Raimondo Mameli - Il Canto Gregoriano E La Liturgia Tradizionale - Musica Sacra
Raimondo Mameli - Il Canto Gregoriano E La Liturgia Tradizionale - Musica Sacra
Raimondo Mameli - Il Canto Gregoriano E La Liturgia Tradizionale - Musica Sacra
IL CANTO GREGORIANO
E LA LITURGIA TRADIZIONALE
di Raimondo Mameli
Con questo saggio il giovane amico e socio di Una Voce Raimondo Mameli di Quartu SantElena (Cagliari)
inizia la sua collaborazione al nostro bollettino.
Giovane, s, ma ricco duna cospicua esperienza.
Dopo gli studi classici, ha conseguito il diploma di canto lirico presso il Conservatorio Palestrina di Cagliari,
dove ha anche studiato composizione, musica corale e direzione di coro.
Si perfezionato presso lAccademia Internazionale di Cagliari con Katia Ricciarelli (canto), Philippe Bender
(direzione dorchestra), Yoko Kubo e Paul Mefano (composizione); ha frequentato un seminario di composizione
tenuto dal M Azio Corghi.
Ha studiato canto gregoriano con Nino Albarosa e liturgia con Frans Kok. Nella direzione di coro si
perfezionato sotto la guida di don Antonio Sanna, Pierpaolo Scattolin e Giorgio Mazzuccato.
Attivo come cantante lirico, pianista, organista, direttore di coro, e compositore, si dedica a studi e ricerche
musicologiche che fra laltro, hanno portato, sotto la sua stessa direzione, alla prima assoluta del Vespro della Beata
Vergine di Tomas Luis de Victoria.
E professore a contratto di canto e tecnica vocale presso le Scuole Civiche di Musica della Sardegna.
Ha recentemente debuttato nel ruolo di Struley in Adelson e Salvini di Vincenzo Bellini sotto la direzione
del M Sandro Sanna.
Sue composizioni sacre e profane sono state eseguite da interpreti di caratura internazionale in festival e
rassegne prestigiose (Quartetto darchi del Teatro alla Scala di Milano, Thomas Keck, Clara Marzorati, Ensemble
vocale Alfredo Ottaviani, Echos Ensemble etc.).
Con un intervento sulla Musica Sacra nei documenti del Magistero stato relatore al Convegno
Internazionale di Studi sulla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, svoltosi a Cagliari il 10 dicembre 2005.
Un curriculum davvero ragguardevole per un 28enne!
Grazie, Raimondo, per questo tuo primo intervento e per i successivi apporti preziosi che sicuramente non
mancherai di offrirci.
Introduzione
Desideriamo occuparci, in questo studio, del recupero del canto gregoriano nella prassi liturgica della
Chiesa Cattolica di rito latino, auspicato dai documenti di Magistero ma disatteso nella prassi liturgica.
Abbiamo circoscritto lanalisi al repertorio della Messa e al canto gregoriano (promulgato in edizioni
ufficiali con limprimatur ecclesiastico); riteniamo utile, tuttavia, qualche accenno al canto dellUfficio
Divino e agli altri generi di musica sacra ammessi dal Magistero pontificio (da San Pio X ai giorni nostri).
In particolar modo, parleremo della musica sacra nella liturgia tradizionale, celebrata secondo le
rubriche del Missale Romanum nell'edizione tipica del 1962, il cui uso regolato dal Motu Proprio
Ecclesia Dei (1988) del Santo Padre Giovanni Paolo II di venerata memoria e dalla Lettera Circolare
Quattuor abhinc annos, inviata, in data 3 ottobre 1984, dalla Congregazione per il Culto Divino ai Presidenti
delle Conferenze Episcopali.
durante le funzioni liturgiche, si mostrino degni del santo officio che esercitano. Sar pure conveniente che i
cantori, mentre cantano in chiesa, vestano labito ecclesiastico e la cotta [3].
Lobbligo della talare e della cotta non ci risulta sia mai stato abrogato.
Il venerabile Pio XII, riallacciandosi al magistero di San Pio X, scrisse: Infatti, quanti o
compongono musica, secondo il proprio talento artistico, o la dirigono, o la eseguono sia vocalmente sia
per mezzo di strumenti musicali, tutti costoro senza dubbio esercitano un vero e proprio apostolato, anche
se in modo vario e diverso, e riceveranno perci in abbondanza da Cristo Signore le ricompense e gli onori
riservati agli apostoli, nella misura con cui ognuno avr fedelmente adempiuto il suo ufficio. Essi perci
stimino grandemente questa loro mansione, in virt della quale non sono solamente artisti e maestri di arte,
ma anche ministri di Cristo Signore e collaboratori nell'apostolato, e si sforzino di manifestare anche con la
condotta della vita la dignit di questo loro ufficio [4].
Nel 1958 la Sacra Congregazione dei Riti pubblic unIstruzione sulla musica sacra e la Santa
Liturgia, firmata dal Card. Cicognani, dove si legge che i laici di sesso maschile - bambini, ragazzi o adulti
che siano allorquando siano deputati dalla competente autorit ecclesiastica al servizio dellaltare e
allesecuzione della musica sacra, svolgendo le loro funzioni in guisa conforme alle rubriche, esercitano un
servizio ministeriale diretto ma delegato (traduzione nostra).
Il Concilio Vaticano II ribadisce con forza che tutti gli artisti, poi, che guidati dal loro talento
intendono glorificare Dio nella santa Chiesa, ricordino sempre che la loro attivit in certo modo una
sacra imitazione di Dio creatore e che le loro opere sono destinate al culto cattolico, alla edificazione, alla
piet e alla formazione religiosa dei fedeli [5].
7. La lingua propria della Chiesa Romana la latina. quindi proibito nelle solenni funzioni
liturgiche di cantare in volgare qualsivoglia cosa; molto pi poi di cantare in volgare le parti variabili o
comuni della Messa e dellOfficio.
Pio XII
Per conoscere il magistero di Pio XII, i musicisti che anelino a occuparsi di liturgia dovranno
studiare lEnciclica Mediator Dei sulla sacra liturgia (1947). Nel 1955, Papa Pacelli scriver Musicae sacrae
disciplina, dove leggiamo:
A questa santit [la santit quale requisito essenziale della musica sacra: v. supra S. Pio X, Tra le
sollecitudini] soprattutto si presta il canto gregoriano, che da tanti secoli si usa dalla chiesa, s da poterlo
dire di suo patrimonio. Questo canto, per la intima aderenza delle melodie con le parole del sacro testo, non
solo vi si addice pienamente; ma sembra quasi interpretarne la forza e l'efficacia, istillando dolcezza
all'animo di chi ascolta; e ci con mezzi musicali semplici e facili, ma pervasi di cos sublime e santa arte,
da suscitare in tutti sentimenti di sincera ammirazione e da divenire per gli stessi intenditori e maestri di
musica sacra fonte inesauribile di nuove melodie.
Conservare con cura questo prezioso tesoro del canto gregoriano e farne ampiamente partecipe il
popolo spetta a tutti coloro, ai quali Ges Cristo affid di custodire e di dispensare le ricchezze della chiesa.
[] Noi vogliamo e prescriviamo che nella celebrazione dei riti liturgici si faccia largo uso di tale canto,
e si provveda con ogni cura affinch sia eseguito con esattezza, dignit e piet.
Non Nostra intenzione, con ci che abbiamo detto per lodare e raccomandare il canto gregoriano,
rimuovere dai riti della chiesa la polifonia sacra, la quale, purch ornata delle debite qualit, pu giovare
assai per la magnificenza del culto divino e per suscitare pii affetti nell'animo dei fedeli. ben noto infatti
che molti canti polifonici, composti soprattutto nel secolo XVI, risplendono per tale purezza d'arte e tale
ricchezza di melodie, da essere del tutto degni di accompagnare e quasi illuminare i riti della chiesa.
Queste norme devono applicarsi altres all'uso dell'organo e degli altri strumenti musicali. Fra gli
strumenti a cui aperto l'adito al tempio viene a buon diritto in primo luogo l'organo, perch
particolarmente adatto ai canti sacri e sacri riti e d alle cerimonie della chiesa notevole splendore e
singolare magnificenza, commuove l'animo dei fedeli con la gravit e la dolcezza del suono, riempie la
mente di gaudio quasi celeste ed eleva fortemente a Dio e alle cose celesti.
Giovanni XXIII
Sebbene non si occupi espressamente di musica sacra, citeremo alcuni passi della Costituzione
Apostolica Veterum Sapientia del Papa Giovanni XXIII (1962), sullo studio e luso del latino:
Infine, poich la Chiesa Cattolica, perch fondata da Cristo Nostro Signore, eccelle di gran lunga in
dignit su tutte le societ umane, sommamente conveniente che essa usi una lingua non popolare, ma ricca
di maest e di nobilt.
Spinti anche Noi da questi gravissimi motivi, come i nostri Predecessori e i Sinodi Provinciali, con
ferma volont intendiamo adoperarci perch lo studio e l'uso di questa lingua, restituita alla sua dignit,
faccia sempre maggiori progressi. Poich in questo nostro tempo si cominciato a contestare in molti
luoghi l'uso della lingua Romana e moltissimi chiedono il parere della Sede Apostolica su tale argomento,
abbiamo deciso, con opportune norme, enunciate in questo documento, di fare in modo che l'antica e mai
interrotta consuetudine della lingua latina sia conservata e, se in qualche caso sia andata in disuso, sia
completamente ripristinata.
I medesimi Vescovi e Superiori Generali degli Ordini religiosi, mossi da paterna sollecitudine,
vigileranno affinch nessuno dei loro soggetti, smanioso di novit, scriva contro l'uso della lingua latina
nell'insegnamento delle sacre discipline e nei sacri riti della Liturgia e, con opinioni preconcette, si
permetta di estenuare la volont della Sede Apostolica in materia e di interpretarla erroneamente.
Concilio Vaticano II
La Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium sulla sacra liturgia (1963) prescrive:
54. Nelle messe celebrate con partecipazione di popolo si possa concedere una congrua parte alla
lingua nazionale, specialmente nelle letture e nella orazione comune e, secondo le condizioni dei vari
luoghi, anche nelle parti spettanti al popolo, a norma dell'art. 36 di questa costituzione. Si abbia cura per
che i fedeli sappiano recitare e cantare insieme, anche in lingua latina, le parti dell'ordinario della messa
che spettano ad essi. Se poi in qualche luogo sembrasse opportuno un uso pi ampio della lingua nazionale
nella messa, si osservi quanto prescrive l'art. 40 di questa costituzione.
116. La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana; perci
nelle azioni liturgiche, a parit di condizioni, gli si riservi il posto principale. Gli altri generi di musica
sacra, e specialmente la polifonia, non si escludono affatto dalla celebrazione dei divini uffici, purch
rispondano allo spirito dell'azione liturgica, a norma dell'art. 30.
117. Si conduca a termine l'edizione tipica dei libri di canto gregoriano; anzi, si prepari un'edizione
pi critica dei libri gi editi dopo la riforma di S. Pio X. Conviene inoltre che si prepari un'edizione che
contenga melodie pi semplici, ad uso delle chiese pi piccole.
120. Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento musicale
tradizionale, il cui suono in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di
elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. Altri strumenti, poi, si possono ammettere nel culto
divino, a giudizio e con il consenso della competente autorit ecclesiastica territoriale, a norma degli
articoli 22-2, 37 e 40, purch siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare, convengano alla dignit del
tempio e favoriscano veramente l'edificazione dei fedeli.
Paolo VI
Per un confronto con Veterum Sapientia di Giovanni XXIII, leggiamo un passo di Paolo VI, dal
Motu Proprio Studia latinitatis (22 febbraio 1964):
VI. L'insegnamento [presso il Pontificio Istituto Superiore di Latinit] dovr comprendere un
numero adeguato di discipline principali e ausiliarie, atte ad introdurre gli alunni profondamente e
attraverso una metodologia scientificamente accreditata, nella migliore conoscenza dell'antica e pi recente
Latinit. Detto insegnamento sar accompagnato e sostenuto da un continuo esercizio dello scrivere Latino,
affinch gli alunni, non solo abbiano a possedere una solida conoscenza della lingua Latina, ma riescano
anche a scriverla in modo spedito, con purezza ed eleganza.
Nel 1967 apparve lIstruzione Musicam Sacram del Consilium e della Sacra Congregazione dei
Riti:
7. Tra la forma solenne pi completa delle celebrazioni liturgiche, nella quale tutto ci che richiede
il canto viene di fatto cantato, e la forma pi semplice, nella quale non si usa il canto, si possono avere
diversi gradi, a seconda della maggiore o minore ampiezza che si attribuisce al canto. Tuttavia nello
scegliere le parti da cantarsi si cominci da quelle che per loro natura sono di maggiore importanza: prima
di tutto quelle spettanti al sacerdote e ai ministri, cui deve rispondere il popolo, o che devono essere cantate
dal sacerdote insieme con il popolo; si aggiungano poi gradualmente quelle che sono proprie dei soli fedeli
o della sola schola cantorum.
8. Ogni volta che, per una celebrazione liturgica in canto, si pu fare una scelta di persone, bene
dar la preferenza a coloro che sono pi capaci nel canto; e ci soprattutto quando si tratta di azioni
liturgiche pi solenni, di celebrazioni che comportano un canto pi difficile o che vengono trasmesse per
radio o per televisione.
27. Nella celebrazione dellEucaristia, con la partecipazione del popolo, specialmente nelle
domeniche e nei giorni festivi, si preferisca, per quanto possibile, la forma della Messa in canto anche pi
volte nello stesso giorno.
28. Rimane in vigore la distinzione tra Messa solenne, Messa cantata e Messa letta, stabilita dalla
Istruzione del 1958 (n. 3), secondo la tradizione e le vigenti leggi liturgiche. Tuttavia, per motivi pastorali,
vengono proposti per la Messa cantata dei gradi di partecipazione, in modo che risulti pi facile, secondo le
possibilit di ogni assemblea liturgica, rendere pi solenne con il canto la celebrazione della Messa. Luso
di questi gradi sar cos regolato: il primo potr essere usato anche da solo; il secondo e il terzo,
integralmente o parzialmente, solo insieme al primo. Perci si curi di condurre sempre i fedeli alla
partecipazione piena al canto.
29. Il primo grado comprende:
a) nei riti dingresso:
il saluto del sacerdote celebrante con la risposta dei fedeli;
lorazione;
b) nella liturgia della parola:
le acclamazioni al Vangelo;
c) nella liturgia eucaristica:
lorazione sulle offerte;
il prefazio, con il dialogo e il Sanctus;
la dossologia finale del Canone;
il Pater noster con la precedente ammonizione e lembolismo:
il Pax Domini;
lorazione dopo la comunione;
le formule di congedo.
1. Il secondo grado comprende:
a) il Kyrie, il Gloria e lAgnus Dei;
b) il Credo;
c) lorazione dei fedeli.
a)
b)
c)
d)
e)
32. Luso legittimamente vigente in alcuni luoghi, qua e l confermato con indulto, di sostituire con
altri testi i canti dingresso, doffertorio e di comunione che si trovano nel Graduale, pu essere conservato,
a giudizio della competente autorit territoriale, purch tali canti convengano con il particolare momento
della Messa, con la festa e il tempo liturgico. La stessa autorit territoriale deve approvare il testo di questi
canti.
33. bene che lassemblea partecipi, per quanto possibile, ai canti del Proprio; specialmente
con ritornelli facili o forme musicali convenienti.
Fra i canti del Proprio riveste particolare importanza il canto interlezionale in forma di graduale
o di salmo responsoriale. Esso, per sua natura, fa parte della liturgia della parola; si deve perci eseguire
mentre tutti stanno seduti e in ascolto e anzi, per quanto possibile, con la partecipazione dellassemblea.
34. I canti che costituiscono lOrdinario della Messa, se sono cantati su composizioni musicali a
pi voci, possono essere eseguiti dalla schola nel modo tradizionale, cio o a cappella o con
accompagnamento, purch, tuttavia, il popolo non sia totalmente escluso dalla partecipazione al canto.
Negli altri casi, i canti dellOrdinario della Messa possono essere distribuiti tra la schola e il
popolo, o anche tra due cori del popolo stesso, in modo cio che la divisione sia fatta a versetti alternati, o
in altro modo pi conveniente, che tenga conto di sezioni pi ampie del testo.
In questi casi, tuttavia, si tenga presente:
Il Credo, essendo la formula di professione di fede, preferibile che venga cantato da tutti, o in un modo
che permetta una adeguata partecipazione dei fedeli.
Il Sanctus, quale acclamazione finale del prefazio, preferibile che sia cantato, ordinariamente da tutta
lassemblea, insieme al sacerdote.
LAgnus Dei pu essere ripetuto quante volte necessario, specialmente nella celebrazione, durante la
frazione del Pane. E bene che il popolo partecipi a questo canto, almeno con linvocazione finale.
35. conveniente che il Pater noster sia cantato dal popolo insieme al sacerdote. Se cantato in
latino, si usino le melodie approvate gi esistenti; se si canta in lingua volgare, le melodie devono essere
approvate dalla competente autorit territoriale.
36. Nulla impedisce che nelle Messe lette si canti qualche parte del Proprio o dellOrdinario.
Anzi talvolta si possono usare anche altri canti allinizio, alloffertorio, alla comunione e alla fine della
Messa: non per sufficiente che siano canti eucaristici, ma devono convenire con quel particolare
momento della Messa, con la festa o con il tempo liturgico.
48. L dove stato introdotto luso della lingua volgare nella celebrazione della Messa, gli
Ordinari del luogo giudichino dellopportunit di conservare una o pi Messe in lingua latina, specialmente
in canto, in alcune chiese, soprattutto delle grandi citt, ove pi numerosi vengono a trovarsi fedeli di
diverse lingue.
Libri di canto
Alla fine dellOttocento, circolavano delle ristampe del Graduale Mediceo (1614) [8], fatto
ristampare per iniziativa della Sacra Congregazione dei Riti (1868).
San Pio X promulg una nuova edizione del Graduale Romanum (1908) [9] per il repertorio della
Messa e lAntiphonale Romanum (1912) per il repertorio dellUfficio Divino.
Sino al Concilio Vaticano II, del Graduale Romanum rest in vigore l'editio typica promulgata sotto
San Pio X, via via adattata alle riforme che si susseguivano nel corso degli anni.
Non essendo semplice reperire unedizione del Graduale Romanum aggiornata al 1962, i musicisti
potranno invece procurarsi in una libreria antiquaria o su internet un Liber Usualis [10], celeberrima
antologia di canti per la Messa e per lUfficio, secondo le rubriche ed i testi approvati dal Papa Giovanni
XXIII il 25 luglio 1960, perfetto per la celebrazione cattolica tradizionale secondo lindulto Ecclesia Dei.
Per quanto riguarda i riti della Settimana Santa, riformati da Papa Pio XII nel 1955 col decreto
Maxima redemptionis, uno strumento indispensabile lOfficium hebdomadae Sanctae [11], che contiene
tutte le melodie dell'Ufficio e della Messa, dalla Domenica delle Palme (compreso il mattutino) sino a tutta
l'ottava di Pasqua.
Sebbene avessimo circoscritto la nostra analisi alla liturgia tradizionale, bisogner ricordare che nel
1974 usc, sotto Paolo VI, il nuovo Graduale Romanum, adattato alle riforme liturgiche postconciliari;
accanto alla notazione quadrata (o vaticana) vi sono i neumi dei manoscritti di Laon e di San Gallo, in
edizione interlineare il cosiddetto Graduale Triplex [12].
Uno studioso serio non pu non conoscere questo volume. La semiologia gregoriana dovr essere
uno strumento utile per la restituzione, anche e soprattutto nella liturgia tradizionale, delle melodie
gregoriane.
Ci limitiamo a queste poche, ragionevoli indicazioni; il repertorio gregoriano consta di oltre 5000
brani e sarebbe impensabile recuperarli tutti.
Si potr eziandio concedere qualche volta che i singoli salmi si propongano per intero in musica,
purch in tali composizioni sia conservata la forma propria della salmodia: cio purch i cantori sembrino
salmeggiare tra loro, o con nuovi motivi, o con quelli presi dal canto gregoriano, o secondo questo imitati.
Restano dunque per sempre proibiti i salmi cosidetti di concerto.
c) Negli inni della chiesa si conservi la forma tradizionale dellinno. Non quindi lecito comporre,
per es. il Tantum ergo per modo che la prima strofa presenti una romanza, una cavatina, un adagio, e il
Genitori un allegro.
d) Le antifone dei Vesperi devono essere proposte dordinario con la melodia gregoriana loro
propria. Se per in qualche caso particolare si cantassero in musica, non dovranno mai avere n la forma di
una melodia di concerto, n lampiezza di un mottetto e di una cantata.
E Pio XII nella Lettera Enciclica Mediator Dei raccomanda:
L'Ufficio Divino , dunque, la preghiera del Corpo Mistico di Cristo, rivolta a Dio a nome di tutti i
cristiani e a loro beneficio, essendo fatta dai sacerdoti, dagli altri ministri della Chiesa e dai religiosi, a
questo dalla Chiesa stessa delegati. Quali debbano essere il carattere e il valore di questa lode divina si
ricava dalle parole che la Chiesa suggerisce di dire prima di iniziare le preghiere dell'Ufficio, prescrivendo
che siano recitate "degnamente, attentamente e devotamente .
[] Nel tempo antico l'assistenza dei fedeli a queste preghiere dell'Ufficio era maggiore; ma
gradatamente diminu, e, come ora abbiam detto, la loro recita attualmente riservata al Clero ed ai
Religiosi. A rigore di diritto, dunque, nulla prescritto ai laici in questa materia; ma sommamente da
desiderare che essi prendano parte attiva al canto o alla recita della ufficiatura del Vespro, nei giorni
festivi, nella propria parrocchia. Raccomandiamo vivamente, Venerabili Fratelli, a voi ed ai vostri fedeli,
che non cessi questa pia consuetudine e che si richiami possibilmente in vigore ove fosse scomparsa. Ci
avverr certamente con frutti salutari se il Vespro sar cantato non solo degnamente e decorosamente, ma
anche in maniera da allettare soavemente in vari modi la piet dei fedeli.
Novus ordo
Fonti: Antiphonale monasticum I, 2005, pro diurnis horis de temporis, 13,5 x 20,5, 608 p.; Liber
Hymnarius cum invitatoriis et aliquibus responsoriis (Antiphonale romanum tomus alter).
L'edizione dei canti per l'Ufficio notturno verr approntata dai monaci benedettini di Solesmes tra il
2008 e il 2010.
DallIstruzione Musicam Sacram del Consilium e della Sacra Congregazione dei Riti:
37. La celebrazione in canto dellUfficio divino la forma che maggiormente si addice alla natura
di questa preghiera ed segno di una pi completa solennit e di una pi profonda unione dei cuori nel
celebrare la lode di Dio. Secondo il desiderio espresso dalla Costituzione sulla sacra Liturgia, questa forma
caldamente raccomandata a coloro che celebrano lUfficio divino in coro o in comune.
bene che essi cantino almeno qualche parte dellUfficio divino e in particolare le Ore principali,
cio le Lodi e i Vespri, soprattutto la domenica e i giorni festivi.
Anche altri chierici che per ragione di studio fanno vita in comune, o vengono a trovarsi insieme in
occasione di esercizi spirituali o di altri convegni, santifichino opportunamente i loro incontri con la
celebrazione in canto di alcune parti dellUfficio divino.
38. Nella celebrazione in canto dellUfficio divino, fermi restando il diritto vigente per coloro che
sono obbligati al coro e ogni indulto particolare, pu ammettersi il principio della solennizzazione
progressiva: si possono cio cantare quelle parti che per loro natura sono pi direttamente destinate al
canto, come i dialoghi, gli inni, i versetti, i cantici, e recitare le altre.
39. Si invitino i fedeli, e si educhino con una conveniente catechesi, a celebrare in comune, la
domenica e i giorni festivi, alcune parti dellUfficio divino, specialmente i Vespri o altre Ore, secondo la
consuetudine dei luoghi e delle varie comunit. Generalmente sindirizzino i fedeli, e in particolare i pi
istruiti, ad usare nelle loro preghiere i salmi, compresi nel loro senso cristiano, cosicch siano a poco a
poco iniziati ad usare e gustare maggiormente la preghiera pubblica della Chiesa.
40. Questa iniziazione sar assicurata in modo particolare ai membri degli Istituti che professano i
consigli evangelici, affinch da essa attingano ricchezze pi abbondanti per alimentare la loro vita
spirituale. Ed bene che essi celebrino anche in canto, per quanto possibile, le Ore principali, per
partecipare pi intensamente alla preghiera pubblica della Chiesa.
41. A norma della Costituzione sulla sacra Liturgia, secondo la secolare tradizione del rito latino,
per i chierici sia conservata nellUfficio divino, celebrato in coro, la lingua latina.
Ma poich la stessa Costituzione sulla sacra Liturgia prevede luso della lingua volgare nellUfficio
divino, sia per i fedeli che per le monache e i membri, non chierici, degli Istituti che professano i consigli
evangelici, si curi la preparazione delle melodie da usarsi nel canto dellUfficio divino in lingua volgare.
Un anno prima Paolo VI, nella Lettera Apostolica Sacrificium Laudis sulla lingua latina da usare
nell'Ufficio Liturgico corale da parte dei religiosi tenuti all'obbligo del coro, esortava:
Dalle lettere di alcuni di voi e da parecchie missive giunteci da varie parti siamo venuti a
conoscenza che i cenobi o le province da voi dipendenti - parliamo solo di quelle di rito Latino - hanno
adottato differenti modi di celebrare la divina Liturgia: alcuni sono molto attaccati alla lingua Latina, altri
nell'Ufficio corale vanno chiedendo l'uso delle lingue nazionali e vogliono inoltre che il canto cosiddetto
Gregoriano sia sostituito qua e l con canti oggi in voga; altri addirittura reclamano l'abolizione della
lingua latina stessa.
Dobbiamo confessare che tali richieste Ci hanno non lievemente colpiti e non poco rattristati; e vien
da chiedersi da dove sia sorta e, perch si sia diffusa questa mentalit e questa insofferenza in passato
sconosciuta.
Quale lingua, quale canto vi sembra che possa nella presente situazione sostituire quelle forme della
piet cattolica che avete usato finora? Bisogna riflettere bene, perch le cose non diventino peggiori dopo
aver rinnegato questa gloriosa eredit. Poich vi da temere che l'Ufficio corale venga ridotto a una
recitazione informe, della quale voi stessi sareste certamente i primi a risentire la povert e la monotonia.
Sorge anche un altro interrogativo: gli uomini desiderosi di sentire le sacre preci entreranno ancora cos
numerosi nei vostri templi, se non vi risuoner pi l'antica e nativa lingua di quelle preghiere, unita al canto
pieno di gravit e bellezza? Preghiamo dunque tutti gli interessati, di ponderare bene quello che vorrebbero
abbandonare, e di non lasciare inaridire la fonte alla quale hanno fino ad oggi abbondantemente attinto.
Senza dubbio la lingua latina crea qualche, e forse non lieve, difficolt ai novizi della vostra sacra milizia.
Ma questa, come sapete, non da ritenere tale che non possa essere superata e vinta, soprattutto tra voi
che, pi lontani dagli affanni e dallo strepito del mondo, potete pi facilmente dedicarvi allo studio. Del
resto quelle preghiere permeate di antica grandezza e nobile maestosit continuano ad attrarre a voi i
giovani chiamati all'eredit del Signore; in caso contrario, una volta eliminato il coro in questione, che
supera i confini delle Nazioni ed dotato di mirabile forza spirituale, e la melodia che scaturisce dal
profondo dell'animo, dove risiede la fede e arde la carit, il canto gregoriano cio, sar come un cero
spento che non illumina pi, non attrae pi a s gli occhi e le menti degli uomini.
Si educhino inoltre i fedeli a saper innalzare la loro mente a Dio attraverso la partecipazione interiore,
mentre ascoltano ci che i ministri o la schola cantano.
16. Non c niente di pi solenne e festoso nelle sacre celebrazioni di una assemblea che, tutta,
esprime con il canto la sua piet e la sua fede. Pertanto la partecipazione attiva di tutto il popolo, che si
manifesta con il canto, si promuova con ogni cura, seguendo questo ordine:
a) Comprenda prima di tutto le acclamazioni, le risposte ai saluti del sacerdote e dei ministri e alle
preghiere litaniche; inoltre le antifone e i salmi, i versetti intercalari o ritornelli, gli inni e i cantici.
b) Con una adatta catechesi e con esercitazioni pratiche si conduca gradatamente il popolo ad una
sempre pi ampia, anzi fino alla piena partecipazione a tutto ci che gli spetta.
c) Si potr tuttavia affidare alla sola schola alcuni canti del popolo, specialmente se i fedeli non
sono ancora sufficientemente istruiti, o quando si usano composizioni musicali a pi voci, purch il popolo
non sia escluso dalle altre parti che gli spettano. Ma non da approvarsi luso di affidare per intero alla
sola schola cantorum tutte le parti cantate del Proprio e dellOrdinario, escludendo completamente
il popolo dalla partecipazione nel canto.
17. Si osservi anche, a tempo debito, il sacro silenzio; per esso, infatti, i fedeli non sono ridotti a
partecipare allazione liturgica come estranei e muti spettatori, ma si inseriscono pi intimamente nel
mistero che si celebra, in forza delle disposizioni interne, che derivano dalla Parola di Dio che si ascolta,
dai canti e dalle preghiere che si pronunziano, e dallunione spirituale con il sacerdote che proferisce le
parti a lui spettanti.
Ventanni prima, Pio XII di venerata memoria scriveva:
Sono, dunque, degni di lode coloro i quali, allo scopo di rendere pi agevole e fruttuosa al popolo
cristiano la partecipazione al Sacrificio Eucaristico, si sforzano di porre opportunamente tra le mani del
popolo il "Messale Romano", di modo che i fedeli, uniti insieme col sacerdote, preghino con lui con le sue
stesse parole e con gli stessi sentimenti della Chiesa; e quelli che mirano a fare della Liturgia, anche
esternamente, una azione sacra, alla quale comunichino di fatto tutti gli astanti. Ci pu avvenire in vari
modi: quando, cio, tutto il popolo, secondo le norme rituali, o risponde disciplinatamente alle parole del
sacerdote, o esegue canti corrispondenti alle varie parti del Sacrificio, o fa l'una e l'altra cosa: o infine,
quando, nella Messa solenne, risponde alternativamente alle preghiere dei ministri di Ges Cristo e insieme
si associa al canto liturgico.
[] Non pochi fedeli, difatti, sono incapaci di usare il "Messale Romano" anche se scritto in
lingua volgare; n tutti sono idonei a comprendere rettamente, come conviene, i riti e le cerimonie
liturgiche. L'ingegno, il carattere e l'indole degli uomini sono cos vari e dissimili che non tutti possono
ugualmente essere impressionati e guidati da preghiere, da canti o da azioni sacre compiute in comune. I
bisogni, inoltre, e le disposizioni delle anime non sono uguali in tutti, n restano sempre gli stessi nei
singoli. Chi, dunque, potr dire, spinto da un tale preconcetto, che tanti cristiani non possono partecipare al
Sacrificio Eucaristico e goderne i benefici? Questi possono certamente farlo in altra maniera che ad alcuni
riesce pi facile; come, per esempio, meditando piamente i misteri di Ges Cristo, o compiendo esercizi di
piet e facendo altre preghiere che, pur differenti nella forma dai sacri riti, ad essi tuttavia corrispondono
per la loro natura [13].
Conclusione
Nelle pagine precedenti abbiamo voluto fornire delle indicazioni bibliografiche e delle informazioni
storiche, musicali e liturgiche, sul canto gregoriano e la liturgia.
I Vescovi hanno il dovere di favorire, presso le Diocesi, la nascita delle Scuole diocesane di Musica
Sacra, auspicata dal Magistero di San Pio X, di Pio XII e del Concilio Vaticano II.
Cari Lettori,
recentemente ho sentito uscire dalla bocca di un sacerdote di poco pi di 40 anni che la lingua latina, morta
da secoli, improponibile nella liturgia contemporanea! Forse che gli studia latinitatis debbano essere
aboliti nei Seminari, perch ci sono urgentiora?! Credo che Benedetto XVI non sarebbe d'accordo: leggete
sotto! Cordialmente Vostro
M Paolo Bottini, segretario Associazione Italiana Organisti di Chiesa. (http://www.organisti.it/)
Cremona, il 1 di marzo A.D. 2006
CITTA' DEL VATICANO, 22 FEB. 2006 (VIS). Nei saluti particolari al termine dell'Udienza Generale di
oggi, il Papa si rivolto agli studenti della Facolt di Lettere Cristiane e Classiche della Pontificia Universit
Salesiana di Roma esprimendosi per la prima volta in lingua latina: Giustamente i nostri predecessori - ha
ricordato il Santo Padre avevano sollecitato lo studio della grande lingua latina per poter apprendere
meglio la dottrina salutare che si trova nelle discipline ecclesiastiche e umanistiche. Nello stesso modo ha
concluso - incitiamo a continuare questa attivit affinch quanti pi possibile possano accedere a questo
tesoro e ne possano percepire l'importanza.
Fonte: V.I.S. - Vatican Information Service Copyright VIS Vatican Information Service - 00120 Citt del Vaticano.