Le Ore Della Passione
Le Ore Della Passione
Le Ore Della Passione
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La Serva di Dio LUISA PICCARRETA, “LA PICCOLA FIGLIA DELLA DIVINA VOLONTÀ”, come
Gesù stesso la chiama.
È importante precisare che la stesura di queste “ORE DELLA PASSIONE” non è frutto della
penna brillante di una scrittrice, ma frutto della continua contemplazione e condivisione della
Passione di Gesù, che quest’anima ha fatto nel corso di più di trent’anni, da quando cioè si offrì
come vittima insieme a Gesù, all’età di 16 anni, fino al momento di metterle per scritto, verso il 1913-
1914. Ciò fece soltanto per ubbidienza al Padre Annibale M. Di Francia, oggi canonizzato.
Non è, dunque, facile letteratura mistica, di chi desidera rendere pubbliche le proprie presunte
visioni o rivelazioni soprannaturali; si tratta invece di una dolorosa testimonianza, di una vita
crocifissa per amore, in lunghi anni di letto, vissuti da Luisa nella preghiera e nel silenzio, nel
nascondimento e nell’ubbidienza. E solo l’ubbidienza è riuscita, con immensa violenza che Luisa
deve fare su se stessa, a farla scrivere.
Questo libro è stato scritto, non dalla cultura, non dall’arte dello scrittore, non da un desiderio di
far conoscere le proprie visioni o rivelazioni, non da un misticismo falso e pericoloso, ma dalla
“Signora Ubbidienza”
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Questo libro ci mostra, ci offre la Passione di Gesù, il suo dolore ed il suo Amore (e con Gesù,
inseparabilmente unita, la sua e nostra dolce Mamma Addolorata); ma tutto questo arriva fino a noi
attraverso la vita immolata di Luisa.
Lei può dire con San Paolo: “E se il nostro vangelo rimane velato, lo è per coloro che si
perdono, ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo
splendore del glorioso vangelo di Cristo, che è immagine di Dio. Noi infatti non predichiamo noi
stessi, ma Cristo Gesù Signore. Quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù. E Dio, che
disse “Rifulga la luce delle tenebre”, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della
gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché
appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte,
ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma
non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di
Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2ª Cor 4,3-10).
Luisa possiede (e ci offre) un preziosissimo tesoro nel suo povero vaso di creta: LA
PASSIONE DI GESÙ IN LEI. Non è il contenitore che nobilita il contenuto, ma è il contrario.
Luisa è certamente una poverissima creatura (dal punto di vista umano), una di quelle persone
che, agli occhi degli uomini, “non contano”. Ma il Signore le assicura che, se avesse trovato un’altra
più piccola e più povera di lei, ad essa si sarebbe rivolto per affidarle questo compito. Le sue vie non
sono le nostre vie. A noi non resta che contemplare stupiti e adorare in silenzio.
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Confessori avuti: quattro Sacerdoti, incaricati dai vari Arcivescovi diocesani, si presero cura di
Luisa, successivamente, per tutto il tempo della sua vita, oltre ad altri confessori straordinari.
Sant’Annibale M. Di Francia, che frequentò Luisa gli ultimi 17 anni della sua vita, fu incaricato
dall’Arcivescovo di Trani di esaminare come censore i suoi scritti, ai quali diede il “nulla osta”.
Direttore spirituale: questo compito volle riservarlo a Sé Nostro Signore, fin dalla prima Comunione
e Cresima di Luisa, all’età di nove anni. Da allora Gesù incominciò a farle sentire internamente la
Sua voce, ammaestrandola, correggendola, rimproverandola se occorreva, facendole insegna-
menti sulla Croce, sulle virtù, sulla Sua vita nascosta... Soprattutto, perché la doveva istruire e
guidare in una cosa, che nessuna creatura sarebbe mai stata in grado di fare: VIVERE NELLA
DIVINA VOLONTÀ.
Impegni particolari di vita cristiana: Figlia di Maria, all’età di undici anni; Terziaria Domenicana,
con il nome di SUOR MADDALENA, quando aveva diciotto anni.
Esperienze mistiche straordinarie: Oltre a sentire internamente la voce di Gesù, Luisa aveva
tredici anni quando, dal balcone di casa ebbe la prima visione di Gesù, che, portando la croce,
alzò gli occhi verso di lei, in atto di chiederle aiuto. D’allora in poi e per sempre si accese in Luisa
una insaziabile brama di patire per amore di Gesù. Iniziarono allora per lei le prime sofferenze
fisiche, sebbene nascoste, della Passione di Gesù, in aggiunta alle tante pene indicibili spirituali
(la privazione di Gesù) e morali (il fatto che il suo patire fu scoperto dalla famiglia, che lo scambiò
per malattia, quindi fu noto a tanti altri, e, infine le incomprensioni e le ostilità da parte dei
sacerdoti, dai quali però si rese conto che dipendeva totalmente). A tutto questo si aggiunse una
terribile prova, che durò tre anni (dall’età di tredici anni ai sedici), di lotta contro i demoni,
resistendo ai loro assalti, suggestioni, tentazioni e tormenti, fino alla loro piena sconfitta. All’ultimo
assalto che subì in questa lotta, Luisa perdette i sensi ed ebbe una seconda visione di Gesù
penante per le offese dei peccatori. Fu allora che accettò lo stato di VITTIMA, al quale Gesù e la
Madonna Addolorata la invitavano. In seguito, moltiplicandosi queste visioni di Gesù, Luisa
partecipava abitualmente alle pene della Passione, in particolare all’incoronazione di spine. Effetto
della quale fu l’impossibilità di mangiare, rimettendo sempre tutto e vivendo, dall’età di sedici anni
in poi, in una totale INEDIA fino alla sua morte. Si nutrì soltanto dell’Eucarestia. Il suo cibo era LA
VOLONTÀ DEL PADRE.
Un altro segno straordinario: A causa delle sempre più acute sofferenze della Passione di Gesù,
Luisa spesso perdeva i sensi e restava IMPIETRITA (delle volte per molti giorni), fino a quando un
sacerdote –di solito il Confessore– non veniva a richiamarla da quello stato di morte, mediante
la benedizione e per santa obbedienza.
“Altro fenomeno straordinario (attesta il suo ultimo Confessore, D. Benedetto Calvi): in 64 anni
inchiodata nel lettino, non subì mai piaga di decubito”.
Luisa morì all’età di 81 anni, il 4 marzo 1947, dopo quindici giorni di malattia, l’unica accertata in
vita sua: una forte polmonite. Morì alla fine della notte, alla stessa ora in cui tutti i giorni il Confessore
la faceva rinvenire dallo stato di morte. Scrive ancora Don Benedetto:
“Fenomeni straordinari in morte. Come si vede nella foto, il cadavere di Luisa sta col corpo seduto
sul lettino, proprio come quando viveva, né fu possibile distenderlo con le forze di varie persone.
Rimase in quella posizione, per cui si dovette costruire una cassa tutta speciale.
Attenzione, straordinario: tutto il corpo non subì la RIGIDITÀ CADAVERICA che a tutti i corpi
umani segue dopo la morte. Si poteva vedere tutti i giorni che rimase esposta alla vista di tutto il
popolo di Corato e di moltissimi forestieri, venuti appositamente a Corato per vedere e toccare con le
proprie mani IL CASO UNICO E MERAVIGLIOSO: poter, senza sforzo alcuno, muovere capo in tutti
i versi, alzare le braccia, piegarle, piegare le mani e tutte
le dita. Si potevano alzare anche le palpebre ed osser-
vare gli occhi lucidi e non velati. Luisa sembrava viva e
che dormiva, mentre un convegno di medici, apposita-
mente convocati, dichiarava, dopo attento esame del
cadavere, che Luisa era realmente morta e che quindi si
doveva pensare ad una morte vera e non ad una morte
apparente, come da tutti si immaginava. Si fu costretti,
col consenso dell’Autorità civile e del medico sanitario, a
farla rimanere per quattro, dico, QUATTRO GIORNI, sul
suo lettino di morte, senza dare segno alcuno di
corruzione, per soddisfare la folla che si accalcava...”
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Doni mistici straordinari: Un anno dopo essere rimasta definitivamente nel letto, all’età di ventitré
anni ricevette la grazia dello “Sposalizio Mistico” (16 Ottobre 1888), che undici mesi dopo le fu
rinnovato in Cielo alla presenza della SS. Trinità, adombrata nelle virtù teologali (Fede, Speranza,
Carità). Proprio in tale occasione fu concesso per la prima volta a Lei, IL DONO DEL DIVIN
VOLERE. Poco dopo si aggiunse un ultimo vincolo con Gesù: “lo Sposalizio della Croce”. (D’allora
Gesù le comunicò le dolorosissime stimmate della sua Passione, acconsentendo tuttavia alla
richiesta di Luisa, di lasciarle invisibili). Crocifissione rinnovata frequentemente.
Fonti di notizie su Luisa: I testimoni di Luisa sono tanti, perfettamente attendibili per serietà, virtù e
competenza; tra questi numerose religiose e sacerdoti, teologi e professori, qualche futuro Vesco-
vo e Cardinale e persino un Santo, il Padre Annibale Maria Di Francia. Ma la principale fonte di
notizie è, soprattutto, la testimonianza che ha dato di se stessa (di quanto Dio ha fatto in lei),
avallata dal sacrificio dell’obbedienza, per la quale Luisa ha dovuto scrivere le proprie esperienze.
Quali sono questi scritti? Sono, fondamentalmente, il suo diario autobiografico (36 VOLUMI,
intitolati da Gesù: “Il Regno della mia Divina Volontà in mezzo alle creature. Libro di Cielo. Il
richiamo della creatura nell’ordine, al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio”). Il primo
volume narra la vita vissuta fino al momento in cui le venne dato l’ordine di scrivere (28 Febbraio
1899), completato con un “Quaderno di memorie dell’infanzia”, scritto nel 1926. Terminò di
scrivere quando non ebbe più il dovere di farlo, il 28 dicembre del 1938, avendo completato il 36°
ed ultimo volume. Numerosissime sono inoltre le preghiere, novene, ecc. da lei scritte. A petizione
del Santo Padre Annibale, verso il 1913 o 1914 scrisse queste “ORE DELLA PASSIONE”, alle
quali aggiunse posteriormente alcune “Considerazioni e pie pratiche”. Più avanti scrisse anche 31
meditazioni per il mese di Maggio, intitolate “LA VERGINE MARIA NEL REGNO DELLA DIVINA
VOLONTÀ”, in data 6 Maggio 1930. Infine esiste un nutrito epistolario di Luisa, soprattutto degli
ultimi anni della sua vita.
Missione di Luisa: Nella sua bella testimonianza, Sant’Annibale M. Di Francia ha scritto: “Nostro
Signore, che di secolo in secolo accresce sempre di più le meraviglie del suo Amore, pare che di
questa vergine, che Egli chiama la più piccola che abbia trovato sulla terra, destituita da ogni
istruzione, abbia voluto formare uno strumento adatto per una missione così sublime, che
nessun’altra le si possa paragonare, cioè IL TRIONFO DELLA DIVINA VOLONTÀ sull’uni-
verso orbe, in conformità con quanto è detto nel Pater Noster: FIAT VOLUNTAS TUA, SICUT
IN COELO ET IN TERRA”.
Gesù stesso le disse: “La tua missione è grande, perché non si tratta della sola santità
personale, ma si tratta di abbracciare tutto e tutti e PREPARARE IL REGNO DELLA MIA
VOLONTÀ ALLE UMANE GENERAZIONI”. Per questo motivo Gesù ha chiamato Luisa ad essere
la Capostipite della “seconda generazione dei Figli della Luce”: lei è “la Tromba” –le dice– che deve
chiamare a raccolta la nuova generazione così ardentemente sospirata; lei è “LA FIGLIA
PRIMOGENITA”, “la segretaria e la scrivana di Gesù”, “la maestra della scienza più sublime”, qual è
la DIVINA VOLONTÀ, ecc... Sono tutti titoli con cui Gesù frequentemente la nomina. Luisa è,
insomma, “LA PICCOLA FIGLIA DELLA DIVINA VOLONTÀ” (Titolo con cui lei stessa firma le sue
lettere e che si legge sulla sua tomba, nella sua parrocchia, Santa Maria Greca, a Corato).
Cosa pensa la Chiesa di Luisa? Pochi anni dopo la sua morte, la S. Congregazione del Santo
Uffizio autorizzò la sua sepoltura nella sua chiesa parrocchiale, S. Maria Greca, a Corato. Nel
Marzo del 1994 autorizzò l’Arcivescovo di Trani l’apertura della sua Causa di Beatificazione, la
quale ebbe luogo il 20 Novembre 1994, Solennità di Cristo Re. Il 2 Febbraio 1996 l’attuale S.
Congregazione per Dottrina della Fede (ex Santo Uffizio) rimise nelle mani dell’Arcivescovo gli
scritti di Luisa che erano stati portati in quell’archivio nel 1938. Infine il 29 Ottobre 2005 fu
conclusa ufficialmente la Causa a livello diocesano, passando così alla Sacra Congregazione per
le Cause dei Santi.
“La (piccola) figlia del Re è tutta splendore;
perle e tessuto d’oro sono il suo vestito;
in preziosi ricami è presentata al Re;
con lei, le vergini compagne a Te sono condotte,
entrano insieme nel Palazzo Regale...”
(Salmo 44)
L’istinto di Fede del popolo cristiano la conosce e la ricorda significativamente come
“LUISA LA SANTA”.
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Luisa aveva 17 anni quando, nel Natale del 1882, fece una novena di preparazione alla Festa.
La voce interna di Gesù la illustrava in questa contemplazione di nove ore ogni giorno. Ebbe, alla
fine, una inattesa visione di Gesù Bambino, che la invitava a salire di più nella vita della sua Grazia e
del suo Amore. A tale scopo, le ingiunse di continuare a fare altre 24 meditazioni sulla Sua passione
e morte in Croce, distribuendole nelle 24 ore della giornata.
Trentuno anni più tardi (nel 1913 e 1914) Luisa dovette scrivere sotto ubbidienza queste “ORE
DELLA PASSIONE”. Ma fin d’allora Luisa era assidua a questo esercizio, che con la grazia di Dio
(dice lei) non aveva lasciato. Fin d’allora aveva scritto “LE ORE DELLA PASSIONE” nella sua anima!
Quindi il Santo P. Annibale M. Di Francia le pubblicò in quattro edizioni, dando egli stesso il titolo
di “OROLOGIO DELLA PASSIONE”:
- Prima edizione (1915): 5.000 copie.
- Seconda (1916): 2.000 copie.
- Terza (1917): 10.000 copie.
- Quarta (1924): 15.000 copie.
Tutte e quattro le edizioni avevano il “nulla osta” e l’“imprimatur”. Nella
terza e quarta edizione, il Padre Annibale aggiunse un’appendice, dal titolo
“TRATTATO” (o “PICCOLO TRATTATO”) SULLA DIVINA VOLONTÀ”,
costituito da diversi brani o capitoli scelti da alcuni volumi di Luisa.
Sant’Annibale morì nel 1927 e l’impegno di pubblicare gli scritti fu ripreso
da D. Benedetto Calvi, l’ultimo Confessore di Luisa. Egli fece la quinta
edizione delle “Ore della Passione” (1934) col “nulla osta”, e già ne
preparava una sesta, quando in Germania quest’opera uscì tradotta in
tedesco a cura del P. Ludwig Beda, O.S.B., in due edizioni, con
“imprimatur”. Era la traduzione della quinta edizione italiana. In tedesco, la prima edizione (1936) fu
di 25.000 copie; la seconda (1938), di 30.000 copie.
Altre traduzioni si preparavano in diverse nazioni. Il libro, dunque, si diffuse ampiamente durante
più di 23 anni, destando grande favore ed entusiasmo. Avendo sempre approvazione ecclesia-
stica, fu oggetto di numerose favorevoli recensioni.
Diversi testimoni riferiscono che il Sant’Annibale M. Di Francia, che godeva di grande fiducia da
parte del Papa San Pio X, un giorno arrivò a casa di Luisa, particolarmente contento, e raccontò di
aver portato il libro al Santo Padre. Il Papa volle che gli leggesse un po’ ed egli lesse l’Ora della
crocifissione; ad un certo punto il Papa lo interruppe dicendo: “Non così, Padre, ma in ginocchio
bisogna leggere; è Gesù Cristo che parla”.
Questo libro fu ritirato dalla circolazione dopo che, in data 31 Agosto 1938, fu messo all’Indice
dei libri proibiti, con un decreto del S. Ufficio.
Altri due libri di Luisa, pubblicati dal suo Confessore (“NEL REGNO DELLA DIVINA VOLONTÀ”
e “LA REGINA DEL CIELO NEL REGNO DELLA DIVINA VOLONTÀ”) subirono la stessa sorte.
Mai è stato detto ufficialmente quale fosse il motivo.
Ma lo stesso “Indice dei libri proibiti”, che esisteva fin dal 1559, è stato abolito nel suo valore
giuridico, con una notificazione della stessa Congregazione per la Dottrina della fede (già Santo
Ufficio). Di esso rimane il suo valore morale, nel senso che è sempre un dovere di coscienza non
mettere in pericolo la fede o i costumi con letture fuorvianti o pericolose. Quindi, la proibizione vera
e propria non esiste più. Non solo, ma “con la beatificazione del Beato Annibale M. Di Francia
SONO STATI APPROVATI DALLA CHIESA ANCHE I SUOI SCRITTI e quindi ANCHE LE
PREFAZIONI ALLE OPERE DI LUISA” 1. E questo, soprattutto, con l’apertura della Causa per la
beatificazione della stessa Luisa, fatta a Corato il 20.11.1994 e la consegna dei suoi scritti da parte
della Sacra Congregazione.
C’è un tempo per ogni cosa sotto il sole; è giunto il tempo in cui la Chiesa vuole mettere la luce
sul candelabro, e cioè Luisa nel posto che la Divina Volontà le ha preparato nella sua Chiesa. A lode
e gloria di Dio.
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- Dall’omelia di S.E. Mons. Carata il 23 Gennaio 1991 nella chiesa di S. Domenico in Corato.
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«L’ OROLOGIO DELLA PASSIONE
scritto da persona devota»
La Divina Provvidenza, che in ogni tempo suscita anime che la conoscano, che la amino e che
la facciano conoscere ed amare dagli altri, ha suscitato un’anima, per come ho accennato nel primo
capitolo di questo breve trattato, che si è consacrata alle pene del Divino Redentore.
La particolare ispirazione che ha avuto quest’anima, forma un nuovo e assai proficuo metodo
sul modo come contemplare i patimenti di Nostro Signore Gesù Cristo; cioè, richiamare ad una ad
una le ventiquattro ore, dalle ore 5 pomeridiane del Giovedì Santo fino alle ore 5 pomeridiane del
Venerdì Santo; e contemplare ora per ora quello che Gesù Cristo ha sofferto successivamente in
quelle 24 ore.
Abbiamo detto nuovo questo metodo, non in quanto alla riduzione dei patimenti di Nostro
Signore alle 24 ore, ma in quanto alla forma, ai sentimenti ed agli scopi che formano un tutto nuovo.
Non è dunque nuovo il dividere nelle 24 ore la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo; perché
ciò è quello che si chiama OROLOGIO DELLA PASSIONE, e che si trova in molti libri devoti, come
la Filotea del Riva, il Giardino Spirituale, non che le operette spirituali del Dottore della Chiesa S.
Alfonso; sebbene nei diversi Autori esiste qualche piccola differenza negli orari.
Come ognuno vede, questa devozione dell’OROLOGIO DOLOROSO, tra tutte quelle che
riguardano la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo e i dolori della sua SS.ma Madre, è tra le
primarie, perché analizza e medita uno per uno tutti i patimenti esterni ed interni dell’adorabile Nostro
Redentore Gesù Cristo. È una specie di Via Crucis più intera e completa, perché prende Nostro
Signore non dalla condanna a morte del tribunale di Pilato, ma comincia da dove propriamente
cominciò la dolorosa Passione, cioè dal licenziamento di Nostro Signore Gesù Cristo alla sua SS.ma
Madre (come è pia universale credenza) per andare a morire, al che segue il Cenacolo, l’Orto, la
cattura, ecc.
Ma quello che vi è di nuovo nell’OROLOGIO DELLA PASSIONE dell’Anima solitaria che lo
scrisse e me lo fidò, si è, in primo luogo, che della riparazione delle 24 ore non ha fatto un solo
accenno, come fanno gli Autori da me sopra citati, contentandosi di dire a mo’ di esempio: Dalle 6
alle 7 del mattino Gesù è condotto a Pilato - dalle 7 alle 8 è condotto ad Erode, ecc. ecc., ma di
quanto avvenne in ogni ora, la estatica Anima solitaria fa una viva descrizione e vi aggiunge
considerazioni, affetti e riparazioni. In secondo luogo, questi affetti e queste riparazioni sono così
singolari, nuovi ed intimi, da non sembrare essere Opera umana, ma celeste.
Tutto appare nuovo in queste sante meditazioni. Sebbene non si meditano che quei misteri
stessi su cui tanto si è scritto e meditato da svariati e santi Autori, non di meno la divina ispirazione,
che sempre opera cose nuove e varia in tante forme la sua grazia (multiformis gratia Dei), si
manifesta per mezzo di quest’anima in un modo tutto singolare.
Premettiamo che la pia persona che scrive non è un letterato, appena conosce il leggere e lo
scrivere. Eppure i patimenti, i maltrattamenti, gli oltraggi, gli strazi dell’adorabile Redentore Gesù
sono al vivo descritti, con termini che penetrano il cuore, lo commuovono, lo impressionano, lo
attirano all’Amore.
L’amore, e dobbiamo notarlo, sì, l’Amore divino, nella sua più tenera espressione, è la nota
predominante di quest’OROLOGIO DELLA PASSIONE: l’amore, cioè, di Gesù Cristo per gli uomini
e l’amore di quest’Anima solitaria per Gesù Cristo. È una innamorata che si effonde nella più
amorosa compassione per il suo Diletto, lo compatisce, lo accarezza, lo abbraccia, lo bacia, lo
ribacia, lo accompagna in tutti i singoli patimenti, con una sostituzione continua, cioè si mette in
essa, per quanto sta in lei, al posto dell’Amato penante e riceve tutto sopra di se, come se in questa
pia sostituzione volesse risparmiare il Sommo Bene ora per allora. Per quest’Anima contemplativa
non c’è passato: essa riproduce le scene come presenti e vi s’immedesima. Nell’eccesso della
compassione e dell’amore essa si spinge con tanto confidente trasporto verso il Diletto, che nel
baciarlo negli occhi, nel volto, sulla bocca, sulle mani, nei piedi, nel Cuore, domanda anch’essa baci
amorosi da Gesù, con una tal confidenza, che in poche anime delle più amanti si riscontra la simile.
È la Sposa dei Cantici che esclama: “mi baci Egli col bacio delle sue labbra”. Non si può mettere in
dubbio che se a Nostro Signore piace molto il riverente timore, non meno piace al suo amatissimo
Cuore la filiale e tenera fiducia. E come non averla in Colui che potendo salvarci con lo spargere una
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sola stilla del Sangue suo preziosissimo, tutto lo volle spargere in mezzo ai più inauditi tormenti ed ai
più ignominiosi oltraggi, per dimostrarci quanto ci ama? Forse chiede assai un’anima quando chiede
baci a quel Gesù che pur ci ha dato e ci da sempre tutto se stesso? E perché dovrebbero trattenerci
da questa gran fiducia d’amore i nostri peccati, quando ce ne siamo purificati con la penitenza e
l’umiltà? Forse non è vero che il Padre del Prodigo figliolo, quando se lo vide ritornare, gli gettò le
braccia al collo e lo colmò di baci? (Lc. 15,17). E la pecorella sulle spalle del Buon Pastore non sarà
stata anch’essa accarezzata e baciata? Forse non è vero ciò che diceva quell’angelica innamorata di
Gesù, S. Agnese: “Io amo Colui che quanto più l’abbracciò e col tocco, tanto più diventò pura e
casta?” Ah! che la confidenza amorosa, che parte da un cuore umile, si ruba il Cuore di Dio! È in
questo modo che si diventa bambini, come insegnò Nostro Signore quando, abbracciando al suo
seno amoroso un tenero fanciullo disse: “Di questi è il Regno dei Cieli” (Mt. 18,2).
Tale è la fiducia che traspira da ogni pagina di quest’OROLOGIO DELLA PASSIONE. E l’anima
che si mette in mano questo libro e s’interna in questo pio esercizio con questa guida, a poco a poco
si troverà partecipe dei sentimenti, della compassione, dell’amore, della confidenza di cui esso è
pieno e riboccante.
Alle volte, l’Anima solitaria, in questo libro, introduce a parlare Nostro Signore Gesù Cristo; e
allora quelle parole che essa riferisce non sono più un particolare suo sentimento, ma un’ispirazione
che si manifesta con quelle espressioni di cui l’anima è capace: poiché ogni ispirazione ed ogni
rivelazione che passa per il canale umano scaturisce a secondo della capacità ovvero dell’intuito
mistico dello stesso soggetto. Da ciò la diversità di esprimersi delle anime contemplative sopra uno
stesso argomento.
Ma se l’anima autrice di quest’OROLOGIO DOLOROSO riesce nuova negli effetti, è nuovissima
e, sarei per dire, unica nelle riparazioni.
In verità, la riparazione di tutte le offese che riceve Nostro Signore Gesù Cristo è stata sempre il
principale oggetto di tante anime amanti, di tanti libri di devozione e talvolta di speciali rivelazioni.
Così per esempio, abbiamo gli scritti della Beata 2 Margherita Alacoque, che nella devozione del
Cuore SS. di Gesù include delle speciali riparazioni. Più dirette ancora a questo scopo sono le
devozioni del nome SS.mo di Gesù e del suo Sacro Volto, in cui ebbe belle rivelazioni la Venerabile
Suor Maria di S. Pietro, carmelitana. Ordinariamente tutte queste riparazioni vengono formate di
ossequi, di ammende e di preghiere.
Le riparazioni di quest’ OROLOGIO DELLA PASSIONE sono invece una immedesimazione
con le stesse riparazioni di Nostro Signore Gesù Cristo. È un internarsi nei sentimenti del Cuore
SS di Gesù, nei suoi divini patimenti; e con Gesù che patisce, che prega, che offre e che ripara,
l’anima compatisce, prega, offre, ripara. E per che cosa ripara? Qui le riparazioni si estendono, si
moltiplicano all’infinito e si adattano ad ogni specie di peccato che possa avere relazione coi singoli
patimenti di Nostro Signore. Dalla prima all’ultima parola, si può dire, quest’opera è una continua e
svariata riparazione di tutti i peccati con tutte le loro specie, e non solamente delle colpe gravi, ma
anche delle più lievi; e non solamente dei peccati che venivano commessi contro la Persona
adorabile di Gesù Cristo, quando era nelle mani dei suoi nemici, ma di tutte le colpe presenti,
passate e future, in persona di tutti i peccatori, sia presciti che eletti. L’anima compaziente 3 si tuffa,
direi quasi, in ogni patimento di Nostro Signore; ne misura, per quanto può farlo essere umano,
l’infinito abisso, e unendosi alle infinite intenzioni riparatrici dell’Uomo-Dio penante, offre a Lui, offre
al Padre, offre alla Divina Giustizia riparazioni infinite per tutti e per tutto!
È appunto la grande, necessaria, universale riparazione che richiedono i nostri tempi, le
moltiplicate iniquità delle presenti generazioni!
DEL VALORE ED UTILITÀ DI QUEST’ORA
SULL’ OROLOGIO DELLA PASSIONE,
E QUANTO TORNI GRADITA A NOSTRO SIGNORE
Con la dovuta riserva e con la più perfetta sottomissione al giudizio della Santa Chiesa, e non
richiedendo altra fede che l’umana, giusto il sapiente Decreto di Urbano VIII, io trascrivo qui alcune
rivelazioni che Nostro Signore Gesù Cristo avrebbe fatto a quell’Anima solitaria di cui ispirò
quest’opera: rivelazioni che mostrerebbero quanto sia grato al Cuore adorabile di Gesù che se ne
faccia profitto.
Comincio col riportare una lettera inviatami dalla persona Autrice:
2
- Oggi canonizzata.
3
- “Compaziente”, cioè, l’anima si fa corredentrice.
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“Molto Reverendo Padre, ecco, finalmente le rimetto le Ore scritte della Passione, e tutto a gloria
di Nostro Signore. Le accludo pure un altro foglietto in cui si contengono gli effetti, i meriti e le
promesse di Gesù per chi fa queste Ore della Passione. Io credo che se colui che le mediterà è
peccatore, si convertirà, se è imperfetto diverrà perfetto, se è santo si farà più santo, se è tentato,
troverà la vittoria, se è sofferente troverà in queste ore la forza, la medicina, il conforto; e se l’anima
sua è debole e povera, troverà un cibo spirituale ed uno specchio dove si rimirerà di continuo per
abbellirsi e farsi simile a Gesù nostro modello.
È tanto il compiacimento che ne prova Gesù benedetto dalla meditazione di queste ORE, che
vorrebbe che almeno di queste meditazioni vi fosse una copia per ogni città o paese, da praticarsi,
perché allora avverrebbe come se in quelle riparazioni Gesù sentisse riprodursi la sua stessa voce e
le sue preghiere, quali le levava al Padre suo nelle 24 ore della sua dolorosa Passione; e se ciò si
facesse almeno in ogni paese o città da alquante anime, Gesù par che mi faccia intendere che la
Divina Giustizia rimarrebbe in parte placata e verrebbero in parte arrestati e come smorzati i suoi
flagelli in questi tristi tempi di strazi e di spargimento di sangue. Faccia Lei, reverendo Padre, appello
a tutti; compia così l’opera che il mio amabile Gesù mi ha fatto fare.
Onde Le dico pure che lo scopo di queste ORE DELLA PASSIONE non tanto è di raccontare la
storia della Passione, perché molti libri ci sono che trattano questo pietoso argomento e non sarebbe
stato necessario farne un altro; ma lo scopo è LA RIPARAZIONE, unendo insieme (si noti) i diversi
punti della Passione di Nostro Signore con la diversità di tante offese, e insieme a Gesù farne degna
riparazione, rifacendolo quasi di tutto ciò che le creature tutte Gli debbono; e da ciò i diversi modi di
riparare in queste ORE, cioè in alcuni tratti si benedice, in altri si compatisce, in altri si loda, in altri
si conforta il penante Gesù, in altri si compensa, in altri si supplica, si prega, si domanda. Perciò
lascio a Lei, Reverendo Padre, di far conoscere con una prefazione lo scopo di questi scritti”.
Il foglietto di cui l’Autrice parla in principio della sua trascritta lettera, contiene quanto appresso
Nostro Signore le ha detto...
Trovandomi nel mio solito stato, stavo pensando alla Passione di Nostro Signore, e mentre ciò
facevo è venuto e mi ha detto: “Figlia mia, mi è tanto gradito chi va ruminando sempre la mia
Passione e ne sente dispiacere e mi compatisce, che mi sento come rinfrancato da tutto ciò che
soffrii nel corso della mia Passione; e l’anima, ruminandola sempre, viene ad apprestare un cibo
continuo. In questo cibo ci sono diversi condimenti e sapori, che formano diversi effetti; sicché, se nel
corso della mia Passione mi diedero funi e catene per legarmi, l’anima mi scioglie e mi dà la libertà;
quelli mi disprezzarono, mi sputarono e disonorarono; essa mi apprezza, mi pulisce da quegli sputi e
mi onora. Quelli mi spogliarono e mi flagellarono; essa mi risana e mi veste. Quelli mi coronarono di
spine, trattandomi da re di burla, mi amareggiarono la bocca di fiele e mi crocifissero; l’anima,
ruminando tutte le mie pene, mi corona di gloria e mi onora per suo Re, mi riempie la bocca di
dolcezza dandomi il cibo più squisito, qual è la memoria delle mie stesse opere, e, schiodandomi
dalla Croce, mi fa risorgere nel suo cuore, dandole Io per ricompensa, ogniqualvolta fa ciò, una
nuova vita di Grazia: sicché essa è il mio cibo, ed Io mi faccio suo cibo continuo. Onde la cosa che
più mi piace è il ruminare sempre la mia Passione.” (9 Novembre 1906)
“Figlia mia, chi pensa sempre alla mia Passione forma nel suo cuore una sorgente, e quanto più
vi pensa, tanto più questa sorgente s’ingrandisce. E siccome le acque che sorgono sono acque
comuni a tutti, così questa sorgente della mia Passione, che si forma nel cuore, serve a bene
dell’anima, a gloria mia e a bene delle creature.”
Ed io: “Dimmi, mio Bene, che cosa darai in compenso a quelli che faranno LE ORE DELLA
PASSIONE come Tu me le hai insegnate?”
E Lui: “Figlia mia, queste ORE non le riguarderò come cose vostre, ma come cose fatte da Me, e
vi darò i miei stessi meriti, come se Io stessi soffrendo in atto la mia Passione; e così vi farò
conseguire gli stessi effetti, a seconda delle disposizioni delle anime. Questo in terra, per cui del mio
cosa maggiore non potrei darvi. Poi, in Cielo queste anime me le metterò di fronte, saettandole con
saette d’amore e di contenti, per quante volte hanno fatto LE ORE DELLA MIA PASSIONE, e loro
saetteranno Me. Che dolce incanto sarà questo a tutti i Beati!” (10 Aprile 1913).
11
Stavo pensando alle ORE DELLA PASSIONE scritte 4 e come sono senza indulgenza; quindi chi
le fa non guadagna, mentre ci sono tante preghiere arricchite di tante indulgenze... Mentre ciò
pensavo, il mio sempre amabile Gesù, tutto benignità, mi ha detto: “Figlia mia, con le preghiere
indulgenziate si guadagna qualche cosa. Invece, LE ORE DELLA MIA PASSIONE, che sono le
stesse mie preghiere, le mie riparazioni e tutto amore, sono uscite proprio dal fondo del mio Cuore.
Hai forse dimenticato quante volte mi sono unito con te per farle insieme e ho cambiato i flagelli in
grazie su tutta la terra? Quindi, è tale e tanto il mio compiacimento, che invece dell’indulgenza do
all’anima una manata d’amore, che contiene prezzi incalcolabili d’infinito valore. E poi, quando le
cose sono fatte per puro amore, il mio Amore vi trova lo sfogo, e non è indifferente che la creatura
dia sollievo e sfogo all’Amore del Creatore.” (6 Settembre 1913)
Stavo scrivendo LE ORE DELLA PASSIONE e pensavo tra me: Quanti sacrifici nello scrivere
queste benedette ORE DELLA PASSIONE, specie nel mettere su carta certi atti interni, che solo tra
me e Gesù erano passati! Quale ne sarà la ricompensa che Egli mi darà? E Gesù, facendomi sentire
la sua voce tenera e dolce, mi ha detto: “Figlia mia, per compenso che hai scritto LE ORE DELLA
PASSIONE, per ogni parola che hai scritto ti darò un bacio, un’anima.”
Ed io: “Amor mio, questo a me; e a quelli che le faranno, che darai?”
E Gesù: “Se le faranno insieme con Me e con la mia stessa Volontà, ad ogni parola che
reciteranno darò loro un’anima, perché tutta la maggiore o minore efficacia di queste ORE DELLA
PASSIONE sta nella maggiore o minore unione che hanno con Me. E facendole con la mia Volontà,
la creatura si nasconde nel mio Volere, ed agendo il mio Volere, posso fare tutti i beni che voglio,
anche per mezzo di una sola parola. E questo, ogni volta che le farete.”
Un’altra volta stavo lamentandomi con Gesù che, dopo tanti sacrifici nello scrivere queste ORE
DELLA PASSIONE, erano tanto poche le anime che le facevano.
Ed Egli: “Figlia mia, non ti lamentare: ancorché fosse una sola, ne dovresti essere contenta. Non
avrei sofferto tutta la mia Passione, anche se si dovesse salvare una sola anima? Così tu. Mai si
deve omettere il bene, perché pochi se ne valgano; tutto il male è per chi non ne approfitta. E come
la mia Passione fece acquistare il merito alla mia Umanità, come se tutti si salvassero, ad onta che
non tutti si salvano (perché la mia Volontà era quella di salvarli tutti, e meritai a seconda che Io
volevo, non a seconda del profitto che ne avrebbero fatto le creature), così tu: a seconda che la tua
volontà si è immedesimata con la Mia, di voler fare bene a tutti, così ne resterai ricompensata. Tutto
il male è di quelli che, potendo, non lo fanno. Queste ORE sono le più preziose di tutte, perché non è
altro che ripetere ciò che feci nel corso della mia vita mortale e ciò che continuo a fare nel SS.
Sacramento. Quando sento queste ORE DELLA MIA PASSIONE, sento la mia stessa voce, le mie
stesse preghiere; in quell’anima vedo la mia Volontà, qual è quella di volere il bene di tutti e di
riparare per tutti, ed Io mi sento trasportato a dimorare in essa, per poter fare in lei ciò che fa lei
stessa. Oh, quanto amerei che anche una sola per paese facesse queste ORE DELLA MIA
PASSIONE! Sentirei Me in ogni paese, e la mia Giustizia, in questi tempi grandemente sdegnata, ne
resterebbe in parte placata.”
Aggiungo che un giorno stavo facendo l’ORA in cui la Celeste Mamma diede sepoltura a Gesù,
ed io la seguivo appresso per tenerle compagnia nella sua amara desolazione, per compatirla.
Questa non ero solita di farla sempre, solo qualche volta. Ora, stavo indecisa se dovevo farla o no.
E Gesù benedetto, tutto amore e come se mi pregasse, mi ha detto: “Figlia mia, non voglio che
la tralasci; la farai per amor mio, in onore della mia Mamma. Sappi che ogni qual volta tu la fai, la mia
Mamma si sente come se stesse in persona sulla terra, a ripetere la sua vita, e quindi quella gloria
ed amore che diede a Me sulla terra; ed Io sento come se stesse di nuovo la mia Mamma sulla terra,
e le sue tenerezze materne, il suo amore e tutta la gloria che Lei mi diede. Quindi, ti terrò in conto di
Madre”.
Onde, abbracciandomi, mi sentivo dire zitto, zitto: “Mamma mia, mamma”, e mi suggeriva ciò
che fece e soffrì la dolce Mamma in quest’ora, ed io la seguivo. E d’allora in poi non l’ho più
tralasciata, aiutata dalla sua Grazia. (Ottobre 1914)
Stavo facendo LE ORE DELLA PASSIONE, e Gesù, tutto compiacendosi, mi ha detto: “Figlia
mia, se tu sapessi il mio grande compiacimento che provo nel vederti ripetere e di nuovo ripetere, tu
4
- È la prima volta che dice che sono scritte.
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ne resteresti felice. È vero che i miei Santi hanno meditato la mia Passione e hanno compreso
quanto ho sofferto e si sono sciolti in lacrime di compassione, tanto da sentirsi consumare per amore
delle mie pene, ma in un modo non così continuato e sempre ripetuto con quest’ordine. Sicché posso
dire che tu sei la prima che mi dà questo gusto così grande e speciale e vai sminuzzando in te ora
per ora la mia Vita e ciò che soffrii. Ed Io mi sento tanto attirato, che ora per ora te ne do il cibo e
mangio con te lo stesso cibo, e faccio insieme con te ciò che fai tu. Sappi però che te ne compenserò
abbondantemente di nuova luce e nuove grazie; e anche dopo la tua morte, ogni qual volta si
faranno sulla terra dalle anime queste ORE DELLA MIA PASSIONE, Io in Cielo ti ammanterò di
nuova luce e gloria”. (4 Novembre 1914).
Continuando il mio solito, il mio adorabile Gesù si faceva vedere tutto circondato di luce, che gli
usciva da dentro della sua SS. Umanità e lo abbelliva, in modo da formare una vista incantevole e
rapitrice. Io sono rimasta sorpresa, e Lui mi ha detto: “Figlia mia, ogni pena che soffrii, ogni goccia di
sangue, ogni piaga, preghiera, azione, passo, ecc. produsse una luce nella mia Umanità, da
abbellirmi in modo da tenere rapiti tutti i Beati. Ora, l’anima ad ogni pensiero che fa della mia
Passione, ad ogni compatimento, riparazione, ecc. non fa altro che attingere luce dalla mia Umanità
ed abbellirsi a mia somiglianza. Sicché un pensiero di più sulla mia Passione sarà una luce di più,
che le porterà un gaudio eterno”. (23 Aprile 1916).
Trovandomi nel mio solito stato, mi sono trovata fuori di me stessa e ho trovato il mio sempre
amabile Gesù, tutto grondante di sangue, con una orribile corona di spine. A stento mi guardava
attraverso le spine e mi ha detto: “Figlia mia, il mondo si è squilibrato perché ha perduto il pensiero
della mia Passione. Nelle tenebre non ha trovato la luce della mia Passione che lo rischiarava, con la
quale, facendogli conoscere il mio amore e quante pene mi costano le anime, poteva rivolgersi ad
amare Chi veramente lo ha amato; e la luce della mia Passione, guidandolo, lo metteva in guardia da
tutti i pericoli. Nella debolezza non ha trovato la forza della mia Passione che lo sosteneva;
nell’impazienza non ha trovato lo specchio della mia pazienza, vergognandosi, si sarebbe fatto un
dovere dominare se stesso. Nelle pene non ha trovato il conforto delle pene di un Dio, che
sostenendo le sue, gli infondeva amore al patire. Nel peccato non ha trovato la mia Santità, che
facendogli fronte, gli infondeva odio alla colpa... Ah, in tutto ha prevaricato l’uomo, perché si è
scostato in tutto da Chi poteva aiutarlo. Quindi, il mondo ha perduto l’equilibrio. Ha fatto come un
bambino, che non ha voluto riconoscere più la madre; come un discepolo che, sconoscendo il
maestro, non ha voluto più sentire i suoi insegnamenti né imparare le sue lezioni. Che ne sarà di
questo bambino o di questo discepolo? Saranno il dolore di se stessi e il terrore e il dolore della
società... Tale è divenuto l’uomo: terrore e dolore, ma dolore senza pietà. Ah, l’uomo peggiora,
peggiora sempre, ed Io lo piango con lacrime di sangue!” (2 Febbraio 1917).
… Stavo fondendomi tutta nel mio dolce Gesù e poi mi riversavo tutta nelle creature, per dare a
tutte tutto Gesù; e il mio amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, ogni qual volta la creatura si fonde in
Me, dà a tutte le creature un flusso di Vita Divina, e le creature, a seconda che ne hanno bisogno,
ottengono il loro effetto: chi è debole sente la forza, chi è ostinato nella colpa riceve luce, chi soffre
riceve conforto, e così di tutto il resto”.
Poi mi sono trovata fuori di me stessa; mi trovavo in mezzo a tante anime –pareva che fossero
anime purganti e santi– che nominavano una persona di mia conoscenza, morta da non molto, e mi
dicevano: “Lui si sente come felice nel vedere che non c’è anima che entri in Purgatorio, che non
porti l’impronta delle ORE DELLA PASSIONE, e aiutata e corteggiata da queste ORE prenda posto
in luogo sicuro; e non c’è anima che voli in Paradiso, che non sia accompagnata da queste ORE
DELLA PASSIONE. Queste ORE fanno piovere da Cielo continua rugiada sulla terra, nel Purgatorio
e fin nel Cielo.”
Nel sentire ciò, dicevo tra me: Forse il mio amato Gesù, per mantenere la parola data, che per
ogni parola delle ORE DELLA PASSIONE avrebbe dato un’anima, fa che non ci sia anima salva che
non si serva di queste ORE.
Dopo sono tornata in me stessa e, avendo trovato il mio dolce Gesù, gli ho domandato se fosse
vero. E Lui: “Queste ORE sono l’ordine dell’Universo e mettono in armonia il Cielo e la terra, e mi
contengono di non mandare il mondo a sfascio. Sento mettere in circolazione il mio sangue, le mie
piaghe, il mio amore e tutto ciò che feci, e scorrono su tutti per salvare tutti. E come le anime fanno
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queste ORE DELLA PASSIONE, mi sento mettere in via il mio sangue, le mie piaghe, le mie ansie di
salvare le anime. E sentendomi ripetere la mia Vita, come possono ottenere alcun bene le creature,
se non per mezzo di queste ORE?... Perché ne dubiti? La cosa non è tua, ma mia; tu sei stata lo
sforzato e debole strumento”. (16 Maggio 1917).
Continuando le solite ORE DELLA PASSIONE, il mio amabile Gesù mi ha detto: “Figlia mia, il
mondo sta in continuo atto di rinnovare la mia Passione, e, siccome la mia immensità involge tutto,
dentro e fuori delle creature, così dal loro contatto sono costretto a ricevere chiodi, spine, flagelli,
disprezzi, sputi e tutto il resto che soffrii nella Passione e anche di più. Ora, chi fa queste ORE
DELLA MIA PASSIONE, al contatto di queste anime mi sento togliere i chiodi, frantumare le spine,
raddolcire le piaghe, togliere gli sputi; mi sento contraccambiare in bene il male che mi fanno gli altri;
ed Io, sentendo che il loro contatto non mi fa male, ma bene, mi appoggio sempre più su di loro”.
Oltre a ciò, ritornando il benedetto Gesù a parlare di queste ORE DELLA PASSIONE, ha detto:
“Figlia mia, sappi che col fare queste Ore, l’anima prende i miei pensieri e li fa suoi, prende le mie più
intime fibre, e li fa suoi, ed elevandosi su, tra il Cielo e la Terra, fa il mio stesso ufficio e come
corredentrice dice insieme con me: Ecce ego, mitte me; voglio ripararti per tutti, risponderti per tutti
ed impetrare il bene per tutti”. (6 Novembre 1914).
Questa mattina il benedetto Gesù, nel venire, mi ha detto: “Figlia mia, le croci, le mortificazioni e
qualunque specie di croce che va intinta nel pensiero della mia Passione perde la metà dell’asprezza
e del peso”.
Poi, come un lampo, è scomparso. Mentre facevo certe riparazioni e adorazioni nel mio interno,
Egli è ritornato e ha soggiunto: “È tanta la mia consolazione nel vedere rifatto in te ciò che la mia
Umanità fece molti secoli innanzi, perché qualunque cosa che Io determinai che ciascun’anima
facesse, fu fatta prima nella mia Umanità. Se l’anima corrisponde, rifà in se stessa ciò che Io feci per
essa; se poi non corrisponde a ciò, resta fatto solo in Me, provando Io un’amarezza inesprimibile.” (5
Giugno 1905).
Aggiungo che pensavo tra me alla dolce Mamma, e Gesù mi ha detto: “Figlia mia, alla mia cara
Mamma mai sfuggì il pensiero della mia Passione, e a forza di ripeterla si riempì tutta, tutta di Me.
Così succede all’anima: a forza di ripetere ciò che Io soffrii, viene a riempirsi di Me.” (24 Marzo
1913).
Stavo pregando per un’anima moribonda con un certo timore ed ansietà, e il mio amabile Gesù,
venendo, mi ha detto: “Figlia mia, perché temi? Non sai tu che per ogni parola della mia Passione,
per ogni pensiero, compatimento, riparazione, ricordo delle mie pene, tante vie di comunicazione
come elettricità si aprono tra Me e l’anima, e quindi di tante svariate bellezze si va adornando
l’anima? Lei ha fatto LE ORE DELLA PASSIONE ed Io la riceverò come figlia della mia Passione,
vestita del mio Sangue e ornata delle mie piaghe. Questo fiore è cresciuto nel tuo cuore, ed Io lo
benedico e lo ricevo nel Mio come un fiore prediletto”.
E mentre ciò diceva, dal mio cuore si sprigionava un fiore e prendeva il volo verso Gesù. (12
Luglio 1918).
Stavo pensando alla Passione del mio dolce Gesù, onde nel venire mi ha detto: “Figlia mia, ogni
qual volta l’anima pensa alla mia Passione, si ricorda di ciò che ho sofferto o mi compatisce, si
rinnova in lei l’applicazione delle mie pene; il mio sangue sorge per inondarla e le mie piaghe si
mettono in via per sanarla, se è piagata, o per abbellirla, se è sana, e tutti i miei meriti per arricchirla.
Il traffico che fa è sorprendente; è come se mettesse al banco tutto ciò che feci e soffrii e ne
riscuotesse il doppio. Perciò, tutto quello che feci e soffrii sta in continuo atto di darsi all’uomo, come
il sole sta in continuo atto di dare luce e calore alla terra; il mio operato non è soggetto ad
esaurimento. Solo che l’anima lo voglia, e quante volte lo vuole, riceve il frutto della mia Vita. Sicché,
se si ricorda venti, cento mille volte, della mia Passione, tante volte di più godrà gli effetti di essa. Ma
quanto pochi sono quelli che ne fanno tesoro! Con tutto il bene della mia Passione, si vedono anime
deboli, cieche, sorde, mute, zoppe, cadaveri viventi che fanno schifo. Perché? Perché la mia
Passione è messa in oblio.
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Le mie pene, le mie piaghe, il mio sangue sono fortezza che toglie le debolezze, luce che da la
vista ai ciechi, lingua che scioglie le lingue ed apre l’udito, via che raddrizza gli zoppi, vita che
risuscita i morti... Tutti i rimedi che ci vogliono all’umanità, nella mia Vita e Passione ci sono, ma le
creature disprezzano la medicina e non si curano dei rimedi, e perciò si vede che con tutta la mia
Redenzione lo stato dell’uomo deperisce, come affetto da una tisi incurabile. Ma quello che più mi
addolora è vedere persone religiose, che si affaticano per fare acquisto di dottrine, di speculazioni, di
storie, e della mia Passione nulla; sicché la mia Passione molte volte è sbandita dalle chiese, dalla
bocca dei sacerdoti, sicché il loro par-lare è senza luce e i popoli restano più digiuni di prima.” (21
Ottobre 1921).
Stavo facendo LE ORE DELLA PASSIONE, e il benedetto Gesù mi ha detto: “Figlia mia, nel
corso della mia Vita mortale migliaia di angeli corteggiavano la mia Umanità e raccoglievano tutto ciò
che facevo: le parole, le opere, i passi, anche i sospiri, le pene, le gocce del mio sangue, insomma
tutto. Erano angeli deputati alla mia custodia, a rendermi onore, ubbidienti a tutti i miei cenni;
scendevano e salivano al Cielo, per portare al Padre ciò che facevo Io. Ora questi angeli hanno un
ufficio speciale: come l’anima fa memoria della mia Vita, della mia Passione, delle mie preghiere, si
fanno intorno a quest’anima e raccolgono le sue parole, le sue preghiere, i compatimenti che mi fa, le
sue lacrime, le sue offerte, le uniscono alle mie e le portano innanzi alla mia Maestà, per rinnovarmi
la gloria della mia stessa Vita. Ed è tanto il compiacimento degli angeli, che riverenti stanno a sentire
ciò che dice l’anima e pregano insieme con lei... Perciò con quale attenzione e rispetto l’anima deve
fare queste ORE, pensando che gli angeli pendono dalle sue labbra, per ripetere appresso a lei ciò
che essa dice!”
Poi ha soggiunto: “Alle tante amarezze che le creature mi danno, queste ORE sono i piccoli
sorsi dolci che le anime mi danno; ma in confronto ai tanti sorsi amari che ricevo, sono troppo pochi i
dolci. Perciò, più diffusione, più diffusione!” (13 Ottobre 1916).
Stavo afflitta per la privazione del mio dolce Gesù; e se viene, mentre resto respirando un po’ di
vita, resto più afflitta nel vederlo più afflitto di me e che non vuole sapere di placarsi, perché le
creature lo costringono e Gli strappano altri flagelli. Ma mentre flagella, piange la sorte dell’uomo e si
nasconde dentro del cuore, quasi per non vedere ciò che soffre l’uomo... Pare che non si può vivere
in questi tristi tempi, eppure pare che si sta al principio. Onde il mio dolce Gesù, stando io
impensierita della mia dura e triste sorte di dover stare spesso, spesso priva di Lui, è venuto,
gettandomi un braccio al collo, e mi ha detto: “Figlia mia, non accrescere le mie pene con
l’impensierirti. Sono già troppe. Io non mi aspetto questo da te, anzi, voglio che faccia tue le mie
pene, le mie preghiere, tutto me stesso, in modo che Io possa trovare in te un altro me stesso. In
questi tempi voglio grande soddisfazione, e solo chi fa suo me stesso me la può dare. E ciò che in
me trovò il Padre, cioè gloria, compiacimento, amore, soddisfazioni intere, perfette, a bene di tutti, Io
lo voglio trovare in queste anime, che, come altrettanti Gesù, mi rendano la pariglia. E queste
intenzioni le devi ripetere in ogni ORA DELLA PASSIONE che fai, in ogni azione, in tutto; e se non
trovo Io le mie soddisfazioni, ah, per il mondo è finita, i flagelli pioveranno a torrenti! Ah, figlia mia,
ah, figlia mia...!” (9 Dicembre 1916)
- Un metodo è quello di meditare ogni giorno un’ORA, leggendola da soli o in famiglia o con altri.
Così, nel giro di 24 giorni si completano le 24 ORE. Un buon orologio non si ferma mai; la vita non si
ferma mai.
- Un altro metodo sarebbe quello di formare gruppi di quattro, otto, dodici o persino 24 persone,
che possono essere anche famiglie, ognuna delle quali si impegna seriamente a fare una delle ORE,
quella che le viene affidata, e questo per un certo periodo di tempo, prima di cambiare ORA. Un
buon orologio segna tutte le ORE, non ne salta nessuna...
- Un terzo metodo, poi, è quello di fare ogni giorno almeno un’ORA, che sarebbe quella del
momento che capita della giornata; e comunque sarebbe desiderabile arrivare a una tale famigliarità
con LE ORE DELLA PASSIONE, assimilandole al punto di poterle seguire mentalmente nel loro
contenuto lungo tutta la giornata.
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“Fare” un’ ORA DELLA PASSIONE significa leggerla con attenzione, meditandola, completan-
dola, facendola preghiera e vita propria... Si, perché non è la meditazione generica della Passione,
che ognuno fa come può, come si fa per esempio considerando i misteri dolorosi del S. Rosario; ma
è un modo concreto e specifico, ispirato dall’amore di Gesù, di immedesimarsi innanzitutto con
la Volontà Divina e di rivivere in continuazione, ininterrottamente, la sua Vita interiore, tutto ciò
che Egli fece nel corso della sua Passione.
Ogni ORA occupa poco tempo; qualche ORA è più lunga e qualche ORA meno. Una lettera calma
e attenta occupa, in media meno di mezz’ora; qualcuna può essere più lunga. Le ORE difficili da fare
nel tempo indicato, come in genere sono le ore notturne, possono essere spostate in altri momenti.
È importante tuttavia che l’impegno assunto venga mantenuto ogni giorno. Quando una persona
si impegna a fare una certa ORA per un dato periodo di tempo, non deve preoccuparsi col pensiero:
“ma sempre la stessa ORA?”, poiché se si fa con attenzione e con amore dovuto, mai la si trova
uguale; poi conviene esercitarsi nella costanza di farla sempre, non tenendo conto di altro che di
tenere compagnia a Nostro Signore. E dopo un certo tempo, quando si vede che l’OROLOGIO
funziona, si può passare allora a fare altre ORE. Così si comprende dunque, che non è “qualcosa da
leggere” e basta, e nemmeno un esercizio di devozione o di pietà in più, ma si tratta dell’educazione
ad una vita: la Vita interiore che ha vissuto Gesù. In questo modo arriverà il momento in cui oltre
a quello spazio di lettura, quelle riparazioni ed atti interiori di Gesù riempiranno la mente ed il cuore
per tutto il resto dell’ORA e della giornata, mentre si fanno altre cose o si tratta con altre persone.
Allora sentiremo, un po’ alla volta, che Gesù in noi vive non solo la nostra vita ma proprio la sua
Vita.
1.- (Dalle 5 alle 6 del pomeriggio): Gesù si congeda dalla sua Madre.
2.- (Dalle 6 alle 7): Gesù si avvia al Cenacolo.
3.- (Dalle 7 alle 8): L’ultima Cena Legale.
4.- (Dalle 8 alle 9): La Lavanda dei piedi e la Cena Eucaristica.
5.- (Dalle 9 alle 10): La prima ora di agonia nel Getsemani.
6.- (Dalle 10 alle 11): La seconda ora di agonia nel Getsemani.
7.- (Dalle 11 alla mezzanotte): La terza ora di agonia nel Getsemani.
8.- (Dalla mezzanotte all’1): La cattura di Gesù.
9.- (Dall’1 alle 2): Gesù, sbalzato da una rupe, cade nel torrente Cedron.
10.- (Dalle 2 alle 3): Gesù è presentato ad Anna.
11.- (Dalle 3 alle 4): Gesù in casa di Caifa. Negato da Pietro.
12.- (Dalle 4 alle 5): Gesù in balia degli sbirri.
13.- (Dalle 5 alle 6): Gesù in prigione.
14.- (Dalle 6 alle 7): Gesù di nuovo dinanzi a Caifa, che conferma la condanna a morte e
lo invia a Pilato.
15.- (Dalle 7 alle 8): Gesù dinanzi a Pilato; Pilato Lo manda da Erode.
16.- (Dalle 8 alle 9): Gesù è riportato a Pilato e viene posposto a Barabba.
Gesù è flagellato.
17.- (Dalle 9 alle 10): Gesù è coronato di spine; quindi è presentato al popolo:
“Ecco l’Uomo !”. La condanna a morte.
18.- (Dalle 10 alle 11): Gesù prende la Croce e si avvia al Calvario, dove è spogliato.
19.- (Dalle 11 a mezzogiorno): Gesù è crocifisso.
20.- (Da mezzogiorno all’1): Prima ora di agonia sulla Croce. La prima parola.
21.- (Dall’1 alle 2): Seconda ora di agonia sulla Croce. Seconda, terza e quarta parola.
22.- (Dalle 2 alle 3): Terza ora di agonia sulla Croce. Quinta, sesta e settima parola.
La morte di Gesù.
23.- (Dalle 3 alle 4): Gesù morto è trafitto con un colpo di lancia.
La deposizione di Gesù dalla Croce.
24.- (Dalle 4 alle 5): Sepoltura di Gesù. Maria Santissima desolata.
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5 Signor mio Gesù Cristo, prostrato alla tua divina presenza, supplico l’amorosissimo tuo Cuore
che voglia ammettermi alla dolorosa meditazione delle 24 ORE in cui per nostro amore tanto volesti
patire nel Corpo adorabile e nell’Anima tua santissima fino alla morte di Croce. Deh, dammi aiuto,
grazia, amore, profonda compassione e intelligenza dei tuoi patimenti, mentre adesso medito l’ora...
E per quelle che non posso meditare, ti offro la volontà che avrei di farle e intendo
intenzionalmente meditarle in tutte le ore che sono costretto ad applicarmi ai miei doveri o a dormire.
Accetta, o misericordioso Signore, la mia amorosa intenzione e fa’ che sia di profitto per me e per
tutti, come se effettivamente e santamente eseguissi quanto desidererei praticare.
Intanto grazie ti rendo, o mio Gesù, che per mezzo della preghiera mi chiami all’unione con te e,
per piacerti di più, prendo i tuoi pensieri, la tua lingua, il tuo Cuore, e con questo intendo pregare,
fondendomi tutto nella tua Volontà e nel tuo Amore e, stendendo le braccia per abbracciarti, poggio
la mia testa sul tuo Cuore e incomincio...
Mio amabile Gesù, Tu mi hai chiamato in quest’Ora della tua Passione a tenerti compagnia ed io
son venuto. Mi pareva di sentirti, angosciato e dolente, pregare, riparare e patire e con le voci più
commoventi ed eloquenti perorare la salvezza delle anime.
Ho cercato di seguirti in tutto e ora, dovendoti lasciare per le mie solite occupazioni, sento il
dovere di dirti “grazie” e “ti benedico”.
Sì, o Gesù, grazie ti ripeto mille e mille volte e ti benedico per tutto ciò che hai fatto e patito per
me e per tutti. Grazie e ti benedico per ogni goccia di sangue che hai versato, per ogni respiro, per
ogni palpito, per ogni passo, parola, sguardo, amarezza e offesa che hai sopportato. In tutto, o mio
Gesù, intendo segnarti con un “grazie” e un “ti benedico”. Deh, o mio Gesù, fa’ che tutto il mio
essere ti mandi un flusso continuo di ringraziamenti e di benedizioni, in modo da attirare su di me e
su tutti il flusso delle tue benedizioni e grazie. Deh, Gesù, stringimi al tuo Cuore e con le tue mani
santissime segna ogni particella del mio essere col tuo “ti benedico”, per fare che da me altro non
possa uscire che un inno continuo verso di te.
5
- I brani (e alcune ORE intere) che sono originali di Luisa, con sicurezza, sono contrassegnate da una freccia ()
all’inizio e da quest’altra () alla fine. Il resto è stato preso dalla quinta edizione, pubblicata da D. Benedetto Calvi.
Le ORE DELLA PASSIONE sono preghiera di Luisa; pertanto lei ha scritto il soggetto al singolare femminile (nella
desinenza degli aggettivi ecc.) quindi, anche se sono preghiere per tutti, dobbiamo tener conto che molte espressioni e
modi di trattare Gesù sono propri di lei, che è la Sposa, e della sua personalità. Inoltre, le parole di Gesù non sarebbero
dette letteralmente da Lui (come invece nel “Diario”), ma maturate da Luisa nel fondo della sua anima.
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GESÙ SI CONGEDA DALLA SUA MADRE SANTISSIMA
O celeste Mamma, l’ora del distacco già s’appresta ed io a te vengo. O Madre, dammi il tuo
amore e le tue riparazioni, dammi il tuo dolore, perché insieme con te voglio seguire passo a passo
l’adorato Gesù. Ed ecco che Gesù viene, e Tu, con l’animo traboccante d’amore, gli corri incontro, e
nel vederlo così pallido e triste, il Cuore ti si stringe per il dolore, le forze ti vengono meno e sei già
per cadergli ai piedi... O dolce Mamma mia, sai Tu perché è venuto da te l’adorabile Gesù? Ah, Egli
è venuto per darti l’ultimo addio, per dirti l’ultima parola, per ricevere l’ultimo abbraccio! O Mamma,
a te mi stringo con tutta la tenerezza di cui è capace questo mio povero cuore, affinchè stretta e
avvinta a te, anch’io possa ricevere gli abbracci dell’adorabile Gesù. Mi disdegnerai Tu forse? O non
è piuttosto un conforto per il tuo Cuore avere un’anima a te vicina, che ne divida le pene, gli affetti,
le riparazioni?
O Gesù, in quest’ora così straziante per il tuo tenerissimo Cuore, quale ammaestramento non ci
dai Tu di filiale ed amorosa ubbidienza verso la Mamma tua! Quale dolce armonia non passa tra te
e Maria! Che incanto soave d’amore, che sale fino al trono dell’Eterno e si dilata a salvezza di tutte
le creature della terra!
O celeste Mamma mia, sai Tu che vuole da te l’adorato Gesù? Non altro che l’ultima
benedizione. È vero che da tutte le particelle del tuo essere altro non escono che benedizioni e lodi
al tuo Creatore; ma Gesù, nel congedarsi da te, vuol sentire la dolce parola: “Ti benedico, o Figlio”,
e quel “Ti benedico” storna tutte le bestemmie dal suo udito e dolce e soave scende al suo Cuore;
e, quasi a mettere un riparo a tutte le offese delle creature, Gesù vuole il tuo “Ti benedico...”
Anch’io mi unisco a te, o dolce Mamma: sulle ali dei venti voglio girare il Cielo per chiedere al
Padre, allo Spirito Santo, agli angeli tutti, un “Ti benedico” per Gesù, affinché andando da Lui, gli
possa portare le loro benedizioni. E qui in terra voglio andare da tutte le creature e chiedere da ogni
labbro, da ogni palpito, da ogni passo, da ogni respiro, da ogni sguardo, da ogni pensiero,
benedizioni e lodi a Gesù; e se nessuno me le vorrà dare, intendo io darle per loro. O dolce Mamma,
dopo aver girato e rigirato, per chiedere alla Trinità Sacrosanta, agli angeli, alle creature tutte, alla
luce del sole, al profumo dei fiori, alle onde del mare, ad ogni alito di vento, ad ogni favilla di fuoco,
ad ogni foglia che si muove, al luccicar delle stelle, ad ogni movimento della natura un “Ti
benedico”, me ne vengo a te ed insieme alle tue metto le mie benedizioni. Dolce Mamma mia, vedo
che Tu ne ricevi conforto e sollievo e offri a Gesù tutte le mie benedizioni, in riparazione delle
bestemmie e maledizioni che Lui riceve dalle creature... Ma mentre offro tutto a te, sento la tua voce
tremante che dice: “Figlio, benedici me pure!”
O dolce mio amore, Gesù, benedici ancora me insieme alla Mamma tua; benedici i miei pensieri,
il mio cuore, le mie mani, le mie opere, i miei passi e con la Madre tua benedici tutte le creature.
O Madre mia, nel mirare il Volto dell’addolorato Gesù, pallido, triste, straziante, si risveglia in Te
il ricordo dei dolori che tra poco Egli dovrà soffrire. Prevedi il suo Volto coperto di sputi e lo benedici,
il capo trapassato dalle spine, gli occhi bendati, il corpo straziato dai flagelli, le mani e i piedi forati dai
chiodi, e dovunque Egli è per andare Tu lo segui con le tue benedizioni; insieme a te lo seguo
anch’io. Quando Gesù sarà colpito dai flagelli, coronato di spine, schiaffeggiato, trapassato dai
chiodi, dovunque troverà, insieme al tuo, il mio ““Ti benedico”.
O Gesù, o Madre, vi compatisco; immenso è il vostro dolore in questi momenti; il Cuore dell’uno
pare che strappi il Cuore dell’altro. O Madre, strappa il mio cuore dalla terra e legalo forte a Gesù,
affinché, stretto a Lui, possa prendere parte ai tuoi dolori e, mentre vi stringete, vi abbracciate, vi
gettate gli ultimi sguardi, gli ultimi baci, stando io in mezzo ai vostri due Cuori, possa ricevere i vostri
ultimi baci, gli ultimi vostri abbracci. Non vedete che io non posso stare senza di voi, malgrado la mia
miseria e la mia freddezza? Gesù, Mamma, tenetemi stretta a voi; datemi il vostro Amore, il vostro
Volere; saettate il povero mio cuore, stringetemi fra le vostre braccia; e insieme con te, o dolce
Madre, voglio seguire passo passo l’adorato Gesù, con l’intenzione di dargli conforto, sollievo, amore
e riparazione per tutti.
O Gesù, insieme alla Mamma tua ti bacio il piede sinistro, pregandoti di voler perdonare a me e
a tutte le creature per quante volte non abbiamo camminato verso Dio. Bacio il tuo piede destro:
perdona a me e a tutti per quante volte non abbiamo seguito la perfezione che Tu volevi da noi. Ti
bacio la mano sinistra: comunicaci la tua purità. Bacio la tua mano destra: benedicimi tutti i palpiti,
pensieri, affetti, affinché, avvalorati dalla tua benedizione, tutti si santifichino; e con me benedici
ancora tutte le creature e suggella la salvezza delle loro anime con la tua benedizione. Gesù,
insieme alla Mamma tua ti abbraccio e, baciandoti il Cuore, ti prego di mettere in mezzo ai vostri due
cuori il mio, affinché si alimenti continuamente dei vostri stessi affetti e desideri e della vostra stessa
Vita. Così sia.
18
GESÙ SI CONGEDA DALLA SUA MADRE SS.
E SI AVVIA AL CENACOLO
Mio adorabile Gesù, mentre insieme con te ho preso parte ai tuoi dolori e a quelli dell’afflitta
Mamma, vedo che ti decidi a partire per andare dove il Volere del Padre ti chiama. È tanto l’amore
tra Figlio e Madre che vi rende inseparabili, per cui Tu ti lasci nel Cuore della Mamma e la Regina e
dolce Mamma si depone nel tuo, altrimenti vi sarebbe stato impossibile il separarvi. Ma poi,
benedicendovi a vicenda, Tu le dai l’ultimo bacio per rafforzarla negli acerbi dolori che sta per
sostenere, le dai l’ultimo addio e te ne parti. Ma la pallidezza del tuo Volto, le tue labbra tremanti, la
tua voce soffocata, come se volessi dare in pianto nel dirle addio, ah, tutto mi dice quanto soffri nel
lasciarla! Ma per adempiere la Volontà del Padre, coi vostri cuori fusi l’uno nell’altro, a tutto vi
sottoponete, volendo riparare per quelli che, per non vincere le tenerezze dei parenti e amici, i vincoli
e gli attacchi, non si curano di adempiere il Volere Santo di Dio e di corrispondere allo stato di santità
a cui Dio li chiama. Quale l’amore che vuoi dar loro, per contentarsi dell’amore delle creature!
Amabile Amor mio, mentre con te riparo, permettimi che rimanga con la tua Mamma per
consolarla e sostenerla, mentre Tu parti; poi accelererò i passi, per venire a raggiungerti. Ma con mio
sommo dolore vedo che la mia angosciata Mamma trema, ed è tanto il dolore che, mentre fa per dire
al Figlio addio, la voce le muore sulle labbra e non può articolare parola, quasi viene meno e nel suo
deliquio d’amore dice: “Figlio mio, Figlio mio, ti benedico! Che amara separazione, crudele più
di ogni morte...!” Ma il dolore le impedisce ancora di parlare e la rende muta!
Sconsolata Regina, lasciami che ti sostenga, ti asciughi le lacrime e ti compatisca nel tuo amaro
dolore! Mamma mia, io non ti lascerò sola; e Tu prendimi con te, insegnami in questo periodo così
doloroso per te e per Gesù ciò che devo fare, come devo difenderlo, come ripararlo e consolarlo e se
devo mettere la mia vita per difendere la Sua. No, non mi sposterò da sotto il tuo manto. Ai tuoi cenni
volerò da Gesù e gli porgerò il tuo amore, i tuoi affetti, i tuoi baci insieme ai miei, e li metterò in ogni
piaga, in ogni goccia del suo Sangue, in ogni pena e insulto, affinché, sentendo Lui in ogni pena i
baci e l’amore della Mamma, le sue pene restino raddolcite. Poi ritornerò sotto il tuo manto,
portandoti i suoi baci per raddolcire il tuo Cuore trafitto... Mamma mia, il cuore mi batte, voglio andare
da Gesù. E mentre io bacio le tue mani materne, Tu benedicimi come hai benedetto Gesù e
permettimi che vada da Lui.
Mio dolce Gesù, l’amore mi addita i tuoi passi e ti raggiungo, mentre percorri le vie di
Gerusalemme insieme ai tuoi amati discepoli. Ti guardo e ti vedo ancora pallido. Sento la tua voce,
dolce, sì, ma maestosa, tanto da spezzare il cuore dei tuoi discepoli, che ne sono conturbati.
“È l’ultima volta –Tu dici– che percorro queste vie da Me solo; domani le percorrerò legato,
trascinato tra mille insulti”. E additando i punti dove sarai vituperato e straziato, segui a dire: “La
mia vita sta per tramontare quaggiù, come sta per tramontare il sole, e domani a quest’ora
non ci sarò più... Ma come Sole risorgerò il terzo giorno”. Al tuo dire, gli Apostoli divengono
mesti e taciturni e non sanno che rispondere. Ma Tu soggiungi: “Coraggio, non vi abbattete; però
è necessario che o muoia per il bene di voi tutti”.
Così dicendo, sei commosso, ma con voce tremula continui ad istruirli. E prima che ti chiuda nel
Cenacolo guardi il sole che tramonta, come sta per tramontare la tua vita, offri i tuoi passi per quelli
che si trovano al tramonto della vita e dai loro la grazia di farla tramontare in te, riparando per quelli
che, nonostante i dispiaceri e i disinganni della vita, si ostinano a non arrendersi a te ... Poi guardi di
nuovo Gerusalemme, il centro dei tuoi prodigi e delle predilezioni del tuo Cuore, che per contrac-
cambio ti sta preparando la Croce, aguzzando i chiodi per compiere il deicidio, e Tu fremi, ti si
schianta il Cuore e piangi la sua distruzione. Con ciò ripari per tante anime a te consacrate, che con
tanta cura cercavi di formare come portenti del tuo Amore, ed esse, ingrate e incorrispondenti, ti
fanno patire più amarezze... Voglio riparare insieme con te, per raddolcire lo schianto del tuo Cuore.
Ma vedo che resti inorridito alla vista di Gerusalemme e, ritirando lo sguardo, entri nel cenacolo.
Amor mio, stringimi al tuo Cuore, affinché faccia mie le tue amarezze, per offrirle insieme a te, e Tu
guarda pietoso l’anima mia e, versando in essa il tuo Amore, benedicimi.
19
LA CENA LEGALE
O Gesù, già arrivi al Cenacolo insieme con gli amati discepoli e ti metti a cena con loro. Quale
dolcezza, quale affabilità non mostri in tutta la tua Persona, nell’abbassarti a prendere l’ultima volta il
cibo materiale! Ivi tutto è amore in te; anche in questo Tu non solo ripari i peccati di gola, ma impetri
anche la santificazione del cibo e, come questo si converte in forza, così impetri per noi la santità
anche nelle cose più basse e più comuni. Gesù, Vita mia, il tuo sguardo dolce e penetrante pare che
scruti tutti gli Apostoli, e anche in quell’atto di prendere il cibo il tuo Cuore rimane trafitto, nel vedere i
tuoi cari Apostoli deboli e fiacchi ancora, specie il perfido Giuda, che ha già messo piede nell’inferno.
E Tu, dal fondo del Cuore, amaramente dici: “Qual è l’utilità del mio sangue? Ecco un’anima da
me tanto beneficata: è perduta!” E con i tuoi occhi sfavillanti di luce lo guardi, come a volergli far
comprendere il gran male compiuto. Ma la tua suprema Carità ti fa sopportare questo dolore e non lo
fai manifesto neppure ai tuoi amati discepoli...
E mentre soffri per Giuda, il tuo Cuore si vorrebbe
riempire di gioia nel vedere alla sinistra il tuo amato discepolo
Giovanni, tanto che, non potendo contenere più l’amore, atti-
randolo dolcemente a te, gli fai posare il capo sul tuo Cuore,
facendogli provare il Paradiso anticipato. È in quest’ora
solenne che nei due discepoli vengono raffigurati i due popoli,
il reprobo e l’eletto: il reprobo in Giuda, che sente già l’inferno
nel cuore; l’eletto in Giovanni, che in te riposa e gode. O
dolce mio Bene, anch’io mi metto a te vicino e insieme al tuo
amato discepolo voglio poggiare il mio capo stanco sul tuo
Cuore adorabile e pregarti di farmi sentire, anche su questa terra, le delizie del Cielo, onde rapito
dalle dolci armonie del tuo Cuore, la terra non sia per me più terra, ma Cielo. Ma in quelle armonie
dolcissime e divine sento che ti sfuggono dolorosi palpiti: sono per le anime perdute! O Gesù, deh,
non permettere che nuove anime si perdano; fa’ che il tuo palpito, scorrendo nel loro, faccia loro
sentire i palpiti della vita del Cielo, come li sente il tuo amato discepolo Giovanni, e attratti dalla
soavità e dolcezza del tuo Amore, possano tutti arrendersi a te.
O Gesù, mentre rimango nel tuo Cuore, da anche a me il cibo, come lo desti agli Apostoli: il cibo
della tua Divina Volontà, il cibo dell’Amore, il cibo della Divina parola. Mai mi negare, o mio Gesù,
questo cibo che Tu tanto desideri di darmi, in modo da formare in me la tua stessa vita.
Dolce mio Bene, mentre me ne sto a te vicino, vedo che il cibo che Tu prendi insieme ai tuoi cari
discepoli non è altro che un agnello. È questo l’agnello figurativo; e come in questo agnello non
rimane umore vitale per la forza del fuoco, così Tu, Agnello mistico, che tutto devi consumarti per le
creature per forza d’amore, neppure una goccia di sangue serberai per te, versandolo tutto per
amore nostro... Sicché, o Gesù, niente Tu fai che non raffiguri al vivo la tua dolorosissima Passione,
che hai sempre presente nella mente, nel Cuore, in tutto; e ciò m’insegna che, se anch’io avessi
innanzi alla mente e nel cuore il pensiero della tua Passione, mai mi negheresti il cibo dell’amor tuo.
Quanto te ne ringrazio!
O mio Gesù, nessun atto ti sfugge che non abbia me presente e che non intenda farmi un bene
speciale. Perciò ti prego che la tua Passione sia sempre nella mia mente nel mio cuore, nei miei
sguardi, nelle mie opere e nei miei passi, affinché dovunque mi volga, dentro e fuori di me, trovi te
sempre a me presente; e dammi la grazia che mai dimentichi ciò che hai sofferto e patito per me.
Questa sia la mia calamita, in modo che, attirando tutto il mio essere in te, non possa io allontanarmi
mai più da te.
LA CENA EUCARISTICA
Dolce Amor mio, incontentabile sempre nel tuo Amore, vedo che mentre finisci la cena legale
insieme coi tuoi cari discepoli ti alzi da tavola e, unito con loro, innalzi l’inno di ringraziamento al
Padre per avervi dato il cibo, volendo riparare con ciò tutte le mancanze di ringraziamento che non
fanno le creature, per i tanti mezzi che ci dà per il mantenimento della vita corporale. Perciò Tu, o
Gesù, in ciò che fai, tocchi o vedi, hai sempre sul labbro la parola “Grazie ti siano rese, o Padre”...
Anch’io, Gesù, unito a te, prendo la parola dalle tue stesse labbra e dirò sempre e in tutto: “Grazie
per me e per tutti”, per continuare la riparazione per le mancanze di ringraziamento.
20
LA LAVANDA DEI PIEDI
Ma, o mio Gesù, il tuo amore pare che non ha posa... Vedo che fai sedere di nuovo i tuoi amati
discepoli; prendi un catino di acqua, ti cingi di bianca tovaglia e ti prostri ai piedi degli Apostoli, in
gesto così umile da attirare l’attenzione di tutto il Cielo e farlo rimanere estatico. Gli stessi apostoli
rimangono quasi senza moto, nel vederti prostrato ai loro piedi... Ma dimmi, Amor mio, che vuoi?
Che intendi con quest’atto così umile? Umiltà mai vista e che mai si vedrà!
“Ah, figlia mia, voglio tutte le anime e, prostrato ai
loro piedi, come povero mendico, le chiedo, le im-
portuno e, piangendo, tramo loro insidie d’amore per
averle...! Voglio, prostrato ai loro piedi, con questo
catino d’acqua mescolata con le mie lacrime lavarle da
qualunque imperfezione e prepararli a ricevere Me nel
Sacramento... Mi sta tanto a cuore quest’atto di rice-
vermi nell’Eucarestia, che non voglio affidare questo
ufficio agli angeli e neppure alla mia cara Mamma, ma
o stesso voglio purificarne anche le fibre più intime,
per disporli a ricevere il Frutto del Sacramento; e negli
Apostoli intendevo preparare tutte le anime. ntendo
riparare tutte le opere sante e l’amministrazione dei
Sacramenti soprattutto fatta dai Sacerdoti con spirito
di superbia, [opere] vuote di spirito divino e disinteresse... Ah, quante opere buone mi giun-
gono più per farmi disonore che per darmi onore! Più per amareggiarmi che per compiacermi!
Più per darmi morte che per darmi vita! Queste sono le offese che più mi contristano... Ah, sì,
figlia mia, numera tutte le offese più intime che mi fanno e riparami con le mie stesse
riparazioni; consola il mio Cuore amareggiato”.
O mio afflitto Bene, faccio mia la tua Vita ed insieme con te intendo ripararti tutte queste offese.
Voglio entrare nei più intimi nascondigli del tuo Cuore Divino e riparare col tuo stesso Cuore le offese
più intime e segrete che ricevi dai tuoi più cari. Voglio, o mio Gesù, seguirti in tutto e insieme con te
voglio girare per tutte le anime che ti devono ricevere nell’Eucarestia ed entrare nei loro cuori, e
insieme alle tue metto le mie mani per purificarle. Deh, o Gesù, con queste tue lacrime ed acqua, con
cui lavasti i piedi degli Apostoli, laviamo le anime che ti devono ricevere, purifichiamo i loro cuori,
infiammiamoli, scuotiamone la polvere di cui sono imbrattati, affinché ricevendoti, Tu possa trovare
in loro le tue compiacenze anziché le tue amarezze.
Ma, affettuoso mio Bene, mentre stai tutto intento a lavare i piedi degli Apostoli, ti guardo e vedo
un altro dolore che trafigge il tuo Cuore Sacratissimo. Questi Apostoli ti rappresentano tutti i futuri figli
della Chiesa e ciascuno di loro la serie di ciascuno dei tuoi dolori... In chi le debolezze, in chi gli
inganni; in questo le ipocrisie, in quello l’amore smodato agli interessi; in S. Pietro le mancanze di
proposito e tutte le offese dei capi della Chiesa; in S. Giovanni le offese dei tuoi più fidi; in Giuda tutti
gli apostati, con tutta la serie dei gravi mali che da questi si commettono... Ah, il tuo Cuore è
soffocato dal dolore e dall’amore, tanto che, non potendo reggere, ti soffermi ai piedi di ciascun
Apostolo e dai in pianto, preghi e ripari per ciascuna di queste offese e impetri per tutti il rimedio
opportuno... Mio Gesù, anch’io mi unisco a te; faccio mie le tue preghiere, le tue riparazioni e i tuoi
rimedi opportuni per ciascun’anima. Voglio mescolare le mie lacrime alle tue, affinché Tu mai sia
solo, ma sempre mi abbia con te per dividere insieme le tue pene.
Ma mentre t’inoltri, dolce Amor mio, nel lavare i piedi degli Apostoli, vedo che già sei ai piedi di
Giuda. Ti sento il respiro affannoso... Vedo che non solo piangi, ma singhiozzi, e mentre lavi quei
piedi, te li baci, te li stringi al Cuore e, non potendo parlare con la voce perché soffocata dal pianto, lo
guardi con quegli occhi gonfi di lacrime e gli dici col Cuore: “Figlio mio, deh, ti prego con le voci
delle lacrime, non andare all’inferno! Dammi la tua anima, che prostrato ai tuoi piedi ti chiedo.
Dì, che vuoi? Che pretendi? Tutto ti darò, purché non ti perda. Deh, risparmia questo dolore a
Me, tuo Dio!” E ritorni a stringerti quei piedi al tuo Cuore. Ma vedendo la durezza di Giuda, il tuo
Cuore è messo alle strette, il tuo Cuore ti soffoca e stai in atto di venir meno... Cuor mio e Vita mia,
permettimi che ti sostenga fra le mie braccia. Capisco che questi sono i tuoi stratagemmi amorosi,
che usi con ciascun peccatore ostinato. Deh, ti prego, Cuor mio, mentre ti compatisco e ti riparo le
offese che ricevi dalle anime che si ostinano a non volersi convertire, giriamo insieme la terra e dove
stanno i peccatori ostinati diamo loro le tue lacrime per ammollirli, i tuoi baci e le tue strette d’amore
per incatenarli a te, in modo da non poter sfuggire, e così rinfrancarti nel dolore della perdita di
Giuda.
21
ISTITUZIONE DELL’ EUCARISTIA
Mio Gesù, gioia e delizia mia, vedo che il tuo Amore corre e rapidamente corre. Ti alzi, dolente
come sei, e quasi corri all’altare dov’è preparato il pane ed il vino per la consacrazione. Ti vedo, Cuor
mio, che prendi un aspetto tutto nuovo e non mai visto: la tua Divina Persona prende un aspetto
tenero, amoroso, affettuoso; i tuoi occhi sfolgorano luce, più che fossero soli; il tuo volto roseo è
splendente; le tue labbra sorridenti e bruciate d’amore; le tue mani creatrici si mettono in atteg-
giamento di creare... Ti vedo, Amor mio, tutto trasformato; la Divinità pare come se traboccasse fuori
dall’Umanità. Cuor mio e Vita mia, Gesù, questo tuo aspetto non mai visto chiama l’attenzione di tutti
gli Apostoli; sono presi da un dolce incanto e non osano neppure fiatare. La dolce Mamma corre in
spirito ai piedi dell’altare, a mirare i portenti del tuo Amore. Gli angeli scendono dal Cielo e si
domandano tra loro: “Che c’è? Che c’è?” Sono vere follie, veri eccessi! Un Dio che crea, non il Cielo
o la terra, ma se stesso... E dove? Dentro la materia vilissima di poco pane e poco vino...
Ma mentre sono tutti intorno a te, o Amore insaziabile, vedo che prendi il pane tra le mani, lo offri
al Padre, e sento la tua voce dolcissima che dice: “Padre Santo, grazie ti siano rese, che sempre
esaudisci il Figlio tuo. Padre Santo, concorri con Me. Tu, un giorno, mi mandasti dal Cielo in
terra ad incarnarmi nel seno della Mamma mia, per venire a salvare i nostri figli; ora
permettimi che m’incarni in ciascun’ostia, per continuare la loro salvezza ed essere Vita di
ciascuno dei miei figli... Vedi, o Padre? Poche ore restano della mia Vita: chi avrà il cuore di
lasciare i miei figli orfani e soli? Molti sono i loro nemici, le tenebre, le passioni, le debolezze
cui vanno soggetti. Chi li aiuterà? Deh, ti supplico, che rimanga in ciascuna ostia, per essere
vita in ognuno e quindi mettere in fuga i nemici, ed essere loro luce, fortezza ed aiuto in
tutto... Altrimenti, dove andranno? Chi li aiuterà? Le nostre opere sono eterne, il mio amore è
irresistibile; non posso né voglio lasciare i miei figli”.
Il Padre s’intenerisce alla voce tenera ed affettuosa del Figlio. Scende dal Cielo; è già sull’altare
con lo Spirito Santo a concorrere col Figlio. E Gesù con voce sonora e commovente pronuncia le
parole della Consacrazione e, senza lasciare se stesso, crea se stesso in quel pane e vino. Poi
comunichi i tuoi Apostoli; e credo che la nostra Celeste Mamma non restò priva dal riceverti... Ah,
Gesù, i Cieli s’inchinano e tutti t’inviano un atto di adorazione nel tuo nuovo stato di profondo
annichilimento.
Ma, o dolce Gesù, mentre il tuo amore resta contentato e soddisfatto, non avendo altro che fare,
vedo, o mio Bene, su questo altare, nelle tue mani, tutte le ostie consacrate che si perpetueranno
fino alla fine dei secoli; e in ciascuna ostia schierata tutta la tua dolorosa Passione, perché le
creature, agli eccessi del tuo Amore, ti preparano eccessi d’ingratitudine e di enormi delitti... Ed io,
Cuore del mio cuore, voglio trovarmi sempre insieme con te in ogni tabernacolo, in tutte le pissidi e in
ciascuna ostia consacrata che si troverà fino alla fine del mondo, a emettere i miei atti di riparazione,
a seconda delle offese che ricevi.
Perciò, Cuor mio, mi metto a te vicino e bacio la tua fronte maestosa; ma baciandoti sento le
punture delle tue spine. O mio Gesù, in quest’ostia santa non ti risparmiano le spine. Vedo che le
creature si portano innanzi a te e, invece di mandarti l’omaggio dei loro buoni pensieri, ti mandano i
loro pensieri cattivi, e Tu di nuovo abbassi la testa come nella Passione e ricevi e tolleri le spine di
questi pensieri cattivi. O mio Amore, mi avvicino a te per dividere le tue pene; metto tutti i miei
pensieri nella tua mente, per respingere queste spine che tanto ti addolorano, e ogni mio pensiero
scorra in ogni tuo pensiero, per farti l’atto di riparazione per ogni pensiero cattivo e così raddolcire
i tuoi mesti pensieri.
Gesù, mio Bene, bacio i tuoi begli occhi. Vedo il tuo sguardo amoroso rivolto a quelli che si
portano alla tua presenza, ansioso di avere il ricambio dei loro sguardi d’amore; ma quanti vengono
innanzi a te e, invece di guardare e cercare te, guardano cose che li distraggono e privano te del
gusto che provi nello scambio degli sguardi d’amore! Tu piangi, ed io, baciandoti, sento le mie labbra
bagnate dalle tue lacrime. Mio Gesù, non piangere; voglio mettere i miei occhi nei tuoi, per dividere
insieme queste tue pene e piangere con te; e volendo riparare tutti gli sguardi distratti delle creature,
ti offro i miei sguardi sempre fissi in te.
Gesù, mio Amore, bacio le tue santissime orecchie e ti vedo intento ad ascoltare ciò che vogliono
da te le creature per consolarle; ed esse, invece ti fanno giungere alle orecchie preghiere malamente
recitate, piene di diffidenza, preghiere fatte per abitudine e il tuo udito in quest’ostia santa è
molestato più che nella stessa Passione. O mio Gesù, voglio prendere tutte le armonie del Cielo e
metterle nelle tue orecchie per ripararti; voglio mettere le mie orecchie nelle tue, non solo per
dividere insieme queste pene, ma per offrirti il mio atto continuo di riparazione e consolarti.
22
Gesù, mia Vita, bacio il tuo santissimo Volto; lo vedo insanguinato, livido e gonfio. Le creature, o
Gesù, vengono innanzi a questa ostia santa e con le loro posizioni indecenti e con i loro discorsi
cattivi, invece di darti onore ti mandano schiaffi e sputi e Tu, come nella Passione, in tutta pace e
pazienza le ricevi e tutto sopporti. O Gesù, voglio mettere il mio volto vicino al tuo, non solo per
baciarti e ricevere gli schiaffi che ti vengono dalle creature, ma voglio immergere il mio nel tuo stesso
Volto, per dividere insieme con te tutte le tue pene, e con le mie mani intendo carezzarti, toglierti
gli sputi e stringerti forte al mio cuore, e del mio essere fare tanti minutissimi pezzi e metterli innanzi
a te come statue inginocchiate, e tutti i miei movimenti intendo che siano continue prostrazioni,
per ripararti i disonori che ricevi da tutte le creature.
Gesù mio, bacio la tua santissima bocca e vedo che nello scendere nei cuori delle creature sei
costretto a poggiarti su molte lingue mordaci, impure, cattive... Oh, come ne resti amareggiato! Ti
senti come attossicare da queste lingue, e peggio quando scendi nei loro cuori. O Gesù, se fosse
possibile vorrei trovarmi nella bocca di ciascuna creatura, per raddolcirti e riparare tutte le offese che
da esse ricevi.
Affaticato mio Bene, bacio il tuo santissimo collo. Lo vedo stanco, sfinito e tutto occupato nel tuo
lavoro d’amore; dimmi, che fai? E Tu: “Figlia mia, in quest’ostia lavoro da mane a sera, for-
mando catene d’amore, e come le anime vengono a Me, o le incateno al mio Cuore; ma sai tu
che mi fanno esse? Molte, a via di sforzi, si svincolano e le mettono in frantumi e, siccome
queste catene sono legate al mio Cuore, o ne resto torturato e vado in delirio. Esse poi, nello
spezzare le mie catene, mandano a vuoto il mio lavorio cercando le catene delle creature; e
questo lo fanno anche alla mia presenza, servendosi di Me per raggiungere i loro intenti. Ciò
mi addolora tanto, che mi dà febbre violenta, da farmi venir meno e delirare”...
Quanto ti compatisco, o Gesù! Il tuo amore è messo alle strette, ed io, per rinfrancarti delle offese
che ricevi da queste anime, ti prego di incatenare il mio cuore con queste catene, da esse spezzate,
per poterti dare per loro il mio ricambio d’amore.
Mio Gesù, mio Frecciero divino, bacio il tuo petto. È tale e tanto il fuoco che in esso contieni che,
per dare un po’ di sfogo alle tue fiamme e volendo fare un po’ di sosta nel tuo lavoro, ti metti a
giocare con le anime che vengono a te, (lanciando) loro frecce d’amore, che escono dal tuo petto. Il
tuo gioco è formare frecce, dardi, saette; e quando queste colpiscono le anime, Tu vai in festa. Ma
molti, o Gesù, te le respingono, mandandoti per ricambio frecce di freddezza, dardi di tiepidezza e
saette d’ingratitudine, e Tu ne resti così afflitto da piangere... O Gesù, ecco il mio petto, pronto non
solo a ricevere le tue frecce destinate a me, ma anche quelle che ti respingono le altre anime, e così
non più resterai sconfitto nel tuo gioco d’amore; e voglio pure ripararti le freddezze, le tiepidezze e le
ingratitudini che da esse ricevi.
O Gesù, bacio la tua mano sinistra e intendo riparare tutti i tocchi illeciti o riprovevoli, fatti alla
tua presenza, e ti prego di tenermi sempre stretto al tuo Cuore.
O Gesù, bacio la tua mano destra e intendo riparare tutti i sacrilegi, specie le messa malamente
celebrate. Quante volte, Amor mio, Tu sei costretto a scendere dal Cielo nelle mani di sacerdoti
indegni e sebbene senti nausea di trovarti in quelle mani, l’Amore ti costringe a rimanervi; anzi, in
certi sacerdoti Tu trovi i sacerdoti della tua Passione, che coi loro enormi delitti e sacrilegi rinnovano
il deicidio! Gesù, mi fa spavento a pensare ciò! Ma purtroppo, come nella Passione stavi nelle mani
dei Giudei, Tu te ne stai in quelle mani indegne, quale agnellino mansueto, aspettando di nuovo la
tua morte. O Gesù, quanto soffri! Tu vorresti una mano amante per liberarti da quelle mani
sanguinarie. O Gesù, quando ti troverai in tali mani, ti prego di chiamarmi a te vicino, e per ripararti
ti coprirò con la purità degli angeli, ti profumerò con le tue virtù per attutire la nausea che provi nel
trovarti in quelle mani, ed il mio cuore te l’offrirò per scampo e rifugio. E mentre starai in me, io ti
pregherò per i sacerdoti, acciocché tutti siano tuoi degni ministri.
O Gesù, bacio il tuo piede sinistro ed intendo riparare per quelli che ti ricevono per abitudine e
senza le dovute disposizioni.
O Gesù, bacio il tuo piede destro e intendo riparare per quelli che ti ricevono per oltraggiarti. Deh,
ti prego, quando ciò ardiranno di fare, di rinnovare il miracolo che operasti a Longino, risanandolo
e convertendolo al solo tocco del sangue che sgorgò dal tuo Cuore, trapassato dalla sua lancia...
Così, al tuo tocco sacramentale converti le offese in amore e gli offensori in amanti.
O Gesù, bacio il tuo Cuore, nel quale si riversano tutte le offese, ed io di tutto intendo ripararti,
darti per tutti un contraccambio d’amore e dividere sempre insieme con te le tue pene.
O celeste Frecciere, se qualche offesa sfugge alla mia riparazione, ti prego d’imprigionarmi nel
tuo Cuore e nella tua Volontà, affinché nulla mi possa sfuggire. Pregherò la dolce Mamma che mi
tenga sempre insieme a Lei, affine di riparare tutto e per tutti; ti baceremo insieme e, facendoti riparo,
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ti allontaneremo le onde delle amarezze che ricevi dalle creature... Deh, o Gesù, ricordati che anch’io
sono una povera prigioniera; è vero che le tue carceri sono più ristrette, qual è il breve giro di
un’ostia; perciò rinchiudimi nel tuo Cuore e con le catene del tuo amore non solo imprigionami, ma
lega uno per uno i miei pensieri, gli affetti, i desideri, inceppa le mie mani e i miei piedi al tuo Cuore,
perché io non abbia altre mani ed altri piedi che i tuoi. Sicché, Amor mio, il mio carcere sarà il tuo
Cuore, le mie catene saranno formate dall’amore, le tue fiamme saranno il mio cibo, il tuo respiro
sarà il mio, i cancelli che m’impediranno di uscire saranno la tua santissima Volontà; e così non
vedrò che fiamme, non toccherò che fuoco, che, mentre mi darà vita, mi darà morte, come quella che
subisci Tu nell’ostia santa, e così ti darò la mia vita; e mentre io resterò prigioniera in te, Tu resterai
sprigionato in me. Non è questo il tuo intento nel carcerarti nell’ostia: essere cioè scarcerato dalle
anime che ti ricevono, prendendo vita in loro? Ed ora, in segno d’amore, benedicimi e baciami, ed io
t’abbraccio e rimango in te.
Dolce Cuor mio, vedo che, dopo che hai istituito il SS. Sacramento e hai visto l’enorme
ingratitudine e le offese delle creature agli eccessi del tuo amore, sebbene ne resti ferito e
amareggiato, pure non indietreggi, anzi vuoi affogare tutto nell’immensità del tuo amore. Ti vedo, o
Gesù, che amministri te stesso ai tuoi Apostoli e dopo soggiungi che ciò che hai fatto Tu lo devono
far loro, dando loro la potestà di consacrare, e perciò li ordini sacerdoti, e istituisci altri sacramenti.
Sicché a tutto ci pensi e tutto ripari: le prediche fatte malamente, i sacramenti amministrati e ricevuti
senza disposizione e perciò senza effetti, le vocazioni sbagliate dei sacerdoti, da parte loro e da
parte di chi li ordina, non usando tutti i mezzi per conoscere le vere vocazioni... Ah, niente ti sfugge,
o Gesù, ed io intendo seguirti e ripararti tutte queste offese. Onde, dopo che hai dato adempimento
a tutto, prendi i tuoi Apostoli e t’incammini verso l’Orto del Getsemani, per dar principio alla tua
dolorosa Passione. Ti seguirò in tutto per tenerti fedele compagnia.
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sollevarlo, gli dico: “Dimmi, perché sei così mesto e afflitto e solo, in quest’Orto e in questa notte? È
l’ultima notte della tua vita sulla terra; poche ore ti rimangono per dar principio alla tua Passione...
Credevo di trovare almeno la la Celeste Mamma, l’amante Maddalena, i fidi Apostoli, e invece ti trovo
solo solo, inpreda ad una mestizia che ti dà morte spietata, senza farti morire... O mio Bene e mio
tutto, non mi rispondi? Parlami! Ma pare che ti manca la parola, tanta è la tristezza che ti opprime.
Ma, o mio Gesù, quel tuo sguardo, pieno di luce, sì, ma afflitto e indagatore, che pare che cerchi
aiuto, il tuo volto pallido, le tue labbra riarse dall’amore, la tua Divina Persona, che da capo a piè
trema tutta, il tuo Cuore, che forte forte ti batte –e quei battiti cercano anime e ti danno un affanno da
sembrare che da un momento all’altro Tu spiri–, mi dicono che Tu sei solo e perciò vuoi la mia
compagnia. Eccomi, o Gesù, tutta a te, insieme con te; anzi, non mi da il cuore di vederti gettato per
terra... Ti prendo fra le mie braccia, ti stringo al mio cuore; voglio numerare uno per uno i tuoi affanni,
una per una le offese che ti si fanno avanti, per darti per tutto sollievo, per tutto riparazione e per tutto
darti almeno un mio compiacimento.... Ma, o mio Gesù, mentre ti tengo fra le mie braccia, le tue
sofferenze si accrescono. Sento, Vita mia, scorrere nelle tue vene un fuoco e sento che il sangue ti
bolle e vuole rompere le vene per uscire fuori... Dimmi, Amor mio, che fai? Non vedo flagelli, né
spine, né chiodi, né croce; eppure, poggiando la testa sul tuo Cuore, sento che spine crudeli ti
trafiggono la testa, che flagelli spietati non ti risparmiano nessuna particella dentro e fuori della tua
Divina Persona e che le tue mani sono paralizzate e contorte più che da chiodi. Dimmi, dolce mio
Bene, chi è che ha tanto potere anche nel tuo interno, che ti tormenta e ti fa subire tante morti per
quanti tormenti ti dà?”
Ah, pare che Gesù benedetto schiuda le sue labbra fioche e moribonde e mi dica: “Figlia mia,
vuoi sapere chi è che mi tormenta più degli stessi carnefici? Anzi, quelli sono nulla a
paragone di questo! È l’Amore Eterno, che, volendo il primato in tutto, mi sta facendo soffrire
tutto insieme e nelle parti più intime ciò che i carnefici mi faranno soffrire a poco a poco... Ah,
figlia mia, l’amore che tutto prevale su di Me e in Me: l’amore mi è chiodo, l’amore mi è
flagello, l’amore mi è corona di spine, l’amore mi è tutto; l’amore è la mia Passione perenne,
mentre quella degli uomini è del tempo... Ah, figlia mia, entra nel mio Cuore, vieni a perderti
nel mio Amore e solo nel mio Amore comprenderai quanto ho sofferto e quanto ti ho amato, e
imparerai ad amarmi e a soffrire solo per amore”.
O mio Gesù, giacché Tu mi chiami dentro del tuo Cuore per farmi vedere ciò che l’Amore ti ha
fatto soffrire, io vi entro, ma mentre vi entro vedo i portenti dell’Amore, che non di spine materiali ti
corona la testa, ma di spine di fuoco; che ti flagella, non con flagelli di funi, ma con flagelli di fuoco;
che ti crocifigge con chiodi, non di ferro, ma di fuoco... Tutto è Fuoco, che penetra fin nelle ossa e
nelle midolla e, distillando tutta la tua SS. Umanità in Fuoco, ti dà pene mortali, certo più della stessa
Passione, e prepara un bagno d’Amore a tutte le anime che vorranno lavarsi da qualunque macchia
e acquistare il diritto di figlie dell’Amore.
O Amore senza termine, io mi sento indietreggiare dinanzi a tanta immensità d’amore e vedo che
per poter entrare nell’Amore e comprenderlo, dovrei essere tutto amore...! O mio Gesù, non lo sono!
Ma giacché Tu vuoi la mia compagnia e vuoi che entri in te, ti prego di farmi diventare tutta amore.
Perciò ti supplico di coronare la mia testa e ogni mio pensiero con la corona dell’Amore. Ti
scongiuro, o Gesù, di flagellare col flagello dell’amore la mia anima, il mio corpo, le mie potenze,
i miei sentimenti, i desideri, gli affetti..., insomma, tutto, e in tutto resti flagellata e suggellata dal-
l’amore. Fa’, o Amore interminabile, che non ci sia cosa in me che non prenda vita dall’Amore.
O Gesù, centro di tutti gli amori, ti supplico d’inchiodare le mie mani, i miei piedi, coi chiodi
dell’amore, affinché tutta inchiodata dall’Amore, amore diventi, l’amore intenda, di amore mi vesta,
di amore mi nutra, l’amore mi tenga tutta inchiodata in Te, affinché nessuna cosa dentro e fuori di me
abbia ardire di torcermi e distogliermi dall’amore, o Gesù!
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Ma, o mio Gesù, un’altra amarezza per il tuo Cuore: già essi
dormono, e Tu, sempre pietoso, li chiami, li svegli e con amore
tutto paterno li ammonisci e raccomandi loro la veglia e la
preghiera. E ritorni nell’Orto; ma ti porti un’altra trafittura nel
Cuore... In quella trafittura vedo, o Amor mio, tutte le trafitture delle
anime a te consacrate che, o per tentazione, o per stato d’animo, o
per mancanza di mortificazione, invece di stringersi a te, di
vegliare e pregare, si abbandonano a se stesse e, sonnacchiose,
invece di progredire nell’amore e nell’unione con te, indietreg-
giano... Quanto ti compatisco, o Amante appassionato, e ti riparo
tutte le ingratitudini dei tuoi più fidi. Sono queste le offese che più contristano il tuo Cuore adorabile
ed è tale e tanta la loro amarezza che ti fanno dare in delirio...
Ma, o Amore senza confini, il tuo Amore, che già i bolle nelle vene, vince e tutto dimentica...
Ti vedo prostrato a terra e preghi, ti offri, ripari ed in tutto cerchi di glorificare il Padre per le offese
fatte a Lui dalle creature. Anch’io, o mio Gesù, mi prostro con te e insieme con te intendo fare ciò
che fai Tu.
Ma, o Gesù, delizia del mio cuore, vedo che a turbe a turbe tutti i peccati, le nostre miserie, le
nostre debolezze, i delitti più enormi, le ingratitudini più nere, ti si fanno incontro, ti si gettano
addosso, ti schiacciano, ti feriscono, ti mordono, e Tu, che fai? Il sangue, che ti bolle nelle vene, fa
fronte a tutte queste offese, rompe le vene e a larghi rivi esce fuori, ti bagna tutto, scorre a terra, e
dai sangue per offese, Vita per morte... Ah, Amore, in che stato ti vedo ridotto! Già Tu spiri. O mio
Bene, dolce mia Vita, deh, non morire! Solleva la faccia da questa terra che hai bagnata col tuo SS.
sangue! Vieni fra le mie braccia! Fa’ che io muoia in vece tua...! Ma sento la voce tremola e
moribonda del mio dolce Gesù, che dice: “Padre, se è possibile, passi da Me questo calice; però
non la mia, ma la tua Volontà sia fatta.”
È già la seconda volta che sento ciò dal mio dolce Gesù. Ma che cosa mi fai intendere con
questo “Padre, se è possibile, passi da Me questo calice”? O Gesù, ti si fanno avanti tutte le ribellioni
delle creature; quel “Fiat Voluntas Tua”, quel “Sia fatta la tua Volontà”, che doveva essere la vita di
ogni creatura, lo vedi respinto da quasi tutte e invece di trovare la vita trovano la morte; e Tu,
volendo dare la vita a tutti e fare una solenne riparazione al Padre per le ribellioni delle creature, per
ben tre volte ripeti: “Padre, se è possibile, passi da me questo calice, cioè, che le anime,
sottraendosi dalla nostra Volontà, vadano perdute... Questo calice per me è molto amaro;
però NON LA MIA VOLONTÀ, MA LA TUA SIA FATTA”.
Ma mentre dici questo, è tale e tanta la tua amarezza, che ti riduci agli estremi, agonizzi e stai in
atto di dare l’ultimo anelito. O mio Gesù, mio Bene, giacché sei nelle mie braccia, voglio anch’io
unirmi a te, voglio ripararti e compatirti tutte le mancanze, i peccati che si fanno contro il tuo SS.
Volere e insieme pregarti che in tutto io faccia sempre la tua SS. Volontà. La tua Volontà sia il mio
respiro, la mia aria; la tua Volontà sia il mio palpito, il mio cuore, il mio pensiero, la mia vita e la mia
morte. Ma deh, non morire! Dove andrò senza di te? A chi mi rivolgerò? Chi mi darà più aiuto? Tutto
finirà per me! Deh, non mi lasciare, tienimi come vuoi, come più ti piace, ma tienimi con te, sempre
con te! Non sia mai che anche per un istante resti separata da te! Lasciami piuttosto raddolcirti,
ripararti e compatirti per tutti, perché vedo che tutti i peccati, di qualunque specie siano, ti pesano
sopra.
Perciò, Amor mio, bacio la tua SS. testa. Ma che vedo? Tutti i pensieri cattivi, e Tu senti ribrezzo
per loro. Alla tua sacratissima testa ogni pensiero cattivo è una spina che ti punge acerbamente...
Ah, non ha a che farci la corona di spine che i giudei ti metteranno! Quante corone di spine ti
mettono sul capo adorabile i pensieri cattivi delle creature, tanto che il sangue ti gronda dappertutto,
dalla fronte e da dentro i capelli! Gesù, ti compatisco e vorrei metterti altrettante corone di gloria; e
per raddolcirti ti offro tutte le intelligenze angeliche e la tua stessa Intelligenza, per darti un
compatimento e una riparazione per tutti.
O Gesù, bacio i tuoi occhi pietosi e in essi vedo tutti gli sguardi cattivi delle creature, che fanno
scorrere sul tuo Volto lacrime di sangue... Ti compatisco e vorrei raddolcire la tua vista, col metterti
davanti tutte le delizie che si possono trovare in Cielo e in terra.
Gesù, mio Bene, bacio le tue sacratissime orecchie... Ma che sento? Sento in esse l’eco delle
bestemmie orrende, le grida di vendetta e di maldicenza... Non vi è voce che non risuoni nel tuo
castissimo udito... O Amore insaziabile, ti compatisco e voglio consolarti col far risuonare in esso
tutte le armonie del Cielo, la voce dolcissima della cara Mamma, gli infuocati accenti della
Maddalena e di tutte le anime amanti.
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Gesù, Vita mia, un bacio più fervido voglio stampare sul tuo Volto, la cui bellezza non ha pari...
Ah, questo è quel Volto innanzi al quale gli angeli non osano levare lo sguardo: tale e tanta è la
bellezza che li rapisce. Eppure, le creature lo insozzano con sputi, lo percuotono con schiaffi e lo
calpestano sotto i piedi... Amor mio, che ardire! Vorrei tanto gridare da metterle in fuga! Ti com-
patisco e per riparare tutti questi insulti vado dalla Trinità Sacrosanta a chiedere il bacio del Padre e
dello Spirito Santo, le inimitabili carezze delle loro mani creatrici; vado pure dalla Celeste Mamma,
affinché mi dia i suoi baci, le carezze delle sue mani materne, le sue adorazioni profonde; vado poi
da tutte le anime a te consacrate e tutto ti offro, per ripararti le offese che si fanno al tuo SS. Volto.
Dolce mio Bene, bacio la tua santissima bocca, amareggiata da orribili bestemmie, dalla nausea
delle ubriachezze e golosità, dai discorsi osceni, dalle preghiere malfatte, dagli insegnamenti cattivi,
da tutto ciò che di male fa l’uomo con la lingua... Gesù, ti compatisco e voglio addolcire la tua bocca
con l’offrirti tutte le lodi angeliche e il buon uso che fanno della lingua tanti figli tuoi.
Oppresso Amor mio, bacio il tuo collo e lo vedo carico di funi e catene, per gli attacchi e i peccati
delle creature... Ti compatisco e per sollevarti ti offro l’unione indissolubile delle Divine Persone, ed
io, fondendomi in questa Unione, ti stendo le mie braccia e, formando dolce catena d’amore al tuo
collo, voglio allontanarti le funi degli attacchi che quasi ti soffocano; e per raddolcirti ti stringo forte al
cuore...
Fortezza Divina, bacio le tue SS. spalle... Le vedo lacerate e quasi a brandelli strappate le carni
dagli scandali e dai cattivi esempi delle creature... Ti compatisco e, per sollevarti, ti offro i tuoi SS.
esempi, gli esempi della Regina Mamma, gli esempi dei tuoi santi; ed io, o mio Gesù, facendo
scorrere i miei baci su ciascuna di queste piaghe, voglio racchiudervi le anime che a via di scandali ti
sono state strappate dal Cuore e così rinsaldare le carni alla tua SS. Umanità.
Mio affannato Gesù, bacio il tuo petto, che vedo ferito dalle freddezze, tiepidezze, incorrispon-
denze ed ingratitudini delle creature... Ti compatisco e per raddolcirti ti offro l’Amore vicendevole del
Padre, di te e dello Spirito Santo, la corrispondenza perfetta delle Diine Persone, ed io, o mio Gesù,
immergendomi nel tuo Amore, voglio farti riparo per poter respingere queste ferite che le creature ti
fanno coi loro peccati; prendendo il tuo Amore voglio ferirle con esso, perché non ardiscano più di
offenderti, e voglio versarlo sul tuo petto, per raddolcirti e risanarti.
Mio Gesù, bacio le tue mani creatrici... Vedo tutte le azioni cattive delle creature che, come
altrettanti chiodi, trafiggono le tue SS. mani; sicché, non con tre chiodi, come sulla Croce, Tu resti
trafitto, ma con tanti chiodi per quante opere cattive commettono le creature. Ti compatisco e per
raddolcirti ti offro tutte le opere sante, il coraggio dei martiri nel dare il sangue e la vita per amor tuo...
Vorrei insomma, o Gesù mio, offrirti tutte le opere buone per toglierti i tanti chiodi delle opere cattive.
O Gesù, bacio i tuoi piedi santissimi, sempre instancabili nel cercare anime; in essi racchiudi
tutti i passi delle creature, ma molte di queste te le senti sfuggire e Tu vorresti afferrarle... Ad ogni
loro passo cattivo ti senti mettere un chiodo e Tu vuoi servirti dei loro stessi chiodi per inchiodarle al
tuo Amore; ed è tale e tanto il dolore che senti e lo sforzo che fai per inchiodarle al tuo Amore, che
tremi tutto... Mio Tutto e mio contento, ti compatisco e per consolarti ti offro i passi di tutte le anime
fedeli, che espongono la loro vita per salvare le anime.
O Gesù, bacio il tuo Cuore... Tu continui ad agonizzare, non per quello che ti faranno i giudei, ma
per il dolore che ti arrecano tutte le offese delle creature. In queste ore Tu vuoi dare il primato
dell’Amore; il secondo posto a tutti i peccati, per i quali Tu espii, ripari, glorifichi il Padre e plachi la
Divina Giustizia; e il terzo posto ai giudei. Ciò significa che la Passione che ti faranno soffrire i giudei
non sarà altro che la rappresentazione della doppia amarissima passione che ti fanno soffrire
l’Amore e il peccato. Ed è perciò che io vedo nel tuo Cuore tutto riconcentrato: la lancia dell’Amore,
la lancia del peccato, e aspetti la terza, la lancia dei giudei; e il tuo Cuore, soffocato dall’Amore,
soffre moti violenti, affetti impazienti d’Amore, desideri che ti consumano e palpiti infuocati, che
vorrebbero dar vita ad ogni cuore. Ed è proprio qui, nel Cuore, dove senti tutto il dolore che ti
arrecano le creature, le quali, coi loro desideri cattivi, affetti disordinati, palpiti profanati, invece di
volere il tuo Amore, cercano altri amori...
Gesù, quanto soffri! Ti vedo venir meno, sommerso dalle onde delle nostre iniquità... Ti compa-
tisco e ti voglio raddolcire l’amarezza del tuo Cuore, triplicatamente trafitto, con l’offrirti le dolcezze
eterne del Paradiso e l’Amore dolcissimo della cara Mamma. E ora, o mio Gesù, fa’ che da questo
tuo Cuore prenda vita il povero mio cuore, affinché non viva che col solo tuo Cuore; e in ogni offesa
che riceverai, il mio cuore si trovi sempre pronto a offrirti sollievo, un conforto e un atto di amore
non mai interrotto.
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LA TERZA ORA DI AGONIA NEL GETSEMANI
Dolce mio Bene, il cuore più non mi regge nel guardarti e vedere che continui ad agonizzare. Il
sangue, a rivi, ti scorre da tutto il corpo e in tanta abbondanza che, non reggendo più in piedi, ne sei
caduto in un lago... O Amor mio, Gesù, mi si spezza il cuore nel vederti sì debole e sfinito! Il tuo
adorabile Volto e le tue mani creatrici poggiano sulla terra e s’imbrattano di sangue... Sembra che in
cambio dei fiumi d’iniquità che le creature ti mandano, Tu voglia dare fiumi di sangue per fare che
queste colpe restino affogate in esso e così dare con esso a ciascuno il rescritto del tuo perdono.
Ma, deh, o mio Gesù, sollevati; è troppo ciò che soffri; basti fin qui al tuo Amore...!
E mentre pare che il mio amabile Gesù muoia nel proprio sangue, l’Amore gli dà nuova vita. Lo
vedo muoversi a stento; si alza e, così intriso di sangue e di fango, pare che voglia camminare e, non
avendo forza, a stento si trascina... Dolce mia Vita, lascia che ti porti fra le mie braccia... Vai forse dai
cari discepoli? Ma quale non è il dolore del tuo adorabile Cuore nel trovarli di nuovo addormentati...!
E Tu, con voce tremula e fioca, li chiami: “Figli miei, non dormite! L’ora è vicina. Non vedete
come mi son ridotto? Deh, aiutatemi, non mi abbandonate in queste ore estreme!”
E quasi vacillante stai per cadere vicino a loro, mentre Giovanni stende le braccia per sorreg-
gerti... Sei tanto irriconoscibile che, se non fosse stato per la soavità e dolcezza della tua voce, non
ti avrebbero riconosciuto. Poi, raccomandando loro la veglia e la preghiera, ritorni nell’Orto, ma con
una seconda trafittura nel Cuore. In questa trafittura vedo, mio Bene, tutte le colpe di quelle anime
che, nonostante le manifestazioni dei tuoi favori in doni, baci e carezze, nelle notti della prova,
dimenticando il tuo Amore e i tuoi doni, sono rimaste come assopite ed assonnate, perdendo così lo
spirito di continua preghiera e di veglia.
Mio Gesù, è pur vero che dopo aver visto te, dopo aver gustato i tuoi doni, a rimanerne privi e
resistere ci vuole gran forza; solo un miracolo può fare che tali anime reggano alla prova. Perciò,
mentre ti compatisco per queste anime, le cui negligenze, leggerezze e offese sono le più amare al
tuo Cuore, ti prego che qualora giungessero a fare un solo passo che possa menomamente dispia-
certi, Tu le circondi di tanta Grazia da arrestarle, perché non perdano lo spirito di continua preghiera.
Mio dolce Gesù, mentre ritorni nell’Orto, pare che Tu non ne possa più; alzi al Cielo la faccia
intrisa di Sangue e di terra e ripeti per la terza volta: “Padre, se è possibile, passi da me questo
calice... Padre Santo, aiutami! Ho bisogno di conforto! È vero che per le colpe addossatemi
sono nauseante, ributtante, l’ultimo fra gli uomini innanzi alla tua Maestà infinita; la tua
Giustizia è sdegnata verso di Me... Ma guardami, o Padre, sono sempre tuo Figlio, che formo
una sola cosa con Te. Deh, aiuto, pietà, o Padre! Non mi lasciare senza conforto!”
Poi mi pare di sentire, dolce mio Bene, che chiami la cara Mamma: “Dolce Mamma, stringimi
fra le tue braccia come mi stringevi Bambino! Dammi quel latte che succhiai da te, per
ristorarmi e raddolcire le amarezze della mia agonia. Dammi il tuo Cuore, che formava tutto il
mio contento... Mamma mia, Maddalena, cari Apostoli, voi tutti che mi amate, aiutatemi,
confortatemi! Non mi lasciate solo in questi momenti estremi; fate tutti corona a me dintorno;
datemi per conforto la vostra compagnia, il vostro amore!”
Gesù, Amor mio, chi può resistere nel vederti in questi estremi? Quale cuore sarà mai così duro
che non si spezzi nel vederti così affogato nel sangue? Chi non verserà a torrenti lacrime amare,
sentendo gli accenti tuoi dolorosi che cercano aiuto e conforto? Mio Gesù, consolati, già vedo che il
Padre t’invia un Angelo per conforto e aiuto, onde uscire da questo stato di agonia e poterti dare in
mano ai giudei; e mentre starai con l’Angelo, io girerò Cielo e
terra, Tu mi permetterai di prendere questo sangue che hai
versato, affinché possa darlo a tutti gli uomini come pegno della
salvezza di ciascuno e portarti per conforto e in ricambio i loro
affetti, palpiti, pensieri, passi e opere. Celeste Mamma mia,
vengo a te per andare insieme da tutte le anime, dando loro il
Sangue di Gesù. Dolce Mamma, Gesù vuole conforto e il
maggior conforto che gli possiamo dare è portargli anime...
Maddalena, accompagnaci! Angeli tutti, venite a vedere come è
ridotto Gesù! Egli vuole da tutti conforto, ed è tale e tanto
l’abbattimento in cui si trova, che non rifiuta nessuno.
Mio Gesù, mentre bevi il calice pieno d’intense amarezze che il Padre Celeste ti ha mandato,
sento che più sospiri, gemi, deliri e con voce soffocata dici: “Anime, anime, venite, sollevatemi!
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Prendete posto nella mia Umanità; vi voglio, vi sospiro! Deh, non siate sorde alle mie voci,
non rendete vani i miei desideri ardenti, il mio amore, le mie pene! Venite, anime, venite...!”
Delirante Gesù, ogni tuo gemito e sospiro è una ferita al mio cuore che non mi dà pace, per cui
faccio mio il tuo sangue, il tuo Volere, l’ardente tuo zelo, il tuo amore, e girando Cielo e terra voglio
andare a tutte le anime, per dar loro il tuo sangue come pegno della loro salvezza e portarle a te, per
calmare le tue smanie, i tuoi deliri e raddolcire le amarezze della tua agonia. E mentre ciò farò, Tu
accompagnami col tuo sguardo.
Mamma mia, vengo da te perché Gesù vuole anime, vuole conforto. Dunque, dammi la tua mano
materna e giriamo insieme per tutto il mondo in cerca di anime. Racchiudiamo nel suo sangue gli
affetti, i desiderii pensieri, le opere, i passi di tutte le creature, gettiamo nelle loro anime le fiamme del
suo Cuore affinché si arrendano, e così, racchiuse nel suo sangue e trasformate nelle sue fiamme, le
condurremo intorno a Gesù, per raddolcire le pene della sua amarissima agonia. Angelo mio
custode, precedici tu; va’ disponendo le anime che devono ricevere questo sangue, affinché nessuna
goccia resti senza il suo copioso affetto... Mamma mia, presto, giriamo! Vedo lo sguardo di Gesù che
ci segue; sento i suoi singhiozzi ripetuti, che ci spingono ad affrettare il nostro compito.
- Ed ecco, Mamma, ai primi passi già siamo alla porta delle case dove giacciono gli infermi...
Quanti prorompono in bestemmie, imprecano, si disperano e persino tentano di togliersi la vita!
Ah, Mamma, sento i singhiozzi di Gesù, che si vede ricambiare in offese le sue più care predilezioni
d’amore, con cui fa patire le anime per renderle simili a sé. Diamo loro il suo Sangue, affinché dia
loro gli aiuti necessari e con la sua Luce faccia loro comprendere il bene che c’è nel patire e la
somiglianza che acquistano con Gesù.
- Entriamo nelle stanze dei moribondi... Mamma mia, che terrore, quante anime stanno per
cadere nell’inferno! Quanti, dopo una vita di peccato, vogliono dare l’ultimo dolore a quel Cuore ripe-
tutamente trafitto, coronando l’ultimo anelito con un atto di disperazione... Altri, allacciati dai vincoli
della terra, non sanno rassegnarsi a dare l’ultimo passo... Mamma Santa, diamo a ciascun moribon-
do il Sangue di Gesù, che, mettendo in fuga i demoni, lo disponga a ricevere gli ultimi sacramenti
e ad una buona e santa morte. Diamo loro per conforto l’agonia di Gesù, e quando Lui li giudicherà
li troverà coperti col suo Sangue, abbandonati nelle sue braccia e a tutti darà il suo perdono.
- O Mamma, vedi come la terra è piena di anime che stanno per cadere nel peccato, e Gesù
erompe in pianto vedendo il suo sangue che sta per essere profanato. Ci vorrebbe un miracolo per
impedire la caduta. Perciò diamo loro il sangue di Gesù; in esso troveranno la forza e la grazia per
non cadere nel peccato.
- Un altro passo ancora, o Mamma: ecco anime già cadute nella colpa. Gesù le ama, ma le guar-
da inorridito perché sono infangate e la sua agonia si fa più intensa. Diamo loro il sangue di Gesù,
che contiene la Vita, perché risorgano e risorgano più belle, da far sorridere tutto il Cielo e la terra.
- Andiamo ancora, o Mamma, da quelle anime che peccano e fuggono da Gesù, che l’offendono
e disperano del suo perdono. Diamo loro il suo sangue, affinché cancelli l’impronta della perdizione e
v’imprima quella della salvezza, vi getti nei loro cuori tale fiducia e amore dopo la colpa, da farle
correre ai piedi di Gesù e ad essi stringersi, per non distaccarsi mai più.
- Vedi, o Mamma, vi sono anime buone, innocenti, che però intorno trovano tante insidie e
scandali... Suggelliamo e circondiamo la loro innocenza col Sangue di Gesù, come muro di difesa,
perché non entri la colpa in loro; con esso metti in fuga chi vorrebbe contaminarle e conservale
innocenti e pure, affinché Gesù trovi in loro le sue compiacenze e il suo riposo.
- E adesso corriamo, Mamma, da quanti non condividono la Fede della Santa Chiesa Cattolica e
da quelli che nemmeno sono cristiani, specialmente chi di loro si trova in punto di morte... Gesù, che
è Vita di tutti, non ha in contraccambio neppure un piccolo atto di amore, non è conosciuto dalle sue
stesse creature. O Mamma, diamo loro il suo sangue, mettiamo tutti in esso, portiamoli attorno a Lui
come tanti figli orfani ed esiliati che trovano il loro Padre; così Gesù si sentirà confortato nella sua
amarissima agonia...
- O Mamma, prendiamo il suo sangue e diamolo a tutti: agli afflitti perché ne ricevano conforto, ai
poveri perché amino il tesoro della loro povertà, ai tentati perché siano vittoriosi, agli increduli perché
in loro trionfi la Fede, ai bestemmiatori perché cambino le bestemmie in benedizioni, ai Sacerdoti
perché comprendano la loro missione e siano degni ministri di Gesù...
- Diamolo anche alle anime del purgatorio, che tanto piangono e chiedono questo sangue per la
loro liberazione... E facciamo adesso un volo al Cielo, diamo il Sangue di Gesù a tutti, agli Angeli e ai
Santi, perché abbiano maggior gloria, ringrazino Gesù e preghino per noi... E ora permetti, o
Mamma, che dia anche a te questo sangue, per la tua maggior gloria, t’inondi di nuova luce e di
nuovi contenti e da te scenda a tutte le creature, per dare a tutti grazie di salvezza.
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- Infine, dà Tu anche a me questo sangue; Tu sai quanto ne ho bisogno. Con Esso purificami,
risanami, arricchiscimi, fa’ che circoli nelle mie vene e mi dia tutta la Vita di Gesù, scenda nel mio
cuore e me lo trasformi nel Cuore stesso di Gesù e mi abbellisca tanto che Gesù possa trovare il suo
contento in me.
Agonizzante Gesù, mentre sembra spegnersi la tua vita, sento già il rantolo dell’agonia, vedo i
tuoi occhi eclissarsi dalla vicina morte e tutte le tue SS. membra abbandonate, sento che spesso non
più respiri, ed io mi sento scoppiare il cuore per il dolore; ti abbraccio e ti sento gelido; ti scuoto e non
dai segno di Vita! Gesù, sei morto!? Afflitta Mamma, Angeli del Cielo, venite a piangere Gesù e non
permettete che io continui a vivere senza di Lui, ché già non posso! E me lo stringo forte e sento che
dà un altro respiro, e di nuovo non dà segno di vita; ed io lo chiamo: “Gesù, Gesù, Vita mia, non
morire! Già sento lo strepito dei tuoi nemici che vengono a prenderti; chi ti difenderà nello stato in cui
ti trovi?”
E Lui, scosso, pare che risorge da morte a vita; mi guarda e mi dice: “Figlia, sei qui? Sei stata
dunque spettatrice delle mie pene e delle tanti morti che ho subito? Or sappi, o figlia, che in
queste tre ore di amarissima agonia ho racchiuso in me tutte le vite delle creature e ho
sofferto tutte le loro pene e la loro stessa morte, dando a ciascuna la mia stessa vita. La mia
agonia sosterrà la loro agonia; le mie amarezze e la mia morte si cambieranno per loro in
fonte di dolcezze e di vita. Quanto mi costano le anime! Ne fossi almeno contraccambiato!
Perciò hai visto che mentre morivo ritornavo a respirare; erano le morti delle creature che
sentivo in Me.”
Mio affannato Gesù, giacché hai voluto racchiudere in te anche la mia vita e quindi anche la mia
morte, ti prego per questa tua amarissima agonia di venirmi ad assistere in punto di morte. Ti ho dato
il mio cuore per rifugio e riposo, le mie braccia per sostenerti e tutto il mio essere a tua disposizione,
ed oh, quanto volentieri mi darei nelle mani dei tuoi nemici, per poter morire io in vece tua. O Vita del
mio cuore, vieni in quel punto (della mia morte) a ridarmi ciò che ti ho dato: la tua compagnia, il tuo
Cuore per letto e riposo, le tue braccia per sostegno, il tuo respiro affannoso per alleviare i miei
affanni, in modo che respirerò per mezzo del tuo respiro, il quale, come aria purificante, mi purifi-
cherà da qualsiasi macchia e mi disporrà ad entrare nell’eterna Beatitudine... Anzi, mio dolce Gesù,
applicherai all’anima mia tutta la tua SS. Umanità, in modo che mi guarderai attraverso di te stesso,
e vedendo te stesso non troverai nulla di che giudicarmi; poi mi bagnerai nel tuo sangue, mi vestirai
con la candida veste della tua SS. Volontà, mi fregerai col tuo Amore e, dandomi l’ultimo bacio, mi
farai spiccare il volo dalla terra al Cielo. E ciò che voglio per me, ti prego di darlo a tutti gli
agonizzanti... Ma i tuoi nemici sono già vicini e Tu vuoi lasciarmi per andare loro incontro... Ed io,
stringendomi forte al tuo Cuore, non ti lascerò mai, ti seguo, e Tu benedicimi.
LA CATTURA DI GESÙ
O mio Gesù, siamo già a mezzanotte; senti che i nemici si avvicinano, e Tu, rassegnandoti e
rasciugandoti il Sangue, rafforzato dai conforti ricevuti, vai di nuovo dai tuoi discepoli, li chiami, li
ammonisci, te li porti insieme con te e vai incontro ai nemici, volendo riparare con la tua prontezza la
mia lentezza, svogliatezza e pigrizia nell’operare e nel patire per amore tuo. Ma, o dolce Gesù, mio
Bene, che scena commovente vedo! Il primo ad incontrare è il perfido Giuda, il quale, avvicinandosi
a te e gettandoti le braccia al collo ti saluta e ti bacia; e Tu, Amore svisceratissimo, non disdegni di
baciare quelle labbra infernali, lo abbracci e te lo stringi al Cuore, volendolo strappare dall’inferno e
dandogli segni di nuovo amore... Mio Gesù, com’è possibile non amarti? È tanta la tenerezza del tuo
amore che dovrebbe strappare ogni cuore ad amarti, eppure non ti amano! E Tu, o mio Gesù, in
questo bacio di Giuda, sopportandolo, ripari i tradimenti, le finzioni, gli inganni sotto aspetto di
amicizia e di santità, specialmente dei sacerdoti. Il tuo bacio, poi, manifesta che a nessun peccatore,
purché venga a te umiliato, rifiuteresti il tuo perdono.
Tenerissimo mio Gesù, già ti dai in mano ai nemici, dando loro potere di farti soffrire ciò che loro
vogliono... Anch’io, o mio Gesù, mi do nelle tue mani, affinché liberamente Tu possa fare di me ciò
che più ti piaccia e insieme con te voglio seguire la tua Volontà, le tue riparazioni e soffrire le tue
pene. Voglio stare sempre a te dintorno, per fare che non ci sia offesa che io non ripari, amarezza
che io non raddolcisca, sputi e schiaffi che Tu riceva che non siano seguiti da un mio bacio e
carezza. Nelle cadute che farai, le mie mani saranno sempre pronte ad aiutarti per alzarti. Sicché
sempre con te voglio stare, o mio Gesù, nemmeno un minuto voglio lasciarti solo; e per essere più
30
sicuro, mettimi dentro di te ed io starò nella tua mente, nei tuoi sguardi, nel tuo Cuore e in tutto te
stesso, per fare che ciò che fai Tu possa farlo anch’io. Così potrò tenerti fedele compagnia e nulla
potrà sfuggirmi delle tue pene per darti, per tutto, il mio ricambio d’amore.
Dolce mio Bene, starò al tuo fianco per difenderti, per imparare i tuoi insegnamenti, per numerare
una ad una tutte le tue parole... Ah, come mi scende dolce nel cuore la parola che rivolgesti a Giuda:
“Amico, a che sei venuto?”, e sento che anche a me rivolgi la stessa parola, non chiamandomi
amico, ma col dolce nome di figlio: “Figlia, a che sei venuta?”, per sentirti rispondere: “Gesù, ad
amarti”.
“A che sei venuta?”, mi chiedi se prego; “A che sei venuta?”, mi ripeti dall’Ostia Santa; “A
che sei venuta?”, se lavoro, se mangio, se soffro, se dormo... Che bel richiamo per me e per tutti!
Ma quanti, alla tua domanda, rispondono: ”Vengo ad offenderti”. Altri, fingendo di non sentirti, si
danno ad ogni sorta di peccati e rispondono al tuo “A che sei venuto?” con l’andare all’inferno...
Quanto ti compatisco, o mio Gesù! Vorrei prendere le stesse funi con cui stanno per legarti i tuoi
nemici, per legare queste anime e risparmiarti questo dolore.
Ma di nuovo sento la tua voce tenerissima che dice, mentre vai incontro ai nemici: “Chi
cercate?”, e quelli rispondono: “Gesù Nazareno”; e Tu a loro: “IO SONO”. Con questa sola parola
Tu dici tutto e ti dai a conoscere per quello che sei, tanto che i nemici tremano e cadono come morti
a terra; e Tu, Amore che non ha pari, ripetendo di nuovo “IO SONO”, li richiami a vita, e da te stesso
ti dai in potere dei nemici... Ed essi, perfidi ed ingrati, invece di cadere umili e palpitanti ai tuoi piedi e
chiederti perdono, abusando della tua bontà e disprezzando grazie e prodigi, ti mettono le mani
addosso e con funi e catene ti legano, ti stringono, ti gettano per terra, ti mettono sotto i piedi, ti
strappano i capelli..., e Tu con pazienza inaudita taci, soffri e ripari le offese di coloro che, malgrado i
miracoli, non si arrendono alla tua Grazia e si ostinano di più. Con le funi e catene impetri dal Padre
la grazia di spezzare le catene delle nostre colpe e ci leghi con la dolce catena dell’Amore. E a
Pietro, che vuole difenderti persino tagliando l’orecchio a Malco, amorosamente lo correggi, volendo
riparare con ciò le opere buone non fatte con santa prudenza o che per troppo zelo cadono nella
colpa.
Mio pazientissimo Gesù, queste funi e catene pare che mettono qualcosa di più bello alla tua
Divina Persona: la tua fronte si fa più maestosa, tanto da attirare l’attenzione dei tuoi stessi nemici,
i tuoi occhi sfolgorano di più luce, il tuo Volto divino si atteggia ad una pace e dolcezza suprema, da
innamorare i tuoi stessi carnefici; coi tuoi accenti soavi e penetranti, sebbene pochi, li fai tremare,
tanto che, se ardiscono di offenderti, è perché Tu stesso glielo permetti... O Amore incatenato e
legato, potrai mai permettere che Tu sia legato per me, facendo più sfoggio d’amore verso di me, ed
io, piccola figlia tua, stia senza catene? No, no, anzi, legami con le tue stesse funi e catene, con le
tue mani SS. Perciò ti prego di legare, mentre bacio la tua fronte divina, tutti i miei pensieri, gli occhi,
le orecchie, la lingua, il cuore, i miei affetti e tutta me stessa, e insieme lega tutte le creature, affinché
sentendo le dolcezze delle tue amorose catene non più ardiscano di offenderti.
Dolce mio Bene, siamo già all’una... La mente incomincia ad assopirsi; farò il possibile per
mantenermi sveglia, ma se il sonno mi sorprende, mi lascio in te per seguire ciò che fai Tu, anzi lo
farai Tu stesso in me. In te lascio i miei pensieri, a difenderti dai tuoi nemici, il mio respiro per
coraggio e compagnia, il mio palpito a dirti sempre che ti amo e a rifarti dell’amore che gli altri non ti
danno, le gocce del mio sangue a ripararti ed a restituirti l’onore e la stima che ti toglieranno con gli
insulti, sputi e schiaffi. Mio Gesù, benedicimi e fammi dormire nel tuo adorabile Cuore, e dai tuoi
palpiti accelerati dall’Amore o dal dolore spesso potrò svegliarmi, e così mai interrompere la nostra
compagnia; così restiamo intesi, o Gesù!
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Mio Gesù, non piangere, fa’ che io pianga insieme con te! Ma il mio amabile Gesù pare che dica:
“Ah, figlia mia, piangiamo insieme la sorte di tante anime a Me consacrate, che per piccole
prove, per incidenti della vita, non più si prendono cura di Me e mi lasciano solo; per tanti altri
timidi e vigliacchi, che per mancanza di coraggio e di fiducia mi abbandonano; per tanti
sacerdoti che, non trovando il loro tornaconto nelle cose sante, nell’amministrazione dei
Sacramenti, non si curano di me; per altri che predicano, che celebrano, che confessano per
amore d’interesse e di propria gloria, e mentre pare che siano intorno a Me, o rimango
sempre solo... Ah, figlia mia, quanto mi è duro questo abbandono! Non solo mi piangono gli
occhi, ma mi sanguina il Cuore! Deh, ti prego di riparare il mio acerbo dolore, promettendomi
di non lasciarmi mai solo.”
Sì, Gesù mio, lo prometto, aiutata dalla tua Grazia e nella fermezza della tua Divina Volontà! Ma,
o Gesù, mentre Tu piangi l’abbandono dei tuoi cari, i nemici non ti risparmiano nessun oltraggio che
ti possano fare... Stretto e legato come stai, o mio Bene, tanto che da te stesso non puoi dare
neanche un passo, ti calpestano, ti trascinano per le vie piene di pietre e di spine, sicché non c’è
movimento in cui non ti facciano urtare con le pietre e pungere dalle spine... Ah, Gesù mio, vedo che
mentre ti trascinano lasci dietro di te il sangue tuo prezioso, i dorati capelli che ti strappano dal capo.
Vita mia e mio Tutto, permettimi che li raccolga, affinché possa legare tutti i passi delle creature che
anche di notte non ti risparmiano, anzi si servono della notte per offenderti maggiormente: chi
per ritrovi, chi per piaceri, chi per teatri e chi si serve della notte persino per compiere furti sacrileghi.
Mio Gesù, mi unisco a te per riparare tutte queste offese.
O mio Gesù, siamo già al torrente Cedron e i perfidi giudei ti fanno cadere dentro, e mentre ti
spingono ti fanno urtare contro un sasso, con tanto impeto da farti versare dalla bocca sangue
preziosissimo, con cui lasci segnato quel sasso. Poi, tirandoti, ti menano più in fondo a quelle acque
putride, in modo che esse ti entrano nelle orecchie, nella bocca, nelle narici... O Amore inarrivabile,
Tu resti inondato e come ammantato di quelle acque putride, nauseanti e fredde, e in questo stato
rappresenti al vivo lo stato lacrimevole delle creature quando commettono il peccato; oh, come
restano coperte, e dentro e fuori, di un manto di luridezze, da far schifo al Cielo e a chiunque potesse
vederle, in modo da attirarsi i fulmini della Divina Giustizia!
O Gesù, Vita della mia Vita, può darsi amore più grande? Per toglierci questo manto di luridezze,
Tu permetti che i nemici ti precipitino in questo torrente; e per riparare i sacrilegi e le freddezze delle
anime che ti ricevono sacrilegamente, costringendoti più del torrente a farti entrare nei loro cuori, a
sentire tutta la nausea delle loro anime, Tu permetti ancora che queste acque ti penetrino fin nelle
viscere, tanto che i nemici, temendo che Tu resti affogato, per riservarti a maggiori tormenti, ti tirano
su, ma fai tanto schifo che loro stessi sentono nausea a toccarti.
Mio tenero Gesù, sei già fuori dal torrente... Il cuore non mi regge nel vederti così bagnato da
queste acque nauseabonde. Vedo che tremi da capo a piedi per il freddo e guardi d’intorno cercando
con gli occhi (ciò che non fai con la voce) uno almeno che ti rasciughi, che ti pulisca e ti riscaldi; ma
invano, nessuno si muove a pietà di te. I nemici ti beffano e ti deridono, i tuoi ti hanno abbandonato e
la dolce Mamma è lontana, perché così dispone il Padre. Eccomi, o Gesù, vieni nelle mie braccia;
voglio piangere tanto da formarti un bagno per lavarti, pulirti ed aggiustarti con le mie mani i capelli
tutti scarmigliati. Amor mio, voglio chiuderti nel mio cuore per riscaldarti col calore dei miei affetti,
voglio profumarti coi miei desideri insistenti, voglio riparare tutte queste offese e mettere la mia vita
insieme alla tua per salvare tutte le anime; e il mio cuore voglio offrirtelo come luogo di riposo, per
poterti rinfrancare in qualche modo delle pene sofferte fin qui, e poi riprenderemo insieme la via della
tua Passione.
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“Figlia, vuoi saperlo? Sento la voce di Pietro che dice di non conoscermi; poi ha giurato e
poi ancora ha spergiurato e anatematizzato di non conoscermi. O Pietro, come! Non mi
conosci? Non ti ricordi di quanti beni ti ho colmato? Ah, se gli altri mi fanno morire di pene,
tu mi fai morire di dolore! Ah, quanto male hai fatto col seguirmi da lontano, esponendoti poi
alle occasioni!”
Intanto i tuoi nemici continuano ad accusarti, e vedendo Caifa che niente rispondi alle loro
accuse, ti dice: “Ti scongiuro per il Dio vivente dimmi, veramente sei Tu il vero figlio di Dio?”
E tu, Amor mio, avendo sempre sul tuo labbro la parola della verità, atteggiandoti a Maestà
suprema, con voce sonora e soave, tanto che tutti restano colpiti e gli stessi demoni sprofondano
nell’abisso, rispondi: “Tu lo dici: sì, Io sono il vero Figlio di Dio, e un giorno scenderò sulle nubi
del cielo a giudicare tutte le nazioni”.
Alle tue parole creatrici, tutti fanno silenzio, si sentono rabbrividire e spaventare; ma Caifa, dopo
pochi attimi di spavento, riavendosi e tutto furibondo, più che belva feroce dice a tutti: “Che bisogno
abbiamo più di testimoni? Ha detto già una grande bestemmia! Che più aspettiamo per condannarlo?
È già reo di morte!”
E per dare più forza alle sue parole, si straccia le vesti con tanta rabbia e furore che tutti, come
se fossero uno solo, si avventano contro di te, mio bene, e chi ti da pugni sulla testa, chi ti tira i
capelli, chi ti dà schiaffi, chi ti sputa sul Volto, chi ti calpesta sotto i piedi... Sono tali e tanti i tormenti
che ti danno che la terra trema e i Cieli ne restano scossi. Amor mio e Vita mia, Gesù, come ti
tormentano, così il mio povero cuore è lacerato dal dolore. Deh, permettimi che esca da dentro il tuo
adorato Cuore e che in vece tua affronti tutti questi oltraggi. Ah, se mi fosse possibile vorrei trafugarti
dalle mani dei tuoi nemici; ma Tu non vuoi, poiché lo richiede la salvezza di tutti, ed io sono costretta
a rassegnarmi. Ma dolce Amor mio, lascia che ti rassetti, che ti aggiusti i capelli, che ti tolga gli sputi,
che ti riasciughi il sangue e mi chiuda nel tuo Cuore, perché vedo che Caifa, stanco, vuole ritirarsi,
consegnandoti in mano ai soldati.
Perciò ti benedico, e Tu benedicimi e dammi il bacio del tuo Amore; ed io mi chiudo nella fornace
del tuo Cuore divino per prendere sonno. Metto sul tuo Cuore la mia bocca, affinché respirando ti
baci, e dalla diversità dei tuoi palpiti più o meno sofferenti possa avvertire se Tu soffri o riposi. Perciò,
facendoti ali con le mie braccia per tenerti difeso, ti abbraccio, mi stringo forte al tuo Cuore e prendo
sonno.
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Sono tali e tante le pene, gli obbrobri, le umiliazioni che ti fanno, che gli angeli piangono e si coprono
il volto con le loro ali per non vederle. Mio pazzo Gesù, anch’io voglio chiamarti pazzo, ma pazzo di
amore. Ed è tanta la tua pazzia di amore, che invece di adontarti, preghi e ripari per le ambizioni dei
re e dei capi che ambiscono regni per la rovina dei popoli, per tante stragi che fanno e tanto sangue
che fanno spargere per loro capriccio, per le colpe che si commettono nelle corti e palazzi e nelle
milizie.
Mio Gesù, com’è tenero vederti in mezzo a tanti oltraggi pregare e riparare! La tua voce risuona
nel mio cuore e seguo ciò che fai Tu. E ora lascia che mi metta a te vicino, che prenda parte alle tue
pene e ti consoli col mio amore e, allontanandoti i nemici, ti prendo fra le mie braccia per ristorarti e
baciarti la fronte... Dolce Amor mio, vedo che non ti danno pace, ed Erode t’invia a Pilato. Se
doloroso è stato il venire, più tragico sarà il ritorno, perché vedo che i Giudei sono più arrabbiati di
prima e a qualunque costo sono risoluti a farti morire... Perciò, prima che Tu esca dal palazzo di
Erode, voglio baciarti per attestarti il mio amore in mezzo a tante pene, e Tu fortificami col tuo bacio
e con la tua benedizione, per poterti seguire dinanzi a Pilato.
Gesù mio, Amore infinito, più ti guardo e più comprendo quanto soffri... Già sei tutto lacerato,
non c’è parte sana in te. I carnefici, inferociti nel vedere che in tante pene li guardi con tanto amore e
nel vedere che il tuo sguardo amoroso, formando un dolce incanto, quasi come tante voci supplica
più pene e nuove pene, sebbene siano inumani, ma pur forzati dal tuo Amore, ti mettono in piedi; e
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Tu, non reggendoti, cadi di nuovo nel tuo proprio sangue, e questi, irritati, con calci e spinte ti fanno
giungere nel posto dove t’incoroneranno di spine.
Amor mio, se Tu non mi sorreggi col tuo sguardo di amore, io non posso continuare a vederti
soffrire. Sento già il brivido nelle ossa, il cuore mi batte, mi sento morire. Gesù, Gesù, aiutami!
E il mio amabile Gesù mi dice: “Figlia mia, coraggio, non perdere nulla di quanto ho
sofferto ; sii attenta ai miei insegnamenti. o devo rifare l’uomo in tutto. La colpa gli ha tolto la
corona e lo ha coronato di obbrobri e di confusione, sicché dinanzi alla mia Maestà non può
comparire; la colpa lo ha disonorato, facendogli perdere qualsiasi diritto agli onori e alla
gloria... Perciò voglio essere coronato di spine, per mettere sulla fronte dell’uomo la corona e
restituirgli tutti i diritti a qualunque onore e gloria. Le mie spine saranno, innanzi a mio Padre,
riparazioni e voci di discolpa per tanti peccati di pensiero,
specialmente di superbia, e ad ogni mente creata saranno voci di
luce e di supplica perché non mi offendano. Perciò Tu unisciti a
Me e prega e ripara insieme con Me.”
Coronato Gesù, i tuoi nemici incrudeliti ti fanno sedere, ti mettono
uno straccio di porpora, prendono la corona di spine e con furia infernale
te la mettono sul capo adorabile. Poi, a colpi di bastone ti fanno pene-
trare le spine della corona di spine nella fronte, e parte ti giungono negli
occhi, nelle orecchie, nel cranio e fin dentro la nuca...
Amor mio, che strazio, che pene inenarrabili! Quante morti crudeli
subisci! Già il sangue ti scorre sul Volto, in modo che non si vede che
sangue; ma sotto quelle spine e quel sangue si vede il tuo Volto SS.
raggiante di dolcezza, di pace e di amore... E i carnefici, volendo finire
la tragedia, ti bendano gli occhi, ti mettono per scettro una canna in
mano e incominciano le loro burle. Ti salutano Re dei Giudei, ti battono
la corona, ti danno schiaffi e ti dicono: “Indovina chi ti ha percosso!”
E Tu taci e rispondi col riparare l’ambizione di chi aspira ai regni, alle dignità, agli onori, e per
coloro che, trovandosi in tali posti di autorità e non comportandosi bene, formano la rovina dei popoli
e delle anime a loro affidate e i loro cattivi esempi sono causa di spinta al male e di perdita di anime.
Con questa canna che stringi in mano Tu ripari tante opere buone, ma vuote di spirito interno e fatte
anche con intenzioni cattive. Negli insulti e bende Tu ripari per quelli che mettono in ridicolo le cose
più sante, screditandole e profanandole, e ripari per quelli che si bendano la vista dell’intelligenza per
non vedere la luce della Verità. Con questa tua benda impetri per noi che ci siano tolte le bende delle
passioni, delle ricchezze e dei piaceri.
Mio Re Gesù, i tuoi nemici continuano i loro insulti; il sangue che scorre dal tuo SS. Capo è
tanto, che giungendoti fino alla bocca t’impedisce di farmi sentire chiaramente la tua dolcissima voce,
e quindi non posso fare ciò che fai Tu. Perciò vengo nelle tue braccia, voglio sostenere il tuo capo
trafitto e addolorato, voglio mettere la testa sotto queste spine per sentire le loro punture...
Ma mentre dico ciò, il mio Gesù mi chiama col suo sguardo di amore e io subito mi abbraccio al
suo Cuore e cerco di sostenere la sua testa. Oh, com’è bello stare con Gesù anche in mezzo a mille
tormenti! E Lui mi dice: “Figlia mia, queste spine dicono che voglio essere costituito Re di ogni
cuore; a Me spetta ogni dominio. Tu prendi queste spine e pungi il tuo cuore, fanne uscire
tutto ciò che a me non appartiene e poi lascia dentro una spina, come suggello che Io sono il
tuo Re e per impedire che nessun’altra cosa entri in te. Poi gira per tutti i cuori e, pungendoli,
fanne uscire tutti i fumi di superbia e il marciume che contengono e costituiscimi Re di tutti.”
Amor mio, il cuore mi si stringe nel lasciarti; perciò ti prego di assordarmi le orecchie con le tue
spine, perché senta solo la tua voce; coprimi gli occhi con le tue spine, per poter guardare te solo;
riempimi con le tue spine la bocca, in modo che la mia lingua resti muta a tutto ciò che possa
offenderti e sia libera per lodarti e benedirti in tutto. O mio Re, Gesù, circondami di spine, affinché
mi custodiscano, mi difendano e mi tengano in te tutta intenta. E ora voglio asciugarti il sangue e
baciarti, perché vedo che i tuoi nemici ti conducono da Pilato, il quale ti condannerà a morte... Amor
mio, aiutami a continuare la tua Via dolorosa e benedicimi.
GESÙ DI NUOVO INNANZI A PILATO E MOSTRATO AL POPOLO
Mio coronato Gesù, il povero mio cuore, ferito dal tuo Amore e trafitto dalle tue pene, non può
vivere senza di te; perciò ti cerco e di nuovo ti trovo innanzi a Pilato. Ma quale spettacolo
commovente! I Cieli inorridiscono, l’inferno trema di paura e di rabbia... Vita del mio cuore, il mio
sguardo non può sostenere la tua vista senza sentirmi morire, ma la forza rapitrice del tuo Amore
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mi costringe a guardarti, per farmi ben comprendere le tue pene, ed io tra lacrime e sospiri ti
contemplo...
Gesù mio, sei nudo, e invece di vesti ti vedo vestito di sangue, le carni squarciate, le ossa
denudate, il tuo Volto SS. irriconoscibile... Le spine, infisse nella tua SS. testa, ti giungono negli
occhi, nel Volto, ed io non vedo che sangue, che, scorrendo fino a terra, forma un sanguigno ruscello
sotto i tuoi piedi... Mio Gesù, non ti riconosco più, come sei ridotto! Il tuo stato è giunto agli eccessi
più profondi delle umiliazioni e degli spasimi! Ah, io non posso più sostenere la tua vista sì dolorosa,
mi sento morire! Vorrei strapparti dalla presenza di Pilato, per chiuderti nel mio cuore e darti riposo,
vorrei sanare le tue piaghe col mio amore; vorrei allagare col tuo sangue tutto il mondo, per chiudervi
tutte le anime e condurle a te, come conquista delle tue pene.
E Tu, o paziente Gesù, a stento pare che mi guardi attraverso le spine e mi dici: “Figlia mia,
vieni fra queste mie braccia legate, poggia il tuo capo sul mio Cuore e vedrai dolori più intensi
e acerbi, perché quello che vedi al di fuori della mia Umanità non è altro che lo sbocco delle
mie pene interne. Fa’ attenzione ai palpiti del mio Cuore e sentirai che riparo le ingiustizie di
chi comanda, le oppressioni dei poveri e degli innocenti posposti ai rei, la superbia di quelli
che per sostenere le dignità, le cariche, le ricchezze, non si curano di calpestare qualunque
legge e di far male al prossimo, chiudendo gli occhi alla luce della verità. Con queste spine
voglio frantumare lo spirito di superbia delle «loro signorie», e coi fori che formano nella mia
testa voglio farmi via nelle loro menti, per riordinare in esse tutte le cose secondo la luce della
verità... Con lo starmi così umiliato dinanzi a questo ingiusto giudice voglio far comprendere
a tutti che solo la virtù è quello che costituisce l’uomo re di se stesso, e insegno a chi co-
manda che soltanto la virtù, unita al retto sapere, è la sola cosa degna e capace di governare
e di reggere gli altri mentre tutte le altre dignità senza la virtù sono cose pericolose e da
deplorarsi... Figlia mia, fa’ eco alle mie riparazioni e continua a far attenzione alle mie pene.”
Amor mio Gesù, vedo che Pilato, nel vederti così
malamente ridotto, si sente rabbrividire e tutto
impressionato esclama: “Possibile tanta crudeltà in petti
umani? Ah, non era questa la mia volontà nel condannarlo
alle battiture!”
E volendo liberarti dalle mani dei tuoi nemici, per poter
trovare ragioni più convenienti, tutto dimesso e distogliendo
il suo sguardo, perché non può sostenere la tua vista troppo
dolorosa, torna ad interrogarti: “Ma dimmi, che hai fatto? La
tua gente ti ha dato nelle mie mani; dimmi, Tu sei Re? Qual
è il tuo Regno?” Alle domande tempestose di Pilato Tu, o
mio Gesù, non rispondi, e racchiuso in te stesso pensi a salvare la povera anima mia a costo di tante
pene.
E Pilato, non vedendosi risposto soggiunge: “Non sai Tu che sta in mio potere il liberarti o il
condannarti?”
Ma Tu, Amor mio, volendo far splendere nella mente di Pilato la luce della verità, rispondi: “Non
avresti nessun potere su di Me, se non ti venisse dall’Alto; però quelli che mi hanno dato
nelle tue mani hanno commesso un peccato più grave del tuo.”
Allora Pilato, quasi mosso dalla dolcezza della tua voce, irrisoluto come sta e col cuore in
tempesta, credendo che i cuori dei Giudei fossero più pietosi, si decide a mostrarti dalla loggia,
sperando che si muovano a compassione nel vederti sì straziato, per poterti così liberare. Addolorato
Gesù, il cuore mi viene meno nel vederti seguire Pilato. A stento cammini, curvo sotto quella orribile
corona di spine. Il sangue segna i tuoi passi, e come esci fuori senti la folla tumultuante, che ansiosa
aspetta la tua condanna.
Pilato, imponendo silenzio per richiamare l’attenzione di tutti e farsi ascoltare da tutti, prende con
ribrezzo i due lembi della porpora che ti copre il petto e le spalle, li solleva, per farti vedere da tutti
come sei ridotto, e ad alta voce dice: “ECCE HOMO! Ecco l’Uomo! Guardatelo, non ha più figura di
uomo! Osservate le sue piaghe: non più si riconosce! Se male ha fatto, ha già sofferto abbastanza,
anzi troppo; io sono già pentito di averlo fatto tanto soffrire; lasciamolo perciò libero!”
Gesù, Amor mio, lascia che ti sostenga, perché vedo che vacilli, non reggendoti in piedi sotto il
peso di tante pene... Ah, in questo momento solenne si decide la tua sorte. Alle parole di Pilato si fa
profondo silenzio in Cielo, in terra e nell’inferno... E poi, come ad una sola voce sento il grido di tutti:
“Crocifiggilo, crocifiggilo, a qualunque costo lo vogliamo morto!” Vita mia Gesù, vedo che tremi... Il
grido di morte scende nel tuo Cuore, e in queste voci scorgi la voce del tuo caro Padre Celeste, che
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dice: “Figlio mio, ti voglio morto, e morto crocifisso!”... Ah, senti pure la tua cara Mamma che,
sebbene trafitta e desolata, fa eco al tuo caro Padre: “Figlio, ti voglio morto!”... Gli Angeli, i Santi,
l’inferno, tutti ad unanime voce gridano: “Crocifiggilo, crocifiggilo!”, sicché non c’è anima che ti voglia
vivo... E ahi, ahi, con sommo mio rossore, dolore e raccapriccio, anch’io mi sento costretta da una
forza suprema a gridare: “Crocifiggilo!” Mio Gesù, perdonami se io pure, misera peccatrice, ti voglio
morto! Però, ti prego di far morire me insieme con te...
E intanto Tu, o mio straziato Gesù, mosso dal mio dolore, pare che mi dica: “Figlia mia,
stringiti al mio Cuore e prendi parte alle mie pene e alle mie riparazioni. l momento è solenne:
si deve decidere o la mia morte o la morte di tutte le creature... n questo momento due
correnti si riversano nel mio Cuore. n una vi sono le anime che, se mi vogliono morto, è
perché vogliono trovare in me la Vita, e così, accettando o per loro la morte, vengono sciolte
dalla condanna eterna e le porte del Cielo si schiudono per riceverle... Nell’altra corrente vi
sono quelle che mi vogliono morto per odio e per conferma della loro condanna, e il mio
Cuore è lacerato e sente la morte di ciascuna e le stesse pene dell’inferno... l mio Cuore non
regge a questi acerbi dolori; sento la morte ad ogni palpito, ad ogni respiro, e vado ripetendo:
perché tanto sangue sarà sparso invano? Perché le mie pene saranno inutili per tanti? Ah,
figlia, sorreggimi, che non ne posso più! Prendi parte alle mie pene e la tua vita sia una
continua offerta per salvare le anime, per lenirmi pene sì strazianti.”
GESÙ CONDANNATO A MORTE
Cuor mio, Gesù, le tue pene sono le mie e faccio eco alla tua riparazione. Ma vedo che Pilato
rimane sbalordito e si affretta a dire: “Come! Devo crocifiggere il vostro Re? Io non trovo colpa in Lui
per condannarlo!” E i Giudei gridano, assordando l’aria: “Non abbiamo altro re che Cesare, e se tu
non lo condanni, non sei amico di Cesare! Via, via, crocifiggilo, crocifiggilo!”
Pilato, non sapendo più che fare e per timore di essere spodestato, si fa portare un catino di
acqua e lavandosi le mani dice: “Io sono innocente del sangue di questo Giusto”, e ti condanna a
morte. Ma i Giudei gridano: “Il suo sangue cada su di noi e sui figli nostri!” E nel vederti condannato
vanno in festa, battono le mani, fischiano, urlano, mentre Tu, o Gesù, ripari per quelli che trovandosi
in alto, per vano timore e per non perdere il posto, calpestano le leggi più sacre, non curando la
rovina di popoli interi, favorendo gli empi e condannando gli innocenti, e ripari anche per quelli che
dopo la colpa istigano l’Ira divina a punirli. Ma mentre ciò ripari, il Cuore ti sanguina per il dolore di
vedere il popolo da te eletto fulminato dalla maledizione del Cielo, che loro stessi con piena volontà
hanno voluto, suggellandola col tuo Sangue, che hanno imprecato! Ah, il Cuore ti viene meno!
Lasciami che ti sostenga fra le mie mani, facendo mie le tue riparazioni e le tue pene...
Ma il tuo Amore ti spinge più in alto ed impaziente già cerchi la Croce.
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piedi, tra spasimi atroci stai per morire e coi tuoi occhi languidi e ripieni di sangue mi guardi a stento,
per chiedermi aiuto in tanto dolore...
Mio Gesù, Re dei dolori, lascia che ti sostenga e che ti stringa al mio cuore. Vorrei prendere il
fuoco che ti divora per incenerire i tuoi nemici e metterti in salvo; ma Tu non vuoi, perché le ansie
della Croce si fanno più ardenti e Tu vuoi immolarti subito su di essa, anche per i tuoi stessi nemici...
Ma, mentre ti stringo al cuore, Tu, stringendomi al tuo, mi dici: “Figlia mia, fammi sfogare il
mio Amore. Ripara insieme con me per quelli che nel fare il bene mi disonorano. Questi giudei
mi vestono delle mie vesti per screditarmi maggiormente innanzi al popolo, per convincerlo
che o sia un malfattore; l’azione di vestirmi era apparentemente buona, ma in se stessa era
cattiva... Ah, quanti fanno opere buone, amministrano Sacramenti oppure li frequentano, con
fini umani e anche cattivi! Ma il bene, malamente fatto, porta alla durezza, ed o voglio essere
coronato una seconda volta, con dolori più acerbi della prima, per frangere questa durezza e
con le mie spine attirarli a Me... Ah, figlia mia, questa seconda coronazione mi è ben più
dolorosa; mi sento la testa come nuotare dentro le spine e ad ogni movimento che faccio od
urto che mi danno, tante morti crudeli subisco... Così riparo la malizia delle offese; riparo per
quelli che invece di pensare alla propria santificazione, in qualsiasi stato d’animo si trovino, si
dissipano e rigettano la mia Grazia, e così tornano a darmi spine più pungenti, mentre o sono
costretto a gemere, a piangere con lacrime di sangue e a sospirare la loro salvezza. Ah, o
faccio di tutto per amarle, e le creature fanno di tutto per offendermi! Almeno tu non lasciarmi
solo nelle mie pene e nelle mie riparazioni.”
GESÙ ABBRACCIA LA CROCE
Straziato mio Bene, con te riparo, con te soffro. Ma vedo che i tuoi nemici ti precipitano dalle
scale; il popolo con furore ed ansia ti aspetta. Già ti fanno trovare pronta la Croce, che Tu con tanti
sospiri cerchi; con amore la guardi e con passo franco ti avvicini ad abbracciarla. Ma prima la baci e,
correndoti un brivido di gioia per la tua SS. Umanità, con sommo tuo contento ritorni a guardarla e ne
misuri la lunghezza e la larghezza... In essa stabilisci la porzione per tutte le creature, le doti
sufficientemente per vincolarle alla Divinità con nodo di sposalizio e renderle eredi del Regno dei
Cieli, e poi, non potendo contenere l’amore con cui le ami, baci di nuovo la Croce e le dici: “Croce
adorata, finalmente ti abbraccio! Eri tu il sospiro del mio Cuore, il martirio del mio Amore; ma
tu, o Croce, tardasti finora, mentre i miei passi sempre verso di te si dirigevano. Croce Santa,
eri tu la meta dei miei desideri, lo scopo della mia esistenza quaggiù. n te concentro tutto
l’essere mio, in te metto tutti i miei figli, e tu sarai la loro vita e la
loro luce, la difesa, la custodia, la forza; tu li sovverrai in tutto e
gloriosi me li condurrai nel Cielo... O Croce, Cattedra di
Sapienza, tu sola insegnerai la vera santità, tu sola formerai gli
eroi, gli atleti, i martiri, i santi. Croce bella, tu sei il mio trono, e
dovendo Io partire dalla terra, rimarrai tu in vece mia. A te do in
dote tutte le anime; custodiscimele, salvamele, a te le affido.”
Così dicendo, ansioso te la fai mettere sulle spalle... Ah, mio
Gesù, la croce per il tuo Amore è troppo leggera, ma al peso della
croce si unisce quello delle nostre colpe enormi, immense quanto la
distesa dei cieli, e Tu, affranto mio Bene, ti senti schiacciare sotto il peso di tante colpe. La tua Anima
inorridisce alla loro vista e senti la pena di ogni colpa; la tua Santità resta scossa di fronte a tanta
bruttezza e perciò, abbassandoti la croce sulle spalle, vacilli, affanni, e dalla tua SS. Umanità trafila
un sudore mortale.
Gesù, Amor mio, non mi regge l’animo di lasciarti solo. Voglio dividere con te il peso della croce
e per sollevarti dal peso delle colpe mi stringo ai tuoi piedi. A nome di tutte le creature, voglio darti
amore per chi non ti ama, lodi per chi ti disprezza, benedizioni, ringraziamenti, ubbidienza per tutti...
In qualunque offesa riceverai, intendo offrirti tutta me stessa per ripararti, intendo fare l’atto opposto
alle offese che le creature ti fanno e consolarti baciandoti e facendo continui atti d’amore. Ma vedo
che sono troppo misera; ho bisogno di te per poter ripararti davvero. Perciò mi unisco alla tua SS.
Umanità ed insieme a te unisco i miei pensieri ai tuoi, per riparare i cattivi pensieri miei e di tutti;
unisco i miei occhi ai tuoi, per riparare gli sguardi cattivi; unisco la mia bocca alla tua, per riparare le
bestemmie e i discorsi cattivi; unisco il mio cuore al tuo, per riparare le tendenze, i desideri e gli
affetti cattivi... In una parola, voglio riparare tutto ciò che ripara la tua SS. Umanità, unendomi
all’immenso tuo Amore per tutti e al bene immenso che fai a tutti. Ma non sono contenta ancora;
voglio unirmi alla tua Divinità per sperdere il mio nulla in Essa e darti così il tutto...
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LA VIA DOLOROSA AL CALVARIO
Mio pazientissimo Gesù, vedo che fai i primi passi sotto l’enorme peso della croce ed io unisco i
miei passi ai tuoi, e quando Tu, debole, svenato, vacillante, starai per cadere, io sarò al tuo fianco
per sorreggerti, presterò le mie spalle sotto la croce per dividere con te il peso, e Tu non disde-
gnarmi, ma accettami per tua fedele compagna. O Gesù, Tu mi guardi e vedo che ripari per quelli
che non portano con rassegnazione la propria croce, anzi imprecano, s’irritano, si suicidano e fanno
omicidi. E Tu impetri per tutti amore e rassegnazione alla propria croce; ma è tanto il tuo dolore, che
ti senti stritolare sotto la croce...
Sono appena i primi passi che muovi e
già Tu cadi sotto di essa, e mentre cadi urti
nelle pietre e le spine si conficcano di più
nel tuo capo, mentre tutte le piaghe s’ina-
spriscono e danno nuovo sangue. E sic-
come non hai forza per alzarti, i tuoi nemici
irritati, con calci e con spinte cercano di
metterti in piedi.
Caduto Amor mio, lascia che ti aiuti a
metterti in piedi, che ti baci e ti rasciughi il
sangue e che insieme con te ripari per
quelli che peccano per ignoranza, per
fragilità e per debolezza; e ti prego di dare
aiuto a queste anime.
Vita mia Gesù, i tuoi nemici, facendoti soffrire spasimi inauditi, sono giunti a metterti in piedi. E
mentre barcollando Tu cammini, sento il tuo respiro affannoso; il tuo Cuore batte più forte e nuove
pene te lo trafiggono intensamente..., e Tu scuoti la testa per sgombrare i tuoi occhi dal sangue che li
riempie e ansioso guardi... Ah, mio Gesù, ho capito tutto: è la tua Mamma, che, come gemebonda
colomba, va in cerca di te, vuol dirti un’ultima parola e ricevere un tuo ultimo sguardo. E Tu senti le
sue pene, il suo Cuore lacerato nel tuo ed intenerito e ferito dal suo e dal tuo Amore... Già la scorgi
che, spingendosi attraverso la folla, a qualunque costo vuol vederti, abbracciarti e darti l’ultimo addio.
Ma Tu resti più trafitto, nel vedere la sua pallidezza mortale e tutte le tue pene riprodotte in Lei per
forza d’amore... Se Lei vive, è solo per miracolo della tua Onnipotenza.
Già muovi i tuoi passi incontro ai suoi, ma a stento vi potete scambiare gli sguardi... O schianto
di Cuore d’Entrambi! I soldati avvertono e con urti e spinte impediscono che Mamma e Figlio vi
diate l’ultimo addio. È tanta l’angoscia d’Entrambi, che la tua Mamma resta impietrita dal dolore e
quasi sta per soccombere. Il fedel Giovanni e le pie donne La sorreggono, mentre Tu di nuovo cadi
sotto la croce... Allora la tua dolente Mamma, ciò che non fa col corpo, perché impedita, lo fa con
l’anima: entra in te, fa suo il Volere dell’Eterno e, associandosi a te in tutte le tue pene, ti fa l’ufficio di
Mamma, ti bacia, ti ripara, ti lenisce e in tutte le tue piaghe versa il balsamo del suo doloroso amore.
Mio penante Gesù, anch’io mi unisco con la trafitta Mamma; faccio mie tutte le tue pene, e in ogni
goccia del tuo sangue, in ogni piaga, voglio farti da Mamma. E insieme con Lei e con te riparo per
tutti gli incontri pericolosi e per quelli che si espongono alle occasioni di peccare o che, costretti dalla
necessità a esporsi, restano allacciati dal peccato.
Tu intanto gemi, caduto sotto la Croce. I soldati temono che Tu muoia sotto il peso di tanti martìri
e per lo spargimento di tanto sangue. Ciononostante, a via di frustate e calci, stentatamente riescono
a metterti di nuovo in piedi... Così ripari le ripetute cadute nel peccato e i peccati gravi commessi da
ogni classe di persone, preghi per i peccatori ostinati e piangi con lacrime di sangue per la loro
conversione.
Affranto Amor mio, mentre ti seguo nelle riparazioni, vedo che non reggi sotto il peso enorme
della croce. Già tremi tutto; le spine, ai continui urti che ricevi, penetrano sempre più dentro la tua
SS. testa; la croce, per il suo grave peso, si addentra nella spalla tanto da formare una piaga così
profonda da scoprire le ossa... Ad ogni passo sembra che muori, impossibilitato di andare avanti. Ma
il tuo Amore, che tutto può, ti dà forza; e come ti senti penetrare la Croce nella spalla, ripari per i
peccati nascosti, che, non essendo riparati, accrescono l’acerbità dei tuoi spasimi. Mio Gesù, lascia
che metta la mia spalla sotto la croce, per sollevarti e che ripari con te tutti i peccati occulti.
Ma i tuoi nemici, per timore che Tu muoia sotto di essa, costringono il Cireneo ad aiutarti a
portare la Croce, il quale, malvolentieri e brontolando, non per amore ti aiuta, ma per forza, e nel tuo
Cuore allora fanno eco tutti i lamenti di chi soffre, le mancanze di rassegnazione, le ribellioni, le ire e
i disprezzi nel soffrire. Ma molto più resti trafitto nel vedere che le anime a te consacrate, che chiami
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come compagne e aiuto nel tuo dolore, ti sfuggono e, se Tu le stringi a te col dolore, ah, si svin-
colano dalle tue braccia per andare in cerca di godimenti e così lasciano te solo a dolorare. Gesù
mio, mentre con te riparo, ti prego di stringermi fra le tue braccia tanto forte, che non ci sia pena che
Tu soffra a cui non prenda parte anch’io, per trasformarmi in esse e rifarti dell’abbandono di tutte
le creature.
Affranto Gesù mio, a stento cammini, tutto incurvato, ma vedo che ti soffermi e fai per guardare.
Cuor mio, che c’è, che vuoi? Ah, è la Veronica, che, nulla temendo, con un panno ti rasciuga
coraggiosamente il Volto, tutto coperto di sangue, e Tu ve lo lasci impresso in segno di gradimento...
Mio generoso Gesù, anch’io voglio asciugarti, e non con un panno, ma voglio sollevarti con tutta me
stessa. Voglio entrare nel tuo interno e darti, o Gesù, palpiti per palpiti, respiri per respiri, affetti per
affetti, desideri per desideri. Mi tuffo nella tua SS. Intelligenza e, facendo scorrere nell’immensità
della tua Volontà tutti questi palpiti, respiri, affetti e desideri, voglio moltiplicarli all’infinito... O mio
Gesù, voglio formare onde di palpiti, per fare che nessun palpito cattivo si ripercuota nel tuo Cuore e
così lenire tutte le tue interne amarezze; onde di affetti e di desideri, per allontanare tutti gli affetti e i
desideri cattivi, che menomamente potessero contristare il tuo Cuore; onde di respiri e di pensieri,
per allontanare qualsiasi respiro e pensiero che potesse menomamente dispiacerti. Starò ben in
guardia, o Gesù, affinché nulla più ti affligga e aggiunga altre amarezze alle tue pene... O Gesù, fa’
che tutto il mio interno nuoti nell’immensità del tuo, e così troverò il tuo Amore e la tua Volontà,
sufficienti per non lasciare che nel tuo interno entri amore cattivo né volontà che potesse dispiacerti.
Intanto i nemici, mal vedendo quest’atto della Veronica, ti frustano, ti spingono, ti mettono in
via... Altri pochi passi e ti fermi ancora; ma il tuo Amore, sotto il peso di tante pene, non si arresta e,
vedendo le pie donne che piangono per causa delle tue pene, dimentichi te stesso e le consoli
dicendo loro: “Figlie, non piangete sulle mie pene, ma sui peccati vostri e sopra i figli vostri...”
Che insegnamento sublime! Com’è dolce la tua parola!
O Gesù, con Te riparo le mancanze di carità e ti chiedo la grazia di farmi dimenticare me stessa,
perché non ricordi altro che Te solo. Ma i tuoi nemici, sentendoti parlare, vanno in furia, ti tirano con
le funi e ti spingono con tanta rabbia che ti fanno cadere, e mentre cadi, urti nelle pietre. Il peso della
croce ti tormenta e Tu ti senti morire. Lascia che ti sostenga e che faccia riparo con le mie mani al
tuo SS. Volto!... Vedo che tocchi la terra e che boccheggi nel sangue; ma i tuoi nemici ti vogliono
mettere in piedi, ti tirano con le funi, ti alzano per i capelli, ti danno calci, ma tutto invano... Tu muori,
mio Gesù! Che pena, mi si spezza il cuore per il dolore! E quasi trascinandoti ti conducono al monte
Calvario... Mentre ti trascinano, sento che ripari tutte le offese delle anime a te consacrate, che ti
danno tanto peso che, per quanto Tu ti sforzi per alzarti, ti riesce inutile. E così trascinato e
calpestato giungi al Calvario, lasciando da dove passi rossa traccia del tuo sangue prezioso.
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Denudato mio Bene, mentre con te riparo, ti prego di spogliarmi di tutto con le tue SS. mani e di
non permettere che nessun affetto cattivo entri nel mio cuore; vigilamelo, circondamelo con le tue
pene, riempimelo del tuo Amore. La mia vita non sia altro che la ripetizione della tua Vita. Con la tua
benedizione rafferma il mio spogliamento; benedicimi di cuore e dammi la forza di assistere alla tua
dolorosa crocifissione, per rimanere crocifissa insieme con te!
GESÙ È CROCIFISSO
Gesù, Amor mio, già sei spogliato delle tue vesti: il tuo SS. Corpo è tanto lacerato, che sembri
un agnello scorticato... Ti vedo tremare, mentre i nemici ti preparano la croce, e non reggendoti in
piedi, cadi a terra sopra questo monte. Mio Bene e mio Tutto, il cuore mi si stringe per il dolore nel
guardarti, vedendo che il sangue diluvia da tutte le parti del tuo SS. Corpo, tutto piagato da capo a
piedi. I tuoi nemici, stanchi, ma non sazi, nello spogliarti hanno strappato con indicibile dolore dal tuo
capo la corona di spine, e poi di nuovo te l’hanno conficcata con spasimi inauditi, forando la tua
Sacratissima Testa con nuove ferite...
Ah, Tu ripari la perfidia e l’ostinazione del peccato, specialmente di superbia. Gesù, vedo che se
l’amore non ti spingesse più in alto, saresti morto per l’acerbità del dolore che soffristi in questa terza
coronazione di spine. Ma vedo che non puoi reggere al dolore e con quegli occhi velati di sangue
guardi se uno almeno si avvicini a te per sorreggerti in tanto dolore e confusione...
Dolce mio Bene, cara mia Vita, qui non sei solo come nella notte della Passione. C’è la dolente
Mamma, che, lacerata nel Cuore, tante morti subisce per quante pene Tu soffri; c’è il fido Giovanni,
ammutolito per la forza del dolore della tua Passione. Questo è il monte di chi ama; non puoi essere
solo... Ma dimmi, Gesù, Amor mio, chi vorresti che ti sorregga in tanto dolore? Deh, permettimi che
venga io a sorreggerti; sono io che ho più bisogno di tutti. La cara Mamma con gli altri mi cedono il
posto ed ecco, Gesù, mi avvicino a te. Ti abbraccio e ti prego di poggiare la tua testa sulla mia spalla
e di farmi sentire le tue spine nella mia... Non solo voglio sentire le tue spine, ma lavare col tuo
prezioso sangue, che dal capo ti scorre, tutti i miei pensieri, perché possano stare in atto di ripararti
ogni offesa che le creature commettono col pensiero...
Gesù, Amor mio, stringiti a me! Voglio baciare una ad una le gocce di sangue che grondano sul
tuo SS. Volto, e ti prego, mentre le adoro, che ogni goccia sia luce alla mente delle creature, affinché
nessuna ti offenda con pensieri cattivi.
O Gesù, vedo che guardi la Croce che i nemici ti preparano e senti i colpi che danno per fare
i fori dove t’inchioderanno. O mio Gesù, sento che il tuo Cuore ti batte forte e dà un sussulto,
agognando questo letto, da te il più desiderato, sebbene con dolore indescrivibile, in cui suggelli la
salvezza delle anime nostre in te, e ti sento dire: “Amor mio, cara Croce, letto mio prezioso: Tu
sei stata il mio martirio in vita e ora sei il mio riposo! Deh, o Croce, ricevimi presto nelle tue
braccia; o sono impaziente di aspettare! Croce Santa, in te darò compimento a tutto; presto,
o Croce, compi i desideri ardenti che mi consumano di dare vita alle anime, e queste vite
saranno suggellate da te, o Croce. Oh, non più indugiare; con ansia aspetto di distendermi su
di te per aprire il Cielo a tutti i miei figli e chiudere l’inferno. O Croce, è vero che tu sei la mia
battaglia, ma sei pure la mia vittoria e il mio trionfo completo, e in te darò grandi eredità,
vittorie, trionfi e corone ai figli miei”...
Ma chi può dire tutto quello che il mio dolce Gesù dice alla Croce? Ma mentre si sfoga con la
Croce, i nemici gli comandano di stendersi su di essa, e Lui subito ubbidisce al loro volere, per
riparare le nostre disubbidienze...
Amor mio, prima che ti distenda sulla croce, permettimi che ti stringa più forte al mio cuore e di
baciarti. Senti, Gesù, non voglio lasciarti; voglio distendermi insieme con te sulla croce e restare
insieme con te inchiodata. Il vero amore non soffre nessuna separazione. Perdonami l’arditezza del
mio amore e concedimi di rimanere con te crocifissa... Vedi, Gesù, non solo io ti chiedo questo, ma
pure la dolente Mamma, l’inseparabile Maddalena, il prediletto Giovanni; tutti ti dicono che sarebbe
più sopportabile rimanere crocifissi con te, che assistere e vedere te solo crocifisso... Perciò, insieme
con te mi offro all’Eterno Padre, immedesimata con la tua Volontà, col tuo Amore, con le tue
riparazioni, col tuo stesso Cuore e con tutte le tue pene.
Ah, pare come se il mio addolorato Gesù mi dicesse: “Figlia mia, hai prevenuto il mio Amore.
Questa è la mia Volontà: che tutti quelli che mi amano restino con me crocifissi. Ah, sì, vieni
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pure a distenderti con me sulla Croce; ti farò vita della mia vita e ti terrò come la prediletta del
mio Cuore”.
Ed ecco che ti distendi sulla croce e guardi i carnefici, che tengono nelle mani chiodi e martello
per inchiodarti, con tanto amore e dolcezza da far loro dolce invito a che presto ti crocifiggano. E
quelli, sebbene ne sentono ribrezzo, con ferocia inumana ti prendono la mano destra, fermano il
chiodo e a colpi di martello lo fanno uscire dalla parte opposta della croce... È tale e tanto il dolore
che soffri, o mio Gesù, che tremi ; la luce dei tuoi begli occhi si eclissa, il tuo Volto SS. impallidisce e
diventa livido...
Bacio la tua destra benedetta e ti compatisco, ti adoro e ti ringrazio per me e per tutti. Per quanti
colpi ricevesti, tante anime ti chiedo di liberare in questo momento dalla condanna all’inferno; per
quante gocce di sangue hai versato, tante anime ti prego di lavare in questo tuo sangue prezio-
sissimo; e per il dolore acerbo che soffristi nell’inchiodarti la mano destra e nello stiramento dei nervi
delle braccia, ti prego di aprire a tutti il Cielo e di benedire tutti. La tua benedizione chiami i peccatori
alla conversione e gli eretici e gli infedeli alla luce della Fede.
Gesù, dolce mia Vita, dopo averti inchiodata la destra, i nemici ti prendono con crudeltà inaudita
la sinistra e, per farla giungere al foro segnato, te la tirano tanto che ti senti slogare le giunture delle
braccia e delle spalle, e per la forza del dolore le gambe convulse si contraggono... Sinistra mano del
mio Gesù, ti bacio, ti compatisco, ti adoro e ti ringrazio. Per i colpi e i dolori che soffristi quando te la
inchiodarono, tante anime ti prego di concedermi in questo momento, da far volare dal Purgatorio al
Cielo; per il sangue che spargesti, ti prego di smorzare le fiamme che le bruciano e di fare che a tutte
sia refrigerio e bagno salutare che le purifichi da ogni macchia e le disponga alla visione beatifica; e
per l’acuto dolore sofferto quando t’inchiodarono la mano sinistra, Amor mio e mio Tutto, ti prego di
chiudere l’inferno a tutte le anime e di non lasciar cadere i fulmini della Divina Giustizia, purtroppo
irritata dalle nostre colpe. Fa’, o Gesù, che questo chiodo nella tua sinistra benedetta sia chiave che
serri la Divina Giustizia, perché non faccia piovere i flagelli sulla terra, e che apra i tesori della Divina
Misericordia a bene di tutti; perciò ti prego di stringerci fra le tue braccia. Già pare che sei rimasto
immobile a tutto e che noi siamo liberi di poterti far tutto; quindi, nelle tue braccia metto il mondo e
tutte le generazioni, e ti prego con la voce del tuo stesso sangue di non negare il perdono a nessuno;
e per i meriti di questo tuo preziosissimo sangue ti chiedo la salvezza e la Grazia per tutti; non
escludere nessuno o mio Gesù!
Amor mio, Gesù, i tuoi nemici non sono contenti ancora... Con ferocia diabolica ti prendono i tuoi
SS. piedi, sempre instancabili in cerca di anime, e, contratti come stavano per la forza del dolore
delle mani, li tirano tanto, che restano slogate le ginocchia, le costole e tutte le ossa del petto...
Il cuore non mi regge, mio Bene! Per la forza del dolore vedo che i tuoi begli occhi, eclissati e
velati di sangue, stralunano; le tue labbra, livide e gonfie dai pugni, si contorcono; le tue guance si
affossano, i denti sbattono, il petto si affanna e il Cuore resta tutto sconquassato, per la forza delle
stirature delle mani e dei piedi... Amor mio, quanto volentieri prenderei il tuo posto per risparmiarti
tanto dolore! Voglio distendermi su tutte le tue membra per lenirti, baciarti, confortarti e ripararti per
tutti.
Gesù mio, vedo che mettono un piede sull’altro e te li trapassano con un chiodo, per giunta
spuntato... Deh, o mio Gesù, mentre il chiodo te li trapassa, permettimi che nel piede destro ti metta
tutti i sacerdoti, affinché siano luce alle genti, specialmente quelli che non vivono una vita buona e
santa, e che nel sinistro metta tutte le genti, affinché ricevano luce dai sacerdoti, li rispettino e siano
a loro ubbidienti; e come il chiodo trapassa i tuoi piedi, così trapassi i sacerdoti e le genti, affinché gli
uni e gli altri non possano spostarsi da te.
Piedi benedetti del mio Gesù, vi bacio, vi compatisco, vi adoro e vi ringrazio. Per gli acerbissimi
dolori che soffristi, per le stirature con cui ti slogarono tutte le ossa e per il sangue che spargesti ti
chiedo di rinchiudere tutte le anime nelle tue piaghe; non disdegnare nessuno, o Gesù! I tuoi chiodi
inchiodino le nostre potenze affinché non si spostino da te; inchiodino i nostri cuori, affinché siano
fissi sempre e soltanto in te, e tutti i nostri sentimenti restino inchiodati dai tuoi chiodi, affinché non
prendano nessun gusto che non venga da te.
Mio Gesù crocifisso, ti vedo tutto insanguinato nuotare in un bagno di sangue... Queste gocce di
sangue altro non dicono che “anime”; in ogni goccia vedo brulicare anime di tutti i secoli, sicché tutti
in te ci contenevi, o Gesù. Ebbene, per la potenza di questo Sangue ti chiedo che nessuno più
sfugga da te.
Mio Gesù, i carnefici finiscono d’inchiodarti i piedi ed io mi avvicino al tuo Cuore. Vedo che non
ne puoi più, ma l’Amore grida più forte: “Più pene ancora!”... Gesù mio, mi abbraccio al tuo Cuore, ti
bacio, ti compatisco, ti adoro e ti ringrazio per me e per tutti ; voglio poggiare la testa sul tuo Cuore,
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per sentire ciò che soffri in questa dolorosa crocifissione... Ah, sento che ogni colpo di martello
rimbomba nel tuo Cuore! Il tuo Cuore è il centro di tutto; da esso incominciano i dolori e in esso
finiscono. E se non fosse che aspetti una lancia per essere trafitto, le fiamme del tuo Amore e il
sangue che rigurgita all’interno si sarebbero fatti via e ti avrebbero squarciato il Cuore. Questo
Sangue e queste fiamme chiamano le anime che ti amano a far felice soggiorno nel tuo Cuore, ed io,
per amore del tuo Cuore e del tuo Sangue, ti chiedo, o Gesù, la santità di quelli che ti amano. Deh,
non farli uscire giammai dal tuo Cuore, e con la tua Grazia moltiplica le vocazioni delle anime vittime,
che continuino la tua Vita sulla terra. Tu hai voluto dare un posto distinto nel tuo Cuore alle anime
che ti amano; fa’ che questo posto non lo perdano mai... O Gesù, le fiamme del tuo Cuore mi brucino
e mi consumino, il tuo Sangue mi abbellisca, il tuo Amore mi tenga sempre inchiodata all’Amore col
dolore e la riparazione!
Gesù mio, i carnefici, dopo avere inchiodato le mani e i tuoi piedi alla croce, la voltano per
ribattere i chiodi e costringono il tuo Volto adorabile a toccare la terra insanguinata del tuo stesso
sangue, e Tu con la tua bocca divina la baci... E Tu con questo bacio intendi baciare tutte le anime e
vincolarle al tuo Amore, suggellando la loro salvezza. Gesù, lascia che io prenda il tuo posto,
affinché il tuo SS. Corpo non tocchi quella terra, anche se impregnata del tuo preziosissimo Sangue;
lasciami stringerti fra le mie braccia e fa’ che, mentre i carnefici ribattono i chiodi, questi colpi
feriscano me pure e m’inchiodino tutta al tuo Amore. Gesù mio, mentre le spine si addentrano
sempre più nella tua testa, ti offro tutti i miei pensieri come baci affettuosi, che ti consolino e
leniscano l’amarezza delle tue spine.
Vedo che i tuoi nemici ancora non sono sazi
d’insultarti e deriderti, ed io voglio confortare i tuoi
sguardi divini coi miei sguardi d’amore. La tua
lingua è quasi attaccata al palato per l’amarezza del
fiele della volontà umana e per la sete ardente; per
il ristoro alla tua sete, o mio Gesù, Tu vorresti tutti i
cuori delle creature traboccanti d’amore, ma non
avendoli, bruci sempre più per loro. Dolce Amor
mio, voglio mandarti fiumi d’amore, per mitigarti in
qualche modo l’amarezza del fiele e la tua sete
ardente... Gesù, ad ogni movimento che fai, vedo
che le piaghe delle tue mani si squarciano di più e il
dolore si fa più intenso ed acerbo. Caro mio Bene, per ristorarti e raddolcirti questo dolore ti offro le
opere sante di tutte le creature. Gesù, quanto soffri nei tuoi SS. piedi! Tutti i movimenti del tuo
Sacratissimo Corpo pare che si ripercuotano in essi, e nessuno è vicino a te per sorreggerti e lenire
un po’ l’acerbità dei tuoi dolori. Vita mia dolcissima, voglio riunire i passi delle creature di tutte le
generazioni, passate, presenti e future, e indirizzarli tutti a te, per consolarti nelle tue dure pene.
Gesù mio, ahi, com’è straziato il tuo povero Cuore! Come farò a confortare tanto dolore? Mi
diffonderò in te, metterò il mio cuore nel tuo e i miei desideri nei tuoi ardenti, per distruggere
qualsiasi desiderio cattivo; diffonderò il mio amore nel tuo, perché col tuo fuoco siano bruciati i cuori
di tutte le creature e distrutti gli amori profani. Il tuo Cuore SS. rimarrà confortato, ed io prometto fin
d’adesso, o Gesù, di tenermi sempre inchiodata al tuo Cuore amorosissimo coi chiodi dei tuoi
desideri, del tuo Amore e della tua Volontà... Mio Gesù, crocifisso Tu, crocifissa io in te. Tu non
permettere che mi schiodi menomamente da te, ma vi resti sempre inchiodata, per poterti amare e
riparare per tutti e lenire il dolore che le creature ti arrecano con le loro colpe.
Mio buon Gesù, vedo che i tuoi nemici innalzano il pesante legno della croce e lo lasciano
cadere nel buco che hanno preparato, e Tu, dolce Amor mio, resti sospeso fra Cielo e terra. In
questo momento solenne ti volgi al Padre e con voce fioca e debole gli dici: “Padre Santo, eccomi
qui, carico di tutti i peccati del mondo non vi è colpa che non si riversi su di Me; perciò non
scaricare più sugli uomini i flagelli della tua Divina Giustizia, ma su di Me, tuo Figlio. O Padre,
permettimi di legare tutte le anime a questa Croce e che per loro implori perdono con le voci
del mio sangue e delle mie piaghe. O Padre, non vedi come mi sono ridotto? Per questa
Croce, in virtù di questi dolori, concedi a tutti una vera conversione, pace, perdono e santità!”
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Crocifisso Amor mio, anch’io voglio seguirti innanzi al trono dell’Eterno e disarmare insieme a te
la Divina Giustizia. La tua Santissima Umanità la faccio mia, unita con la tua Volontà, ed
insieme con te voglio fare ciò che fai Tu...
I miei pensieri fa’ che scorrano nei tuoi; la mia volontà, i miei desideri, il mio amore scorrano nei
tuoi; il mio palpito scorra nel tuo Cuore e tutto il mio essere in Te, affinché nulla possa sfuggirmi e
ripeta atto per atto, parola per parola, tutto ciò che fai Tu.
(1) E Tu, Crocifisso mio Bene, vedendo tanto sdegnato il Divin Padre contro le creature, ti prostri
innanzi a Lui e le nascondi tutte dentro la tua SS. Umanità, mettendole al sicuro, affinché il Padre,
guardando in te le creature, per amor tuo non le scacci da sé. Ma, se le guarda sdegnato, è perché
tante anime hanno contraffatto la bella immagine da Lui creata, non hanno pensiero che per offen-
derlo e dell’intelligenza, che doveva occuparsi di comprenderlo, ne fanno ricettacolo dove annidano
tutte le colpe. E Tu, o mio Gesù, per placarlo, chiami la sua attenzione a guardare la tua
Sacratissima Testa trafitta di spine, tra spasimi atroci. Così tieni come inchiodate nella tua mente
tutte le intelligenze delle creature, per ognuna delle quali offri una espiazione, per soddisfare la
Divina Giustizia. O, come scusano tutti i pensieri cattivi delle creature queste spine, voci pietose
innanzi alla Maestà Divina! Gesù mio, i miei pensieri sono una cosa sola coi tuoi; perciò insieme con
te prego, imploro, scuso e riparo innanzi alla Maestà Divina tutto il male commesso dalle creature
con la loro intelligenza. Permettimi che prenda le tue spine e la tua stessa Intelligenza e che vada
con te a tutte le creature, ad attaccare la tua Intelligenza alla loro. Voglio restituir loro l’intelligenza,
come Tu la creasti all’origine, con la santità della tua; riordinare con la santità dei tuoi pensieri tutti i
pensieri delle creature in te, e trafiggere con le tue spine la mente delle creature, per restituirti il
dominio e il governo di tutte... O Gesù, Tu solo sii il dominatore d’ogni pensiero, d’ogni affetto delle
creature! Reggi Tu solo ogni cosa, e la faccia della terra, che fa orrore e spavento, si cambierà!
(2) Ma il Divin Padre continua sdegnato, trovando tutte le povere creature insozzate di colpe e
coperte delle più brutte luridezze, da far schifo a tutto il Cielo. Oh, come resta colpita la purità dello
Spirito Divino, quasi non più riconoscendo la povera creatura come opera delle sue mani SS.! Anzi,
le creature pare che siano tanti mostri che occupano la terra, che attirano lo sdegno dello sguardo
paterno... Ma Tu, o mio Gesù, per placarlo cerchi di raddolcirlo, volendo scambiare i tuoi occhi con i
suoi e facendoglieli vedere coperti di sangue e gonfi di lacrime. Dinanzi alla Maestà Divina piangi per
muoverla a compassione per la sventura di tante povere creature, e sento la tua voce che dice:
“Padre mio, è vero che le creature ingrate si lordano sempre più di colpe, da non meritare più
il tuo sguardo paterno. Ma guardami, o Padre, innanzi a Te voglio piangere tanto da formare
un bagno di lacrime e di sangue per lavare le luridezze di cui si sono coperte le creature.
Padre mio, vuoi Tu forse rigettarmi? No, non lo puoi, sono tuo Figlio, ma mentre sono tuo
Figlio sono anche il Capo di tutte le creature ed esse sono mie membra; salviamole, o Padre,
salviamole!”
Gesù mio, Amore sconfinato, coi tuoi occhi vorrei piangere innanzi alla Maestà Suprema per la
perdita di tante povere creature. Permettimi che prenda le tue lacrime e i tuoi stessi sguardi, che
sono una sola cosa con i miei, e vada a tutte le creature. Per muoverle a compassione delle loro
anime e del tuo Amore, farò loro vedere che Tu piangi per causa loro e che, mentre si vanno
lordando, hai pronte le tue lacrime e il tuo sangue per lavarle, e vedendoti piangere si arren-
deranno... Permettimi di lavare con le tue lacrime tutte le sozzure delle creature; scendano nei loro
cuori, rammolliscano tante anime indurite nella colpa e vincano la loro ostinatezza. Voglio penetrarle
con i tuoi sguardi, affinché levino gli sguardi al Cielo per amarti e non più li smarriscano sulla terra
per offenderti; così il Divin Padre non avrà sdegno di guardare la povera umanità.
(3) Ma vedo che ancora non si placa il suo sdegno, perché mentre la sua paterna bontà ha riempito
con tanto amore il cielo e la terra di attestati di amore e di benefici verso la creatura, ché quasi ad
ogni passo e in ogni atto si sentono scorrere l’amore e le grazie del suo Cuore paterno, la creatura,
sempre ingrata, disprezzando questo Amore, non lo vuole riconoscere, anzi gli fa fronte, riempiendo
Cielo e terra d’insulti, disprezzi, oltraggi, fino a metterlo sotto i suoi immondi piedi, volendolo quasi
distruggere per idolatrare se stessa. Ah, tutte queste offese penetrano fin nei Cieli e giungono
innanzi alla Maestà Divina. Oh, come si sdegna nel vedere che la vile creatura giunge fino ad
insultare ed offendere Dio in tutti i modi! Ma Tu, o mio Gesù, sempre intento a difenderci, con la forza
rapitrice del tuo amore, costringi il Padre a guardare il tuo SS. Volto, coperto di tutti questi insulti e
disprezzi, e dici: “Padre mio, non disdegnare la povera creatura; se disdegni loro disdegni me.
Deh, placati; tutte queste offese le porto sul mio Volto, che ti risponde per tutti. Padre mio,
arresta il tuo furore contro la povera umanità; sono ciechi e non sanno quello che fanno.
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Perciò guardami bene come sono ridotto per causa loro. Se non ti muovi a compassione per
la misera umanità, t’intenerisca questo mio Volto insozzato di sputi, coperto di sangue,
illividito e gonfio dai tanti schiaffi e colpi ricevuti... Pietà, Padre mio! Ero Io il più bello di tutti,
ed ora sono tanto sfigurato che non mi riconosco più; sono diventato l’abiezione di tutti.
Perciò, a qualunque costo voglio salva la povera creatura!”
Gesù mio, possibile tanto amore? Volendo seguirti in tutto, permettimi che prenda il tuo SS.
Volto per averlo in mio potere e lo mostrerò al Padre, così sfigurato, per muoverlo a compassione
della povera umanità, che giace come morente sotto le sferze della Divina Giustizia. Permettimi che
vada in mezzo alle creature e faccia loro vedere questo tuo Volto, così sfigurato per causa loro, per
muoverle a compassione delle loro anime e del tuo Amore, e con la luce che tramanda il tuo Volto e
con la forza rapitrice del tuo Amore faccia loro comprendere Chi sei Tu e chi sono loro, che
ardiscono di offenderti, e faccia risorgere le loro anime da tante colpe in cui vivono morte alla Grazia,
e prostrarsi innanzi a te, in atto di adorarti e glorificarti.
(4) Mio Gesù, crocifisso adorabile, le creature continuano a irritare la Divina Giustizia e dalla loro
lingua risuona l’eco di bestemmie orrende, voci d’imprecazione e di maledizioni, cattivi discorsi,
intese di come meglio trucidarsi tra loro e fare carneficine... Ah, tutte queste voci assordano la terra e
penetrano fin nei Cieli, assordano l’udito divino di Dio, il Quale, stanco di quest’eco velenosa che gli
manda la creatura, se ne vorrebbe disfare, cacciandola da Sé lontano, perché tutte queste voci vele-
nose imprecano e chiedono giustizia e vendetta contro di loro. Oh, come si sente spingere la Divina
Giustizia a scagliare flagelli! Oh, come si accende il suo furore contro la creatura tante bestemmie
orrende! Ma Tu, o mio Gesù, amandoci con amore sommo, fai fronte a queste voci micidiali con la
tua voce onnipotente e creatrice, in cui raccogli tutte queste voci, e fai sentire all’udito del Padre la
tua voce dolcissima per rinfrancarlo delle molestie che le creature gli danno, con altrettante voci di
benedizioni e lodi, e gridi implorando misericordia, grazie e amore per la povera creatura.
E per placarlo di più, gli mostri la tua SS. bocca e dici: “Padre mio, tornami a guardare; non
sentire le voci delle creature, senti la mia! Sono Io che soddisfo per tutti; perciò ti prego di
guardare la creatura, ma di guardarla in Me. Se la guardi fuori di Me, che ne sarà di essa? È
debole, ignorante, capace solo di far male, piena di tutte le miserie... Pietà, pietà della povera
creatura! Per lei rispondo o, con questa mia lingua amareggiata dal fiele, inaridita dalla sete,
arsa e riarsa dall’Amore...”
Mio amareggiato Gesù, la mia voce nella tua vuole far fronte a tutte queste offese. Permettimi
che prenda la tua lingua, le tue labbra, e giri per tutte le creature, toccando le loro lingue con la tua,
affinché sentendo l’amarezza della tua nell’atto di offenderti, se non per amore, almeno per
l’amarezza che sentono, non bestemmino più; e tocchi le loro labbra con le tue, affinché facendo loro
sentire sulle labbra il fuoco della colpa e facendo risuonare la tua voce onnipotente in ogni petto,
possa arrestare la corrente di tutte le voci cattive e cambiare tutte le voci umane in voci di
benedizioni e lodi.
(5) Crocifisso Gesù, la creatura non si arrende ancora a tanto tuo dolore e Amore, anzi, disprez-
zandoti, aggiunge colpe e colpe, commettendo sacrilegi enormi, omicidi, suicidi, duelli, frodi e ingan-
ni, crudeltà e tradimenti... Ah, tutte queste opere cattive appesantiscono le braccia paterne e il Padre,
non potendone sostenere il peso, sta per abbassarle, per riversare sulla terra furore e distruzione.
E Tu, o mio Gesù, per strappare la creatura al furore divino, temendo di vederla distrutta, stendi
le tue braccia al Padre, affinché non le abbassi per distruggerla; e aiutando con le tue braccia a
sostenere il peso, lo disarmi e impedisci che la Giustizia faccia il suo corso. E per muoverlo a
compassione della misera umanità ed intenerirlo, gli dici con la voce più commovente: “Padre mio,
guarda queste mani squarciate e questi chiodi che Me le trafiggono e m’inchiodano insieme a
tutte le opere cattive. Ah, è nelle mani che sento tutti gli spasimi che mi danno queste opere
cattive! Non sei contento dei miei dolori, Padre mio? Non sono forse capaci di soddisfarti?
Queste mie braccia slogate saranno sempre catene che terranno strette le povere creature,
affinché non mi sfuggano, meno quelle che volessero strapparsi a viva forza, e catene
amorose che ti legheranno, Padre mio, per impedirti di distruggere la povera creatura; anzi, ti
tirerò sempre ad essa, perché versi su di lei le tue grazie e misericordie”.
Gesù mio, il tuo Amore mi è dolce incanto e mi spinge a fare ciò che fai Tu. Perciò dammi le tue
braccia, ché con te voglio impedire, a costo di qualsiasi pena, che la Divina Giustizia faccia il suo
corso contro la povera umanità, e col sangue che scorre dalle tue mani voglio smorzare il fuoco della
colpa che la accende e calmare il suo furore. E per muovere il Padre a pietà delle creature,
permettimi che metta nelle tue braccia tante membra straziate delle creature, i gemiti di tanti poveri
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feriti, i tanti cuori addolorati e oppressi... Permettimi che vada a tutte le creature e le stringa nelle tue
braccia, affinché tutte ritornino al tuo Cuore. Permettimi che con la potenza delle tue mani creatrici
arresti la corrente di tante opere malvagie e ritragga tutti da fare il male.
(6) Mio amabile crocifisso Gesù, la creatura non è ancora contenta di offenderti; vuol bere fino in
fondo tutta la feccia della colpa e corre quasi all’impazzata nella via del male, si precipita di colpa in
colpa, disubbidisce alla tua Legge e, disconoscendoti, si ribella a te e quasi per farti dispetto vuole
andare all’inferno... Oh, come si sdegna la Maestà Suprema! E Tu, o Gesù, trionfando di tutto, anche
dell’ostinatezza delle creature, per placare il Divin Padre gli fai vedere tutta la tua SS. Umanità
lacerata, slogata, straziata in modo orribile, e i tuoi SS. piedi trafitti, nei quali contieni tutti i passi delle
creature, che ti danno dolori mortali, al punto che sono contorti dall’atrocità degli spasimi, e sento la
tua voce, più che mai commovente, come in atto di spirare, che vuol vincere la creatura per forza di
dolore e di Amore e trionfare sul Cuore Paterno: “Padre mio, guardami dalla testa ai piedi; non
c’è parte sana in Me, non ho dove farmi aprire altre piaghe e procurarmi altri dolori. Se non ti
plachi a questo spettacolo di Amore e di dolore, chi mai potrà placarti? O creature, se non vi
arrendete a tanto Amore, che speranza vi resta di convertirvi? Queste mie piaghe e questo
mio Sangue saranno sempre voci che impetreranno dal Cielo alla terra grazie di pentimento
e perdono e compassione per la povera umanità...!”
Gesù mio, ti vedo in uno stato di violenza per placare il Padre e per vincere la povera creatura.
Permettimi che prenda i tuoi SS. piedi e giri per tutte le creature, per legare i loro passi ai tuoi piedi, e
così, se volessero camminare nella via del male, sentendo i legami che hai messo tra Te e loro, non
possano. Deh, con questi tuoi piedi fa’ che indietreggino dalla via del male, mettile sulla via del bene,
rendendole più docili alla tua Legge, e coi tuoi chiodi serra l’inferno, affinché più nessuno vi cada
dentro!
(7) Gesù mio, Amante crocifisso, vedo che non ne puoi più, la tensione terribile che soffri sulla
croce, lo scricchiolio continuo delle tue ossa, che ad ogni piccolo movimento sempre più si slogano,
le carni che sempre più si squarciano, le ripetute offese che giungono ripetendo Passioni e morti più
dolorose, la sete ardente che ti consuma, le pene interne che ti soffocano di amarezza, di dolore e di
amore, e l’ingratitudine umana che in tanti tuoi martìri ti affronta e ti penetra come onda impetuosa fin
dentro il tuo trafitto Cuore, ah, ti schiacciano, e la tua SS. Umanità, non reggendo sotto il peso di tanti
martìri, sta per finire, e come delirando per l’amore e per il patire chiede aiuto e pietà... Crocifisso
Gesù, possibile che Tu, che reggi tutto e dai vita a tutti, chieda aiuto? Ah, voglio penetrare in ogni
goccia del tuo Sangue e versare il mio per raddolcirti in ogni piaga, per attutirti il dolore di ogni spina,
rendendo meno dolorose le loro punture, e per raddolcirti in ogni pena interna del tuo Cuore,
sollevandoti dall’intensità delle tue amarezze! Voglio darti vita per vita e, se mi fosse possibile, vorrei
schiodarti dalla Croce, per mettermi in vece tua. Ma vedo che sono nulla e posso nulla, sono troppo
insignificante; perciò dammi te stesso; prenderò vita in te, e in te darò te a te stesso. Così contenterò
le mie brame.
Straziato Gesù, vedo che la tua SS. Umanità sta per finire, non per te , ma per compiere in
tutto la nostra Redenzione; hai bisogno di aiuto e soccorso. Oh, come s’intenerisce il Divin Padre nel
guardare l’orrendo strazio della tua SS. Umanità, il lavorio terribile che la colpa ha fatto nelle tue SS.
membra! E per contentare il suo Amore, ti stringe al Cuore paterno e ti dà gli aiuti necessari per
compiere la nostra Redenzione... Ma mentre ti stringe, Tu senti nel Cuore ripetere più forte i colpi dei
chiodi, le sferze dei flagelli, gli squarci delle piaghe, le punture delle spine. Oh, come ne resta colpito
il Padre! Come si sdegna nel vedere che tutte queste pene te le recano fin nel tuo Cuore anche
anime a te consacrate! E nel suo dolore ti dice: “Possibile, Figlio mio, che neppure la parte da Te
eletta sia tutta con Te? Anzi, ci sono anime che pare che chiedano rifugio e asilo nel tuo
Cuore per amareggiarti e darti morte più dolorosa, e quel che è più, tutti questi dolori te li
danno nascosti e coperti d’ipocrisia. Ah, Figlio, non posso più contenere lo sdegno per
l’ingratitudine di queste anime, che mi addolorano più delle altre creature tutte insieme!”
Ma Tu, o mio Gesù, trionfando di tutto, difendi queste anime e con l’Amore immenso del tuo
Cuore fai riparo alle onde di amarezza e trafitture che ti danno, e per placare il Padre gli dici: “Padre
mio, guarda questo mio Cuore; tutti questi dolori ti soddisfino, e quanto più acerbi, tanto più
potenti siano sul tuo Cuore di Padre, per impetrare per loro grazie, luce e perdono. Padre mio,
non li rigettare; saranno loro i miei difensori, che continueranno la mia vita sulla Terra.
Padre amorosissimo, se la mia Umanità è giunta ora al colmo dei suoi patimenti, questo
mio Cuore pure scoppia per le amarezze, le pene interne, gli inauditi strazi che ha sofferto per
lo spazio di 34 anni, a cominciare dal primo istante della mia Incarnazione. Tu conosci, o
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Padre, l’intensità di queste interne amarezze, che sarebbero state capaci di farmi morire ad
ogni momento di puro spasimo, se la nostra Onnipotenza non mi avesse sostenuto, per
prolungare il mio patire fino a questa estrema agonia... Ah, se finora ti ho offerto tutte le pene
della mia Umanità per placare la tua Giustizia e attirare su tutti la tua Misericordia trionfatrice,
ora ti presento questo mio Cuore sconquassato, premuto e infranto sotto il torchio di
traviamenti delle anime consacrate a Noi! Padre mio, questo è il Cuore che ti ha amato con
l’Amore infinito, che sempre è stato arso d’amore per i miei fratelli, figli tuoi in Me; questo è il
Cuore generoso col quale ho anelato il patire, per darti la completa soddisfazione di tutti i
peccati degli uomini. Abbi pietà delle sue desolazioni, del suo continuo accoramento, delle
sue angosce e tedio, della sua tristezza innanzi alla morte! O Padre mio, vi è stato forse un
solo palpito del mio Cuore che non abbia cercato la tua Gloria, a costo di pene e di sangue, e
la salvezza dei miei fratelli? Non sono usciti da questo mio Cuore, sempre oppresso, le
ardenti suppliche, i gemiti, i sospiri, i clamori con cui per 34 anni ho pianto e gridato
misericordia al tuo cospetto? Tu mi hai esaudito, o Padre mio, un’infinità di volte, dandomi
altrettante anime, e te ne rendo grazie infinite; ma guarda, o Padre, come non può calmarsi il
mio Cuore nelle sue pene, se dovesse sfuggire al suo Amore anche un’anima sola, perché Noi
tanto amiamo una sola quanto tutte le anime insieme! E si dirà che dovrò dare l’ultimo sospiro
su questo doloroso patibolo vedendo miseramente perire anche anime a Noi consacrate? o
muoio in un mare di affanni per l’iniquità e la perdita eterna del perfido Giuda, tanto duro ed
ingrato che respinse tutto il mio Amore e delicatezza, e il quale tanto beneficai, fino a farlo
sacerdote, vescovo, come gli altri miei Apostoli... Ah, Padre mio, basta questo abisso di pene,
basta! Quante anime vedo, scelte da Noi a seguirmi, che vogliono imitare Giuda, chi più, chi
meno! Aiutami, Padre mio, aiutami! Non posso sopportare tutte queste pene! Vedi se c’è una
fibra nel mio Cuore che non sia tormentata più di tutti gli strazi del mio Corpo Divino! Vedi se
tutto il Sangue che sto versando non sgorghi, più che dalle mie piaghe, dal mio Cuore, che si
disfa di amore e di dolore! Pietà, Padre mio, pietà, non per Me che voglio patire fino all’infinito
per le povere creature, ma pietà di tutte le anime, specialmente quelle chiamate, sia ad essere
mie spose, sia ad essere miei sacerdoti! Ascolta, o Padre, il mio Cuore che sentendosi
mancare la vita, accelera i suoi palpiti infuocati e grida chiedendoti, per tante mie pene, grazie
efficaci di pentimento e di vera conversione per tutte queste infelici anime. Nessuna ci
sfugga! Ho sete, Padre mio, ho sete di tutte le anime, specialmente di queste! Ho sete di
patire di più per ciascuna di queste anime! Ho sempre fatto la tua volontà, Padre mio; ora
questa mia Volontà, che è pure la tua, deh, fa’ che sia compiuta perfettamente per amore di
Me, tuo Figlio dilettissimo, nel quale hai trovato tutte le tue compiacenze!”
Gesù mio, mi unisco alle tue suppliche, ai tuoi patimenti, al tuo Amore penante. Dammi il tuo
Cuore, perché senta la tua stessa sete per le anime consacrate a te e ti restituisca l’amore e gli affetti
di tutte... Permettimi di andare da tutte e che porti loro il tuo Cuore; al suo contatto si riscaldino le
fredde, si scuotano le tiepide, si sentano richiamare le fuorviate ed in loro ritornino tante grazie
respinte. Il tuo Cuore è soffocato dal dolore e dall’amarezza nel vedere resi vani tanti disegni che
avevi su di loro, per la loro incorrispondenza, e nel vedere che tante altre anime, che dovevano avere
vita e salvezza per mezzo di quelle, ne risentono le tristi conseguenze. Ma io voglio mostrar loro il
tuo Cuore tanto amareggiato per causa loro e colpirle coi dardi del tuo Cuore; voglio fare che
sentano le tue suppliche e tutti i tuoi patimenti per loro, e non è possibile che non si arrendano a te.
Così ritorneranno pentite ai tuoi piedi e i tuoi disegni amorosi su di loro saranno ripristinati; staranno
intorno a te ed in te, non più per offenderti, ma per ripararti, consolarti e difenderti.
(8) Crocifisso Gesù, Vita mia, ti vedo agonizzare sulla croce e, non essendo ancora pago il tuo
Amore, vuoi dar compimento a tutto. Anch’io agonizzo con te e chiamo tutti... Angeli, santi, venite sul
Calvario a mirare gli eccessi e le follie d’amore di un Dio! Baciamo le sue piaghe sanguinanti, ado-
riamole, sosteniamo quelle membra lacerate, ringraziamo Gesù della nostra Redenzione! Guardate
la trafitta Mamma, che tante pene e morti sente nel suo Cuore Immacolato per quante pene vede nel
suo Figlio e Dio! Le sue stesse vesti sono intrise di sangue; il monte Calvario ne è cosparso...
Prendiamo tutti insieme questo Sangue, preghiamo la dolente Mamma di unirsi a noi; dividia-
moci in tutto il mondo e andiamo in aiuto di tutti... Aiutiamo chi è in pericolo di vita, affinché non
perisca; i caduti nel peccato, perché si rialzino; quelli che stanno per cadere, affinché non cadano.
Diamo questo Sangue a tanti poveri ciechi, affinché vedano la luce della Verità; andiamo da quanti
soffrono, per confortarli; e se troviamo anime che stanno per morire e cadere nell’inferno, diamo loro
questo Sangue Divino che contiene il prezzo della Redenzione e strappiamole a Satana... E mentre
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terrò Gesù stretto al mio cuore per difenderlo e ripararlo di tutto, stringerò tutti a questo Cuore,
perché ottengano grazia efficace di conversione, e grazia e salvezza.
Gesù, vedo che a rivi il sangue scorre dalle tue mani e dai tuoi piedi... Gli angeli, piangenti,
facendoti corona, ammirano i portenti del tuo immenso Amore. Vedo al piè della croce la tua dolce
Mamma, trafitta dal dolore, la cara Maddalena, il prediletto Giovanni, tutti presi da un’estasi di
stupore, di amore e di dolore. Gesù, mi unisco a te, stringendomi alla tua Croce, e prendo infine tutto
il tuo Sangue e lo verso nel mio cuore... Quando vedrò la tua Giustizia irritata contro i peccatori, ti
mostrerò questo Sangue per placarti; quando vorrò la conversione di anime ostinate nella colpa, ti
mostrerò questo Sangue e in virtù di esso non respingerai la mia preghiera, perché ne ho il pegno
nelle mani... Ed ora, crocifisso mio Bene, a nome di tutte le generazioni, passate, presenti e future,
insieme con la tua Mamma e con tutti gli angeli, mi prostro innanzi a te dicendoti:
“TI ADORIAMO, O CRISTO, E TI BENEDICIAMO,
PERCHÉ CON LA TUA SANTA CROCE HAI REDENTO IL MONDO”.
Crocifisso mio Bene, ti vedo sulla Croce come sul tuo trono di trionfo, in atto di conquistare tutto
e tutti i cuori e di attirarli tanto a te, da fare a tutti sentire il tuo sovrumano potere... La natura,
inorridita di tanto misfatto, si prostra innanzi a te e aspetta in silenzio un tuo detto, per renderti onore
e far riconoscere il tuo dominio. Il sole piangente ritira la sua luce, non potendo sostenere la vista di
te, troppo dolorosa. L’inferno sente terrore e silenzioso aspetta; sicché tutto è silenzio... La tua trafitta
Mamma, i tuoi fidi sono tutti muti, pietrificati alla vista, ahi, troppo dolorosa della tua squarciata e
slogata Umanità, e silenziosi aspettano una tua parola. La tua stessa Umanità, che giace in un mare
di dolore, tra gli atroci spasimi dell’agonia, è silenziosa, tanto che si teme che da un respiro all’altro
Tu muoia... Che più? Gli stessi perfidi Giudei, gli stessi spietati carnefici, che sino a poco fa ti oltrag-
giavano, ti schernivano, ti chiamavano impostore e malfattore, gli stessi ladroni che ti bestemmia-
vano, tutti tacciono e ammutoliscono. Il rimorso li invade e, se qualche insulto si sforzano di lanciarti,
questo muore sulle loro labbra. Ma penetrando nel tuo interno, vedo che
l’Amore rigurgita, ti soffoca e non puoi contenerlo, e costretto dal tuo
Amore, che ti tormenta più delle stesse pene, con voce forte e commovente
parli, da quel Dio che sei, levi i morenti occhi al Cielo ed esclami: “Padre,
perdona loro, perché non sanno quel che fanno!”...
E di nuovo ti chiudi nel silenzio, immerso in pene inaudite.
Crocifisso Gesù, possibile tanto amore? Ah, dopo tante pene ed insulti
la prima parola è di perdono, e ci scusi innanzi al Padre di tanti peccati! Ah,
questa parola la fai scendere in ogni cuore dopo la colpa, e sei Tu il primo a
offrire il perdono! Ma quanti la respingono e non l’accettano! Il tuo Amore
allora va in follia, perché Tu, smaniando, vuoi dare a tutti il perdono e il
bacio di pace... A questa tua parola l’inferno trema e ti riconosce Dio;
la natura e tutti restano attoniti e riconoscono la tua Divinità, il tuo ine-
stinguibile Amore, e silenziosi aspettano per vedere dove esso giunge. E non è solo la tua voce, ma
anche il tuo sangue, le tue piaghe, che gridano ad ogni cuore dopo il peccato: “Vieni nelle mie
braccia, che ti perdono, e il suggello del perdono è il prezzo del mio Sangue!”
O mio amabile Gesù, ripeti ancora questa parola a quanti peccatori stanno nel mondo, implora
per tutti misericordia, a tutti applica i meriti infiniti del tuo preziosissimo Sangue; per tutti, o buon
Gesù, continua a placare la Divina Giustizia e dà grazia a chi, trovandosi in atto di dover
perdonare, non ne sente la forza.
Gesù mio, Crocifisso adorato, in queste tre ore di amarissima agonia Tu vuoi dare compimento a
tutto. Mentre silenzioso te ne stai sulla croce, nel tuo interno vedo che vuoi soddisfare in tutto il
Padre, lo ringrazi per tutti, soddisfi Tu per tutti, chiedi perdono per tutti e per tutti impetri la grazia
che mai più ti offendano; e per impetrare ciò dal Padre, riepiloghi tutta la tua Vita, dal primo istante
del tuo Concepimento fino all’ultimo respiro.
Gesù mio, Amore interminabile, lasciami che anch’io riepiloghi tutta la tua Vita con te e con
l’inconsolabile Mamma.
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RIEPILOGHIAMO LA VITA E LE PENE DI GESÙ
(1) Mio dolce Gesù, ti ringrazio delle spine che hanno trafitto la tua adorabile testa, del sangue
che ne hai versato, dei colpi che in essa ti hanno dato, dei capelli che ti hanno strappato... Ti
ringrazio di quanto bene hai fatto e hai impetrato per tutti, dei lumi e delle buone ispirazioni che ci hai
dato, e di quante volte ci hai perdonato i peccati di pensiero, di superbia, orgoglio e propria stima.
O Gesù, a nome di tutti ti chiedo perdono delle volte che ti abbiamo coronato di spine, del sangue
che ti abbiamo fatto versare dal tuo SS. capo, di tutte le volte che non abbiamo corrisposto alle tue
ispirazioni. Per tutti questi dolori che hai sofferto, ti prego di darci la grazia di non peccare mai più
col pensiero, infine ti offro tutto ciò che soffristi nella tua SS. testa, per darti tutta la gloria che ti
avrebbero dato le creature, se avessero fatto buon uso della loro intelligenza.
(2) Adoro i tuoi SS. occhi, o Gesù, e ti ringrazio delle lacrime e del sangue che hanno versato
per le punture crudeli delle spine, per gli insulti, derisioni e vilipendi sopportati in tutta la tua
Passione. Ti chiedo perdono per tutti quelli che si servono della vista per offenderti e oltraggiarti, e
ti prego, per i dolori sofferti nei tuoi SS. occhi, di concederci la grazia di non offenderti più con
sguardi cattivi. Ti offro tutto ciò che hai sofferto nei tuoi occhi SS. per darti tutta la gloria che le
creature ti avrebbero dato, se i loro sguardi fossero fissi solo al Cielo e guardassero te solo, o Gesù.
(3) Adoro le tue SS. orecchie e ti ringrazio per quanto soffristi, mentre i manigoldi sul Calvario ti
assordavano con grida e scherni. Ti chiedo perdono a nome di tutti per quanti discorsi cattivi si
ascoltano e ti prego che si aprano le orecchie di tutti gli uomini alle verità eterne, alla voce della
Grazia, e che nessuno ti offenda col senso dell’udito. Ti offro tutto ciò che soffristi nel tuo SS. udito,
per darti tutta la gloria che le creature ti avrebbero dato, se avessero fatto uso santo di questo senso.
(4) Adoro e bacio, o mio Gesù, il tuo SS. Volto, e ti ringrazio di quanto soffristi per gli sputi, gli
schiaffi e gli scherni ricevuti e per quante volte ti lasciasti calpestare dai tuoi nemici. Ti domando
perdono a nome di tutti per quante volte abbiamo l’ardire di offenderti, pregandoti per questi schiaffi
e sputi di fare che la tua Divinità sia da tutti riconosciuta, lodata e glorificata; anzi, o Gesù, io stesso
voglio girare per tutto il mondo, riunire tutte le voci delle creature e cambiarle in altrettanti atti di lode,
amore ed adorazione, e voglio portare a te tutti i cuori delle creature, affinché Tu dia a tutti Luce,
Verità e Amore, e compatiscano la tua Divina Persona. E mentre perdonerai tutti, ti prego di non
permettere che nessuno più ti offenda, se fosse possibile anche a costo del mio sangue. Ti offro,
infine, tutto ciò che soffristi nel tuo SS. Volto, per darti tutta la gloria che le creature ti avrebbero dato,
se nessuna avesse ardito di offenderti.
(5) Adoro la tua SS. bocca e Ti ringrazio dei tuoi primi vagiti, del latte che succhiasti, di ogni
parola che dicesti, dei baci che desti alla tua Mamma SS., del cibo che prendesti, dell’amarezza del
fiele, della sete ardente che soffristi sulla croce e delle preghiere che innalzasti al Padre. Ti chiedo
perdono per quante mormorazioni e discorsi cattivi e mondani fanno le creature e per quante
bestemmie dicono. Voglio offrirti i tuoi santi discorsi in riparazione dei loro discorsi non buoni, la
mortificazione del tuo gusto per riparare le loro golosità e tutte le offese che ti fanno col cattivo uso
della lingua, e tutto ciò che soffristi nella tua SS. bocca, per darti tutta la gloria che ti avrebbero dato
le creature, se non avessero ardito di offenderti col senso del gusto e con l’abuso della lingua.
(6) O Gesù, ti ringrazio di tutto e a nome di tutti, t’innalzo l’inno di un ringraziamento eterno,
infinito, e voglio offrirti tutto ciò che hai sofferto nella tua SS. Persona per darti tutta la gloria che ti
avrebbero dato tutte le creature, se avessero uniformato la loro vita alla tua.
(7) Ti ringrazio, o Gesù, per quanto hai sofferto nelle tue SS. spalle, per quanti colpi hai
ricevuto, per quante piaghe ti sei lasciato aprire sul tuo SS. Corpo e per quanto Sangue hai versato.
Ti chiedo perdono, a nome di tutti, per quante volte ti si offende per amore delle comodità, con
piaceri illeciti e non buoni. Ti offro la tua dolorosa flagellazione per riparare tutti i peccati commessi
coi vari sensi, l’attacco ai propri gusti, ai piaceri sensibili, al proprio io, a tutte le soddisfazioni naturali,
e ti offro pure tutto ciò che hai sofferto nelle tue SS. spalle, per darti tutta la gloria che le creature ti
avrebbero dato, se in tutto avessero cercato di piacere a te solo e di rifugiarsi all’ombra della tua
divina protezione.
(8) Gesù mio, bacio il tuo piede sinistro e ti ringrazio di quanti passi facesti nella tua vita
mortale e di quante volte stancasti le tue povere membra, per andare in cerca di anime da condurre
al tuo Cuore. Ti offro tutte le tue azioni, movimenti e passioni volendo ripararti per tutto e per tutti. Ti
chiedo perdono per quelli che non operano con retta intenzione. Unisco le mie azioni alle tue per
divinizzarle e te le offro unite a tutte le opere che facesti con la tua SS. Umanità nella tua Divina
Volontà, per darti tutta la gloria che ti avrebbero dato le creature, se operassero santamente e con
fini retti. Ti bacio, o Gesù, il piede destro e ti ringrazio di quanto hai sofferto e soffri per me,
specialmente in quest’ora che sei pendente dalla croce. Ti ringrazio per lo straziante lavorio che
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fanno i chiodi nelle tue piaghe, le quali si squarciano sempre più col peso del tuo Sacratissimo
Corpo. Ti chiedo perdono per tutte le disubbidienze e le ribellioni che fanno le creature e ti offro i
dolori dei tuoi SS. piedi in riparazione di queste offese, per darti tutta la gloria che le creature ti
avrebbero dato, se in tutto fossero state soggette a te.
(9) O mio Gesù, bacio la tua mano sinistra e ti ringrazio di quanto hai sofferto per me, di quante
volte hai placato la Divina Giustizia soddisfacendo per tutti... Bacio la tua mano destra e ti ringrazio
di quanto bene hai operato e operi per tutti; specialmente ti ringrazio dell’opera della Creazione,
della Redenzione e della Santificazione. Ti chiedo perdono a nome di tutti per quante volte siamo
stati ingrati ai tuoi benefici e per tante opere che abbiamo fatto senza retta intenzione. In riparazione
di tutte queste offese voglio offrirti tutta la perfezione e santità delle tue opere, per darti tutta quella
gloria che ti avrebbero dato le creature, se avessero corrisposto a tutti questi benefici.
(10) O Gesù mio, bacio il tuo Sacratissimo Cuore e ti ringrazio per quanto hai sofferto,
desiderato e zelato per amor di tutti e per ciascuno in particolare. Ti chiedo perdono per tanti
desideri cattivi, per tanti affetti e tendenze non buone, e per tanti, o Gesù, che pospongono il tuo
Amore all’amore delle creature. E per darti tutta la gloria che queste ti hanno negata, ti offro tutto ciò
che ha fatto e che continua a fare il tuo adorabilissimo Cuore.
Crocifisso Gesù, mentre con te prego, la forza del tuo Amore e delle tue pene mantiene fisso il
mio sguardo su di te, ma il cuore mi si spezza nel vederti tanto soffrire. Tu spasimi d’amore e di
dolore, e le fiamme che bruciano il tuo Cuore si elevano tanto in alto, che stanno in atto d’incenerirti.
Il tuo Amore contenuto è più forte della morte, e Tu, volendo sfogare, guardando il ladrone che è alla
tua destra, lo rubi all’inferno...
Con la tua Grazia gli tocchi il cuore e quel ladro è tutto mutato, ti riconosce, ti confessa per Dio,
e tutto contrito dice: “Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo Regno”. E Tu non esiti a
rispondergli: “ n verità ti dico, oggi sarai con Me in Paradiso”; e ne fai il primo trionfo del tuo
Amore. Ma nel tuo Amore vedo che non è solo al ladrone che rubi il cuore, ma anche a tanti morenti.
Ah, Tu metti a loro disposizione il tuo Sangue, il tuo Amore, i tuoi meriti, e usi tutti gli artifici e
stratagemmi per toccare i loro cuori e rubarli tutti a te...
Ma anche qui il tuo Amore è contrastato! Quante ripulse, quante sconfidenze, quante dispera-
zioni! È tanto il dolore, che ti riduce di nuovo al silenzio...
Voglio riparare, o Gesù, per quelli che disperano della Divina Misericordia in punto di morte.
Gesù, Amor mio, ispira a tutti fiducia e confidenza illimitata in te, soprattutto a coloro che si trovano
fra le strette dell’agonia, e in virtù di questa tua parola, concedi loro luce, forza e aiuto per poter
morire santamente e volare da questa terra al Cielo. Nel tuo SS. Corpo, nel tuo Sangue, nelle tue
piaghe contieni tutte le anime, o Gesù; per i meriti, dunque, di questo tuo preziosissimo Sangue, non
permettere che neanche un’anima sola vada perduta! Il tuo Sangue gridi ancora a tutte, insieme con
la tua voce: “Oggi sarete con Me in Paradiso!”
Gesù mio, Crocifisso straziato, le tue pene aumentano sempre di più... Ah, su questa croce Tu
sei il vero Re dei dolori! Fra tante pene nessun’anima ti sfugge, anzi dai a ciascuna la tua Vita. Ma il
tuo Amore si vede contrastato dalle creature, disprezzato, non curato, e non potendosi sfogare si fa
più intenso, ti dà torture indicibili, e in queste torture va escogitando che altro può dare all’uomo per
vincerlo, e ti fa dire: “Vedi, figlio mio, quanto ti ho amato? Se non vuoi aver pietà di te stesso,
almeno abbi pietà del mio Amore!”
Intanto, vedendo che non hai che dargli, avendogli dato tutto, volgi il tuo languido sguardo alla
tua Mamma; anche Lei è più che morente per le tue pene, ed è tanto l’amore che la tortura, che la
rende crocifissa al par di te... Madre e Figlio vi intendete, e Tu sospiri con soddisfazione e ti conforti
nel vedere che puoi dare alla creatura la tua Mamma. E considerando in Giovanni tutto il genere
umano, con voce così tenera da intenerire tutti i cuori, dici: “Donna, ecco il tuo figlio”..., e a
Giovanni: “Ecco la tua Madre.”
La tua voce scende nel suo Cuore materno e unito alla voce del tuo Sangue continua a dire:
“Madre mia, ti affido tutti i miei figli. Tutto l’amore che senti per Me, sentilo per loro ; tutte le
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tue premure e tenerezze materne siano per i miei figli; Tu me li salverai tutti”... La tua Mamma
accetta.
Intanto, le pene sono così forti, che ti riduci di nuovo al silenzio. O mio Gesù, voglio riparare le
offese che si fanno alla Vergine SS., le bestemmie e le ingratitudini di tanti che non vogliono
riconoscere i benefici che Tu hai fatto a tutti, dandocela per Madre... Come possiamo noi ringraziarti
di tanto beneficio? Ricorro alla tua stessa fonte, o Gesù, e in ringraziamento ti offro il tuo Sangue, le
tue piaghe, l’Amore infinito del tuo Cuore.
O Mamma Santa, quale non è la tua commozione nell’udire la voce di tuo Figlio, che ti lascia a
noi tutti per Madre? Ti ringrazio, o Vergine benedetta, e per ringraziarti come meriti ti offro lo stesso
ringraziamento del tuo Gesù. Dolce Mamma, sii Tu la nostra Madre, prenditi cura di noi e non
permettere mai che ti offendiamo anche menomamente. Tienici sempre stretti a Gesù; legaci a Lui
con le tue stesse mani, in modo da non potergli sfuggire mai più. Con le tue stesse intenzioni, per
tutti voglio riparare le offese che si fanno al tuo Gesù e a te, dolce Mamma mia.
Gesù mio, mentre te ne stai immerso in tante pene, Tu perori maggiormente la causa della
salvezza delle anime. Io però non me ne starò indifferente, ma voglio percorrere le tue piaghe, per
baciarle, lenirle e tuffarmi nel tuo Sangue, e per poter dire con te: “Anime, anime!” Voglio sostenere
il tuo capo trafitto e addolorato per ripararti e chiederti misericordia, amore e perdono per tutti.
Penante Gesù, mentre me ne sto abbandonata, stretta al tuo Cuore, numerando le tue pene,
vedo che un tremito convulso invade la tua SS. Umanità. Le tue membra si dibattono, come se uno
si volesse distaccare dall’altro, e tra i contorcimenti per gli atroci spasimi gridi forte: “Dio mio, Dio
mio, perché mi hai abbandonato?”...
A questo grido tutti tremano, le tenebre si fanno più fitte, la impietrita Mamma impallidisce e
sviene. Vita mia e mio Tutto, Gesù, che vedo? Ah, Tu sei vicino alla morte, le stesse pene tanto
fedeli a te stanno per lasciarti, ed intanto, dopo tanto patire vedi con immenso dolore che non tutte le
anime restano incorporate in te, anzi, vedi che molte si perderanno e senti la loro dolorosa
separazione, nel distaccarsi dalle tue membra; e Tu, dovendo soddisfare la Divina Giustizia anche
per loro, senti la morte eterna di ciascuna e le stesse pene che soffriranno nell’inferno, e gridi forte a
tutti i cuori:
“Non mi abbandonate! Se volete più pene, sono pronto, ma non vi separate dalla mia
Umanità! Questo è il dolore dei dolori, è la morte delle morti; tutto il resto mi sarebbe nulla, se
non subissi la vostra separazione da Me. Deh, pietà del mio Sangue, delle mie piaghe, della
mia morte! Questo grido sarà continuo ai vostri cuori, deh, non mi abbandonate!”
Amor mio, quanto mi dolgo insieme con te...! Tu affanni; la tua SS. testa cade già sul petto, la
Vita ti abbandona... Gesù mio, mi sento morire; anch’io voglio gridare con te: “Anime, anime!” Non
mi distaccherò dalla tua croce, dalle tue piaghe, per chiederti anime, e se Tu vuoi, scenderò nei cuori
delle creature e li circonderò delle tue pene, perché non ti sfuggano, e se mi fosse possibile, mi
vorrei mettere alla porta dell’inferno per far indietreggiare le anime ivi destinate e condurle al tuo
Cuore... Ma Tu agonizzi e taci, ed io piango la tua vicina morte.
O mio Gesù, ti compatisco, stringo il tuo Cuore forte al mio, lo bacio e lo guardo con tutta la
tenerezza di cui son capace, e per darti un sollievo maggiore, faccio mia la Tenerezza divina e con
questa intendo compatirti, cambiare il mio cuore in un fiume di dolcezza e versarlo nel tuo, per
raddolcire l’amarezza che provi per la perdita delle anime. È tanto doloroso questo tuo grido, Gesù;
più che l’abbandono del Padre, è la perdita delle anime che si allontanano da te quello che fa
sfuggire dal tuo Cuore questo doloroso lamento.
O Gesù mio, aumenta in tutti la Grazia, affinché nessuno si perda, e la mia riparazione sia in
favore di quelle anime che si dovrebbero perdere, perché non vadano perdute. Infine ti prego, o
Gesù, per questo tuo estremo abbandono, di dare aiuto a tante anime che ti amano, le quali, per
averle compagne nel tuo abbandono, pare che le privi di te, lasciandole nelle tenebre. Le loro pene
siano come preci che chiamino le anime a te vicino e ti sollevino nel tuo dolore.
t t t
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TERZA ORA D’AGONIA SULLA CROCE
LA MORTE DI GESÙ
O Gesù mio, Crocifisso moribondo, abbracciato alla tua Croce sento il fuoco che brucia tutta la
tua SS. Persona... Il Cuore ti batte tanto forte che, sollevandoti le costole, ti tormenta in modo
straziante e orribile, e tutta la tua SS. Umanità subisce una trasformazione da renderti irriconoscibile.
L’amore di cui è avvampato il tuo Cuore tutto ti dissecca e brucia, e Tu, non potendo contenerlo, ne
senti forte il tormento, non solo della sete corporale per lo spargimento di tutto il tuo Sangue, ma
molto più della sete ardente per la salvezza delle nostre anime. Tu, come acqua, vorresti berci, per
metterci tutti in salvo dentro di te; perciò, raccogliendo le tue affievolite forze, gridi: “Ho sete!”
Ah, questa voce la ripeti ad ogni cuore: “Ho sete della tua volontà, dei tuoi affetti, dei tuoi
desideri, del tuo amore! Acqua più fresca e dolce non puoi darmi che la tua anima; deh, non
farmi bruciare! Ho sete ardente, per cui non solo mi sento bruciare la lingua e la gola, tanto
che non posso più articolare parola, ma mi sento anche disseccare il Cuore e le viscere. Pietà
della mia sete, pietà...!”
E come delirante per la gran sete, ti abbandoni alla Volontà del Padre...
Ah, il mio cuore non può vivere nel vedere l’empietà dei tuoi nemici, che invece di acqua ti danno
fiele e aceto, e Tu non li rifiuti! Ah, comprendo; è il fiele di tante colpe, è l’aceto delle nostre passioni
non domate, che invece di ristorarti ti brucia di più... O mio Gesù, ecco il mio cuore, i miei pensieri, i
miei affetti; ecco tutto il mio essere, per dissetarti e dare un ristoro alla tua bocca arsa e amareggiata.
Tutto quello che ho, tutto quello che sono è per te, o Gesù. Se per salvare anche una sola anima
fossero necessarie le mie pene, ecco, sono pronto a soffrire tutto; a te mi offro interamente, fa’ di me
ciò che meglio ti piacerà. Voglio riparare il tuo dolore per tutte le anime che si perdono e la pena che
ti danno quelle che, invece di offrirti come ristoro all’ardente sete che ti divora le tristezze e gli
abbandoni che Tu permetti, si abbandonano a se stesse, e così ti fanno penare di più.
Morente mio Bene, il mare interminabile delle tue pene, il fuoco che ti consuma e, più di tutto, la
Volontà suprema del Padre, che vuole che Tu muoia, non ci fanno più sperare che Tu possa
continuare a vivere..., ed io, come potrò vivere senza di te? Ti mancano ormai le forze, i tuoi occhi si
velano, il tuo Volto si trasforma e si copre di pallore mortale; la bocca è semiaperta, il respiro
affannoso ed interrotto; non c’è più speranza che ti possa rianimare. Al fuoco che ti brucia sottentra
un gelo e un sudore freddo che ti bagna la fronte. I muscoli e i nervi si contraggono sempre di più
per l’acerbità dei dolori e per le trafitture dei chiodi, le piaghe si squarciano ancora, ed io tremo e mi
sento morire. Ti guardo, mio Bene, e dai tuoi occhi vedo scendere le ultime lacrime, foriere della
vicina morte, mentre a stento fai ancora sentire una parola: “Tutto è compiuto.”
O Gesù mio, già tutto hai esaurito, altro non ti resta; l’Amore è giunto al suo termine... Ed io mi
son consumato tutto del tuo Amore? Quale ringraziamento non dovrò io renderti, quale non dovrà
essere la mia gratitudine per te? Gesù mio, per tutti voglio riparare le incorrispondenze al tuo Amore
e consolarti dagli affronti che ricevi dalle creature, mentre te ne stai consumando d’amore sulla
croce.
Gesù mio, crocifisso spirante, già stai per dare l’ultimo anelito della tua vita mortale... La tua SS.
Umanità è già irrigidita, il Cuore sembra che più non ti batte. Con Maria Maddalena mi abbraccio ai
tuoi piedi e, se fosse possibile, vorrei dare la mia vita per animare la tua. Intanto vedo, o Gesù, che
riapri i tuoi occhi moribondi e dalla croce guardi intorno, come se volessi dare l’ultimo addio a tutti...
Guardi la tua morente Mamma, che non ha più moto né voce, tante sono le pene che sente, e le dici:
“Addio Mamma, o parto, ma ti terrò nel mio Cuore; Tu abbi pietà dei miei e tuoi figli”... Guardi
la piangente Maddalena, il fido Giovanni, e coi tuoi sguardi dici loro: “Addio!” Con amore guardi gli
stessi tuoi nemici e con lo sguardo dici loro: “ o vi perdono e vi do il bacio di pace”...
Al tuo sguardo niente sfugge; da tutti ti licenzi e tutti perdoni. Poi raccogli tutte le tue forze e con
voce forte e tonante gridi: “Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito!”
E chinato il capo, Tu spiri.
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Mio Gesù, a questo grido la natura tutta si sconvolge e piange la tua morte, la morte del suo
Creatore. La terra trema forte e col suo tremito pare che pianga e voglia scuotere gli uomini a
riconoscerti per vero Dio; il velo del Tempio si squarcia, i morti risorgono, e il sole, che finora ha
pianto le tue pene, con orrore ha ritirato la sua luce... A questo grido i tuoi nemici si inginocchiano
e, percuotendosi il petto, dicono: “Veramente Costui è il Figlio di Dio!” E la tua Madre, impietrita e
morente, soffre pene più dure della morte.
Morto mio Gesù, con questo grido Tu metti anche tutti noi nelle mani del Padre, perché non ci
rigetti. Perciò hai gridato forte, non solo con la voce, ma con tutte le tue pene e con la voce del tuo
Sangue: “Padre, nelle tue mani metto il mio Spirito e tutte le anime!”
Gesù mio, anch’io mi abbandono in te, e dammi la grazia di morire tutto nel tuo Amore, nel tuo
Volere; ti prego di non permettere mai che ne in vita ne in morte io esca dalla tua SS. Volontà. Inoltre
voglio riparare per tutti coloro che non si abbandonano perfettamente alla tua SS. Volontà, perdendo
così, o riducendo, il prezioso frutto della tua Redenzione. Quale non è il dolore del tuo Cuore nel
vedere tanti che sfuggono dalle tue braccia e si abbandonano a se stessi? Pietà per tutti, o Gesù, e
anche per me!
(1) Bacio la tua testa coronata di spine e ti chiedo perdono per tanti miei pensieri di superbia, di
ambizione e propria stima. ti prometto che ogniqualvolta mi verrà un pensiero che non sia tutto per
te, o Gesù, e mi troverò nell’occasione di offenderti, griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando
l’anima mia!”
(2) O Gesù, bacio i tuoi occhi, bagnati ancora di lacrime e coperti di sangue raggrumato, e ti
chiedo perdono per quante volte ti ho offeso con sguardi cattivi e immodesti. ti prometto che ogni
volta che i miei occhi saranno portati a guardare cose di terra, griderò subito: “Gesù e Maria, vi
raccomando l’anima mia!”
(3) Gesù mio, bacio le tue sacratissime orecchie, assordate fin negli ultimi momenti da insulti e da
orribili bestemmie, e ti domando perdono per quante volte ho ascoltato o fatto ascoltare discorsi che
ci allontanano da te, e per tanti discorsi cattivi che fanno le creature. Ti prometto che ogniqualvolta
mi troverò nell’occasione di udire discorsi che non ti piacciono, griderò subito: “Gesù e Maria, vi
raccomando l’anima mia!”
(4) O Gesù mio, bacio il tuo SS. Volto, pallido, livido e sanguinante, e ti chiedo perdono per tanti
disprezzi, affronti ed insulti che ricevi da noi, vilissime creature, coi nostri peccati. E ogniqualvolta mi
verrà la tentazione di non dare a te tutta la gloria, l’amore e l’adorazione che ti è dovuta, ti prometto
che griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia!”
(5) Gesù mio, bacio la tua sacratissima bocca arsa e amareggiata; ti chiedo perdono per quante
volte ti ho offeso con discorsi o parole cattive e per quante volte ho concorso ad amareggiarti ed a
accrescere la tua sete. ti prometto che ogni volta che mi verrà il pensiero di dire cose che potrebbero
offenderti, griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia!”
(6) O Gesù, bacio il tuo SS. collo e ancora vedo i segni delle catene e delle funi che ti hanno
oppresso. Ti domando perdono per tanti legami e attaccamenti delle creature, che hanno aggiunto al
tuo collo funi e catene, e ti prometto che ogni qual volta mi sentirò turbata da attaccamenti, desideri
ed affetti che non sono per te, griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia!”
(7) Gesù mio, bacio le tue SS. spalle e ti chiedo perdono per tante illecite soddisfazioni e per tanti
peccati commessi coi cinque sensi del nostro corpo. Ti prometto che ogni volta che mi verrà il
pensiero di prendermi qualche piacere o soddisfazione che non sia per la tua gloria, griderò subito:
“Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia!”
(8) Gesù mio, bacio il tuo SS. petto e ti chiedo perdono per tante freddezze, indifferenze,
tiepidezze e ingratitudini orrende che ricevi dalle creature. E se qualche volta mi sentirò raffreddare
nel tuo Amore, griderò subito: “Gesù e Maria, vi raccomando l’anima mia!”
(9) O Gesù mio, bacio le tue SS. mani e ti chiedo perdono per tutte le opere non fatte per te, per
quelle cattive e per quelle che l’amor proprio, l’interesse o la propria stima rende cattive. Ogni volta
che mi verrà il pensiero di fare qualcosa, ma non per solo tuo amore, griderò subito: “Gesù e Maria,
vi raccomando l’anima mia!”
(10) O mio Gesù, bacio i tuoi SS. piedi e ti chiedo perdono per tanti passi e tante vie battute senza
retta intenzione, e per tanti che si allontanano da te per andare in cerca dei piaceri della terra. Ti
prometto che ogniqualvolta mi verrà il pensiero di scostarmi da te, griderò subito: “Gesù e Maria, vi
raccomando l’anima mia!”
(11) O Gesù, bacio il tuo Sacratissimo Cuore e in Esso intendo mettere, con la mia anima, tutte le
anime da te redente, perché tutte siano salve, nessuna esclusa... O Gesù, serrami nel tuo Cuore e
chiudimi in modo tale le porte, che io non abbia a vedere altro che te. Ti prometto che ogniqualvolta
mi verrà il pensiero di voler uscire da questo tuo Cuore, io griderò subito: “Gesù e Maria, a voi dono il
cuore e l’anima mia!”
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GESÙ MORTO È TRAPASSATO CON UN COLPO DI LANCIA
- LA DEPOSIZIONE DALLA CROCE -
O mio Gesù, già sei morto! Ed io, stando nel tuo Cuore, comincio già a godere i copiosi frutti
della tua Redenzione... I più increduli si piegano riverenti innanzi a te, percuotendosi il petto, e ciò
che non fecero innanzi al tuo Corpo vivente lo fanno adesso innanzi al tuo Corpo esanime. La natura
si scuote, il sole si oscura, la terra freme, gli elementi si risentono e pare che prendano parte alla tua
morte dolorosissima. Gli angeli, presi d’ammirazione e di amore, scendono a migliaia dal Cielo, ti
adorano, ti riconoscono e ti confermano vero nostro Dio... O Gesù mio, anch’io unisco alla loro
adorazione la mia e ti offro la mia gratitudine e tutto l’amore del mio povero cuore.
Ma vedo che il tuo Amore non è pago e per darcene un segno ancora più certo, permetti che un
soldato si avvicini a te e con una lanciata ti squarci il Cuore, facendoti versare le ultime stille di
sangue e acqua ivi ancora racchiuse. O Gesù, non vorrai Tu ancora permettere che questa lancia
ferisca anche il cuore mio? Ah, sì, questa sia la lancia che ferisca i miei desideri, i miei pensieri, i
miei palpiti, la mia volontà, e che mi dia il tuo Volere, i tuoi pensieri e tutta la tua vita d’amore e
d’immolazione!
Cuore del mio Gesù, ferito da questa lancia, deh, purifica tutte le anime, da’ un rifugio a tutti i
cuori, un riposo a tutti gli affranti! È da questa ferita che Tu fai uscire la Chiesa, la tua diletta Sposa;
da qui i Sacramenti, da qui la vita delle anime. Ed io, insieme alla nostra Mamma SS. crudelmente
ferita nel Cuore, intendo riparare le offese, gli abusi, le profanazioni che si fanno contro la tua Santa
Chiesa. In virtù di questa ferita e per amor di Maria, nostra dolcissima Madre, ti prego di rinchiudere
tutti nel tuo amantissimo Cuore, e di proteggere, difendere e illuminare i Pastori della tua Chiesa.
O Gesù mio, dopo la tua morte straziante e dolorosissima, pare che io non dovrei più avere vita
propria, ma la vita la devo ritrovare nel tuo Cuore ferito. Sicché qualunque cosa starò per fare,
l’attingerò sempre da questo Cuore Divino... Mai più darò vita ai miei pensieri, ma se vita vorranno,
prenderò i tuoi. Mai più darò vita al mio volere, ma se vita vorrà, prenderò la tua SS. Volontà. Mai più
avrà vita il mio amore, ma se vita vorrà, prenderò per vita il tuo Amore... O mio Gesù, tutta la tua
Volontà è mia; questa è la Volontà tua, questo è il mio volere. Gesù mio, l’ultima prova del tuo Amore
ce l’hai dato: il tuo Cuore è squarciato, altro non ti resta da fare per noi. Ed ecco che già si
dispongono a deporti dalla Croce; ed io, dopo aver deposto tutto in te, esco fuori ed insieme ai tuoi
cari discepoli voglio togliere i chiodi dai tuoi SS. piedi e mani, e mentre io schiodo te, Tu inchiodami
tutto in te.
Gesù, nel deporti dalla Croce, la prima a riceverti nel suo grembo è la Madre tua addolorata, e
fra le sue braccia il tuo capo trafitto dolcemente riposa...
O dolce Mamma, non disdegnare di avermi in tua compagnia e fa’ che insieme a te anch’io
possa prestare gli ultimi uffici al mio amato Gesù. Madre mia dolcissima, è vero che Tu mi superi
nell’amore e nella delicatezza nel toccare il mio Gesù, ma io cercherò d’imitarti nel miglior modo
possibile, per compiacere in tutto l’adorabile Gesù. Perciò metto insieme alle tue mani SS. le mie ed
estraggo tutte le spine che gli circondano la testa, volendo unire alle tue profonde adorazioni le mie...
Celeste Mamma, già avvicini le mani agli occhi del mio Gesù, che un giorno davano luce a tutto
il mondo ed ora oscurati e spenti, per toglierne il sangue aggrumito. O Mamma, a te mi unisco;
baciamoli insieme e profondamente adoriamoli... Vedo le orecchie del mio Gesù intrise di sangue,
peste dagli schiaffi e lacerate dalle spine. O Mamma, mettiamo le nostre adorazioni dentro quelle
orecchie che più non odono e che pure hanno tanto sofferto, per richiamare tante anime sorde e
ostinate alle voci della Grazia. O dolce Mamma, vedo il tuo volto doloroso e lacrimoso nel mirare il
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Volto dell’adorato Gesù. Unisco il mio dolore al tuo; togliamogli insieme il fango e gli sputi che
l’hanno così deformato e adoriamo quel Volto di Maestà Divina, che innamorava Cielo e terra e che
ora non dà più segno di vita... O dolce Mamma, baciamo insieme la sua bocca, quella bocca Divina
che con la soavità della sua parola tante anime ha attirato al suo Cuore. Mamma con la tua stessa
bocca intendo baciare quelle labbra livide ed insanguinate e profondamente le adoro.
O dolce Mamma mia, insieme a te voglio baciare e ribaciare il Corpo adorabile del mio Gesù,
ridotto tutto una piaga; metto le mie mani nelle tue, per rinsaldare quei pezzi di carne pendenti da
esso, e profondamente adoriamolo... O Madre, baciamo quelle mani creatrici, che tanti prodigi hanno
fatto per noi, e adesso traforate, contorte, già fredde e irrigidite dalla morte. Racchiudiamo in queste
sacrosante ferite la sorte di tutte le anime; Gesù, risorgendo, le troverà qui messe da te e nessuna
andrà perduta. O Mamma, adoriamo insieme queste profonde ferite, a nome di tutti ed insieme con
tutti.
O Celeste Mamma, vedo che ti avvicini a baciare i piedi del povero Gesù... Quanto sono
strazianti queste ferite! I chiodi hanno portato via parte della carne e della pelle, e il peso del
Sacratissimo Corpo li ha orribilmente squarciati. Baciamoli insieme, adoriamoli, affinché camminando
sentano i passi di Gesù che li segue da vicino e non ardiscano di offenderlo.
Vedo, o dolce Mamma, che volgi lo sguardo al Cuore dell’adorato Gesù... Che faremo in questo
Cuore? Tu me lo insegnerai, Mamma, mi seppellirai in Esso, mi chiuderai con la lapide e, depo-
sitando qui dentro il mio cuore e la mia vita, rimarrò nascosta sino all’eternità. Dammi il tuo amore,
Mamma, per amare Gesù, e il tuo dolore, per supplicare per tutti e per riparare qualsiasi offesa che si
farà a questo Cuore!
Ricordati, o Mamma, che, come seppellirai Gesù, con le tue stesse mani voglio essere seppellita
anch’io con Lui, per poter risorgere con Lui e con tutto ciò che è suo.
Ed ora, una parola per te, dolce Mamma mia. Ti compatisco assai e con tutta l’effusione del mio
povero cuore vorrei riunire tutti i palpiti, i desideri, le vite delle creature, e portarli a te, in atto di
compatimento e di amore. Ti compatisco nell’estremo dolore che hai sofferto nel vedere Gesù morto,
coronato di spine, straziato dai flagelli e dai chiodi; nel vedere quegli occhi che più non ti guardano,
quelle orecchie che non ascoltano più la tua voce, quella bocca che più non ti parla; nel vedere
quelle mani che più non ti abbracciano, quei piedi che mai ti lasciavano e che anche da lontano
seguivano sempre i tuoi passi... Voglio offrirti il Cuore dello stesso Gesù, traboccante d’amore, per
compatirti come meriti e per dare un sollievo ai tuoi acerbissimi dolori.
t t t
LA SEPOLTURA DI GESÙ
MARIA SANTISSIMA DESOLATA
Dolente Mamma mia, vedo che ti disponi all’ultimo sacrificio di dover dare sepoltura al tuo morto
Figlio Gesù, e rassegnatissima ai voleri del Cielo lo accompagni e con le tue stesse mani lo deponi
nel sepolcro; e mentre componi quelle membra e fai per dargli l’ultimo addio e l’ultimo bacio, per il
dolore ti senti strappare il cuore dal petto. L’amore t’inchioda su quelle membra, e per forza d’amore
e di dolore la tua vita già sta in atto di rimanere spenta insieme col tuo estinto Figlio... Povera
Mamma, come farai senza Gesù? È la tua Vita, il tuo tutto; eppure è il Volere dell’Eterno che così
vuole. Dovrai combattere con due potenze insormontabili: l’Amore e il Volere Divino. L’Amore
t’inchioda, in modo che non puoi fare la separazione; il Volere Divino s’impone e vuole il sacrificio...
Povera Mamma, come farai? Quanto ti compatisco! Deh, angeli del Cielo, venite a sollevarla dalle
membra irrigidite di Gesù, altrimenti morirà!
Ma, o portento, mentre pareva estinta insieme con Gesù, sento la sua voce tremante e interrotta
dai singhiozzi, che dice: “Figlio amato, Figlio, era questo l’unico sollievo che mi restava e che
dimezzava le mie pene, la tua SS. Umanità, sfogarmi su queste piaghe, adorarle, baciarle. Ora
anche questo mi viene tolto, il Volere Divino così vuole ed io mi rassegno; ma sappi, Figlio,
che lo voglio e non posso. Al solo pensiero di farlo le forze mi vengono meno e la vita mi
sfugge... Deh, permettimi, o Figlio, per poter ricevere vita e forza di fare l’amara separazione,
che mi lasci tutta sepolta in te e per me prenda la tua vita, le tue pene, le tue riparazioni e tutto
ciò che sei Tu. Ah, solo uno scambio di Vita tra te e me può darmi forza per compiere il
sacrificio di separarmi da te!”
Così decisa, afflitta Mamma mia, vedo che di nuovo passi su quelle membra e deponi nella testa
di Gesù la tua, baciandola racchiudi in essa i tuoi pensieri e prendi per te le sue spine, i suoi afflitti e
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offesi pensieri e tutto ciò che ha sofferto nella sua SS. testa... Oh, come vorresti animare l’Intel-
ligenza di Gesù con la tua, per poter dare vita per vita! Già ti senti incominciare a rivivere, con aver
preso nella tua mente i pensieri e le spine di Gesù.
Addolorata Mamma, ti vedo baciare gli occhi spenti di Gesù e mi sento trafitta nel vedere che
Gesù più non ti guarda... Quante volte i suoi sguardi ti riempivano di Paradiso e ti facevano risorgere
da morte a vita, e ora, non vedendoti guardata, ti senti morire! Perciò, negli occhi di Gesù deponi i
tuoi e prendi per te i suoi, le sue lacrime e amarezze nel vedere le offese delle creature, i tanti insulti
e disprezzi...
Ma vedo, trafitta Mamma mia, che baci le sue SS. orecchie e lo chiami e richiami, dicendo:
“Figlio mio, possibile che più non mi ascolti, Tu che ad ogni mio piccolo cenno mi sentivi? Ed
ora piango e ti chiamo, e non mi ascolti? Ah, l’amore è il più crudel tiranno! Tu eri per me più
che la mia stessa vita, ed ora dovrò sopravvivere a tanto dolore? Perciò, o Figlio, lascio nel
tuo udito il mio e prendo per me ciò che ha sofferto il tuo udito SS., l’eco di tutte le offese che
in esso risuonavano; solo questo mi può dare vita, le tue pene, i tuoi dolori”...
E mentre dici così, è tanto il dolore e le strette al cuore, che perdi la voce e resti senza moto.
Povera Mamma mia, povera mamma mia, quanto ti compatisco! Quante morti crudeli non subisci!
Ma il Volere Divino s’impone e ti mette in moto, e tu guardi il suo SS. Volto, lo baci ed esclami:
“Adorato Figlio, come sei sfigurato! Ah, se l’amore non mi dicesse che sei il Figlio mio, la mia
vita, il mio tutto, non più ti riconoscerei, tanto sei irriconoscibile! La tua bellezza si è
trasformata in deformità, le tue guance in lividure, e la luce, la grazia del tuo Volto –che
vederti e rimanere beatificata era lo stesso– si è convertita in pallore di morte, o Figlio amato.
Figlio, come sei ridotto! Che brutto lavorio ha fatto il peccato sulle tue SS. membra! Ah, come
la tua indivisibile Mamma vorrebbe restituirti la tua primiera bellezza! Voglio fondere il mio
volto nel tuo e prendere per me il tuo e gli schiaffi, gli sputi, i disprezzi e tutto ciò che hai
sofferto nel tuo Volto SS. Ah, Figlio, se mi vuoi viva, dammi le tue pene, altrimenti io muoio!”
Ed è tanto il tuo dolore, che ti soffoca, ti tronca la parola e resti come estinta sul Volto di Gesù.
Povera Mamma, quanto ti compatisco!... Angeli miei, venite a sollevare la Mamma mia; il suo dolore
è immenso, la inonda, la soffoca e non le resta più vita né forza. Ma il Volere Divino, infrangendo
queste onde, le ridà la vita...
Sei già sulla bocca di Gesù e, baciandola, ti senti amareggiare le labbra dal fiele che ha tanto
amareggiato la sua bocca, e singhiozzando continui: “Figlio, dì un’ultima parola alla tua Mamma.
Possibile che non dovrò più ascoltare la tua voce? Tutte le parole che mi hai detto in vita,
come tante frecce mi feriscono il Cuore di dolore e di amore, ed ora, vedendoti muto, si
rimettono in moto nel mio lacerato Cuore, mi danno tante morti e a viva forza vorrebbero
strappare un’ultima tua parola. Ma non avendola, mi straziano e mi dicono: Sicché non più lo
ascolterai, non sentirai più il suo dolce accento, la melodia della sua parola creatrice! Tanti
paradisi creava in me per quante parole diceva... Ah, il mio Paradiso è finito e non avrò altro
che amarezze! Ah, Figlio, voglio darti la mia lingua per animare la tua... Dammi ciò che Tu hai
sofferto nella tua SS. bocca, l’amarezza del fiele, la tua sete ardente, le tue riparazioni e
preghiere; e sentendo così la tua voce per mezzo di queste, il mio dolore sarà più sop-
portabile e la tua Mamma potrà vivere mediante le tue pene.”
Mamma straziata, vedo che ti affretti, perché quelli che ti stanno intorno vogliono chiudere il
sepolcro, e quasi di volata prendi le mani di Gesù fra le tue, le baci, te le stringi al cuore e,
deponendo le tue mani nelle sue, prendi per te i dolori e le trafitture di quelle mani SS... Poi sorvoli
sui piedi di Gesù, guardando lo strazio crudele che il chiodo ha fatto in essi, e mentre vi deponi i tuoi,
prendi per te quelle piaghe e ti offri a correre al posto di Gesù presso i peccatori, per strapparli
all’inferno...
Angosciata Mamma, ti vedo dare l’ultimo addio al Cuore trafitto di Gesù... Qui fai sosta; è l’ultimo
assalto al tuo Cuore materno; te lo senti strappare dal petto per la veemenza dell’amore e del dolore,
e da solo fugge a deporsi nel Cuore SS. di Gesù. E tu, vedendoti senza cuore, ti affretti a prendere
nel tuo il suo Cuore Sacratissimo, il suo Amore respinto da tante creature, i tanti suoi desideri ardenti
non compiuti per le loro ingratitudini, e i dolori e le trafitture di quel Cuore SS., che ti terranno
crocifissa per tutta la vita. E guardando la larga ferita, la baci, ne lambisci il sangue e, sentendoti la
Vita di Gesù, senti la forza di fare l’amara separazione. Quindi lo abbracci e permetti che la pietra
sepolcrale lo rinserri.
Dolente Mamma mia, piangendo ti prego di non permettere per adesso che Gesù sia tolto al
nostro sguardo; aspetta che prima mi chiuda in Gesù, per prendere in me la sua vita. Se tu, che sei
la Senza macchia, la tutta Santa, la piena di Grazia, non puoi vivere senza Gesù, molto meno io, che
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sono la debolezza, la miseria, piena di peccati. Come posso vivere senza Gesù? Mamma dolente,
non mi lasciare sola, portami con te, ma prima deponimi tutta in Gesù, svuotami di tutto per poter
mettere tutto Gesù in me, come lo hai messo in te. Incomincia da me l’ufficio materno che Gesù ti ha
dato sulla croce e, facendo breccia sul tuo Cuore materno la mia povertà estrema, con le tue stesse
mani chiudimi tutta in Gesù.
Chiudi nella mia mente i pensieri di Gesù, affinché nessun altro pensiero entri in me. Chiudi gli
occhi di Gesù nei miei, perché mai possa sfuggire dal mio sguardo, e il suo udito nel mio, onde
sempre Lo ascolti e in tutto compia il suo SS. Volere. Deponi il suo Volto nel mio, affinché mirandolo
così sfigurato per amor mio, lo ami, lo compatisca e ripari; la sua lingua nella mia, onde parli, preghi
ed insegni con la lingua di Gesù; le sue mani nelle mie, affinché ogni movimento che faccia ed ogni
opera che compia abbia vita dalle opere e dalle azioni di Gesù; metti i suoi piedi nei miei, affinché
ogni mio passo sia per le altre creature una vita di salvezza, di forza, di zelo.
Ed ora, afflitta Mamma mia, permettimi di baciare il suo Cuore e di lambire il suo preziosissimo
Sangue, e chiudendo tu il suo Cuore nel mio, possa vivere del suo Amore, dei suoi desideri, delle
sue pene... Infine prendi la destra irrigidita di Gesù, affinché mi dia l’ultima benedizione.
La pietra chiude il sepolcro e tu, straziata, lo baci e piangendo gli dai l’ultimo addio e te ne vai;
ma è tanto il tuo dolore che a momenti resti impietrita e agghiacciata... Trafitta Mamma mia, insieme
con te dico addio a Gesù, e piangendo voglio mettermi al tuo fianco, per darti ad ogni tuo sospiro,
affanno e dolore, una parola di conforto, uno sguardo di compassione. Raccoglierò le tue lacrime e ti
sosterrò nelle mie braccia, se ti vedrò venir meno.
Ma vedo che sei costretta a ritornare a Gerusalemme dalla via donde venisti... Appena pochi
passi, e sei già dinanzi alla Croce su cui Gesù ha tanto sofferto ed è poi morto, e tu corri, l’abbracci
e, vedendola tinta di sangue, uno per uno si rinnovano nel tuo Cuore i dolori che Gesù ha sofferto su
di essa; ma non potendo contenere il dolore, singhiozzando esclami: “O Croce, come, così crudele
con mio Figlio? Ah, in nulla lo hai risparmiato! Che male ti aveva fatto? Non hai permesso a
me, dolente Mamma, di dargli neppure un sorso d’acqua mentre lo chiedeva, e alla bocca
riarsa hai dato fiele e aceto! l mio Cuore trafitto me lo sento liquefare e glielo avrei voluto
apprestare alle sue labbra per dissetarlo, ma ebbi il dolore di vedermi respinta... O Croce,
crudele, sì, ma santa, perché divinizzata e santificata dal contatto del mio Figlio! Quella
crudeltà che usasti con Lui, ricambiala in compassione per i miseri mortali, e per le pene che
ha sofferto su di te, impetra grazia e forza alle anime che soffrono, affinché nessuna si perda
per causa di tribolazioni e croci... Troppo mi costano le anime: mi costano la vita di un Figlio
Dio, ed io, come Corredentrice e Madre, le lego a te, o Croce.”
E baciandola e ribaciandola parti... Povera Mamma, quanto ti compatisco! Ad ogni passo ed
incontro sorgono nuovi dolori, che crescono nella loro immensità e rendendosi più amari, t’inondano,
ti affogano e ad ogni istante ti senti morire...
Ed ecco che sei già al punto dove stamattina Lo incontrasti sfinito sotto l’enorme peso della
croce, grondante sangue e con un fascio di spine in testa, le quali, urtando con la croce, penetravano
dentro dentro, dandogli ad ogni urto dolori di morte. Gli sguardi di Gesù, incrociandosi con i tuoi,
cercavano pietà, ma i soldati, per impedirvi questo sollievo, lo spinsero e lo fecero cadere, facendogli
versare nuovo sangue. Tu ne vedi il terreno inzuppato, ti getti a terra e, mentre baci quel sangue, ti
sento dire: “Angeli miei, venite a mettervi a guardia di questo Sangue, affinché non sia
calpestata e profanata nessuna goccia.”
Dolente Mamma, lascia che ti dia la mano per alzarti e sollevarti, perché ti vedo svenire sul
Sangue di Gesù. Come cammini, nuovi dolori trovi; dovunque vedi tracce di sangue e ricordi i dolori
di Gesù, quindi affretti il passo e ti chiudi nel Cenacolo... Anch’io mi chiudo nel Cenacolo, ma il mio
Cenacolo è il Cuore SS. di Gesù, e da lì voglio venire a te per tenerti compagnia in quest’ora di
amara desolazione. Non mi regge il cuore di lasciarti sola in tanto dolore.
Ma mi sento trafiggere nel vedere che, come muovi la testa, ti senti penetrare le spine che hai
preso da Gesù, le punture di tutti i nostri peccati di pensiero, che penetrandoti fin negli occhi, ti fanno
piangere lacrime di Sangue. E avendo nei tuoi occhi la vista di Gesù, innanzi alla tua vista passano
tutte le offese delle creature. Come ne resti amareggiata! Come comprendi ciò che ha sofferto Gesù
avendo in te le sue stesse pene! Ma un dolore non aspetta l’altro... Come tendi l’orecchio, ti senti
assordare dall’eco delle voci delle creature e dalla varietà di queste offese, che arrivandoti al Cuore
te lo trafiggono, e tu ripeti: “Figlio, quanto hai sofferto!”
Desolata Mamma, quanto ti compatisco! Permettimi che ti rasciughi il volto bagnato di lacrime e
di sangue; ma mi sento indietreggiare nel vederlo adesso coperto di lividure, irriconoscibile e pallido
di un pallore mortale... Comprendo: sono i maltrattamenti di Gesù che hai preso su di te, che ti fanno
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soffrire tanto che, come muovi le labbra nella preghiera o come sospira il tuo infuocato petto, ti senti
l’alito amaro e le labbra bruciate dalla sete di Gesù...
Povera Mamma, quanto ti compatisco! I tuoi dolori crescono sempre più e, prendendo le tue
mani nelle mie, le vedo trafitte dai chiodi. È nelle mani che senti il dolore e vedi gli omicidi, i tradi-
menti, i sacrilegi e tutte le opere cattive, che ripetono i colpi, allargando le piaghe e inasprendole
sempre più... Quanto ti compatisco! Tu sei la vera Mamma crocifissa, tanto che nemmeno i piedi
restano senza chiodi, anzi non solo te li senti inchiodare, ma come strappare da tanti passi iniqui
e dalle anime che vanno all’inferno, e tu corri appresso a loro, affinché non cadano nelle fiamme
infernali.
Ma ancora non è tutto, trafitta Mamma. Tutte le tue pene, riunendosi insieme, fanno eco nel tuo
Cuore e te lo trafiggono, non con sette spade, ma con mille e mille spade; molto più che, avendo in
te il Cuore Divino di Gesù, che contiene tutti i cuori e nel cui palpito ravvolge i palpiti di tutti, come
palpita dice: “Anime! Amore!” e tu, dal palpito “Anime!”, nel tuo palpito ti senti scorrere tutti i peccati
e ti senti dare morte, e nel palpito “Amore!” ti senti dare vita, sicché stai in continuo atto di morte e di
vita.
Mamma crocifissa, guardandoti compatisco i tuoi dolori; sono inenarrabili. Vorrei trasformare il
mio essere in lingua e voce per compatirti, ma innanzi a tanto dolore il mio compatimento è nulla.
Perciò chiamo gli angeli, la stessa Trinità Sacrosanta, e prego che mettano intorno a te le loro
armonie, i loro contenti e la loro bellezza, per raddolcire e compatire i tuoi intensi dolori; che ti
sostengano fra le loro braccia e ti ricambino in amore tutte le tue pene.
Ed ora, desolata Mamma, grazie a nome di tutti, per tutto ciò che hai sofferto, e ti prego, per
questa tua amara desolazione, di venirmi ad assistere nel momento della mia morte... Quando mi
troverò sola ed abbandonata da tutti, in mezzo a mille ansie e timori, vieni tu allora a ridarmi la
compagnia che tante volte ti ho fatto in vita, vieni ad assistermi, mettiti al mio fianco e mettimi in fuga
il nemico; lava l’anima mia con le tue lacrime, coprimi col Sangue di Gesù, vestimi coi suoi meriti,
abbelliscimi e risanami coi tuoi dolori e con tutte le pene e le opere di Gesù, e in virtù di esse fa
scomparire tutti i miei peccati, dandomi totale perdono. E nello spirare, ricevimi fra le tue braccia,
mettimi sotto il tuo manto, nascondimi allo sguardo del nemico, portami di volata al Cielo e mettimi
nelle braccia di Gesù. Così restiamo intesi, cara Mamma mia!
Ed ora ti prego di ridare la compagnia che ti ho fatto oggi a tutti gli agonizzanti. Fa’ a tutti da
Mamma; sono momenti estremi e ci vogliono grandi aiuti. Perciò non negare a nessuno il tuo ufficio
materno.
Un’ultima parola: mentre ti lascio, ti prego di chiudermi nel Cuore Santissimo di Gesù, e tu,
dolente Mamma mia, fammi da sentinella, affinché Gesù non mi metta fuori, ed io, anche a volerlo,
non ne possa uscire. Perciò ti bacio la mano materna, e tu benedicimi.
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(“La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà” – 27° Giorno)
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