Articoli - 05 - Teologia Del Corpo
Articoli - 05 - Teologia Del Corpo
Articoli - 05 - Teologia Del Corpo
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Vorrei incominciare questa mia relazione con una prima osservazione sul titolo
scelto: teologia del corpo. In verità l'espressione è paradossale. Il discorso su Dio, teo-
logia, si riferisce alla persona umana considerata nella sua totalità e non solo in una
dimensione del suo essere, qui, il corpo. Quindi quando si parla di teologia del corpo,
è necessario capire fin dall'inizio in quale accezione si intende la parola corpo. Si
tratta di tutta la persona umana considerata nella sua dimensione corporea.
Parliamo così di un corpo animato, i cui fenomeni possono essere studiati nel
campo di varie scienze: fisiologia, anatomia, tutti i settori delle scienze biomediche.
Non è in questo senso ristretto fisiologico che la parola corpo deve essere intesa
nella nostra prospettiva. Infatti, il corpo umano ha altri significati. Nella misura in
cui rende presente e visibile tutta la persona umana, è portatore di valori simbolici:
il corpo è la modalità in cui la persona è resa presente. Ogni persona si dà da
contemplare nel suo corpo; il corpo è unico, singolare, personale. È certamente una
realtà carnale. Tuttavia, è animato non al modo con cui un robot sarebbe animato
da movimenti meccanici e stereotipati, ma in un modo tale da essere subito
identificato come corpo di questa persona precisa. In questo senso, tutti i corpi sono
diversi, perchè diverse sono le persone.
Mi sembra che le distinzioni fatte aiutano a capire come la parola corpo sia una
realtà complessa. Rimane adesso da dire qualcosa su l'altro termine del nostro titolo
teologia.
- il primo è il fatto che è stato voluto da Dio e creato da lui. Questa osservazione
implica necessariamente che è portatore di alcune finalità intrinseche.
- Il secondo motivo è che Dio ha scelto il corpo umano come mediazione per
rivelarsi agli uomini: è il dato dell'Incarnazione. Il Verbo si è fatto carne.
È impossibile fondare una teologia del corpo senza integrare la certezza della
risurrezione. Ci aiuta in questo senso il testo essenziale di San Paolo nella prima
lettera ai Corinzi: Il corpo poi non è per l'impudicizia ma per il Signore, e il Signore è per
il corpo. Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza (1
Cor 6, 13-14). Nel contesto di un insegnamento su l'uso sbagliato e peccaminoso del
corpo che è la fornicazione, l'Apostolo trae le conseguenze morali in questo modo:
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo
e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce alla
prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, è detto, un corpo solo. Ma chi si
unisce al Signore forma con lui un solo spirito (1 Cr 6, 15-17). In verità, per essere
completi, dovremmo prolungare la lettura di San Paolo, in particolare ricordare
queste due idee secondo le quali il corpo è tempio dello Spirito Santo e poi
laffermazione che l'uomo non si appartiene più, dal momento che è stato comprato a
caro prezzo dal Signore. Il caro prezzo è stato quello del Calvario, della Passione e
della morte di Gesù sul legno della croce.
Per riassumere in poche parole questi fondamenti della teologia del corpo, è
necessario non trascurare nessuno degli elementi appena evocati: creazione
dell'uomo da Dio e quindi creazione del suo proprio corpo, assunzione del corpo
umano dal Figlio eterno del padre, risurrezione di Gesù e risurrezione degli uomini
nella sua persona, presenza dello Spirito di Dio come in un tempio, dando al corpo
umano una eccelsa dignità.
È solo a questa luce della fede cristiana che si può entrare nella comprensione della
Teologia del corpo di Giovanni Paolo II. Come si sa, la Teologia del corpo designa il
contenuto delle 129 Catechesi sull'amore umano che il Papa ha pronunciato dal 1979
al 1984 in occasione delle udienze pubbliche del mercoledì. Conoscete tutti almeno
parte di questi testi che personalmente ritengo un apporto fondamentale del
Magistero ordinario del pontefice polacco, e di cui sono convinto che siamo ancora
solo all'inizio della diffusione.
La fecondità delle Catechesi proviene dal fatto che, non solo integrano l'insieme
dell'approccio biblico e magisteriale tradizionale della Chiesa, ciò che abbiamo già
provato a mostrare brevemente all'inizio di questa conversazione, ma
esplicitandolo in un modo straordinariamente originale. L'originalità sta nel modo
di presentare il contenuto della fede sulla persona umana, nel dinamismo proprio
del soggetto. In questo modo, l’uditore o il lettore si sente personalmente
impegnato in questa visione che prende un carattere esistenziale forte. Questa mi
sembra una chiave centrale per capire la novità dell'apporto di Giovanni Paolo II.
Vorrei fare alcuni esempi:
a) la solitudine originaria
La prima parte è dedicata in modo classico alla lettura dei due racconti della
creazione dell'uomo e della donna nei primi capitoli del libro della Genesi:1, 26-27.
E Dio disse: facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza... Dio creò l'uomo a
sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò (Gen 1,26-27)". Il
secondo racconto (Gen 2, 18-25) mostra la creazione della donna a partire dalla
costola di Adamo e l'accettazione da quest'ultimo del dono del creatore: questa volta
essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. Da queste fonti tradizionali, il Papa
non teme di proporre una lettura di tipo filosofico: usa un concetto normalmente
psicologico, la solitudine, e lo trasforma in una realtà ontologica di creazione. Nasce
così la geniale espressione solitudine originaria che definisce lo stato oggettivo nel
quale fu creato il primo uomo, Adamo, che è pienamente realizzato nella sua
umanità quando a lui viene offerto un aiuto a lui simile. Il secondo racconto presenta
a questa luce l'uomo sotto l'aspetto della sua soggettività.
Il primo rapporto che sperimenta l'uomo è la sua relazione a Dio che l'ha creato
direttamente a partire dall'argilla. È da Dio che riceve l'ordine di non gustare il
frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male. Quindi, questo legame di
dipendenza fondamentale da Dio fa capire la condizione etica dell'uomo, che si
trova per la prima volta davanti a una scelta morale: ubbidire o disubbidire.
La solitudine originaria suggerisce l'attesa dell'uomo di questo aiuto a lui simile, ciò
che consente di integrare in modo coerente il fondamentale desiderio che l'uomo ha
di essere unito ad una donna. Viene integrata così tutta la dimensione del desiderio
e della sua espressione sessuale: ormai i due faranno una sola carne.
b) la communio personarum
Ho parlato di ambiguità del desiderio nel senso che, nella sua struttura, il desiderio
sessuale, come lo mostreranno alcune Catechesi, contiene insieme una dimensione
gratificante che mira alla dilatazione del proprio essere nell'unione dell'uomo con la
donna o della donna con l'uomo, ma anche un certo pathos, una sofferenza di chi
sperimenta che non può dare a se stesso una gioia che solo la comunione con l'altro
(o l'altra) può suscitare.
L’uomo puro di cuore scopre il significato sponsale del proprio corpo orientato
verso il dono di tutta la persona e il ricevimento di tutta la persona dell’altra.
L’amore presuppone questo doppio movimento, in una reciprocità del dono che i
due coniugi fanno di sé all’altro (altra). Questo implica che i due siano giunti alla
coscienza del significato del corpo. Il rispetto del significato del corpo segna un
ethos del dono che consente ai vari dinamismi della persona di essere integrati.
È questa relazione nuziale tra i coniugi che è il luogo della presenza di Cristo. La
riflessione di Giovanni Paolo II sulla sessualità ha sempre avuto una prospettiva
cristologica. Cristo è fonte e modello dei rapporti tra i coniugi. Il mistero nuziale
d'amore tra Cristo Sposo e la Chiesa Sposa fonda il mistero del matrimonio
cristiano. In una visione di fede, la comunione d'amore e di vita tra i coniugi ha
come missione propria, di natura profetica, di significare e di rendere attuale
l'unione tra Cristo e la sua Chiesa. Dobbiamo riflettere sul modo con cui la Chiesa è
veramente una comunione di vita e di amore. Da una parte, è all'interno della
Chiesa che viene trasmessa la vita eterna, dal momento che essa è resa feconda dal
dono dello Spirito Santo. Dall'altra, la Chiesa è essenzialmente una comunione
d'amore, nella misura in cui è l'amore infinito che l'ha fatto nascere dal costato
trafitto del Redentore. E' interessante osservare che negli autori sacri e nella grande
tradizione dei Padri, l'unione tra Dio e la Chiesa è sempre stata descritta in termini
ispirati all'amore nuziale. Per esempio, nel contesto di un insegnamento coniugale,
Paolo si riferisce al modello di Cristo che si prende cura della sua Chiesa. La Chiesa
si nutre dell'attesa escatologica di essere eternamente unita al suo Signore. In
questo modo l'unione tra Cristo e la Chiesa appare come la celebrazione delle nozze
eterne dell'Agnello. L'analogia tra l'amore del Signore per la Chiesa e dell'amore
dello sposo per la sua sposa è, in san Paolo, una pietra miliare della teologia
cristiana del matrimonio. Tuttavia, anche in questo campo della sacramentaria,
l'apporto della Teologia del corpo di Giovanni Paolo II è molto originale. Parte dal
legame che unisce corpo e sacramento. Come si sa, appartiene ad ogni sacramento
di supporre una realtà corporale: il sacramento è segno di qualcosa, è una realtà
visibile che rimanda ad un'altra realtà nascosta. Il Papa medita sulla lettera ai
Efesini. Osserva che la realtà invisibile che deve essere significata è la carità di
Cristo, il suo amore infinito. Ora, quale è il segno visibile dell'amore di Cristo se
non il suo corpo morto e risorto? Il corpo morto sulla Croce può essere interpretato
senza difficoltà come la conseguenza dell'amore di chi ha offerto la propria vita per
la salvezza del mondo. Tuttavia il fatto che lo stesso corpo sia risorto mostra che è
anche sacramento dell'amore del Padre, dal momento che è al Padre che il Figlio si
è offerto in sacrificio. La risurrezione di Gesù attesta che la sua preghiera al Padre è
stata esaudita.
Nel senso proprio, la parola corpo indica il corpo sessuato dell'uomo e della donna
che consente loro, unendosi, di fare una caro. È in senso metaforico che la Chiesa è
detta Corpo di Cristo. Questo suggerisce il legame profondo che unisce tutti gli
uomini al Figlio di Dio. Abbiamo già evocato come l'unione sessuale tra l'uomo e la
donna debba essere intesa come il dono reciproco che ciascuno dei due fa all'altro.
Tuttavia la frase paolina secondo la quale nessuno ha preso in odio la propria carne; al
contrario la nutre e la cura, contiene un riferimento implicito all'Eucaristia: è con il
proprio corpo che Cristo nutre la Chiesa. Il Papa osserva che l'analogia tra il
rapporto uomo-donna e la relazione Cristo-Chiesa contribuisce ad illuminare il
mistero divino, nel senso che ci insegna qualcosa sull'amore reciproco che unisce
Cristo alla Chiesa. Nel contempo, però, ci insegna anche la verità essenziale del
matrimonio, la cui vocazione consiste nel riflettere il dono di Cristo alla Chiesa
insieme all'amore della Chiesa per Cristo. Se il sacramento ha come finalità di
esprimere questo mistero divino, dobbiamo ammettere che non potrà mai farlo
completamente. Il mistero infatti eccede sempre il sacramento. Ma Giovanni Paolo
II completa la sua analisi con l'osservazione secondo la quale il sacramento in realtà
va oltre il significato. Non si accontenta di proclamare il mistero in modo
significativo; il sacramento è destinato a realizzarlo nell'uomo. E così, in virtù del
battesimo degli sposi, la loro intima comunione di vita e d'amore fondata dal
Creatore come ha mostrato Giovanni Paolo II, è elevata e assunta nella carità
nuziale di Cristo che la sostiene con la sua forza di redenzione.
È certamente la luce della Redenzione che consente al Papa di dare alla Teologia del
corpo la sua dimensione più profonda. Il centro dell'attenzione si volge, qui, verso
l'Ultima Cena. Nel momento della più intensa comunione con i suoi discepoli, Gesù
anticipa la libera offerta che egli farà di se. Non solo afferma che il pane e il vino
che dà loro da mangiare e da bere, sono il suo corpo suo sangue, ma ne esprime il
valore di sacrificio rendendolo sacramentalmente presente. Il corpo tradito e il
sangue versato ormai non hanno solo il significato di un simbolo: sono offerti come
cibo e bevanda ai discepoli che, uniti a Gesù è tra di loro, si uniscono corporalmente
a lui. Essere unito corporalmente a Cristo vuole dire associato al suo sacrificio
redentore. L'unità nella carità è richiesta per ricevere degnamente ed efficacemente
il Corpo e il Sangue di Cristo. Questo dono è fatto a tutta la Chiesa Sposa di Cristo.
Il Papa mostra così che l'essenza dell'eucaristia è nuziale, perché è il dono che lo
Sposo fa alla sua Sposa e che la Sposa accoglie nella fede.
Potete senza sforzo immaginare l'interesse di questo sviluppo per una autentica
spiritualità coniugale. Indico solo alcune vie di esplorazione: l'eucaristia rinforza è
rigenera la comunione fra gli sposi; essa rivela agli sposi cristiani la vera identità
eucaristica del matrimonio; è in qualche modo memoria del dono che gli sposi si
sono fatti l'uno all'altra; la luce eucaristica consente inoltre di pensare l'unione degli
sposi nella sua giusta dimensione di donazione totale, aperta a una fecondità che la
trascende.
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3) Giovanni Paolo II, Catechesi XIV, XV e XVI, in Uomo e Donna lo creò, Catechesi
sull’amore umano, Città Nuova Editrice-Libreria Editrice Vaticana, Roma 1985, pp
74- 83
4) Ibid., p 80.