Compiti Storia 13-11
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Neoliberismo
Il neoliberismo è un indirizzo di pensiero economico che denuncia le
sostanziali violazioni della concorrenza perpetrate da concentrazioni
monopolistiche all’ombra del laissez-faire e chiede pertanto misure statali
atte a riaffermare l'effettiva libertà di mercato e a garantire con ciò il
rispetto anche delle libertà politiche.
Gli economisti neoliberisti non insistono tuttavia più sugli ipotetici
vantaggi della libera concorrenza, ma sugli inconvenienti pratici
dell’intervento dello Stato, ritenuto facile a degenerare in costrizione,
pesante, sempre tardivo e spesso inefficace. [1]
Il termine liberismo è spesso stato assimilato sin dalle origini crociane alle
conseguenze economiche del pensiero politico liberale. Tuttavia, il
liberalismo attribuisce all'autorità pubblica e al diritto proprio il compito di
difendere le libertà individuali, tra cui anche quelle economiche. L'essenza
economica del liberalismo fu enunciata nel modo più esplicito
dall'economista austriaco Eugen von Böhm-Bawerk: "Un mercato è un
sistema giuridico, in assenza del quale l'unica economia possibile è la
rapina di strada".
Capitalismo
L'empirismo di Locke
Locke è considerato il padre dell’empirismo e nella sua opera maggiore:
Saggio sull’intelletto umano, stabilisce i confini (dettati dall’esperienza)
entro cui può svilupparsi la conoscenza.
Il primo stadio della conoscenza è costituito dalle idee semplici che sono
una ricezione passiva del materiale appartenente alla realtà esterna (idee
di sensazione) e a quella interna (idee di riflessione).
Locke si scaglia, quindi, contro le cosiddette idee innate, considerandole
uno strumento del potere.
La nostra mente raggruppa e organizza le idee semplici in idee generali e
complesse.
La conoscenza vera e propria consiste, infine, nella constatazione di una
concordanza o discordanza tra idee.
La conoscenza può essere di due tipi:
conoscenza certa (attraverso l’intuizione, la
dimostrazione e la sensazione attuale);
conoscenza probabile (mediante la testimonianza e la
coerenza con l’esperienza passata).
Il liberalismo di Locke
Secondo Locke in un ipotetico stato di natura gli uomini vivono in una
situazione di uguaglianza di diritti (alla libertà, alla vita, alla proprietà).
L’esercizio di questi diritti è limitato alla propria persona dalla legge di
natura (la ragione) ma può succedere che un uomo cerchi con la forza di
violare i diritti altrui.
Lo stato di guerra è evitato dall’instaurazione di uno stato civile che ha
come unica funzione la tutela della libertà dell’uomo attraverso la legge.
Per lui lo stato:
non ha un potere assoluto,
nasce da un accordo (“contratto”) tra i cittadini e il
sovrano,
non deve intervenire nelle questioni di fede,
prevede che il potere esecutivo e quello legislativo non
siano nelle mani di un’unica persona.
Per queste ragioni Locke è considerato il teorico del
liberalismo.