Giacomo Di Sarug - Il Velo Sul Volto Di Mose
Giacomo Di Sarug - Il Velo Sul Volto Di Mose
Giacomo Di Sarug - Il Velo Sul Volto Di Mose
1
La simbolica nuziale è molto importante nella tradizione liturgica siriaca: cf H. Engberding, “Die Kirche als Braut in
der ostsyrischen Liturgie”, Orientalia Christiana Periodica 3 (1937), 5-48 e F. Graffin, “Recherches sur le theme de
l’église épouse”, L’Orient Syrien 3 (1958), 317-36.
istruita attraverso profezie in un modo simbolico.
Nel suo amore, costruì un grande palazzo per la Sposa di luce2
e dipinse lo Sposo in vari modi nella sua casa regale.
Mosè vi entrò e, come un artista dotato, disegnò
lo Sposo e la Sposa, e poi coprì la grande pittura con un velo.
Egli scrisse nel suo libro che “l’uomo lascerà suo padre e sua madre
e si unirà alla sua moglie, in modo che di due divengano completamente uno”. Gen 2,24
Il profeta Mosè introdusse il racconto dell’uomo e di sua moglie
poiché attraverso di loro si parla di Cristo e della sua Chiesa.
Con l’occhio rapito della profezia, Mosè vide Cristo,
e come Lui e la sua Chiesa sarebbero stati uno nelle acque del battesimo;3
egli vide Lui indossarla nel grembo verginale
e lei indossarlo nell’acqua battesimale:
lo Sposo e la Sposa sono spiritualmente diventati uno,
ed era di loro che Mosè scrisse “I due saranno uno”.
Ma egli giudicò che il popolo ebraico non fosse capace di afferrare questo grande mistero,
e così disse dell’uomo e della donna che “I due saranno uno”.
Mosè velato vide Cristo e lo chiamò “uomo”,
vide anche la Chiesa e la chiamò “donna”, come uno stratagemma:
per evitare di parlare della cosa apertamente davanti agli ebrei,
coprì le sue parole in molti modi, nascondendole agli estranei.
Così dipinse un’immagine nella camera dello sposo regale;
li chiamò “uomo e donna”, sebbene sapesse la verità,
che uno era Cristo e l’altra la Chiesa, entrambi velati,
e li presentò come “l’uomo e la sua donna”, semplicemente come uno stratagemma.
E poiché c’era il velo disteso sopra,
nessuno sapeva ciò che era quella grande pittura, o chi rappresentava.
Dopo la festa di nozze, Paolo entrò e vide
il velo steso là; lo prese e lo tirò via dalla bella coppia.
Così scoprì e rivelò al mondo intero Cristo e la sua Chiesa
che il profeta Mosè aveva raffigurato nella sua profezia.
L’apostolo tremò e gridò: “Questo mistero è grande”, Ef 5,31-2
e cominciò a mostrare ciò che la pittura coperta era:
“In coloro chiamati «uomo e donna» nelle scritture profetiche
io riconosco Cristo e la sua Chiesa, i due che sono uno”.
Il velo sul volto di Mosè ora è stato rimosso;
venite tutti e vedete uno splendore che non stanca mai;
il grande mistero che fu velato ora è venuto alla luce.
Che gli invitati alle nozze gioiscano dello Sposo e della Sposa, così belli.
Egli si donò a lei, ed era nato da una ragazza povera;
la fece sua, ed essa è legata a lui e gioisce con lui.
Egli scese nelle profondità e sollevò l’umile fanciulla alle altezze,
perché sono uno, e dove è lui, là lei è con lui.
Il grande Paolo, quella grande profondità tra gli apostoli,
espose il mistero, che ora è detto chiaramente.
La grande bellezza che era stata velata ora era venuta all’aperto,
e tutti i popoli del mondo videro il suo splendore.
2
Giacomo prende probabilmente il tema del “palazzo” e della “sposa di luce” dagli Atti di Tommaso.
3
Per i vari riferimenti al battesimo in questa e in altre omelie, ved. il mio “Baptismal Themes in the Writings of Jacob
of Serugh”, Orientalia Christiana Analecta 205 (1978), 325-47 e, per il più ampio contesto siriaco, il mio The Holy
Spirit in the Syriac Baptismal Tradition (Syrian Churches Series 9 [1979]).
Il promesso Sposo fece entrare la figlia del giorno in un nuovo grembo,
e le acque di prova4 del battesimo furono nelle doglie e la partorirono:
Egli rimase nell’acqua e la invitò: essa scese, si ammantò di Lui e risalì;
nell’eucarestia lo ricevette, e così le parole di Mosè che i due saranno uno furono provate.
Dall’acqua deriva la casta e santa unione
della Sposa e dello Sposo, uniti in spirito nel battesimo.
Le donne non sono unite ai loro mariti allo stesso modo
di come la Chiesa è unita al Figlio di Dio.
Quale sposo muore per la sua sposa, tranne nostro Signore?
Quale sposa ha scelto un trucidato per marito?
Chi, dall’inizio del mondo, ha mai dato il suo sangue come dono nuziale,
tranne il Crocifisso, che suggellò il matrimonio con le sue stesse ferite?
Chi ha mai visto un cadavere posto in mezzo a una festa nuziale,
con la sposa che lo abbraccia, aspettando di essere consolata da lui?
A quale festa nuziale, tranne questa, spezzarono
il corpo dello sposo per gli ospiti invece di altro cibo?
La morte separa le mogli dai loro mariti,
ma qui è la morte ad unire questa Sposa al suo Amato!
Egli morì sulla croce e dette il suo corpo alla Sposa resa gloriosa,
che lo coglie5 e lo mangia ogni giorno alla sua mensa.
Egli aprì il suo fianco e unì il suo calice al santo sangue
per darlo a lei da bere così da farle dimenticare i suoi molti idoli.
Lei lo unse con olio, lo indossò nell’acqua, lo consumò nel Pane,
lo bevve nel Vino, affinché il mondo potesse conoscere che i due sono uno.
Egli morì sulla croce, ma lei non lo cambiò con un altro;
lei è piena d’amore per la sua morte, sapendo che da essa ha la vita.
Uomo e donna erano la base di questo mistero,
servivano come descrizione e tipo e figura per la realtà;
per mezzo di loro Mosè espresse questo grande mistero,
coprendolo e preservandolo sotto un velo, così che non fosse messo a nudo.
Il grande apostolo [Paolo] scoprì la sua bellezza, e la mostrò al mondo,
e così le parole di Mosè, “i due saranno uno”, furono illuminate.
4
Questa espressione si basa su Gdc 7,1-7; per l’antico uso di questo passo, cf R. Murray, “The exhortation to candidates
for ascetical vows at baptism in the ancient Syriac Church”, New Testament Studies 21 (1974/5), 59-80.
5
E’ l’immagine del cogliere il frutto nel paradiso.
se lo sterminatore dei primogeniti non avesse visto là la rappresentazione del Figlio di Dio,
non sarebbe passato oltre le loro porte.
E’ il sangue di Cristo che è detto nel sangue dell’agnello.
Un grande mistero è espresso in questa piccola cosa:
Mosè ti ha insegnato, con il sangue dell’agnello che spruzzò sulle porte,
a inumidire le tue labbra con il sangue del Figlio ogni giorno.
La bocca è la porta dell’uomo che emette
canti e parole, lode e insulto, di vario genere,
e Davide chiese una custodia per essa. Sal 141,3
Chi è che è di guardia per lui che chiede, se non il Crocifisso?
“Poni, Signore, una custodia alla mia bocca”, chiese Davide.
E’ la croce [o il Crocifisso] che custodisce la porta della bocca da Satana;
la croce stava sulle porte degli israeliti
e li preservava dallo sterminatore dei primogeniti sulla terra . Es 12,23
Anche tu prendi ora il sangue del Figlio di Dio
e traccia con le tue dita il segno della croce sulle tue labbra;
rendilo custode della tua bocca, e abbi fiducia nel suo sicuro effetto;
vedendolo, il distruttore non potrà avvicinarsi a te.
Se il suo simbolo può stare alla porta e custodirli,
quanto più può Egli stesso custodire chi lo cerca?
Ricevi dalla coppa della Divinità il sangue sulle tue labbra
e si dimostrerà un sicuro guardiano per te.
Le porte del popolo furono sigillate dal sangue dell’agnello,
tu sigilla la tua porta con il sangue del costato del Figlio di Dio.
Intingi la tua lingua, le tue labbra, e anche la tua mente
nel sangue del tuo Signore, ed Egli ti custodirà dal male.
Cerca ogni giorno questo custode della tua bocca e delle tue labbra,
guadagnalo con le lacrime ed Egli ti custodirà vigilante.
Il sangue dei Cristo trucidato è asperso sulle bocche degli uomini:
Mosè vide questo, e lo raffigurò nel sangue dell’agnello.
……..