D.lgs. 90.2017v2

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DOCUMENTI UFFICIALI

Gazzetta Ufficiale Repubblica Italiana 19 giugno 2017, n. 140 - Supplemento


Ordinario, n. 28
Decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 90
Attuazione della direttiva (UE) 2015/849 relativa alla prevenzione dell'uso del
sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di
finanziamento del terrorismo e recante modifica delle direttive 2005/60/CE e
2006/70/CE e attuazione del regolamento (UE) n. 2015/847 riguardante i dati
informativi che accompagnano i trasferimenti di fondi e che abroga il regolamento
(CE) n. 1781/2006 [Antiriciclaggio]

Preambolo
Testo in vigore dal 4 luglio 2017
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visti gli articoli 76 e 87 della Costituzione;

Vista la direttiva (UE) 2015/849 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20
maggio 2015 relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di
riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo e
recante modifica delle direttive 2005/60/CE e 2006/70/CE e l’attuazione del
regolamento (UE) n. 2015/847 del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante i
dati informativi che accompagnano i trasferimenti di fondi e che abroga il
regolamento (CE) n. 1781/2006;

Vista la legge 24 dicembre 2012, n. 234, recante norme generali sulla partecipazione
dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche
dell’Unione europea;
Vista la legge 12 agosto 2016, n. 170, recante delega al Governo per il recepimento
delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea - Legge di
delegazione europea 2015 - e in, particolare, l’articolo 15, recante principi e criteri
direttivi per il recepimento della direttiva (UE) 2015/849;

Visto il testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto
legislativo 1° settembre 1993, n. 385;

Visto il decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, recante il Codice in materia di


protezione dei dati personali;

Visto il decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, in attuazione della direttiva


2005/60/CE concernente la prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a
scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del
terrorismo nonché della direttiva 2006/70/CE che ne reca misure di esecuzione e
successive modificazioni;

Visto il decreto legislativo 22 giugno 2007, n. 109, recante misure per prevenire,
contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo e l’attività dei Paesi che
minacciano la pace e la sicurezza internazionale, in attuazione della direttiva
2005/60/CE;

Visto il decreto legislativo 19 novembre 2008, n. 195, recante modifiche alla


normativa in materia valutaria in attuazione del regolamento (CE) n. 1889/2005;

Visto il decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, in attuazione della direttiva


2008/48/CE relativa ai contratti di credito ai consumatori, nonché modifiche del
titolo VI del testo unico bancario in merito alla disciplina dei soggetti operanti nel
settore finanziario, degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi, e
successive modificazioni;

Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione
del 23 febbraio 2017;

Acquisiti i pareri delle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del
Senato della Repubblica;

Udito il parere del Garante per la protezione dei dati personali, espresso nella
riunione del 9 marzo 2017;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 24
maggio 2017;

Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro dell’economia
e delle finanze, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico, della giustizia,
dell’interno e degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

EMANA

il seguente decreto legislativo:

DOCUMENTI UFFICIALI

Articolo 1 — Modifiche al Titolo I del


decreto legislativo 21 novembre 2007, n.
231
Testo in vigore dal 4 luglio 2017
1. Il titolo I del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, è sostituito dal
seguente:

"Titolo I (Disposizioni di carattere generale) - Capo I (Ambito di applicazione) - Art. 1


(Definizioni). - 1. Nel presente decreto legislativo:

a) Autorità di vigilanza europee indica:

1) ABE: Autorità bancaria europea, istituita con regolamento (UE) n. 1093/2010;

2) AEAP: Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e


professionali, istituita con regolamento (UE) n. 1094/2010;

3) AESFEM: Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, istituita con
regolamento (UE) n. 1095/2010;

b) CAP: indica il decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, recante il codice delle
assicurazioni private;
c) Codice dei contratti pubblici: indica il decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50,
recante il codice dei contratti pubblici;

d) Codice in materia di protezione dei dati personali: indica il decreto legislativo 30


giugno 2003, n. 196;

e) CONSOB: indica la Commissione nazionale per le società e la borsa;

f) Comitato di sicurezza finanziaria: indica il Comitato di sicurezza finanziaria


istituito, con decreto-legge 12 ottobre 2001, n. 369, convertito, con modificazioni,
dalla legge 14 dicembre 2001, n. 431, e disciplinato con il decreto legislativo 22
giugno 2007, n. 109, in ottemperanza agli obblighi internazionali assunti dall’Italia
nella strategia di contrasto al riciclaggio, al finanziamento del terrorismo e della
proliferazione delle armi di distruzione di massa ed all’attività di Paesi che
minacciano la pace e la sicurezza internazionale, anche al fine di dare attuazione
alle misure di congelamento disposte dalle Nazioni unite e dall’Unione europea;

g) decreto relativo ai servizi di pagamento: indica il decreto legislativo 27 gennaio


2010, n. 11, recante attuazione della direttiva 2007/64/CE, relativa ai servizi di
pagamento nel mercato interno, recante modifica delle direttive 97/7/CE,
2002/65/CE, 2005/60/CE, 2006/48/CE, e che abroga la direttiva 97/5/CE;

h) DIA: indica la Direzione investigativa antimafia;

i) DNA: indica la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo;

l) Direttiva: indica la direttiva (UE) 2015/849 del Parlamento europeo e del Consiglio
del 20 maggio 2015 relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a fini di
riciclaggio o finanziamento del terrorismo, che modifica il regolamento (UE) n.
648/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la direttiva
2005/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e la direttiva 2006/70/CE
della Commissione;

m) FIU: indica le Financial intelligence unit di cui all’articolo 32 della direttiva;

n) GAFI: indica il Gruppo di azione finanziaria internazionale;

o) IVASS: indica l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni;

p) NSPV: indica il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza;


q) OAM: indica l’Organismo per la gestione degli elenchi degli agenti in attività
finanziaria e dei mediatori creditizi, ai sensi dell’articolo 128-undecies TUB;

r) OCF: indica l’organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei consulenti


finanziari di cui all’articolo 1, comma 36 della legge 28 dicembre 2015, n. 208;

s) Stato membro: indica lo Stato appartenente all’Unione europea;

t) Stato terzo: indica lo Stato non appartenente all’Unione europea;

u) TUB: indica il testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al
decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385;

v) TUF: indica il testo unico in materia di intermediazione finanziaria, di cui al


decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58;

z) TULPS: indica il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio
decreto 18 giugno 1931, n. 773;

aa) UIF: indica l’Unità di informazione finanziaria per l’Italia.

2. Nel presente decreto s’intendono per:

a) Amministrazioni e organismi interessati: gli enti preposti alla supervisione dei


soggetti obbligati non vigilati dalle autorità di vigilanza di settore, per tali
intendendosi le amministrazioni, ivi comprese le agenzie fiscali, titolari di poteri di
controllo ovvero competenti al rilascio di concessioni, autorizzazioni, licenze o altri
titoli abilitativi comunque denominati e gli organismi preposti alla vigilanza sul
possesso dei requisiti di professionalità e onorabilità, prescritti dalla pertinente
normativa di settore. Per le esclusive finalità di cui al presente decreto rientrano
nella definizione di amministrazione interessata il Ministero dell’economia e delle
finanze quale autorità preposta alla sorveglianza dei revisori legali e delle società di
revisione legale senza incarichi di revisione legale su enti di interesse pubblico o su
enti sottoposti a regime intermedio, il Ministero dello sviluppo economico quale
autorità preposta alla sorveglianza delle società fiduciarie non iscritte nell’albo di cui
all’articolo 106 TUB;

b) attività criminosa: la realizzazione o il coinvolgimento nella realizzazione di un


delitto non colposo;
c) Autorità di vigilanza di settore: la Banca d’Italia, la CONSOB e l’IVASS in quanto
autorità preposte alla vigilanza e al controllo degli intermediari bancari e finanziari,
dei revisori legali e delle società di revisione legale con incarichi di revisione legale
su enti di interesse pubblico e su enti sottoposti a regime intermedio e la Banca
d’Italia nei confronti degli operatori non finanziari che esercitano le attività di
custodia e trasporto di denaro contante e di titoli o valori a mezzo di guardie
particolari giurate, in presenza della licenza di cui all’articolo 134 TULPS,
limitatamente all’attività di trattamento delle banconote in euro, in presenza
dell’iscrizione nell’elenco di cui all’articolo 8 del decreto-legge 25 settembre 2001 n.
350, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 409;

d) banca di comodo: la banca o l’ente che svolge funzioni analoghe ad una banca
che non ha una struttura organica e gestionale significativa nel paese in cui è stato
costituito e autorizzato all’esercizio dell’attività né è parte di un gruppo finanziario
soggetto a un’efficace vigilanza su base consolidata;

e) beneficiario della prestazione assicurativa:

1. la persona fisica o l’entità diversa da una persona fisica che, sulla base della
designazione effettuata dal contraente o dall’assicurato, ha diritto di percepire la
prestazione assicurativa corrisposta dall’impresa di assicurazione;

2. l’eventuale persona fisica o entità diversa da una persona fisica a favore della
quale viene effettuato il pagamento su disposizione del beneficiario designato;

f) cliente: il soggetto che instaura rapporti continuativi, compie operazioni ovvero


richiede o ottiene una prestazione professionale a seguito del conferimento di un
incarico;

g) conti correnti di corrispondenza e rapporti ad essi assimilabili: conti tenuti dalle


banche per il regolamento dei servizi interbancari e gli altri rapporti comunque
denominati, intrattenuti tra enti creditizi e istituti finanziari, utilizzati per il
regolamento di transazioni per conto dei clienti degli enti corrispondenti;

h) conferimento di un incarico: attribuzione di un mandato, esplicito o implicito,


anche desumibile dalle caratteristiche dell’attività istituzionalmente svolta dai
soggetti obbligati, diversi dagli intermediari bancari e finanziari e dagli altri
operatori finanziari, al compimento di una prestazione professionale,
indipendentemente dal versamento di un corrispettivo o dalle modalità e dalla
tempistica di corresponsione del medesimo;

i) congelamento di fondi: il divieto, in virtù dei regolamenti comunitari e della


normativa nazionale, di movimentazione, trasferimento, modifica, utilizzo o
gestione dei fondi o di accesso ad essi, così da modificarne il volume, l’importo, la
collocazione, la proprietà, il possesso, la natura, la destinazione o qualsiasi altro
cambiamento che consente l’uso dei fondi, compresa la gestione di portafoglio;

l) congelamento di risorse economiche: il divieto, in virtù dei regolamenti


comunitari e della normativa nazionale, di trasferimento, disposizione o, al fine di
ottenere in qualsiasi modo fondi, beni o servizi, utilizzo delle risorse economiche,
compresi, a titolo meramente esemplificativo, la vendita, la locazione, l’affitto o la
costituzione di diritti reali di garanzia;

m) conti di passaggio: rapporti bancari di corrispondenza transfrontalieri,


intrattenuti tra intermediari bancari e finanziari, utilizzati per effettuare operazioni
in nome proprio e per conto della clientela;

n) dati identificativi: il nome e il cognome, il luogo e la data di nascita, la residenza


anagrafica e il domicilio, ove diverso dalla residenza anagrafica, gli estremi del
documento di identificazione e, ove assegnato, il codice fiscale o, nel caso di
soggetti diversi da persona fisica, la denominazione, la sede legale e, ove assegnato,
il codice fiscale;

o) denaro contante: le banconote e le monete metalliche, in euro o in valute estere,


aventi corso legale;

p) esecutore: il soggetto delegato ad operare in nome e per conto del cliente o a cui
siano comunque conferiti poteri di rappresentanza che gli consentano di operare in
nome e per conto del cliente;

q) fondi: le attività ed utilità finanziarie di qualsiasi natura, inclusi i proventi da


questi derivati, possedute, detenute o controllate, anche parzialmente, direttamente
o indirettamente, ovvero per interposta persona fisica o giuridica da parte di
soggetti designati, ovvero da parte di persone fisiche o giuridiche che agiscono per
conto o sotto la direzione di questi ultimi, compresi a titolo meramente
esemplificativo:
1) i contanti, gli assegni, i crediti pecuniari, le cambiali, gli ordini di pagamento e
altri strumenti di pagamento;

2) i depositi presso enti finanziari o altri soggetti, i saldi sui conti, i crediti e le
obbligazioni di qualsiasi natura;

3) i titoli negoziabili a livello pubblico e privato nonché gli strumenti finanziari


come definiti nell’articolo 1, comma 2, TUF;

4) gli interessi, i dividendi o altri redditi ed incrementi di valore generati dalle


attività;

5) il credito, il diritto di compensazione, le garanzie di qualsiasi tipo, le cauzioni e gli


altri impegni finanziari;

6) le lettere di credito, le polizze di carico e gli altri titoli rappresentativi di merci;

7) i documenti da cui risulti una partecipazione in fondi o risorse finanziarie;

8) tutti gli altri strumenti di finanziamento delle esportazioni;

9) le polizze assicurative concernenti i rami vita, di cui all’articolo 2, comma 1, CAP;

r) gruppo: il gruppo bancario di cui all’articolo 60 TUB e disposizioni applicative, il


gruppo finanziario di cui all’articolo 109 TUB e disposizioni applicative, il gruppo di
cui all’articolo 11 TUF e disposizioni applicative, il gruppo individuato ai sensi
dell’articolo 82 CAP nonché le società collegate o controllate ai sensi dell’articolo
2359 del codice civile;

s) mezzi di pagamento: il denaro contante, gli assegni bancari e postali, gli assegni
circolari e gli altri assegni a essi assimilabili o equiparabili, i vaglia postali, gli ordini
di accreditamento o di pagamento, le carte di credito e le altre carte di pagamento, le
polizze assicurative trasferibili, le polizze di pegno e ogni altro strumento a
disposizione che permetta di trasferire, movimentare o acquisire, anche per via
telematica, fondi, valori o disponibilità finanziarie;

t) operazione: l’attività consistente nella movimentazione, nel trasferimento o nella


trasmissione di mezzi di pagamento o nel compimento di atti negoziali a contenuto
patrimoniale; costituisce operazione anche la stipulazione di un atto negoziale, a
contenuto patrimoniale, rientrante nell’esercizio dell’attività professionale o
commerciale;
u) operazioni collegate: operazioni tra loro connesse per il perseguimento di un
unico obiettivo di carattere giuridico patrimoniale;

v) operazione frazionata: un’operazione unitaria sotto il profilo del valore


economico, di importo pari o superiore ai limiti stabiliti dal presente decreto, posta
in essere attraverso più operazioni, singolarmente inferiori ai predetti limiti,
effettuate in momenti diversi ed in un circoscritto periodo di tempo fissato in sette
giorni, ferma restando la sussistenza dell’operazione frazionata quando ricorrano
elementi per ritenerla tale;

z) operazione occasionale: un’operazione non riconducibile a un rapporto


continuativo in essere; costituisce operazione occasionale anche la prestazione
intellettuale o commerciale, ivi comprese quelle ad esecuzione istantanea, resa in
favore del cliente;

aa) organismo di autoregolamentazione: l’ente esponenziale, rappresentativo di


una categoria professionale, ivi comprese le sue articolazioni territoriali e i consigli
di disciplina cui l’ordinamento vigente attribuisce poteri di regolamentazione, di
controllo della categoria, di verifica del rispetto delle norme che disciplinano
l’esercizio della professione e di irrogazione, attraverso gli organi all’uopo
predisposti, delle sanzioni previste per la loro violazione;

bb) Paesi terzi ad alto rischio: Paesi non appartenenti all’Unione europea i cui
ordinamenti presentano carenze strategiche nei rispettivi regimi nazionali di
prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, per come individuati
dalla Commissione europea nell’esercizio dei poteri di cui agli articoli 9 e 64 della
direttiva;

cc) personale: i dipendenti e coloro che comunque operano sulla base di rapporti
che ne determinano l’inserimento nell’organizzazione del soggetto obbligato,
anche in forma diversa dal rapporto di lavoro subordinato, ivi compresi i consulenti
finanziari abilitati all’offerta fuori sede di cui all’articolo 31, comma 2, del TUF
nonché i produttori diretti e i soggetti addetti all’intermediazione di cui all’articolo
109, comma 2, lettere c) ed e), CAP;

dd) persone politicamente esposte: le persone fisiche che occupano o hanno cessato
di occupare da meno di un anno importanti cariche pubbliche, nonché i loro
familiari e coloro che con i predetti soggetti intrattengono notoriamente stretti
legami, come di seguito elencate:
1) sono persone fisiche che occupano o hanno occupato importanti cariche
pubbliche coloro che ricoprono o hanno ricoperto la carica di:

1.1 Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Ministro, Vice-Ministro e


Sottosegretario, Presidente di Regione, assessore regionale, Sindaco di capoluogo di
provincia o città metropolitana, Sindaco di comune con popolazione non inferiore a
15.000 abitanti nonché cariche analoghe in Stati esteri;

1.2 deputato, senatore, parlamentare europeo, consigliere regionale nonché cariche


analoghe in Stati esteri;

1.3 membro degli organi direttivi centrali di partiti politici;

1.4 giudice della Corte Costituzionale, magistrato della Corte di Cassazione o della
Corte dei conti, consigliere di Stato e altri componenti del Consiglio di Giustizia
Amministrativa per la Regione siciliana nonché cariche analoghe in Stati esteri;

1.5 membro degli organi direttivi delle banche centrali e delle autorità indipendenti;

1.6 ambasciatore, incaricato d’affari ovvero cariche equivalenti in Stati esteri,


ufficiale di grado apicale delle forze armate ovvero cariche analoghe in Stati esteri;

1.7 componente degli organi di amministrazione, direzione o controllo delle


imprese controllate, anche indirettamente, dallo Stato italiano o da uno Stato estero
ovvero partecipate, in misura prevalente o totalitaria, dalle Regioni, da comuni
capoluoghi di provincia e città metropolitane e da comuni con popolazione
complessivamente non inferiore a 15.000 abitanti;

1.8 direttore generale di ASL e di azienda ospedaliera, di azienda ospedaliera


universitaria e degli altri enti del servizio sanitario nazionale.

1.9 direttore, vicedirettore e membro dell’organo di gestione o soggetto svolgenti


funzioni equivalenti in organizzazioni internazionali;

2) sono familiari di persone politicamente esposte: i genitori, il coniuge o la persona


legata in unione civile o convivenza di fatto o istituti assimilabili alla persona
politicamente esposta, i figli e i loro coniugi nonché le persone legate ai figli in
unione civile o convivenza di fatto o istituti assimilabili;

3) sono soggetti con i quali le persone politicamente esposte intrattengono


notoriamente stretti legami:
3.1 le persone fisiche legate alla persona politicamente esposta per via della titolarità
effettiva congiunta di enti giuridici o di altro stretto rapporto di affari;

3.2 le persone fisiche che detengono solo formalmente il controllo totalitario di


un’entità notoriamente costituita, di fatto, nell’interesse e a beneficio di una
persona politicamente esposta;

ee) prestatori di servizi relativi a società e trust: ogni persona fisica o giuridica che
fornisce a terzi, a titolo professionale, uno dei seguenti servizi:

1) costituire società o altre persone giuridiche;

2) occupare la funzione di dirigente o di amministratore di una società, di socio di


un’associazione o una funzione analoga nei confronti di altre persone giuridiche o
provvedere affinché un’altra persona occupi tale funzione;

3) fornire una sede legale, un indirizzo commerciale, amministrativo o postale e


altri servizi connessi a una società, un’associazione o qualsiasi altra entità giuridica;

4) svolgere la funzione di fiduciario in un trust espresso o in un soggetto giuridico


analogo o provvedere affinché un’altra persona occupi tale funzione;

5) esercitare il ruolo d’azionista per conto di un’altra persona o provvedere affinché


un’altra persona svolga tale funzione, purché non si tratti di una società ammessa
alla quotazione su un mercato regolamentato e sottoposta a obblighi di
comunicazione conformemente alla normativa dell’Unione europea o a norme
internazionali equivalenti;

ff) prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale: ogni persona fisica o
giuridica che fornisce a terzi, a titolo professionale, servizi funzionali all’utilizzo,
allo scambio, alla conservazione di valuta virtuale e alla loro conversione da ovvero
in valute aventi corso legale;

gg) prestazione professionale: una prestazione intellettuale o commerciale resa in


favore del cliente, a seguito del conferimento di un incarico, della quale si presume
che abbia una certa durata;

hh) Pubbliche amministrazioni: le amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1,


comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni,
gli enti pubblici nazionali, le società partecipate dalle amministrazioni pubbliche e
dalle loro controllate, ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile, limitatamente alla
loro attività di pubblico interesse disciplinata dal diritto nazionale o dall’Unione
europea nonché i soggetti preposti alla riscossione dei tributi nell’ambito della
fiscalità nazionale o locale, quale che ne sia la forma giuridica;

ii) punto di contatto centrale: il soggetto o la struttura, stabilito nel territorio della
Repubblica, designato dagli istituti di moneta elettronica, quali definiti all’articolo 2,
primo paragrafo, punto 3), della direttiva 2009/110/CE, o dai prestatori di servizi di
pagamento, quali definiti all’articolo 4, punto 11), della direttiva 2015/2366/CE, con
sede legale e amministrazione centrale in altro Stato membro, che operano, senza
succursale, sul territorio nazionale tramite i soggetti convenzionati e gli agenti di
cui alla lettera nn) ;

ll) rapporto continuativo: un rapporto di durata, rientrante nell’esercizio dell’attività


di istituto svolta dai soggetti obbligati, che non si esaurisce in un’unica operazione;

mm) risorse economiche: le attività di qualsiasi tipo, materiali o immateriali e i beni


mobili o immobili, ivi compresi gli accessori, le pertinenze e i frutti, che non sono
fondi ma che possono essere utilizzate per ottenere fondi, beni o servizi, possedute,
detenute o controllate, anche parzialmente, direttamente o indirettamente, ovvero
per interposta persona fisica o giuridica, da parte di soggetti designati, ovvero da
parte di persone fisiche o giuridiche che agiscono per conto o sotto la direzione di
questi ultimi;

nn) soggetti convenzionati e agenti: gli operatori convenzionati ovvero gli agenti,
comunque denominati, diversi dagli agenti in attività finanziaria iscritti nell’elenco
di cui all’articolo 128-quater, commi 2 e 6, TUB, di cui i prestatori di servizi di
pagamento e gli istituti emittenti moneta elettronica, ivi compresi quelli aventi sede
legale e amministrazione centrale in altro Stato membro, si avvalgono per
l’esercizio della propria attività sul territorio della Repubblica italiana;

oo) soggetti designati: le persone fisiche, le persone giuridiche, i gruppi e le entità


designati come destinatari del congelamento sulla base dei regolamenti comunitari
e della normativa nazionale;

pp) titolare effettivo: la persona fisica o le persone fisiche, diverse dal cliente,
nell’interesse della quale o delle quali, in ultima istanza, il rapporto continuativo è
istaurato, la prestazione professionale è resa o l’operazione è eseguita;
qq) valuta virtuale: la rappresentazione digitale di valore, non emessa da una banca
centrale o da un’autorità pubblica, non necessariamente collegata a una valuta
avente corso legale, utilizzata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi
e trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente.

3. Con specifico riferimento alle disposizioni di cui al Titolo IV del presente decreto,
s’intendono per:

a) attività di gioco: l’attività svolta, su concessione dell’Agenzia dogane e monopoli


dai prestatori di servizi di gioco, ad esclusione dei giochi numerici a quota fissa e a
totalizzatore, delle lotterie ad estrazione istantanea e differita e dei concorsi
pronostici su base sportiva ed ippica;

b) cliente: il soggetto che richiede, presso un prestatore di servizi di gioco,


un’operazione di gioco;

c) concessionario di gioco: la persona giuridica di diritto pubblico o privato che offre,


per conto dello Stato, servizi di gioco;

d) conto di gioco: il conto, intestato al cliente, aperto attraverso un concessionario di


gioco autorizzato, sul quale sono registrate le operazioni di gioco effettuate su
canale a distanza nonché le attività di ricarica e i prelievi;

e) contratto di conto di gioco: il contratto stipulato tra il cliente e il concessionario di


gioco per l’apertura del conto di gioco e alla cui stipula è subordinata la
partecipazione a distanza al gioco;

f) distributori: le imprese private che, su base convenzionale, svolgono per conto dei
concessionari la gestione di qualsiasi attività di gioco;

g) esercenti: titolari degli esercizi pubblici in cui viene svolta l’attività di gioco;

h) operazione di gioco: un’operazione atta a consentire, attraverso i canali


autorizzati, la partecipazione a uno dei giochi del portafoglio dell’Agenzia delle
dogane e dei monopoli, a fronte del corrispettivo di una posta di gioco in denaro;

i) videolottery (VLT): l’apparecchio da intrattenimento, di cui all’articolo 110, comma


6 lettera b), TULPS, terminale di un sistema di gioco complesso la cui architettura è
allocata presso il concessionario.
Art. 2 (Finalità e principi). - 1. Le disposizioni di cui al presente decreto si applicano a
fini di prevenzione e contrasto dell’uso del sistema economico e finanziario a scopo
di riciclaggio e finanziamento del terrorismo. Le eventuali limitazioni alle libertà
sancite dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, derivanti
dall’applicazione delle disposizioni di cui al presente decreto, sono giustificate ai
sensi degli articoli 45, paragrafo 3, e 52, paragrafo 1, del medesimo Trattato.

2. Per le finalità di cui al comma 1, il presente decreto detta misure volte a tutelare
l’integrità del sistema economico e finanziario e la correttezza dei comportamenti
degli operatori tenuti alla loro osservanza. Tali misure sono proporzionate al rischio
in relazione al tipo di cliente, al rapporto continuativo, alla prestazione
professionale, al prodotto o alla transazione e la loro applicazione tiene conto della
peculiarità dell’attività, delle dimensioni e della complessità proprie dei soggetti
obbligati che adempiono agli obblighi previsti a loro carico dal presente decreto
tenendo conto dei dati e delle informazioni acquisiti o posseduti nell’esercizio della
propria attività istituzionale o professionale.

3. L’azione di prevenzione è svolta in coordinamento con le attività di repressione


dei reati di riciclaggio, di quelli ad esso presupposti e dei reati di finanziamento del
terrorismo.

4. Ai fini di cui al comma 1, s’intende per riciclaggio:

a) la conversione o il trasferimento di beni, effettuati essendo a conoscenza che essi


provengono da un’attività criminosa o da una partecipazione a tale attività, allo
scopo di occultare o dissimulare l’origine illecita dei beni medesimi o di aiutare
chiunque sia coinvolto in tale attività a sottrarsi alle conseguenze giuridiche delle
proprie azioni;

b) l’occultamento o la dissimulazione della reale natura, provenienza, ubicazione,


disposizione, movimento, proprietà dei beni o dei diritti sugli stessi, effettuati
essendo a conoscenza che tali beni provengono da un’attività criminosa o da una
partecipazione a tale attività;

c) l’acquisto, la detenzione o l’utilizzazione di beni essendo a conoscenza, al


momento della loro ricezione, che tali beni provengono da un’attività criminosa o
da una partecipazione a tale attività;
d) la partecipazione ad uno degli atti di cui alle lettere a), b) e c) l’associazione per
commettere tale atto, il tentativo di perpetrarlo, il fatto di aiutare, istigare o
consigliare qualcuno a commetterlo o il fatto di agevolarne l’esecuzione.

5. Il riciclaggio è considerato tale anche se le attività che hanno generato i beni da


riciclare si sono svolte fuori dai confini nazionali. La conoscenza, l’intenzione o la
finalità, che debbono costituire un elemento delle azioni di cui al comma 4 possono
essere dedotte da circostanze di fatto obiettive.

6. Ai fini di cui al comma 1, s’intende per finanziamento del terrorismo qualsiasi


attività diretta, con ogni mezzo, alla fornitura, alla raccolta, alla provvista,
all’intermediazione, al deposito, alla custodia o all’erogazione, in qualunque modo
realizzate, di fondi e risorse economiche, direttamente o indirettamente, in tutto o
in parte, utilizzabili per il compimento di una o più condotte, con finalità di
terrorismo secondo quanto previsto dalle leggi penali ciò indipendentemente
dall’effettivo utilizzo dei fondi e delle risorse economiche per la commissione delle
condotte anzidette.

Art. 3 (Soggetti obbligati). - 1. Le disposizioni di cui al presente decreto si applicano


alle categorie di soggetti individuati nel presente articolo, siano esse persone fisiche
ovvero persone giuridiche.

2. Rientrano nella categoria degli intermediari bancari e finanziari:

a) le banche;

b) Poste italiane S.p.a.;

c) gli istituti di moneta elettronica come definiti dall’articolo 1, comma 2, lettera h-


bis), TUB (IMEL);

d) gli istituti di pagamento come definiti dall’articolo 1, comma 2, lettera h-


sexies),TUB (IP);

e) le società di intermediazione mobiliare, come definite dall’articolo 1, comma 1,


lettera e), TUF (SIM);

f) le società di gestione del risparmio, come definite dall’articolo 1, comma 1, lettera


o), TUF (SGR);
g) le società di investimento a capitale variabile, come definite dall’articolo 1, comma
1, lettera i), TUF (SICAV);

h) le società di investimento a capitale fisso, mobiliare e immobiliare, come definite


dall’articolo 1, comma 1, lettera i-bis), TUF (SICAF);

i) gli agenti di cambio di cui all’articolo 201 TUF;

l) gli intermediari iscritti nell’albo previsto dall’articolo 106 TUB;

m) Cassa depositi e prestiti S.p.a.;

n) le imprese di assicurazione, che operano nei rami di cui all’articolo 2, comma 1,


CAP;

o) gli intermediari assicurativi di cui all’articolo 109, comma 2, lettere a), b) e d),
CAP, che operano nei rami di attività di cui all’articolo 2, comma 1, CAP;

p) i soggetti eroganti micro-credito, ai sensi dell’articolo 111 TUB;

q) i confidi e gli altri soggetti di cui all’articolo 112 TUB;

r) i soggetti di cui all’articolo 2, comma 6, della legge 30 aprile 1999, n. 130, con
riferimento alle operazioni di cartolarizzazione di crediti disciplinate dalla
medesima legge;

s) le società fiduciarie iscritte nell’albo previsto ai sensi dell’articolo 106 TUB;

t) le succursali insediate di intermediari bancari e finanziari e di imprese


assicurative, aventi sede legale e amministrazione centrale in un altro Stato
membro o in uno Stato terzo;

u) gli intermediari bancari e finanziari e le imprese assicurative aventi sede legale e


amministrazione centrale in un altro Stato membro, stabiliti senza succursale sul
territorio della Repubblica italiana;

v) i consulenti finanziari di cui all’articolo 18-bis TUF e le società di consulenza


finanziaria di cui all’articolo 18-ter TUF.

3. Rientrano nella categoria di altri operatori finanziari:

a) le società fiduciarie, diverse da quelle iscritte nell’albo previsto ai sensi


dell’articolo 106 TUB, di cui alla legge 23 novembre 1939, n. 1966;
b) i mediatori creditizi iscritti nell’elenco previsto dall’articolo 128-sexies TUB;

c) gli agenti in attività finanziaria iscritti nell’elenco previsto dall’articolo 128-quater,


commi 2 e 6, TUB;

d) i soggetti che esercitano professionalmente l’attività di cambio valuta, consistente


nella negoziazione a pronti di mezzi di pagamento in valuta, iscritti in un apposito
registro tenuto dall’Organismo previsto dall’articolo 128-undecies TUB.

4. Rientrano nella categoria dei professionisti, nell’esercizio della professione in


forma individuale, associata o societaria:

a) i soggetti iscritti nell’albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e


nell’albo dei consulenti del lavoro;

b) ogni altro soggetto che rende i servizi forniti da periti, consulenti e altri soggetti
che svolgono in maniera professionale, anche nei confronti dei propri associati o
iscritti, attività in materia di contabilità e tributi, ivi compresi associazioni di
categoria di imprenditori e commercianti, CAF e patronati;

c) i notai e gli avvocati quando, in nome o per conto dei propri clienti, compiono
qualsiasi operazione di natura finanziaria o immobiliare e quando assistono i propri
clienti nella predisposizione o nella realizzazione di operazioni riguardanti:

1) il trasferimento a qualsiasi titolo di diritti reali su beni immobili o attività


economiche;

2) la gestione di denaro, strumenti finanziari o altri beni;

3) l’apertura o la gestione di conti bancari, libretti di deposito e conti di titoli;

4) l’organizzazione degli apporti necessari alla costituzione, alla gestione o


all’amministrazione di società;

5) la costituzione, la gestione o l’amministrazione di società, enti, trust o soggetti


giuridici analoghi;

d) i revisori legali e le società di revisione legale con incarichi di revisione legale su


enti di interesse pubblico o su enti sottoposti a regimi intermedio;

e) i revisori legali e le società di revisione senza incarichi di revisione su enti di


interesse pubblico o su enti sottoposti a regimi intermedio.
5. Rientrano nella categoria di altri operatori non finanziari:

a) i prestatori di servizi relativi a società e trust, ove non obbligati in forza delle
previsioni di cui ai commi 2 e 4, lettere a), b) e c), del presente articolo;

b) i soggetti che esercitano attività di commercio di cose antiche in virtù della


dichiarazione preventiva prevista dall’articolo 126 TULPS;

c) i soggetti che esercitano l’attività di case d’asta o galleria d’arte ai sensi


dell’articolo 115 TULPS;

d) gli operatori professionali in oro di cui alla legge 17 gennaio 2000, n. 7;

e) gli agenti in affari che svolgono attività in mediazione immobiliare in presenza


dell’iscrizione al Registro delle imprese, ai sensi della legge 3 febbraio 1989, n. 39;

f) i soggetti che esercitano l’attività di custodia e trasporto di denaro contante e di


titoli o valori a mezzo di guardie particolari giurate, in presenza della licenza di cui
all’articolo 134 TULPS;

g) i soggetti che esercitano attività di mediazione civile, ai sensi dell’articolo 60 della


legge 18 giugno 2009, n. 69;

h) i soggetti che svolgono attività di recupero stragiudiziale dei crediti per conto di
terzi, in presenza della licenza di cui all’articolo 115 TULPS, fuori dall’ipotesi di cui
all’articolo 128-quaterdecies TUB;

i) i prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale, limitatamente allo


svolgimento dell’attività di conversione di valute virtuali da ovvero in valute aventi
corso forzoso.

6. Rientrano nella categoria di prestatori di servizi di gioco:

a) gli operatori di gioco on line che offrono, attraverso la rete internet e altre reti
telematiche o di telecomunicazione, giochi, con vincite in denaro, su concessione
dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli;

b) gli operatori di gioco su rete fisica che offrono, anche attraverso distributori ed
esercenti, a qualsiasi titolo contrattualizzati, giochi, con vincite in denaro, su
concessione dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli;
c) i soggetti che gestiscono case da gioco, in presenza delle autorizzazioni concesse
dalle leggi in vigore e del requisito di cui all’articolo 5, comma 3, del decreto-legge
30 dicembre 1997, n. 457, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio
1998, n. 30.

7. Le disposizioni di cui al presente decreto si applicano anche alle succursali


insediate nel territorio della Repubblica italiana dei soggetti obbligati di cui ai
commi 3, 4, 5 e 6 del presente articolo, aventi sede legale e amministrazione
centrale in uno Stato estero.

8. Alle società di gestione accentrata di strumenti finanziari, alle società di gestione


dei mercati regolamentati di strumenti finanziari e ai soggetti che gestiscono
strutture per la negoziazione di strumenti finanziari e di fondi interbancari, alle
società di gestione dei servizi di liquidazione delle operazioni su strumenti
finanziari e alle società di gestione dei sistemi di compensazione e garanzia delle
operazioni in strumenti finanziari si applicano le disposizioni del presente decreto
in materia di segnalazione di operazioni sospette e comunicazioni oggettive.

9. I soggetti obbligati assicurano che il trattamento dei dati acquisiti


nell’adempimento degli obblighi di cui al presente decreto avvenga, per i soli scopi e
per le attività da esso previsti e nel rispetto delle prescrizioni e delle garanzie
stabilite dal Codice in materia di protezione dei dati personali.

Capo II (Autorità, vigilanza e Pubbliche amministrazioni) - Art. 4 (Ministro


dell’economia e delle finanze). - 1. Il Ministro dell’economia e delle finanze è
responsabile delle politiche di prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario e
economico per fini di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento
del terrorismo.

2. Per le finalità di cui al presente decreto, entro il 30 giugno di ogni anno, il


Ministro dell’economia e delle finanze presenta al Parlamento la relazione sullo
stato dell’azione di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo,
elaborata dal Comitato di sicurezza finanziaria ai sensi dell’articolo 5, comma 7. Alla
relazione è allegato un rapporto predisposto dalla UIF sull’attività svolta dalla
medesima nonché la relazione predisposta dalla Banca d’Italia in merito ai mezzi
finanziari e alle risorse ad essa attribuite.
3. Il Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta del Comitato di sicurezza
finanziaria, stabilisce l’esenzione dall’osservanza degli obblighi di cui al presente
decreto, di taluni soggetti che esercitano, in modo occasionale o su scala limitata,
un’attività finanziaria che implichi scarsi rischi di riciclaggio o di finanziamento del
terrorismo, in presenza di tutti i seguenti requisiti:

a) l’attività finanziaria è limitata in termini assoluti, per tale intendendosi l’attività il


cui fatturato complessivo non ecceda la soglia determinata dal Comitato di sicurezza
finanziaria, anche sulla base della periodica analisi nazionale dei rischi di riciclaggio
e di finanziamento del terrorismo;

b) l’attività finanziaria è limitata a livello di operazioni, per tale intendendosi


un’attività che non ecceda una soglia massima per cliente e singola operazione,
individuata, in funzione del tipo di attività finanziaria, dal Comitato di sicurezza
finanziaria, anche sulla base della periodica analisi nazionale dei rischi di riciclaggio
e di finanziamento del terrorismo;

c) l’attività finanziaria non è l’attività principale;

d) l’attività finanziaria è accessoria e direttamente collegata all’attività principale;

e) l’attività principale non è un’attività menzionata all’articolo 2, paragrafo 1, della


direttiva, ad eccezione dell’attività di cui al medesimo paragrafo 1, punto 3), lettera
e) ;

f) l’attività finanziaria è prestata soltanto ai clienti dell’attività principale e non è


offerta al pubblico in generale.

4. Nell’esercizio delle competenze di prevenzione del finanziamento del terrorismo


e nei confronti dell’attività di paesi che minacciano la pace e la sicurezza
internazionale, il Ministro dell’economia e delle finanze, con le modalità e nei
termini di cui al decreto legislativo 22 giugno 2007, n. 109, e successive
modificazioni, su proposta del Comitato di sicurezza finanziaria, stabilisce con
proprio decreto:

a) le misure di congelamento dei fondi e delle risorse economiche detenuti, anche


per interposta persona, da soggetti designati e le eventuali esenzioni, secondo i
criteri e le procedure stabiliti da risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite o da un suo Comitato, nelle more dell’adozione delle relative deliberazioni
dell’Unione europea;
b) la designazione, a livello nazionale, di persone fisiche, di persone giuridiche,
gruppi o entità che pongono in essere o tentano di porre in essere una o più delle
condotte con finalità di terrorismo secondo quanto previsto dalle leggi penali e le
misure per il congelamento dei fondi e delle risorse economiche detenuti, dai
medesimi, anche per interposta persona;

c) le misure di congelamento, a seguito di richiesta proveniente da uno Stato terzo,


ai sensi della risoluzione n. 1373/2001 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite.

Art. 5 (Ministero dell’economia e delle finanze e Comitato di sicurezza finanziaria). -


1. Al fine di dare attuazione alle politiche di prevenzione dell’utilizzo del sistema
finanziario e economico per fini di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di
finanziamento del terrorismo, il Ministero dell’economia e delle finanze promuove
la collaborazione e il raccordo tra le autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a)
e tra le amministrazioni e gli organismi interessati nonché tra i soggetti pubblici e il
settore privato, anche tenuto conto degli standard internazionali adottati in materia,
della analisi nazionale dei rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo
elaborata dal Comitato di sicurezza finanziaria, nonché della valutazione effettuata
dalla Commissione europea ai sensi dell’articolo 6 della direttiva.

2. Il Ministero dell’economia e delle finanze cura i rapporti con le istituzioni europee


e gli organismi internazionali deputati all’elaborazione delle politiche e degli
standard in materia di prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario e di quello
economico per fini di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, assicurando gli
adempimenti degli obblighi derivanti dalla partecipazione dell’Italia alle istituzioni e
agli organismi anzidetti. Il Ministero cura altresì la pubblicazione della revisione
consolidata dei dati statistici forniti ai sensi dell’articolo 14, comma 2, e ne assicura
la trasmissione alla Commissione europea, ai sensi dell’articolo 44 della direttiva.

3. Fermi restando le attribuzioni e i poteri ispettivi e di controllo delle autorità di cui


all’articolo 21, comma 2, lettera a), ai sensi del presente decreto, il Ministero
dell’economia e delle finanze, effettua proprie ispezioni, presso i soggetti obbligati,
al fine di acquisire elementi utili allo svolgimento dei procedimenti rientranti nelle
proprie competenze istituzionali in materia di prevenzione del riciclaggio e del
finanziamento del terrorismo. Nell’ambito dell’ispezione, gli ispettori chiedono o
rilevano ogni notizia o risultanza esistente presso i soggetti ispezionati.
4. Il Ministero dell’economia e delle finanze esercita il potere sanzionatorio,
secondo i termini e le procedure di cui al Titolo V del presente decreto.

5. Il Comitato di sicurezza finanziaria esercita i poteri e le funzioni previsti dal


decreto legislativo 22 giugno 2007, n. 109, e successive modificazioni, recante
misure per prevenire, contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo e
l’attività dei Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale, elabora le
strategie di prevenzione del riciclaggio e di finanziamento del terrorismo e coordina
le misure di contenimento del relativo rischio da parte delle autorità di cui
all’articolo 21, comma 2, lettera a). Il decreto 22 giugno 2007, n. 109 e successive
modificazioni disciplina il funzionamento del Comitato di sicurezza finanziaria
nello svolgimento dei propri compiti e delle proprie funzioni.

6. Il Comitato di sicurezza finanziaria:

a) elabora l’analisi nazionale dei rischi di riciclaggio e di finanziamento del


terrorismo di cui all’articolo 14;

b) propone al Ministro dell’economia e delle finanze le misure nazionali di


designazione e congelamento dei fondi e delle risorse economiche detenuti, anche
per interposta persona, da persone fisiche, persone giuridiche, gruppi o entità che
commettono, o tentano di commettere, atti di terrorismo, ai fini dell’adozione dei
decreti di cui all’articolo 4, comma 4;

c) propone al Ministro dell’economia e delle finanze l’esenzione di taluni soggetti


dall’osservanza degli obblighi di cui al presente decreto, al ricorrere dei presupposti
di cui all’articolo 4, comma 3;

d) formula i pareri e le proposte previsti dal presente decreto e fornisce consulenza


al Ministro dell’economia e delle finanze in materia di prevenzione del riciclaggio e
di finanziamento del terrorismo.

7. Il Comitato di sicurezza finanziaria, entro il 30 maggio di ogni anno, presenta al


Ministro dell’economia e delle finanze, per il successivo inoltro al Parlamento, la
relazione contenente la valutazione dell’attività di prevenzione del riciclaggio e del
finanziamento del terrorismo, dei relativi risultati e delle proposte dirette a renderla
più efficace. A tal fine, la UIF, le autorità di vigilanza di settore, le amministrazioni e
organismi interessati, gli organismi di autoregolamentazione, la Guardia di finanza
e la Direzione investigativa antimafia forniscono, entro il 30 marzo di ogni anno, i
dati statistici e le informazioni sulle attività rispettivamente svolte, nell’anno solare
precedente, nell’ambito delle funzioni di vigilanza, supervisione e controllo. In
particolare, è compito dell’UIF indicare, quanto meno, il numero di segnalazioni di
operazioni sospette ricevute e il seguito dato a tali segnalazioni; è compito della
Guardia di finanza e della Direzione investigativa antimafia indicare, quanto meno,
il numero di casi e delle persone investigati; è compito del Ministero della giustizia
indicare, quanto meno, il numero di persone indagate o sottoposte a procedimento
di prevenzione, di persone condannate per reati di riciclaggio, di autoriciclaggio o di
finanziamento del terrorismo e gli importi e la tipologia dei beni sequestrati e
confiscati nell’ambito dei relativi procedimenti; è compito del Ministero
dell’economia e delle finanze fornire i dati relativi ai congelamenti disposti ai sensi
del decreto legislativo 22 giugno 2007, n. 109.

Art. 6 (Unità d’informazione finanziaria). - 1. L’Unità di informazione finanziaria per


l’Italia (UIF), istituita presso la Banca d’Italia, è autonoma e operativamente
indipendente. In attuazione di tale principio, la Banca d’Italia ne disciplina con
regolamento l’organizzazione e il funzionamento, ivi compresa la riservatezza delle
informazioni acquisite, attribuendole i mezzi finanziari e le risorse idonei ad
assicurare l’efficace perseguimento dei suoi fini istituzionali. Alla UIF e al personale
addetto si applica l’articolo 24, comma 6-bis, della legge 28 dicembre 2005, n. 262.

2. Il Direttore della UIF, al quale compete in autonomia la responsabilità della


gestione, è nominato con provvedimento del Direttorio della Banca d’Italia, su
proposta del Governatore della Banca d’Italia, tra persone dotate di adeguati
requisiti di onorabilità, professionalità e conoscenza del sistema finanziario. Il
mandato ha la durata di cinque anni ed è rinnovabile una sola volta.

3. Per l’efficace svolgimento dei compiti fissati dalla legge e dagli obblighi
internazionali, presso la UIF è costituito un Comitato di esperti, del quale fanno
parte il Direttore e quattro membri, dotati di adeguati requisiti di onorabilità e
professionalità. I componenti del Comitato sono nominati, nel rispetto del principio
dell’equilibrio di genere, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze,
sentito il Governatore della Banca d’Italia, e restano in carica tre anni, rinnovabili
per altri tre. La partecipazione al Comitato non dà luogo a compensi. Il Comitato è
convocato dal Direttore della UIF con cadenza almeno semestrale e svolge funzioni
di consulenza e ausilio a supporto dell’azione della UIF. Il Comitato cura, altresì, la
redazione di un parere sull’azione dell’UIF, che forma parte integrante della
documentazione trasmessa al Parlamento ai sensi del comma 8.

4. La UIF esercita le seguenti funzioni:

a) riceve le segnalazioni di operazioni sospette e ne effettua l’analisi finanziaria;

b) analizza i flussi finanziari, al fine di individuare e prevenire fenomeni di


riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo;

c) può sospendere, per un massimo di cinque giorni lavorativi, operazioni sospette,


anche su richiesta del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza,
della Direzione investigativa antimafia e dell’autorità giudiziaria ovvero su richiesta
di un’altra FIU, ove non ne derivi pregiudizio per il corso delle indagini. La UIF
provvede a dare immediata notizia della sospensione all’autorità che ne ha fatto
richiesta;

d) avuto riguardo alle caratteristiche dei soggetti obbligati, emana istruzioni,


pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, sui dati e le
informazioni che devono essere contenuti nelle segnalazioni di operazioni sospette
e nelle comunicazioni oggettive, sulla relativa tempistica nonché sulle modalità di
tutela della riservatezza dell’identità del segnalante;

e) al fine di agevolare l’individuazione delle operazioni sospette, emana e aggiorna


periodicamente, previa presentazione al Comitato di sicurezza finanziaria,
indicatori di anomalia, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e
in apposita sezione del proprio sito istituzionale;

f) effettua, anche attraverso ispezioni, verifiche al fine di accertare il rispetto delle


disposizioni in materia di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del
finanziamento del terrorismo, con riguardo alle segnalazioni di operazioni sospette
e ai casi di omessa segnalazione di operazioni sospette, nonché con riguardo alle
comunicazioni alla UIF previste dal presente decreto e ai casi di omissione delle
medesime, anche avvalendosi della collaborazione del Nucleo speciale di polizia
valutaria della Guardia di finanza;

g) in relazione ai propri compiti, accerta e contesta ovvero trasmette alle autorità di


vigilanza di settore le violazioni degli obblighi di cui al presente decreto di cui viene
a conoscenza nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali;
h) assicura la tempestiva trasmissione alla Direzione nazionale antimafia e
antiterrorismo dei dati, delle informazioni e delle analisi, secondo quanto stabilito
dall’articolo 8, comma 1, lettera a). Assicura, altresì, l’effettuazione delle analisi
richieste dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo ai sensi dell’articolo 8,
comma 1, lettera d).

5. Per lo svolgimento delle proprie funzioni istituzionali, la UIF:

a) acquisisce, anche attraverso ispezioni, dati e informazioni presso i soggetti


destinatari degli obblighi di cui al presente decreto;

b) riceve la comunicazione dei dati statistici aggregati da parte dei soggetti obbligati
tenuti a effettuarla e le comunicazioni cui sono tenute le Pubbliche
amministrazioni, ai sensi dell’articolo 10.

6. Per l’esercizio delle funzioni di cui ai commi 4 e 5, la UIF:

a) si avvale dei dati contenuti nell’anagrafe dei conti e dei depositi di cui all’articolo
20, comma 4, della legge 30 dicembre 1991, n. 413, e nell’anagrafe tributaria di cui
all’articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni,
dalla legge 4 agosto 2006, n. 248;

b) ha accesso ai dati e alle informazioni contenute nell’anagrafe immobiliare


integrata di cui all’articolo 19 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito,
con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122;

c) ha accesso alle informazioni sul titolare effettivo di persone giuridiche e trust


espressi, contenute in apposita sezione del Registro delle imprese, ai sensi
dell’articolo 21 del presente decreto.

7. Avvalendosi delle informazioni raccolte nello svolgimento delle proprie funzioni,


la UIF:

a) svolge analisi e studi su singole anomalie, riferibili a ipotesi di riciclaggio e di


finanziamento del terrorismo su specifici settori dell’economia ritenuti a rischio, su
categorie di strumenti di pagamento e su specifiche realtà economiche territoriali,
anche sulla base dell’analisi nazionale dei rischi elaborata dal Comitato di sicurezza
finanziaria;
b) elabora e diffonde modelli e schemi rappresentativi di comportamenti anomali
sul piano economico e finanziario riferibili a possibili attività di riciclaggio e di
finanziamento del terrorismo.

8. Ai fini della presentazione al Parlamento della relazione sullo stato dell’azione di


prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, il Direttore della
UIF, entro il 30 maggio di ogni anno, trasmette al Ministro dell’economia e delle
finanze, per il tramite del Comitato di sicurezza finanziaria, gli allegati alla
medesima relazione, di cui all’articolo 4, comma 2, del presente decreto.

Art. 7 (Autorità di vigilanza di settore). - 1. Le Autorità di vigilanza di settore


verificano il rispetto, da parte dei soggetti rispettivamente vigilati, degli obblighi
previsti dal presente decreto e dalle relative disposizioni di attuazione. A tal fine:

a) adottano nei confronti dei soggetti rispettivamente vigilati, disposizioni di


attuazione del presente decreto in materia di organizzazione, procedure e controlli
interni e di adeguata verifica della clientela;

b) verificano l’adeguatezza degli assetti organizzativi e procedurali dei soggetti


obbligati rispettivamente vigilati;

c) definiscono procedure e metodologie per la valutazione del rischio di riciclaggio e


finanziamento del terrorismo cui gli intermediari rispettivamente vigilati sono
esposti nell’esercizio della propria attività;

d) esercitano i poteri attribuiti dal presente decreto anche al fine di assicurare il


rispetto delle norme tecniche di regolamentazione adottate ai sensi della direttiva.

2. Le Autorità di vigilanza di settore, nell’ambito delle rispettive attribuzioni:

a) basano la frequenza e l’intensità dei controlli e delle ispezioni di vigilanza in


funzione del profilo di rischio, delle dimensioni e della natura del soggetto
obbligato vigilato;

b) effettuano ispezioni e controlli, anche attraverso la richiesta di esibizione o


trasmissione di tutti i documenti, gli atti e di ogni altra informazione utili
all’espletamento delle funzioni di vigilanza e controllo. Nell’esercizio di tali
competenze, le autorità di vigilanza di settore hanno il potere di convocare i
componenti degli organi di direzione, amministrazione e controllo e il personale dei
soggetti obbligati rispettivamente vigilati e possono richiedere l’invio, con le
modalità e nei termini stabiliti nelle disposizioni di attuazione di cui al comma 1,
lettera a), di segnalazioni periodiche rilevanti per finalità di prevenzione del
riciclaggio e di finanziamento del terrorismo;

c) ordinano ovvero, in caso di inottemperanza all’ordine di convocare, convocano


direttamente gli organi di amministrazione, direzione e controllo dei soggetti
obbligati rispettivamente vigilati, fissandone l’ordine del giorno e proponendo
l’assunzione di specifiche decisioni;

d) adottano provvedimenti aventi ad oggetto il divieto di nuove operazioni nelle


ipotesi di gravi carenze o violazioni, riscontrate a carico dei soggetti obbligati
rispettivamente vigilati;

e) ai sensi dell’articolo 62, commi 7 e 8, irrogano, nei limiti delle rispettive


attribuzioni e competenze, le sanzioni previste per l’inosservanza degli obblighi di
cui al presente decreto, e delle relative disposizioni di attuazione, da parte dei
soggetti obbligati rispettivamente vigilati.

3. Per l’esercizio delle attribuzioni di cui al comma 1, le autorità di vigilanza di


settore hanno accesso alle informazioni sul titolare effettivo di persone giuridiche e
trust espressi, contenute in apposita sezione, ad accesso riservato, del registro delle
imprese, ai sensi dell’articolo 21 del presente decreto.

4. Le autorità di vigilanza di settore informano prontamente la UIF e la Direzione


nazionale antimafia e antiterrorismo di situazioni ritenute correlate a fattispecie di
riciclaggio e finanziamento del terrorismo di cui vengono a conoscenza
nell’esercizio della propria attività istituzionale e forniscono alle Autorità di
vigilanza europee ogni informazione utile all’efficace svolgimento delle rispettive
attribuzioni. Nell’esercizio delle proprie funzioni di vigilanza su succursali di
soggetti obbligati aventi sede in altro Stato membro, le autorità di vigilanza di
settore assicurano la cooperazione e forniscono ogni informazione necessaria alle
autorità di vigilanza dello Stato membro di appartenenza dei predetti soggetti
obbligati.

Art. 8 (Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo). - 1. Nell’esercizio delle


competenze e nello svolgimento delle funzioni di coordinamento delle indagini e di
impulso investigativo ad essa attribuite dalla normativa vigente, la Direzione
nazionale antimafia ed antiterrorismo:
a) riceve tempestivamente dalla UIF per il tramite del Nucleo speciale di polizia
valutaria della Guardia di Finanza ovvero, per quanto attinente alle segnalazioni
relative alla criminalità organizzata, per il tramite della Direzione investigativa
antimafia, i dati attinenti alle segnalazioni di operazioni sospette e relativi ai dati
anagrafici dei soggetti segnalati o collegati, necessari per la verifica della loro
eventuale attinenza a procedimenti giudiziari in corso, e può richiedere ogni altro
elemento informativo e di analisi che ritenga di proprio interesse, anche ai fini della
potestà di impulso attribuita al Procuratore Nazionale. A tal fine la Direzione
nazionale antimafia e antiterrorismo stipula con la UIF, la Guardia di finanza e la
Direzione investigativa antimafia appositi protocolli tecnici, volti a stabilire le
modalità e la tempistica dello scambio di informazioni di cui alla presente lettera,
assicurando l’adozione di ogni accorgimento idoneo a tutelare il trattamento in
forma anonima dei dati anagrafici, necessari per la verifica della loro eventuale
attinenza a procedimenti giudiziari in corso e la riservatezza dell’identità del
segnalante;

b) riceve dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli tutti i dati e le informazioni


necessari all’individuazione di possibili correlazioni tra flussi merceologici a rischio
e flussi finanziari sospetti, sulla base di protocolli tecnici, stipulati con la medesima
Agenzia, volti a stabilire le modalità e la tempistica dello scambio di informazioni;

c) ferme le disposizioni vigenti in materia di tutela del segreto investigativo, fornisce


alla UIF e all’Agenzia delle dogane e dei monopoli tempestivo riscontro in ordine
all’utilità delle informazioni ricevute;

d) può richiedere alla UIF l’analisi dei flussi finanziari ovvero analisi e studi su
singole anomalie, riferibili a ipotesi di utilizzo del sistema finanziario a scopo di
riciclaggio dei proventi di attività della criminalità organizzata o di finanziamento
del terrorismo, su specifici settori dell’economia ritenuti a rischio, su categorie di
strumenti di pagamento e su specifiche realtà economiche territoriali;

e) ha accesso alle informazioni sul titolare effettivo di persone giuridiche e trust


espressi, contenute in apposita sezione del registro delle imprese, ai sensi
dell’articolo 21 del presente decreto;

f) fornisce al Comitato di sicurezza finanziaria, nel rispetto del segreto di indagine, i


dati in suo possesso, utili all’elaborazione dell’analisi nazionale dei rischi di
riciclaggio e di finanziamento del terrorismo di cui all’articolo 14 e le proprie
valutazioni sui risultati dell’attività di contrasto del riciclaggio e del finanziamento
del terrorismo, al fine della elaborazione della relazione di cui all’articolo 5, comma
7;

g) può richiedere, ai sensi dell’articolo 371-bis, c.p.p., alle autorità di vigilanza di


settore ogni altra informazione utile all’esercizio delle proprie attribuzioni.

Art. 9 (Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza e Direzione


investigativa antimafia). - 1. Il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di
finanza, nel quadro degli obiettivi e priorità strategiche individuati annualmente dal
Ministro dell’economia e delle finanze con la Direttiva generale per l’azione
amministrativa e la gestione, esegue i controlli sull’osservanza delle disposizioni di
cui al presente decreto da parte dei soggetti obbligati non vigilati dalle Autorità di
vigilanza di settore nonché gli ulteriori controlli effettuati, in collaborazione con la
UIF che ne richieda l’intervento a supporto dell’esercizio delle funzioni di propria
competenza.

2. Al fine di garantire economicità ed efficienza dell’azione di prevenzione del


riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, il Nucleo speciale di polizia valutaria
della Guardia di finanza può eseguire, previa intesa con le autorità di vigilanza di
settore rispettivamente competenti, i controlli sui seguenti soggetti:

a) istituti di pagamento, istituti di moneta elettronica e relative succursali;

b) punti di contatto centrale di cui all’articolo 1, comma 2, lettera ii) ;

c) società fiduciarie e intermediari di cui all’albo previsto dall’articolo 106 TUB;

d) soggetti eroganti micro-credito ai sensi dell’articolo 111 TUB e i confidi e gli altri
soggetti di cui all’articolo 112 TUB;

e) succursali insediate sul territorio della Repubblica di intermediari bancari e


finanziari e di imprese assicurative aventi sede legale e amministrazione centrale in
un altro Stato membro o in uno Stato terzo;

f) intermediari assicurativi di cui all’articolo 109, comma 2, lettere a), b) e d), CAP,
che operano nei rami di attività di cui all’articolo 2, comma 1, CAP;

g) revisori legali e società di revisione legale con incarichi di revisione legale su enti
di interesse pubblico o su enti sottoposti a regimi intermedio;
h) soggetti che esercitano l’attività di custodia e trasporto di denaro contante e di
titoli o valori a mezzo di guardie particolari giurate, in presenza della licenza di cui
all’articolo 134 TULPS, salve le competenze in materia di pubblica sicurezza
attribuite dal medesimo Testo Unico.

3. Il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza definisce la


frequenza e l’intensità dei controlli e delle ispezioni in funzione del profilo di
rischio, della natura e delle dimensioni dei soggetti obbligati e dei rischi nazionali e
transfrontalieri di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo.

4. Per le finalità di cui al presente articolo, il Nucleo speciale di polizia valutaria della
Guardia di finanza:

a) effettua ispezioni e controlli anche con i poteri attribuiti al Corpo dalla normativa
valutaria. I medesimi poteri sono attribuiti ai militari appartenenti ai reparti della
Guardia di finanza ai quali il Nucleo speciale di polizia valutaria delega le ispezioni e
i controlli;

b) con i medesimi poteri di cui alla lettera a), svolge gli approfondimenti
investigativi delle segnalazioni di operazioni sospette trasmesse dalla UIF, secondo
quanto stabilito dall’articolo 40.

5. Ferme restando le competenze del Nucleo speciale di polizia valutaria di cui al


comma 4, la Guardia di finanza:

a) accerta e contesta, con le modalità e nei termini di cui alla legge 24 novembre
1981, n. 689, ovvero trasmette alle autorità di vigilanza di settore le violazioni degli
obblighi di cui al presente decreto riscontrate nell’esercizio dei suoi poteri di
controllo;

b) espleta le funzioni e i poteri di controllo sull’osservanza delle disposizioni di cui


al presente decreto da parte dei soggetti convenzionati e agenti di cui all’articolo 1,
comma 2, lettera nn), nonché da parte dei distributori ed esercenti di gioco, ivi
compresi quelli di prestatori di servizi di gioco con sede legale e amministrazione
centrale in altro Stato comunitario, che operano sul territorio della Repubblica
italiana.

6. Per l’esercizio delle attribuzioni di cui al presente articolo, il Nucleo speciale di


polizia valutaria ha accesso:
a) ai dati contenuti nella sezione dell’anagrafe tributaria di cui all’articolo 7, commi
6 e 11 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, come
modificato dall’articolo 37, comma 4, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223,
convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248;

b) alle informazioni sul titolare effettivo di persone giuridiche e trust espressi,


contenute in apposita sezione del registro delle imprese, ai sensi dell’articolo 21 del
presente decreto.

7. La Direzione investigativa antimafia accerta e contesta, con le modalità e nei


termini di cui alla legge 24 novembre 1981, n. 689, ovvero trasmette alle autorità di
vigilanza di settore, le violazioni degli obblighi di cui al presente decreto riscontrate
nell’esercizio delle sue attribuzioni ed effettua gli approfondimenti investigativi,
attinenti alla criminalità organizzata, delle segnalazioni di operazioni sospette,
trasmesse dalla UIF secondo quanto stabilito dall’articolo 40. Restano applicabili, in
quanto compatibili, le disposizioni di cui agli articoli 1, comma 4, e 1-bis, commi 1 e
4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla
legge 12 ottobre 1982, n. 726.

8. Per l’esercizio delle attribuzioni di cui al comma 7, la Direzione investigativa


antimafia ha accesso:

a) ai dati contenuti nella sezione dell’anagrafe tributaria di cui all’articolo 7, commi 7


e 11, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, come
modificato dall’articolo 37, comma 4, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223,
convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248;

b) alle informazioni sul titolare effettivo di persone giuridiche e trusts espressi,


contenute in apposita sezione del registro delle imprese, ai sensi dell’articolo 21 del
presente decreto.

9. I dati e le informazioni acquisite nell’ambito delle attività svolte ai sensi del


presente articolo sono utilizzabili ai fini fiscali, secondo le disposizioni vigenti.

Art. 10 (Pubbliche amministrazioni). - 1. Le disposizioni di cui al presente articolo si


applicano agli uffici delle Pubbliche amministrazioni competenti allo svolgimento di
compiti di amministrazione attiva o di controllo, nell’ambito dei seguenti
procedimenti o procedure:

a) procedimenti finalizzati all’adozione di provvedimenti di autorizzazione o


concessione;

b) procedure di scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture e servizi


secondo le disposizioni di cui al codice dei contratti pubblici;

c) procedimenti di concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi,


ausili finanziari, nonché attribuzioni di vantaggi economici di qualunque genere a
persone fisiche ed enti pubblici e privati.

2. In funzione del rischio di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo, il


Comitato di sicurezza finanziaria, anche sulla base dell’analisi nazionale del rischio
di cui all’articolo 14, individua categorie di attività amministrative, svolte dalle
Pubbliche amministrazioni responsabili dei procedimenti di cui al comma 1, rispetto
a cui non trovano applicazione gli obblighi di cui al presente articolo. Con le
medesime modalità e secondo i medesimi criteri, il Comitato di sicurezza finanziaria
può individuare procedimenti, ulteriori rispetto a quelli di cui al comma 1, per i quali
trovano applicazione gli obblighi di cui al presente articolo.

3. Il Comitato di sicurezza finanziaria elabora linee guida per la mappatura e la


valutazione dei rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo cui gli uffici delle
Pubbliche amministrazioni, responsabili dei procedimenti di cui al comma 1, sono
esposti nell’esercizio della propria attività istituzionale. Sulla base delle predette
linee guida, le medesime Pubbliche amministrazioni adottano procedure interne,
proporzionate alle proprie dimensioni organizzative e operative, idonee a valutare il
livello di esposizione dei propri uffici al rischio e indicano le misure necessarie a
mitigarlo.

4. Al fine di consentire lo svolgimento di analisi finanziarie mirate a far emergere


fenomeni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, le Pubbliche
amministrazioni comunicano alla UIF dati e informazioni concernenti le operazioni
sospette di cui vengano a conoscenza nell’esercizio della propria attività
istituzionale. La UIF, in apposite istruzioni, adottate sentito il Comitato di sicurezza
finanziaria, individua i dati e le informazioni da trasmettere, le modalità e i termini
della relativa comunicazione nonché gli indicatori per agevolare la rilevazione delle
operazioni sospette.

5. Le Pubbliche amministrazioni responsabili dei procedimenti di cui al comma 1,


nel quadro dei programmi di formazione continua del personale realizzati in
attuazione dell’articolo 3 del decreto legislativo 1° dicembre 2009, n. 178, adottano
misure idonee ad assicurare il riconoscimento, da parte dei propri dipendenti delle
fattispecie meritevoli di essere comunicate ai sensi del presente articolo.

6. L’inosservanza delle norme di cui alla presente disposizione assume rilievo ai fini
dell’articolo 21, comma 1-bis, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

Art. 11 (Organismi di autoregolamentazione). - 1. Fermo quanto previsto circa la


titolarità e le modalità di esercizio dei poteri di controllo da parte delle autorità di cui
all’articolo 21, comma 2, lettera a), gli organismi di autoregolamentazione, le loro
articolazioni territoriali e i consigli di disciplina, secondo i principi e le modalità
previsti dall’ordinamento vigente, promuovono e controllano l’osservanza degli
obblighi previsti dal presente decreto da parte dei professionisti iscritti nei propri
albi ed elenchi. Ai fini della corretta attuazione degli obblighi di cui al presente
articolo, il Ministero della giustizia, ai sensi della normativa vigente, espleta le
funzioni di controllo sugli ordini professionali assoggettati alla propria vigilanza.

2. Gli organismi di autoregolamentazione sono responsabili dell’elaborazione e


aggiornamento di regole tecniche, adottate in attuazione del presente decreto
previo parere del Comitato di sicurezza finanziaria, in materia di procedure e
metodologie di analisi e valutazione del rischio di riciclaggio e finanziamento del
terrorismo cui i professionisti sono esposti nell’esercizio della propria attività, di
controlli interni, di adeguata verifica, anche semplificata della clientela e di
conservazione e, anche attraverso le proprie articolazioni territoriali, garantiscono
l’adozione di misure idonee a sanzionarne l’inosservanza e sono sentiti dalla UIF ai
fini dell’adozione e dell’aggiornamento degli indicatori di anomalia di cui all’articolo
6, comma 4, lettera e) che li riguardino. I predetti organismi e le loro articolazioni
territoriali sono altresì responsabili della formazione e dell’aggiornamento dei
propri iscritti in materia di politiche e strumenti di prevenzione del riciclaggio e di
finanziamento del terrorismo.

3. Gli organismi di autoregolamentazione, attraverso propri organi all’uopo


predisposti, applicano sanzioni disciplinari a fronte di violazioni gravi, ripetute o
sistematiche ovvero plurime degli obblighi cui i propri iscritti sono assoggettati ai
sensi del presente decreto e delle relative disposizioni tecniche di attuazione e
comunicano annualmente al Ministero dell’economia e delle finanze e al Ministero
della giustizia i dati attinenti il numero dei procedimenti disciplinari avviati o
conclusi dagli ordini territoriali.
4. Gli organismi di autoregolamentazione possono ricevere le segnalazioni di
operazioni sospette da parte dei propri iscritti, per il successivo inoltro alla UIF,
secondo le specifiche e con le modalità e garanzie di tutela della riservatezza
dell’identità del segnalante, individuate con apposito decreto del Ministro
dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della giustizia sentito il
Garante per la protezione dei dati personali. I predetti organismi informano
prontamente la UIF di situazioni, ritenute correlate a fattispecie di riciclaggio e
finanziamento del terrorismo, di cui vengono a conoscenza nell’esercizio della
propria attività.

Capo III (Cooperazione nazionale e internazionale) - Art. 12 (Collaborazione e


scambio di informazioni). - 1. Le autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a), le
amministrazioni e gli organismi interessati, l’autorità giudiziaria e gli organi delle
indagini collaborano per agevolare l’individuazione di ogni circostanza in cui
emergono fatti e situazioni la cui conoscenza può essere comunque utilizzata per
prevenire l’uso del sistema finanziario e di quello economico a scopo di riciclaggio o
di finanziamento del terrorismo.

2. Fermo quanto stabilito dal presente decreto circa la titolarità e le modalità di


esercizio dei poteri di controllo da parte delle autorità di cui all’articolo 21, comma 2,
lettera a), le amministrazioni e gli organismi interessati, qualora nell’esercizio delle
proprie attribuzioni rilevino l’inosservanza delle norme di cui al presente decreto,
accertano e contestano la violazione con le modalità e nei termini di cui alla legge 24
novembre 1981, n. 689. Con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze
possono essere dettate modalità e procedure per la contestazione della violazione e
il successivo inoltro all’autorità competente all’irrogazione della sanzione. Le
medesime amministrazioni e i medesimi organismi informano prontamente la UIF
di situazioni, ritenute correlate a fattispecie di riciclaggio e finanziamento del
terrorismo, di cui vengono a conoscenza nell’esercizio della propria attività
istituzionale.

3. Fermo quanto disposto dall’articolo 40 in materia di analisi e sviluppo


investigativo della segnalazione di operazione sospetta, l’autorità giudiziaria,
nell’ambito di indagini relative all’esistenza di reati di riciclaggio, di autoriciclaggio,
di reati a essi presupposti ovvero di attività di finanziamento del terrorismo e ogni
qualvolta lo ritenga necessario per lo svolgimento di un procedimento penale, può
richiedere alla UIF, con le garanzie di cui all’articolo 38, i risultati delle analisi e
qualsiasi altra informazione pertinente.

4. Ferma restando l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria procedente per le


informazioni coperte da segreto investigativo, gli organi delle indagini forniscono le
informazioni investigative necessarie a consentire alla UIF lo svolgimento delle
analisi di sua competenza, attraverso modalità concordate che garantiscano la
tempestiva disponibilità delle predette informazioni e il rispetto dei principi di
pertinenza e proporzionalità dei dati e delle notizie trattati rispetto agli scopi per cui
sono richiesti.

5. La UIF fornisce i risultati di carattere generale degli studi effettuati alle forze di
polizia, alle autorità di vigilanza di settore, al Ministero dell’economia e delle
finanze, all’Agenzia delle dogane e dei monopoli, al Ministero della giustizia ed al
Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo; fermo restando quanto previsto
dall’articolo 331 del codice di procedura penale, la UIF fornisce alla Direzione
investigativa antimafia, al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di
finanza nonché al Comitato di analisi strategica antiterrorismo gli esiti delle analisi
e degli studi effettuati su specifiche anomalie da cui emergono fenomeni di
riciclaggio o di finanziamento del terrorismo.

6. La UIF informa tempestivamente il Comitato di sicurezza finanziaria delle attività


e degli strumenti con cui provvede alla disseminazione delle informazioni, relative
alle analisi strategiche volte a individuare tendenze evolutive dei fenomeni di
riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, in favore di autorità preposte alla
tutela di interessi correlati o strumentali alla prevenzione del riciclaggio e del
finanziamento del terrorismo. La UIF fornisce al Comitato di sicurezza finanziaria,
con cadenza semestrale, una relazione sintetica che informa in ordine al numero e
alla tipologia delle informazioni disseminate e fornisce riscontro in ordine alle
attività intraprese a seguito del loro utilizzo.

7. L’autorità giudiziaria, quando ha fondato motivo di ritenere che il riciclaggio,


l’autoriciclaggio o l’impiego di denaro, beni o altre utilità di provenienza illecita
ovvero le attività preordinate al compimento di uno o più atti con finalità di
finanziamento del terrorismo siano avvenuti attraverso operazioni effettuate presso
gli intermediari sottoposti a vigilanza, ne dà comunicazione alle autorità di
vigilanza di settore e alla UIF per gli adempimenti e le analisi di rispettiva spettanza.
Le notizie comunicate sono coperte dal segreto d’ufficio. La comunicazione può
essere ritardata quando può derivarne pregiudizio alle indagini. Le Autorità di
vigilanza di settore e la UIF comunicano all’autorità giudiziaria le iniziative assunte
e i provvedimenti adottati.

8. Fermo quanto disposto dal presente articolo, tutte le informazioni, rilevanti ai fini
del presente decreto, in possesso delle autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera
a), delle amministrazioni e organismi interessati e degli organismi di
autoregolamentazione, sono coperte da segreto d’ufficio anche nei confronti della
pubblica amministrazione. Il segreto non può essere opposto all’autorità
giudiziaria, quando le informazioni siano necessarie per le indagini o per lo
svolgimento di un procedimento penale.

Art. 13 (Cooperazione internazionale). - 1. In deroga all’obbligo del segreto d’ufficio,


la UIF può scambiare informazioni e collaborare con analoghe autorità di altri Stati
preposte all’esercizio delle medesime funzioni, a condizioni di reciprocità anche per
quanto riguarda la riservatezza delle informazioni, e, a tale fine, può stipulare
protocolli d’intesa. In particolare, la UIF può scambiare dati e notizie in materia di
operazioni sospette con analoghe autorità di altri Stati, utilizzando, a tal fine, anche
le informazioni in possesso del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di
finanza e della Direzione investigativa antimafia, specificamente richieste, fatte
salve le norme sul segreto di indagine. Al di fuori dei casi di cui al presente comma,
restano applicabili le disposizioni di cui agli articoli 9 e 12 della legge 1° aprile 1981,
n. 121. Le informazioni ricevute dalle autorità estere possono essere trasmesse dalla
UIF alle autorità italiane competenti, previo consenso dell’autorità dello Stato che
ha fornito le informazioni. In nessun caso le differenti definizioni di reato fiscale,
accolte dai diversi ordinamenti nazionali, possono ostacolare lo scambio di
informazioni o la collaborazione tra la UIF e le omologhe autorità degli altri Stati
membri.

2. Fermo restando quanto stabilito al comma 1, al fine di facilitare le attività


comunque connesse all’approfondimento investigativo delle segnalazioni di
operazioni sospette, la UIF stipula con la Guardia di finanza e la DIA protocolli
d’intesa ove sono previste le condizioni e le procedure con cui queste scambiano,
anche direttamente, dati ed informazioni di polizia con omologhi organismi esteri
ed internazionali, a condizioni di reciprocità ed in deroga all’obbligo del segreto
d’ufficio.
Capo IV (Analisi e valutazione del rischio) - Art. 14 (Analisi nazionale del rischio). -
1. Il Comitato di sicurezza finanziaria, nell’esercizio delle competenze di cui
all’articolo 5, identifica, analizza e valuta il rischio nazionale di riciclaggio di denaro
e di finanziamento del terrorismo. A tal fine, individua le minacce più rilevanti e le
vulnerabilità del sistema nazionale di prevenzione, di investigazione e di
repressione dei fenomeni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, i metodi e
i mezzi di svolgimento di tali attività e i settori maggiormente esposti al rischio.
L’analisi ha cadenza triennale, salva la facoltà del Comitato di sicurezza finanziaria
di procedere al relativo aggiornamento quando insorgono nuovi rischi e ogni
qualvolta lo ritenga opportuno.

2. L’analisi è condotta nel rispetto dei criteri internazionali approvati in materia, dei
risultati della relazione periodica con cui la Commissione europea, ai sensi
dell’articolo 6 della direttiva, identifica, analizza e valuta i rischi di riciclaggio e di
finanziamento del terrorismo che gravano sul mercato europeo e degli elementi
forniti dalle autorità partecipanti al Comitato di sicurezza finanziaria. L’analisi tiene
conto dei dati quantitativi e statistici, forniti dalle autorità di cui all’articolo 21,
comma 2, lettera a), dalle amministrazioni e organismi interessati e dagli organismi
di autoregolamentazione, sulla dimensione e l’importanza dei settori che rientrano
nell’ambito di applicazione del presente decreto, tra cui il numero dei soggetti
vigilati ovvero controllati e l’importanza economica di ciascun settore. Senza
corresponsione di compensi, gettoni, emolumenti, indennità o rimborsi di spese
comunque denominati, l’analisi può essere integrata dal contributo di
rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri e di altre amministrazioni
con competenze specifiche su temi di interesse e può avvalersi della collaborazione
di studiosi e rappresentanti del mondo accademico e delle associazioni private
rappresentative delle categorie interessate.

3. Le autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a) :

a) concorrono all’analisi di cui al comma 1, fornendo al Comitato di sicurezza


finanziaria ogni informazione utile, anche in deroga al segreto d’ufficio;

b) riferiscono periodicamente al Comitato di sicurezza finanziaria sugli esiti delle


analisi di rispettiva competenza, anche al fine di individuare tipologie di clientela,
prodotti, operazioni che per caratteristiche operative o geografiche necessitano di
specifici interventi;
c) utilizzano l’analisi ai fini della definizione delle priorità e della distribuzione delle
risorse necessarie a migliorare il sistema nazionale di prevenzione e contrasto del
riciclaggio e del finanziamento del terrorismo e ad ottimizzare l’esercizio delle
proprie competenze in funzione del livello di rischio riscontrato;

d) in occasione della relazione di cui all’articolo 5, comma 7, riferiscono al Comitato


di sicurezza finanziaria delle misure e dei presidi adottati al fine di mitigare i rischi
riscontarti in sede di analisi.

4. I risultati dell’analisi di cui al comma 1, con le modalità e nei termini stabiliti dal
Comitato di sicurezza finanziaria, sono resi disponibili ai soggetti obbligati e agli
organismi di autoregolamentazione ai fini della valutazione, da parte dei medesimi,
dei rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo cui sono esposti
nell’esercizio della propria attività e della predisposizione di misure proporzionali e
adeguate al rischio rilevato.

5. I risultati dell’analisi sono comunicati dal Comitato di sicurezza finanziaria alla


Commissione europea, alle autorità di vigilanza europee e alle autorità rilevanti di
altri Stati membri che ne facciano richiesta.

Art. 15 (Valutazione del rischio da parte dei soggetti obbligati). - 1. Le autorità di


vigilanza di settore e gli organismi di autoregolamentazione dettano criteri e
metodologie, commisurati alla natura dell’attività svolta e alle dimensioni dei
soggetti obbligati, per l’analisi e la valutazione dei rischi di riciclaggio e di
finanziamento del terrorismo, cui sono esposti nell’esercizio della loro attività.

2. I soggetti obbligati, adottano procedure oggettive e coerenti rispetto ai criteri e


alle metodologie di cui al comma 1, per l’analisi e la valutazione dei rischi di
riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. Per la valutazione del rischio di
riciclaggio o di finanziamento del terrorismo, i soggetti obbligati tengono conto di
fattori di rischio associati alla tipologia di clientela, all’area geografica di operatività,
ai canali distributivi e ai prodotti e i servizi offerti.

3. Le autorità di vigilanza di settore individuano, informandone il Comitato di


sicurezza finanziaria, le categorie di soggetti obbligati, rispettivamente vigilati, per i
quali le disposizioni di cui al presente articolo non trovano applicazione, in
considerazione dell’irrilevanza del rischio di riciclaggio e di finanziamento del
terrorismo dell’attività svolta ovvero dell’offerta di prodotti e servizi che presentano
caratteristiche di rischio tipizzate.
4. La valutazione di cui al comma 2 è documentata, periodicamente aggiornata e
messa a disposizione delle autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a), e degli
organismi di autoregolamentazione, ai fini dell’esercizio delle rispettive funzioni e
dei rispettivi poteri in materia di prevenzione del riciclaggio e di finanziamento del
terrorismo.

Art. 16 (Procedure di mitigazione del rischio). - 1. I soggetti obbligati adottano i


presidi e attuano i controlli e le procedure, adeguati alla propria natura e
dimensione, necessari a mitigare e gestire i rischi di riciclaggio e di finanziamento
del terrorismo, individuati ai sensi degli articoli 14 e 15.

2. Le autorità di vigilanza di settore ai sensi dell’articolo 7, comma 1, e gli organismi


di autoregolamentazione, ai sensi dell’articolo 11, comma 2, individuano i requisiti
dimensionali e organizzativi in base ai quali i soggetti obbligati, rispettivamente
vigilati e controllati adottano specifici presidi, controlli e procedure per:

a) la valutazione e gestione del rischio di riciclaggio e di finanziamento del


terrorismo;

b) l’introduzione di una funzione antiriciclaggio, ivi comprese, se adeguate rispetto


alle dimensioni e alla natura dell’attività, la nomina di un responsabile della
funzione antiriciclaggio e la previsione di una funzione di revisione indipendente
per la verifica delle politiche, dei controlli e delle procedure.

3. I soggetti obbligati adottano misure proporzionate ai propri rischi, alla propria


natura e alle proprie dimensioni, idonee a rendere note al proprio personale gli
obblighi cui sono tenuti ai sensi del presente decreto, ivi compresi quelli in materia
di protezione dei dati personali. A tal fine, i soggetti obbligati garantiscono lo
svolgimento di programmi permanenti di formazione, finalizzati alla corretta
applicazione delle disposizioni di cui al presente decreto, al riconoscimento di
operazioni connesse al riciclaggio o al finanziamento del terrorismo e all’adozione
dei comportamenti e delle procedure da adottare.

4. I sistemi e le procedure adottati ai sensi del presente articolo rispettano le


prescrizioni e garanzie stabilite dal presente decreto e dalla normativa vigente in
materia di protezione dei dati personali.".
DOCUMENTI UFFICIALI

Articolo 2 — Modifiche al Titolo II del


decreto legislativo 21 novembre 2007, n.
231
Testo in vigore dal 4 luglio 2017
1. Il titolo II del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, è sostituito dal
seguente:

"Titolo II (Obblighi) - Capo I (Obblighi di adeguata verifica della clientela) - Sezione I


- Art. 17 (Disposizioni generali). - 1. I soggetti obbligati procedono all’adeguata
verifica del cliente e del titolare effettivo con riferimento ai rapporti e alle operazioni
inerenti allo svolgimento dell’attività istituzionale o professionale:

a) in occasione dell’instaurazione di un rapporto continuativo o del conferimento


dell’incarico per l’esecuzione di una prestazione professionale;

b) in occasione dell’esecuzione di un’operazione occasionale, disposta dal cliente,


che comporti la trasmissione o la movimentazione di mezzi di pagamento di
importo pari o superiore a 15.000 euro, indipendentemente dal fatto che sia
effettuata con una operazione unica o con più operazioni che appaiono collegate
per realizzare un’operazione frazionata ovvero che consista in un trasferimento di
fondi, come definito dall’articolo 3, paragrafo 1, punto 9, del regolamento (UE) n.
2015/847 del Parlamento europeo e del Consiglio, superiore a mille euro;

c) con riferimento ai prestatori di servizi di gioco di cui all’articolo 3, comma 6), in


occasione del compimento di operazioni di gioco, anche secondo le disposizioni
dettate dal Titolo IV del presente decreto.

2. I soggetti obbligati procedono, in ogni caso, all’adeguata verifica del cliente e del
titolare effettivo:

a) quando vi è sospetto di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo,


indipendentemente da qualsiasi deroga, esenzione o soglia applicabile;
b) quando vi sono dubbi sulla veridicità o sull’adeguatezza dei dati
precedentemente ottenuti ai fini dell’identificazione.

3. I soggetti obbligati adottano misure di adeguata verifica della clientela


proporzionali all’entità dei rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo e
dimostrano alle autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a), e agli organismi di
autoregolamentazione che le misure adottate sono adeguate al rischio rilevato. Nel
graduare l’entità delle misure i soggetti obbligati tengono conto, quanto meno, dei
seguenti criteri generali:

a) con riferimento al cliente:

1) la natura giuridica;

2) la prevalente attività svolta;

3) il comportamento tenuto al momento del compimento dell’operazione o


dell’instaurazione del rapporto continuativo o della prestazione professionale;

4) l’area geografica di residenza o sede del cliente o della controparte;

b) con riferimento all’operazione, rapporto continuativo o prestazione


professionale:

1) la tipologia dell’operazione, rapporto continuativo o prestazione professionale


posti in essere;

2) le modalità di svolgimento dell’operazione, rapporto continuativo o prestazione


professionale;

3) l’ammontare dell’operazione;

4) la frequenza e il volume delle operazioni e la durata del rapporto continuativo o


della prestazione professionale;

5) la ragionevolezza dell’operazione, del rapporto continuativo o della prestazione


professionale, in rapporto all’attività svolta dal cliente e all’entità delle risorse
economiche nella sua disponibilità;

6) l’area geografica di destinazione del prodotto e l’oggetto dell’operazione, del


rapporto continuativo o della prestazione professionale.
4. I soggetti obbligati adempiono alle disposizioni di cui al presente capo nei
confronti dei nuovi clienti nonché dei clienti già acquisiti, rispetto ai quali
l’adeguata verifica si renda opportuna in considerazione del mutato livello di rischio
di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo associato al cliente.

5. Gli obblighi di adeguata verifica della clientela sono osservati altresì nei casi in cui
le banche, gli istituti di moneta elettronica, gli istituti di pagamento e Poste Italiane
S.p.A. agiscono da tramite o siano comunque parte nel trasferimento di denaro
contante o titoli al portatore, in euro o valuta estera, effettuato a qualsiasi titolo tra
soggetti diversi, di importo complessivamente pari o superiore a 15.000 euro.

6. Nella prestazione di servizi di pagamento e nell’emissione e distribuzione di


moneta elettronica effettuate tramite agenti in attività finanziaria di cui all’articolo
3, comma 3, lettera c), ovvero tramite soggetti convenzionati e agenti di cui
all’articolo 1, comma 2, lettera nn), le banche, Poste Italiane S.p.A., gli istituti di
pagamento e gli istituti di moneta elettronica, ivi compresi quelli aventi sede
centrale in altro Stato membro, nonché le succursali di questi ultimi, osservano gli
obblighi di adeguata verifica della clientela anche per le operazioni occasionali di
importo inferiore a 15.000 euro. Nei casi in cui la prestazione di servizi di cui al
presente comma sia effettuata tramite soggetti convenzionati e agenti di cui
all’articolo 1, comma 2, lettera nn), restano ferme le disposizioni di cui all’articolo
44, comma 3.

7. Gli obblighi di adeguata verifica della clientela non si osservano in relazione allo
svolgimento dell’attività di mera redazione e trasmissione ovvero di sola
trasmissione delle dichiarazioni derivanti da obblighi fiscali e degli adempimenti in
materia di amministrazione del personale di cui all’articolo 2, comma 1, della legge
11 gennaio 1979, n. 12.

Art. 18 (Contenuto degli obblighi di adeguata verifica). - 1. Gli obblighi di adeguata


verifica della clientela si attuano attraverso:

a) l’identificazione del cliente e la verifica della sua identità attraverso riscontro di


un documento d’identità o di altro documento di riconoscimento equipollente ai
sensi della normativa vigente nonché sulla base di documenti, dati o informazioni
ottenuti da una fonte affidabile e indipendente. Le medesime misure si attuano nei
confronti dell’esecutore, anche in relazione alla verifica dell’esistenza e
dell’ampiezza del potere di rappresentanza in forza del quale opera in nome e per
conto del cliente;

b) l’identificazione del titolare effettivo e la verifica della sua identità attraverso


l’adozione di misure proporzionate al rischio ivi comprese, con specifico riferimento
alla titolarità effettiva di persone giuridiche, trust e altri istituti e soggetti giuridici
affini, le misure che consentano di ricostruire, con ragionevole attendibilità,
l’assetto proprietario e di controllo del cliente;

c) l’acquisizione e la valutazione di informazioni sullo scopo e sulla natura del


rapporto continuativo o della prestazione professionale, per tali intendendosi,
quelle relative all’instaurazione del rapporto, alle relazioni intercorrenti tra il cliente
e l’esecutore, tra il cliente e il titolare effettivo e quelle relative all’attività lavorativa,
salva la possibilità di acquisire, in funzione del rischio, ulteriori informazioni, ivi
comprese quelle relative alla situazione economico-patrimoniale del cliente,
acquisite o possedute in ragione dell’esercizio dell’attività. In presenza di un elevato
rischio di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, i soggetti obbligati applicano
la procedura di acquisizione e valutazione delle predette informazioni anche alle
prestazioni o operazioni occasionali;

d) il controllo costante del rapporto con il cliente, per tutta la sua durata, attraverso
l’esame della complessiva operatività del cliente medesimo, la verifica e
l’aggiornamento dei dati e delle informazioni acquisite nello svolgimento delle
attività di cui alle lettere a), b) e c), anche riguardo, se necessaria in funzione del
rischio, alla verifica della provenienza dei fondi e delle risorse nella disponibilità del
cliente, sulla base di informazioni acquisite o possedute in ragione dell’esercizio
dell’attività.

2. Le attività di identificazione e verifica dell’identità del cliente, dell’esecutore e del


titolare effettivo, di cui alle lettere a) e b) del comma 1, sono effettuate prima
dell’instaurazione del rapporto continuativo o del conferimento dell’incarico per lo
svolgimento di una prestazione professionale ovvero prima dell’esecuzione
dell’operazione occasionale.

3. In presenza di un basso rischio di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo, la


verifica dell’identità del cliente, dell’esecutore e del titolare effettivo può essere
posticipata ad un momento successivo all’instaurazione del rapporto o al
conferimento dell’incarico per lo svolgimento di una prestazione professionale,
qualora ciò sia necessario a consentire l’ordinaria gestione dell’attività oggetto del
rapporto. In tale ipotesi, i soggetti obbligati, provvedono comunque all’acquisizione
dei dati identificativi del cliente, dell’esecutore e del titolare effettivo e dei dati
relativi alla tipologia e all’importo dell’operazione e completano le procedure di
verifica dell’identità dei medesimi al più presto e, comunque, entro trenta giorni
dall’instaurazione del rapporto o dal conferimento dell’incarico. Decorso tale
termine, qualora riscontrino l’impossibilità oggettiva di completare la verifica
dell’identità del cliente, i soggetti obbligati, si astengono ai sensi dell’articolo 42 e
valutano, sussistendone i presupposti, se effettuare una segnalazione di operazione
sospetta ai sensi dell’articolo 35.

4. Fermi gli obblighi di identificazione, i professionisti, limitatamente ai casi in cui


esaminano la posizione giuridica del loro cliente o espletano compiti di difesa o di
rappresentanza del cliente in un procedimento innanzi a un’autorità giudiziaria o in
relazione a tale procedimento, anche tramite una convenzione di negoziazione
assistita da uno o più avvocati ai sensi di legge, compresa la consulenza
sull’eventualità di intentarlo o evitarlo, sono esonerati dall’obbligo di verifica
dell’identità del cliente e del titolare effettivo fino al momento del conferimento
dell’incarico.

Art. 19 (Modalità di adempimento degli obblighi di adeguata verifica). - 1. I soggetti


obbligati assolvono agli obblighi di adeguata verifica della clientela secondo le
seguenti modalità:

a) l’identificazione del cliente e del titolare effettivo è svolta in presenza del


medesimo cliente ovvero dell’esecutore, anche attraverso dipendenti o collaboratori
del soggetto obbligato e consiste nell’acquisizione dei dati identificativi forniti dal
cliente, previa esibizione di un documento d’identità in corso di validità o altro
documento di riconoscimento equipollente ai sensi della normativa vigente, del
quale viene acquisita copia in formato cartaceo o elettronico. Il cliente fornisce
altresì, sotto la propria responsabilità, le informazioni necessarie a consentire
l’identificazione del titolare effettivo. L’obbligo di identificazione si considera
assolto, anche senza la presenza fisica del cliente, nei seguenti casi:

1) per i clienti i cui dati identificativi risultino da atti pubblici, da scritture private
autenticate o da certificati qualificati utilizzati per la generazione di una firma
digitale associata a documenti informatici, ai sensi dell’articolo 24 del decreto
legislativo 7 marzo 2005, n. 82;

2) per i clienti in possesso di un’identità digitale, di livello massimo di sicurezza,


nell’ambito del Sistema di cui all’articolo 64 del predetto decreto legislativo n. 82 del
2005 e successive modificazioni, e della relativa normativa regolamentare di
attuazione, nonché di un’identità digitale o di un certificato per la generazione di
firma digitale, rilasciati nell’ambito di un regime di identificazione elettronica
compreso nell’elenco pubblicato dalla Commissione europea a norma dell’articolo 9
del regolamento EU n. 910/2014;

3) per i clienti i cui dati identificativi risultino da dichiarazione della rappresentanza


e dell’autorità consolare italiana, come indicata nell’articolo 6 del decreto legislativo
26 maggio 1997, n. 153;

4) per i clienti che siano già stati identificati dal soggetto obbligato in relazione ad
un altro rapporto o prestazione professionale in essere, purché le informazioni
esistenti siano aggiornate e adeguate rispetto allo specifico profilo di rischio del
cliente;

5) per i clienti i cui dati identificativi siano acquisiti attraverso idonee forme e
modalità, individuate dalle Autorità di vigilanza di settore, nell’esercizio delle
attribuzioni di cui all’articolo 7, comma 1, lettera a), tenendo conto dell’evoluzione
delle tecniche di identificazione a distanza;

b) la verifica dell’identità del cliente, del titolare effettivo e dell’esecutore richiede il


riscontro della veridicità dei dati identificativi contenuti nei documenti e delle
informazioni acquisiti all’atto dell’identificazione, laddove, in relazione ad essi,
sussistano dubbi, incertezze o incongruenze. Il riscontro può essere effettuato
attraverso la consultazione del sistema pubblico per la prevenzione del furto di
identità di cui decreto legislativo 11 aprile 2011, n. 64. La verifica dell’identità può
essere effettuata anche attraverso il ricorso ad altre fonti attendibili e indipendenti
tra le quali rientrano le basi di dati, ad accesso pubblico o condizionato al rilascio di
credenziali di autenticazione, riferibili ad una pubblica amministrazione nonché
quelle riferibili a soggetti privati autorizzati al rilascio di identità digitali nell’ambito
del sistema previsto dall’articolo 64 del decreto legislativo n. 82 del 2005 ovvero di
un regime di identificazione elettronica compreso nell’elenco pubblicato dalla
Commissione europea a norma dell’articolo 9 del regolamento EU n. 910/2014. Con
riferimento ai clienti diversi dalle persone fisiche e ai fiduciari di trust espressi, la
verifica dell’identità del titolare effettivo impone l’adozione di misure, commisurate
alla situazione di rischio, idonee a comprendere la struttura di proprietà e di
controllo del cliente;

c) l’acquisizione e la valutazione di informazioni sullo scopo e sulla natura del


rapporto continuativo o della prestazione professionale, verificando la compatibilità
dei dati e delle informazioni fornite dal cliente con le informazioni acquisite
autonomamente dai soggetti obbligati, anche avuto riguardo al complesso delle
operazioni compiute in costanza del rapporto o di altri rapporti precedentemente
intrattenuti nonché all’instaurazione di ulteriori rapporti;

d) il controllo costante nel corso del rapporto continuativo o della prestazione


professionale si attua attraverso l’analisi delle operazioni effettuate e delle attività
svolte o individuate durante tutta la durata del rapporto, in modo da verificare che
esse siano coerenti con la conoscenza che il soggetto obbligato ha del cliente e del
suo profilo di rischio, anche riguardo, se necessario, all’origine dei fondi.

2. L’estensione delle verifiche, della valutazione e del controllo di cui al comma 1 è


commisurata al livello di rischio rilevato.

3. Per le attività di assicurazione vita o altre forme di assicurazione legate ad


investimenti, i soggetti obbligati di cui all’articolo 3, comma 2, applicano altresì
misure di adeguata verifica del beneficiario del contratto di assicurazione vita o di
altra assicurazione legata ad investimenti, non appena individuato o designato
nonché dell’effettivo percipiente della prestazione liquidata e dei rispettivi titolari
effettivi. Tali misure, consistono:

a) nell’acquisizione del nome o della denominazione del soggetto specificamente


individuato o designato quale beneficiario;

b) nei casi di beneficiario designato in base a particolari caratteristiche o classi,


nell’acquisizione di informazioni sufficienti a consentire al soggetto obbligato di
stabilirne l’identità al momento del pagamento della prestazione.

Art. 20 (Criteri per la determinazione della titolarità effettiva di clienti diversi dalle
persone fisiche). - 1. Il titolare effettivo di clienti diversi dalle persone fisiche
coincide con la persona fisica o le persone fisiche cui, in ultima istanza, è attribuibile
la proprietà diretta o indiretta dell’ente ovvero il relativo controllo.

2. Nel caso in cui il cliente sia una società di capitali:


a) costituisce indicazione di proprietà diretta la titolarità di una partecipazione
superiore al 25 per cento del capitale del cliente, detenuta da una persona fisica;

b) costituisce indicazione di proprietà indiretta la titolarità di una percentuale di


partecipazioni superiore al 25 per cento del capitale del cliente, posseduto per il
tramite di società controllate, società fiduciarie o per interposta persona.

3. Nelle ipotesi in cui l’esame dell’assetto proprietario non consenta di individuare


in maniera univoca la persona fisica o le persone fisiche cui è attribuibile la
proprietà diretta o indiretta dell’ente, il titolare effettivo coincide con la persona
fisica o le persone fisiche cui, in ultima istanza, è attribuibile il controllo del
medesimo in forza:

a) del controllo della maggioranza dei voti esercitabili in assemblea ordinaria;

b) del controllo di voti sufficienti per esercitare un’influenza dominante in


assemblea ordinaria;

c) dell’esistenza di particolari vincoli contrattuali che consentano di esercitare


un’influenza dominante.

4. Qualora l’applicazione dei criteri di cui ai precedenti commi non consenta di


individuare univocamente uno o più titolari effettivi, il titolare effettivo coincide con
la persona fisica o le persone fisiche titolari di poteri di amministrazione o direzione
della società.

5. Nel caso in cui il cliente sia una persona giuridica privata, di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 10 febbraio 2000, n. 361, sono cumulativamente
individuati, come titolari effettivi:

a) i fondatori, ove in vita;

b) i beneficiari, quando individuati o facilmente individuabili;

c) i titolari di funzioni di direzione e amministrazione.

6. I soggetti obbligati conservano traccia delle verifiche effettuate ai fini


dell’individuazione del titolare effettivo.
Art. 21 (Comunicazione e accesso alle informazioni sulla titolarità effettiva di
persone giuridiche e trust). - 1. Le imprese dotate di personalità giuridica tenute
all’iscrizione nel Registro delle imprese di cui all’articolo 2188 del codice civile e le
persone giuridiche private tenute all’iscrizione nel Registro delle persone giuridiche
private di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 febbraio 2000, n. 361,
comunicano le informazioni relative ai propri titolari effettivi, per via
esclusivamente telematica e in esenzione da imposta di bollo, al Registro delle
imprese, ai fini della conservazione in apposita sezione ad accesso riservato.
L’omessa comunicazione delle informazioni sul titolare effettivo è punita con la
medesima sanzione di cui all’articolo 2630 del codice civile.

2. L’accesso alla sezione è consentito:

a) al Ministero dell’economia e delle finanze, alle Autorità di vigilanza di settore,


all’Unità di informazione finanziaria per l’Italia, alla Direzione investigativa
antimafia, alla Guardia di finanza che opera nei casi previsti dal presente decreto
attraverso il Nucleo Speciale Polizia Valutaria senza alcuna restrizione;

b) alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo;

c) all’autorità giudiziaria, conformemente alle proprie attribuzioni istituzionali;

d) alle autorità preposte al contrasto dell’evasione fiscale, secondo modalità di


accesso idonee a garantire il perseguimento di tale finalità, stabilite in apposito
decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello
sviluppo economico;

e) ai soggetti obbligati, a supporto degli adempimenti prescritti in occasione


dell’adeguata verifica, previo accreditamento e dietro pagamento dei diritti di
segreteria di cui all’articolo 18 della legge 29 dicembre 1993, n. 580;

f) dietro pagamento dei diritti di segreteria di cui all’articolo 18 della legge 29


dicembre 1993, n. 580, ai soggetti privati, compresi quelli portatori di interessi
diffusi, titolari di un interesse giuridico rilevante e differenziato, nei casi in cui la
conoscenza della titolarità effettiva sia necessaria per curare o difendere, nel corso
di un procedimento giurisdizionale, un interesse corrispondente ad una situazione
giuridicamente tutelata, quando abbiano ragioni, concrete e documentate, per
dubitare che la titolarità effettiva sia diversa da quella legale. L’interesse deve essere
diretto, concreto ed attuale e, nel caso di enti rappresentativi di interessi diffusi, non
deve coincidere con l’interesse di singoli appartenenti alla categoria rappresentata.
L’accesso alle informazioni sulla titolarità effettiva può essere escluso qualora le
informazioni riguardino persone incapaci o minori d’età ovvero qualora l’accesso
esponga il titolare effettivo a rischi per la propria incolumità.

3. I trust produttivi di effetti giuridici rilevanti a fini fiscali, secondo quanto disposto
dall’articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica del 22 gennaio 1986 n.
917, sono tenuti all’iscrizione in apposita sezione speciale del Registro delle
imprese. Le informazioni di cui all’articolo 22, comma 5, relative alla titolarità
effettiva dei medesimi trust sono comunicate, a cura del fiduciario o dei fiduciari
ovvero di altra persona per conto del fiduciario, per via esclusivamente telematica e
in esenzione da imposta di bollo, al Registro delle imprese, ai fini della relativa
conservazione. L’omessa comunicazione delle informazioni sul titolare effettivo è
punita con la medesima sanzione di cui all’articolo 2630 del codice civile.

4. L’accesso alle informazioni di cui all’articolo 22, comma 5, relative alla titolarità
effettiva dei medesimi trust è consentito:

a) alle autorità di cui al comma 2, lettera a) e alla Direzione nazionale antimafia e


antiterrorismo, senza alcuna restrizione;

b) alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e all’autorità giudiziaria


nell’esercizio delle rispettive attribuzioni istituzionali, previste dall’ordinamento
vigente;

c) alle autorità preposte al contrasto dell’evasione fiscale, secondo modalità di


accesso idonee a garantire il perseguimento di tale finalità, stabilite in apposito
decreto del Ministro dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministro dello
sviluppo economico;

d) ai soggetti obbligati, a supporto degli adempimenti prescritti in occasione


dell’adeguata verifica, previo accreditamento e dietro pagamento dei diritti di
segreteria di cui all’articolo 18 della legge 29 dicembre 1993, n. 580.

5. Con apposito decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il
Ministro dello sviluppo economico, sono stabiliti:

a) i dati e le informazioni sulla titolarità effettiva delle imprese dotate di personalità


giuridica, delle persone giuridiche private e dei trust da comunicare al Registro delle
imprese nonché le modalità e i termini entro cui effettuare la comunicazione;
b) le modalità attraverso cui le informazioni sulla titolarità effettiva delle imprese
dotate di personalità giuridica, delle persone giuridiche private e dei trust sono rese
tempestivamente accessibili alle autorità di cui al comma 2, lettera a) ;

c) le modalità di consultazione delle informazioni da parte dei soggetti obbligati e i


relativi requisiti di accreditamento;

d) i termini, la competenza e le modalità di svolgimento del procedimento volto a


valutare la sussistenza dell’interesse all’accesso in capo ai soggetti di cui al comma
2, lettera d), e a disporne l’eventuale diniego;

e) con specifico riferimento alle informazioni sulla titolarità effettiva di persone


giuridiche private diverse dalle imprese e su quella dei trust produttivi di effetti
giuridici rilevanti a fini fiscali, le modalità di dialogo tra il Registro delle imprese e le
basi di dati di cui è titolare l’Agenzia delle entrate relativi al codice fiscale ovvero, se
assegnata, alla partita IVA del trust e agli atti istitutivi, dispositivi, modificativi o
traslativi inerenti le predette persone giuridiche e i trust, rilevanti in quanto
presupposti impositivi per l’applicazione di imposte dirette o indirette.

6. I diritti di segreteria per gli adempimenti previsti dal presente articolo sono
stabiliti, modificati e aggiornati, nel rispetto dei costi standard, con le modalità di cui
all’articolo 18 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, e successive modificazioni.

7. La consultazione dei registri di cui al presente articolo non esonera i soggetti


obbligati dal valutare il rischio di riciclaggio e finanziamento del terrorismo cui sono
esposti nell’esercizio della loro attività e dall’adottare misure adeguate al rischio
medesimo.

Art. 22 (Obblighi del cliente). - 1. I clienti forniscono per iscritto, sotto la propria
responsabilità, tutte le informazioni necessarie e aggiornate per consentire ai
soggetti obbligati di adempiere agli obblighi di adeguata verifica.

2. Per le finalità di cui al presente decreto, le imprese dotate di personalità giuridica


e le persone giuridiche private ottengono e conservano, per un periodo non
inferiore a cinque anni, informazioni adeguate, accurate e aggiornate sulla propria
titolarità effettiva e le forniscono ai soggetti obbligati, in occasione degli
adempimenti strumentali all’adeguata verifica della clientela.
3. Le informazioni di cui al comma 2, inerenti le imprese dotate di personalità
giuridica tenute all’iscrizione nel Registro delle imprese di cui all’articolo 2188 del
codice civile, sono acquisite, a cura degli amministratori, sulla base di quanto
risultante dalle scritture contabili e dai bilanci, dal libro dei soci, dalle
comunicazioni relative all’assetto proprietario o al controllo dell’ente, cui l’impresa è
tenuta secondo le disposizioni vigenti nonché dalle comunicazioni ricevute dai soci
e da ogni altro dato a loro disposizione. Qualora permangano dubbi in ordine alla
titolarità effettiva, le informazioni sono acquisite, a cura degli amministratori, a
seguito di espressa richiesta rivolta ai soci rispetto a cui si renda necessario
approfondire l’entità dell’interesse nell’ente. L’inerzia o il rifiuto ingiustificati del
socio nel fornire agli amministratori le informazioni da questi ritenute necessarie
per l’individuazione del titolare effettivo ovvero l’indicazione di informazioni
palesemente fraudolente rendono inesercitabile il relativo diritto di voto e
comportano l’impugnabilità, a norma dell’articolo 2377 del codice civile, delle
deliberazioni eventualmente assunte con il suo voto determinante. Si applicano, in
quanto compatibili, le disposizioni di cui agli articoli 120 e 122 TUF, 74 e 77, CAP e
2341-ter del codice civile.

4. Le informazioni di cui al comma 2, inerenti le persone giuridiche private, tenute


all’iscrizione nel Registro delle persone giuridiche private di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 10 febbraio 2000, n. 361, e successive modificazioni,
sono acquisite dal fondatore, ove in vita ovvero dai soggetti cui è attribuita la
rappresentanza e l’amministrazione dell’ente, sulla base di quanto risultante dallo
statuto, dall’atto costitutivo, dalle scritture contabili e da ogni altra comunicazione o
dato a loro disposizione.

5. I fiduciari di trust espressi, disciplinati ai sensi della legge 16 ottobre 1989, n. 364,
ottengono e detengono informazioni adeguate, accurate e aggiornate sulla titolarità
effettiva del trust, per tali intendendosi quelle relative all’identità del fondatore, del
fiduciario o dei fiduciari, del guardiano ovvero di altra persona per conto del
fiduciario, ove esistenti, dei beneficiari o classe di beneficiari e delle altre persone
fisiche che esercitano il controllo sul trust e di qualunque altra persona fisica che
esercita, in ultima istanza, il controllo sui beni conferiti nel trust attraverso la
proprietà diretta o indiretta o attraverso altri mezzi. I fiduciari di trust espressi
conservano tali informazioni per un periodo non inferiore a cinque anni dalla
cessazione del loro stato di fiduciari e le rendono prontamente accessibili alle
autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a) e b). I medesimi fiduciari che, in
tale veste, instaurano un rapporto continuativo o professionale ovvero eseguono
una prestazione occasionale dichiarano il proprio stato ai soggetti obbligati.

Sezione II - Art. 23 (Misure semplificate di adeguata verifica della clientela). - 1. In


presenza di un basso rischio di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo, i
soggetti obbligati possono applicare misure di adeguata verifica della clientela
semplificate sotto il profilo dell’estensione e della frequenza degli adempimenti
prescritti dall’articolo 18.

2. Ai fini dell’applicazione di misure semplificate di adeguata verifica della clientela e


fermo l’obbligo di commisurarne l’estensione al rischio in concreto rilevato, i
soggetti obbligati tengono conto, tra l’altro, dei seguenti indici di basso rischio:

a) indici di rischio relativi a tipologie di clienti quali:

1) società ammesse alla quotazione su un mercato regolamentato e sottoposte ad


obblighi di comunicazione che impongono l’obbligo di assicurare un’adeguata
trasparenza della titolarità effettiva;

2) pubbliche amministrazioni ovvero istituzioni o organismi che svolgono funzioni


pubbliche, conformemente al diritto dell’Unione europea;

3) clienti che sono residenti in aree geografiche a basso rischio, ai sensi della lettera
c) ;

b) indici di rischio relativi a tipologie di prodotti, servizi, operazioni o canali di


distribuzione quali:

1) contratti di assicurazione vita rientranti nei rami di cui all’articolo 2, comma 1, del
CAP, nel caso in cui il premio annuale non ecceda i 1.000 euro o il cui premio unico
non sia di importo superiore a 2.500 euro;

2) forme pensionistiche complementari disciplinate dal decreto legislativo 5


dicembre 2005, n. 252, a condizione che esse non prevedano clausole di riscatto
diverse da quelle di cui all’articolo 14 del medesimo decreto e che non possano
servire da garanzia per un prestito al di fuori delle ipotesi previste dalla legge;
3) regimi di previdenza o sistemi analoghi che versano prestazioni pensionistiche ai
dipendenti, in cui i contributi sono versati tramite detrazione dalla retribuzione e
che non permettono ai beneficiari di trasferire i propri diritti;

4) prodotti o servizi finanziari che offrono servizi opportunamente definiti e


circoscritti a determinate tipologie di clientela, volti a favorire l’inclusione
finanziaria;

5) prodotti in cui i rischi di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo sono


mitigati da fattori, quali limiti di spesa o trasparenza della titolarità;

c) indici di rischio relativi ad aree geografiche quali:

1) Stati membri;

2) Paesi terzi dotati di efficaci sistemi di prevenzione del riciclaggio e del


finanziamento del terrorismo;

3) Paesi terzi che fonti autorevoli e indipendenti valutano essere caratterizzati da un


basso livello di corruzione o di permeabilità ad altre attività criminose;

4) Paesi terzi che, sulla base di fonti attendibili e indipendenti, quali valutazioni
reciproche ovvero rapporti di valutazione dettagliata pubblicati, prevedano e diano
effettiva applicazione a presidi di prevenzione del riciclaggio e di finanziamento del
terrorismo, coerenti con le raccomandazioni del GAFI.

3. Le autorità di vigilanza di settore, nell’esercizio delle attribuzioni di cui all’articolo


7, comma 1, lettera c), e gli organismi di autoregolamentazione, in conformità delle
regole tecniche di cui all’articolo 11, comma 2, possono individuare ulteriori fattori di
rischio da prendere in considerazione al fine di integrare o modificare l’elenco di cui
al precedente comma e stabiliscono misure semplificate di adeguata verifica della
clientela da adottare in situazioni di basso rischio. Nell’esercizio delle medesime
attribuzioni, le autorità di vigilanza di settore individuano la tipologia delle misure
di adeguata verifica semplificata che le banche e gli istituti di moneta elettronica
sono autorizzati ad applicare in relazione a prodotti di moneta elettronica,
ricorrendo, cumulativamente, le seguenti condizioni:

a) lo strumento di pagamento non è ricaricabile ovvero è previsto un limite mensile


massimo di utilizzo di 250 euro che può essere speso solo nel territorio della
Repubblica;
b) l’importo massimo memorizzato sul dispositivo non supera i 250 euro;

c) lo strumento di pagamento è utilizzato esclusivamente per l’acquisto di beni o


servizi;

d) lo strumento di pagamento non è alimentato con moneta elettronica anonima;

e) l’emittente effettua un controllo sulle operazioni effettuate idoneo a consentire la


rilevazione di operazioni anomale o sospette;

f) qualora l’importo memorizzato sul dispositivo sia superiore a 100 euro, tale
importo non sia rimborsato o ritirato in contanti.

4. L’applicazione di obblighi semplificati di adeguata verifica della clientela è


comunque esclusa quando vi è sospetto di riciclaggio o di finanziamento del
terrorismo.

Art. 24 (Obblighi di adeguata verifica rafforzata della clientela). - 1. I soggetti


obbligati in presenza di un elevato rischio di riciclaggio o di finanziamento del
terrorismo applicano misure rafforzate di adeguata verifica della clientela. 2.
Nell’applicazione di misure rafforzate di adeguata verifica della clientela, i soggetti
obbligati tengono conto, almeno dei seguenti fattori:

a) fattori di rischio relativi al cliente quali:

1) rapporti continuativi o prestazioni professionali instaurati ovvero eseguiti in


circostanze anomale;

2) clienti residenti o aventi sede in aree geografiche ad alto rischio secondo i criteri
di cui alla lettera c) ;

3) strutture qualificabili come veicoli di interposizione patrimoniale;

4) società che hanno emesso azioni al portatore o siano partecipate da fiduciari;

5) tipo di attività economiche caratterizzate da elevato utilizzo di contante;

6) assetto proprietario della società cliente anomalo o eccessivamente complesso


data la natura dell’attività svolta;

b) fattori di rischio relativi a prodotti, servizi, operazioni o canali di distribuzione


quali:
1) servizi con un elevato grado di personalizzazione, offerti a una clientela dotata di
un patrimonio di rilevante ammontare;

2) prodotti od operazioni che potrebbero favorire l’anonimato;

3) rapporti continuativi, prestazioni professionali od operazioni occasionali a


distanza non assistiti da adeguati meccanismi e procedure di riconoscimento;

4) pagamenti ricevuti da terzi privi di un evidente collegamento con il cliente o con


la sua attività;

5) prodotti e pratiche commerciali di nuova generazione, compresi i meccanismi


innovativi di distribuzione e l’uso di tecnologie innovative o in evoluzione per
prodotti nuovi o preesistenti;

c) fattori di rischio geografici quali quelli relativi a:

1) Paesi terzi che, sulla base di fonti attendibili e indipendenti quali valutazioni
reciproche ovvero rapporti pubblici di valutazione dettagliata, siano ritenuti carenti
di efficaci presidi di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo
coerenti con le raccomandazioni del GAFI;

2) Paesi terzi che fonti autorevoli e indipendenti valutano essere caratterizzati da un


elevato livello di corruzione o di permeabilità ad altre attività criminose;

3) Paesi soggetti a sanzioni, embargo o misure analoghe emanate dai competenti


organismi nazionali e internazionali;

4) Paesi che finanziano o sostengono attività terroristiche o nei quali operano


organizzazioni terroristiche.

3. Ai fini dell’applicazione di obblighi di adeguata verifica rafforzata della clientela i


soggetti obbligati esaminano contesto e finalità di operazioni caratterizzate da
importi insolitamente elevati ovvero rispetto alle quali sussistono dubbi circa la
finalità cui le medesime sono, in concreto, preordinate e, in ogni caso, rafforzano il
grado e la natura delle verifiche atte a determinare se le operazioni siano sospette.

4. Le autorità di vigilanza di settore, nell’esercizio delle attribuzioni di cui all’articolo


7, comma 1, lettera c), e gli organismi di autoregolamentazione, in conformità delle
regole tecniche di cui all’articolo 11, comma 2, possono individuare ulteriori fattori di
rischio da prendere in considerazione al fine di integrare o modificare l’elenco di cui
al comma 2 e possono stabilire misure rafforzate di adeguata verifica della clientela,
ulteriori rispetto a quelle di cui all’articolo 25, da adottare in situazioni di elevato
rischio.

5. I soggetti obbligati applicano sempre misure di adeguata verifica rafforzata della


clientela in caso di:

a) clienti residenti in Paesi terzi ad alto rischio individuati dalla Commissione


europea;

b) rapporti di corrispondenza transfrontalieri con un ente creditizio o istituto


finanziario corrispondente di un Paese terzo;

c) rapporti continuativi, prestazioni professionali o operazioni con clienti e relativi


titolari effettivi che siano persone politicamente esposte.

6. I soggetti obbligati, in presenza di un elevato rischio di riciclaggio o di


finanziamento del terrorismo applicano misure di adeguata verifica rafforzata di
clienti che, originariamente individuati come persone politicamente esposte,
abbiano cessato di rivestire le relative cariche pubbliche da più di un anno. La
medesima disposizione si applica anche nelle ipotesi in cui il beneficiario della
prestazione assicurativa o il titolare effettivo del beneficiario siano state persone
politicamente esposte.

Art. 25 (Modalità di esecuzione degli obblighi di adeguata verifica rafforzata della


clientela). - 1. I soggetti obbligati, in presenza di un elevato rischio di riciclaggio o di
finanziamento del terrorismo, adottano misure rafforzate di adeguata verifica della
clientela acquisendo informazioni aggiuntive sul cliente e sul titolare effettivo,
approfondendo gli elementi posti a fondamento delle valutazioni sullo scopo e sulla
natura del rapporto e intensificando la frequenza dell’applicazione delle procedure
finalizzate a garantire il controllo costante nel corso del rapporto continuativo o
della prestazione professionale.

2. Nel caso di rapporti di corrispondenza transfrontalieri con un ente creditizio o


istituto finanziario corrispondente di un paese terzo gli intermediari bancari e
finanziari, oltre alle ordinarie misure di adeguata verifica della clientela, adottano le
seguenti ulteriori misure:

a) raccolgono sull’ente creditizio o istituto finanziario corrispondente informazioni


sufficienti per comprendere pienamente la relativa struttura proprietaria e la natura
delle attività svolte nonché per determinare, sulla base di pubblici registri, elenchi,
atti o documenti, la correttezza e la qualità della vigilanza cui l’ente o
corrispondente è soggetto;

b) valutano la qualità dei controlli in materia di prevenzione del riciclaggio e del


finanziamento del terrorismo cui l’ente creditizio o istituto finanziario
corrispondente estero è soggetto;

c) ottengono l’autorizzazione dei titolari di poteri di amministrazione o direzione


ovvero di loro delegati o, comunque, di soggetti che svolgono una funzione
equivalente, prima di aprire nuovi conti di corrispondenza;

d) definiscono in forma scritta i termini dell’accordo con l’ente creditizio o istituto


finanziario corrispondente e i rispettivi obblighi;

e) si assicurano che l’ente creditizio o istituto finanziario corrispondente estero


abbia sottoposto ad adeguata verifica i clienti che hanno un accesso diretto ai conti
di passaggio, che l’ente o l’istituto effettui il controllo costante dei rapporti con tali
clienti e che, su richiesta, possa fornire all’intermediario controparte obbligato i dati
pertinenti in materia di adeguata verifica della clientela;

f) assicurano un monitoraggio costante del rapporto con l’ente creditizio o l’istituto


finanziario corrispondente, con frequenza e intensità commisurate al servizio di
corrispondenza svolto.

3. È fatto divieto agli intermediari bancari e finanziari di aprire o mantenere, anche


indirettamente, conti di corrispondenza con banche di comodo.

4. I soggetti obbligati definiscono adeguate procedure, basate sul rischio, per


determinare se il cliente sia una persona politicamente esposta e, nel caso di
rapporti continuativi, prestazioni professionali o operazioni con persone
politicamente esposte, oltre alle ordinarie misure di adeguata verifica della clientela,
adottano le seguenti ulteriori misure:

a) ottengono l’autorizzazione dei soggetti titolari di poteri di amministrazione o


direzione ovvero di loro delegati o, comunque, di soggetti che svolgono una
funzione equivalente, prima di avviare o proseguire o intrattenere un rapporto
continuativo, una prestazione professionale o effettuare un’operazione occasionale
con tali clienti;
b) applicano misure adeguate per stabilire l’origine del patrimonio e dei fondi
impiegati nel rapporto continuativo o nell’operazione;

c) assicurano un controllo costante e rafforzato del rapporto continuativo o della


prestazione professionale.

5. Nel caso in cui il beneficiario della prestazione assicurativa o il titolare effettivo


del beneficiario siano persone politicamente esposte, i soggetti obbligati osservano,
al momento del pagamento della prestazione ovvero della cessione del contratto, le
seguenti ulteriori misure:

a) informare l’alta dirigenza prima del pagamento dei proventi della polizza;

b) eseguire controlli più approfonditi sull’intero rapporto con il contraente.

Sezione III - Art. 26 (Esecuzione degli obblighi di adeguata verifica da parte di terzi).
- 1. Ferma la responsabilità dei soggetti obbligati in ordine agli adempimenti di cui
al presente Titolo, è consentito ai medesimi di ricorrere a terzi per l’assolvimento
degli obblighi di adeguata verifica di cui all’articolo 18, comma 1, lettere a), b) e c).

2. Ai fini della presente sezione, si considerano "terzi":

a) gli intermediari bancari e finanziari di cui all’articolo 3, comma 2;

b) gli agenti in attività finanziaria di cui all’articolo 3, comma 3, lettera c)


limitatamente alle operazioni di importo inferiore a 15.000 euro, relative alle
prestazioni di servizi di pagamento e all’emissione e distribuzione di moneta
elettronica di cui all’articolo 17, comma 6;

c) gli intermediari bancari e finanziari aventi sede in altri Stati membri;

d) gli intermediari bancari e finanziari aventi sede in un Paese terzo, che:

1) sono tenuti ad applicare misure di adeguata verifica della clientela e di


conservazione dei documenti di livello analogo a quelle previste dalla direttiva;

2) sono sottoposti a controlli di vigilanza in linea con quelli previsti dal diritto
dell’Unione europea;

e) i professionisti nei confronti di altri professionisti.


Art. 27 (Modalità di esecuzione degli obblighi di adeguata verifica della clientela da
parte di terzi). - 1. Nei limiti di cui all’articolo 26, gli obblighi di adeguata verifica
della clientela si considerano assolti, previo rilascio di idonea attestazione da parte
del terzo che abbia provveduto ad adempiervi direttamente, nell’ambito di un
rapporto continuativo o dell’esecuzione di una prestazione professionale ovvero in
occasione del compimento di un’operazione occasionale.

2. L’attestazione di cui al comma 1 deve essere univocamente riconducibile al terzo e


deve essere trasmessa dal terzo medesimo al soggetto obbligato che se ne avvale.
Nella medesima attestazione è espressamente confermato il corretto adempimento
degli obblighi da parte dell’attestante in relazione alle attività di verifica effettuate
nonché la coincidenza tra il cliente verificato dal terzo e il soggetto a cui
l’attestazione si riferisce. Le Autorità di vigilanza di settore, nell’esercizio delle
attribuzioni di cui all’articolo 7, comma 1, lettera a), possono individuare idonee
forme e modalità di attestazione, tenendo conto dell’evoluzione delle tecniche di
comunicazione e trasferimento a distanza.

3. I terzi mettono a disposizione dei soggetti obbligati le informazioni richieste in


occasione dell’adempimento degli obblighi di cui all’articolo 18, comma 1, lettere a),
b) e c). Le copie dei documenti acquisiti dai terzi in sede di adeguata verifica del
cliente sono trasmesse, senza ritardo, dai terzi medesimi ai soggetti obbligati che ne
facciano richiesta.

4. Per i clienti il cui contatto è avvenuto attraverso l’intervento dei soggetti obbligati
di cui all’articolo 3, comma 3, lettere b) e c), l’intermediario può procedere
all’identificazione acquisendo da tali soggetti obbligati le informazioni necessarie,
anche senza la presenza contestuale del cliente.

5. Nel caso di rapporti continuativi relativi all’erogazione di credito al consumo, di


leasing o di altre tipologie operative indicate dalla Banca d’Italia, l’identificazione
può essere effettuata da collaboratori esterni legati all’intermediario da apposita
convenzione, nella quale siano specificati gli obblighi previsti dal presente decreto e
ne siano conformemente regolate le modalità di adempimento.

Art. 28 (Responsabilità dei soggetti obbligati). - 1. I soggetti obbligati, responsabili


dell’adeguata verifica della clientela, valutano se gli elementi raccolti e le verifiche
effettuate dai terzi siano idonei e sufficienti ai fini dell’assolvimento degli obblighi
previsti dal presente decreto e verificano, nei limiti della diligenza professionale, la
veridicità dei documenti ricevuti. In caso di dubbi sull’identità del cliente,
dell’esecutore e del titolare effettivo, i soggetti obbligati provvedono, in proprio a
compierne l’identificazione e ad adempiere, in via diretta, agli obblighi di adeguata
verifica.

Art. 29 (Esecuzione da parte di terzi aventi sede in Paesi ad alto rischio). - 1. È fatto
divieto ai soggetti obbligati di avvalersi di terzi aventi sede in Paesi terzi ad alto
rischio.

Art. 30 (Esclusioni). - 1. Le disposizioni della presente sezione non si applicano ai


rapporti di esternalizzazione o di agenzia nei casi in cui, ai sensi del contratto o della
convenzione comunque denominata, il fornitore del servizio esternalizzato o
l’agente siano equiparabili ai dipendenti o, comunque, a soggetti stabilmente
incardinati nell’organizzazione dei soggetti obbligati per i quali svolgono la propria
attività.

Capo II (Obblighi di conservazione) - Art. 31 (Obblighi di conservazione). - 1. I


soggetti obbligati conservano i documenti, i dati e le informazioni utili a prevenire,
individuare o accertare eventuali attività di riciclaggio o di finanziamento del
terrorismo e a consentire lo svolgimento delle analisi effettuate, nell’ambito delle
rispettive attribuzioni, dalla UIF o da altra Autorità competente.

2. Per le finalità di cui al comma 1, i soggetti obbligati conservano copia dei


documenti acquisiti in occasione dell’adeguata verifica della clientela e l’originale
ovvero copia avente efficacia probatoria ai sensi della normativa vigente, delle
scritture e registrazioni inerenti le operazioni. La documentazione conservata deve
consentire, quanto meno, di ricostruire univocamente:

a) la data di instaurazione del rapporto continuativo o del conferimento


dell’incarico;

b) i dati identificativi del cliente, del titolare effettivo e dell’esecutore e le


informazioni sullo scopo e la natura del rapporto o della prestazione;

c) la data, l’importo e la causale dell’operazione;

d) i mezzi di pagamento utilizzati.


3. I documenti, i dati e le informazioni acquisiti sono conservati per un periodo di 10
anni dalla cessazione del rapporto continuativo, della prestazione professionale o
dall’esecuzione dell’operazione occasionale.

Art. 32 (Modalità di conservazione dei dati e delle informazioni). - 1. I soggetti


obbligati adottano sistemi di conservazione dei documenti, dei dati e delle
informazioni idonei a garantire il rispetto delle norme dettate dal codice in materia
di protezione dei dati personali nonché il trattamento dei medesimi esclusivamente
per le finalità di cui al presente decreto.

2. Le modalità di conservazione adottate devono prevenire qualsiasi perdita dei dati


e delle informazioni ed essere idonee a garantire la ricostruzione dell’operatività o
attività del cliente nonché l’indicazione esplicita dei soggetti legittimati ad
alimentare il sistema di conservazione e accedere ai dati e alle informazioni ivi
conservati. Le predette modalità devono, altresì, assicurare:

a) l’accessibilità completa e tempestiva ai dati e alle informazioni da parte delle


autorità di cui all’articolo 21, comma 4, lettera a) ;

b) la tempestiva acquisizione, da parte del soggetto obbligato, dei documenti, dei


dati e delle informazioni, con indicazione della relativa data. È considerata
tempestiva l’acquisizione conclusa entro trenta giorni dall’instaurazione del
rapporto continuativo o dal conferimento dell’incarico per lo svolgimento della
prestazione professionale, dall’esecuzione dell’operazione o della prestazione
professionale, dalla variazione e dalla chiusura del rapporto continuativo o della
prestazione professionale;

c) l’integrità dei dati e delle informazioni e la non alterabilità dei medesimi


successivamente alla loro acquisizione;

d) la trasparenza, la completezza e la chiarezza dei dati e delle informazioni nonché


il mantenimento della storicità dei medesimi.

3. I soggetti obbligati possono avvalersi, per la conservazione dei documenti, dei


dati e delle informazioni, di un autonomo centro di servizi, ferma restando la
responsabilità del soggetto obbligato e purché sia assicurato a quest’ultimo
l’accesso diretto e immediato al sistema di conservazione.

Art. 33 (Obbligo di invio dei dati aggregati alla UIF). - 1. Gli intermediari bancari e
finanziari, ad esclusione di quelli di cui all’articolo 3, comma 2, lettere i), o), p) e q),
nonché le società fiduciarie di cui all’articolo 3, comma 3, lettera a), trasmettono alla
UIF dati aggregati concernenti la propria operatività, al fine di consentire
l’effettuazione di analisi mirate a far emergere eventuali fenomeni di riciclaggio o di
finanziamento del terrorismo nell’ambito di determinate zone territoriali.

2. La UIF individua le tipologie di dati da trasmettere, le modalità e la cadenza della


loro trasmissione e verifica il rispetto dell’obbligo di cui al presente articolo, anche
mediante accesso diretto ai dati e alle informazioni conservate dall’intermediario
bancario o finanziario o dalla società fiduciaria.

Art. 34 (Disposizioni specifiche). - 1. Nel rispetto del vigente quadro di attribuzioni e


competenze, i dati e le informazioni conservate secondo le norme di cui al presente
Capo sono utilizzabili a fini fiscali.

2. Il fascicolo del cliente, conforme a quanto prescritto dagli articoli 31 e 32, e la


custodia dei documenti, delle attestazioni e degli atti presso il notaio nonché la
tenuta dei repertori notarili, a norma della legge 16 febbraio 1913, n. 89, del
regolamento di cui al regio decreto 10 settembre 1914, n. 1326, e successive
modificazioni, e la descrizione dei mezzi di pagamento ai sensi dell’articolo 35,
comma 22, decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla
legge 4 agosto 2006, n. 248 costituiscono idonea modalità di conservazione dei dati
e delle informazioni.

3. Fermo quanto stabilito dalle disposizioni di cui al presente decreto per le finalità
di prevenzione del riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, nel rispetto dei
principi di semplificazione, economicità ed efficienza, le Autorità di vigilanza di
settore, a supporto delle rispettive funzioni, possono adottare disposizioni
specifiche per la conservazione e l’utilizzo dei dati e delle informazioni relativi ai
clienti, contenuti in archivi informatizzati, ivi compresi quelli già istituiti presso i
soggetti rispettivamente vigilati, alla data di entrata in vigore del presente articolo.

Capo III (Obblighi di segnalazione) - Art. 35 (Obbligo di segnalazione delle


operazioni sospette). - 1. I soggetti obbligati, prima di compiere l’operazione,
inviano senza ritardo alla UIF, una segnalazione di operazione sospetta quando
sanno, sospettano o hanno motivi ragionevoli per sospettare che siano in corso o
che siano state compiute o tentate operazioni di riciclaggio o di finanziamento del
terrorismo o che comunque i fondi, indipendentemente dalla loro entità,
provengano da attività criminosa. Il sospetto è desunto dalle caratteristiche,
dall’entità, dalla natura delle operazioni, dal loro collegamento o frazionamento o
da qualsivoglia altra circostanza conosciuta, in ragione delle funzioni esercitate,
tenuto conto anche della capacità economica e dell’attività svolta dal soggetto cui è
riferita, in base agli elementi acquisiti ai sensi del presente decreto. Il ricorso
frequente o ingiustificato ad operazioni in contante, anche se non eccedenti la
soglia di cui all’articolo 49 e, in particolare, il prelievo o il versamento in contante di
importi non coerenti con il profilo di rischio del cliente, costituisce elemento di
sospetto. La UIF, con le modalità di cui all’articolo 6, comma 4, lettera e), emana e
aggiorna periodicamente indicatori di anomalia, al fine di agevolare l’individuazione
delle operazioni sospette.

2. In presenza degli elementi di sospetto di cui al comma 1, i soggetti obbligati non


compiono l’operazione fino al momento in cui non hanno provveduto ad effettuare
la segnalazione di operazione sospetta. Sono fatti salvi i casi in cui l’operazione
debba essere eseguita in quanto sussiste un obbligo di legge di ricevere l’atto ovvero
nei casi in cui l’esecuzione dell’operazione non possa essere rinviata tenuto conto
della normale operatività ovvero nei casi in cui il differimento dell’operazione possa
ostacolare le indagini. In dette ipotesi, i soggetti obbligati, dopo aver ricevuto l’atto o
eseguito l’operazione, ne informano immediatamente la UIF.

3. I soggetti obbligati effettuano la segnalazione contenente i dati, le informazioni,


la descrizione delle operazioni ed i motivi del sospetto, e collaborano con la UIF,
rispondendo tempestivamente alla richiesta di ulteriori informazioni. La UIF, con le
modalità di cui all’articolo 6, comma 4, lettera d), emana istruzioni per la rilevazione
e la segnalazione delle operazioni sospette al fine di assicurare tempestività,
completezza e riservatezza delle stesse.

4. Le comunicazioni delle informazioni, effettuate in buona fede dai soggetti


obbligati, dai loro dipendenti o amministratori ai fini della segnalazione di
operazioni sospette, non costituiscono violazione di eventuali restrizioni alla
comunicazione di informazioni imposte in sede contrattuale o da disposizioni
legislative, regolamentari o amministrative. Le medesime comunicazioni non
comportano responsabilità di alcun tipo anche nelle ipotesi in cui colui che le
effettua non sia a conoscenza dell’attività criminosa sottostante e a prescindere dal
fatto che l’attività illegale sia stata realizzata.
5. L’obbligo di segnalazione delle operazioni sospette non si applica ai professionisti
per le informazioni che essi ricevono da un loro cliente o ottengono riguardo allo
stesso nel corso dell’esame della posizione giuridica o dell’espletamento dei compiti
di difesa o di rappresentanza del medesimo in un procedimento innanzi a
un’autorità giudiziaria o in relazione a tale procedimento, anche tramite una
convenzione di negoziazione assistita da uno o più avvocati ai sensi di legge,
compresa la consulenza sull’eventualità di intentarlo o evitarlo, ove tali
informazioni siano ricevute o ottenute prima, durante o dopo il procedimento
stesso.

Art. 36 (Modalità di segnalazione da parte degli intermediari bancari e finanziari,


degli altri operatori finanziari, delle società di gestione degli strumenti finanziari e
dei soggetti convenzionati e agenti). - 1. Ai fini della segnalazione di operazioni
sospette, gli intermediari bancari e finanziari, gli altri operatori finanziari e le
società di gestione degli strumenti finanziari di cui all’articolo 3, comma 8,
nell’ambito della propria autonomia organizzativa, si avvalgono, anche mediante
l’ausilio di strumenti informatici e telematici, di procedure di esame delle operazioni
che tengano conto, tra le altre, delle evidenze evincibili dall’analisi dei dati e dalle
informazioni conservati ai sensi del Capo II del presente Titolo.

2. Il responsabile della dipendenza, dell’ufficio, di altro punto operativo, unità


organizzativa o struttura dell’intermediario o del soggetto cui compete
l’amministrazione e la gestione concreta dei rapporti con la clientela, ha l’obbligo di
comunicare, senza ritardo, le operazioni di cui all’articolo 35 al titolare della
competente funzione o al legale rappresentante o ad altro soggetto all’uopo
delegato.

3. I soggetti obbligati di cui all’articolo 3, comma 2, lettera o), e di cui all’articolo 3,


comma 3, lettera c), adempiono all’obbligo di segnalazione trasmettendo la
segnalazione al titolare della competente funzione, al legale rappresentate o ad altro
soggetto all’uopo delegato dell’intermediario mandante o di riferimento.

4. I mediatori di assicurazione o di riassicurazione, altresì denominati broker, di cui


all’articolo 109, comma 2, lettera b), CAP, qualora non sia individuabile un
intermediario di riferimento e i mediatori creditizi di cui all’articolo 128-sexies TUB,
inviano la segnalazione direttamente alla UIF.
5. I soggetti convenzionati e agenti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera nn),
comunicano all’intermediario di riferimento ovvero, per i soggetti convenzionati e
gli agenti operanti sul territorio nazionale per conto di istituti aventi sede legale e
amministrazione centrale in altro Stato membro, al punto di contatto centrale ogni
circostanza e informazione rilevante, ai fini della valutazione, da parte di questi
ultimi, in ordine all’inoltro di una segnalazione di operazione sospetta.

6. Il titolare della competente funzione, il legale rappresentante o altro soggetto


all’uopo delegato dell’intermediario mandante o di riferimento, o il responsabile del
punto di contatto centrale, esamina le segnalazioni pervenute e, qualora le ritenga
fondate alla luce dell’insieme degli elementi a propria disposizione e delle evidenze
desumibili dai dati e dalle informazioni conservati, le trasmette alla UIF, prive del
nominativo del segnalante.

Art. 37 (Modalità di segnalazione da parte dei professionisti). - 1. I professionisti


trasmettono la segnalazione di operazione sospetta direttamente alla UIF ovvero, ai
sensi dell’articolo 11, comma 4, agli organismi di autoregolamentazione.

2. Gli organismi di autoregolamentazione, ricevuta la segnalazione di operazione


sospetta da parte dei propri iscritti, provvedono senza ritardo a trasmetterla
integralmente alla UIF, priva del nominativo del segnalante.

3. Per le società di revisione legale, il responsabile dell’incarico di revisione, che


partecipa al compimento della prestazione e al quale compete la gestione del
rapporto con il cliente, ha l’obbligo di trasmettere senza ritardo la segnalazione di
operazione sospetta al titolare della competente funzione, al legale rappresentante
o a un suo delegato. Quest’ultimo esamina le segnalazioni pervenute e le trasmette
alla UIF, prive del nominativo del segnalante, qualora le ritenga fondate alla luce
dell’insieme degli elementi a propria disposizione e delle evidenze desumibili dai
dati e dalle informazioni conservati.

Art. 38 (Tutela del segnalante). - 1. I soggetti obbligati e gli organismi di


autoregolamentazione adottano tutte le misure idonee ad assicurare la riservatezza
dell’identità delle persone che effettuano la segnalazione.

2. Il titolare della competente funzione, il legale rappresentante o altro soggetto


all’uopo delegato presso i soggetti obbligati sono responsabili della custodia degli
atti e dei documenti in cui sono indicate le generalità del segnalante.
3. In ogni fase del procedimento, l’autorità giudiziaria adotta le misure necessarie ad
assicurare che l’identità del segnalante sia mantenuta riservata. In ogni caso, il
nominativo del segnalante non può essere inserito nel fascicolo del Pubblico
Ministero né in quello per il dibattimento e la sua identità non può essere rivelata, a
meno che l’Autorità giudiziaria non disponga altrimenti, con provvedimento
motivato ed assicurando l’adozione di ogni accorgimento idoneo a tutelare il
segnalante ivi compresa, ove necessaria in ragione dell’attinenza a procedimenti in
materia di criminalità organizzata o terrorismo, l’applicazione delle cautele dettate
dall’articolo 8 della legge 13 agosto 2010, n. 136, in materia di attività svolte sotto
copertura, quando lo ritenga indispensabile ai fini dell’accertamento dei reati per i
quali si procede. In ogni caso, il nominativo del segnalante può essere rivelato solo
quando l’autorità giudiziaria, disponendo a riguardo con decreto motivato, lo
ritenga indispensabile ai fini dell’accertamento dei reati per i quali si procede.

4. In caso di denuncia o di rapporto ai sensi degli articoli 331 e 347 del codice di
procedura penale, l’identità del segnalante, anche qualora sia conosciuta, non è
menzionata.

5. Fermo quanto disposto dai commi 3 e 4, in caso di sequestro di atti o documenti


l’autorità giudiziaria e gli organi di polizia giudiziaria adottano le cautele necessarie
ad assicurare la riservatezza dei segnalanti.

6. La trasmissione delle segnalazioni di operazioni sospette, le eventuali richieste di


approfondimenti, nonché gli scambi di informazioni, attinenti alle operazioni
sospette segnalate, tra la UIF, la Guardia di finanza, la DIA, le autorità di vigilanza di
settore e gli organismi di autoregolamentazione, avvengono per via telematica, con
modalità idonee a garantire la tutela della riservatezza, la riferibilità della
trasmissione dei dati ai soli soggetti interessati, nonché l’integrità delle
informazioni trasmesse.

Art. 39 (Divieto di comunicazioni inerenti le segnalazioni di operazioni sospette). -


1. Fuori dai casi previsti dal presente decreto, è fatto divieto ai soggetti tenuti alla
segnalazione di un’operazione sospetta e a chiunque ne sia comunque a
conoscenza, di dare comunicazione al cliente interessato o a terzi dell’avvenuta
segnalazione, dell’invio di ulteriori informazioni richieste dalla UIF o dell’esistenza
ovvero della probabilità di indagini o approfondimenti in materia di riciclaggio o di
finanziamento del terrorismo.
2. Il divieto di cui al comma 1 non si estende alla comunicazione effettuata alle
autorità di vigilanza di settore in occasione dell’esercizio delle funzioni di cui
all’articolo 7, comma 2, e alla Guardia di finanza in occasione dei controlli di cui
all’articolo 9, né alla comunicazione effettuata ai fini di accertamento investigativo.

3. Il divieto di cui al comma 1 non impedisce la comunicazione tra gli intermediari


bancari e finanziari ovvero tra tali intermediari e le loro succursali e filiazioni
controllate a maggioranza e situate in Paesi terzi, a condizione che le medesime
succursali e filiazioni si conformino a politiche e procedure di gruppo, ivi comprese
quelle relative alla condivisione delle informazioni, idonee a garantire la corretta
osservanza delle prescrizioni dettate in materia di prevenzione del riciclaggio e del
finanziamento del terrorismo.

4. Il divieto di cui al comma 1 non impedisce la comunicazione tra professionisti che


svolgono la propria prestazione professionale in forma associata, in qualità di
dipendenti o collaboratori, anche se situati in Paesi terzi, a condizione che questi
applichino misure equivalenti a quelle previste dal presente decreto legislativo.

5. Nei casi relativi allo stesso cliente o alla stessa operazione, che coinvolgano due o
più intermediari bancari e finanziari ovvero due o più professionisti, il divieto di cui
al comma 1 non impedisce la comunicazione tra gli intermediari o tra i professionisti
in questione, a condizione che appartengano ad uno Stato membro o siano situati
in un Paese terzo che impone obblighi equivalenti a quelli previsti dal presente
decreto legislativo, fermo restando quanto stabilito dagli articoli 42, 43 e 44 del
Codice in materia di protezione dei dati personali. Le informazioni scambiate
possono essere utilizzate esclusivamente ai fini di prevenzione del riciclaggio o del
finanziamento del terrorismo.

6. Il tentativo del professionista di dissuadere il cliente dal porre in atto un’attività


illegale non costituisce violazione del divieto di comunicazione previsto dal
presente articolo.

Art. 40 (Analisi e sviluppo delle segnalazioni). - 1. La UIF, sentito il Comitato di


sicurezza finanziaria, definisce i criteri per l’approfondimento finanziario delle
segnalazioni di operazioni sospette ed espleta le seguenti attività:

a) avvalendosi dei risultati delle analisi e degli studi compiuti nonché delle
risultanze della propria attività ispettiva, effettua approfondimenti sotto il profilo
finanziario delle segnalazioni ricevute nonché delle ipotesi di operazioni sospette
non segnalate di cui viene a conoscenza, sulla base di dati e informazioni contenuti
in archivi propri ovvero sulla base delle informazioni comunicate dagli organi delle
indagini, dalle autorità di vigilanza di settore, dagli organismi di
autoregolamentazione e dalle FIU estere;

b) effettua, sulla base di protocolli d’intesa, approfondimenti che coinvolgono le


competenze delle autorità di vigilanza di settore, in collaborazione con le medesime
anche avvalendosi, a tal fine, degli ulteriori elementi desumibili dagli archivi in loro
possesso;

c) ai sensi dell’articolo 6, comma 4, lettera h), trasmette alla Direzione nazionale


antimafia e antiterrorismo, i dati relativi alle segnalazioni delle operazioni sospette
ricevute, per la verifica dell’eventuale attinenza a procedimenti giudiziari in corso;

d) in attuazione di quanto previsto dall’articolo 8, comma 1, lettera a) e fermo


quanto previsto dall’articolo 331 del codice di procedura penale in ordine all’obbligo
di denuncia all’autorità giudiziaria, trasmette, senza indugio, anche sulla base di
protocolli d’intesa, le segnalazioni che presentano un rischio di riciclaggio o di
finanziamento del terrorismo e i risultati delle analisi svolte, incluse le informazioni
ad esse pertinenti relative ai reati presupposto associati, alla Direzione investigativa
antimafia e al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza, che, a
loro volta, le trasmettono tempestivamente al Procuratore nazionale antimafia e
antiterrorismo qualora siano attinenti alla criminalità organizzata o al terrorismo;

e) ferme le disposizioni di cui alle lettere c) e d), nei casi di specifico interesse,
comunica agli Organismi di informazione per la sicurezza della Repubblica di cui
alla legge 3 agosto 2007, n. 124 i risultati delle analisi svolte, incluse le informazioni
ad esse pertinenti relative ai reati presupposto associati e secondo modalità
concordate, informa tempestivamente il Nucleo speciale di polizia valutaria della
Guardia di finanza e la Direzione investigativa antimafia dei dati e delle
informazioni comunicati ai sensi della presente lettera;

f) mantiene evidenza per dieci anni delle segnalazioni non trasmesse ai sensi della
lettera d), mediante procedure che consentano, sulla base di protocolli d’intesa, la
consultazione agli organi investigativi di cui all’articolo 9.

2. Ai fini dell’analisi o dell’approfondimento investigativo della segnalazione, la UIF,


la Guardia di finanza e la Direzione investigativa antimafia possono richiedere
ulteriori informazioni al soggetto che ha effettuato la segnalazione ovvero ai
soggetti, destinatari degli obblighi di cui al presente decreto, nonché alle Pubbliche
amministrazioni, sui fatti oggetto di analisi o approfondimento.

3. La UIF, la Guardia di finanza e la Direzione investigativa antimafia adottano,


anche sulla base di protocolli d’intesa e sentito il Comitato di sicurezza finanziaria,
le misure necessarie ad assicurare la riservatezza dell’identità dei soggetti che
effettuano le segnalazioni ovvero dei soggetti che sono tenuti, in forza del presente
decreto, a fornire ulteriori informazioni utili ai fini dell’analisi delle segnalazioni e
dell’approfondimento investigativo della stessa.

Art. 41 (Flusso di ritorno delle informazioni). - 1. Il Nucleo speciale di polizia


valutaria della Guardia di finanza e la Direzione investigativa antimafia, anche sulla
base di protocolli di intesa, informano la UIF degli esiti investigativi
dell’approfondimento delle segnalazioni di operazioni sospette, fatte salve le norme
sul segreto di indagine.

2. La UIF, con modalità idonee a garantire la tutela della riservatezza, comunica al


segnalante, direttamente ovvero tramite gli organismi di autoregolamentazione, gli
esiti delle segnalazioni, anche tenendo conto delle informazioni ricevute dalla
Direzione investigativa antimafia e dal Nucleo speciale di polizia valutaria della
Guardia di finanza.

3. Il flusso di ritorno delle informazioni è sottoposto allo stesso divieto di


comunicazione ai clienti o ai terzi previsto dall’articolo 39.

4. In occasione degli adempimenti previsti dall’articolo 5, comma 7, la UIF, la


Guardia di finanza, la Direzione investigativa antimafia e l’Agenzia delle dogane e
dei monopoli forniscono al Comitato di sicurezza finanziaria le informazioni sulle
tipologie e i fenomeni osservati nell’anno solare precedente. La UIF, la Guardia di
finanza e la Direzione investigativa antimafia, forniscono altresì al Comitato di
sicurezza finanziaria informazioni sull’esito delle segnalazioni ripartito per
categoria dei segnalanti, tipologia delle operazioni e aree territoriali.

Capo IV (Obbligo di astensione) - Art. 42 (Astensione). - 1. I soggetti obbligati che si


trovano nell’impossibilità oggettiva di effettuare l’adeguata verifica della clientela, ai
sensi delle disposizioni di cui all’articolo 19, comma 1, lettere a), b) e c), si astengono
dall’instaurare, eseguire ovvero proseguire il rapporto, la prestazione professionale
e le operazioni e valutano se effettuare una segnalazione di operazione sospetta alla
UIF a norma dell’articolo 35.
2. I soggetti obbligati si astengono dall’instaurare il rapporto continuativo, eseguire
operazioni o prestazioni professionali e pongono fine al rapporto continuativo o alla
prestazione professionale già in essere di cui siano, direttamente o indirettamente,
parte società fiduciarie, trust, società anonime o controllate attraverso azioni al
portatore aventi sede in Paesi terzi ad alto rischio. Tali misure si applicano anche nei
confronti delle ulteriori entità giuridiche, altrimenti denominate, aventi sede nei
suddetti Paesi, di cui non è possibile identificare il titolare effettivo né verificarne
l’identità.

3. I professionisti sono esonerati dall’obbligo di cui al comma 1, limitatamente ai casi


in cui esaminano la posizione giuridica del loro cliente o espletano compiti di difesa
o di rappresentanza del cliente in un procedimento innanzi a un’autorità giudiziaria
o in relazione a tale procedimento, compresa la consulenza sull’eventualità di
intentarlo o evitarlo.

4. È fatta in ogni caso salva l’applicazione dell’articolo 35, comma 2, nei casi in cui
l’operazione debba essere eseguita in quanto sussiste un obbligo di legge di ricevere
l’atto.

Capo V (Disposizioni specifiche per i soggetti convenzionati e agenti di prestatori di


servizi di pagamento e di istituti di moneta elettronica). - Art. 43 (Misure di
controllo di soggetti convenzionati e agenti). - 1. I prestatori di servizi di pagamento,
gli istituti di moneta elettronica, le rispettive succursali e i punti di contatto centrale
di cui al comma 3 adottano procedure e sistemi di controllo idonei a mitigare e
gestire i rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo cui sono esposti i
soggetti convenzionati e gli agenti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera nn).

2. Le procedure e i sistemi di controllo, articolati in ragione della natura e del rischio


propri dell’attività svolta, assicurano, quanto meno:

a) l’individuazione, la messa a disposizione e l’aggiornamento di standard e pratiche


di riferimento, in materia di gestione del rischio di riciclaggio e di finanziamento del
terrorismo, adeguata verifica della clientela, conservazione dei documenti e
segnalazione di operazioni sospette, cui i soggetti convenzionati e gli agenti sono
tenuti a conformarsi, al fine di consentire il corretto adempimento degli obblighi di
cui al presente decreto da parte dei prestatori di servizi di pagamento o dell’istituto
di moneta elettronica;
b) l’adozione di specifici programmi di formazione, idonei ad orientare i soggetti
convenzionati e gli agenti nel riconoscimento di operatività potenzialmente
anomale in quanto connesse al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo;

c) l’individuazione, la verifica del possesso e il controllo sulla permanenza, nel corso


del rapporto di convenzionamento o del mandato, di requisiti reputazionali dei
soggetti convenzionati e degli agenti, idonei a garantire la legalità dei loro
comportamenti e ad assicurare la corretta attuazione delle pratiche di cui alla lettera
a) ;

d) la verifica e il controllo dei comportamenti e dell’osservanza, da parte dei soggetti


convenzionati e degli agenti, degli standard e delle pratiche di cui alla lettera a) ;

e) la previsione di meccanismi di immediata estinzione del rapporto di


convenzionamento o del mandato a fronte del venir meno dei requisiti di cui alla
lettera c) ovvero di gravi o ripetute infrazioni, riscontrate in occasione delle verifiche
e dei controlli di cui alla lettera d).

3. I prestatori di servizi di pagamento e gli istituti di moneta elettronica aventi sede


legale e amministrazione centrale in altro Stato membro e stabiliti sul territorio
della Repubblica senza succursale, avvalendosi di soggetti convenzionati e agenti,
designano un punto di contatto centrale in Italia attraverso cui assolvono agli
obblighi di cui al presente decreto. La mancata istituzione del punto di contatto è
sanzionata ai sensi dell’articolo 62, comma 1.

4. Fermo l’obbligo di immediata istituzione del punto di contatto centrale e la


relativa responsabilità in ordine all’adempimento degli obblighi cui esso soggiace in
forza della normativa nazionale vigente, la Banca d’Italia detta disposizioni attuative
delle norme tecniche di regolamentazione adottate dalla Commissione europea ai
sensi dell’articolo 45, paragrafo 10 della direttiva, concernenti i requisiti, le
procedure, i sistemi di controllo e le funzioni del punto di contatto centrale e vigila
sulla loro osservanza. Le disposizioni sono adottate entro sei mesi dall’adozione
delle predette norme tecniche di regolamentazione da parte della Commissione
europea.

Art. 44 (Adempimenti a carico dei soggetti convenzionati e degli agenti). - 1. Ferma


la responsabilità dei prestatori di servizi di pagamento e degli istituti di moneta
elettronica in ordine all’adempimento degli obblighi di adeguata verifica della
clientela i soggetti convenzionati e gli agenti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera
nn) :

a) acquisiscono i dati identificativi del cliente, dell’esecutore e del titolare effettivo e


trasmettono una comunicazione contenente i dati acquisiti, entro 20 giorni
dall’effettuazione dell’operazione all’intermediario di riferimento ovvero, per i
soggetti convenzionati e gli agenti operanti sul territorio nazionale per conto di
istituti aventi sede legale e amministrazione centrale in altro Stato membro, al
punto di contatto centrale; in caso di operazioni occasionali attinenti al servizio di
rimessa di denaro di cui all’articolo 1, comma 1, lettera b), numero 6), del decreto
legislativo 27 gennaio 2010, n. 11, la comunicazione è inviata prima della relativa
esecuzione, quale che sia l’importo dell’operazione;

b) conservano, per un periodo di 12 mesi, i dati acquisiti ai sensi della lettera a) ;

c) comunicano all’intermediario di riferimento ovvero, per i soggetti convenzionati


e gli agenti operanti sul territorio nazionale per conto di istituti aventi sede legale e
amministrazione centrale in altro Stato membro, al punto di contatto centrale ogni
circostanza e informazione rilevante, ai fini della valutazione, da parte di questi
ultimi, in ordine all’inoltro di una segnalazione di operazione sospetta.

2. L’atto di convenzionamento o il mandato, quale che sia il tipo contrattuale


utilizzato per la regolamentazione dei rapporti tra le parti, indica espressamente:

a) gli adempimenti cui i soggetti convenzionati e gli agenti sono tenuti in occasione
dell’identificazione di cui al comma 1, lettera a), e le modalità di adempimento dei
medesimi, l’indicazione dei tempi entro cui le informazioni sono trasmesse
all’intermediario di riferimento ovvero al punto di contatto centrale nonché la
responsabilità ascrivibile al soggetto convenzionato o all’agente per l’inosservanza
dei termini e delle condizioni ivi previsti;

b) le modalità di conservazione dei dati acquisiti idonee a garantire, quanto meno,


l’accessibilità completa e tempestiva ai dati da parte delle autorità di cui all’articolo
21, comma 2, lettera a), nonché l’integrità e la non alterabilità dei medesimi dati,
successivamente alla loro acquisizione;

c) le modalità e tempi di invio della comunicazione di cui al comma 1, lettera c).

3. Le disposizioni di cui al comma 1 del presente articolo non si applicano al


pagamento di tributi o sanzioni in favore di pubbliche amministrazioni o al
pagamento del corrispettivo per la fruizione di beni e servizi di pubblica utilità
nonché al servizio di pagamento di bollettini, erogato dai prestatori di servizi di
pagamento, sulla base di un contratto di esternalizzazione, tramite soggetti non
abilitati alla promozione e alla conclusione di contratti aventi a oggetto servizi di
pagamento, purché risultino soddisfatte le seguenti condizioni:

a) il bollettino riporti i dati necessari al pagamento impressi a stampa in modo da


consentirne la gestione in via automatizzata dal terminale utilizzato dal soggetto
incaricato della riscossione o direttamente dall’utente;

b) il terminale dell’operatore incaricato non consenta in alcun modo di effettuare


interventi manuali in grado di alterare le attività gestite in modo automatico.

Art. 45 (Registro dei soggetti convenzionati ed agenti di prestatori di servizi di


pagamento e istituti emittenti moneta elettronica). - 1. I prestatori di servizi di
pagamento e gli istituti di moneta elettronica e le rispettive succursali, direttamente
ovvero, limitatamente a quelli aventi sede legale e amministrazione centrale in altro
Stato membro, per il tramite del punto di contatto centrale, comunicano all’OAM,
con cadenza semestrale, per l’annotazione in apposito registro pubblico
informatizzato, all’uopo istituito presso il medesimo organismo, i seguenti dati
relativi ai soggetti convenzionati e agli agenti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera
nn) :

a) il nome, il cognome ovvero la denominazione sociale, completa dell’indicazione


del nominativo del responsabile legale e del preposto, del soggetto convenzionato
ovvero dell’agente e, ove assegnato, il codice fiscale;

b) l’indirizzo ovvero la sede legale e, ove diversa, la sede operativa del soggetto
convenzionato ovvero dell’agente, con indicazione della città e del relativo codice di
avviamento postale;

c) l’espressa indicazione della prestazione di servizi di rimessa di denaro, per come


definiti dall’articolo 1, comma 1, lettera n), del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n.
11, ove erogata dal soggetto convenzionato ovvero dall’agente.

2. Nelle ipotesi di cui all’articolo 43, comma 2, lettera e), i prestatori di servizi di
pagamento e gli istituti di moneta elettronica e le rispettive succursali direttamente
ovvero, limitatamente a quelli aventi sede legale e amministrazione centrale in altro
Stato membro, per il tramite del punto di contatto centrale, comunicano all’OAM,
per l’annotazione in apposita sottosezione, ad accesso riservato, del registro di cui al
comma 1 l’intervenuta cessazione del rapporto di convenzionamento o del mandato,
per motivi non commerciali, entro trenta giorni dall’estinzione del rapporto.
L’accesso alla sottosezione è consentito, senza restrizioni, alla Guardia di Finanza,
alla Banca d’Italia e alla UIF, per l’esercizio delle rispettive competenze in materia di
vigilanza e di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del
terrorismo nonché ai prestatori di servizi di pagamento e agli istituti di moneta
elettronica, alle succursali e ai punti di contatto centrale, a salvaguardia della
correttezza e della legalità dei comportamenti degli operatori del mercato.

3. Le modalità tecniche di alimentazione e consultazione del registro di cui al


presente articolo sono stabilite con decreto del Ministro dell’economia e delle
finanze, in modo che siano garantiti:

a) l’accessibilità completa e tempestiva ai dati da parte delle autorità di cui al comma


2;

b) le modalità di consultazione della sottosezione da parte dei prestatori di servizi di


pagamento e gli istituti di moneta elettronica, delle succursali e dei punti di contatto
centrale, per le finalità di cui al comma 2;

c) la tempestiva annotazione dei dati comunicati dai soggetti di cui al comma 1 e dei
relativi aggiornamenti;

d) l’attribuzione di un identificativo unico a ciascuno dei soggetti convenzionati o


degli agenti annotati nel registro;

e) l’interfaccia tra la sottosezione ad accesso riservato del registro di cui al comma 2


e gli altri elenchi o registri tenuti dall’OAM, anche al fine di rendere
tempestivamente disponibile alle autorità e agli intermediari di cui al comma 2
l’informazione circa la sussistenza di eventuali provvedimenti di cancellazione o
sospensione dai predetti elenchi o registri, adottati, ai sensi della normativa vigente,
a carico di un medesimo soggetto;

f) il rispetto delle norme dettate dal codice in materia di protezione dei dati personali
nonché il trattamento dei medesimi esclusivamente per le finalità di cui al presente
decreto;

g) l’entità ovvero i criteri di determinazione del contributo, dovuto dai soggetti


tenuti alle comunicazioni di cui al presente articolo, a copertura integrale dei costi di
istituzione, sviluppo e gestione del registro.

Capo VI (Obblighi di comunicazione) - Art. 46 (Obblighi di comunicazione degli


organi di controllo dei soggetti obbligati). - 1. I componenti del collegio sindacale,
del consiglio di sorveglianza e del comitato per il controllo sulla gestione presso i
soggetti obbligati vigilano sull’osservanza delle norme di cui al presente decreto e
sono tenuti a:

a) comunicare, senza ritardo, al legale rappresentante o a un suo delegato le


operazioni potenzialmente sospette di cui vengono a conoscenza nell’esercizio delle
proprie funzioni;

b) comunicare, senza ritardo, alle autorità di vigilanza di settore e alle


amministrazioni e organismi interessati, in ragione delle rispettive attribuzioni, i
fatti che possono integrare violazioni gravi o ripetute o sistematiche o plurime delle
disposizioni di cui al presente Titolo e delle relative disposizioni attuative, di cui
vengano a conoscenza nell’esercizio delle proprie funzioni.

2. Fermi gli obblighi di comunicazione di cui al presente articolo, i componenti degli


organi di controllo presso i soggetti obbligati, sono esonerati dagli obblighi di cui al
Titolo II, capi I, II e III.

Art. 47 (Comunicazioni oggettive). - 1. Fermi gli obblighi di cui al Titolo II, Capo III, i
soggetti obbligati trasmettono alla UIF, con cadenza periodica, dati e informazioni
individuati in base a criteri oggettivi, concernenti operazioni a rischio di riciclaggio
o di finanziamento del terrorismo.

2. I dati e le informazioni sono utilizzati per l’approfondimento di operazioni


sospette e per effettuare analisi di fenomeni o tipologie di riciclaggio o di
finanziamento del terrorismo.

3. Con istruzioni da pubblicarsi nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, la


UIF, sentito il Comitato di sicurezza finanziaria, individua le operazioni, i dati e le
informazioni di cui al comma 1, definisce le relative modalità di trasmissione e
individua espressamente le ipotesi in cui l’invio di una comunicazione oggettiva
esclude l’obbligo di segnalazione di operazione sospetta, ai sensi dell’articolo 35.

Capo VII (Segnalazione di violazioni) - Art. 48 (Sistemi interni di segnalazione delle


violazioni). - 1. I soggetti obbligati adottano procedure per la segnalazione al
proprio interno da parte di dipendenti o di persone in posizione comparabile di
violazioni, potenziali o effettive, delle disposizioni dettate in funzione di
prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.

2. Le procedure di cui al comma 1 garantiscono:

a) la tutela della riservatezza dell’identità del segnalante e del presunto responsabile


delle violazioni, ferme restando le regole che disciplinano le indagini e i
procedimenti avviati dall’autorità giudiziaria in relazione ai fatti oggetto delle
segnalazioni;

b) la tutela del soggetto che effettua la segnalazione contro condotte ritorsive,


discriminatorie o comunque sleali conseguenti la segnalazione;

c) lo sviluppo di uno specifico canale di segnalazione, anonimo e indipendente,


proporzionato alla natura e alle dimensioni del soggetto obbligato.

3. La presentazione della segnalazione di cui al presente articolo non costituisce, di


per sé, violazione degli obblighi derivanti dal rapporto contrattuale con il soggetto
obbligato.

4. La disposizione di cui all’articolo 7, comma 2, del decreto legislativo 30 giugno


2003, n. 196, non trova applicazione con riguardo all’identità del segnalante, che
può essere rivelata solo con il suo consenso o quando la conoscenza sia
indispensabile per la difesa del segnalato.".

DOCUMENTI UFFICIALI

Articolo 3 — Modifiche al Titolo III del


decreto legislativo 21 novembre 2007, n.
231
Testo in vigore dal 4 luglio 2017
1. Il titolo III del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, è sostituito dal
seguente:
"Titolo III (Misure ulteriori) - Art. 49 (Limitazioni all’uso del contante e dei titoli al
portatore). - 1. È vietato il trasferimento di denaro contante e di titoli al portatore in
euro o in valuta estera, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi, siano esse
persone fisiche o giuridiche, quando il valore oggetto di trasferimento, è
complessivamente pari o superiore a 3.000 euro. Il trasferimento superiore al
predetto limite, quale che ne sia la causa o il titolo, è vietato anche quando è
effettuato con più pagamenti, inferiori alla soglia, che appaiono artificiosamente
frazionati e può essere eseguito esclusivamente per il tramite di banche, Poste
italiane S.p.a., istituti di moneta elettronica e istituti di pagamento, questi ultimi
quando prestano servizi di pagamento diversi da quelli di cui all’articolo 1, comma 1,
lettera b), numero 6), del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 11. Il trasferimento
effettuato per il tramite degli intermediari bancari e finanziari avviene mediante
disposizione accettata per iscritto dagli stessi, previa consegna ai medesimi
intermediari della somma in contanti. A decorrere dal terzo giorno lavorativo
successivo a quello dell’accettazione, il beneficiario ha diritto di ottenere il
pagamento nella provincia del proprio domicilio. La comunicazione da parte del
debitore al creditore della predetta accettazione produce gli effetti di cui all’articolo
1277, primo comma, del codice civile e, nei casi di mora del creditore, gli effetti di cui
all’articolo 1210 del medesimo codice.

2. Per il servizio di rimessa di denaro di cui all’articolo 1, comma 1, lettera b), numero
6), del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 11, la soglia è di 1.000 euro.

3. Per la negoziazione a pronti di mezzi di pagamento in valuta, svolta dai soggetti


iscritti nella sezione prevista dall’articolo 17-bis del decreto legislativo 13 agosto
2010, n. 141, la soglia è di 3.000 euro.

4. I moduli di assegni bancari e postali sono rilasciati dalle banche e da Poste


Italiane S.p.A. muniti della clausola di non trasferibilità. Il cliente può richiedere,
per iscritto, il rilascio di moduli di assegni bancari e postali in forma libera.

5. Gli assegni bancari e postali emessi per importi pari o superiori a 1.000 euro
devono recare l’indicazione del nome o della ragione sociale del beneficiario e la
clausola di non trasferibilità.

6. Gli assegni bancari e postali emessi all’ordine del traente possono essere girati
unicamente per l’incasso a una banca o a Poste Italiane S.p.A.
7. Gli assegni circolari, vaglia postali e cambiari sono emessi con l’indicazione del
nome o della ragione sociale del beneficiario e la clausola di non trasferibilità.

8. Il rilascio di assegni circolari, vaglia postali e cambiari, di importo inferiore a


1.000 euro può essere richiesto, per iscritto, dal cliente senza la clausola di non
trasferibilità.

9. Il richiedente di assegno circolare, vaglia cambiario o mezzo equivalente,


intestato a terzi ed emesso con la clausola di non trasferibilità, può chiedere il ritiro
della provvista previa restituzione del titolo all’emittente.

10. Per ciascun modulo di assegno bancario o postale richiesto in forma libera
ovvero per ciascun assegno circolare o vaglia postale o cambiario rilasciato in forma
libera è dovuta dal richiedente, a titolo di imposta di bollo, la somma di 1,50 euro.

11. I soggetti autorizzati a utilizzare le comunicazioni di cui all’articolo 7, comma 6,


del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, e successive
modificazioni, possono chiedere alla banca o a Poste Italiane S.p.A. i dati
identificativi e il codice fiscale dei soggetti ai quali siano stati rilasciati moduli di
assegni bancari o postali in forma libera ovvero che abbiano richiesto assegni
circolari o vaglia postali o cambiari in forma libera nonché di coloro che li abbiano
presentati all’incasso. Con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle entrate
sono individuate le modalità tecniche di trasmissione dei dati di cui al presente
comma. La documentazione inerente i dati medesimi, costituisce prova
documentale ai sensi dell’articolo 234 del codice di procedura penale.

12. A decorrere dall’entrata in vigore della presente disposizione è ammessa


esclusivamente l’emissione di libretti di deposito, bancari o postali, nominativi ed è
vietato il trasferimento di libretti di deposito bancari o postali al portatore che, ove
esistenti, sono estinti dal portatore entro il 31 dicembre 2018.

13. Le disposizioni di cui al presente articolo, concernenti la circolazione del


contante e le modalità di circolazione degli assegni e dei vaglia non si applicano ai
trasferimenti in cui siano parte banche o Poste Italiane S.p.A., istituti di moneta
elettronica e istituti di pagamento, nonché ai trasferimenti tra gli stessi effettuati in
proprio o per il tramite di vettori specializzati di cui all’articolo 3, comma 5, lettera
e).
14. Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano ai trasferimenti di certificati
rappresentativi di quote in cui siano parte banche, Poste Italiane S.p.A., SIM, SGR,
SICAV, SICAF e imprese di assicurazione che operano in Italia nei rami di cui
all’articolo 2, comma 1, CAP.

15. Restano ferme le disposizioni relative ai pagamenti effettuati allo Stato o agli
altri enti pubblici e alle erogazioni da questi comunque disposte verso altri soggetti.
E’ altresì fatto salvo quanto previsto dall’articolo 494 del codice di procedura civile.

Art. 50 (Divieto di conti e libretti di risparmio in forma anonima o con intestazione


fittizia). - 1. L’apertura in qualunque forma di conti o libretti di risparmio in forma
anonima o con intestazione fittizia è vietata.

2. L’utilizzo, in qualunque forma, di conti o libretti di risparmio in forma anonima o


con intestazione fittizia, aperti presso Stati esteri, è vietato.

Art. 51 (Obbligo di comunicazione al Ministero dell’economia e delle finanze delle


infrazioni di cui al presente Titolo). - 1. I soggetti obbligati che nell’esercizio delle
proprie funzioni o nell’espletamento della propria attività hanno notizia di
infrazioni alle disposizioni di cui all’articolo 49, commi 1, 5, 6, 7 e 12, e all’articolo 50
ne riferiscono entro trenta giorni al Ministero dell’economia e delle finanze per la
contestazione e gli altri adempimenti previsti dall’articolo 14 della legge 24
novembre 1981, n. 689, e per la immediata comunicazione della infrazione anche
alla Guardia di finanza la quale, ove ravvisi l’utilizzabilità di elementi ai fini
dell’attività di accertamento, ne dà tempestiva comunicazione all’Agenzia delle
entrate. La medesima comunicazione è dovuta dai componenti del collegio
sindacale, del consiglio di sorveglianza, del comitato per il controllo sulla gestione
presso i soggetti obbligati, quando riscontrano la violazione delle suddette
disposizioni nell’esercizio delle proprie funzioni di controllo e vigilanza.

2. In caso di infrazioni riguardanti assegni bancari, assegni circolari, libretti al


portatore o titoli similari, la comunicazione deve essere effettuata dalla banca o da
Poste Italiane S.p.A. che li accetta in versamento e dalla banca o da Poste Italiane
S.p.A. che ne effettua l’estinzione, salvo che il soggetto tenuto alla comunicazione
abbia certezza che la stessa è stata già effettuata dall’altro soggetto obbligato.

3. Qualora oggetto dell’infrazione sia un’operazione di trasferimento segnalata ai


sensi dell’articolo 35, non sussiste l’obbligo di comunicazione di cui al comma 1.".
DOCUMENTI UFFICIALI

Articolo 4 — Modifiche al Titolo IV del


decreto legislativo 21 novembre 2007, n.
231
Testo in vigore dal 4 luglio 2017
1. Il titolo IV del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, è sostituito dal
seguente:

"Titolo IV (Disposizioni specifiche per i prestatori di servizi di gioco) - Art. 52


(Misure per la mitigazione del rischio). - 1. I concessionari di gioco adottano
procedure e sistemi di controllo adeguati a mitigare e gestire i rischi di riciclaggio e
finanziamento del terrorismo, compresi quelli relativi ai clienti, ai paesi o aree
geografiche e alle operazioni e tipologie di gioco, cui sono esposti i distributori ed
esercenti, a qualsiasi titolo contrattualizzati, di cui i medesimi concessionari si
avvalgono per l’offerta di servizi di gioco.

2. Le procedure e i sistemi di controllo, articolati in ragione della natura e del rischio


propri dell’attività svolta tramite distributori ed esercenti, assicurano quanto meno:

a) l’individuazione, la verifica del possesso e il controllo sulla permanenza, nel corso


del rapporto, di requisiti reputazionali, richiesti ai sensi della convenzione di
concessione per i distributori e gli esercenti, idonei a garantire la legalità e
correttezza dei loro comportamenti;

b) la verifica e il controllo dell’osservanza, da parte dei distributori e degli esercenti a


qualsiasi titolo contrattualizzati, degli standard e dei presidi adottati dai
concessionari in funzione di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del
terrorismo;

c) l’adozione e l’osservanza, anche da parte dei distributori e degli altri esercenti, a


qualsiasi titolo contrattualizzati, di procedure che consentano di monitorare:
1) la tipologia delle operazioni di gioco e le possibili anomalie, di carattere oggettivo
e soggettivo, ad esse riconducibili;

2) i comportamenti che favoriscano o comunque non riducano il rischio di


irregolarità o di violazione delle norme di regolamentazione del settore, ivi
comprese quelle in materia di prevenzione del riciclaggio o di finanziamento del
terrorismo;

3) con specifico riferimento al gioco offerto tramite VLT:

3.1. le singole operazioni riferite ad ogni sessione di gioco nel periodo temporale
massimo di una settimana;

3.2. i comportamenti anomali legati all’entità insolitamente elevata degli importi


erogati rispetto a quelli puntati;

4) con specifico riferimento al gioco online:

4.1. lo stato dei conti di gioco ed in particolare quelli sospesi e quelli sui quali vi
siano movimentazioni rilevanti;

4.2. i conti di gioco caratterizzati da una concentrazione anomala di vincite o perdite


in un arco temporale limitato, specie se verificatesi su giochi in cui c’è interazione
tra giocatori;

4.3. la tipologia degli strumenti di ricarica utilizzati;

4.4. la frequenza e le fasce orarie delle transazioni di ricarica del conto di gioco;

4.5. l’individuazione di anomalie nell’utilizzo del conto di gioco per come desumibili
dal rapporto tra depositi e prelievi;

d) la previsione di meccanismi di immediata estinzione del rapporto contrattuale,


comunque denominato, a fronte del venir meno dei requisiti di cui alla lettera a)
ovvero di gravi o ripetute infrazioni riscontrate in occasione delle verifiche e dei
controlli di cui alla lettera b).

3. Il rilascio dell’autorizzazione da parte dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli in


favore di soggetti aventi sede legale in altro Stato comunitario, è subordinato
all’adozione di procedure e sistemi equivalenti a quelli di cui al comma 2 e idonei a
garantire il perseguimento delle medesime finalità di controllo e prevenzione.
4. L’Agenzia delle dogane e dei monopoli, nell’esercizio delle proprie competenze e
attribuzioni istituzionali nel comparto del gioco pubblico, verifica l’osservanza degli
adempimenti cui, ai sensi del presente articolo, i concessionari sono tenuti e, previa
presentazione al Comitato di sicurezza finanziaria, emana linee guida, ad ausilio dei
concessionari, adottando ogni iniziativa utile a sanzionarne l’inosservanza.

Art. 53 (Disposizioni integrative in materia di adeguata verifica e conservazione). - 1.


Gli operatori di gioco on line procedono all’identificazione e alla verifica dell’identità
di ogni cliente in occasione degli adempimenti necessari all’apertura e alla modifica
del conto di gioco previsto ai sensi dell’articolo 24 della legge 7 luglio 2009, n. 88.

2. Gli operatori di gioco on line consentono operazioni di ricarica dei conti di gioco,
ai soggetti titolari del conto esclusivamente attraverso mezzi di pagamento idonei a
garantire la piena tracciabilità dei flussi finanziari connessi alle operazioni di gioco.

3. Gli operatori di gioco on line acquisiscono e conservano, per un periodo di dieci


anni dalla relativa acquisizione, con modalità idonee a garantire il rispetto delle
norme dettate dal codice in materia di protezione dei dati personali, le informazioni
relative:

a) ai dati identificativi conferiti dal cliente all’atto dell’apertura dei conti di gioco;

b) alla data di ogni operazioni di apertura e ricarica dei conti di gioco e di riscossione
sui medesimi conti nonché al valore delle medesime operazioni e ai mezzi di
pagamento per esse impiegati;

c) all’indirizzo IP, alla data, all’ora e alla durata delle connessioni telematiche nel
corso delle quali il cliente, accedendo ai sistemi dell’operatore di gioco on line, pone
in essere le suddette operazioni.

4. L’Agenzia delle dogane e dei monopoli riscontra l’autenticità dei dati contenuti
nei documenti presentati dai richiedenti l’apertura dei conti di gioco anche
attraverso la consultazione del sistema pubblico per la prevenzione del furto di
identità, di cui al Titolo V-bis del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141 come
integrato dal decreto legislativo n. 64 del 2011.

5. Ferma la responsabilità del concessionario, in ordine all’adempimento degli


obblighi di adeguata verifica e conservazione di cui al Titolo II, le attività di
identificazione del cliente sono effettuate dai distributori e dagli esercenti, a
qualsiasi titolo contrattualizzati, per il tramite dei quali il concessionario offre
servizi di gioco pubblico su rete fisica, a diretto contatto con la clientela ovvero
attraverso apparecchi videoterminali. A tal fine, i predetti distributori ed esercenti
acquisiscono e conservano, con modalità idonee a garantire il rispetto delle norme
dettate dal codice in materia di protezione dei dati personali, le informazioni
relative:

a) ai dati identificativi del cliente, all’atto della richiesta o dell’effettuazione


dell’operazione di gioco;

b) alla data delle operazioni di gioco, al valore delle medesime operazioni e ai mezzi
di pagamento utilizzati.

6. I distributori ed esercenti di gioco su rete fisica procedono all’identificazione e alla


verifica dell’identità di ogni cliente che richiede o effettua, presso il medesimo
operatore, operazioni di gioco, per un importo pari o superiore a 2.000 euro.
Qualora vi sia il sospetto di riciclaggio o finanziamento del terrorismo, i medesimi
operatori sono tenuti ad applicare le predette misure, quale che sia l’importo
dell’operazione effettuata.

7. Con riferimento ai giochi offerti tramite apparecchi VLT, i distributori e gli


esercenti, a qualsiasi titolo contrattualizzati, osservano le disposizioni di cui al
presente articolo nei casi in cui il valore nominale del ticket sia di importo pari o
superiore ai 500 euro. I concessionari assicurano, in ogni caso, che i distributori e
gli esercenti di apparecchi VLT siano dotati di funzionalità tali da consentire la
verifica di:

a) ticket, di importo nominale pari o superiore ai 500 euro;

b) ticket, di qualunque importo, che indichino assenza di vincite o una bassa


percentuale delle stesse rispetto al valore del ticket stesso.

8. I distributori e gli esercenti inviano i dati acquisiti, relativi al cliente e


all’operazione, al concessionario di riferimento, entro 10 giorni dall’effettuazione
dell’operazione. I medesimi soggetti assicurano la conservazione dei dati di cui alla
presente lettera per un periodo di due anni dalla data di relativa acquisizione, fermi,
a carico del concessionario, gli obblighi di cui al Titolo II, Capo II, del presente
decreto.

9. Fermo quanto stabilito dal comma 7, i gestori di case da gioco applicano le misure
di identificazione e verifica dell’identità del cliente qualora il valore delle transazioni
effettuate per l’acquisto o cambio di gettoni o di altri mezzi di gioco ovvero per
l’incasso di vincite da parte del cliente sia di importo pari o superiore a 2.000 euro.
Qualora vi sia il sospetto di riciclaggio o finanziamento del terrorismo, i medesimi
gestori sono tenuti ad applicare le predette misure, quale che sia l’importo
dell’operazione effettuata.

10. I gestori di case da gioco assicurano la conservazione, per un periodo di dieci


anni, dei dati e delle informazioni relativi alla data e alla tipologia delle transazioni
di gioco di cui al comma 9, ai mezzi di pagamento utilizzati per l’acquisto o il cambio
dei gettoni di gioco, alle transazioni di gioco effettuate dal cliente e al valore delle
medesime.

11. I gestori di case da gioco soggette a controllo pubblico che, indipendentemente


dall’ammontare dei gettoni o degli altri mezzi di gioco acquistati, procedono
all’identificazione e alla verifica dell’identità del cliente fin dal momento del suo
ingresso nei relativi locali sono tenuti ad adottare procedure idonee a ricollegare i
dati identificativi del cliente alle operazioni di cui al comma 9, svolte dal cliente
all’interno della casa da gioco.

Art. 54 (Autorità e cooperazione nel comparto del gioco). - 1. Per l’attuazione delle
disposizioni di cui al presente Titolo, le amministrazioni e istituzioni interessate, a
supporto dei prestatori di servizi di gioco, elaborano standard tecnici di
regolamentazione, anche sulla base dell’analisi nazionale del rischio di riciclaggio e
di finanziamento del terrorismo elaborata dal Comitato di sicurezza finanziaria, ai
sensi dell’articolo 14 del presente decreto.

2. Il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza e l’Agenzia delle


dogane e dei monopoli, nel rispetto delle proprie attribuzioni e competenze,
adottano protocolli d’intesa, volti ad assicurare lo scambio di informazioni
necessario a garantire il coordinamento, l’efficacia e la tempestività delle attività di
controllo e verifica dell’adeguatezza dei sistemi di prevenzione e contrasto del
riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo, adottati dai prestatori di
servizi di gioco.".

DOCUMENTI UFFICIALI
Articolo 5 — Modifiche al Titolo V del
decreto legislativo 21 novembre 2007, n.
231
Testo in vigore dal 4 luglio 2017
1. Il Capo I del Titolo V del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, è sostituito dal
seguente:

"Capo I (Sanzioni penali) - Art. 55 (Fattispecie incriminatrici). - 1. Chiunque, essendo tenuto


all’osservanza degli obblighi di adeguata verifica ai sensi del presente decreto, falsifica i dati e
le informazioni relative al cliente, al titolare effettivo, all’esecutore, allo scopo e alla natura del
rapporto continuativo o della prestazione professionale e all’operazione è punito con la
reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 10.000 euro a 30.000 euro. Alla medesima
pena soggiace chiunque essendo tenuto all’osservanza degli obblighi di adeguata verifica ai
sensi del presente decreto, in occasione dell’adempimento dei predetti obblighi, utilizza dati e
informazioni falsi relativi al cliente, al titolare effettivo, all’esecutore, allo scopo e alla natura del
rapporto continuativo o della prestazione professionale e all’operazione.

2. Chiunque, essendo tenuto all’osservanza degli obblighi di conservazione ai sensi del presente
decreto, acquisisce o conserva dati falsi o informazioni non veritiere sul cliente, sul titolare
effettivo, sull’esecutore, sullo scopo e sulla natura del rapporto continuativo o della prestazione
professionale e sull’operazione ovvero si avvale di mezzi fraudolenti al fine di pregiudicare la
corretta conservazione dei predetti dati e informazioni è punito con la reclusione da sei mesi a
tre anni e con la multa da 10.000 euro a 30.000 euro.

3. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque essendo obbligato, ai sensi del
presente decreto, a fornire i dati e le informazioni necessarie ai fini dell’adeguata verifica della
clientela, fornisce dati falsi o informazioni non veritiere, è punito con la reclusione da sei mesi a
tre anni e con la multa da 10.000 euro a 30.000 euro.

4. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, essendovi tenuto, viola il divieto di
comunicazione di cui agli articoli 39, comma 1, e 41, comma 3, è punito con l’arresto da sei
mesi a un anno e con l’ammenda da 5.000 euro a 30.000 euro.

5. Chiunque al fine di trarne profitto per sé o per altri, indebitamente utilizza, non essendone
titolare, carte di credito o di pagamento, ovvero qualsiasi altro documento analogo che abiliti al
prelievo di denaro contante o all’acquisto di beni o alla prestazione di servizi, è punito con la
reclusione da uno a cinque anni e con la multa da 310 euro a 1.550 euro. Alla stessa pena
soggiace chi, al fine di trarne profitto per sé o per altri, falsifica o altera carte di credito o di
pagamento o qualsiasi altro documento analogo che abiliti al prelievo di denaro contante o
all’acquisto di beni o alla prestazione di servizi, ovvero possiede, cede o acquisisce tali carte o
documenti di provenienza illecita o comunque falsificati o alterati, nonché ordini di pagamento
prodotti con essi.

6. Per le violazioni delle disposizioni di cui all’articolo 131-ter del decreto legislativo 1°
settembre 1993, n. 385, è ordinata, nei confronti degli agenti in attività finanziaria che prestano
servizi di pagamento attraverso il servizio di rimessa di denaro di cui all’articolo 1, comma 1,
lettera n), del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 11, la confisca degli strumenti che sono
serviti a commettere il reato. In caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle
parti a norma dell’articolo 444 del codice di procedura penale per il delitto di cui al comma 5 è
ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato, nonché
del profitto o del prodotto, salvo che appartengano a persona estranea al reato, ovvero quando
essa non è possibile, la confisca di beni, somme di denaro e altre utilità di cui il reo ha la
disponibilità per un valore corrispondente a tale profitto o prodotto.

7. Gli strumenti sequestrati ai fini della confisca di cui al comma 6 nel corso delle operazioni di
polizia giudiziaria, sono affidati dall’Autorità giudiziaria agli organi di polizia che ne facciano
richiesta.".

2. Il Capo II del Titolo V del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, è sostituito dal
seguente:

"Capo II (Sanzioni amministrative) - Art. 56 (Inosservanza degli obblighi di adeguata verifica e


dell’obbligo di astensione). - 1. Ai soggetti obbligati che, in violazione delle disposizioni in
materia di adeguata verifica della clientela del presente decreto omettono di acquisire e
verificare i dati identificativi e le informazioni sul cliente, sul titolare effettivo, sull’esecutore, sullo
scopo e sulla natura del rapporto continuativo o della prestazione professionale si applica la
sanzione amministrativa pecuniaria pari a 2.000 euro.

2. Fuori dei casi di cui al comma 1 e salvo quanto previsto dall’articolo 62, commi 1 e 5, nelle
ipotesi di violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime, si applica la sanzione
amministrativa pecuniaria da 2.500 euro a 50.000 euro. La gravità della violazione è
determinata anche tenuto conto:
a) dell’intensità e del grado dell’elemento soggettivo, anche avuto riguardo all’ascrivibilità, in tutto
o in parte, della violazione alla carenza, all’incompletezza o alla non adeguata diffusione di
prassi operative e procedure di controllo interno;

b) del grado di collaborazione con le autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a) ;

c) della rilevanza ed evidenza dei motivi del sospetto, anche avuto riguardo al valore
dell’operazione e alla loro incoerenza rispetto alle caratteristiche del cliente e del relativo
rapporto;

d) della reiterazione e diffusione dei comportamenti, anche in relazione alle dimensioni, alla
complessità organizzativa e all’operatività del soggetto obbligato.

3. Le sanzioni di cui ai commi 1 e 2 si applicano ai soggetti obbligati che, in presenza o al


verificarsi delle condizioni previste dall’articolo 42, compiono le operazioni o eseguono la
prestazione professionale.

Art. 57 (Inosservanza degli obblighi di conservazione). - 1. Ai soggetti obbligati che, in violazione


di quanto disposto dagli articoli 31 e 32, non effettuano, in tutto o in parte, la conservazione dei
dati, dei documenti e delle informazioni ivi previsti o la effettuano tardivamente si applica la
sanzione amministrativa pecuniaria pari a 2.000 euro.

2. Fuori dei casi di cui al comma 1 e salvo quanto previsto dall’articolo 62, commi 1 e 5, nelle
ipotesi di violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime, si applica la sanzione
amministrativa pecuniaria da 2.500 euro a 50.000 euro. La gravità della violazione è
determinata anche tenuto conto:

a) dell’intensità e del grado dell’elemento soggettivo, anche avuto riguardo all’ascrivibilità, in tutto
o in parte, della violazione alla carenza, all’incompletezza o alla non adeguata diffusione di
prassi operative e procedure di controllo interno;

b) del grado di collaborazione con le autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a) ;

c) della rilevanza ed evidenza dei motivi del sospetto, anche avuto riguardo al valore
dell’operazione e alla loro incoerenza rispetto alle caratteristiche del cliente e del relativo
rapporto;

d) della reiterazione e diffusione dei comportamenti, anche in relazione alle dimensioni, alla
complessità organizzativa e all’operatività del soggetto obbligato.
Art. 58 (Inosservanza delle disposizioni relative all’obbligo di segnalazione delle operazioni
sospette). - 1. Salvo che il fatto costituisca reato, ai soggetti obbligati che omettono di effettuare
la segnalazione di operazioni sospette, si applica una sanzione amministrativa pecuniaria pari a
3.000 euro.

2. Salvo che il fatto costituisca reato e salvo quanto previsto dall’articolo 62, commi 1 e 5, nelle
ipotesi di violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime, si applica la sanzione
amministrativa pecuniaria da 30.000 euro a 300.000 euro. La gravità della violazione è
determinata anche tenuto conto:

a) dell’intensità e del grado dell’elemento soggettivo, anche avuto riguardo all’ascrivibilità, in tutto
o in parte, della violazione alla carenza, all’incompletezza o alla non adeguata diffusione di
prassi operative e procedure di controllo interno;

b) del grado di collaborazione con le autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a) ;

c) della rilevanza ed evidenza dei motivi del sospetto, anche avuto riguardo al valore
dell’operazione e al grado della sua incoerenza rispetto alle caratteristiche del cliente e del
relativo rapporto;

d) della reiterazione e diffusione dei comportamenti, anche in relazione alle dimensioni, alla
complessità organizzativa e all’operatività del soggetto obbligato.

3. La medesima sanzione di cui ai commi 1 e 2 si applica al personale dei soggetti obbligati di


cui all’articolo 3, comma 2 e all’articolo 3, comma 3, lettera a), tenuto alla comunicazione o alla
segnalazione, ai sensi dell’articolo 36, commi 2 e 6 e responsabile, in via esclusiva o
concorrente con l’ente presso cui operano, dell’omessa segnalazione di operazione sospetta.

4. Nel caso in cui le violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime producono un
vantaggio economico, l’importo massimo della sanzione di cui al comma 2:

a) è elevato fino al doppio dell’ammontare del vantaggio medesimo, qualora detto vantaggio sia
determinato o determinabile e, comunque, non sia inferiore a 450.000 euro;

b) è elevato fino ad un milione di euro, qualora il predetto vantaggio non sia determinato o
determinabile.

5. Ai soggetti obbligati che, con una o più azioni od omissioni, commettono, anche in tempi
diversi, una o più violazioni della stessa o di diverse norme previste dal presente decreto in
materia di adeguata verifica della clientela e di conservazione da cui derivi, come conseguenza
immediata e diretta, l’inosservanza dell’obbligo di segnalazione di operazione sospetta, si
applicano unicamente le sanzioni previste dal presente articolo.

6. Ai soggetti obbligati che omettono di dare esecuzione al provvedimento di sospensione


dell’operazione sospetta, disposto dalla UIF ai sensi dell’articolo 6, comma 4, lettera c), si
applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 euro a 50.000 euro.

Art. 59 (Inosservanza degli obblighi di comunicazione da parte dei componenti degli organi di
controllo dei soggetti obbligati). - 1. Ciascun componente degli organi di controllo presso i
soggetti obbligati è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 euro a 30.000
euro qualora, nell’esercizio della propria funzione, ometta di effettuare le comunicazioni
obbligatorie ai sensi dell’articolo 46 del presente decreto.

2. Le autorità di vigilanza di settore provvedono all’irrogazione delle sanzioni di cui al presente


articolo nei confronti dei componenti degli organi di controllo presso i soggetti obbligati
rispettivamente vigilati.

Art. 60 (Inosservanza degli obblighi informativi nei riguardi dell’Unità di informazione finanziaria e
degli ispettori del Ministero dell’economia e delle finanze). - 1. Ai destinatari degli obblighi di
trasmissione e informazione nei confronti dell’UIF, previsti dal presente decreto e dalle relative
disposizioni attuative, che omettono di fornire alla medesima Unità le informazioni o i dati
richiesti per lo svolgimento delle sue funzioni istituzionali, si applica la sanzione amministrativa
pecuniaria da 5.000 euro a 50.000 euro.

2. La medesima sanzione di cui al comma 1 si applica a coloro che, in occasione delle ispezioni
di cui all’articolo 5, comma 3, si rifiutino di esibire documenti o comunque rifiutino di fornire
notizie o forniscano notizie errate od incomplete.

Art. 61 (Sanzioni per inosservanza delle disposizioni specifiche in materia di soggetti


convenzionati e agenti di prestatori di servizi di pagamento e istituti emittenti moneta
elettronica). - 1. Ai soggetti convenzionati e agli agenti di cui all’articolo 1, comma 2, lettera nn),
che non eseguono gli adempimenti di cui all’articolo 44, si applica la sanzione amministrativa
pecuniaria da 1.000 euro a 10.000 euro. Nei casi di violazioni gravi, ripetute o sistematiche
ovvero plurime, tenuto conto della rilevanza della violazione, le sanzioni amministrative
pecuniarie di cui al presente comma sono raddoppiate nel minimo e nel massimo edittali.

2. Ai prestatori di servizi di pagamento e agli istituti emittenti moneta elettronica, alle relative
succursali e ai punti di contatto centrale che non ottemperano agli obblighi di comunicazione di
cui all’articolo 45, si applica la sanzione pecuniaria di 4.500 euro. In caso di violazioni gravi,
ripetute o sistematiche ovvero plurime, la sanzione è triplicata. Se la comunicazione avviene nei
trenta giorni successivi alla scadenza dei termini prescritti, la sanzione amministrativa pecuniaria
è ridotta di un terzo. La procedura per la contestazione delle violazioni di cui al presente comma
e l’irrogazione e riscossione delle relative sanzioni è attribuita alla competenza dell’OAM.

3. La Guardia di finanza, che agisce con i poteri di cui all’articolo 2, comma 4, del decreto
legislativo 19 marzo 2001, n. 68, esercita il controllo sull’osservanza delle disposizioni di cui al
Titolo II, Capo V da parte dei soggetti convenzionati e degli agenti di cui all’articolo 1, comma 2,
lettera nn).

4. Il verbale, contenente l’accertamento e la contestazione delle violazioni di cui al comma 1, è


notificato, a cura della Guardia di finanza, anche all’istituto per conto del quale il soggetto
convenzionato o l’agente ha operato e, relativamente alle violazioni contestate ai soggetti
convenzionati e agli agenti di istituti aventi sede legale e amministrazione centrale in altro Stato
comunitario, al punto di contatto centrale, affinché adottino ogni iniziativa utile a prevenirne la
reiterazione.

5. La Guardia di finanza qualora, nell’esercizio dei poteri di controllo conferiti ai sensi del
presente decreto, accerti e contesti gravi violazioni delle disposizioni di cui all’articolo 44 e
riscontri la sussistenza, a carico del medesimo soggetto, di due distinte annotazioni, anche non
consecutive, nell’apposita sottosezione del registro di cui all’articolo 45 comma 2, avvenute nel
corso dell’ultimo triennio, propone, a titolo accessorio rispetto alla sanzione amministrativa
pecuniaria, la sospensione da quindici giorni a tre mesi dell’esercizio del servizio, oggetto di
convenzione o mandato, rispetto al quale la violazione è stata riscontrata.

6. Nell’ipotesi di cui al comma 5, l’istituto per conto del quale opera il soggetto convenzionato o
l’agente ovvero, limitatamente alle violazioni contestate a soggetti convenzionati e agenti di
istituti aventi sede legale e amministrazione centrale in altro Stato comunitario, il punto di
contatto centrale, è tenuto, in solido con il soggetto convenzionato o l’agente, al pagamento della
sanzione amministrativa pecuniaria.

7. Il provvedimento di sospensione di cui al comma 5 è adottato dagli uffici centrali del Ministero
dell’economia e delle finanze e notificato all’interessato, all’istituto per conto del quale opera il
soggetto convenzionato o l’agente ovvero, limitatamente alle violazioni contestate ai soggetti
convenzionati di istituti aventi sede legale e amministrazione centrale in altro Stato comunitario,
al punto di contatto centrale. Il provvedimento di sospensione è, altresì, comunicato all’OAM, per
l’annotazione nella sottosezione del registro di cui all’articolo 45 comma 2.
8. L’esecuzione del provvedimento di sospensione, attraverso l’apposizione del sigillo
dell’autorità procedente e delle sottoscrizioni del personale incaricato nonché il controllo sulla
sua osservanza da parte degli interessati sono espletati dalla Guardia di finanza. L’inosservanza
del provvedimento di sospensione è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da 10.000
euro a 30.000 euro.

9. Salvo quanto previsto dal comma 2, all’irrogazione delle sanzioni amministrative pecuniarie di
cui al presente articolo provvede il Ministero dell’economia e delle finanze, con proprio decreto,
ai sensi dell’articolo 65. Il decreto che irroga la sanzione, notificato ai sensi di legge, è
contestualmente comunicato, a cura del Ministero dell’economia e delle finanze all’OAM, per
l’annotazione nella sottosezione del registro di cui all’articolo 45 comma 2.

Art. 62 (Disposizioni sanzionatorie specifiche per soggetti obbligati vigilati). - 1. Nei confronti
degli intermediari bancari e finanziari responsabili, in via esclusiva o concorrente, di violazioni
gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime delle disposizioni di cui al Titolo II, Capi I, II e III, di
quelle in materia di procedure e controlli interni di cui agli articoli 15 e 16 del presente decreto,
delle relative disposizioni attuative adottate dalle autorità di vigilanza di settore nonché
dell’inosservanza dell’ordine di cui al comma 4, lettera a), si applica la sanzione amministrativa
pecuniaria da 30.000 euro a 5.000.000 ovvero pari al dieci per cento del fatturato complessivo
annuo, quando tale importo percentuale è superiore a 5.000.000 di euro e il fatturato è
disponibile e determinabile. La medesima sanzione si applica nel caso di mancata istituzione
del punto di contatto centrale di cui all’articolo 43, comma 3.

2. Fermo quanto disposto dal comma 1, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da


10.000 euro a 5.000.000 di euro ai soggetti titolari di funzioni di amministrazione, direzione e
controllo dell’intermediario che, non assolvendo in tutto o in parte ai compiti direttamente o
indirettamente correlati alla funzione o all’incarico, hanno agevolato, facilitato o comunque reso
possibili le violazioni di cui al comma 1 o l’inosservanza dell’ordine di cui al comma 4, lettera a),
ovvero hanno inciso in modo rilevante sull’esposizione dell’intermediario al rischio di riciclaggio
o di finanziamento del terrorismo. Qualora il vantaggio ottenuto dall’autore della violazione sia
superiore a 5.000.000 di euro, la sanzione amministrativa pecuniaria è elevata fino al doppio
dell’ammontare del vantaggio ottenuto, purché tale ammontare sia determinato o determinabile.

3. Nelle ipotesi di cui al comma 2, tenuto conto della gravità della violazione accertata e nel
rispetto dei criteri di cui all’articolo 67, le autorità di vigilanza di settore, secondo le rispettive
competenze, hanno il potere di applicare la sanzione amministrativa accessoria dell’interdizione
dallo svolgimento della funzione o dell’incarico di amministrazione, direzione o controllo dell’ente,
per un periodo non inferiore a sei mesi e non superiore a tre anni.
4. Per le violazioni delle disposizioni di cui al Titolo II, Capi I, II e di quelle in materia di procedure
e controlli interni di cui agli articoli 15 e 16 del presente decreto e delle relative disposizioni
attuative, caratterizzate da scarsa offensività o pericolosità alla stregua dei criteri di cui
all’articolo 67, le autorità di vigilanza di settore, in alternativa alla sanzione amministrativa
pecuniaria, hanno il potere di:

a) applicare all’ente responsabile la sanzione consistente nell’ordine di eliminare le infrazioni e


di astenersi dal ripeterle, anche indicando le misure da adottare e il termine per attuarle;

b) qualora l’infrazione contestata sia cessata, applicare all’ente responsabile la sanzione


consistente in una dichiarazione pubblica avente ad oggetto la violazione commessa e il
soggetto responsabile.

5. Nei confronti dei revisori legali e delle società di revisione legale con incarichi di revisione su
enti di interesse pubblico o su enti sottoposti a regime intermedio responsabili di violazioni
gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime delle disposizioni di cui al Titolo II, Capi I, II e III, di
quelle in materia di procedure e controlli interni di cui agli articoli 15 e 16 del presente decreto,
delle relative disposizioni attuative adottate dalla Consob si applica la sanzione amministrativa
pecuniaria da euro 3.000 a 1.000.000 di euro. La medesima sanzione si applica ai soggetti
titolari di funzioni di amministrazione, direzione e controllo dell’ente che, non assolvendo in tutto o
in parte ai compiti direttamente o indirettamente correlati alla funzione o all’incarico, hanno
agevolato, facilitato o comunque reso possibili le violazioni. Nei confronti dei medesimi soggetti,
tenuto conto della gravità della violazione accertata, la Consob ha il potere di applicare la
sanzione amministrativa accessoria dell’interdizione dallo svolgimento della funzione o
dell’incarico di amministrazione, direzione o controllo dell’ente, per un periodo non inferiore a sei
mesi e non superiore a tre anni.

6. La violazione della prescrizione di cui all’articolo 25, comma 3, è punita con la sanzione
amministrativa pecuniaria da 10.000 euro a 200.000 euro.

7. Fermo quanto previsto dal comma 9, all’irrogazione delle sanzioni comminate dal presente
articolo, nei confronti degli intermediari bancari e finanziari provvedono la Banca d’Italia e
l’IVASS, in ragione delle rispettive attribuzioni. La Banca d’Italia provvede, altresì, all’irrogazione
delle sanzioni di cui al presente articolo in caso di inosservanza del regolamento (UE) n.
2015/847 e delle norme tecniche di regolamentazione emanate dalla Commissione europea ai
sensi dell’articolo 10 dei regolamenti (CE) n. 1093/2010, n. 1094/2010 e n. 1095/2010,
nell’esercizio dei poteri di cui all’articolo 45, paragrafi 7 e 11, della direttiva.
8. Fermo quanto previsto dal comma 9, all’irrogazione delle sanzioni di cui al presente articolo
nei confronti dei revisori legali e delle società di revisione legale con incarichi di revisione su enti
di interesse pubblico o su enti sottoposti a regime intermedio provvede la CONSOB che
comunica, altresì, al Ministero dell’economia e delle finanze i provvedimenti adottati ai sensi del
comma 3 ai fini della cancellazione o sospensione dal Registro di cui all’articolo 2, comma 1, del
decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39.

9. È fatta salva la competenza del Ministero dell’economia e delle finanze all’irrogazione delle
sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti dei titolari di funzioni di amministrazione,
direzione e controllo dei soggetti obbligati vigilati che, non assolvendo in tutto o in parte ai
compiti direttamente o indirettamente correlati alla funzione o all’incarico, hanno agevolato,
facilitato o comunque reso possibile la violazione dell’obbligo di segnalazione di operazione
sospetta.

Art. 63 (Inosservanza delle disposizioni di cui al Titolo III). - 1. Fatta salva l’efficacia degli atti, alle
violazioni delle disposizioni di cui all’articolo 49, commi 1, 2, 3, 5, 6 e 7, si applica la sanzione
amministrativa pecuniaria da 3.000 euro a 50.000 euro.

2. La violazione della prescrizione di cui all’articolo 49, comma 12, è punita con la sanzione
amministrativa pecuniaria da 250 euro a 500 euro.

3. La violazione del divieto di cui all’articolo 50, comma 1, è punita con una sanzione
amministrativa pecuniaria dal 20 per cento al 40 per cento del saldo.

4. La violazione del divieto di cui all’articolo 50, comma 2, è punita con una sanzione
amministrativa pecuniaria dal 10 per cento al 40 per cento del saldo.

5. La violazione dell’obbligo di cui all’articolo 51, comma 1, del presente decreto è punita con
una sanzione amministrativa pecuniaria da 3.000 euro a 15.000 euro.

6. Per le violazioni di cui al comma 1 del presente articolo, che riguardano importi superiori a
250.000 euro, la sanzione è quintuplicata nel minimo e nel massimo edittali.

7. Per le violazioni di cui ai commi 3 e 4 del presente articolo, che riguardino importi superiori a
50.000 euro, la sanzione minima e massima è aumentata del 50 per cento.

Art. 64 (Inosservanza delle disposizioni di cui al Titolo IV commesse da distributori ed esercenti


nel comparto del gioco). - 1. Ai distributori e agli esercenti, a qualsiasi titolo contrattualizzati, dei
quali i concessionari si avvalgono per l’offerta di servizi di gioco, ivi compresi quelli operanti sul
territorio nazionale per conto di soggetti aventi sede legale in altro Stato comunitario, che non
eseguono gli adempimenti cui sono tenuti ai sensi delle disposizioni di cui al Titolo IV del
presente decreto, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da mille euro a 10.000 euro.

2. La Guardia di finanza, che agisce con i poteri di cui di cui all’articolo 2, comma 4, del decreto
legislativo 19 marzo 2001, n. 68, esercita il controllo sull’osservanza delle disposizioni di cui al
presente decreto, da parte dei distributori e degli esercenti, a qualsiasi titolo contrattualizzati, dei
quali i concessionari si avvalgono per l’offerta di servizi di gioco e ne accerta e contesta le
relative violazioni.

3. Il verbale contenente l’accertamento e la contestazione delle violazioni di cui al comma 1 è


notificato, a cura della Guardia di finanza, anche al concessionario, per conto del quale il
distributore o l’esercente opera, affinché adotti ogni iniziativa utile a prevenirne la reiterazione.

4. Nei casi di violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime, tenuto conto della rilevanza
della violazione, le sanzioni amministrative pecuniarie di cui ai commi 1, 2 e 3 sono raddoppiate
nel minimo e nel massimo edittali. In tali ipotesi, il concessionario è tenuto, in solido con il
distributore o esercente contrattualizzato, al pagamento della sanzione amministrativa
pecuniaria irrogata.

5. La Guardia di finanza, qualora, nell’esercizio dei poteri di controllo conferiti ai sensi del
presente decreto, accerti e contesti una grave violazione delle disposizioni di cui al presente
decreto a carico dei distributori e degli esercenti, a qualsiasi titolo contrattualizzati, dei quali il
concessionario si avvale per l’offerta di servizi di gioco, e riscontri la sussistenza, a carico dei
medesimi soggetti, di due provvedimenti sanzionatori adottati nel corso dell’ultimo triennio,
propone, a titolo accessorio rispetto alla sanzione amministrativa pecuniaria, la sospensione da
quindici giorni a tre mesi dell’esercizio dell’attività medesima. Il provvedimento di sospensione è
adottato dagli uffici centrali del Ministero dell’economia e delle finanze e notificato all’interessato.
Il provvedimento di sospensione è notificato, negli stessi termini, oltre che all’interessato, anche
al concessionario per conto del quale opera il distributore o esercente contrattualizzato, ai fini
dell’adozione di ogni iniziativa utile ad attivare i meccanismi di estinzione del rapporto
contrattuale, ai sensi dell’articolo 52, comma 2, lettera d). Il provvedimento di sospensione è
altresì comunicato dalla Guardia di finanza all’Agenzia delle dogane e dei monopoli, per
l’adozione dei provvedimenti di competenza.

6. L’esecuzione del provvedimento di sospensione, attraverso l’apposizione del sigillo


dell’autorità procedente e delle sottoscrizioni del personale incaricato nonché il controllo sulla
sua osservanza da parte degli interessati sono espletati dalla Guardia di finanza. L’inosservanza
del provvedimento di sospensione è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da 10.000
euro a 30.000 euro.

7. All’irrogazione delle sanzioni amministrative pecuniarie di cui al presente articolo provvede il


Ministero dell’economia e delle finanze, con proprio decreto, ai sensi dell’articolo 65, comma 4.

Art. 65 (Procedimento sanzionatorio). - 1. Salvo quanto previsto dall’articolo 61, comma 2, e


dall’articolo 62, il Ministero dell’economia e delle finanze provvede all’irrogazione delle sanzioni
per violazione degli obblighi di cui al presente decreto nei confronti dei soggetti obbligati non
sottoposti alla vigilanza delle autorità di vigilanza di settore. Il Ministero dell’economia e delle
finanze provvede altresì:

a) all’irrogazione delle sanzioni amministrative pecuniarie per l’inosservanza dell’obbligo di


segnalazione di operazione sospetta, imputabile al personale e ai titolari di funzioni di
amministrazione, direzione e controllo di intermediari bancari e finanziari, salva la competenza
della Banca d’Italia e dell’IVASS, in ragione delle rispettive attribuzioni, all’irrogazione delle
sanzioni per violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime imputabili all’ente;

b) all’irrogazione delle sanzioni amministrative pecuniarie per l’inosservanza dell’obbligo di


segnalazione di operazione sospetta, imputabile ai revisori legali e alle società di revisione
legale con incarichi di revisione su enti di interesse pubblico o su enti sottoposti a regime
intermedio, ai titolari di funzioni di amministrazione, direzione e controllo dell’ente, salva la
competenza della CONSOB all’irrogazione delle sanzioni per violazioni gravi, ripetute o
sistematiche ovvero plurime imputabili all’ente;

c) all’irrogazione delle sanzioni amministrative pecuniarie per inosservanza delle disposizioni di


cui al Titolo III del presente decreto.

2. Il Ministero dell’economia e delle finanze adotta i propri decreti sanzionatori, udito il parere
della Commissione prevista dall’articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 14
maggio 2007, n. 114. Nel caso di concessione di nulla osta da parte dell’autorità giudiziaria per
l’utilizzo, in sede amministrativa, delle informazioni o degli atti relativi ad un procedimento
penale, il termine di cui all’articolo 14, comma 3, della legge 24 novembre 1981, n. 689, decorre
dalla data di ricezione del nulla osta medesimo.

3. Il Ministero dell’economia e delle finanze, quando provvede all’irrogazione delle sanzioni di cui
al comma 1, lettera a) e b), trasmette gli atti alle autorità di vigilanza di settore per le valutazioni
relative all’applicabilità delle sanzioni di rispettiva competenza. Parimenti, le autorità di vigilanza
di settore trasmettono al Ministero dell’economia e delle finanze gli atti, qualora nell’esercizio
della propria potestà sanzionatoria, ravvisino la sussistenza di elementi suscettibili di valutazione
da parte del Ministero, ai fini dell’applicazione delle sanzioni amministrative pecuniarie, rientranti
nella sua competenza, ai sensi del presente decreto.

4. Il procedimento sanzionatorio per le violazioni di cui agli articoli 44, 49, commi 1, 2, 3, 5, 6, 7 e
12, 50, 51, comma 1, e 64 del presente decreto è svolto dagli uffici delle Ragionerie territoriali
dello Stato, già individuati con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 17
novembre 2011. La Commissione di cui all’articolo 1 del decreto del Presidente della
Repubblica 14 maggio 2007, n. 114, formula pareri di massima, per categorie di violazioni,
utilizzate dalle Ragionerie territoriali dello Stato come riferimenti per la decretazione. Si
applicano, in quanto compatibili, le disposizioni della legge 24 novembre 1981, n. 689.

5. I decreti sanzionatori, adottati ai sensi del presente articolo, sono assoggettati alla
giurisdizione del giudice ordinario e, salvi i decreti sanzionatori di cui al comma 4, per i quali
permane la competenza del tribunale del luogo in cui è stata commessa la violazione, è
competente, in via esclusiva, il Tribunale di Roma. Si applicano, in quanto compatibili, le
disposizioni di cui all’articolo 152-bis delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura
civile e le spese liquidate, in favore dell’amministrazione, affluiscono ai fondi destinati
all’incentivazione del personale dipendente.

6. Le somme riscosse dal Ministero dell’economia e delle finanze, a titolo di sanzioni


amministrative, sono ripartite ai sensi della legge 7 febbraio 1951, n. 168. I crediti vantati dal
Ministero dell’economia e delle finanze rispetto alle sanzioni amministrative pecuniarie irrogate
ai sensi del presente decreto sono assistiti da privilegio generale sui beni mobili del debitore.

7. Le autorità di vigilanza di settore, con proprio regolamento, da emanarsi entro sei mesi
dall’entrata in vigore delle disposizioni contenute nel presente articolo, adottano ovvero integrano
proprie disposizioni atte a garantire agli interessati la piena conoscenza degli atti istruttori e il
contraddittorio, in forma scritta e orale, con l’autorità procedente nonché, relativamente alle
sanzioni da esse comminate, disposizioni attuative aventi ad oggetto, tra l’altro, la
determinazione della definizione di fatturato utile per la quantificazione della sanzione, la
procedura sanzionatoria e le modalità di pubblicazione delle sanzioni.

8. In caso di gravi violazioni degli obblighi di cui al presente decreto, sanzionate dalle autorità
procedenti, in ragione delle rispettive attribuzioni di vigilanza e controllo, gli organismi di cui agli
articoli 112-bis e 128-undecies TUB attivano, su richiesta delle medesime autorità, i
procedimenti di cancellazione dai relativi elenchi. Il procedimento di cancellazione è altresì
attivato, alle medesime condizioni, dall’organismo di cui all’articolo 113, comma 4, TUB e
dall’organismo di cui all’articolo 13, comma 38, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito,
con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, ovvero dalla Banca d’Italia e dall’IVASS,
fino all’istituzione dei medesimi organismi.

9. Al procedimento sanzionatorio di competenza del Ministero dell’economia e delle finanze si


applicano, in quanto compatibili, le disposizioni della legge 24 novembre 1981, n. 689. L’articolo
16 della legge 24 novembre 1981, n. 689, si applica solo per le violazioni dell’articolo 49, commi
1, 2, 5, 6 e 7 e dell’articolo 51 il cui importo non sia superiore a 250.000 euro. Il pagamento in
misura ridotta non è esercitabile da chi si è già avvalso della medesima facoltà per altra
violazione dell’articolo 49, commi 1, 2, 5, 6 e 7, e dell’articolo 51, il cui atto di contestazione sia
stato ricevuto dall’interessato nei 365 giorni precedenti la ricezione dell’atto di contestazione
concernente l’illecito per cui si procede.

10. In relazione alle sanzioni amministrative pecuniarie di cui all’articolo 58 e 63 del presente
decreto, la responsabilità solidale di cui all’articolo 6 della legge 24 novembre 1981, n. 689,
sussiste anche quando l’autore della violazione non è univocamente identificabile, ovvero
quando lo stesso non è più perseguibile ai sensi della legge medesima.

11. Ai procedimenti sanzionatori rientranti nelle attribuzioni delle autorità di vigilanza di settore, si
applicano, in quanto compatibili, le previsioni di cui all’articolo 145 TUB, all’articolo 195 TUF, al
Titolo XVIII, Capo VII, CAP e alle relative disposizioni attuative. Le previsioni di cui all’articolo
145 TUB e le relative disposizioni attuative si applicano altresì al procedimento con cui la Banca
d’Italia provvede all’irrogazione delle sanzioni di cui agli articoli 56 e 57, nei confronti dei
soggetti obbligati di cui all’articolo 3, comma 5, lettera f). Alle sanzioni amministrative pecuniarie
irrogate dalle autorità di vigilanza di settore ai sensi dell’articolo 62, commi 2 e 5, non si
applicano gli articoli 6 e 16 della legge 24 novembre 1981, n. 689.

Art. 66 (Misure ulteriori). - 1. Fermo quanto previsto dall’articolo 62, in caso di violazioni gravi,
ripetute o sistematiche ovvero plurime delle disposizioni di cui al presente decreto, il Ministero
dell’economia e delle finanze informa le competenti amministrazioni interessate e gli organismi
di autoregolamentazione, ai fini dell’adozione, ai sensi degli articoli 9 e 11, di ogni atto idoneo
ad intimare ai responsabili di porre termine alle violazioni e di astenersi dal ripeterle. Le
medesime violazioni costituiscono presupposto per l’applicazione delle sanzioni disciplinari, ai
sensi e per gli effetti dei rispettivi ordinamenti di settore. In tali ipotesi l’interdizione dallo
svolgimento della funzione, dell’attività o dell’incarico non può essere inferiore a due mesi e
superiore a cinque anni.
2. Nei casi di violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime delle disposizioni in materia
di adeguata verifica della clientela, di conservazione, di segnalazione di operazione sospetta e
di controlli interni, il decreto che irroga le sanzioni è pubblicato senza ritardo e per estratto, su
apposita sezione del sito web del Ministero dell’economia e delle finanze ovvero delle autorità di
vigilanza di settore, in ragione delle attribuzioni e delle modalità attuative di rispettiva pertinenza.
La pubblicazione per estratto reca indicazione delle violazioni accertate, delle disposizioni
violate, dei soggetti sanzionati, delle sanzioni rispettivamente applicate nonché, nel caso in cui
sia adita l’autorità giudiziaria, dell’avvio dell’azione giudiziaria e dell’esito della stessa. Le
informazioni pubblicate restano sul sito web per un periodo di cinque anni.

3. Ferma la discrezionalità dell’autorità procedente in ordine alla valutazione della


proporzionalità della misura rispetto alla violazione sanzionata, non si dà luogo alla
pubblicazione nel caso in cui essa possa comportare rischi per la stabilità dei mercati finanziari
o pregiudicare lo svolgimento di un’indagine in corso. Qualora detti impedimenti abbiano
carattere temporaneo, la pubblicazione può essere differita al momento in cui essi siano venuti
meno.

4. Le sanzioni amministrative applicate dalle autorità di vigilanza di settore ai sensi dell’articolo


62, ivi comprese quelle pubblicate in forma anonima, nonché le informazioni ricevute dai soggetti
interessati sulle azioni da essi avviate avverso i provvedimenti sanzionatori e sull’esito delle
stesse sono comunicate all’ABE, all’AEAP e all’AESFEM dall’autorità di vigilanza di settore che
ne è membro.

Art. 67 (Criteri per l’applicazione delle sanzioni). - 1. Nell’applicazione delle sanzioni


amministrative pecuniarie e delle sanzioni accessorie, previste nel presente Titolo, il Ministero
dell’economia e delle finanze e le autorità di vigilanza di settore, per i profili di rispettiva
competenza, considerano ogni circostanza rilevante e, in particolare, tenuto conto del fatto che il
destinatario della sanzione sia una persona fisica o giuridica:

a) la gravità e durata della violazione;

b) il grado di responsabilità della persona fisica o giuridica;

c) la capacità finanziaria della persona fisica o giuridica responsabile;

d) l’entità del vantaggio ottenuto o delle perdite evitate per effetto della violazione, nella misura in
cui siano determinabili;

e) l’entità del pregiudizio cagionato a terzi per effetto della violazione, nella misura in cui sia
determinabile;
f) il livello di cooperazione con le autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a) prestato della
persona fisica o giuridica responsabile;

g) l’adozione di adeguate procedure di valutazione e mitigazione del rischio di riciclaggio e di


finanziamento del terrorismo, commisurate alla natura dell’attività svolta e alle dimensioni dei
soggetti obbligati;

h) le precedenti violazioni delle disposizioni di cui al presente decreto.

2. A fronte di violazioni ritenute di minore gravità, in applicazione dei criteri di cui al comma 1, la
sanzione amministrativa pecuniaria prevista dagli articoli 56 comma 1 e 57 comma 1 può
essere ridotta da un terzo a due terzi.

3. Si applicano le disposizioni di cui agli articoli 8 e 8-bis della legge 21 novembre 1981, n. 689,
in materia di concorso formale, di continuazione e di reiterazione delle violazioni.

Art. 68 (Applicazione della sanzione in misura ridotta). - 1. Prima della scadenza del termine
previsto per l’impugnazione del decreto che irroga la sanzione, il destinatario del decreto
sanzionatorio può chiedere al Ministero dell’economia e delle finanze procedente il pagamento
della sanzione in misura ridotta.

2. La riduzione ammessa è pari a un terzo dell’entità della sanzione irrogata. L’applicazione della
sanzione in misura ridotta non è ammessa qualora il destinatario del decreto sanzionatorio si sia
già avvalso, nei cinque anni precedenti, della stessa facoltà.

3. Il Ministero dell’economia e delle finanze, nei trenta giorni successivi al ricevimento


dell’istanza da parte dell’interessato, notifica al richiedente il provvedimento di accoglimento o
rigetto dell’istanza, indicando l’entità dell’importo dovuto e le modalità attraverso cui effettuare il
pagamento.

4. Il pagamento in misura ridotta è effettuato entro novanta giorni dalla notifica del provvedimento
di cui al comma 3. Fino a tale data, restano sospesi i termini per l’impugnazione del decreto
sanzionatorio innanzi all’autorità giudiziaria. Il mancato rispetto del termine e delle modalità di
pagamento indicati obbliga il destinatario del decreto sanzionatorio al pagamento per intero
della sanzione originariamente irrogata dall’amministrazione.

5. Le disposizioni previste dal presente articolo si applicano a tutti i decreti sanzionatori, già
notificati agli interessati, non ancora divenuti definitivi alla data di entrata in vigore della presente
disposizione.
Art. 69 (Successione di leggi nel tempo). - 1. Nessuno può essere sanzionato per un fatto che
alla data di entrata in vigore delle disposizioni di cui al presente Titolo non costituisce più illecito.
Per le violazioni commesse anteriormente all’entrata in vigore del presente decreto, sanzionate
in via amministrativa, si applica la legge vigente all’epoca della commessa violazione, se più
favorevole, ivi compresa l’applicabilità dell’istituto del pagamento in misura ridotta.

2. Dalla data di entrata in vigore del presente articolo, il termine per la conclusione del
procedimento sanzionatorio è di due anni, decorrenti dalla ricezione della contestazione
notificata all’amministrazione procedente. Dalla medesima data le predette notifiche
all’amministrazione sono effettuate esclusivamente tramite posta elettronica certificata. Il
predetto termine è prorogato di ulteriori sei mesi nel caso di formale richiesta da parte
dell’interessato di essere audito nel corso del procedimento. In ogni caso, il procedimento si
considera concluso con l’adozione del decreto che dispone in ordine alla sanzione.

3. Per i procedimenti di cui al comma 2, pendenti alla data di entrata in vigore del presente
articolo, il termine ivi previsto, ove non ancora maturato, è prorogato di ulteriori dodici mesi.".

3. Il Capo III del Titolo V del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, è sostituito dal
seguente:

"Capo III (Disposizioni finali) - Art. 70 (Disposizioni concernenti l’applicazione del regolamento
(UE) del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 maggio 2015, n. 847). - 1. Il regolamento
(UE) del Parlamento europeo e del Consiglio 20 maggio 2015, n. 847, non trova applicazione
nel caso di trasferimenti di fondi effettuati in ambito nazionale sul conto di pagamento di un
beneficiario che permette esclusivamente il pagamento della fornitura di beni o servizi qualora
ricorrano congiuntamente le seguenti condizioni:

a) il prestatore di servizi di pagamento del beneficiario sia soggetto agli obblighi del presente
decreto;

b) il prestatore di servizi di pagamento del beneficiario sia in grado di risalire, attraverso il


beneficiario medesimo e mediante il codice unico di identificazione dell’operazione, al
trasferimento di fondi effettuato dal soggetto che ha concluso un accordo con il beneficiario per
la fornitura di beni o servizi;

c) l’importo del trasferimento di fondi non superi i 1.000 euro.

2. I prestatori di servizi di pagamento di cui all’articolo 3, numero 5), del regolamento (UE) n.
2015/847 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 maggio 2015, fatta eccezione per le
situazioni da essi valutate ad alto rischio di riciclaggio o finanziamento al terrorismo, possono
non adottare i provvedimenti di cui all’articolo 8, paragrafo 2, del medesimo regolamento nei
confronti dei prestatori di servizi di pagamento aventi sede in Paesi che hanno previsto una
soglia di esenzione per gli obblighi di invio dei dati informativi. Il presente comma non si applica
nel caso di trasferimento di fondi superiore a 1.000 euro o 1.000 USD.

3. La Banca d’Italia può emanare istruzioni per l’applicazione del regolamento (UE) n. 2015/847
del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 maggio 2015 nei confronti dei prestatori di
servizi di pagamento; mediante tali istruzioni possono essere indicate fattispecie di
trasferimento di fondi rientranti nella deroga di cui al comma 1.

Art. 71 (Disposizioni sull’Ufficio italiano dei cambi). - 1. Alla Banca d’Italia sono trasferiti le
competenze e i poteri, con le relative risorse strumentali, umane e finanziarie, attribuiti all’Ufficio
italiano dei cambi (UIC) dal decreto legislativo 26 agosto 1998, n. 319, dal testo unico di cui al
decreto legislativo n. 385 del 1993, dal decreto-legge 3 maggio 1991, n. 143, convertito, con
modificazioni, dalla legge 5 luglio 1991, n. 197, e dai successivi provvedimenti in tema di
controlli finanziari, prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo internazionale.

2. Ogni riferimento all’Ufficio italiano dei cambi contenuto nelle leggi o in atti normativi si intende
effettuato alla Banca d’Italia.

3. L’Ufficio italiano dei cambi è soppresso. Ai sensi e per gli effetti dell’articolo 5, comma 3, del
decreto legislativo 26 agosto 1998, n. 319, la Banca d’Italia succede nei diritti e nei rapporti
giuridici di cui l’Ufficio italiano cambi è titolare. Ai fini delle imposte sui redditi si applica, in
quanto compatibile, l’articolo 172 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, ad eccezione del comma 7. La
successione avviene applicando ai dipendenti dell’Ufficio italiano dei cambi la medesima
disciplina del rapporto di impiego prevista per il personale della Banca d’Italia, con
mantenimento delle anzianità di grado e di servizio maturate e senza pregiudizio del trattamento
economico e previdenziale già riconosciuto ai dipendenti medesimi dall’Ufficio.

Art. 72 (Modifiche a disposizioni normative vigenti). - 1. All’articolo 7, sesto comma del decreto
del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, sono apportate le seguenti
modificazioni:

a) dopo le parole: "l’esistenza dei rapporti" sono inserite le seguenti: "e l’esistenza di qualsiasi
operazione di cui al precedente periodo, compiuta al di fuori di un rapporto continuativo";
b) dopo le parole: "dati anagrafici dei titolari" sono inserite le seguenti: "e dei soggetti che
intrattengono con gli operatori finanziari qualsiasi rapporto o effettuano operazioni al di fuori di
un rapporto continuativo per conto proprio ovvero per conto o a nome di terzi".

2. Nel decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, all’articolo 7,
undicesimo comma, quarto periodo, le parole: "sia in fase di indagini preliminari" sono sostituite
dalle seguenti: "sia ai fini delle indagini preliminari e dell’esercizio delle funzioni previste
dall’articolo 371-bis del codice di procedura penale".

3. Nel decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, dopo l’articolo 25-septies è inserito il seguente:

"Art. 25-octies (Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita,
nonché autoriciclaggio) . - 1. In relazione ai reati di cui agli articoli 648, 648-bis, 648-ter e 648-
ter.1 del codice penale, si applica all’ente la sanzione pecuniaria da 200 a 800 quote. Nel caso
in cui il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per il quale è stabilita la pena della
reclusione superiore nel massimo a cinque anni si applica la sanzione pecuniaria da 400 a 1000
quote.

2. Nei casi di condanna per uno dei delitti di cui al comma 1 si applicano all’ente le sanzioni
interdittive previste dall’articolo 9, comma 2, per una durata non superiore a due anni.

3. In relazione agli illeciti di cui ai commi 1 e 2, il Ministero della giustizia, sentito il parere
dell’UIF, formula le osservazioni di cui all’articolo 6 del decreto legislativo 8 giugno 2001, n.
231.".

4. Dopo l’articolo 648-ter.1 del codice penale è inserito il seguente articolo:

"Art. 648-quater (Confisca). - Nel caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta
delle parti, a norma dell’articolo 444 del codice di procedura penale, per uno dei delitti previsti
dagli articoli 648 -bis, 648-ter e 648-ter.1, è sempre ordinata la confisca dei beni che ne
costituiscono il prodotto o il profitto, salvo che appartengano a persone estranee al reato.

Nel caso in cui non sia possibile procedere alla confisca di cui al primo comma, il giudice ordina
la confisca delle somme di denaro, dei beni o delle altre utilità delle quali il reo ha la disponibilità,
anche per interposta persona, per un valore equivalente al prodotto, profitto o prezzo del reato.

In relazione ai reati di cui agli articoli 648 -bis, 648-ter e 648-ter.1, il pubblico ministero può
compiere, nel termine e ai fini di cui all’articolo 430 del codice di procedura penale, ogni attività
di indagine che si renda necessaria circa i beni, il denaro o le altre utilità da sottoporre a
confisca a norma dei commi precedenti.".
5. All’articolo 37, comma 5, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni,
dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, le parole: "al comma 4" sono sostituite dalle seguenti: "al
sesto comma dell’articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.
605".

6. All’articolo 22-bis, comma secondo, della legge 24 novembre 1981, n. 689, dopo la lettera g)
è aggiunta la seguente: "g-bis) antiriciclaggio.".

Art. 73 (Norme abrogate). - 1. Restano abrogati:

a) il Capo I del decreto-legge 3 maggio 1991, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 5
luglio 1991, n. 197, ad eccezione dell’articolo 5, commi 14 e 15, nonché gli articoli 10, 12, 13 e
14 e i relativi provvedimenti di attuazione;

b) gli articoli 1, 4, 5, 6 e 7 del decreto legislativo 25 settembre 1999, n. 374;

c) gli articoli 150 e 151 della legge 23 dicembre 2000, n. 388;

d) il decreto legislativo 20 febbraio 2004, n. 56, e i relativi regolamenti di attuazione;

e) l’articolo 5-sexies del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla
legge 31 marzo 2005, n. 43;

f) i commi 5 e 6 dell’articolo 10 della legge 16 marzo 2006, n. 146, recante ratifica ed


esecuzione della Convenzione e dei Protocolli delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato
transnazionale, adottati dall’Assemblea generale il 15 novembre 2000 e il 31 maggio 2001;

g) il secondo periodo dell’articolo 1, comma 882, della legge 27 dicembre 2006, n. 296;

h) gli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 22 giugno 2007, n. 109.

Art. 74 (Clausola di invarianza). - 1. Dall’attuazione del presente decreto non derivano nuovi o
maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

2. Le amministrazioni e le istituzioni pubbliche provvedono all’attuazione delle disposizioni di cui


al presente decreto con le risorse umane, strumentali e finanziarie previste a legislazione
vigente.

(1)

-----
(1) Il presente articolo è stato così rettificato con comunicato pubblicato nella G.U. 28.06.2017,
n. 149.

DOCUMENTI UFFICIALI

Articolo 6 — Modifiche al decreto


legislativo 22 giugno 2007, n. 109
Testo in vigore dal 4 luglio 2017
1. Al decreto legislativo 22 giugno 2007, n. 109, sono apportate le seguenti
modificazioni:

a) l’articolo 1 è sostituito dal seguente:

"Art. 1 (Definizioni). - 1. Ai fini del presente decreto si intende per:

a) amministrazioni interessate: gli enti preposti alla supervisione dei soggetti


obbligati non vigilati dalle autorità di vigilanza di settore, per tali intendendosi le
amministrazioni, ivi comprese le agenzie fiscali, titolari di poteri di controllo ovvero
competenti al rilascio di concessioni, autorizzazioni, licenze o altri titoli abilitativi
comunque denominati e gli organismi preposti alla vigilanza sul possesso dei
requisiti di professionalità e onorabilità, prescritti dalla pertinente normativa di
settore;

b) congelamento di fondi: il divieto, in virtù dei regolamenti comunitari e della


normativa nazionale, di movimentazione, trasferimento, modifica, utilizzo o
gestione dei fondi o di accesso ad essi, così da modificarne il volume, l’importo, la
collocazione, la proprietà, il possesso, la natura, la destinazione o qualsiasi altro
cambiamento che consente l’uso dei fondi, compresa la gestione di portafoglio;

c) congelamento di risorse economiche: il divieto, in virtù dei regolamenti


comunitari e della normativa nazionale, di trasferimento, disposizione o, al fine di
ottenere in qualsiasi modo fondi, beni o servizi, utilizzo delle risorse economiche,
compresi, a titolo meramente esemplificativo, la vendita, la locazione, l’affitto o la
costituzione di diritti reali di garanzia;
d) finanziamento del terrorismo: qualsiasi attività diretta, con ogni mezzo, alla
fornitura, alla raccolta, alla provvista, all’intermediazione, al deposito, alla custodia
o all’erogazione di fondi e risorse economiche, in qualunque modo realizzata,
destinati ad essere, direttamente o indirettamente, in tutto o in parte, utilizzati per il
compimento di una o più condotte con finalità di terrorismo, secondo quanto
previsto dalle leggi penali, ciò indipendentemente dall’effettivo utilizzo dei fondi e
delle risorse economiche per la commissione delle condotte anzidette;

e) finanziamento dei programmi di proliferazione delle armi di distruzione di


massa: la fornitura o la raccolta di fondi e risorse economiche, in qualunque modo
realizzata e strumentale, direttamente o indirettamente, a sostenere o favorire tutte
quelle attività legate all’ideazione o alla realizzazione di programmi volti a
sviluppare strumenti bellici di natura nucleare o chimica o batteriologica;

f) fondi: le attività ed utilità finanziarie di qualsiasi natura, possedute anche per


interposta persona fisica o giuridica, compresi a titolo meramente esemplificativo:

1) i contanti, gli assegni, i crediti pecuniari, le cambiali, gli ordini di pagamento e


altri strumenti di pagamento;

2) i depositi presso enti finanziari o altri soggetti, i saldi sui conti, i crediti e le
obbligazioni di qualsiasi natura;

3) i titoli negoziabili a livello pubblico e privato nonché gli strumenti finanziari


come definiti nell’articolo 1, comma 2, del testo unico delle disposizioni in materia di
intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58;

4) gli interessi, i dividendi o altri redditi ed incrementi di valore generati dalle


attività;

5) il credito, il diritto di compensazione, le garanzie di qualsiasi tipo, le cauzioni e gli


altri impegni finanziari;

6) le lettere di credito, le polizze di carico e gli altri titoli rappresentativi di merci;

7) i documenti da cui risulti una partecipazione in fondi o risorse finanziarie;

8) tutti gli altri strumenti di finanziamento delle esportazioni;


9) le polizze assicurative concernenti i rami vita di cui all’articolo 2, comma 1, del
decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, recante il Codice delle assicurazioni
private;

g) legge antiriciclaggio: il decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive


modificazioni;

h) regolamenti comunitari: i regolamenti (CE) n. 2580/2001 del Consiglio, del 27


dicembre 2001, e n. 881/2002 del Consiglio, del 27 maggio 2002, e successive
modificazioni, ed i regolamenti emanati ai sensi degli articoli 75 e 215 del Trattato
sul funzionamento dell’Unione europea, adottati al fine di prevenire, contrastare e
reprimere il fenomeno del terrorismo internazionale, della proliferazione delle armi
di distruzione di massa e l’attività dei paesi che minacciano la pace e la sicurezza
internazionale, anche in attuazione di risoluzioni del Consiglio di sicurezza
dell’ONU;

i) risorse economiche: le attività di qualsiasi tipo, materiali o immateriali e i beni,


mobili o immobili, ivi compresi gli accessori, le pertinenze e i frutti, che non sono
fondi ma che possono essere utilizzate per ottenere fondi, beni o servizi, possedute,
detenute o controllate, anche parzialmente, direttamente o indirettamente, ovvero
per interposta persona fisica o giuridica, da parte di soggetti designati, ovvero da
parte di persone fisiche o giuridiche che agiscono per conto o sotto la direzione di
questi ultimi;

l) soggetti designati: le persone fisiche, le persone giuridiche, i gruppi e le entità


designati come destinatari del congelamento sulla base dei regolamenti comunitari
e della normativa nazionale;

m) UIF: l’Unità di informazione finanziaria per l’Italia.";

b) l’articolo 2 è sostituito dal seguente:

"Art. 2 (Finalità e ambito di applicazione). - 1. Il presente decreto detta misure per


prevenire l’uso del sistema finanziario a scopo di finanziamento del terrorismo e del
finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di massa e per attuare il
congelamento dei fondi e delle risorse economiche per il contrasto del
finanziamento del terrorismo, del finanziamento della proliferazione e dell’attività
di Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale disposte in base alle
risoluzioni delle Nazioni unite, alle deliberazioni dell’Unione europea e a livello
nazionale dal Ministro dell’economia e delle finanze.

2. Il presente decreto non si applica alle sanzioni di natura commerciale nei


confronti di Paesi terzi, incluso l’embargo di armi.";

c) l’articolo 3 è sostituito dal seguente:

"Art. 3 (Comitato di sicurezza finanziaria). - 1. In ottemperanza agli obblighi


internazionali assunti dall’Italia nella strategia di contrasto al finanziamento del
terrorismo, al finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di massa
e all’attività di Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale, anche al
fine di dare attuazione alle misure di congelamento disposte dalle Nazioni unite,
dall’Unione europea e a livello nazionale, è istituito, nei limiti delle risorse umane,
finanziarie e strumentali disponibili e, comunque senza nuovi o maggiori oneri a
carico del bilancio dello Stato, presso il Ministero dell’economia e delle finanze, il
Comitato di sicurezza finanziaria, di seguito denominato: "Comitato".

2. Il Comitato è composto da 15 membri e dai rispettivi supplenti ed è presieduto dal


Direttore generale del tesoro.

3. I componenti del Comitato sono nominati con decreto del Ministro dell’economia
e delle finanze, sulla base delle designazioni effettuate, rispettivamente, dal
Ministro dell’interno, dal Ministro della giustizia, dal Ministro degli affari esteri e
della cooperazione internazionale, dal Ministro dello sviluppo economico, dalla
Banca d’Italia, dalla Commissione nazionale per le società e la borsa, dall’Istituto per
la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo, dall’Unità di
informazione finanziaria. Del Comitato fanno anche parte un dirigente in servizio
presso il Ministero dell’economia e delle finanze, un ufficiale della Guardia di
finanza, un appartenente al ruolo dirigenziale o ufficiale di grado equiparato delle
forze di polizia di cui all’articolo 16 della legge 1° aprile 1981, n. 121, in servizio presso
la Direzione investigativa antimafia, un ufficiale dell’Arma dei carabinieri, un
dirigente dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli e un magistrato della Direzione
nazionale antimafia e antiterrorismo. Ai fini dello svolgimento dei compiti
riguardanti il congelamento delle risorse economiche, il Comitato è integrato da un
rappresentante dell’Agenzia del demanio.
4. In caso di assenza del Direttore generale del tesoro, il Comitato è presieduto dal
dirigente in servizio presso il Ministero dell’economia e delle finanze di cui al
comma 3 del presente articolo. Nei casi di assenza degli altri membri, sono ammessi
a partecipare al Comitato i rispettivi supplenti.

5. Il presidente del Comitato invita a partecipare alle riunioni del Comitato


medesimo, rappresentanti di altri enti o istituzioni, inclusi rappresentanti dei servizi
per la informazione e la sicurezza secondo le materie all’ordine del giorno e, ove sia
necessario per acquisire pareri ed elementi informativi, rappresentanti dei consigli
nazionali degli ordini professionali e delle associazioni private di categoria. I
soggetti di cui al presente comma partecipano al Comitato senza diritto di voto.

6. Il Comitato adotta ogni atto necessario per la corretta e tempestiva attuazione


delle misure di congelamento disposte dalle Nazioni unite, dall’Unione europea e
dal Ministro dell’economia e delle finanze ai sensi della vigente normativa.

7. Gli enti rappresentati nel Comitato comunicano allo stesso, in deroga ad ogni
disposizione vigente in materia di segreto di ufficio, le informazioni riconducibili
alle materie di competenza del Comitato medesimo. Per le finalità di cui al presente
decreto il Comitato può richiedere accertamenti agli enti in esso rappresentati,
tenuto conto delle rispettive attribuzioni e, con propria delibera, può altresì
individuare ulteriori dati ed informazioni che le pubbliche amministrazioni sono
obbligate a trasmettergli. Il Comitato chiede, altresì, all’Agenzia del demanio ogni
informazione necessaria o utile sull’attività dalla stessa svolta ai sensi dell’articolo 12
del presente decreto.

8. Il Comitato è legittimato a richiedere all’autorità giudiziaria ogni informazione


ritenuta utile al perseguimento delle finalità di cui al presente decreto. L’autorità
giudiziaria trasmette al Comitato le predette informazioni.

9. Il presidente del Comitato trasmette dati ed informazioni al Dipartimento delle


informazioni per la sicurezza ed ai direttori dei Servizi di informazione per la
sicurezza, anche ai fini dell’attività di coordinamento spettante al Presidente del
Consiglio dei ministri ai sensi dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 124.

10. Le informazioni in possesso del Comitato sono coperte da segreto d’ufficio, fatta
salva l’applicazione dell’articolo 6, comma 1, lettera a), e dell’articolo 7 della legge 1°
aprile 1981, n. 121. Resta fermo quanto disposto dall’articolo 7 del decreto legislativo
1° settembre 1993, n. 385, e dall’articolo 4 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n.
58.

11. Il Comitato può stabilire collegamenti con gli organismi che svolgono simili
funzioni negli altri Paesi al fine di contribuire al necessario coordinamento
internazionale, anche in deroga al segreto d’ufficio.

12. Il funzionamento e l’attività del Comitato sono disciplinati con decreto del
Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta del Comitato. Con lo stesso
decreto sono disciplinati le categorie di documenti, formati o comunque rientranti
nella disponibilità del Comitato, sottratti al diritto di accesso ai documenti
amministrativi ai sensi dell’articolo 24, commi 1, lettera a), e 2, della legge 7 agosto
1990, n. 241, recante nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di
diritto di accesso ai documenti amministrativi. Il termine per la conclusione dei
procedimenti amministrativi innanzi al Comitato è di centoventi giorni.

13. Ai componenti del Comitato non è corrisposto alcun emolumento, indennità, o


rimborso spese.";

d) l’articolo 4 è sostituito dal seguente:

"Art. 4 (Misure per dare diretta attuazione alle risoluzioni adottate dal Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite per il contrasto del finanziamento del terrorismo e del
finanziamento dei programmi di proliferazione delle armi di distruzione di massa e
nei confronti dell’attività di Paesi che minacciano la pace e la sicurezza
internazionale). - 1. Al fine di dare esecuzione alle misure di congelamento di fondi
e risorse economiche stabilite dalle risoluzioni adottate ai sensi del Capitolo VII
della Carta delle Nazioni Unite dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per
contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo, il finanziamento della
proliferazione delle armi di distruzione di massa e l’attività di Paesi che minacciano
la pace e la sicurezza internazionale, nelle more dell’adozione delle relative
deliberazioni dell’Unione europea e fatte salve le iniziative assunte dall’autorità
giudiziaria in sede penale, il Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta del
Comitato di sicurezza finanziaria, dispone, con proprio decreto, il congelamento dei
fondi e delle risorse economiche detenuti, anche per interposta persona fisica o
giuridica, da persone fisiche, giuridiche, gruppi o entità, designati, secondo i criteri
e le procedure stabiliti dalle medesime risoluzioni, dal Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite o da un suo Comitato. Con il medesimo decreto sono individuate,
sulla base delle disposizioni contenute nelle risoluzioni, le esenzioni dal
congelamento.

2. Il decreto di cui al presente articolo, salva diversa indicazione in esso


espressamente contenuta, ha durata semestrale ed è rinnovabile nelle medesime
forme e modalità. In ogni caso, il decreto cessa di avere efficacia al momento della
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea delle deliberazioni di cui
al comma 1.";

e) dopo l’articolo 4 sono inseriti i seguenti:

"Art. 4-bis (Misure di congelamento nazionali). - 1. Nelle more dell’adozione dei


provvedimenti di designazione disposti dalle Nazioni unite, e nel rispetto degli
obblighi sanciti dalla Risoluzione n. 1373/2001 del Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite, e delle specifiche misure restrittive disposte dall’Unione europea
nonché delle iniziative assunte dall’autorità giudiziaria in sede penale, il Ministro
dell’economia e delle finanze, su proposta del Comitato, dispone con proprio
decreto, per un periodo di sei mesi, rinnovabili nelle stesse forme fino a quando ne
permangano le condizioni, il congelamento dei fondi e delle risorse economiche
detenuti, anche per interposta persona fisica o giuridica, da persone fisiche,
giuridiche, gruppi o entità che pongono in essere o tentano di porre in essere una o
più delle condotte con finalità di terrorismo secondo quanto previsto dalle leggi
penali, una o più condotte volte al finanziamento dei programmi di proliferazione
delle armi di distruzione di massa ovvero una o più condotte che minacciano la pace
e la sicurezza internazionale.

2. Quando la richiesta di congelamento è indirizzata alle Autorità italiane da un altro


Stato ai sensi della Risoluzione n. 1373/2001 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite, il Comitato dà notizia a tale Stato degli esiti della richiesta e dell’eventuale
adozione di misure di congelamento adottate con decreto del Ministro
dell’economia e delle finanze.

3. Il decreto di cui al comma 1, avente efficacia fin dalla data della sua adozione, è
pubblicato senza ritardo su apposita sezione del sito web del Ministero
dell’economia e delle finanze e delle autorità di vigilanza di settore, in ragione delle
rispettive attribuzioni. Del suddetto decreto verrà data notizia mediante avviso
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Art. 4-ter (Proposte di designazione di individui o entità alle Nazioni Unite e
all’Unione europea). - 1. Il Comitato può formulare alle competenti autorità
internazionali delle Nazioni unite e dell’Unione europea, proposte di designazione
di individui o entità da inserire nelle relative liste, sulla base delle informazioni
fornite da autorità internazionali e Stati esteri, ovvero altrimenti acquisite.

2. Al fine di assicurare il coordinamento internazionale, il Comitato può altresì


condividere la proposta di designazione con gli organismi che svolgono simili
funzioni negli altri Paesi.

3. Il Comitato trasmette la proposta motivata di inserimento dei soggetti nelle liste


di cui al comma 1, per il tramite del Ministero degli affari esteri e della cooperazione
internazionale, ai competenti organismi delle Nazioni Unite o dell’Unione europea.

4. Nei casi di cui al presente articolo, il Comitato riceve, tramite il Ministero degli
affari esteri e della cooperazione internazionale, comunicazione della decisione di
inserimento nelle liste internazionali e comunitarie delle entità e degli individui
cittadini o residenti in Italia e ne dà loro comunicazione secondo quanto disposto
dall’articolo 4-quater.

Art. 4-quater (Procedimento di designazione). - 1. Il Comitato, al fine della


presentazione della proposta di inserimento dei soggetti nelle liste di cui agli articoli
4-bis e 4-ter, tiene conto:

a) dell’esistenza di elementi di fatto che indichino una partecipazione attiva, o di


supporto, di individui o entità ad attività terroristiche;

b) dell’esistenza di un procedimento penale o di provvedimenti di natura


giurisdizionale a carico del designando;

c) della idoneità degli elementi informativi raccolti ad assicurare, secondo criteri di


ragionevolezza, la corretta identificazione dei soggetti indicati, al fine di evitare il
possibile coinvolgimento di soggetti diversi con generalità identiche o simili;

d) di eventuali relazioni tra i soggetti di cui si propone il congelamento ed individui


o entità già inseriti nelle liste; e) dell’adozione, nei confronti dello stesso soggetto,
di altre misure sanzionatorie previste in ottemperanza alle risoluzioni del Consiglio
di sicurezza delle Nazioni Unite ai sensi del capitolo VII della Carta delle Nazioni
Unite, ed alle posizioni comuni dell’Unione europea, per contrastare e reprimere il
finanziamento del terrorismo e l’attività di Paesi che minacciano la pace e la
sicurezza internazionale;

f) di ogni informazione rilevante in suo possesso.

2. Per le finalità di cui al presente articolo, le forze di polizia, trasmettono proposta


motivata di segnalazione di soggetti al Comitato, con l’indicazione:

a) dei fatti accertati ed i riscontri emersi nell’attività di indagine;

b) del ruolo, dei capi di imputazione e dell’impianto probatorio a carico di ciascun


indagato;

c) delle fonti e tecniche di finanziamento dell’attività terroristica;

d) degli elementi utili per la corretta identificazione dei soggetti segnalati;

e) di ogni altro elemento indiziario o probatorio che ritengano opportuno.

3. Alla proposta di cui al comma 2 sono allegati copia degli eventuali provvedimenti
giurisdizionali, una nota informativa, anche in lingua inglese, corredata, nei casi di
cui all’articolo 4-ter, dagli ulteriori documenti richiesti dalle procedure
internazionali di designazione. Alla proposta sono, altresì, allegate le schede dei
soggetti di cui si chiede l’inserimento nelle liste di cui al presente decreto,
contenenti:

a) le generalità;

b) i rapporti di parentela;

c) il luogo di residenza e di domicilio;

d) i precedenti penali e di polizia.

4. Il Comitato può richiedere alla Guardia di finanza l’acquisizione dei precedenti


fiscali e lo sviluppo degli accertamenti riguardanti la posizione economica,
finanziaria e patrimoniale dei soggetti in via di designazione.

Art. 4-quinquies (Notifica di avvenuta iscrizione nelle liste e aggiornamenti). - 1. Il


Comitato, avvalendosi del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di
finanza notifica agli interessati, con le modalità di cui agli articoli 137 e seguenti del
codice di procedura civile e di cui agli articoli 3-bis, 45 e 48 del decreto legislativo 7
marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni, l’avvenuto inserimento dei
nominativi nelle liste di cui agli articoli 4, 4-bis e 4-ter, rendendo noti i seguenti
elementi:

a) la parte pubblica dei motivi che sono a fondamento della decisione di


inserimento;

b) le misure di congelamento loro imposte;

c) gli effetti delle misure di congelamento e le sanzioni per la loro inosservanza;

d) i casi in cui è possibile chiedere la cancellazione dalle liste;

e) l’autorità, nazionale ed internazionale, competente a ricevere la richiesta di


cancellazione;

f) i presupposti e le modalità per richiedere l’autorizzazione in deroga;

g) le autorità, nazionali, comunitarie ed internazionali, competenti a ricevere i


ricorsi avverso i provvedimenti adottati.

2. La Segreteria del Comitato comunica a tutte le Amministrazioni rappresentate in


seno al Comitato medesimo l’avvenuto inserimento nelle liste del nominativo di
individui o entità.

3. L’UIF cura la diffusione dell’inserimento nelle liste dei soggetti sia presso gli
intermediari bancari e finanziari sia presso i collegi e gli ordini professionali.

4. Al fine di assicurare l’aggiornamento delle informazioni e verificare la


permanenza delle condizioni che hanno determinato l’inserimento nelle liste, il
Comitato riesamina periodicamente la posizione dei soggetti inseriti nelle liste
internazionali, comunitarie e nazionali, sulla base di quanto stabilito dagli
organismi internazionali, dall’Unione europea e dal Ministro dell’economia e delle
finanze.

Art. 4-sexies (Procedura di cancellazione dalle liste). - 1. Nei casi di cui agli articoli 4
e 4-ter il Comitato, di propria iniziativa o su richiesta motivata del soggetto
interessato ovvero nell’ambito delle procedure internazionali e comunitarie,
formula al Comitato sanzioni presso le Nazioni Unite e al Consiglio dell’Unione
europea proposte di cancellazione dalle liste internazionali e comunitarie di
individui o entità, per il tramite del Ministero degli affari esteri e della cooperazione
internazionale.

2. Nei casi di cancellazione dalle liste di cui all’articolo 4-ter, prima di presentare la
proposta, il Comitato ne dà comunicazione, per il tramite del Ministero degli affari
esteri e della cooperazione internazionale, allo Stato designante.

3. Nei casi di cui all’articolo 4-bis, il Comitato, di propria iniziativa o su richiesta


motivata del soggetto interessato formula al Ministro dell’economia e delle finanze,
proposte di cancellazione dalle liste nazionali di individui ed entità.

4. Al fine della presentazione delle proposte di cancellazione di cui ai commi 1 e 3 del


presente articolo, il Comitato tiene conto dell’esito dell’eventuale procedimento
penale e di ogni altro elemento rilevante che indichi l’assenza di un coinvolgimento
attuale in qualsiasi attività che abbia finalità di terrorismo, di sviluppo dei
programmi di proliferazione delle armi di distruzione di massa e di minaccia della
pace e della sicurezza internazionale.

5. Il Comitato, avvalendosi del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di


finanza notifica agli interessati, con le modalità di cui agli articoli 137 e seguenti del
codice di procedura civile e di cui agli articoli 3-bis, 45 e 48 del decreto legislativo 7
marzo 2005, n. 82, e successive modificazioni, la cancellazione dei nominativi dalle
liste di cui agli articoli 4, 4-bis e 4-ter. In caso di cancellazione dalle liste, il Comitato
si avvale del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza al fine di
informare l’Agenzia del demanio per gli adempimenti di cui all’articolo 12, comma
12, del presente decreto.

6. La UIF cura la diffusione della cancellazione dalle liste dei soggetti sia presso gli
intermediari sia presso i collegi e gli ordini professionali.

Art. 4-septies (Procedure di esenzione dal congelamento dei fondi e delle risorse
economiche). - 1. Il Comitato, tenuto conto delle modalità e delle necessità
specificamente individuate dalla normativa europea ed internazionale di
riferimento, individua le modalità operative di autorizzazione all’esenzione. Il
Comitato indica altresì la documentazione che l’interessato è tenuto a produrre a
corredo dell’istanza di esenzione.
2. Il Comitato, avvalendosi del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di
finanza notifica agli interessati, con le modalità di cui agli articoli 137 e seguenti del
codice di procedura civile e di cui agli articoli 3-bis, 45 e 48 del decreto legislativo 7
marzo 2005, n. 82, e successive integrazioni e modificazioni, l’esenzione disposta ai
sensi del presente articolo.

3. In caso di esenzione, il Comitato si avvale del Nucleo speciale di polizia valutaria


della Guardia di finanza al fine di informare l’Agenzia del demanio per gli
adempimenti di cui all’articolo 12, comma 12 del presente decreto.

4. La UIF cura la diffusione del provvedimento di esenzione sia presso gli


intermediari sia presso i collegi e gli ordini professionali.";

f) l’articolo 5 è sostituito dal seguente: "Art. 5 (Effetti del congelamento di fondi e di


risorse economiche). - 1. I fondi sottoposti a congelamento non possono costituire
oggetto di alcun atto di trasferimento, disposizione o utilizzo.

2. Le risorse economiche sottoposte a congelamento non possono costituire oggetto


di alcun atto di trasferimento, disposizione o, al fine di ottenere in qualsiasi modo
fondi, beni o servizi, utilizzo, fatte salve le attribuzioni conferite all’Agenzia del
demanio ai sensi dell’articolo 12.

3. Sono nulli gli atti posti in essere in violazione dei divieti di cui ai commi 1 e 2.

4. È vietato mettere direttamente o indirettamente fondi o risorse economiche a


disposizione dei soggetti designati o stanziarli a loro vantaggio.

5. È vietata la partecipazione consapevole e deliberata ad attività aventi l’obiettivo o


il risultato, diretto o indiretto, di aggirare le misure di congelamento.

6. Il congelamento è efficace dalla data di entrata in vigore dei regolamenti


comunitari ovvero dal giorno successivo alla data di pubblicazione nella Gazzetta
Ufficiale della Repubblica italiana dei decreti di cui agli articoli 4 e 4-bis.

7. Il congelamento non pregiudica gli effetti di eventuali provvedimenti di sequestro


o confisca, adottati nell’ambito di procedimenti penali o amministrativi, aventi ad
oggetto i medesimi fondi o le stesse risorse economiche.
8. Il congelamento dei fondi e delle risorse economiche o l’omissione o il rifiuto
della prestazione di servizi finanziari ritenuti in buona fede conformi al presente
decreto non comportano alcun genere di responsabilità per la persona fisica o
giuridica, il gruppo o l’entità che lo applica, né per i suoi direttori o dipendenti, a
meno che si dimostri che il congelamento è stato determinato da negligenza.";

g) all’articolo 6, la numerazione e la rubricazione: "6. Adempimenti a carico delle


Amministrazioni che curano la tenuta dei pubblici registri" sono sostituite dalle
seguenti:

"Art. 6 (Adempimenti a carico delle Amministrazioni che curano la tenuta dei


pubblici registri)";

h) l’articolo 7 è sostituito dal seguente:

"Art. 7 (Obblighi di comunicazione). - 1. I soggetti obbligati ai sensi del decreto


legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni, comunicano alla
UIF, le misure applicate ai sensi del presente decreto, indicando i soggetti coinvolti,
l’ammontare e la natura dei fondi o delle risorse economiche. La comunicazione è
effettuata entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore dei regolamenti
comunitari, delle decisioni degli organismi internazionali e dell’Unione europea di
cui all’articolo 4-ter e dei decreti di cui gli articoli 4 e 4-bis ovvero, se successiva,
dalla data di detenzione dei fondi e delle risorse economiche.

2. I soggetti di cui al comma 1 comunicano tempestivamente alla UIF i dati relativi a


operazioni o rapporti, nonché ogni altra informazione disponibile riconducibili ai
soggetti designati ovvero a quelli in via di designazione, anche sulla base delle
indicazioni fornite dal Comitato.

3. Limitatamente alle misure aventi ad oggetto risorse economiche, le


comunicazioni di cui al presente articolo sono effettuate anche al Nucleo speciale di
polizia valutaria della Guardia di finanza.";

i) l’articolo 10 è sostituito dal seguente:

"Art. 10 (Unità di informazione finanziaria per l’Italia). - 1. Le attribuzioni della UIF,


previste dalle disposizioni vigenti per la prevenzione dell’uso del sistema finanziario
a scopo di riciclaggio, sono esercitate anche per il contrasto del finanziamento del
terrorismo e del finanziamento della proliferazione delle armi di distruzione di
massa. La UIF cura il controllo dell’attuazione delle sanzioni finanziarie adottate
dall’Unione europea ovvero dagli organismi internazionali, nei casi di cui agli
articoli 4 e 4-ter, ovvero con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze nei
casi di cui all’articolo 4-bis.

2. La UIF cura la raccolta delle informazioni e dei dati di natura finanziaria relativi ai
soggetti designati, ai fondi ed alle risorse economiche sottoposti a congelamento
nonché la circolazione delle liste dei soggetti designati e delle successive modifiche,
previa acquisizione delle informazioni da parte degli organismi internazionali,
anche per il tramite del Ministero degli affari esteri.";

l) l’articolo 11 è sostituito dal seguente:

"Art. 11 (Nucleo speciale di polizia valutaria). - 1. Le attribuzioni del Nucleo speciale


di polizia valutaria della Guardia di finanza previste dalle disposizioni vigenti per la
prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio, sono esercitate
anche per il contrasto del finanziamento del terrorismo e del finanziamento della
proliferazione e per l’attuazione delle sanzioni finanziarie adottate dall’Unione
europea, ovvero dagli organismi internazionali, nei casi di cui agli articoli 4 e 4-ter,
ovvero con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze nei casi di cui
all’articolo 4-bis.

2. Il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza provvede a redigere,


entro sessanta giorni dal ricevimento della comunicazione di cui agli articoli 6 e 7,
una relazione dettagliata sulla tipologia, situazione giuridica, consistenza
patrimoniale e sullo stato di utilizzazione dei beni nonché sull’esistenza di contratti
in corso, anche se non registrati o non trascritti. La relazione è trasmessa al
Comitato, all’Agenzia del demanio e alla UIF. Il Comitato, valutata la sussistenza dei
requisiti previsti dalla disciplina internazionale, comunitaria e nazionale, autorizza
la Guardia di finanza a compiere ogni attività necessaria ad assicurare la piena e
tempestiva attuazione delle misure di congelamento. Nel caso di sussistenza di beni
immobili, mobili registrati, società o imprese, il Nucleo speciale polizia valutaria
della Guardia di finanza provvede a trasmettere un estratto della relazione e del
provvedimento del Comitato ai competenti uffici, ai fini della trascrizione del
congelamento nei pubblici registri.

3. Il Nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di finanza dà comunicazione ai


soggetti designati, con le modalità di cui agli articoli 137 e seguenti del codice di
procedura civile e dagli articoli 3-bis, 45 e 48 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n.
82, e successive modificazioni, dell’avvenuto congelamento delle risorse
economiche e della loro successiva assunzione da parte dell’Agenzia del demanio,
specificando altresì il divieto di disporre degli stessi e le sanzioni che saranno
irrogate in caso di violazione.

4. Fatte salve le disposizioni del codice di procedura penale e delle altre leggi vigenti,
la Guardia di finanza, nell’espletamento degli accertamenti di cui all’articolo 3,
comma 7, e per lo svolgimento dei compiti di cui al presente articolo, si avvalgono
delle facoltà e dei poteri di cui al decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68, nonché di
quelli previsti dalla normativa valutaria, richiamati nella legge antiriciclaggio.

5. Per lo svolgimento delle attività di cui al presente decreto il Nucleo speciale


polizia valutaria può delegare gli altri reparti della Guardia di finanza.";

m) l’articolo 12 è sostituito dal seguente:

"Art. 12 (Compiti dell̵7;Agenzia del Demanio). - 1. Ferme restando le disposizioni di


cui ai decreti legislativi 1° settembre 1993, n. 385, recante il testo unico delle leggi in
materia bancaria e creditizia, e 24 febbraio 1998, n. 58, recante il testo unico delle
disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, l’Agenzia del demanio
provvede alla custodia, all’amministrazione ed alla gestione delle risorse
economiche oggetto di congelamento. Se, nell’ambito di procedimenti penali o
amministrativi, sono adottati provvedimenti di sequestro o confisca, aventi ad
oggetto le medesime risorse economiche, alla gestione provvede l’autorità che ha
disposto il sequestro o la confisca. Resta salva la competenza dell’Agenzia del
demanio nei casi in cui la confisca, disposta ai sensi del decreto legislativo 6
settembre 2011, n. 159, ovvero ai sensi dell’articolo 12-sexies del decreto-legge 8
giugno 1992, n. 306, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1992, n. 356,
diviene definitiva. Resta altresì salva la competenza dell’Agenzia del demanio nei
casi in cui, in costanza di congelamento, gli atti di sequestro o confisca siano
revocati.

2. L’Agenzia del demanio, sulla base degli elementi di fatto e di diritto risultanti
dalla relazione trasmessa dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di
finanza e sulla base di ogni altra informazione disponibile, provvede in via diretta,
ovvero mediante la nomina di un custode o di un amministratore, allo svolgimento
delle attività di cui al comma 1. A tale fine può compiere, direttamente ovvero
tramite l’amministratore, tutti gli atti di ordinaria amministrazione. Per gli atti di
straordinaria amministrazione è necessario il parere favorevole del Comitato.

3. L’Agenzia del demanio nomina e revoca i custodi e gli amministratori. Gli


amministratori sono scelti di norma tra funzionari, di comprovata capacità tecnica,
appartenenti a pubbliche amministrazioni nel rispetto delle disposizioni di cui
all’articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e, in caso di aziende o
imprese, anche tra chi eserciti la professione di avvocato e dottore commercialista.
In ogni caso non possono essere nominati amministratori di aziende o imprese
sottoposte a congelamento il coniuge, i figli o coloro che nell’ultimo quinquennio
hanno convissuto con i soggetti designati.

4. L’amministratore nell’esercizio delle sue funzioni riveste la qualifica di pubblico


ufficiale e provvede all’espletamento dell’incarico secondo le direttive dell’Agenzia
del demanio. Egli fornisce i rendiconti ed il conto finale della sua attività ed esprime,
se richiesto, la propria valutazione in ordine alla possibilità di prosecuzione o
ripresa dell’attività produttiva.

5. L’amministratore e il custode operano sotto il diretto controllo dell’Agenzia del


demanio.

6. Alla copertura dei rischi connessi all’incarico svolto dall’amministratore, dal


custode e dal personale dell’Agenzia del demanio si provvede mediante stipula di
polizza di assicurazione.

7. Nel caso di congelamento di aziende che comportino l’esercizio di attività di


impresa, il Comitato esprime parere vincolante in ordine alla prosecuzione della
relativa attività, autorizzando l’apertura di appositi conti correnti intestati alla
procedura. Il Comitato esprime analogo parere anche nel caso di beni immobili per i
quali si rendano necessari interventi di manutenzione straordinaria.

8. Le spese necessarie o utili per la conservazione e l’amministrazione dei beni sono


sostenute dall’Agenzia del demanio o dall’amministratore mediante prelevamento
dalle somme riscosse a qualunque titolo. Se dalla gestione dei beni sottoposti a
congelamento non è ricavabile denaro sufficiente per il pagamento delle spese, alle
stesse si provvede mediante prelievo dai fondi stanziati sull’apposito capitolo di
spesa del bilancio dello Stato di cui all’articolo 15, con diritto di recupero nei
confronti del titolare del bene in caso di cessazione della misura di congelamento,
da esercitarsi anche con le modalità di cui all’articolo 1, comma 274, della legge 30
dicembre 2004, n. 311.

9. Il compenso dell’amministratore è stabilito, sentito il Comitato, dall’Agenzia del


demanio, tenuto conto del valore commerciale del patrimonio amministrato,
dell’opera prestata, delle tariffe professionali o locali e degli usi. Il compenso del
custode è stabilito, sentito il Comitato, dall’Agenzia del demanio, tenuto conto
dell’opera prestata, delle tariffe professionali o locali e degli usi. Le somme per il
pagamento dei suddetti compensi sono inserite nel conto della gestione; qualora le
disponibilità del predetto conto non siano sufficienti per il pagamento delle
anzidette spese l’Agenzia del demanio provvede secondo le modalità previste al
comma 8, senza diritto a recupero.

10. Le liquidazioni di cui al comma 9 sono effettuate prima della redazione del conto
finale. In relazione alla durata dell’amministrazione o della custodia e per gli altri
giustificati motivi, l’Agenzia del demanio concede, su richiesta dell’amministratore
o del custode e sentito il Comitato, acconti sul compenso finale.

11. L’Agenzia del demanio trasmette ogni tre mesi al Comitato una relazione
dettagliata sullo stato dei beni e sulle attività compiute.

12. In caso di cancellazione dalle liste o di autorizzazione all’esenzione dal


congelamento di risorse economiche, il Comitato chiede al Nucleo speciale polizia
valutaria della Guardia di finanza di darne comunicazione all’avente diritto con le
modalità di cui agli articoli 137 e seguenti del codice di procedura civile e dagli
articoli 3-bis, 45 e 48 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive
modificazioni. Con la medesima comunicazione, l’avente diritto è altresì invitato a
prendere in consegna i beni entro centottanta giorni ed è informato di quanto
disposto dai commi 13 e 14. Il Comitato chiede inoltre al suddetto Nucleo speciale di
informare l’Agenzia del demanio, la quale provvede alla restituzione delle risorse
economiche, con l’ausilio del Nucleo speciale polizia valutaria ove la medesima
Agenzia ne faccia richiesta. Nel caso di beni immobili, mobili registrati, società o
imprese, analoga comunicazione è trasmessa ai competenti uffici per l’annotazione
nei pubblici registri della cancellazione del congelamento.

13. Dalla cessazione delle misure di congelamento e fino alla consegna, l’Agenzia
del demanio provvede alla gestione delle risorse economiche:
a) con le modalità di cui ai commi 8 e 9, fino alla scadenza del termine di centottanta
giorni dalla comunicazione di cui al comma 12;

b) con oneri a carico dell’avente diritto, successivamente alla scadenza del termine
di centottanta giorni dalla comunicazione di cui al comma 12.

14. Se nei diciotto mesi successivi alla comunicazione di cui al comma 12 l’avente
diritto non si presenta a ricevere la consegna delle risorse economiche di cui è stata
disposta la restituzione, l’Agenzia del demanio provvede alla vendita delle stesse.
Per i beni mobili e mobili registrati si osservano le norme di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 13 febbraio 2001, n. 189.

15. I beni immobili e i beni costituiti in azienda ovvero in società, decorso il suddetto
termine di diciotto mesi dalla comunicazione di cui al comma 12, sono acquisiti al
patrimonio dello Stato e gestiti, prioritariamente per finalità sociali, secondo le
disposizioni di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.

16. Il provvedimento che dispone la vendita o l’acquisizione è comunicato all’avente


diritto ed è trasmesso, per estratto, ai competenti uffici, ai fini della trascrizione nei
pubblici registri. Le somme ricavate dalla vendita sono depositate dall’Agenzia del
demanio su un conto corrente vincolato. Decorsi tre mesi dalla vendita, se nessuno
ha provato di avervi diritto, le somme ricavate dalla vendita sono devolute all’erario.

17. Se le cose non possono essere custodite senza pericolo di deterioramento o


senza rilevante dispendio, previa comunicazione all’avente diritto, l’Agenzia del
demanio provvede alla vendita in ogni momento.

18. Nel caso in cui i soggetti designati siano sottoposti alla vigilanza della Banca
d’Italia si applicano, sentito il Comitato di sicurezza finanziaria, gli articoli 70 e
seguenti, 98 e 100 del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia di cui al
decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, o l’articolo 56 del Testo unico delle
disposizioni in materia di intermediazione finanziaria di cui al decreto legislativo 24
febbraio 1998, n. 58. Il comitato di sorveglianza può essere composto da un numero
di componenti inferiore a tre. L’amministrazione straordinaria dura per il periodo
del congelamento e il tempo necessario al compimento degli adempimenti
successivi alla cessazione degli effetti dello stesso, salvo che la Banca d’Italia, sentito
il Comitato di sicurezza finanziaria, ne autorizzi la chiusura anticipata. Resta ferma
la possibilità di adottare in ogni momento i provvedimenti previsti nei medesimi
decreti legislativi. Si applicano, in quanto compatibili, le seguenti disposizioni del
presente articolo, intendendosi comunque esclusa ogni competenza dell’Agenzia
del demanio: comma 2, ultimo periodo, comma 7, commi da 11 a 17, ad eccezione del
comma 13 lettera a). Quanto precede si applica anche agli intermediari sottoposti
alla vigilanza di altre Autorità, secondo la rispettiva disciplina di settore.

19. Alla copertura degli oneri derivanti dal presente articolo si provvede secondo
quanto disposto all’articolo 15.";

n) dopo l’articolo 12 è inserito il seguente:

"Art. 12-bis (Gestione dei beni non finanziari oggetto di congelamento). - 1. Fermo
quanto previsto dall’articolo 12, in materia di custodia, amministrazione e gestione
delle risorse economiche oggetto di congelamento, il Comitato può individuare, in
relazione alla situazione di fatto, modalità operative ulteriori per attuare
efficacemente e, senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica, il
congelamento delle risorse economiche.";

o) l’articolo 13 è sostituito dal seguente:

"Art. 13 (Disposizioni sanzionatorie). - 1. Salvo che il fatto costituisca reato, la


violazione delle disposizioni di cui all’articolo 5, commi 1, 2, 4 e 5 è punita con una
sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 euro ad 500.000 euro.

2. La violazione delle disposizioni di cui all’articolo 7 è punita con una sanzione


amministrativa pecuniaria da 500 euro ad 25.000 euro.

3. Salvo che il fatto costituisca reato, è punita con una sanzione amministrativa
pecuniaria da 5000 euro a 500.000 euro qualsiasi violazione delle disposizioni
restrittive previste dai regolamenti comunitari di cui all’articolo 1, comma 1, lettera
g), del presente decreto, nonché qualsiasi violazione degli obblighi di notifica o di
richiesta di autorizzazione all’Autorità competente di ciascun Stato membro. In
relazione alle sanzioni amministrative pecuniarie di cui al presente articolo, la
responsabilità solidale di cui all’articolo 6 della legge 24 novembre 1981, n. 689,
sussiste anche quando l’autore della violazione non è univocamente identificabile,
ovvero quando lo stesso non è più perseguibile ai sensi della legge medesima.";

p) dopo l’articolo 13 sono inseriti i seguenti:


"Art. 13-bis (Misure ulteriori). - 1. Nei casi di violazioni gravi o ripetute o
sistematiche ovvero plurime delle disposizioni indicate dall’articolo 13, il decreto che
irroga le sanzioni è pubblicato senza ritardo e per estratto, su apposita sezione del
sito web del Ministero dell’economia e delle finanze ovvero delle autorità di
vigilanza di settore, in ragione delle attribuzioni e delle le modalità attuative di
rispettiva pertinenza. La pubblicazione per estratto reca indicazione delle violazioni
accertate, delle disposizioni violate, dei soggetti sanzionati, delle sanzioni
rispettivamente applicate nonché, nel caso in cui sia adita l’autorità giudiziaria,
dell’avvio dell’azione giudiziaria e dell’esito della stessa. Le informazioni pubblicate
restano sul sito web per un periodo di cinque anni.

2. Ferma la discrezionalità dell’amministrazione procedente in ordine alla


valutazione della proporzionalità della misura rispetto alla violazione sanzionata,
non si dà luogo alla pubblicazione nel caso in cui essa possa comportare rischi per la
stabilità dei mercati finanziari o pregiudicare lo svolgimento di un’indagine in
corso. Qualora detti impedimenti abbiano carattere temporaneo, la pubblicazione
può essere differita al momento in cui essi siano venuti meno.

Art. 13-ter (Criteri per l’applicazione delle sanzioni). - 1. Nell’applicazione delle


sanzioni amministrative pecuniarie o delle misure ulteriori previste nel presente
titolo il Ministero dell’economia e delle finanze e le autorità di vigilanza di settore,
per i profili di rispettiva competenza, considerano ogni circostanza rilevante e, in
particolare:

a) il valore dell’operazione effettuata in violazione delle disposizioni indicate


dall’articolo 13;

b) la gravità e durata della violazione;

c) il grado di responsabilità della persona fisica o giuridica;

d) la capacità finanziaria della persona fisica o giuridica responsabile;

e) l’entità del vantaggio ottenuto o delle perdite evitate per effetto della violazione,
nella misura in cui siano determinabili;

f) l’entità del pregiudizio cagionato a terzi per effetto della violazione, nella misura
in cui sia determinabile;
g) il livello di cooperazione con le autorità competenti prestato dalla persona fisica o
giuridica responsabile;

h) le precedenti violazioni delle disposizioni di cui al presente decreto.

2. Le sanzioni di cui all’articolo 13 possono essere ridotte fino ad un terzo se il


soggetto sanzionato collabora attivamente con le competenti autorità nel corso
dell’accertamento.

3. Nei casi di violazioni gravi o ripetute o sistematiche ovvero plurime delle


disposizioni indicate dall’articolo 13, tenuto conto della rilevanza della violazione e
del comportamento tenuto dal soggetto obbligato, le sanzioni amministrative
pecuniarie ivi previste sono aumentate sino al triplo.

4. Chi, con più azioni od omissioni esecutive di un medesimo disegno, commette,


anche in tempi diversi, più violazioni della stessa o di diverse disposizioni indicate
dall’articolo 13, soggiace alla sanzione prevista per la violazione più grave,
aumentata sino al triplo.

Art. 13-quater (Procedimento sanzionatorio). - 1. Le autorità di vigilanza di settore,


le amministrazioni interessate, la UIF, la Guardia di finanza e l’Agenzia delle dogane
e dei monopoli, ciascuna nell’ambito delle proprie attribuzioni, anche sulla base di
quanto previsto dal decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive
modificazioni, e di cui al presente decreto, accertano e contestano le violazioni delle
disposizioni indicate dall’articolo 13 del presente decreto.

2. La violazione è contestata immediatamente al trasgressore ed al soggetto


obbligato in solido al pagamento della sanzione pecuniaria. Quando la
contestazione immediata non è possibile, il verbale di contestazione è notificato
secondo quanto previsto dall’articolo 14 della legge 24 novembre 1981, n. 689, a
pena di estinzione dell’obbligazione di pagare la somma dovuta per la violazione.

3. L’atto di contestazione di cui al comma 2 è trasmesso al Ministero dell’economia e


delle finanze per l’adempimento delle sue funzioni istituzionali.

4. Alle violazioni delle disposizioni indicate dall’articolo 13 non è applicabile il


pagamento in misura ridotta, previsto dall’articolo 16 della legge 24 novembre 1981,
n. 689.
5. Gli interessati possono presentare scritti difensivi e documenti al Ministero
dell’economia e delle finanze nonché chiedere di essere sentiti secondo quanto
previsto dall’articolo 18 della legge 24 novembre 1981, n. 689.

6. Il Ministero dell’economia e delle finanze determina, con decreto motivato, la


somma dovuta per la violazione e ne ingiunge il pagamento, precisandone modalità
e termini secondo quanto previsto dall’articolo 18 della legge 24 novembre 1981, n.
689.

7. Il decreto di cui al comma 6 è adottato dal Ministero dell’economia e delle finanze


nel termine perentorio di due anni dalla data in cui riceve i verbali di contestazione.

8. L’Amministrazione ha facoltà di chiedere valutazioni tecniche di organi o enti


competenti, che provvedono entro quarantacinque giorni dal ricevimento della
richiesta.

9. In caso di richiesta di audizione, ai sensi del comma 5, o in caso di richiesta di


valutazioni tecniche, di cui al comma 8, il termine di cui al comma 7 è prorogato di
sessanta giorni. La mancata emanazione del decreto nel termine indicato al comma
7 comporta l’estinzione dell’obbligazione al pagamento delle somme dovute per le
violazioni contestate.

10. I provvedimenti di sequestro eventualmente adottati perdono efficacia nel caso


in cui il decreto di cui al comma 6 non sia emanato nel termine di un anno dalla data
di ricevimento dei verbali di contestazione.

11. Il Ministero informa il Comitato dei provvedimenti sanzionatori emessi ai sensi


del presente articolo.

12. Il Ministero notifica agli interessati il decreto di cui al comma 6, secondo quanto
previsto dall’articolo 18 della legge 24 novembre 1981, n. 689, nonché con le
modalità di cui agli articoli 137 e seguenti del codice di procedura civile e dagli
articoli 3-bis, 45 e 48 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive
modificazioni.

13. Ai procedimenti sanzionatori di cui al presente articolo si applicano, salvo che


non sia diversamente previsto e in quanto compatibili, le disposizioni di cui alla
legge n. 689/1981.";

q) l’articolo 14 è sostituito dal seguente:


"Art. 14 (Strumenti di tutela). - 1. I decreti sanzionatori, adottati ai sensi del presente
decreto, sono assoggettati alla giurisdizione del giudice ordinario. È competente, in
via esclusiva, il Tribunale di Roma. Si applicano, in quanto compatibili, le
disposizioni di cui all’articolo 152-bis delle disposizioni per l’attuazione del codice di
procedura civile e, le spese liquidate, in favore dell’amministrazione, affluiscono ai
fondi destinati all’incentivazione del personale.

2. Qualora nel corso dell’esame del ricorso si evidenzi che la decisione dello stesso
dipende dalla cognizione di atti per i quali sussiste il segreto dell’indagine o il
segreto di Stato, il procedimento è sospeso fino a quando l’atto o i contenuti
essenziali dello stesso non possono essere comunicati all’Autorità giurisdizionale.
Qualora la sospensione si protragga per un tempo superiore a due anni, l’Autorità
giurisdizionale può fissare un termine entro il quale il Comitato è tenuto a produrre
nuovi elementi per la decisione o a revocare il provvedimento impugnato. Decorso il
predetto termine, l’Autorità giurisdizionale decide allo stato degli atti.";

r) all’articolo 15, la numerazione e la rubricazione: "15. Copertura Finanziaria" sono


sostituite dalle seguenti: "Art. 15 (Copertura Finanziaria)";

s) all’articolo 16, la numerazione e la rubricazione: "16. Disposizioni transitorie e


finali" sono sostituite dalle seguenti: "Art. 16 (Disposizioni transitorie e finali)".

DOCUMENTI UFFICIALI

Articolo 7 — Modifiche al decreto


legislativo 19 novembre 2008, n. 195
Testo in vigore dal 4 luglio 2017
1. Al decreto legislativo 19 novembre 2008, n. 195, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all’articolo 1, comma 1, lettera d), le parole: "definite dall’articolo 1, comma 1, lettera a)" sono
sostituite dalle seguenti: “definite dall’articolo 1, comma 1, lettera d)”;
b) all’articolo 1, comma 1, lettera e) le parole: "definite dall’articolo 2, commi 1, 2 e 3, del decreto
legislativo 21 novembre 2007, n. 231" sono sostituite dalle seguenti: "definite dall’articolo 2,
commi 4 e 5 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni";

c) all’articolo 2, comma 1, dopo le parole: "di cui al decreto legislativo 21 novembre 2007, n.
231," sono inserite le seguenti: "e successive modificazioni";

d) all’articolo 5, comma 4, le parole: " Resta fermo quanto previsto dall’articolo 9, commi 3 e 4
del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231" sono sostituite dalle seguenti: "Resta fermo
quanto previsto dal decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni in
materia di collaborazione e scambio di informazioni e cooperazione internazionale";

e) l’articolo 9 è sostituito dal seguente:

"Art. 9 (Sanzioni). - 1. La violazione delle disposizioni di cui all’articolo 3 è punita con la sanzione
amministrativa pecuniaria, con un minimo di 300 euro:

a) dal 10 al 30 per cento dell’importo trasferito o che si tenta di trasferire in eccedenza rispetto
alla soglia di cui all’articolo 3, se tale valore non è superiore a 10.000 euro;

b) dal 30 per cento al 50 per cento dell’importo trasferito o che si tenta di trasferire in eccedenza
rispetto alla soglia di cui all’articolo 3 se tale valore è superiore a 10.000 euro.

2. Nel caso in cui la violazione consista nell’aver fornito informazioni inesatte o incomplete e la
differenza tra l’importo trasferito e l’importo dichiarato non sia superiore a 30.000 euro, il minimo
edittale della sanzione di cui alle lettere a) e b) del comma 1, è pari al 3 per cento dell’importo
trasferito o che si tenta di trasferire in eccedenza rispetto alla soglia di cui all’articolo 3.

3. Nei casi di cui al comma 2, ai fini della determinazione dell’entità della sanzione,
l’amministrazione procedente terrà conto dell’entità dell’importo trasferito o che si tenta di
trasferire in eccedenza rispetto alla soglia di cui all’articolo 3, dell’entità dell’importo non
dichiarato in termini assoluti e percentuali, nonché delle precedenti violazioni accertate relative
alle medesime disposizioni.

4. Ai fini dell’applicazione delle sanzioni amministrative di cui al comma 1, si applicano l’articolo


23, commi 1 e 3, l’articolo 23-bis e l’articolo 24 del decreto del Presidente della Repubblica 31
marzo 1988, n. 148.";
g) all’articolo 10, il comma 1 è sostituito dal seguente: "1. La Guardia di finanza e l’Agenzia delle
dogane e dei monopoli forniscono al Comitato di sicurezza finanziaria, entro il 30 marzo di ogni
anno, relazioni analitiche sulle attività rispettivamente svolte per prevenire e accertare le
violazioni di cui al presente decreto.";

h) all’articolo 10, al comma 3 le parole: "dall’articolo 5, comma 3, lettera b), del decreto
legislativo 21 novembre 2007, n. 231" sono sostituite dalle seguenti: "dall’articolo 5 del decreto
legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni";

i) all’articolo 10, al comma 4 le parole: "dell’articolo 5, comma 1, del decreto legislativo 21


novembre 2007, n. 231" sono sostituite dalle seguenti: "dell’articolo 4, comma 2 del decreto
legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni".

(1)

-----

(1) Il presente articolo è stato così rettificato con comunicato pubblicato nella G.U. 28.06.2017, n.
149.

DOCUMENTI UFFICIALI

Articolo 8 — Modifiche a disposizioni


vigenti
Testo in vigore dal 4 luglio 2017
1. Al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, come modificato dal decreto
legislativo 14 dicembre 2010, n. 218, e dal decreto legislativo 19 settembre 2012, n.
169, all’articolo 17-bis, dopo il comma 8, sono aggiunti i seguenti:

"8-bis. Le previsioni di cui al presente articolo si applicano, altresì, ai prestatori di


servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale, come definiti nell’articolo 1, comma 2,
lettera ff), del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive
modificazioni tenuti, in forza della presente disposizione, all’iscrizione in una
sezione speciale del registro di cui al comma 1.

8-ter. Ai fini dell’efficiente popolamento della sezione speciale di cui al comma 8-


bis, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze sono stabilite le modalità
e la tempistica con cui i prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale sono
tenuti a comunicare al Ministero dell’economia e delle finanze la propria operatività
sul territorio nazionale. La comunicazione costituisce condizione essenziale per
l’esercizio legale dell’attività da parte dei suddetti prestatori. Con il decreto di cui al
presente comma sono stabilite forme di cooperazione tra il Ministero dell’economia
e delle finanze e le forze di polizia, idonee ad interdire l’erogazione dei servizi
relativi all’utilizzo di valuta virtuale da parte dei prestatori che non ottemperino
all’obbligo di comunicazione.".

2. All’articolo 128-quater del TUB, al comma 6, dopo la parola: "agenti" sono inserite
le seguenti: "in attività finanziaria".

3. All’articolo 128-quater del TUB, il comma 7 è sostituito dal seguente:

"7. La riserva di attività prevista dal presente articolo non si applica ai soggetti
convenzionati e agli agenti comunque denominati di cui all’articolo 1, comma 2,
lettera nn), del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive
modificazioni, che prestano servizi di pagamento per conto di istituti di moneta
elettronica o prestatori di servizi di pagamento aventi sede legale e amministrazione
centrale in altro stato comunitario. Al fine di consentire l’esercizio dei controlli e
l’osservanza delle misure dettate in funzione di prevenzione del riciclaggio e del
finanziamento del terrorismo, i predetti istituti designano un punto di contatto
centrale, ai sensi delle disposizioni di cui al Titolo II, capo V del decreto legislativo 21
novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni.".

4. All’articolo 128-quater del TUB, dopo il comma 7 è inserito il seguente:

"7-bis. Per le finalità di cui al comma 7, i prestatori di servizi di pagamento e gli


istituti di moneta elettronica, aventi sede legale e amministrazione centrale in altro
stato comunitario, comunicano tempestivamente all’Organismo previsto
dall’articolo 128-undecies, per l’iscrizione in apposita sezione del registro di cui
all’articolo 45 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, gli estremi
identificativi del punto di contatto di cui all’articolo 1, comma 2, lettera ii), del
decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni, per il
tramite del quale operano sul territorio nazionale. Il punto di contatto è tenuto a
comunicare all’Organismo l’avvio della propria operatività e ogni variazione ad essa
attinente. L’Organismo stabilisce la periodicità e le modalità di invio della
comunicazione. L’omessa comunicazione è sanzionata ai sensi dell’articolo 61,
comma 2, del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive
modificazioni".

5. All’articolo 128-decies, comma 3, del TUB, le parole "dall’articolo 42, comma 3 del
decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231," sono sostituite dalle seguenti:
"dall’articolo 43, comma 3, del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e
successive modificazioni".

6. All’articolo 128-duodecies, il comma 1-bis, del TUB, è sostituito dal seguente: "1-
bis. L’organismo, quando applica al punto di contatto centrale di cui all’articolo 1,
comma 2, lettera ii) del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive
modificazioni, la sanzione per le violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero
plurime degli obblighi di cui all’articolo 45 del medesimo decreto ovvero per la
violazione dell’obbligo di cui all’articolo 128-quater, comma 7-bis ne dà
comunicazione alla Banca d’Italia per l’adozione dei provvedimenti di competenza,
ivi compresi quelli adottati ai sensi dell’articolo 48, paragrafo 4 della direttiva (UE)
2015/849".

7. Al decreto-legge 28 giugno 1990, n. 167, convertito, con modificazioni, dalla legge


4 agosto 1990, n. 227, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti
modificazioni:

a) all’articolo 1, il comma 1 è sostituito dal seguente: "1. Gli intermediari bancari e


finanziari di cui all’articolo 3, comma 2, gli altri operatori finanziari di cui all’articolo
3, comma 3, lettere a) e d), e gli operatori non finanziari di cui all’articolo 3, comma
5, lettera i), del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive
modificazioni, che intervengono, anche attraverso movimentazione di conti, nei
trasferimenti da o verso l’estero di mezzi di pagamento di cui all’articolo 1, comma 2,
lettera s), del medesimo decreto sono tenuti a trasmettere all’Agenzia delle entrate i
dati di cui all’articolo 31, comma 2, del menzionato decreto, relativi alle predette
operazioni, effettuate anche in valuta virtuale, di importo pari o superiore a 15.000
euro, indipendentemente dal fatto che si tratti di un’operazione unica o di più
operazioni che appaiano collegate per realizzare un’operazione frazionata e
limitatamente alle operazioni eseguite per conto o a favore di persone fisiche, enti
non commerciali e di società semplici e associazioni equiparate ai sensi dell’articolo
5 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della
Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.";

b) la rubrica dell’articolo 1 è sostituita dalla seguente: "Trasferimenti attraverso


intermediari bancari e finanziari e altri operatori";

c) all’articolo 2, comma 1, la lettera a) è sostituita dalla seguente: " a) agli


intermediari bancari e finanziari di cui all’articolo 3, comma 2, agli altri operatori
finanziari di cui all’articolo 3, comma 3, lettere a) e d), e agli operatori non finanziari
di cui all’articolo 3, comma 5, lettera i), del decreto legislativo 21 novembre 2007, n.
231, e successive modificazioni, di fornire evidenza, entro i limiti di carattere
oggettivo stabiliti dall’articolo 1, comma 1, del presente decreto, delle operazioni
intercorse con l’estero anche per masse di contribuenti e con riferimento ad uno
specifico periodo temporale;";

d) all’articolo 2, comma 1, la lettera b) è sostituita dalla seguente: " b) ai soggetti di


cui all’articolo 3, commi 2, 3, 4, 5 e 6, del decreto legislativo 21 novembre 2007, n.
231, e successive modificazioni, con riferimento a specifiche operazioni con l’estero
o rapporti ad esse collegate, l’identità dei titolari effettivi rilevata in applicazione dei
criteri di cui all’articolo 1, comma 2, lettera pp), e all’articolo 20 del medesimo
decreto.";

e) all’articolo 4, comma 1, le parole: "siano titolari effettivi dell’investimento secondo


quanto previsto dall’articolo 1, comma 2, lettera u), e dall’allegato tecnico del decreto
legislativo 21 novembre 2007, n. 231." sono sostituite dalle seguenti: "siano titolari
effettivi dell’investimento secondo quanto previsto dall’articolo 1, comma 2, lettera
pp), e dall’articolo 20 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive
modificazioni.".

8. All’articolo 1, quarto comma, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629,


convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, sono apportate le
seguenti modificazioni:

a) le parole: "di cui al Capo III" sono sostituite dalle seguenti: "di cui al Titolo I, Capo
I";

b) dopo le parole: "21 novembre 2007, n. 231," sono inserite le seguenti : "e
successive modificazioni".
9. All’articolo 8 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito, con
modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, sono apportate le seguenti
modificazioni:

a) al comma 2, la lettera b) è sostituita dalla seguente: " b) gli operatori non


finanziari che svolgono professionalmente attività di custodia e trasporto ai sensi
dell’articolo 134 del TULPS, limitatamente all’attività di trattamento del denaro
contante;";

b) dopo il comma 2, sono inseriti i seguenti:

"2-bis. Gli operatori non finanziari di cui alla lettera b) comma 2 del presente
articolo che svolgono professionalmente attività di trattamento delle banconote in
euro sono tenuti ad iscriversi in un apposito elenco tenuto dalla Banca d’Italia.

2-ter. La Banca d’Italia disciplina con proprio regolamento i requisiti per l’iscrizione
all’elenco di cui al comma 2-bis e i casi di cancellazione e di decadenza.".

10. L’articolo 37 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con


modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, è abrogato.

11. All’articolo 30-ter del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, dopo il comma 5 è
inserito il seguente:"5-bis. Al sistema di prevenzione accedono altresì i soggetti
destinatari degli obblighi di adeguata verifica della clientela di cui all’articolo 3 del
decreto legislativo 21 novembre 2007, n.231, e successive modificazioni, non
ricompresi tra i soggetti aderenti di cui al comma 5, secondo i termini e le modalità
disciplinati in un’apposita convenzione con il Ministero dell’economia e delle
finanze, dalla quale non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della
finanza pubblica.".

12. Alla legge 17 agosto 2005, n. 166, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all’articolo 1, comma 3, dopo le parole: "Partecipano al sistema di prevenzione, sul


piano amministrativo, delle frodi sulle carte di pagamento, le società, le banche,"
sono inserite le seguenti: "gli istituti di pagamento";

b) all’articolo 1, comma 7, dopo le parole: "Nell’ambito del sistema di prevenzione


opera, senza nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato, un gruppo di lavoro,
con funzioni consultive, per la trattazione delle problematiche di settore" sono
aggiunte le seguenti: "ed in generale delle frodi sui mezzi di pagamento, per le quali
il Dipartimento del Tesoro esercita funzioni di prevenzione, sul piano
amministrativo, dei relativi illeciti";

c) all’articolo 2, comma 1, lettera a), dopo le parole: "dati identificativi dei punti
vendita" sono inserite le seguenti: "o del luogo di prestazione di un servizio" e dopo
le parole: "e dei legali rappresentanti degli esercizi commerciali" sono inserite le
seguenti: "o del prestatore del servizio";

d) all’articolo 3, comma 1, dopo le parole: "relative ai punti vendita" sono inserite le


seguenti: "o al luogo di prestazione di un servizio".

13. All’articolo 2 del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con


modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, sono apportate le seguenti
modificazioni:

a) al comma 151, dopo le parole "dalla legge 23 novembre 2001, n. 409", il punto è
soppresso e sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: ", avvalendosi, per la gestione
dell’archivio, anche degli Organismi partecipati dal Ministero dell’economia e delle
finanze, detti enti gestori, responsabili ai sensi dell’articolo 29 del decreto legislativo
30 giugno 2003, n. 196. I rapporti tra il Ministero dell’economia e delle finanze e gli
enti gestori sono disciplinati con apposita convenzione, dalla quale non devono
derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.";

b) al comma 152, dopo le parole: "per via telematica, al Ministero dell’economia e


delle finanze" sono inserite le seguenti: "o agli enti gestori".

14. All’articolo 26-bis del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, il comma 4 è
abrogato.

15. Al decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge
26 aprile 2012, n. 44, all’articolo 3, comma 1, l’espressione: "15.000 euro" è sostituita
dalla seguente: "10.000 euro".

16. Con regolamento da emanarsi ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23
agosto 1988, n. 400 e a decorrere dall’entrata in vigore del suddetto regolamento, la
Commissione per l’esame delle istanze di indennizzi e contributi relative alle perdite
subite dai cittadini italiani nei territori ceduti alla Jugoslavia, nella Zona B dell’ex
territorio libero di Trieste, nelle ex Colonie ed in altri Paesi, di cui all’articolo 2 del
decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 114 è soppressa. Le
competenze della Commissione soppressa sono attribuite alla Commissione
consultiva per le infrazioni valutarie ed antiriciclaggio di cui all’articolo 1 del
medesimo decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 114. Con il
medesimo regolamento sono determinate la composizione e le modalità di nomina
della suddetta Commissione consultiva per le infrazioni valutarie ed antiriciclaggio
di cui all’articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 114
al fine di garantire la razionalizzazione delle relative competenze e l’efficienza delle
procedure ad essa affidate.

17. All’articolo 11 del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, nel capoverso articolo
128-duodecies : sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, dopo la lettera a) è aggiunta la seguente: "a-bis) la sanzione


pecuniaria da euro cinquecento a euro cinquemila nei confronti degli iscritti
persone fisiche e la sanzione pecuniaria da euro mille fino al 10 per cento del
fatturato nei confronti degli iscritti persone giuridiche. Se il vantaggio ottenuto
dall’autore della violazione come conseguenza della violazione stessa è superiore ai
massimali indicati alla presente lettera, le sanzioni pecuniarie sono elevate fino al
doppio dell’ammontare del vantaggio ottenuto, purché tale ammontare sia
determinabile. Chi con un’azione od omissione viola diverse disposizioni o
commette più violazioni della stessa disposizione, soggiace alla sanzione prevista
per la violazione più grave, aumentata sino al triplo. I proventi derivanti dalle
sanzioni previste dalla presente lettera affluiscono al bilancio dello Stato.";

b) al comma 1, alla lettera b) le parole "sei mesi" sono sostituite dalle seguenti "dieci
giorni";

c) dopo il comma 1-bis, è inserito il seguente comma:

"1-ter. Nella determinazione delle sanzioni di cui al comma 1, l’Organismo considera


ogni circostanza rilevante e, in particolare, le seguenti, ove pertinenti:

a) la gravità e la durata della violazione;

b) il grado di responsabilità;

c) la capacità finanziaria del responsabile della violazione;

d) l’entità del vantaggio ottenuto o delle perdite evitate attraverso la violazione,


nella misura in cui sia determinabile;
e) i pregiudizi cagionati a terzi attraverso la violazione;

f) il livello di cooperazione del responsabile della violazione con l’Organismo;

g) le precedenti violazioni delle disposizioni che regolano l’attività di agenzia in


attività finanziaria, di mediazione creditizia e di consulenza del credito;

h) le potenziali conseguenze sistemiche della violazione;

i) le misure adottate dal responsabile della violazione, successivamente alla


violazione stessa, al fine di evitare, in futuro, il suo ripetersi.".

DOCUMENTI UFFICIALI

Articolo 9 — Disposizioni finali


Testo in vigore dal 10 novembre 2019
1. Le disposizioni emanate dalle autorità di vigilanza di settore, ai sensi di norme
abrogate o sostituite per effetto del presente decreto, continuano a trovare
applicazione fino al 31 marzo 2018.

2. Le autorità di vigilanza di settore adottano, entro 12 mesi dalla data di entrata in


vigore del presente decreto, le disposizioni attuative dell’articolo 16, comma 2, del
decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni.

3. Il decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro


dello sviluppo economico, previsto dall’articolo 21, comma 5, del decreto legislativo
21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni, è adottato entro trentasei
mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto. (1)

4. Ai fini dell’attuazione delle disposizioni contenute nel Titolo IV del decreto


legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni, i concessionari
adottano gli adeguamenti tecnologici dei propri processi necessari a dare attuazione
alle disposizioni contenute nel medesimo Titolo entro 12 mesi dalla data di entrata
in vigore del presente decreto.
5. Il decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, recante modalità tecniche
per l’alimentazione e consultazione del registro di cui all’articolo 45 del decreto
legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni, è adottato entro
trentasei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto. (2)

6. L’Organismo di cui all’articolo 128-undecies TUB, avvia la gestione del registro di


cui all’articolo 45 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231 e successive
modificazioni entro tre mesi dall’entrata in vigore del decreto di cui al comma 5.

7. Gli allegati tecnici a norme contenute nel decreto legislativo 21 novembre 2007, n.
231, abrogate o sostituite per effetto del presente decreto, sono abrogati.

8. Gli agenti in attività finanziaria qualora nella prestazione di servizi di pagamento


di cui all’articolo 1, comma 1, lettera b), n. 6, del decreto legislativo 27 gennaio 2010,
n. 11, riscontrino in capo all’ordinante l’assenza del titolo di soggiorno richiesto dalle
vigenti normative in materia, entro dodici ore dal compimento dell’operazione, ne
danno notizia al Questore del luogo in cui l’operazione è stata compiuta,
unitamente ai dati relativi all’identità dell’ordinante e dell’operazione eseguita.

9. Le disposizioni relative ai consulenti finanziari autonomi e alle società di


consulenza finanziaria di cui all’articolo 3, comma 2, lettera v), del decreto
legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni, entrano in vigore
all’avvio dell’operatività dell’organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei
consulenti finanziari di cui all’articolo 1, comma 36, della legge 28 dicembre 2015, n.
208.

10. I rinvii effettuati da disposizioni, contenute in qualsiasi atto o provvedimento


normativo, a norme abrogate, sostituite o modificate per effetto del presente
decreto, si intendono effettuati, in quanto compatibili, alle norme introdotte ovvero
sostituite per effetto della novella recata dal presente decreto.

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(1) Il presente comma è stato così modificato dall'art. 5, comma 2, D.Lgs. 04.10.2019,
n. 125 con decorrenza dal 10.11.2019.

(2) Il presente comma è stato così modificato dall'art. 5, comma 3, D.Lgs. 04.10.2019,
n. 125 con decorrenza dal 10.11.2019.
DOCUMENTI UFFICIALI

Articolo 10 — Clausola di invarianza


Testo in vigore dal 4 luglio 2017
1. Agli oneri derivanti dall’attuazione dell’articolo 5, comma 2, capoverso articolo 68,
valutati in 2 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2017, si provvede mediante
corrispondente riduzione del fondo per il recepimento della normativa europea di
cui all’articolo 41-bis della legge 24 dicembre 2012, n. 234.

2. Dall’attuazione del presente decreto, a esclusione dell’articolo 5, comma 2,


capoverso articolo 68, non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della
finanza pubblica.

3. Le amministrazioni e le istituzioni pubbliche provvedono all’attuazione delle


disposizioni di cui al presente decreto con le risorse umane, strumentali e
finanziarie previste a legislazione vigente.

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