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La reputazione di Miss Catherine
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La reputazione di Miss Catherine
E-book262 pagine5 ore

La reputazione di Miss Catherine

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1828
L'attrice di teatro Catherine Jones gode di una reputazione immacolata ed è una cosa a cui tiene fortemente perché è la sola chiave per poter riottenere suo figlio, ora sotto la tutela dei nonni paterni. Per questo deve soffocare in ogni modo l'interesse che prova per Lord Richard Valbourg, per non rischiare di distruggere tutto il duro lavoro fatto. A lui è bastato sentire cantare Catherine una sola volta per rimanerne ammaliato. Ma la realtà a volte è più forte dei sogni e una relazione con un'attrice per Richard è fuori questione. Con così tanti impedimenti, riusciranno i due a trovare la felicità che cercano uno tra le braccia dell'altro?
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2021
ISBN9788830529175
La reputazione di Miss Catherine
Autore

Gail Whitiker

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    La reputazione di Miss Catherine - Gail Whitiker

    Copertina. «La reputazione di Miss Catherine» di Whitiker Gail

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    No Place For An Angel

    Harlequin Mills & Boon Historical Romance

    © 2014 Gail Whitiker

    Traduzione di Laura Maggi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2015 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3052-917-5

    Frontespizio. «La reputazione di Miss Catherine» di Whitiker Gail

    1

    Gryphon Theatre, Londra

    Estate 1828

    La rosa giunse puntuale, esattamente mezz’ora dopo che Catherine Jones ebbe ringraziato il pubblico con una serie di inchini ed ebbe lasciato il palcoscenico del Gryphon Theatre.

    Recisa al culmine della sua bellezza e legata da un nastro di raso bianco, la rosa le venne consegnata in camerino dallo stesso giovanotto che compariva dopo ogni concerto; un messo inviato a consegnare l’omaggio dal gambo lungo da un ammiratore che preferiva restare... anonimo.

    «Non ti pare strano, Lily» domandò Catherine alla sua cameriera, «che dopo tutto questo tempo quel gentiluomo si rifiuti ancora di farsi conoscere?»

    «A dir poco bizzarro, se volete la mia opinione, signorina» affermò la ragazza con franchezza. «Gli altri uomini che vi inviano regali vogliono farsi conoscere, confidando in un ringraziamento adeguato. Perché lui no?»

    «Non saprei proprio.» Catherine si passò sulle labbra i vellutati petali rosa. «Forse è sposato e non desidera che sua moglie sappia che da più di cinque mesi ricopre di rose un’altra donna. Di sicuro io non lo gradirei.»

    «Non sono così certa che gli uomini ricchi si preoccupino di quel genere di cose, Miss Jones» obiettò Lily. «E dev’essere ben ricco, considerato quel che ha speso per tutti quei fiori. O cielo, e se fosse un duca... o uno di quegli affascinanti sceicchi arabi?»

    Divertita, Catherine sorrise. «Cosa sia è l’aspetto a cui do meno importanza in assoluto. Una volta una cara amica mi disse che non potrei mai incoraggiare né un principe né un povero, a prescindere dalla loro ricchezza o povertà. E aveva ragione.»

    «Non capisco perché. Non siete sposata, né fidanzata, quindi perché non dovreste godere della compagnia di un gentiluomo, come tutte le altre?»

    «Perché su di me gravano obblighi e responsabilità che altre non hanno» rispose Catherine con calma, sforzandosi di non pensare all’incontro che si sarebbe tenuto di lì a due settimane con l’uomo che da cinque anni le controllava la vita. Un uomo che avrebbe potuto essere suo suocero, se un terribile incidente non l’avesse impedito. «Non ha importanza» aggiunse, scuotendo il capo. «Ah, ho sentito delle voci riguardo a te e a Mr. Hawkins. Vi state forse frequentando?»

    La domanda, inserita come diversivo, fece sì che Lucy si avventurasse in un timido resoconto delle qualità del giovane, permettendo a Catherine di chiudere gli occhi e di lasciarsi cullare dal suono della voce della ragazza. Non le dispiaceva che la sua cameriera si fosse goduta un’occasionale serata galante. Lily aveva la testa sulle spalle e sapeva come evitare che gli uomini si approfittassero di lei. Eppure era difficile, a volte, non provare un po’ di invidia per le avventure amorose della sua cameriera. Cosa avrebbe dato, rifletté Catherine, per poter amoreggiare con un gentiluomo in tutta libertà! Per trascorrere una serata in compagnia senza il timore di essere vista. Concedersi qualche ora di innocuo piacere, tanto per cambiare. Purtroppo era una possibilità che le era preclusa. Gli errori del passato determinavano il corso del suo futuro e il prezzo per uno sbandamento sarebbe stato troppo alto. Aveva già sacrificato abbastanza...

    «Ho rammendato lo strappo all’abito di seta rosa.» La voce di Lily interruppe quel corso di pensieri, «e ho aggiunto del nuovo merletto alla scollatura. Comunque non so proprio perché insistiate a voler indossare quel vestito, stasera, quando quello di raso turchese è più alla moda.»

    «Forse, ma è anche meno castigato e, dato che mi esibirò davanti alla famiglia al completo del Marchese di Alderbury, ritengo sia meglio apparire un po’ più decorosa» spiegò Catherine. Scollature audaci e abiti diafani andavano più che bene per le esecuzioni sul palcoscenico, ma per i concerti privati come quello che avrebbe tenuto quella sera preferiva avere un aspetto più modesto. Non si poteva mai sapere chi avrebbe potuto assistervi.

    Diede un’altra occhiata alla rosa e ne sfiorò i petali con una carezza. Chi poteva mai essere quell’uomo misterioso che regalava fiori raffinati e rifiutava di mostrarsi di persona? Quel tipo non desiderava rivelare la propria identità, oppure non ne aveva il coraggio?

    «Siete sicura di farcela a cantare, stasera, al ricevimento di Lady Mary, signorina?» chiese Lily. «Siete già stata sul palco per quasi quattro ore e Mr. Templeton ha previsto una prova per domattina presto. Fareste meglio a rimanere a casa e riposare.»

    «Avrò molto tempo per riposare, quando sarò di ritorno dal mio viaggio» replicò Catherine, infilando la rosa nel vaso insieme alle altre. «Inoltre, mi è stato chiesto di cantare soltanto sei pezzi. Non mi stancherò.»

    «Sarei d’accordo con voi se non vi foste esibita così a lungo nelle ultime ore» obiettò Lily, appuntando l’ultimo riccio dorato di Catherine. «Tuttavia suppongo che sappiate badare a voi stessa. Perle o rubini, stasera?»

    «Perle, direi. Si abbinano meglio all’abito.»

    «Stanno bene entrambi.» Lily aprì il portagioie. «E vi fanno apparire una perfetta gentildonna.»

    Catherine indugiò a riflettere sul modo in cui gioielli e costumi potevano renderla ora una sirena, ora una dea, una bambina abbandonata, o una strega. Tutti ruoli che il carismatico proprietario del teatro, Theodore Templeton, le aveva spesso assegnato e per i quali aveva raggiunto un livello di fama inimmaginabile solo cinque anni prima, quando aveva lasciato la casa di Miss Marsh a Cheltenham con poche speranze e ancor meno soldi. Adesso possedeva i mezzi per permettersi una casa in una zona signorile della città, del personale di servizio e abiti adeguati al suo personaggio.

    Era stata la voce a catapultare Catherine alla ribalta, la sua incredibile estensione di quattro ottave, che l’aveva resa una delle più indiscusse interpreti del momento. Era perfino stata invitata a cantare davanti a uno dei duchi reali, in occasione del suo compleanno.

    A volte faceva fatica a ricordare di essere l’unica figlia di un’istitutrice e di un insegnante, tanto si era sollevata da quelle umili origini.

    «Ecco il vostro scialle, Miss Jones.» Lily drappeggiò una leggera mantella di seta attorno alle spalle della padrona. «Prendo le mie cose e possiamo uscire.»

    «Possiamo?» Catherine lanciò un’occhiata confusa alla ragazza. «Non fa parte del tuo lavoro accompagnarmi negli impegni privati, Lily.»

    «Sì, ma avete dovuto mandare la povera Mrs. Rankin a casa prima, e sapete bene che lei non approva che torniate da sola, la sera» replicò la ragazza, riferendosi alla vedova, dama di compagnia di Catherine da quando era giunta a Londra. «Quindi ho pensato di venire io stessa.»

    «Avevo capito che stasera tu avessi un appuntamento con Mr. Hawkins.»

    «Ed era così, finché Mrs. Rankin non si è ammalata. Allora l’ho informato di non essere più libera.»

    «Ebbene, vai, trovalo e digli che sei libera» affermò Catherine, facendosi scivolare la fascetta del ventaglio al polso. «Dubito che avrà già lasciato il teatro. È probabile che stia ancora aiutando Mr. Templeton a smontare le scene.»

    «Ma se quell’uomo, Stubbs, vi vedesse girovagare per Myfair senza accompagnatore?» insistette Lily. «Mrs. Rankin mi ha detto che prende nota di tutto ciò che fate e di chiunque vedete.»

    «È un tragitto breve, quindi parlerò io stessa con Mr. Stubbs, se e quando lo vedrò» affermò Catherine, sorpresa che la riservata Mrs. Rankin fosse stata tanto prodiga di informazioni. «Lord Alderbury invierà una carrozza privata a prendermi e, a fine serata, mi servirò di una vettura per tornare. Adesso muoviti, va’ a cercare il tuo giovanotto.»

    Lily non sembrava convinta. «Non credo che Mrs. Rankin ne sarà molto felice, signorina.»

    «Non preoccuparti, Lily, andrà tutto bene. Mi recherò a casa di Lord Alderbury, canterò per i suoi ospiti e poi me ne andrò» affermò Catherine con sicurezza. «Vedrai. Non ci saranno problemi.»

    «Mi leggerete una storia, stasera, zio Val?» domandò il bambino. «Non ho molto sonno.»

    «Non ce l’hai mai, anche quando non hai la febbre» replicò Richard Valbourg, riponendo l’ultimo giocattolo del nipote nella grande cassa di legno. «Io sarei esausto se facessi tutto ciò che fai tu in un giorno solo.»

    «Forse è perché siete vecchio?»

    «Come, prego?» Valbourg si raddrizzò. «Chi ha detto che sono vecchio?»

    «Zia Dorothy, un istante prima di spiegare al nonno che è tempo che vi sposiate.» Sebastian guardò lo zio con espressione fiduciosa. «Vi sposerete?»

    Lui scosse il capo. «No, non rientra nei miei programmi.»

    «Sarebbe un bene se lo faceste. Voglio dire, sempre che non mi mandiate via.»

    «Mandarti via?» si stupì Richard. «Perché mai dovrei fare una cosa simile?» Si sedette sul bordo del letto di Sebastian. «Questa è casa tua e lo è da due anni.»

    «Lo so, ma zia Dorothy ha detto che vostra moglie potrebbe non volermi qui.» Il ragazzino sospirò, il volto acceso dalla febbre calata solo da poco. «Ha detto che potrebbe preferire avere i propri bambini attorno, piuttosto che quelli di qualcun altro.»

    La rabbia gonfiò il petto di Richard come un pallone. Accidenti a Dorothy! Perché non si occupava dei propri affari? Avrebbe dovuto avere più buonsenso, invece che fare affermazioni tanto malevole davanti a un bambino così sensibile. «Non ti manderò via e tu non devi dare ascolto alle parole di zia Dorothy. Mi sposerò quando sarò pronto e non un minuto prima. Quindi non parliamo più della tua partenza, capito?»

    «Capito» mormorò Sebastian, mentre il sollievo gli rasserenava lo sguardo. «Comunque, io non mi sposerò mai. Credo che le ragazze siano sciocche» dichiarò con tutte le certezze di un bambino di sei anni. «Non è forse vero?»

    «Lo sono di certo.»

    «Zio Hugh non lo pensa. Ha detto che mi piaceranno molto, quando avrò la sua età.»

    Valbourg sospirò, chiedendosi se esistesse almeno un membro della famiglia sul quale non avesse da ridire. «Credo che rimanderemo questa discussione a un altro momento. Il ballo di fidanzamento di zia Mary è stasera e non le piacerà se farò tardi.» Mise l’orso Brynley, fido compagno di Sebastian, sul cuscino accanto a lui. «Mrs. Lamb verrà a leggerti una storia, va bene?»

    «Sì, va bene» rispose tranquillo Sebastian, nonostante i suoi pensieri vagassero ancora da un’altra parte. «Non volete proprio sposarvi, zio Val?»

    «Penso di sì, quando arriverà la donna giusta, ma per adesso, saremo solo tu, io e l’orso Brynley, sperduti in questa vecchia ed enorme casa. Ecco che Mrs. Lamb è venuta a leggerti una storia.» Richard si sporse per baciare il nipote sulla fronte. «Dormi bene, ci vediamo domattina.»

    «Zio Val?»

    «Mmh?»

    «Sono contento che non vogliate mandarmi via. I miei genitori mi mancano, ma sono più felice di vivere con voi, piuttosto che con zia Dorothy» confessò Sebastian. «Sembra molto più vecchia di voi e a volte ha uno strano odore.»

    Lui fece una smorfia. «Sì, è vero, ma non è educato dire queste cose alle signore, quindi sarà meglio che ce lo teniamo per noi, va bene?»

    «Se lo dite voi. Buonanotte, zio Val.»

    Richard arruffò i ricci scuri del ragazzino e poi si alzò dal letto. Si rammaricò di non poter restare a leggere una storia a Sebastian. Raccontare le favole al nipote era diventata la parte migliore della giornata. Quelle semplici storie lo riportavano alla sua infanzia serena e il tempo tranquillo che trascorreva con Sebastian gli rammentava i valori importanti della vita. Era solo quando aveva un impegno importante come quella sera che lasciava che fosse Mrs. Lamb a occuparsene. Poteva sembrare una situazione sorprendentemente casalinga per il figlio maggiore, nonché erede, del Marchese di Alderbury, ma lui non se ne lamentava. Vivere con Sebastian era la cosa migliore che gli fosse capitata, sebbene verificatasi in seguito a circostanze molto infauste e come risultato di una promessa avventata fatta alla sorella minore, anni prima. Una promessa che non avrebbe mai pensato di dover mantenere.

    «Vi auguro una buona serata, milord» lo salutò Finholm, quando Richard giunse in fondo alle scale. «Si sente meglio il signorino Sebastian?»

    «Mi pare di sì, anche se il dottor Tennison ha detto che ripasserà domani» rispose lui. «Se doveste aver bisogno di me, mandatemi a chiamare. Mi troverete ad Alderbury House, a casa di mio padre.»

    «Sono sicuro che andrà tutto bene» affermò il maggiordomo. «Il piccolo Sebastian è un bambino coraggioso. Ritengo che non ci sarà alcun motivo di preoccupazione.»

    «Mi auguro di no, Finholm. Buonanotte.»

    Con le rassicurazioni del maggiordomo, Richard si diresse alla volta dei festeggiamenti per il fidanzamento della sorella, soddisfatto di aver lasciato Sebastian in buone mani. Era incredibile come la responsabilità di crescere un bambino avesse del tutto ribaltato le sue priorità. Prima che suo nipote si trasferisse da lui, Valbourg aveva condotto un’esistenza da irresponsabile, giocando spesso d’azzardo, bevendo troppo e spassandosela con una schiera di bellissime donne. Non aveva mai pensato al futuro, perché non aveva motivo di aspettarselo differente dal passato. Di certo non aveva previsto che il destino sarebbe entrato in gioco a sconvolgergli la vita, che sua sorella minore e il marito, entrambi poco più che ventenni, sarebbero stati uccisi da una malattia, costringendolo al ruolo di tutore del loro figlio di quattro anni. Il suo stile di vita dissoluto aveva subito una brusca interruzione, con la morte di Sarah, e dopo aver convertito il proprio studio in stanza dei bambini, aveva dovuto convincere Mrs. Lamb, la donna che aveva fatto da governante a lui, a suo fratello e alle sue sorelle, a rinunciare a ritirarsi. All’improvviso l’erede di un marchesato e uno dei migliori partiti di Londra si era trasformato in un sobrio e responsabile uomo di famiglia. Nei due anni successivi all’arrivo di Sebastian, Richard Valbourg era divenuto un modello di assennatezza e moderazione, senza più vizi né rimpianti.

    Fatta eccezione per colei che avrebbe visto quella sera. Miss Catherine Jones. L’angelo di Londra. L’unica tentazione a cui aveva cercato di resistere, e fino ad allora vi era riuscito.

    Doveva essere colpa del fato, che interveniva di nuovo nella sua vita, rifletté, di malumore, mentre si avviava a piedi verso la casa di suo padre. Solo una divinità maligna avrebbe riportato l’angelo nella sua vita in un momento in cui era del tutto privo di difese, perché solo il cielo sapeva quanto la desiderasse disperatamente fin dalla prima volta che l’aveva vista sul palco del Gryphon Theatre nel ruolo di Flora, dea della primavera. Con indosso un morbido abito bianco e con i capelli di seta fermati da una coroncina di rose, Catherine Jones gli era apparsa come in un sogno; una dea dai capelli dorati inviata per stregarlo e sedurlo. La sua incredibile voce squillante aveva riempito il teatro e fatto sollevare i binocoli al pubblico sbalordito che scrutava con meraviglia quella superba creatura che gli si era presentata davanti.

    Sfortunatamente non era stata solo la sua voce, ad ammaliarlo. Al termine del primo pezzo lei aveva sollevato gli occhi blu zaffiro sulla prima fila di palchi e, incrociando lo sguardo di lui, gli aveva sorriso. Da quel momento era stato perduto. Il pensiero di stringere Catherine tra le braccia lo teneva sveglio la notte, mentre il desiderio di perdersi nella morbidezza del suo corpo lo struggeva. Per dirla in breve, quella donna era inebriante, più seducente del miglior vino e più pericolosa dell’oppio più forte. E come Ulisse attirato dal canto delle sirene, Richard tornava al Gryphon Theatre sera dopo sera, solo per il piacere di guardarla. Lei non aveva più indirizzato lo sguardo verso di lui, ma non aveva importanza. Il dado era stato tratto. Valbourg era divenuto il suo più fervido ammiratore... e lei non ne conosceva neppure il nome.

    L’avrebbe conosciuto quella sera, però, perché avrebbe cantato alla festa di fidanzamento della sorella. Mary aveva specificatamente richiesto Miss Jones per intrattenere gli ospiti, e suo padre aveva incaricato lui di occuparsi della giovane signora mentre si trovava in casa loro. Non che quel compito fosse gravoso. In realtà Valbourg poteva pensare a centinaia di uomini che avrebbero fatto salti di gioia di fronte a una tale opportunità. Lui no. Per lui si sarebbe trattato di un esercizio di frustrazione. Una prova di carattere... perché il giorno in cui era divenuto il tutore di Sebastian era stato anche quello in cui si era votato a una vita esemplare, senza lasciare spazio per le critiche al proprio comportamento o ad alcun motivo sufficiente ad allontanare Sebastian, cosa che una relazione con Catherine Jones avrebbe di sicuro comportato. Ciò significava che non aveva altra scelta che tenerla a distanza. L’avrebbe salutata all’arrivo in casa di suo padre e presentata alla sorella e al fidanzato al momento opportuno. Aveva una reputazione da salvaguardare e un bambino di cui occuparsi. Neppure alla splendida Catherine Jones era concesso di mettere a repentaglio l’esistenza che conduceva.

    La residenza cittadina del Marchese di Alderbury era un imponente edificio georgiano ornato da cinque file di finestre, una serie di colonne gotiche scolpite e una cornice di sogghignanti doccioni che fissavano dall’alto gli ignari visitatori. Una dimora costruita per impressionare e per intimidire chiunque.

    Fatta eccezione per Catherine. Forse sarebbe accaduto al suo arrivo a Londra, cinque anni prima, ma erano cambiate talmente tante cose nella sua esistenza da allora, che non le capitava più di rimanere a bocca aperta davanti a qualcosa. Mr. Templeton possedeva una residenza estremamente elegante poco distante, e lei era spesso invitata a partecipare ai ricevimenti dati dall’ex attore e dalla sua esuberante moglie, che a sua volta aveva calcato le tavole del palcoscenico. In quella casa Catherine era stata presentata a un eclettico gruppo di attori, scrittori, artisti e imprenditori, pochi dei quali si sarebbero sentiti accolti nei salotti della buona società, mentre erano tutti benvenuti in quello dei Templeton.

    Dunque anche Catherine era stata ben accetta, a suo tempo, perché in quelle sale magnificamente arredate nessuno era a conoscenza degli scandali del suo passato. Nessuno era al corrente di Will Hailey, il giovane del quale si era innamorata e con il quale aveva commesso un terribile sbaglio, né di Thomas, uno splendido bambino dai capelli dorati che di quell’errore era stato il frutto. Nessuno sapeva del padre di Will, il reverendo James Hailey, che le aveva strappato Thomas dalle braccia quando era neonato, intimandole di andarsene. Un uomo le cui azioni crudeli avevano reso necessari i drammatici cambiamenti avvenuti nella sua vita.

    A Londra era solo Catherine Jones, l’ammiratissima cantante che aveva conquistato di colpo l’intera città, una donna che veniva celebrata per il proprio talento invece che disprezzata per i suoi peccati, e che aveva seppellito il proprio dolore talmente in profondità che nessuno ne era a conoscenza.

    Catherine si guardò le mani inguantate e sospirò. Doveva possedere

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