Giovanni Verga Esame
Giovanni Verga Esame
Giovanni Verga Esame
Giovanni Verga si inserisce perfettamente nella corrente del Verismo, movimento caratterizzato da
un forte regionalismo. Infatti in ciascuna regione italiana prende sfaccettature differenti: per
questo possiamo considerare Verga come il più importante esponente del verismo siciliano.
Tuttavia, chiunque viva in un’isola sembra trovarsi in una realtà ristretta, per questo viaggiò e
frequentò salotti intellettuali e gli stessi scapigliati.
La sua formazione può essere divisa in due momenti: all’inizio conserva ancora dei caratteri tardo-
romantici più vicini alla realtà aristocratico-borghese, in generale alla vita mondana. (ad esempio
Eros, Storia di una capinera). La svolta sarà nel 1874 con il bozzetto di Nedda, dove emerge la
nostalgia della sua tranquilla Sicilia. Da qui avviene la sua conversione al verismo.
Verga nelle sue opere mira a rappresentare le magagne della società e la consapevolezza della crisi
della figura sociale della scrittura. Ma in che modo vuole farlo? In un modo impersonale, quasi
come se l’opera si facesse da sé: in alcun modo il poeta deve lasciare tracce in modo che il lettore
si trovi faccia a faccia con la realtà, senza alcun intermediario.
Da NOVELLE RUSTICANE:
L’ambientazione dell’intera raccolta ruota intorno alla campagna siciliana, ma non vengono più
esaltati i sentimenti puri ed essenziali della classe contadina. All’interno della raccolta novelle
rusticane del 1883, la società contadina appare integralmente corrotta dai meccanismi
dell’economia, ed è raffigurata come teatro di feroci ed inutili scontri sociali.
“La Roba”
La novella “la roba” rappresenta le frenetiche e umanamente fallimentari accumulazioni di
ricchezze, troviamo infatti l’ascesa sociale e la tragedia personale di un contadino arricchitosi fino
a estendere i propri possedimenti a gran parte delle terre a sud di Catania.
La novella si apre con un’ampia descrizione del paesaggio sovrabbondante di “cose”, tutte di
proprietà di Mazzarò, che viene introdotto e presentato dal punto di vista del narratore popolare.
Il viandante percorrendole aveva l’impressione che le proprietà del protagonista si espandessero a
dismisura fino ad acquisire una dimensione mitica. Successivamente è descritta l’inarrestabile
scalata sociale di Mazzarò grazie alle sue doti. Una scalata sociale che gli ha permesso l’accumulo
di beni, ma che ha precluso qualsiasi tipo di rapporto sociale o familiare: chiunque poteva
rappresentare una minaccia per i suoi beni, quindi la soluzione più giusta era privarsi di ogni
rapporto e continuare il suo spropositato culto delle ricchezze.
Il punto culminante della novella giunge quando Mazzarò tenta di uccidere a colpi di bastone le
anatre e i tacchini per portarsi con sé nella morte la roba che ha accumulato con tanti sacrifici.
Insomma, Mazzarò totalmente schiavizzato dalla legge del continuo accumulo non riesce a
capacitarsi di non poterla portare con sé, perché la religione della roba non può nulla contro il
sopraggiungere della morte. Eppure Mazzarò, anche di fronte alla morte resta uguale a sé stesso
senza alcun ripensamento, continua ad amare solo la roba, a desiderarne altra e addebita
all’ingiustizia di Dio il dolore che prova nel separarsene.
Nelle sue scelte lessicali, Verga utilizza un linguaggio parlato che fa riferimento ad animali e
proverbi. In questa novella l’uomo è vittima di un destino implacabile che non dà mai tregua alla
sofferenza. Mazzarò è il protagonista assoluto della novella, che si inserisce a pieno titolo
nel filone verista e mostra in tutto il racconto un fondo di pessimismo - l’uomo è sempre vittima
del destino e non può cambiarlo continuando a soffrire. L’autore (come in tutte le novelle veriste)
rappresenta la realtà in modo oggettivo, senza commentarla o interpretarla; nell’opera deve
emergere solo il fatto, così come lo vive il protagonista.
“Fantasticheria”
La novella fantasticheria centra la sua attenzione sul mondo rurale siciliano. Il narratore racconta
di un viaggio ad Aci Trezza, villaggio di pesatori in provincia di Catania in compagnia di una giovane
signora dell’alta società.
La novella è concepita come una sorta di lettera, scritta da un protagonista maschile, dietro cui
pare intravedersi l’autore reale, ad una figura femminile dall’estrazione sociale alto-borghese. I
due, probabilmente legati da un rapporto sentimentale (come pare di intuire tra le righe del
testo), trascorrono un breve periodo ad Aci Trezza. Subito si percepisce la distanza tra la ricca e
benestante protagonista e l’ambiente che la circonda.
La questione in gioco è insomma quella della differente maniera con cui i due personaggi
osservano e giudicano la realtà rurale ed arcaica del paesino siciliano. Da un lato, l’atteggiamento
superficiale e quasi snobistico della donna, che nel corso di una breve vacanza cerca qualcosa di
divertente e di folklorico, cadendo involontariamente nel ridicolo. Dall’altro, la percezione da
parte di chi scrive della radicale distanza tra sé e questo mondo primitivo, che necessita di uno
sforzo notevole per essere compreso e capito a fondo, senza maschere e mistificazioni.
I temi che si possono notare, oltre alla contrapposizione tra mondo salottiero e società rurale sono
il collegamento tra la situazione di miseria dei pescatori e l’autenticità dei loro sentimenti miti,
semplici, che si succedono calmi e inalterati di generazione in generazione e la definizione del
mondo esterno al paese come pesce vorace pronto a ingoiare quanti si staccano dal grembo
protettivo della comunità sotto la spinta della vaghezza dell’ignoto e della brama del meglio.
L’intento è quello di comprendere l’istinto che hanno i piccoli a stringersi fra loro per resistere alle
tempeste della vita. Si spiega così l’ironia sarcastica contro le vanità e i disvalori della classe
borghese, cui contrappone quell’“ideale dell’ostrica” che costituisce la miglior sintesi della
caparbia mentalità popolare, che per Verga costituisce un prezioso lascito di valori essenziali. Solo
vivendo ancorati allo scoglio dove il destino li ha collocati, gli abitanti di Aci Trezza possono
sperare di salvarsi nella lotta per la sopravvivenza, e sfuggire al “dramma” che il vedrà sempre
sconfitti. Ne scaturisce un postulato essenziale: lo scrittore che si propone di rappresentare gli
strati subalterni della società non deve considerarli “dall’alto”, attraverso le sue categorie di
intellettuale borghese, ma deve spogliarsi della sua mentalità per mettersi a livello dei suoi
personaggi.
Da I MALAVOGLIA
Fin dal primo abbozzo del suo progetto, Verga si propone di dipingere una specie di lotta per la
vita. Il cammino della storia è frutto di una continua lotta per la sopravvivenza e il benessere
basata sulla legge naturale della prevalenza del più forte. Per questo Verga rivolge l’attenzione alle
vicende dei vinti, e lo fa analizzando personaggi di diversa estrazione sociale. I primi sono i
Malavoglia, travolti dal vortice del progresso.
Malavoglia è il soprannome dei Toscano, una famiglia di pescatori di Aci Trezza. Capofamiglia è il
vecchio padron 'Ntoni. Con lui nella casa del "nespolo" vivono il figlio Bastianazzo con la moglie
Marezza detta la "Longa" e i loro cinque figli 'Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia.
Il giovane 'Ntoni parte per il servizio militare e la famiglia perde uno dei maggiori sostegni. Per
questo il vecchio 'Ntoni decide di prendere a credito una partita di lupini che conta di rivendere al
mercato di Riposto. Durante il viaggio per mare la "Provvidenza", la barca dei Malavoglia,
naufraga: il carico si perde, Bastianazzo muore. Padron 'Ntoni pressato dai debiti è costretto a
vendere la casa del "nespolo".
Una serie di sventure si abbatte sui Malavoglia troncando ogni speranza di riscatto.
Luca arruolatosi muore nella battaglia di Lissa, seguito poco dopo da Maruzza vittima di
un'epidemia di colera. L'inquieto 'Ntoni si dà al contrabbando e viene arrestato. Lia, compromessa
per una presunta relazione col brigadiere don Michele, lascia il paese e diventa una prostituta.
Mena per le difficoltà familiari non può sposare compare Alfio e triste e sfiorita invecchia
precocemente.
Alla morte del vecchio 'Ntoni, che si spegne solo e disperato in un letto d'ospedale, il suo posto
viene preso da Alessi, che dopo aver sposato la Nunziata, riscatta la casa del "nespolo" e riprende
l'attività del nonno.
Una notte, scontata la pena, torna 'Ntoni, ma solo per dare l'addio definitivo a una vita che non gli
appartiene più.