I Promessi Sposi
I Promessi Sposi
I Promessi Sposi
Biografia
Nasce a Milano nel 1785 dal Conte Pietro Manzoni e da Giulia Beccaria.
Compie i suoi primi studi in collegi religiosi ,a vent'anni si reca a Parigi . Gli anni Parigini (1805-
1810 ) sono molto importanti per la sua formazione politica ,morale e culturale.
Incontra sua moglie Enrichetta Blondel a Milano nel 1808; ella, di religione calvinista, si converte
al Cattolicesimo: questo evento induce Manzoni ad una profonda meditazione morale e religiosa
che lo riporta alla fede cristiana.
Dopo la conversione la sua vita è ricca di meditazione interiore e di opere .
Segue con passione le vicende del Risorgimento. Nel 1861 viene nominato senatore del nuovo
Regno d'Italia e nel 1872 riceve la cittadinanza onoraria di Roma per la sua opera di scrittore
interessato alla causa d'Italia.
Opere
1. Inni Sacri: 5 composizioni poetiche celebranti 5 feste solenni della Chiesa Cattolica:
Resurrezione, Nome di Maria, Natale, Passione, Pentecoste.
2. Liriche Politiche: due odi : Marzo 1821, scritta in occasione dei moti rivoluzionari in
Piemonte e Lombardia; Il 5 maggio, scritta in occasione della morte di Napoleone.
3. I Promessi Sposi: Romanzo storico ambientato nel 1600.
Idee e tematiche
Riassunto
Il capitolo inizia con una chiara descrizione della morfologia del Lago di Como, e , più
precisamente del ramo di Lecco. Mentre Don Abbondio si gode un magnifico tramonto ignaro di
quanto gli succederà; giunto in prossimità di un bivio intravede due persone armate e d'aspetto
minaccioso: sono due bravi.(guardie al servizio dei signorotti dell'epoca,spesso assoldati tra i
delinquenti) . Non potendo trovare via di scampo ,al fin e di accorciare quei momenti di angoscia ,
si dirige più speditamente verso di loro, sfoggiando addirittura un falso sorriso. Quando si trova
dinnanzi ai due ceffi,il cuore gli sale in gola. Tra di loro si svolge un breve colloquio ; il tono di
Don Abbondio è mite,persuasivo; quello dei bravi invece è deciso e minaccioso. Essi, portatori della
volontà di Don rodrigo, signorotto presso cui sono alle dipendenze,in sostanza vietano a Don
Abbondio di celebrare il matrimonio tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella.
Don Abbondio preso dal terrore,( è vigliacco e debole di natura ) ,tenta di discutere, vorrebbe
spiegare i propri doveri di sacerdote, che non dipende da lui se Renzo e Lucia hanno deciso di
sposarsi, che egli non c'entra, che è solo un servitore. Ma le minacce di morte e la fermezza dei
bravi sono tali che il curato si sente costretto a promettere che non celebrerà il matrimonio; solo
allora i due bravi si allontanano.
Commento
Questo brano è tratto dal Romanzo “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni che è uno dei più
rappresentativi autori di romanzi italiani dell'ottocento.
L'episodio ,come già detto,narra dell'incontro di Don Abbondio con due bravi, due sbirri al servizio
di un signorotto locale che con sicurezza e prepotenza intimano ,per una stupida scommessa del
padrone; di non celebrare il matrimonio programmato tra Renzo e Lucia .
La scena inizia con un quadro idilliaco: Don Abbondio che passeggia in un viottolo recitando delle
preghiere e osservando il magnifico paesaggio lacustre del ramo lecchese del Lago di Como.
A sconvolgere la sua abituale passeggiata intervengono due uomini minacciosi, i bravi. I
protagonisti non potrebbero essere più differenti, gli uni spavaldi e con atteggiamento perentorio;
l'altro ,Don Abbondio, i cui gesti sono stati fino a questo momento tranquilli e rilassati, incomincia
a titubare. Anche durante il dialogo la voce dei bravi è ferma e decisa mentre quella di Don
Abbondio più tremante e con una sottile traccia di persuasione.
L'episodio ,come tutto il romanzo è ambientato nell'Italia settentrionale nel Seicento.
La scena , pur risultando per certi aspetti ridicola e divertente,in realtà è una scena di prepotenza , di
volontà di sopraffazione, di triste violenza verso i più deboli.
L'episodio mi è rimasto molto impresso. Il ritratto di Don Abbondio ,così ben caratterizzato, mi
viene in mente ogni volta che incontro che si atteggia in modo prepotente e superiore, sopratutto
con i più deboli. Mentre, quando vorrei fare il prepotente, (ma la mia educazione me lo impedisce),
penso che bisogna rispettare l'identità altrui e che per arrivare ad un modello sociale in cui non vale
più la legge del più forte Ci sono voluti secoli bui , violenti e di sopraffazione dei più deboli, secoli
di sofferenza e ingiustizie per i più indifesi e deboli; come ci racconta molto bene Manzoni.
La madre di Cecilia
Breve riassunto e commento
L'episodio narra di una donna che ha perso una figlia a causa della peste e non vuole che venga
trattata in modo sdegnoso, gettata come un qualsiasi cadavere sul carretto , ma paga il monatto
(l'incaricato a raccogliere i corpi dei morti di peste per la città o a domicilio) perchè abbia rispetto
e riguardo verso sua figlia. La madre ha vestito la figlia con cura, come per una festa, ed è lei stessa
che appoggia il suo corpo sul carro,dopo averla tenuta in braccio delicatamente, come se fosse solo
addormentata.. Il suo dolore è profondo ma pacato , i suoi gesti sono ricchi di tenerezza ma
solennemente dignitosi e riescono a commuovere persino il turpe monatto.
La morte di Cecilia è un episodio commovente che descrive il sentimento di pietà della madre per
una figlia morta per peste e per la sua sepoltura.
Fa venire in mente quanto fosse doloroso e difficile vivere nel seicento in piena miseria e durante
una terribile epidemia di peste.
Il sentimento di pietà della madre è misto a rassegnazione per l'inguaribile malattia e a serenità nel
pensare che presto raggiungerà sua figlia. Questi sentimenti possono essere provati dalla donna
grazie alla sua fede cristiana che consente di accettare con serenità e speranza il dolore.
Analisi del personaggio della Monaca di Monza (Cap.IX)
In questo capitolo viene descritta la monaca di Monza Gertrude,personaggio realmente esistito con
il nome di Virginia di Leyva.
Manzoni ne fa un profilo fisico e psicologico.
Nel romanzo se ne intuisce l'origine nobile ; in realtà infatti era figlia di nobili feudatari.
Inoltre se ne intuisce un passato molto difficile, fatto di controversie e costrizioni. Noi infatti
sappiamo che Virginia di Leyva fu obbligata all'età di sedici anni a farsi di monaca .
Sono proprio le nobili origini ed il rancore verso il suo destino che fanno crescere in lei la voglia di
comportamenti trasgressivi. . Ciò Manzoni , pur non dicendolo apertamente ,lo trasmette al lettore:
“ Il suo aspetto, che poteva dimostrrar 25 anni, faceva a prima vista un'impressione di bellezza , ma
d'una bellezza sbattuta, sfiorita e ,direi quasi, scomposta...” “ Ma quella fronte si raggrinziva spesso,
come per una contrazione dolorosa...” “ Due occhi neri neri anch'essi si fissavano sul viso delle
persone con un'investigazione superba...”