Saussure
Saussure
Saussure
Saussure fu il primo a cercare di risvegliare un interesse per questioni di metodo nel campo della
linguistica rimasto sempre soffocato dallo studio storico-comparativo. Egli inizialmente coltiva
degli interessi scientifici studiando Chimica e Fisica. Poi si sposta in Germania: a Lypsia studia
linguistica, prepara una tesi di dottorato su questioni di sintassi sanscrita e, ancora prima di finire
la tesi produce nel 1878 i “Memoires sul sistema primitivo delle vocali nelle lingue
indoeuropee” si tratta di un saggio di ricostruzione fonologica concentrato sulle vocali.
X es: quante vocali aveva l’IE? Il Sanscrito, lingua risalente al II millennio aC e, dunque, di
attestazione molto antica la vocale principale è la “A” (tutte le “e” e “o” diventano “A”). In ST
troviamo “ka” (chi) e “cha” (e), invece in latino troviamo “que”, il fenomeno avvenuto è quecha
=dunque è a partire dall’originario latino “que” che è avvenuta una PALATALIZZAZIONE
(consonante velare di fronte alla palatale si palatalizza) teoria di Saussure
DUNQUE, con quest’opera S mette in discussione la ricostruzione tradizionale dell’IE. Il suo scopo è
vedere le relazioni tra le cose, vederle nell’insieme, non considerare il fatto singolo. Cosa c’è di
rivoluzionario nell’opera?
1. Innanzitutto S sosteneva che il ST non rappresenta l’attestazione più antica.
2. S sosteneva che nell’IE fosse necessario ricostruire i cosiddetti COEFFICIENTI SONANTICI
elementi indistinti che, a seconda delle lingue si evolvono diversamente.
X es. pàter (latino) – patèr (greco) – pìtar (sanscrito) cosa ci sarà stato nell’IE? Secondo S
c’era un suono indistinto che, a seconda delle lingue, si è colorato o in un modo o in un altro.
Li definisce “coefficienti” perché è un elemento che poteva sia diventare una vocale oppure
no: dipende dal contesto. Se si trova tra consonanti diventa una vocale, se si trova dopo una
consonante allungava la vocale precedente.
Il COURS
Dopo il periodo di studio tedesco, diventa professore di linguistica, poi insegna a Parigi per poi
ritornare a Ginevra dove tra l 1906 e il 1911 tenne 3 corsi successivi in cui poneva questioni ai suoi
studenti di questo giunse l’eco ai suoi colleghi che decisero di raccogliere gli APPUNTI dei corsi,
si impegnarono soprattutto i colleghi BALLY e SECHEHAYE che cercano di ottenere un testo
unitario la cui prima edizione è del 1916 e la terza del 1922, la prima traduzione italiana è del ’68
di Tullio de Mauro.
-Dopo il ’22, lo studioso ginevrino GODEL cercò di trovare nuove fonti per ricostruire il pensiero di
Saussure pubblica “Les sources manuscrites du Cours de linguistique gènèrale de F. de
Saussure”.
-Nel ’68 ENGLER pubblica un’edizione sinottica che raccoglie i quaderni degli studenti e i quaderni
degli appunti dello stesso Saussure. L’opera presenta 6 colonne: nella prima vi è il testo
dell’edizione del ’22 del Cours, nella 2-3-4 vi sono gli appunti utilizzati da Bally e Sechehaye, nella 5
vengono integrati gli appunti di Godel, nella 6 ci sono note autografe dello stesso Saussure.
Il Cours ci riporta dei pensieri di Saussure, ma in maniera mediata ed in cui troveremo tante
contraddizioni. Per questo ci si chiede: quanto capivano gli studenti? Come i suoi pensieri
risuonavano ad i suoi colleghi? Quanti dubbi aveva lo stesso Saussure? non è un caso che di
tutti i suoi 99 quaderni S non ne abbia pubblicato nemmeno uno. Oltre a questi 99 quaderni, S
scriveva anche delle lettere in cui affrontava anche questioni di linguistica: per esempio vi sono le
lettere a MEILLET in cui scrive “non mi pare possibile scrivere più di 10 righe di linguistica con un
senso” oppure in una lettera a Pascoli, in quanto latinista, espone come secondo lui nella poesia
latina ci siano dei “messaggi segreti” da decifrare questa ricerca di ANAGRAMMI o IPOGRAMMI
diventa per lui quasi un’ossessione. Di questi anagrammi parlano:
-STAROBINSKY tradotto da Cardona “Le parole sotto le parole: gli anagrammi di Saussure”
-Stefano Bartezzaghi dedica l’ultimo capitolo del suo libro ai suoi anagrammi.
Saussure viveva questa continua ricerca in maniera assai problematica, in un’altra lettera a Meillet
(pubblicata da Jakobson) scrive “io non so se il me che sta cercando è vittima di un’illusione o se
c’è qualcosa da vedere”
I suoi 99 quaderni oggi sono nei MANOSCRITTI DI HARVARD, SCRITTI DI LINGUISTICA GENERALE :
comunque il MEMOIRES è l’unica cosa che Saussure decide di pubblicare.
STRUTTURA DEL COURS:
-INTRODUZIONE: 7 CAPITOLI
1. Cap 1 Sguardo alla storia della linguistica
2. Cap 2 Materia e compito della linguistica. Suoi rapporti con le scienze connesse
3. Cap 3 Oggetto della linguistica (l’oggetto si direbbe creato dal punto di vista;
lingua come prodotto sociale della facoltà di linguaggio e insieme di convenzioni
necessarie; la lingua è in sé una totalità e un principio di classificazione; posto della
lingua tra i fatti di linguaggio: circuito della parole; semiologia)
4. Cap 4 Linguistica della lingua e linguistica della parole
5. Cap 5 Elementi interni ed esterni alla lingua
6. Rappresentazione della lingua mediante la scrittura
7. La fonologia (Appendice: principi di fonologia)
-5 PARTI: la prima tratta dei “principi generali”, la seconda della “linguistica sincronica”, la terza di
linguistica diacronica, la quarta di linguistica geografica e la quinta affronta questioni di linguistica
retrospettiva.
Saussure sostiene che l’interesse per le lingue sia composto da 3 momenti principali:
1. L’interesse della grammatica: è un interesse normativo, delle regole, MA la linguistica si
deve occupare di come funzionano le lingue.
2. Per la filologia: che si occupa dello studio e ricostruzione dei testi. In questo caso siamo più
vicini ai veri interessi della linguistica, PERO’ c’è una mancanza: la filologia ignora la lingua
viva.
3. Una vera e propria linguistica nasce nell’800, ovvero quella basata sulla COMPARAZIONE e
nasce con BOPP nel 1816 B comprese che la relazione tra lingue parenti poteva
diventare la materia di una scienza autonoma. Tramite la comparazione si spiegano
relazioni che altrimenti sarebbero rimaste oscure. Saussure sottolinea che è meglio fare
non solo una comparazione tra 2 lingue, ma almeno tra 3.
X es. genus, generis (latino) VS genos, geneos (greco) VS jianas, jianasas (sanscrito) quella del
ST è verosimilmente la situazione originaria perché la sibilante intervocalica o può cadere come in
greco o si trasforma in un altro suono come in latino col fenomeno del rotacismo.
La linguistica dell’800 aveva tuttavia secondo S un grande limite: non si interrogava sulla natura
dell’OGGETTO DELLA LINGUISTICA. Secondo S “bisogna mostrare al linguista ciò che fa”.
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Oltre al problema dell’oggetto della linguistica, ve ne sono altri:
-La linguistica considerava le lingue come vegetali S li definisce come “errori di una scienza
giovane”.
Saussure ammette che ci siano stati in seguito dei momenti di maturazione in cui i romanisti
(soprattutto DIEZ) hanno avuto un ruolo fondamentale, soprattutto perché loro hanno sempre
avuto un punto di partenza (latino) e non una lingua dalla ricostruzione ipotetica. Secondo S anche
i germanisti hanno fatto tanto lavoro. S cita anche Whitney che definisce la lingua un “fatto
sociale” e anche i Neo-grammatici che hanno il merito di considerare le lingue come il “prodotto
dello spirito collettivo dei popoli”
=questi sono tutti i progressi fatti secondo Saussure, però rimane sempre il problema relativo
all’OGGETTO della linguistica. E’ inoltre importante che la linguistica chiarisca anche il suo
rapporto con le altre scienze quali la fisiologia, l’antropologia, la filologia etc etc.
*riguardo alla materia della linguistica S ha detto “se mi chiedete l’utilità della linguistica,
pochissime persone hanno in proposito le idee chiare”.
QUAL E’ L’OGGETTO DELLA LINGUISTICA? Cap 3 Introduzione Cours, da pp 17 in poi.
Saussure inizia dicendo che la questione di definire l’oggetto della linguistica è difficile in partenza
perché, a differenza delle altre scienze, un linguista un oggetto in partenza non lo ha.
X es. consideriamo la parola NUDUM (latino) : essa si potrebbe studiare dal punto di vista dei
suoni, dei concetti che richiama, della sua storia etc etc. Saussure riconosce che ciascuno di questi
punti di vista è legittimo, ma ognuno di essi ha un oggetto diverso. Dunque:
L’OGGETTO DELLA LINGUISTICA E’ CREATO DAL PUNTO DI VISTA.
Tra tutte le manifestazione del linguaggio Saussure dice che noi poniamo al primo posto la
LANGUE, ovvero UNA CONVENZIONE CHE TIENE UNITA LA COMUNITA’. Per capire cosa è
quest’ultima bisogna mettersi nel terreno dei singoli parlanti. Dunque, per capire l’oggetto della
linguistica (langue) bisogna partire dal circuito della PAROLE, ovvero un atto singolo di
comunicazione linguistica.
CONCETTO+IMMAGINE ACUSTICA: costituiscono il SEGNO LINGUISTICO. Non è ovviamente detto
che le associazioni tra parlante e ascoltatore siano le stesse, MA la convenzione permette che
siano QUASI le stesse e, cioè, si somigliano ABBASTANZA per riuscire a comunicare. Tra gli individui
ci sono molte differenze, ma si può fare una MEDIA tra le associazioni dei vari parlanti per formare
una convenzione. Per Saussure è fondamentale distinguere:
PIANO INDIVIDUALE, cioè l’atto di parole. VS PIANO COLLETTIVO, piano della langue.
Ciò che è ACCESSORIO VS ciò che è ESSENZIALE
Inoltre, l’atto di PAROLE è un atto individuale e di volontà del parlante VS la LANGUE è
un’astrazione fondata su una collettività. Non è soggetta alla volontà del parlante. Saussure
paragona la parole all’esecuzioni di una sinfonia che sono tutte un po’ diverse tra loro, mentre la
sinfonia è la langue. Un’altra metafora utilizzata da Saussure è quella del gioco degli scacchi: ci
sono dei fatti materiali che io posso modificare durante il gioco e ciò non apporta modifiche al
gioco stesso (se sostuisco la regina con una di plastica x es) anche nella lingua ci sono cose che si
possono descrivere, MA che non cambiano la lingua. parliamo di LINGUISTICA ESTERNA
(collocazione geografica, storica etc.) e LINGUISTICA INTERNA secondo cui la langue può essere
studiata in se stessa e può ignorare alcune cose che non sono interne perché non intaccano il
sistema della lingua.
Sempre nell’introduzione S scrive che secondo lui è necessario fondare una disciplina che
studiasse i SEGNI: dopo nascerà la SEMIOTICA.
Scrive anche che la Langue è in sé una totalità ed un principio di classificazione Humboldt aveva
già detto che le lingue sono i messi con cui gli umani versano la varietà dei fenomeni nella forma
dei pensieri.
7-10-21
COURS, PARTE PRIMA: “PRINCIPI GENERALI”(cap 1.2.3)
La natura del segno linguistico (p. 83) Saussure prende la distanza dall’idea che lingue siano
nomenclature, sono solo delle etichette che non ci dicono se sono cose mentali o vocali. Il segno
linguistico unisce il concetto(l’idea che io ho) e l’immagine acustica(l’idea che io ho del suono), non
una cosa ad un nome. Il concetto è sicuramente più astratto, ma l’immagine acustica non è fisica. Il
rapporto significato-significante è inscindibile, non esiste uno senza l’altro.
Per descrivere i principi generali Saussure parte, quindi, dalla specificità del segno
linguistico(concetto-significato+immagine acustica-significante: entrambi mentali). Saussure
stabilisce le PROPRIETA’ del segno linguistico:
1. ARBITRARIETA’ DEL SEGNO “è arbitrario il rapporto tra significato e significante”. Non
c’è nessun motivo per cui una sequenza di suoni sia legata a quell’oggetto. Ci sono parole
che si somigliano molto ma dai concetti molto diversi, oppure due parole possono
rappresentare lo stesso concetto ma non si assomigliano. All’interno di ogni sistema
linguistico non c’è nessun motivo che giustifichi la relazione significato-ante. Arbitrario non
vuol dire che ogni parlante è libero di fare ciò che vuole, ma vuol dire semplicemente
IMMOTIVATO, non c’è una ragione necessaria per cui le cose sono in un certo modo. Ci
sono, però, delle eccezioni per esempio se pensiamo alle onomatopee, interiezioni o
esclamazioni Saussure giustifica il fatto dicendo che queste parole sono poche rispetto
al resto della lingua. Inoltre è vero che cercano di riprodurre ciò che rappresentano, ma
somigliano al contenuto sempre nella misura in cui la convenzione linguistica lo permette.
Saussure dice che tra tutti i sistemi di segni è il più arbitrario di tutti.
*quando c’è un rapporto tra espressione e contenuto, Pierce parla di “icone”( le emoticon,
x es)
2. LINEARITA’ DEL SIGNIFICANTE il significante ha un’estensione lineare che si sviluppa lungo
l’asse del tempo nella lingua orale e si sviluppa nello spazio nella lingua scritta. (non posso dire 5
cose contemporaneamente, non è un sistema di comunicazione multimediale).
Per quanto riguarda l’arbitrarietà, Saussure si concentra su due aspetti: l’IMMUTABILITA’ e la
MUTABILITA’ del segno linguistico che è stabile, ma può cambiare. (p 89, capitolo II)*Saussure
procede spesso per coppie in contrapposizione. L’associazione tra ato-ante è arbitraria e
immotivata, ma il parlante non è libero avrà sempre un piccolo margine di libertà, ma poi è
vincolato ed è costretto ad ubbidire alla lingua, secondo S noi non abbiamo la possibilità di
intervenire sulla lingua e questo vale per i parlanti di ogni epoca: non c’è storicamente qualcuno
che ha dato i nomi alle cose. La lingua è un prodotto ereditato dalle generazioni precedenti. Il
segno linguistico tende a rimanere sempre uguale, il grosso della lingua tende a rimanere così. Il
primo grande freno consiste nell’arbitrarietà: proprio la mancanza di una ragione ci spinge a stare
fermi su una certa convenzione. Inoltre i segni sono tanti ed introdurre modificazioni è complicato
per la memoria e per la comunicazione. I segni sono, inoltre, correlati perché costituiscono un
sistema. Un altro freno alla mobilità della lingua è la generale inerzia della massa di parlanti.
per tutte queste ragioni la solidarietà al passato prevale sulla volontà di scelta.
TUTTAVIA, i segni sono anche MUTEVOLI C’è anche un’infedeltà relativa al passato. I
cambiamenti riguardano il segno nel suo complesso e, quindi, il rapporto ato-ante.
X es. necare (latino) uccidere noyer (francese) annegare: spostamento del rapporto ato-ante.
X es. Feet come plurale di Foot in inglese: nell’inglese antico abbiamo FOT FOTI in cui la I indicava il
plurale. Essa ha prodotto un fenomeno di assimilazione(2 suoni vicini si influenzano) essendo O
una vocale posteriore e I una vocale anteriore la prima vocale diventa simile alla vocale finale
FOTI diventa FETI e, dato che in inglese le vocali finali cadono tutte, abbiamo: FEET, FOOT
=si tratta di cambiamenti CASUALI. Alla lingua non importano i messi con cui accadono, le
importano le DIFFERENZE. Per Saussure, così come per Whitney, la lingua è una pura istituzione.
Saussure si sofferma pure sulle LINGUE ARTIFICIALI come l’esperanto. Esse, dopo essere state
create e usate dai parlanti inevitabilmente cambiano e non restano uguali a loro stesse, pian piano
entrano nella stessa evoluzione delle lingue naturali: seguono il tempo e sfuggono alla volontà la
lingua viene trasportata dalla sua corrente.
Il TEMPO ha un valore particolare, un effetto dirompente nella linguistica Le discipline che
dipendono dal tempo sono quelle che hanno a che fare con i VALORI, siccome gli elementi
linguistici sono fondati su valori è per questo che il fattore tempo è tanto importante. Per Saussure
bisogna differenziare due diverse prospettive nello studio della lingua:
1. LINGUISTICA EVOLUTIVA(DIACRONICA): studia le lingue nel suo divenire. La linguistica
storico-comparativa è uno studio diacronico. Es: foot feet in inglese si sofferma su
esempi come questi per dimostrare le caratteristiche di un fatto diacronico: non si è
creato per una qualche intenzione, i diacronici, dice Saussure, non hanno un fine e non
tendono a modificare il sistema anche se questo cambiamento può avere delle
conseguenze sul sistema globale. C’è sempre un carattere fortuito nei fatti diacronici
che si vengono a creare per una serie di ragioni prevedibili o no, ma non voluti dai
parlanti. Non è neanche detto che i fatti diacronici si somiglino tra loro: ognuno è
particolare, anche perché ognuno ha una sua durata di un certo momento.
Es: accento francese sta sempre nella sillaba finale di parola a meno che la parola
non termini con una vocale muta. Da un punto di vista diacronico: questo è successo
per un fatto diacronico che di per sé non ha niente a che vedere con l’accento sono
cadute le sillabe finali che non erano accentate in latino, ci siamo trovate con una
quantità di parole che avevano l’accento sulla sillaba finale. Si è creata, dunque, PER
CASO.
Es dalle lingue slave: nella parole “slovo” (parola), in genitivo plurale si diceva “slovu” (u
breve finale indica il gen plurale). Ad un certo punto tutte le vocali alte finali di parole
brevi (“i”e “u”) sono cadute quindi: slovu slov, ma nonostante questo l’opposizione
tra slovo e slov continua a funzionare. anche questo si è creata per caso, nessuna
intenzione. (anche zero ha valore per opposizione)
2. STATICA(SINCRONICA): descrive un sistema linguistico in un determinato momento.
Per esempio la grammatica è uno studio sincronico, perché descrive la lingua per come
funziona oggi.
Per Saussure era arrivato il momento di rifondare la disciplina comprendendo che il fattore tempo
avesse un impatto fondamentale nell’approccio alla linguistica.
12-10-21
Saussure propone una serie di metafore per spiegare i 2 punti di vista (diacronico e sincronico),
propone 3 metafore:
1. Prendiamo un corpo nella sua complessità, tridimensionale: allo stesso modo la lingua
presa tutta insieme con la sua storia ha tante dimensioni. Ma io posso sempre decidere
di considerare la lingua schiacciata su una dimensione sola ed eliminare il fattore
tempo è come se facessi la proiezione di un corpo su un piano.
2. Viene dalla conformazione dei tronchi degli alberi: nel corso del tempo si accresce per
cerchi concentrici man mano che passa il tempo. Immaginiamo di tagliare un tronco:
vediamo i cerchi su un piano.
3. Gioco degli scacchi immaginiamoci una partita di scacchi, fermiamo il gioco in un
determinato momento e osservo la posizione delle pedine sulla scacchiera posso
paragonare questa posizione allo stadio sincronico di una lingua (= ci sono una serie di
elementi che intrattengono relazioni precise e che valgono in funzione di quelle
relazioni). Riavviamo il gioco e un giocatore fa una mossa la mossa del giocatore può
essere paragonata al fatto diacronico(= questa singola mossa ha conseguenze su tutto il
sistema). Saussure comunque ammette che questa astrazione non vale fino in fondo,
perché quando un giocatore fa una mossa vuole volontariamente muovere quella
pedina e questo nella lingua non avviene. Quindi, questa metafora vale se
consideriamo un giocatore “stupido ed incosciente”. la mossa diacronica delle lingue
si crea accidentalmente.
E’ proprio in relazione alla differenza tra sincronia e diacronia che Saussure si inizia ad interrogare
su che cosa siano le LEGGI in linguistica. Anche i neogrammatici e soprattutto Paul parlavano di
leggi. Secondo Saussure si chiede: in linguistica possiamo parlare di leggi? Non c’è una critica
esplicita ma trapela un’opposizione da parte di Saussure ai neogrammatici: affermare le leggi in
linguistica è come afferrare un fantasma. Saussure fa esempi di fenomeni linguistici che i linguisti
definiscono come “leggi” e lo fa per mostrare che si tratta di fenomeni diversi e che anche nel caso
del concetto di legge bisognerebbe capire se si tratta di un fenomeno sincronico o diacronico:
Es: (p.111 num 4) septem (lat) – hepta (gr) fricativa alveorale davanti a vocale in greco si ha una
vocale aspirata. E’ una corrispondenza regolare, infatti ha dato luogo ad una legge. Nell’IE c’era la
S, poi l’innovazione si è avuta in greco. E’ una legge sicuramente imperativa, MA d’altra parte non
è una legge generale che riguarda tutto il sistema, è un fenomeno molto particolare che riguarda
una singola cosa successa in un determinato momento della storia del greco.
Es: poutre (fr:giumenta) ha preso il senso di “pezzo di legno, trave” è un fatto molto specifico in
un determinato contesto.
=nel fatto fonetico è più difficile rendersi conto che si tratti di un fatto particolare, ma in un fatto
semantico è più evidente.
Quindi, S afferma che le leggi che descrivono fatti diacronici, possiamo anche chiamarle leggi che
agiscono in maniera imperativa, ma restano FATTI PARTICOLARI.
Ci sono anche delle LEGGI GENERALI che riguardano l’intero sistema:
Es. (p. 111 num. 2). “l’accento non risale mai oltre la terzultima” vale in generale per il sistema
latino. Ma non è una legge alla quale il latino deve obbedire, non c’è nulla di imperativo, è una
constatazione di un dato di fatto. (Legge sincronica)
Le conclusioni di Saussure sulle leggi in linguistica sono:
-Bisogna capire quali sono leggi diacroniche e sincroniche: le prime descrivono cambiamenti nel
corso del tempo, le seconde descrivono come un sistema funziona in un certo momento.
-L’utilizzo del termine “legge” è lo stesso nei due casi? No la legge diacronica descrive un fatto
particolare che si è verificato in un certo momento della storia della lingua che sicuramente in quel
momento si è imposta in modo imperativo, ma non è una legge generale del sistema linguistico. Le
leggi sincroniche sono generali, ma non sono un obbligo, sono una constatazione. Saussure, quindi
afferma che in linguistica bisognerebbe utilizzare il termine “legge” in una maniera che andrebbe
distinta e che forse non è neanche precisa ”forse voler parlare di legge in linguistica è voler
afferrare un fantasma”.
-Saussure inoltre aggiunge che forse si può parlare di legge da un altro punto di vista ancora che
non è né sincronico né diacronico e qui introduce un altro punto di vista, quello PANCRONICO: ci
sono delle regole che valgano in generale, che sopravvivono in ogni evento, valgono in ogni stato
sincronico. Nel caso del gioco degli scacchi sarebbero “le regole del gioco”. Regole che ci
interessano dal punto di vista dell’universalità del linguaggio, ma non raggiungono mai i fatti
particolari di ogni lingua.
Quindi, per Saussure: “la diacronia è il regno del particolare”, tutto quanto nella lingua diacronico
è particolare, dunque tutto quanto nella lingua è diacronico non lo è che per la parole sono fatti
specifici, accessori, accidentali quelli che avvengono in diacronia.
13-10-2021
*Secondo S l’individuo fa la lingua, ma allo stesso tempo non la fa: la fa nel senso che sono gli
individui quelli che parlano e noi alla lingua accediamo solo tramite la parole, però l’individuo non
decide, una sua variazione individuale non può diventare un fatto di langue.
La parte della linguistica sincronica insieme alla definizione del segno linguistico hanno avuto
maggiore impatto nella nascita di una linguistica teorica che stava già maturando in quei tempi e in
cui Saussure rappresenta un passaggio fondamentale. (pp.123 -135) Saussure si domanda quali
sono le entità concrete della lingua?
Il nostro punto di riferimento è la definizione di segno: unione di significato e significante
caratterizzati dal fatto di essere uniti in maniera inscindibile ed arbitraria, cioè convenzionale. Il
significante ha un’estensione lineare. Ciò che il linguista osserva non sono cose concrete, ma atti di
parole. Come si delimitano i segni linguistici? Nella catena parlata io non ho singoli segni linguistici.
Es: si je la prends di fronte a questa sequenza il parlante francese può trovare 2 possibilità di
segmentazione:
1. Si – je – la – prends
2. Si – je – l - aprends
Un parlante francese di fronte a questa sequenza: sulla base di cosa individua nella catena parlata
le segmentazioni se ce ne sono più di una? Il parlante deve delimitare una porzione di sonorità che
con esclusione di ciò che precede e di ciò che segue è il significante di un certo concetto.
Es: La force du vent - a bout de force “force” ricorre in queste due sequenze sonore, ma ad
esclusione di ciò che precede e ciò che segue ha la stesso significante ed è anche associato allo
stesso significato. Il parlante impara anche che può capitare che ci sia una stessa porzione sonora
che non corrisponda allo stesso significato, ma a qualcosa di diverso. il m’enforce a parler :
stessa porzione di sonorità, ma sono due cose diverse (nome VS verbo).
Saussure dice che il parlante deve imparare a delimitare e a conoscere i segni linguistici, CIOE’ le
porzioni di sonorità che ad esclusione di ciò che precede e ciò che segue sono associate ad un
determinato concetto. Non è un’operazione semplice che il parlante deve fare: non è vero che la
porzione sonora è sempre la stessa, non c’è mai una coincidenza perfetta, c’è sempre qualche
piccola variazione (la mia pronuncia in francese o la pronuncia anche di 2 francesi).
=l’identità delle entità linguistiche è qualcosa che prescinde dalla pura materialità. Esempio: se ci
riferiamo ad un treno che va da Parigi a Lione, non ci interessa se il treno sia diverso o di cosa sia
fatto, ci interessa solo che svolga quella funzione e che abbia quel valore. Esempio: scacchi, se
cambio un alfiere di legno con uno di plastica, non cambia niente, sono differenze materiali che
non interessano al funzionamento generale. questo succede anche nella lingua. E allora quali
sono le entità concrete della lingua? Secondo Saussure esse non sono date in partenza e non
fanno riferimento alle categorie grammaticali ci serve il concetto di VALORE.
14-10-21
Valore linguistico(136-7-8) La lingua è un sistema fatto di valori e sono questi ultimi le entità
reali e concreti delle lingue. L’entità principale di studio della linguistica è dunque il valore
linguistico. “La lingua è un pensiero che viene organizzato nella materia fonica”. Né i pensieri né la
lingua fonica prima che la lingua crei delle delimitazioni sono delimitati. Anche le sequenze
possibili non sono dei calchi preconfezionati, ma vengono delimitati e si plasmano quando
incontrano i concetti. Il nostro pensiero, così come la sostanza fonica, sono masse informi è la
LINGUA che, facendoli incontrare, li delimita. La lingua può essere definita come il regno delle
articolazioni (articulus dal latino significa congiunzione). La lingua è paragonabile ad un foglio di
carta in cui il pensiero è il RECTO e il suono il VERSO. Da questo possiamo capire che la
linguistica si occupa della FORMA(del modo in cui pensiero e suono incontrandosi si
autodelimitano) e non di sostanza.
*questo concetto di forma richiama HUMBOLDT che aveva affermato che la lingua fosse l’organo
formativo del pensiero, anche secondo lui suono e pensiero insieme organizzano il nostro modo di
conoscere il mondo, le lingue ci servono per dare forma alla nostra esperienza. Per lui la lingua è
un principio di classificazione “La lingua è una forma e dà una forma”.
*Luis HJEMSLEV ridefinì alcuni concetti saussuriani, per esempio ridefinisce il segno linguistico con
lo scopo di ridare importanza all’aspetto materiale non bisogna solo dipartirlo, ma
quadripartirlo, perché sia significato che significante possono essere visti sia come forma che come
sostanza.
Dunque, le delimitazioni degli oggetti e della materia fonica avviene solo quando essi si incontrano
e non coincidono nelle diverse lingue, questo perché si tratta di un fatto sociale in cui ogni segno è
in relazione all’altro. Un aspetto fondamentale è che il SIGNIFICATO e il VALORE non sono la
stessa cosa, non coincidono. Saussure propone diversi esempi sia dal punto di vista del
significato sia da quello del significante.
Esempi dal punto di vista del s-ato: SHEEP (ingl) VS MOUTON (franc) possono anche avere lo
stesso significato in un determinato contesto, ma NON HANNO LO STESSO VALORE, perché in
alcuni contesti posso utilizzare SHEEP, ma in altri no. Al ristorante non ordino una sheep, ma un
MUTTON(matton), pecora nel contesto culinario. il valore dei due termini non è lo stesso,
perché MUTON in francese copre entrambi i significati, ma in inglese no. In questo caso il valore è
diverso, perché diverso è il modo attraverso cui le lingue hanno creato delimitazioni.
Questo diverso articolarsi delle lingue non riguarda solo la parole, ma ha a che fare anche con altri
aspetti della lingua, come quelli morfologici:
Es: per “plurale” intendiamo “più di uno”. Rispetto al greco antico, la nostra definizione di plurale,
avrà lo stesso significato? Può averlo, ma NON HA LO STESSO VALORE. In greco antico il plurale
non si oppone solo al singolare, ma anche ad un’altra categoria, cioè il duale capiamo che ogni
elemento incide su tutto il sistema, il loro valore dipende da quale sono gli altri elementi del
sistema.
Esempi dal punto di vista del s-ante: nelle lingue slave “slovo”(parola”) ha il genitivo in “slov” c’è
una mancanza, ma nella lingua anche lo zero basta, ciò che conta è la differenza.
Nella lingua tutto si basa su rapporti arbitrari e differenziali. Secondo Saussure bisogna
differenziare 2 tipi di rapporti:
1. Rapporti sintagmatici relazioni che i segni intrattengono combinandosi insieme sull’asse
lineare, cioè sul piano della compresenza. “rapporti in praesentia”
2. Rapporti associativi rapporti di scelta ed esclusione. Alcune serie di associazioni sono
chiuse (mio, tuo, suo), altre sono infinite. Hjemslev propone di chiamarli rapporti
paradigmatici.
Saussure sottolinea che entrambi agiscono simultaneamente, cioè quando parliamo e ascoltiamo
facciamo sia una selezione che una combinazione.
Queste relazioni mettono in un certo senso un freno all’arbitrarietà delle lingue relativizzazione
dell’assoluta arbitrarietà. Es: DIECI e VENTI sono radicalmente immotivate per un parlante, MA
VENTINOVE anche se complessivamente immotivato, ha una relativa motivazione nel sistema
(VENTI+NOVE). Segni linguistici come ventinove sono relativamente immotivati.
Le lingue possono avere una diversa propensione per questa relativa motivazione. Sicuramente
nessuna lingua ha una parola diversa per ogni cosa né tutte le lingue formano le parole in questo
modo. In base a questo Saussure classifica le lingue in:
1. Lingue lessicologiche creano parole senza rapporti con le altre.
2. Lingue grammaticaliusano meccanismi più relativamente motivati.
Tuttavia, Saussure si chiede se per un’analisi linguistica sono utilizzabili le partizioni tradizionali. Si
dice che le categorie che usiamo (morfologia, grammatica) bisogna utilizzarle con molta prudenza,
perché non hanno una ratio. (per esempio per lui Morfologia e Sintassi sono contigue, non sono
separate da confini netti.)
19-10-21