Breve Storia Delle Traduzioni Italiane Della Batracomiomachia

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Paolo DAmelio - Breve storia della Batracomiomachia e delle sue

traduzioni poetiche in Italia dal XV al XVIII sec.




La Batracomiomachia un poemetto parodico in esametri di circa 300 versi; il
numero varia a seconda delle edizioni. Il testo racconta la guerra tra gli eserciti
dei topi e delle rane. Evento scatenante luccisione del topo Rubabriciole da
parte della rana Gonfiagote. Il componimento rientra nel genere antico della
parodia : il termine greco non implica [] una deformazione comica, ma solo,
letteralmente, il controcanto, la riscrittura secondo una traccia di un modello;
di fatto le parodie antiche hanno comunque quella chiara valenza comica che si
imposta poi nelluso moderno
1
. Fin da Giulio Cesare Scaligero, che ne parla
nei suoi Poetices libri septem (1561), operante lipotesi, non ancora smentita
dagli studiosi, che rapsodia e parodia siano strettamente collegate: la parodia
veniva recitata dopo i versi epici di Omero dagli stessi rapsodi o da altri, come
contro-canto comico alla gravitas delle vicende iliadiche : che le esibizioni di
costoro (i parodi di professione), negli agoni musicali, fossero sporadiche (e mal
pagate), quasi una sorta di occasionale appendice - come appunto lo fu il
dramma satiresco nei confronti della tragedia - della pi prestigiosa rapsodia,
sembra suggerito da molteplici indizi
2
. Di sicuro, con la rapsodia il genere
parodico condivide il metro, lesametro: tutti i frammenti parodici che ci sono
pervenuti, nonch lunica opera quasi integrale, il Banchetto attico di Matrone,
sono composti nel metro epico per eccellenza. Iniziatore del genere viene
considerato Egemone di Taso, stando a quanto ci dice Aristotele (Poetica, 1448a
12 s.). Degani individua un altro : Ipponatte, che nel frammento 128
W.mette alla berlina un ghiottone con una serie di espressioni omeriche
buffamente intrecciate e contraffatte
3
. Uno dei moduli che identificavano il
genere parodico, infatti, era quello di usare la complessit dello stile epico, con
la sua abbondanza di epiteti ed aggettivi composti, per oggetti bassi e

1
FUSILLO (1988), p. 22.
2
Poesia parodica, p. 14.
3
Poesia parodica, p. 23.
meramente concreti, come le delizie gastronomiche: descrizioni del genere
abbondano sia nel nostro poemetto pseudo-omerico, che nel poemetto di
Matrone e nei frammenti di Sopatro di Pafo
4
, considerato da molti un vero e
proprio specialista in parodie.
La datazione della Batracomiomachia, ormai acquisita dagli studiosi, quella
che la vede risalire al I secolo a. C. in tarda et alessandrina. Ne una spia quel
parossismo comico, allinsegna del realismo, con cui vengono dipinti gli dei e
che ne fa figure alla presa con sentimenti e situazioni della quotidianit. un
tratto tipicamente alessandrino; si pensi allEcale di Callimaco. Unaltra rilettura
svalutante, in direzione anchessa realistica, dellapparato tradizionale che
accompagna la poesia, sin dai suoi esordi, si pu apprezzare allinizio del
poema: il poeta invoca le Muse non per comporre il testo ma solamente per
coadiuvare la lettura dello stesso davanti al pubblico. I versi in questione
sembrano, inoltre, debitori di Callimaco
5
. La lettura parodica dellagente divino
che tradizionalmente assisteva il poeta classico, gi notata da Leopardi sulla
scorta del Wolf nel Discorso sopra la Batracomiomachia, confermata da Lucia
Paduano Faedo che ne riscontra lassonanza con lironia di Apollonio Rodio
6
.
A partire dallet imperiale, il testo ha conosciuto una notevole diffusione,
testimoniata dallalto numero di manoscritti che lo conservano. In et bizantina

4
Poeta greco vissuto in Alessandria sotto Alessandro Magno e Tolomeo (fine del IV sec. a. C. - principio del
III); secondo la tradizione fu autore di farse fliaciche, ma dai titoli sembra doversi considerare piuttosto autore di
parodie comiche al modo della commedia "di mezzo".
5
Secondo PADUANO FAEDO (1970) i versi di Apollonio Rodio, Arg., I, 20-22
/ [] (Io voglio qui dire [] / Siano le
Muse ministre del canto) sono una risposta polemica a Callimaco, Hymn., III, 186: , , ,
(Tu, dea, raccontalo a noi, ed io agli altri lo canter), pi ligio a mantenere operanti
le formalit della letteratura arcaica. Il verso della Batracomiomachia con linvocazione alle Muse, sarebbe
secondo FUSILLO (1998) da interpretare alla luce di questo dibattito.
6
Commentando i versi di Apollonio Rodio riportati nella nota precedente Lucia Faedo conclude: Apollonio
lascia intravedere un rapporto tra il poeta e la musa che rovescia il concetto di subordinazione e di gerarchia
presente nel testo omerico; non pi la musa, ma il poeta, persona umana, il protagonista della nuova poesia.
Questa innovazione annunciata gi dalla diversit del soggetto attivo della creazione poetica [...] e ribadita con
costanza stilistico-espressiva tale da togliere ogni dubbio sulla sua intenzionalit. Nellepos omerico allombra
della musa onnisciente compare solo dopo, con significativo stacco, quella sorta di rame sonoro che il poeta,
ripetitore semicosciente; in Apollonio allombra della lucida volont umana determinata ai suoi fini, compaiono
le muse, in funzione delladempimento di quei fini stessi. In Omero il ruolo secondario delluomo sottolineato
con spietata evidenza nella contrapposizione tra il nulla e il tutto, nelle clausole finali di due versi contigui. In
Apollonio le muse, introdotte al termine, vengono investite del loro compito attraverso una parola che indica
inequivocabilmente, nella sua originaria formazione linguistica, la subordinazione: Le muse siano ministre del
mio canto (PADUANO FAEDO, 1970, pp. 377-78).
la Batracomiomachia diventa testo scolastico, sul quale si imparava lo stile
omerico; proprio in questo periodo, non a caso, che diventano pi frequenti gli
interventi manipolativi sul testo. Per Glei, ultimo editore del testo
7
,
impossibile, tanto profonde e stratificate sono le interpolazioni, stabilire
criticamente un testo che si avvicini alloriginale, anche perch egli presuppone
unindipendenza del proemio e dellantefatto dal resto del poema, dovuta al fatto
che ognuna delle parti discende da rami diversi della tradizione. Questa ipotesi
spiegherebbe le molte incongruenze che si registrano nella seconda parte del
poema, quella dedicata alla battaglia tra i due eserciti di animali. La soluzione
adottata da Glei quella di stampare sinotticamente le due versioni del testo,
quella risalente al I sec. a.C. e quella bizantina.
Il testo che Leopardi ha usato come base per le sue traduzioni, stampato nel
volume Homeri opera quae extant omnia Graece et Latine, curante Io. H.
Lederlino, Steph. Berglero, Amstelaedami, ex officina Westeniana, 1707, tom. 2,
in -16; possibile che il poeta abbia per confrontato il testo delledizione
Westeniana con le altre edizioni omeriche di cui disponeva nella biblioteca
paterna:
Odyssea, Raphaele Regio Volterrano interprete. Batracomyomachia, Aldo
Manutio et Hymni Deorum interpreti bus. Herodoti libellus de vita
Homeri per Conradum Heresbachium donatus, Lugduni, apud Gryphum,
MDXLI, in -4
Homerus, Odyssea interprete Andrea Divo Iustinopolitano.
Batracomyomachia Aldo Manutio. Hymni Deorum, interprete Giorgo
Dardona cretense. Ilias interprete Andrea Divo. Homeri vita Herodoti
Helicarnassei, interprete Conrado Herestachio, Venetiis, tom. 2, in -8
Phaedri Augusti liberti et Avieni fabulae cum notis Davidis Hoogstratani.
Accedunt fabulae graecae latinis respondents et Homeri

7
Die Batrachomyomachie.
Batracomyomachia. Graece. Patavii, ex Typographia Seminarii ap.
Joannem Manfr, MDCCXXI, in -12
8
.

Per tracciare liniziale diffusione a stampa del testo pseudo-omerico si possono
riportare le parole di Caterina Carpinato: La Batrachomyomachia stata uno
dei primi libri a stampa e il primo testo letterario greco ad essere pubblicato :
evidentemente la vasta notoriet del poemetto, la sua brevit, la sua funzione
didattica hanno fatto s che spettasse proprio a La battaglia delle rane e dei topi
il privilegio di essere stampata prima di altre opere letterarie
9
. Leditio
princeps viene stampata a Brescia nel 1474, con la versione latina di Carlo
Marsuppini. Unaltra edizione compare a Venezia nel 1486; ne editore
Laonico Cretese e lintento delloperazione culturale quello di immettere
nuovamente in circolo, presso la comunit greca di Venezia, i grandi testi della
tradizione classica, in modo che i greci potessero riappropriarsi, almeno
culturalmente, della loro patria : si sviluppava, soprattutto in ambito veneziano,
un desiderio di cultura greca nazionale, una cultura che potesse aiutare gli
altri greci dellet rinascimentale a rialzarsi
10
.
Precede temporalmente entrambe le edizioni a stampa la prima traduzione in
volgare del testo, quella dellumanista abruzzese Aurelio Simmaco de Iacobiti,
trdita dal manoscritto della Biblioteca Nazionale di Parigi (cod. it. 1097). La
traduzione, risalente al 1456, la prima in volgare italiano, precedendo di 14
anni quella di Giorgio Sommariva. Il volgarizzamento del De Iacobiti consta di
624 versi divisi in 78 ottave; scoperta solo nel Novecento, questa traduzione non
poteva essere letta da Leopardi che nel suo Discorso sopra la
Batracomiomachia non vi fa cenno. un prodotto interessante perch getta luce
sulla vivacit culturale della corte aragonese nella seconda met del XV secolo
ed assume notevole importanza soprattutto dal punto di vista documentario, in
quanto rappresenta la prima versione in volgare del poemetto pseudo-omerico, e

8
Sulla scorta di Catalogo della biblioteca Leopardi, pp. 155-56 e 216.
9
in FUSILLO (1988), p. 144.
10
ivi, p. 145.
si inserisce a pieno titolo in quel fiorire di traduzioni e volgarizzamenti messi in
atto nel secondo Quattrocento in seguito alla frenetica attivit di riscoperta dei
classici, soprattutto greci, che avevano caratterizzato lattivit degli umanisti
nella prima met del secolo
11
.
La versione del veronese Giorgio Sommariva, giudicata dal Federici
12

mancante, aspra e confusa, e fatta a Muse nemiche, risale al 1470 ed adotta il
metro della terza rima.
Il celebre umanista fiorentino Carlo Marsuppini cur la traduzione del poemetto
sia in latino, come abbiamo visto, che in volgare italiano (Batracomiomachia
tradotta da Carlo Marsupini in verso esametro italiano, Parma per Ugoletti,
1492 in 4). Una versione del poemetto venne stampata da Lodovico Dolce in
calce al suo poema Ulisse
13
: traduzione non letterale e ampiamente libera e
disinvolta come testimonia il giudizio del Federici : si pu considerare come
una larga traduzione della Batracomiomachia, sebbene il Dolce molto aggiunga
del proprio, e molto tralasci di ci ch pi commendabile del testo
14
.
Il volgarizzamento di Giovanni da Falgano, del quale Leopardi sapeva trovarsi
una copia alla Biblioteca Magliabechiana (CI. VII. Cod. 189., Cod. Cart, in
fogl. del Sec. XVII), anchessa libera a giudicare dallincipit trascritto da
Jacopo Maria Paitoni
15
: Or chio tocco la cetra, apro le labbia / cominciando a
temprar la cetra, e il suono; la traduzione, rimasta incompiuta, anchessa,
come quella del Dolce, in ottava e risale allinizio dellultimo quarto del XVI
secolo. Il componimento rientra nel corpus di traduzioni del Da Falgano,
discepolo di Pier Vettori nello Studio Fiorentino, che comprende altre opere
classiche, soprattutto greche, quali lEcuba di Euripide o la Teogonia di
Esiodo
16
.

11
DE JACOBITI, p. 7.
12
FEDERICI, p. 28.
13
L'Ulisse di M. Lodovico Dolce, da lui tratto dell' Odissea d'Homero et ridotto in ottava rima, Venezia, 1573.
14
FEDERICI, p. 29.
15
Jacopo Maria Paitoni, Biblioteca degli autori antichi greci, e latini volgarizzati, in Venezia, MDCCLXVII.
16
I volgarizzamenti del Da Falgano sono stati ristampati a cura di L. Caciolli nei volumi : Giovanni Da Falgano,
Ippolito, Ecuba, Christus patiens. Volgarizzamenti inediti dal greco, Olschki, Firenze 1995 e Id., Opre et
giornate - Scudo di Hercole - Theogonia. Volgarizzamenti inediti dal greco, Olschki, Firenze 1998.
Curiosa la diffusione della traduzione del poemetto ad opera del pittore Andrea
Del Sarto; poema in ottava rima, diviso in sei canti, e recitato in sei sere
consecutive nel 1519 all'Accademia del Paiuolo in Firenze
17
, viene stampato
solamente nel 1788 da editore fiorentino anonimo
18
. Vi viene premesso un
avvertimento di Francesco Redi, letto e studiato da Leopardi in occasione della
stesura del Discorso e sul quale si basano buona parte delle conclusioni del
diciassettenne traduttore. Non casuale che la traduzione delsartiana sia stata
riscoperta solo nel XVIII secolo, dal momento che in quel secolo fiorirono le
traduzioni dallantico, accompagnate da un notevole dibattito teorico
19
. Con
quella del Lavagnoli, di cui diremo pi ampiamente dopo, quella di Del Sarto
la traduzione su cui Leopardi si sofferma di pi nel Discorso, facendone un
esempio di traduzione libera, un modello per lui da evitare. Quello che Leopardi
si prefigge di delineare nel suo scritto introduttivo lideale di una traduzione
che non deve n essere troppo servile e letterale (Lavagnoli), n troppo libera
(Del Sarto), mantenendo comunque una sua aspirazione di autonomia
dalloriginale. La traduzione di Del Sarto diventa quindi nella prosa leopardiana
un polo negativo dal quale discostarsi; effettivamente trattasi di una traduzione
alquanto libera, in cui le ottave distanti dal testo originale e dedicate
alloccasione in cui il testo stato recitato, abbondano.
Traduzione seicentesca degna di nota quella del veneziano Federico Malipiero,
che coniug la carriera di magistrato nella repubblica veneziana con lattivit di
scrittore, in particolare di romanzi religiosi. Accanto a questa sua produzione,
stanno i romanzi di argomento classico come la Peripezia d'Ulisse, overo La
casta Penelope
20
e l'Annibale eroe
21
; una rielaborazione del classico alla luce
della cristianit che poggia le basi sul suo apprendistato di traduttore sia
dellIliade che dellOdissea. Appendice delle traduzioni omeriche, come insegna
lesempio gi visto del Dolce, quella della Batracomiomachia, che in questi

17
Leopardi, Discorso sopra la Batracomiomachia.
18
La Guerra de topi e de ranocchi. Poema eroi-comico di Andrea Del Sarto, in Firenze, MDCCLXXXVIII.
19
Sul tema MATTIOLI (1983).
20
Venezia, 1640.
21
Venezia, 1642.
contesti si segnala sempre di pi come il pendant comico e parodico dellepos
ufficiale.
Dovendo tracciare a brevi linee il percorso di riscoperta del poemetto nel XVIII
secolo assurge a snodo importante la traduzione di Angiol Maria Ricci, lettore di
lettere greche presso lo Studio fiorentino. Curata da un influente studioso di
lingua e letteratura greca, che aveva gi pubblicato sempre a Firenze e presso il
medesimo editore i tre volumi delle sue Dissertationes homericae
22
, la
traduzione in rime anacreontiche venne pi volte ristampata ed ebbe notevole
diffusione
23
. Insieme a quella del Salvini, anchegli traduttore dellIliade, la
traduzione del Ricci costituisce la prima espressione di una volont di
riappropriarsi del testo pseudo-omerico in unottica erudita e di adesione
letterale al testo. Non un caso allora che le due traduzioni vengano ristampate
entrambe pi tardi nello stesso volume
24
. Che le due versioni insieme segnassero
un punto di svolta nella ricezione del testo, aprendo la strada a nuove traduzioni
sembra confermarlo anche Bartolomeo Gamba, accademico della Crusca, che,
recensendo le traduzioni della Batracomiomachia, taglia corto : Sarebbe lunga
leggenda lo schierare le traduzioni che della Guerra de Ranocchi e de Topi si
sono fatte dopo quelle del Salvini e del Ricci
25
. La traduzione salviniana
precede quella del Ricci di una ventina danni : compare a Firenze nel 1723
26
;
Salvini aveva preceduto Ricci sulla cattedra di lingua greca presso lo Studio
fiorentino. Ci troviamo quindi dinanzi ad una riappropriazione filologica del
testo da parte di due illustri grecisti; entrambe le traduzioni, decisamente

22
Riporto la titolazione completa del terzo volume : Dissertationes Homericae Habitae In Florentino Lyceo Ab
Angelo Maria Riccio Graecarum Literarum Prof. Quibus Accedunt Eiusdem Orationes Pro Solenni
Instauratione Studiorum, Volume III, Ex Typographia Caietani Albizinii, Florentiae, MDCCXLI.
23
La guerra de ranocchi e de topi; tradotta in rime anacreontiche da Angiol Maria Ricci, Stamperia di
Gaetano Albizzini, Firenze 1741.
24
Odissea ed altre poesie dOmero. Tradotte dalloriginal greco in versi sciolti da Anton Maria Salvini,
Stamperia del Seminario, Padova 1760.
25
Bartolomeo Gamba da Bassano, Serie dei testi di lingua e di altre opere importanti nella italiana letteratura
scritte dal secolo XIV al XIX, Venezia, Coi tipi del Gondoliere, MDCCCXXXIX, p. 640.
26
Batracomiomachia e glInni trad. in verso sciolto da Anton Maria Salvini, Firenze, Tartini e Franchi, vol. 2 in
8, 1723; il Federici cita unaltra edizione padovana del 1742 oltre a quella del 1760, citata alla nota 24. Sulla
figura di Salvini : Carmelo Cordaro, Anton Maria Salvini. Saggio critico-biografico, Piacenza, 1906 e Maria Pia
Bartoli, Anton Maria Salvini (1653-1729). Il ritratto di un letterato nella Firenze di fine Seicento, 2005.
aderenti al testo di partenza se non quasi letterali, proprio per esigenze di rigore
e scrupolo erudito.
Su questa stessa scia, si muove la traduzione del veronese Antonio Lavagnoli,
che, nonostante la maggiore statura dei precedenti due traduttori, assurse, anche
in virt dei giudizi positivi del Rubbi
27
, allo status di traduzione esemplare del
poemetto. Stampata per la prima volta a Venezia nel 1744, la versione del
Lavagnoli venne ristampata una seconda volta a Verona nel 1788 e poi, a
testimonianza dello statuto raggiunto, venne raccolta, insieme alle traduzioni
omeriche del Pindemonte e dello Strocchi, in un volume della Collana de' poeti
greci delleditore Tommaso Masi (Livorno, 1805)
28
. Lo stesso volume in una
successiva ristampa maceratese si trovava nella biblioteca Leopardi
29
. Sebbene
ledizione presente nella biblioteca di Monaldo fosse del 1825, quindi troppo in
l, per essere letta dal giovane Giacomo del Discorso sopra la
Batracomiomachia, la fortuna della traduzione del Lavagnoli appare in questo
scritto introduttivo come una questione su cui Leopardi sente il dovere di
intervenire. In buona parte tutta loperazione culturale della sua versione del
poemetto sembra scaturire dalla volont di scalfire la fortuna di quella
traduzione che rappresenta agli occhi di Leopardi forse lesempio pi lampante
di ci che egli vuole evitare. Lintenzione di propugnare un modello di
traduzione nuovo che contemperi la fedelt al testo e le giuste aspirazioni di
autonomia dalloriginale fa quindi allontanare Leopardi dal modello
rappresentato da Lavagnoli. Per questo, forse, pi che per leffettiva pochezza
della traduzione, il giudizio leopardiano molto severo :

questa, a dir vero, non che una fredda e quasi letterale interpretazione del testo greco, fatta
coll'originale e col Rimario alla mano, in versi poco eleganti, e con rime stentate e spiacevoli.
Leggendone il primo verso senza saper nulla del titolo, si conosce tosto che esso appartiene ad
una traduzione, tanto questa lontana dall'aver l'aria di un componimento originale. Insomma

27
Il Rubbi diede sopra tutte le traduzioni italiane della Batracomiomachia la preferenza a quella del Lavagnoli
(Leopardi, Discorso sopra la Batracomiomachia).
28
Homerus, Batracomiomachia e Inni di Omero tradotti in versi da vari, Livorno : presso Tommaso Masi e
Comp. : co' tipi di Didot il maggiore, 1805.
29
Homeri, Batracomiomachia ed inni, traduzione poetica di vari autori, Macerata 1825.
la traduzione del Lavagnoli, che pure, a giudizio del Rubbi, migliore di tutte le versioni
italiane dello stesso poema, e che questo scrittore chiama bellissima, a me par quasi al di sotto
del mediocre
30
.

Come abbiamo gi visto allinizio di questa breve ricognizione tra le versioni
italiane del poemetto, la Batracomiomachia sembra rinascere ed essere riattivata
spesso in zone culturalmente marginali della penisola: il caso di due traduzioni
che si segnalano nella citt di Tropea nellarco di 15 anni nel corso del XVIII
secolo; la prima quella a cura del patrizio ed accademico di Tropea, cos
nellintestazione del volume, Antonio Migliarese nel volume stampato a Napoli
Le favole di Fedro e d'Aviano e la Batracomiomachia di Omero
31
. La seconda
compare nello stesso territorio nel 1779 a cura dellabate Antonio Jerocades in
calce al suo volume Esopo alla moda
32
. Entrambi i traduttori, come si evince dai
volumi miscellanei che contenevano le loro versioni del poemetto, sono
accomunati dalla rielaborazione attiva della tradizione favolistica della
classicit; la Batracomiomachia in questi volumi funge da appendice in quanto
anchessa apologo favolistico, soprattutto nei suoi versi iniziali. In entrambe le
versioni notevole la rielaborazione in modo pi specifico del proemio e
dellantefatto con coloriture che spingono la narrazione sui binari della
favolistica mentre la sezione dedicata alla battaglia appare abbastanza fedele al
testo originale. Soprattutto la versione di Jerocades sembra dipendere in
questultima porzione del poema da quella di Migliarese, per motivi di adesione
stilistica, come enunciato dallo stesso autore nella sua premessa
33
. Altra
traduzione settecentesca di cui tener conto quella di Giovanni Paolo Ricolvi,
che Leopardi menziona in nota nel Discorso, stampata a Torino nel quarto

30
Giacomo Leopardi, Discorso sopra la Batracomiomachia.
31
Le favole di Fedro, e d'Aviano, e la Batracomiomachia d'Omero tradotte in versi volgari dal signor d. Antonio
Migliarese patrizio, ed accademico di Tropea, in Napoli, nella stamperia Abbaziana, 1763.
32
Antonio Jerocades, Esopo alla moda, ovvero delle favole di Fedro parafrasi italiana, in Napoli, presso il
Porsile, 1779; ristampato in Id., Esopo alla moda ovvero Delle favole di Fedro parafrasi italiana, 4. Voll.,
Raffaele Raimondi stampatore, Napoli, 1816-187.
33
A noi piaciuto di tradurlo in ottava rima, seguendo ancora l'esempio del Sig. D. Antonio Migliarese,
Cavaliere e Poeta Tropeano. Vi abbiamo aggiunta qualche cosa di nuovo, per dargli un'aria Italiana, quanto per
noi si potuto, e non abbiam voluto cangiare i nomi delle Rane, e de'Sorci, che sono nomi proprj, come Achille
ed Ulisse.
volume dei suoi Opuscoli postumi
34
. Erudito torinese morto in giovane et, il
Ricolvi spazi nei suoi interessi dallarcheologia alla letteratura classica; gli
Opuscoli postumi sono recensiti in modo abbastanza severo sul numero XXVI
(1773) delle Efemeridi letterarie; unica eccezione riscontrata quella per la
traduzione della Batracomiomachia : La Dissertazione sopra lAntologia (o sia
Raccolta di Epigrammi greci) savia, e dotta; le traduzioni latine assai pure
[], ma le versioni italiane, o Dio, sono meschinissime. Faremo liberamente
eccezione alla versione della Batracomiomachia di Omero
35
.
La traduzione dellabate veneziano Cristoforo Ridolfi non viene menzionata da
Leopardi; una mancanza alla quale il Vogel consiglier di porre rimedio in una
lettera del 4 Marzo 1817 :

Nella dissertazione dove accenna i suoi predecessori autori di batracomiomachie italiane Le
sfuggita la pi recente data in luce a Venezia nel 1776 insieme collIliade da Cristoforo
Ridolfi
36
.

Il precettore del giovane Leopardi conosceva questa versione e la sua
segnalazione solo in funzione di un potenziale aggiornamento del resoconto
leopardiano sulle traduzioni a lui precedenti. Non siamo quindi di fronte ad una
segnalazione di tipo qualitativo, anche perch la diffusione ridotta di questa
versione e le poche notizie che si possono ricavare sul suo autore ci fanno
pensare ad una sua circolazione ristretta. Riporto le notizie sullautore che si
leggono in Della letteratura veneziana del secolo XVIII fino a'nostri giorni :

Lab. Cristoforo Ridolfi [] stamp una versione delle Canzoni scelte dAnacreonte, a cui
stavano uniti tradotti in verso sciolto i libri XVIII e XX dell Iliade di Omero, ma nel 1776 ce

34
Opuscoli postumi del Sig. Giovanni Paolo Ricolvi, 1772, in 4-a, Torino in Opuscoli postumi di Giovanni Paolo
Ricolvi contenenti 1. Saggio sulla critica ... 2. Dissertazione sovra l'antologia ... 3. Lezione accademica sovra
Menandro ... 4. Homeri batrachomyomachia latino ... Corredati di varie critiche annotazioni, in Torino, nella
Stamperia Reale, 1777.
35
Efemeridi letterarie di Roma per lanno MDCCLXXIII, Vol. 2, presso Gregorio Settari e compagni, Roma
1773, p. 207.
36
Giacomo Leopardi, Epistolario, vol. I, p. 58.
la diede tutta intera tradotta, unendovi tradotta in ottava rima pur anco la
Batracomiomachia
37
.

Analoga diffusione ebbe lultima traduzione citata nel Discorso, quella di
Camillo Acquacotta, comparsa a Matelica nel 1802
38
. Il volume, era presente
nella biblioteca leopardiana; si tratta forse della versione italiana che per prima il
giovane poeta ha potuto consultare; il suo giudizio nei confronti di questa prova
traduttiva per questo abbastanza cauto. Di base Leopardi esprime la sua
approvazione ma individua delle mancanze che ne pregiudicano il confronto alla
pari con le altre traduzioni fin qui citate, tanto che le parole dedicate
allAcquacotta sono confinate in nota :

La nuova versione dello stesso poema del sig. Camillo Acquacotta [] molto fedele, e
contuttoci non servile, ed composta di sciolti molto armoniosi, onde mi meraviglio che alla
lima dell'autore sia sfuggito quel verso:
Ospite, del cibo tuo troppo ti vanti.
Ma un poema burlesco italiano senza rime, ha un gran difetto, o almeno manca di un gran
pregio.

Le parole di Leopardi, pur evidenziando la fedelt di fondo della traduzione, si
soffermano sulla mancata traduzione di un verso; di fatto viene inficiata o per lo
meno, ridimensionata quella fedelt cui Leopardi si era premurato di far subito
riferimento. Il verso in questione, inoltre, tra i pi caratteristici e famosi del
celebre poemetto, quasi una sua epitome, ricorrendo in esso i due ingredienti
della poesia dello pseudo-Omero, il valore bellico coniugato con le altrettanto
grandiose descrizioni gastronomiche. Lultima riserva di carattere metrico; da
buon traduttore Leopardi consapevole dellimportanza della forma metrica in
cui si rielabora il testo di partenza, in quanto questultima ne influenzer poi la
fruizione. Inoltre la scelta metrica appare ancora pi centrale nel tradurre un

37
Giovanni Antonio Moschini, Della letteratura veneziana del secolo XVIII fino a'nostri giorni, in Venezia dalla
Stamperia Palese, tomo II, p. 273.
38
Homero, La Batracomiomachia di Omero tradotta da Camillo Acquacotta, Matelica, 1802, tom. 1, vol. 1, in -
16.
poema le cui versioni italiane abbondavano fino a costituirsi ormai in un vero e
proprio corpus tradizionale. Non un caso che la disquisizione sulla forma
metrica da adottare occupi molto spazio nel Discorso e che Leopardi abbia
optato per una scelta sui generis, con un metro, la sestina di endecasillabi, mai
usato nelle traduzioni pseudo-omeriche. Concludendo, la traduzione di
Acquacotta, storico antiquario, autore di una storia della citt di Matelica, era un
precedente regionale che Leopardi non poteva non prendere in considerazione,
tanto pi che lAcquacotta potrebbe aver avuto contatti con il Vogel e, quindi
indirettamente, influenzato la prima educazione leopardiana. Il giudizio
leopardiano nel Discorso potrebbe suonare come una parziale presa di distanza
dal mondo antiquario della Marca, che inizialmente lo aveva formato.
Nel XIX secolo le traduzioni della Batracomiomachia non accenneranno a
diminuire; in quanto non conosciute da Leopardi allaltezza della stesura della
sua prima traduzione (1815) o per lo meno non citate nel Discorso non ne
tratter; ho comunque elencato in calce a questo breve resoconto tutte le
traduzioni che ho raccolto nei cataloghi e sulla scorta del Federici, comprese
quelle ottocentesche, indicando, laddove stato possibile, il metro adottato:

Aurelio Simmaco de Iacobiti Napoli 1456, trasmessa nel ms. Paris BNF
It. 1097; in ottava.
Giorgio Sommariva, La Batracomachia dOmero tradotta in terza rima
da Giorgio Sommariva, Verona 1470.
Carlo Marsuppini , Batracomiomachia tradotta da Carlo Marsupini,
Parma 1492 ; in esametri.
Lodovico Dolce, La Battaglia de i topi e delle rane cavata da Homero, in
L'Ulisse di M. Lodovico Dolce, da lui tratto dell' Odissea d'Homero et
ridotto in ottava rima, Venezia 1573; in ottava.
Giovanni da Falgano, volgarizzamento trdito dal codice CI. VII. Cod.
189 della Biblioteca Magliabechiana, Firenze Post 1575; in versi sciolti.
Andrea Del Sarto, La guerra de topi e de ranocchi. Poema eroi-comico,
Firenze 1588 (ma pubblicata solo nel 1788); in ottava.
Federico Malipiero, Il combattimento delle rane, e de' topi d'Omero
trapportato dalla greca, nella toscana lingua da Federico Malipiero
nobile veneto, Venezia 1642.
Anton Maria Salvini, Batracomiomachia e glInni, Firenze 1723; in versi
sciolti.
Angiol Maria Ricci, La guerra de ranocchi e de topi, Firenze 1741; in
rima anacreontica.
Antonio Lavagnoli, Batracomiomachia greca, latina e italiana, Venezia
1744; in terza rima.
Antonio Migliarese, Le favole di Fedro, e d'Aviano, e la
Batracomiomachia d'Omero tradotte in versi volgari dal signor d.
Antonio Migliarese patrizio, ed accademico di Tropea, Napoli 1763; in
ottava.
Giovanni Antonio Ricolvi, Homeri Batracomyomachia, latino atque italo
metro reddita in Opuscoli postumi del Sig. Giovanni Paolo Ricolvi, Vol.
IV, Torino 1772.
Giacomo Vittorelli in Poemetti e stanze di Giacomo Vittorelli, Padova
1773; in ottava.
Marcantonio Pindemonte in Poesie scelte Del March. Marcantonio
Pindemonte, Verona 1775; in versi sciolti.
Cristoforo Ridolfi , L'Iliade d'Omero, nuovamente tradotta dall' original
greco in versi sciolti, e la Batracomiomachia in ottave Venezia 1776.
Antonio Jerocades, La Batracomiomachia dOmero, in id., Esopo alla
moda, ovvero delle favole di Fedro, Napoli 1779; in ottava.
Felice Fontana Barnabita in La Batracomiomachia volgarizzata in versi
sciolti da Felice Fontana Barnabita, Milano 1784
Nunziante Pagano, Batracomiomachia dOmero, allinterno di Id., Le
bbinte rotola de lo Valanzone azzoe Commiento ncopp' a le bbinte norme
de la chiazza de lo Campejone, Napoli 1787; in ottava.
Francesco Mazzarella Farao, La Batracommiomachia aliasse la guerra
ntra le rranonchie , e li surece, Napoli 1789; in sesta rima.
Alessandro Garioni, La Batracomiomachia dOmero, Milano 1793; in
ottava.
Camillo Acquacotta in Homero, La Batracomiomachia di Omero tradotta
da Camillo Acquacotta, Matelica 1802; in versi sciolti.
Francesco Soave in L'Odissea tradotta in versi italiani da Francesco
Soave, con annotazioni; ed aggiuntavi la Batracomiomachia, Pavia 1805;
in versi sciolti.
Antonio Porto, La Batracomiomachia in terza rima, Vicenza 1810.
Francesco Antolini, La Moscheide di Teolilo Folengo , cognominato
Merlin Cocajo : poema eroicomico , recato in versi italiani da Francesco
Antolini ; aggiuntavi la Batracomiomachia, Milano 1817; in sesta rima.
Antonio Pazzi, Batracomiomachia dOmero, o sia della guerra delle rane
e detopi, volgarizzamento inedito, Firenze 1820; in ottava.
Vincenzo Rota, La Batracomiomachia di Omero, Padova 1820; in ottava.
Paolo Costa , La batracomiomachia o sia la guerra de' topi e delle rane,
Bologna 1822; in versi sciolti.
Leopoldo Boldi, La batracomiomachia dOmero, Milano 1823; in ottava.

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