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Trionfo del Cuore

“L’AVETE FATTO A ME!”

PDF - Famiglia di Maria


gennaio - febbraio 2011
N° 5
Non con le proprie forze
Q uale motivazione colmante di gioia sia l’a-
more, quale immensa forza di agire esso infon-
L’Amore di Dio, attraverso situazioni e circo-
stanze concrete, ispira, sprona e rende capaci di
da, lo sa bene chiunque sia stato innamorato. grandi opere e fondazioni non solo i santi come
Quando si è innamorati nulla è troppo difficile o Vincenzo de’ Paoli o Giuseppe Cottolengo. An-
troppo faticoso. Al contrario, con slancio si è di- che per noi le innumerevoli sfide quotidiane pos-
sposti a prendere su di sé anche i pesi dell’amato sono diventare occasioni nelle quali dire: “Per
e volentieri si è pronti a grandi sacrifici. amore tuo, Gesù, e con la Tua forza!”.
Tuttavia nessuno può conservare a lungo un Lo conferma anche questo episodio della vita di
tale livello di dedizione. Per esperienza perso- Madre Teresa: nel 1965, durante la visita di Paolo
nale sappiamo tutti quanto questo amore umano VI nella “Casa dei Moribondi”, il Papa le regalò
si spenga velocemente. “Semplicemente non l’auto che a sua volta aveva ricevuto dal popolo
provo più amore”, quante volte è stato detto americano per il suo viaggio in India. Invece di
anche da ognuno di noi. Ma da dove prendere venderla in maniera meno redditizia, Madre Te-
l’Amore, se ci si sente “senza amore” nel vero resa la mise all’asta. Con l’enorme ricavato poté
senso della parola? A quel punto, e al più presto, essere costruita la Casa dei Lebbrosi. Alla do-
è tempo di andare da Colui presso il Quale l’A- manda del suo biografo Navin Chawla: “Come
more, di tutt’altro genere, è sempre disponibile. le è venuta l’idea dell’asta?”, Madre Teresa
rispose: “Se prega, avrà anche lei delle idee
C ari amici, leggendo questa edizione del del genere”.
Trionfo del Cuore, incontrerete figure di santi e
uomini come noi. Anche loro hanno sperimenta-
to i propri limiti, ma non si sono rassegnati, anzi
P rendiamo a modello persone così piene d’a-
more e domandiamoci come possiamo concreta-
sono diventate umili persone di preghiera, per- mente vivere l’amore per il prossimo nel nostro
sone in adorazione del Santissimo Sacramento, ambiente, in famiglia, sul posto di lavoro! Nel
dove l’Amore divino dimora. Giudizio Finale, di cui Gesú parla nel capito-
Per poter vivere questo Amore divino, che Pao- lo 25 del Vangelo di Matteo, Dio ci giudicherà
lo, l’apostolo delle genti, ha descritto così bene soltanto per l’amore: “Allora il re dirà a quelli
nel suo “Inno alla Carità”, dobbiamo lasciare che stanno alla sua destra: ‘Venite, benedetti dal
che esso ci venga donato. Solo ad un Dio capa- Padre mio … perché ho avuto fame e mi avete
ce di Amore infinito poteva “venire in mente” di dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato
farsi dono nella santa Eucaristia e addirittura di da bere, ero pellegrino e mi avete ospitato, nudo
lasciarsi “mangiare”. e mi avete vestito, infermo e siete venuti a visi-
Se accogliamo in noi, in questo modo semplice, tarmi … In verità vi dico: tutto quello che avete
il Cuore di Dio, Esso ci riempirà sempre più del fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli,
Suo desiderio di aiutare gli altri e di consolarli. l’avete fatto a me’.”

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San Vincenzo De’ Paoli
“Guardate come si amano”, si diceva a Gerusalemme dei cristiani delle origini.
Sette diaconi provvedevano alla equa ripartizione dei beni
cosicché tutto era condiviso. Il concreto amore per il prossimo, la carità sono stati
sempre presenti nella Chiesa, fin dalle origini del cristianesimo, secondo le parole
del Signore: “Tutto quello che avete fatto a uno dei più piccoli
di questi miei fratelli, l’avete fatto a me”.
Uno che, nella Francia del XVII secolo, visse la carità in grande stile
e con talento organizzativo fu Vincenzo de’ Paoli. Egli è patrono
di tutte le istituzioni caritative ed anche una sola delle sue numerose opere
sarebbe stata sufficiente a rendere il suo nome indimenticabile.

Il Credo
A nche se in seguito Re si confessarono da
Vincenzo de’ Paoli e gli chiesero consiglio, an-
distribuì un terzo del patrimonio della Regina ai
poveri e visitò i malati negli ospedali. In questo
che se un’intera generazione di preti fu da lui modo si formò alla reale missione della sua vita.
formata spiritualmente, anche se dal suo Ordine La corte della Regina, estremamente colta e cre-
vennero molti santi e intere regioni dovettero a dente, era frequentata dai migliori scienziati, ar-
lui la salvezza dalla fame e dalla peste, in gio- tisti ed ecclesiastici del suo tempo. Vincenzo co-
ventù, Vincenzo, figlio di contadini, desiderava nobbe lì un famoso teologo che da molto tempo
solo un incarico da parroco che però fosse ben soffriva di gravi dubbi in materia di fede. Quando
retribuito, con tanto di titolo, stima e carriera. anche tutti i colloqui con il confratello sofferente
Tuttavia più il prete nullatenente inseguiva ric- non portarono ad alcun miglioramento, Vincenzo
chezza e onore, più i suoi progetti andavano in offrì a Dio la propria fede per lui. Improvvisa-
fumo. mente il teologo ritrovò la fede, mentre Vincenzo
Così a ventotto anni, nel 1609, Vincenzo si ritro- fu scosso da forti tentazioni contro di essa, tali
vò a Parigi con una montagna di debiti; la sfor- da indurlo a scrivere il Credo su un cartoncino,
tuna sembrava perseguitarlo, ma lì ebbe inizio la che da quel momento in poi avrebbe portato sul
sua conversione. Fu pubblicamente accusato di cuore come uno scudo. Quando le prove diventa-
furto e diffamato fin nei più alti livelli della ge- vano particolarmente difficili, egli appoggiava la
rarchia ecclesiastica. Tacque, soffrì e pregò per mano su quel “credo”, in gesto di fede.
sei mesi, fin quando finalmente la sua innocenza Vincenzo portò questo peso spirituale per tre
non fu provata. Questo evento fu per Vincenzo anni, senza che nessuno se ne accorgesse, finché
come una purificazione interiore, che contribuì sperimentò in modo miracoloso che i suoi dubbi
ad allontanare qualsiasi pensiero di carriera e a di fede diminuivano sempre quando con amore
renderlo in breve tempo un prete esemplare. si prendeva cura di un povero malato. Infine fece
Non appena si trattò di cercare onore solo per un voto, al quale restò fedele fino alla morte:
Dio e non più per sé stesso, nel 1610, Vincenzo “Voglio mettere tutta la mia vita interamente
ricevette un posto sicuro presso la Regina Mar- a servizio dei poveri” e da quel momento poté
gherita di Valois. In qualità di elemosiniere, egli di nuovo credere con cuore lieto.

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“Abbi cuore per i poveri – poi la tua pace interiore sarà senza misura”.
A trentadue anni, Vincenzo de’ Paoli diven- “Una domenica, mentre mi preparavo per
ne precettore dei figli del ricco e devoto Conte la Santa Messa, mi fu comunicato che, in
Gondi, il quale era Comandante supremo della una fattoria isolata, distante circa un quarto
Flotta francese e Generale delle Galere. Visitan- d’ora, un’intera famiglia giaceva a letto am-
do le proprietà del Conte egli venne a conoscen- malata in un indicibile stato di miseria. Ciò
za dell’incredibile povertà dei contadini francesi mi colpì profondamente e nell’omelia racco-
e di quanto fossero trascurati in materia di reli- mandai questa famiglia ai fedeli così tanto
gione. che Dio toccò i loro cuori”.

Diventare tutto a tutti


P er Vincenzo questi casi di povertà estrema
e numerosi altri mali erano sempre un segno di
Vincenzo di persona – cosa che da parte sua egli
sfruttò subito ingegnosamente per coinvolge-
Dio, perché passasse all’azione. Così avven- re le dame più compassionevoli in un’opera di
ne anche quando nel 1619 dal Conte Gondi fu assistenza ai carcerati. Come padre spirituale, il
nominato padre spirituale dei galeotti. Prima di santo visitò anche migliaia di forzati sulle navi,
essere condotti alle galere, i criminali per mesi ascoltò i loro lamenti, baciò i loro crani rasati e
venivano tenuti come animali nelle prigioni di consolò tutti con parole di una dolcezza tale che
Parigi, in celle buie e putride. Coperti di insetti alla fine tutti si intenerivano. Finché egli restava
e tormentati dai ratti, pesantemente incatenati, sulle galere, nessun sorvegliante osava bestem-
giacevano rannicchiati su della paglia umida, miare o colpire i prigionieri. Spinto da ardore
che a volte per fame arrivavano perfino a man- interiore, una volta il santo si lasciò incatenare
giare. Semi impazziti di paura, molti di loro si al banco dei vogatori al posto di un disperato pa-
mutilavano da soli per essere inutilizzabili sulle dre di famiglia. Lo scambio segreto fu scoperto
galere. Il santo fu sconvolto da tali spaventose solo dopo settimane e in seguito, nella vecchiaia,
condizioni. profonde ferite alle gambe furono silenziose te-
Da parte loro i prigionieri credevano a stento ai stimoni di questo volontario servizio da schiavo.
loro occhi, quando il semplice prete li andava a “Se Dio ha benedetto le nostre prime mis-
trovare, chiamandoli con un sorriso “figli miei”, sioni, ciò è avvenuto solo perché abbiamo
quando fasciava loro le ferite e portava da man- agito con gentilezza, umiltà e cordialità nei
giare. Presto egli si procurò anche un alloggio confronti di tutti gli uomini”, spiegava mode-
dignitoso in cui curava, consolava e istruiva la- stamente Vincenzo de’ Paoli.
dri e assassini.
All’inizio la società parigina scuoteva la testa al
riguardo. Tuttavia quando sempre più galeotti,
I n effetti nessuno poteva resistere ai suoi modi
gentili. Così egli bussava, sempre con successo,
che avevano perso ogni fede in Dio, si conver- alle porte di Anna d’Austria, madre del futuro Re
tirono, Vincenzo de’ Paoli fu ammirato quale Sole Luigi XIV, quando aveva bisogno di aiuto
“charmeur de tigres”, cioè “incantatore di tigri”. per i suoi trovatelli o per l’assistenza ai malati di
“Solo quando condivisi i loro dolori, quan- mente, o per le opere a favore dei mendicanti e
do ebbi compassione della loro infelicità e dei profughi, per le scuole, gli ospedali, gli ospizi
baciai le loro catene, solo allora mi ascolta- oppure per il suo seminario fondato da poco e de-
rono e pregarono Dio”, testimoniò Vincenzo. stinato al rinnovamento del clero. Una volta, nei
Dopo non molto tempo, per l’aristocrazia parigi- corridoi del castello, indicò sorridendo la prezio-
na, divenne una moda andare in carcere a vedere sa collana della Regina e chiese: “Maestà, non

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può fare in modo che queste pietre si trasfor- Madre delle Suore Vincenziane.
mino in pane?” . La Regina comprese, si tolse Vincenzo de’ Paoli, i cui modi benevoli e sere-
la collana e nel più breve tempo possibile la tra- ni affascinavano tutti, aveva in realtà un’indole
sformazione era avvenuta! Complessivamente piuttosto aspra e malinconica: “Ero spinoso
nelle mani del “Padre dei poveri” finì l’immen- come un arbusto di rovi. Così mi rivolsi a
sa somma di 50 milioni di franchi d’oro! Non Dio e Lo pregai insistentemente di togliermi
meraviglia che il suo cuore, così simile a quello questo carattere arido, scostante e di darmi
umile e dolce del Signore, sia rimasto incorrotto uno spirito gentile, benevolo. Attraverso la
fino ad oggi e venga venerato come preziosa re- Grazia di Dio mi sono liberato un po’ della
liquia a Parigi, nella Rue de Bac, presso la Casa mia cupa natura”.

La casa della divina Provvidenza


Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786 – 1842) operava come amato confessore
e padre spirituale nella Chiesa del Corpus Domini, al centro di Torino.
Il suo cuore generoso non poteva separarsi soprattutto dai poveri,
che sua madre gli aveva insegnato ad amare fin da piccolo.
Tuttavia egli sentiva che la sua vita sacerdotale restava vuota, irrealizzata.
Da cercatore irrequieto, si isolò sempre più. Scrupoli e depressione tormentarono
Giuseppe, finché non lesse una biografia di San Vincenzo de’ Paoli.
L’amore per il prossimo di questo apostolo della carità lo entusiasmò totalmente;
tuttavia da solo e ancora in depressione non aveva la forza sufficiente
di vivere concretamente un tale amore. Per questo, nella sua vita,
fu necessario un intervento drammatico.

Signore, cosa vuoi da me?


Q uesto avvenne il 2 settembre 1872, quando
il quarantunenne sacerdote della Chiesa del Cor-
bre avrebbe potuto essere causa di un’epidemia.
Così il Cottolengo, accorso nella stalla, dopo
pus Domini fu chiamato presso la moribonda averle impartito l’unzione degli infermi, dovette
Giovanna Maria Gonnet, giacente nella stalla di assistere impotente alla morte della mamma e,
una trattoria dove, solitamente, le guardie comu- dopo pochi minuti, a quella della bambina ap-
nali conducevano malati senza casa e ubriachi pena nata. Sconvolto ritornò in Chiesa, cadde
molesti. La donna di trentacinque anni, in stato in ginocchio davanti al tabernacolo e pregò di-
di avanzata gravidanza, si trovava in viaggio da cendo: “Dio, perché mi hai reso testimone di
Milano a Lione con il marito e i tre figli quando, tutto questo? Cosa vuoi da me? Devo fare
scossa dalla febbre, aveva avuto urgente biso- qualcosa perché una tale tragedia non si
gno di soccorso medico. Il ricovero in ospedale ripeta!”. Poco dopo fece suonare le campane,
e nella clinica ostetrica le era stato però rifiutato accese tutte le candele dell’Altare della Madon-
perché si temeva che la donna in preda alla feb- na e, sorprendendo le persone accorse, intonò

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le Litanie Lauretane gridando raggiante di gioia: di Torino”, diceva di sé, sempre modesto, Don
“La Grazia si è manifestata! La Grazia ha Giuseppe e, spinto e ispirato dalla necessità, fon-
vinto! Sia lodata la Santa Vergine!”. dava sempre “nuove famiglie”, come era soli-
Ora conosceva il progetto di Dio! D’ora in poi to chiamare le Case per i suoi “amati bambini
si sarebbe occupato di coloro dei quali nessuno e gioielli”: malati nullatenenti e anziani, orfani,
si prendeva cura. Così ebbe inizio la grandiosa ciechi, sordomuti, epilettici, invalidi e malati di
opera del Cottolengo, alla quale il sacerdote si mente. Nello stesso tempo, per la cura e l’assi-
sarebbe interamente dedicato per i restanti 15 stenza spirituale di queste persone, dette vita a
anni di vita. circa quindici “famiglie religiose”, tra le quali
Pieno di slancio rinnovato e senza soldi in tasca, numerose comunità contemplative di adorazione
egli affittò tre camere. Un penitente pagò i pri- e una congregazione di sacerdoti.
mi cinque letti e il Cottolengo fu pieno di fidu-
cia: “La Divina Provvidenza ci ha procurato
i letti, quindi provvederà anche ai malati”.
F in dagli inizi, numerosi volontari collabo-
rarono alle attività del Cottolengo, tra questi an-
Solo tre anni dopo, con l’aiuto gratuito di un me- che Don Bosco, da poco a Torino come giovane
dico e di un farmacista, la sua opera poteva dare sacerdote e che più tardi avrebbe fondato nello
assistenza a più di 200 malati. stesso Valdocco l’ordine dei Salesiani. Dal 1841,
Poi però scoppiò il colera e i vicini querelaro- su invito di don Giuseppe, egli fu al servizio dei
no il piccolo ospedale ritenendolo un “focolaio malati come confessore occupandosi anche dei
dell’epidemia”; dopo quattro anni di attività, il bambini invalidi. Quando Don Bosco aveva 26
centro di assistenza dovette essere chiuso. Il sa- anni, mentre ancora una volta prestava il suo
cerdote però non perse la fiducia e con un sorri- aiuto nella “Piccola Casa”, il Cottolengo tastò
so disse: “Per poter crescere meglio, i cavoli la sua veste e scherzando disse: “Questo tessu-
devono essere trapiantati!”. to è troppo leggero. Ne cerchi uno più resi-
Appena sette mesi più tardi, nel 1832, nel quar- stente, perché molti giovani si reggeranno a
tiere periferico di Valdocco, egli inaugurò la quest’abito”.
“Piccola Casa della Divina Provvidenza”, con Il Santo Fondatore non si stancava mai di ripetere
due camere, una stalla e un granaio. Per prima ai suoi figli spirituali: “Ciò che viene dato per
cosa, sulla porta d’ingresso, appese un’insegna i poveri, deve essere subito distribuito loro.
con il motto: “L’Amore di Cristo ci spinge!”. Se tratteniamo qualcosa la Provvidenza non
ci manda più nulla perché sa che abbiamo
Q uattro settimane dopo l’apertura, la “Picco-
la Casa” era già irrimediabilmente troppo picco-
ancora qualcosa”. Quando i mezzi necessari
non arrivavano, ne faceva immediatamente ri-
la. Tuttavia in breve tempo Giuseppe Cottolen- cercare la causa in tutta la casa. Se effettivamen-
go riuscì ad entrare in possesso di una vecchia te c’era un letto libero, i collaboratori dovevano
fabbrica di cappelli e di alcune case confinanti. subito trovare un malato che lo occupasse. Non
In quel periodo profetizzò ai suoi primi colla- appena il letto veniva occupato oppure gli ultimi
boratori: “Oh, questo non è che un piccolo alimenti o le ultime medicine venivano donate,
inizio e la ‘Piccola Casa’ sarà grande! Essa allora giungevano subito nuove offerte. Secondo
assomiglia ad un granello di senape, il cui il motto: “Dobbiamo solo distribuire ciò che
destino è quello di crescere e diventare un la Provvidenza oggi ci manda e non pensa-
grande albero. Verrà il giorno in cui in que- re al domani”, Giuseppe Cottolengo ogni sera,
ste stanze migliaia di persone mangeranno il prima di andare a dormire, come manifestazio-
pane della Divina Provvidenza”. ne di fiducia, distribuiva tutto il denaro rimasto.
Così accadde nonostante resistenze, derisioni “Siate certi che la Divina Provvidenza non
e calunnie. “Io sono soltanto un manovale mancherà mai. Essa non ha mai fallito. Per
della Divina Provvidenza, alla quale credo lei sfamare 5.000 persone non è più diffici-
più fermamente che all’esistenza della città le che sfamarne 500. Se qualcosa manca,

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dipende solo dalla nostra mancanza di fi- in tutto il mondo esistono più di cento “filiali”.
ducia”. Perciò il sacerdote non perdeva mai la A Torino la “Piccola Casa” divenne un quartiere
sua serenità quando preoccupazioni e creditori di 90.000 metri quadri con cliniche, moderni la-
lo assillavano. Però poi spesso pregava per not- boratori e centri terapeutici. La sola lavanderia
ti intere, sempre convinto: “La preghiera è il occupava un ettaro di terreno e le cucine erano
primo e il più importante compito nella Pic- equivalenti a due enormi atri di stazione. Qui
cola Casa”, per così dire: è la chiave del tesoro attualmente vengono nutriti quotidianamente
della Divina Provvidenza. anche 500 senzatetto, come già ai suoi tempi fa-

C osì accadde che, proprio nei momenti di


difficoltà, egli confidò più intensamente, accol-
ceva il Cottolengo, riunendoli attorno a sé, leg-
gendo loro ad alta voce il Vangelo e servendo poi
pane e minestra. Come al tempo del fondatore,
se ancora più poveri che chiedevano aiuto, firmò la “Piccola Casa” non possiede nessun capitale,
contratti per nuove case e una volta fece addirit- nessun reddito garantito, nessuna sovvenzione
tura iniziare la costruzione di un ospizio per don- e anche nessun bilancio preventivo (budget).
ne, sebbene proprio in quel periodo non potesse Essa vive completamente dell’amorevole Prov-
aspettarsi alcun aiuto finanziario. “Nella Picco- videnza di Dio! Qui vengono ospitati, curati ed
la Casa si va avanti finché essa non possie- assistiti gratuitamente circa 15.000 nullatenen-
de nulla. Dopo la mia morte, essa non avrà ti. Inoltre non bisogna dimenticare che accanto
debiti”, prediceva bene il Cottolengo parlando alle 2.000 suore infermiere, nell’opera del Cot-
dello sviluppo della sua opera. In effetti, dopo tolengo, lavorano gratuitamente anche medici,
la morte a cinquantasei anni del fondatore, tutti terapisti e volontari – conformemente alla rego-
i creditori condonarono i loro crediti in denaro e la di vita del loro Santo Fondatore: “L’Amore
oggi, dopo quasi 170 anni dalla morte del santo, di Cristo ci spinge!”.

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La suora dello Slum
Malgrado tutte le differenze di casta, nazionalità, cultura e religione dei suoi assistiti,
Madre Teresa ha operato per quarant’anni fedele al suo motto:
“Tutto ciò che facciamo, preghiera, lavoro, sofferenza,
lo facciamo per Gesù e con Gesù. Nei poveri noi serviamo Lui e amiamo Lui”.

D opo le sue prime peregrinazioni per le stra-


de di Calcutta, Madre Teresa fu presto chiamata
lato, così pieno d’amore e di umiltà da ren-
dermi capace di accogliere Gesù, di toccare
ovunque la “suora dello Slum”. In un convegno Gesù, di amare Gesù in questo corpo distrut-
cattolico, svoltosi a Berlino nel 1980, ella stessa to». Così tornai indietro, sollevai la donna
raccontò il primo impressionante incontro con dalla strada e seppi che era Lui, il Signore,
una moribonda, avvenuto agli inizi della sua nuo- che sollevavo in quel momento. Era il segno
va attività: “Trenta anni fa, mentre andavo in che l’amore di Cristo è più grande della mia
giro per le strade di Calcutta tutta sola con debolezza. La portai in ospedale, dove non
Gesù, trovai una donna che giaceva davanti volevano accoglierla. Io mi impuntai e alla
all’Ospedale Campbell, semi rosicchiata dai fine la misero solo su un materasso sul pavi-
ratti e dalle formiche, coperta di sporcizia e mento. Alcune ore dopo la donna morì. Allo-
piena di vermi. Non riuscii a guardarla, non ra decisi di cercare un posto per i moribon-
riuscii a toccarla né ad avvicinarmi, e corsi di, dove mi sarei personalmente occupata di
via. Nel fuggire però pregai Nostra Signora: loro. Se all’epoca non avessi raccolto questa
«Maria, Madre mia, dammi un cuore così morente, la nostra Congregazione avrebbe
puro e così bello, così puro e così immaco- cessato di esistere”.

La Casa del “Cuore puro”


L a Casa del “Cuore puro” Nel 1952, a Cal-
cutta, al centro del distretto del tempio indù Ka-
felice, perché non ho mai abitato in una
casa. Ho vissuto come un animale, tuttavia
lighat, dall’amministrazione comunale, Madre ora, circondato da così tanto amore, morirò
Teresa ricevette un edificio confinante con il come un angelo».”
Tempio della Dea Kali, dove allestì la sua Casa Nella Casa dei Moribondi tutto è tranquillo e pu-
dei Moribondi, che in seguito sarebbe diventa- lito, le suore predicano unicamente con le loro
ta famosa in tutto il mondo. Nei suoi discorsi azioni. Una volta un uomo ateo, senza esser vi-
spesso raccontava: “Una volta da una fogna sto, osservò a lungo una suora che si prendeva
a cielo aperto ho tirato fuori un uomo, il cui cura di un agonizzante prelevato dalla strada.
corpo era cosparso di piaghe dalle quali L’osservatore sconosciuto fu così colpito che
uscivano vermi. A Nirmal Hriday cominciai disse poi a Madre Teresa: “Sono venuto qui
a lavarlo e a medicare le sue ferite aperte. ateo. Tuttavia ho potuto vedere con i miei
Nello stesso tempo egli seguiva con gli oc- occhi l’amore di Dio attraverso le mani di
chi semichiusi ogni mio movimento, senza questa suora, attraverso la sua tenerezza e il
lamentarsi. «Soffri molto?», gli chiesi. «Sì», suo amore per un povero malato. Sì, Madre,
rispose a bassa voce e aggiunse: «Ma sono ora io credo!”.

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La santa Eucaristia, fonte della nostra forza
F in dall’inizio del suo apostolato tra i poveri,
per decenni, Madre Teresa soffrì spiritualmente
Un’altra esperienza Madre Teresa la fece in In-
dia: “Andavo con alcune suore al Congresso
l’oscurità dell’anima: ella si aggrappò con tutte Eucaristico. Sulla strada vidi due persone in
le sue forze a Gesù: “La Santa Messa è il nutri- fin di vita, una donna e un uomo. Mi fermai
mento spirituale che mi sostiene. Non potrei e dissi alle altre: «Andate al Congresso, io
restare neanche un singolo giorno o un’ora resto qui e li assisto». Molti se la presero con
della mia vita senza di essa. Nell’ostia vedo me perché non mi ero presentata al Congres-
Cristo in forma di pane, negli slums Lo vedo so. In seguito però risposi loro con tutta cal-
nella figura piena di miseria dei poveri, nei ma: «Sono partita per adorare Cristo sotto
corpi distrutti, nei bambini e nei morenti”. forma di pane, ma lungo la strada L’ho tro-
Perciò nel 1975 quando fu invitata ad aprire una vato sotto forma di due moribondi. Mi sono
Missione nello Stato musulmano dello Yemen, fermata per adorarLo».” Spesso incoraggia-
ella pose un’unica condizione: “Veniamo se va le sue giovani suore: “Se volete veramen-
con noi può essere presente un sacerdote che te crescere nell’amore, allora andate alla
celebri quotidianamente la Santa Messa. Al- Santa Eucaristia, fermatevi in adorazione.
trimenti non possiamo resistere”. Prima nella nostra Congregazione aveva-
mo un’ora di adorazione alla settimana. Nel
Ricevette il permesso e le sue suore iniziarono a 1973 decidemmo di avere un’ora di adora-
lavorare tra i lebbrosi. Un mufti (autorità religio- zione al giorno. Abbiamo molto lavoro. Tut-
sa musulmana) affermò in proposito: “In tutti tavia da quando abbiamo l’adorazione ogni
questi anni ho creduto che Gesù fosse solo giorno, il nostro amore per Gesù è diventato
un profeta come Maometto. Ma ora sono più ardente, il nostro amore l’una per l’altra
convinto che Gesù debba essere Dio, se Egli più comprensivo, il nostro amore per i poveri
rende delle suore capaci di un amore così più compassionevole ed il numero delle vo-
grande per i poveri”. cazioni si è raddoppiato”.

Neanche per un milione di dollari


N el 1957 Madre Teresa iniziò ad occuparsi
dei lebbrosi, che a causa della loro malattia ave-
gravemente mutilato, poi esclamò: “Non farei
una cosa del genere neanche per un milione
vano perso famiglia, casa, amici e lavoro. Nelle di dollari!”. “Neanche io lo farei per un mi-
vicinanze di Calcutta, a Titagarh, su un terreno lione di dollari!”, rispose lei sorridendo: “ma
inselvatichito, sotto un albero, inaugurò il suo lo faccio per amore di Dio. Per me questo
“primo ambulatorio”, che presto divenne il suo povero che soffre è il corpo di Cristo”.
“policlinico mobile” su un camion e infine il pri- A questi emarginati, fin dall’inizio, Madre Tere-
mo di oltre cento moderni Centri in India, nei sa volle “trasmettere la sensazione di essere
quali annualmente vengono curati quasi 200.000 anche utili”. Perciò presto a Titagarh furono
pazienti. Sì, ora la lebbra può essere fermata e portate dozzine di telai, sui quali i lebbrosi tes-
persino guarita! sevano sari bianchi con i bordi blu: ogni anno
Una volta un giornalista americano stava a guar- 4.000 pezzi erano destinati alle Missionarie del-
dare Madre Teresa mentre accudiva un lebbroso la Carità.

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N egli anni sessanta fu soprattutto la visita di
Papa Paolo VI a rendere le opere di Madre Teresa
aiuto a Madre Teresa, ma nello stesso tempo am-
mise: “Sa, i sari lussuosi mi incantano. Ogni
famose anche nei paesi lontani. Sempre più per- mese ne acquisto uno nuovo”. “E in effetti”
sone offrirono il loro aiuto. Tra di loro anche non – così osservò Madre Teresa – “indossava un
cristiani come Madre Teresa stessa raccontò: “A prezioso sari da 800 rupie. In confronto il
Calcutta la maggior parte della popolazio- mio ne costava appena 8. Allora mi raccolsi
ne era non cristiana. Una volta per esempio per un momento e pregai la Madre di Dio
vennero degli studenti, tutti indù, e per i miei di ispirarmi, per poter dare a questa ricca
poveri portarono del denaro che in una gara signora indù la risposta migliore riguardo
sportiva si erano fatti consegnare al posto al modo in cui avrebbe potuto collabora-
del trofeo. Un’altra volta fu un giovane indù re alla nostra missione. Mi venne l’idea di
di appena quattro anni ad insegnarmi come dirle: «Mi sembra che la cosa migliore sa-
si ama con un grande amore. Non so come, rebbe iniziare con il sari: la prossima volta
il piccolo aveva appreso all’asilo che io non ne acquisti uno da 500 rupie, invece che da
avevo più zucchero per i bambini nella no- 800, e con le rimanenti 300 rupie compri dei
stra casa. Egli disse ai genitori: ‘Non voglio sari per i poveri». Così accadde che la ricca
mangiare zucchero per tre giorni. Lo metto indù ridusse così tanto la sua spesa per un
da parte per Madre Teresa’. Dopo tre giorni sari da scendere a 100 rupie. Mi confessò
venne nella nostra casa accompagnato dai che questo fatto aveva cambiato l’intera sua
genitori. Stava in piedi di fronte a me, con vita: «Oggi comprendo veramente cosa vo-
in mano un sacchetto contenente lo zucchero glia dire condividere. Ho l’intima impressio-
risparmiato. Il gesto generoso di quell’indù ne di aver ricevuto molto più di quanto abbia
di quattro anni, che riusciva appena a pro- dato».”
nunciare il mio nome, mi convinse che ogni
offerta che facciamo per amore di Dio riceve
subito un valore infinito.
M adre Teresa ricordava volentieri anche
il seguente avvenimento. Una sera nella Casa
Lo stesso avvenne con una coppia di sposi Madre un mendicante voleva assolutamente par-
novelli, che mi consegnò una considerevole lare con lei di persona: “Il povero non chie-
somma di denaro e spiegò: ‘Ci siamo sposati deva cibo o elemosina. No, egli mi voleva
due giorni fa, ma già prima avevamo deciso donare il suo guadagno del giorno, alcune
di rinunciare ai preziosi sari e al pranzo di monete in una tazza di metallo, appena due
nozze per portarle il denaro per i suoi pove- rupie. Esitai per un po’ e pensai: «Se accet-
ri’. Alla mia domanda: ‘Perché lo avete fat- to, questa sera dovrà soffrire la fame; se ri-
to?’, ricevetti una risposta sorprendente: ‘Sa, fiuto, ferirò i suoi sentimenti». Così accettai
il nostro amore reciproco è così grande che l’offerta e il mendicante mi baciò la mano
volevamo condividerlo con i poveri. Questa è per la gioia. Sapevo che mi aveva dato tutto
stata una gioia indescrivibile per noi’.” quello che possedeva. Questo dono ha avuto
Anche una ricca signora indù visse questa espe- per me più valore del premio Nobel e di tutte
rienza della gioia del condividere. Offrì il suo le altre onorificenze ricevute”.

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Calcutta è ovunque
N el 1979 Madre Teresa ricevette il Premio
Nobel per la Pace e lo accettò a nome dei po-
durante la loro visita, finché, alla fine, chiese
loro qualcosa: «Ho visto che avete portato
veri. Nel suo discorso parlò di quella “lebbra Dio nella mia vita, allora adesso portate-
dell’occidente” che incontrava ovunque nei pae- mi anche un sacerdote». E quell’uomo che
si del benessere: “La povertà dell’Occidente è aveva aperto la sua bocca solo per questa
molto più difficile da eliminare. Quando una unica, breve frase, si confessò. Era cattolico
persona è esclusa, quando si sente indeside- e non aveva più ricevuto il sacramento del-
rata e non amata, quando è stata cacciata la confessione da 60 anni. La mattina dopo
dalla società: questa povertà è così doloro- morì serenamente”.
sa, così brutta! Voi ed io dobbiamo indivi-
duare questa fame di amore, forse persino in
casa nostra!”.
C on gli anni le Missionarie della Carità sono
arrivate in tutti i continenti. In Australia, nella
Poi riferì quanto aveva osservato in una Casa Casa della Misericordia di Melbourne, una volta
per Anziani, dove tutti gli ospiti fissavano in le missionarie accolsero un alcolizzato, che da
continuazione solo la porta: “Alla mia doman- anni era disoccupato ed era diventato un rifiu-
da: «Come si spiega? E perché non ridono to della società. Dopo alcune settimane di cura
mai?», un’assistente rispose: «Sperano che disintossicante, era un uomo nuovo e disse alle
un figlio o una figlia vengano a trovarli. suore: “Il vostro amore mi ha reso consape-
Sono feriti perché sono stati dimenticati ». E vole del fatto che Dio mi ama!”. Poi tornò a
io vidi quanto ci sia bisogno di amore. For- casa dalla moglie e dai figli e si cercò un lavoro.
se persino nella nostra stessa famiglia c’è Dopo quattro settimane portò alle suore il suo
qualcuno che si sente solo, che è malato, che primo stipendio dicendo loro: “Usate questo
ha delle preoccupazioni. In questo caso, noi denaro per mostrare anche ad altri l’amore
siamo presenti per prenderci cura di lui?”. di Dio, così come avete fatto con me”.

Al riguardo Madre Teresa ebbe un incontro in- In un’altra occasione, Madre Teresa ricevette
dimenticabile quando a Londra, per strada, un la lettera di un brasiliano di elevata posizione
ricco signore le chiese se poteva mandare le sue sociale: “Egli mi scrisse di come aveva del
suore da lui a casa sua. L’anziana coppia era cer- tutto perso la sua fede in Dio e poi anche
tamente ricca, ma depressa da una allarmante il suo lavoro, cosicché non vedeva altra via
solitudine. Allora Madre Teresa iniziò a formare d’uscita che il suicidio. In quel periodo, era
dei Gruppi di dialogo con persone anziane sole: passato davanti ad un negozio di elettrodo-
“Le suore li lasciavano semplicemente par- mestici e casualmente su uno schermo aveva
lare, parlare e parlare ed ascoltavano. Sì, è visto le nostre suore curare i malati e le per-
una bella cosa donare ascolto a qualcuno sone in fin di vita nella Casa dei moribondi.
che nessuno desidera ascoltare!”. Dopo queste immagini, così mi scrisse, era
caduto in ginocchio e aveva pregato di nuo-
Madre Teresa raccontava anche di un uomo solo vo per la prima volta dopo molti anni. Con-
ed abbandonato di Roma, al quale le sue figlie temporaneamente aveva preso la decisione
spirituali pulirono la casa, fecero il bagno e per di ritornare a Dio e di donare nuova fiducia
il quale cucinarono: “Tuttavia le suore non ri- agli uomini. L’esperienza vissuta lo aveva
uscirono a fargli dire neanche una parola. convinto del fatto che Dio ancora oggi ama
Anche nei tre giorni successivi rimase muto il mondo”.

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Il mio cuore è pronto!
Cari amici, attraverso gli articoli sulle missioni, conoscete il lavoro e gli impegni
delle sorelle della Famiglia di Maria e pregate per loro.
Le nostre nove nuove sorelle apostoliche aprono a voi parte del loro cuore
raccontandovi il segreto della loro chiamata, di come Gesù sia riuscito ad attirarle
a Sé fino a che l’11 settembre 2010 Gli hanno potuto dire il loro “sì” libero e felice.
Ciò che ci confidano nelle pagine seguenti è veramente un dono per tutti noi, perché
non sempre si è disposti a parlare in pubblico della propria “storia d’amore”.
Con nostra grande gioia, anche quest’anno S. E. il Cardinale Joachim Meisner,
arcivescovo di Colonia, ha potuto presiedere la solenne celebrazione.
Nella sua omelia ha rivolto parole di profonda spiritualità
non solo alle nuove sorelle, ma a tutti i fedeli presenti.

Via Amsterdam verso la Famiglia di Maria


E ro la seconda di quattro sorelle e sono cre-
sciuta a Berlino in una famiglia cattolica prati-
Santuario della Madre di tutti i popoli, intuendo
subito: “Questo sarebbe il posto perfetto per
cante. Avevamo la consuetudine di andare tutti i la nostra Lioba”. Mi fecero vedere la rivista
giorni alla Santa Messa, di recitare il rosario in ‘Trionfo del cuore’ con la foto di una suora. In
famiglia e di partecipare regolarmente all’ado- verità rimasi entusiasta e scrissi subito una let-
razione. tera per avere informazioni sulla comunità. Con
Tra i nostri parenti e conoscenti c’erano dei sa- mia gioia mi rispose sr. Benedicta, anche lei di
cerdoti e delle suore con i quali avevamo dei vivi Berlino come me.
contatti. Da giovani mia nonna e mia mamma
avevano pensato di diventare religiose. Perciò Nonostante la giovane età, ero certa: “Questo
era naturale per me che si potesse essere non sarà il mio posto”. Non era solo per la spiri-
solo madri di famiglia, ma anche suore. Su que- tualità che corrispondeva a me perfettamente e
sto tema ho riflettuto per la prima volta durante che con il tempo ho conosciuto sempre meglio,
la preparazione alla Prima Comunione, quando ma anche per il fatto che Gesù aveva pensato al
abbiamo dovuto illustrare cosa desideravamo mio profondo desiderio di indossare come suora
diventare da grandi. Ero indecisa fra casalin- una veste bianca!
ga, impiegata, puericultrice o suora. Durante un Il 5 giugno 2004, in occasione della 1250ma na-
viaggio a Medjugorje, poco dopo la mia Prima scita al cielo di san Bonifacio, durante un pel-
Comunione, forse alla vista di tante giovani suo- legrinaggio alla mia patrona santa Lioba, mia
re, si è rafforzato in me il desiderio di farmi re- mamma mi ha affidato a Gesù. Solo dopo molto
ligiosa. Noi bambini ascoltavamo cassette sulla tempo ho saputo di questo suo gesto. Durante il
vita dei santi e già allora sentivo che Gesù mi pellegrinaggio ho sentito “per caso” di un riti-
voleva per Sé. ro della Famiglia di Maria. Mi sono prenotata
Avevo quattordici anni, quando nostra nonna è subito con la speranza che la partecipazione mi
tornata entusiasta da Amsterdam dove aveva co- potesse dare una conferma della mia vocazione.
nosciuto le sorelle della Famiglia di Maria nel Avevo sedici anni e mi sono messa in viaggio

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verso Schwäbisch-Gmünd con la ferma intenzio- tempo fino alla maturità mi è sembrato eterno.
ne di parlare del mio futuro con il padre spiritua- Sebbene la scuola fosse sempre stata facile per
le della comunità. Avevo chiesto a Gesù di non me, ho investito molto tempo nello studio per-
dover essere io a porre per prima una doman- ché ho voluto superare gli esami con i migliori
da al riguardo perché ero troppo timida. La mia voti possibili. La mia preghiera ne ha sofferto ed
preghiera è stata esaudita. Dopo la confessione, era tutt'altro che intensa. Per questo motivo ho
il sacerdote mi ha chiesto: “Quale strada vuoi passato le mie vacanze quasi sempre nella co-
prendere in futuro?”. Allora è venuto fuori: munità per ricaricarmi.
“Mi piacerebbe entrare nella vostra Comu-
nità”. Egli mi ha incoraggiato e consigliato di Finalmente il 14 settembre 2007 sono entrata
pregare per rimanere fedele al mio desiderio. Per nella Casa Madre, presso la mia famiglia spiri-
questa risposta sono stata talmente felice che per tuale. Lì ho veramente trovato il mio posto, che
la prima volta nella mia vita ho pianto di gioia. non cambierei con nulla al mondo. All’inizio
In ottobre ho potuto andare per due settimane non vedevo l’ora di poter indossare l’abito bian-
nella Casa Madre in Slovacchia, dove mi sono co e di andare in missione. Ma nei tre anni di for-
sentita subito a casa e il congedo è stato molto mazione spirituale ho imparato che una buona
difficile. La mia famiglia a Berlino può confer- missionaria si distingue soprattutto dall’unione
mare che già da quella visita avevo “una gamba con Gesù e che esegue il proprio lavoro per amo-
a casa e una nella Casa Madre”. Davanti a me re verso di Lui, di qualsiasi impegno si tratti e in
però ci sono stati ancora tre anni di liceo. Questo qualunque paese verrà mandata.

Sr. Maria Rosa Karnowsky, da Berlino, Germania (22 anni)

Il Cardinale Joachim Meisner è stato nominato arcivescovo di Colonia nel 1988, prima della caduta del muro di Berlino.
La sua precedente sede episcopale, lasciata con la tristezza nel cuore, era stata Berlino, città natale di Sr. Maria Rosa.
Questo legame ha fatto sì che la nostra sorella ricevesse con gioia particolare l’abito bianco dalle mani del cardinale:

“Porta con gioia questo vestito bianco e con la tua vita testimonia che sei sposa di Cristo”.

All’ombra della Basilica di Wilten


Q uando ero piccola, mia nonna diceva spesso
di me: “Nata il giorno di San Giuseppe, bat-
molto importanti erano anche la Santa Messa
e la confessione. Mia mamma era molto abile
tezzata la Domenica delle Palme e operata nel creare una piccola “festa della confessio-
al cuore il Venerdì Santo, lei diventerà sicu- ne”: ogni volta che Gesù tergeva i nostri cuori,
ramente una suora”. Non so da dove mia non- ci aspettava un gelato, qualche dolce o una cosa
na avesse questa sicurezza, ma aveva ragione! simile.
Sono nata seconda di dieci figli ad Innsbruck, La mia famiglia aveva già conosciuto fin dai
capitale tirolese. Ho vissuto accanto alla bellis- suoi inizi la Famiglia di Maria, alla quale ora
sima basilica di Wilten, nella quale mio padre appartengo come sorella apostolica. Abbiamo
era sagrestano. Amavo assistere mio papà nel avuto modo di partecipare spesso agli esercizi
suo lavoro e perciò ho respirato “aria di chiesa” spirituali per famiglie, perciò sono cresciuta nel-
fin dalla più tenera età. A casa, mia madre si im- lo spirito di questa comunità. Conoscevo molte
pegnava a recitare il rosario con tutta la nostra delle sorelle e dei fratelli per nome e volevo loro
vivace compagnia. Per i miei genitori, momenti molto bene. Non ricordo bene quando è nato in

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me il desiderio di diventare suora, forse all’età dam e anche l’incontro mensile dei giovani a
di nove o dieci anni. Ad ogni modo è stato chia- Innsbruck, organizzato dalla Famiglia di Maria,
ro per me: “In futuro vorrei vivere esclusiva- mi hanno sempre dato slancio per la mia vita spi-
mente per Gesù e diventare missionaria del- rituale e per il mio amore per Dio. La mia gioia
la Famiglia di Maria”. Immaginavo spesso la cominciava già giorni prima al solo pensiero di
giungla, oppure i bambini di strada in America incontrare persone con idee simili per pregare
Latina, come territorio di missione; in ogni caso, insieme. Certamente è da attribuire alla preghie-
doveva essere avventurosa! ra di qualche sofferente, se la decisione della mia

A dodici anni ho confidato al mio attuale


padre spirituale il desiderio di diventare suo-
infanzia di appartenere completamente a Gesù è
sempre rimasta nel mio cuore. Sono tre le per-
sone alle quali penso con infinita gratitudine: la
ra. Fin da allora ho saputo che, dopo la scuola, mia madrina di battesimo, il mio amato nonno
la mia strada mi avrebbe portato verso la Casa e mia zia. Quando, a diciassette anni, dopo aver
Madre. Avendo davanti a me quella meta, da un concluso i tre anni di scuola di economia dome-
lato sono stata protetta, perché ho rinunciato a stica, sono andata nella Casa Madre, tutti e tre si
molte cose per amore di Gesù, dall’altra diversi sono ammalati di cancro.
momenti di crisi si sono fatti presenti nel mio
cammino di vocazione. A volte “per dispetto” Dopo i tre preziosi anni di formazione spirituale,
preferivo lo sport o i divertimenti alla preghiera durante i quali ho imparato tanto, soprattutto che
e a volte, durante la recita del rosario in famiglia, la preghiera è la missione più grande, in partico-
mi mettevo davanti al televisore a guardare un lare mi piace esprimere la mia donazione totale a
film. Durante le miei fasi “basse” però ho sem- Gesù con la consacrazione al Cuore Immacolato
pre mantenuto un’abitudine imparata dai miei di Maria. Mia mamma mi aveva consacrata alla
genitori. Passando davanti a una croce o a una Madre di Dio, quando ero ancora nel suo grem-
chiesa, pregavo sempre: “Caro Gesù, ti saluto. bo e poi, durante il battesimo, nella Basilica di
Tu però benedicimi!”. Wilten mi aveva affidato a “Nostra Signora della
Gli esercizi, le giornate di preghiera ad Amster- quattro colonne”!

Sr. Maria Hemma Kogler, da Inzing/Tirolo, Austria (20 anni)

“La mia vocazione è donarmi totalmente”.


Q ueste sono le parole di una canzone che è
stata molto importante per la mia vita. È acca-
mente di tanto in tanto. “La mia vocazione è
l'amore. La mia vocazione è donare tutto,
duto un sabato di molti anni fa, avevo all’incirca donare me stessa”.
nove o dieci anni, quando per caso ho visto in te- La mia famiglia è molto religiosa e mi è stata
levisione una ragazza giovane, seduta su una se- di grande aiuto per capire la mia vocazione. Ho
dia a rotelle, che cantava con convinzione: “La pregato regolarmente con i miei sei fratelli e con
mia vocazione è l'amore. La mia vocazione i miei genitori. Mia mamma ci leggeva spesso
è donare tutto, donarmi totalmente”. In quel storie interessanti sulla vita dei santi o dei mis-
momento a stento ho trattenuto le lacrime. Quel- sionari. Ricordo anche che ogni giorno recitava-
la ragazza, con la sua bella voce, voleva donar- mo un’Ave Maria per un missionario del PIME,
si totalmente, nonostante fosse così dipendente il quale ci aveva chiesto di pregare per la sua
dall’aiuto degli altri! Sono rimasta impressiona- missione.
ta, così tanto che questo testo mi è ritornato in Un impulso importante alla decisione definitiva

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Anna, la nonna di Sr. Terezka, ha trascorso un’infanzia senza amore; nonostante una vita difficilissima, è rimasta buona e generosa. Ha
aiutato spiritualmente i suoi nipoti, recitando fedelmente il rosario, come consigliato alle famiglie da Giovanni Paolo II, che Anna sti-
mava molto. Nella foto festeggia il suo ultimo compleanno - 84 anni - con il frutto delle sue preghiere, Terezka allora diciassettenne.

per il mio futuro l’ho avuto a tredici anni da un che i miei piani per gli studi di giurisprudenza e
missionario della Carità della comunità di Madre per il matrimonio uniti alla missione non sareb-
Teresa. Dopo anni di studio e di attività in Mes- bero stati realizzabili. In un certo modo avverti-
sico, era venuto nella nostra città per celebrare la vo anche la silenziosa richiesta di Gesù di appar-
sua prima Messa in patria. Prima non avevo mai tenere completamente a Lui, a Lui solo. Questo
incontrato un sacerdote così gioioso, che con sentimento però restava un mio segreto.
tutta la sua persona emanava un profondo amore
per la Madonna. I suoi racconti sugli indigeni e
sul Santuario di Guadalupe erano vivaci. In quei
C osì sono arrivata alla maturità, all’ultimo
anno di scuola, il più bello dei miei anni al liceo.
momenti si è acceso in me il desiderio di andare Durante la settimana abitavo nel pensionato al
in missione; mi facevano pena le popolazioni del centro della città di Žilina e avevo l’occasione
terzo mondo che soffrivano senza avere colpa. di partecipare ogni giorno alla Santa Messa. Un
Ho deciso di studiare prima giurisprudenza per piccolo rosario nella mia borsa mi ricordava an-
poter aiutare i poveri in modo più mirato. Ho let- che di sfruttare il tempo nel migliore dei modi.
to poi molte relazioni di missionari e ho ascolta- La preghiera mi dava pace e il mio cuore aveva
to con interesse notizie dalle missioni. già dato a Gesù l’importante “sì”. Però mi man-

D urante un ritiro della Famiglia di Maria a


Trenčin ho incontrato per la prima volta le sorel-
cava la forza di abbandonare tutto: i genitori, gli
amici e il “mondo”, che ancora mi piaceva con
tutte le sue bellezze. Nessuno in classe e a casa
le e i fratelli della nostra Comunità. I loro volti intuiva il segreto del mio cuore e la mia lotta
esprimevano profonde convinzioni e tanta gioia; interiore. In questo conflitto mi ha consolato lo
i loro rapporti con Gesù mi apparivano così vivi stesso sacerdote nella Pasqua del 2007: “Non
come se Egli fosse una persona concreta accan- avere paura e ascolta bene il tuo cuore! Ma-
to a loro. Mi ha anche colpito la semplicità con dre Teresa ti aiuterà. Con la sua intercessio-
la quale parlavano di argomenti di spiritualità. ne troverai certamente la giusta decisione!”.
Completamente nuovo è stato per me il concetto Dopo ho pregato Gesù nella cappella: “Dammi
che Dio ha un piano tutto particolare con cia- la forza di fare ciò che Tu desideri da me!”.
scuno di noi, però ci lascia la libertà di scelta. In quel momento nella pace la mia anima ha
Fino a quel momento avevo sempre pensato che avuto la conferma: “Dio solo ti basta!”. E ho
tutto dipendesse soltanto da me. Perciò mi ero potuto decidere di vivere solo per Dio.
già “immaginata” il mio futuro in missione con Da poco, come sorella nella comunità, posso
un amato marito e tanti bambini. Quando mi portare il nome di Madre Teresa e sperimentare
sono confidata con un sacerdote, questi mi ha ri- con gratitudine come è veritiera la promessa di
sposto: “Prega e spalanca il tuo cuore per il Gesù che per tutto ciò che lasciamo riceveremo
piano di Dio su di te. Soltanto dopo, Egli te il centuplo. Come missionaria mi si aprono mol-
lo farà conoscere. Ti prometto volentieri la teplici possibilità di conoscere nuove culture e
mia preghiera. Tu, però, guarda meno nel- paesi, come ho sempre desiderato; e soprattutto
lo specchio e più sulla croce!”. Più seguivo Gesù mi dona, nella mia famiglia spirituale, l’af-
il consiglio del sacerdote, più mi rendevo conto fetto di numerose sorelle e fratelli.

Sr. Terezka Holubová da Čadca, Slovacchia (23 anni)

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Allora non in Africa
Q uando la mia famiglia si è consacrata ai
Cuori di Gesù e Maria, il 12 dicembre 1992, ave-
nente mi attirava molto. Ma qualsiasi organizza-
zione o comunità contattassi, tutte mi avrebbero
vo appena tre anni ed ero completamente ignara accettato solo per un periodo più lungo. Questo
di quale importanza questo giorno avrebbe avuto non corrispondeva ai miei programmi, così mi
per la mia vocazione esattamente quindici anni si sono chiuse tutte le porte e ho sperimentato
dopo. come la preghiera “Gesù, confido in Te” ri-
Già da bambina avevo il desiderio di diventa- chieda davvero una fiducia profonda.
re suora. All’età di otto anni l’ho scritto su un Con la decisione di iniziare in autunno gli studi
diario come aspirazione professionale del futu- di teologia, in agosto ho partecipato al Festival
ro e spesso per gioco mi vestivo da “monaca”, dei giovani a Medjugorje. Lì, durante una con-
con un asciugamano in testa come velo. Ma ferenza dal tema “Donare un anno a Dio”, di
come spesso succede, durante il periodo giova- nuovo si è risvegliato in me questo desiderio, ma
nile ho perso l’interesse per la vocazione e mi allora senza pensarci due volte è stato come se
frullavano in testa ogni sorta di pensieri e sogni la Madonna stessa mi avesse spinto: “Vado in
che avrei voluto realizzare! Solo ora, pensando Slovacchia, nella Casa Madre della Fami-
a quel periodo, vedo chiaramente come la Ma- glia di Maria!”.
donna mi abbia sempre protetto e allontanato in Conoscevo la comunità da quattro anni, avendo
tempo da ambienti di pericolo. Ma anche in que- partecipato a diverse giornate di ritiro e la sti-
gli anni, nel profondo del mio cuore, la chiama- mavo molto, ma non avevo mai voluto andare
ta di Gesù è sempre rimasta intatta. Solo che io all’Est e anche in quel momento non ci sarei an-
non Lo volevo sentire e reagivo quasi in maniera data senza un particolare aiuto della grazia. Ero
“allergica” a tutto ciò che poteva portarmi nella già pronta in settembre. Quando la sera prima
Sua direzione. Quando, per esempio, durante la della partenza, la mia madrina di battesimo mi
Santa Messa, si pregava per le vocazioni, il mio ha chiesto: “Ma non diventerai mica suo-
cuore batteva forte, ma subito mi tranquillizzavo ra?”, ridendo e decisa ho risposto: “Ma no!”.
dicendomi: “Non riguarda me! Dimostrerò a Neanche in sogno mi sarebbe venuto in mente
tutti che si può essere religiosi anche senza che “l’anno per Dio” sarebbe potuto diventare
entrare in convento”. “un rimanere per sempre!”.

Nell’anno della maturità, quando le mie com-


pagne di scuola avevano già deciso per diverse
facoltà ed io non sapevo ancora come si sareb-
N ella Casa Madre mi sono sentita subito
bene e sono rimasta toccata dal profondo affetto
be sviluppato il mio futuro, mi è venuta spesso e dalla gioia con cui vivevano le sorelle. Ho pen-
in mente la preghiera: “Gesù, confido in Te!”. sato: “Queste sorelle non hanno una ‘doppia
Mentre andavo a scuola, durante le attività spor- vita’, ma sono le stesse persone sia in cap-
tive o mentre studiavo, questa preghiera mi fa- pella che nella vita quotidiana”. Con gratitu-
ceva sempre compagnia. Perciò sono sempre dine mi sono resa conto ogni giorno di più che la
rimasta serena e piena di sicurezza: “Dio avrà mia anima aveva finalmente trovato quella spi-
un piano per me che mi farà conoscere al ritualità e quella patria che avevo tanto cercato
momento giusto”. e desiderato. Nella Casa Madre, più imparavo
Nella primavera del 2007, dopo la maturità, mi a conoscere la preghiera come un dialogo con
sono sentita spinta a donare a Dio un anno della Gesù, più la cappella diventava il luogo della
mia vita, precisamente in Africa e solo in Africa! mia chiamata. EGLI ha conquistato il mio cuore.
Me lo ero messa in testa, perché questo conti- Non è stato certamente un caso che esattamente

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Una delle prime professioni che sr. Marietta ha desiderato esercitare era quella di veterinario. Poi ha riflettuto: “Non posso
aiutare gli animali e trascurare gli uomini”. Per questo ha deciso di diventare medico. Dopo uno stage in un ospedale, ha capito
chiaramente: “L’anima è molto più importante del corpo, per questo sarò psicoterapeuta”. Ma anche dopo questa decisione non
riusciva a trovare pace. “Passo dopo passo, Dio mi conduceva al vero compimento della mia vita: vivere come missionaria”.

il 12 dicembre, ricorrenza della consacrazione ho detto a Gesù il mio “sì”, nel più assoluto si-
della mia famiglia ai Cuori di Gesù e Maria, ho lenzio, mi sono sentita colma di gioia. Da allora
ricevuto in cappella un segno particolare apren- vivo con gratitudine per la mia vocazione sotto
do un libro e leggendo le parole: “Tu sei mio la guida della Madonna e, senza esagerare, mi
ed Io sono completamente tuo”. Quando poi considero una delle persone più felici al mondo!

Sr. Marietta Hammerle, da Mils vicino Imst in Tirolo, Austria (21 anni)

“Ricevi la croce della tua vocazione missionaria e portala sul tuo cuore
come un sigillo della misericordia”.

Una figlia smarrita torna a casa


C on le mie quattro sorelle e due fratelli sono
cresciuta in una bella e felice famiglia. Tutti i
calore della mia grande famiglia. Quanto è stato
bello il mio ritorno! Potevo godere con sollievo
giorni siamo andati insieme alla Santa Messa e e gioia del fatto che i miei genitori erano felici
abbiamo recitato il rosario. Crescendo sono di- della mia presenza. Nessuno mi ha rimproverato
ventata indipendente e ostinata. Con il mio stile e la nostra vita in famiglia ha ripreso il ritmo di
di vita, le feste, la musica hard rock e anche con prima. In realtà non era così, perché i diverti-
la scelta degli amici, ho dato molti dispiaceri ai menti mondani, che mi piacevano ancora, ave-
miei genitori. vano sfrattato Dio dal mio cuore.
Conoscete tutti la parabola del figliol prodigo. Decisiva per il mio ritorno a Dio è stata la sera
Egli ha lasciato la casa paterna per seguire i pro- del 2 aprile 2005, quando è morto Papa Giovan-
pri piaceri. Poi è diventato povero, non aveva da ni Paolo II. Ho seguito diverse trasmissioni in
mangiare né da vestirsi, ma ciò che gli mancava televisione e sono rimasta talmente toccata che
di più era l’affetto e la sicurezza della famiglia. Il ho assolutamente voluto partecipare ai suoi fu-
mio caso non è stato così drammatico, ma simi- nerali. Lì in piazza San Pietro dove, tra miglia-
le, quando ero una studentessa di diciotto anni. ia di persone, aspettavo di vedere la salma del
Ancora una volta erano venute a galla tutte le Papa, ho potuto avvertire talmente forte l’amore
bugie con le quali cercavo di mascherare le mie di Dio che sono scoppiata in un pianto dirotto.
imprese notturne, e allora (era nel 2004) ho fat- È stato un effetto sconosciuto e un inaspettato
to fagotto, ho lasciato un biglietto con su scritto dono della grazia!
“Vorrei vivere la mia vita!” e me ne sono an- Tornata a casa sono diventata un’altra e ho de-
data di casa. Ma dopo appena quattro settimane siderato come prima cosa una medaglia mira-
mi mancavano non solo i soldi, ma soprattutto il colosa che, fino a quel momento, avevo sempre

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rifiutato. Quasi ogni giorno ho partecipato all’a- no felice sempre solo per pochi attimi. Il vuoto
dorazione e ho recitato il rosario in famiglia con interiore, che sentivo ogni volta dopo le feste e
intensità. Nonostante il mio amore per Gesù fos- soprattutto la mattina dopo, ha cominciato a far-
se visibilmente cresciuto, non avevo ancora la si sentire fin durante il ballo. Quando ho cercato
forza di rinunciare ai miei divertimenti con tutti la vicinanza di Gesù nella preghiera e nell’ado-
gli annessi e connessi. Dio, però, è intervenu- razione ho provato una felicità non traboccan-
to un’altra volta nella mia vita quando sei mesi te, come quella del mondo, ma più profonda e
dopo il mio caro papà, a cinquantaquattro anni, duratura. Questa gioia silenziosa, di cui nessuno
è morto di cancro. Ai funerali per la prima vol- dei miei amici era a conoscenza, non l’ho più
ta ho incontrato p. Paolo Maria. Egli ha invitato barattata con nessuna altra cosa al mondo.
mia madre e noi sette fratelli e sorelle a Roma Perciò, nel 2006, dopo la maturità, durante gli
per la Pasqua del 2006. Da lì abbiamo fatto un esercizi spirituali giovanili, ho deciso di seguire
pellegrinaggio da p. Pio. In quell’occasione ho la chiamata di Gesù. Invece di andare a Monaco
pregato chiedendo un buon marito e sono stata di Baviera per gli studi, in autunno sono parti-
ascoltata più velocemente di quanto avessi mai ta per la Casa Madre della Famiglia di Maria in
potuto immaginare: già durante il nostro ritorno, Slovacchia, dove ho avuto modo di trascorrere
per la prima volta, ho avvertito il desiderio di quattro preziosi anni di formazione spirituale.
appartenere solo a Gesù! Perciò termino come ho iniziato: il figlio prodi-

O ggi comprendo che il sacrificio di mio pa-


dre è stato decisivo per la mia definitiva adesio-
go è tornato a casa. Il padre lo ha scorto da lon-
tano, ha fatto portare la veste preziosa e gli ha
messo al dito un anello. Anch’io, l’11 settembre
ne, perché tornata a casa in breve tempo tutto era 2010, sono stata felice di ricevere dalle mani del
già stato dimenticato. Come avrei potuto vivere Cardinale Joachim Meisner la mia veste candida
senza uscire la sera? Gesù, lentamente e con tan- da missionaria, la mia croce e il mio anello di
ta sensibilità, mi ha guidato a Sé e mi ha allon- vocazione come segno dell’amore sponsale di
tanato da quei piaceri mondani che mi rendeva- Gesù nei miei confronti!

Sr. Maria Teresa Amann, da Buchenberg, Allgäu, Germania (24 anni)

Johanna, oggi Sr. Camilla, e la piccola sorella Theresia sono sempre state un cuor solo e un’anima sola. Ogni giorno
la piccola Theresia, finendo le sue preghiere, aggiungeva: “Signore, per favore, fa’ che Johanna non entri mai in con-
vento”. Il Signore ha magnificamente esaudito questa preghiera di bambina, chiamando entrambe le sorelle a seguirLo.

Lei è la mia garanzia


R icordo bene come a cinque anni da bambina,
sfogliando una rivista del PIME, è nato nel mio
Questo recentemente mi è stato ricordato da una
affermazione sentita durante un ritiro per scolari.
cuore il desiderio della missione: “Una missio- “Fare la volontà di Dio, sì, questo desidero!
naria, anch’io vorrei diventarlo! Occuparmi Se però dovesse significare entrare in un con-
dei bambini di colore, questo mi piacereb- vento, molto probabilmente allora sarei con-
be!”. Invece diventare suora in un convento e traria”. A tredici anni, nella settima classe, per
pregare “solamente” appariva noioso alla mia la prima volta sul giornale parrocchiale ho letto
mente infantile. Anche durante il periodo della dell’esistenza del liceo dei SS. Cirillo e Meto-
scuola elementare non ho cambiato idea. dio a Nitra. La mia decisione è stata immediata:

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“Vorrei frequentare questa scuola!”. Non sa- giovani delle classi superiori, poiché tutti vive-
pevo che anche alcune suore insegnavano nella vano in maniera convincente la loro fede e mi
scuola e che erano inoltre educatrici nel colle- insegnavano molto pur senza parole. Eppure il
gio. All’inizio dell’anno scolastico ho avuto il divertimento non mancava. Siccome mi sentivo
primo contatto con loro. Erano piene di slancio, amata da Gesù, non cercavo nessun altro. Ciò
gentili, non complicate e fin dall’inizio mi sono non voleva dire che era sempre facile restare
state particolarmente vicine come se già ci unis- fedele alla chiamata di Gesù, perché come ogni
se qualcosa. Fin dal primo anno ho cominciato a ragazza conoscevo anch’io il desiderio di spo-
riflettere sulla mia vocazione. Già allora sentivo sarmi e di avere una famiglia con dei bambini.
talmente forte la chiamata che nel mio intimo Però, nel mio intimo, mi faceva male solo l’idea
non potevo far altro che rispondere con un “sì” di non appartenere esclusivamente a Gesù.
deciso.

C onformemente a ciò, durante i quattro anni


Q uando nella scuola in una rappresentazione
natalizia, mi è stata affidata la parte della Madon-
di liceo, ho cercato di andare tutti i giorni alla na, nello stesso tempo mi è stata donata anche
Santa Messa. Volentieri facevo “visita” a Gesù una viva relazione con Lei. Da allora è diventata
nella cappella del pensionato, dove ho vissuto per me una cara abitudine recarmi nella Chiesa
“sotto lo stesso tetto” con le sorelle, separate dei francescani, dove si trova una bella statua
solo da alcune scale. Di grande aiuto mi sono della Madre di Dio. Quante volte Le ho affida-
state anche le preghiere alla sera e a scuola la re- to le mie pene e preoccupazioni! Ogni volta che
cita del rosario il mercoledì. Devo però ammet- entravo in chiesa scoraggiata e triste, ne uscivo
tere che a volte la partecipazione mi è costata. sempre consolata e rafforzata nello spirito.
Particolarmente importante era per me l’amici- “Dalla sequela ...” Dopo la maturità, durante i tre
zia con le sorelle della Famiglia di Maria, per- anni di formazione nella Casa Madre delle sorel-
ché da loro ho imparato il rapporto semplice e le della Famiglia di Maria, Ella è rimasta il mio
naturale con Gesù e un affetto proprio personale primo rifugio e la mia consolazione. In Lei ho
con Lui. Con il tempo mi sono accorta come l’a- trovato la mia più cara amica, la mia confiden-
more per Gesù pian piano mi stava cambiando. te e soprattutto la mia amata Madre. Ora, dopo
Le mie “visite” in discoteca diventavano sem- il mio “matrimonio” nel settembre del 2010,
pre più rare, poi sono definitivamente terminate. la Madonna è la mia garanzia per la fedeltà al
Non avevo più bisogno di truccarmi e improvvi- Signore e per diventare una buona missionaria
samente ho iniziato a intendermi molto bene con presso il Liceo di Nitra, dove anch’io ho vissu-
la mia mamma. to il periodo decisivo per la mia vocazione. Per
Un altro grande dono per me sono stati i buoni questo anno scolastico sono tornata qui nell’Isti-
amici tra i compagni di classe e anche tra alcuni tuto come educatrice.

Sr. Monika Vašeková, da Mojzesovo, Slovacchia (22 anni)

“È Gesù che ti regala questo anello.


Ogni giorno deve ricordarti il Suo infinito amore per te
e la tua promessa di vivere un amore esclusivo per Lui”.

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“Dalla sequela . .”
N ella nostra masseria, vicino Aichach (Ba-
viera), ero la più piccola e sono stata un po’ coc-
duto l’ultima notte prima della partenza quan-
do, come un lampo del cielo, ho sentito: “Ho
colata dai miei fratelli e da una mia sorella che la vocazione!”. Che colpo! Mai nella mia vita
è diventata missionaria nella Famiglia di Maria avevo pensato di diventare una suora! Eppure in
quando io avevo appena quattro anni. Stringen- quel momento il fatto che Dio mi volesse com-
do la mano di suor Anna ero abituata a frequen- pletamente per sé mi colmava di una felicità e
tare le diverse missioni, senza sospettare che io di una gioia sconosciute. Dove sarebbero finiti
stessa in futuro avrei scelto questa via. Durante i miei piani di formarmi una famiglia con tutti i
gli anni della scuola ho avuto molti interessi e progetti annessi? Dio mi ha dato tempo.
partecipato a tante feste.
Dopo la maturità, nel 2005, ho iniziato gli studi
di informatica multimediale e di disegno ad Au-
I n quel periodo a Dornbirn (Austria) ho ini-
ziato uno studio che mi piaceva molto. È stato
gsburg pensando che avrei potuto mantenere il un anno di preghiera, di maturazione e di valu-
mio ritmo di vita. Ma settanta-ottanta ore di stu- tazione per comprendere cosa volevo davvero.
dio alla settimana mi toglievano quasi il respiro. Un giorno mi sono sentita spinta a consultare la
“Non hai più tempo per noi!”, si lamentavano Sacra Scrittura perché volevo tanto che Dio mi
i miei amici. desse una risposta chiara e Gesù lo ha fatto. Il
Solo quando lo stress è aumentato a tal punto da mio sguardo è caduto nel Vangelo di Matteo sul-
non riuscire più a dormire, ho seguito il consiglio le parole “della sequela”: “Allora uno scriba
che mia sorella mi aveva dato da tempo: “Devi si avvicinò e gli disse: ‘Maestro, io ti seguirò
semplicemente pregare” e ho preso in mano dovunque andrai’. Gli rispose Gesù: ‘Le
il rosario. Dopo appena due misteri ho sentito volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cie-
una pace interiore. Questa cosa mi ha fatto un lo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha
sì grande effetto che da quella volta ho recitato dove posare il capo’. E un altro discepolo gli
ogni sera il rosario da sola fino ad addormen- disse: ‘Signore, permettimi di andar prima
tarmi. Mi rendevo sempre più conto che i miei a seppellire mio padre’. Ma Gesù gli rispo-
valori profondi non si sarebbero sviluppati, ma se: ‘Seguimi e lascia i morti seppellire i loro
spenti con il solo studio e in quell’atmosfera di morti’.”(Mt 8.19-22) Con tristezza mi sembra-
carrierismo spietato. va di sentire fra le righe la domanda di Gesù:
Avevo vent’anni e per le vacanze di Pasqua del “Ce la fai a seguirMi?”. Perciò ripetutamente
2006 mia sorella mi ha preso con sé a Roma. Per nelle preghiere dei giorni successivi ho chiesto:
me è stata decisiva un’omelia: “Pasqua non è “Gesù, cosa vuoi da me?”.
solo un piacevole stare insieme con un buon
pranzo, ma dentro di noi deve cambiare Quando più volte ho aperto la Sacra Scrittura,
qualche cosa”. Mi sembrava che queste parole il mio dito ha toccato sempre lo stesso punto,
fossero state dette esclusivamente per me. Appe- tanto che mi sono domandata se il libro lì aves-
na ritornata a casa mi sono orientata per un altro se una piega. Ho voluto tentare un’ultima volta.
studio. Nel periodo successivo a quella Pasqua, Di nuovo era la stessa storia “della sequela” nel
il mio cuore si è infiammato di nuovo per la fede. Vangelo di san Luca. Allora era davvero il “mio
passo” del Vangelo, con il quale Gesù mi voleva
Questi sentimenti sono stati come una prepara- chiamare!
zione di ciò che Dio mi ha voluto dire durante Una conferma incredibile mi è stata data durante
gli esercizi spirituali ai quali ho partecipato nel la successiva Santa Messa domenicale, quando
settembre 2006 a Schwäbisch Gmünd. È acca- è stata letta proprio la “mia” parte della sequela.

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Questa precisazione da parte del Signore è stata della Famiglia di Maria posso dire: “Beati co-
ovviamente necessaria per il mio definitivo “sì”, loro che si sentono ‘inseguiti’ dall’amore di
perché non senza lotte ho potuto lasciare tutto: la Dio, perché raggiungeranno la loro meta”.
famiglia, lo studio, gli amici, la patria. Ripensan- Per me questo si è realizzato nel 2008, quando,
do al passato, come una della più giovani sorelle con tanta gioia, sono entrata nella Casa Madre.

Sr. Maria Bernadette Kaltenstadler, da Schnellmannskreuth, Baviera, Germania (24 anni)

“Mi ami più di costoro?”


L a cosa più importante della mia vita è sem-
pre stata la mia famiglia e a soli cinque anni ave-
mi sono resa conto che questo “sì” significava
anche la rinuncia ai miei progetti di matrimonio
vo già un unico sogno: “Da grande vorrei vi- e di famiglia e inoltre anche la separazione dalla
vere vicino ai miei genitori, sposarmi e avere mia amata, grande famiglia. Perciò ho custodito
molti bambini”. Non avrei potuto immaginare nel mio cuore questo segreto del mio “sì” con
un futuro diverso. Quando la mia mamma mi tutti i sentimenti contrastanti.
chiedeva: “Ma che cosa accadrebbe, se Dio
avesse per te un piano diverso?”, ogni volta
la mia risposta era la stessa: “Non avrà un al-
V acillando fra Gesù e i miei desideri, ho
dovuto guardare in faccia la realtà: pur volendo
tro piano per me, io diventerò una madre di sfuggire alla chiamata di Gesù, questa mi richia-
famiglia!”. mava tutti i giorni, in maniera delicata, ma insi-
Una mattina nel 2004, era appena iniziato l’An- stente. Solo durante l’ultimo anno di scuola, ho
no dell’Eucaristia, mia mamma ha chiesto a tutta potuto mettere tutti i miei desideri nelle mani del
la famiglia: “Che ne pensate di andare ogni Signore e confessare ai miei genitori che per il
giorno alla Santa Messa durante l’anno eu- futuro avevo pensato alla vita religiosa. Mia ma-
caristico?”. Oh, che idea! Non avevo nulla in dre ha sorriso senza dire una parola e mio padre
contrario ad andare alla Santa Messa, ma tutti ha domandato con aria sorpresa: “Tu?”.
i giorni! Non me lo sarei potuta immaginare. Dopo aver confidato ai miei genitori il mio se-
All’inizio sono andata malvolentieri e solo per greto, ho cominciato a pregare per il posto nel
far felice mia madre. Ma dopo sei mesi, nel mio quale mi voleva Gesù. Mi venivano in mente
intimo, ho cominciato ad amare queste Messe due, tre comunità, inclusa la Famiglia di Maria.
quotidiane e anche a riflettere di più su Gesù. A cinque anni avevo conosciuto sr. Angela, della
Mi piaceva il rosario e ogni giorno chiedevo alla nostra comunità, quando durante un soggiorno
Madonna di farmi conoscere in futuro un buon negli Stati Uniti era stata ospitata nella nostra fa-
marito cattolico. All’epoca avevo quindici anni. miglia. Inoltre, alcuni dei giovani sacerdoti pro-
Nell’anno successivo avevo mantenuto l’abi- vengono dalla parrocchia di Denver. Perciò sono
tudine della Santa Messa quotidiana e anche andata in Europa per una visita alla Casa Madre
dell’adorazione, ed è allora che è capitata una in Slovacchia. Mi è piaciuto subito, ma non ero
svolta decisiva. Nel periodo natalizio, ho av- ancora pronta e matura per rimanerci. Accom-
vertito per la prima volta che Gesù mi chiedeva pagnata dalla preghiera e guidata spiritualmente,
di donarGli la vita come sorella consacrata. Un ho deciso di tornare negli Stati Uniti per cono-
tale pensiero non mi sarebbe mai potuto venire scere anche altre comunità.
in mente da solo; sorprendentemente ho detto di I successivi sei mesi passati a casa sono stati
“sì” a Gesù senza pensarci due volte. Solo dopo difficili, ma importanti. Mi sono sentita persa e

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incompresa. Nessuna comunità rispondeva alle nella Famiglia di Maria. “Ma non ce la faccio
mie richieste e la preghiera mi sembrava senza un’altra volta a lasciare la mia famiglia, il
senso. A volte ho pensato che sarebbe stato più mio paese, la mia cultura, insomma, tutto!”:
facile spingere un camion in montagna che deci- idee che in un attimo mi sono passate per la
dermi ad andare in chiesa per l’adorazione. Mia mente; poi mi sono ripresa, ho pregato e aperto
mamma mi ha sempre incoraggiata con dolcez- il Vangelo. Gesù mi ha posto la stessa doman-
za: “Megan, non è ora di andare all’adora- da di Pietro: “Mi ami tu più di costoro?”. In
zione?”, altrimenti avrei rinunciato. Ma anche quel momento ho saputo la risposta con una cer-
nei momenti in cui mi dicevo: “Non ho più vo- tezza irrevocabile. È stata la stessa che poi ho
glia di cercare e di lottare. Vorrei solo spo- dato tre anni dopo con la mia promessa solenne:
sarmi”, dovevo poi riconoscere con sincerità: “Vengo, vengo per amore!”. Felice di essere
“Megan, tu ti sei già donata a Gesù. Tu sai ora una giovane sorella della Famiglia di Maria,
che Egli è il migliore!”. posso ripetere con gratitudine verso la miseri-
Dopo quattro mesi, finalmente, ho potuto vi- cordia di Dio: “Non c’è nulla che ho dato a
sitare due comunità. Non erano i posti per me Lui, che Egli non mi abbia ricompensato in
e ho capito con chiarezza che Gesù mi chiama modo ancora più bello!”.

Sr. Mary Elizabeth Pippin da Denver, Colorado, USA (21 anni)

Il mio cuore era inquieto!


H o conosciuto la mia famiglia spirituale nel
2000 mentre mi trovavo in Svizzera nel semi-
esperienza all’estero e nella mia attività di inse-
gnante per ragazzi affetti da problematiche par-
nario pedagogico. Mi era venuta in mente un’i- ticolari.
dea “pazza”: trascorrere le vacanze estive a New
York, precisamente nel Bronx, a Brooklyn o a
Harlem. Appena diciottenne, senza esperienza e
D urante gli studi di sei anni per diventare
insegnante di scuola elementare (1998-2004), ho
inoltre “bianca”, avevo pensato di rendermi utile dovuto affrontare tre periodi di pratica. Quanto
nel ghetto della gente di colore, impegnandomi mi sarebbe piaciuto adoperarmi in un progetto
con le suore di Madre Teresa e tra i più poveri sociale, fondato sulla fede cattolica, in America
dei poveri. Questo progetto non si è realizza- latina o in Africa! Ma evidentemente non do-
to, perché ho accettato un’altra offerta: passare veva succedere. Sono andata invece in Belgio,
l’estate in Slovacchia, nella Casa Madre delle dove per tre mesi ho collaborato presso un Isti-
sorelle della Famiglia di Maria. Queste quattro tuto dei Salesiani a Liège. Dopo, sempre come
settimane sono state per me e per la mia vita di praticante, ho lavorato come assistente infermie-
preghiera molto determinanti. All’epoca però ra nell’ospedale universitario di Lausanne e ho
non pensavo minimamente a una vocazione. compreso meglio cosa significasse l’assistenza
ai sofferenti nella vita quotidiana. Dopo è segui-
Fra questa prima visita in Casa Madre e il mio ta un’esperienza nel Centro di protezione per i
ingresso nel postulato sono passati sette anni di bambini a St. Gallen, dove, attraverso casi pre-
lotta e ricerca, durante i quali sono stata sostenu- cisi, ho avuto la prova di quanto sia inutile vo-
ta, sopportata e portata dall’affetto cristiano del- ler risolvere tutti i problemi solo umanamente,
la mia famiglia. Guardando indietro, comprendo senza Dio.
come la presenza silenziosa e discreta di Gesù Mentre i miei compagni di studio, dopo l’esa-
mi abbia accompagnato negli studi, nella mia me finale nel 2004, hanno fatto domanda per

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un posto di lavoro, io sono andata per sei mesi mento a ragazzi diversamente abili, che avevo
in Argentina. Lì mi sono fatta un’idea della si- iniziato dopo il mio ritorno dall’Argentina e che
tuazione della scuola e anche delle condizioni di accompagnavano già il mio impegno professio-
vita negli ambienti più poveri. Ho visitato una nale, nella preghiera ho compreso sempre più
prigione di sicurezza e ho avuto anche modo che avrei dovuto donare a Dio un anno della mia
di incontrare Gesù nei bambini di strada e nei vita. Per questo dopo due anni, alla fine di un
senza tetto. Particolarmente in quel periodo, mi anno di studi, ho lasciato il lavoro, senza sapere
sono interrogata sul senso della mia vita. Devo come sarebbe stato il mio futuro. In questo stato
ammettere che il mondo con tutto il suo fascino, di incertezza, spesso ho perso il coraggio, la spe-
le sue offerte e i suoi allettamenti non mi ha la- ranza e la fiducia, ma non la sete di Dio.
sciato indifferente. Amavo viaggiare, perché mi
piaceva scoprire novità e durante gli studi avevo
praticato tanti sport. Oltre alla corsa, al nuoto,
I l 23 settembre 2007, anniversario della mor-
te di padre Pio, per la seconda volta ho ottenuto
alla bicicletta e alla pallavolo, ho passato gran il permesso di andare a Stará Halič, nella Casa
parte del mio tempo libero con l’equitazione, Madre della Famiglia di Maria. Inizialmente ho
particolarmente il dressage. La discoteca non mi voluto rimanere solo sei mesi, per conoscere
è mai interessata, ma il ballo era diventato una meglio Gesù e imparare ad amarLo di più, ma
vera passione: soprattutto mi piacevano tanto i l’uomo propone e Dio dispone! In Gesù ho tro-
balli sudamericani. Eppure anche dopo entusia- vato l’amore della mia vita.
smanti serate di ballo, avvertivo un vuoto inte- Ora, per il futuro, mi rimane solo la possibilità
riore, un desiderio di qualche cosa di più. Nono- di meravigliarmi della fedeltà e della misericor-
stante avessi tutto – un ragazzo, la professione, dia di Gesù, alle quali non ho risposto per tanto
amici, alcune attività per il tempo libero – il mio tempo. Tanto più ora voglio appartenere esclusi-
cuore non era sereno. vamente a Lui e compiacerLo con la mia vita e
Durante gli studi di pedagogia per l’insegna- con il mio dono totale.

Sr. Maria Bernarda Frei, di Mörschwil, Svizzera (28 anni)

Nel 2004, durante il suo soggiorno di sei mesi in Argentina, Sr. Maria Bernarda non avrebbe mai immaginato che la sua prima
esperienza di giovane sorella missionaria si sarebbe svolta non molto lontano da questo paese e precisamente in Uruguay.

“In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose
a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a Me”.
Mt 25,40

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