Giacomo Di Sarug - Il Velo Sul Volto Di Mose

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Giacomo di Sarug

(c) Omelia 79: Il velo sul volto di Mosè

[La questione è posta]


Un giorno un uomo di discernimento mi chiese
qual era il significato simbolico del velo sul volto di Mosè:
“Perché e per quale motivo quel grande profeta
coprì il suo volto così che gli ebrei non lo potevano guardare?
Per quale motivo l’uomo che aveva parlato con Dio
stava in mezzo a quel grande popolo coperto come uno spettacolo?
Tale è la domanda, perché una copertura era posta sul volto
di quella fonte della profezia alla presenza degli astanti?
Spiega la ragione, se la sai, perché
Mosè era velato, e nessuno poteva svelare il suo volto”.
Vieni, o Grazia, rivelatrice dei divini misteri,
possa la questione che i saggi hanno sollevato essere trattata con il tuo aiuto.
Vieni, parla attraverso di me, perché io da solo non posso
proferire le mie parole cercando di interpretare la verità.
Attraverso di te e con te, o Grazia, possa essere stimolato a parlare,
perché attraverso la rivelazione te ci prodighi l’interpretazione;
vieni, o Grazia, e porta con te la ragione
di quale era il motivo per il velo di quell’ebreo.
E’ vero che l’amore deve ora fare da mediatore,
perché senza amore chi ode non comprende.

[Lo scopo del velo di Mosè]


Questo è ciò di cui è simbolo il velo sul volto di Mosè:
che le parole profetiche sono velate;
il Signore coprì il volto di Mosè per questo motivo,
perché egli fosse il tipo della profezia, anch’essa velata.
Il Padre teneva il Figlio nascosto, nessuno lo sapeva,
e voleva rivelare questo al mondo in termini simbolici;
Egli desiderò parlare del suo Diletto nelle profezie
e così coprì Mosè per farne una figura della profezia,
perché, quando un profeta si alzava per parlare sulla terra, si riconoscesse
che le sue parole erano velate per coloro che le udivano,
che c’era qualcosa di misterioso in ciò di cui parlava
e che le sue parole, per essere comprese, richiedevano conoscenza di ciò che simboleggiavano.
Perciò grida nel profeta: “Ho un segreto, ho un segreto” Is 24,16 sir
così che il mondo potesse sapere che la profezia contiene segreti nascosti in linguaggio simbolico:
le parole e i gesti della profezia sono velati,
essa nasconde i suoi contenuti in parabole affinché non possano essere riconosciuti;
escogita figure ed esprime le sue meraviglie come in segreto
perché il mondo non possa conoscere apertamente il Figlio di Dio.
Se il popolo moltiplicava gli idoli e riempiva il mondo di tutti i tipi di dei
senza sapere che Dio ha un Figlio,
quanto più avrebbero fatto se avessero saputo del Figlio nascosto;
sarebbe stata una scusa per loro per moltiplicare gli idoli sulla terra!
Il Padre perciò non offrì una tale scusa per moltiplicare gli idoli sulla terra,
gridando invece: “Il Signore è uno solo, il Signore è uno solo”, Dt 6,4
mentre il suo Figlio era annunciato in profezia,
detto in parabole e figure.

[Lo Spirito parla attraverso i profeti]


Attraverso lo Spirito, in modo nascosto e simbolico,
i profeti annunciarono al mondo intero il Figlio in segreto,
e il velo sul volto di Mosè fu steso
sulle loro parole ogni volta che parlavano dell’Unigenito.
Lo splendore di Mosè era infatti Cristo che splendeva in lui
ed Egli era velato agli ebrei perché non lo vedessero,
il Padre sapeva infatti che il popolo non era pronto
a vedere il Figlio, e perciò con il velo lo coprì a loro.
I profeti erano amici di Dio e partecipavano dei suoi segreti,
ed Egli si riferiva loro con parabole riguardo al suo Diletto;
Egli coprì Mosè, perché in quel velo il mondo riconoscesse
il modo e la maniera in cui anche la profezia è velata.
Tutto l’Antico Testamento è velato secondo il modo di Mosè;
in lui tutti i libri profetici sono rappresentati:
dentro quel velo steso sulle scritture
siede Cristo splendente come giudice.
Tutti i profeti velarono ogni riferimento a Lui nei loro libri
perché di Lui non fosse detto apertamente davanti agli estranei.
Mosè era velato; allora quale profeta oserebbe scoprire il suo volto?
Essi guardarono a Lui e velarono le loro parole;
nascosero i loro riferimenti a Lui, stendendo sopra il velo quando parlavano,
così da non deviare dall’esempio del grande Mosè.

[Gesù alla luce delle scritture]


Gesù è una luce radiante nelle scritture, e così
un velo è gettato su di Lui, affinché possa essere nascosto agli sguardi.
Quel velo di Mosè grida apertamente al mondo intero
che le parole delle scritture sono come velate:
Mosè è il modello di quanto è proclamato in profezia,
offrendo un tipo del carattere velato dell’Antico Testamento.
Quel velo fu rimosso solo con nostro Signore,
in cui tutti i segreti sono stati spiegati al mondo intero.
Il Figlio di Dio venne e scoprì il volto di Mosè
che era stato coperto, quando nessuno sapeva ciò che diceva;
il Nuovo Testamento venne e illuminò l’Antico,
e tutti il mondo conobbe le sue parole nella loro forma aperta.
Nostro Signore brillò come sole nel mondo, e tutto ricevette luce:
simboli, figure, parabole, tutto fu spiegato.
Il velo posto sulla faccia delle scritture è stato rimosso
e il mondo vede ora apertamente il Figlio di Dio.

[La Sposa e lo Sposo]


Il Padre nascosto promise una Sposa al suo Unigenito,1

1
La simbolica nuziale è molto importante nella tradizione liturgica siriaca: cf H. Engberding, “Die Kirche als Braut in
der ostsyrischen Liturgie”, Orientalia Christiana Periodica 3 (1937), 5-48 e F. Graffin, “Recherches sur le theme de
l’église épouse”, L’Orient Syrien 3 (1958), 317-36.
istruita attraverso profezie in un modo simbolico.
Nel suo amore, costruì un grande palazzo per la Sposa di luce2
e dipinse lo Sposo in vari modi nella sua casa regale.
Mosè vi entrò e, come un artista dotato, disegnò
lo Sposo e la Sposa, e poi coprì la grande pittura con un velo.
Egli scrisse nel suo libro che “l’uomo lascerà suo padre e sua madre
e si unirà alla sua moglie, in modo che di due divengano completamente uno”. Gen 2,24
Il profeta Mosè introdusse il racconto dell’uomo e di sua moglie
poiché attraverso di loro si parla di Cristo e della sua Chiesa.
Con l’occhio rapito della profezia, Mosè vide Cristo,
e come Lui e la sua Chiesa sarebbero stati uno nelle acque del battesimo;3
egli vide Lui indossarla nel grembo verginale
e lei indossarlo nell’acqua battesimale:
lo Sposo e la Sposa sono spiritualmente diventati uno,
ed era di loro che Mosè scrisse “I due saranno uno”.
Ma egli giudicò che il popolo ebraico non fosse capace di afferrare questo grande mistero,
e così disse dell’uomo e della donna che “I due saranno uno”.
Mosè velato vide Cristo e lo chiamò “uomo”,
vide anche la Chiesa e la chiamò “donna”, come uno stratagemma:
per evitare di parlare della cosa apertamente davanti agli ebrei,
coprì le sue parole in molti modi, nascondendole agli estranei.
Così dipinse un’immagine nella camera dello sposo regale;
li chiamò “uomo e donna”, sebbene sapesse la verità,
che uno era Cristo e l’altra la Chiesa, entrambi velati,
e li presentò come “l’uomo e la sua donna”, semplicemente come uno stratagemma.
E poiché c’era il velo disteso sopra,
nessuno sapeva ciò che era quella grande pittura, o chi rappresentava.
Dopo la festa di nozze, Paolo entrò e vide
il velo steso là; lo prese e lo tirò via dalla bella coppia.
Così scoprì e rivelò al mondo intero Cristo e la sua Chiesa
che il profeta Mosè aveva raffigurato nella sua profezia.
L’apostolo tremò e gridò: “Questo mistero è grande”, Ef 5,31-2
e cominciò a mostrare ciò che la pittura coperta era:
“In coloro chiamati «uomo e donna» nelle scritture profetiche
io riconosco Cristo e la sua Chiesa, i due che sono uno”.
Il velo sul volto di Mosè ora è stato rimosso;
venite tutti e vedete uno splendore che non stanca mai;
il grande mistero che fu velato ora è venuto alla luce.
Che gli invitati alle nozze gioiscano dello Sposo e della Sposa, così belli.
Egli si donò a lei, ed era nato da una ragazza povera;
la fece sua, ed essa è legata a lui e gioisce con lui.
Egli scese nelle profondità e sollevò l’umile fanciulla alle altezze,
perché sono uno, e dove è lui, là lei è con lui.
Il grande Paolo, quella grande profondità tra gli apostoli,
espose il mistero, che ora è detto chiaramente.
La grande bellezza che era stata velata ora era venuta all’aperto,
e tutti i popoli del mondo videro il suo splendore.

2
Giacomo prende probabilmente il tema del “palazzo” e della “sposa di luce” dagli Atti di Tommaso.
3
Per i vari riferimenti al battesimo in questa e in altre omelie, ved. il mio “Baptismal Themes in the Writings of Jacob
of Serugh”, Orientalia Christiana Analecta 205 (1978), 325-47 e, per il più ampio contesto siriaco, il mio The Holy
Spirit in the Syriac Baptismal Tradition (Syrian Churches Series 9 [1979]).
Il promesso Sposo fece entrare la figlia del giorno in un nuovo grembo,
e le acque di prova4 del battesimo furono nelle doglie e la partorirono:
Egli rimase nell’acqua e la invitò: essa scese, si ammantò di Lui e risalì;
nell’eucarestia lo ricevette, e così le parole di Mosè che i due saranno uno furono provate.
Dall’acqua deriva la casta e santa unione
della Sposa e dello Sposo, uniti in spirito nel battesimo.
Le donne non sono unite ai loro mariti allo stesso modo
di come la Chiesa è unita al Figlio di Dio.
Quale sposo muore per la sua sposa, tranne nostro Signore?
Quale sposa ha scelto un trucidato per marito?
Chi, dall’inizio del mondo, ha mai dato il suo sangue come dono nuziale,
tranne il Crocifisso, che suggellò il matrimonio con le sue stesse ferite?
Chi ha mai visto un cadavere posto in mezzo a una festa nuziale,
con la sposa che lo abbraccia, aspettando di essere consolata da lui?
A quale festa nuziale, tranne questa, spezzarono
il corpo dello sposo per gli ospiti invece di altro cibo?
La morte separa le mogli dai loro mariti,
ma qui è la morte ad unire questa Sposa al suo Amato!
Egli morì sulla croce e dette il suo corpo alla Sposa resa gloriosa,
che lo coglie5 e lo mangia ogni giorno alla sua mensa.
Egli aprì il suo fianco e unì il suo calice al santo sangue
per darlo a lei da bere così da farle dimenticare i suoi molti idoli.
Lei lo unse con olio, lo indossò nell’acqua, lo consumò nel Pane,
lo bevve nel Vino, affinché il mondo potesse conoscere che i due sono uno.
Egli morì sulla croce, ma lei non lo cambiò con un altro;
lei è piena d’amore per la sua morte, sapendo che da essa ha la vita.
Uomo e donna erano la base di questo mistero,
servivano come descrizione e tipo e figura per la realtà;
per mezzo di loro Mosè espresse questo grande mistero,
coprendolo e preservandolo sotto un velo, così che non fosse messo a nudo.
Il grande apostolo [Paolo] scoprì la sua bellezza, e la mostrò al mondo,
e così le parole di Mosè, “i due saranno uno”, furono illuminate.

[L’agnello pasquale, tipo di Cristo]


Mosè parlò del Figlio di Dio in vari modi,
ma poiché erano velati, nessuno seppe di che cosa parlava;
lo raffigurò nell’angello che introdusse per essere destinato a servire come tipo Es 12,3ss
del Figlio di Dio che il Popolo costrinse al grande giudizio.
Mosè macellò l’agnello e spruzzò il suo sangue sulle loro porte
affinché l’angelo della morte non potesse entrare a prendere i loro primogeniti;
immerse un rametto di issopo nel suo sangue e asperse le porte,
ma nessuno tranne lui sapeva ciò che faceva.
Egli asperse gli architravi e gli stipiti in modo simbolico,
di lato e su e giù, tracciando così
la croce sulle porte, per impedire alla morte di entrare,
e allo stesso tempo nascondendo il mistero che il popolo non poteva conoscere.
E’ chiaro, un cieco lo riconoscerebbe anche a tastoni,
che il sangue dell’agnello non può allontanare la morte:

4
Questa espressione si basa su Gdc 7,1-7; per l’antico uso di questo passo, cf R. Murray, “The exhortation to candidates
for ascetical vows at baptism in the ancient Syriac Church”, New Testament Studies 21 (1974/5), 59-80.
5
E’ l’immagine del cogliere il frutto nel paradiso.
se lo sterminatore dei primogeniti non avesse visto là la rappresentazione del Figlio di Dio,
non sarebbe passato oltre le loro porte.
E’ il sangue di Cristo che è detto nel sangue dell’agnello.
Un grande mistero è espresso in questa piccola cosa:
Mosè ti ha insegnato, con il sangue dell’agnello che spruzzò sulle porte,
a inumidire le tue labbra con il sangue del Figlio ogni giorno.
La bocca è la porta dell’uomo che emette
canti e parole, lode e insulto, di vario genere,
e Davide chiese una custodia per essa. Sal 141,3
Chi è che è di guardia per lui che chiede, se non il Crocifisso?
“Poni, Signore, una custodia alla mia bocca”, chiese Davide.
E’ la croce [o il Crocifisso] che custodisce la porta della bocca da Satana;
la croce stava sulle porte degli israeliti
e li preservava dallo sterminatore dei primogeniti sulla terra . Es 12,23
Anche tu prendi ora il sangue del Figlio di Dio
e traccia con le tue dita il segno della croce sulle tue labbra;
rendilo custode della tua bocca, e abbi fiducia nel suo sicuro effetto;
vedendolo, il distruttore non potrà avvicinarsi a te.
Se il suo simbolo può stare alla porta e custodirli,
quanto più può Egli stesso custodire chi lo cerca?
Ricevi dalla coppa della Divinità il sangue sulle tue labbra
e si dimostrerà un sicuro guardiano per te.
Le porte del popolo furono sigillate dal sangue dell’agnello,
tu sigilla la tua porta con il sangue del costato del Figlio di Dio.
Intingi la tua lingua, le tue labbra, e anche la tua mente
nel sangue del tuo Signore, ed Egli ti custodirà dal male.
Cerca ogni giorno questo custode della tua bocca e delle tue labbra,
guadagnalo con le lacrime ed Egli ti custodirà vigilante.
Il sangue dei Cristo trucidato è asperso sulle bocche degli uomini:
Mosè vide questo, e lo raffigurò nel sangue dell’agnello.
……..

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