Lost Highway 04 RGB
Lost Highway 04 RGB
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50
E N T O
A RG
A R IO
· D
# 04
Silver Age
Cinema
d'Argento
Profondo rosso
I 40 anni di
un capolavoro
Musica affilata
Dai Goblin a
Gaslini, guida
alle note horror
12
FILM
DI CULTO
STA ARRIVANDO... NON PERDERLO!
Dal 2 dicembre in edicola il nuovo
ANNUARIO DI FILM TV
[con le recensioni di tutti i film usciti in sala nel 2014]
U N A G R A N DE
C’È R TE
R P R E S A P E
SO
SEI PRONTO
A PERSONALIZZARE
IL TUO
ANNUARIO?
EDITORIALE
D i M AU RO G ERVASINI
Noi, Argento e
il Lost Highway
digitale
Cominciamo parlando un po’ di noi, di Lost Highway. gina Facebook di Film Tv Rivista (dal “Negozio digi-
Una rivista di cinema monografica nata nel momen- tale” al quale si accede dalla bacheca). Ma fatto salvo
to di massima contrazione del mercato editoriale. Ci qualche piccolo cambiamento grafico, per rendere i
siamo detti: proviamoci lo stesso, mantenendo un testi ancora più accessibili e leggibili, il giornale resta
prezzo di copertina molto basso e sfruttando come identico, con gli approfondimenti, le schede, le foto
canale di promozione Film Tv. Abbiamo realizzato e articoli sempre inediti. Il nuovo Lost Highway sarà
tre numeri (questo che leggete è il quarto) per circa disponibile per tutte le piattaforme digitali. Veniamo
7.000 copie vendute di ognuno: un risultato lusin- a questo #4, l’ultimo cartaceo, dedicato al principale
ghiero e incoraggiante, ci sono tanti mensili (anche cineasta thriller/horror italiano, Dario Argento, an-
di cinema) in giro che vendono meno. Tuttavia per ticipando le celebrazioni per i 40 anni di Profondo
poter coprire decentemente le edicole e sfidare rosso (distribuito nel 1975). Da qualche anno regista
3
distribuzioni locali non esattamente impegnate a controverso, Argento e il suo cinema vengono setac-
valorizzare i prodotti “piccoli”, la tiratura non può ciati dai critici e dai collaboratori di Film Tv ai quali
scendere sotto le 20.000 copie, con costi molto alti. si aggiungono “argentologi” di chiara fama come Da-
Per questo, se da una parte siamo convinti che il vide Pulici di “Nocturno”, Fabio Maiello, Luca Rea e
numero di lettori conquistato in un anno sia già un Antonio Tentori, anche collaboratore del Nostro per
ottimo punto di partenza, quindi Lost Highway deb- la sceneggiatura dell’ultimo film, Dracula 3D. Occa-
ba continuare la sua avventura, dall’altra cambiamo sione non solo per ripensare i capolavori del passato,
il metodo di diffusione. Dal prossimo numero (il 5, ma anche per un approccio meno superficiale ai titoli
pronto a marzo 2015) Lost Highway sarà disponibile recenti, e più discussi, che meritano uno sguardo cri-
solo in formato digitale, un pdf scaricabile dalla pa- tico rinnovato. Buona lettura!
S OMMARIO
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# 04
34
EDITORIALE 3
di Mauro Gervasini
ANNI D'ARGENTO 6
di Roy Menarini, Mauro
Gervasini, Giulio Sangiorgio
Fenomenologia e filmografia
INFERNO
di Dario Argento
di Giulio Sangiorgio
PROFONDO ROSSO 14
di Claudio Bartolini, Nico Parente
I 30 anni di un cult 42
4
18 NOTE IN NERO
di Fabio Maiello
e Mauro Gervasini
Le colonne sonore da brivido
22 SCRIVERE L'ORRORE
di Claudio Bartolini
Intervista a Antonio Tentori
25 12 FILM
a cura della redazione
I dodici film
di culto firmati
da Dario Argento TRAUMA
di Giulio Sangiorgio
OTTOBRE 2014
28 30 32
36 38 40
44 46 48
5
U
no degli ultimi volumi dedicati a Dario
Argento, in mezzo a una bibliografia
vastissima, recava come sottotitolo
Il cinema di D.A. tra genere e autorialità. Si trattava
di una bella pubblicazione – Argento vivo, curata
da Vito Zagarrio per Marsilio – giunta in occasione
di una retrospettiva completa, datata 2008,
al Festival di Pesaro, che da anni omaggia
i grandi cineasti della storia del cinema italiano.
rosso
Dopo la cinefilia militante
e i saggi accademici,
sangue
Argento concludeva dunque
quell’anno la lunga marcia
verso l’istituzionalizzazione
e la conquista del quarto
di nobiltà artistica. Genere e
autorialità. Già. Dove abita il cinema
di Dario Argento? Questione di lana
caprina, se non fosse che per comprendere
appieno come abbia funzionato l’opera del
regista è necessario anche comprenderne la ricezione
culturale. Come per Sergio Leone (il suo vero maestro,
probabilmente), non è vera infatti la vulgata secondo la
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quale Argento non sia stato difeso dalla critica. Sia pure
minoritaria, una fetta di sostenitori si era fatta sentire
da subito, quando il giovane regista romano compariva
sulle movimentate scene di inizio anni 70 con L’uccello
dalle piume di cristallo. Certo, dagli anni 80 in poi, messe
in soffitta le idee pedagogiche di cinema medio, i critici
riconosceranno gli errori e gli “argentiani” avranno modo
di rialzare la testa. Ma torniamo agli inizi. Lo scenario
del “giallo” (da pronunciarsi all’americana: lo chiamano
così gli anglofoni, per intendere thriller sanguinosi e
all’italiana) era certamente meno noto prima del suo
esordio. Eppure non si può non citare Mario Bava, che
negli anni 60 aveva girato La ragazza che sapeva troppo
e Sei donne per l’assassino, influenti su Argento, ma
c’erano anche altri precedenti come La morte ha fatto
l’uovo di Giulio Questi, e vari film di Fulci, Lenzi, Rondi.
Non si può dire che con L’uccello dalle piume
di cristallo si apra una improvvisa rivoluzione
o si sia creata una situazione da sasso nello stagno.
Qualcuno,
in Demoni
2 - L’incubo
ritorna di
Lamberto Bava,
si è svegliato
maluccio...
di Giulio Sangiorgio
the PRODUCERS
8
F
u Salvatore Argento a passa nel ‘73 al fratello di giornate). Alla chiusura della produce Inferno (ma anche
produrre, con la SEDA Dario, Carlo, produce dal ‘70 SEDA Argento si occupa della Piccoli fuochi di Del Monte,
Spettacoli (fondata con Franco al ‘77 (fino a Suspiria) tutti i produzione di Dawn of the Dead Santa Sangre di Jodorowsky
Pedacchia), l’esordio del film del regista. Ed è coinvolta di Romero, assicurando il 50% e Nero di Giancarlo Soldi).
figlio, L’uccello dalle piume di nella realizzazione di altre del budget e assicurandosi Dario nel frattempo fonda la
cristallo, convincendo la Titanus pellicole tra cui Er più - Storia lo sfruttamento del film sul DAC Film, con cui non solo firma
a investire i propri soldi come d’amore e di coltello di Sergio territorio europeo. Lo Zombi Phenomena, ma si propone
minimo garantito e poi a non Corbucci (con protagonista quel di Argento è un film differente di sostienere nostrani registi
farlo sostituire in corso d’opera Celentano con cui Dario lavora dall’orignale: rimontato, con di genere sotto l’egida di Titanus
con il mesteriante Ferdinando poi nell’incompreso, feroce, un’altra colonna sonora. Con distributore: nascono così due
Baldi. La SEDA, la cui gestione radicalmente politico Le cinque la nuova Intersound Claudio successi come i metahorror
LA PIZZA
ORIGINALE
direttamente. L’impatto è incalcolabile,
tanto è vero che i fan della prima
ora sono assai sorpresi di fronte a
Le cinque giornate (1973), pamphlet
risorgimentale molto arrischiato,
pieno di furia politica e di scelte
1973 LA PORTA SUL BUIO anticonformiste ma anche velleitario,
squinternato. Mai più, sembra dirsi
Argento, che due anni dopo mette a
segno il successo più maiuscolo, e
realizza il film che più di tutti entra
nel culto nazionale e internazionale,
Profondo rosso, talmente epocale da non necessitare di
spiegazioni in queste prime righe. Suspiria (1977) apre
1985 DEMONI il periodo horror – lo sono un po’ anche i precedenti,
ovviamente, ma qui c’è il soprannaturale – e con Inferno
lo prosegue. Si tratta di film che enfatizzano al massimo
le soluzioni stilistiche di Argento, e che testimoniano
antelitteram Demoni e Demoni 1997 MASCHERA DI CERA di Michele Soavi - e per la tv, nel frattempo, e poi reso dal
2 - L’incubo ritorna di Lamberto la serie Turno di notte. mago degli effetti speciali Sergio
Bava. Quando l’autore decide Demiurgo e omicida seriale Stivaletti una sagra gore dallo
di passare, con Opera, alla di case di produzione, fonda sguardo televisivo. Ritrovato
distribuzione Cecchi Gori, con Giuseppe Colombo la il fratello Claudio, crea con lui
chiude la DAC e apre la ADC: Cine2000 e con questa lavora l’Opera Film, che esordisce con
con questa produce il suo ai suoi La sindrome di Stendhal, Scarlet Diva, gonfia e squilibrata
(e di Romero) Due occhi Il fantasma dell’opera e M.D.C. opera prima, autobiografica e
diabolici, La chiesa e La setta Maschera di cera, progetto satirica, della figlia Asia,
- opere dell’inventivo talento inizialmente pensato per il e continua curando tutti i film
visivo, cresciuto al suo fianco, maestro Lucio Fulci, morto dell’autore fino a Giallo.
2000 SCARLET DIVA
giallo-sangue, con Phenomena Argento grazie ai registi americani che lo venerano
ritrova un grande successo e ci ricorda (grazie e al movimento “bis” del cinema popolare
a una colonna sonora metà compilation che alza la testa e lo esalta tutte le volte
e metà originale) che il fattore della musica che può - l’istituzionalizzazione è garantita.
ha sempre fatto parte del bagaglio di Argento, di lì a poco, verrà studiato nelle
originalità dell’autore. Imprescindibile, aule dei Dams. Rimarrebbe da parlare di ben 24
la collaborazione con Claudio Simonetti anni di carriera, che verranno analizzati del
e i suoi Goblin, cominciata con Profondo resto nelle pagine a seguire. Ma non è solo
rosso, era destinata a fare storia grazie a lo spazio a mancare, bensì - e al di là dei
colonne sonore ampiamente citate dal mondo singoli gusti - la presenza di film davvero
del pop, del rock, dell’electro e persino significativi. C’è lo sbarco in America, più
della musica colta, oltre che nelle musiche volte timidamente approcciato (Due occhi
del cinema horror degli anni a seguire. diabolici, 1990, con il Romero di cui aveva “curato” -
con risultati catastrofici - una assurda versione italiana
DARIO ARGENTO ALLA PROVA DEL TEMPO di Vampyr; e poi Jenifer e Pelts dei Masters of Horror);
Le ambizioni crescono, anche tecnicamente (l’uso della c’è la serie di film con la figlia Asia, tra cui - oltre ai già
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macchina da presa Loumia in Tenebre, le acrobazie citati - Trauma (1993), Il fantasma dell’opera (1998),
della camera in Opera, 1987, dove si trova anche la La terza madre (2007, che chiude la trilogia cominciata
famosa citazione di Arancia meccanica, le allusioni con Suspiria); c’è il rapporto complicato e deludente, per
nobili come La sindrome di Stendhal nel 1996), ed è reciproche diffidenze, con la televisione, promettente
forse in questo periodo che Argento sembra tentare negli anni 70 di La porta sul buio, poi senza nerbo in
l’ultimo vero assalto: entrare dalla porta principale del Ti piace Hitchcock?; ci sono i tentativi di ritornare alle
cinema d’autore italiano senza rinunciare al sangue e atmosfere degli esordi, con Nonhosonno (2001) e Il
alla paura, suo terreno d’elezione. Curiosamente, questo cartaio (2004). E ci sono infortuni internazionali come
processo è già in atto, perché nel frattempo – anche Giallo (2009) e Dracula 3D (2012). All’Argento delle
a cura di MAURO GERVASINI
I FILM ITALIANI CHE DA FINE ANNI 60 HANNO PRECEDUTO O SEGUITO L’ASCESA DEL
CINEMA DI ARGENTO, TRASFORMANDO LA VIOLENZA IN FATTO ESTETICO. O POLITICO...
Così dolce...
'69 così perversa
Diamo a Cesare... e a
Umberto Lenzi una
certa primogenitura sul
“giallo”, con questo film e
il precedente Orgasmo.
Se sei vivo spara Si guarda a Hitchcock
'67
Conosciuto anche con il titolo Oro Hondo, lavorando su un’icona
trucido western di Giulio Questi con Tomas Milian, come Carroll Baker.
tra i più violenti dell’epopea dello spaghetti, Scritto da Ernesto Gastaldi.
benché sorretto da una certa ironia.
to be continued...
‘72 Milano calibro 9 ‘73
Fernando Di Leo al suo meglio: dai racconti di
Scerbanenco un noir milanese attaccato ai personaggi,
con un grande Moschin e una indimenticabile
Barbara Bouchet. Violenza ed erotismo,
ma anche la politica “di piombo” del periodo.
piccolo
La violenza è
nell’aria, come
le pallottole
che per caso
E tanta paura uccidono
Sarà Pierino il figlio di
Porcospino a Alberto Sordi.
uccidere i laidi ricconi Segue sua
I quattro dell’apocalisse milanesi? Paolo trasformazione
Lo spaghetti western dopo Trinità va in altra direzione Cavara firma uno in torturatore
ma Lucio Fulci resta legato alla ferocia picaresca del dei più originali gialli dell’assassino.
filone, con addirittura una scena di cannibalismo. d’epoca. Affresco spietato.
The End
Artwork per
l’edizione
americana di
Inferno
ultime decadi si imputa di aver perso il tocco, di essere il cinema di Dario Argento? La modesta proposta è che
disinteressato alla recitazione e alla sceneggiatura, di si torni a Sergio Leone. Mai riconosciuto come vero
rifare se stesso, di non parlare al mondo. Ma, esclusa maestro, a noi sembra che il regista romano abbia invece
la prima, sono accuse che venivano già scoccate nel applicato al thriller e all’horror la formula (aggiornata,
periodo d’oro, la vecchia questione dello stile maestoso ovviamente) di Leone per il western. Reinventare il
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e della narrativa irricevibile. No, non sembra questo genere, saccheggiare i maestri, iniettare artigianalità
il problema, quanto piuttosto una trasformazione e tecnica italiane in prodotti di sapore statunitense,
profonda dei tempi e degli spettatori, quelli che Argento parlare a nuovi spettatori e a nuove forme di consumo,
in primis ha convinto di poter amare un cinema di rifiutare brutalmente il ricatto del cinema d’impegno
genere puro ed energico, e che ora – di fronte ad allievi civile, cominciare a pensare al cinema come a un gioco e
internazionali ben più competitivi ed eccitanti – non a un catalogo di forme autonome, liberare gli spettatori
sono più disposti a perdonare certe fragilità. Eppure, il dalle sovrastrutture culturali. Quegli spettatori che – per
rispetto e la consacrazione di cui gode Argento non ne Argento come per Leone – sono arrivati prima della
vengono mai ridimensionati. Che cosa è stato dunque critica, dell’accademia e degli intellettuali.
PROFONDO
Profondo rosso
Di CLAUDIO BARTOLINI
rappresenta la vetta
L
e architetture di una città deserta. Monumenti
unanimemente
che osservano e soverchiano. Immobili,
riconosciuta del silenziose, spettrali presenze talmente concrete,
thriller italiano. pesanti, da condurre all’astrazione di spazi, movimenti,
realtà. Le piazze di Torino diventano quelle di Roma, ma
Un’opera manifesto,
potrebbero appartenere a qualunque città, o forse a nessuna,
nella quale Argento perché Profondo rosso non è un film. È un manifesto,
raggiunge la piena incorniciato dal vuoto marmoreo di paesaggi urbani senza
vita, cadaveri fossilizzati in un tempo indefinibile e deputati
maturità espressiva
a ospitare cadaveri caldi, piccoli e insignificanti. Esseri
umani, così meschini e abietti da non meritare empatia
ROSSO
interpretare Marc Daly era Hemmings, e le cose andarono
Lino Capolicchio, al quale era come sappiamo. Dopo l’uscita
stata affidata la sceneggiatura di Profondo rosso nelle sale
in vista dell’inizio delle riprese. e il suo clamoroso successo,
alcuna. Dopo gli esperimenti animaleschi degli esordi, L’interprete aveva accettato e Capolicchio, ormai ristabilitosi,
Dario Argento raccoglie le tessere disperse nei suoi tre tutto era pronto per la fase di si recò dallo sfasciacarrozze
definizione del personaggio. per autorizzare la distruzione
mosaici filmici, le mette in ordine, le perfeziona e le conduce
Capolicchio, però, rimase dell’auto sulla quale viaggiava
a maturazione. Infine, compone un’opera fluviale - mai vittima di un grave incidente, quando ebbe l’incidente.
un suo film supererà le due ore - in cui mette a tema la a seguito di una gita fuoriporta Sui sedili posteriori della
propria teoria thriller. Un manifesto, appunto, nel quale in compagnia di una donna. vettura, in un angolo,
L’auto che guidava finì fuori giaceva abbandonata la sua
lo sperimentalismo formale, incanalato, diventa metodo
strada, l’impatto fu terribile e le copia della sceneggiatura.
consapevole, lucido e programmato. Profondo rosso, approdo conseguenze piuttosto gravi Il dattiloscritto, a detta
di un percorso iniziato da Mario Bava oltre dieci anni prima lo costrinsero a una lunga dell’attore, era punteggiato
(Sei donne per l’assassino, 1964), fonde reminiscenze di degenza in ospedale. Dario da macchie di sangue. Dopo
Argento si disse disposto ad poco tempo, Capolicchio fu
generi ormai scomparsi a meccaniche narrative
attendere il rientro della sua contattato da Pupi Avati, che
prima scelta, prima di iniziare gli propose il copione di La
SCHEDA TECNICA le riprese, ma fu lo stesso casa dalle finestre che ridono: il
Capolicchio a congedarsi dal thriller era comunque nel suo
PRODUZIONE Italia, 1975
film e a lasciare che il casting destino.
DURATA 127 min
REGISTA Dario Argento
GENERE Thriller
SCENEGGIATURA Dario Argento,
Bernardino Zapponi
PRODUTTORE Salvatore
Argento, Claudio Argento
FOTOGRAFIA Luigi Kuveiller
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del TERRORE
anzi. Sicuramente le partiture
composte per L’uccello dalle piume
di cristallo, Il gatto a nove code e
Di FABIO MAIELLO 4 mosche di velluto grigio sono tra
le più sperimentali della carriera
N
el cinema di Argento consiste in un macabro e beffardo del compositore per le dissonanze,
la musica è stata rituale di morte, coreografato come in i fraseggi irregolari, le percussioni
sempre un qualcosa un film di Donen o Minnelli. in controtempo con influenze jazz,
di intimo, complesso, viscerale. Se la musica e i suoni “esistono”, sinistri bassi elettrici e improvvisi
Necessario. Melodie, suoni, rumori allora occorre manipolare anche squarci vocali. Ma ciò che risalta
che plasmano, supportano, definiscono le voci, i rumori, i silenzi. Un particolarmente è l’utilizzo della
atmosfere e tensioni di un immaginario rantolio, il cigolare di una porta, il voce femminile. Dalla straziante
fertile e onirico. Nel suo cinema gorgoglio dell’acqua, il fruscio degli marcia funebre in pietas del finale
la componente musicale sfugge a alberi, il vento, una frase chiave di 4 mosche andando a ritroso verso
qualsiasi lineare analisi di contesti incomprensibile urlata durante la cantilena del film di esordio. La
diegetici/extradiegetici, a ogni analisi una tempesta, possono essere cantilena intesa come trait d’union con
precostituita. La musica deve irrompere sconvolgenti quanto un’improvvisa i più ancestrali traumi dell’anima e che
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senza preavviso, senza una logica, deflagrazione della musica. Anche ritroveremo (in diverse applicazioni)
senza rispettare le regole. Come gli ha un innocuo strumento musicale può nei successivi Profondo rosso,
insegnato Sergio Leone «La musica diventare spietato portatore di morte Suspiria, Tenebre,
esiste nella mente di un autore, di uno (il charleston di una batteria oppure La sindrome di Stendhal e anche
spettatore, di un personaggio, oppure un corno inglese) e la musica - intesa nel televisivo Jenifer.
esiste e basta come le tante cose che come elemento narrativo/scenografico L’anomalo incontro con il compianto
circondano l’uomo». Un po’ il principio - ritorna spessissimo. Basti Giorgio Gaslini avviene per
del musical, con la differenza che nel pensare che molti dei protagonisti l’altrettanto anomalo Le cinque
mondo argentiano il numero musicale appartengono al mondo della musica giornate, “propedeutico” alla
5 MUSICISTI successiva, definitiva, svolta di Argento
da brivido
verso sonorità più omogenee. Scegliere
i compositori che oltre ai goblin hanno però un jazzista di fama per un film
maggiormente collaborato con argento di carattere storico decisamente più
consono a Rustichelli e Trovajoli è un
a cura di Mauro Gervasini
segno di rottura con la tradizione. Dopo
1 ENNIO MORRICONE un’ulteriore (e più riuscita) prova per
Il compositore principe della musica da cinema, italiana e non solo. In pratica la serie televisiva La porta sul buio è
un monumento nazionale, reso celebre dagli score della Trilogia del dollaro negli la volta di Profondo rosso. L’idea di un
anni 70 e poi, lungo una carriera lunghissima e ancora “aperta”, creatore di
musicista inglese che insegna jazz in
indimenticabili colonne sonore. Tra le quali L’uccello dalle piume di cristallo, 4
mosche di velluto grigio e Il gatto a nove code. Italia - tra l’altro interpretato da David
Hemmings, già a sua volta protagonista
di Blow-up (musicato da un altro
immenso jazz master come Herbie
Hancock) - doveva segnare il naturale
prosieguo della collaborazione tra i due.
Invece il rapporto finisce bruscamente
durante la lavorazione. Certo, di Gaslini
restano la mitica nenia infantile e una
manciata di pregevoli brani, ma a farsi
spazio è un gruppo di giovani musicisti
di rock progressive: i Goblin.
Argento avrebbe desiderato gli Emerson
Lake & Palmer, invece lo scaltro editore
2 GIORGIO GASLINI
Carlo Bixio gli fa ascoltare un demo tape
Scomparso a 84 anni lo scorso 29 luglio, il musicista milanese è stato uno
dei grandi del jazz italiano, arrivando a suonare oltre 4000 concerti in tutto di quattro ragazzi poco più che ventenni
il mondo. Eccellente pianista, è stato soprattutto un ispiratissimo compositore. (all’epoca Claudio Simonetti, Fabio
Per il cinema, oltre ad Argento, da ricordare La notte di Antonioni.
Pignatelli, Massimo Morante, Walter
Martino) che subito convince il regista.
E così, in una cantina dell’EUR, durante
una notte da tregenda, nasce il tema
principale: un minaccioso arpeggio in
4/4 strutturato ad anello e terminante
con un maestoso organo da chiesa. Il
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15
per svolgersi un duplice omicidio) al pezzi heavy metal guidano gli omicidi. trip tra arte e follia. Per il secondo
ritmo di un rondò di morte – scandito Simonetti compone un delicato main si rimarca un appassionato tema
dalla parola «paura» filtrata con il title per voce soprano, mentre a Bill d’amore che ritornerà a mo’ di requiem
Vocoder - che si rivela poi essere un Wyman tocca un tema dall’incedere (impreziosito da un coro sommesso
long-playing che sta ascoltando una in progress lento e drammatico, bene e doloroso) sui titoli di coda. Per
delle vittime. Phenomena presenta inserito nel finale in cui l’assassino Nonhosonno si riuniscono nella
invece uno spericolato inserimento di - nel momento dell’arresto - urla alla formazione originale nientemeno che
brani heavy metal, affiancati a quelli polizia «io volevo solo che l’anima i Goblin, anche se la tregua dura poco,
(notevolissimi) di Claudio Simonetti, uscisse da loro!». Una delirante poiché i dissidi riemergono più forti
5 MUSICISTI
da brivido
durante la lavorazione. Eppure già
dal primo ascolto lo score appare
maturo, stratificato, compatto e più
vicino al concetto di “colonna sonora”,
seppur privo di quei temi leggendari
che avevano lanciato il gruppo.
Il main theme è caratterizzato
da una chitarra metal supportata da
un giro di tastiera dagli echi sospesi
tra Bach e Handel, mentre
4 Keith EMERSON
il brano dell’omicidio in treno diventa
Uno dei monarchi del progressive, tastierista compositore degli
Emerson Lake & Palmer, tra gli ensemble più significativi di
complice della formidabile sequenza
questo filone rock. Da sempre appassionato di cinema, dopo grazie al suo accattivante nerbo
il successo di Inferno cerca di riunirsi con Greg Lake e Carl percussivo. Da Nonhosonno
Palmer proprio per scrivere musica da film.
in poi il binomio Argento/Simonetti
si riconsoliderà più forte e creativo
5 SIMON BOSWELL
che mai. Alla fine, per quanto
Musicista sperimentatore inglese, amante
della contaminazione tra elettronica e gli altri membri dei Goblin fossero
arrangiamenti orchestrali. Ha lavorato degli eccellenti musicisti, è Claudio
moltissimo per il cinema, firmando score
Simonetti l’insostituibile alter ego
per Argento ma anche per
Danny Boyle, Michael Hoffman, sonoro di Argento e i film successivi
Clive Barker e Alejandro lo dimostrano senza alcun dubbio
Jodorowsky. Da qualche anno
(per la storia, ci sarebbe di mezzo
si dedica soprattutto alla
musica sacra e a installazioni il pur talentuoso Marco Werba
audiovisuali nei musei. per il travagliatissimo Giallo).
Ecco quindi i virtuosismi techno
- con riuscitissimi trapianti old style
di Moog e Hammond - di Il cartaio,
l’utilizzo di ensemble ridotti
o di grandi orchestre coadiuvate
da inserti elettronici e possenti cori
che riflettono antiche risonanze
in Jenifer, Pelts e La terza madre.
Ma basterebbe l’eccezionale
21
pastiche di Dracula 3D a
determinare quanto la vena
sperimentale di Simonetti
sia ancora feconda e protesa
verso la contaminazione dei generi.
Da quarant’anni Argento
e Simonetti siedono sul trono
di straordinari, inimitabili,
ribelli cinemusicali.
Di CLAUDIO BARTOLINI intervista: Antonio Tentori
C
ominciamo dalla fine: Dracula e Macbeth
Come mai inizi così tardi a collaborare
con Dario Argento?
Conosco Dario Argento dal 1986 e da allora ho iniziato a
frequentarlo. Nel corso del tempo l’ho intervistato per libri e
riviste a cui collaboravo e ho partecipato con lui a incontri,
presentazioni, festival e rassegne. Mi sono proposto a Dario
come sceneggiatore un paio di volte, ma per vari motivi
non se n’è fatto nulla. È chiaro che mi avrebbe fatto piacere
lavorare prima insieme a lui, ma in ogni caso tenevo di più
alla sua amicizia che a una eventuale collaborazione. Poi è
« Quel
fascino
arrivato il progetto di Dracula.
Dracula è il ritorno al gotico, a una tipologia di
horror che in Italia sembrava dimenticata. Come
nasce un’idea così in controtendenza?
L’idea di Dracula nasce a livello produttivo dalla volontà
indiscreto
di fondere tre elementi, le tre “D” di Dracula, di Dario
Argento e del 3D. Da parte sua Dario si è dichiaratamente
dell’HORROR »
ispirato a un Dracula classico, in costume, che richiama i
film della Hammer (ma per certi versi anche il Nosferatu
di Herzog) e prende spunto dal romanzo di Bram Stoker.
Il Dracula di Argento restituisce il Conte al suo mito,
con la sua crudeltà, la sua sanguinarietà e il suo animo
tormentato. In totale antitesi ai vampiri
sdolcinati della serie Twilight.
Facciamo un passo indietro: quando hai incontrato A 14 anni di distanza da Il fantasma dell’opera, Argento adatta un altro
caposaldo della letteratura, piegandolo di nuovo al suo stile. Gli animali
per la prima volta Dario Argento? assurgono a protagonisti aggiunti, la violenza è scoperta. Il regista
Il nostro primo incontro risale al 1982, alla prima di utilizza il 3D e il film va a Cannes, ma il flop commerciale è totale.
2009
23
15
GIALLO
STEFANIA ROCCA con Adrien Brody,
Emmanuelle Seigner
Accompagnato da infinite
polemiche e da guai
2004 giudiziari (la denuncia
di Brody alla produzione),
IL CARTAIO il ritorno al thriller ADRIEN BRODY
con Liam Cunningham, Stefania Rocca di Argento è distante dai fasti
Utilizzato come paradigma dai detrattori della del passato soprattutto
seconda fase creativa di Argento, estremizza la dal punto di vista artistico.
sua propensione all’assurdo con trovate registiche In Italia esce direttamente in
brillanti innestate sui binari di un copione assurdo. home video per Dall’Angelo.
generi a livello internazionale) è stata ed è tuttora a partire da L’uccello dalle piume di cristallo.
fondamentale. Molti autori italiani e stranieri si sono Un proprio percorso d’autore che la critica più illuminata,
direttamente ispirati al suo cinema, anche se diversi di come quella francese o americana, ha saputo individuare
loro possedevano un proprio stile e un proprio linguaggio e capire, come dimostrano i ripetuti omaggi che sono
personale. Ciò non toglie che, soprattutto nel thriller stati tributati al suo cinema. Qualunque sia il prossimo
italiano degli anni 70, i primi film di Argento rimangono progetto, Argento rimarrà fedele al suo stile, alla sua
di un’importanza basilare. poetica, al suo linguaggio espressivo. Al suo cinema.
Negli ultimi anni, però, i film di Argento Avete in programma di collaborare ancora?
sono stati bocciati dalla stragrande Magari! Ne sarei felice e onorato.
maggioranza della critica.
Sono un cultore del cinema di Argento e per me ogni suo
nuovo film rappresenta un evento. Mi sono piaciuti sia
2005 TI PIACE
Il cartaio sia Giallo, anche se tra gli ultimi preferisco Jenifer HITCHCOCK?
con Elio Germano,
e Pelts della serie Masters of Horror e La terza madre. Elisabetta Rocchetti
Ritengo comunque che in ogni film di Argento, compresi Tv movie intriso di citazioni
quelli meno riusciti, ci sia sempre più di un’idea di grande e omaggi cinefili a Hitchcock
(Delitto per delitto)
cinema, dal punto di vista strettamente tecnico o per e all’espressionismo tedesco,
l’inconfondibile visionarietà dell’autore. Personalmente sarebbe dovuto essere il pilota per
una serie Rai da sette episodi, che non fu realizzata.
credo che la critica italiana, fatte rare eccezioni, non abbia
mai veramente compreso l’opera
jenifer
di Argento, probabilmente perché il suo è un cinema
2005 con Steven Weber, Carrie Fleming
che oltrepassa i generi e sfugge alle definizioni. Quarto episodio della prima stagione di Masters of Horror,
è anche l’opera più teorica del regista negli anni Duemila.
Quale strada bovrebbe percorrere un autore
Violenta riflessione sul corpo, sull’apparenza e sulla deformità,
come Argento, da adesso in poi? con corollario sulla mostruosità delle pulsioni sessuali.
Penso che Argento abbia sempre seguito la stessa strada,
FILM TV da rivedere
PELTS
IL TRAM con Meat Loaf, John Saxon
24
Alcune scene
di Suspiria.
Il film è ispirato
al romanzo Suspiria
De Profundis
di Thomas
de Quincey
25
FILM REVIEW
Marco Leoni
L’UCCELLO DALLE
PIUME DI CRISTALLO
Il folgorante
esordio di
Argento, che
fa tesoro delle
suggestioni del
gotico italiano
calandole nel
contemporaneo
Dalla scrivania di redazione al Globo d’oro per la mi- senza croci o La le-
glior opera prima la strada non sempre è impossibile gione dei dannati . La
da percorrere. Basta adoperare bene la propria mac- svolta, tuttavia, arriva
26
Un’opera
che unisce
alla passione
per l’horror
classico una
sorprendente
modernità,
generatrice
di numerose
imitazioni
Chi è questo ragazzo romano, scapigliato, na un film stilisticamente ricco di personalità e questo
eccitato, ispirato che dirige un trio di stranieri di tutto lo premia più di ogni altra cosa, sopperendo a una trama
rispetto (Karl Malden, James Franciscus e Catherine che non possiede la trovata finale a effetto del film pre-
Spaak)? Qualcuno in via Vincenzo Vela riesce a saper- cedente, ma che si dipana magica e inquietante come
ne di più: è il regista di L’uccello dalle piume di cristallo, solo Argento è stato capace di fare nella storia del cine-
un successo inaspettato della stagione cinematografi- ma italiano. Prendere Karl Malden e fargli intepretare un
ca appena conclusa, un thriller a tinte forti, più forti di esperto di enigmistica cieco è già indicativo della totale
quanto si fosse mai visto fino ad allora, e questo ne è “il padronanza della materia da parte del futuro autore di
seguito”, o qualcosa del genere: Argento infatti ha fatto Suspiria.
CURIOSITÀ
Anche questa volta Argento racconta il tutto quindi ma non privo di riferimenti chiari e appassionati
con una modernità anni luce superiore a chiunque al- anche al cinema horror più classico. Argento è un cinefilo
tro. Proprio in questo risiede gran parte del successo del e conoscitore di horror, sebbene “costretto” dal successo
film, che ancor più del precedente generò una pletora di di mercato a soffermarsi sul thriller. Lo si capisce soprat-
imitazioni, tutte o quasi concentrate nella semplice ripro- tutto nella scena ambientata nel cimitero di notte, quasi
posizione meccanica e spesso goffa di elementi estetici un omaggio agli horror gotici Hammer o baviani.
argentiani e molto meno capaci di carpirne la chiave “ma- Lo si percepisce nell’inserimento del personag-
gica”, piacevolmente inquietante che li faceva funziona- gio della bambina, affidato alla allora giovanissima Cinzia
re, per non dire dello splendido ritmo di racconto e della De Carolis, che godeva di grande fama per aver interpre-
notevole abilità nell’utilizzo delle musiche. Moderno tato lo sceneggiato Anna dei miracoli, che Argento mo-
stra spesso a passeggio mano nella mano con l’enigmista
IL RUOLO DELLO STRALUNATO DOTTOR CASONI VENNE AFFIDATO cieco. Estetica sì, ma supportata dal cinema, all’epoca rea-
AL BRAVO SERGIO REGGIANI CHE SOLO TRE ANNI PRIMA AVEVA
RITRATTO lizzato con grande facilità dalla nostra industria, oggi con
SEDOTTO UNA GENERAZIONE DI RAGAZZE INTERPRETANDO Dick
D'ATTORE
Shelton NELLO SCENEGGIATO TELEVISIVO LA FRECCIA NERA. qualche difficoltà in più.
REGGIANI, TRASFERITOSI GIOVANISSIMO IN FRANCIA CON
LA FAMIGLIA, EBBE ANCHE UNA PROLIFICA CARRIERA DI CANTANTE.
SCHEDA TECNICA
4 MOSCHE DI
VELLUTO GRIGIO
fondo rosso. E di Suspiria - in cui porterà il ricordo di una sce- rica, frastagliata, dechirichiana, la città Frankenstein fatta di
na geniale: la rotazione della macchina da presa nella sala pezzi eterogenei di tanti posti diversi, tradisce il desiderio di
di contenzione bianca con stacco improvviso sull’astuccio mettersi con un piede fuori dalla ragione. Il film è diviso tra
di rasoio, aperto e pronto all’uso. due volontà, due pensieri: quello di Argento che continua
Le cinque giornate che sta in mezzo non conta a fare Argento e che si trascina dietro scorie e sedimenti
niente, non sposta una virgola nell’universo del regista. dall’unico libro che sembra avere letto e succhiato fin nel
Valutare 4 mosche ex post e non ex ante, perché Argento midollo, La statua che urla, da cui mutua il personaggio di
già manifesta la voglia di correre incontro al fantastico pur Bud Spencer e altra robetta senza peso; e quello che si libra
mantenendo gli stilemi di un giallo. Non a caso, la prima ste- in un cielo già metafisico, come nella sequenza ricorrente
CURIOSITÀ Farmer, che non è immediata, ma studiandola si capisce
come alla fase di passaggio della vita privata di Argen-
SCHEDA TECNICA
Franco Di Giacomo
chi cita Leone per il ralenti non ha capito nulla di Leone né Montaggio Françoise Bonnot
Musiche Ennio Morricone
di Argento: che lì è solo, è lui e non paga debiti alcuni. Anche
CAST Michael Brandon, Mimsy
la cooperazione della colonna sonora si è fatta potente: non Farmer, Jean-Pierre Marielle,
si era visto né nell’Uccello né nel Gatto qualcosa di simile Bud Spencer, Stefano Satta
Flores, Marisa Fabbri
alla sequenza finale a rallentatore, con la musica addosso,
sopra e dentro il balletto estenuante della lama e dei vetri TRAMA Perseguitato da uno sconosciuto in impermeabile scuro,
il batterista Roberto decide di affrontarlo, ma lo uccide
che esplodono e schizzano via con la testa di Nina. Il più bel accidentalmente. Un individuo mascherato fotografa l’omicidio e comincia
finale di tutto il cinema di Argento. Poi c’è la dimensione au- a tormentare il colpevole, che si rivolge a un investigatore privato.
tobiografica dei personaggi di Michael Brandon e di Mimsy
FILM REVIEW
Roberto Manassero
SUSPIRIA
Una vertigine cinematografica, un assalto estetico
che a distanza di decenni lascia ancora senza parole
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Non bisogna per forza essere esperti di horror, e nemmeno re è il vento, sono due occhi nella notte, un cane posseduto,
incrollabili appassionati di Dario Argento, di quelli che lo una mano misteriosa, senza che mai un corpo si sveli nel-
difendono sempre, qualsiasi cosa faccia o abbia fatto, per la sua totalità, o una spiegazione coerente dia ragione dei
riconoscere che Suspiria è un capolavoro, il film nel quale fatti. C’è la stregoneria, certo, c’è l’accademia di danza di Fri-
Argento ha spinto di più sul pedale del delirio espressivo, burgo che fa da paravento a una congrega di streghe, ma è
del piacere godereccio per la violenza, del cromatismo ec- un pretesto, un McGuffin che giustifica narrativamente ciò
cessivo e sovrannaturale. che in realtà è noto a tutti fin dal grandioso doppio incipit -
In Suspiria il cinema è tutto, è nell’aria, nelle luci, l’arrivo della ballerina Susy Benner da New York e l’uccisio-
nei colori, negli spazi. E non c’è un vero assassino: a uccide- ne di una danzatrice nell’androne di un palazzo - che tra-
CURIOSITÀ
UN VELO DI COLORE
Dice Argento che per Suspiria la sfida era gi-
rare nemmeno due inquadrature uguali. Se
ci riuscì, fu grazie al lavoro con Luciano Tovoli
(foto a destra), il direttore della fotografia. Insieme
i due scelsero una pellicola altamente sensibile, impressionabile
con moltissima luce; rispolverarono il Technicolor
ormai in disuso; misero stoffe colorate davanti
alle fonti luminose. E come due veri artigiani
crearono una luce indimenticabile, violentissi-
ma, spessa e appiccicosa come vernice gettata
sul volto degli attori.
volge per la tensione omicida e la potenza evocativa delle so di Michael Powell… A rivederlo oggi, poi, ci si accorge di
architetture, per la musica che assale, abbandona e assale quanto ci sia di Suspiria in tanto cinema successivo: negli
ancora e per l’ingresso in un orrore gratuito e spietato: e interni dell’Overlook Hotel, ad esempio, con lo stesso ros-
cioè che in Suspiria ad ammazzare è il cinema; che prima so bruno e lo stesso liberty morboso; nelle tende spesse
della lama, a penetrare la carne è la luce blu elettrico, verde e ondeggianti di Velluto blu, le stesse scostate da Susy per
smeraldo, vermiglio cangiante; che a braccare e tormenta- accedere alle stanze segrete dell’accademia; e ancora nelle
re le vittime sono i suoni e i sussurri dei Goblin, in un’orgia architetture mitteleuropee di Grand Budapest Hotel, colo-
coreografica e scenografica di vetro, stoffa, legno, sangue e rate e primarie come solo i sogni al cinema sanno essere.
filo spinato il cui eccesso non va nemmeno in crescendo, È una vertigine, Suspiria, una spirale di creazione che si di-
ma lancia l’assalto allo spettatore nei primi minuti e non vora il tempo e lo spazio; non c’è scampo alla sua violenza,
molla più la presa. e soprattutto al suo assalto estetico. Sarà per questo che a
La vera magia nera è il cinema, dunque. E come decenni di distanza lascia ancora senza parole.
la magia, secondo una celebre frase del Ramo d’oro citata
nel film, anche il cinema «quoddam ubiquae, quoddam SCHEDA TECNICA
INFERNO
La seconda parte della Trilogia delle madri:
tra Bava e Freud, formalismo barocco e fiaba nerissima
34
«Teatro dei burattini, con sapore continuo di pagliaccia- si muove tra Disney, Corman e L’Herbier, incompreso in pa-
ta», scriveva Gianluigi Rondi su “Il Tempo”. Con ragione. Ci tria e adorato all’estero - ed è il secondo capitolo della Trilo-
sono tende, drappi, sipari e quinte ovunque, in Inferno. E un gia delle madri, conclusa 27 anni dopo dal farsesco, apocalit-
demoniaco alienato, che infine si trasforma in una farsa, in tico e politico La terza madre.
uno sfogo di trucchi svelati, in un omaggio ghignante all’ar- «È una storia che si ispira all’alchimia moderna, che vuole
te prestigiatoria di Méliès. Gioia dell’artificio, dell’invenzione trovare le chiavi dei grandi segreti e della morte», sostiene
cruenta, del sadismo e del contrappasso, di un cinema celi- Argento, ambientata durante un’eclisse «momento magico
be e operistico, Inferno rappresenta la vetta della maniera di che sconvolge i cervelli e in cui io immagino succedano
Argento. Segue Suspiria - versione acida di Biancaneve, che cose orribili». A New York Rose, affascinata dal libro Le tre
MARIONETTE
NESSUN PROTAGONISTA: SOLO VOLTI UTILI AL DISEGNO ASTRATTO DELLA MACELLERIA. DA SINISTRA, DARIA NICOLODI, MOGLIE DI DARIO,
LEIGH MCCLOSKEY, CONSACRATO DA DALLAS, ALIDA VALLI, DEVOTA A MATER SOSPIRIORUM IN SUSPIRIA E QUI CUSTODE DI MATER
TENEBRARUM. MA SONO GABRIELE LAVIA E ELEONORA GIORGI (IN APERTURA) I PIÙ REPENTINI E SORPRENDENTI CAMEO FUNEBRI
madri, scende negli scantinati del palazzo in cui soggiorna, di Keith Emerson (che da delicati temi al pianoforte giunge
s’immerge nel pozzo, e smuove il rimosso, che riaffiora con alla versione progressive di Va’ pensiero e ad aperture Car-
lei: l’Unheimlich, il perturbante, il nefasto che s’annida nel fa- mina Burana). Un saggio d’ineguagliabile inventiva formale,
miliare, quel che è da sempre sotto il nostro sguardo, dentro il trionfo perfetto del magistero baviano, puro godimento
di noi, e noi cerchiamo di disconoscere, dimenticandolo. del cinema.
E così, in questo inferno in cui ogni peccato anche
veniale trova una pena mortale, il terrore è una casa che è SCHEDA TECNICA
un luogo interiore, abbarbicato a infanzia e erotismo, un dila-
niato bignami freudiano: non si seguono protagonisti (come PRODUZIONE Italia, 1980
Durata 107 min
in uno Psyco parossistico e caricaturale ogni personaggio è REGISTA Dario Argento
precario, mandato a morire, a scontare i propri peccati), se Genere Horror
Sceneggiatura
non perché il loro agire ritma l’incedere dell’omicidio, in un
Dario Argento
ballo che è negativo di un mondo fiabesco (quando Sara Produttore Claudio Argento
scende dall’auto si punge un dito prima di entrare nell’incu- Fotografia Romano Albani
Montaggio Franco Fraticelli
bo, come fosse la nemesi di La bella addormentata nel bo-
35
TENEBRE
Dopo il sabba horror di Suspiria e Inferno , Dario Argento
torna al giallo. Record di sangue e efferatezze
Ottavo film di Dario Argento. Dopo l’orgia horror dei primi SCENA CULT
due capitoli della trilogia delle Madri (Suspiria, Inferno) si
ritorna al primo amore: il giallo. Sui generis: rispetto alla
36
sua prima trilogia zoofila i delitti si fanno ancora più effera- L’assassino dietro di te
ti, oltre ad aumentare il cosiddetto “body count” (12 uccisi Verso la fine del film, Giuliano Gemma si abbassa sco-
come in Reazione a catena di Mario Bava). Segno che la prendo la figura dell’assassino dietro di lui, perfetta-
mente aderente alla visione. Brian De Palma ha usato
deviazione in un campo più propriamente orrorifico ha
lo stesso stratagemma in Doppia personalità - Raising
lasciato il segno.
Cain (1992), anche se Carlo Ausino, autore del raffazzo-
Anche nella plausibilità della sceneggiatura: nato La villa delle anime maledette (1982) sostiene di
piuttosto farraginosa la trama parallela del doppio assassi- avere avuto lui l’idea per primo (ma non ci sono riscon-
no. Argento, che scrive da solo, fa soltanto immaginare allo tri per dargli ragione). In ogni caso, una scena che ha fat-
spettatore la psicopatia dello scrittore americano dandone to giustamente epoca.
gotico in favore di una “architettura” del terrore più aperta.
Sequenze girate all’Eur tra luci asettiche, artificiali, grande
abbondanza di neon; un (post)modernismo urbanistico as-
secondato anche dalla macchina da presa, come nella cele-
bre (e splendida) sequenza del delitto di Mirella D’Angelo (la
giornalista Tilde, “rea” di avere accusato il protagonista di mi-
soginia) e della sua compagna, effettuata con un dolly speri-
mentale di invenzione francese, chiamato Louma, che ha la
stessa fluidità di una steady ma in verticale, telecomandato
da un monitor a terra.
una specie di pre-testo (la sadica umiliazione di una donna Tenebre è pieno zeppo di simili invenzioni, l’oc-
con “tacco 12 aggressive” interpretata da Eva Robin’s) senza chio si perde tra i dettagli, la paura è sì il solito antro oscuro e
approfondirla da un punto di vista narrativo. Rispetto però misterioso (la “cantina” dove finisce Lara Wendel) ma anche
ad alcune sconclusionate prove successive, in Tenebre i la piazza piena di gente di un centro commerciale, dove vie-
“buchi” non paiono tali, tanto è potente il film visivamente. ne accoltellato John Saxon. Claustrofobia e agorafobia: Ar-
Anzi, sensorialmente, perché la musica martellante dei Go- gento compone una tavolozza di angosce comparate, dove
blin, la fotografia geniale di Luciano Tovoli e la scenografia a non avere scampo è prima di tutto lo spettatore. Rispetto
razionalista di Giuseppe Bassan investono lo spettatore con a Suspiria e Inferno, così stranianti nel loro espressionismo
una forza inedita anche per il regista. In verità Tenebre si gotico, in Tenebre è la dimensione quotidiana, “normale”,
lega ai due titoli precedenti per la questione del libro: anche realistica seppur astratta (ossimoro che contraddistingue
in Inferno un testo maledetto innesca la scia di sangue. il miglior cinema del Nostro) a fare veramente orrore. Lo
Qui cambia lo scenario: Anthony Franciosa ha spunto del film (l’attenzione morbosa nei confronti di una
scritto un thriller (Tenebrae) destinato a diventare un suc- personalità famosa) è autobiografico. All’epoca, infatti, il re-
cesso, un maniaco psicopatico lo perseguita facendogli in- gista era perseguitato da un fan troppo invadente.
tendere di essersi ispirato alla sua fiction per delitti di lesbi-
che, cleptomani e poveracce capitate al momento sbagliato SCHEDA TECNICA
nel posto sbagliato (come Lara Wendel inseguita da un do-
bermann e poi finita a colpi di ascia). Argento abbandona il PRODUZIONE Italia, 1982
Durata 110 min
REGISTA Dario Argento
Genere Thriller
Sceneggiatura
Dario Argento
Produttore Claudio Argento,
Salvatore Argento
Fotografia Luciano Tovoli
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PHENOMENA
Una fiaba horror che si fa metafora del passaggio dall'infanzia alla
pubertà, con la metamorfosi magica e spaventosa dell'eroina
C’era una volta Jennifer, creatura angelicata che Argento sta, dall’alto: Jennifer, come la Rosaleen del quasi coevo In
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preleva, di bianco vestita, dai sacchi di farina tra cui ballava compagnia dei lupi di Neil Jordan, “passa attraverso il bosco”
la Deborah di Sergio Leone e di bianco la veste nuovamen- e ne esce donna, in un rito di iniziazione alla pubertà incan-
te, ma firmato Armani, per una favola horror a lungo citata tevole e terrificante.
dal regista come suo titolo favorito. Eroina da fiaba, Jennifer La messa in scena visionaria di Argento si declina
Corvino ha nel nome il colore dei capelli, come Biancaneve su toni differenti da quelli di Suspiria (per molti aspetti simile
portava quello dell’incarnato; come lei, e come Cappuccetto nelle premesse: una ragazza alle prese con omicidi efferati
Rosso, attraversa un bosco inseguita da (più di) un predatore. all’interno di un istituto per lei nuovo e ostile), saldando, in
Il percorso della protagonista è anticipato dal movimento di modo inedito per la sua poetica, i lampi d’orrore con l’arco
macchina che apre il film, con cui Argento scavalca la fore- evolutivo del personaggio: il viaggio di Jennifer è fortemente
CURIOSITÀ simbolico, il suo legame soprannaturale con la fauna che la
circonda diventa metafora dell’adolescenza. Mosche e larve
sono presenti in quantità massicce, in parte vere e in parte
realizzate da Sergio Stivaletti (celebre il trucco utilizzato per
lo sciame nel finale, simulato col caffè macinato); anomali
strumenti di detection, sono aiutanti della protagonista (è
una mosca, la Grande sarcofaga, a indicarle dove trovare l’as-
sassino) ma anche specchio della sua condizione di donna
in divenire, un bozzolo pronto a sbocciare in un’adulta.
La trasformazione avviene compiutamente solo
nel finale, quando la sintonia di Jennifer con il regno animale
si evolve in controllo psichico; non solo gli insetti, che aggre-
discono il feroce Patua, ma anche la scimpanzé Greta, rispon-
dono alla sua volontà. Le visioni e gli episodi di sonnambuli-
smo si palesano come squilibri di uno sviluppo che trova la
sua armonia solo nella violenza cruda dell’ultimo atto. L’uc-
cisione del piccolo Patua (prima attaccato dalle mosche, poi
scenograficamente arso dalla benzina nelle acque del lago) è
in fondo il modo di Jennifer di sopprimere la sua componen-
te infantile: nella sua mostruosità, l’assassino in miniatura pre-
Ciribiribì, Patua! senta non poche similitudini con l’eroina, con cui condivide
Lo spaventoso Patua, il bimbo deforme (Argento si la solitudine, l’irriducibile diversità rispetto ai coetanei e l’as-
ispirò per il suo nome alla sindrome di Patau) figlio del
senza di un genitore. Eliminato lui, la mutazione è completa,
personaggio di Daria Nicolodi, è interpretato dall’allo-
la fiaba nera si chiude sulla larva di donna divenuta farfalla.
ra ventiseienne Davide Marotta (nei due tondi qui so-
pra), attore napoletano affetto da nanismo. In un ruolo
simile anche in Demoni 2, Marotta è stato in seguito SCHEDA TECNICA
il volto della campagna pubblicitaria di Kodak: era il
tenero “visitatore” dal celebre tormentone «ciribiribì PRODUZIONE Italia, 1985
Kodak!». Attivo interprete teatrale e cinematografico, Durata 110 min
REGISTA Dario Argento
Marotta è comparso in Il ritorno di Cagliostro di Ciprì e
Genere Horror
Maresco e in La passione di Cristo di Mel Gibson. Sceneggiatura
Dario Argento, Franco Ferrini
Produttore Dario Argento
Fotografia Romano Albani
Montaggio Franco Fraticelli
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OPERA
Puro cinema barocco, tra istinti seicenteschi e immersioni
postmoderne, Opera è l’estremizzazione del thriller argentiano
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Dario Argento, teoria dello sguardo, ultimo atto. Era il 1970 Opera, successivo alle prime divagazioni puramente horror
quando gli occhi mentivano alla memoria, rivelandosi fallaci dell’autore, irrompe nella sua filmografia come un cuneo:
consiglieri in L’uccello dalle piume di cristallo. L’anno suc- siamo in pieni anni 80, decennio di implosione del thriller a
cessivo la veridicità della vista fu affidata a un non vedente beneficio di prodotti che alla suspense prediligono la mostra
in Il gatto a nove code, per poi essere ereditata dall’iride di un delle atrocità.
cadavere in 4 mosche di velluto grigio, stadio terminale del Gli occhi si aprono, si cavano, si riaffermano: guar-
cortocircuito ottico sotteso alla poetica thriller di un autore dare, soprattutto vedere, è di nuovo atto indispensabile, veri-
capace di mesmerizzare il punto di vista fino alla collisione tiero, riaffermato. Un dettaglio sulla pupilla di un corvo spa-
delle relazioni tra soggetto vedente e oggetto del suo vedere. lanca le porte del film, palesando il cortocircuito di un’intera
CURIOSITÀ
Giovani argentiani crescono
Già presente sui set argentiani per Tenebre (1982) e Phenomena
(1985), anche in Opera Michele Soavi dirige la seconda unità di ripre-
se. Non solo. Per introdurre in grande stile nella propria factory il più
giovane collega - reduce dall’uscita nelle sale del suo
Deliria, anch’esso ad ambientazione teatrale - Da-
rio Argento gli affida il ruolo di comparsa nei
panni di Daniele Soave, il poliziotto di scorta
alla protagonista. «Daniele Soave, si fidi, è un
ragazzo in gamba»: con questa battuta il com-
missario Alan Santini presenta il personaggio,
salvo poi accoltellarlo. Tutto molto evocativo.
poetica. Occhi aperti, cari spettatori, allineati con la giovane (con cui condivide la fotografia di Ronnie Taylor, operatore
Betty, le cui palpebre vengono bloccate dal maniaco con una di macchina nel musical di De Palma), Opera è la summa di
“cura Ludovico” a base di aghi acuminati. Occhi al sangue, in ogni istinto e pulsione argentiana, arrivando a coprire l’intero
parte incisi da quelle punte argentate e costretti a guardare le corpus filmografico mediante l’utilizzo degli animali come
viscere, l’abuso, lo strazio, anche se sarà il corvo a decretare la chiave narrativa, quello della soggettiva come nucleo teori-
superiorità del suo guardare rispetto a quello umano. co, quello dello splatter come richiamo all’horror di Suspiria e
Al teatro Regio di Parma Argento ambienta la Inferno, nonché un finale ambientato nelle valli svizzere che
schiacciante vittoria della messa in scena sull’intreccio, arri- si connette al precedente Phenomena Per alcuni la pietra an-
vando a un’apoteosi barocca compiuta tramite miscellanea golare del percorso di un autore, per altri l’ultimo suo grande
di linguaggi d’autore e artigianato di genere. Inquadrature da titolo, per altri ancora l’inizio del declino di un immaginario,
una gru che vortica a 360° sopra la platea, pianisequenza in Opera è di sicuro un testo cardine per comprendere il rito di
steadycam e ambiziosi carrelli lanciati in panoramica si al- passaggio del nostro cinema al nero dagli anni 70 agli 80.
ternano a gole trapassate da coltelli in primissimo piano, pro-
iettili sparati in un occhio da una serratura (di nuovo l’orbita, SCHEDA TECNICA
TRAUMA
Seconda
trasferta
americana:
un esercizio
di stile o un film
politico?
Dopo Il gatto nero, episodio di Due occhi diabolici in cui Ar- TRAUMA, IL CUI TITOLO
DI LAVORAZIONE DOVEVA
gento anagramma con foga e deferenza la maniera dell’auto- ESSERE L'ENIGMA SULLA
re a nomi, luoghi e topoi letterari di Edgar Allan Poe, Trauma DI AURA, FU IL PRIMO FILM SOCIETÀ
ITALIANO A RACCONTARE
è il secondo film girato negli Usa, un bignami del suo cinema L'ANORESSIA. E LO FECE
IN MANIERA TUTT'ALTRO
in favore del mercato estero. Come sempre, nel segno del
CHE SUPERFICIALE,
giallo argentiano - e dunque del Blow-Up di Antonioni, che DENUNCIANDO
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L'ASSOLUTA E DIFFUSA
nel cinema del regista romano si fa paradigma teorico a par- INCOMPRENSIONE SOCIALE
tire da L’uccello dalle piume di cristallo, riflessione sulla pro- DELLA QUESTIONE,
AFFRONTANDO I SINTOMI
spettiva fotografica, sul realismo dell’immagine - la soluzione DELLA MALATTIA
dell’enigma è da subito di fronte ai nostri occhi, solo che i no- CON SGUARDO
PROBLEMATICO
stri occhi non sono in grado, letteralmente, di vederla. E DESCRIVENDOLI
IN STRETTA RELAZIONE
Il racconto di Argento è quello di un ordine che
CON L'AMBIENTE
arranca nel restaurarsi: la questione non è la risoluzione
del whodunit, quanto l’impossibilità di comprenderla dal
principio, quanto l’agonia del raggiungerla. E dunque non è
CURIOSITÀ nesco, è evocato nella figura materna, mentre il magistero di
Hitchcock si riassume in forma tenera e parodica nel ruolo -
Figlia d’arte risolutivo - di un bimbo e della sua finestra sul cortile. Eppure
quel che sorprende, in questo ricalco di temi e forme, in que-
Trauma è il primo film di Dario con protagonista Asia,
sto esercizio di uno stile, sono le eccentricità, a cominciare
sua figlia, 18 anni, già comparsa in due film prodotti
dal maestro, Demoni 2 di Lamberto Bava e La chiesa dalla cornice: Trauma, film di teste che capitolano, si apre
di Michele Soavi e conosciuta per le interpretazioni in su un teatro di burattini, che riduce a gioco di marionette
Zoo, Palombella rossa e Le amiche del cuore. Il successo la ghigliottina della Rivoluzione francese. E si conclude, in-
dell'attrice non le fa dimenticare le questioni di famiglia. congruentemente, su una donna afroamericana che canta
Con Dario (che nel 2000 le produce l'esordio registico,
e balla. E allora in questo percorso associativo di stereotipi,
Scarlet Diva), gira altri quattro film: La sindrome di
in questo rincorrersi di frammenti autoreferenziali, si apre
Stendhal (1996), Il fantasma dell'opera (1998) La terza
madre (2007) e Dracula 3D (2012). altro: la storia è quella di una donna - la madre di Aura - aggre-
dita e violata da una società che dimentica la morale a parti-
re dal nucleo delle istituzioni, e la sua ira, il suo vendicarsi, è
dunque - ci dice il prologo - una forma repellente di giustizia
rivoluzionaria. Una questione problematica, come tutta la
politica in Argento.
L’immagine finale conferma: Trauma è un film su-
gli ultimi, abitato da deboli ed emarginati, da personaggi che
soffrono di malattie sociali (Aura è anoressica, David tossico-
dipendente), un’opera in cui l’affastellarsi scomposto e sem-
plificatorio delle forme di un canone riconoscibile chiede di
guardare altrove, alle cose del mondo, all’America e al bisogno
d’amore. Perché Trauma, su tutto, è la storia di un sentimento.
SCHEDA TECNICA
LA SINDROME
DI STENDHAL
La sindrome di Stendhal chiude nel 1996 definitivamen- anni 90 giunge La sindrome di Stendhal, forse il titolo ar-
te gli anni 70 di Argento. Se negli anni 80, Inferno, Tene- gentiano più evocativo di sempre, che tematizza nella ver-
44
bre, Phenomena e Opera doppiano la prodigiosa decade tigine di chi si smarrisce nella contemplazione di un’opera
settantesca, i 90 annunciano, pur fra risultati di indubbio d’arte, il rapporto con la creazione e la bellezza di Argento.
interesse, che il cinema e lo stesso Argento stanno cam- Intessuto nella passacaglia di Morricone, si presenta con
biando pelle. un incipit considerato sin dalla prima proiezione un clas-
Cambia un intero mondo e non può che essere sico del repertorio argentiano. La detective Anna Manni
un Trauma, film che rivisto non merita lo scempio critico affonda letteralmente in La caduta di Icaro di Bruegel il
tributatogli all’epoca (con l’eccezione di Mariuccia Ciotta), vecchio (le gambe che tagliano la superficie dell’acqua
trattandosi di un lavoro che letteralmente esplode limiti e in basso a destra sembrano annunciare l’immersione…) e
resistenze immarcescibili del sistema argentiano. A metà nuotando in un liquido amniotico ancestrale, come se il
film fosse ritornato alla foce stessa del tempo e del mon- CURIOSITÀ
do, bacia un pesce mostruoso. Anche se nella finzione il
quadro di Bruegel si trova nella galleria degli Uffizi (in re- Cosa passa in tv
altà è custodito nel Museo reale delle belle arti del Bel-
Orecchie puntate sulla tv.
gio), questa morte per acqua permette ad Argento di Quando Anna Manni giace
derealizzare il film, pur restando ancorato al tessuto a letto esausta, verso la fine
del classico giallo settantesco italiano. del film, il suo collega, inca-
Così, anche se la grafica digitale fa la sua ricato di tenerla d’occhio,
per rilassarsi guarda alla tv
prima comparsa proprio qui, il regista rilegge, come
L’esorciccio, parodia friedki-
in un addio alle armi, e in forme originali e sofferte, la
niana diretta da Ciccio Ingras-
tradizionale misoginia del giallo italiano. Come se la mor- sia (il suo secondo film dopo Paolo
te accarezzasse a mezzanotte, perdendo i suoi passi nel il freddo). Un momento completamente surreale pri-
buio. Film cervello, come si diceva una volta, tutto chiuso/ ma di andare alla rivelazione dell’assassino.
(aperto…), come si scriveva una volta, nelle ossessioni for-
mali di Argento che costruisce un manuale per l’uso per per rifondare il principio di realtà e d’individuazione. Os-
comprendere il funzionamento del suo sguardo (all’epo- sia incri(mi)nare il coefficiente di realtà ammesso. Si sa,
ca retrospettive come quella pesarese erano pressocché l’occhio che dà scandalo va strappato. L’occhio, strumento
impensabili e Argento era materia di studio solo per un del vedere, è il luogo-narrazione dell’altro; il luogo dove
manipoli di selvaggi…). Essendo l’occhio una specie di ap- l’altro è messo in scena come immagine, perdendo così
il suo corpo. La sindrome di Stendhal è quel momento:
quando l’abisso restituisce lo sguardo a chi si ostina a
fissarne il vuoto incurante della propria incolumità. E da
allora, nel cinema italiano, certi discorsi non li ha fatti più
nessuno, ci pare.
SCHEDA TECNICA
Giuseppe Rotunno
storia dell’occhio argentiana. Senza scomodare l’abusato Montaggio Angelo Nicolini
Musiche Ennio Morricone
binomio Eros e Thanatos, che pure è parte integrante
CAST Asia Argento, Thomas
della vicenda, Argento mette in scena proprio la pulsione Kretschmann, Marco Leonardi,
desiderante dell’occhio che mentre desidera già si mette Luigi Diberti, Paolo Bonacelli,
Julien Lambroschini
a morte per rilanciare all’infinito il piacere del guardare (e
del risorgere…). TRAMA La poliziotta romana Anna Manni viene inviata a Firenze per
indagare sui casi di omicidio commessi da un efferato stupratore
Il guardare, però, essendo rivelazione, cono- e killer seriale di donne. Nella galleria degli Uffizi, la giovane sviene
scenza, scoperta, epifania, non può che essere sancito davanti a un’opera di Bruegel, e finisce nelle mani del maniaco.
come trasgressione, essendo potenzialmente strumento
FILM REVIEW
Chiara Bruno
NON HO SONNO
Un sogno a occhi aperti che pare non chiudersi, il giallo di Argento
setaccia l’orrore che si annida negli interstizi tra la terra e l’abisso
Acuto. Come l’urlo del bambino che si ribella al richiamo del- autoriale: sintonizzato sulle frequenze che è impossibile re-
la notte. Grave. Come il rintocco di un vecchio orologio che gistrare ma agghiacciante sentire.
squarcia la porta del buio. L’assassino parla due voci, uccide Mentre la polizia “moderna” sproloquia di intercet-
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in due epoche, sublima la potenza infantile della filastrocca tazioni telefoniche per incastrare il colpevole, Argento inter-
nell’atto febbrile del massacro. cetta l’orrore che si annida negli interstizi umidi tra la terra e
Dario Argento torna a trovare i demoni dell’età più l’abisso. E allora si aprono voragini di smagliante inverosimi-
feconda, giustamente persuaso che il terrore si nutra degli glianza nell’intreccio, come se i fondi neri del nostro subcon-
incubi fermentati tra le lenzuola attorcigliate nell’attesa del scio ospitassero notoriamente forme geometriche: non è un
mattino. Così la doppia tonalità vocale indossata dall’omici- gioco meticoloso d’incastri, Nonhosonno, né si può negare
da, risibile perché sfrontatamente oltre la soglia del credibile, che il regista abbia sposato con rito privato ed esclusivo la
adottata per gioco - un’improvvisazione dell’attore giunta noncuranza dell’intorno - quello che succede, trascurabile
poi in dote al personaggio - palesa la direzione dello sguardo per pregnanza e coerenza, memorabile per interpretazione
CURIOSITÀ
Tappeto rosso
Per interpretare il commissario Moretti, ex sbirro vecchia scuola, Ar-
gento voleva «uno bravo». Max von Sydow, corpo attoriale troppo
imponente sulla scena amatoriale o “teatrale”, diede il nome al pappa-
gallo con cui il personaggio discorre: Marcello, come il vecchio amico
Mastroianni. La sciatteria riservata alla trama (escrescenza di incubi
personali) e all’interpretazione (di cui sopra) è ribaltata dalla cura ai
limiti del feticcio per il momento di cinema puro. Quello del tappeto
rosso, seguito con un carrello ad altezza piedi che alimenta false par-
tenze, è stato realizzato “spostando il pavimento” a un metro da terra.
I MOMENTI
LA SEQUENZA DEL TRENO: GIACOMO/STEFANO DIONISI LA CARRELLATA SUL TAPPETO, CALDI
UNA PARTENZA SENZA RESPIRO, SVESTE LA DIVISA DA CAMERIERE ASPIRAPOLVERE E PASSI, POI DEL FILM
20 MINUTI DI ADRENALINA CINESE E TORNA A TORINO LA TESTA MOZZATA DEL "CIGNO"
veracemente canina o vanamente tronfia - con la ricerca del lievi quanto ossessionanti, il giallo di Argento è abitato da re-
momento - quello che irrompe, ludico e macabro, sferzante litti umani in dormiveglia - l’espressione perennemente sfo-
e atroce per il gusto puerile ed entusiastico di suscitar scal- cata di Dionisi come paradigma, involontario ed efficace, di
pore. Nonhosonno come un sogno a occhi aperti che pare una nebulosa stesa sulla coscienza. Mai totale. Come un giro
non chiudersi, difatti continua sui titoli di coda che scorrono di giostra lanciata a cento all’ora e quindi abbandonata sulle
sopra i detriti dell’ultima testa saltata in aria. Attizzato da una rotaie senza conducente, Nonhosonno deraglia da ogni im-
fiammata micidiale di eccitazione in corsa sul binario fer- palcatura razionale assumendo il valore di un’anarchica gita
roviario, montata dalla musica dei Goblin crepitante nelle agli inferi: sempre guidata dalla magistrale conoscenza del
tempie che col rumore di fondo amplificato crea una pasta meccanismo del brivido, ma puntellata dalla corroborante
assordante, “fisica”, contundente, il film è un anticlimax ine- ingenuità di chi ci crede ancora capaci di delirare.
vitabile, un calo di tensione naturale.
Della condizione fisiologica ha tutto lo stordimen- SCHEDA TECNICA
to, la difficoltà di tracciare un segno netto tra reale e onirico,
la mollezza tipica del ricordo - anche quando semplicemen- PRODUZIONE Italia, 2001
Durata 112 min
te evocato, come nel locale affumicato, il passato cala una REGISTA Dario Argento
nube di confusa agitazione sulla mente. In una Torino che Genere Giallo
Sceneggiatura Dario Argento,
riemerge familiare e perturbante dalla filmografia più osan-
Franco Ferrini, Carlo Lucarelli
nata dell’autore, tra schizzi di profondo rosso e nenie tanto Produttori Dario Argento,
Claudio Argento
Fotografia Ronnie Taylor
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Argento scambia
l’intensità con la
quantità e il suo
stile vira verso un
eccesso purtroppo
poco ispirato
LA TERZA MADRE
Il secondo film, Inferno, era già una conclusione della “Tri-
logia sull’alchimia moderna”, come Argento la chiamava
allora: cosa sarebbe potuto esserci, ancora e di più, della
terribile Madre newyorkese, la signora suprema delle Te-
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nebre, la Morte?
Ci sarebbe voluta un’alzata d’ingegno altrettanto
suprema per vivificare concettualmente la realizzazione di
un terzo, ultimativo, capitolo. Invece, Argento e la sua legio-
ne infernale e internazionale di sceneggiatori – tra le cui fila,
manca l’unica che avrebbe dovuto esserci per mettere il mi-
dollo nell’ossatura del film, come aveva fatto una trentina di
anni prima con Suspiria e con Inferno: Daria Nicolodi – non
trovano di meglio che suscitare una Madre-Strega, con fisico
CURIOSITÀ
da fotomodella e movenze da rockstar, che calamita su Roma
le forze universali della sorcellerie, per predisporre un’apoca-
lisse di malvagità – genere: madre che butta il figlioletto infan-
te giù dal ponte Milvio. Il difetto principe sta qui, nella forma
mentis di Argento che non è più adeguata a raccontare una
storia ieratica che sappia farsi mitologia, a passare dal parti-
colare all’universale, dal contingente al cosmogonico come
in Inferno, film assoluto e totale. La terza madre non ha un
soffio di quell’antico respiro. Argento scambia l’intensità con
la quantità, lo stile con l’eccesso e risolve con carneficine che
al posto dell’antica finezza calligrafica, piazzano la grevità e la
forza rozza dei colpi di maglio. L’assassinio ha cessato di esse-
re una delle belle arti, ma lo avevamo capito da un pezzo.
Cionondimeno, in una scena l’approccio pesante
funziona, quando Coralina Cataldi-Tassoni è vittimizzata Cambio di finale
dai tre demoni che le squarciano la bocca e poi le estirpa- La sezione finale è stata modificata completa-
no le budella usandole come nodo scorsoio: Argento la mente rispetto alla sceneggiatura. Sarah Mandy
combatteva con la Mater Lacrymarum una stre-
gira esattamente come l’ha concepita in sceneggiatura – e
nua battaglia all’interno della dimora catacombale
questa deve essere completamente farina del suo sacco –
della Grande Strega, dopo che quest’ultima aveva
nel rispetto degli antichi stilemi, inquadrature eccentriche, ammazzato il poliziotto, Enzo, squarciandogli la
apoteosi dei dettagli, montaggio fibrillante; e il con- gola. Lotta impreziosita da un violento bacio saf-
trasto tra la scenografia classica delle sale fico e culminante sull’affondo di un pugnale gem-
del Museo e la strage che vi si compie, mato con cui Sarah annichiliva la Mater facendola
trasformare in una vecchia avvizzita. Esattamente
evoca quell’accostamento di apollineo
come in Suspiria.
e dionisiaco in cui Argento eccelleva.
Che ci sia voglia dei virtuosismi di un SCHEDA TECNICA
tempo è dimostrato, anche, dal lun-
ghissimo piano sequenza che svela, PRODUZIONE Italia, 2007
Durata 98 min
alle spalle di Asia Argento e insieme a REGISTA Dario Argento
lei, i meandri del palazzo di Varelli. Genere Horror
Sceneggiatura
Il tentativo, invece, di saldar-
Jace Anderson, Dario Argento,
si alla tradizione delle “doppie morti” della Trilogia (Axen- Walter Fasano, Adam Gierasch,
Javicoli in Suspiria, Lavia-Giorgi in Inferno) fallisce, e ne fan- Simona Simonetti
Produttore Claudio Argento,
no le spese la strega bianca Valeria Cavalli e la sua amante
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Dario Argento
Silvia Rubino – prima c’è un breve lesbo-sex, in obbedienza Fotografia Frederic Fasano
Montaggio Walter Fasano
alla nuova tendenza voyeuristica del regista dopo Jenifer -
Musiche Claudio Simonetti
con un impalamento via vagina che l’Argento degli anni 70 CAST Asia Argento, Moran Atias,
avrebbe girato in qualsiasi altro modo tranne che questo. Adam James, Daria Nicolodi,
Coralina Cataldi-Tassoni
Interpreti non terribili in sé - nemmeno Asia Argento, nem-
meno con la propria voce - ma per i dialoghi che gli vengono TRAMA Sarah, archeologa americana a Roma, rinviene una misteriosa
urna. Una volta aperta, scatena una figura mostruosa che uccide una
messi in bocca - Udo Kier, però, è agghiacciante anche senza donna di fronte ai suoi occhi. La polizia non crede alla sua versione e
dialoghi. Argento, una volta, faceva parlare pochissimo gli la controlla, mentre altri fatti di sangue si susseguono nella capitale.
attori: conosceva se stesso e i rischi.
# 04
ANNO 2 NUMERO 3
14 OTTOBRE 2014
EDITORE TICHE ITALIA s.r.l.
Registrazione tribunale di Milano
n. 324 del 18 ottobre 2013
DIRETTORE RESPONSABILE
Mauro Gervasini
DIRETTORE GENERALE
Claudio Vertemati
HANNO COLLABORATO
A QUESTO NUMERO
Marì Alberione,
Claudio Bartolini,
Chiara Bruno,
Ilaria Feole, Marco Leoni,
Gli ultimi film di Dario
Fabio Maiello,
Argento: a lato, Dracula 3D;
Roberto Manassero,
sopra, Giallo; in basso, la
Roy Menarini, locandina di Sandman, il
Giona A. Nazzaro, progetto attualmente
Nico Parente, in lavorazione
Davide Pulici, Luca Rea,
Giulio Sangiorgio
PROGETTO GRAFICO
Jose Palma
www.josepalma.com
IMPAGINAZIONE
Sabrina Colombo
Raffaella Pazzaia
DISTRIBUZIONE
SO.DI.P. Angelo Patuzzi s.p.a.
via Bettola 18 - 20092
Cinisello Balsamo (Mi)
Telefono 02/660301
Fax 02/6603020
STAMPA
Tiber s.p.a
via Della Volta 179 Brescia
L M T V
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