(Analisi Matematica II) Esercizi Analisi Matematica I Appunti Ed Esercizi Svolti Analisi Matematica III 316p
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Analisi Matematica I
3. Sia f (x) una funzione continua nell’intervallo [a, b] ed αn una successio-
ne convergente di punti di [a, b] . Provare che la successione
αn
f (t) dt
a
2 Analisi Matematica I
è convergente.
4. Sia g(x) una funzione definita nell’intervallo ]a, b[ ed ivi dotata di derivata
limitata. Provare che g(x) è uniformemente continua in ]a, b[ .
3. Data la funzione
0 per x ∈ [0, 1[∪]1, 2]
f (x) =
2 per x = 1
Analisi Matematica I 3
provare che
2
f (x) dx = 0 .
0
e tracciarne il grafico.
log(2 + sen x)
è uniformemente continua in R .
1. Studiare la funzione
x + 4λ
fλ (x) = arctang
x−λ
essendo λ un parametro reale.
2. Calcolare l’integrale
π /2
sen x (1 + cos x)
cos x log dx .
π /4 1 − sen x
4 Analisi Matematica I
3. Siano
ϕ1 : I → R , I⊆R
ϕ2 : J → R , ϕ1 (I) ⊆ J
2. Calcolare l’integrale
1 1− 3
log(1 + x 2 ) x
dx .
log(1 + x 2 ) 1 + x
2
0 log(1 + x 2 ) − 3
Analisi Matematica I 5
2. Calcolare l’integrale
1/2
1+ | x |
log −1 + dx .
−1/2 1+x | x |
e tracciarne il grafico.
2. Determinare il minimo ed il massimo della funzione
log2 x 1
x −2 , x∈ ,4 .
4
6 Analisi Matematica I
4. Calcolare il limite
x2
et −t dt
2
0
lim .
x→0 x2
3. Dire se la funzione
9x − 3x+1 , x∈R
è invertibile ed in tal caso determinare il campo di esistenza e la legge di
definizione della funzione inversa.
2x x2 + x + 1
y + y = arctang .
x2 + 1 x2 − x + 1
10 Analisi Matematica I
| x | +2
, x ∈ ] − 1, 1[
(x | x | +4)(x 2 + 1)
2. Data la funzione
x
f (x) = arccos
x+1
a) determinare il campo di esistenza di f (x) ;
b) dire se la restrizione di f (x) all’intervallo [− 21 , 0] è invertibile; in tal caso
studiare la funzione inversa.
3. Dire per quali valori di α , α ≥ 1 , la funzione
α
x 1
, x ∈ [1, +∞[
x +1
2 log(x 2 + 1)
è sommabile.
2. Calcolare l’integrale
x arctang(x 2 − 1) dx .
12 Analisi Matematica I
| sen x | , x ∈ [0, 2π ] .
3. Calcolare il limite
x−1 π
arcsen x+1 − 2
lim √ ·
x→+∞ x − x2 − 1
k
(∗) ai ≤ 2 a2k ≤ 2 ai .
i=2k i=2k−1 +1
1
g(x) = √
(x + 2) x 2 + x + 1
5. Posto
1 per t > 0
ϕ(t) = 0 per t = 0
−1 per t < 0
determinare il campo di esistenza I della funzione
+∞
1
ψ(x) = 2 , α>1
α
n=1 n ϕ(sen nxπ )
e calcolare il limite
lim ψ(x) , x0 ∈ R \ I .
x→x0
18 Analisi Matematica I
3. Studiare la funzione
x
ϕ(x) = 1 − t 2 arcsen t − t dt
0
e tracciarne il grafico.
4. Data la funzione
f (x) = arcsen 1 − x2 − x
2. Posto ∀ x ∈ [0, 2π ]
f1 (x) = 1
fn (x) = (sen x − 1)n−1 per n ∈ N , n ≥ 2
Analisi Matematica I 19
∞
n3
f (x) = 3+7
xn .
n=1
n
3. Studiare la funzione
x arctang | log x | + log x .
ϕ(x) = x log | x − 1 |
4. Calcolare il limite
x log(1 + tang 18x)
lim ·
3log(1+x ) − 1
2
x→0
n
& n
&
D Ai = DAi ,
i=1 i=1
4. Studiare la funzione
1 − log | x |
·
x2
∞
n
2 1
cos λ + , λ∈R .
n=1
n
1−x | x | .
∞ √
1 nn + 1 n
arctang (−1) 2
+ ·
n=1
n n n! 3n
3. Data la funzione
x3
f (x) = √
4 − x2
a) provare che essa è sommabile in [0, 2] ;
Analisi Matematica I 23
b) studiare la funzione
x
F(x) = f (t) dt , x ∈ [0, 2] I
0
f1 : A → B
f2 : A → C
g1 : B → D
g2 : C → D
tale che
g2 f2 (x) = g1 f1 (x) ∀ x∈A .
2. Studiare la funzione
ϕ(x) = x 2 + 2x | x | +1 .
2. Studiare la funzione
ex log|x|−|log|x||
.
∞
(2n − 1)!! 1
·
n=1
(2n)!! 2n + 1
calcolare il limite
lim Φ(*) .
*→0
x2 − 1 x−1
> log x > 2 , ∀x>1
2x x+1
x2 − 1 x−1
− log x , log x − 2 .
2x x+1
è sommabile in [2 + ∞[ e calcolare
+∞
f (x) dx .
2
y + λy = x 2 + sen x ,
ex (x 2 − | x + 1 |) = k .
5. Data la funzione
2x
dt
ϕ(x) =
x 1 + t log t
risolvere il problema
ϕ (x) = 0
.
x>0
28 Analisi Matematica I
y − 9y = e3x
verificante le condizioni
3. Posto √
a1 = 2
an = 2 + an−1 per n ∈ N , n > 1
studiare il carattere della serie
∞
(2 − an ) .
n=1
1 − x2
arccos − 2 arctang x = 0 .
1 + x2
3. Studiare la funzione
x
F(x) = e1−sen t − esen t dt .
0
2. Studiare la funzione
|x|
(x + 4) 4 − x 2 − 6 arcsen ·
2
Analisi Matematica I 31
2n + 3n n2 + 1
lim cos log ·
n→∞ 4n n+1
e tracciarne il grafico.
4. Provare che la funzione
x 2 + 2x + 3 − x 2 + 1
è uniformemente continua in R .
32 Analisi Matematica I
g(x) = dt
0 arcsen 2t + arccos 2t
e tracciarne il grafico.
3. Data la funzione
∞
n
cos nπ sen
n=1
n2+1
∞
x
sen cosn−1 x , x∈R
n=1
2
∞ n √
e− x
dx .
n=1 n−1
1. Studiare la funzione
2
1
1+ |x−1| .
x
|x−2|
, x ∈ ]1, +∞[ .
x2 − 2x + 1
allora
lim xn = 1 .
n→∞
4. Studiare la funzione 1
(1− | x |) e x−1
e tracciarne il grafico.
x 2 − | x | +1
log ·
x2 + 1
∞
xn
, x≥0
1 1
n=1 n 1+ 2 + ···+ n
∞
1
(−1)n arctang
n=1
2n + 1
P(0) = 0 , P (0) = 1
e l’integrale
1
x
+ | P(x) | dx
0 x2 + x + 1
risulti minimo.
3. Studiare la funzione
x ) n
2 4 x
F(x) = sen t cos t dt + lim
0 n→∞ 2π
e tracciarne il grafico.
4. Determinare il massimo ed il minimo assoluti della funzione
x
| 1 + 2 cos t | 5
ϕ(x) = dt , x ∈ 0, π .
0 1 + sen t 4
1 x2 + x
f (x) = 2x 3 − 3x 2 − 2x + 1 , g(x) = arctang + 2
x x +1
e tracciarne i grafici.
2. Calcolare il seguente integrale
1
1 x2 + x
arctang + 2 dx .
0 x x +1
e tracciarne il grafico.
2. Sia f : R → R una funzione di classe C 2 in R . Provare che se esiste a > 0
tale che f (x) ≥ a ∀ x ∈ R , allora esistono i limiti di f (x) per x → +∞ e
per x → −∞ e valgono entrambi +∞ .
3. Determinare il minimo limite ed il massimo limite delle seguenti successioni
# $
1/2 1/22 1/2n 1/n
cos nπ cosh nπ , 2·2 ·2 · ...· 2 .
eβx
x α log x , √
x
risultano sommabili negli intervalli [0, 1] e [0, +∞[ rispettivamente.
3. Studiare il carattere delle serie seguenti
∞
1 + n2 − n x 2n , x∈R
n=1
∞
1
n=2 (log n)log n
1
∞
per n dispari
n
an dove an = .
1
n=1 − per n pari
n2
Analisi Matematica I 39
2. Calcolare il limite della successione {an } definita per ricorrenza dalla legge
3
a1 = 4
.
2a2n + 1
an+1 =
4an
è uniformemente continua in R .
4. Risolvere uno almeno dei seguenti quesiti:
a) determinare gli estremi della funzione
2x + 1− | arcsen x | I
b) studiare la funzione
√x
2
ϕ(x) = e(t−1)t dt
0
e tracciarne il grafico;
c) calcolare il seguente integrale
1
log 2+ | x 2 − x | dx .
0
40 Analisi Matematica I
2. Data la funzione
1
f (x) =
(1 − x 2 )(1 − 4x 2 )
a) provare che f (x) è sommabile in [−1/2, 1/2] ;
b) determinare i punti di massimo e di minimo della funzione
x
F(x) = f (t) dt − 2 arcsen x , [−1/2, 1/2] .
0
3. Studiare la funzione
x
x−
log x
e tracciarne il grafico.
4. Determinare la primitiva Φ(x) della funzione
x− | x | x+ | x |
ϕ(x) = +
−x 2 + 2 | x | +8 1 + x2
sen | x − 1 |
1 + cos2 | x − 1 |
Analisi Matematica I 41
dove
t per t ∈ [0, 1]
f (t) = −(t + 1) per t ∈ [−1, 0[ .
0 per t ∈ R \ [−1, 1]
Tracciare i grafici delle funzioni l(x) ed L(x) .
Analisi Matematica I 43
3. Studiare la funzione
| cos x | − cos 2x , | x |≤ π .
2. Posto
f (x) = max (arcsen x, arccos x) ,
calcolare l’integrale indefinito
f (x) dx .
∞
∞
∞
an , nan , (sen n)an .
n=1 n=1 n=1
ha un minimo relativo in x = 0 .
3. Data la funzione
sen3 | x |
x5 3 2
ϕk (x) = − x4 + x3 + k .
5 4 3
Analisi Matematica I 45
Determinare i valori di k per cui ϕk (x) ammette uno zero appartenente all’in-
tervallo ]0, 1[ .
2. Calcolare i seguenti limiti
√
n− 1 + n2
lim 1 , lim n2 + 1 − (n + 1)2 +1 .
n→∞ n − n cos n n→∞
2. Data la funzione
|1−x |
f (x) = arcsen
1+x
a) studiare la funzione f (x) e tracciarne il grafico;
b) calcolare l’area del rettangoloide relativo alla funzione f (x) definita
nell’intervallo [0, 1] .
3. Data la funzione
1
ϕ(x) =| x | + arctang
| x | +1
i) provare che essa è uniformemente continua nel suo insieme di definizione;
ii) determinarne il codominio;
iii) provare che la sua restrizione all’intervallo [0, +∞[ è invertibile.
46 Analisi Matematica I
fλ (x) = (x 2 − λx + 1)2
e tracciarne il grafico.
2. Scrivere l’equazione della retta tangente al grafico della funzione
x log 1
+ t2
2
F(x) = dt , x ∈ [0, 2] ,
0 (1 + t)2
d) calcolare il limite
f (x)
lim+ .
x→0 x2
fα (x) = (x 2 − x + 1)α
e tracciarne il grafico.
2. Studiare , al variare del parametro reale λ , il comportamento al limite della
successione di termine generale
n2
1
e−λx dx
2
yn = 4 (n ∈ N) .
n 0
sen x
f (x) =
cos x + sen x + 2
y + 4y = e2x .
Analisi Matematica I 51
+∞
+∞
1
1 − n! cos sen n
, n .
n=1
nn n=1 log(1 + n)
2. Studiare la funzione
x2
F(x) = te−t dt
0
e tracciarne il grafico.
π /2
| sen x | + cos x
dx .
−π /2 1+ | sen x |
4. Risolvere la disequazione
3
(∗) 1 + x4 ≤ x2 + .
5
2
44
2≤ 1 + x 4 dx ≤ .
1 15
52 Analisi Matematica I
4. Data la funzione
| x − 3 |3
e tracciarne il grafico.
1
ϕ(x) =
| x2 − 5x + 6 |
1. Studiare la funzione x
f (x) = (t 3 − 2t)e−t dt .
0
calcolare il limite
lim an .
n→+∞
y = y 16 + 1 ,
provare che, detta ϕ(x) una sua soluzione, essa non può essere definita in
] − ∞, +∞[.
Analisi Matematica I 55
1. Data la funzione
x−1
f (x) = arctang
x
provare che essa è invertibile nell’intervallo [1, +∞[. Esprimere la legge di de-
finizione della funzione inversa mediante le funzioni elementari, precisandone
l’insieme di definizione.
2. Data la funzione
x2
t
ϕ(x) = √ dt
0 a+ t
i) determinare i valori del parametro reale a tali che la funzione ϕ(x) sia
definita in ] − ∞, +∞[;
ii) determinare il limite
lim ϕ(x) I
x→+∞
iii) determinare, servendosi del teorema di Hôpital, i valori reali a e b tali che
ϕ(x)
lim = 1.
x→0 x 4 + b sen x
+∞
1
n=3
n log n log log n
+∞ +∞
log n
2n n2 + 1
−1 −2 −n
1+e +e + ··· + e x , x 2n
n=1 n=1
n2
f (x + y) = f (x) · f (y) .
58 Analisi Matematica I
Provare:
a) se f (0) = 0 allora f (x) = 0 per ogni x reale
b) se f (0) = 1 allora f (x) > 0 per ogni x reale .
La conclusione del punto b) è vera se la f non è continua?
+∞
n k
1 1
1− ,
n=1
2n n+1
per i valori di k = 1, 2.
3. Siano ϕ(x) e ψ(x) due funzioni reali uniformemente continue nell’intervallo
aperto e limitato ]a, b[.
i) Provare che le funzioni ϕ(x) e ψ(x) sono limitate in ]a, b[.
ii) Provare che la funzione ϕ(x) · ψ(x) è uniformemente continua in ]a, b[.
iii) Provare che la funzione f (x), derivata della funzione di cui all’esercizio 1,
non è uniformemente continua in ]0, 1[. ( Si può utilizzare l’affermazione
ii) ).
+∞
n
|x|
n=1
| x | + | cos x |
+∞
1
arctang
n=1
1 + n2 x 2
da cui
|x (t)| ≤ |x (t) − x (a)| + |x (a)| ≤ V x (a, b) + |x (a)| , t ∈ ]a, b[
e dunque la tesi.
Proposizione 1.2. Siano x (t) una funzione a variazione limitata in [a, b] e α ∈ C. Allora la funzione αx (t)
è a variazione limitata in [a, b] e V αx (a, b) = |α|V x (a, b).
Dimostrazione. Si ha
n−1
Vαx (a, b) = sup αx (tr+1) − αx (tr ) al variare della decomposizione di [a, b] =
r=0
n−1
= sup |α| x (tr+1 ) − x (tr ) al variare della decomposizione di [a, b] = |α|Vx (a, b).
r=0
Proposizione 1.3. Siano x (t), y(t) funzioni a variazione limitata in [a, b]. Allora la funzione x (t) + y(t)
è a variazione limitata e V x+y (a, b) ≤ V x (a, b) + V y (a, b).
Dimostrazione. Per ogni decomposizione dell’intervallo [a, b] si ha
n−1
n−1
n−1
x (tr+1 ) + y(tr+1 ) − x (tr ) − y(tr ) ≤ x (tr+1 ) − x (tr ) + y(tr+1 ) − y(tr ) ≤ Vx (a, b) + V y (a, b)
r=0 r=0 r=0
e quindi la tesi.
Proposizione 1.4. Siano x (t), y(t) funzioni a variazione limitata in [a, b]. Allora la funzione x (t)y(t) è a
variazione limitata.
Dimostrazione. Si ha
n−1
n−1
x (tr+1 )y(tr+1 ) − x (tr )y(tr ) ≤ y(tr+1 )x (tr+1 ) − x (tr ) +
r=0 r=0
n−1
+ x (tr ) y(tr+1 ) − y(tr ) ≤ sup |y(t)| V x (a, b) + sup |x (t)| V y (a, b).
r=0 [a,b] [a,b]
da cui la tesi.
Proposizione 1.5. Sia x (t) una funzione a variazione limitata in [a, b]; sia inoltre inf [a,b] |x (t)|−1 > 0.
Allora la funzione 1/x (t) è a variazione limitata.
Funzioni a variazione limitata e funzioni assolutamente continue 3
Dimostrazione. Si ha
n−1
1 x (tr+1) − x (tr )
n−1
1 Vx (a, b)
− = ≤ 2
x (tr+1 ) x (tr ) x (tr+1 )x (tr ) inf[a,b] |x (t)|
r=0 r=0
da cui la tesi.
Proposizione 1.6. Sia x (t) definita in [a, b] e sia c ∈ ]a, b[. x (t) è a variazione limitata in [a, b] se e solo
se x (t) è a variazione limitata in [a, c] e in [c, b]. In tal caso si ha
Dimostrazione. Ovviamente se x (t) è a variazione limitata in [a, b] essa è a variazione limitata sia in [a, c]
che in [c, b].
Sia, allora, x (t) a variazione limitata negli intervalli [a, c] e [c, b]. Consideriamo una decomposizione di
[a, b], a = t0 < t1 < · · · < tn = b. Sia s tale che ts ≤ c < ts+1 ; si ha
n−1
s−1
x (tr+1 ) − x (tr ) ≤ x (tr+1 ) − x (tr ) + x (c) − x (ts ) +
r=0 r=0
n−1
+ x (ts+1) − x (c) + x (tr+1 ) − x (tr ) ≤ Vx (a, c) + Vx (c, b)
r=s+1
e quindi
Per ε > 0 sia a = t0 < t1 < · · · < tm = c una decomposizione dell’intervallo [a, c] tale che
m−1
x (tr+1 ) − x (tr ) > Vx (a, c) − ε
r=0
2
Analogamente sia c = τ 0 < τ1 < · · · < τq = b una decomposizione di [c, b] tale che
q−1
x (τr+1 ) − x (τr ) > Vx (c, b) − ε .
2
r=0
Si ha, allora,
m−1
q−1
Vx (a, b) ≥ x (tr+1 ) − x (tr ) + x (τr+1 ) − x (τr ) > Vx (a, c) + Vx (c, b) − ε
r=0 r=0
da cui per ε → 0
Dimostrazione. Ovviamente la differenza di due funzioni non decrescenti è una funzione a variazione
limitata. Dimostriamo, allora, che una funzione a variazione limitata è differenza di due funzioni non
decrescenti. poniamo
0 se t = a
(1.4) v(t) =
Vx (a, t) se a < t ≤ b
Proviamo che la funzione in (1.4) è non decrescente. Sia a ≤ t < t ≤ b. Per la proposizione 1.6
e cioè
v(t ) − v(t ) = Vx (t , t ) ≥ 0 .
Poniamo
v(t) + x (t) v(t) − x (t)
x (t) = − .
2 2
v(t) + x (t)
La funzione è monotona non decrescente. Infatti si ha per a ≤ t < t ≤ b
2
v(t ) − v(t ) = Vx (t , t ) ≥ x (t ) − x (t ) ≥ x (t ) − x (t )
e quindi
v(t ) + x (t ) v(t ) + x (t )
≥ .
2 2
v(t) − x (t)
In maniera analoga si prova che anche la funzione è monotona non decrescente.
2
Un risultato notevole sulle funzioni a variazione limitata è il seguente
Teorema 1.1. (di derivazione di Lebesgue). Sia x (t) una funzione a variazione limitata in [a, b]. Allora
essa è derivabile quasi ovunque in [a, b] e la sua derivata x (t) è sommabile secondo Lebesgue in [a, b].
Diamo ora la definizione di funzione assolutamente continua.
Sia x (t) una funzione definita nell’intervallo [a, b] a valori complessi; essa si dice assolutamente continua in
[a, b] se per ogni ε > 0 esiste un δ > 0 tale che fissato un qualunque sistema finito di sottointervalli di [a, b],
[a1 , b1 ], [a2 , b2], . . . , [an , bn ], non sovrapponentesi, cioè tali che ]a r , br [∩]as , bs [= ∅, r, s = 1, . . . , n,
r = s, si abbia
n n
(bj − aj ) < δ ⇒ x (bj ) − x (aj ) < ε .
j=1 j=1
Indicheremo con AC(a, b) l’insieme delle funzioni assolutamente continue in [a, b].
Sono funzioni assolutamente continue
– le funzioni lipschitziane. Infatti per esse si ha
e quindi fissato ε > 0 sia δ = ε/L per ogni sistema finito di sottointervalli non sovrapponentesi tali che
n
j=1 (b j − a j ) < δ si ha
n
n
x (bj ) − x (aj ) ≤ L (bj − aj ) < ε .
j=1 j=1
Funzioni a variazione limitata e funzioni assolutamente continue 5
– La funzione integrale di una funzione sommabile. Sia y(t) una funzione sommabile in [a, b]. Sia
c ∈ [a, b] e poniamo
t
x (t) = y(τ ) dτ
c
Fissiamo un sistema finito di sottointervalli non sovrapponentesi [a 1 , b1], [a2 , b2], . . . , [an , bn ] si ha
n
n
bj
n bj
(1.5)
x (bj ) − x (aj ) = y(τ ) dτ ≤ |y(τ )| dτ.
j=1 j=1 aj j=1 aj
b
n
n
∗ ∗ ∗
≤ |y(τ )| − min |y(τ )|, k dτ + k (bj − aj ) ≤ ε + k (bj − aj ).
a j=1 j=1
n
n
x (bj ) · y(bj ) − x (aj ) · y(aj ) = x (bj ) · y(bj ) − x (aj ) · y(bj ) + x (aj ) · y(bj ) − x (aj ) · y(aj ) ≤
j=1 j=1
n
n
≤ max |y(t)| x (bj ) − x (aj ) + max |x (t)| y(bj ) − y(aj )
[a,b] [a,b]
j=1 j=1
Proposizione 1.10. Sia x (t) una funzione assolutamente continua in [a, b]. Allora essa è a variazione
limitata in [a, b].
6 Appunti di Analisi Matematica 3
Dimostrazione. Sia δ > 0 tale che se [a 1 , b1 ], [a2 , b2], . . . , [an , bn ] è un sistema di sottointervalli di [a, b]
non sovrapponentesi con
n
n
(bj − aj ) < δ ⇒ x (bj ) − x (aj ) < 1 .
j=1 j=1
Consideriamo una decomposizione dell’intervallo [a, b], a = τ 0 < τ1 < · · · < τ p = b, con τ j+1 − τj < δ,
j = 0, 1, . . . , p − 1. Sia a = t 0 < t1 < · · · < tn = b una qualunque decomposizione dell’intervallo [a, b]
e sia t0 , t1, . . . , ts ∈ [a, τ1[, s ≥ 0. Si ha
(1.6) x (t1) − x (t0 ) + · · · + x (ts+1 ) − x (ts ) ≤ x (t1) − x (t0) + · · ·
· · · + x (tτ ) − x (ts ) + x (ts+1) − x (τ1 ) < 1 + x (ts+1 ) − x (τ1 )
1
s+r
x (tj+1 ) − x (tj ) ≤ 1 + x (ts+1) − x (τ1) + x (ts+2 ) − x (ts+1 ) + · · ·
j=0
· · · x (τ2) − x (ts+r ) + x (ts+r+1) − x (τ2) < 2 + x (ts+r+1) − x (τ2 )
n−1
x (tj+1) − x (tj ) ≤ p
j=0
Il seguente esempio prova che AC(a, b) è strettamente contenuto in VL(a, b) ∩ C 0 ([a, b]).
Esempio 1.2. Cominciamo con il definire l’insieme di Cantor. Consideriamo l’intervallo [0, 1] e dividia-
molo in tre parti uguali, togliendo l’intervallo aperto di mezzo. Poniamo
1 2 1 2
I1 = , C1 = [0, 1] \ I 1 = 0, ∪ ,1
2 3 3 2 3 3
C1 è ovviamente chiuso unione di due intervalli chiusi e la sua misura è |C 1 | = 2/3. Dividiamo ciascuno
degli intervalli [0, 1/3] [2/3, 1] in tre parti uguali e ancora togliamo gli intervalli aperti di mezzo. Poniamo
1 2 7 8
I1 = , , I2 = I1 , I3 = , , C2 = [0, 1] \ I 1 ∪ I 1 ∪ I 3
4 9 9 4 2 4 9 9 4 2 4
Funzioni a variazione limitata e funzioni assolutamente continue 7
C2 è chiuso unione di quattro intervalli chiusi e |C 2 | = (2/3)2 . Procediamo allo stesso modo indefinitiva-
mente. Al passo n della costruzione avremo gli intervalli aperti
I k , k = 1, 2, . . . , 2n − 1
2n
essendo
I 2hn = I h , h = 1, 2, . . . , 2n−1 − 1 .
2 2n−1
Posto
2
n
−1
Cn = [0, 1] \ I k
2n
k=1
n
Cn sarà un chiuso unione di 2 n intervalli chiusi e |C n | = 2/3 . La successione Cn sarà, inoltre,
decrescente. Considerato l’aperto
∞ 2
n
−1
A= I kn
2
n=1 k=1
ϕ(t) = 0 se t = 0
sup ϕ(τ )
τ ∈A
se t ∈ C, t > 0
τ <t
Per la definizione si ha
2n − 1
ϕ(1) = sup = 1.
n∈N 2n
La funzione ϕ(t) è crescente. Ovviamente
Proviamo che
t1 ∈ I k1n , t2 ∈ I k2n , 1 ≤ k1 , k2 ≤ 2n − 1 , k1 ≤ k2
2 2
– se t1, t2 ∈ C
ϕ(τ ) : τ ∈ A , τ < t1 ⊆ ϕ(τ ) : τ ∈ A , τ < t2
e quindi
ϕ(t1 ) = sup ϕ(τ ) : τ ∈ A , τ < t1 ≤ sup ϕ(τ ) : τ ∈ A , τ < t2 = ϕ(t2 )
– se t1 ∈ A, t2 ∈ C la (1.8) è ovvia in base alla definizione di ϕ(t)
– se t1 ∈ C, t2 ∈ A
ϕ(τ ) ≤ ϕ(t2 ) ∀ τ ∈ A, τ < t1
e quindi
ϕ(t1 ) = sup ϕ(τ ) : τ ∈ A , τ < t1 ≤ ϕ(t2) .
Proviamo che la ϕ(t) è continua in [0, 1]. Sia t ∗ ∈ [0, 1] e distinguiamo i due casi
– t ∗ ∈ A. t ∗ appartartiene allora ad un intervallo del tipo I k/2n in cui la ϕ(t) è costante e quindi continua
– t ∗ ∈ C. Poniamo per n ∈ N
(1.9) αk , βk = I kn , k = 1, 2 . . . , 2n − 1
2
k +1 k 1
|ϕ(t) − ϕ(t ∗ )| ≤ ϕ(αk+1 ) − ϕ(βk ) = n
− n = n
2 2 2
Se t ∗ = 0 per t ∈ [0, α1[ si ha
1
|ϕ(t) − ϕ(0)| ≤ ϕ(α1 ) =
2n
Ed infine se t ∗ = 1 per t ∈ ]β2n −1 , 1] si ha
2n − 1 1
|ϕ(t) − ϕ(1)| ≤ 1 − ϕ(β2n −1 ) = 1 − n
= n
2 2
Pertanto fissato ε > 0 sia n tale che 1/2 n < ε; si può, allora, determinare un intorno U di t ∗ tale
La funzione ϕ(t) appartiene, dunque, a VL(0, 1)∩C 0 ([0, 1]). Proviamo che essa non appartiene a AC(0, 1).
Con le stesse notazioni della (1.9), consideriamo il sistema costituito dai 2 n intervalli chiusi
Si ha
2
n
−2 2 n
α1 + (αk+1 − βk ) + 1 − β2n =
3
k=1
e
2
n
−2
ϕ(α1 ) + (ϕ(αk+1 ) − ϕ(βk )) + 1 − ϕ(β2n ) = 1
k=1
Teorema 1.2. Sia x (t) una funzione assolutamente continua in [a, b]. Allora
b
(1.10) x (t) dt = x (b) − x (a) .
a
Si noti che la (1.10) è in generale falsa se la funzione x (t) è soltanto a variazione limitata in [a, b]. Si
consideri ad esempio la funzione
0 se 0 ≤ t < 1
x (t) =
1 se t = 1
Teorema 1.3. Sia y(t) una funzione sommabile in [a, b]. Sia c ∈ [a, b]. Consideriamo la funzione integrale
t
x (t) = y(τ ) dτ
c
b b
u(t)v (t), dt = u(b)v(b) − u(a)v(a) − u (t)v(t) dt .
a a
Teorema 1.5. Sia ϕ(τ ) una funzione assolutamente continua nell’intervallo [c, d] e si abbia a ≤ ϕ(τ ) ≤ b.
Sia, poi, x (t) una funzione sommabile in [a, b]. Allora
ϕ(d) d
x (t) dt = x (ϕ(τ ))ϕ (τ ) dτ .
ϕ(c) c
Data una funzione definita in un intervallo qualsiasi (a, b) diremo che è localmente a variazione
limitata (localmente assolutamente continua) se essa è a variazione limitata (assolutamente continua) in
ogni intervallo chiuso e limitato contenuto in (a, b).
f (x , y) dx dy = dy f (x , y) dx .
Rn ×Rm Rm Rn
Teorema 2.2. (di Tonelli). Sia f (x , y) una funzione non negativa misurabile su R n × Rm . Il fatto che uno
qualsiasi dei tre integrali
f (x , y) dx d y , dy f (x , y) dx , dx f (x , y) d y
Rn ×Rm Rm Rn Rn Rm
sia finito implica che lo sono anche gli altri due e l’eguaglianza di tutti e tre.
Conseguenza immediata dei teoremi di Fubini e Tonelli è, poi, il
Corollario 2.1. Sia f (x , y) una funzione misurabile su R n × Rm . Se
(2.1) dy f (x , y) dx = dx f (x , y) d y .
Rm Rn Rn Rm
| f (x , t)| ≤ g0 (x ) q.o. in E , ∀ t ∈ A
∂
f (x , t) ≤ g1(x ) q.o. in E , ∀ t ∈ A
∂t
allora la funzione t →
E f (x , t) dx ∈ C (E) e
1
d ∂
f (x , t) dx = f (x , t) dx .
dt E E ∂t
Richiami sugli spazi L p 11
Sia ⊆ Rn un insieme misurabile e 1 ≤ p < +∞; indicheremo con L p () lo spazio vettoriale delle
funzioni f : → C, misurabili, tali che
1/ p
(2.2) f p, = | f (x )| dx
p
< +∞ .
f, g = f (x )g(x ) dx f, g ∈ L 2().
La (2.3) individua una norma se, come in precedenza, si identificano le funzioni quasi ovunque uguali.
Diremo che una successione fk , fk ∈ L p (), converge in media di ordine p ad f ∈ L p () se
f k − f p, → 0. La convergenza in media non implica in generale la convergenza quasi ovunque. Ad
esempio si consideri l’intervallo [0, 1] e per ogni k intero lo si suddivida in k intervalli uguali
χI , χI , χI , . . . , χI , χI , . . . χI , . . .
11 21 22 k1 k2 kk
| f |q dx ≤ f p, ||1−q/ p ,
dove si è indicato con || la misura di .
Siano f, g due funzioni misurabili in R n . Diremo convoluzione di f e g la funzione
Sia E uno
spazio vettoriale complesso o reale. Chiameremo prodotto scalare, e lo indicheremo con il
simbolo u, v , u, v ∈ E, una applicazione definita in E × E a valori complessi (o a valori reali nel caso di
uno spazio vettoriale reale) che soddisfa le seguenti proprietà:
j) αu + βv, w = α u, w + β v, w ∀ u, v, w ∈ E, ∀ α, β ∈ C
jj) u, v = v, u ∀ u, v ∈ E
jjj) u, u > 0 ∀ u ∈ E \ {0}
In particolare dalle precedenti si deduce
jv) u, αv + βw = α u, v + β u, w ∀ u, v, w ∈ E, ∀ α, β ∈ C
v) 0, u = u, 0 = 0 ∀ u ∈ E.
Ovviamente nel caso di prodotto scalare reale la jj) e la jv) esprimono la simmetria e la linearità rispetto la
seconda componente del prodotto scalare.
Esempio 3.1. Lo spazio R n è in genere munito del prodotto scalare reale
n
u, v := u i vi .
i=1
Sia A = (ai j )i, j=1,...,n una matrice reale simmetrica n × n definita positiva; allora
n
u, v A
:= Au, v = ai j u i v j
i, j=1
Esempio 3.2. Sia l2 lo spazio vettoriale complesso delle successioni {a k }, ak ∈ C, tali che
∞
|ak |2 < +∞ .
k=1
Dimostrazione. Si ha
u + v2 = u + v, u + v = u2 + v2 + u, v + v, u
e sostituendo v con −v
u − v2 = u2 + v2 − u, v − v, u ;
sommando si ha la tesi.
Diseguaglianza di Cauchy-Schwartz. Sia E uno spazio vettoriale con prodotto scalare; allora
u, v ≤ u v u, v ∈ E .
Il discriminante del trinomio di secondo grado in |λ| dovrà allora essere non positivo; pertanto
u, v 2 − u2 v2 ≤ 0 .
La posizione (3.1) definisce una norma in E. Si ha, infatti,
i) u ≥ 0 u∈E
ii) u = 0 se e solo se u = 0
iii) αu = |α| u α ∈ C, u ∈ E
iv) u + v ≤ u + v u, v ∈ E.
Le proprietà i), ii), iii)) sono immediate; proviamo la iv). Per la diseguaglianza di Cauchy-Schwartz si ha
u + v2 = u + v, u + v ≤ u2 + v2 + 2 u, v ≤ u + v
2
e quindi la iv).
Chiameremo spazio pre-hilbertiano ogni spazio vettoriale munito di un prodotto scalare e della
corrispondente norma (3.1). La distanza indotta dal prodotto scalare sarà, poi,
d(u, v) = u − v .
Se lo spazio metrico che ne risulta è completo allora lo spazio è uno spazio di Hilbert.
Sarà utile nel seguito la seguente proprietà
Spazi di Hilbert e serie di Fourier 15
n
lim u − λk vk = 0
n→∞
k=1
o equivalentemente
∞
u= λn vn
n=1
Diremo che uno spazio di Hilbert è separabile se ha almeno una base ortonormale.
Teorema 3.1. Sia H uno spazio di Hilbert di dimensione infinita e {v n } una successione di vettori
ortonormale. Le seguenti affermazioni sono equivalenti:
a) {vn } è una base ortonormale
∞
b) u = u, vn vn per ogni u ∈ H
n=1
∞
c) u2 = u, vn 2 per ogni u ∈ H (identità di Parseval)
n=1
∞
Dimostrazione. a) ⇒ b). Sia u ∈ H e u = λn vn . Per m fissato si ha, ricordando la proposizione 1.1,
n=1
∞
n
n
u, vm = λn vn , vm = lim λk vk , vm = lim λk δkm = λm
n→∞ n→∞
n=1 k=1 k=1
16 Appunti di Analisi Matematica 3
b) ⇒ c). Sia u ∈ H. Si ha
n
n
u2 = u, u = lim u, vk vk , u, vj vj =
n→∞
k=1 j=1
∞
n
n
2
= lim u, vk u, vj vk , vj = lim
u, vk = u, vn 2
n→∞ n→∞
k, j=1 k=1 n=1
n
(3.2) lim u − u, vk vk = 0
n→∞
k=1
Si ha
n
n
n
(3.3) u− u, vk vk , u − u, vj vj = u −
2
u, vj u, vj −
k=1 j=1 j=1
n
n
n
− u, vk vk , u + u, vk u, vj vk , vj = u2 − u, vk 2
k=1 k, j=1 k=1
ed essendo
n
u2 = lim u, vk 2
n→∞
k=1
la (3.2).
Esercizio 3.1. Verifichiamo che lo spazio l 2 è completo. Sia a (n) = {ak(n) }, n = 1, 2, . . . una successione di
Cauchy di elementi di l 2 . Per ogni ε > 0 esiste un indice n ∗ tale che per n, m > n ∗ si ha
∞
(n) (n)
a − a (m)2 = a − a (m) 2 < ε 2
k k
k=1
cioè per ogni k ∈ N le successioni di numeri complessi {a k(n) } sono di Cauchy e quindi convergenti. Poniamo
Proviamo che a ∈ l2 e che a (n) → a in l2 . Per ogni ε > 0 e per ogni p intero si ha
p
(n)
a − a (m)2 < ε 2 n, m > n ∗
k k
k=1
Spazi di Hilbert e serie di Fourier 17
e al tendere di p → ∞
∞
(n)
a − ak 2 = a (n) − a 2 ≤ ε 2 n > n ∗;
k
k=1
essi costituiscono una base ortonormale per l 2 . Sia a = {ak } ∈ l2 ; proviamo che
∞
∞
(n) (n)
a= a, e e = an e(n)
n=1 n=1
ovvero che
n
lim a − ak e(k) = 0.
n→∞
k=1
Si ha
n 2 2 ∞
(k)
a − ak e = {a1 , . . . , an , an+1 , . . .} − {a1 , . . . , an , 0, . . .} = |ak |2
k=1 k=n+1
∞
lim |ak |2 = 0 .
n→∞
k=n+1
Lo spazio l 2 è particolarmente importante in quanto è il modello isometrico di tutti gli spazi di Hilbert
separabili di dimensione infinita. Vale infatti il
Teorema 3.2. Sia H uno spazio di Hilbert separabile di dimensione infinita e sia {v n } una base ortonor-
male. Consideriamo l’applicazione : H → l 2 definita da
(u) = u, vn .
Dimostrazione. L’applicazione è ovviamente lineare e per c) del Teorema 3.1 è una isometria. L’inietti-
vità segue dalle implicazioni
n
Proviamo che l’applicazione è surgettiva. Sia a = {a k } ∈ l2 proviamo che la successione ak vk è di
k=1
Cauchy. Per p intero si ha
n
n+ p 2 n+ p 2
n+ p
n+ p
n+ p ∞
a v
k k − a v
k k = a v
k k = a v
k k , a v
j j = |a k |2
≤ |ak |2
k=1 k=1 k=n+1 k=n+1 j=n+1 k=n+1 k=n+1
n ∞
u = lim ak vk = ak vk ;
n→∞
k=1 k=1
si ha
(u) = a .
Sia H uno spazio di Hilbert e {v k } un qualunque sistema di vettori ortonormali, anche finito, non
necessariamente base. Sia {λk } una successione di numeri complessi, o eventualmente un numero finito
∞
∞
di numeri complessi, tali che |λk |2 < +∞. La serie λk vk è convergente, essendo la successione
k=1 k=1
n
λk vk una successione di Cauchy. Infatti
k=1
2 n+ 2
n+ p p n+ p n+ p
n
λk vk − λk vk = λk vk = λk vk , λ j vj =
k=1 k=1 k=n+1 k=n+1 j=n+1
2 ∞
n+ p
n+ p
2
= λk λj vk , vj = λk ≤ λk
k, j=n+1 k=n+1 k=n+1
∞
e lim |λk |2 = 0.
n→∞
k=n+1
Denotiamo con V il sottospazio lineare di H
∞
∞
V = v∈H : v = λk vk con |λk |2 < +∞ .
k=1 k=1
Spazi di Hilbert e serie di Fourier 19
Si ha, anche,
∞ 2 ∞
λk vk = |λk |2 .
k=1 k=1
V è, allora, isometrico allo spazio l 2 e quindi completo essendo l 2 completo e, in particolare, chiuso.
Sia u ∈ H; ragionando come in (3.3) si ha
n
u, vk 2 ≤ u2
k=1
e al limite per n → ∞
∞
(3.4) u, vk 2 ≤ u2 (diseguaglianza di Bessel) ;
k=1
∞
∞
dunque la serie u, vk 2 converge e pertanto la serie di Fourier u, vk vk converge ad un elemento
k=1 k=1
u ∗ ∈ V. Sussiste, allora, il teorema
Teorema 3.3. Sia H uno spazio di Hilbert e {v k } un qualunque sistema ortonormale. Sia u ∈ H. La somma
u ∗ della serie di Fourier relativa ad u è tale che
u − u ∗ ≤ u − v ∀ v ∈ V
inoltre u − u ∗ è ortogonale a tutti i v k e quindi a V.
Dimostrazione. Si ha, ricordando la Proposizione 3.1,
∞ 2
n 2
(3.5) u − v = u −
2
λk vk = lim u − λk vk =
n→∞
k=1 k=1
n
n
n
n
n
= lim u − λk vk , u − λj vj = lim u2 − λj u, vj − λk u, vk + |λk |2 .
n→∞ n→∞
k=1 j=1 j=1 k=1 k=1
n
n
n
2
= lim u − u, vk vk , u − u, vj vj = lim u − u, vk vk = u − u ∗ 2 .
n→∞ n→∞
k=1 j=1 k=1
Teorema 3.4. Sia H uno spazio di Hilbert. Un sistema ortonormale {v n } è una base se e solo se 0 è l’unico
vettore di H ortogonale a tutti i vettori v n .
Il Teorema 3.3 è un caso particolare del seguente teorema
Teorema 3.5. (della proiezione). Sia H uno spazio di Hilbert e C un suo sottoinsieme convesso e chiuso.
Sia u ∈ H. Esiste, allora, un unico elemento u ∗ ∈ C tale che
u − u ∗ = min u − v .
v∈C
Dimostrazione. Sia
m = inf u − v
v∈C
lim u − vk = m .
k→∞
Si ha, usando la regola del parallelogramma ed osservando che essendo C convesso (v k + vh )/2 ∈ C se
vk , vh ∈ C,
v − v 2 v + v 2
k h k h
2 = vk − u2 + vh − u2 − 2 − u ≤ vk − u2 + vh − u2 − 2m 2
2 2
se ne deduce che la successione {v k } è di Cauchy; essa, quindi, converge ad un u ∗ ∈ C tale che u−u ∗ = m.
Tale elemento u ∗ è unico. Infatti sia u ∈ C e u − u = m. Si ha
u − u ∗ 2 u∗ + u 2
2 = u − u2 + u ∗ − u2 − 2 − u ≤ 0
2 2
e quindi u ∗ = u .
Proviamo che u ∗ verifica la (3.6). Fissato v ∈ C consideriamo l’elemento di C
vt = u ∗ + (v − u ∗ )t , t ∈ ]0, 1]
Si ha
u − u ∗ 2 ≤ u − vt 2 = u − u ∗ − (v − u ∗ )t, u − u ∗ − (v − u ∗ )t =
= u − u ∗ 2 − 2t Re u − u ∗ , v − u ∗ + t 2 v − u ∗ 2
e quindi
−2t Re u − u ∗ , v − u ∗ + t 2 v − u ∗ 2 ≥ 0 ∀ t ∈ ]0, 1] .
Dividendo ambi i membri per t e facendo tendere t a zero si ottiene la (3.6).
Viceversa, se la (3.6) vale per un certo u ∗ ∈ C, fissiamo v ∈ C e consideriamo la funzione
(t) = u − u ∗ − t (v − u ∗ )2 = u − u ∗ 2 − 2t Re u − u ∗ , v − u ∗ + t 2 v − u ∗ 2 , t ∈ [0, 1] .
Spazi di Hilbert e serie di Fourier 21
Supponiamo, allora, che per ogni j , 2 ≤ j ≤ n, v j sia ortogonale a v 1 , v2 , . . . , vj−1 e proviamo che vn+1 è
ortogonale a v1 , v2 , . . . , vn . Sia vm , 1 ≤ m ≤ n. Si ha
n
yn+1 , vk yn+1 , vm
vn+1 , vm = yn+1 , vm − vk , vm = yn+1 , vm − vm , vm =0
vk 2 vm 2
k=1
L(v1 , v2 , . . . , vn ) = L(y1, y2 , . . . , yn )
e proviamo che
L(v1 , v2 , . . . , vn+1 ) = L(y1 , y2 , . . . , yn+1 ).
v1 , v2 , . . . , vn ∈ L(v1 , v2 , . . . , vn ) = L(y1, y2 , . . . , yn ) ⊆ L(y1 , y2 , . . . , yn+1 ); per la (3.8) vn+1 è
differenza di due elementi di L(y 1 , y2 , . . . , yn+1 ) e quindi L(v 1 , v2 , . . . , vn+1 ) ⊆ L(y1 , y2, . . . , yn+1 ).
D’altra parte sempre la (3.8) mostra che yn+1 è somma di due elementi di L(v1 , v2 , . . . , vn+1 ) e quindi
L(y1 , y2, . . . , yn+1 ) ⊆ L(v1 , v2 , . . . , vn+1 ).
Proviamo, infine, la c). Ovviamente v1 = c1 v1 . Supponiamo c) vera per n e consideriamo vn+1
. Per b)
esso appartiene a L(v1 , v2 , . . . , vn+1 ); pertanto
n
(3.9) vn+1 = λr vr + λn+1 vn+1 .
r=1
n
D’altronde λr vr è ortogonale a vn+1 e, ricordando che v1 = c1 v1 , . . . , vn = cn vn , anche a vn+1
e dalla
r=1
n
(3.9) si deduce λr vr = 0.
r=1
Spazi di Hilbert e serie di Fourier 23
Vediamo ora una applicazione particolarmente importante, lo spazio L (−π, π ). Definendo, come di 2
e quindi
π 1/2
f 2 = | f (t)| dt
2
,
−π
π
1
(3.12) bn = f (t) sen nt dt se n = 1, 2, . . .
π −π
La serie di Fourier in (3.13) può essere riscritta usando la funzione esponenziale nel campo complesso.
∞
eint − e−int
∞
eint + e−int
a0 + an cos nt + bn sen nt = a0 + an + bn =
n=1 n=1
2 2i
∞
an − ibn an + ibn −int
= a0 + eint + e
n=1
2 2
Si ha, poi
π π
an − ibn 1 1
= f (t) cos nt − i sen nt) dt = e−int f (t) dt
2 2π −π 2π −π
π
an + ibn 1
= eint f (t) dt
2 2π −π
Ponendo, allora,
π
1
(3.14) ck = e−ikt f (t) dt k = . . . , −2, −1, 0, 1, 2, . . .
2π −π
24 Appunti di Analisi Matematica 3
Per quanto visto in generale la serie in (3.13) o in (3.15) converge nel senso L 2 ad una funzione
f ∗ ∈ L 2(−π, π ) e cioè
π
n 2 1/2
∗
lim f (t) − a0 − ak cos kt + bk sen kt dt = 0.
n→∞ −π k=1
Nel successivo teorema 3.10 dimostreremo che f ∗ coincide con f , pertanto il sistema (3.10) costituisce
una base per L 2 (−π, π ).
Sottolineamo il fatto che la convergenza è nel senso di L 2 , potendo essere falsa in senso puntuale.
Enunciamo due teoremi che assicurano la convergenza della serie di Fourier in senso puntuale.
Teorema 3.8. (di Dirichlet). Sia f (t) una funzione sommabile in [−π, π [ e consideriamone il prolunga-
mento a tutto R periodico di periodo 2π . Allora
1) in ogni punto t in cui la f sia continua ed in cui esistano finite tanto la derivata sinistra quanto la
derivata destra della f (in particolare in cui la f sia derivabile), la serie di Fourier della f converge ed
ha per somma f (t);
2) in ogni punto t in cui la f abbia una discontinuità di prima specie ed in cui esistano finiti i limiti
f (t + h) − f (t − 0) f (t + h) − f (t + 0)
lim , lim
h→0− h h→0+ h
( f (t − 0) = lim f (t + h) , f (t + 0) = lim f (t + h)), la serie di Fourier della f converge ed ha per
h→0− h→0+
f (t − 0) + f (t + 0)
somma .
2
Teorema 3.9. (di Jordan). Sia f (t) una funzione sommabile in [−π, π [ e consideriamone il prolungamento
a tutto R periodico di periodo 2π . Fissato un punto t , se la f è a variazione limitata in un intorno
[t − h, t + h] (0 < h ≤ π ) di tale punto, allora la serie di Fourier della f converge nel punto t ed ha per
f (t − 0) + f (t + 0)
somma .
2
I teoremi 3.8 e 3.9 sono indipendenti come provato dai seguenti esempi.
Esempio 3.3. La funzione f (t), continua in [−π, π ], definita da
t 1
per 0 < |t| ≤ ,
1
sen
log |t| t π
f (t) =
1
0 per t = 0 e per < |t| ≤ π .
π
verifica nel punto t = 0 le ipotesi del teorema 3.8 ma non quelle del teorema 3.9.
Infatti la funzione f (t) ha la derivata nulla in 0 ma in nessun intorno di 0 è a variazione limitata. Fissiamo un
1
intormo di 0 [−δ, δ] (con 0 < δ < 1/π ). Consideriamo la successione e sia ν un indice tale
n + 1/2 π
±1
che per n > ν i punti ±t n = ∈ ] − δ, δ[. Sia p ∈ N, p > 2, e consideriamo la decomposizione
n + 1/2 π
Spazi di Hilbert e serie di Fourier 25
dell’intervallo [−δ, δ], −δ < −t ν+ p < −tν+ p−1 < · · · < −tν+1 < tν+1 < · · · < tν+ p−1 < tν+ p < δ. Per
essa si ha
| f (−δ) − f (−tν+ p )| + · · · + | f (tν+ p ) − f (δ)| ≥
ν+ p−1
(−1)n+1 (−1)n+2
≥2 − =
n=ν+1
(n + 1/2)π log(n + 1/2)π (n + 3/2)π log(n + 3/2)π
ν+ p−1
1 1
=2 + ≥
n=ν+1
(n + 1/2)π log(n + 1/2)π (n + 3/2)π log(n + 3/2)π
ν+ p−1
1
≥4
(n + 3/2)π log(n + 3/2)π
n=ν+1
e l’ultima somma si può rendere grande quanto si vuole prendendo p abbastanza grande, essendo la serie
∞
1
divergente.
n=ν+1
(n + 3/2)π log(n + 3/2)π
Teorema 3.10. Lo spazio L 2 (−π, π ) è separabile. Una base ortonormale è costituita dal sistema di
funzioni in (3.10).
Dimostrazione. Consideriamo il sottospazio lineare chiuso di L 2 (−π, π )
∞
∞
V = ϕ ∈ L (−π, π ) : ϕ = c0 v0 +
2
cn vn + dn wn , con |c0 | +2
|cn |2 + |dn |2 < +∞
n=1 n=1
è allora possibile determinare una successione snk estratta dalla successione
sn convergente quasi
∗
ovunque alla funzione g . D’altronde per il teorema 3.8 la successione sn converge puntualmente alla
funzione
g (con l’eventuale eccezione dei punti ±π ); ne segue che g = g ∗ ∈ V. Siano f ∈ L 2 (−π, π ) e
gn una successione di funzioni appartenenti a C 1 [−π, π ] convergente a f nel senso di L 2 . Detta f ∗ la
somma della serie di Fourier relativa a f , per il teorema della proiezione si ha
f − f ∗ ≤ f − gn
2 2
e, al limite per n → ∞ f = f ∗ .
Osservazione 3.2. Sia f (t) ∈ L 2(a, b), (a, b) intervallo limitato. Si consideri il cabiamento di variabile
b−a a+b
(3.16) t= τ+ .
2π 2
La funzione
b−a a+b
ϕ(τ ) = f τ+
2π 2
appartiene, allora, a L 2 (−π, π ) e le (3.11), (3.12) e (3.14) diventano tramite il cambiamento di variabile
inverso a quello indicato in (3.16)
π
1 1 b
2π g(τ ) dτ = f (t) dt se n = 0
−π b−a a
an =
π b
a+b
1
g(τ ) cos nτ dτ =
2
f (t) cos n
2π
t −π dt se n > 1
π −π b−a a b−a b−a
π
1 2 b
2π a+b
bn = g(τ ) sen nτ dτ = f (t) sen n t−π dt n > 1.
π −π b−a a b−a b−a
π b
1 1
ck = e−ikτ g(τ ) dτ = e−ik(2πt/(b−a)−π(a+b)/(b−a) f (t) dt .
2π −π b−a a
+∞
ck eik(2πt/(b−a)−π(a+b)/(b−a)
k=−∞
∞
2π 2π
ã0 + ãn cos n t + b̃n sen n t
T T
n=1
con
1 T
f (t) dt se n=0
T
ãn = 0
2 T
2π
f (t) cos n t dt se n = 1, 2, . . .
T 0 T
T
2 2π
b̃n = f (t) sen n t dt se n = 1, 2, . . .
T 0 T
oppure, usando l’esponenziale complesso,
∞
c̃k eik2πt/T
k=−∞
con
T
1
c̃k = e−ik2πt/T f (t) dt .
T 0
Osservazione 3.3. Consideriamo lo spazio L 2 (−1, 1); un’altra base, a volte più conveniente rispetto alla
base costituita dalle funzioni trigonometriche
1
√ , cos nπ t , sen nπ t n = 1, 2, . . . ,
2
1
(3.17) P0 (t) = 1 , Pn (t) = D n (t 2 − 1)n n = 1, 2 . . .
2n n!
che sono noti come i polinomi di Legendre. I primi polinomi di Legendre sono
3 2 1 5 3 3
1 , t , t − , t − t ,...
2 2 2 2
cioè a dire verificano la b) del teorema 3.7. Proviamo che essi formano un sistema ortogonale. Cominciamo
con l’osservare che per m ≤ n si ha
(3.18) D m (t 2 − 1)n = Q(t) (t 2 − 1)n−m
dove Q(t) è un polinomio di grado m. La (3.18) si può provare per induzione su m. Essa è ovviamente
vera per m = 0 e per m = 1. Supponiamola vera per m = p e proviamola per m = p + 1. Si ha
D p+1 (t 2 − 1)n = D D p (t 2 − 1)n = D Q(t) (t 2 − 1)n− p =
= Q (t) (t 2 − 1)n− p + 2(n − p)t Q(t) (t 2 − 1)n−1 = Q (t) (t 2 − 1) + 2(n − p)t Q(t) (t 2 − 1)n− p−1
ed essendo Q(t) un polinomio di grado p, Q (t) (t 2 − 1) + 2(n − p)t Q(t) sarà un polinomio di grado p + 1.
Si ha, allora, per ogni intero m < n, integrando per parti ripetutamente
1
1 n−1 2 1 m 1
Pn (t) t m dt = n D (t − 1)n t m − n D n−1 (t 2 − 1)n t m−1 dt =
−1 2 n! −1 2 n! −1
m 1
m(m − 1) 1
=− n
D n−1 (t 2 − 1)n t m−1 dt = D n−2 (t 2 − 1)n t m−2 dt = · · · = 0
2 n! −1 2n n! −1
e quindi
1
Pn (t) Pm (t) dt = 0 n = m .
−1
1 2
Calcoliamo, allora Pn (t) dt .
−1
Integrando per parti ripetutamente si ha
1 1
D n (t 2 − 1)n D n (t 2 − 1)n dt = − D n−1 (t 2 − 1)n D n+1 (t 2 − 1)n dt =
−1 −1
1
= D n−2 (t 2 − 1)n D n+2 (t 2 − 1)n dt = · · · =
−1
1 1
= (−1)n (t 2 − 1)n D (2n) (t 2 − 1)n dt = (2n)! (1 − t)n (1 + t)n dt
−1 −1
4. La trasformazione di Fourier in L 1 .
La funzione definita in (4.1) si chiama la trasformata di Fourier della f ; in maniera ovvia segue dalla
definizione che
fˆ∞ ≤ f 1 .
Si ha anche,
F (λ1 f1 + λ2 f2 ; y) = λ1 F ( f1 ; y) + λ2 F ( f2 ; y) f1 , f 2 ∈ L 1 , λ1 , λ2 ∈ C.
f (x ) dx < ε ;
|x|>R
si ha
−2πiyx −2πihx
(4.2) | fˆ(y + h) − fˆ(y)| ≤ e (e − 1) f (x ) dx ≤
R
≤ |e−2πixh − 1|| f (x )| dx + 2 | f (x )| dx .
|x|≤R |x|>R
da cui la tesi.
Esercizio 4.1. Consideriamo la funzione caratteristica dell’intervallo [a, b] e determiniamone la trasformata
di Fourier. Si ha, per y = 0,
b
e−2πiay − e−2πiby
(4.3) F χ[a,b] ; y = e−2πixy dx = .
a 2π iy
E
e−2πiay − e−2πiby
F χ[a,b] ; 0 = b − a = lim .
y→0 2π iy
30 Appunti di Analisi Matematica 3
Si osservi che
lim F χ[a,b] ; y = 0 .
y→∞
La funzione g(y) appartiene a C◦ ; proviamo che non esiste alcuna funzione di L 1 di cui essa è la trasformata
di Fourier. Procediamo per assurdo. Sia f ∈ L 1 tale che fˆ(y) = g(y), cioè
+∞
g(y) = e−2πixy f (x ) dx .
−∞
ed anche
+∞ +∞
1
(4.4) g(y) = e−2πixy − e2πixy f (x ) dx = −i sen(2π x y) f (x ) dx .
2 −∞ −∞
Si consideri l’integrale
+∞
1
(4.5) d y = +∞ .
e y log y
Si ha
+∞ +∞
k
| sen(2π x y)| k
| f (x )| d y dx ≤ | f (x )| log dx < +∞ .
−∞ e y −∞ e
Per il corollario 2.1 la (4.6) si scrive
k +∞ k +∞ 2πkx
g(y) sen(2π x y) sen t
(4.7) d y = −i f (x ) d y dx = −i f (x ) dt dx .
e y −∞ e y −∞ 2πex t
La trasformazione di Fourier in L 1 31
La funzione
ξ
sen t
dt
0 t
è continua in R e
ξ ξ
sen t π sen t π
lim dt = , lim dt = −
ξ →+∞ 0 t 2 ξ →−∞ 0 t 2
pertanto essa è limitata; esiste quindi una costante M > 0 tale che
ξ
sen t
dt ≤ M ∀ξ ∈ R .
t
0
Nella (4.7) si ha, allora
k
g(y) +∞ 2πkx
sen t 2πex
sen t
dt dx ≤ 2M f 1
y
d y = f (x )
t
dt −
t
e −∞ 0 0
e quest’ultima affermazione è in contrasto con la (4.5).
+∞ π 2 y2
+∞ πy 2
F e−ax ; y = e−2πixy e−ax dx = e− e−a(x+i a )
2 2
(4.8) a dx .
−∞ −∞
Il calcolo dell’integrale
+∞ πy 2
e−a(x+i a ) dx
−∞
può effettuarsi usando il teorema di Cauchy-Goursat. Consideriamo la funzione complessa di variabile
complessa e −az ; essa è olomorfa in C. Sia y > 0; applichiamo il teorema di Cauchy-Goursat relativamente
2
all’insieme πy
z ∈ C : | Re z| ≤ R, 0 ≤ Im z ≤ , R > 0.
a
Si ha
R π y/a R πy 2
π y/a
e−ax dx + i e−a(R+it) dt − e−a(x+i a ) e−a(−R+it) dt = 0 .
2 2 2
(4.9) dx − i
−R 0 −R 0
Osservato che
π y/a π y/a
e −a(±R+it)2
dt ≤ e−a R
2
eat dt
2
0 0
e pertanto
π y/a
e−a(±R+it) dt = 0 ,
2
lim
R→+∞ 0
Il teorema seguente raggruppa alcune proprietà della trasformazione di Fourier di immediata dimostra-
zione.
Teorema 4.3. Siano f ∈ L 1 , h ∈ R, A una costante reale diversa da 0. Valgono i seguenti fatti:
i) F f (x + h); y = e2πihy F f (x ); y ;
ii) F e−2πihx f (x ); y = F f (x ); y + h ;
iii) F f (A−1 x ); y = |A|F f (x ); Ay ;
iv) F f (x ); y = F f (x ); −y .
Dimostrazione. Le dimostrazioni di i) e iii) si conseguono mediante semplici cambiamenti della variabile
di integrazione. Dimostriamo ad esempio la i). Si ha
+∞ +∞
F f (x + h); y = e−2πixy f (x + h) dx = e−2πi(t−h)y f (t) dt = e 2πihy F f (x ); y
−∞ −∞
La ii) è ovvia.
La iv) si ottiene nel modo seguente
+∞ +∞ +∞
F f (x ); y = e−2πixy f (x ) dx = e2πixy f (x ) dx = e2πixy f (x ) dx.
−∞ −∞ −∞
Corollario del teorema precedente è il
Teorema 4.4. Sia f ∈ L 1 ed fˆ(y) la sua trasformata di Fourier. Allora
i) se f è pari, allora fˆ è pari; se, inoltre , f è reale, allora anche fˆ è reale;
ii) se f è dispari, allora fˆ è dispari; se, inoltre , f è reale, allora fˆ è puramente immaginaria.
Dimostrazione. i) Sia f (x ) = f (−x ). Allora, considerando nella iii) del teorema 4.3 A = −1 si ha
F f (x ); y = F f (−x ); y = F ( f (x ); −y
cioè fˆ è pari. Se, poi, f è reale per la iv) del teorema 4.3
F f (x ); y = F f (x ); −y = F f (x ); y .
Teorema 4.5. Sia f ∈ L 1 e x n f ∈ L 1 , n intero maggiore od uguale ad uno. Allora la trasformata di Fourier
fˆ(y) è derivabile fino all’ordine n e risulta
dk ˆ
(4.11) f (y) = (−2π i)k (x k f )ˆ(y) , 1≤k ≤n.
d yk
Dimostrazione. Sia n = 1. La (4.11) si dimostra applicando il teorema 2.4 di derivazione sotto segno
integrale, essendo, per ogni y ∈ R
−2πixy
e f (x ) = f (x ) ∈ L 1
∂ −2πixy
e f (x ) = − 2π ix e−2πixy f (x ) = 2π x f (x ) ∈ L 1
∂y
Sia n > 1. Proviamo che, se 1 < k < n, x k f ∈ L 1 . A tale scopo si può usare la diseguaglianza di Hölder.
Infatti,
k/n 1−k/n
k k n
x f (x ) dx = x | f (x )|k/n | f (x )|1−k/n dx ≤ x | f (x )| dx | f (x )| dx .
R R R R
La (4.11) si ottiene, allora, mediante successive applicazioni del teorema di derivazione sotto segno
integrale.
Teorema 4.6. Sia f una funzione localmente assolutamente continua in ] − ∞, +∞[ ed ivi sommabile.
Supponiamo che f sia dotata di derivate fino all’ordine n − 1 e tali derivate siano funzioni localmente
assolutamente continue. f è, allora, dotata di derivata ennesima q.o. in R e si supponga che tutte le
derivate fino all’ordine n incluso siano sommabili. Allora
Dimostrazione. Cominciamo a dimostrare la (4.12) per n = 1. Sia, dunque, f una funzione localmente
assolutamente continua in ] − ∞, +∞[ e, per il teorema 1.1 derivabile quasi ovunque. Siano, inoltre,
f, f ∈ L 1 . Si ha, integrando per parti,
+∞ % &+∞ +∞
−2πixy −2πixy
F f ;y = e f (x ) dx = f (x )e + 2π i e−2πixy f (x ) dx .
−∞ −∞ −∞
Dimostriamo che
La funzione a secondo membro della (4.14), e quindi la funzione f (x ), è dotata di limite finito al tendere di
x a ±∞ per la sommabilità di f . Tale limite è necessariamente 0 essendo la funzione f sommabile. Si ha
lim f (x )e−2πixy = lim | f (x )| = 0
x→±∞ x→±∞
34 Appunti di Analisi Matematica 3
e quindi la (4.13).
Proviamo la (4.12) per n > 1. Applicando successivamente il risultato ottenuto si ha
Osservazione 4.1. Nel teorema 4.6 l’ipotesi che tutte le derivate siano sommabili non è necessaria; invero
dall’ipotesi f, f (n) ∈ L 1 si ottiene f (k) ∈ L 1 per ogni k = 1, 2, . . . , n − 1. Proviamolo. Cominciamo con
il dimostrare che per una funzione f ∈ C ( p) (R), vale la seguente affermazione: fissato t ∈ R esiste un c,
t < c < t + 2 p − 1, tale che
p −1
2
( p)
(4.15) |f (c)| ≤ | f (t + k)| .
k=0
La (4.15) è vera per 1. Infatti, per teorema di Lagrange, esiste un punto c ∈ ]t, t + 1[ per cui
f (t + 1) − f (t) = f (c)
e quindi
| f (c)| ≤ | f (t)| + | f (t + 1)| .
Supponiamo la (4.15) vera per m, 1 < m ≤ p − 1 e proviamola per m + 1. Esistono, allora, c ,
t < c < t + 2m − 1 e c , t + 2m < c < t + 2m+1 − 1 tali che
2
m
−1
(m)
|f (c )| ≤ | f (t + k)|
k=0
2
m
−1
(m)
|f (c )| ≤ | f (t + 2m + k)| .
k=0
Applicando, poi, il teorema di Lagrange alla funzione f m (t) relativamente all’intervallo [c , c ] si ha che
esiste un punto c ∈ ]c , c [ tale che
−1
2m+1
(m+1) (m) (m)
|f (c)| ≤ | f (c )| + | f (c )| ≤ | f (t + k)|
k=0
c
2n−1 −1 t+h
2n−1 −1
(n−1) (n) (n)
(4.16) |f (t)| ≤ |f (τ )| dτ + | f (t + k)| ≤ |f (τ )| dτ + | f (t + k)| .
t k=0 t k=0
La trasformazione di Fourier in L 1 35
F f ∗ g(x ); y = F f (x ); y F g(x ); y .
Enunciamo due teoremi sull’inversione della trasformata di Fourier.
Teorema 4.9. Sia f ∈ L 1 ed anche fˆ ∈ L 1 . Allora
Teorema 4.10. Sia f ∈ L 1 . Sia t ∈ R e siano verificate in esso le ipotesi del teorema di Dirichlet
(teorema 3.8) o del teorema di Jordan (teorema 3.9). Allora vale la seguente formula
f (t − 0) + f (t + 0) T
= v.p. e2πit y fˆ(y) d y = lim e2πit y fˆ(y) d y .
2 R T →+∞ −T
36 Appunti di Analisi Matematica 3
(4.21) F ∗ f ; y = F f ; −y
e pertanto per essa valgono proprietà simili a quelle della trasformata di Fourier. Si ha, ad esempio
f 2 = fˆ2 .
Dimostrazione. Si ha, usando la formula di inversione (4.19), la formula di moltiplicazione relativa alla
trasformata aggiunta e la iv) del teorema 4.3,
Sia f (t) : R → C, f (t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[, f ∈ L 1loc ([0, +∞[). Fissato un s 0 ∈ C, si dirà che f è
trasformabile secondo Laplace in s 0 (L-trasformabile in s0 ) quando
T
lim e−s0 t f (t) dt
T →+∞ 0
−s0 t
esiste finito, o, altrimenti detto, la funzione e f (t) è sommabile in senso improprio in [0, +∞[.
La definizione di trasformata di Laplace non richiederebbe che la funzione sia definita in ] − ∞, 0[.
Tuttavia in vista dell’estensione della definizione alle distribuzioni è opportuno pensare le funzioni prese
in considerazione definite in tutto R e nulle per t < 0. Introdotta, poi, la funzione di Heaviside (gradino)
1 se t ≥ 0
u(t) =
0 se t < 0
scriveremo anche f (t)u(t), con f prolungata in qualche maniera in ] − ∞, 0[.
Nel caso in cui la funzione e −s0 t f (t) ∈ L 1([0, +∞[) diremo che f è assolutamente L-trasformabile in
s0 . Ovviamente se f è assolutamente L-trasformabile in s 0 f è anche L-trasformabile
in s 0 .
∗
Nel seguito ad evitare
confusioni indicheremo con il simbolo l’integrale in senso improprio,
riservando il simbolo all’integrale di Lebesgue.
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni 37
Lemma 5.1. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[), f (t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[, e f L-trasformabile in s 0 ∈ C. Allora f è
L-trasformabile in s ∈ C tale che Re s > Re s 0 .
Dimostrazione. Si deve provare che se Re s > Re s 0
∗ +∞ −st T
e f (t) dt = lim e−st f (t) dt
0 T →+∞ 0
esiste finito.
Introduciamo la funzione
t
0 (t) = e−s0 τ f (τ ) dτ t ∈ R.
0
La funzione 0 è nulla per t ≤ 0 ed è localmente assolutamente continua in quanto funzione integrale
di una funzione localmente sommabile. Inoltre la sua derivata, che esiste quasi ovunque per il teorema di
derivazione di Lebesgue, è uguale quasi ovunque a e −s0 t f (t) (teorema 1.3).
Integrando per parti si ha
T T T
(5.1) e−st f (t) dt = e−(s−s0 )t e−s0 t f (t) dt = e−(s−s0 )t 0 (t) +
0 0 0
T T
+ (s − s0 ) e−(s−s0 )t 0 (t) dt = e −(s−s0 )T 0 (T ) + (s − s0 ) e−(s−s0 )t 0 (t) dt.
0 0
Consideriamo il limite per T → ∞. La funzione 0 (T ) è limitata in quanto continua e convergente per
T → ∞. Si ha −(s−s )T
e 0
0 (T ) ≤ sup |0 | · e−(Re s−Re s0 )T
R
e quindi
lim e−(s−s0 )T 0 (T ) = 0.
T →∞
La funzione e −(Re s−Re s0 )t è, poi, sommabile in [0, +∞[, e quindi anche la funzione e −(s−s0 )t 0 (t) è
sommabile in [0, +∞[ e, considerando il limite per T → ∞ nella (5.1), si ha
∗ +∞ −st +∞
(5.2) e f (t) dt = (s − s 0 ) e−(s−s0 )t 0 (t) dt.
0 0
Lemma 5.2. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[),
f (t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[, e f assolutamente L-trasformabile in s 0 ∈ C.
Allora f è assolutamente L-trasformabile in s ∈ C tale che Re s ≥ Re s 0 .
Dimostrazione. La dimostrazione è conseguenza immediata della maggiorazione
|e−st f (t)| = e −(Re s−Re s0 )t |e−s0 t f (t)| ≤ |e −s0 t f (t)|.
Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[),
f (t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[; consideriamo i seguenti insiemi numerici
I = s ∈ R : f è L-trasformabile in s
I∗ = s ∈ R : f è assolutamente L-trasformabile in s
e poniamo
inf I se I = ∅
=
+∞ se I = ∅
∗ inf I∗ se I∗ = ∅
=
+∞ se I∗ = ∅
∗
e prendono il nome di ascissa di convergenza e ascissa di assoluta convergenza rispettivamente.
Ovviamente ≤ ∗ . Tenendo conto dei lemmi 5.1 e 5.2 e delle proprietà dell’estremo inferiore si dimostra
facilmente il
38 Appunti di Analisi Matematica 3
Teorema 5.1. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[). Allora f (t)u(t) è L-trasformabile (assolutamente L-trasformabile)
nel semipiano Re s > (Re s > ∗ ). f (t)u(t) non è L-trasformabile (assolutamente L-trasformabile) nel
semipiano Re s < (Re s < ∗ ).
Indicheremo la trasformata di Laplace in s con il simbolo L( f )(s).
2
L’insieme I può essere effettivamente vuoto. Si consideri ad esempio la funzione e t u(t); essa non è
mai L-trasformabile.
Osservazione 5.1. Supponiamo che esista t ∗ ≥ 0 tale che la funzione f (t) abbia segno costante per t > t ∗ .
Allora = ∗ . Sia, ad esempio, f ≥ 0 e s > ; si ha
∗ +∞
−st
t∗ ∗ +∞
e f (t) dt = e−st f (t) dt + e−st f (t) dt =
0 0 t∗
t∗ +∞ +∞
= e−st f (t) dt + e−st f (t) dt = e−st f (t) dt
0 t∗ 0
Cominciamo con il determinare l’ascissa di assoluta convergenza; troviamo i numeri s reali tali che la
funzione e −st | f (t)| sia sommabile in [0, +∞[. Si ha
+∞ +∞ per s ≤ 1
−st t
e e dt = 1
per s > 1
0
s−1
L’ascissa di assoluta convergenza è, dunque, 1. Determiniamo l’ascissa di convergenza; cerchiamo i numeri
reali s ≤ 1 tali che esista finito il limite
T
lim e−st f (t) dt .
T →+∞ 0
Consideriamo il limite
log(n+1)
n log(k+1)
n k+1
lim e−st f (t) dt = lim e−st (−1)k et dt = lim (−1)k y −s d y
n→+∞ 0 n→+∞ log k n→+∞ k
k=1 k=1
+∞
n+1
(5.3) (−1)n y −s d y
n=1 n
essa è convergente per s > 0. Infatti è una serie a segni alterni e il valore assoluto del termine generale
tende a zero decrescendo, come è provato dalla diseguaglianza
n+1 n+2
1
y −s d y > > y −s d y .
n (n + 1)s n+1
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni 39
Per s ≤ 0 la serie (5.3) non converge. Proviamo allora che, per s > 0
+∞
∗ +∞
−st
n+1
e f (t) dt = (−1)n y −s d y.
0 n=1 n
Fissato T > 0 sia n il numero intero tale che log(n + 1) ≤ T < log(n + 2), ovviamente lim n = +∞. Si
T →∞
ha '
T log(n+1) T
lim e−st f (t) dt = lim e−st f (t) dt + e−st f (t) dt
T →+∞ 0 T →+∞ 0 log(n+1)
e
T
lim e−st f (t) dt = 0
T →+∞ log(n+1)
essendo
T log(n+2) n+2
1
e −st
f (t) dt ≤ e−(s−1)t dt = y −s d y < .
(n + 1)s
log(n+1) log(n+1) n+1
Osservazione 5.2. Sulla retta Re s = la funzione può essere o meno L-trasformabile. Consideriamo, ad
esempio, la funzione
% & 1
1 √ per t > 0
√ = t
t +
0 per t ≤ 0
L’ascissa
% & di convergenza ed anche di assoluta convergenza (vedi l’osservazione precedente) è 0. La funzione
√1
t
non è L-trasformabile in 0. Proviamo che essa è L-trasformabile in iα, α = 0. Integrando per parti
+
si ha
% −iαt &
T
−iαt 1 e 1 T 1 T
1
(5.4) e √ dt = √ − e−iαt √ dt
1 t −iα t 1 2iα 1
3
t2
e−iα
Consideriamo in (5.4) il limite per T → +∞. Il limite del primo addendo a secondo membro è iα
. Il
limite del secondo addendo esiste finito essendo
−iαt 1
e √ ≤ √1
3 3
t2 t2
da cui la sommabilità della funzione e −iαt √
3 2 nell’intervallo [1, +∞[. Dalle considerazioni precedenti
1
t
segue che
∗ +∞ −iαt 1 1
1 ∗ +∞ −iαt 1
e √ dt = e−iαt √ dt + e √ dt
0 t 0 t 1 t
esiste finito.
Di immediata dimostrazione è il
Teorema 5.2. Siano date le funzioni f 1 , f2 ∈ L 1loc ([0, +∞[), f1 , f2 ≡ 0 in ] − ∞, 0[, L-trasformabili per
Re s > 1 , Re s > 2 rispettivamente. Allora si ha
1
(5.5) L f (ct) (s) = L f (t) (s/c) Re s > c, c > 0
c
(5.6) L eαt f (t) (s) = L f (t) (s − α) Re s > + Re α, α ∈ C
−as
(5.7) L f (t − a)u(t − a) (s) = e L f (t) (s) Re s > , a > 0
T T T −a
lim e−st f (t − a)u(t − a) dt = lim e−st f (t − a) dt = lim e−s(τ +a) f (τ ) dτ =
T →∞ 0 T →∞ a T →∞ 0
T −a
= lim e−sa e−sτ f (τ ) dτ = e −as L f (t) (s)
T →∞ 0
Esercizio 5.1. Determiniamo la trasformata di Laplace della funzione di Heaviside. La funzione è non
negativa, pertanto l’ascissa di convergenza coincide con l’ascissa di assoluta convergenza. Si ha per Re s > 0
+∞ % &+∞
−st e−st 1
e dt = =
0 −s 0 s
e per s = 0
+∞
dt = +∞.
0
Pertanto
1
L u(t) (s) = Re s > 0.
s
Ricordando la (5.6) si ha, poi,
1
L eαt u(t) (s) = Re s > Re α.
s −α
Consideriamo la funzione
eiωt − e−iωt
sen ωt = , ω ∈ C.
2i
Per Re s > max(Re(iω), − Re(iω)) = | Im ω| si ha
1 1 1 1 ω
L sen ωt u(t) (s) = L eiωt u(t) (s) − L eiωt u(t) (s) = − = 2 .
2i 2i s − iω s + iω s + ω2
T
1
(5.8) e(−| Im ω|−Im ω+i Re ω)t − e(−| Im ω|+Im ω−i Re ω)t dt =
2i 0
1 e(−| Im ω|−Im ω+i Re ω)T 1 e(−| Im ω|+Im ω−i Re ω)T
= − − +
2i −| Im ω| − Im ω + i Re ω −| Im ω| − Im ω + i Re ω −| Im ω| + Im ω − i Re ω
'
1
+
−| Im ω| + Im ω − i Re ω
Se Im ω ≥ 0 dalla (5.8) si ottiene
'
T
−| Im ω|t 1 −2 Im ωT ei Re ωT e−i Re ωT 1 1
(5.9) e sen ωt dt = e + − −
0 2i −2 Im ω + i Re ω i Re ω −2 Im ω + i Re ω i Re ω
ed il limite per T → +∞ a secondo membro della (5.9) non esiste. In maniera analoga si ragiona, poi, se
Im ω < 0.
Analogamente si ha
s
L cos ωt u(t) = 2 Re s > | Im ω|.
s + ω2
Il lemma seguente mette in evidenza una proprietà della trasformata di Laplace utile nel seguito.
Dato α, 0 ≤ α < π/2, e s0 ∈ C poniamo
S(s0, α) = s ∈ C : |Arg(s − s 0 )| ≤ α .
Lemma 5.3. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[), f ≡ 0 per t < 0, L-trasformabile per Re s > . Sia s 0 ∈ C,
Re s0 > . Allora
T ∗ +∞
lim e−st f (t) dt = e−st f (t) dt uniformemente in S(s 0, α).
T →+∞ 0 0
Dimostrazione. Dobbiamo far vedere che, fissato ε > 0, esiste un T ε (indipendente da s ∈ S(s 0, α)) tale
che per T > Tε risulti
∗ +∞ T ∗ +∞
(5.10) e −st
f (t) dt − e −st
f (t) dt = e −st
f (t) dt < ε
0 0 T
essa è convergente per t → +∞ e perciò, applicando il criterio di Cauchy, dato ε > 0 esiste T ε > 0 tale
che per t ≥ T > Tε si abbia
t
(5.11) 0 (t) − 0 (T ) = e −s0 τ
f (τ ) dτ < ε cos α
T
42 Appunti di Analisi Matematica 3
Sia s ∈ S(s0, α), s = s0 , allora Re s > Re s0 . Ripetendo il ragionamento del lemma 5.1, ma considerando la
funzione t
T (t) = e−s0 τ f (τ ) dτ T > 0, t ∈ R
T
invece di 0 si perviene alla formula
∗ +∞ +∞
(5.12) e−st f (t) dt = (s − s 0) e−(s−s0 )t T (t) dt
T T
Supposto allora t ≥ T > T ε dalle (5.11), (5.12) si ha
+∞
∗ +∞
e f (t) dt ≤ |s − s0 |ε cos α
−st
e−(Re s−Re s0 )t dt =
T T
e−(Re s−Re s0 )T |s − s0 | 1
= |s − s0 |ε cos α < ε cos α = ε cos α <ε
Re s − Re s0 Re s − Re s0 cos Arg(s − s0 )
Conseguenza del lemma 5.3 sono i due teoremi seguenti
Teorema 5.4. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[), f ≡ 0 per t < 0, L-trasformabile per Re s > . Sia K un compatto
contenuto nel semipiano di convergenza Re s > . Allora
T ∗ +∞ −st
lim e−st f (t) dt = e f (t) dt uniformemente in K .
T →+∞ 0 0
Dimostrazione. Basta determinare s 0 , Re s0 > , α, 0 ≤ α < π/2, tale che K ⊂ S(s0, α) ed applicare il
lemma 5.3.
Teorema 5.5. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[), f ≡ 0 per t < 0, L-trasformabile per Re s > . Siano s 0 ,
Re s0 > , α, 0 ≤ α < π/2. Allora
(5.13) lim L f (s) = 0 .
s→∞
s∈S(s0 ,α)
Essendo, poi,
e− Re s t | f (t)| ≤ | f (t)| ∈ L 1([0, T ])
la (5.14) segue facilmente applicando il teorema di Lebesgue sul passaggio al limite sotto segno integrale.
Un altro teorema relativo al comportamento al limite per s → ∞ di una trasformata di Laplace è il
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni 43
Teorema 5.6. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[), f ≡ 0 per t < 0, L-trasformabile per Re s > . Sia σ > ; detto
σ il semipiano definito da Re s ≥ σ , si ha
L f (s)
(5.15) lim =0
s→∞
s∈σ
s
Ci proponiamo ora di studiare la natura delle funzioni definite come trasformate di Laplace. Comincia-
mo con il dimostrare il seguente lemma
Lemma 5.4. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[). La funzione
T
(5.16) F(s) = e−st f (t) dt s∈C
0
È, allora, possibile applicare il teorema 2.4 di derivazione sotto segno integrale ottenendo
∂F T
=− e−st t f (t) dt s ∈ B(s ∗, 1)
∂x 0
∂F T
= −i e−st t f (t) dt s ∈ B(s ∗, 1)
∂y 0
e la convergenza sia uniforme al variare di s in un qualsiasi insieme chiuso e limitato contenuto in . Allora
h(s) è olomorfa e
lim Dsk H (s; λ) = h (k) (s) k ∈ N .
λ→λ0
Posto
T
H (s; T ) = e−st f (t) dt
0
La funzione H (s; T ) è intera ed in particolare olomorfa per Re s > e per il teorema 5.4 la convergenza
in (5.19) è uniforme in ogni compatto contenuto nel semipiano di convergenza. La funzione L f (s) è,
allora, olomorfa per il teorema di Weierstrass. Per lo stesso teorema di Weierstrass si ha poi
T
D n L f (s) = lim Ds(n) H (s; T ) = lim (−1)n e−st t n f (t) dt = (−1) n L t n f (s).
T →+∞ T →+∞ 0
Osservazione 5.3. La (5.18) stabilisce che nel semipiano Re s > la funzione t n f (t) è L-trasformabile e
la sua trasformata vale (−1)n D n L t n f (s). D’altra parte tale trasformata non può esistere in un semipiano
più ampio, perché dove non converge l’integrale
∗ +∞
e−st f (t) dt
0
Tale affermazione può essere provata applicando il seguente secondo teorema della media
Sia ϕ(t) una funzione sommabile in [a, b], a > 0. Allora esiste in [a, b] un punto ξ tale che
b ξ b
1 1 1
ϕ(t) dt = ϕ(t) dt + ϕ(t) dt .
a t a a b ξ
e quindi il limite
T
∗
lim e−s t f (t) dt
T →+∞ 0
Esercizio 5.3. Sia f (t) una funzione periodica di periodo l > 0; supponiamo, inoltre, che la funzione f (t)
non sia quasi ovunque nulla. Sia f ∈ L 1 (0, l), pertanto la funzione f (t)u(t) ∈ L 1loc (R). Determiniamo,
quindi, la trasformata di Laplace della funzione f (t)u(t). Cominciamo con il determinare l’ascissa di
assoluta convergenza. Si ha per s ∈ R
+∞ nl
n−1 (k+1)l
−st −st
(5.22) e | f (t)| dt = lim e | f (t)| dt = lim e−st | f (t)| dt .
0 n→+∞ 0 n→+∞ kl
k=0
La serie in (5.23) è una serie geometrica di ragione e −sl , convergente solo se s > 0. L’ascissa di assoluta
convergenza è, quindi, 0. Proviamo che 0 è anche l’ascissa di convergenza. Proviamo, infatti, che la
funzione f (t)u(t) non è L-trasformabile in s = 0, cioè che non esiste finito il limite
T
lim f (t) dt .
T →+∞ 0
Osserviamo che
nl l
lim f (t) dt = lim n f (τ ) dτ
n→∞ 0 n→∞ 0
Pertanto, se
l
f (τ ) dτ = 0
0
si ha
nl
lim f (t) dt = ∞
n→∞ 0
ed anche
T
lim f (t) dt = ∞.
T →∞ 0
Se
l
f (τ ) dτ = 0
0
ovviamente
nl
(5.24) lim f (t) dt = 0.
n→∞ 0
altrimenti si avrebbe
t
f (τ ) dτ = 0 ∀ t ∈ [0, l]
0
e derivando f (t) = 0 quasi ovunque, contro quanto supposto.
Si ha, allora,
l ∗ +nl nl nl+l ∗ ' l∗
(5.25) lim f (t) dt = lim f (t) dt + f (t) dt = f (t) dt = 0
n→∞ 0 n→∞ 0 nl 0
Applicando il teorema di Fubini si può, allora, dire che per quasi tutte le t ∈ [0, T ] esiste finito l’integrale
t
f (t − τ )g(τ ) dτ
0
Teorema 5.9. Siano f (t) ∈ L 1([0, +∞[), g(t) ∈ L 1loc([0, +∞[), f (t) = g(t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[; sia inoltre
∗ +∞
g(t) dt
0
finito. Allora si ha
∗ +∞ +∞ ∗ +∞
f (t)g(t) dt = f (t) dt g(t) dt.
0 0 0
Dimostrazione. La dimostrazione è una conseguenza immediata del teorema 5.9 e della osservazione che
Esaminiamo, ora, alcune conseguenze del teorema 5.10 che forniscono importanti proprietà della
trasformazione di Laplace.
Teorema 5.11. Sia f (t) ∈ L 1loc ([0, +∞[), f (t) ≡ 0 in ] − ∞, 0[, f L-trasformabile nel semipiano
Re s > . Allora la funzione
t
f (τ ) dτ
0
Dimostrazione. Si ha infatti
t
f (τ ) dτ = f ∗ u(t)
0
è limitata.
Posto
t
0 (t) = e−s0 τ f (τ ) dτ
0
si ha, come nella (5.1),
t t t
−s0 t
e f (τ ) dτ = e−s0 t es0 τ e−s0 τ f (τ ) dτ = e−s0 t es0 t 0 (t) − s0 es0 τ 0 (τ ) dτ ≤
0 0 0
t
≤ sup 0 (t) + e−s0 t s0 sup 0 (t) es0 τ dτ ≤ 2 sup 0 (t).
R R 0 R
t
Osservazione 5.4. L’ascissa di convergenza della trasformata di Laplace della funzione 0 f (τ ) dτ può
essere minore del max(0, ) come mostra il seguente esempio. Consideriamo la funzione
L’ascissa di convergenza della trasformata della f (t) è 0. Infatti se s > 0 si ha, integrando per parti,
T eT +∞
−st t cos x sen x
lim e e cos e dt = lim
t
dx = − sen 1 − dx .
T →∞ 0 T →∞ 1 xs 1 x s+1
Si ha, poi,
t
eτ cos eτ dτ = sen e t
0
e l’ascissa di convergenza della trasfomata della funzione sen e t è −1. Infatti per s > −1 si ha
T eT +∞
sen x sen x
lim e−st sen et dt = lim dx = cos 1 + dx .
T →∞ 0 T →∞ 1 x s+1 1 x s+2
Teorema 5.12. Sia f (t) una funzione localmente assolutamente continua in [0, +∞[, nulla per t < 0.
Se la sua derivata D f (t) è L-trasformabile nel semipiano Re s > , allora f (t) è assolutamente L-
trasformabile almeno nel semipiano Re s > max(0, ) e si ha
Osservato che la funzione f (0+)u(t) è assolutamente L-trasformabile per Re s > 0, la tesi è una
conseguenza immediata del teorema 5.11.
Il teorema 5.12 può essere ripetutamente applicato ottenendo
50 Appunti di Analisi Matematica 3
Teorema 5.13. Se la funzione f (t), nulla per t < 0, è dotata di derivata di ordine n − 1 localmente
assolutamente continua in [0, +∞[ e se la sua derivata n-esima è L-trasformabile nel semipiano Re s > ,
allora f (t) è assolutamente L-trasformabile almeno nel semipiano Re s > max(0, ) e si ha
(5.31) L D n f (t) = s n L f (t) − s n−1 f (0+) − s n−2 D f (0+) − · · · − s D n−2 f (0+) − D n−1 f (0+)
Osserviamo che per il teorema 5.5 dalla (5.30) si deduce, nelle ipotesi che ne assicurano la validità,
Tale proprietà vale sotto ipotesi più generali come precisato dal seguente
Teorema 5.14. (Teorema del valore iniziale). Sia f (t) ∈ L 1loc ([0, +∞[), nulla per t < 0, L-trasformabile
nel semipiano Re s > . Sia α > 0; se esiste finito il limite
f (t)
lim
t→0+ t α−1
Teorema 5.15. (Teorema del valore finale). Sia f (t) ∈ L 1loc ([0, +∞[), nulla per t < 0, e tale che esista
finito il limite
f (t)
lim α > 0.
t→+∞ t α−1
Allora per t abbastanza grande la funzione t α−1 è una maggiorante della funzione f (t), pertanto la funzione
f (t) è assolutamente L-trasformabile per Re s > 0 ed esiste finito il limite
s α L( f )(s)
lim
s→0+ (α)
Osservazione 5.5. I risultati espressi, dai teoremi 5.14 e 5.15 non sono invertibili. Si consideri ad esempio
la funzione sen t u(t). Per essa si ha
s
lim sL(sen t u(t)) = lim =0
s→0+ s→0+ s 2 + 1
Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[) f (t) ≡ 0 per t < 0 e supponiamo che f sia assolutamente L-trasformabile per
Re s > . Allora posto s = x + iy
+∞
y
L f (x + iy) = e−iyt e−xt f (t) dt = F e−xt f (t) , x >
0 2π
f (t − 0) + f (t + 0) 1
(5.32) e −xt = v.p. e2πitτ e−xt f ((τ ) dτ = v.p. eit y L f (x + iy) d y
2 R 2π R
f (t − 0) + f (t + 0) 1
(5.33) = v.p. e(x+iy)t L f (x + iy) d y =
2 2π R
x+i R x+i∞
1 1
= lim e L f (s) ds = v.p.
st
est L f (s) ds
R→+∞ 2π i 2π i
x−i R x−i∞
La formula (5.33) permette di ricostruire la funzione f mediante la sua trasformata di Laplace se essa
è assolutamente L-trasformabile e sono verificate le ipotesi del teorema 4.10. È possibile stabilire una
formula simile in ipotesi più generali. Si consideri la funzione integrale
t
f (τ ) dτ
0
essa è a variazione limitata in ogni intervallo compatto e assolutamente L-trasformabile (teorema 5.11) per
Re s > max(0, ) e quindi per la (5.33)
t
1
x+i∞
t 1
x+i∞
L f (s)
f (τ ) dτ = v.p. st
e L f (τ ) dτ (s) ds = v.p. est ds
0 2π i 0 2π i s
x−i∞ x−i∞
da cui
x+i∞
d 1 L f (s)
(5.34) f (t) = v.p. est ds q.o. in R
dt 2π i s
x−i∞
L f (s) = L g (s).
P(s)
P(s), Q(s) polinomi di grado m, n rispettivamente e m < n
Q(s)
Infatti si ha, detti α j , j = 1, . . . , r , gli zeri di Q(s) di molteplicità n j rispettivamente (n 1 +n 2 +· · ·+nr = n),
P(s)
r nj
Aj p
(5.35) =
Q(s) (s − αj ) p
j=1 p=1
e quindi
P(s)
r
nj
Aj p
(5.36) L−1 (t) = t p−1 eαj t u(t)
Q(s) ( p − 1)!
j=1 p=1
1 P(s)
Aj p = lim D nj − p (s − αj )nj j = 1, . . . , r, p = 1, . . . , n j
(n j − p)! s→αj Q(s)
P(s) s − αj P(αj )
Aj1 = lim (s − αj ) = lim P(s) = j = 1, . . . , n
s→αj Q(s) s→αj Q(s) − Q(α j ) Q (αj )
converga. Allora
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle funzioni 53
a) la serie
+∞
L fn (s)
n=0
Dimostrazione. Per Re s ≥ x 0 si ha
+∞
L fn (s) ≤ e−x0 t fn (t) dt
0
n
ϕn (t) = e−x0 t | fk (t)|.
k=0
Si ha
0 ≤ ϕn (t) ≤ ϕn+1 (t)
e quindi il limite
lim ϕn (t) = ϕ(t)
n→∞
esiste per t ∈ R, potendo essere +∞. La convergenza della serie in (5.37) implica che
+∞
lim ϕn (t) dt
n→∞ 0
Ne segue che la funzione ϕ(t) è sommabile in [0, +∞[ e, quindi, deve essere quasi ovunque finita. Questo
fatto implica che, essendo
+∞
ϕ(t) = e−x0 t | fn (t)| ,
n=0
la serie
+∞
| fn (t)|
n=0
54 Appunti di Analisi Matematica 3
converge per quasi tutte le t ∈ R. La b) è dunque provata. Proviamo, infine, la c). Fissato s tale che
Re s ≥ x 0 , consideriamo la successione
+∞
n '
−st
e fk (t) dt .
0 k=0
Si ha
n
−st
lim e fk (t) = e−st f (t) q.o. in [0, +∞[
n→∞
k=0
e
−st
n
n
e f (t) ≤ e−x0 t | fk (t)| = ϕn (t) ≤ ϕ(t).
k
k=0 k=0
È allora possibile applicare il teorema di Lebesgue di passaggio al limite sotto segno integrale ottenendo
+∞
n ∞
+∞
lim e−st fk (t) dt = L fn (s) = e−st f (t) dt = L f (s)
n→∞ 0 0
k=0 n=0
e cioè la c).
6. Distribuzioni.
Consideriamo la funzione α ε (t) = εα(εt), ε > 0, o più in generale la funzione α ε,h (t) = εα(ε(t − h)),
h ∈ R. Essa appartiene a D il suo supporto è l’intervallo [h − 1/ε, h + 1/ε] e si ha ancora
+∞
αε,h (t) dt = 1.
−∞
In altri termini dato un qualunque intervallo chiuso e limitato [ρ, ρ 1] è possibile costruire una funzione di
D− tale che sia nulla per t ≤ ρ, valga 1 per t ≥ ρ 1 e cresca tra 0 e 1 nell’intervallo [ρ, ρ 1 ]; basta, infatti,
porre nell’esempio precedente h = (ρ + ρ 1 )/2 e ε = 2/(ρ1 − ρ).
Ossevazione 6.1. Si osservi che per le funzioni ϕ ∈ S si ha che per p, r, k ∈ N 0 esiste una costante M
(dipendente da p, r, k) tale che
(1 + |t| p )ϕ (k) (t) ≤ M .
1 + |t|r
La suddetta diseguaglianza implica la sommabilità della funzione |t| p ϕ (k) qualunque siano p, k ∈ N 0 .
Dalla definizione di convergenza in S segue che se ϕ n → ϕ per p, r, k ∈ N0 e per ogni ε > 0 esiste un
S
indice ν tale per n > ν
ε
(1 + |t| p )(ϕ (k) (t) − ϕ (k) (t)) < ∀t ∈ R .
n
1 + |t|r
Indicheremo con S− lo spazio delle funzioni di C tali che lim t p ϕ (k) (t) = 0 per ogni p, k ∈ N 0 .
t→+∞
Lo spazio E.
È lo spazio C ∞ delle funzioni indefinitamente differenziabili in R con la seguente definizione di
convergenza. Date le funzioni ϕ n , n ∈ N, e ϕ ∈ C ∞ , diremo che ϕn converge ad ϕ nel senso di E e
scriveremo ϕn → ϕ se per ogni intervallo chiuso e limitato I ed ogni k ∈ N 0 , ϕn(k) (t) → (k)
→ ϕ in I .
E
56 Appunti di Analisi Matematica 3
l’uniforme convergenza di t p ϕn(k) (t) ad t p ϕ (k) (t) in [a, b] segue dall’uniforme convergenza di ϕ n(k) (t) a
ϕ (k) (t).
L’implicazione ϕ n → ϕ ⇒ ϕn → ϕ è, poi, ovvia; basta osservare che ϕ n(k) (t) → (k)
→ ϕ (t) in R.
S E
Dimostriamo la ii). Sia g ∈ S e sia ψ una funzione non negativa appartenente a C ∞ tale che (vedi
l’esempio 6.3)
1 se |t| ≤ 1
ψ(t) = 0 se |t| ≥ 2
≤1 altrove
Poniamo, per n ∈ N t
ψn (t) = ψ g(t)
n
(k)
Ovviamente ψn ∈ D. Proviamo che ψn → g e cioè che la successione t p ψn (t) − g(t) converge
S
uniformemente a zero in R, ∀ p, k ∈ N0 . Proviamolo ad esempio per k = 0. Per σ > 0 sia δ > 0 tale che,
se |t| > δ, |t p g(t)| < σ . Se n > δ risulta
p
t ψn (t) − t p g(t) = |t p g(t)| ψ t − 1 = 0 se |t| ≤ δ
n
e
p
t ψn (t) − t p g(t) = |t p g(t)| ψ t − 1 ≤ |t p g(t)| < σ se |t| > δ .
n
In maniera analoga si procede, poi, per k = 0.
Distribuzioni 57
(k)
Proviamo che se g ∈ E si ha ψn → g e cioè che la successione ψn (t) − g(t) converge
E
uniformemente a zero in ogni intervallo chiuso e limitato I . A tal uopo basta osservare che, se ν ∈ N e
(k)
I ⊆ [−ν, ν], per n > ν e t ∈ I si ha ovviamente ψn (t) − g(t) = 0.
Siamo adesso in grado di introdurre il concetto di distribuzione.
Lo spazio D o spazio delle distribuzioni.
È lo spazio dei funzionali lineari e continui su D, lo spazio, cioè, delle applicazioni T : D → C tali
che
T (λ1 ϕ1 + λ2 ϕ2 ) = λ1 T (ϕ1 ) + λ2 T (ϕ2 ) ∀ λ1 , λ2 ∈ C, ∀ ϕ1 , ϕ2 ∈ D
e
ϕn → ϕ ⇒ T (ϕn ) → T (ϕ) .
D
Nel seguito useremo il simbolo T , ϕ per indicare il valore del funzionale T sull’elemento ϕ.
Diamo un esempio importante di distribuzione. Sia f ∈ L 1loc e poniamo
(6.1) T f , ϕ := f (t)ϕ(t) dt ϕ ∈ D.
R
e quindi ricordando che i supporti di ϕ n e di ϕ sono contenuti in uno stesso intervallo [a, b]
b b
lim f (t)ϕn (t) dt = f (t)ϕ(t) dt .
n→∞ a a
Applichiamo il teorema di Lebesgue sul passaggio al limite sotto segno integrale. Ovviamente f (t)ϕ n (t) →
f (t)ϕ(t) q.o. in R. Si ha, poi, ϕ n (t) →
→ ϕ(t) in R, e quindi fissato ε > 0 esiste un indice ν tale che per
n > ν si ha
min ϕ − ε ≤ ϕ(t) − ε < ϕn (t) < ϕ(t) + ε ≤ max ϕ + ε ∀ t ∈ R .
R R
Pertanto esiste una costante L > 0 tale che |ϕ n (t)| ≤ L in R per ogni n ∈ N; le funzioni ϕ n sono, quindi,
equilimitate. Si ha, allora,
| f (t)ϕn (t)| ≤ L| f (t)| in [a, b]
e la funzione f (t) è sommabile in [a, b].
La distribuzione definita da (6.1) prende il nome di distribuzione funzione. Vale il seguente
Teorema 6.2. Siano f, g ∈ L 1loc e T f , Tg le distribuzioni ad esse associate. Il fatto T f = Tg implica f = g
q.o. in R.
Grazie al teorema 6.2 potremo porre T f = f , identificare, cioè una funzione localmente sommabile
con la distribuzione da essa individuata.
L’insieme delle distribuzioni funzioni non esaurisce l’insieme delle distribuzioni, come provato dal seguente
esempio.
58 Appunti di Analisi Matematica 3
Poniamo nella (6.3) ϕ(t) = nα(nt), essendo α(t) la funzione dell’esempio 6.1. Si ha
1
(6.4) fδ (t)α(nt) dt = fδ (t)α(nt) dt = ρe −1 .
R −1
Si osservi che
0 se t =
0
lim α(nt) =
n→∞ ρe−1 se t = 0
e che
| fδ (t)α(nt)| ≤ ρe −1| fδ (t)| ∈ L 1 [−1, 1] .
Passando al limite per n → ∞ nella (6.4) si ha l’assurdo 0 = ρe −1 .
Lo spazio D si può rendere lineare con le posizioni:
– date T1, T2 ∈ D diremo somma T1 + T2 la distribuzione definita da
T1 + T2, ϕ := T1, ϕ + T2, ϕ ϕ∈D
– date T ∈ D e λ ∈ C diremo prodotto λT la distribuzione definita da
λT , ϕ := λ T , ϕ ϕ ∈ D.
Diremo che una successione di distribuzioni {T n } converge ad una distribuzione T nel senso delle
distribuzioni e scriveremo T n → T quando
D
lim Tn , ϕ = T , ϕ ∀ ϕ ∈ D .
n→∞
∞
Diremo che la serie di distribuzioni Tn ha per somma T nel senso delle distribuzioni quando
n=1
n
Tk → T .
D
k=1
Allora la posizione
T , ϕ := lim Tn , ϕ ϕ ∈ D
n→∞
∞
Segue il risultato analogo per le serie: se la serie Tn , ϕ converge per ogni ϕ ∈ D allora la serie
n=1
∞
∞
Tn ha per somma la distribuzione T nel senso di D e T , ϕ = Tn , ϕ .
n=1 n=1
Le funzioni di D sono ovviamente sommabili in R, esse individuano pertanto delle distribuzioni
funzioni. Si ha, quindi, l’inclusione D ⊂ D . Il seguente teorema afferma il fatto che l’insieme D è
denso in D .
Teorema 6.4. Per ogni T ∈ D esiste una successione {ϕ n } di elementi di D tale che ϕ n → T .
D
Esercizio 6.1. Si ha αn → δ, essendo αn (t) la funzione di D definita nell’esempio 6.1. Si deve provare
D
che
lim αn , ϕ = nα(nt)ϕ(t) dt = δ, ϕ = ϕ(0), ∀ϕ ∈ D
n→∞ R
e quindi, ricordando che R αn (t) dt = 1,
τ
lim nα(nt) ϕ(t) − ϕ(0) dt = lim α(τ ) ϕ( ) − ϕ(0) dτ = 0 .
n→∞ R n→∞ R n
Più generalmente con lo stesso procedimento si può provare che se f (t) è una funzione sommabile in
R si ha
n f (nt) → f (t) dt · δ
D R
Le distribuzioni misure possono essere prolungate a tutto C 00 . Si può provare, infatti, che data una funzione
ψ ∈ C00 esiste una successione {ϕ n } di elementi di D tale che ϕ n → ψ e se T è una distribuzione misura la
D0
successione numerica T , ϕn è convergente e il limite dipende solo da T e da ψ e non dalla scelta della
successione {ϕ n }. Ciò premesso, se T è una distribuzione misura e ψ ∈ C 00 poniamo
T , ψ := lim T , ϕn
n→∞
Esercizio 6.2. La δ di Dirac è una distribuzione misura. Infatti se {ϕ n } è una successione di elementi di D,
ϕn → 0 si ha
D0
lim δ, ϕn = lim ϕn (0) = 0 .
n→∞ n→∞
Esistono distribuzioni che non sono distribuzioni misure come provato dal successivo esempio 6.6
Altre definizioni sono:
sia T ∈ D
– se γ (t) ∈ C ∞ definiremo prodotto γ T la distribuzione
γ T , ϕ := T , γ ϕ , ∀ ϕ ∈ D
– T si dirà pari se
T , ϕ(t) = T , ϕ(−t) , ∀ϕ ∈ D
– T si dirà dispari se
T , ϕ(t) = − T , ϕ(−t) , ∀ϕ ∈ D
– se h ∈ R definiremo traslata di T la distribuzione T (h) definita da
T(h), ϕ := T , ϕ(t + h) , ∀ ϕ ∈ D
cδ è quindi soluzione di (6.8). Siano, poi, T una soluzione di (6.8) e ζ (t) ∈ D, ζ (0) = 1. Per ϕ(t) ∈ D
poniamo
ϕ(t) − ϕ(0)ζ (t)
se t = 0
(6.9) ψ(t) = t
ϕ (0) − ϕ(0)ζ (0) se t = 0
e l’ultima formula vale anche per t = 0. Applicando il teorema di derivazione sotto segno integrale si ottiene
l’appartenenza di ψ(t) a D. Dalla (6.9) si ottiene
Si dice allora che T è nulla su . Si può dimostrare che se T ∈ D l’unione T di tutti gli aperti su cui
essa è nulla è un aperto su cui T è nulla. Si definisce supporto di T , supp T , l’insieme chiuso R \ T .
Definiamo la derivata di una distribuzione. Sia T ∈ D . Poniamo
(6.10) T , ϕ := − T , Dϕ ∀ ϕ ∈ D
T , ϕn = − T , Dϕn → − T , Dϕ = T , ϕ
Essa è una distribuzione in quanto funzione localmente sommabile. Determiniamone la derivata distribu-
zionale. Si ha
+∞
u , ϕ = − u, ϕ = − u(t)ϕ (t) dt = − ϕ (t) dt = ϕ(0) = δ, ϕ , ∀ϕ ∈ D .
R 0
La derivata nel senso delle distribuzioni della distribuzione funzione u è la distribuzione δ che non è una
distribuzione funzione. Si osservi che la derivata ordinaria della funzione u(t) è
0 se t = 0
Du(t) =
non esiste se t = 0
e pertanto la regola
(γ T ) = γ T + γ T .
Sia data la successione di distribuzioni Tn e Tn → T allora Tn → T . Infatti
D D
Tn , ϕ = − Tn , ϕ → − T , ϕ = T , ϕ ∀ ϕ ∈ D .
Esempio 6.6. Le derivate della δ non sono distribuzioni misure. Ad esempio consideriamo δ ; se fosse una
distribuzione misura si dovrebbe avere
(6.11) lim δ , ϕn = − lim ϕn (0) = 0
n→∞ n→∞
2
supp ϕ n ⊆ [−2, 2] e |tw(nt)| ≤
n
Lo spazio S .
È lo spazio dei funzionali lineari e continui su S, e cioè delle applicazioni U : S → C tali che
e
ϕn → ϕ ⇒ U (ϕn ) → U (ϕ) .
S
ϕn → ϕ ⇒ U (ϕn ) → U (ϕ) ,
D
e quindi U ∈ D .
Le distribuzioni di S vengono usualmente chiamate distribuzioni temperate.
Consideriamo due importanti casi di distribuzioni funzioni appartenenti a S .
Un primo esempio è dato da una funzione f (t) per cui esistano p ≥ 1, r ∈ N 0 tale f (t)/(1+|t|r ) ∈ L p .
Poniamo
(6.12) f, ϕ := f (t)ϕ(t) dt ϕ ∈ S.
R
La (6.12) definisce una distribuzione temperata. La funzione f (t)ϕ(t) è sommabile, infatti, applicando la
diseguaglianza di Hölder e ricordando l’osservazione 6.1, si ha
| f (t)| f
| f (t)||ϕ(t)| dt =
(1 + |t| )|ϕ(t)| dt ≤
r (1 + |t|r )ϕ (1/ p + 1/ p = 1)
R 1 + |t| 1 + |t| p
r r p
R
64 Appunti di Analisi Matematica 3
L’applicazione definita in (6.12) è, poi, lineare. Proviamo che è continua in S. Sia ϕ n → ϕ si ha
S
| f (t)|
(6.13) f (t)ϕn (t) dt − f (t)ϕ(t) dt ≤ (1 + |t|r )|ϕn (t) − ϕ(t)| dt ≤
R R R 1 + |t|
r
f
≤ (1 + |t|r )(ϕn − ϕ) (1/ p + 1/ p = 1)
1 + |t|r p p
e, sempre per l’osservazione 6.1, fissato ε > 0 esiste ν tale che per n > ν
1/ p
dt
(1 + |t|r )(ϕn − ϕ) ≤ ε .
p
R (1 + |t|2 ) p
Ne segue
lim (1 + |t|r )(ϕn − ϕ) p = 0
n→∞
e dalla (6.13)
lim f (t)ϕn (t) dt = f (t)ϕ(t) dt ∀ ϕ ∈ S.
n→∞ R R
Un secondo esempio è dato da una funzione a crescenza lenta e cioè una funzione f (t) tale che esistano
una costante M > 0 ed un p ∈ N 0 e | f (t)| ≤ M 1+|t| p . Anche in questo caso la posizione (6.12) definisce
una distribuzione temperata. La funzione f (t)ϕ(t) è sommabile. Infatti
e, se ϕn → ϕ,
S
f (t)ϕn (t) dt − f (t)ϕ(t) dt ≤ M (1 + |t| p )|ϕn (t) − ϕ(t)| dt
R R R
Le funzioni a crescenza lenta in qualche modo caratterizzano l’insieme delle distribuzioni temperate; vale,
infatti, il teorema
Teorema 6.7. Sia T ∈ S . Allora o T è individuata da una funzione a crescenza lenta oppure esiste una
funzione a crescenza lenta f ed un numero intero n tale che T è la derivata distribuzionale ennesima di f .
Dal teorema precedente è evidente che la funzione e t individua una distribuzione che non appartiene
ad S .
Osservazione 6.3. Si osservi che se T ∈ S e γ (t) ∈ C ∞ il prodotto γ T ∈ S se γ (t)ϕ(t) ∈ S per ogni ϕ ∈ S.
Ciò avviene, ad esempio, se γ (t) è un polinomio oppure e αit con α ∈ R.
Si osservi, inoltre, che se T ∈ S la definizione di derivata distribuzionale (6.10) può essere prolungata a
tutto S, ed essendo D denso in S tale prolungamento è unico; pertanto potremo dire che T appartiene a S .
Distribuzioni 65
Esempio 6.7. Consideriamo la funzione log |t|; essa è una funzione localmente sommabile in R e quindi
individua una distribuzione funzione. Proviamo che tale distribuzione è una distribuzione temperata. La
funzione log |t| non è sommabile in R ma log |t|/(1 + t 2 ) ∈ L 1 . Quindi log |t| individua una distribuzione
di S . Consideriamone la derivata distribuzionale, essa apparterrà a S . Poniamo
1
log |t| := v.p.
t
1
v.p. , ϕ = log |t| , ϕ = − log |t|, ϕ = − log |t| ϕ (t) dt =
t R
−ε +∞ '
= − lim log |t| ϕ (t) dt + log |t| ϕ (t) dt =
ε→0 −∞ ε
'
ϕ(t) ϕ(t)
= lim log ε ϕ(ε) − ϕ(−ε) + dt = v.p. dt
ε→0 |t|>ε t R t
Lo spazio E
È lo spazio dei funzionali lineari e continui su E, e cioè delle applicazioni U : E → C tali che
e
ϕn → ϕ ⇒ U (ϕn ) → U (ϕ) .
E
E ⊂→S ⊂→D .
Sia T ∈ D una distribuzione a supporto compatto. Proviamo che T si può prolungare su E ottenendo
un funzionale lineare e continuo su E. Siano [h, k] e [h 1 , k1 ] due intervalli tali che supp T ⊆ [h, k] e
66 Appunti di Analisi Matematica 3
supp T ⊆ [h 1 , k1 ]. Siano, poi, γ (t) e γ1 (t) funzioni come nell’esempio 6.3 che siano 1 rispettivamente in
[h, k] e in [h 1 , k1 ]. Si ha
T , γ ψ = T , γ1ψ ∀ ψ ∈ E
Infatti γ ψ, γ1 ψ ∈ D e supp (γ − γ1 )ψ ⊆ R \ supp T e pertanto
T , ψ(γ − γ1 = 0 .
essendo γ (t) una funzione come nell’esempio 6.3 che sia 1 su un intervallo compatto contenente il supporto
di T . La posizione (6.14) definisce, allora, un funzionale lineare su E. Esso è continuo. Infatti si ha
ψn → ψ ⇒ γ ψn → γ ψ
E D
e quindi
ψn → ψ ⇒ T , ψn → T , ψ .
E
Vale anche il viceversa del risultato precedente come precisato dal teorema
Teorema 6.9. Il sottoinsieme di D costituito dalle distribuzioni a supporto compatto si può identificare
con E .
Esercizio 6.6. Il supporto della delta di Dirac è costituito dal solo zero; quindi δ ∈ E . Si ha, allora, per
ψ ∈ E e γ (t) funzione come nell’esempio 6.3 con h < 0 < k
δ, ψ = δ, γ (t)ψ(t) = γ (0)ψ(0) = ψ(0)
Nel seguito indicheremo con S t lo spazio delle funzioni di variabile t appartenenti ad S e con S t lo
spazio dei funzionali lineari e continui su S t . Premettiamo il
Teorema 7.1. La trasformata di Fourier definita dalla (4.1) è una applicazione F : S t → S y lineare,
iniettiva e sequenzialmente continua. Si ha inoltre F (S t ) = S y .
Dimostrazione. Sia ϕ ∈ S t , proviamo che la sua trasformata di Fourier ϕ̂ ∈ S y . Siano p, k ∈ N0 , per i
teoremi 4.5 e 4.6 si ha
y p D k ϕ̂(y) = (−2π i)k (2π i)− p F D p (t k ϕ(t)); y
e per il teorema di Riemann-Lebesgue
lim y p D k ϕ̂(y) = 0
y→∞
e quindi ϕ̂ ∈ S y .
La trasformata di Fourier nell’ambito delle distribuzioni 67
L’applicazione F è iniettiva in quanto se ϕ 1 , ϕ2 ∈ St e ϕ̂1 = ϕ̂2 allora per il teorema 4.9 ϕ 1 = ϕ2 q.o. in R e
quindi ϕ 1 = ϕ2 in R essendo ϕ 1, ϕ2 continue.
Proviamo che
ϕn → ϕ ⇒ ϕ̂n → ϕ̂
St Sy
e cioè
uniformemente in R. Per l’osservazione 6.1 fissato ε > 0 esiste un indice ν tale che per n > ν
p k ε
D (t (ϕn (t) − ϕ(t)) < ∀ t ∈ R.
1 + t2
−2πit y p k dt
F D p (t k (ϕn − ϕ)); y ≤ e D (t (ϕn (t) − ϕ(t))) dt < ε = πε .
R R 1 + t2
ϕ(t) = F ∗ ψ(y); t
F ( f ), ϕ(y) = f, ϕ̂(t) = f (t)ϕ̂(t) dt = fˆ(y)ϕ(y) d y = fˆ, ϕ ∀ ϕ ∈ S y .
R R
Esercizio 7.1. δ ∈ S essendo la derivata distribuzionale della funzione di Heaviside, funzione a crescenza
lenta. Determiniamo F (δ). Si ha
F (δ), ϕ(y) = δ, ϕ̂(t) = ϕ̂(0) = ϕ(y) d y = 1, ϕ(y)
R
e pertanto F (δ) = 1.
Dalla definizione di trasformata di Fourier e dalle analoghe proprietà relative alla trasformata di Fourier
in L 1 seguono le proprietà raggruppate nel seguente teorema
68 Appunti di Analisi Matematica 3
Esercizio 7.2. La funzione sen ωt , ω ∈ R, è una funzione a crescenza lenta in quanto limitata; determinia-
mone la trasformata di Fourier. Si ha, per la ii) del teorema 7.2,
1 1 ω ω
F (sen ωt) = F eiωt − F e−iωt = δ y− −δ y+ .
2i 2i 2π 2π
In maniera analoga si ha
1 ω ω
F (cos ωt) = δ y− +δ y + .
2 2π 2π
1
Verifichiamo che la distribuzione v.p. è soluzione di (7.2). Si ha
π iy
1 1 yϕ(y) 1 1
y v.p. ,ϕ = v.p. dy = ϕ(y) d y = ,ϕ , ∀ ϕ ∈ Sy .
π iy πi R y πi R πi
con c̃ costante opportuna. La costante c̃ deve essere necessariamente nulla, essendo sigmum t dispari, e
quindi tale è la sua trasformata, e δ pari. Pertanto
1
F (signum t) = v.p. .
π iy
Tenendo conto che
signum t + 1
u(t) =
2
si ha, anche,
1 δ
F (u(t)) = v.p. + .
2π iy 2
Di particolare importanza è il seguente
Teorema 7.3. Sia T ∈ E . Allora la sua trasformata di Fourier è una funzione e vale la formula
T̂ (y) = T , e−2πit y , y ∈ R .
Abbiamo ad esempio
δ̂(y) = δ, e−2πit y = 1 .
Sia f ∈ L 2 . Allora f individua una distribuzione temperata e quindi f ha la trasformata di Fourier. Vale il
seguente fondamentale
Teorema 7.4. (di Plancherel). Sia f ∈ S . Allora f ∈ L 2 se e solo se fˆ ∈ L 2 . Inoltre vale la seguente
eguaglianza di Parseval
(7.3) f 2 = fˆ2 .
Osservazione 7.1. Il teorema di Plancherel permette il calcolo effettivo della trasformata di Fourier per
particolari funzioni di L 2 come appresso precisato.
Osserviamo anzitutto che la (7.3) implica che
fˆn → fˆ in L 2 se e solo se f n → f in L 2 .
Sia f ∈ L 2 . Consideriamo la successione di funzioni
f χ [−n,n]
n∈N
Si ha
f χ [−n,n] ∈ L 1 ∩ L 2 e f χ [−n,n] → f in L 2
Dunque
n
F f χ [−n,n] ; y = e−2πit y f χ [−n,n] dt = e−2πit y f (t) dt
R −n
e n
lim e−2πit y f (t) dt = fˆ(y) in L 2.
n→∞ −n
Dalla successione n
e−2πit y f (t) dt
−n n∈N
si potrà estrarre una sottosuccessione convergente quasi ovunque a fˆ (Teorema 2.6). Pertanto se esiste finito
il valore principale
+∞
v.p. e−2πiyt f (t) dt
−∞
In maniera analoga a quanto fatto per la trasformata di Fourier si può definire la trasformata aggiunta.
Sia U ∈ Sy ; diremo trasformata aggiunta della U la distribuzione F ∗ U ∈ St definita da
F ∗ U , ψ(t) := U, F ∗ ψ(t); y ψ ∈ St
F Tn , ϕ(y) = Tn , ϕ̂(t) → T , ϕ̂(t) = F T , ϕ(y)
(7.4) F F∗ U =U ∀U ∈ Sy
(7.5) F∗ F T =T ∀ T ∈ St
essendo per il teorema 4.9 ϕ(y) = F ∗ ϕ̂(t); y quasi ovunque in R e per la continuità delle funzioni
ϕ(y) ≡ F ∗ ϕ̂(t); y in R.
Esercizio 7.4. Determiniamo la trasformata della funzione 1. Si ha F ∗ δ = 1, pertanto
F 1 = F F∗ δ =δ
Essendo, poi,
1
F ∗ signum y = −v.p.
π it
si ha
1
F v.p. = −π isignum y
t
Sia T una distribuzione periodica di periodo l > 0. È allora possibile dimostrare che T è sviluppabile
in serie di Fourier
+∞
T = cn e2πint/l nel senso di S t
n=−∞
essendo
1 t+l
cn = T , e−2πint/l ζ (τ ) dτ , ζ ∈ St , e ζ (τ ) dτ = 1
l t R
La trasformata di Fourier nell’ambito delle distribuzioni 71
n
n
F cp e 2πipt/l
= c p F e2πipt/l →
F T
Sy
p=−n p=−n
ed infine
+∞
+∞
n
F T = cn F e2πint/l = cn δ y − nel senso di S y .
n=−∞ n=−∞
l
δl∗ è una distribuzione periodica di periodo l (vedi esercizio 5.3). Determiniamone lo sviluppo in serie di
Fourier. Si ha
+∞
1 t+l
1
t+l
cn = δl∗ , e−2πint/l ζ (τ ) dτ = δ(t − pl), e −2πint/l ζ (τ ) dτ =
l t l p=−∞ t
+∞
1 −2πinp ( p+1)l
1
= e ζ (τ ) dτ =
l p=−∞ pl l
Quindi
+∞
1 2πint/l
δl∗ = e nel senso di S t
l n=−∞
+∞ +∞
1 1 n 1 ∗
F δl∗ = F e2πint/l = δ y− = δ1/l .
l n=−∞ l n=−∞ l l
Si ha
T , β(t)ϕ(t) = T , β1(t)ϕ(t) .
72 Appunti di Analisi Matematica 3
Infatti
T , (β(t) − β1 (t))ϕ(t) = 0
In maniera analoga si può considerare l’insieme S + costituito dalle distribuzioni di S con supporto contenuto
in [0, +∞[, lo spazio S − delle funzioni ϕ(t) indefinitamente differenziali tali che lim t p ϕ (k) (t) = 0 per
t→+∞
ogni p, k ∈ N 0 e porre per T ∈ S+ e ϕ ∈ S−
T , ϕ := T , β(t)ϕ(t) .
Siano, allora, T ∈ D+ e s0 ∈ C. Diremo che T è trasformabile secondo Laplace in s 0 se e−s0 t T ∈ S+ . (3 )
Lemma 8.1. Sia T ∈ D+ L-trasformabile in s 0 ∈ C. Allora T è L-trasformabile in s ∈ C tali che
Re s ≥ Re s0 .
Dimostrazione. Poniamo
e−st T = e−(s−s0 )t · e−s0 t T
Osservando che e −(s−s0 )t ϕ(t) ∈ S− per ogni ϕ(t) ∈ S −, si ha e−st T ∈ S+ .
Sia T ∈ D+ ; consideriamo l’insieme numerico
I = s ∈ R : T è L-trasformabile in s
e poniamo
inf I se I =
∅
=
+∞ se I = ∅
Vale il
Teorema 8.1. Sia T ∈ D+ . Allora T è L-trasformabile nel semipiano Re s > . T non è L-trasformabile
nel semipiano Re s < .
Definiamo la trasformata di Laplace. Sia T ∈ D− L-trasformabile per Re s > . Siano q, q1 ∈ C tali
che < Re q < Re s, < Re q1 < Re s, si può dimostrare che
e−qt T , e−(s−q)t = e−q1 t T , e−(s−q1)t
e pertanto definiamo
L T (s) := e−qt T , e−(s−q)t < Re q < Re s .
Osservazione 8.1. Sia f ∈ L 1loc ([0, +∞[) nulla per t < 0. Allora f ∈ D + Per essa si potrà parlare, allora,
di trasformata di Laplace sia nel senso delle funzioni che nel senso delle distribuzioni. Confrontiamo i due
concetti.
Sia f L-trasformabile nel senso delle funzioni nel semipiano Re s > allora f è L-trasformabile nel
senso delle distribuzioni nello stesso semipiano Re s > .
(3 ) Se T ∈ D+ e γ (t) ∈ C ∞ il prodotto γ T ∈ D + è definito dalla posizione γ T , ϕ := T , γ ϕ essendo
γ (t)ϕ(t) ∈ D− per ogni ϕ ∈ D − . Analogamente, se T ∈ S+ , γ T ∈ S+ purchè γ (t)ϕ(t) ∈ S− per ogni
ϕ(t) ∈ S− . Cosa vera se γ ∈ S− oppure se γ = e iat , a ∈ R.
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle distribuzioni 73
Infatti la funzione
t
e−sτ f (τ ) dτ
0
è una funzione localmente assolutamente continua e convergente al tendere di t → +∞. Essa è allora
limitata e quindi individua una distribuzione di S + . La sua derivata distribuzionale, che coincide con la
derivata ordinaria e −st f , appartiene allora a S+ .
D’altro canto la f può essere L-trasformabile nel senso delle distribuzioni e non esserlo nel senso delle
1/2
funzioni. Un esempio molto semplice è fornito dalla funzione t + la quale non è L-trasformabile in 0 nel
senso delle funzioni mentre lo è nel senso delle distribuzioni. Infatti t + ∈ S+ essendo t + ≤ 1 + |t|.
1/2 1/2
Inoltre sia f L-trasformabile sia nel senso delle funzioni che nel senso delle distribuzioni per Re s > ,
allora le due trasformate coincidono. Si deve provare che se Re s >
∗ +∞
(8.1) e−st f (t) dt = e−qt f, e−(s−q)) < Re q < Re s .
0
Si ha, con un conto simile a quello con cui si perviene alla (5.2)
∗ +∞ +∞ t t
e−st f (t) dt = (s − q) e−(s−q)t e−qτ f (τ ) dτ dt = (s − q) e−qτ f (τ ) dτ, e −(s−q)t
0 −∞ 0 0
essendo
t
e−qτ f (τ ) dτ ∈ S+ e e−(s−q)t ∈ S−
0
D’altronde si ha
t t
(s − q) e−qτ f (τ ) dτ, e −(s−q)t = − e−qτ f (τ ) dτ, De −(s−q)t =
0 0
t
= e−qτ f (τ ) dτ , e −(s−q)t
= e−qt f (t), e −(s−q)t
0
e quindi la (8.1).
Per la trasformata di Laplace nel senso delle distribuzioni valgono proprietà che estendono quelle della
trasformata di Laplace nel senso delle funzioni.
Teorema 8.2. Sia T ∈ D+ L-trasformabile per Re s > . Allora L T (s) è una funzione olomorfa nel
semipiano Re s > e vale la formula
Teorema 8.3. Sia T ∈ D+ L-trsformabile per Re s > . Allora la derivata T è L-trasformabile almeno
nel semipiano Re s > e ivi si ha
(8.2) L T (s) = sL T .
74 Appunti di Analisi Matematica 3
Dimostrazione. Cominciamo con il dimostrare che T è L-trasformabile per Re s > . Per ipotesi
e−st T ∈ S+ , quindi e−st T ∈ S+ . Essendo, poi,
e−st T = e−st T + se−st T
L δ = sL u = 1 Re s > 0
E considerando le derivate di δ
L δ (n) = s n Re s > 0, n ∈ N.
Osservazione 8.2. Sia f una funzione localmente assolutamente continua in [0, +∞[, nulla per t < 0.
Supponiamo che la sua derivata ordinaria D f sia L-trasformabile per Re s > . Allora la (8.2) ridà la
(5.30). Infatti basta osservare che
f = D f + f (0+)δ
e
L D f )(s) = L f − f (0+)L δ = sL f − f (0+) .
Teorema 8.4. Sia T ∈ D+ L-trsformabile per Re s > . Allora valgono le seguenti formule
|F(s)| ≤ M 1 + |s|m .
La trasformazione di Laplace nell’ambito delle distribuzioni 75
Consideriamo una successione di distribuzioni Tn , Tn ∈ D+ L-trasformabile per Re s > n . Sia, poi,
T ∈ D+ L-trasformabile per Re s > . Si dice che Tn → T nel senso delle distribuzioni L-trasformabili
se esiste un numero reale λ (λ > n , λ > ), tale che
e−λt Tn →
e−λt T
S+
od anche
e−λt Tn , ϕ → e−λt T , ϕ ∀ ϕ ∈ S− .
Diciamo, poi, che una serie di distribuzioni ∞
n=0 Tn , Tn ∈ D+ L-trasformabile per Re s > n , ha per
somma T , T ∈ D+ L-trasformabile per Re s > , nel senso delle distribuzioni L-trasformabili se
n
Tk → T nel senso delle distribuzioni L-trasformabili.
k=0
Teorema 8.6. Siano Tn ∈ D+ L-trasformabile per Re s > n e T ∈ D+ L-trasformabile per Re s > . Se
Tn → T nel senso delle distribuzioni L-trasformabili, allora esiste un λ ∈ R tale che
e−λt Tn →
T
S+
+∞
cn δ(t − nl) cn ∈ C, l > 0 .
n=0
È immediato provare che senza alcuna ipotesi sulla successione {c n } detta serie converge in D + . Poniamo
+∞
(8.5) Tl∗ = cn δ(t − nl) in D +
n=0
76 Appunti di Analisi Matematica 3
Per λ ∈ R si ha
+∞
(8.6) e −λt Tl∗ = cn e−λt δ(t − nl)
n=0
Allora
+∞
(8.7) e−µt Tl∗ = cn e−µt δ(t − nl) in S +
n=0
Infatti se ϕ ∈ S− si ha
∞
∞ ∞
(8.8) cn e−µt δ(t − nl), ϕ = cn δ(t − nl), e −µt ϕ(t) = cn e−nµl ϕ(nl)
n=0 n=0 n=0
e la serie all’ultimo menbro della (8.8) converge essendo per l’ipotesi sui coefficienti c n e per l’ossservazio-
ne 6.1
−nµl AM
cn e ϕ(nl) ≤ .
1 + n 2l 2
Si ha allora nel semipiano Re s > µ
+∞
+∞
(8.9) L Tl∗ (s) = cn L δ(t − nl) (s) = cn e−nls
n=0 n=0
9. La trasformazione Z.
Consideriamo la serie
+∞
f (nl)
(9.1)
zn
n=0
essendo
f (nl) µl n
e
n ≤A
z |z|
le serie (9.1) converge assolutamente se |z| > e µl . Poniamo allora
+∞
f (nl)
(9.2) Z l f (z) = n
, |z| > eµl .
n=0
z
La trasformazione Z 77
La funzione definita in (9.2) si chiama la trasformata Z della funzione f (t) con parametro l.
Osserviamo che vi è uno stretto legame fra la trasformazione Z e la trasformazione di Laplace; infatti
se nella (9.2) si pone e sl con Re s > µ si ha
+∞
sl
Z l f (e ) = f (nl)e −nls
n=0
f (kl)
m−1
(9.3) Z l f (t + ml) (z) = zm Z l f (t) (z) − m∈N
k=0
zk
1
(9.4) Z l f (t − ml)u(t − ml) (z) = m Z l f (z) m∈N
z
(9.5) Z l t f (t) (z) = −lzD Z l f (t) (z)
(9.6) Z l eαt f (t) (z) = Z l f (t) (e−αl z) α∈C
e proviamo che è possibile derivare sotto segno integrale nei due integrali a secondo membro di (10.2). Sia
0 < k < Re α < k + 1 si ha, per t ∈ ]0, 1],
−t Re α−1 i Im α ln t
e t e ≤ e−t t k−1 ∈ L 1([0, 1])
∂
−t Re α−1 i Im α ln t
e t e ≤ e−t t k−1 | ln t| ∈ L 1([0, 1])
∂ Re α
e per t ∈ [1, +∞[ −t Re α−1 i Im α ln t
e t e ≤ e−t t k ∈ L 1([1, +∞[)
∂
e−t t Re α−1 ei Im α ln t ≤ e−t t k | ln t| ∈ L 1([1, +∞[)
∂ Re α
Si ha, allora, per Re α ∈ ]k, k + 1[ e quindi, data l’arbitrarietà di k, per Re α > 0
+∞ +∞
∂
e−t t α−1 dt = e−t t α−1 ln t dt
∂ Re α 0 0
La (10.3) può essere provata per α > 0, essa sarà valida nel semipiano Re α > 0 per il principio di identità
delle funzioni olomorfe. Si ha, integrando per parti
+∞ +∞ +∞
(α + 1) = e−t t α dt = − e−t t α +α e−t t α−1 dt = α(α).
0 0 0
(n + 1) = n! ∀n ∈ N .
La funzione (α) può essere estesa a tutto C \ {0, −1, −2, . . .} mediante la posizione
(α + 1 + n)
(α) = se − n − 1 < Re α < −n, n = 0, 1, 2, . . .
α(α + 1) · · · (α + n)
La funzione (α) cosı̀ estesa è olomorfa in tutto il piano complesso privato dello zero e degli interi negativi
che, dunque, sono singolarità isolate. Tali singolarità sono poli semplici con residuo
(α + n + 1) (−1)n
Res((α), −n) = lim (α + n)(α) = lim =
α→−n α→−n α(α + 1) · · · (α + n − 1) n!
Appendice: le funzioni Gamma e Beta di Eulero 79
La funzione Gamma interviene in molte formule dell’Analisi Matematematica; segnaliamo tra queste la
Formula di Sterling
α 1/2 (α)
lim =1
α→+∞ (2π )1/2 α α e−α
da cui si ricava
n!
lim =1
n→+∞ (2π n)1/2 n n e−n
La funzione euleriana di prima specie o funzione Beta è definita dalla formula
1
B(α, β) = t α−1 (1 − t)β−1 dt Re α > 0, Re β > 0.
0
Ovviamente
B(α, β) = B(β, α) .
La funzione Beta è legata alla funzione Gamma dalla relazione
(α) (β)
(10.4) B(α, β) =
(α + β)
t 1
β−1 β−1
t+α−1 ∗ t+ = τ α−1 (t − τ )β−1 dτ = (t x )α−1 t (1 − x ) t dx = B(α, β)t α+β−1
0 0
Si ha
1
(α) (1 − α) = B(1 − α, α) = t α−1 (1 − t)−α dt
0
Con la sostituzione t = u
1+u
si ottiene
+∞ +∞
u α−1 1 dx π
(α) (1 − α) = du = = .
0 1+u α 0 1 + x 1/α sen π α
Temi svolti di
1.2. Facendo uso della trasformazione di Laplace risolvere in [0, +∞[ il problema
x + x + 2y = 0
(1.1) x − 2x − y + 2y = sen t
x(0) = 0 , x (π ) = 1 , y (0) = 0
1.3. Data la successione di numeri complessi yn e posto
y (t) = yn n ≤ t < n + 1 , n ∈ N0 ,
determinare
una condizione sufficiente affinchè y (t) sia assolutamente L-trasformabile nel semipiano
s ∈ C : Re s > 0 .
Dare un esempio di successione yn tale che y (t) non è mai L-trasformabile.
Svolgimento dell’esercizio 1.1. La funzione è sommabile in [0, +∞[, essendo
sen x 1
lim e−πx =
x→0 senh π x π
e
−πx sen x
lim x β
e =0, β > 1.
x→+∞ senh π x
Consideriamo la funzione
sen z
f (z) = e−πz z = hi , h ∈ Z .
senh π z
2 Prova assegnata il 6 febbraio 1990
...
........
....
...
... (ε,1) (R,1)
i . .
..
.........
..
..
....
....
.......
1−ε ..........
....
. .
.. ..
ε .............
.....
....
...
..
...
. ..
.....................................................................................................................................................................
O ε R
Figura 1.1.
1
z ∈ C : 0 ≤ Re z ≤ R , 0 ≤ Im z ≤ 1 , |z| ≥ ε , |z − i| ≥ ε 0<ε< , R > 1.
2
Si ha
R 1 R
sen x sen(x + i)
(1.2) e−πx dx + i f (R + it) dt − e−π(x+i) dx −
ε senh π x 0 ε senh π (x + i)
1−ε
sen(it)
− f (z) dz − i e−πit dt − f (z) dz = 0
+Γε ε senh(iπ t) +Γε
essendo
Γε = z ∈ C : |z| = ε , Re z ≥ 0 , Im z ≥ 0
Γε = z ∈ C : |z − i| = ε , Re z ≥ 0 , Im z ≤ 1
Osservato che
e che
sen(it) i senh t senh t
e−πit = cos π t − i sen π t = cos π t − i senh t ,
senh(iπ t) i sen π t sen π t
la (1.2) può essere riscritta
R R
sen x cos x
(1.3) 1 − cosh 1 e−πx dx − i senh 1 e−πx dx − f (z) dz −
ε senh π x ε senh π x +Γε
1 1−ε 1−ε
senh t
− f (z) dz + i f (R + it) dt − i cos π t dt − senh t dt = 0
+Γε 0 ε sen π t ε
sen i senh 1
lim zf (z) = 0 , lim(z − i)f (z) = e−πi =i
z→0 z→i π cosh π i π
Pertanto
senh 1
lim f (z) dz = 0 , lim f (z) dz = − .
ε→0 +Γε ε→0 +Γε 2
Prova assegnata il 6 febbraio 1990 3
Applichiamo il teorema di Lebesgue sul passaggio al limite sotto segno integrale per determinare il
limite 1
lim f (R + it) dt .
R→+∞ 0
Si ha usando l’identità
senh(α + iβ)2 = senh2 α + sen2 β α, β ∈ R , (1 )
−π(R+it) sen(R + it)
e ≤ e−πR cosh t + senh t ≤ 2(cosh t + senh t) , R > 1.
senh π (R + it) senh π R
La funzione cosh t + senh t è ovviamente sommabile in [0, 1]. Essendo, poi,
sen(R + it)
lim e−π(R+it) =0
R→+∞ senh π (R + it)
si ha 1
lim f (R + it) dt = 0 .
R→+∞ 0
ed infine +∞
sen x 1 1
e−πx dx = cotgh − 1 .
0 senh π x 2 2
Si noti che dal calcolo precedente si deduce che
R 1−ε
cos x senh t
lim senh 1 e−πx dx + cos π t dt = 0
ε→0
R→∞
ε senh π x ε sen π t
cos x
il limite essendo una forma indeterminata ∞ − ∞. Infatti la funzione e−πx è sommabile in
senh π x
[1, +∞[ e
1
cos x
e−πx dx = +∞ .
0 senh π x
senh t
La funzione cos π t è sommabile in [0, 1/2] e
sen π t
1
senh t
cos π t dt = −∞ .
1/2 sen π t
(1 ) Dalla formula
senh(α + iβ) = senh α cos β + i cosh α sen β
si ha
senh(α + iβ)2 = senh2 α cos2 β + cosh2 α sen2 β =
= senh2 α − senh2 α sen2 β + cosh2 α sen2 β = senh2 α + sen2 β .
Svolgimento dell’esercizio 1.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (1.1); x(t) funzione con
derivata prima localmente assolutamente continua e derivata seconda L-trasformabile e y (t) funzione
localmente assolutamente continua con derivata L-trasformabile. Poniamo X = X(s) = L(x(t); s),
Y = Y (s) = L(y (t); s), x (0) = λ e applichiamo la trasformazione di Laplace. Si ottiene
2
(s + 1)X + 2sY = λ
(1.4) 1
(s − 2)X − (s − 2)Y =
s +1
2
Risolvendo la (1.4) si ha
λ 2s λ 4 1 1 1 1 1 1 s +2
X= + = + + + −
(s + 1)2 (s − 2)(s + 1)2 (s 2 + 1) (s + 1)2 45 s − 2 9 s + 1 3 (s + 1)2 5 s2 + 1
(1.5)
λ 1 λ 1 1 1 1 1 1
Y = − = − + +
(s + 1)2 (s − 2)(s + 1)2 (s + 1)2 9 s − 2 9 s + 1 3 (s + 1)2
Antitrasformando le (1.5) si ha
4 2t 1 −t 1 −t 1 2
x(t) = e + e + λ+ te − cos t − sen t
45 9 3 5 5
1 2t 1 −t 1 −t
y (t) = − e + e + λ + te
9 9 3
Determiniamo il valore di λ per cui x (π ) = 1. Si ha
8 2t 1 −t 1 −t 1 −t 1 2
x (t) = e − e + λ+ e − λ+ te + sen t − cos t .
45 9 3 3 5 5
Calcolando l’espressione precedente in π ed eguagliando ad 1 si ha
|yn | ≤ nα , α∈R.
2
Si consideri, poi, yn = en . La serie in (1.7) è allora
+∞
e−(Re s)
2 /4 2
e(n−Re s/2)
n=0
2.1. Sia f (z) una funzione intera tale che la restrizione all’asse reale sia una funzione reale. Provare,
usando la serie di Mac-Laurin, che
f (z) = f (z) .
2.2. Calcolare il seguente integrale +∞
cosh x
dx .
0 cosh 2x
2.3. Facendo uso della trasformazione di Laplace risolvere in [0, +∞[ il problema
y + ωy = (−1)[t]
(2.1) , ω∈R
y (0) = 0
dove [t] è la parte intera contenuta in t.
2.4. Determinare lo sviluppo in serie di Laurent della funzione
1
, z ∈ C : 0 < |z| < 1 .
ez − 1
Svolgimento dell’esercizio 2.1. Posto z = x + iy proviamo, anzitutto, che f (n) (x) è un numero reale
∀ x ∈ R e ∀ n ∈ N. Proviamolo per la derivata prima. Sia x0 ∈ R. Si ha
f (z) − f (x0 ) f (x) − f (x0 )
f (x0 ) = lim = lim
z→x0 z − x0 x→x 0 x − x0
da cui l’asserita realtà di f (x0 ) essendo il limite di una funzione reale. Per induzione si prova, poi,
che f (n) (x) è reale ∀ n ∈ N. Consideriamo lo sviluppo in serie di Mac-Laurin
∞ n
f (n) (0) n f (k) (0) k
f (z) = z = lim z
n=0
n! n→∞
k=0
k!
Per z = z si ha
n
f (k) (0) k n
f (k) (0) k n
f (k) (0) k
f (z) = lim z = lim z = lim z = f (z) .
n→∞
k=0
k! n→∞
k=0
k! n→∞
k=0
k!
...
........
...
..
..
(−R,π) .... ......... (R,π)
.. ..
. . i 3π
4
.
......
. i π4
.
..........................................................................................................................................................................................................................................................................................................
−R O R
Figura 2.1.
6 Prova assegnata il 30 gennaio 1991
Si ha
R π R
cosh x cosh(x + iπ )
(2.2) dx + i ϕ(R + it) dt − dx −
−R cosh 2x 0 −R cosh(2x + 2iπ )
π π 3π
−i ϕ(−R + it) dt = 2π i Res ϕ(z), i + Res ϕ(z), i .
0 4 4
Osservando che
cosh(x + iπ ) = − cosh x
cosh(2x + 2iπ ) = cosh 2x
la (2.2) si riscrive
R π π
cosh x
(2.3) 2 dx + i ϕ(R + it) dt − i ϕ(−R + it) dt =
−R cosh 2x 0 0
π 3π
= 2π i Res ϕ(z), i + Res ϕ(z), i .
4 4
Facciamo tendere R a +∞. Passando al limite sotto segno integrale il secondo ed il terzo addendo in
(2.3) tendono a zero. Si ha, infatti, usando l’identità (vedi la nota all’esercizio 1.1)
cosh(α + iβ)2 = senh2 α + cos2 β α, β ∈ R ,
cosh(±R + it) senh R + cos t senh R + 1
(2.4) cosh(±2R + 2it) ≤ senh 2R
≤
senh 2R
,
ed essendo
senh R + 1 1 1 − e−2R + 2e−R
lim = lim R =0
R→+∞ senh 2R R→+∞ e 1 − e−4R
dalla (2.4) segue che
cosh(±R + it)
lim =0
R→+∞ cosh(±2R + 2it)
uniformemente in [0, π ]. Facendo tendere R a +∞ in (2.3) si ha, quindi
+∞
cosh x 1 +∞ cosh x πi π 3π
(2.5) dx = dx = Res ϕ(z), i + Res ϕ(z), i .
0 cosh 2x 2 −∞ cosh 2x 2 4 4
Calcoliamo i residui in (2.5). Ricordando che si tratta di poli del primo ordine, si ha
π cosh i π4 cos π4 1
Res ϕ(z), i = π = π = √
4 2 senh i 2 2i sen 2 2i 2
3π 3π
3π cosh i 4 cos 4 1
Res ϕ(z), i = 3π = 3π = √
4 2 senh i 2 2i sen 2 2i 2
1 − e−s
(s + ω)Y = ,
s 1 + e−s
1 1 − e−s 1 2e−s 1 ∞
n −(n+1)s
(2.6) Y = = 1 − = 1 − 2 (−1) e .
s + ω s 1 + e−s s(s + ω) 1 + e−s s(s + ω) n=0
Si ha, poi
t se ω = 0
1
L−1 ;t = 1
s(s + ω) 1 − e−ωt se ω = 0
ω
e quindi, antitrasformando la (2.6)
∞
− (−1)n (t − n − 1)u(t − n − 1) se ω = 0
t 2
n=0
(2.7) y (t) =
2
∞
1 −ωt
ω 1−e − (−1)n 1 − e−ω(t−n−1) u(t − n − 1)) se ω = 0
ω n=0
Le (2.7) sono state ottenute applicando il procedimento di antitrasformazione per serie; verifichiamone
la leicità nel caso ω = 0. Si ha
(−1)n (−1)n
L−1 e−(n+1)s ; t = 1 − e−ω(t−n−1) u(t − n − 1)
s(s + ω) ω
e quest’ultima funzione è assolutamente L-trasformabile per Re s > max{0, −ω}. Si ha, inoltre, per
x0 > max{0, −ω}
+∞
+∞
(−1)n
e−x0 t
ω 1 − e −ω(t−n−1)
u(t − n − 1) dt ≤
n=0 0
+∞
1 −(n+1)x0 1
+∞
+∞
1 1
e−x0 t 1 + e−ω(t−n−1) u(t − n − 1) dt = e + < +∞
n=0
|ω| 0 n=0
|ω| x0 x0 + ω
1 − 2[t] (−1)[t] − 1
−(t − 1) 1 − (−1)[t] +
2
1 − 2[t] (−1)[t] − 1
y (t) = t − (t − 1) 1 − (−1)[t] + .
2
Se ω = 0
1
1 − e−ωt se 0 ≤ t < 1
ω
2
[t]−1
1 −ωt
y (t) =
1 − e − (−1)n 1 − e−ω(t−n−1) =
ω ω n=0
1 1 − (−1)[t] 2 1 − (−1)[t] eω[t]
= 1 − e−ωt − + e−ω(t−1) se t ≥ 1
ω ω ω 1 + eω
Svolgimento dell’esercizio 2.3. Il punto z = 0 è un polo del primo ordine come è provato dal limite
z
lim = 1.
z→0 e z −1
+∞
1 1
= + An zn 0 < |z| < 1
e −1
z z n=0
da cui anche
+∞
+∞
z n+1
(2.9) = 1 + An z = Am−1 zm
ez − 1 n=0 m=0
Proviamo la (∗). Si ha
p
p
p
Hp − 1
(∗∗) nH n − (n − 1)H n = Hn = H .
n=1 n=1 n=1
H −1
D’altronde si ha
p
p−1
p−1
(n − 1)H n = kH k+1 = H kH k = HSp − HpH p
n=1 k=0 k=0
Dalla (2.11), eguagliando i coefficienti delle potenze si z, si ottiene il sistema di infinite equazioni
A−1
=1
1!
(2.12)
m
Ak−1
=0 m∈N
(m − k − 1)!
k=0
1 1
z + 1 log z − iπ
e gli insiemi
{ε ≤ |z| ≤ R, Im z ≥ 0} \ {|z + 1| < ε} , {ε ≤ |z| ≤ R, Im z ≤ 0} \ {|z + 1| < ε} R > 1 , 0 < ε < 1/2.
1 1 1 1 π 3
ϕ(z) = = − < Arg z < π .
z + 1 log z − iπ z + 1 log |z| + i Arg z − iπ 2 2
Applichiamo il teorema di Goursat alla funzione ϕ(z) relativamente al dominio (figura 3.1)
Figura 3.1.
Si ha
R −1−ε
1 1 1 1
(3.2) dx + ϕ(z) dz + dx −
ε x + 1 log x − iπ +ΓR −R x + 1 log(−x)
−ε
1 1
− ϕ(z) dz + dx − ϕ(z) dz = 0
+Γε −1+ε x + 1 log(−x) +Γε
essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z + 1| = ε , Im z ≥ 0}
Considerando, poi, la funzione
1 1 π 5
ϕ1 (z) = < Arg z < π ,
z + 1 log |z| + i Arg z − iπ 2 2
ed il dominio, (figura 3.2),
....
.......
...
.....
.
.....
.....
.....
.....
.....
.
.....
....
.
−R −1−ε −1+ε −ε . .
.. O ε R
...
...
...
...
. .
...
...
...
. .. ..........................................................................................................................................
.. .
... ... .. . ... .... ....
... ..... ........ .. .
........ ....... ...
.... ..
... ................... ....... ....
.. ...
... ..
.. ..
.. ..
.. .
.. .
... ..
.. ..
... ...
... .....
... ..
... ...
... . ...
......... ....
.... .......
.... ....
..... .....
..... ....
......
....... .......
......... ..............
............ ...
............................................................
Figura 3.2.
essendo
γR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0}
γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0}
γε = {z ∈ C : |z + 1| = ε , Im z ≤ 0}
|z| 1 |z| 1
|zϕ(z)| ≤ ≤
|z + 1| log |z| − | Arg z + π |
|z + 1| log |z| − 5/2 · π
si ha
lim zϕ(z) = 0 ;
z→0
ed in modo analogo
lim zϕ1 (z) = 0 .
z→0
Calcoliamo il residuo in (3.5). Il punto z = −1 è un polo del secondo ordine; si ha, allora, applicando
il teorema dell’Hospital,
z+1 z log z − (1 + iπ )z − 1
Res ϕ(z), −1 = lim D = lim =
z→−1 log z − iπ z→−1 z(log z − iπ )2
log z − iπ 1
= lim =
z→−1 (log z − iπ ) + 2(log z − iπ )
2 2
Svolgimento dell’esercizio 3.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (3.1); x(t) funzione local-
mente assolutamente continua in [0, +∞[ con derivata L-trasformabile; y (t) avente derivata localmen-
te assolutamente continua in [0, +∞[ e derivata seconda L-trasformabile. Posto X = X(s) = L(x(t); s),
12 Prova assegnata il 28 gennaio 1993
Y = Y (s) = L(y (t); s), Φ1 = Φ1 (s) = L(F1 (t); s), Φ2 = Φ2 (s) = L(F2 (t); s), applichiamo la trasforma-
zione di Laplace al problema (3.1); si ha
sX + 2s 2 Y = Φ1
(s + 2)X − Y = Φ2
e quindi risolvendo
1 2s
X =− Φ1 + 2 Φ2
+ 4s + 1)
s(2s 2 2s + 4s + 1
(3.6)
1 s +2
Y =− 2 Φ2 + Φ1
2s + 4s + 1 s(2s 2 + 4s + 1)
Osservato che
1 s+2 1 s+1 1 1
− =2 2 − = + −
s(2s 2 + 4s + 1) 2s + 4s + 1 s (s + 1)2 − 1/2 (s + 1)2 − 1/2 s
2s s+1 1
= −
2s 2 + 4s + 1 (s + 1)2 − 1/2 (s + 1)2 − 1/2
s +2 2 4s + 7 2 s+1 3 1
= − 2 = −2 −
s(2s + 4s + 1)
2 s 2s + 4s + 1 s (s + 1) − 1/2 2 (s + 1)2 − 1/2
2
1 sen z
, n ∈ N.
zn cos 2z
k
(−1)p 1
(4.7) 4k−p a2p+1 = k ∈ N0
p=0
(2k − 2p)! (2k + 1)!
Il residuo è il coefficiente di z−1 ; sarà, quindi, 0 se n è dispari (2k + 1 − n non può essere uguale a −1),
an−1 se n è pari. Calcoliamo an−1 . Dalle (4.7) per k = 0, 1, . . . , n/2 − 1 si ha
a1 = 1
4 1
a1 − a3 =
2! 3!
2
4 4 1
(4.8) a1 − a3 + a5 =
4! 2! 5!
............................
4n/2−1 4n/2−2 4n/2−3
1
a1 − a3 + a5 + · · · + (−1)n/2−1 an−1 =
(n − 2)! (n − 4)! (n − 6)! (n − 1)!
14 Prova assegnata il 28 gennaio 1993
Svolgimento
4.2. Proviamo che f (z) = 0 ∀ z ∈ C. Sia z ∈ C; consideriamo la circonferenza
dell’esercizio
Γ2R = ζ ∈ C : |ζ| = 2R con R > |z| e applichiamo la formula di Cauchy per la derivata. Si ha
1 f (ζ)
f (z) = dζ .
2π i +Γ2R (ζ − z)2
dove si tenuto conto della minorazione |ζ − z| ≥ R. Facendo tendere R a +∞ in (4.9) si ottiene quanto
asserito.
Svolgimento dell’esercizio 4.3. Il problema (4.1) è equivalente al problema
x + 2x + y + y − z = cos2 t
(4.10)
2x + 2y + 2z = cos2 t − sen2 t
x + y + z = f (t)
ed anche, sottraendo dalla prima equazione la seconda equazione moltiplicata per 1/2
1
2x + y − z − z =
2
(4.11)
cos 2t
x + y + z =
2
Sia x(t), y (t), z(t) una soluzione del problema (4.11); x(t), z(t) funzioni aventi derivate prime
localmente assolutamente continue e derivate seconde L-trasformabili e y (t) funzione localmente
assolutamente continua con derivata L-trasformabile. Poniamo X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) =
L(y (t); s), Z = Z(s) = L(z(t); s) ed inoltre
1
z (0) = 2d + b − e − .
2
e risolvendo rispetto X, Y
1 1 Z a−c−e b+c+d
X= − + sZ + Z + − c + −
2s 2 2s(s 2 + 4) s s s2
(4.13)
1 1 2(b + c + d)
Y = 2 − − s 2 Z − sZ − 2Z + cs + e + c +
s + 4 2s s
È, poi, immediato verificare che se ζ(t) è una funzione localmente assolutamente continua assieme
alla derivata seconda in [0, +∞[, a, b, d ∈ R, ζ (0) = 2d + b − ζ (0) − 1/2 la terna
t
t 1 cos 2t
x(t) = − + + ζ (t) + ζ(t) + ζ(τ) dτ + (a − ζ(0) − e) − (b + ζ(0) + d)t
2 8 8 0
sen 2t 1
y (t) = − − ζ (t) − ζ (t) − 2ζ(t) + 2(b + ζ(0) + d)
2 2
z(t) = ζ(t)
essendo per λ = 0 la funzione 1/(4π 2 y 2 + λ2 ) di classe C ∞ limitata assieme con tutte le derivate, dalla
relazione precedente si ha
1
(4.15) Φ=− .
4π 2 y 2 + λ2
Il caso λ = 0 sarà trattato in seguito dato che la funzione − 4π12 y 2 non individua una distribuzione.
La funzione a secondo membro della (4.15) è sommabile in R; antitrasformando si ha, allora
+∞
1
(4.16) T = F −1 (Φ) = − e2πity dy
−∞ 4π 2 y 2 + λ2
Calcoliamo l’integrale in (4.16) e cioè la trasformata aggiunta della funzione (4.15). La funzione è pari
e reale quindi la sua trasformata aggiunta sarà una funzione pari e reale. Sia t ≥ 0 e applichiamo il
teorema dei residui alla funzione complessa
e2πitz
4π 2 z2 + λ2
....
........
....
..
.......... ..............
.......... ...............
............... .........
.......
......... .....
...... ....
....
..... ....
..... ........
... . ...
.. ..
..
. i 2π
|λ| ...
...
...
.. . ..
.. ..
.. ..
... ..
... ..
.. ..
... ..
... ..
.
...................................................................................................................................................................................................................................
−R O R
Figura 4.1.
e quindi
e−|λt|
T =− .
2|λ|
Verifichiamo che la distribuzione temperata
e−|λt|
− λ=0
2|λ|
e−|λt| e−|λt|
(4.16) − , ϕ (t) − λ2 − , ϕ(t) = ϕ(0) ∀ ϕ ∈ S
2|λ| 2|λ|
Prova assegnata il 19 febbraio 1993 17
Si ha
+∞ 0
e−|λt| 1 1
(4.17) − , ϕ (t) = − e−|λt| ϕ (t) dt = − e|λ|t ϕ (t) dt +
2|λ| 2|λ| −∞ 2|λ| −∞
+∞ 0
1 |λ|t 0 +∞
+ e−|λ|t ϕ (t) dt = − e ϕ (t) − |λ| e|λ|t ϕ (t) dt + e−|λ|t ϕ (t) +
0 2|λ| −∞ −∞ 0
+∞ 0 +∞
1
+ |λ| e−|λ|t ϕ (t) dt = e|λ|t ϕ (t) dt − e−|λ|t ϕ (t) dt =
0 2 −∞ 0
0 0
1 |λ|t 0 +∞
= e ϕ(t) − |λ| e|λ|t ϕ(t) dt − e−|λ|t ϕ (t) − |λ| e−|λ|t ϕ(t) dt =
2 −∞ −∞ 0 −∞
|λ| +∞ −|λt| |λ| −|λt|
= ϕ(0) − e ϕ(t) dt = ϕ(0) − e , ϕ(t)
2 −∞ 2
tχ [0,+∞[ + At + B
A, B costanti è soluzione.
che
lim zα−1 e−λz dz = 0
R→+∞ ΓR
essendo π
ΓR = z : | z |= R , 0 ≤ Arg z ≤ , 0 < α < 1 , λ > 0.
2
Provare, poi, che
+∞
Γ (α) π
(5.1) x α−1 sen λx dx = α
sen α ,
0 λ 2
π
Nell’ultimo integrale eseguiamo il cambiamento di variabile ϑ = 2 − τ, si ha
π/2 π/2
−λR cos τ
R α
e dτ = R α
e−λR sen ϑ dϑ .
0 0
....
.......
...
...
...
..........................
... ..........
........
... .......
... .....
....
... ....
... .....
... ........
... ....
..... ...
... ...
..
.... ..
..
.... ..
.. ..
.... ..
.......... ...
... .......... ..
.... ..
.... .. ..
. ..
.
.........................................................................................................................................................................................................................
O ε R
Figura 5.1.
Si ha
R R
α−1 −λx α−1 −λz α−1 i(α−1) π2 −iλx
(5.3) x e dx + z e dz − i x e e dx − zα−1 e−λz dz = 0
ε +ΓR ε +Γε
e che, di conseguenza,
lim zα−1 e−λz dz = 0
ε→0 +Γε
Prova assegnata il 19 febbraio 1993 19
e sostituendo in (5.4) si ha
+∞
απ Γ (α)
(5.5) x α−1 e−iλx dx = e−i 2
0 λα
L’esercizio si completa eguagliando i coefficienti delle parti immaginarie dei numeri complessi in (5.5).
Svolgimento dell’esercizio 5.2. Poniamo
il problema (5.2) equivale, allora, a risolvere in [0, +∞[ l’equazione alle differenze
y (t + 2) − 2y (t + 1) + y (t) = 1
(5.7)
y (t) = 1 se 0 ≤ t < 1 , y (t) = 0 se 1 ≤ t < 2
es − 1
L y (t + 1); s = es Y (s) −
s
2 1 e2s − es es − 1
es − 1 Y (s) = + −2
s s s
e quindi
In definitiva
n−3
an = 1 + n
2
Svolgiamo l’esercizio usando la trasformata zeta. Poniamo
∞ ∞
y (n) an 3
(5.10) Z = Z1 y (t); z = n
= ( )
n=0
z n=0
zn
(3 ) Sia an una successione definita per ricorrenza dalla relazione
an+p+1 = A0 an + A1 an+1 + · · · + Ap an+p + F (n)
a0 , a1 , . . . , ap assegnati
essendo A0 , A1 , . . . , Ap ∈ C e F una funzione tale che |F (n)| ≤ Beµn , B > 0, µ ≥ 1. Dimostriamo che
esistono due costanti A > 0, λ ≥ 1 tali che |an | ≤ Aeλn ∀ n, e quest’ultima condizione assicura la
convergenza della serie
∞
an
n
per |z| > eλ .
n=0
z
Sia A ≥ max{|A0 |, |A1 |, . . . , |Ap |, B} e λ ≥ µ tale che 2pAe−λ < 1. Possiamo sempre supporre che
|an | ≤ Aeλn se n = 0, 1, . . . , p, considerando eventualmente un valore di λ più grande. Proviamo,allora,
per induzione che
∞ ∞ ∞
an+1 an an
Z1 y (t + 1); z = n
= n−1
= z − a0 z = z Z − z
n=0
z n=1
z n=0
zn
∞ ∞
an+2 an
Z1 y (t + 2); z = n
= n−2
= z2 Z − z2
n=0
z n=2
z
∞
1 z
Z1 1; z = = |z| > 1
n=0
z n z − 1
Si ha allora
z
z2 Z − z2 − 2zZ + 2z + Z =
z−1
da cui
z3 − 3z2 + 3z
Z=
(z − 1)3
La serie in (5.10) è lo sviluppo in serie di Laurent della funzione Z, pertanto
1 z3 − 3z2 + 3z 1 z2 − 3z + 3
an = −n+1
dz = Res zn ,1
2π i +γ (z − 1)3 z (z − 1)3
essendo γ una circonferenza di centro l’origine e raggio maggiore ad uno. z = 1 è un polo del terzo
ordine, quindi
z2 − 3z + 3 1
Res zn , 1 = lim D2 zn+2 − 3zn+1 + 3zn =
(z − 1)3 2 z→1
1 n2 − 3n + 2
= (n + 2)(n + 1) − 3(n + 1)n + 3n(n − 1) = .
2 2
Svolgimento dell’esercizio 5.3. La funzione t − [t] è periodica di periodo 1 e sommabile in [0, 1]; essa
individua, dunque, una distribuzione temperata. Cacoliamone la derivata nel senso delle distribuzioni;
ovviamente essa − la differenza delle derivate nel senso delle distribuzioni delle funzioni t e [t]. La
derivata nel senso delle distribuzioni di t coincide con la derivata ordinaria, la funzione costante 1,
in quanto la funzione − localmente assolutamente continua. Calcoliamo la derivata nel senso delle
distribuzioni di [t]; per definizione −
([t]) , ϕ(t) = − [t], ϕ (t) ϕ∈D.
Calcoliamo [t], ϕ (t) . Si ha
+∞ +∞
n+1
[t], ϕ (t) = [t]ϕ (t) dt = nϕ (t) dt =
−∞ n=−∞ n
≤ A Ae−λ(p+1) + Ae−λp + · · · + Ae−λ eλ(n+p+1) + Aeλn ≤
pA A
≤ A λ eλ(n+p+1) + λ(p+1) eλ(n+p+1) ≤ Aeλ(n+p+1)
e e
22 Prova assegnata il 19 febbraio 1993
+∞
+∞
+∞
= n ϕ(n + 1) − ϕ(n) = − ϕ(n) = − δ(t − n), ϕ(t) (4 )
n=−∞ n=−∞ n=−∞
In definitiva si ha
+∞
t − [t] =1− δ(t − n) .
n=−∞
Sia, inoltre,
lim nan = 0 .
n→±∞
Allora
+∞
n an+1 − an = −L .
n=−∞
0 +∞
an = L1 , an = L2 , L1 + L2 = L .
n=−∞ n=1
Si ha, poi,
0 +∞
n an+1 − an = −m a−m+1 − a−m = lim − (a0 − a−1 ) − 2(a−1 − a−2 ) − · · ·
m→∞
n=−∞ m=0
· · · − m(a−m+1 − a−m = lim − (a0 + a−1 + · · · + a−m+1 ) + ma−m = −L1
m→∞
1
(6.1) sen z sen .
z−i
6.3. Usando la trasformata di Laplace, determinare in [0, +∞[ la soluzione del problema
2x + x − 2y + y = 0
(6.2) x + x + y + 3y = [t]
x(0) = x (0) = y (0) = y (0) = 0
Consideriamo la funzione
π 5
Il polinomio z3 + 1 si annulla nei punti z = ei 3 , z = −1, z = ei 3 π ; applichiamo, allora, il teorema dei
residui considerando il dominio, (figura 6.1),
2
z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , 0 ≤ Arg z ≤ π , 0<ε <1<R.
3
...
........
....
..
..
. ...... .........................................
............... ...........
........
.......... .......
.....
... ....
... .....
... ......
...
... ........
...
... ...
.. . ...
........
... . eiπ /3 ..
..
... ..
... ..
..
... ..
.. ............... ...
... .. ..... ...
... ......... ...
... .. ...
.
....
..
... .......
... ................................
.... O ε R
.
...
..
....
.....
..
Figura 6.1.
24 Prova assegnata il 21 gennaio 1994
Si ha
R R
log x 2 log x + i2π /3
(6.4) √ dx + f (z) dz − e i3π
√ dx −
ε x(1 + x 3 ) +ΓR ε xeiπ/3 (1 + x 3 e2iπ )
π
− f (z) dz = 2π i Res f (z), ei 3
+Γε
essendo
2
ΓR = z ∈ C : |z| = R , 0 ≤ Arg z ≤ π
3
2
Γε = z ∈ C : |z| = ε , 0 ≤ Arg z ≤ π
3
Dalla diseguaglianza
+ 3π /2
z log z ≤ |z| log |z|
(|z| > 0)
1/2·log z
e |z|
si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→0
si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→∞
e quindi
(6.6) lim f (z) dz = 0 .
R→+∞ +ΓR
Passando al limite nella (6.4) per ε → 0 e per R → +∞, tenendo conto delle (6.5) (6.6), si ha
+∞ +∞
π log x 2 i π3 dx π
(6.7) (1 − ei 3 ) √ dx − i π e √ = 2π i Res f (z), ei 3 .
0 x(1 + x )
3 3 0 x(1 + x )
3
π
z = ei 3 è un polo del primo ordine per f (z); si ha allora
π
i π3 log ei 3 π 1 iπ
Res f (z), e = = −i e 6
i π6 i 23 π 3 3
e 3e
e sostituendo nella (6.7) si ha
+∞ +∞
π log x 2 i π3 dx 2 π
(6.8) (1 − ei 3 ) √ dx − i π e √ = π 2 ei 6 .
0 x(1 + x )
3 3 0 x(1 + x )
3 9
π
e−i 6
Moltiplichiamo la (6.8) per − ; si ha
2i
π π
ei 6 − e−i 6 +∞ log x π i π +∞ dx iπ 2
(6.9) √ dx + e 6 √ = .
2i 0 x(1 + x 3 ) 3 0 x(1 + x 3 ) 9
Prova assegnata il 21 gennaio 1994 25
Figura 6.2.
Si ha
R −1−ε
log x
(6.10) √ dx + f (z) dz + f (x) dx − f (z) dz +
ε x(1 + x 3 ) +ΓR −R +Γε
−ε
π
+ f (x) dx − f (z) dz = 2π i Res(f (z), ei 3 )
−1+ε +Γε
...
........
...
....
.....
....
.
.....
.
.....
.....
.....
.
....
−R −1−ε −1+ε −ε ....... O ε R
..
..
...
...
. .
..
...
...
. . ...........................................................................................................................................
.. .
... ... .. ... .. ...
... .. ......
.
. ... ......
.
. ..
... . .
.................... . . .
.................... . . ..
.. .
.
... ...
... ...
.. ..
.. . ..
.. ...
.. .
..
..
ei5π /3 ..
..
... ..
... ....
... ...
.... ...
..... ...
....... ...
....
.... .......
..... ....
..... .....
....
......
....... .......
......... ................
............ .
............................................................
Figura 6.3.
essendo
γR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0}
γε = {z ∈ C : |z + 1| = ε , Im z ≤ 0}
γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0}
Osserviamo che
f (z) dz + f1 (z) dz = 2π i Res(f (z), −1) .
+Γε +γε
Calcoliamo i residui; i punti singolari sono tutti poli del primo ordine. Si ha
+∞ +∞
log x dx
√ dx + π i √ =
0 x(1 + x 3 ) 0 x(1 + x3)
√
iπ /3 iπ i5π /3 π2 2 3
πi + + =− − 2i
3eiπ/6 ei2π/3 3eiπ/2 ei2π 3ei5π/6 ei10π/3 3 3
Svolgimento dell’esercizio 6.2. Il punto z = i è una singolarità essenziale per la funzione (6.1); infatti
il limite
1
lim
sen z sen
z − i z→i
non esiste. A tale scopo basta osservare che considerata la restrizione della funzione (6.1) alla retta
z = x + i si ha che il limite
1
lim
sen(x + i) sen
x→0 x
non esiste. Determiniamo lo sviluppo in serie di Laurent della funzione (6.1) nell’insieme C \ {i}; si ha
+∞
(−1)n
1 1
(6.12) sen = .
z − i n=0 (2n + 1)! (z − i)2n+1
Prova assegnata il 21 gennaio 1994 27
Si ha, poi, ∀ z ∈ C,
dove si è posto
(−1)[n/2] sen i per n pari
an =
(−1)[(n−1)/2] cos i per n dispari
Considerando il prodotto secondo Cauchy delle serie (6.12) e (6.13) si ottiene, per z = i,
+∞
n
1 (−1)n−k ak 1
sen z sen = .
z − i n=0 k=0 k!(2n − 2k + 1)! (z − i)2n−3k+1
Determiniamo il residuo della funzione in z = i; si devono determinare gli interi n e k in modo tale
che
n ∈ N0
0 ≤ k ≤ n
2n − 3k + 1 = 1
2n
e quindi, dovendo essere k = , n dove essere un multiplo di 3. Posto n = 3h, h ∈ N0 , si ha k = 2h,
3
a2h = (−1)h sen i e il residuo è dato dalla somma della serie
+∞
sen i
h=0
(2h)!(2h + 1)!
Svolgimento dell’esercizio 6.3. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (6.2); x(t), y (t) funzioni
aventi derivate prime localmente assolutamente continue in [0, +∞[ e derivate seconde L-trasformabili.
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), F = F (s) = L([t]; s), applichiamo la
trasformazione di Laplace al problema (6.2); si ha
(2s 2 + s)X − (2s 2 − s)Y = 0
(s + 1)X + (s + 3)Y = F
e quindi risolvendo
2s − 1
X= F
2(2s 2 + 4s + 1)
(6.14)
2s + 1
Y = F
2(2s 2 + 4s + 1)
Osservato che
√ √
2s − 1 −1 1 s+1 3 2 1/ 2
L−1 ; t =L − ;t =
2(2s + 4s + 1)
2 2 (s + 1) − 1/2
2 4 (s + 1) − 1/2
2
√
1 −t t 3 2 t
= e cosh √ − senh √
2 2 2 2
1 √ √
2s + 1 s + 1 2 1/ 2
L−1 ; t =L −1
− ; t =
2(2s 2 + 4s + 1) 2 (s + 1)2 − 1/2 4 (s + 1)2 − 1/2
√
1 t 2 t
= e−t cosh √ − senh √
2 2 2 2
28 Prova assegnata il 21 gennaio 1994
antitrasformando le (6.14) si ha
√
1 −t t 3 2 t
x(t) =[t] ∗ e cosh √ − senh √
2 2 2 2
(6.15) √
1 −t t 2 t
y (t) =[t] ∗ e cosh √ − senh √
2 2 2 2
da cui
√
t−τ 3 2 t−τ t −τ t−τ
eτ cosh √ − senh √ dτ = −eτ cosh √ + 2 2 senh √ + cost.
2 2 2 2 2
La funzione è sommabile in [0, 2] e quindi Φ(t) ∈ L1loc (R); Φ(t) individua, dunque, una distribuzione
temperata. La derivata nel senso delle distribuzioni è la distribuzione
(6.17) Φ , ψ(t) = − Φ, ψ (t) ψ∈S .
Prova assegnata il 11 febbraio 1994 29
Calcoliamo Φ, ψ (t) . Si ha
+∞ +∞
n+1
Φ, ψ (t) = (−1)[t] (t − [t])ψ (t) dt = (−1)n (t − n)ψ (t) dt =
−∞ n=−∞ n
+∞
n+1 +∞
+∞
n+1
= (−1)n (t − n)ψ(t) n − ψ(t) dt = (−1)n ψ(n + 1) − χ [n,n+1] ψ(t) dt =
n=−∞ n n=−∞ −∞
+∞
= (−1)n δ(t − n − 1) − χ [n,n+1] , ψ(t) ,
n=−∞
+∞
Φ = (−1)n χ [n,n+1] − δ(t − n − 1) .
n=−∞
Determiniamo la serie di Fourier della Φ(t). I coefficienti della serie sono, per n ∈ Z, n = 0,
2 1 2 −iπnt 1
1 1 e t
cn = e−iπnt Φ(t) dt =
e−iπnt t dt − e−iπnt (t − 1) dt = +
0 2 2 0 1 −2inπ 0
1 −iπnt 2
1 e (t − 1) 2 1 e−inπ e−inπ − 1 e−2inπ
+ e−iπnt dt − − e−iπnt dt = − + + −
2inπ 0 −2inπ 1 2iπ n 1 2inπ 2n2 π 2 2inπ
e−2inπ − e−inπ (−1)n (−1)n − 1 1 (−1)n − 1 (−1)n − 1 2
− = i + − i + = +i
2n2 π 2 2nπ 2n2 π 2 2nπ 2n2 π 2 2nπ nπ
+∞
+∞
(−1)n − 1 2 1 2
(6.18) Φ(t) = + i einπt = − + i ei(2n+1)πt .
S n=−∞ 2nπ nπ n=−∞ (2n + 1)π (2n + 1)π
n=0
+∞
1 2
F (Φ(t)) = − + i F ei(2n+1)πt =
n=−∞ (2n + 1)π (2n + 1)π
+∞
1 2 2n + 1
=− +i δ y − .
n=−∞ (2n + 1)π (2n + 1)π 2
2
e z−i dz
+∂T z
essendo T il quadrato
z ∈ C : | Re z| ≤ 2 , | Im z| ≤ 2 .
determinare, facendo uso della trasformata di Laplace, una condizione sulle funzioni f1 , f2 affinchè
il problema (7.1) ammetta soluzione in [0, +∞[. Trovare, poi, una formula risolutiva per il problema
(7.1).
7.3. Provare che la funzione senh t 2 non è trasformabile secondo Laplace.
7.4. Determinare la trasformata di Fourier delle funzioni
t2
ϕ1 (t) = , ϕ2 (t) = (−1)[t] t
(1 + t 2 )2
Ricordando che
1 1 1 1 1 1
Res e z−i , 0 + Res 2 e z−i , i + Res 2 e z−i , ∞ = 0 ,
z2 z z
basterà calcolare il residuo nel punto all’infinito. Si ha
1 1 w
Res 2
e z−i , ∞ = Res − e 1−iw , 0 = 0.
z
Si ha quindi
1 1
e z−i dz = 0 .
+∂T z2
Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (7.2), con x(t) funzione avente derivata prima localmente
assolutamente continua in [0, +∞[ e derivata seconda L-trasformabile e con y (t) funzione localmente
assolutamente continua in [0, +∞[ avente derivata prima L-trasformabile. Siano, inoltre, f1 (t), f2 (t)
L-trasformabili. Dalla seconda equazione per le condizioni iniziali si ricava
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), F = F (s) = L(f1 (t); s), G = G(s) =
L(f1 (t) − f2 (t); s), applicando la trasformazione di Laplace al problema (7.2) si ha
(s 2 + s + 2)X + (s + 1)Y = F
(s + 3)X + Y = G
Da cui risolvendo
1 s +1 1 1 2
X =− F+ G=− F+ 1+ G
3s + 1 3s + 1 3s + 1 3 3s + 1
(7.4)
s2 + s + 2 s +3 1 8 1 1 16
Y =− G+ F= 1+ F − sG − 2+ G
3s + 1 3s + 1 3 3s + 1 3 9 3s + 1
Prova assegnata il 11 febbraio 1994 31
Supponiamo, allora, che la funzione f1 (t) − f2 (t) sia localmente assolutamente continua in [0, +∞[
con derivata prima L-trasformabile; antitrasformando le (7.4), tenendo presente la condizione (7.3)
si ha
1 1 2
x(t) = − f1 (t) ∗ e−t/3 + f1 (t) − f2 (t) + f1 (t) − f2 (t) ∗ e−t/3
3 3 9
(7.5)
1 1 2 16 8
y (t) = − f1 (t) − f2 (t) + f1 (t) + f2 (t) − f1 (t) − f2 (t) ∗ e−t/3 + f1 (t) ∗ e−t/3
3 9 9 27 9
Verifichiamo che le (7.5) costituiscano una soluzione del problema (7.2).
Tenendo presente la formula D(f ∗ g) = f (0)g(t) + f ∗ g, la funzione f1 − f2 deve essere dotata di
derivata prima localmente assolutamente continua. Le (7.5) verificano le condizioni x(0) = y (0) = 0.
Per la condizione x (0) = 0 dovrà, poi, essere
e +∞
e−st e−t dt < +∞ ,
2
∀s ∈ R .
0
z2
eiµz
(1 + z2 )2
relativamente al dominio {z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, R > 1, (figura 7.1); si ha
R
iµt t2 iµz z2 iµz z2
e dt + e dz = 2π i Res e ,i ,
−R (1 + t 2 )2 +ΓR (1 + z2 )2 (1 + z2 )2
...
........
...
..
..
..
...................................................
............. .........
........
......... .....
....
....
....... ....
.....
..... .......
. ...
.. .. . ...
... i ...
..
.. . ..
... ..
.. ..
... ..
..
... ..
... ..
..
... ....
... .
.......................... .....................................................................................................................................................................................................
−R O R
Figura 7.1.
32 Prova assegnata il 8 aprile 1994
z2 eiµz z2 1−µ
Res eiµz , i = lim D = e−µ .
(1 + z )
2 2 z→i (z + i)2 4i
Pertanto
π −2πy
e (1 − 2π y ) se y ≤ 0
2
F ϕ1 (t); y = π
e2πy (1 + 2π y ) se y < 0
2
La funzione ϕ2 (t) non è sommabile ]−∞, +∞[; essa individua una distribuzione temperata in
quanto a crescenza lenta. Si ha, allora,
F (ϕ2 (t)), ψ(y ) = ϕ2 (t), F (ψ(y ); t) ψ ∈ Sy .
La funzione (−1)[t] te−2πiy t ψ(y ), ψ ∈ Sy , è sommabile nell’insieme (t, y ) ∈ [k, k + 1] × ]−∞, +∞[,
k ∈ Z; si ha, allora, applicando il teorema di Fubini,
+∞ +∞
ϕ2 (t), F (ψ(y ); t) = (−1)[t]
t e−2πiy t ψ(y ) dy dt =
−∞ −∞
+∞
k+1 +∞ +∞
+∞ k+1
= (−1)k t e−2πiy t ψ(y ) dy dt = (−1)k ψ(y ) e−2πiy t t dt dy
k −∞ −∞ k
k=−∞ k=−∞
e quindi
+∞
k+1
F (ϕ2 (t)) = (−1)k e−2πiy t t dt.
k
k=−∞
t 2n
t2 + 1
essendo n un numero intero non negativo.
Svolgimento dell’esercizio 8.1. Per il teorema dei residui si ha
z z
(8.2) z2 sen dz = 2π i Res z2 sen , −i .
+∂T z+i z+i
Determiniamo il residuo di cui al secondo membro della (8.2). Osserviamo, anzitutto, che
z i i i
z2 sen = z2 sen 1 − = (z + i − i)2 sen 1 cos − cos 1 sen .
z+i z+i z+i z+i
Il residuo cercato è la somma di coefficienti dei termini relativi alla potenza (z + i)−1 nelle serie di cui
alla (8.3). Si ha, quindi,
z 1 1 5
Res z2 sen , −i = −2i sen 1 − i cos 1 + i cos 1 = i − sen 1 + cos 1 .
z+i 2 3! 6
In definitiva si ha
z π
z2 sen dz = 6 sen 1 − 5 cos 1 .
+∂T z+i 3
Il calcolo del residuo poteva essere effettuato sfruttando l’eguaglianza
z z
Res z2 sen , −i + Res z2 sen , ∞ = 0.
z+i z+i
Calcoliamo, allora, il residuo in ∞. Si ha
z 1 1
Res z2 sen , ∞ = − Res sen ,0 .
z+i w4 1 + iw
1 1
Il punto w = 0 è un polo del quarto ordine per la funzione sen , si ha, allora
w4 1 + iw
1 1 1 1 1
Res sen , 0 = lim D3 w 4 4 sen
w4 1 + iw w→0 3! w 1 + iw
1
Calcoliamo le derivate della funzione sen . Si ha
1 + iw
1 i 1
D sen =− cos
1 + iw (1 + iw)2 1 + iw
1 2 1 1 1
D2 sen =− cos + sen
1 + iw (1 + iw) 3 1 + iw (1 + iw)4 1 + iw
1 6i 1 6i 1 i 1
D3 sen = cos − sen − cos
1 + iw (1 + iw)4 1 + iw (1 + iw)5 1 + iw (1 + iw)6 1 + iw
34 Prova assegnata il 8 aprile 1994
Da cui
1 1 5
Res sen , 0 = i cos 1 − i sen 1.
w4 1 + iw 6
Svolgimento dell’esercizio 8.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (8.1), x(t), y (t) funzioni
localmente assolutamente continue in [0, +∞[ assieme alle derivate prime aventi derivate seconde
L-trasformabili.
Poniamo X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s) e F = F (s) = L (−1)[t] t; s ; si ha
applicando la trasformazione di Laplace
2
s X + (s + 1)Y = F + s
s(s − 1)X + (s + 1)2 Y = s
E quindi risolvendo
s 1 s − 1
X= +F − 2+1
+1
s2 s s
(8.4)
1 s +1 s 1
Y =− + + F 2+1 −
2(s + 1) 2(s + 1)
2 s s +1
Antitrasformando le (8.4) si ha
E quindi
[t]−1 (k + 1)2 k2
(8.6) (−1)[t] t ∗ (1 + sen t − cos t) = (−1)k − +
k=0
2 2
+ (k + 2) sen(t − k − 1) − (k + 1) sen(t − k) + k cos(t − k − 1) − (k − 1) cos(t − k) +
t2 [t]2
+ (−1)[t] − − ([t] + 1) sen(t − [t]) + t − 1 − ([t] − 1) cos(t − [t])
2 2
Analogamente si ha
[t]−1 k+1
(8.7) (−1)[t] t ∗ (cos t − e−t ) = (−1)k τ cos(t − τ) − e−t+τ dτ +
k=0 k
t
[t]−1
+ (−1)[t] τ cos(t − τ) − e−t+τ dτ = (−1)k cos(t − k − 1) − cos(t − k) − (k + 1) sen(t − k − 1) +
[t]
k=0
−t+k+1 −t+k
+k sen(t −k)−ke −(1−k)e +(−1)[t] [t] sen(t −[t])+1−cos(t −[t])+1−t −(1−[t])e−t+[t]
Prova assegnata il 8 aprile 1994 35
Svolgimento dell’esercizio 8.3. La funzione f (t) individua una distribuzione funzione in quanto fun-
zione localmente sommabile in R; la derivata nel senso delle distribuzioni è la distribuzione
(8.8) f , ϕ(t) = − f , ϕ (t) ϕ∈D.
Calcoliamo f , ϕ (t) . Si ha
−2 −1 0 1 2
f , ϕ (t) = − ϕ (t) dt + t 2 ϕ (t) dt − t 2 ϕ (t) dt + t 2 ϕ (t) dt − t 2 ϕ (t) dt +
−∞ −2 −1 0 1
+∞ −1 0 0 −1
+ ϕ (t) dt = −ϕ(−2) + t 2 ϕ(t) −2 tϕ(t) dt − t 2 ϕ(t) +2 tϕ(t) dt +
2 −2 −2 −1 −1
1 1 2 2
+ t 2 ϕ(t) − 2 tϕ(t) dt − t 2 ϕ(t) + 2 tϕ(t) dt − ϕ(2) =
0 1
0 1
= −5 δ(t + 2), ϕ(t) + 2 δ(t + 1), ϕ(t) − 2 tχ [−2,−1] , ϕ(t) + 2 tχ [−1,0] , ϕ(t) −
− 2 tχ [0,1] , ϕ(t) + 2 tχ [1,2] , ϕ(t) + 2 δ(t − 1), ϕ(t) − 5 δ(t − 2), ϕ(t)
Svolgimento dell’esercizio 8.4. Iniziamo con il caso n = 0; in tal caso la funzione è sommabile in R e
la trasformata di Fourier è data da
+∞
1 e−2πiy t
F ;y = dt .
1 + t2 −∞ 1 + t2
La funzione (1 + t 2 )−1 è pari e reale quindi la sua trasformata di Fourier sarà una funzione pari e reale.
Sia y ≤ 0 e applichiamo il teorema dei residui alla funzione complessa
e−2πiy z
1 + z2
...
........
...
..
..
..
...................................................
............. .........
........
......... .....
....
....
....... ....
.....
..... .......
. ...
.. .. . ...
... i ...
..
.. . ..
... ..
.. ..
... ..
..
... ..
... ..
..
... ....
... .
.......................... .....................................................................................................................................................................................................
−R O R
Figura 8.1.
36 Prova assegnata il 10 giugno 1994
Ed infine
1
F ; y = π e−2π|y | .
1 + t2
Sia n ∈ N, n pari. Si ha
t 2n 1 − 1 + t 2n 1 1 − (−t 2 )n 1
= = − = − 1 + t 2 − · · · + t 2n−2 .
1+t 2 1+t 2 1+t 2 1 − (−t 2 ) 1 + t2
t 2n 1
= 1 − t 2 + · · · + t 2n−2 −
1 + t2 1 + t2
Pertanto
t 2n 1 δ δ(2n−2)
n 2 2n−2 n −2π|y |
F ; y = (−1) F −1+t −· · ·+t , y = (−1) π e −δ+ −· · ·+ .
1 + t2 1 + t2 4π 2 (2π )2n−2
ammetta soluzione.
9.3. Determinare l’ascissa di convergenza e l’ascissa di assoluta convergenza della trasformata di
Laplace della funzione
t
ee se 0 ≤ t < log log 3
ϕ(t) = t
(−1)n ee se log log n ≤ t < log log(n + 1), (n = 3, 4, . . .)
converga in S .
b) Per i valori di k di cui al punto a) determinare lo sviluppo in serie di Fourier e la trasformata di
Fourier della distribuzione somma.
Svolgimento dell’esercizio 9.1. Per il teorema dei residui si ha
1 1 1
e z2 −iz dz = 2π i Res e z2 −iz , 0 + Res e z2 −iz , i .
+∂T
Ricordando che
1 1 1
Res e z2 −iz , 0 + Res e z2 −iz , i + Res e z2 −iz , ∞ = 0 ,
basterà calcolare il residuo nel punto all’infinito. Si ha
1 1 w2
Res e z2 −iz , ∞ = Res − 2
e 1−iw , 0 .
w
Essendo
1 w2
lim w 2 2
e 1−iw = 1 ,
w→0 w
w2
il punto w = 0 è un polo del secondo ordine per la funzione −w −2 e 1−iw . Si ha, allora,
1 w2 w2 2w(1 − iw) + iw 2 w 2
Res − e 1−iw , 0 = − lim De 1−iw = − lim e 1−iw = 0 .
w 2 w→0 w→0 (1 − iw)2
Ed in definitiva
1
e z2 −iz dz = 0 .
+∂T
Si osservi che la somma dei residui nei punti z = 0 e z = i si calcola facilmente; piž laborioso − il
calcolo dei residui nei singoli punti. Calcoliamo, ad esempio, il residuo nel punto z = 0.
Tenendo conto dell’identità
1 i i
(9.3) e z2 −iz = e z e i−z ,
1
|z| < 1, k ∈ N
(i − z)k
38 Prova assegnata il 10 giugno 1994
è
(i − z)n −k
1 D
+∞
z=0
(9.6) = zn .
(i − z)k n=0
n!
+∞
! "
1 k + n − 1 zn
(9.7) =
(i − z)k n=0
n ik+n
e ricordando la (9.5)
! " ! "
+∞
+∞ +∞
+∞
i 1 k + n − 1 zn
1 k+n−1 n
z . (5 )
(9.8) e i−z = 1+ n
=1+ n
k=1
k! n=0 n i n=0 k=1
k! n i
+∞
g(w) = Ak (w − w0 )k , w ∈ C.
k=0
Si ha, allora,
+∞
(∗) F (z) = g(f (z)) = Ak (f (z) − f (z0 ))k , z ∈ C .
k=0
Per il teorema di Weierstrass la funzione F (z) è olomorfa; infatti le funzioni (f (z) − f (z0 ))k sono
olomorfe in C e la serie (∗) converge uniformemente in ogni compatto H contenuto in C , essendo
f (H) un compatto contenuto in C . Si ha, allora,
+∞
F (n) (z0 )
(∗∗) F (z) = (z − z0 )n
n=0
n!
e
+∞
F (n) (z0 ) = Ak Dn (f (z) − f (z0 ))k
z=z0
k=0
+∞
(f (z) − f (z0 ))k = apk (z − z0 )p , z ∈ C .
p=0
Si ha allora
Dn (f (z) − f (z0 ))k = n! ank
z=z0
Prova assegnata il 10 giugno 1994 39
Lo sviluppo della funzione (i − z)−k poteva essere determinato anche nel modo seguente. Per |z| < 1
si ha
+∞
zn
1 1 1
= =
i−z i 1 − z/i n=0 in+1
+∞
n(n − 1) · · · (n − k + 2)
1 1 k−1 1 1
(9.9) = D = zn−k+1 .
(i − z)k (k − 1)! i−z (k − 1)! n=k−1 in+1
La serie in (9.9) è la stessa di quella in (9.7); infatti cambiando l’indice di sommazione nella (9.9)
j = n − k + 1 si ha
+∞
n(n − 1) · · · (n − k + 2)
1
zn−k+1 =
(k − 1)! n=k−1 in+1
+∞ +∞ ! "
(k + j − 1)(k + j − 2) · · · (j + 1) 1 k+j −1 1
j
= z = zj ;
j=0
(k − 1)! i k+j
j=0
k − 1 i k+j
Il residuo cercato si otterrà, quindi, considerando la somma dei coefficienti relativi alla potenza z−1
delle due serie in (9.11). Dovrà essere, per quanto riguarda la prima serie,
n ∈ N0
0≤p≤n
n − 2p = 1
e dalla (∗)
+∞
∞
F (z) = Ak ank (z − z0 )n .
k=0 n=0
40 Prova assegnata il 10 giugno 1994
+∞ +∞ ! " ! +∞ +∞ "
1 i 1 k+p−1 1 (p + h)!
Res e z 2 −iz ,0 = i+ =i 1+ .
p=0
(p + 1)! k=1 k! p p=0
p!(p + 1)! h=0 h!(h + 1)!
Svolgimento dell’esercizio 9.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (9.1), x(t), y (t) funzioni
localmente assolutamente continue in [0, +∞[ aventi derivate prime L-trasformabili.
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s) e x(0) = a, y (0) = b si ha applicando la
trasformazione di Laplace
λ
2sX − (s − 1)Y = + 2a − b
s
(s + 1)X − sY = a − b
Da cui risolvendo
λ+a−b as
X= + 2
s +1
2 s +1
(9.11)
λ bs λ + 2a − b
Y = + +
s(s 2 + 1) s 2 + 1 s2 + 1
Antitrasformando le (9.11) si ha
e, quindi, il problema (9.1) per λ = −1 non ha soluzione; per λ = −1 il problema ha soluzione con le
condizioni iniziali a = 0 e b = 2λ2 /(λ + 1).
Svolgimento dell’esercizio 9.3. Cominciamo con il determinare l’ascissa di assoluta convergenza; tro-
viamo i numeri s reali tali che la funzione e−st |ϕ(t)| sia sommabile in [0, +∞[. Si ha, usando il cam-
t
biamento di variabile ee = y
+∞ +∞
t 1
e−st ee dt = dy = +∞ , ∀s ∈ R ,
0 e (log y )s+1
essendo
y
lim = +∞ , ∀s ∈ R .
y →+∞ (log y )s+1
L’ascissa di assoluta convergenza è, dunque, +∞. Determiniamo l’ascissa di convergenza; cerchiamo i
numeri reali s tali che esista finito il limite
T
(9.13) lim e−st ϕ(t) dt .
T →+∞ 0
Consideriamo il limite
log log(n+1)
(9.14) lim e−st ϕ(t) dt .
n→+∞ 0
Prova assegnata il 10 giugno 1994 41
t
Si ha, usando il cambiamento di variabile ee = y ,
log log(n+1)
(9.15) lim e−st ϕ(t) dt =
n→+∞ 0
log log 3 n log log(k+1)
−st et k −st et
= lim e e dt + (−1) e e dt =
n→+∞ 0 log log k
k=3
3
n k+1
1 1
= lim dy + (−1)k dy =
n→+∞ e (log y )s+1 k=3
k (log y )s+1
3 ∞
k+1
1 1
= dy + (−1)k dy .
e (log y )s+1 k=3
k (log y )s+1
La serie in (9.15) è convergente per s > −1. Infatti è una serie a segni alterni e il valore assoluto del
termine generale tende a zero decrescendo, come è provato dalla diseguaglianza
k+1 k+2
1 1 1
dy > s+1 > dy .
k (log y )s+1 log(k + 1) k+1 (log y )s+1
Il limite in (9.14) esiste finito solo per s > −1; proviamo che lo stesso accade per il limite in (9.13). A
tale scopo basterà osservare che, se n è il numero intero tale che log log n ≤ T < log log(n + 1), si ha
T log log(n+1)
lim e−st ϕ(t) dt − e−st ϕ(t) dt = 0 ;
T →+∞ 0 0
converga ∀ ϕ ∈ S . La serie a secondo membro della (9.16) non converge per k = 0 essendo una serie
costante. Per k = 0 si ha
1
|ϕ(kn)| ≤ ∀ϕ ∈ S ;
1 + k2 n 2
la serie dei valori assoluti ha una maggiorante convergente e quindi la serie converge assolutamente.
Sia δ∗ ∗
k , k = 0, la somma della serie (9.2). δk è una distribuzione temperata periodica di periodo
k. Si ha, infatti,
+∞
+∞
+∞
δ∗
k , ϕ(t + k) = δ(t − kn), ϕ(t + k) = δ(t), ϕ(t + k + nk) = ϕ k(n + 1) =
n=−∞ n=−∞ n=−∞
+∞
= ϕ(kn) = δ∗
k , ϕ(t) ∀ϕ ∈ S .
n=−∞
Si ha
+∞ t+k
1 −2iπnt/k
cn = δ(t − kp), e ζ(τ) dτ =
k p=−∞ t
+∞ +∞ kp+k
1 −2iπnp kp+k
1 1
= e ζ(τ) dτ = ζ(τ) dτ = .
k p=−∞ kp k p=−∞ kp k
zn
ϕ(z) = n∈Z .
cos(1/z)
(10.1) 0 t
x + 2y − 2 y (τ) dτ = et
0
...
........
....
...
.......... .............
..... ..... . . ................
............... ..........
.......
.......... ......
... ... .....
...... ....
....
..... .......
... .....
... ...
... ...
.. .. ...
...
.. .
.. . ke i3π /4 . ke iπ /4 ..
...
.. ..
... ..
.. ..
... ......... ......... ...
.. ..........
.
.....
. ..
... ..
.... .... . ..
..
.. .......
..
.. . ............................................................................................................
. ...
−R −ε O ε R
Figura 10.1.
Si ha
−ε R
1 − e2ix 1 − e2ix
(10.4) dx − f (z) dz + dx + f (z) dz =
−R x 2 (x 4 + k4 ) +Γε ε x (x + k )
2 4 4
+ΓR
= 2π i Res(f (z), keiπ/4 ) + Res(f (z), kei3π/4 )
1 + e−2 Im z 2
|zf (z)| ≤ ≤
|z|(|z|4 − k4 ) |z|(|z|4 − k4 )
si ha
lim zf (z) = 0
z→∞
Si ha, poi,
1 − e2iz 1 2i
lim zf (z) = lim =− 4
z→0 z→0 z z 4 + k4 k
e quindi
2π
(10.6) lim f (z) dz = .
ε→0 +Γε k4
Calcoliamo i residui in (10.7). I punti keiπ/4 , kei3π/4 sono poli del primo ordine, pertanto
√ √
1 − eik 2(1+i) i 2 √
iπ/4 iπ/4
Res(f (z), ke ) = lim (z − ke )f (z) = 2 3 3iπ/4
= 5
(1 + i)(1 − eik 2(1+i) )
z→keiπ /4 ik 4k e 8k
√ √
1−e ik 2(−1+i)
i 2 √
i3π/4 i3π/4
Res(f (z), ke ) = lim (z − ke )f (z) = = (1 − i)(1 − eik 2(−1+i) )
z→kei3π /4 −ik 4k e
2 3 9iπ/4 8k 5
44 Prova assegnata il 4 luglio 1994
2
Svolgimento dell’esercizio 10.2. I punti singolari isolati per ϕ(z) sono z = , k ∈ Z; il punto
π (2k + 1)
z = 0 non è una singolarità isolata. Si tratta di poli del primo ordine essendo essi zeri del primo ordine
per il denominatore di ϕ(z). Il residuo in tali punti è dato da
2 2 n+2
1 2 n+2
Res ϕ(z), = = (−1)k ,
π (2k + 1) π (2k + 1) sen(π /2 + kπ ) π (2k + 1)
2
k ∈ Z, n ∈ Z. La funzione è olomorfa per |z| > . Studiamo il punto all’infinito. Si consideri la
π
funzione
1 1 1 π
g(w) = ϕ = n , 0 < |w| < .
w w cos w 2
Il punto w = 0 è una singolarità fittizia per g(w), e quindi infinito è regolare per ϕ(z), per n ≤ 0;
infatti
0 per n < 0
lim g(w) =
w→0 1 per n = 0
Per n > 0 il punto w = 0, e quindi infinito per ϕ(z), è un polo di ordine n; infatti
lim w n g(w) = 1 .
w→0
Determiniamo lo sviluppo in serie di Laurent
di g(w) nel disco
bucato z ∈ C : 0 < |w| < π /2 . La
funzione 1/ cos w è olomorfa nel disco z ∈ C : |w| < π /2 . Osservato che la funzione è pari, il suo
sviluppo in serie di Mac-Laurin è dato da
+∞
1
(10.8) = a2p w 2p .
cos w p=0
Si ha d’altra parte ∀ w ∈ C
+∞
(−1)p 2p
(10.9) cos w = w
p=0
(2p)!
+∞
p
(−1)p−j a2j 2p
(10.10) 1= w .
p=0 j=0
(2p − 2j)!
Prova assegnata il 4 luglio 1994 45
+∞
π
g(w) = a2p w 2p−n 0 < |w| <
p=0
2
da cui
+∞
1 2
ϕ(z) = a2p |z| >
p=0
z2p−n π
Svolgimento dell’esercizio 10.3. Sia x(t), y (t) una soluzione di (10.1); x(t), y (t) funzioni localmente
assolutamente continue in [0, +∞[ con derivate prime L-trasformabili. Osserviamo,anzitutto, che il
sistema (10.1) è equivalente al sistema integro–differenziale
t
x + 2 x(τ) dτ + 2y = 1
t 0 t
2 x(τ) dτ + 2 y (τ) dτ = 1 − et
0 0
Poniamo X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), x(0) = α, y (0) = β. Dalla seconda equazione
in (10.11) si ha, ponendo t = 0,
(10.12) 2α + 2β = −1.
e quindi risolvendo
s2 + s − 1 s
X =− − (α + 2β) 2
(s − 2)(s − 1)
2 s −2
(10.13)
s 2 + 2s s
Y = + (α + 2β) 2
2(s 2 − 2)(s − 1) s −2
46 Prova assegnata il 1 settembre 1994
1 e−s
(10.14) Φ= + 2
(s + λ)(s + 1) s + λs
2
1 e−s 1 s e−s
Φ= + = − +
s(s 2 + 1) s2 s s2 + 1 s2
ed antitrasformando si ottiene
Per λ = 0 si ha
ed antitrasformando si ha
1 1
T = e−λt − cos t + λ sen t u(t) + 1 − e−λ(t−1) u(t − 1) .
λ2 +1 λ
sen αt
√
t
11.4. Determinare la derivata nel senso delle distribuzioni e la trasformata di Fourier della funzione
log x
Svolgimento dell’esercizio 11.1. Per k = 0 l’integrale vale −∞; la funzione è sommabile in [1, +∞[
x2
e 1
log x
dx = −∞ .
0 x2
Possiamo supporre k > 0: se k < 0 basterà sostituire k con |k|. Consideriamo la funzione
log z π 3
f (z) = , − < Arg z < π
z 2 − k2 2 2
ed applichiamo il teorema di Cauchy-Goursat considerando il dominio, (figura 11.1),
...
........
....
..
....
...
.
.......... .. . . . . .....................................
................ ...........
.........
........... .......
. ......
.....
......... .....
.....
...... .....
....
. . ... ........
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... ..
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.......... ......... .......... ..
... ............... ......... ............... .......... ............... .......... ...
.... .. . ... .. . ... .. .. ..
.. . .. ..
. . ..
... ..
. . .. .. . .... .. .
. . .
.....................................................................
−R −k−ε −k+ε −ε .... O ε .
k−ε k+ε R
....
.
.....
.....
..
Figura 11.1.
Si ha
k−ε R −k−ε
log x log x log(−t) + π i
(11.2) dx − f (z) dz + dx + f (z) dz + dt −
ε x 2 − k2 +Γε k+ε x − k
2 2
+ΓR −R t 2 − k2
−ε
log(−t) + π i
− f (z) dz + dt − f (z) dz = 0
+Γε −k+ε t 2 − k2 +Γε
essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z − k| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z + k| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Poniamo nel quinto e nel settimo integrale in (11.2) t = −x; sommando i termini simili si ottiene
k−ε R k−ε R
log x log x 1 1
(11.3) 2 2 − k2
dx + 2 2 − k2
dx + π i 2 − k2
dx + π i 2 − k2
dx −
ε x k+ε x ε x k+ε x
− f (z) dz + f (z) dz − f (z) dz − f (z) dz = 0
+Γε +ΓR +Γε +Γε
48 Prova assegnata il 1 settembre 1994
Dalle diseguaglianze
zf (z) ≤ |z| log |z| + 3π /2 (|z| > k) , zf (z) ≤ |z| − log |z| + 3π /2 (|z| < 1)
|z|2 − k2
si ha
lim zf (z) = 0 , lim zf (z) = 0
z→∞ z→0
e quindi
(11.4) lim f (z) dz = 0 , lim f (z) dz = 0.
R→+∞ +ΓR ε→0 +Γε
Considerando i limiti
log k + iπ log k
lim (z + k)f (z) = − , lim(z − k)f (z) =
z→−k 2k z→k 2k
si ottiene
log k + iπ log k
(11.5) lim f (z) dz = −π i , lim f (z) dz = π i .
ε→0 +Γε 2k ε→0 +Γε 2k
Passando al limite nella (11.3) per ε → 0 e per R → +∞, tenendo presenti le (11.4) e (11.5), si ha
+∞ +∞
log x 1 π2
2 dx + π i dx =
0 x 2 − k2 0 x2 −k 2 2k
da cui +∞
log x π2
dx = .
0 x −k
2 2 4|k|
Si osservi che si è determinato il valore principale dell’integrale e non l’integrale di Lebesgue dato che
la funzione per k = 0 non è integrabile.
Svolgimento dell’esercizio 11.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (11.1); x(t), y (t) funzioni
aventi derivate prime localmente assolutamente continue in [0, +∞[ e derivate seconde L-trasformabili.
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), F = F (s) = L(tχ [0,1] ; s), G = G(s) = L(χ [1,2] ; s),
applichiamo la trasformazione di Laplace al problema (11.1) si ha
s 2 X + (s + 1)Y = F + s
(s 2 − s)X + (s + 1)2 Y = G + s
e quindi risolvendo
s +1 1 s
X= F− G+ 2
s(s + 1)
2 s(s + 1)
2 s +1
(11.6)
s−1 s s
Y =− F+ G+
(s + 1)(s 2 + 1) (s + 1)(s 2 + 1) (s + 1)(s 2 + 1)
Osserviamo che
1 1 s
= − 2
s(s 2 + 1) s s +1
s−1 1 s
(11.7) − = −
(s + 1)(s 2 + 1) s + 1 s2 + 1
s 1 1 1 s +1
=− +
(s + 1)(s 2 + 1) 2 s + 1 2 s2 + 1
Prova assegnata il 1 settembre 1994 49
da cui
τ2
1 + sen(t − τ) − cos(t − τ) τ dτ = + τ sen(t − τ) + cos(t − τ) + sen(t − τ) − cos(t − τ) + cost.
2
e quindi
t2
+ t − 1 − sen t + cos t per 0 ≤ t ≤ 1
(11.9) 1 + sen t − cos t) ∗ tχ [0,1] = 2
1
+ 2 sen(t − 1) − sen t + cos t per t > 1
2
Si ha, poi,
0 per 0 ≤ t ≤ 1
(11.10) 1 − cos t ∗ χ [1,2] = t − 1 − sen(t − 1) per 1 < t ≤ 2
1 + sen(t − 2) − sen(t − 1) per t > 2
t − 2 + e−t + cos t per 0 ≤ t ≤ 1
(11.11) e−t − cos t) ∗ tχ [0,1] =
sen(t − 1) − cos(t − 1) + e−t + cos t per t > 1
0 per 0 ≤ t ≤ 1
e−t+1 − cos(t − 1) + sen(t − 1)
−t per 1 < t ≤ 2
(11.12) −e + sen t + cos t ∗ χ [1,2] = −t+2 + cos(t − 2) − sen(t − 2) +
−e −t+1
+e − cos(t − 1) + sen(t − 1) per t > 2
e quindi la derivata nel senso delle distribuzioni di ϕ(t) è la distribuzione funzione (−1)[t/(2π)] cos t;
si sarebbe potuto giungere alla stessa conclusione osservando che la funzione ϕ(t) è lipschitziana e
quindi localmente assolutamente continua.
Determiniamo la serie di Fourier della ϕ(t). I coefficienti della serie sono, per n ∈ Z, n = ±2,
2π 4π
1
cn = e−int/2 sen t dt − e−int/2 sen t dt =
4π 0 2π
2π 4π
1
= ei(1−n/2)t − e−i(1+n/2)t dt − ei(1−n/2)t − e−i(1+n/2)t dt =
8π i 0 2π
1 ei(1−n/2)2π − 1 e−i(1+n/2) − 1 ei(1−n/2)4π − ei(1−n/2)2π e−i(1+n/2)4π − e−i(1+n/2)2π
= − − + =
8π i i(1 − n/2) −i(1 + n/2) i(1 − n/2) −i(1 + n/2)
1 (−1)n − 1 (−1)n − 1 1 − (−1)n 1 − (−1)n 2 (−1)n − 1
=− + − − =−
4π 2−n 2+n 2−n 2+n π 4 − n2
e
2π 4π
1 ∓it
c±2 = e sen t dt − e∓it sen t dt =
4π 0 2π
2π 2π
1 ∓it
e sen t dt − e∓i(τ+2π) sen(τ + 2π ) dτ = 0 .
4π 0 0
Dalla (11.18), si ha
+∞
+∞
2
2 2 i(2n+1)t/2 2 2n + 1
F (ϕ(t)) = F e = δ y− .
n=−∞ π 4 − (2n + 1)2
n=−∞ π 4 − (2n + 1)2 4π
Prova assegnata il 28 gennaio 1995 51
12.2. Sia f (z) una funzione olomorfa in C \ {0}. Siano z = 0 un polo di ordine α e z = i uno zero di
ordine β per f (z), f (z) = 0 se z = i. Calcolare
f (z)
dz
+γ f (z)
(1 + t 2 )n
da cui
cos 4x − 4 cos 2x + 3
sen4 x = .
8
Si ha quindi
+∞ +∞ +∞ +∞
sen4 x 1 sen4 x 1 cos 4x − 4 cos 2x + 3 1 e4ix − 4e2ix + 3
dx = dx = dx = dx .
0 x2 2 −∞ x2 16 −∞ x2 16 −∞ x2
e4iz − 4e2iz + 3
z2
...
........
....
...
.......... .............
..... ... . .. . ................
............... ..........
........
.......... ......
....... .....
...... ....
....
.... .......
.... .....
... ...
.. .. ...
.. . ...
..
.... ..
.. ..
... ..
... ..
..
.... ..
.. ......... .............. ..
... .......... . ..
..
... ..... .. ..
.. ....... . . ...........................................................................................................
... .... ....
−R −ε O ε R
Figura 12.1.
e4iz − 4e2iz + 3 1
lim z = −4i lim z =0
z→0 z2 z→∞ z2
Si ha, quindi,
+∞
sen4 x π
2
dx =
0 x 4
Posto α
z f (z) per z = 0
ϕ(z) = α
per z = 0
lim z f (z)
z→0
da cui ! "
f (z)
Res ,0 = −α.
f (z)
Analogamente posto, in un opportuno disco di centro z = i,
da cui ! "
f (z)
Res ,i = β.
f (z)
Prova assegnata il 28 gennaio 1995 53
Pertanto
f (z)
dz = 2π i(β − α).
+γ f (z)
Svolgimento dell’esercizio 12.3. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema, con x(t), y (t) funzioni
aventi derivate prime localmente assolutamente continue in [0, +∞[ e derivate seconde L-trasformabili.
Siano, inoltre, f1 (t), f2 (t) L-trasformabili.
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), F1 = F1 (s) = L(f1 (t); s), F2 = F2 (s) = L(f2 (t); s),
applicando la trasformazione di Laplace al problema (12.1) si ha
s(s + 1)X − (s + 1)2 Y = F1 − λ(s + 1)
2(s + 1)2 X − 2s(s + 1)Y = F2 − 2λs
s 1
X =− F1 + F2
(s + 1)(2s + 1) 2(2s + 1)
1 s λ
Y =− F1 + F2 +
2s + 1 2(s + 1)(2s + 1) s+1
ed antitrasformando
1 −t/2 1
x(t) = − e−t − e ∗ f1 (t) + e−t/2 ∗ f2 (t)
2 4
(12.3)
1 1 −t 1 −t/2
y (t) = − e−t/2 ∗ f1 (t) + e − e ∗ f2 (t) + λe−t
2 2 2
Verifichiamo che le funzioni trovate costituiscano una soluzione del problema assegnato.
Le funzioni x(t), y (t) date dalle (12.3) devono avere derivate prime localmente assolutamente conti-
nue, e quindi, tenendo presente che D(f ∗g) = f (0)g(t)+f ∗g, le funzioni f1 (t), f2 (t) devono essere
localmente assolutamente continue. Le condizioni x(0) = 0, y (0) = λ sono verificate. Derivando le
funzioni x(t), y (t) si ha
1 1
x (0) = − f1 (0) + f2 (0)
2 4
1 1
y (0) = − f1 (0) + f2 (0) − λ
2 4
In definitiva il problema (1.1) ha soluzione se e solo se
1 1
x (0) = y (0) = − f1 (0) + f2 (0) .
2 4
e la soluzione è data dalle (12.3)
Svolgimento dell’esercizio 12.4. Per n intero non negativo, la funzione non è sommabile in [−∞, +∞[;
si ha ! " ! "
n
n n
n (−1)k δ(2k)
2 n 2k
F (1 + t ) = F t = .
k=0
k k=0
k (2π )2k
La funzione (1 + t 2 )n è pari e reale quindi la sua trasformata di Fourier sarà una funzione pari e reale.
Poniamo −n = m, −2π y = µ, y ≤ 0 e applichiamo il teorema dei residui alla funzione complessa
eiµz
(1 + z2 )m
54 Prova assegnata il 28 gennaio 1995
...
........
....
...
.
............................................
.............. ..........
........
.......... ......
....
.... ....
....... ....
..... .......
......
...
..... . i
...
...
.. .. ..
..
... ..
.. ..
... ..
..
... ...
.. ..
... ..
... ..
. .
..................................................................................................................................................................................................................................
−R O R
Figura 12.2.
1 1 1
= .
(1 + z2 )m (z − i)m (z + i)m
Si ha
+∞
ij µ j
(12.4) eiµz = e−µ eiµ(z−i) = e−µ (z − i)j .
j=0
j!
Essendo, poi
+∞
i
1 1 1 1
p+1 z − i 1
= = =− (z − i)p
z+i 2i + z − i 2i 1 − − z−i 2 2i < 2
p=0 2i
+∞
p+1
1 (−1)m−1 (m − 1)! i
Dm−1 = = − p(p − 1) · · · (p − m + 2)(z − i)p−m+1
z+i (z + i)m
p=m−1
2
e quindi
+∞ " !
1 i p p+1
m
(12.5) = (−1) (z − i)p−2m+1 =
(1 + z2 )m p=m−1
2 m−1
+∞ ! "
i j+m j + m − 1
m
= (−1) (z − i)j−m .
j=0
2 m − 1
Prova assegnata il 20 febbraio 1995 55
Da cui, per j = m − 1
! " ! "
eiµz
m−1
µ m−k−1 1 k+m
k+m−1
−µ
Res ,i = −ie .
(1 + z2 )m k=0
(m − k − 1)! 2 m−1
Ed infine
! "
−(n+1)
−2π|y | −2k −(n+k) k − n − 1 1
2 n
F (1 + t ) ; y = e 2 π |y |−(n+k+1) .
k=0
−n − 1 (−n − k − 1)!
xα
(1 + x)(1 + x 2 )
1
(13.1) sen log z
z−1
precisare le determinazioni della funzione log z per cui la (13.1) è sviluppabile in serie di Laurent nel
disco bucato {z ∈ C : 0 < |z − 1| < 1}. Scelta, poi, una di tali determinazioni calcolare il residuo della
(13.1) nel punto z = 1.
13.3. Risolvere, usando la trasformata di Laplace, l’equazione alle differenze
y (t − 2) − 6y (t − 1) + 5y (t) = 2[t] , t ∈ [0, +∞[
y (t) ≡ 0 in [−2, 0[
xα xα
≤ ≤ xα , ∀ x ∈ ]0, 1]
4 (1 + x)(1 + x 2 )
56 Prova assegnata il 20 febbraio 1995
...
........
....
..
.....
..
.
..............................................................
.............. ..........
........
........... .......
.. .....
..... ....
....... ....
....
. .... ....
... .. ........
..... .....
...
..
.. ..
... . i ...
...
.. . ...
.. ..
..
... ..
..
... ..
.. ..
... ..
..
... ..
.. ........ ... . .... ..
.... ............... .......... ................ ........... ..
.. .... ..
... .... ..
.. ....
... ... .
. .. ..
. ....
.
.
...........................................................................................................................................
−R −1−ε −1+ε −ε .... O ε . . R
....
.
....
.....
..
Figura 13.1.
e che
x 3−α x α
lim = 1.
x→+∞ (1 + x)(1 + x 2 )
Si consideri la funzione
Si ha
R −1−ε
xα
(13.2) dx + f (z) dz + f (z) dz − f (z) dz +
ε (1 + x)(1 + x 2 ) +ΓR −R +Γε
−ε
+ f (z) dz − f (z) dz = 2π i Res(f (z), i)
−1+ε +Γε
essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z + 1| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Considerando, poi, la funzione
...
........
...
.....
....
.
.....
.....
...
...
.....
....
.
....
−R −1−ε −1+ε −ε ....... O ε R
..
..
...
...
. .
..
...
...
. ..........................................................................................................................................
.. .
... ... .. ... .. ...
... ... .
........ .. .........
. ..
... ..................... . .................... . . ..
.. .
.
... ...
... ...
.. ..
.. ..
.. ...
.. .
.. ..
..
... ...
..
... ..
...
... . −i ...
...
... . ...
......... ....
....
.... ......
..... ....
....
..... .....
....... ......
.......
.......... ................
............ ...
.......................................................
Figura 13.2.
essendo
γR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0}
γε = {z ∈ C : |z + 1| = ε , Im z ≤ 0}
γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0}
Per α = 0 e α = 1 sommando (13.2) e (13.3) si ha
R
xα
(13.4) (1 − e2iαπ ) dx + f (z) dz + f1 (z) dz − f (z) dz −
ε (1 + x)(1 + x )
2
ΓR γR Γε
− f1 (z) dz − f (z) dz − f1 (z) dz = 2π i Res(f (z), i) + Res(f1 (z), −i)
γε Γε γε
|z|α+1
lim |z f (z)| = lim |z f1 (z)| = lim =0 (1 + α > 0)
z→0 z→0 z→0 |z + 1| |1 + z 2 |
eiαπ
lim (z + 1)f (z) = lim (z + 1)f1 (z) =
z→−1 z→−1 2
Per noti lemmi passando al limite nella (13.4) per ε → 0 e per R → ∞ si ha allora
+∞ '
2iαπ xα eiαπ
(13.5) (1 − e ) dx = 2π i + Res(f (z), i) + Res(f (z), −i) .
0 (1 + x)(1 + x 2 ) 2
Calcoliamo il residuo di f (z) nei punti z = i e z = −i. Si tratta di poli del primo ordine; si ha quindi
eiαπ/2
Res(f (z), i) = lim(z − i)f (z) =
z→i 2i(1 + i)
eiα3π/2
Res(f (z), −i) = lim (z + i)f (z) = −
z→−i 2i(1 − i)
Sostituendo in (13.5) si ha infine
+∞
xα iπ i i
dx = eiαπ − eiαπ/2 + eiα3π/2 =
0 (1 + x)(1 + x ) 2 1−e 2iαπ 1+i 1−i
iπ e−iαπ iαπ 1 + i iαπ/2 −1 + i iα3π/2 π π π
= −iαπ e − e + e = sen α + cos α − 1 .
e −e iαπ 2 2 2 sen απ 2 2
58 Prova assegnata il 20 febbraio 1995
Da cui 0
(−x)α π π π
v.p. dx = sen α − cos α + cos απ
−∞ (1 + x)(1 + x )
2 2 sen απ 2 2
e +∞
xα π π π
dx = sen απ cos α + sen απ sen α − sen2 απ −
0 (1 + x)(1 + x )
2 2 sen απ 2 2
π π π π π
2
− cos απ sen α + cos απ cos α − cos απ = sen α + cos α − 1
2 2 2 sen απ 2 2
Calcoliamo l’integrale per α = 0 e per α = 1. In tali casi il calcolo si può effettuare in modo più semplice
senza far uso della variabile complessa. Si ha, infatti
+∞
1 1 +∞ 1 x 1
dx = − + dx =
0 (1 + x)(1 + x )
2 2 0 1+x 1+x 2 1 + x2
+∞
1 1+x π
= log √ + arctang x =
2 1+x 2 0 4
+∞ +∞ +∞
x 1 1 π π π
dx = dx − dx = − = .
0 (1 + x)(1 + x 2 ) 0 (1 + x 2 ) 0 (1 + x)(1 + x 2 ) 2 4 4
Svolgimento dell’esercizio 13.2. Si deve avere ϑ < Arg z < ϑ + 2π essendo ϑ ∈ [ π2 + 2hπ , 32 π +
2hπ ] , h ∈ Z.
Sia −π + 2hπ < Arg z < π + 2hπ , h ∈ Z. Il punto z = 1 è una singolarità essenziale. Determiniamo lo
sviluppo in serie di Laurent della funzione (13.1). Si ha
+∞
(−1)n
1 1
sen =
z − 1 n=0 (2n + 1)! (z − 1)2n+1
+∞
Dn log z
n z=1
log z = an (z − 1) , con an = .
n=0
n!
+∞
n
1 (−1)k an−k
sen log z = (z − 1)n−3k−1 .
z−1 n=0 k=0
(2k + 1)!
n dovrà, quindi, essere un multiplo di 3. Posto n = 3p, p ∈ N0 , il residuo sarà la somma della serie
+∞
(−1)p a2p
(13.6) .
p=0
(2p + 1)!
Svolgimento dell’esercizio 13.3. Sia y (t) soluzione dell’equazione alle differenze L-trasformabile.
Posto
L y (t); s = Y (s) ,
determiniamo le trasformate delle funzioni y (t − 2) ed y (t − 1). Si ha
T T −2
L y (t − 2); s = lim e−st y (t − 2) dt = lim e−2s e−sτ y (τ) dτ .
T →+∞ 0 T →+∞ −2
Calcoliamo la trasformata di Laplace della funzione 2[t] , t ∈ [0, +∞[. Sia s ∈ R, s = 0; si ha, essendo la
funzione e−st 2[t] integrabile in quanto positiva,
+∞ n k+1
n−1
−st [t] −st [t]
(13.7) e 2 dt = lim e 2 dt = lim 2k e−st dt =
0 n→+∞ 0 n→+∞ k
k=0
+∞
n+1 +∞
+∞
e−(n+1)s − e−ns 1 − e−s n
= 2n e−st dt = 2n = 2e−s .
n=0 n n=0
−s s n=0
La serie in (13.7) è una serie geometrica di ragione 2e−s e pertanto converge per s > log 2. La funzione
2[t] è, quindi, assolutamente L-trasformabile per Re s > log 2. Per s = log 2 la funzione 2[t] non è
L-trasformabile, essendo
T T T
T
e−t log 2 2[t] dt = 2[t]−t dt ≥ 2−1 dt ≥ ,
0 0 0 2
e quindi
T
lim e−t log 2 2[t] dt = +∞.
T →+∞ 0
60 Prova assegnata il 20 febbraio 1995
In definitiva si ha
1 − e−s 1
F (s) = L 2[t] ; s = , Re s > log 2 .
s 1 − 2e−s
Applicando la trasformazione di Laplace all’equazione assegnata si ottiene
Si ha successivamente
F (s) F (s) 1 1
Y (s) = = − .
e−2s − 6e−s + 5 4 1 − e−s 5 − e−s
+∞
+∞
1 1 1 e−ns
−s
= e−ns , = .
1−e n=0
5 − e−s 5 n=0 5n
Ed infine si ha
+∞
1 1
Y (s) = 1 − n+1 e−ns F (s) .
4 n=0 5
Si ha, poi, L−1 e−ns F (s); t = u(t − n)2[t−n] e la funzione u(t − n)2[t−n] è assolutamente L-
trasformabile per Re s > log 2. Si ha inoltre, per x0 > log 2,
+∞
+∞ +∞
1 1
e−x0 t
1− u(t − n)2[t−n]
dt = 1− e−nx0 F (x0 ) < +∞
n=0 0
5n+1 n=0
5n+1
+∞
1 1
[t]
1 1
y (t) = 1 − n+1 u(t − n)2[t−n] = 1 − n+1 2[t]−n =
4 n=0 5 4 n=0 5
( )
2 [t] 1 − (2)−[t]−1 1 1 − (10)−[t]−1 4 1 1 −[t]
= −1
− −1
= 2[t] − + 5
4 1−2 5 1 − 10 9 4 180
Svolgimento dell’esercizio 13.4. La funzione (1 − u(t)) e[t] è sommabile in ]−∞, +∞[. Infatti
+∞ 0 0
(1 − u(t)) e[t] dt = e[t] dt ≤ et dt = 1 .
−∞ −∞ −∞
Si ha allora, per y = 0
+∞ −1 k+1
[t] −2iπy t [t]
F (1 − u(t)) e ;y = e (1 − u(t)) e dt = ek−2iπy t dt =
−∞ k
k=−∞
−1
−1
ek−2iπ(k+1)y − ek−2iπky 1 − e−2iπy k(1−2iπy )
= = e =
k=−∞
−2iπ y 2iπ y k=−∞
sen π y 2iπy −1 h
∞ ∞
sen π y −h(1−2iπy )
= e−iπy e = e−iπy e =
π y h=1 π y h=1
sen π y e2iπy −1 sen π y e−1
= e−iπy =
π y 1 − e2iπy −1 π y e−iπy − e−1 eiπy
Prova assegnata il 19 giugno 1995 61
0 −1 k+1
+∞
e−1
F (1 − u(t)) e[t] ; 0 = e[t] dt = ek dt = e−h = .
−∞ k=−∞ k h=1
1 − e−1
La funzione et−[t] è limitata, periodica di periodo 1; essa è quindi una distribuzione temperata ed
è sviluppabile in serie di Fourier nel senso di S . Calcoliamo i coefficienti di tale sviluppo.
1
e(1−2iπn) − 1 e−1
cn = e−2iπnt et dt = = .
0 1 − 2iπ n 1 − 2iπ n
+∞
e−1
(13.8) et−[t] = e2iπnt .
S n=−∞ 1 − 2iπ n
Dalla (13.8) si ha
+∞
+∞
e−1 e−1
F et−[t] = F e2iπnt = δ(y − n) .
n=−∞ 1 − 2iπ n n=−∞ 1 − 2iπ n
sen z
ψ(z) = 0 < |z| < 2π .
1 − cos z
senn t, n ∈ N.
1 1
(14.2) sen λx cos π x = sen(λ + π )x + sen(λ − π )x = sen(λ + π )x − sen(π − λ)x .
2 2
62 Prova assegnata il 19 giugno 1995
...
........
....
..
.....
..
.
..............................................................
.............. ..........
........
........... .......
.. .....
..... ....
....... ....
....
..... ....
..... ........
..... .....
...
.... ...
.
.. .. ...
...
.. . ..
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..
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.. ..
... ..
..
... ..
.. .... .... ... ..... ..
.... ................ ........... ................ ........... ..
.. ... ..
.. ... .... ....
... . . .
....... ..
. .
..
.
. . .
..............................................................................
−R −ε 0 ε 1/2−ε 1/2+ε R
Figura 14.1.
ei(λ+π)z + ei(λ−π)z
f (z) =
z(2z − 1)
Si ha
−ε 1/2−ε
(14.3) f (x) dx − f (z) dz + f (x) dx − f (z) dz +
−R +Γε ε +Γε
R
f (x) dx + f (z) dz = 0
1/2+ε +ΓR
essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z − 1/2| = ε , Im z ≥ 0}
Si ha, poi
1 λ+π λ−π
lim zf (z) = −2, lim (z − )f (z) = ei 2 + ei 2 = 0, lim zf (z) = 0.
z→0 z→ 12 2 z→∞
Per quanto riguarda l’ultimo limite si osservi che per |z| > 1 si ha
ei(λ+π)z + ei(λ−π)z e−(λ+π)Im z + e−(λ−π)Im z
2
≤ ≤ .
2z − 1 2|z| − 1 2|z| − 1
Per noti lemmi passando al limite nella (14.3) per ε → 0 e per R → ∞ si ha allora
+∞ +∞ +∞
cos(λ + π )x + cos(λ − π )x sen(λ + π )x + sen(λ − π )x
f (x) dx = dx + i dx = −2iπ .
−∞ −∞ x(2x − 1) −∞ x(2x − 1)
ei(λ+π)z − ei(π−λ)z
g(z) =
z(2z − 1)
Si ha
1 λ+π π −λ λ
lim zg(z) = 0, lim (z − )g(z) = ei 2 − ei 2 = −2 sen , lim zg(z) = 0.
z→0 1
z→ 2 2 2 z→∞
si ha infine
λ
+∞
−π sen se |λ| ≤ π
sen λx cos π x 2
dx =
x(2x − 1)
λ
−∞
− π se |λ| > π
|λ|
Svolgimento dell’esercizio 14.2. z = 0 è un polo del primo ordine per la funzione. Si ha, infatti
sen z sen z z2
lim z = lim = 2.
z→0 1 − cos z z→0 z 1 − cos z
Si avrà, allora
+∞
+∞
2
ψ(z) = + an z n = an−1 zn−1 ,
z n=0 n=0
+∞
(14.5) ψ(z) = a2n−1 z2n−1 . (6 )
n=0
(6 ) Sia f (z) una funzione dispari olomorfa nel disco bucato z ∈ C : 0 < |z| < R allora i coefficienti
a2k , k ∈ Z del suo sviluppo in serie di Laurent sono tutti nulli. Infatti tali coefficienti sono espressi
dalle formule
1 f (z)
a2k = dz
2π i +γ? z2k+1
con γ? = z ∈ C : |z| = ? , 0 < ? < R. Considerando le equazioni parametriche della circonferenza γ?
64 Prova assegnata il 19 giugno 1995
Essendo, poi,
+∞
(−1)n
(14.6) 1 − cos z = z2n+2 ,
n=0
(2n + 2)!
+∞
n
sen z (−1)n−k
(14.7) sen z = (1 − cos z) = a2k−1 z2n+1 0 < |z| < 2π .
1 − cos z n=0 k=0
(2n − 2k + 2)!
Essendo anche
+∞
(−1)n
(14.8) sen z = z2n+1 ∀z ∈ C
n=0
(2n + 1)!
e quindi anche per 0 < |z| < 2π , dall’eguaglianza delle serie che figurano in (14.7) e (14.8) si ha
n
(−1)k 1
a2k−1 = , n ∈ N0
k=0
(2n − 2k + 2)! (2n + 1)!
od anche
1
a−1 = 1
2!
1 1 1
a−1 − a1 =
4! 2! 3!
1 1 1 1
a−1 − a1 + a3 =
6! 4! 2! 7!
.............................
sistema di infinite equazioni che permette di determinare i coefficienti a2n−1 , ∀ n ∈ N.
Svolgimento dell’esercizio 14.3. È subito visto che il problema (14.1) è equivalente al problema
2x + y = t
x + y + z = 0
(14.9) −6x − y + 4z = ϕ(t)
x(0) = x (0) = y (0) = 0, z(0) = λ,
Supponiamo che il problema (14.9) abbia soluzione. Esistano, cioè un numero reale λ, una
funzione L-trasformabile ϕ(t) ed una terna di funzioni x(t), y (t), z(t) , la prima avente derivata
prima localmente assolutamente continua in [0, +∞[ e derivata seconda L-trasformabile, le altre
z = ? eit , 0 ≤ t ≤ 2π , si ha
π 2π
1 f (? eit ) f (? eit )
a2k = dt + dt
2π 0 ?2k e2ikt π ?2k e2ikt
In maniera perfettamente analoga si prova che se f (z) è una funzione pari sono nulli i coefficienti
a2k+1 , k ∈ Z.
Prova assegnata il 19 giugno 1995 65
due localmente assolutamente continue in [0, +∞[e con derivata prima L-trasformabile, verificanti il
problema (14.9). Per le condizioni iniziali dalla terza equazione si ricava immediatamente ϕ(0) = 4λ.
Posto, poi
X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), Z = Z(s) = L(z(t); s), Φ = Φ(s) = L(ϕ(t); s) ,
è non nullo se Re s > 0. Il rango della matrice completa deve allora essere 2; quindi il minore
2s 1
1 s2
2
(14.11) s s λ
−6s −1 Φ
5
s sΦ − 4λ + = 0.
s
E quindi
4λ 5
(14.12) Φ(s) = − 2
s s
da cui, antitrasformando
ϕ(t) = 4λ − 5t ,
e la funzione trovata verifica la condizione ϕ(0) = 4λ. Determiniamo la terna x(t), y (t), z(t) .
Risolviamo il sistema (14.10) pensando di aver sostituito Φ con la funzione (14.12). Il sistema (14.10)
è equivalente al sistema
1
2sX + Y = 2
(14.13) s
s 2 X + sY = λ − sZ
Si ha quindi
1
s2 1
λ − sZ s 1 λ Z
X= = 3 − 2 +
s2 s s s
2s 1
2 s2
s λ − sZ 2λ 1
Y = 2
= − 2 − 2Z
s s s
66 Prova assegnata il 10 luglio 1995
Da cui antitrasformando t
t2
x(t) = − λt + z(τ) dτ
2 0
y (t) =2λ − t − 2z(t)
È, poi, immediato verificare che, se ζ(t) è una funzione localmente assolutamente continua in [0, +∞[
con ζ(0) = λ, λ ∈ R, la terna
t
t2
− λt + ζ(τ) dτ , 2λ − t − 2ζ(t) , ζ(t)
2 0
Si ha quindi
! " ! "
i
n
n
n i
n
n
n 2k − n
n
F (sen t) = (−1)k F (ei(2k−n)t ) = (−1)k δ y − .
2 k=0
k 2 k=0
k 2π
sen t
.
t3 + t
Prova assegnata il 10 luglio 1995 67
Svolgimento dell’esercizio 15.1. g(t) ∈ L1loc [0, +∞[ . Cominciamo con il determinare i numeri s ∈ C
per cui la g(t) è assolutamente trasformabile, e cioè i numeri complessi s tali che
+∞ 1 +∞
1 1 1
(15.2) e− Re s t √ dt = e− Re s t √ dt + e− Re s t √ dt < +∞ .
0 t 0 t 1 t
Il primo integrale a secondo membro della (15.2) è certamente finito per ogni s ∈ C, essendo
e− Re s t max [0,1] e− Re s t
√ ≤ √
t t
√
e la funzione 1/ t è sommabile in [0, 1]. Per quanto riguarda il secondo integrale esso è finito se
Re s > 0; si osservi, infatti, che
1
lim t β Re s t √ = 0 ∀β ∈ R
t→+∞ e t
e quindi anche se β > 1.
Sia s = 0. Si ha +∞ 1 +∞
1 1 1
√ dt = √ dt + √ dt = +∞.
0 t 0 t 1 t
La funzione g(t) non è L-trasformabile in s = 0. Ne segue che l’ascissa di assoluta convergenza
coincidente con l’ascissa di convergenza ? è zero.
Sia s = iα, α ∈ R, α = 0. Proviamo che g(t) è L-trasformabile in iα. Consideriamo, per T > 1
T 1 T 1 ( )T T
1
−iαt √ 1
−iαt √ 1
−iαt √ 1
−iαt √ e−iαt 1 i 1
e dt = e dt + e dt = e dt + √ + e−iαt √ dt.
0 t 0 t 1 t 0 t −iα t 1
2α 1 t3
Dalla precedente identità si deduce immediatamente l’asserita trasformabilità, tenuto conto che
e−iαT
lim √ =0
T →+∞ T
√
e che la funzione 1/ t 3 è sommabile in [1, +∞[.
Svolgimento dell’esercizio 15.2. Le due affermazioni non sono equivalenti. La prima affermazione non
implica la seconda. Si consideri ad esempio la funzione g(t) dell’esercizio precedente.Tale funzione,
positiva e quindi coincidente con il proprio valore assoluto, è L-trasformabile in s0 = iα, α ∈ R, α = 0,
ma non è ivi assolutamente L-trasformabile.
La seconda affermazione implica la prima, anzi implica la assoluta L-trasformabilità della funzione
|f (t)| in s0 . Si ha infatti −s t
e 0 |f (t)| = e− Re s0 t |f (t)|
ed anche
L(x (t − 1); s) = e−s L(x (t); s) = e−s sX .
Si ha anche (vedi esercizio 13.3)
1 − e−s 1
F (s) = L 2[t] ; s = , Re s > log 2 .
s 1 − 2e−s
Applicando la trasformazione di Laplace al problema (15.1) si ha
(1 + 2e−s )X + e−s Y = 0
s(1 + 2e−s )X + sY = F (s)
e quindi
−e−s F (s)
X =
s(1 + 2e−s )(1 − e−s )
(15.3)
F (s)
Y =
s(1 − e−s )
da cui sostituendo l’espressione di F (s) nelle (15.3)
−e−s
X =
s 2 (1 − 4e−2s )
(15.4)
1
Y =
s 2 (1 − 2e−s )
Se Re s > log 2 si ha |2e−s |, |4e−2s | < 1; pertanto le (15.4) si possono scrivere come
+∞
e−(2n+1)s
X = − 4n
n=0
s2
(15.5) +∞
e−ns
Y = 2n
n=0
s2
La funzione X è allora antitrasformabile per serie. In maniera analoga si prova che anche la funzione
Y è antitrasformabile per serie.
Si ha, allora
+∞
x(t) = − 4n u(t − 2n − 1) (t − 2n − 1)
n=0
(15.6) +∞
n
y (t) = 2 u(t − n) (t − n)
n=0
[t]
y (t) = 2n (t − n)
n=0
Prova assegnata il 10 luglio 1995 69
L’esercizio poteva essere svolto senza determinare esplicitamente la trasformata di Laplace della
funzione 2[t] . Infatti, se Re s > log 2, si ha
+∞
−e−s F (s) 1 F (s) F (s) 1
= − = (−2)n − 1 e−ns F (s)
(1 + 2e−s )(1 − e−s ) 3 1 + 2e−s 1 − e−s 3 n=0
e quindi
+∞
1 1
[t]
−e−s F (s)
(15.8)L−1 ; t = (−2)n
− 1 u(t − n)2 [t−n]
= (−2)n − 1 2[t]−n =
(1 + 2e−s )(1 − e−s ) 3 n=0 3 n=0
2[t]
[t]
2[t] 1 − (−1)[t]+1 1 − 2−[t]−1 1 1 1
= (−1)n − 2−n = − = − 2[t] + (−1)[t] 2[t] + .
3 n=0 3 2 1 − 2−1 2 6 3
Analogamente si ha
+∞
[t]
F (s)
(15.9) L−1 ; t = u(t − n)2 [t−n]
= 2[t]−n = 2 · 2[t] − 1
(1 − e−s ) n=0 n=0
e quindi
t
2[τ] (−1)[τ] 2[τ] 1
x(t) = − + + dτ =
0 2 6 3
[t] t
2[τ] (−1)[τ] 2[τ] 2[t] (−1)[t] 2[t] t
(15.10) = − + dτ + − + dτ +
0 2 6 [t] 2 6 3
t [t] t
y (t) = 2[τ]+1 − 1 dτ = 2[τ]+1 dτ + 2[t]+1 dτ − t
0 0 [t]
Ovviamente si pone il problema di confrontare le espressioni della soluzione date dalle (15.7) e dalle
(15.11).
A tale scopo si ricordi che (vedi la nota all’esercizio 2.2)
p
(H − 1)p − 1 H p+1 + H
n
(15.12) nH = H = 1.
n=0
(H − 1)2
70 Prova assegnata il 10 luglio 1995
e quindi
t−1 t +1
=n−1 , =n , [t] = 2n .
2 2
Sostituendo in (15.13) si ha
2 · 22n = 22n (3 − 1)
2 [1 + 6(n − 1)] 22n = [−9 − 1 + 18n − 6n)] 22n
ed anche
22n+1 = 22n+1
(12n − 10)22n = (12n − 10)22n
Per quanto riguarda la funzione y (t) dalla (15.7) si ha
[t]
y (t) = t 2[t]+1 − 1 − n2n = t 2[t] − 1 − ([t] − 1) 2[t]+1 − 2 .
n=0
E dalla (15.11)
y (t) = 2 2[t] − 1 + 2[t]+1 (t − [t]) − t
espressione quest’ultima identica alla precedente.
Svolgimento dell’esercizio 15.4. La funzione è sommabile in ]−∞, +∞[. Si ha, allora
+∞
sen t −2πiy t sen t 1 +∞ ei(1−2πy )t − e−i(1+2πy )t
(15.14) F 3 ;y = e dt = dt .
t +t −∞ t3 + t 2i −∞ t3 + t
Si osservi che la funzione assegnata è pari e reale; tale sarà, allora, la sua trasformata di Fourier.
Sia y ≥ 0. Si osservi, inoltre, che
+∞ i(1−2πy )t +∞ i(1−2πy )t
e − e−i(1+2πy )t e − e−i(1+2πy )t
dt = v.p. dt =
−∞ t +t
3
−∞ t +t
3
+∞ i(1−2πy )t +∞ −i(1+2πy )t
e e
= v.p. dt − v.p. dt
−∞ t +t
3
−∞ t3 + t
in quanto gli integrali a terzo membro esistono finiti in valore principale e non esistono come integrali
di Lebesgue. Cominciamo con il calcolare il valore principale dell’integrale
+∞ i(1−2πy )t
e
dt .
−∞ t3 + t
Si consideri la funzione complessa di variabile complessa
ei(1−2πy )z
(15.15) ϕ(z) =
z3 + z
1
con 0 ≤ y ≤ 2π , e si applichi il teorema dei residui considerando il dominio (figura 15.1)
D1 = {z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0} , 0 < ε < 1 , R > 1.
...
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....
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.......... ..............
.......... . . ................
............... .........
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........... ......
... ... .....
...... ....
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..... .......
.... .....
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. i
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.... .... .. ..
.. .......
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. . ..
.............................................................................................................
. ..
−R −ε O ε R
Figura 15.1.
72 Prova assegnata il 10 luglio 1995
Si ha
R −ε
(15.16) ϕ(t) dt + ϕ(z) dz + ϕ(t) dt − ϕ(z) dz = 2π i Res(ϕ(z), i)
ε +ΓR −R +Γε
essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Si osservi che
lim zϕ(z) = 1 , lim zϕ(z) = 0 .
z→0 z→∞
Per quanto riguarda il secondo limite si tenga presente, per |z| > 1, la maggiorazione
ei(1−2πy )z e−(1−2πy ) Im z
1
≤ ≤ .
z2 + 1 |z|2 − 1 |z|2 − 1
Essendo, poi
e−1+2πy
Res(ϕ(z), i) = lim(z − i)ϕ(z) = −
z→i 2
dalla (15.16) passando al limite per ε → 0 e R → ∞ si ha
+∞
ei(1−2πy )t 1
v.p. dt = π i(1 − e−1+2πy ) , 0≤y≤ .
−∞ t3 + t 2π
1
Sia y > 2π . Si consideri la funzione ϕ(z) definita in (15.15) e si applichi il teorema dei residui
considerando il dominio (figura 15.2)
....
........
....
....
..
...
..
....
...
...
..
−R −ε ..... O ε........................... ..........................................R
... ......... ... . ..
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.... ....................................
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...... ............... ..
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.. .....
... ....
.. .
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... ...
...
... ...
...
... . . −i ...
...
......... ......
.... ...
..... ....
.... ....
..... ......
.......
......... .............
............ ...
...............................................
Figura 15.2.
Si ha
−ε R
(15.17) − ϕ(t) dt + ϕ(z) dz − ϕ(t) dt − ϕ(z) dz = 2π i Res(ϕ(z), −i) ,
−R +ΓR ε +Γε
essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0}
Prova assegnata il 10 luglio 1995 73
Essendo
e1−2πy
lim zϕ(z) = 1 , lim zϕ(z) = 0 , Res(ϕ(z), −i) = lim (z + i)ϕ(z) = −
z→0 z→∞ z→−i 2
e−i(1+2πy )z
ψ(z) =
z3 + z
Essendo
e−1−2πy
lim zψ(z) = 1 , lim zψ(z) = 0 , Res(ψ(z), −i) = lim (z + i)ψ(z) = −
z→0 z→∞ z→−i 2
Ed infine
sen t π e−2π|y | senh 1 se |y | >
1
2π
F 3 ;y =
t +t π (1 − e−1 cosh 2π y ) se |y | ≤ 1
2π
a) Provare la continuità della funzione F (t). A tal fine si può utilizzare la formula di Stirling
Γ (τ + 1)
(16.3) lim √ = 1.
τ→+∞ τ τ e −τ 2π τ
1
(16.4) L (F (t); s) = Re s > 1
s log s
sen nt
Tn = sen nt , Sn =
t
provare che
Tn → 0 , Sn → π δ
nel senso delle distribuzioni; δ è la distribuzione di Dirac.
(Per provare la seconda affermazione si tenga presente l’identità ϕ(t) = ϕ(0) + (ϕ(t) − ϕ(0).)
Svolgimento dell’esercizio 16.1. Per le formule di addizione si ha
(16.6) sen(x + iy ) = sen x cos iy + cos x sen iy = sen x cosh y + i cos x senh y .
cos x senh y = 0 ,
e quindi
π
y =0 oppure x= + kπ , k ∈ N0 .
2
Per y = 0 la (16.1) diventa sen x > 1; disequazione che non ammette soluzioni.
Per x = π /2 + kπ si ha, ricordando la (16.6)
π
sen + kπ cosh y = (−1)k cosh y > 1 , k ∈ N0
2
π
+ 2kπ + iy , y = 0 , k ∈ N0 .
2
Svolgimento dell’esercizio 16.2. Proviamo che la funzione F (t) è continua in [0, +∞[; a tale scopo
basterà provare la continuità di F (t) in ogni intervallo [0, K[, K > 0. Sia 0 ≤ t0 < K proviamo che
+∞ +∞
tτ t0τ
lim dτ = dτ .
t→t0 0 Γ (τ + 1) 0 Γ (τ + 1)
Prova assegnata il 11 settembre 1995 75
tτ t0τ
lim = ,
t→t0 Γ (τ + 1) Γ (τ + 1)
e √
tτ Kτ τ τ e−τ 2π τ (Ke)τ
≤ √
Γ (τ + 1) Γ (τ + 1) = Γ (τ + 1)
τ τ 2π τ
e quindi, ricordando la (16.3), esiste una costante M tale che si ha in [0, +∞[
tτ (Ke)τ
(16.7) Γ (τ + 1) ≤ M τ √ .
τ 2π τ
τ α (Ke)τ
lim √ τ =0
τ→+∞ ττ
∀ α > 0 e quindi per α > 1, come si può provare usando la maggiorazione, per τ > max{2eK, α},
τ−α
τ α (Ke)τ (Ke)α Ke (Ke)α 1
√ τ = √ < √ .
ττ τ τ τ 2τ−α
Stabiliamo la (16.4) per s > 1; la (16.4) sarà poi vera anche per s ∈ C in base al principio di identità
delle funzioni olomorfe. Si ha, applicando il teorema di Tonelli,
+∞ ! " +∞ ! "
+∞ +∞
−st tτ 1 −st τ
L (F (t); s) = e dτ dt = e t dt dτ =
0 0 Γ (τ + 1) 0 Γ (τ + 1) 0
+∞ ( )+∞
1 Γ (τ + 1) 1 s −τ 1
= dτ = − = .
0 Γ (τ + 1) s τ+1 s log s 0 s log s
Sia x(t), y (t) una soluzione della (16.8). Si dovrà allora avere
2x (0) − λy (0) = −1
Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (16.9); x(t), y (t) funzioni aventi derivate prime localmente
assolutamente e derivate seconde L-trasformabili.
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s) si ha
1
2 2
(s + 2)X + 2s Y = + 2
s
2X − Y = 1 − 1
s s−1
76 Prova assegnata il 11 settembre 1995
da cui
−s − 1 1 2 15s − 20
X= = − −
s(s − 1)(5s 2 + 2) 2s 7(s − 1) 14(5s 2 + 2)
5s − 2 3 15s − 20
Y = = −
(s − 1)(5s 2 + 2) 7(s − 1) 7(5s 2 + 2)
Antitrasformando si ha, poi
* * *
1 2 t 3 2 5 2 2
x(t) = − e − cos t+ sen t
2 7 14 5 7 5 5
(16.10) * * *
3 t 3 2 10 2 2
y (t) = e − cos t+ sen t
7 7 5 7 5 5
È poi immediato verificare che le (16.10) verificano il problema (16.9).
Svolgimento dell’esercizio 16.4. Proviamo che
+∞
(16.11) lim Tn , ϕ = lim sen nt ϕ(t) dt = 0 ∀ ϕ ∈ D.
n→∞ n→∞ −∞
Sia [a, b] un intervallo contenente il supporto di ϕ(t). Integrando per parti e tenendo conto che
ϕ(a) = ϕ(b) = 0, si ha
b
b 1 b 1 b
cos nt
sen nt ϕ(t) dt = − ϕ(t) + cos nt ϕ (t) dt ≤ |ϕ (t)| dt
a n a n a n a
e quindi al limite per n → ∞ la (16.11)
Proviamo che
+∞
sen nt
(16.12) lim Sn , ϕ = lim ϕ(t) dt = π ϕ(0) ∀ ϕ ∈ D.
n→∞ n→∞ −∞ t
Si osservi che
+∞ +∞ +∞
sen nt sen nt ϕ(t) − ϕ(0)
(16.13) ϕ(t) dt = ϕ(0) dt + sen nt dt
−∞ t −∞ t −∞ t
Calcoliamo l’integrale +∞
sen nt
dt , n∈N.
−∞ t
Applicando il teorema di Cauchy-Goursat alla funzione
einz
z
relativamente al dominio {z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, 0 < ε < R (figura 16.1), si ha
−ε int R int
e e einz einz
dt + dt + dz − dz = 0
−R t ε t +ΓR z +Γε z
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....
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...... .... ..............
..... ... . .. . ................
............... .........
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.......... ......
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..... .....
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... ............ .....
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... ..... .. ...
.. .......
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. . . . .
..........................................................................................................
..
−R −ε O ε R
Figura 16.1.
Prova assegnata il 2 ottobre 1995 77
einz 1
lim z =1 , lim =0
z→∞ z z→0 z
e quindi +∞
cos nt + i sen nt
dt = iπ
−∞ t
da cui
+∞
sen nt
(16.14) dt = π , n∈N.
−∞ t
Poniamo
ϕ(t) − ϕ(0)
se t = 0
ψ(t) = t
ϕ (0) se t = 0
La funzione ψ(t) non è necessariamente a supporto compatto; essa, tuttavia, è continua ed infinitesima
per t → ±∞. La derivata prima di ψ(t)
tϕ (t) − ϕ(t) + ϕ(0)
se t = 0
ψ (t) = t2
ϕ (0)
se t = 0
2
è anch’essa una funzione continua ed infinitesima per t → ±∞. La funzione ψ (t) è, poi, sommabile in
]−∞, +∞[ essendo
lim t 2 |ψ (t)| = |ϕ(0)| .
t→±∞
Si ha, allora
+∞
+∞ 1 +∞ 1 +∞
cos nt
(16.15) sen nt ψ(t) dt = − ψ(t) + cos nt ψ (t) dt ≤ |ψ (t)| dt.
−∞ n −∞ n −∞ n −∞
Passando al limite per n → ∞ in (16.13), tenendo conto delle (16.14) e (16.15) si ha, infine, la (16.12)
...
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....
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.......... .............
..... ... . .. . ................
............... ..........
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.......... ......
....... .....
...... ....
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.... .......
.... .....
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.. . i|a| ...
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.. . ...
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.. ........ . .............. ..
... .......... . ..
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... ..... .. ...
.. .......
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. .
....
.
.
. . ... .
...........................................................................................................
−R −ε . .
...O
. ε R
..
..
.....
.
.....
.....
.
.....
...
Figura 17.1.
log3 z π 3
f (z) = , − < Arg z < π
z 2 + a2 2 2
Facciamo tendere ε a zero e R a +∞ nella (17.3). A tale scopo calcoliamo i limiti lim zf (z) e lim zf (z).
z→∞ z→0
Si consideri la maggiorazione
z2 3
ln |z| + i Arg z
(17.4) |zf (z)| ≤ 2 ≤
z + a2 |z|
'
z2 3 2
ln |z| 9 ln |z| 27 2 ln |z| 27 3 1
≤ 2 + π + π + π .
z + a2 |z| 2 |z| 4 |z| 8 |z|
Essendo, poi,
3 9 2 27 2 27 3
z log 3 z ≤ |z| ln |z| + π ln |z| + π ln |z| + π
2 4 8
Prova assegnata il 2 ottobre 1995 79
si ha
lim zf (z) = 0 .
z→0
log z
g(z) =
z 2 + a2
ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio T definito prima. Si ottiene, con
procedimento simile al precedente
+∞
ln x
(17.6) 2 dx = Re 2π i Res(g(z), i|a|) .
0 x2 + a2
log z ln |a| + iπ /2
Res(g(z), i|a|) = lim (z − i|a|) =
z→i|a| z +a
2 2 2i|a|
3
log3 z ln |a| + iπ /2
Res(f (z), i|a|) = lim (z − i|a|) =
z→i|a| z 2 + a2 2i|a|
Ed infine sostituendo nella (17.7) si ha
+∞
ln3 x 3 3 ln |a| 1 ln3 |a| − 3π 2 ln |a|/4 π ln3 |a| 3 3 ln |a|
dx = π + π = + π .
0 x 2 + a2 4 |a| 2 |a| 2 |a| 8 |a|
Svolgimento dell’esercizio 17.2. Sia y (t) una soluzione del problema (17.1) localmente assolutamente
continua in [0, +∞[ avente derivata prima L-trasformabile. Sia y (0) = α.
Posto Y = Y (s) = L(y (t); s), F (s) = L([t]; s) si ha, applicando la trasformazione di Laplace al
problema (17.1),
Calcoliamo la trasformata di Laplace della funzione [t], t ∈ [0, +∞[. Sia s ∈ R, s = 0; si ha, essendo la
funzione e−st [t] integrabile in quanto positiva,
+∞ n k+1
n−1
(17.9) e−st [t] dt = lim e−st [t] dt = lim ke−st dt =
0 n→+∞ 0 n→+∞ k
k=0
+∞
n+1 +∞
+∞
e−(n+1)s − e−ns 1 − e−s
= n e−st dt = n = ne−sn
n=1 n n=1
−s s n=1
La serie in (17.9) è una serie convergente per s > 0, come si prova facilmente mediante il criterio del
rapporto; di più essa è totalmente convergente e dunque uniformemente convergente in ogni intervallo
]0, H[, H > 0. Calcoliamone la somma. Osserviamo che ne−sn è la derivata di −e−sn e che
∞
1
(17.10) e−sn = (|e−s | < 1) .
n=0
1 − e−s
+∞
e−s
ne−sn = .
n=1
(1 − e−s )2
La funzione [t] è, dunque, assolutamente L-trasformabile per Re s > 0. 0 è anche l’ascissa di
convergenza dato che per s = 0 la funzione non è L-trasformabile. Infatti si ha
n k+1
n−1
(n − 1)n
lim [t] dt = lim k dt = lim = +∞ .
n→+∞ 0 n→+∞
k=0
k n→+∞ 2
In definitiva si ha
1
Antitrasformiamo la funzione Y . A tale scopo osserviamo che per Re s > 1 le funzioni e
1 − e−s
1
sono somme di serie geometriche di ragione e−s e s −1 e−s rispettivamente. Si ha, quindi,
1 − s −1 e−s
∞
∞
1 1 e−ns
(17.11) Y = e−(n+1)s − +α
n=0
s(s − 1) (s − 1)s n+2 n=0
s n+1
Antitrasformiamo per serie la (17.11). Cominciamo con il decomporre le funzioni razionali che vi
compaiono. Si ha
1 1 1
= −
s(s − 1) s −1 s
1 A Bk
n+1
= +
(s − 1)s n+2 s − 1 k=0 s k+1
Prova assegnata il 2 ottobre 1995 81
e quindi
α per 0 ≤ t < 1
y (t) = n+1
[t]−1 (t − n − 1)k [t]
(t − n)n
−[t] +
k!
+α
n!
per t ≥ 1
n=0 k=0 n=0
Si osservi che per α = 0 la soluzione del problema (17.1) è localmente assolutamente continua in
[−1, +∞[.
Svolgimento dell’esercizio 17.3. La funzione ϕ(t) è localmente assolutamente continua; la derivata
nel senso delle distribuzioni è, quindi, la derivata ordinaria. Si ha
1 se t > 0
ϕ (t) = signum t =
−1 se t < 0
Osservato che signum t = 2u(t) − 1, dove con u(t) si è indicato la funzione di Heaviside, si ha
successivamente
ϕ = 2δ , ϕ = 2δ .
Osserviamo che |t| = t signum t e quindi
1 1 1 1 1 1
F |t| = − F (signum t) =− v.p. = v.p.
2π i 2π i π i y 2π 2 y
1 1
La derivata della distribuzione v.p. può essere espressa mediante la distribuzione p.f. 2 (p.f. si
y y
legge parte finita) definita nel modo seguente
−ε +∞
1 ϕ(y ) ϕ(y ) ϕ(0)
p.f. 2 , ϕ = lim 2
dy + dy − 2 , ϕ∈D
y ε→0 −∞ y ε y2 ε
Si ha, infatti,
−ε +∞
1 1 ϕ (y ) ϕ (y )
v.p. , ϕ = − v.p. , ϕ = − lim dy + dy =
y y ε→0 −∞ y ε y
ϕ(y ) −ε −ε
ϕ(y ) ϕ(y ) +∞ +∞
ϕ(y )
= − lim + 2
+ + dy =
ε→0 y −∞ −∞ y y ε ε y2
−ε +∞
ϕ(y ) ϕ(y ) ϕ(0) ϕ(−ε) − ϕ(0) ϕ(ε) − ϕ(0)
= − lim 2
+ 2
dy − 2 − − =
ε→0 −∞ y ε y ε ε ε
−ε +∞
ϕ(y ) ϕ(y ) ϕ(0) 1
= − lim 2
+ dy − 2 = − p.f. 2 , ϕ
ε→0 −∞ y ε y2 ε y
82 Prova assegnata il 29 gennaio 1996 - compito A
18.2. Risolvere, facendo uso della trasformazione di Laplace, il seguente sistema differenziale
T = T (t − 1) − 2U
(18.1) T = U (t − 1) + δ(t)
T , U ∈ D+
1
ϕ(z) = e1/z .
z2 − 3z + 2
√ log 2 x
lim x =0
x→0 (1 + x 2 )2
√ log2 x 7
lim x α x =0 per 0 < α < .
x→+∞ (1 + x 2 )2 2
Consideriamo la funzione
.
log 2 z (log |z| + i Arg z)2 π 3
f (z) = e1/2·log z = |z|ei/2·Arg z , − < Arg z < π ,
(1 + z )2 2 (1 + z2 )2 2 2
....
.......
....
...
..
...... . . . .......... ........................
................ ...........
........
........... ......
.... ... .....
..... ....
.. ....
..... .....
.... .........
.. ..
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...
...
... ..
... ..
.. . ..
..
... ..
... ..
.. ..
.. ...... ............ ..
... ............ .....
..
.. .. ...
. ...
... . ..
. ..
........
.
. .
....
.
..............................................................................................................
−R −ε ....O ε . . R
....
.
....
.
....
.
.....
....
.
....
Figura 18.1.
Prova assegnata il 29 gennaio 1996 - compito A 83
Si ha
R −ε
√ log2 x √ (log(−x) + iπ )2
(18.2) x dx + f (z) dz + −xeiπ/2 dx −
ε (1 + x 2 )2 +ΓR −R (1 + x 2 )2
− f (z) dz = 2π i Res(f (z), i)
+Γε
essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
La (18.2) può essere scritta nel modo seguente
R R R √
√ log2 x √ log x 2 x
(18.3) (1 + i) x dx − 2π x dx − iπ dx +
ε (1 + x 2 )2 ε (1 + x 2 )2
ε (1 + x 2 )2
+ f (z) dz − f (z) dz = 2π i Res(f (z), i) .
+ΓR +Γε
Dalla diseguaglianza
9
1/2·log z
ze log2 z ≤ |z|3/2 log2 |z| + π 2
4
si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→0
si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→∞
e quindi
(18.5) lim f (z) dz = 0 .
R→+∞ +ΓR
Passando al limite nella (18.3) per ε → 0 e per R → +∞, tenendo conto delle (18.4) (18.5), si ha
+∞ +∞
√ log 2 x √ log x
(18.6) (1 + i) x dx − 2π x dx −
0 (1 + x )2 2
0 (1 + x 2 )2
+∞ √
x
− iπ 2 dx = 2π i Res(f (z), i) .
0 (1 + x 2 )2
Calcoliamo, allora, il secondo membro della (18.7). Il punto z = i è un polo del secondo ordine;
pertanto
e pertanto
π2
2π Re Res(f (z), i) = − √ (π + 8) .
16 2
Calcoliamo l’integrale a secondo membro della (18.7). Consideriamo la funzione
e1/2·log z π 3
f1 (z) = , − < Arg z < π
(1 + z2 )2 2 2
ed applichiamo il teorema dei residui relativamente all’insieme di figura 18.1. Con procedimento
analogo al precedente si ottiene
+∞ √
x
(1 + i) dx = 2π i Res(f1 (z), i)
0 (1 + x 2 )2
E quindi
+∞ √
x 2π i z1/2 2π i i1/2 π
dx = lim D = = √ .
0 (1 + x 2 )2 (1 + i) z→i (z + i)2 (1 + i) 8i 4 2
Sostituendo nella (18.7) si ha, infine
+∞
√ log2 x π2
x dx = √ (3π − 8) .
0 (1 + x 2 )2 16 2
distribuzioni
Svolgimento dell’esercizio 18.2. Sia T , U una soluzione del problema (18.1); T , U ∈ D+
L-trasformabili. Posto Φ = Φ(s) = L(T ; s), Ψ = Ψ(s) = L(U ; s), applichiamo la trasformazione di
Laplace al problema (18.1); si ha
(1 − e−s )Φ + 2Ψ = 0
(18.8)
sΦ − se−s Ψ = 1
−2 2 1 1
Φ= = +
s e−2s − e−s − 2 3s 1 + e−s 2 − e−s
(18.9) −s
1−e 1 1 2
Ψ= −2s −s
= −s
− −s
s e −e −2 3s 2 − e 1+e
Prova assegnata il 29 gennaio 1996 - compito A 85
2 1 e−ns
∞
Φ= (−1)n + n+1
3 n=0 2 s
(18.10)
1 1 e−ns
∞
Ψ= n+1
− 2(−1)n
3 n=0 2 s
2 1 2 1
∞ [t]
T = (−1)n + n+1 u(t − n) = (−1)n + n+1 u(t) =
3 n=0 2 3 n=0 2
2 1 + (−1)[t] 1
= + 1 − [t]+1 u(t)
(18.11) 3 2 2
1 1 1 1
∞ [t]
n
U= n+1
− 2(−1) u(t − n) = n+1
− 2(−1)n u(t) =
3 n=0 2 3 n=0 2
1 1
=− + (−1)[t] u(t)
3 2[t]+1
Le distribuzioni funzioni (18.11) sono, poi, la soluzione del problema (18.1). Verifichiamo, ad esempio,
la seconda equazione. Si deve avere
T , ϕ = U (t − 1), ϕ + ϕ(0) ∀ϕ ∈ D
ed anche
(18.12) − T + U (t − 1), ϕ = ϕ(0) ∀ ϕ ∈ D.
Si ha
0 se t < 0
−T + U (t − 1) =
−1 se t ≥ 0
Sostituendo nella (18.12) si ha, quindi, l’identità
+∞
− ϕ (t) dt = ϕ(0) ∀ ϕ ∈ D.
0
Svolgimento dell’esercizio 18.3. I punti singolari della funzione ϕ(z) sono z = 1, z = 2 poli del primo
ordine e z = 0 singolarità essenziale. I residui nei punti z = 1, z = 2 sono rispettivamente
Calcoliamo il residuo in ∞; si ha
1
Res(ϕ(z), ∞) = − Res ew , 0 = 0 .
2w 2 − 3w + 1
Ed infine, tenendo presente che Res(ϕ(z), 0) + Res(ϕ(z), 1) + Res(ϕ(z), 2) + Res(ϕ(z), ∞) = 0,
Res(ϕ(z), 0) = e − e1/2 .
Calcoliamo
il residuo in 0 facendo uso dello sviluppo in serie di Laurent nel disco bucato z ∈ C : 0 <
|z| < 1 . Si ha
∞
1 1
(18.13) e1/z =
n=0
n! zn
86 Prova assegnata il 29 gennaio 1996 - compito B
∞ ∞
1 1 1 1 n 1
(18.14) = − = 1 − z = 1 − n+1 zn
z2 − 3z + 2 1−z 2−z n=0
2 n+1
n=0
2
α, β numeri reali.
19.2. Risolvere, facendo uso della trasformazione di Laplace, l’equazione differenziale
T − T (t − 2) = δ(t − 1)
(19.1)
T ∈ D+
Possiamo supporre sia α che β non negativi; se α, β < 0 basterà sostituire α e β con |α| e |β|
rispettivamente, attesa la parità della funzione coseno. Consideriamo la funzione complessa
eiαz − eiβz
f (z) =
z2 (z2 + 1)
Prova assegnata il 29 gennaio 1996 - compito B 87
...
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....
...
.......... .............
..... ..... . . ................
............... ..........
.......
.......... ......
... ... .....
...... ....
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..... .......
... .....
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.. . i ..
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... ......... ......... ...
.. ..........
.
.....
. ..
... ..
.... .... . ..
..
.. .......
..
.. . ............................................................................................................
. ...
−R −ε O ε R
Figura 19.1.
Si ha
−ε R
eiαx − eiβx eiαx − eiβx
(19.2) dx − f (z) dz + dx + f (z) dz =
−R x 2 (x 2 + 1) +Γε ε x 2 (x 2 + 1) +ΓR
= 2π i Res(f (z), i).
Si ha, poi,
eiαz − eiβz
lim zf (z) = lim = i(α − β)
z→0 z→0 z(z 2 + 1)
Per completare l’esercizio basterà calcolare il residuo a secondo membro della (19.4). Il punto z = i è
un polo del primo ordine per la funzione f (z); si ha, allora
e−α − e−β
Res(f (z), i) = −
2i
Svolgimento dell’esercizio 19.2. Sia T una soluzione del problema (19.1); T ∈ D+ distribuzione L-
trasformabile. Posto Φ = Φ(s) = L(T ; s), ed osservando che
L(T (t − 2); s) = e−qt T (t − 2), e−(s−q)t = e−2q e−q(t−2) T (t − 2), e−(s−q)t = e−2s L(T ; s)
88 Prova assegnata il 29 gennaio 1996 - compito B
(s 2 − e−2s )Φ = e−s
e−2s
da cui, osservando che, se Re s > 1, 2 < 1
s
∞
e−s 1 e−s e−(2n+1)s
(19.5) Φ= = = .
s 2 − e−2s s 2 1 − e−2s s −2 n=0
s 2n+2
Proviamo che la distribuzione funzione (19.6) è effettivamente soluzione del problema (19.1). Dovrà
essere
T , ϕ (t) − ϕ(t + 2) = ϕ(1) ∀ϕ ∈ D
e cioè
t−1
+∞ 2
(t − 2n − 1)2n+1
(19.7) ϕ (t) − ϕ(t + 2) dt = ϕ(1) ∀ϕ ∈ D .
1 n=0
(2n + 1)!
t−1
Tenendo conto che = k se 2k + 1 ≤ t < 2k + 3, k ∈ N, la (19.7) può essere riscritta ne modo
2
seguente
+∞
2k+3
k
(t − 2n − 1)2n+1
(19.8) ϕ (t) − ϕ(t + 2) dt = ϕ(1) ∀ϕ ∈ D .
k=0
2k+1 n=0 (2n + 1)!
La somma in (19.8) è una somma finita a causa della limitatezza del supporto della ϕ; la (19.8)
equivale, allora, alla
+∞
+∞
(t − 2k − 1)2k+1
(19.9) ϕ (t) − ϕ(t + 2) dt = ϕ(1) ∀ϕ ∈ D .
k=0
2k+1 (2k + 1)!
+∞ +∞
(t − 2k − 1)2k+1 (t − 2k − 3)2k+3
(19.11) − ϕ(t + 2) dt + ϕ (t) dt =
2k+1 (2k + 1)! 2k+3 (2k + 3)!
+∞ ( )+∞ +∞
(t − 2k − 1)2k+1 (t − 2k − 3)2k+3 (t − 2k − 3)2k+2
=− ϕ(t+2) dt+ ϕ (t) − ϕ (t) dt =
2k+1 (2k + 1)! (2k + 3)! 2k+3 2k+3 (2k + 2)!
+∞ ( )+∞
+∞
(t − 2k − 1)2k+1 (t − 2k − 3)2k+2 (t − 2k − 3)2k+1
=− ϕ(t+2) dt− ϕ(t) + ϕ(t) dt = 0
2k+1 (2k + 1)! (2k + 2)! 2k+3 2k+3 (2k + 1)!
Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito A 89
Dovrà essere, quindi, Re s > k. Ovviamente k è anche l’ascissa di assoluta convergenza della
trasformata di Laplace della funzione ϕ2 (t).
Determiniamo l’ascissa di convergenza della trasformata della funzione ϕ1 (t). Si osservi, anzitutto,
che [et ] = n per log n ≤ t < log(n + 1), n ∈ N. Determiniamo s ∈ R tali che esista finito il limite
log(n+1)
lim e−st ϕ1 (t) dt .
n→∞ 0
Si ha
log(n+1)
n log(p+1) ∞
p+1
1
lim e−st ϕ1 (t) dt = lim (−1)p e−(s−k)t dt = (−1)p dτ.
n→∞ 0 n→∞
p=1 log p p=1 p τ s−k+1
La serie ottenuta è una serie alternante, convergente solo se s > k − 1; infatti il valore assoluto del
termine generale tende a zero decrescendo, come è provato dalla diseguaglianza
p+1 p+2
1 1 1
dτ > > dτ .
p τ s−k+1 (p + 1)s−k+1 p+1 τ s−k+1
Ne segue che, per Re s > k − 1 la funzione ϕ1 è L-trasformabile. Infatti, se n è l’intero tale che
log n ≤ T < log(n + 1), si ha
log(n+1)
T log(n+1)
−st −st 1
e ϕ1 (t) dt − e ϕ1 (t) dt ≤ e−(Re s−k)t dt ≤ Re s−k+1 .
0 0 log n n
e la precedente serie converge per s > 0. L’ascissa di convergenza è, dunque, 0. Per k = 0, infine,
ϕ2 (t) ≡ −u(t) e l’ascissa di convergenza coincide con l’ascissa di assoluta convergenza.
90 Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito A
sen2 t
1 + t2
20.2. Determinare il termine generale della successione definita per ricorrenza dalla legge
an+2 + an = (−1)n
(20.1)
a0 = 1 , a1 = 0
20.3. Determinare il limite nel senso delle distribuzioni della successione di distribuzioni
n2 δ(t + 1/n) + δ(t − 1/n) − 2δ(t)
Si osservi che la funzione assegnata è pari e reale; la trasformata di Fourier sarà, allora, una funzione
reale e pari.
Determiniamo la trasformata di Fourier per y ≤ 0. Sia y ≤ −1/π ; consideriamo la funzione
complessa
e−2i(πy −1)z + e−2i(πy +1)z − 2e−2iπy z
ϕ(z) =
1 + z2
ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio {z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, R > 1,
(figura 20.1); si ha
R
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
dt + ϕ(z) dz = 2π i Res ϕ(z), i ,
−R 1 + t2 +ΓR
.
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...................... ..............................
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... ...
.
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−R O R
Figura 20.1.
e sostituendo in (20.3) si ha
+∞
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t 2
dt = e2πy π e − e−1 .
−∞ 1 + t2
{z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≤ 0} , R > 1
...
........
....
..
.....
..
...
..
....
...
..
−R .... O ........................................................................R
...
...
. .. ..................................
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...
... ...
... . ...
..... −i ...
....... .....
.
.... ....
..... ....
..... ....
...... .....
.......
.......... ..............
................ ........
....................................
Figura 20.2.
R
e−2i(πy −1)t − 2e−2iπy t
dt + ϕ1 (z) dz = 2π i Res ϕ1 (z), i ,
−R 1 + t2 +ΓR
R −2i(πy +1)t
e
dt − ϕ2 (z) dz = −2π i Res ϕ2 (z), −i ,
−R 1 + t2 +ΓR
Il calcolo poteva essere svolto anche in maniera più semplice. Ricordiamo la formula
α
F eiαt f (t); y = F f ; y − , α∈R.
2π
92 Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito A
Si ha, allora,
si ha
sen2 t π −2|πy −1|
F ; y = − e + e−2|πy +1| − 2e−2π|y | .
1 + t2 4
y (t) = an n ≤ t < n + 1 , n ∈ N0 ;
il problema (20.1) equivale, allora, a risolvere in [0, +∞[ l’equazione alle differenze
y (t + 2) + y (t) = (−1)[t]
(20.4)
y (t) = 1 se 0 ≤ t < 1 , y (t) = 0 se 1 ≤ t < 2
Calcoliamo la trasformata di Laplace della funzione (−1)[t] , t ∈ [0, +∞[. La funzione è periodica di
periodo 2, quindi assolutamente trasformabile se Re s > 0 e, per una ben nota formula,
1 2
1 1 − e−s
L (−1)[t] ; s = e−st dt − e−st dt =
1 − e−2s 0 1 s 1 + e−s
1 − e−s e2s − es
e2s + 1 Y (s) = −s
+
s 1+e s
e quindi
1 e3s − 1 1 1 1
(20.5) Y (s) = = 1− s − .
s e2s + 1 es + 1 s e + 1 e2s + 1
∞
1 e−s e−2s 1 e−s(p+1) + e−2s(p+1)
Y (s) = 1− −s
− = − (−1)p .
s 1+e 1 + e−2s s p=0 s
Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito A 93
∞
y (t) = 1 − (−1)p u(t − p − 1) + u(t − 2p − 2) =
p=0
1 se 0 ≤ t < 1
0
se 1 ≤ t < 2
=
[t]−1
[t/2]−1
1 − (−1)p
− (−1)p se t > 2
p=0 p=0
E dunque, se t > 2, si ha
per cui
1 + (−1)h
a2h =
2 h ∈ N0 .
−1 + (−1)h
a2h+1 =
2
L’esercizio poteva essere svolto in maniera elementare
senza far ricorso alla trasformata di Laplace.
Posto, infatti, bh = a2h , h ∈ N0 , la successione bh è definita per ricorrenza dalla legge
bh+1 + bh = 1 , b0 = 1
la successione
bh è, quindi, la successione 1, 0, 1, 0, . . .. In maniera analoga si trova che la successione
a2h+1 è la successione 0, −1, 0, −1, . . ..
Svolgimento dell’esercizio 20.3. Si ha
0 1 1 1
n2 δ(t + 1/n) + δ(t − 1/n) − 2δ(t) , ϕ(t) = n2 ϕ(− ) + ϕ( ) − 2ϕ(0) ϕ∈D;
n n
determiniamo,quindi, il limite
1 1
lim n2 ϕ(− ) + ϕ( ) − 2ϕ(0) .
n→∞ n n
Consideriamo il limite
ϕ(−t) + ϕ(t) − 2ϕ(0)
lim ;
t→0 t2
applicando il teorema di de l’Hopital si ha
sen2 t
f (t) =
t2
determinare, facendo uso della trasformata di Laplace, una condizione sulle funzioni f1 (t), f2 (t) affinchè
il problema ammetta soluzione in [0, +∞[.
21.3. Determinare il limite nel senso delle distribuzioni della successione di distribuzioni funzioni
nt
n2 t 2 + 1
Si osservi che la funzione assegnata è pari e reale; la trasformata di Fourier sarà, allora, una funzione
reale e pari.
Determiniamo la trasformata di Fourier per y ≤ 0. Sia y ≤ −1/π ; consideriamo la funzione complessa
(figura 21.1); si ha
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..... ... . .. . ................
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..
−R −ε O ε R
Figura 21.1.
Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito B 95
−ε
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
(21.3) dt − ϕ(z) dz +
−R t2 +Γε
R −2i(πy −1)t
e + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
+ dt + ϕ(z) dz = 0 ,
ε t2 +ΓR
con
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Applicando il teorema di de l’Hopital nel campo complesso si ha
lim zϕ(z) = lim − 2i(π y − 1)e−2i(πy −1)z − 2i(π y + 1)e−2i(πy +1)z + 4iπ y e−2iπy z = 0
z→0 z→0
Sia −1/π < y ≤ 0; pensiamo la funzione ϕ(z) come somma delle due funzioni
...
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−R −ε .... O ε R
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..... .....
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...............................
Figura 21.2.
−ε R
(21.4) ϕ1 (t) dt − ϕ1 (z) dz + ϕ1 (t) dt + ϕ1 (z) dz = 0 ,
−R +Γε ε +ΓR
−ε R
(21.5) ϕ2 (t) dt + ϕ2 (z) dz + ϕ2 (t) dt − ϕ2 (z) dz = 0 ,
−R +Γε ε +ΓR
96 Prova assegnata il 19 febbraio 1996 - compito B
essendo
ΓR = z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0
Γε = z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0
lim zϕ1 (z) = lim − 2i(π y − 1)e−2i(πy −1)z + 4iπ y e−2iπy z = 2i(π y + 1)
z→0 z→0
e quindi
lim ϕ1 (z) dz = −2π (π y + 1)
ε→0 +Γε
lim ϕ2 (z) dz = 2π (π y + 1)
ε→0 +Γε
Facendo tendere R a +∞ ed ε a zero e per il lemma di Jordan e sommando dalle (21.4) e (21.5) si ha
+∞
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
dt = −4π (π y + 1)
−∞ t2
Sia x(t), y (t), z(t) una soluzione del problema (21.6), con x(t) funzione avente derivata prima
localmente assolutamente continua in [0, +∞[ e derivata seconda L-trasformabile e con y (t), z(t)
funzioni localmente assolutamente continue in [0, +∞[ aventi derivata prima L-trasformabile. Siano,
inoltre, f1 (t), f2 (t) L-trasformabili. Dalla prima e dalla terza equazione per le condizioni iniziali si
ricava rispettivamente
f1 (0) = 0
(21.7)
f2 (0) = 4
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), Z = Z(s) = L(z(t); s), F1 = F1 (s) = L(f1 (t); s),
F2 = F2 (s) = L(f2 (t); s), applicando la trasformazione di Laplace al problema (21.7) si ha
2sX + Y = F1
(21.8) s 2 X + sY + sZ = 1
−6sX − Y + 4Z = F2
è non nullo se Re s > 0. Il rango della matrice completa deve allora essere 2; quindi il minore
1 F1
0
(21.9) s s 1
−1 4 F2
4
5F1 + F2 = ,
s
e quindi, antitrasformando
Si noti che quest’ultima condizione è coerente con le condizioni (21.7) trovate precedentemente.
Determiniamo la terna x(t), y (t), z(t) . Risolviamo il sistema
2sX + Y = F1
s 2 X + sY + sZ = 1
si ha
Y = F1 − 2sX
1
Z= − F1 + sX
s
Da cui antitrasformando tenendo conto che x(0) = 0
È, poi, immediato verificare che, se ζ(t) è una funzione localmente assolutamente continua in [0, +∞[,
ζ(0) = 0, la terna
t
ζ(τ) dτ , f1 (t) − 2ζ(t) , 1 − f1 (t) + ζ(t)
0
è soluzione del problema (21.6) con f1 (t), f2 (t) funzioni localmente assolutamente continue in
[0, +∞[ verificanti la (21.10), f1 (0) = 0.
Svolgimento dell’esercizio 21.3. Osservato che
nt
(21.11) lim =0 ∀t ∈ R
n→+∞ n2 t 2 + 1
proviamo che
nt
−→ 0
n2 t 2 + 1 D
e cioè che +∞
nt
lim ϕ(t) dt = 0 ∀ ϕ(t) ∈ D .
n→∞ −∞ n2 t 2 + 1
98 Prova assegnata il 11 giugno 1996
Basterà verificare le ipotesi del teorema di Lebesgue sul passaggio al limite sotto segno integrale. Si ha,
per la (21.11)
nt
lim ϕ(t) = 0 ∀t ∈ R
n→+∞ n2 t 2 + 1
ed inoltre
nt 1
ϕ(t) ≤ |ϕ(t)| ∀n ∈ N .
n2 t 2 + 1 2
sen t
(1 + t 2 )n
+∞
(22.2) n δ(t − n − 1) − δ(t − n)
n=−∞
+∞ +∞
sen t −2iπy t sen t 1 e−(2πy −1)it − e−(2πy +1)it
(22.3) F ; y = e dt = dt
(1 + t 2 )n −∞ (1 + t 2 )n 2i −∞ (1 + t 2 )n
Prova assegnata il 11 giugno 1996 99
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....
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..... ........
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.. ...
.. . . .
...................................................................................................................................................................................................................................
−R O R
Figura 22.1.
La funzione assegnata è reale e dispari, la trasformata di Fourier è, allora, dispari ed immaginaria
pura. Determiniamo la trasformata di Fourier per y ≤ 0. Sia y ≤ −1/(2π ); consideriamo la funzione
complessa
e−(2πy −1)iz − e−(2πy +1)iz
ϕ(z) =
(1 + z2 )n
ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio {z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, R > 1,
(figura 22.1); si ha
R −(2πy −1)it
e − e−(2πy +1)it
dt + ϕ(z) dz = 2π i Res ϕ(z), i ,
−R (1 + t 2 )n +ΓR
(7 ) ! "
n
n
n
D (f · g) = Dk f Dn−k g n ∈ N.
k=0
k
e−(2πy −1)iz
ϕ1 (z) =
(1 + z2 )n
e−(2πy +1)iz
ϕ2 (z) =
(1 + z2 )2
{z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≤ 0} , R > 1
.
...
.......
...
..
....
...
...
...
...
...
...
−R ... O R
.
...
...
. ..............................................................................................................
.
..
... ...
... ...
... ...
.
..
.. ...
.. ..
.. ..
...
...
.
.. ..
...
... ..
... . ...
.... −i ...
......... .....
.... ..
.... ....
.... .....
..... ....
.......
......... .............
............. .........
.............................................
Figura 22.2.
R
e−(2πy −1)it
dt + ϕ1 (z) dz = 2π i Res ϕ1 (z), i ,
−R (1 + t 2 )n +ΓR
R
e−(2πy +1)it
− dt + ϕ2 (z) dz = 2π i Res ϕ2 (z), −i ,
−R (1 + t 2 )n +ΓR
Ed in definitiva
! "
1 2n − k − 2
n−1
−2n+1 −1
2k ·
signum y iπ 2 e
k! n − k − 1
k=0
sen t · (1 + 2π |y |)ke−2π|y | − (1 − 2π |y |)ke2π|y | per 0 ≤ |y | < 1/(2π )
F ;y = ! "
(1 + t )
2 n
1 2n − k − 2
n−1
signum y iπ 2−2n+1 e−2π|y |
2k ·
k! n − k − 1
k=0
· (1 + 2π |y |)ke−1 + (1 − 2π |y |)ke per |y | ≥ 1/(2π )
dove
−1 per y ≤ 0
signum y =
1 per y > 0
L’esercizio poteva essere svolto osservando che
sen t 1 eit − e−it 1 1 1 1 1
F ; y = F ; y = F ; y − − F ; y + .
(1 + t 2 )n 2i (1 + t 2 )n 2i (1 + t 2 )n 2π (1 + t 2 )n 2π
1 − e−s
+∞
n −ns −(n+1)s
= (−1) e − e
1 + e−s n=0
102 Prova assegnata il 11 giugno 1996
pertanto
1 1 − e−s
+∞
1 1 1
(22.7) −s
= − (−1)n e−ns − e−(n+1)s .
2s(s − 1) 1 + e 2 n=0 s − 1 s
Si ha
1 1 −ns
L−1 − e − e−(n+1)s ; t = et−n − 1 u(t − n) − et−n−1 − 1 u(t − n − 1)
s −1 s
e, per x0 > 1
+∞
+∞
e−x0 t
(−1)n
e t−n
− 1 u(t − n) − e t−n−1
− 1 u(t − n − 1) dt ≤
n=0 0
+∞
+∞
1 1 1 1
− e−nx0 + − e−(n+1)x0 < +∞
n=0
x0 − 1 x0 n=0
x0 − 1 x0
+∞
1
(22.8) x(t) = y (t) = (−1)n et−n − 1 u(t − n) − et−n−1 − 1 u(t − n − 1) .
2 n=0
et − 1
x(t) = y (t) = .
2
Per t ≥ 1 si ha
[t]
[t]
[t]−1
[t]−1
1
x(t) = y (t) = (−1)n et−n − (−1)n − (−1)n et−n−1 + (−1)n =
2 n=0 n=0 n=0 n=0
Si osservi che l‘espressione precedente per 0 ≤ t < 1 ridà (et − 1)/2. Con un calcolo analogo si ha poi
et e + 2(−1)[t] e−[t] − 1
z(t) =
2 1+e
+∞
+∞
(22.9) n δ(t − n − 1) − δ(t − n), ϕ = n ϕ(n + 1) − ϕ(n) ∀ϕ ∈ S
n=−∞ n=−∞
Consideriamo la serie
+∞
(22.10) n ϕ(n + 1) − ϕ(n) .
n=0
Prova assegnata il 11 giugno 1996 103
n
ϕ(2) − ϕ(1) + 2 ϕ(3) − ϕ(2) + · · · + n ϕ(n + 1) − φ(n) = − ϕ(k) − nϕ(n + 1)
k=1
La maggiorazione
cost.
(22.11) |ϕ(t)| ≤
1 + t2
e
lim nϕ(n + 1) = 0 .
n→∞
+∞
− ϕ(n) .
n=1
Consideriamo la serie
−∞
+∞
(22.12) n ϕ(n + 1) − ϕ(n) = n ϕ(−n) − ϕ(−n + 1) .
n=−1 n=1
n−1
ϕ(−1) − ϕ(0) + 2 ϕ(−2) − ϕ(−1) + · · · + n ϕ(−n) − ϕ(−n + 1) = − ϕ(−k) + nφ(−n)
k=0
La maggiorazione (22.11) assicura, quindi, anche la convergenza della serie (22.12) e che la sua somma
è
0
φ(n) .
n=−∞
essendo
1
Γn = z ∈ C : |z| = + n n ∈ N0 .
2
104 Prova assegnata il 1 luglio 1996
sen2 t
t2
1 1 1 w w
Res e z e z−1 , ∞ = Res − e e 1−w , 0 .
w2
Essendo
1 w w
lim w 2 e e 1−w = 1 ,
w→0 w2
il punto w = 0 è un polo del secondo ordine, pertanto
1 w w w
w w 1
w 1−w w 1−w w 1−w
Res − e e 1−w , 0 = − lim De e = − lim e e + e e = −2 .
w2 w→0 w→0 (1 − w)2
In definitiva si ha
1 1
e z e z−1 dz = 4π i , n ≥ 1.
+Γn
1 1
Determiniamo
lo sviluppo in serie di Laurent della funzione e z e z−1 nel disco bucato z ∈ C : 0 <
|z| < 1 . Si ha, per z = 0,
+∞
1 1 1
(23.3) ez = .
n=0
n! zn
1
Determiniamo lo sviluppo in serie di Mac-Laurin della funzione e z−1 nel disco z ∈ C : |z| < 1 . Si ha
+∞
+∞
1
1 1 1 1
(23.4) e z−1 = = 1 + .
k=0
k! (z − 1)k
k=1
k! (z − 1)k
1
|z| < 1 , k ∈ N
(z − 1)k
è dato da
(z − 1)
n −k
1 D
+∞
z=0
(23.5) = zn ,
(z − 1)k n=0
n!
ed, essendo
1 k(k + 1) · · · (k + n − 1)
Dn = (−1)n , n∈N,
(z − 1)k (z − 1)k+n
sostituendo nella (23.5) si ha
+∞ ! "
1 k+n−1
k
(23.6) = (−1) zn .
(z − 1)k n=0
n
Il residuo cercato si otterrà, quindi, considerando la somma dei coefficienti relativi alla potenza z−1
delle due serie a secondo membro della (23.9) e cioè
+∞ +∞
! "
1 (−1)k k + p − 1
1+ .
p=0
(p + 1)! k=1 k! p
Pertanto, in definitiva, si ha
! "
1 1
+∞
1 (−1)k k + p − 1
+∞
e e
z z−1 dz = 2π i 1 + .
+Γ0 p=0
(p + 1)! k=1 k! p
(23.10) x + y = te t
x(0) = 2λy (0) , x (0) = −λ2 y (0)
Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (23.10), x(t), y (t) funzioni localmente assolutamente
continue in [0, +∞[, assieme con le derivate prime, aventi derivate seconde L-trasformabili.
Dalla seconda equazione si ha
y (0)(2λ + 1) = 0
(23.11)
y (0)(1 − λ2 ) = 1
Per le (23.11) si osserva che se λ = ±1 il problema (23.10) non può avere soluzione. Se λ = ±1 e
λ = −1/2 il problema (23.10) potrà avere soluzione assegnando come condizioni iniziali
−λ2 1
x(0) = y (0) = 0 , x (0) = , y (0) = .
1−λ 2 1 − λ2
1 4
x(0) = α , y (0) = −α (α ∈ R) , x (0) = − , y (0) =
3 3
Poniamo X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s), F = F (s) = L((−1)[t] ; s), G = G(s) = L(tet ; s)
ed applichiamo la trasformazione di Laplace al problema (23.10). Per λ = ±1, tenendo conto delle
condizioni necessarie per l’esistenza di soluzioni trovate, si ha
2 − λ2
(s 2 + 1)X + 2s 2 Y = F − αs +
1 − λ2
X+Y =G
1 2s 2 s 2 − λ2 1
X =− F+ 2 G+α 2 − =
−1s2 s −1 s − 1 1 − λ2 s 2 − 1
1 2 s 2 − λ2 1
=− 2 F + 2G + 2 G+α 2 −
s −1 s −1 s −1 1−λ s −1 2 2
(23.12)
s2 + 1 1 s 2 − λ2 1
Y =− 2 G+ 2 F −α 2 + =
s −1 s −1 s − 1 1 − λ2 s 2 − 1
1 2 s 2 − λ2 1
= 2 F −G− 2 G−α 2 +
s −1 s −1 s −1 1−λ s −1 2 2
Prova assegnata il 1 luglio 1996 107
2 − λ2
x(t) = − senh t ∗ (−1)[t] + 2tet + 2 senh t ∗ (tet ) + α cosh t − senh t
1 − λ2
(23.13)
2 − λ2
y (t) = senh t ∗ (−1)[t] − tet − 2 senh t ∗ (tet ) − α cosh t + senh t
1 − λ2
Sia t ≥ 1. Si ha
[t]−1 k+1 t
et−τ − eτ−t et−τ − eτ−t
senh t ∗ (−1)[t] = (−1) k
dτ + (−1)[t] dτ =
k=0
k 2 [t] 2
[t]−1
et−k−1 + ek+1−t − et−k − ek−t 2 − et−[t] − e[t]−t
=− (−1)k − (−1)[t] =
k=0
2 2
et (e−1 − 1) e−t (e − 1)
[t]−1 [t]−1
k k et−[t] + e[t]−t
=− − e−1 − −e + (−1)[t] + (−1)[t]+1 =
2 k=0
2 k=0
2
[t]
et (e−1 − 1) 1 − − e−1 e−t (e − 1) 1 − (−e)[t] [t] e
t−[t]
+ e[t]−t
=− − + (−1) + (−1)[t]+1 =
2 1 + e−1 2 1+e 2
e−1 1 e−1 1 e−1 et−[t] + e[t]−t
= senh t − (−1)[t] et−[t] + (−1)[t] e[t]−t + (−1)[t] + (−1)[t]+1 =
e+1 2 e+1 2 e+1 2
e−1 1 e
= senh t + (−1)[t] et−[t] + (−1)[t] e[t]−t + (−1)[t]+1 .
e+1 e+1 e+1
Si osservi che l’ultimo membro della precedente formula calcolato per 0 ≤ t < 1 vale esattamente
cosh t − 1. Calcoliamo l’altra convoluzione. Si ha
t t t t2
t et−τ − eτ−t et e−t t 1 e−t
senh t ∗ (te ) = τeτ dτ = τ dτ − τe2τ dτ = et − + − .
0 2 2 0 2 0 4 4 8 8
In definitiva, quindi
e − 1 2 − λ2 1 e
x(t) = − + senh t − (−1)[t] et−[t] − (−1)[t] e[t]−t − (−1)[t]+1 +
e + 1 1 − λ2 e+1 e+1
t2 3 1 e−t
+ et + t+ − + α cosh t
2 2 4 4
e − 1 2 − λ2 1 e
y (t) = + senh t + (−1)[t] et−[t] + (−1)[t] e[t]−t + (−1)[t]+1 −
e + 1 1 − λ2 e+1 e+1
t2 1 1 e−t
− et + t+ + − α cosh t
2 2 4 4
sen t
Svolgimento dell’esercizio 23.3. La funzione individua una distribuzione temperata; basterà,
t
allora, provare che
sen t
F ∗ π χ 1 1
= .
− 2π , 2π t
108 Prova assegnata il 16 settembre 1996
Si ha, per t = 0
+∞ 1
∗ 2πiy t
2π eit − e−it
F π χ 1 1 ; t =π e χ 1 1 (y ) dy =π e2πiy t dy = ,
− 2π , 2π −∞ − 2π , 2π − 2π
1
2it
e per t = 0
1
2π
F ∗ π χ 1 1
; 0 =π dy = 1 .
− 2π , 2π 1
− 2π
Considerata la convoluzione
π 2χ 1 1
∗ χ 1 1
,
− 2π , 2π − 2π , 2π
si ha
sen2 t
F ∗ π 2χ 1 1
∗ χ 1 1
= ;
− 2π , 2π − 2π , 2π t2
pertanto
sen2 t
(23.14) F ; y = π 2χ 1 1 ∗ χ 1 1
t2 − 2π , 2π − 2π , 2π
y+ 1
2π
0 se |y | ≥ π −1
= χ (τ) dτ =
π −1 − |y | se |y | < π −1
1 1
1
y − 2π − 2π , 2π
cos2 t
.
1 + t2
provare, facendo uso della trasformata di Laplace, che esso non ammette soluzione al variare di P2 (t)
nella classe dei polinomi di secondo grado.
L’affermazione precedente continua ad essere vera considerando la classe P3 (t) dei polinomi di
terzo grado?
24.3. Provare che la derivata terza nel senso delle distribuzioni della distribuzione funzione
log |t|
Prova assegnata il 16 settembre 1996 109
è la distribuzione T definita da
−ε +∞
ϕ(t) ϕ(t) ϕ (0)
T , ϕ = lim 2 dt + 2 dt − 4 , ϕ∈D .
ε→0 −∞ t3 ε t 3 ε
si ha
cos2 t
π −2|πy −1|
F ;y = e + e−2|πy +1| + 2e−2π|y | .
1 + t2 4
Svolgimento dell’esercizio 24.2. Sia y (t) una soluzione del problema (24.1). Posto Y = Y (s) =
L y (t); s , y (0) = α, y (0) = β, F (s) = L P2 (t); s , applicando la trasformazione di Laplace si ha
(s 2 + 1)Y = αs + β + F (s)
da cui
s 1 F (s)
(24.2) Y =α +β 2 + 2 .
s2 +1 s +1 s +1
Derivando la (24.3) si ha
t
y (t) = −α sen t + β cos t + cos(t − τ) P2 (τ) dτ .
0
Dalla (24.4) si ha
2π
sen τ P2 (τ) dτ = 0
0
(24.5)
2π
cos τ P2 (τ) dτ = 0
0
Integriamo per parti gli integrali in (24.5), ricordando che la derivata seconda di P2 (t) è costante. Si
ha 2π 2π 2π
sen τ P2 (τ) dτ = − cos τ P2 (τ) + cos τ P2 (τ) dτ =
0 0 0
2π 2π
= −P2 (2π ) + P2 (0) + sen τ P2 (τ) − sen τ P2(τ) dτ = −P2 (2π ) + P2 (0)
0 0
2π 2π 2π
cos τ P2 (τ) dτ = sen τ P2 (τ) − sen τ P2 (τ) dτ =
0 0 0
2π 2π
= cos τ P2 (τ) − cos τ P2 (τ) dτ = P2 (2π ) − P2 (0)
0 0
Le (24.5) diventano, quindi
P2 (0) = P2 (2π )
(24.6)
P2 (0) = P2 (2π )
È immediato provare che nessun polinomio di secondo grado può verificare le (24.6). Infatti, posto
P2 (t) = At 2 + Bt + C , A = 0, si dovrebbe avere
4π 2 A + 2π B + C = C
4π A + B = B
e quindi A = 0 contro quanto prima supposto.
Nel caso di un polinomio di terzo grado P3 (t) con un calcolo simile al precedente si otterrebbe
−P3 (2π ) + P3 (0) + P3(2π ) − P3 (0) = 0
(24.7)
P3 (2π ) − P3 (0) = 0
Posto P3 (t) = At 3 + Bt 2 + Ct + D, A = 0, sostituendo in (24.7) si ha
(−4π 2 + 6)A − 2π B − C = 0
3π A + B = 0
Pertanto considerando i polinomi di terzo grado
At 3 − 3π At 2 + (2π 2 + 6)At + D A=0
il problema (24.1) ammette soluzione.
Svolgimento dell’esercizio 24.3. Si ha, per ϕ ∈ D,
0 1 0 1
ϕ (t) ϕ (0)
(24.8) log |t| , ϕ = − log |t| , ϕ = lim dt − 2
ε→0 |t|>ε t2 ε
Integrando per parti si ha
ϕ(t) −ε ϕ(t) +∞
ϕ (t) ϕ(t) ϕ(−G) − ϕ(G) ϕ(t)
dt = + +2 dt = +2 dt
|t|>ε t2 t 2 −∞ t2 ε |t|>ε t
3 ε2 |t|>ε t
3
Sostituendo in (24.8) si ha
0 1
ϕ(t) ϕ(−G) − ϕ(G) ϕ (0)
log |t| , ϕ = lim 2 3
dt + 2
−2 =
ε→0 |t|>ε t ε ε
ϕ(t) ϕ(−G) − ϕ(G) + 2εϕ (0) ϕ (0) ϕ(t) ϕ(0)
= lim 2 3
dt + 2
− 4 = lim 2 3
dt − 4 .
ε→0 |t|>ε t ε ε ε→0 |t|>ε t ε
Prova assegnata il 7 ottobre 1996 111
sn
(25.1) Re s > 0 , n∈Z.
1+s
(25.2) tT = 1 T ∈ D .
Si consideri la funzione
|z|ei Arg z/2 π 3
f (z) = − < Arg z < π
(1 − z)(1 + z2 ) 2 2
e si applichi il teorema dei residui considerando il dominio, (figura 25.1),
...
.......
...
...
...
...
....
............. . .......... . ..........................
.......... ............
............. .........
.......
.......... ......
...... .....
.....
....... .....
...... ....
.... .......
. ...
.... ....
.
.. .. ...
...
.. ..
.... ..
... ..
..
... ..
... ..
... ..
...
.. ..
... ..
... .
.................. . .............. .................................. ..
... . ... . . ...
... .... . ... ...
... ..
.. .
.. .. .... . .
. .
. . .....................................................................
−R −ε ... O
. . ε 1−ε 1+ε R
.....
.....
.....
..
Figura 25.1.
112 Prova assegnata il 7 ottobre 1996
Si ha
−ε √ 1−ε √
i −x x
(25.3) dx − f (z) dz + dx − f (z) dz +
−R (1 − x)(1 + x 2 ) +Γε ε (1 − x)(1 + x 2 ) +Γε
R √
x
+ dx + f (z) dz + = 2π i Res(f (z), i)
1+ε (1 − x)(1 + x )
2
+ΓR
essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z − 1| = ε , Im z ≥ 0}
Si osservi che
|z|3/2
lim |zf (z)| = lim =0
z→∞ z→∞ |1 − z||1 + z 2 |
da cui 0 √ √
−x 2−1
dx = π
−∞ (1 − x)(1 + x 2) 2
+∞ √
x
v.p. dx = 0
0 (1 − x)(1 + x 2 )
Svolgimento dell’esercizio 25.2. Sia n intero positivo. La funzione (25.1) è a crescenza lenta in quanto
|s + 1| ≥ 1 + Re s > 1
e quindi n
s
n
1 + s < |s| .
La funzione è, allora, antitrasformabile nel senso delle distribuzioni. Supponiamo n pari, si ha
sn 1 − 1 + sn 1 1 − (−s)n 1
n−1
= = − = − (−1)k s k .
1+s 1+s 1+s 1 − (−s) 1 + s k=0
sn 1
n−1
=− + (−1)k s k ,
1+s 1 + s k=0
sn 1
n−1
(25.4) = (−1)n − (−1)k s k .
1+s 1 + s k=0
Prova assegnata il 7 ottobre 1996 113
sn
n−1
L−1 = (−1)n u(t)e−t − (−1)k δ(k) .
1+s k=0
Sia n intero minore o uguale a zero, poniamo n = −m, m ≥ 0. La funzione (25.1) potrà essere
decomposta nella somma
1 A B1 B2 Bm
(25.5) = + + 2 +···+ m .
s m (1 + s) 1+s s s s
La (25.5) può essere dedotta dalla (25.4). Poniamo nella (25.4) y = 1/s. Si ha
1 1
n−1
1
n+1
(25.6) = (−1) + (−1)k k
y n−1 (1 + y ) 1 + y k=1 y
1 1
m
1
m
(25.7) = (−1) + (−1)k k
s m (1 + s) 1 + s k=1 s
1
m
t k−1
L−1 = (−1)m u(t) e−t + (−1)k .
s (1 + s)
m
k=1
(k − 1)!
Si ha
0 1 0 1 1
+
(1 − |t|)+ ) , ϕ(t) = 1 − |t| , ϕ (t) = 1 − |t| ϕ (t) dt =
−1
0 1
= (1 + t)ϕ (t) dt + (1 − t)ϕ (t) dt =
−1 0
0 0 1 1
= (1 + t)ϕ (t) − ϕ (t) dt + (1 − t)ϕ (t) + ϕ (t) dt = ϕ(−1) − 2ϕ(0) + ϕ(1) .
−1 −1 0 0
(25.8) tT = 0 T ∈ D .
Tutte e sole le soluzioni di (25.2) si otterranno, allora, sommando ad una soluzione di (25.2) una
qualunque soluzione di (25.8). La distribuzione
0 1
1 ϕ(t)
v.p. , ϕ(t) = lim dt ∀ϕ ∈ D
t ε→0 |t|>ε t
Proviamo che le soluzioni dell’equazione (25.8) sono le distribuzioni cδ, con c costante. Ovviamente
le distribuzioni cδ sono soluzioni dell’equazione (25.8). Siano T una soluzione di (25.8) e α(t) ∈ D,
α(0) = 1. Per ϕ(t) ∈ D poniamo
ϕ(t) − ϕ(0)α(t) se t = 0
(25.9) ψ(t) = t
ϕ (0) − ϕ(0)α (0) se t = 0
e l’ultima formula vale anche per t = 0. Applicando il teorema di derivazione sotto segno integrale si
ottiene l’appartenenza della ψ(t) a D. Dalla (25.9) si ottiene
1
v.p. + cδ .
t
1 cos z
f (z) =
z2 sen z
1 1
Tn = z ∈ C : | Re z| ≤ π n + , | Im z| ≤ π n + , n ∈ N,
2 2
...
........
...
....
π(n+1/2)(−1+i) .......
..
.
π(n+1/2)(1+i)
....
. . . . . . . ...............................
−nπ −2π −π 0 π 2π nπ
.....
.......
π(n+1/2)(−1−i) π(n+1/2)(1−i)
Figura 26.1.
Svolgimento dell’esercizio 26.1. I punti singolari della funzione f (z) sono kπ , k ∈ Z. Precisamente i
punti kπ , k = 0, sono poli del primo ordine, il punto 0 è un polo del terzo ordine essendo
1 cos z
lim z3 = 1.
z→0 z2 sen z
Applichiamo il teorema dei residui relativamente all’insieme Tn (vedi figura 26.1). Si ha
n
1 cos z
(26.1) dz = 2π i Res(f (z), 0) + Res(f (z), kπ )
+∂Tn z2 sen z k=−n
k=0
1 cos z 1 z
Res(f (z), 0) =lim D2 z = lim D cotg z − =
2 z→0 sen z 2 z→0 sen2 z
1 2 2 cos z 1 −2 sen z + 2z cos z 1 −2z sen z 1
= lim − 2
+z 3
= lim 3
= lim 2
=−
2 z→0 sen z sen z 2 z→0 sen z 2 z→0 3 sen z cos z 3
Sostituendo nella (26.1) si ha
1 2 1
n
1 cos z
(26.2) dz = 2π i − + .
+∂Tn z2 sen z 3 π 2 k=1 k2
Passiamo al limite per n → ∞ nella (26.2). Cominciamo con il provare che esiste una costante L > 0
tale che
cos z
sen z ≤ L ∀ z ∈ ∂Tn , ∀ n ∈ N .
Posto z = x + iy , si ha
2
cos z 2 cos x cos iy − sen x sen iy
cos x cosh y − i sen x senh y 2
= = =
sen z sen x cos iy + cos x sen iy sen x cosh y + i cos x senh y 2
cos2 x cosh2 y + sen2 x senh2 y senh2 y + cos2 x
= =
sen2 x cosh2 y + cos2 x senh2 y senh2 y + sen2 x
116 Prova assegnata il 30 gennaio 1997
Calcoliamo il limite della successione di integrali a primo membro della (26.2). Applicando il teorema
di Darboux ed osservando che |z| ≥ π (n + 1/2) ∀ z ∈ ∂Tn , si ha
*
1 cos z 1 8π (n + 1/2)
1 cos z 1
(26.6) dz ≤ max 2 8π n + ≤ 1+
+∂Tn z2 sen z ∂Tn z sen z 2 senh π /2 2 (n + 1/2)2
2 π
∞
1 π2
2
= .
k=1
k 6
Si osservi che il precedente metodo può essere utilizzato per calcolare la somma della serie
∞
1
p∈N.
k=1
k2p
∞
1 π 2p 1 cos z
(26.7) = − Res ,0
k=1
k2p 2 z2p sen z
Dalla (26.8), ricordando lo sviluppo in serie di Mac-Laurin di cos z ed eseguendo il prodotto secondo
Cauchy delle serie a terzo membro si ottiene
∞ ∞ k
(−1)k 2k (−1)k−j
(26.9) z = a2j−1 z2k
k=0
(2k)! k=0 j=0
(2k − 2j + 1)!
E quindi, eguagliando i coefficienti delle serie in (26.9) si ottiene il sistema di infinite equazioni
k
(−1)k−j (−1)k
(26.10) a2j−1 = k ∈ N0
j=0
(2k − 2j + 1)! (2k)!
Il residuo cercato è il coefficiente di z−1 e cioè a2p−1 . Dalle (26.10) per k = 0, 1, . . . , p si ottiene
a−1 = 1
1 1
− 3! a−1 + a1 = − 2!
1 1 1
(26.11)
a−1 − a1 + a3 =
5! 3! 4!
............................
(−1)p
(−1)p−1 (−1)p−2 (−1)p
a−1 + a1 + a3 + · · · + a2p−1 =
(2p + 1)! (2p − 1)! (2p − 3)! (2p)!
Il determinante dei coefficienti del sistema (26.11) è 1. Pertanto
1 0 0 ... 0 1
1 1
− 1 0 ... 0 −
3! 2!
1 1 1
−
a2p−1 = 1 ... 0
5! 3! 4!
..................................
p
(−1)p (−1)p−1 (−1)p−2 1 (−1)
(2p + 1)! (2p − 1)! (2p − 3)! . . . − 3! (2p)!
e sostituendo in (26.7)
1 0 0 ... 0 1
1 1
− 1 0 ... 0 −
3!
2!
∞
π 2p 1 1 1
1 −
= − 1 ... 0
k2p 2 5! 3! 4!
k=1
..................................
(−1)p (−1)p−1 (−1)p−2 1 (−1)
p
(2p + 1)! (2p − 1)! (2p − 3)! . . . − 3! (2p)!
118 Prova assegnata il 30 gennaio 1997
Svolgimento dell’esercizio 26.2. La funzione arctan(1/t) appartiene ad L2 (R) ma non ad L1 (R) come è
subito visto considerando i limiti
1 1
lim t arctan =1 , lim t 2 arctan 2 =1.
t→∞ t t→∞ t
La funzione individua, quindi, una distribuzione temperata. Calcoliamone la derivata nel senso delle
distribuzioni. La funzione arctan(1/t) non è continua in 0; infatti
1 π 1 π
lim arctan =− , lim arctan =
t→0− t 2 t→0+ t 2
Nel calcolo precedente si è sfruttato il fatto che la funzione arctan(1/t) ϕ(t) è infinitesima per t → ∞
essendo in prodotto di una funzione infinitesima ϕ(t) per una funzione limitata. In definitiva si ha
1 1
(26.12) arctan = πδ −
t 1 + t2
yU = 0 U ∈ S
sono le distribuzioni cδ, c costante, (vedi esercizio 25.3) dalla (26.13) si ricava
1 π − π e−2π|y |
(26.14) F arctan = + cδ .
t 2π iy
π − π e−2π|y |
2π iy
Prova assegnata il 30 gennaio 1997 119
1 1
χ Hn arctan → arctan in L2
t t
cioè a dire +∞
1 12
χ Hn arctan − arctan dt → 0 .
−∞ t t
Per provare l’affermazione precedente basta applicare il teorema di passaggio al limite sotto segno
integrale di Lebesgue essendo
1 1
1 2 1 2 1
lim χ Hn arctan − arctan = 0 q.o. in R e χ Hn arctan − arctan ≤ 4 arctan2 .
n→∞ t t t t t
Per il teorema di Plancherel si ha allora
1 1
F χ Hn arctan ; y → F arctan ; y in L2 ,
t t
o altrimenti detto
1 1
lim e−2πiy t arctan
dt = F arctan ; y in L2 .
n→∞ Hn t t
La convergenza in L2 implica allora l’esistenza di una successione χ Hn estratta dalla χ Hn tale che
k
1 1
lim e−2πiy t arctan dt = F arctan ; y q.o. in R .
k→∞ Hnk t t
Il primo dei due integrali a secondo membro della (26.17) è finito qualunque sia s reale essendo ln t
sommabile in [0, 1] e e−st limitata nello stesso intervallo. Per quanto riguarda il secondo integrale,
esso è finito se s > 0, essendo
lim t α e−st ln t = 0 ∀ α > 1 ,
t→+∞
e vale +∞ per s = 0. L’ascissa di assoluta convergenza è dunque zero. Zero è anche l’ascissa di
convergenza dato che
T
lim ln t dt = +∞ .
T →+∞ 0
Γ (1) − log s
L ln+ t ; s = Re s > 0 ,
s
essendo
Γ = z ∈ C : |z| = 1 .
27.2. Facendo uso della trasformazione di Laplace determinare la funzione continua assieme alle
derivate prima e seconda in [−2, +∞[ soluzione del problema
2y (t) − 3y (t − 1) + y (t − 2) = χ[0,1]
(27.1)
y (t) ≡ 0 per − 2 ≤ t ≤ 0
(27.2) t2 T = 1 T ∈ D .
k
(−1)k−p k
(−1)k−p
(27.6) 22k−2p+1 a2p−2 = 2 22k−2p a2p−2 = 0 , k∈N
p=0
(2k − 2p + 2)! p=0
(2k − 2p + 2)!
Il residuo si ottiene per 2k − 2 − n = −1; esso sarà, quindi, uguale al coefficiente an−1 . Calcoliamo
an−1 . Dalle (27.6) per k = 1, . . . , (n + 1)/2 si ha
−1 2 1
2 a−2 + a0 = 0
4! 2!
1 4
2 a−2 + −1 22 a0 + 1 a2 = 0
6! 4! 2!
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ........
(−1) (n+1)/2
(−1)(n+1)/2−1 n−1 1
2n+1 a−2 + 2 a0 + · · · + an−1 = 0
(n + 3)! (n + 1)! 2!
122 Prova assegnata il 17 febbraio 1997
ed anche, ricordando che a−2 = 1, il sistema lineare di (n + 1)/2 equazioni nelle (n + 1)/2 incognite
a0 , a2 , . . . , an−1
23
a0 =
4!
2 3
− a + a = −2
5
0 2
(27.7) 4! 6!
. . . . . . . . . . . . . . . . ............
2 n 2n+2
(−1)(n−1)/2 a0 + · · · + an−1 = (−1)(n+3)/2
(n + 1)! (n + 3)!
Il determinante dei coefficienti del sistema (27.7) è 1. Pertanto
23
1 0 ...
4!
2 3
2 5
− −
1 . . .
an−1 = 4! 6!
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
2 n
2 n−2
2 n+2
(−1)(n−1)/2 (−1)(n−3)/2 . . . (−1)(n+3)/2
(n + 1)! (n − 1)! (n + 3)!
In definitiva si ha
1 1 0 per n pari
dz =
+Γ z sen2 z
n 2π ian−1 per n dispari
Svolgimento dell’esercizio 27.2. Sia y (t) una soluzione del problema (27.1); y (t) funzione localmente
assolutamente continua in ]−∞, +∞[ asssieme alle derivate prima e seconda e con derivata terza L-
trasformabile. Poniamo Y = Y (s) = L y (t); s . Applicando la trasformazione di Laplace al problema
(27.1) si ha
1 − e−s
2s 3 Y − 3e−s s 2 Y + e−2s sY =
s
da cui
1 − e−s 1 s −1 1 − 2s
(27.8) Y = = 3 + −s =
s 2 (2s 2 − 3se−s + e−2s ) s e−s − s e − 2s
1−s 1 2s − 1 1
= +
s 4 1 − (ses )−1 2s 4 1 − (2ses )−1
Per Re s > 1 si ha (ses )−1 , (2ses )−1 < 1; la (27.8) può, allora, essere scritta
+∞
1 − s e−ns
+∞
2s − 1 e−ns
+∞
1 1 1 1
(27.9) Y = + = 1 − − 1 − e−ns
s 4 n=0 s n 2s 4 n=0 2n s n n=0
2 n+1 s n+4 2 n s n+3
Svolgimento dell’esercizio 27.3. Si osservi che se T1 , T2 sono soluzioni dell’equazione (27.2) la loro
differenza è soluzione dell’equazione
(27.10) t2 T = 0 T ∈ D .
Prova assegnata il 12 giugno 1997 123
Tutte e sole le soluzioni dell’equazione (27.2) si otterranno sommano ad una soluzione di (27.2) una
1
qualunque soluzione di (27.10). Proviamo che la distribuzione p.f. 2 è soluzione della (27.2). Si ha
t
per ϕ(t) ∈ D
0 1 0 1 +∞
2 1 1 2
t p.f. 2 , ϕ(t) = p.f. 2 , t ϕ(t) = lim ϕ(t) dt = ϕ(t) dt = 1, ϕ(t) .
t t ε→0 |t|>ε −∞
(27.11) tT = Aδ ,
con A costante. Una soluzione di (27.11) è la distribuzione −Aδ . Infatti per ϕ(t) ∈ D si ha
0 1 0 1 0 1
t(−Aδ ), ϕ(t) = −A δ , tϕ(t) = A δ, tϕ (t) + ϕ(t) = Aϕ(0).
Le soluzioni dell’equazione (27.11) sono, allora , le distribuzioni −Aδ +Bδ con B costante. In definitiva
tutte e sole le soluzioni dell’equazione (27.2) sono le distribuzioni
1
p.f. − Aδ + Bδ
t2
con c1 , c2 costanti.
Svolgimento dell’esercizio 27.4. Si ha, ricordando l’esercizio 17.3
1 1
F |t − 1| = e−2πiy F |t| = −e−2πiy p.f. 2 .
2π 2 y
essendo 2π
1
Jn (2) = cos 2 sen ϑ − nϑ) dϑ .
2π 0
t
ϕ(t) = .
1 + t4
28.3. Data la successione di numeri complessi cn n∈N0 , sia
+∞
(28.1) T = cn δ(t − n) ,
n=0
124 Prova assegnata il 12 giugno 1997
La funzione è dispari e reale quindi la sua trasformata di Fourier sarà una funzione dispari e
immaginaria pura. Poniamo −2π y = µ, y < 0 e applichiamo il teorema dei residui alla funzione
complessa
z
eiµz
1 + z4
relativamente al dominio {z ∈ C : |z| ≤ R , Im z ≥ 0}, R > 1, (figura 28.1); si ha
R
t z z z
eiµt dt + eiµz dz = 2π i Res eiµz , eiπ/4 + Res eiµz , ei3π/4 ,
−R 1 + t4 +ΓR 1+z 4 1+z 4 1+z 4
....
.......
...
..
..
..
...................................................
............. .........
........
........ .....
. ....
..... ....
...... ....
.......
.... . ...
... ...
.
.... ...
...
.. . e i3π /4
e iπ /4 ..
..
...
. . ..
..
.. ..
..
.. ..
... ..
...
... .
. .. .
................................................................................................................................................................................................................................
.
−R O R
Figura 28.1.
Prova assegnata il 12 giugno 1997 125
+∞
+∞
(28.5) T,ϕ = cn δ(t − n), ϕ = cn ϕ(n) ∀ϕ ∈ D
n=0 n=0
e la serie numerica a secondo membro della (28.5) converge avendo al più un numero finito di termini
diversi da zero relativamente a valori di n appartenenti al supporto
di ϕ. Inoltre, se A è un aperto
contenuto in R \ N0 e il supporto di ϕ è contenuto in A si ha T , ϕ = 0.
Il supporto di T è, quindi, N0 .
Sia |cn | ≤ en , n ∈ N0 e s ∈ C, Re s ≥ 1; consideriamo
−st +∞
(28.6) e T,ϕ = cn e−sn ϕ(n) .
n=0
(9 ) Vale il seguente risultato. Sia Tn una successione di distribuzioni appartenente a D+ convergente
nel senso delle distribuzioni alla distribuzione T appartenente anch’essa a D+ . Si supponga che esista
un numero complesso s0 per cui e−s0 t Tn → e−s0 t T in S . Allora Tn e T sono ovviamente L-trasformabili
per Re s ≥ Re s0 e, per s numero complesso con Re s0 < Re s si ha
lim e−s0 t Tn , e−(s−s0 ) = e−s0 t T , e−(s−s0 )
n→∞
(29.1)
y (0) = y (π )
y (0) = y (π )
e quindi, tenendo conto che v(0, 0) = 0, si ha v(x, y ) = cos x senh y . La funzione f (z) è allora
Posto w = u + iv si ha
u = sen x cosh y π π
(29.2) (x, y ) ∈ − , ×R
v = cos x senh y 2 2
Determinamo le immagini delle rette x = k. Poniamo x = k nelle (29.2). Sia k = 0; l’immagine della
retta x = 0 è la retta u = 0. Sia k > 0; si ha
u2
= cosh2 y
sen2 k
v2
= senh2 y
cos2 k
da cui
u2 v2
(29.3) 2
− 2
=1
sen k cos k
u≥0
Prova assegnata il 3 luglio 1997 127
La (29.3) è l’equazione di un ramo di iperbole di semiassi sen k, cos k e fuoco nel punto (1, 0). In
maniera analoga per k < 0 si ottiene il ramo di iperbole di semiassi − sen k, cos k avente il fuoco nel
punto (−1, 0)
u2 v2
(29.3) 2
− =1
sen k cos2 k
u≤0
Indichiamo con Φ la famiglia costituita dalla retta u = 0 e dai rami di iperbole (29.3), (29.3) .
Determiniamo l’immagine dei segmenti (x, h) |x| < π /2 . Ponendo y = h nelle (29.2) si ottene
rispettivamente:
— per h = 0 il segmento (u, 0), |u| < 1 ;
— per h > 0 la semiellisse
u2 v2
+ =1
(29.4) 2
senh2 h
cosh h
v >0
Si osservi che le suddette semiellissi hanno fuochi nei punti (−1, 0), (1, 0) e semiassi
cosh h, | senh
h|e
che cosh h > | senh h|. Indichiamo con Ψ la famiglia costituita dal segmento (u, 0), |u| < 1 e dalle
semiellissi (29.4), (29.4) .
Pertanto l’immagine f (Ω) dell’insieme Ω è il piano complesso privato delle semirette (u, 0), |u| ≥
1 (vedi figura 29.1).
....
....... v
...
..... .... ... ... . ...
... .. ... ....
..... ... .. .. ... .....
..... .... ... ... .. ...
..... .. . ... .. ... .....
....
.....
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. ..... ........
... . ................................................. .
..... ... .................................. .. . ... ...
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.... ..................... .. ... .. ....................... .......
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.. ... ... ....................................................................................................................................
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....−1 . .
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... .. ... 1....... . ... .
. .. u
... .. . ... . ...
. .. ... . . .
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.. ... ... .......
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... .................. . . . ............ . ...
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...... ....... ... ..
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.. ..... ..... ........................................................................................ ...... ....
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. .. ... .....
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. . ...
.... ... . .....
. ..
..
Figura 29.1.
La funzione sen z, z ∈ Ω, è certamente localmente invertibile, essendo la sua derivata cos z diversa da
zero in Ω. Proviamo che essa è globalmente invertibile; proviamo, cioè, che se z1 , z2 sono due punti di
Ω e sen z1 = sen z2 si ha z1 = z2 . Sia w ∗ = sen z1 = sen z2 . Per il punto w ∗ passano due sole curve
appartenenti rispettivamente agli insiemi Φ e Ψ ; i punti z1 , z2 coincideranno con il punto di incontro
128 Prova assegnata il 3 luglio 1997
della retta x = k e del segmento (x, h), −π /2 < x < π /2 controimmagini rispettivamente delle
curve di Φ e Ψ .
Determiniamo la funzione inversa della funzione senz z ∈ Ω. Sia w ∈ C \ (Re w, 0) , | Re w| ≥ 1 ;
determiniamo l’unica soluzione in Ω dell’equazione
sen z = w
e cioè dell’equazione
L’equazione (29.5) ha infinite soluzioni date, al variare delle determinazioni della radice e del logaritmo,
dalla formula
1
z= log iw + 1 − w 2 = −i ln iw + 1 − w 2 + Arg iw + 1 − w 2 .
i
√
Se w è un numero reale iw + 1 − w 2 = 1 e
z = Arg iw + 1 − w 2 .
1
(s 2 + ω2 )Y = αs + β +
s2 +1
da cui
s 1 1 1
(29.6) Y =α +β 2 + 2
s 2 + ω2 s + ω2 s + ω2 s 2 + 1
e derivando t
y (t) = β + sen τ dτ .
0
La seconda condizione è chiaramente falsa, pertanto per ω = 0 il problema (29.1) non ha soluzione.
Sia ω = 0. Antitrasformando la (29.6) si ha
t
β 1
(29.7) y (t) = α cos ωt + sen ωt + sen ω(t − τ) sen τ dτ
ω ω 0
e t
y (t) = −αω sen ωt + β cos ωt + cos ω(t − τ) sen τ dτ .
0
Il sistema (29.8) nelle incognite α, β ha il determinante dei coefficienti uguale a 2(1−cos ωπ ). Pertanto
se ω = 2n, n ∈ Z il problema (29.1) ha per soluzione la funzione (29.7) con α, β soluzione del sistema
(29.8). Per ω = 2n il sistema (29.8) non ha soluzione essendo
π π
sen(2nπ − 2nτ) sen τ dτ = sen(−2nτ) sen τ dτ = 0
0 0
π π
2
cos(2nπ − 2nτ) sen τ dτ = cos(−2nτ) sen τ dτ =
0 0 1 − 4n2
ed in maniera equivalente
(29.11) F Tn , F ∗ ϕ(t); y → F T , F ∗ ϕ(t); y ∀ ϕ ∈ St
La (29.11) è immediata
consequenza
dell’ipotesi osservato che F ∗ ϕ(t); y ∈ Sy .
La successione χ [0,n] converge alla funzione di Heaviside u(t) nel senso di St ; infatti
n +∞
lim ϕ(t) dt = ϕ(t) dt ∀ ϕ ∈ St .
n→∞ 0 0
Per l’implicazione precedente si ha, allora
1 1
F χ [0,n] → F u(t) = v.p. .
2π i y
....
.......
....
...
..
...... . . . .......... ........................
................ ...........
........
........... ......
.... ... .....
..... ....
.. ....
..... .....
.... .........
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. i
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... ..
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.. ...... ............ ..
... ............ .....
..
.. .. ...
. ...
... . ..
. ..
........
.
. .
....
.
..............................................................................................................
−R −ε ....O ε . . R
....
.
....
.
....
.
.....
....
.
....
Figura 30.1.
Prova assegnata il 11 settembre 1997 131
R −ε
log x log(−x) + iπ
(30.2) √ dx + f (z) dz + e−iπ/3 √ dx −
ε
3
x(1 + x 2 ) +ΓR −R
3
−x(1 + x 2 )
− f (z) dz = 2π i Res f (z), i
+Γε
essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Si ha
lim zf (z) = 0
z→0
essendo
+ 3π /2
z log z ≤ |z| log |z|
(|z| > 0).
e1/3·log z 3
|z|
Analogamente, dalla diseguaglianza
log z log |z| + 3π /2
z
e1/3·log z (1 + z2 ) ≤ |z| |z| > 1
3
|z|(|z|2 − 1)
si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→∞
Passando al limite nella (30.3) per ε → 0 e per R → +∞, si ha, ricordando che
lim f (z) dz = 0 , lim f (z) dz = 0
ε→0 +Γε R→+∞ +ΓR
si ha
+∞ +∞
log x dx
(30.4) 1 + e−iπ/3 √ dx + iπ e−iπ/3 √ = 2π i Res f (z), i .
0
3
x(1 + x 2 ) 0
3
x(1 + x 2 )
iπ /2 π
Res f (z), i = iπ/6
= e−iπ/6
e 2i 4
31.2. Facendo uso della trasformazione di Laplace determinare in [0, +∞[ la soluzione del problema
t
x (t) + 2 et−τ x(τ) dτ = χ[0,1]
(31.1)
0
x(0) = 1 , x (0) = 1
1
0 < |z| < 2 − 3.
zn z2 − 4z + 1
1 1 1 1
= √ √ − √
z2 − 4z + 1 2 3 2− 3−z 2+ 3−z
si ha
∞
1 1 1 1
= √ √ − √ zk−n
zn z2 − 4z + 1 2 3 k=0 (2 − 3)k+1 (2 + 3)k+1
134 Prova assegnata il 29 settembre 1997
e quindi
1 1 1 1
Res ,0 = √ √ − √ .
zn z2 − 4z + 1 2 3 (2 − 3)n (2 + 3)n
Si ha, poi, √
z2n + 1 (2 − 3)2n + 1
Res ,2 − 3 = √ √
zn z2 − 4z + 1 (2 − 3)n (−2 3)
In definitiva si ha
π √
cos 2nϑ π 1 1 (2 − 3)2n + 1
dϑ = − √ √ − √ +π √ √ .
0 2 − cos 2ϑ 2 3 (2 − 3)n (2 + 3)n 2 3(2 − 3)n
Svolgimento dell’esercizio 31.2. Sia x(t) una soluzione del problema (31.1) localmente assolutamente
continua assieme alla derivata prima in [0, +∞[ e con derivata seconda L-trasformabile. Posto
X = X(s) = L x(t); s , applichiamo la trasformata di Laplace al problema (31.1). Si ha
X 1 − e−s
s2 X + 2 = +s +1
s −1 s
da cui
(1 − e−s )(s − 1) s −1
(31.3) X= + .
s(s + 1)(s 2 − 2s + 2) s 2 − 2s + 2
(s − 1) 1 2 1 s +2
=− + + =
s(s + 1)(s 2 − 2s + 2) 2s 5 s + 1 10(s 2 − 2s + 2)
1 2 1 1 s−1 3 1
=− + + +
2s 5 s + 1 10 (s − 1)2 + 1 10 (s − 1)2 + 1
si ha
1 2 −t 11 t 3 t
x(t) = − + e + e cos t + e sen t +
2 5 10 10
1 2 1 t−1 3 t−1
+ − + e−t+1 + e cos(t − 1) + e sen(t − 1) u(t − 1) .
2 5 10 10
Si ha
+∞ +∞ +∞
(31.4) fˆ ∗ ĝ (y ) = fˆ(τ)ĝ(y − τ) dτ = fˆ(τ) e−2πit(y −τ) g(t) dt dτ
−∞ −∞ −∞
La funzione e−2πit(y −τ) g(t)fˆ(τ) delle variabili t, τ è sommabile in R2 . Applicando, allora, il teorema
di Fubini in (31.4) si ha
+∞ +∞ +∞
fˆ ∗ ĝ (y ) = e−2πity g(t) e2πitτ fˆ(τ) dτ dt = e−2πity g(t)f (t) dt = F f (t) · g(t); y .
−∞ −∞ −∞
Prova assegnata il 29 gennaio 1998 135
sen2 t
.
t 2 (1 + t 2 )
+∞
sen2 t −2πiy t sen2 t
(32.2) F ; y = e dt =
t 2 (t 2 + 1) −∞ t 2 (1 + t 2 )
1 +∞ e−2i(πy −1)t + e−2i(1+πy )t − 2e−2πiy t
=− dt .
4 −∞ t 2 (1 + t 2 )
La funzione assegnata è pari e reale; tale sarà, allora, la sua trasformata di Fourier.
Determiniamo la trasformata di Fourier per y ≤ 0. Sia y ≤ −1/π ; consideriamo la funzione
complessa
e−2i(πy −1)z + e−2i(πy +1)z − 2e−2iπy z
ϕ(z) =
z2 (1 + z2 )
(figura 32.1); si ha
...
........
....
..
.......... ..............
.......... . . ................
............... .........
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........... ......
... ... .....
...... ....
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..... .......
.... .....
.....
. i
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... ................. .. ............ ..
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.... .... .. ..
.. .......
..
.
. . ..
.............................................................................................................
. ..
−R −ε O ε R
Figura 32.1.
136 Prova assegnata il 29 gennaio 1998
−ε
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
(32.3) dt − ϕ(z) dz +
−R t 2 (1 + t 2 ) +Γε
R −2i(πy −1)t
e + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
+ dt + ϕ(z) dz = 2π i Res(ϕ(z), i) ,
ε t 2 (1 + t 2 ) +ΓR
con
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
e quindi
lim zϕ(z) = 0
z→0
Sia −1/π < y ≤ 0; pensiamo la funzione ϕ(z) come somma delle due funzioni
...
........
....
..
....
...
...
...
...
...
−ε ...
−R ... O ε........................................................................R
...
...
......... ...
...
. .. .. ....................................
... ... .. ...
.. ..
... ........ ........... ..
.. ..... . ....... ..
.
... ....
.. .
.. ..
..
.. ..
.. ...
... .
... ...
...
... . . −i ...
...
.......... ......
.... ....
.... ....
.... ....
..... .....
....... .......
......... .......
............ ..
................................................
Figura 32.2.
Prova assegnata il 29 gennaio 1998 137
−ε R
(32.4) ϕ1 (t) dt − ϕ1 (z) dz + ϕ1 (t) dt + ϕ1 (z) dz = 2π i Res(ϕ1 (z), i) ,
−R +Γε ε +ΓR
−ε R
(32.5) ϕ2 (t) dt + ϕ2 (z) dz + ϕ2 (t) dt − ϕ2 (z) dz = −2π i Res(ϕ2 (z), −i) ,
−R +Γε ε +ΓR
essendo
ΓR = z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0
Γε = z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0
Applicando il teorema de l’Hopital si ha
e−2i(πy +1)z − 1
lim = lim − 2i(π y + 1)e−2i(πy +1)z = −2i(π y + 1)
z→0 z z→0
da cui
lim zϕ1 (z) = 2i(π y + 1)
z→0
lim zϕ2 (z) = −2i(π y + 1)
z→0
e quindi
lim ϕ1 (z) dz = −2π (π y + 1)
ε→0 +Γε
lim ϕ2 (z) dz = 2π (π y + 1)
ε→0 +Γε
Facendo tendere R a +∞ ed ε a zero e per il lemma di Jordan e sommando dalle (32.4) e (32.5) si ha
+∞
e−2i(πy −1)t + e−2i(πy +1)t − 2e−2iπy t
dt = −4π (π y + 1) + 2π i Res(ϕ1 (z), i) −
−∞ t 2 (1 + t 2 )
− 2π i Res(ϕ2 (z), −i) = −4π (π y + 1) − π (e2(πy −1) − 2e2πy + 1) − π (e−2(πy +1) − 1) =
= −4π (π y + 1) − π e2πy (e−2 − 2) + e−2πy e−2 .
Svolgimento dell’esercizio 32.2. Sia T una soluzione del problema (32.1); T ∈ D+ distribuzione L-
Similmente si ha
L(T (t − 1); s) = e−s sΦ
L(T (t − 2); s) = e−2s sΦ
Applichiamo la trasformazione di Laplace al problema (32.1); si ha
da cui
s3 e−s s s2
(32.6) Φ= = 1 + + −
s 3 − e−s s 2 − e−s s + e−2s s − e−s (s − 1)(s − e−s ) (s − 1)(s 2 − e−s )
138 Prova assegnata il 29 gennaio 1998
+∞
e−(n+1)s
e−s 1 e−s
(32.7) −s
= −s −1
=
s−e s 1−e s n=0
s n+1
+∞
s 1 e−ns
−s
= −s −1
=
(s − 1)(s − e ) (s − 1)(1 − e s ) n=0 (s − 1)s n
e
+∞
s2 1 e−ns
= =
(s − 1)(s − e−s ) (s − 1)(1 − e−s s −2 ) n=0 (s − 1)s 2n
1
, n ≥ 1.
(s − 1)s n
Si ha
1 A
n
Bk
= +
(s − 1)s n s − 1 k=1 s k
1
A = lim =1
s→1 sn
1 1 1 (−1)n−k (n − k)!
Bk = lim D(n−k) = lim = −1
s→0 (n − k)! (s − 1) s→0 (n − k)! (s − 1)n−k+1
k = 1, 2, . . . , n; pertanto
s 1 1
+∞
n
1
(32.8) = + − e−ns
(s − 1)(s − e−s ) s − 1 n=1 s − 1 k=1 s k
s2 1 1
+∞
2n
1 −ns
(32.9) = + − e
(s − 1)(s 2 − e−s ) s − 1 n=1 s − 1 k=1 s k
Da (32.8) e (32.9) si ha
+∞
2n
s s2 1
(32.10) − = e−ns
(s − 1)(s − e−s ) (s − 1)(s 2 − e−s ) n=1 k=n+1
sk
Prova assegnata il 16 febbraio 1998 139
T = δ + F1 (t) + F2 (t).
Si ha
0 se t = 0
lim nχ [−1/n,1/n] (t) =
n→∞ +∞ se t = 0
La successione nχ [−1/n,1/n] tende a zero quasi ovunque in R. Essa non tende a zero nel senso di S .
2
Infatti considerata la funzione di S e−t , si ha
1/n
−t 2
e−t dt ≥ 2e−1/n → 2
2 2
nχ [−1/n,1/n] , e =n
−1/n
|t|n , n ∈ N0
1
zm sen z = 1.
z−1
Si ha, per z = 1,
+∞
(−1)n
1 1
sen =
z − 1 n=0 (2n + 1)! (z − 1)2n+1
Pertanto
1 m +∞
(−1)n 1
zm sen = (z − 1) + 1 =
z−1 n=0
(2n + 1)! (z − 1) 2n+1
m ! " +∞
(−1)n +∞
(−1)n m ! "
m k 1 m 1
= (z − 1) =
k=0
k n=0
(2n + 1)! (z − 1)2n+1
n=0
(2n + 1) k=0
k (z − 1)2n+1−k
2n + 1 − k = 1 k = 0, . . . , m
e quindi per
k
n= k = 0, . . . , m, k pari
2
od anche, posto k = 2p m
n=p p = 0, . . . ,
2
In definitiva si ha m
! "
1
2
(−1)p m
m
z sen dz = 2π i .
+γ z−1 p=0
(2p + 1)! 2p
Ricordando che
1 1 1
Res zm sen , 1 + Res zm sen , 0 + Res zm sen ,∞
z−1 z−1 z−1
1 w
sen
w m+2 1−w
1 w
lim sen = 1.
w→0 w 1−w
Prova assegnata il 16 febbraio 1998 141
Pertanto
1
zm sen dz = 0.
+γ z−1
il problema (33.1) è, allora, equivalente alla risoluzione dell’equazione alle differenze
y (t) − 3y (t − 1) + 3y (t − 2) − y (t − 3) = (−1)[t]
(33.3)
y (t) = 1 se − 3 ≤ t < −2 , y (t) = 0 se −2≤t < 0
1 − e−s 1 − e−s
1 − 3e−s + 3e−2s − e−3s Y = + (10 ).
s s(1 + e−s )
da cui
1 1 1 1 1 3 1 1 1 1 1
Y = + = + +
s (1 − e−s )2 s (1 + e−s )(1 − e−s )2 s 2 (1 − e−s )2 4 1 − e−s 4 1 + e−s
1
+∞ +∞
3
((33.5) y (t) = nu(t − n + 1) + 1 + (−1)n u(t − n) =
2 n=1 4 n=0
3 1 3 ([t] + 1)([t] + 2) 1
[t]+1 [t]
1 1 − (−1)[t]+1
= n+ 1 + (−1)n = + ([t] + 1) +
2 n=1 4 n=0 2 2 4 4 2
(10 ) Per il calcolo della trasformata di Laplace della funzione (−1)[t] vedi l’esercizio 20.2
(11 ) In (33.4) si è fatto uso dello sviluppo in serie
+∞
1
= nt n−1 |t| < 1.
(1 − t)2 n=1
142 Prova assegnata il 16 febbraio 1998
1 2
an+3 = 6n + 20n + 15 + (−1)n n = −3, −2, . . .
8
∞ ∞
y (n) an+3 12
(33.6) Z = Z1 y (t); z = n
= ( )
n=0
z n=0
zn
∞ ∞ ∞
an+2 an+2 an+3 1
Z1 y (t − 1); z = n
= a 2 + n
= n+1
= Z
n=0
z n=1
z n=0
z z
∞ ∞
an+1 a2 an+1 1
Z1 y (t − 2); z = n
= a 1 + + n
= 2Z
n=0
z z n=2
z z
∞ ∞
an a1 a2 an 1
Z1 y (t − 3); z = n
= a 0 + + 2
+ n
= 3 Z +1
n=0
z z z n=3
z z
∞
(−1)n z
Z1 (−1)[t] ; z = = |z| > 1
n=0
z n z + 1
Si ha allora
3 3 1 z
Z= Z − 2Z + 1+ 3Z +
z z z z+1
da cui
z3 (2z + 1)
Z=
(z + 1)(z − 1)3
La serie in (33.6) è lo sviluppo in serie di Laurent della funzione Z, pertanto
1 z3 (2z + 1) 1 zn+2 (2z + 1) zn+2 (2z + 1)
an+3 = −n+1
dz = Res , −1 + Res ,1
2π i +γ (z + 1)(z − 1) z
3 (z + 1)(z − 1)3 (z + 1)(z − 1)3
essendo γ una circonferenza di centro l’origine e raggio maggiore ad uno. z = −1 è un polo del primo
ordine, pertanto
zn+2 (2z + 1) zn+2 (2z + 1) (−1)n
Res , −1 = lim =
(z + 1)(z − 1) 3 z→−1 (z − 1) 3 8
z = 1 è un polo del terzo ordine, quindi
1 2z + 1 1 1 6n2 + 20n + 15
= lim (n + 2)(n + 1)zn + 2(n + 2)zn+1 − 2z n+2
=
2 z→1 z+1 (z + 1)2 (z + 1)3 8
e quindi
1 2
an+3 = 6n + 20n + 15 + (−1)n n = −3, −2, . . .
8
1 (n) δ(n)
F |t|n = F t n = F (1) =
(−2π i)n (−2π i)n
Per n dispari si ha
1 (n) 1 1 1 (n)
F |t|n = F t n signum t = n
F (signum t) = n
v.p.
(−2π i) (−2π i) πi y
ϕ (2k+1) (0)
m−1
1 ϕ(y ) 1 1
p.f. , ϕ = lim dy − 2
y 2m+1 ε→0 |y |>ε y 2m+1 k=0
(2k + 1)! 2m − 2k − 1 ε 2m−2k−1
ϕ (2k) (0)
m−1
1 ϕ(y ) 1 1
p.f. 2m , ϕ = lim dy − 2
y ε→0 |y |>ε y 2m k=0
(2k)! 2m − 2k − 1 ε 2m−2k−1
m = 1, 2, . . ., ϕ ∈ S .
Proviamo che
1 1
(33.7) p.f. = −np.f. , n∈N
yn y n+1
Integrando per parti e successivamente sviluppando in serie di MacLaurin la funzione ϕ(−ε) + ϕ(ε)
si ha
ϕ (y ) ϕ(y ) −ε ϕ(y ) +∞ ϕ(y )
2m+1
dy = 2m+1
+ 2m+1
+ (2m + 1) 2m+2
dy =
|y |>ε y y −∞ y ε |y |>ε y
+∞
ϕ (2k) (0)
ϕ(−ε) + ϕ(ε) ϕ(y ) 2k−2m−1 ϕ(y )
=− + (2m + 1) dy = −2 ε + (2m + 1) dy
ε 2m+1 |y |>ε y 2m+2
k=0
(2k)! |y |>ε y 2m+2
144 Prova assegnata il 11 giugno 1998
Sostituendo in (33.8) si ha
0 1 +∞
ϕ (2k) (0)
1 ϕ(y )
p.f. , ϕ = − lim (2m + 1) dy − 2 ε 2k−2m−1 −
y 2m+1 ε→0 |y |>ε y 2m+2
k=0
(2k)!
m−1
ϕ (2k+2) (0) 1 1 ϕ(y )
−2 = − lim (2m + 1) dy −
k=0
(2k + 1)! 2m − 2k − 1 ε 2m−2k−1 ε→0 |y |>ε y 2m+2
m
ϕ (2k) (0) 2k−2m−1 ϕ (2k+2) (0)
m−1
1 1
−2 ε −2 =
k=0
(2k)! k=0
(2k + 1)! 2m − 2k − 1 ε 2m−2k−1
ϕ(y ) ϕ(0) 1
= −(2m + 1) lim dy − 2 −
ε→0 |y |>ε y
2m+2 2m + 1 ε 2m+1
2 ϕ (2k+2) (0)
m−1
2 ϕ (2k+2) (0)
m−1
1 1
− ε 2k−2m+1 − =
2m + 1 k=0 (2k + 2)! 2m + 1 k=0 (2k + 1)! 2m − 2k − 1 ε 2m−2k−1
ϕ(y ) ϕ(0) 1
= −(2m + 1) lim dy − 2 −
ε→0 |y |>ε y 2m+2 2m + 1 ε 2m+1
2
m−1
1 1 1 ϕ (2k+2) (0) 0 1 1
− + = −(2m + 1) p.f. ,ϕ
2m + 1 k=0 (2k + 2)! (2k + 1)! 2m − 2k − 1 ε 2m−2k−1 y 2m+2
cosh z
ϕ(z) = .
cosh az
π π
ϕ(z) ha come punti singolari z = i +h , h ∈ Z, tutti poli del primo ordine. Applichiamo il
2a a
teorema dei residui considerando il dominio
π
z ∈ C : | Re z| ≤ R , 0 ≤ Im z ≤ R > 0,
a
...
.......
...
...
(−R,π/a) ... (R,π/a)
.. .........
....
.
. i 2a
π
...
.. ..
.
.........................................................................................................................................................................................................................................................................................................
−R O R
Figura 34.1.
Si ha
R π/a R
cosh x cosh(x + iπ /a)
(34.3) dx + i ϕ(R + it) dt − dx −
−R cosh ax 0 −R cosh(ax + iπ )
π/a
π
−i ϕ(−R + it) dt = 2π i Res ϕ(z), i .
0 2a
Considerato che
cosh(x + iπ /a) = cosh x cos(π /a) + i senh x sen(π /a)
cosh(ax + iπ ) = − cosh ax
la (34.3) si riscrive
R π/a
cosh x
(34.4) 1 + cos(π /a) dx + i ϕ(R + it) dt +
−R cosh ax 0
R π/a
senh x π
+ i sen(π /a) dx − i ϕ(−R + it) dt = 2π i Res ϕ(z), i .
−R cosh ax 0 2a
Facciamo tendere R a +∞. Passando al limite sotto segno integrale il secondo ed il quarto addendo a
primo membro della (34.4) tendono a zero. Si ha, infatti, usando l’identità (vedi la nota all’esercizio
1.1)
cosh(α + iβ)2 = senh2 α + cos2 β α, β ∈ R ,
cosh(±R + it) senh R + cos t senh R + 1
(34.5) cosh(±a(R + it)) ≤ senh aR
≤
senh aR
,
ed essendo
senh R + 1 1 1 − e−2R + 2e−R
lim = lim (a−1)R =0
R→+∞ senh aR R→+∞ e 1 − e−2aR
146 Prova assegnata il 11 giugno 1998
Svolgimento dell’esercizio 34.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (34.1); x(t) funzione
localmente assolutamente continua in [0, +∞[ avente derivata L-trasformabile ed y (t) funzione avente
la derivata prima localmente assolutamente continua in [0, +∞[ e derivata seconda L-trasformabile.
Poniamo x(0) = y (0) = λ. Poniamo, inoltre, X = X(s) = L x(t); s , Y = Y (s) = L y (t); s .
Applicando la trasformazione di Laplace al problema (34.1) si ha
1 − e−s
2
sX + 2s Y = λ + 2λs +
s
(34.7)
e −s − e −2s
(s + 2)X − Y = λ +
s
Antitrasformiamo le (34.8). Si ha
2s 2 + 2s + 1 √
−1 −1 1 1/ 2 t
(34.9) L ; t = L − 2 ; t = 1 − 2e−t sen √
s(2s + 4s + 1)
2 s (s + 1) − 1/2
2 2
2s 2 − 1
(34.10) L−1 ;t =
+ 4s + 1)
s 2 (2s 2
√
1 4 s + 1 1/ 2 t t
−1
=L − 2 + −4 − 2 2 ; t = −t + 4 − 4e−t cos √ − 2 2e−t senh √
s s (s + 1) − 1/2
2 (s + 1) − 1/2
2 2 2
1
(34.11) L−1 ; t =
s 2 (2s 2 + 4s + 1)
1 √
4 s +1 1/ 2 t t
L−1 2 − + 4 + 3 2 ; t = t − 4 + 4e −t
cosh √ + 3 2e−t senh √
s s (s + 1)2 − 1/2 (s + 1)2 − 1/2 2 2
Prova assegnata il 11 giugno 1998 147
√
1 s+1
−1 1 1/ 2
(34.12) L−1 ; t = L − − 2 ;t =
s(2s + 4s + 1)
2 s (s + 1) − 1/2
2 (s + 1) − 1/2
2
t t
= 1 − e−t cosh √ − 2e−t senh √
2 2
s +1
(34.13) L−1 ; t =
s 2 (2s 2 + 4s + 1)
1 √
3 s+1 1/ 2 t t
L−1 2 − + 3 + 2 2 ; t = t − 3 + 3e −t
cosh √ + 2 2e−t senh √
s s (s + 1)2 − 1/2 (s + 1)2 − 1/2 2 2
s +2
(34.14) L−1 ; t =
s 2 (2s 2 + 4s + 1)
2 √
7 s+1 1/ 2 t t
L−1 2 − + 7 + 5 2 ; t = 2t − 7 + 7e −t
cosh √ + 5 2e−t senh √
s s (s + 1)2 − 1/2 (s + 1)2 − 1/2 2 2
Per le (34.9)–(34.14) antitrasformando le (34.8) si ha
t
x(t) =λ 1 − 2e−t senh √ +
2
t−1 t − 1
+ u(t − 1) (1 − t) + 4 − 4e−t+1 cosh √ − 2 2e−t+1 senh √ −
2 2
t−2 t t
− 2 2u(t − 2)e−t+2 senh √ + t − 4 + 4e−t cosh √ + 3 2e−t senh √
2 2 2
t
y (t) =2λ 1 − 2e−t senh √ +
2
t−2 t − 2
+ u(t − 2) 1 − e−t+2 cosh √ + 2e−t+2 senh √ −
2 2
t−1 t − 1
− 2u(t − 1) (t − 1) − 3 + 3e−t+1 cosh √ + 2 2e−t+1 senh √ +
2 2
t t
+ 2t − 7 + 7e−t cosh √ + 5 2e−t senh √
2 2
Tenendo conto della condizione x(1) = 0 si ha, infine
√ √ √
−3 + 4e−1 cosh 1/ 2 + 3 2e−1 senh 1/ 2
λ= √ √
1 − 2e−1 senh 1/ 2
Svolgimento dell’esercizio 34.3. Provare che la serie (34.2) converge nel senso di S equivale provare la
convergenza della serie numerica
+∞
+∞
(34.15) δ (t − n), ϕ = − ϕ (n) ∀ϕ ∈ S
n=0 n=0
determinare una condizione sulla funzione F (t) e sul parametro reale λ affinchè il problema (35.1)
abbia soluzione [0, +∞[. In tal caso risolvere il problema (35.1).
35.3. Determinare la derivata nel senso delle distribuzioni e la trasformata di Fourier della funzione
[t 2 ]
log x log x 1
lim x 1/n =0 e lim x α x 1/n = 0 se 1 < α < 4 − .
x→0 (1 + x 2 )2 x→+∞ (1 + x 2 )2 n
.
log z log |z| + i Arg z π 3
f (z) = e1/n·log z = |z|ei/n·Arg z , − < Arg z < π ,
(1 + z2 )2 (1 + z2 )2 2 2
....
.......
....
...
..
...... . . . .......... ........................
................ ...........
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.... ... .....
..... ....
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.... .........
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. i
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.. ...... ............ ..
... ............ .....
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.. .. ...
. ...
... . ..
. ..
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..............................................................................................................
−R −ε ....O ε . . R
....
.
....
.
....
.
.....
....
.
....
Figura 35.1.
Prova assegnata il 2 luglio 1998 149
Si ha
R −ε
log x log(−x) + iπ
(35.2) x 1/n dx + f (z) dz + (−x)1/n eiπ/n dx −
ε (1 + x 2 )2 +ΓR −R (1 + x 2 )2
− f (z) dz = 2π i Res(f (z), i)
+Γε
essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Dalla diseguaglianza
3
1/n·log z
ze log z ≤ |z|1+1/n log |z| + π
2
si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→0
si ha
lim zf (z) = 0 ,
z→∞
e quindi
(35.5) lim f (z) dz = 0 .
R→+∞ +ΓR
Passando al limite nella (35.3) per ε → 0 e per R → +∞, tenendo conto delle (35.4) (35.5), si ha
+∞ +∞
log x 1
(35.6) (1 + eiπ/n ) x 1/n dx + iπ eiπ/n x 1/n dx = 2π i Res(f (z), i) .
0 (1 + x 2 )2 0 (1 + x 2 )2
1 − iπ
Moltiplichiamo la (35.6) per e 2n ; si ha
2
+∞ +∞
π log x iπ iπ 1 π
(35.7) cos x 1/n
dx + e 2n x 1/n dx = π ie−i 2n Res(f (z), i) .
2n 0 (1 + x 2 )2 2 0 (1 + x 2 )2
150 Prova assegnata il 2 luglio 1998
Calcoliamo, allora, il secondo membro della (35.7). Il punto z = i è un polo del secondo ordine;
pertanto
1 1
1
1 n −1 −1
n z log z + z n (z + i)2 − 2z n log z(z + i)
2
(35.8) Res(f (z), i) = lim D(z − i) f (z) = lim =
z→i z→i (z + i)4
√ √ √
2 n n n
i log i + 2 i − 2 i log i
n iπ + 2n − niπ iπ π (n − 1) + 2ni
n
= = i = e 2n .
−8i −8ni 8n
da cui, per n = 1
+∞
1 π n−1 1
x 1/n dx = π
0 (1 + x 2 )2 4 n cos 2n
+∞
log x π 1 π2 n − 1 π 1
x 1/n dx = − π + tan π
0 (1 + x )
2 2 4 cos 2n 8 n 2n cos 2n
Si osservi che il precente metodo non consente il calcolo dell’integrale per n = 1. In tal caso si ha
+∞ 1 +∞
x log x x log x x log x
dx = dx + dx.
0 (1 + x 2 )2 0 (1 + x 2 )2 1 (1 + x 2 )2
pertanto +∞
x log x
dx = 0 .
0 (1 + x 2 )2
Sia x(t), y (t), z(t) una soluzione del problema (35.10); x(t) avente derivata prima localmente asso-
lutamente continua e derivata seconda L-trasformabile, y (t), z(t) funzioni localmente assolutamente
continue con derivata prima L-trasformabile. Poniamo X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s),
Z = Z(s) = L(z(t); s), Φ = Φ(s) = L(F (t); s). Dalla prima equazione in (35.10), tenuto conto delle
condizioni iniziali, si deduce
1
λ=
2
Prova assegnata il 2 luglio 1998 151
Il determinante della matrice dei coefficienti del sistema (35.11) è nullo; la caratteristica di detta matrice
è 2, essendo
1 0
=0
s s
da cui
3
Φ=
s
e quindi
F (t) = 3
. Per Φ = 3/s il sistema (35.11) è equivalente al sistema
1
2sX + Y =
(35.12) s
3
6sX + Y − 4Z =
s
Risolvendo ((35.12) si ha
1 1
X= + Z
2s 2 s
Y = − 2Z
e quindi, antitrasformando
t
t
x(t) = + z(τ) dτ
2 0
y (t) = − 2z(t)
t t
+ ϕ(τ) dτ , −2ϕ(t) , ϕ(t)
2 0
con ϕ(t) funzione localmente assolutamente continua in [0, +∞[, ϕ(0) = 0, è soluzione del problema
(35.10) con la condizione
1
λ = , F (t) = 3.
2
+∞
(35.13) [t 2 ] = n χ ]−√n+1,−√n] + χ [√n,√n+1[
n=1
+∞
[t 2 ] = n χ ]−√n+1,−√n] + χ [√n,√n+1[
n=1
Siano a, b, a < b, due numeri reali; determiniamo la derivata distribuzionale della funzione caratteri-
stica dell’intervallo χ (a,b) . Si ha, per ϕ ∈ D,
b
χ (a,b), ϕ = χ (a,b), ϕ = ϕ (t) dt = ϕ(b) − ϕ(a) = δ(t − b) − δ(t − a), ϕ(t) .
a
Pertanto si ha
+∞ √
[t 2 ] = n δ t+ n+1 −δ t+ n +
n=1
+∞
√ +∞
√ +∞
√
+ n δ t− n −δ t− n+1 =− δ t+ n + δ t− n .
n=1 n=1 n=1
+∞
+∞
F [t 2 ] = nF χ]−√n+1,−√n] + nF χ[√n,√n+1[ =
n=1 n=1
n
+∞
√
= sen 2π n + 1y − sen 2π ny .
n=1
πy
sen t
.
t(1 + t 2 )2
36.2. Facendo uso della trasformata di Laplace risolvere in [0, +∞[ il problema
x − x + 2y = χ[0,1]
(36.1) x + x + y − 2y = χ[1,+∞]
x(0) = x(1) , y (0) = 0
(−1)[2t]
...
........
....
...
.......... .............
..... ..... . . ................
............... ..........
.......
.......... ......
... ... .....
...... ....
....
..... .......
... .....
...... . i
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... ......... ......... ...
.. ..........
.
.....
. ..
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.... .... . ..
..
.. .......
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.. . ............................................................................................................
. ...
−R −ε O ε R
Figura 36.1.
La funzione assegnata è pari e reale; tale sarà, allora, la sua trasformata di Fourier.
1
Sia y ≤ − 2π . Si consideri la funzione complessa di variabile complessa
ei(1−2πy )z − e−i(1+2πy )z
ϕ(z) =
z(1 + z2 )2
Si ha
R −ε
(36.3) ϕ(t) dt + ϕ(z) dz + ϕ(t) dt − ϕ(z) dz = 2π i Res(ϕ(z), i)
ε +ΓR −R +Γε
essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Si osservi che
lim zϕ(z) = 0.
z→0
Sostituendo in (36.4) si ha
+∞
ei(1−2πy )t − e−i(1+2πy )t 2πy (2π y − 3)e
−1
+ (1 − 2π y )e 1
dt = 2π ie , y ≤−
−∞ t(1 + t 2 )2 4 2π
154 Prova assegnata il 14 settembre 1998
...
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....
..
.....
..
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..
....
...
..
−R −ε ..... O ε........................... ..........................................R
...
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. .
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.... ....................................
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... ..... ........ ...
... ........... ....... ..
.
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... ..
... ...
...
..... . −i ...
...
........ .....
.... ...
.... ....
.... ....
..... .....
.......
......... .............
............ ....
................................................
Figura 36.2.
1
Sia − 2π < y ≤ 0. Pensiamo la funzione ϕ(z) come somma delle due funzioni
ei(1−2πy )z − 1
ϕ1 (z) =
z(1 + z2 )2
1 − e−i(1+2πy )z
ϕ2 (z) =
z(1 + z2 )2
ed applichiamo il teorema dei residui relativamente al dominio D di figura 36.1 ed al dominio
essendo
ΓR = z ∈ C : |z| = R , Im z ≤ 0
Γε = z ∈ C : |z| = ε , Im z ≤ 0
Dopo aver sommato le (36.5), (36.6) consideriamo il limite per ε → 0 e R → ∞; osservato che
i(1 + 2π y )e−i(1+2πy )z
Res(ϕ2 (z), −i) = lim D(z + i)2 ϕ2 (z) = lim −
z→−i z→−i z(i − z)2
1 − e−i(1+2πy )z (i − z)2 − 2z(i − z) e−(1+2πy ) (2π y + 3) − 2
− =
z2 (i − z)4 4
Prova assegnata il 14 settembre 1998 155
Svolgimento dell’esercizio 36.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (36.1); x(t) funzione
localmente assolutamente continua in [0, +∞[ avente derivata L-trasformabile ed y (t) funzione
localmente assolutamente continua in [0, +∞[ con derivata prima L-trasformabile. Poniamo x(0) = α,
x (0) = β. Poniamo, inoltre, X = X(s) = L x(t); s , Y = Y (s) = L y (t); s , F = F (s) = L χ [0,1] ; s ,
G = G(s) = L χ [1,+∞[; s . Applicando la trasformazione di Laplace al problema (36.1) si ha
(s 2 − 1)X + 2Y = F + αs + β
(36.8)
(s + 1)X + (s − 2)Y = G + α
Risolvendo il sistema (36.8) si ottiene
sF − 2F − 2G s 2 − 2s − 2 s −2
X = +α +β
s(s + 1)(s − 3) s(s + 1)(s − 3) s(s + 1)(s − 3)
(36.9)
sG − F − G α + β
Y = −
s(s − 3) s(s − 3)
Si ha
1 1 e−t e3t
L−1 ;t = − + +
s(s + 1)(s − 3) 3 4 12
1 e −t
e 3t
L−1 ;t = − +
(s + 1)(s − 3) 4 4
s 2 − 2s − 2 2 e−t e3t
L−1 ;t = + +
s(s + 1)(s − 3) 3 4 12
s −2 2 3e −t
e3t
L−1 ;t = − +
s(s + 1)(s − 3) 3 4 12
1 1 e 3t
L−1 ;t = − +
s(s − 3) 3 3
Antitrasformando le (36.9) si ha allora
1 e−t
1 e3t
x(t) = χ[0,1] ∗ e3t − e−t − 2 χ[0,1] + χ[1,+∞[ ∗ − +
+ +
4 3 4 12
2 e−t e3t 2 3e−t e3t
(36.10)
+α + + + β − +
3 4 12 3 4 12
α+β
y (t) = χ 3t 1
[1,+∞[ ∗ e + χ + χ[1,+∞[ ∗ 1 − e3t + 1 − e3t
3 [0,1] 3
Imponendo la condizione x(0) = x(1) si dovrà avere
1
e3 1 −3τ e−1 1 τ 1 e−τ e3τ 2 e−1 e3
α= e dτ − e dτ − 2 − + + dτ + α + + +
4 0 4 0 0 3 4 12 3 4 12
2 3e−1 e3 2e3 − 3e−1 + 5 e3 + 3e−1 + 8 e3 − 9e−1 + 8
+β − + = +α +β
3 4 12 6 12 12
156 Prova assegnata il 1 ottobre 1998
Da cui
2 2e3 − 3e−1 + 5 e3 − 9e−1 + 8
α= −1
+β
4 − e − 3e
3 4 − e3 − 3e−1
La funzione è sommabile in [0, 1] e quindi individua una distribuzione temperata. La derivata nel senso
delle distribuzioni è la distribuzione
(36.11) ((−1)[2t] ) , ϕ(t) = − (−1)[2t] , ϕ (t) ϕ∈S .
Calcoliamo (−1)[2t] , ϕ (t) . Si ha
+∞ +∞
(n+1)/2
(−1)[2t] , ϕ (t) = (−1)[2t] ϕ (t) dt = (−1)n ϕ (t) dt =
−∞ n=−∞ n/2
+∞
n+1 n
+∞
n+1 n
= (−1)n ϕ −ϕ = (−1)n δ t − −δ t− , ϕ(t)
n=−∞ 2 2 n=−∞ 2 2
Pertanto
+∞
n+1 n
((−1)[2t] ) = − (−1)n δ t − −δ t−
n=−∞ 2 2
Determiniamo la serie di Fourier della funzione assegnata. I coefficienti della serie sono, per n ∈ Z,
n = 0,
1 1/2 1
−2iπnt −2iπnt
cn = e (−1)[2t]
dt = e dt − e−2iπnt dt =
0 0 1/2
+∞
+∞
1 − (−1)n 2iπnt 2
(36.12) (−1)[2t] = e = e2iπ(2p+1)t
S n=−∞ iπ n p=−∞ iπ (2p + 1)
+∞
+∞
2 2
F (−1)[2t] = F e2iπ(2p+1)t = δ y − (2p + 1)
p=−∞ iπ (2p + 1) p=−∞ iπ (2p + 1)
(37.4) cos(x + iy ) = cos x cos iy − sen x sen iy = cos x cosh y − i sen x senh y .
sen x senh y = 0 ,
e quindi
y = 0 oppure x = kπ , k ∈ N0 .
Per y = 0 la (37.1) diventa cos x > 1; disequazione che non ammette soluzioni.
Per x = kπ si ha, sostituendo nella (37.4),
2kπ + iy , y = 0 , k ∈ N0 .
...
.......
...
...
...
...
....
............. . .......... . ..........................
.......... ............
............. .........
.......
.......... ......
...... .....
.....
....... .....
...... ....
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.... ....
.
.. .. ...
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... ..
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... ..
... .
.................. . .............. .................................. ..
... . ... . . ...
... .... . ... ...
... ..
.. .
.. .. .... . .
. .
. . .....................................................................
−R −ε ... O
. . ε 1−ε 1+ε R
.....
.....
.....
..
Figura 37.1.
158 Prova assegnata il 1 ottobre 1998
Si ha
−ε √ 1−ε √
i −x x
(37.5) dx − f (z) dz + dx − f (z) dz +
−R (x − 1)(x 2 + 1) +Γε ε (x − 1)(x 2 + 1) +Γε
R √
x
+ dx + f (z) dz + = 2π i Res(f (z), i)
1+ε (x − 1)(x + 1)
2
+ΓR
essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z − 1| = ε , Im z ≥ 0}
Si osservi che
|z|3/2
lim |zf (z)| = lim =0
z→∞ z→∞ |z − 1||z 2 + 1|
Essendo, poi, √
|z|ei Arg z/2 eiπ/4 2
Res(f (z), i) = lim = =−
z→i (z − 1)(z + i) 2i(i − 1) 4
da cui +∞ √
x
v.p. dx = 0.
0 (1 − x)(1 + x 2 )
Svolgimento dell’esercizio 37.3. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (37.3), x(t), y (t) funzioni
localmente assolutamente continue in [0, +∞[ aventi derivate prime L-trasformabili.
Posto X = X(s) = L(x(t); s), Y = Y (s) = L(y (t); s) si ha
T
L(x(t − 1); s) = lime−st x(t − 1) dt =
T →+∞ 0
T −1 K
−s(τ+1) −s
= lim e x(τ) dτ = lim e e−sτ x(τ) dτ = e−s X .
T →+∞ −1 K→+∞ 0
e quindi
(1 + e−s )(1 + αs) (1 + e−s )(1 + αs) 1 2
X = − −2s −s
=− −s
− −s
2
s (2e − e − 1) 3s 2 e − 1 1 + 2e
(1 + 3e−s )(1 + αs) (1 + 3e−s )(1 + αs) 1 2
Y = = −
s 2 (2e−2s − e−s − 1) 3s 2 e−s − 1 1 + 2e−s
Se Re s > log 2, |2e−s |, |e−s | < 1; si ha quindi
∞ ∞
1 + e−s n n+1 −ns 1 + e−s
(37.6) X= 1 + (−1) 2 e + α 1 + (−1)n 2n+1 e−ns
3s 2 n=0 3s n=0
ed anche
t+α se 0 ≤ t < 1
[t]
x(t) = 1
[t]−1
1 + (−1)n n+1
2 (t − n + α) + 1 + (−1)n 2n+1 (t − n − 1 + α) se t ≥ 1
3
n=0 n=0
Analogamente si ha
−t − α se 0 ≤ t < 1
[t]
1
[t]−1
y (t) =
− 1 + (−1)n n+1
2 (t − n + α) + 3 1 + (−1)n 2n+1 (t − n − 1 + α) se t ≥ 1
3
n=0 n=0
1
Re s > 0 .
senh s
160 Prova assegnata il 27 gennaio 1999
Si ha allora
2π 1
1
(38.2) e−2 cos t cos nt + sen t dt = zn e−z/2 e−3/(2z) + z−n e−3z/2 e−1/(2z) dz =
0 2i +γ z
= π Res zn−1 e−z/2 e−3/(2z) + z−n−1 e−3z/2 e−1/(2z) , 0
Si osservi che
Res zn−1 e−z/2 e−3/(2z) , 0 = − Res zn−1 e−z/2 e−3/(2z) , ∞ = Res w −n−1 e−1/(2w) e−3w/2 , 0
∞
(−1)k k
(38.4) e−z/2 = z
k=0
2k k!
∞
(−1)k 3k 1
(38.5) e−3/(2z) =
k=0
2k k! zk
Considerando il prodotto secondo Cauchy delle serie in (38.4) e (38.5) e tenendo conto del fattore
zn−1 si ha
∞
(−1)k
k
3k−p
zn−1 e−z/2 e−3/(2z) = z2p−k+n−1
k=0
2 k
p=0
p!(k − p)!
Il residuo in z = 0 si ottiene se
k ∈ N0
0≤p≤k
2p − k + n − 1 = −1
Pertanto se n è pari dovrà essere k pari. Posto, allora, k = 2h si ha
n n
p = h− , 0 ≤ h− ≤ 2h
2 2
e quindi h ≥ n/2 e
∞
h
3 1
Res zn−1 e−z/2 e−3/(2z) , 0 = 3n/2
h=n/2
4 (h − n/2)!(h + n/2)!
n−1 n−1
p=h− , 0≤h− ≤ 2h + 1
2 2
Prova assegnata il 27 gennaio 1999 161
e quindi h ≥ (n − 1)/2 e
∞
h
3(n+1)/2 3 1
Res zn−1 e−z/2 e−3/(2z) , 0 = −
2 h=(n−1)/2
4 (h − (n − 1)/2)!(h + 1 + (n − 1)/2)!
(s + 1)2 Φ = s n
sn
(38.6) Φ=
(s + 1)2
∞
1 2e−s
(38.7) = = 2 e−(2n+1)s
senh s 1 − e−2s n=0
T è una distribuzione di D+ , L-trasformabile se Re s > 0 e tale che
∞
L(T ) = 2 e−(2n+1)s (13 )
n=0
1
T = L−1 ) (14 )
senh s
essendo 0 < α < 1 e Γ la funzione gamma di Eulero. Dedurne il cacolo degli integrali di Fresnel
+∞ +∞
(39.3) sen(x 2 ) dx , cos(x 2 ) dx
0 0
39.2. Determinare il termine generale della successione definita per ricorrenza dalla legge
an+2 + an = (−2)n
(39.4)
a0 = 1 , a1 = 0
eiz eiz
ϕ(z) = = − π < Arg z < π
zα |z|αeiα Arg z
....
.......
....
..
.......
... ..........................
... .........
.......
... .....
... .....
....
... ....
... ........
... ......
.
. ...
....... ...
.. ...
.. ..
... ..
..
... ..
.... ..
.. ..
............... ..
..
... ......... ...
... ..
.. ..
. . .
....................................................................................................................................................................................................................
. .
O ε R
Figura 39.1.
(14 ) L’antitrasformata è unica. L’affermazione può essere dimostrata usando il seguente risultato:
Sia T una distribuzione di D+ L-trasformabile per Re s > ρ. Allora la funzione della variabile y
L(T )(x+iy ) è la trasformata di Fourier della distribuzione temperata e−x T , x > ρ, calcolata in y /(2π ).
Prova assegnata il 15 febbraio 1999 163
Si ha
R R
eix e−x
(39.5) dx + ϕ(z) dz − i dx − ϕ(z) dz = 0
ε xα +ΓR ε x eiαπ/2
α
+Γε
essendo
π
ΓR = z ∈ C : |z| = R , 0 ≤ Im z ≤
2
π
Γε = z ∈ C : |z| = ε , 0 ≤ Im z ≤
2
In (39.5) facciamo tendere R a +∞ e ε a zero. Osservato che |zϕ(z)| = |z|1−α e− Im z ≤ |z|1−α , si ha
lim zϕ(z) = 0
z→0
e di conseguenza,
lim ϕ(z) dz = 0
ε→0 +Γε
∞ ∞
y (n) an+2 15
Z = Z1 y (t); z = n
= ( )
n=0
z n=0
zn
∞ ∞ ∞
an a1 an an+2 1
Z1 y (t − 2); z = n
= a 0 + + n
= 1 + n+2
= 1+ 2 Z
n=0
z z n=2
z n=0
z z
∞
(−2)n z
Z1 (−2)[t] ; z = = |z| > 2
n=0
z n z + 2
Si ha allora
1 z
Z +1+ Z=
z2 z+2
da cui
−2z2
Z=
(z2 + 1)(z + 2)
Si ha, allora,
1 z2 1
an+2 = −2 −n+1
dz =
2π i +γ (z + 1)(z + 2) z
2
40.1. a) Provare che se f , g ∈ L1 (R), f , g sono pari la loro convoluzione f ∗ g è una funzione pari.
b) Verificare la formula
2
(40.1) F e−|t| ∗ e−|t| ; y = F e−|t| ; y .
40.2. i) Calcolare le prime tre derivate nel senso delle distribuzioni della funzione |x| sen x.
ii) Determinare il limite nel senso di D della successione
n2
δ t − 2/n + δ t + 2/n − 2δ(t)
4 n∈N
Svolgimento dell’esercizio 40.2. Calcoliamo la derivata prima della funzione |x| sen x. Si ha, ricordando
la regola di derivazione del prodotto di una distribuzione per una funzione indefinitivamente derivabile,
(40.2) |x| sen x = (|x|) sen x + |x| cos x = signum x sen x + |x| cos x
ove
1 se x > 1
signum x = 0 se x = 0
−1 se x = −1
Derivando in (40.2) si ha
(40.3) |x| sen x = signum x sen x + 2signum x cos x − |x| sen x =
= 2δ sen x + 2signum x cos x − |x| sen x = 2signum x cos x − |x| sen x
essendo
δ cos x, ϕ(x) = δ, cos xϕ(x) = ϕ(0) = δ, ϕ(x) ∀ϕ ∈ D .
Svolgiamo la seconda parte dell’esercizio. Si deve determinare il limite
0 n2 2 2 1 n2 2 2
lim δ t− +δ t+ − 2δ(t) , ϕ = lim ϕ +ϕ − − 2ϕ(0) ϕ∈D
n→∞ 4 n n n→∞ 4 n n
Consideriamo il limite
ϕ(t) + ϕ(−t) − 2ϕ(0)
lim ϕ∈D
t→0 t2
e calcoliamolo mediante l’applicazione del teorema di de l’Hopital; si ha
Pertanto
0 n2 2 2 1
lim δ t− +δ t+ − 2δ(t) , ϕ = δ , ϕ ∀ϕ ∈ D
n→∞ 4 n n
e cioè
n2 2 2
δ t− +δ t+ − 2δ(t) → δ nel senso delle distribuzioni.
4 n n
Svolgimento dell’esercizio 40.3. La funzione è sommabile per −1 < α < 2n − 1; si osservi, infatti, che
xα xα
≤ ≤ xα , ∀ x ∈ ]0, 1]
2n (1 + x 2 )n
e che
x 2n−α x α
lim = 1.
x→+∞ (1 + x 2 )n
Si consideri la funzione
...
........
....
...
......... . .............
..... ..... . . ................
............... ..........
.......
.......... ......
... ... .....
...... ....
....
..... .......
... .....
...... . i
...
...
.. .. ...
...
.. . ..
.. ...
.. ..
... ..
.. ..
... ......... ......... ...
.. ..........
.
.....
. ..
... ..
.... .... . ..
..
.. .......
..
..
..... .
............................................................................................................
. ...
−R −ε .
. ..O
. ε R
.....
.....
.....
.
.....
.
....
....
Figura 40.1.
{z ∈ C : ε ≤ |z| ≤ R , Im z ≥ 0} , ε <1<R.
Si ha
R −ε
xα (−x)α eiαπ
(40.4) dx + f (z) dz + dx − f (z) dz = 2π i Res(f (z), i)
ε (1 + x 2 )n +ΓR −R (1 + x 2 )n +Γε
essendo
ΓR = {z ∈ C : |z| = R , Im z ≥ 0}
Γε = {z ∈ C : |z| = ε , Im z ≥ 0}
Dalla (40.4) si ottiene
R
xα
(40.5) (1 + eiαπ ) dx + f (z) dz − f (z) dz = 2π i Res(f (z), i)
ε (1 + x 2 )n +ΓR +Γε
Osservato che
|z|α+1
lim |zf (z)| = lim =0
z→0 z→0 |1 + z 2 |n
|z|α+1
lim |zf (z)| = lim =0
z→∞ z→0 |1 + z 2 |n
1
(40.7) Res(f (z), i) = lim D(n−1) zα (z + i)−n
(n − 1)! z→i
Se α = 1 e necessariamente n > 1 si ha
+∞
x 1 +∞ 1 1
dx = dt =
0 (1 + x )
2 n 2 0 (1 + t)n 2(n − 1)
1
f (t) = arctan
t2
41.2. Facendo uso della trasformata di Laplace determinare la soluzione continua in [−1, +∞[ del
problema
x (t) + x(t) + 2y (t) = 0
(41.1) x (t) − x(t − 1) − y (t) + y (t − 1) = u(t)
x(t) = y (t) ≡ 0 in [−1, 0]
1 π 1 1
lim arctan = e arctan ≤ 2
t→0 t2 2 t2 t
2t
(41.2) f (t) = − ∀t ∈ R
1 + t4
Prova assegnata il 8 luglio 1999 169
1
(41.3) F f (t); y = 2π iy F arctan ;y
t2
t √
F ; y = −π ie− 2π|y | sen 2π y
1+t 4
Svolgimento dell’esercizio 41.2. Sia x(t), y (t) una soluzione del problema (41.1). x(t), y (t) funzioni
localmente assolutamente continue in [−1, +∞[. Inoltre x(t) abbia la derivata prima localmente
assolutamente continua in [0, +∞[ e le derivate seconda di x(t) e prima di y (t) siano L-trasformabili.
Poniamo x (0+) = α. Poniamo, inoltre, X = X(s) = L x(t); s , Y = Y (s) = L y (t); s Applicando la
trasformazione di Laplace al problema (41.1) si ha
(s 2 + 1)X + 2sY = α
1
(s − e−s )X − (s − e−s )Y =
s
e risolvendo
2 α
X= +
(s + 1)2 (s − e−s ) (s + 1)2
(41.4)
s2 + 1 α
Y =− +
s(s − e−s )(s + 1)2 (s + 1)2
1
(s + 1)2 s n+1
Si ha
1 A0 A1 n
Bk
= + +
(s + 1) s
2 n+1 s + 1 (s + 1)2
k=0
s k+1
1
A0 = lim D(s + 1)2 = (−1)n+1 (n + 1)
s→−1 (s + 1)2 s n+1
1
A1 = lim (s + 1)2 = (−1)n+1
s→−1 (s + 1)2 s n+1
1 1
Bk = lim D(n−k) s n+1 = (−1)n−k (n − k + 1) , k = 0, 1, . . . , n
(n − k)! s→0 (s + 1)2 s n+1
170 Prova assegnata il 10 settembre 1999
ed infine
[t]
n
n−k+1
x(t) = (−1)n+1 (1 + t)e−t+n + (−1)n−k (t − n)k + αte−t
n=0 k=0
k!
[t]
(t − n)n+1
[t] n
n−k+1
y (t) = − + (−1)n+1 (1 + t)e−t+n + (−1)n−k (t − n)k + αte−t
n=0
(n + 1)! n=0 k=0
k!
t sen t
ϕ(t) =
1 + t4
1 −1/s
e Re s > 0 .
s
Per la (42.2) si ha
t sen t
π −√2π|y −1/(2π)| √
F ; y = − e sen 2π (y −1/(2π )) −e− 2π|y +1/(2π)| sen 2π (y +1/(2π ))
1+t 4 2
Svolgimento dell’esercizio 42.2. Sia y (t) una soluzione del problema (42.1); y (t) funzione localmente
assolutamente continua assieme alla derivata prima in [0, +∞[ e con derivata seconda L-trasformabile.
Poniamo Y = Y (s) = L y (t); s . Applicando la trasformata di Laplace al problema (42.1) si ha
s 3 Y 2 = sY − Y
da cui
1 1
Y =0 e Y = − 3
s2 s
Antitrasformando si ha
t2
y1 (t) ≡ 0 e y2 (t) = t −
2
La funzione y2 (t) non è soluzione del problema assegnato essendo y2 (0) = 1.
Svolgimento dell’esercizio 42.3. Si ha
∞
1 −1/s (−1)n 1
(42.3) e =
s n=0
n! s n+1
Antitrasformiamo la (42.3) per serie. Si ha
(−1)n 1 (−1)n t n
L−1 ; t =
n! s n+1 n! n!
e per x0 > 0
∞ +∞
(−1)n ∞
n 1 1 e1/x0
e−x0 t t dt = =
n=0 0
(n!)2 n=0
n! x0n+1 x0
Si ottiene, quindi,
1 ∞
(−1)n n
L−1 e−1/s ; t = t
s n=0
(n!)2
44.2. Facendo uso della trasformata di Laplace risolvere in [0, +∞[ il problema
x + y + y = (−1)
[t]
x − x + y + 2y + y = (−1)[t+1]
x(0) = 1 , x (0) = 0 , y (0) = 0 , y (0) = 1
0 0
−z2
essendo 0 ≤ ϕ ≤ π /4. (Si può usare la funzione e )
47.2. Usando la trasformata di Laplace, discutere e risolvere in [0, +∞[ il problema
x + x + y + y = e
2t
2x + 2y + λy = sen t
x(0) = 1 , x (0) = 0 , y (0) = 0 , y (0) = 1
essendo λ un parametro reale.
47.3. Determinare il limite nel senso delle distribuzioni della successione
2
arctan(nt)
π
49.3. Sia f (z) una funzione intera tale che per la funzione
1
g(w) = f
w
0 sia un polo di ordine n. Provare che f (z) è un polinomio di grado n al più.
50.3. Studiare, calcolandone i residui, i punti singolari al finito e all’infinito della funzione complessa
1
tan .
z
51.1. Calcolare
1 z
sen dz n = 0, 1, 2, 3, . . .
+γ z n z+i
essendo γ = z ∈ C : |z| = 2 .
51.2. Risolvere, facendo uso della trasformata di Fourier, il problema
T (6) − 64π 6 T = δ
T ∈ S
55.1. Calcolare +∞
log |t|
ϕ(t, n) dt
−∞ (1 + t 2 )2
essendo
|t|1/n se n è pari
ϕ(t, n) =
t 1/n se n è dispari
1
sen sen(z − i) ,
z
57.1. Facendo uso della trasformata di Laplace discutere e risolvere in [0, +∞[ il seguente problema
integro–differenziale t
y (τ) y (t − τ) + y (t − τ) dτ = y (t) − y (t)
0
y (0) = 0 , y (0) = λ
Prova assegnata il 13 settembre 2002 177
58.1. Facendo uso della trasformata di Laplace risolvere in [0, +∞[ il seguente problema
y + ωy = f (t)
y (0) = 1 , y (0) = 1
1 1
Re s > 0
s senh s
1
1 + t 2n
59.1. Facendo uso della trasformata di Laplace determinare la soluzione del problema
y + y = t
y (0) = y (π )
tale che π
[y (t)]2 dt
0
sia minimo.
59.2. Calcolare la trasformata di Fourier della funzione
t
.
t4 + t2 + 1
178 Prova assegnata il 26 settembre 2002
sen|t| , cos|t| .