(Analisi Matematica II) Esercizi Analisi Matematica I Appunti Ed Esercizi Svolti Analisi Matematica III 316p

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1

Analisi Matematica I

1.1. Prova assegnata il 11 ottobre 1977 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
3
tang2 x −
2 | cos x |
e tracciarne il grafico.
2. Risolvere il problema di Cauchy
 x arcsen x
 y + y=
1−x 2 arccos x .

y(0) = 0

 
3. Sia f (x) una funzione continua nell’intervallo [a, b] ed αn una successio-
ne convergente di punti di [a, b] . Provare che la successione
 αn 
f (t) dt
a
2 Analisi Matematica I

è convergente.
4. Sia g(x) una funzione definita nell’intervallo ]a, b[ ed ivi dotata di derivata
limitata. Provare che g(x) è uniformemente continua in ]a, b[ .

1.2. Prova assegnata il 6 dicembre 1977 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
λ | x | −x 2
fλ (x) =
x − λx 2
essendo λ un parametro reale.
2. Calcolare l’integrale
3
|x−1|
log dx .
0 |x−2|

3. Dato un semicerchio di raggio r , sia A l’insieme delle misure dei triangoli


aventi per lato il diametro del semicerchio ed un vertice sulla semicirconferen-
za. Determinare gli estremi inferiore e superiore di A , precisando se trattasi
di minimo e massimo rispettivamente.

1.3. Prova assegnata il 6 aprile 1978 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
x 2 + 1 + (x − 3)2 + λ

essendo λ un parametro reale non negativo.


2. Calcolare l’integrale definito
2 √
√ 1+ x
x log dx .
0 1+x

3. Data la funzione 
0 per x ∈ [0, 1[∪]1, 2]
f (x) =
2 per x = 1
Analisi Matematica I 3

provare che
2
f (x) dx = 0 .
0

1.4. Prova assegnata il 23 giugno 1978 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
3
| x | (x 3 − 1)

e tracciarne il grafico.

2. Dire per quali valori di k , parametro reale maggiore od uguale ad uno, la


funzione
fk (x) = log(x 2 − 2x + k)

è integrabile (anche in senso generalizzato) nell’intervallo [0, k] ed in tal caso


calcolare l’integrale.
3. Provare, facendo uso del teorema di Lagrange, che la funzione

log(2 + sen x)

è uniformemente continua in R .

1.5. Prova assegnata il 14 novembre 1978 – corsi di laurea in Ingegneria


elettrotecnica, elettronica e meccanica.

1. Studiare la funzione
x + 4λ
fλ (x) = arctang
x−λ
essendo λ un parametro reale.
2. Calcolare l’integrale
 π /2
sen x (1 + cos x)
cos x log dx .
π /4 1 − sen x
4 Analisi Matematica I

3. Determinare l’insieme dei numeri reali tali che

log log x < log x + log2 x .

1.6. Prova assegnata il 5 dicembre 1978 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
e− sen x
, x ∈ ] − π, π[ .
sen x

2. Determinare il massimo ed il minimo della funzione


x

f (x) = log t 2 − 2t − t + 4 dt , x ∈ [2, 4] .
2

3. Siano

ϕ1 : I → R , I⊆R
ϕ2 : J → R , ϕ1 (I) ⊆ J

due funzioni invertibili. Provare che la funzione composta ϕ3 = ϕ2 ◦ ϕ1 è


invertibile.

1.7. Prova assegnata il 21 giugno 1979 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione

2 log3 | x − 1 | +3 log2 | x − 1 | +6 log | x − 1 | + | x − 1 | .

2. Calcolare l’integrale

1 1− 3
log(1 + x 2 ) x
dx .
log(1 + x 2 ) 1 + x
2
0 log(1 + x 2 ) − 3
Analisi Matematica I 5

3. Giustificare, servendosi della definizione di limite, che


   
1 1
lim sen 1 + 2 log 1 + 2 = 0 .
n→∞ n n

1.8. Prova assegnata il 7 settembre 1979 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
x
1−t
f (x) = −1 dt .
1 t(t + 1)

2. Calcolare l’integrale
 1/2  
1+ | x |
log −1 + dx .
−1/2 1+x | x |

3. Determinare il campo di esistenza della funzione


 n
1+ | x |
ϕ(x) = inf .
n∈N x

1.9. Prova assegnata il 16 giugno 1980 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
x
t
f (x) = x − dt
0 (2 − t)(t + 3)

e tracciarne il grafico.
2. Determinare il minimo ed il massimo della funzione
 
log2 x 1
x −2 , x∈ ,4 .
4
6 Analisi Matematica I

3. Determinare l’ordine dell’infinitesimo


√ log 7
1 + sen x −1

rispetto all’infinitesimo x per x → 0 .

1.10. Prova assegnata il 5 settembre 1980 – corsi di laurea in Ingegneria


elettrotecnica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
x−1
| x | + arctang .
x

2. Studiare il carattere della serie


∞
log(n + 1) n
x , x≥0.
n=1
n + 1

3. Calcolare il seguente integrale


1
dx
 .
0 1 + 2 cos(tang x) cos 2 x

4. Calcolare il limite
 x2
et −t dt
2
0
lim .
x→0 x2

1.11. Prova assegnata il 27 ottobre 1980 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
3
1−x | x | .

2. Calcolare il seguente integrale


0
1 − 2 sen x
dx .
−π /3 cos x (1 + sen x)
Analisi Matematica I 7

3. Dire se la funzione
9x − 3x+1 , x∈R
è invertibile ed in tal caso determinare il campo di esistenza e la legge di
definizione della funzione inversa.

1.12. Prova assegnata il 9 dicembre 1980 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
x
 
f (x) = log x + | t − 2 | + t 2 − 1 dt .
2

2. Determinare la primitiva F(x) della funzione



1 + x2+ | x |

1 + x2

tale che F(1) = 0 .


3. Calcolare il limite  
1 1
lim log 1 + sen .
n→∞ n n

1.13. Prova assegnata il 15 giugno 1981 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica.
1. Determinare gli estremi relativi ed assoluti della funzione
 x  

 x 1
(t + 1) log2 + t+ | t | dt per x ∈ [−1, 1] \ {0}
ϕ(x) = | x | 0 2 .


0 per x = 0

2. Studiare il carattere della serie



   2
1 1 n
1+ .
n=1
3n n n
8 Analisi Matematica I

3. Risolvere il problema di Cauchy




 y  + ky = 2 cos2 (kx)
 y(0) = 1
 
y (0) = −1
essendo k ∈ R .

1.14. Prova assegnata il 4 settembre 1981 – corsi di laurea in Ingegneria


elettrotecnica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
(x + 2)(x + 1)
arcsen .
x+1
2. Calcolare il seguente integrale

2x 2 + 3x
dx .
(x + 2)(x + 1)

1.15. Prova assegnata il 30 novembre 1981 – corsi di laurea in Ingegneria


elettrotecnica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
x2 − 1
| x | arcsen .
x|x|

2. Determinare una primitiva della funzione


(x + 1)2 + 1
log .
(x + 1)2 − 1

3. Provare che la funzione


x
dt
f (x) = x + , x ∈ [0, 1]
1 2 + sen 2t
si annulla in un sol punto dell’intervallo ]0, 1[ .
Analisi Matematica I 9

1.16. Prova assegnata il 3 settembre 1982 – corsi di laurea in Ingegneria


elettrotecnica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
3
(x 2 + x − 2)2 .

2. Calcolare il seguente integrale


 π /2
sen3 x cos x
dx .
0 cos4 x + cos 2 x + 1

1.17. Prova assegnata il 19 ottobre 1982 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
x 1 
log2 | x | + log x 2 + 2 .
|x| 2

2. Integrare l’equazione differenziale


cos x
y  + y = .
cos2 x + 1

1.18. Prova assegnata il 30 novembre 1982 – corsi di laurea in Ingegneria


elettrotecnica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione 
log x − 1
log .
log x + 1

2. Integrare l’equazione differenziale

2x x2 + x + 1
y + y = arctang .
x2 + 1 x2 − x + 1
10 Analisi Matematica I

1.19. Prova assegnata il 1 febbraio 1983 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
| x2 − 3 |
log √ .
x

2. Determinare la primitiva F(x) della funzione

| x | +2
, x ∈ ] − 1, 1[
(x | x | +4)(x 2 + 1)

tale che F(0) = 0 .

1.20. Prova assegnata il 15 marzo 1983 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
x 2 − | log x |
.
x

2. Studiare il carattere della serie




(log2 x − log x)n , x>0.
n=1

1.21. Prova assegnata il 8 luglio 1983 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica.
1. Data la funzione
f (x) = log arcsen( x − 1 − x + 2)

a) trovare il campo di esistenza di f (x) ;


b) determinare gli eventuali punti di massimo e minimo di f (x) ;
c) determinare un intervallo in cui f (x) è invertibile ed esprimere la funzio-
ne inversa mediante le funzioni elementari.
Analisi Matematica I 11

2. Studiare il carattere della serie


∞ 
  2n √
1 n+1−1
1 − log 1 − , x ∈ ] − ∞, 0[∪]1, +∞[ .
n=1
x n

1.22. Prova assegnata il 18 luglio 1984 – corso di laurea in Matematica (A–L).


1. Calcolare il limite 
x 2 + 1 − x+1
lim e x .
x→0+ x

2. Data la funzione
x
f (x) = arccos
x+1
a) determinare il campo di esistenza di f (x) ;
b) dire se la restrizione di f (x) all’intervallo [− 21 , 0] è invertibile; in tal caso
studiare la funzione inversa.
3. Dire per quali valori di α , α ≥ 1 , la funzione
 α
x 1
, x ∈ [1, +∞[
x +1
2 log(x 2 + 1)

è sommabile.

1.23. Prova assegnata il 21 novembre 1984 – corsi di laurea in Ingegneria


elettrotecnica, elettronica e meccanica.
1. Studiare la funzione
log x (log log x − 1) .

2. Calcolare l’integrale 
x arctang(x 2 − 1) dx .
12 Analisi Matematica I

1.24. Prova assegnata il 14 marzo 1985 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica.
1. Determinare il massimo ed il minimo della funzione
 
log x 1 2
x −e , x∈ ,e .
e2

2. Studiare il carattere della serie



  
x 2n n + 1 arctang n
, x∈R .
n=1
n! n

1.25. Prova assegnata il 20 dicembre 1985 – corsi di laurea in Ingegneria


elettrotecnica, elettronica e meccanica.
1. Determinare il campo di esistenza e la derivata prima della funzione
1− | x |
f (x) = arcsen .
1+ | x − 1 |
Dire se la funzione f (x) è invertibile in [0, +∞[ ed in tal caso determinare il
campo di esistenza e la legge di definizione della funzione inversa.
2. Determinare per quali x ∈ R esiste finito il limite

n
x2 − 1 − 1
lim   ·
|x|
n→∞
log 1 + n

3. Studiare il carattere della serie


 2  n
1 1 n−1 1
+ (1 + q) + · · · + (1 + q + · · · + q ) + ···
2 2 2
essendo q un numero reale non negativo.
4. Determinare la primitiva F(x) della funzione
2
(x+ | x |) ex sen x 2

tale che F(1) = 0 .


Analisi Matematica I 13

1.26. Prova assegnata il 21 giugno 1986 – corso di laurea in Fisica.


1. Determinare i valori del parametro reale k , k = 0 , per cui la successione
 n cos nπ 
(| k + 1 | − | k − 1 |)

ha estremo inferiore finito.


2. Calcolare l’integrale definito

x 2 sen px cos qx dx ,
−π

essendo p , q numeri reali.


3. Studiare la funzione
| x | −2
log
x+2
e tracciarne il grafico.

1.27. Prova assegnata il 26 settembre 1986 – corso di laurea in Fisica.


1. Studiare la funzione √
e−x sen x
e tracciarne il grafico.
2. Calcolare il limite
(x − 1)2 πx
lim π tang .
x→1 cos 2
2x

3. Determinare il carattere della serie


+∞
 1 n2 2 1 n
e−n 1 + n 1 − cos .
n=1
n n

4. Calcolare l’integrale indefinito



cos2 x
dx .
1 + 2 sen2 x
14 Analisi Matematica I

1.28. Prova assegnata il 10 ottobre 1986 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica (A–L).
1. Studiare la funzione

f (x) = log e2x − 3ex + 2 .

2. Provare che la funzione f (x) di cui all’esercizio 1. è uniformemente continua


in [10, +∞[ .
3. Studiare il carattere della serie

 n2 + 2
log .
n=1
n2 + 1

4. Determinare una primitiva della funzione

| sen x | , x ∈ [0, 2π ] .

1.29. Prova assegnata il 22 ottobre 1986 – corso di laurea in Fisica.


1. Studiare la funzione
|x|
arctang
x− | x − 1 |
e tracciarne il grafico.
2. Calcolare il limite
 
1 1
lim − √ ·
x→0 log(x + 1) log(x + x 2 + 1)

3. Stabilire, al variare di k parametro reale, il numero delle soluzioni positive


dell’equazione
e2x − kex − x = 0 .
Analisi Matematica I 15

1.30. Prova assegnata il 12 novembre 1986 – corso di laurea in Fisica.


1. Studiare la funzione  √
x−1 2
arcsen − x−1
x+1 3
e tracciarne il grafico.
2. Calcolare il seguente integrale
  √ 
3
1 arcsen x − 1 2
√ − x 2 − 1 dx .
2 x−1 x+1 3

3. Calcolare il limite
x−1 π
arcsen x+1 − 2
lim √ ·
x→+∞ x − x2 − 1

1.31. Prova assegnata il 3 dicembre 1986 – corso di laurea in Fisica.


1. Studiare la funzione  
| x − 1 | +x − 1 2
− 1 e x+|x|
2(x + 1)
e tracciarne il grafico.
2. Calcolare il seguente integrale
e
cos | log x |
dx .
1/e x 1 − sen2 | log x |

3. Determinare il carattere della serie



 (n | x | +1)(n + 1)
log , x∈R .
n=1
[(n + 1) | x | +1]n

4. Determinare l’estremo inferiore della successione

{(sen | x | + cos | x |)n} , x∈R .


16 Analisi Matematica I

1.32. Prova assegnata il 9 febbraio 1987 – corso di laurea in Fisica.


1. Studiare la funzione
5x log x + 2x − log x − 7 .
Non è richiesto lo studio del segno della derivata seconda.
2. Integrare l’equazione differenziale
y  + y  + y = sen x cos2 x .

3. Calcolare il seguente integrale indefinito



dx
.
x log x log2 x − 1

1.33. Prova assegnata il 9 marzo 1987 – corso di laurea in Fisica.


1. Studiare la funzione ! "
2
arcsen (log x) − 1
e tracciarne il grafico.
2. Determinare la funzione ϕ(x) definita nell’intervallo ] − ∞, +∞[ , positiva,
derivabile in ] − ∞, +∞[ e tale che
 x

 [ϕ(x)]2 = sen t
ϕ(t) dt + 1
 0 2 + cos t .

ϕ(0) = 1
 
3. Sia an una successione di numeri reali positivi decrescente. Provare che per
k = 0 , 1 , 2 , . . . si ha
2k+1
−1 
2k

k
(∗) ai ≤ 2 a2k ≤ 2 ai .
i=2k i=2k−1 +1

Dedurre da (∗) il carattere della serie



 1
, α∈R , α > 0 .
n=2
n(log n)α
Analisi Matematica I 17

1.34. Prova assegnata il 4 giugno 1987 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica (M–Z).
1. Studiare la funzione

f (x) = arctang 1 + log |x| .

2. Provare che la funzione f (x) di cui all’esercizio precedente è uniformemente


continua nell’intervallo [1, +∞[ .
3. Provare che la funzione

1
g(x) = √
(x + 2) x 2 + x + 1

è sommabile in [0, +∞[ e calcolare l’integrale


 +∞
g(x) dx .
0

4. Studiare il carattere della serie



 n
xn , x∈R .
n=1
n2+1

5. Posto 
 1 per t > 0
ϕ(t) = 0 per t = 0

−1 per t < 0
determinare il campo di esistenza I della funzione
+∞
 1
ψ(x) =  2 , α>1
α
n=1 n ϕ(sen nxπ )

e calcolare il limite
lim ψ(x) , x0 ∈ R \ I .
x→x0
18 Analisi Matematica I

1.35. Prova assegnata il 4 settembre 1987 – corsi di laurea in Ingegneria


elettrotecnica, elettronica e meccanica (A–L).
 
1. Provare che la successione an definita per ricorrenza mediante la legge

a1 = 1
an+1 = 2 + an

è convergente e calcolarne il limite.


2. Studiare il carattere della serie


log n cosn x , x∈R .
n=1

3. Studiare la funzione
x 
ϕ(x) = 1 − t 2 arcsen t − t dt
0

e tracciarne il grafico.
4. Data la funzione  
f (x) = arcsen 1 − x2 − x

a) determinarne il campo di esistenza I ;


b) provare che f (x) è invertibile in I \ {−1} ;
c) determinare l’espressione analitica della funzione inversa.

1.36. Prova assegnata il 14 ottobre 1987 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica (M–Z).
1. Studiare la funzione
x 2 + | x | − 3x .

2. Posto ∀ x ∈ [0, 2π ]

f1 (x) = 1
fn (x) = (sen x − 1)n−1 per n ∈ N , n ≥ 2
Analisi Matematica I 19

studiare il carattere della serie




(∗) fn (x) .
n=1

3. Detta f (x) la somma della serie (∗) , calcolare l’integrale indefinito



f (x) dx .

1.37. Prova assegnata il 21 marzo 1988 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica (M–Z).
1. Studiare la funzione
|x |
·
x3 − 8

2. Calcolare l’integrale improprio


 +∞
x
dx .
4 x3 −8

3. Determinare il campo di esistenza della funzione


 n3
f (x) = 3+7
xn .
n=1
n

1.38. Prova assegnata il 6 giugno 1988 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica (A–L).
1. Determinare gli estremi della successione
# n
$
ne− 3 .
20 Analisi Matematica I

2. Studiare il carattere della serie



 n+1
arctang n
| x |n , x∈R .
n=1
log(1 + en )

3. Studiare la funzione 
x arctang | log x | + log x .

4. Provare che la funzione


1
arctang x
f (x) =
x3
è sommabile in [1, +∞[ e calcolare
 +∞
f (x) dx .
1

1.39. Prova assegnata il 10 ottobre 1988 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica (A–L).
1. Studiare il carattere della serie

 log n
 n2 + 2
xn , x≥0.
n=1
n2 + 1

2. Determinare gli estremi della funzione


π
log sen .
1 + x2

3. Dopo aver provato che la funzione

ϕ(x) = x log | x − 1 |

è sommabile in [0, 3] , studiare la funzione


x
Φ(x) = ϕ(t) dt , x ∈ [0, 3] .
0
Analisi Matematica I 21

4. Calcolare il limite
x log(1 + tang 18x)
lim ·
3log(1+x ) − 1
2
x→0

1.40. Prova assegnata il 10 ottobre 1988 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica (M–Z).

1. Dare un esempio di sottoinsieme di R che sia infinito, chiuso, limitato e privo


di punti interni.

2. Provare che se A1 , A2 , . . . , An sono sottoinsiemi di R si ha

n
&  n
&
D Ai = DAi ,
i=1 i=1

e cioè il derivato dell’unione è uguale all’unione dei derivati.

3. Sia f : R → R una funzione pari, derivabile in x = 0 . Provare che risulta


f  (0) = 0 .

4. Studiare la funzione
1 − log | x |
·
x2

5. Studiare il carattere della serie

∞ 
 n
2 1
cos λ + , λ∈R .
n=1
n

6. Calcolare l’integrale indefinito



| x | log(1 + x 2 ) dx .
22 Analisi Matematica I

1.41. Prova assegnata il 14 novembre 1988 – corso di laurea in Ingegnaria civile


(L–Z).
1. Studiare la funzione
1
e x2 −1 .

2. Calcolare, mediante le funzioni elementari, una primitiva della funzione

1−x | x | .

3. Sia f : R → R una funzione tale che

f (λx) =| λ | f (x) , ∀ λ , x∈RI

a) provare che f (x) è continua;


b) provare che se f (x) è derivabile si ha f (x) = 0 ∀ x ∈ R .

1.42. Prova assegnata il 14 novembre 1988 – corsi di laurea in Ingegneria


elettrotecnica, elettronica e meccanica (A–L).
1. Determinare il limite della successione definita per ricorrenza mediante la legge


 3

 a1 =
2
.

 2 1

 an+1 = an +
3 an

2. Studiare il carattere della serie

∞    √ 
1 nn + 1 n
arctang (−1) 2
+ ·
n=1
n n n! 3n

3. Data la funzione
x3
f (x) = √
4 − x2
a) provare che essa è sommabile in [0, 2] ;
Analisi Matematica I 23

b) studiare la funzione
x
F(x) = f (t) dt , x ∈ [0, 2] I
0

c) determinare il punto del


√ grafico di F(x) in cui la retta tangente ha
coefficiente angolare 1/ 3 .
4. Dire se la funzione

 1
x 4 sen per x = 0
ϕ(x) = x

0 per x = 0

è derivabile, e quante volte, nel punto x = 0 .

1.43. Prova assegnata il 14 novembre 1988 – corsi di laurea in Ingegneria


elettrotecnica, elettronica e meccanica (M–Z).
1. Siano A , B , C , D quattro insiemi e

f1 : A → B
f2 : A → C
g1 : B → D

tre funzioni assegnate.


Provare che se f2 è biunivoca e su tutto allora esiste una ed una sola funzione

g2 : C → D

tale che  
g2 f2 (x) = g1 f1 (x) ∀ x∈A .

2. Studiare la funzione
ϕ(x) = x 2 + 2x | x | +1 .

3. Calcolare il seguente integrale


1
ϕ(x) dx
−1
24 Analisi Matematica I

essendo ϕ(x) la funzione di cui al quesito 2.


4. Studiare il carattere della serie
∞ 
 n
1
sen λ + , λ∈R .
n=1
2

1.44. Prova assegnata il 16 febbraio 1989 – corso di laurea in Ingegneria civile


(L–Z).
1. Provare che per ogni funzione f con derivata continua nell’intervallo [a, b] e
tale che f (a) = 0 esiste una costante k , indipendente da f , tale che
b b
| f (x) | dx ≤ k | f  (x) | dx .
a a

2. Studiare la funzione 
ex log|x|−|log|x||
.

3. Calcolare il seguente integrale


 π /4
dx
·
−π /4 1+ | sen x | sen x

1.45. Prova assegnata il 16 febbraio 1989 – corsi di laurea in Ingegneria elettro-


tecnica, elettronica e meccanica (M–Z).
1. Studiare la funzione
f (x) = ex | x 2 − 1 | .

2. Calcolare il seguente integrale


 −1+√2
√ f (x) dx ,
−1− 2

dove f (x) ha lo stesso significato dell’esercizio precedente.


Analisi Matematica I 25

3. Studiare il carattere della serie

∞
(2n − 1)!! 1
·
n=1
(2n)!! 2n + 1

4. Siano ϕ(x) e ψ(x) due funzioni definite in X ⊆ R e ivi limitate superior-


mente; sia inoltre ψ(x) > 0 . Posto, ∀ * > 0 ,

Φ(*) = sup ϕ(x) + * ψ(x) ,
X

calcolare il limite
lim Φ(*) .
*→0

1.46. Prova assegnata il 10 marzo 1989 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica (A–L).
1. Stabilire la diseguaglianza

x2 − 1 x−1
> log x > 2 , ∀x>1
2x x+1

studiando le due funzioni

x2 − 1 x−1
− log x , log x − 2 .
2x x+1

2. Determinare gli estremi inferiore e superiore della successione


 
5n
loge/π ·
12 + n2

3. Provare che la funzione


x

F(x) = t arctang(log t) − 10 − t dt
1

è uniformemente continua nel suo campo di esistenza.


26 Analisi Matematica I

4. Provare che la funzione


1
f (x) = √
x x − 2x
2

è sommabile in [2 + ∞[ e calcolare
 +∞
f (x) dx .
2

1.47. Prova assegnata il 20 marzo 1989 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica (M–Z).
1. Determinare gli estremi relativi della funzione
2
e|sen x|cos x
.

2. Calcolare i seguenti limiti



sen x (1 + sen x) 2 − 1
lim , lim ·
x→π x − π x→0 arctang x

3. Integrare l’equazione differenziale

y  + λy = x 2 + sen x ,

λ essendo un parametro reale.


4. Studiare il carattere della serie


(2 − an ) ,
n=1
 
essendo an la successione definita per ricorrenza dalla legge

 a1 = 2
.
 a = 2 + √a per n > 1
n n−1
Analisi Matematica I 27

1.48. Prova assegnata il 1 giugno 1989 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica (A–L).
 
1. Determinare il limite della successione an definita per ricorrenza mediante
la legge

 a1 = 2

an 1 .

 an+1 = +
2 an

2. Provare che la funzione


1
√ + e−x
1 + arcsen x
è invertibile nel suo campo di esistenza.
Detta ψ(y) la funzioone inversa, calcolare ψ (2) .

3. Determinare il campo di esistenza I della funzione



log ( 3 x + 1)
f (x) = + 2x − x 2
2sen x − 1

e provare che f (x) è integrabile in I .

4. Determinare al variare di k in R il numero delle soluzioni dell’equazione

ex (x 2 − | x + 1 |) = k .

5. Data la funzione
 2x
dt
ϕ(x) =
x 1 + t log t

risolvere il problema

ϕ (x) = 0
.
x>0
28 Analisi Matematica I

1.49. Prova assegnata il 1 giugno 1989 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica (M–Z).
1. Data la funzione x 
f (x) = t2+ |t |−t dt
0

risolvere i seguenti quesiti


i) provare che f (x) è crescente in R ;
ii) determinare gli intervalli di concavità di f (x) ;
iii) provare che f (x) è uniformemente continua in [0, +∞[ ;
iv) calcolare i limiti di f (x) per x tendente a +∞ e a −∞ ;
v) calcolare f (1) .
2. Studiare il carattere della serie
∞
n+1 n
2+1
x , x∈R .
n=1
n

3. Determinare la soluzione y(x) dell’equazione differenziale

y  − 9y = e3x

verificante le condizioni

lim y(x) = 0 , y(0) = 2 .


x→−∞

1.50. Prova assegnata il 17 luglio 1989 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica (A–L).
 
1. Determinare il limite della successione an definita per ricorrenza mediante
la legge 
 a1 = 2 

 an + 10 .
 an+1 =
an + 1

2. Studiare il carattere della serie


∞   2
n−1 n
·
n=1
n
Analisi Matematica I 29

3. Determinare i valori del parametro reale k tali che la funzione


x √t − log(1 + t) + k
1+t
f (x) = 2 dt
0 et
sia crescente in [0, +∞[ .
4. Calcolare la primitiva Φ(x) della funzione
2 | x | +x + 1
x + log
| x | +1
tale che Φ(1) = 1/2 .

1.51. Prova assegnata il 20 luglio 1989 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica (M–Z).
1. Studiare la funzione
x2 −2|x|
e x+1 .

2. Calcolare il seguente integrale


1
dx
·
−1 x2 + 2x | x | +4

3. Posto  √
a1 = 2
an = 2 + an−1 per n ∈ N , n > 1
studiare il carattere della serie


(2 − an ) .
n=1

4. Provare che la soluzione del problema


 
 y = (cos x)y
y(0) = −1
 
y (0) = 0
ha un massimo relativo in x = 0 .
30 Analisi Matematica I

1.52. Prova assegnata il 12 ottobre 1989 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica (A–L).
 
1. Studiare la successione an definita per ricorrenza dalla legge

a1 = −3
.
an+1 = 2an + 2

2. Provare che per ogni numero reale x non negativo risulta

1 − x2
arccos − 2 arctang x = 0 .
1 + x2

3. Studiare la funzione
x
F(x) = e1−sen t − esen t dt .
0

4. Calcolare l’area dell’insieme


 
I = (x, y) ∈ R2 : | x | ≤ 1 , 0 ≤ y ≤ x 2 − x 3 .

1.53. Prova assegnata il 6 giugno 1990 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica (M–Z).
1. Studiare il carattere delle serie seguenti

 ∞ 
 1/n
n nπ
na (a ∈ R) , 2 − tang .
n=1 n=1
(n + 1)4

Calcolare la somma della prima serie nel caso della convergenza.


(Si costruisca la successione delle ridotte servendosi della somma (1 −

n
2
a) kak ).
k=1

2. Studiare la funzione
|x|
(x + 4) 4 − x 2 − 6 arcsen ·
2
Analisi Matematica I 31

3. Calcolare il seguente integrale


 π /6
1+ | sen 4x |
dx ·
−π /6 1 + cos 2x

1.54. Prova assegnata il 11 giugno 1990 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica (A–L).
1. Provare che la funzione
1
f (x) = √
x4 1 + x3
è sommabile in [1, +∞[ e calcolare
 +∞
f (x) dx .
1

2. Calcolare il seguente limite

2n + 3n n2 + 1
lim cos log ·
n→∞ 4n n+1

Giustificare il risultato mediante la definizione di limite.


3. Studiare la funzione
 sen x
2
F(x) = et dt , x ∈ [0, 2π ]
0

e tracciarne il grafico.
4. Provare che la funzione

x 2 + 2x + 3 − x 2 + 1

è uniformemente continua in R .
32 Analisi Matematica I

1.55. Prova assegnata il 2 luglio 1990 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica (A–L).
 
1. Calcolare il limite della successione an definita dalla legge
'
a1 = [100π ]
.
an+1 = max (n, an ) + (−1)n

[t] denota la parte intera contenuta in t .


2. Studiare la funzione
x t arcsen 2
t

g(x) = dt
0 arcsen 2t + arccos 2t

e tracciarne il grafico.
3. Data la funzione

f (x) = arctang | log1/e (x 2 + x + 1) |

a) determinarne il campo di esistenza, gli estremi, precisando se trattasi di


massimo o di minimo, l’insieme dei punti in cui non esiste la derivata prima
e gli eventuali asintoti;
b) provare che f (x) è invertibile in [−1/2, 0] ed esprimere mediante le
funzioni elementari la funzione inversa.
4. Risolvere il problema di Cauchy

 y  + π y = | x | (1 − x) e−π x

1+x | x | .


y(0) = 1

1.56. Prova assegnata il 2 luglio 1990 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica (M–Z).
1. Studiare la funzione

x2 + 1 π
log − arctang x + ·
2 4
Analisi Matematica I 33

2. Determinare la formola di Mac–Laurin arrestata alla derivata seconda relativa


alla funzione x
1 + sen t
f (x) = dt ·
0 1 + t4

3. Studiare il carattere delle serie seguenti


 n
cos nπ sen
n=1
n2+1
∞
x
sen cosn−1 x , x∈R
n=1
2
∞ n √
e− x
dx .
n=1 n−1

1.57. Prova assegnata il 10 luglio 1991 – corso di laurea in Ingegneria meccanica.

1. Studiare la funzione
 2
1
1+ |x−1| .
x

2. Trovare una primitiva della funzione

|x−2|
, x ∈ ]1, +∞[ .
x2 − 2x + 1

3. Sia f : [0, 1] → R una funzione continua strettamente crescente; provare che


esiste x0 ∈ [0, 1] tale che
1
f (x0 ) < f (x) dx .
0
34 Analisi Matematica I

1.58. Prova assegnata il 16 settembre 1991 – corso di laurea in Ingegneria


meccanica.
1. Studiare la funzione
arctang x 2 .

2. Determinare una primitiva della funzione



 1
x arctang 2 per x ∈ R \ {0}
f (x) = x

0 per x=0
 
3. Sia xn una successione di punti dell’intervallo [0, 1] ; provare che, se per
ogni funzione continua non monotona f : [0, 1] → R si ha

lim f (xn ) = f (1) ,


n→∞

allora
lim xn = 1 .
n→∞

1.59. Prova assegnata il 21 settembre 1990 – corso di laurea in Fisica.


1. Studiare la funzione
x2
e1/|x| .
1−x
e tracciarne il grafico.
2. Calcolare il seguente integrale
1
cosh x cosh2 x − 1 log(1 + cosh2 x) dx .
0

3. Provare che gli insiemi numerici


  ' (
n+1 2m2 + 1
X= , n∈N , Y = , m∈N
n m2

sono separati e contigui. Giustificare i risultati.


Analisi Matematica I 35

1.60. Prova assegnata il 1 ottobre 1990 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica (A–L).
1. Calcolare il limite della successione {an } definita dalla legge


 a1 = 2
1 .

 an+1 = an + −1
an

2. Studiare il carattere della serie



 nsen e
xn , x≥0.
n=1
n − log n
4

3. Determinare gli eventuali punti di massimo e di minimo relativo della funzione


x
x x
f (x) = x − 4 sen2 t 2 dt + arcsen + arccos ·
0 2 2

4. Studiare la funzione 1
(1− | x |) e x−1
e tracciarne il grafico.

1.61. Prova assegnata il 4 ottobre 1991 – corso di laurea in Ingegneria meccanica.


1. Studiare la funzione
x log(x 2 − 2x) .

2. Calcolare il seguente integrale


4
x log(x 2 − 2x) dx .
3

3. Studiare la successione ' (


n+1
−x 2
e dx .
n
36 Analisi Matematica I

1.62. Prova assegnata il 12 ottobre 1990 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica (M–Z).
1. Determinare il massimo ed il minimo della funzione

x 2 − | x | +1
log ·
x2 + 1

2. Studiare il carattere delle serie seguenti


 xn
  , x≥0
1 1
n=1 n 1+ 2 + ···+ n

 1
(−1)n arctang
n=1
2n + 1

3. Sia P(x) = ax 2 + bx + c . Si determino a , b , c ∈ R in modo tale che

P(0) = 0 , P  (0) = 1

e l’integrale
1  
x
+ | P(x) | dx
0 x2 + x + 1
risulti minimo.

1.63. Prova assegnata il 5 novembre 1990 – corsi di laurea in Ingegneria


elettrotecnica, elettronica e meccanica (A–L).
1. Determinare il limite della successione {an } definita dalla legge
a = e
1
.
an+1 = a2n − 2

2. Studiare il carattere della serie



 n2
√ xn , x≥0.
n=1
(n + 1) 1 + n 5
Analisi Matematica I 37

3. Studiare la funzione
x ) n
2 4 x
F(x) = sen t cos t dt + lim
0 n→∞ 2π

e tracciarne il grafico.
4. Determinare il massimo ed il minimo assoluti della funzione
x  
| 1 + 2 cos t | 5
ϕ(x) = dt , x ∈ 0, π .
0 1 + sen t 4

1.64. Prova assegnata il 8 novembre 1990 – corso di laurea in Fisica.


1. Studiare le funzioni

1 x2 + x
f (x) = 2x 3 − 3x 2 − 2x + 1 , g(x) = arctang + 2
x x +1
e tracciarne i grafici.
2. Calcolare il seguente integrale
  1

1 x2 + x
arctang + 2 dx .
0 x x +1

3. Studiare l’insieme numerico


 n 
3 log 1k
X= k , n∈N ,

essendo k un parametro reale positivo. Giustificare i risultati.

1.65. Prova assegnata il 26 novembre 1990 – corso di laurea in Fisica.


1. Studiare la funzione
 x

 arctang x − 1 + x 2
 per x ∈ ] − ∞, 0]
f (x) =

 log(x + 1) + x − x
2

per x ∈ ]0, +∞[
1+x
38 Analisi Matematica I

e tracciarne il grafico.
2. Sia f : R → R una funzione di classe C 2 in R . Provare che se esiste a > 0
tale che f  (x) ≥ a ∀ x ∈ R , allora esistono i limiti di f (x) per x → +∞ e
per x → −∞ e valgono entrambi +∞ .
3. Determinare il minimo limite ed il massimo limite delle seguenti successioni
  #  $
1/2 1/22 1/2n 1/n
cos nπ cosh nπ , 2·2 ·2 · ...· 2 .

1.66. Prova assegnata il 29 novembre 1990 – corsi di laurea in Ingegneria


elettrotecnica, elettronica e meccanica (M–Z).
1. Studiare la funzione

 π x + cos (π | x |) per | x |≤ 1
f (x) = x .
 π 2 | x | −x 2 − per 1 <| x | ≤ 2
|x|

2. Determinare i numeri reali α e β per cui le funzioni

eβx
x α log x , √
x
risultano sommabili negli intervalli [0, 1] e [0, +∞[ rispettivamente.
3. Studiare il carattere delle serie seguenti
∞ 
 
1 + n2 − n x 2n , x∈R
n=1
∞
1
n=2 (log n)log n

 1

 
 per n dispari
n
an dove an = .

 1
n=1 − per n pari
n2
Analisi Matematica I 39

1.67. Prova assegnata il 18 gennaio 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica


ed elettronica (A–L).
1. Studiare il carattere della serie


n(cos x − sen x)n , x∈R.
n=1

2. Calcolare il limite della successione {an } definita per ricorrenza dalla legge


 3

 a1 = 4
.

 2a2n + 1

 an+1 =
4an

3. Provare che la funzione


x2 + 4 − x2 + 1

è uniformemente continua in R .
4. Risolvere uno almeno dei seguenti quesiti:
a) determinare gli estremi della funzione

2x + 1− | arcsen x | I

b) studiare la funzione
 √x
2
ϕ(x) = e(t−1)t dt
0

e tracciarne il grafico;
c) calcolare il seguente integrale
1  
log 2+ | x 2 − x | dx .
0
40 Analisi Matematica I

1.68. Prova assegnata il 1 febbraio 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica ed


elettronica (A–L).
1. Studiare la serie

 arctang n 2n
(cos nπ ) x , x∈R.
n=1
1 + n3

2. Data la funzione
1
f (x) =
(1 − x 2 )(1 − 4x 2 )
a) provare che f (x) è sommabile in [−1/2, 1/2] ;
b) determinare i punti di massimo e di minimo della funzione
x
F(x) = f (t) dt − 2 arcsen x , [−1/2, 1/2] .
0

3. Studiare la funzione
x
x−
log x
e tracciarne il grafico.
4. Determinare la primitiva Φ(x) della funzione

x− | x | x+ | x |
ϕ(x) = +
−x 2 + 2 | x | +8 1 + x2

tale che Φ(0) = 1 .

1.69. Prova assegnata il 1 febbraio 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotec-


nica, elettronica e meccanica (M–Z).
1. Studiare la funzione  
| x − 1 | +x − 1 2
e x+|x| .
2(x + 1)

2. Calcolare la primitiva della funzione

sen | x − 1 |
1 + cos2 | x − 1 |
Analisi Matematica I 41

che assume il valore 1 in 0 .


3. Studiare il carattere delle serie seguenti
∞ 
 
1 1
1 + + ··· + 2 x 2n , x∈R
n=1
4 n
∞
1
.
n=1
nlog n

1.70. Prova assegnata il 4 febbraio 1991 – corso di laurea in Ingegneria meccanica.


1. Studiare la funzione |x|+x
f (x) = (x+ | x − 2 |) e 2 .

2. Determinare, mediante le funzioni elementari, una primitiva della funzione


f (x) di cui all’esercizio precedente.
3. Siano A e B due insiemi di numeri reali tali che A ⊆ B . Provare che la chiusura
di A è contenuta nella chiusura di B .

1.71. Prova assegnata il 4 febbraio 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica ed


elettronica (M–Z).
1. Data la funzione
λ2
f (x) = sup ,
λ∈]−∞,+∞[ λ2 + λx + x 2 + 1
risolvere i seguenti quesiti
a) calcolare i limiti

lim f (x) , lim f (x) , lim f (x) I


x→+∞ x→−∞ x→0

b) provare che sup f (x) e inf f (x) sono finiti.


2. Provare che la funzione
 x
 per x = 0
f (x) = x2+ |x|

0 per x=0
42 Analisi Matematica I

è integrabile in [−1, 1] e calcolare l’integrale


1
f (x) dx .
−1

3. Studiare il carattere della serie



 1
x n arcsen , x∈R .
n=1
n

4. Provare che la soluzione del prolema di Cauchy


 
 y − 4y =| x − 1 |
y(1) = −1
 
y (1) = 0
ha un massimo relativo in x = 1 .

1.72. Prova assegnata il 7 febbraio 1991 – corso di laurea in Fisica.


1. Studiare la funzione
| 4x − 1 | +4x 2
e tracciarne il grafico.
2. Calcolare il seguente integrale


x arctang x dx .

3. Determinare per ogni x ∈ R i valori di

l(x) = inf f (t) e di L(x) = sup f (t)


]−∞,x] ]−∞,x]

dove 
t per t ∈ [0, 1]
f (t) = −(t + 1) per t ∈ [−1, 0[ .

0 per t ∈ R \ [−1, 1]
Tracciare i grafici delle funzioni l(x) ed L(x) .
Analisi Matematica I 43

1.73. Prova assegnata il 11 febbraio 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica


ed elettronica (A–L).
1. Determinare l’estremo superiore e l’estremo inferiore della successione
 
1 nπ
sen cos nπ
n 2

2. Determinare il massimo ed il minimo della funzione


 x2    π /2
f (x) = t − 10 − t + 2t + 5 dt +
2 | 2 sen2 x−1 | dx , x ∈ [0, 2] .
0 0

3. Studiare la funzione

| cos x | − cos 2x , | x |≤ π .

4. Studiare il carattere della serie


+∞
 log(n2 + 1)
(−1)n+1 (arctang x)n .
n=1
n3

1.74. Prova assegnata il 18 febbraio 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica


ed elettronica (M–Z).
1. Studiare la funzione  
x 4 + | x | x 3 + x e−x .

2. Posto
f (x) = max (arcsen x, arccos x) ,
calcolare l’integrale indefinito

f (x) dx .

3. Sia λ un parametro reale positivo e f (x) = x 2 ; posto



a1 = λ
,
an+1 = f (an )
44 Analisi Matematica I

studiare il carattere delle serie seguenti


 ∞
 ∞

an , nan , (sen n)an .
n=1 n=1 n=1

4. Provare che la soluzione del problema di Cauchy




 y  + 4y = sen2 x
 y(0) = 0
 
y (0) = 0

ha un minimo relativo in x = 0 .

1.75. Prova assegnata il 18 febbraio 1991 – corso di laurea in Ingegneria


meccanica.
1. Studiare la funzione
(x − 1) log | x 2 − 3x + 2 | .

2. Calcolare il seguente integrale


1
dx
·
−1 1+x | x |

3. Data la funzione
sen3 | x |

stabilire quali derivate esistono per x = 0 .

1.76. Prova assegnata il 1 marzo 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica (M–Z).
1. Determinare al variare di k ∈ R , il numero degli zeri della funzione

x5 3 2
ϕk (x) = − x4 + x3 + k .
5 4 3
Analisi Matematica I 45

Determinare i valori di k per cui ϕk (x) ammette uno zero appartenente all’in-
tervallo ]0, 1[ .
2. Calcolare i seguenti limiti
√  
n− 1 + n2
lim 1 , lim n2 + 1 − (n + 1)2 +1 .
n→∞ n − n cos n n→∞

3. Calcolare il seguente integrale


1  
|x|
x | x | 1 − x + arcsen
2 dx .
−1 2

1.77. Prova assegnata il 4 marzo 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrotecnica,


elettronica e meccanica (A–L).
 
1. Calcolare il limite della successione an definita per ricorrenza dalla legge


 1

 a1 = π −1
.

 4a2n

 an+1 =
1 + an

2. Data la funzione
|1−x |
f (x) = arcsen
1+x
a) studiare la funzione f (x) e tracciarne il grafico;
b) calcolare l’area del rettangoloide relativo alla funzione f (x) definita
nell’intervallo [0, 1] .
3. Data la funzione
1
ϕ(x) =| x | + arctang
| x | +1
i) provare che essa è uniformemente continua nel suo insieme di definizione;
ii) determinarne il codominio;
iii) provare che la sua restrizione all’intervallo [0, +∞[ è invertibile.
46 Analisi Matematica I

4. Risolvere il problema di Cauchy



y  + y = cos4 x − sen4 x
.
y(0) = 1

1.78. Prova assegnata il 7 marzo 1991 – corso di laurea in Fisica.


1. Studiare, al variare del parametro λ in ]0, +∞[ , la funzione

fλ (x) = (x 2 − λx + 1)2

e tracciarne il grafico.
2. Scrivere l’equazione della retta tangente al grafico della funzione
 
 x log 1
+ t2
2
F(x) = dt , x ∈ [0, 2] ,
0 (1 + t)2

nel punto di ascissa x = 1 .


3. Determinare gli estremi dell’insieme numerico
 
|x|
, x ∈ ] − 2, 1] .
| x | +1

1.79. Prova assegnata il 4 giugno 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica ed


elettronica (M–Z).
1. Data la funzione x
sen t
f (x) = dt
0 1 + t2
risolvere i seguenti quesiti:
a) provare che f (x) è pari;
b) provare che f (x) è uniformemente continua;
c) provare che
x2
− f (x) ≥ 0 ∀ x∈RI
2
Analisi Matematica I 47

d) calcolare il limite
f (x)
lim+ .
x→0 x2

2. Studiare il carattere della serie



 1 1
(n − sen n) − sen .
n=1
n n

3. Posto per x ∈ [0, π ]

ϕ(x) = max(sen x + cos x , 1) ,

calcolare l’integrale indefinito



ϕ(x) dx .

1.80. Prova assegnata il 10 giugno 1991 – corso di laurea in Matematica.


1. Studiare la funzione 
x−1
arctang
x
e tracciarne il grafico.
2. Dimostrare che le funzioni reali continue in ] − ∞, +∞[ e convergenti per
x → +∞ e per x → −∞ sono limitate in ] − ∞, +∞[ .
3. Determinare per ogni x ∈ [0, 2π ] , i valori di
 x 
L(x) = sup cos , n∈N
n
e di  
x
l(x) = inf cos , n∈N .
n
Tracciare i grafici delle funzioni L(x) ed l(x) .
48 Analisi Matematica I

1.81. Prova assegnata il 11 giugno 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica ed


elettronica (A–L).
1. Studiare il carattere della serie
+∞
 n
1 + log | x | , x ∈ R \ {0} .
n=1

2. Provare che la funzione



arctang t
f (x) = arctang )senx dt
0 1 + et

è uniformemente continua nel suo insieme di definizione.


3. Studiare la funzione
4 cos2 x − 3
cos x
e tracciarne il grafico.
4.
a) Provare che la funzione 
1−x
x
è sommabile in [0, 1] .
b) Calcolare la misura dell’insieme

 1 −x
(x, y) ∈ R2 : 0 < x ≤ 1 , 0 ≤ y ≤ .
x

1.82. Prova assegnata il 25 giugno 1991 – corso di laurea in Ingegneria meccanica.


1. Studiare la funzione
arcsen cos x 2 .

2. Calcolare il seguente integrale


1
dx
·
0 (2x 2 + x + 1)2
Analisi Matematica I 49

3. Sia f : [a, b] → R una funzione dotata di derivata continua; provare che si ha


b
max f (x) − min f (x) ≤ | f  (x) | dx .
x∈[a,b] x∈[a,b] a

1.83. Prova assegnata il 28 giugno 1991 – corso di laurea in Matematica.


1. Studiare, al variare del parametro α in [0, 1] , la funzione

fα (x) = (x 2 − x + 1)α

e tracciarne il grafico.
2. Studiare , al variare del parametro reale λ , il comportamento al limite della
successione di termine generale
 n2
1
e−λx dx
2
yn = 4 (n ∈ N) .
n 0

3. Determinare le primitive della funzione

sen x
f (x) =
cos x + sen x + 2

definite nell’intervallo [0, 2π ] .

1.84. Prova assegnata il 18 luglio 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica ed


elettronica (A–L).
1. Studiare il carattere della serie
+∞
 (arctang | x |)n
, x∈R .
n=1
1 + (arctang | x |)n

2. Data la funzione x−1


f (x) = e x+1
50 Analisi Matematica I

i) dire, motivando la risposta, se è monotona nel suo insieme di definizione;


ii) provare che f (x) è invertibile in ] − 1, +∞[ e determinare l’espressione
analitica della funzione inversa g(x) ;
iii) calcolare g  (1) ;
iv) determinare il campo di esistenza della funzione g(et − 1) .
3. Determinare la funzione F(x) tale che
 2 + 1)

 F  (x) = x log(x

 x2 + 2

F(0) = −2 2

4. Risolvere il rpoblema di Cauchy


  
 y − 2y + y = 4 sen x − 2 cos x
y(0) = 3
 
y (0) = 1

1.85. Prova assegnata il 24 luglio 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica ed


elettronica (M–Z).
1. Data la funzione
+∞

f (x) = (sen x)n ,
n=1

risolvere i seguenti quesiti


i) studiare f (x) ;
ii) posto 

 f (x) per
3
x ∈ [π , 2π ] \ { 2 π }
g(x) = 1

− per x = 32 π
2
calcolare l’integrale
 2π
| g(x) | dx .
π

2. Integrare l’equazione differenziale

y  + 4y = e2x .
Analisi Matematica I 51

3. Sia X ⊆ R . Provare che il derivato DX di X è un insieme chiuso.

1.86. Prova assegnata il 2 settembre 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica


ed elettronica (A–L).

1. Studiare il carattere delle serie seguenti

+∞
 +∞
 1
1 − n! cos sen n
,  n .
n=1
nn n=1 log(1 + n)

2. Studiare la funzione
 x2
F(x) = te−t dt
0

e tracciarne il grafico.

3. Calcolare il seguente integrale

 π /2
| sen x | + cos x
dx .
−π /2 1+ | sen x |

4. Risolvere la disequazione

3
(∗) 1 + x4 ≤ x2 + .
5

Provare, utilizzando (∗) , che

2
44
2≤ 1 + x 4 dx ≤ .
1 15
52 Analisi Matematica I

1.87. Prova assegnata il 10 settembre 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica


ed elettronica (M–Z).
1. Data la funzione 
| 1−x |
f (x) = arctang ,
| 1+x |
determinare:
a) il campo di esistenza;
b) gli eventuali asintoti;
c) gli intervalli di crescenza e decrescenza e gli estremi relativi;
d) il grafico approssimato (a meno della concavità).
2. Calcolare il seguente integrale
1
1 − x | x | dx .
−1

3. Sia f : [0, 1] → R una funzione continua e non negativa. Provare che


1
 n
lim f (x) dx = +∞ ⇐⇒ ∃ x0 ∈ [0, 1] : f (x0 ) > 1 .
n→+∞ 0

4. Studiare il carattere della serie


+∞
 (x 2 − x)n
, x∈R .
n=1
n

1.88. Prova assegnata il 17 settembre 1991 – corso di laurea in Matematica.


1. Studiare la funzione 
x−1
arcsen
x
tracciarne il grafico e calcolare l’area del trapezoide relativo all’intervallo
[ 12 , 1] .
2. Sia f : R → R una funzione reale continua in R . Mostrare che, per ogni
x0 ∈ R , la successione di termine generale
 x0 + 1
n n
yn = f (t) dt (n ∈ N) ,
2 1
x0 − n
Analisi Matematica I 53

è convergente e determinarne il suo limite.


3. Determinare il minimo ed il massimo limite delle seguenti successioni

 1   x − 1 
sen (−1)n sen , sup (−1)nn arcsen .
n x≥1 x

4. Data la funzione
| x − 3 |3

dire quali derivate (prima, seconda, . . .) esistono per x = 3 e calcolarle.

1.89. Prova assegnata il 2 ottobre 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica ed


elettronica (A–L).
 
1. Determinare il limitedella successione an definita per ricorrenza dalla legge


 a1 = 1
 (4n + 5n)1/n .
 an+1 = π an
5

2. Studiare il carattere della serie


+∞
 √
(−1)n−1( n + 1 − n) .
n=1

3. Determinare k ∈ R tale che la funzione




 kπ x
 sen
 per x<2
2
f (x) = x t

 2π e

 2 dt per x≥2
e 2 t

sia continua e derivabile con continuità.


4. Studiare la funzione x
F(x) = | t − t 4 | dt
0
54 Analisi Matematica I

e tracciarne il grafico.

5. Provare che la funzione

1
ϕ(x) =
| x2 − 5x + 6 |

è sommable in [2, 3] e calcolare


3
ϕ(x) dx .
2

1.90. Prova assegnata il 2 ottobre 1991 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica ed


elettronica (M–Z).

1. Studiare la funzione x
f (x) = (t 3 − 2t)e−t dt .
0

2. Data la successione definita per ricorrenza dalla legge



a1 = sen 1
an =| sen n | an−1 ∀ n∈N , n > 1 ,

calcolare il limite
lim an .
n→+∞

3. Data l’equazione differenziale

y  = y 16 + 1 ,

provare che, detta ϕ(x) una sua soluzione, essa non può essere definita in
] − ∞, +∞[.
Analisi Matematica I 55

1.91. Prova assegnata il 18 ottobre 1991 – corso di laurea in Matematica.


1. Studiare, al variare del parametro λ in ]0, +∞[ , la funzione
3
fλ (x) = (x 2 − λx + 1)2
e tracciarne il grafico.
2. Siano f (x) e g(x) due funzioni  reali di classe C 2 in ]a, b[ e in ]α, β[
rispettivamente, sia f ]a, b[ ⊆ ]α, β[ e sia x0 ∈ ]a, b[ . Provare che se
f  (x0 ) , g  f (x0 ) e g  f (x0 ) sono numeri
 reali positivi, allora il dia-
gramma della  funzione composta g f (x) : ]a, b[→ R volge nel punto
x0 , g f (x0 ) la concavità verso l’alto.
3. Calcolare i seguenti limiti
 
sen2 x + sen x − 2 (n + 1)n+1 1 1
limπ 2 , lim − sen .
x→ 2 x − π2 n→+∞ (n + 2) n 4 n

1.92. Prova assegnata il 24 gennaio 1992 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica,


elettronica e informatica (M–Z).
1. Studiare la funzione 
x−1
1−x | x |
3
.
|x−1|

2. Determinare la primitiva F(x) della funzione


' 2
(x − x 3 ) ex per | x | ≤ 1
f (x) =
(1− | x |) log | x | per | x | > 1
tale che F(0) = 0.
3. Studiare il carattere delle seguenti serie

 n + 1 − √n
+∞

n=1
n2 + n
+∞ * n+1 +
 1
n
(−1) 1+ −e
n=1
n
+∞
 1
 2 
n=1 n log n + log n
56 Analisi Matematica I

1.93. Prova assegnata il 14 febbraio 1992 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica,


elettronica e informatica (M–Z).

1. Data la funzione 
x−1
f (x) = arctang
x
provare che essa è invertibile nell’intervallo [1, +∞[. Esprimere la legge di de-
finizione della funzione inversa mediante le funzioni elementari, precisandone
l’insieme di definizione.

2. Data la funzione
 x2
t
ϕ(x) = √ dt
0 a+ t
i) determinare i valori del parametro reale a tali che la funzione ϕ(x) sia
definita in ] − ∞, +∞[;
ii) determinare il limite
lim ϕ(x) I
x→+∞

iii) determinare, servendosi del teorema di Hôpital, i valori reali a e b tali che

ϕ(x)
lim = 1.
x→0 x 4 + b sen x

3. Studiare il carattere della serie

+∞
 1
n=3
n log n log log n

4. Determinare il massimo ed il minimo limite della successione


'  log(n+1) (
(−1)n
e4t dt
n3 log n
Analisi Matematica I 57

1.94. Prova assegnata il 16 marzo 1992 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica,


elettronica e informatica (M–Z).
1. Studiare la funzione
x
f (x) = .
1 + (x − 3) | x − 1 |

Calcolare l’area del trapezoide relativo alla funzione | f (x) | e all’intervallo


[−1, 0].
 
2. Studiare la successione xn definita per ricorrenza da
 xn−1
2
x1 = 1 , xn = e−x dx , ∈N .
0

3. Studiare il carattere delle serie seguenti

+∞ +∞
 log n
  2n  n2 + 1
−1 −2 −n
1+e +e + ··· + e x , x 2n
n=1 n=1
n2

1.95. Prova assegnata il 12 giugno 1992 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica,


elettronica e informatica (M–Z).
1. Studiare la funzione
x
f (x) = max {1, x} et log t dt .
1

2. Studiare il carattere delle serie


+∞
 √ +∞
  n+1
n log n e−t
dt .
n=1
1 + n2 n=1 n 1 + t2

3. Sia f una funzione reale continua in ] − ∞, +∞[, tale che

f (x + y) = f (x) · f (y) .
58 Analisi Matematica I

Provare:
a) se f (0) = 0 allora f (x) = 0 per ogni x reale
b) se f (0) = 1 allora f (x) > 0 per ogni x reale .
La conclusione del punto b) è vera se la f non è continua?

1.96. Prova assegnata il 20 luglio 1992 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica,


elettronica e informatica (M–Z).
1. Studiare la funzione x
t2 − 4
f (x) = dt .
1 t(t + 1)

2. Studiare il carattere delle due serie

+∞
  n k
1 1
1− ,
n=1
2n n+1

per i valori di k = 1, 2.
3. Siano ϕ(x) e ψ(x) due funzioni reali uniformemente continue nell’intervallo
aperto e limitato ]a, b[.
i) Provare che le funzioni ϕ(x) e ψ(x) sono limitate in ]a, b[.
ii) Provare che la funzione ϕ(x) · ψ(x) è uniformemente continua in ]a, b[.
iii) Provare che la funzione f  (x), derivata della funzione di cui all’esercizio 1,
non è uniformemente continua in ]0, 1[. ( Si può utilizzare l’affermazione
ii) ).

1.97. Prova assegnata il 15 settembre 1992 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica,


elettronica e informatica (M–Z).
1. Studuare la funzione
esen(|x|+1)−sen(|x|−1) I

2. Calcolare il seguente integrale




| sen2 x − sen x | +1 cos2 x dx I
0
Analisi Matematica I 59

3. Studiare il carattere delle serie seguenti

+∞
  n
|x|
n=1
| x | + | cos x |
+∞
 1
arctang
n=1
1 + n2 x 2

1.98. Prova assegnata il 12 dicembre 1992 – corsi di laurea in Ingegneria elettrica,


elettronica e informatica (M–Z).
1. Studiare la funzione
|x−1|
arctang
x − 1− | x − 2 |

2. Calcolare il seguente intergale


 +∞
dx
1 x(log x + 2) log2 x + log x + 1

3. Studiare il carattere delle serie


+∞
 +∞
  n 2
n1 −n 1
x sen , 4 1+ n2 .
n=1
n n=1
n
Appunti di Analisi Matematica 3

1. Funzioni a variazione limitata e funzioni assolutamente continue.


Sia x (t) una funzione definita nell’intervallo [a, b] a valori complessi. Decomponiamo l’intervallo
[a, b] mediante i punti a = t 0 < t1 < t2 < · · · < tn = b e consideriamo l’insieme numerico

n−1
  
x = x (tr+1 ) − x (tr ) al variare della decomposizione di [a, b] .
r=0
Se Vx (a, b) = sup  x < +∞ diremo che la funzione x (t) è a variazione limitata in [a, b]. Indicheremo,
poi, con VL(a, b) l’insieme delle funzioni a variazione limitata in [a, b].
Esempi di funzioni a variazione limitata sono:
– le funzioni reali monotone in [a, b]; infatti per esse si ha sup  x = |x (b) − x (a)|;
– le funzioni lipschitziane. Infatti se x (t) è lipschitziana in [a, b] allora esiste una costante L > 0 tale
che
|x (t  ) − x (t  )| ≤ L|t  − t  | ∀ t  , t  ∈ [a, b].
Pertanto

n−1
  
n−1
x (tr+1 ) − x (tr ) ≤ L |tr+1 − tr | = L(b − a) .
r=0 r=0
Esempio 1.1. Diamo un esempio di funzione continua non a variazione limitata. Sia
 π
t cos se 0 < t ≤ 1
(1.1) ϕ(t) = t
0 se t = 0
La funzione in (1.1) è continua in [0, 1] ma non è a variazione limitata. Per n ∈ N consideriamo la
decomposizione di [0, 1]
1 1 1
0< < < ···< < 1
n n−1 2
e la relativa somma
1   1   
   1   1 
 cos nπ +
  cos(n − 1)π − cos nπ  + · · · +  cos π − cos 2π =
n n−1 n 2
1 1 1 1 1 1
= + + +···+1+ > 1+ +···+
n n−1 n 2 2 n
Essendo l’ultima somma la ridotta n-esima della serie armonica si avrà V ϕ = +∞.
2 Appunti di Analisi Matematica 3

Consideriamo alcune proprietà delle funzioni a variazione limitata.


Propopsizione 1.1. Sia x (t) una funzione a variazione limitata in [a, b]. Allora essa è limitata.
Dimostrazione. Consideriamo t ∈ ]a, b[. Si ha

|x (t) − x (a)| + |x (b) − x (t)| ≤ V x (a, b)

da cui
|x (t)| ≤ |x (t) − x (a)| + |x (a)| ≤ V x (a, b) + |x (a)| , t ∈ ]a, b[
e dunque la tesi.

Proposizione 1.2. Siano x (t) una funzione a variazione limitata in [a, b] e α ∈ C. Allora la funzione αx (t)
è a variazione limitata in [a, b] e V αx (a, b) = |α|V x (a, b).
Dimostrazione. Si ha


n−1
  
Vαx (a, b) = sup αx (tr+1) − αx (tr ) al variare della decomposizione di [a, b] =
r=0
  n−1
  
= sup |α| x (tr+1 ) − x (tr ) al variare della decomposizione di [a, b] = |α|Vx (a, b).
r=0


Proposizione 1.3. Siano x (t), y(t) funzioni a variazione limitata in [a, b]. Allora la funzione x (t) + y(t)
è a variazione limitata e V x+y (a, b) ≤ V x (a, b) + V y (a, b).
Dimostrazione. Per ogni decomposizione dell’intervallo [a, b] si ha


n−1
   n−1
   n−1
 
x (tr+1 ) + y(tr+1 ) − x (tr ) − y(tr ) ≤ x (tr+1 ) − x (tr ) +  y(tr+1 ) − y(tr ) ≤ Vx (a, b) + V y (a, b)
r=0 r=0 r=0

e quindi la tesi.

Proposizione 1.4. Siano x (t), y(t) funzioni a variazione limitata in [a, b]. Allora la funzione x (t)y(t) è a
variazione limitata.
Dimostrazione. Si ha


n−1
   n−1
  
x (tr+1 )y(tr+1 ) − x (tr )y(tr ) ≤  y(tr+1 )x (tr+1 ) − x (tr ) +
r=0 r=0


n−1
  
+ x (tr ) y(tr+1 ) − y(tr ) ≤ sup |y(t)| V x (a, b) + sup |x (t)| V y (a, b).
r=0 [a,b] [a,b]

da cui la tesi.

Proposizione 1.5. Sia x (t) una funzione a variazione limitata in [a, b]; sia inoltre inf [a,b] |x (t)|−1 > 0.
Allora la funzione 1/x (t) è a variazione limitata.
Funzioni a variazione limitata e funzioni assolutamente continue 3

Dimostrazione. Si ha
n−1 
 
 1   x (tr+1) − x (tr )
n−1
 1 Vx (a, b)
 − =   ≤  2
x (tr+1 ) x (tr ) x (tr+1 )x (tr ) inf[a,b] |x (t)|
r=0 r=0

da cui la tesi.

Proposizione 1.6. Sia x (t) definita in [a, b] e sia c ∈ ]a, b[. x (t) è a variazione limitata in [a, b] se e solo
se x (t) è a variazione limitata in [a, c] e in [c, b]. In tal caso si ha

Vx (a, b) = V x (a, c) + Vx (c, b) .

Dimostrazione. Ovviamente se x (t) è a variazione limitata in [a, b] essa è a variazione limitata sia in [a, c]
che in [c, b].
Sia, allora, x (t) a variazione limitata negli intervalli [a, c] e [c, b]. Consideriamo una decomposizione di
[a, b], a = t0 < t1 < · · · < tn = b. Sia s tale che ts ≤ c < ts+1 ; si ha


n−1
   s−1
   
x (tr+1 ) − x (tr ) ≤ x (tr+1 ) − x (tr ) + x (c) − x (ts ) +
r=0 r=0

  
n−1
 
+ x (ts+1) − x (c) + x (tr+1 ) − x (tr ) ≤ Vx (a, c) + Vx (c, b)
r=s+1

e quindi

(1.2) V x (a, b) ≤ V x (a, c) + Vx (c, b) .

Per ε > 0 sia a = t0 < t1 < · · · < tm = c una decomposizione dell’intervallo [a, c] tale che


m−1
 
x (tr+1 ) − x (tr ) > Vx (a, c) − ε
r=0
2

Analogamente sia c = τ 0 < τ1 < · · · < τq = b una decomposizione di [c, b] tale che


q−1
 
x (τr+1 ) − x (τr ) > Vx (c, b) − ε .
2
r=0

Si ha, allora,


m−1
   q−1
 
Vx (a, b) ≥ x (tr+1 ) − x (tr ) + x (τr+1 ) − x (τr ) > Vx (a, c) + Vx (c, b) − ε
r=0 r=0

da cui per ε → 0

(1.3) . V x (a, b) ≥ V x (a, c) + Vx (c, b)

Da (1.2) e (1.3) segue la tesi.



Proposizione 1.7. Una funzione reale definita nell’intervallo [a, b] è a variazione limitata se e solo se essa
è differenza di due funzioni non decrescenti.
4 Appunti di Analisi Matematica 3

Dimostrazione. Ovviamente la differenza di due funzioni non decrescenti è una funzione a variazione
limitata. Dimostriamo, allora, che una funzione a variazione limitata è differenza di due funzioni non
decrescenti. poniamo

0 se t = a
(1.4) v(t) =
Vx (a, t) se a < t ≤ b

Proviamo che la funzione in (1.4) è non decrescente. Sia a ≤ t  < t  ≤ b. Per la proposizione 1.6

Vx (a, t  ) + Vx (t  , t ) = Vx (a, t )

e cioè
v(t  ) − v(t  ) = Vx (t  , t  ) ≥ 0 .
Poniamo
v(t) + x (t) v(t) − x (t)
x (t) = − .
2 2
v(t) + x (t)
La funzione è monotona non decrescente. Infatti si ha per a ≤ t  < t  ≤ b
2
 
v(t  ) − v(t  ) = Vx (t  , t  ) ≥ x (t  ) − x (t  ) ≥ x (t  ) − x (t  )

e quindi
v(t  ) + x (t  ) v(t  ) + x (t  )
≥ .
2 2
v(t) − x (t)
In maniera analoga si prova che anche la funzione è monotona non decrescente.
2 
Un risultato notevole sulle funzioni a variazione limitata è il seguente
Teorema 1.1. (di derivazione di Lebesgue). Sia x (t) una funzione a variazione limitata in [a, b]. Allora
essa è derivabile quasi ovunque in [a, b] e la sua derivata x  (t) è sommabile secondo Lebesgue in [a, b].
Diamo ora la definizione di funzione assolutamente continua.
Sia x (t) una funzione definita nell’intervallo [a, b] a valori complessi; essa si dice assolutamente continua in
[a, b] se per ogni ε > 0 esiste un δ > 0 tale che fissato un qualunque sistema finito di sottointervalli di [a, b],
[a1 , b1 ], [a2 , b2], . . . , [an , bn ], non sovrapponentesi, cioè tali che ]a r , br [∩]as , bs [= ∅, r, s = 1, . . . , n,
r = s, si abbia
n  n
 
(bj − aj ) < δ ⇒ x (bj ) − x (aj ) < ε .
j=1 j=1

Indicheremo con AC(a, b) l’insieme delle funzioni assolutamente continue in [a, b].
Sono funzioni assolutamente continue
– le funzioni lipschitziane. Infatti per esse si ha

|x (t  ) − x (t )| ≤ L|t  − t  | ∀ t  , t  ∈ [a, b].

e quindi fissato ε > 0 sia δ = ε/L per ogni sistema finito di sottointervalli non sovrapponentesi tali che
n
j=1 (b j − a j ) < δ si ha
n
  
n
x (bj ) − x (aj ) ≤ L (bj − aj ) < ε .
j=1 j=1
Funzioni a variazione limitata e funzioni assolutamente continue 5

– La funzione integrale di una funzione sommabile. Sia y(t) una funzione sommabile in [a, b]. Sia
c ∈ [a, b] e poniamo
t
x (t) = y(τ ) dτ
c
Fissiamo un sistema finito di sottointervalli non sovrapponentesi [a 1 , b1], [a2 , b2], . . . , [an , bn ] si ha
 n   
n
   
bj

n bj
(1.5)  
x (bj ) − x (aj ) =  y(τ ) dτ  ≤ |y(τ )| dτ.
j=1 j=1 aj j=1 aj

Pertanto se sup[a,b] |y(t)| < +∞ dalla (1.5) si ha



n
  
n
x (bj ) − x (aj ) ≤ sup |y(t)| (bj − aj )
j=1 [a,b] j=1

e quindi l’assoluta continuità della funzione x (t). Se sup [a,b] |y(t)| = +∞ si ha


b b
|y(τ )| dτ = lim min |y(τ )|, k dτ.
a k→∞ a
Fissato ε > 0 sia k ∗ un intero tale
b
|y(τ )| − min |y(τ )|, k ∗ dτ < ε.
a
Dalla (1.5) si ha allora
n
   n bj 
n bj
x (bj ) − x (aj ) ≤ |y(τ )| − min |y(τ )|, k ∗ dτ + min |y(τ )|, k ∗ dτ ≤
j=1 j=1 aj j=1 aj

b 
n 
n
∗ ∗ ∗
≤ |y(τ )| − min |y(τ )|, k dτ + k (bj − aj ) ≤ ε + k (bj − aj ).
a j=1 j=1

da cui l’assoluta continuità della funzione x (t).


Proposizione 1.8. Sia x (t) una funzione assolutamente continua in [a, b]. Allora essa è continua in [a, b].
Dimostrazione. Sia t ∗ ∈ [a, b] per l’assoluta continuità considerato il sottointervallo [t ∗ , t] o [t, t ∗] tale che
|t − t ∗ | < δ segue |x (t) − x (t ∗ )| < ε e cioè la continuità in t ∗ .

Proposizione 1.9. Siano x (t), y(t) due funzioni assolutamente continue in [a, b]. Allora le funzioni
x (t) + y(t), x (t) · y(t) sono assolutamente continue in [a, b].
Dimostrazione. Basta utizzare le diseguaglianze
 n
   n
   n
 
x (bj ) + y(bj ) − x (aj ) − y(aj ) ≤ x (bj ) − x (aj ) +  y(bj ) − y(aj )
j=1 j=1 j=1


n
   n
 
x (bj ) · y(bj ) − x (aj ) · y(aj ) = x (bj ) · y(bj ) − x (aj ) · y(bj ) + x (aj ) · y(bj ) − x (aj ) · y(aj ) ≤
j=1 j=1


n
  
n
 
≤ max |y(t)| x (bj ) − x (aj ) + max |x (t)|  y(bj ) − y(aj )
[a,b] [a,b]
j=1 j=1

Proposizione 1.10. Sia x (t) una funzione assolutamente continua in [a, b]. Allora essa è a variazione
limitata in [a, b].
6 Appunti di Analisi Matematica 3

Dimostrazione. Sia δ > 0 tale che se [a 1 , b1 ], [a2 , b2], . . . , [an , bn ] è un sistema di sottointervalli di [a, b]
non sovrapponentesi con


n 
n
 
(bj − aj ) < δ ⇒ x (bj ) − x (aj ) < 1 .
j=1 j=1

Consideriamo una decomposizione dell’intervallo [a, b], a = τ 0 < τ1 < · · · < τ p = b, con τ j+1 − τj < δ,
j = 0, 1, . . . , p − 1. Sia a = t 0 < t1 < · · · < tn = b una qualunque decomposizione dell’intervallo [a, b]
e sia t0 , t1, . . . , ts ∈ [a, τ1[, s ≥ 0. Si ha
     
(1.6) x (t1) − x (t0 ) + · · · + x (ts+1 ) − x (ts ) ≤ x (t1) − x (t0) + · · ·
     
· · · + x (tτ ) − x (ts ) + x (ts+1) − x (τ1 ) < 1 + x (ts+1 ) − x (τ1 )
1

Sia, poi, ts+1 , ts+2 , . . . , ts+r ∈ [τ1, τ2[, r ≥ 0, si ha


   
(1.7) x (ts+2 ) − x (ts+1 ) + · · · + x (ts+r+1) − x (ts+r ) ≤
     
≤ x (ts+2 ) − x (ts+1 ) + · · · + x (τ2) − x (ts+r ) + x (ts+r+1) − x (τ2)

sommando (1.6), (1.7) si ottiene


s+r
     
x (tj+1 ) − x (tj ) ≤ 1 + x (ts+1) − x (τ1) + x (ts+2 ) − x (ts+1 ) + · · ·
j=0
     
· · · x (τ2) − x (ts+r ) + x (ts+r+1) − x (τ2) < 2 + x (ts+r+1) − x (τ2 )

Procedendo in tal modo si ottiene infine


n−1
 
x (tj+1) − x (tj ) ≤ p
j=0

e quindi la funzione x (t) è a variazione limitata in [a, b].



In definitiva si è provato mediante i teoremi 1.8, 1.10 l’inclusione

AC(a, b) ⊆ VL(a, b) ∩ C 0 ([a, b])

Il seguente esempio prova che AC(a, b) è strettamente contenuto in VL(a, b) ∩ C 0 ([a, b]).
Esempio 1.2. Cominciamo con il definire l’insieme di Cantor. Consideriamo l’intervallo [0, 1] e dividia-
molo in tre parti uguali, togliendo l’intervallo aperto di mezzo. Poniamo

1 2  1 2
I1 = , C1 = [0, 1] \ I 1 = 0, ∪ ,1
2 3 3 2 3 3
C1 è ovviamente chiuso unione di due intervalli chiusi e la sua misura è |C 1 | = 2/3. Dividiamo ciascuno
degli intervalli [0, 1/3] [2/3, 1] in tre parti uguali e ancora togliamo gli intervalli aperti di mezzo. Poniamo

1 2 7 8
I1 = , , I2 = I1 , I3 = , , C2 = [0, 1] \ I 1 ∪ I 1 ∪ I 3
4 9 9 4 2 4 9 9 4 2 4
Funzioni a variazione limitata e funzioni assolutamente continue 7

C2 è chiuso unione di quattro intervalli chiusi e |C 2 | = (2/3)2 . Procediamo allo stesso modo indefinitiva-
mente. Al passo n della costruzione avremo gli intervalli aperti

I k , k = 1, 2, . . . , 2n − 1
2n

essendo
I 2hn = I h , h = 1, 2, . . . , 2n−1 − 1 .
2 2n−1

Posto
2
n
−1
Cn = [0, 1] \ I k
2n
k=1
n  
Cn sarà un chiuso unione di 2 n intervalli chiusi e |C n | = 2/3 . La successione Cn sarà, inoltre,
decrescente. Considerato l’aperto
∞  2
n
−1 
A= I kn
2
n=1 k=1

si chiama insieme di Cantor l’insieme chiuso


∞ 
 2
n
−1  ∞

C = [0, 1] \ A = [0, 1] \ I k = Cn
2n
n=1 k=1 n=1

Si ha, poi, per ogni intero n


 2 n
|C| ≤ |Cn | =
3
e quindi |C| = 0.
Poniamo  k

 se t ∈ I kn

 2n 2

ϕ(t) = 0 se t = 0


 sup ϕ(τ )

τ ∈A
se t ∈ C, t > 0
τ <t

Per la definizione si ha
2n − 1
ϕ(1) = sup = 1.
n∈N 2n
La funzione ϕ(t) è crescente. Ovviamente

ϕ(0) ≤ ϕ(t) per 0 < t ≤ 1 .

Proviamo che

(1.8) ϕ(t1) ≤ ϕ(t2) per 0 < t1 < t2 ≤ 1 .

Proviamo la (1.8) considerando i vari casi che si possono presentare:


– se t1 , t2 ∈ A si avrà per un qualche n intero

t1 ∈ I k1n , t2 ∈ I k2n , 1 ≤ k1 , k2 ≤ 2n − 1 , k1 ≤ k2
2 2

e quindi in base alla definizione di ϕ(t) la (1.8)


8 Appunti di Analisi Matematica 3

– se t1, t2 ∈ C    
ϕ(τ ) : τ ∈ A , τ < t1 ⊆ ϕ(τ ) : τ ∈ A , τ < t2
e quindi    
ϕ(t1 ) = sup ϕ(τ ) : τ ∈ A , τ < t1 ≤ sup ϕ(τ ) : τ ∈ A , τ < t2 = ϕ(t2 )
– se t1 ∈ A, t2 ∈ C la (1.8) è ovvia in base alla definizione di ϕ(t)
– se t1 ∈ C, t2 ∈ A
ϕ(τ ) ≤ ϕ(t2 ) ∀ τ ∈ A, τ < t1
e quindi  
ϕ(t1 ) = sup ϕ(τ ) : τ ∈ A , τ < t1 ≤ ϕ(t2) .
Proviamo che la ϕ(t) è continua in [0, 1]. Sia t ∗ ∈ [0, 1] e distinguiamo i due casi
– t ∗ ∈ A. t ∗ appartartiene allora ad un intervallo del tipo I k/2n in cui la ϕ(t) è costante e quindi continua
– t ∗ ∈ C. Poniamo per n ∈ N
 
(1.9) αk , βk = I kn , k = 1, 2 . . . , 2n − 1
2

Se t ∗ = 0, 1, esiste un k, k = 1, 2, . . . , 2 n − 2 tale che βk < t ∗ < αk+1 e quindi per t ∈ ]β k , αk+1 [ si ha

k +1 k 1
|ϕ(t) − ϕ(t ∗ )| ≤ ϕ(αk+1 ) − ϕ(βk ) = n
− n = n
2 2 2
Se t ∗ = 0 per t ∈ [0, α1[ si ha
1
|ϕ(t) − ϕ(0)| ≤ ϕ(α1 ) =
2n
Ed infine se t ∗ = 1 per t ∈ ]β2n −1 , 1] si ha

2n − 1 1
|ϕ(t) − ϕ(1)| ≤ 1 − ϕ(β2n −1 ) = 1 − n
= n
2 2
Pertanto fissato ε > 0 sia n tale che 1/2 n < ε; si può, allora, determinare un intorno U di t ∗ tale

|ϕ(t) − ϕ(t ∗ )| < ε , t ∈U .

La funzione ϕ(t) appartiene, dunque, a VL(0, 1)∩C 0 ([0, 1]). Proviamo che essa non appartiene a AC(0, 1).
Con le stesse notazioni della (1.9), consideriamo il sistema costituito dai 2 n intervalli chiusi

[0, α1 ] , [βk , αk+1 ] , k = 1, 2, . . . , 2n − 2 , [β2n , 1] .

Si ha
2
n
−2  2 n
α1 + (αk+1 − βk ) + 1 − β2n =
3
k=1
e
2
n
−2
ϕ(α1 ) + (ϕ(αk+1 ) − ϕ(βk )) + 1 − ϕ(β2n ) = 1
k=1

il che implica la non assoluta continuità della funzione ϕ(t).


Enunciamo due importanti teoremi
Richiami sugli spazi L p 9

Teorema 1.2. Sia x (t) una funzione assolutamente continua in [a, b]. Allora

b
(1.10) x  (t) dt = x (b) − x (a) .
a

Si noti che la (1.10) è in generale falsa se la funzione x (t) è soltanto a variazione limitata in [a, b]. Si
consideri ad esempio la funzione

0 se 0 ≤ t < 1
x (t) =
1 se t = 1
Teorema 1.3. Sia y(t) una funzione sommabile in [a, b]. Sia c ∈ [a, b]. Consideriamo la funzione integrale

t
x (t) = y(τ ) dτ
c

Si ha x  (t) = y(t) quasi ovunque in [a, b].


Valgono, poi, i seguenti teoremi che estendono le regole di integrazione per parti e per sostituzione
Teorema 1.4. Siano u(t), v(t) due funzioni assolutamente continue in [a, b]. Allora si ha

b b
u(t)v  (t), dt = u(b)v(b) − u(a)v(a) − u  (t)v(t) dt .
a a

Teorema 1.5. Sia ϕ(τ ) una funzione assolutamente continua nell’intervallo [c, d] e si abbia a ≤ ϕ(τ ) ≤ b.
Sia, poi, x (t) una funzione sommabile in [a, b]. Allora

ϕ(d) d
x (t) dt = x (ϕ(τ ))ϕ  (τ ) dτ .
ϕ(c) c

Data una funzione definita in un intervallo qualsiasi (a, b) diremo che è localmente a variazione
limitata (localmente assolutamente continua) se essa è a variazione limitata (assolutamente continua) in
ogni intervallo chiuso e limitato contenuto in (a, b).

2. Richiami sugli spazi L p .

Cominciamo con l’enunciare alcuni importanti teoremi, utili nel seguito.


Teorema 2.1. (di Fubini). Sia f (x , y) una funzione sommabile su R n × Rm . Allora
i) la funzione x → f (x , y) è sommabile su R n per quasi tutte le y ∈ R m
ii) la funzione y → Rn f (x , y) dx è sommabile in R m e risulta

f (x , y) dx dy = dy f (x , y) dx .
Rn ×Rm Rm Rn

Analogamente scambiando i ruoli di x ed y.


10 Appunti di Analisi Matematica 3

Teorema 2.2. (di Tonelli). Sia f (x , y) una funzione non negativa misurabile su R n × Rm . Il fatto che uno
qualsiasi dei tre integrali

f (x , y) dx d y , dy f (x , y) dx , dx f (x , y) d y
Rn ×Rm Rm Rn Rn Rm
sia finito implica che lo sono anche gli altri due e l’eguaglianza di tutti e tre.
Conseguenza immediata dei teoremi di Fubini e Tonelli è, poi, il
Corollario 2.1. Sia f (x , y) una funzione misurabile su R n × Rm . Se

dy | f (x , y)| dx < +∞ oppure dx | f (x , y)| d y < +∞


Rm Rn Rn Rm
allora f è somabile su R n × Rm e si ha

(2.1) dy f (x , y) dx = dx f (x , y) d y .
Rm Rn Rn Rm

Si noti che in generale la (2.1) è falsa. Si consideri ad esempio la funzione definita in R 2


 x−y
in [1, +∞[×[1, +∞[
f (x , y) = (x + y)3
0 altrove
Si ha
+∞ +∞ +∞
x−y 1 1
dy dx = d y = ,
1 1 (x + y)3 1 (1 + y)2 2
e
+∞ +∞
x−y 1
dx dy = − .
1 1 (x + y) 3 2
 
Teorema 2.3. (di Lebesgue o della convergenza dominata). Sia fk una successione di funzioni misurabili
su E , sottoinsieme misurabile di R n . Se
i) fk → f q.o. in E
ii) ∃ g, sommabile su E , tale che | f k | ≤ g, ∀ k, q.o. in E
allora f è sommabile su E e
lim fk dx = f dx .
k→∞ E E

Dal teorema di Lebesgue si ricava il seguente


Teorema 2.4. (di derivazione sotto segno integrale). Sia f (x , t) una funzione definita in E × A, E ⊆ R n ,
misurabile, A ⊆ R, aperto. Supponiamo che
i) x → f (x , t) sia misurabile ∀ t ∈ A,
t → f (x , t) ∈ C 1(A) per quasi ogni x ∈ E ;
ii) esistano due funzioni g 0(x ), g1(x ) sommabili su E tali che

| f (x , t)| ≤ g0 (x ) q.o. in E , ∀ t ∈ A
∂ 
 
 f (x , t)  ≤ g1(x ) q.o. in E , ∀ t ∈ A
∂t

allora la funzione t →
 E f (x , t) dx ∈ C (E) e
1

d ∂
f (x , t) dx = f (x , t) dx .
dt E E ∂t
Richiami sugli spazi L p 11

Sia  ⊆ Rn un insieme misurabile e 1 ≤ p < +∞; indicheremo con L p () lo spazio vettoriale delle
funzioni f :  → C, misurabili, tali che
 1/ p
(2.2)  f  p, = | f (x )| dx
p
< +∞ .


Per  = Rn porremo L p = L p (Rn ) e  f  p, =  f  p .


La (2.2) individua una norma se si identificano le funzioni quasi ovunque uguali e lo spazio normato
che ne deriva è completo; esso è quindi uno spazio di Banach.
L 2 () è anche uno spazio di Hilbert. Definiamo in esso un prodotto scalare ponendo

 f, g = f (x )g(x ) dx f, g ∈ L 2().


Ovviamente la norma associata a detto prodotto scalare è la (2.2).


p
Indicheremo, poi, con L loc () lo spazio delle funzioni sommabili in ogni compatto contenuto in .
Indicheremo con L ∞ () lo spazio vettoriale delle funzioni f :  → C, misurabili, tali che
∃ K > 0 : | f | ≤ K q.o. in . Porremo, poi
 
(2.3)  f  ∞, = inf K : | f | ≤ K q.o. in 

La (2.3) individua una norma se, come in precedenza, si identificano le funzioni quasi ovunque uguali.
Diremo che una successione fk , fk ∈ L p (), converge in media di ordine p ad f ∈ L p () se
 f k − f  p, → 0. La convergenza in media non implica in generale la convergenza quasi ovunque. Ad
esempio si consideri l’intervallo [0, 1] e per ogni k intero lo si suddivida in k intervalli uguali

Ikj = [( j − 1)/k, j/k] , j = 1, . . . , k.

Consideriamo la successione di funzioni

χI , χI , χI , . . . , χI , χI , . . . χI , . . .
11 21 22 k1 k2 kk

dove χ E è la funzione caratteristica dell’insieme E e cioè



1 se x ∈ E
χE =
0 se x ∈
/ E.
Essa converge in media di ordine p a zero ma non converge puntualmente per x ∈ [0, 1].
Vale il seguente
Teorema 2.6. Sia { fk } una successione di funzioni convergente in media di ordine p alla funzione f . Esiste,
allora, una successione { f j } estratta dalla successione { f k } convergente quasi ovunque alla funzione f .
Di particolare utilità è la seguente

Diseguaglianza di H ölder. Siano f ∈ L p (), g ∈ L p (), 1 ≤ p, p  ≤ ∞, 1/ p + 1/ p  = 1, allora
f g ∈ L 1() e

(2.4)  f g 1, ≤  f  p, g p, .


12 Appunti di Analisi Matematica 3

Dimostrazione. La (2.4) è evidente per p = 1, p  = ∞. Proviamola per p, p  > 1. Consideriamo la


funzione 
tp λp
ψλ (t) = +  − λt t ∈ [0, +∞[ con λ parametro reale non negativo
p p
1
Essa ha il minimo per t = λ p−1 e tale minimo vale zero per ogni λ. Se ne deduce

tp λp
(2.5) λt ≤ +  , λ≥0, t ≥0
p p
Posto nella (2.5)
|f| |g|
t= , λ= (1 )
 f  p, g p,
ed integrando in  si ottiene la (2.4).

Osservazione 2.1. Sia  di misura finita. Allora
L p () ⊆ Łq () , 1 ≤ q ≤ p ≤ +∞ .
Infatti per la diseguaglianza di Hölder si ha

| f |q dx ≤  f  p, ||1−q/ p ,

dove si è indicato con || la misura di .
Siano f, g due funzioni misurabili in R n . Diremo convoluzione di f e g la funzione

(2.6) f ∗ g(x ) = f (x − y)g(y) d y


Rn
per tutte le x per cui l’integrale in (2.6) esiste finito. Si prova il seguente
Teorema 2.7. Siano f, g ∈ L 1 . Allora f ∗ g esiste quasi ovunque in R n , f ∗ g ∈ L 1 e

(2.7) f ∗ g(x ) dx = f (x ) dx · g(x ) dx


Rn Rn Rn
Dimostrazione. La funzione f (x − y)g(y) è sommabile in R n × Rn . Infatti si ha
   
| f (x − y)g(y)| dx d y = |g(y)| | f (x − y)| dx d y =
Rn Rn Rn Rn

= | f (t)| dt |g(y)| d y < +∞


Rn Rn
per il teorema di Fubini la convoluzione f ∗ g risulta, quindi, definita quasi ovunque in R n e
 
f ∗ g(x ) dx = f (x − y)g(y) d y dx =
Rn Rn Rn
 
= f (x − y)g(y) dx d y = f (t) dt · g(x ) dx .
Rn Rn Rn Rn

Per la convoluzione valgono le proprietà:
f ∗g=g∗ f (proprietà commutativa)
( f ∗ g) ∗ h = f ∗ (g ∗ h) (proprietà associativa).

(1 ) Se | f  p, = 0 oppure g p, = 0 la (2.4) è evidente.


Spazi di Hilbert e serie di Fourier 13

3. Spazi di Hilbert e serie di Fourier.

Sia E uno
 spazio vettoriale complesso o reale. Chiameremo prodotto scalare, e lo indicheremo con il
simbolo u, v , u, v ∈ E, una applicazione definita in E × E a valori complessi (o a valori reali nel caso di
uno spazio vettoriale reale) che soddisfa le seguenti proprietà:
     
j) αu + βv, w = α u, w + β v, w ∀ u, v, w ∈ E, ∀ α, β ∈ C
   
jj) u, v = v, u ∀ u, v ∈ E
 
jjj) u, u > 0 ∀ u ∈ E \ {0}
In particolare dalle precedenti si deduce
     
jv) u, αv + βw = α u, v + β u, w ∀ u, v, w ∈ E, ∀ α, β ∈ C
   
v) 0, u = u, 0 = 0 ∀ u ∈ E.
Ovviamente nel caso di prodotto scalare reale la jj) e la jv) esprimono la simmetria e la linearità rispetto la
seconda componente del prodotto scalare.
Esempio 3.1. Lo spazio R n è in genere munito del prodotto scalare reale

  
n
u, v := u i vi .
i=1

Sia A = (ai j )i, j=1,...,n una matrice reale simmetrica n × n definita positiva; allora

    
n
u, v A
:= Au, v = ai j u i v j
i, j=1

definisce un nuovo prodotto scalare reale in R n .

Esempio 3.2. Sia l2 lo spazio vettoriale complesso delle successioni {a k }, ak ∈ C, tali che


|ak |2 < +∞ .
k=1

l2 è uno spazio vettoriale; infatti la diseguaglianza

|ak + bk |2 ≤ 2|ak |2 + 2|bk |2 , k = 1, 2, . . .

implica la convergenza della serie




|ak + bk |2 .
k=1

Definiamo un prodotto scalare in l 2 ponendo




 
{ak }, {bk } := ak bk
k=1

la convergenza della serie essendo assicurata dalla diseguaglianza

2|ak bk | ≤ |ak |2 + |bk |2 , k = 1, 2, . . .


14 Appunti di Analisi Matematica 3

Dato uno spazio vettoriale E con prodotto scalare poniamo


 
(3.1) u := u, u u∈E.

Valgono le seguenti proprietà


Regola del parallelogramma. Sia E uno spazio vettoriale con prodotto scalare; allora

u + v2 + u − v2 = 2u2 + 2v2 , u, v ∈ E.

Dimostrazione. Si ha
     
u + v2 = u + v, u + v = u2 + v2 + u, v + v, u

e sostituendo v con −v    
u − v2 = u2 + v2 − u, v − v, u ;
sommando si ha la tesi.

Diseguaglianza di Cauchy-Schwartz. Sia E uno spazio vettoriale con prodotto scalare; allora
 
 u, v  ≤ u v u, v ∈ E .

Dimostrazione. Per ogni λ complesso si ha


     
0 ≤ λu + v, λu + v = λλu2 + λ u, v + λ v, u + v2 =
   
= |λ|2 u2 + 2 Re λ u, v + v2 ≤ |λ|2 u2 + 2|λ| u, v  + v2

Il discriminante del trinomio di secondo grado in |λ| dovrà allora essere non positivo; pertanto
 
 u, v 2 − u2 v2 ≤ 0 .


La posizione (3.1) definisce una norma in E. Si ha, infatti,
i) u ≥ 0 u∈E
ii) u = 0 se e solo se u = 0
iii) αu = |α| u α ∈ C, u ∈ E
iv) u + v ≤ u + v u, v ∈ E.
Le proprietà i), ii), iii)) sono immediate; proviamo la iv). Per la diseguaglianza di Cauchy-Schwartz si ha
   
u + v2 = u + v, u + v ≤ u2 + v2 + 2 u, v  ≤ u + v
2

e quindi la iv).
Chiameremo spazio pre-hilbertiano ogni spazio vettoriale munito di un prodotto scalare e della
corrispondente norma (3.1). La distanza indotta dal prodotto scalare sarà, poi,

d(u, v) = u − v .

Se lo spazio metrico che ne risulta è completo allora lo spazio è uno spazio di Hilbert.
Sarà utile nel seguito la seguente proprietà
Spazi di Hilbert e serie di Fourier 15

Proposizione 3.1. Sia H uno spazio pre-hilbertiano. Si ha


   
a) x n → x e yn → y implicano x n , yn → x , y
b) x n → x implica x n  → x 
Dimostrazione. Basta provare a) essendo b) una ovvia conseguenza di a). Si ha
         
x n , yn − x , y = x n − x , yn − y + x , yn − y + x n − x , y

e per la diseguaglianza di Cauchy-Schwartz


   
 x n , yn − x , y  ≤ x n − x  yn − y + x  yn − y + x n − x  y

ed il secondo membro della precedente diseguaglianza tende a zero per n → ∞.



Ricordiamo che uno spazio vettoriale si dice di dimensione finita se esiste un numero finito di
vettori linearmente indipendenti tale che ogni vettore dello spazio si può esprimere in maniera unica come
combinazione lineare di tali vettori; esiste, cioè, una base finita che genera lo spazio. Estendiamo il concetto
di base in spazi di dimensione infinita.
Sia H uno spazio di Hilbert di dimensione infinita e sia {v n } una successione di vettori di H. Diremo
che {vn } è una base ortonormale di H se
 
1) la successione è un sistema di vettori ortonormali e cioè vn , vm = δnm , dove δi j (delta di Kronecker)
è il simbolo cosı̀ definito: δ i j = 0 se i = j , δi j = 1 se i = j .
2) per ogni u ∈ H esiste una successione {λ n } di numeri complessi tali che

 
n 
 
lim u − λk vk  = 0
n→∞
k=1

o equivalentemente


u= λn vn
n=1

Diremo che uno spazio di Hilbert è separabile se ha almeno una base ortonormale.
Teorema 3.1. Sia H uno spazio di Hilbert di dimensione infinita e {v n } una successione di vettori
ortonormale. Le seguenti affermazioni sono equivalenti:
a) {vn } è una base ortonormale
∞
 
b) u = u, vn vn per ogni u ∈ H
n=1

  
c) u2 =  u, vn 2 per ogni u ∈ H (identità di Parseval)
n=1


Dimostrazione. a) ⇒ b). Sia u ∈ H e u = λn vn . Per m fissato si ha, ricordando la proposizione 1.1,
n=1


    
n
 
n
u, vm = λn vn , vm = lim λk vk , vm = lim λk δkm = λm
n→∞ n→∞
n=1 k=1 k=1
16 Appunti di Analisi Matematica 3

b) ⇒ c). Sia u ∈ H. Si ha

  
n
   n
  
u2 = u, u = lim u, vk vk , u, vj vj =
n→∞
k=1 j=1

  ∞
n
   n
 2   
= lim u, vk u, vj vk , vj = lim  
u, vk =  u, vn 2
n→∞ n→∞
k, j=1 k=1 n=1

c) ⇒ a). Sia u ∈ H. Basterà provare che

 
n
  
 
(3.2) lim u − u, vk vk  = 0
n→∞
k=1

Si ha

 
n
  
n
   
n
  
(3.3) u− u, vk vk , u − u, vj vj = u −
2
u, vj u, vj −
k=1 j=1 j=1


n
   
n
    
n
 
− u, vk vk , u + u, vk u, vj vk , vj = u2 −  u, vk 2
k=1 k, j=1 k=1

ed essendo

n
 
u2 = lim  u, vk 2
n→∞
k=1

la (3.2).


  serie che figura in b) è la serie di Fourier relativa all’elemento u ed al sistema ortonormale {v n };


La
u, vn sono i coefficienti della serie di Fourier.

Esercizio 3.1. Verifichiamo che lo spazio l 2 è completo. Sia a (n) = {ak(n) }, n = 1, 2, . . . una successione di
Cauchy di elementi di l 2 . Per ogni ε > 0 esiste un indice n ∗ tale che per n, m > n ∗ si ha


 (n)   (n) 
a − a (m)2 = a − a (m) 2 < ε 2
k k
k=1

e quindi per ogni k ∈ N  (n) 


a − a (m) < ε se n, m > n ∗ ,
k k

cioè per ogni k ∈ N le successioni di numeri complessi {a k(n) } sono di Cauchy e quindi convergenti. Poniamo

ak = lim ak(n) e a = {ak } .


n→∞

Proviamo che a ∈ l2 e che a (n) → a in l2 . Per ogni ε > 0 e per ogni p intero si ha


p
 (n) 
a − a (m)2 < ε 2 n, m > n ∗
k k
k=1
Spazi di Hilbert e serie di Fourier 17

da cui facendo tendere m → ∞



p
 (n) 
a − ak 2 ≤ ε 2 n > n∗
k
k=1

e al tendere di p → ∞

  (n)   
a − ak 2 = a (n) − a 2 ≤ ε 2 n > n ∗;
k
k=1

a − a (n) appartiene a l2 per n > n ∗ e quindi a = (a − a (n) ) + a (n) ∈ l2 e a (n) → a in l2 .


Proviamo che l2 è separabile. Consideriamo i vettori di l 2

e(n) = {0, 0, . . . , 0, 1, 0, . . .} n∈N


!" #
n−1

essi costituiscono una base ortonormale per l 2 . Sia a = {ak } ∈ l2 ; proviamo che


 ∞
 (n)  (n) 
a= a, e e = an e(n)
n=1 n=1

ovvero che
 
n 
 
lim a − ak e(k)  = 0.
n→∞
k=1

Si ha
 
n 2  2 ∞

 (k)   
a − ak e  = {a1 , . . . , an , an+1 , . . .} − {a1 , . . . , an , 0, . . .} = |ak |2
k=1 k=n+1

e, tenendo presente che




|ak |2 < +∞ ,
k=1



lim |ak |2 = 0 .
n→∞
k=n+1

Lo spazio l 2 è particolarmente importante in quanto è il modello isometrico di tutti gli spazi di Hilbert
separabili di dimensione infinita. Vale infatti il

Teorema 3.2. Sia H uno spazio di Hilbert separabile di dimensione infinita e sia {v n } una base ortonor-
male. Consideriamo l’applicazione  : H → l 2 definita da
 
(u) = u, vn .

 è una isometria lineare e bigettiva.


18 Appunti di Analisi Matematica 3

Dimostrazione. L’applicazione  è ovviamente lineare e per c) del Teorema 3.1 è una isometria. L’inietti-
vità segue dalle implicazioni

(u) = (v) ⇒ (u − v) = 0 ⇒ u − v = 0 ⇒ u = v.


n 
Proviamo che l’applicazione è surgettiva. Sia a = {a k } ∈ l2 proviamo che la successione ak vk è di
k=1
Cauchy. Per p intero si ha

n 
n+ p 2  n+ p 2  
n+ p

n+ p
 
n+ p ∞

   
 a v
k k − a v
k k =  a v
k k = a v
k k , a v
j j = |a k |2
≤ |ak |2
k=1 k=1 k=n+1 k=n+1 j=n+1 k=n+1 k=n+1

Dato che {ak } ∈ l2 si ha




lim |ak |2 = 0 .
n→∞
k=n+1

Tenendo presente la completezza di H definiamo


n ∞

u = lim ak vk = ak vk ;
n→∞
k=1 k=1

si ha
(u) = a .

Sia H uno spazio di Hilbert e {v k } un qualunque sistema di vettori ortonormali, anche finito, non
necessariamente base. Sia {λk } una successione di numeri complessi, o eventualmente un numero finito

 ∞
di numeri complessi, tali che |λk |2 < +∞. La serie λk vk è convergente, essendo la successione
k=1 k=1

n 
λk vk una successione di Cauchy. Infatti
k=1

  2  n+ 2  
  
n+ p p n+ p n+ p

n
  
 λk vk − λk vk  =  λk vk  = λk vk , λ j vj =
k=1 k=1 k=n+1 k=n+1 j=n+1

   2 ∞

n+ p
 
n+ p
 2
= λk λj vk , vj =  λk  ≤  λk 
k, j=n+1 k=n+1 k=n+1



e lim |λk |2 = 0.
n→∞
k=n+1
Denotiamo con V il sottospazio lineare di H


 ∞

 
V = v∈H : v = λk vk con |λk |2 < +∞ .
k=1 k=1
Spazi di Hilbert e serie di Fourier 19

Si ha, anche,
∞ 2 ∞
 
 λk vk  = |λk |2 .
k=1 k=1
V è, allora, isometrico allo spazio l 2 e quindi completo essendo l 2 completo e, in particolare, chiuso.
Sia u ∈ H; ragionando come in (3.3) si ha

n
 
 u, vk 2 ≤ u2
k=1

e al limite per n → ∞

  
(3.4)  u, vk 2 ≤ u2 (diseguaglianza di Bessel) ;
k=1

 ∞

   
dunque la serie  u, vk 2 converge e pertanto la serie di Fourier u, vk vk converge ad un elemento
k=1 k=1
u ∗ ∈ V. Sussiste, allora, il teorema
Teorema 3.3. Sia H uno spazio di Hilbert e {v k } un qualunque sistema ortonormale. Sia u ∈ H. La somma
u ∗ della serie di Fourier relativa ad u è tale che
u − u ∗  ≤ u − v ∀ v ∈ V
inoltre u − u ∗ è ortogonale a tutti i v k e quindi a V.
Dimostrazione. Si ha, ricordando la Proposizione 3.1,
 ∞ 2  
n 2
   
(3.5) u − v = u −
2
λk vk  = lim u − λk vk  =
n→∞
k=1 k=1

 
n 
n
  
n
  n
  n 
= lim u − λk vk , u − λj vj = lim u2 − λj u, vj − λk u, vk + |λk |2 .
n→∞ n→∞
k=1 j=1 j=1 k=1 k=1

D’altronde si ha per ogni intero k


         2
0 ≤ λk − u, vk λk − u, vk = |λk |2 − λk u, vk − λk u, vk +  u, vk 
da cui  2    
− u, vk  ≤ |λk |2 − λk u, vk − λk u, vk .
Sostituendo in (3.5) si ottiene
 
n
  
u − v2 ≥ lim u2 −  u, vk 2 =
n→∞
k=1

 
n
  
n
    
n
  
 2
= lim u − u, vk vk , u − u, vj vj = lim u − u, vk vk  = u − u ∗ 2 .
n→∞ n→∞
k=1 j=1 k=1

Dimostriamo la seconda parte della tesi. Si ha


    
n
      
u − u ∗ , vm = u, vm − lim u, vk vk , vm = u, vm − u, vm = 0
n→∞
k=1

Conseguenza immediata dei Teoremi 3.1 e 3.3 è allora il
20 Appunti di Analisi Matematica 3

Teorema 3.4. Sia H uno spazio di Hilbert. Un sistema ortonormale {v n } è una base se e solo se 0 è l’unico
vettore di H ortogonale a tutti i vettori v n .
Il Teorema 3.3 è un caso particolare del seguente teorema
Teorema 3.5. (della proiezione). Sia H uno spazio di Hilbert e C un suo sottoinsieme convesso e chiuso.
Sia u ∈ H. Esiste, allora, un unico elemento u ∗ ∈ C tale che

u − u ∗  = min u − v .
v∈C

L’elemento u ∗ è detto la proiezione ortogonale di u su C ed è caratterizzato dalla proprietà


 
(3.6) Re u − u ∗ , v − u ∗ ≤ 0 ∀ v ∈ C .

Dimostrazione. Sia
m = inf u − v
v∈C

e sia {vk } una successione di elementi di C minimizzante, cioè tale che

lim u − vk  = m .
k→∞

Si ha, usando la regola del parallelogramma ed osservando che essendo C convesso (v k + vh )/2 ∈ C se
vk , vh ∈ C,
 v − v 2 v + v 2
 k h  k h 
2  = vk − u2 + vh − u2 − 2 − u  ≤ vk − u2 + vh − u2 − 2m 2
2 2
se ne deduce che la successione {v k } è di Cauchy; essa, quindi, converge ad un u ∗ ∈ C tale che u−u ∗  = m.
Tale elemento u ∗ è unico. Infatti sia u  ∈ C e u − u   = m. Si ha
 u  − u ∗ 2  u∗ + u 2
   
2  = u  − u2 + u ∗ − u2 − 2 − u ≤ 0
2 2

e quindi u ∗ = u  .
Proviamo che u ∗ verifica la (3.6). Fissato v ∈ C consideriamo l’elemento di C

vt = u ∗ + (v − u ∗ )t , t ∈ ]0, 1]

Si ha
 
u − u ∗ 2 ≤ u − vt 2 = u − u ∗ − (v − u ∗ )t, u − u ∗ − (v − u ∗ )t =
 
= u − u ∗ 2 − 2t Re u − u ∗ , v − u ∗ + t 2 v − u ∗ 2

e quindi  
−2t Re u − u ∗ , v − u ∗ + t 2 v − u ∗ 2 ≥ 0 ∀ t ∈ ]0, 1] .
Dividendo ambi i membri per t e facendo tendere t a zero si ottiene la (3.6).
Viceversa, se la (3.6) vale per un certo u ∗ ∈ C, fissiamo v ∈ C e consideriamo la funzione
 
(t) = u − u ∗ − t (v − u ∗ )2 = u − u ∗ 2 − 2t Re u − u ∗ , v − u ∗ + t 2 v − u ∗ 2 , t ∈ [0, 1] .
Spazi di Hilbert e serie di Fourier 21

Essa è crescente; infatti si ha


 
 (t) = −2 Re u − u ∗ , v − u ∗ + 2tv − u ∗  ≥ 0 , t ∈ [0, 1]
da cui
(1) = v − u ∗ 2 ≥ (0) = u − u ∗ 2 ∀v ∈ C .

Osservazione 3.1. Se C è uno spazio vettoriale la (3.6) diventa
 
u − u∗, v = 0 ∀ v ∈ C .
Infatti dalla (3.6) sostituendo v con v + u ∗ ∈ C si ricava
 
Re u − u ∗ , v ≤ 0 ∀ v ∈ C
e sostituendo −v al posto di v  
− Re u − u ∗ , v ≤ 0 ∀ v ∈ C
pertanto  
Re u − u ∗ , v = 0 ∀ v ∈ C
e ponendo in quest’ultima identità iv al posto di v si ha
     
Re u − u ∗ , iv = Re − i u − u ∗ , v = Im u − u ∗ , v = 0 ∀ v ∈ C .

Cosequenza del teorema sulla proiezione è il fondamentale teorema di rappresentazione di Riesz.


Teorema 3.6. (di Riesz). Sia H uno spazio di Hilbert e L :  H → C un funzionale lineare e continuo.
Esiste, allora, un unico elemento y ∈ H tale che L(x ) = x , y per ogni x ∈ H.
Dimostrazione. Cominciamo con il provare l’esistenza. Consideriamo il nucleo di L cioè il sottospazio
lineare  
ker L = x ∈ H : L(x ) = 0 ;
ovviamente ker L è chiuso. Se ker L = H sarà y = 0. Siano,allora, v ∈ H \ ker L e v ∗ la sua proiezione
ortogonale su ker L. Poniamo w = (v ∗ − v)/v ∗ − v; w non appartiene a ker L. Proviamo che
 
(3.7) L(x ) = L(w) x , w ∀ x ∈ H .
Infatti poniamo
 L(x )  L(x )
x= x− w + w.
L(w) L(w)
Si osservi che
L(x )
x− w ∈ ker L ,
L(w)
pertanto
   L(x ) 
L(w) x , w = L(w) w, w = L(x ) .
L(w)
 w edavere la tesi.
Basterà, allora, porre y = L(w)    
Proviamo l’unicità. Se x , y  = x , y per ogni x ∈ H, si ha y − y  , y  = y − y  , y da cui y − y   = 0
e quindi y = y  .

Ogni sistema ortonormale è un sistema di elementi linearmente indipendenti, invero per ogni intero n
si ha

n
λk vk = 0 ⇐⇒ λk = 0 k = 1, 2, . . . , n .
k=1
D’altra parte è sempre possibile mediante il procedimento di Gram–Schmidt costruire un sistema ortonor-
male a partire da un sistema di vettori linearmente indipendenti. Vale infatti il seguente
22 Appunti di Analisi Matematica 3

Teorema 3.7. (procedimento di ortogonalizzazione di Gram–Schmidt). Sia {y n } una successione di vettori


linearmente indipendenti; sia L(y 1 , y2 , . . . , yk ) il sottospazio generato dai primi k elementi della succes-
sione. Allora esiste una successione {v n } che possiede le seguenti proprietà:
a) per ogni n intero v n è ortogonale ad ogni elemento di L(v 1 , v2 , . . . , vn−1 );
b) L(v1 , v2 , . . . , vn ) = L((y1 , y2, . . . , yn ) ∀ n ∈ N;
c) la successione {v n } è univocamente determinata a meno di fattori scalari. Cioè, se {v n } è un’altra
successione verificante le proprietà a) e b) allora per ogni intero n esiste uno scalare c n tale che
vn = cn vn . Ovviamente se {vn } e {vn } sono due successioni di elementi ortonormali c n = ±1.
Dimostrazione. Definiamo la successione {v n } per ricorrenza ponendo
 v1 = y1
 n−1 


(3.8) yn , vk
 vn = yn − vk 2
vk , n>1
k=1

Dimostreremo a), b), c) per induzione.


Cominciamo con il dimostrare a); per ogni intero n > 1 v n è ortogonale a ciascuno dei precedenti
elementi v1 , v2 , . . . , vn−1 . L’affermazione è vera per n = 2
 
    y2, v1  
v2 , v1 = y2 , v1 − v1 , v1 = 0
v1 2

Supponiamo, allora, che per ogni j , 2 ≤ j ≤ n, v j sia ortogonale a v 1 , v2 , . . . , vj−1 e proviamo che vn+1 è
ortogonale a v1 , v2 , . . . , vn . Sia vm , 1 ≤ m ≤ n. Si ha
n 

  
    yn+1 , vk     yn+1 , vm  
vn+1 , vm = yn+1 , vm − vk , vm = yn+1 , vm − vm , vm =0
vk 2 vm 2
k=1

Dimostriamo b). Ovviamente L(v 1 ) = L(y1 ). Supponiamo

L(v1 , v2 , . . . , vn ) = L(y1, y2 , . . . , yn )

e proviamo che
L(v1 , v2 , . . . , vn+1 ) = L(y1 , y2 , . . . , yn+1 ).
v1 , v2 , . . . , vn ∈ L(v1 , v2 , . . . , vn ) = L(y1, y2 , . . . , yn ) ⊆ L(y1 , y2 , . . . , yn+1 ); per la (3.8) vn+1 è
differenza di due elementi di L(y 1 , y2 , . . . , yn+1 ) e quindi L(v 1 , v2 , . . . , vn+1 ) ⊆ L(y1 , y2, . . . , yn+1 ).
D’altra parte sempre la (3.8) mostra che yn+1 è somma di due elementi di L(v1 , v2 , . . . , vn+1 ) e quindi
L(y1 , y2, . . . , yn+1 ) ⊆ L(v1 , v2 , . . . , vn+1 ).
Proviamo, infine, la c). Ovviamente v1 = c1 v1 . Supponiamo c) vera per n e consideriamo vn+1 
. Per b)
esso appartiene a L(v1 , v2 , . . . , vn+1 ); pertanto


n

(3.9) vn+1 = λr vr + λn+1 vn+1 .
r=1


n
D’altronde λr vr è ortogonale a vn+1 e, ricordando che v1 = c1 v1 , . . . , vn = cn vn , anche a vn+1

e dalla
r=1

n
(3.9) si deduce λr vr = 0.
r=1
Spazi di Hilbert e serie di Fourier 23


Vediamo ora una applicazione particolarmente importante, lo spazio L (−π, π ). Definendo, come di 2

consueto, il prodotto scalare mediante la posizione


  π
f, g = f (t)g(t) dt ,
−π

e quindi
 π 1/2
 f 2 = | f (t)| dt
2
,
−π

lo spazio L 2 (−π, π ) è di Hilbert. Proveremo nel seguito che esso è separabile.


Consideriamo il sistema ortonormale costituito dalle funzioni
1 1 1
(3.10) v0 = √ , vn = √ cos nt , wn = √ sen nt n = 1, 2, . . .
2π π π

Sia f ∈ L 2 (−π, π ) e poniamo


 π
 1

 2π f (t) dt se n = 0
−π
(3.11) an = π

 1
 f (t) cos nt dt se n = 1, 2, . . .
π −π

π
1
(3.12) bn = f (t) sen nt dt se n = 1, 2, . . .
π −π

La serie di Fourier relativa ad f sarà allora


∞ 
        ∞

(3.13) f, v0 v0 + f, vn vn + f, wn wn = a0 + an cos nt + bn sen nt
n=1 n=1

La serie di Fourier in (3.13) può essere riscritta usando la funzione esponenziale nel campo complesso.
∞ 
eint − e−int 

  eint + e−int
a0 + an cos nt + bn sen nt = a0 + an + bn =
n=1 n=1
2 2i
∞ 
 an − ibn an + ibn −int 
= a0 + eint + e
n=1
2 2

Si ha, poi
π π
an − ibn 1 1
= f (t) cos nt − i sen nt) dt = e−int f (t) dt
2 2π −π 2π −π
π
an + ibn 1
= eint f (t) dt
2 2π −π

Ponendo, allora,
π
1
(3.14) ck = e−ikt f (t) dt k = . . . , −2, −1, 0, 1, 2, . . .
2π −π
24 Appunti di Analisi Matematica 3

la serie di Fourier può essere scritta


+∞

(3.15) ck eikt .
k=−∞

Per quanto visto in generale la serie in (3.13) o in (3.15) converge nel senso L 2 ad una funzione
f ∗ ∈ L 2(−π, π ) e cioè
 π  
n 2 1/2
 ∗ 
lim  f (t) − a0 − ak cos kt + bk sen kt  dt = 0.
n→∞ −π k=1

Nel successivo teorema 3.10 dimostreremo che f ∗ coincide con f , pertanto il sistema (3.10) costituisce
una base per L 2 (−π, π ).
Sottolineamo il fatto che la convergenza è nel senso di L 2 , potendo essere falsa in senso puntuale.
Enunciamo due teoremi che assicurano la convergenza della serie di Fourier in senso puntuale.
Teorema 3.8. (di Dirichlet). Sia f (t) una funzione sommabile in [−π, π [ e consideriamone il prolunga-
mento a tutto R periodico di periodo 2π . Allora
1) in ogni punto t in cui la f sia continua ed in cui esistano finite tanto la derivata sinistra quanto la
derivata destra della f (in particolare in cui la f sia derivabile), la serie di Fourier della f converge ed
ha per somma f (t);
2) in ogni punto t in cui la f abbia una discontinuità di prima specie ed in cui esistano finiti i limiti

f (t + h) − f (t − 0) f (t + h) − f (t + 0)
lim , lim
h→0− h h→0+ h
( f (t − 0) = lim f (t + h) , f (t + 0) = lim f (t + h)), la serie di Fourier della f converge ed ha per
h→0− h→0+
f (t − 0) + f (t + 0)
somma .
2
Teorema 3.9. (di Jordan). Sia f (t) una funzione sommabile in [−π, π [ e consideriamone il prolungamento
a tutto R periodico di periodo 2π . Fissato un punto t , se la f è a variazione limitata in un intorno
[t − h, t + h] (0 < h ≤ π ) di tale punto, allora la serie di Fourier della f converge nel punto t ed ha per
f (t − 0) + f (t + 0)
somma .
2
I teoremi 3.8 e 3.9 sono indipendenti come provato dai seguenti esempi.
Esempio 3.3. La funzione f (t), continua in [−π, π ], definita da



t 1
per 0 < |t| ≤ ,
1
 sen
log |t| t π
f (t) =

 1
0 per t = 0 e per < |t| ≤ π .
π
verifica nel punto t = 0 le ipotesi del teorema 3.8 ma non quelle del teorema 3.9.
Infatti la funzione f (t) ha la derivata nulla in 0 ma in nessun intorno di 0 è a variazione limitata. Fissiamo un
 1 
intormo di 0 [−δ, δ] (con 0 < δ < 1/π ). Consideriamo la successione e sia ν un indice tale
n + 1/2 π
±1
che per n > ν i punti ±t n = ∈ ] − δ, δ[. Sia p ∈ N, p > 2, e consideriamo la decomposizione
n + 1/2 π
Spazi di Hilbert e serie di Fourier 25

dell’intervallo [−δ, δ], −δ < −t ν+ p < −tν+ p−1 < · · · < −tν+1 < tν+1 < · · · < tν+ p−1 < tν+ p < δ. Per
essa si ha
| f (−δ) − f (−tν+ p )| + · · · + | f (tν+ p ) − f (δ)| ≥
ν+ p−1  
  (−1)n+1 (−1)n+2 
≥2  − =
n=ν+1
(n + 1/2)π log(n + 1/2)π (n + 3/2)π log(n + 3/2)π

ν+ p−1  
 1 1
=2 + ≥
n=ν+1
(n + 1/2)π log(n + 1/2)π (n + 3/2)π log(n + 3/2)π
ν+ p−1
 1
≥4
(n + 3/2)π log(n + 3/2)π
n=ν+1

e l’ultima somma si può rendere grande quanto si vuole prendendo p abbastanza grande, essendo la serie
∞
1
divergente.
n=ν+1
(n + 3/2)π log(n + 3/2)π

Esempio 3.4. La funzione g(t), continua in [−π, π ], definita da





1 1
 t sen √ per 0 < |t| ≤ 2 ,
|t| π
g(t) =

 1
0 per t = 0 e per < |t| ≤ π .
π2
verifica nel punto t = 0 le ipotesi del teorema 3.9 ma non quelle del teorema 3.8.
Proviamo che la funzione g(t) è a variazione limitata in [−π, π ]; a tal fine proveremo che essa è
assolutamente continua. Consideriamo la derivata della g(t)



1 1 1 1
 sen √ − √ cos √ per 0 < |t| < 2
|t| 2 |t| |t| π
g  (t) =

 1
0 per < |t| ≤ π
π2
La funzione g  (t) è sommabile in [−π, π ] essendo
1
|g  (t)| ≤ 1 + √ .
2 |t|
La funzione integrale
t
G(t) = g  (τ ) dτ t ∈ [−π, π ]
0
è allora assolutamente continua. D’altronde si ha, per 0 < |t| ≤ 1/π 2 ,
t t  
g  (τ ) dτ = lim g  (τ ) dτ = lim g(t) − g(ε) = g(t)
0 ε→0 ε ε→0

e per 1/π 2 < t ≤ π (−π ≤ t < −1/π 2 )


t 1/π 2  t −1/π 2 
  
g (τ ) dτ = g (τ ) dτ = 0 g (τ ) dτ = g  (τ ) dτ = 0
0 0 0 0
Pertanto G(t) ≡ g(t) e quindi l’asserita assoluta continuità della g(t).
La g(t) non è derivabile né a sinistra né a destra in 0.
26 Appunti di Analisi Matematica 3

Teorema 3.10. Lo spazio L 2 (−π, π ) è separabile. Una base ortonormale è costituita dal sistema di
funzioni in (3.10).
Dimostrazione. Consideriamo il sottospazio lineare chiuso di L 2 (−π, π )

 ∞

 
V = ϕ ∈ L (−π, π ) : ϕ = c0 v0 +
2
cn vn + dn wn , con |c0 | +2
|cn |2 + |dn |2 < +∞
n=1 n=1

Osserviamo che le funzioni di C 1 [−π, π ] appartengono a V. Infatti, sia g ∈ C 1 [−π, π ] e g ∗ la somma


della serie di Fourier relativa a g. Indicate con s n (t) le somme parziali di detta serie di Fourier si ha
 
lim sn − g ∗ 2 = 0;
n→∞

   
è allora possibile determinare una successione snk estratta dalla successione
  sn convergente quasi

ovunque alla funzione g . D’altronde per il teorema 3.8 la successione sn converge puntualmente alla
funzione
 g (con l’eventuale eccezione dei punti ±π ); ne segue che g = g ∗ ∈ V. Siano f ∈ L 2 (−π, π ) e
gn una successione di funzioni appartenenti a C 1 [−π, π ] convergente a f nel senso di L 2 . Detta f ∗ la
somma della serie di Fourier relativa a f , per il teorema della proiezione si ha
   
 f − f ∗  ≤  f − gn 
2 2

e, al limite per n → ∞ f = f ∗ .

Osservazione 3.2. Sia f (t) ∈ L 2(a, b), (a, b) intervallo limitato. Si consideri il cabiamento di variabile

b−a a+b
(3.16) t= τ+ .
2π 2
La funzione
b−a a+b
ϕ(τ ) = f τ+
2π 2
appartiene, allora, a L 2 (−π, π ) e le (3.11), (3.12) e (3.14) diventano tramite il cambiamento di variabile
inverso a quello indicato in (3.16)
 π

 1 1 b

 2π g(τ ) dτ = f (t) dt se n = 0
−π b−a a
an =


π b
a+b
1
 g(τ ) cos nτ dτ =
2
f (t) cos n

t −π dt se n > 1
π −π b−a a b−a b−a
π
1 2 b
2π a+b
bn = g(τ ) sen nτ dτ = f (t) sen n t−π dt n > 1.
π −π b−a a b−a b−a
π b
1 1
ck = e−ikτ g(τ ) dτ = e−ik(2πt/(b−a)−π(a+b)/(b−a) f (t) dt .
2π −π b−a a

Le serie (3.13) (3.15) saranno, allora,


∞ 
 2π a+b 2π a+b 
a0 + an cos n t −π + bn sen n t −π
n=1
b−a b−a b−a b−a
Spazi di Hilbert e serie di Fourier 27

+∞

ck eik(2πt/(b−a)−π(a+b)/(b−a)
k=−∞

In particolare se f ∈ L 2 (0, T ), T > 0, la relativa serie di Fourier sarà


 2π 2π
ã0 + ãn cos n t + b̃n sen n t
T T
n=1

con 

 1 T

 f (t) dt se n=0
T
ãn = 0

 2 T


 f (t) cos n t dt se n = 1, 2, . . .
T 0 T
T
2 2π
b̃n = f (t) sen n t dt se n = 1, 2, . . .
T 0 T
oppure, usando l’esponenziale complesso,



c̃k eik2πt/T
k=−∞

con
T
1
c̃k = e−ik2πt/T f (t) dt .
T 0

Osservazione 3.3. Consideriamo lo spazio L 2 (−1, 1); un’altra base, a volte più conveniente rispetto alla
base costituita dalle funzioni trigonometriche

1
√ , cos nπ t , sen nπ t n = 1, 2, . . . ,
2

è ottenuta applicando il metodo di Gram–Schmidt ai monomi 1, t, t 2, . . .. Questo procedimento dà luogo


ad una successione di polinomi ortonormali che sono individuati a meno del fattore ±1. Tali polinomi sono
unici se si richiede che il coefficiente del termine di massimo grado in t in ogni polinomio è positivo.
Tali polinomi sono, a meno di fattori dipendenti da n soltanto,

1
(3.17) P0 (t) = 1 , Pn (t) = D n (t 2 − 1)n n = 1, 2 . . .
2n n!

che sono noti come i polinomi di Legendre. I primi polinomi di Legendre sono

3 2 1 5 3 3
1 , t , t − , t − t ,...
2 2 2 2

Per i polinomi in (3.17) si ha per ogni n intero

L(1, t, t 2, . . . , t n ) = L P0 (t), P1(t), P2(t), . . . , Pn (t)


28 Appunti di Analisi Matematica 3

cioè a dire verificano la b) del teorema 3.7. Proviamo che essi formano un sistema ortogonale. Cominciamo
con l’osservare che per m ≤ n si ha
(3.18) D m (t 2 − 1)n = Q(t) (t 2 − 1)n−m
dove Q(t) è un polinomio di grado m. La (3.18) si può provare per induzione su m. Essa è ovviamente
vera per m = 0 e per m = 1. Supponiamola vera per m = p e proviamola per m = p + 1. Si ha
D p+1 (t 2 − 1)n = D D p (t 2 − 1)n = D Q(t) (t 2 − 1)n− p =
= Q  (t) (t 2 − 1)n− p + 2(n − p)t Q(t) (t 2 − 1)n−1 = Q  (t) (t 2 − 1) + 2(n − p)t Q(t) (t 2 − 1)n− p−1
ed essendo Q(t) un polinomio di grado p, Q  (t) (t 2 − 1) + 2(n − p)t Q(t) sarà un polinomio di grado p + 1.
Si ha, allora, per ogni intero m < n, integrando per parti ripetutamente
1
1  n−1 2 1 m 1
Pn (t) t m dt = n D (t − 1)n t m − n D n−1 (t 2 − 1)n t m−1 dt =
−1 2 n! −1 2 n! −1
m 1
m(m − 1) 1
=− n
D n−1 (t 2 − 1)n t m−1 dt = D n−2 (t 2 − 1)n t m−2 dt = · · · = 0
2 n! −1 2n n! −1

e quindi
1
Pn (t) Pm (t) dt = 0 n = m .
−1
1  2
Calcoliamo, allora Pn (t) dt .
−1
Integrando per parti ripetutamente si ha
1 1
D n (t 2 − 1)n D n (t 2 − 1)n dt = − D n−1 (t 2 − 1)n D n+1 (t 2 − 1)n dt =
−1 −1
1
= D n−2 (t 2 − 1)n D n+2 (t 2 − 1)n dt = · · · =
−1
1 1
= (−1)n (t 2 − 1)n D (2n) (t 2 − 1)n dt = (2n)! (1 − t)n (1 + t)n dt
−1 −1

Si ha, poi, sempre integrando per parti


1 1
n
(1 − t)n (1 + t)n dt = (1 − t)n−1 (1 + t)n+1 dt =
−1 n+1 −1
n(n − 1) · · · 1 1
(n!)2
··· = (1 + t)2n dt = 22n+1
(n + 1)(n + 2) · · · (2n) −1 (2n)!(2n + 1)
e quindi
1  2 2
Pn (t) dt = .
−1 n+1
In definitiva la successione di polinomi
$
2n + 1 1
D n (t 2 − 1)n n = 0, 1, 2, . . .
2 2n n!
costituisce una base ortonormale dello spazio L 2 (−1, 1).
La trasformazione di Fourier in L 1 29

4. La trasformazione di Fourier in L 1 .

Sia f : R → C, f ∈ L 1 (R); la funzione e −2πiyx f (x ) ∈ L 1 , per ogni y ∈ R. Poniamo

(4.1) fˆ(y) = F ( f ; y) = e−2πixy f (x ) dx .


R

La funzione definita in (4.1) si chiama la trasformata di Fourier della f ; in maniera ovvia segue dalla
definizione che
 fˆ∞ ≤  f 1 .
Si ha anche,

F (λ1 f1 + λ2 f2 ; y) = λ1 F ( f1 ; y) + λ2 F ( f2 ; y) f1 , f 2 ∈ L 1 , λ1 , λ2 ∈ C.

Cominciamo con il dimostrare il seguente semplice ma fondamentale teorema


Teorema 4.1. Sia f ∈ L 1 . La sua trasformata di Fourier fˆ(y) è uniformemente continua in R.
Dimostrazione. Sia h ∈ R. Fissato ε > 0 sia R > 0 tale che

f (x ) dx < ε ;
|x|>R

si ha
 −2πiyx −2πihx 
(4.2) | fˆ(y + h) − fˆ(y)| ≤ e (e − 1) f (x ) dx ≤
R

≤ |e−2πixh − 1|| f (x )| dx + 2 | f (x )| dx .
|x|≤R |x|>R

Osservato che  −2πixh   


e − 1 =  − 2ie −πixh sen(π x h) ≤ 2π |x h|
dalla (4.2) si ha

| fˆ(y + h) − fˆ(y)| ≤ 2π |h| |x | | f (x )| dx + 2 | f (x )| dx ≤ 2π R|h|  f  1 + 2ε


|x|≤R |x|>R

da cui la tesi.

Esercizio 4.1. Consideriamo la funzione caratteristica dell’intervallo [a, b] e determiniamone la trasformata
di Fourier. Si ha, per y = 0,

b
e−2πiay − e−2πiby
(4.3) F χ[a,b] ; y = e−2πixy dx = .
a 2π iy

E
e−2πiay − e−2πiby
F χ[a,b] ; 0 = b − a = lim .
y→0 2π iy
30 Appunti di Analisi Matematica 3

Si osservi che
lim F χ[a,b] ; y = 0 .
y→∞

Tale fatto non è casuale; si dimostra infatti il seguente


Teorema 4.2. (di Riemann - Lebesgue). Sia f ∈ L 1 , allora lim fˆ(y) = 0.
y→∞

Indicato con C◦ il sottospazio di C 0 (R) delle funzioni infinitesime per y → ∞ la trasformazione di


Fourier è, dunque, un’applicazione lineare da L 1 in C◦ . Il seguente esercizio 4.2 mostra che tale applicazione
non è suriettiva.
Esercizio 4.2. Consideriamo la funzione
y

e per |y| ≤ e
g(y) =


y 1
per |y| > e.
|y| log |y|

La funzione g(y) appartiene a C◦ ; proviamo che non esiste alcuna funzione di L 1 di cui essa è la trasformata
di Fourier. Procediamo per assurdo. Sia f ∈ L 1 tale che fˆ(y) = g(y), cioè
+∞
g(y) = e−2πixy f (x ) dx .
−∞

La funzione g(y) è dispari, pertanto


+∞
g(y) = −g(−y) = − e2πixy f (x ) dx
−∞

ed anche
+∞ +∞
1
(4.4) g(y) = e−2πixy − e2πixy f (x ) dx = −i sen(2π x y) f (x ) dx .
2 −∞ −∞

Si consideri l’integrale
+∞
1
(4.5) d y = +∞ .
e y log y

Sia k ≥ e e consideriamo, ricordando la (4.4),


k k  +∞ 
g(y) 1
(4.6) d y = −i sen(2π x y) f (x ) dx d y .
e y e y −∞

Si ha
+∞   +∞
k
| sen(2π x y)| k
| f (x )| d y dx ≤ | f (x )| log dx < +∞ .
−∞ e y −∞ e
Per il corollario 2.1 la (4.6) si scrive
k +∞  k  +∞  2πkx 
g(y) sen(2π x y) sen t
(4.7) d y = −i f (x ) d y dx = −i f (x ) dt dx .
e y −∞ e y −∞ 2πex t
La trasformazione di Fourier in L 1 31

La funzione
ξ
sen t
dt
0 t
è continua in R e
ξ ξ
sen t π sen t π
lim dt = , lim dt = −
ξ →+∞ 0 t 2 ξ →−∞ 0 t 2
pertanto essa è limitata; esiste quindi una costante M > 0 tale che
 ξ 
 sen t 
 dt  ≤ M ∀ξ ∈ R .
 t
0
Nella (4.7) si ha, allora
 k     
 g(y)   +∞ 2πkx
sen t 2πex
sen t 
 dt dx  ≤ 2M f 1
 y
d y = f (x )
t
dt −
t
e −∞ 0 0
e quest’ultima affermazione è in contrasto con la (4.5).

Esercizio 4.3. Calcoliamo la trasformata di Fourier della funzione e −ax , a > 0. Si ha


2

+∞ π 2 y2
+∞ πy 2
F e−ax ; y = e−2πixy e−ax dx = e− e−a(x+i a )
2 2
(4.8) a dx .
−∞ −∞

Il calcolo dell’integrale
+∞ πy 2
e−a(x+i a ) dx
−∞
può effettuarsi usando il teorema di Cauchy-Goursat. Consideriamo la funzione complessa di variabile
complessa e −az ; essa è olomorfa in C. Sia y > 0; applichiamo il teorema di Cauchy-Goursat relativamente
2

all’insieme  πy 
z ∈ C : | Re z| ≤ R, 0 ≤ Im z ≤ , R > 0.
a
Si ha
R π y/a R πy 2
π y/a
e−ax dx + i e−a(R+it) dt − e−a(x+i a ) e−a(−R+it) dt = 0 .
2 2 2
(4.9) dx − i
−R 0 −R 0

Osservato che  
 π y/a  π y/a
 e −a(±R+it)2
dt  ≤ e−a R
2
eat dt
2


0 0
e pertanto
π y/a
e−a(±R+it) dt = 0 ,
2
lim
R→+∞ 0

passando al limite per R → +∞ nella (4.9) si ha


+∞ +∞
$
−a(x+i πay )2 −ax 2 π
e dx = e dx = .
−∞ −∞ a
Se y < 0 si perviene alla stessa conclusione considerando l’insieme
 πy 
z ∈ C : | Re z| ≤ R, ≤ Im z ≤ 0 , R > 0.
a
Sostituendo nella (4.8) si ha allora $
−ax 2 π − π 2 y2
F e ;y = e a .
a
32 Appunti di Analisi Matematica 3

Esercizio 4.4. Calcoliamo la trasformata di Fourier della funzione e −α|x| , α > 0


0 +∞
(4.10) F e−α|x| ; y = e−2πixy e−α|x| dx = e(α−2πiy)x dx + e−(α+2πix)y dx =
R −∞ 0
% &0 % &+∞
e(α−2πiy)x e−(α+2πiy)x 1 1 2α
= + = + = 2 .
α − 2π iy −∞ −α − 2π iy 0 α − 2π iy α + 2π iy α + 4π 2 y 2

Il teorema seguente raggruppa alcune proprietà della trasformazione di Fourier di immediata dimostra-
zione.
Teorema 4.3. Siano f ∈ L 1 , h ∈ R, A una costante reale diversa da 0. Valgono i seguenti fatti:
i) F f (x + h); y = e2πihy F f (x ); y ;
ii) F e−2πihx f (x ); y = F f (x ); y + h ;
iii) F f (A−1 x ); y = |A|F f (x ); Ay ;
iv) F f (x ); y = F f (x ); −y .
Dimostrazione. Le dimostrazioni di i) e iii) si conseguono mediante semplici cambiamenti della variabile
di integrazione. Dimostriamo ad esempio la i). Si ha
+∞ +∞
F f (x + h); y = e−2πixy f (x + h) dx = e−2πi(t−h)y f (t) dt = e 2πihy F f (x ); y
−∞ −∞

La ii) è ovvia.
La iv) si ottiene nel modo seguente

+∞ +∞ +∞
F f (x ); y = e−2πixy f (x ) dx = e2πixy f (x ) dx = e2πixy f (x ) dx.
−∞ −∞ −∞


Corollario del teorema precedente è il
Teorema 4.4. Sia f ∈ L 1 ed fˆ(y) la sua trasformata di Fourier. Allora
i) se f è pari, allora fˆ è pari; se, inoltre , f è reale, allora anche fˆ è reale;
ii) se f è dispari, allora fˆ è dispari; se, inoltre , f è reale, allora fˆ è puramente immaginaria.
Dimostrazione. i) Sia f (x ) = f (−x ). Allora, considerando nella iii) del teorema 4.3 A = −1 si ha

F f (x ); y = F f (−x ); y = F ( f (x ); −y

cioè fˆ è pari. Se, poi, f è reale per la iv) del teorema 4.3

F f (x ); y = F f (x ); −y = F f (x ); y .

ii) Si dimostra analogamente alla i).



I teoremi seguenti mostrano i legami tra trasformazione di Fourier e derivazione
La trasformazione di Fourier in L 1 33

Teorema 4.5. Sia f ∈ L 1 e x n f ∈ L 1 , n intero maggiore od uguale ad uno. Allora la trasformata di Fourier
fˆ(y) è derivabile fino all’ordine n e risulta

dk ˆ
(4.11) f (y) = (−2π i)k (x k f )ˆ(y) , 1≤k ≤n.
d yk

Dimostrazione. Sia n = 1. La (4.11) si dimostra applicando il teorema 2.4 di derivazione sotto segno
integrale, essendo, per ogni y ∈ R
 −2πixy   
e f (x ) =  f (x ) ∈ L 1
 
 ∂ −2πixy     
 e f (x ) =  − 2π ix e−2πixy f (x ) = 2π x f (x ) ∈ L 1
∂y

Sia n > 1. Proviamo che, se 1 < k < n, x k f ∈ L 1 . A tale scopo si può usare la diseguaglianza di Hölder.
Infatti,
 k/n  1−k/n
 k   k  n
x f (x ) dx = x  | f (x )|k/n | f (x )|1−k/n dx ≤ x  | f (x )| dx | f (x )| dx .
R R R R

La (4.11) si ottiene, allora, mediante successive applicazioni del teorema di derivazione sotto segno
integrale.

Teorema 4.6. Sia f una funzione localmente assolutamente continua in ] − ∞, +∞[ ed ivi sommabile.
Supponiamo che f sia dotata di derivate fino all’ordine n − 1 e tali derivate siano funzioni localmente
assolutamente continue. f è, allora, dotata di derivata ennesima q.o. in R e si supponga che tutte le
derivate fino all’ordine n incluso siano sommabili. Allora

(4.12) F f (n) ; y = (2π i)n y n F f ; y .

Dimostrazione. Cominciamo a dimostrare la (4.12) per n = 1. Sia, dunque, f una funzione localmente
assolutamente continua in ] − ∞, +∞[ e, per il teorema 1.1 derivabile quasi ovunque. Siano, inoltre,
f, f  ∈ L 1 . Si ha, integrando per parti,
+∞ % &+∞ +∞
 −2πixy  −2πixy
F f ;y = e f (x ) dx = f (x )e + 2π i e−2πixy f (x ) dx .
−∞ −∞ −∞

Dimostriamo che

(4.13) lim f (x )e−2πixy = lim f (x )e−2πixy = 0 .


x→−∞ x→+∞

Per il teorema 1.2 si ha


x
(4.14) f (x ) = f (0) + f  (t) dt .
0

La funzione a secondo membro della (4.14), e quindi la funzione f (x ), è dotata di limite finito al tendere di
x a ±∞ per la sommabilità di f  . Tale limite è necessariamente 0 essendo la funzione f sommabile. Si ha
 
lim  f (x )e−2πixy  = lim | f (x )| = 0
x→±∞ x→±∞
34 Appunti di Analisi Matematica 3

e quindi la (4.13).
Proviamo la (4.12) per n > 1. Applicando successivamente il risultato ottenuto si ha

F f (n) ; y = 2π iyF f (n−1) ; y = · · · = (2π i)n y n F f ; y .

Osservazione 4.1. Nel teorema 4.6 l’ipotesi che tutte le derivate siano sommabili non è necessaria; invero
dall’ipotesi f, f (n) ∈ L 1 si ottiene f (k) ∈ L 1 per ogni k = 1, 2, . . . , n − 1. Proviamolo. Cominciamo con
il dimostrare che per una funzione f ∈ C ( p) (R), vale la seguente affermazione: fissato t ∈ R esiste un c,
t < c < t + 2 p − 1, tale che
p −1
2
( p)
(4.15) |f (c)| ≤ | f (t + k)| .
k=0

La (4.15) è vera per 1. Infatti, per teorema di Lagrange, esiste un punto c ∈ ]t, t + 1[ per cui

f (t + 1) − f (t) = f  (c)

e quindi
| f  (c)| ≤ | f (t)| + | f (t + 1)| .
Supponiamo la (4.15) vera per m, 1 < m ≤ p − 1 e proviamola per m + 1. Esistono, allora, c  ,
t < c < t + 2m − 1 e c , t + 2m < c < t + 2m+1 − 1 tali che
2
m
−1
(m) 
|f (c )| ≤ | f (t + k)|
k=0
2
m
−1
(m) 
|f (c )| ≤ | f (t + 2m + k)| .
k=0

Applicando, poi, il teorema di Lagrange alla funzione f m (t) relativamente all’intervallo [c  , c ] si ha che
esiste un punto c ∈ ]c  , c [ tale che

f (m)(c ) − f (m)(c ) = f (m+1) (c)(c − c )

e quindi, osservando che c  − c > 1,

−1
2m+1
(m+1) (m)  (m) 
|f (c)| ≤ | f (c )| + | f (c )| ≤ | f (t + k)|
k=0

Ne segue, quindi, la validità della (4.15).


Proviamo, allora, che dalla sommabilità di f e f (n) si deduce la sommabilità di f (n−1) . Sia t ∈ R e c il
punto relativo alla (4.15) per la funzione f (n−1) . Si ha
t
f (n−1) (t) = f (n) (τ ) dτ + f (n−1) (c)
c

da cui, ricordando la (4.15) e posto h = 2 n−1 − 1

c 
2n−1 −1 t+h 
2n−1 −1
(n−1) (n) (n)
(4.16) |f (t)| ≤ |f (τ )| dτ + | f (t + k)| ≤ |f (τ )| dτ + | f (t + k)| .
t k=0 t k=0
La trasformazione di Fourier in L 1 35

Integrando nella (4.16) si ha


+∞ +∞  t+h  +∞
(n−1) (n)
(4.17) |f (t)| dt ≤ |f (τ )| dτ dt + 2n−1 | f (t)| dt .
−∞ −∞ t −∞

Si osservi che per il teorema di Fubini


+∞  t+h  +∞  τ  +∞
(n) (n)
| f (τ )| dτ dt = |f (τ )| dt dτ = h | f (n) (τ )| dτ
−∞ t −∞ τ −h −∞

e sostituendo nella (4.17) si ottiene la asserita sommabilità della funzione f (n−1) .


(n−2)
Ripetendo, poi, il precedente ragionamento si prova la sommabilità delle funzioni f , . . . , f .

Teorema 4.7. Siano f, g ∈ L 1 ; allora

F f ∗ g(x ); y = F f (x ); y F g(x ); y .

Dimostrazione. Applicando, il teorema 2.7 si ha


   
−2πixy −2πi(x−t)y −2πit y
F f ∗ g(x ); y = e f (x − t)g(t) dt dx = e f (x − t)e g(t) dt dx =
R R R R

= e−2πit y f (t) ∗ e−2πit y g(t) (x ) dx = e−2πit y f (t) dt e−2πit y g(t) dt = fˆ(y)ĝ(y) .


R R R

Si dimostra facilmente anche il
Teorema 4.8. (formula di moltiplicazione). Siano f, g ∈ L 1 ; allora

(4.18) fˆ(y)g(y) d y = f (t)ĝ(t) dt .


R R

Dimostrazione. Si ha, applicando il teorema di Fubini,


   
−2πit y −2πit y
e f (t) dt g(y) d y = e g(y) d y f (t) dt .
R R R R


Enunciamo due teoremi sull’inversione della trasformata di Fourier.
Teorema 4.9. Sia f ∈ L 1 ed anche fˆ ∈ L 1 . Allora

(4.19) e2πit y fˆ(y) d y = f (t) q.o. in R .


R

Teorema 4.10. Sia f ∈ L 1 . Sia t ∈ R e siano verificate in esso le ipotesi del teorema di Dirichlet
(teorema 3.8) o del teorema di Jordan (teorema 3.9). Allora vale la seguente formula

f (t − 0) + f (t + 0) T
= v.p. e2πit y fˆ(y) d y = lim e2πit y fˆ(y) d y .
2 R T →+∞ −T
36 Appunti di Analisi Matematica 3

Sia f ∈ L 1 . Per y ∈ R poniamo

(4.20) F∗ f; y = e2πit y f (t) dt .


R

La (4.20) prende il nome di trasformata aggiunta. Ovviamente si ha

(4.21) F ∗ f ; y = F f ; −y

e pertanto per essa valgono proprietà simili a quelle della trasformata di Fourier. Si ha, ad esempio

F ∗ f (x + h); y = e−2πihy F ∗ f (x ); y h∈R


∗ ∗
F e f (x ); y = F f (x ); y + h
2πihx
h∈R
n ∗ n ∗ n
D F f ; y = (2π i) F x f ; y n∈N
F ∗ f (n) ; y = (−2π i)n y n F ∗ f ; y n∈N
Vale il seguente
Teorema 4.11. (eguaglianza di Parseval). Sia f ∈ L 1 e fˆ ∈ L 1 . Allora

 f 2 =  fˆ2 .

Dimostrazione. Si ha, usando la formula di inversione (4.19), la formula di moltiplicazione relativa alla
trasformata aggiunta e la iv) del teorema 4.3,

| f (t)|2 dt = f (t) f (t) dt = f (t)F ∗ fˆ(y); t dt = F ∗ f (t); y fˆ(y) d y =


R R R R

= F f (t); −y fˆ(y) d y = fˆ(y) fˆ(y) d y = | fˆ(y)|2 d y .


R R R


5. La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni.

Sia f (t) : R → C, f (t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[, f ∈ L 1loc ([0, +∞[). Fissato un s 0 ∈ C, si dirà che f è
trasformabile secondo Laplace in s 0 (L-trasformabile in s0 ) quando
T
lim e−s0 t f (t) dt
T →+∞ 0
−s0 t
esiste finito, o, altrimenti detto, la funzione e f (t) è sommabile in senso improprio in [0, +∞[.
La definizione di trasformata di Laplace non richiederebbe che la funzione sia definita in ] − ∞, 0[.
Tuttavia in vista dell’estensione della definizione alle distribuzioni è opportuno pensare le funzioni prese
in considerazione definite in tutto R e nulle per t < 0. Introdotta, poi, la funzione di Heaviside (gradino)

1 se t ≥ 0
u(t) =
0 se t < 0
scriveremo anche f (t)u(t), con f prolungata in qualche maniera in ] − ∞, 0[.
Nel caso in cui la funzione e −s0 t f (t) ∈ L 1([0, +∞[) diremo che f è assolutamente L-trasformabile in
s0 . Ovviamente se f è assolutamente L-trasformabile in s 0 f è anche L-trasformabile
 in s 0 .

Nel seguito ad evitare
 confusioni indicheremo con il simbolo l’integrale in senso improprio,
riservando il simbolo all’integrale di Lebesgue.
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni 37

Lemma 5.1. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[), f (t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[, e f L-trasformabile in s 0 ∈ C. Allora f è
L-trasformabile in s ∈ C tale che Re s > Re s 0 .
Dimostrazione. Si deve provare che se Re s > Re s 0
∗ +∞ −st T
e f (t) dt = lim e−st f (t) dt
0 T →+∞ 0

esiste finito.
Introduciamo la funzione
t
0 (t) = e−s0 τ f (τ ) dτ t ∈ R.
0
La funzione 0 è nulla per t ≤ 0 ed è localmente assolutamente continua in quanto funzione integrale
di una funzione localmente sommabile. Inoltre la sua derivata, che esiste quasi ovunque per il teorema di
derivazione di Lebesgue, è uguale quasi ovunque a e −s0 t f (t) (teorema 1.3).
Integrando per parti si ha
T T  T
(5.1) e−st f (t) dt = e−(s−s0 )t e−s0 t f (t) dt = e−(s−s0 )t 0 (t) +
0 0 0
T T
+ (s − s0 ) e−(s−s0 )t 0 (t) dt = e −(s−s0 )T 0 (T ) + (s − s0 ) e−(s−s0 )t 0 (t) dt.
0 0
Consideriamo il limite per T → ∞. La funzione  0 (T ) è limitata in quanto continua e convergente per
T → ∞. Si ha  −(s−s )T 
e 0
0 (T ) ≤ sup |0 | · e−(Re s−Re s0 )T
R
e quindi
lim e−(s−s0 )T 0 (T ) = 0.
T →∞

La funzione e −(Re s−Re s0 )t è, poi, sommabile in [0, +∞[, e quindi anche la funzione e −(s−s0 )t 0 (t) è
sommabile in [0, +∞[ e, considerando il limite per T → ∞ nella (5.1), si ha
∗ +∞ −st +∞
(5.2) e f (t) dt = (s − s 0 ) e−(s−s0 )t 0 (t) dt.
0 0

Lemma 5.2. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[),
f (t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[, e f assolutamente L-trasformabile in s 0 ∈ C.
Allora f è assolutamente L-trasformabile in s ∈ C tale che Re s ≥ Re s 0 .
Dimostrazione. La dimostrazione è conseguenza immediata della maggiorazione
|e−st f (t)| = e −(Re s−Re s0 )t |e−s0 t f (t)| ≤ |e −s0 t f (t)|.

Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[),
f (t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[; consideriamo i seguenti insiemi numerici
 
I = s ∈ R : f è L-trasformabile in s
 
I∗ = s ∈ R : f è assolutamente L-trasformabile in s
e poniamo 
inf I se I = ∅
=
+∞ se I = ∅

∗ inf I∗ se I∗ = ∅
 =
+∞ se I∗ = ∅

 e  prendono il nome di ascissa di convergenza e ascissa di assoluta convergenza rispettivamente.
Ovviamente  ≤  ∗ . Tenendo conto dei lemmi 5.1 e 5.2 e delle proprietà dell’estremo inferiore si dimostra
facilmente il
38 Appunti di Analisi Matematica 3

Teorema 5.1. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[). Allora f (t)u(t) è L-trasformabile (assolutamente L-trasformabile)
nel semipiano Re s >  (Re s >  ∗ ). f (t)u(t) non è L-trasformabile (assolutamente L-trasformabile) nel
semipiano Re s <  (Re s <  ∗ ).
Indicheremo la trasformata di Laplace in s con il simbolo L( f )(s).
2
L’insieme I può essere effettivamente vuoto. Si consideri ad esempio la funzione e t u(t); essa non è
mai L-trasformabile.
Osservazione 5.1. Supponiamo che esista t ∗ ≥ 0 tale che la funzione f (t) abbia segno costante per t > t ∗ .
Allora  =  ∗ . Sia, ad esempio, f ≥ 0 e s > ; si ha

∗ +∞
−st
t∗ ∗ +∞
e f (t) dt = e−st f (t) dt + e−st f (t) dt =
0 0 t∗
t∗ +∞ +∞
= e−st f (t) dt + e−st f (t) dt = e−st f (t) dt
0 t∗ 0

Generalmente si ha  <  ∗ , come mostra il seguente esempio



0 se t < 0
f (t) =
(−1)n et se log n ≤ t < log(n + 1), n = 1, 2, 3, . . .

Cominciamo con il determinare l’ascissa di assoluta convergenza; troviamo i numeri s reali tali che la
funzione e −st | f (t)| sia sommabile in [0, +∞[. Si ha

+∞ +∞ per s ≤ 1
−st t
e e dt = 1
per s > 1
0
s−1

L’ascissa di assoluta convergenza è, dunque, 1. Determiniamo l’ascissa di convergenza; cerchiamo i numeri
reali s ≤ 1 tali che esista finito il limite
T
lim e−st f (t) dt .
T →+∞ 0

Consideriamo il limite
log(n+1) 
n log(k+1) 
n k+1
lim e−st f (t) dt = lim e−st (−1)k et dt = lim (−1)k y −s d y
n→+∞ 0 n→+∞ log k n→+∞ k
k=1 k=1

Consideriamo, quindi, la serie

+∞
 n+1
(5.3) (−1)n y −s d y
n=1 n

essa è convergente per s > 0. Infatti è una serie a segni alterni e il valore assoluto del termine generale
tende a zero decrescendo, come è provato dalla diseguaglianza

n+1 n+2
1
y −s d y > > y −s d y .
n (n + 1)s n+1
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni 39

Per s ≤ 0 la serie (5.3) non converge. Proviamo allora che, per s > 0
+∞

∗ +∞
−st
n+1
e f (t) dt = (−1)n y −s d y.
0 n=1 n

Fissato T > 0 sia n il numero intero tale che log(n + 1) ≤ T < log(n + 2), ovviamente lim n = +∞. Si
T →∞
ha  '
T log(n+1) T
lim e−st f (t) dt = lim e−st f (t) dt + e−st f (t) dt
T →+∞ 0 T →+∞ 0 log(n+1)
e
T
lim e−st f (t) dt = 0
T →+∞ log(n+1)

essendo  
 T  log(n+2) n+2
1
 e −st
f (t) dt  ≤ e−(s−1)t dt = y −s d y < .
 (n + 1)s
log(n+1) log(n+1) n+1

L’ascissa di convergenza è, dunque, 0.

Osservazione 5.2. Sulla retta Re s =  la funzione può essere o meno L-trasformabile. Consideriamo, ad
esempio, la funzione 
% &  1
1 √ per t > 0
√ = t
t + 
0 per t ≤ 0
L’ascissa
% & di convergenza ed anche di assoluta convergenza (vedi l’osservazione precedente) è 0. La funzione
√1
t
non è L-trasformabile in 0. Proviamo che essa è L-trasformabile in iα, α = 0. Integrando per parti
+
si ha
% −iαt &
T
−iαt 1 e 1 T 1 T
1
(5.4) e √ dt = √ − e−iαt √ dt
1 t −iα t 1 2iα 1
3
t2
e−iα
Consideriamo in (5.4) il limite per T → +∞. Il limite del primo addendo a secondo membro è iα
. Il
limite del secondo addendo esiste finito essendo
 
 −iαt 1 
e √  ≤ √1
 3  3
t2 t2
da cui la sommabilità della funzione e −iαt √
3 2 nell’intervallo [1, +∞[. Dalle considerazioni precedenti
1
t
segue che
∗ +∞ −iαt 1 1
1 ∗ +∞ −iαt 1
e √ dt = e−iαt √ dt + e √ dt
0 t 0 t 1 t
esiste finito.
Di immediata dimostrazione è il
Teorema 5.2. Siano date le funzioni f 1 , f2 ∈ L 1loc ([0, +∞[), f1 , f2 ≡ 0 in ] − ∞, 0[, L-trasformabili per
Re s > 1 , Re s > 2 rispettivamente. Allora si ha

L λ1 f1 + λ2 f2 (s) = λ1 L f1 (s) + λ2 L f2 (s) , λ 1 , λ2 ∈ C , Re s > max(1 , 2 ).


40 Appunti di Analisi Matematica 3

Si osservi che l’ascissa di convergenza della trasformata della combinazione lineare λ 1 f1 + λ2 f2 è


minore od uguale al max( 1 , 2 ).
Teorema 5.3. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[), f ≡ 0 per t < 0, L-trasformabile per Re s > . Allora sono
trasformabili le seguenti funzioni e valgono le respettive formule.

1
(5.5) L f (ct) (s) = L f (t) (s/c) Re s > c, c > 0
c
(5.6) L eαt f (t) (s) = L f (t) (s − α) Re s >  + Re α, α ∈ C
−as
(5.7) L f (t − a)u(t − a) (s) = e L f (t) (s) Re s > , a > 0

Dimostrazione. Le dimostrazioni sono immediate. Dimostriamo ad esempio la (5.7). Sia Re s > , si ha

T T T −a
lim e−st f (t − a)u(t − a) dt = lim e−st f (t − a) dt = lim e−s(τ +a) f (τ ) dτ =
T →∞ 0 T →∞ a T →∞ 0
T −a
= lim e−sa e−sτ f (τ ) dτ = e −as L f (t) (s)
T →∞ 0


Esercizio 5.1. Determiniamo la trasformata di Laplace della funzione di Heaviside. La funzione è non
negativa, pertanto l’ascissa di convergenza coincide con l’ascissa di assoluta convergenza. Si ha per Re s > 0

+∞ % &+∞
−st e−st 1
e dt = =
0 −s 0 s

e per s = 0
+∞
dt = +∞.
0

Pertanto
1
L u(t) (s) = Re s > 0.
s
Ricordando la (5.6) si ha, poi,

1
L eαt u(t) (s) = Re s > Re α.
s −α

Consideriamo la funzione
eiωt − e−iωt
sen ωt = , ω ∈ C.
2i
Per Re s > max(Re(iω), − Re(iω)) = | Im ω| si ha

1  1 1 1  ω
L sen ωt u(t) (s) = L eiωt u(t) (s) − L eiωt u(t) (s) = − = 2 .
2i 2i s − iω s + iω s + ω2

| Im ω| è l’ascissa di convergenza. Proviamo, infatti, che


T
lim e−| Im ω|t sen ωt dt
T →+∞ 0
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni 41

non esiste finito. Supponiamo Re ω = 0; integrando si ha

T
1
(5.8) e(−| Im ω|−Im ω+i Re ω)t − e(−| Im ω|+Im ω−i Re ω)t dt =
2i 0


1 e(−| Im ω|−Im ω+i Re ω)T 1 e(−| Im ω|+Im ω−i Re ω)T
= − − +
2i −| Im ω| − Im ω + i Re ω −| Im ω| − Im ω + i Re ω −| Im ω| + Im ω − i Re ω
'
1
+
−| Im ω| + Im ω − i Re ω
Se Im ω ≥ 0 dalla (5.8) si ottiene
 '
T
−| Im ω|t 1 −2 Im ωT ei Re ωT e−i Re ωT 1 1
(5.9) e sen ωt dt = e + − −
0 2i −2 Im ω + i Re ω i Re ω −2 Im ω + i Re ω i Re ω

ed il limite per T → +∞ a secondo membro della (5.9) non esiste. In maniera analoga si ragiona, poi, se
Im ω < 0.
Analogamente si ha
s
L cos ωt u(t) = 2 Re s > | Im ω|.
s + ω2

Il lemma seguente mette in evidenza una proprietà della trasformata di Laplace utile nel seguito.
Dato α, 0 ≤ α < π/2, e s0 ∈ C poniamo
 
S(s0, α) = s ∈ C : |Arg(s − s 0 )| ≤ α .

Lemma 5.3. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[), f ≡ 0 per t < 0, L-trasformabile per Re s > . Sia s 0 ∈ C,
Re s0 > . Allora

T ∗ +∞
lim e−st f (t) dt = e−st f (t) dt uniformemente in S(s 0, α).
T →+∞ 0 0

Dimostrazione. Dobbiamo far vedere che, fissato ε > 0, esiste un T ε (indipendente da s ∈ S(s 0, α)) tale
che per T > Tε risulti
   
∗ +∞ T  ∗ +∞ 
(5.10)  e −st
f (t) dt − e −st
f (t) dt  =  e −st
f (t) dt  < ε

0 0 T

qualunque sia s ∈ S(s 0, α). Consideriamo la funzione


t
0 (t) = e−s0 τ f (τ ) dτ t ∈R
0

essa è convergente per t → +∞ e perciò, applicando il criterio di Cauchy, dato ε > 0 esiste T ε > 0 tale
che per t ≥ T > Tε si abbia
 
   t 
(5.11) 0 (t) − 0 (T ) =  e −s0 τ
f (τ ) dτ  < ε cos α

T
42 Appunti di Analisi Matematica 3

Sia s ∈ S(s0, α), s = s0 , allora Re s > Re s0 . Ripetendo il ragionamento del lemma 5.1, ma considerando la
funzione t
T (t) = e−s0 τ f (τ ) dτ T > 0, t ∈ R
T
invece di 0 si perviene alla formula
∗ +∞ +∞
(5.12) e−st f (t) dt = (s − s 0) e−(s−s0 )t T (t) dt
T T
Supposto allora t ≥ T > T ε dalle (5.11), (5.12) si ha
 +∞ 
∗  +∞
 e f (t) dt  ≤ |s − s0 |ε cos α
−st
e−(Re s−Re s0 )t dt =

T T
e−(Re s−Re s0 )T |s − s0 | 1
= |s − s0 |ε cos α < ε cos α = ε cos α <ε
Re s − Re s0 Re s − Re s0 cos Arg(s − s0 )

Conseguenza del lemma 5.3 sono i due teoremi seguenti
Teorema 5.4. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[), f ≡ 0 per t < 0, L-trasformabile per Re s > . Sia K un compatto
contenuto nel semipiano di convergenza Re s > . Allora
T ∗ +∞ −st
lim e−st f (t) dt = e f (t) dt uniformemente in K .
T →+∞ 0 0

Dimostrazione. Basta determinare s 0 , Re s0 > , α, 0 ≤ α < π/2, tale che K ⊂ S(s0, α) ed applicare il
lemma 5.3.

Teorema 5.5. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[), f ≡ 0 per t < 0, L-trasformabile per Re s > . Siano s 0 ,
Re s0 > , α, 0 ≤ α < π/2. Allora
(5.13) lim L f (s) = 0 .
s→∞
s∈S(s0 ,α)

(Si osservi che in particolare si ha lim L f (s) = 0).


s→+∞
Dimostrazione. Per il lemma 5.3 fissato ε > 0 esiste un T > 0 tale che
 +∞ 
∗  ε
 e −st
f (t) dt < s ∈ S(s0, α).
  2
T
Ne segue che per s ∈ S(s0, α) si ha
 T   +∞ 
   ∗  T
ε
L f (s)| ≤  e −st
f (t) dt  +  e −st
f (t) dt < e− Re s t | f (t)| dt + .
    2
0 T 0
Il teorema è, allora, provato se si dimostra che
T
(5.14) lim
s→∞
e− Re s t | f (t)| dt = 0.
s∈S(s0 ,α) 0

Osserviamo che quando s → ∞ mantenendosi in S(s 0, α) si ha Re s → +∞ e quindi


lim
s→∞
e− Re s t | f (t)| = 0 q.o. in [0, T ].
s∈S(s0 ,α)

Essendo, poi,
e− Re s t | f (t)| ≤ | f (t)| ∈ L 1([0, T ])
la (5.14) segue facilmente applicando il teorema di Lebesgue sul passaggio al limite sotto segno integrale.

Un altro teorema relativo al comportamento al limite per s → ∞ di una trasformata di Laplace è il
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni 43

Teorema 5.6. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[), f ≡ 0 per t < 0, L-trasformabile per Re s > . Sia σ > ; detto
σ il semipiano definito da Re s ≥ σ , si ha

L f (s)
(5.15) lim =0
s→∞
s∈σ
s

Ci proponiamo ora di studiare la natura delle funzioni definite come trasformate di Laplace. Comincia-
mo con il dimostrare il seguente lemma
Lemma 5.4. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[). La funzione
T
(5.16) F(s) = e−st f (t) dt s∈C
0

è, per ogni fissato T > 0, una funzione intera e


T
(5.17) F (n) (s) = (−1)n e−st t n f (t) dt n∈N
0

Dimostrazione. Proviamo che la funzione F(s) è olomorfa. Posto s = x + iy verifichiamo che in C


∂F 1 ∂F
=
∂x i ∂x
 
Sia s ∗ ∈ C e B(s ∗ , 1) = s ∈ C : |s − s ∗ | < 1 ; la funzione e −st è limitata nell’insieme [0, T ] × B(s ∗ , 1),
pertanto
 ∂ 
 
 (e−st f (t)) ≤ sup |e−st | |t f (t)| ∈ L 1([0, T ]).
∂x [0,T ]×B(s ∗ ,1)

È, allora, possibile applicare il teorema 2.4 di derivazione sotto segno integrale ottenendo

∂F T
=− e−st t f (t) dt s ∈ B(s ∗, 1)
∂x 0

e tale derivata è continua. In maniera analoga si prova

∂F T
= −i e−st t f (t) dt s ∈ B(s ∗, 1)
∂y 0

La funzione F è quindi olomorfa in B(s ∗ , 1) e per l’arbitrarietà di s ∗ essa è olomorfa in C e


T
F  (s) = − e−st t f (t) dt
0

Applicando successivamente il procedimento si ottiene, poi, la (5.17).



Teorema 5.7. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[),
f ≡ 0 per t < 0, L-trasformabile per Re s > . La funzione
L f (s) è olomorfa nel semipiano di convergenza Re s >  e vale la formula
∗ +∞
(5.18) D n L f (s) = (−1)n e−st t n f (t) dt = (−1) n L t n f (s) n∈N
0
44 Appunti di Analisi Matematica 3

Dimostrazione. Proviamo il teorema applicando il seguente teorema di Weierstrass:


Sia H (s; λ) una funzione della variabile complessa s e di un parametro reale λ, definita per s ∈ ,  ⊂ C
aperto, e per λ ∈ I . Sia λ 0 un punto di accumulazione al finito o all’infinito per I . Supponiamo che per
ogni λ ∈ I la H (s; λ) sia una funzione olomorfa in . Inoltre per ogni s ∈ 

lim H (s; λ) = h(s)


λ→λ0

e la convergenza sia uniforme al variare di s in un qualsiasi insieme chiuso e limitato contenuto in . Allora
h(s) è olomorfa e
lim Dsk H (s; λ) = h (k) (s) k ∈ N .
λ→λ0

Posto
T
H (s; T ) = e−st f (t) dt
0

per ogni s tale che Re s >  si ha

(5.19) L f (s) = lim H (s; T ).


T →+∞

La funzione H (s; T ) è intera ed in particolare olomorfa per Re s >  e per il teorema 5.4 la convergenza
in (5.19) è uniforme in ogni compatto contenuto nel semipiano di convergenza. La funzione L f (s) è,
allora, olomorfa per il teorema di Weierstrass. Per lo stesso teorema di Weierstrass si ha poi
T
D n L f (s) = lim Ds(n) H (s; T ) = lim (−1)n e−st t n f (t) dt = (−1) n L t n f (s).
T →+∞ T →+∞ 0


Osservazione 5.3. La (5.18) stabilisce che nel semipiano Re s >  la funzione t n f (t) è L-trasformabile e
la sua trasformata vale (−1)n D n L t n f (s). D’altra parte tale trasformata non può esistere in un semipiano
più ampio, perché dove non converge l’integrale
∗ +∞
e−st f (t) dt
0

non può convergere nemmeno l’integrale


∗ +∞
e−st t n f (t) dt.
0

Tale affermazione può essere provata applicando il seguente secondo teorema della media
Sia ϕ(t) una funzione sommabile in [a, b], a > 0. Allora esiste in [a, b] un punto ξ tale che
b ξ b
1 1 1
ϕ(t) dt = ϕ(t) dt + ϕ(t) dt .
a t a a b ξ

Supponiamo, ad esempio, che esiste un s ∗ con Re s ∗ <  tale che


T

lim e−s t t f (t) dt
T →+∞ 0
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni 45

esista finito. Per il criterio di Cauchy si ha allora


 T  
 ∗ 
∀ ε > 0 ∃ Tε > 1 : T  , T  > Tε , e  e−s t t f (t) dt  < ε.
T
Siano T1, T2 > Tε , T1 < T2 , si ha
 T2   T2  1  ξ  1  T2 
 ∗   ∗ 1  ∗  ∗ 
 e−s t f (t) dt  =  e−s t t f (t) dt  =  e−s t t f (t) dt  +  e−s t t f (t) dt  < 2ε
T1 T1 t T1 T1 T2 ξ

e quindi il limite
T

lim e−s t f (t) dt
T →+∞ 0

esiste finito, ovvero f (t) sarebbe L-trasformabile in s ∗ .

Esercizio 5.2. Consideriamo la funzione



tn se t ≥ 0
t+n = n∈N
0 se t < 0
Applicando la (5.18) si ha
n!
L t+n (s) = (−1)n D n L u(t) (s) = Re s > 0
s n+1
ed anche
n!
L eαt t+n (s) = Re s > Re α
(s − α)n+1
Per α ∈ C, consideriamo più in generale la funzione

α Re α i Im α ln t
t+ = t = t e
α se t > 0
0 se t ≤ 0
e determiniamone la trasformata di Laplace. Anzitutto la funzione t +α deve essere localmente sommabile
in [0, +∞[, e quindi deve essere t Re α ∈ L 1loc ([0, +∞[); da cui Re α > −1. Supposto, quindi Re α > −1
determiniamo l’ascissa di assoluta convergenza. Determiniamo, cioè i numeri s ∈ R tali che
+∞
(5.20) e−st t Re α dt < +∞ .
0
Si prova facilmente che l’integrale in (5.20) è finito per s > 0 e vale +∞ per s = 0. L’ascissa di assoluta
convergenza è, dunque, 0. 0 è anche l’ascissa di convergenza, come prova il calcolo seguente.
T
T α+1
lim t α dt = lim
T →+∞ 0 T →+∞ α + 1

e l’ultimo limite non esiste finito.


Calcoliamo la trasformata di Laplace. Sia s un numero reale positivo. Si ha
+∞ +∞ +∞
τ α dτ 1 (α + 1) 2
e−st t α dt = e−τ α
= α+1 e−τ τ α dτ = .( )
0 0 s s s 0 s α+1
E quindi
(α + 1)
(5.21) L t+α (s) = se s > 0
s α+1
Essendo, poi, le funzioni olomorfe la (5.21) vale in tutto il semipiano Re s > 0.

(2 ) La funzione  e le sue proprietà verranno studiate nella successiva Appendice.


46 Appunti di Analisi Matematica 3

Esercizio 5.3. Sia f (t) una funzione periodica di periodo l > 0; supponiamo, inoltre, che la funzione f (t)
non sia quasi ovunque nulla. Sia f ∈ L 1 (0, l), pertanto la funzione f (t)u(t) ∈ L 1loc (R). Determiniamo,
quindi, la trasformata di Laplace della funzione f (t)u(t). Cominciamo con il determinare l’ascissa di
assoluta convergenza. Si ha per s ∈ R

+∞ nl 
n−1 (k+1)l
−st −st
(5.22) e | f (t)| dt = lim e | f (t)| dt = lim e−st | f (t)| dt .
0 n→+∞ 0 n→+∞ kl
k=0

Tenendo presente la periodicità della funzione f (t), si ha


(k+1)l l l
e−st | f (t)| dt = e −slk e−sτ | f (τ + kl)| dτ = e −slk e−sτ | f (τ )| dτ .
kl 0 0

Sostituendo in (5.22) si ottiene


+∞ 
n−1 l ∞
 l
(5.23) e−st | f (t)| dt = lim e−slk e−sτ | f (τ )| dτ = e−sln e−sτ | f (τ )| dτ
0 n→+∞ 0 0
k=0 n=0

La serie in (5.23) è una serie geometrica di ragione e −sl , convergente solo se s > 0. L’ascissa di assoluta
convergenza è, quindi, 0. Proviamo che 0 è anche l’ascissa di convergenza. Proviamo, infatti, che la
funzione f (t)u(t) non è L-trasformabile in s = 0, cioè che non esiste finito il limite
T
lim f (t) dt .
T →+∞ 0

Osserviamo che
nl l
lim f (t) dt = lim n f (τ ) dτ
n→∞ 0 n→∞ 0
Pertanto, se
l
f (τ ) dτ = 0
0
si ha
nl
lim f (t) dt = ∞
n→∞ 0
ed anche
T
lim f (t) dt = ∞.
T →∞ 0
Se
l
f (τ ) dτ = 0
0
ovviamente
nl
(5.24) lim f (t) dt = 0.
n→∞ 0

Si ossservi che in tal caso esiste certamente l ∗ ∈ ]0, l[ tale che


l∗
f (τ ) dτ = 0
0
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni 47

altrimenti si avrebbe
t
f (τ ) dτ = 0 ∀ t ∈ [0, l]
0
e derivando f (t) = 0 quasi ovunque, contro quanto supposto.
Si ha, allora,
l ∗ +nl  nl nl+l ∗ ' l∗
(5.25) lim f (t) dt = lim f (t) dt + f (t) dt = f (t) dt = 0
n→∞ 0 n→∞ 0 nl 0

e, per le (5.24), (5.25), il limite


T
lim f (t) dt
T →+∞ 0
non esiste.
Si ha, dunque, per Re s > 0,
+∞ ∞
 l l
1
L f (t)u(t) (s) = e−st f (t) dt = e−sln e−sτ f (τ ) dτ = e−sτ f (τ ) dτ
0 0 1 − e−sl 0
n=0

Definiamo la convoluzione per funzioni localmente sommabili in [0, +∞[.


Siano f, g ∈ L 1loc ([0, +∞[), f (t) = g(t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[, si chiama convoluzione la funzione definita
formalmente da
 t

f (t − τ )g(τ ) dτ se t ≥ 0
(5.26) f ∗ g(t) :=
 0
0 se t < 0
La definizione in (5.26) non è formale perchè si dimostra il seguente
Teorema 5.8. Siano f (t), g(t) ∈ L 1loc ([0, +∞[), f (t) = g(t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[; allora per quasi tutte le
t ≥ 0 esiste finita la convoluzione (5.26), che risulta essere una funzione localmente sommabile in [0, +∞[.
Dimostrazione. Fissato T > 0, cominciamo col far vedere che la funzione f (τ )g(t − τ ) è sommabile nel
compatto    
D = (τ, t) : 0 ≤ τ ≤ T , τ ≤ t ≤ T = (τ, t) : 0 ≤ t ≤ T , 0 ≤ τ ≤ t
Si ha
T T   T   T   T   T  
dτ  f (τ )g(t − τ ) dt =  f (τ ) dτ g(t − τ ) dt ≤  f (τ ) dτ g(x ) dx < +∞.
0 τ 0 τ 0 0

Applicando il teorema di Fubini si può, allora, dire che per quasi tutte le t ∈ [0, T ] esiste finito l’integrale
t
f (t − τ )g(τ ) dτ
0

e risulta f ∗ g ∈ L 1([0, T ]) essendo


T
f ∗ g(t) dt = f (τ )g(t − τ ) dτ dt.
0 D

Valgono, poi, le proprietà
f ∗g = g∗ f (proprietà commutativa)
( f ∗ g) ∗ h = f ∗ (g ∗ h) (proprietà associativa).
Si ha, poi, il seguente
48 Appunti di Analisi Matematica 3

Teorema 5.9. Siano f (t) ∈ L 1([0, +∞[), g(t) ∈ L 1loc([0, +∞[), f (t) = g(t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[; sia inoltre

∗ +∞
g(t) dt
0

finito. Allora si ha
∗ +∞ +∞ ∗ +∞
f (t)g(t) dt = f (t) dt g(t) dt.
0 0 0

Il teorema 5.9 si applica alle trasformate di Laplace ottenendo l’importante proprietà


Teorema 5.10. Siano f (t) ∈ L 1loc ([0, +∞[), g(t) ∈ L 1loc ([0, +∞[), f (t) = g(t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[. Siano
f assolutamente L-trasformabile nel semipiano Re s >  ∗ , g L-trasformabile nel semipiano Re s > ,
allora la convoluzione f ∗ g è L-trasformabile nel semipano Re s > max( ∗ , ) e sussiste la formula

(5.27) L f ∗ g (s) = L f (s)L g (s).

Dimostrazione. La dimostrazione è una conseguenza immediata del teorema 5.9 e della osservazione che

e−st f ∗ g(t) = e−st f (t) ∗ e−st g(t) .


Esaminiamo, ora, alcune conseguenze del teorema 5.10 che forniscono importanti proprietà della
trasformazione di Laplace.
Teorema 5.11. Sia f (t) ∈ L 1loc ([0, +∞[), f (t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[, f L-trasformabile nel semipiano
Re s > . Allora la funzione
t
f (τ ) dτ
0

è assolutamente L-trasformabile almeno nel semipiano Re s > max(0, ) e si ha


 t  1
(5.28) L f (τ ) dτ (s) = L f (s).
0 s

Dimostrazione. Si ha infatti
t
f (τ ) dτ = f ∗ u(t)
0

La funzione u(t) è assolutamente L-trasformabile per Re s > 0 e L(u)(s) = 1/s. Applicando il


t
teorema 5.10 si ha che la funzione 0 f (τ ) dτ è L-trasformabile per Re s > max(0, ) e vale la (5.28).
Proviamo che, fissato s con Re s > max(0, ), si ha
t
(5.29) e −st f (τ ) dτ ∈ L 1 ([0, +∞[).
0

Fissato un numero s 0 tale che max(0, ) < s0 < Re s poniamo


 t   t 
 −st  − Re(s−s0 )t −s0 t  
e f (τ ) dτ  = e ·e  f (τ ) dτ .
0 0
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni 49

La (5.28) sarà, allora, provata se la funzione


t
e−s0 t f (τ ) dτ
0

è limitata.
Posto
t
0 (t) = e−s0 τ f (τ ) dτ
0
si ha, come nella (5.1),
 t   t    t 
 −s0 t     
e f (τ ) dτ  = e−s0 t es0 τ e−s0 τ f (τ ) dτ  = e−s0 t es0 t 0 (t) − s0 es0 τ 0 (τ ) dτ  ≤
0 0 0

    t  
≤ sup 0 (t) + e−s0 t s0 sup 0 (t) es0 τ dτ ≤ 2 sup 0 (t).
R R 0 R

t
Osservazione 5.4. L’ascissa di convergenza della trasformata di Laplace della funzione 0 f (τ ) dτ può
essere minore del max(0, ) come mostra il seguente esempio. Consideriamo la funzione

f (t) = e t cos et · u(t)

L’ascissa di convergenza della trasformata della f (t) è 0. Infatti se s > 0 si ha, integrando per parti,
T eT +∞
−st t cos x sen x
lim e e cos e dt = lim
t
dx = − sen 1 − dx .
T →∞ 0 T →∞ 1 xs 1 x s+1
Si ha, poi,
t
eτ cos eτ dτ = sen e t
0

e l’ascissa di convergenza della trasfomata della funzione sen e t è −1. Infatti per s > −1 si ha
T eT +∞
sen x sen x
lim e−st sen et dt = lim dx = cos 1 + dx .
T →∞ 0 T →∞ 1 x s+1 1 x s+2

Teorema 5.12. Sia f (t) una funzione localmente assolutamente continua in [0, +∞[, nulla per t < 0.
Se la sua derivata D f (t) è L-trasformabile nel semipiano Re s > , allora f (t) è assolutamente L-
trasformabile almeno nel semipiano Re s > max(0, ) e si ha

(5.30) L D f (t) (s) = sL f (t) (s) − f (0+) ,

dove f (0+) = lim f (t).


t→0+
Dimostrazione. Ricordando il teorema 1.2 si ha per t ≥ 0
t
f (t) = f (0+) + D f (τ ) dτ .
0

Osservato che la funzione f (0+)u(t) è assolutamente L-trasformabile per Re s > 0, la tesi è una
conseguenza immediata del teorema 5.11.

Il teorema 5.12 può essere ripetutamente applicato ottenendo
50 Appunti di Analisi Matematica 3

Teorema 5.13. Se la funzione f (t), nulla per t < 0, è dotata di derivata di ordine n − 1 localmente
assolutamente continua in [0, +∞[ e se la sua derivata n-esima è L-trasformabile nel semipiano Re s > ,
allora f (t) è assolutamente L-trasformabile almeno nel semipiano Re s > max(0, ) e si ha

(5.31) L D n f (t) = s n L f (t) − s n−1 f (0+) − s n−2 D f (0+) − · · · − s D n−2 f (0+) − D n−1 f (0+)

Osserviamo che per il teorema 5.5 dalla (5.30) si deduce, nelle ipotesi che ne assicurano la validità,

lim f (t) = lim sL f (t) (s) .


t→0+ s→∞

Tale proprietà vale sotto ipotesi più generali come precisato dal seguente

Teorema 5.14. (Teorema del valore iniziale). Sia f (t) ∈ L 1loc ([0, +∞[), nulla per t < 0, L-trasformabile
nel semipiano Re s > . Sia α > 0; se esiste finito il limite

f (t)
lim
t→0+ t α−1

allora esiste finito anche il limite


s α L( f )(s)
lim
s→+∞ (α)
e tali limiti sono eguali.

Vale, anche, un risultato con i ruoli dello zero e dell’infinito scambiati

Teorema 5.15. (Teorema del valore finale). Sia f (t) ∈ L 1loc ([0, +∞[), nulla per t < 0, e tale che esista
finito il limite
f (t)
lim α > 0.
t→+∞ t α−1

Allora per t abbastanza grande la funzione t α−1 è una maggiorante della funzione f (t), pertanto la funzione
f (t) è assolutamente L-trasformabile per Re s > 0 ed esiste finito il limite

s α L( f )(s)
lim
s→0+ (α)

e tali limiti sono eguali.

Osservazione 5.5. I risultati espressi, dai teoremi 5.14 e 5.15 non sono invertibili. Si consideri ad esempio
la funzione sen t u(t). Per essa si ha

s
lim sL(sen t u(t)) = lim =0
s→0+ s→0+ s 2 + 1

e lim sen t non esiste.


t→+∞
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni 51

Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[) f (t) ≡ 0 per t < 0 e supponiamo che f sia assolutamente L-trasformabile per
Re s > . Allora posto s = x + iy

+∞
y
L f (x + iy) = e−iyt e−xt f (t) dt = F e−xt f (t) , x >
0 2π

e quindi se la funzione e −xt f (t) verifica le ipotesi del teorema 4.10 si ha

f (t − 0) + f (t + 0) 1
(5.32) e −xt = v.p. e2πitτ e−xt f ((τ ) dτ = v.p. eit y L f (x + iy) d y
2 R 2π R

Dalla (5.32) si ricava allora per x > 

f (t − 0) + f (t + 0) 1
(5.33) = v.p. e(x+iy)t L f (x + iy) d y =
2 2π R

x+i R x+i∞
1 1
= lim e L f (s) ds = v.p.
st
est L f (s) ds
R→+∞ 2π i 2π i
x−i R x−i∞

La formula (5.33) permette di ricostruire la funzione f mediante la sua trasformata di Laplace se essa
è assolutamente L-trasformabile e sono verificate le ipotesi del teorema 4.10. È possibile stabilire una
formula simile in ipotesi più generali. Si consideri la funzione integrale

t
f (τ ) dτ
0

essa è a variazione limitata in ogni intervallo compatto e assolutamente L-trasformabile (teorema 5.11) per
Re s > max(0, ) e quindi per la (5.33)

t
1
x+i∞
 t  1
x+i∞
L f (s)
f (τ ) dτ = v.p. st
e L f (τ ) dτ (s) ds = v.p. est ds
0 2π i 0 2π i s
x−i∞ x−i∞

da cui

x+i∞
d 1 L f (s)
(5.34) f (t) = v.p. est ds q.o. in R
dt 2π i s
x−i∞

Sfruttando la (5.34) si dimostra facilmente il


Teorema 5.16. Siano f, g ∈ L 1loc ([0, +∞[), nulle per t < 0 L-trasformabili per Re s >  e

L f (s) = L g (s).

Allora f = g quasi ovunque in R.


52 Appunti di Analisi Matematica 3

Dimostrazione. Basta osservare che L f − g = 0 ed applicare la formula (5.34) alla funzione f − g.



Data una funzione F(s) olomorfa in un semipiano Re s >  diremo antitrasformata della F(s) una
funzione f (t) ∈ L 1loc([0, +∞[), f ≡ 0 per t < 0, tale che L f (s) = F(s). L’antitrasformata verrà indicata
con il simbolo L −1 F (t). I teoremi 5.5 5.6 forniscono delle condizioni necessarie per l’antitrasfomabilità.
Tali condizioni non sono in generale sufficienti. Infatti è subito visto che la funzione e −s , Re s > 0,
verifica le suddette condizioni ma non è antitrasformabile. Infatti se lo fosse dovrebbe esistere una funzione
f (t) ∈ L 1loc ([0, +∞[), f ≡ 0 per t < 0, tale che L f (s) = e−s . Per il teorema 5.7 si avrebbe, allora,
L t f (t) (s) = e−s e quindi t f (t) = f (t) quasi ovunque in R da cui f = 0 quasi ovunque in R; assurdo
dovendosi in tal caso avere L f (s) = 0. Una importante famiglia di funzioni antitrasformabili è costituita
dalle funzioni razionali fratte proprie, cioè dalle funzioni del tipo

P(s)
P(s), Q(s) polinomi di grado m, n rispettivamente e m < n
Q(s)

Infatti si ha, detti α j , j = 1, . . . , r , gli zeri di Q(s) di molteplicità n j rispettivamente (n 1 +n 2 +· · ·+nr = n),

P(s)  
r nj
Aj p
(5.35) =
Q(s) (s − αj ) p
j=1 p=1

e quindi

 P(s)  
r 
nj 
Aj p
(5.36) L−1 (t) = t p−1 eαj t u(t)
Q(s) ( p − 1)!
j=1 p=1

Le costanti A j p possono essere determinate mediante le formule

1 P(s)
Aj p = lim D nj − p (s − αj )nj j = 1, . . . , r, p = 1, . . . , n j
(n j − p)! s→αj Q(s)

In particolare se gli zeri sono tutti semplici si ha

P(s) s − αj P(αj )
Aj1 = lim (s − αj ) = lim P(s) =  j = 1, . . . , n
s→αj Q(s) s→αj Q(s) − Q(α j ) Q (αj )

e la (5.36) diventa la cosidetta formula di espansione di Heaviside


 P(s)  
n 
−1 P(αj ) αj t
L (t) = e u(t)
Q(s) j=1
Q  (αj )

Un teorema che fornisce un metodo di antitrasformazione per serie è il


Teorema 5.17. Siano f n (t) ∈ L 1loc ([0, +∞[), fn ≡ 0 per t < 0. Supponiamo che f n siano assolutamente
L-trasformabili per Re s > . Supponiamo, inoltre, che esiste x 0 >  tale che la serie
+∞
 +∞  
(5.37) e−x0 t  fn (t) dt
n=0 0

converga. Allora
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni 53

a) la serie
+∞

L fn (s)
n=0

converge assolutamente ed uniformemente nel semipiano Re s ≥ x 0


b) la serie
+∞

fn (t)
n=0

converge assolutamente per quasi tutte le t ≥ 0


c) si ha
+∞  +∞

−1
L L fn (s) (t) = fn (t)
n=0 n=0

Dimostrazione. Per Re s ≥ x 0 si ha

  +∞  
L fn (s) ≤ e−x0 t  fn (t) dt
0

il che prova la a) per la convergenza della serie in (5.37). Poniamo


n
ϕn (t) = e−x0 t | fk (t)|.
k=0

Si ha
0 ≤ ϕn (t) ≤ ϕn+1 (t)
e quindi il limite
lim ϕn (t) = ϕ(t)
n→∞

esiste per t ∈ R, potendo essere +∞. La convergenza della serie in (5.37) implica che
+∞
lim ϕn (t) dt
n→∞ 0

esiste finito. D’altro canto per il teorema di Beppo Levi


+∞ +∞
lim ϕn (t) dt = ϕ(t) dt .
n→∞ 0 0

Ne segue che la funzione ϕ(t) è sommabile in [0, +∞[ e, quindi, deve essere quasi ovunque finita. Questo
fatto implica che, essendo
+∞

ϕ(t) = e−x0 t | fn (t)| ,
n=0

la serie
+∞

| fn (t)|
n=0
54 Appunti di Analisi Matematica 3

converge per quasi tutte le t ∈ R. La b) è dunque provata. Proviamo, infine, la c). Fissato s tale che
Re s ≥ x 0 , consideriamo la successione
 +∞ 
n '
−st
e fk (t) dt .
0 k=0

Si ha

n
−st
lim e fk (t) = e−st f (t) q.o. in [0, +∞[
n→∞
k=0

e  
 −st 
n
 n
e f (t) ≤ e−x0 t | fk (t)| = ϕn (t) ≤ ϕ(t).
 k 
k=0 k=0

È allora possibile applicare il teorema di Lebesgue di passaggio al limite sotto segno integrale ottenendo

+∞ 
n ∞
 +∞
lim e−st fk (t) dt = L fn (s) = e−st f (t) dt = L f (s)
n→∞ 0 0
k=0 n=0

e cioè la c).


6. Distribuzioni.

Cominciamo con l’introdurre alcuni spazi funzionali


Lo spazio D.
È lo spazio C 0∞ delle funzioni indefinitamente derivabili a supporto compatto in R considerando la
seguente definizione di convergenza. Date le funzioni ϕ n , n ∈ N, e ϕ ∈ C0∞ , diremo che ϕn converge ad ϕ
nel senso di D e scriveremo ϕ n → ϕ se
D
1) esiste un intervallo chiuso e limitato [a, b] che contiene il supporto di ϕ n per ogni n ∈ N;
2) per ogni k ∈ N0 ϕn(k) → (k) (k)
→ ϕ in R, e cioè la successione {ϕ n } converge uniformemente in R alla
funzione ϕ (k) .
Indicheremo, poi, con D− lo spazio delle funzioni indefinitamente differenziabili in R il cui supporto è
limitato superiormente.
Esempio 6.1. La funzione 
− 1

α(t) = ρe 1−t 2 se |t| < 1


0 se |t| ≥ 1
dove  −1
1
− 1
ρ= e 1−t 2 dt
−1

appartiene a D. Il suo supporto è l’intervallo [−1, 1] e


+∞
α(t) dt = 1.
−∞
Distribuzioni 55

Consideriamo la funzione α ε (t) = εα(εt), ε > 0, o più in generale la funzione α ε,h (t) = εα(ε(t − h)),
h ∈ R. Essa appartiene a D il suo supporto è l’intervallo [h − 1/ε, h + 1/ε] e si ha ancora

+∞
αε,h (t) dt = 1.
−∞

Mediante la funzione α(t) è possibile costruire un esempio di funzione appartenente a D − . Consideramo la


funzione
t
β(t) = αε,h (τ ) dτ.
h− 1ε

La funzione β è indefinitamente differenziabile e


0 se t ≤ h − 1/ε
β(t) è crescente se h − 1/ε < t < h + 1/ε
1 se t ≥ h + 1/ε

In altri termini dato un qualunque intervallo chiuso e limitato [ρ, ρ 1] è possibile costruire una funzione di
D− tale che sia nulla per t ≤ ρ, valga 1 per t ≥ ρ 1 e cresca tra 0 e 1 nell’intervallo [ρ, ρ 1 ]; basta, infatti,
porre nell’esempio precedente h = (ρ + ρ 1 )/2 e ε = 2/(ρ1 − ρ).

Lo spazio S o spazio di Schwartz.


È lo spazio C delle funzioni a decrescenza rapida, e cioè delle funzioni ϕ(t) indefinitamente differen-
ziabili tali che lim t p ϕ (k) (t) = 0 per ogni p, k ∈ N 0 , strutturato con la seguente nozione di convergenza.
t→±∞
Date ϕn ∈ C, n ∈ N, e ϕ ∈ C, diremo che ϕn converge ad ϕ nel senso di S e scriveremo ϕ n → ϕ se,
S
∀ p, k ∈ N0 , t p ϕn(k) (t) → p (k)
→ t ϕ (t) in R.
Esempio 6.2. La funzione e −t appartiene a S.
2

Ossevazione 6.1. Si osservi che per le funzioni ϕ ∈ S si ha che per p, r, k ∈ N 0 esiste una costante M
(dipendente da p, r, k) tale che
 
(1 + |t| p )ϕ (k) (t) ≤ M .
1 + |t|r
La suddetta diseguaglianza implica la sommabilità della funzione |t| p ϕ (k) qualunque siano p, k ∈ N 0 .
Dalla definizione di convergenza in S segue che se ϕ n → ϕ per p, r, k ∈ N0 e per ogni ε > 0 esiste un
S
indice ν tale per n > ν
  ε
(1 + |t| p )(ϕ (k) (t) − ϕ (k) (t)) < ∀t ∈ R .
n
1 + |t|r

Indicheremo con S− lo spazio delle funzioni di C tali che lim t p ϕ (k) (t) = 0 per ogni p, k ∈ N 0 .
t→+∞

Lo spazio E.
È lo spazio C ∞ delle funzioni indefinitamente differenziabili in R con la seguente definizione di
convergenza. Date le funzioni ϕ n , n ∈ N, e ϕ ∈ C ∞ , diremo che ϕn converge ad ϕ nel senso di E e
scriveremo ϕn → ϕ se per ogni intervallo chiuso e limitato I ed ogni k ∈ N 0 , ϕn(k) (t) → (k)
→ ϕ in I .
E
56 Appunti di Analisi Matematica 3

Esempio 6.3. Sia a < h < k < b; la funzione


t t
γ (t) = α2/(h−a),(a+h)/2 (τ ) dτ − α2/(b−k),(b+k)/2(τ ) dτ
a k

è un esempio di funzione appartente a E. Infatti essa è indefinitamente differenziabile e



 0 se t≤a


 crescente se a<t<h
γ (t) è 1 se h≤t≤k



 decrescente se k<t<b
0 se t≥b

Il teorema seguente precisa le relazioni tra gli spazi D, S, E.


Teorema 6.1. D ⊂ S ⊂ E e
i) le inclusioni di uno spazio nell’altro sono sequenzialmente continue;
ii) D è denso sia in S che in E e pertanto S è denso in E.
Dimostrazione. Le inclusioni sono ovvie. Proviamo i). Siano ϕ n ∈ D, n ∈ N, ϕ ∈ D e ϕn → ϕ; proviamo
D
che ϕn → ϕ. Si deve provare che, ∀ p, k ∈ N0 , t p ϕn(k) (t) →
→ t p ϕ (k) (t) in R. Per la convergenza in D esiste
S
un intervallo [a, b] che contiene sia i supporti di ϕ n , n ∈ N, che il supporto di ϕ; pertanto basterà provare
che t p ϕn(k) (t) → p (k)
→ t ϕ (t) in [a, b]. Osservando che in [a, b]

|t p ϕn(k) (t) − t p ϕ (k) (t)| ≤ max |t p | · |ϕn(k) (t) − ϕ (k) (t)|


[a,b]

l’uniforme convergenza di t p ϕn(k) (t) ad t p ϕ (k) (t) in [a, b] segue dall’uniforme convergenza di ϕ n(k) (t) a
ϕ (k) (t).
L’implicazione ϕ n → ϕ ⇒ ϕn → ϕ è, poi, ovvia; basta osservare che ϕ n(k) (t) → (k)
→ ϕ (t) in R.
S E
Dimostriamo la ii). Sia g ∈ S e sia ψ una funzione non negativa appartenente a C ∞ tale che (vedi
l’esempio 6.3) 
1 se |t| ≤ 1
ψ(t) = 0 se |t| ≥ 2
≤1 altrove
Poniamo, per n ∈ N t 
ψn (t) = ψ g(t)
n
 (k) 
Ovviamente ψn ∈ D. Proviamo che ψn → g e cioè che la successione t p ψn (t) − g(t) converge
S
uniformemente a zero in R, ∀ p, k ∈ N0 . Proviamolo ad esempio per k = 0. Per σ > 0 sia δ > 0 tale che,
se |t| > δ, |t p g(t)| < σ . Se n > δ risulta
 p     
t ψn (t) − t p g(t) = |t p g(t)| ψ t − 1 = 0 se |t| ≤ δ
n

  
e
 p  
t ψn (t) − t p g(t) = |t p g(t)| ψ t − 1 ≤ |t p g(t)| < σ se |t| > δ .
n
In maniera analoga si procede, poi, per k = 0.
Distribuzioni 57

 (k) 
Proviamo che se g ∈ E si ha ψn → g e cioè che la successione ψn (t) − g(t) converge
E
uniformemente a zero in ogni intervallo chiuso e limitato I . A tal uopo basta osservare che, se ν ∈ N e
(k)
I ⊆ [−ν, ν], per n > ν e t ∈ I si ha ovviamente ψn (t) − g(t) = 0.

Siamo adesso in grado di introdurre il concetto di distribuzione.
Lo spazio D  o spazio delle distribuzioni.
È lo spazio dei funzionali lineari e continui su D, lo spazio, cioè, delle applicazioni T : D → C tali
che
T (λ1 ϕ1 + λ2 ϕ2 ) = λ1 T (ϕ1 ) + λ2 T (ϕ2 ) ∀ λ1 , λ2 ∈ C, ∀ ϕ1 , ϕ2 ∈ D
e
ϕn → ϕ ⇒ T (ϕn ) → T (ϕ) .
D
 
Nel seguito useremo il simbolo T , ϕ per indicare il valore del funzionale T sull’elemento ϕ.
Diamo un esempio importante di distribuzione. Sia f ∈ L 1loc e poniamo

 
(6.1) T f , ϕ := f (t)ϕ(t) dt ϕ ∈ D.
R

La posizione (6.1) definisce un funzionale in D; infatti la funzione f (t)ϕ(t) è sommabile essendo la


funzione ϕ(t) nulla al di fuori di un intervallo I e la funzione f (t)ϕ(t) è sommabile in I . Tale funzionale è
ovviamente lineare. Proviamo che è continuo e cioè che se ϕ n → ϕ
D

lim f (t)ϕn (t) dt = f (t)ϕ(t) dt


n→∞ R R

e quindi ricordando che i supporti di ϕ n e di ϕ sono contenuti in uno stesso intervallo [a, b]
b b
lim f (t)ϕn (t) dt = f (t)ϕ(t) dt .
n→∞ a a

Applichiamo il teorema di Lebesgue sul passaggio al limite sotto segno integrale. Ovviamente f (t)ϕ n (t) →
f (t)ϕ(t) q.o. in R. Si ha, poi, ϕ n (t) →
→ ϕ(t) in R, e quindi fissato ε > 0 esiste un indice ν tale che per
n > ν si ha
min ϕ − ε ≤ ϕ(t) − ε < ϕn (t) < ϕ(t) + ε ≤ max ϕ + ε ∀ t ∈ R .
R R

Pertanto esiste una costante L > 0 tale che |ϕ n (t)| ≤ L in R per ogni n ∈ N; le funzioni ϕ n sono, quindi,
equilimitate. Si ha, allora,
| f (t)ϕn (t)| ≤ L| f (t)| in [a, b]
e la funzione f (t) è sommabile in [a, b].
La distribuzione definita da (6.1) prende il nome di distribuzione funzione. Vale il seguente
Teorema 6.2. Siano f, g ∈ L 1loc e T f , Tg le distribuzioni ad esse associate. Il fatto T f = Tg implica f = g
q.o. in R.
Grazie al teorema 6.2 potremo porre T f = f , identificare, cioè una funzione localmente sommabile
con la distribuzione da essa individuata.
L’insieme delle distribuzioni funzioni non esaurisce l’insieme delle distribuzioni, come provato dal seguente
esempio.
58 Appunti di Analisi Matematica 3

Esempio 6.4. Consideriamo la posizione


 
(6.2) δ, ϕ := ϕ(0) ∀ ϕ ∈ D.
Essa definisce una distribuzione, chiamata delta di Dirac, che non è una distribuzione funzione. Proviamolo.
Supponiamo che la distribuzione di Dirac sia una distribuzione funzione ed indichiamo con f δ la funzione
localmente sommabile che la individua. Si ha, quindi

(6.3) fδ (t)ϕ(t) dt = ϕ(0) ∀ ϕ ∈ D.


R

Poniamo nella (6.3) ϕ(t) = nα(nt), essendo α(t) la funzione dell’esempio 6.1. Si ha
1
(6.4) fδ (t)α(nt) dt = fδ (t)α(nt) dt = ρe −1 .
R −1

Si osservi che 
0 se t =
 0
lim α(nt) =
n→∞ ρe−1 se t = 0
e che
| fδ (t)α(nt)| ≤ ρe −1| fδ (t)| ∈ L 1 [−1, 1] .
Passando al limite per n → ∞ nella (6.4) si ha l’assurdo 0 = ρe −1 .
Lo spazio D  si può rendere lineare con le posizioni:
– date T1, T2 ∈ D diremo somma T1 + T2 la distribuzione definita da
     
T1 + T2, ϕ := T1, ϕ + T2, ϕ ϕ∈D
– date T ∈ D e λ ∈ C diremo prodotto λT la distribuzione definita da
   
λT , ϕ := λ T , ϕ ϕ ∈ D.
Diremo che una successione di distribuzioni {T n } converge ad una distribuzione T nel senso delle
distribuzioni e scriveremo T n → T quando
D
   
lim Tn , ϕ = T , ϕ ∀ ϕ ∈ D .
n→∞


Diremo che la serie di distribuzioni Tn ha per somma T nel senso delle distribuzioni quando
n=1


n
Tk → T .
D
k=1

Vale il seguente teorema di completezza


Teorema 6.3. Sia Tn una successione di distribuzioni tale che esiste finito
 
lim Tn , ϕ ∀ ϕ ∈ D .
n→∞

Allora la posizione    
T , ϕ := lim Tn , ϕ ϕ ∈ D
n→∞

definisce una distribuzione T tale che T n → T .


D
Distribuzioni 59

∞  
Segue il risultato analogo per le serie: se la serie Tn , ϕ converge per ogni ϕ ∈ D allora la serie
n=1
∞   
∞  
Tn ha per somma la distribuzione T nel senso di D e T , ϕ = Tn , ϕ .
n=1 n=1
Le funzioni di D sono ovviamente sommabili in R, esse individuano pertanto delle distribuzioni
funzioni. Si ha, quindi, l’inclusione D ⊂ D  . Il seguente teorema afferma il fatto che l’insieme D è
denso in D  .
Teorema 6.4. Per ogni T ∈ D esiste una successione {ϕ n } di elementi di D tale che ϕ n → T .
D

Esercizio 6.1. Si ha αn → δ, essendo αn (t) la funzione di D definita nell’esempio 6.1. Si deve provare
D
che
   
lim αn , ϕ = nα(nt)ϕ(t) dt = δ, ϕ = ϕ(0), ∀ϕ ∈ D
n→∞ R

e quindi, ricordando che R αn (t) dt = 1,

   τ 
lim nα(nt) ϕ(t) − ϕ(0) dt = lim α(τ ) ϕ( ) − ϕ(0) dτ = 0 .
n→∞ R n→∞ R n

Applichiamo il teorema di Lebesgue sul passaggio al limite sotto segno integrale.


 τ 
lim α(τ ) ϕ( ) − ϕ(0) = 0 q.o. in R
n→∞ n
e   
α(τ ) ϕ( τ ) − ϕ(0)  ≤ 2α(τ ) max |ϕ(τ )| ∈ L 1 (R) .
n R

Più generalmente con lo stesso procedimento si può provare che se f (t) è una funzione sommabile in
R si ha
n f (nt) → f (t) dt · δ
D R

Introduciamo un altro tipo di distribuzioni, le distribuzioni misure.


Premettiamo la seguente definizione. Sia C00 lo spazio delle funzioni continue su R a supporto compatto.
Date le funzioni ϕ n , n ∈ N, e ϕ ∈ C00 si dice che ϕn converge a ϕ nel senso di D 0 , ϕn → ϕ, quando ϕn →
→ϕ D0
in R ed esiste un intervallo chiuso e limitato che contiene i supporti di tutte le ϕ n .
Una distribuzione T è detta una distribuzione misura quando
 
per ogni successione {ϕ n } , ϕn ∈ D , ϕn → 0 ⇒ T , ϕn → 0 .
DO

Le distribuzioni misure possono essere prolungate a tutto C 00 . Si può provare, infatti, che data una funzione
ψ ∈ C00 esiste una successione {ϕ n } di elementi di D tale che ϕ n → ψ e se T è una distribuzione misura la
  D0
successione numerica T , ϕn è convergente e il limite dipende solo da T e da ψ e non dalla scelta della
successione {ϕ n }. Ciò premesso, se T è una distribuzione misura e ψ ∈ C 00 poniamo
   
T , ψ := lim T , ϕn
n→∞

dove {ϕn } è una successione di elementi di D convergente a ψ nel senso di D 0 .


60 Appunti di Analisi Matematica 3

Osservazione 6.2. Le distribuzioni funzioni sono distribuzioni misure. Infatti, se f ∈ L 1loc e ϕn ∈ D,


ϕn → 0, si ha, con lo stesso ragionamento adoperato per provare che una funzione di classe L 1loc individua
D0
una distribuzione, che
 
lim f, ϕn = lim f (t)ϕn (t) dt = 0 .
n→∞ n→∞ R

Esercizio 6.2. La δ di Dirac è una distribuzione misura. Infatti se {ϕ n } è una successione di elementi di D,
ϕn → 0 si ha
D0  
lim δ, ϕn = lim ϕn (0) = 0 .
n→∞ n→∞

Inoltre sia ψ ∈ C00 e ϕn → ψ , ϕn ∈ D, si ha


D0
   
δ, ψ = lim δ, ϕn = lim ϕn (0) = ψ(0)
n→∞ n→∞

Esistono distribuzioni che non sono distribuzioni misure come provato dal successivo esempio 6.6
Altre definizioni sono:
sia T ∈ D
– se γ (t) ∈ C ∞ definiremo prodotto γ T la distribuzione
   
γ T , ϕ := T , γ ϕ , ∀ ϕ ∈ D

– T si dirà pari se    
T , ϕ(t) = T , ϕ(−t) , ∀ϕ ∈ D
– T si dirà dispari se    
T , ϕ(t) = − T , ϕ(−t) , ∀ϕ ∈ D
– se h ∈ R definiremo traslata di T la distribuzione T (h) definita da
   
T(h), ϕ := T , ϕ(t + h) , ∀ ϕ ∈ D

– diremo che T è periodica di periodo l, l > 0, quando T (l) = T .


Nel seguito indicheremo a volte, impropriamente, T (h) con T (t − h).
Esercizio 6.3. Sia l > 0; consideriamo la serie
+∞

(6.5) δ(t − nl) .
n=−∞

Proviamo che la serie (6.5) converge nel senso delle distribuzioni. Si ha


+∞
 +∞
 
 
(6.6) δ(t − nl), ϕ = ϕ(nl) = ϕ(nl)
n=−∞ n=−∞ nl∈supporto ϕ

e l’ultima somma in (6.6) è finita in quanto costituita da un numero finito di addendi.


Indichiamo con δl∗ la distribuzione somma della serie (6.5). δ l∗ è una distribuzione periodica di periodo l.
Infatti
+∞
 +∞
 ∗     
δl (t − l), ϕ(t) = δl∗ , ϕ(t + l) = ϕ(nl + l) = ϕ( p) = δl∗ (t), ϕ(t) .
n=−∞ p=−∞
Distribuzioni 61

Esercizio 6.4. Sia U ∈ D e consideriamo il problema



tT = U
(6.7)
T ∈ D
Proviamo che tutte e sole le soluzioni di (6.7) sono le distribuzioni T = W +cδ, dove W è una distribuzione
soluzione di (6.7) e c ∈ R. Osserviamo che se T 1, T2 sono soluzioni di (6.7) la loro differenza T 1 − T2 è
soluzione del problema

tT = 0
(6.8)
T ∈ D
Tutte e sole le soluzioni di (6.7) si otterranno, allora, sommando a W una qualunque soluzione di (6.8).
Proviamo che le soluzioni di (6.8) sono le distribuzioni cδ, con c costante. Ovviamente si ha
   
ctδ, ϕ = c δ, tϕ(t) = 0 ∀ ϕ ∈ D ,

cδ è quindi soluzione di (6.8). Siano, poi, T una soluzione di (6.8) e ζ (t) ∈ D, ζ (0) = 1. Per ϕ(t) ∈ D
poniamo

 ϕ(t) − ϕ(0)ζ (t)
se t = 0
(6.9) ψ(t) = t
 
ϕ (0) − ϕ(0)ζ  (0) se t = 0

La funzione ψ(t) appartiene a D; infatti essa può essere scritta per t = 0


t 1
1
ψ(t) = ϕ  (τ ) − ϕ(0)ζ  (τ ) dτ = ϕ  (t x ) − ϕ(0)ζ  (t x ) dx
t 0 0

e l’ultima formula vale anche per t = 0. Applicando il teorema di derivazione sotto segno integrale si ottiene
l’appartenenza di ψ(t) a D. Dalla (6.9) si ottiene

ϕ(t) = tψ(t) + ϕ(0)ζ (t) .


 
Posto c = T , ζ si ha
       
T , ϕ = T , tψ(t) + ϕ(0)ζ (t) = t T , ψ + cϕ(0) = cδ, ϕ .

Definiamo il supporto di una distribuzione. Consideriamo un aperto  tale che


 
∀ ϕ ∈ D supp ϕ ⊆  ⇒ T , ϕ = 0.

Si dice allora che T è nulla su . Si può dimostrare che se T ∈ D  l’unione  T di tutti gli aperti  su cui
essa è nulla è un aperto su cui T è nulla. Si definisce supporto di T , supp T , l’insieme chiuso R \  T .
Definiamo la derivata di una distribuzione. Sia T ∈ D  . Poniamo
   
(6.10) T  , ϕ := − T , Dϕ ∀ ϕ ∈ D

La (6.10) definisce una applicazione lineare e continua su D. Infatti


           
T  , λ1 ϕ1 + λ2 ϕ2 = − T , λ1 Dϕ1 + λ2 Dϕ2 = −λ1 T , Dϕ1 − λ2 T , Dϕ2 = λ1 T  , ϕ1 + λ2 T  , ϕ2
62 Appunti di Analisi Matematica 3

Inoltre dall’implicazione ϕ n → ϕ ⇒ Dϕn → Dϕ segue se ϕn → ϕ


D D D

       
T  , ϕn = − T , Dϕn → − T , Dϕ = T  , ϕ

Esempio 6.5. Consideriamo la funzione di Heaviside



1 se t ≥ 0
u(t) =
0 se t < 0

Essa è una distribuzione in quanto funzione localmente sommabile. Determiniamone la derivata distribu-
zionale. Si ha

    +∞  
u  , ϕ = − u, ϕ  = − u(t)ϕ  (t) dt = − ϕ  (t) dt = ϕ(0) = δ, ϕ , ∀ϕ ∈ D .
R 0

La derivata nel senso delle distribuzioni della distribuzione funzione u è la distribuzione δ che non è una
distribuzione funzione. Si osservi che la derivata ordinaria della funzione u(t) è

0 se t = 0
Du(t) =
non esiste se t = 0

cioè è la distribuzione funzione individuata da una funzione q.o. nulla in R.


Nel seguito indicheremo con f  e con D f rispettivamente la derivata nel senso delle distribuzioni e la
derivata ordinaria della funzione f .
Il teorema seguente precisa la relazione tra derivata distribuzionale e derivata ordinaria.
Teorema 6.5. Sia f (t) una funzione localmente assolutamente continua in R. Allora la derivata distribu-
zionale f  è la distribuzione funzione individuata dalla derivata ordinaria D f . Viceversa se la distribuzione
funzione f ha per derivata distribuzionale f  una distribuzione funzione essa è localmente assolutamente
continua in R e f  = D f .
Nella (6.10) potremo quindi porre Dϕ = ϕ  essendo la funzione ϕ localmente assolutamente continua.
Esercizio 6.5. Siano T ∈ D e γ ∈ C ∞ , determiniamo la derivata distribuzionale della distribuzione γ T . Si
ha
           
(γ T ) , ϕ = − γ T , ϕ  = − T , γ ϕ  = − T , (γ ϕ) − γ  ϕ = − T , (γ ϕ) + T , γ  ϕ =
     
= T , γ ϕ + γ  T , ϕ = γ T  + γ T , ϕ , ∀ ϕ ∈ D

e pertanto la regola
(γ T ) = γ T  + γ  T .
 
Sia data la successione di distribuzioni Tn e Tn → T allora Tn → T  . Infatti
D D

       
Tn , ϕ = − Tn , ϕ  → − T , ϕ  = T  , ϕ ∀ ϕ ∈ D .

Analogamente si prova che



 ∞

Tn = T ⇒ Tn = T  .
n=1 n=1
Distribuzioni 63

Esempio 6.6. Le derivate della δ non sono distribuzioni misure. Ad esempio consideriamo δ  ; se fosse una
distribuzione misura si dovrebbe avere
 
(6.11) lim δ  , ϕn = − lim ϕn (0) = 0
n→∞ n→∞

per ogni successione {ϕ n } di funzioni di D, ϕ n → 0. Considerata una funzione w(t) appartenente a C ∞


D0
tale che 
1 se |t| ≤ 1
w(t) = 0 se |t| ≥ 2
≤1 altrove
si ponga ϕ n (t) = tw(nt). Per essa si ha

2
supp ϕ n ⊆ [−2, 2] e |tw(nt)| ≤
n

e quindi ϕ n → 0 mentre la (6.11) è falsa essendo ϕ n (0) = 1.


D0

Lo spazio S  .
È lo spazio dei funzionali lineari e continui su S, e cioè delle applicazioni U : S → C tali che

U (λ1 ϕ1 + λ2 ϕ2 ) = λ1U (ϕ1 ) + λ2U (ϕ2 ) λ1 , λ2 ∈ C, ϕ1 , ϕ2 ∈ S

e
ϕn → ϕ ⇒ U (ϕn ) → U (ϕ) .
S

Vale il seguente risultato.


Teorema 6.6. S è immerso in D  .
Dimostrazione. Sia U ∈ S  . Per il teorema 6.1 un funzionale lineare su S è anche un funzionale lineare su
D e dall’implicazione ϕ n → ϕ ⇒ ϕn → ϕ si deduce
D S

ϕn → ϕ ⇒ U (ϕn ) → U (ϕ) ,
D

e quindi U ∈ D  .

Le distribuzioni di S  vengono usualmente chiamate distribuzioni temperate.
Consideriamo due importanti casi di distribuzioni funzioni appartenenti a S  .
Un primo esempio è dato da una funzione f (t) per cui esistano p ≥ 1, r ∈ N 0 tale f (t)/(1+|t|r ) ∈ L p .
Poniamo
 
(6.12) f, ϕ := f (t)ϕ(t) dt ϕ ∈ S.
R

La (6.12) definisce una distribuzione temperata. La funzione f (t)ϕ(t) è sommabile, infatti, applicando la
diseguaglianza di Hölder e ricordando l’osservazione 6.1, si ha
 
| f (t)|  f   
| f (t)||ϕ(t)| dt = 
(1 + |t| )|ϕ(t)| dt ≤ 
r  (1 + |t|r )ϕ   (1/ p + 1/ p  = 1)

R 1 + |t| 1 + |t| p
r r p
R
64 Appunti di Analisi Matematica 3

L’applicazione definita in (6.12) è, poi, lineare. Proviamo che è continua in S. Sia ϕ n → ϕ si ha
S

 
  | f (t)|

(6.13)  f (t)ϕn (t) dt − f (t)ϕ(t) dt  ≤ (1 + |t|r )|ϕn (t) − ϕ(t)| dt ≤
 R R R 1 + |t|
r
 
 f   
≤  (1 + |t|r )(ϕn − ϕ)  (1/ p + 1/ p  = 1)

1 + |t|r p p

e, sempre per l’osservazione 6.1, fissato ε > 0 esiste ν tale che per n > ν
 1/ p
  dt
(1 + |t|r )(ϕn − ϕ)  ≤ ε  .
p
R (1 + |t|2 ) p

Ne segue  
lim (1 + |t|r )(ϕn − ϕ) p = 0
n→∞

e dalla (6.13)
lim f (t)ϕn (t) dt = f (t)ϕ(t) dt ∀ ϕ ∈ S.
n→∞ R R

Un secondo esempio è dato da una funzione a crescenza lenta e cioè una funzione f (t) tale che esistano
una costante M > 0 ed un p ∈ N 0 e | f (t)| ≤ M 1+|t| p . Anche in questo caso la posizione (6.12) definisce
una distribuzione temperata. La funzione f (t)ϕ(t) è sommabile. Infatti

| f (t)||ϕ(t)| dt ≤ M (1 + |t| p )|ϕ(t)| dt < +∞


R R

e, se ϕn → ϕ,
S

 
 

 f (t)ϕn (t) dt − f (t)ϕ(t) dt  ≤ M (1 + |t| p )|ϕn (t) − ϕ(t)| dt
 R R R

e quindi per l’osservazione 6.1

lim f (t)ϕn (t) dt = f (t)ϕ(t) dt ∀ϕ ∈ S .


n→∞ R R

Le funzioni a crescenza lenta in qualche modo caratterizzano l’insieme delle distribuzioni temperate; vale,
infatti, il teorema
Teorema 6.7. Sia T ∈ S . Allora o T è individuata da una funzione a crescenza lenta oppure esiste una
funzione a crescenza lenta f ed un numero intero n tale che T è la derivata distribuzionale ennesima di f .
Dal teorema precedente è evidente che la funzione e t individua una distribuzione che non appartiene

ad S .
Osservazione 6.3. Si osservi che se T ∈ S e γ (t) ∈ C ∞ il prodotto γ T ∈ S  se γ (t)ϕ(t) ∈ S per ogni ϕ ∈ S.
Ciò avviene, ad esempio, se γ (t) è un polinomio oppure e αit con α ∈ R.
Si osservi, inoltre, che se T ∈ S  la definizione di derivata distribuzionale (6.10) può essere prolungata a
tutto S, ed essendo D denso in S tale prolungamento è unico; pertanto potremo dire che T  appartiene a S .
Distribuzioni 65

Esempio 6.7. Consideriamo la funzione log |t|; essa è una funzione localmente sommabile in R e quindi
individua una distribuzione funzione. Proviamo che tale distribuzione è una distribuzione temperata. La
funzione log |t| non è sommabile in R ma log |t|/(1 + t 2 ) ∈ L 1 . Quindi log |t| individua una distribuzione
di S . Consideriamone la derivata distribuzionale, essa apparterrà a S  . Poniamo

 1
log |t| := v.p.
t

e determiniamo il valore del funzionale


 1 
v.p. , ϕ ϕ ∈ S .
t

Si ha, integrando per parti lim ϕ(t) = 0,


t→±∞

 1      
v.p. , ϕ = log |t| , ϕ = − log |t|, ϕ  = − log |t| ϕ  (t) dt =
t R
 −ε +∞ '
 
= − lim log |t| ϕ (t) dt + log |t| ϕ (t) dt =
ε→0 −∞ ε
 '
ϕ(t) ϕ(t)
= lim log ε ϕ(ε) − ϕ(−ε) + dt = v.p. dt
ε→0 |t|>ε t R t

dove si è tenuto conto che


log |t|
lim log |t|ϕ(t) = lim tϕ(t) = 0
t→±∞ t→±∞ t
e che
ϕ(ε) − ϕ(−ε)
lim log ε ϕ(ε) − ϕ(−ε) = lim ε log ε = 0 · 2ϕ  (0) = 0
ε→0 ε→0 ε

Lo spazio E 
È lo spazio dei funzionali lineari e continui su E, e cioè delle applicazioni U : E → C tali che

U (λ1 ϕ1 + λ2 ϕ2 ) = λ1 U (ϕ1) + λ2U (ϕ2 ) λ1 , λ2 ∈ C, ϕ1 , ϕ2 ∈ E

e
ϕn → ϕ ⇒ U (ϕn ) → U (ϕ) .
E

Vale il seguente risultato.


Teorema 6.8. E è immerso in S  .
Dimostrazione. La dimostrazione è analoga a quella del teorema 6.6 sempre sfruttando il teorema 6.1.

Dai teoremi 6.6 e 6.8 seguono, quindi, le immersioni

E ⊂→S ⊂→D .

Sia T ∈ D una distribuzione a supporto compatto. Proviamo che T si può prolungare su E ottenendo
un funzionale lineare e continuo su E. Siano [h, k] e [h 1 , k1 ] due intervalli tali che supp T ⊆ [h, k] e
66 Appunti di Analisi Matematica 3

supp T ⊆ [h 1 , k1 ]. Siano, poi, γ (t) e γ1 (t) funzioni come nell’esempio 6.3 che siano 1 rispettivamente in
[h, k] e in [h 1 , k1 ]. Si ha    
T , γ ψ = T , γ1ψ ∀ ψ ∈ E
Infatti γ ψ, γ1 ψ ∈ D e supp (γ − γ1 )ψ ⊆ R \ supp T e pertanto
 
T , ψ(γ − γ1 = 0 .

Potremo, allora, porre


   
(6.14) T , ψ := T , γ ψ ψ ∈ E

essendo γ (t) una funzione come nell’esempio 6.3 che sia 1 su un intervallo compatto contenente il supporto
di T . La posizione (6.14) definisce, allora, un funzionale lineare su E. Esso è continuo. Infatti si ha

ψn → ψ ⇒ γ ψn → γ ψ
E D

e quindi    
ψn → ψ ⇒ T , ψn → T , ψ .
E

Vale anche il viceversa del risultato precedente come precisato dal teorema
Teorema 6.9. Il sottoinsieme di D  costituito dalle distribuzioni a supporto compatto si può identificare
con E .

Esercizio 6.6. Il supporto della delta di Dirac è costituito dal solo zero; quindi δ ∈ E  . Si ha, allora, per
ψ ∈ E e γ (t) funzione come nell’esempio 6.3 con h < 0 < k
   
δ, ψ = δ, γ (t)ψ(t) = γ (0)ψ(0) = ψ(0)

Ricordando poi che δ è anche una distribuzione misura potremo scrivere


 
δ, ψ = ψ(0) , ∀ ψ ∈ C 0 (R) .

7. La trasformata di Fourier nell’ambito delle distribuzioni.

Nel seguito indicheremo con S t lo spazio delle funzioni di variabile t appartenenti ad S e con S t lo
spazio dei funzionali lineari e continui su S t . Premettiamo il
Teorema 7.1. La trasformata di Fourier definita dalla (4.1) è una applicazione F : S t → S y lineare,
iniettiva e sequenzialmente continua. Si ha inoltre F (S t ) = S y .
Dimostrazione. Sia ϕ ∈ S t , proviamo che la sua trasformata di Fourier ϕ̂ ∈ S y . Siano p, k ∈ N0 , per i
teoremi 4.5 e 4.6 si ha
y p D k ϕ̂(y) = (−2π i)k (2π i)− p F D p (t k ϕ(t)); y
e per il teorema di Riemann-Lebesgue
lim y p D k ϕ̂(y) = 0
y→∞

e quindi ϕ̂ ∈ S y .
La trasformata di Fourier nell’ambito delle distribuzioni 67

L’applicazione F è iniettiva in quanto se ϕ 1 , ϕ2 ∈ St e ϕ̂1 = ϕ̂2 allora per il teorema 4.9 ϕ 1 = ϕ2 q.o. in R e
quindi ϕ 1 = ϕ2 in R essendo ϕ 1, ϕ2 continue.
Proviamo che
ϕn → ϕ ⇒ ϕ̂n → ϕ̂
St Sy

e cioè

∀ p, k ∈ N0 lim y p D k F ϕn − ϕ; y = lim (−2π i)k (2π i)− p F D p (t k (ϕn − ϕ)); y = 0


n→∞ n→∞

uniformemente in R. Per l’osservazione 6.1 fissato ε > 0 esiste un indice ν tale che per n > ν
 p k  ε
 D (t (ϕn (t) − ϕ(t)) < ∀ t ∈ R.
1 + t2

Si ha, allora, per n > ν

   −2πit y p k  dt
F D p (t k (ϕn − ϕ)); y  ≤ e D (t (ϕn (t) − ϕ(t))) dt < ε = πε .
R R 1 + t2

Proviamo, infine, che F (St ) = S y . Sia ψ(y) ∈ Sy . Posto

ϕ(t) = F ∗ ψ(y); t

ϕ(t) ∈ St e, per il teorema 4.9, ϕ̂ = ψ .



In base al teorema 7.1 possiamo, quindi, dare la seguente definizione.
Sia T ∈ St diremo trasformata di Fourier di T la distribuzione F (T ) ∈ S y definita da
   
(7.1) F (T ), ϕ(y) := T , ϕ̂(t) ϕ ∈ S y .

Nel seguito porremo anche T̂ = F (T ).


Osserviamo che se f ∈ L 1 , f individua una distribuzione temperata e la trasformata nel senso
delle distribuzioni coincide con la trasformata definita precedentemente. Infatti, ricordando la formula di
moltiplicazione, si ha

     
F ( f ), ϕ(y) = f, ϕ̂(t) = f (t)ϕ̂(t) dt = fˆ(y)ϕ(y) d y = fˆ, ϕ ∀ ϕ ∈ S y .
R R

Esercizio 7.1. δ ∈ S essendo la derivata distribuzionale della funzione di Heaviside, funzione a crescenza
lenta. Determiniamo F (δ). Si ha

     
F (δ), ϕ(y) = δ, ϕ̂(t) = ϕ̂(0) = ϕ(y) d y = 1, ϕ(y)
R

e pertanto F (δ) = 1.
Dalla definizione di trasformata di Fourier e dalle analoghe proprietà relative alla trasformata di Fourier
in L 1 seguono le proprietà raggruppate nel seguente teorema
68 Appunti di Analisi Matematica 3

Teorema 7.2. Sia T ∈ St . Allora


i) F T (t + h) = e2πihy F T , h ∈ R.
ii) F e−2πiht T = F T (y + h), h ∈ R.
(n)
iii) F (T ) = (−2π i)n F t n T .
iv) F T (n) = (2π i)n y n F (T ).
Dimostrazione. Dimostriamo ad esempio la iii). Si ha
 (n)       
F (T ) , ϕ(y) = (−1)n F (T ), D n ϕ(y) = (−1)n T , F D n ϕ(y) = (−2π i)n T , t n ϕ̂(t) =
   
= (−2π i)n t n T , ϕ̂(t) = (−2π i)n F t n T , ϕ(t) ∀ ϕ ∈ S y

Esercizio 7.2. La funzione sen ωt , ω ∈ R, è una funzione a crescenza lenta in quanto limitata; determinia-
mone la trasformata di Fourier. Si ha, per la ii) del teorema 7.2,

1  1 ω ω 
F (sen ωt) = F eiωt − F e−iωt = δ y− −δ y+ .
2i 2i 2π 2π
In maniera analoga si ha
1 ω ω 
F (cos ωt) = δ y− +δ y + .
2 2π 2π

Esercizio 7.3. Consideriamo la funzione



1 se t ≥ 0
signum t =
−1 se t < 0
La funzione signum t è ovviamente a crescenza lenta; determiniamone la trasformata di Fourier. Si ha

signum t = 2δ

e quindi per la iv) del teorema 7.2


2F (δ) = 2π iyF (signum t).
Da cui si ricava
1
yF (signum t) = .
πi
F (signum t) è, allora, soluzione dell’equazione

 yT = 1
(7.2) πi

T ∈ Sy

1
Verifichiamo che la distribuzione v.p. è soluzione di (7.2). Si ha
π iy
 1  1 yϕ(y) 1 1 
y v.p. ,ϕ = v.p. dy = ϕ(y) d y = ,ϕ , ∀ ϕ ∈ Sy .
π iy πi R y πi R πi

Per l’esercizio 6.4 si ha allora che


1
F (signum t) = v.p. + c̃δ
π iy
La trasformata di Fourier nell’ambito delle distribuzioni 69

con c̃ costante opportuna. La costante c̃ deve essere necessariamente nulla, essendo sigmum t dispari, e
quindi tale è la sua trasformata, e δ pari. Pertanto
1
F (signum t) = v.p. .
π iy
Tenendo conto che
signum t + 1
u(t) =
2
si ha, anche,
1 δ
F (u(t)) = v.p. + .
2π iy 2
Di particolare importanza è il seguente
Teorema 7.3. Sia T ∈ E . Allora la sua trasformata di Fourier è una funzione e vale la formula
 
T̂ (y) = T , e−2πit y , y ∈ R .
Abbiamo ad esempio  
δ̂(y) = δ, e−2πit y = 1 .
Sia f ∈ L 2 . Allora f individua una distribuzione temperata e quindi f ha la trasformata di Fourier. Vale il
seguente fondamentale
Teorema 7.4. (di Plancherel). Sia f ∈ S . Allora f ∈ L 2 se e solo se fˆ ∈ L 2 . Inoltre vale la seguente
eguaglianza di Parseval
(7.3)  f 2 =  fˆ2 .

Osservazione 7.1. Il teorema di Plancherel permette il calcolo effettivo della trasformata di Fourier per
particolari funzioni di L 2 come appresso precisato.
Osserviamo anzitutto che la (7.3) implica che
fˆn → fˆ in L 2 se e solo se f n → f in L 2 .
Sia f ∈ L 2 . Consideriamo la successione di funzioni
 
f χ [−n,n]
n∈N
Si ha
f χ [−n,n] ∈ L 1 ∩ L 2 e f χ [−n,n] → f in L 2
Dunque
n
F f χ [−n,n] ; y = e−2πit y f χ [−n,n] dt = e−2πit y f (t) dt
R −n
e n
lim e−2πit y f (t) dt = fˆ(y) in L 2.
n→∞ −n
Dalla successione  n 
e−2πit y f (t) dt
−n n∈N

si potrà estrarre una sottosuccessione convergente quasi ovunque a fˆ (Teorema 2.6). Pertanto se esiste finito
il valore principale
+∞
v.p. e−2πiyt f (t) dt
−∞

esso coincide quasi ovunque con fˆ.


70 Appunti di Analisi Matematica 3

In maniera analoga a quanto fatto per la trasformata di Fourier si può definire la trasformata aggiunta.
Sia U ∈ Sy ; diremo trasformata aggiunta della U la distribuzione F ∗ U ∈ St definita da
   
F ∗ U , ψ(t) := U, F ∗ ψ(t); y ψ ∈ St

essendo F ∗ ψ(t); y la trasformata aggiunta in L 1 definita dalla (4.20). Si prova facilmente il


Teorema 7.5. La trasformata di Fourier definita dalla (7.1) è una applicazione F : S t → Sy lineare,
iniettiva, surgettiva e sequenzialmente continua. Si ha, inoltre, F −1 = F ∗ .
Dimostrazione. L’applicazione F è ovviamente lineare. Infatti
       
F λ1 T1 + λ2 T2 , ϕ(y) = λ1 T1 + λ2 T2, ϕ̂(t) == λ1 T1, ϕ̂(t) + λ2 T2, ϕ̂(t) =
 
= λ1 F T1 + λ2 F T2 , ϕ(y) T1, T2 ∈ St , λ1 , λ2 ∈ C, ϕ ∈ S y .
F è continua. Infatti sia T n →

T si ha
St

       
F Tn , ϕ(y) = Tn , ϕ̂(t) → T , ϕ̂(t) = F T , ϕ(y)

Proviamo, infine, che

(7.4) F F∗ U =U ∀U ∈ Sy
(7.5) F∗ F T =T ∀ T ∈ St

Proviamo la (7.4); la dimostrazione della (7.5) è analoga. Si ha, per ϕ ∈ S y ,


       
F F ∗ U , ϕ(y) = F ∗ U , ϕ̂(t) = U, F ∗ ϕ̂(t); y = U, ϕ(y)

essendo per il teorema 4.9 ϕ(y) = F ∗ ϕ̂(t); y quasi ovunque in R e per la continuità delle funzioni
ϕ(y) ≡ F ∗ ϕ̂(t); y in R.

Esercizio 7.4. Determiniamo la trasformata della funzione 1. Si ha F ∗ δ = 1, pertanto

F 1 = F F∗ δ =δ

Essendo, poi,
1
F ∗ signum y = −v.p.
π it
si ha
1
F v.p. = −π isignum y
t

Sia T una distribuzione periodica di periodo l > 0. È allora possibile dimostrare che T è sviluppabile
in serie di Fourier
+∞

T = cn e2πint/l nel senso di S t
n=−∞

essendo
1 t+l 
cn = T , e−2πint/l ζ (τ ) dτ , ζ ∈ St , e ζ (τ ) dτ = 1
l t R
La trasformata di Fourier nell’ambito delle distribuzioni 71

Per la continuità della trasfomata di Fourier si ha allora


n 
n
F cp e 2πipt/l
= c p F e2πipt/l →

F T
Sy
p=−n p=−n

ed infine
+∞
 +∞
 n
F T = cn F e2πint/l = cn δ y − nel senso di S y .
n=−∞ n=−∞
l

Esercizio 7.5. Consideriamo la distribuzione


+∞

δl∗ = δ(t − nl)
n=−∞

δl∗ è una distribuzione periodica di periodo l (vedi esercizio 5.3). Determiniamone lo sviluppo in serie di
Fourier. Si ha
+∞
1 t+l
1  
 t+l 
cn = δl∗ , e−2πint/l ζ (τ ) dτ = δ(t − pl), e −2πint/l ζ (τ ) dτ =
l t l p=−∞ t

+∞
1  −2πinp ( p+1)l
1
= e ζ (τ ) dτ =
l p=−∞ pl l

Quindi
+∞
1  2πint/l
δl∗ = e nel senso di S t
l n=−∞

Tenendo presente la continuità della trasformata di Fourier si ha

+∞ +∞
1  1  n 1 ∗
F δl∗ = F e2πint/l = δ y− = δ1/l .
l n=−∞ l n=−∞ l l

8. La trasformazione di Laplace nell’ambito delle distribuzioni.

Indichiamo con D + il sottoinsieme di D  costituito dalle distribuzioni il cui supporto è contenuto in


[0, +∞[. Sia T ∈ D+ ; il funzionale T può, allora essere esteso su D − . Infatti, siano T ∈ D+ , ϕ ∈ D− , e,
dati i numeri ,  1,  , 1 , con  < 1 < 0 e  < 1 < 0, β(t), β1(t) funzioni come nell’esempio 5.2, cioè
funzioni indefinitamente differenziabili e tali che
0 
se t ≤  0 se t ≤  
β(t) = crescente se  < t < 1 β1(t) = crescente se  < t < 1

1 se t ≥ 1 1 se t ≥ 1

Si ha    
T , β(t)ϕ(t) = T , β1(t)ϕ(t) .
72 Appunti di Analisi Matematica 3

Infatti  
T , (β(t) − β1 (t))ϕ(t) = 0

essendo supp(β(t) − β 1 (t))ϕ(t) ⊂] − ∞, 0[. È allora possibile definire


   
T , ϕ := T , β(t)ϕ(t) .

In maniera analoga si può considerare l’insieme S + costituito dalle distribuzioni di S  con supporto contenuto
in [0, +∞[, lo spazio S − delle funzioni ϕ(t) indefinitamente differenziali tali che lim t p ϕ (k) (t) = 0 per
t→+∞
ogni p, k ∈ N 0 e porre per T ∈ S+ e ϕ ∈ S−
   
T , ϕ := T , β(t)ϕ(t) .

Siano, allora, T ∈ D+ e s0 ∈ C. Diremo che T è trasformabile secondo Laplace in s 0 se e−s0 t T ∈ S+ . (3 )
Lemma 8.1. Sia T ∈ D+ L-trasformabile in s 0 ∈ C. Allora T è L-trasformabile in s ∈ C tali che
Re s ≥ Re s0 .
Dimostrazione. Poniamo
e−st T = e−(s−s0 )t · e−s0 t T
Osservando che e −(s−s0 )t ϕ(t) ∈ S− per ogni ϕ(t) ∈ S −, si ha e−st T ∈ S+ .

Sia T ∈ D+ ; consideriamo l’insieme numerico
 
I = s ∈ R : T è L-trasformabile in s

e poniamo 
inf I se I =
 ∅
=
+∞ se I = ∅
Vale il
Teorema 8.1. Sia T ∈ D+ . Allora T è L-trasformabile nel semipiano Re s > . T non è L-trasformabile
nel semipiano Re s < .
Definiamo la trasformata di Laplace. Sia T ∈ D− L-trasformabile per Re s > . Siano q, q1 ∈ C tali
che  < Re q < Re s,  < Re q1 < Re s, si può dimostrare che
   
e−qt T , e−(s−q)t = e−q1 t T , e−(s−q1)t

e pertanto definiamo  
L T (s) := e−qt T , e−(s−q)t  < Re q < Re s .
Osservazione 8.1. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[) nulla per t < 0. Allora f ∈ D + Per essa si potrà parlare, allora,
di trasformata di Laplace sia nel senso delle funzioni che nel senso delle distribuzioni. Confrontiamo i due
concetti.
Sia f L-trasformabile nel senso delle funzioni nel semipiano Re s >  allora f è L-trasformabile nel
senso delle distribuzioni nello stesso semipiano Re s > .
   
(3 ) Se T ∈ D+ e γ (t) ∈ C ∞ il prodotto γ T ∈ D + è definito dalla posizione γ T , ϕ := T , γ ϕ essendo
γ (t)ϕ(t) ∈ D− per ogni ϕ ∈ D − . Analogamente, se T ∈ S+ , γ T ∈ S+ purchè γ (t)ϕ(t) ∈ S− per ogni
ϕ(t) ∈ S− . Cosa vera se γ ∈ S− oppure se γ = e iat , a ∈ R.
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle distribuzioni 73

Infatti la funzione
t
e−sτ f (τ ) dτ
0

è una funzione localmente assolutamente continua e convergente al tendere di t → +∞. Essa è allora
limitata e quindi individua una distribuzione di S + . La sua derivata distribuzionale, che coincide con la
derivata ordinaria e −st f , appartiene allora a S+ .
D’altro canto la f può essere L-trasformabile nel senso delle distribuzioni e non esserlo nel senso delle
1/2
funzioni. Un esempio molto semplice è fornito dalla funzione t + la quale non è L-trasformabile in 0 nel
senso delle funzioni mentre lo è nel senso delle distribuzioni. Infatti t + ∈ S+ essendo t + ≤ 1 + |t|.
1/2 1/2

Inoltre sia f L-trasformabile sia nel senso delle funzioni che nel senso delle distribuzioni per Re s > ,
allora le due trasformate coincidono. Si deve provare che se Re s > 

∗ +∞  
(8.1) e−st f (t) dt = e−qt f, e−(s−q))  < Re q < Re s .
0

Si ha, con un conto simile a quello con cui si perviene alla (5.2)

∗ +∞ +∞  t   t 
e−st f (t) dt = (s − q) e−(s−q)t e−qτ f (τ ) dτ dt = (s − q) e−qτ f (τ ) dτ, e −(s−q)t
0 −∞ 0 0

essendo
t
e−qτ f (τ ) dτ ∈ S+ e e−(s−q)t ∈ S−
0

D’altronde si ha

 t   t 
(s − q) e−qτ f (τ ) dτ, e −(s−q)t = − e−qτ f (τ ) dτ, De −(s−q)t =
0 0
 t    
= e−qτ f (τ ) dτ , e −(s−q)t
= e−qt f (t), e −(s−q)t
0

e quindi la (8.1).
Per la trasformata di Laplace nel senso delle distribuzioni valgono proprietà che estendono quelle della
trasformata di Laplace nel senso delle funzioni.
Teorema 8.2. Sia T ∈ D+ L-trasformabile per Re s > . Allora L T (s) è una funzione olomorfa nel
semipiano Re s >  e vale la formula

D n L T (s) = (−1)n L t n T (s) n ∈ N.

Teorema 8.3. Sia T ∈ D+ L-trsformabile per Re s > . Allora la derivata T  è L-trasformabile almeno
nel semipiano Re s >  e ivi si ha

(8.2) L T  (s) = sL T .
74 Appunti di Analisi Matematica 3

Dimostrazione. Cominciamo con il dimostrare che T  è L-trasformabile per Re s > . Per ipotesi

e−st T ∈ S+ , quindi e−st T ∈ S+ . Essendo, poi,

e−st T  = e−st T + se−st T

e−st T  ∈ S+ in quanto somma di distribuzioni appartenenti a S + .


Dimostriamo la (8.2). Per ρ < Re q < Re s si ha
      
L T  )(s) = e−qt T  , e−(s−q)t = e−qt T , e−(s−q)t + q e−qt T , e−(s−q)t =
     
= (s − q) e−qt T , e−(s−q)t + q e−qt T , e−(s−q)t = s e−qt T , e−(s−q)t = sL T (s)

Esercizio 8.1. La distribuzione δ appartiene a D + 
e δ = u . Allora

L δ = sL u = 1 Re s > 0

E considerando le derivate di δ
L δ (n) = s n Re s > 0, n ∈ N.

Osservazione 8.2. Sia f una funzione localmente assolutamente continua in [0, +∞[, nulla per t < 0.
Supponiamo che la sua derivata ordinaria D f sia L-trasformabile per Re s > . Allora la (8.2) ridà la
(5.30). Infatti basta osservare che
f  = D f + f (0+)δ
e
L D f )(s) = L f  − f (0+)L δ = sL f − f (0+) .

Teorema 8.4. Sia T ∈ D+ L-trsformabile per Re s > . Allora valgono le seguenti formule

(8.3) L T (t − a) (s) = e−as L T Re s > , a > 0


(8.4) L eαt T (s) = L T (s − α) Re s >  + Re α

Dimostrazione. Proviamo la (8.3). Si ha, per  < Re q < Re s,


   
L T (t − a) (s) = e−qt T (t − a), e−(s−q)t = e−qa e−q(t−a) T (t − a), e−(s−q)t =
 
= e−qa e−qt T , e−(s−q)(t+a) = e−sa L T )(s).

Proviamo la (8.4). Si ha, per  + Re α < Re q < Re s,


     
L eαt T (s) = e−qt eαt T , e−(s−q)t = e−qt T t, eαt e−(s−q)t = e−qt T , e−((s−α)−q)t = L T )(s − α),

essendo e αt e−(s−q)t = e−((s−α)−q)t ∈ S− .



Il teorema seguente caratterizza le funzioni che siano trasformate di Laplace di una distribuzione.
Teorema 8.5. Sia F(s) una funzione olomorfa in un semipiano Re s ≥ . Allora esiste una distribuzione
T ∈ D+ tale che F(s) = L T (s) se e soltanto se F(s) è a crescenza lenta, cioè esistono una costante
M > 0 ed un numero intero non negativo m tale che

|F(s)| ≤ M 1 + |s|m .
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle distribuzioni 75

 
Consideriamo una successione di distribuzioni Tn , Tn ∈ D+ L-trasformabile per Re s > n . Sia, poi,
T ∈ D+ L-trasformabile per Re s > . Si dice che Tn → T nel senso delle distribuzioni L-trasformabili
se esiste un numero reale λ (λ >  n , λ > ), tale che

e−λt Tn →

e−λt T
S+

od anche    
e−λt Tn , ϕ → e−λt T , ϕ ∀ ϕ ∈ S− .
Diciamo, poi, che una serie di distribuzioni ∞ 
n=0 Tn , Tn ∈ D+ L-trasformabile per Re s > n , ha per
somma T , T ∈ D+ L-trasformabile per Re s > , nel senso delle distribuzioni L-trasformabili se


n
Tk → T nel senso delle distribuzioni L-trasformabili.
k=0

Teorema 8.6. Siano Tn ∈ D+ L-trasformabile per Re s >  n e T ∈ D+ L-trasformabile per Re s > . Se
Tn → T nel senso delle distribuzioni L-trasformabili, allora esiste un λ ∈ R tale che

lim L Tn (s) = L T (s)


n→∞

nel semipiano Re s > λ.


Dimostrazione. Basta osservare che esiste λ ∈ R, λ >  n , , tale che

e−λt Tn →

T
S+

e quindi, per Re s > λ


   
L Tn (s) = e−λt Tn , e−(s−λ)t → e−λt T , e−(s−λ)t = L T (s) .

Osservazione 8.3. Naturalmente vale un risultato analogo per le serie. Siano T n ∈ D+
L-trasformabile per
 ∞
Re s > n e T ∈ D+ L-trasformabile per Re s > . Se la serie n=0 Tn ha per somma T nel senso delle
distribuzioni L-trasformabili allora esiste un λ ∈ R tale che per Re s > λ
+∞

L T (s) = L Tn (s) .
n=0

Esercizio 8.2. Consideriamo la serie di distribuzioni di D +

+∞

cn δ(t − nl) cn ∈ C, l > 0 .
n=0

È immediato provare che senza alcuna ipotesi sulla successione {c n } detta serie converge in D + . Poniamo

+∞

(8.5) Tl∗ = cn δ(t − nl) in D +
n=0
76 Appunti di Analisi Matematica 3

Per λ ∈ R si ha
+∞

(8.6) e −λt Tl∗ = cn e−λt δ(t − nl)
n=0

ed in generale la serie in (8.6) non converge in S + . Facciamo allora l’ipotesi che

∃ µ ∈ R, ∃ A > 0 : |cn | ≤ Aenµl

Allora
+∞

(8.7) e−µt Tl∗ = cn e−µt δ(t − nl) in S +
n=0

Infatti se ϕ ∈ S− si ha

 ∞ ∞
     
(8.8) cn e−µt δ(t − nl), ϕ = cn δ(t − nl), e −µt ϕ(t) = cn e−nµl ϕ(nl)
n=0 n=0 n=0

e la serie all’ultimo menbro della (8.8) converge essendo per l’ipotesi sui coefficienti c n e per l’ossservazio-
ne 6.1
 −nµl  AM
cn e ϕ(nl) ≤ .
1 + n 2l 2
Si ha allora nel semipiano Re s > µ
+∞
 +∞

(8.9) L Tl∗ (s) = cn L δ(t − nl) (s) = cn e−nls
n=0 n=0

9. La trasformazione Z.

Sia f : [0, +∞[→ C tale che

| f (t)| ≤ Ae µlt A > 0, µ ∈ R, l > 0.

Consideriamo la serie
+∞
 f (nl)
(9.1)
zn
n=0

essendo
 f (nl)   µl n
  e
 n ≤A
z |z|
le serie (9.1) converge assolutamente se |z| > e µl . Poniamo allora
+∞

  f (nl)
(9.2) Z l f (z) = n
, |z| > eµl .
n=0
z
La trasformazione Z 77

La funzione definita in (9.2) si chiama la trasformata Z della funzione f (t) con parametro l.
Osserviamo che vi è uno stretto legame fra la trasformazione Z e la trasformazione di Laplace; infatti
se nella (9.2) si pone e sl con Re s > µ si ha
+∞

  sl
Z l f (e ) = f (nl)e −nls
n=0

e quindi per l’esercizio 8.2


  sl 
+∞ 
Z l f (e ) = L f (nl)δ(t − nl) (s) .
n=0

La trasformazione Z è ovviamente lineare e per essa valgono le seguenti proprietà

      f (kl) 
m−1
(9.3) Z l f (t + ml) (z) = zm Z l f (t) (z) − m∈N
k=0
zk
  1  
(9.4) Z l f (t − ml)u(t − ml) (z) = m Z l f (z) m∈N
   z
(9.5) Z l t f (t) (z) = −lzD Z l f (t) (z)
   
(9.6) Z l eαt f (t) (z) = Z l f (t) (e−αl z) α∈C

Le dimostrazioni delle suddette formule sono immediate; proviamo ad esempio la (9.5).


+∞
 +∞

  n f (nl) nl f (nl)  
−lzD Z l f (t) (z) = lz n+1
= n
= Z l t f (t) (z)
z z
n=1 n=0
 
Esercizio 9.1. Calcoliamo Z l 1 (z). Si ha


  1 z
Z l 1 (z) = =
z n z−1
n=0

Usando la (9.5) è possibile calcolare la trasformata Z di t ed iterando di t n n > 1. Infatti


 z lz
Z l t (z) = −lzD = .
z −1 (z − 1)2

Appendice: le funzioni Gamma e Beta di Eulero.

La funzione Gamma o funzione euleriana di seconda specie è definita dalla formula


+∞ +∞
(10.1) (α) = e−t t α−1 dt = e−t t Re α−1 ei Im α ln t dt Re α > 0 .
0 0

La funzione (α) è olomorfa. Verifichiamo che


∂ 1 ∂
(α) = (α)
∂ Re α i ∂ Im α
78 Appunti di Analisi Matematica 3

e che tali derivate sono continue. Poniamo


+∞ 1 +∞
(10.2) e−t t Re α−1 ei Im α ln t dt = e−t t Re α−1 ei Im α ln t dt + e−t t Re α−1 ei Im α ln t dt
0 0 1

e proviamo che è possibile derivare sotto segno integrale nei due integrali a secondo membro di (10.2). Sia
0 < k < Re α < k + 1 si ha, per t ∈ ]0, 1],
 −t Re α−1 i Im α ln t 
e t e  ≤ e−t t k−1 ∈ L 1([0, 1])
 ∂ 
 −t Re α−1 i Im α ln t 
 e t e  ≤ e−t t k−1 | ln t| ∈ L 1([0, 1])
∂ Re α
e per t ∈ [1, +∞[  −t Re α−1 i Im α ln t 
e t e  ≤ e−t t k ∈ L 1([1, +∞[)
 ∂ 
 
 e−t t Re α−1 ei Im α ln t  ≤ e−t t k | ln t| ∈ L 1([1, +∞[)
∂ Re α
Si ha, allora, per Re α ∈ ]k, k + 1[ e quindi, data l’arbitrarietà di k, per Re α > 0
+∞ +∞

e−t t α−1 dt = e−t t α−1 ln t dt
∂ Re α 0 0

e tale funzione è continua. In maniera analoga si prova che


+∞ +∞

e−t t α−1 dt = i e−t t α−1 ln t dt .
∂ Im α 0 0

Una formula notevole è la seguente

(10.3) (α + 1) = α(α) Re α > 0

La (10.3) può essere provata per α > 0, essa sarà valida nel semipiano Re α > 0 per il principio di identità
delle funzioni olomorfe. Si ha, integrando per parti
+∞  +∞ +∞
(α + 1) = e−t t α dt = − e−t t α +α e−t t α−1 dt = α(α).
0 0 0

Essendo poi (1) = 1, dalla (10.3) si deduce in particolare che

(n + 1) = n! ∀n ∈ N .

La funzione (α) può essere estesa a tutto C \ {0, −1, −2, . . .} mediante la posizione

(α + 1 + n)
(α) = se − n − 1 < Re α < −n, n = 0, 1, 2, . . .
α(α + 1) · · · (α + n)

La funzione (α) cosı̀ estesa è olomorfa in tutto il piano complesso privato dello zero e degli interi negativi
che, dunque, sono singolarità isolate. Tali singolarità sono poli semplici con residuo

(α + n + 1) (−1)n
Res((α), −n) = lim (α + n)(α) = lim =
α→−n α→−n α(α + 1) · · · (α + n − 1) n!
Appendice: le funzioni Gamma e Beta di Eulero 79

La funzione Gamma interviene in molte formule dell’Analisi Matematematica; segnaliamo tra queste la
Formula di Sterling
α 1/2 (α)
lim =1
α→+∞ (2π )1/2 α α e−α

da cui si ricava
n!
lim =1
n→+∞ (2π n)1/2 n n e−n
La funzione euleriana di prima specie o funzione Beta è definita dalla formula

1
B(α, β) = t α−1 (1 − t)β−1 dt Re α > 0, Re β > 0.
0

Ovviamente
B(α, β) = B(β, α) .
La funzione Beta è legata alla funzione Gamma dalla relazione

(α) (β)
(10.4) B(α, β) =
(α + β)

Proviamo la (10.4). Possiamo supporre α > 0, β > 0. Per t > 0 risulta

t 1
β−1 β−1
t+α−1 ∗ t+ = τ α−1 (t − τ )β−1 dτ = (t x )α−1 t (1 − x ) t dx = B(α, β)t α+β−1
0 0

Per il teorema 5.10 si ha allora


(α) (β) (α + β)
α β
= B(α, β)
s s s α+β
da cui la (10.4). Proviamo, infine, la cosidetta relazione dei complementi
π
(10.5) (α) (1 − α) = 0<α<1
sen π α

Si ha
1
(α) (1 − α) = B(1 − α, α) = t α−1 (1 − t)−α dt
0

Con la sostituzione t = u
1+u
si ottiene

+∞ +∞
u α−1 1 dx π
(α) (1 − α) = du = = .
0 1+u α 0 1 + x 1/α sen π α
Temi svolti di

Analisi Matematica III

1. Prova assegnata il 6 febbraio 1990.

1.1. Calcolare l’integrale  +∞


sen x
e−πx dx .
0 senh π x

1.2. Facendo uso della trasformazione di Laplace risolvere in [0, +∞[ il problema
  
 x + x + 2y = 0

 
(1.1) x − 2x − y + 2y = sen t


x(0) = 0 , x  (π ) = 1 , y (0) = 0

 
1.3. Data la successione di numeri complessi yn e posto

y (t) = yn n ≤ t < n + 1 , n ∈ N0 ,

determinare
 una condizione sufficiente affinchè y (t) sia assolutamente L-trasformabile nel semipiano
s ∈ C : Re s > 0 .  
Dare un esempio di successione yn tale che y (t) non è mai L-trasformabile.
Svolgimento dell’esercizio 1.1. La funzione è sommabile in [0, +∞[, essendo

sen x 1
lim e−πx =
x→0 senh π x π

e  
 −πx sen x 
lim x β 
 e =0, β > 1.
x→+∞ senh π x 
Consideriamo la funzione
sen z
f (z) = e−πz z = hi , h ∈ Z .
senh π z
2 Prova assegnata il 6 febbraio 1990

...
........
....
...
... (ε,1) (R,1)
i . .
..
.........
..
..
....
....
.......
1−ε ..........

....
. .
.. ..
ε .............
.....
....
...
..
...
. ..
.....................................................................................................................................................................
O ε R

Figura 1.1.

Applichiamo il teorema di Cauchy-Goursat relativamente all’insieme (vedi figura 1.1)

  1
z ∈ C : 0 ≤ Re z ≤ R , 0 ≤ Im z ≤ 1 , |z| ≥ ε , |z − i| ≥ ε 0<ε< , R > 1.
2

Si ha
R 1 R
sen x sen(x + i)
(1.2) e−πx dx + i f (R + it) dt − e−π(x+i) dx −
ε senh π x 0 ε senh π (x + i)
  1−ε 
sen(it)
− f (z) dz − i e−πit dt − f (z) dz = 0
+Γε ε senh(iπ t) +Γε

essendo  
Γε = z ∈ C : |z| = ε , Re z ≥ 0 , Im z ≥ 0
 
Γε = z ∈ C : |z − i| = ε , Re z ≥ 0 , Im z ≤ 1

Osservato che

sen(x + i) sen x cos i + cos x sen i


e−π(x+i) = −e−πx =
senh π (x + i) senh π x cosh π i + cosh π x senh π i
sen x cosh 1 + i cos x senh 1
= e−πx
senh π x

e che
sen(it) i senh t senh t
e−πit = cos π t − i sen π t = cos π t − i senh t ,
senh(iπ t) i sen π t sen π t
la (1.2) può essere riscritta
R R 
sen x cos x
(1.3) 1 − cosh 1 e−πx dx − i senh 1 e−πx dx − f (z) dz −
ε senh π x ε senh π x +Γε
 1  1−ε  1−ε
senh t
− f (z) dz + i f (R + it) dt − i cos π t dt − senh t dt = 0
+Γε 0 ε sen π t ε

Facciamo il limite per ε → 0 e R → ∞. Si ha

sen i senh 1
lim zf (z) = 0 , lim(z − i)f (z) = e−πi =i
z→0 z→i π cosh π i π

Pertanto  
senh 1
lim f (z) dz = 0 , lim f (z) dz = − .
ε→0 +Γε ε→0 +Γε 2
Prova assegnata il 6 febbraio 1990 3

Applichiamo il teorema di Lebesgue sul passaggio al limite sotto segno integrale per determinare il
limite 1
lim f (R + it) dt .
R→+∞ 0

Si ha usando l’identità
 
 senh(α + iβ)2 = senh2 α + sen2 β α, β ∈ R , (1 )
 
 −π(R+it) sen(R + it) 
e  ≤ e−πR cosh t + senh t ≤ 2(cosh t + senh t) , R > 1.
 senh π (R + it)  senh π R
La funzione cosh t + senh t è ovviamente sommabile in [0, 1]. Essendo, poi,

sen(R + it)
lim e−π(R+it) =0
R→+∞ senh π (R + it)

si ha 1
lim f (R + it) dt = 0 .
R→+∞ 0

Passando al limite nella (1.3) si ha allora


 +∞
sen x senh 1
1 − cosh 1 e−πx dx = cosh 1 − −1
0 senh π x 2

ed infine  +∞
sen x 1 1
e−πx dx = cotgh − 1 .
0 senh π x 2 2
Si noti che dal calcolo precedente si deduce che
R  1−ε
cos x senh t
lim senh 1 e−πx dx + cos π t dt = 0
ε→0
R→∞
ε senh π x ε sen π t

cos x
il limite essendo una forma indeterminata ∞ − ∞. Infatti la funzione e−πx è sommabile in
senh π x
[1, +∞[ e
1
cos x
e−πx dx = +∞ .
0 senh π x
senh t
La funzione cos π t è sommabile in [0, 1/2] e
sen π t
1
senh t
cos π t dt = −∞ .
1/2 sen π t

(1 ) Dalla formula
senh(α + iβ) = senh α cos β + i cosh α sen β
si ha
 
 senh(α + iβ)2 = senh2 α cos2 β + cosh2 α sen2 β =
= senh2 α − senh2 α sen2 β + cosh2 α sen2 β = senh2 α + sen2 β .

In maniera analoga si prova l’identità


 
 cosh(α + iβ)2 = senh2 α + cos2 β α, β ∈ R .
4 Prova assegnata il 6 febbraio 1990

Svolgimento dell’esercizio 1.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (1.1); x(t) funzione con
derivata prima localmente assolutamente continua e derivata seconda L-trasformabile e y (t) funzione
localmente assolutamente continua con derivata L-trasformabile. Poniamo X = X(s) = L(x(t); s),
Y = Y (s) = L(y (t); s), x  (0) = λ e applichiamo la trasformazione di Laplace. Si ottiene
 2
 (s + 1)X + 2sY = λ
(1.4) 1
 (s − 2)X − (s − 2)Y =
s +1
2

Risolvendo la (1.4) si ha
λ 2s λ 4 1 1 1 1 1 1 s +2
X= + = + + + −
(s + 1)2 (s − 2)(s + 1)2 (s 2 + 1) (s + 1)2 45 s − 2 9 s + 1 3 (s + 1)2 5 s2 + 1
(1.5)
λ 1 λ 1 1 1 1 1 1
Y = − = − + +
(s + 1)2 (s − 2)(s + 1)2 (s + 1)2 9 s − 2 9 s + 1 3 (s + 1)2
Antitrasformando le (1.5) si ha
4 2t 1 −t  1  −t 1 2
x(t) = e + e + λ+ te − cos t − sen t
45 9 3 5 5
1 2t 1 −t  1  −t
y (t) = − e + e + λ + te
9 9 3
Determiniamo il valore di λ per cui x  (π ) = 1. Si ha
8 2t 1 −t  1  −t  1  −t 1 2
x  (t) = e − e + λ+ e − λ+ te + sen t − cos t .
45 9 3 3 5 5
Calcolando l’espressione precedente in π ed eguagliando ad 1 si ha

27 − 8e2π − 10e−π + 15π e−π


λ= .
45e−π (1 − π )

Svolgimento dell’esercizio 1.3. Si dovrà avere per Re s > 0


 +∞   n+1
+∞
(1.6) e− Re s t |y (t)| dt = e− Re s t |yn | dt < +∞ .
0 n=0 n

Calcolando gli integrali in (1.6) si ha


+∞
1 − e− Re s  −n Re s
(1.7) e |yn | < +∞ .
Re s n=0
 
La successione yn deve, dunque,  essere
 assegnata in modo che la serie in (1.7) converga. Ad esempio
si può assegnare la successione yn verificante la condizione

|yn | ≤ nα , α∈R.
2
Si consideri, poi, yn = en . La serie in (1.7) è allora
+∞

e−(Re s)
2 /4 2
e(n−Re s/2)
n=0

e questa serie non converge essendo


2
lim e(n−Re s/2) = +∞ , ∀s ∈ C .
n→∞
Prova assegnata il 30 gennaio 1991 5

2. Prova assegnata il 30 gennaio 1991.

2.1. Sia f (z) una funzione intera tale che la restrizione all’asse reale sia una funzione reale. Provare,
usando la serie di Mac-Laurin, che
f (z) = f (z) .
2.2. Calcolare il seguente integrale  +∞
cosh x
dx .
0 cosh 2x
2.3. Facendo uso della trasformazione di Laplace risolvere in [0, +∞[ il problema

y  + ωy = (−1)[t]
(2.1) , ω∈R
y (0) = 0
dove [t] è la parte intera contenuta in t.
2.4. Determinare lo sviluppo in serie di Laurent della funzione
1  
, z ∈ C : 0 < |z| < 1 .
ez − 1

Svolgimento dell’esercizio 2.1. Posto z = x + iy proviamo, anzitutto, che f (n) (x) è un numero reale
∀ x ∈ R e ∀ n ∈ N. Proviamolo per la derivata prima. Sia x0 ∈ R. Si ha
f (z) − f (x0 ) f (x) − f (x0 )
f  (x0 ) = lim = lim
z→x0 z − x0 x→x 0 x − x0
da cui l’asserita realtà di f  (x0 ) essendo il limite di una funzione reale. Per induzione si prova, poi,
che f (n) (x) è reale ∀ n ∈ N. Consideriamo lo sviluppo in serie di Mac-Laurin
∞ n
f (n) (0) n f (k) (0) k
f (z) = z = lim z
n=0
n! n→∞
k=0
k!

Per z = z si ha
n
f (k) (0) k n
f (k) (0) k n
f (k) (0) k
f (z) = lim z = lim z = lim z = f (z) .
n→∞
k=0
k! n→∞
k=0
k! n→∞
k=0
k!

Svolgimento dell’esercizio 2.2. Consideriamo la funzione complessa di variabile complessa


cosh z
ϕ(z) = .
cosh 2z
π π
ϕ(z) ha come punti singolari z = i +h , h ∈ Z, tutti poli del primo ordine. Applichiamo il
4 2
teorema dei residui considerando il dominio
 
z ∈ C : | Re z| ≤ R , 0 ≤ Im z ≤ π R > 0,
(vedi figura 2.1).

...
........
...
..
..
(−R,π) .... ......... (R,π)

.. ..
. . i 3π
4
.
......
. i π4

.
..........................................................................................................................................................................................................................................................................................................
−R O R

Figura 2.1.
6 Prova assegnata il 30 gennaio 1991

Si ha
R π R
cosh x cosh(x + iπ )
(2.2) dx + i ϕ(R + it) dt − dx −
−R cosh 2x 0 −R cosh(2x + 2iπ )
π  π 3π 
−i ϕ(−R + it) dt = 2π i Res ϕ(z), i + Res ϕ(z), i .
0 4 4

Osservando che
cosh(x + iπ ) = − cosh x
cosh(2x + 2iπ ) = cosh 2x
la (2.2) si riscrive
R π π
cosh x
(2.3) 2 dx + i ϕ(R + it) dt − i ϕ(−R + it) dt =
−R cosh 2x 0 0
 π 3π 
= 2π i Res ϕ(z), i + Res ϕ(z), i .
4 4
Facciamo tendere R a +∞. Passando al limite sotto segno integrale il secondo ed il terzo addendo in
(2.3) tendono a zero. Si ha, infatti, usando l’identità (vedi la nota all’esercizio 1.1)
 
 cosh(α + iβ)2 = senh2 α + cos2 β α, β ∈ R ,

 
 cosh(±R + it)  senh R + cos t senh R + 1
 
(2.4)  cosh(±2R + 2it)  ≤ senh 2R

senh 2R
,

ed essendo
senh R + 1 1 1 − e−2R + 2e−R
lim = lim R =0
R→+∞ senh 2R R→+∞ e 1 − e−4R
dalla (2.4) segue che
cosh(±R + it)
lim =0
R→+∞ cosh(±2R + 2it)
uniformemente in [0, π ]. Facendo tendere R a +∞ in (2.3) si ha, quindi
 +∞ 
cosh x 1 +∞ cosh x πi π 3π 
(2.5) dx = dx = Res ϕ(z), i + Res ϕ(z), i .
0 cosh 2x 2 −∞ cosh 2x 2 4 4

Calcoliamo i residui in (2.5). Ricordando che si tratta di poli del primo ordine, si ha

π cosh i π4 cos π4 1
Res ϕ(z), i = π = π = √
4 2 senh i 2 2i sen 2 2i 2
3π 3π
3π cosh i 4 cos 4 1
Res ϕ(z), i = 3π = 3π = √
4 2 senh i 2 2i sen 2 2i 2

Sostituendo in (2.5) si ha, infine  +∞


cosh x 1 π
dx = √ .
0 cosh 2x 2 2
Sia y (t) una funzione localmente assolutamente continua con derivata prima L-trasformabile
soluzione di (2.1) . Poniamo Y = Y (s) = L y (t); s . Calcoliamo la trasformata di Laplace della
funzione (−1)[t] , t ∈ [0, +∞[. La funzione è periodica di periodo 2, quindi assolutamente trasformabile
se Re s > 0 e, per una ben nota formula,
1 2
1 1 − e−s
L (−1)[t] ; s = e−st dt − e−st dt = .
1 − e−2s 0 1 s 1 + e−s
Prova assegnata il 30 gennaio 1991 7

Applicando la trasformazione di Laplace alla (2.1) si ottiene

1 − e−s
(s + ω)Y = ,
s 1 + e−s

e quindi se Re s > max{0, −ω}

1 1 − e−s 1  2e−s  1  ∞ 
n −(n+1)s
(2.6) Y = = 1 − = 1 − 2 (−1) e .
s + ω s 1 + e−s s(s + ω) 1 + e−s s(s + ω) n=0

Si ha, poi 
  t se ω = 0
1
L−1 ;t = 1
s(s + ω)  1 − e−ωt se ω = 0
ω
e quindi, antitrasformando la (2.6)
 ∞
 

 − (−1)n (t − n − 1)u(t − n − 1) se ω = 0

 t 2

n=0
(2.7) y (t) =

 2 


 1 −ωt

 ω 1−e − (−1)n 1 − e−ω(t−n−1) u(t − n − 1)) se ω = 0
ω n=0

Le (2.7) sono state ottenute applicando il procedimento di antitrasformazione per serie; verifichiamone
la leicità nel caso ω = 0. Si ha
 (−1)n  (−1)n
L−1 e−(n+1)s ; t = 1 − e−ω(t−n−1) u(t − n − 1)
s(s + ω) ω

e quest’ultima funzione è assolutamente L-trasformabile per Re s > max{0, −ω}. Si ha, inoltre, per
x0 > max{0, −ω}
+∞
  +∞  
 (−1)n 
e−x0 t 
 ω 1 − e −ω(t−n−1)
u(t − n − 1) dt ≤

n=0 0
 +∞
1 −(n+1)x0  1 
+∞
 +∞

1 1
e−x0 t 1 + e−ω(t−n−1) u(t − n − 1) dt = e + < +∞
n=0
|ω| 0 n=0
|ω| x0 x0 + ω

Le serie in (2.7) sono somme finite. Se ω = 0 si ha




 t se 0 ≤ t < 1



 
[t]−1 
[t]−1


t − 2 (−1)n (t − n − 1) = t − 2(t − 1) (−1)n +
(2.8) y (t) = n=0 n=0 (2 )



 
[t]−1

 1 − 2[t] (−1)[t] − 1
 (−1)n n = t − (t − 1) 1 − (−1)[t] +
 +2

2
se t ≥ 1
n=0

Si osservi che per 0 ≤ t < 1

1 − 2[t] (−1)[t] − 1
−(t − 1) 1 − (−1)[t] +
2

(2 ) Per calcolare la somma



[t]−1
(−1)n n
n=0
8 Prova assegnata il 30 gennaio 1991

vale zero, pertanto la (2.8) si può scrivere in ogni caso

1 − 2[t] (−1)[t] − 1
y (t) = t − (t − 1) 1 − (−1)[t] + .
2

Se ω = 0


 1

 1 − e−ωt se 0 ≤ t < 1

 ω




2 
[t]−1
1 −ωt
y (t) =
 1 − e − (−1)n 1 − e−ω(t−n−1) =

 ω ω n=0





 1 1 − (−1)[t] 2 1 − (−1)[t] eω[t]
 = 1 − e−ωt − + e−ω(t−1) se t ≥ 1
ω ω ω 1 + eω

e quindi in ogni caso

1 1 − (−1)[t] 2 1 − (−1)[t] eω[t]


y (t) = 1 − e−ωt − + e−ω(t−1) .
ω ω ω 1 + eω

Svolgimento dell’esercizio 2.3. Il punto z = 0 è un polo del primo ordine come è provato dal limite

z
lim = 1.
z→0 e z −1

Lo sviluppo in serie di Laurent della funzione assegnata sarà allora

+∞

1 1
= + An zn 0 < |z| < 1
e −1
z z n=0

da cui anche
+∞
 +∞

z n+1
(2.9) = 1 + An z = Am−1 zm
ez − 1 n=0 m=0

si è fatto uso della seguente formula




p
(H − 1)p − 1 H p+1 + H
n
(∗) Sp = nH = H = 1.
n=0
(H − 1)2

Proviamo la (∗). Si ha


p 
p 
p
Hp − 1
(∗∗) nH n − (n − 1)H n = Hn = H .
n=1 n=1 n=1
H −1

D’altronde si ha

p

p−1

p−1
(n − 1)H n = kH k+1 = H kH k = HSp − HpH p
n=1 k=0 k=0

e sostituendo nella (∗∗)


Hp
Sp − HSp + HpH p = H
H −1
da cui la (∗).
Prova assegnata il 20 luglio 1992 9

dove si è posto A−1 = 1. D’altro canto si ha


+∞
 +∞
 zm+1
zn
(2.10) ez − 1 = = .
n=1
n! m=0
(m + 1)!

Eseguiamo il prodotto secondo Cauchy delle serie in (2.9) (2.10). Si ha


+∞
 
m
z z Ak−1
(2.11) z= (e − 1) = zm+1 .
e −1
z
m=0 k=0
(m − k − 1)!

Dalla (2.11), eguagliando i coefficienti delle potenze si z, si ottiene il sistema di infinite equazioni


 A−1

 =1
 1!
(2.12) 
m

 Ak−1

 =0 m∈N
 (m − k − 1)!
k=0

che permette di determinare i coefficienti An .

3. Prova assegnata il 20 luglio 1992.

3.1. Calcolare il seguente integrale


 +∞
dx
.
0 (x + 1)(log2 x + π 2 )

Si utilizzino due opportune determinazioni della funzione

1 1
z + 1 log z − iπ

e gli insiemi

{ε ≤ |z| ≤ R, Im z ≥ 0} \ {|z + 1| < ε} , {ε ≤ |z| ≤ R, Im z ≤ 0} \ {|z + 1| < ε} R > 1 , 0 < ε < 1/2.

3.2. Risolvere in [0, +∞[ il problema


  
 x + 2y = F1 (t)
(3.1) x  + 2x − y = F2 (t)

x(0) = y (0) = y  (0) = 0

essendo F1 , F2 due funzioni localmente sommabili in [0, +∞[ ed L-trasformabili.


 
3.3. Data la successione di funzioni χ[−n,n] provare che la successione delle trasformate di Fourier
F χ[−n,n] converge alla delta di Dirac nel senso di S  .
Svolgimento dell’esercizio 3.1. Sia

1 1 1 1 π 3
ϕ(z) = = − < Arg z < π .
z + 1 log z − iπ z + 1 log |z| + i Arg z − iπ 2 2

Applichiamo il teorema di Goursat alla funzione ϕ(z) relativamente al dominio (figura 3.1)

{ε ≤ |z| ≤ R, Im z ≥ 0} \ {|z + 1| < ε} 2ε < 1 , R > 1 + ε .


10 Prova assegnata il 20 luglio 1992
..
........
...
...
...
...
....
............. . .......... . ..........................
......... ...........
.............. .........
........
.......... ......
....... .....
....
.. .... ....
. . ... ....
..... .......
.....
.... ...
.... ...
...
.... ...
..... ..
..
.. ..
... ..
..
... ..
... ..
.. ..
.... ...
.. .......... ... ..... . ....... ..
............ ....... .......... ... ....... ..
.. . ... ... ..
... ... .
. .. .
. . ..
... ... . ..
. .
. . ..
. .
......................................................................................................................................
.. ..
....
.
−R −1−ε −1+ε −ε . .
... O
. ε R
..
..
.....
.
.....
.

Figura 3.1.

Si ha
R   −1−ε
1 1 1 1
(3.2) dx + ϕ(z) dz + dx −
ε x + 1 log x − iπ +ΓR −R x + 1 log(−x)
  −ε 
1 1
− ϕ(z) dz + dx − ϕ(z) dz = 0
+Γε −1+ε x + 1 log(−x) +Γε

essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z + 1| = ε , Im z ≥ 0}
Considerando, poi, la funzione
1 1 π 5
ϕ1 (z) = < Arg z < π ,
z + 1 log |z| + i Arg z − iπ 2 2
ed il dominio, (figura 3.2),

....
.......
...
.....
.
.....
.....
.....
.....
.....
.
.....
....
.
−R −1−ε −1+ε −ε . .
.. O ε R
...
...
...
...
. .
...
...
...
. .. ..........................................................................................................................................
.. .
... ... .. . ... .... ....
... ..... ........ .. .
........ ....... ...
.... ..
... ................... ....... ....
.. ...
... ..
.. ..
.. ..
.. .
.. .
... ..
.. ..
... ...
... .....
... ..
... ...
... . ...
......... ....
.... .......
.... ....
..... .....
..... ....
......
....... .......
......... ..............
............ ...
............................................................

Figura 3.2.

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , |z + 1| ≥ ε , Im z ≤ 0} , 2ε < 1 , R > 1 + ε .


Applicando ancora una volta il teorema di Goursat, si ha
R   −ε
1 1 1 1
(3.3) − dx − ϕ1 (z) dz − dx −
ε x + 1 log x + iπ +γε −1+ε x + 1 log(−x)
  −1−ε 
1 1
− ϕ1 (z) dz − dx + ϕ1 (z) dz = 0
+γε −R x + 1 log(−x) +γR
Prova assegnata il 20 luglio 1992 11

essendo
γR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0}
γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0}
γε = {z ∈ C : |z + 1| = ε , Im z ≤ 0}

Sommando (3.2) e (3.3) si ha


R  
1 1
(3.4) 2π i dx + ϕ(z) dz + ϕ1 (z) dz −
ε x + 1 log x + π 2
2
+ΓR +γR
   
− ϕ(z) dz − ϕ1 (z) dz − ϕ(z) dz − ϕ1 (z) dz = 0
+Γε +γε +Γε +γε

Osservando che per 0 < |z| < e−5/2·π

|z| 1 |z| 1
|zϕ(z)| ≤   ≤  
 
|z + 1| log |z| − | Arg z + π |  
|z + 1| log |z| − 5/2 · π

si ha
lim zϕ(z) = 0 ;
z→0

ed in modo analogo
lim zϕ1 (z) = 0 .
z→0

Essendo, poi, per |z| > e5/2·π


|z| 1
|zϕ(z)| ≤
|z + 1| log |z| − 5/2 · π
si ha
lim zϕ(z) = 0 .
z→∞

Analogamente si prova che


lim zϕ1 (z) = 0 .
z→∞
 
Nel semipiano z ∈ C : Re z < 0 si ha ϕ(z) ≡ ϕ1 (z), pertanto
 
(3.5) ϕ(z) dz + ϕ1 (z) dz = 2π i Res ϕ(z), −1 .
+Γε +γε

Calcoliamo il residuo in (3.5). Il punto z = −1 è un polo del secondo ordine; si ha, allora, applicando
il teorema dell’Hospital,

z+1 z log z − (1 + iπ )z − 1
Res ϕ(z), −1 = lim D = lim =
z→−1 log z − iπ z→−1 z(log z − iπ )2
log z − iπ 1
= lim =
z→−1 (log z − iπ ) + 2(log z − iπ )
2 2

Passando al limite per ε → 0 e R → ∞ in (3.4) si ha infine


 +∞
dx 1
2 = .
0 (x + 1)(log x + π 2) 2

Svolgimento dell’esercizio 3.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (3.1); x(t) funzione local-
mente assolutamente continua in [0, +∞[ con derivata L-trasformabile; y (t) avente derivata localmen-
te assolutamente continua in [0, +∞[ e derivata seconda L-trasformabile. Posto X = X(s) = L(x(t); s),
12 Prova assegnata il 28 gennaio 1993

Y = Y (s) = L(y (t); s), Φ1 = Φ1 (s) = L(F1 (t); s), Φ2 = Φ2 (s) = L(F2 (t); s), applichiamo la trasforma-
zione di Laplace al problema (3.1); si ha

sX + 2s 2 Y = Φ1
(s + 2)X − Y = Φ2

e quindi risolvendo

1 2s
X =− Φ1 + 2 Φ2
+ 4s + 1)
s(2s 2 2s + 4s + 1
(3.6)
1 s +2
Y =− 2 Φ2 + Φ1
2s + 4s + 1 s(2s 2 + 4s + 1)

Osservato che

1 s+2 1 s+1 1 1
− =2 2 − = + −
s(2s 2 + 4s + 1) 2s + 4s + 1 s (s + 1)2 − 1/2 (s + 1)2 − 1/2 s
2s s+1 1
= −
2s 2 + 4s + 1 (s + 1)2 − 1/2 (s + 1)2 − 1/2
s +2 2 4s + 7 2 s+1 3 1
= − 2 = −2 −
s(2s + 4s + 1)
2 s 2s + 4s + 1 s (s + 1) − 1/2 2 (s + 1)2 − 1/2
2

antitrasformando le (3.6) si ottiene


 t  t   t  t 
x(t) = e−t cosh √ + 2e−t senh √ − 1 ∗ F1 + e−t cosh √ − 2e−t senh √ ∗ F2
2 2 2 2
 t 3 t  1  t 
y (t) = 2 − 2e−t cosh √ − √ e−t senh √ ∗ F1 − √ e−t senh √ ∗ F2
2 2 2 2 2

4. Prova assegnata il 28 gennaio 1993.

4.1. Determinare il residuo nel punto z = 0 della funzione

1 sen z
, n ∈ N.
zn cos 2z

4.2. Sia f (z) una funzione intera tale che

|f (z)| ≤ 1 + |z|α , 0<α<1 , z ∈ C.

Provare che f (z) =cost.


4.3. Determinare la funzione f (t) L-trasformabile in modo che il sistema


 x  + 2x  + y  + y − z = cos2 t
(4.1)
 −x  + 2x  − y  + y − z − 2z = sen2 t
 
x + y  + z = f (t)

ammetta soluzione in [0, +∞[.


4.4. Risolvere, usando la trasformazione di Fourier, il problema

(4.2) T  − λ2 T = δ λ∈R
T ∈ S
Prova assegnata il 28 gennaio 1993 13

essendo δ la distribuzione di Dirac.


Svolgimento dell’esercizio 4.1. Per n = 1 il punto z = 0 è un punto singolare fittizio essendo
sen z 1
lim = 1,
z→0 z cos 2z
per cui il residuo in z = 0 è zero. Per n > 1 il punto z = 0 è un polo di ordine n − 1 essendo
sen z 1
lim zn−1 n
= 1.
z→0 z cos 2z
Per
 calcolarne il residuo
 in z = 0 consideriamo lo sviluppo in serie di Laurent nel disco bucato
z ∈ C : 0 < |z| < π /4 . La funzione
sen z π
|z| <
cos 2z 4
è olomorfa e dispari; il suo sviluppo in serie di Mac-Laurin sarà
+∞

sen z π
(4.3) = a2k+1 z2k+1 |z| < .
cos 2z k=0
4

Determiniamo i coefficienti del precedente sviluppo. Si ha


+∞
 (−1)k k 2k
(4.4) cos 2z = 4 z
k=0
(2k)!

Eseguiamo il prodotto secondo Cauchy delle serie (4.3) (4.4), si ottiene


+∞
  k
sen z (−1)k−p
(4.5) sen z = cos 2z = 4k−p a2p+1 z2k+1 .
cos 2z k=0 p=0
(2k − 2p)!

Ricordando lo sviluppo in serie di Mac-Laurin di sen z


+∞
 (−1)k
(4.6) sen z = z2k+1
k=0
(2k + 1)!

dall’eguaglianza delle serie (4.5) (4.6) si ottiene il sistema di infinite equazioni


k
(−1)p 1
(4.7) 4k−p a2p+1 = k ∈ N0
p=0
(2k − 2p)! (2k + 1)!

che permette di determinare i coefficienti a2k+1 ∀ k ∈ N0 . Si avrà, allora


+∞

1 sen z π
= a2k+1 z2k+1−n 0 < |z| < .
zn cos 2z k=0 4

Il residuo è il coefficiente di z−1 ; sarà, quindi, 0 se n è dispari (2k + 1 − n non può essere uguale a −1),
an−1 se n è pari. Calcoliamo an−1 . Dalle (4.7) per k = 0, 1, . . . , n/2 − 1 si ha


 a1 = 1



 4 1

 a1 − a3 =



 2! 3!
 2
4 4 1
(4.8) a1 − a3 + a5 =



 4! 2! 5!

 ............................



 4n/2−1 4n/2−2 4n/2−3

 1
 a1 − a3 + a5 + · · · + (−1)n/2−1 an−1 =
(n − 2)! (n − 4)! (n − 6)! (n − 1)!
14 Prova assegnata il 28 gennaio 1993

Il determinante dei coefficienti del sistema (4.8) è


 
 1 0 0 ... 0 
 
 4 
 −1 
 0 . . . 0 
 2! 
 
 4 2 4 
 − 
 1 ... 0 =
 4! 2! 
 
 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
 
 
 n/2−1 
 4 4 n/2−2 4 n/2−3 
 − n/2−1 
 . . . (−1) 
(n − 2)! (n − 4)! (n − 6)!
n n
= 1 · (−1) · (−1)2 · (−1)3 · · · (−1)n/2−1 = (−1) 4 2 −1

Si ha, allora, per n pari


 
 1 0 0 ... 1 
 
 4 1 
 −1 
 0 . . . 
 2! 3! 
 
 4 2
4 1 
1 sen z  − 
Res
n
, 0 = (−1) 4
n
2 −1  1 ... 
 4! 2! 5! 
n
z cos 2z  
 .................................. 
 
 
 n/2−1 
 4 4 n/2−2
4 n/2−3
1 
 − 
 ... 
(n − 2)! (n − 4)! (n − 6)! (n − 1)!


Svolgimento
  4.2. Proviamo che f (z) = 0 ∀ z ∈ C. Sia z ∈ C; consideriamo la circonferenza
dell’esercizio
Γ2R = ζ ∈ C : |ζ| = 2R con R > |z| e applichiamo la formula di Cauchy per la derivata. Si ha

1 f (ζ)
f  (z) = dζ .
2π i +Γ2R (ζ − z)2

Applicando il teorema di Darboux si ottiene


 
 f (ζ)  1 + 2α R α
 1  
(4.9) |f (z)| ≤ max   4π R ≤ 2
2π Γ2R  (ζ − z) 
2 R

dove si tenuto conto della minorazione |ζ − z| ≥ R. Facendo tendere R a +∞ in (4.9) si ottiene quanto
asserito.
Svolgimento dell’esercizio 4.3. Il problema (4.1) è equivalente al problema


 x  + 2x  + y  + y − z = cos2 t
(4.10)
 2x  + 2y  + 2z = cos2 t − sen2 t
 
x + y  + z = f (t)

È, allora, evidente che per aversi soluzione dovrà essere

2f (t) = cos2 t − sen2 t

ed in tal caso il sistema (4.10) diventa



x  + 2x  + y  + y − z = cos2 t
2x  + 2y  + 2z = cos2 t − sen2 t
Prova assegnata il 28 gennaio 1993 15

ed anche, sottraendo dalla prima equazione la seconda equazione moltiplicata per 1/2

 1
   
 2x + y − z − z =
2
(4.11)

 cos 2t
x + y + z =
  
2

Sia x(t), y (t), z(t) una soluzione del problema (4.11); x(t), z(t) funzioni aventi derivate prime
localmente assolutamente continue e derivate seconde L-trasformabili e y (t) funzione localmente
assolutamente continua con derivata L-trasformabile. Poniamo X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) =
L(y (t); s), Z = Z(s) = L(z(t); s) ed inoltre

x(0) = a , y (0) = b , z(0) = c


(4.12)
x  (0) = d , z (0) = e

Si noti che dalla prima equazione di (4.11) segue

1
z (0) = 2d + b − e − .
2

Applichiamo la trasformazione di Laplace al sistema (4.11). Si ha



 1

 2sX + Y − s(s + 1)Z = − cs + 2a − c − e
2s

 s
 s 2 X + sY + sZ = + as + b + c + d
2(s + 4)
2

e risolvendo rispetto X, Y

1 1 Z a−c−e b+c+d
X= − + sZ + Z + − c + −
2s 2 2s(s 2 + 4) s s s2
(4.13)
1 1 2(b + c + d)
Y = 2 − − s 2 Z − sZ − 2Z + cs + e + c +
s + 4 2s s

Antitrasformiamo le (4.13), tenendo conto delle condizioni iniziali (4.12); si ha


t
t 1 cos 2t
x(t) = − + + z (t) + z(t) + z(τ) dτ + (a − c − e) − (b + c + d)t
(4.14) 2 8 8 0
sen 2t 1
y (t) = − − z (t) − z (t) − 2z(t) + 2(b + c + d)
2 2

È, poi, immediato verificare che se ζ(t) è una funzione localmente assolutamente continua assieme
alla derivata seconda in [0, +∞[, a, b, d ∈ R, ζ  (0) = 2d + b − ζ  (0) − 1/2 la terna
t
t 1 cos 2t
x(t) = − + + ζ  (t) + ζ(t) + ζ(τ) dτ + (a − ζ(0) − e) − (b + ζ(0) + d)t
2 8 8 0
sen 2t 1
y (t) = − − ζ  (t) − ζ  (t) − 2ζ(t) + 2(b + ζ(0) + d)
2 2
z(t) = ζ(t)

è soluzione del sistema (4.11).


Svolgimento dell’esercizio 4.4. Sia T ∈ S  soluzione di (4.2). Poniamo Φ = F (T ) ed applichiamo la
trasformazione di Fourier; si ha
−4π 2 y 2 Φ − λ2 Φ = 1 ;
16 Prova assegnata il 28 gennaio 1993

essendo per λ = 0 la funzione 1/(4π 2 y 2 + λ2 ) di classe C ∞ limitata assieme con tutte le derivate, dalla
relazione precedente si ha

1
(4.15) Φ=− .
4π 2 y 2 + λ2

Il caso λ = 0 sarà trattato in seguito dato che la funzione − 4π12 y 2 non individua una distribuzione.
La funzione a secondo membro della (4.15) è sommabile in R; antitrasformando si ha, allora
 +∞
1
(4.16) T = F −1 (Φ) = − e2πity dy
−∞ 4π 2 y 2 + λ2

Calcoliamo l’integrale in (4.16) e cioè la trasformata aggiunta della funzione (4.15). La funzione è pari
e reale quindi la sua trasformata aggiunta sarà una funzione pari e reale. Sia t ≥ 0 e applichiamo il
teorema dei residui alla funzione complessa

e2πitz
4π 2 z2 + λ2

relativamente al dominio {z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, R > |λ|/2π , (figura 4.1); si ha


 +R 
e2πiy t e2πitz e2πitz |λ|
dy + dz = 2π i Res ,i ,
−R 4π 2 y 2 + λ2 +ΓR 4π z + λ
2 2 2 4π z + λ
2 2 2 2π

con ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}.

....
........
....
..
.......... ..............
.......... ...............
............... .........
.......
......... .....
...... ....
....
..... ....
..... ........
... . ...
.. ..
..
. i 2π
|λ| ...
...
...
.. . ..
.. ..
.. ..
... ..
... ..
.. ..
... ..
... ..
.
...................................................................................................................................................................................................................................
−R O R

Figura 4.1.

Facendo tendere R a +∞ e ricordando il lemma di Jordan si ha, poi,


 +∞
e2πiy t e2πitz |λ| e−|λ|t
dy = 2π i Res ,i = ,
−∞ 4π y + λ
2 2 2 4π z + λ
2 2 2 2π 2|λ|

e quindi
e−|λt|
T =− .
2|λ|
Verifichiamo che la distribuzione temperata

e−|λt|
− λ=0
2|λ|

verifica la (4.2). Ricordando la definizione di derivata distribuzionale, dovrà essere

 e−|λt|   e−|λt| 
(4.16) − , ϕ (t) − λ2 − , ϕ(t) = ϕ(0) ∀ ϕ ∈ S
2|λ| 2|λ|
Prova assegnata il 19 febbraio 1993 17

Si ha
 +∞ 0
 e−|λt|  1 1
(4.17) − , ϕ  (t) = − e−|λt| ϕ (t) dt = − e|λ|t ϕ (t) dt +
2|λ| 2|λ| −∞ 2|λ| −∞
 +∞ 0
1  |λ|t  0  +∞
+ e−|λ|t ϕ  (t) dt = − e ϕ (t) − |λ| e|λ|t ϕ  (t) dt + e−|λ|t ϕ  (t) +
0 2|λ| −∞ −∞ 0
 +∞ 0  +∞
1
+ |λ| e−|λ|t ϕ  (t) dt = e|λ|t ϕ  (t) dt − e−|λ|t ϕ  (t) dt =
0 2 −∞ 0
0 0
1  |λ|t 0  +∞
= e ϕ(t) − |λ| e|λ|t ϕ(t) dt − e−|λ|t ϕ  (t) − |λ| e−|λ|t ϕ(t) dt =
2 −∞ −∞ 0 −∞

|λ| +∞ −|λt| |λ|  −|λt| 
= ϕ(0) − e ϕ(t) dt = ϕ(0) − e , ϕ(t)
2 −∞ 2

Sostituendo (4.17) in (4.16) si ha quanto asserito.


Per λ = 0 la (4.2) diventa  
T =δ
T ∈ S
e si verifica facilmente che la distribuzione

tχ [0,+∞[ + At + B

A, B costanti è soluzione.

5. Prova assegnata il 19 febbraio 1993.

5.1. Provare, mediante la diseguaglianza di Jordan:


 
2ϑ π
≤ sen ϑ , ϑ ∈ 0,
π 2

che 
lim zα−1 e−λz dz = 0
R→+∞ ΓR

essendo  π
ΓR = z : | z |= R , 0 ≤ Arg z ≤ , 0 < α < 1 , λ > 0.
2
Provare, poi, che
 +∞
Γ (α) π
(5.1) x α−1 sen λx dx = α
sen α ,
0 λ 2

essendo Γ (·) la funzione euleriana gamma.


5.2. Determinare il termine generale della successione definita per ricorrenza dalla legge

an+2 = 2an+1 − an + 1
(5.2)
a0 = 1 a1 = 0

5.3. Data la funzione periodica


t − [t] ,
[t] parte intera contenuta in t, determinarne la derivata nel senso delle distribuzioni e la trasformata
di Fourier.
18 Prova assegnata il 19 febbraio 1993

Svolgimento dell’esercizio 5.1. Le equazioni parametriche di ΓR sono z = Reiτ , 0 ≤ τ ≤ π /2. Si ha,


allora
     π/2
   π/2 
 α−1 −λz   α−1 i(α−1)τ −λR(cos τ+i sen τ) 
 z e dz =  R e e iRe dτ  = R
iτ α
e−λR cos τ dτ .
 ΓR   0  0

π
Nell’ultimo integrale eseguiamo il cambiamento di variabile ϑ = 2 − τ, si ha
 π/2  π/2
−λR cos τ
R α
e dτ = R α
e−λR sen ϑ dϑ .
0 0

Sfruttando a diseguaglianza di Jordan si ottiene successivamente


 π/2  π/2
π  −2λRϑ/π π/2 π 1 − e−λR
Rα e−λR sen ϑ dϑ ≤ Rα e−2λRϑ/π dϑ = −Rα e =
0 0 2λR 0 2λ R1−α
e
1 − e−λR
lim = 0,
R→+∞ R1−α
da cui anche 
lim zα−1 e−λz dz = 0
R→+∞ ΓR

Proviamo la (5.1). Consideriamo la funzione

zα−1 e−λz = e(α−1) log z−λz = |z|α−1 ei(α−1) Arg z−λz

dove il logaritmo è il logaritmo principale ed applichiamo il teorema di Cauchy-Goursat relativamente


al dominio  π
z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , 0 ≤ Arg z ≤ 0<ε<R
2
(vedi figura 5.1).

....
.......
...
...
...
..........................
... ..........
........
... .......
... .....
....
... ....
... .....
... ........
... ....
..... ...
... ...
..
.... ..
..
.... ..
.. ..
.... ..
.......... ...
... .......... ..
.... ..
.... .. ..
. ..
.
.........................................................................................................................................................................................................................
O ε R

Figura 5.1.

Si ha
R  R 
α−1 −λx α−1 −λz α−1 i(α−1) π2 −iλx
(5.3) x e dx + z e dz − i x e e dx − zα−1 e−λz dz = 0
ε +ΓR ε +Γε

In (5.3) facciamo tendere R a +∞ e ε a zero. Osservato che

lim z zα−1 e−λz = 0


z→0

e che, di conseguenza, 
lim zα−1 e−λz dz = 0
ε→0 +Γε
Prova assegnata il 19 febbraio 1993 19

e tenendo presente quanto provato in precedenza, si ha


 +∞  +∞
απ
(5.4) x α−1 e−λx dx − ei 2 x α−1 e−iλx dx = 0
0 0

Poniamo t = λx nel primo integrale in (5.4); si ha


 +∞  +∞
t α−1 −t dt Γ (α)
x α−1 e−λx dx = α−1
e =
0 0 λ λ λα

e sostituendo in (5.4) si ha
 +∞
απ Γ (α)
(5.5) x α−1 e−iλx dx = e−i 2
0 λα

L’esercizio si completa eguagliando i coefficienti delle parti immaginarie dei numeri complessi in (5.5).
Svolgimento dell’esercizio 5.2. Poniamo

(5.6) y (t) = an n ≤ t < n + 1 , n ∈ N0 ;

il problema (5.2) equivale, allora, a risolvere in [0, +∞[ l’equazione alle differenze

y (t + 2) − 2y (t + 1) + y (t) = 1
(5.7)
y (t) = 1 se 0 ≤ t < 1 , y (t) = 0 se 1 ≤ t < 2

Sia y (t) una soluzione di (5.7) L-trasformabile. Poniamo L y (t); s = Y (s); si ha


T  T +2 2
−st −sτ
L y (t + 2); s = lim e y (t + 2) dt = lim e 2s
e y (τ) dτ − e−sτ y (τ) dτ =
T →+∞ 0 T →+∞ 0 0
e2s − es
= e2s Y (s) − .
s

In maniera analoga si prova che

es − 1
L y (t + 1); s = es Y (s) −
s

Applicando la trasformazione di Laplace alla (5.6) si ottiene

2 1 e2s − es es − 1
es − 1 Y (s) = + −2
s s s

e quindi

e2s − 3es + 3 1 2 − es 1 2e−2s − e−s


(5.8) Y (s) = 2
= + 2
= + 2
.
s es − 1 s s es − 1 s s 1 − e−s

Sviluppiamo in serie la funzione


1
2 .
1 − e−s
Considerato lo sviluppo in serie
+∞

1
= τn |τ| < 1
1−τ n=0
20 Prova assegnata il 19 febbraio 1993

derivando per serie si ha


+∞

1
= nτ n−1 |τ| < 1
(1 − τ)2
n=1

da cui, se |e−s | < 1, e cioè se Re s > 0,


+∞

1
2 = ne−(n−1)s
1 − e−s n=1

Sostituendo in (5.8) si ottiene


+∞
 2e−(n+1)s − e−ns
1
Y (s) = + n
s n=1 s

ed antitrasformando per serie


+∞

(5.9) y (t) = 1 + n 2u(t − n − 1) − u(t − n)
n=1

La serie in (5.9) − una somma finita e la (5.9) può essere scritta




 1 se 0 ≤ t < 1


0 se 1 ≤ t < 2
y (t) = 
[t]−1 [t]

 [t] [t] − 1 [t] [t] + 1

 1 + 2 n − n =1+2 − se t ≥ 2
 2 2
n=1 n=1

In definitiva
n−3
an = 1 + n
2
Svolgiamo l’esercizio usando la trasformata zeta. Poniamo

∞ ∞
  y (n) an 3
(5.10) Z = Z1 y (t); z = n
= ( )
n=0
z n=0
zn
 
(3 ) Sia an una successione definita per ricorrenza dalla relazione

an+p+1 = A0 an + A1 an+1 + · · · + Ap an+p + F (n)
a0 , a1 , . . . , ap assegnati

essendo A0 , A1 , . . . , Ap ∈ C e F una funzione tale che |F (n)| ≤ Beµn , B > 0, µ ≥ 1. Dimostriamo che
esistono due costanti A > 0, λ ≥ 1 tali che |an | ≤ Aeλn ∀ n, e quest’ultima condizione assicura la
convergenza della serie
∞
an
n
per |z| > eλ .
n=0
z

Sia A ≥ max{|A0 |, |A1 |, . . . , |Ap |, B} e λ ≥ µ tale che 2pAe−λ < 1. Possiamo sempre supporre che
|an | ≤ Aeλn se n = 0, 1, . . . , p, considerando eventualmente un valore di λ più grande. Proviamo,allora,
per induzione che

(∗) |an | ≤ Aeλn ∀ n ∈ N0 .

Supponiamo (∗) vera per ak , k = 0, 1, . . . , n + p e proviamola per an+p+1 . Si ha


 
|an+p+1 | ≤ A Aeλn + Aeλ(n+1) + · · · + Aeλ(n+p) + Beµn ≤
Prova assegnata il 19 febbraio 1993 21

essendo y (t) la funzione definita in (5.6). Applichiamo la trasformata zeta in (5.7). Si ha

∞ ∞ ∞
  an+1 an an
Z1 y (t + 1); z = n
= n−1
= z − a0 z = z Z − z
n=0
z n=1
z n=0
zn

∞ ∞
  an+2 an
Z1 y (t + 2); z = n
= n−2
= z2 Z − z2
n=0
z n=2
z

∞
  1 z
Z1 1; z = = |z| > 1
n=0
z n z − 1

Si ha allora
z
z2 Z − z2 − 2zZ + 2z + Z =
z−1
da cui
z3 − 3z2 + 3z
Z=
(z − 1)3
La serie in (5.10) è lo sviluppo in serie di Laurent della funzione Z, pertanto

1 z3 − 3z2 + 3z 1 z2 − 3z + 3
an = −n+1
dz = Res zn ,1
2π i +γ (z − 1)3 z (z − 1)3

essendo γ una circonferenza di centro l’origine e raggio maggiore ad uno. z = 1 è un polo del terzo
ordine, quindi

z2 − 3z + 3 1
Res zn , 1 = lim D2 zn+2 − 3zn+1 + 3zn =
(z − 1)3 2 z→1
1  n2 − 3n + 2
= (n + 2)(n + 1) − 3(n + 1)n + 3n(n − 1) = .
2 2

Svolgimento dell’esercizio 5.3. La funzione t − [t] è periodica di periodo 1 e sommabile in [0, 1]; essa
individua, dunque, una distribuzione temperata. Cacoliamone la derivata nel senso delle distribuzioni;
ovviamente essa − la differenza delle derivate nel senso delle distribuzioni delle funzioni t e [t]. La
derivata nel senso delle distribuzioni di t coincide con la derivata ordinaria, la funzione costante 1,
in quanto la funzione − localmente assolutamente continua. Calcoliamo la derivata nel senso delle
distribuzioni di [t]; per definizione −
   
([t]) , ϕ(t) = − [t], ϕ  (t) ϕ∈D.
 
Calcoliamo [t], ϕ  (t) . Si ha

 +∞ +∞
  n+1
 
[t], ϕ  (t) = [t]ϕ  (t) dt = nϕ  (t) dt =
−∞ n=−∞ n

 
≤ A Ae−λ(p+1) + Ae−λp + · · · + Ae−λ eλ(n+p+1) + Aeλn ≤
pA A
≤ A λ eλ(n+p+1) + λ(p+1) eλ(n+p+1) ≤ Aeλ(n+p+1)
e e
22 Prova assegnata il 19 febbraio 1993

+∞
 +∞
 +∞
  
= n ϕ(n + 1) − ϕ(n) = − ϕ(n) = − δ(t − n), ϕ(t) (4 )
n=−∞ n=−∞ n=−∞

In definitiva si ha
+∞


t − [t] =1− δ(t − n) .
n=−∞

Determiniamo la serie di Fourier di t − [t]. I coefficienti della serie sono, per n ∈ Z, n = 0,


1  −2iπnt 1 1
−2iπnt e t 1 e−2inπ e−2inπ − 1 i
cn = e t dt = + e−2iπnt dt = − + =
0 −2inπ 0 2inπ 0 2inπ 4n2 π 2 2nπ
e c0 = 1/2. La funzione t − [t] è sviluppabile in serie di Fourier nel senso di S  e si ha
+∞

1 i
(5.11) t − [t] = + e2inπt
S 2 n=−∞ 2nπ
n=0

Dalla (5.11) si ha trasformando per serie


+∞
 +∞

δ i δ i
F t − [t] = + F e2inπt = + δ(y − n) .
2 n=−∞ 2nπ 2 n=−∞ 2nπ
n=0 n=0

(4 ) Nelcalcolo precedente si − fatto uso del seguente risultato.


Sia an n∈Z una successione di numeri complessi e
+∞

an = L .
n=−∞

Sia, inoltre,
lim nan = 0 .
n→±∞

Allora
+∞

n an+1 − an = −L .
n=−∞

Dimostriamo la precedente asserzione. Poniamo


0 +∞

an = L1 , an = L2 , L1 + L2 = L .
n=−∞ n=1

Si ha, poi,


0 +∞
 
n an+1 − an = −m a−m+1 − a−m = lim − (a0 − a−1 ) − 2(a−1 − a−2 ) − · · ·
m→∞
n=−∞ m=0
  
· · · − m(a−m+1 − a−m = lim − (a0 + a−1 + · · · + a−m+1 ) + ma−m = −L1
m→∞

E, con un calcolo simile al precedente,


+∞

n an+1 − an = −L2 .
n=1
Prova assegnata il 21 gennaio 1994 23

6. Prova assegnata il 21 gennaio 1994.

6.1. Calcolare il seguente integrale  +∞


log x
√ dx .
0 x(1 + x 3 )

6.2. Determinare il residuo nel punto z = i della funzione

1
(6.1) sen z sen .
z−i

6.3. Usando la trasformata di Laplace, determinare in [0, +∞[ la soluzione del problema
    
 2x + x − 2y + y = 0

 
(6.2) x + x + y + 3y = [t]


x(0) = x  (0) = y  (0) = y (0) = 0

essendo [t] la parte intera contenuta in t.


6.4. Data la funzione

(6.3) Φ(t) = (−1)[t] (t − [t])

determinarne la derivata nel senso delle distribuzioni e la trasformata di Fourier.


Svolgimento dell’esercizio 6.1. La funzione è sommabile; basta osservare che
 
x α  log x  1 x β log x 7
lim √ = 0 , se < α < 1 e lim √ = 0 , se 1 < β < .
x→0 x(1 + x 3 ) 2 x→+∞ x(1 + x 3 ) 2

Consideriamo la funzione

log z log |z| + i Arg z π 3


f (z) = = , − < Arg z < π .
e1/2·log z (1 + z3 ) |z|ei/2·Arg z (1 + z3 ) 2 2

π 5
Il polinomio z3 + 1 si annulla nei punti z = ei 3 , z = −1, z = ei 3 π ; applichiamo, allora, il teorema dei
residui considerando il dominio, (figura 6.1),

2
z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , 0 ≤ Arg z ≤ π , 0<ε <1<R.
3

...
........
....
..
..
. ...... .........................................
............... ...........
........
.......... .......
.....
... ....
... .....
... ......
...
... ........
...
... ...
.. . ...
........
... . eiπ /3 ..
..
... ..
... ..
..
... ..
.. ............... ...
... .. ..... ...
... ......... ...
... .. ...
.
....
..
... .......
... ................................
.... O ε R
.
...
..
....
.....
..

Figura 6.1.
24 Prova assegnata il 21 gennaio 1994

Si ha
R  R
log x 2 log x + i2π /3
(6.4) √ dx + f (z) dz − e i3π
√ dx −
ε x(1 + x 3 ) +ΓR ε xeiπ/3 (1 + x 3 e2iπ )

π
− f (z) dz = 2π i Res f (z), ei 3
+Γε

essendo 
2
ΓR = z ∈ C : |z| = R , 0 ≤ Arg z ≤ π
3

2
Γε = z ∈ C : |z| = ε , 0 ≤ Arg z ≤ π
3
Dalla diseguaglianza    
    + 3π /2
z log z  ≤ |z| log |z|
 (|z| > 0)
 1/2·log z 
e |z|
si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→0

e quindi per un noto lemma



(6.5) lim f (z) dz = 0 .
ε→0 +Γε

Analogamente, dalla diseguaglianza


 
 log z  log |z| + 3π /2
z 
 e1/2·log z (1 + z3 )  ≤ |z|  |z| > 1
|z|(|z|3 − 1)

si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→∞

e quindi

(6.6) lim f (z) dz = 0 .
R→+∞ +ΓR

Passando al limite nella (6.4) per ε → 0 e per R → +∞, tenendo conto delle (6.5) (6.6), si ha
 +∞  +∞
π log x 2 i π3 dx π
(6.7) (1 − ei 3 ) √ dx − i π e √ = 2π i Res f (z), ei 3 .
0 x(1 + x )
3 3 0 x(1 + x )
3

π
z = ei 3 è un polo del primo ordine per f (z); si ha allora
π
i π3 log ei 3 π 1 iπ
Res f (z), e = = −i e 6
i π6 i 23 π 3 3
e 3e
e sostituendo nella (6.7) si ha
 +∞  +∞
π log x 2 i π3 dx 2 π
(6.8) (1 − ei 3 ) √ dx − i π e √ = π 2 ei 6 .
0 x(1 + x )
3 3 0 x(1 + x )
3 9
π
e−i 6
Moltiplichiamo la (6.8) per − ; si ha
2i
π π  
ei 6 − e−i 6 +∞ log x π i π +∞ dx iπ 2
(6.9) √ dx + e 6 √ = .
2i 0 x(1 + x 3 ) 3 0 x(1 + x 3 ) 9
Prova assegnata il 21 gennaio 1994 25

Dalla (6.9), eguagliando le parti reali e le parti immaginarie si ottiene


 √  +∞
π +∞ log x 3 dx
sen √ dx + π √ =0
6 0 x(1 + x 3 ) 6 0 x(1 + x3)

π +∞ dx π2
√ =
6 0 x(1 + x )3 9
e quindi √
 +∞  +∞
dx 2 log x 2 3 2
√ = π , √ dx = − π .
0 x(1 + x )
3 3 0 x(1 + x 3 ) 9
L’esercizio può essere svolto in maniera differente.
Applichiamo il teorema dei residui alla funzione f (z) relativamente al dominio, (figura 6.2),

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , |z + 1| ≥ ε , Im z ≥ 0} , 2ε < 1 , R > 1 + ε .


...
........
....
....
..
...
.
........... ...............................................
............... ...........
........
......... .......
.... ......
..... .....
...... .....
. .... ....
....
..... ..........
.... ...
.
.. .. ...
...
.. . ...
... ...
.. . ..
.. iπ /3 ..
.... . e ..
..
.. ..
.. ..
..
.... ..
.. ........ ... . . ... ..
.. ............... .......... .............. .......... ..
.... .... ... .. ... ...
.. .. ..
... ... ..
...
. ...
. ....
.
............................................................................................................................................
−R −1−ε −1+ε −ε ..... O ε . . R
....
.....
.
.....
..

Figura 6.2.

Si ha
R   −1−ε 
log x
(6.10) √ dx + f (z) dz + f (x) dx − f (z) dz +
ε x(1 + x 3 ) +ΓR −R +Γε
 −ε 
π
+ f (x) dx − f (z) dz = 2π i Res(f (z), ei 3 )
−1+ε +Γε

essendo in questo caso


ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z + 1| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Considerando, poi, la funzione
log z log |z| + i Arg z π 5
f1 (z) = = , < Arg z < π .
e1/2·log z (1 + z3 ) |z|e1/2·Arg z (1 + z3 ) 2 2

ed il dominio, (figura 6.3),


{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , |z + 1| ≥ ε , Im z ≤ 0} , 2ε < 1 , R > 1 + ε
applicando ancora una volta il teorema dei residui, si ha
R   −1−ε 
log x + 2iπ
(6.11) − √ iπ dx + f1 (z) dz − f1 (x) dx − f1 (z) dz −
ε xe (1 + x 3 ) +γR −R +γε
 −ε 
5
− f1 (x) dx − f1 (z) dz = 2π i Res(f1 (z), ei 3 π )
−1+ε +γε
26 Prova assegnata il 21 gennaio 1994

...
........
...
....
.....
....
.
.....
.
.....
.....
.....
.
....
−R −1−ε −1+ε −ε ....... O ε R
..
..
...
...
. .
..
...
...
. . ...........................................................................................................................................
.. .
... ... .. ... .. ...
... .. ......
.
. ... ......
.
. ..
... . .
.................... . . .
.................... . . ..
.. .
.
... ...
... ...
.. ..
.. . ..
.. ...
.. .
..
..
ei5π /3 ..
..
... ..
... ....
... ...
.... ...
..... ...
....... ...
....
.... .......
..... ....
..... .....
....
......
....... .......
......... ................
............ .
............................................................

Figura 6.3.

essendo
γR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0}
γε = {z ∈ C : |z + 1| = ε , Im z ≤ 0}
γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0}

Osserviamo che  
f (z) dz + f1 (z) dz = 2π i Res(f (z), −1) .
+Γε +γε

Sommando le (6.10), (6.11) e passando al limite per ε → 0, R → +∞ si ha


 +∞  +∞
log x dx
2 √ dx + 2π i √ =
0 x(1 + x 3 ) 0 x(1 + x3 )
 π 5

= 2π i Res(f (z), ei 3 ) + Res(f (z), −1) + Res(f1 (z), ei 3 π ) .

Calcoliamo i residui; i punti singolari sono tutti poli del primo ordine. Si ha
 +∞  +∞
log x dx
√ dx + π i √ =
0 x(1 + x 3 ) 0 x(1 + x3)
 √
iπ /3 iπ i5π /3 π2 2 3 
πi + + =− − 2i
3eiπ/6 ei2π/3 3eiπ/2 ei2π 3ei5π/6 ei10π/3 3 3

da cui il risultato ottenuto in precedenza.

Svolgimento dell’esercizio 6.2. Il punto z = i è una singolarità essenziale per la funzione (6.1); infatti
il limite  
 1 
lim 
 sen z sen 
z − i z→i

non esiste. A tale scopo basta osservare che considerata la restrizione della funzione (6.1) alla retta
z = x + i si ha che il limite  
 1
lim 
 sen(x + i) sen 
x→0 x
non esiste. Determiniamo lo sviluppo in serie di Laurent della funzione (6.1) nell’insieme C \ {i}; si ha

+∞
 (−1)n
1 1
(6.12) sen = .
z − i n=0 (2n + 1)! (z − i)2n+1
Prova assegnata il 21 gennaio 1994 27

Si ha, poi, ∀ z ∈ C,

(6.13) sen z = sen(z − i + i) = cos i sen(z − i) + sen i cos(z − i) =


+∞
 (−1)p cos i +∞
 (−1)p sen i +∞
 an
2p+1 2p
= (z − i) + (z − i) = (z − i)n
p=0
(2p + 1)! p=0
(2p)! n=0
n!

dove si è posto 
(−1)[n/2] sen i per n pari
an =
(−1)[(n−1)/2] cos i per n dispari
Considerando il prodotto secondo Cauchy delle serie (6.12) e (6.13) si ottiene, per z = i,

+∞
  n
1 (−1)n−k ak 1
sen z sen = .
z − i n=0 k=0 k!(2n − 2k + 1)! (z − i)2n−3k+1

Determiniamo il residuo della funzione in z = i; si devono determinare gli interi n e k in modo tale
che 
 n ∈ N0
0 ≤ k ≤ n
2n − 3k + 1 = 1
2n
e quindi, dovendo essere k = , n dove essere un multiplo di 3. Posto n = 3h, h ∈ N0 , si ha k = 2h,
3
a2h = (−1)h sen i e il residuo è dato dalla somma della serie

+∞
 sen i
h=0
(2h)!(2h + 1)!

Svolgimento dell’esercizio 6.3. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (6.2); x(t), y (t) funzioni
aventi derivate prime localmente assolutamente continue in [0, +∞[ e derivate seconde L-trasformabili.
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), F = F (s) = L([t]; s), applichiamo la
trasformazione di Laplace al problema (6.2); si ha

(2s 2 + s)X − (2s 2 − s)Y = 0
(s + 1)X + (s + 3)Y = F

e quindi risolvendo

2s − 1
X= F
2(2s 2 + 4s + 1)
(6.14)
2s + 1
Y = F
2(2s 2 + 4s + 1)

Osservato che
   √ √ 
2s − 1 −1 1 s+1 3 2 1/ 2
L−1 ; t =L − ;t =
2(2s + 4s + 1)
2 2 (s + 1) − 1/2
2 4 (s + 1) − 1/2
2

1 −t t 3 2 t
= e cosh √ − senh √
2 2 2 2
  1 √ √ 
2s + 1 s + 1 2 1/ 2
L−1 ; t =L −1
− ; t =
2(2s 2 + 4s + 1) 2 (s + 1)2 − 1/2 4 (s + 1)2 − 1/2

1 t 2 t
= e−t cosh √ − senh √
2 2 2 2
28 Prova assegnata il 21 gennaio 1994

antitrasformando le (6.14) si ha

1 −t t 3 2 t
x(t) =[t] ∗ e cosh √ − senh √
2 2 2 2
(6.15) √
1 −t t 2 t
y (t) =[t] ∗ e cosh √ − senh √
2 2 2 2

Calcoliamo le convoluzioni in (6.15). Si ha




0 per 0 ≤ t < 1
t √
x(t) = 1 −t+τ t−τ 3 2 t−τ

 [τ] e cosh √ − senh √ dτ per t ≥ 1
0 2 2 2 2

Calcoliamo, allora, x(t) per t ≥ 1.


 n+1 √
e−t 
[t]−1
t−τ 3 2 t−τ
(6.16) x(t) = n eτ cosh √ − senh √ dτ +
2 n=0 n 2 2 2
t √
t −τ 3 2 t−τ
+ [t] eτ cosh √ − senh √ dτ
[t] 2 2 2

Mediante integrazione per parti si ha



t−τ t−τ  t−τ
eτ cosh √ dτ =eτ 2 cosh √ + 2 senh √ + cost.
2 2 2

t−τ t−τ  t−τ
e senh √ dτ =e 2 senh √ + 2 cosh √
τ τ
+ cost.
2 2 2

da cui
 √
t−τ 3 2 t−τ t −τ  t−τ
eτ cosh √ − senh √ dτ = −eτ cosh √ + 2 2 senh √ + cost.
2 2 2 2 2

e sostituendo in (6.16) si ottiene



 0 per 0 ≤ t < 1




 e−t 
  
[t]−1
t−n t−n−1 t −n t−n−1
x(t) = nen cosh √ − e cosh √ + 2 2 senh √ − 2 2e senh √ +
 2 2 2 2 2

 n=0

 t − [t]  t − [t]

 [t]
+ − 1 + e[t]−t cosh √ + 2 2e[t]−t senh √ per t ≥ 1
2 2 2

Mediante calcoli simili si ha poi




 0 per 0 ≤ t < 1

y (t) = e−t 
[t]−1
t−n−1 t−n [t] t − [t]

 nen e cosh √ − cosh √ + 1 − e[t]−t cosh √ per t ≥ 1
 2 2 2 2 2
n=0

Svolgimento dell’esercizio 6.4. La funzione Φ(t) è periodica di periodo 2. Si ha infatti

Φ(t + 2) = (−1)[t+2] (t + 2 − [t + 2]) = (−1)[t]+2 (t + 2 − [t] − 2) = (−1)[t] (t − [t]).

La funzione è sommabile in [0, 2] e quindi Φ(t) ∈ L1loc (R); Φ(t) individua, dunque, una distribuzione
temperata. La derivata nel senso delle distribuzioni è la distribuzione
    
(6.17) Φ , ψ(t) = − Φ, ψ (t) ψ∈S .
Prova assegnata il 11 febbraio 1994 29

 
Calcoliamo Φ, ψ (t) . Si ha
 +∞ +∞
  n+1
 
Φ, ψ (t) = (−1)[t] (t − [t])ψ (t) dt = (−1)n (t − n)ψ (t) dt =
−∞ n=−∞ n
+∞
  n+1 +∞
  +∞
 n+1
= (−1)n (t − n)ψ(t) n − ψ(t) dt = (−1)n ψ(n + 1) − χ [n,n+1] ψ(t) dt =
n=−∞ n n=−∞ −∞
+∞
  
= (−1)n δ(t − n − 1) − χ [n,n+1] , ψ(t) ,
n=−∞

con χ A funzione caratteristica dell’insieme A. Si ha, allora, per la (6.17)

+∞

Φ = (−1)n χ [n,n+1] − δ(t − n − 1) .
n=−∞

Determiniamo la serie di Fourier della Φ(t). I coefficienti della serie sono, per n ∈ Z, n = 0,
2 1 2  −iπnt 1
1 1 e t
cn = e−iπnt Φ(t) dt =
e−iπnt t dt − e−iπnt (t − 1) dt = +
0 2 2 0 1 −2inπ 0
1  −iπnt  2
1 e (t − 1) 2 1 e−inπ e−inπ − 1 e−2inπ
+ e−iπnt dt − − e−iπnt dt = − + + −
2inπ 0 −2inπ 1 2iπ n 1 2inπ 2n2 π 2 2inπ
e−2inπ − e−inπ (−1)n (−1)n − 1 1 (−1)n − 1 (−1)n − 1 2
− = i + − i + = +i
2n2 π 2 2nπ 2n2 π 2 2nπ 2n2 π 2 2nπ nπ

e c0 = 0. La funzione Φ(t) è sviluppabile in serie di Fourier nel senso di S  e si ha

+∞
 +∞

(−1)n − 1 2 1 2
(6.18) Φ(t) = + i einπt = − + i ei(2n+1)πt .
S n=−∞ 2nπ nπ n=−∞ (2n + 1)π (2n + 1)π
n=0

Trasformando per serie la (6.18) si ha

+∞
 1 2
F (Φ(t)) = − + i F ei(2n+1)πt =
n=−∞ (2n + 1)π (2n + 1)π
+∞
 1 2 2n + 1
=− +i δ y − .
n=−∞ (2n + 1)π (2n + 1)π 2

7. Prova assegnata il 11 febbraio 1994.

7.1. Calcolare il seguente integrale 


1 1

2
e z−i dz
+∂T z
essendo T il quadrato  
z ∈ C : | Re z| ≤ 2 , | Im z| ≤ 2 .

7.2. Dato il problema


   
 x + x + 2x + y + y = f1 (t)

(7.1) x  − x + y  = f2 (t)


x(0) = x  (0) = y (0) = 0
30 Prova assegnata il 11 febbraio 1994

determinare, facendo uso della trasformata di Laplace, una condizione sulle funzioni f1 , f2 affinchè
il problema (7.1) ammetta soluzione in [0, +∞[. Trovare, poi, una formula risolutiva per il problema
(7.1).
7.3. Provare che la funzione senh t 2 non è trasformabile secondo Laplace.
7.4. Determinare la trasformata di Fourier delle funzioni

t2
ϕ1 (t) = , ϕ2 (t) = (−1)[t] t
(1 + t 2 )2

essendo [t] la parte intera contenuta in t.

Svolgimento dell’esercizio 7.1. Per il teorema dei residui si ha



1 1  1 1 1 1 
2
e z−i dz = 2π i Res 2 e z−i , 0 + Res 2 e z−i , i .
+∂T z z z

Ricordando che
1 1 1 1 1 1
Res e z−i , 0 + Res 2 e z−i , i + Res 2 e z−i , ∞ = 0 ,
z2 z z
basterà calcolare il residuo nel punto all’infinito. Si ha

1 1 w
Res 2
e z−i , ∞ = Res − e 1−iw , 0 = 0.
z

Si ha quindi 
1 1
e z−i dz = 0 .
+∂T z2

Svolgimento dell’esercizio 7.2. Il problema (7.1) è equivalente al problema


   
 x + x + 2x + y + y = f1 (t)


(7.2) x + 3x + y = f1 (t) − f2 (t)


x(0) = x  (0) = y (0) = 0

Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (7.2), con x(t) funzione avente derivata prima localmente
assolutamente continua in [0, +∞[ e derivata seconda L-trasformabile e con y (t) funzione localmente
assolutamente continua in [0, +∞[ avente derivata prima L-trasformabile. Siano, inoltre, f1 (t), f2 (t)
L-trasformabili. Dalla seconda equazione per le condizioni iniziali si ricava

(7.3) f1 (0) − f2 (0) = 0.

Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), F = F (s) = L(f1 (t); s), G = G(s) =
L(f1 (t) − f2 (t); s), applicando la trasformazione di Laplace al problema (7.2) si ha

(s 2 + s + 2)X + (s + 1)Y = F
(s + 3)X + Y = G

Da cui risolvendo

1 s +1 1 1 2
X =− F+ G=− F+ 1+ G
3s + 1 3s + 1 3s + 1 3 3s + 1
(7.4)
s2 + s + 2 s +3 1 8 1 1 16
Y =− G+ F= 1+ F − sG − 2+ G
3s + 1 3s + 1 3 3s + 1 3 9 3s + 1
Prova assegnata il 11 febbraio 1994 31

Supponiamo, allora, che la funzione f1 (t) − f2 (t) sia localmente assolutamente continua in [0, +∞[
con derivata prima L-trasformabile; antitrasformando le (7.4), tenendo presente la condizione (7.3)
si ha
1 1 2
x(t) = − f1 (t) ∗ e−t/3 + f1 (t) − f2 (t) + f1 (t) − f2 (t) ∗ e−t/3
3 3 9
(7.5)
1  1 2 16 8
y (t) = − f1 (t) − f2 (t) + f1 (t) + f2 (t) − f1 (t) − f2 (t) ∗ e−t/3 + f1 (t) ∗ e−t/3
3 9 9 27 9
Verifichiamo che le (7.5) costituiscano una soluzione del problema (7.2).
Tenendo presente la formula D(f ∗ g) = f (0)g(t) + f  ∗ g, la funzione f1 − f2 deve essere dotata di
derivata prima localmente assolutamente continua. Le (7.5) verificano le condizioni x(0) = y (0) = 0.
Per la condizione x  (0) = 0 dovrà, poi, essere

−f1 (0) + D (f1 − f2 ) = 0.


t=0

Svolgimento dell’esercizio 7.3. Per definizione


2 2
et − e−t 2
senh t = .
2
2
La funzione et non è mai L-trasformabile, essendo
 +∞
2
e−st et dt = +∞ , ∀s ∈ R ,
0

e  +∞
e−st e−t dt < +∞ ,
2
∀s ∈ R .
0

Svolgimento dell’esercizio 7.4. La funzione ϕ1 (t) è sommabile in ]−∞, +∞[, si ha allora


 +∞
t2
F ϕ1 (t); y = e−2πiy t dt .
−∞ (1 + t 2 )2
La funzione ϕ1 (t) è pari e reale quindi la sua trasformata di Fourier sarà una funzione pari e reale.
Poniamo −2π y = µ, y < 0 e applichiamo il teorema dei residui alla funzione complessa

z2
eiµz
(1 + z2 )2
relativamente al dominio {z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, R > 1, (figura 7.1); si ha
R 
iµt t2 iµz z2 iµz z2
e dt + e dz = 2π i Res e ,i ,
−R (1 + t 2 )2 +ΓR (1 + z2 )2 (1 + z2 )2

con ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}.

...
........
...
..
..
..
...................................................
............. .........
........
......... .....
....
....
....... ....
.....
..... .......
. ...
.. .. . ...
... i ...
..
.. . ..
... ..
.. ..
... ..
..
... ..
... ..
..
... ....
... .
.......................... .....................................................................................................................................................................................................
−R O R

Figura 7.1.
32 Prova assegnata il 8 aprile 1994

Facendo tendere R a +∞ e ricordando il lemma di Jordan si ha, poi,


 +∞
t2 z2
eiµt dt = 2π i Res e iµz
,i .
−∞ (1 + t 2 )2 (1 + z2 )2

Il punto z = i è un polo di ordine 2. Si ha, quindi

z2 eiµz z2 1−µ
Res eiµz , i = lim D = e−µ .
(1 + z )
2 2 z→i (z + i)2 4i

Pertanto 
 π −2πy

 e (1 − 2π y ) se y ≤ 0
2
F ϕ1 (t); y = π


 e2πy (1 + 2π y ) se y < 0
2
La funzione ϕ2 (t) non è sommabile ]−∞, +∞[; essa individua una distribuzione temperata in
quanto a crescenza lenta. Si ha, allora,
   
F (ϕ2 (t)), ψ(y ) = ϕ2 (t), F (ψ(y ); t) ψ ∈ Sy .

La funzione (−1)[t] te−2πiy t ψ(y ), ψ ∈ Sy , è sommabile nell’insieme (t, y ) ∈ [k, k + 1] × ]−∞, +∞[,
k ∈ Z; si ha, allora, applicando il teorema di Fubini,
 +∞  +∞
 
ϕ2 (t), F (ψ(y ); t) = (−1)[t]
t e−2πiy t ψ(y ) dy dt =
−∞ −∞
+∞
  k+1  +∞ +∞
  +∞  k+1
= (−1)k t e−2πiy t ψ(y ) dy dt = (−1)k ψ(y ) e−2πiy t t dt dy
k −∞ −∞ k
k=−∞ k=−∞

e quindi
+∞
  k+1
F (ϕ2 (t)) = (−1)k e−2πiy t t dt.
k
k=−∞

8. Prova assegnata il 8 aprile 1994.

8.1. Calcolare il seguente integrale 


z
dz z2 sen
z+i +∂T
 
essendo T il quadrato z ∈ C : | Re z| ≤ 2 , | Im z| ≤ 2 .
8.2. Facendo uso della trasformazione di Laplace, determinare in [0, +∞[, la soluzione del problema
  

 x + y + y = (−1) t
[t]
   
x − x + y + 2y + y = 0
(8.1)


x(0) = 1 , x  (0) = y (0) = 0 , y  (0) = 1

essendo [t] la parte intera contenuta in t.


8.3. Determinare la derivata nel senso delle distribuzioni della funzione

 [t] 2
 (−1) t se |t| ≤ 2
f (t) = t

 se |t| > 2
|t|
Prova assegnata il 8 aprile 1994 33

8.4. Determinare la trasformata di Fourier della funzione

t 2n
t2 + 1
essendo n un numero intero non negativo.
Svolgimento dell’esercizio 8.1. Per il teorema dei residui si ha

z z
(8.2) z2 sen dz = 2π i Res z2 sen , −i .
+∂T z+i z+i

Determiniamo il residuo di cui al secondo membro della (8.2). Osserviamo, anzitutto, che

z  i   i i 
z2 sen = z2 sen 1 − = (z + i − i)2 sen 1 cos − cos 1 sen .
z+i z+i z+i z+i

Si ha, allora, per z = −i,


+∞
 (−1)n
z   i2n
(8.3) z2 sen = (z + i)2 − 2i(z + i) − 1 sen 1 −
z+i n=0
(2n)! (z + i)2n
+∞

  (−1)n i2n+1
− (z + i)2 − 2i(z + i) − 1 cos 1
n=0
(2n + 1)! (z + i)2n+1

Il residuo cercato è la somma di coefficienti dei termini relativi alla potenza (z + i)−1 nelle serie di cui
alla (8.3). Si ha, quindi,

z 1 1  5 
Res z2 sen , −i = −2i sen 1 − i cos 1 + i cos 1 = i − sen 1 + cos 1 .
z+i 2 3! 6
In definitiva si ha 
z π
z2 sen dz = 6 sen 1 − 5 cos 1 .
+∂T z+i 3
Il calcolo del residuo poteva essere effettuato sfruttando l’eguaglianza
z z
Res z2 sen , −i + Res z2 sen , ∞ = 0.
z+i z+i
Calcoliamo, allora, il residuo in ∞. Si ha

z 1 1
Res z2 sen , ∞ = − Res sen ,0 .
z+i w4 1 + iw
1 1
Il punto w = 0 è un polo del quarto ordine per la funzione sen , si ha, allora
w4 1 + iw
1 1 1 1 1
Res sen , 0 = lim D3 w 4 4 sen
w4 1 + iw w→0 3! w 1 + iw

1
Calcoliamo le derivate della funzione sen . Si ha
1 + iw
1 i 1
D sen =− cos
1 + iw (1 + iw)2 1 + iw
1 2 1 1 1
D2 sen =− cos + sen
1 + iw (1 + iw) 3 1 + iw (1 + iw)4 1 + iw
1 6i 1 6i 1 i 1
D3 sen = cos − sen − cos
1 + iw (1 + iw)4 1 + iw (1 + iw)5 1 + iw (1 + iw)6 1 + iw
34 Prova assegnata il 8 aprile 1994

Da cui
1 1 5
Res sen , 0 = i cos 1 − i sen 1.
w4 1 + iw 6

Svolgimento dell’esercizio 8.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (8.1), x(t), y (t) funzioni
localmente assolutamente continue in [0, +∞[ assieme alle derivate prime aventi derivate seconde
L-trasformabili.
Poniamo X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s) e F = F (s) = L (−1)[t] t; s ; si ha
applicando la trasformazione di Laplace
 2
s X + (s + 1)Y = F + s
s(s − 1)X + (s + 1)2 Y = s

E quindi risolvendo

s 1 s − 1
X= +F − 2+1
+1
s2 s s
(8.4)
1 s +1  s 1 
Y =− + + F 2+1 −
2(s + 1) 2(s + 1)
2 s s +1

Antitrasformando le (8.4) si ha

x(t) = cos t + (−1)[t] t ∗ (1 + sen t − cos t)


(8.5) 1
y (t) = sen t + cos t − e−t + (−1)[t] t ∗ (cos t − e−t )
2
Calcoliamo le convoluzioni in (8.5). Si ha
t
(−1)[t] t ∗ (1 + sen t − cos t) = (−1)[τ] τ 1 − cos(t − τ) + sen(t − τ) dτ =
0

[t]−1  k+1 t
k [t]
(−1) τ 1 − cos(t − τ) + sen(t − τ) dτ + (−1) τ 1 − cos(t − τ) + sen(t − τ) dτ.
k [t]
k=0

Integrando per parti si ottiene



τ2
τ 1 − cos(t − τ) + sen(t − τ) dτ = + (τ + 1) sen(t − τ) + (τ − 1) cos(t − τ) + cost.
2

E quindi


[t]−1  (k + 1)2 k2
(8.6) (−1)[t] t ∗ (1 + sen t − cos t) = (−1)k − +
k=0
2 2

+ (k + 2) sen(t − k − 1) − (k + 1) sen(t − k) + k cos(t − k − 1) − (k − 1) cos(t − k) +
 t2 [t]2 
+ (−1)[t] − − ([t] + 1) sen(t − [t]) + t − 1 − ([t] − 1) cos(t − [t])
2 2
Analogamente si ha


[t]−1  k+1
(8.7) (−1)[t] t ∗ (cos t − e−t ) = (−1)k τ cos(t − τ) − e−t+τ dτ +
k=0 k

t 
[t]−1

+ (−1)[t] τ cos(t − τ) − e−t+τ dτ = (−1)k cos(t − k − 1) − cos(t − k) − (k + 1) sen(t − k − 1) +
[t]
k=0
−t+k+1 −t+k
  
+k sen(t −k)−ke −(1−k)e +(−1)[t] [t] sen(t −[t])+1−cos(t −[t])+1−t −(1−[t])e−t+[t]
Prova assegnata il 8 aprile 1994 35

Sostituendo (8.6), (8.7) in (8.5) si ottiene la soluzione del problema (8.1).

Svolgimento dell’esercizio 8.3. La funzione f (t) individua una distribuzione funzione in quanto fun-
zione localmente sommabile in R; la derivata nel senso delle distribuzioni è la distribuzione
    
(8.8) f , ϕ(t) = − f , ϕ  (t) ϕ∈D.
 
Calcoliamo f , ϕ  (t) . Si ha
 −2  −1 0 1 2
 
f , ϕ  (t) = − ϕ  (t) dt + t 2 ϕ  (t) dt − t 2 ϕ  (t) dt + t 2 ϕ  (t) dt − t 2 ϕ  (t) dt +
−∞ −2 −1 0 1
 +∞  −1  0 0  −1
+ ϕ  (t) dt = −ϕ(−2) + t 2 ϕ(t) −2 tϕ(t) dt − t 2 ϕ(t) +2 tϕ(t) dt +
2 −2 −2 −1 −1
 1 1  2 2
+ t 2 ϕ(t) − 2 tϕ(t) dt − t 2 ϕ(t) + 2 tϕ(t) dt − ϕ(2) =
0 1
  0   1
  
= −5 δ(t + 2), ϕ(t) + 2 δ(t + 1), ϕ(t) − 2 tχ [−2,−1] , ϕ(t) + 2 tχ [−1,0] , ϕ(t) −
       
− 2 tχ [0,1] , ϕ(t) + 2 tχ [1,2] , ϕ(t) + 2 δ(t − 1), ϕ(t) − 5 δ(t − 2), ϕ(t)

Pertanto la derivata di f (t) nel senso delle distribuzioni è data da

5 δ(t + 2) + δ(t − 2) − 2 δ(t + 2) + δ(t − 2) + 2(−1)[t] tχ [−2,2] .

Svolgimento dell’esercizio 8.4. Iniziamo con il caso n = 0; in tal caso la funzione è sommabile in R e
la trasformata di Fourier è data da
 +∞
1 e−2πiy t
F ;y = dt .
1 + t2 −∞ 1 + t2

La funzione (1 + t 2 )−1 è pari e reale quindi la sua trasformata di Fourier sarà una funzione pari e reale.
Sia y ≤ 0 e applichiamo il teorema dei residui alla funzione complessa

e−2πiy z
1 + z2

relativamente al dominio {z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, R > 1, (figura 8.1); si ha


 +R 
e−2πiy t e−2πiy z e−2πiy z
dt + dz = 2π i Res ,i ,
−R 1 + t2 +ΓR 1 + z2 1 + z2

con ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}.

...
........
...
..
..
..
...................................................
............. .........
........
......... .....
....
....
....... ....
.....
..... .......
. ...
.. .. . ...
... i ...
..
.. . ..
... ..
.. ..
... ..
..
... ..
... ..
..
... ....
... .
.......................... .....................................................................................................................................................................................................
−R O R

Figura 8.1.
36 Prova assegnata il 10 giugno 1994

Facendo tendere R a +∞ e ricordando il lemma di Jordan si ha, poi,


 +∞
e−2πiy t e−2πiy z
dt = 2π i Res , i = π e2πy ,
−∞ 1+t 2 1 + z2

Ed infine  
1
F ; y = π e−2π|y | .
1 + t2
Sia n ∈ N, n pari. Si ha

t 2n 1 − 1 + t 2n 1 1 − (−t 2 )n 1
= = − = − 1 + t 2 − · · · + t 2n−2 .
1+t 2 1+t 2 1+t 2 1 − (−t 2 ) 1 + t2

Ragionando in maniera analoga per n dispari si ha

t 2n 1
= 1 − t 2 + · · · + t 2n−2 −
1 + t2 1 + t2
Pertanto
 t 2n   1  δ δ(2n−2)
n 2 2n−2 n −2π|y |
F ; y = (−1) F −1+t −· · ·+t , y = (−1) π e −δ+ −· · ·+ .
1 + t2 1 + t2 4π 2 (2π )2n−2

9. Prova assegnata il 10 giugno 1994.

9.1. Calcolare il seguente integrale 


1
e z2 −iz dz
+∂T

essendo T il quadrato {z ∈ C : | Re z| ≤ 2 , | Im z| ≤ 2}.


9.2. Determinare, usando la trasformazione di Laplace, i valori del parametro reale λ in modo che il
problema
  
 2x − y + y = λ

 
(9.1) x −y +x =0


λx(0) = x(π ) , y (0) = λy (π )

ammetta soluzione.
9.3. Determinare l’ascissa di convergenza e l’ascissa di assoluta convergenza della trasformata di
Laplace della funzione
 t
ee se 0 ≤ t < log log 3
ϕ(t) = t
(−1)n ee se log log n ≤ t < log log(n + 1), (n = 3, 4, . . .)

9.4. Data la successione di distribuzioni temperate

{δ(t − kn)} n∈Z

dove δ(t) è la distribuzione di Dirac e k ∈ R.


a) Determinare i valori di k tali che la serie
+∞

(9.2) δ(t − kn) .
n=−∞
Prova assegnata il 10 giugno 1994 37

converga in S  .
b) Per i valori di k di cui al punto a) determinare lo sviluppo in serie di Fourier e la trasformata di
Fourier della distribuzione somma.
Svolgimento dell’esercizio 9.1. Per il teorema dei residui si ha

1  1 1 
e z2 −iz dz = 2π i Res e z2 −iz , 0 + Res e z2 −iz , i .
+∂T

Ricordando che
1 1 1
Res e z2 −iz , 0 + Res e z2 −iz , i + Res e z2 −iz , ∞ = 0 ,
basterà calcolare il residuo nel punto all’infinito. Si ha
1 1 w2
Res e z2 −iz , ∞ = Res − 2
e 1−iw , 0 .
w
Essendo
1 w2
lim w 2 2
e 1−iw = 1 ,
w→0 w
w2
il punto w = 0 è un polo del secondo ordine per la funzione −w −2 e 1−iw . Si ha, allora,

1 w2 w2 2w(1 − iw) + iw 2 w 2
Res − e 1−iw , 0 = − lim De 1−iw = − lim e 1−iw = 0 .
w 2 w→0 w→0 (1 − iw)2

Ed in definitiva 
1
e z2 −iz dz = 0 .
+∂T

Si osservi che la somma dei residui nei punti z = 0 e z = i si calcola facilmente; piž laborioso − il
calcolo dei residui nei singoli punti. Calcoliamo, ad esempio, il residuo nel punto z = 0.
Tenendo conto dell’identità
1 i i
(9.3) e z2 −iz = e z e i−z ,

determiniamo lo sviluppo in serie di Laurent della funzione


1
e z2 −iz ,
 
nel disco bucato z ∈ C : 0 < |z| < 1 . Si ha
+∞

i in 1
(9.4) ez = .
n=0
n! zn

Determiniamo, poi, lo sviluppo in serie di Mac-Laurin della funzione


i
e i−z
 
nel disco z ∈ C : |z| < 1 . Si ha
+∞
 +∞
 ik
i ik 1 1
(9.5) e i−z = = 1 + .
k=0
k! (i − z)k
k=1
k! (i − z)k

Lo sviluppo in serie di Mac-laurin della funzione

1
|z| < 1, k ∈ N
(i − z)k
38 Prova assegnata il 10 giugno 1994

(i − z)n −k
1  D
+∞
z=0
(9.6) = zn .
(i − z)k n=0
n!

La derivata n-sima della funzione (i − z)−k è data da

1 (−k)(−k − 1) · · · (−k − n + 1) k(k + 1) · · · (k + n − 1)


Dn = (−1)n = , n∈N;
(i − z)k (i − z)k+n (i − z)k+n

sostituendo nella (9.6) si ha, allora,

+∞
! "
1  k + n − 1 zn
(9.7) =
(i − z)k n=0
n ik+n

e ricordando la (9.5)
 ! "   ! "
+∞
 +∞ +∞
 +∞
i 1   k + n − 1 zn  
 1 k+n−1 n
 z . (5 )
(9.8) e i−z = 1+ n
=1+ n
k=1
k! n=0 n i n=0 k=1
k! n i

(5 ) Riportiamo l’argomento che permette lo scambio dell’ordine di sommazione.  Siano


 g(w) e f (z)

due
 funzioni olomorfe rispettivamente nei dischi C = w ∈ C : |w − w 0 | < R e C = z ∈ C : |z − z0 | <
r ; sia w0 = f (z0 ) e f (C  ) ⊆ C . Consideriamo lo sviluppo in serie di Taylor della funzione g(w)

+∞

g(w) = Ak (w − w0 )k , w ∈ C.
k=0

Si ha, allora,

+∞

(∗) F (z) = g(f (z)) = Ak (f (z) − f (z0 ))k , z ∈ C .
k=0

Per il teorema di Weierstrass la funzione F (z) è olomorfa; infatti le funzioni (f (z) − f (z0 ))k sono
olomorfe in C  e la serie (∗) converge uniformemente in ogni compatto H contenuto in C  , essendo
f (H) un compatto contenuto in C . Si ha, allora,

+∞
 F (n) (z0 )
(∗∗) F (z) = (z − z0 )n
n=0
n!

e
+∞

F (n) (z0 ) = Ak Dn (f (z) − f (z0 ))k
z=z0
k=0

Sviluppiamo le funzioni (f (z) − f (z0 ))k in serie di potenze e sia

+∞

(f (z) − f (z0 ))k = apk (z − z0 )p , z ∈ C .
p=0

Si ha allora
Dn (f (z) − f (z0 ))k = n! ank
z=z0
Prova assegnata il 10 giugno 1994 39

Lo sviluppo della funzione (i − z)−k poteva essere determinato anche nel modo seguente. Per |z| < 1
si ha
+∞
 zn
1 1 1
= =
i−z i 1 − z/i n=0 in+1

e derivando per serie k − 1 volte si ha

+∞
 n(n − 1) · · · (n − k + 2)
1 1 k−1 1 1
(9.9) = D = zn−k+1 .
(i − z)k (k − 1)! i−z (k − 1)! n=k−1 in+1

La serie in (9.9) è la stessa di quella in (9.7); infatti cambiando l’indice di sommazione nella (9.9)
j = n − k + 1 si ha

+∞
 n(n − 1) · · · (n − k + 2)
1
zn−k+1 =
(k − 1)! n=k−1 in+1
+∞ +∞ ! "
 (k + j − 1)(k + j − 2) · · · (j + 1) 1  k+j −1 1
j
= z = zj ;
j=0
(k − 1)! i k+j
j=0
k − 1 i k+j

serie quest’ultima coincidente con la (9.7) essendo


! " ! "
k+j−1 k+j−1
= .
k−1 j

Si ha, allora, ricordando le (9.3), (9.4) e (9.8)


   ! "  +∞
+∞
 in 1 +∞
 1 +∞  1 k+n−1  in 1
1
e z2−iz = e z e i−z − 1 + e z =     zn  +
i i i
(9.10)
n=0
n! zn n=0
in k=1 k! n n=0
n! zn

Eseguiamo il prodotto secondo Cauchy delle serie in (9.10). Si ha


 ! "
+∞
  +∞ +∞
1  1 k + p − 1  1 p  in 1
n
1 in−p
e z 2 −iz = z + =
n=0 p=0
(n − p)! zn−p k=1 k! p ip n=0
n! zn
(9.11)  ! "
+∞
  +∞ +∞
in−2p   1 k + p − 1  1  in 1
n
= +
n=0 p=0
(n − p)! k=1 k! p zn−2p n=0 n! zn

Il residuo cercato si otterrà, quindi, considerando la somma dei coefficienti relativi alla potenza z−1
delle due serie in (9.11). Dovrà essere, per quanto riguarda la prima serie,

 n ∈ N0
0≤p≤n

n − 2p = 1

e, sostituendo nella (∗∗) si ha


+∞
 ∞
F (z) = Ak ank (z − z0 )n
n=0 k=0

e dalla (∗)
+∞
 ∞

F (z) = Ak ank (z − z0 )n .
k=0 n=0
40 Prova assegnata il 10 giugno 1994

e n = 1 per la seconda serie. Si ha, allora

+∞ +∞ ! " ! +∞ +∞ "
1  i  1 k+p−1  1  (p + h)!
Res e z 2 −iz ,0 = i+ =i 1+ .
p=0
(p + 1)! k=1 k! p p=0
p!(p + 1)! h=0 h!(h + 1)!

Svolgimento dell’esercizio 9.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (9.1), x(t), y (t) funzioni
localmente assolutamente continue in [0, +∞[ aventi derivate prime L-trasformabili.
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s) e x(0) = a, y (0) = b si ha applicando la
trasformazione di Laplace 
 λ
2sX − (s − 1)Y = + 2a − b
 s
(s + 1)X − sY = a − b
Da cui risolvendo

λ+a−b as
X= + 2
s +1
2 s +1
(9.11)
λ bs λ + 2a − b
Y = + +
s(s 2 + 1) s 2 + 1 s2 + 1

Antitrasformando le (9.11) si ha

x(t) =(λ + a − b) sen t + a cos t


(9.12)
y (t) =λ − λ cos t + b cos t + (λ + 2a − b) sen t

Imponendo nelle (9.12) le condizioni del problema (9.1) si ha



a(λ + 1) = 0
b(λ + 1) = 2λ2

e, quindi, il problema (9.1) per λ = −1 non ha soluzione; per λ = −1 il problema ha soluzione con le
condizioni iniziali a = 0 e b = 2λ2 /(λ + 1).

Svolgimento dell’esercizio 9.3. Cominciamo con il determinare l’ascissa di assoluta convergenza; tro-
viamo i numeri s reali tali che la funzione e−st |ϕ(t)| sia sommabile in [0, +∞[. Si ha, usando il cam-
t
biamento di variabile ee = y
 +∞  +∞
t 1
e−st ee dt = dy = +∞ , ∀s ∈ R ,
0 e (log y )s+1

essendo
y
lim = +∞ , ∀s ∈ R .
y →+∞ (log y )s+1
L’ascissa di assoluta convergenza è, dunque, +∞. Determiniamo l’ascissa di convergenza; cerchiamo i
numeri reali s tali che esista finito il limite
T
(9.13) lim e−st ϕ(t) dt .
T →+∞ 0

Consideriamo il limite
 log log(n+1)
(9.14) lim e−st ϕ(t) dt .
n→+∞ 0
Prova assegnata il 10 giugno 1994 41

t
Si ha, usando il cambiamento di variabile ee = y ,
 log log(n+1)
(9.15) lim e−st ϕ(t) dt =
n→+∞ 0
  log log 3 n  log log(k+1)
 
−st et k −st et
= lim e e dt + (−1) e e dt =
n→+∞ 0 log log k
k=3
3 
n  k+1 
1 1
= lim dy + (−1)k dy =
n→+∞ e (log y )s+1 k=3
k (log y )s+1
3 ∞
  k+1
1 1
= dy + (−1)k dy .
e (log y )s+1 k=3
k (log y )s+1

La serie in (9.15) è convergente per s > −1. Infatti è una serie a segni alterni e il valore assoluto del
termine generale tende a zero decrescendo, come è provato dalla diseguaglianza
 k+1  k+2
1 1 1
dy >  s+1 > dy .
k (log y )s+1 log(k + 1) k+1 (log y )s+1

Il limite in (9.14) esiste finito solo per s > −1; proviamo che lo stesso accade per il limite in (9.13). A
tale scopo basterà osservare che, se n è il numero intero tale che log log n ≤ T < log log(n + 1), si ha
T  log log(n+1) 
lim e−st ϕ(t) dt − e−st ϕ(t) dt = 0 ;
T →+∞ 0 0

e questa ultima affermazione è conseguenza della diseguaglianza


T  log log(n+1)   log log(n+1)
  1
 e −st
ϕ(t) dt − e −st
ϕ(t) dt ≤ e−st ee dt ≤ 
t
s+1 .
 
0 0 log n log n

L’ascissa di convergenza è, dunque, −1.


Svolgimento dell’esercizio 9.4. Dire che la serie in (9.2) converga equivale a dire che la serie numerica
+∞
 +∞

(9.16) δ(t − kn), ϕ(t) = ϕ(kn)
n=−∞ n=−∞

converga ∀ ϕ ∈ S . La serie a secondo membro della (9.16) non converge per k = 0 essendo una serie
costante. Per k = 0 si ha
1
|ϕ(kn)| ≤ ∀ϕ ∈ S ;
1 + k2 n 2
la serie dei valori assoluti ha una maggiorante convergente e quindi la serie converge assolutamente.
Sia δ∗ ∗
k , k = 0, la somma della serie (9.2). δk è una distribuzione temperata periodica di periodo
k. Si ha, infatti,
+∞
 +∞
 +∞

δ∗
k , ϕ(t + k) = δ(t − kn), ϕ(t + k) = δ(t), ϕ(t + k + nk) = ϕ k(n + 1) =
n=−∞ n=−∞ n=−∞
+∞

= ϕ(kn) = δ∗
k , ϕ(t) ∀ϕ ∈ S .
n=−∞

I coefficienti cn , n ∈ Z, della serie di Fourier sono dati dalla formula


 t+k
1  ∗ −2πint/k 
cn = δ ,e ζ(τ) dτ , ζ(t) ∈ S, 1, ζ = 1 .
k k t
42 Prova assegnata il 4 luglio 1994

Si ha
+∞  t+k
1   −2iπnt/k

cn = δ(t − kp), e ζ(τ) dτ =
k p=−∞ t
+∞  +∞  kp+k
1  −2iπnp kp+k
1  1
= e ζ(τ) dτ = ζ(τ) dτ = .
k p=−∞ kp k p=−∞ kp k

Lo sviluppo in serie di Fourier è, pertanto


+∞
1  2iπnt/k
δ∗
k = e .
S k n=−∞

Si ha, poi, per la continuità della trasformata di Fourier


+∞ +∞
1  1  1
F (δ∗
k) = F (e2iπnt/k ) = δ(y − n/k) = δ∗ .
k n=−∞ k n=−∞ k 1/k

10. Prova assegnata il 4 luglio 1994.

10.1. Calcolare il seguente integrale


 +∞
sen2 x
dx
0 + k4 )
x 2 (x 4
essendo k un parametro reale.
10.2. Studiare i punti singolari isolati ed il punto all’infinito della funzione

zn
ϕ(z) = n∈Z .
cos(1/z)

Determinarne, poi, lo sviluppo in serie di Laurent in un intorno di infinito.


10.3. Facendo uso della trasformata di Laplace, determinare in [0, +∞[ la soluzione del sistema integro–
differenziale
 t



 x + 2 x(τ) dτ + 2y  = 1


(10.1) 0 t


  
 x + 2y − 2 y (τ) dτ = et
0

10.4. Facendo uso della trasformata di Laplace risolvere l’equazione differenziale



T " + λT  = u(t) cos t + δ(t − 1)
(10.2) 
T ∈ D+

essendo λ un parametro reale.


Svolgimento dell’esercizio 10.1. Cominciamo con l’osservare che per k = 0 l’integrale vale +∞, dato che
la funzione è non negativa e non è sommabile in [0, 1]. Essendo k4 = |k|4 , possiamo supporre k > 0;
si perviene al risultato generale ponendo k = |k|. Si osservi, inoltre, che
 +∞  +∞  +∞
sen2 x 1 1 − cos 2x 1 1 − e2ix
(10.3) dx = dx = dx .
0 x 2 (x 4 + k4 ) 4 −∞ x 2 (x 4 + k4 ) 4 −∞ x 2 (x 4 + k4 )

Consideriamo la funzione complessa


1 − e2iz
f (z) =
z2 (z4 + k4 )
Prova assegnata il 4 luglio 1994 43

...
........
....
...
.......... .............
..... ..... . . ................
............... ..........
.......
.......... ......
... ... .....
...... ....
....
..... .......
... .....
... ...
... ...
.. .. ...
...
.. .
.. . ke i3π /4 . ke iπ /4 ..
...
.. ..
... ..
.. ..
... ......... ......... ...
.. ..........
.
.....
. ..
... ..
.... .... . ..
..
.. .......
..
.. . ............................................................................................................
. ...
−R −ε O ε R

Figura 10.1.

ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio (figura 10.1)

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0} , 0<ε <k<R.

Si ha
 −ε  R 
1 − e2ix 1 − e2ix
(10.4) dx − f (z) dz + dx + f (z) dz =
−R x 2 (x 4 + k4 ) +Γε ε x (x + k )
2 4 4
+ΓR
 
= 2π i Res(f (z), keiπ/4 ) + Res(f (z), kei3π/4 )

Dalla diseguaglianza, |z| > k,

1 + e−2 Im z 2
|zf (z)| ≤ ≤
|z|(|z|4 − k4 ) |z|(|z|4 − k4 )

si ha
lim zf (z) = 0
z→∞

e quindi per un noto lemma



(10.5) lim f (z) dz = 0 .
R→+∞ +ΓR

Si ha, poi,
1 − e2iz 1 2i
lim zf (z) = lim =− 4
z→0 z→0 z z 4 + k4 k
e quindi


(10.6) lim f (z) dz = .
ε→0 +Γε k4

Facciamo tendere ε a zero e R a +∞ in (10.4); si ottiene, ricordando (10.5) e (10.6),


 +∞
1 − e2ix 2π  
(10.7) dx = 4 + 2π i Res(f (z), keiπ/4 ) + Res(f (z), kei3π/4 )
−∞ +k )
x 2 (x 4 4 k

Calcoliamo i residui in (10.7). I punti keiπ/4 , kei3π/4 sono poli del primo ordine, pertanto
√ √
1 − eik 2(1+i) i 2 √
iπ/4 iπ/4
Res(f (z), ke ) = lim (z − ke )f (z) = 2 3 3iπ/4
= 5
(1 + i)(1 − eik 2(1+i) )
z→keiπ /4 ik 4k e 8k
√ √
1−e ik 2(−1+i)
i 2 √
i3π/4 i3π/4
Res(f (z), ke ) = lim (z − ke )f (z) = = (1 − i)(1 − eik 2(−1+i) )
z→kei3π /4 −ik 4k e
2 3 9iπ/4 8k 5
44 Prova assegnata il 4 luglio 1994

Calcoliamo la somma dei residui.


√ 
i 2 √ √ √ √
Res(f (z), keiπ/4 ) + Res(f (z), kei3π/4 ) = 5
(1 + i)(1 − e−k 2 eki 2 ) + (1 − i)(1 − e−k 2 e−ki 2 ) =
8k
√ 
i 2 √   √  
−k 2 −k 2
= 5
2 − e (1 + i)(cos k 2 + i sen k 2) − e (1 − i)(cos k 2 − i sen k 2) =
8k

i 2 √  
−k 2
= 1 − e (cos k 2 − sen k 2)
4k5

Sostituendo in (10.7), tenendo presente la (10.3) e l’osservazione iniziale, si ha infine


 +∞ √
sen2 x π 2π  √   
dx = − 1 − e−|k| 2 (cos |k| 2 − sen |k| 2) .
0 x (x + k )
2 4 4 2k 4 8|k| 5

2
Svolgimento dell’esercizio 10.2. I punti singolari isolati per ϕ(z) sono z = , k ∈ Z; il punto
π (2k + 1)
z = 0 non è una singolarità isolata. Si tratta di poli del primo ordine essendo essi zeri del primo ordine
per il denominatore di ϕ(z). Il residuo in tali punti è dato da

 2  2 n+2
1 2 n+2
Res ϕ(z), = = (−1)k ,
π (2k + 1) π (2k + 1) sen(π /2 + kπ ) π (2k + 1)

2
k ∈ Z, n ∈ Z. La funzione è olomorfa per |z| > . Studiamo il punto all’infinito. Si consideri la
π
funzione
1 1 1 π
g(w) = ϕ = n , 0 < |w| < .
w w cos w 2
Il punto w = 0 è una singolarità fittizia per g(w), e quindi infinito è regolare per ϕ(z), per n ≤ 0;
infatti 
0 per n < 0
lim g(w) =
w→0 1 per n = 0
Per n > 0 il punto w = 0, e quindi infinito per ϕ(z), è un polo di ordine n; infatti

lim w n g(w) = 1 .
w→0

 
Determiniamo lo sviluppo in serie di Laurent
 di g(w) nel disco
 bucato z ∈ C : 0 < |w| < π /2 . La
funzione 1/ cos w è olomorfa nel disco z ∈ C : |w| < π /2 . Osservato che la funzione è pari, il suo
sviluppo in serie di Mac-Laurin è dato da

+∞

1
(10.8) = a2p w 2p .
cos w p=0

Si ha d’altra parte ∀ w ∈ C

+∞
 (−1)p 2p
(10.9) cos w = w
p=0
(2p)!

ed eseguendo il prodotto secondo Cauchy delle serie (10.8) e (10.9)

+∞
 p
(−1)p−j a2j 2p
(10.10) 1= w .
p=0 j=0
(2p − 2j)!
Prova assegnata il 4 luglio 1994 45

Da (10.10) si ricava il sistema di infinite equazioni




 a0 = 1
 p
 (−1)p−j

 a2j = 0 , p∈N
 (2p − 2j)!
j=0

che permette di ricavare i coefficienti a2p , ∀ p ∈ N. Si ottiene allora,

+∞
 π
g(w) = a2p w 2p−n 0 < |w| <
p=0
2

da cui
+∞
 1 2
ϕ(z) = a2p |z| >
p=0
z2p−n π

Determiniamo, infine, il residuo in infinito. Si ha



0 per n < 0 e per n ∈ N n pari
Res(ϕ(z), ∞) =
−an+1 per n ∈ N n dispari

Svolgimento dell’esercizio 10.3. Sia x(t), y (t) una soluzione di (10.1); x(t), y (t) funzioni localmente
assolutamente continue in [0, +∞[ con derivate prime L-trasformabili. Osserviamo,anzitutto, che il
sistema (10.1) è equivalente al sistema integro–differenziale
 t


  
 x + 2 x(τ) dτ + 2y = 1
t 0 t



 2 x(τ) dτ + 2 y (τ) dτ = 1 − et
0 0

ed anche derivando la seconda equazione


 t

 
x +2 x(τ) dτ + 2y  = 1
(10.11)


0
2x(t) + 2y (t) = −et

Poniamo X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), x(0) = α, y (0) = β. Dalla seconda equazione
in (10.11) si ha, ponendo t = 0,

(10.12) 2α + 2β = −1.

Applichiamo la trasformazione di Laplace al sistema (10.11) si ha



 2 1

 s+ X + 2sY = + α + 2β
s s

 1
 2X + 2Y = −
s −1

e quindi risolvendo

s2 + s − 1 s
X =− − (α + 2β) 2
(s − 2)(s − 1)
2 s −2
(10.13)
s 2 + 2s s
Y = + (α + 2β) 2
2(s 2 − 2)(s − 1) s −2
46 Prova assegnata il 1 settembre 1994

Antitrasformiamo le (10.13) tenendo conto della (10.12); si ha


√ √
1 − 2 2 √2t 1 + 2 2 −√2t α √2t √
t
x(t) =e + √ e + √ e + e + e− 2t
4−2 2 4+2 2 2
√ √
3 t 1 − 2 2 √2t 1 + 2 2 −√2t α √2t √
y (t) = − e − √ e − √ e − e + e− 2t
2 4−2 2 4+2 2 2

Svolgimento dell’esercizio 10.4. Applichiamo la trasformata di Laplace all’equazione (10.2); ponendo


Φ = Φ(s) = L(T ) si ottiene
s
s 2 Φ + λsΦ = 2 + e−s
s +1
Da cui

1 e−s
(10.14) Φ= + 2
(s + λ)(s + 1) s + λs
2

Antitrasformiamo la (10.14) distinguendo i casi λ = 0 e λ = 0. Per λ = 0 si ha

1 e−s 1 s e−s
Φ= + = − +
s(s 2 + 1) s2 s s2 + 1 s2

ed antitrasformando si ottiene

T = 1 − cos t u(t) + (t − 1)u(t − 1) .

Per λ = 0 si ha

1 e−s 1 1 s λ 1 e−s e−s


Φ= + = − + + −
(s + λ)(s 2 + 1) s(s + λ) λ2 + 1 s + λ s 2 + 1 s 2 + 1 λ s s +λ

ed antitrasformando si ha
1 1
T = e−λt − cos t + λ sen t u(t) + 1 − e−λ(t−1) u(t − 1) .
λ2 +1 λ

11. Prova assegnata il 1 settembre 1994.

11.1. Calcolare il seguente integrale  +∞


log x
dx
0 x 2 − k2
essendo k un parametro reale.
11.2. Risolvere, usando la trasformazione di Laplace, il problema
  
 x + y + y = tχ[0,1]

(11.1) x − x + y  + 2y  + y = χ[1,2]
 


x(0) = 1 , x  (0) = 0 , y (0) = 0 , y  (0) = 1

essendo χ A la funzione caratteristica dell’insieme A.


11.3. Determinare, precisando l’ascissa di convergenza, la trasformata di Laplace della funzione

sen αt

t

essendo α un parametro complesso.


Prova assegnata il 1 settembre 1994 47

11.4. Determinare la derivata nel senso delle distribuzioni e la trasformata di Fourier della funzione

ϕ(t) = (−1)[t/(2π)] sen t .

log x
Svolgimento dell’esercizio 11.1. Per k = 0 l’integrale vale −∞; la funzione è sommabile in [1, +∞[
x2
e 1
log x
dx = −∞ .
0 x2
Possiamo supporre k > 0: se k < 0 basterà sostituire k con |k|. Consideriamo la funzione
log z π 3
f (z) = , − < Arg z < π
z 2 − k2 2 2
ed applichiamo il teorema di Cauchy-Goursat considerando il dominio, (figura 11.1),

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , |z + k| ≥ ε , |z − k| ≥ ε , Im z ≥ 0} , 2ε < k , R > k + ε .

...
........
....
..
....
...
.
.......... .. . . . . .....................................
................ ...........
.........
........... .......
. ......
.....
......... .....
.....
...... .....
....
. . ... ........
.... . ...
. ...
.. .. ...
.. . ...
... ..
..
.. . ..
... ..
.. ..
... ..
..
.. ..
... ..
.. ..
.......... ......... .......... ..
... ............... ......... ............... .......... ............... .......... ...
.... .. . ... .. . ... .. .. ..
.. . .. ..
. . ..
... ..
. . .. .. . .... .. .
. . .
.....................................................................
−R −k−ε −k+ε −ε .... O ε .
k−ε k+ε R
....
.
.....
.....
..

Figura 11.1.

Si ha
 k−ε  R   −k−ε
log x log x log(−t) + π i
(11.2) dx − f (z) dz + dx + f (z) dz + dt −
ε x 2 − k2 +Γε k+ε x − k
2 2
+ΓR −R t 2 − k2
  −ε 
log(−t) + π i
− f (z) dz + dt − f (z) dz = 0
+Γε −k+ε t 2 − k2 +Γε

essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z − k| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z + k| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Poniamo nel quinto e nel settimo integrale in (11.2) t = −x; sommando i termini simili si ottiene
 k−ε R  k−ε R
log x log x 1 1
(11.3) 2 2 − k2
dx + 2 2 − k2
dx + π i 2 − k2
dx + π i 2 − k2
dx −
ε x k+ε x ε x k+ε x
   
− f (z) dz + f (z) dz − f (z) dz − f (z) dz = 0
+Γε +ΓR +Γε +Γε
48 Prova assegnata il 1 settembre 1994

Dalle diseguaglianze

   
zf (z) ≤ |z| log |z| + 3π /2 (|z| > k) , zf (z) ≤ |z| − log |z| + 3π /2 (|z| < 1)
|z|2 − k2

si ha
lim zf (z) = 0 , lim zf (z) = 0
z→∞ z→0

e quindi
 
(11.4) lim f (z) dz = 0 , lim f (z) dz = 0.
R→+∞ +ΓR ε→0 +Γε

Considerando i limiti

log k + iπ log k
lim (z + k)f (z) = − , lim(z − k)f (z) =
z→−k 2k z→k 2k

si ottiene
 
log k + iπ log k
(11.5) lim f (z) dz = −π i , lim f (z) dz = π i .
ε→0 +Γε 2k ε→0 +Γε 2k

Passando al limite nella (11.3) per ε → 0 e per R → +∞, tenendo presenti le (11.4) e (11.5), si ha
 +∞  +∞
log x 1 π2
2 dx + π i dx =
0 x 2 − k2 0 x2 −k 2 2k

da cui  +∞
log x π2
dx = .
0 x −k
2 2 4|k|
Si osservi che si è determinato il valore principale dell’integrale e non l’integrale di Lebesgue dato che
la funzione per k = 0 non è integrabile.
Svolgimento dell’esercizio 11.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (11.1); x(t), y (t) funzioni
aventi derivate prime localmente assolutamente continue in [0, +∞[ e derivate seconde L-trasformabili.
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), F = F (s) = L(tχ [0,1] ; s), G = G(s) = L(χ [1,2] ; s),
applichiamo la trasformazione di Laplace al problema (11.1) si ha

s 2 X + (s + 1)Y = F + s
(s 2 − s)X + (s + 1)2 Y = G + s

e quindi risolvendo

s +1 1 s
X= F− G+ 2
s(s + 1)
2 s(s + 1)
2 s +1
(11.6)
s−1 s s
Y =− F+ G+
(s + 1)(s 2 + 1) (s + 1)(s 2 + 1) (s + 1)(s 2 + 1)

Osserviamo che

1 1 s
= − 2
s(s 2 + 1) s s +1
s−1 1 s
(11.7) − = −
(s + 1)(s 2 + 1) s + 1 s2 + 1
s 1 1 1 s +1
=− +
(s + 1)(s 2 + 1) 2 s + 1 2 s2 + 1
Prova assegnata il 1 settembre 1994 49

Antitrasformando le (11.6) per le (11.7) si ha

x(t) = 1 + sen t − cos t) ∗ tχ[0,1] − 1 − cos t ∗ χ[1,2] + cos t


(11.8) 1 1
y (t) = e−t − cos t) ∗ tχ[0,1] + − e−t + sen t + cos t ∗ χ[1,2] + − e−t + sen t + cos t
2 2
Calcoliamo le convoluzioni in (11.8). Integrando per parti si ottiene facilmente

τ sen(t − τ) dτ = τ cos(t − τ) + sen(t − τ) + cost.

τ cos(t − τ) dτ = −τ sen(t − τ) + cos(t − τ) + cost.

da cui

τ2
1 + sen(t − τ) − cos(t − τ) τ dτ = + τ sen(t − τ) + cos(t − τ) + sen(t − τ) − cos(t − τ) + cost.
2

e quindi


 t2

 + t − 1 − sen t + cos t per 0 ≤ t ≤ 1
(11.9) 1 + sen t − cos t) ∗ tχ [0,1] = 2

 1

 + 2 sen(t − 1) − sen t + cos t per t > 1
2
Si ha, poi,

0 per 0 ≤ t ≤ 1
(11.10) 1 − cos t ∗ χ [1,2] = t − 1 − sen(t − 1) per 1 < t ≤ 2

1 + sen(t − 2) − sen(t − 1) per t > 2


t − 2 + e−t + cos t per 0 ≤ t ≤ 1
(11.11) e−t − cos t) ∗ tχ [0,1] =
sen(t − 1) − cos(t − 1) + e−t + cos t per t > 1


 0 per 0 ≤ t ≤ 1

 e−t+1 − cos(t − 1) + sen(t − 1)
−t per 1 < t ≤ 2
(11.12) −e + sen t + cos t ∗ χ [1,2] = −t+2 + cos(t − 2) − sen(t − 2) +

 −e −t+1

+e − cos(t − 1) + sen(t − 1) per t > 2

Dalle (11.8), (11.9), (11.10), (11.11), (11.12) si ottiene


 2

 t

 + t − 1 − sen t + 2 cos t per 0 ≤ t ≤ 1

 2


3
x(t) = −t + − sen t + 2 cos t + 3 sen(t − 1) per 1 < t ≤ 2

 2





 − 1 − sen t + 2 cos t + 3 sen(t − 1) − sen(t − 2) per t > 2
2


 1 1 3
 t − 2 + e−t + sen t + cos t
 per 0 ≤ t ≤ 1

 2 2 2



 1 1 1 3 3 3

 e−t + e−t+1 + sen t + cos t + sen(t − 1) − cos(t − 1) per 1 < t ≤ 2
y (t) = 2 2 2 2 2 2

 1 −t 1 −t+1 1 −t+2 1 3 3 3

 e + e − e + sen t + cos t + sen(t − 1) − cos(t − 1) −



 2 2 2 2 2 2 2

 1 1

 − sen(t − 2) + cos(t − 2) per t > 2
2 2
50 Prova assegnata il 1 settembre 1994

Svolgimento dell’esercizio 11.3. Si ha ricordando la formula


Γ (β + 1)
L tβ ; s = Re β > −1 , Re s > 0
s β+1
 √ √ √
sen αt Γ (1/2) 1 1 π s + iα − s − iα
L √ ;s = √ −√ = √
t 2i s − iα s + iα 2i s 2 + α2
per Re s > max Re(iα), − Re(iα) = | Im α|.
Svolgimento dell’esercizio 11.4. La funzione ϕ(t) è periodica di periodo 4π . Si ha infatti
ϕ(t + 4π ) = (−1)[(t+4π)/(2π)] sen(t + 4π ) = (−1)[t/(2π)]+2 sen t = ϕ(t).
La funzione è sommabile in [0, 4π ] e quindi ϕ(t) ∈ L1loc (R); ϕ(t) individua, dunque, una distribuzione
temperata. La derivata nel senso delle distribuzioni è la distribuzione
    
ϕ , ψ(t) = − ϕ, ψ (t) ψ∈S .
 
Calcoliamo ϕ, ψ (t) . Si ha
 +∞ +∞
  2π(n+1)
ϕ(t)ψ (t) dt = (−1)n sen t ψ (t) dt =
−∞ n=−∞ 2πn
+∞
  2π(n+1)  +∞
 2π(n+1)
= (−1)n sen t ψ(t) 2πn − cos t ψ(t) dt =− (−1)[t/(2π)] cos t ψ(t) dt
n=−∞ 2πn −∞

e quindi la derivata nel senso delle distribuzioni di ϕ(t) è la distribuzione funzione (−1)[t/(2π)] cos t;
si sarebbe potuto giungere alla stessa conclusione osservando che la funzione ϕ(t) è lipschitziana e
quindi localmente assolutamente continua.
Determiniamo la serie di Fourier della ϕ(t). I coefficienti della serie sono, per n ∈ Z, n = ±2,
 2π  4π
1
cn = e−int/2 sen t dt − e−int/2 sen t dt =
4π 0 2π
 2π  4π
1
= ei(1−n/2)t − e−i(1+n/2)t dt − ei(1−n/2)t − e−i(1+n/2)t dt =
8π i 0 2π
1 ei(1−n/2)2π − 1 e−i(1+n/2) − 1 ei(1−n/2)4π − ei(1−n/2)2π e−i(1+n/2)4π − e−i(1+n/2)2π
= − − + =
8π i i(1 − n/2) −i(1 + n/2) i(1 − n/2) −i(1 + n/2)
1 (−1)n − 1 (−1)n − 1 1 − (−1)n 1 − (−1)n 2 (−1)n − 1
=− + − − =−
4π 2−n 2+n 2−n 2+n π 4 − n2
e
 2π  4π
1 ∓it
c±2 = e sen t dt − e∓it sen t dt =
4π 0 2π
 2π  2π
1 ∓it
e sen t dt − e∓i(τ+2π) sen(τ + 2π ) dτ = 0 .
4π 0 0

La funzione ϕ(t) è sviluppabile in serie di Fourier nel senso di S  e si ha


+∞
 +∞
 2
2 1 − (−1)n int/2 2
(11.13) ϕ(t) = e = ei(2n+1)t/2 .
S n=−∞ π 4−n 2
n=−∞ π 4 − (2n + 1)2
n=2

Dalla (11.18), si ha
+∞
 +∞
 2
2 2 i(2n+1)t/2 2 2n + 1
F (ϕ(t)) = F e = δ y− .
n=−∞ π 4 − (2n + 1)2
n=−∞ π 4 − (2n + 1)2 4π
Prova assegnata il 28 gennaio 1995 51

12. Prova assegnata il 28 gennaio 1995.

12.1. Calcolare il seguente integrale


 +∞
sen4 x
dx .
0 x2

12.2. Sia f (z) una funzione olomorfa in C \ {0}. Siano z = 0 un polo di ordine α e z = i uno zero di
ordine β per f (z), f (z) = 0 se z = i. Calcolare

f  (z)
dz
+γ f (z)

essendo γ = {z ∈ C : |z| = 2}.


12.3. Usando la trasformata di Laplace, discutere e risolvere in [0, +∞[ il problema
    
 x + x − y − 2y − y = f1 (t)

(12.1) 2x + 4x + 2x − 2y  − 2y  = f2 (t)
 


x(0) = y  (0) = 0 , x  (0) = y (0)

12.4. Determinarne la trasformata di Fourier della funzione

(1 + t 2 )n

essendo n un numero intero relativo.


Svolgimento dell’esercizio 12.1. Considerata l’identità
! "
4 h 
4
4
cos 4x + i sen 4x = (cos x + i sen x) = i senh x cos4−h x
h=0
h

eguagliandone le parti reali si ottiene


 2
cos 4x = cos4 x − 6 sen2 x cos2 x + sen4 x = 1 − sen2 x − 6 sen2 x + 6 sen4 x + sen4 x

da cui
cos 4x − 4 cos 2x + 3
sen4 x = .
8
Si ha quindi
 +∞  +∞  +∞  +∞
sen4 x 1 sen4 x 1 cos 4x − 4 cos 2x + 3 1 e4ix − 4e2ix + 3
dx = dx = dx = dx .
0 x2 2 −∞ x2 16 −∞ x2 16 −∞ x2

Applichiamo il teorema di Cauchy-Goursat alla funzione

e4iz − 4e2iz + 3
z2

relativamente al dominio {z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, 0 < ε < R, (figura 12.1). Si ha


 −ε R
e4ix − 4e2ix + 3 e4ix − 4e2ix + 3
(12.2) dx + dx =
−R x2 ε x2
 
e4iz − 4e2iz + 3 e4iz − 4e2iz + 3
= 2
dz − dz
+Γε z +ΓR z2
52 Prova assegnata il 28 gennaio 1995

...
........
....
...
.......... .............
..... ... . .. . ................
............... ..........
........
.......... ......
....... .....
...... ....
....
.... .......
.... .....
... ...
.. .. ...
.. . ...
..
.... ..
.. ..
... ..
... ..
..
.... ..
.. ......... .............. ..
... .......... . ..
..
... ..... .. ..
.. ....... . . ...........................................................................................................
... .... ....
−R −ε O ε R

Figura 12.1.

dove Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}, ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}.


Facciamo tendere ε a zero e R a +∞ nella (12.2). Osservando che

e4iz − 4e2iz + 3 1
lim z = −4i lim z =0
z→0 z2 z→∞ z2

e ricordando il lemma di Jordan, si ha


 
e4iz − 4e2iz + 3 e4iz − 4e2iz + 3
lim dz = 4π lim dz = 0 .
ε→0 +Γε z2 R→+∞ +ΓR z2

Si ha, quindi,
 +∞
sen4 x π
2
dx =
0 x 4

Svolgimento dell’esercizio 12.2. Per il teorema dei residui si ha


  ! " ! "'
f  (z) f  (z) f  (z)
dz = 2π i Res , 0 + Res ,i .
+γ f (z) f (z) f (z)

Posto  α
 z f (z) per z = 0
ϕ(z) = α
per z = 0
 lim z f (z)
z→0

ϕ(z) è olomorfa in C e ϕ(0) = 0. Si ha, allora, per z = 0

f  (z) D[z−α ϕ(z)] −α ϕ  (z)


= = + ;
f (z) z−α ϕ(z) z ϕ(z)

da cui ! "
f  (z)
Res ,0 = −α.
f (z)
Analogamente posto, in un opportuno disco di centro z = i,

f (z) = (z − i)β g(z)

con g(z) olomorfa, g(i) = 0, si ha, per z = i,

f  (z) D[(z − i)β g(z)] β g  (z)


= = + ;
f (z) (z − i) g(z)
β z−i g(z)

da cui ! "
f  (z)
Res ,i = β.
f (z)
Prova assegnata il 28 gennaio 1995 53

Pertanto 
f  (z)
dz = 2π i(β − α).
+γ f (z)

Svolgimento dell’esercizio 12.3. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema, con x(t), y (t) funzioni
aventi derivate prime localmente assolutamente continue in [0, +∞[ e derivate seconde L-trasformabili.
Siano, inoltre, f1 (t), f2 (t) L-trasformabili.
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), F1 = F1 (s) = L(f1 (t); s), F2 = F2 (s) = L(f2 (t); s),
applicando la trasformazione di Laplace al problema (12.1) si ha

s(s + 1)X − (s + 1)2 Y = F1 − λ(s + 1)
2(s + 1)2 X − 2s(s + 1)Y = F2 − 2λs

con λ = x  (0) = y (0). Da cui risolvendo

s 1
X =− F1 + F2
(s + 1)(2s + 1) 2(2s + 1)
1 s λ
Y =− F1 + F2 +
2s + 1 2(s + 1)(2s + 1) s+1

ed antitrasformando
1 −t/2 1
x(t) = − e−t − e ∗ f1 (t) + e−t/2 ∗ f2 (t)
2 4
(12.3)
1 1 −t 1 −t/2
y (t) = − e−t/2 ∗ f1 (t) + e − e ∗ f2 (t) + λe−t
2 2 2
Verifichiamo che le funzioni trovate costituiscano una soluzione del problema assegnato.
Le funzioni x(t), y (t) date dalle (12.3) devono avere derivate prime localmente assolutamente conti-
nue, e quindi, tenendo presente che D(f ∗g) = f (0)g(t)+f  ∗g, le funzioni f1 (t), f2 (t) devono essere
localmente assolutamente continue. Le condizioni x(0) = 0, y (0) = λ sono verificate. Derivando le
funzioni x(t), y (t) si ha
1 1
x  (0) = − f1 (0) + f2 (0)
2 4
1 1
y  (0) = − f1 (0) + f2 (0) − λ
2 4
In definitiva il problema (1.1) ha soluzione se e solo se

1 1
x  (0) = y (0) = − f1 (0) + f2 (0) .
2 4
e la soluzione è data dalle (12.3)
Svolgimento dell’esercizio 12.4. Per n intero non negativo, la funzione non è sommabile in [−∞, +∞[;
si ha ! " ! "
  n
n   n
n (−1)k δ(2k)
2 n 2k
F (1 + t ) = F t = .
k=0
k k=0
k (2π )2k

Per n intero negativo la funzione è sommabile; si ha


   +∞ e−2πiy t
F (1 + t 2 )n ; y = dt .
−∞ (1 + t 2 )−n

La funzione (1 + t 2 )n è pari e reale quindi la sua trasformata di Fourier sarà una funzione pari e reale.
Poniamo −n = m, −2π y = µ, y ≤ 0 e applichiamo il teorema dei residui alla funzione complessa

eiµz
(1 + z2 )m
54 Prova assegnata il 28 gennaio 1995

...
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....... ....
..... .......
......
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..... . i
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... ...
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... ..
... ..
. .
..................................................................................................................................................................................................................................
−R O R

Figura 12.2.

relativamente al dominio {z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, R > 1, (figura 12.2); si ha


 +R  ! "
eiµt eiµz eiµz
dt + dz = 2π i Res ,i ,
−R (1 + t 2 )m +ΓR (1 + z2 )m (1 + z2 )m

con ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}.


Facendo tendere R a +∞ e ricordando il lemma di Jordan si ha, poi,
 +∞ ! "
eiµt eiµz
dt = 2π i Res ,i .
−∞ (1 + t 2 )m (1 + z2 )m

Il punto z = i è un polo di ordine m. Per calcolare il residuo determiniamo lo sviluppo in serie di


eiµz
Laurent della funzione nel disco bucato di centro z = i e raggio 1. Si osservi anzitutto che
(1 + z2 )m

1 1 1
= .
(1 + z2 )m (z − i)m (z + i)m

Si ha
+∞
 ij µ j
(12.4) eiµz = e−µ eiµ(z−i) = e−µ (z − i)j .
j=0
j!

Essendo, poi

+∞
 i  
1 1 1 1
p+1 z − i 1
= =   =− (z − i)p  
z+i 2i + z − i 2i 1 − − z−i 2  2i  < 2
p=0 2i

derivando m − 1 volte per serie si ha

+∞
 p+1
1 (−1)m−1 (m − 1)! i
Dm−1 = = − p(p − 1) · · · (p − m + 2)(z − i)p−m+1
z+i (z + i)m
p=m−1
2

e quindi

+∞ " !
1  i p p+1
m
(12.5) = (−1) (z − i)p−2m+1 =
(1 + z2 )m p=m−1
2 m−1
+∞ ! "
 i j+m j + m − 1
m
= (−1) (z − i)j−m .
j=0
2 m − 1
Prova assegnata il 20 febbraio 1995 55

Si ha, quindi, moltiplicando le due serie (12.4), (12.5) secondo Cauchy


 ! "
+∞
  j k+m
eiµz m −µ  ij−kµ j−k i k+m−1 
= (−1) e (z − i)j−m
(1 + z )
2 m
j=0 k=0
(j − k)! 2 m−1

Da cui, per j = m − 1
! " ! "
eiµz 
m−1
µ m−k−1 1 k+m
k+m−1
−µ
Res ,i = −ie .
(1 + z2 )m k=0
(m − k − 1)! 2 m−1

Ed infine
! "
  −(n+1)

−2π|y | −2k −(n+k) k − n − 1 1
2 n
F (1 + t ) ; y = e 2 π |y |−(n+k+1) .
k=0
−n − 1 (−n − k − 1)!

13. Prova assegnata il 20 febbraio 1995.

13.1. Dire per quali valori del parametro reale α la funzione


(1 + x)(1 + x 2 )

è sommabile in [0, +∞[ ed in tal caso calcolare l’integrale


 +∞

dx .
0 (1 + x)(1 + x 2 )

13.2. Data la funzione

1
(13.1) sen log z
z−1

precisare le determinazioni della funzione log z per cui la (13.1) è sviluppabile in serie di Laurent nel
disco bucato {z ∈ C : 0 < |z − 1| < 1}. Scelta, poi, una di tali determinazioni calcolare il residuo della
(13.1) nel punto z = 1.
13.3. Risolvere, usando la trasformata di Laplace, l’equazione alle differenze

y (t − 2) − 6y (t − 1) + 5y (t) = 2[t] , t ∈ [0, +∞[
y (t) ≡ 0 in [−2, 0[

[t] essendo la parte intera contenuta in t.


13.4. Determinare la trasformata di Fourier delle funzioni

(1 − u(t)) e[t] , et−[t]

u(t) essendo la funzione di Heaviside.


Svolgimento dell’esercizio 13.1. La funzione è sommabile per −1 < α < 2; si osservi, infatti, che

xα xα
≤ ≤ xα , ∀ x ∈ ]0, 1]
4 (1 + x)(1 + x 2 )
56 Prova assegnata il 20 febbraio 1995

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... . i ...
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−R −1−ε −1+ε −ε .... O ε . . R
....
.
....
.....
..

Figura 13.1.

e che
x 3−α x α
lim = 1.
x→+∞ (1 + x)(1 + x 2 )
Si consideri la funzione

eα log z |z|αeiα Arg z π 3


f (z) = = , − < Arg z < π
(1 + z)(1 + z2 ) (1 + z)(1 + z2 ) 2 2

e si applichi il teorema dei residui considerando il dominio, (figura 13.1),

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , |z + 1| ≥ ε , Im z ≥ 0} , 2ε < 1 , R > 1 + ε .

Si ha
R   −1−ε 

(13.2) dx + f (z) dz + f (z) dz − f (z) dz +
ε (1 + x)(1 + x 2 ) +ΓR −R +Γε
 −ε 
+ f (z) dz − f (z) dz = 2π i Res(f (z), i)
−1+ε +Γε

essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z + 1| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Considerando, poi, la funzione

|z|α eiα Arg z π 5


f1 (z) = , < Arg z < π
(1 + z)(1 + z2 ) 2 2

ed il dominio, (figura 13.2),

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , |z + 1| ≥ ε , Im z ≤ 0} , 2ε < 1 , R > 1 + ε ,

applicando ancora una volta il teorema dei residui, si ha


R   −1−ε 
x α e2iαπ
(13.3) − dx + f1 (z) dz − f1 (z) dz − f1 (z) dz −
ε (1 + x)(1 + x 2 ) +γR −R +γε
 −ε 
− f1 (z) dz − f1 (z) dz = 2π i Res(f1 (z), −i)
−1+ε +γε
Prova assegnata il 20 febbraio 1995 57

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.....
....
.
....
−R −1−ε −1+ε −ε ....... O ε R
..
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... . −i ...
...
... . ...
......... ....
....
.... ......
..... ....
....
..... .....
....... ......
.......
.......... ................
............ ...
.......................................................

Figura 13.2.

essendo
γR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0}
γε = {z ∈ C : |z + 1| = ε , Im z ≤ 0}
γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0}
Per α = 0 e α = 1 sommando (13.2) e (13.3) si ha
R   

(13.4) (1 − e2iαπ ) dx + f (z) dz + f1 (z) dz − f (z) dz −
ε (1 + x)(1 + x )
2
ΓR γR Γε
  
 
− f1 (z) dz − f (z) dz − f1 (z) dz = 2π i Res(f (z), i) + Res(f1 (z), −i)
γε Γε γε

Per α = 0, 1, si ha 1 − e2iαπ = 0 ed il metodo usato non permette di calcolare l’integrale. I casi α = 0, 1


saranno trattati in seguito. Si osservi che,
|z|α+1
lim |z f (z)| = lim |z f1 (z)| = lim =0 (1 + α < 3)
z→∞ z→∞ z→∞ |z + 1| |1 + z 2 |

|z|α+1
lim |z f (z)| = lim |z f1 (z)| = lim =0 (1 + α > 0)
z→0 z→0 z→0 |z + 1| |1 + z 2 |

eiαπ
lim (z + 1)f (z) = lim (z + 1)f1 (z) =
z→−1 z→−1 2
Per noti lemmi passando al limite nella (13.4) per ε → 0 e per R → ∞ si ha allora
 +∞  '
2iαπ xα eiαπ
(13.5) (1 − e ) dx = 2π i + Res(f (z), i) + Res(f (z), −i) .
0 (1 + x)(1 + x 2 ) 2
Calcoliamo il residuo di f (z) nei punti z = i e z = −i. Si tratta di poli del primo ordine; si ha quindi
eiαπ/2
Res(f (z), i) = lim(z − i)f (z) =
z→i 2i(1 + i)
eiα3π/2
Res(f (z), −i) = lim (z + i)f (z) = −
z→−i 2i(1 − i)
Sostituendo in (13.5) si ha infine
 +∞ 
xα iπ i i
dx = eiαπ − eiαπ/2 + eiα3π/2 =
0 (1 + x)(1 + x ) 2 1−e 2iαπ 1+i 1−i
 
iπ e−iαπ iαπ 1 + i iαπ/2 −1 + i iα3π/2 π π π
= −iαπ e − e + e = sen α + cos α − 1 .
e −e iαπ 2 2 2 sen απ 2 2
58 Prova assegnata il 20 febbraio 1995

Oppure, sempre per α = 0, 1. Consideriamo il limite per ε → 0 e per R → +∞ nella (13.2). Si ha


 +∞ 0
xα (−x)α eiαπ/2 eiαπ
dx + eiαπ v.p. dx = π + iπ
0 (1 + x)(1 + x 2 ) −∞ (1 + x)(1 + x )
2 1+i 2

Equagliando la parte reale e la parte immaginaria delle espressioni precedenti si ha


 +∞ 0
xα (−x)α
dx + cos απ v.p. dx =
0 (1 + x)(1 + x 2 ) −∞ (1 + x)(1 + x )
2
π  π π 
= cos α + sen α − sen απ
2 2 2
0
(−x) α π π π 
sen απ v.p. dx = sen α − cos α + cos απ
−∞ (1 + x)(1 + x )
2 2 2 2

Da cui 0
(−x)α π  π π 
v.p. dx = sen α − cos α + cos απ
−∞ (1 + x)(1 + x )
2 2 sen απ 2 2
e  +∞
xα π  π π
dx = sen απ cos α + sen απ sen α − sen2 απ −
0 (1 + x)(1 + x )
2 2 sen απ 2 2
π π  π  π π 
2
− cos απ sen α + cos απ cos α − cos απ = sen α + cos α − 1
2 2 2 sen απ 2 2
Calcoliamo l’integrale per α = 0 e per α = 1. In tali casi il calcolo si può effettuare in modo più semplice
senza far uso della variabile complessa. Si ha, infatti
 +∞ 
1 1 +∞ 1 x 1
dx = − + dx =
0 (1 + x)(1 + x )
2 2 0 1+x 1+x 2 1 + x2
 +∞
1 1+x π
= log √ + arctang x =
2 1+x 2 0 4
 +∞  +∞  +∞
x 1 1 π π π
dx = dx − dx = − = .
0 (1 + x)(1 + x 2 ) 0 (1 + x 2 ) 0 (1 + x)(1 + x 2 ) 2 4 4

Svolgimento dell’esercizio 13.2. Si deve avere ϑ < Arg z < ϑ + 2π essendo ϑ ∈ [ π2 + 2hπ , 32 π +
2hπ ] , h ∈ Z.
Sia −π + 2hπ < Arg z < π + 2hπ , h ∈ Z. Il punto z = 1 è una singolarità essenziale. Determiniamo lo
sviluppo in serie di Laurent della funzione (13.1). Si ha

+∞
 (−1)n
1 1
sen =
z − 1 n=0 (2n + 1)! (z − 1)2n+1

+∞
 Dn log z
n z=1
log z = an (z − 1) , con an = .
n=0
n!

Eseguendo il prodotto secondo Cauchy delle due serie suddette si ha

+∞
  n
1 (−1)k an−k
sen log z = (z − 1)n−3k−1 .
z−1 n=0 k=0
(2k + 1)!

Per ottenere il residuo dovrà essere 


 n ∈ N0
0 ≤ k ≤ n
n − 3k − 1 = −1
Prova assegnata il 20 febbraio 1995 59

n dovrà, quindi, essere un multiplo di 3. Posto n = 3p, p ∈ N0 , il residuo sarà la somma della serie

+∞
(−1)p a2p
(13.6) .
p=0
(2p + 1)!

Calcoliamo a2p . a0 = log 1 = 2ihπ , h ∈ Z. Per p > 1 si ha

(−1)2p−1 (2p − 1)!


D2p log z = .
z2p
Da cui
(2p − 1)! 1
a2p = − =− .
(2p)! 2p
Ed infine, sostituendo in (13.6), si ottiene
+∞
 (−1)p+1
2ihπ + , h∈Z.
p=1
2p(2p + 1)!

Svolgimento dell’esercizio 13.3. Sia y (t) soluzione dell’equazione alle differenze L-trasformabile.
Posto
L y (t); s = Y (s) ,
determiniamo le trasformate delle funzioni y (t − 2) ed y (t − 1). Si ha
T  T −2
L y (t − 2); s = lim e−st y (t − 2) dt = lim e−2s e−sτ y (τ) dτ .
T →+∞ 0 T →+∞ −2

Da cui, ricordando che y (τ) ≡ 0 nell’intervallo [−2, 0[

L y (t − 2); s = e−2s Y (s) .

Ed in maniera perfettamente analoga

L y (t − 1); s = e−s Y (s) .

Calcoliamo la trasformata di Laplace della funzione 2[t] , t ∈ [0, +∞[. Sia s ∈ R, s = 0; si ha, essendo la
funzione e−st 2[t] integrabile in quanto positiva,

 +∞ n   k+1
n−1
−st [t] −st [t]
(13.7) e 2 dt = lim e 2 dt = lim 2k e−st dt =
0 n→+∞ 0 n→+∞ k
k=0
+∞
  n+1 +∞
 +∞
e−(n+1)s − e−ns 1 − e−s  n
= 2n e−st dt = 2n = 2e−s .
n=0 n n=0
−s s n=0

La serie in (13.7) è una serie geometrica di ragione 2e−s e pertanto converge per s > log 2. La funzione
2[t] è, quindi, assolutamente L-trasformabile per Re s > log 2. Per s = log 2 la funzione 2[t] non è
L-trasformabile, essendo
T T T
T
e−t log 2 2[t] dt = 2[t]−t dt ≥ 2−1 dt ≥ ,
0 0 0 2

e quindi
T
lim e−t log 2 2[t] dt = +∞.
T →+∞ 0
60 Prova assegnata il 20 febbraio 1995

In definitiva si ha
1 − e−s 1
F (s) = L 2[t] ; s = , Re s > log 2 .
s 1 − 2e−s
Applicando la trasformazione di Laplace all’equazione assegnata si ottiene

e−2s − 6e−s + 5 Y (s) = F (s) .

Si ha successivamente

F (s) F (s) 1 1
Y (s) = = − .
e−2s − 6e−s + 5 4 1 − e−s 5 − e−s

Se Re s > 0 si ha |e−s |, |5−1 e−s | < 1; pertanto

+∞
 +∞
1 1 1  e−ns
−s
= e−ns , = .
1−e n=0
5 − e−s 5 n=0 5n

Ed infine si ha
+∞
1  1
Y (s) = 1 − n+1 e−ns F (s) .
4 n=0 5

Si ha, poi, L−1 e−ns F (s); t = u(t − n)2[t−n] e la funzione u(t − n)2[t−n] è assolutamente L-
trasformabile per Re s > log 2. Si ha inoltre, per x0 > log 2,

+∞
  +∞   +∞

 1  1
e−x0 t 
 1− u(t − n)2[t−n] 
 dt = 1− e−nx0 F (x0 ) < +∞
n=0 0
5n+1 n=0
5n+1

applicando, allora, il teorema di antitrasformazione per serie si ha

+∞
1  1 
[t]
1 1
y (t) = 1 − n+1 u(t − n)2[t−n] = 1 − n+1 2[t]−n =
4 n=0 5 4 n=0 5
( )
2 [t] 1 − (2)−[t]−1 1 1 − (10)−[t]−1 4 1 1 −[t]
= −1
− −1
= 2[t] − + 5
4 1−2 5 1 − 10 9 4 180

Svolgimento dell’esercizio 13.4. La funzione (1 − u(t)) e[t] è sommabile in ]−∞, +∞[. Infatti
 +∞ 0 0
(1 − u(t)) e[t] dt = e[t] dt ≤ et dt = 1 .
−∞ −∞ −∞

Si ha allora, per y = 0

 +∞ −1  k+1

[t] −2iπy t [t]
F (1 − u(t)) e ;y = e (1 − u(t)) e dt = ek−2iπy t dt =
−∞ k
k=−∞
−1
 −1
ek−2iπ(k+1)y − ek−2iπky 1 − e−2iπy  k(1−2iπy )
= = e =
k=−∞
−2iπ y 2iπ y k=−∞

sen π y   2iπy −1 h
∞ ∞
sen π y  −h(1−2iπy )
= e−iπy e = e−iπy e =
π y h=1 π y h=1
sen π y e2iπy −1 sen π y e−1
= e−iπy =
π y 1 − e2iπy −1 π y e−iπy − e−1 eiπy
Prova assegnata il 19 giugno 1995 61

Per y = 0 si ha, poi

0 −1  k+1
 +∞
 e−1
F (1 − u(t)) e[t] ; 0 = e[t] dt = ek dt = e−h = .
−∞ k=−∞ k h=1
1 − e−1

La funzione et−[t] è limitata, periodica di periodo 1; essa è quindi una distribuzione temperata ed
è sviluppabile in serie di Fourier nel senso di S  . Calcoliamo i coefficienti di tale sviluppo.
1
e(1−2iπn) − 1 e−1
cn = e−2iπnt et dt = = .
0 1 − 2iπ n 1 − 2iπ n

Lo sviluppo in serie di Fourier è quindi

+∞
 e−1
(13.8) et−[t] = e2iπnt .
S n=−∞ 1 − 2iπ n

Dalla (13.8) si ha

+∞
 +∞

e−1 e−1
F et−[t] = F e2iπnt = δ(y − n) .
n=−∞ 1 − 2iπ n n=−∞ 1 − 2iπ n

14. Prova assegnata il 19 giugno 1995.

14.1. Calcolare il seguente integrale


 +∞
sen λx cos π x
dx λ∈R.
−∞ x(2x − 1)

14.2. Determinare lo sviluppo in serie di Laurent della funzione

sen z
ψ(z) = 0 < |z| < 2π .
1 − cos z

14.3. Usando la trasformazione di Laplace discutere e risolvere in [0, +∞[ il problema


 

 x + 2x  + y  + y + z = t

 x  + y  + z = 0
(14.1) x  − 6x  + y  − y + z + 4z = ϕ(t)




x(0) = x  (0) = y (0) = 0, z(0) = λ,

essendo ϕ(t) una funzione L-trasformabile e λ ∈ R.


14.4. Determinare la trasformata di Fourier della funzione

senn t, n ∈ N.

Svolgimento dell’esercizio 14.1. La funzione è sommabile. Si osservi che

1  1 
(14.2) sen λx cos π x = sen(λ + π )x + sen(λ − π )x = sen(λ + π )x − sen(π − λ)x .
2 2
62 Prova assegnata il 19 giugno 1995

...
........
....
..
.....
..
.
..............................................................
.............. ..........
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.. .....
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... . . .
....... ..
. .
..
.
. . .
..............................................................................
−R −ε 0 ε 1/2−ε 1/2+ε R

Figura 14.1.

Sia λ > π . Si consideri la funzione

ei(λ+π)z + ei(λ−π)z
f (z) =
z(2z − 1)

e si applichi il teorema di Cauchy-Goursat considerando il dominio (figura 14.1)

D(ε, R) = {z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , |z − 1/2| ≥ ε , Im z ≥ 0} , 0 < 4ε < 1 , R > 1/2 + ε .

Si ha
 −ε   1/2−ε 
(14.3) f (x) dx − f (z) dz + f (x) dx − f (z) dz +
−R +Γε ε +Γε
R 
f (x) dx + f (z) dz = 0
1/2+ε +ΓR

essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z − 1/2| = ε , Im z ≥ 0}
Si ha, poi
1 λ+π λ−π
lim zf (z) = −2, lim (z − )f (z) = ei 2 + ei 2 = 0, lim zf (z) = 0.
z→0 z→ 12 2 z→∞

Per quanto riguarda l’ultimo limite si osservi che per |z| > 1 si ha
 
 ei(λ+π)z + ei(λ−π)z  e−(λ+π)Im z + e−(λ−π)Im z
  2
 ≤ ≤ .
 2z − 1  2|z| − 1 2|z| − 1

Per noti lemmi passando al limite nella (14.3) per ε → 0 e per R → ∞ si ha allora
 +∞  +∞  +∞
cos(λ + π )x + cos(λ − π )x sen(λ + π )x + sen(λ − π )x
f (x) dx = dx + i dx = −2iπ .
−∞ −∞ x(2x − 1) −∞ x(2x − 1)

Da cui per la (14.2)  +∞


sen λx cos π x
dx = −π .
−∞ x(2x − 1)
Per λ = π si perviene allo stesso risultato con procedimento simile, considerando, ovviamente, come
funzione f (z) la funzione
e2iπz
.
z(2z − 1)
Prova assegnata il 19 giugno 1995 63

Per 0 < λ < π si consideri la funzione

ei(λ+π)z − ei(π−λ)z
g(z) =
z(2z − 1)

e si applichi il teorema di Cauchy-Goursat considerando il dominio D(ε, R) definito precedentemente.


Si ha
 −ε   1/2−ε  R 
(14.4) g(x) dx − g(z) dz + g(x) dx − g(z) dz + g(x) dx + g(z) dz = 0 .
−R +Γε ε +Γε 1/2+ε +ΓR

Si ha
1 λ+π π −λ λ
lim zg(z) = 0, lim (z − )g(z) = ei 2 − ei 2 = −2 sen , lim zg(z) = 0.
z→0 1
z→ 2 2 2 z→∞

Passando al limite nella (14.4) per ε → 0 e per R → ∞ si ha


 +∞
λ
g(x) dx = −2iπ sen .
−∞ 2

Da cui per la (14.2)  +∞


sen λx cos π x λ
dx = −π sen .
−∞ x(2x − 1) 2
Osservando poi che
 +∞  +∞
sen λx cos π x sen(−λ)x cos π x
dx = − dx ,
−∞ x(2x − 1) −∞ x(2x − 1)

si ha infine 

 λ
 +∞ 
 −π sen se |λ| ≤ π
sen λx cos π x 2
dx =
x(2x − 1) 
 λ
−∞ 
− π se |λ| > π
|λ|

Svolgimento dell’esercizio 14.2. z = 0 è un polo del primo ordine per la funzione. Si ha, infatti

sen z sen z z2
lim z = lim = 2.
z→0 1 − cos z z→0 z 1 − cos z

Si avrà, allora
+∞
 +∞

2
ψ(z) = + an z n = an−1 zn−1 ,
z n=0 n=0

dove si è posto a−1 = 2. Si osservi che la funzione ψ(z) è dispari e quindi

+∞

(14.5) ψ(z) = a2n−1 z2n−1 . (6 )
n=0

 
(6 ) Sia f (z) una funzione dispari olomorfa nel disco bucato z ∈ C : 0 < |z| < R allora i coefficienti
a2k , k ∈ Z del suo sviluppo in serie di Laurent sono tutti nulli. Infatti tali coefficienti sono espressi
dalle formule 
1 f (z)
a2k = dz
2π i +γ? z2k+1
 
con γ? = z ∈ C : |z| = ? , 0 < ? < R. Considerando le equazioni parametriche della circonferenza γ?
64 Prova assegnata il 19 giugno 1995

Essendo, poi,

+∞
 (−1)n
(14.6) 1 − cos z = z2n+2 ,
n=0
(2n + 2)!

si ha, eseguendo il prodotto secondo Cauchy delle serie (14.5) e (14.6)

+∞
 
n
sen z (−1)n−k
(14.7) sen z = (1 − cos z) = a2k−1 z2n+1 0 < |z| < 2π .
1 − cos z n=0 k=0
(2n − 2k + 2)!

Essendo anche
+∞
 (−1)n
(14.8) sen z = z2n+1 ∀z ∈ C
n=0
(2n + 1)!

e quindi anche per 0 < |z| < 2π , dall’eguaglianza delle serie che figurano in (14.7) e (14.8) si ha


n
(−1)k 1
a2k−1 = , n ∈ N0
k=0
(2n − 2k + 2)! (2n + 1)!

od anche 

 1

 a−1 = 1

 2!



 1 1 1

 a−1 − a1 =
4! 2! 3!



 1 1 1 1

 a−1 − a1 + a3 =

 6! 4! 2! 7!




.............................
sistema di infinite equazioni che permette di determinare i coefficienti a2n−1 , ∀ n ∈ N.
Svolgimento dell’esercizio 14.3. È subito visto che il problema (14.1) è equivalente al problema


 2x  + y = t

 x  + y  + z = 0
(14.9) −6x  − y + 4z = ϕ(t)




x(0) = x  (0) = y (0) = 0, z(0) = λ,

Supponiamo che il problema (14.9) abbia soluzione. Esistano, cioè un numero reale λ, una
funzione L-trasformabile ϕ(t) ed una terna di funzioni x(t), y (t), z(t) , la prima avente derivata
prima localmente assolutamente continua in [0, +∞[ e derivata seconda L-trasformabile, le altre

z = ? eit , 0 ≤ t ≤ 2π , si ha
π  2π
1 f (? eit ) f (? eit )
a2k = dt + dt
2π 0 ?2k e2ikt π ?2k e2ikt

Considerando l’ultimo integrale ed eseguendo il cambiamento di variabile t = τ + π si ha


 2π π π
f (? eit ) f (? ei(τ+π) ) f (? eiτ )
dt = dτ = − dτ .
π ?2k e2ikt 0 ?2k e2ik(τ+π) 0 ?2k e2ikτ

In maniera perfettamente analoga si prova che se f (z) è una funzione pari sono nulli i coefficienti
a2k+1 , k ∈ Z.
Prova assegnata il 19 giugno 1995 65

due localmente assolutamente continue in [0, +∞[e con derivata prima L-trasformabile, verificanti il
problema (14.9). Per le condizioni iniziali dalla terza equazione si ricava immediatamente ϕ(0) = 4λ.
Posto, poi

X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), Z = Z(s) = L(z(t); s), Φ = Φ(s) = L(ϕ(t); s) ,

applicando la trasformazione di Laplace al problema (14.9) si ha




 1

 2sX + Y = s 2
(14.10)

 s 2 X + sY + sZ = λ


−6sX − Y + 4Z = Φ
Calcoliamo il determinante dei coefficienti. Si ha
   
 2s 0  2 0
 1   1 
 2   
 s s s  = s2  1 1 1 = 0.
   
 −6s −1 4  −6 −1 4

La matrice dei coefficienti ha rango 2. Infatti il minore


 
 2s 1 
 
 2  = s2
s s

è non nullo se Re s > 0. Il rango della matrice completa deve allora essere 2; quindi il minore
 
 2s 1 
 1 s2 
 2 
(14.11)  s s λ
 
 −6s −1 Φ 

deve essere nullo. Calcolando il determinante (14.11) si ha

5
s sΦ − 4λ + = 0.
s
E quindi

4λ 5
(14.12) Φ(s) = − 2
s s
da cui, antitrasformando
ϕ(t) = 4λ − 5t ,
e la funzione trovata verifica la condizione ϕ(0) = 4λ. Determiniamo la terna x(t), y (t), z(t) .
Risolviamo il sistema (14.10) pensando di aver sostituito Φ con la funzione (14.12). Il sistema (14.10)
è equivalente al sistema

 1
2sX + Y = 2
(14.13) s

s 2 X + sY = λ − sZ
Si ha quindi  
 1 
 s2 1
 
 λ − sZ s 1 λ Z
X= = 3 − 2 +
 s2  s s s
 2s 1 
 
 2 s2 
s λ − sZ  2λ 1
Y = 2
= − 2 − 2Z
s s s
66 Prova assegnata il 10 luglio 1995

Da cui antitrasformando t
t2
x(t) = − λt + z(τ) dτ
2 0
y (t) =2λ − t − 2z(t)

È, poi, immediato verificare che, se ζ(t) è una funzione localmente assolutamente continua in [0, +∞[
con ζ(0) = λ, λ ∈ R, la terna
t
t2
− λt + ζ(τ) dτ , 2λ − t − 2ζ(t) , ζ(t)
2 0

è soluzione del problema (14.9) dove ϕ(t) = 4λ − 5t.


Svolgimento dell’esercizio 14.4. La funzione individua una distribuzione temperata in quanto funzione
limitata e quindi a crescenza lenta. Si ha per una ben nota formula
! " ! "
eit − e−it n
1 n
n (−1)n  n
n
n−k ikt −i(n−k)t
n
sen t = = (−1) e e = (−1)−k ei(2k−n)t .
2i (2i)n k=0 k (2i)n k=0 k

Si ha quindi
! " ! "
i
n 
n
n i
n 
n
n  2k − n 
n
F (sen t) = (−1)k F (ei(2k−n)t ) = (−1)k δ y − .
2 k=0
k 2 k=0
k 2π

15. Prova assegnata il 10 luglio 1995.

15.1. Data la funzione


1
g(t) = √ , t ∈ ]0, +∞[
t

a) determinare l’ascissa ? di convergenza della trasformata di Laplace della funzione g(t);


b) provare che sulla retta Re s = ? vi sono sia punti in cui g(t) è L-trasformabile sia punti in cui non
lo è.
15.2. Data la funzione f (t) ∈ L1loc [0, +∞[ dire se le due affermazioni:
— la funzione |f (t)| è L-trasformabile in s0 ∈ C
— la funzione f (t) è assolutamente L-trasformabile in s0 ∈ C
sono equivalenti o se una delle due implica l’altra.
15.3. Risolvere, facendo uso della trasformazione di Laplace, il problema

 x(t) + 2x(t − 1) + y (t − 1) = 0

(15.1) x  (t) + 2x  (t − 1) + y  (t) = 2[t]


x(t), y (t) ∈ C 0 [−1, +∞[ , x(t) = y (t) ≡ 0 per t ∈ [−1, 0]

[t] essendo la parte intera contenuta in t.


15.4. Determinare la trasformata di Fourier della funzione

sen t
.
t3 + t
Prova assegnata il 10 luglio 1995 67

Svolgimento dell’esercizio 15.1. g(t) ∈ L1loc [0, +∞[ . Cominciamo con il determinare i numeri s ∈ C
per cui la g(t) è assolutamente trasformabile, e cioè i numeri complessi s tali che
 +∞ 1  +∞
1 1 1
(15.2) e− Re s t √ dt = e− Re s t √ dt + e− Re s t √ dt < +∞ .
0 t 0 t 1 t

Il primo integrale a secondo membro della (15.2) è certamente finito per ogni s ∈ C, essendo

e− Re s t max [0,1] e− Re s t
√ ≤ √
t t

e la funzione 1/ t è sommabile in [0, 1]. Per quanto riguarda il secondo integrale esso è finito se
Re s > 0; si osservi, infatti, che
1
lim t β Re s t √ = 0 ∀β ∈ R
t→+∞ e t
e quindi anche se β > 1.
Sia s = 0. Si ha  +∞ 1  +∞
1 1 1
√ dt = √ dt + √ dt = +∞.
0 t 0 t 1 t
La funzione g(t) non è L-trasformabile in s = 0. Ne segue che l’ascissa di assoluta convergenza
coincidente con l’ascissa di convergenza ? è zero.
Sia s = iα, α ∈ R, α = 0. Proviamo che g(t) è L-trasformabile in iα. Consideriamo, per T > 1
T 1 T 1 ( )T T
1
−iαt √ 1
−iαt √ 1
−iαt √ 1
−iαt √ e−iαt 1 i 1
e dt = e dt + e dt = e dt + √ + e−iαt √ dt.
0 t 0 t 1 t 0 t −iα t 1
2α 1 t3

Dalla precedente identità si deduce immediatamente l’asserita trasformabilità, tenuto conto che

e−iαT
lim √ =0
T →+∞ T

e che la funzione 1/ t 3 è sommabile in [1, +∞[.
Svolgimento dell’esercizio 15.2. Le due affermazioni non sono equivalenti. La prima affermazione non
implica la seconda. Si consideri ad esempio la funzione g(t) dell’esercizio precedente.Tale funzione,
positiva e quindi coincidente con il proprio valore assoluto, è L-trasformabile in s0 = iα, α ∈ R, α = 0,
ma non è ivi assolutamente L-trasformabile.
La seconda affermazione implica la prima, anzi implica la assoluta L-trasformabilità della funzione
|f (t)| in s0 . Si ha infatti  −s t 
e 0 |f (t)| = e− Re s0 t |f (t)|

e la funzione e− Re s0 t |f (t)| è sommabile in [0, +∞[.


Svolgimento dell’esercizio 15.3. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (15.1), x(t), y (t) funzioni
localmente assolutamente continue in [−1, +∞[ aventi derivate prime L-trasformabili.
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s) si ha
T
e−st x(t − 1) dt =
L(x(t − 1); s) = lim
T →+∞ 0
 T −1 K
= lim e−s(τ+1) x(τ) dτ = lim e−s e−sτ x(τ) dτ = e−s X .
T →+∞ −1 K→+∞ 0

In maniera perfettamente analoga si ha

L(y (t − 1); s) = e−s Y ,


68 Prova assegnata il 10 luglio 1995

ed anche
L(x  (t − 1); s) = e−s L(x  (t); s) = e−s sX .
Si ha anche (vedi esercizio 13.3)
1 − e−s 1
F (s) = L 2[t] ; s = , Re s > log 2 .
s 1 − 2e−s
Applicando la trasformazione di Laplace al problema (15.1) si ha

(1 + 2e−s )X + e−s Y = 0
s(1 + 2e−s )X + sY = F (s)
e quindi
−e−s F (s)
X =
s(1 + 2e−s )(1 − e−s )
(15.3)
F (s)
Y =
s(1 − e−s )
da cui sostituendo l’espressione di F (s) nelle (15.3)
−e−s
X =
s 2 (1 − 4e−2s )
(15.4)
1
Y =
s 2 (1 − 2e−s )
Se Re s > log 2 si ha |2e−s |, |4e−2s | < 1; pertanto le (15.4) si possono scrivere come
+∞
 e−(2n+1)s
X = − 4n
n=0
s2
(15.5) +∞
 e−ns
Y = 2n
n=0
s2

Antitrasformiamo le (15.5) applicando il procedimento di antitrasformazione per serie.


Si ha L−1 e−(2n+1)s /s 2 ; t = u(t − 2n − 1) (t − 2n − 1) e la funzione u(t − 2n − 1) (t − 2n − 1) è
assolutamente L-trasformabile per Re s > 0. Si ha, inoltre, per x0 > log 2,
  +∞
+∞ +∞
 e−(2n+1)x0
e−x0 t 4n |u(t − 2n − 1) (t − 2n − 1)| dt = 4n < +∞ .
n=0 0 n=0 x02

La funzione X è allora antitrasformabile per serie. In maniera analoga si prova che anche la funzione
Y è antitrasformabile per serie.
Si ha, allora
+∞

x(t) = − 4n u(t − 2n − 1) (t − 2n − 1)
n=0
(15.6) +∞

n
y (t) = 2 u(t − n) (t − n)
n=0

Tenendo conto che u(t) = 0 per t < 0, le (15.6) diventano



 0 se 0≤t<1


  t−1 
x(t) = 2



 − 4n (t − 2n − 1) se t≥1
(15.7) n=0


[t]
y (t) = 2n (t − n)
n=0
Prova assegnata il 10 luglio 1995 69

L’esercizio poteva essere svolto senza determinare esplicitamente la trasformata di Laplace della
funzione 2[t] . Infatti, se Re s > log 2, si ha
+∞
−e−s F (s) 1 F (s) F (s) 1 
= − = (−2)n − 1 e−ns F (s)
(1 + 2e−s )(1 − e−s ) 3 1 + 2e−s 1 − e−s 3 n=0

e quindi

+∞
1  1 
[t]
−e−s F (s)  
(15.8)L−1 ; t = (−2)n
− 1 u(t − n)2 [t−n]
= (−2)n − 1 2[t]−n =
(1 + 2e−s )(1 − e−s ) 3 n=0 3 n=0
 
2[t]  
[t]
 2[t] 1 − (−1)[t]+1 1 − 2−[t]−1 1 1 1
= (−1)n − 2−n = − = − 2[t] + (−1)[t] 2[t] + .
3 n=0 3 2 1 − 2−1 2 6 3

Analogamente si ha

+∞
 [t]
F (s)
(15.9) L−1 ; t = u(t − n)2 [t−n]
= 2[t]−n = 2 · 2[t] − 1
(1 − e−s ) n=0 n=0

Dalle (15.8), (15.9), ricordando le (15.3) si ha

2[t] (−1)[t] 2[t] 1


x(t) = 1∗ − + +
2 6 3
y (t) = 1 ∗ 2[t]+1 − 1

e quindi
t
2[τ] (−1)[τ] 2[τ] 1
x(t) = − + + dτ =
0 2 6 3
 [t] t
2[τ] (−1)[τ] 2[τ] 2[t] (−1)[t] 2[t] t
(15.10) = − + dτ + − + dτ +
0 2 6 [t] 2 6 3
t  [t] t
y (t) = 2[τ]+1 − 1 dτ = 2[τ]+1 dτ + 2[t]+1 dτ − t
0 0 [t]

Dalle (15.10) si ha poi




 0 per 0 ≤ t < 1


x(t) = 
[t]−1
2k (−1)k 2k 2[t] (−1)[t] 2[t] t

 − + + − + t − [t] + per t ≥ 1


k=0
2 6 2 6 3
(15.11) 

 t per 0 ≤ t < 1


y (t) = 
[t]−1

 2k+1 + 2[t]+1 t − [t] − t per t ≥ 1


k=0

Ovviamente si pone il problema di confrontare le espressioni della soluzione date dalle (15.7) e dalle
(15.11).
A tale scopo si ricordi che (vedi la nota all’esercizio 2.2)



p
(H − 1)p − 1 H p+1 + H
n
(15.12) nH = H = 1.
n=0
(H − 1)2
70 Prova assegnata il 10 luglio 1995

Confrontiamo le espressioni di x(t) date dalle (15.7) e (15.11) per t ≥ 1.


Dalla (15.7), calcolando la somma e ricordando la (15.12), si ha
           t−1 
t−1 t−1
+1
3 t−1
t−1

2

2
1−4 2 +1
2
− 1 4 2 +4
x(t) = −(t − 1) 4n + 2 n4n = −(t − 1) +2 =
n=0 n=0
1−4 9

t+1
      t+1 
  t−1
1 t+1 −3 + 3 · 4 2 + 2 3 2 − 1 4 2 + 8
= 1−4 2 t+ =
3 9
   
t+1

  t−1
1 t+1 1+6 2 4 2 +5
= 1−4 2 t+
3 9
D’altra parte dalla (15.11) si ha
! " ! "
1 1 − 2[t] 1 1 − (−1)[t] 2[t] 2[t] (−1)[t] 2[t] 1 2[t] (−1)[t] 2[t]
x(t) = − + + − + + t+ − [t] =
2 1−2 6 1+2 2 6 3 2 6
! "
1 3 · 2[t] − (−1)[t] 2[t] 1 − 2[t] 1 − (−1)[t] 2[t] 3 · 2[t] − (−1)[t] 2[t]
= − t+ + + [t]
3 6 2 18 6

Confrontando le due espressioni trovate dovrà essere


  t+1 



 4 2 3 · 2[t] − (−1)[t] 2[t]

 =

 3 6

     t+1 

 t−1

 1 + 6 4 2 +5 10 − 9 · 2[t] − (−1)[t] 2[t] 3 · 2[t] − (−1)[t] 2[t]


2
= + [t]
9 18 6
o anche
    
 2 t+1

 2 · 2 2 = 2[t] 3 − (−1)[t]

(15.13)  

    
2 1+ 6 t − 1
 2 t+1
2 2 = −9 − (−1)[t] + 9[t] − 3(−1)[t] [t] 2[t]
2
Sia 2n − 1 ≤ t < 2n, n ∈ N; si ha
t−1 2n − 1 t+1 2n + 1
n−1 ≤ < , n≤ <
2 2 2 2
e quindi    
t−1 t +1
=n−1 , =n , [t] = 2n − 1
2 2
e sostituendo nella (15.13) si ha

2 · 22n = 22n−1 (3 + 1)
2 [1 + 6(n − 1)] 22n = [−9 + 1 + 9(2n − 1) + 3(2n − 1)] 22n−1
ed anche 
22n+1 = 22n+1
(12n − 10)22n = (24n − 20)22n−1
le (15.13) sono dunque due identità per t ∈ [2n − 1, 2n[, n ∈ N.
Proviamolo, ora, per t ∈ [2n, 2n + 1[, n ∈ N. Si ha
2n − 1 t−1 2n + 1 t+1
n−1< ≤ <n , n< ≤ <n+1
2 2 2 2
Prova assegnata il 10 luglio 1995 71

e quindi    
t−1 t +1
=n−1 , =n , [t] = 2n .
2 2
Sostituendo in (15.13) si ha

2 · 22n = 22n (3 − 1)
2 [1 + 6(n − 1)] 22n = [−9 − 1 + 18n − 6n)] 22n
ed anche 
22n+1 = 22n+1
(12n − 10)22n = (12n − 10)22n
Per quanto riguarda la funzione y (t) dalla (15.7) si ha
  [t]  
y (t) = t 2[t]+1 − 1 − n2n = t 2[t] − 1 − ([t] − 1) 2[t]+1 − 2 .
n=0

E dalla (15.11)  
y (t) = 2 2[t] − 1 + 2[t]+1 (t − [t]) − t
espressione quest’ultima identica alla precedente.
Svolgimento dell’esercizio 15.4. La funzione è sommabile in ]−∞, +∞[. Si ha, allora
 +∞ 
sen t −2πiy t sen t 1 +∞ ei(1−2πy )t − e−i(1+2πy )t
(15.14) F 3 ;y = e dt = dt .
t +t −∞ t3 + t 2i −∞ t3 + t
Si osservi che la funzione assegnata è pari e reale; tale sarà, allora, la sua trasformata di Fourier.
Sia y ≥ 0. Si osservi, inoltre, che
 +∞ i(1−2πy )t  +∞ i(1−2πy )t
e − e−i(1+2πy )t e − e−i(1+2πy )t
dt = v.p. dt =
−∞ t +t
3
−∞ t +t
3
 +∞ i(1−2πy )t  +∞ −i(1+2πy )t
e e
= v.p. dt − v.p. dt
−∞ t +t
3
−∞ t3 + t
in quanto gli integrali a terzo membro esistono finiti in valore principale e non esistono come integrali
di Lebesgue. Cominciamo con il calcolare il valore principale dell’integrale
 +∞ i(1−2πy )t
e
dt .
−∞ t3 + t
Si consideri la funzione complessa di variabile complessa
ei(1−2πy )z
(15.15) ϕ(z) =
z3 + z
1
con 0 ≤ y ≤ 2π , e si applichi il teorema dei residui considerando il dominio (figura 15.1)
D1 = {z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0} , 0 < ε < 1 , R > 1.

...
........
....
..
.......... ..............
.......... . . ................
............... .........
........
........... ......
... ... .....
...... ....
....
..... .......
.... .....
.....
. i
...
...
.. .. ...
..
.. . ...
.. ..
.. ..
..
... ..
..
.. ...
... ................. .. ............ ..
.. . .... ..
.... .... .. ..
.. .......
..
.
. . ..
.............................................................................................................
. ..
−R −ε O ε R

Figura 15.1.
72 Prova assegnata il 10 luglio 1995

Si ha
R   −ε 
(15.16) ϕ(t) dt + ϕ(z) dz + ϕ(t) dt − ϕ(z) dz = 2π i Res(ϕ(z), i)
ε +ΓR −R +Γε

essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}

Si osservi che
lim zϕ(z) = 1 , lim zϕ(z) = 0 .
z→0 z→∞

Per quanto riguarda il secondo limite si tenga presente, per |z| > 1, la maggiorazione
 
 ei(1−2πy )z  e−(1−2πy ) Im z
  1
 ≤ ≤ .
 z2 + 1  |z|2 − 1 |z|2 − 1

Essendo, poi
e−1+2πy
Res(ϕ(z), i) = lim(z − i)ϕ(z) = −
z→i 2
dalla (15.16) passando al limite per ε → 0 e R → ∞ si ha
 +∞
ei(1−2πy )t 1
v.p. dt = π i(1 − e−1+2πy ) , 0≤y≤ .
−∞ t3 + t 2π

1
Sia y > 2π . Si consideri la funzione ϕ(z) definita in (15.15) e si applichi il teorema dei residui
considerando il dominio (figura 15.2)

D2 = {z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≤ 0} , 0 < ε < 1 , R > 1.

....
........
....
....
..
...
..
....
...
...
..
−R −ε ..... O ε........................... ..........................................R
... ......... ... . ..
..
.... ....................................
... .. ...
... ... .. ...
... ......
...... ............... ..
.
.. .....
... ....
.. .
.. ..
.. ..
.. ...
... ...
...
... ...
...
... . . −i ...
...
......... ......
.... ...
..... ....
.... ....
..... ......
.......
......... .............
............ ...
...............................................

Figura 15.2.

Si ha
 −ε  R 
(15.17) − ϕ(t) dt + ϕ(z) dz − ϕ(t) dt − ϕ(z) dz = 2π i Res(ϕ(z), −i) ,
−R +ΓR ε +Γε

essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0}
Prova assegnata il 10 luglio 1995 73

Essendo

e1−2πy
lim zϕ(z) = 1 , lim zϕ(z) = 0 , Res(ϕ(z), −i) = lim (z + i)ϕ(z) = −
z→0 z→∞ z→−i 2

dalla (15.17) passando al limite per ε → 0 e R → ∞ si ha


 +∞
ei(1−2πy )t 1
v.p. dt = π i(−1 + e1−2πy ) , y> .
−∞ t3 + t 2π

Calcoliamo ora il valore principale dell’integrale


 +∞
e−i(1+2πy )t
− dt .
−∞ t3 + t

Si consideri la funzione complessa di variabile complessa

e−i(1+2πy )z
ψ(z) =
z3 + z

e si applichi il teorema dei residui considerando l’insieme D2 definito precedentemente. Si ha


 −ε  R 
(15.18) − ψ(t) dt + ψ(z) dz − ψ(t) dt − ψ(z) dz = 2π i Res(ψ(z), −i) .
−R +ΓR ε +Γε

Essendo

e−1−2πy
lim zψ(z) = 1 , lim zψ(z) = 0 , Res(ψ(z), −i) = lim (z + i)ψ(z) = −
z→0 z→∞ z→−i 2

dalla (15.18) passando al limite per ε → 0 e R → ∞ si ha


 +∞
e−i(1+2πy )t
−v.p. dt = π i(1 − e−1−2πy ) , y ≥ 0.
−∞ t3 + t

Ed infine 
sen t  π e−2π|y | senh 1 se |y | >
1

F 3 ;y =
t +t  π (1 − e−1 cosh 2π y ) se |y | ≤ 1

16. Prova assegnata il 11 settembre 1995.

16.1. Determinare i numeri complessi z = x + iy soluzioni della disequazione

(16.1) sen z > 1 .

16.2. Sia F (t) la funzione definita in [0, +∞[ dalla


 +∞

(16.2) F (t) = dτ ,
0 Γ (τ + 1)

Γ (z) essendo la funzione euleriana di seconda specie.


74 Prova assegnata il 11 settembre 1995

a) Provare la continuità della funzione F (t). A tal fine si può utilizzare la formula di Stirling

Γ (τ + 1)
(16.3) lim √ = 1.
τ→+∞ τ τ e −τ 2π τ

b) Provare che la trasformata di Laplace è data dalla formula seguente

1
(16.4) L (F (t); s) = Re s > 1
s log s

dove log z è il logaritmo principale.


16.3. Discutere e risolvere il problema
  
 x + 2x + 2y = 1

 
(16.5) x + 2y + λy = et


x(0) = x  (0) = y (0) = 0 , y  (0) = 1

essendo λ un parametro reale.


16.4. Date le successioni di distribuzioni funzioni

sen nt
Tn = sen nt , Sn =
t

provare che
Tn → 0 , Sn → π δ
nel senso delle distribuzioni; δ è la distribuzione di Dirac.
(Per provare la seconda affermazione si tenga presente l’identità ϕ(t) = ϕ(0) + (ϕ(t) − ϕ(0).)
Svolgimento dell’esercizio 16.1. Per le formule di addizione si ha

(16.6) sen(x + iy ) = sen x cos iy + cos x sen iy = sen x cosh y + i cos x senh y .

sen z deve essere reale per cui si deve avere

cos x senh y = 0 ,

e quindi
π
y =0 oppure x= + kπ , k ∈ N0 .
2
Per y = 0 la (16.1) diventa sen x > 1; disequazione che non ammette soluzioni.
Per x = π /2 + kπ si ha, ricordando la (16.6)

π
sen + kπ cosh y = (−1)k cosh y > 1 , k ∈ N0
2

e quindi le soluzioni della disequazione (16.1) sono i numeri complessi

π
+ 2kπ + iy , y = 0 , k ∈ N0 .
2

Svolgimento dell’esercizio 16.2. Proviamo che la funzione F (t) è continua in [0, +∞[; a tale scopo
basterà provare la continuità di F (t) in ogni intervallo [0, K[, K > 0. Sia 0 ≤ t0 < K proviamo che
 +∞  +∞
tτ t0τ
lim dτ = dτ .
t→t0 0 Γ (τ + 1) 0 Γ (τ + 1)
Prova assegnata il 11 settembre 1995 75

Applichiamo il teorema di Lebesgue sul passaggio al limite sotto segno integrale. Si ha

tτ t0τ
lim = ,
t→t0 Γ (τ + 1) Γ (τ + 1)

e   √
 tτ  Kτ τ τ e−τ 2π τ (Ke)τ
 ≤ √
 Γ (τ + 1)  Γ (τ + 1) = Γ (τ + 1)
τ τ 2π τ
e quindi, ricordando la (16.3), esiste una costante M tale che si ha in [0, +∞[
 
 tτ  (Ke)τ
 
(16.7)  Γ (τ + 1)  ≤ M τ √ .
τ 2π τ

La funzione a secondo membro della (16.7) è sommabile, essendo

τ α (Ke)τ
lim √ τ =0
τ→+∞ ττ

∀ α > 0 e quindi per α > 1, come si può provare usando la maggiorazione, per τ > max{2eK, α},
τ−α
τ α (Ke)τ (Ke)α Ke (Ke)α 1
√ τ = √ < √ .
ττ τ τ τ 2τ−α

Stabiliamo la (16.4) per s > 1; la (16.4) sarà poi vera anche per s ∈ C in base al principio di identità
delle funzioni olomorfe. Si ha, applicando il teorema di Tonelli,
 +∞ ! "  +∞ ! "
+∞ +∞
−st tτ 1 −st τ
L (F (t); s) = e dτ dt = e t dt dτ =
0 0 Γ (τ + 1) 0 Γ (τ + 1) 0
 +∞ ( )+∞
1 Γ (τ + 1) 1 s −τ 1
= dτ = − = .
0 Γ (τ + 1) s τ+1 s log s 0 s log s

Svolgimento dell’esercizio 16.3. Il problema (16.5) è equivalente al problema


  
 x + 2x + 2y = 1

(16.8) 2x − λy = 1 − et


x(0) = x  (0) = y (0) = 0 , y  (0) = 1

Sia x(t), y (t) una soluzione della (16.8). Si dovrà allora avere

2x  (0) − λy  (0) = −1

e quindi λ = 1. Consideriamo, dunque il problema


  
 x + 2x + 2y = 1

(16.9) 2x − y = 1 − et


x(0) = x  (0) = y (0) = 0 , y  (0) = 1

Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (16.9); x(t), y (t) funzioni aventi derivate prime localmente
assolutamente e derivate seconde L-trasformabili.
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s) si ha

 1
 2 2
 (s + 2)X + 2s Y = + 2
s


 2X − Y = 1 − 1
s s−1
76 Prova assegnata il 11 settembre 1995

da cui
−s − 1 1 2 15s − 20
X= = − −
s(s − 1)(5s 2 + 2) 2s 7(s − 1) 14(5s 2 + 2)
5s − 2 3 15s − 20
Y = = −
(s − 1)(5s 2 + 2) 7(s − 1) 7(5s 2 + 2)
Antitrasformando si ha, poi
* * *
1 2 t 3 2 5 2 2
x(t) = − e − cos t+ sen t
2 7 14 5 7 5 5
(16.10) * * *
3 t 3 2 10 2 2
y (t) = e − cos t+ sen t
7 7 5 7 5 5
È poi immediato verificare che le (16.10) verificano il problema (16.9).
Svolgimento dell’esercizio 16.4. Proviamo che
 +∞
(16.11) lim Tn , ϕ = lim sen nt ϕ(t) dt = 0 ∀ ϕ ∈ D.
n→∞ n→∞ −∞
Sia [a, b] un intervallo contenente il supporto di ϕ(t). Integrando per parti e tenendo conto che
ϕ(a) = ϕ(b) = 0, si ha
   b   
 b   1 b  1 b
   cos nt  
 sen nt ϕ(t) dt  =  − ϕ(t) + cos nt ϕ (t) dt  ≤ |ϕ  (t)| dt
 a   n a n a  n a
e quindi al limite per n → ∞ la (16.11)
Proviamo che
 +∞
sen nt
(16.12) lim Sn , ϕ = lim ϕ(t) dt = π ϕ(0) ∀ ϕ ∈ D.
n→∞ n→∞ −∞ t
Si osservi che
 +∞  +∞  +∞
sen nt sen nt ϕ(t) − ϕ(0)
(16.13) ϕ(t) dt = ϕ(0) dt + sen nt dt
−∞ t −∞ t −∞ t
Calcoliamo l’integrale  +∞
sen nt
dt , n∈N.
−∞ t
Applicando il teorema di Cauchy-Goursat alla funzione
einz
z
relativamente al dominio {z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, 0 < ε < R (figura 16.1), si ha
 −ε int  R int  
e e einz einz
dt + dt + dz − dz = 0
−R t ε t +ΓR z +Γε z

dove Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}, ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}.

...
........
....
..
...... .... ..............
..... ... . .. . ................
............... .........
........
.......... ......
....... .....
.... ....
.. ....
..... .....
... ........
... ...
.. .. ...
...
... ..
... ..
... ..
... ..
...
... ..
... ..
.. ........ ........ ..
... ............ .....
.. ..
...
... ..... .. ...
.. .......
...
. . . . .
..........................................................................................................
..
−R −ε O ε R

Figura 16.1.
Prova assegnata il 2 ottobre 1995 77

Facendo tendere ε a zero e R a +∞, osservando che

einz 1
lim z =1 , lim =0
z→∞ z z→0 z

e ricordando il lemma di Jordan, si ha


 
einz einz
lim dz = iπ , lim dz = 0
ε→0 +Γε z R→+∞ +ΓR z

e quindi  +∞
cos nt + i sen nt
dt = iπ
−∞ t
da cui
 +∞
sen nt
(16.14) dt = π , n∈N.
−∞ t

Poniamo 
 ϕ(t) − ϕ(0)
se t = 0
ψ(t) = t
 
ϕ (0) se t = 0
La funzione ψ(t) non è necessariamente a supporto compatto; essa, tuttavia, è continua ed infinitesima
per t → ±∞. La derivata prima di ψ(t)


 tϕ  (t) − ϕ(t) + ϕ(0)
 se t = 0
ψ (t) = t2
 
 ϕ (0)
 se t = 0
2

è anch’essa una funzione continua ed infinitesima per t → ±∞. La funzione ψ (t) è, poi, sommabile in
]−∞, +∞[ essendo
lim t 2 |ψ (t)| = |ϕ(0)| .
t→±∞

Si ha, allora
   +∞   
 +∞   1 +∞  1 +∞ 
   cos nt  
(16.15)  sen nt ψ(t) dt  =  − ψ(t) + cos nt ψ (t) dt  ≤ |ψ (t)| dt.
 −∞   n −∞ n −∞  n −∞

Passando al limite per n → ∞ in (16.13), tenendo conto delle (16.14) e (16.15) si ha, infine, la (16.12)

17. Prova assegnata il 2 ottobre 1995.

17.1. Calcolare il seguente integrale


 +∞
log3 x
dx , a ∈ R, a = 0 .
0 x 2 + a2

17.2. Risolvere in [0, +∞[ il seguente problema


 
y − y (t − 1) = [t]
(17.1)
y (t) ≡ 0 per − 1 ≤ t < 0

dove [t] denota la parte intera di t.


78 Prova assegnata il 2 ottobre 1995

...
........
....
...
.......... .............
..... ... . .. . ................
............... ..........
........
.......... ......
....... .....
...... ....
....
.... .......
.... .....
.
.. ..
.. . i|a| ...
...
.. . ...
..
.... ..
.. ..
... ..
... ..
..
.... ..
.. ........ . .............. ..
... .......... . ..
..
... ..... .. ...
.. .......
...
. .
....
.
.
. . ... .
...........................................................................................................
−R −ε . .
...O
. ε R
..
..
.....
.
.....
.....
.
.....
...

Figura 17.1.

17.3. Data la funzione


φ(t) = |t|
a) Calcolarne le derivate nel senso delle distribuzioni fino al terzo ordine.
b) Determinarne la trasformata di Fourier.
Svolgimento dell’esercizio 17.1. Consideriamo la funzione

log3 z π 3
f (z) = , − < Arg z < π
z 2 + a2 2 2

ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio T = {z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0},


0 < ε < |a| < R, (figura 17.1).
Si ha
R   −ε 3 
ln3 x (ln(−x) + iπ )
(17.2) dx + f (z) dz + dx − f (z) dz = 2π i Res(f (z), i|a|) ,
ε x 2 + a2 +ΓR −R x 2 + a2 +Γε

dove ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}, Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}.


Dalla (17.2), eseguendo il cambiamento di variabile x = −t nel terzo integrale, si ha
R R R
ln3 x ln x 3π ln2 x − π 3
(17.3) 2 dx − 3π 2 dx + i dx +
ε x 2 + a2 ε x +a
2 2 x 2 + a2
 ε
+ f (z) dz − f (z) dz = 2π i Res(f (z), i|a|) .
+ΓR +Γε

Facciamo tendere ε a zero e R a +∞ nella (17.3). A tale scopo calcoliamo i limiti lim zf (z) e lim zf (z).
z→∞ z→0
Si consideri la maggiorazione
 
 z2   3
  ln |z| + i Arg z
(17.4) |zf (z)| ≤  2  ≤
 z + a2  |z|
  '
 z2   3  2  
   ln |z| 9  ln |z| 27 2  ln |z| 27 3 1
≤ 2  + π + π + π .
 z + a2  |z| 2 |z| 4 |z| 8 |z|

Dalla (17.4) segue che


lim zf (z) = 0 .
z→∞

Essendo, poi, 
   3 9  2 27 2   27 3
 
z log 3 z ≤ |z|  ln |z| + π  ln |z| + π  ln |z| + π
2 4 8
Prova assegnata il 2 ottobre 1995 79

si ha
lim zf (z) = 0 .
z→0

Si ha, allora, per noti lemmi,


 
lim f (z) dz = lim f (z) dz = 0
R→∞ +ΓR ε→0 +Γε

e quindi, passando al limite nella (17.3)


 +∞  +∞  +∞
ln3 x ln x 3π ln2 x − π 3
2 dx − 3π 2 dx + i dx = 2π i Res(f (z), i|a|)
0 x 2 + a2 0 x 2 + a2 0 x 2 + a2

ed eguagliando le parti reali dei due numeri complessi


 +∞  +∞
ln3 x ln x
(17.5) 2 dx = 3π 2 dx + Re (2π i Res(f (z), i|a|)) .
0 x 2 + a2 0 x 2 + a2

Calcoliamo il secondo membro della (17.5).


Per il calcolo dell’integrale consideriamo la funzione

log z
g(z) =
z 2 + a2

ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio T definito prima. Si ottiene, con
procedimento simile al precedente
 +∞
ln x
(17.6) 2 dx = Re 2π i Res(g(z), i|a|) .
0 x2 + a2

E sostituendo la (17.6) nella (17.5) si ha


 +∞
ln3 x 3 1
(17.7) dx = π 2 Re 2π i Res(g(z), i|a|) + Re (2π i Res(f (z), i|a|)) .
0 x 2 + a2 4 2

Calcoliamo i residui a secondo membro della (17.7). Si ha

log z ln |a| + iπ /2
Res(g(z), i|a|) = lim (z − i|a|) =
z→i|a| z +a
2 2 2i|a|

3
log3 z ln |a| + iπ /2
Res(f (z), i|a|) = lim (z − i|a|) =
z→i|a| z 2 + a2 2i|a|
Ed infine sostituendo nella (17.7) si ha
 +∞
ln3 x 3 3 ln |a| 1 ln3 |a| − 3π 2 ln |a|/4 π ln3 |a| 3 3 ln |a|
dx = π + π = + π .
0 x 2 + a2 4 |a| 2 |a| 2 |a| 8 |a|

Svolgimento dell’esercizio 17.2. Sia y (t) una soluzione del problema (17.1) localmente assolutamente
continua in [0, +∞[ avente derivata prima L-trasformabile. Sia y (0) = α.
Posto Y = Y (s) = L(y (t); s), F (s) = L([t]; s) si ha, applicando la trasformazione di Laplace al
problema (17.1),

(17.8) sY − e−s Y = F (s) + α .


80 Prova assegnata il 2 ottobre 1995

Calcoliamo la trasformata di Laplace della funzione [t], t ∈ [0, +∞[. Sia s ∈ R, s = 0; si ha, essendo la
funzione e−st [t] integrabile in quanto positiva,

 +∞ n   k+1
n−1
(17.9) e−st [t] dt = lim e−st [t] dt = lim ke−st dt =
0 n→+∞ 0 n→+∞ k
k=0
+∞
  n+1 +∞
 +∞
e−(n+1)s − e−ns 1 − e−s 
= n e−st dt = n = ne−sn
n=1 n n=1
−s s n=1

La serie in (17.9) è una serie convergente per s > 0, come si prova facilmente mediante il criterio del
rapporto; di più essa è totalmente convergente e dunque uniformemente convergente in ogni intervallo
]0, H[, H > 0. Calcoliamone la somma. Osserviamo che ne−sn è la derivata di −e−sn e che


 1
(17.10) e−sn = (|e−s | < 1) .
n=0
1 − e−s

Si ha, allora, derivando per serie nella (17.10),

+∞
 e−s
ne−sn = .
n=1
(1 − e−s )2

La funzione [t] è, dunque, assolutamente L-trasformabile per Re s > 0. 0 è anche l’ascissa di
convergenza dato che per s = 0 la funzione non è L-trasformabile. Infatti si ha

n   k+1
n−1
(n − 1)n
lim [t] dt = lim k dt = lim = +∞ .
n→+∞ 0 n→+∞
k=0
k n→+∞ 2

In definitiva si ha

1 − e−s e−s α e−s α


F (s) = −s
+ −s
= + , Re s > 0 .
s (1 − e ) 2 s−e s(1 − e−s ) s − e−s

Dalla (17.8) si ottiene


 
1 e−s e−s 1 1 1 α
Y = = − + .
s − e−s s(1 − e−s ) s s−1 1 − e−s s(1 − s −1 e−s ) s(1 − s −1 e−s )

1
Antitrasformiamo la funzione Y . A tale scopo osserviamo che per Re s > 1 le funzioni e
1 − e−s
1
sono somme di serie geometriche di ragione e−s e s −1 e−s rispettivamente. Si ha, quindi,
1 − s −1 e−s

   ∞
1 1 e−ns
(17.11) Y = e−(n+1)s − +α
n=0
s(s − 1) (s − 1)s n+2 n=0
s n+1

Antitrasformiamo per serie la (17.11). Cominciamo con il decomporre le funzioni razionali che vi
compaiono. Si ha
1 1 1
= −
s(s − 1) s −1 s

1 A  Bk
n+1
= +
(s − 1)s n+2 s − 1 k=0 s k+1
Prova assegnata il 2 ottobre 1995 81

Le costanti A, B0 , . . . , Bn+1 si possono determinare mediante i seguenti limiti


1 1 1
A = lim(s − 1) =1, Bk = lim D(n+1−k) s n+2 , k = 0, 1, . . . , n + 1 .
s→1 (s − 1)s n+2 s→0 (n + 1 − k)! (s − 1)s n+2
Essendo, poi,
1 (−1)h h!
Dh = , h ∈ N0 ,
s −1 (s − 1)h+1
si ha
1 (−1)n+1−k (n + 1 − k)!
Bk = = −1 , k = 0, 1, . . . , n + 1 .
(n + 1 − k)! (−1)n+2−k
Si ha, allora,
1 1  tk
n+1
L−1 − ; t = −1 + , n ∈ N0
s(s − 1) (s − 1)s n+2 k=0
k!
e dunque  

   (t − n − 1)k 
n+1 +∞
 (t − n)n
y (t) = u(t − n − 1) −1 + +α u(t − n)
 k!  n!
n=0 k=0 n=0

e quindi 

 α per 0 ≤ t < 1


y (t) =  n+1
[t]−1  (t − n − 1)k [t]
(t − n)n


 −[t] +

k!

n!
per t ≥ 1
n=0 k=0 n=0

Si osservi che per α = 0 la soluzione del problema (17.1) è localmente assolutamente continua in
[−1, +∞[.
Svolgimento dell’esercizio 17.3. La funzione ϕ(t) è localmente assolutamente continua; la derivata
nel senso delle distribuzioni è, quindi, la derivata ordinaria. Si ha

1 se t > 0
ϕ  (t) = signum t =
−1 se t < 0
Osservato che signum t = 2u(t) − 1, dove con u(t) si è indicato la funzione di Heaviside, si ha
successivamente
ϕ  = 2δ , ϕ  = 2δ .
Osserviamo che |t| = t signum t e quindi
 
1  1 1 1 1 1
F |t| = − F (signum t) =− v.p. = v.p.
2π i 2π i π i y 2π 2 y
1 1
La derivata della distribuzione v.p. può essere espressa mediante la distribuzione p.f. 2 (p.f. si
y y
legge parte finita) definita nel modo seguente
 −ε  +∞
 1  ϕ(y ) ϕ(y ) ϕ(0)
p.f. 2 , ϕ = lim 2
dy + dy − 2 , ϕ∈D
y ε→0 −∞ y ε y2 ε
Si ha, infatti,
 −ε   +∞ 
 1   1  ϕ (y ) ϕ (y )
v.p. , ϕ = − v.p. , ϕ  = − lim dy + dy =
y y ε→0 −∞ y ε y
     
ϕ(y ) −ε −ε
ϕ(y ) ϕ(y ) +∞ +∞
ϕ(y )
= − lim + 2
+ + dy =
ε→0 y −∞ −∞ y y ε ε y2
 −ε  +∞
ϕ(y ) ϕ(y ) ϕ(0) ϕ(−ε) − ϕ(0) ϕ(ε) − ϕ(0)
= − lim 2
+ 2
dy − 2 − − =
ε→0 −∞ y ε y ε ε ε
 −ε  +∞
ϕ(y ) ϕ(y ) ϕ(0)  1 
= − lim 2
+ dy − 2 = − p.f. 2 , ϕ
ε→0 −∞ y ε y2 ε y
82 Prova assegnata il 29 gennaio 1996 - compito A

18. Prova assegnata il 29 gennaio 1996 – compito A.

18.1. Calcolare il seguente integrale


 +∞
√ log2 x
x dx.
0 (1 + x 2 )2

18.2. Risolvere, facendo uso della trasformazione di Laplace, il seguente sistema differenziale

 T = T (t − 1) − 2U

(18.1) T  = U  (t − 1) + δ(t)

 
T , U ∈ D+

essendo δ(t) la distribuzione di Dirac.


18.3. Calcolare il residuo nei punti singolari e nel punto all’infinito della funzione

1
ϕ(z) = e1/z .
z2 − 3z + 2

Svolgimento dell’esercizio 18.1. La funzione è sommabile, in quanto

√ log 2 x
lim x =0
x→0 (1 + x 2 )2

e quindi 0 è una discontinuità eliminabile, e

√ log2 x 7
lim x α x =0 per 0 < α < .
x→+∞ (1 + x 2 )2 2

Consideriamo la funzione

.
log 2 z (log |z| + i Arg z)2 π 3
f (z) = e1/2·log z = |z|ei/2·Arg z , − < Arg z < π ,
(1 + z )2 2 (1 + z2 )2 2 2

ed applichiamo il teorema dei residui considerando il dominio, (figura 18.1),

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0} , 0<ε <1<R.

....
.......
....
...
..
...... . . . .......... ........................
................ ...........
........
........... ......
.... ... .....
..... ....
.. ....
..... .....
.... .........
.. ..
..
. i
...
...
...
... ..
... ..
.. . ..
..
... ..
... ..
.. ..
.. ...... ............ ..
... ............ .....
..
.. .. ...
. ...
... . ..
. ..
........
.
. .
....
.
..............................................................................................................
−R −ε ....O ε . . R
....
.
....
.
....
.
.....
....
.
....

Figura 18.1.
Prova assegnata il 29 gennaio 1996 - compito A 83

Si ha
R   −ε
√ log2 x √ (log(−x) + iπ )2
(18.2) x dx + f (z) dz + −xeiπ/2 dx −
ε (1 + x 2 )2 +ΓR −R (1 + x 2 )2

− f (z) dz = 2π i Res(f (z), i)
+Γε

essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
La (18.2) può essere scritta nel modo seguente
R R R √
√ log2 x √ log x 2 x
(18.3) (1 + i) x dx − 2π x dx − iπ dx +
ε (1 + x 2 )2 ε (1 + x 2 )2
ε (1 + x 2 )2
 
+ f (z) dz − f (z) dz = 2π i Res(f (z), i) .
+ΓR +Γε

Dalla diseguaglianza
   9 
 1/2·log z 
ze log2 z ≤ |z|3/2 log2 |z| + π 2
4
si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→0

e quindi per un noto lemma



(18.4) lim f (z) dz = 0 .
ε→0 +Γε

Analogamente, dalla diseguaglianza


 
 2  2
3/2 log |z| + 9/4π
2
 1/2·log z log z 
ze  ≤ |z| |z| > 1
 (1 + z2 )2  (|z|2 − 1)2

si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→∞

e quindi

(18.5) lim f (z) dz = 0 .
R→+∞ +ΓR

Passando al limite nella (18.3) per ε → 0 e per R → +∞, tenendo conto delle (18.4) (18.5), si ha
 +∞  +∞
√ log 2 x √ log x
(18.6) (1 + i) x dx − 2π x dx −
0 (1 + x )2 2
0 (1 + x 2 )2
 +∞ √
x
− iπ 2 dx = 2π i Res(f (z), i) .
0 (1 + x 2 )2

Eguagliando i coefficienti delle parti immaginarie dei numeri complessi in (18.6) si ha


 +∞  +∞ √
√ log2 x x
(18.7) x dx = 2π Re Res(f (z), i) + π 2 dx .
0 (1 + x 2 )2 0 (1 + x 2 )2
84 Prova assegnata il 29 gennaio 1996 - compito A

Calcoliamo, allora, il secondo membro della (18.7). Il punto z = i è un polo del secondo ordine;
pertanto

1/2z−1/2 log 2 z + 2z−1/2 log z (z + i) − 2z1/2 log2 z


Res(f (z), i) = lim D(z − i)2 f (z) = lim =
z→i z→i (z + i)3
1/2i−1/2 log 2 i +
2i−1/2 log i 2i − 2i1/2 log2 i
= =
−8i
1/2i1/2 log 2 i + 2i1/2 log i − i1/2 log 2 i log2 i − 4 log i 1 1 i  π 2 
= = i−1/2 = √ −√ − − 2π i
−4i 8 8 2 2 4

e pertanto
π2
2π Re Res(f (z), i) = − √ (π + 8) .
16 2
Calcoliamo l’integrale a secondo membro della (18.7). Consideriamo la funzione

e1/2·log z π 3
f1 (z) = , − < Arg z < π
(1 + z2 )2 2 2

ed applichiamo il teorema dei residui relativamente all’insieme di figura 18.1. Con procedimento
analogo al precedente si ottiene
 +∞ √
x
(1 + i) dx = 2π i Res(f1 (z), i)
0 (1 + x 2 )2

E quindi
 +∞ √
x 2π i z1/2 2π i i1/2 π
dx = lim D = = √ .
0 (1 + x 2 )2 (1 + i) z→i (z + i)2 (1 + i) 8i 4 2
Sostituendo nella (18.7) si ha, infine
 +∞
√ log2 x π2
x dx = √ (3π − 8) .
0 (1 + x 2 )2 16 2

 distribuzioni
Svolgimento dell’esercizio 18.2. Sia T , U una soluzione del problema (18.1); T , U ∈ D+
L-trasformabili. Posto Φ = Φ(s) = L(T ; s), Ψ = Ψ(s) = L(U ; s), applichiamo la trasformazione di
Laplace al problema (18.1); si ha

(1 − e−s )Φ + 2Ψ = 0
(18.8)
sΦ − se−s Ψ = 1

in (18.8) abbiamo usato le relazioni


   
L(T (t − 1); s) = e−qt T (t − 1), e−(s−q)t = e−q e−q(t−1) T (t − 1), e−(s−q)t = e−s L(T ; s)
L(U  (t − 1); s) = sL(U (t − 1); s) = se−s L(U ; s)

Re q < Re s. Si ha, allora, risolvendo

−2 2 1 1 
Φ= = +
s e−2s − e−s − 2 3s 1 + e−s 2 − e−s
(18.9) −s  
1−e 1 1 2
Ψ= −2s −s
= −s
− −s
s e −e −2 3s 2 − e 1+e
Prova assegnata il 29 gennaio 1996 - compito A 85

Se Re s > 0 le (18.9) possono scriversi nel modo seguente

2  1  e−ns

Φ= (−1)n + n+1
3 n=0 2 s
(18.10)
1  1  e−ns

Ψ= n+1
− 2(−1)n
3 n=0 2 s

Antitrasformiamo le (18.10) per serie; si ha

2  1  2  1 
∞ [t]
T = (−1)n + n+1 u(t − n) = (−1)n + n+1 u(t) =
3 n=0 2 3 n=0 2
2  1 + (−1)[t] 1 
= + 1 − [t]+1 u(t)
(18.11) 3 2 2
1  1  1  1 
∞ [t]
n
U= n+1
− 2(−1) u(t − n) = n+1
− 2(−1)n u(t) =
3 n=0 2 3 n=0 2
1  1 
=− + (−1)[t] u(t)
3 2[t]+1
Le distribuzioni funzioni (18.11) sono, poi, la soluzione del problema (18.1). Verifichiamo, ad esempio,
la seconda equazione. Si deve avere
     
T , ϕ = U (t − 1), ϕ + ϕ(0) ∀ϕ ∈ D

ed anche
 
(18.12) − T + U (t − 1), ϕ  = ϕ(0) ∀ ϕ ∈ D.

Si ha 
0 se t < 0
−T + U (t − 1) =
−1 se t ≥ 0
Sostituendo nella (18.12) si ha, quindi, l’identità
 +∞
− ϕ  (t) dt = ϕ(0) ∀ ϕ ∈ D.
0

Svolgimento dell’esercizio 18.3. I punti singolari della funzione ϕ(z) sono z = 1, z = 2 poli del primo
ordine e z = 0 singolarità essenziale. I residui nei punti z = 1, z = 2 sono rispettivamente

Res(ϕ(z), 1) = −e , Res(ϕ(z), 2) = e1/2 .

Calcoliamo il residuo in ∞; si ha

1
Res(ϕ(z), ∞) = − Res ew , 0 = 0 .
2w 2 − 3w + 1
Ed infine, tenendo presente che Res(ϕ(z), 0) + Res(ϕ(z), 1) + Res(ϕ(z), 2) + Res(ϕ(z), ∞) = 0,

Res(ϕ(z), 0) = e − e1/2 .

Calcoliamo
 il residuo in 0 facendo uso dello sviluppo in serie di Laurent nel disco bucato z ∈ C : 0 <
|z| < 1 . Si ha

∞
1 1
(18.13) e1/z =
n=0
n! zn
86 Prova assegnata il 29 gennaio 1996 - compito B

∞ ∞
1 1 1 1 n 1
(18.14) = − = 1 − z = 1 − n+1 zn
z2 − 3z + 2 1−z 2−z n=0
2 n+1
n=0
2

Eseguiamo il prodotto secondo Cauchy delle serie (18.13), (18.14), si ha


∞ 
 n
1 1 1
ϕ(z) = 1 − k+1
n=0 k=0
(n − k)! 2 z n−2k

Il residuo si ottiene per gli interi n e k tali che



 n ∈ N0
0 ≤ k ≤ n
n − 2k = 1
e quindi dovrà essere n dispari e si avrà

 ∞ ∞ ∞
1 1 1 1 1 1 1
Res(ϕ(z), 0) = 1 − k+1 = 1− h = − = e − e1/2
k=0
(k + 1)! 2 h=1
h! 2 h=0
h! h=0
h! 2 h

19. Prova assegnata il 29 gennaio 1996 – compito B.

19.1. Calcolare il seguente integrale


 +∞
cos αx − cos βx
dx
0 x 2 (x 2 + 1)

α, β numeri reali.
19.2. Risolvere, facendo uso della trasformazione di Laplace, l’equazione differenziale
 
T − T (t − 2) = δ(t − 1)
(19.1) 
T ∈ D+

essendo δ(t) la distribuzione di Dirac.


19.3. Determinare l’ascissa di convergenza e l’ascissa di assoluta convergenza della trasformata di
Laplace delle funzioni
t
ϕ1 (t) =(−1)[e ] ekt u(t)
kt
ϕ2 (t) =(−1)[e ] kt
e u(t)
essendo k un numero intero maggiore od uguale a zero, u(t) la funzione di Heaviside e [τ] la parte
intera di τ.
Svolgimento dell’esercizio 19.1. La funzione è sommabile essendo 0 una discontinuità eliminabile in
quanto
cos αx − cos βx −α2 + β2
lim =
x→0 x2 2
ed inoltre  
 cos αx − cos βx  2
 
 x 2 (x 2 + 1)  ≤ x 2 (x 2 + 1) .

Possiamo supporre sia α che β non negativi; se α, β < 0 basterà sostituire α e β con |α| e |β|
rispettivamente, attesa la parità della funzione coseno. Consideriamo la funzione complessa

eiαz − eiβz
f (z) =
z2 (z2 + 1)
Prova assegnata il 29 gennaio 1996 - compito B 87

...
........
....
...
.......... .............
..... ..... . . ................
............... ..........
.......
.......... ......
... ... .....
...... ....
....
..... .......
... .....
... ...
... ...
.. .. ...
...
.. .
.. . i ..
...
.. ..
... ..
.. ..
... ......... ......... ...
.. ..........
.
.....
. ..
... ..
.... .... . ..
..
.. .......
..
.. . ............................................................................................................
. ...
−R −ε O ε R

Figura 19.1.

ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio (figura 19.1)


 
z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0 , 0 < ε < 1 < R.

Si ha
 −ε  R 
eiαx − eiβx eiαx − eiβx
(19.2) dx − f (z) dz + dx + f (z) dz =
−R x 2 (x 2 + 1) +Γε ε x 2 (x 2 + 1) +ΓR
= 2π i Res(f (z), i).

Si ha, poi,
eiαz − eiβz
lim zf (z) = lim = i(α − β)
z→0 z→0 z(z 2 + 1)

e, quindi, per un noto lemma



(19.3) lim f (z) dz = −π (α − β) .
ε→0 +Γε

Facciamo tendere ε a zero e R a +∞ in (19.2); si ottiene, ricordando (19.3) ed il lemma di Jordan,


0  +∞
eiαx − eiβx eiαx − eiβx
dx + dx = −π (α − β) + 2π i Res(f (z), i) .
−∞ x 2 (x 2 + 1) 0 x 2 (x 2 + 1)

Ed anche, effettuando nel primo integrale il cambiamento di variabile t = −x


 +∞
cos αx − cos βx π
(19.4) dx = − (α − β) + π i Res(f (z), i) .
0 x 2 (x 2 + 1) 2

Per completare l’esercizio basterà calcolare il residuo a secondo membro della (19.4). Il punto z = i è
un polo del primo ordine per la funzione f (z); si ha, allora

e−α − e−β
Res(f (z), i) = −
2i

ed infine, sostituendo in (19.4) e tenendo presente l’osservazione iniziale


 +∞
cos αx − cos βx π
dx = − (|α| − |β| + e−|α| − e−|β| ) .
0 x 2 (x 2 + 1) 2


Svolgimento dell’esercizio 19.2. Sia T una soluzione del problema (19.1); T ∈ D+ distribuzione L-
trasformabile. Posto Φ = Φ(s) = L(T ; s), ed osservando che
   
L(T (t − 2); s) = e−qt T (t − 2), e−(s−q)t = e−2q e−q(t−2) T (t − 2), e−(s−q)t = e−2s L(T ; s)
88 Prova assegnata il 29 gennaio 1996 - compito B

Re q < Re s, applichiamo la trasformazione di Laplace al problema (19.1); si ha

(s 2 − e−2s )Φ = e−s
 
 e−2s 
 
da cui, osservando che, se Re s > 1,  2  < 1
 s 

∞
e−s 1 e−s e−(2n+1)s
(19.5) Φ= = = .
s 2 − e−2s s 2 1 − e−2s s −2 n=0
s 2n+2

Antitrasformiamo le (19.5) per serie; si ha


+∞
 (t − 2n − 1)2n+1
T = u(t − 2n − 1)
n=0
(2n + 1)!

e tenendo conto della funzione di Heaviside




 0 se t < 1

  t−1 
(19.6) T = 2
(t − 2n − 1)2n+1

 se t ≥ 1

 (2n + 1)!
n=0

Proviamo che la distribuzione funzione (19.6) è effettivamente soluzione del problema (19.1). Dovrà
essere  
T , ϕ (t) − ϕ(t + 2) = ϕ(1) ∀ϕ ∈ D
e cioè
 
t−1
 +∞ 2
(t − 2n − 1)2n+1
(19.7) ϕ (t) − ϕ(t + 2) dt = ϕ(1) ∀ϕ ∈ D .
1 n=0
(2n + 1)!
 
t−1
Tenendo conto che = k se 2k + 1 ≤ t < 2k + 3, k ∈ N, la (19.7) può essere riscritta ne modo
2
seguente
+∞
  2k+3 
k
(t − 2n − 1)2n+1
(19.8) ϕ  (t) − ϕ(t + 2) dt = ϕ(1) ∀ϕ ∈ D .
k=0
2k+1 n=0 (2n + 1)!

La somma in (19.8) è una somma finita a causa della limitatezza del supporto della ϕ; la (19.8)
equivale, allora, alla
+∞
  +∞
(t − 2k − 1)2k+1
(19.9) ϕ  (t) − ϕ(t + 2) dt = ϕ(1) ∀ϕ ∈ D .
k=0
2k+1 (2k + 1)!

Integrando per parti si ha


 +∞  +∞  +∞
 
(19.10) (t − 1)ϕ (t) dt = (t − 1)ϕ (t) − ϕ  (t) dt = ϕ(1) ,
1 1 1

 +∞  +∞
(t − 2k − 1)2k+1 (t − 2k − 3)2k+3 
(19.11) − ϕ(t + 2) dt + ϕ (t) dt =
2k+1 (2k + 1)! 2k+3 (2k + 3)!
 +∞ ( )+∞  +∞
(t − 2k − 1)2k+1 (t − 2k − 3)2k+3  (t − 2k − 3)2k+2 
=− ϕ(t+2) dt+ ϕ (t) − ϕ (t) dt =
2k+1 (2k + 1)! (2k + 3)! 2k+3 2k+3 (2k + 2)!
 +∞ ( )+∞ 
+∞
(t − 2k − 1)2k+1 (t − 2k − 3)2k+2 (t − 2k − 3)2k+1
=− ϕ(t+2) dt− ϕ(t) + ϕ(t) dt = 0
2k+1 (2k + 1)! (2k + 2)! 2k+3 2k+3 (2k + 1)!
Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito A 89

Per le (19.10), (19.11) la (19.9) è, quindi una identità.


Svolgimento dell’esercizio 19.3. Cominciamo con il determinare l’ascissa di assoluta convergenza della
trasformata di Laplace della funzione ϕ1 (t). Si devono determinare i numeri complessi s per cui
 +∞
 −st kt 
e e  dt < +∞.
0

Dovrà essere, quindi, Re s > k. Ovviamente k è anche l’ascissa di assoluta convergenza della
trasformata di Laplace della funzione ϕ2 (t).
Determiniamo l’ascissa di convergenza della trasformata della funzione ϕ1 (t). Si osservi, anzitutto,
che [et ] = n per log n ≤ t < log(n + 1), n ∈ N. Determiniamo s ∈ R tali che esista finito il limite
 log(n+1)
lim e−st ϕ1 (t) dt .
n→∞ 0

Si ha
 log(n+1) 
n  log(p+1) ∞
  p+1
1
lim e−st ϕ1 (t) dt = lim (−1)p e−(s−k)t dt = (−1)p dτ.
n→∞ 0 n→∞
p=1 log p p=1 p τ s−k+1

La serie ottenuta è una serie alternante, convergente solo se s > k − 1; infatti il valore assoluto del
termine generale tende a zero decrescendo, come è provato dalla diseguaglianza
 p+1  p+2
1 1 1
dτ > > dτ .
p τ s−k+1 (p + 1)s−k+1 p+1 τ s−k+1

Ne segue che, per Re s > k − 1 la funzione ϕ1 è L-trasformabile. Infatti, se n è l’intero tale che
log n ≤ T < log(n + 1), si ha
  log(n+1)  
 T  log(n+1)
 −st −st  1
 e ϕ1 (t) dt − e ϕ1 (t) dt  ≤ e−(Re s−k)t dt ≤ Re s−k+1 .
 0 0  log n n

La precedente diseguaglianza implica per Re s > k − 1,


(  log(n+1) )
T
−st −st
lim e ϕ1 (t) dt − e ϕ1 (t) dt =0
T →+∞ 0 0

e quindi l’esistenza del limite


T
lim e−st ϕ1 (t) dt .
T →+∞ 0

L’ascissa di convergenza è, dunque, k − 1.


Determiniamo l’ascissa di convergenza della trasformata di Laplace della funzione ϕ2 (t). Sia k = 0.
Con considerazioni simili alle precedenti si ha
 log(n+1)/k ∞ 
(−1)p p+1 −s/k
lim e−st ϕ2 (t) dt = τ dτ ,
n→∞ 0 p=1
k p

e la precedente serie converge per s > 0. L’ascissa di convergenza è, dunque, 0. Per k = 0, infine,
ϕ2 (t) ≡ −u(t) e l’ascissa di convergenza coincide con l’ascissa di assoluta convergenza.
90 Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito A

20. Prova assegnata il 19 febbraio 1996 – compito A.

20.1. Determinare la trasformata di Fourier della funzione

sen2 t
1 + t2

20.2. Determinare il termine generale della successione definita per ricorrenza dalla legge

an+2 + an = (−1)n
(20.1)
a0 = 1 , a1 = 0

20.3. Determinare il limite nel senso delle distribuzioni della successione di distribuzioni
 
n2 δ(t + 1/n) + δ(t − 1/n) − 2δ(t)

Svolgimento dell’esercizio 20.1. La funzione è sommabile in ]−∞, +∞[. Si ha, allora


 +∞  +∞
sen2 t −2iπy t sen 1 2
t e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
(20.2) F ;y = e dt = − dt .
1 + t2 −∞ 1 + t2 4 −∞ 1 + t2

Si osservi che la funzione assegnata è pari e reale; la trasformata di Fourier sarà, allora, una funzione
reale e pari.
Determiniamo la trasformata di Fourier per y ≤ 0. Sia y ≤ −1/π ; consideriamo la funzione
complessa
e−2i(πy −1)z + e−2i(πy +1)z − 2e−2iπy z
ϕ(z) =
1 + z2
ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio {z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, R > 1,
(figura 20.1); si ha
R 
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
dt + ϕ(z) dz = 2π i Res ϕ(z), i ,
−R 1 + t2 +ΓR

con ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}.

.
...
.......
...
...
....
...................... ..............................
.......
............ ........
.......
... .....
..... ....
.... ....
...... ........
... .....
.. ...
.. .
.. .. . i ...
...
... ..
..
... ..
... ..
.. ...
.. ..
.... ..
... ...
.
....................................................................................................................................................................................................................................
−R O R

Figura 20.1.

Facendo tendere R a +∞ e per il lemma di Jordan si ha


 +∞
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
(20.3) dt = 2π i Res ϕ(z), i .
−∞ 1 + t2

Il punto z = i è un polo del primo ordine, pertanto


2
e − e−1
Res ϕ(z), i = e2πy
2i
Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito A 91

e sostituendo in (20.3) si ha
 +∞
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t 2
dt = e2πy π e − e−1 .
−∞ 1 + t2

Sia −1/π < y ≤ 0; consideriamo le funzioni complesse

e−2i(πy −1)z − 2e−2iπy z


ϕ1 (z) =
1 + z2
−2i(πy +1)z
e
ϕ2 (z) =
1 + z2

ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio di figura 20.1 ed al dominio

{z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≤ 0} , R > 1

(figura 20.2) rispettivamente; si ha

...
........
....
..
.....
..
...
..
....
...
..
−R .... O ........................................................................R
...
...
. .. ..................................
... ...
... ...
.. ...
.
... ....
.. ..
.. ..
.. ..
...
.. ...
...
... ...
... . ...
..... −i ...
....... .....
.
.... ....
..... ....
..... ....
...... .....
.......
.......... ..............
................ ........
....................................

Figura 20.2.
R 
e−2i(πy −1)t − 2e−2iπy t
dt + ϕ1 (z) dz = 2π i Res ϕ1 (z), i ,
−R 1 + t2 +ΓR
 R −2i(πy +1)t 
e
dt − ϕ2 (z) dz = −2π i Res ϕ2 (z), −i ,
−R 1 + t2 +ΓR

essendo ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0}. Facendo tendere R a +∞ e sommando si ha


 +∞
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
dt = 2π i Res ϕ1 (z), i − 2π i Res ϕ2 (z), −i =
−∞ 1 + t2
= π e2(πy −1) − 2e2πy + π e−2(πy +1) .

In definitiva, tenuto conto dell’osservazione iniziale



 − π e2π|y | e−2 − π e−2π|y | e−2 − 2 1
 sen2 t    per |y | ≤
4 4 π
F ;y =
1+t 2 
 π 1
− e −2π|y |
e − e−1
2
per |y | >
4 π

Il calcolo poteva essere svolto anche in maniera più semplice. Ricordiamo la formula
 α 
F eiαt f (t); y = F f ; y − , α∈R.

92 Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito A

Si ha, allora,

 sen2 t    2it   e−2it   1 


1 e
F ; y = − F ; y + F ; y − 2F ; y =
1 + t2 4 1 + t2 1 + t2 1 + t2
      
1 1 1 1 1 1
=− F ;y − +F ;y + − 2F ;y
4 1+t 2 π 1+t 2 π 1 + t2

E ricordando che (vedi esercizio 8.4)


 1 
F ; y = π e−2π|y |
1+t 2

si ha 
 sen2 t  π −2|πy −1|
F ; y = − e + e−2|πy +1| − 2e−2π|y | .
1 + t2 4

Svolgimento dell’esercizio 20.2. Poniamo

y (t) = an n ≤ t < n + 1 , n ∈ N0 ;

il problema (20.1) equivale, allora, a risolvere in [0, +∞[ l’equazione alle differenze

y (t + 2) + y (t) = (−1)[t]
(20.4)
y (t) = 1 se 0 ≤ t < 1 , y (t) = 0 se 1 ≤ t < 2

Sia y (t) una soluzione di (20.4) L-trasformabile. Poniamo L y (t); s = Y (s); si ha


T  T +2 2
L y (t + 2); s = lim e−st y (t + 2) dt = lim e2s e−sτ y (τ) dτ − e−sτ y (τ) dτ =
T →+∞ 0 T →+∞ 0 0
e2s − es
= e2s Y (s) − .
s

Calcoliamo la trasformata di Laplace della funzione (−1)[t] , t ∈ [0, +∞[. La funzione è periodica di
periodo 2, quindi assolutamente trasformabile se Re s > 0 e, per una ben nota formula,
1 2
1 1 − e−s
L (−1)[t] ; s = e−st dt − e−st dt =
1 − e−2s 0 1 s 1 + e−s

Applicando la trasformazione di Laplace alla (20.4) si ottiene

1 − e−s e2s − es
e2s + 1 Y (s) = −s
+
s 1+e s

e quindi

1 e3s − 1 1 1 1
(20.5) Y (s) = = 1− s − .
s e2s + 1 es + 1 s e + 1 e2s + 1

Per Re s > 0 la (20.5) può scriversi



1 e−s e−2s 1 e−s(p+1) + e−2s(p+1)
Y (s) = 1− −s
− = − (−1)p .
s 1+e 1 + e−2s s p=0 s
Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito A 93

Antitrasformando per serie si ha


  
y (t) = 1 − (−1)p u(t − p − 1) + u(t − 2p − 2) =
p=0

 1 se 0 ≤ t < 1


0
 se 1 ≤ t < 2
= 
[t]−1 
[t/2]−1



 1 − (−1)p
− (−1)p se t > 2

p=0 p=0

E dunque, se t > 2, si ha

1 − (−1)[t] 1 − (−1)[t/2] (−1)[t] + (−1)[t/2]


y (t) = 1 − − =
2 2 2

per cui


 1 + (−1)h
 a2h =
2 h ∈ N0 .

 −1 + (−1)h
 a2h+1 =
2
L’esercizio poteva essere svolto in maniera elementare
  senza far ricorso alla trasformata di Laplace.
Posto, infatti, bh = a2h , h ∈ N0 , la successione bh è definita per ricorrenza dalla legge

bh+1 + bh = 1 , b0 = 1
 
la successione
  bh è, quindi, la successione 1, 0, 1, 0, . . .. In maniera analoga si trova che la successione
a2h+1 è la successione 0, −1, 0, −1, . . ..
Svolgimento dell’esercizio 20.3. Si ha
0 1 1 1
n2 δ(t + 1/n) + δ(t − 1/n) − 2δ(t) , ϕ(t) = n2 ϕ(− ) + ϕ( ) − 2ϕ(0) ϕ∈D;
n n

determiniamo,quindi, il limite

1 1
lim n2 ϕ(− ) + ϕ( ) − 2ϕ(0) .
n→∞ n n

Consideriamo il limite
ϕ(−t) + ϕ(t) − 2ϕ(0)
lim ;
t→0 t2
applicando il teorema di de l’Hopital si ha

ϕ(−t) + ϕ(t) − 2ϕ(0) −ϕ  (−t) + ϕ  (t) ϕ (−t) + ϕ  (t)


lim 2
= lim = lim = ϕ  (0)
t→0 t t→0 2t t→0 2
 
ed essendo ϕ (0) = δ , ϕ(t) si ha che

n2 δ(t + 1/n) + δ(t − 1/n) − 2δ(t) −→



δ .
D
94 Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito B

21. Prova assegnata il 19 febbraio 1996 – compito B.

21.1. Determinare la trasformata di Fourier della funzione

sen2 t
f (t) =
t2

21.2. Dato il problema


 

 x + 2x  + y  + y + z = f1 (t)

 x  + y  + z = 0
(21.1) x  − 6x  + y  − y + z + 4z = f2 (t)




x(0) = x  (0) = y (0) = 0 , z(0) = 1

determinare, facendo uso della trasformata di Laplace, una condizione sulle funzioni f1 (t), f2 (t) affinchè
il problema ammetta soluzione in [0, +∞[.
21.3. Determinare il limite nel senso delle distribuzioni della successione di distribuzioni funzioni

nt
n2 t 2 + 1

Svolgimento dell’esercizio 21.1. La funzione è sommabile in ]−∞, +∞[; la trasformata di di Fourier è


data da
 +∞  +∞
sen2 t sen2 t 1 e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
(21.2) F ;y = e−2iπy t dt = − dt .
t2 −∞ t 2 4 −∞ t2

Si osservi che la funzione assegnata è pari e reale; la trasformata di Fourier sarà, allora, una funzione
reale e pari.
Determiniamo la trasformata di Fourier per y ≤ 0. Sia y ≤ −1/π ; consideriamo la funzione complessa

e−2i(πy −1)z + e−2i(πy +1)z − 2e−2iπy z


ϕ(z) =
z2

ed applichiamo il teorema di Cauchy-Goursat relativamente al dominio

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0} , 0 < ε < 1 < R ,

(figura 21.1); si ha

...
........
....
..
...... .... ..............
..... ... . .. . ................
............... .........
........
.......... ......
....... .....
.... ....
.. ....
..... .....
... ........
... ...
.. .. ...
...
... ..
... ..
... ..
... ..
...
... ..
... ..
.. ........ ........ ..
... ............ .....
.. ..
...
... ..... .. ...
.. .......
...
. . . . .
..........................................................................................................
..
−R −ε O ε R

Figura 21.1.
Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito B 95

 −ε 
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
(21.3) dt − ϕ(z) dz +
−R t2 +Γε
 R −2i(πy −1)t 
e + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
+ dt + ϕ(z) dz = 0 ,
ε t2 +ΓR

con
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Applicando il teorema di de l’Hopital nel campo complesso si ha

lim zϕ(z) = lim − 2i(π y − 1)e−2i(πy −1)z − 2i(π y + 1)e−2i(πy +1)z + 4iπ y e−2iπy z = 0
z→0 z→0

e quindi per un noto lemma 


lim ϕ(z) dz = 0 .
ε→0 +Γε

Facendo tendere R a +∞ ed ε a zero e per il lemma di Jordan dalla (21.3) si ha


 +∞
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
dt = 0 .
−∞ t2

Sia −1/π < y ≤ 0; pensiamo la funzione ϕ(z) come somma delle due funzioni

e−2i(πy −1)z − 2e−2iπy z + 1


ϕ1 (z) =
z2
−2i(πy +1)z
e −1
ϕ2 (z) =
z2

ed applichiamo il teorema di Cauchy-Goursat relativamente al dominio di figura 21.1 ed al dominio

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≤ 0} , 0 < ε < 1 < R

(figura 21.2) rispettivamente; si ha

...
........
...
..
....
...
...
...
...
...
...
−R −ε .... O ε R
. ...
...
......... ...
..
. .............................................................................................................
.. ....
... ..
... .... . ... ..
... .......................... ..
... ...
... ..
.. ..
.. ..
.. ..
.. ...
... ..
... ..
... ...
... ...
.......... .....
.... ...
..... ....
..... .....
...... ....
........ ............
.......... ..
.................. ...........
...............................

Figura 21.2.

 −ε  R 
(21.4) ϕ1 (t) dt − ϕ1 (z) dz + ϕ1 (t) dt + ϕ1 (z) dz = 0 ,
−R +Γε ε +ΓR
 −ε  R 
(21.5) ϕ2 (t) dt + ϕ2 (z) dz + ϕ2 (t) dt − ϕ2 (z) dz = 0 ,
−R +Γε ε +ΓR
96 Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito B

essendo  
ΓR = z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0
 
Γε = z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0

Applicando il teorema di de l’Hopital si ha

lim zϕ1 (z) = lim − 2i(π y − 1)e−2i(πy −1)z + 4iπ y e−2iπy z = 2i(π y + 1)
z→0 z→0

lim zϕ2 (z) = lim − 2i(π y + 1)e−2i(πy +1)z = −2i(π y + 1)


z→0 z→0

e quindi 
lim ϕ1 (z) dz = −2π (π y + 1)
ε→0 +Γε

lim ϕ2 (z) dz = 2π (π y + 1)
ε→0 +Γε

Facendo tendere R a +∞ ed ε a zero e per il lemma di Jordan e sommando dalle (21.4) e (21.5) si ha
 +∞
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
dt = −4π (π y + 1)
−∞ t2

ed in definitiva, tenuto conto dell’osservazione iniziale



sen2 t 0 se |y | ≥ 1/π
F ;y =
t2 π (−π |y | + 1) se |y | ≤ 1/π

Svolgimento dell’esercizio 21.2. Il problema (21.1) è equivalente al problema




 2x  + y = f1 (t)
 
 x + y  + z = 0
(21.6) −6x  − y + 4z = f2 (t)




x(0) = x  (0) = y (0) = 0 z(0) = 1

Sia x(t), y (t), z(t) una soluzione del problema (21.6), con x(t) funzione avente derivata prima
localmente assolutamente continua in [0, +∞[ e derivata seconda L-trasformabile e con y (t), z(t)
funzioni localmente assolutamente continue in [0, +∞[ aventi derivata prima L-trasformabile. Siano,
inoltre, f1 (t), f2 (t) L-trasformabili. Dalla prima e dalla terza equazione per le condizioni iniziali si
ricava rispettivamente

f1 (0) = 0
(21.7)
f2 (0) = 4

Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), Z = Z(s) = L(z(t); s), F1 = F1 (s) = L(f1 (t); s),
F2 = F2 (s) = L(f2 (t); s), applicando la trasformazione di Laplace al problema (21.7) si ha

 2sX + Y = F1
(21.8) s 2 X + sY + sZ = 1

−6sX − Y + 4Z = F2

Calcoliamo il determinante dei coefficienti. Si ha


   
 2s 1 0  2 1 0
   
 2   
 s s s  = s2  1 1 1 = 0.
   
 −6s −1 4   −6 −1 4 
Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito B 97

La matrice dei coefficienti ha rango 2. Infatti il minore


 
 
1 0
 =s
s s

è non nullo se Re s > 0. Il rango della matrice completa deve allora essere 2; quindi il minore
 
 1 F1 
 0 
 
(21.9)  s s 1
 
 −1 4 F2 

deve essere nullo. Calcolando il determinante (21.9) si ha

4
5F1 + F2 = ,
s

e quindi, antitrasformando

(21.10) 5f1 (t) + f2 (t) = 4 .

Si noti che quest’ultima condizione è coerente con le condizioni (21.7) trovate precedentemente.
Determiniamo la terna x(t), y (t), z(t) . Risolviamo il sistema

2sX + Y = F1
s 2 X + sY + sZ = 1

si ha
Y = F1 − 2sX
1
Z= − F1 + sX
s
Da cui antitrasformando tenendo conto che x(0) = 0

y (t) = f1 (t) − 2x  (t)


z(t) = 1 − f1 (t) + x  (t)

È, poi, immediato verificare che, se ζ(t) è una funzione localmente assolutamente continua in [0, +∞[,
ζ(0) = 0, la terna
t
ζ(τ) dτ , f1 (t) − 2ζ(t) , 1 − f1 (t) + ζ(t)
0

è soluzione del problema (21.6) con f1 (t), f2 (t) funzioni localmente assolutamente continue in
[0, +∞[ verificanti la (21.10), f1 (0) = 0.
Svolgimento dell’esercizio 21.3. Osservato che

nt
(21.11) lim =0 ∀t ∈ R
n→+∞ n2 t 2 + 1

proviamo che
nt
−→ 0
n2 t 2 + 1 D 
e cioè che  +∞
nt
lim ϕ(t) dt = 0 ∀ ϕ(t) ∈ D .
n→∞ −∞ n2 t 2 + 1
98 Prova assegnata il 11 giugno 1996

ed anche, detto [a, b] un intervallo contenente il supporto di ϕ


b
nt
lim ϕ(t) dt = 0 .
n→∞ a n2 t 2 + 1

Basterà verificare le ipotesi del teorema di Lebesgue sul passaggio al limite sotto segno integrale. Si ha,
per la (21.11)
nt
lim ϕ(t) = 0 ∀t ∈ R
n→+∞ n2 t 2 + 1

ed inoltre  
 nt  1
 ϕ(t) ≤ |ϕ(t)| ∀n ∈ N .
 n2 t 2 + 1  2

22. Prova assegnata il 11 giugno 1996.

22.1. Determinare la trasformata di Fourier della funzione

sen t
(1 + t 2 )n

essendo n un intero positivo.


22.2. Facendo uso delle trasformazione di Laplace determinare in [0, +∞[ la soluzione del problema
 t




 
x +y −y − z(τ) dτ = (−1)[t]



 0

 
x − x − y + z = (−1)[t]
(22.1) t



 

 y −x+z− z(τ) dτ = (−1)[t]




0
x(0) = y (0) = 0

[t] essendo la parte intera contenuta in t.


22.3. Sia data la successione di distribuzioni temperate
 
n δ(t − n − 1) − δ(t − n) n∈Z

δ essendo la distribuzione di Dirac.


a) Provare che la serie

+∞

(22.2) n δ(t − n − 1) − δ(t − n)
n=−∞

converge nel senso di S  .


b) Provare, che detta Φ la somma della serie (22.2), Φ è una distribuzione periodica di periodo 1.
c) Determinare lo sviluppo in serie di Fourier della Φ.
Svolgimento dell’esercizio 22.1. La funzione è sommabile in ]−∞, +∞[; la trasformata di Fourier è
dunque

   +∞  +∞
sen t −2iπy t sen t 1 e−(2πy −1)it − e−(2πy +1)it
(22.3) F ; y = e dt = dt
(1 + t 2 )n −∞ (1 + t 2 )n 2i −∞ (1 + t 2 )n
Prova assegnata il 11 giugno 1996 99

...
........
....
...
.
............................................
.............. ..........
........
......... ......
. ....
..... ....
...... ....
..... ........
. ...
...
.. ..
. . i
...
...
...
... ..
... ..
.. ..
... ..
..
... ...
.. ..
.. ...
.. . . .
...................................................................................................................................................................................................................................
−R O R

Figura 22.1.

La funzione assegnata è reale e dispari, la trasformata di Fourier è, allora, dispari ed immaginaria
pura. Determiniamo la trasformata di Fourier per y ≤ 0. Sia y ≤ −1/(2π ); consideriamo la funzione
complessa
e−(2πy −1)iz − e−(2πy +1)iz
ϕ(z) =
(1 + z2 )n
ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio {z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, R > 1,
(figura 22.1); si ha
 R −(2πy −1)it 
e − e−(2πy +1)it
dt + ϕ(z) dz = 2π i Res ϕ(z), i ,
−R (1 + t 2 )n +ΓR

con ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}.


Facendo tendere R a +∞ e per il lemma di Jordan si ha
 +∞ −(2πy −1)it
e − e−(2πy +1)it
(22.4) dt = 2π i Res ϕ(z), i .
−∞ (1 + t 2 )n
Il punto z = i è un polo di ordine n; pertanto
1 e−(2πy −1)iz − e−(2πy +1)iz
(22.5) Res ϕ(z), i = lim Dn−1
(n − 1)! z→i (i + z)n
Applicando la formula di Leibnitz (7 )si ha
! "
−(2πy −1)iz
− e−(2πy +1)iz  n−1
n−1 
n−1 e
D = D k
e−(2πy −1)iz −
(i + z)n k=0
k
! "
  n−1 
n−1
−(2πy +1)iz −n
−e D n−1−k
(i + z) = (2π y − 1)k (−i)k e−(2πy −1)iz −
k=0
k

− (2π y + 1)k (−i)k e−(2πy +1)iz (−1)n−1−k n(n + 1) · · · (2n − k − 2)(i + z)−2n+k+1

Per la (22.5) si ha, allora,


! "
1  n−1
n−1 
Res ϕ(z), i = (−i)k (2π y − 1)k e2πy −1 −
(n − 1)! k=0 k

− (2π y + 1)k e2πy +1 (−1)n−k−1 n(n + 1) · · · (2n − k − 2)(2i)−2n+k+1 =
! "
 1 2n − k − 2
n−1  
−2n+1 2πy
= −i2 e (−2)k (2π y − 1)k e−1 − (2π y + 1)k e
k=0
k! n − k − 1

(7 ) ! "
n 
n
n
D (f · g) = Dk f Dn−k g n ∈ N.
k=0
k

La formula può essere provata per induzione su n.


100 Prova assegnata il 11 giugno 1996

Pertanto per le (22.3), (22.4) si ha, per y ≤ −1/(2π ),


! "
 sen t   1 2n − k − 2
n−1  
−2n+1 2πy
F ; y = −iπ 2 e (−2)k (2π y − 1)k e−1 − (2π y + 1)k e .
(1 + t )
2 n
k=0
k! n − k − 1

Sia −1/(2π ) < y ≤ 0; consideriamo le funzioni

e−(2πy −1)iz
ϕ1 (z) =
(1 + z2 )n
e−(2πy +1)iz
ϕ2 (z) =
(1 + z2 )2

ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio di figura 22.1 ed al dominio

{z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≤ 0} , R > 1

(figura 22.2) rispettivamente; si ha

.
...
.......
...
..
....
...
...
...
...
...
...
−R ... O R
.
...
...
. ..............................................................................................................
.
..
... ...
... ...
... ...
.
..
.. ...
.. ..
.. ..
...
...
.
.. ..
...
... ..
... . ...
.... −i ...
......... .....
.... ..
.... ....
.... .....
..... ....
.......
......... .............
............. .........
.............................................

Figura 22.2.
R 
e−(2πy −1)it
dt + ϕ1 (z) dz = 2π i Res ϕ1 (z), i ,
−R (1 + t 2 )n +ΓR
R 
e−(2πy +1)it
− dt + ϕ2 (z) dz = 2π i Res ϕ2 (z), −i ,
−R (1 + t 2 )n +ΓR

essendo ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0}. Facendo tendere R a +∞ e sommando si ha


 +∞
e−(2πy −1)it − e−(2πy +1)it
dt = 2π i Res ϕ1 (z), i + 2π i Res ϕ2 (z), −i
−∞ (1 + t 2 )n

Con un calcolo analogo al precedente si ha


! "

n−1
1 2n − k − 2
−2n+1 2πy −1
Res ϕ1 (z), i = −i2 e (−2)k (2π y − 1)k .
k=0
k! n − k − 1

z = −i è un polo di ordine n per ϕ2 (z), si ha, quindi,


! "
1 −(2πy +1)iz  1 2n − k − 2
n−1
n−1 e −2n+1 −2πy −1
Res ϕ2 (z), −i = lim D = i2 e 2k (2π y + 1)k
(n − 1)! z→−i (z − i)n k=0
k! n − k − 1
Prova assegnata il 11 giugno 1996 101

Pertanto, per −1/(2π ) < y ≤ 0


! "

sen t   1 2n − k − 2
n−1  
−2n+1 −1 k k 2πy k −2πy
F ; y = −iπ 2 e 2 (1 − 2π y ) e − (1 + 2π y ) e .
(1 + t 2 )n k=0
k! n − k − 1

Ed in definitiva
 ! "

  1 2n − k − 2
n−1

 −2n+1 −1
2k ·

 signum y iπ 2 e

 k! n − k − 1

  k=0 

 sen t   · (1 + 2π |y |)ke−2π|y | − (1 − 2π |y |)ke2π|y | per 0 ≤ |y | < 1/(2π )
F ;y = ! "
(1 + t )
2 n 
  1 2n − k − 2
n−1


 signum y iπ 2−2n+1 e−2π|y |
 2k ·

 k! n − k − 1

  k=0 


 · (1 + 2π |y |)ke−1 + (1 − 2π |y |)ke per |y | ≥ 1/(2π )

dove 
−1 per y ≤ 0
signum y =
1 per y > 0
L’esercizio poteva essere svolto osservando che
   
sen t 1  eit − e−it  1 1 1   1 1 
F ; y = F ; y = F ; y − − F ; y + .
(1 + t 2 )n 2i (1 + t 2 )n 2i (1 + t 2 )n 2π (1 + t 2 )n 2π

e ricordando l’esercizio 12.4.


Svolgimento dell’esercizio 22.2. Sia x(t), y (t), z(t) una soluzione di (22.1), x(t), y (t), z(t) funzioni
localmente assolutamente continue in [0, +∞[ con x  (t), y  (t) L-trasformabili. Poniamo X = X(s) =
L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), Z = Z(s) = L(z(t); s). La funzione (−1)[t] è periodica di periodo 2,
quindi assolutamente trasformabile se Re s > 0 e
1 2
1 1 − e−s
L (−1)[t] ; s = e−st dt − e−st dt =
1 − e−2s 0 1 s 1 + e−s

Applicando la trasformata di Laplace al problema (22.1) si ha




 1 − e−s
 s 2 X + s(s − 1)Y − Z =


 1 + e−s


1 − e−s
 s(s − 1)X − sY + sZ =

 1 + e−s


 −s
 −sX + s 2 Y + (s − 1)Z = 1 − e

1 + e−s
Risolvendo si ha
1 1 − e−s
X=
2s(s − 1) 1 + e−s
1 1 − e−s
(22.6) Y =
2s(s − 1) 1 + e−s
1 1 − e−s
Z=
2(s − 1) 1 + e−s

Antitrasformiamo le (22.6) per serie. Per Re s > 0 si ha

1 − e−s
+∞
  
n −ns −(n+1)s
= (−1) e − e
1 + e−s n=0
102 Prova assegnata il 11 giugno 1996

pertanto

1 1 − e−s
+∞
1  1 1  
(22.7) −s
= − (−1)n e−ns − e−(n+1)s .
2s(s − 1) 1 + e 2 n=0 s − 1 s

Si ha

1 1  −ns 
L−1 − e − e−(n+1)s ; t = et−n − 1 u(t − n) − et−n−1 − 1 u(t − n − 1)
s −1 s

e, per x0 > 1

+∞
  +∞   
 
e−x0 t 
 (−1)n
e t−n
− 1 u(t − n) − e t−n−1
− 1 u(t − n − 1)  dt ≤

n=0 0
+∞
 +∞

1 1 1 1
− e−nx0 + − e−(n+1)x0 < +∞
n=0
x0 − 1 x0 n=0
x0 − 1 x0

È, allora, possibile antitrasformare per serie la (22.7) ottenendo

+∞
1   
(22.8) x(t) = y (t) = (−1)n et−n − 1 u(t − n) − et−n−1 − 1 u(t − n − 1) .
2 n=0

La serie in (22.8) è una somma finita. Per 0 ≤ t < 1 si ha

et − 1
x(t) = y (t) = .
2

Per t ≥ 1 si ha


[t] 
[t] 
[t]−1 
[t]−1
1
x(t) = y (t) = (−1)n et−n − (−1)n − (−1)n et−n−1 + (−1)n =
2 n=0 n=0 n=0 n=0

et 1 − (−1)[t]+1 e−[t]−1 1 − (−1)[t]+1 et−1 1 − (−1)[t] e−[t] 1 − (−1)[t]


= − − + =
2 1 + e−1 4 2 1 + e−1 4
et e + 2(−1)[t] e−[t] − 1 (−1)[t]
= −
2 1+e 2

Si osservi che l‘espressione precedente per 0 ≤ t < 1 ridà (et − 1)/2. Con un calcolo analogo si ha poi

et e + 2(−1)[t] e−[t] − 1
z(t) =
2 1+e

Svolgimento dell’esercizio 22.3. Si deve provare la convergenza della serie doppia

+∞
 +∞

 
(22.9) n δ(t − n − 1) − δ(t − n), ϕ = n ϕ(n + 1) − ϕ(n) ∀ϕ ∈ S
n=−∞ n=−∞

Consideriamo la serie
+∞

(22.10) n ϕ(n + 1) − ϕ(n) .
n=0
Prova assegnata il 11 giugno 1996 103

la sua ridotta enne-sima è data da


n
ϕ(2) − ϕ(1) + 2 ϕ(3) − ϕ(2) + · · · + n ϕ(n + 1) − φ(n) = − ϕ(k) − nϕ(n + 1)
k=1

La maggiorazione

cost.
(22.11) |ϕ(t)| ≤
1 + t2

implica la convergenza della serie


+∞

ϕ(n)
n=1

e
lim nϕ(n + 1) = 0 .
n→∞

Pertanto la serie (22.10) ed ha per somma

+∞

− ϕ(n) .
n=1

Consideriamo la serie
−∞
 +∞

(22.12) n ϕ(n + 1) − ϕ(n) = n ϕ(−n) − ϕ(−n + 1) .
n=−1 n=1

La sua ridotta enne-sima è


n−1
ϕ(−1) − ϕ(0) + 2 ϕ(−2) − ϕ(−1) + · · · + n ϕ(−n) − ϕ(−n + 1) = − ϕ(−k) + nφ(−n)
k=0

La maggiorazione (22.11) assicura, quindi, anche la convergenza della serie (22.12) e che la sua somma

0
φ(n) .
n=−∞

Si è,quindi, provato che


+∞

Φ=− δ(t − n)
n=−∞

L’esercizio è, allora, un caso particolare dell’esercizio 9.4.

23. Prova assegnata il 1 luglio 1996.

23.1. Calcolare l’integrale



1 1
(23.1) e z e z−1 dz
+Γn

essendo  
1
Γn = z ∈ C : |z| = + n n ∈ N0 .
2
104 Prova assegnata il 1 luglio 1996

23.2. Discutere e risolvere in [0, +∞[ il problema


  

 x + 2y + x = (−1)
[t]
 
(23.2) x + 2y − y = (−1)[t] − tet


x(0) = 2λy (0) , x  (0) = −λ2 y  (0)

essendo λ un parametro reale e [t] la parte intera contenuta in t.


23.3. Provare che la trasformata di Fourier della distribuzione temperata sen t/t è
 sen t 
F = π χ 1 1
 ,
t − 2π , 2π

χ A è la funzione caratteristica dell’insieme A.


Determinare, poi, la trasformata di Fourier della funzione

sen2 t
t2

servendosi del risultato precedente.


Svolgimento dell’esercizio 23.1. Cominciamo con il calcolare l’integrale (23.1) per n ≥ 1. Per il teorema
dei residui si ha   
1 1 1 1 1 1
e z e z−1 dz = 2π i Res e z e z−1 , 0 + Res e z e z−1 , 1 .
+Γn

ed anche, tenendo conto dell’identità


1 1 1 1 1 1
Res e z e z−1 , 0 + Res e z e z−1 , 1 + Res e z e z−1 , ∞ = 0 ,

1 1 1 1
e z e z−1 dz = −2π i Res e z e z−1 , ∞ .
+Γn

Calcoliamo il residuo nel punto all’infinito. Si ha

1 1 1 w w
Res e z e z−1 , ∞ = Res − e e 1−w , 0 .
w2

Essendo
1 w w
lim w 2 e e 1−w = 1 ,
w→0 w2
il punto w = 0 è un polo del secondo ordine, pertanto

1 w w w
 w w 1 
w 1−w w 1−w w 1−w
Res − e e 1−w , 0 = − lim De e = − lim e e + e e = −2 .
w2 w→0 w→0 (1 − w)2

In definitiva si ha 
1 1
e z e z−1 dz = 4π i , n ≥ 1.
+Γn

Sia n = 0. In tal caso si ha 


1 1 1 1
e z e z−1 dz = 2π i Res e z e z−1 , 0 .
+Γ0

Il punto z = 0 è una singolarità essenziale. Infatti i limiti


1 1
lim e x e x−1 = +∞
x→0+
1 1
lim e x e x−1 = 0
x→0−
Prova assegnata il 1 luglio 1996 105

implicano la non esistenza del limite  1 1 


 
lim e z e z−1  .
z→0

1 1 
Determiniamo
 lo sviluppo in serie di Laurent della funzione e z e z−1 nel disco bucato z ∈ C : 0 <
|z| < 1 . Si ha, per z = 0,

+∞

1 1 1
(23.3) ez = .
n=0
n! zn

1  
Determiniamo lo sviluppo in serie di Mac-Laurin della funzione e z−1 nel disco z ∈ C : |z| < 1 . Si ha

+∞
 +∞
 1
1 1 1 1
(23.4) e z−1 = = 1 + .
k=0
k! (z − 1)k
k=1
k! (z − 1)k

Lo sviluppo in serie di Mac-Laurin della funzione

1
|z| < 1 , k ∈ N
(z − 1)k

è dato da

(z − 1)
n −k
1  D
+∞
z=0
(23.5) = zn ,
(z − 1)k n=0
n!

ed, essendo
1 k(k + 1) · · · (k + n − 1)
Dn = (−1)n , n∈N,
(z − 1)k (z − 1)k+n
sostituendo nella (23.5) si ha

+∞ ! "
1  k+n−1
k
(23.6) = (−1) zn .
(z − 1)k n=0
n

e sostituendo la (23.6) nella (23.4)


 "   "
+∞
 +∞ ! +∞
 +∞
!
1 (−1)k   k + n − 1 n  
 (−1)k k + n − 1
 zn . (8 )
(23.7) e z−1 = 1+ z =1+
k=1
k! n=0
n n=0 k=1
k! n

Si ha, allora, per le (23.3) (23.7)


   ! " 
+∞
 +∞
 1 1 +∞
 +∞  (−1)k k + n − 1
1 1 1 1 1 1 1
(23.8) e e z z−1 =e +e z z e z−1 −1 = n
+ n
   zn 
n=0
n! z n=0
n! z n=0 k=1
k! n

Eseguendo il prodotto secondo Cauchy delle serie in (23.8) si ha, poi,


 ! "
+∞
 +∞
  n +∞
 (−1)k k + p − 1
1 1 1 1 1   1 .
(23.9) e e
z z−1 = +
n=0
n! z n
n=0 p=0
(n − p)! k=1 k! p zn−2p

(8 ) Vedi la nota all’esercizio 9.1.


106 Prova assegnata il 1 luglio 1996

Il residuo cercato si otterrà, quindi, considerando la somma dei coefficienti relativi alla potenza z−1
delle due serie a secondo membro della (23.9) e cioè

+∞ +∞
! "
 1  (−1)k k + p − 1
1+ .
p=0
(p + 1)! k=1 k! p

Pertanto, in definitiva, si ha
 ! "
1 1
 +∞
 1  (−1)k k + p − 1 
+∞
e e
z z−1 dz = 2π i 1 + .
+Γ0 p=0
(p + 1)! k=1 k! p

Svolgimento dell’esercizio 23.2. Il problema (23.2) è equivalente al problema


  

 x + 2y + x = (−1)
[t]

(23.10) x + y = te t


x(0) = 2λy (0) , x  (0) = −λ2 y  (0)

Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (23.10), x(t), y (t) funzioni localmente assolutamente
continue in [0, +∞[, assieme con le derivate prime, aventi derivate seconde L-trasformabili.
Dalla seconda equazione si ha

y (0)(2λ + 1) = 0
(23.11)
y  (0)(1 − λ2 ) = 1

Per le (23.11) si osserva che se λ = ±1 il problema (23.10) non può avere soluzione. Se λ = ±1 e
λ = −1/2 il problema (23.10) potrà avere soluzione assegnando come condizioni iniziali

−λ2 1
x(0) = y (0) = 0 , x  (0) = , y  (0) = .
1−λ 2 1 − λ2

Se λ = −1/2 il problema potrà avere soluzione assegnando come condizioni iniziali

1 4
x(0) = α , y (0) = −α (α ∈ R) , x  (0) = − , y  (0) =
3 3

Poniamo X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), F = F (s) = L((−1)[t] ; s), G = G(s) = L(tet ; s)
ed applichiamo la trasformazione di Laplace al problema (23.10). Per λ = ±1, tenendo conto delle
condizioni necessarie per l’esistenza di soluzioni trovate, si ha

 2 − λ2
(s 2 + 1)X + 2s 2 Y = F − αs +
 1 − λ2
X+Y =G

dove bisognerà intendere α = 0 se λ = −1/2. Da cui risolvendo

1 2s 2 s 2 − λ2 1
X =− F+ 2 G+α 2 − =
−1s2 s −1 s − 1 1 − λ2 s 2 − 1
1 2 s 2 − λ2 1
=− 2 F + 2G + 2 G+α 2 −
s −1 s −1 s −1 1−λ s −1 2 2
(23.12)
s2 + 1 1 s 2 − λ2 1
Y =− 2 G+ 2 F −α 2 + =
s −1 s −1 s − 1 1 − λ2 s 2 − 1
1 2 s 2 − λ2 1
= 2 F −G− 2 G−α 2 +
s −1 s −1 s −1 1−λ s −1 2 2
Prova assegnata il 1 luglio 1996 107

Antitrasformando le (23.12) si ha, poi,

2 − λ2
x(t) = − senh t ∗ (−1)[t] + 2tet + 2 senh t ∗ (tet ) + α cosh t − senh t
1 − λ2
(23.13)
2 − λ2
y (t) = senh t ∗ (−1)[t] − tet − 2 senh t ∗ (tet ) − α cosh t + senh t
1 − λ2

Calcoliamo le convoluzioni in (23.13). Cominciamo con il calcolare la convoluzione senh t ∗ (−1)[t] .


Se 0 ≤ t < 1 si ha, facilmente
t
senh t ∗ (−1)[t] = senh(t − τ) dτ = cosh t − 1 .
0

Sia t ≥ 1. Si ha


[t]−1  k+1 t
et−τ − eτ−t et−τ − eτ−t
senh t ∗ (−1)[t] = (−1) k
dτ + (−1)[t] dτ =
k=0
k 2 [t] 2


[t]−1
et−k−1 + ek+1−t − et−k − ek−t 2 − et−[t] − e[t]−t
=− (−1)k − (−1)[t] =
k=0
2 2

et (e−1 − 1)  e−t (e − 1) 
[t]−1 [t]−1
k k et−[t] + e[t]−t
=− − e−1 − −e + (−1)[t] + (−1)[t]+1 =
2 k=0
2 k=0
2
[t]
et (e−1 − 1) 1 − − e−1 e−t (e − 1) 1 − (−e)[t] [t] e
t−[t]
+ e[t]−t
=− − + (−1) + (−1)[t]+1 =
2 1 + e−1 2 1+e 2
e−1 1 e−1 1 e−1 et−[t] + e[t]−t
= senh t − (−1)[t] et−[t] + (−1)[t] e[t]−t + (−1)[t] + (−1)[t]+1 =
e+1 2 e+1 2 e+1 2
e−1 1 e
= senh t + (−1)[t] et−[t] + (−1)[t] e[t]−t + (−1)[t]+1 .
e+1 e+1 e+1

Si osservi che l’ultimo membro della precedente formula calcolato per 0 ≤ t < 1 vale esattamente
cosh t − 1. Calcoliamo l’altra convoluzione. Si ha
t t t  t2
t et−τ − eτ−t et e−t t 1  e−t
senh t ∗ (te ) = τeτ dτ = τ dτ − τe2τ dτ = et − + − .
0 2 2 0 2 0 4 4 8 8

In definitiva, quindi

e − 1 2 − λ2 1 e
x(t) = − + senh t − (−1)[t] et−[t] − (−1)[t] e[t]−t − (−1)[t]+1 +
e + 1 1 − λ2 e+1 e+1
 t2 3 1  e−t
+ et + t+ − + α cosh t
2 2 4 4
e − 1 2 − λ2 1 e
y (t) = + senh t + (−1)[t] et−[t] + (−1)[t] e[t]−t + (−1)[t]+1 −
e + 1 1 − λ2 e+1 e+1
 t2 1 1  e−t
− et + t+ + − α cosh t
2 2 4 4

sen t
Svolgimento dell’esercizio 23.3. La funzione individua una distribuzione temperata; basterà,
t
allora, provare che
sen t
F ∗ π χ 1 1
 = .
− 2π , 2π t
108 Prova assegnata il 16 settembre 1996

Si ha, per t = 0
 +∞  1
∗ 2πiy t
2π eit − e−it
F π χ  1 1 ; t =π e χ  1 1 (y ) dy =π e2πiy t dy = ,
− 2π , 2π −∞ − 2π , 2π − 2π
1
2it

e per t = 0
 1

F ∗ π χ 1 1
; 0 =π dy = 1 .
− 2π , 2π 1
− 2π

Considerata la convoluzione
π 2χ 1 1
 ∗ χ 1 1
,
− 2π , 2π − 2π , 2π

si ha
sen2 t
F ∗ π 2χ 1 1
 ∗ χ 1 1
 = ;
− 2π , 2π − 2π , 2π t2
pertanto

sen2 t
(23.14) F ; y = π 2χ  1 1  ∗ χ  1 1 
t2 − 2π , 2π − 2π , 2π

Calcoliamo la convoluzione in (23.14).


 +∞  1

χ 1 1  ∗ χ 1 1  = χ  1 1 (y − η) χ  1 1  (η) dη = χ 1 1
 (y − η) dη =
− 2π , 2π − 2π , 2π −∞ − 2π , 2π − 2π , 2π 1
− 2π − 2π , 2π

 y+ 1 

0 se |y | ≥ π −1
= χ  (τ) dτ =
π −1 − |y | se |y | < π −1
1 1
1
y − 2π − 2π , 2π

In definitiva, sostituendo in (23.14), si ha



sen2 t 0 se |y | ≥ π −1
F ;y =
t2 π − π 2 |y | se |y | < π −1

24. Prova assegnata il 16 settembre 1996.

24.1. Determinare la trasformata di Fourier della funzione

cos2 t
.
1 + t2

24.2. Dato il problema



y  + y = P2 (t)
(24.1)
y (0) = y (2π ) , y  (0) = y  (2π )

provare, facendo uso della trasformata di Laplace, che esso non ammette soluzione al variare di P2 (t)
nella classe dei polinomi di secondo grado.
L’affermazione precedente continua ad essere vera considerando la classe P3 (t) dei polinomi di
terzo grado?
24.3. Provare che la derivata terza nel senso delle distribuzioni della distribuzione funzione

log |t|
Prova assegnata il 16 settembre 1996 109

è la distribuzione T definita da
 −ε  +∞
  ϕ(t) ϕ(t) ϕ  (0)
T , ϕ = lim 2 dt + 2 dt − 4 , ϕ∈D .
ε→0 −∞ t3 ε t 3 ε

Si tenga presente che


  1
log |t| = −p.f.
t2
dove 
 1  ϕ(t) ϕ(0)
p.f. 2
, ϕ = lim dt − 2 , ϕ∈D .
t ε→0 |t|>ε t2 ε

Svolgimento dell’esercizio 24.1. La funzione è sommabile; si ha

 cos2 t  1   e2it   e−2it   1 


F ; y = F ;y + F ; y + 2F ;y =
1+t 2 4 1+t 2 1+t 2 1+t 2
 
1 1 1  1 1  1 
= F ; y − + F ; y + + 2F ; y
4 1 + t2 π 1 + t2 π 1 + t2

E ricordando che (vedi esercizio 8.4)


 1 
F ; y = π e−2π|y |
1 + t2

si ha 
 cos2 t 
π −2|πy −1|
F ;y = e + e−2|πy +1| + 2e−2π|y | .
1 + t2 4

Svolgimento dell’esercizio 24.2. Sia y (t) una soluzione del problema (24.1). Posto Y = Y (s) =
L y (t); s , y (0) = α, y  (0) = β, F (s) = L P2 (t); s , applicando la trasformazione di Laplace si ha

(s 2 + 1)Y = αs + β + F (s)

da cui

s 1 F (s)
(24.2) Y =α +β 2 + 2 .
s2 +1 s +1 s +1

Antitrasformando la (24.2) si ottiene


t
(24.3) y (t) = α cos t + β sen t + sen(t − τ) P2 (τ) dτ .
0

Derivando la (24.3) si ha
t
y  (t) = −α sen t + β cos t + cos(t − τ) P2 (τ) dτ .
0

Si dovrà, quindi, avere


  2π



α = α + sen(2π − τ) P2 (τ) dτ
0
(24.4)
  2π


β = β+ cos(2π − τ) P2 (τ) dτ
0
110 Prova assegnata il 16 settembre 1996

Dalla (24.4) si ha
  2π



 sen τ P2 (τ) dτ = 0
0
(24.5)
  2π


 cos τ P2 (τ) dτ = 0
0
Integriamo per parti gli integrali in (24.5), ricordando che la derivata seconda di P2 (t) è costante. Si
ha  2π  2π  2π
sen τ P2 (τ) dτ = − cos τ P2 (τ) + cos τ P2 (τ) dτ =
0 0 0
 2π  2π
= −P2 (2π ) + P2 (0) + sen τ P2 (τ) − sen τ P2(τ) dτ = −P2 (2π ) + P2 (0)
0 0
 2π  2π  2π
cos τ P2 (τ) dτ = sen τ P2 (τ) − sen τ P2 (τ) dτ =
0 0 0
 2π  2π
= cos τ P2 (τ) − cos τ P2 (τ) dτ = P2 (2π ) − P2 (0)
0 0
Le (24.5) diventano, quindi

P2 (0) = P2 (2π )
(24.6)
P2 (0) = P2 (2π )
È immediato provare che nessun polinomio di secondo grado può verificare le (24.6). Infatti, posto
P2 (t) = At 2 + Bt + C , A = 0, si dovrebbe avere

4π 2 A + 2π B + C = C
4π A + B = B
e quindi A = 0 contro quanto prima supposto.
Nel caso di un polinomio di terzo grado P3 (t) con un calcolo simile al precedente si otterrebbe

−P3 (2π ) + P3 (0) + P3(2π ) − P3 (0) = 0
(24.7)
P3 (2π ) − P3 (0) = 0
Posto P3 (t) = At 3 + Bt 2 + Ct + D, A = 0, sostituendo in (24.7) si ha

(−4π 2 + 6)A − 2π B − C = 0
3π A + B = 0
Pertanto considerando i polinomi di terzo grado
At 3 − 3π At 2 + (2π 2 + 6)At + D A=0
il problema (24.1) ammette soluzione.
Svolgimento dell’esercizio 24.3. Si ha, per ϕ ∈ D,
0 1 0 1 
  ϕ  (t) ϕ  (0)
(24.8) log |t| , ϕ = − log |t| , ϕ  = lim dt − 2
ε→0 |t|>ε t2 ε
Integrando per parti si ha
  ϕ(t) −ε  ϕ(t) +∞  
ϕ  (t) ϕ(t) ϕ(−G) − ϕ(G) ϕ(t)
dt = + +2 dt = +2 dt
|t|>ε t2 t 2 −∞ t2 ε |t|>ε t
3 ε2 |t|>ε t
3

Sostituendo in (24.8) si ha
0 1 
 ϕ(t) ϕ(−G) − ϕ(G) ϕ  (0)
log |t| , ϕ = lim 2 3
dt + 2
−2 =
ε→0 |t|>ε t ε ε
 
ϕ(t) ϕ(−G) − ϕ(G) + 2εϕ  (0) ϕ  (0) ϕ(t) ϕ(0)
= lim 2 3
dt + 2
− 4 = lim 2 3
dt − 4 .
ε→0 |t|>ε t ε ε ε→0 |t|>ε t ε
Prova assegnata il 7 ottobre 1996 111

25. Prova assegnata il 7 ottobre 1996.

25.1. Calcolare il seguente integrale


0 √
−x
dx .
−∞ (1 − x)(1 + x 2 )

25.2. Determinare la antitrasformata di Laplace della funzione

sn
(25.1) Re s > 0 , n∈Z.
1+s

25.3. a) Provare che la funzione (1 − |t|)+ verifica il problema



T  = δ(t + 1) − 2δ(t) + δ(t − 1)
T ∈ D

A+ indica la parte positiva di A.


b) Determinare due soluzioni dell’equazione

(25.2) tT = 1 T ∈ D .

c) Facoltativo. Determinare tutte le soluzioni dell’equazione (25.2).

Svolgimento dell’esercizio 25.1. La funzione è sommabile, essendo


 √ 
 −x 
 
lim (−x) 5/2
 =1.
x→−∞  (1 − x)(1 + x 2 ) 

Si consideri la funzione 
|z|ei Arg z/2 π 3
f (z) = − < Arg z < π
(1 − z)(1 + z2 ) 2 2
e si applichi il teorema dei residui considerando il dominio, (figura 25.1),

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , |z − 1| ≥ ε , Im z ≥ 0} , 2ε < 1 , R > 1 + ε .

...
.......
...
...
...
...
....
............. . .......... . ..........................
.......... ............
............. .........
.......
.......... ......
...... .....
.....
....... .....
...... ....
.... .......
. ...
.... ....
.
.. .. ...
...
.. ..
.... ..
... ..
..
... ..
... ..
... ..
...
.. ..
... ..
... .
.................. . .............. .................................. ..
... . ... . . ...
... .... . ... ...
... ..
.. .
.. .. .... . .
. .
. . .....................................................................
−R −ε ... O
. . ε 1−ε 1+ε R
.....
.....
.....
..

Figura 25.1.
112 Prova assegnata il 7 ottobre 1996

Si ha
 −ε √   1−ε √ 
i −x x
(25.3) dx − f (z) dz + dx − f (z) dz +
−R (1 − x)(1 + x 2 ) +Γε ε (1 − x)(1 + x 2 ) +Γε
R √ 
x
+ dx + f (z) dz + = 2π i Res(f (z), i)
1+ε (1 − x)(1 + x )
2
+ΓR

essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z − 1| = ε , Im z ≥ 0}
Si osservi che
|z|3/2
lim |zf (z)| = lim =0
z→∞ z→∞ |1 − z||1 + z 2 |

lim |zf (z)| = 0


z→0
1
lim(z − 1)f (z) = −
z→1 2
Passando al limite nella (25.3) per ε → 0 e R → ∞ si ha
0 √  +∞ √
−x x π
i dx + v.p. dx = − i + 2π i Res(f (z), i) =
−∞ (1 − x)(1 + x 2 ) 0 (1 − x)(1 + x 2) 2
 √
π |z|e i Arg z/2 π e iπ/4 2−1
− i + 2π i lim =− i+π = πi
2 z→i (1 − z)(z + i) 2 1−i 2

da cui 0 √ √
−x 2−1
dx = π
−∞ (1 − x)(1 + x 2) 2
 +∞ √
x
v.p. dx = 0
0 (1 − x)(1 + x 2 )

Svolgimento dell’esercizio 25.2. Sia n intero positivo. La funzione (25.1) è a crescenza lenta in quanto

|s + 1| ≥ 1 + Re s > 1

e quindi  n 
 s 
  n
 1 + s  < |s| .

La funzione è, allora, antitrasformabile nel senso delle distribuzioni. Supponiamo n pari, si ha

sn 1 − 1 + sn 1 1 − (−s)n 1 
n−1
= = − = − (−1)k s k .
1+s 1+s 1+s 1 − (−s) 1 + s k=0

Ragionando in maniera analoga per n dispari si ha

sn 1 
n−1
=− + (−1)k s k ,
1+s 1 + s k=0

e quindi, in ogni caso,

sn 1 
n−1
(25.4) = (−1)n − (−1)k s k .
1+s 1 + s k=0
Prova assegnata il 7 ottobre 1996 113

Antitrasformando la (25.4) si ha allora

sn  
n−1 
L−1 = (−1)n u(t)e−t − (−1)k δ(k) .
1+s k=0

Sia n intero minore o uguale a zero, poniamo n = −m, m ≥ 0. La funzione (25.1) potrà essere
decomposta nella somma

1 A B1 B2 Bm
(25.5) = + + 2 +···+ m .
s m (1 + s) 1+s s s s

La (25.5) può essere dedotta dalla (25.4). Poniamo nella (25.4) y = 1/s. Si ha

1 1 
n−1
1
n+1
(25.6) = (−1) + (−1)k k
y n−1 (1 + y ) 1 + y k=1 y

Ponendo nella (25.6) n − 1 = m, y = s si ha, poi

1 1 
m
1
m
(25.7) = (−1) + (−1)k k
s m (1 + s) 1 + s k=1 s

Antitrasformando la (25.7) si ha, infine,

1 
m
t k−1
L−1 = (−1)m u(t) e−t + (−1)k .
s (1 + s)
m
k=1
(k − 1)!

Svolgimento dell’esercizio 25.3.


a) Verifichiamo che
0 1
(1 − |t|)+ ) , ϕ(t) = ϕ(−1) − 2ϕ(0) + ϕ(1) ∀ϕ ∈ D .

Si ha
0 1 0 1 1
+
(1 − |t|)+ ) , ϕ(t) = 1 − |t| , ϕ (t) = 1 − |t| ϕ  (t) dt =
−1
0 1
= (1 + t)ϕ  (t) dt + (1 − t)ϕ  (t) dt =
−1 0
 0 0  1  1
= (1 + t)ϕ  (t) − ϕ  (t) dt + (1 − t)ϕ  (t) + ϕ  (t) dt = ϕ(−1) − 2ϕ(0) + ϕ(1) .
−1 −1 0 0

b) Osserviamo che se T1 , T2 sono soluzioni dell’equazione (25.2) la loro differenza T1 − T2 è


soluzione dell’equazione

(25.8) tT = 0 T ∈ D .

Tutte e sole le soluzioni di (25.2) si otterranno, allora, sommando ad una soluzione di (25.2) una
qualunque soluzione di (25.8). La distribuzione
0 1 
1 ϕ(t)
v.p. , ϕ(t) = lim dt ∀ϕ ∈ D
t ε→0 |t|>ε t

è soluzione dell’equazione (25.2). Infatti, per ϕ(t) ∈ D, si ha


0 1 0 1   +∞
1 1  
t v.p. , ϕ(t) = v.p. , tϕ(t) = lim ϕ(t) dt = ϕ(t) dt = 1, ϕ(t) .
t t ε→0 |t|>ε −∞
114 Prova assegnata il 30 gennaio 1997

Proviamo che le soluzioni dell’equazione (25.8) sono le distribuzioni cδ, con c costante. Ovviamente
le distribuzioni cδ sono soluzioni dell’equazione (25.8). Siano T una soluzione di (25.8) e α(t) ∈ D,
α(0) = 1. Per ϕ(t) ∈ D poniamo


 ϕ(t) − ϕ(0)α(t) se t = 0
(25.9) ψ(t) = t

 
ϕ (0) − ϕ(0)α (0) se t = 0

La funzione ψ(t) appartiene a D; infatti essa può essere scritta per t = 0


t   1 
1
ψ(t) = ϕ  (x) − ϕ(0)α (x) dx = ϕ  (tx) − ϕ(0)α (tx) dx
t 0 0

e l’ultima formula vale anche per t = 0. Applicando il teorema di derivazione sotto segno integrale si
ottiene l’appartenenza della ψ(t) a D. Dalla (25.9) si ottiene

ϕ(t) = tψ(t) + ϕ(0)α(t) .


 
Posto c = T , α si ha
       
T , ϕ(t) = T , tψ(t) + ϕ(0)α(t) = tT , ψ(t) + cϕ(0) = cδ, ϕ(t) .

Pertanto le soluzioni di (25.2) sono le distribuzioni

1
v.p. + cδ .
t

26. Prova assegnata il 30 gennaio 1997.

26.1. Considerata la funzione complessa di variabile complessa

1 cos z
f (z) =
z2 sen z

applicare il teorema dei residui relativamente all’insieme

 1 1
Tn = z ∈ C : | Re z| ≤ π n + , | Im z| ≤ π n + , n ∈ N,
2 2

e dedurne la somma della serie


+∞
 1
2
.
n=1
n

26.2. Considerata la funzione


1
arctan
t
appartenente ad L2 (R), determinarne la derivata nel senso delle distribuzioni e la trasformata di Fourier.
Verificare che la suddetta trasformata appartiene ad L2 .
26.3. Determinare la trasformata di Laplace della funzione

ln t se t > 0
ln+ t =
0 altrimenti

precisando le ascisse di convergenza e di assoluta convergenza.


Prova assegnata il 30 gennaio 1997 115

...
........
...
....
π(n+1/2)(−1+i) .......
..
.
π(n+1/2)(1+i)

....

. . . . . . . ...............................
−nπ −2π −π 0 π 2π nπ

.....

.......
π(n+1/2)(−1−i) π(n+1/2)(1−i)

Figura 26.1.

Svolgimento dell’esercizio 26.1. I punti singolari della funzione f (z) sono kπ , k ∈ Z. Precisamente i
punti kπ , k = 0, sono poli del primo ordine, il punto 0 è un polo del terzo ordine essendo
1 cos z
lim z3 = 1.
z→0 z2 sen z
Applichiamo il teorema dei residui relativamente all’insieme Tn (vedi figura 26.1). Si ha
  
n 
1 cos z
(26.1) dz = 2π i Res(f (z), 0) + Res(f (z), kπ )
+∂Tn z2 sen z k=−n
k=0

Calcoliamo i residui in (26.1). Per k = 0 si ha


1
Res(f (z), kπ ) = lim (z − kπ )f (z) = .
z→kπ k2 π 2
Riguardo il punto 0 si ha

1 cos z 1  z 
Res(f (z), 0) =lim D2 z = lim D cotg z − =
2 z→0 sen z 2 z→0 sen2 z
1  2 2 cos z  1 −2 sen z + 2z cos z 1 −2z sen z 1
= lim − 2
+z 3
= lim 3
= lim 2
=−
2 z→0 sen z sen z 2 z→0 sen z 2 z→0 3 sen z cos z 3
Sostituendo nella (26.1) si ha
  1 2  1 
n
1 cos z
(26.2) dz = 2π i − + .
+∂Tn z2 sen z 3 π 2 k=1 k2

Passiamo al limite per n → ∞ nella (26.2). Cominciamo con il provare che esiste una costante L > 0
tale che  
 cos z 
 
 sen z  ≤ L ∀ z ∈ ∂Tn , ∀ n ∈ N .

Posto z = x + iy , si ha
   2  
 cos z 2   cos x cos iy − sen x sen iy 
  cos x cosh y − i sen x senh y 2
  =  =   =
 sen z   sen x cos iy + cos x sen iy   sen x cosh y + i cos x senh y 2
cos2 x cosh2 y + sen2 x senh2 y senh2 y + cos2 x
= =
sen2 x cosh2 y + cos2 x senh2 y senh2 y + sen2 x
116 Prova assegnata il 30 gennaio 1997

Pertanto per z = x ± iπ (n + 1/2), −π (n + 1/2) ≤ x ≤ π (n + 1/2), si ha


 
 cos(x ± iπ (n + 1/2)) 2 senh2 π (n + 1/2) + cos2 x
 
(26.3)  sen(x ± iπ (n + 1/2))  = ≤
senh2 π (n + 1/2) + sen2 x
1 1
=≤ 1 + ≤ 1+
senh2 π (n + 1/2) senh2 π /2

E per z = ±π (n + 1/2) + iy , −π (n + 1/2) ≤ y ≤ π (n + 1/2), si ha


 
 cos(±π (n + 1/2) + iy ) 2 senh2 y
 
(26.4)   = ≤1
 sen(±π (n + 1/2) + iy )  senh2 y + 1

Dalle (26.3), (26.4) si ottiene


  *
 cos z  1
 
(26.5)  sen z  ≤ 1 + ∀ z ∈ ∂Tn , ∀ n ∈ N
senh2 π /2

Calcoliamo il limite della successione di integrali a primo membro della (26.2). Applicando il teorema
di Darboux ed osservando che |z| ≥ π (n + 1/2) ∀ z ∈ ∂Tn , si ha
    *
   1 cos z   1 8π (n + 1/2)
 1 cos z    1
(26.6)  dz ≤ max  2  8π n + ≤ 1+
 +∂Tn z2 sen z  ∂Tn z sen z 2 senh π /2 2 (n + 1/2)2
2 π

Per la maggiorazione (26.6) si ha allora



1 cos z
lim dz = 0 .
n→∞ +∂Tn z2 sen z

Ed infine dalla (26.2) considerando il limite per n → ∞ si ottiene

∞
1 π2
2
= .
k=1
k 6

Si osservi che il precedente metodo può essere utilizzato per calcolare la somma della serie

∞
1
p∈N.
k=1
k2p

Considerando, infatti, la funzione


1 cos z
z2p sen z
e ripetendo il procedimento si ottiene

∞
1 π 2p  1 cos z 
(26.7) = − Res ,0
k=1
k2p 2 z2p sen z

Calcoliamo il residuo in (26.7). Il punto 0 è un polo di ordine 2p + 1; determiniamo lo sviluppo in serie


di Laurent della funzione
1 cos z
O < |z| < π .
z2p sen z
A tale scopo determiniamo lo sviluppo in serie di Laurent della funzione
cos z
ϕ(z) = O < |z| < π .
sen z
Prova assegnata il 30 gennaio 1997 117

La funzione ϕ(z) è dispari, si avrà allora (vedi al nota all’esercizio 14.2)




cos z
= a2k−1 z2k−1
sen z k=0

con a−1 = Res(ϕ(z), 0) = 1. Si ha, allora,


  
∞ k ∞

cos z (−1)
(26.8) cos z = sen z = z2k+1   a2k−1 z2k−1 
sen z k=0
(2k + 1)! k=0

Dalla (26.8), ricordando lo sviluppo in serie di Mac-Laurin di cos z ed eseguendo il prodotto secondo
Cauchy delle serie a terzo membro si ottiene
∞ ∞  k
(−1)k 2k (−1)k−j
(26.9) z = a2j−1 z2k
k=0
(2k)! k=0 j=0
(2k − 2j + 1)!

E quindi, eguagliando i coefficienti delle serie in (26.9) si ottiene il sistema di infinite equazioni

k
(−1)k−j (−1)k
(26.10) a2j−1 = k ∈ N0
j=0
(2k − 2j + 1)! (2k)!

che permette di determinare i coefficienti a2k−1 , k ∈ N. Si avrà, allora,




1 cos z
= a2k−1 z2k−2p−1 O < |z| < π .
z2p sen z k=0

Il residuo cercato è il coefficiente di z−1 e cioè a2p−1 . Dalle (26.10) per k = 0, 1, . . . , p si ottiene


 a−1 = 1



 1 1


 − 3! a−1 + a1 = − 2!




1 1 1
(26.11)
 a−1 − a1 + a3 =

 5! 3! 4!

 ............................



 (−1)p

 (−1)p−1 (−1)p−2 (−1)p

 a−1 + a1 + a3 + · · · + a2p−1 =
(2p + 1)! (2p − 1)! (2p − 3)! (2p)!
Il determinante dei coefficienti del sistema (26.11) è 1. Pertanto
 
 1 0 0 ... 0 1 
 
 
 1 1 
 − 1 0 ... 0 − 
 3! 2! 
 
 1 1 1 
 − 
a2p−1 =  1 ... 0 
 5! 3! 4! 
 
 .................................. 
 
 p 
 (−1)p (−1)p−1 (−1)p−2 1 (−1) 
 
 (2p + 1)! (2p − 1)! (2p − 3)! . . . − 3! (2p)! 
e sostituendo in (26.7)
 
 1 0 0 ... 0 1 
 
 
 1 1
 − 1 0 ... 0 − 
 3! 
2!
 
∞
π 2p  1 1 1 
1  − 
= −  1 ... 0 
k2p 2  5! 3! 4!
k=1  
 .................................. 
 
 
 (−1)p (−1)p−1 (−1)p−2 1 (−1) 
p
 
 (2p + 1)! (2p − 1)! (2p − 3)! . . . − 3! (2p)! 
118 Prova assegnata il 30 gennaio 1997

Svolgimento dell’esercizio 26.2. La funzione arctan(1/t) appartiene ad L2 (R) ma non ad L1 (R) come è
subito visto considerando i limiti
1 1
lim t arctan =1 , lim t 2 arctan 2 =1.
t→∞ t t→∞ t

La funzione individua, quindi, una distribuzione temperata. Calcoliamone la derivata nel senso delle
distribuzioni. La funzione arctan(1/t) non è continua in 0; infatti

1 π 1 π
lim arctan =− , lim arctan =
t→0− t 2 t→0+ t 2

La derivata nel senso delle distribuzioni è la distribuzione temperata


0 1  1 0 1 1
arctan , ϕ(t) = − arctan , ϕ  (t) ϕ∈S .
t t
 
Calcoliamo arctan(1/t), ϕ  (t) . Si ha
0 1 1  +∞ 1 

1

arctan , ϕ (t) = arctan ϕ (t) dt = lim arctan ϕ  (t) dt =
t −∞ t ε→0 |t|>ε t
  −ε '
 1 −ε 1  1 +∞  +∞ 1
= lim arctan ϕ(t) + ϕ(t) dt + arctan ϕ(t) + ϕ(t) dt =
−∞ −∞ 1 + t 1 + t2
ε→0 t 2 t ε ε
  '
1 1 1
= lim − arctang ϕ(−ε) − arctang ϕ(ε) + ϕ(t) dt =
|t|>ε 1 + t
ε→0 ε ε 2
 +∞ 0 1
1 1
= −π ϕ(0) + ϕ(t) dt = − π δ + , ϕ(t) .
−∞ 1 + t 1 + t2
2

Nel calcolo precedente si è sfruttato il fatto che la funzione arctan(1/t) ϕ(t) è infinitesima per t → ∞
essendo in prodotto di una funzione infinitesima ϕ(t) per una funzione limitata. In definitiva si ha
 1  1
(26.12) arctan = πδ −
t 1 + t2

Dalla (26.12), considerando la trasformazione di Fourier si ha


 1  1 
(26.13) 2π iy F arctan = π −F
t 1 + t2

E ricordando che (vedi esercizio 8.4)


 1 
F ; y = π e−2π|y |
1+t 2

ed anche che le soluzioni dell’equazione

yU = 0 U ∈ S

sono le distribuzioni cδ, c costante, (vedi esercizio 25.3) dalla (26.13) si ricava
 1  π − π e−2π|y |
(26.14) F arctan = + cδ .
t 2π iy

La trasformata di arctan(1/t) deve essere una funzione di L2 ; la funzione

π − π e−2π|y |
2π iy
Prova assegnata il 30 gennaio 1997 119

appartiene ad L2 , allora la costante in (26.14) deve essere nulla. In definitiva si ha


 1  π − π e−2π|y |
(26.15) F arctan ; y = .
t 2π iy

Si poteva pervenire alla (26.15) usando un diverso procedimento. Si consideri la successione di


compatti di R
 1 2 1 
Hn = − n, − ,n n∈N.
n n
Se χ Hn è la funzione caratteristica di Hn , si ha

1 1
χ Hn arctan → arctan in L2
t t
cioè a dire  +∞ 
 1 12
χ Hn arctan − arctan  dt → 0 .
−∞ t t
Per provare l’affermazione precedente basta applicare il teorema di passaggio al limite sotto segno
integrale di Lebesgue essendo
 1  1
 1 2  1 2 1
lim χ Hn arctan − arctan  = 0 q.o. in R e χ Hn arctan − arctan  ≤ 4 arctan2 .
n→∞ t t t t t
Per il teorema di Plancherel si ha allora
 1   1 
F χ Hn arctan ; y → F arctan ; y in L2 ,
t t
o altrimenti detto   
1 1
lim e−2πiy t arctan
dt = F arctan ; y in L2 .
n→∞ Hn t t
   
La convergenza in L2 implica allora l’esistenza di una successione χ Hn estratta dalla χ Hn tale che
k

  
1 1
lim e−2πiy t arctan dt = F arctan ; y q.o. in R .
k→∞ Hnk t t

Allora se esiste il valore principale


 
1 1
(26.16) v.p. e−2πiy t arctan dt = lim e−2πiy t arctan dt
−∞ t R→∞
ε→0
ε<|t|<R t

esso è la trasformata di Fourier di arctan(1/t) Calcoliamo l’integrale in (26.16). Sia y = 0, integrando


per parti si ha
   −G
1  e−2πiy t 1 −ε 1 1
−2πiy t
v.p. e arctan dt = lim arctan − e−2πiy t dt +
−∞ t R→∞
ε→0
−2π iy t −∞ 2π iy −∞ 1 + t2
 +∞ '
 e−2πiy t 1 +∞ 1 1
−2πiy t
+ arctan − e dt =
−2π iy t ε 2π iy G 1 + t2
 +∞
π 1 1 π π e−2π|y |
= − e−2πiy t dt = − .
2π iy 2π iy −∞ 1+t 2 2π iy 2π iy

Svolgimento dell’esercizio 26.3. Cominciamo con il determinare l’ascissa di assoluta convergenza.


Cerchiamo i numeri reali s tali che
 +∞ 1  +∞
−st −st
(26.17) e | ln t| dt = e | ln t| dt + e−st | ln t| dt < +∞
0 0 1
120 Prova assegnata il 17 febbraio 1997

Il primo dei due integrali a secondo membro della (26.17) è finito qualunque sia s reale essendo ln t
sommabile in [0, 1] e e−st limitata nello stesso intervallo. Per quanto riguarda il secondo integrale,
esso è finito se s > 0, essendo
lim t α e−st ln t = 0 ∀ α > 1 ,
t→+∞

e vale +∞ per s = 0. L’ascissa di assoluta convergenza è dunque zero. Zero è anche l’ascissa di
convergenza dato che
T
lim ln t dt = +∞ .
T →+∞ 0

Determiniamo la trasformata di Laplace. Sia s > 0; si ha


 +∞  +∞  +∞
τ dτ 1 ln s Γ  (1) − ln s
L ln+ t ; s = e−st ln t dt = e−τ ln = e−τ ln τ dτ − = .
0 0 s s s 0 s s

Per il principio di identità delle funzioni olomorfe si ha, poi,

Γ  (1) − log s
L ln+ t ; s = Re s > 0 ,
s

dove log s è il logaritmo principale.

27. Prova assegnata il 17 febbraio 1997.

27.1. Calcolare il seguente integrale



1 1
dz , n ∈ N0
+Γ zn sen2 z

essendo  
Γ = z ∈ C : |z| = 1 .

27.2. Facendo uso della trasformazione di Laplace determinare la funzione continua assieme alle
derivate prima e seconda in [−2, +∞[ soluzione del problema

2y (t) − 3y (t − 1) + y  (t − 2) = χ[0,1]
(27.1)
y (t) ≡ 0 per − 2 ≤ t ≤ 0

essendo χ A la funzione caratteristica dell’insieme A.


27.3. Verificare che le distribuzioni
1
p.f. + Aδ + Bδ
t2
dove A, B, sono costanti e
! "
0 1 1 ϕ(t) ϕ(0)
p.f. 2 , ϕ(t) = lim 2
dt − 2 , ϕ∈D,
t ε→0 |t|>ε t ε

sono tutte e sole le soluzioni dell’equazione

(27.2) t2 T = 1 T ∈ D .

27.4. Determinare la trasformata di Fourier della funzione


 
 t − 1 .
Prova assegnata il 17 febbraio 1997 121

Svolgimento dell’esercizio 27.1. Per il teorema dei residui si ha


  1 
1 1 1
(27.3) n 2
dz = 2π i Res , 0 .
+Γ z sen z zn sen2 z
Calcoliamo il residuo in (27.3). Il punto z = 0 è un polo di ordine n + 2, essendo
1 1
lim zn+2 = 1.
z→0 z sen2 z
n

Calcoliamo il residuo determinando lo sviluppo in serie di Laurent della funzione


1 1
0 < |z| < π .
zn sen2 z
Per n pari la funzione è pari. Il residuo in 0 è allora nullo (vedi la nota all’esercizio 14.2). Sia n dispari.
Cominciamo con il determinare lo sviluppo in serie di Laurent della funzione
1 2
= 0 < |z| < π .
sen2 z 1 − cos 2z
Il punto z = 0 è un polo di ordine 2 e per 0 < |z| < π si ha
+∞
 +∞
 +∞

1 1 2h 2h
(27.4) 2
= 2
+ a 2h z = a 2h z = a2k−2 z2k−2 ,
sen z z h=0 h=−1 k=0

ove si è posto a−2 = 1. D’altro canto si ha, per ogni z complesso


(27.5)
+∞ +∞ +∞
1 − cos 2z 1 1  (−1)h 2h 2h 1  (−1)h 2h 2h  (−1)k
sen2 z = = − 2 z =− 2 z = 22k+1 z2k+2 .
2 2 2 h=0 (2h)! 2 h=1 (2h)! k=0
(2k + 2)!

Moltiplicando secondo Cauchy le serie (27.4) e (27.5), si ottiene


+∞
 
k
(−1)k−p
1= 22k−2p+1 a2p−2 z2k
k=0 p=0
(2k − 2p + 2)!

da cui il sistema di infinite equazioni


k
(−1)k−p k
(−1)k−p
(27.6) 22k−2p+1 a2p−2 = 2 22k−2p a2p−2 = 0 , k∈N
p=0
(2k − 2p + 2)! p=0
(2k − 2p + 2)!

che permette di determinare i coefficienti a2k , ∀ k ∈ N0 . Si ha, quindi,


+∞

1 1
= a2k−2 z2k−2−n , 0 < |z| < π
zn sen2 z k=0

Il residuo si ottiene per 2k − 2 − n = −1; esso sarà, quindi, uguale al coefficiente an−1 . Calcoliamo
an−1 . Dalle (27.6) per k = 1, . . . , (n + 1)/2 si ha

 −1 2 1

 2 a−2 + a0 = 0

 4! 2!



 1 4
 2 a−2 + −1 22 a0 + 1 a2 = 0

6! 4! 2!



 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ........





 (−1) (n+1)/2
(−1)(n+1)/2−1 n−1 1
 2n+1 a−2 + 2 a0 + · · · + an−1 = 0
(n + 3)! (n + 1)! 2!
122 Prova assegnata il 17 febbraio 1997

ed anche, ricordando che a−2 = 1, il sistema lineare di (n + 1)/2 equazioni nelle (n + 1)/2 incognite
a0 , a2 , . . . , an−1


 23

 a0 =

 4!




 2 3
 − a + a = −2
5
0 2
(27.7) 4! 6!



 . . . . . . . . . . . . . . . . ............





 2 n 2n+2

 (−1)(n−1)/2 a0 + · · · + an−1 = (−1)(n+3)/2
(n + 1)! (n + 3)!
Il determinante dei coefficienti del sistema (27.7) è 1. Pertanto
 
 23 
 
 1 0 ... 
 4! 
 
 2 3
2 5 
 − − 
 1 . . . 
an−1 =  4! 6! 

 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 
 
 
 
 2 n
2 n−2
2 n+2 
 (−1)(n−1)/2 (−1)(n−3)/2 . . . (−1)(n+3)/2 
 
(n + 1)! (n − 1)! (n + 3)!
In definitiva si ha  
1 1 0 per n pari
dz =
+Γ z sen2 z
n 2π ian−1 per n dispari

Svolgimento dell’esercizio 27.2. Sia y (t) una soluzione del problema (27.1); y (t) funzione localmente
assolutamente continua in ]−∞, +∞[ asssieme alle derivate prima e seconda e con derivata terza L-
trasformabile. Poniamo Y = Y (s) = L y (t); s . Applicando la trasformazione di Laplace al problema
(27.1) si ha
1 − e−s
2s 3 Y − 3e−s s 2 Y + e−2s sY =
s
da cui
1 − e−s 1 s −1 1 − 2s
(27.8) Y = = 3 + −s =
s 2 (2s 2 − 3se−s + e−2s ) s e−s − s e − 2s
1−s 1 2s − 1 1
= +
s 4 1 − (ses )−1 2s 4 1 − (2ses )−1
   
Per Re s > 1 si ha (ses )−1 , (2ses )−1  < 1; la (27.8) può, allora, essere scritta
+∞
1 − s  e−ns
+∞
2s − 1  e−ns  
+∞
1  1  1  1

(27.9) Y = + = 1 − − 1 − e−ns
s 4 n=0 s n 2s 4 n=0 2n s n n=0
2 n+1 s n+4 2 n s n+3

Applicando il procedimento di antitrasformazione per serie alla (27.9) si ha


 
1  (t − n)n+3  1  (t − n)n+2
+∞

y (t) = 1− − 1 − u(t − n) =
n=0
2n+1 (n + 3)! 2n (n + 2)!
[t]  
 1  (t − n)n+3  1  (t − n)n+2
= 1− − 1 −
n=0
2n+1 (n + 3)! 2n (n + 2)!

Svolgimento dell’esercizio 27.3. Si osservi che se T1 , T2 sono soluzioni dell’equazione (27.2) la loro
differenza è soluzione dell’equazione

(27.10) t2 T = 0 T ∈ D .
Prova assegnata il 12 giugno 1997 123

Tutte e sole le soluzioni dell’equazione (27.2) si otterranno sommano ad una soluzione di (27.2) una
1
qualunque soluzione di (27.10). Proviamo che la distribuzione p.f. 2 è soluzione della (27.2). Si ha
t
per ϕ(t) ∈ D
0 1 0 1   +∞
2 1 1 2  
t p.f. 2 , ϕ(t) = p.f. 2 , t ϕ(t) = lim ϕ(t) dt = ϕ(t) dt = 1, ϕ(t) .
t t ε→0 |t|>ε −∞

Determiniamo le soluzioni di (27.10). La distribuzione T è soluzione di (27.10) se e solo se tT è


soluzione dell’equazione
tU = 0 U ∈ D .
Ricordando l’esercizio 25.3 si ha

(27.11) tT = Aδ ,

con A costante. Una soluzione di (27.11) è la distribuzione −Aδ . Infatti per ϕ(t) ∈ D si ha
0 1 0 1 0 1
t(−Aδ ), ϕ(t) = −A δ , tϕ(t) = A δ, tϕ  (t) + ϕ(t) = Aϕ(0).

Le soluzioni dell’equazione (27.11) sono, allora , le distribuzioni −Aδ +Bδ con B costante. In definitiva
tutte e sole le soluzioni dell’equazione (27.2) sono le distribuzioni

1
p.f. − Aδ + Bδ
t2
con c1 , c2 costanti.
Svolgimento dell’esercizio 27.4. Si ha, ricordando l’esercizio 17.3

1 1
F |t − 1| = e−2πiy F |t| = −e−2πiy p.f. 2 .
2π 2 y

28. Prova assegnata il 12 giugno 1997.

28.1. Data la funzione complessa di variabile complessa


2 −1/z2
ez z = 0,

provare che il suo sviluppo in serie di Laurent è dato da


+∞

Jn (2) z2n
n=−∞

essendo  2π
1
Jn (2) = cos 2 sen ϑ − nϑ) dϑ .
2π 0

28.2. Determinare la trasformata di Fourier della funzione

t
ϕ(t) = .
1 + t4
 
28.3. Data la successione di numeri complessi cn n∈N0 , sia
+∞

(28.1) T = cn δ(t − n) ,
n=0
124 Prova assegnata il 12 giugno 1997

essendo δ la distribuzione di Dirac. Provare che


i) T è una distribuzione di D+  ;

ii) se |cn | ≤ e , n ∈ N0 , T è L-trasformabile se Re s ≥ 1;


n

iii) determinare la trasformata di Laplace di T .


Svolgimento dell’esercizio 28.1. La funzione è pari, pertanto i coefficienti a2n+1 , n ∈ Z, dello sviluppo
in serie di Laurent sono nulli (vedi la nota all’esercizio 14.2). I coefficienti a2n , n ∈ Z sono espressi
dalle formule
 2 2
1 ez −1/z
(28.2) a2n = dz
2π i +γ z2n+1
 
con γ = z ∈ C : |z| = 1 .
Ponendo z = eiτ , 0 ≤ τ ≤ 2π nella (28.2) si ha
 2iτ −2iτ 
1 2π ee −e iτ 1 2π i(2 sen 2τ−2nτ)
(28.3) a2n = e dτ = e dτ =
2π 0 e(2n+1)iτ 2π 0
  2π  4π
1 4π i(2 sen ϑ−nϑ) 1
= e dϑ = ei(2 sen ϑ−nϑ) dϑ + ei(2 sen ϑ−nϑ) dϑ .
4π 0 4π 0 2π

Mediante la sostituzione 4π − ϑ = t si ha, poi,


 4π  2π  2π
ei(2 sen ϑ−nϑ) dϑ = ei(2 sen(4π−t)−4nπ+nt) dt = e−i(2 sen t−nt) dt
2π 0 0

e sostituendo nella (28.3) si ottiene quanto volevasi.


Svolgimento dell’esercizio 28.2. La funzione ϕ(t) è sommabile in ]−∞, +∞[, si ha allora
 +∞
t
F ϕ(t); y = e−2πiy t dt .
−∞ 1 + t4

La funzione è dispari e reale quindi la sua trasformata di Fourier sarà una funzione dispari e
immaginaria pura. Poniamo −2π y = µ, y < 0 e applichiamo il teorema dei residui alla funzione
complessa
z
eiµz
1 + z4
relativamente al dominio {z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, R > 1, (figura 28.1); si ha
R     
t z z z
eiµt dt + eiµz dz = 2π i Res eiµz , eiπ/4 + Res eiµz , ei3π/4 ,
−R 1 + t4 +ΓR 1+z 4 1+z 4 1+z 4

con ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}.

....
.......
...
..
..
..
...................................................
............. .........
........
........ .....
. ....
..... ....
...... ....
.......
.... . ...
... ...
.
.... ...
...
.. . e i3π /4
e iπ /4 ..
..
...
. . ..
..
.. ..
..
.. ..
... ..
...
... .
. .. .
................................................................................................................................................................................................................................
.
−R O R

Figura 28.1.
Prova assegnata il 12 giugno 1997 125

Facendo tendere R a +∞ e ricordando il lemma di Jordan si ha, poi,


 +∞    
t z z
(28.4) eiµt dt = 2π i Res e iµz
, e iπ/4
+ Res e iµz
, e i3π/4
.
−∞ 1 + t4 1 + z4 1 + z4
I punti z = eiπ/4 , z = ei3π/4 sono poli del primo ordine; pertanto
 z  iπ /4 e
iπ/4  z  i3π /4 e
i3π/4
Res eiµz , eiπ/4 = eiµe , Res eiµz , ei3π/4 = eiµe
1+z 4 4ei3π/4 1+z 4 4ei9π/4
Ed essendo
iπ /4 eiπ/4 iµei3π /4 e
i3π/4 i iµ(1+i)/√2 i iµ(−1+i)/√2
eiµe + e = − e + e =
4ei3π/4 4ei9π/4 4 4
i √  √ √  1 √ µ
= e−µ/ 2 − eiµ/ 2 + e−iµ/ 2 = e−µ/ 2 sen √
4 2 2
sostituendo in (28.4) si ha  +∞
t √ µ
−µ/ 2
eiµt dt = π ie sen √ .
−∞ 1+t 4 2
Infine si ha √ 
F ϕ(t); y = −π ie− 2π|y |
sen( 2π y ).

Svolgimento dell’esercizio 28.3. La (28.1) definisce una distribuzione; infatti si ha

  +∞
 +∞

(28.5) T,ϕ = cn δ(t − n), ϕ = cn ϕ(n) ∀ϕ ∈ D
n=0 n=0

e la serie numerica a secondo membro della (28.5) converge avendo al più un numero finito di termini
diversi da zero relativamente a valori di n appartenenti al supporto
  di ϕ. Inoltre, se A è un aperto
contenuto in R \ N0 e il supporto di ϕ è contenuto in A si ha T , ϕ = 0.
Il supporto di T è, quindi, N0 .
Sia |cn | ≤ en , n ∈ N0 e s ∈ C, Re s ≥ 1; consideriamo
 −st  +∞

(28.6) e T,ϕ = cn e−sn ϕ(n) .
n=0

La serie a secondo membro della (28.6) converge anche per ϕ ∈ S . Infatti si ha


 
cn e−sn ϕ(n) ≤ e(1−Re s)n cost. ≤ cost. .
1 + n2 1 + n2
La serie in (28.6) è, allora, maggiorata in modulo da una serie convergente e quindi converge. La
distribuzione T è, quindi L-trasformabile per Re s ≥ 1.
Trasformando per serie la (28.1) (9 ) si ha , infine
+∞
 +∞

L(T ) = cn L δ(t − n) = cn e−ns .
n=0 n=0

  
(9 ) Vale il seguente risultato. Sia Tn una successione di distribuzioni appartenente a D+ convergente

nel senso delle distribuzioni alla distribuzione T appartenente anch’essa a D+ . Si supponga che esista
un numero complesso s0 per cui e−s0 t Tn → e−s0 t T in S  . Allora Tn e T sono ovviamente L-trasformabili
per Re s ≥ Re s0 e, per s numero complesso con Re s0 < Re s si ha
   
lim e−s0 t Tn , e−(s−s0 ) = e−s0 t T , e−(s−s0 )
n→∞

e cioè L(Tn ) converge ad L(T ) nel semipiano Re s > Re s0 .


126 Prova assegnata il 3 luglio 1997

29. Prova assegnata il 3 luglio 1997.


 π π 
29.1. Data la funzione u(x, y ) = sen x cosh y definita in Ω = − 2, 2 ×R
i) determinare la funzione v(x, y ) in modo che la funzione

f (z) = u(x, y ) + iv(x, y )

sia olomorfa in Ω e f (0) = 0.


 ii) Posto w = f (z) determinare
 l’immagine delle rette x = k, |k| < π /2 e dei segmenti
(x, h), −π /2 < x < π /2 , h ∈ R.
iii) Facoltativo. La funzione f (z) è certamente localmente invertibile in Ω. Spiegare perché. La fun-
zione è, anche, globalmente invertibile ?
29.2. Facendo uso della trasformazione di Laplace, discutere e risolvere in [0, π ] il problema
 

 y + ω y = sen t
2

(29.1)
 y (0) = y (π )
 
y (0) = y  (π )

essendo ω un parametro reale.


29.3. Siano Tn , n ∈ N e T distribuzioni temperate.
j) Provare l’equivalenza

Tn → T nel senso di St ⇐⇒ F (Tn ) → F (T ) nel senso di Sy ,

dove con F (U ) si è indicato la trasformata di Fourier della distribuzione U .


jj) Determinare il limite nel senso di S  della successione F χ [0,n] , essendo χ A la funzione caratteri-
stica dell’insieme A.
Svolgimento dell’esercizio 29.1. Deve essere per le condizioni di olomorfia

vx = − sen x cosh y
vy = cos x cosh y

e quindi, tenendo conto che v(0, 0) = 0, si ha v(x, y ) = cos x senh y . La funzione f (z) è allora

f (z) = sen x cosh y + i cos x senh y = sen z z ∈ Ω.

Posto w = u + iv si ha

u = sen x cosh y  π π
(29.2) (x, y ) ∈ − , ×R
v = cos x senh y 2 2

Determinamo le immagini delle rette x = k. Poniamo x = k nelle (29.2). Sia k = 0; l’immagine della
retta x = 0 è la retta u = 0. Sia k > 0; si ha


 u2

 = cosh2 y
sen2 k

 v2

 = senh2 y
cos2 k

da cui

 u2 v2
(29.3) 2
− 2
=1
 sen k cos k
u≥0
Prova assegnata il 3 luglio 1997 127

La (29.3) è l’equazione di un ramo di iperbole di semiassi sen k, cos k e fuoco nel punto (1, 0). In
maniera analoga per k < 0 si ottiene il ramo di iperbole di semiassi − sen k, cos k avente il fuoco nel
punto (−1, 0)

 u2 v2
(29.3) 2
− =1
 sen k cos2 k
u≤0

Indichiamo con Φ la famiglia costituita dalla retta u = 0 e dai rami di iperbole (29.3), (29.3) .
Determiniamo l’immagine dei segmenti (x, h) |x| < π /2 . Ponendo y = h nelle (29.2) si ottene
rispettivamente:  
— per h = 0 il segmento (u, 0), |u| < 1 ;
— per h > 0 la semiellisse


 u2 v2
+ =1
(29.4) 2
senh2 h

 cosh h
v >0

— per h < 0 la semiellisse




 u2 v2
 + =1
(29.4) 2
senh2 h
 cosh h

v <0

Si osservi che le suddette semiellissi hanno fuochi nei punti (−1, 0), (1, 0) e semiassi
 cosh h, | senh
 h|e
che cosh h > | senh h|. Indichiamo con Ψ la famiglia costituita dal segmento (u, 0), |u| < 1 e dalle
semiellissi (29.4), (29.4) . 
 Pertanto l’immagine f (Ω) dell’insieme Ω è il piano complesso privato delle semirette (u, 0), |u| ≥
1 (vedi figura 29.1).

....
....... v
...
..... .... ... ... . ...
... .. ... ....
..... ... .. .. ... .....
..... .... ... ... .. ...
..... .. . ... .. ... .....
....
.....
....
.
...
. .
. .
. ..... ........
... . ................................................. .
..... ... .................................. .. . ... ...
.
.....
.....
.... ..................... .. ... .. ....................... .......
... .. .. ...........
.
..
.............
...
. .. .... ..
. ... .... ...........
.... . . . . .. ..
.... .... ... ..
.... .. ... ...
.. .....
.... ... ... ...
... .. ...
....
..... ...
... .... .. .... ... ....
....
.... ... .. .... .. ....
...... .. . .
..
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. .... .... ..... ....
...
... ... .. ................................................ ... .. ...
.. .
.......... .... .. .. .
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. .................... . ...
.. .. . ..... ..
...... .... ... ....
. . . .
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. . . .
.. .. ... ............. . ... ...
... ..... ... .. ... ... .. .
.
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.. .. .. ...... ..
... .. . ... ... ... .
. . . .. .... ..
.. ... .. .
.
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. .. .. ...
. . ... ..
.... .. .............................................. . . ..
.. . . . . .
.......... ... ..... . .
. . . .
. ... .................. . .... ..
... ... .. ... .. .
. .
. . . . ..... . ..
... .. ... .... .. .. .. .
.
. .
. . . ..... .. ..
. .. .. ... ... ... . ... .. .. .. ..
.
. . .
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......................................................................................................................
....
. .... ... ....
. ... ..
.
.
.
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. . .. .. .
.
.. ... ... ....................................................................................................................................
.
. .
.
.... ...
....−1 . .
. . .
... .. ... 1....... . ... .
. .. u
... .. . ... . ...
. .. ... . . .
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... .... .. .. ........................................... .... ..... ... ..
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. .. .. .. ... ..... ...
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... .................. . . . ............ . ...
.... .... .... ..................................................... .... ..... . .....
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...... ....... ... ..
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.........
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. .. .... .. ... ....................
. ...
.... ....................... .. ... ... . ..... ....
..... .. . ............ .....
.. ..... ..... ........................................................................................ ...... ....
.....
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.....
.... .. . .
. .. ... .....
... .. .. . .
. . ...
.... ... . .....
. ..
..

Figura 29.1.

La funzione sen z, z ∈ Ω, è certamente localmente invertibile, essendo la sua derivata cos z diversa da
zero in Ω. Proviamo che essa è globalmente invertibile; proviamo, cioè, che se z1 , z2 sono due punti di
Ω e sen z1 = sen z2 si ha z1 = z2 . Sia w ∗ = sen z1 = sen z2 . Per il punto w ∗ passano due sole curve
appartenenti rispettivamente agli insiemi Φ e Ψ ; i punti z1 , z2 coincideranno con il punto di incontro
128 Prova assegnata il 3 luglio 1997

 
della retta x = k e del segmento (x, h), −π /2 < x < π /2 controimmagini rispettivamente delle
curve di Φ e Ψ .  
Determiniamo la funzione inversa della funzione senz z ∈ Ω. Sia w ∈ C \ (Re w, 0) , | Re w| ≥ 1 ;
determiniamo l’unica soluzione in Ω dell’equazione

sen z = w

e cioè dell’equazione

(29.5) e2iz − 2iweiz − 1 = 0 .

L’equazione (29.5) ha infinite soluzioni date, al variare delle determinazioni della radice e del logaritmo,
dalla formula

1     
z= log iw + 1 − w 2 = −i ln iw + 1 − w 2  + Arg iw + 1 − w 2 .
i
 √ 
Se w è un numero reale iw + 1 − w 2  = 1 e

z = Arg iw + 1 − w 2 .

Deve essere, allora, 


π π
− < Arg iw + 1 − w 2 < ;
2 2
pertanto bisognerà scegliere la determinazione della radice in modo che la radice di un numero reale
positivo sia quella aritmetica e una determinazione del logaritmo di un numero complesso α in modo
tale che ϑ < Arg α < ϑ + 2π e −3π /2 < ϑ < −π /2, ad esempio la determinazione principale del
logaritmo.
Svolgimento dell’esercizio 29.2. Sia y (t) una soluzione del problema (29.1) localmente assolutamente
continua assieme alla derivata prima e con derivata seconda L-trasformabile. Poniamo Y = Y (s) =
L y (t); s , y (0) = α, y  (0) = β. Applicando la trasformazione di Laplace si ha

1
(s 2 + ω2 )Y = αs + β +
s2 +1

da cui

s 1 1 1
(29.6) Y =α +β 2 + 2
s 2 + ω2 s + ω2 s + ω2 s 2 + 1

Sia ω = 0, antitrasformando la (29.6) si ha


t
y (t) = α + βt + (t − τ) sen τ dτ
0

e derivando t
y  (t) = β + sen τ dτ .
0

Imponendo le condizioni del problema si dovrebbe avere


 π



 βπ + (π − τ) sen τ dτ = 0
0




 sen τ dτ = 0
0
Prova assegnata il 3 luglio 1997 129

La seconda condizione è chiaramente falsa, pertanto per ω = 0 il problema (29.1) non ha soluzione.
Sia ω = 0. Antitrasformando la (29.6) si ha
t
β 1
(29.7) y (t) = α cos ωt + sen ωt + sen ω(t − τ) sen τ dτ
ω ω 0

e t

y (t) = −αω sen ωt + β cos ωt + cos ω(t − τ) sen τ dτ .
0

Imponendo le condizioni del problema si ha


 

 sen ωπ 1 π

 α(1 − cos ωπ ) − β = sen (π − τ)ω sen τ dτ
ω ω 0
(29.8) π



 αω sen ωπ + β(1 − cos ωπ ) = cos (π − τ)ω sen τ dτ
0

Il sistema (29.8) nelle incognite α, β ha il determinante dei coefficienti uguale a 2(1−cos ωπ ). Pertanto
se ω = 2n, n ∈ Z il problema (29.1) ha per soluzione la funzione (29.7) con α, β soluzione del sistema
(29.8). Per ω = 2n il sistema (29.8) non ha soluzione essendo
π π
sen(2nπ − 2nτ) sen τ dτ = sen(−2nτ) sen τ dτ = 0
0 0
π π
2
cos(2nπ − 2nτ) sen τ dτ = cos(−2nτ) sen τ dτ =
0 0 1 − 4n2

Il calcolo degli integrali suddetti può essere fatto osservando che


π π
cos(−2nτ) sen τ dτ + i sen(−2nτ) sen τ dτ = L (u(τ) − u(τ − π ) sen τ; 2ni) =
0 0
1 e−2niπ 2
L u(τ) sen τ; 2ni + L u(τ − π )) sen(τ − π ); 2ni) = + =
1 − 4n 2 1 − 4n 2 1 − 4n2

Svolgimento dell’esercizio 29.3. Proviamo l’implicazione

Tn → T nel senso di St =⇒ F (Tn ) → F (T ) nel senso di Sy .

Si deve provare che


   
(29.9) F (Tn ), ψ(y ) → F (T ), ψ(y ) ∀ ψ ∈ Sy .

A tale scopo basta osservare che la (29.9) equivale a provare che


   
Tn , F ψ(y ); t → T , F ψ(y ); t ∀ ψ ∈ Sy

e che F ψ(y ); t ∈ St . Proviamo l’implicazione contraria

F (Tn ) → F (T ) nel senso di Sy =⇒ Tn → T nel senso di St .

Si deve provare che


   
(29.10) Tn , ϕ(t) → T , ϕ(t) ∀ ϕ ∈ St

Facendo uso della trasformata aggiunta F ∗ la (29.10) può essere scritta


   
Tn , F F ∗ ϕ(t); y ; t → T , F F ∗ ϕ(t); y ; t ∀ ϕ ∈ St
130 Prova assegnata il 11 settembre 1997

ed in maniera equivalente
   
(29.11) F Tn , F ∗ ϕ(t); y → F T , F ∗ ϕ(t); y ∀ ϕ ∈ St
La (29.11) è immediata
 consequenza
 dell’ipotesi osservato che F ∗ ϕ(t); y ∈ Sy .
La successione χ [0,n] converge alla funzione di Heaviside u(t) nel senso di St ; infatti
n  +∞
lim ϕ(t) dt = ϕ(t) dt ∀ ϕ ∈ St .
n→∞ 0 0
Per l’implicazione precedente si ha, allora
1 1
F χ [0,n] → F u(t) = v.p. .
2π i y

30. Prova assegnata il 11 settembre 1997.


30.1. Calcolare il seguente integrale  +∞
log x
√ dx .
0
3
x (1 + x 2 )
30.2. Risolvere in [0, +∞[, usando la trasformata di Laplace, il problema
 
 2y (t) − x (t − 1) − y (t − 1) = 1

(30.1) x (t) + y  (t) − x  (t − 1) − y  (t − 1) = χ[0,1]



x(t) = y (t) = 0 se − 1 ≤ t < 0
χ A indica la funzione caratteristica dell’insieme A.
30.3. Determinare la trasformata di Fourier della funzione
ϕ(t) = (−1)[t] (2t − [t])
[t] è la parte intera contenuta in t.
Svolgimento dell’esercizio 30.1. La funzione è sommabile; basta osservare che
 
x α  log x  1 x β log x 7
lim √ = 0 , se < α < 1 e lim √ = 0 , se 1 < β < .
x→0
3
x(1 + x ) 2 3 x→+∞ 3
x(1 + x 2 ) 3
Consideriamo la funzione
log z π log |z| + i Arg z
3
f (z) = = 
< Arg z < π . , −
+
e1/3·log z (1 z2 ) 2 3
|z|ei/3·Arg z (1 + z2 )
2
 
Applichiamo, allora, il teorema dei residui considerando il dominio z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0 ,
0 < ε < 1 < R, (figura 30.1), si ha

....
.......
....
...
..
...... . . . .......... ........................
................ ...........
........
........... ......
.... ... .....
..... ....
.. ....
..... .....
.... .........
.. ..
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...
...
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.. ...... ............ ..
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.. .. ...
. ...
... . ..
. ..
........
.
. .
....
.
..............................................................................................................
−R −ε ....O ε . . R
....
.
....
.
....
.
.....
....
.
....

Figura 30.1.
Prova assegnata il 11 settembre 1997 131

R   −ε
log x log(−x) + iπ
(30.2) √ dx + f (z) dz + e−iπ/3 √ dx −
ε
3
x(1 + x 2 ) +ΓR −R
3
−x(1 + x 2 )

− f (z) dz = 2π i Res f (z), i
+Γε

essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}

Riscriviamo la (30.2) ponendo −x = t nel terzo integrale; otteniamo


R  R
log x iπ
(30.3) 1 + e−iπ/3 √ dx + f (z) dz + e −iπ/3
√ dx −
ε
3
x(1 + x )
2
+Γ ε
3
x(1 + x 2 )
 R
− f (z) dz = 2π i Res f (z), i
+Γε

Si ha
lim zf (z) = 0
z→0

essendo    
    + 3π /2
z log z  ≤ |z| log |z|
 (|z| > 0).
 e1/3·log z  3
|z|
Analogamente, dalla diseguaglianza
 
 log z  log |z| + 3π /2
z 
 e1/3·log z (1 + z2 )  ≤ |z|  |z| > 1
3
|z|(|z|2 − 1)

si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→∞

Passando al limite nella (30.3) per ε → 0 e per R → +∞, si ha, ricordando che
 
lim f (z) dz = 0 , lim f (z) dz = 0
ε→0 +Γε R→+∞ +ΓR

si ha
 +∞  +∞
log x dx
(30.4) 1 + e−iπ/3 √ dx + iπ e−iπ/3 √ = 2π i Res f (z), i .
0
3
x(1 + x 2 ) 0
3
x(1 + x 2 )

z = i è un polo del primo ordine per la funzione f (z), pertanto

iπ /2 π
Res f (z), i = iπ/6
= e−iπ/6
e 2i 4

e sostituendo nella (30.4) si ha


 +∞  +∞
log x dx π 2 −iπ/6
(30.5) 1 + e−iπ/3 √ dx + iπ e−iπ/3 √ =i e .
0
3
x(1 + x 2 ) 0
3
x(1 + x )
2 2

Moltiplicando la (30.5) per eiπ/6 si ha


 +∞  +∞
π log x dx π2
(30.6) 2 cos √ dx + iπ e−iπ/6 √ = i .
6 0
3
x(1 + x 2 ) 0
3
x(1 + x 2 ) 2
132 Prova assegnata il 11 settembre 1997

Dalla (30.6), eguagliando le parti reali e le parti immaginarie si ottiene


  +∞ log x

π +∞ dx
3 √ dx + √ =0
0
3
x(1 + x 2 ) 2 0 3
x(1 + x 2 )
√  +∞
3 dx π2
π √ =
2 0 3
x(1 + x 2 ) 2
e quindi
 +∞  +∞
dx π log x π2
√ = √ , √ dx = − .
0
3
x(1 + x 2 ) 3 0
3
x(1 + x 2 ) 6
Svolgimento dell’esercizio 30.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (30.1). x(t), y (t) funzioni
localmente assolutamente continue in [0, +∞[. Inoltre x(t) abbia la derivata prima localmente
assolutamente continua in [0, +∞[ e le derivate seconda di x(t) e prima di y (t) siano L-trasformabili.
Dalla prima equazione del sistema in (30.1) per t = 0 si ha y (0) = 1/2. Poniamo x(0) = α, x  (0+) = β.
Posto, inoltre, X = X(s) = L x(t); s , Y = Y (s) = L y (t); s si ha
T  T −1
L x  (t − 1); s = lim e−st x  (t − 1) dt = lim e−s e−sτ x  (τ) dτ = e−s sX − α
T →+∞ 0 T →+∞ 0
. Analogamente si ha
1
L x  (t − 1); s = e−s s 2 X − αs − β , L y  (t − 1); s = e−s sY − .
2
Applicando la trasformazione di Laplace al problema (30.1) si ha

 −s −s 1 −s

 −e sX + (2 − e )Y = − αe
s
 −s
 s 2 (1 − e−s )X + s(1 − e−s )Y = 1 − e + α(1 − e−s )s + β(1 − e−s ) + 1 (1 − e−s )

s 2
od anche

 1
 −s −s
 −e sX + (2 − e )Y = − αe
−s
s
(30.7)


 s 2 X + sY = 1 + αs + β + 1
s 2
Risolvendo la (30.7) si ha
1 e−s α β (2β + 1)e−s
X= 3 − 3 + + 2 −
s 2s s s 4s 2
(30.8) −s −s
1 e (2β + 1)e
Y = + 2 +
2s 2s 4s
Antitrasformando le (30.8) si ha
 t2  1
x(t) = + α + βt u(t) − (t − 1)2 + (2β + 1)(t − 1) u(t − 1)
(30.9) 2 4
1  t − 1 2β + 1 
y (t) = u(t) + + u(t − 1)
2 2 4
Si noti che il problema (30.1) ha infinite soluzioni; per α = β = 0 la funzione x(t) e la sua derivata
x  (t) sono localmente assolutamente continue in [−1, +∞[.
Svolgimento dell’esercizio 30.3. La funzione ϕ(t) può essere scritta come somma delle funzioni
(−1)[t] t e (−1)[t] (t − [t]). Ricordando gli esercizi 6.4 e 7.4 si ha
F ϕ(t) = F (−1)[t] t + F (−1)[t] (t − [t]) =
+∞
  n+1 +∞
 1 2 2n + 1
= (−1)n
e−2πiy t t dt − +i δ y − .
n=−∞ n n=−∞ (2n + 1)π (2n + 1)π 2
Prova assegnata il 29 settembre 1997 133

31. Prova assegnata il 29 settembre 1997.

31.1. Calcolare il seguente integrale



cos 2nϑ
dϑ , n ∈ N.
0 2 − cos 2ϑ

31.2. Facendo uso della trasformazione di Laplace determinare in [0, +∞[ la soluzione del problema
 t

 
x (t) + 2 et−τ x(τ) dτ = χ[0,1]
(31.1)


0
x(0) = 1 , x  (0) = 1

essendo χ A la funzione caratteristica dell’insieme A.


31.3. Siano f (t), g(t) due funzioni sommabili in R assieme con le rispettive trasformate di Fourier.
Provare la formula
F f (t) · g(t); y = F f (t); s ∗ F g(t); s .

Svolgimento dell’esercizio 31.1. Osserviamo, anzitutto, che, ponendo 2ϑ = τ si ha


π  2π
cos 2nϑ 1 cos nτ
dϑ = dτ .
0 2 − cos 2ϑ 2 0 2 − cos τ

Calcoliamo, allora, l’integrale


 2π
cos nτ
dτ .
0 2 − cos τ
Si ha  2π  
cos nτ zn + z−n dz z2n + 1
dτ = −1
= i dz
0 2 − cos τ +γ 4 − z − z iz +γ z
n z2 − 4z + 1
 
essendo γ = z ∈ C : |z| = 1 . Applicando il teorema dei residui si ha
     
z2n + 1 z2n + 1 z2n + 1
(31.2) dz = 2π i Res , 0 + Res , 2 − 3 .
+γ zn z2 − 4z + 1 zn z2 − 4z + 1 zn z2 − 4z + 1

Calcoliamo i residui in (31.2). Si può osservare che


 z2n + 1   zn   1 
Res , 0 = Res , 0 + Res , 0 =
zn z2 − 4z + 1 z2 − 4z + 1 zn z2 − 4z + 1
 1 
= Res n 2 ,0 .
z z − 4z + 1

Determiniamo lo sviluppo in serie di Laurent della funzione

1 
0 < |z| < 2 − 3.
zn z2 − 4z + 1

Tenendo presente la decomposizione

1 1 1 1
= √ √ − √
z2 − 4z + 1 2 3 2− 3−z 2+ 3−z

si ha

1 1  1 1
= √ √ − √ zk−n
zn z2 − 4z + 1 2 3 k=0 (2 − 3)k+1 (2 + 3)k+1
134 Prova assegnata il 29 settembre 1997

e quindi
 1  1 1 1
Res ,0 = √ √ − √ .
zn z2 − 4z + 1 2 3 (2 − 3)n (2 + 3)n
Si ha, poi, √
 z2n + 1   (2 − 3)2n + 1
Res ,2 − 3 = √ √
zn z2 − 4z + 1 (2 − 3)n (−2 3)
In definitiva si ha
π √
cos 2nϑ π 1 1 (2 − 3)2n + 1
dϑ = − √ √ − √ +π √ √ .
0 2 − cos 2ϑ 2 3 (2 − 3)n (2 + 3)n 2 3(2 − 3)n

Svolgimento dell’esercizio 31.2. Sia x(t) una soluzione del problema (31.1) localmente assolutamente
continua assieme alla derivata prima in [0, +∞[ e con derivata seconda L-trasformabile. Posto
X = X(s) = L x(t); s , applichiamo la trasformata di Laplace al problema (31.1). Si ha

X 1 − e−s
s2 X + 2 = +s +1
s −1 s

da cui

(1 − e−s )(s − 1) s −1
(31.3) X= + .
s(s + 1)(s 2 − 2s + 2) s 2 − 2s + 2

Antitrasformiamo la (31.3). Tenendo presente la decomposizione

(s − 1) 1 2 1 s +2
=− + + =
s(s + 1)(s 2 − 2s + 2) 2s 5 s + 1 10(s 2 − 2s + 2)
1 2 1 1 s−1 3 1
=− + + +
2s 5 s + 1 10 (s − 1)2 + 1 10 (s − 1)2 + 1

si ha
1 2 −t 11 t 3 t
x(t) = − + e + e cos t + e sen t +
2 5 10 10
1 2 1 t−1 3 t−1
+ − + e−t+1 + e cos(t − 1) + e sen(t − 1) u(t − 1) .
2 5 10 10

Svolgimento dell’esercizio 31.3. Poniamo

F f (t); y = fˆ(y ) , F g(t); y = ĝ(y ) .

Si ha
 +∞  +∞  +∞
(31.4) fˆ ∗ ĝ (y ) = fˆ(τ)ĝ(y − τ) dτ = fˆ(τ) e−2πit(y −τ) g(t) dt dτ
−∞ −∞ −∞

La funzione e−2πit(y −τ) g(t)fˆ(τ) delle variabili t, τ è sommabile in R2 . Applicando, allora, il teorema
di Fubini in (31.4) si ha
 +∞  +∞  +∞
fˆ ∗ ĝ (y ) = e−2πity g(t) e2πitτ fˆ(τ) dτ dt = e−2πity g(t)f (t) dt = F f (t) · g(t); y .
−∞ −∞ −∞
Prova assegnata il 29 gennaio 1998 135

32. Prova assegnata il 29 gennaio 1998.

32.1. Determinare la trasformata di Fourier della funzione

sen2 t
.
t 2 (1 + t 2 )

32.2. Facendo uso della trasformazione di Laplace risolvere il problema



T  (t) − T  (t − 1) − T  (t − 1) + T (t − 2) = δ
(32.1) 
T ∈ D+

essendo δ la distribuzione di Dirac.


32.3. Sia {fn } una successione di funzioni sommabili in R convergente nel senso di L1 alla funzione
sommabile f . Provare che
fn → f nel senso di S  .
 
Considerata la successione di funzioni nχ [−1/n,1/n] provare che essa converge a 0 q.o. in R ma
non vi converge nel senso di S  .

Svolgimento dell’esercizio 32.1. La funzione è sommabile in ]−∞, +∞[. Si ha, allora

 +∞
sen2 t −2πiy t sen2 t
(32.2) F ; y = e dt =
t 2 (t 2 + 1) −∞ t 2 (1 + t 2 )

1 +∞ e−2i(πy −1)t + e−2i(1+πy )t − 2e−2πiy t
=− dt .
4 −∞ t 2 (1 + t 2 )

La funzione assegnata è pari e reale; tale sarà, allora, la sua trasformata di Fourier.
Determiniamo la trasformata di Fourier per y ≤ 0. Sia y ≤ −1/π ; consideriamo la funzione
complessa
e−2i(πy −1)z + e−2i(πy +1)z − 2e−2iπy z
ϕ(z) =
z2 (1 + z2 )

ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0} , 0 < ε < 1 < R ,

(figura 32.1); si ha

...
........
....
..
.......... ..............
.......... . . ................
............... .........
........
........... ......
... ... .....
...... ....
....
..... .......
.... .....
.....
. i
...
...
.. .. ...
..
.. . ...
.. ..
.. ..
..
... ..
..
.. ...
... ................. .. ............ ..
.. . .... ..
.... .... .. ..
.. .......
..
.
. . ..
.............................................................................................................
. ..
−R −ε O ε R

Figura 32.1.
136 Prova assegnata il 29 gennaio 1998

 −ε 
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
(32.3) dt − ϕ(z) dz +
−R t 2 (1 + t 2 ) +Γε
 R −2i(πy −1)t 
e + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
+ dt + ϕ(z) dz = 2π i Res(ϕ(z), i) ,
ε t 2 (1 + t 2 ) +ΓR

con
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}

Applicando il teorema di de l’Hopital nel campo complesso si ha

e−2i(πy −1)z + e−2i(πy +1)z − 2e−2iπy z


lim =
z→0 z
= lim − 2i(π y − 1)e−2i(πy −1)z − 2i(π y + 1)e−2i(πy +1)z + 4iπ y e−2iπy z = 0
z→0

e quindi
lim zϕ(z) = 0
z→0

e per un noto lemma 


lim ϕ(z) dz = 0 .
ε→0 +Γε

Facendo tendere R a +∞ ed ε a zero, e ricordando il lemma di Jordan, dalla (32.3) si ha


 +∞
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
dt = 2π i Res(ϕ(z), i) = −4π e2πy senh2 1 .
−∞ t 2 (1 + t 2 )

Sia −1/π < y ≤ 0; pensiamo la funzione ϕ(z) come somma delle due funzioni

e−2i(πy −1)z − 2e−2iπy z + 1


ϕ1 (z) =
z2 (1 + z2 )
e−2i(πy +1)z − 1
ϕ2 (z) =
z2 (1 + z2 )

ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio di figura 32.1 ed al dominio

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≤ 0} , 0 < ε < 1 < R

(figura 32.2) rispettivamente; si ha

...
........
....
..
....
...
...
...
...
...
−ε ...
−R ... O ε........................................................................R
...
...
......... ...
...
. .. .. ....................................
... ... .. ...
.. ..
... ........ ........... ..
.. ..... . ....... ..
.
... ....
.. .
.. ..
..
.. ..
.. ...
... .
... ...
...
... . . −i ...
...
.......... ......
.... ....
.... ....
.... ....
..... .....
....... .......
......... .......
............ ..
................................................

Figura 32.2.
Prova assegnata il 29 gennaio 1998 137

 −ε  R 
(32.4) ϕ1 (t) dt − ϕ1 (z) dz + ϕ1 (t) dt + ϕ1 (z) dz = 2π i Res(ϕ1 (z), i) ,
−R +Γε ε +ΓR
 −ε  R 
(32.5) ϕ2 (t) dt + ϕ2 (z) dz + ϕ2 (t) dt − ϕ2 (z) dz = −2π i Res(ϕ2 (z), −i) ,
−R +Γε ε +ΓR

essendo  
ΓR = z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0
 
Γε = z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0
Applicando il teorema de l’Hopital si ha

e−2i(πy −1)z − 2e−2iπy z + 1


lim = lim − 2i(π y − 1)e−2i(πy −1)z + 4iπ y e−2iπy z = 2i(π y + 1)
z→0 z z→0

e−2i(πy +1)z − 1
lim = lim − 2i(π y + 1)e−2i(πy +1)z = −2i(π y + 1)
z→0 z z→0

da cui
lim zϕ1 (z) = 2i(π y + 1)
z→0
lim zϕ2 (z) = −2i(π y + 1)
z→0

e quindi 
lim ϕ1 (z) dz = −2π (π y + 1)
ε→0 +Γε

lim ϕ2 (z) dz = 2π (π y + 1)
ε→0 +Γε

Facendo tendere R a +∞ ed ε a zero e per il lemma di Jordan e sommando dalle (32.4) e (32.5) si ha
 +∞
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
dt = −4π (π y + 1) + 2π i Res(ϕ1 (z), i) −
−∞ t 2 (1 + t 2 )
− 2π i Res(ϕ2 (z), −i) = −4π (π y + 1) − π (e2(πy −1) − 2e2πy + 1) − π (e−2(πy +1) − 1) =
 
= −4π (π y + 1) − π e2πy (e−2 − 2) + e−2πy e−2 .

In definitiva, tenuto conto dell’osservazione iniziale, si ha



2 
 π e−2π|y | senh 1
2
se |y | ≥ 1/π
sen t  
F 2 ; y = −2π |y| −2 2π |y| −2
t (1 + t 2 
 π − π |y | + 1 + e (e −2)+e e
se |y | ≤ 1/π
4

Svolgimento dell’esercizio 32.2. Sia T una soluzione del problema (32.1); T ∈ D+  distribuzione L-

trasformabile. Poniamo Φ = Φ(s) = L(T ; s); Si ha, per Re q < Re s,


   
L(T  (t − 1); s) = e−qt T (t − 1), e−(s−q)t = e−q e−q(t−1)T  (t − 1), e−(s−q)t = e−s L(T  ; s) = e−s s 2 Φ.

Similmente si ha
L(T  (t − 1); s) = e−s sΦ
L(T (t − 2); s) = e−2s sΦ
Applichiamo la trasformazione di Laplace al problema (32.1); si ha

s 3 − e−s s 2 − e−s s + −e−2s Φ = s 3

da cui

s3 e−s s s2
(32.6) Φ= = 1 + + −
s 3 − e−s s 2 − e−s s + e−2s s − e−s (s − 1)(s − e−s ) (s − 1)(s 2 − e−s )
138 Prova assegnata il 29 gennaio 1998

Antitrasformiamo le funzioni a terzo membro della (32.6). Per Re s > 1, si ha

+∞
 e−(n+1)s
e−s 1 e−s
(32.7) −s
= −s −1
=
s−e s 1−e s n=0
s n+1

Antitrasformando per serie la (32.7) si ottiene




 0 se t < 1
 e−s  +∞
(t − n − 1)n  [t]−1
F1 (t) = L −1
;t = u(t − n − 1) =  (t − n − 1)n
s − e−s n! 
 se t ≥ 1
n=0  n!
n=0

Si ha anche, per Re s > 1

+∞

s 1 e−ns
−s
= −s −1
=
(s − 1)(s − e ) (s − 1)(1 − e s ) n=0 (s − 1)s n

e
+∞

s2 1 e−ns
= =
(s − 1)(s − e−s ) (s − 1)(1 − e−s s −2 ) n=0 (s − 1)s 2n

Decomponiamo la funzione razionale

1
, n ≥ 1.
(s − 1)s n

Si ha
1 A 
n
Bk
= +
(s − 1)s n s − 1 k=1 s k

Le costanti A, B1 , . . . , Bn si possono determinare mediante i seguenti limiti

1
A = lim =1
s→1 sn

1 1 1 (−1)n−k (n − k)!
Bk = lim D(n−k) = lim = −1
s→0 (n − k)! (s − 1) s→0 (n − k)! (s − 1)n−k+1
k = 1, 2, . . . , n; pertanto

s 1  1
+∞ 
n
1

(32.8) = + − e−ns
(s − 1)(s − e−s ) s − 1 n=1 s − 1 k=1 s k

ed anche, per l’arbitrarietà di n

s2 1  1
+∞ 
2n 
1 −ns
(32.9) = + − e
(s − 1)(s 2 − e−s ) s − 1 n=1 s − 1 k=1 s k

Da (32.8) e (32.9) si ha

+∞
 2n  
s s2 1
(32.10) − = e−ns
(s − 1)(s − e−s ) (s − 1)(s 2 − e−s ) n=1 k=n+1
sk
Prova assegnata il 16 febbraio 1998 139

Antitrasformando per serie la (32.10) si ottiene


 s s2 
F2 (t) = L−1 −s
− −s
;t =
(s − 1)(s − e ) (s − 1)(s − e )
2


 0 se t < 1
+∞
  (t − n)k
2n  [t] 2n
= u(t − n) =   (t − n)k
k! 
 se t ≥ 1
n=1 k=n+1  k! n=1 k=n+1

Ed infine, ricordando la (32.6), si ha

T = δ + F1 (t) + F2 (t).

Svolgimento dell’esercizio 32.3. Si deve provare che


   
(32.11) fn , ϕ → f , ϕ ∀ ϕ ∈ S.
 
La (32.11) è una consequenza immediata dell’ipotesi sulla successione fn e della diseguaglianza
    +∞   +∞
   
 fn − f , ϕ  =  (fn − f )ϕ dx  ≤ max |ϕ| |fn − f | dx .
−∞ ]−∞,+∞[ −∞

Si ha 
0 se t = 0
lim nχ [−1/n,1/n] (t) =
n→∞ +∞ se t = 0
 
La successione nχ [−1/n,1/n] tende a zero quasi ovunque in R. Essa non tende a zero nel senso di S  .
2
Infatti considerata la funzione di S e−t , si ha
 1/n
 −t 2

e−t dt ≥ 2e−1/n → 2
2 2
nχ [−1/n,1/n] , e =n
−1/n

33. Prova assegnata il 16 febbraio 1998.

33.1. Calcolare il seguente integrale 


1
zm sen dz
+γ z−1
 
essendo γ = z ∈ C : |z| = 2 ed m un numero intero relativo.
33.2. Determinare il termine generale della successione definita per ricorrenza dalla legge

an+3 = 3an+2 − 3an+1 + an + (−1)n
(33.1)
a0 = 1 , a1 = 0 , a2 = 0

33.3. Determinare la trasformata di Fourier della funzione

|t|n , n ∈ N0

Svolgimento dell’esercizio 33.1. Sia m ≥ 0. Si ha


  
1 1
zm sen dz = 2π i Res zm sen ,1 .
+γ z−1 z−1
140 Prova assegnata il 16 febbraio 1998

Calcoliamo il residuo suddetto consederando lo sviluppo in serie di Laurent della funzione

1
zm sen z = 1.
z−1

Si ha, per z = 1,
+∞
 (−1)n
1 1
sen =
z − 1 n=0 (2n + 1)! (z − 1)2n+1

Pertanto

1  m +∞
 (−1)n 1
zm sen = (z − 1) + 1 =
z−1 n=0
(2n + 1)! (z − 1) 2n+1

m ! " +∞
 (−1)n +∞
 (−1)n  m ! "
m k 1 m 1
= (z − 1) =
k=0
k n=0
(2n + 1)! (z − 1)2n+1
n=0
(2n + 1) k=0
k (z − 1)2n+1−k

Il residuo si ottiene per i numeri interi n tali che

2n + 1 − k = 1 k = 0, . . . , m

e quindi per
k
n= k = 0, . . . , m, k pari
2
od anche, posto k = 2p m
n=p p = 0, . . . ,
2
In definitiva si ha m
 ! "
1 
2
(−1)p m
m
z sen dz = 2π i .
+γ z−1 p=0
(2p + 1)! 2p

Sia m < 0. In tal caso si ha


     
1 1 1
zm sen dz = 2π i Res zm sen , 1 + Res zm sen ,0 .
+γ z−1 z−1 z−1

Ricordando che
 1   1   1 
Res zm sen , 1 + Res zm sen , 0 + Res zm sen ,∞
z−1 z−1 z−1

basterà, allora calcolare


 1   1 w 
Res zm sen , ∞ = − Res sen , 0 .
z−1 w m+2 1−w

Tale residuo è nullo in quanto la funzione

1 w
sen
w m+2 1−w

è olomorfa in un intorno di 0 se m ≤ −2 ed ha in 0 una singolarità fittizia per m = −1 in quanto

1 w
lim sen = 1.
w→0 w 1−w
Prova assegnata il 16 febbraio 1998 141

Pertanto 
1
zm sen dz = 0.
+γ z−1

Svolgimento dell’esercizio 33.2. Poniamo

(33.2) y (t) = an+3 n ≤ t < n + 1, n ∈ N0;

il problema (33.1) è, allora, equivalente alla risoluzione dell’equazione alle differenze

y (t) − 3y (t − 1) + 3y (t − 2) − y (t − 3) = (−1)[t]
(33.3)
y (t) = 1 se − 3 ≤ t < −2 , y (t) = 0 se −2≤t < 0

Sia y (t) una soluzione di (33.3) L-trasformabile. Poniamo L y (t); s = Y (s) = Y ; si ha


T
L y (t − 3); s = lim e−st y (t − 3) dt =
T →+∞ 0
 −2  T −3
1 − e−s
= lim e−3s e−sτ dτ + e−sτ y (τ) dτ = + e−3s Y
T →+∞ −3 0 s

In maniera analoga si ha, poi


L y (t − 2); s = e−2s Y
L y (t − 1); s = e−s Y
Applicando la trasformazione di Laplace alla (33.3) si ha, allora

1 − e−s 1 − e−s
1 − 3e−s + 3e−2s − e−3s Y = + (10 ).
s s(1 + e−s )

da cui

1 1 1 1 1 3 1 1 1 1 1
Y = + = + +
s (1 − e−s )2 s (1 + e−s )(1 − e−s )2 s 2 (1 − e−s )2 4 1 − e−s 4 1 + e−s

Per Re s > 0 si ha, allora


+∞ +∞
3  ne−s(n−1) 1  e−ns + (−1)n e−ns 11
(33.4) Y = + ( )
2 n=1 s 4 n=0 s

Antitrasformando per serie la (33.4) si ha

1  
+∞ +∞
3 
((33.5) y (t) = nu(t − n + 1) + 1 + (−1)n u(t − n) =
2 n=1 4 n=0

3  1   3 ([t] + 1)([t] + 2) 1
[t]+1 [t]
1 1 − (−1)[t]+1
= n+ 1 + (−1)n = + ([t] + 1) +
2 n=1 4 n=0 2 2 4 4 2

(10 ) Per il calcolo della trasformata di Laplace della funzione (−1)[t] vedi l’esercizio 20.2
(11 ) In (33.4) si è fatto uso dello sviluppo in serie

+∞

1
= nt n−1 |t| < 1.
(1 − t)2 n=1
142 Prova assegnata il 16 febbraio 1998

Ponendo [t] = n in (33.5) si ha

1 2 
an+3 = 6n + 20n + 15 + (−1)n n = −3, −2, . . .
8

Svolgiamo l’esercizio usando la trasformata zeta. Poniamo

∞ ∞
  y (n) an+3 12
(33.6) Z = Z1 y (t); z = n
= ( )
n=0
z n=0
zn

essendo y (t) la funzione definita in (33.2). Applichiamo la trasformata zeta in (33.3). Si ha

∞ ∞ ∞
  an+2 an+2 an+3 1
Z1 y (t − 1); z = n
= a 2 + n
= n+1
= Z
n=0
z n=1
z n=0
z z

∞ ∞
  an+1 a2 an+1 1
Z1 y (t − 2); z = n
= a 1 + + n
= 2Z
n=0
z z n=2
z z

∞ ∞
  an a1 a2 an 1
Z1 y (t − 3); z = n
= a 0 + + 2
+ n
= 3 Z +1
n=0
z z z n=3
z z

∞
  (−1)n z
Z1 (−1)[t] ; z = = |z| > 1
n=0
z n z + 1

Si ha allora
3 3 1 z
Z= Z − 2Z + 1+ 3Z +
z z z z+1
da cui
z3 (2z + 1)
Z=
(z + 1)(z − 1)3
La serie in (33.6) è lo sviluppo in serie di Laurent della funzione Z, pertanto

1 z3 (2z + 1) 1 zn+2 (2z + 1) zn+2 (2z + 1)
an+3 = −n+1
dz = Res , −1 + Res ,1
2π i +γ (z + 1)(z − 1) z
3 (z + 1)(z − 1)3 (z + 1)(z − 1)3

essendo γ una circonferenza di centro l’origine e raggio maggiore ad uno. z = −1 è un polo del primo
ordine, pertanto
zn+2 (2z + 1) zn+2 (2z + 1) (−1)n
Res , −1 = lim =
(z + 1)(z − 1) 3 z→−1 (z − 1) 3 8
z = 1 è un polo del terzo ordine, quindi

zn+2 (2z + 1) 1 zn+2 (2z + 1) 1  2z + 1 1 


Res , 1 = lim D2 = lim D (n + 2)zn+1 + zn+2 =
(z + 1)(z − 1) 3 2 z→1 (z + 1) 2 z→1 z+1 (z + 1)2

1  2z + 1 1 1  6n2 + 20n + 15
= lim (n + 2)(n + 1)zn + 2(n + 2)zn+1 − 2z n+2
=
2 z→1 z+1 (z + 1)2 (z + 1)3 8

e quindi
1 2 
an+3 = 6n + 20n + 15 + (−1)n n = −3, −2, . . .
8

(12 ) Vedi la nota all’esercizio 5.2


Prova assegnata il 16 febbraio 1998 143

Svolgimento dell’esercizio 33.3. Per n pari si ha

1  (n) δ(n)
F |t|n = F t n = F (1) =
(−2π i)n (−2π i)n

Per n dispari si ha

1  (n) 1 1 1 (n)
F |t|n = F t n signum t = n
F (signum t) = n
v.p.
(−2π i) (−2π i) πi y

La derivata n-sima della distribuzione


1
v.p.
y
è la distribuzione
1
(−1)n n! p.f.
y n+1
definita nel modo seguente:

  ϕ (2k+1) (0)
m−1
 1  ϕ(y ) 1 1
p.f. , ϕ = lim dy − 2
y 2m+1 ε→0 |y |>ε y 2m+1 k=0
(2k + 1)! 2m − 2k − 1 ε 2m−2k−1

  ϕ (2k) (0)
m−1
 1  ϕ(y ) 1 1
p.f. 2m , ϕ = lim dy − 2
y ε→0 |y |>ε y 2m k=0
(2k)! 2m − 2k − 1 ε 2m−2k−1

m = 1, 2, . . ., ϕ ∈ S .
Proviamo che

1 1
(33.7) p.f. = −np.f. , n∈N
yn y n+1

Ovviamente per n = 1 si porrà


1 1
p.f. = v.p. .
y y
Cominciamo con il provare la (33.7) per n dispari, proviamo, cioè, che

1 1
p.f. = −(2m + 1)p.f. , m ∈ N0
y 2m+1 y 2m+2

Per la definizione di derivata distribuzionale si ha


0 1  1 0 1 1
(33.8) p.f. , ϕ = − p.f. , ϕ =
y 2m+1 y 2m+1
  ϕ (2k+2) (0)
m−1
ϕ  (y ) 1 1
= − lim dy − 2
ε→0 |y |>ε y 2m+1
k=0
(2k + 1)! 2m − 2k − 1 ε 2m−2k−1

Integrando per parti e successivamente sviluppando in serie di MacLaurin la funzione ϕ(−ε) + ϕ(ε)
si ha
     
ϕ  (y ) ϕ(y ) −ε ϕ(y ) +∞ ϕ(y )
2m+1
dy = 2m+1
+ 2m+1
+ (2m + 1) 2m+2
dy =
|y |>ε y y −∞ y ε |y |>ε y
 +∞
 ϕ (2k) (0) 
ϕ(−ε) + ϕ(ε) ϕ(y ) 2k−2m−1 ϕ(y )
=− + (2m + 1) dy = −2 ε + (2m + 1) dy
ε 2m+1 |y |>ε y 2m+2
k=0
(2k)! |y |>ε y 2m+2
144 Prova assegnata il 11 giugno 1998

Sostituendo in (33.8) si ha

0  1   +∞
 ϕ (2k) (0)
1 ϕ(y )
p.f. , ϕ = − lim (2m + 1) dy − 2 ε 2k−2m−1 −
y 2m+1 ε→0 |y |>ε y 2m+2
k=0
(2k)!

m−1  
ϕ (2k+2) (0) 1 1 ϕ(y )
−2 = − lim (2m + 1) dy −
k=0
(2k + 1)! 2m − 2k − 1 ε 2m−2k−1 ε→0 |y |>ε y 2m+2
m
ϕ (2k) (0) 2k−2m−1  ϕ (2k+2) (0)
m−1
1 1
−2 ε −2 =
k=0
(2k)! k=0
(2k + 1)! 2m − 2k − 1 ε 2m−2k−1

ϕ(y ) ϕ(0) 1
= −(2m + 1) lim dy − 2 −
ε→0 |y |>ε y
2m+2 2m + 1 ε 2m+1
2  ϕ (2k+2) (0)
m−1
2  ϕ (2k+2) (0)
m−1
1 1
− ε 2k−2m+1 − =
2m + 1 k=0 (2k + 2)! 2m + 1 k=0 (2k + 1)! 2m − 2k − 1 ε 2m−2k−1

ϕ(y ) ϕ(0) 1
= −(2m + 1) lim dy − 2 −
ε→0 |y |>ε y 2m+2 2m + 1 ε 2m+1

2 
m−1
1 1 1 ϕ (2k+2) (0) 0 1 1
− + = −(2m + 1) p.f. ,ϕ
2m + 1 k=0 (2k + 2)! (2k + 1)! 2m − 2k − 1 ε 2m−2k−1 y 2m+2

In maniera analoga si prova poi che



1 1
p.f. = −2mp.f. , m ∈ N.
y 2m y 2m+1

34. Prova assegnata il 11 giugno 1998.

34.1. Calcolare il seguente integrale


 +∞
cosh x
dx , a ∈ R.
−∞ cosh(ax)

34.2. Usando la trasformazione di Laplace risolvere in [0, +∞[ il problema


  
 x + 2y = χ[0,1]


(34.1) x + 2x − y = χ[1,2]


x(0) = y (0) , y  (0) = 0 , x(1) = 0

χ A è la funzione caratteristica dell’insieme A.


34.3. Provare che la serie


(34.2) δ (t − n)
n=0

converge nel senso di S  .


Determinare la tasformata di Fourier della somma della serie (34.2).
Svolgimento dell’esercizio 34.1. Basterà calcolare l’integrale supponendo a > 0 a causa della parità
della funzione coseno iperbolico. Per 0 ≤ a ≤ 1 l’integrale vale +∞, essendo

+∞ se 0 ≤ a < 1
lim cosh x =
x→∞ 1 se a = 1.
Prova assegnata il 11 giugno 1998 145

Sia a > 1; consideriamo la funzione complessa di variabile complessa

cosh z
ϕ(z) = .
cosh az
π π
ϕ(z) ha come punti singolari z = i +h , h ∈ Z, tutti poli del primo ordine. Applichiamo il
2a a
teorema dei residui considerando il dominio
 π
z ∈ C : | Re z| ≤ R , 0 ≤ Im z ≤ R > 0,
a

(vedi figura 34.1).

...
.......
...
...
(−R,π/a) ... (R,π/a)
.. .........

....
.

. i 2a
π
...
.. ..

.
.........................................................................................................................................................................................................................................................................................................
−R O R

Figura 34.1.

Si ha
R  π/a R
cosh x cosh(x + iπ /a)
(34.3) dx + i ϕ(R + it) dt − dx −
−R cosh ax 0 −R cosh(ax + iπ )
 π/a
π
−i ϕ(−R + it) dt = 2π i Res ϕ(z), i .
0 2a

Considerato che
cosh(x + iπ /a) = cosh x cos(π /a) + i senh x sen(π /a)
cosh(ax + iπ ) = − cosh ax

la (34.3) si riscrive
R  π/a
cosh x
(34.4) 1 + cos(π /a) dx + i ϕ(R + it) dt +
−R cosh ax 0
R  π/a
senh x π
+ i sen(π /a) dx − i ϕ(−R + it) dt = 2π i Res ϕ(z), i .
−R cosh ax 0 2a

Facciamo tendere R a +∞. Passando al limite sotto segno integrale il secondo ed il quarto addendo a
primo membro della (34.4) tendono a zero. Si ha, infatti, usando l’identità (vedi la nota all’esercizio
1.1)  
 cosh(α + iβ)2 = senh2 α + cos2 β α, β ∈ R ,

 
 cosh(±R + it)  senh R + cos t senh R + 1
 
(34.5)  cosh(±a(R + it))  ≤ senh aR

senh aR
,

ed essendo
senh R + 1 1 1 − e−2R + 2e−R
lim = lim (a−1)R =0
R→+∞ senh aR R→+∞ e 1 − e−2aR
146 Prova assegnata il 11 giugno 1998

dalla (34.5) segue che


cosh(±R + it)
lim =0
R→+∞ cosh(±a(R + it))
uniformemente in [0, π /a]. Facendo tendere R a +∞ in (34.4) si ha, quindi
 +∞  +∞
cosh x senh x π
(34.6) 1 + cos(π /a) dx + i sen(π /a) dx = 2π i Res ϕ(z), i .
−∞ cosh ax −∞ cosh ax 2a

Calcoliamo il residuo in (34.6). Si ha


π
π cosh i 2a 1 π
Res ϕ(z), i = π = cos
2a a senh i 2 ai 2a

Sostituendo in (34.6) si ha, infine, per |a| > 1,


 +∞ π
cosh x 2π cos 2a π 1
dx = = π .
−∞ cosh ax a 1 + cos(π /a) |a| cos 2a

Svolgimento dell’esercizio 34.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (34.1); x(t) funzione
localmente assolutamente continua in [0, +∞[ avente derivata L-trasformabile ed y (t) funzione avente
la derivata prima localmente assolutamente continua in [0, +∞[ e derivata seconda L-trasformabile.
Poniamo x(0) = y (0) = λ. Poniamo, inoltre, X = X(s) = L x(t); s , Y = Y (s) = L y (t); s .
Applicando la trasformazione di Laplace al problema (34.1) si ha


 1 − e−s
 2
 sX + 2s Y = λ + 2λs +
s
(34.7)

 e −s − e −2s

 (s + 2)X − Y = λ +
s

Risolvendo il sistema (34.7) si ottiene




 2s 2 + 2s + 1 (2s 2 − 1)e−s − 2s 2 e−2s + 1

 X = λ s(2s 2 + 4s + 1) + s 2 (2s 2 + 4s + 1)
(34.8)

 s 2 + 2s + 1 se−2s − 2(s + 1)e−s + s + 2

 Y = 2λ +
s(2s + 4s + 1)
2 s 2 (2s 2 + 4s + 1)

Antitrasformiamo le (34.8). Si ha

 2s 2 + 2s + 1   √ 
 
−1 −1 1 1/ 2 t
(34.9) L ; t = L − 2 ; t = 1 − 2e−t sen √
s(2s + 4s + 1)
2 s (s + 1) − 1/2
2 2


2s 2 − 1 
(34.10) L−1 ;t =
+ 4s + 1)
s 2 (2s 2
 √ 
1 4 s + 1  1/ 2 t  t
−1
=L − 2 + −4 − 2 2 ; t = −t + 4 − 4e−t cos √ − 2 2e−t senh √
s s (s + 1) − 1/2
2 (s + 1) − 1/2
2 2 2

1 
(34.11) L−1 ; t =
s 2 (2s 2 + 4s + 1)
1 √ 
4 s +1  1/ 2 t  t
L−1 2 − + 4 + 3 2 ; t = t − 4 + 4e −t
cosh √ + 3 2e−t senh √
s s (s + 1)2 − 1/2 (s + 1)2 − 1/2 2 2
Prova assegnata il 11 giugno 1998 147

   √ 
1 s+1 
−1 1 1/ 2
(34.12) L−1 ; t = L − − 2 ;t =
s(2s + 4s + 1)
2 s (s + 1) − 1/2
2 (s + 1) − 1/2
2

t  t
= 1 − e−t cosh √ − 2e−t senh √
2 2

s +1 
(34.13) L−1 ; t =
s 2 (2s 2 + 4s + 1)
1 √ 
3 s+1  1/ 2 t  t
L−1 2 − + 3 + 2 2 ; t = t − 3 + 3e −t
cosh √ + 2 2e−t senh √
s s (s + 1)2 − 1/2 (s + 1)2 − 1/2 2 2

s +2 
(34.14) L−1 ; t =
s 2 (2s 2 + 4s + 1)
2 √ 
7 s+1  1/ 2 t  t
L−1 2 − + 7 + 5 2 ; t = 2t − 7 + 7e −t
cosh √ + 5 2e−t senh √
s s (s + 1)2 − 1/2 (s + 1)2 − 1/2 2 2
Per le (34.9)–(34.14) antitrasformando le (34.8) si ha
  t 
x(t) =λ 1 − 2e−t senh √ +
2
 t−1  t − 1
+ u(t − 1) (1 − t) + 4 − 4e−t+1 cosh √ − 2 2e−t+1 senh √ −
2 2
 t−2 t  t
− 2 2u(t − 2)e−t+2 senh √ + t − 4 + 4e−t cosh √ + 3 2e−t senh √
2 2 2
  t 
y (t) =2λ 1 − 2e−t senh √ +
2
 t−2  t − 2
+ u(t − 2) 1 − e−t+2 cosh √ + 2e−t+2 senh √ −
2 2
 t−1  t − 1
− 2u(t − 1) (t − 1) − 3 + 3e−t+1 cosh √ + 2 2e−t+1 senh √ +
2 2
t  t
+ 2t − 7 + 7e−t cosh √ + 5 2e−t senh √
2 2
Tenendo conto della condizione x(1) = 0 si ha, infine
√ √ √
−3 + 4e−1 cosh 1/ 2 + 3 2e−1 senh 1/ 2
λ= √ √
1 − 2e−1 senh 1/ 2

Svolgimento dell’esercizio 34.3. Provare che la serie (34.2) converge nel senso di S  equivale provare la
convergenza della serie numerica
+∞
 +∞

  
(34.15) δ (t − n), ϕ = − ϕ  (n) ∀ϕ ∈ S
n=0 n=0

Ricordando che l’appartenenza di ϕ a S implica l’esistenza di una costante H > 0 tale


   H
ϕ (t) ≤ t ∈ ] − ∞, +∞[
1 + t2
la serie in (34.15) ha come maggiorante una serie convergente e pertanto converge.
Detta T la somma della serie (34.2), trasformando per serie si ha
+∞
 +∞
 +∞
 +∞

F (T ) = F δ (t − n) = e−2πiny F δ (t) = 2π iy e−2πiny F δ(t) = 2π iy e−2πiny
n=0 n=0 n=0 n=0
148 Prova assegnata il 2 luglio 1998

35. Prova assegnata il 2 luglio 1998.

35.1. Calcolare il seguente integrale


 +∞
log x
x 1/n dx , n ∈ N.
0 (1 + x 2 )2

35.2. Dato il problema


 

 x + 2x  + y  + y + z = 1
 
 x + y  + z = 0
(35.1) 6x  + y − 4z = F (t)




x(0) = y (0) = z(0) = 0 , x  (0) = λ

determinare una condizione sulla funzione F (t) e sul parametro reale λ affinchè il problema (35.1)
abbia soluzione [0, +∞[. In tal caso risolvere il problema (35.1).
35.3. Determinare la derivata nel senso delle distribuzioni e la trasformata di Fourier della funzione

[t 2 ]

essendo [a] la parte intera contenuta in a.

Svolgimento dell’esercizio 35.1. La funzione è sommabile, essendo

log x log x 1
lim x 1/n =0 e lim x α x 1/n = 0 se 1 < α < 4 − .
x→0 (1 + x 2 )2 x→+∞ (1 + x 2 )2 n

Calcoliamo l’integrale per n = 1. Consideriamo la funzione

.
log z log |z| + i Arg z π 3
f (z) = e1/n·log z = |z|ei/n·Arg z , − < Arg z < π ,
(1 + z2 )2 (1 + z2 )2 2 2

ed applichiamo il teorema dei residui considerando il dominio, (figura 35.1),

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0} , 0<ε <1<R.

....
.......
....
...
..
...... . . . .......... ........................
................ ...........
........
........... ......
.... ... .....
..... ....
.. ....
..... .....
.... .........
.. ..
..
. i
...
...
...
... ..
... ..
.. . ..
..
... ..
... ..
.. ..
.. ...... ............ ..
... ............ .....
..
.. .. ...
. ...
... . ..
. ..
........
.
. .
....
.
..............................................................................................................
−R −ε ....O ε . . R
....
.
....
.
....
.
.....
....
.
....

Figura 35.1.
Prova assegnata il 2 luglio 1998 149

Si ha
R   −ε
log x log(−x) + iπ
(35.2) x 1/n dx + f (z) dz + (−x)1/n eiπ/n dx −
ε (1 + x 2 )2 +ΓR −R (1 + x 2 )2

− f (z) dz = 2π i Res(f (z), i)
+Γε

essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}

Ponendo −x = t nel terzo integrale in (35.2) e scrivendo successivamente x al posto di t si ha


R R
log x 1
(35.3) (1 + eiπ/n ) x 1/n dx + iπ e iπ/n
x 1/n dx +
ε (1 + x )
2 2
ε (1 + x 2 )2
 
+ f (z) dz − f (z) dz = 2π i Res(f (z), i) .
+ΓR +Γε

Dalla diseguaglianza
    3 
 1/n·log z   
ze log z ≤ |z|1+1/n  log |z| + π
2
si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→0

e quindi per un noto lemma



(35.4) lim f (z) dz = 0 .
ε→0 +Γε

Analogamente, dalla diseguaglianza


 
 1/n·log z log z 
ze  ≤ |z|1+1/n log |z| + 3/2π |z| > 1
 (1 + z2 )2  (|z|2 − 1)2

si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→∞

e quindi

(35.5) lim f (z) dz = 0 .
R→+∞ +ΓR

Passando al limite nella (35.3) per ε → 0 e per R → +∞, tenendo conto delle (35.4) (35.5), si ha
 +∞  +∞
log x 1
(35.6) (1 + eiπ/n ) x 1/n dx + iπ eiπ/n x 1/n dx = 2π i Res(f (z), i) .
0 (1 + x 2 )2 0 (1 + x 2 )2

1 − iπ
Moltiplichiamo la (35.6) per e 2n ; si ha
2
 +∞  +∞
π log x iπ iπ 1 π
(35.7) cos x 1/n
dx + e 2n x 1/n dx = π ie−i 2n Res(f (z), i) .
2n 0 (1 + x 2 )2 2 0 (1 + x 2 )2
150 Prova assegnata il 2 luglio 1998

Calcoliamo, allora, il secondo membro della (35.7). Il punto z = i è un polo del secondo ordine;
pertanto
 1 1
 1
1 n −1 −1
n z log z + z n (z + i)2 − 2z n log z(z + i)
2
(35.8) Res(f (z), i) = lim D(z − i) f (z) = lim =
z→i z→i (z + i)4
√ √ √
2 n n n
i log i + 2 i − 2 i log i 
n iπ + 2n − niπ iπ π (n − 1) + 2ni
n
= = i = e 2n .
−8i −8ni 8n

Sostituendo (35.8) in (35.7) otteniamo


 +∞  +∞
π log x iπ iπ 1 π π 2 (n − 1)
(35.9) cos x 1/n dx + e 2n x 1/n dx = − + i
2n 0 (1 + x )
2 2 2 0 (1 + x )
2 2 4 8n

Equagliando la parte reale e la parte immaginaria dei numeri complessi in (35.9) si ha


 +∞ 
π log x π π +∞ 1/n 1 π
cos x 1/n
dx − sen x dx = −
2n0 (1 + x )
2 2 2 2n 0 (1 + x )
2 2 4

π π +∞ 1/n 1 π 2 (n − 1)
cos x dx =
2 2n 0 (1 + x 2 )2 8n

da cui, per n = 1
 +∞
1 π n−1 1
x 1/n dx = π
0 (1 + x 2 )2 4 n cos 2n
 +∞
log x π 1 π2 n − 1 π 1
x 1/n dx = − π + tan π
0 (1 + x )
2 2 4 cos 2n 8 n 2n cos 2n

Si osservi che il precente metodo non consente il calcolo dell’integrale per n = 1. In tal caso si ha
 +∞ 1  +∞
x log x x log x x log x
dx = dx + dx.
0 (1 + x 2 )2 0 (1 + x 2 )2 1 (1 + x 2 )2

Nel primo integrale a secondo membro consideriamo il cambiamento di variabile x = 1/t; si ha


1 1   +∞
1
1
x log x − t log t 4 t log t
dx = t − dt = − 2 dt ;
0 (1 + x 2 )2 +∞ (t + 1)
2 2 t 2
1 (1 + t 2)

pertanto  +∞
x log x
dx = 0 .
0 (1 + x 2 )2

Svolgimento dell’esercizio 35.2. Il problema (35.1) è equivalente al problema




 2x  + y = 1
 
 x + y  + z = 0
(35.10) 6x  + y − 4z = F (t)




x(0) = y (0) = z(0) = 0 , x  (0) = λ

Sia x(t), y (t), z(t) una soluzione del problema (35.10); x(t) avente derivata prima localmente asso-
lutamente continua e derivata seconda L-trasformabile, y (t), z(t) funzioni localmente assolutamente
continue con derivata prima L-trasformabile. Poniamo X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s),
Z = Z(s) = L(z(t); s), Φ = Φ(s) = L(F (t); s). Dalla prima equazione in (35.10), tenuto conto delle
condizioni iniziali, si deduce
1
λ=
2
Prova assegnata il 2 luglio 1998 151

e dalla terza equazione


F (0) = 3 .
Applichiamo la trasformazione di Laplace al problema (35.10); si ha

 1

 2sX + Y =
 s
(35.11) 1
 2
 s X + sY + sZ =

 2
6sX + Y − 4Z = Φ

Il determinante della matrice dei coefficienti del sistema (35.11) è nullo; la caratteristica di detta matrice
è 2, essendo  
 
1 0
 =0
s s

Il sistema (35.11) avrà soluzione se e solo se


 1 
1 0 
 s 
 
s s
1  = −3 + sΦ = 0
 2 
 1 −4 Φ 

da cui
3
Φ=
s
e quindi
F (t) = 3
. Per Φ = 3/s il sistema (35.11) è equivalente al sistema


 1
 2sX + Y =
(35.12) s

 3
 6sX + Y − 4Z =
s

Risolvendo ((35.12) si ha
1 1
X= + Z
2s 2 s
Y = − 2Z
e quindi, antitrasformando
t
t
x(t) = + z(τ) dτ
2 0
y (t) = − 2z(t)

È, poi, immediato verificare che la terna

t t 
+ ϕ(τ) dτ , −2ϕ(t) , ϕ(t)
2 0

con ϕ(t) funzione localmente assolutamente continua in [0, +∞[, ϕ(0) = 0, è soluzione del problema
(35.10) con la condizione
1
λ = , F (t) = 3.
2

Svolgimento dell’esercizio 35.3. Osserviamo che


  √  √  
[t 2 ] = n se t ∈ − n + 1, − n ∪ n, n + 1 n ∈ N0 ;
152 Prova assegnata il 14 settembre 1998

pertanto si potrà scrivere

+∞
  
(35.13) [t 2 ] = n χ ]−√n+1,−√n] + χ [√n,√n+1[
n=1

Derivando per serie nella (35.13) si ha

   
+∞ 
[t 2 ] = n χ ]−√n+1,−√n] + χ [√n,√n+1[
n=1

Siano a, b, a < b, due numeri reali; determiniamo la derivata distribuzionale della funzione caratteri-
stica dell’intervallo χ (a,b) . Si ha, per ϕ ∈ D,

b
      
χ (a,b), ϕ = χ (a,b), ϕ  = ϕ  (t) dt = ϕ(b) − ϕ(a) = δ(t − b) − δ(t − a), ϕ(t) .
a

Pertanto si ha
   
+∞  √ 
[t 2 ] = n δ t+ n+1 −δ t+ n +
n=1
 
+∞
√   +∞
 √ +∞
 √
+ n δ t− n −δ t− n+1 =− δ t+ n + δ t− n .
n=1 n=1 n=1

Trasformando per serie la (35.13) si ha

+∞
 +∞

F [t 2 ] = nF χ]−√n+1,−√n] + nF χ[√n,√n+1[ =
n=1 n=1

n  
+∞
  √
= sen 2π n + 1y − sen 2π ny .
n=1
πy

36. Prova assegnata il 14 settembre 1998.

36.1. Determinare la trasformata di Fourier della funzione

sen t
.
t(1 + t 2 )2

36.2. Facendo uso della trasformata di Laplace risolvere in [0, +∞[ il problema
 
 x − x + 2y = χ[0,1]

(36.1) x  + x + y  − 2y = χ[1,+∞]


x(0) = x(1) , y (0) = 0

essendo χ A la funzione caratteristica dell’insieme A.


36.3. Determinare la derivata nel senso delle distribuzioni e la trasformata di Fourier della funzione

(−1)[2t]

essendo [a] la parte intera contenuta in a.


Prova assegnata il 14 settembre 1998 153

...
........
....
...
.......... .............
..... ..... . . ................
............... ..........
.......
.......... ......
... ... .....
...... ....
....
..... .......
... .....
...... . i
...
...
.. .. ...
...
.. . ..
.. ...
.. ..
... ..
.. ..
... ......... ......... ...
.. ..........
.
.....
. ..
... ..
.... .... . ..
..
.. .......
..
.. . ............................................................................................................
. ...
−R −ε O ε R

Figura 36.1.

Svolgimento dell’esercizio 36.1. La funzione è sommabile in ]−∞, +∞[. Si ha, allora


 +∞  +∞
sen t sen t 1 ei(1−2πy )t − e−i(1+2πy )t
(36.2) F ;y = e−2πiy t dt = dt .
t(1 + t 2 )2 −∞ t(1 + t 2 )2 2i −∞ t(1 + t 2 )2

La funzione assegnata è pari e reale; tale sarà, allora, la sua trasformata di Fourier.
1
Sia y ≤ − 2π . Si consideri la funzione complessa di variabile complessa

ei(1−2πy )z − e−i(1+2πy )z
ϕ(z) =
z(1 + z2 )2

e si applichi il teorema dei residui considerando il dominio (figura 36.1)


D = {z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0} , 0 < ε < 1 , R > 1 .

Si ha
R   −ε 
(36.3) ϕ(t) dt + ϕ(z) dz + ϕ(t) dt − ϕ(z) dz = 2π i Res(ϕ(z), i)
ε +ΓR −R +Γε

essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}

Si osservi che
lim zϕ(z) = 0.
z→0

Passando al limite per ε → 0 e R → ∞ nella (36.3), ricordando il lemma di Jordan, si ha


 +∞
ei(1−2πy )t − e−i(1+2πy )t
(36.4) dt = 2π i Res(ϕ(z), i)
−∞ t(1 + t 2 )2

Calcoliamo il residuo in (36.4). Il punto z = i è un polo del secondo ordine.



i(1 − 2π y )ei(1−2πy )z + i(1 + 2π y )e−i(1+2πy )z
Res(ϕ(z), i) = lim D(z − i)2 ϕ(z) = lim −
z→i z→i z(z + i)2
 
ei(1−2πy )z − e−i(1+2πy )z (z + i)2 + 2z(z + i) (2π y − 3)e−(1−2πy ) + (1 − 2π y )e(1+2πy )
− =
z2 (z + i)4 4

Sostituendo in (36.4) si ha
 +∞
ei(1−2πy )t − e−i(1+2πy )t 2πy (2π y − 3)e
−1
+ (1 − 2π y )e 1
dt = 2π ie , y ≤−
−∞ t(1 + t 2 )2 4 2π
154 Prova assegnata il 14 settembre 1998

...
........
....
..
.....
..
...
..
....
...
..
−R −ε ..... O ε........................... ..........................................R
...
...
......... ...
...
. .
...
.... ....................................
... ... ... ...
... ..... ........ ...
... ........... ....... ..
.
..
... ..
.. ..
.. ..
.. ..
.. ..
.. ...
... ..
... ...
...
..... . −i ...
...
........ .....
.... ...
.... ....
.... ....
..... .....
.......
......... .............
............ ....
................................................

Figura 36.2.
1
Sia − 2π < y ≤ 0. Pensiamo la funzione ϕ(z) come somma delle due funzioni

ei(1−2πy )z − 1
ϕ1 (z) =
z(1 + z2 )2
1 − e−i(1+2πy )z
ϕ2 (z) =
z(1 + z2 )2
ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio D di figura 36.1 ed al dominio

D1 = {z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≤ 0} , 0 < ε < 1 < R

(figura 36.2) rispettivamente; si ha


 −ε  R 
(36.5) ϕ1 (t) dt − ϕ1 (z) dz + ϕ1 (t) dt + ϕ1 (z) dz = 2π i Res(ϕ1 (z), i) ,
−R +Γε ε +ΓR
 −ε  R 
(36.6) ϕ2 (t) dt + ϕ2 (z) dz + ϕ2 (t) dt − ϕ2 (z) dz = −2π i Res(ϕ2 (z), −i) ,
−R +Γε ε +ΓR

essendo  
ΓR = z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0
 
Γε = z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0
Dopo aver sommato le (36.5), (36.6) consideriamo il limite per ε → 0 e R → ∞; osservato che

lim zϕ1 (z) = lim zϕ2 (z) = 0


z→0 z→0

e per il lemma di Jordan si ottiene


 +∞ i(1−2πy )t  
e − e−i(1+2πy )t
(36.7) dt = 2π i Res(ϕ 1 (z), i) − Res(ϕ 2 (z), −i)
−∞ t(1 + t 2 )2
Si ha, poi,

i(1 − 2π y )ei(1−2πy )z
2
Res(ϕ1 (z), i) = lim D(z − i) ϕ1 (z) = lim −
z→i z→i z(z + i)2
 
ei(1−2πy )z − 1 (z + i)2 + 2z(z + i) e−(1−2πy ) (2π y − 3) + 2
− =
z2 (z + i)4 4


i(1 + 2π y )e−i(1+2πy )z
Res(ϕ2 (z), −i) = lim D(z + i)2 ϕ2 (z) = lim −
z→−i z→−i z(i − z)2
 
1 − e−i(1+2πy )z (i − z)2 − 2z(i − z) e−(1+2πy ) (2π y + 3) − 2
− =
z2 (i − z)4 4
Prova assegnata il 14 settembre 1998 155

Sostituendo in (36.7) si ottiene


 +∞ i(1−2πy )t
e − e−i(1+2πy )t e−(1−2πy ) (2π y − 3) − e−(1+2πy ) (2π y + 3)
dt = 2π i +1
−∞ t(1 + t 2 )2 4
In definitiva

 π −2π|y |   1

 e (1 + 2π |y |)e − (2π |y | + 3)e−1 se |y | ≥
sen t 4 2π
F ; y =  
t(1 + t 2 )2 π
 1
 4 − e−(1+2π|y |)(2π |y | + 3) − e−(1−2π|y |) (3 − 2π |y |) se |y | <
4 2π

Svolgimento dell’esercizio 36.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (36.1); x(t) funzione
localmente assolutamente continua in [0, +∞[ avente derivata L-trasformabile ed y (t) funzione
localmente assolutamente continua in [0, +∞[ con derivata prima L-trasformabile. Poniamo x(0) = α,
x  (0) = β. Poniamo, inoltre, X = X(s) = L x(t); s , Y = Y (s) = L y (t); s , F = F (s) = L χ [0,1] ; s ,
G = G(s) = L χ [1,+∞[; s . Applicando la trasformazione di Laplace al problema (36.1) si ha

(s 2 − 1)X + 2Y = F + αs + β
(36.8)
(s + 1)X + (s − 2)Y = G + α
Risolvendo il sistema (36.8) si ottiene


 sF − 2F − 2G s 2 − 2s − 2 s −2

X = +α +β
s(s + 1)(s − 3) s(s + 1)(s − 3) s(s + 1)(s − 3)
(36.9)

 sG − F − G α + β

Y = −
s(s − 3) s(s − 3)
Si ha
 1  1 e−t e3t
L−1 ;t = − + +
s(s + 1)(s − 3) 3 4 12
 1  e −t
e 3t
L−1 ;t = − +
(s + 1)(s − 3) 4 4
 s 2 − 2s − 2  2 e−t e3t
L−1 ;t = + +
s(s + 1)(s − 3) 3 4 12
 s −2  2 3e −t
e3t
L−1 ;t = − +
s(s + 1)(s − 3) 3 4 12
 1  1 e 3t
L−1 ;t = − +
s(s − 3) 3 3
Antitrasformando le (36.9) si ha allora
  1 e−t

 1 e3t 
 x(t) = χ[0,1] ∗ e3t − e−t − 2 χ[0,1] + χ[1,+∞[ ∗ − +
 + +

 4 3 4 12


  2 e−t e3t   2 3e−t e3t 
(36.10)
 +α + + + β − +

 3 4 12 3 4 12



 α+β

 y (t) = χ 3t 1
[1,+∞[ ∗ e + χ + χ[1,+∞[ ∗ 1 − e3t + 1 − e3t
3 [0,1] 3
Imponendo la condizione x(0) = x(1) si dovrà avere
  1
e3 1 −3τ e−1 1 τ 1 e−τ e3τ   2 e−1 e3 
α= e dτ − e dτ − 2 − + + dτ + α + + +
4 0 4 0 0 3 4 12 3 4 12
 2 3e−1 e3  2e3 − 3e−1 + 5 e3 + 3e−1 + 8 e3 − 9e−1 + 8
+β − + = +α +β
3 4 12 6 12 12
156 Prova assegnata il 1 ottobre 1998

Da cui
2 2e3 − 3e−1 + 5 e3 − 9e−1 + 8
α= −1

4 − e − 3e
3 4 − e3 − 3e−1

Svolgimento dell’esercizio 36.3. La funzione è periodica di periodo 1; infatti

(−1)[2t+2] = (−1)[2t]+2 = (−1)[2t]

La funzione è sommabile in [0, 1] e quindi individua una distribuzione temperata. La derivata nel senso
delle distribuzioni è la distribuzione
   
(36.11) ((−1)[2t] ) , ϕ(t) = − (−1)[2t] , ϕ  (t) ϕ∈S .
 
Calcoliamo (−1)[2t] , ϕ  (t) . Si ha

 +∞ +∞
  (n+1)/2
 
(−1)[2t] , ϕ  (t) = (−1)[2t] ϕ  (t) dt = (−1)n ϕ  (t) dt =
−∞ n=−∞ n/2
+∞
  n+1 n 
+∞
  n+1 n 
= (−1)n ϕ −ϕ = (−1)n δ t − −δ t− , ϕ(t)
n=−∞ 2 2 n=−∞ 2 2

Pertanto
+∞
  n+1 n 
((−1)[2t] ) = − (−1)n δ t − −δ t−
n=−∞ 2 2

Determiniamo la serie di Fourier della funzione assegnata. I coefficienti della serie sono, per n ∈ Z,
n = 0,
1  1/2 1
−2iπnt −2iπnt
cn = e (−1)[2t]
dt = e dt − e−2iπnt dt =
0 0 1/2

1− e−iπn e−iπn − e−2iπn 1− (−1)n (−1)n−1 1 − (−1)n


− = − =
2iπ n 2iπ n 2iπ n 2iπ n iπ n
e c0 = 0. Si ha, allora,

+∞
 +∞

1 − (−1)n 2iπnt 2
(36.12) (−1)[2t] = e = e2iπ(2p+1)t
S n=−∞ iπ n p=−∞ iπ (2p + 1)

Trasformando per serie la (36.12) si ha

+∞
 +∞

2 2
F (−1)[2t] = F e2iπ(2p+1)t = δ y − (2p + 1)
p=−∞ iπ (2p + 1) p=−∞ iπ (2p + 1)

37. Prova assegnata il 1 ottobre 1998.

37.1. Determinare i numeri complessi z soluzioni della disequazione

(37.1) cos z > 1.

37.2. Calcolare in valore principale il seguente integrale


 +∞ √
x
(37.2) dx
0 (x − 1)(x 2 + 1)
Prova assegnata il 1 ottobre 1998 157

37.3. Risolvere, facendo uso della trasformata di Laplace, il problema



 x(t) + y (t) + 3x(t − 1) + y (t − 1) = 0

(37.3) x  (t) + x  (t − 1) + y  (t − 1) = 1


x(t), y (t) continue in [−1, 0[∪]0, +∞[ , x(t) = y (t) ≡ 0 in [−1, 0[

Svolgimento dell’esercizio 37.1. Applicando le formule di addizione si ha

(37.4) cos(x + iy ) = cos x cos iy − sen x sen iy = cos x cosh y − i sen x senh y .

cos z deve essere reale per cui si deve avere

sen x senh y = 0 ,

e quindi
y = 0 oppure x = kπ , k ∈ N0 .

Per y = 0 la (37.1) diventa cos x > 1; disequazione che non ammette soluzioni.
Per x = kπ si ha, sostituendo nella (37.4),

cos kπ cosh y = (−1)k cosh y > 1 , k ∈ N0

e quindi le soluzioni della disequazione (37.1) sono i numeri complessi

2kπ + iy , y = 0 , k ∈ N0 .

Svolgimento dell’esercizio 37.2. Consideriamo la funzione



|z|ei Arg z/2 π 3
f (z) = − < Arg z < π
(z − 1)(z2 + 1) 2 2

e si applichi il teorema dei residui considerando il dominio, (figura 37.1),

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , |z − 1| ≥ ε , Im z ≥ 0} , 2ε < 1 , R > 1 + ε .

...
.......
...
...
...
...
....
............. . .......... . ..........................
.......... ............
............. .........
.......
.......... ......
...... .....
.....
....... .....
...... ....
.... .......
. ...
.... ....
.
.. .. ...
...
.. ..
.... ..
... ..
..
... ..
... ..
... ..
...
.. ..
... ..
... .
.................. . .............. .................................. ..
... . ... . . ...
... .... . ... ...
... ..
.. .
.. .. .... . .
. .
. . .....................................................................
−R −ε ... O
. . ε 1−ε 1+ε R
.....
.....
.....
..

Figura 37.1.
158 Prova assegnata il 1 ottobre 1998

Si ha
 −ε √   1−ε √ 
i −x x
(37.5) dx − f (z) dz + dx − f (z) dz +
−R (x − 1)(x 2 + 1) +Γε ε (x − 1)(x 2 + 1) +Γε
R √ 
x
+ dx + f (z) dz + = 2π i Res(f (z), i)
1+ε (x − 1)(x + 1)
2
+ΓR

essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z − 1| = ε , Im z ≥ 0}
Si osservi che
|z|3/2
lim |zf (z)| = lim =0
z→∞ z→∞ |z − 1||z 2 + 1|

lim |zf (z)| = 0


z→0
1
lim(z − 1)f (z) =
z→1 2
Passando al limite nella (37.5) per ε → 0 e R → ∞ si ha
0 √  +∞ √
−x x π
i dx + v.p. dx = i + 2π i Res(f (z), i) .
−∞ (x − 1)(x + 1)
2
0 (x − 1)(x + 1)
2 2

Essendo, poi,  √
|z|ei Arg z/2 eiπ/4 2
Res(f (z), i) = lim = =−
z→i (z − 1)(z + i) 2i(i − 1) 4
da cui  +∞ √
x
v.p. dx = 0.
0 (1 − x)(1 + x 2 )

Svolgimento dell’esercizio 37.3. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (37.3), x(t), y (t) funzioni
localmente assolutamente continue in [0, +∞[ aventi derivate prime L-trasformabili.
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s) si ha
T
L(x(t − 1); s) = lime−st x(t − 1) dt =
T →+∞ 0
 T −1 K
−s(τ+1) −s
= lim e x(τ) dτ = lim e e−sτ x(τ) dτ = e−s X .
T →+∞ −1 K→+∞ 0

In maniera perfettamente analoga si ha

L(y (t − 1); s) = e−s Y .

Sia x(0+) = α; dalla prima equazione si ha y (0+) = −α, e quindi

L(x  (t − 1); s) = e−s L(x  (t); s) = e−s sX − e−s α ,

L(y  (t − 1); s) = e−s L(y  (t); s) = e−s sY + e−s α .


Applicando la trasformazione di Laplace al problema (37.3) si ha
 −s −s
 (1 + 3e )X + (1 + e )Y = 0
 s(1 + e−s )X + se−s Y = 1 + α
s
Prova assegnata il 27 gennaio 1999 159

e quindi
(1 + e−s )(1 + αs) (1 + e−s )(1 + αs)  1 2 
X = − −2s −s
=− −s
− −s
2
s (2e − e − 1) 3s 2 e − 1 1 + 2e
(1 + 3e−s )(1 + αs) (1 + 3e−s )(1 + αs)  1 2 
Y = = −
s 2 (2e−2s − e−s − 1) 3s 2 e−s − 1 1 + 2e−s
Se Re s > log 2, |2e−s |, |e−s | < 1; si ha quindi

∞ ∞
1 + e−s  n n+1 −ns 1 + e−s 
(37.6) X= 1 + (−1) 2 e + α 1 + (−1)n 2n+1 e−ns
3s 2 n=0 3s n=0

Antitrasformando per serie la (37.6) si ha




1
x(t) = 1 + (−1)n 2n+1 (t − n)u(t − n) + (t − n − 1)u(t − n − 1) +
3 n=0


+α 1 + (−1)n 2n+1 u(t − n) + u(t − n − 1)
n=0

ed anche


 t+α se 0 ≤ t < 1
  [t]
x(t) = 1  
[t]−1

 1 + (−1)n n+1
2 (t − n + α) + 1 + (−1)n 2n+1 (t − n − 1 + α) se t ≥ 1
3
n=0 n=0

Analogamente si ha


 −t − α se 0 ≤ t < 1
  [t]
1  
[t]−1
y (t) =

 − 1 + (−1)n n+1
2 (t − n + α) + 3 1 + (−1)n 2n+1 (t − n − 1 + α) se t ≥ 1
 3
n=0 n=0

38. Prova assegnata il 27 gennaio 1999.

38.1. Calcolare il seguente integrale


 2π
e−2 cos t cos nt + sen t dt. n ∈ N0
0

38.2. Facendo uso della trasformata di Laplace risolvere il problema



T  + 2T  + T = δ(n)
(38.1) 
T ∈ D+

δ(n) è la derivata n-sima della delta di Dirac.


38.3. Determinare l’antitrasformata di Laplace della funzione

1
Re s > 0 .
senh s
160 Prova assegnata il 27 gennaio 1999

Svolgimento dell’esercizio 38.1. Osserviamo che

eint ei sen t + e−int e−i sen t


e−2 cos t cos nt + sen t = e−2 cos t =
2

1 int i sen t−2 cos t  
1 int −eit /2−3e−it /2 it −it

= e e + e−int e−i sen t−2 cos t = e e + e−int e−3e /2−e /2
2 2

Si ha allora
 2π   1
1
(38.2) e−2 cos t cos nt + sen t dt = zn e−z/2 e−3/(2z) + z−n e−3z/2 e−1/(2z) dz =
0 2i +γ z

= π Res zn−1 e−z/2 e−3/(2z) + z−n−1 e−3z/2 e−1/(2z) , 0

Si osservi che

Res zn−1 e−z/2 e−3/(2z) , 0 = − Res zn−1 e−z/2 e−3/(2z) , ∞ = Res w −n−1 e−1/(2w) e−3w/2 , 0

La (38.2) diventa, allora


 2π
(38.3) e−2 cos t cos nt + sen t dt = 2π Res zn−1 e−z/2 e−3/(2z) , 0
0

Calcoliamo il residuo in (38.3). Si ha

∞
(−1)k k
(38.4) e−z/2 = z
k=0
2k k!
∞
(−1)k 3k 1
(38.5) e−3/(2z) =
k=0
2k k! zk

Considerando il prodotto secondo Cauchy delle serie in (38.4) e (38.5) e tenendo conto del fattore
zn−1 si ha
∞
(−1)k 
k
3k−p
zn−1 e−z/2 e−3/(2z) = z2p−k+n−1
k=0
2 k
p=0
p!(k − p)!

Il residuo in z = 0 si ottiene se 
 k ∈ N0
0≤p≤k

2p − k + n − 1 = −1
Pertanto se n è pari dovrà essere k pari. Posto, allora, k = 2h si ha

n n
p = h− , 0 ≤ h− ≤ 2h
2 2

e quindi h ≥ n/2 e


 h
3 1
Res zn−1 e−z/2 e−3/(2z) , 0 = 3n/2
h=n/2
4 (h − n/2)!(h + n/2)!

Se n è dispari k sarà dispari e posto k = 2h + 1 si ottiene

n−1 n−1
p=h− , 0≤h− ≤ 2h + 1
2 2
Prova assegnata il 27 gennaio 1999 161

e quindi h ≥ (n − 1)/2 e

 h
3(n+1)/2 3 1
Res zn−1 e−z/2 e−3/(2z) , 0 = −
2 h=(n−1)/2
4 (h − (n − 1)/2)!(h + 1 + (n − 1)/2)!

Sostituendo in (38.3) si ha il risultato.


Svolgimento dell’esercizio 38.2. Applicando la trasformazione di Laplace alla (38.1) si ha

(s + 1)2 Φ = s n

dove si è posto Φ = L T ; s . Si ha, quindi

sn
(38.6) Φ=
(s + 1)2

Decomponiamo la frazione a secondo membro di (38.6).


! "
sn (s + 1) − 1
n
1 
n
n−k n
= = (−1) (s + 1)k =
(s + 1)2 (s + 1)2 (s + 1)2 k=0 k
 ! "
1 n n
n k n
= (−1) − + (−1) (s + 1)k−2 =
(s + 1)2 s + 1 k=2 k
 ! "
1 n 
n−2
n
n p
= (−1) − + (−1) (s + 1)p =
(s + 1)2 s + 1 p=0 p+2
 ! " p ! "
1 n 
n−2
n  p
n p
= (−1) − + (−1) sj =
(s + 1)2 s + 1 p=0 p + 2 j=0 j
 ! "! "
1 n   n−2
n−2  n p
n p
= (−1) − + (−1) sj
(s + 1)2 s + 1 j=0 p=j p+2 j

Antitrasformando la (38.6) si ha, poi


 ! "! "
  n−2
n−2  n p
T = (−1)n te−t − ne−t + (−1)p δ(j)
j=0 p=j
p + 2 j

Svolgimento dell’esercizio 38.3. Si ha, osservando che |e−2s | < 1 se Re s > 0

∞
1 2e−s
(38.7) = = 2 e−(2n+1)s
senh s 1 − e−2s n=0

Antitrasformando termine a termine la serie a secondo membro della (38.7) si ha




T =2 δ(t − 2n − 1)
n=0


T è una distribuzione di D+ , L-trasformabile se Re s > 0 e tale che


L(T ) = 2 e−(2n+1)s (13 )
n=0

(13 ) Vedi l’esercizio 28.3


162 Prova assegnata il 15 febbraio 1999

Per l’unicità della antitrasformata si ha, poi,

1
T = L−1 ) (14 )
senh s

39. Prova assegnata il 15 febbraio 1999.

39.1. Provare che


 +∞  απ 
sen x
(39.1) v.p. dx = cos Γ (1 − α)
0 xα 2
 +∞  απ 
cos x
(39.2) v.p. α
dx = sen Γ (1 − α)
0 x 2

essendo 0 < α < 1 e Γ la funzione gamma di Eulero. Dedurne il cacolo degli integrali di Fresnel
 +∞  +∞
(39.3) sen(x 2 ) dx , cos(x 2 ) dx
0 0

39.2. Determinare il termine generale della successione definita per ricorrenza dalla legge

an+2 + an = (−2)n
(39.4)
a0 = 1 , a1 = 0

L’esercizio può essere svolto facendo uso della trasformata zeta.


39.3. Provare che
ne−n|t| → 2δ nel senso di S 
dove δ è la delta di Dirac.
Svolgimento dell’esercizio 39.1. Calcoliamo gli integrale in (39.1), (39.2). Consideriamo la funzione

eiz eiz
ϕ(z) = = − π < Arg z < π
zα |z|αeiα Arg z

e applichamo il teorema di Goursat relativamente all’insieme (figura 39.1)


 
z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0 , Re z ≥ 0 0 < ε < R.

....
.......
....
..
.......
... ..........................
... .........
.......
... .....
... .....
....
... ....
... ........
... ......
.
. ...
....... ...
.. ...
.. ..
... ..
..
... ..
.... ..
.. ..
............... ..
..
... ......... ...
... ..
.. ..
. . .
....................................................................................................................................................................................................................
. .
O ε R

Figura 39.1.

(14 ) L’antitrasformata è unica. L’affermazione può essere dimostrata usando il seguente risultato:

Sia T una distribuzione di D+ L-trasformabile per Re s > ρ. Allora la funzione della variabile y
L(T )(x+iy ) è la trasformata di Fourier della distribuzione temperata e−x T , x > ρ, calcolata in y /(2π ).
Prova assegnata il 15 febbraio 1999 163

Si ha
R  R 
eix e−x
(39.5) dx + ϕ(z) dz − i dx − ϕ(z) dz = 0
ε xα +ΓR ε x eiαπ/2
α
+Γε

essendo
 π
ΓR = z ∈ C : |z| = R , 0 ≤ Im z ≤
2
 π
Γε = z ∈ C : |z| = ε , 0 ≤ Im z ≤
2
In (39.5) facciamo tendere R a +∞ e ε a zero. Osservato che |zϕ(z)| = |z|1−α e− Im z ≤ |z|1−α , si ha

lim zϕ(z) = 0
z→0

e di conseguenza, 
lim ϕ(z) dz = 0
ε→0 +Γε

Dalla (39.5) si ottiene, tenendo presente anche il lema di Jordan,


 +∞   +∞
cos x + i sen x απ απ   απ απ 
α
dx = i cos − i sen e−x x −α dx = sen + i cos Γ (1 − α)
0 x 2 2 0 2 2

Equagliando le parti reali e le parti immaginarie si ottiene il risultato.


Per provare le (39.3) basta considerare α = 1/2. Infatti
 =∞  +∞ 4
1 sen t 1 π 1 1 π
2
sen(x ) dx = √ dt = cos Γ =
0 2 0 t 2 4 2 2 2

Con calcoli analoghi si ottiene  =∞ 4


1 π
sen(x 2 ) dx =
0 2 2

Svolgimento dell’esercizio 39.2. Svolgiamo l’esercizio usando la trasformata zeta. Poniamo

y (t) = an+2 n ≤ t < n + 1, n ∈ N0;

il problema (39.4) è allora equivalente all’equazione alle differenze



y (t) + y (t − 2) = (−2)[t]
(39.6)
y (t) = 1 per 0 ≤ t < 1 , y (t) = 0 per 1 ≤ t < 2

Applichiamo la trasformata zeta in (39.6). Si ha

∞ ∞
  y (n) an+2 15
Z = Z1 y (t); z = n
= ( )
n=0
z n=0
zn

∞ ∞ ∞
  an a1 an an+2 1
Z1 y (t − 2); z = n
= a 0 + + n
= 1 + n+2
= 1+ 2 Z
n=0
z z n=2
z n=0
z z

∞
  (−2)n z
Z1 (−2)[t] ; z = = |z| > 2
n=0
z n z + 2

(15 ) Vedi la nota all’esercizio 5.2


164 Prova assegnata il 15 febbraio 1999

Si ha allora
1 z
Z +1+ Z=
z2 z+2
da cui
−2z2
Z=
(z2 + 1)(z + 2)
Si ha, allora,

1 z2 1
an+2 = −2 −n+1
dz =
2π i +γ (z + 1)(z + 2) z
2

 zn+1 zn+1 zn+1 


− 2 Res , i + Res , −i + Res , −2 =
(z + 1)(z + 2)
2 (z + 1)(z + 2)
2 (z + 1)(z + 2)
2
 in+1 (−i)n+1 (−2)n+1  −2 + i − 2(−1)n
− (−1)n i (−1)n 2n+2
= −2 + + = in +
(2 + i)2i (2 − i)(−2i) 5 5 5
essendo γ una circonferenza di centro l’origine e raggio maggiore di due. Pertanto si ha


 h+1 4 4h+1

 (−1) + se n = 2h
5 5
an+2 = h = −1, 0, . . .

 2 4h+1

 (−1)h+1 − 2 se n = 2h + 1
5 5

Svolgimento dell’esercizio 39.3. Si deve provare che


 +∞
(39.7) lim ne−n|t| , ϕ(t) = lim ne−n|t| ϕ(t) dt = 2ϕ(0) ∀ϕ ∈ S
n→∞ n→∞ −∞

Osserviamo che  +∞  +∞  +∞


ne−n|t| dt = 2 ne−nt dt = 2 − e−nt = 2.
−∞ 0 0

pertanto provare la (39.7) equivale provare che


 +∞
lim ne−n|t| ϕ(t) − ϕ(0) dt = 0
n→∞ −∞

Integrando per parti si ha


 +∞  0 0
ne−n|t| ϕ(t) − ϕ(0) dt = ent ϕ(t) − ϕ(0) − ent ϕ  (t) dt +
−∞ −∞ −∞
 +∞  +∞  +∞
− e−nt ϕ(t) − ϕ(0) + e−nt ϕ  (t) dt = signum t e−n|t| ϕ  (t) dt
0 0 −∞

Proviamo, allora, che


 +∞
(39.8) lim signum t e−n|t| ϕ  (t) dt = 0
n→∞ −∞

Applichiamo il teorema di Lebesgue sul passaggio al limite sotto segno integrale. Si ha

lim signum t e−n|t| ϕ  (t) = 0 se t = 0


n→∞
 
signum t e−n|t| ϕ  (t) ≤ |ϕ  (t)|

ϕ  è sommabile in ] − ∞, +∞[ data l’appartenenza di ϕ a S ; ne segue, quindi, la (39.8).


Prova assegnata il 16 giugno 1999 165

40. Prova assegnata il 16 giugno 1999.

40.1. a) Provare che se f , g ∈ L1 (R), f , g sono pari la loro convoluzione f ∗ g è una funzione pari.
b) Verificare la formula

2
(40.1) F e−|t| ∗ e−|t| ; y = F e−|t| ; y .

40.2. i) Calcolare le prime tre derivate nel senso delle distribuzioni della funzione |x| sen x.
ii) Determinare il limite nel senso di D della successione
 n2  
δ t − 2/n + δ t + 2/n − 2δ(t)
4 n∈N

40.3. Data la funzione



f (x) = , α ∈ R, n ∈ N
(1 + x 2 )n
j) dire per quali valori di α f (x) è sommabile in [0, +∞[,
jj) calcolare per i suddetti valori di α  +∞
f (x) dx.
0

Svolgimento dell’esercizio 40.1. Si ha, considerando il cambiamento di variabile t = −τ,


 +∞  +∞  +∞
f ∗ g(x) = f (t)g(x − t) dt = f (−τ)g(x + τ) dτ = f (τ)g(−x − τ) dτ = f ∗ g(−x)
−∞ −∞ −∞

Verifichiamo la (40.1). Cominciamo con il calcolare la convoluzione e|t| ∗ e|t| . Sia x ≥ 0; si ha


 +∞ 0 x  +∞
e−x e−x
e|t| ∗ e|t| (x) = e−|t| e−|x−t| dt = e2t−x dt + e−x dt + ex−2t dt = + xe−x +
−∞ −∞ 0 x 2 2

Pertanto, tenendo conto che e|t| è una funzione pari, si ha

e|t| ∗ e|t| (x) = (1 + |x|)e−|x| x∈R.

Calcoliamo il primo membro della (40.1). Si ha


 +∞ 0
−|t| −|t| −2πiy x −|x|
F e ∗e ;y = e e−(2πiy −1)x (1 − x) dx +
(1 + |x|)e dx =
−∞ −∞
 +∞   0
e−(2πiy −1)x 0 1
+ e−(2πiy +1)x (1 + x) dx = (1 − x) + e−(2πiy −1)x dx +
0 −2π iy + 1 −∞ −2π iy + 1 −∞
   +∞
e−(2πiy +1)x +∞ 1
+ (1 + x) − e−(2πiy +1)x dx =
−2π iy − 1 0 −2π iy − 1 0
1 1 1 1 4
= + + + =
−2π iy + 1 (−2π iy + 1) 2 2π iy + 1 (2π iy + 1) 2 (1 + 4π 2 y 2 )2

Per il secondo membro della (40.1) si ha


 +∞ 0  +∞
F e−|t| ; y = e−2πiy t e−|t| dt = e(−2πiy +1)t dt + e−(2πiy +1)t dt =
−∞ −∞ 0
1 1 2
= + =
−2π iy + 1 2π iy + 1 1 + 4π 2 y 2
166 Prova assegnata il 16 giugno 1999

Svolgimento dell’esercizio 40.2. Calcoliamo la derivata prima della funzione |x| sen x. Si ha, ricordando
la regola di derivazione del prodotto di una distribuzione per una funzione indefinitivamente derivabile,

(40.2) |x| sen x = (|x|) sen x + |x| cos x = signum x sen x + |x| cos x

ove 
1 se x > 1
signum x = 0 se x = 0

−1 se x = −1
Derivando in (40.2) si ha
 
(40.3) |x| sen x = signum x sen x + 2signum x cos x − |x| sen x =
= 2δ sen x + 2signum x cos x − |x| sen x = 2signum x cos x − |x| sen x

In (40.3) si è tenuto conto del fatto che δ sen x = 0; infatti

δ sen x, ϕ(x) = δ, sen xϕ(x) = 0 ∀ϕ ∈ D

Ed infine derivando in (40.3) si ottiene



|x| sen x = 4δ cos x − 3signum x sen x − |x| cos x = 4δ − 3signum x sen x − |x| cos x

essendo
δ cos x, ϕ(x) = δ, cos xϕ(x) = ϕ(0) = δ, ϕ(x) ∀ϕ ∈ D .
Svolgiamo la seconda parte dell’esercizio. Si deve determinare il limite
0 n2  2 2  1 n2  2 2 
lim δ t− +δ t+ − 2δ(t) , ϕ = lim ϕ +ϕ − − 2ϕ(0) ϕ∈D
n→∞ 4 n n n→∞ 4 n n
Consideriamo il limite
ϕ(t) + ϕ(−t) − 2ϕ(0)
lim ϕ∈D
t→0 t2
e calcoliamolo mediante l’applicazione del teorema di de l’Hopital; si ha

ϕ(t) + ϕ(−t) − 2ϕ(0) ϕ  (t) − ϕ  (−t) ϕ  (t) + ϕ  (−t)


lim = lim = lim = ϕ  (0)
t→0 t2 t→0 2t t→0 2

Pertanto
0 n2  2 2  1
lim δ t− +δ t+ − 2δ(t) , ϕ = δ , ϕ ∀ϕ ∈ D
n→∞ 4 n n
e cioè
n2  2 2 
δ t− +δ t+ − 2δ(t) → δ nel senso delle distribuzioni.
4 n n

Svolgimento dell’esercizio 40.3. La funzione è sommabile per −1 < α < 2n − 1; si osservi, infatti, che

xα xα
≤ ≤ xα , ∀ x ∈ ]0, 1]
2n (1 + x 2 )n

e che
x 2n−α x α
lim = 1.
x→+∞ (1 + x 2 )n
Si consideri la funzione

eα log z |z|α eiα Arg z π 3


f (z) = = , − < Arg z < π
(1 + z2 )n (1 + z2 )n 2 2
Prova assegnata il 16 giugno 1999 167

...
........
....
...
......... . .............
..... ..... . . ................
............... ..........
.......
.......... ......
... ... .....
...... ....
....
..... .......
... .....
...... . i
...
...
.. .. ...
...
.. . ..
.. ...
.. ..
... ..
.. ..
... ......... ......... ...
.. ..........
.
.....
. ..
... ..
.... .... . ..
..
.. .......
..
..
..... .
............................................................................................................
. ...
−R −ε .
. ..O
. ε R
.....
.....
.....
.
.....
.
....
....

Figura 40.1.

e si applichi il teorema dei residui considerando il dominio, (figura 40.1),

{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0} , ε <1<R.

Si ha
R   −ε 
xα (−x)α eiαπ
(40.4) dx + f (z) dz + dx − f (z) dz = 2π i Res(f (z), i)
ε (1 + x 2 )n +ΓR −R (1 + x 2 )n +Γε

essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Dalla (40.4) si ottiene
R  

(40.5) (1 + eiαπ ) dx + f (z) dz − f (z) dz = 2π i Res(f (z), i)
ε (1 + x 2 )n +ΓR +Γε

Osservato che
|z|α+1
lim |zf (z)| = lim =0
z→0 z→0 |1 + z 2 |n

|z|α+1
lim |zf (z)| = lim =0
z→∞ z→0 |1 + z 2 |n

passando al limite per R → ∞ e per ε → 0 dalla (40.5) si ottiene


 +∞

(40.6) (1 + eiαπ ) dx = 2π i Res(f (z), i)
0 (1 + x 2 )n

Calcoliamo il residuo in (40.6). z = i è un polo di ordine n, pertanto

1
(40.7) Res(f (z), i) = lim D(n−1) zα (z + i)−n
(n − 1)! z→i

Applicando la formula di Leibnitz si ha


! "

n−1
n−1
−n
D (n−1) α
z (z + i) = D(k) zα D(n−1−k) (z + i)−n =
k=0
k
! "

n−1
n−1
α(α − 1) · · · (α − k + 1)zα−k (−1)n−k−1 n(n + 1) · · · (2n − k − 2)(z + i)−2n+k+1
k=0
k
168 Prova assegnata il 8 luglio 1999

e quindi sostituendo in (40.7)


! "! "

n−1
α 2n − k − 2 −2n+k+1
Res(f (z), i) = 2 (−1)n−k−1 i−2n+α+1 =
k=0
k n−k−1
! "! "
1  α 2n − k − 2
n−1
= −iα+1 n (−2)k+1
4 k=0 k n−k−1

Sostituendo, infine, in (40.6) per α = 1 si ha


 +∞ ! "! "
2π  α 2n − k − 2
n−1
xα iα
dx = (−2)k+1 =
0 (1 + x 2 )n 1 + eiαπ 4n k=0 k n−k−1
n−1 ! "! " n−1 ! "! "
eiαπ/2 2π  α 2n − k − 2 k+1 π 1  α 2n − k − 2
= (−2) = (−2)k+1
1 + eiαπ 4n k=0 k n−k−1 cos(απ /2) 4n k=0 k n−k−1

Se α = 1 e necessariamente n > 1 si ha
 +∞ 
x 1 +∞ 1 1
dx = dt =
0 (1 + x )
2 n 2 0 (1 + t)n 2(n − 1)

41. Prova assegnata il 8 luglio 1999.

41.1. Calcolare la trasformata di Fourier della funzione

1
f (t) = arctan
t2

41.2. Facendo uso della trasformata di Laplace determinare la soluzione continua in [−1, +∞[ del
problema
  
 x (t) + x(t) + 2y (t) = 0

(41.1) x (t) − x(t − 1) − y  (t) + y (t − 1) = u(t)



x(t) = y (t) ≡ 0 in [−1, 0]

dove u(t) è la funzione di Heaviside.


41.3. Considerata la funzione ϕ(t) = u(t)t n , n ∈ N, verificare la validità del teorema del valore finale
e cioè se esiste finito il limite
ϕ(t)
lim , α>0
t→+∞ t α−1

allora esiste anche il limite


s α L ϕ(t); s
lim
s→0+ Γ (α)
e i due limiti sono eguali.
Svolgimento dell’esercizio 41.1. La funzione è sommabile. Infatti

1 π 1 1
lim arctan = e arctan ≤ 2
t→0 t2 2 t2 t

Osserviamo che, prolungando la funzione in 0 ponendola uguale a π /2, si ha

2t
(41.2) f  (t) = − ∀t ∈ R
1 + t4
Prova assegnata il 8 luglio 1999 169

f (t) è allora di classe C 1 (R) e pertanto

1
(41.3) F f  (t); y = 2π iy F arctan ;y
t2

Essendo, poi, (vedi esercizio 28.2)

t √ 
F ; y = −π ie− 2π|y | sen 2π y
1+t 4

Da (41.2) (41.3) segue √


1 √
− 2π|y | sen 2π y
F arctan ; y = e
t2 y

Svolgimento dell’esercizio 41.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (41.1). x(t), y (t) funzioni
localmente assolutamente continue in [−1, +∞[. Inoltre x(t) abbia la derivata prima localmente
assolutamente continua in [0, +∞[ e le derivate seconda di x(t) e prima di y (t) siano L-trasformabili.
Poniamo x  (0+) = α. Poniamo, inoltre, X = X(s) = L x(t); s , Y = Y (s) = L y (t); s Applicando la
trasformazione di Laplace al problema (41.1) si ha


 (s 2 + 1)X + 2sY = α
 1
 (s − e−s )X − (s − e−s )Y =
s

e risolvendo

2 α
X= +
(s + 1)2 (s − e−s ) (s + 1)2
(41.4)
s2 + 1 α
Y =− +
s(s − e−s )(s + 1)2 (s + 1)2

Per Re s > 1 possiamo sviluppare in serie le (41.4) ottenendo



 e−ns α
X =2 +
n=0
(s + 1)2 s n+1 (s + 1)2
(41.5) ∞ ∞
 e−ns  e−ns α
Y =− + 2 +
n=0
s n+2
n=0
(s + 1) s
2 n+1 (s + 1)2

Antitrasformiamo le (41.5). Cominciamo con il decomporre la funzione razionale

1
(s + 1)2 s n+1

Si ha
1 A0 A1 n
Bk
= + +
(s + 1) s
2 n+1 s + 1 (s + 1)2
k=0
s k+1

Le costanti che vi figurano si ottengono mediante i limiti

1
A0 = lim D(s + 1)2 = (−1)n+1 (n + 1)
s→−1 (s + 1)2 s n+1
1
A1 = lim (s + 1)2 = (−1)n+1
s→−1 (s + 1)2 s n+1
1 1
Bk = lim D(n−k) s n+1 = (−1)n−k (n − k + 1) , k = 0, 1, . . . , n
(n − k)! s→0 (s + 1)2 s n+1
170 Prova assegnata il 10 settembre 1999

Antitrasformando per serie si ha, allora,


∞ 
 
n 
n−k+1
x(t) = (−1)n+1 (1 + t)e−t+n + (−1)n−k (t − n)k u(t − n) + αte−t
n=0 k=0
k!
∞
(t − n) n+1
y (t) = − u(t − n) +
n=0
(n + 1)!
∞ 
 
n 
n−k+1
+ (−1)n+1 (1 + t)e−t+n + (−1)n−k (t − n)k u(t − n) + αte−t
n=0 k=0
k!

ed infine
[t] 
 
n 
n−k+1
x(t) = (−1)n+1 (1 + t)e−t+n + (−1)n−k (t − n)k + αte−t
n=0 k=0
k!


[t]
(t − n)n+1  
[t] n
n−k+1 
y (t) = − + (−1)n+1 (1 + t)e−t+n + (−1)n−k (t − n)k + αte−t
n=0
(n + 1)! n=0 k=0
k!

Svolgimento dell’esercizio 41.3. Si ha



ϕ(t) 1 se α = n + 1
lim = lim t n−α+1 =
t→+∞ t α−1 t→+∞ 0 se α > n + 1
e 
s α L ϕ(t); s Γ (n + 1) 1 1 se α = n + 1
lim = lim s α =
s→0+ Γ (α) s→0+ s n+1 Γ (α) 0 se α > n + 1

42. Prova assegnata il 10 settembre 1999.

42.1. Determinare la trasformata di Fourier della funzione

t sen t
ϕ(t) =
1 + t4

42.2. Risolvere, usando la trasformata di Laplace, il problema


t


y  (τ)y  (t − τ) dτ = y  (t) − y (t)
(42.1)


0
y (0) = y  (0) = 0

42.3. Determinare l’antitrasformata secondo Laplace della funzione

1 −1/s
e Re s > 0 .
s

Svolgimento dell’esercizio 42.1. La funzione è sommabile in R. Si ha


 t sen t   it
   e−it t 
1 e t
(42.2) F ; y = F ; y − F ; y =
1 + t4 2i 1 + t4 1 + t4
   
1 t 1 t 1 
= F ; y − − F ; y +
2i 1 + t4 2π 1 + t4 2π
Prova assegnata il 30 settembre 1999 171

Essendo, poi (vedi l’esercizio 28.2)


 t  √ 
F ; y = −π ie− 2π|y | sen( 2π y )
1+t 4

Per la (42.2) si ha
 t sen t    
π −√2π|y −1/(2π)| √
F ; y = − e sen 2π (y −1/(2π )) −e− 2π|y +1/(2π)| sen 2π (y +1/(2π ))
1+t 4 2
Svolgimento dell’esercizio 42.2. Sia y (t) una soluzione del problema (42.1); y (t) funzione localmente
assolutamente continua assieme alla derivata prima in [0, +∞[ e con derivata seconda L-trasformabile.
Poniamo Y = Y (s) = L y (t); s . Applicando la trasformata di Laplace al problema (42.1) si ha
s 3 Y 2 = sY − Y
da cui
1 1
Y =0 e Y = − 3
s2 s
Antitrasformando si ha
t2
y1 (t) ≡ 0 e y2 (t) = t −
2
La funzione y2 (t) non è soluzione del problema assegnato essendo y2 (0) = 1.
Svolgimento dell’esercizio 42.3. Si ha
∞
1 −1/s (−1)n 1
(42.3) e =
s n=0
n! s n+1
Antitrasformiamo la (42.3) per serie. Si ha
 (−1)n 1  (−1)n t n
L−1 ; t =
n! s n+1 n! n!
e per x0 > 0
∞  +∞
  (−1)n  ∞
 n 1 1 e1/x0
e−x0 t  t  dt = =
n=0 0
(n!)2 n=0
n! x0n+1 x0
Si ottiene, quindi,
1  ∞
(−1)n n
L−1 e−1/s ; t = t
s n=0
(n!)2

43. Prova assegnata il 30 settembre 1999.


43.1. Calcolare l’integrale 
dz
n∈N.
|z|=n+ 12 zn 1 + z2
43.2. Usando la trasformata di Laplace determinare le soluzioni continue in [−2, +∞[ del problema
 
y (t) − y  (t − 1) − 2y (t − 2) = cos t
y (t) ≡ 0 in [−2, 0]
43.3. Sia ϕ(t) = t + |t|.
i. Determinare la derivata prima e la derivata seconda nel senso delle distribuzioni della funzione
ϕ(t)χ ]1,+∞[(t).
ii. Determinare la trasformata di Fourier della funzione prolungamento periodico di periodo 2 della
funzione ϕ(t) ristretta all’intervallo [−1, 1[.
172 Prova assegnata il 18 febbraio 2000

44. Prova assegnata il 28 gennaio 2000.

44.1. Considerata la funzione


t
f (t) =
1 + t2
1) provare che essa è di quadrato sommabile in ] − ∞, +∞[ ma non è ivi sommabile;
2) determinare la trasformata di Fourier della funzione f (t);
3) calcolare  +∞
[f (t)]2 dt .
−∞

44.2. Facendo uso della trasformata di Laplace risolvere in [0, +∞[ il problema
  

 x + y + y = (−1)
[t]
   
x − x + y + 2y + y = (−1)[t+1]


x(0) = 1 , x  (0) = 0 , y (0) = 0 , y  (0) = 1

44.3. Calcolare mediante la funzione gamma il seguente integrale


1
1 − t n dt n ∈ N.
0

45. Prova assegnata il 18 febbraio 2000.

45.1. Calcolare l’integrale in valore principale


 +∞

v.p. dx , 0 ≤ α ≤ 1.
0 (x 2 + 1)(x 2 − 1)

45.2. Determinare il temine generale della successione definita da



an+2 − 5an+1 + 6an = 0
a0 = 1 , a1 = 0

45.3. Determinare il limite nel senso di S  della successione


 n
e−2πiy t dt
0

46. Prova assegnata il 14 marzo 2000.

46.1. Calcolare il seguente integrale


 +∞
log2 x
dx
0 (1 + x 2 )2
46.2. Facendo uso della trasformata di Laplace risolvere in [0, +∞[ il problema
 
x + x = (1 − t)χ[1,+∞[
x(1) = 1 , x  (1) = 1 , x  (1) = 0
Prova assegnata il 18 settembre 2000 173

essendo χ A la funzione caratteristica dell’insieme A.


46.3. Data la funzione
signum t et−|t|
i) determinarne la derivata nel senso delle distribuzioni;
ii) determinarne la trasformata di Fourier;
essendo 
1 per t > 0
signum t = 0 per t = 0

−1 per t < 0

47. Prova assegnata il 16 giugno 2000.


47.1. Calcolare i seguenti integrali
 +∞  +∞
e−x cos(2ϕ) cos x 2 sen(2ϕ) dx , e−x cos(2ϕ) sen x 2 sen(2ϕ) dx
2 2

0 0
−z2
essendo 0 ≤ ϕ ≤ π /4. (Si può usare la funzione e )
47.2. Usando la trasformata di Laplace, discutere e risolvere in [0, +∞[ il problema
  

x + x + y + y = e
2t
 
2x + 2y + λy = sen t


x(0) = 1 , x  (0) = 0 , y (0) = 0 , y  (0) = 1
essendo λ un parametro reale.
47.3. Determinare il limite nel senso delle distribuzioni della successione

2
arctan(nt)
π

48. Prova assegnata il 18 settembre 2000.


48.1. Determinare la trasformata di Fourier della funzione
sen(αt)
f (t) = , α∈R , n∈N
(1 + t 2 )n
48.2. Facendo uso della trasformata di Laplace discutere e risolvere in [0, +∞[ il problema
 

 x + y  + z − x − y − z = (−1)[t] t

 x  + z + 2y = t 2

 x  − 2y  + z − 2x − 2z = f (t)


x(0) = y (0) = z(0) = 0 , x  (0) = 1 , z (0) = −1
con f funzione L-trasformabile.
48.3. Data la successione  
χ [−n,n] · signum t
determinare il limite nel senso delle distribuzioni della successione delle trasformate di Fourier
 
F χ [−n,n] · signum t
essendo χ A la funzione caratteristica dell’insieme A.
174 Prova assegnata il 12 marzo 2001

49. Prova assegnata il 2 ottobre 2000.

49.1. Calcolare l’integrale


 +∞
x α log 2 x
dx , α∈R
0 1 + x2
49.2. Determinare il termine generale della successione definita per ricorrenza dalla legge

3an+2 − 5an+1 + 2an = 1
a0 = 0 , a1 = 1

49.3. Sia f (z) una funzione intera tale che per la funzione
1
g(w) = f
w
0 sia un polo di ordine n. Provare che f (z) è un polinomio di grado n al più.

50. Prova assegnata il 31 gennaio 2001.

50.1. Determinare la trasformata di Fourier della funzione


(−1)n
1 + t2 senn t , n∈N.

50.2. Determinare il termine generale della successione definita da



an − 6an+1 + 5an+2 = 2n
a0 = a1 = 0

50.3. Studiare, calcolandone i residui, i punti singolari al finito e all’infinito della funzione complessa
1
tan .
z

51. Prova assegnata il 12 marzo 2001.

51.1. Calcolare 
1 z
sen dz n = 0, 1, 2, 3, . . .
+γ z n z+i
 
essendo γ = z ∈ C : |z| = 2 .
51.2. Risolvere, facendo uso della trasformata di Fourier, il problema

T (6) − 64π 6 T = δ
T ∈ S

51.3. Risolvere, facendo uso della trasformata di Laplace, il problema



y (iv) + ω4 y = χ[0,1]
ω≥0
y (0) = y  (0) = y  (0) = y (0) = 0
Prova assegnata il 26 settembre 2001 175

52. Prova assegnata il 4 luglio 2001.

52.1. Determinare, usando la trasformata di Laplace, le soluzioni in [0, 1] del problema


 
y − 4y  + 4y = t − [t]
y (0) = y (1)

52.2. Calcolare  π/2


1
dθ n∈N
0 (1 + tan2 θ)n
52.3. Determinare le trasformate di Fourier delle funzioni
 +  −
sen t , sen t
 +  −
essendo sen t , sen t , rispettivamente, la parte positiva e la parte negativa della funzione sen t.

53. Prova assegnata il 10 settembre 2001.

53.1. Determinare la trasormata di Fourier della funzione


(t − 1)2 + 1
ϕ(t) =
1 + (t − 1)4
53.2. Determinare i punti singolari e i relativi residui della funzione complessa di variabile complessa
1 z2
sen
z 2 z+1
53.3. Determinare i valori del parametro reale α per cui la successione di funzioni
 
nα χ [−1/n,1/n]

converga nel senso delle distribuzioni.

54. Prova assegnata il 26 settembre 2001.

54.1. Calcolare il seguente integrale



sen z
dz , n∈N
+Γ (1 + z2 )n
essendo Γ la circonferenza di centro l’origine e raggio 2.
54.2. Facendo uso della trasformazione di Laplace, risolvere in [0, +∞[ il problema
 

 x + y  + z = 0

 x  + 2x  + y  + y + z = t
 x  − 6x  + y  − y + z + 4z = 1 − 5t



x(0) = x  (0) = y (0) = 0 , z(0) = 1/4

54.3. Provare che la successione di funzioni


n 
e−n|x|
2
converge nel senso delle distribuzioni alla delta di Dirac.
176 Prova assegnata il 13 aprile 2002

55. Prova assegnata il 14 febbraio 2002.

55.1. Calcolare  +∞
log |t|
ϕ(t, n) dt
−∞ (1 + t 2 )2
essendo 
|t|1/n se n è pari
ϕ(t, n) =
t 1/n se n è dispari

55.2. Determinare il termine generale della successione definita per ricorrenza da



an − 2an+1 + an+2 = (−1)n n
a0 = 1 , a1 = −1

55.3. Data la serie di distribuzioni


+∞

δ (t − n)
n=−∞

provare che essa converge nel senso di St .


Determinare la trasformata di Fourier della sua somma

56. Prova assegnata il 13 aprile 2002.

56.1. Studiare i punti singolari della funzione

1
sen sen(z − i) ,
z

determinandone i relativi residui.


56.2. Facendo uso della trasformata di Laplace discutere e risolvere il problema
    
 x + x − y − 2y − y = 0

2x + 4x + 2x − 2y  − 2y  = f (t)
 


x(0) = y  (0) , x  (0) = y (0)

56.3. Determinare la tasformata di Fourier della funzione




 (−1)
[t]
se |t| < 1
t

 se |t| ≥ 1
|t|

57. Prova assegnata il 20 giugno 2002.

57.1. Facendo uso della trasformata di Laplace discutere e risolvere in [0, +∞[ il seguente problema
integro–differenziale t

  
y (τ) y  (t − τ) + y (t − τ) dτ = y  (t) − y (t)


0
y (0) = 0 , y  (0) = λ
Prova assegnata il 13 settembre 2002 177

57.2. Calcolare il seguente integrale 


2 1
zm e1/z sen dz
+γ z
dove γ = {z ∈ C : |z| = 1} e m è un numero intero relativo.
57.3. Data la funzione
|t + 1|
f (t) = log
|t − 1|
i) provare che f ∈ L2 ;
ii) determinare la derivata distribuzionale di f (t);
iii) determinare la trasformata di Fourier di f (t).

58. Prova assegnata il 12 luglio 2002 .

58.1. Facendo uso della trasformata di Laplace risolvere in [0, +∞[ il seguente problema

y  + ωy = f (t)
y (0) = 1 , y  (0) = 1

essendo ω un numero reale e f (t) una funzione la cui trasformata di Laplace è

1 1
Re s > 0
s senh s

58.2. Calcolare la trasformata di Fourier della funzione

1
1 + t 2n

n numero intero positivo.


58.3. Data la successioni di funzioni  
n
1 + n4 t 4
determinarne il limite nel senso delle distribuzioni.

59. Prova assegnata il 13 settembre 2002.

59.1. Facendo uso della trasformata di Laplace determinare la soluzione del problema

y  + y = t
y (0) = y (π )

tale che π
[y (t)]2 dt
0

sia minimo.
59.2. Calcolare la trasformata di Fourier della funzione

t
.
t4 + t2 + 1
178 Prova assegnata il 26 settembre 2002

59.3. Data la serie di distribuzioni




T = δ(t) + 2 (−1)n δ(t − 2n) ,
n=0

essendo δ la distribuzione di Dirac, provare che



i) T è una distribuzione di D+
ii) T è L-trasformabile se Re s > 0
Determinare, infine, la trasformata di Laplace di T .

60. Prova assegnata il 26 settembre 2002.

60.1. Calcolare il seguente integrale


 +∞
t 2 − 2t + 2
dt .
1 1 + (t − 1)6

60.2. Determinare il termine generale della successione definita per ricorrenza da


 
 3a − 5an+1 + 2an =
0 se n è pari
n+2
2n se n è dispari

a0 = 0 , a1 = 1

60.3. Determinare la trasformata di Fourier delle funzioni

sen|t| , cos|t| .