Arancino o Arancina Il Dibattito Linguistico Sulla Specialità Siciliana La Cucina Italiana
Arancino o Arancina Il Dibattito Linguistico Sulla Specialità Siciliana La Cucina Italiana
Arancino o Arancina Il Dibattito Linguistico Sulla Specialità Siciliana La Cucina Italiana
IN PRIMO PIANO
Arancino o arancina?
Chi vince fra Palermo
e Catania
Arancina a Palermo, arancino a Catania, il
derby dura da decenni. L'Accademia della
Crusca si è espressa. Ma alla fine sono
sempre e palle 'e riso
di Redazione
2 maggio 2022
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In dialetto “arancinu”
L'arancina siciliana comparve molto
tardi nei ricettari che oggi conosciamo:
nel XIX secolo. Al punto che
alcuni dubitano di un reale
collegamento con la cucina araba. Nel
Dizionario siciliano-italiano di
Giuseppe Biundi (1857)compare il
termine “arancinu”, definito come
“vivanda dolce di riso fatta alla forma
della melarancia”. Il passaggio al
salato è documentato per la prima
volta nel Nuovo vocabolario siciliano-
italiano di Antonino Trina (1868), ed
è probabilmente a questa variante che
si ispirano le “crocchette di riso
composte” dell'Artusi, che però non
prevedono ancora né la carne, né il
pomodoro, probabilmente una
introduzione di poco posteriore. Ma se
il termine originale è “arancinu”,
come tradurlo in italiano? Al maschile
o al femminile? Seguiamo il
ragionamento della Crusca: “Nel
dialetto siciliano, come registrano tutti
i dizionari dialettali, il frutto
dell’arancio è aranciu e nell’italiano
regionale diventa arancio”. Quindi
“arancinu” nel dialetto siciliano era
ed è declinato al maschile, come
attestano entrambi i vocabolari
ottocenteschi sopra citati. “Del resto,
alla distinzione di genere nell’italiano
standard, femminile per i nomi dei
frutti e maschile per quelli degli alberi,
si giunge solo nella seconda metà del
Novecento, e molti parlanti di varie
regioni italiane – Toscana inclusa –
continuano tuttora a usare arancio per
dire arancia”.
Al femminile è meglio
Dunque, “arancinu” in origine si
traduceva sicuramente
come “arancino”, ma la codifica del
maschile per l'albero e del femminile
per il frutto propria dell'italiano,
intervenuta successivamente, avrebbe
determinato un “cambio di sesso”
in “arancina”. Secondo la Crusca,
entrambe le forme sono corrette anche
se “il femminile tuttavia è
percepito come più corretto –
almeno nell’impiego formale – perché
l’opposizione di genere è tipica nella
nostra lingua, con rare eccezioni, per
differenziare l’albero dal frutto. Si
può ipotizzare che il prestigio del
codice linguistico standard, verso cui
sono sempre state più ricettive le aree
urbane, abbia portato la forma
femminile arancia a prevalere su
quella maschile arancio nell’uso dei
palermitani. Essi, avendo adottato la
forma femminile per il frutto, l’hanno
di conseguenza usata nella forma
alterata anche per indicare la
crocchetta di riso: dunque, arancina”.
Come, tra l'altro, testimonia la più
antica citazione letteraria di questa
specialità, quel passo dei Vicerè del
catanese Federico De Roberto in cui
si parla di “arancine di riso grosse
ciascuna come un mellone”. Dunque,
vanno bene entrambi i termini, ma
guardando la bibliografia** vincerebbe
la parola “arancina”**.
Le varianti di un classico
Alla base della specialità dell'isola c'è
il riso (un tempo coltivato anche nella
Piana di Catania) e, in genere, salsa di
pomodoro e ragù. Ma ci sono anche le
varianti con besciamella e prosciutto
cotto, mozzarella e prosciutto, con
provola e piselli, alla norma, e poi al
pistacchio, ai piselli, alla salsiccia, al
pesce spada e ai frutti di mare. C'è
perfino quello “sbagliato” con
pomodorini, lardo, zafferano e
cannella, per non parlare delle varianti
dolci.
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