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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI FIRENZE

Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale
Sezione geotecnica (www.dicea.unifi.it/geotecnica)

“CAPACITÀ PORTANTE
DELLE FONDAZIONI SUPERFICIALI”

Corso di Geotecnica
Ingegneria Edile, A.A. 2012/2013

Johann Facciorusso
[email protected]
http://www.dicea.unifi.it/~johannf/
Dr. Ing.  Johann Facciorusso Definizioni
Corso di Geotecnica per Ingegneria Edile
A.A. 2012/2013

FONDAZIONI
Fondazione = parte della struttura che trasmette il carico dell’opera
(sovrastruttura) al terreno sottostante.
Piano di posa = superficie di contatto tra base della fondazione e terreno.

In base al rapporto tra la profondità del piano di posa (D), rispetto al piano
di campagna, e la dimensione minima in pianta (B), si definiscono, in
accordo con quanto proposto da Terzaghi, 3 tipi di fondazioni:

 superficiali (o dirette), se il rapporto D/B è minore di 4;


 profonde, se il rapporto D/B è maggiore di 10;
 semi-profonde se il rapporto D/B è compreso tra 4 e 10.

Ogni tipo ha un diverso meccanismo di trasferimento del carico al terreno:


 le fondazioni superficiali trasmettono il carico solo attraverso il piano di
appoggio;
 le fondazioni profonde e semi-profonde trasferiscono il carico al terreno
sia in corrispondenza del piano di appoggio che lungo la superficie
laterale.
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Dr. Ing.  Johann Facciorusso Fondazioni
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TIPOLOGIE DI FONDAZIONI

FONDAZIONE DIRETTA A PLINTI O A FONDAZIONE DIRETTA A PLATEA


TRAVI CONTINUE

FONDAZIONE PROFONDA A CASSONE FONDAZIONE CON PALI


Dr. Ing.  Johann Facciorusso Fondazioni
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Per garantire la funzionalità della struttura in elevazione, il sistema di


fondazioni deve essere in grado di soddisfare alcuni requisiti, a cui
corrispondono stati limite ultimi (ULS) o di servizio (SLS) da soddisfare; in
particolare, il carico trasmesso in fondazione:
1. non deve portare a rottura il terreno sottostante
SLU-GEO: verifica stato limite di collasso per carico limite
dell’insieme fondazione-terreno;.
2. non deve indurre scorrimenti della fondazione sul piano di posa;
SLU-GEO: verifica dello stato limite di scorrimento lungo il piano
di posa;
3 non deve produrre fenomeni di instabilità generale (p. es. nel caso di
strutture realizzate su pendio);.
SLU-GEO: verifica dello stato limite stato limite di equilibrio
generale del pendio; dell’opera sovrastante.
4. non deve indurre stati di sollecitazione nella struttura di fondazione
incompatibili con la resistenza dei materiali;
SLU-STR: verifica dello stato limite di resistenza della struttura;
5. non deve indurre nel terreno cedimenti eccessivi tali da compromettere la
stabilità e la funzionalità dell’opera sovrastante.
SLS: verifica dello stato limite di servizio della fondazione. 4/34
Dr. Ing.  Johann Facciorusso Capacità portante
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CAPACITÀ PORTANTE
La verifica di stabilità dell’insieme terreno-fondazione consiste:
 nella determinazione di quella che viene definita capacità portante (o
carico limite, qlim) e che rappresenta la pressione massima che una
fondazione può trasmettere al terreno prima che questo raggiunga la
rottura
 nel confronto del carico limite con il carico di esercizio trasmesso dalla
fondazione al terreno (qes).
Per descrivere il concetto di carico limite si considera l’andamento della curva
carico-cedimenti di un blocco rigido appoggiato su terreno omogeneo e
sottoposto ad un carico verticale centrato.
CARICO
1. per valori elevati della densità relativa, DR (terreno
CEDIMENTI

incoerente) o della consistenza, Ic (terreno coesivo), in


corrispondenza del carico di rottura, il blocco collassa

CARICO 2. per valori bassi della densità relativa DR (o della


CEDIMENTI

consistenza IC) il cedimento tende ad aumentare


progressivamente ed indefinitamente: la condizione di
rottura è individuata da un valore limite convenzionale
del cedimento 5/34
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In particolare, si ha che:
 a parità di carico, il cedimento del blocco è tanto maggiore quanto
minore è la densità relativa (o quanto minore è la consistenza)
CARICO
CEDIMENTI

Densità relativa
Consistenza

Alle diverse curve carico-cedimenti corrispondono diversi meccanismi di


rottura (con superfici di rottura aventi un differente andamento nel terreno
di fondazione) che possono ricondursi a tre schemi principali:
 rottura generale
 rottura locale
 punzonamento

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Dr. Ing.  Johann Facciorusso Meccanismi di rottura
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MECCANISMI DI ROTTURA
ROTTURA GENERALE
i piani di rottura si estendono fino a
raggiungere la superficie del piano
campagna

ROTTURA LOCALE
le superfici di rottura interessano
solo la zona in prossimità del
cuneo sottostante la fondazione e
non si estendono lateralmente

PUNZONAMENTO
le superfici di rottura coincidono
praticamente con le facce laterali
del cuneo

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Il meccanismo di rottura è legato:


 al tipo di terreno di fondazione (al diminuire della densità relativa, o
della consistenza, a parità di profondità del piano di posa, si può passare
da una condizione di rottura generale ad una di rottura locale e a una per
punzonamento)
 alla profondità del piano di posa (in
particolare all’aumentare della
profondità del piano di posa si può TIPO DI TERRENO
passare da una condizione di rottura
generale ad una di rottura locale e a
una per punzonamento).

PIANO DI POSA
Attualmente non si dispone di criteri

PROFONDITÀ
quantitativi per individuare a priori il
tipo di meccanismo di rottura.
Non sono reperibili in letteratura
soluzioni analitiche per lo studio del
meccanismo di rottura locale, mentre
esistono numerose soluzioni analitiche
per la stima del carico limite per lo
schema di rottura generale 8/34
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CALCOLO DELLA CAPACITÀ PORTANTE


I due principali studi teorici per il calcolo della capacità portante (basati sul
metodo dell’equilibrio limite), sono dovuti a:
• Prandtl (1920)
• Terzaghi (1943)

che hanno fornito una soluzione sotto le seguenti ipotesi (comuni):


i. fondazione nastriforme: lunghezza/larghezza = L/B >10 (problema
piano)
ii. piano campagna orizzontale
iii. piano di posa orizzontale
e terreno:
iv. continuo, omogeneo, isotropo
v. a comportamento rigido-plastico (deformazioni nulle fino alla rottura,
poi resistenza costante, indipendente dalla deformazione)
vi. per il quale vale il criterio di rottura di Mohr-Coulomb

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SCHEMA DI PRANDTL

IPOTESI: assenza di attrito tra fondazione e terreno sottostante


 la rottura avviene con la formazione di un cuneo in condizioni di spinta
attiva di Rankine le cui facce risultano inclinate di un angolo di 45°+/2
rispetto all’orizzontale
 il cuneo è spinto verso il basso e, in condizioni di equilibrio limite,
produce la rottura del terreno circostante secondo una superficie di
scorrimento a forma di spirale logaritmica, con anomalia  (zona di taglio
radiale).
 la zona di taglio radiale spinge il terreno latistante e produce la rottura per
spinta passiva. Il cuneo ADF è in condizioni di spinta passiva di Rankine è
delimitato da superfici piane inclinate di un angolo di 45°- /2 rispetto
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all’orizzontale, e scorre verso l’esterno e verso l’alto.
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SCHEMA DI TERZAGHI

IPOTESI: attrito tra fondazione e terreno sottostante


 lo schema differisce da quello di Prandtl solo per il fatto che il cuneo
sottostante la fondazione è in condizioni di equilibrio elastico, ha superfici
inclinate di un angolo  rispetto all’orizzontale, e penetra nel terreno come
se fosse parte della fondazione stessa.
N.B.: Secondo entrambe le teorie, il terreno sovrastante il piano di
fondazione contribuisce alla capacità portante solo in virtù del proprio
peso, ma è privo di resistenza al taglio; pertanto nel tratto FG della
superficie di scorrimento non vi sono tensioni di taglio (si trascura il
contributo della resistenza nel tratto FG) 11/34
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Il carico limite dipende, quindi, dalla larghezza della fondazione, B, e


dall’angolo di resistenza al taglio del terreno, , :
 coesione, c;
 peso proprio del terreno, , interno alla superficie di scorrimento;
 sovraccarico presente ai lati della fondazione (pari a q = 1D in assenza
di carichi esterni sul piano campagna)
.
Non esistono metodi esatti per il calcolo della capacità portante di una
fondazione superficiale su un terreno reale, ma solo formule
approssimate trinomie ottenute, per sovrapposizione di effetti, dalla
somma di tre componenti (ciascuna corrispondente ad uno schema e a
una differente superficie di rottura diversi da quelli reali), che
rappresentano rispettivamente i contributi di:
qlim = f + fc + fq
 f = attrito interno di un terreno dotato di peso (privo di sovraccarico e
di coesione)
 fc = attrito interno e coesione di un terreno privo di peso e di
sovraccarichi
 fq = attrito interno di un terreno sottoposto all’azione di un
sovraccarico q (privo di peso proprio e di coesione) 12/34
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SOLUZIONE DI TERZAGHI
La soluzione, per fondazione nastriforme (ipotesi da i a vi) con le ulteriori
ipotesi di carico verticale (vii) e centrato (viii), è espressa nella forma
(Terzaghi):
1
q lim     B  N   c  Nc  q  Nq
2
fq (sovraccarico)
f (peso proprio) fc (coesione)

dove N, Nc, Nq sono quantità adimensionali, detti fattori di capacità


portante, funzioni dell’angolo di resistenza al taglio  e della forma della
superficie di rottura considerata.

Per Nc ed Nq esistono equazioni teoriche (con un accordo quasi unanime),


mentre la determinazione di Ng richiede un procedimento numerico per
successive approssimazioni ed esistono solo formule empiriche
approssimanti (che portano a risultati spesso molto diversi).

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Le equazioni più utilizzate per la stima dei fattori di capacità portante sono
le seguenti:

1000

N q  e tg tg 2 (45  ) Nq

N c  N q  1 ctg 
2 Nc

Fattori di capacità portante



Ng
N   2  N q  1 tg  100

Per le verifiche in condizioni non


drenate (u = 0) di fondazioni superficiali
su terreno coesivo saturo in termini di 10
tensioni totali, i fattori di capacità
portante assumono i valori:
Nq = 1
1
Nc = 5,14 (Terzaghi)
0 10 20 30 40 50
N = 0 (°)
N.B. Il valore dei fattori di capacità portante cresce molto rapidamente con
’ (per una stima corretta della capacità portante, la scelta di ’ è più
importante dell’utilizzo di una o l’altra delle equazioni proposte dai vari
Autori). 14/34
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SOLUZIONE GENERALE
In un caso generale, rimuovendo alcune delle ipotesi semplificative
precedenti (i, ii, iii, vii e viii), risulta (Vesic, 1975):
1
q lim  c  N c  s c  d c  i c  b c  g c  q  N q  s q  d q  i q  b q  g q     B'N   s   d   i   b   g 
2
- FATTORI DI FORMA: sc, sq, s:
Nel passare dalla condizione ideale di una striscia indefinita di carico
(problema piano) ad una fondazione reale avente dimensioni (B
trasversale e L longitudinale) in pianta confrontabili (problema
tridimensionale), la capacità portante è influenzata dagli effetti di bordo, di
cui si tiene conto con i fattori di forma.
A causa del minore confinamento del terreno alle estremità
(Vesic, 1975)
(> 1) (> 1) (< 1)

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- FATTORI DI PROFONDITÀ: dc, dq, d:


Si utilizzano per mettere in conto anche la resistenza al taglio del terreno
sopra il piano di fondazione, ovvero per considerare la superficie di
scorrimento estesa fino al piano campagna.
(Vesic, 1975)

(> 1) (> 1) (= 1)

N.B.: il terreno sovrastante il piano di fondazione è molto spesso un


terreno di riporto o comunque con caratteristiche meccaniche scadenti e
inferiori a quelle del terreno di fondazione: i fattori di profondità (nei
quali compaiono invece le caratteristiche meccaniche del terreno di
fondazione) devono essere utilizzati con cautela. 16/34
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- FATTORI DI INCLINAZIONE DEL CARICO: ic, iq, i


Nel caso di carico inclinato con componente orizzontale H e componente
verticale V, si introducono i fattori di inclinazione del carico (in relazione
al rapporto H/V la rottura può avvenire anche per slittamento) che
tengono conto della riduzione della resistenza a rottura del terreno di
fondazione:
(Vesic, 1975)
(< 1) (< 1) (< 1)

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A seconda del rapporto fra le componenti, orizzontale H e verticale V,


del carico la rottura può avvenire per slittamento o per capacità
portante.
Data una fondazione con carico inclinato si può definire un dominio di
rottura nel piano H-V, e pervenire al collasso per differenti moltiplicatori
80
del carico, e in particolare:
A
1) per aumento di V ad H costante (PA), C
60
CAPACITÀ
2) per aumento di H a V costante (PB),
PORTANTE
3) per aumento proporzionale di H e di V, ad

V (MN)
40
es. a H/V costante (PC). B
P(Hes,Ves)
Il dominio mostra che la rottura può 20

prodursi per capacità portante PA) o per SLITTAMENTO


D
slittamento della fondazione sul piano di 0

posa (PD).
0 2 4 6 8 10 12

H (MN)

Infatti a parità di componente orizzontale H vi sono due valori limite


della componente verticale V che producono la rottura: il valore limite
inferiore corrisponde alla rottura per slittamento (D), il valore limite
superiore corrisponde alla rottura per capacità portante (A). 18/34
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- FATTORI DI INCLINAZIONE DEL PIANO DI POSA: bc, bq, b


Se i carichi permanenti sono sensibilmente inclinati si può realizzare il
piano di posa della fondazione con un’inclinazione  .
La capacità portante nella direzione ortogonale al piano di posa deve
essere valutata utilizzando i fattori di inclinazione del piano di posa:

(Hansen, 1970)
(< 1) (< 1) (< 1)

- FATTORI DI INCLINAZIONE DEL PIANO CAMPAGNA: gc, gq, g


(Hansen, 1970)
Se il piano campagna (< 1) (< 1) (< 1)
è inclinato di un
angolo  rispetto
all’orizzontale:
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- ECCENTRICITÀ DEL CARICO, e

L’eccentricità del carico riduce la capacità portante di una fondazione


superficiale.
Nel caso di carico eccentrico si assume che l’area resistente a rottura sia
quella per la quale il carico risulta centrato.
Ad es. per una fondazione a base eB
rettangolare, se la risultante dei carichi
trasmessi ha eccentricità eB nella direzione
del lato minore B ed eccentricità eL nella Q
direzione del lato maggiore L, per il calcolo
della capacità portante si assume una
fondazione rettangolare equivalente di
qlim
dimensioni B’xL’ :
B’= B–2eB B
L’= L–2eL B’

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SCELTA DEI PARAMETRI


DI RESISTENZA DEL TERRENO
Il calcolo della capacità portante deve essere effettuato nelle condizioni
più critiche per la stabilità del sistema di fondazione, con particolare
attenzione alle condizioni di drenaggio (che dipendono dal tipo di terreno
e dalla velocità di applicazione dei carichi).
Nel caso dei terreni a grana grossa (ghiaie e sabbie), caratterizzati da
valori elevati della permeabilità (K  10-5 m/s), l’applicazione di carichi
statici non genera sovrappressioni interstiziali  l’analisi è sempre
condotta con riferimento alle condizioni drenate, in termini di tensioni
efficaci.
Nel caso di terreni a grana fine (limi e argille), a causa della bassa
permeabilità si generano sovrappressioni interstiziali (in genere non note)
che si dissipano lentamente nel tempo. Si distinguono:
 un comportamento a breve termine, in condizioni non drenate (in
termini di tensioni totali, con la resistenza al taglio non drenata
corrispondente alla pressione di consolidazione precedente
l’applicazione del carico),
 un comportamento a lungo termine, in condizioni drenate (in termini di
tensioni efficaci). 21/34
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ANALISI IN TERMINI DI TENSIONI EFFICACI


(condizioni drenate: grana grossa, grana fine a lungo termine)
La resistenza del terreno è definita mediante i parametri c’ e ’ (il criterio di
rottura può essere espresso nella forma  = c’ + ’ tg ’); i termini e fattori
della equazione generale devono essere calcolati con riferimento a tali
parametri:
1
q lim  c'N c  s c  d c  i c  bc  g c  q'N q  s q  d q  i q  bq  g q    'B'N   s  d   i  b  g 
2
In presenza di falda si deve tener conto dell’azione dell’acqua:
 nel calcolo della qlim, che deve essere valutata in termini di pressioni
efficaci (ovvero considerando il peso di volume alleggerito ’ del terreno di
fondazione nell’espressione trinomia e il peso di volume alleggerito 1’ del
terreno ai lati della fondazione, per la parte che si trova sotto falda);
 nella determinazione del carico effettivamente trasmesso dalla
fondazione al terreno (riducendo il carico totale di esercizio, Qes, della
sottospinta dell’acqua agente sulla porzione di volume, V, di fondazione
immersa (pari a w·V): Qes’ = Qes - w·W
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Riferendosi per semplicità alla relazione di Terzaghi, si ha:


1
q lim    2 ʹB  N   cʹN c  qʹN q
2
• q’ = 1(z-zw) è il valore della pressione efficace agente alla profondità del
piano di posa della fondazione (zw è la profondità della falda)
• 2’ è il peso di volume immerso del terreno presente sotto la
fondazione
• i fattori di capacità portante Nc, Nq e N vengono determinati in funzione
di ’ del terreno presente sotto la fondazione
Per determinare 2’ e q’ bisogna tenere conto della posizione della falda
rispetto al piano di posa della fondazione.
CASO 1: Il pelo libero della falda si trova a profondità d > B dal piano di posa
D (1)
 La presenza della falda può essere trascurata
B (2) (2’· B = 2 ·B; q’ = 1 ·D)
d>B
 La sottospinta idraulica è nulla
(q’es = qes)
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CASO 2: Il pelo libero della falda si trova a profondità d < B dal piano di posa

D (1)  2’·B = 2 ·d + 2’ (B-d); q’ = 1 D


d < B (2)
B
B-d (2’)  La sottospinta idraulica è nulla
(q’es = qes)

CASO 3: Il pelo libero della falda coincide con il piano di posa (d=0)

D (1)
 2’ ·B = 2’ ·B; q’ = 1 ·D
B (2’)
 La sottospinta idraulica è nulla
(q’es = qes)

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CASO 4: Il pelo libero della falda si trova a quota a sopra al piano di posa

D-a
(1)
a (1’)  2’ ·B = 2’ ·B; q’ = 1 ·(D-a) + 1’ ·a
(2’)
B  La sottospinta dell’acqua (per unità di
superficie) è w· a: (q’es = qes - w· a)

CASO 5: Il pelo libero della falda coincide con il piano di campagna (a = D)

D (1’)  2’ ·B = 2’ ·B; q’ = 1’ ·D


B (2’)
 La sottospinta dell’acqua (per unità di
superficie) è w·D: (q’es = qes - w· D)

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ANALISI IN TERMINI DI TENSIONI TOTALI


(condizioni non drenate: grana fine a breve termine)

La resistenza del terreno è definita convenzionalmente mediante il


parametro cu (il criterio di rottura è espresso nella forma  = cu).

In questo caso, i fattori di capacità portante valgono: N = 0, Nc = 5.14, Nq


= 1 e il carico limite è una tensione totale data quindi da:

q lim  5,14  c u  s c0  d c0  i c0  b c0  g c0  q  g q0
con:
 q = 1 · D pressione totale agente sul piano di posa della fondazione
 sc0, dc0, ic0, bc0, gq0 fattori correttivi per  = 0 (sq0, dq0, iq0, bq0= 1)

 L’eventuale sottospinta idrostatica dovuta alla presenza della falda non


deve essere considerata nel calcolo della qes

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OSSERVAZIONI:
1) Le condizioni non drenate sono generalmente le più sfavorevoli per la
stabilità delle fondazioni su terreni coesivi, poiché al termine del
processo di consolidazione l’incremento delle tensioni efficaci avrà
prodotto un incremento della resistenza al taglio.

2) Per terreni o condizioni geometriche molto differenti da quelle


ipotizzate (ad es. nel caso di terreni molto compressibili o non
omogenei), il calcolo della capacità portante (a breve o lungo termine)
può essere condotto utilizzando le stesse formule, moltiplicando,
però, i parametri di resistenza al taglio per coefficienti correttivi
secondo criteri conservativi.

3) Per il calcolo strutturale dell’elemento di fondazione, se si considera


una fondazione continua di larghezza B soggetta ad un carico di
esercizio verticale N per unità di lunghezza, si può supporre (essendo in
condizioni di esercizio e quindi con un carico molto minore della capacità
portante):
• che la pressione di contatto struttura di fondazione-terreno sia lineare,
• che il terreno non abbia resistenza a trazione. 27/34
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N

 per N centrato la pressione di contatto sarà


N
distribuita uniformemente e pari a:  = N/B 
e
B
 per N eccentrico con eccentricità e < B/6 (cioè N
interno al nocciolo d’inerzia) la distribuzione delle N
pressioni sarà trapezia
 nella verifica di capacità portante si confronterà N  6e 
 min   1  
N = QES con il carico totale limite N  6e  B  B
Qlim =qlim· B’ =qlim·(B-2e)  max   1  
B  B

 per N eccentrico con eccentricità e > B/6 (cioè N e


esterno al nocciolo d’inerzia) la distribuzione delle
pressioni sarà triangolare N
(fortemente sconsigliata)

4  N 
 max    
3  B  2e 

B 
B*  3    e  28/34
2 
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VERIFICHE DI STABILITÀ
Norme generali (§ 6.4.2 del D.M. 14.01.2008)
Le strutture di fondazione devono rispettare le verifiche agli stati limite
ultimi e di esercizio e le verifiche di durabilità.
La profondità del piano di posa della fondazione deve essere scelta e
giustificata in relazione alle caratteristiche e alle prestazioni della
struttura in elevazione, alle caratteristiche del sottosuolo e alle condizioni
ambientali.
Il piano di fondazione deve essere situato sotto la coltre di terreno
vegetale nonché sotto lo strato interessato dal gelo e da significative
variazioni stagionali del contenuto d’acqua.
In situazioni nelle quali sono possibili fenomeni di erosione o di
scalzamento da parte di acque di scorrimento superficiale, le fondazioni
devono essere poste a profondità tale da non risentire di questi fenomeni
o devono essere adeguatamente difese.

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Verifiche agli stati limite ultimi (SLU)

Nelle verifiche di sicurezza devono essere presi in considerazione


tutti i meccanismi di stato limite ultimo, sia a breve sia a lungo
termine.
Gli stati limite ultimi delle fondazioni superficiali si riferiscono allo
sviluppo di meccanismi di collasso determinati dalla mobilitazione
della resistenza del terreno e al raggiungimento della resistenza
degli elementi strutturali che compongono la fondazione stessa.
Nel caso di fondazioni posizionate su o in prossimità di pendii
naturali o artificiali deve essere effettuata la verifica anche con
riferimento alle condizioni di stabilità globale del pendio includendo
nelle verifiche le azioni trasmesse dalle fondazioni.

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Le verifiche devono essere effettuate almeno nei confronti dei seguenti


stati limite:

 SLU di tipo geotecnico (GEO)


1. Stabilità globale del complesso fondazione-terreno
(Approccio 1 – Comb. 2 (A2+M2+R2)) - Tab. 6.2.I, 6.2.II, 6.8.I
2. Collasso per scorrimento del piano di posa
(Approccio 1 – Comb. 1 (A1+M1+R1) e Comb. 2 (A2+M2+R2)
e/o Approccio 2 - (A1+M1+R3)) - Tab. 6.2.I, 6.2.II, 6.4.I
3. Collasso per carico limite dell’insieme fondazione-terreno
(Approccio 1 – Comb. 1 (A1+M1+R1) e Comb. 2 (A2+M2+R2)
e/o Approccio 2 - (A1+M1+R3)) - Tab. 6.2.I, 6.2.II, 6.4.I
 SLU di tipo strutturale (STR)
4. Raggiungimento della resistenza negli elementi strutturali
(Approccio 1 – Comb. 1 (A1+M1+R1) e Comb. 2 (A2+M2+R2)
e/o Approccio 2 – (A1+M1+R3)) - Tab. 6.2.I, 6.2.II, 6.4.I

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Per ogni stato limite ultimo deve essere rispettata la condizione:


Ed ≤ Rd

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OSSERVAZIONI

1) Nelle verifiche effettuate con l’approccio 2 che siano finalizzate al


dimensionamento strutturale, il coefficiente R non deve essere
portato in conto.
2) Essendo R1 < R3 la verifica secondo l’Approccio 1-Combinazione 1
può essere omessa.
3) Nel caso della verifica di collasso per carico limite dell’insieme
fondazione-terreno (3):
Ed = qes,d (carico di esercizio agente sul piano di posa)
Rd =qlim,d (capacità portante)
4) Nel caso della verifica di collasso per scorrimento del piano di posa
(2):

Ed = Hd (carico orizzontale agente sul piano di posa)


Rd = Vd·tg() = Vd ·f()

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Verifiche agli stati limite di esercizio (SLE)


Gli stati limite di esercizio sono definiti in relazione agli spostamenti
compatibili e le prestazioni attese per l'opera stessa.
Per ciascun stato limite di esercizio deve essere rispettata la condizione:
Ed ≤ Cd
dove Ed è il valore di progetto dell’effetto delle azioni e Cd è il prescritto
valore limite dell’effetto delle azioni. Quest’ultimo deve essere stabilito in
funzione del comportamento della struttura in elevazione.
Nel caso specifico delle fondazioni superficiali, si devono calcolare i
valori degli spostamenti e delle distorsioni per verificarne la
compatibilità con i requisiti prestazionali della struttura in elevazione
nel rispetto della condizione sopra citata.
Analogamente, forma, dimensioni e rigidezza della struttura di
fondazione devono essere stabilite nel rispetto dei summenzionati
requisiti prestazionali, tenendo presente che le verifiche agli stati limite
di esercizio possono risultare più restrittive di quelle agli stati limite
ultimi.
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