D.lgs. 90.2017v2
D.lgs. 90.2017v2
D.lgs. 90.2017v2
DOCUMENTI UFFICIALI
Preambolo
Testo in vigore dal 4 luglio 2017
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Vista la direttiva (UE) 2015/849 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20
maggio 2015 relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di
riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo e
recante modifica delle direttive 2005/60/CE e 2006/70/CE e l’attuazione del
regolamento (UE) n. 2015/847 del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante i
dati informativi che accompagnano i trasferimenti di fondi e che abroga il
regolamento (CE) n. 1781/2006;
Vista la legge 24 dicembre 2012, n. 234, recante norme generali sulla partecipazione
dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche
dell’Unione europea;
Vista la legge 12 agosto 2016, n. 170, recante delega al Governo per il recepimento
delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea - Legge di
delegazione europea 2015 - e in, particolare, l’articolo 15, recante principi e criteri
direttivi per il recepimento della direttiva (UE) 2015/849;
Visto il testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto
legislativo 1° settembre 1993, n. 385;
Visto il decreto legislativo 22 giugno 2007, n. 109, recante misure per prevenire,
contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo e l’attività dei Paesi che
minacciano la pace e la sicurezza internazionale, in attuazione della direttiva
2005/60/CE;
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione
del 23 febbraio 2017;
Acquisiti i pareri delle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del
Senato della Repubblica;
Udito il parere del Garante per la protezione dei dati personali, espresso nella
riunione del 9 marzo 2017;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 24
maggio 2017;
Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro dell’economia
e delle finanze, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico, della giustizia,
dell’interno e degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
EMANA
DOCUMENTI UFFICIALI
3) AESFEM: Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, istituita con
regolamento (UE) n. 1095/2010;
b) CAP: indica il decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, recante il codice delle
assicurazioni private;
c) Codice dei contratti pubblici: indica il decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50,
recante il codice dei contratti pubblici;
l) Direttiva: indica la direttiva (UE) 2015/849 del Parlamento europeo e del Consiglio
del 20 maggio 2015 relativa alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a fini di
riciclaggio o finanziamento del terrorismo, che modifica il regolamento (UE) n.
648/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la direttiva
2005/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e la direttiva 2006/70/CE
della Commissione;
u) TUB: indica il testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al
decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385;
z) TULPS: indica il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio
decreto 18 giugno 1931, n. 773;
d) banca di comodo: la banca o l’ente che svolge funzioni analoghe ad una banca
che non ha una struttura organica e gestionale significativa nel paese in cui è stato
costituito e autorizzato all’esercizio dell’attività né è parte di un gruppo finanziario
soggetto a un’efficace vigilanza su base consolidata;
1. la persona fisica o l’entità diversa da una persona fisica che, sulla base della
designazione effettuata dal contraente o dall’assicurato, ha diritto di percepire la
prestazione assicurativa corrisposta dall’impresa di assicurazione;
2. l’eventuale persona fisica o entità diversa da una persona fisica a favore della
quale viene effettuato il pagamento su disposizione del beneficiario designato;
p) esecutore: il soggetto delegato ad operare in nome e per conto del cliente o a cui
siano comunque conferiti poteri di rappresentanza che gli consentano di operare in
nome e per conto del cliente;
2) i depositi presso enti finanziari o altri soggetti, i saldi sui conti, i crediti e le
obbligazioni di qualsiasi natura;
s) mezzi di pagamento: il denaro contante, gli assegni bancari e postali, gli assegni
circolari e gli altri assegni a essi assimilabili o equiparabili, i vaglia postali, gli ordini
di accreditamento o di pagamento, le carte di credito e le altre carte di pagamento, le
polizze assicurative trasferibili, le polizze di pegno e ogni altro strumento a
disposizione che permetta di trasferire, movimentare o acquisire, anche per via
telematica, fondi, valori o disponibilità finanziarie;
bb) Paesi terzi ad alto rischio: Paesi non appartenenti all’Unione europea i cui
ordinamenti presentano carenze strategiche nei rispettivi regimi nazionali di
prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, per come individuati
dalla Commissione europea nell’esercizio dei poteri di cui agli articoli 9 e 64 della
direttiva;
cc) personale: i dipendenti e coloro che comunque operano sulla base di rapporti
che ne determinano l’inserimento nell’organizzazione del soggetto obbligato,
anche in forma diversa dal rapporto di lavoro subordinato, ivi compresi i consulenti
finanziari abilitati all’offerta fuori sede di cui all’articolo 31, comma 2, del TUF
nonché i produttori diretti e i soggetti addetti all’intermediazione di cui all’articolo
109, comma 2, lettere c) ed e), CAP;
dd) persone politicamente esposte: le persone fisiche che occupano o hanno cessato
di occupare da meno di un anno importanti cariche pubbliche, nonché i loro
familiari e coloro che con i predetti soggetti intrattengono notoriamente stretti
legami, come di seguito elencate:
1) sono persone fisiche che occupano o hanno occupato importanti cariche
pubbliche coloro che ricoprono o hanno ricoperto la carica di:
1.4 giudice della Corte Costituzionale, magistrato della Corte di Cassazione o della
Corte dei conti, consigliere di Stato e altri componenti del Consiglio di Giustizia
Amministrativa per la Regione siciliana nonché cariche analoghe in Stati esteri;
1.5 membro degli organi direttivi delle banche centrali e delle autorità indipendenti;
ee) prestatori di servizi relativi a società e trust: ogni persona fisica o giuridica che
fornisce a terzi, a titolo professionale, uno dei seguenti servizi:
ff) prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale: ogni persona fisica o
giuridica che fornisce a terzi, a titolo professionale, servizi funzionali all’utilizzo,
allo scambio, alla conservazione di valuta virtuale e alla loro conversione da ovvero
in valute aventi corso legale;
ii) punto di contatto centrale: il soggetto o la struttura, stabilito nel territorio della
Repubblica, designato dagli istituti di moneta elettronica, quali definiti all’articolo 2,
primo paragrafo, punto 3), della direttiva 2009/110/CE, o dai prestatori di servizi di
pagamento, quali definiti all’articolo 4, punto 11), della direttiva 2015/2366/CE, con
sede legale e amministrazione centrale in altro Stato membro, che operano, senza
succursale, sul territorio nazionale tramite i soggetti convenzionati e gli agenti di
cui alla lettera nn) ;
nn) soggetti convenzionati e agenti: gli operatori convenzionati ovvero gli agenti,
comunque denominati, diversi dagli agenti in attività finanziaria iscritti nell’elenco
di cui all’articolo 128-quater, commi 2 e 6, TUB, di cui i prestatori di servizi di
pagamento e gli istituti emittenti moneta elettronica, ivi compresi quelli aventi sede
legale e amministrazione centrale in altro Stato membro, si avvalgono per
l’esercizio della propria attività sul territorio della Repubblica italiana;
pp) titolare effettivo: la persona fisica o le persone fisiche, diverse dal cliente,
nell’interesse della quale o delle quali, in ultima istanza, il rapporto continuativo è
istaurato, la prestazione professionale è resa o l’operazione è eseguita;
qq) valuta virtuale: la rappresentazione digitale di valore, non emessa da una banca
centrale o da un’autorità pubblica, non necessariamente collegata a una valuta
avente corso legale, utilizzata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi
e trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente.
3. Con specifico riferimento alle disposizioni di cui al Titolo IV del presente decreto,
s’intendono per:
f) distributori: le imprese private che, su base convenzionale, svolgono per conto dei
concessionari la gestione di qualsiasi attività di gioco;
g) esercenti: titolari degli esercizi pubblici in cui viene svolta l’attività di gioco;
2. Per le finalità di cui al comma 1, il presente decreto detta misure volte a tutelare
l’integrità del sistema economico e finanziario e la correttezza dei comportamenti
degli operatori tenuti alla loro osservanza. Tali misure sono proporzionate al rischio
in relazione al tipo di cliente, al rapporto continuativo, alla prestazione
professionale, al prodotto o alla transazione e la loro applicazione tiene conto della
peculiarità dell’attività, delle dimensioni e della complessità proprie dei soggetti
obbligati che adempiono agli obblighi previsti a loro carico dal presente decreto
tenendo conto dei dati e delle informazioni acquisiti o posseduti nell’esercizio della
propria attività istituzionale o professionale.
a) le banche;
o) gli intermediari assicurativi di cui all’articolo 109, comma 2, lettere a), b) e d),
CAP, che operano nei rami di attività di cui all’articolo 2, comma 1, CAP;
r) i soggetti di cui all’articolo 2, comma 6, della legge 30 aprile 1999, n. 130, con
riferimento alle operazioni di cartolarizzazione di crediti disciplinate dalla
medesima legge;
b) ogni altro soggetto che rende i servizi forniti da periti, consulenti e altri soggetti
che svolgono in maniera professionale, anche nei confronti dei propri associati o
iscritti, attività in materia di contabilità e tributi, ivi compresi associazioni di
categoria di imprenditori e commercianti, CAF e patronati;
c) i notai e gli avvocati quando, in nome o per conto dei propri clienti, compiono
qualsiasi operazione di natura finanziaria o immobiliare e quando assistono i propri
clienti nella predisposizione o nella realizzazione di operazioni riguardanti:
a) i prestatori di servizi relativi a società e trust, ove non obbligati in forza delle
previsioni di cui ai commi 2 e 4, lettere a), b) e c), del presente articolo;
h) i soggetti che svolgono attività di recupero stragiudiziale dei crediti per conto di
terzi, in presenza della licenza di cui all’articolo 115 TULPS, fuori dall’ipotesi di cui
all’articolo 128-quaterdecies TUB;
a) gli operatori di gioco on line che offrono, attraverso la rete internet e altre reti
telematiche o di telecomunicazione, giochi, con vincite in denaro, su concessione
dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli;
b) gli operatori di gioco su rete fisica che offrono, anche attraverso distributori ed
esercenti, a qualsiasi titolo contrattualizzati, giochi, con vincite in denaro, su
concessione dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli;
c) i soggetti che gestiscono case da gioco, in presenza delle autorizzazioni concesse
dalle leggi in vigore e del requisito di cui all’articolo 5, comma 3, del decreto-legge
30 dicembre 1997, n. 457, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio
1998, n. 30.
3. Per l’efficace svolgimento dei compiti fissati dalla legge e dagli obblighi
internazionali, presso la UIF è costituito un Comitato di esperti, del quale fanno
parte il Direttore e quattro membri, dotati di adeguati requisiti di onorabilità e
professionalità. I componenti del Comitato sono nominati, nel rispetto del principio
dell’equilibrio di genere, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze,
sentito il Governatore della Banca d’Italia, e restano in carica tre anni, rinnovabili
per altri tre. La partecipazione al Comitato non dà luogo a compensi. Il Comitato è
convocato dal Direttore della UIF con cadenza almeno semestrale e svolge funzioni
di consulenza e ausilio a supporto dell’azione della UIF. Il Comitato cura, altresì, la
redazione di un parere sull’azione dell’UIF, che forma parte integrante della
documentazione trasmessa al Parlamento ai sensi del comma 8.
b) riceve la comunicazione dei dati statistici aggregati da parte dei soggetti obbligati
tenuti a effettuarla e le comunicazioni cui sono tenute le Pubbliche
amministrazioni, ai sensi dell’articolo 10.
a) si avvale dei dati contenuti nell’anagrafe dei conti e dei depositi di cui all’articolo
20, comma 4, della legge 30 dicembre 1991, n. 413, e nell’anagrafe tributaria di cui
all’articolo 37 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni,
dalla legge 4 agosto 2006, n. 248;
d) può richiedere alla UIF l’analisi dei flussi finanziari ovvero analisi e studi su
singole anomalie, riferibili a ipotesi di utilizzo del sistema finanziario a scopo di
riciclaggio dei proventi di attività della criminalità organizzata o di finanziamento
del terrorismo, su specifici settori dell’economia ritenuti a rischio, su categorie di
strumenti di pagamento e su specifiche realtà economiche territoriali;
d) soggetti eroganti micro-credito ai sensi dell’articolo 111 TUB e i confidi e gli altri
soggetti di cui all’articolo 112 TUB;
f) intermediari assicurativi di cui all’articolo 109, comma 2, lettere a), b) e d), CAP,
che operano nei rami di attività di cui all’articolo 2, comma 1, CAP;
g) revisori legali e società di revisione legale con incarichi di revisione legale su enti
di interesse pubblico o su enti sottoposti a regimi intermedio;
h) soggetti che esercitano l’attività di custodia e trasporto di denaro contante e di
titoli o valori a mezzo di guardie particolari giurate, in presenza della licenza di cui
all’articolo 134 TULPS, salve le competenze in materia di pubblica sicurezza
attribuite dal medesimo Testo Unico.
4. Per le finalità di cui al presente articolo, il Nucleo speciale di polizia valutaria della
Guardia di finanza:
a) effettua ispezioni e controlli anche con i poteri attribuiti al Corpo dalla normativa
valutaria. I medesimi poteri sono attribuiti ai militari appartenenti ai reparti della
Guardia di finanza ai quali il Nucleo speciale di polizia valutaria delega le ispezioni e
i controlli;
b) con i medesimi poteri di cui alla lettera a), svolge gli approfondimenti
investigativi delle segnalazioni di operazioni sospette trasmesse dalla UIF, secondo
quanto stabilito dall’articolo 40.
a) accerta e contesta, con le modalità e nei termini di cui alla legge 24 novembre
1981, n. 689, ovvero trasmette alle autorità di vigilanza di settore le violazioni degli
obblighi di cui al presente decreto riscontrate nell’esercizio dei suoi poteri di
controllo;
6. L’inosservanza delle norme di cui alla presente disposizione assume rilievo ai fini
dell’articolo 21, comma 1-bis, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
5. La UIF fornisce i risultati di carattere generale degli studi effettuati alle forze di
polizia, alle autorità di vigilanza di settore, al Ministero dell’economia e delle
finanze, all’Agenzia delle dogane e dei monopoli, al Ministero della giustizia ed al
Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo; fermo restando quanto previsto
dall’articolo 331 del codice di procedura penale, la UIF fornisce alla Direzione
investigativa antimafia, al Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di
finanza nonché al Comitato di analisi strategica antiterrorismo gli esiti delle analisi
e degli studi effettuati su specifiche anomalie da cui emergono fenomeni di
riciclaggio o di finanziamento del terrorismo.
8. Fermo quanto disposto dal presente articolo, tutte le informazioni, rilevanti ai fini
del presente decreto, in possesso delle autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera
a), delle amministrazioni e organismi interessati e degli organismi di
autoregolamentazione, sono coperte da segreto d’ufficio anche nei confronti della
pubblica amministrazione. Il segreto non può essere opposto all’autorità
giudiziaria, quando le informazioni siano necessarie per le indagini o per lo
svolgimento di un procedimento penale.
2. L’analisi è condotta nel rispetto dei criteri internazionali approvati in materia, dei
risultati della relazione periodica con cui la Commissione europea, ai sensi
dell’articolo 6 della direttiva, identifica, analizza e valuta i rischi di riciclaggio e di
finanziamento del terrorismo che gravano sul mercato europeo e degli elementi
forniti dalle autorità partecipanti al Comitato di sicurezza finanziaria. L’analisi tiene
conto dei dati quantitativi e statistici, forniti dalle autorità di cui all’articolo 21,
comma 2, lettera a), dalle amministrazioni e organismi interessati e dagli organismi
di autoregolamentazione, sulla dimensione e l’importanza dei settori che rientrano
nell’ambito di applicazione del presente decreto, tra cui il numero dei soggetti
vigilati ovvero controllati e l’importanza economica di ciascun settore. Senza
corresponsione di compensi, gettoni, emolumenti, indennità o rimborsi di spese
comunque denominati, l’analisi può essere integrata dal contributo di
rappresentanti della Presidenza del Consiglio dei ministri e di altre amministrazioni
con competenze specifiche su temi di interesse e può avvalersi della collaborazione
di studiosi e rappresentanti del mondo accademico e delle associazioni private
rappresentative delle categorie interessate.
4. I risultati dell’analisi di cui al comma 1, con le modalità e nei termini stabiliti dal
Comitato di sicurezza finanziaria, sono resi disponibili ai soggetti obbligati e agli
organismi di autoregolamentazione ai fini della valutazione, da parte dei medesimi,
dei rischi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo cui sono esposti
nell’esercizio della propria attività e della predisposizione di misure proporzionali e
adeguate al rischio rilevato.
2. I soggetti obbligati procedono, in ogni caso, all’adeguata verifica del cliente e del
titolare effettivo:
1) la natura giuridica;
3) l’ammontare dell’operazione;
5. Gli obblighi di adeguata verifica della clientela sono osservati altresì nei casi in cui
le banche, gli istituti di moneta elettronica, gli istituti di pagamento e Poste Italiane
S.p.A. agiscono da tramite o siano comunque parte nel trasferimento di denaro
contante o titoli al portatore, in euro o valuta estera, effettuato a qualsiasi titolo tra
soggetti diversi, di importo complessivamente pari o superiore a 15.000 euro.
7. Gli obblighi di adeguata verifica della clientela non si osservano in relazione allo
svolgimento dell’attività di mera redazione e trasmissione ovvero di sola
trasmissione delle dichiarazioni derivanti da obblighi fiscali e degli adempimenti in
materia di amministrazione del personale di cui all’articolo 2, comma 1, della legge
11 gennaio 1979, n. 12.
d) il controllo costante del rapporto con il cliente, per tutta la sua durata, attraverso
l’esame della complessiva operatività del cliente medesimo, la verifica e
l’aggiornamento dei dati e delle informazioni acquisite nello svolgimento delle
attività di cui alle lettere a), b) e c), anche riguardo, se necessaria in funzione del
rischio, alla verifica della provenienza dei fondi e delle risorse nella disponibilità del
cliente, sulla base di informazioni acquisite o possedute in ragione dell’esercizio
dell’attività.
1) per i clienti i cui dati identificativi risultino da atti pubblici, da scritture private
autenticate o da certificati qualificati utilizzati per la generazione di una firma
digitale associata a documenti informatici, ai sensi dell’articolo 24 del decreto
legislativo 7 marzo 2005, n. 82;
4) per i clienti che siano già stati identificati dal soggetto obbligato in relazione ad
un altro rapporto o prestazione professionale in essere, purché le informazioni
esistenti siano aggiornate e adeguate rispetto allo specifico profilo di rischio del
cliente;
5) per i clienti i cui dati identificativi siano acquisiti attraverso idonee forme e
modalità, individuate dalle Autorità di vigilanza di settore, nell’esercizio delle
attribuzioni di cui all’articolo 7, comma 1, lettera a), tenendo conto dell’evoluzione
delle tecniche di identificazione a distanza;
Art. 20 (Criteri per la determinazione della titolarità effettiva di clienti diversi dalle
persone fisiche). - 1. Il titolare effettivo di clienti diversi dalle persone fisiche
coincide con la persona fisica o le persone fisiche cui, in ultima istanza, è attribuibile
la proprietà diretta o indiretta dell’ente ovvero il relativo controllo.
5. Nel caso in cui il cliente sia una persona giuridica privata, di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 10 febbraio 2000, n. 361, sono cumulativamente
individuati, come titolari effettivi:
3. I trust produttivi di effetti giuridici rilevanti a fini fiscali, secondo quanto disposto
dall’articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica del 22 gennaio 1986 n.
917, sono tenuti all’iscrizione in apposita sezione speciale del Registro delle
imprese. Le informazioni di cui all’articolo 22, comma 5, relative alla titolarità
effettiva dei medesimi trust sono comunicate, a cura del fiduciario o dei fiduciari
ovvero di altra persona per conto del fiduciario, per via esclusivamente telematica e
in esenzione da imposta di bollo, al Registro delle imprese, ai fini della relativa
conservazione. L’omessa comunicazione delle informazioni sul titolare effettivo è
punita con la medesima sanzione di cui all’articolo 2630 del codice civile.
4. L’accesso alle informazioni di cui all’articolo 22, comma 5, relative alla titolarità
effettiva dei medesimi trust è consentito:
5. Con apposito decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il
Ministro dello sviluppo economico, sono stabiliti:
6. I diritti di segreteria per gli adempimenti previsti dal presente articolo sono
stabiliti, modificati e aggiornati, nel rispetto dei costi standard, con le modalità di cui
all’articolo 18 della legge 29 dicembre 1993, n. 580, e successive modificazioni.
Art. 22 (Obblighi del cliente). - 1. I clienti forniscono per iscritto, sotto la propria
responsabilità, tutte le informazioni necessarie e aggiornate per consentire ai
soggetti obbligati di adempiere agli obblighi di adeguata verifica.
5. I fiduciari di trust espressi, disciplinati ai sensi della legge 16 ottobre 1989, n. 364,
ottengono e detengono informazioni adeguate, accurate e aggiornate sulla titolarità
effettiva del trust, per tali intendendosi quelle relative all’identità del fondatore, del
fiduciario o dei fiduciari, del guardiano ovvero di altra persona per conto del
fiduciario, ove esistenti, dei beneficiari o classe di beneficiari e delle altre persone
fisiche che esercitano il controllo sul trust e di qualunque altra persona fisica che
esercita, in ultima istanza, il controllo sui beni conferiti nel trust attraverso la
proprietà diretta o indiretta o attraverso altri mezzi. I fiduciari di trust espressi
conservano tali informazioni per un periodo non inferiore a cinque anni dalla
cessazione del loro stato di fiduciari e le rendono prontamente accessibili alle
autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a) e b). I medesimi fiduciari che, in
tale veste, instaurano un rapporto continuativo o professionale ovvero eseguono
una prestazione occasionale dichiarano il proprio stato ai soggetti obbligati.
3) clienti che sono residenti in aree geografiche a basso rischio, ai sensi della lettera
c) ;
1) contratti di assicurazione vita rientranti nei rami di cui all’articolo 2, comma 1, del
CAP, nel caso in cui il premio annuale non ecceda i 1.000 euro o il cui premio unico
non sia di importo superiore a 2.500 euro;
1) Stati membri;
4) Paesi terzi che, sulla base di fonti attendibili e indipendenti, quali valutazioni
reciproche ovvero rapporti di valutazione dettagliata pubblicati, prevedano e diano
effettiva applicazione a presidi di prevenzione del riciclaggio e di finanziamento del
terrorismo, coerenti con le raccomandazioni del GAFI.
f) qualora l’importo memorizzato sul dispositivo sia superiore a 100 euro, tale
importo non sia rimborsato o ritirato in contanti.
2) clienti residenti o aventi sede in aree geografiche ad alto rischio secondo i criteri
di cui alla lettera c) ;
1) Paesi terzi che, sulla base di fonti attendibili e indipendenti quali valutazioni
reciproche ovvero rapporti pubblici di valutazione dettagliata, siano ritenuti carenti
di efficaci presidi di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo
coerenti con le raccomandazioni del GAFI;
a) informare l’alta dirigenza prima del pagamento dei proventi della polizza;
Sezione III - Art. 26 (Esecuzione degli obblighi di adeguata verifica da parte di terzi).
- 1. Ferma la responsabilità dei soggetti obbligati in ordine agli adempimenti di cui
al presente Titolo, è consentito ai medesimi di ricorrere a terzi per l’assolvimento
degli obblighi di adeguata verifica di cui all’articolo 18, comma 1, lettere a), b) e c).
2) sono sottoposti a controlli di vigilanza in linea con quelli previsti dal diritto
dell’Unione europea;
4. Per i clienti il cui contatto è avvenuto attraverso l’intervento dei soggetti obbligati
di cui all’articolo 3, comma 3, lettere b) e c), l’intermediario può procedere
all’identificazione acquisendo da tali soggetti obbligati le informazioni necessarie,
anche senza la presenza contestuale del cliente.
Art. 29 (Esecuzione da parte di terzi aventi sede in Paesi ad alto rischio). - 1. È fatto
divieto ai soggetti obbligati di avvalersi di terzi aventi sede in Paesi terzi ad alto
rischio.
Art. 33 (Obbligo di invio dei dati aggregati alla UIF). - 1. Gli intermediari bancari e
finanziari, ad esclusione di quelli di cui all’articolo 3, comma 2, lettere i), o), p) e q),
nonché le società fiduciarie di cui all’articolo 3, comma 3, lettera a), trasmettono alla
UIF dati aggregati concernenti la propria operatività, al fine di consentire
l’effettuazione di analisi mirate a far emergere eventuali fenomeni di riciclaggio o di
finanziamento del terrorismo nell’ambito di determinate zone territoriali.
3. Fermo quanto stabilito dalle disposizioni di cui al presente decreto per le finalità
di prevenzione del riciclaggio e di finanziamento del terrorismo, nel rispetto dei
principi di semplificazione, economicità ed efficienza, le Autorità di vigilanza di
settore, a supporto delle rispettive funzioni, possono adottare disposizioni
specifiche per la conservazione e l’utilizzo dei dati e delle informazioni relativi ai
clienti, contenuti in archivi informatizzati, ivi compresi quelli già istituiti presso i
soggetti rispettivamente vigilati, alla data di entrata in vigore del presente articolo.
4. In caso di denuncia o di rapporto ai sensi degli articoli 331 e 347 del codice di
procedura penale, l’identità del segnalante, anche qualora sia conosciuta, non è
menzionata.
5. Nei casi relativi allo stesso cliente o alla stessa operazione, che coinvolgano due o
più intermediari bancari e finanziari ovvero due o più professionisti, il divieto di cui
al comma 1 non impedisce la comunicazione tra gli intermediari o tra i professionisti
in questione, a condizione che appartengano ad uno Stato membro o siano situati
in un Paese terzo che impone obblighi equivalenti a quelli previsti dal presente
decreto legislativo, fermo restando quanto stabilito dagli articoli 42, 43 e 44 del
Codice in materia di protezione dei dati personali. Le informazioni scambiate
possono essere utilizzate esclusivamente ai fini di prevenzione del riciclaggio o del
finanziamento del terrorismo.
a) avvalendosi dei risultati delle analisi e degli studi compiuti nonché delle
risultanze della propria attività ispettiva, effettua approfondimenti sotto il profilo
finanziario delle segnalazioni ricevute nonché delle ipotesi di operazioni sospette
non segnalate di cui viene a conoscenza, sulla base di dati e informazioni contenuti
in archivi propri ovvero sulla base delle informazioni comunicate dagli organi delle
indagini, dalle autorità di vigilanza di settore, dagli organismi di
autoregolamentazione e dalle FIU estere;
e) ferme le disposizioni di cui alle lettere c) e d), nei casi di specifico interesse,
comunica agli Organismi di informazione per la sicurezza della Repubblica di cui
alla legge 3 agosto 2007, n. 124 i risultati delle analisi svolte, incluse le informazioni
ad esse pertinenti relative ai reati presupposto associati e secondo modalità
concordate, informa tempestivamente il Nucleo speciale di polizia valutaria della
Guardia di finanza e la Direzione investigativa antimafia dei dati e delle
informazioni comunicati ai sensi della presente lettera;
f) mantiene evidenza per dieci anni delle segnalazioni non trasmesse ai sensi della
lettera d), mediante procedure che consentano, sulla base di protocolli d’intesa, la
consultazione agli organi investigativi di cui all’articolo 9.
4. È fatta in ogni caso salva l’applicazione dell’articolo 35, comma 2, nei casi in cui
l’operazione debba essere eseguita in quanto sussiste un obbligo di legge di ricevere
l’atto.
a) gli adempimenti cui i soggetti convenzionati e gli agenti sono tenuti in occasione
dell’identificazione di cui al comma 1, lettera a), e le modalità di adempimento dei
medesimi, l’indicazione dei tempi entro cui le informazioni sono trasmesse
all’intermediario di riferimento ovvero al punto di contatto centrale nonché la
responsabilità ascrivibile al soggetto convenzionato o all’agente per l’inosservanza
dei termini e delle condizioni ivi previsti;
b) l’indirizzo ovvero la sede legale e, ove diversa, la sede operativa del soggetto
convenzionato ovvero dell’agente, con indicazione della città e del relativo codice di
avviamento postale;
2. Nelle ipotesi di cui all’articolo 43, comma 2, lettera e), i prestatori di servizi di
pagamento e gli istituti di moneta elettronica e le rispettive succursali direttamente
ovvero, limitatamente a quelli aventi sede legale e amministrazione centrale in altro
Stato membro, per il tramite del punto di contatto centrale, comunicano all’OAM,
per l’annotazione in apposita sottosezione, ad accesso riservato, del registro di cui al
comma 1 l’intervenuta cessazione del rapporto di convenzionamento o del mandato,
per motivi non commerciali, entro trenta giorni dall’estinzione del rapporto.
L’accesso alla sottosezione è consentito, senza restrizioni, alla Guardia di Finanza,
alla Banca d’Italia e alla UIF, per l’esercizio delle rispettive competenze in materia di
vigilanza e di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del
terrorismo nonché ai prestatori di servizi di pagamento e agli istituti di moneta
elettronica, alle succursali e ai punti di contatto centrale, a salvaguardia della
correttezza e della legalità dei comportamenti degli operatori del mercato.
c) la tempestiva annotazione dei dati comunicati dai soggetti di cui al comma 1 e dei
relativi aggiornamenti;
f) il rispetto delle norme dettate dal codice in materia di protezione dei dati personali
nonché il trattamento dei medesimi esclusivamente per le finalità di cui al presente
decreto;
Art. 47 (Comunicazioni oggettive). - 1. Fermi gli obblighi di cui al Titolo II, Capo III, i
soggetti obbligati trasmettono alla UIF, con cadenza periodica, dati e informazioni
individuati in base a criteri oggettivi, concernenti operazioni a rischio di riciclaggio
o di finanziamento del terrorismo.
DOCUMENTI UFFICIALI
2. Per il servizio di rimessa di denaro di cui all’articolo 1, comma 1, lettera b), numero
6), del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 11, la soglia è di 1.000 euro.
5. Gli assegni bancari e postali emessi per importi pari o superiori a 1.000 euro
devono recare l’indicazione del nome o della ragione sociale del beneficiario e la
clausola di non trasferibilità.
6. Gli assegni bancari e postali emessi all’ordine del traente possono essere girati
unicamente per l’incasso a una banca o a Poste Italiane S.p.A.
7. Gli assegni circolari, vaglia postali e cambiari sono emessi con l’indicazione del
nome o della ragione sociale del beneficiario e la clausola di non trasferibilità.
10. Per ciascun modulo di assegno bancario o postale richiesto in forma libera
ovvero per ciascun assegno circolare o vaglia postale o cambiario rilasciato in forma
libera è dovuta dal richiedente, a titolo di imposta di bollo, la somma di 1,50 euro.
15. Restano ferme le disposizioni relative ai pagamenti effettuati allo Stato o agli
altri enti pubblici e alle erogazioni da questi comunque disposte verso altri soggetti.
E’ altresì fatto salvo quanto previsto dall’articolo 494 del codice di procedura civile.
3.1. le singole operazioni riferite ad ogni sessione di gioco nel periodo temporale
massimo di una settimana;
4.1. lo stato dei conti di gioco ed in particolare quelli sospesi e quelli sui quali vi
siano movimentazioni rilevanti;
4.4. la frequenza e le fasce orarie delle transazioni di ricarica del conto di gioco;
4.5. l’individuazione di anomalie nell’utilizzo del conto di gioco per come desumibili
dal rapporto tra depositi e prelievi;
2. Gli operatori di gioco on line consentono operazioni di ricarica dei conti di gioco,
ai soggetti titolari del conto esclusivamente attraverso mezzi di pagamento idonei a
garantire la piena tracciabilità dei flussi finanziari connessi alle operazioni di gioco.
a) ai dati identificativi conferiti dal cliente all’atto dell’apertura dei conti di gioco;
b) alla data di ogni operazioni di apertura e ricarica dei conti di gioco e di riscossione
sui medesimi conti nonché al valore delle medesime operazioni e ai mezzi di
pagamento per esse impiegati;
c) all’indirizzo IP, alla data, all’ora e alla durata delle connessioni telematiche nel
corso delle quali il cliente, accedendo ai sistemi dell’operatore di gioco on line, pone
in essere le suddette operazioni.
4. L’Agenzia delle dogane e dei monopoli riscontra l’autenticità dei dati contenuti
nei documenti presentati dai richiedenti l’apertura dei conti di gioco anche
attraverso la consultazione del sistema pubblico per la prevenzione del furto di
identità, di cui al Titolo V-bis del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141 come
integrato dal decreto legislativo n. 64 del 2011.
b) alla data delle operazioni di gioco, al valore delle medesime operazioni e ai mezzi
di pagamento utilizzati.
9. Fermo quanto stabilito dal comma 7, i gestori di case da gioco applicano le misure
di identificazione e verifica dell’identità del cliente qualora il valore delle transazioni
effettuate per l’acquisto o cambio di gettoni o di altri mezzi di gioco ovvero per
l’incasso di vincite da parte del cliente sia di importo pari o superiore a 2.000 euro.
Qualora vi sia il sospetto di riciclaggio o finanziamento del terrorismo, i medesimi
gestori sono tenuti ad applicare le predette misure, quale che sia l’importo
dell’operazione effettuata.
Art. 54 (Autorità e cooperazione nel comparto del gioco). - 1. Per l’attuazione delle
disposizioni di cui al presente Titolo, le amministrazioni e istituzioni interessate, a
supporto dei prestatori di servizi di gioco, elaborano standard tecnici di
regolamentazione, anche sulla base dell’analisi nazionale del rischio di riciclaggio e
di finanziamento del terrorismo elaborata dal Comitato di sicurezza finanziaria, ai
sensi dell’articolo 14 del presente decreto.
DOCUMENTI UFFICIALI
Articolo 5 — Modifiche al Titolo V del
decreto legislativo 21 novembre 2007, n.
231
Testo in vigore dal 4 luglio 2017
1. Il Capo I del Titolo V del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, è sostituito dal
seguente:
2. Chiunque, essendo tenuto all’osservanza degli obblighi di conservazione ai sensi del presente
decreto, acquisisce o conserva dati falsi o informazioni non veritiere sul cliente, sul titolare
effettivo, sull’esecutore, sullo scopo e sulla natura del rapporto continuativo o della prestazione
professionale e sull’operazione ovvero si avvale di mezzi fraudolenti al fine di pregiudicare la
corretta conservazione dei predetti dati e informazioni è punito con la reclusione da sei mesi a
tre anni e con la multa da 10.000 euro a 30.000 euro.
3. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque essendo obbligato, ai sensi del
presente decreto, a fornire i dati e le informazioni necessarie ai fini dell’adeguata verifica della
clientela, fornisce dati falsi o informazioni non veritiere, è punito con la reclusione da sei mesi a
tre anni e con la multa da 10.000 euro a 30.000 euro.
4. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, essendovi tenuto, viola il divieto di
comunicazione di cui agli articoli 39, comma 1, e 41, comma 3, è punito con l’arresto da sei
mesi a un anno e con l’ammenda da 5.000 euro a 30.000 euro.
5. Chiunque al fine di trarne profitto per sé o per altri, indebitamente utilizza, non essendone
titolare, carte di credito o di pagamento, ovvero qualsiasi altro documento analogo che abiliti al
prelievo di denaro contante o all’acquisto di beni o alla prestazione di servizi, è punito con la
reclusione da uno a cinque anni e con la multa da 310 euro a 1.550 euro. Alla stessa pena
soggiace chi, al fine di trarne profitto per sé o per altri, falsifica o altera carte di credito o di
pagamento o qualsiasi altro documento analogo che abiliti al prelievo di denaro contante o
all’acquisto di beni o alla prestazione di servizi, ovvero possiede, cede o acquisisce tali carte o
documenti di provenienza illecita o comunque falsificati o alterati, nonché ordini di pagamento
prodotti con essi.
6. Per le violazioni delle disposizioni di cui all’articolo 131-ter del decreto legislativo 1°
settembre 1993, n. 385, è ordinata, nei confronti degli agenti in attività finanziaria che prestano
servizi di pagamento attraverso il servizio di rimessa di denaro di cui all’articolo 1, comma 1,
lettera n), del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 11, la confisca degli strumenti che sono
serviti a commettere il reato. In caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta delle
parti a norma dell’articolo 444 del codice di procedura penale per il delitto di cui al comma 5 è
ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato, nonché
del profitto o del prodotto, salvo che appartengano a persona estranea al reato, ovvero quando
essa non è possibile, la confisca di beni, somme di denaro e altre utilità di cui il reo ha la
disponibilità per un valore corrispondente a tale profitto o prodotto.
7. Gli strumenti sequestrati ai fini della confisca di cui al comma 6 nel corso delle operazioni di
polizia giudiziaria, sono affidati dall’Autorità giudiziaria agli organi di polizia che ne facciano
richiesta.".
2. Il Capo II del Titolo V del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, è sostituito dal
seguente:
2. Fuori dei casi di cui al comma 1 e salvo quanto previsto dall’articolo 62, commi 1 e 5, nelle
ipotesi di violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime, si applica la sanzione
amministrativa pecuniaria da 2.500 euro a 50.000 euro. La gravità della violazione è
determinata anche tenuto conto:
a) dell’intensità e del grado dell’elemento soggettivo, anche avuto riguardo all’ascrivibilità, in tutto
o in parte, della violazione alla carenza, all’incompletezza o alla non adeguata diffusione di
prassi operative e procedure di controllo interno;
b) del grado di collaborazione con le autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a) ;
c) della rilevanza ed evidenza dei motivi del sospetto, anche avuto riguardo al valore
dell’operazione e alla loro incoerenza rispetto alle caratteristiche del cliente e del relativo
rapporto;
d) della reiterazione e diffusione dei comportamenti, anche in relazione alle dimensioni, alla
complessità organizzativa e all’operatività del soggetto obbligato.
2. Fuori dei casi di cui al comma 1 e salvo quanto previsto dall’articolo 62, commi 1 e 5, nelle
ipotesi di violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime, si applica la sanzione
amministrativa pecuniaria da 2.500 euro a 50.000 euro. La gravità della violazione è
determinata anche tenuto conto:
a) dell’intensità e del grado dell’elemento soggettivo, anche avuto riguardo all’ascrivibilità, in tutto
o in parte, della violazione alla carenza, all’incompletezza o alla non adeguata diffusione di
prassi operative e procedure di controllo interno;
b) del grado di collaborazione con le autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a) ;
c) della rilevanza ed evidenza dei motivi del sospetto, anche avuto riguardo al valore
dell’operazione e alla loro incoerenza rispetto alle caratteristiche del cliente e del relativo
rapporto;
d) della reiterazione e diffusione dei comportamenti, anche in relazione alle dimensioni, alla
complessità organizzativa e all’operatività del soggetto obbligato.
Art. 58 (Inosservanza delle disposizioni relative all’obbligo di segnalazione delle operazioni
sospette). - 1. Salvo che il fatto costituisca reato, ai soggetti obbligati che omettono di effettuare
la segnalazione di operazioni sospette, si applica una sanzione amministrativa pecuniaria pari a
3.000 euro.
2. Salvo che il fatto costituisca reato e salvo quanto previsto dall’articolo 62, commi 1 e 5, nelle
ipotesi di violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime, si applica la sanzione
amministrativa pecuniaria da 30.000 euro a 300.000 euro. La gravità della violazione è
determinata anche tenuto conto:
a) dell’intensità e del grado dell’elemento soggettivo, anche avuto riguardo all’ascrivibilità, in tutto
o in parte, della violazione alla carenza, all’incompletezza o alla non adeguata diffusione di
prassi operative e procedure di controllo interno;
b) del grado di collaborazione con le autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a) ;
c) della rilevanza ed evidenza dei motivi del sospetto, anche avuto riguardo al valore
dell’operazione e al grado della sua incoerenza rispetto alle caratteristiche del cliente e del
relativo rapporto;
d) della reiterazione e diffusione dei comportamenti, anche in relazione alle dimensioni, alla
complessità organizzativa e all’operatività del soggetto obbligato.
4. Nel caso in cui le violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime producono un
vantaggio economico, l’importo massimo della sanzione di cui al comma 2:
a) è elevato fino al doppio dell’ammontare del vantaggio medesimo, qualora detto vantaggio sia
determinato o determinabile e, comunque, non sia inferiore a 450.000 euro;
b) è elevato fino ad un milione di euro, qualora il predetto vantaggio non sia determinato o
determinabile.
5. Ai soggetti obbligati che, con una o più azioni od omissioni, commettono, anche in tempi
diversi, una o più violazioni della stessa o di diverse norme previste dal presente decreto in
materia di adeguata verifica della clientela e di conservazione da cui derivi, come conseguenza
immediata e diretta, l’inosservanza dell’obbligo di segnalazione di operazione sospetta, si
applicano unicamente le sanzioni previste dal presente articolo.
Art. 59 (Inosservanza degli obblighi di comunicazione da parte dei componenti degli organi di
controllo dei soggetti obbligati). - 1. Ciascun componente degli organi di controllo presso i
soggetti obbligati è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 euro a 30.000
euro qualora, nell’esercizio della propria funzione, ometta di effettuare le comunicazioni
obbligatorie ai sensi dell’articolo 46 del presente decreto.
Art. 60 (Inosservanza degli obblighi informativi nei riguardi dell’Unità di informazione finanziaria e
degli ispettori del Ministero dell’economia e delle finanze). - 1. Ai destinatari degli obblighi di
trasmissione e informazione nei confronti dell’UIF, previsti dal presente decreto e dalle relative
disposizioni attuative, che omettono di fornire alla medesima Unità le informazioni o i dati
richiesti per lo svolgimento delle sue funzioni istituzionali, si applica la sanzione amministrativa
pecuniaria da 5.000 euro a 50.000 euro.
2. La medesima sanzione di cui al comma 1 si applica a coloro che, in occasione delle ispezioni
di cui all’articolo 5, comma 3, si rifiutino di esibire documenti o comunque rifiutino di fornire
notizie o forniscano notizie errate od incomplete.
2. Ai prestatori di servizi di pagamento e agli istituti emittenti moneta elettronica, alle relative
succursali e ai punti di contatto centrale che non ottemperano agli obblighi di comunicazione di
cui all’articolo 45, si applica la sanzione pecuniaria di 4.500 euro. In caso di violazioni gravi,
ripetute o sistematiche ovvero plurime, la sanzione è triplicata. Se la comunicazione avviene nei
trenta giorni successivi alla scadenza dei termini prescritti, la sanzione amministrativa pecuniaria
è ridotta di un terzo. La procedura per la contestazione delle violazioni di cui al presente comma
e l’irrogazione e riscossione delle relative sanzioni è attribuita alla competenza dell’OAM.
3. La Guardia di finanza, che agisce con i poteri di cui all’articolo 2, comma 4, del decreto
legislativo 19 marzo 2001, n. 68, esercita il controllo sull’osservanza delle disposizioni di cui al
Titolo II, Capo V da parte dei soggetti convenzionati e degli agenti di cui all’articolo 1, comma 2,
lettera nn).
5. La Guardia di finanza qualora, nell’esercizio dei poteri di controllo conferiti ai sensi del
presente decreto, accerti e contesti gravi violazioni delle disposizioni di cui all’articolo 44 e
riscontri la sussistenza, a carico del medesimo soggetto, di due distinte annotazioni, anche non
consecutive, nell’apposita sottosezione del registro di cui all’articolo 45 comma 2, avvenute nel
corso dell’ultimo triennio, propone, a titolo accessorio rispetto alla sanzione amministrativa
pecuniaria, la sospensione da quindici giorni a tre mesi dell’esercizio del servizio, oggetto di
convenzione o mandato, rispetto al quale la violazione è stata riscontrata.
6. Nell’ipotesi di cui al comma 5, l’istituto per conto del quale opera il soggetto convenzionato o
l’agente ovvero, limitatamente alle violazioni contestate a soggetti convenzionati e agenti di
istituti aventi sede legale e amministrazione centrale in altro Stato comunitario, il punto di
contatto centrale, è tenuto, in solido con il soggetto convenzionato o l’agente, al pagamento della
sanzione amministrativa pecuniaria.
7. Il provvedimento di sospensione di cui al comma 5 è adottato dagli uffici centrali del Ministero
dell’economia e delle finanze e notificato all’interessato, all’istituto per conto del quale opera il
soggetto convenzionato o l’agente ovvero, limitatamente alle violazioni contestate ai soggetti
convenzionati di istituti aventi sede legale e amministrazione centrale in altro Stato comunitario,
al punto di contatto centrale. Il provvedimento di sospensione è, altresì, comunicato all’OAM, per
l’annotazione nella sottosezione del registro di cui all’articolo 45 comma 2.
8. L’esecuzione del provvedimento di sospensione, attraverso l’apposizione del sigillo
dell’autorità procedente e delle sottoscrizioni del personale incaricato nonché il controllo sulla
sua osservanza da parte degli interessati sono espletati dalla Guardia di finanza. L’inosservanza
del provvedimento di sospensione è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da 10.000
euro a 30.000 euro.
9. Salvo quanto previsto dal comma 2, all’irrogazione delle sanzioni amministrative pecuniarie di
cui al presente articolo provvede il Ministero dell’economia e delle finanze, con proprio decreto,
ai sensi dell’articolo 65. Il decreto che irroga la sanzione, notificato ai sensi di legge, è
contestualmente comunicato, a cura del Ministero dell’economia e delle finanze all’OAM, per
l’annotazione nella sottosezione del registro di cui all’articolo 45 comma 2.
Art. 62 (Disposizioni sanzionatorie specifiche per soggetti obbligati vigilati). - 1. Nei confronti
degli intermediari bancari e finanziari responsabili, in via esclusiva o concorrente, di violazioni
gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime delle disposizioni di cui al Titolo II, Capi I, II e III, di
quelle in materia di procedure e controlli interni di cui agli articoli 15 e 16 del presente decreto,
delle relative disposizioni attuative adottate dalle autorità di vigilanza di settore nonché
dell’inosservanza dell’ordine di cui al comma 4, lettera a), si applica la sanzione amministrativa
pecuniaria da 30.000 euro a 5.000.000 ovvero pari al dieci per cento del fatturato complessivo
annuo, quando tale importo percentuale è superiore a 5.000.000 di euro e il fatturato è
disponibile e determinabile. La medesima sanzione si applica nel caso di mancata istituzione
del punto di contatto centrale di cui all’articolo 43, comma 3.
3. Nelle ipotesi di cui al comma 2, tenuto conto della gravità della violazione accertata e nel
rispetto dei criteri di cui all’articolo 67, le autorità di vigilanza di settore, secondo le rispettive
competenze, hanno il potere di applicare la sanzione amministrativa accessoria dell’interdizione
dallo svolgimento della funzione o dell’incarico di amministrazione, direzione o controllo dell’ente,
per un periodo non inferiore a sei mesi e non superiore a tre anni.
4. Per le violazioni delle disposizioni di cui al Titolo II, Capi I, II e di quelle in materia di procedure
e controlli interni di cui agli articoli 15 e 16 del presente decreto e delle relative disposizioni
attuative, caratterizzate da scarsa offensività o pericolosità alla stregua dei criteri di cui
all’articolo 67, le autorità di vigilanza di settore, in alternativa alla sanzione amministrativa
pecuniaria, hanno il potere di:
5. Nei confronti dei revisori legali e delle società di revisione legale con incarichi di revisione su
enti di interesse pubblico o su enti sottoposti a regime intermedio responsabili di violazioni
gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime delle disposizioni di cui al Titolo II, Capi I, II e III, di
quelle in materia di procedure e controlli interni di cui agli articoli 15 e 16 del presente decreto,
delle relative disposizioni attuative adottate dalla Consob si applica la sanzione amministrativa
pecuniaria da euro 3.000 a 1.000.000 di euro. La medesima sanzione si applica ai soggetti
titolari di funzioni di amministrazione, direzione e controllo dell’ente che, non assolvendo in tutto o
in parte ai compiti direttamente o indirettamente correlati alla funzione o all’incarico, hanno
agevolato, facilitato o comunque reso possibili le violazioni. Nei confronti dei medesimi soggetti,
tenuto conto della gravità della violazione accertata, la Consob ha il potere di applicare la
sanzione amministrativa accessoria dell’interdizione dallo svolgimento della funzione o
dell’incarico di amministrazione, direzione o controllo dell’ente, per un periodo non inferiore a sei
mesi e non superiore a tre anni.
6. La violazione della prescrizione di cui all’articolo 25, comma 3, è punita con la sanzione
amministrativa pecuniaria da 10.000 euro a 200.000 euro.
7. Fermo quanto previsto dal comma 9, all’irrogazione delle sanzioni comminate dal presente
articolo, nei confronti degli intermediari bancari e finanziari provvedono la Banca d’Italia e
l’IVASS, in ragione delle rispettive attribuzioni. La Banca d’Italia provvede, altresì, all’irrogazione
delle sanzioni di cui al presente articolo in caso di inosservanza del regolamento (UE) n.
2015/847 e delle norme tecniche di regolamentazione emanate dalla Commissione europea ai
sensi dell’articolo 10 dei regolamenti (CE) n. 1093/2010, n. 1094/2010 e n. 1095/2010,
nell’esercizio dei poteri di cui all’articolo 45, paragrafi 7 e 11, della direttiva.
8. Fermo quanto previsto dal comma 9, all’irrogazione delle sanzioni di cui al presente articolo
nei confronti dei revisori legali e delle società di revisione legale con incarichi di revisione su enti
di interesse pubblico o su enti sottoposti a regime intermedio provvede la CONSOB che
comunica, altresì, al Ministero dell’economia e delle finanze i provvedimenti adottati ai sensi del
comma 3 ai fini della cancellazione o sospensione dal Registro di cui all’articolo 2, comma 1, del
decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39.
9. È fatta salva la competenza del Ministero dell’economia e delle finanze all’irrogazione delle
sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti dei titolari di funzioni di amministrazione,
direzione e controllo dei soggetti obbligati vigilati che, non assolvendo in tutto o in parte ai
compiti direttamente o indirettamente correlati alla funzione o all’incarico, hanno agevolato,
facilitato o comunque reso possibile la violazione dell’obbligo di segnalazione di operazione
sospetta.
Art. 63 (Inosservanza delle disposizioni di cui al Titolo III). - 1. Fatta salva l’efficacia degli atti, alle
violazioni delle disposizioni di cui all’articolo 49, commi 1, 2, 3, 5, 6 e 7, si applica la sanzione
amministrativa pecuniaria da 3.000 euro a 50.000 euro.
2. La violazione della prescrizione di cui all’articolo 49, comma 12, è punita con la sanzione
amministrativa pecuniaria da 250 euro a 500 euro.
3. La violazione del divieto di cui all’articolo 50, comma 1, è punita con una sanzione
amministrativa pecuniaria dal 20 per cento al 40 per cento del saldo.
4. La violazione del divieto di cui all’articolo 50, comma 2, è punita con una sanzione
amministrativa pecuniaria dal 10 per cento al 40 per cento del saldo.
5. La violazione dell’obbligo di cui all’articolo 51, comma 1, del presente decreto è punita con
una sanzione amministrativa pecuniaria da 3.000 euro a 15.000 euro.
6. Per le violazioni di cui al comma 1 del presente articolo, che riguardano importi superiori a
250.000 euro, la sanzione è quintuplicata nel minimo e nel massimo edittali.
7. Per le violazioni di cui ai commi 3 e 4 del presente articolo, che riguardino importi superiori a
50.000 euro, la sanzione minima e massima è aumentata del 50 per cento.
2. La Guardia di finanza, che agisce con i poteri di cui di cui all’articolo 2, comma 4, del decreto
legislativo 19 marzo 2001, n. 68, esercita il controllo sull’osservanza delle disposizioni di cui al
presente decreto, da parte dei distributori e degli esercenti, a qualsiasi titolo contrattualizzati, dei
quali i concessionari si avvalgono per l’offerta di servizi di gioco e ne accerta e contesta le
relative violazioni.
4. Nei casi di violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime, tenuto conto della rilevanza
della violazione, le sanzioni amministrative pecuniarie di cui ai commi 1, 2 e 3 sono raddoppiate
nel minimo e nel massimo edittali. In tali ipotesi, il concessionario è tenuto, in solido con il
distributore o esercente contrattualizzato, al pagamento della sanzione amministrativa
pecuniaria irrogata.
5. La Guardia di finanza, qualora, nell’esercizio dei poteri di controllo conferiti ai sensi del
presente decreto, accerti e contesti una grave violazione delle disposizioni di cui al presente
decreto a carico dei distributori e degli esercenti, a qualsiasi titolo contrattualizzati, dei quali il
concessionario si avvale per l’offerta di servizi di gioco, e riscontri la sussistenza, a carico dei
medesimi soggetti, di due provvedimenti sanzionatori adottati nel corso dell’ultimo triennio,
propone, a titolo accessorio rispetto alla sanzione amministrativa pecuniaria, la sospensione da
quindici giorni a tre mesi dell’esercizio dell’attività medesima. Il provvedimento di sospensione è
adottato dagli uffici centrali del Ministero dell’economia e delle finanze e notificato all’interessato.
Il provvedimento di sospensione è notificato, negli stessi termini, oltre che all’interessato, anche
al concessionario per conto del quale opera il distributore o esercente contrattualizzato, ai fini
dell’adozione di ogni iniziativa utile ad attivare i meccanismi di estinzione del rapporto
contrattuale, ai sensi dell’articolo 52, comma 2, lettera d). Il provvedimento di sospensione è
altresì comunicato dalla Guardia di finanza all’Agenzia delle dogane e dei monopoli, per
l’adozione dei provvedimenti di competenza.
2. Il Ministero dell’economia e delle finanze adotta i propri decreti sanzionatori, udito il parere
della Commissione prevista dall’articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 14
maggio 2007, n. 114. Nel caso di concessione di nulla osta da parte dell’autorità giudiziaria per
l’utilizzo, in sede amministrativa, delle informazioni o degli atti relativi ad un procedimento
penale, il termine di cui all’articolo 14, comma 3, della legge 24 novembre 1981, n. 689, decorre
dalla data di ricezione del nulla osta medesimo.
3. Il Ministero dell’economia e delle finanze, quando provvede all’irrogazione delle sanzioni di cui
al comma 1, lettera a) e b), trasmette gli atti alle autorità di vigilanza di settore per le valutazioni
relative all’applicabilità delle sanzioni di rispettiva competenza. Parimenti, le autorità di vigilanza
di settore trasmettono al Ministero dell’economia e delle finanze gli atti, qualora nell’esercizio
della propria potestà sanzionatoria, ravvisino la sussistenza di elementi suscettibili di valutazione
da parte del Ministero, ai fini dell’applicazione delle sanzioni amministrative pecuniarie, rientranti
nella sua competenza, ai sensi del presente decreto.
4. Il procedimento sanzionatorio per le violazioni di cui agli articoli 44, 49, commi 1, 2, 3, 5, 6, 7 e
12, 50, 51, comma 1, e 64 del presente decreto è svolto dagli uffici delle Ragionerie territoriali
dello Stato, già individuati con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 17
novembre 2011. La Commissione di cui all’articolo 1 del decreto del Presidente della
Repubblica 14 maggio 2007, n. 114, formula pareri di massima, per categorie di violazioni,
utilizzate dalle Ragionerie territoriali dello Stato come riferimenti per la decretazione. Si
applicano, in quanto compatibili, le disposizioni della legge 24 novembre 1981, n. 689.
5. I decreti sanzionatori, adottati ai sensi del presente articolo, sono assoggettati alla
giurisdizione del giudice ordinario e, salvi i decreti sanzionatori di cui al comma 4, per i quali
permane la competenza del tribunale del luogo in cui è stata commessa la violazione, è
competente, in via esclusiva, il Tribunale di Roma. Si applicano, in quanto compatibili, le
disposizioni di cui all’articolo 152-bis delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura
civile e le spese liquidate, in favore dell’amministrazione, affluiscono ai fondi destinati
all’incentivazione del personale dipendente.
7. Le autorità di vigilanza di settore, con proprio regolamento, da emanarsi entro sei mesi
dall’entrata in vigore delle disposizioni contenute nel presente articolo, adottano ovvero integrano
proprie disposizioni atte a garantire agli interessati la piena conoscenza degli atti istruttori e il
contraddittorio, in forma scritta e orale, con l’autorità procedente nonché, relativamente alle
sanzioni da esse comminate, disposizioni attuative aventi ad oggetto, tra l’altro, la
determinazione della definizione di fatturato utile per la quantificazione della sanzione, la
procedura sanzionatoria e le modalità di pubblicazione delle sanzioni.
8. In caso di gravi violazioni degli obblighi di cui al presente decreto, sanzionate dalle autorità
procedenti, in ragione delle rispettive attribuzioni di vigilanza e controllo, gli organismi di cui agli
articoli 112-bis e 128-undecies TUB attivano, su richiesta delle medesime autorità, i
procedimenti di cancellazione dai relativi elenchi. Il procedimento di cancellazione è altresì
attivato, alle medesime condizioni, dall’organismo di cui all’articolo 113, comma 4, TUB e
dall’organismo di cui all’articolo 13, comma 38, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito,
con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, ovvero dalla Banca d’Italia e dall’IVASS,
fino all’istituzione dei medesimi organismi.
10. In relazione alle sanzioni amministrative pecuniarie di cui all’articolo 58 e 63 del presente
decreto, la responsabilità solidale di cui all’articolo 6 della legge 24 novembre 1981, n. 689,
sussiste anche quando l’autore della violazione non è univocamente identificabile, ovvero
quando lo stesso non è più perseguibile ai sensi della legge medesima.
11. Ai procedimenti sanzionatori rientranti nelle attribuzioni delle autorità di vigilanza di settore, si
applicano, in quanto compatibili, le previsioni di cui all’articolo 145 TUB, all’articolo 195 TUF, al
Titolo XVIII, Capo VII, CAP e alle relative disposizioni attuative. Le previsioni di cui all’articolo
145 TUB e le relative disposizioni attuative si applicano altresì al procedimento con cui la Banca
d’Italia provvede all’irrogazione delle sanzioni di cui agli articoli 56 e 57, nei confronti dei
soggetti obbligati di cui all’articolo 3, comma 5, lettera f). Alle sanzioni amministrative pecuniarie
irrogate dalle autorità di vigilanza di settore ai sensi dell’articolo 62, commi 2 e 5, non si
applicano gli articoli 6 e 16 della legge 24 novembre 1981, n. 689.
Art. 66 (Misure ulteriori). - 1. Fermo quanto previsto dall’articolo 62, in caso di violazioni gravi,
ripetute o sistematiche ovvero plurime delle disposizioni di cui al presente decreto, il Ministero
dell’economia e delle finanze informa le competenti amministrazioni interessate e gli organismi
di autoregolamentazione, ai fini dell’adozione, ai sensi degli articoli 9 e 11, di ogni atto idoneo
ad intimare ai responsabili di porre termine alle violazioni e di astenersi dal ripeterle. Le
medesime violazioni costituiscono presupposto per l’applicazione delle sanzioni disciplinari, ai
sensi e per gli effetti dei rispettivi ordinamenti di settore. In tali ipotesi l’interdizione dallo
svolgimento della funzione, dell’attività o dell’incarico non può essere inferiore a due mesi e
superiore a cinque anni.
2. Nei casi di violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime delle disposizioni in materia
di adeguata verifica della clientela, di conservazione, di segnalazione di operazione sospetta e
di controlli interni, il decreto che irroga le sanzioni è pubblicato senza ritardo e per estratto, su
apposita sezione del sito web del Ministero dell’economia e delle finanze ovvero delle autorità di
vigilanza di settore, in ragione delle attribuzioni e delle modalità attuative di rispettiva pertinenza.
La pubblicazione per estratto reca indicazione delle violazioni accertate, delle disposizioni
violate, dei soggetti sanzionati, delle sanzioni rispettivamente applicate nonché, nel caso in cui
sia adita l’autorità giudiziaria, dell’avvio dell’azione giudiziaria e dell’esito della stessa. Le
informazioni pubblicate restano sul sito web per un periodo di cinque anni.
d) l’entità del vantaggio ottenuto o delle perdite evitate per effetto della violazione, nella misura in
cui siano determinabili;
e) l’entità del pregiudizio cagionato a terzi per effetto della violazione, nella misura in cui sia
determinabile;
f) il livello di cooperazione con le autorità di cui all’articolo 21, comma 2, lettera a) prestato della
persona fisica o giuridica responsabile;
2. A fronte di violazioni ritenute di minore gravità, in applicazione dei criteri di cui al comma 1, la
sanzione amministrativa pecuniaria prevista dagli articoli 56 comma 1 e 57 comma 1 può
essere ridotta da un terzo a due terzi.
3. Si applicano le disposizioni di cui agli articoli 8 e 8-bis della legge 21 novembre 1981, n. 689,
in materia di concorso formale, di continuazione e di reiterazione delle violazioni.
Art. 68 (Applicazione della sanzione in misura ridotta). - 1. Prima della scadenza del termine
previsto per l’impugnazione del decreto che irroga la sanzione, il destinatario del decreto
sanzionatorio può chiedere al Ministero dell’economia e delle finanze procedente il pagamento
della sanzione in misura ridotta.
2. La riduzione ammessa è pari a un terzo dell’entità della sanzione irrogata. L’applicazione della
sanzione in misura ridotta non è ammessa qualora il destinatario del decreto sanzionatorio si sia
già avvalso, nei cinque anni precedenti, della stessa facoltà.
4. Il pagamento in misura ridotta è effettuato entro novanta giorni dalla notifica del provvedimento
di cui al comma 3. Fino a tale data, restano sospesi i termini per l’impugnazione del decreto
sanzionatorio innanzi all’autorità giudiziaria. Il mancato rispetto del termine e delle modalità di
pagamento indicati obbliga il destinatario del decreto sanzionatorio al pagamento per intero
della sanzione originariamente irrogata dall’amministrazione.
5. Le disposizioni previste dal presente articolo si applicano a tutti i decreti sanzionatori, già
notificati agli interessati, non ancora divenuti definitivi alla data di entrata in vigore della presente
disposizione.
Art. 69 (Successione di leggi nel tempo). - 1. Nessuno può essere sanzionato per un fatto che
alla data di entrata in vigore delle disposizioni di cui al presente Titolo non costituisce più illecito.
Per le violazioni commesse anteriormente all’entrata in vigore del presente decreto, sanzionate
in via amministrativa, si applica la legge vigente all’epoca della commessa violazione, se più
favorevole, ivi compresa l’applicabilità dell’istituto del pagamento in misura ridotta.
2. Dalla data di entrata in vigore del presente articolo, il termine per la conclusione del
procedimento sanzionatorio è di due anni, decorrenti dalla ricezione della contestazione
notificata all’amministrazione procedente. Dalla medesima data le predette notifiche
all’amministrazione sono effettuate esclusivamente tramite posta elettronica certificata. Il
predetto termine è prorogato di ulteriori sei mesi nel caso di formale richiesta da parte
dell’interessato di essere audito nel corso del procedimento. In ogni caso, il procedimento si
considera concluso con l’adozione del decreto che dispone in ordine alla sanzione.
3. Per i procedimenti di cui al comma 2, pendenti alla data di entrata in vigore del presente
articolo, il termine ivi previsto, ove non ancora maturato, è prorogato di ulteriori dodici mesi.".
3. Il Capo III del Titolo V del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, è sostituito dal
seguente:
"Capo III (Disposizioni finali) - Art. 70 (Disposizioni concernenti l’applicazione del regolamento
(UE) del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 maggio 2015, n. 847). - 1. Il regolamento
(UE) del Parlamento europeo e del Consiglio 20 maggio 2015, n. 847, non trova applicazione
nel caso di trasferimenti di fondi effettuati in ambito nazionale sul conto di pagamento di un
beneficiario che permette esclusivamente il pagamento della fornitura di beni o servizi qualora
ricorrano congiuntamente le seguenti condizioni:
a) il prestatore di servizi di pagamento del beneficiario sia soggetto agli obblighi del presente
decreto;
2. I prestatori di servizi di pagamento di cui all’articolo 3, numero 5), del regolamento (UE) n.
2015/847 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 maggio 2015, fatta eccezione per le
situazioni da essi valutate ad alto rischio di riciclaggio o finanziamento al terrorismo, possono
non adottare i provvedimenti di cui all’articolo 8, paragrafo 2, del medesimo regolamento nei
confronti dei prestatori di servizi di pagamento aventi sede in Paesi che hanno previsto una
soglia di esenzione per gli obblighi di invio dei dati informativi. Il presente comma non si applica
nel caso di trasferimento di fondi superiore a 1.000 euro o 1.000 USD.
3. La Banca d’Italia può emanare istruzioni per l’applicazione del regolamento (UE) n. 2015/847
del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 maggio 2015 nei confronti dei prestatori di
servizi di pagamento; mediante tali istruzioni possono essere indicate fattispecie di
trasferimento di fondi rientranti nella deroga di cui al comma 1.
Art. 71 (Disposizioni sull’Ufficio italiano dei cambi). - 1. Alla Banca d’Italia sono trasferiti le
competenze e i poteri, con le relative risorse strumentali, umane e finanziarie, attribuiti all’Ufficio
italiano dei cambi (UIC) dal decreto legislativo 26 agosto 1998, n. 319, dal testo unico di cui al
decreto legislativo n. 385 del 1993, dal decreto-legge 3 maggio 1991, n. 143, convertito, con
modificazioni, dalla legge 5 luglio 1991, n. 197, e dai successivi provvedimenti in tema di
controlli finanziari, prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo internazionale.
2. Ogni riferimento all’Ufficio italiano dei cambi contenuto nelle leggi o in atti normativi si intende
effettuato alla Banca d’Italia.
3. L’Ufficio italiano dei cambi è soppresso. Ai sensi e per gli effetti dell’articolo 5, comma 3, del
decreto legislativo 26 agosto 1998, n. 319, la Banca d’Italia succede nei diritti e nei rapporti
giuridici di cui l’Ufficio italiano cambi è titolare. Ai fini delle imposte sui redditi si applica, in
quanto compatibile, l’articolo 172 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, ad eccezione del comma 7. La
successione avviene applicando ai dipendenti dell’Ufficio italiano dei cambi la medesima
disciplina del rapporto di impiego prevista per il personale della Banca d’Italia, con
mantenimento delle anzianità di grado e di servizio maturate e senza pregiudizio del trattamento
economico e previdenziale già riconosciuto ai dipendenti medesimi dall’Ufficio.
Art. 72 (Modifiche a disposizioni normative vigenti). - 1. All’articolo 7, sesto comma del decreto
del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, sono apportate le seguenti
modificazioni:
a) dopo le parole: "l’esistenza dei rapporti" sono inserite le seguenti: "e l’esistenza di qualsiasi
operazione di cui al precedente periodo, compiuta al di fuori di un rapporto continuativo";
b) dopo le parole: "dati anagrafici dei titolari" sono inserite le seguenti: "e dei soggetti che
intrattengono con gli operatori finanziari qualsiasi rapporto o effettuano operazioni al di fuori di
un rapporto continuativo per conto proprio ovvero per conto o a nome di terzi".
2. Nel decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, all’articolo 7,
undicesimo comma, quarto periodo, le parole: "sia in fase di indagini preliminari" sono sostituite
dalle seguenti: "sia ai fini delle indagini preliminari e dell’esercizio delle funzioni previste
dall’articolo 371-bis del codice di procedura penale".
3. Nel decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, dopo l’articolo 25-septies è inserito il seguente:
"Art. 25-octies (Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita,
nonché autoriciclaggio) . - 1. In relazione ai reati di cui agli articoli 648, 648-bis, 648-ter e 648-
ter.1 del codice penale, si applica all’ente la sanzione pecuniaria da 200 a 800 quote. Nel caso
in cui il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per il quale è stabilita la pena della
reclusione superiore nel massimo a cinque anni si applica la sanzione pecuniaria da 400 a 1000
quote.
2. Nei casi di condanna per uno dei delitti di cui al comma 1 si applicano all’ente le sanzioni
interdittive previste dall’articolo 9, comma 2, per una durata non superiore a due anni.
3. In relazione agli illeciti di cui ai commi 1 e 2, il Ministero della giustizia, sentito il parere
dell’UIF, formula le osservazioni di cui all’articolo 6 del decreto legislativo 8 giugno 2001, n.
231.".
"Art. 648-quater (Confisca). - Nel caso di condanna o di applicazione della pena su richiesta
delle parti, a norma dell’articolo 444 del codice di procedura penale, per uno dei delitti previsti
dagli articoli 648 -bis, 648-ter e 648-ter.1, è sempre ordinata la confisca dei beni che ne
costituiscono il prodotto o il profitto, salvo che appartengano a persone estranee al reato.
Nel caso in cui non sia possibile procedere alla confisca di cui al primo comma, il giudice ordina
la confisca delle somme di denaro, dei beni o delle altre utilità delle quali il reo ha la disponibilità,
anche per interposta persona, per un valore equivalente al prodotto, profitto o prezzo del reato.
In relazione ai reati di cui agli articoli 648 -bis, 648-ter e 648-ter.1, il pubblico ministero può
compiere, nel termine e ai fini di cui all’articolo 430 del codice di procedura penale, ogni attività
di indagine che si renda necessaria circa i beni, il denaro o le altre utilità da sottoporre a
confisca a norma dei commi precedenti.".
5. All’articolo 37, comma 5, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni,
dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, le parole: "al comma 4" sono sostituite dalle seguenti: "al
sesto comma dell’articolo 7 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.
605".
6. All’articolo 22-bis, comma secondo, della legge 24 novembre 1981, n. 689, dopo la lettera g)
è aggiunta la seguente: "g-bis) antiriciclaggio.".
a) il Capo I del decreto-legge 3 maggio 1991, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla legge 5
luglio 1991, n. 197, ad eccezione dell’articolo 5, commi 14 e 15, nonché gli articoli 10, 12, 13 e
14 e i relativi provvedimenti di attuazione;
e) l’articolo 5-sexies del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla
legge 31 marzo 2005, n. 43;
g) il secondo periodo dell’articolo 1, comma 882, della legge 27 dicembre 2006, n. 296;
Art. 74 (Clausola di invarianza). - 1. Dall’attuazione del presente decreto non derivano nuovi o
maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
(1)
-----
(1) Il presente articolo è stato così rettificato con comunicato pubblicato nella G.U. 28.06.2017,
n. 149.
DOCUMENTI UFFICIALI
2) i depositi presso enti finanziari o altri soggetti, i saldi sui conti, i crediti e le
obbligazioni di qualsiasi natura;
3. I componenti del Comitato sono nominati con decreto del Ministro dell’economia
e delle finanze, sulla base delle designazioni effettuate, rispettivamente, dal
Ministro dell’interno, dal Ministro della giustizia, dal Ministro degli affari esteri e
della cooperazione internazionale, dal Ministro dello sviluppo economico, dalla
Banca d’Italia, dalla Commissione nazionale per le società e la borsa, dall’Istituto per
la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo, dall’Unità di
informazione finanziaria. Del Comitato fanno anche parte un dirigente in servizio
presso il Ministero dell’economia e delle finanze, un ufficiale della Guardia di
finanza, un appartenente al ruolo dirigenziale o ufficiale di grado equiparato delle
forze di polizia di cui all’articolo 16 della legge 1° aprile 1981, n. 121, in servizio presso
la Direzione investigativa antimafia, un ufficiale dell’Arma dei carabinieri, un
dirigente dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli e un magistrato della Direzione
nazionale antimafia e antiterrorismo. Ai fini dello svolgimento dei compiti
riguardanti il congelamento delle risorse economiche, il Comitato è integrato da un
rappresentante dell’Agenzia del demanio.
4. In caso di assenza del Direttore generale del tesoro, il Comitato è presieduto dal
dirigente in servizio presso il Ministero dell’economia e delle finanze di cui al
comma 3 del presente articolo. Nei casi di assenza degli altri membri, sono ammessi
a partecipare al Comitato i rispettivi supplenti.
7. Gli enti rappresentati nel Comitato comunicano allo stesso, in deroga ad ogni
disposizione vigente in materia di segreto di ufficio, le informazioni riconducibili
alle materie di competenza del Comitato medesimo. Per le finalità di cui al presente
decreto il Comitato può richiedere accertamenti agli enti in esso rappresentati,
tenuto conto delle rispettive attribuzioni e, con propria delibera, può altresì
individuare ulteriori dati ed informazioni che le pubbliche amministrazioni sono
obbligate a trasmettergli. Il Comitato chiede, altresì, all’Agenzia del demanio ogni
informazione necessaria o utile sull’attività dalla stessa svolta ai sensi dell’articolo 12
del presente decreto.
10. Le informazioni in possesso del Comitato sono coperte da segreto d’ufficio, fatta
salva l’applicazione dell’articolo 6, comma 1, lettera a), e dell’articolo 7 della legge 1°
aprile 1981, n. 121. Resta fermo quanto disposto dall’articolo 7 del decreto legislativo
1° settembre 1993, n. 385, e dall’articolo 4 del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n.
58.
11. Il Comitato può stabilire collegamenti con gli organismi che svolgono simili
funzioni negli altri Paesi al fine di contribuire al necessario coordinamento
internazionale, anche in deroga al segreto d’ufficio.
12. Il funzionamento e l’attività del Comitato sono disciplinati con decreto del
Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta del Comitato. Con lo stesso
decreto sono disciplinati le categorie di documenti, formati o comunque rientranti
nella disponibilità del Comitato, sottratti al diritto di accesso ai documenti
amministrativi ai sensi dell’articolo 24, commi 1, lettera a), e 2, della legge 7 agosto
1990, n. 241, recante nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di
diritto di accesso ai documenti amministrativi. Il termine per la conclusione dei
procedimenti amministrativi innanzi al Comitato è di centoventi giorni.
"Art. 4 (Misure per dare diretta attuazione alle risoluzioni adottate dal Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite per il contrasto del finanziamento del terrorismo e del
finanziamento dei programmi di proliferazione delle armi di distruzione di massa e
nei confronti dell’attività di Paesi che minacciano la pace e la sicurezza
internazionale). - 1. Al fine di dare esecuzione alle misure di congelamento di fondi
e risorse economiche stabilite dalle risoluzioni adottate ai sensi del Capitolo VII
della Carta delle Nazioni Unite dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per
contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo, il finanziamento della
proliferazione delle armi di distruzione di massa e l’attività di Paesi che minacciano
la pace e la sicurezza internazionale, nelle more dell’adozione delle relative
deliberazioni dell’Unione europea e fatte salve le iniziative assunte dall’autorità
giudiziaria in sede penale, il Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta del
Comitato di sicurezza finanziaria, dispone, con proprio decreto, il congelamento dei
fondi e delle risorse economiche detenuti, anche per interposta persona fisica o
giuridica, da persone fisiche, giuridiche, gruppi o entità, designati, secondo i criteri
e le procedure stabiliti dalle medesime risoluzioni, dal Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite o da un suo Comitato. Con il medesimo decreto sono individuate,
sulla base delle disposizioni contenute nelle risoluzioni, le esenzioni dal
congelamento.
3. Il decreto di cui al comma 1, avente efficacia fin dalla data della sua adozione, è
pubblicato senza ritardo su apposita sezione del sito web del Ministero
dell’economia e delle finanze e delle autorità di vigilanza di settore, in ragione delle
rispettive attribuzioni. Del suddetto decreto verrà data notizia mediante avviso
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Art. 4-ter (Proposte di designazione di individui o entità alle Nazioni Unite e
all’Unione europea). - 1. Il Comitato può formulare alle competenti autorità
internazionali delle Nazioni unite e dell’Unione europea, proposte di designazione
di individui o entità da inserire nelle relative liste, sulla base delle informazioni
fornite da autorità internazionali e Stati esteri, ovvero altrimenti acquisite.
4. Nei casi di cui al presente articolo, il Comitato riceve, tramite il Ministero degli
affari esteri e della cooperazione internazionale, comunicazione della decisione di
inserimento nelle liste internazionali e comunitarie delle entità e degli individui
cittadini o residenti in Italia e ne dà loro comunicazione secondo quanto disposto
dall’articolo 4-quater.
3. Alla proposta di cui al comma 2 sono allegati copia degli eventuali provvedimenti
giurisdizionali, una nota informativa, anche in lingua inglese, corredata, nei casi di
cui all’articolo 4-ter, dagli ulteriori documenti richiesti dalle procedure
internazionali di designazione. Alla proposta sono, altresì, allegate le schede dei
soggetti di cui si chiede l’inserimento nelle liste di cui al presente decreto,
contenenti:
a) le generalità;
b) i rapporti di parentela;
3. L’UIF cura la diffusione dell’inserimento nelle liste dei soggetti sia presso gli
intermediari bancari e finanziari sia presso i collegi e gli ordini professionali.
Art. 4-sexies (Procedura di cancellazione dalle liste). - 1. Nei casi di cui agli articoli 4
e 4-ter il Comitato, di propria iniziativa o su richiesta motivata del soggetto
interessato ovvero nell’ambito delle procedure internazionali e comunitarie,
formula al Comitato sanzioni presso le Nazioni Unite e al Consiglio dell’Unione
europea proposte di cancellazione dalle liste internazionali e comunitarie di
individui o entità, per il tramite del Ministero degli affari esteri e della cooperazione
internazionale.
2. Nei casi di cancellazione dalle liste di cui all’articolo 4-ter, prima di presentare la
proposta, il Comitato ne dà comunicazione, per il tramite del Ministero degli affari
esteri e della cooperazione internazionale, allo Stato designante.
6. La UIF cura la diffusione della cancellazione dalle liste dei soggetti sia presso gli
intermediari sia presso i collegi e gli ordini professionali.
Art. 4-septies (Procedure di esenzione dal congelamento dei fondi e delle risorse
economiche). - 1. Il Comitato, tenuto conto delle modalità e delle necessità
specificamente individuate dalla normativa europea ed internazionale di
riferimento, individua le modalità operative di autorizzazione all’esenzione. Il
Comitato indica altresì la documentazione che l’interessato è tenuto a produrre a
corredo dell’istanza di esenzione.
2. Il Comitato, avvalendosi del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di
finanza notifica agli interessati, con le modalità di cui agli articoli 137 e seguenti del
codice di procedura civile e di cui agli articoli 3-bis, 45 e 48 del decreto legislativo 7
marzo 2005, n. 82, e successive integrazioni e modificazioni, l’esenzione disposta ai
sensi del presente articolo.
3. Sono nulli gli atti posti in essere in violazione dei divieti di cui ai commi 1 e 2.
2. La UIF cura la raccolta delle informazioni e dei dati di natura finanziaria relativi ai
soggetti designati, ai fondi ed alle risorse economiche sottoposti a congelamento
nonché la circolazione delle liste dei soggetti designati e delle successive modifiche,
previa acquisizione delle informazioni da parte degli organismi internazionali,
anche per il tramite del Ministero degli affari esteri.";
4. Fatte salve le disposizioni del codice di procedura penale e delle altre leggi vigenti,
la Guardia di finanza, nell’espletamento degli accertamenti di cui all’articolo 3,
comma 7, e per lo svolgimento dei compiti di cui al presente articolo, si avvalgono
delle facoltà e dei poteri di cui al decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68, nonché di
quelli previsti dalla normativa valutaria, richiamati nella legge antiriciclaggio.
2. L’Agenzia del demanio, sulla base degli elementi di fatto e di diritto risultanti
dalla relazione trasmessa dal Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di
finanza e sulla base di ogni altra informazione disponibile, provvede in via diretta,
ovvero mediante la nomina di un custode o di un amministratore, allo svolgimento
delle attività di cui al comma 1. A tale fine può compiere, direttamente ovvero
tramite l’amministratore, tutti gli atti di ordinaria amministrazione. Per gli atti di
straordinaria amministrazione è necessario il parere favorevole del Comitato.
10. Le liquidazioni di cui al comma 9 sono effettuate prima della redazione del conto
finale. In relazione alla durata dell’amministrazione o della custodia e per gli altri
giustificati motivi, l’Agenzia del demanio concede, su richiesta dell’amministratore
o del custode e sentito il Comitato, acconti sul compenso finale.
11. L’Agenzia del demanio trasmette ogni tre mesi al Comitato una relazione
dettagliata sullo stato dei beni e sulle attività compiute.
13. Dalla cessazione delle misure di congelamento e fino alla consegna, l’Agenzia
del demanio provvede alla gestione delle risorse economiche:
a) con le modalità di cui ai commi 8 e 9, fino alla scadenza del termine di centottanta
giorni dalla comunicazione di cui al comma 12;
b) con oneri a carico dell’avente diritto, successivamente alla scadenza del termine
di centottanta giorni dalla comunicazione di cui al comma 12.
14. Se nei diciotto mesi successivi alla comunicazione di cui al comma 12 l’avente
diritto non si presenta a ricevere la consegna delle risorse economiche di cui è stata
disposta la restituzione, l’Agenzia del demanio provvede alla vendita delle stesse.
Per i beni mobili e mobili registrati si osservano le norme di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 13 febbraio 2001, n. 189.
15. I beni immobili e i beni costituiti in azienda ovvero in società, decorso il suddetto
termine di diciotto mesi dalla comunicazione di cui al comma 12, sono acquisiti al
patrimonio dello Stato e gestiti, prioritariamente per finalità sociali, secondo le
disposizioni di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.
18. Nel caso in cui i soggetti designati siano sottoposti alla vigilanza della Banca
d’Italia si applicano, sentito il Comitato di sicurezza finanziaria, gli articoli 70 e
seguenti, 98 e 100 del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia di cui al
decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, o l’articolo 56 del Testo unico delle
disposizioni in materia di intermediazione finanziaria di cui al decreto legislativo 24
febbraio 1998, n. 58. Il comitato di sorveglianza può essere composto da un numero
di componenti inferiore a tre. L’amministrazione straordinaria dura per il periodo
del congelamento e il tempo necessario al compimento degli adempimenti
successivi alla cessazione degli effetti dello stesso, salvo che la Banca d’Italia, sentito
il Comitato di sicurezza finanziaria, ne autorizzi la chiusura anticipata. Resta ferma
la possibilità di adottare in ogni momento i provvedimenti previsti nei medesimi
decreti legislativi. Si applicano, in quanto compatibili, le seguenti disposizioni del
presente articolo, intendendosi comunque esclusa ogni competenza dell’Agenzia
del demanio: comma 2, ultimo periodo, comma 7, commi da 11 a 17, ad eccezione del
comma 13 lettera a). Quanto precede si applica anche agli intermediari sottoposti
alla vigilanza di altre Autorità, secondo la rispettiva disciplina di settore.
19. Alla copertura degli oneri derivanti dal presente articolo si provvede secondo
quanto disposto all’articolo 15.";
"Art. 12-bis (Gestione dei beni non finanziari oggetto di congelamento). - 1. Fermo
quanto previsto dall’articolo 12, in materia di custodia, amministrazione e gestione
delle risorse economiche oggetto di congelamento, il Comitato può individuare, in
relazione alla situazione di fatto, modalità operative ulteriori per attuare
efficacemente e, senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica, il
congelamento delle risorse economiche.";
3. Salvo che il fatto costituisca reato, è punita con una sanzione amministrativa
pecuniaria da 5000 euro a 500.000 euro qualsiasi violazione delle disposizioni
restrittive previste dai regolamenti comunitari di cui all’articolo 1, comma 1, lettera
g), del presente decreto, nonché qualsiasi violazione degli obblighi di notifica o di
richiesta di autorizzazione all’Autorità competente di ciascun Stato membro. In
relazione alle sanzioni amministrative pecuniarie di cui al presente articolo, la
responsabilità solidale di cui all’articolo 6 della legge 24 novembre 1981, n. 689,
sussiste anche quando l’autore della violazione non è univocamente identificabile,
ovvero quando lo stesso non è più perseguibile ai sensi della legge medesima.";
e) l’entità del vantaggio ottenuto o delle perdite evitate per effetto della violazione,
nella misura in cui siano determinabili;
f) l’entità del pregiudizio cagionato a terzi per effetto della violazione, nella misura
in cui sia determinabile;
g) il livello di cooperazione con le autorità competenti prestato dalla persona fisica o
giuridica responsabile;
12. Il Ministero notifica agli interessati il decreto di cui al comma 6, secondo quanto
previsto dall’articolo 18 della legge 24 novembre 1981, n. 689, nonché con le
modalità di cui agli articoli 137 e seguenti del codice di procedura civile e dagli
articoli 3-bis, 45 e 48 del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive
modificazioni.
2. Qualora nel corso dell’esame del ricorso si evidenzi che la decisione dello stesso
dipende dalla cognizione di atti per i quali sussiste il segreto dell’indagine o il
segreto di Stato, il procedimento è sospeso fino a quando l’atto o i contenuti
essenziali dello stesso non possono essere comunicati all’Autorità giurisdizionale.
Qualora la sospensione si protragga per un tempo superiore a due anni, l’Autorità
giurisdizionale può fissare un termine entro il quale il Comitato è tenuto a produrre
nuovi elementi per la decisione o a revocare il provvedimento impugnato. Decorso il
predetto termine, l’Autorità giurisdizionale decide allo stato degli atti.";
DOCUMENTI UFFICIALI
a) all’articolo 1, comma 1, lettera d), le parole: "definite dall’articolo 1, comma 1, lettera a)" sono
sostituite dalle seguenti: “definite dall’articolo 1, comma 1, lettera d)”;
b) all’articolo 1, comma 1, lettera e) le parole: "definite dall’articolo 2, commi 1, 2 e 3, del decreto
legislativo 21 novembre 2007, n. 231" sono sostituite dalle seguenti: "definite dall’articolo 2,
commi 4 e 5 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni";
c) all’articolo 2, comma 1, dopo le parole: "di cui al decreto legislativo 21 novembre 2007, n.
231," sono inserite le seguenti: "e successive modificazioni";
d) all’articolo 5, comma 4, le parole: " Resta fermo quanto previsto dall’articolo 9, commi 3 e 4
del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231" sono sostituite dalle seguenti: "Resta fermo
quanto previsto dal decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni in
materia di collaborazione e scambio di informazioni e cooperazione internazionale";
"Art. 9 (Sanzioni). - 1. La violazione delle disposizioni di cui all’articolo 3 è punita con la sanzione
amministrativa pecuniaria, con un minimo di 300 euro:
a) dal 10 al 30 per cento dell’importo trasferito o che si tenta di trasferire in eccedenza rispetto
alla soglia di cui all’articolo 3, se tale valore non è superiore a 10.000 euro;
b) dal 30 per cento al 50 per cento dell’importo trasferito o che si tenta di trasferire in eccedenza
rispetto alla soglia di cui all’articolo 3 se tale valore è superiore a 10.000 euro.
2. Nel caso in cui la violazione consista nell’aver fornito informazioni inesatte o incomplete e la
differenza tra l’importo trasferito e l’importo dichiarato non sia superiore a 30.000 euro, il minimo
edittale della sanzione di cui alle lettere a) e b) del comma 1, è pari al 3 per cento dell’importo
trasferito o che si tenta di trasferire in eccedenza rispetto alla soglia di cui all’articolo 3.
3. Nei casi di cui al comma 2, ai fini della determinazione dell’entità della sanzione,
l’amministrazione procedente terrà conto dell’entità dell’importo trasferito o che si tenta di
trasferire in eccedenza rispetto alla soglia di cui all’articolo 3, dell’entità dell’importo non
dichiarato in termini assoluti e percentuali, nonché delle precedenti violazioni accertate relative
alle medesime disposizioni.
h) all’articolo 10, al comma 3 le parole: "dall’articolo 5, comma 3, lettera b), del decreto
legislativo 21 novembre 2007, n. 231" sono sostituite dalle seguenti: "dall’articolo 5 del decreto
legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni";
(1)
-----
(1) Il presente articolo è stato così rettificato con comunicato pubblicato nella G.U. 28.06.2017, n.
149.
DOCUMENTI UFFICIALI
2. All’articolo 128-quater del TUB, al comma 6, dopo la parola: "agenti" sono inserite
le seguenti: "in attività finanziaria".
"7. La riserva di attività prevista dal presente articolo non si applica ai soggetti
convenzionati e agli agenti comunque denominati di cui all’articolo 1, comma 2,
lettera nn), del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive
modificazioni, che prestano servizi di pagamento per conto di istituti di moneta
elettronica o prestatori di servizi di pagamento aventi sede legale e amministrazione
centrale in altro stato comunitario. Al fine di consentire l’esercizio dei controlli e
l’osservanza delle misure dettate in funzione di prevenzione del riciclaggio e del
finanziamento del terrorismo, i predetti istituti designano un punto di contatto
centrale, ai sensi delle disposizioni di cui al Titolo II, capo V del decreto legislativo 21
novembre 2007, n. 231, e successive modificazioni.".
5. All’articolo 128-decies, comma 3, del TUB, le parole "dall’articolo 42, comma 3 del
decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231," sono sostituite dalle seguenti:
"dall’articolo 43, comma 3, del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e
successive modificazioni".
6. All’articolo 128-duodecies, il comma 1-bis, del TUB, è sostituito dal seguente: "1-
bis. L’organismo, quando applica al punto di contatto centrale di cui all’articolo 1,
comma 2, lettera ii) del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, e successive
modificazioni, la sanzione per le violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero
plurime degli obblighi di cui all’articolo 45 del medesimo decreto ovvero per la
violazione dell’obbligo di cui all’articolo 128-quater, comma 7-bis ne dà
comunicazione alla Banca d’Italia per l’adozione dei provvedimenti di competenza,
ivi compresi quelli adottati ai sensi dell’articolo 48, paragrafo 4 della direttiva (UE)
2015/849".
a) le parole: "di cui al Capo III" sono sostituite dalle seguenti: "di cui al Titolo I, Capo
I";
b) dopo le parole: "21 novembre 2007, n. 231," sono inserite le seguenti : "e
successive modificazioni".
9. All’articolo 8 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 350, convertito, con
modificazioni, dalla legge 23 novembre 2001, n. 409, sono apportate le seguenti
modificazioni:
"2-bis. Gli operatori non finanziari di cui alla lettera b) comma 2 del presente
articolo che svolgono professionalmente attività di trattamento delle banconote in
euro sono tenuti ad iscriversi in un apposito elenco tenuto dalla Banca d’Italia.
2-ter. La Banca d’Italia disciplina con proprio regolamento i requisiti per l’iscrizione
all’elenco di cui al comma 2-bis e i casi di cancellazione e di decadenza.".
11. All’articolo 30-ter del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, dopo il comma 5 è
inserito il seguente:"5-bis. Al sistema di prevenzione accedono altresì i soggetti
destinatari degli obblighi di adeguata verifica della clientela di cui all’articolo 3 del
decreto legislativo 21 novembre 2007, n.231, e successive modificazioni, non
ricompresi tra i soggetti aderenti di cui al comma 5, secondo i termini e le modalità
disciplinati in un’apposita convenzione con il Ministero dell’economia e delle
finanze, dalla quale non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della
finanza pubblica.".
12. Alla legge 17 agosto 2005, n. 166, sono apportate le seguenti modificazioni:
c) all’articolo 2, comma 1, lettera a), dopo le parole: "dati identificativi dei punti
vendita" sono inserite le seguenti: "o del luogo di prestazione di un servizio" e dopo
le parole: "e dei legali rappresentanti degli esercizi commerciali" sono inserite le
seguenti: "o del prestatore del servizio";
a) al comma 151, dopo le parole "dalla legge 23 novembre 2001, n. 409", il punto è
soppresso e sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: ", avvalendosi, per la gestione
dell’archivio, anche degli Organismi partecipati dal Ministero dell’economia e delle
finanze, detti enti gestori, responsabili ai sensi dell’articolo 29 del decreto legislativo
30 giugno 2003, n. 196. I rapporti tra il Ministero dell’economia e delle finanze e gli
enti gestori sono disciplinati con apposita convenzione, dalla quale non devono
derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.";
14. All’articolo 26-bis del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, il comma 4 è
abrogato.
15. Al decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge
26 aprile 2012, n. 44, all’articolo 3, comma 1, l’espressione: "15.000 euro" è sostituita
dalla seguente: "10.000 euro".
16. Con regolamento da emanarsi ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23
agosto 1988, n. 400 e a decorrere dall’entrata in vigore del suddetto regolamento, la
Commissione per l’esame delle istanze di indennizzi e contributi relative alle perdite
subite dai cittadini italiani nei territori ceduti alla Jugoslavia, nella Zona B dell’ex
territorio libero di Trieste, nelle ex Colonie ed in altri Paesi, di cui all’articolo 2 del
decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 114 è soppressa. Le
competenze della Commissione soppressa sono attribuite alla Commissione
consultiva per le infrazioni valutarie ed antiriciclaggio di cui all’articolo 1 del
medesimo decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 114. Con il
medesimo regolamento sono determinate la composizione e le modalità di nomina
della suddetta Commissione consultiva per le infrazioni valutarie ed antiriciclaggio
di cui all’articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 114
al fine di garantire la razionalizzazione delle relative competenze e l’efficienza delle
procedure ad essa affidate.
17. All’articolo 11 del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 141, nel capoverso articolo
128-duodecies : sono apportate le seguenti modificazioni:
b) al comma 1, alla lettera b) le parole "sei mesi" sono sostituite dalle seguenti "dieci
giorni";
b) il grado di responsabilità;
DOCUMENTI UFFICIALI
7. Gli allegati tecnici a norme contenute nel decreto legislativo 21 novembre 2007, n.
231, abrogate o sostituite per effetto del presente decreto, sono abrogati.
-----
(1) Il presente comma è stato così modificato dall'art. 5, comma 2, D.Lgs. 04.10.2019,
n. 125 con decorrenza dal 10.11.2019.
(2) Il presente comma è stato così modificato dall'art. 5, comma 3, D.Lgs. 04.10.2019,
n. 125 con decorrenza dal 10.11.2019.
DOCUMENTI UFFICIALI