2011 5 PDF
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San Vincenzo De’ Paoli
“Guardate come si amano”, si diceva a Gerusalemme dei cristiani delle origini.
Sette diaconi provvedevano alla equa ripartizione dei beni
cosicché tutto era condiviso. Il concreto amore per il prossimo, la carità sono stati
sempre presenti nella Chiesa, fin dalle origini del cristianesimo, secondo le parole
del Signore: “Tutto quello che avete fatto a uno dei più piccoli
di questi miei fratelli, l’avete fatto a me”.
Uno che, nella Francia del XVII secolo, visse la carità in grande stile
e con talento organizzativo fu Vincenzo de’ Paoli. Egli è patrono
di tutte le istituzioni caritative ed anche una sola delle sue numerose opere
sarebbe stata sufficiente a rendere il suo nome indimenticabile.
Il Credo
A nche se in seguito Re si confessarono da
Vincenzo de’ Paoli e gli chiesero consiglio, an-
distribuì un terzo del patrimonio della Regina ai
poveri e visitò i malati negli ospedali. In questo
che se un’intera generazione di preti fu da lui modo si formò alla reale missione della sua vita.
formata spiritualmente, anche se dal suo Ordine La corte della Regina, estremamente colta e cre-
vennero molti santi e intere regioni dovettero a dente, era frequentata dai migliori scienziati, ar-
lui la salvezza dalla fame e dalla peste, in gio- tisti ed ecclesiastici del suo tempo. Vincenzo co-
ventù, Vincenzo, figlio di contadini, desiderava nobbe lì un famoso teologo che da molto tempo
solo un incarico da parroco che però fosse ben soffriva di gravi dubbi in materia di fede. Quando
retribuito, con tanto di titolo, stima e carriera. anche tutti i colloqui con il confratello sofferente
Tuttavia più il prete nullatenente inseguiva ric- non portarono ad alcun miglioramento, Vincenzo
chezza e onore, più i suoi progetti andavano in offrì a Dio la propria fede per lui. Improvvisa-
fumo. mente il teologo ritrovò la fede, mentre Vincenzo
Così a ventotto anni, nel 1609, Vincenzo si ritro- fu scosso da forti tentazioni contro di essa, tali
vò a Parigi con una montagna di debiti; la sfor- da indurlo a scrivere il Credo su un cartoncino,
tuna sembrava perseguitarlo, ma lì ebbe inizio la che da quel momento in poi avrebbe portato sul
sua conversione. Fu pubblicamente accusato di cuore come uno scudo. Quando le prove diventa-
furto e diffamato fin nei più alti livelli della ge- vano particolarmente difficili, egli appoggiava la
rarchia ecclesiastica. Tacque, soffrì e pregò per mano su quel “credo”, in gesto di fede.
sei mesi, fin quando finalmente la sua innocenza Vincenzo portò questo peso spirituale per tre
non fu provata. Questo evento fu per Vincenzo anni, senza che nessuno se ne accorgesse, finché
come una purificazione interiore, che contribuì sperimentò in modo miracoloso che i suoi dubbi
ad allontanare qualsiasi pensiero di carriera e a di fede diminuivano sempre quando con amore
renderlo in breve tempo un prete esemplare. si prendeva cura di un povero malato. Infine fece
Non appena si trattò di cercare onore solo per un voto, al quale restò fedele fino alla morte:
Dio e non più per sé stesso, nel 1610, Vincenzo “Voglio mettere tutta la mia vita interamente
ricevette un posto sicuro presso la Regina Mar- a servizio dei poveri” e da quel momento poté
gherita di Valois. In qualità di elemosiniere, egli di nuovo credere con cuore lieto.
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“Abbi cuore per i poveri – poi la tua pace interiore sarà senza misura”.
A trentadue anni, Vincenzo de’ Paoli diven- “Una domenica, mentre mi preparavo per
ne precettore dei figli del ricco e devoto Conte la Santa Messa, mi fu comunicato che, in
Gondi, il quale era Comandante supremo della una fattoria isolata, distante circa un quarto
Flotta francese e Generale delle Galere. Visitan- d’ora, un’intera famiglia giaceva a letto am-
do le proprietà del Conte egli venne a conoscen- malata in un indicibile stato di miseria. Ciò
za dell’incredibile povertà dei contadini francesi mi colpì profondamente e nell’omelia racco-
e di quanto fossero trascurati in materia di reli- mandai questa famiglia ai fedeli così tanto
gione. che Dio toccò i loro cuori”.
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può fare in modo che queste pietre si trasfor- Madre delle Suore Vincenziane.
mino in pane?” . La Regina comprese, si tolse Vincenzo de’ Paoli, i cui modi benevoli e sere-
la collana e nel più breve tempo possibile la tra- ni affascinavano tutti, aveva in realtà un’indole
sformazione era avvenuta! Complessivamente piuttosto aspra e malinconica: “Ero spinoso
nelle mani del “Padre dei poveri” finì l’immen- come un arbusto di rovi. Così mi rivolsi a
sa somma di 50 milioni di franchi d’oro! Non Dio e Lo pregai insistentemente di togliermi
meraviglia che il suo cuore, così simile a quello questo carattere arido, scostante e di darmi
umile e dolce del Signore, sia rimasto incorrotto uno spirito gentile, benevolo. Attraverso la
fino ad oggi e venga venerato come preziosa re- Grazia di Dio mi sono liberato un po’ della
liquia a Parigi, nella Rue de Bac, presso la Casa mia cupa natura”.
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le Litanie Lauretane gridando raggiante di gioia: di Torino”, diceva di sé, sempre modesto, Don
“La Grazia si è manifestata! La Grazia ha Giuseppe e, spinto e ispirato dalla necessità, fon-
vinto! Sia lodata la Santa Vergine!”. dava sempre “nuove famiglie”, come era soli-
Ora conosceva il progetto di Dio! D’ora in poi to chiamare le Case per i suoi “amati bambini
si sarebbe occupato di coloro dei quali nessuno e gioielli”: malati nullatenenti e anziani, orfani,
si prendeva cura. Così ebbe inizio la grandiosa ciechi, sordomuti, epilettici, invalidi e malati di
opera del Cottolengo, alla quale il sacerdote si mente. Nello stesso tempo, per la cura e l’assi-
sarebbe interamente dedicato per i restanti 15 stenza spirituale di queste persone, dette vita a
anni di vita. circa quindici “famiglie religiose”, tra le quali
Pieno di slancio rinnovato e senza soldi in tasca, numerose comunità contemplative di adorazione
egli affittò tre camere. Un penitente pagò i pri- e una congregazione di sacerdoti.
mi cinque letti e il Cottolengo fu pieno di fidu-
cia: “La Divina Provvidenza ci ha procurato
i letti, quindi provvederà anche ai malati”.
F in dagli inizi, numerosi volontari collabo-
rarono alle attività del Cottolengo, tra questi an-
Solo tre anni dopo, con l’aiuto gratuito di un me- che Don Bosco, da poco a Torino come giovane
dico e di un farmacista, la sua opera poteva dare sacerdote e che più tardi avrebbe fondato nello
assistenza a più di 200 malati. stesso Valdocco l’ordine dei Salesiani. Dal 1841,
Poi però scoppiò il colera e i vicini querelaro- su invito di don Giuseppe, egli fu al servizio dei
no il piccolo ospedale ritenendolo un “focolaio malati come confessore occupandosi anche dei
dell’epidemia”; dopo quattro anni di attività, il bambini invalidi. Quando Don Bosco aveva 26
centro di assistenza dovette essere chiuso. Il sa- anni, mentre ancora una volta prestava il suo
cerdote però non perse la fiducia e con un sorri- aiuto nella “Piccola Casa”, il Cottolengo tastò
so disse: “Per poter crescere meglio, i cavoli la sua veste e scherzando disse: “Questo tessu-
devono essere trapiantati!”. to è troppo leggero. Ne cerchi uno più resi-
Appena sette mesi più tardi, nel 1832, nel quar- stente, perché molti giovani si reggeranno a
tiere periferico di Valdocco, egli inaugurò la quest’abito”.
“Piccola Casa della Divina Provvidenza”, con Il Santo Fondatore non si stancava mai di ripetere
due camere, una stalla e un granaio. Per prima ai suoi figli spirituali: “Ciò che viene dato per
cosa, sulla porta d’ingresso, appese un’insegna i poveri, deve essere subito distribuito loro.
con il motto: “L’Amore di Cristo ci spinge!”. Se tratteniamo qualcosa la Provvidenza non
ci manda più nulla perché sa che abbiamo
Q uattro settimane dopo l’apertura, la “Picco-
la Casa” era già irrimediabilmente troppo picco-
ancora qualcosa”. Quando i mezzi necessari
non arrivavano, ne faceva immediatamente ri-
la. Tuttavia in breve tempo Giuseppe Cottolen- cercare la causa in tutta la casa. Se effettivamen-
go riuscì ad entrare in possesso di una vecchia te c’era un letto libero, i collaboratori dovevano
fabbrica di cappelli e di alcune case confinanti. subito trovare un malato che lo occupasse. Non
In quel periodo profetizzò ai suoi primi colla- appena il letto veniva occupato oppure gli ultimi
boratori: “Oh, questo non è che un piccolo alimenti o le ultime medicine venivano donate,
inizio e la ‘Piccola Casa’ sarà grande! Essa allora giungevano subito nuove offerte. Secondo
assomiglia ad un granello di senape, il cui il motto: “Dobbiamo solo distribuire ciò che
destino è quello di crescere e diventare un la Provvidenza oggi ci manda e non pensa-
grande albero. Verrà il giorno in cui in que- re al domani”, Giuseppe Cottolengo ogni sera,
ste stanze migliaia di persone mangeranno il prima di andare a dormire, come manifestazio-
pane della Divina Provvidenza”. ne di fiducia, distribuiva tutto il denaro rimasto.
Così accadde nonostante resistenze, derisioni “Siate certi che la Divina Provvidenza non
e calunnie. “Io sono soltanto un manovale mancherà mai. Essa non ha mai fallito. Per
della Divina Provvidenza, alla quale credo lei sfamare 5.000 persone non è più diffici-
più fermamente che all’esistenza della città le che sfamarne 500. Se qualcosa manca,
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dipende solo dalla nostra mancanza di fi- in tutto il mondo esistono più di cento “filiali”.
ducia”. Perciò il sacerdote non perdeva mai la A Torino la “Piccola Casa” divenne un quartiere
sua serenità quando preoccupazioni e creditori di 90.000 metri quadri con cliniche, moderni la-
lo assillavano. Però poi spesso pregava per not- boratori e centri terapeutici. La sola lavanderia
ti intere, sempre convinto: “La preghiera è il occupava un ettaro di terreno e le cucine erano
primo e il più importante compito nella Pic- equivalenti a due enormi atri di stazione. Qui
cola Casa”, per così dire: è la chiave del tesoro attualmente vengono nutriti quotidianamente
della Divina Provvidenza. anche 500 senzatetto, come già ai suoi tempi fa-
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La suora dello Slum
Malgrado tutte le differenze di casta, nazionalità, cultura e religione dei suoi assistiti,
Madre Teresa ha operato per quarant’anni fedele al suo motto:
“Tutto ciò che facciamo, preghiera, lavoro, sofferenza,
lo facciamo per Gesù e con Gesù. Nei poveri noi serviamo Lui e amiamo Lui”.
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La santa Eucaristia, fonte della nostra forza
F in dall’inizio del suo apostolato tra i poveri,
per decenni, Madre Teresa soffrì spiritualmente
Un’altra esperienza Madre Teresa la fece in In-
dia: “Andavo con alcune suore al Congresso
l’oscurità dell’anima: ella si aggrappò con tutte Eucaristico. Sulla strada vidi due persone in
le sue forze a Gesù: “La Santa Messa è il nutri- fin di vita, una donna e un uomo. Mi fermai
mento spirituale che mi sostiene. Non potrei e dissi alle altre: «Andate al Congresso, io
restare neanche un singolo giorno o un’ora resto qui e li assisto». Molti se la presero con
della mia vita senza di essa. Nell’ostia vedo me perché non mi ero presentata al Congres-
Cristo in forma di pane, negli slums Lo vedo so. In seguito però risposi loro con tutta cal-
nella figura piena di miseria dei poveri, nei ma: «Sono partita per adorare Cristo sotto
corpi distrutti, nei bambini e nei morenti”. forma di pane, ma lungo la strada L’ho tro-
Perciò nel 1975 quando fu invitata ad aprire una vato sotto forma di due moribondi. Mi sono
Missione nello Stato musulmano dello Yemen, fermata per adorarLo».” Spesso incoraggia-
ella pose un’unica condizione: “Veniamo se va le sue giovani suore: “Se volete veramen-
con noi può essere presente un sacerdote che te crescere nell’amore, allora andate alla
celebri quotidianamente la Santa Messa. Al- Santa Eucaristia, fermatevi in adorazione.
trimenti non possiamo resistere”. Prima nella nostra Congregazione aveva-
mo un’ora di adorazione alla settimana. Nel
Ricevette il permesso e le sue suore iniziarono a 1973 decidemmo di avere un’ora di adora-
lavorare tra i lebbrosi. Un mufti (autorità religio- zione al giorno. Abbiamo molto lavoro. Tut-
sa musulmana) affermò in proposito: “In tutti tavia da quando abbiamo l’adorazione ogni
questi anni ho creduto che Gesù fosse solo giorno, il nostro amore per Gesù è diventato
un profeta come Maometto. Ma ora sono più ardente, il nostro amore l’una per l’altra
convinto che Gesù debba essere Dio, se Egli più comprensivo, il nostro amore per i poveri
rende delle suore capaci di un amore così più compassionevole ed il numero delle vo-
grande per i poveri”. cazioni si è raddoppiato”.
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N egli anni sessanta fu soprattutto la visita di
Papa Paolo VI a rendere le opere di Madre Teresa
aiuto a Madre Teresa, ma nello stesso tempo am-
mise: “Sa, i sari lussuosi mi incantano. Ogni
famose anche nei paesi lontani. Sempre più per- mese ne acquisto uno nuovo”. “E in effetti”
sone offrirono il loro aiuto. Tra di loro anche non – così osservò Madre Teresa – “indossava un
cristiani come Madre Teresa stessa raccontò: “A prezioso sari da 800 rupie. In confronto il
Calcutta la maggior parte della popolazio- mio ne costava appena 8. Allora mi raccolsi
ne era non cristiana. Una volta per esempio per un momento e pregai la Madre di Dio
vennero degli studenti, tutti indù, e per i miei di ispirarmi, per poter dare a questa ricca
poveri portarono del denaro che in una gara signora indù la risposta migliore riguardo
sportiva si erano fatti consegnare al posto al modo in cui avrebbe potuto collabora-
del trofeo. Un’altra volta fu un giovane indù re alla nostra missione. Mi venne l’idea di
di appena quattro anni ad insegnarmi come dirle: «Mi sembra che la cosa migliore sa-
si ama con un grande amore. Non so come, rebbe iniziare con il sari: la prossima volta
il piccolo aveva appreso all’asilo che io non ne acquisti uno da 500 rupie, invece che da
avevo più zucchero per i bambini nella no- 800, e con le rimanenti 300 rupie compri dei
stra casa. Egli disse ai genitori: ‘Non voglio sari per i poveri». Così accadde che la ricca
mangiare zucchero per tre giorni. Lo metto indù ridusse così tanto la sua spesa per un
da parte per Madre Teresa’. Dopo tre giorni sari da scendere a 100 rupie. Mi confessò
venne nella nostra casa accompagnato dai che questo fatto aveva cambiato l’intera sua
genitori. Stava in piedi di fronte a me, con vita: «Oggi comprendo veramente cosa vo-
in mano un sacchetto contenente lo zucchero glia dire condividere. Ho l’intima impressio-
risparmiato. Il gesto generoso di quell’indù ne di aver ricevuto molto più di quanto abbia
di quattro anni, che riusciva appena a pro- dato».”
nunciare il mio nome, mi convinse che ogni
offerta che facciamo per amore di Dio riceve
subito un valore infinito.
M adre Teresa ricordava volentieri anche
il seguente avvenimento. Una sera nella Casa
Lo stesso avvenne con una coppia di sposi Madre un mendicante voleva assolutamente par-
novelli, che mi consegnò una considerevole lare con lei di persona: “Il povero non chie-
somma di denaro e spiegò: ‘Ci siamo sposati deva cibo o elemosina. No, egli mi voleva
due giorni fa, ma già prima avevamo deciso donare il suo guadagno del giorno, alcune
di rinunciare ai preziosi sari e al pranzo di monete in una tazza di metallo, appena due
nozze per portarle il denaro per i suoi pove- rupie. Esitai per un po’ e pensai: «Se accet-
ri’. Alla mia domanda: ‘Perché lo avete fat- to, questa sera dovrà soffrire la fame; se ri-
to?’, ricevetti una risposta sorprendente: ‘Sa, fiuto, ferirò i suoi sentimenti». Così accettai
il nostro amore reciproco è così grande che l’offerta e il mendicante mi baciò la mano
volevamo condividerlo con i poveri. Questa è per la gioia. Sapevo che mi aveva dato tutto
stata una gioia indescrivibile per noi’.” quello che possedeva. Questo dono ha avuto
Anche una ricca signora indù visse questa espe- per me più valore del premio Nobel e di tutte
rienza della gioia del condividere. Offrì il suo le altre onorificenze ricevute”.
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Calcutta è ovunque
N el 1979 Madre Teresa ricevette il Premio
Nobel per la Pace e lo accettò a nome dei po-
durante la loro visita, finché, alla fine, chiese
loro qualcosa: «Ho visto che avete portato
veri. Nel suo discorso parlò di quella “lebbra Dio nella mia vita, allora adesso portate-
dell’occidente” che incontrava ovunque nei pae- mi anche un sacerdote». E quell’uomo che
si del benessere: “La povertà dell’Occidente è aveva aperto la sua bocca solo per questa
molto più difficile da eliminare. Quando una unica, breve frase, si confessò. Era cattolico
persona è esclusa, quando si sente indeside- e non aveva più ricevuto il sacramento del-
rata e non amata, quando è stata cacciata la confessione da 60 anni. La mattina dopo
dalla società: questa povertà è così doloro- morì serenamente”.
sa, così brutta! Voi ed io dobbiamo indivi-
duare questa fame di amore, forse persino in
casa nostra!”.
C on gli anni le Missionarie della Carità sono
arrivate in tutti i continenti. In Australia, nella
Poi riferì quanto aveva osservato in una Casa Casa della Misericordia di Melbourne, una volta
per Anziani, dove tutti gli ospiti fissavano in le missionarie accolsero un alcolizzato, che da
continuazione solo la porta: “Alla mia doman- anni era disoccupato ed era diventato un rifiu-
da: «Come si spiega? E perché non ridono to della società. Dopo alcune settimane di cura
mai?», un’assistente rispose: «Sperano che disintossicante, era un uomo nuovo e disse alle
un figlio o una figlia vengano a trovarli. suore: “Il vostro amore mi ha reso consape-
Sono feriti perché sono stati dimenticati ». E vole del fatto che Dio mi ama!”. Poi tornò a
io vidi quanto ci sia bisogno di amore. For- casa dalla moglie e dai figli e si cercò un lavoro.
se persino nella nostra stessa famiglia c’è Dopo quattro settimane portò alle suore il suo
qualcuno che si sente solo, che è malato, che primo stipendio dicendo loro: “Usate questo
ha delle preoccupazioni. In questo caso, noi denaro per mostrare anche ad altri l’amore
siamo presenti per prenderci cura di lui?”. di Dio, così come avete fatto con me”.
Al riguardo Madre Teresa ebbe un incontro in- In un’altra occasione, Madre Teresa ricevette
dimenticabile quando a Londra, per strada, un la lettera di un brasiliano di elevata posizione
ricco signore le chiese se poteva mandare le sue sociale: “Egli mi scrisse di come aveva del
suore da lui a casa sua. L’anziana coppia era cer- tutto perso la sua fede in Dio e poi anche
tamente ricca, ma depressa da una allarmante il suo lavoro, cosicché non vedeva altra via
solitudine. Allora Madre Teresa iniziò a formare d’uscita che il suicidio. In quel periodo, era
dei Gruppi di dialogo con persone anziane sole: passato davanti ad un negozio di elettrodo-
“Le suore li lasciavano semplicemente par- mestici e casualmente su uno schermo aveva
lare, parlare e parlare ed ascoltavano. Sì, è visto le nostre suore curare i malati e le per-
una bella cosa donare ascolto a qualcuno sone in fin di vita nella Casa dei moribondi.
che nessuno desidera ascoltare!”. Dopo queste immagini, così mi scrisse, era
caduto in ginocchio e aveva pregato di nuo-
Madre Teresa raccontava anche di un uomo solo vo per la prima volta dopo molti anni. Con-
ed abbandonato di Roma, al quale le sue figlie temporaneamente aveva preso la decisione
spirituali pulirono la casa, fecero il bagno e per di ritornare a Dio e di donare nuova fiducia
il quale cucinarono: “Tuttavia le suore non ri- agli uomini. L’esperienza vissuta lo aveva
uscirono a fargli dire neanche una parola. convinto del fatto che Dio ancora oggi ama
Anche nei tre giorni successivi rimase muto il mondo”.
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Il mio cuore è pronto!
Cari amici, attraverso gli articoli sulle missioni, conoscete il lavoro e gli impegni
delle sorelle della Famiglia di Maria e pregate per loro.
Le nostre nove nuove sorelle apostoliche aprono a voi parte del loro cuore
raccontandovi il segreto della loro chiamata, di come Gesù sia riuscito ad attirarle
a Sé fino a che l’11 settembre 2010 Gli hanno potuto dire il loro “sì” libero e felice.
Ciò che ci confidano nelle pagine seguenti è veramente un dono per tutti noi, perché
non sempre si è disposti a parlare in pubblico della propria “storia d’amore”.
Con nostra grande gioia, anche quest’anno S. E. il Cardinale Joachim Meisner,
arcivescovo di Colonia, ha potuto presiedere la solenne celebrazione.
Nella sua omelia ha rivolto parole di profonda spiritualità
non solo alle nuove sorelle, ma a tutti i fedeli presenti.
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verso Schwäbisch-Gmünd con la ferma intenzio- tempo fino alla maturità mi è sembrato eterno.
ne di parlare del mio futuro con il padre spiritua- Sebbene la scuola fosse sempre stata facile per
le della comunità. Avevo chiesto a Gesù di non me, ho investito molto tempo nello studio per-
dover essere io a porre per prima una doman- ché ho voluto superare gli esami con i migliori
da al riguardo perché ero troppo timida. La mia voti possibili. La mia preghiera ne ha sofferto ed
preghiera è stata esaudita. Dopo la confessione, era tutt'altro che intensa. Per questo motivo ho
il sacerdote mi ha chiesto: “Quale strada vuoi passato le mie vacanze quasi sempre nella co-
prendere in futuro?”. Allora è venuto fuori: munità per ricaricarmi.
“Mi piacerebbe entrare nella vostra Comu-
nità”. Egli mi ha incoraggiato e consigliato di Finalmente il 14 settembre 2007 sono entrata
pregare per rimanere fedele al mio desiderio. Per nella Casa Madre, presso la mia famiglia spiri-
questa risposta sono stata talmente felice che per tuale. Lì ho veramente trovato il mio posto, che
la prima volta nella mia vita ho pianto di gioia. non cambierei con nulla al mondo. All’inizio
In ottobre ho potuto andare per due settimane non vedevo l’ora di poter indossare l’abito bian-
nella Casa Madre in Slovacchia, dove mi sono co e di andare in missione. Ma nei tre anni di for-
sentita subito a casa e il congedo è stato molto mazione spirituale ho imparato che una buona
difficile. La mia famiglia a Berlino può confer- missionaria si distingue soprattutto dall’unione
mare che già da quella visita avevo “una gamba con Gesù e che esegue il proprio lavoro per amo-
a casa e una nella Casa Madre”. Davanti a me re verso di Lui, di qualsiasi impegno si tratti e in
però ci sono stati ancora tre anni di liceo. Questo qualunque paese verrà mandata.
Il Cardinale Joachim Meisner è stato nominato arcivescovo di Colonia nel 1988, prima della caduta del muro di Berlino.
La sua precedente sede episcopale, lasciata con la tristezza nel cuore, era stata Berlino, città natale di Sr. Maria Rosa.
Questo legame ha fatto sì che la nostra sorella ricevesse con gioia particolare l’abito bianco dalle mani del cardinale:
“Porta con gioia questo vestito bianco e con la tua vita testimonia che sei sposa di Cristo”.
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me il desiderio di diventare suora, forse all’età dam e anche l’incontro mensile dei giovani a
di nove o dieci anni. Ad ogni modo è stato chia- Innsbruck, organizzato dalla Famiglia di Maria,
ro per me: “In futuro vorrei vivere esclusiva- mi hanno sempre dato slancio per la mia vita spi-
mente per Gesù e diventare missionaria del- rituale e per il mio amore per Dio. La mia gioia
la Famiglia di Maria”. Immaginavo spesso la cominciava già giorni prima al solo pensiero di
giungla, oppure i bambini di strada in America incontrare persone con idee simili per pregare
Latina, come territorio di missione; in ogni caso, insieme. Certamente è da attribuire alla preghie-
doveva essere avventurosa! ra di qualche sofferente, se la decisione della mia
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Anna, la nonna di Sr. Terezka, ha trascorso un’infanzia senza amore; nonostante una vita difficilissima, è rimasta buona e generosa. Ha
aiutato spiritualmente i suoi nipoti, recitando fedelmente il rosario, come consigliato alle famiglie da Giovanni Paolo II, che Anna sti-
mava molto. Nella foto festeggia il suo ultimo compleanno - 84 anni - con il frutto delle sue preghiere, Terezka allora diciassettenne.
per il mio futuro l’ho avuto a tredici anni da un che i miei piani per gli studi di giurisprudenza e
missionario della Carità della comunità di Madre per il matrimonio uniti alla missione non sareb-
Teresa. Dopo anni di studio e di attività in Mes- bero stati realizzabili. In un certo modo avverti-
sico, era venuto nella nostra città per celebrare la vo anche la silenziosa richiesta di Gesù di appar-
sua prima Messa in patria. Prima non avevo mai tenere completamente a Lui, a Lui solo. Questo
incontrato un sacerdote così gioioso, che con sentimento però restava un mio segreto.
tutta la sua persona emanava un profondo amore
per la Madonna. I suoi racconti sugli indigeni e
sul Santuario di Guadalupe erano vivaci. In quei
C osì sono arrivata alla maturità, all’ultimo
anno di scuola, il più bello dei miei anni al liceo.
momenti si è acceso in me il desiderio di andare Durante la settimana abitavo nel pensionato al
in missione; mi facevano pena le popolazioni del centro della città di Žilina e avevo l’occasione
terzo mondo che soffrivano senza avere colpa. di partecipare ogni giorno alla Santa Messa. Un
Ho deciso di studiare prima giurisprudenza per piccolo rosario nella mia borsa mi ricordava an-
poter aiutare i poveri in modo più mirato. Ho let- che di sfruttare il tempo nel migliore dei modi.
to poi molte relazioni di missionari e ho ascolta- La preghiera mi dava pace e il mio cuore aveva
to con interesse notizie dalle missioni. già dato a Gesù l’importante “sì”. Però mi man-
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Allora non in Africa
Q uando la mia famiglia si è consacrata ai
Cuori di Gesù e Maria, il 12 dicembre 1992, ave-
nente mi attirava molto. Ma qualsiasi organizza-
zione o comunità contattassi, tutte mi avrebbero
vo appena tre anni ed ero completamente ignara accettato solo per un periodo più lungo. Questo
di quale importanza questo giorno avrebbe avuto non corrispondeva ai miei programmi, così mi
per la mia vocazione esattamente quindici anni si sono chiuse tutte le porte e ho sperimentato
dopo. come la preghiera “Gesù, confido in Te” ri-
Già da bambina avevo il desiderio di diventa- chieda davvero una fiducia profonda.
re suora. All’età di otto anni l’ho scritto su un Con la decisione di iniziare in autunno gli studi
diario come aspirazione professionale del futu- di teologia, in agosto ho partecipato al Festival
ro e spesso per gioco mi vestivo da “monaca”, dei giovani a Medjugorje. Lì, durante una con-
con un asciugamano in testa come velo. Ma ferenza dal tema “Donare un anno a Dio”, di
come spesso succede, durante il periodo giova- nuovo si è risvegliato in me questo desiderio, ma
nile ho perso l’interesse per la vocazione e mi allora senza pensarci due volte è stato come se
frullavano in testa ogni sorta di pensieri e sogni la Madonna stessa mi avesse spinto: “Vado in
che avrei voluto realizzare! Solo ora, pensando Slovacchia, nella Casa Madre della Fami-
a quel periodo, vedo chiaramente come la Ma- glia di Maria!”.
donna mi abbia sempre protetto e allontanato in Conoscevo la comunità da quattro anni, avendo
tempo da ambienti di pericolo. Ma anche in que- partecipato a diverse giornate di ritiro e la sti-
gli anni, nel profondo del mio cuore, la chiama- mavo molto, ma non avevo mai voluto andare
ta di Gesù è sempre rimasta intatta. Solo che io all’Est e anche in quel momento non ci sarei an-
non Lo volevo sentire e reagivo quasi in maniera data senza un particolare aiuto della grazia. Ero
“allergica” a tutto ciò che poteva portarmi nella già pronta in settembre. Quando la sera prima
Sua direzione. Quando, per esempio, durante la della partenza, la mia madrina di battesimo mi
Santa Messa, si pregava per le vocazioni, il mio ha chiesto: “Ma non diventerai mica suo-
cuore batteva forte, ma subito mi tranquillizzavo ra?”, ridendo e decisa ho risposto: “Ma no!”.
dicendomi: “Non riguarda me! Dimostrerò a Neanche in sogno mi sarebbe venuto in mente
tutti che si può essere religiosi anche senza che “l’anno per Dio” sarebbe potuto diventare
entrare in convento”. “un rimanere per sempre!”.
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Una delle prime professioni che sr. Marietta ha desiderato esercitare era quella di veterinario. Poi ha riflettuto: “Non posso
aiutare gli animali e trascurare gli uomini”. Per questo ha deciso di diventare medico. Dopo uno stage in un ospedale, ha capito
chiaramente: “L’anima è molto più importante del corpo, per questo sarò psicoterapeuta”. Ma anche dopo questa decisione non
riusciva a trovare pace. “Passo dopo passo, Dio mi conduceva al vero compimento della mia vita: vivere come missionaria”.
il 12 dicembre, ricorrenza della consacrazione ho detto a Gesù il mio “sì”, nel più assoluto si-
della mia famiglia ai Cuori di Gesù e Maria, ho lenzio, mi sono sentita colma di gioia. Da allora
ricevuto in cappella un segno particolare apren- vivo con gratitudine per la mia vocazione sotto
do un libro e leggendo le parole: “Tu sei mio la guida della Madonna e, senza esagerare, mi
ed Io sono completamente tuo”. Quando poi considero una delle persone più felici al mondo!
Sr. Marietta Hammerle, da Mils vicino Imst in Tirolo, Austria (21 anni)
“Ricevi la croce della tua vocazione missionaria e portala sul tuo cuore
come un sigillo della misericordia”.
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rifiutato. Quasi ogni giorno ho partecipato all’a- no felice sempre solo per pochi attimi. Il vuoto
dorazione e ho recitato il rosario in famiglia con interiore, che sentivo ogni volta dopo le feste e
intensità. Nonostante il mio amore per Gesù fos- soprattutto la mattina dopo, ha cominciato a far-
se visibilmente cresciuto, non avevo ancora la si sentire fin durante il ballo. Quando ho cercato
forza di rinunciare ai miei divertimenti con tutti la vicinanza di Gesù nella preghiera e nell’ado-
gli annessi e connessi. Dio, però, è intervenu- razione ho provato una felicità non traboccan-
to un’altra volta nella mia vita quando sei mesi te, come quella del mondo, ma più profonda e
dopo il mio caro papà, a cinquantaquattro anni, duratura. Questa gioia silenziosa, di cui nessuno
è morto di cancro. Ai funerali per la prima vol- dei miei amici era a conoscenza, non l’ho più
ta ho incontrato p. Paolo Maria. Egli ha invitato barattata con nessuna altra cosa al mondo.
mia madre e noi sette fratelli e sorelle a Roma Perciò, nel 2006, dopo la maturità, durante gli
per la Pasqua del 2006. Da lì abbiamo fatto un esercizi spirituali giovanili, ho deciso di seguire
pellegrinaggio da p. Pio. In quell’occasione ho la chiamata di Gesù. Invece di andare a Monaco
pregato chiedendo un buon marito e sono stata di Baviera per gli studi, in autunno sono parti-
ascoltata più velocemente di quanto avessi mai ta per la Casa Madre della Famiglia di Maria in
potuto immaginare: già durante il nostro ritorno, Slovacchia, dove ho avuto modo di trascorrere
per la prima volta, ho avvertito il desiderio di quattro preziosi anni di formazione spirituale.
appartenere solo a Gesù! Perciò termino come ho iniziato: il figlio prodi-
Johanna, oggi Sr. Camilla, e la piccola sorella Theresia sono sempre state un cuor solo e un’anima sola. Ogni giorno
la piccola Theresia, finendo le sue preghiere, aggiungeva: “Signore, per favore, fa’ che Johanna non entri mai in con-
vento”. Il Signore ha magnificamente esaudito questa preghiera di bambina, chiamando entrambe le sorelle a seguirLo.
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“Vorrei frequentare questa scuola!”. Non sa- giovani delle classi superiori, poiché tutti vive-
pevo che anche alcune suore insegnavano nella vano in maniera convincente la loro fede e mi
scuola e che erano inoltre educatrici nel colle- insegnavano molto pur senza parole. Eppure il
gio. All’inizio dell’anno scolastico ho avuto il divertimento non mancava. Siccome mi sentivo
primo contatto con loro. Erano piene di slancio, amata da Gesù, non cercavo nessun altro. Ciò
gentili, non complicate e fin dall’inizio mi sono non voleva dire che era sempre facile restare
state particolarmente vicine come se già ci unis- fedele alla chiamata di Gesù, perché come ogni
se qualcosa. Fin dal primo anno ho cominciato a ragazza conoscevo anch’io il desiderio di spo-
riflettere sulla mia vocazione. Già allora sentivo sarmi e di avere una famiglia con dei bambini.
talmente forte la chiamata che nel mio intimo Però, nel mio intimo, mi faceva male solo l’idea
non potevo far altro che rispondere con un “sì” di non appartenere esclusivamente a Gesù.
deciso.
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“Dalla sequela . .”
N ella nostra masseria, vicino Aichach (Ba-
viera), ero la più piccola e sono stata un po’ coc-
duto l’ultima notte prima della partenza quan-
do, come un lampo del cielo, ho sentito: “Ho
colata dai miei fratelli e da una mia sorella che la vocazione!”. Che colpo! Mai nella mia vita
è diventata missionaria nella Famiglia di Maria avevo pensato di diventare una suora! Eppure in
quando io avevo appena quattro anni. Stringen- quel momento il fatto che Dio mi volesse com-
do la mano di suor Anna ero abituata a frequen- pletamente per sé mi colmava di una felicità e
tare le diverse missioni, senza sospettare che io di una gioia sconosciute. Dove sarebbero finiti
stessa in futuro avrei scelto questa via. Durante i miei piani di formarmi una famiglia con tutti i
gli anni della scuola ho avuto molti interessi e progetti annessi? Dio mi ha dato tempo.
partecipato a tante feste.
Dopo la maturità, nel 2005, ho iniziato gli studi
di informatica multimediale e di disegno ad Au-
I n quel periodo a Dornbirn (Austria) ho ini-
ziato uno studio che mi piaceva molto. È stato
gsburg pensando che avrei potuto mantenere il un anno di preghiera, di maturazione e di valu-
mio ritmo di vita. Ma settanta-ottanta ore di stu- tazione per comprendere cosa volevo davvero.
dio alla settimana mi toglievano quasi il respiro. Un giorno mi sono sentita spinta a consultare la
“Non hai più tempo per noi!”, si lamentavano Sacra Scrittura perché volevo tanto che Dio mi
i miei amici. desse una risposta chiara e Gesù lo ha fatto. Il
Solo quando lo stress è aumentato a tal punto da mio sguardo è caduto nel Vangelo di Matteo sul-
non riuscire più a dormire, ho seguito il consiglio le parole “della sequela”: “Allora uno scriba
che mia sorella mi aveva dato da tempo: “Devi si avvicinò e gli disse: ‘Maestro, io ti seguirò
semplicemente pregare” e ho preso in mano dovunque andrai’. Gli rispose Gesù: ‘Le
il rosario. Dopo appena due misteri ho sentito volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cie-
una pace interiore. Questa cosa mi ha fatto un lo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha
sì grande effetto che da quella volta ho recitato dove posare il capo’. E un altro discepolo gli
ogni sera il rosario da sola fino ad addormen- disse: ‘Signore, permettimi di andar prima
tarmi. Mi rendevo sempre più conto che i miei a seppellire mio padre’. Ma Gesù gli rispo-
valori profondi non si sarebbero sviluppati, ma se: ‘Seguimi e lascia i morti seppellire i loro
spenti con il solo studio e in quell’atmosfera di morti’.”(Mt 8.19-22) Con tristezza mi sembra-
carrierismo spietato. va di sentire fra le righe la domanda di Gesù:
Avevo vent’anni e per le vacanze di Pasqua del “Ce la fai a seguirMi?”. Perciò ripetutamente
2006 mia sorella mi ha preso con sé a Roma. Per nelle preghiere dei giorni successivi ho chiesto:
me è stata decisiva un’omelia: “Pasqua non è “Gesù, cosa vuoi da me?”.
solo un piacevole stare insieme con un buon
pranzo, ma dentro di noi deve cambiare Quando più volte ho aperto la Sacra Scrittura,
qualche cosa”. Mi sembrava che queste parole il mio dito ha toccato sempre lo stesso punto,
fossero state dette esclusivamente per me. Appe- tanto che mi sono domandata se il libro lì aves-
na ritornata a casa mi sono orientata per un altro se una piega. Ho voluto tentare un’ultima volta.
studio. Nel periodo successivo a quella Pasqua, Di nuovo era la stessa storia “della sequela” nel
il mio cuore si è infiammato di nuovo per la fede. Vangelo di san Luca. Allora era davvero il “mio
passo” del Vangelo, con il quale Gesù mi voleva
Questi sentimenti sono stati come una prepara- chiamare!
zione di ciò che Dio mi ha voluto dire durante Una conferma incredibile mi è stata data durante
gli esercizi spirituali ai quali ho partecipato nel la successiva Santa Messa domenicale, quando
settembre 2006 a Schwäbisch Gmünd. È acca- è stata letta proprio la “mia” parte della sequela.
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Questa precisazione da parte del Signore è stata della Famiglia di Maria posso dire: “Beati co-
ovviamente necessaria per il mio definitivo “sì”, loro che si sentono ‘inseguiti’ dall’amore di
perché non senza lotte ho potuto lasciare tutto: la Dio, perché raggiungeranno la loro meta”.
famiglia, lo studio, gli amici, la patria. Ripensan- Per me questo si è realizzato nel 2008, quando,
do al passato, come una della più giovani sorelle con tanta gioia, sono entrata nella Casa Madre.
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incompresa. Nessuna comunità rispondeva alle nella Famiglia di Maria. “Ma non ce la faccio
mie richieste e la preghiera mi sembrava senza un’altra volta a lasciare la mia famiglia, il
senso. A volte ho pensato che sarebbe stato più mio paese, la mia cultura, insomma, tutto!”:
facile spingere un camion in montagna che deci- idee che in un attimo mi sono passate per la
dermi ad andare in chiesa per l’adorazione. Mia mente; poi mi sono ripresa, ho pregato e aperto
mamma mi ha sempre incoraggiata con dolcez- il Vangelo. Gesù mi ha posto la stessa doman-
za: “Megan, non è ora di andare all’adora- da di Pietro: “Mi ami tu più di costoro?”. In
zione?”, altrimenti avrei rinunciato. Ma anche quel momento ho saputo la risposta con una cer-
nei momenti in cui mi dicevo: “Non ho più vo- tezza irrevocabile. È stata la stessa che poi ho
glia di cercare e di lottare. Vorrei solo spo- dato tre anni dopo con la mia promessa solenne:
sarmi”, dovevo poi riconoscere con sincerità: “Vengo, vengo per amore!”. Felice di essere
“Megan, tu ti sei già donata a Gesù. Tu sai ora una giovane sorella della Famiglia di Maria,
che Egli è il migliore!”. posso ripetere con gratitudine verso la miseri-
Dopo quattro mesi, finalmente, ho potuto vi- cordia di Dio: “Non c’è nulla che ho dato a
sitare due comunità. Non erano i posti per me Lui, che Egli non mi abbia ricompensato in
e ho capito con chiarezza che Gesù mi chiama modo ancora più bello!”.
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un posto di lavoro, io sono andata per sei mesi mento a ragazzi diversamente abili, che avevo
in Argentina. Lì mi sono fatta un’idea della si- iniziato dopo il mio ritorno dall’Argentina e che
tuazione della scuola e anche delle condizioni di accompagnavano già il mio impegno professio-
vita negli ambienti più poveri. Ho visitato una nale, nella preghiera ho compreso sempre più
prigione di sicurezza e ho avuto anche modo che avrei dovuto donare a Dio un anno della mia
di incontrare Gesù nei bambini di strada e nei vita. Per questo dopo due anni, alla fine di un
senza tetto. Particolarmente in quel periodo, mi anno di studi, ho lasciato il lavoro, senza sapere
sono interrogata sul senso della mia vita. Devo come sarebbe stato il mio futuro. In questo stato
ammettere che il mondo con tutto il suo fascino, di incertezza, spesso ho perso il coraggio, la spe-
le sue offerte e i suoi allettamenti non mi ha la- ranza e la fiducia, ma non la sete di Dio.
sciato indifferente. Amavo viaggiare, perché mi
piaceva scoprire novità e durante gli studi avevo
praticato tanti sport. Oltre alla corsa, al nuoto,
I l 23 settembre 2007, anniversario della mor-
te di padre Pio, per la seconda volta ho ottenuto
alla bicicletta e alla pallavolo, ho passato gran il permesso di andare a Stará Halič, nella Casa
parte del mio tempo libero con l’equitazione, Madre della Famiglia di Maria. Inizialmente ho
particolarmente il dressage. La discoteca non mi voluto rimanere solo sei mesi, per conoscere
è mai interessata, ma il ballo era diventato una meglio Gesù e imparare ad amarLo di più, ma
vera passione: soprattutto mi piacevano tanto i l’uomo propone e Dio dispone! In Gesù ho tro-
balli sudamericani. Eppure anche dopo entusia- vato l’amore della mia vita.
smanti serate di ballo, avvertivo un vuoto inte- Ora, per il futuro, mi rimane solo la possibilità
riore, un desiderio di qualche cosa di più. Nono- di meravigliarmi della fedeltà e della misericor-
stante avessi tutto – un ragazzo, la professione, dia di Gesù, alle quali non ho risposto per tanto
amici, alcune attività per il tempo libero – il mio tempo. Tanto più ora voglio appartenere esclusi-
cuore non era sereno. vamente a Lui e compiacerLo con la mia vita e
Durante gli studi di pedagogia per l’insegna- con il mio dono totale.
Nel 2004, durante il suo soggiorno di sei mesi in Argentina, Sr. Maria Bernarda non avrebbe mai immaginato che la sua prima
esperienza di giovane sorella missionaria si sarebbe svolta non molto lontano da questo paese e precisamente in Uruguay.
“In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose
a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a Me”.
Mt 25,40
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