblici. Per non parlare di quello che può significare
per la vita di un mal capitato se una sterilizzazione dello strumentario
chirurgico, o della sua cattiva conservazione, può portare nel corso di un
intervento in sala operatoria. Le mie conclusioni restano le stesse ogni
volta che mi interrogo: di base serve una buona preparazione ma il di più
lo fa un’etica professionale che, purtroppo non può essere sempre vagliata
da un’indagine d’esame.
Conclusioni Pt.2
Quando invece penso al perché non riusciamo ancora a sconfiggere il
coronavirus e facendo un tuffo nel passato (in soccorso ci vengono le
statistiche delle indagini epidemiologiche, che studiando la fonte,
l’andamento e i soggetti più a rischio di contrarre la malattia mettendola
a confronto con le altre pandemie di cui la storia parla, facendo un
raffronto con la conoscenza in campo medico di un passato e quella
odierna, i mezzi a disposizione, i farmaci etc) mi chiedo perché ancora
oggi a distanza di mesi non ne veniamo fuori?! Indubbiamente c’è un
addebito di colpa a tanti singoli individui che hanno preso con leggerezza
il reale pericolo, trascurando le precauzioni suggerite e sfidando a volte la
sorte e compromettendo anche la salute altrui,ma come largamente
abbiamo capito tutti il ruolo fondamentale lo giocano i tanto attesi
vaccini.
Conclusioni Pt. 3
Come è già successo per altre malattie che hanno stravolto in altre
occasioni il genere umano, si pensi a tutte le vittime che ha causato il
vaiolo, anche oggi, per il covid, speriamo e ci affidiamo in un vaccino che
ci permetta di riprendere i nostri contatti umani, il nostro vivere sociale
che per forza maggiore ci viene negato portandoci ad una solitudine
forzata per ognuno di noi.
Vaccinarsi insieme ad un comportamento etico responsabile e l’unica
arma a nostra disposizione per sconfiggere definitivamente la
pandemia.E allora quanto ha gravato e grava sull’operato di un operatore
socio-sanitario la pandemia da covid-19?
Conclusioni Pt. 4
Indubbiamente l’OSS è tenuto a lavorare con professionalità sempre e
comunque (offrendo sostegno all’utente, sia per quanto riguarda l’igiene
personale, degli ambienti in cui egli si trova, avendo cura di sorreggere
anche il suo stato emotivo e quello dei suoi cari, collaborando con ogni
figura preposta a coadiuvare il lavoro), ma la pandemia ha davvero
sfiancato il suo impegno in questi lunghi mesi, richiedendo maggiori
attenzioni, maggiore forza fisica (si pensi a tutte le testimonianze offerte
dalle interviste pubbliche a tanti operatori sanitari, quando tutti
denunciavano uno sfinimento fisico dovuto all’avanzare dei casi e alla
maggiore richiesta di personale che purtroppo non vi era), maggior
esposizione ad un rischio che potrebbe essergli fatale; ed il valore di
operatore socio-sanitario lo abbiamo visto anche quando, pur lavorando
instancabilmente e rischiando come tutti gli operatori sanitari, è rimasto
quasi nell’ombra, nessuno ha speso più di tanto in elogi o gratifiche,
eppure egli c’è stato e c’è!
Conclusioni Pt. 5
In questi anni l’OSS ha acquisito esperienza e capacità
lavorative dimostrando di saper lavorare in autonomia
ed in equipe con medici, infermieri, fisioterapisti,
assistenti sociali e ogni altra figura richiesta in campo
socio-assistenziale e se ho scelto di fare l’OSS è perché
ritengo questa figura di fondamentale importanza alla
buona riuscita di un percorso di tipo assistenziale, sia
esso sanitario che sociale.
“SAPRAI CHI E’ UN OSS SOLO QUANDO QUESTO
SMETTERÀ DI FARE IL SUO LAVORO”

Daniela Morrone