Esercizio Memorizzazione
Esercizio Memorizzazione
Esercizio Memorizzazione
Lo faremo con la tecnica dei loci, e usando una metodologia didattica che gli americani
chiamano “over the shoulder”.
Cioè, come se io fossi dietro le tue spalle, a fare l’esercizio con te passo per passo.
Per questa ragione l’intero articolo sono più di 10 mila parole, ma credimi che è tempo ben
speso.
Moltissimi lettori infatti mi scrivono per capire meglio come applicare la tecnica dei loci a
liste e nomi difficili.
Ma per farlo non basta sapere genericamente come funziona la tecnica, o come si
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costruisce un palazzo della memoria. Serve invece una spiegazione dettagliata, e GRAZIE.
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parecchia pratica.
Infine, dopo l’esercizio, vedremo due esempi di applicazione pratica allo studio vero e
proprio:
Potrai seguire l’articolo anche se non sai niente di tecniche di memoria: infatti ho messo,
quando necessario, i riferimenti indispensabili di approfondimento.
Credo che non ci sia nessun sito in Italia che presenti un esercizio di memorizzazione coi
loci così completo e dettagliato.
Per questo, sono molto soddisfatto, e spero che ti toglierai finalmente tutte le curiosità
che hai su questa tecnica.
Scarica la mia tecnica che migliora il tuo studio in soli 7 minuti al giorno (ma devi
seguirla!)
Si tratta di nomi “difficili” (e spesso gli studenti si trovano a dover memorizzare nomi
difficili), ma alla fine dell’esercizio sarai in grado sia di ripeterli tutti in un verso e nell’altro,
sia di ricordare a tuo piacimento quale libro è nella posizione X, o Y, o Z.
Per poter memorizzare questi nomi “difficili” è indispensabile associare alla tecnica dei
loci un’altra tecnica, il keyword method o metodo della parola chiave: nato negli anni ’50, è
anche chiamato “la tecnica delle spie”, perché si dice venisse usata dagli agenti segreti
durante la guerra fredda per imparare rapidamente parole straniere.
Se vuoi approfondirla, vai all’articolo sul keyword method che trovi sul blog, o scarica il
manuale gratuito che ho preparato (Non saranno comunque necessari per fare l’esercizio
di oggi, perché ti guiderò io).
In estrema sintesi si tratta di sostituire parole difficili o che non conosci con uno o più
suoni di parole che conosci bene (ovviamente, trasformandole in immagini, come per tutte
le tecniche di memoria).
Spesso infatti per ricordare una parola ci basta un indizio (quante volte, di una parola, hai
detto “ce l’ho sulla punta della lingua”, e poi è bastato un piccolo indizio per ricordarla?), e
il metodo della parola chiave ti insegna proprio a costruire questi indizi.
Comunque non ti preoccupare: poiché faremo l’esercizio in modalità “over the shoulder”,
sarà semplicissimo capire e applicare il metodo.
Vedi, ogni volta che impariamo a fare qualcosa di nuovo dobbiamo uscire dalla nostra
zona di comfort, quella cioè che ci dà sicurezza, perché “è così che abbiamo sempre fatto,
perché fare diverso?”
E uscire dalla zona di comfort non è facile, proprio perché è comoda e sicura: sappiamo
cioè cosa facciamo, cosa otterremo, e come lo otterremo.
La maniera giusta di gestire la cosa, secondo me, è per piccoli passi: cioè uscire dal
territorio che conosci con calma, un po’ alla volta; senza bruciare tutto quello che facevi
fino al giorno prima, ma anche senza rifiutarti di esplorare un po’ qualcosa di nuovo.
Bollarle da subito come inutili perché all’inizio non ti trovi bene ad usarle, significa essere
troppo attaccati alla propria zona di comfort e negare l’evidenza: ricorda infatti che non
solo sono state usate con profitto da grandi geni della storia, ma si sono scientificamente
dimostrate efficaci per apprendere in migliaia di test su persone normali. Anche tu puoi
quindi utilizzarle per memorizzare X volte più rapidamente.
Per contro, abbandonare di colpo e completamente il tuo metodo di studio per sostituirlo
tutto con le tecniche di memoria, quando di fatto non hai maturato l’esperienza per
gestirle bene in tutte le situazioni, è una cosa molto rischiosa. Ti ritroverai ad usarle male
e con grande difficoltà.
Quindi, mentre fai con me l’esercizio, non pensare “che str….ata”, o al contrario
“eccezionale, adesso studierò solo più così”.
Comincia invece semplicemente a chiederti quando, come, e in che misura puoi iniziare ad
introdurre le tecniche di memoria qua e là nel tuo metodo di studio.
Dapprima per le piccole cose più ovvie (liste, nomi, parole straniere, etc), e poi per quelle
più articolate, come concetti e ragionamenti.
Comunque, gli esempi che ti metto a fine libro penso ti aiuteranno molto.
Come ti dicevo, svolgerò l’esercizio insieme a te. Come te, non conosco i titoli dei 46 libri
dell’Antico Testamento e tanto meno il loro ordine, per cui li impareremo insieme passo
per passo.
Per prima cosa dobbiamo avere la lista dei titoli: ci sono diverse divisioni dei libri
dell’antico testamento, e ho scelto di ricordarli secondo l’ordine che ne dà il sito utopia.it,
che di seguito presento.
Ad una prima lettura notiamo che: ci sono diversi nomi propri poco comuni (es. Osea,
Malachia, Sofonia, Baruc, Abacuc ect); alcuni titoli invece sono parole strane o arcaiche, e
non rimandano immediatamente a nessuna parola conosciuta (es. Deuteronomio,
Levitico, Siracide); altri titoli si ripetono e possono originare confusione o salti di memoria
(es. Cronache 1 e Cronache 2, Re 1 e Re 2).
Si tratta quindi di una lista breve (46 libri), ma non semplice. Ho scelto infatti questa
memorizzazione perché presenta una serie di difficoltà e varietà che necessitano di una
certa esperienza per essere gestite, ed è proprio nella gestione di queste problematiche
che si diventa dei buoni mnemonisti.
Il primo problema, poiché voglio memorizzare non solo l’ordine ma anche la posizione dei
libri, è trovare velocemente un magazzino ordinato di loci dove sistemare ciascun libro.
Perché un magazzino di Loci sia efficiente, deve essere qualcosa che è scolpito nella tua
memoria a lungo termine (Ricordi? Abbiamo detto che la memorizzazione avviene tramite
associazione fra memoria a breve termine e memoria a lungo termine).
La prima cosa che mi viene in mente sono le 10 dita delle mie mani. In effetti possono
essere una buona scelta: sistemerò su ogni dito una catena di 5 immagini, ognuna
rappresentante un libro.
Per trovare l’esatta posizione di un libro mi basterà applicare la tabellina del 5, la più
semplice che c’è, e poi scorrere la catena di immagini sul dito corrispondente.
Così per esempio se voglio sapere qual è l’ottavo libro, andrò sul secondo dito (libri da 6 a
10) e scorrerò la catena di immagini fino ad arrivare in posizione 3. Quello è l’ottavo libro.
La tecnica funzionerà rapidamente perché la catena su ogni dito è abbastanza corta.
Infatti più lunga è una catena, più anelli dovrò scorrere per raggiungere quello che mi
interessa, e quindi più lento sarà il ricordo della posizione . Al contrario, più una catena è
corta, più è facile trovare la posizione esatta di ogni suo elemento.
In questo caso, una catena di 5 parole per ognuna delle 10 dita non solo è adatta alla
quantità di dati da memorizzare (46), ma richiama anche il numero di dita per ogni mano.
Adesso, metti le mani davanti a te facendo toccare le punte dei due pollici, e guardane il
dorso. Poiché sono destro comincerò a ricordare partendo dall’estremità destra, cioè dal
mignolo destro, al quale attaccherò poi i primi 5 libri con una bella storiella associativa.
Fallo anche tu, non importa se sei mancino.
Prima però valutiamo eventuali punti deboli del sistema scelto: direi che l’unico vero
problema che si può evidenziare utilizzando le dita delle mani è che potresti confondere la
destra con la sinistra.
Quindi dovremo porre particolare attenzione a distinguere le dita destre da quelle sinistre.
Ricapitolando, quindi:
Dovrai fare i tre passi appena descritti in ogni memorizzazione che richieda il ricordo non
solo del dato, ma anche della posizione in cui si trova. Focalizzali dunque in maniera
precisa: selezione del magazzino, scelta del numero di dati per casella, analisi dei
problemi del magazzino.
Cominciamo adesso col primo dito, il mignolo destro, e i 5 libri che gli collegheremo:
Le parole che mi vengono in mente, e che quindi utilizzerò come base associativa, sono:
Genesi: Genio
Levitico: Lievito
Numeri: Numeri
Guardando il mignolo mi viene subito in mente che è un dito molto debole, il più debole
della mano. Per compensare questa debolezza e difendersi dalle altre dita deve quindi
essere molto intelligente.
Un vero e proprio GENio. Ecco quindi la prima immagine GENio, che mi da lo spunto per
ricordare la prima parola, GENESI. Ripeti l’associazione logica fra il fatto che il mignolo è
debole fisicamente e quindi deve essere intelligentissimo per difendersi: un vero GENio.
All’immagine del GENIO, associo quella dell’uovo SODO. Il Genio fa comparire nella sua
mano un uovo SODO. Ecco la seconda immagine, e ti farà ricordare la parola eSODO. Qui il
problema può essere che ti immagini semplicemente un uovo, non un uovo SODO.
Concentrati dunque sul fatto che l’uovo che il Genio tiene in mano è sodo, e come tale lo
devi immaginare. Se ti immagini un uovo normale, non ricorderai ESODO. Quanto al fatto
che l’uovo SODO appare nella mano del Genio, dovresti ricordarlo facilmente: i Geni fanno
sempre apparire qualcosa.
Osserva adesso il fatto che sull’uovo sodo c’è una polvere bianca, il LIEVITO. Focalizza
bene in che punto dell’uovo si trova, quanta ce n’è , che colore ha. Lega per sempre
l’immagine dell’uovo sodo a quella del lievito, magari osservando come l’uovo sodo lievita
per effetto della polvere di lievito che ha sopra. Adesso focalizzati sul lievito: in alcuni
punti è messo in maniera tale che sembra disegnare dei NUMERI sulla superficie
dell’uovo.
Osserva attentamente i NUMERI e focalizzati adesso sulla loro immagine. In piedi sopra
uno dei numeri (scegli tu quale, io ho scelto l’1) c’è la statua di un dio romano, un DEUs
appunto. Segmenta l’immagine del DEUs in due punti: la testa, che è ricoperta di TERra, e
quindi non riesci a riconoscere il volto del Deus. E la base, sulla quale c’è scritto il NOMe
che ti permetta di riconoscere di che DEUS si tratta.
Genio -> Uovo Sodo -> Lievito -> Numeri -> Deus (-> Terra , -> Nome)
Come hai notato, le parole che ho scelto (eccetto Numeri) si limitano a richiamare da
lontano i titoli dei libri; non ti preoccupare però, questo è più che sufficiente. Quante volte
hai detto di una parola “ce l’ho sulla punta della lingua ma non riesco a ricordarla”? In tutti
questi casi basta anche solo l’iniziale o un piccolo indizio della parola per fartela ricordare
integralmente.
Così è per le tecniche di memoria. Mentre per una parola come Deuteronomio quindi può
valere la pena scomporla per ricordarla quasi esattamente, per altre è molto più comodo e
facile limitarsi a ricordare un “indizio”.
Passiamo adesso al secondo dito, l’anulare della mano destra. Mi viene in mente che su
questo dito molti portano l’anello di fidanzamento, e così è a questo che legheremo i
successivi 5 titoli:
Giudici: Giudici
Rut: Rutto
Allora, immaginiamo che quando il tuo fidanzato/la tua fidanzata ti ha dato l’anello di
fidanzamento che porti all’anulare della mano destra (poco importa se te lo ha dato
davvero, e se lo porti), ti abbia anche recitato una poesia. È stato un momento molto
romantico. E la poesia era di un poeta stranoto in Italia: Giosuè Carducci. Ecco fatta
l’associazione.
Infatti ti ritroverai a doverlo ricordare dal niente, senza alcun passaggio e appiglio
mnemonico o logico. Quindi dopo poco avrai dimenticato che è il sesto libro della Bibbia.
Vediamo invece cosa succede con il metodo di memoria anche molti giorni dopo che hai
effettuato la memorizzazione. Per prima cosa partirai dal fatto che devi congiungere le
due mani a livello delle punte dei pollici; poi ti verrà in mente che ad ogni dito
corrispondono 5 parole. Poi ti guarderai le mani e ricorderai che devi partire dall’estremità
destra. A quel punto andrai al secondo dito da destra, a mani rovesciate col dorso verso di
te, e vedrai che è l’anulare.
Con la memoria tradizionale quindi ti ritrovi a dover ricordare le cose praticamente dal
niente: è come se la tua mente, ogni volta che deve ricordare qualcosa, dovesse fare un
grande salto tutto in un colpo.
Con la tecnica di memoria invece la tua mente può ricostruire l’oggetto da ricordare
attraverso una seria di passi microscopici, che conducono uno dopo l’altro all’oggetto in
questione.
La cosa poi ancora più interessante, e che sperimenterai spesso, è che in realtà questa
serie di passi microscopici è necessaria solo all’inizio, o magari dopo molto tempo che
non ripeti una memorizzazione.
Normalmente infatti, il passaggio dalla visione del tuo dito anulare destro alla parola
GIOSUE’ sarà quasi istantanea.
Adesso proseguiamo.
Hai l’immagine dunque di Giosuè Carducci, un uomo anziano e con la barba. Accanto a lui
compaiono altri 12 anziani barbuti, con le toghe: sono i GIUDICI. È indispensabile
visualizzare bene toghe e barbe per poter risalire alla parola GIUDICI.
Invece di emettere una sentenza, si mettono a RUTtare tutti insieme (nota i Giudici che
ruttano: è un’immagine strana e paradossale, che dovresti ricordare bene).
Io quindi immaginerò che il RUTto raddrizza i capelli del riccioluto cantante Samuele
Bersani, a fianco del quale vedo, con mia sorpresa, un gemello identico.
Il dito medio alzato è un gesto volgare universalmente noto. Immagina di farlo, e non a
una persona comune, ma a un Re. Non capita tutti i giorni di alzare il dito medio ad un Re,
quindi approfittane, e ricorda questo momento speciale per sempre.
Scegli il Re che preferisci, e poi affibiagli un gemello. Io immagino il Re Sole, Luigi XIV di
Francia, che tra l’altro pare avesse veramente un gemello, come si vede nella pellicola i tre
moschettieri con Leonardo di Caprio.
Quindi, ricapitolando, mi guardo il dito medio alzato e immagino di dirigerlo niente meno
che verso il Re Sole e il suo gemello; entrambi hanno la faccia di Leo di Caprio.
Adesso dobbiamo legare l’immagine del Re a quelle di Cronache. Visto che siamo in tema
di film mi immagino il Re Sole che guarda il suo film preferito, l’episodio uno delle
Cronache di Narnia. È importante focalizzare che è l’episodio 1, perché così mi verrà
naturale ricordarmi che subito dopo c’è il due.
Così ho l’immagine sia per Cronache1 che per Cronache2. (Se non conosci le Cronache di
Narnia, utilizza come parola “ancora” per esempio un cronometro).
All’immagine di CRONACHE 2 lego l’ultima immagine del quintetto, una clESsiDRA.
Diciamo che mi immagino Aslan, il leone protagonista delle cronache di Narnia, con una
clessidra in mano. Nota che Aslan è un RE, e leone assomiglia a Leonardo di Caprio, il Re
sole cinematografico. Questi rimandi non solo non faranno confusione, ma puntelleranno
le immagini mnemoniche di questa cinquina, che ruota intorno ai Re.
Fra Clessidra e ESDRA c’è una bella differenza. In questo caso ti può aiutare la scrittura
della parola: clESsiDRA. Due lettere le scarti (cl), due le prendi (ES), due le scarti (si), le
ultime le prendi (DRA). Questo è un buon esempio di come l’approccio mnemonico a dati
complessi deve essere multidimensionale, comprendendo qualunque strategia di
memoria efficace.
Siamo al dito indice, che notoriamente è quello che ci mettiamo nel naso da bimbi.
Immagina dunque di metterlo nel naso e che capiti quello che ti diceva tua madre: il naso
si mette a sanguinare, e sanguina così tanto che ti viene l’aNEMIA.
Bene, siamo molto vicini al nome da ricordare, e credo possa andare bene come
immagine. Per salvarti dall’anemia, arriva con le sacche di sangue l’uomo ragno, che se
sei un po’ informato di cinema sai che è interpretato da TOBEY MAGUIRE. E così hai il tuo
Tobia.
Giuditta suonerebbe bene con “giudizio”, ma in precedenza hai già l’immagine dei giudici (i
barbuti dopo Giosuè), e quindi cerca di evitarla. Meglio sarebbe utilizzare un’altra attrice
da mettere vicino a Tobey Maguire, come Judy Garland se sai chi è, o Jodie Foster (Jodie
però è un po’ più lontano di Judy da Giuditta).
Utilizziamo Jodie Foster, visto che è più conosciuta; diciamo che le sacche di sangue che
ti ha portato Tobey non sono abbastanza, e così direttamente dal Silenzio degli Innocenti
arriva Jodie Foster portando altre sacche di sangue a Tobey Maguire per curare la tua
anemia. Sangue delle vittime di Hannibal Lecter. (E’ chiaro che se hai visto “Il silenzio degli
innocenti”, con Jodie Foster, l’immagine è molto buona; se no non funziona tanto).
Immagina adesso che Jodie non possa fermarsi là perché deve partire immediatamente
per l’ESTERo, e hai il quarto libro della cinquina. Guardala davvero nella tua mente mentre
fa dogana, mostra il passaporto, prende l’aereo, etc. ectc. All’estero Jodie, americana fino
in fondo, va subito al MACdonald, dove però si stupisce perché al posto della carne di
vitello nel bigMAC c’è uno scarABEo (focalizza bene che è uno scarabeo, non uno
scarafaggio).
In questa memorizzazione hai notato che è stato necessario costruire una storia
complessa in cui ci sono diversi personaggi che fanno diverse azioni. Nella cinquina di
Giosuè le cose erano assai più semplici: comparivano altri anziani barbuti e togati vicino a
Carducci; Ruttavano; Samuele Bersani si beccava il rutto, e il suo gemello anche. Questo
secondo tipo di storie funzionano per me meglio, perché ogni immagine viene vista vicino
alla precedente senza tante azioni da tenere in considerazione.
Questo tuttavia non sempre è possibile, soprattutto poi se, come adesso, dobbiamo
memorizzare velocemente e quindi non abbiamo il tempo di cercare l’immagine più
efficace e ci dobbiamo accontentare della prima che ci viene in mente.
Raccontarsi storie assurde è comunque molto efficace per ricordare, anche se ha il difetto
di creare collegamenti meno netti fra un’immagine e l’altra, e di costruire parecchio rumore
di fondo. Per esempio, menzionare come ho fatto io un personaggio molto conosciuto
come Hannibal Lecter può essere problematico per la tua memoria: il cervello penserà
infatti che hai associato un dato da ricordare anche a lui, mentre non è così.
Nota quindi con attenzione il fatto che ad Hannibal Lecter non è associato nessun dato,
ma viene solo menzionato in relazione alle sacche di sangue di Tobey, e al fatto che Jodie
arriva per riempirle.
Anche l’ultima parola, Maccabei, esce per deduzione da MACdonald, bigMAC, e scarABEo.
Tra l’altro è molto importante focalizzare che lo scarABEO è 1, perché ti aiuta a ricordare
che il libro in questione è MACCABEI 1, e quindi ci sarà un MACCABEI 2.
Poiché la storiella di questo dito è complicata, prima di andare avanti prendiamoci trenta
secondi per ripeterla: ti metti l’indice nel naso, sanguini, ti viene l’anemia, arriva Tobey
Maguire vestito da uomo ragno, il sangue non basta, te ne porta altro Jodie Foster, che
però parte subito per l’estero, arriva là e si infila in un macdonald dove gli danno un
bigmac con dentro uno scarabeo.
Non raccontartela nella mente: guarda le immagini nel tuo cervello, come se fosse un film
muto.
Veniamo adesso alla cinquina successiva, quella del pollice, l’ultima della mano destra.
Immaginiamo il nostro pollice in su, con il resto della mano chiusa. È il segno universale
che significa “tutto bene”, e lo fanno spesso i militari. A questo dobbiamo legare Maccabei
2, cioè il gemello dell’ultimo libro presente sul dito indice. È un problema non semplice.
Allora, quello che mi immagino io è un militare americano che con il pollice alzato ci fa il
segno “tutto ok”, mentre con l’altra mano si mangia addirittura DUE bigMAC.
Se avessi dei problemi nel ricordarmi il titolo esatto, sapendo che è il secondo di due libri
gemelli mi andrei a guardare nella memoria qual è l’ultimo libro del dito precedente, e
risolverei il problema.
Davanti al militare vedo il comico Giobbe Covatta, che cerca di farlo ridere per fargli
andare di traverso i Big Mac (spero di non essere l’unico a ricordarmi Giobbe Covatta). A
Giobbe collego semplicemente l’immagine di un SALMone nella sua mano, per ricordare il
terzo libro. Vedo chiaramente che Giobbe Covatta ha in mano un salmone.
Siccome il libro successivo è “proverbi”, l’ideale sarebbe far dire un proverbio al Salmone.
E poiché il Salmone è un pesce che notoriamente va controcorrente, sarebbe bello se ci
fosse un proverbio su questo tema. Siamo fortunati, e c’è: “un pesce morto può solo
seguire la corrente, ma ce ne vuole uno vivo per andargli contro”. Perfetto. Il Salmone che
dice Proverbi è un ottima immagine per il terzo e quarto libro.
L’ultimo libro, Qoelet, è di nuovo molto difficile. Mi viene in mente la scrittrice Coelette, ma
anch’io che so chi è non ho ben chiaro cosa ha scritto e quindi non riesco a formare
un’immagine soddisfacente. Meglio utilizzare la parola Cotoletta. E visto che nel proverbio
si parlava di andare controcorrente, diciamo che il salmone nel farlo si frigge, e diventa
una cotoletta.
Qua le difficoltà sono due: passiamo dalla corrente dell’acqua alla corrente elettrica; e
rischiamo di friggere il Salmone dimenticandoci del proverbio che dice, e quindi saltando
un libro. Quindi poniamo particolare attenzione alla concatenazione di eventi: il Salmone
dice un proverbio che parla della corrente, nel farlo si distrae, e la corrente lo frigge
trasformandolo in una cotoletta di salmone; così impara a sputar sentenze. Fine della
mano destra.
Vediamo come è andata finora. Dimmi per esempio il libro numero 18. Anzi, diciamolo
insieme.
Con la tabellina del 5 stabiliamo subito che il 18 sta in quarta posizione e andiamo dunque
al quarto dito, l’indice. Vediamo che lo mettiamo nel naso, ci fa sanguinare, abbiamo
l’anemia, arriva l’uomo ragno (Tobey Maguire), non ha abbastanza sangue, arriva allora
Jodie Foster,e con lei ricordiamo il terzo libro di questo gruppo, che poi è il 18esimo
dell’Antico Testamento: Giuditta. Molto bene.
Il primo dito per la mano sinistra è il pollice. Se il pollice destro serve per dire ok,
pensiamo al pollice sinistro come al “pollice verso” che Nerone mostrava ai gladiatori per
sentenziarne la morte.
Il pollice sinistro dunque è il pollice verso di Nerone. Nota come abbiamo distinto
nettamente ed efficacemente i due pollici destro e sinistro, superando per questo dito il
possibile problema di confusione evidenziato all’inizio dell’esercizio.
I libri sono
Nerone era un noto cantante e suonatore, si dice infatti che mentre Roma bruciava egli
suonasse la cetra e cantasse. Molto bene, sarà facile connettere l’immagine del suo
“pollice verso” al primo libro, il Cantico dei Cantici.
Sapienza invece è un termine veramente poco comune. Caso vuole però che sia il nome
della più antica e prestigiosa università di Roma, la Sapienza appunto. All’immagine del
canto di Nerone davanti a Roma che brucia colleghiamo allora quella di un professore di
musica della Sapienza.
Osserviamo il canto di Nerone che giunge fino a lui, dentro un’aula dell’università. Nell’aula
della Sapienza c’è un particolare tipo di studentesse: sono Sirene. Poiché l’indizio SIR di
sirena non mi basta a ricordare la parola Siracide, segmentiamo sopra l’immagine della
Sirena (come avevamo fatto per Deus/Terra/Nome di Deuteronomio) una parola che
completi l’indizio: la parola è acido. Sulla lingua le sirene hanno un piccolo francobollo che
contiene dell’acido. Si stanno facendo di LSD.
All’immagine delle sirene in acido, collego quella di una rISAIA. Per esempio,posso
immaginare che vengano arrestate a causa dell’LSD, e poiché devono vivere nell’acqua
vengono mandate non in carcere, ma a fare le mondine in una rISAIA. Nella risaia ci sono
degli uccelli che nuotano, sono dei GERmani. Mi dovrebbe bastare per ricordare l’ultimo
libro della cinquina, Geremia. Se non hai una buona immagine mentale dei germani,
utilizza come ancora la parola “Germania”.
Visto che l’indice destro me lo mettevo nel naso con la conseguente anemia, il sinistro me
lo metto nell’orecchio sinistro per tapparmelo e non sentire i tuoi lamenti per la fatica di
queste memorizzazioni.
Dentro il bar a questo punto posso mettere direttamente EZECHIELE il lupo, personaggio
di Walt Wisney. Se invece non conosci Ezechiele il lupo, metti una enorme e schifosa
zecca, grande come tutto il bar. Zecca dovrebbe bastare a ricordare Ezechiele. Per il libro
successivo, Daniele, utilizzo l’immagine del nostro capitano della nazionale italiana di
calcio Daniele Derossi.
Se hai scelto la zecca, immagina che sotto di essa, spiaccicato e immobilizzato, ci sia
Daniele Derossi. All’immagine di Daniele Derossi spiaccicato collego quella di un Osso;
diciamo che lo tiene in bocca, come i cani. Osso è abbastanza per ricordare l’ultimo libro
della cinquina, Osea.
All’immagine del Gioiello associo poi quella di un AMO da pesca, per ricordarmi il libro di
AMOS. Come? diciamo per esempio che il gioiello è un collier con un pendaglio a forma di
AMO. Si tratta dunque di un collier assai strano.
Infilzato sull’Amo c’è il famoso direttore d’orchestra Claudio ABbaDo. Il suo cognome
contiene le consonanti del terzo libro della cinquina, il libro di ABDIA.
Questo passaggio so che sarà difficile da ricordare, ma è veramente il meglio che mi viene
in mente. Mi fermo un attimo e insisto nella visualizzazione mentale del direttore Abbado,
con tanto di bacchette e frac, infilzato all’amo.
Proseguiamo.
Claudio Abbado dirige una serie di orchestrali molto particolari: ci sono John Wayne, John
Kennedy, John Lennon, John Turturro. Tutti questi 4 John mi rammentano il quarto libro,
quello di GIONA.
Alla curiosa orchestra dei 4 John, associo poi l’immagine delle quattro AMICHE della
sitcom Sex and the City. Ogni amica è fidanzata con uno dei John.
A questo punto devo ricordarmi di spostare la A di amiche al fondo per ottenere MICHEA,
il quinto libro. Se non conosci Sex and The City, usa 4 amiche tue.
Continua a cercare di vedere le immagini nella tua mente come fossero foto, immagini
reali; non devi cioè raccontarti una storia (quello lo faccio io per motivi didattici), la devi
vedere.
Siamo arrivati al penultimo gruppo, che si attacca sull’anulare sinistro dove c’è la fede
nuziale. La relativa cinquina è una delle più difficili.
Per Naum non c’è molto da fare, e così lo scompongo in NAve UMida. Quindi, vedo la fede
nuziale sul’anulare farsi enorme, fino a quando al suo interno non riesco ad infilare una
NAve.
Ad una delle estremità dell’ABACO la mia mente visualizza un termoSIFONe, che è la cosa
più assonante possibile a SOFONIA. Il termosifone è così grande che dentro ci sta tutta
l’acqua del mare Egeo. È molto importante che ricordi esattamente acqua dell’Egeo. Infatti
la parte finale di Egeo ti suggerirà la parte finale di AGGEO, mentre le lettere acq di acqua ti
aiuteranno con l’inizio della parola e con la doppia consonante (è probabile che qualche
volta potrai sbagliarti pensando ACQEO, rendendoti conto però, un po’ per la grafia
sbagliata, un po’ per il suono che non ti torna, che la parola corretta è AGGEO).
Nell’acqua dell’Egeo a quel punto immagina dei pesci particolari, a forma di forbice, che
procedono nel mare serrandosi e aprendosi ed emettendo il suono tipico ZAC ZAC. Ed
ecco ZACCARIA, l’ultimo libro della cinquina.
Siamo arrivati al mignolo sinistro:
Malachia
Potremmo anche attaccare l’ultimo libro direttamente al suono di ZACCARIA, ma così non
utilizzeremmo l’ultimo dito, e perderemmo simmetria.
Il mignolo sinistro è ancora più debole del destro, dunque può tenere un solo libro.
Nonostante tenga un solo libro, è così debole che nel farlo gli viene una MALATTIA.
Potrebbe bastare questo per ricordarti Malachia. Ma se hai dubbi segmenta sull’immagine
di malattia la parola Macchia, in maniera tale da avere MALAttia e macCHIA che insieme
ti faranno ricordare il libro di MALACHIA.
Ripasso
Facciamo subito alcune prove e un po’ di consolidamento dei dati memorizzati. Cioè
passiamo dalla fase di memorizzazione a quella del ricordo.
Alza il dito medio della tua mano destra, per ricordare tutta la cinquina corrispondente:
guardi il dito e vedi il segno universale del vaff … A chi lo fai?
Ricorda il re sole e il suo gemello, quindi Re1 e Re2. Vedi il volto di Leonardo di Caprio.
Ricorda che sta guardando un film (il fatto che sia un attore ti aiuta a ricordare che guarda
un film), le Cronache di Narnia. In particolare, l’episodio 1. Ecco quindi il libro Cronache 1.
Guarderà poi anche il 2 (Cronache 2), quello in cui Aslan ha in mano una enorme clessidra.
Qui il passaggio è difficile, ma lo sai: scarta cl, tiene ES, scarta si, tieni DRA: il titolo del
quinto libro della terza cinquina è ESDRA.
Quali altri attori ricordi nella memorizzazione? A me viene in mente subito Tobey Maguire,
il libro di Tobia. Che libro è? Allora, Tobey porta le sacche di sangue per una anemia, la tua.
Dovuta al tuo indice della mano destra sempre nel naso.
Tobia è il secondo libro della cinquina dell’indice destro, quindi è il 17esimo libro
dell’Antico Testamento. Vicino a lui c’è un’altra attrice, Jodie Foster, che rappresenta il libro
di Giuditta. A questo punto, completa la cinquina mandandola all’ESTERo a mangiare un
bigMAC con uno scaraBEO.
Dimmi adesso il libro numero 41. È il primo della cinquina numero 9. Alza allora l’anulare
della mano sinistra, e immagina la fede nuziale che si fa enorme, fino a contenere una
NAve ricoperta di muschio, quindi UMida. Il libro 41esimo è NAUM.
E il libro di Giosuè, che numero è?
Ricorda che Giosuè si collega a Giosuè Carducci, del quale una poesia ti è stata declamata
quando ti han dato l’anello di fidanzamento, che sta sull’anulare della mano destra, cioè
nella seconda cinquina. Giosuè è il sesto libro dell’Antico Testamento.
Ripeti poi un paio di volte i libri, dal primo al 46esimo, e segnati i punti dove hai difficoltà,
quelli cioè in cui la memorizzazione è sbagliata, imprecisa o impossibile, cercando di
capirne il motivo.
Nella prima ripetizione io mi sono bloccato per diversi secondi sul libro 36, Gioele. Vedevo
chiaramente l’immagine “ancora” del dito medio sinistro, cioè la stampella, e ricordavo
vagamente che c’era qualcosa di prezioso a una estremità.
Mi veniva però in mente il diamante dell’anulare della mano destra e la sequenza a lui
collegata, ben sapendo però che non centrava niente. Alla fine mi sono ricordato gioiello e
tutto il resto, ma ho poi dedicato alcuni secondi extra di concentrazione a definire bene sia
l’immagine del gioiello, un collier, sia il suo collegamento con la stampella che rappresenta
il dito medio sinistro, sia l’amo all’estremità del collier.
Anche il collegamento fra i libri 22 e 23, Giobbe e Salmi, mi ha frenato un attimo. Qui il
problema è stato che vedevo bene Giobbe Covatta, ma non trovavo l’immagine
successiva, fino a quando non l’ho frugato per bene e ho visto il salmone nella sua mano.
Nel notare quest’ultimo particolare, mi sono anche reso conto di una cosa che non avevo
notato nella prima memorizzazione: Daniele Derossi assomiglia a Daniele DeOSSI; molto
bene, questo mi aiuterà a ricordare che Daniele ha in bocca un osso e non per esempio un
salmone!
Se hai visto delle dimostrazioni di memoria da parte di coloro che organizzano corsi, puoi
notare la differenza: in quei casi il mnemonista dà per esempio le spalle ad una lavagna, e
chiede al pubblico di comunicargli 50 numeri di 2 cifre, che scrive sulla lavagna.
Se tu chiedessi al mnemonista di ricordare, invece che 50 numeri di due cifre, i 46 titoli dei
libri dell’antico testamento, probabilmente impallidirebbe per la paura. Infatti dovrebbe
creare velocissimamente una dopo l’altra tutte le immagini che abbiamo creato noi
nell’esercizio, e non è facile. Mentre le immagini per i numeri se le è già fatte prima, così
come ha già preparato la sua sequenza di loci.
Quindi, non è che non sia in grado di ricordare i 46 libri; però non ha preparato la
memorizzazione, e quindi incontrerebbe molte più difficoltà che coi numeri.
Per prima cosa, complimenti! Conosci molto bene i titoli dei 46 libri dell’Antico
Testamento, per di più nel loro ordine esatto.
Inoltre lo hai fatto con una memorizzazione “vera”, di dati difficili, senza averla preparata
prima, ma così di getto, giusto organizzando un po’ le cose e lavorando con semplici
associazioni mentali.
Credo che tu ci abbia messo circa un’ora e mezza; da una parte sei stato avvantaggiato
dal fatto che hai potuto utilizzare le mie “ancore”; dall’altra hai avuto lo svantaggio di dover
seguire tutte le mie verbalizzazioni delle immagini, e ciò ti ha fatto perdere parecchio
tempo.
Quando lavori da solo nella tua testa questo non avviene, e puoi essere più veloce. È
anche probabile che, se non sei abituato, tu abbia spezzato quest’ora e mezza in due o tre
fasi in giorni diversi o in momenti diversi della giornata.
Non c’è problema, l’importante era svolgere l’esercizio e analizzare insieme i meccanismi
mentali della memoria.
E in effetti anche 25-30 minuti, considerando la difficoltà dei titoli, sarebbe una discreta
performance.
Adesso prova a ripetere questo tipo di esercizi con altre liste di libri. Per esempio i 27 libri
del Nuovo Testamento, o i titoli delle poesie di Leopardi.
Cerca di non riutilizzare le dita, ma di pensare rapidamente ad altri magazzini che possano
funzionare. Io uso molto il corpo umano, proprio perché ce l’ho sempre sott’occhio e
quindi è ancora più facile visualizzare immagini sui suoi diversi punti.
Per esempio per i 27 libri del nuovo testamento manterrei la divisione in 5 immagini; e
avendo bisogno così solo di sei loci, utilizzerei spalla, gomito e polso destri e sinistri.
O meglio ancora prenderei l’intero lato destro e utilizzerei spalla, gomito, polso, anca,
gomito, caviglia. Così eviterei la confusione destra e sinistra. In più, ognuno di quei loci è
molto ben caratterizzabile (es. la cinghia di uno zaino sulla spalla, il gomito del tennista,
un braccialetto al polso, la cintura sull’anca, una ginocchiera da pallavolo sul ginocchio,
una cavigliera da donna alla caviglia).
Il concetto che voglio ti sia chiaro è che ci sono infiniti possibili magazzini di loci.
Infatti, praticamente ciascun elemento contenuto nell’intera memoria a lungo termine può
teoricamente costituire un magazzino di loci. E credimi che si tratta di un volume di dati
enorme.
Tuttavia, è sempre bene scegliere, in questo volume teoricamente infinito, qualcosa che
abbia le seguenti caratteristiche:
O viceversa. Il vero problema ce l’hai invece nella caratterizzazione di ogni loco: non è
affatto semplice! Come identifico una falange rispetto a un’altra? Quindi un dito da solo è
poco adatto come magazzino di loci.
Il problema potrebbe essere che l’ordine non è ovvio (prima la manica dx o la sx? prima la
pochette o i bottoni? Etc), ma credo che sia un problema superabile: la tua giacca preferita
quindi potrebbe essere un buon magazzino.
la tua casa; le stanze della casa; le dita delle mani; le articolazioni; il tuo volto; il volto di
persone che conosci bene; la tua macchina; gli abiti di vestiario preferiti; la strada per
andare in ufficio, a casa, o dai tuoi genitori; la tua scrivania; qualunque edificio che tu
conosca bene; il tuo cellulare e il tuo computer ….
Ma credimi che c’è n’è veramente un’infinità. Già nel primo, la tua casa, puoi identificare
una serie enorme di loci e sottoloci e segmentazioni.
Sei infatti circondato da immagini che vedi continuamente e conosci perfettamente; non è
difficile quindi segmentare su ciascuna di essa almeno 5-10 loci ed attaccare a ciascun
locus da 3 a 7 informazioni, costruendo infiniti schedari; brevi, precisi e pronti all’uso.
Ed è anche possibile costruire schedari più lunghi: dalla testa ai piedi di un individuo,
vestiti compresi, non è difficile individuare un centinaio di loci molto ben caratterizzati e
ordinati.
Che poi, con tecniche ulteriori, si può espandere verso il basso in una struttura ad “albero”
praticamente infinita.
Bene, ora non solo conosci i 46 libri dell’antico testamento in ordine, ma hai anche
imaparato la tecnica dei loci e la sua combinazione con il keyword method.
Che te ne fai di questa bella roba nello studio? Te ne darò due piccoli esempi riportandoti
un testo che ho scritto per il blog di un mio amico, Giovanni Fenu, ottimo formatore
nell’ambito della metodologia di studio.
Le tecniche di memoria vengono spesso vendute come la soluzione a tutti i problemi dello
studio. Ma lo studio è una attività organica, quasi “olistica” , e solo il fatto di cercare di
dominarla affidandosi a una unica strategia è di per sé un errore.
Per essere uno studente efficace e felice non esistono scorciatoie, ma bisogna invece fare
lo sforzo di abbracciare un metodo a 360 gradi, preparandosi per prima cosa sugli aspetti
fondamentali che lo caratterizzano:
Solo quando hai raggiunto un livello soddisfacente in questi elementi di base puoi iniziare
ad inserire, in maniera graduale, eventuali tecniche specifiche che ti facciano andare più
veloce, come per esempio la lettura rapida, lo skimming, le tecniche di memorizzazione.
Perché per esempio, presentarsi sul campo da tennis cercando di fare cose strane senza
conoscere il dritto e il rovescio basici, è semplicemente assurdo.
E lo stesso vale per tecniche di memoria, lettura veloce, skimming e tutto il resto. Non
sono facili da imparare e applicare, e quindi se non hai sviluppato le basi di un buon
metodo di studio non riuscirai veramente ad utilizzarle.
Se invece hai sviluppato un buon metodo di studio, potrai imparare ed inserire le tecniche
“speciali” nella tua routine, ottenendo risultati straordinari:
I detrattori delle tecniche di memoria fanno un discorso certamente sensato: il focus dello
studio è prima di tutto la comprensione, ed è grazie ad essa che si migliora la
memorizzazione.
Non posso che essere d’accordo con loro sul principio, ma le mie conclusioni non sono le
stesse.
Guarda per esempio questa lista che mi ha inviato Raffaele, uno dei lettori de
GliAudaciDellaMemoria:
Sono circa 35 nomi (e che nomi!), ed è l’elenco, classificato per “generazione”, di un tipo di
antibiotici che si chiama “cefalosporine”. Fa parte a sua volta di un elenco più grande,
costituito da più di 200 molecole, che tutte assieme costituiscono la categoria
farmacologica degli antibiotici.
Che tra l’altro è SOLO UNA delle tante categorie che si devono studiare per l’esame di
farmacologia a medicina.
Ora, puoi passare tutto il tempo che vuoi su questo elenco, e credimi che troverai ben
pochi elementi di “ragionamento” che ti aiutino ad impararlo. L’unica vera soluzione è
impararlo a memoria. Come abbiamo fatto con i libri dell’antico testamento.
È il tipico caso di “dati puri”, cioè di dati che non hanno appigli logici per essere ricordati (o
ne hanno, ma molto scarsi), e di cui ci sono infiniti esempi un po’ in tutte le università e in
tutti i tipi di esame.
E’ in questi casi che le tecniche di memoria vengono in tuo soccorso e ti fanno risparmiare
settimane di tempo! E’ chiaro che esse vengono dopo i fondamentali, e quindi, ritornando
per esempio all’esame di farmacologia, per passarlo bene devi:
Ma anche fatte tutte queste cose, il problema di come ricordare centinaia di nomi difficili
rimane, e puoi farlo:
ripetendoli fino allo sfinimento
oppure usando le tecniche di memoria
Anche così non sarà comunque semplice ricordare i nomi di centinaia di molecole (altro
mito da sfatare: le tecniche sono sì veloci, ma non indolori!), ma ci metterai circa un quinto
delle ore, e le ricorderai molto meglio anche a distanza di tempo. Non è male come
risultato.
Quindi, quando si tratta di dati puri, per me non c’è confronto: se impari ad applicare bene
le tecniche hai un’arma nucleare al servizio del tuo studio.
“Gli anni fra il 1968 e il 1973 furono tra i più proficui per l’autore, che cominciò la serie dei
concept album con “Tutti morimmo a stento”. Quest’album, ispirato dalla poetica di
Francois Villon e a tematiche esistenzialiste, (queste ultime torneranno anche negli album
successivi), è il quarto concept album a essere pubblicato in Italia. il testo del primo
brano, Cantico dei drogati, è tratto da una poesia di Riccardo Mannerini, “Eroina”. De André
incise anche una versione inglese dell’album, mai commercializzata e oggi esistente in
unica copia, che è stata proprietà di un collezionista statunitense e oggi appartiene a un
collezionista pugliese”
Questo breve brano su Fabrizio de Andrè, tratto da wikipedia, è molto simile, per quanto
riguarda le esigenze di memorizzazione, a tanti altri brani di testo che devi studiare
durante l’università.
Cambia il tema, ma bene o male le esigenze sono le stesse: qualche concetto, alcuni
nomi, delle date di riferimento, dei collegamenti fra le varie parti.
Mettiamo che il tuo prossimo esame universitario verta su Fabrizio de Andrè, e che tu,
terminato il tuo corso di 2 giorni di tecniche di memoria, ti metta entusiasticamente a
cercare di applicarle allo studio dell’esame, cominciando proprio dal testo riportato sopra.
Probabilmente cominceresti con l’individuare i dati da memorizzare, per poi farlo con le
varie tecniche imparate:
“Gli anni fra il 1968 e il 1973 furono tra i più proficui per l’autore, che cominciò la serie dei
concept album con “Tutti morimmo a stento”. Quest’album, ispirato dalla poetica di
Francois Villon e a tematiche esistenzialiste, (queste ultime torneranno anche negli album
successivi), è il quarto concept album a essere pubblicato in Italia. Il testo del primo
brano, Cantico dei drogati, è tratto da una poesia di Riccardo Mannerini, “Eroina”. De André
incise anche una versione inglese dell’album, mai commercializzata e oggi esistente in
unica copia, che è stata proprietà di un collezionista statunitense e oggi appartiene a un
collezionista pugliese”
In corsivo ho evidenziato quello che, nella mia esperienza, lo studente medio che ha
appena abbracciato entusiasticamente le tecniche di memoria, cercherebbe di ricordare
parola per parola, come fossero i titoli dell’antico testamento.
Si tratta di circa una ventina di gruppi di parole (su un totale di partenza di 100 parole) che
puoi trasformare in immagini e poi legare fra loro, oppure attaccare a una sequenza di
loci.
Così facendo, ti candidi a fare uno sforzo immenso, inutile, e che inevitabilmente ti porterà
ad abbandonare le tecniche dopo 2-3 giorni.
Vediamo invece come Cicerone si sarebbe preparato per studiare vita e opere di Fabirizio
de Andrè, e poi raccontarle in un lungo discorso in senato. Nella prima fase:
Nel creare questi 60 argomenti principali, avrebbe usato il suo critical thinking per
“distillare” l’essenza di ognuno di essi in una immagine (ed è qui che le tecniche di
memoria forzano alla comprensione del testo, diventando parte attiva del processo
logico-cognitivo!). Per esempio, il brano che abbiamo visto l’avrebbe potuto intitolare
“fase esistenzialista”, creando adeguata immagine per rappresentare il concetto.
Questa prima fase l’avrebbe completata in non più di tre ore attraverso i seguenti passi:
30 minuti per leggere tutto una volta a velocità rapida, diciamo 400 parole al minuto,
grazie alle tecniche di lettura veloce, in maniera tale da formarsi una idea generale di
tutto il testo
Circa 120 minuti per rileggere con più attenzione, trovando nel contempo le
immagini che corrispondo ai vari argomenti, e associandole ai vari loci.
Circa 30 minuti ulteriori per tenermi abbondante
accontentarsi di quello che sa, perché ritiene che sia più che sufficiente per fare
bella figura in senato.
oppure decidere che deve poter riferire più informazioni
Costruendo cioè una struttura ad albero, come quella che ho descritto nel capitolo
“Riflessioni sull’esercizio”
DISTINGUENDO anche in questo caso fra dati puri e dati logico cognitivi.
Per esempio, nell’esempio del testo, tratterebbe le date “1968 e 1973” come dati puri,
trasformandole in immagini attraverso il procedimento della conversione fonetica.
In realtà magari facendola solo sul numero 6873 (cioè sulle ultime due cifre di ciascuna
delle date, essendo scontato che ci si trovi nel 1900!). Se vuoi vedere come funziona la
conversione fonetica vai a questo articolo sul blog; frattanto ti dico che grazie ad essa il
numero 6873 potrebbe trasformarsi nelle immagini CIF (il prodotto per la casa) e GOMMA
(da cancellare).
Mentre la questione dell’album inciso in inglese, mai commercializzato, di cui esiste una
unica copia, posseduta prima da uno statunitense e poi da un pugliese, probabilmente la
ricorderebbe tutta condensandola nell’immagine di “unica copia”.
Infatti se di un album di De Andrè ce n’è una unica copia, i casi sono due:
O le altre sono andate tutte distrutte (ma in questo caso lo ricorderesti grazie alla
memoria “naturale”, essendo un evento veramente insolito)
O non è stato commercializzato, cosa impossibile se l’album fosse stato in italiano
(o di nuovo, così strana che la ricorderesti da sé). Ora, è improbabile che fosse in
arabo o cinese, no? Per ovvi motivi non poteva che essere in inglese (o spagnolo, ma
questa della traduzione per i mercati latini è una tendenza recente).
Così come è ovvio che, trattandosi di copia unica, sia un oggetto da collezione!
Purtroppo con le parole viene lungo spiegare quello che il cervello è in grado di fare in
maniera semplice e quasi automatica: vedere l’immagine di “unica copia” e dire a se
stesso “ma certo! è l’album mai commercializzato, fatto per il mercato inglese, e che è
diventato oggetto da collezione”.
Se poi, a quel punto, decidi che per passare il tuo esame è necessario anche sapere la
nazionalità dei collezionisti (cosa che escludo!), ti crei immagine adeguata e la attacchi a
quella di “unica copia”.
Vedi quindi la differenza di utilizzo delle tecniche di memoria: lo studente un po’ insicuro
perché ne ha appena imparato la teoria ma non le ha mai praticate, individua su un brano
di 100 parole ben 20 gruppi di parole da trasformare in immagini-dato puro da ricordare. E
si mette a memorizzarle una dopo l’altra.
E poi forse, se non si ricorda tutto quello che gli serve con la memoria naturale, attacca altre
due-tre immagini SUBORDINATE per rappresentare altre info di dettaglio.
E poi magari fai stringere con forza fra le braccia al nostro intellettuale un disco in vinile, è
terrorizzato di farselo fregare perché è una copia unica … e via con il ragionamento visto
prima (è unica, perché è in lingua straniera, ed è da collezione!). Eventualmente
segmentando ulteriormente “unica copia”.
E poi pensa di potere semplicemente avere fra le mani una foto del nostro intellettuale
francese, così come te lo descritto: ti basta guardarla per ricordare tutto.
Vedi il basco con il CIF e la Gomma che ti dicono, tramite conversione fonetica, le date
esatte della fase; poi vedi la sigaretta e ti ricordi che lo fa morire di stenti; poi vedi le
braccia che stringono ferocemente un disco in vinile …
Solo che la foto non ce l’hai fra le mani, ma te la sei fatta nella testa con la tua
immaginazione.
E mentre per imparare la tecnica dei loci ci vuole una mezz’ora, per imparare a costruire
buone immagini ci vogliono parecchio esercizio ed esperienza.
Per quanto riguarda invece i dati “logico-cognitivi”, è importante che ricordi quello che ti
ho detto in questo articolo: se non provi sul serio ad utilizzarle, perdi un’occasione. Se però
ti ci butti dentro troppo rapidamente, farai tanta fatica e tanto casino.
Comincia allora con utilizzarle ogni tanto, magari prima solo sui macro concetti.
Soprattutto, non cercare di utilizzarle per memorizzare parola per parola. I dati da
memorizzare sono esattamente gli stessi che dovresti memorizzare con le tecniche
tradizionali, è solo la metodologia che cambia.
Conclusioni
Come hai visto, le tecniche di memoria sono in grado di darti grandi soddisfazioni sia nella
memorizzazione di dati puri altrimenti difficilmente ricordabili, sia come strumento di
supporto all’analisi e memorizzazione di testi complessi.
2- Lasciare da parte le illusioni di ricordare tutto parola per parola come fosse una poesia
(se c’è però un motivo per farlo, puoi riuscirci leggendo come si memorizza un copione
teatrale), e ricordarsi invece che abbiamo un cervello pensante in grado di:
Quando sarai in grado, dopo un po’ di esercizio, di produrre sempre immagini efficaci, non
ti staccherai più dalle tecniche di memoria.
E adesso che abbiamo veramente finito il nostro esercizio di memorizzazione, una
domanda per te: che libro c’è in posizione 16?
Un saluto. Armando.
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Comments
02/01/2019 at 2:54 pm
Gent. Armando , ho letto tutti gli articoli sulla memorizzazione e li ho trovati assai
belli e interessanti.
Io sono vecchia e ho 70 anni, ancora tante curiosità. Una memoria nella media con
particolare disposizione per i numeri per cui la conversione che insegna mi sarebbe
quasi d’intralcio ma proverò per curiosità. A me manca, ed è sempre mancata, la
memoria fotografica delle persone (visi) associate ai nomi. E nei suoi articoli non
ho trovato niente che possa aiutarmi.
La cosa in passato mi ha procurato non poche noie, sul lavoro e nella vita. Mio
marito era capace di ricordarsi il genitore di un bambino che era stato al nido con
nostro figlio 40 anni fa, senza averlo mai rivisto , incontrandolo per caso. Io non mi
sono ricordata di una collega di ufficio con cui ho lavorato per 8 anni, incontrata per
caso pochi anni dopo il pensionamento. La mia memoria fotografica è
incredibilmente buona per le case, anche viste per pochi minuti, anche a distanza di
decenni, per i luoghi, le cose , gli oggetti. E poi per la musica , suono il piano e mi
ricordo decine di pagine di musica , ma è normale.
Come si fa a ricordarsi di Armando che se me lo presentano e dopo due ore lo
incontro non lo riconosco?
Grazie e anche degli articoli
Rispondi
21/01/2019 at 4:27 pm
Ciao Eva, c’è un metodo particolare per i visi, credo che lo pubblicherò presto
sul blog. Un saluto!
Rispondi
Giuseppe says
28/05/2017 at 9:38 am
Rispondi
Giuseppe says
28/05/2017 at 9:43 am
Secondo quello che ho letto, potrei applicare le tecniche descritte alle parole
chiave generate per costruire le mappe mentali?
Rispondi
29/05/2017 at 8:38 pm
Si, anche se per la verità è una cosa che io faccio raramente, tanti ragazzi
mi han detto che lo fanno con buoni risultati
Rispondi
29/05/2017 at 8:38 pm
Grazie!
Rispondi
Antonio says
22/03/2017 at 7:07 am
Grazie per il tempo che dedichi gratuitamente. Mi è piaciuta molto la seconda parte,
penso sia veramente pratica e utile.
Rispondi
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