Sei splendidi racconti brevi con protagonisti (ma c'è spazio anche per Harlan Draka e suo padre) Ambrose Bierce, H. P. Lovecraft, Edgar Allan P[image]
Sei splendidi racconti brevi con protagonisti (ma c'è spazio anche per Harlan Draka e suo padre) Ambrose Bierce, H. P. Lovecraft, Edgar Allan Poe, Edward Benson, Dino Buzzati (più o meno...) e William Hope Hodgson in bilico tra Kafka e le storie horror che uscivano nelle riviste antologiche creepy-horror a fumetti americane degli anni '60-'80.
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Il tutto incorniciato da un ottimo prologo-epilogo metanarrativo che omaggia alla grande in un sol colpo letteratura avventurosa, fantastica, orrorifica e weird, in un tripudio di citazioni, mai fini a sé stesse ma funzionali al racconto per far rivivere al lettore i mondi meravigliosi e le atmosfere da brivido messe su carta dagli autori sopracitati e molti altri Maestri del Fantastico.
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Si parte con la Maschera Pallida de Il Re in Giallo di Robert William Chambers che svetta in copertina, e si arriva con mani tremanti dall'emozione alla splendida doppia splash-page disegnata da Nicola Genzianella nell'epilogo, dove si intravedono i mondi fantastici (ma la città che si intravede in alto a sinistra potrebbe essere una qualunque di quelle presenti nel ciclo dei Miti di Cthulhu, oppure la Praga labirintica ed inquietante descritta ne Il Golem di Gustav Meyrink) e le donne-fiore di Clark Ashton Smith, l'uomo-scarafaggio di Franz Kafka, i Gatti di Ulthar ed il terribile Nyarlathotep di H. P. Lovecraft, il principe albino Elric di Melnibonè, incarnazione del Campione Eterno di Michael Moorcock, mentre impugna la temibile Tempestosa (Stormbringer), la più potente (ed infame) spada di tutta la letteratura fantasy, uno dei vascelli maledetti di William Hope Hodgson, la Mummia rediviva di sir Arthur Conan Doyle, uno dei fantasmi agghiaccianti di Montague Rhodes James (ma l'autore potrebbe anche essere un altro. Dickens, Benson, Stoker, Le Fanu: c'è praticamente l'imbarazzo della scelta), ed infine la contessa vampira Millarca Mircalla Carmilla di Sheridan Le Fanu.
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Semplicemente il miglior Dampyr di sempre a mio parere, talmente bello che si possono tranquillamente perdonare il prezzo non proprio basso e l'assenza di Tesla e Kurjak, oppure il mezzo strafalcione di pag. 70 dove Camilla dei Ponziani chiama Harlan "Dampyr" invece che col suo nome.
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Cinque stelle, ma ne darei anche dieci. E adesso dovrò recuperare per la mia sempre crescente biblioteca del fantastico, che modestamente rivaleggia ormai con quella di Caleb Lost, Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati e Il Ragno e altri Brividi di Hanns Heinz Ewers.
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Un immenso grazie a Mauro Boselli e a tutti gli altri che hanno lavorato a questo capolavoro.
Gianfranco
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Books:
dampyr
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