I Danni Del Fascismo - Alessandro Mezzano

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Alessandro Mezzano

I DANNI DEL FASCISMO

CYBERSAMIZDAT
Cyberedizione in formato pdf
Gennaio 2006
www.italia-rsi.org/zzz/cybersamizdat/aaacybersamizdat.htm

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2
Questa versione in formato PDF è stata realizzata con la collaborazione di

www.italia-rsi.org

e per gentile concessione (oltre che dell’autore) delle

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Viale Osacca 13
43100 Parma
tel. 0521 290880
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a cui potrete anche richiedere la copia cartacea già stampata e rilegata al


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riprodurre il loro catalogo. Cosa che noi facciamo in appendice alla presente
edizione.

L’Autore ci ha chiesto gentilmente di segnalare il mensile che egli cura in


rete. Si intitola Fiamma e lo trovate al seguente sito:
http://xoomer.virgilio.it/fiamma/

Del presente formato pdf siete liberi di fare ulteriori copie di questo
formato PDF da inviare per email o floppy ad amici e conoscenti purché non
ne facciate scopo di lucro e non ne modifichiate le pagine.

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gratuitamente il presente libro formato PDF e un supplemento di iconografia:

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Però, mentre siete liberi di fare quante copie elettroniche credete di questo
libro, per darle ad amici e conoscenti, siete vivamente pregati di non
passare copie elettroniche del supplemento con copertina e con
iconografia, né di caricarlo in altri siti, lasciando che ognuno vada a
scaricarselo autonomamente e gratuitamente, alla nostra url

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da dove peraltro è possibile anche scaricare il libro.


Questa operazione farà scattare il contatore in rete che ci permetterà di
monitorizzare, non solo coloro che scaricano il testo del libro, ma anche, con
approssimazione per difetto, quelli che hanno ricevuto il libro, tramite copia,
da amici e che verosimilmente vorranno procurarsi in rete anche il
supplemento iconografico.
Solo così potremo farci un’idea della diffusione in cyberedizione de “I danni
del Fascismo”.

Grazie.

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ISTRUZIONI PER STAMPARVI IL LIBRO E PER RILEGARLO

Siete liberi di stampare questo PDF in parte o anche tutto. Se volete


confezionarvi il libro da soli eccovi le istruzioni:
1) Questo libro è fatto per essere stampato in formato A5 (che corrisponde
alla metà di un A4. Si consiglia di usare per la stampa una cartuccia nuova di
inchiostro e una risma di carta di buona qualità e di formato A5 (in una
tipografia farsi tagliare a metà un A4). In pratica con un foglio A4 otterrete
due fogli A5 su cui potrete stampare ben 4 facciate di formato A5. Converrà
stampare prima tutte le pagine dispari; riassettare poi la risma, infilarla nella
stampante per ristampare tutte le pagine pari. Se non avrete usato una formato
A5, ma un A4 (con consumo doppio di carta), sarà necessario, dopo la
stampa farsi ritagliare, in una tipografia, i bordi eccedenti, in modo da
ottenere il formato giusto.
2) Dopo la stampa ricostituire bene la risma allineando perfettamente le
pagine, soprattutto nel bordo destinato a divenire il dorso del libro.
3) disporre il bordo da rilegare (dorso) in riga col bordo di un tavolo
4) Mettere il bordo da rilegare (dorso) sotto pressione con qualche volume
pesante o due tavolette che facciano da morsetto tramite dei potenti elastici
laterali.
5) Spalmare con un pennelletto della colla tipo vinavil sul dorso e attendere
almeno 24 ore.
Con la semplice spennellatura di vinavil sul dorso del libro si ottiene un ottimo
risultato. Se, in fase della prima applicazione di vinavil sul dorso, volete ottenere una piccola
penetrazione di colla (frazioni di millimetro) fra una pagina potete fare così. Bloccate la risma
dalla parte opposta al dorso con uno di quei mollettoni robusti che si usano per tenere insieme
fogli singoli per appunti. Tenendo poi la risma dalla parte del mollettone, che ne assicura il
bloccaggio, curvare con una mano i fogli dalla parte del dorso. Si ottiene così una leggera
sfasatura dell’allineamento originario su cui applicare la colla velocemente, che in questo modo
va a bagnare anche una frazione di millimetro della pagina. Per fare questa operazione vi servirà
forse l’aiuto di un’altra persona. Riportare subito la risma in posizione diritta. Si ottiene così il
riallineamento del dorso. Mettere il bordo del dorso sotto pressione con qualche volume pesante
o due tavolette che facciano da morsetto tramite dei potenti elastici laterali. Procedere poi come
da istruzioni del punto 6 e punto 7.
6) Levare il libro con cura dalla “pressa” e attaccare al dorso, con colla tipo
vinavil, una garzetta da medicazione, in singolo strato alta quanto il dorso e
larga appena due centimetri in più del dorso in modo da abbracciare, per
almeno un cm per parte, anche la prima e l’ultima pagina. Attendere 24 ore.

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7) attaccare con vinavil al dorso del libro una copertina di cartone-cartoncino
che avrà le seguenti dimensioni: altezza uguale a quella del libro; larghezza
pari al doppio della larghezza delle pagine libro più il valore dello spessore
(dorso) del libro. Potete rinforzare l’attaccatura incollando una striscia di
carta che copra la striscia di garza sporgente e una larghezza pari sulla parte
interna della copertina. Sul cartoncino potrà essere preventivamente
stampato, con opportuna impaginatura di stampa, il “disegno” di copertina da
noi fornito assieme all’iconografia in rete. Se non siete sufficientemente abile
nelle reimpaginazioni potete semplicemente stampare il “disegno” di
copertina da noi fornitovi assieme alla iconografia su di un semplice foglio
A5 che poi incollerete sulla copertina di cartoncino.

SE INVECE PPREFERITE ACQUISTARE L’EDIZIONE CARTACEA


GIA’ STAMPATA E RILEGATA DEL LIBRO

Alessandro Mezzano, I danni del Fascismo, pp. 80, euri 8,00

rivolgersi a:

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Viale Osacca 13
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Tali cataloghi sono scaricabili, in versioni aggiornate, sempre al sito
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Dedico questo libro a GLAUCO BIANCHI.
Glauco Bianchi è un ragazzo di Mestre che nel 1945 aveva
diciassette anni e mezzo ed è rimasto fermo a quell’età perché
nell’Aprile di quell’anno è morto.
E’ morto combattendo durante un attacco dei partigiani alla sua
caserma della Guardia Nazionale Repubblicana.
Era l’ultimo rimasto vivo alla fine di quella battaglia sostenuta da
lui e dai suoi camerati per non arrendersi, per non togliersi la

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camicia nera, per non ammainare la bandiera della Patria e
degli Ideali!
Glauco Bianchi, rimasto senza munizioni, ha preferito la morte
alla resa; ha preferito spegnere la vita, che alla sua età urla la
volontà d’essere, ha rinunciato ad un futuro che gli spettava,
per testimoniare una FEDE che rappresentava il suo universo e
senza la quale la vita, a diciassette anni e mezzo, gli è parsa
povera e vuota…!
Glauco Bianchi non ha, naturalmente, ricevuto medaglie né
citazioni, né ricordo ufficiale; credo anzi che al di fuori di me e di
quattro o cinque persone, nessuno oggi sappia che egli sia
esistito.
Glauco Bianchi ha avuto solamente il dolore orgoglioso e pieno
d’amore di sua madre e della mia che la conobbe in quegli anni
e ne divenne amica..
Che le poche pagine di questo libro lo ricordino, in
ringraziamento del tanto che mi ha insegnato e del tanto che mi
ha lasciato in eredità spirituale pur senza conoscermi..

Alessandro Mezzano

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Premessa

Questo non è, né vuole essere, un libro come gli altri; non è


un romanzo, non è un saggio, non è un libro di storia, non è
un'analisi politica.
Non è nemmeno un vero libro; a parte la mole modesta,
eventualmente lo si può considerare un "libro bianco" nel senso
che vuole essere solamente l'esposizione ragionata delle cose
che il Fascismo ha realizzato, nel breve arco di ventitré anni dei
quali cinque di guerra e due 1929 e 1930) di una spaventosa
crisi economica mondiale e quindi non ideali per varare riforme
strutturali importanti.
Un'esposizione semplice e lineare, priva di enfasi retorica,
con un minimo di dati, un minimo di cronistoria ed un accenno
alle conseguenze che tali realizzazioni hanno determinato,
spesso in modo permanente, nella società Italiana.
E dunque, l'esposizione di una verità oggettiva, determinata
e controllabile.
Come quasi tutte le cose che si fanno, anche questo libro
nasce da una esigenza pratica, anzi da una motivazione così
pressante e consistente da sottoporre chi scrive alla fatica della

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ricerca, della selezione e del riordino di dati e notizie e della
stesura del testo.
Sono cinquantotto anni che tutti gli antifascisti, con e senza
un passato in camicia nera (e questi ultimi molto spesso solo
per motivi anagrafici), ci rompono le scatole con notizie
inesatte, menzogne ed omissioni, rinfacciando ai Fascisti quelli
che, secondo loro, sono i disastri provocati dal regime in
generale e da Benito Mussolini in particolare!
Senza contare che i più arrabbiati in questa bisogna sono
sempre stati i "senza vergogna" comunisti ed ex comunisti,
spesso ex camicie nere convertiti opportunamente quando le
cose si mettevano male per il Fascismo e dunque infami
voltagabbana ed opportunisti con la necessità di rifarsi una
"verginità" politica.
Non che di antifascisti veri non ce ne fossero, ma fino al
1943 essi erano pochi e comunque molti, moltissimi di meno di
quanti si aggregarono al carro dei vincitori quando le sorti e la
fortuna del regime girarono.
Noi che avemmo la ventura di conoscerne alcuni, pur
considerandoli avversari li rispettiamo come persone perché per
essere antifascisti dal 1922 al 1943 ci voleva coraggio, onestà
intellettuale e determinazione mentre per diventarlo dal 1943 al
1945 bastava un po' di opportunismo…

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Non se ne può più, anche perché, a fronte di una relativa
limitazione delle libertà, delle leggi razziali e dell'entrata nella
seconda guerra mondiale, cose di cui si può senz'altro
discutere, ma la cui condanna assoluta e senza appello è
opinabilissima anche a fronte dei disastri ben maggiori che
capitalismo "democratico" e comunismo hanno portato al
mondo senza la condanna né della politica né della storia,
nessuno di questi galantuomini ha l'onestà intellettuale o la
preparazione storica per riconoscere le mille cose positive che il
Fascismo ha portato agli Italiani, ma si limitano, i meno
acrimoniosi e pregiudiziali, a riconoscere genericamente che:
"..qualcosina di buono è stato fatto..".
Ebbene noi vogliamo solamente evidenziare come quel
qualcosina sia in realtà molto, anzi moltissimo di più di quanto
la storiografia ufficiale riconosca e vogliamo fornire ai camerati,
ai giovani che non sanno ed ai Cittadini in buona fede, un
qualcosa di concreto sia per ampliare le proprie conoscenze
personali e farsi un'opinione autonoma e non drogata dalla
propaganda, che per sapere fondatamente ribattere ai soliti
denigratori in "servizio permanente" in occasione di eventuali
discussioni o dibattiti.
Vogliamo dimostrare come la gran parte dell'impianto delle
Leggi sociali e civili sulle quali ancora oggi si fonda la vita di tutti

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i lavoratori ed i cittadini Italiani, sia stato costruito durante il
ventennio, dal Fascismo, per la precisa volontà di Benito
Mussolini.
Vogliamo evidenziare come in Italia, le grandi riforme di
questo secolo appena trascorso che hanno rivoluzionato in
modo significativo e permanente la scuola, l'agricoltura,
l'industria, lo sviluppo urbanistico, il mondo del lavoro, il mondo
femminile, la giustizia, la società tutta, siano opera della
dottrina, della prassi e dell'azione del Fascismo e che le
vanterie in questa materia dei comunisti, dei sindacati e della
sinistra in genere sono una vera e propria appropriazione
indebita causata dal vuoto e dalla sterilità della loro azione
sociale….
Per gli increduli, basterebbe rileggere il manifesto che un
politicamente angosciato Palmiro Togliatti con la firma di altri 64
alti esponenti del Partito Comunista Italiano) inviò:".. agli
Italiani, alle Camice nere ed ai Fascisti.." nel 1936 per
comprendere come l'azione sociale del Fascismo avesse risolto
i maggiori problemi degli Italiani ponendo i Comunisti alla
disperazione ideologica per la semplice constatazione che i
risultati ed il consenso ottenuti dal Fascismo rendevano il
comunismo in Italia non solo vinto, ma inutile!

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Eccone i passi salienti:" Al popolo Italiano, ai soldati, alle
camice nere, agli ex combattenti e volontari d'Africa: noi
abbiamo ragione d'inorgoglirci della nostra storia Patria…….noi
Comunisti facciamo nostro il programma Fascista del 1919, che
è un programma di pace e di libertà, di difesa degli interessi dei
lavoratori. Camice nere ed ex combattenti e volontari d'Africa, vi
chiediamo di lottare uniti per la realizzazione di questo
programma……..Noi proclamiamo che siamo disposti a
combattere insieme a voi, Fascisti della vecchia guardia e
giovani Fascisti, per la realizzazione del programma Fascista
del 1919 e per ogni rivendicazione che esprima un interesse
immediato, particolare o generale dei lavoratori del popolo
Italiano. Diamoci una mano, Fascisti e Comunisti, Cattolici e
Socialisti, uomini di tutte le opinioni.."
Semmai, l'azione dei sindacati e della sinistra, ha seguito e
sviluppato la traccia lasciata dal Fascismo e dalla
determinazione di Benito Mussolini, in alcuni casi migliorando
ed in altri peggiorando le riforme che, nella sostanza, sono di
matrice Fascista.
Soprattutto vogliamo che i giovani, cui l'informazione, la

scuola e la cultura ufficiali mentono da anni su questo

argomento o per falsità o per reticenza o per omissione

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e comunque senza mai porre a confronto serio la

politica sociale del Fascismo con quella dei governi del

dopo guerra, possano esercitare il loro spirito critico

confrontando i fatti che citeremo con il giudizio

globalmente disastroso che l'ufficialità resistenziale e la

"Kultura" di sinistra hanno loro fornito, per formarsi loro

stessi un personale giudizio basato sui fatti e sui dati

oggettivi e controllabili e non sulle chiacchiere!

Vogliamo far toccare con mano che quel "qualcosina" ha


inciso, ed incide tutt'oggi in modo marcato sulla quotidianità di
ciascun Italiano e come ci sia traccia delle riforme e delle Leggi
del Fascismo in ogni settore, dalla scuola, alla cultura, al
lavoro, all'agricoltura, al sociale, che condizionano
positivamente la vita di tutti noi.
Vogliamo fornire i dati su cui riflettere per constatare

che tutta la politica sociale del Fascismo puntò

ininterrottamente verso il riscatto sociale del popolo

ponendo l'Uomo come protagonista del mondo del

lavoro e come cardine di uno Stato moderno che

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anteponeva la società umana all'economia e puntava

alla partecipazione reale dei Cittadini alla gestione

diretta della cosa pubblica.

Alla elencazione delle riforme messe in opera dal Fascismo,


i detrattori più sprovveduti e superficiali obiettano che esse
sono avvenute quasi per un automatismo inevitabile a causa
del progredire dei tempi e che quindi il Fascismo sarebbe stato
solamente il notaio involontario di tali avvenimenti.
A parte la pochezza di una tesi indimostrabile che, come
tale, evidenzia la malafede ed il pregiudizio di un tentativo poco
intelligente di negare l'evidenza, basterebbe la mole,
l'importanza e la brevità dei tempi occorsi alle riforme per
dimostrare che queste sono avvenute non a caso, ma per la
ferma volontà di Benito Mussolini e di tutto il Fascismo, stante
anche la loro perfetta coerenza con la dottrina del Partito
Nazionale Fascista!
In altri Paesi tali riforme sono avvenute non sempre, spesso
non tutte e mai in un così breve arco di tempo!
Se mai è documentabile da scritti, dichiarazioni ed atti di
personaggi di primo piano della politica, della religione della
letteratura e dell'arte mondiali come, in quegli anni, il mondo ci
osservasse, ci invidiasse e ci copiasse….

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Alcuni giudizi per tutti:
Mahatma Gandhi: "..Il Duce è uno statista di primissimo
ordine, completamente disinteressato."
Il gran Mufti di Gerusalemme proclama 1938) Mussolini
"difensore dell'Islam" e gli consegna la simbolica spada
dell'Islam.
Vladimir Ulianov, detto Lenin :"..sono certo che per causa
sua e delle idee che lui ha, il marxismo sarà un giorno battuto e
definitivamente rovinato.."
Josip Vissarianovich detto Stalin :"..con la morte di
Mussolini, scompare un grande uomo politico cui si deve
rimproverare di non aver messo al muro i propri avversari
politici.."
Wiston Churcill: "..così finirono i ventuno anni della dittatura
di Mussolini in Italia durante i quali egli aveva salvato il popolo
Italiano dal Bolscevismo per portarlo in una posizione in Europa
quale l'Italia non aveva mai avuto prima.."
Antony Eden fautore delle sanzioni): "..Mussolini è il grande
legislatore dei nostri tempi. Le Leggi del Duce e dei suoi fedeli
sono una pietra miliare nell'evoluzione mondiale.."
E.Delano Roosvelt : "..sono rimasto davvero ammirato dal
modo come (Mussolini) concepisce e risolve i maggiori problemi
del giorno.."

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R.Kiplyng agli Italiani: "..sappiate amare questo vostro
meraviglioso fratello che protegge il vostro avvenire.. pensate
che per l'Italia egli è tutto.."
G.B.Shaw: "..il popolo aderisce a Mussolini perché lo
considera indispensabile.."
Stanley Baldwin, primo ministro Britannico: " non credo che
in Europa vi siano uomini eccezionali come Mussolini.."
Claude Ferrère, Accademico di Francia: "..il bene che
Mussolini ha fatto all'Italia è, malgrado tutto,
incommensurabile.."
Richard Strauss: "..se dovessi sintetizzare il mio pensiero
col minor numero di parole non troverei che queste: Mussolini
è unico.."
Igor Strawinsky: "..non credo che alcuno abbia per
Mussolini una venerazione maggiore della mia.."
H.S. Harmswort, Lord Rothermere: "..Mussolini è la più
grande figura della nostra età e probabilmente dominerà il XX°
secolo.."
Ma, al di là delle opinioni, seppure suffragate da prove,
lasciamo la parola ai fatti:
Quello che segue è un elenco, frammentario ed incompleto,
ma significativo, delle principali Leggi, riforme ed opere che
furono realizzate dal Fascismo e che cambiarono il volto della

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società Italiana ottenendo al regime ed a Benito Mussolini quel
consenso popolare quasi totale che oggi la cultura e la
storiografia ufficiali si affannano a disconoscere o comunque a
sminuire, ma che chiunque ha vissuto quei tempi e non è in
malafede, conosce bene e non può negare!
Di proposito, i commenti e le opinioni sono ridotte al minimo
indispensabile per facilitare la comprensione dei precedenti e
dell'ambientazione, mentre si è cercato di lasciare lo spazio
maggiore alla sostanza ed alla concretezza dei provvedimenti in
modo che ciascuno sia libero di farsi una personale opinione e
di trarre le proprie conclusioni in modo autonomo, in base alla
propria capacità di giudizio critico.

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1° Parchi Nazionali
Gran Paradiso: RDL n° 1584 del 03 -12-1922
Abruzzo: RDL n° 257 del 12 -'7- 1923
Circeo: Legge n° 285 del 25 - 01-1934
Stelvio: Legge n° 740 del 24 - 04 - 1935

La priorità che il Fascismo dette ai valori spirituali della vita,


in antitesi al materialismo che dominava e che domina tuttora) il
concetto stesso di società auspicata dal Capitalismo e dal
Marxismo, si deduce anche dall'attenzione e dalla cura che
esso pose alla preservazione della natura e delle tradizioni
culturali di quelle zone che il progresso tecnologico che
sopravveniva minacciavano.
Il concetto di salvaguardare i vari "paradisi naturalistici" che
fortunatamente abbondano in Italia con la loro ricchezza di
paesaggi, di flora, di fauna e di tradizioni e culture originali e,
nel contempo, farne un'attrattiva atta a promuovere un turismo
intelligente e non invasivo, è stata una mossa geniale in quanto
ha avuto la lungimiranza di vedere come era possibile, in un
solo colpo, difendere natura e tradizioni ed incrementare
l'economia ed il livello di benessere di quelle zone.
Si sviluppa così e non solo teoricamente nella dottrina, ma
anche e soprattutto nell'azione di governo, il concetto Fascista

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basilare che il territorio e le risorse, prima di essere proprietà
dei singoli Cittadini, costituiscono un bene che appartiene non
allo Stato, ma alla Nazione e come tale va preservato.
E' una vera e propria rivoluzione culturale che ribalta la
concezione liberale di proprietà e che determina un approccio
nuovo ed originale non negando la proprietà, ma ponendole dei
confini precisi che la rendono secondaria rispetto all'opzione
prioritaria dell'interesse generale e Nazionale.
Anche in questo caso, la riprova della validità dell'iniziativa
si ha dalla constatazione che essa è stata ampiamente copiata
e ripresa negli ultimi sessant'anni, magari con l'aggiunta di un
"pizzico" di volontà speculativa.

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2° Tutela lavoro Donne e Fanciulli
Legge promulgata il 26-04-1923 con Regio Decreto n° 653

E' una delle prime Leggi sociali del Fascismo che nasce
solo sei mesi dopo la marcia su Roma del 28 Ottobre 1922 ed è
chiaramente indicatrice di quella che sarà la politica sociale
degli anni futuri del regime.
Negli anni e nei secoli precedenti, né la Chiesa, né la
borghesia, né i socialisti ed i sindacati, erano riusciti a
migliorare ed a rendere umana la condizione delle donne e dei
fanciulli che erano costretti a lavorare nelle fabbriche, nelle
miniere o come braccianti nelle campagne.
Le lotte e gli scioperi promossi dai socialisti, pur con le
migliori intenzioni, non erano riusciti a modificare la loro
drammatica situazione di lavoro.
Le donne subivano orari massacranti, spesso in condizioni
igieniche disastrose, anche quando erano in gravidanza e,
specie per questa causa, potevano essere licenziate ad arbitrio
dei padroni.
I fanciulli erano avviati al lavoro in età precoce otto - dieci
anni), in condizioni spesso molto disagiate miniere, concerie,
filande ), con orari durissimi ed erano naturalmente privati di

21
qualsiasi possibilità d'istruzione che andasse oltre il "leggere e
scrivere".
Con questa Legge, viene elevata a quattordici anni l'età
minima per l'avviamento al lavoro dei giovani, vengono stabilite
le condizioni dell'ambiente di lavoro cui i giovani possono
accedere, e viene stabilito per loro un orario massimo
giornaliero.
Per le donne, si stabilisce il tipo di lavoro cui possono
essere addette, la non licenziabilità in caso di gravidanza, un
periodo d'attesa per la maternità e vengono migliorate le
condizioni dell'ambiente di lavoro.
Una nota: nel 2002, ma già da decenni, sotto l'occhio vigile
della Repubblica democratica resistenziale, della Chiesa
Cattolica, e dei partiti dell'Arco Costituzionale, che non hanno
mai né denunciato con campagne importanti, né concretizzato
azioni risanatrici serie a cui manca la volontà politica di
realizzarle, è ripreso, alla grande, specie nel mezzogiorno, lo
sfruttamento del lavoro minorile e la semischiavitù del
"Caporalato" e del lavoro nero per le donne…..
Molte le chiacchiere e le dichiarazioni d'intenti, molte le
promesse demagogiche e molte le proposte che, in alcuni casi,
sono anche sfociate in Leggi che però, nella pratica, hanno
avuto l'efficacia delle famose "Grida" Manzoniane che

22
promettevano pene severissime per i contravventori e che
rimanevano, all'atto pratico, inutili ed inascoltati velleitarismi.

23
3° Assistenza ospedaliera per i poveri
Legge promulgata il 30-12-23 con Regio Decreto n° 2841

Emanato dopo poco più di un anno dalla marcia su Roma,


questo provvedimento fa parte di quegli interventi tampone e
d'urgenza che il Fascismo mette in essere per sanare quelle
situazioni sociali che erano particolarmente in contrasto con il
programma sociale del partito.
Questi provvedimenti legislativi saranno in seguito
perfezionati, anche mettendo a frutto le esperienze fatte nel
frattempo, e mutati in Leggi organiche definitive come
l'istituzione dell'INFAM (Istituto Nazionale Fascista Assistenza
Malattie).
Questa Legge trasforma in diritto alle cure gratuite la
discrezionalità caritatevole di associazioni benefiche, perlopiù
religiose, che fino ad allora aveva condizionato la vita o la morte
delle persone che non disponevano di mezzi propri per
accedere alle cure ospedaliere.
Il Cittadino è considerato soggetto di diritto e di diritti in
quanto tale, come membro della Nazione e non per censo,
categoria, fede o clientela.

24
4° Assicurazione Invalidità e Vecchiaia
Legge promulgata il 30-12-23 con Regio Decreto n° 3184

La Legge decreta il diritto alla pensione d'invalidità e


vecchiaia tramite un'assicurazione obbligatoria al cui
pagamento concorrono sia i lavoratori che i datori di lavoro.
Il lavoro, componente fondamentale del nuovo Stato
Fascista, è un dovere per ogni Cittadino, ma anche lo riscatta
da quella posizione di servitù in cui lo Stato liberale poneva il
lavoratore, per trarlo in una posizione di libertà e di dignità che
lo investe in quanto uomo e non solo in quanto lavoratore e per
questo gli assicura la certezza del sostentamento alla fine di
una carriera di lavoro.
Viene istituzionalizzato il concetto il concetto della socialità
dello "Stato Organico" che il regime intende realizzare, socialità
il cui percorso attraversa tutto l'arco del ventennio Fascista
sviluppandosi con successive Leggi e provvedimenti che
culmineranno, nel 1944, con la Socializzazione.
Per questa Legge vale il commento fatto per quella
dell'assistenza ospedaliera per i poveri in quanto anche in
questo caso si tratta di un provvedimento tampone, realizzato
ad un anno dalla marcia su Roma, che serve a sanare una
situazione di grande disagio e che sarà poi perfezionato con la

25
Legge istitutiva dell'INFPS (Istituto Nazionale Fascista della
Previdenza Sociale).

26
5° Riforma della scuola Gentile)
R.D.L. n° 1054 del 6 Maggio 1923

La data di promulgazione, solo otto mesi dopo la Marcia su


Roma, essendo Giovanni Gentile Ministro dell'educazione
Nazionale del primo governo Mussolini, indica chiaramente
l'attenzione particolare del Fascismo al problema della scuola.
L'istruzione è e sarà sempre per il Fascismo una istanza
primaria, vista anche nell'ottica della strada maestra per il
riscatto delle fasce più deboli che la mancanza d'istruzione
relegava nei più bassi gradini della scala sociale senza la
possibilità di uscire dal ghetto per il semplice motivo che, come
ebbe a dire Mussolini: "..l'ignoranza significa esclusione dalla
partecipazione...".
L'anelito verso il modernismo che pervade il movimento
Fascista sin dalle sue origini, probabilmente influenzato anche
dalla presenza nelle sue file di futuristi come il Marinetti, spinge
il nuovo governo a programmare una numerosa e preparata
classe dirigente in grado di supportare un vasto progetto di
sviluppo Nazionale, obiettivo questo non realizzabile senza una
scuola moderna, razionalizzata, dinamica, produttiva ed
accessibile a tutti.

27
Definita, anche dai più pregiudiziali antifascisti, la più
importante ed organica riforma della scuola del secolo XX°, la
riforma Gentile pose mano ad una situazione disordinata ed
approssimativa di una scuola che oltre che essere vecchia,
poco formativa e disorganizzata, era fortemente selettiva a
favore dei ceti abbienti trascurando il compito di dare
preparazione e cultura a tutti i Cittadini.
La riforma Gentile succede alla Legge Casati del 1859 che
stabiliva gli ordini d'istruzione, istituiva un corso di studi tecnici
della durata di tre anni e rendeva l'istruzione obbligatoria sino
alla seconda classe elementare.
Il nuovo livello scolastico obbligatorio viene elevato alla
quinta classe elementare, ma la proibizione dell'avvio al lavoro
dei giovinetti prima dei 14 anni, sposta di fatto tale
obbligatorietà sino alla fine del ciclo dell'avviamento o della
terza media.
La riforma ebbe un'impronta umanistica, formativa e
culturale contro l'utilitarismo arido e l'enciclopedismo e
comprese, tra le materie d'insegnamento anche l'istruzione
religiosa.
Altre caratteristiche specifiche della riforma Gentile sono:
l'introduzione dello studio del Latino in tutti gli ordini di scuole
medie, l'introduzione degli esami di stato professionali per i

28
laureati, la nomina ministeriale per Rettori, Presidi e Direttori
didattici, l'ammissione delle Università libere, gli esami di Stato
per l'ammissione ad ogni ordine e grado superiore d'istruzione e
l'istituzione dei Provveditorati agli studi che vengono distribuiti,
nel tempo, su scala provinciale.
Vengono riordinati i cicli di studio medio superiore sia per il
conseguimento dei diplomi nelle varie specializzazioni che per
l'accesso all'università che viene suddiviso in due categorie di
Liceo, quello Scientifico per le facoltà scientifiche e quello
Classico per tutte le altre facoltà anche se non squisitamente
umanistiche come per esempio quella di Medicina.
In relazione alle "Dichiarazioni" della Carta della Scuola,
che con la Carta del Lavoro emanata successivamente nel
1927 formerà il binomio cardine della filosofia sociale del
Fascismo, il principio dell'obbligo scolastico assume il nuovo
significato di "Servizio Nazionale" ed in coerenza con la Legge
che ammetteva al lavoro i giovani solo dopo il compimento del
14° anno d'età, l'istruzione elementare viene suddivisa in
quattro cicli:
1. Scuola materna biennale, vera e propria scuola
di stato per bambini dai quattro ai sei anni, che non si
sostituisce agli asili per età inferiori e di natura privata già
esistenti, ma serve ad essi di efficace orientamento.

29
2. Scuola elementare triennale per i fanciulli di 6 -7
- 8 anni distinta in urbana e rurale.
3. Scuola del lavoro biennale per i fanciulli dai 9 ai
10 anni nella quale, al normale insegnamento culturale era
abbinata la conoscenza e la coscienza del lavoro in tutte le
più salienti manifestazioni.
4. Scuola media o scuola artigiana o scuola
Professionale, alle quali si accedeva dopo avere superato
gli appositi esami di ammissione, per completare l'ultimo
ciclo dell'istruzione primaria dall' 11° à al 14° anno d'età e
che aveva la durata di tre anni.
La scuola Artigiana, distinta in tipi a seconda delle
caratteristiche dell'economia locale, mirava a dare, con la
necessaria cultura generale e tecnologica, un rapido
addestramento ai diversi mestieri, fornendo gli elementi
fondamentali, scientifici e tecnici che valgono per tutti i
lavoratori e per tutte le specie di lavoro.
I ragazzi che dopo la scuola del lavoro intendevano
prepararsi alle esigenze proprie del lavoro nei grandi centri,
potevano scegliere di frequentare la scuola professionale,
triennale, seguita dalla scuola tecnica, biennale, orientate
specificatamente agli impieghi minori ed al lavoro

30
specializzato nelle grandi aziende industriali, commerciali
ed agrarie.
Chi accedeva alla scuola media, vi trovava una scuola
propedeutica che lo preparava al proseguimento degli studi
medi superiori.

Per quanto riguarda l'Ordinamento generale, in basa alla


Carta della Scuola è possibile distinguere, in definiva, i seguenti
ordini di studio:

I°) Elementare
a) Scuola materna, biennale
b) Scuola elementare, triennale
c) Scuola del lavoro, biennale

II°) Medio
a) Scuola Artigiana , triennale
b) Scuola Media, triennale
c) Scuola Professionale, triennale
d) Scuola Tecnica, biennale

III°) Superiore
a) Liceo Classico, quinquennale

31
b) Liceo Scientifico, quinquennale
c) Istituto Magistrale, quinquennale,
d) Istituto Tecnico Commerciale, quinquennale
e) Istituto Tecnico per Periti agrari e industriali, per
Geometri e Nautico, quadriennale

IV°) Universitario
a) Facoltà di Giurisprudenza, di scienze politiche e di
Economia e commercio
b) Facoltà di Lettere e filosofia e di Magistero
c) Facoltà di Medicina e Chirurgia e di Medicina Veterinaria
d) Facoltà di Scienze matematiche , fisiche e naturali,
scienze statistiche, demografiche ed attuariali
e) Facoltà di Farmacia
f) Facoltà d'Ingegneria, d'ingegneria mineraria, di Chimica
industriale
g) Facoltà di Architettura
h) Facoltà di Agraria
i) Scuole dirette a fini speciali
I corsi di studio per il conseguimento dei titoli
accademici hanno la durata da quattro a sei anni.
Eccezionalmente, alcuni corsi possono avere una durata
inferiore

32
Presso le facoltà possono inoltre essere istituiti per i
laureati, corsi di perfezionamento e corsi di
specializzazione.

Oltre agli ordini di studio sopra citati, costituiscono


ordini speciali di studio e di addestramento:
I°) Istituti d'istruzione e d'arte così distinti:
a) Corso di avviamento all'arte, triennale
b) Scuola d'arte, quinquennale
c) Istituti d'Arte della durata di otto anni
d) Corsi di Magistero per il disegno e per l'Arte applicata,
biennali
e) Liceo Artistico, quinquennale
f) Accademia d'Arte, quadriennale
g) Conservatorio di Musica, da sei a dieci anni a seconda
delle discipline
h) Accademia d'Arte Drammatica, triennale
II°) Gli istituti per l'educazione e la preparazione della Donna,
così distinti:
a) Scuola Media femminile, Triennale
b) Magistero femminile, biennale
III°) Corsi per la formazione ed il perfezionamento dei
Lavoratori

33
Come si può vedere, la riforma Gentile è stata, oltre che
fortemente innovativa e moderna, anche molto articolata e
specifica, tanto da ricoprire non solo tutte le necessità di cultura
e d'istruzione che la società degli anni venti voleva soddisfare,
ma da essere ancora moderna ed efficiente, con gli eventuali
aggiornamenti necessari, anche negli anni 2000.
Tant'è che, nonostante i tentativi pasticcioni dei vari ministri
che recentemente hanno tentato di modificarla, e le cui riforme
sono state quasi sempre peggiorative dello "stato quo ante"
vedi l'abolizione del Latino e dello studio dei Classici..), essa è
ancora la colonna portante della cultura e della scuola Italiane
ed ha formato generazioni di professionisti e d'intellettuali che
costituiscono uno dei vanti dell'Italia!

34
6° Acquedotti Pugliese, del Monferrato, del Perugino,
del Nisseno e del Velletrano

In una economia ancora fortemente agricola, era di vitale


importanza la disponibilità di acqua a sufficienza per irrigare le
culture e per dare da bere alle persone ed agli animali.
In modo particolare in meridione, dove la sete era un
retaggio atavico che causava anche problemi igienico - sanitari,
ma anche in alcune zone dell'Italia centrale e settentrionale,
questo era un problema sentito e secolare che mai nessun
governo, prima e dopo l'unità d'Italia, era riuscito a risolvere, ad
eccezione delle canalizzazioni Venete della Serenissima, di
quelle Lombarde degli Sforza e di quelle Piemontesi iniziate da
Cavour, che pur tuttavia non erano acquedotti, ma solo vie
d'acqua e strumenti per l'irrigazione in zone dove l'acqua non
mancava ma doveva solamente essere meglio distribuita.
La conseguenza di tutto ciò era, in molte zone, quella di
un'agricoltura povera che riusciva a malapena a sfamare le
popolazioni e di un allevamento di bestiame misero e scarso
come scarse erano le risorse idriche disponibili.
L'acquedotto Pugliese si alimenta, con ardito progetto,
sviluppando una serie di dighe, condotti, bacini e centrali e
migliaia di chilometri di tubazioni, smistando a tutto il tavoliere

35
ed a tutta la Puglia acqua sufficiente all'allevamento ed all'uso
alimentare trasformando l'economia della regione e portando
benessere e dignità laddove era solo miseria e umiliazione.
I primi progetti risalgono al 1904 quando l'Ente Autonomo
Acquedotti Pugliesi ne affidò l'esecuzione alla società Ligure del
senatore Mambrini in seguito alla legge di finanziamento fatta
approvare dal Ministro dei Lavori Pubblici on. Balenzano.
I lavori avrebbero dovuto essere terminati nel 1920, ma nel
1919 solo 56 comuni su 260 avevano avuto l'acqua mentre le
opere intraprese erano spesso abbandonate e incomplete e
deperivano come spesso accade anche oggi..!).
Nel 1923, sotto il governo Mussolini, l'Ente fu
commissariato, passò alla gestione straordinaria con la nomina
a Commissario dell'Ing. Gaetano Postiglione e del direttore alle
costruzioni Ing. Manfredonia ed improvvisamente i lavori
accelerarono e furono superate tutte le difficoltà che sino ad
allora avevano bloccato i lavori che furono portati a termine con
successo nel 1939.
L'acquedotto Pugliese è il più grande acquedotto del mondo
vantando un totale complessivo di opere di circa undicimila
chilometri con una portata media di 4.000 litri al secondo.
I Comuni serviti sono 444.

36
Con precisi progetti voluti dal regime, analoga operazione
viene intrapresa e portata a termine nella vasta zona
Piemontese del Monferrato, territorio collinare da sempre
tormentato da una scarsità endemica di acqua, nella provincia
di Perugia e nelle zone del Nisseno e del Velletrano.

37
7° Legge sulla riduzione dell'orario di lavoro a 8 ore
giornaliere.
RD n° 1955 del 10 Settembre 1923

Nessuna regolamentazione legislativa vigeva nel mondo del


lavoro che stabilisse la durata della giornata lavorativa, il
concetto degli "Straordinari" pagati, la particolare situazione dei
giovani che erano al loro primo approccio con il mondo del
lavoro per imparare un mestiere e che venivano regolarmente
sfruttati come orari e come salari.
In pratica, quasi tutto era lasciato all'arbitrio del datore di
lavoro che spesso, con il ricatto psicologico della
disoccupazione, costringeva i lavoratori ad orari massacranti ed
in ambienti di lavoro malsani ed insicuri.
Nessuno, tranne i sindacati socialisti che per altro avevano
ottenuto piccole conquiste solo in casi specifici e non sul piano
Nazionale, era riuscito a modificare l'essenza di un rapporto di
lavoro tanto inumano ed incivile.
Tutti sanno poi, dai romanzi dell'epoca, come anche i
bambini dai sette ai dieci anni erano costretti a lavorare nelle
filande, nelle miniere e negli opifici con gravissimo danno alla
salute fisica e psichica.

38
Bisogna per altro riconoscere che, mentre i sindacati
socialisti facevano un'opera di lotta da una posizione non solo
al di fuori dal potere, ma ad esso contrapposta, il Fascismo era
il potere.
L'originalità stava nel fatto che il potere, anziché
contrapporre le "classi" viste dal socialismo come Caste
immutabili e nemiche, proponeva sinergie tra posizioni sociali
dinamiche ed usava naturalmente la sua autorità per creare le
condizioni del cambiamento.
Né lo Stato liberale, né le lotte del socialismo, né l'azione,
per la verità molto blanda, della chiesa Cattolica che preferiva
non inimicarsi la ricca borghesia e che quindi invitava, salvo
pochi preti eroici, soprattutto alla rassegnazione in "questa valle
di lacrime", erano riuscite a modificare tale situazione
inaccettabile per un Paese civile e d'altra parte vediamo ancora
oggi in tutto il mondo che, laddove il capitalismo è senza
controlli, all'estero come in Italia, è di nuovo ed ancora
operante questo odioso sfruttamento dei lavoratori e
dell'infanzia che rasenta la schiavitù!
La Legge voluta da Mussolini, a meno di un anno dalla
Marcia su Roma, elimina le più gravi forme di sfruttamento del
lavoro, pone fine per sempre in Italia a questa situazione
stabilendo regole precise sulla giornata lavorativa che veniva

39
stabilita in otto ore giornaliere e quarantotto settimanali, oltre
alle quali si potevano fare, in casi eccezionali, un limitato
numero di ore di lavoro "straordinarie" pagate in modo
particolare e superiore a quelle normali.
Ogni contratto di lavoro corporativo fisserà i dettagli validi
per le peculiarità di ciascuna categoria e sarebbe utile a tutti
consultarne qualcuno e confrontare le normative con quelli
collettivi sottoscritti dai sindacati dopo la guerra, prima di aprire
bocca per denigrare senza cognizione di causa.
L'istituzione dell'apprendistato fissava regole ben precise
sui modi e sui tempi di approccio ad un nuovo mestiere da parte
dei giovani, sulla loro frequenza a corsi professionali pagati ed
effettuati durante le ore lavorative.
L'età minima di 14 anni al disotto della quale era illegittimo
avviare un ragazzo al lavoro, era già stata stabilita per legge
nell'Aprile del 1923, sei mesi dopo l'ascesa al potere di
Mussolini.

40
8° Opera Balilla e Colonie marine e montane per i
ragazzi

Nell'ambito dell'organizzazione del Partito Nazionale


Fascista (P.N.F.) di cui farà organicamente parte, nasce nei
primi anni del Regime Fascista, l'Opera Nazionale Balilla, poi
trasformata in Gioventù Italiana del Littorio G.I.L.), che nasce
per educare fisicamente e moralmente la gioventù Italiana dai
sei ai ventuno anni.
Con questo provvedimento, il Fascismo attuò una
rivoluzione significativa sottraendo alla chiesa, anche al di fuori
dalla scuola, l'educazione della gioventù che divenne di
pertinenza dello Stato.
Furono abolite le associazioni Cattoliche come gli "Scout" e
l'Azione Cattolica che davano un'impronta confessionale
all'educazione della gioventù che da allora diventò laica senza
naturalmente impedire né scoraggiare in alcun modo né la
catechesi, né la pratica della religione.
Semplicemente si volle impedire che la Chiesa Cattolica
improntasse in modo confessionale la gioventù e che
selezionasse " pro domo sua" le future classi dirigenti del
Paese.

41
Si realizzava insomma, in modo compiuto, l'obiettivo
risorgimentale di: "..libera Chiesa in libero Stato.."
L'Opera Nazionale Balilla fu dunque la risposta del
Fascismo all'esigenza di crescere ed educare i ragazzi
nell'ambito dell'ideologia del regime, ma fu anche lo strumento
per inculcare l'Italianità, il senso della Patria e quello dei doveri
civici in una Nazione, come l'Italia, che avendo raggiunto da
poco l'unità non era ancora omogeneamente legata pur avendo
tradizioni, storia e cultura comuni.
La Gioventù Italiana del Littorio G.I.L.), svolse un'azione
capillare di disciplina ginnico - sportiva, costruendo palestre,
piscine ed impianti sportivi, istituendo scuole per istruttori
ginnici, organizzando campeggi, colonie, e gare provinciali,
regionali e Nazionali.
La G.I.L. realizzò il compito di allontanare dalle strade i
ragazzi, di far loro praticare ginnastica salutare, di educarli al
rispetto dello Stato ed all'amore della Patria e di creare una
nuova generazione d'Italiani, dalle Alpi alla Sicilia, che seppe
poi dimostrare quanto aveva assimilato dei valori insegnati in
moltissime occasioni ed in molti episodi della guerra e della
Repubblica Sociale Italiana.

42
Viene organizzato, ed è esteso a tutto il territorio Nazionale,
un sistema capillare d'istruzione civile e sportiva come mai
prima si era visto.
La G.I.L. ha come compiti precipui:
• Formazione dei futuri insegnanti di educazione fisica in
accademie ed istituti superiori,
• Svolgimento di assistenza scolastica tramite appositi
"Patronati"
• Istituzione ed assegnazione di borse di studio ai ragazzi
bisognosi e meritevoli
• Gestione di biblioteche per i giovani
• Organizzazione dei "Ludi Juveniles", gare Nazionali di
cultura, politica, arte e sport
• Costruzione su tutto il territorio di "Case della G.I.L." con
palestre, stadi e piscine per la pratica degli sport
• Organizzazione e gestione delle Colonie climatiche
marine e montane)
Quasi nessuno tra i figli dei lavoratori che non vi
risiedessero abitualmente, aveva mai potuto, in precedenza,
passare periodi di vacanze ai monti od al mare per l'ovvio
motivo che a quei tempi, con quasi sempre un monoreddito
famigliare e con le famiglie mediamente numerose, una volta
soddisfatto l'obiettivo primario della sussistenza, non

43
rimanevano certamente denari per mandare i figli in
villeggiatura che era privilegio dei benestanti.
Non rari, nelle famiglie operaie, erano i casi di rachitismo o
di malattie dell'apparato respiratorio causate da condizioni di
vita non ideali.
Mediante questa istituzione, tutti i figli dei lavoratori che ne
facessero richiesta e che si trovassero nelle condizioni di
idoneità previste dai regolamenti, potevano usufruire di periodi
di vacanza gratuiti ed assistiti in apposite strutture costruite a
centinaia, in tutta Italia, ai monti ed al mare
Vengono costruite apposite strutture in tutto il territorio
Nazionale, da Massa a Bardonecchia, dal Sestriere alla riviera
Romagnola, dal Trentino a Ostia, dalla Sila alle coste della
Sicilia.
Anche in questo caso l'istituzione voluta dal Fascismo
interviene nel senso di equilibrare la fruizione di un bene,
ridimensionando un privilegio a favore delle fasce deboli e
stabilendo il principio che i bambini dei lavoratori hanno gli
stessi diritti alla gioia ed alla salute di quelli dei ricchi.

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9° Opera Nazionale Dopolavoro:

Quasi in parallelo a ciò che per i giovani era la G.I.L. , nasce


per i lavoratori l'O.N.D. con il proposito di portare cultura e
svago tra la classe operaia che nel passato era stata costretta
ad una abbruttente vita fatta esclusivamente di lavoro, di
sacrifici e d'ignoranza.
Non siamo riusciti ad individuare la data esatta della sua
costituzione in quanto la relativa Legge, non più vigente almeno
sotto questa denominazione, non è reperibile nelle raccolte
legislative delle biblioteche comunali che contengono solo le
Leggi vigenti.
La collocazione temporale è comunque da porsi intorno ai
primi anni del regime Fascista, stante che la Legge istitutiva del
Dopolavoro Ferroviario (vigente) è il 25-10-1925.
L'O.N.D. organizza:
• Circoli ricreativi che, senza scopo di lucro, offrono ai
lavoratori un ritrovo economico e dignitoso per trascorrere
qualche ora di svago.
• Sedi per teatri popolari
• I "Carri di Tespi" , compagnie teatrali itineranti che
operano su tutto il Territorio.

45
• Corsi di recupero scolastico per analfabeti e
semianalfabeti.
• Biblioteche popolari.
• Gite turistiche e culturali con accesso a spettacoli teatrali
di prosa e di lirica.
• Treni Popolari.
Tutte realizzazioni che non necessitano di particolari
spiegazioni tanto il loro significato ed il loro valore sono palesi.
Al massimo è il caso di sottolineare, per coloro che sono
oggi abituati alla "normalità" di offerte di fruizioni culturali
generalizzate, che prima di allora, in questo settore, era il
deserto e che quindi le iniziative sopra descritte costituivano
una novità assoluta.
Sui treni popolari vale forse la pena di spendere qualche
parola in più.
Interi paesi, intere città erano popolati da persone che, per
la stragrande maggioranza nascevano e morivano senza mai
vedere altri posti che quelli dov'erano nati.
Pochissimi piemontesi avevano mai visto il Trentino o
Venezia o Roma o Palermo; pochissimi Toscani avevano
visitato Torino o Genova o Milano o Napoli; pochissimi
Calabresi avevano mai visto Firenze o Padova o Pescara o
Udine.

46
Insomma gli Italiani non si conoscevano tra di loro e non
conoscevano il loro Paese!
Al giorno d'oggi, abituati ai mezzi di comunicazione veloci e
diffusi di cui godiamo, può sembrare quasi impossibile quanto
sopra descritto, ma allora era così ed anche peggio.
Chi scrive ha sentito raccontare di persone che, nate in una
cascina del Vercellese dove risiedevano centinaia di braccianti,
avevano trascorso tutte la vita recandosi in paese due, tre volte
l'anno e mai in una città come Torino..
L'istituzione dei Treni Popolari a percorsi ragionati ed a
prezzi assolutamente economici o gratuiti, permisero, per la
prima volta nella storia del Paese, a grandi masse di cittadini di
spostarsi sul territorio Nazionale e di conoscere altri Italiani,
altre città, altri costumi ed altre tradizioni arricchendo il bagaglio
culturale, infrangendo le barriere etniche delle varie regioni e
contribuendo a cementare l'unità Nazionale.

47
10° Sviluppo delle centrali Idroelettriche ed
elettrificazione della reta ferroviaria

Con notevole lungimiranza, Benito Mussolini volle


promuovere le centrali idroelettriche, sia per sfruttare a pieno
una risorsa che la natura morfologica Italiana poneva
gratuitamente a disposizione con i molti fiumi che scendevano
da grandi dislivelli alpini ed appenninici, che per sviluppare una
fonte di energia rinnovabile ed assolutamente non inquinante e
svincolare così l'Italia dalla dipendenza dal carbone straniero.
L'elettricità così prodotta, oltre ad alimentare le varie
fabbriche, servirà a realizzare l'elettrificazione della gran parte
della rete ferroviaria Italiana che, in pochi anni, sarà estesa a
quasi tutte le tratte principali salvo brevi percorsi che saranno
serviti dalle famose "Littorine" funzionanti con motori Diesel.
La produzione di energia elettrica impostata sulle centrali
termiche, così come si è sviluppata nel dopo guerra,
tralasciando la ricerca, l'incremento e lo sviluppo di altre fonti
rinnovabili e gratuite come l'acqua, il sole ed il vento, è frutto di
un diverso ed interessato approccio al problema.
Sugli approvvigionamenti da fonti energetiche gratuite non è
possibile favorire interessi privati ed avere in cambio benefici
economici e politici.

48
I danni che le centrali termiche hanno provocato
all'ambiente ed alle persone in questi anni del dopo guerra
quando il fine dei governi era la grande spesa per le grandi
tangenti anziché il bene della Nazione, sono sotto gli occhi di
tutti e non richiedono commenti…

49
11° Istituzione della Reale Accademia d'Italia: RDL n°87
del 07 Gennaio 1926

Nel quadro del progetto di risollevare la Nazione da quello


spirito di rassegnata sudditanza e di provincialismo culturali che
aveva contraddistinto secoli di storia, prima e dopo l'unità, in
cui l'Italia era stata, come disse padre Dante "..non Donna di
Province, ma bordello..", fu fondata l'Accademia d'Italia per
dare, sul modello di altre Nazioni Europee come la Francia,
lustro e dignità all'ingegno ed all'arte Italiane che non avevano
invece nulla da invidiare alle altre Nazioni.
L'Accademia d'Italia fu però soppressa, ricostituendo la
vecchia "Accademia dei Lincei" di più modesta levatura, da un
Decreto Luogotenenziale, il n° 363 del 28-09-1944 per cercare
di annullare non una istituzione in quanto sbagliata, ma
solamente in quanto opera del Fascismo.
Dopo la sconfitta e con l'avvento della Repubblica resistenziale,
rifiorì il servilismo ed il provincialismo che si concretizzavano
nel sentirsi e voler essere colonia culturale, politica ed
economica USA, da parte dell'anticomunismo borghese e
clericale e colonia dell'URSS da parte della sinistra
socialcomunista.

50
Non è difficile constatare, anche oggi, che l'Italia è diventata
effettivamente, in tutto e per tutto, una colonia culturale,
economica e politica USA.
Ci si veste all'Americana, si mangia nei fast food e nei Mac
Donald's, si ascolta la musica Americana, ci si "buca"
all'Americana, la lingua è infarcita di termini Americani, se a
Wall Street le azioni crollano, in Italia un sacco di famiglie si
rovinano, ecc., ecc., ecc.
La Coca Cola e gli Hamburger hanno vinto sconfiggendo la
Pirelli, la Fiat, Dante, Macchiavelli, Giotto, il Perugino,
Michelangelo, Vivaldi, Puccini e Leonardo….
E basterebbe vedere come l'atteggiamento servile di tutti i
nostri capi di governo che si recano a Washington, da
Berlusconi ai suoi predecessori, assomigli molto a quello dei
capi Indiani o Africani che si recavano a rendere omaggio ai Re
d'Inghilterra quando questa aveva ancora l'Impero..!

51
12° Bonifiche dell'Agro Pontino, dell'Emilia, della bassa
Padana, di Coltano, della Maremma Toscana, del Sele e
della Sardegna e colonizzazione del latifondo Siciliano

Sin dall'unità d'Italia si era analizzato e dibattuto su questi


problemi, ormai storici, senza tuttavia che la classe dirigente
borghese, a parte qualche modesto intervento su specifiche
situazioni, fosse mai giunta ad elaborare e realizzare un
qualche politica organica d'intervento.
L'Opera Nazionale Combattenti (O.N.C.), creata nel 1917
per favorire l'occupazione produttiva degli ex combattenti, si era
rivelata un "contentino virtuale" da dare ai reduci ed alla
pubblica opinione ed al momento della conquista del potere da
parte del Fascismo, non aveva ancora potuto iniziare ad
operare in concreto.
Nel 1923, un solo anno dopo la rivoluzione Fascista, Benito
Mussolini amplia i poteri dell' ONC e le affida la responsabilità
tecnico - amministrativa di realizzare la bonifica dell'Agro
Pontino, che non sarà un mero risanamento idraulico dei
terreni, ma una vera e propria ricostruzione ambientale,
secondo il piano di Arrigo Serpieri, sottosegretario alla bonifica.
Si tratta di espropriare al parassitismo latifondista ampi
territori lasciati all'incuria ed al degrado; si tratta di realizzare un

52
organico piano di appoderamento costituendo piccoli e medi
poderi, modernamente attrezzati, che saranno dati, a riscatto, in
proprietà ai braccianti provenienti soprattutto dalle zone più
povere del Veneto.
Oltre alle dimensioni dell'opera di bonifica, che non ha avuto
eguali in Italia in tutta la sua storia, è da sottolineare il
rivoluzionario concetto che la ispira e che va sotto il nome di
Bonifica integrale sottolineato e riportato nell'intestazione delle
Leggi che vi si riferiscono.
Nella Bonifica integrale, oltre al risanamento idraulico dei
territori è prevista la ridistribuzione della proprietà, il
rimboschimento, la messa a coltura e la costruzione di Città,
Borgate ed infrastrutture.
Vengono creati circa 4.000 poderi di dimensioni tra i 5 ed i
30 ettari, si scavano 2.000 chilometri di canali, si costruiscono
900 chilometri di strade, 30 Borghi e 5 Città: Pontinia, Littoria,
Sabaudia, Aprilia e Pomezia.
I lavori di bonifica iniziano nel 1926 con l'impiego di 25.000
operai.
Nel 1932 i primi coloni entrano nei fondi loro assegnati!
A certificare l'efficienza del regime Fascista sta la rapidità di
costruzione di ben 5 Città che non pregiudica affatto né la
solidità strutturale, tutt'oggi verificabile, né l'originalità e la

53
modernità urbanistiche che determinarono attenzione,
meraviglia e plauso nel mondo intero.

Littoria:
inizio Giugno 1932
inaugurazione 1933, 18 Dicembre
Sabaudia:
inizio Agosto 1933
inaugurazione 1934, 15 Aprile
Pontinia:
inizio 1934
inaugurazione 1935, Dicembre
Aprilia:
inizio 1936
inaugurazione 1937, 18 Novembre
Pomezia:
inizio 1938
inaugurazione 1939, 29 Novembre

Pur non facendo parte del piano di bonifica dell'Agro


Pontino, tra il 1934 ed il 1937, nella zona adiacente al
comprensorio, il regime Fascista realizza altre due importanti
opere: la istituzione del Parco Nazionale del Circeo di 3.200

54
ettari che segue quella dei Parchi nazionali dello Stelvio, del
Gran Paradiso e dell'Abruzzo e la fondazione della città di
Guidonia, la città dell'aviazione dedicata al Generale Guidoni) ,
inaugurata dal Duce nel 1937 e destinata a nucleo residenziale
del personale militare e civile dell'aeroporto di Monte Celio e del
Centro Sperimentale Aeronautico.
Nel secondo decennio di vita del regime Fascista,
gl'investimenti di capitali e l'organizzazione attuativa del piano
generale di bonifica, subiscono un ulteriore, deciso incremento.
Dai 2.000.000 di ettari sotto bonifica nel 1930, si arriva ad
oltre 5.000.000 nel 1938!
Il massimo dello sforzo viene realizzato tra gli anni 1929 e
1932, quelli della "Grande crisi mondiale".
In tutti i 60 anni del regno d'Italia, si erano bonificati
1.390.961 ettari……
Al risanamento dell'Agro Pontino, si debbono aggiungere le
importanti bonifiche dell'Emilia e della bassa valle Padana,
quelle di Coltano, vicino a Livorno, della Maremma Toscana,
del Sele e di alcune zone della Sardegna.
In Sardegna, immediatamente a est di Oristano, tra il 1933
ed il 1935, vengono bonificati 10.000 ettari paludosi e vengono
creati 240 poderi con al centro la città di Mussolinia (oggi
Arborea).

55
Un'altra importante e significativa opera viene iniziata, già in
tempo di guerra, in Sicilia con la costituzione dell' Ente di
Colonizzazione del Latifondo Siciliano, con uno stanziamento di
1.000.000.000. di lire di allora a dimostrazione che gli
investimenti per lo sforzo bellico, pur importantissimi, non erano
considerati meno importanti di quelli a sfondo sociale.
Entro il 1943, prima dell'arrivo in Sicilia dei "liberatori USA",
favoriti ed accompagnati dai "picciotti" e dai "pezzi da novanta"
di quella mafia che il Fascismo aveva costretto in carcere od
alla fuga in America, l'Ente aveva realizzato otto Borghi in otto
province dell'isola: Borgo Fazio (Trapani), Borgo Gattuso
(Caltanissetta), Borgo Cascino (Enna), Borgo Rizza
(Siracusa), Borgo S.Giuliano (Messina), Borgo Lupo
(Catania), Borgo Schirò (Palermo), Borgo Bonsignore
(Agrigento).
Insomma, le opere di bonifica realizzate dal Fascismo in un
solo decennio sono non solo un'opera sociale e di riscatto delle
fasce più neglette del bracciantato agricolo Italiano, ma
costituiscono il maggior intervento organico di ristrutturazione
del territorio Italiano attuato in tutto il novecento ed in epoca
moderna.
Come ampiamente documentato anche nella mostra "
Metafisica costruita. Le città di fondazione degli anni trenta

56
dall'Italia all'Oltremare", tenutasi a Roma fino a tutto il Maggio
2002, i centri urbani, maggiori e minori, fondati in quel periodo
dal Fascismo furono settantaquattro, distribuiti in trenta
Province.
Tra questi, oltre alle già menzionate, ricordiamo le principali
città che furono: Carbonia e Fertilia in Sardegna, Segezia in
Puglia, Alberese e Tirrenia in Toscana, Torviscosa in Friuli ed
Arsia e Pozzo Littorio in Istria.
Sfidiamo l'antifascismo becero e chiacchierone a contestare
il valore di quanto sopra descritto od a citare qualcosa di
altrettanto valido realizzato dalla Repubblica "resistenziale" e
"democratica"!
L'unica cosa, assolutamente stupida, che essa ha saputo
fare in proposito, è stata quella di cambiare i nomi delle città
fondate dal Fascismo Littoria, Mussolinia, ecc..), quasi che ciò
potesse bastare a cancellare i meriti dei fondatori e ad impedire
il confronto con la meschinità della propria gestione della cosa
pubblica.

57
13° Attribuzione della facoltà d'indagine alla Polizia
Tributaria
RDL n° 63 del 03 Gennaio 1926

Viene da sorridere nel considerare a cosa potesse servire


una polizia Tributaria cui era inibita la facoltà d'indagare, tanto
che fu necessaria un'apposita Legge per poterlo fare
efficacemente.
Evidentemente i governi precedenti avevano avuto un
occhio di riguardo per la ricca borghesia che non amava
controlli ed indagini sulla propria situazione fiscale.
Una Legge come questa è la risposta oggettiva a tutti coloro
che ancora oggi affermano, mentendo spudoratamente, che il
Fascismo nacque per favorire i ricchi e per reprimere i poveri…

58
14° Opera Nazionale Fascista Maternità ed Infanzia
Legge promulgata il 10 Dicembre 1925 con R.D. n° 2277 e
regolamentata con R.D. n° 718 del 15 Aprile 1926

Nella nuova società, la cura e l'importanza delle donne e dei


fanciulli , insita nella dottrina Fascista, assume l'importanza di
istituzione mediante la fondazione dell'Opera Nazionale
Maternità ed Infanzia che vuole dare e darà un concreto
supporto alla fondamentale cellula umana e sociale che è la
famiglia, intesa non come generatrice di forza di lavoro e di
consumo come nel mondo materialista del capitalismo e del
marxismo, ma come culla e nucleo vitale delle tradizioni della
storia e del futuro della Nazione e dello Stato.
Centro vitale della famiglia è, per il regime Fascista, la
madre che assume una fondamentale importanza con la
rivalutazione del ruolo femminile e la sottolineatura della dignità
di figura comprimaria, attiva e non più passiva nell'economia
dello sviluppo armonico del nucleo famigliare.
Insomma una emancipazione della donna al di fuori e prima
della nascita del movimento femminista e con il pregio di
sviluppare, rimarcare e promuovere la complementarità
naturale della donna all'uomo anziché porre stupidamente ed
innaturalmente in competizione i due ruoli cercando di copiare e

59
sopraffare il maschio con il risultato oggi evidente di un uomo
meno uomo e di una donna meno donna!
Tale concetto si snoda durante tutto il ventennio partendo
dalla partecipazione femminile alle organizzazioni politiche del
partito Nazionale Fascista ed arriva al culmine della
complementarità militare che si estrinseca, ai tempi della
Repubblica Sociale Italiana, con la creazione del corpo delle
Ausiliarie (S.A.F.) con particolari e specifici incarichi a fianco dei
combattenti maschi.
La capacità di abnegazione, di fedeltà, di efficienza e di
sacrificio del corpo delle Ausiliarie sono la dimostrazione di
come le donne Italiane del Fascismo avessero capito
l'importanza del rivoluzionario cambiamento avvenuto nei
riguardi della donna e della sintonia assoluta che si era creata
tra di loro ed il regime Fascista.
L'Opera Nazionale Fascista Maternità ed infanzia nasce
come progetto organico per regolamentare e coordinare, sotto
tutti gli aspetti, la cura e l'assistenza dei fanciulli e delle madri,
sia nell'ambito della famiglia che all'esterno di essa.
L'ONFMI è insomma il tessuto connettivo pensato e creato
per riprospettare la Famiglia sotto una nuova luce e con
primaria importanza per lo Stato che intende darle, anche a

60
livello istituzionale, una nuova dignità ed un criterio di priorità
nell'ambito della nuova società che si sta creando.
Le competenze ed i compiti principali dell’ONFMI sono:
• Coordinamento delle istituzioni assistenziali per la
maternità ed infanzia già esistenti con compito di vigilanza,
ispezione e controllo e loro finanziamento .
• Creazione di nuovi istituti di varia natura per
omogeneizzare il panorama di assistenza su tutto il territorio
Nazionale, strutturandone l'organizzazione a livello Nazionale,
Regionale, Provinciale e Comunale in modo tale da avere una
completa capillarità d'intervento.
• Fondazione di asili, consultori ed ambulatori medici e di
patronati d'assistenza.
• Organizzazione di corsi d'informazione sull'igiene pre e
post natale nei consultori e nelle scuole femminili.
• Assistenza e protezione delle gestanti e delle madri
bisognose e dei loro bambini.
• Assistenza ai bambini di qualsiasi età appartenenti a
famiglie bisognose e dei minorenni fisicamente o psichicamente
anormali o abbandonati.
• Organizzazione della profilassi per la prevenzione della
TBC e la lotta contro le malattie infantili.

61
• Controllo e denuncia al tribunale delle inosservanze al
lavoro minorile.
• Protezione dei minori allevati in ambienti fisici o morali
inadeguati.
• Assistenza ai minorenni abbandonati, traviati o
delinquenti
Il Finanziamento dell'ONFMI si avvale di un contributo
annuo dello Stato, di fondi stanziati allo scopo da istituzioni di
assistenza, di percentuali stabilite per legge sugli utili dei Monti
di pietà e sugli utili delle principali Banche e del 25% del ricavo
delle imposte di soggiorno, oltre al contributo dei soci ed alle
rendite patrimoniali e alle donazioni.

62
15° Assistenza illegittimi, abbandonati od esposti
Legge promulgata il 08-05-1927 con R.D.L. n° 798

Con questa legge lo Stato si assume la responsabilità di


provvedere a quei bambini non desiderati che erano prima
senza tutela ed alla mercé della carità privata e quindi
considerati persone di seconda categoria.
Ancora oggi, a perenne ricordo dell'epoca in cui per questi
fanciulli l'unica alternativa alla morte era la carità delle pie
istituzioni, sono certi cognomi come "Esposito" che deriva da
"Esposto" alla ruota della carità in cui a Napoli si
abbandonavano i fanciulli indesiderati.
Questa Legge, sancisce, nella pratica, il principio
dell'uguaglianza di tutti i Cittadini di fronte allo Stato che si
assume ed istituzionalizza ufficialmente l'onere del
mantenimento e dell'educazione degli abbandonati surrogando
in qualche modo la Famiglia mancante.

63
16° La Carta del lavoro:
Pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n° 100 del 30 Aprile
1927

E' la "Costituzione" del mondo del lavoro che puntualizza il


rapporto fondamentale tra esso ed il Fascismo e dichiara,
istituzionalizzandoli, i principi basilari a tutela dei lavoratori e la
preminenza, nello Stato Fascista, dell'interesse prioritario che
lega gli obiettivi dello Stato a quelli del lavoro e dei lavoratori.
Ecco alcune, e solo alcune, delle principali enunciazioni,
tradotte puntualmente in Leggi dello Stato prima o dopo la
dichiarazione della Carta del lavoro:
• Obbligatorietà della stipula di Contratti collettivi di
categoria.
• Istituzione della Magistratura del lavoro a livello di Corte
d'Appello, con un Presidente e due consiglieri di Corte d'Appello
più due cittadini scelti in un albo di esperti del settore industriale
coinvolto nel giudizio di specie.
La Magistratura del lavoro aveva il compito di dirimere le
controversie tra le varie associazioni del lavoro o tra i singoli
lavoratori ed i datori di lavoro interpretando, oltre alle situazione
previste nel codice civile, anche quelle comprese nei Contratti

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Collettivi di lavoro che assumevano la validità di Leggi dello
Stato.
• Istituzione dell'albo degli esperti del settore produttivo,
divisi per competenze, che affiancano i magistrati di Corte
d'Appello nell'ambito delle cause discusse dalla Magistratura
del lavoro.
• Diritto alle ferie annuali.
• Istituzione della indennità di liquidazione di fine rapporto.
• Istituzione degli uffici di collocamento Statali.
• Disciplina e riconoscimento giuridico dei Contratti
collettivi di lavoro Legge n° 563 del 03-04-1926) che assumono
così il valore dei Leggi dello Stato.
• Perfezionamento e miglioramento delle assicurazioni in
favore dei lavoratori ed in particolare l'assicurazione contro gli
infortuni sul lavoro, l'assicurazione per la Maternità,
l'assicurazione per le malattie professionali, l'assicurazione
contro la disoccupazione, assicurazioni speciali per i giovani,
casse mutue per malattie.
• Istituzione dei corsi professionali sia per l'apprendistato
che per il miglioramento delle capacità professionali dei
lavoratori.
Come si vede e come si può vedere ancora meglio
consultando il documento originale che oggi non è facilmente

65
reperibile per l'ovvio motivo della paura del confronto, la Carta
del Lavoro copre tutti i principali aspetti della problematica del
mondo del lavoro e introduce concetti e soluzioni non solo
innovative, ma rivoluzionarie per quei tempi, in quanto
sovvertono la prospettiva da cui i temi del mondo del lavoro
erano stati considerati sino ad allora.
Non ci sembra che nei tempi successivi, dal 1945 in poi,
siano stati molti e sostanziali i progressi fatti dai partiti popolari
e dai sindacati per migliorare la materia e che, a parte il solito
sciacallaggio del millantato credito, la partita tra il Fascismo e
l'antifascismo, relativamente al "punteggio" basato sui vantaggi
ottenuti per i lavoratori, si risolva in un "cappotto" per
l'antifascismo…!

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17° Esenzioni tributarie per le famiglie numerose:
Legge promulgata il 14-06-1928 con Regio Decreto n° 1312

In coerenza con la dichiarata importanza che il Fascismo


attribuiva alla famiglia come cellula fondamentale della società,
era importantissimo sgravare dalle spese fiscali quelle famiglie
che già avessero impegni finanziari onerosi a causa dell'elevato
numero di componenti.
E' dunque questa una delle prime prima Legge attuative del
concetto di sostegno alla famiglia che troverà in seguito
puntuale riscontro nelle Leggi complementari degli assegni
famigliari e degli aiuti economici per le famiglie numerose.
Con questa Legge viene ribadito il concetto dello Stato
Sociale che non si limita ad amministrare la ricchezza prodotta
dal Paese, ma applica il principio secondo il quale il diritto alla
solidarietà non è correlato solo alla capacità produttiva dei
Cittadini, ma anche alle loro situazioni di necessità.

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18° Rete Stradale ed Autostradale, Ferrovie e Porti

Nel 1928 viene costituita l'Azienda Autonoma Strade Statali


(A.A.S.S.) con il compito di costruire la rete primaria stradale
per complessivi 20.000 chilometri.
Nel 1930 viene unificata la segnaletica stradale e viene
approvato il primo Codice Stradale.
Tra il 1925 ed il 1935 si costruiscono le principali
Autostrade: Milano-Laghi, Milano-Bergamo, Roma-Ostia,
Napoli-Pompei, Bergamo-Brescia, Milano-Torino, Firenze-Mare,
Padova-Mestre e Genova-Serravalle, per complessivi 500
chilometri.
Tra il 1920 ed il 1940, la rete ferroviaria viene notevolmente
rafforzata con circa 2000 nuovi chilometri e si procede alla
elettrificazione generale mentre nelle tratte non elettrificate
appaiono le famose "Littorine".
Tra il 1923 ed il 1926, si ampliano e si modernizzano i Porti
di Livorno, Genova, Napoli, Marghera, Civitavecchia e
Ravenna.

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19° Creazione delle aree Industriali

Nel quadro delle misure anticongiunturali per la crisi


mondiale del 1929 - 1930 e nella logica della ideologia Fascista
che prevede l'intervento dello Stato per realizzare forme di
organizzazione basate sulle alleanze e sulle sinergie tra
l'impresa privata e l'impresa di Stato, il regime, servendosi sia
dell'apparato amministrativo dello Stato che di specifici Enti
creati appositamente come I.R.I. Istituto per la Ricostruzione
Industriale) e l'I.M.I. Istituto Mobiliare Italiano) vara un piano di
sviluppo industriale che prevede l'istituzione delle Zone
Industriali.
Mediante l'espropriazione di interi comprensori produttivi ed
avvalendosi di finanziamenti agevolati, esenzioni fiscali e
doganali e di assistenza tecnica ed amministrativa gratuita,
viene raggiunto il risultato di organizzare logisticamente,
logicamente e strutturalmente, significativi ed efficienti poli
industriali.
Alcuni esempi sono le istituzioni, con decreti che vanno dal
1929 al 1941, dei poli industriali di Fiume, Trieste-Monfalcone,
Aurisina-Pola, Livorno, Ferrara, Roma, Apuania e Palermo.
In questo contesto dei poli industriali nascono i Villaggi
pianificati per la residenza delle maestranze, realizzati in regime

69
di agevolazioni parificate a quelle concesse per la costruzione
delle Case Popolari.
Gli scimmiottamenti tentati nel dopo guerra dai governi DC
e di Centrosinistra hanno creato poli industriali come Taranto e
Gioa Tauro che, seguendo logiche clientelari e di voto-scambio
anziché di logica industriale e di razionalità logistica hanno
miseramente fallito l'obiettivo istituzionale ed hanno contribuito
a sviluppare l'infezione dell'influenza mafiosa in quelle zone.

70
20° Patti Lateranensi

Firmati l'11 Febbraio 1929 i patti Lateranensi furono, per


Mussolini e per molti Fascisti, una sgradevole necessità politica
cui aderirono "ob torto collo"..
Data la sua natura, non certo confessionale, non era nelle
corde del regime il fare alla Chiesa Cattolica le concessioni che
i patti comportarono, ma decenni di logoranti contrasti che
caratterizzavano i rapporti tra Stato e Chiesa sino dalla
unificazione Nazionale conclusasi con la "breccia di porta Pia",
dovevano essere sanati ad ogni costo.
D'altra parte, nessuna concessione, nessun compromesso
fu fatto sulle prerogative essenziali dello Stato soprattutto per
quanto riguardava l'educazione dei giovani che anzi rimase allo
Stato con l'abolizione delle associazioni Cattoliche Boys Scouts
ed Azione Cattolica) e con il rafforzamento della scuola
pubblica.
Non si può dimenticare che il popolo Italiano era, all'epoca,
nella sua maggioranza, Cattolico osservante e che quindi stava
vivendo una tragica schizofrenia nel contrasto tra i propri doveri
di fedeltà allo Stato e di fedeltà alla Chiesa.
Né il clero, ispirato dal Vaticano, tendeva a sopire i
contrasti, ma anzi, li fomentava.

71
Era una situazione insostenibile ed obiettivamente difficile
per chi, come Mussolini aveva in mente di operare cambiamenti
radicali nella società e non aveva certamente bisogno né di
opposizione precostituita, né di resistenze passive, né di
zavorre.
I patti Lateranensi furono un'operazione non gradevole, ma
necessaria che fu compiuta nell'ottica del progetto di riunire
compattamente il popolo Italiano per potere efficacemente
operare quelle riforme e quella rivoluzione sociale, difficili, se
non impossibili da attuare, con un popolo diviso in fazioni
contrastanti.
In più, avendo la Chiesa Cattolica un'influenza su quasi tutte
le Nazioni Occidentali, la pace con essa era anche notevole
miglioramento dell'atteggiamento delle altre Nazioni verso
l'Italia ed il suo governo!
Chi non capisce, o non vuole capire la complessità della
situazione e la necessità di togliere dal panorama politico
Italiano di allora questo problema incancrenito, o è in malafede
o non ha né la sensibilità politica, né l'intelligenza per capire.
Per tutti i motivi su esposti e per rasserenare la società
civile Italiana, furono conclusi i patti Lateranensi pagando un
prezzo economico, politico ed ideologico, ma assicurandosi
l'appoggio della Chiesa, almeno fino a quando il vento fu in

72
poppa e non si delinearono la sconfitta bellica ed il disastro
politico.
Dopo di che, come sempre in tutti i suoi 2000 anni di storia,
la Chiesa Cattolica cambiò rotta, maledisse quelle bandiere che
aveva benedetto sino al giorno prima, lanciò l'anatema contro
chi aveva definito " l'Uomo della Provvidenza " e si trovò pronta
ad ereditare il nuovo potere!
Ma questo è un altro discorso……

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21° Legge sull'Assicurazione obbligatoria contro le
malattie professionali e Legge istitutiva dell'INFAIL (Istituto
Nazionale Fascista Infortuni sul Lavoro)
Leggi promulgate rispettivamente il 13-05-1929 con
Regio Decreto n° 928 ed il 23 -03 1933 con Regio Decreto
n°264

Nel quadro della ristrutturazione del mondo del lavoro e dei


rapporti tra i lavoratori e lo Stato, queste due Leggi risolvono
l'annoso problema delle conseguenze negative che situazioni
accidentali potevano procurare a chi lavorava in particolari
settori.
Senza entrare nel dettaglio delle modalità di assistenza di
queste Leggi che, di fatto, danno totale copertura assicurativa a
chi incorra in infortuni sul lavoro o contragga una malattia
professionale, ci sembra opportuno sottolineare come la
normativa stabilisca un precedente fondamentale in quello che
è l'approccio globale alle problematiche del mondo del lavoro,
nell'ambito della concezione Fascista dello "Stato del lavoro".
Importantissimo è il riconoscimento dell'esistenza di
"malattie professionali" e cioè di situazioni di lavoro che
implichino una diretta relazione con la possibilità di ammalarsi
perché è solo da questo principio che possono e devono

74
discendere tutte quelle provvidenze atte ad eliminare nella
pratica queste situazioni di insalubrità e di pericolosità.
Altro concetto ribadito da queste Leggi è quello che
riconosce il lavoro come diritto-dovere di ogni Cittadino e come
un "servizio" allo Stato ed alla comunità Nazionale che, proprio
per questo, riconoscono dal canto loro il dovere di assistenza
verso coloro che, a causa di tale "servizio" subiscano danni
permanenti.
Con queste Leggi, si assicura un futuro dignitoso a coloro
che, non avendo raggiunto i limiti di età per la normale
pensione di anzianità, si trovino nella impossibilità di lavorare
ancora a causa di infortuni o di sopravvenute malattie
professionali, senza dover dipendere dalla carità pubblica e
privata, come succedeva prima.

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22° Istituzione del Libretto di Lavoro
RD n°112 del10-01-1935

Proseguendo nel perfezionamento delle norme a tutela dei


lavoratori, per contrastare fenomeni come il lavoro nero, lo
sfruttamento illecito di categorie deboli come donne e fanciulli,
gli abusi sull'orario di lavoro e l'evasione dei contributi
assicurativi e previdenziali e per far si che, in generale, fossero
rispettate tutte le Leggi emanate a difesa del mondo del lavoro,
viene istituito il Libretto di Lavoro in attuazione da quanto
previsto dalla "Carta del lavoro".
Questo documento obbligatorio, diventa indispensabile per
l'assunzione di qualsiasi lavoratore e permette un controllo
capillare delle Aziende e del livello occupazionale Nazionale.
Riportiamo di seguito i punti più importanti della Legge:
• Tutti coloro che prestano lavoro dipendente debbono
essere forniti di Libretto di Lavoro.
• Indicazioni contenute nel L.L.:
a) grado d'istruzione
b) Certificato medico d'idoneità al lavoro
c) Dati completi del datore di lavoro e dell'Azienda, la
qualifica professionale del lavoratore e relativi passaggi di
categoria, l'ammontare della retribuzione, l'associazione

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professionale cui il lavoratore è iscritto, le date di assunzione e
di cessazione dal servizio
d) Infortuni e durata delle assenze per questo motivo.
e) Malattie e durata delle assenze per questo motivo.
f) N° della tessera di assicurazione invalidità e vecchiaia
• E' fatto divieto ai datori di lavoro di assumere in servizio
lavoratori non muniti di L.L.
• Il lavoratore ha diritto a prendere visione e controllare in
qualsiasi momento il proprio L.L. depositato presso il datore di
lavoro.
• E' vietato agli ufficiali di Collocamento iscrivere nelle
liste i lavoratori non muniti di L.L.
• Sono previste sanzioni severe per registrazioni inesatte
o frodanti.
Come si vede, l'intenzione è quella di regolamentare una
volta per tutte il mondo del lavoro ponendo fine a quelle
irregolarità che avevano origine in una tradizione di
prevaricazione e di ricatto che i lavoratori avevano sempre
dovuto subire in forza della miseria e della necessità.
L'efficacia del provvedimento è nella constatazione che
oggi, non solo il Libretto di lavoro è ancora in vigore, ma che
esso è diventato il simbolo del "lavoro regolare" contro tutti gli
abusi e le precarietà del cosiddetto "lavoro nero"

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23° Legge istitutiva dell’I.N.F.P.S.
Legge promulgata il 04-10-1935 con Regio Decreto n° 1827

Questa Legge nasce come compendio, completamento e


ristrutturazione organica di leggi sociali della stessa materia già
promulgate sin dal 1923 come quella nata dal R.D n° 3184 del
30-12-23, "assicurazione invalidità e vecchiaia" o quella
emanata in pari data con R.D. n° 3158, "assicurazione contro
la disoccupazione"
L'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, assorbendo la
precedente Cassa Nazionale per la Previdenza, nasce come
Ente di diritto Pubblico con gestione autonoma e quindi al di
fuori da qualsiasi influenza politica o di gruppi d'interesse
privati.
La Legge in oggetto istituisce la previdenza sociale per tutti i
lavoratori che prima erano privi di qualsiasi seria tutela ed in
particolare crea l'istituto della pensione di anzianità e vecchiaia
calcolata in base ai contributi obbligatori versati all'INPS dai
datori di lavoro e dai lavoratori dando, a chi ha lavorato tutta
una vita, la sicurezza di una vecchia serena e sicura.
Inoltre stabilisce, per la prima volta in Italia, una forma di
assicurazione pensionistica pubblica e tutelata dallo Stato, per
gl'invalidi al lavoro.

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Tra il 1939 ed il 1941, l'INPS allarga le sue funzioni ed
altrettante Leggi dello Stato gli delegano l'assicurazione contro
la disoccupazione, l'erogazione degli assegni famigliari,
l'assicurazione contro la TBC, e le integrazioni salariali per i
lavoratori sospesi o ad orario ridotto, tutte Leggi già esistenti a
partire dal 1923, ma non gestite precedentemente dall'INPS.
Chiunque, ancora oggi, goda di una pensione, garantita
dallo Stato, dopo una vita di lavoro od a causa di un infortunio o
una malattia che non gli permettano più di lavorare, lo fa grazie
alla succitata Legge voluta dal Fascismo che, nell'ottica
dell'emancipazione sociale che è alla base della sua dottrina e
della sua prassi, opera legislativamente ed in modo organico,
fin dai primi anni della sua ascesa al potere ed in tutti i campi,
per migliorare le condizioni generali dei lavoratori e per
collocarli nella società in una posizione di maggiore dignità e
consapevolezza.
E' un passaggio di grande importanza storica perché
determina la fine dell'era della "Carità sociale" ed inizia quella
dei "Diritti Sociali" sanciti dalle Leggi e garantiti dallo Stato!
Alcuni dati aggiornati all'anno 2000 :
Lavoratori assicurati all'INPS 19.000.000
Numero di pensioni erogate 16.000.000
Aziende assicurate 1.500.000

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Sedi provinciali attive 470
Nota: dopo la fine della guerra, i governi, i partiti ed i
sindacati hanno usato l'Istituto ed il suo patrimonio soldi di
proprietà dei lavoratori) per instaurare politiche clientelari al fine
di "comprare" consensi elettorali, concedendo a mezzo di
leggine "ad Hoc" la pensione a categorie che non avevano mai
versato alcun contributo nelle casse dell'Istituto, o
sovvenzionando alcune grandi aziende amiche che hanno fatto
della cassa integrazione una opportunità per privatizzare gli utili
e socializzare le perdite, o elargendo pensioni di favore agli
"addetti ai lavori" in base a contribuzioni virtuali.
Il tutto a carico delle esauste casse dell'INPS svuotate dalla
famelicità e dalla inettitudine di una classe politica e sindacale
indegne che hanno anteposto gli interessi politici e di parte a
quelli generali dei Cittadini.

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24° Riduzione dell'orario di lavoro a Quaranta ore
settimanali
R.D. n° 1768 del 29 Maggio 1937

Non appena le condizioni generali dell'economia e


dell'industria Italiane lo permettono, il Fascismo continua la
marcia intrapresa sin dal 1923 in direzione della riforma globale
del mondo del lavoro investendo parte del vantaggio economico
riscontrato, nella ulteriore diminuzione dell'orario di lavoro e
sottolineando il principio che il lavoro ed il profitto debbono
essere strumenti e non fini della società.
Questa Legge, conosciuta più genericamente come "Sabato
Fascista", è un ulteriore passo in avanti nella "Umanizzazione"
del lavoro e dimostra come la direzione intrapresa dal Fascismo
fosse nella direzione di migliorare continuamente la posizione
dei lavoratori come si evince anche da tutta la numerosa
successione delle Leggi "Sociali" culminata con la
"Socializzazione delle Imprese" realizzata nella Repubblica
Sociale Italiana nel 1944.
L'obiettivo è quello di formare uno "Stato del lavoro" in cui la
figura del lavoratore assume il ruolo di protagonista ed una
dignità ed un'importanza mai avute prima e per quello neanche
dopo..).

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25° Legge istitutiva dell'ECA (Ente Comunale di
Assistenza)
Legge promulgata il 03-06-1937 con Regio Decreto n° 847
G.U. del19-06-1937

Viene istituito, in ogni Comune del Regno, l'Ente Comunale


di Assistenza con lo scopo di assistere individui e famiglie in
stato di necessità e di coordinare e controllare tutte le altre
associazioni esistenti che avessero analogo fine.
Si tratta dunque di riordinare l'assistenza pubblica e privata
ai bisognosi e di estenderla capillarmente a tutti i Comuni
d'Italia.
L'Ente viene finanziato da: apposita tassa addizionale e
dalle rendite del proprio patrimonio o di istituzioni da esso
amministrate.

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26° Assegni Famigliari
Legge promulgata il 17-06-1937 con Regio Decreto n° 1048

Elemento riequilibratore tra salario e necessità famigliari,


l'istituzione degli assegni famigliari per gli elementi della
famiglia "a carico" del lavoratore, distacca il valore della
remunerazione del lavoro dalla valutazione di pura compra-
vendita di mano d'opera e lo pone sul piano più generale di una
socialità in cui il lavoro diventa comunque un "mezzo" di
sostentamento della famiglia in quanto cellula primaria della
società.
A parte le positive ed evidenti conseguenze pratiche di una
maggiorazione delle entrate della famiglia, in proporzione alle
necessità dei suoi membri, la Legge che istituisce gli assegni
famigliari conclama l'importanza dell'istituto della Famiglia
restituendole dignità e valore sociali in perfetta coerenza con
tutta la dottrina del partito Fascista.
Avere figli non è più, quanto prima, un "lusso" che non pesa
ai ricchi, ma penalizza i poveri ed i figli non sono più, come
nella società contadina, una opportunità in quanto potenziale
forza - lavoro, ma possono essere, com'è naturale che sia, la
realizzazione del desiderio della proiezione di se stessi e della
propagazione della specie nella realizzazione di uno dei più forti

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tra gli istinti umani oltre che un arricchimento umano per la
Nazione.
Gli Assegni famigliari spettano per Figli, Coniuge, Genitori
od altre persone a carico del lavoratore capo famiglia.
Per i Figli spettano sino all'età di 18 anni o di 21 se studenti
medi o di 26 se studenti universitari.
Gi assegni sono dovuti anche in caso d'invalidità dovuta ad
infortunio sul lavoro, così come per le assenze per maternità.
L'ipotesi che la promozione delle famiglie numerose fosse
un progetto specifico del regime per avere più soldati per fare le
guerre, è una delle tante affermazioni cretine degli avversari
che non è né provata dai fatti, né suffragata da dichiarazioni
ufficiale del regime.
Come tutte le affermazioni non provate, essa resta a livello
di pettegolezzo da portineria, destinata agli spiriti semplici e,
come tale, non ci prendiamo la pena di confutarla..!

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27° Casse rurali ed artigiane
Legge promulgata il 23-06 1937 con Regio Decreto n° 318

Prima di questa Legge, oltre alle grandi banche d'affari che


proponevano credito e servizi soprattutto per le grandi imprese
industriali, commerciali o finanziarie ed alle quali era impossibile
accedere per il mondo dell'artigianato e dell'agricoltura,
esistevano da qualche anno piccole Banche Cooperative che
avevano lo scopo di estendere i servizi bancari anche a quelle
categorie escluse dall'accesso alle grandi banche e quindi, di
fatto, escluse da finanziamenti che potessero aiutare la
gestione e lo sviluppo delle piccole e medie aziende.
Le banche cooperative avevano però alcuni difetti o
perlomeno certi limiti in quanto erano aperte solo ai soci delle
cooperative stesse e non erano presenti su tutto il territorio
Nazionale, ma erano sparse a macchia di leopardo.
La Legge del Giugno 1937, riordina e rinnova tutta la
materia ed in particolare:
a) Stabilisce uno Statuto generale valido per tutte le
banche di questo tipo che saranno denominate Casse rurali ed
Artigiane.
b) Estende a tutto il territorio Nazionale la possibilità di
accedere al Credito specifico.

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c) Stabilisce condizioni particolari e favorevoli per le
aziende Rurali ed Artigiane.
d) E' un provvedimento che riorganizza in modo organico
l'accesso al credito delle piccole aziende
Come si può vedere, questa Legge opera nella direzione di
promuovere lo sviluppo delle piccole aziende rurali ed artigiane
sia per difenderle dallo "schiacciamento" in cui grandi aziende
le pongono e sia in un'ottica, rivelatasi valida al riscontro del
tempo, di valorizzazione delle piccole e medie aziende come
asse portante dell'inventiva, dell'imprenditorialità e della vitalità
della produzione Nazionale.
A convalidare la validità delle Casse Rurali ed Artigiane
come strumento di promozione e sviluppo del settore, è
sufficiente un raffronto statistico sulla moltiplicazione, negli anni
susseguenti il varo della Legge, del numero di aziende medio-
piccole su tutto il territorio Nazionale e la constatazione che,
ancora oggi, la diffusione capillare delle Casse Rurali ed
Artigiane ora denominate Banche di Credito Cooperativo per
motivi di sciocco mimetismo storico politico) è diventata una
realtà indispensabile dello sviluppo economico del territorio.

86
28° Legge istitutiva dell'Istituto Autonomo delle Case
Popolari I.A.C.P.)
Legge T.U. con R.D. n°1165 del 28 Aprile 1938, G.U.
supplemento n° 177 del 5 Maggio 1938

Con questo Legge, Testo Unico, si riordinano le precedenti


leggi relative alle Case Popolari di varia natura ed in particolare
quelle dell'Istituto Autonomo Case Popolari già istituito sin dal
1924.
Il preesistente I.C.P. creato con l'obiettivo di costruire e dare
in affitto case popolari ai ceti medio bassi della popolazione, era
riuscito solo in parte a realizzare il suo programma istitutivo sia
per le pastoie burocratiche cui era soggetto per legge per
esempio l'inalienabilità del patrimonio immobiliare), che a causa
dello scarso spirito sociale che animava i governi borghesi
anteguerra e che faceva quindi mancare la volontà politica di
una strategia rivolta al riscatto delle fasce più deboli della
popolazione.
Mai nessuno, prima dell'avvento del Fascismo, aveva
considerato il problema di dare ai lavoratori una casa dignitosa,
con affitti che fossero adeguati ai salari e con la possibilità di
diventarne proprietari tramite l'acquisto a riscatto. Né i
sindacati, né i governi si erano mai preoccupati di sottrarre le

87
fasce deboli all'arbitrio ed allo sfruttamento del "libero mercato"
che, specie nelle grandi città dove l'incremento della
popolazione era in notevole aumento a causa dello sviluppo del
fenomeno della industrializzazione, poneva alle famiglie il
dilemma di abitare in tuguri a volte privi delle pur minime
strutture igieniche o di sottrarre una grossa fetta del salario per
una casa dignitosa.
Alcune minime, per quanto lodevoli eccezioni localizzate in
precise e ristrette aree, come i villaggi operai di Olivetti, erano
state un nulla sul piano Nazionale e per di più erano state una,
se pur meritevole, liberalità padronale e non l'affermazione di
un diritto esteso a tutti e su tutto il territorio Nazionale.
Con l'Istituto Autonomo delle Case Popolari, il Fascismo
istituzionalizzò un piano organico nazionale per dare a tutti i
lavoratori una casa.
Dal 1924, il Regime Fascista ristruttura l'Istituto Case
Popolari modificandone la Legge istitutiva in modo da renderlo
autonomo dalle pastoie burocratiche cui era soggetto per
permettere la smobilitazione del patrimonio immobiliare e per
finanziare la costruzione di Case Popolari in vendita a riscatto
od in assegnazione con patto di vendita futura.

88
L' I.C.P. diventa I.A.C.P. Istituto Autonomo Case Popolari) a
sottolineare, con il termine Autonomo, lo sganciamento dalle
pastoie della burocrazia e del conseguente slancio operativo.
Ad esempio parziale di quanto fu realizzato anche in
coerenza con il Piano della creazione delle Aree Industriali, le
quattro Città satellite realizzate in poco tempo a Milano:
C.Ciano a Legnano, A. Mussolini al Vigentino, Oberdan a
Lambrate, I.Balbo a Niguarda .
Si promuove insomma una politica della casa che tende a
dare in affitto e/o in proprietà abitazioni dignitose ai ceti popolari
a dei costi sostenibili e proporzionati ai salari.
Per risolvere l'analogo problema relativo agli impiegati
statati, spesso sottoposti a successivi trasferimenti nel corso
della carriera, il regime istituisce l'Ente Nazionale Case per gli
Impiegati Statati I.N.C.I.S.).
Purtroppo, nel dopo guerra, i caritatevoli governi
Democristiani, senza opposizione delle sinistre, fecero strame
dell'Istituto Autonomo Case Popolari sino a ridurlo quasi ad un
nulla deficitario a tutto vantaggio dei guadagni dei "palazzinari
rampanti" (Antesignani delle "Tangenti") che imperversarono
speculativamente e spesso in spregio ai piani regolatori nelle
periferie delle nostre città riducendole alle alienanti mostruosità
che possiamo ancora oggi vedere!

89
Per constatare quanto affermiamo, basta confrontare a
Roma il quartiere dell'EUR, progettato e costruito dal Fascismo
con una delle tante borgate costruite dai "palazzinari" amici dei
governi post bellici..!
Non si poté però annullare il principio affermato
dall'istituzione delle case popolari e cioè quello del diritto ad
una casa dignitosa per tutti i lavoratori, principio che la sinistra
fece suo usurpandone la primogenitura al Fascismo come fece
per molte altre cose…)

90
29° Riforma dei Codici e rinnovamento legislativo

Uno dei grandi problemi che si presentarono subito


all'attenzione del Governo Mussolini, fu la caoticità, le
sovrapposizioni e le carenze del sistema legislativo per cui fu
necessario porre mano ad un'imponente opera di
rinnovamento, sostituendo i codici che risalivano all'unità d'Italia
ed introducendo nuove normative in materie trascurate in
precedenza dal legislatore.
Con il RD n° 1398 del 19-10-1930 fu varato il nuovo
Codice Penale mentre con il coevo RD n° 1399 del 19-10-1930
fu approvato il nuovo Codice di Procedura Penale.
Questi due Codici che presero il nome dal Ministro della
Giustizia ed insigne giurista Alfredo Rocco, ordinarono in
maniera organica il Diritto sostanziale ed il diritto processuale
penali.
Cambiò l'approccio generale al problema della gestione
della giustizia per cui i nuovi codici furono concepiti non più
soltanto come un insieme di norme repressive, ma anche
dirette alla prevenzione dei reati.
Da qui una maggiore considerazione, rispetto al passato,
della personalità del soggetto anche mediante la possibilità,

91
concessa al giudice, di adeguare la pena alla capacità di
delinquere del reo.
Veniva così posto l'accento sull'elemento psicologico del
reato che assumeva il giusto rilievo nella valutazione del grado
di responsabilità del reo il quale, da una concezione di
fenomeno antropologico, assurgeva alla superiore dignità di
persona.
Furono, così, introdotti gli articoli 42 e 85 del codice penale,
pilastri fondamentali del sistema penale italiano che, partendo
dalla concezione di persona, individuano le due potenze
dell’anima, intelletto (coscienza) e volontà, tecnicamente
definite anche capacità di intendere e di volere; ciò comporta,
ancora oggi, che “ nessuno può essere punito per un’azione od
omissione preveduta dalla legge come reato, se non l’ha
commessa con coscienza e volontà (art.42) e “ Nessuno può
essere punito per un fatto preveduto dalla legge come reato,
se, al momento in cui lo ha commesso, non era imputabile. E’
imputabile chi ha la capacità di intendere e di volere”; quindi, se
all’imputato manca una sola delle due facoltà, non è imputabile.
Per questo è' innalzato da 9 a 14 anni il limite d'età per
l’imputabilità dei minori ed é introdotto l'istituto del "Perdono
giudiziale" per i minori degli anni 18 che, a discrezione del

92
giudice, a determinate condizioni, possono evitare il rinvio a
giudizio
Fu poi istituito il Tribunale per i Minorenni (RDL n° 1404
del 20-07-1934), che evidenziò la funzione rieducativa dei
giovani con una profonda riforma processuale e la sospensione
condizionale della pena sino a tre anni oltre ad una particolare
cura nell'opera di istruzione e rieducazione dei giovani detenuti,
furono varate le Leggi sulle Cambiali RD n° 1669 del 14-12-
1933) e sull'Assegno RD n° 1736 del 21-12-1933) e furono
ordinate con appositi Testi Unici le normative che regolavano
importanti materie quali la Legge Comunale e Provinciale RD n°
383 del 03-03-1934), le Leggi sul Consiglio di Stato RD n°
1054 del 26-06-1924), le Leggi di Pubblica Sicurezza RD 18-
06-1931), le Leggi Sanitarie RD n° 1265 del 27-07-1934).
Tra la fine degli anni trenta e l'inizio degli anni quaranta, il
regime Fascista, utilizzando l'opera dei più capaci esponenti
della scienza giuridica - a quell'epoca le Leggi, specie le più
importanti erano frutto del lavoro di riflessione e di discussione
negli ambiti professionali più qualificati e non, come succede
spesso oggi, il prodotto delle decisioni improvvisate di politici
incompetenti od interessati a Leggi di parte - approvò il nuovo
Codice Civile RD n° 262 del 16-03-1942) che si occupò in
modo particolare del mondo del lavoro con ben 139 articoli e

93
con il riconoscimento giuridico della Carta del lavoro,
approvata dal gran Consiglio del Fascismo già dal 21 Aprile
1927 , il Codice di Procedura Civile RD n° 1443 del 28-01-
1940) e la Legge Fallimentare RD n° 267 del 16-03-1942).
Quasi tutte le suddette Leggi, con modifiche solo parziali,
costituiscono ancora, a distanza di quasi settant'anni, il quadro
normativo di riferimento dell'intero ordinamento giuridico
Italiano, dimostrando, con la loro vitalità, la lungimiranza di chi
le volle in un contesto storico, sociale e politico pur molto
diverso dall'attuale!
Il dato d'insieme che è possibile cogliere dall'attività
Legislativa del regime Fascista, è la volontà di porre, in ogni
settore, un quadro organico ed armonico di norme per costituire
un punto di riferimento certo ed indiscutibile sia per i Cittadini
che per tutti coloro che le Leggi sono chiamati ad applicare nei
campi della Giustizia e dell'Amministrazione.
Dei Codici varati da Alfredo Rocco, solo quello di procedura
penale è stato sostituito nel 1989 in seguito ad una lunga
polemica contro il sistema inquisitorio che informava il codice
del 1930.
Il Nuovo Codice, mentre è fallito nell'aspirazione di
deflazionare il contenzioso penale con l'introduzione di riti
alternativi e del patteggiamento, che fa della Legge merce di

94
contrattazione e di scambio anziché elemento di certezza del
Diritto, si è rivelato del tutto inefficace nella lotta alla criminalità,
specie di quella organizzata, come si evince dalle successive
relazioni sullo stato della Giustizia che ogni anno tiene un
rassegnato Procuratore Generale della Repubblica
all'inaugurazione dell'anno giudiziario.
Ad ulteriore riprova, le reiterate modifiche susseguite negli
anni 90 anche a distanza di pochi mesi una dall'altra e che
hanno creato un vero e proprio caos normativo.

95
30° Legge Urbanistica

Emanata il 07 Agosto 1942, la Legge n° 1152 è il primo


organico riordino della strumentazione urbanistica del nostro
Paese dall'Unità d'Italia.
Promossa dal ministro dei lavori pubblici Giuseppe Gorla,
già capo dello I.A.C.P. di Milano, questa Legge è il compimento
di un'elaborazione della politica del Fascismo per il riassetto di
tutta la materia urbanistica Nazionale ed è il risultato della
maturazione di studi e di progetti durati più di un decennio.
Come risulta anche dal discorso tenuto dal Ministro Bottai
nel 1937 al 1° congresso Nazionale di Urbanistica, il concetto
sociale del Fascismo rispetto a codesta problematica è quello di
contrastare l'inurbazione nelle grandi città a favore della ruralità
e Mussolini prevede addirittura l'ipotesi dello sfollamento delle
aree urbane congestionate.
A distanza di circa settant'anni ed alla luce delle condizioni
di vita nelle grandi città Italiane, si può constatare quanto
lungimirante ed attuale fosse questa visione sociale del
problema.
La precedente Legge n° 2359 del 1865 e successive
modifiche aveva creato, a causa di numerose Leggi speciali e

96
per la sovrapposizione di norme a volte contrastanti, un caos
giurisdizionale specie in materia di espropri e relative indennità.
Con questa Legge si passa da una legislazione speciale,
differenziata e frammentata, ad una Legge ordinaria e,
soprattutto, unificata che pone ordine ad una situazione caotica
e di incertezza delle legittimità.
Vengono affermati alcuni concetti base fondamentali, come
l'obbligatorietà del Piano regolatore Generale che abbraccia sia
il territorio già urbanizzato che quello in previsione e l'obbligo, in
tutti i Comuni, del regolamento edilizio e della licenza edilizia
oltre all'innovativo concetto dei piani Regionali di sviluppo.
Nella prassi, la progettazione dei Piani regolatori viene
realizzata essenzialmente tramite lo strumento del Concorso
pubblico.
Nel suo insieme, questa Legge definisce, una volta per tutte
e con chiarezza cosa sia lecito e cosa illecito nello sviluppo
urbanistico, rimettendo alla condotta delle amministrazioni
locali, ai controlli delle autorità centrali ed all'attenzione della
Magistratura, la responsabilità diretta di situazioni non conformi
alle norme stabilite.
Ciascuno di noi può constatare come al giorno d'oggi
solamente gli abusi, le connivenze, gli interessi clientelari e

97
l'inettitudine sono causa di una disastrosa situazione
urbanistica che l'osservanza di questa Legge eliminerebbe.
Questa Legge fondamentale resta, pur con le integrazioni e
modifiche apportate per le necessità relative alla evoluzione dei
tempi, tuttora in vigore seppure spesso inapplicata, dimostrando
la sua validità di base.

98
31° Legge istitutiva dell'assistenza sanitaria gratuita,
INAM
Legge promulgata il 11-01-1943 con Regio Decreto n° 138,
G.U. n° 77 del 03-04-1943

Il nome originale dell'ente era: "Mutualità Fascista - Istituto


per l'assistenza di malattia ai lavoratori".
Naturalmente tale nome fu subito cambiato, con apposito
Decreto Luogotenenziale del 1946 in Istituto Nazionale
Assistenza Malattie INAM), in ossequio al solito stupido e
farisaico concetto di mimetismo storico, nel tentativo di
cancellare l'identità politica della promozione della Legge.
La prima notizia del cambio di nome si ha nel comma 2 del
D.Lgs. Lgt. N° 213 del 19-04-1946.
L'ente nasce come Ente di diritto pubblico avente
personalità giuridica ed i passi salienti della Legge sono:
comma 4 "..Sono obbligatoriamente iscritti all'Ente tutti i
lavoratori rappresentati dalla associazioni sindacali.."
comma 5 "..L'Ente provvede all'assistenza per le malattie.."
comma 6 "..l'assistenza dell'Ente comprende:
a) assistenza sanitaria generica, domiciliare ed
ambulatoriale
b) assistenza farmaceutica

99
c) assistenza specialistica ambulatoriale
d) assistenza ospedaliera
e) assistenza ostetrica
f) assistenza pediatrica
g) assistenza integrativa
h) una indennità di malattia
comma 7 "..le assistenze sono estese anche ai famigliari
dell'assicurato.."
comma 9 "..agli scopi di cui sopra sarà provveduto tramite
il contributo dei lavoratori e dei datori di lavoro nella misura
stabilita dai contratti di lavoro.."
Questa Legge viene a sanare una situazione di tragica
ingiustizia sociale per cui solo le fasce abbienti potevano
permettersi di curare in modo organico le proprie malattie data
la costosità delle cure, mentre le fasce deboli dei lavoratori
salariati e della gente comune era in balia di cure approssimate
o della carità delle pie istituzioni ed erano comunque al di fuori
di qualsiasi copertura assistenziale in caso di malattia né aveva
la possibilità di un indennizzo per il mancato salario.
In concreto i ricchi potevano curarsi e sperare in una vita più
sana e più lunga, mentre i poveri potevano contare solo sulla
fortuna di una buona salute e sull'aiuto della "Provvidenza" o
sulla carità delle pie istituzioni..

100
Per tutti era quasi un comandamento " ..mettere via
qualcosa in caso di malattia.."
Con l'istituzione dell'INAM tutti i lavoratori Italiani ed i loro
famigliari hanno il diritto di essere curati nelle strutture sanitarie
pubbliche, che vengono incrementate ed organicamente
distribuite su territorio Nazionale, a titolo gratuito.
La Legge sull'assistenza sanitaria gratuita varata in Italia è
stata tra le prime al mondo e tuttora, in molti Paesi tra cui anche
i progrediti USA, non esiste nulla di analogo mentre molti altri
Paesi Europei ci hanno copiato.
Questa Legge ha sanato un'ingiustizia sociale ed ha sancito
contemporaneamente il concetto basilare che il diritto alla
salute è uguale per tutti realizzando nei fatti e non nelle
chiacchiere un basilare e vitale principio di democrazia
oggettiva.
Oggi il governo Berlusconi, complice Alleanza Nazionale
che con questo dimostra quanto sia lontanissima dallo spirito
del Fascismo), con la promozione della sanità privata, sta
riportando le cose indietro ripristinando la discriminazione tra
ricchi e poveri, ritrasformando la salute in un affare economico
per il profitto di cliniche e case farmaceutiche ed annullando, di
fatto, il diritto alla salute che questa Legge Fascista aveva
sancito in modo egualitario per tutti i Cittadini.

101
32° Socializzazione (R.S.I.)

E' la più rivoluzionaria, la più geniale, la più popolare delle


riforme del Fascismo, fortemente voluta da Benito Mussolini e
divenuta possibile in Repubblica Sociale Italiana quando le
circostanze lo avevano liberato dai laccioli dei Savoia, del
capitalismo e della Chiesa Cattolica; quasi il testamento
spirituale e politico del Duce che dimostra ancora una volta,
seppure ce ne fosse bisogno, che il Fascismo aveva ed ha le
sue radici etiche e politiche nella vocazione socialista alla
giustizia sociale ed alla emancipazione delle fasce più deboli
della popolazione, ma al di fuori della sterile e riduttiva
interpretazione Marxista della lotta tra le classi, in un nuovo ed
originale contesto di collaborazione e di realizzazione di
sinergie dirette e gestite dallo Stato Fascista, arbitro imparziale,
ma inappellabile in quanto Stato Etico che rappresenta gli
interessi di tutti i Cittadini del Popolo - Nazione, come singoli e
come comunità. Tutto nello Stato, Nulla fuori dallo Stato, Nulla
contro lo Stato!)
Già durante tutto il periodo precedente del regime, molti
Fascisti rimproveravano a Mussolini sì, il dissenso esisteva, né
per ciò si era fucilati, "picconati" come successe a Trozky od
internati come nella "demoproletaria" Russia, né rinchiusi in

102
manicomio come avvenne al poeta Ezra Pound nella
democratica America..) di essersi allontanato dal progetto
sociale del lavoro enunciato nel programma Fascista del 1919 e
di non avere dato sufficiente forza operativa alla Camera dei
Fasci e delle Corporazioni che avevano appunto il compito di
realizzare una politica sociale sulla base di quel programma,
ma che non avevano avuto effettivamente una pari
rappresentatività, né numerica, né di "peso specifico" tra i
rappresentanti dei lavoratori e quelli della proprietà.
Il 24 Settembre 1943, in un dispaccio all'ambasciatore
Tedesco, Mussolini dichiarava che: "..la costituzione della
Repubblica Italiana avrebbe avuto un carattere nettamente
socialista, stabilendo una larga socializzazione delle aziende
industriali e l'autogoverno degli operai.." dal libro di Deakin sulla
Repubblica Sociale Italiana).
D'altra parte questi concetti erano già largamente presenti,
oltre che nel programma Fascista del 1919, anche nei principi
del Diritto Corporativo che tendeva a porre l'Uomo al centro
della società come valore primario in antitesi alla concezione
capitalista che vede l'Uomo in funzione del denaro e del profitto
ed a quella Marxista che lo vede annullato nello Stato-Partito e
che organizza un "Capitalismo di Stato" altrettanto negativo ed
innaturale del Capitalismo Liberale!.

103
Principi come il ridimensionamento dello strapotere del
padronato, la partecipazione dei lavoratori agli utili ed alla
gestione dell'impresa, il diritto alla proprietà specialmente della
casa) in funzione sociale, la promozione della proprietà privata
come limite alle grandi concentrazioni capitalistiche ed il
principio della ridistribuzione della ricchezza attraverso prelievi
fiscali che si trasformano in iniziative dello "Stato sociale", sono
ben presenti nella concezione dello Stato Corporativo e se la
loro attuazione è graduale nelle loro fasi più rivoluzionarie, ciò è
dovuto essenzialmente a due fatti: Il primo è indubbiamente la
resistenza della borghesia, della Chiesa Cattolica e di alcune
minoritarie frange Fasciste che tali erano più in chiave anti
comunista che non per adesione al programma del 1919, il
secondo è dovuto al fatto che trasformazioni così radicali e
rivoluzionarie non possono essere fatte senza una
preparazione graduale, pena l'insuccesso.
Va comunque considerato che le più importanti e le più
necessarie riforme in tal senso furono fatte già nei primi due, tre
anni di governo, mentre tutto il periodo successivo fu una
marcia di avvicinamento costellata di continue riforme di natura
sociale come testimoniato dall'elenco delle Leggi sociali sin qui
esposto.

104
Ora, liberi dai freni della monarchia, della borghesia e della
Chiesa, si ripresentava l'opportunità ed il processo fu avviato
soprattutto per merito dell'opera di Angelo Tarchi, commissario
dell'IMI e del Consorzio di Credito per le opere pubbliche e poi
ministro dell'economia Corporativa.
La Socializzazione è, concettualmente e politicamente, un
ritorno alle origini del programma Fascista del 1919, la
realizzazione concreta della concezione dell'organizzazione di
uno Stato nel quale il lavoro, la capacità d'impresa ed il capitale
non sono più forze antitetiche con finalità e scopi diversi, ma
diventano i fattori paritetici di una collaborazione sinergica dalla
quale tutti, Stato compreso, traggono beneficio.
Con la Socializzazione delle Imprese si portarono i
rappresentanti dei lavoratori nei Consigli d'Amministrazione
delle Aziende, in numero pari a quello dei soci di capitale e con
poteri effettivi di gestione e di decisione, cosa mai avvenuta né
prima né dopo, né mai sognata..!
Nelle imprese non costituite in forma di società di capitali ed
in quelle individuali, i Consigli di gestione avevano poteri meno
accentuati e collaboravano con il "Capo dell'Impresa", ma in
compenso, la Legge rendeva il Capo dell'Impresa "..
personalmente responsabile di fronte allo Stato dell'andamento
della Produzione.." e prevedeva che esso potesse essere

105
rimosso e sostituito "..quando la sua attività non risponda alle
esigenze dei piani di produzione.."
La Legge attuativa della Socializzazione fu varata con due
decreti, uno del 12 Febbraio 1944 ed uno del 12 Ottobre 1944,
nonostante la iniziale forte opposizione della Germania che
temeva una diminuzione della produzione bellica e la fronda dei
gruppi capitalistici Italiani che già finanziavano in segreto la
resistenza.
I criteri sulla ripartizione degli utili aziendali, stabiliti dalla
Legge e decisi dai Consigli di Gestione aziendale erano i
seguenti:
1. Quelli destinati alla remunerazione del capitale, in
misura non superiore ad un massimo fissato annualmente dal
Comitato dei ministri per la tutela del risparmio e l'esercizio del
credito.
2. Quelli destinati ai lavoratori dell'impresa determinati in
rapporto all'entità delle retribuzioni percepite nel corso
dell'anno, in misura non superiore al 30% delle retribuzioni
nette.
3. Le eccedenze ai criteri di suddivisione sopra elencati,
erano destinate ad una Cassa di compensazione gestita
dall'Istituto di Gestione e Finanziamento a scopi di natura
sociale e produttiva.

106
I lavoratori con la partecipazione alla gestione ed agli utili
dell'impresa in cui operavano, erano diventati, da oggetto
passivo del lavoro a soggetto protagonista con una dignità mai
prima raggiunta ed un senso della responsabilità che non
poteva che giovare sia alla proprietà che ai lavoratori
dipendenti.
Era la quadratura del cerchio, la pietra filosofale delle
problematiche sociali, la soluzione ottimale di tutte quelle
questioni che avevano tormentato il mondo della produzione sin
dalla nascita dell'era industriale.
Ogni conflittualità si stempera nell'interesse comune, ogni
contrasto si risolve nella mediazione che nasce dall'avere un
comune obiettivo, ogni problema organizzativo, produttivo o
strutturale si risolve più facilmente nel quadro di forze ed
intelligenze che operano in sinergia trainando nella stessa
direzione.
Né la proprietà, né le maestranze hanno il benché minimo
interesse a danneggiare in alcun modo l'azienda che è un bene
di tutti e remunera, in proporzione, economicamente e
moralmente tutti quanti.
Nemmeno l'antifascismo Clericomarxista della "Costituente"
resistenziale ha avuto il coraggio di annullare tutta e subito la

107
riforma della Socializzazione tanto che nella Costituzione
Repubblicana, all'articolo 46 (..Ai fini della elevazione
economica e sociale del lavoro ed in armonia con le esigenze
della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori
a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge, alla
gestione delle aziende..) si propone, in modo in realtà molto
blando, una forma di "cogestione" aziendale senza che per altro
nessuno dei Partiti, dai Liberali, alla DC al PCI od a
Rifondazione Comunista e nessuno dei Governi, abbia mai
proposto, in cinquantasette anni di Legislature, di trasformare
tale articolo in Legge attuativa dello Stato…!!!
I "Consigli di Gestione", emanazione indiretta della
Socializzazione, furono operanti sino al Dicembre 1945 quando
la C.G.I.L. si accordò con la Confindustria per smantellarli in
cambio della scala mobile.
Risultato: oggi i lavoratori non hanno più né i "Consigli di
Gestione", né la scala mobile..!!
Alla fine del 1944, e tenendo presente che la situazione
bellica dava potere alla Repubblica Sociale Italiana solamente
in alta Italia, la Legge sulla Socializzazione era già stata
applicata in 76 Imprese con un numero complessivo di 150.000
dipendenti.

108
Agli inizi del 1945, era stata avviata nelle più grandi imprese
industriali come la FIAT.

109
33° Lotta alla Mafia

In una Sicilia condizionata dal latifondo e da una mafia


ancora di natura prettamente "rurale", il regime intraprese una
lotta senza quartiere alla delinquenza organizzata senza alcun
riguardo per nessuno.
Il governo di Benito Mussolini fu il primo ad emanare una
Legge che contemplava l'esproprio del latifondo e la sua
poderizzazione ed il primo ad intraprendere con grande
determinazione una lotta contro la mafia che fu ridotta al
lumicino e costretta nelle carceri od a rifugiarsi negli U.S.A.
Al prefetto Mori, a suo tempo incarceratore di squadristi in
Emilia Romagna, ma ottimo elemento di Polizia e fedele
servitore dello Stato, fu data "carta bianca" per agire e
l'incondizionato appoggio del governo ed i risultati non si fecero
attendere.
Già due volte, prima dell'avvento del Fascismo al potere,
Mori era stato in Sicilia, ma la connivenza della vecchia politica
con la mafia lo aveva impantanato nella palude della Sicilianità
gattopardesca, opponendogli quel "muro di gomma" che il fitto
intreccio d'interessi tra mafia e società civile sa costruire anche
oggi attutendo e neutralizzando l'azione delle forze al servizio
dello Stato.

110
Con azioni di polizia su vasta scala che a volte, come nella
"liberazione" della cittadina di Gangi, assunsero la fisionomia di
vere e proprie azioni militari, il prefetto Mori intraprese una lotta
senza quartiere contro la mafia che, per la prima volta dovette
fare i conti con lo Stato che aveva sempre ignorato, irretito ed
invischiato.
Indagini approfondite e dettagliate anche nella pubblica
amministrazione scoprirono i vasti legami tra mafia e politica ed
epurarono uffici e consigli comunali.
Alle retate del prefetto Mori seguirono, specie tra il 1928 ed
il 1929, moltissimi processi e moltissime condanne ed una
copiosa documentazione dimostra l'interesse personale di
Benito Mussolini che seguiva e sollecitava continuamente
l'azione della magistratura e delle forze dello Stato.
Fu estirpato il fenomeno dei "gabelloti" che faceva da
cerniera tra latifondo, mafia e popolazione, con l'intento anche
di colpire e modificare la psicologia mafiosa.
Tra il 1925 ed il 1928 gli omicidi passarono da 268 a 25, le
rapine da 298 a 14 le estorsioni da 79 a 6.
Il Partito Nazionale Fascista, attraverso una capillare opera
di propaganda e di persuasione verso tutti gli strati della
popolazione ed in particolare verso quella del mondo rurale in
cui la mafia di allora si esprimeva maggiormente, si ripropose di

111
spostare il senso dell'onore, la ribellione alle ingiustizie e le
istanze sociali che caratterizzavano la psicologia Siciliana, dal
privato allo Stato in una fiducia verso le promesse che il
fascismo e Mussolini avevano fatto ai Siciliani.
Una ulteriore e fondamentale linea direttiva nella lotta contro
la mafia fu la politica di riscatto sociale che il regime intraprese
con la costruzione di infrastrutture come strade, scuole,
ospedali, acquedotti e che si concretizzò soprattutto con
l'assalto al latifondo che si realizzò con espropri, bonifiche ed
appoderamenti.
La guerra e la disfatta avrebbero vanificato lotta e speranze,
anche per l'aiuto dato alla ricostituzione del potere della mafia
dagli occupanti Americani, ma è oltremodo significativo che il
fronte agrario-mafioso abbia iniziato a ricomporsi, tra il 1942 ed
il 1943, proprio in avversione all'iniziativa di liquidazione del
latifondo siciliano, fino a ricostituirsi come autentico blocco,
prima a sostegno dello sbarco alleato nel luglio 1943 e poi
come struttura portante, anche istituzionale della Sicilia
antifascista.
Ai critici pregiudiziali in "servizio permanente" che da
sempre obiettano che il prefetto Mori fu fermato da Mussolini
quando raggiunse le alte gerarchie della commistione del
potere con la mafia, possiamo provare l'inconsistenza e la

112
falsità delle accuse con alcuni dati inoppugnabili e facilmente
controllabili: in quegli anni finirono in carcere per connivenza
mafiosa, il federale di Palermo Cucco, l'ex Ministro,
comandante di corpo d'Armata di Palermo Generale Di Giorgio
ed il capo dei Fascisti Siciliani avvocato Ortoleva di Mistretta.
Giovanni Falcone, che di mafia se ne intendeva, ha scritto, a
pg. 103 del suo libro Cose di cosa nostra:".. l'unico tentativo
serio di lotta alla mafia fu quello del prefetto Mori, durante il
Fascismo, mentre dopo, lo Stato ha sminuito, sottovalutato o
semplicemente colluso.."
Sfidiamo gli antifascisti a negare che la mafia ritornò
trionfante in Sicilia ed in Italia al seguito degli "Alleati" e degli
antifascisti, in ricompensa dell'aiuto concreto che essa fornì per
lo sbarco e la conquista dell'isola…!
Ai governi della repubblica "nata dalla resistenza", la
vergogna del dilagare della mafia, della sua stretta commistione
con il potere politico e del colpevole abbandono del Generale
Dalla Chiesa, dei giudici Falcone e Borsellino e di tanti fedeli ed
ingenui servitori dello Stato che furono mandati al macello come
offerte sacrificali sull'altare degli interessi politici ed economici
di una classe politica indegna!

113
34° Legge Bottai sulla custodia, conservazione e
contabilita’ del materiale artistico, archeologico,
bibliografico e scientifico
R.D. n° 1917 promulgato il 26 Agosto 1927 G.Uff. n° 246 del
24 Ottobre 1927) e Legge n° 1089 promulgata il 01 Giugno
1939

Sin dalla nascita della Nazione Italiana moderna nel 1874,


l’attenzione alla conservazione dei beni artistici di cui l’Italia è
stracolma a causa della sua Storia e della grande abbondanza
di geni artistici che vi ci sono nati e che hanno reso illustre il suo
nome nel mondo, è stata, a dir poco, negligente.
La dinastia dei Savoia che nasce dalla piccola nobiltà
montanara e periferica di Francia non ha grandi tradizioni
culturali ed i suoi re preferiscono la caccia e le avventure
amorose, anche di basso rango, alla coltivazione della cultura
ed all’arricchimento spirituale che ne consegue.
Probabilmente anche per queste cause, poco o nulla viene
fatto per la cura dei beni artistici, ma anzi, si lascia che la
speculazione e l’ignoranza disperdano per il mondo, tra i privati,
moltissime opere d’arte.
Nuove Leggi dello stato favoriscono addirittura questo stato
di cose, come, per esempio, con l’abolizione dell’istituto del

114
“Fidecommesso” che per secoli aveva tenuto insieme collezioni
d’arte e ne aveva impedito la dispersione.
Tale Istituto prevedeva infatti che la donazione di una
collezione privata ad un museo potesse essere vincolata
indissolubilmente alla precisa condizione che nulla di quanto
donato potesse poi essere venduto, ma si dovesse conservare
integro nel patrimonio museale.
Con questo sistema, molte collezioni private, che furono il
seme della moderna concezione del museo, e che fino
all’affermarsi della nuova concezione dello stato di
“Eguaglianza di diritti” dei Cittadini avvenuta in seguito all’epoca
dei “Lumi” e sfociata poi nella rivoluzione Francese, erano di
esclusiva proprietà e fruizione di una ristretta elite di signori
illuminati, confluirono appunto nei musei ed ivi rimasero a
disposizione del godimento intellettuale di tutti.
Con l’abolizione del “Fidecommesso” si aprirono le porte
alle più sfrenate speculazioni e si depauperò il patrimonio
artistico Nazionale molto più di quanto l’avesse depauperato
Napoleone primo, anche perché, dopo la sua caduta, il
Congresso di Vienna decretò la restituzione di molta parte del
bottino di guerra Napoleonico che difatti rientrò in Italia anche
se soprattutto a Roma).

115
Un’altra Legge Sabauda, quella che abolì gli ordini
monastici, mise alla mercé degli speculatori l’immenso
patrimonio artistico che affollava i loro conventi e le loro chiese
con i risultati che si possono facilmente immaginare.
I beni artistici, come il resto del patrimonio monastico,
furono confiscati e caddero in mano anche di inetti, di disonesti
e di profittatori e questo provocò un’altra ondata di dispersione
di beni artistici Italiani per il mondo.
Né una prima Legge del 1917 riuscì a risolvere il problema
perché carente, insufficiente in regole e mezzi e poco chiara.
Nel 1927, il Governo Fascista, emanò finalmente una Legge
in difesa della conservazione dei beni artistici, nell’ambito di
quel generale contesto di rinnovamento, di riordino e di
valorizzazione di tutti quegli elementi tradizionali, culturali e
storici i cui valori vengono rivalutati e promossi e tali concetti
vengono poi ribaditi e perfezionati con la successiva Legge n°
1089 del 1 Giugno 1939, essendo Bottai ministro
dell’educazione Nazionale.
La Nazione, di cui lo Stato è l’espressione politico-
amministrativa assume nel periodo Fascista una nuova e
prioritaria importanza ed i beni artistici e culturali che sono
l’espressione, forse la più tangibile, della sua Storia, della sua
specificità e del suo magistero nel mondo, vengono guardati

116
con particolare attenzione e la loro conservazione diventa un
obiettivo prioritario del governo.
Per questi motivi, e per conservarli alle generazioni a
venire, è necessario preservarli dalla speculazione privata e
dalla negligente incuria delle istituzioni e per questi motivi nasce
la Legge Bottai.
Al di la del significato più immediato sopra descritto di
questa Legge, appare evidente che il tutto rientra nel quadro
complessivo del desiderio del regime Fascista di riabilitare
l’immagine dell’Italia per troppo tempo ridotta a Nazione da
operetta da una lunga serie di governi e di parlamenti litigiosi,
affaristici, portatori di interessi particolari più che non di quelli
nazionali.
Questa Legge, assieme ad altre ed alle imprese eclatanti
progettate e realizzate, come la legge di fondazione
dell’Accademia d’Italia, quelle sulle riforme dei codici e della
scuola, la conquista del “Nastro azzurro” con la traversata
oceanica da record del nostro “Rex” o la trasvolata aerea di
Italo Balbo che va a trionfare a New York, fanno tutte parte di
una generale strategia nel contesto di una promozione
dell’immagine del lavoro, della cultura e del genio Italiani nel
mondo.

117
Basta leggere i giornali internazionali dell’epoca per
constatare quanto tale obiettivo fu largamente raggiunto.
La legge n° 1917 del 26 Agosto 1927, sul “regolamento per
la custodia, conservazione e contabilità del materiale artistico,
archeologico, bibliografico e scientifico” è una Legge composta
da 38 articoli che coprono tutte le possibili situazioni e
realizzano tutte le possibili precauzioni al fine di preservare,
contabilizzare e controllare il patrimonio artistico nazionale
distribuito a pioggia in tantissimi siti e, fino ad allora, privo di
una vera tutela che ne assicurasse la salvaguardia.
La Legge n° 1089 del 01 Giugno 1939 su “Antichità, belle
arti, mostre d’arte e musei”, consta di 73 articoli che ribadiscono
e completano la precedente legge codificando sia i vincoli che
le competenze su tutta la materia.
Si pone così finalmente fine ad un lungo periodo di caos
legislativo che aveva permesso un grave depauperamento del
patrimonio artistico e culturale Italiano sia dal punto di vista
della sua parziale alienazione da parte della speculazione
privata e sia da quello della negligente trascuratezza che ne
aveva impedito la corretta conservazione.
I punti salienti delle due Leggi sono i seguenti:
1° Si stabilisce, una volta per tutte, il criterio in base al quale gli
oggetti d’arte, i monumenti, i beni Archeologici, quelli

118
bibliografici, demografici, etnici, archivistici, ecc. fanno parte del
patrimonio Nazionale
2° Tutti gli oggetti d’arte contenuti nei musei, pinacoteche, ville
o palazzi monumentali, e biblioteche debbono essere catalogati
a cura della direzione dell’istituto che terrà altresì un registro
delle entrate e/o delle uscite e di un catalogo generale dei
suddetti oggetti.
3° Ogni radicale innovazione nell’ordinamento delle raccolte
dovrà essere autorizzata dal Ministero della Pubblica Istruzione
che ne determinerà i limiti e le norme.
4° E’ fatto assoluto divieto di distruggere le schede di cose
perite o distrutte, ma è obbligatorio fare menzione del fatto nella
scheda relativa.
5° Entro il mese di Luglio di ogni anno, i direttori e capi d’istituto
dovranno fare una relazione riassuntiva al Ministero della
Pubblica Istruzione del nuovo materiale iscritto nei cataloghi
nel precedente esercizio.
6° I direttori e capi d’istituto succitati sono tenuti a verificare la
corretta conservazione dei beni affidati loro ed a comunicarlo
tempestivamente al Ministero qualora ritenessero inadeguati o
insufficienti i mezzi a disposizione per realizzarla.
7° Nulla può essere asportato, nemmeno temporaneamente,
dai musei, pinacoteche, ville e palazzi monumentali e

119
biblioteche senza la specifica autorizzazione del Ministero della
Pubblica Istruzione.
8° indipendentemente dal controllo periodico di cui all’articolo
627 del regolamento di contabilità generale, il Ministero della
Pubblica Istruzione può ordinare al direttore o capo dell’istituto
l’accertamento della buona conservazione e custodia del
materiale da eseguirsi con l’assistenza di un funzionario a ciò
designato.
9° E’ fatto divieto di esportare all’estero, alienandoli dal
patrimonio artistico nazionale, i beni artistici, archeologici e
bibliografici che sono sottoposti alla tutela delle rispettive
sovrintendenze; per i trasgressori si prevedono pene
severissime.
10° Lo Stato si riserva, in caso di vendita dei suddetti beni il
diritto di prelazione.
11° Gli oggetti archeologici scoperti da chiunque, appartengono
allo Stato.
Nella Legge viene poi dichiarata la superiore competenza
delle sovrintendenze specifiche alle quali spetta il compito di
concedere eventuali nulla osta per lavori che coinvolgano
materiale artistico od archeologico.
Seguono disposizioni e criteri per evitare i deterioramento, la
dispersione, l’alienazione, del patrimonio artistico e culturale

120
nazionale e tali criteri, integrati ed aggiornati con successivi
interventi legislativi sino a tutt’oggi, costituiscono ancora la base
della tutela dei beni artistici nazionali.
In buona sostanza il concetto più importante decretato con
queste Leggi è quello che i beni artistici, archeologici,
monumentali e bibliografici fanno parte del patrimonio generale
della Nazione e , come tali, sono a disposizione della fruizione
di tutti i Cittadini e pertanto la loro proprietà, quando sono
privati, non è assoluta, ma condizionata alla loro conservazione
qualitativa e materiale al patrimonio nazionale.
In altri termini e nell’attuazione pratica, i privati ne possono
avere, in certo qual modo, il possesso, ma non la proprietà
assoluta che rimane dello Stato che li tutela.
Recentissimamente, la “compagna” onorevole Melandri,
nell’ambito del processo di mimetizzazione e di smantellamento
delle Opere del Fascismo, ha fatto abrogare le leggi in
questione sostituendole con altre di analoga materia e
significato che però hanno il pregio di recare il marchio
“resistenziale; fulgido esempio di “maquillage” storico-politico
come il cambio del nome delle città della riforma dell’agro
Pontino) che però non incanta nessuno…

121
34° Conclusioni

Come si è visto e come è inconfutabilmente dimostrato dai


fatti, il regime Fascista ha lasciato dietro di se una mole di
opere, Leggi e riforme che sono oggettivamente un monumento
perenne alla sua efficienza, alla originalità del suo progetto
sociale e politico ed alla sostanziale integrità morale del suo
Duce, Benito Mussolini e della stragrande maggioranza della
sua classe dirigente .
Leggi e Riforme che sono la realizzazione concreta del
basilare concetto sociale espresso da Benito Mussolini:
"..andare verso il popolo..".
Ad ulteriore testimonianza della natura sociale del Fascismo
e della sua ansia di sanare le ingiustizie e di riportare nel
criterio della conduzione dello Stato il concetto di equità sociale,
è il fatto che le più importanti Leggi sociali, anche se poi
integrate e perfezionate in seguito, furono promulgate negli anni
1923 e 1924 e cioè immediatamente dopo l'ascesa al potere
che seguì la Marcia su Roma del 28 Ottobre 1922.
I contestatori gli addebitano, a sua condanna, la mancanza
di democrazia, le leggi razziali e l'intervento nella guerra 1940 -
1945 ed è sintomatico che nemmeno i più accaniti si provino a
condannarne la politica sociale ed economica, né la gestione

122
della cosa pubblica; noi ci chiediamo di quanti governi di destra,
di centro e di sinistra della repubblica resistenziale sia possibile
fare altrettanto.
Non è questa la sede per esaminare con obiettività e
completezza le tre accuse di natura squisitamente politica ed
ideologica che riteniamo comunque opinabili, quantomeno nei
termini in cui sono state sempre poste.
La sede naturale per tali analisi è quella storica e si sa che
non si può parlare di Storia prima che uno o due secoli abbiano
permesso di decantare gli avvenimenti dalle passioni, dai
pregiudizi ideologici e dagli interessi contingenti.
Ci limitiamo a fare alcune osservazioni la cui ragionevolezza
lasciamo al giudizio dei lettori.
1. Mancanza di democrazia: A parte la blandizia della
repressione dell'antifascismo dell'epoca (molto modesto sia
quantitativamente che qualitativamente), si consideri quanto sia
oggi l'effettivo, reale potere del popolo e quanto sia poco
considerata la "Sovranità popolare" e si vedrà, che in pratica,
oggi il popolo è più quanto crede di comandare che quanto
comandi, mentre il potere vero è nelle mani di chi ha i mezzi
economici per condizionare la pubblica opinione, i Partiti, la
"cultura", i Media e spesso le istituzioni. (Un esempio per tutti,

123
gli innumerevoli "Referendum" disattesi dai governi che hanno
addirittura legiferato in modo contrario alle decisioni popolari)
A parte una libertà di parola, che non riesce però ad influire
minimamente sulle scelte dei governi ed è quindi una libertà
inutile o meglio una "non libertà", oggi abbiamo la "libertà" di
essere una colonia Americana, la "libertà" di votare candidati
scelti dai centri di potere economici e politici che fanno
gl'interessi dei loro Clan e non quello dei Cittadini, la "libertà" di
droga, di aborto, di delinquere e di evadere le tasse senza il
timore di pene giuste e certe..anche perché un condono, da
destra o da sinistra, prima o poi, viene sempre ad aggiustare le
malefatte degli "amici degli amici"..!).
Allora le cose erano chiare: il potere era nelle mani del
partito Fascista con la stragrande maggioranza dei consensi e
quindi in qualche modo consono ai principi democratici) mentre
oggi, in quasi tutte le democrazie del mondo, per essere eletti si
deve disporre di molto denaro e quindi il potere si compra
realizzando una democrazia che è a dir poco fasulla o, come si
diceva allora, una "Plutocrazia".
Un'ultima considerazione sull'argomento: si valutino le
repressioni e la restrizione delle libertà democratiche avvenute
nello stesso periodo nel resto del mondo, dai gulag Russi e di
tutto l'universo comunista cui si ispirò per molti anni il mondo

124
politico della sinistra Italiana che oggi non se ne vergogna più di
tanto, ai Lager Tedeschi, al Macartismo USA, al durissimo ed
inumano colonialismo Inglese e Francese od anche all'attuale
repressione che vediamo applicata in Cina, in Tibet, a Cuba, in
Korea del nord ed in altri Paesi comunisti e si vedrà che, nel
quotidiano della vita dei cittadini, non era l'Italia Fascista il
Paese dove si viveva peggio!
2. Leggi Razziali: Per quanto si debba obiettivamente
riconoscere che è questo il "tallone d'Achille" del Fascismo, ci
sono alcuni elementi che risultano come attenuanti.
Una delle forze scatenanti della guerra mondiale fu
certamente dovuta agli interessi dei grandi centri di potere
economico degli USA e dell'Inghilterra dove una significativa
parte del potere finanziario era in mano agli ebrei che, in tutto il
mondo, si sono sempre sentiti prima solidali tra di loro che con il
loro Paese (come si può vedere ancor meglio oggi con
l'atteggiamento dell'ebraismo mondiale nel conflitto Arabo -
Israeliano).
Nonostante ciò, non fu mai nelle corde del Fascismo il
motivo prettamente razziale come testimoniano i molti
squadristi ebrei ed i moltissimi ebrei che aderirono al Partito
Nazionale Fascista e come dimostra la vera e propria
"resistenza" dei comandi Italiani a collaborare con i Tedeschi

125
nel ricercare ed arrestare gli ebrei anche dopo l'8 Settembre 43,
quando il loro strapotere era evidente questo risulta anche da
scritti di autori ebrei).
Se mai, la discriminante delle Leggi razziali fu definita da un
supposto pericolo, in tempo di guerra e nel 1938 la guerra era
alle porte), di connivenza con il nemico degli ebrei Italiani,
nell'ambito dell'internazionalismo apolide dell'alta finanza in
mano agli ebrei di tutto il mondo.
Il Fascismo non istituì un solo campo di sterminio. Quello
solo della "Risiera" in territorio Italiano, a Trieste, era stato
istituito dai Tedeschi dopo l'8 Settembre 43, quando, a causa
del tradimento del Re e di Badoglio, il loro strapotere in Italia
era diventato assoluto e non ostacolabile.
Detto questo, ripetiamo che le leggi razziali furono un errore
politico ed umano, ma comunque nulla di paragonabile alle
persecuzioni della Germania Nazista né ai "Gulag" sovietici.
Un'ultima annotazione: se si vuole trattare l'argomento,
perché non formulare un giudizio anche sulle Nazioni e sui
regimi che, senza promulgare leggi razziali, e quindi nella più
assoluta illegalità formale, operarono orrendi massacri etnici
contro popoli e razze?
Ci riferiamo al massacro dei Pellerossa operato dagli
Americani, al massacro degli Armeni operato dalla Turchia

126
tramite i Kurdi, al massacro del popolo e della civiltà Tibetana
operata dalla Cina Comunista, al massacro di Palestinesi Sabra
e Shatila..) operati da Israele in prima persona o tramite la
Falange Libanese, al massacro di Bosniaci da parte dei Serbi e
di Serbi da parte di Bosniaci, ecc. ecc. ecc.
Eppure ci pare che oggi la comunità civile e democratica
internazionale non abbia alcuna remora a trattare con i suddetti
massacratori e che nessuno, nei consessi internazionali,
addebiti loro tali misfatti..
3. Intervento nella guerra 40 - 45: Non ci pare che l'artefice
della guerra fu Benito Mussolini ed anzi è provato che egli fece
di tutto per evitarla.
Il voler sminuire le dirette responsabilità nello scatenamento
della guerra dell'imperialismo economico dell'Impero Britannico
e di quello USA e dell'imperialismo politico della Russia di Stalin
che si opponevano ad una Germania che voleva solo uscire
dall'umiliazione della pace di Vresailles impostale dopo la
sconfitta nella guerra 1915-1918; pace ingiusta, stupida ed
innaturale è semplicemente assurdo.
Se qualcuno ancora crede alla guerra fatta in difesa della
democrazia anche dopo aver visto, in anni recenti gli interventi
degli USA e della NATO in Corea, Sud America, Caraibi,
Balcani, Iraq ed Afganistan dove erano in pericolo gli interessi

127
economici e strategici degli USA e dei suoi alleati, mentre nulla
è stato fatto per difendere la democrazia in Turchia, in molti
Stati del Sud America e dell'Africa, in Cina o in Tibet, ebbene
noi non possiamo essere responsabili della altrui stupidità.
Né ci pare che la Russia di Stalin, con cui l'America si alleò
fosse un esempio di democrazia!
D'altra parte gli Americani combatterono contro la Germania
anche nel 1915-18 ed allora non c'era da difendere la
democrazia, ma c'erano, anche allora, in ballo gli interessi
strategici ed economici degli USA..!
Ma per tornare alla guerra del 40 - 45, è evidente che, non
potendo restare neutrale per evidenti motivi strategico -
geografici, l'Italia non poteva che allearsi con la Germania
contro un mondo che da decenni la ostacolava e che
rappresentava l'universo materialista Marxista e capitalista) in
antitesi ideologica con i propri valori.
La sorte e lo strapotere economico hanno deciso la sconfitta
dell'asse, ma ai facili critici di oggi diciamo che è facile
ragionare con il senno del poi e che, al lunedì, tutti sono capaci
di vincere la schedina del totocalcio….
In altra sede la discussione si potrà approfondire portando
ben altre ragioni e considerazioni, qui ci premeva solamente
mettere in dubbio le solite, uniche, rifritte critiche che da più di

128
cinquant'anni, con l'originalità del luogo comune, ci vengono
rinfacciate ogni qualvolta si cerca di esaminare l'insieme del
periodo del regime Fascista mentre nessuno vuole affrontare la
disanima delle leggi che, nel ventennio, hanno realizzato una
vera e propria rivoluzione sociale.
Resta comunque da considerare tutto l'operato del regime
in tutti gli anni del potere e da considerare i "danni" che apportò
all'Italia ed agli Italiani con le opere, con le Leggi, e con
l'esempio di come si può gestire la cosa pubblica nell'interesse
e per il bene dei Cittadini e della Patria anziché in quello delle
massonerie economiche, dei partiti o, peggio, di quello
personale.
Di Benito Mussolini e della grandissima maggioranza dei
gerarchi Fascisti come dimostrò la Commissione sui "profitti del
regime" costituita subito dopo il 25 Aprile 45) nessuno può dire
che si arricchì a scapito degli Italiani, cosa che è difficile, se non
impossibile da dire dei politici della Repubblica resistenziale.
Benito Mussolini ed il Fascismo hanno espropriato latifondi,
hanno creato poderi fertili laddove erano paludi malsane, hanno
rimboscato, hanno costruito città in due , tre anni, hanno
trasformato braccianti "sanculotti" in contadini proprietari.
Benito Mussolini ed il Fascismo hanno collegato
organicamente l'Italia costruendo autostrade, sviluppando ed

129
elettrificando la rete ferroviaria, ristrutturando porti e dotando
l'Italia del primo Codice della Strada.
Benito Mussolini ed il Fascismo hanno costruito immensi
acquedotti portando l'acqua in territori che, per secoli, erano
stati aridi, trasformando un'agricoltura di sussistenza in
agricoltura fertile e redditizia.
Benito Mussolini ed il Fascismo hanno fatto le prime riforme
che hanno ammodernato e rimesso ordine nei campi della
Giustizia con il codice Rocco ed in quello della scuola con la
riforma Gentile.
Benito Mussolini ed il Fascismo hanno sviluppato
organicamente l'industria con la creazione delle aree industriali,
primo grande esperimento Italiano di progettazione di tutte le
componenti strutturali, logistiche, economiche ed umane del
mondo del lavoro.
Benito Mussolini ed il Fascismo hanno dato ai lavoratori,
prima sfruttati come animali da una borghesia cinica e
nonostante una Chiesa Cattolica inetta, un orario di lavoro
umano, l'assicurazione contro le malattie, gl'infortuni e
l'invalidità e la disoccupazione, la pensione per la vecchiaia, gli
assegni famigliari, gli sgravi fiscali per le famiglie numerose,
l'istituzione del "Dopolavoro", le colonie marine e montane per i
figli, le scuole obbligatorie per gli apprendisti, l'assistenza alle

130
lavoratrici durante la maternità, una posizione di dignità nel
mondo del lavoro e, da ultimo, durante la Repubblica Sociale
Italiana, li ha fatti partecipi, con la Socializzazione, della
gestione delle aziende portandoli nei consigli d'amministrazione
Aziendali!
Benito Mussolini ed il Fascismo hanno organizzato la
crescita organica ed ordinata dei centri abitati dotando l'Italia
della sua prima Legge Urbanistica ed imponendo i Piani
regolatori e di sviluppo sia a livello comunale che Regionale.
Benito Mussolini ed il Fascismo hanno saputo continuare e
sviluppare quell'opera di costruzione del senso dell'Unità
Nazionale iniziatosi durante la prima guerra mondiale educando
le nuove generazioni all'amor di Patria ed all'orgoglio
dell'appartenenza alla comunità Italiana e tutto ciò non con la
retorica, come sostengono i detrattori in malafede, ma con le
opere, i fatti e gli avvenimenti che hanno suscitato anche
all'estero ammirazione e consensi.
Questa la verità dei fatti e non delle chiacchiere, delle
menzogne e delle omissioni che ancora intossicano la scuola,
la politica e la storiografia!
Basta leggere i giornali internazionali dell'epoca per rendersi
conto di quanto diciamo!

131
D'altra parte basterebbe una sola considerazione oggettiva
a dare incontrovertibilmente atto della positiva opera che il
regime Fascista ha attuato: dopo quasi sessant'anni di
repubblica resistenziale, quasi tutte le Leggi promulgate dal
Fascismo sono ancora vigenti.
Segno questo che esse erano buone e che nessuno, finora,
è stato in grado di fare meglio.
Può darsi che nell'insieme del bilancio generale del
ventennio Fascista siano riscontrabili anche degli errori, anzi, è
sicuro che di errori ce ne furono, ma è altrettanto sicuro che ci
fu più buona fede che prima e dopo, che ci fu più entusiasmo di
costruire un nuovo mondo più giusto che prima e dopo, che ci
fu più disinteresse personale che prima e dopo, che ci fu più
onestà intellettuale e morale che prima e dopo.
Ci furono errori di valutazione delle circostanze, errori di
valutazione sulla fedeltà di alcuni degli uomini scelti nelle
gerarchie del potere moltissimi, tra questi ultimi, riciclatisi con
improvvise quanto tempestive "conversioni" nel mondo politico
della repubblica resistenziale..), errori di valutazione dei
sentimenti, della fedeltà e della riconoscenza di chi ebbe molto
ed offrì in cambio il gelido disinteresse dell'arcivescovado di
Milano e piazzale Loreto….

132
Una cosa crediamo non possa essere messa in dubbio da
nessuno: l'amore di Benito Mussolini per l'Italia e per gli Italiani
ed il suo senso di giustizia sociale; di questo parlano le opere,
di questo testimoniano anni ed anni di onesto governo.
Ai lettori lasciamo queste pagine per una serena
meditazione, alla Storia lasciamo il compito di una obiettiva
valutazione e di un giudizio finale veritiero che certamente
verrà.

FINE

133
134
INDICE

Premessa pag. 9
1. Parchi nazionali pag. 19
2. Tutela lavoro di donne e fanciulli pag. 21
3. Assistenza ospedaliera per i poveri pag. 24
4. Assicurazione invalidità e vecchiaia pag. 25
5. Riforma della scuola (Gentile) pag. 27
6. Acquedotto Pugliese, del Monferrato, del Perugino,
del Nisseno e del Velletrano pag. 35
7. Riduzione dell'orario di lavoro a 8 ore giornaliere pag. 38
8. Opera Balilla, GIL e colonie pag. 41
9. Opera Nazionale Dopolavoro pag. 45
10. Centrali Idroelettriche e rete Ferroviaria pag. 48
11. Reale Accademia d'Italia pag. 50
12. Bonifiche integrali dell'agro Pontino, dell'Emilia,
della Bassa Padana, di Coltano, della Maremma
Toscana, del Sele, della Sardegna e colonnizzazione
del latifondo Siciliano pag. 52
13. Attribuzione della facoltà d'indagine alla polizia

135
tributaria pag. 58
14. Opera Nazionale Maternità ed Infanzia pag. 59
15. Assistenza agli Illegittimi, abbandonati od esposti pag. 63
16. Carta del lavoro pag. 66
17. Esenzioni tributarie per le famiglie numerose pag. 67
18. Rete autostradale, Ferrovie e Porti pag. 68
19. Aree Industriali pag. 69
20. Patti Lateranensi pag. 71
21. INAIL pag. 74
22. Libretto di lavoro pag. 76
23. INPS pag. 78
24. Riduzione orario di lavoro a 40 ore settimanali pag. 81
25. ECA pag. 82
26. Assegni famigliari pag. 83
27. Cassa rurali ed artigiane pag. 85
28. Case popolari pag. 87
29. Riforma dei Codici pag. 91
30. Legge Urbanistica pag. 96
31. INAM pag. 99
32. Socializzazione pag. 102
33. Lotta alla mafia pag. 110

136
34. La legge Bottai pag. 114
35. Conclusioni pag. 122

137
138
Il permesso per la riproduzione de “I danni del Fascismo” in
formato .pdf è stato gentilmente concesso dalle EDIZIONI
ALL'INSEGNA DEL VELTRO che ci hanno chiesto in cambio
di riprodurre il loro catalogo.

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I cataloghi sono scaricabili, in versioni aggiornate e completi anche di
numerosi titoli distribuiti in esclusiva, al sito
www.insegnadelveltro.it

139
"Sophia"

Pierre Ponsoye, L'Islam e il Graal, pp. 140, euri 15,00


"Uno studio approfondito dei rapporti fra il mito del Graal e
l'Islam è non solo legittimo, ma particolarmente opportuno.
L'autore ha saputo presentare alcuni aspetti dell'esoterismo
islamico in maniera da facilitarne la corretta comprensione ai
lettori estranei a tale tradizione" ("Il Menabò", giugno 1985).

René Guénon, Recensioni, pp. 104, euri 10,00


"Una guida utile per chi voglia addentrarsi nella fitta selva delle
pubblicazioni esoteriche e tradizionali" ("Il Conservatore",
luglio 1988).

Titus Burckhardt, Simboli, pp. 114, euri 10,00


"Il volume contiene un saggio sull'alchimia che non possiamo
non segnalare ai nostri lettori, data l'importanza dell'Autore nel
campo degli studi tradizionali" ("La Tavola di Smeraldo", sett.
1983).

Frithjof Schuon, Caste e razze, pp. 72, euri 10,00


"L'Autore indaga sul concetto di casta presso le varie società e
in diverse epoche storiche, indi passa a considerare il significato
della distinzione in razze, al di là dei caratteri fisici" ("Nigrizia",
ottobre 1985).

Geticus, La Dacia iperborea, pp. 128, euri 10,00


"Geticus, con uno studio di tradizioni culturali e di simbologie
della scuola di Guénon, attribuisce alla Dacia un ruolo centrale
nella mitica storia degli iperborei. La Dacia sarebbe stata la sede

140
del Centro spirituale supremo" (Giorgio Galli, La politica e i
maghi, Milano 1995, p. 222).

Jean Robin, UFO. La grande parodia, pp. 106, euri 10,00


"Un duro attacco contro i culti ufologici dalla prospettiva
dell'esoterismo di René Guénon, in ideale continuità con gli
attacchi di quest'ultimo autore allo spiritismo e alla teosofia" (M.
Introvigne, Il cappello del mago, Milano 1990).

Michel Vâlsan, La funzione di René Guénon, pp. 96, euri 10,00


"Tre ipotesi sul futuro dell'Occidente (...) Il problema delle élites
spirituali, i rapporti con l'Islam e l'Occidente inquadrati da uno
dei più acuti interpreti di R. Guénon" ("Diorama letterario",
gennaio 1986).

René Guénon, La metafisica orientale, pp. 100, euri 10,00


"L'unica conferenza pubblica di Guénon, tenuta il 17 dicembre
1925 alla Sorbona. In più, tre articoli dello stesso Autore" ("Il
giornale dei misteri", giugno 1987).

Julius Evola, Esplorazioni e disamine. Gli scritti di


"Bibliografia Fascista", voll. 2, pp. 280+280, euri 16,00+16,00
"Non mancano i libri di Evola, tra cui Esplorazioni e disamine.
Lo sconforto è tale che non riesco più a fingere" ("Liberazione",
27 maggio 1997).

Vasile Lovinescu (Geticus), La Colonna Traiana, pp. 120, euri


10,00
"Lovinescu affronta una questione essenziale: era possibile per
l'Europa evitare di sottomettersi ad una forma tradizionale ad
essa estranea? Era possibile che l'antica tradizione greca e

141
romana si ravvivasse, in modo da rendere superflua la
rivelazione d'origine semitica?" ("Nouvelles de Synergies
Européennes", n.14, sett.-ott. 1995).

Claudio Mutti, Eliade, Vâlsan, Geticus e gli altri, Parma 1999,


pp. 165, euri 15,00
"La presente opera costituisce lo studio preciso, sendo e
informato che ancora mancava circa la diffusione e l'impatto
dell'opera di René Guénon in Romania. Diviso in sette capitoli
ben equilibrati (più sei 'appendici' raggruppate al termine del
volume), il lavoro che qui esaminiamo ne dedica sei ad
altrettanti esponenti maggiori del 'pensiero tradizionale'. Il
capitolo su Eliade fa il punto sulla questione, importante e
controversa, del 'debito' intellettuale di quest'ultimo nei
confronti dell'opus guénoniano. Infine, l'autore ha avuto la
buona idea di dedicare uno speciale capitolo al confuso episodio
della rivista 'Memra', diretta da Marcel Avramescu. Quanto alle
appendici, esse presentano vari documenti di diverso interesse"
("Politica Hermetica", n. 14, 2000).

Dom Antonio G. Pernéty, Le favole egizie e greche, pp. 420,


euri 24,00
"Un vero e proprio 'classico' della letteratura ermetico-
alchemica (…) Le argomentazioni del Pernéty sono sostenute da
continui richiami a brani di altri ermetisti, il che riporta ad unità
e convergenza di significato testi che spesso sembrano
contraddirsi" ("Rinascita", 26 genn. 2001).

Béla Hamvas, Scientia sacra, 2 voll., pp. 280 + 294, euri 15,50
+ 15,50

142
"Dalla metafisica dello Yoga alla Tradizione primordiale,
dall'uomo secondo il Vedanta alla cultura indiana, dagli
archetipi del mondo primordiale al paragone fra cultura
tradizionale e cultura moderna; la centralità della natura per la
definizione degli dèi e della vita delle società tradizionali" ("La
Gazzetta del Mezzogiorno", 15 apr. 2001).

Mircea Tamas, Agarttha transilvana, pp. 112, euri 9,50


“Agarttha è un termine sanscrito, la lingua sacra dell’India
antica: è a dir poco curioso vederlo associato alla Transilvania,
la regione rumena nota, qui da noi, per lo più per tenebrose
storie di vampiri e legate alla figura storica e leggendaria di
Vlad l’Impalatore, meglio conosciuto come Dracula. Ebbene, in
sanscrito la parola Agarttha designa una remota e segreta
regione ‘al centro del mondo’, ove la tradizione primordiale si
sarebbe ritirata e occultamente conservata, in un ‘oscurissimo
Tibet’, per citare Ernst Jünger. Si tratterebbe di una città
nascosta, o meglio di un centro di mantenimento e irradiazione
della tradizione, un po’ come il perno intorno al quale gira la
grande ruota del mondo. La ragione per cui uno studioso
tradizionalista (Mircea Tamas) utilizza l’espressione ‘Agarttha
transilvana’ si spiega con un’appassionata e approfondita
ricerca, che lo ha portato a identificare nei miti, nel folklore e
nelle leggende di quellaregione un’impressionante serie di
riferimenti e richiami, appunto, alla nozione di ‘centro del
mondo’. Quella regione si troverebbe per l’appunto nel territorio
della Transilvania” (“Il Tempo”, 6 ottobre 2003).

Béla Hamvas, Guerra e poesia, pp. 96, euri 9,50

143
Carmela Crescenti, Cola di Rienzo. Simboli e allegorie, pp. 302,
euri 20,00
“Se a distanza di secoli la vicenda di Cola di Rienzo ha potuto
continuare ad agire, ciò è dovuto al fatto che l’episodio storico
di cui il Tribuno fu protagonista è esso stesso denso di elementi
mitici e simbolici. Ora, il recente studio di Carmela Crescenti
indaga per l’appunto la dimensione mitica e simbolica,
oseremmo dire ierostorica, di tale vicenda. L’autrice non è
certamente una novizia in questo genere di indagini”
(“Rinascita”, 4 maggio 2003).

"Arte e simbolo"

Claudio Mutti, Mystica Vannus, pp. 40, euri 5,00


"I rapporti fra esoterismo e pittura a partire da alcuni affreschi
del Cinquecento parmense" ("Tuttolibri", 28 aprile 1979).

Claudio Mutti, L'Antelami e il mito dell'Impero, pp. 48, euri 5,00


"Le raffigurazioni del Duomo di Fidenza costituirebbero le
tessere di un solo mosaico ideale esprimente una dottrina
integrale del Sacro Impero" ("Malacoda", febbraio 1987).

"Turul"

Anikó Steiner, Sciamanesimo e folclore, pp. 88, euri 10,00

144
"L'Autrice esegue un vaglio degli elementi più significativi e
paradigmatici reperibili nella varietà delle favole ungheresi,
mostrando come a questi moduli corrispondano altrettante fasi
dell'esperienza iniziatica sciamanica" ("Vie della Tradizione",
genn.- marzo 1980).
Claudio Mutti, L'asino e le reliquie, pp. 128, euri 10,00
"Il saggio sembra convincerci che, per comprendere il
significato dell'etnografia, si debba essere, oseremmo dire,
teologi e metafisici" ("Orion", maggio 1986).

Riccardo Bertani (a cura di), Verso l'estremo mattino. Canti


epici siberiani, pp. 116, euri 13,00
"I popoli dei Buriati, dei Dolgani, degli Evenki e degli Jukaghiri
presentano tutti una società basata principalmente sulle attività
dell'allevamento del bestiame, della caccia e della pesca.
L'aspetto fondamentale che accomuna questi testi è costituito dal
fenomeno religioso dello sciamanesimo (...) Il viaggio che gli
eroi compiono richiama i riti d'iniziazione" ("Settentrione", 9,
1997).

"La Sfinge"

AA. VV, Studi sul Talmud, pp. 108, euri 10,00


"Gli avversari dell'ebraismo hanno denunciato il Talmud come
testi di stregoneria, come programmi di congiure per la
conquista del mondo (i famosi Protocolli dei Saggi di Sion),
come espressioni di vilipendio contro il cristianesimo e l'Islam"
("Il Giornale", 23 febbraio 1992).

145
Robert Faurisson, Introduzione a “Ecrits révisionnistes” (1974-
1998), pp. 78, euri 9,00

"Paganitas"

Giuliano Augusto, Epistole, pp. xxx + 42, euri 10,00


"Diciotto messaggi dell'Augusto (e otto frammenti desunti da
varie fonti) preceduti da una lunga prefazione e corredati da un
apparato critico" ("Diorama letterario", febbraio 1981).

Plutarco di Cheronea, Sulla E di Delfi, pp. xxii + 58, euri 10,00


"Vengono proposte alcune possibili interpretazioni della lettera
epsilon, raffigurata in un ex-voto all'ingresso del tempio di
Delfi" ("Salesianum", n. 46, 1984).

Proclo Diadoco, Elementi di teologia, pp. 180, euri 13,00


"L'ultima parola metafisica dei Greci è una iniziazione ai misteri
supremi, e questa è appunto la platonica mistagogia, che gli
Elementi di teologia mettono in forma schematica". ("Orion",
settembre 1986).

Roberto Billi, Seneca: la vita come milizia, pp. 48, euri 7,00
"Il confronto tra lo stoicismo di Seneca e le dottrine tradizionali
evidenzia, secondo Billi, il limite inerente alle filosofie morali"
("Malacoda", genn.-febbr. 1988).

Walter Otto, Epicuro, pp. 130, euri 12,00

146
"Che cosa ci sta a fare un libro su Epicuro, il più celebre tra i
'materialisti dell'antichità', in una collana delle Edizioni
all'insegna del Veltro? La cosa è effettivamente strana, ma non
più di quel tanto. Si rifletta sul fatto che alla filosofia di Epicuro
si sono interessati, oltre a Karl Marx che ne fece l'argomento
della sua tesi di dottorato, anche degli 'spiritualisti', dei 'teologi',
dei 'platonici' come Goffredo Coppola o Julius Evola (…)
Quanto a quel vero e proprio teologo della religione greca che fu
Walter Friedrich Otto, egli 'realizza che il presunto ateismo di
Epicuro in realtà non esiste'. Questa è la conclusione dello studio
introduttivo al saggio di Otto, curato da due veterani degli studi
su Epicuro" ("Rinascita", 14 settembre 2001).

"Età di mezzo"

Antonino De Stefano, L'idea imperiale di Federico II, preceduto


da una Nota sulla regalità sacra di Franco Cardini, pp. 270, euri
18,00.
"E' l'opera più significativa di uno studioso che a Federico II ha
dedicato gran parte della sua lunga vita. Il De Stefano ci
presenta (…) un imperatore consapevole della sua eccezionale,
unica posizione nel mondo" ("Tuttolibri", 16 dic. 1978).

Antonino De Stefano, Federico II e le correnti spirituali del suo


tempo, pp. 205, euri 15,00
“Nota introduttiva dall'inquietante tono iniziatico ed esoterico,
con ampi riferimenti a pensatori non meno inquietanti quali un

147
Guénon o un Evola" (Grado Giovanni Merlo, in "Atti del XXXI
Convegno Storico Internazionale", 1995).

Antonio Messeri, Enzo Re, pp. 80 euri 8,00


"Uno spaccato sulla vita del Duecento e sulla cultura che in
quegli anni andava affermandosi" ("Diorama letterario", nov.-
dic. 1982).

Luigi Valli, Lectura Dantis, pp. 36, euri 4,00


"Il canto in esame è quello in cui Dante affronta la questione del
destino di quanti non ricevettero il battesimo" ("Diorama
letterario", nov.-dic. 1982).

Antonino De Stefano, La cultura alla corte di Federico II


Imperatore, pp. xxi + 327, euri 19,00
"Probabilmente l'opera più ricca ed affascinante di Antonino De
Stefano, che al grande Imperatore dedicò gran parte della sua
vita" ("L'Ora", 26 genn. 1991).

“Quaderni di geopolitica”

Karl Haushofer, Italia, Germania e Giappone, pp. 32 (con


cartine), euri 5,00
“Il testo di Haushofer si contraddistingue per la sua chiarezza e
semplicità, ed in questo senso rappresenta un documento
didattico di rilevante importanza per gli studiosi di geopolitica.
Da scienziato della geopolitica, egli evidenzia gli elementi
geografici che hanno influito sulla storia e sulla politica dei tre

148
popoli in esame, soffermandosi brevemente sulla analoga
formazione delle cellule regionali avvenuta in Germania e in
Giappone e sulla fondazione di Roma, Berlino e Tokyo (…) Un
termine che ricorre spesso negli scritti di Haushofer è quello di
“destino”. (…) La coscienza di un destino comune dei popoli e
delle nazioni che vivono nel “paesaggio” eurasiatico è la sola
arma che abbiamo per sconfiggere la civilizzazione
occidentalistica e talassocratica dei predoni del XXI secolo”.
(“Rinascita”, 4 aprile 2004)

Karl Haushofer, Lo sviluppo dell’idea imperiale nipponica, pp.


64 (con cartine), euri 6,00
In Appendice:
Karl Haushofer (1869-1946), di Robert Steuckers
L’ideologia delle tre funzioni nei miti del Giappone, di Castrese
Cacciapuoti

Johann von Leers, L’Inghilterra. L’avversario del continente


europeo, pp. 64, euri 6,00
Con un saggio di C. Mutti su Il Gotteskampf di Johann von
Leers.

Martino Conserva – Vadim Levant, Lev Nikolaevič Gumilëv, pp.


94, euri 9,00

"Quaderni del Veltro"

Savitri Devi, L'India e il nazismo, pp. 64, euri 6,50

149
"Uno strano scritto, significativo di tutta una temperie politico-
intellettuale (e meglio sarebbe dire politico-religiosa) poco
conosciuta" ("Antologia Vieusseux", luglio-sett. 1980).

Mujâhidîn del Popolo Iraniano, Documenti della guerra sacra,


pp. 60, euri 6,00
"La pubblicazione risale a quando i Mujâhidîn-e Khalq non
venivano ancora designati con l'appellativo di munâfiqîn
("ipocriti")" ("Jihâd", marzo 1982).

Rûhollâh Khomeynî, Citazioni, pp. 48, euri 5,00


"Per capire che cosa stia succedendo in una regione vitale della
terra" ("Antologia Vieusseux", luglio-sett. 1980).

Muhammad Asad, Jihâd, pp. 80, euri 8,00


"Il jihâd in questione è quello che l'Ordine senussita dichiarò
contro l'invasione della Cirenaica" ("Orion", agosto 1985).

Oswald Spengler, Il socialismo prussiano, pp. 70, euri 7,00


"Questo tema viene sviluppato sulla scia del Tramonto
dell'Occidente. Di quest'ultimo è il completamento" (A.
Romualdi, Correnti della destra tedesca, Roma 1981, pp. 119).

Michel Vâlsan, Il cofano di Eraclio, pp. 60, euri 6,00


"L'insegnamento di un autore che nel campo degli studi
tradizionali occupa una posizione di primissimo piano"
("Orion", novembre 1985).

Robert Brasillach, I fratelli nemici, pp. 32, euri 4,00


"Nei due fratelli nemici Brasillach vede una situazione
paradigmatica che si rifrange e si ripete nella storia, in

150
particolare nelle vicende della Francia divisa fra
collaborazionisti e résistants" ("Il Nuovo Diario", 24 genn.
1987).

Gianfranco Peroncini, La guerra di Suez, pp. 48, euri 5,00


"Dura reprimenda contro le Potenze occidentali considerate
succube degl'interessi d'Israele e incapaci di comprendere le
esigenze di Nasser e degli Egiziani" ("Il Borghese", 18 gennaio
1987).

Michel Vâlsan, Giovanna d'Arco, pp. 56, euri 5,60


"L'epopea di Giovanna d'Arco rappresentò l'ultima battaglia
della cavalleria occidentale. Fu l'agonia di un cristianesimo non
ancora compromesso col mondo moderno" ("Orion", ottobre
1986).

Aldo Ferrari, La Terza Roma, pp. 64, euri 6,50


"Il pensiero del Leont'ev vi è esaminato come quello di un
generoso utopista (...) che propugnava un ritorno esplicito al
bizantinismo" ("La Cittadella", 12, 1987).

Robert Brasillach, Berenice, pp. 56, euri 5,50


"Questo testo teatrale rappresenta un maturo confronto con
l'irrimediabile diversità delle ragioni e delle irragioni dei popoli
e delle razze" ("Letteratura e Tradizione", marzo-apr.-maggio
1948).

Stefano Fabei, La politica maghrebina del Terzo Reich, pp. 88,


euri 9,00
"L'azione della propaganda nazista nel Maghreb contribuì a
sviluppare quel moto di riscossa che avrebbe condotto

151
all'indipendenza i paesi del Nordafrica" ("Malacoda", maggio-
giugno 1988).

Mohammed Hassan 'Askarî, India: tradizione e modernismo, pp.


64, euri 6,50
"Un contributo per la comprensione dei rapporti tra Islam e
induismo nel subcontinente indiano, nonché del diverso grado di
integrità tradizionale conservato dalle due culture" ("Orion",
ottobre 1988).

Dâr al-Burhâniyyah, Il Mahdi e l'Anticristo, pp. 40, euri 4,00


"E' importante che il libro dia notizia di questa corrente del
pensiero islamico, così come viene espressa dall'Islam" ("Il
Giornale", 29 gennaio 1989).

Claudio Mutti, Mircea Eliade e la Guardia di Ferro, pp. 64,


euri 6,50
"Uno studio del più alto interesse, che tratta l'argomento in
profondità e opera una puntualizzazione minuziosa, equidistante
sia dall'agiografia sia dallo svilimento. I rapporti dello studioso
romeno con Codreanu, in effetti, erano poco noti" ("Politica
Hermetica", 4, 1990).

Aldo Ferrari, La rinascita del nazionalismo russo, pp. 70, euri


7,00
"Il gruppo Pamjat punta sulla tradizione per assicurarsi
l'avvenire del postcomunismo. Documenti assortiti su un
fenomeno ancora da scoprire. Utile" ("Il Giornale", 24 dic.
1989).

Piero Calò, L'Islam e l'eredità bizantina, pp. 88, euri 8,50

152
"Un interessante volumetto, in cui viene analizzato il fatto che i
veri eredi dell'Impero di Bisanzio non furono i Russi, bensì i
Turchi Ottomani" ("Il Monviso", 23 giugno 1997).

Gian Pio Mattogno, La massoneria e la Rivoluzione francese,


pp. 110, euri 9,50
"Il contributo delle logge massoniche agli eventi rivoluzionari
che distrussero l'Ancien régime. Un'appendice affronta il
problema dei rapporti tra Enciclopedia e massoneria"
("Librinovità", settembre 1990).

Stefano Fabei, Guerra santa nel Golfo, pp. 250, euri 15,00
"Si tratta di una rievocazione della guerra anglo-irakena del
1941, nella quale si ebbe un intervento della Germania e
dell'Italia a fianco del governo filonazista di Bagdad. Il Saddam
Hussein di cinquant'anni fa si chiamava Rashid Alì el-Kailani".
("L'Umanità", 28 sett. 1990).

Autori Vari, Omaggio a Drieu La Rochelle, pp. 94, euri 9,50


"Cinque bellissimi saggi di Attilio Mordini, Jean Mabire,
Moreno Marchi, Tiberio Graziani, Claudio Mutti, con un saluto
finale di Moreno Marchi, ci riportano la misura di Drieu"
("Letteratura e Tradizione", marzo-apr.-maggio 1998).

Ion Motza, Corrispondenza col Welt-Dienst (1934-1936), pp.


104, euri 10,00
"Una vicenda poco nota, quella del Welt-Dienst, l'ufficio creato
nel 1933 con lo scopo di raccogliere notizie sui circoli finanziari
'mondialisti' (...) Una panoramica sui movimenti nazionalisti e
fascisti dell'epoca, interessante in particolare per quello che
riguarda le diverse posizioni sulla 'questione ebraica'. Vi si

153
rievoca, tra l'altro, la vicenda del processo per i cosiddetti
Protocolli dei Savi di Sion" ("Pagine libere", giugno 1997).

Ferenc Szálasi, Diario dal carcere, pp. 104, euri 10,00


"Il Diario dal carcere traduce integralmente le pagine che il
Nemzetvezetö scrisse nel periodo del 'processo', nonché il
testamento da lui redatto in carcere. Il testo di Szálasi è
accompagnato dai saggi storici di András de László, Róbert
Horváth e Claudio Mutti, che forniscono al lettore una
esauriente veduta d'insieme del fenomeno crocefrecciato"
("Orion", sett. 1997).

Claudio Mutti, Julius Evola sul fronte dell'Est, pp. 108, euri
10,00
"Un libro documentatissimo, frutto di una ricerca meticolosa,
che ricostruisce ogni viaggio del Barone (...) Ogni tappa è
rievocata attraverso le testimonianze dirette di chi l'ha
incontrato, o di carteggi, con lettere spesso inedite che ci
accompagnano lungo la scoperta di un tutto tondo del filosofo"
("Area", novembre 1998).

Nae Ionescu, Il fenomeno legionario, pp. 102, euri 10,00


"... un volume nel quale sono state raccolte le conferenze che il
filosofo Nae Ionescu tenne ai suoi compagni di prigionia nel
campo di concentramento di Miercurea Ciuc. (...) In quanto
esponente di una forma di Lebensphilosophie e capofila di una
sorta di 'rivoluzione conservatrice' romena, egli mirava a
realizzare una sintesi armonica tra un nazionalismo sottratto
all'egemonia reazionaria e una versione della modernità che

154
prescindesse da liberalismo e democrazia parlamentare"
("Aurora", novembre 1998).

Dragos Kalajic, Serbia, trincea d'Europa, a cura di T. Graziani,


pp. 102, euri 10,00
"Nella prima metà del libro, curato da Tiberio Graziani, Kalajic
punta tutto sulla geopolitica (…) Questa visione geopolitica è
quella che rappresenta il terreno di coltura ideale per strani
connubi politici, che nella loro versione più degenerata arrivano
ai contatti tra sinistra internazionalista ed estrema destra.
Riguardo a tali aspetti, la seconda parte del libro offre una
visione chiara di come egli individui la possibilità di
collaborazione in Italia tra queste due aree" ("Reds", febbraio
2001).

Enrico Galoppini, Il fascismo e l'Islam, Introduzione di Franco


Cardini, pp. 160, euri 12,91
"Sui rapporti tra il regime fascista e il mondo islamico è calato il
buio della storia. Eppure Mussolini ricevette perfino la Spada
dell'Islam nella primavera del 1937. Interessante quindi il libro
di Galoppini, riccodi documenti e approfondimenti (…) La
collaborazione cercata da Mussolini con gli islamici aveva molte
facce e, come spiega Galoppini, era immersa tra luci ed ombre.
Anche se, par di capire, non tutti i fascisti erano d'accordo con
quegli intellettuali estremisti alla Bruno Tucci, che giunse a
definire il fascismo come 'Islam del secolo ventesimo'" ("La
Padania", 9 agosto 2001).

Stefano Fabei, Il Reich e l'Afghanistan. In appendice: Il nodo di


Gordio, di Carlo Terracciano, pp. 150, euri 13,00

155
“L’autore ripercorre le vicende degli intensi rapporti
commerciali fra la Germania di Hitler e il neonato Stato
islamico negli anni Tenta e i piani militari durante la seconda
guerra mondiale per strappare quest’area all’influenza
britannica” (“Libero”, 28 agosto 2002).

Jean-Marie Benjamin, Iraq, trincea d’Eurasia, pp. 125, euri


10,50
“Ecco un libro che ci voleva. Dalla penna di Tiberio Graziani
esce questa intervista scritta a Padre Jean-Marie Benjamin, prete
cattolico che ha vissuto buona parte degli ultimi anni in Iraq e si
batte per i diritti del popolo di questo paese. Un libro scorrevole,
breve ma intenso, che chiarisce in modo preciso i punti
fondamentali per rendersi conto di ciò che succede realmente nel
Golfo Persico e di come si muove la politica internazionale,
grazie anche ad un’ottima prefazione di Enrico Galoppini, che
illustra la figura del prete francese, e ad un saggio di Carlo
Terracciano dal titolo L’asse e l’Anaconda. L’Iraq di fronte alla
conquista dell’Eurasia, utile corollario per comprendere appieno
ciò che dice lo stesso Padre Benjamin. Leggendo questo testo, ci
si accorge di avere in mano un oggetto importante, una (rara)
testimonianza fuori dal coro. Si legge e ci si rende conto che
quello che si apprende ogni giorno in TV e sui giornali è sempre
e solo un punto di vista, la voce del mondo occidentale (…) Al
testo fanno da contorno importanti note” (“L’Erroneo”, 31
marzo 2003)

156
"L'altra Europa"

Corneliu Z. Codreanu, Circolari e manifesti, pp. 232, euri 15,00


"Queste circolari e manifesti fanno comprendere, più che non
lunghe analisi, lo stile e la dottrina della Guardia di Ferro"
("Totalité", estate 1984).

Guardia di Ferro, Al passo con l'Arcangelo. Ritmi legionari, pp.


150, euri 12,00
"La maggior parte del patrimonio poetico della Legione.
Un'opera d'una qualità eccezionale" ("Totalité", estate 1984).

Ion Banea, Il Capitano, pp. 126, euri 12,00


"La vita e l'azione di Corneliu Codreanu" ("Courrier du
Continent", agosto-sett. 1983).

Horia Sima, Il crollo di un'oligarchia, 2 voll.; vol. I, pp. 260,


euri 15,00; vol. II, pp. 316, euri 15,00
"Dall'esilio tedesco di un gruppo di legionari, all'avventuroso
ritorno clandestino in Romania, alla collaborazione col Re, alla
'rivoluzione legionaria' " ("Orion", ottobre 1987).

Konstantin Leont'ev, Bizantinismo e mondo slavo, pp. 185, euri


13,00
"Il pensiero di Leontev, precursore di O. Spengler in quanto
filosofo e morfologo della cultura, è assai complesso e
'scandalizza' in maniera costruttiva tanto i pregiudizi della
'sinistra' quanto quelli della 'destra', perché rappresenta le
posizioni di un 'realismo organicista' in cui si danno la mano, in

157
una meravigliosa unità, lo storico, l'analista politico, il filosofo e
l'uomo religioso. ("Puncte Cardinale", marzo 1999).

Il processo Codreanu, a cura di Horia Cosmovici, pp. 194, euri


13,00
"Illustra in maniera drammatica un momento culminante della
vicenda di un movimento che agì profondamente nella realtà
romena interbellica" ("Orion", novembre 1989).

Igor' Safarevic, La setta mondialista contro la Russia, pp. 112,


euri 11,00
"Il saggio riproduce un testo che circola manoscritto a Mosca
(...) Ne è autore Igor Safarevic, matematico insigne, membro
dell'Accademia delle Scienze dell'URSS (...) Safarevic imputa
tutto il male agli occidentalisti: chi infanga la storia patria è il
'piccolo popolo', i cosmopoliti senza patria, che poi sono
soprattutto gli ebrei" ("Il Secolo XIX", 24 sett. 1989).

Aleksandr Dughin, Continente Russia, pp. 104, euri 10,00


"Dughin per primo ha tradotto in russo i testi di Evola e di
Guénon e già li diffondeva anni fa in samizdat. Era dissidente
con i comunisti, lo è adesso con quelli che chiama liberisti. In
Italia ha pubblicato il saggio Continente Russia" ("La
Repubblica", 26 giugno 1994).

AA. VV., La Russia che dice di no, pp. 86, euri 9,00
"Un interessantissimo volume, una specie di 'summa' del
pensiero del nazionalcomunismo russo odierno e
dell'opposizione patriottico-religiosa al corrotto, oligarchico e
antipopolare regime filoamericano di Boris Eltsin" ("Il
Monviso", 17 ott. 1994).

158
Gejdar Dzemal', Tawhid. Prospettive dell'Islam nell'ex URSS,
pp. 64, euri 7,00
"Una importante testimonianza di come l'Islam sia sempre stato
vivo tra le popolazioni delle repubbliche musulmane dell'ex
URSS e come possa rivelarsi 'strada di salvezza' per milioni di
credenti" ("Il Monviso", 17 ott. 1994).

Gennadij A. Zjuganov, Stato e potenza, pp. 178, euri 16,00


"Il libro del leader comunista (...) si intitola Derzhava,
traducibile in 'Stato', ma anche in 'Potenza', essendo il
tradizionale globo con la croce in cima: un simbolo imperiale
zarista della tradizione russa (...) Il Pc di Zjuganov si rifà ad una
forma di comunismo imperiale e non marxista. Se il ricordo
della Seconda Guerra Mondiale non fosse ancora troppo forte, il
termine più adatto per il partito di Zjuganov sarebbe quello di
nazionalsocialismo. Altro che Cossutta..." ("La Padania", 20
novembre 1998).

Mihail Sturdza, La fine dell'Europa, pp. 500, euri 26,00


"Queste memorie ruotano intorno a tre drammi fondamentali,
collegati tra loro e poco noti al lettore italiano: il ruolo svolto dai
patti dell'alleanza militare tra Francia, Cecoslovacchia e URSS
nello scoppio della seconda guerra mondiale; i tentativi fatti
dalla Germania per evitare la guerra all'ovest; la storia della
Legione Arcangelo Michele" ("Rinascita", 7 ottobre 2000).

159
"Metropoli e campagne"

Rutilio Sermonti, L'Italia nel XX secolo. Storia dell'Italia


moderna per gli studenti che vogliono la verità, pp. 205, euri
15,43
"Sermonti non ha peli sulla lingua: rivisita con piglio critico
cento anni di 'storia patria' secondo la sua visione politica. Le
poco più di duecento pagine del volume contengono almeno
altrettante confutazioni di luoghi comuni, spesso stese con
quella vivacità di chi sa di affermare tesi controcorrente ed ha
una forte motivazione ideale" ("La Padania", 9 marzo 2002).

Giovanni Luigi Manco, La città fiorita. Il divenire del


socialismo in Mussolini, pp. 140, euri 14,00
"Il bisogno di rievocare la centralità del socialismo mussoliniano
pervade La città fiorita (...) Manco si sofferma a indagare quelli
che gli sembrano essere i tratti distintivi del pensiero di
Mussolini nella fase socialista, per poi seguirli nei presunti
sviluppi della fase fascista" ("Diorama letterario", maggio
1997).

Werner Sombart, Lusso e capitalismo, pp. 212, euri 18,00


"Viene radiografato il fenomeno della nascita del capitalismo.
E' una nascita e una crescita che inizia nella corte del sec. XV e
prosegue con la costituzione dei vari Stati europei" ("Il
buongiorno", 13 aprile 1984).

Antonio Cioffi, La cinepresa di Arianna. Presenza e


manipolazione del mito nella cultura di massa, pp. 128, euri
12,00

160
"L'autore ricava la convinzione che la cultura di massa e la
cinematografia in particolare ripropongano elementi desunti dai
miti, sottoponendoli a manipolazione e snaturamento"
("Librinovità", dicembre 1988).

Gian Pio Mattogno, La rivoluzione borghese in Italia (1700-


1815), pp. 250, euri 16,50
"Questo studio consente di ricostruire i retroscena dell'assalto
sferrato contro l'ancien régime negli Stati della penisola italiana,
tra gl'inizi del XVIII sec. e il 1815" ("Origini", n.3).

Gian Pio Mattogno, La rivoluzione borghese in Italia (dalla


Restaurazione ai moti del 1831), pp. 318, euri 22,00
"La ricerca individua le forze motrici di un processo che ebbe
come veicolo i movimenti liberali, ma seppe in una certa misura
controllare anche la parte avversa (...) Questo volume non
manca di rilevare il carattere compromissorio della politica
attuata dai governi restaurati, i quali conservarono intatta la
forza economica delle forze borghesi" ("Aurora", novembre
1993).

René Dubail, L'ordinamento economico nazionalsocialista, pp.


240, euri 16,70
"Secondo Dubail, la caratteristica tecnica dell'ordinamento
economico del Terzo Reich, ossia l'adozione di un tipo di
pianificazione che mirasse a saldare le energie economiche della
nazione nel quadro della collaborazione e della solidarietà
organica (...) costituisce un esempio positivo e tuttora
proponibile" ("Storia Verità", luglio 1992).

161
Karl Haushofer, Il Giappone costruisce il suo impero; in
appendice: C. Terracciano, Karl Haushofer e la geopolitica
dell'Impero Nipponico, pp. 445, euri 25,00
"Un testo fondamentale sia per lo studio della storia passata e
recente di questo paese per molti aspetti unico, sia per la
disciplina geopolitica (…) Si tratta di uno studio approfondito su
un'area geopolitica ingiustamente trascurata dalla cultura
europea postbellica e da quella italiana in particolare" ("La
Padania", 12 agosto 2000).

Alessandro Mezzano, I danni del Fascismo, pp. 80, euri 8,00


“Si tratta di una raccolta, commentata e documentata, delle
principali leggi sociali che il Fascismo ha realizzato nell’arco di
23 anni, di cui cinque di guerra e due (’29 e ’30) della più
spaventosa crisi economica mondiale” (“Orientamenti”, nov.-
dic. 2003).

Fuori collana

Claudio Mutti, Avium voces, pp. 100, euri 9,00


“Questo volumetto (…) viene in un certo modo ad aggiungersi
alle pubblicazioni del centenario della nascita di Evola. Uno
degli studi in esso contenuti, infatti, riguarda la presenza degli
elementi d’origine islamica nell’opera di Julius Evola. (…) Un
lavoro analogo è stato effettuato dall’autore in relazione
all’opera di Friedrich Nietzsche. (…) Tra gli altri saggi, quello
che dà il titolo al libro concerne il tema simbolico de ‘linguaggio

162
degli uccelli’. (…) Ad un altro simbolo si riferisce anche il
saggio che tratta del significato del numero settantadue,
sottomultiplo dei numeri attinenti alla manifestazione ciclica.
(…) Infine, il saggio sul ‘linguaggio segreto di Giovanni
Boccaccio’ costituisce un lavoro pionieristico (…)”
(“Rinascita”, 3 giugno 1999).

Michel Vâlsan, Lettere a Vasile Lovinescu (Geticus), ventuno


lettere in facsimile, euri 21,00
"Mihail Vâlsan torna a Parigi come diplomatico, consigliere
economico presso il Consolato di Romania. In seguito ad una
visita a Losanna, gli viene conferito il grado di muqaddem per la
Francia. Insieme con Vasile Lovinescu, Vâlsan fonda una
zawyah romena a Bucarest. A sua volta, Vasile Lovinescu
diventerà muqaddem per la Romania e i Balcani" (Gelu Voican
Voiculescu, René Guénon, un marturisitor al Predaniei,
Bucarest 1994, p. 63).

René Guénon, Lettere a Vasile Lovinescu (Geticus),


quarantaquattro lettere in facsimile, euri 31,00
"Vasile Lovinescu, corrispondente epistolare di Guénon in
Romania e sindaco a Falticeni, la sua città natale, nel periodo del
governo nazional-legionario (1940-1941)" ("Il Giornale", 28
marzo 1996).

Pierre Drieu La Rochelle, Diario di un delicato, pp. 70, euri


7,00
"E' il più grande saggio sulla sterilità che sia stato scritto in
questo secolo (...) Pare proprio che quest'uomo delicato sia la
fase ultima, cosciente, di quei popoli che hanno 'creato' la storia

163
e ora sono costretti a far testamento" ("Byte Libera", Internet, 1
sett. 1997).

Rûhollâh Khomeynî, Lettera al Papa, pp. 20, euri 2,50


"Gli organi di informazione hanno evitato di far conoscere il
contenuto del messaggio inviato da Khomeyni a Giovanni Paolo
II; questo documento è adesso disponibile. ("Totalité", estate
1980).

Testamento di Ion Motza, pp. 48, euri 5,00


"E' una lettura che consigliamo a tutti i giovani, perché li aiuterà
a capire che cosa è il senso del sacrificio e del coraggio"
("Heliodromos", 24, 1986).

Imâm Khomeynî, Lettera a Gorbaciov, pp. 20, euri 2,50


"In tale lettera il carismatico leader della rivoluzione iraniana
chiedeva al segretario del Pcus di riconoscere pubblicamente
che il comunismo aveva fallito e che sulla scena mondiale
restava solo una forza capace di lottare con efficacia contro
l'imperialismo capitalistico: l'Islam" ("Mondoperaio", ott.
1990).

Enrico Goni, Nietzsche e l'evoluzionismo, pp. 94, euri 10,00


"L'eterno ritorno contro il progresso senza fine. Non solo la
selezione naturale ha preservato i deboli, ma ha isolato i forti.
Premessa di Giuseppe Sermonti, introduzione di Roberto Fondi"
("Il Giornale", 4 giugno 1989).

Luca Tadolini, Contro il Tricolore, pp. 40 (ill.), euri 4,20


"Lo studioso mette in luce l'ostilità con cui le popolazioni
contadine accolsero l'instaurazione del potere giacobino. Le

164
insorgenze popolari vengono viste come una resistenza naturale
e spontanea alla modernità" ("Aurora", febbraio 1994).

Giovanni Tadolini, Un sacerdote fra Restaurazione e


Risorgimento, pp. 254, € 16,00

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