Atti Motoria Sportiva Adattata

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SCIENZE MOTORIE E SPORTIVE

Atti del Seminario di Studio

ATTIVITÀ MOTORIA e SPORTIVA


ADATTATA IN AMBITO SCOLASTICO

Varese, 18 Febbraio 2010

A cura di:
Luca Eid e Marco Bussetti

Con la collaborazione di:

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TUTTI I DIRITTI
I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi
mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. Per informazioni: Luca Eid,
[email protected]

PROGETTO GRAFICO
Luca Plumari

COORDINATORE EDITORIALE
Matteo Merati

EDITOR
Laura Bartoli, Giovanni Colombini, Nicola Lovecchio, Sandro Saronni

STAMPA
Laser Copy Center S.r.l.

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INDICE

SALUTI: a cura di 5
Monica Rizzi
Assessore allo Sport e Giovani - Regione Lombardia

PRESENTAZIONE: a cura di 7
Mariosiro Marin, Mauro Leanti
Assessorato allo Sport e Giovani - Regione Lombardia
Marco Bussetti
Dirigente Tecnico – USR Lombardia
Luca Eid
Ricercatore ANSAS Lombardia

RAFFAELE PACCHETTI: Benefici della pratica motoria per l’alunno disabile 9

PAOLA GHIRINGHELLI Un progetto unico in Italia: “Sport si può” 25


ROBERTA ANSELMI

FABRIZIO MANNONI Motricità di base nel caso di gravi deficit intellettivi 35

SIMONE MORELLI Attività per disabili sensoriali... ma non solo 45

STEFANIA CAZZOLI Programmazione APA in Educazione Fisica 53

ROSA ANNA ROSA Programmazione APA dell’insegnante di sostegno 105

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SALUTI

Era il 20 novembre del 1989 quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò all’unanimità
la Convenzione sui diritti del fanciullo, un documento destinato a segnare una svolta nella storia
degli interventi rivolti ai minori. Da quel momento, le legislazioni nazionali (l’Italia l’ha ratificata
con legge 27 maggio 1991 n. 176) e regionali di molti paesi hanno posto al centro della loro
attenzione il riconoscimento giuridico dei diritti dei bambini e degli adolescenti. Il fanciullo è
un soggetto titolare di diritti, non un mero oggetto di tutela e protezione. Basandomi su questi
princìpi, durante la scorsa legislatura regionale, nel corso della quale ho ricoperto l’incarico di
Consigliere, ho presentato la legge istitutiva del Garante per l’infanzia e l’adolescenza.
L’attività motoria, che è propedeutica alla pratica sportiva, è utile per creare momenti di
divertimento puro e momenti di crescita della sfera cognitiva dei bambini, i quali mutano sempre
più rapidamente, a causa delle sollecitazioni provenienti dall’ambiente, sperimentando spesso
nuove forme di disagio che gli adulti conoscono in ritardo.
La pratica sportiva aiuta i fanciulli a comprendere valori importanti come la lealtà e lo spirito
di squadra, che costituiscono i pilastri per la costruzione di una società aperta e collaborativa.
L’Assessorato allo sport della Regione Lombardia sarà sempre in prima linea per diffondere la
pratica e la cultura di uno sport “pulito”, che coniughi l’attività motoria ad un sano divertimento,
anche nell’ottica della prevenzione e dell’innalzamento della qualità della vita.
Il progetto “Formazione degli insegnanti di ogni ordine e grado nelle scuole della Lombardia
sulle scienze motorie e sportive nella scuola” - che ha coinvolto oltre 500 docenti durante 11
seminari di formazione e aggiornamento – costituisce un momento di confronto e riflessione utile
ai fini dell’elaborazione e della definizione delle politiche regionali nell’ambito dell’educazione
psicomotoria nella scuola.
Un bambino felice avrà più probabilità di diventare un buon cittadino lombardo, e di trasmettere,
a sua volta, quei valori positivi che sono le fondamenta sulle quali si regge la nostra società.

Monica Rizzi
Assessore Regionale Sport e Giovani

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PRESENTAZIONE

La partecipazione ad attività di formazione e di aggiornamento costituisce un diritto per il


personale docente della scuola in quanto funzionale alla piena realizzazione e allo sviluppo delle
proprie professionalità.
La formazione e l’aggiornamento in servizio degli insegnanti di ogni ordine e grado è per legge
delegata alle Università, agli Uffici Regionali Scolastici, all’ANSAS e ai singoli Istituti Scolastici. Oltre
a queste istituzioni, a cui è demandato questo compito, il MIUR accredita annualmente agenzie
formative con compiti analoghi.
In questo ambito la Direzione Scolastica Regionale della Lombardia, la Direzione Generale Sport
della Regione Lombardia, l’Agenzia Scolastica – Nucleo Territoriale Lombardia e l’ITSOS A. Steiner
di Milano hanno stipulato tra di loro una convenzione al fine di attivare il progetto “Formazione
degli insegnanti di ogni ordine e grado delle scuole della Lombardia sulle scienze motorie e
sportive nella scuola”.
Il progetto si è svolto nel 2010 e ha previsto lo svolgimento di 11 seminari di studio sulle scienze
motorie e sportive rivolti ai docenti delle scuole di ogni ordine e grado della Lombardia.
L’obiettivo principale del progetto è stato quello di valorizzare la figura dell’insegnamento delle
scienze motorie e sportive potenziando in particolare alcune finalità che già la Regione Lombardia
e l’USR Lombardia stanno perseguendo: l’attività fisica in ambiente naturale, i valori dello sport
(fair-play), l’alimentazione, l’educazione alla sicurezza, la conoscenza del territorio.
Fornire ai docenti nuove conoscenze, abilità e competenze nell’ambito della motricità e dello
sport ha consentito agli insegnanti di approfondire nuove metodologie, progressioni didattiche e
tecniche, valorizzando le potenzialità dei singoli docenti attraverso focus group e gruppi di lavoro.
Per ogni seminario sono stati prodotti gli atti e un dvd affinché tutti i partecipanti possano ricevere
una documentazione dettagliata dei contenuti svolti.
Tutte le attività sono state monitorate da un gruppo di lavoro che al termine del progetto realizzerà
un report conclusivo comprensivo delle valutazioni quantitative e qualitative provenienti dai
docenti partecipanti.
Complessivamente il progetto ha coinvolto più di 500 docenti di ogni ordine e grado provenienti
da tutte le province della Lombardia. I contenuti delle iniziative e i relativi supporti informatici
sono visionabili e scaricabili presso il sito www.irrelombardia.it

Mariosiro Marin, Mauro Leanti


Assessorato Sport e Giovani – Regione Lombardia
Marco Bussetti
Dirigente Tecnico – USR Lombardia
Luca Eid
Ricercatore ANSAS Lombardia

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Benefici della pratica motoria
per l’alunno disabile
Raffaele Pacchetti

Benefici della pratica I 9


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10 I AA.VV.

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Benefici della pratica I 11

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12 I AA.VV.

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Benefici della pratica I 13

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14 I AA.VV.

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Benefici della pratica I 15

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16 I AA.VV.

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Benefici della pratica I 17

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18 I AA.VV.

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Benefici della pratica I 19

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20 I AA.VV.

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Benefici della pratica I 21

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22 I AA.VV.

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Benefici della pratica I 23

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Un progetto unico in Italia: “Sport si può”
Paola Ghiringhelli e Roberta Anselmi

Sport si può I 25

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26 I AA.VV.

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Sport si può I 27

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28 I AA.VV.

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Sport si può I 29

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30 I AA.VV.

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Sport si può I 31

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32 I AA.VV.

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La visione del video e disponibile nel relativo dvd.

Sport si può I 33

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La visione del video e disponibile nel relativo dvd.

34 I AA.VV.

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Motricità di base nel caso
di gravi deficit intellettivi
Fabrizio Mannoni

Motricità di base I 35

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36 I Fabrizio Mannoni

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Motricità di base I 37

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38 I Fabrizio Mannoni

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Motricità di base I 39

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40 I Fabrizio Mannoni

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Motricità di base I 41

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42 I Fabrizio Mannoni

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Motricità di base I 43

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44 I Fabrizio Mannoni

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Attività per disabili sensoriali... ma non solo
Simone Morelli

Attività per disabili I 45

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46 I Simone Morelli

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Attività per disabili I 47

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48 I Simone Morelli

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Attività per disabili I 49

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50 I Simone Morelli

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Attività per disabili I 51

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Programmazione APA in Educazione Fisica
Stefania Cazzoli

Attività Fisica Adattata (APA)


L’APA indica l’Attività Fisica Adattata dalla traduzione inglese Adapted Physical Activity. Nacque
nel 1973 in Canada dai fondatori della “International Federation of Adapted Physical Activity“
(IFAPA).1
Nel 1976 la Carta Internazionale dell’Unesco sancì il diritto alla pratica dell’Educazione Fisica e
Sportiva da parte di tutti i bambini, giovani, anziani e soggetti con disabilità al fine di garantire
loro lo sviluppo integrale della personalità in tutte le sue dimensioni: cognitiva, affettivo-emotiva,
sociale e motoria2. Alla fine degli anni ’80 APA comprende “ogni movimento, ogni attività fisica, ogni
sport che può essere praticato da individui limitati nelle loro capacità da deficit fisici, psicologici,
mentali o da alterazioni di alcune grandi funzioni“. (Berlino 1989)
All’inizio del terzo millennio APA è un termine “ombrello” usato in tutto il mondo per individuare
un’area interdisciplinare di saperi, che include le attività di educazione fisica, tempo libero, danza,
sport, fitness e riabilitazione per individui con impedimenti, praticabili a qualunque età nel corso
della vita (K. De Pauw, 2000).
La Federazione Internazionale Attività Fisica Adattata definisce APA come un“corpo interdisciplinare
di conoscenze indirizzate all’identificazione e soluzione di personali difficoltà in attività fisica“.
È un servizio da erogare e un settore interdisciplinare di studio che supporta un’attitudine di
accettazione di differenze individuali, sostiene e favorisce l’accedere ad uno stile di vita attivo
e allo sport, e promuove l’innovazione e l’erogazione di un servizio cooperativo e un sistema di
“empowerment“.
APA include, ma non è limitata ad educazione fisica, sport, tempo libero, danza ed arti creative,
nutrizione, medicina e riabilitazione (IFAPA board, 2004).
Successivamente IFAPA (2006) indica così il significato di APA:
- una professione di erogazione di servizi
- una specializzazione accademica o di area
- un campo di conoscenze interdisciplinari
- una disciplina o sottodisciplina emergente
- una filosofia o un insieme di convinzioni che sostengono le attività pratiche
- un’attitudine all’accettazione che predispone ai vari comportamenti
- un sistema dinamico di teorie e pratiche interagenti
- un processo ed un prodotto (es. programmi nei quali si evidenzia l’adattamento)
- una rete dedicata ai diritti della disabilità (Hutzler Y., Sherrill C., 2007).

Educazione Fisica Adattata (APE)


In molti paesi i termini attività fisica ed educazione fisica sono 1-www.eucapa2008.com
intercambiabili. 2-Carta UNESCO 1976

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IFAPA tuttavia, crede che il termine attività ponga l’accento sui bisogni durante tutto l’arco della
vita in ogni ambito.
Il termine educazione invece, è spesso usato per porre l’attenzione su soggetti in età scolare in
contesti educativi (IFAPA board, 2006).
APA ha punti di contatto con il termine “intervento psicomotorio usato in alcune parti del mondo“
(Hutzler Y., Sherrill C., 2007).
Nello specifico della disciplina scolastica Educazione Fisica/Scienze Motorie Sportive, nel curricolo
obbligatorio si parla di livello internazionale di Adapted Physical Education (APE) che alcuni autori
intendono come una “specializzazione dell’Educazione Fisica, per gli studenti con disabilità“ (M.E.
Block, 2000). Oppure può essere vista in modo più specifico come “sottodisciplina dell’Educazione
Fisica che permette le esperienze di sicurezza personale, soddisfazione e successo agli studenti
con differenti abilità“ (J.P. Winnick, 2005)3.

Sintetizzando, l’APA ha nel tempo acquisito diversi significati sempre più complessi ma che
comunque implementassero i concetti di:
- adattamento ed individualizzazione delle attività motorie partendo dalle potenzialità dei
singoli soggetti
- inclusione ed integrazione nella società e nella scuola.

Inclusione e integrazione
L’inclusione e integrazione nella scuola italiana degli studenti con disabilità è di tipo “one track
approach “, che si basa sull’inclusione degli allievi disabili nelle scuole e classi normali.
L’inclusione nelle classi normali ha oramai una tradizione trentennale coinvolgendo tutti gli ordini
e gradi della scuola italiana (infanzia, primaria, secondaria) in seguito all’affermazione della cultura
pedagogica inclusiva e al supporto normativo (Legge 118/1971; Legge 517/1977; Legge 104 /1992,
Legge 18/2009).
In Italia, il modello teorico di riferimento su cui si basa il processo di integrazione è: “un
cambiamento ed adattamento reciproco, un processo aperto e correlato con riconoscimento e
assunzione di identità e delle conoscenze incorporate“ (Canevaro A., 1991).
“Integrare nella scuola vuol dire includere tutte le specialità e differenze dei singoli come risorse e
fonte di arricchimento per tutti gli attori del processo di insegnamento-apprendimento (docenti,
studenti, dirigenti scolastici, operatori scolastici, operatori sociali e sanitari, famiglia…) […] si parla
di ‘speciale normalità’, privilegiando le prassi per tutti gli alunni, nessuno escluso, nelle normali ed
ordinarie attività, che però si arricchiscono di una specificità non comune, fondata su dati scientifici
e adeguata alle nuove complessività dei bisogni educativi speciali“ (Ianes D., 2001).
Il modello integrativo italiano che si è consolidato negli ultimi trenta
anni può essere sintetizzato attraverso le seguenti fasi: 3- Hutzler Y., Sherrill C.
- Prima fase: caratterizzata dagli orientamenti della pedagogia e (2007), Defining Adapted
Physical Activity: Inter-
didattica normali, le quali hanno affermato la dignità della diversità, national Perspectives.
riconoscendola come soggetto di educazione e formazione e non Adapted Physical Activity
Quaternaly, 24, 1-20
solo oggetto di riabilitazione e medicalizzazione.

54 I Stefania Cazzoli

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- Seconda fase: caratterizzata dal supporto normativo, dai principi della costituzione italiana alla
legge 104/1991.
- Terza fase: caratterizzata dagli orientamenti delle pedagogia e didattica speciale, le quali hanno
sviluppato conoscenze e competenze per la formazione di risorse “speciali“ per persone speciali
(individualizzazione, adattamento, facilitazione, formazione docenti di sostegno, sviluppo
metodi e metodologie …).
- Quarta fase: caratterizzata dagli orientamenti delle didattiche disciplinari normali del curricolo
scolastico, prevedendo una formazione “speciale“ di base comune dei docenti curricolari
e di sostegno, in modo da integrare conoscenze e competenze finalizzate all’integrazione e
inclusione nel processo di apprendimento-insegnamento. L’esperienza è vissuta nella scuola
ma influenzerà tutto l’arco della vita e tutti i settori della società.
L’inclusione supera l’integrazione in quanto l’integrazione riguarda soltanto gli allievi disabili,
circa 2,1% degli studenti della scuola italiana (MIUR 2007). L’inclusione risponde in maniera
individualizzata ai vari e diversi Bisogni Educativi Speciali, mostrati da sempre più alunni. Il passaggio
dall’integrazione all’inclusione sarà possibile soltanto con un miglioramento metodologico e delle
risorse della didattica ordinaria (Canevaro A., Ianes D., 2005).4

Bisogni Educativi
Tutti gli individui nell’età evolutiva ed ormai, nel terzo millennio, in tutto il corso della vita, hanno
bisogni educativi che si concretizzano nello sviluppare:
1. conoscenze, competenze e abilità;
2. appartenenza, identità e dignità;
3. valorizzazione ed accettazione;
4. autonomia …
Sempre più emergente ed impellente nella scuola è il fenomeno degli alunni che presentano
difficoltà, ostacoli e rallentamenti nei processi di apprendimento e sviluppo.

Queste difficoltà possono essere caratterizzate da:


1. globalità e pervasività (esempio sindrome di Down e autismo)
2. settorialità (esempio disturbi del linguaggio o disturbi psicologici d’ansia) e specificità (esempio
dislessia)
3. gravità più o meno accentuata
4. transitorietà o permanenza (Lanes D.,2003).
In queste situazioni di difficoltà i bisogni educativi diventano particolari, si arricchiscono
positivamente e diventano “Bisogni educativi Speciali“.
La scuola può rispondere con prassi didattiche di “speciale normalità“, privilegiare le soluzioni
più vicine alla normalità rispetto a soluzioni speciali separate-separanti e contemporaneamente
stimolando l’arricchimento delle abituali prassi della “normalità“ con
aspetti “speciali“ e “tecnici“, in modo da soddisfare gli speciali bisogni 4- Canevaro A., Ianes D.
(2005) Atti del Convegno
educativi nella normalità (Ianes D., Celi F., Cramerotti S., 2005). La Qualità dell’integra-
zione scolastica, Rimini

Programmazione APA I 55

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La didattica inclusiva e l’educazione fisica/scienze motorie sportive per l’inclusione dei bisogni
educativi speciali
La didattica inclusiva si basa sull’individualizzazione e personalizzazione, intese come
partecipazione al processo di insegnamento ed apprendimento da parte di tutto il gruppo classe
e tenendo conto delle potenzialità di ogni singolo allievo (Ianes D., Celi F., Cramerotti S., 2003).
Le attività motorie sono espressione di corporeità, cognitività, emozionalità, relazionalità
individuali. Nel gesto motorio ogni persona esprime esplicitamente le personali attitudini
(conoscenze, competenze) e difficoltà.
Nel processo di insegnamento-apprendimento delle scienze motorie sportive ogni allievo esprime
Bisogni Educativi Speciali. Per esempio: l’esecuzione del salto in alto è determinata dall’abilità
motoria di saltare, dalle capacità morfologiche e funzionali, dalle capacità emotive e relazionali.
Se l’allievo ha delle carenze in una delle predette capacità non riesce a superare l’ostacolo.

L’individualizzazione permette ad ogni individuo di poter ricevere interventi progettati su misura


rispetto a:
1. personale situazione di difficoltà
2. fattori che originano o mantengono le difficoltà
3. personale stile di apprendimento (Ianes D, 2003).
Per esempio, ogni allievo sarà caratterizzato da personali livelli di abilità nel salto dell’ostacolo. Si
interverrà dunque sui fattori che originano o mantengono la difficoltà, abbassando l’ostacolo e/o
inclinandolo in modo tale che nello stesso contesto tanti allievi, con personali stili di apprendimento,
possano imparare ad eseguire il salto dell’ostacolo.

La didattica inclusiva si basa sull’individualizzazione e personalizzazzione, intese come


partecipazione al processo di insegnamento ed apprendimento da parte di tutto il gruppo classe,
tenendo conto delle potenzialità di ogni singolo allievo (Ianes D., Celi F., Cramerotti S., 2003).5

La didattica inclusiva si realizza mediante la cultura del compito e la metodologia dell’analisi del
compito o “task analysis“ (Gardner J., Murphy J., Crawford N., 1985)6
5- Ianes D., Celi F.,
che prevede: Cramerotti S., Il piano
1. preparazione di situazioni-stimolo facilitate educativo individualizza-
2. frazionamento di un obiettivo complesso in sotto-obiettivi più to. Progetto di vita. Guida
2003-2005, Erickson,
semplici, consequenziali Trento.
3. utilizzo dei risultati positivi per rinforzare e motivare
l’apprendimento. 6- Gardner J., Murphy J.,
Crawford N., Program-
L’apprendimento motorio è acquisizione dell’abilità motoria, vista mazione educativa indi-
come compito motorio, cioè capacità di risolvere un problema motorio. vidualizzata per l’alunno
(Schmidt R.A., Wrisberg C.A., 2000). handicappato. Guida
all’analisi del compito ed
L’analisi del compito prevede che i compiti complessi vengano
alla costruzione del cur-
destrutturalizzati e scomposti in compiti più semplici. ricolo di insegnamento,
La destrutturazione del compito nella prassi didattica segue il principio Erickson, Trento, 1985.

56 I Stefania Cazzoli

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“dal complesso al semplice”. Nel caso dell’attività sportiva, viene richiesta un’abilità tecnica come,
per esempio, il palleggio di pallavolo; le abilità tecniche sono frutto dell’evoluzione di abilità
motorie fondamentali o di base, nel caso del palleggio prendere e lanciare.
La cultura del compito prevede che tutto il gruppo in apprendimento partecipi al processo di
insegnamento-apprendimento, senza alcuna esclusione e quindi con particolare attenzione ai
bisogni educativi speciali.
La realizzazione dell’inclusione e dell’integrazione nell’Educazione Fisica e Scienze Motorie
Sportive curriculari si realizza ricercando nella prassi didattica il “punto di contatto“ (Allport, 1954;
Sherrill C.,1986).
Per la realizzazione della didattica orientata verso il punto di contatto è necessario:
a) definire le potenzialità del soggetto disabile attraverso gli strumenti dell’osservazione
sistematica, check-list, test qualitativi, diari autobiografici e autovalutazione, in modo da rilevare
le abilità motorie, cognitive, relazionali ed affettivo-emotivo dello studente (potenzialità);
b) definire programmazione e progettazione precise dell’attività della classe con specifici riferimenti
ai contenuti, tempi, luoghi, attrezzi, metodi, strategie, livelli di riuscita dal più semplice al più
complesso (Cazzoli S., 2007)7.
In sintesi il “punto di contatto” nella didattica integrata ed inclusiva dell’Educazione Fisica/Scienze
Motorie si realizza a più livelli:
- fisico (utilizzo del contatto corporeo del linguaggio non verbale-corporeo)
- culturale (utilizzo della cultura della differenza come risorsa e cambiamento per tutti)
- didattico-educativo (utilizzo della progettazione della prassi didattica in base alle potenzialità
del soggetto con disabilità e della classe).

Adattamento
Il modello generale dell’adattamento si basa sulla flessibilità, semplificazione, mediazione (Janney
R., Snell M., 2000)8 e prevede di modificare:
- curricolo e obiettivi (aggiuntivi, semplificati, alternativi)
- strategie di insegnamento
- contesti in cui avviene l’apprendimento.
Gli adattamenti vanno considerati partendo dalle potenzialità del soggetto disabile in relazione a:
- caratteristiche biomeccaniche del gesto motorio
- complessità coordinativa e capacità cognitive e di attenzione richieste
- componente affettiva-emotiva del piacere senso-motorio generato.
Gli adattamenti nelle Scienze Motorie e Sportive possono essere di tre tipologie (Carta europea
dello sport per tutti - Consiglio d’Europa, Strasburgo 1987)9:
- educativo/metodologico (didattica)
- tecnico (regole e regolamenti)
- strutturale (attività motoria specifica creata per disabili: Torball e Baskin).
Le tipologie di modificazione possono avvenire a tre diversi livelli di intensità (De Potter, 2003)10:
- modificazioni minime: riguardano gli aiuti agli studenti quali guide e segnali visivi e sonori;
- modificazioni moderate: riguardano attrezzature, regole, ruoli nell’attività;

Programmazione APA I 57

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- modificazioni considerevoli: riguardano un’elevata individualizzazione come ad esempio un
compagno che fa da guida dando indicazioni verbali sul percorso per evitare pericoli.
Gli adattamenti vanno considerati partendo dalle potenzialità del soggetto disabile in relazione
alle caratteristiche biomeccaniche del gesto motorio, alla complessità coordinativa oltre alle
capacità cognitive e di attenzione che richiede e alla componente affettiva-emotiva del piacere
senso-motorio che genera.

Finalità APE nella scuola italiana


L’integrazione ed inclusione scolastica dei bisogni educativi speciali nelle ore curricolari di EF/
Scienze Motorie Sportive hanno come finalità:
- sviluppo delle abilità e capacità motorie (Schmidt R., Wrisberg C.A., 2000) abili-disabili-disagi,
attraverso la cultura del compito e la ricerca del punto di contatto
- sviluppo di uno stile di vita attivo e miglioramento della qualità di vita per abili-disabili-disagi,
trasferibile dal contesto scolastico a tutto il ciclo della vita.

La realizzazione della didattica inclusiva ed individualizzata dei disabili nella scuola italiana
prevede la stesura dei seguenti documenti (L. 104/1992): Diagnosi funzionale (DF); Profilo
dinamico funzionale (PDF); Piano educativo individualizzato (PEI); Relazione osservativa (RO) o,
per il futuro, stesura del Piano di Funzionamento secondo ICF (Classificazione Internazionale del
Funzionamento, OMS 2002) e delle indicazioni relative alla ratifica della Convenzione ONU sui
diritti delle persone con disabilità (2009).
7- Cazzoli S. Attività fisica
L’insegnante di Educazione Fisica, come membro del Consiglio di adattata (APA) e l’educazione
Classe, partecipa alla progettazione e stesura di tali documenti fisica adattata (APE): inclu-
dere ed integrare i bisogni
apportando le proprie competenze rispetto alla componente educativi speciali nella scuola
motoria dei disabili e dando indicazioni riguardo a: sviluppo senso- primaria e secondaria da pag
53 a pag. 85 in: Drabeni M.,
percettivo; sviluppo delle abilità motorie e della condizione fisica; Eid L., L’attività fisica adat-
autonomia e senso di autoefficacia ed autoefficienza; sviluppo tata per i disabili. Prospettive
delle abilità relazionali e delle regole della convivenza civile. della realtà italiana ed eu-
ropea, Libreria dello Sport,
Milano, 2008.
8- Janney R., Snell M., Mo-
difying schoolwork, Paul H.
Brooker, Baltimora, 2000.
9- Carta Europea dello sport
per tutti. Le persone disabili.
Raccomandazione nr. (86)
18 del Comitato dei Ministri
agli Stati Membri, Strasburgo,
1987.
10- De Potter C., Adapted phy-
sical activities and sport for
sensory impaired individuals:
barriers to full participation,
in: First European Conference
in APA and Sport: a white pa-
per on research and practice,
Acco, Leuven, 2003.

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Programmazione APA
dell’insegnante di sostegno
Rosa Anna Rosa
Disabilità, condizioni di salute, attività fisica adattata
Nell’ICF dell’Organizzazione Mondiale della Sanità la disabilità è definita come un processo
multifattoriale le cui ripercussioni possono insediarsi nella dimensione fisica, nella dimensione
psico-sociale o nella dimensione cognitiva di una persona ed è attualmente legato al concetto di
condizione di salute e benessere (WHO, 2001).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha evidenziato sia il ruolo fondamentale che rivestono
le attività motorie e sportive per lo sviluppo di tutte le dimensioni della personalità (WHO, 2003)
sia i benefici che la pratica di attività motorie e sportive, regolari e moderate (Centers for Disease
Control and Prevention, 1999) hanno sullo stato di salute delle persone disabili (Sherrill, 2004,
WHO, 2004). L’attività motoria e sportiva concorre a migliorare lo stato di salute dei disabili poiché,
se utilizzata come fattore preventivo, secondario e terziario, riduce il rischio di insorgenza o
l’associazione di altre patologie. Tale assunto riveste particolare importanza per le persone che
evidenziano disabilità nelle funzioni mentali (ritardo mentale), le cui condizioni di salute e la
condizione fisica risultano essere al di sotto della norma e le cui abitudini e stili di vita li fanno
rientrare nella popolazione dei sedentari (Rarick et al.,1970; Ried et al.,1991; Brunet et al.,1992;
Centers for Disease Control and Prevention, 2002, 2004; WHO, 2005). Essi, pertanto, sono soggetti
più di ogni altro ad entrare nel circolo vizioso della sindrome ipodinamia-ipocinesia che produce
una diminuzione delle funzioni fisiche e fisiologiche, un difficoltoso adattamento allo sforzo e la
perdita di autonomia con conseguente isolamento sociale (Simard et al., 1993; WHO, 2004).
La lettura dell’ICF (WHO, 2001) con le sue componenti (funzioni e strutture corporee, attività e
partecipazione, fattori ambientali) e gli ambiti di intervento dell’APA, terapeutico-rieducativo,
sportivo amatoriale e agonistico, tempo libero e avviamento allo sport, educativo (Winnick, 2000),
consentono di rilevare quanto risulti importante restituire autonomia di base o funzionale a chi
si trova ad affrontare diverse condizioni di salute, acute o croniche, momentanee o permanenti.
L’ambito e le attività motorie rieducative assumono oggi, grazie all’ICF, un valore diverso: sono
considerate attività utili per far rientrare una persona in un modello globale di “salute sociale” e
non come attività legate esclusivamente alla cura della malattia.
Nel dominio “partecipazione ed interesse” dell’ICF si affrontano il concetto di Capacità (che indica il
più alto livello probabile di funzionamento che una persona può raggiungere nelle attività e nella
partecipazione) e di Performance (che descrive quello che l’individuo fa nelle sue situazioni di vita).
Questi concetti sono trasferibili nell’ambito educativo perché gli alunni sono chiamati giornalmente
ad esprimere le loro capacità e le loro performance in termini di competenze (MIUR, 2007) che, se
non adattate o personalizzate ai bisogni, alle potenzialità e ai ritmi di ciascuno, rischiano di creare
delle limitazioni nelle attività e delle restrizioni nella partecipazione, producendo un ulteriore
gap per l’alunno disabile poiché non gli sarebbe consentito partecipare ed essere coinvolto nelle

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situazioni che vive, tanto quanto i suoi compagni a sviluppo tipico. In questo dominio, attività e
partecipazione, è presente un intero capitolo riguardante la mobilità in cui si ritrovano gli schemi
motori di base (tirare, spingere, afferrare, lanciare, camminare, strisciare, salire, ecc.), considerati
quindi dei prerequisiti per l’autonomia motoria personale e sociale.

L’attività motoria adattata e il processo educativo


L’istanza del riconoscimento e della valorizzazione delle diverse situazioni individuali (MIUR, 2007)
impone che le scelte dei Docenti siano pensate ed agite in base alle caratteristiche degli alunni.
Gli effetti della personalizzazione dei percorsi formativi adatti e adattati alle capacità e abilità degli
alunni disabili consentono di diminuire la discrepanza tra gli obiettivi, le capacità e le abilità degli
alunni, aumentano l’interesse e la motivazione e rafforzano l’autostima e l’autoefficacia (Bandura,
1996). Le esperienze motorie per essere considerate significative dovranno essere però graduate
per difficoltà e quindi rese accessibili a tutti. Al contrario, esperienze motorie con difficoltà molto
elevate produrranno uno stato di demotivazione e faranno nascere sentimenti di incompetenza:
fallimenti ripetuti, com’è noto, alterano il processo individuale di autostima.
La personalizzazione dei percorsi didattici implica anche scelte organizzative e didattiche
riguardanti l’adattamento di: spazi/ambienti, attrezzi, durata, intensità e frequenza relative sia
alla quantità del compito motorio sia alla quantità di somministrazione degli stimoli nel compito
motorio, intervalli tra i compiti motori, difficoltà esecutiva dei compiti motori, varietà, gruppi,
regole (Van Coppenolle, De Potter, 2005), tempo di impegno motorio, modalità di verifica e
valutazione, diverse ma complementari (Pieron, 1989). L’organizzazione variabile delle attività
(esercizi individuali, a coppie, in gruppo, circuiti, staffette, percorsi, giochi di durata e complessità
variabile) e l’utilizzo convenzionale e non convenzionale di piccoli e grandi attrezzi, consentiranno
al Docente di adattare i compiti motori a seconda delle necessità e delle possibilità degli alunni
e agli alunni di essere comunque impegnati in attività che prediligono di meno rispetto ad altre.
L’utilizzo complementare di metodi deduttivi e induttivi, l’integrazione di stili di insegnamento
riproduttivi (didattica mediata dal docente) e produttivi (didattica mediata dall’allievo) e di
strategie didattiche appropriate rispetto agli obiettivi, alle caratteristiche, ai tempi e agli stili di
apprendimento degli allievi, al contesto, al tipo di compito (Bortoli, L., 2004) favoriranno, in modo
graduale, progressivo e sequenziale, il processo di insegnamento-apprendimento e l’acquisizione
di competenze disciplinari e trasversali.

Gli adattamenti possono riguardare ulteriori prassi e procedure:


a) la dose-risposta- quantità d’attività fisica e le sue conseguenze sulla salute (U.S Department
of Health and Human Services, 2008):
- Intensità: si riferisce alla quantità del lavoro compiuto o alla misura-grandezza dello sforzo che
un’attività o esercizio impone. Si può modulare progressivamente l’intensità di un compito, anche
variando la difficoltà esecutiva.
- Durata: quantità di tempo in cui un movimento, esercizio o compito motorio viene effettuato. È
espressa generalmente in minuti.
- Frequenza: il numero di lezioni settimanali effettuate oppure le sessioni dedicate a specifiche
attività.

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- Progressione: è il processo utilizzato per incrementare l’intensità, la durata, la frequenza o il
tempo necessario al corpo per adattarsi all’attività.
- Intervalli: periodi che intercorrono tra l’esecuzione di compiti uguali /diversi.

b) le condizioni esecutive:
- La progressività (dal facile al difficile dal semplice al complesso, dal blando all’intenso, dal noto
all’ignoto
- Il peso di un attrezzo
- La situazione competitiva/non competitiva
- La combinazione con altri compiti
- Il numero di elementi del compito
- La velocità esecutiva
- Le dimensioni di un bersaglio
- L’aiuto dell’insegnante-compagno
- L’altezza (di un ostacolo, di un asticella, della trave)
- La difficoltà (limitando/ampliando il numero dei compiti motori per qualità e quantità).

c) le scelte metodologiche:
- La scomposizione del compito (task analysis)
- I metodi di insegnamento
- Gli stili di insegnamento
- La presentazione delle consegne
- Il feedback.

Conclusioni
L’Attività Fisica Adattata (APA) è oggetto di particolare attenzione da parte dell’Unione Europea
e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, tanto da richiedere un bisogno di formazione
approfondita e di competenze professionali specifiche per gli operatori che devono saper
coniugare saperi scientifici e saper fare pratici non trascurando, nel rapporto che si instaura con
il disabile, l’aspetto comunicativo-relazionale. Gli operatori del settore delle Scienze Motorie e
Sportive quindi devono essere in grado di:
- integrare e coordinare i diversi aspetti rivenienti da diversi quadri di riferimento e diversi ambiti
disciplinari (biomedico, psico-socio-pedagogico, motorio e sportivo, giuridico), gli aspetti teorici
e didattici per selezionare e adattare le attività ai bisogni specifici di ogni studente;
- sviluppare, partendo dall’analisi dei bisogni dell’utenza, modalità comunicative e didattiche che
consentano di agire, comprendere, apprendere;
- scegliere idonei stili, metodi e strategie che favoriscano il ri-apprendimento/apprendimento
motorio; progettare, condurre, valutare un intervento di Educazione Motoria e Sportiva adattata
ai bisogni dei differenti studenti;
- differenziare e personalizzare gli interventi in base alle diverse esigenze.
L’eterogeneità dei gruppi, le differenze individuali proprie di ciascuno esigono, quindi, percorsi

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adattati che tengano conto di numerose variabili ma, soprattutto, delle diverse condizioni di salute
dell’utenza.

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BIBLIOGRAFIA
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SCIENZE MOTORIE E SPORTIVE

Atti del Seminario di Studio

ATTIVITÀ MOTORIA e SPORTIVA


ADATTATA IN AMBITO SCOLASTICO

Varese, 18 Febbraio 2010

A cura di:
Luca Eid e Marco Bussetti

Con la collaborazione di:

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