10 08 San Giovanni Calabria 8 Ottobre

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LITURGIA DELLE ORE

8 ottobre San Giovanni Calabria, sacerdote e fondatore

Solennità

Nacque a Verona da poveri genitori 1'8 ottobre 1873. Consacrato sacerdote nel 1901, fondò le
Congregazioni dei "Poveri Servi" e delle "Povere Serve della Divina Provvidenza" e aprì ambienti adatti per
assistere orfani, abbandonati, emarginati ed ammalati col programma evangelico di "cercare prima di tutto
il regno di Dio e la sua giustizia", confidando nel Signore e nella sua Provvidenza per tutte le altre cose.
Prevedendo la missione dei laici nella Chiesa, fondò anche la "Famiglia dei Fratelli Esterni", formata appunto
da laici, con l'impegno di vivere lo spirito dei "Poveri Servi" nella loro famiglia e nell'esercizio della loro
professione civile. Pregò, scrisse, soffrì e si fece animatore di coraggiose iniziative per un più trasparente
ritorno al Vangelo, per l'unione dei cristiani e perché la Chiesa, in tutti i suoi membri, "diventasse sempre
più santa e senza ruga". Morì il 4 dicembre 1954.

Dal Comune dei pastori o dei santi della carità.

UFFICIO DELLE LETTURE

Seconda Lettura Dalle "Lettere ai suoi religiosi", 1° luglio 1949 (Arch. St. Doc. 6040, pp. 292-293)

La Divina Provvidenza è una tenera Madre

Il compito che la Divina Provvidenza ci affida è ravvivare in questo povero mondo la fede, con la parola e
soprattutto con l'esempio. Dio, l'anima, l'eternità, per molti sono parole quasi vuote di senso. Noi invece
viviamo di questa fede sicura ed incrollabile, che non viene meno in qualunque prova, fosse anche la
persecuzione e la morte stessa. Dio non ha bisogno di essere dimostrato, ma portato da noi. L'esempio vale
più di qualunque apologia. Oh, se vivessimo davvero le grandi verità della nostra fede: l'ineffabile mistero
dell'Incarnazione, il Presepio, il Calvario, l'Eucaristia, Dio in mezzo a noi, con noi e in noi! Sono misteri che
dovrebbero rapirci in estasi di corrispondenza e di amore! Le prediche non si va più ad ascoltarle, ma se gli
uomini vedessero queste verità realmente vissute, quali felici e sante impressioni ne riceverebbero! Ma
dove, miei cari ed amati fratelli, attingeremo questa viva fede, se non alle pure sorgenti del santo Vangelo?
Per questo tante volte vi ho detto e ripetuto che dobbiamo essere altrettanti Cristi e Vangeli viventi, per
essere fari di luce alla povera umanità brancolante nelle fitte tenebre di tanti errori, nel fango di tanti vizi. E'
come l'eco del comando di Gesù Benedetto: "Così risplenda la vostra luce dinanzi agli uomini, affinché
vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che sta nei Cieli" (Mt 5, 16). Nelle quali parole
notate bene come Gesù, richiamando il pensiero di Dio, lo chiama "Padre", ed anzi "Padre nostro". Voglio
dirvi, miei cari fratelli che la fede vera e genuina considera Dio non solo come creatore e Signore, ma
soprattutto come Padre. Fede quindi nella paternità di Dio, e perciò fiducia illimitata, filiale abbandono alla
divina Provvidenza, che è caratteristica tutta propria della nostra Opera, uno degl'insegnamenti che il
Signore vuol dare per mezzo di essa al mondo. Ricordiamoci che la divina Provvidenza è una tenera Madre
che tutto ordina per il nostro bene, anzi per il nostro maggior bene; dobbiamo sentirci portati dalle sue
materne mani (cfr. Os 11, 4). E' vero, molte volte dobbiamo soffrire, e la natura può provarne talvolta quasi
sgomento. Non meravigliamoci; anche Gesù conobbe la tristezza, il tedio e la paura, giungendo a pre-gare il
Padre di allontanare da lui l'amaro calice, soggiungendo però che si rimetteva alla sua paterna volontà (cfr.
Lc 22, 42). Adesso noi vediamo solo l'orditura del lavoro e il rovescio del ricamo. Potrà sembrare che tutto
sia confusione, ma quando potremo vedere il lavoro finito e il diritto del ricamo, allora essi ci appariranno in
tutta la loro magnifica e meravigliosa fattura. Deh, che non vi siano mai angustie e ansie! Potrà il Signore
permettere qualche grave prova per saggiare la nostra fede; non dovremmo allora turbarci, ma piuttosto
godere e sentirci, direi quasi, nella "perfetta letizia". Stiamo certi che se la coscienza ci dice che siamo fedeli
alla nostra santa vocazione, dopo la prova la Provvidenza verrà con "misura ricolma, agitata e scossa" (cfr. Lc
6, 38).

Responsorio Sal 16, 8. 7

R/. Custodiscimi, Signore, come la pupilla dell'occhio; * proteggimi all'ombra delle tue ali.

V/. Mostrami i prodigi del tuo amore, tu che salvi chi si affida alla tua destra;

R/. Proteggimi all'ombra delle tue ali.

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