La Scuola in Tasca Formato A5
La Scuola in Tasca Formato A5
La Scuola in Tasca Formato A5
A CURA DELLA
SCUOLA DI FORMAZIONE “SAN GIUSEPPE MOSCATI”
Nella speranza di aver offerto un utile contributo per tutti i nostri iscritti,
rivolgiamo loro un caloroso “in bocca al lupo” per tutti i concorsi docenti
cui parteciperanno.
Sommario
CAPITOLO 1 .............................................................................................. 9
CAPITOLO 2 ............................................................................................ 18
CAPITOLO 3 ............................................................................................ 34
IL CURRICOLO ................................................................................... 41
I LICEI .................................................................................................. 71
LEGGE CASATI
La legge Casati era costituita da numerosi articoli ordinati in cinque titoli:
Titolo: I "Dell'Ordinamento della Pubblica Istruzione" definiva
l'organizzazione della scuola a livello centrale e locale;
Titolo II: "Dell'Istruzione Superiore" dettava norme in materia di
studi universitari e accademici;
Titolo III: "Dell'Istruzione Secondaria Classica" istituiva e
regolava il ginnasio ed il liceo;
Titolo IV: "Dell'Istruzione Tecnica" istituiva e regolava le scuole
23
tecniche e gli istituti tecnici;
Titolo V: "Dell'Istruzione Elementare" istituiva e regolava le
scuole elementari.
Nella legge veniva dato ampio spazio all’istruzione secondaria ed
universitaria, mentre quella elementare era lasciata alla discrezione dei
comuni, confermando il carattere elitario della riforma. Inoltre tracciava
una netta separazione tra formazione tecnica, atta a formare la classe
operaia specializzata, e quella classica, di stampo umanistico, rivolta alla
formazione della classe dirigente.
L'istruzione elementare, a carico dei comuni, era articolata in due cicli: un
ciclo inferiore biennale, gratuito ed obbligatorio, istituito in ogni luogo
dove ci fossero almeno 50 alunni, e un ciclo superiore, sempre biennale,
presente solo nei comuni sede di istituti secondari o con popolazione
superiore a 4.000 abitanti.
Soltanto l’istruzione secondaria classica permetteva l’accesso a tutte le
facoltà universitarie. Essa era articolata nel ginnasio, di cinque anni, a
carico dei comuni, seguita dal liceo, della durata di tre anni, a carico dello
Stato. Gli istituti secondari superiori erano presenti in ogni capoluogo di
provincia.
L'istruzione secondaria tecnica era invece articolata in una scuola tecnica,
di tre anni, gratuita ed a carico dei comuni, seguita dall'istituto tecnico, di
tre anni, a carico dello Stato. Il secondo era diviso in sezioni, delle quali,
quella fisico-matematica, permetteva l'iscrizione alla facoltà di scienze
matematiche, fisiche e naturali.
Per quanto riguardava la formazione dei maestri elementari, furono
istituite le scuole normali della durata triennale. In queste scuole si 24
accedeva all’età di 15 anni per le donne e 16 per gli uomini. Il
reclutamento dei maestri elementari era demandato a comuni, che spesso
erano privi delle risorse finanziarie, pertanto il personale a disposizione era
poco qualificato. Mentre le famiglie più agiate preferivano usufruire di
un’educazione privata e domestica, numerosissimi erano i figli delle classe
più povere che non andavano a scuola.
A livello universitario, alla tre facoltà di origine medievale, teologia,
giurisprudenza e medicina, furono aggiunte quelle di lettere e filosofia e di
scienze fisiche, matematiche e naturali. A quest’ultima fu annessa la
scuola di applicazione, per la formazione dei nuovi ingegneri, della durata
di tre anni.
L’insegnamento della “dottrina religiosa” era impartito, nelle scuole
elementari, dal maestro, affiancato dal parroco; nelle scuole secondarie
tecniche e classiche invece era affidata a un “direttore spirituale”,
nominato direttamente dal vescovo, mentre nelle scuole normali, in cui era
anche materia d’esame, a un docente titolare di cattedra.
La legge Casati realizzò, a livello amministrativo, un’organizzazione
accentrata. L’intero impianto faceva capo al Ministero della Pubblica
istruzione, con il ministro affiancato dal Consiglio superiore della Pubblica
istruzione, composta da 21 membri di nomina regia. A livello locale, le
università erano affidate a un rettore, mentre gli istituti secondari a un
provveditore agli studi, a livello elementare a un ispettore scolastico. In
ogni provincia veniva istituito un consiglio provinciale scolastico,
presieduto dal provveditore, e formato dall’ispettore scolastico, dal preside
del liceo, dai direttori del ginnasio, delle scuole e degli istituti tecnici, dai
membri nominati dalla deputazione provinciale e dal comune capoluogo di
provincia. 25
La Casati sostanzialmente fallì nella scuola elementare. Oltre alle scarse
risorse di cui disponevano molti comuni, l’altro punto critico fu il non
specificare quali pene impartire a chi non rispettava l’obbligatorietà del
primo ciclo di studi elementare.
LEGGE COPPINO
La “rivoluzione parlamentare” del 1876, aveva portato al potere la “sinistra
storica”, che avviò un ampio piano di riforme per l’ammodernamento della
struttura del Paese.
Sul piano scolastico la legge Coppino (1877), dava, all’obbligatorietà
scolastica una maggiore consistenza sul piano attuativo. Questa riguardava
tutti i bambini dai sei ai nove anni, relativo alle prime due classi.
La legge stabilì, per i genitori che disattendevano l’obbligo precise
sanzioni. La seconda importante svolta fu lo svuotamento
dell’insegnamento religioso, sostituiti da corsi riguardanti la dimensione
dell’uomo, in ossequio ai dettami positivistici del tempo.
La Coppino, tra l’altro, introdusse il principio per cui i fanciulli dovessero
apprendere a leggere e scrivere, e le prime nozioni riguardanti i doveri
dell’uomo e del cittadino; l’insegnamento abbandonava i canoni del
dogmatismo per fondarsi sul piano concreto. I cattolici accusarono il
governo di voler introdurre l’ateismo nelle scuole.
La scuola, voluta dal governo di Sinistra, e ispirata dai precetti positivisti,
mirava, per quanto riguarda il metodo, di partire dall’osservazione per poi
sviluppare l’osservazione razionale, secondo lo spirito della scienza
sperimentale.
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RIFORMA GENTILE
La riforma Gentile (1923) fu elaborata dal filosofo neoidealista, Giovanni
Gentile assieme a Giuseppe Lomabardo Radice, all’inizio del fascismo. La
riforma privilegiava la formazione classica e umanistica, come unico
mezzo d’istruzione per formare le future classi dirigenti fasciste. La
riforma pervase il sistema scolastico italiano per decenni, quella che lo
stesso Mussolini definì come “la più fascista delle riforme”, rimase
sostanzialmente inalterata sino all’abolizione della scuola di avviamento
professionale e all’introduzione della scuola media unificata nel 1962.
La scuola elementare, veniva così articolata da Gentile: un ciclo unico di
tre gradi, preparatorio (della durata di tre anni), inferiore (anche di tre
anni) e superiore (due anni). Terminava all’età di 14 anni.
Le scuole erano separate, in maschili e femminili, in quest’ultimo furono
aggiunti i corsi di Lavoro domestico in tutte le classi, e di Economia
domestica accompagnata da opportune esperienze per il ciclo superiore.
Dopo il quinto anno, le classi erano dette classi integrative di avviamento
professionale.
Gentile ridava lustro all’insegnamento della religione cattolica
nell’istruzione elementare, affidata a docenti che dovevano essere
considerati idonei dell’autorità ecclesiastica. Lo studio della religione era
particolarmente intenso nei due anni del ciclo inferiore (classi quarta e
quinta), in cui erano trattate l’agiografia, i dogmi del Vangelo, i principi
della vita religiosa, i sacramenti e i riti. Non potevano assolutamente essere
previsti insegnamenti di altre confessioni religiose, né sostituire,
nell’orario scolastico, l’insegnamento della religione cattolica con altri
insegnamenti. 27
Per il filosofo tutti i cittadini dovevano possedere una conoscenza
religiosa, soprattutto a livello popolare, unico livello spirituale
raggiungibile per le classi più umili. Nei licei invece, luogo in cui
dovevano essere formate le classi dirigenti, Gentile stabiliva, al posto della
religione, lo studio della filosofia, in particolare quella idealista, ritenuta il
più alto traguardo intellettuale.
Per quanto riguarda il grado preparatorio, questo era considerato come un
corso dal carattere ricreativo, per disciplinare nel bambino le prime
manifestazioni dell’intelligenza. Erano previste attività riguardanti il canto,
il disegno, i giochi ginnici, esercizi di costruzione e lavori di giardinaggio.
Nel grado inferiore erano ritenuti particolarmente formativi il canto, il
disegno e la ginnastica, così come aritmetica elementare, il dettato, la
scrittura, la lettura, la traduzione del dialetto, le poesie da imparare a
memoria, gli inni nazionali e i rudimenti di geografia.
Nei primi due anni l’istruzione privilegiava l’aspetto pratico ed
applicativo, attraverso corsi di: educazione sanitaria, letture per la vita
domestica e sociale, disegno applicato; la geografia invece era incentrata
sull’ordinamento centrale e locale dello Stato, l’agricoltura e le migrazioni.
Oltre alle materie del quarto e quinto anno, nelle classi seste, settime e
ottave, era prevista la frequenza di almeno tre materie biennali, scelte dagli
studenti tra quelle proposte dal Ministero, cui potevano aggiungersi corsi
istituiti da comuni, province e privati.
A conclusione di ogni ciclo un esame certificava la promozione del
bambino al ciclo successivo.
All'esame di ammissione, poteva presentarsi chi aveva compiuto almeno
dieci anni di età, scegliendo tra: 28
il ginnasio,
il liceo scientifico
il liceo femminile
l'istituto tecnico
l'istituto magistrale
la scuola complementare di avviamento professionale.
L'accesso all'università era consentito soltanto dal liceo classico, che
permetteva di accedere ad ogni facoltà universitaria, mentre il liceo
scientifico non permetteva di iscriversi a Lettere e Filosofia ed alla Facoltà
di Giurisprudenza.
Alla base dell’impostazione di Gentile c’era la concezione elitaria ed
aristocratica della cultura e dell’educazione. L’organizzazione della
scolastica è concepita come selezione dei “migliori”, rigidamente
suddivisa a livello secondario superiore nel ramo classico-umanistico per i
futuri dirigenti e nel ramo professionale per i futuri dipendenti.
RIFORMA MORATTI
Nel 2003 Letizia Moratti apportò consistenti modifiche al sistema
scolastico. Oltre all’anticipo dell’età di accesso nella scuola per l’infanzia
e per le scuole elementari, la sua impostazione è orientata verso
un’impostazione manageriale della gestione della scuola.
Gli aspetti principali riguardano:
riforma degli ordinamenti e sviluppo e valorizzazione
dell’autonomia delle istituzioni scolastiche;
istituzione del Servizio nazionale di valutazione del sistema
29
scolastico;
sviluppo delle tecnologie multimediali e della alfabetizzazione
nelle tecnologie informatiche;
sviluppo dell’attività motoria e delle competenze ludico-sportive
degli studenti;
valorizzazione professionale e giuridica del personale docente;
iniziative di formazione iniziale e continua del personale;
valorizzazione professionale del personale amministrativo, tecnico
ed ausiliario;
interventi di orientamento contro la dispersione scolastica;
interventi di adeguamento delle strutture di edilizia scolastica.
La scuola dell’infanzia, di durata triennale, veniva anticipata. Potevano
accedere i bambini che avessero compiuto i tre anni entro il 30 aprile
dell’anno scolastico in considerazione. Essa doveva concorrere
all’educazione affettiva, cognitiva, morale, religiosa e psicomotoria degli
alunni.
Alla scuola primaria possono accedere i bambini che abbiano compiuto i
sei anni di età entro il 31 agosto, e quelli che li avrebbero compiuti entro il
30 aprile dell’anno scolastico di riferimento.
Nella scuola primaria deve essere promossa l’acquisizione di conoscenze
ed abilità fondamentali, metodologie scientifiche nello studio del mondo
naturale, capacità affettiva, relazione ed educazione ai principi della
convivenza civica.
La scuola secondaria di primo grado è invece basata sulla crescita delle
capacità autonome di studio, all’alfabetizzazione informatica e utilizzo
delle tecnologie, allo studio di una seconda lingua dell’UE,
all’orientamento per il successivo percorso formativo. 30
A conclusione del primo ciclo di istruzione, scuola primaria e scuola
secondaria di primo grado, gli alunni vengono sottoposti ad un esame di
Stato, con cui possono accedere ai licei oppure agli istituti professionali.
Il sistema dei licei comprende:
artistico;
classico;
economico;
linguistico;
musicale;
scientifico;
tecnologico;
delle scienze umane.
Tutti i licei hanno durata quinquennale, con l’attività didattica organizzata
in due periodi biennali ed un ultimo anno. A conclusione vi è un esame di
Stato, titolo necessario per accedere all’università, oppure agli istituti di
alta formazione artistica, musicale e coreutica. La novità maggiore consiste
nella possibilità per gli studenti di compiere il secondo ciclo di istruzione
non soltanto nei licei, ma anche nella formazione, il “doppio canale”, in
cui istruzione e formazione rientrano nello stesso percorso. Con il sistema
delle cosiddette “passerelle” gli studenti possono passare dai licei alla
formazione e viceversa, attraverso il riconoscimento dei crediti formativi.
L’alternanza scuola-lavoro è probabilmente la maggiore novità della
riforma Moratti. Si tratta di progettare il percorso formativo in
collaborazione con le imprese, le camere di commercio, le associazioni di
rappresentanza, per permettere ai giovani di acquisire le dovute
competenze per essere pronti, una volta finito il liceo, ad immettersi nel 31
mondo del lavoro. Dai 15 e fino ai 18 anni, gli studenti dei licei e del
canale professionale, possono completare la propria formazione secondo il
sistema dell’alternanza, oltre alle lezioni, frequenteranno stage e
svolgeranno tirocini presso enti pubblici e imprese private.
Gli istituti professionali hanno invece una durata che oscilla dai tre a un
massimo di cinque anni. Dopo i tre anni si ottiene una prima qualifica
certificata e riconosciuta a livello europeo, e immediatamente spendibile
nel mondo lavorativo. Lo studente che invece prosegue, può ottenere altre
qualifiche ed accedere ai corsi di formazione professionale superiore; al
termine del quarto anno, se sceglie di iscriversi all’università, deve
frequentare il quinto anno di preparazione all’esame di Stato.
Se lo studente decide di continuare a studiare, può conseguire ulteriori
qualifiche, che gli permettono di trovare un’occupazione o accedere ai
corsi di formazione professionale superiore. Dopo quattro anni di
formazione professionale, lo studente può anche decidere di iscriversi
all’università, ma solo dopo aver frequentato un quinto anno di
preparazione all’esame di Stato.
Il ministro Fioroni
La c.d strategia del cacciavite, metafora utilizzata dallo stesso ministro,
indicava la volontà di apportare precisi interventi correttivi nel sistema
scolastico, ma non di riformarlo in profondità. Le puntuali modificazione
apportate in questo periodo possono essere sintetizzate in:
a) innalzamento dell’obbligo scolastico a 16 anni (legge 27 dicembre
2006, n. 296);
32
b) aver ancorato la didattica alle direttive europee sulle competenze
chiave di cittadinanza;
c) stabilito le “Sezioni primavera” nelle scuole dell’infanzia;
d) rilancio dell’istruzione tecnica e professionale.
Il ministro Gelmini
Le maggiori novità dell’attività del ministro hanno riguardato
l’introduzione del Liceo delle scienze umane e del Liceo musicale e
coreutico, l’ampliamento del Liceo artistico, la riforma degli istituti
tecnici e il potenziamento dell’insegnamento della lingua inglese e delle
materie scientifiche (legge n.133/2008 e legge 169/2008).
L’età per l’iscrizione dei figli alla scuola dell’infanzia viene anticipata a
due anni e mezzo. Nella scuola primaria la novità maggiore è stata la
reintroduzione del maestro unico; nella secondaria di primo grado la
reintroduzione della valutazione espressa in numeri su base decimale.
Nella scuola secondaria di secondo grado, la novità, oltre al riordino degli
istituti superiori, è stata il ritorno del voto in condotta nel calcolo della
media e la non ammissione alla classe o ciclo successivo con valutazione
inferiore ai sei decimi. Per quanto riguarda l’istruzione universitaria, la
riforma ha reso la laurea in Scienze della formazione primaria abilitante
all’insegnamento.
33
CAPITOLO 3
Il primo ciclo
Il primo ciclo comprende: la scuola elementare e la scuola media (resa
unica nel 1962 con la legge n. 1859, che ha unificato i precedenti segmenti
separati delle diverse scuole secondarie). Le scuole elementari e media e
sono state aggregate dalla legge n. 53 del 2003 nel “primo ciclo”. La
scuola “primaria” (ex scuola elementare) dura 5 anni, mentre la scuola
“secondaria di I grado” (l’ex scuola media triennale) ha durata tre anni. Il
D.lg. articola le “40 ore” settimanali del modello classico di tempo pieno
in orario obbligatorio (27 ore), facoltativo (3 ore nelle elementari, 6 ore
nelle medie), tempo della mensa e del dopo mensa (fino a 10 ore nelle
elementari, fino a 7 nelle medie). La Legge 176/2007 ha invece ripristinato
il modello classico del tempo pieno.
La scuola dell’infanzia della durata triennale non è obbligatoria. Possono
iscriversi i bambini che compiono i tre anni di età entro il 30 aprile, mentre
l’orario annuale va da un minimo di 875 ad un massimo di 1700 ore. Le
sezioni della scuola dell’infanzia sono costituite da un numero di bambino
compreso tra 18 e 26, qualora non fosse possibile ridistribuire i bambini tra 36
scuole viciniori, eventuali iscrizioni in eccedenza sono ripartite tra le
diverse sezioni della stessa scuola senza superare, comunque, le 29 unità
per sezione, escludendo dalla redistribuzione le sezioni che accolgono
alunni con disabilità. L’orario di funzionamento è di 40 ore settimanali,
con possibilità di estenderle sino a 50 o ridurle sino a 25, nella fascia oraria
del mattino. Per bambini di età inferiore ai 3 anni è attivata la “Sezione
primavera”, previo accordo in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni,
ai sensi dell’art.1, cc.630 e 634 della Legge 296/2006. Si tratta di strutture
intermedie tra nido e scuole dell’infanzia, per i bambini tra i 24 e i 36
mesi, gestita, a seconda dei casi, dallo Stato, dai comuni o dai privati.
Le classi di scuola primaria sono costituite da un numero di alunni
compreso tra 15 e 26, elevabile sino a 27; le pluriclassi (classi in cui si
trovano insieme alunni di età diverse, dai 6 ai 10 anni) sono costituite da
non meno di 8 e non più di 18 alunni. L’organico viene assegnato sulla
base di 27 ore settimanali per le classi a tempo ordinario e di 40 ore
settimanali per le classi a tempo pieno. È completato con l’assegnazione di
posti di sostegno per le classi ove siano inseriti bambini con la
certificazione di handicap. Per quanto riguarda l’insegnamento della lingua
inglese, alla prima classe sono assegnate 33 ore annuali, 66 per la seconda
classe e 99 per gli ultimi tre anni (riferibile al livello A1+ del QCER).
Il d. P. R. n. 89/2009 ha anche ripristinato la figura del docente di
riferimento per ogni classe (escluso il tempo pieno, dove si conferma
l’assegnazione di due docenti per ogni classe). L’Atto di indirizzo del
MIUR dell’8 settembre 2009 garantisce comunque una certa autonomia
progettuale, fermo restando il principio stabilito dalla legge n. 169/2008
che mira a ridurre la frammentarietà dei docenti presenti nelle classi.
Le classi prime di scuola secondaria di primo grado sono costituite da un 37
numero compreso tra 18 e 27 alunni, elevabili sino a 28, mentre si procede
alla formazione di un'unica prima classe quando il numero degli alunni
iscritti non supera le 30 unità. Le classi seconde e terze devono essere
costituite in numero pari a quello delle prime e seconde di provenienza,
sempre che' il numero medio di alunni per classe sia pari o superiore a 20
unità. Possono stabilirsi classi, per ciascun anno di corso, con numero di
alunni inferiore a quello minimo, non inferiore però a 10 unità, nel caso di
scuole e sezioni dei comuni montani, nelle piccole isole, nelle aree
geografiche abitate da minoranze linguistiche. Il tempo-scuola è sviluppato
secondo quattro modelli, scelti dalle famiglie:
le 24 ore settimanali, introdotte dalla Legge 169/2008;
le 27 ore introdotte dal Dlgs 59/2004;
le 30 ore, come aggiunta di 3 ore di attività opzionali rimesse alla
scelta delle famiglie e alla disponibilità di organico;
le 40 ore, di 8 ore su 5 giorni, con incluso l’orario per il servizio
mensa (art.1, Legge 176/2007). L’autorizzazione del tempo pieno
è vincolata a uno specifico progetto formativo integrato e alla
presenza dei servizi mensa.
Il nuovo Regolamento (d. P. R. 89/2009) prevede invece un orario
annuale obbligatorio delle lezioni di 990 ore, corrispondenti a 29 ore
settimanali, più 33 ore destinate all’approfondimento di materie letterarie,
per un totale di 30 ore settimanali. Nell’orario prolungato le ore
ammontano a 36 settimanali elevabili a 40 e comprensive del tempo
mensa. L’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, introdotto
dall’art.1 Dlgs 137/2008 convertito con modificazioni dalla Legge
169/2008, viene inserito nell’area disciplinare storico-geografica. 38
Il secondo ciclo
Le classi prime degli istituti e scuole di istruzione secondaria di II grado
sono costituite, di norma, con non meno di 27 allievi, senza superare il
numero di 30 studenti per classe; si costituisce una sola classe quando le
iscrizioni non superano le 30 unità. Il numero delle classi del primo anno e
di quelle iniziali successive al primo biennio, si determina tenendo conto 39
48
L’INSEGNAMENTO DI CITTADINANZA E COSTITUZIONE
Il tradizionale insegnamento dell’Educazione civica è stato riformato e
compreso nel nuovo insegnamento denominato Cittadinanza e
Costituzione valido sia nel primo che nel secondo ciclo di istruzione. A
decorrere dall’anno a. s. 2008/2009 tutti gli studenti devono acquisire
quelle conoscenze e competenze relative a Cittadinanza e Costituzione
nell'ambito delle aree storico-geografica e storico-sociale (art. 1. c. 1, legge
n. 169 del 30 ottobre 2008). La scuola ha il compito di sviluppare negli
studenti quelle competenze che conducono alla cittadinanza attiva, ispirati
ai valori della responsabilità, legalità, partecipazione e solidarietà. Il
compito è attribuito a tutti gli insegnanti in relazione ai curricoli e in
particolare ai docenti dell’area storico-geografica e storico-sociale. Questa
necessità rientra tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo
sostenibile. Per quanto riguarda la valutazione dell’insegnamento, essa
ricadrà negli insegnamenti dell’ambito storico-geografico nel primo ciclo
di istruzione.
SCUOLA DELL’INFANZIA
La scuola dell’infanzia, statale e paritaria, si rivolge a tutte le bambine e i
bambini dai tre ai sei anni di età, si pone la finalità di promuovere nei
bambini lo sviluppo dell’identità, dell’autonomia, della competenza e li
avvia alla cittadinanza. L’identità è intesa come consolidamento delle
dimensioni del proprio io, sperimentare ruoli e forme di identità (figlio,
alunno, compagno, membro di una comunità); l’autonomia è la fiducia in
sé ed in quello che si sa fare, partecipare alle decisioni; acquistare
competenza significa giocare, muoversi, manipolare, curiosare,
49
domandare, imparare a riflettere sull’esperienza attraverso l’esplorazione,
l’osservazione e il confronto tra proprietà, quantità, caratteristiche, fatti.
Vivere le prime esperienze di cittadinanza, come scoperta dell’altro da sé,
rendersi conto della necessità di stabilire regole condivise, sapersi
comportare verso gli altri, l’ambiente e la natura. Nel curricolo della scuola
dell’infanzia non è soltanto specificato l’organizzazione delle attività
didattiche, ma tutti i momenti scolastici, compresi l’ingresso, il pasto, il
riposo, in modo da dare regolarità alla vita scolastica come «base sicura»
per nuove esperienze e nuove sollecitazioni. L’apprendimento è
organizzato secondo l’azione, l’esplorazione, il contatto con gli oggetti, la
natura, l’arte, il territorio, in una dimensione ludica, da intendersi come
forma tipica di relazione e di conoscenza. Nel gioco, particolarmente in
quello simbolico, i bambini si esprimono, raccontano, rielaborano in modo
creativo le esperienze personali e sociali. Molto importante sarà
l’organizzazione degli spazi e dei tempi, come elemento di qualità
pedagogica dell’ambiente educativo.
Ogni campo di esperienza offre un insieme di oggetti, situazioni,
immagini e linguaggi, riferiti ai sistemi simbolici della nostra cultura,
capaci di evocare, stimolare, accompagnare apprendimenti
progressivamente più sicuri:
1. il sé e l’altro: è il campo di esperienza della vita quotidiana, dei
suoi interrogativi sulle trasformazioni personali e sociali,
sull’ambiente, sul futuro, sugli orientamenti morali. A questa età si
definisce e si articola l’identità di ciascun bambino, come
consapevolezza del proprio corpo, della propria personalità, del
proprio stare con gli altri e esplorare il mondo. Questo campo
rappresenta l’ambito elettivo in cui i temi dei diritti e dei doveri, 50
del funzionamento della vita sociale, della cittadinanza e delle
istituzioni trovano una prima «palestra» per essere guardati e
affrontati concretamente. Il bambino sviluppa il senso dell’identità
personale, percepisce le proprie esigenze e i propri sentimenti, sa
esprimerli in modo sempre più adeguato, gioca in modo
costruttivo e creativo con gli altri, sa argomentare, confrontarsi,
sostenere le proprie ragioni con adulti e bambini. Si orienta nelle
prime generalizzazioni di passato, presente, futuro e si muove con
crescente sicurezza e autonomia negli spazi che gli sono familiari,
modulando progressivamente voce e movimento anche in rapporto
con gli altri e con le regole condivise. Riconosce i più importanti
segni della sua cultura e del territorio;
2. il corpo e il movimento: vive la propria corporeità, ne percepisce il
potenziale comunicativo ed espressivo, mature precise condotte
che gli consentono d una buona autonomia nella gestione della
giornata a scuola. Controlla l’esecuzione del gesto, valuta il
rischio, interagisce con gli altri nei giochi di movimento, nella
musica, nella danza, nella comunicazione espressiva;
3. immagini, suoni, colori: Il bambino comunica, esprime emozioni,
racconta, utilizzando le varie possibilità che il linguaggio del
corpo consente. Inventa storie e sa esprimerle attraverso la
drammatizzazione, il disegno, la pittura e altre attività
manipolative; utilizza materiali e strumenti, tecniche espressive e
creative; esplora le potenzialità offerte dalle tecnologie. Esplora i
primi alfabeti musicali, utilizzando anche i simboli di una
notazione informale per codificare i suoni percepiti e riprodurli; 51
4. i discorsi e le parole: Il bambino usa la lingua italiana, arricchisce
e precisa il proprio lessico, comprende parole e discorsi, fa ipotesi
sui significati. Sa esprimere e comunicare agli altri emozioni,
sentimenti, argomentazioni attraverso il linguaggio verbale che
utilizza in differenti situazioni comunicative. Ascolta e comprende
narrazioni, racconta e inventa storie, chiede e offre spiegazioni,
usa il linguaggio per progettare attività e per definirne regole.
Ragiona sulla lingua, scopre la presenza di lingue diverse,
riconosce e sperimenta la pluralità dei linguaggi, si misura con la
creatività e la fantasia. Si avvicina alla lingua scritta, esplora e
sperimenta prime forme di comunicazione attraverso la scrittura,
incontrando anche le tecnologie digitali e i nuovi media;
5. la conoscenza del mondo: i bambini esplorano la realtà, riflettono
e descrivono le proprie esperienze, le rappresentano e le
riorganizzano, ponendo le basi per la successiva elaborazione di
concetti scientifici e matematici che saranno proposti nella scuola
primaria. Esplorando oggetti, materiali e simboli, osservando la
vita di piante ed animali, i bambini elaborano idee personali da
confrontare con quelle dei compagni e degli insegnanti. Imparano
a fare domande, a dare e a chiedere spiegazioni, a lasciarsi
convincere dai punti di vista degli altri, a non scoraggiarsi se le
loro idee non risultano appropriate;
6. oggetti, fenomeni, viventi: I bambini elaborano la prima
«organizzazione fisica» del mondo esterno attraverso attività
concrete che portano la loro attenzione sui diversi aspetti della
realtà; toccando, smontando, costruendo e ricostruendo, affinando 52
i propri gesti, i bambini individuano qualità e proprietà degli
oggetti e dei materiali, ne immaginano la struttura e sanno
assemblarli in varie costruzioni;
7. numero e spazio: Il bambino raggruppa e ordina oggetti e materiali
secondo criteri diversi, ne identifica alcune proprietà, confronta e
valuta quantità; utilizza simboli per registrarle; esegue misurazioni
usando strumenti alla sua portata. Ha familiarità sia con le
strategie del contare e dell’operare con i numeri sia con quelle
necessarie per eseguire le prime misurazioni di lunghezze, pesi, e
altre quantità. Individua le posizioni di oggetti e persone nello
spazio, usando termini come avanti/dietro, sopra/ sotto,
destra/sinistra, ecc.
LA SCUOLA DEL PRIMO CICLO
Il primo ciclo d’istruzione comprende la scuola primaria e la scuola
secondaria di primo grado, il suo fine è l’acquisizione delle conoscenze e
delle abilità fondamentali per sviluppare le competenze culturali di base
nella prospettiva del pieno sviluppo della persona. A tal riguardo, la
scuola, e le altre istituzioni, concorrono alla rimozione di ogni ostacolo alla
frequenza; cura l’accesso facilitato per gli alunni con disabilità; previene
l’evasione dell’obbligo scolastico e contrasta la dispersione; valorizza il
talento e le inclinazioni di ciascuno; persegue con ogni mezzo il
miglioramento della qualità del sistema di istruzione.
Il compito specifico del primo ciclo è quello di promuovere
l’alfabetizzazione di base attraverso l’acquisizione dei linguaggi e dei
codici che costituiscono la struttura della nostra cultura, in un orizzonte
allargato alle altre culture con cui conviviamo e all’uso consapevole dei 53
nuovi media. La scuola primaria mira all’acquisizione degli apprendimenti
di base, come primo esercizio dei diritti costituzionali, ponendosi come
scuola formativa, utilizza gli alfabeti peculiari di ogni disciplina per
esercitare differenti stili cognitivi. Nella scuola secondaria di primo grado
si realizza l’accesso alle discipline come punti di vista sulla realtà e come
modalità di conoscenza, interpretazione e rappresentazione del mondo. Le
discipline non vanno presentate come separate, ma come chiavi
interpretative, perché problemi e fatti complessi richiedono il dialogo tra i
diversi orizzonti disciplinari.
È compito peculiare di questo ciclo scolastico porre le basi per l’esercizio
della cittadinanza attiva, potenziando e ampliando gli apprendimenti
promossi nella scuola dell’infanzia. Obiettivi irrinunciabili in questo senso
sono: la costruzione del senso di legalità e l’etica della responsabilità.
Accanto ai valori e alle competenze inerenti la cittadinanza, la scuola del
primo ciclo include nel proprio curricolo la prima conoscenza della
Costituzione della Repubblica italiana.
Nel processo di apprendimento l’alunno reca con sé una grande ricchezza
di esperienze e conoscenze, acquisite in luoghi diversi dalla scuola,
pertanto la sfida è valorizzare l’esperienza e le conoscenze degli alunni. La
scuola deve progettare e realizzare percorsi didattici specifici per
rispondere ai bisogni educativi degli allievi. Particolare attenzione va
rivolta agli alunni con cittadinanza non italiana i quali, ai fini di una piena
integrazione, devono acquisire sia un adeguato livello di uso e controllo
della lingua italiana per comunicare e avviare i processi di apprendimento,
sia una sempre più sicura padronanza linguistica e culturale per proseguire
nel proprio itinerario di istruzione. Occorre inoltre favorire l’esplorazione
e la scoperta, per promuovere la ricerca di nuove conoscenze ed 54
incoraggiare l’apprendimento collaborativo, consapevoli della dimensione
sociale dell’apprendimento, favorito anche dall’’utilizzo delle nuove
tecnologie. Gli alunni dovranno inoltre sviluppare la competenza
dell’imparare ad imparare, concentrandosi prima di tutto sulla
consapevolezza del proprio modo di apprendere, in modo da sviluppare
autonomia nello studio. La modalità di lavoro che più incoraggia la ricerca
e la progettualità, è il laboratorio, che può essere attivato sia nei diversi
spazi e occasioni interni alla scuola sia valorizzando il territorio come
risorsa per l’apprendimento.
Traguardi per lo sviluppo
Traguardi per lo sviluppo
delle competenze al
delle competenze al
Discipline termine della scuola
termine della scuola
secondaria di primo
primaria
grado
L’allievo partecipa a scambi L’allievo interagisce in modo
comunicativi (conversazione, efficace in diverse situazioni
discussione di classe o di gruppo) comunicative, attraverso modalità
con compagni e insegnanti dialogiche sempre rispettose delle
rispettando il turno e formulando idee degli altri; con ciò matura la
messaggi chiari e pertinenti, in un consapevolezza che il dialogo,
registro il più possibile adeguato oltre a essere uno strumento
alla situazione. Ascolta e comunicativo, ha anche un grande
comprende testi orali «diretti» o valore civile e lo utilizza per
«trasmessi» dai media cogliendone apprendere informazioni ed
il senso, le informazioni principali elaborare opinioni su problemi
e lo scopo. Legge e comprende riguardanti vari ambiti culturali e 55
testi di vario tipo, continui e non sociali. Usa la comunicazione
continui, ne individua il senso orale per collaborare con gli altri,
Italiano globale e le informazioni ad esempio nella realizzazione di
principali, utilizzando strategie di giochi o prodotti, nell’elaborazione
lettura adeguate agli scopi. Utilizza di progetti e nella formulazione di
abilità funzionali allo studio: giudizi su problemi riguardanti
individua nei testi scritti vari ambiti culturali e sociali.
informazioni utili per Ascolta e comprende testi di vario
l’apprendimento di un argomento tipo «diretti» e «trasmessi» dai
dato e le mette in relazione; le media, riconoscendone la fonte, il
sintetizza, in funzione anche tema, le informazioni e la loro
dell’esposizione orale; acquisisce gerarchia, l’intenzione
un primo nucleo di terminologia dell’emittente. Espone oralmente
specifica. Legge testi di vario all’insegnante e ai compagni
genere facenti parte della argomenti di studio e di ricerca,
letteratura per l’infanzia, sia a voce anche avvalendosi di supporti
alta sia in lettura silenziosa e specifici (schemi, mappe,
autonoma e formula su di essi presentazioni al computer, ecc.).
giudizi personali. Scrive testi Usa manuali delle discipline o testi
corretti nell’ortografia, chiari e divulgativi (continui, non continui
coerenti, legati all’esperienza e alle e misti) nelle attività di studio
diverse occasioni di scrittura che la personali e collaborative, per
scuola offre; rielabora testi ricercare, raccogliere e rielaborare
parafrasandoli, completandoli, dati, informazioni e concetti;
trasformandoli. Capisce e utilizza costruisce sulla base di quanto
nell’uso orale e scritto i vocaboli letto testi o presentazioni con
fondamentali e quelli di alto uso; l’utilizzo di strumenti tradizionali
capisce e utilizza i più frequenti e informatici. Legge testi letterari
termini specifici legati alle di vario tipo (narrativi, poetici,
discipline di studio. Riflette sui teatrali) e comincia a costruirne
testi propri e altrui per cogliere un’interpretazione, collaborando
regolarità morfosintattiche e con compagni e insegnanti. Scrive
caratteristiche del lessico; correttamente testi di tipo diverso
riconosce che le diverse scelte (narrativo, descrittivo, espositivo,
linguistiche sono correlate alla regolativo, argomentativo)
varietà di situazioni comunicative. adeguati a situazione, argomento, 56
È consapevole che nella scopo, destinatario. Produce testi
comunicazione sono usate varietà multimediali, utilizzando in modo
diverse di lingua e lingue differenti efficace l’accostamento dei
(plurilinguismo). Padroneggia e linguaggi verbali con quelli iconici
applica in situazioni diverse le e sonori. Comprende e usa in
conoscenze fondamentali relative modo appropriato le parole del
all’organizzazione logico-sintattica vocabolario di base (fondamentale;
della frase semplice, alle parti del di alto uso; di alta disponibilità).
discorso (o categorie lessicali) e ai Riconosce e usa termini
principali connettivi. specialistici in base ai campi di
discorso. Adatta opportunamente i
registri informale e formale in base
alla situazione comunicativa e agli
interlocutori, realizzando scelte
lessicali adeguate. Riconosce il
rapporto tra varietà
linguistiche/lingue diverse
(plurilinguismo) e il loro uso nello
spazio geografico, sociale e
comunicativo. Padroneggia e
applica in situazioni diverse le
conoscenze fondamentali relative
al lessico, alla morfologia,
all’organizzazione logico-sintattica
della frase semplice e complessa,
ai connettivi testuali; utilizza le
conoscenze metalinguistiche per
comprendere con maggior
precisione i significati dei testi e
per correggere i propri scritti.
L’alunno comprende brevi a. L’alunno comprende
messaggi orali e scritti relativi ad oralmente e per iscritto
ambiti familiari. Descrive i punti essenziali di
oralmente e per iscritto, in modo testi in lingua standard
semplice, aspetti del proprio su argomenti familiari o
vissuto e del proprio ambiente ed di studio che affronta 57
elementi che si riferiscono a normalmente a scuola e
bisogni immediati. Interagisce nel nel tempo libero.
gioco; comunica in modo Descrive oralmente
comprensibile, anche con situazioni, racconta
Lingua inglese e espressioni e frasi memorizzate, in avvenimenti ed
seconda lingua scambi di informazioni semplici e esperienze personali,
Scuola dell’infanzia
Per coloro che se ne avvalgono, le attività in seno all’insegnamento della
religione cattolica aprono alla dimensione religiosa, valorizzando la
riflessione sul patrimonio delle esperienze, contribuendo a rispondere ai
bisogni di significato di cui gli studenti hanno bisogno, favorendo la loro
maturazione personale. Ogni campo di esperienza, precedentemente
individuato. È così integrato:
1. il sé e l’altro: nei racconti del Vangelo scopre la figura e
l’insegnamento di Gesù, apprende che Dio è padre di tutti e la
Chiesa è la comunità di uomini e donne unita nel suo nome, così
da contribuire a sviluppare un positivo senso di sé e delle relazioni
con gli altri; 69
2. il corpo e il movimento: scopre l’esperienza religiosa nei segni
corporali, che manifestano la propria interiorità, le emozioni e
l’immaginazione;
3. immagini, suoni e colori: riconosce linguaggi simbolici
caratteristici dell’esistenza dei cristiani, in modo di poter
esprimere il proprio vissuto religioso;
4. i discorsi e le parole: apprende termini del linguaggio cristiano, sa
narrare i contenuti dei testi biblici;
5. la conoscenza del mondo: osserva il mondo con meraviglia e
curiosità, riconoscendolo come creazione e dono di Dio.
Primo ciclo d’istruzione
L’insegnamento della religione cattolica permette agli alunni di riflettere e
interrogarsi sul senso della loro esperienza, al fine di elaborare un progetto
di vita integrato al modo reale. L’alunno si interroga sulla propria identità
e sul senso della sua esistenza, consente l’acquisizione e l’uso di strumenti
culturali che consente la comunicazione anche su realtà altrimenti
indicibili e inconoscibili. Di notevole importanza è poi il confronto con la
forma storica della religione cattolica, perché permette di cogliere
importanti aspetti della dimensione identitaria della comunità di
appartenenza e favorisce il dialogo con persone di culture e religioni
diverse. La religione cattolica è inoltre parte integrante del patrimonio
storico, culturale e umano della società italiana e, come previsto
dall’Accordo di revisione del Concordato, la Scuola Italiana si avvale della
collaborazione della Chiesa Cattolica per trasmettere e far conoscere i 70
principi del cattolicesimo a tutti gli studenti che vogliono avvalersene,
stanti le disposizioni concordatarie, la libertà di coscienza.
71
I LICEI
Le Indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento per i
licei rappresentano la declinazione disciplinare del Profilo educativo,
culturale e professionale dello studente a conclusione dei percorsi liceali.
Per ogni discipline sono state redatte delle linee generali che comprendono
una descrizione delle competenze attese al termine del percorso; seguono
gli obiettivi specifici di apprendimento articolati per nuclei disciplinari
relativi a ciascun biennio e al quinto anno. I contenuti degli assi culturali
previsti dall’allegato al Decreto ministeriale rappresentano un idoneo
tentativo di verticalizzazione del curriculum di studi finalizzato al
conseguimento di un patrimonio di saperi e competenze comune ai
percorsi liceali, tecnici e professionali e ai percorsi dell’istruzione e
formazione professionale, declinato a seconda della specificità dei
percorsi. Sono stati individuate alcune discipline cardine – lingua e
letteratura italiana, lingua e cultura straniera, matematica, storia, scienze –
ed alcuni nuclei comuni relativi soprattutto, ma non solo, al primo biennio
che trovano, pur nella diversità di impostazione punti di identità e contatto
al fine di garantire il raggiungimento di alcune conoscenze e competenze
comuni. Le Indicazioni sono state organizzate facendo riferimento alle
prospettive europee al fine di costruire una “società della conoscenza”,
stabilendo le possibili connessioni interdisciplinari, elencando i nuclei
fondamentali di ciascuna disciplina, considerato che lo sbocco naturale
(anche se non esclusivo) di uno studente liceale è proprio negli studi
superiori e che il raggiungimento di una solida base di conoscenze e
competenze. Il Profilo educativo culturale e professionale dello studente
(allegato A al Regolamento dei licei) chiama innanzitutto in causa “il
concorso e la piena valorizzazione di tutti gli aspetti del lavoro scolastico 72
puntualmente richiamati nel testo delle Indicazioni, che sottolineano,
innovandoli, i capisaldi della tradizione degli studi liceali. Inoltre il Profilo
individua i risultati di apprendimento comuni all’istruzione liceale, divisi
nelle cinque aree: metodologica (aver acquisito un metodo di studio
autonomo e flessibile, che consenta di condurre ricerche e approfondimenti
personali e di continuare in modo efficace i successivi studi superiori,
naturale prosecuzione dei percorsi liceali, e di potersi aggiornare lungo
l’intero arco della propria vita. Essere consapevoli della diversità dei
metodi utilizzati dai vari ambiti disciplinari ed essere in grado valutare i
criteri di affidabilità dei risultati in essi raggiunti. Saper compiere le
necessarie interconnessioni tra i metodi e i contenuti delle singole
discipline); logico-argomentativa (saper sostenere una propria tesi e saper
ascoltare e valutare criticamente le argomentazioni altrui. Acquisire
l’abitudine a ragionare con rigore logico, ad identificare i problemi e a
individuare possibili soluzioni. Essere in grado di leggere e interpretare
criticamente i contenuti delle diverse forme di comunicazione); storico
umanistica (conoscere i presupposti culturali e la natura delle istituzioni
politiche, giuridiche, sociali ed economiche, con riferimento particolare
all’Italia e all’Europa, e comprendere i diritti e i doveri che caratterizzano
l’essere cittadini. Conoscere, con riferimento agli avvenimenti, ai contesti
geografici e ai personaggi più importanti, la storia d’Italia inserita nel
contesto europeo e internazionale, dall’antichità sino ai giorni nostri.
Utilizzare metodi (prospettiva spaziale, relazioni uomo-ambiente, sintesi
regionale), concetti (territorio, regione, localizzazione, scala, diffusione
spaziale, mobilità, relazione, senso del luogo...) e strumenti (carte
geografiche, sistemi informativi geografici, immagini, dati statistici, fonti
soggettive) della geografia per la lettura dei processi storici e per l’analisi 73
della società contemporanea. Conoscere gli aspetti fondamentali della
cultura e della tradizione letteraria, artistica, filosofica, religiosa italiana ed
europea attraverso lo studio delle opere, degli autori e delle correnti di
pensiero più significativi e acquisire gli strumenti necessari per
confrontarli con altre tradizioni e culture. Essere consapevoli del
significato culturale del patrimonio archeologico, architettonico e artistico
italiano, della sua importanza come fondamentale risorsa economica, della
necessità di preservarlo attraverso gli strumenti della tutela e della
conservazione. Collocare il pensiero scientifico, la storia delle sue scoperte
e lo sviluppo delle invenzioni tecnologiche nell’ambito più vasto della
storia delle idee. Saper fruire delle espressioni creative delle arti e dei
mezzi espressivi, compresi lo spettacolo, la musica, le arti visive.
Conoscere gli elementi essenziali e distintivi della cultura e della civiltà
dei paesi di cui si studiano le lingue); scientifica, matematica e tecnologica
(comprendere il linguaggio formale specifico della matematica, saper
utilizzare le procedure tipiche del pensiero matematico, conoscere i
contenuti fondamentali delle teorie che sono alla base della descrizione
matematica della realtà. Possedere i contenuti fondamentali delle scienze
fisiche e delle scienze naturali (chimica, biologia, scienze della terra,
astronomia), padroneggiandone le procedure e i metodi di indagine propri,
anche per potersi orientare nel campo delle scienze applicate. Essere in
grado di utilizzare criticamente strumenti informatici e telematici nelle
attività di studio e di approfondimento; comprendere la valenza
metodologica dell’informatica nella formalizzazione e modellizzazione dei
processi complessi e nell’individuazione di procedimenti risolutivi);
linguistica e comunicativa (Padroneggiare pienamente la lingua italiana e
in particolare: dominare la scrittura in tutti i suoi aspetti, da quelli 74
elementari (ortografia e morfologia) a quelli più avanzati (sintassi
complessa, precisione e ricchezza del lessico, anche letterario e
specialistico), modulando tali competenze a seconda dei diversi contesti e
scopi comunicativi; saper leggere e comprendere testi complessi di diversa
natura, cogliendo le implicazioni e le sfumature di significato proprie di
ciascuno di essi, in rapporto con la tipologia e il relativo contesto storico e
culturale; curare l’esposizione orale e saperla adeguare ai diversi contesti.
Aver acquisito, in una lingua straniera moderna, strutture, modalità e
competenze comunicative corrispondenti almeno al Livello B2 del Quadro
Comune Europeo di Riferimento. Saper riconoscere i molteplici rapporti e
stabilire raffronti tra la lingua italiana e altre lingue moderne e antiche.
Saper utilizzare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per
studiare, fare ricerca, comunicare).
L’articolazione delle Indicazioni per materie di studio mira ad evidenziare
come ciascuna disciplina concorra ad integrare un percorso di acquisizione
di conoscenze e di competenze molteplici, seguendo la definizione di
“competenza” data dal Parlamento europeo e dal Consiglio del 23 aprile
2008 come comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e
capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro o di
studio e nello sviluppo professionale e personale (Quadro europeo delle
qualifiche per l’apprendimento permanente). Le Indicazioni sono formate
da due paragrafi (competenze attese al termine del percorso e obiettivi
specifici in itinere finalizzati al loro raggiungimento), che chiariscono la
relazione tra contenuti e competenze disciplinari. La scheda per la
certificazione dell’assolvimento dell’obbligo (D.M. n. 9/2010) richiede di
esprimere una valutazione rispetto al livello raggiunto in sedici
competenze di base, articolate in quattro assi culturali: linguaggi, 75
matematico, scientifico-tecnologico, storico sociale. Il percorso liceale
offre allo studente “gli strumenti culturali e metodologici per una
comprensione approfondita della realtà, affinché egli si ponga, con
atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte alle
situazioni, ai fenomeni e ai problemi, ed acquisisca conoscenze, abilità e
competenze sia adeguate al proseguimento degli studi di ordine superiore,
all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, sia coerenti con
le capacità e le scelte personali” (art. 2, c. 2, del regolamento recante
“Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei ai
sensi dell’articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112,
convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133”). Il sistema dei licei consente
allo studente di pervenire a risultati di apprendimento sia comuni che
specifici dei singoli percorsi (specificati nell’Allegato B delle Indicazioni
nazionali).
Liceo scientifico
Il percorso è indirizzato allo studio del nesso tra cultura scientifica e
tradizione umanistica; favorisce l’acquisizione delle conoscenze e dei
metodi matematici, fisici e delle scienze naturali. Oltre a dover
raggiungere i risultati di apprendimento comune per tutti i licei, gli
studenti dovranno: aver acquisito una formazione culturale equilibrata nei
due versanti linguistico-storico-filosofico e scientifico; comprendere i nodi
fondamentali dello sviluppo del pensiero, anche in dimensione storica, e i
nessi tra i metodi di conoscenza propri della matematica e delle scienze
sperimentali e quelli propri dell’indagine di tipo umanistico; saper cogliere
i rapporti tra il pensiero scientifico e la riflessione filosofica; comprendere
76
le strutture portanti dei procedimenti argomentativi e dimostrativi della
matematica, anche attraverso la padronanza del linguaggio logico-formale;
usarle in particolare nell’individuare e risolvere problemi di varia natura;
saper utilizzare strumenti di calcolo e di rappresentazione per la
modellizzazione e la risoluzione di problemi; aver raggiunto una
conoscenza sicura dei contenuti fondamentali delle scienze fisiche e
naturali (chimica, biologia, scienze della terra, astronomia) e, anche
attraverso l’uso sistematico del laboratorio, una padronanza dei linguaggi
specifici e dei metodi di indagine propri delle scienze sperimentali; essere
consapevoli delle ragioni che hanno prodotto lo sviluppo scientifico e
tecnologico nel tempo, in relazione ai bisogni e alle domande di
conoscenza dei diversi contesti, con attenzione critica alle dimensioni
tecnico-applicative ed etiche delle conquiste scientifiche, in particolare
quelle più recenti; saper cogliere la potenzialità delle applicazioni dei
risultati scientifici nella vita quotidiana.
o Opzione economico-sociale
Nell’ambito della programmazione regionale dell’offerta formativa,
l’attivazione dell’opzione economico-sociale consente allo studente di
acquisire competenze particolarmente avanzate negli studi afferenti le
scienze giuridiche, economiche e sociali. Alla fine del percorso di studio,
gli studenti dovranno: conoscere i significati, i metodi e le categorie
interpretative messe a disposizione delle scienze economiche, giuridiche e
sociologiche; comprendere i caratteri dell’economia come scienza delle
scelte responsabili sulle risorse di cui l’uomo dispone (fisiche, temporali,
territoriali, finanziarie) e del diritto come scienza delle regole di natura
giuridica che disciplinano la convivenza sociale; individuare le categorie
antropologiche e sociali utili per la comprensione e classificazione dei
fenomeni culturali; sviluppare la capacità di misurare, con l’ausilio di
adeguati strumenti matematici, statistici e informatici, i fenomeni
economici e sociali indispensabili alla verifica empirica dei principi
teorici; utilizzare le prospettive filosofiche, storico-geografiche e
scientifiche nello studio delle interdipendenze tra i fenomeni
internazionali, nazionali, locali e personali; saper identificare il legame
esistente fra i fenomeni culturali, economici e sociali e le istituzioni
politiche sia in relazione alla dimensione nazionale ed europea sia a quella
globale; avere acquisito in una seconda lingua moderna strutture, modalità
e competenze comunicative corrispondenti almeno al Livello B1 del
Quadro Comune Europeo di Riferimento.
Liceo classico
79
Il percorso è indirizzato allo studio della civiltà classica e della cultura
umanistica. Favorisce una formazione letteraria, storica e filosofica idonea
a comprenderne il ruolo nello sviluppo della civiltà e della tradizione
occidentali e nel mondo contemporaneo sotto un profilo simbolico,
antropologico e di confronto di valori. A conclusione del percorso gli
studenti dovranno: aver raggiunto una conoscenza approfondita delle linee
di sviluppo della nostra civiltà nei suoi diversi aspetti (linguistico,
letterario, artistico, storico, istituzionale, filosofico, scientifico), anche
attraverso lo studio diretto di opere, documenti ed autori significativi, ed
essere in grado di riconoscere il valore della tradizione come possibilità di
comprensione critica del presente; avere acquisito la conoscenza delle
lingue classiche necessaria per la comprensione dei testi greci e latini,
attraverso lo studio organico delle loro strutture linguistiche
(morfosintattiche, lessicali, semantiche) e degli strumenti necessari alla
loro analisi stilistica e retorica, anche al fine di raggiungere una più piena
padronanza della lingua italiana in relazione al suo sviluppo storico; aver
maturato, tanto nella pratica della traduzione quanto nello studio della
filosofia e delle discipline scientifiche, una buona capacità di argomentare,
di interpretare testi complessi e di risolvere diverse tipologie di problemi
anche distanti dalle discipline specificamente studiate; saper riflettere
criticamente sulle forme del sapere e sulle reciproche relazioni e saper
collocare il pensiero scientifico anche all’interno di una dimensione
umanistica.
Liceo artistico
È indirizzato allo studio dei fenomeni estetici e alla pratica artistica.
Favorisce l’acquisizione dei metodi specifici della ricerca e della
80
produzione artistica e la padronanza dei linguaggi e delle tecniche relative.
A conclusione del percorso gli studenti dovranno: conoscere la storia della
produzione artistica e architettonica e il significato delle opere d’arte nei
diversi contesti storici e culturali anche in relazione agli indirizzi di studio
prescelti; cogliere i valori estetici, concettuali e funzionali nelle opere
artistiche; conoscere e applicare le tecniche grafiche, pittoriche, plastico-
scultoree, architettoniche e multimediali e saper collegare tra di loro i
diversi linguaggi artistici; conoscere e padroneggiare i processi progettuali
e operativi e utilizzare in modo appropriato tecniche e materiali in
relazione agli indirizzi prescelti; conoscere e applicare i codici dei
linguaggi artistici, i principi della percezione visiva e della composizione
della forma in tutte le sue configurazioni e funzioni; conoscere le
problematiche relative alla tutela, alla conservazione e al restauro del
patrimonio artistico e architettonico.
o Indirizzo Design
A conclusione del percorso, gli studenti dovranno: conoscere gli elementi
costitutivi dei codici dei linguaggi grafici, progettuali e della forma; avere
consapevolezza delle radici storiche, delle linee di sviluppo e delle diverse
strategie espressive proprie dei vari ambiti del design e delle arti applicate
tradizionali; saper individuare le corrette procedure di approccio nel
rapporto progetto-funzionalità contesto, nelle diverse finalità relative a
beni, servizi e produzione; saper identificare e usare tecniche e tecnologie
adeguate alla definizione del progetto grafico, del prototipo e del modello
tridimensionale; conoscere il patrimonio culturale e tecnico delle arti
applicate; conoscere e saper applicare i principi della percezione visiva e
della composizione della forma.
o Indirizzo Grafica
A conclusione del percorso, gli studenti dovranno: conoscere gli elementi
costitutivi dei codici dei linguaggi progettuali e grafici; avere
consapevolezza delle radici storiche e delle linee di sviluppo nei vari
ambiti della produzione grafica e pubblicitaria; conoscere e applicare le 83
tecniche grafico-pittoriche e informatiche adeguate nei processi operativi;
saper individuare le corrette procedure di approccio nel rapporto progetto -
prodotto - contesto, nelle diverse funzioni relative alla comunicazione
visiva e editoriale; saper identificare e usare tecniche e tecnologie adeguate
alla progettazione e produzione grafica; conoscere e saper applicare i
principi della percezione visiva e della composizione della forma grafico-
visiva.
o Indirizzo Scenografia
A conclusione del percorso, gli studenti dovranno: conoscere gli elementi
costitutivi dell’allestimento scenico, dello spettacolo, del teatro e del
cinema; avere consapevolezza delle radici storiche e delle linee di sviluppo
nei vari ambiti della progettazione e della realizzazione scenografica; saper
individuare le corrette procedure di approccio nel rapporto spazio scenico
– testo – regia, nelle diverse funzioni relative a beni, servizi e produzione;
saper identificare e usare tecniche e tecnologie adeguate alla definizione
del progetto e alla realizzazione degli elementi scenici; saper individuare le
interazioni tra la scenografia e l’allestimento di spazi finalizzati
all’esposizione (culturali, museali, etc.); conoscere e saper applicare i
principi della percezione visiva e della composizione dello spazio scenico.
Liceo linguistico
È indirizzato allo studio di più sistemi linguistici e culturali, il loro
approfondimento e a sviluppare conoscenze e abilità maturando
competenze per acquisire la padronanza comunicativa di tre lingue oltre
l’italiano. Al termine del percorso di studio, oltre ai risultati di
apprendimento comune, gli studenti dovranno: avere acquisito in due
lingue moderne strutture, modalità e competenze comunicative
corrispondenti almeno al Livello B2 del QCER; avere acquisito in una
terza lingua moderna strutture, modalità e competenze comunicative
corrispondenti almeno al Livello B1 del QCER; riconoscere in un’ottica
comparativa gli elementi strutturali caratterizzanti le lingue studiate ed
essere in grado di passare agevolmente da un sistema linguistico all’altro;
essere in grado di affrontare in lingua diversa dall’italiano specifici
contenuti disciplinari; conoscere le principali caratteristiche culturali dei
paesi di cui si è studiata la lingua, attraverso lo studio e l’analisi di opere
letterarie, estetiche, visive, musicali, cinematografiche, delle linee
fondamentali della loro storia e delle loro tradizioni; sapersi confrontare 86
con la cultura degli altri popoli, avvalendosi delle occasioni di contatto e di
scambio.
PRIMO BIENNIO
Settore Economico
o Indirizzo “Amministrazione, finanza e marketing”
Articolazione “Relazioni internazionali per il 92
Marketing”
Articolazione “Sistemi informativi aziendali”
o Indirizzo “Turismo”
Quest’ambito di studi si caratterizza, in generale, per un'offerta formativa
relativa ad un settore che ha come sfondo il mercato e affronta lo studio
dei macro fenomeni economico-aziendali nazionali e internazionali, la
normativa civilistica e fiscale, il sistema azienda nella sua complessità e
nella sua struttura, con specifica attenzione all'utilizzo delle tecnologie e
forme di comunicazione più appropriate, anche in lingua straniera. Sin dal
primo biennio sono presenti discipline di indirizzo per poi svilupparsi nel
successivo triennio in modo approfondito.
L’indirizzo “Amministrazione, finanza e marketing” ha come obiettivo la
promozione di competenze relative alla gestione aziendale e
all’interpretazione dei risultati economici, con le specificità relative alle
funzioni in cui si articola il sistema azienda (amministrazione,
pianificazione, controllo, finanza, commerciale, sistema informativo,
gestioni speciali). Si divide, a sua volta, in due articolazioni specifiche:
“Relazioni internazionali per il Marketing”, che approfondisce aspetti
relativi alla gestione delle relazioni commerciali internazionali riguardanti
differenti realtà geo-politiche e settoriali e per assicurare le competenze
necessarie a livello culturale, linguistico e tecnico; “Sistemi informativi
aziendali”, che si concentra sulla gestione del sistema informativo
aziendale, alla valutazione, alla scelta e all’adattamento di software
applicativi, alla realizzazione di nuove procedure, con particolare riguardo
al sistema di archiviazione, della comunicazione in rete e della sicurezza
informatica.
Il secondo indirizzo del settore economico, “Turismo” integra le 93
competenze dell’ambito professionale specifico con quelle linguistiche e
informatiche per operare nel sistema informativo dell’azienda e contribuire
all’innovazione e al miglioramento dell’impresa turistica, con particolare
attenzione è rivolta alla formazione plurilinguistica.
o Lingua inglese
Primo biennio. L’obiettivo prioritario è di far
acquisire allo studente le seguenti competenze di
base attese: l’utilizzo della lingua inglese per i
principali scopi comunicativi ed operativi; la
produzione di testi di vario tipo in relazione ai
differenti scopi comunicativi. L’articolazione
dell’insegnamento è riconducibile al livello B1 del
QCER.
o Storia 94
Primo biennio. L’obiettivo prioritario è di far
acquisire allo studente le seguenti competenze di
base attese: comprendere il cambiamento e le
diversità dei tempi storici in una dimensione
diacronica attraverso il confronto fra epoche e in
una dimensione sincronica attraverso il confronto
fra aree geografiche e culturali; collocare
l’esperienza personale in un sistema di regole
fondato sul reciproco riconoscimento dei diritti
garantiti dalla Costituzione, a tutela della persona
della collettività e dell’ambiente.
o Matematica
Primo biennio. L’obiettivo prioritario è di far
acquisire allo studente le seguenti competenze di
base attese: utilizzare le tecniche e le procedure
del calcolo aritmetico ed algebrico
rappresentandole anche sotto forma grafica;
confrontare ed analizzare figure geometriche,
individuando invarianti e relazioni; individuare le
strategie appropriate per la soluzione di problemi;
analizzare dati e interpretarli sviluppando
deduzioni e ragionamenti sugli stessi anche con
l’ausilio di rappresentazioni grafiche, usando
consapevolmente gli strumenti di calcolo e le
potenzialità offerte da applicazioni specifiche di
tipo informatico. 95
o Diritto ed economia
Primo biennio. L’obiettivo prioritario è di far
acquisire allo studente le seguenti competenze di
base attese: collocare l’esperienza personale in un
sistema di regole fondato sul reciproco
riconoscimento dei diritti garantiti dalla
Costituzione, a tutela della persona della
collettività e dell’ambiente; riconoscere le
caratteristiche essenziali del sistema socio
economico per orientarsi nel tessuto produttivo del
proprio territorio.
o Scienze integrate (Scienze della Terra e Biologia)
Primo biennio. L’obiettivo prioritario è di far
acquisire allo studente le seguenti competenze di
base attese: osservare, descrivere ed analizzare
fenomeni appartenenti alla realtà naturale e
artificiale e riconoscere nelle varie forme i
concetti di sistema e di complessità; analizzare
qualitativamente e quantitativamente fenomeni
legati alle trasformazioni di energia a partire
dall’esperienza; essere consapevole delle
potenzialità e dei limiti delle tecnologie nel
contesto culturale e sociale in cui vengono
applicate.
Settore Tecnologico
o Indirizzo “Meccanica, Meccatronica ed Energia”
Articolazione “Meccanica e Meccatronica”
Articolazione “Energia”
o Indirizzo “Trasporti e Logistica”
Articolazione “Costruzione del mezzo”
Articolazione “Conduzione del mezzo”
Articolazione “Logistica” 99
o Indirizzo “Elettronica ed Elettrotecnica”
Articolazione “Elettronica”
Articolazione “Elettrotecnica”
Articolazione “Automazione”
o Indirizzo “Informatica e Telecomunicazioni”
Articolazione “Informatica”
Articolazione “Telecomunicazioni”
o Indirizzo “Grafica e Comunicazione”
o Indirizzo “Chimica, Materiali e Biotecnologie”
Articolazione “Biotecnologie ambientali”
Articolazione “Biotecnologie sanitarie”
o Indirizzo “Sistema Moda”
Articolazione “Tessile, Abbigliamento e Moda”
Articolazione “Calzature e Moda”
o Indirizzo “Agraria, Agroalimentare e Agroindustria”
Articolazione “Produzioni e Trasformazioni”
Articolazione “Gestione dell’ambiente e del
territorio”
Articolazione “Viticoltura ed enologia”
o Indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territorio”
Articolazione “Geotecnico”
Istituti professionali
o Settore Servizi
Servizi per l’agricoltura e lo sviluppo rurale
Servizi socio-sanitari
Articolazione “Arti ausiliarie delle
professioni sanitarie, Odontotecnico”
Articolazione “Arti ausiliarie delle
professioni sanitarie, Ottici”
Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità
alberghiera
Articolazione “Enogastronomia”
Articolazione “Servizi di sala e di
vendita”
Articolazione “Accoglienza turistica”.
Servizi commerciali
o Settore industria ed artigianato
Produzioni artigianali ed industriali
Articolazione “Industria”
Articolazione “Artigianato”
108
Manutenzione ed assistenza tecnica
Inoltre, secondo una sentenza del Tar Campania (n. 6508 dell’8
novembre), anche i comportamenti tenuti furi dall’orario scolastico
possono essere valutati per esprimere la valutazione. I giudici hanno,
infatti, rilevato come l’articolo 7 del D.P.R. 122/2009 non circoscrive il
127
comportamento al territorio o all’orario, ma considera il complessivo
atteggiamento dell’alunno e il suo porsi nell’ambito del percorso scolastico
considerato a tutto tondo. Primo compito della scuola, infatti, è quello di
contribuire alla crescita personale e culturale di chi la frequenta.
Primo ciclo
Il d.lgs. n.62/2017 ha stabilito nuove norme in materia di valutazione e
certificazione nel primo ciclo e di esami di stato del primo e del secondo
ciclo.
Nella scuola primaria, gli alunni sono ammessi alla classe successiva e alla
prima classe della scuola secondaria di primo grado anche in presenza di
livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima
acquisizione. Nella scuola secondaria di primo grado è possibile
promuovere anche in casi in cui le conoscenze e le competenze delle
discipline “non sono del tutto consolidate o sono in corso di acquisizione”,
da migliore con percorsi di recupero e consolidamento che le scuole
devono obbligatoriamente attivare.
Sono ammessi all’esame di Stato, in via generale, anche nel caso di
parziale o mancata acquisizione dei livelli di apprendimento in una o più
discipline, gli studenti che:
hanno frequentato almeno 3/4 del monte ore annuale
personalizzato, fatte salve eventuali deroghe dal Collegio docenti
deliberate;
non sono incorsi nella sanzione disciplinare del non esame di Stato
(d. P. R. n. 249/1998, art. 4, commi 6 c 9 bis); 128
Secondo ciclo
Le nuove norme in materia di valutazione previste dal d. lgs. n. 62/2017
entreranno in vigore dall’a.s. 2018/2019.
Sono ammessi gli studenti che, salvo quanto previsto dal d. P. R. n.
249/1998, art. 4, c. 6, abbiano:
frequentato per almeno per almeno 3/4 del monte ore annuale
132
personalizzato (salvo le deroghe previste dall’art. 14, c. 7, del d. P.
R. n. 122/09);
conseguito una valutazione pari a sei decimi in tutte le discipline,
salvo la possibilità per il Consiglio di classe di ammettere l’alunno
con voto inferiore a 6 in una o gruppo di discipline valutate con
l’attribuzione di un voto unico;
la sufficienza in condotta;
la partecipazione alle prove INVALSI (prorogata al 1° settembre
2019, legge n. 108/2018);
lo svolgimento dell’alternanza scuola lavoro (prorogata al 1°
settembre 2019, legge n. 108/2018);
La prova INVALSI riguarda le discipline di italiano, matematica ed
inglese ed è computer based. Le prestazioni degli studenti vengono
valutate sia con un punteggio numerico su scala quantitativa, sia per
quanto riguarda il livello di competenza su una scala qualitativa da 1 a 5,
che descrive quello che gli alunni sanno fare con quello che sanno. Per gli
alunni disabili, il consiglio di classe stabilisce gli strumenti compensativi e
le misure dispensative necessarie allo svolgimento fino all’adattamento
della prova. Per gli alunni con DSA, il Consiglio di classe può disporre di
strumenti compensativi coerenti con il PDP; in caso di studenti con DSA
dispensati dalla prova scritta di lingua straniera o esonerati
dall’insegnamento, questi non sostengono la prova di lingua inglese.
L’ammissione all’esame dei candidati interni è disposta dal consiglio di
classe, presieduto dal D. S. o da un suo delegato. La deroga, straordinaria
per casi eccezionali. è prevista per assenze documentate e continuative e 133
che comunque non pregiudichino il fatto di poter valutare gli alunni;
mentre il superamento del limite di frequenza, comprensivo delle deroghe,
comporta l’esclusione automatica dallo scrutinio finale e la non
ammissione né alla classe successiva, né all’esame finale. In caso di
ammissione con voti inferiori a 6 in una disciplina o gruppo di discipline
valutate con attribuzione di un voto unico, il consiglio di classe, con
adeguata motivazione, può deliberare l’ammissione.
Se un alunno, non è mai incorso in non ammissioni nelle classi II e III, e,
in queste classi ha riportato una valutazione non inferiore a 7 in ogni
disciplina e non inferiore a 8 nel comportamento, ed ha riportato nello
scrutinio finale della classe quarta una votazione non inferiore ad 8 in
ciascuna disciplina e nel comportamento, può chiedere l’abbreviazione
per merito e l’ammissione all’esame di Stato.
Per quanto riguarda i candidati esterni, per l’ammissione all’esame di
Stato, devono:
aver compiuto il diciannovesimo anno di età entro l’anno solare in
cui si svolge l’esame e dimostrare di essere in regola con l’obbligo
di istruzione;
essere in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo
grado;
essere in possesso di un titolo di corso di studio di istruzione
secondaria di secondo grado di durata almeno quadriennale o di
diploma professionale di tecnico;
aver cessato la frequenza dell’ultimo anno di corso prima del 15
marzo;
134
aver partecipato alla prova INVALSI (prorogato al 1° settembre
2019, legge n. 108/2018);
aver svolto attività assimilabili all’alternanza scuola-lavoro
(prorogato al 1° settembre 2019, legge n. 108/2018).
Oltre a tali requisiti preliminari, i candidati esterni devono sostenere un
esame preliminare volto ad accertare il possesso della preparazione
richiesta dalla materie dell’anno o degli anni per i quali non hanno la
promozione o l’idoneità alla classe successiva, o delle discipline del quinto
anno, oppure se pur essendo in possesso di idoneità o promozione
all’ultimo anno, non l’abbiamo frequentato. Al fine del superamento deve
ottenersi una valutazione non inferiore a sei decimi per ogni prova
sostenuta.
La domanda di ammissione agli esami di Stato deve essere presentata
all’Ufficio scolastico regionale, che assegna i candidati agli istituti
scolastici statali o paritari. Anche i candidati extracomunitari che non
hanno frequentato l’ultimo anno in Italia o in istituzioni scolastiche italiane
all’estero, possono sostenere l’esame di Stato secondo le modalità previste
per tutti i candidati esterni.
Per gli studenti con disabilità i criteri di ammissione sono i medesimi di
quelli previsti per gli altri studenti. Gli studenti con DSA sono ammessi
all’esame di Stato sulla base del PDP e secondo i criteri previsti per tutti
gli studenti.
Il credito scolastico viene attribuito dal consiglio di classe nel secondo
biennio e nell’ultimo anno fino ad un massimo di 40 punti (12 punti al
terzo anno, 13 punti al quarto anno, 15 punti al quinto anno) secondo la
media dei voti conseguito negli scrutini finali dei tre anni di riferimento, 135
prevedendo cinque fasce nel terzo e quarto anno e sei fasce nell’ultima
classe.
Ripartizione crediti scolastici
Media Fasce credito III Fasce credito IV Fasce credito ultimo
Voti anno anno anno
<6 --- --- 7-8
=6 7-8 8-9 9-10
6< M ≤ 7 8-9 9-10 10-11
7< M ≤ 8 9-10 10-11 11-12
8< M ≤ 9 10-11 11-12 13-14
9< M ≤10 11-12 12-13 15-15
*Nel caso di abbreviazione per merito, il credito scolastico del quinto anno viene
attribuito nella stessa misura del quarto anno. Nel caso dei candidati esterni viene
attribuito dal consiglio della classe innanzi al quale i medesimi sostengono
l’esame preliminare, sulla base della documentazione del curriculum scolastico e
dei risultati delle prove preliminari
AUTONOMIA SCOLASTICA
La disciplina della c.d. autonomia scolastica ha origine nella legge n.
59/1997 (“Delega al governo per il conferimento di funzioni e compiti alle
Regioni e agli Enti Locali per la riforma della Pubblica Amministrazione e
la semplificazione amministrativa”). In particolare, viene previsto, all’art.
21, per le istituzioni scolastiche, un’autonomia di carattere:
amministrativo, organizzativo, didattico con previsione degli organici
funzionali di istituto, finanziario (flessibilità), Ricerca, sperimentazione e
Sviluppo. L’autonomia scolastica è subordinata al previo riconoscimento
della personalità giuridica alle scuole che, entro e non oltre il 31 dicembre
2000, abbiano raggiunto una dimensione disciplinata dal d. P. R. n.
233/1998 (“Regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale
149
delle istituzioni scolastiche e per la determinazione degli organici
funzionali dei singoli istituti, a norma dell'art. 21 Legge n. 59 del
16.07.97”). In particolare, la popolazione scolastica stabilita è di 500-900
alunni, riconducibili a 300 in precise aree geografiche. Secondo la legge n.
111 del 2011, art. 19, c. 4, “per garantire un processo di continuità
didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione, a decorrere dall’anno
scolastico 2011-2012 la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola
secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi, con la
conseguente soppressione delle istituzioni scolastiche autonome costituite
separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di I grado; gli
istituti compresivi per acquisire l’autonomia devono essere costituiti con
almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole,
nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità
linguistiche. Per le istituzioni scolastiche autonome, con un numero
inferiore a 500 unità, ridotto a 300, non possono essere assegnati dirigenti
scolastici con incarichi a tempo indeterminato, ma sono conferite in
reggenza a dirigenti scolastici con incarico su altre istituzioni scolastiche
autonome (c. 5). Con la legge n. 183/2011 vengono innalzati il tetto di 500
a 600 e quello di 300 a 400.
Il d. P. R. 275/1999 (“Regolamento recante norme in materia di
Autonomia delle istituzioni scolastiche ai sensi dell'art.21, della legge 15
marzo 1999, n.59) disciplina l’autonomia scolastica e detta le funzioni
trasferite alle istituzioni scolastiche. In particolare, all’art. 1 stabilisce che
le istituzioni scolastiche sono espressioni di autonomia funzionale,
provvedono alla definizione e alla realizzazione dell'offerta formativa;
interagiscono tra loro e con gli enti locali promuovendo il raccordo e la
sintesi tra le esigenze e le potenzialità individuali e gli obiettivi nazionali 150
del sistema di istruzione. Al comma 2 si specifica in cosa si sostanzia
l’autonomia scolastica: “nella progettazione e nella realizzazione di
interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della
persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e
alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti,[…], coerentemente
con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione…”. L’art. 3
riguarda il Piano dell’offerta formativa (POF), documento fondamentale
costitutivo dell’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche,
in cui si specifica la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa
ed organizzativa (c. 1), riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed
economico della realtà locale (c. 2). Viene elaborato dal collegio docenti,
sulla base degli indirizzi generali definiti dal consiglio di circolo o istituto
tenuto conto delle proposte e dei pareri formulati dagli organismi e dalle
associazioni anche di fatto dei genitori (e degli studenti per le scuole
secondarie superiori) (c. 3).
L’autonomia didattica (art. 4) è finalizzata al perseguimento degli
obiettivi generali del sistema nazionale d’istruzione, nel rispetto della
libertà di insegnamento, della libertà delle scelte educative delle famiglie e
del diritto di apprendere, e consiste in otto aspetti essenziali: articolazione
modulare del monte ore annuale, definizione di unità di insegnamento non
coincidenti con l’unità oraria delle lezioni, attivazione di percorsi
individualizzati, articolazione modulare di gruppi di alunni
indipendentemente delle classi e dai corsi di provenienza, aggregazione di
discipline in aree e ambiti disciplinari, programmazione di percorsi
formativi che coinvolgono più discipline ed attività, predisposizione di
iniziative di recupero, sostegno, continuità e orientamento, individuazione
di modalità e criteri di valutazione. 151
Il sistema scolastico italiano si è sempre basato sulla nozione di
Programma, come strumento di un sistema altamente centralizzato ed
omogeneo, prescrittivo e valido sull’intero territorio nazionale. I
programmi ministeriali prevedevano: le discipline di insegnamento e le
loro finalità, l’indicazione dei contenuti, delle metodologie, i criteri di
verifica e valutazione. La legge n. 517/1997 ha invece introdotto la logica
della programmazione curricolare, prevedendo attività scolastiche
integrative, autonomamente decise dalle scuole. In questo mutato quadro,
il Ministero definisce, a norma dell’art. 205 del decreto legislativo n.
297/1994:
gli obiettivi generali del processo formativo;
le discipline e le attività costituenti la quota nazionale dei curricoli
e il relativo monte ore annuale;
l'orario obbligatorio annuale complessivo dei curricoli
comprensivo della quota nazionale obbligatoria e della quota
obbligatoria riservata alle istituzioni scolastiche;
i limiti di flessibilità temporale per realizzare compensazioni tra
discipline e attività della quota nazionale del curricolo;
gli standard relativi alla qualità del servizio;
gli indirizzi generali circa la valutazione degli alunni, il
riconoscimento dei crediti e dei debiti formativi;
i criteri generali per l'organizzazione dei percorsi formativi
finalizzati all'educazione permanente degli adulti.
All’interno del POF, le istituzioni scolastiche determinano la quota definita
152
a livello nazionale, integrandola con la quota loro riservata, con le attività
e le discipline liberamente scelte. Il curricolo della singola istituzione
scolastica è definito anche attraverso un’integrazione tra sistemi formativi
sulla base di accordi con le Regioni e gli Enti locali (d. P. R. n. 275/99, art.
8, c. 5). Da sottolineare come l’autonomia scolastica non significhi
autonomia istituzionale, poiché, i singoli istituti scolastici, non possono
determinare integralmente: gli ordinamenti degli studi, i programmi
didattici, l’ammontare delle risorse finanziarie, il reclutamento dei docenti.
Inoltre, il sistema pubblico di istruzione è ispirato a dei principi
fondamentali e regole generali. In particolare, nella predisposizione del
POF intervengono sia l’ordinamento scolastico nazionale, con le sue
finalità, obiettivi di apprendimento, discipline ed orari stabiliti dal d. P. R.
275/1999, art. 8 e dalla legge n. 53/2003 agli artt. 2 e 7; sia le Regioni e gli
Enti locali nelle competenze in materia di programmazione dell’offerta
formativa, secondo il d. lgs. n. 112/1998.
In coerenza con il POF, il Collegio dei docenti e il Consiglio di Istituto
godono anche di autonomia organizzativa (art. 5) in riferimento ad
esempio all’impego dei docenti (c. 1), agli adattamenti del calendario
scolastico (c. 2), all’orario complessivo del curricolo e quello delle singole
discipline ed attività (c. 3). Per quanto riguarda l’autonomia di ricerca,
sperimentazione e sviluppo (art. 6) essa è esercitata dalle singole
istituzioni scolastiche, o tra loro associata, curando anche: la progettazione
formativa e la ricerca valutativa; la formazione e l'aggiornamento culturale
e professionale del personale scolastico; l'innovazione metodologica e
disciplinare; la ricerca didattica sulle diverse valenze delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione e sulla loro integrazione nei
processi formativi; la documentazione educativa e la sua diffusione 153
all'interno della scuola; gli scambi di informazioni, esperienze e materiali
didattici; l'integrazione fra le diverse articolazioni del sistema scolastico.
L’autonomia amministrativa (art. 14) sposta diverse competenze dagli
organi centrali alle istituzioni scolastiche, e riguarda: iscrizioni, frequenze,
certificazioni, documentazione, valutazione, riconoscimento degli studi
compiuti, valutazione crediti e debiti formativi, partecipazione a progetti
territoriali e internazionali, scambi educativi, disciplina degli alunni;
amministrazione e gestione del patrimonio e delle risorse finanziarie;
formazione ed aggiornamento del personale; stato giuridico ed economico
del personale.
L’autonomia finanziaria è disciplinata dalla legge n. 59/97 (modificato
dal d. l. n. 240/200 conv. In legge n. 306/2000). Prevede, da parte dello
Stato, l’erogazione di una dotazione finanziaria “essenziale” al
funzionamento amministrativo e didattico. Questa si scinde in:
una assegnazione ordinaria, determinata in relazione a parametri
fissi;
una assegnazione perequativa, integrativa ed eventuale.
L’assegnazione degli organici del personale docente è rimessa
all’amministrazione statale e, nonostante le detta legge attribuisca una
quota di personale docente alle singole istituzioni scolastiche, ed altre
disposizioni normative (legge n. 662/1996 art. 1, c. 72; d. P. R. n.
233/1998; d. P. R. n. 252/1998; D. M. n. 71/1999) lo stabilissero,
l’organico funzionale non è mai stato, sostanzialmente, attuato. Così anche
la legge n. 35 del 2012, in Attuazione dell’autonomia, all’art. 50 prevedeva
l’organico dell’autonomia e l’organico di rete, per il supporto nelle attività
di alunni disabili e per contrastare la dispersione scolastica, determinati 154
sulla base del fabbisogno degli ultimi tre anni; ancora, nelle Linee
Programmatiche, nel 2014, il Ministero rilevava la necessità di reperire le
risorse finanziarie per attuare l’autonomia dell’organico funzionale.
per il sostegno
per il potenziamento dell’offerta formativa.
Attraverso le attività di insegnamento, potenziamento, sostegno,
organizzazione, progettazione e coordinamento, i docenti dell’organico
dell’autonomia con concorrono alle realizzazione del PTOF (Piano
triennale dell’offerta formativa).
Secondo i commi dal 64 al 72, vengono individuati i titolari e le modalità
della determinazione dell’organico dell’autonomia (triennio 2016/2019).
La determinazione triennale dell’organico dell’autonomia, su base
regionale, viene definita dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della
ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il
Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, sentita la
Conferenza unificata (c. 64). Il riparto della dotazione organica è
effettuato: a) per i posti comuni, in base al numero delle classi; b) per i
posti del potenziamento, in base al numero di alunni; c) per i posti di
sostegno, in base al numero degli alunni disabili. L’URS dovrà verificare
che il PTOF rispetti il limite organico assegnato a ciascun’istituzione
scolastica, per poi trasmettere al MIUR gli esisti della verifica.
È prerogativa del D. S. proporre gli incarichi ai docenti di ruolo, anche
tenendo conto delle candidature presentate dai docenti medesimi (c. 79).
La proposta di incarico è formulata in coerenza con il PTOF, se accettata
ha durata triennale e rinnovata, purché in coerenza con il POF.
Nell’effettuare la proposta di incarico, il D. S. tiene conto del curriculum,
delle esperienze e delle competenze professionali, con la possibilità di
svolgere colloqui (c. 80).
Lo scopo della Programmazione triennale dell’offerta formativa 175
(PTOF) è il “potenziamento dei saperi e delle competenze delle
studentesse e degli studenti e per l'apertura della comunità scolastica al
territorio con il pieno coinvolgimento delle istituzioni e delle realtà locali”
(c. 2). Deve essere predisposto entro il mese di ottobre dell’anno scolastico
precedente al triennio di riferimento (c. 12), è rivedibile annualmente, ed
elaborato dal collegio dei docenti, tenendo conto degli indirizzi per le
attività della scuola e delle scelte di gestione e di amministrazione definiti
dal dirigente scolastico, e deve essere approvato dal consiglio d’istituto (c.
14). Alla base del PTOF, e in linea con quanto disposta dal d. P. R.
n.80/2013, vi sono altresì: le Azioni individuate dal Piano di
Miglioramento per il raggiungimento degli obiettivi di processo e dei
traguardi connessi alle priorità indicate nel Rapporto di Autovalutazione
(RAV) e gli obiettivi formativi prioritari (indicati nel c. 7) che la singola
istituzione intende perseguire nel triennio di riferimento.
I commi dal 117 al 120 sono dedicati alla valutazione dell’anno di prova,
mentre i commi 127-129 alla valorizzazione del merito dei docenti. La
valutazione dell’anno di prova è affidata a un comitato di valutazione,
mentre si rimanda al MIUR per l’individuazione degli obiettivi e le
modalità di valutazione di essi e per i criteri per la valutazione del
personale docente ed educativo nel periodo di formazione e prova. Il
comitato di valutazione, così come previsto dal d. lgs. n. 297/1994 all’art.
11, ha durata di tre anni, viene presieduto dal D. S. ed è costituito da: tre
docenti dell’istituzione scolastica (due scelti dal collegio docenti ed uno
dal consiglio d’istituto), due rappresentanti dei genitori (per la scuola
dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione) ovvero un rappresentante
degli studenti e un rappresentante dei genitori (per il secondo ciclo 176
d’istruzione), scelti dal consiglio d’istituto, e da un componente esterno
(individuato dall’USR tra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici). Il
comitato è chiamato a individuare i criteri per la valorizzazione dei docenti
in base alla qualità dell’insegnamento, al contributo dato al miglioramento
dell’istituzione scolastica, al successo formativo degli studenti, ai risultati
ottenuti in riferimento alle competenze degli alunni, all’innovazione
didattica e metodologica. Infine, il comitato è chiamato ad esprimersi
sull’esito del periodo di formazione e prova per il personale dicente ed
educativo.
In riferimento invece alla valorizzazione del merito, detta “bonus”,
riguarda la retribuzione accessoria ed è limitata ai docenti di ruolo. A tal
fine, viene istituito un fondo annuale di 200 milioni di euro, viene
specificato che spetta al D. S. il compito di assegnare il bonus, in base a
quanto individuato dal comitato e correlata da una “motivata valutazione”.
Al comma 93 vengono invece specificate le modalità di valutazione dei
D. S., ai sensi dell’ ’art.25 del D.lgs.165/2001 e ss.mm.ii. Per quanto
riguarda la formazione, il c. 124 ne stabilisce il carattere obbligatorio,
permanente e strutturale, da esplicarsi secondo quanto determinato del
Piano di Miglioramento e dalla priorità nazionali indicate nel Piano
Nazionale di formazione. A tal fine è stata istituita una Carta elettronica
dell'importo nominale di euro 500 per ciascun anno scolastico, e
utilizzabile per l’acquisto di libri, testi, pubblicazioni e riviste utili
all’aggiornamento professionale, hardware e software, per l'iscrizione a
corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione delle competenze
professionali (svolti da enti accreditati presso il MIUR), per
rappresentazioni teatrali e cinematografiche, per l'ingresso a musei, mostre 177
ed eventi culturali e spettacoli dal vivo, nonché per iniziative coerenti con
le attività individuate nell'ambito del piano dell'offerta formativa delle
scuole e del Piano nazionale di formazione.
Al comma 56 viene adottato il Piano nazionale per la scuola digitale “al
fine di sviluppare e di migliorare le competenze digitali degli studenti e di
rendere la tecnologia digitale uno strumento didattico di costruzione delle
competenze in generale”, da sviluppare all’interno del PTOF. Gli obiettivi
perseguiti si riferiscono: all’incremento delle competenze digitali degli
studenti; al potenziamento degli strumenti didattici e laboratoriali; al
miglioramento della governance, della trasparenza e della condivisione di
dati, nonché dello scambio di informazioni; alla formazione dei docenti per
l’innovazione didattica e sviluppo della cultura digitale per
l’insegnamento; alla formazione del personale ATA.
CAPITOLO 5
L’INCLUSIONE SCOLASTICA
Nonostante la previsione costituzionale per cui “la scuola è aperta a tutti”
(art. 34) e la pari dignità sociale di tutti i cittadini, la storia della storia
italiana è stata caratterizzata per decenni, in realtà, da un approccio
esclusivo.
Andando indietro nel tempo e partendo dalla prima legge scolastica
dell’Italia unita, la Casati, notiamo che gli alunni con disabilità non
avevano possibilità di accedere alle scuole elementari pubbliche. Anche
sotto il regime fascista la situazione resta invariata ed, anzi, si stabilisce
che “il preside deve allontanare dall'istituto gli alunni o candidati affetti da
malattie contagiose o ripugnanti” (Regio Decreto n. 653 del 1925 art. 5).
Anche l’inizio dell’Italia repubblicana è segnata da una linea di
178
demarcazione netta tra gli alunni considerati “normali” e quelli “diversi”,
con la Circolare Ministeriale 11771/12 del 1953 che distingueva tra classi
speciali per minorati e quelle di differenziazione didattica “nei quali viene
impartito l'insegnamento elementare ai fanciulli aventi determinate
minorazioni fisiche o psichiche ed istituti nei quali vengono adottati
speciali metodi didattici per l'insegnamento ai ragazzi anormali, es. scuole
Montessori” Invece le classi differenziali “funzionano presso le comuni
scuole elementari ed accolgono gli alunni nervosi, tardivi, instabili, i quali
rivelano l'inadattabilità alla disciplina comune e ai normali metodi e ritmi
d'insegnamento”. Anche la legge n. 1859 del 1962, che istituisce la scuola
media unica, all’art. 12 prevedeva le classi differenziali per alunni disadatti
scolastici (c. 1).
Il primo vero momento di inversione di prospettiva, sul piano
dell’inclusione scolastica, sono state le proposte della Commissione
Falcucci (dal nome del suo presidente, Franca Falcucci) nel documento del
1975, per cui “il superamento di qualsiasi forma di emarginazione degli
handicappati passa attraverso un nuovo modo di concepire e di attuare la
scuola, così da poter veramente accogliere ogni bambino e ogni
adolescente per favorire lo sviluppo personale", un vero e proprio unicum
nel panorama europeo ed internazionale. Nel 1977 vengono finalmente
abolite le classe differenziali (legge n. 517) e viene istituita la figura
dell’insegnante specializzato con la previsione di forme di integrazione e
sostegno per gli alunni portatori di handicap. Con la legge n. 148 del 5
giugno 1990 viene stabilità la contitolarità dell’insegnante di sostegno
nella classe cui viene assegnato (“Ordinamenti della Scuola Elementare”)
mentre la “legge quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti 179
delle persone handicappate” (legge n. 104 del 1992) consegna lo status
di cittadino alle persone con disabilità. Si tratta di una legge fondamentale,
essa affronta le questioni legate alla disabilità e promuove la piena
integrazione “nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società”. In
particolare: viene garantito il diritto all’educazione e all’istruzione della
persona handicappata dalla scuola materna fino alle istituzioni
universitarie; stabilisce che l’integrazione scolastica punto allo sviluppo
delle potenzialità della persona handicappata nell'apprendimento, nella
comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione; introduce la
personalizzazione del percorso educativo; prevede un servizio di supporto
psico-socio-pedagogico, fornito dall'ASL di residenza o da un altro
soggetto convenzionato, che condivide con la Scuola la responsabilità
della progettazione educativa. Il d. P. R. del 24 febbraio 1994 specifica la
documentazione specialistica per la situazione e la tipologia dell’intervento
individualizzato.
- La diagnosi funzionale descrive analiticamente la
compromissione funzionale dello stato psico-fisico dell’alunno
handicappato, considera perciò sia gli aspetti clinici che quelli
psico-sociali e viene redatta dall’Unità multidisciplinare (medico
specialista, neuropsichiatra infantile, terapisti della riabilitazione e
operatori sociali);
- si procede dunque al Profilo Dinamico Funzionale (PDF), che si
basa sulla diagnosi funzionale, ma, oltre a considerare le difficoltà,
pone l’accento sulle potenzialità del soggetto e costituisce la base
per la redazione del PEI. Il PDF coinvolge l’Unità
multidisciplinare, la famiglia, gli insegnanti curricolari e
specializzati, altre figure specializzate. 180
- Il Piano Educativo Individualizzato contiene, per ogni anno
scolastico, gli interventi che sono progettati alla piena
realizzazione del diritto all’educazione, all’istruzione e
all’integrazione scolastica. Viene redatto dal Gruppo di lavoro per
l’handicap Operativo (GLHO), formato dai docenti, dagli operatori
della ASL o del Comune, dai genitori e da eventuali figure
professionali. Sulla base di questo documento, l’USR assegna il
docente di sostegno ed altri, eventuali, assistenti educativi.
Accanto al GLHO può essere previsto il Gruppo di lavoro per
l’handicap di istituto, di cui fanno parte i docenti, gli studenti, i
rappresentanti delle famiglie e quelli degli operatori dei servizi.
Le Linee Guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità del
2009 ribadiscono come la condizione di handicap non può essere
ricondotta soltanto a un particolare deficit psicofisico, ma la combinazione
e l’interazione della situazione di disabilità con il contesto sociale,
seguendo anche l’approccio definito dall’ICF (International Classification
of Functioning), consapevoli che l’obiettivo di ogni processo di
integrazione sia la costruzione di un vero e proprio progetto di vita. A
livello giuridico ed istituzione le Linee guida, richiedono che l’inclusione
venga prevista e la sua realizzazione attuata in base ad una precisa
progettazione da prevedere nel POF e dalla più generale azione del D. S.
Inoltre, tutti i docenti condividono le responsabilità per quanto riguarda
l’integrazione dei disabili, non soltanto l’insegnante di sostegno.
Dalle esigenze di integrazione nasce una nuova presa di coscienza, da poco
concretizzata nell’inclusione, con cui si intendono non solo alunni con
disabilità formalmente certificate secondo la legge n. 104 del 1992, ma
tutti gli studenti, che per vari motivi, anche temporanei, hanno difficoltà di 181
apprendimento, si parla di Bisogni Educativi Speciali (BES). La legge n.
170/2010 e le Linee Guida applicative del 2011 intervengono invece sulla
valutazione degli interventi didattici da attivare nei casi di riconoscimento
di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Dislessia, disgrafia,
disortografia e discalculia vengono riconosciute come disabilità di origine
neurobiologica specifiche, nel senso che riguardano una precisa funzione e
richiedono interventi di carattere pedagogico-didattici e basati su strumenti
dispensativi o compensativi. La legge indentifica anche un percorso di
gestione del disturbo per:
una precoce individuazione, attraverso l’osservazione e lo
screening operato dagli insegnanti sin dalla scuola dell’infanzia;
progettare mirati interventi didattici;
la comunicazione con le famiglie;
l’Iter diagnostico presso il SSN o presso le strutture accreditate;
la Diagnosi di pertinenza del Servizio;
i provvedimenti compensativi e dispensativi da prevedere.
L’obiettivo è la stesura di un Piano Didattico Personalizzato (PDP) da
parte del consiglio di classe e condiviso dalla famiglia.
Per quanto riguarda i BES, questi possono essere manifestati da ogni
alunno, in modo continuativo o per determinati periodi, per motivi fisici,
biologico, fisiologici, psico-sociali. L’area BES si articola in tre, grandi,
sotto-categorie: disabilità, disturbi evolutivi specifici e svantaggio socio-
economico, linguistico, culturale. La seconda sotto-categoria comprende,
oltre ai DSA, anche i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della
coordinazione motoria, dell’attenzione e dell’iperattività che spesso non
sono certificate ai sensi della legge 104/92. Inoltre, alcune tipologie di 182
BES
Altri BES (tramite
delibera del 184
consiglio di classe
Disabilità certificata (ai sensi ai sensi
DSA (ai sensi della
della L. n° 104/92 art. 3 della Direttiva
L. n° 170/10)
commi 1 o 3) Ministeriale del
27/12/2012 e C.M.
n° 8/13 e Nota
22/11/2013)
PEI: riduzione di talune
discipline (art. 16 comma 1, L. PDP: strumenti PDP (nel caso in cui
n° 104/92) e prove equipollenti compensativi e/o prescrive strumenti
e tempi più lunghi (art. 16 misure dispensative e compensativi e/o
comma 3, L. n° 104/92); tempi più lunghi. misure dispensative)
Insegnante per il sostegno e/o
assistenti per l’autonomia e la
comunicazione.
186
GLI ALUNNI STRANIERI
Nella integrazione ed inclusione dei soggetti provenienti da altre
culture e/o di origine straniera, la legislazione italiana di riferimento
inizia nel 1999 con la legge n. 40 (“Disciplina dell'immigrazione e norme
sulla condizione dello straniero”), che contiene, tra l’altro, il diritto del
minore straniero ad accedere nelle scuole italiane, poi meglio specificato
da d. lgs. n. 286/1998 (“Testo unico delle disposizioni concernenti la
disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”) e
dal d. P. R. n. 394/1999 (“Regolamento recante norme di attuazione del
testo unico”). La successiva legge n. 189 del 2002 (la “Bossi-Fini”) ha
modificato la normativa in materia di immigrazione ma ha lasciato
pressoché inalterate le procedure per l’accoglienza degli alunni stranieri
nelle scuole. Più consistente e rispondente alle nuove sfide poste in essere
dai processi di globalizzazione e immigrazione è la C. M. n. 24 del 2006 187
(“Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri”) per
cui “l’ educazione interculturale rifiuta sia la logica dell’assimilazione, sia
la costruzione ed il rafforzamento di comunità etniche chiuse ed è orientata
a favorire il confronto, il dialogo, il reciproco arricchimento entro la
convivenza delle differenze”, mentre, nello stesso anno viene istituito,
presso il Ministero dell’Istruzione, l’ Osservatorio nazionale per
l’integrazione degli alunni stranieri e l’educazione interculturale, che
pubblica il fondamentale documento La via italiana per la scuola
interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri (2007). La legge n. 94
del 15 luglio 2009 (“Disposizioni in materia di sicurezza pubblica”)
subordina il rilascio del permesso di soggiorno CE al superamento di un
test di conoscenza della lingua italiana. La C. M. 2/2010 stabilisce che la
soglia di presenza massima di alunni stranieri per classe, non può superare
il 30%, mentre le modalità di svolgimento dei test per accertare la
conoscenza della lingua italiana sono contenute nel Decreto del Ministero
dell’Interno del 4 giugno 2010 e nel 2014 sono state definite le nuove
Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri (nota
Miur, Prof. n. 4233).
In linea generale, i minori stranieri presenti nel territorio nazione hanno il
diritto/dovere all’istruzione alla stregua dei cittadini italiani,
indipendentemente dalla regolarità della loro situazione di soggiorno.
Sostanzialmente, il d. P. R. n. 394/1999 considera prioritario il diritto
all’istruzione rispetto alle considerazioni di irregolarità eventualmente
presenti nelle posizioni dei genitori. Sempre in base a questo decreto,
all’art. 45 c. 2 viene disciplinata l’iscrizione dei minori stranieri alle classi.
“I minori stranieri soggetti all'obbligo scolastico vengono iscritti alla classe
corrispondente all'età anagrafica, salvo che il collegio dei docenti deliberi 188
l'iscrizione ad una classe diversa, tenendo conto: a) dell'ordinamento degli
studi del Paese di provenienza dell'alunno, che può determinare l'iscrizione
ad una classe immediatamente inferiore o superiore rispetto a quella
corrispondente all'età anagrafica; b) dell'accertamento di competenze,
abilità e livelli di preparazione dell'alunno; c) del corso di studi
eventualmente seguito dall'alunno nel Paese di provenienza; d) del titolo di
studio eventualmente posseduto dall'alunno.
I minori stranieri che sono privi di documentazione anagrafica, o se la
documentazione risulta irregolare o incompleta, sono iscritti con riserva,
questo non pregiudica il conseguimento dei titoli conclusivi dei corsi di
studio delle scuole di ogni ordine e grado.
La ripartizione degli alunni stranieri nelle classi tiene conto delle proposte
formulate dal collegio dei docenti, e comunque sempre cercando di evitare
la costituzione di classi in cui la presenza di alunni stranieri è prevalente.
In base alle competenze dei singoli alunni stranieri, il collegio dei docenti
definisce l’adattamento dei programmi di insegnamento e, prevede, per il
consolidamento della conoscenza della lingua italiana, l’attivazione di
corsi intensivi di lingua italiana. Come stabilito dalle nuove Linee guida
del 2010, i ragazzi stranieri che non parlano italiano vanno inseriti in
classe con gli italiani, che “rappresentano la vera autorità linguistica e il
modello d’uso al quale riferirsi”, questo supportato dai laboratori
linguistici dedicati (8-10 ore settimanali dedicate all’italiano L2 per 3-4
mesi). Se necessario, ed anche attraverso intese con l’ente locale, la scuola
può avvalersi del supporto di qualificati mediatori culturali.
Per l’istruzione o la formazione degli adulti stranieri, il Consiglio di
Istituto o di Circolo, promuove intese con le associazioni straniere, le
rappresentanze diplomatiche consolari dei Paesi di provenienza, ovvero 189
con le organizzazioni di volontariato iscritte nel Registro di cui all'articolo
52, allo scopo di stipulare convenzioni e accordi per attivare progetti di
accoglienza; iniziative di educazione interculturale; azioni a tutela della
cultura e della lingua di origine e lo studio delle lingue straniere più diffuse
a livello internazionale. Le istituzioni scolastiche provvedono
all’istituzione, presso gli organismi deputati all’istruzione e formazione in
età adulta, di corsi di alfabetizzazione di scuola primaria e secondaria; di
corsi di lingua italiana; di percorsi di studio finalizzati al conseguimento
del titolo della scuola dell'obbligo; di corsi di studio per il conseguimento
del diploma di qualifica o del diploma di scuola secondaria superiore; di
corsi di istruzione e formazione del personale e tutte le altre iniziative di
studio previste dall'ordinamento vigente.
I MINORI ADOTTATI
Per contribuire all’integrazione ed inclusione scolastica dei bambini
adottati, sono state diffuse le Linee di indirizzo per favorire il diritto allo
studio degli alunni adottati (2014). Queste sono nate dalla consapevolezza
che la realtà dell’adozione si sta rapidamente diffondendo, ma pone
l’accento sui fattori di rischio e vulnerabilità per il bambino nei contesti
scolastici. Sono state individuate specifiche aree critiche su cui gli istituti
scolastici e la comunità didattica sono chiamati ad intervenire:
Difficoltà di apprendimento, per cui il vissuto fatto di privazioni
comporterebbe problematiche nella sfera psico-emotiva e
cognitiva tali da interferire sensibilmente con le capacità di
apprendimento. In particolare i deficit riguardano la
concentrazione, l’attenzione, la memorizzazione, la produzione
verbale, scritta e alcune funzioni logiche. 190
Difficoltà psico-emotive, le esperienze negative possono
ripercuotersi anche a livello di controllo delle proprie emozioni,
come difficoltà nel tollerare le frustrazioni, i comportamenti
aggressivi, il mancato rispetto delle regole, le provocazioni,
l’incontenibile bisogno di attenzione.
Scolarizzazione nei Paesi d’origine, in cui è molto alto il tasso di
analfabetismo e l’abbandono scolastico.
Bambini con bisogni speciali o particolari, ad esempio adozione di
due o più minori, bambini di sette o più anni, bambini con
significative problematiche di salute o di disabilità, bambini reduci
da esperienze particolarmente difficili e/o traumatiche.
Età presunta, infatti, i bambini spesso non sono iscritti all’anagrafe
al momento della nascita.
Molti bambini vengono adottati quando sono già nel periodo della
preadolescenza o dell’adolescenza.
La lingua, perché i bambini adottati apprendono velocemente il
vocabolario di base e le espressioni quotidiane, più difficilmente il
linguaggio astratto, indispensabile per le “cognitive/academic
linguistic abilities”. La lingua che si apprende non è additiva (nel
senso di aggiuntiva alla precedente) ma sottrattiva (si sostituisce
alla precedente).
Identità etnica, cioè integrare l'originaria appartenenza etnico-
culturale con quella della famiglia adottiva e del nuovo contesto di
vita. L’alunno adottato non è equiparabile all’alunno immigrato.
Dal momento che non è possibile prevedere l’arrivo del bambino nei
nuclei familiari adottivi, le famiglie possono iscrivere i bambini in
qualsiasi momento dell’anno. Per quanto riguarda l’inserimento scolastico, 191
L’ISTRUZIONE IN CARCERE
Secondo l’art. 27 della Costituzione “l’istruzione deve tendere alla
rieducazione del condannato”, mentre l’art.34 prevede che “l'istruzione
inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci
e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi
più alti degli studi”. La legge n.503 del 1958 ha istituito le Scuole
carcerarie elementari per combattere l’analfabetismo. Sino alla riforma del
1975, i corsi scolastici e la maggior parte delle attività negli istituti
penitenziari servivano a rompere l’isolamento e riempire il tempo.
L’Ordinamento penitenziario del 1975 ha dato una maggiore chiarezza in
merito al principio di “rieducazione” che, in conformità al terzo comma
dell’art.27 della Costituzione, ha ritenuto la detenzione non uno stato
definitivo ma transitorio, collegando perciò carcere e società, quindi il fine
rieducativo della pena. Così l’art. 1 dello stesso ordinamento stabilisce
che “"nei confronti dei condannati e degli internati deve essere attuato un
trattamento rieducativo che tenda, anche attraverso i contatti con
l'ambiente esterno, al reinserimento sociale degli stessi" (c. 4). Il primo
comma dell’articolo 19 dell’Ordinamento penitenziaria denota
l’opportunità di erogare in carcere corsi della scuola dell’obbligo, sulla
base dei programmi d’istruzione non differenziati rispetto a quello della
scuole pubbliche. Il motivo è quello di consentire il proseguimento degli
studi una volta usciti. La C. M del 6 agosto 1993 n. 253 ha previsto il
numero minimo per l’attivazione per attivare un corso di scuola
dell’obbligo. Quest'ultima circolare ha introdotto novità anche sotto
l'aspetto della flessibilità didattica, dell'individualizzazione dei corsi di
istruzione in base alle specifiche esigenze dei soggetti. Particolare 199
attenzione è rivolta ai detenuti “giovani-adulti” (18-25 anni) perché in
questa fase l’apprendimento culturale può costituire un forte deterrente per
facilitare il successivo reinserimento sociale. L’art.19 dell’Ordinamento
Penitenziario, al terzo comma recita “con le procedure previste dagli
ordinamenti scolastici possono essere istituite scuole d'istruzione
secondaria di secondo grado negli istituti di penitenziari", mentre la Circ.
Min. del 24 aprile 1989 ha sancito la presenza in ogni regione di almeno
un istituto penitenziario in cui fosse attivo un corso di scuola media
superiore, in modo che il detenuto continui a dipendere dallo stesso
Tribunale di Sorveglianza. Il D.P.R n.230 del 2000 rivela l'intenzione di
aumentare tempi e spazi da dedicare all'ampliamento ed al miglioramento
delle opportunità culturali, anche grazie al coordinamento tra Ministero
della Giustizia, Istruzione e Regioni per facilitare l’attivazione dei corsi di
scuola dell’obbligo in tutti gli istituti penitenziari, con almeno un corsi di
scuola secondaria superiore per ogni regione. L'art. 46 del DPR 230/2000
disciplina l'eventuale esclusione dello studente detenuto dal corso
d'istruzione (o di formazione professionale), nel caso in cui questo un
tenga comportamento che configuri sostanziale inadempimento dei suoi
compiti. Il provvedimento, adottato dal direttore sentito il parere del
“gruppo di osservazione e trattamento e delle autorità scolastiche”, può, in
qualsiasi momento, essere revocato.
I DSA
Si parla di disturbi del neuro-sviluppo che riguardano la capacità di
leggere, scrivere e calcolare in modo adeguato e fluente. Sono definiti
dalla sigla F81 nell’ICD-10 e compresi nel capitolo 315 del DSM-IV. I
disturbi specifici di apprendimento più frequentemente riscontrati sono:
- dislessia
- disgrafia
- disortografia
- discalculia
- comorbilità.
Normalmente si manifestano all’inizio dell’età scolare.
La dislessia è un disturbo specifico della lettura, che comporta
difficoltà nella decodifica di un testo. Il soggetto dislessico ha
un’intelligenza normale, alcuni presentano difficoltò nel
pronunciare le parole o a leggere velocemente, altri a scrivere o
comprendere ciò che leggono, se quest’ultima è una
compromissione totale, si dice alessia. Le ricerca sulle cause della 202
dislessia hanno rilevato sia motivi legati al funzionamento e alla
struttura cerebrale, sia motivi genetici. Per quanto riguarda il piano
neuro-anatomico, le moderne tecniche di neuroimaging (risonanza
magnetica funzionale e tomografia ad emissione di positroni)
hanno mostrato come i bambini dislessici presentino una minore
attività elettrica in alcune parti dell’emisfero sinistro del cervello.
Sul piano genetico, la ricerca ha evidenziato differenze anatomiche
nei centri linguistici dei bambini dislessici. In particolare sono
state rilevate malformazioni corticali microscopiche (ectopie),
sviluppate durante o prima il sesto mese di crescita del feto. I
sintomi più frequenti da cui formulare una diagnosi sono:
insorgenza ritardata di parola, difficoltà nel distinguere la sinistra
dalla destra, difficoltà con la direzione, inversione delle lettere o
delle parole. La dislessia è spesso accompagnata da altri disturbi,
come la disgrafia oppure deficit di attenzione e iperattività
(ADHD), o ancora dal disprassia.
La disgrafia è un disturbo specifico della grafia, cioè nell’attività
specifica della produzione scritta. Si manifesta durante il periodo
di personalizzazione della scrittura, più o meno intorno alla terza
elementare. Le cause sono state rilevate nell’ordine di lesioni,
turbe neurologiche, deficit sensoriali, errata postura, errata
percezione spaziale. Le manifestazioni più evidenti del disturbo
fanno capo a: fatica nello scrivere, scorretta impugnatura della
penna, scarsa capacità di utilizzare lo spazio a disposizione per
scrivere, ritmo di scrittura estremamente veloce oppure
estremamente lento. La mano del bambino disgrafico compie
movimento “a scatto”, non armonico. 203
L’ipercinesia infantile
L’ICD-10 distingue, all’interno della categoria Sindrome Ipercinetica,
sigla F90 il Disturbo dell’Attività e dell’Attenzione e la Sindrome
Ipercinetica della Condotta.
Per iperattività s’intende un disturbo neurobiologico nella corteccia pre-
frontale. La diagnosi di Ipercinesia infantile avviene nell’ambito dei
Disturbi da Deficit di Attenzione e Iperattività, perché quest’ultima può
presentarsi da sola oppure associata a deficit di attenzione. L’ADHD è
prima di tutto un disturbo evolutivo dell’autocontrollo, caratterizzato
dall’incapacità di mantenere l’attenzione per un certo periodo,
dall’iperattività e dall’impulsività. Per parlare di ADHD, i sintomi devono
presentarsi prima dei 7 anni, coprire i due contesti (disattenzione e
iperattività-impulsività).
Sintomi di iperattività-
Sintomi di disattenzione
impulsività
Spesso ha difficoltà nel sostenere l’attenzione nei spesso si alza in classe o in altre
compiti o in attività di gioco situazioni dove ci si aspetta che
rimanga seduto
IL DOCENTE REFERENTE
Sono previste figure specifiche come promotori dell’integrazione ed
inclusione scolastica. La normativa sulla scuola inclusiva contempla,
infatti, il coordinatore o referente dei docenti di sostegno, il referente per
gli alunni con BES e il referente per gli alunni con DSA.
- Spetta al D. S. nominare il referente o coordinatore per il
Sostegno. I compiti che questa figura assume sono molteplici, e
regolamentati dai singoli istituti scolastici. Generalmente
riguardano:
convocare e presiedere le riunioni del gruppo H;
collaborare con il dirigente scolastico e il GLH d’Istituto
per l’assegnazione degli alunni alle classi di riferimento e
delle relative ore di sostegno;
organizzare e programmare gli incontri tra ASP, scuola e
famiglia;
partecipare agli incontri di verifica iniziale, intermedia e
finale, con gli operatori sanitari;
issare il calendario delle attività del gruppo H e di quelle
216
di competenza dei Consigli di Classe che riguardano gli
alunni in situazione di disabilità;
coordinare il gruppo degli insegnanti di sostegno,
raccogliendo i documenti da loro prodotti nel corso
dell’anno scolastico e le buone pratiche da essi
sperimentate;
gestire i fascicoli personali degli alunni diversamente
abili;
gestire il passaggio di informazioni relative agli alunni tra
le scuole e all’interno dell’istituto al fine di perseguire la
continuità educativo-didattica;
favorire i rapporti tra Enti Locali e Ambito territoriale;
richiedere, qualora ve ne sia la necessità, ausili e sussidi
particolari;
promuovere le iniziative relative alla sensibilizzazione per
l’integrazione/inclusione scolastica degli alunni, proposte
dal dipartimento.
- Anche la figura del referente d’Istituto per i BES viene definita
dalle singole istituzioni scolastiche. Può essere un docente
curricolare o di sostegno, comunque deve possedere compravate
competenze sui bisogni educativi speciali. Generalmente viene
nominato dal D. S. o attraverso delibera del Collegio docenti, e i
suoi compiti si rifanno a:
curare il rapporto con gli Enti del territorio (Comune,
ASL, UONPIA, Associazioni, ecc.), CTS, CTI e UST;
supportare i CdC/Team per l’individuazione di casi di 217
alunni BES;
raccogliere, analizzare la documentazione (certificazione
diagnostica/segnalazione) aggiornando il fascicolo
personale e pianificare attività/progetti/strategie ad hoc;
partecipare ai CdC/Team, se necessario, e fornire
collaborazione/consulenza alla stesura di PdP;
organizzare momenti di
approfondimento/formazione/aggiornamento sulla base
delle necessità rilevate all’interno dell’istituto;
monitorare/valutare i risultati ottenuti e condividere
proposte con il Collegio dei Docenti e Consiglio d’Istituto;
gestire e curare una sezione della biblioteca d’istituto
dedicata alle problematiche sui BES;
gestire il sito web della scuola in merito ai BES e
collaborare con il referente POF di Istituto.
aggiornarsi continuamente sulle tematiche relative alle
diverse “tipologie” che afferiscono ai BES.
- Infine, il referente d’Istituto per i DSA ha uno specifico status
giuridico (Linee Guida sui DSA del 2011). Viene nominato dal
dirigente scolastico e può essere un docente curricolare o di
sostegno con comprovate competenze sui DSA. Questi sono i
compiti specificati dalle Linee:
fornisce informazioni circa le disposizioni normative
vigenti;
218
fornisce indicazioni di base su strumenti compensativi e
misure dispensative al fine di realizzare un intervento
didattico il più possibile adeguato e personalizzato;
collabora, ove richiesto, all’elaborazione di strategie volte
al superamento dei problemi nella classe con alunni con
DSA;
diffonde e pubblicizza le iniziative di formazione specifica
o di aggiornamento;
fornisce informazioni riguardo alle
Associazioni/Enti/Istituzioni/Università ai quali poter fare
riferimento per le tematiche in oggetto;
fornisce informazioni riguardo a siti o piattaforme on line
per la condivisione di buone pratiche in tema di DSA;
offre supporto ai colleghi riguardo a specifici materiali
didattici e di valutazione;
cura la dotazione bibliografica e di sussidi all’interno
dell’Istituto;
funge da mediatore tra colleghi, famiglie, studenti (se
maggiorenni), operatori dei servizi sanitari, EE.LL. ed
agenzie formative accreditate nel territorio;
informa eventuali supplenti in servizio nelle classi con
alunni con DSA.
219
CAPITOLO 6
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Le competenze del D. S. sono regolate dal d. lgs. n.165/2001 (“Norme
generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni
pubbliche”), per cui egli “assicura la gestione unitaria dell'istituzione, ne
ha la legale rappresentanza, è responsabile della gestione delle risorse
finanziarie e strumentali e dei risultati deI servizio. […il dirigente
scolastico organizza l’attività scolastica secondo criteri di efficienza e di
efficacia formative ed è titolare delle relazioni sindacali (art. 25 c. 2). Fino
al 2001, il Capo d’Istituto era differenziato nelle figure del Preside (per le
scuole secondarie di primo e secondo grado) e del Direttore didattico
(scuole primarie). E’ responsabile della gestione complessiva della scuola,
e in particolare:
220
dirige e coordina le risorse umane organizzando le varie attività
scolastiche;
elabora il PTOF, sentito il collegio dei docenti e il Consiglio
d’istituto ei i principali attori economici, sociali e culturali del
territorio;
all’inizio dell’anno scolastico, individua i docenti da destinare
all’organico funzionale;
individua fino a 3 docenti di ruolo come collaboratori per
l’organizzazione dell’istituzione;
propone gli incarichi di docenza per la copertura dei posti
assegnati all’Istituzione scolastica;
garantisce che siano individuati percorsi formativi e iniziative per
il successo formativo di tutti gli alunni;
individua le imprese e gli enti pubblici per attivare percorsi
formativi;
valuta il personale docente ed educativo nel periodo di formazione
e di prova;
assegna annualmente la somma per la valorizzazione del merito
del personale docente, sentito il CdI.
A livello istituzione, il dirigente scolastico è il massimo rappresentate della
scuola, in quanto rappresentante legale. Deve, periodicamente, fornire al
CdI una relazione scritta, in cui fornisce motivazioni sulla coordinazione e
la direzione dell’attività didattica ed amministrativa. Ha inoltre la
responsabilità del personale, compresa la sicurezza di tutti gli utenti
dell’istituto. Nella gestione finanziaria ha il compito di realizzare il
programma annuale (PA), decidere le spese, sino ad un’ eccedenza del
10% la dotazione ordinaria (in caso di spese superiori a 2000 euro ha la 221
IL DOCENTE
Il rapporto di lavoro del personale docente è regolamentato dalla
222
contrattazione collettiva, nazionale e decentrata, e si svolge su tutte le
materie relative al rapporto di lavoro, salvo i casi di esclusione previsti
dalla legge. L’insegnamento, come peculiare attività del docente, è sia
discrezionale che tecnica, i cui aspetti intrinseci sono regalati da norme
scientifico-artistiche, mentre gli aspetti generali da disposizioni
costituzionali e pubblicistiche e da disposizioni contrattuali per quanto
riguarda gli aspetti di estrinsecazione lavoristica.
Le fonti principali sono: la Costituzione, con particolare riferimento alla
libertà di insegnamento (art. 33, c. 1) e alle disposizioni sulla Pubblica
Amministrazione; il d. Lgs. n. 165/2001 che dispone i rapporti di lavoro
dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche ed estende al lavoro
pubblico privatizzato anche la disciplina delle leggi sul lavoro subordinato
(art. 2, c. 2) disciplinati dal Capo I, Titolo II del Libro V del Codice Civile;
il Testo Unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione,
relative alle scuole di ogni ordine e grado (d. Lgs. n. 297/1994); i Contratti
collettivi di lavoro.
La libertà di insegnamento stabilito dall’art. 33 della Costituzione è species
della più generale libertà di pensiero ed espressione (art. 21. c. 1)
Il profilo professionale del docente è stabilito dal CCNL relativo al
personale del Comparto Scuola (2006-2009), ed è costituito da competenze
disciplinari, psicopedagogiche, metodologiche-didattiche organizzativo-
relazionali e di ricerca, documentazione e valutazione tra loro correlate ed
interagenti (art. 27), mentre il T.U. n. 297/1994 definisce la funzione del
docente come esplicazione essenziale dell'attività di trasmissione della
cultura, di contributo all’elaborazione di essa e di impulso alla
partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e
critica della loro personalità (art. 395, c. 1). La libertà di insegnamento è 223
intesa come autonomia didattica e libera espressione culturale del docente,
diretta a promuovere la piena formazione della personalità degli alunni,
garantendo l'autonomia professionale nello svolgimento dell'attività
didattica, scientifica e di ricerca nel rispetto della coscienza morale e civile
degli alunni (artt. 1,2 del d. lgs. n. 297/1994). Lo Stato rende effettiva la
libertà di insegnamento attraverso appositi interventi legislativi
impegnando anche il Dirigente Scolastico (d. Lgs. n. 165/2001, art. 25, c. 3
e l. n. 59/1997, art. 21, c. 16) e all’interno della stessa autonomia scolastica
(c. 9).
Il personale docente è portatore di specifici diritti che scaturiscono dal
rapporto di lavoro, patrimoniali, non patrimoniali, sindacali. I primi
sono sia contemporanei al rapporto di impiego che successivi allo stesso,
in seguito alla cessazione, vi rientrano: la retribuzione, l’equo indennizzo,
il trattamento di quiescenza e previdenza. I principali diritti non
patrimoniali sono invece quelli relativi alla funzione (diritto all’ufficio,
alla prestazione didattica, alla progressione mediante concorso), il diritto
alla sede, ai periodi di riposo, al riposo settimanale e festivo, alla ferie, ai
permessi brevi, ai permessi retribuiti, alle assenze per malattia, ai congedi
per maternità e paternità, all’assenza per infortunio sul lavoro e per
malattie a causa del servizio, ai periodi di aspettativa, all’assistenza di
persone con handicap, alla formazione in servizio, allo studio, al rapporto
di lavoro part-time, alla tutela nell’ambiente di lavoro. Inoltre, il diritto
all’aggiornamento e alla formazione costituisce anche obbligo di servizio
come specificato dal Consiglio di Stato (sentenza n. 1425/2007)
In conseguenza dell’estensione dello Statuto dei lavoratori (l. n. 300/1970)
ai dipendenti della P. A. il personale della scuola, quindi anche i docenti,
sono titolari di diritti sindacali: diritto di associazione sindacale, di 224
sciopero, di manifestazione del pensiero nel luogo di lavoro, a non essere
sottoposto a controlli a distanza sul lavoro, al rispetto ed alla riservatezza,
a non essere sottoposto ad accertamenti sanitari per fini non riconosciuti,
alla repressione della condotta antisindacale, di assemblea e di permessi
retribuiti e non.
Per quanto riguarda i doveri del personale docente, essi sono rinvenibili
nel Codice Civile, nella legge n. 300/1970 (artt. 11-17), nel Codice di
comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni (d.P.R. n.
62/2013), bel CCNL-Scuola 2006/2009 (artt. 26, 88), dalle disposizioni
ricavabili dal d. lgs: n. 297/1994 (artt- 492-508). Il Codice di
comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni individua i
doveri inerenti ai principi di lealtà, imparzialità, buona condotta e
diligenza. Come tutti i dipendenti pubblici, anche i docenti, nel rispetto del
valore della trasparenza, sono obbligati a: garantire la tracciabilità dei
processi decisionali adottati e comunicare al responsabile del proprio
ufficio tutti i rapporti di collaborazione retribuita con soggetti privati negli
ultimi tre anni. Tra i doveri si annoverano anche quelli della fedeltà,
dell’esclusività e di serbare il segreto d’ufficio.
Come stabilito dalla sentenza n. 240/1974 della corte Costituzionale, la
libertà di insegnamento consiste nel garantire la libertà dei contenuti
dell’insegnamento, pertanto l’Amministrazione non può introdursi nel
rapporto didattico, mentre la libertà metodologica del docente è limitata
dal Collegio dei docenti (TAR del Veneto, n. 930/1980) e la libertà di
insegnamento non è insindacabile in ordine ai metodi didattici, ma questi
devono assicurare “l’efficienza del servizio dell’istruzione in vista degli
specifici scopi educativi per cui è stata organizzata” (sentenza n. 405/1971
della Sezione VI del Consiglio di Stato). 225
La libertà di insegnamento si esplicita anche nella scelta ed adozione dei
libri di testo, i cui criteri sono contenuti nel Regolamento dell’autonomia
scolastica (d. P.R. n. 275/1999, art. 4, c. 5) e dalla Carta dei servizi
scolastici (Direttiva n. 254/1995), e riguardano: la coerenza con il POF, la
trasparenza, le tempestività, la validità culturale e la funzione educativa, la
rispondenza alle esigenze dell’utenza.
Per quanto riguarda la questione della vigilanza degli alunni, il quadro
normativo di riferimento è sia di natura legislativa che contrattuale, con
riferimento a: gli artt. 2047 e 2048 del Codice Civile, l’art. 61 della legge
n. 312/1980, l’art. 21 del CCNL-Scuola 2003 e la Tab. A – “Profili ATA”.
Secondo l’art. 2048 del Codice Civile “I precettori e coloro che insegnano
un mestiere o un'arte sono responsabili del danno cagionato dal fatto
illecito dei loro allievi e apprendisti nel tempo in cui sono sotto la loro
vigilanza” (c. 2) mentre “sono liberate dalla responsabilità soltanto se
provano di non aver potuto impedire il fatto” (c. 3). Le modalità di
vigilanza sugli alunni durante la giornata scolastica, compresi l’ingresso e
l’uscita sono stabilite dal Consiglio di Circolo e/o d’Istituto che delibera
sull’adozione del Regolamento interno (d. lgs. 297/1994, art. 10). Si parla
di responsabilità aggravata sulla base di un colpa presunta, ovvero sulla
presunzione posta dalla legge di una culpa in vigilando, ovvero sulla
presunta negligenza nell’adempimento all’obbligo di vigilanza e/o
sorveglianza, che può essere superata soltanto se il personale della scuola
prova il “caso fortuito” , ovvero un evento straordinario ed imprevedibile
che sorpassa l’uso dell’ordinaria diligenza.
Gli insegnanti sono tenuti alla sorveglianza sugli alunni e rispondono della
loro incolumità nell’esecuzione degli specifici obblighi di servizio definiti
contrattualmente, sia in occasione delle attività dette “d’insegnamento” 226
così come durante i cinque minuti precedenti l’inizio delle lezioni, durante
i quali gli insegnanti sono tenuti a trovarsi in classe per accogliere e
vigilare sugli alunni. La responsabilità dell’Amministrazione scolastica
permane anche al di fuori dell’orario strettamente scolastico, nei casi in cui
viene consentito l’ingresso anticipato nella scuola o la sosta dopo la
scuola, perciò rientrano anche: la ricreazione, gli spostamenti da un locale
all’altro della scuola, il servizio mensa, le uscite didattiche, i viaggi di
istruzione, tutti i casi in cui gli alunni sono espressamente affidati ai
docenti per svolgere ogni attività di insegnamento deliberata in sede di
collegio. L’obbligo di vigilanza sugli allievi non comprende però le
situazioni che vedono coinvolti gli alunni maggiorenni, ma presuppone la
minore età degli allievi. L’obbligo di vigilanza/sorveglianza riguarda
anche il Dirigente Scolastico cui è affidata l’organizzazione di tale
vigilanza, che poi, mediante i provvedimenti relativi all’assegnazione dei
docenti alle classe, e alla predisposizione dell’orario, affida gli allievi ai
docenti. Anche i collaboratori scolastici hanno compiti di sorveglianza, in
particolare nei periodi immediatamente antecedenti e successivi l’orario
delle attività didattiche, durante la ricreazione, durante il pasto nelle mense
scolastiche. Nei casi di “uscita da scuola” è bene ricordare come in nessun
caso la scuola può accettare dichiarazioni liberatorie che autorizzano il
minore a rientrare da solo a casa prima della fine ordinaria dell’orario
didattico, ma è sempre necessario un adulto autorizzato come
accompagnatore.
Il contratto di lavoro
I rapporti di lavoro, siano essi a tempo determinato o indeterminato, del
personale docente sono regolati da contratti individuali, nel rispetto delle
227
disposizioni di legge, della normativa comunitaria e del contratto collettivo
nazionale vigente. Nel contratto devono essere indicati: a) tipologia del
rapporto di lavoro; b) data di inizio del rapporto di lavoro; c) data di
cessazione del rapporto di lavoro per il personale a tempo determinato; d)
qualifica di inquadramento professionale e livello retributivo iniziale; e)
compiti e mansioni corrispondenti alla qualifica di assunzione; f) durata
del periodo di prova, per il personale a tempo indeterminato; g) sede di
prima destinazione, ancorché provvisoria, dell'attività lavorativa.
L’assunzione, a tempo determinato o indeterminato può avvenire con
rapporto di lavoro a tempo pieno o parziale. Gli obblighi del personale
docente si articolano in attività d’insegnamento e in attività funzionali alla
prestazione d’insegnamento.
Quota oraria settimanale
Scuole e istituti
Scuola d'istruzione
Scuola elementare
dell’infanzia secondaria ed
artistica
22 ore + 2 ore dedicate alla
programmazione didattica in tempi
25 ore 18 ore*
non coincidenti con l'orario delle
lezioni
*In caso di orario di cattedra inferiore alle 18 ore settimanali, i docenti sono tenuti al
completamento dell'orario di insegnamento da realizzarsi mediante la copertura di ore di
insegnamento disponibili in classi collaterali non utilizzate per la costituzione di cattedre
orario, in interventi didattici ed educativi integrativi, nonché mediante l'utilizzazione in
eventuali supplenze e, in mancanza, rimanendo a disposizione anche per attività
parascolastiche ed interscolastiche. 228
IL REGOLAMENTO D’ISTITUTO
Il regolamento interno che ogni scuola si da, nell’ambito dell’autonomia
scolastica, tenuto conto delle condizioni per il corretto funzionamento
235
dell’istituto, dei diritti e doversi di tutta la comunità scolastica (compresi i
genitori) e in attuazione del POF e del progetto educativo. E’ affidato al
Consiglio d’Istituto, stabilisce le modalità di dialogo tra studenti, docenti e
dirigente scolastico, indica gli obiettivi didattici, l’organizzazione
dell’istituto, i criteri di valutazione, i criteri per l’adozione dei libri di testo,
il diritto di associazione interno, le procedure di sottoscrizione del patto
educativo di corresponsabilità.
L’OBBLIGO VACCINALE
Il d. l. n. 73/2017 ha reso obbligatorie alcune vaccinazioni per i minori da
0 a 16 anni. L’adempimento dell’obbligo vaccinale è requisito di accesso a
tutti gli asili nido e alle scuole dell’infanzia. Gli studenti delle scuole
elementari, medie, superiori e dei centri di formazione professionale (età
dai 6 ai 16 anni), anche se non vaccinati possono accedere alle scuole,
tuttavia l’ASL di competenza avvia un percorso di recupero della
vaccinazione ed i genitori che, nonostante i solleciti, continuano a non far
vaccinare i figli, incorrono in sanzioni da 100 a 500 euro.
anti-difterica anti-meningococcica C
anti-tetanica anti-pneumococcica
anti-epatite B anti-rotavirus
236
anti-pertosse
anti-morbillo
anti-rosolia
anti-parotite
anti-varicella
IL SERVIZIO DI MENSA
E’ un servizio locale a domanda individuale, non obbligatorio per l’ente
nella sua istituzione, né per l’utente che può non avvalersene. Il Comune è
responsabile dell’individuazione dei locali adibiti al servizio, che devono
essere conformi alle norme per l’edilizia scolastica, del servizio che rispetti
le norme igienico sanitarie e garantisca un pasto di qualità, servizio
gestibile direttamente o appaltabile. Compito dell’istituto scolastico è
garantire l’assistenza educativa da parte del personale docente e
dell’assistenza materiale da parte del personale ausiliario. I genitori (o chi
esercita la potestà genitoriale o tutelare) possono scegliere se il proprio
figlio debba consumare il pasto della mensa (dietro pagamento di una
tariffa) oppure il pasto domestico, cioè quello preparato a casa. Gli alunni
affetti da allergia o intolleranza alimentare documentata hanno diritto,
nella fruizione del servizio mensa, del c.d. pasto speciale, preparazioni 237
sostitutive e il più possibili similari al menù giornaliero. E’ anche possibili
rinunciare ad alcuni alimenti per motivi religiosi e su richiesta dei genitori.
IL BONUS CULTURA
Tutti i cittadini che compiono il diciottesimo anno di età ottengono un
bonus di 500 euro spendibile per la promozione dello sviluppo culturale e
della conoscenza. Preliminarmente, lo studente deve possedere un’identità
digitale (SPID) e poi accedere al sito https://www.18app.italia.it, che
permette di generare buoni fino all’importo massimo, stampabile e
presentabili in casse, se si tratta di un acquisto presso un esercizio fisico, o
secondo le modalità per gli acquisiti on-line in caso di esercizio virtuale.
Non c’è un limite d’importo per gli acquisti, ma può essere acquistata una
sola unità per ciascun bene.
I LIBRI DI TESTO
La scelta dell’adozione dei libri di testo è deliberata dal collegio dei
docenti sulla base delle singole richieste dei docenti. La deliberazione deve
avvenire entro la seconda decade di maggio, mentre non è possibili
intervenire su quanto deliberato ad anno scolastico iniziato. I decreti del
ministero determinano i tetti di spesa per ciascun anno della scuola
secondaria, mentre i dirigenti devono vigilare se quanto deliberato dal
Collegio docenti rispetti i vincoli normativi, ma non può interferire sulla
libertà d’insegnamento e l’autonomia professionale dei docenti. Nelle
scuole in cui sono presenti alunni non vedenti o ipovedenti, i D. S. devono
richiedere tempestivamente ai centri specializzati la riproduzione dei libri
di testo e dei materiali didattici.
E’ assolutamente vietato il commercio dei libri di testo, così come stabilito
dall’art. 157/1 del d. lgs. n. 297/94, che prevede provvedimento 238
disciplinari per i trasgressori.
L’EQF
Il Quadro europeo delle qualifiche e dei titoli per l’apprendimento
permanente è uno schema, adottato con Raccomandazione del Parlamento
europeo e del Consiglio il 23 aprile 2008, con cui tradurre quadri di
251
qualifiche e livello di apprendimento dei diversi paesi. Si applica a tutte le
qualifiche, sia quelle ottenute entro un percorso di istruzione obbligatoria,
sia quelle riguardanti i livelli più alti di istruzione e formazione
accademica/professionale. L’EQF è formato da una griglia con otto livelli
in cui vengono descritte conoscenze e abilità acquisite da chi apprende
(learning outcomes) centrato sugli esisti dell’apprendimento,
comportando, rispetto all’approccio tradizionale basato sui learning inputs
(tipo di istruzione e durata dell’apprendimento), una migliore rispondenza
tra domanda e offerta formativa, la possibilità di facilitare la validazione di
apprendimenti diversi da quelli formali, la possibilità di trasferire ed
utilizzare qualificazione più facilmente negli altri paesi dell’UE, favorendo
così la mobilità transnazionale e le esperienze di lifelong learning. Gli
Stati membri, entro il 2010 hanno stabilito la corrispondenza tra i loro
sistemi nazionali di qualifiche e titoli di studio e il quadro europeo, e dal
2012 tutti i titoli e diplomi nazionali devono menzionare il corrispondente
riferimento all’EQF. Gli otto livelli prendono in considerazione l’intera
gamma delle qualifiche previste, da un livello base a livelli man mano più
avanzati, intendendo il risultato dell’apprendimento con ciò che un
individuo conosce, comprende e sa fare concluso il processo/percorso di
apprendimento. Lo stretto rapporto fra i sistemi nazionali di qualificazione
e la loro migliore comprensibilità reca molti benefici come:
una mobilità più elevata di studenti e lavoratori, di cui sarà più
semplice descrivere le competenze possedute, con i datori di
lavoro facilitati nell’interpretazione delle qualifiche dei candidati;
incrementare le possibilità di accesso e partecipazione
all’apprendimento permanente;
sostenere gli individui in possesso di un’ampia esperienza 252
Conoscenze Competenze
Abilità (Cognitive e
Livelli (Teoriche e/o (Responsabilità ed
pratiche)
pratiche) autonomia
semplici
2 Abilità cognitive e
pratiche di base
ricorrenti usando
strumenti e regole
semplici
informazioni
4 Sapersi gestire
di istruzioni in un contesto
la valutazione e il
miglioramento di attività
lavorative o di studio
gruppi.
7 Conoscenze altamente
ambiti diversi
8 Le abilità e le tecniche
più avanzate e
Dimostrare effettiva
specializzate, comprese
autorità, capacità di
le capacità di sintesi e
innovazione, autonomia,
Le conoscenze più di valutazione,
integrità tipica dello
all’avanguardia in un necessarie a risolvere
studioso e del professionista
ambito di lavoro o di problemi complessi
e impegno continuo nello
studio e all’interfaccia della ricerca e/o
sviluppo di nuove idee o
tra settori diversi dell’innovazione e ad
processi all’avanguardia in
estendere e ridefinire le
contesti di lavoro, di studio
conoscenze o le
e di ricerca
pratiche professionali
esistenti 257
Il livello B2, per chi sta imparando una lingua, è considerato un traguardo,
un utente è in grado di esporre ed esprimere le proprie opinioni nel caso di
una discussione, che riesce a portare avanti con spiegazioni adeguate,
argomentazioni e commenti, è capace di costruire un ragionamento con
argomentazioni logiche e tra loro connesse. Il livello B2 si distingue dal
B1 per la maggiore indipendenza sia nel rapporto con l’interlocutore che
nella gestione delle attività comunicative. Inizia anche a delinearsi una
263
certa consapevolezza metalinguistica degli aspetti linguistici, semantici,
sociolinguistici e pragmatici.
All’interno del QCER, conoscere una lingua vuol dire soprattutto saperla
usare nei diversi contesti, quindi sul piano delle abilità.
Comprensione Orale
È in grado di comprendere i concetti fondamentali di discorsi formulati in lingua
standard su argomenti concreti o astratti, anche quando si tratta di discorsi
concettualmente e linguisticamente complessi; di comprendere inoltre le
discussioni tecniche del suo settore di specializzazione. È in grado di seguire un
discorso lungo e argomentazioni complesse purché l’argomento gli sia
relativamente familiare e la struttura del discorso sia indicata con segnali espliciti.
È in grado di comprendere ciò che viene detto in lingua standard, dal vivo o
registrato, su argomenti sia familiari sia non familiari che si affrontano
normalmente nella vita, nei rapporti sociali, nello studio e sul lavoro. Solo
fortissimi rumori di fondo, una struttura discorsiva inadeguata e/o l’uso di
espressioni idiomatiche possono pregiudicare la comprensione.
Con qualche sforzo è in grado di afferrare molto di ciò
che si dice in sua presenza, ma può trovare difficile
In una
contribuire efficacemente a una discussione con parlanti
conversazione tra
nativi che non modifichino affatto il loro linguaggio. È in
nativi
grado di seguire un’animata conversazione tra parlanti
nativi.
È in grado di cogliere gli elementi essenziali di discorsi e
Come esponente di
relazioni e di altre esposizioni professionali
un pubblico
concettualmente e linguisticamente complesse.
È in grado di comprendere annunci e messaggi su
In caso di annunci
argomenti concreti e astratti formulati in lingua standard e
e istruzioni
a velocità normale. 264
È in grado di comprendere quasi tutti i testi informativi
radiofonici e molto altro materiale audio registrato o
trasmesso via radio in lingua standard, identificando lo
stato d’animo, l’atteggiamento ecc. di chi parla. È in
Dalla radio e dalle
grado di comprendere registrazioni in lingua standard con
audio-registrazioni
cui può frequentemente avere a che fare nella vita sociale,
professionale e accademica e identificare, oltre al
contenuto informativo, il punto di vista e l’atteggiamento
di chi parla.
È in grado di comprendere quasi tutti i notiziari TV e i
programmi di attualità. È in grado di comprendere
Dalla TV
documentari, interviste in diretta, talk show, commedie e
la maggior parte dei film in lingua standard.
Comprensione Scritta
È in grado di leggere in modo ampiamente autonomo, adattando stile e velocità di
lettura ai differenti testi e scopi e usando in modo selettivo le opportune fonti per
riferimento e consultazione. Ha un patrimonio lessicale ampio che attiva nella
lettura, ma può incontrare difficoltà con espressioni idiomatiche poco frequenti.
È in grado di leggere la corrispondenza che rientra nel
Lettura della
suo campo di interesse e afferrarne con prontezza
corrispondenza
l’essenziale.
È in grado di individuare rapidamente il contenuto e
l’importanza di nuove informazioni, articoli e relazioni
Lettura per riguardo a un’ampia gamma di argomenti professionali
orientarsi per decidere se vale la pena di studiarli più a fondo. È in
grado di scorrere velocemente testi lunghi e complessi,
individuando le informazioni che gli/le servono.
È in grado di comprendere relazioni e articoli relativi a 265
problemi del mondo contemporaneo in cui gli autori
esprimano prese di posizione e punti di vista particolari. È
Lettura per in grado di comprendere articoli specialistici estranei al
informarsi e suo settore, a condizione di potere usare di quando in
argomentare quando il dizionario per trovare conferma di avere
interpretato correttamente i termini. È in grado di trarre
informazioni, concetti e opinioni da fonti altamente
specialistiche relative al suo settore.
È in grado di comprendere istruzioni piuttosto lunghe e
complesse nel proprio settore di competenza, compresi i
Lettura di istruzioni particolari che riguardano le condizioni d’uso e le
avvertenze, a condizione di potere rileggere le parti
difficili.
Produzione Orale
È in grado di produrre descrizioni ed esposizioni chiare e precise di svariati
argomenti che rientrano nel suo campo d’interesse, sviluppando e sostenendo le
idee con elementi supplementari ed esempi pertinenti. È in grado di produrre
descrizioni ed esposizioni chiare e ben strutturate, mettendo opportunamente in
evidenza gli aspetti significativi e sostenendoli con particolari pertinenti.
Produzione di un È in grado di produrre descrizioni chiare e precise su
articolato: d’interesse.
descrivere
esperienze
È in grado di spiegare il punto di vista su un problema
d’attualità, indicando vantaggi e svantaggi delle diverse
Produzione di
opzioni. È in grado di costruire un ragionamento con
monologo 266
argomentazioni logiche. È in grado di sviluppare
articolato:
un’argomentazione in modo chiaro, illustrando e
argomentare
sostenendo il proprio punto di vista, in modo abbastanza
esteso con elementi ed esempi pertinenti.
È in grado di fare annunci su argomenti molto generali
Produzione di un con chiarezza, scioltezza e spontaneità tali da non
annuncio pubblico richiedere sforzo né creare problemi di comprensione a
chi ascolta.
È in grado di rispondere ad una serie di domande di
precisazione con abbastanza scioltezza e spontaneità da
Produzione di un
non creare tensione né per sé né per gli ascoltatori. È in
discorso rivolto a
grado di fare un’esposizione chiara, preparata in
un pubblico
precedenza, adducendo ragioni pro e contro un certo
punto di vista e indicando vantaggi e svantaggi delle
diverse opzioni. È in grado di allontanarsi
spontaneamente da un testo preparato e riprendere spunti
interessanti proposti dal pubblico, dando spesso prova di
notevole scioltezza e facilità di espressione. È in grado di
fare un’esposizione chiara e sistematica, mettendo in
evidenza i punti salienti e sostenendoli con particolari
pertinenti.
Produzione Scritta
È in grado di scrivere testi chiari e articolati su diversi argomenti che si riferiscano
al suo campo d’interesse, valutando informazioni e argomentazioni tratte da
diverse fonti e sintetizzandole.
È in grado di scrivere la recensione di un film, un libro e
di una rappresentazione teatrale. È in grado di scrivere
descrizioni chiare e articolate su diversi argomenti
familiari che rientrano nel suo campo d’interesse. È in 267
Scrittura creativa
grado di descrivere in modo chiaro e preciso avvenimenti
ed esperienze reali o immaginari, realizzando un testo
coeso che segnali le relazioni tra i concetti. È in grado di
attenersi alle convenzioni proprie del genere.
È in grado di sintetizzare informazioni e argomentazioni
tratte da diverse fonti. È in grado di scrivere una relazione
sviluppando un’argomentazione, fornendo motivazioni a
favore o contro un determinato punto di vista e spiegando
vantaggi e svantaggi delle diverse opzioni. È in grado di
Relazioni
valutare idee e soluzioni diverse a un problema. È in
grado di scrivere un saggio o una relazione per sviluppare
un argomento in modo sistematico, mettendo
opportunamente in evidenza i punti significativi e gli
elementi a loro sostegno.
Interazione Orale
È in grado di interagire con spontaneità e scioltezza tali da consentire una normale
interazione e rapporti agevoli con parlanti nativi, senza sforzi per nessuna delle
due parti. Espone con chiarezza punti di vista sostenendoli con opportune
spiegazioni e argomentazioni. Sa parlare di un’ampia gamma di argomenti di
ordine generale, segnalando con chiarezza le relazioni tra i concetti. Comunica
con buona padronanza grammaticale, dando raramente l’impressione di doversi
limitare in ciò che vuole dire, adottando il livello di formalità adatto alle
circostanze.
È in grado di comprendere nei dettagli ciò che gli/le viene
Comprensione di un
detto in lingua standard, anche in un ambiente rumoroso
interlocutore nativo
che potrebbe compromettere la comprensione.
È in grado di esprimere emozioni di diversa intensità,
mettendo in evidenza il significato che attribuisce ad
avvenimenti ed esperienze. È in grado di interagire con 268
parlanti nativi senza rendersi involontariamente ridicolo/a
Conversazione o irritarli o metterli nella necessità di comportarsi in
modo diverso da come farebbero con un interlocutore
nativo. È in grado di impegnarsi in modo attivo in una
lunga conversazione su quasi tutti gli argomenti di ordine
generale, anche se l’ambiente è rumoroso.
Nel corso di una discussione è in grado di esprimere e
sostenere le proprie opinioni, fornendo opportunamente
spiegazioni, informazioni a sostegno e commenti. Con
Discussione qualche sforzo riesce ad afferrare molto di ciò che viene
informale detto in una discussione che ha luogo tra parlanti nativi
che non modificano affatto il loro linguaggio. È in grado
di prendere attivamente parte a una discussione informale
in un contesto familiare facendo commenti, esponendo
chiaramente il proprio punto di vista, valutando proposte
alternative, avanzando ipotesi e reagendo a quelle
avanzate da altri. È in grado di esprimere con precisione
le proprie idee e opinioni, e di argomentare in modo
convincente. È in grado di seguire una discussione che si
svolge tra parlanti nativi.
È in grado di dare contributi esprimendo e sostenendo la
propria opinione, valutando proposte alternative,
avanzando ipotesi e rispondendo a quelle avanzate da
altri. È in grado di seguire una discussione su argomenti
che rientrano nel suo settore e comprendere nei dettagli i
punti messi in evidenza da chi parla. È in grado di
Discussioni e incontri
partecipare attivamente a discussioni formali su
formali
argomenti di routine. È in grado di esprimere con
precisione le proprie idee e opinioni, presentare 269
argomentazioni e rispondere in modo convincente a
quelle presentate da altri. È in grado di seguire una
discussione, identificando con precisione gli argomenti a
favore e contro i singoli punti di vista.
È in grado di delineare con chiarezza una questione o un
problema, riflettendo su cause e conseguenze, soppesando
Cooperazione
vantaggi e svantaggi di approcci differenti. È in grado di
finalizzata a uno
fare avanzare il lavoro invitando altri a prendervi parte, a
scopo
dire che cosa pensano, ecc.. È in grado di comprendere in
modo affidabile istruzioni dettagliate.
È in grado di spiegare un problema insorto, chiarendo che
Ottenere servizi e chi eroga il servizio o il cliente deve fare una
beni concessione. È in grado di formulare una richiesta di
risarcimento usando un linguaggio persuasivo per
chiedere soddisfazione e definendo chiaramente i limiti
delle eventuali concessioni a cui è disposto/a. È in grado
di affrontare una negoziazione per risolvere una
situazione conflittuale.
È in grado di sintetizzare e riferire dati traendoli da fonti
diverse. È in grado di descrivere una procedura in modo
chiaro e dettagliato.. È in grado di trasmettere
Scambio di
informazioni dettagliate in modo affidabile. È in grado di
informazioni
comprendere e scambiare informazioni e consigli
complessi su tutta la gamma di argomenti che si
riferiscono al suo ruolo professionale.
È in grado di prendere l’iniziativa in un’intervista,
sviluppando e approfondendo i concetti, con poco
bisogno di aiuto, e sollecitazioni dall’intervistatore. È in
Intervistare ed essere
grado di condurre un’intervista sciolta ed efficace, 270
intervistati
allontanandosi in modo spontaneo dalle domande
predisposte e sfruttando le risposte interessanti per
indagare oltre.
Interazione Scritta
È in grado di dare notizie ed esprimere punti di vista per iscritto in modo
efficace e riferendosi a quanto scritto da altri
Nelle lettere è in grado di esprimere emozioni di diversa
intensità, mettendo in evidenza il significato che
Corrispondenza
attribuisce ad avvenimenti ed esperienze e commentando
le notizie e i punti di vista del corrispondente.
È in grado di scrivere messaggi con informazioni di
Appunti messaggi e
interesse immediato da trasmettere ad amici, persone di
moduli
servizio, insegnanti e altre persone frequentate nella vita
di tutti i giorni, riuscendo a far comprendere i punti che
ritiene importanti. È in grado di prendere nota di
messaggi che trasmettono una richiesta o espongono un
problema.
271
272
BIBLIOGRAFIA
276