Fashion Luxury Tesi

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BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

FACOLTA’ DI ECONOMIA E DIREZIONE DELLE IMPRESE

Indirizzo MANAGMENT D’IMPRESA

TESI DI LAUREA

BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL


MERCATO DEL FASHION&LUXURY:
IL CASO: TOD’S – AEFFE – ITTIERRE

Candidato: Relatore:

GIUSEPPANTONIO CARUCCI PROF. DI LAZZARO FABRIZIO

Correlatore:

PROF. FORTUNA FABIO

ANNO ACCADEMICO 2009/2010


BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

Indice

CAPITOLO 1 La teoria del valore.

1. Inappropriabilità del concetto di profitto. p.

2. Valore azionario vs valore economico. p.

3. Metodo finanziario. p.

4. Metodo reddituale . p.

4.1. Creazione del valore economico del capitale.p.

4.2. Aspetti metodologici. p.

5. Implicazioni del modello reddituale. p.

5.1 Responsabilità sociale dell’impresa. p.

CAPITOLO 2 Mercato del fashion luxury.

1. Introduzione. p.

2. Le misure di valutazione dei risultati. p.

3. Analisi del mercato della moda. p.

3.1. Overview. p.

3.2. Analisi delle performance per area geografica.


p.

3.3. Analisi delle performance per cluster. p.

3.4. Analisi delle performance per segmento di mercato.


p.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

4. Analisi del mercato della moda di lusso . p.

4.1 Introduzione. p.

4.2 Focus sul settore dell’abbigliamento. p.

4.3 Focus sul settore della pelletteria. p.

CAPITOLO 3 TOD’S.

1. Il gruppo TOD’S S.p.a. p.

1.1. Attività del gruppo. p.

1.2. Organizzazione produttiva. p.

1.3. La distribuzione. p.

1.4. I marchi del gruppo. p.

1.5. La struttura organizzativa del gruppo. p.

1.6. Principali eventi ed operazioni del gruppo. p.

2. Struttura patrimoniale del gruppo . p.

2.1. Riclassificazione Finanziaria dello Stato Patrimoniale.

p.

2.2. Analisi di composizione. p.

2.2.1. Valutazione dei risultati. p.

2.3. Analisi di solidità. p.

2.3.1. Valutazione dei risultati. p.

2.4. Analisi di solvibilità. p.

2.4.1. Valutazione dei risultati. p.


BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

3. Analisi delle redditività. p.

3.1. Riclassificazione economica dello Stato


patrimoniale. p.

3.2. Riclassificazione del Conto Economico. p.

3.3 Indici di redditività. p.

3.4. Albero del ROE. p.

3.5. Analisi dei risultati. p.

CAPITOLO 4 AEFFE S.p.a.

1. Il gruppo Aeffe S.p.a. p.

1.1. Struttura organizzativa del gruppo. p.

1.2. Sintesi delle principali attività svolte dal gruppo.


p.

1.3. Quadro macroeconomico internazionale. p.

2. Struttura patrimoniale del gruppo . p.

2.1. Riclassificazione Finanziaria dello Stato Patrimoniale.

p.

2.2. Analisi di composizione. p.

2.2.1. Valutazione dei risultati. p.

2.3. Analisi di solidità. p.

2.3.1. Valutazione dei risultati. p.

2.4. Analisi di liquidità. p.


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2.4.1. Valutazione dei risultati. p.

3. Analisi della redditività. p.

3.1. Riclassificazione economica dello Stato


patrimoniale. p.

3.2. Riclassificazione del Conto Economico. p.

3.3 Indici di redditività. p.

3.4. Albero del ROE. p.

3.5. Analisi dei risultati. p.

CAPITOLO 5 IT Holding.

1. Il gruppo IT Holding p.

1.1. Struttura ORGANIZZATIVA del gruppo. p.

1.2. Le vicende societarie dell’ultimo anno. p.

2. Struttura patrimoniale del gruppo . p.

2.1. Riclassificazione Finanziaria dello Stato Patrimoniale.

p.

2.2. Analisi di composizione. p.

2.2.1. Valutazione dei risultati. p.

2.3. Analisi di solidità. p.

2.3.1. Valutazione dei risultati. p.

2.4. Analisi di liquidità. p.

2.4.1. Valutazione dei risultati. p.

3. Analisi della redditività. p.

3.1. Riclassificazione economica dello Stato


patrimoniale. p.
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3.2. Riclassificazione del Conto Economico. p.

3.3. Indici di redditività. p.

3.4. Analisi dei risultati. p.

CAPITOLO 6 Performance del valore.

1. Analisi Economico-Finanziaria orientata al valore. p.

2. Diagramma del valore: TOD’S. p.

3. Diagramma del valore: AEFFE. p.

4. Diagramma del valore: IT Holding. p.

5. Analisi comparata. p.

5.1. Diagramma aggregato del valore. p.

5.2. Analisi della redditività comparata. p.

5.3. Valutazione dei risultati. p.

5.4. Analisi patrimoniale aggregata. p.

6. Conclusioni. p.

Riferimenti bibliografici p.

Siti internet consultati p.


BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

PREFAZIONE
La necessità di riflettere sulle possibili metodologie per la misurazione del risultato
d’esercizio e in generale delle performance dell’impresa è un tema che ha da sempre
impegnato i cultori delle discipline aziendali.
La validità o meno di un sistema volto alla misurazione dei risultati aziendali di un dato
periodo deve necessariamente essere vagliato in relazione alla capacità dello stesso di
cogliere l’attitudine della data azienda di raggiungere gli obiettivi per cui la stessa
viene istituita e retta.
In questo senso l’azienda si pone come l’istituto in cui viene svolta l’attività economica
necessaria alla realizzazione delle motivazioni degli uomini che la hanno istituita e la
governano.
Ne consegue, pertanto, che qualsivoglia analisi delle performance, debba
preventivamente definire quali siano gli obiettivi aziendali di cui l’ipotizzata misura di
performance si prefigge di monitorare il raggiungimento.
A partire dalla metà degli anni ’80, si è andata affermando con sempre maggiore
successo la cosiddetta teoria della “CREAZIONE DEL VALORE”, che vede appunto nella
creazione del valore l’obiettivo ultimo da assegnare all’attività aziendale; ciò per due
fondamentali ragioni: perchè si deve rendere conto necessariamente agli investitori
esterni all’azienda (per crearsi una certa attendibilità industriale), e perchè la misura
della creazione di valore è l’occasione per confrontare la propria performance con
quella del resto del mercato.
Il concetto di valore assume sempre di più connotazioni nuove e si impone con
insistenza all’attenzione di tutti, perché si eleva ad obiettivo principale del
management, la cui responsabilità diventa quella di massimizzare il valore azionario
(RAPPAPORT, 1986) o, più propriamente, il capitale economico dell’impresa (Guatri,
1990).

La dinamica del valore "creato" o "distrutto" anno per anno rappresenta in primo luogo
un importante orientamento per chi guida l'azienda: una bussola la cui validità
permette di orientare le scelte strategiche definendone le dinamiche evolutive. Così
com'è un efficace strumento di stimolo all'impegno dei manager, specie quando la
loro remunerazione si lega in parte ai risultati in termini di valore.
Al di la della possibile metodologia utilizzata nella determinazione delle performance
aziendali in relazione ad una data qualificazione degli obiettivi, ad avviso di chi scrive,
la valutazione delle aziende non è mai un'applicazione meccanica di criteri, formule e
metodologie. Per comporre una valutazione credibile bisogna disporre, oltre che di
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una serie di strumenti concettuali e d'informazioni, della capacità di "capire" l'azienda,


le sue politiche, la sua vision, le sue risorse critiche,le sue strategie.
Bisognerà inoltre saperla inquadrare nel sistema in cui opera. È del pari evidente, infatti,
l'importanza di conoscere e prevedere il quadro macroeconomico del Paese o dei
Paesi in cui l'impresa vive; oltre che le caratteristiche del settore cui appartiene,
nonché le dinamiche competitive e le caratteristiche degli attori che popolano il suo
ambiente di riferimento.
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Capitolo 1

1. INAPPROPRIABILITA’ DEL CONCETTO DI PROFITTO

Assumere che l’unica responsabilità sociale dell’impresa sia quella di fare profitti, anzi di
massimizzare i profitti, nella convinzione che ciò sia funzionale all’utilizzo ottimo delle
risorse del sistema, è solo in apparenza risolutivo.
Il profitto appare, in via di prima approssimazione, un concetto semplice ed una chiave
esplicativa potente del comportamento degli attori. Ma volendo comprendere più da
vicino come la ricerca del profitto spieghi tali comportamenti, occorre sciogliere
preliminarmente alcuni nodi solo apparentemente tecnici.
In primo luogo è necessario stabilire a che tipo di risultato economico ci si riferisce
parlando di profitto.
Il risultato economico di periodo, il Reddito Netto, determinato in sede di bilancio ed
utilizzato per misurare attraverso l’indicatore contabile ROE (Return on Equities) la
redditività del capitale proprio, è dotato di sufficiente capacità interpretativa nei
contesti produttivi tradizionali, in cui l’impresa risponde a bisogni semplici con prodotti
standardizzati, in cui la competizione è basata sul prezzo ed il solo fattore critico di
successo è l’efficienza che consente di comprimere i costi di produzione.
In questi contesti infatti, data la fondamentale stabilita delle condizioni operative, il
risultato economico di periodo può essere considerato adeguatamente
rappresentativo della redditività di lungo termine dell’impresa.
Ma negli attuali contesti produttivi l’impresa si misura con una domanda caratterizzata
da varietà, variabilità e selettività a cui deve rispondere innovando le proprie risposte
produttive in modo da ottimizzarne il valore d’uso; la competizione non si basa solo sul
prezzo, ma sul mix più appropriato di prezzo/qualità/personalizzazione/servizio: in altri
termini per conseguire il successo non basta l’efficienza ma occorre essere capaci
anche di efficacia.
In tali condizioni il risultato economico di periodo non può più essere considerato
rappresentativo della redditività di lungo termine dell’impresa, in quanto
continuamente messo in discussione dal variare delle condizioni operative (domanda
dei prodotti, offerta dei fattori produttivi, concorrenza, innovazione tecnologica). La
competitività dell’impresa è condizionata dalle sue risorse e competenze distintive, ed il
rendimento degli investimenti va apprezzato in rapporto ai profili di tempo e di rischio
che ne caratterizzano i ritorni.
È per questo che ormai da tempo la capacità di profitto dell’impresa è ricondotta non
alla misura contabile del reddito ma alla creazione del valore.
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2. VALORE AZIONARIO VS VALORE ECONOMICO: DUE MODELLI A CONFRONTO

Assunto il valore dell’impresa come la configurazione di profitto oggi più utile per
spiegare il comportamento degli attori, occorre poi confrontarsi con il problema della
sua determinazione.
La determinazione del valore dell’impresa infatti intanto sconta la previsione e
valutazione non facili, aleatorie e problematiche delle condizioni operative future e dei
risultati di gestione che si manifesteranno nel tempo, ma poi soprattutto può essere
ricondotta a due approcci che non si differenziano come potrebbe sembrare solo per
questioni di metodo e di tecnica contabile, in quanto dietro ad essi si celano modi
diversi di concepire l’impresa, il suo ruolo, i suoi obiettivi.
Il primo approccio, noto come metodo finanziario, prevede di attualizzare utilizzando
un tasso rappresentativo del costo del capitale i flussi finanziari o cash flow ricavabili
dai piani aziendali.
Il secondo, noto come metodo reddituale, si basa invece sulla attualizzazione dei flussi
di reddito che mediamente l’impresa è ritenuta capace di generare nel tempo.
Il primo approccio è quello definito da Alfred Rappaport che nel 1986 con Creating
Shareholder Value formalizzava la teoria della creazione del valore dell’impresa come
creazione del valore per i proprietari.

3. METODO FINANZIARIO
Il valore dell’impresa è ricondotto ai free cash flow che l’impresa può generare e
destinare alla remunerazione del capitale impiegato.
Nei sistemi economico-finanziari anglosassoni, dove sono largamente rappresentate le
public companies e dove l’accesso del risparmio al capitale di rischio delle imprese è
mediato da investitori istituzionali (banche d’affari, fondi di investimento, fondi
pensione), l’adozione di questo punto di vista ha innescato una inesorabile reazione a
catena.
Gli analisti finanziari stimano il valore dell’impresa e valutano la convenienza a investire
nel suo capitale in base ai piani aziendali ed ai relativi cash flow; tali previsioni si
scaricano immediatamente sui valori di mercato dell’impresa; il management è quindi
sollecitato a finalizzare la gestione alla crescita dei cash flow ; infine politiche di bonus
e stock options, commisurati al valore che l’impresa prende in borsa, saldano gli
interessi di proprietari e management intorno a logiche di tipo finanziario e ad obiettivi
di breve termine.
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Si privilegia così la finanza rispetto alla produzione; si persegue la crescita aziendale


attraverso acquisizioni piuttosto che attraverso lo sviluppo di risorse interne; si
redistribuisce anziché reinvestire capitale; si impoveriscono risorse aziendali essenziali ai
fini della competitività e della redditività nel lungo termine; si disarticolano e si
delocalizzano spazialmente filiere produttive disperdendo risorse incardinate nel
territorio; si scaricano costi sociali sulla collettività.

4. METODO REDDITUALE
Il secondo approccio alla teoria in esame è quello messo a fuoco da Luigi Guatri nel
1991 con un libro appunto intitolato “La teoria della creazione del valore”.
In questa prospettiva il valore dell’impresa è ricondotto non tanto ai cash flow quanto
ai flussi di reddito che mediamente essa può generare nel tempo, identificati tenendo
conto della sua redditività passata e dei vantaggi competitivi che può mettere in
gioco nell’affrontare il futuro.
L’accento cade così sugli investimenti e le esperienze dell’impresa, sulle sue risorse e
competenze distintive, sulla qualità delle risposte produttive che può fornire al mercato
generando valore d’uso per i clienti. Ci si sposta così da un’ottica di breve ad una di
lungo termine, dall’enfasi sulla finanza a quella sulla produzione.
Vale la pena di osservare che questo approccio alla teoria della creazione del valore
sconta un quadro di governance caratterizzato da stabilità del soggetto economico e
da coalizioni tra proprietà e management in grado di garantire l’attivazione di disegni
di largo respiro e di piani strategici di lungo termine.
Il fondamento teorico di questo metodo è che la creazione di valore per l’azionista è
legata ai profitti conseguiti dall’impresa; in ogni caso ciò è vero soltanto se si
abbandona il riferimento ai profitti contabili, esposti in bilancio, per rifarsi unicamente al
concetto di profitto economico. Quest’ultimo è pari alla remunerazione eccedente
quella minima attesa dai portatori di capitale di rischio, ed è un indicatore valido del
valore creato nell’esercizio, perchè considera adeguatamente tutte le variabili di
calcolo del profitto, vale a dire il reddito, il capitale investito ma anche il rischio relativo
all’investimento di capitale. Il riconoscimento di un costo al capitale proprio
rappresenta l’aspetto di maggior rilievo dell’approccio in questione

4.1 CREAZIONE DEL VALORE ECONOMICO DEL CAPITALE


La teoria del valore sostiene che le finalità da assegnare all'impresa è quella di far
crescere il valore economico dell'impresa Guatri afferma che creare valore significa
accrescere la dimensione del capitale economico dell'impresa intesa come
investimento.
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Il fine dell’impresa sarebbe quindi quello di massimizzare il suo valore espresso in termini
di capitalizzazione di borsa o di valore di mercato.
Questa teoria vede l’azienda come un investimento redditizio e che anche il mercato
deve recepire come tale, investimento il cui rendimento sarà lo strumento di giudizio
dell'azienda da parte del mercato.
E' una visione orientata al futuro perché ciò che conta non è più tanto il differenziale
dei ricavi e dei costi ma la potenzialità di produrre risultati sempre migliori.
In certi ambiti economici,come ad esempio gli Stati Uniti chi gestisce l'impresa, quasi
sempre pubblic company, con soggetto economico di tipo manageriale, ha il
mercato come giudice del proprio operato per cui rivolge la sua attenzione alla
creazione di valore dell'azienda e anche sopratutto alla diffusione dello stesso.
L'investitore azionario aspira non solo, evidentemente, al dividendo ma è interessato
anche alla crescita del corso delle azioni.
La creazione del valore e la sua diffusione diventano il fine aziendale in una rilettura del
concetto di massimizzazione del profitto che meglio si coniuga con le motivazioni
comportamentali del soggetto economico manageriale.

4.2 ASPETTI METODOLOGICI


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5 IMPLICAZIONI DEL MODELLO REDDITUALE


5.1 RESPONSABILITA’ SOCIALE DELL’IMPRESA
Un ulteriore aspetto su cui è opportuno soffermarsi è che porre come obiettivo
dell’attività aziendale la creazione del valore economico non deve essere inteso come
una scelta che privilegia una particolare categoria di stakeholders, i proprietari, quanto
piuttosto come la ricerca del comune denominatore degli interessi di tutti coloro che
partecipano alla vita dell’azienda e che trovano risposta alle loro istanze nella
sopravvivenza e sviluppo profittevole della compagine aziendale cui gli stessi, seppur in
differenti forme, partecipano.
Ciò significa riconoscere esplicitamente la responsabilità sociale delle imprese.
Per chiarire questo passaggio è utile ricordare come la scuola italiana di Economia
Aziendale, a partire dal contributo fondante di Gino Zappa, abbia sempre considerato
l’azienda, e quindi l’impresa, come un istituto economico che deve saper operare
stabilmente, generando e diffondendo benessere e ricchezza attraverso la produzione
di beni e servizi utili in risposta a bisogni individuali e collettivi, operando come fattore di
armonia e di coesione.
Nei contesti produttivi tradizionali, di tipo fordista, l’impresa opera in un orizzonte in cui si
confronta con clienti e fornitori dei fattori produttivi, e la sua redditività dipende dal
conseguimento di ricavi in misura sufficiente sia a remunerare congruamente e attrarre
stabilmente i fornitori dei fattori sia a residuare utili in grado di compensare i titolari per
l’apporto di capitale proprio e premiandoli per il rischio cui si espongono.
Nei contesti produttivi attuali, di tipo post-industriale, il quadro è più complesso, ed il
paradigma viene adattato alla maggiore complessità senza peraltro che lo slittamento
ne comprometta la sostanza.
Ha concorso a questa riformulazione Vittorio Coda, quando ha ricompreso tra le
determinanti della economicità e della duratura funzionalità dell’impresa anche le
relazioni con il sistema degli attori sociali gravitanti intorno ad essa ( La valutazione
della formula imprenditoriale, 1984, e il problema della valutazione della strategia,
1991), e ha poi chiuso il cerchio di questa operazione Giorgio Donna quando ha
recuperato sul piano strutturale la problematica del rapporto dell’impresa con i suoi
stakeholder, vedendo questi ultimi come portatori di risorse che si incorporano
funzionalmente nel capitale aziendale contribuendo alla formazione del vantaggio
competitivo (Patrimonio strategico e valore dell’impresa, 2004). L’impresa in altri termini
non si relaziona più solo con clienti e con fornitori di fattori, ma con un ventaglio più
ampio di interlocutori che comprendono dipendenti, partner, finanziatori, collettività
locali, opinione pubblica, istituzioni, e soprattutto intrattiene con questi interlocutori
relazioni che non si risolvono più solo in atti di scambio di tipo commerciale ma
diventano continui, assumono carattere cooperativo, veicolano significati e valori.
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I clienti soddisfatti apportano fedeltà e danno stabilità; il personale apporta


competenze in cambio di buone remunerazioni e di prospettive di crescita
professionale e di carriera; i fornitori tecnicamente qualificati possono cooperare ai
cicli innovativi con reciproco vantaggio; la collettività e le istituzioni possono assicurare
esternalità positive e promuovere un contesto favorevole quando le imprese generano
benessere, migliorano la qualità della vita, rispettano standard etici condivisi.
Parlare di questi interlocutori come stakeholder quindi significa riconoscere che
l’impresa si relaziona costantemente, in funzione della propria attività produttiva, con
una pluralità di soggetti i quali, a diverso titolo ed in varia misura, partecipano ai suoi
progetti, cui apportano risorse e da cui si attendono contributi, in base ad un trade-off
che deve essere reciprocamente soddisfacente. Dalle risposte che ricevono dipende il
valore d’uso che gli stakeholder riconoscono all’impresa.
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CAPITOLO 2

1. Introduzione
Si intende analizzare le prestazioni economiche e finanziarie di un campione di imprese
della moda e del lusso:
nella categoria di moda sono incluse tutte quelle aziende di produzione e / o
vendita al dettaglio di abbigliamento e accessori personali (pelletteria, gioielli,
occhiali) con ciclo di vita del prodotto breve.
nella categoria di lusso includiamo quelle aziende di produzione e / o di
vendita al dettaglio di abbigliamento e accessori personali concorrenti nella
fascia alta del mercato, come definito dal prezzo e l’immagine della marca.

Ho incluso nella mia analisi i principali attori internazionali nelle industrie della moda e
del lusso. Le aziende sono state individuate in base a quattro criteri di selezione:
1. devono essere quotate sul mercato finanziario e i propri marchi di fama
internazionale;
2. il loro fatturato consolidato deve essere superiore a 200 milioni di € o dollari
3. i loro risultati finanziari ed economici devono essere accessibili al pubblico;
4. devono operare in una o più delle seguenti attività:
Accessori (pelletteria,calzature, accessori in seta e bagagli),
Active
Accessori di bellezza
Occhiali
Fashion retail
Gioielli & Orologi.

Il Totale delle vendite nel campione di società della moda e del lusso è pari a € 224
miliardi di euro.
L’obiettivo sarà quello di esaminare i risultati consolidati e analizzare le prestazioni
dell'azienda rispetto al business, alle caratteristiche, al processo di crescita e all’area
geografica

Il campione preso in considerazione per l'analisi è costituito dalle seguenti 68


imprese, raggruppati secondo le pagelle:

• Active:
Adidas, Nero per il tempo libero, Columbia Sportswear, Gildan Activewear, K-Swiss,
Nike, Quicksilver.
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• Abbigliamento:
Aeffe, Burberry, Escada, Gerry Weber, G-III Apparel Group, Guess, Jones Apparel, Link
Theory Holdings, Liz Claiborne, Perry Ellis, Phillips Van Heusen, Polo Ralph Lauren, VF.

• Beauty:
Estée Lauder, Inter Parfums, L'Oréal, Revlon, Shiseido.

• Grandi Magazzini:
Debenhams, Marks and Spencer, Nordstrom, Saks.

• Eyewear:
Luxottica, Safilo.

• Fashion Retail:
Abercrombie & Fitch, Alexon, American Eagle Outfitters, Bebe, Benetton, Chico's,
Collective Brands, Esprit, Etam, French Connection, Gap, Hennes & Mauritz, Inditex,
Limited Brands, Avanti, Stefanel, Urban Outfitter.

• Gioielli e orologi:
Bulgari, Fossil, Movado, Richemont, Swatch, Tiffany.

• Pelletteria:
pullman, Deckers Outdoor, Genesco, Geox, Hermès, Kenneth Cole, Mariella Burani
Fashion Group, Skechers, Timberland, Tod's, Weyco, Wolverine World Wide.

Anche se le aziende della moda e del lusso presentano modelli di business molto
complessi, in termini di integrazione verticale, diversificazione, marchio e strategie di
distribuzione, le società sono state raggruppate sulla base del settore da cui
provengono (quando rappresenta ancora il core business), cercando un livello
accettabile di omogeneità in ciascuno dei gruppi considerati.
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Per ogni segmento di mercato verranno forniti dei risultati medi: queste cifre
dovrebbero indicare un punto di riferimento per le aziende all'interno del cluster, più
che una misura di confronto fra i diversi gruppi

2. LE MISURE DI VALUTAZIONE DEI RISULTATI

Prendiamo in considerazione le diverse misure di performance aziendale:

La crescita media delle vendite :


Si analizzerà la media dei tassi di crescita delle vendite e i margini EBIT / EBITDA per
misurare la capacità delle imprese di aumentare le entrate e insieme di mantenere i
margini stabili.

L'EBITDA / l'EBIT
quali conduttori fondamentali in questo settore per leggere gli effetti economici del
modello di business.

Il ritorno sul capitale investito (ROI)


Considerato per esplorare il rapporto tra il risultato operativo e l’ammontare delle
attività a sostegno del business.

La capacità del flusso di cassa operativo


Allo scopo di misurare l’assorbimento di cassa da parte della gestione caratteristica e
dell’attività di investimento

La dimensione media degli investimenti


Verrà esplorato il rapporto tra investimenti core ,ammortamento e il peso del totale
degli investimenti sulle vendite.
Investimenti Core includono quelli destinati all’acquisizione dei beni materiali e
immateriali connessi all’esercizio dell'attività principale della società, ma non
comprendono i capitali destinati a varie ed eventuali acquisizioni.
Gli investimenti complessivi sono definiti come il totale del contante utilizzato in
investimenti per attività materiali e immateriali, più, le acquisizioni aziendali e gli
investimenti finanziari.
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3. ANALISI DEL MERCATO DELLA MODA.


3.1 OVERVIEW

Nel 2008, il rendimento economico medio delle imprese considerate nel campione è
sostanzialmente in calo, confermando una tendenza negativa generale negli ultimi tre
anni .

L'aumento medio delle vendite rispetto all'anno precedente è pari al 3,2% (9,4% nel
Anno fiscale 2007), suggerendo che l'industria continua a crescere, ma ad un ritmo
notevolmente inferiore.

In aggiunta, troviamo un brusco calo dell'EBITDA , che è calato oltre il 16% rispetto
all'anno fiscale 2008. La media del ROI del campione è di circa 9,4% (14,2%
nell’esercizio 2007).

In aggiunta, il ROE è risultato negativo (-1,1%) nell’anno fiscale 2008: riteniamo che
l'andamento negativo del reddito netto è stato per lo più legato a perdite di valore
straordinario e a risultati finanziari negativi.

Il margine EBIT medio è pari al 8,3% (11,9% nel 2007).

Il flusso di cassa medio delle vendite è stato ridotto al 8,3% , parzialmente colpito dall’
aumento medio del peso del capitale di funzionamento (ora pari al 20,2% delle
vendite).

Le società oggetto di analisi mostrano anche una certa riduzione degli investimenti
core, ora pari al 124,5% degli ammortamenti, e degli investimenti totali, ormai vicino al
5% del fatturato consolidato.

Queste cifre indicano che i principali attori del settore vogliono ancora investire nello
sviluppo del core business per sostenere la crescita futura, anche se più lentamente
rispetto agli anni precedenti.

Si ritiene che il maggiore uso del debito è legato alla copertura del fabbisogno
finanziario a breve termine più che a finanziare la crescita. Confrontando la crescita
del fatturato e i margini, con la media degli investimenti nel tempo, troviamo che
l’andamento negativo delle vendite è associato ad un aumento medio dei costi
operativi delle società analizzate e ad un aumento rilevante del livello di capitale
circolante
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Questo deterioramento della tendenza di lungo periodo deve essere identificata

come un cambiamento strutturale della redditività media del settore e non come la
conseguenza della generale crisi economica e finanziaria del 2008.

Sul campione totale, la dimensione resta un elemento chiave della redditività. Si scopre
che le imprese con vendite sopra 5 miliardi di € realizzano un miglior ROI, margine EBIT e
flusso di capacità di generazione di cassa rispetto alle piccole società. In particolare, le
aziende con un fatturato medio sotto 1 miliardo di € realizzano i risultati più poveri del
campione, in relazione a ciascuno dei profili considerati.

Per quanto riguarda la crescita delle vendite, le medie imprese (con un fatturato
consolidato compreso tra 1 e 5 miliardi di euro) presentano il più alto tasso di crescita
nel 2008. Questo porta a risultati molto interessanti, sul futuro di molte piccole e medie
imprese del nostro campione della moda e del lusso. È un dato di fatto, le aziende più
grandi si rivelano in grado di affrontare meglio un deterioramento della situazione
economica rispetto a quelle di piccole dimensioni. Se è così, potremmo aspettarci
dalle grandi aziende una migliore capacità di difesa della loro posizione competitiva
anche nel 2009.

In generale, la crescita delle vendite è stata seguita da un significativo miglioramento


del rendimento sul capitale investito (ROI) in tutti gli anni tra il 2001 e 2007. Abbiamo
sempre sostenuto che la dimensione è estremamente importante per queste società,
così sollevando dubbi sulla sostenibilità dei modelli di business degli operatori di nicchia.

Confrontando l'anno fiscale 2008 con gli anni precedenti, troviamo che la maggior
parte della società hanno lottato con l'efficienza e la massimizzazione dei rendimenti,
mentre solo in pochi vivono ancora una fase di crescita intensa. Nel 2008, la tendenza
già individuata nel 2007 è stata confermata. Le uniche società a realizzare un
rendimento degli investimenti al di sopra della media sono state quelle che hanno
risposto, alla riduzione della crescita del settore, con una maggiore attenzione in
materia di efficienza.

Se in passato la crescita delle vendite è stata principalmente determinato da una


apertura di nuovi negozi, negli ultimi tre anni il ritmo di sviluppo della rete di
distribuzione ha iniziato a decelerare Dal campione emerge che, in media, la crescita
del numero di negozi è stato pari all'8% nel 2008. In passato, la crescita del numero dei
negozi è stato un motore essenziale per la crescita delle vendite e della redditività in
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questo business Ora, che il tasso medio di crescita delle vendite si riduce, l'efficienza è
sempre più importante. In media, nel 2008 l'apertura di nuovi negozi si è orientata nel
perseguimento di nuove sfide dal momento in cui, data la contrazione dei consumi
trovano più difficoltà di prima a raggiungere il volume di vendite in linea con gli
obiettivi.

Analizzando la crescita media del livello degli investimentii nel corso del tempo, ci
accorgiamo che gli investimenti totali sono stati fortemente abbattuti nell’ anno fiscale
2008, mentre gli investimenti core (in immobilizzazioni materiali e immateriali) sono
ancora in aumento, anche se a un ritmo molto più lento rispetto all’ anno fiscale 2007 e
2006 Ciò suggerisce che gli investimenti core sono ancora un elemento rilevante in
questo settore, pertanto si attende un’ulteriore aumento di questi ultimi negli anni futuri.

In linea con gli anni precedenti, i segmenti Fashion Retail and Pelletteria inglobano le
imprese più rappresentative in termini di crescita, di redditività e generazione di cash
flow. Tuttavia, un'analisi più approfondita delle strategie attuate rivela che altri fattori,
diversi dalla natura delle attività, sono in grado di aiutare a spiegare le ragioni di tali
risultati brillanti.

Le due parole chiave nell’ anno fiscale 2008 sono state esecuzione e disciplina.

Se, infatti, le condizioni dell'economia esterna hanno influenzato la domanda con


riflessi sulle vendite e sui margini, le aziende più efficienti hanno reagito mettendo in
atto strategie e interventi volti a:

(i) la gestione di rotazione delle scorte;

(ii) migliorare produttività ;

(iii) Aumento dei canali di distribuzione;

(iv) Orientamento degli investimenti sui mercati in forte espansione con un alto
potenziale di crescita e basso grado di penetrazione.

In linea con gli anni precedenti, le imprese statunitensi, nonostante la crisi abbia colpito
in modo rilevante il loro mercato, rappresentano le top performer (Coach, Deckers
Outdoor, Guess e Urban Outfitters, le quali presentano forti performance sia in termini
di crescita che di redditività.
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Questo evidenzia che la forte presenza sul mercato locale e l'integrazione verticale nel
commercio al dettaglio rappresentano i due principali fattori di successo per la moda
e le compagnie di lusso.

Ancora una volta, Geox è l'unica azienda italiana a realizzare i migliori risultati, sia in
termini di redditività che di crescita. Il suo concetto di prodotto innovativo e di modello
di business adottato hanno dimostrato di avere successo nel lungo periodo e di essere
in grado di resistere alla crisi dei consumi.

Per quanto riguarda il rendimento medio sugli investimenti,i top performers sono quelle
aziende che sono in grado di raggiungere al contempo un margine molto elevato
(superiore al 17% sulle vendite) e un fatturato altrettanto alto. In media, queste
aziende sono state in grado di raggiungere una crescita media delle vendite
consolidate del 24% nel 2008. Infine , è interessante osservare che, gli investimenti fatti
per sostenere il posizionamento del marchio in una fascia alta stanno diventando
sempre meno redditizia rispetto ai segmenti del mercato di massa.
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3.2. Analisi delle Performance per area geografica


Guardando il campione per nazionalità, nel 2008 le imprese italiane mostrano una
crescita media delle vendite inferiore a quella delle società del resto d'Europa e
persino degli Stati Uniti.

Più in dettaglio, l'Italia sta mostrando una tendenza verso il progressivo e sempre più
accentuato rallentamento della crescita, considerando i tassi medi di crescita del
fatturato del 16% nel 2006 del 10% nell’ anno fiscale 2007 e solo dell’ 1,6% nel 2008.

Le aziende degli Stati Uniti mostrano una contrazione simile ma meno accentuata,
passando dal 10% nel 2006 e 2007 a solo il 2,8% in anno fiscale 2008.

Per quanto riguarda la redditività, si rileva che le imprese statunitensi e francesi hanno
ottenuto risultati migliori delle società italiane e rispetto al resto d'Europa.

Le imprese italiane ed europee mostrano contrazione simili in termini di redditività (ROI


in entrambi i casi è stata abbastanza stabile nel tempo e poi si è ridotta di circa il 3%
nel 2008). Ad eccezion fatta delle imprese francesi la cui redditività è stata solo
marginalmente colpita dalla recessione economica, in quanto hanno fatto registrare
una riduzione del ROI del solo 1%.

Al contrario, le imprese statunitensi mostrano una sostanziale diminuzione della


redditività, da una media del 15% nel 2007 a meno del 10% nell’ anno fiscale 2008.
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3.3. Analisi delle performance per cluster.

Crescita MEDIA delle vendite

In linea con gli anni precedenti, nel 2008 i tassi medi di crescita delle vendite sono
molto diversi tra cluster. Non sorprende che, tutti i cluster registrato un sostanziale
riduzione dei tassi di crescita media delle vendite .

Quest’ultimo risulta, in ogni caso, essere ben al di sopra della media sia per le imprese
dell'abbigliamento che per le pelletterie. Al contrario, Fashion Retail e Occhiali hanno
registrato dei rallentamenti delle vendite vicino all’ 1%. Gioielli & Orologi e sono i
cluster con una riduzione media delle vendite rispetto al 2007 decisamente superiore: in
media, le imprese appartenenti a tali segmenti hanno perso rispettivamente tra l’ 1,4%
e 0,8% nell’ anno fiscale 2008. Non solo, ma questi gruppi sono anche tra quelli che
hanno dovuto affrontare il forte nei consumi calo nel corso del tempo, insieme al
settore Tessile / Abbigliamento. In effetti, nel 2007 il tasso medio di crescita delle vendite
è stato pari al 12,4% per le società di abbigliamento,al 5,9% per i Grandi magazzini e al
11,5% per le imprese che operano ne business di Gioielli & Orologi

Rendimento degli investimenti di cluster

Per quanto riguarda il ritorno sugli investimenti, Pelletteria, Gioielli & Orologi, bellezza e
Fashion Retail sono risultati migliori. Le società che operano nella pelletteria mostrano
un ROI più alto, pari al 18%, seguita da Bellezza (con pari al 14% ROI) e quindi delle
imprese del Orologi e Gioielli & Business Fashion Retail (con ROI rispettivamente uguale
a 12 e il 10%). Gli altri gruppi hanno registrato performance inferiori rispetto alla media
delle imprese nel campo della moda e dei beni di lusso (il cui ROI medio è pari al
9,4%). Tuttavia, su base relativa, è importante notare che l'unico gruppo con un
incremento medio del ROI più elevato è Beauty (attestandosi a 13-14%).

In linea con il passato, il settore Fashion Retail presenta il più alto assets turnover (pari a
1,51), confermando che il controllo diretto sulla domanda dei consumatori e la catena
di approvvigionamento associate all'integrazione verticale nella vendita al dettaglio
aiuta a massimizzare i volumi e l'efficienza aziendale. Sorprendentemente, le aziende d’
Abbigliamento mostrano anche un buon asset turnover ratio (1,46), anche se il loro
margine EBIT medio è davvero basso (2%), facendo così registrare un ROI medio molto
scarso (quasi l'1%).
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Margine EBITDA di cluster

Nell’anno fiscale 2008, le aziende del mondo della moda e del lusso mostrano margini
EBITDA pari al 13,0%. La tendenza generale è decrescente, con un margine EBITDA
ridotto in ogni gruppo fatta eccezione del settore della bellezza, dove il risultato
operativo prima delle imposte e gli ammortamenti è aumentato dell'1% nel 2008.

I gruppi che hanno realizzato i migliori risultati sono la Pelletteria (17,0%) e Gioielli &
Orologi (17%), seguite dalla bellezza (il margine EBITDA è pari al 16%),e poi dagli
occhiali (15%). In linea con gli anni precedenti, i margini di abbigliamento sono ben
inferiori a quelli delle Pelletteria, confermando che la maggiore complessità del
business comporta una diminuzione dei margini operativi. Allo stesso modo, i margini
per i grandi magazzini sono sostanzialmente inferiori a quelli del Fashion Retail.

Il flusso di cassa e del capitale circolante da cluster

La società del campione generano un flusso di cassa potenziale pari al 10,1% delle
vendite e un cassa netto pari all’ 8,3% delle vendite. Ciò significa che, in media, i
cambiamenti delle attività operative assorbono liquidità per circa il 2% delle vendite,
più o meno in linea con gli anni precedenti. Tuttavia, il peso medio del WC per le
vendite è aumentato fino al 20,2%,. Molte aziende di moda e di lusso non sono state in
grado di rispondere ad un deterioramento della crescita dei profitti con una migliore
efficienza e con il miglioramento della gestione delle scorte.

L'azienda media dimostra ancora di essere molto rigida, condizionata da un aumento


del tempo medio del ciclo del circolante che incide fortemente sulla redditività
attraverso il deterioramento del capitale.

In generale, la capacità di generare flusso di cassa da parte delle imprese operanti


nel settore della moda e del lusso, presenta una tendenza alla diminuzione. Tuttavia,
grandi magazzini e società nel business degli occhiali sono in grado di aumentare il
cash flow, rispettivamente dal 7 al 10% e dal 10 al 12%. Società nel settore della
pelletteria mantengono il loro cash flow sostanzialmente invariato (e pari al 10%). Tutti
gli altri gruppi mostrano una riduzione del rapporto tra le vendite consolidate e la
generazione di flussi di cassa.

Il gruppo degli occhiali , con una capacità di generazione di cassa pari al 12%.
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Seguono le società di bellezza e Pelletteria. Le società di Gioielli & Orologi e


Abbigliamento trasformano in denaro appena il 7 e il 5% delle loro vendite, ben al di
sotto della media del settore.

Tuttavia, è importante affermare ancora una volta che, dal momento che la capacità
di generazione di cassa è fortemente dipendente dall’andamento gestionale specifico
di ciascuna impresa.

Per esempio, nell’ Abbigliamento, alcune aziende, come Guess, Polo Ralph Lauren e
VF mostrano il rapporto tra flusso di cassa e vendite ben al di sopra della media (pari a
12,6, 12.1 e 11.5%, rispettivamente). Tra le società della Pelletteria, Coach ed Hermès
dimostrano la capacità non comune di generare flussi di cassa (cash flow in rapporto
alle vendite pari rispettivamente a 25,4 e il 14,7%).

Investimenti da parte dei gruppi

Si può tranquillamente affermare che la moda e il lusso sono diventati un business ad


alta intensità di capitale. Infatti anche se il tasso medio di crescita del settore ha subito
un rallentamento negli ultimi due anni, le aziende del lusso hanno continuato a
sostenere una politica molto aggressiva di investimenti fino al 2007. Nel 2008, il tasso
medio di crescita degli investimenti core è iniziato a decrescere.

Tuttavia, il rapporto tra investimento e ammortamento è del 124,5% indicatore di una


crescita più moderata, ma comunque positiva. Abbastanza sorprendentemente, la
riduzione del livello degli investimenti totali che non era stata così evidente ad una
prima analisi: il rapporto medio nell’anno fiscale 2008 è stato pari al 4,9%, da -1,1% del
2007. Questo suggerisce che, nonostante il deterioramento dei principali risultati
economici, la maggior parte degli operatori del settore non hanno drasticamente
ridotto gli investimenti: circa il 25% delle aziende del nostro campione hanno effettuato
acquisizioni nel 2008. Im merito al tipo di destinazione, una parte consistente di questi
investimenti è rappresentata dall'apertura di nuovi negozi. Questo suggerisce che,
nonostante il rallentamento delle performance, molte aziende hanno deciso di non
rinviare investimenti previsti nella loro rete di vendita al dettaglio.

Pelletteria e Active sono i gruppi con il più alto tasso di crescita della percentuale di
negozi, rispettivamente pari a 17 e il 13%,. Dopo di loro, troviamo Abbigliamento e
Gioielli & Orologi, entrambe con 11%
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3.4 Analisi delle performance per segmento di mercato

L’analisi dei segmenti di mercato, è focalizzata su Abbigliamento e Pelletteria .

Definire e identificare i segmenti di mercato della moda e del lusso è estremamente


complicato, perché le aziende della moda e del lusso sono molto spesso multi-brand,
multi-business e multi-players e multi-segment. Informazioni più dettagliate sui marchi,
le imprese e le categorie non sono disponibili nelle relazioni pubbliche, e per di più il
posizionamento di una marca può variare da una zona geografica all'altra. Tuttavia,
abbiamo definito i segmenti di mercato prendendo in considerazione i seguenti criteri:

assortimenti e prezzi disponibili sui siti web delle aziende;


presenza di designer noti nel portafoglio di marchi
il peso dei diversi segmenti sul totale delle vendite consolidate (ove disponibili).
La segmentazione risultante è la seguente:

• Abbigliamento:

- High End: Aeffe, Burberry, Escada, Polo Ralph Lauren; - Medium: Gerry Weber, Guess,
Link Theory Holdings, Liz Claiborne, Phillips Van Heusen; - Mass Market: G-III Apparel
Group, Jones Apparel, Perry Ellis, VF.

• Pelletteria:

- High End: Hermès, Tod's; - Medium: pullman, Geox, Kenneth Cole, Mariella Burani
Fashion Group, Timberland; - Mass Market: Deckers Outdoor, Genesco, Skechers,
Weyco, Wolverine World Wide.
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1. IL GRUPPO TOD’S S.p.a.

1.1 L’attività del Gruppo


Il Gruppo TOD’S opera nel settore del lusso, con marchi di proprietà (TOD’S, HOGAN e
FAY) ed in licenza (ROGER VIVIER). E’ attivo nella creazione, produzione e distribuzione
di calzature, di articoli di pelletteria ed accessori e di abbigliamento. La missione
dell’azienda è offrire ai consumatori del mondo prodotti di altissima qualità che
rispondano alle loro esigenze funzionali ed aspirazionali.

1.2 L’organizzazione produttiva.


L’organizzazione della produzione del Gruppo è fondata sul controllo completo
dell’intera filiera produttiva, dalla creazione delle collezioni, alla produzione, fino alla
distribuzione dei prodotti; si ritiene che questa impostazione sia determinante per
garantire il prestigio dei marchi.
La produzione delle calzature e della pelletteria è affidata agli stabilimenti interni di
proprietà del Gruppo, con il parziale ricorso a laboratori esterni specializzati, tutti
dislocati in aree nelle quali storicamente è forte la tradizione nella rispettiva produzione
calzaturiera e pellettiera, in considerazione del fatto che si tratta di produzioni in cui
è estremamente elevato il livello di professionalità richiesto per l’esecuzione delle
lavorazioni, ed altrettanto significativo il valore aggiunto apportato al prodotto dalla
componente manuale.
Per la produzione della linea di abbigliamento, il Gruppo utilizza esclusivamente
selezionati laboratori esterni specializzati, ciò che consente di usufruire dell’elevato
grado di specializzazione di ognuno di essi nella realizzazione dei singoli prodotti che
costituiscono l’offerta della linea abbigliamento.
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1.3 LA DISTRIBUZIONE

Il prestigio dei marchi distribuiti e l’elevata specializzazione necessaria per presentare


alla clientela i relativi prodotti, rendono indispensabile operare, a livello distributivo,
attraverso una rete di negozi altamente specializzati. A tal fine, il Gruppo si avvale
principalmente di tre canali: i DOS (negozi a gestione diretta), i punti vendita in
franchising ed una serie di selezionati negozi indipendenti multimarca. Il focus
strategico del Gruppo è incentrato sullo sviluppo della rete dei DOS e dei franchising, in
considerazione del fatto che tali canali consentono un maggiore controllo della
distribuzione e una più fedele trasmissione dell’immagine dei singoli marchi. E’ peraltro
di tutta evidenza che, in particolari situazioni di mercato, risulta più efficiente una
distribuzione attraverso i negozi multimarca indipendenti, canale la cui importanza
riveste carattere assolutamente centrale per il Gruppo.
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1.4 I MARCHI DEL GRUPPO

Il marchio TOD’S è posizionato nel mercato del lusso e combina tradizione, altissima
qualità e modernità, offre al consumatore calzature, pelletteria, accessori ed
abbigliamento dal design esclusivo, funzionale e mai ostentato, interpretando una
eleganza senza tempo.

I prodotti TOD’S rappresentano l’alta qualità “Made in


Italy” e sono eseguiti con tecniche artigianali, per
diventare oggetti di uso giornaliero, ma al tempo
stesso sofisticati ed eleganti.Alcuni prodotti quali la
Driving Shoe o la D-Bag, amati da celebrità e
personaggi opinion leader in tutto il mondo, sono diventati “icone” rappresentative di
uno stile unico e riconoscibile di eleganza maschile e femminile.
Il marchio HOGAN è posizionato nel mercato del lusso dinamico urbano, ed offre al
consumatore calzature, pelletteria, accessori ed abbigliamento di stile e design
contemporaneo, con una visione internazionale.

I prodotti HOGAN, che si distinguono per la loro


“innovatività” ed alta qualità, hanno creato uno stile
unico, contribuendo a cambiare il modo di vestire del
consumatore che vuole un prodotto funzionale ma al
tempo stesso sportivo ed elegante per la vita di tutti i giorni.
I prodotti HOGAN sono leader nella definizione dello sportivo elegante, ed alcuni
modelli sono dei best sellers, come ad esempio le calzature Interactive.
Questo marchio offre al consumatore una linea di prodotti di abbigliamento di alta
qualità, che si distingue per il trattamento tecnico dei tessuti, per il culto dei dettagli,
per l’estrema funzionalità dei capi, che combinano con eccellenza stile e qualità.

I prodotti FAY sono indossabili ovunque: dallo stadio all’ufficio,


dalla città alla campagna.La collezione FAY comprende, ad
ogni stagione, prodotti innovativi e riconoscibili da uomo, da
donna e da bambino
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1.5 LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA DEL GRUPPO

La struttura organizzativa ruota attorno alla TOD’S S.p.a., società capogruppo


proprietaria dei marchi TOD’S, HOGAN e FAY, licenziataria del marchio ROGER VIVIER,
nonché polo produttivo e distributivo del Gruppo.
L’organizzazione si completa, anche attraverso alcune sub-holdings, con una serie di
società commerciali alle quali è interamente delegata la distribuzione retail attraverso
la rete dei DOS (Directly Operated Stores).Ad alcune di esse, localizzate in punti
strategici dei mercati internazionali, nell’ambito della “catena del valore” sono
assegnati importanti ruoli nei processi di distribuzione dei prodotti, di marketing &
promotion e di public relations, garantendo nello stesso tempo l’imprescindibile
omogeneità di immagine che i marchi del Gruppo si impongono a livello mondiale.
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1.6 Principali eventi ed operazioni del periodo

Il 2008 sarà ricordato per il crollo dei mercati mondiali, uno “tsunami finanziario” che
non si vedeva dai tempi della Grande Depressione americana del 1929, che ha
sconvolto le borse di tutto il mondo e travolto vere e proprie istituzioni dell’economia
finanziaria internazionale, come Lehman Brothers e Bear Stearns.
Innescata dal default dei subprimer USA,ovvero di una folta schiera di debitori
particolarmente a rischio a cui erano stati concessi mutui ipotecari scommettendo sulla
garanzia di una continua crescita del mercato immobiliare e sul basso costo del
denaro, la crisi ha investito tutti i mercati finanziari, esportata dagli istituti di credito
statunitensi tramite raffinate ed azzardate operazioni di finanza derivata, che hanno
provocato il dissesto di una lunga serie di banche e istituti finanziari che su quegli
strumenti finanziari derivati (c.d. titoli “spazzatura”) avevano basato la propria
operatività e redditività.
Repentini sono stati gli effetti sull’economia reale: è infatti ormai evidente ed assodato
che dalla metà del mese di settembre, periodo in cui la crisi si è intensificata, le
difficoltà del settore finanziario si sono riflesse sull’economia reale, fino a determinare
una recessione a livello planetario. La contrazione della ricchezza prodotta è al
momento particolarmente severa in due delle principali economie, quella statunitense
e quella giapponese, con ovvie ripercussioni sull’intero sistema economico, per gli
effetti indotti dalla contrazione degli investimenti e dei consumi privati.
Nonostante il varo da parte di tutti i governi centrali di una serie diversificata di aiuti ai
settori finanziario, industriale e privato, con l’obiettivo principale di arginare la crisi
economica e fermare l’emorragia di posti di lavoro, la fiducia delle imprese e dei
consumatori, dopo aver determinato una brusca frenata ed una successiva
stagnazione sul fronte dei consumi, stenta a riprendere quota, procrastinando al 2010
l’aspettativa di una probabile ripresa.

In questo difficile contesto economico e finanziario, anche il settore della moda e del
lusso è messo a dura prova: il Gruppo TOD’S continua comunque a vantare anche per
il 2008 conti in crescita, seppure ad un tasso inferiore rispetto ai precedenti esercizi,
grazie alla forza dimostrata dai marchi del Gruppo ed all’oculatezza delle sue strategie
di sviluppo e diversificazione dei mercati.
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Lo sviluppo dei DOS in Cina


Il 2008 è stato un anno molto importante nell’attuazione delle strategie distributive nel
mercato cinese. Il Gruppo ha proceduto al rilievo, attraverso la controllata TOD’S
(Shanghai) Trading Co. Ltd, delle attività dei DOS identificati nel bilancio 2007 come
Special Purpose Entities (Shanghai (2), Pechino, Hangzhou e Chengdu) e, con una serie
di nuove aperture nelle principali città del continente, ha portato a diciassette il
numero dei DOS operativi nella Cina continentale, al 31 dicembre 2008.

Il nuovo mercato indiano.


Tra i primi brands del lusso ad operare come retailer in India, il Gruppo ha avviato, nel
2008, la distribuzione dei prodotti a marchio TOD’S, inaugurando tre importanti
boutiques a gestione diretta (DOS) rispettivamente a Bangalore, Delhi e Mumbai,
all’interno di nuovissimi Malls, dedicati esclusivamente a luxury brands.

ROGER VIVIER a Milano.


Ad inizio anno, è stata inaugurata la “maison” ROGER VIVIER di Milano, in Via
Sant’Andrea, in un prestigioso edificio del XVIII secolo. La nuova boutique, la seconda
per dimensione in Europa, porta quindi a cinque il numero dei monomarca
interamente dedicati al marchio, aggiungendosi a quelli di Parigi, Londra,
New York e Hong Kong.

Il nuovo flagship di Roma.


Il 2 febbraio ha aperto a Roma, in Via dei Condotti, un nuovo negozio TOD’S,
interamente dedicato al mondo femminile.
Nuovi concepts architettonici. Con l’apertura dei nuovi negozi TOD’S e HOGAN di
Roma, e il restyling del più grande dei negozi TOD’S al mondo, il flagship store di Milano
(Via della Spiga), e di quello di Londra (Bond Street), ha trovato attuazione operativa il
progetto architettonico finalizzato alla realizzazione del nuovo concept, per i negozi a
marchio TOD’S ed HOGAN.

Al 31 dicembre 2008, la rete distributiva del Gruppo è composta da 150 DOS e 71


negozi in franchising, rispetto a 125 DOS e 63 negozi in franchising del 31 dicembre
2007.
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2. STRUTTURA PATRIMONIALE DEL GRUPPO

STATO PATRIMONIALE
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2.1 RICLASSIFICAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE

LIM 101.276 Pass.correnti 162.787

LID 132.035
Pasa.consolid 40.640 203.427

MAG 242.076

475.387 Patrimonio Netto

606.315
Att.IMM 196.247

Att.IMM 113.412

334.355 ALTRE 24.696

809.742 809.742

LIM 95.753 Pass.corr. 156.423

LID 133.514
Pass.consolid. 41.920 198.343

MAG 218.731

447.998 Patrimonio Netto

566.758
Att.IMM. 198.536

Att.MAT. 100.708

315.997 ALTRE 16.753

765.016 765.016
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2.2 ANALISI DELLA COMPOSIZIONE

2007 : = 41%

Rigidità

2008 : = 41%

IMPIEGHI

2007 : = 59%

Elasticità

2008 : = 59%

2007 : = 74%

Aut.Fin

2008 : = 74%

FONTI

2007 : = 26%

Indebitam..

2008 : = 26%
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2007 : = 35%

Q.Indebitamento

2008 : = 34%

2.2.1 VALUTAZIONE DEI RISULTATI


La struttura patrimoniale presenta un elevato grado di ELASTICITA’, pressoché immutato
rispetto al 2007, testimoniato da un rilevante peso degli impieghi elastici (Attivo
Circolante), il cui grado di liquidità è molto più immediato, consentendo un più rapido
riadattamento della struttura patrimoniale al mutevole configurarsi delle condizioni di
mercato.

a) COMPOSIZIONE DEGLI IMPIEGHI

Attivo Immobilizzato
Per la realizzazione ed il completamento di tutti gli investimenti pianificati per l’esercizio
2008 il Gruppo ha impegnato risorse per 40,8 milioni di euro, contro i 45,2 milioni del
2007. Sono pari a circa 26, i milioni di euro destinati alla rete dei DOS, sia per
l’allestimento dei nuovi trenta punti vendita realizzati nel 2008 (incluso il rilievo della rete
esistente in Cina), sia per l’attività di renovation dei negozi esistenti, per alcuni dei quali
(in particolare i flagship stores di Milano e Roma, per i marchi TOD’S e HOGAN) il
Gruppo ha utilizzato le linee architettoniche previste dai nuovi concepts di ciascun
marchio. Pari a circa 7,1 milioni di euro il valore degli interventi di sostituzione e
ammodernamento degli apparati e delle attrezzature industriali realizzati nel 2008 (7,8
milioni il dato 2007), mentre si è sostanzialmente riallineata su valori standard la spesa
nell’area dell’Information System, in seguito alla conclusione della prima fase del
progetto di rinnovo della piattaforma informatica della rete dei DOS, avviato nel 2007.
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Per quanto riguarda la composizione dell’Attivo Fisso:

- con riferimento alle attività materiali, si rileva un incremento di 13,3 mln al netto
delle quote di ammortamento, così dettagliato:

- Con riferimento alle attività immateriali si rileva un forte peso percentuale delle
componenti intangibili, relative al marchio e all’avviamento , con un’incidenza
sul totale del Attività non correnti del 44%.
-
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Attivo Circolante
Per quanto riguarda l’Attivo Circolante la variazione relativamente più consistente (+
23.345 rispetto al 2007) si registra tra le Rimanenze, determinata in modo rilevante da un
maggiore accumulo di prodotti finiti e semilavorati.

L’azienda dimostra altresì un modesto quoziente di indebitamento (34%), in calo


dell’1% rispetto al 2007, in considerazione dell’aumento più che proporzionale dei Mezzi
Propri rispetto al totale delle Passività, attribuibile all’aumento del risultato di periodo e
delle Riserve di Utili nelle quali è confluito fair value al 31 Dicembre 2007, appostato alla
Riserva Stock Options, delle opzioni per le quali nel corso del 2008 è decaduto il diritto
al loro esercizio in capo agli assegnatari, in seguito al mancato verificarsi delle
condizioni di maturazione e/o dismissioni di destinatari.
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2.3 ANALISI DI SOLIDITA’

2007 : =
Quoziente di indebitamento
finanziario

2008 : =5%

2007 = =
I LIVELLO

2008 = = 1,81
QUOZIENTE

DI STRUTTURA

2007= =
II LIVELLO

2008 = =1,93
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2.3.1 VALUTAZIONE DEI RISULTATI

La configurazione dello Stato Patrimoniale evidenzia la tendenziale capacità


dell’azienda di mantenersi in equilibrio finanziario nel medio-lungo termine, il che la
pone nella condizione di superare eventuali squilibri economici in quanto dotato di un
assetto patrimoniale in grado di assorbire gli effetti negativi di tali squilibri senza
compromettere la continuità della gestione. Tale capacità dipende da due ordini di
fattori:

1. Correlazione logica tra impieghi e fonti, che impongono la coerenza tra tempo
di estinzione e tempo di recupero degli impieghi. Tale correlazione è
testimoniata da un elevato Margine di Struttura, sia di primo che di secondo
livello,i cui risultati (rispettivamente 1,81 e 1,83)evidenziano una più che
sostanziale copertura dell’attivo immobilizzato attraverso l’uso di fonti
caratterizzate dalla massima solidità, preservando qualsiasi rischio di
insolvenza.

2. Struttura di finanziamento. Sotto questo profilo la solidità patrimoniale


dell’azienda è testimoniata da una struttura finanziaria caratterizzata da un
peso quasi irrilevante dei debiti di finanziamento a remunerazione esplicita,
che minimizza il rischio di insolvenza e al contempo evita di generare una
dipendenza dell’azienda da terzi nelle scelte di gestione, conferendo a
quest’ultima un forte potere contrattuale nell’accedere a nuove linee di
credito.
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2.4 ANALISI DI SOLVIBILITA’

2007 = =

Quoziente
Liquidità

2008 = = 2,92

2007 = =
Quoziente
Tesoreria

2008 = = 1,43

2.4.1. Valutazione dei risultati.


Gli elevati valori riferiti agli indici di Disponibilità e Tesoreria, testimoniano un consistente
grado si solvibilità dell’azienda e quindi la sua capacità di far fronte, tramite la liquidità
esistente e le entrate attese, alle esigenze di breve periodo.

Tale capacità risulta per lo più non essere compromessa dal “grado di liquidità
presunta” del magazzino, dal momento in cui la sua incidenza è irrilevante ai fini della
copertura delle uscite a breve attraverso la liquidità esistente, escludendo qualsiasi
rischio di insolvenza legato alla mancata sincronizzazione tra riscossione dei crediti ed
estinzione dei debiti.
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La posizione finanziaria netta e la dinamica dei flussi di cassa.


Estremamente positivo il dato relativo alla liquidità del Gruppo, sia sul fronte dei saldi di
fine periodo, sia dei flussi prodotti dalla gestione 2008.
Dopo un biennio di progressivo assorbimento, pur in presenza di invariate politiche di
investimento e distribuzione di dividendi, la gestione 2008 evidenzia una sostanziale
equivalenza tra la cassa prodotta e quella impiegata.

Alla fine dell’esercizio è pari a 72,8 milioni l’ammontare delle risorse finanziarie nette: ad
attività per 101,3 milioni di euro, si contrappongono passività per complessivi 28,5
milioni, delle quali 8,3 esigibili a partire dal 2010. Al 31 dicembre 2007 la posizione
finanziaria netta era di 73,5 milioni di euro, composta da attività per 95,8 milioni e
passività per 22,3 milioni.
La dinamica dei flussi di cassa dell’esercizio evidenzia l’ottima performance a livello di
cash flow operativo: in crescita sia il dato dell’autofinanziamento, passato a 117,1 dai
110,1 milioni del precedente esercizio, sia quello relativo al capitale circolante, che
segna una significativa contrazione delle risorse impiegate per finanziarne la
contingente variazione. Sono pari a 27,9 milioni di euro le risorse momentaneamente
assorbite, contro i 49,6 milioni del precedente esercizio.

A fine periodo è infatti stabile l’esposizione creditizia nei confronti dei clienti wholesale,
mentre sono in crescita le giacenze di magazzino, per l’accumulo di stock di prodotti
finiti della prossima collezione primavera-estate, sia presso i magazzini delle strutture
produttive, sia presso quelli della ampliata rete dei DOS.
Depurata dalla distribuzione dei dividendi (38,1 milioni di euro), la liquidità
complessivamente generata dalla gestione dell’esercizio 2008 ammonterebbe a 35,5
milioni.
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RENDICONTO FINANZIARIO
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3. ANALISI DELLA REDDITIVITA’


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3.1 RICLASSIFICAZIONE ECONOMICA DELLO STATO PATRIMONIALE.

a. Riclassificazione economica dello Stato Patrimoniale 2008

Att.Operativo Mezzi Propri


485.139 606.315 Debiti Funzionamento = 174.982

Disponibilità Liquide = 101.276

Attività Operative = 660.121 = CIT

Att.extra- Debiti
Operativo Finanziari
149.621 28.445

634.760 634.760

b. Riclassificazione Economica Stato Patrimoniale 2007

Att.Operativo Mezzi Propri Debiti Funzionamento = 176.046


Disponibilità Liquide = 95.753
450.339 566.758
Attività Operative = 626.385 = CIT

Att.extra- Debiti
Operativo Finanziari
138.631 22.212

588.970 588.970
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3.2 Riclassificazione del Conto Economico.

2008 2007

Ricavi 707.553 657.089

Costi operativi 556.121 517.081

= EBITDA 141.432 140.008

- Ammortamenti/Svalutazioni 28.878 26.058

= EBIT 112.554 113.567

+ Risultato gestione extra-caratt. 14.772 12.965

= EBIT normalizzato 126.601 126.532

+ Risultato gestione straordinaria

= EBIT Integrale

Oneri finanziari (638) 137

= Reddito Lordo 125.963 126.669

Imposte 41.375 47.943

= Reddito Netto 84.588 78.726

Reddito Gruppo 83.449 77.332


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3.3 INDICI DI REDDITIVITA’

2008 2007

ROI =

RONA =

ROE l. =

ROE netto=

ROE gruppo
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3.4 ALBERO DEL ROE: 2007

ROI

ROE =ROS * PCI * GLco * GLexo * GLFI * Gest.Trib =

ROI * * * =

0,173 * 1,05 * 1,39 * 0,852 * 1,0002 * 1,039 * 0,61


=

0,252 1,040
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ALBERO DEL ROE: 2008

ROI

ROE =ROS * PCI * GLco * GLexo * GLFI * Gest.Trib =

ROI * * * =

0,159 * 1,07 * 1,36 * 0,854 * 0,995 * 1,047 * 0,661 =

0,232 1,041
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3.5 ANALISI DEI RISULTATI

Nonostante le difficoltà indotte dal difficilissimo contesto economico che ha


caratterizzato soprattutto l’ultimo trimestre del 2008 a livello internazionale,
ulteriormente accentuate dai tassi di cambio della moneta unica europea (euro),
che per gran parte dell’esercizio appena concluso ha penalizzato i risultati, sia sotto
il profilo dei prezzi di vendita in valute diverse dalla moneta UE, sia sotto quello dei
margini, anche nel 2008 il Gruppo TOD’S ha conseguito importanti performances
reddituali.

a) GESTIONE OPERATIVA
La redditività della gestione operativa, pur in presenza di un aumento dei ricavi di
vendita e del margine operativo lordo, al netto degli effetti indotti dalla variazione
dei tassi di cambio e gratifica liberale concessa ai dipendenti risulta essere
leggermente ridotta rispetto al 2007 (-2%).
ROS: Tale decremento è attribuibile in misura rilevante alla variazione negativa della
redditività delle vendite in relazione ad un aumento dei costi operativi in misura più
che proporzionale rispetto all’aumento dei ricavi, che ha determinato un
rallentamento del tasso di crescita dell’EBIT rispetto a quello attribuibile alle vendite:

1. RICAVI:
A cambi correnti, i ricavi di vendita sono pari a 707,6 milioni di euro, con un
incremento del 7,7%, in costanza di cambi, i ricavi dell’esercizio sono pari a 716,4
milioni di euro, per una crescita di 9,0 punti percentuali rispetto al dato 2007.

RETE DI VENDITA
I ricavi registrati nella rete dei DOS ammontano complessivamente a 335,6 milioni di
euro nell’esercizio 2008, in crescita del 5,5% rispetto al 2007; a cambi costanti,
l’incremento sale al 7,4%. A tale risultato hanno contribuito sia la crescita organica
nei negozi esistenti, che le 25 aperture dell’anno.
Il dato di Same Store Sales Growth (SSSG), calcolato come media a livello mondiale
dei tassi di crescita dei ricavi registrati nei DOS esistenti al 1o gennaio 2007 con dati
comparabili, è pari all’1,2% nell’intero esercizio 2008.
Nell’esercizio 2008, i ricavi a clienti terzi ammontano complessivamente a 372 milioni
di euro, in crescita del 9,7% (10,6% a cambi costanti) rispetto al 2007.
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MARCHIO
Nell’esercizio 2008, i ricavi a marchio TOD’S ammontano a 356,7 milioni di euro, in
crescita del 2,6% rispetto allo scorso anno. A cambi costanti le vendite del marchio
sono pari a 363,7 milioni di euro, con un incremento del 4,6% rispetto al 2007.

I ricavi del marchio HOGAN sono pari a 238,7 milioni di euro nell’esercizio 2008,
registrando un incremento del 19,6% rispetto al 2007.

Il marchio FAY ha realizzato vendite pari a 93,3 milioni di euro nell’esercizio 2008, in
crescita del 3,7% rispetto al precedente anno.

Infine, i ricavi del marchio ROGER VIVIER, tuttora in fase di avvio, ammontano a 16,8
milioni di euro nell’esercizio 2008, con un incremento del 5%; a cambi costanti, la
crescita rispetto al 2007 è pari al 9,7%.
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TIPOLOGIE MERCEOLOGICHE
Dal lato delle tipologie merceologiche, le calzature confermano una crescita a
doppia cifra anche nell’esercizio 2008, con ricavi pari a 485,6 milioni di euro.
L’incremento è pari al 13,7% rispetto al 2007, ovvero al 15,1% se a cambi costanti.

I ricavi di pelletteria e accessori ammontano nel complesso a 126,6 milioni di euro


nell’esercizio 2008; la variazione rispetto all’anno precedente è pari a -7% (dato a
cambi costanti).

I ricavi dell’abbigliamento, infine, sono pari a 94,5 milioni di euro nell’esercizio 2008,
in crescita del 5,9% rispetto all’anno precedente.

AREA GEOGRAFICA
Molto buoni i risultati registrati da tutti i marchi del Gruppo sul mercato domestico,
dove i ricavi ammontano a 384,1 milioni di euro nell’esercizio 2008, in crescita del
15,2% rispetto all’anno precedente.
Nel resto dell’Europa, le vendite sono pari a 161 milioni di euro. La crescita rispetto
all’esercizio 2007, a cambi costanti, è dell’1,4%.
In linea con le attese, il mercato americano ha visto un ulteriore rallentamento negli
ultimi mesi dell’anno. Nell’intero esercizio, i ricavi ammontano a 59,3 milioni di euro; a
cambi costanti, il calo delle vendite è pari al 3%, rispetto al 2007.
Nel Resto del Mondo, infine, i ricavi sono complessivamente pari a 103,2 milioni di
euro nell’esercizio 2008; pari ad 8,8 punti percentuali la crescita a cambi costanti.
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2. COSTI
L’incremento dei costi è principalmente attribuibile a:

Variazione dei COSTI OPERATIVI (+ 9,5%) di cui:


a) Aumento dei COSTI PER SERVIZI la cui incidenza sul fatturato è pari al 32,6%, in
incremento dello 0,8% rispetto al 2007.
La significativa attività di ampliamento della rete a gestione diretta (DOS) ha
prodotto un importante incremento, sia della spesa sostenuta per l’utilizzo delle
locations (l’incremento di 5,8 milioni di euro è infatti principalmente correlato
all’espansione in Cina ed India ed alle menzionate nuove locations di Milano e
Roma), sia del costo per le prestazioni del personale dipendente.

b) Incremento del COSTO DEL PERSONALE la cui incidenza sui ricavi è


aumentata dell’ 1,2%. Tale variazione è riconducibile all’aumento
dell’organico e soprattutto all’elargizione di una gratifica liberale concessa
ai dipendenti.
La spesa per il personale dipendente sostenuta dal gruppo nell’esercizio 2008,
comparata con quella del 2007, è così composta:
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La componente costo del personale, principalmente in seguito al sopra descritto


incremento della base occupazionale e per la sistematica evoluzione delle
dinamiche retributive, nell’esercizio 2008 pesa per 104,6 milioni di euro, assorbendo il
14,8% dei ricavi. Rispetto al dato del precedente esercizio (89,3 milioni per
un’incidenza del
13,6%) la crescita si attesta in valore assoluto a 15,3 milioni di euro, cifra alla quale
concorre anche, per 2,8 milioni, la citata gratifica liberale erogata per l’anno 2008:
depurata da tale componente straordinaria, l’incidenza sui ricavi scende al 14,4%.
Al 31 dicembre 2008, gli organici del Gruppo contano 2.814 dipendenti, 342 unità in
più rispetto a quelle in essere ad inizio anno (erano 2.472 a quella data).
AMMORTAMENTI
In crescita la spesa per ammortamento del capitale fisso, passata dai 25,5 milioni del
2007, ai 29,1 milioni del corrente esercizio, determinata dall’intensa attività
d’investimento che ha caratterizzato l’ultimo biennio. Al 31 dicembre 2008 gli
ammortamenti pesano per il 4,1 % dei ricavi del Gruppo; l’incidenza registrata nel
precedente anno era pari al 3,9%. Sull’ EBIT 2008 pesano inoltre svalutazioni per
impairment pari a 1,1 milioni di euro ed una prudente valutazione dei crediti
commerciali, che si riflette in un accantonamento di 0,3 milioni di euro a fronte di un
presunto rischio di inesigibilità. Pari invece a 1,4 milioni di euro la plusvalenza
realizzata con la cessione dello stabilimento di San Marino.

Risultato operativo (EBIT)


L’EBIT consolidato a lordo della gestione extra caratteristica è stato pari a Euro
112.554 migliaia con un’incidenza sul fatturato del 16%, rispetto a 113.567 del 2007,
facendo registrare una diminuzione del 1%, principalmente attribuibile all’aumento
dei costi dell’area caratteristica che hanno inciso negativamente sul margine
operativo lordo, e quindi sulla redditività complessiva delle vendite (ROS).
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Il calo del ROS è infatti, attribuibile principalmente agli incrementi di costo sopra
citati e in particolar modo alla crescita della spesa per ammortamento del capitale
fisso, passata dai 25,5 milioni del 2007, ai 29,1 milioni del corrente esercizio,
determinata dall’intensa attività d’investimento che ha caratterizzato l’ultimo
biennio, e alla gratifica liberale concessa ai dipendenti.

PRODUTTIVITA’ DEL CAPITALE INVESTITO: (Tournouver degli investimenti)


Rispetto all’esercizio 2007 ha subito un lieve e quasi irrilevante aumento (+2%), in
relazione all’aumento delle vendite in misura più che proporzionale rispetto a quello
subito dal capitale investito. Tale risultato testimonia l’efficacia dell’indirizzo
strategico in merito al riscontro positivo avuto dai nuovi investimenti in termini di
produttività.

GRADO DI LEVA COMMERCIALE:


Diminuisce di circa il 2%, riducendo di fatto l’effetto di spinta sul ROI dovuto
all’utilizzo di passività a costo implicito(DEBITI DI FUNZIONAMENTO)che hanno già
beneficiato attraverso gli oneri finanziari impliciti(compresi nel costo dei beni e servizi
acquistati a dilazione), della loro remunerazione.
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b) GESTIONE EXTRA-CARATTERISTICA

EBIT normalizzato
Il risultato operativo netto (EBIT) al netto della gestione extra-caratteristica si attesta
a 126,6 milioni di euro (126,5 milioni il dato del 2007), e rappresenta il 17,9% delle
vendite del Gruppo (Esercizio 2007: 19,3%). Il dato normalizzato (depurato dai citati
effetti dei tassi di cambio e della gratifica liberale) risulta essere pari a 134,5 milioni di
euro, rappresentando il 18,8% dei ricavi consolidati.

2007= +12 965 (migliaia di €)


risultato gestione Extra-caratteristica:

2008= +14 772 (migliaia di €)

2007= 0,852
Grado di leva Ex. Op. I liv. :

2008= 0,854

c) GESTIONE FINANZIARIA
Allineato con il dato del precedente esercizio il risultato della gestione finanziaria del
periodo (negativo per 0,6 milioni di euro).
Ammontano a 2,2 milioni di euro gli interessi attivi maturati sulla ingente liquidità di
cui il Gruppo può mediamente disporre, mentre è negativo per 1,1 milioni di euro il
saldo della gestione valutaria, conseguenza del differenziale tra utili e perdite su
cambi.
Includendo l’effetto prodotto dalle attività di copertura del rischio di cambio
(positivo per 1,2 milioni di euro), il saldo complessivo della gestione valutaria
evidenzia utili per 0,6 milioni di euro.
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2007= 1,040
Grado di leva FINANZIARIA:

2008= 1,041

2007 2008 2007 2008

Il grado positivo di leva finanziaria rimane pressoché invariato rispetto all’esercizio


2007 (1.041) testimoniato da uno spead positivo che trova scarsa valorizzazione in un
quoziente di indebitamento finanziario estremamente basso.
Tuttavia nell’esercizio 2008 tale rapporto assume una connotazione diversa rispetto
al 2007, dal momento in cui a fronte di un aumento dello stock del debito, si registra
una riduzione del suo costo.
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d) GESTIONE TRIBUTARIA

Fortemente significativo il miglioramento che si registra a livello di imposizione fiscale.


Il coefficiente di defiscalizzazione effettivo è infatti passato da 0.61 a 0,66 facendo
registrare una riduzione del 7,5%.
Sul risultato pre-tax gravano infatti imposte sul reddito (inclusi gli effetti
dell’imposizione differita) per 41,4 milioni di euro, per un tax rate del 32,8%, in deciso
miglioramento rispetto al 37,8% del precedente esercizio 2007.
La diminuzione del peso fiscale impatta positivamente sul risultato netto consolidato
dell’esercizio, che si attesta a 84,6 milioni (+5,9 milioni rispetto al dato omologo del
2007). Il risultato rappresenta il 12% dei ricavi consolidati, stessa incidenza registrata
per il precedente esercizio (12%).

2007= 47 943 (migliaia di €)


IMPOSTE:
2008= 41 375 (migliaia di €)

2007= 0,62

2008= 0,67
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1. IL GRUPPO AEFFE S.p.a.

1.1 LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA DEL GRUPPO


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1.2 SINTESI DELLE PRINCIPALI ATTIVITA’ SVOLTE DAL GRUPPO

Il Gruppo Aeffe opera a livello internazionale nel settore della moda e del lusso ed è
attivo nella creazione, nella produzione e nella distribuzione di un’ampia gamma di
prodotti che comprende prêt-à-porter e calzature e pelletteria. Il Gruppo sviluppa,
produce e distribuisce, in un’ottica di costante attenzione all’unicità ed esclusività,
le proprie collezioni sia con marchi di proprietà, tra i quali “Alberta Ferretti”,
“Moschino” e “Pollini”, sia con marchi di cui è licenziataria, tra i quali “Jean Paul
Gaultier”, “Blugirl” e “Authier”. Il Gruppo, inoltre, ha concesso in licenza a primari
partners la produzione e la distribuzione di ulteriori accessori e prodotti, con i quali
completa la propria offerta (profumi, linee bimbo e junior, orologi e occhiali).
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1.2.1 I MARCHI DEL GRUPPO

L’attività del Gruppo si suddivide, sulla base delle diverse linee di prodotti e marchi
che ne compongono l’offerta, in due segmenti:
(i) prêt-à-porter (che include, le linee di prêt-à-porter e l’abbigliamento intimo e
mare);
(ii) (ii) calzature e pelletteria.

La divisione prêt-à-porter, che si compone delle realtà aziendali di Aeffe,Moschino e


Velmar, opera prevalentemente nella creazione, realizzazione e distribuzione di
collezioni di abbigliamento prêt-à-porter di lusso e di collezioni di lingerie,
beachwear e loungewear.
Per quanto riguarda le collezioni di abbigliamento prêt-à-porter, l’attività è svolta da
Aeffe, sia per quanto attiene la realizzazione dei prodotti con marchi di proprietà del
Gruppo (“Alberta Ferretti”, “Philosophy di Alberta Ferretti”, “Moschino”, “Moschino
Cheap and Chic” e “Pollini”) sia per i marchi concessi in licenza da altre maison
esterne al Gruppo (quali “Jean Paul Gaultier” e “Authier”). Aeffe gestisce inoltre la
distribuzione di tutti i prodotti della divisione, che avviene sia attraverso il canale
retail sia attraverso il canale wholesale. Velmar realizza e distribuisce le collezioni di
abbigliamento intimo e mare, e in particolare le collezioni di lingerie, underwear,
beachwear e loungewear sia per uomo che per donna.
Le collezioni sono prodotte e distribuite sia con marchi di proprietà del Gruppo, quali
“Alberta Ferretti”, “Philosophy di Alberta Ferretti”, “Moschino”, “Verdemare”, sia con
marchi in licenza da soggetti terzi, quali “Blugirl”.
La divisione prêt-à-porter si occupa inoltre della gestione dei contratti di licenza
concessi a società esterne al Gruppo per la realizzazione di linee di prodotto recanti
marchi di proprietà di Aeffe e Moschino quali, in particolare, il contratto di licenza
del marchio “Moschino” relativo alla linea love, ai profumi delle linee Moschino, ed
agli occhiali a marchio “Moschino”.

AEFFE
L’attività di Aeffe trae origine dall’iniziativa della stilista Alberta Ferretti che inizia la
propria attività come impresa individuale nel 1972. La storia della Capogruppo si
sviluppa così parallelamente a quella della sua fondatrice, la cui personale attività
nel campo della moda assume un rilievo significativo nell’evoluzione di Aeffe.
La crescita della Capogruppo quale realtà industriale e creativa è contraddistinta,
sin dagli albori, da una vocazione multibrand, che porta Aeffe a realizzare e
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distribuire le collezioni di prêt-à-porter di importanti maison anche grazie al know


how acquisito nella realizzazione di linee di prêt-à-porter di lusso.
In quest’ottica si inquadra la collaborazione di Aeffe con lo stilista Franco Moschino,
per il quale produce e distribuisce, su licenza esclusiva sin dal 1983, la linea a
marchio “Moschino Couture!”.
Nel 1995, Aeffe inizia la collaborazione con lo stilista Jean Paul Gaultier, per il quale
produce e distribuisce su licenza la linea “Jean Paul Gaultier” e, dal 2006, la linea
“Gaultier2”.
Nel 2001, Aeffe acquista il controllo di Pollini, realtà industriale di lunga tradizione nel
settore delle calzature e della pelletteria. Tale acquisizione consente ad Aeffe di
completare le collezioni realizzate dalle proprie maison con le rispettive linee di
accessori.
Nel 2002 Aeffe acquista il controllo di Velmar, società che già da tempo
collaborava con Aeffe, attiva nella realizzazione e distribuzione di linee lingerie,
beachwear, e loungewear.
Nel 2004 Aeffe, nell’ambito della propria attività di scoperta e valorizzazione di nuovi
talenti, avvia una collaborazione con la coppia anglo-brasiliana di stilisti emergenti
Bruno Basso e Christopher Brooke, premiati nel 2004 al fashion fringe di Londra
(importante evento di richiamo per i nuovi stilisti emergenti).
Nel 2006, Aeffe inizia la produzione e distribuzione su licenza delle linee di
abbigliamento ski e apres ski a marchio “Authier”.
Nel 2007, Aeffe ottenuto il Nulla Osta Consob alla pubblicazione del prospetto
informativo per l’Offerta Pubblica e la quotazione sull’MTA - Segmento STAR – delle
azioni ordinarie Aeffe S.p.A., chiude con successo l’Offerta di azioni e inizia ad essere
negoziata sull’MTA -
Segmento STAR – di Borsa Italiana.
Nel 2008 Aeffe concede in licenza a Elizabeth Arden lo sviluppo, il marketing e la
distribuzione del profumo a marchio “Alberta Ferretti”. Sempre nel 2008 Aeffe ha
siglato un accordo di licenza di master franchising con SE International per la
distribuzione in Corea dei marchi Alberta Ferretti e Philosophy di Alberta Ferretti.

MOSCHINO
La maison nasce nel 1983 e si sviluppa nel corso degli anni novanta, sino a divenire
un marchio noto a livello internazionale. A seguito della scomparsa, nel 1994, del
fondatore Franco Moschino, i suoi familiari, i collaboratori e gli amici raccolgono
l’eredità dello stilista rispettandone l’identità creativa e la filosofia. Rossella Jardini,
collaboratrice di Franco Moschino sin dal 1981, succede a Franco Moschino nella
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direzione artistica ed è attualmente la responsabile dell’immagine e dello stile del


marchio.
La società svolge attività di design e di comunicazione e di agenzia presso lo
showroom, sito a Milano, per le collezioni Moschino, sia per l’Italia sia per l’estero.
La società gestisce, inoltre, direttamente quattro boutique monomarca, che
commercializzano le lineeMoschino, due delle quali site aMilano, una a Roma e una
a Capri.
Nel 2007, Moschino concede in licenza al Gruppo Binda la produzione e la
commercializzazione di orologi e gioielli a marchio “Moschino Cheap and Chic”.
Nel 2007, Moschino concede in licenza a Max Safety Fashion la produzione di caschi
a marchio “Moschino”.
Nel 2008 Moschino concede in licenza ad Altana S.p.A. la creazione, lo sviluppo e la
distribuzione a livello mondiale delle collezioni Moschino bimbo e bimba.

VELMAR
Velmar nasce nel 1983 a San Giovanni in Marignano e opera nel settore della
produzione e distribuzione di lingerie, underwear, beachwear, loungewear.
Nel 1990 inizia la collaborazione tra Velmar e la stilista AnnaMolinari, per la
produzione delle linee di lingerie e beachwear. Nello stesso anno vengono avviati i
primi contatti con Aeffe e il gruppo Genny.
Dal 1990 al 1995 Velmar collabora con Genny e Fendi producendo tutte le linee
mare disegnate dalle due case di moda. Dal 1990 al 2001, Velmar collabora con
Itierre e Prada per la creazione e la produzione di linee active e sport,
rispettivamente per il marchio “Extee” e “Prada” per la linea uomo.
Dal 1995 al 1998 Velmar produce e distribuisce in licenza la linea beachwear di
“Byblos” uomo e donna.
Nel 1998 Velmar stipula un accordo di licenza con il gruppo Blufin per la produzione
e la distribuzione delle linee “Blugirl”.
Nel 2001, Aeffe acquista il 75% del capitale sociale di Velmar. Anche in questo caso,
l’acquisizione costituisce la naturale evoluzione della collaborazione esistente tra la
società e Aeffe.
Nel 2001 Velmar inizia la produzione e distribuzione su licenza delle linee di lingerie,
beachwear e loungewear a marchio “Alberta Ferretti”.
Nel 2004, Velmar inizia la produzione e distribuzione delle linee lingerie, beachwear e
loungewear a marchio “Philosophy di Alberta Ferretti”.
Nel 2006 Velmar acquisisce la licenza per la produzione e distribuzione delle linee
beach wear e underwear uomo e beachwear e lingerie donna a marchio
“Moschino”.
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La divisione calzature e pelletteria


La divisione calzature e pelletteria, che si compone della realtà aziendale di Pollini e
delle società da essa controllate, opera prevalentemente nella creazione,
produzione e distribuzione di calzature, piccola pelletteria, borse e accessori
coordinati, caratterizzati da materiali esclusivi.
L’attività operativa è svolta principalmente da Pollini, che cura direttamente
l’ideazione, la produzione e la distribuzione dei prodotti a marchio proprio, nonché
la produzione e la distribuzione dei brand ricevuti in licenza da società del Gruppo.
La divisione calzature e pelletteria si occupa inoltre della gestione dei contratti di
licenza concessi a società esterne al Gruppo per la realizzazione di linee di prodotto
a marchio “Pollini” e “Studio Pollini”, quali i contratti di licenza per la realizzazione di
occhiali.

POLLINI
L’attività di Pollini trae origine nel 1953 nel solco della tradizione artigiana della
produzione pellettiera e calzaturiera italiana, contribuendo a creare il distretto
produttivo del settore calzaturiero di San Mauro Pascoli (FC). L’Italia rappresenta il
principale centro produttivo delle calzature: in ragione dell’elevato livello di
professionalità richiesto dalla realizzazione di tale tipologia di prodotto, la quasi
totalità degli insediamenti produttivi è concentrata in aree con una forte tradizione
in tale settore, quali San Mauro Pascoli, Vigevano e Strà (PD).
La filosofia aziendale è orientata verso una diffusione internazionale del look Pollini,
che rappresenta una sintesi tra qualità artigianale e stile italiano in una gamma di
prodotti che include calzature, borse e accessori coordinati.
Dal 1957 al 1961 Pollini produce le collezioni di calzature dello stilista Bruno Magli.
Tra gli anni sessanta e gli inizi degli anni settanta Pollini inizia a produrre calzature con
il proprio marchio, presentando collezioni “a tema” (tra le quali la collezione di
calzature sportive “Daytona” ispirata al mondo delle corse motociclistiche).
Già negli anni settanta l’attività di Pollini assume una connotazione internazionale: in
quegli anni, le sue collezioni vengono infatti presentate a Dusseldorf, Parigi, New
York, oltre che a Milano e Bologna. Negli stessi anni vengono aperte le prime
boutique a Firenze, Milano, Roma, Bologna, Parma, Verona, Bolzano, Bergamo,
Varese e Venezia.
Nel 1989 Pollini si trasferisce nella nuova sede di Gatteo (FC), avente un’estensione
di 50.000 metri quadri, di cui 15.000 coperti e adibiti ad area produttiva e uno stabile
adiacente di sette piani adibito a uffici e show room. Nella nuova sede vengono
così riunite le divisioni calzature, pelletteria, e gli uffici commerciali e amministrativi.
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Nel 2001 Aeffe e Pollini raggiungono un accordo per l’acquisizione da parte di Aeffe
del pacchetto di controllo di Pollini. L’acquisizione costituisce la naturale evoluzione
di un rapporto di collaborazione, resosi sempre più intenso, che ha consentito la
crescita delle linee di calzature e pelletteria disegnate dalla stilista Alberta Ferretti.
Nel 2003, viene inaugurato il flagship store di Pollini a Parigi, in Rue Saint Honorè.
Nel 2008 lo stilista Jonathan Saunders assume la direzione creativa della linea
abbigliamento e lo stilista Nicholas Kirkwood assume la direzione creativa degli
accessori Pollini e della collezione borse.
Sempre nel 2008 Pollini concede due nuove licenze per la produzione di ombrelli
con Drops Srl e per la produzione e distribuzione di foulard, scialli donna, sciarpe
donna e uomo e cravatte con Larioseta S.p.A..
Pollini Retail
Pollini Retail opera nel comparto retail sul mercato italiano e gestisce direttamente
16 boutique site nelle principali città italiane, tra le quali Milano, Roma, Venezia e
Firenze.
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1.3 QUADRO MACROECONOMICO INTERNAZIONALE

Nel corso del 2008 l’economia mondiale è entrata in una fase di grave recessione
che è iniziata nella seconda metà del 2007 come crisi finanziaria negli Stati Uniti e
che ha avuto un drastico peggioramento con il fallimento della banca d’affari
Lehman Brother a seguito del quale si è generato un periodo di panico che ha
rapidamente diffuso la crisi a tutti i settori, non solo quelli finanziari, e a tutti i paesi.
Ormai si può parlare della prima crisi veramente globale che la nostra economia si
sia mai trovata ad affrontare.
La mancanza di liquidità nel sistema, l’incertezza sui valori degli assets posseduti, il
calo dei prezzi delle case e delle azioni hanno rapidamente portato un
rallentamento nei consumi privati e quindi la diffusione della crisi alla cosiddetta
“economia reale”. Il tracollo del sistema è stato evitato dalla massiccia iniezione di
liquidità operata dalle banche centrali dei principali paesi, insieme con
l’introduzione di pacchetti specifici destinati al salvataggio delle istituzioni finanziarie
e al rafforzamento dei consumi privati. Nonostante ciò la
situazione rimane preoccupante e ancora molto lontana da una situazione
“normale”.
Le aspettative per il 2009 sono, come è facile immaginare, piuttosto fosche. La
situazione rimane incerta mentre il mondo affronta la crisi più grave dalla fine della
seconda guerra mondiale. I rischi per l’attività economica dipenderanno, tra gli altri,
dall’impatto della crisi finanziaria sulla fiducia degli operatori economici e
sull’economia reale, ma anche dall’efficacia delle misure fiscali ed economiche
messe in atto dai vari governi, se in grado di riportare la fiducia tra gli investitori e tra
i consumatori.
La crescita a livello globale non è attesa prima della seconda metà del 2009, e la
questione è se il recupero sarà duraturo. Tutte le previsioni per i paesi dell’area Euro
appaiono fortemente negative con una contrazione del PIL nel 2009 generalizzata
per tutti i paesi.
Anche per gli Stati Uniti la situazione appare severa e ci si attende un calo del PIL nel
2009 dell’1,6% e per il Giappone, che già nel 2008 è tecnicamente in recessione, e si
trova probabilmente nella situazione peggiore tra i paesi in via di sviluppo, ci si
attende una contrazione del PIL nel 2009 del 2,5%.
Per l’economia italiana il 2008 si chiude con un calo peggiore del previsto. Il
prodotto interno lordo è calato, a causa degli effetti della recessione in particolare
nell’ultimo trimestre, dell’1%, ai minimi dal 1980. Nel 2009 lo scenario si presenta
ancora più negativo, con il PIL atteso in flessione del 2,6%. Le ragioni principali di
questo calo si possono ritrovare nella forte contrazione dei consumi privati così
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come nel calo degli investimenti a seguito del deteriorarsi della situazione
finanziaria. Per il 2009 ci si attende anche un aumento significativo della
disoccupazione, dopo un decennio di calo costante.
La stabilizzazione dei mercati finanziari è previsto richiederà un periodo
considerevole. Con l’attuale scenario è previsto che le economie dei paesi OCSE si
riprenderanno solo lentamente nel corso dei prossimi anni. Comunque rimangono
forti incertezze riguardo alla profondità della recessione economica che dipende
principalmente dalla velocità con cui si uscirà dalla crisi in atto.

1.3.1 SCENARIO MACROECONOMICO DELL’ABBIGLIAMENTO


Con particolare riferimento al settore della moda e dei c.d. “luxury goods” dopo
l’andamento positivo dell’ultimo biennio si cominciano a ravvisare crescenti segnali
di indebolimento, in particolare si è registrato un calo dei consumi interni.
Sicuramente la moda italiana risentirà della crisi internazionale in atto, anche perché
gli acquisti di abbigliamento e calzature sono tra i più sensibili alla congiuntura
economica. Gli eventi che penalizzeranno di più il settore saranno: la diminuzione
della ricchezza finanziaria, il calo nei consumi negli Stati Uniti e nei paesi europei ed il
rallentamento nella crescita dei paesi emergenti, con maggiori preoccupazioni per
la Russia, diventata ormai il traino delle vendite della moda italiana. Il nostro settore
ha però alla spalle una fase di profonda ristrutturazione, caratterizzata dalla
internazionalizzazione delle filiere, dall’innalzamento della gamma, dal
rafforzamento delle fasi distributive e, non ultimo, dal miglioramento delle condizioni
economico finanziarie. Ancora una volta, si riveleranno importanti alleati per
affrontare la situazione la qualità del prodotto e la flessibilità operativa.
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2. STRUTTURA PATRIMONIALE DEL GRUPPO


BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

2.1 RICLASSIFICAZIONE FINANZIARIA DELLO STATO PATRIMONIALE

LIM 7.705
Pass.corren 141.181
LID 80.233

151.066 MAG 77.433


Pasa.cons. 88.506
Att.Mat 78.465
229.687

Att.IMM 169.174
Patrimonio Netto
196.011

256.613 ALTRE 12.687

425.699 425.699

LIM 14.525 Pass.corren 111.314


LID 68.780

151.066 MAG 67.761


Pass.cons. 101.738

Att.Mat 71.194
213.052
Att.MAT. 171.770

Patrimonio Netto
194.627

256.615 ALTRE 13.649

407.681 407.681
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2.2 ANALISI DI COMPOSIZIONE

2007 : = 63%

Rigidità

2008 : = 61%

IMPIEGHI

2007 : = 37%

Elasticità

2008 : = 39%

2007 : = 48%

Aut.Fin

2008 : =46%

FONTI

2007 : = 52%

Indebitam..

2008 : = 54%
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2007 : =1,094

Q.Indebitamento

2008 : = 1,17

2.2.1 VALUTAZIONE DEI RISULTATI

a) COMPOSIZIONE DEGLI IMPIEGHI


La composizione degli impieghi risulta essere sostanzialmente equilibrata nella
ripartizione del totale del capitale investito tra impieghi rigidi ed elastici. Rispetto
all’esercizio 2007 la struttura dell’attivo risulta essere leggermente più elastica in virtù
dell’aumento più che proporzionale dell’attivo circolante (circa 10%) rispetto
all’attivo immobilizzato, anch’esso incrementatosi di circa l’1,5%.
CAPITALE INVESTITO NETTO
Rispetto al 31 dicembre 2007, il capitale investito netto è aumentato del 12,7%.

Capitale circolante
Il capitale circolante risulta pari a Euro 73.466 migliaia (24,9% dei ricavi) rispetto a
Euro 51.588 migliaia del 31 dicembre 2007 (17,6% dei ricavi).
L’analisi delle singole voci che compongono il capitale circolante evidenzia quanto
segue:
• la somma dei crediti commerciali, rimanenze e debiti commerciali aumenta
complessivamente del 31%(Euro 13.565migliaia). L’incremento è riferibile sia a
maggiori rimanenze di prodotti finiti in parte dovuto all’effetto del rallentamento
delle vendite retail, sia a maggiori crediti verso clienti per maggiori dilazione di
pagamento concesse al fine di sostenere la clientela;
• l’incremento degli altri crediti a breve termine di Euro 1.817 migliaia dovuto
principalmente all’incremento dei crediti per costi anticipati di Euro 2.220 migliaia.
Tali crediti si riferiscono alla sospensione della quota dei costi di progettazione e
realizzazione del campionario relativi alle collezioni primavera/estate 2009 e
autunno inverno 2009 per le quali non sono ancora stati realizzati i corrispondenti
ricavi di vendita;
• incremento netto dei crediti/debiti tributari per Euro 6.155 migliaia riferibile
principalmente alla diminuzione del debito Ires a seguito dei maggiori acconti
versati nel corso dell’esercizio 2008 rispetto al 2007.
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Attivo immobilizzato
Le attività fisse al 31 dicembre 2008 aumentano di Euro 4.225 migliaia rispetto al 31
dicembre 2007.
Le variazioni delle principali voci sono le seguenti:
• l’incremento delle Immobilizzazioni materiali di Euro 7.271migliaia è determinato da
nuovi investimenti soltanto in parte compensati dagli ammortamenti dell’esercizio.
Gli investimenti si riferiscono principalmente ai lavori per l’apertura di nuove
boutique, all’ammodernamento di fabbricati e boutique esistenti e alla realizzazione
di un impianto fotovoltaico per la sede di San Giovanni in Marignano;
• il decremento delle Immobilizzazioni immateriali per Euro 2.596 migliaia è riferibile
principalmente all’effetto dell’asset impairment sui negozi.

b) COMPOSIZIONE DELLE FONTI


Per quanto riguarda la composizione delle fonti anche in questo caso si rivela una
struttura sostanzialmente equilibrata, con un coefficiente di autonomia finanziaria
che sfiora il 50%, ma che nell’ultimo anno ha fatto registrare un lieve calo per
effetto del considerevole aumento delle passività, incrementatesi di circa 16.500
pari all’8%.
Quest’ultimo è attribuibile sostanzialmente all’aumento delle passività correnti
(+27%), tale da vanificare i risparmi che invece si sono registrati tra i debiti a medio -
lungo termine (-14%).

PASSIVITA’ NON CORRENTI


I Risparmi sono attribuibili in misura maggiore alle voci:
1. IMPOSTE DIFFERITE con un decremento del ….
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2. PASSIVITA’ FINANZIARIE passate da 26 646 683 a 17 528 201 con un


decremento del 34%

Debiti verso altri finanziatori

La diminuzione dei debiti verso altri finanziatori a lungo termine rispetto al 31


dicembre 2007 è attribuibile principalmente alla riduzione del debito verso la società
di leasing.
Il debito per leasing è relativo all'operazione di Leaseback effettuata dalla
Capogruppo sul fabbricato nel quale opera tuttora la Pollini. L'importo originario
complessivo del finanziamento sorto nel 2002 era pari a Euro 17.500 migliaia. Il
contratto prevede un piano di ammortamento del finanziamento con scadenza
settembre 2012. Il prezzo di riscatto previsto contrattualmente è pari ad Euro 1.750
migliaia da corrispondersi al termine del contratto.
Il debito verso soci si riferisce al finanziamento erogato da parte di Bluebell Far East
(socio al 49,9% dellaMoschino Far East) il 18 dicembre 2002, allaMoschino Far East
come previsto dal contratto di joint venture con la Moschino.
Il debito a lungo termine per iscrizione dell'opzione put e call Moschino Far East si
riferisce all'opzione put e call prevista dal contratto di joint venture con Moschino. Il
contratto, prevede un meccanismo di opzioni reciproche put e call, concesse
rispettivamente a Bluebell e Moschino per la vendita/acquisto della partecipazione
inMoschino Far East detenuta dalla Bluebell ad un prezzo determinato sulla base di
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una specifica formula di earn-out, il cui valore è funzione, tra l'altro, delle
performance reddituali della Moschino Far East.
I valori esposti a seguito della rilevazione della put e call option sono soggetti ad
adeguamento in funzione dei parametri variabili di earn-out.

PASSIVITA’ CORRENTI

Gli incrementi sostanziali sono afferibili principalmente alla voci:


a) PASSIVITA’ FINANZIARIE A BREVE TERMINE

b) DEBITI COMMERCIALI

QUOZIENTE D’INDEBITAMENTO
Malgrado la diminuzione dell’indebitamento a medio/lungo termine, l’indice fa
registrare nel 2008 una variazione positiva del +7% dovuto principalmente
all’incremento delle passività correnti e specificatamente dei crediti commerciali e
alle passività finanziarie.
Ciò testimonia, una situazione di disequilibrio di breve periodo dovuto all’incapacità
dell’imprese di far fronte alle esigenze di breve con la liquidità esistente, in relazione
al rallentamento delle vendite, e quindi un ricorso eccessivo al credito
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2.3 ANALISI DI SOLIDITA’

2007 : = 27%
Quoziente di indebitamento
finanziario

2008 : = 38%

2007 = = 76%
I LIVELLO

2008 = = 75%
QUOZIENTE

DI STRUTTURA

2007= =1,15
II LIVELLO

2008 = =1,1
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

2.3.1 VALUTAZIONE DEI RISULTATI

a) Quoziente di Indebitamento finanziario.

Si registra un rilevante aumento del quoziente de indebitamento finanziario, dovuto


ad un considerevole aumento delle passività finanziarie correnti (+116%) relativa
principalmente a debiti contratti verso istituti di credito.
La seguente tabella ne mostra nel dettaglio la composizione:

I debiti verso banche a breve termine includono gli anticipi concessi da istituti di
credito, i finanziamenti a breve termine e la quota corrente dei finanziamenti a
medio lungo termine.

Gli anticipi rappresentano principalmente l'utilizzo di linee di credito a breve


termine per il finanziamento del capitale circolante.
Questi compongono la parte rilevante del debito con un’incidenza sul totale delle
passività finanziarie a breve verso banche del 85%.
I finanziamenti a breve termine (entro 12 mesi) sono finanziamenti concessi
dal sistema bancario alla Capogruppo e alle altre società del Gruppo.

La tabella riporta il dettaglio dei finanziamenti bancari


BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

I debiti verso altri finanziatori includono principalmente i debiti finanziari iscritti


nel bilancio consolidato in applicazione del metodo finanziario di
contabilizzazione delle operazioni di leasing

b) MARGINI DI STRUTTURA

I Mezzi Propri finanziano per il solo 75% il totale degli impieghi rigidi, questo configura
una situazione in ogni caso del tutto accettabile, dal momento in cui, il restante 25%
risulta in ogni caso essere coperto dalle passività consolidate, come testimonia il
margine di secondo livello.
Ciò, non preclude però, il possibile verificarsi di eventuali squilibri che possono
compromettere la continuità della gestione

PATRIMONIO NETTO

Si commentano, di seguito, le principali classi componenti il Patrimonio netto al 31


dicembre 2008, mentre le relative variazioni sono illustrate nei prospetti di patrimonio
netto.

Capitale sociale
Il capitale sociale al 31 dicembre 2007, interamente sottoscritto e versato, risultava
pari a Euro 26.841 migliaia, costituito da 107.362.504 azioni da euro 0,25 ciascuna. La
diminuzione del capitale sociale nell'esercizio 2008 è dovuta esclusivamente
all'acquisto di n. 4.295.321 azioni proprie possedute dalla Capogruppo.
Non esistono azioni con diritto di voto limitato, azioni prive del diritto di voto e azioni
chegarantiscono privilegi. Il numero delle azioni in circolazione (non considerando le
azioni proprie) non si è movimentato nel corso dell'esercizio.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

Riserva legale
La riserva legale passa da Euro 2.173 migliaia del 31 dicembre 2007 a Euro 2.459
migliaia del 31 dicembre 2008 per effetto della destinazione della quota dell'utile
dell'esercizio precedente, come deliberato dall'Assemblea ordinaria del 29 aprile
2008.

Riserva sovrapprezzo azioni


La riserva sovrapprezzo azioni passa da Euro 75.308 migliaia del 31 dicembre 2007 a
Euro 71.796 migliaia del 31 dicembre 2008 per effetto dell'acquisto di azioni proprie.
Riserva traduzione
Il decremento pari a Euro 320 migliaia relativo a tale riserva è dovuto agli effetti
derivanti dalla conversione dei bilanci delle società in valuta diversa dall'Euro.
Altre riserve
La voce si è movimentata in aumento per Euro 3.305 migliaia a seguito della
destinazione degli utili dell'esercizio precedente e in diminuzione per Euro 340
migliaia a seguito della rilevazione degli strumenti di copertura dell'esposizione alle
variabili dei flussi di cassa futuri di un'operazione prevista altamente probabile i cui
effetti sul conto economico ricadranno nei prossimi esercizi.
Riserva fair value
La riserva fair value deriva dall'applicazione del principio contabile internazionale
IAS 16, principio che prevede di valutare a fair value i terreni e fabbricati del
Gruppo, sulla base di perizie effettuate da un perito esperto indipendente.
Riserva IAS
La riserva IAS, costituita con la prima applicazione dei principi contabili
internazionali, recepisce le differenze di valore emerse con la conversione dai
Principi Contabili Italiani ai Principi Contabili Internazionali. Le differenze imputate
nella riserva di patrimonio sono al netto dell'effetto fiscale, come richiesto dall'IFRS 1.
Rileviamo che ogni differenza emersa è stata imputata pro quota anche alla
frazione di patrimonio netto di pertinenza di terzi.
Utili (Perdite) esercizi precedenti
La voce Utili/(Perdite) esercizi precedenti ha registrato una variazione positiva per
effetto degli utili consolidati al 31 dicembre 2007.
Patrimonio netto delle minoranze
L'incremento della voce capitale e riserve è da attribuire principalmente alla quota
parte di utile al 31 dicembre 2008 spettante agli azionisti di minoranza.
Il patrimonio attribuito ai terzi rappresenta la quota di patrimoni netti delle
consolidate di proprietà di altri soci e comprende le riserve IAS di loro pertinenza.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

2.4 ANALISI DI LIQUIDITA’

2007= =1,36

Quoziente
Liquidità

2008 = =1,17

2007= = 0,75
Quoziente
Tesoreria

2008 = = 0,62

2.4.1 VALUTAZIONE DEI RISULTATI


I valori degli indici di disponibilità e tesoreria, che tra l’altro hanno subito un decisivo
peggioramento rispetto al 2007, testimoniano un equilibrio finanziario fortemente
dipendente dal grado di liquidità presunta nel magazzino.
Situazione questa che espone l’impresa a possibili squilibri legati alla mancata
sincronizzazione tra riscossione dei crediti ed estinzione dei debiti ,che possono
generare un rischio di insolvenza, generando un fabbisogno finanziario che
costringe l’impresa ad attingere a finanziamenti esterni, il cui costo incide
negativamente sul risultato d’esercizio. Alla luce del forte peggioramento del
quoziente di indebitamento finanziario e del rilevante aumento dei crediti a breve, a
parere di chi scrive, lo scenario sopra prospettato sembra essere quello che
realisticamente ha caratterizzato l’andamento gestionale dell’esercizio 2008.
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La voce depositi bancari e postali rappresenta il valore nominale del saldo dei conti
correnti attivi intrattenuti con gli Istituti di credito, compresi gli interessi maturati alla
data del bilancio.
La voce denaro e valori in cassa rappresenta il valore nominale del contante,
presente in cassa alla data del bilancio.
Il decremento delle disponibilità liquide registrato nell'esercizio chiuso al 31 dicembre
2008 rispetto all'esercizio precedente è di Euro 6.819 migliaia. Circa le ragioni di tale
evoluzione si rimanda al rendiconto finanziario.
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3. ANALISI DELLA REDDITIVITA’

3.1 RICLASSIFICAZIONE ECONOMICA DELLO STATO PATRIMONIALE.


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c. Riclassificazione economica dello Stato Patrimoniale 2008

Att.Operativo Mezzi Propri


Debiti Funzionamento = 155.179

213.123 196.011 Disponibilità Liquide = 7.705


Attività Operative = 368.302 = CIT

Att.extra- Debiti
Operativo Finanziari
57.397 74.509

270.520 270.520

d. Riclassificazione Economica Stato Patrimoniale 2007

Att.Operativo Mezzi Propri Debiti Funzionamento = 160.047


Disponibilità Liquide = 14 525
190.558 194.627 Attività Operative = 350.625 = CIT

Att.extra- Debiti
Operativo Finanziari
57.046 53.007

247.634 247.634
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3.2. Riclassificazione del conto economico.

2008 2007

Ricavi 294.684 293.210

Costi operativi - 261.919 - 251.910

= EBITDA 32.765 41.300

Ammortamenti/Svalutazioni 10.237 10.361

= EBIT 22.528 30.939

+ Risultato gestione extra-operat. 4.937 2.053

= EBIT normalizzato 27.465 32.992

- Risultato gestione straordinaria - 5.599 + 737

= EBIT Integrale 21.866 33.729

Oneri finanziari 6.614 8.054

= Reddito Lordo 15.249 25.644

Imposte 6.472 7.374

= Reddito Netto 8.777 18.270

= Reddito Gruppo 7.675 15.320


BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

3.3 Indici di redditività.

2008 2007

ROI =

RONA NOR.=

RONA INT. =

ROE lordo=

ROE netto=

ROE netto gruppo


BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

3.4 ALBERO DEL ROE.

2007

ROI

ROE =ROS*PCI*GLco* GLexoI * GLexoII * GLFI * Gest.Trib

ROI * * * *

0,106 *0,836 *1,84 * 0,82 * 1,022 * 0,76 * 1,23 * 0,6

16,2% 0,96
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2008

ROI

ROE =ROS*PCI*GLco* GLexoI * GLexoII * GLFI * Gest.Trib

ROI * * * *

0,076 * 0,8 * 1,72 * 0,97 * 0,79 * 0,69 * 1,38 * 0,52

10,5% 0,97
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3.5 ANALISI DEI RISULTATI

a) GESTIONE OPERATIVA
Si rileva un netto peggioramento della redditività operativa, pur in presenza di un
aumento dei ricavi delle vendite dello 0,5%, attribuibile in misura rilevante ad un
decisivo calo della redditività delle vendite (ROS) per effetto di un marcato aumento
dei costi operativi che hanno impattato negativamente sul margine operativo lordo

RICAVI
Nell’esercizio 2008 il gruppo ha raggiunto un fatturato di Euro 294.684 migliaia rispetto a
Euro 293.211 migliaia dell’esercizio 2007, con un incremento dello 0,5% (+3,2% a tassi di
cambio costanti ed escludendo l’effetto delle collezioni Narciso Rodriguez).

I ricavi della divisione prêt-à porter sono stati in crescita dello 0,7% (+4% a tassi di
cambio costanti), mentre i ricavi della divisione calzatura e pelletteria sono cresciuti
dell’1,2%, al lordo delle elisioni tra le due divisioni.

Ripartizione dei ricavi per marchio


Nell’esercizio 2008, il marchio Alberta Ferretti ha registrato un incremento del 3,5%
(+4,7% a tassi di cambio costanti), con un’incidenza sul fatturato del 22,1%.
Nello stesso periodo il brand Moschino ha riportato un aumento del 4,4% (+6,4 % a tassi
di cambio costanti), con un’incidenza sul fatturato del 48,5%.
Il marchio Pollini ha registrato un rallentamento pari al 2,6% (-2,5% a tassi di cambio
costanti), con un’incidenza sul fatturato consolidato pari al 17,3%, mentre il marchio in
licenza J.P. Gaultier è diminuito del 5,5% (-4,2% a tassi di cambio costanti), con
un’incidenza sui ricavi pari al 7,6%.

Il fatturato relativo agli altri brands minori del gruppo ha registrato una diminuzione del
23,8% (-2,3% a tassi di cambio costanti e al netto dell’effetto delle linee Narciso
Rodriguez), con un’incidenza sul fatturato del 4,5%.
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Ripartizione dei ricavi per area geografica

Nell’esercizio 2008 le vendite in Italia sono cresciute dell’1,8% a Euro 115.055 migliaia
pari al 39,0% del fatturato consolidato.
Le vendite in Europa sono diminuite dell’1,2% (+1,1% a tassi di cambio costanti ed
escludendo l’effetto delle collezioni Narciso Rodriguez), con un’incidenza sul fatturato
del 23,4%. Le vendite negli Stati Uniti sono diminuite del 14,5% (-2,8% a tassi di cambio
costanti ed escludendo l’effetto delle collezioni Narciso Rodriguez). Il mercato russo è
cresciuto del 10,5% (+11,8% a tassi di cambio costanti ed escludendo l’effetto delle
collezioni Narciso Rodriguez) e rappresenta l’8,3% del fatturato consolidato, mentre il
Giappone ha registrato una flessione del 6,1% (-8,4% a tassi di cambio costanti ed
escludendo l’effetto delle collezioni Narciso Rodriguez). Nel Resto del mondo la
crescita è stata del 10,4% (+16,5% a tassi di cambio costanti ed escludendo l’effetto
delle collezioni Narciso Rodriguez) a Euro 40.581 migliaia con un’incidenza sul fatturato
del 13,7%.
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Ripartizione dei ricavi per canale distributivo


I ricavi generati dal Gruppo nell’esercizio 2008 derivano:
- per il 71,9%, dalle vendite effettuate dal Gruppo tramite la propria struttura
commerciale, gli showroom del Gruppo, gli agenti e gli importatori, i punti vendita in
franchising, i corner e gli shop in shop (canale wholesale), che passano da Euro 206.939
migliaia dell’esercizio 2007 a Euro 212.014 migliaia dell’esercizio 2008 con un
incremento del 2,5% (+5,1% a tassi di cambio costanti ed escludendo l’effetto delle
linee Narciso Rodriguez);

- per il 21,8%, dalle vendite effettuate attraverso punti vendita gestiti direttamente dal
Gruppo (canale retail), che passano da Euro 71.273 migliaia dell’esercizio 2007 a Euro
64.270 migliaia dell’esercizio 2008 con un decremento del 9,8% (-6,6% a tassi di cambio
costanti ed escludendo l’effetto delle linee Narciso Rodriguez);
- per il 6,3%, dalle royalties derivanti dai contratti di licenza con società terze per la
produzione e distribuzione di linee di prodotti con brand del Gruppo. Le royalties, che
passano da Euro 15.002 migliaia dell’esercizio 2007 a Euro 18.400 migliaia dell’esercizio
2008, aumentano del 22,6%.

Ripartizione dei ricavi per marchi propri e marchi in licenza


Il fatturato per marchi propri aumenta in valore assoluto di Euro 6.502migliaia (+2,6%
rispetto al periodo precedente), con un’incidenza sul fatturato totale che aumenta
dall’86,2% dell’esercizio 2007 all’88,0% dell’esercizio 2008. Il fatturato per marchi in
licenza diminuisce del 12,4% (al netto dell’effetto delle linee Narciso Rodriguez il
decremento sarebbe stato del 3,4%).
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COSTI : L’incremento dei costi è principalmente attribuibile:

a. Aumento del valore delle rimanenze di prodotti finiti e semilavorati del


35,7%,dovuti ad un rallentamento delle vendite, che nel 2008 risulta
avere un’incidenza del 3,6% sul totale dei ricavi.

Le giacenze di materie prime e prodotti in corso di lavorazione si riferiscono


sostanzialmente alla realizzazione delle collezioni primavera/estate 2009.
I prodotti finiti riguardano principalmente le collezioni autunno/inverno 2008,
primavera/estate 2009 e il campionario dell'autunno/inverno 2009.
L'incremento della voce rimanenze rispetto al 31 dicembre 2007 è riconducibile
principalmente a maggiori rimanenze di prodotti finiti in parte dovuto all'effetto del
rallentamento delle vendite retail.

b. Aumento generalizzato di tutte le voci di costo, che hanno fatto


registrare una variazione positiva media del 7% e che nel loro
complesso incidono per più del 90% sul totale dei ricavi.
Si evidenziano in particolare:
- Costi per lavorazioni esterne, consulenze, pubblicità e promozioni
(+7%);
- Costo del lavoro (+6%) in linea con l’incremento dell’organico.
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Costo per il personale


Il costo del personale passa da Euro 58.196 migliaia dell’esercizio 2007 a Euro 61.711
migliaia dell’esercizio 2008 con un'incidenza sulle vendite che passa dal 19,8%
dell’esercizio 2007 al 20,9% dell’esercizio 2008.
L’incremento in valore assoluto di tale voce è in linea con l’incremento della forza
lavoro, che passa da una media di 1.458 unità dell’esercizio 2007 alle 1.513 unità
dell’esercizio 2008.

Margine operativo lordo (EBITDA)


Nell’esercizio 2008, l’EBITDA consolidato, depurato del saldo della gestione extra-
caratteristica e straordinaria, è stato pari a Euro 32 765 migliaia, in calo di Euro 8 530
migliaia rispetto a Euro 41 300. migliaia dell’esercizio 2007.
Il calo della marginalità è sostanzialmente riferibile a due fattori:
In primo luogo, le maggiori attività promozionali in termini di sconti concessi a
sostegno della clientela, soprattutto americana;
In secondo luogo, la minore contribuzione alla profittabilità del gruppo da parte
del canale retail, che ha risentito del rallentamento delle vendite e dei costi
delle nuove aperture.
Per la divisione prêt-à-porter, l’EBITDA è stato pari a Euro 30.170 migliaia, con una
diminuzione del 22,8% rispetto a Euro 39.094 migliaia dell’esercizio 2007 e con
un’incidenza sui ricavi pari al 12,7%. L’EBITDA della divisione prêt-à-porter al netto dei
ricavi non ricorrenti, sarebbe diminuita del 18,3%.
La divisione calzature e pelletteria ha registrato un decremento dell’EBITDA passando
da Euro 5.356 migliaia dell’esercizio 2007 a Euro 4.124 migliaia dell’esercizio 2008, con
un’incidenza sui ricavi del 5,5% (7,2% nell’esercizio 2007).
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Risultato operativo (EBIT)


L’EBIT consolidato a lordo della gestione extra caratteristica e straordinaria è stato pari
a Euro 22 528 migliaia con un’incidenza sul fatturato del 7,6%, rispetto a 30 939 del 2007,
facendo registrare una diminuzione del 27%, principalmente attribuibile all’aumento
generalizzato di tutti i costi dell’area caratteristica e delle intense attività promozionali
in termini di sconti concessi al fine di sostenere le vendite.

2007= 16.2%

ROI UT.OP.=30.939 (migliaia di €

2008= 10,5%
UT.OP.=22.528 (migliaia di €

ROS= PCI= GLCo=

2007 2008 2007 2008 2007 2008


PCI=
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b) GESTIONE EXTRA OPERATIVA


Contribuisce positivamente alla determinazione del risultato con un’incidenza sul
fatturato del 1,6 %, in aumento rispetto al 2007 la cui incidenza era solo dello 0,7%.

2007= +2 053 (migliaia di €)


EBIT NORMALIZZATO:

2008= +4 937 (migliaia di €)

2007= 0,820
Grado di leva Ex. Op. I liv. :

2008= 0,966

c) GESTIONE STRAORDINARIA
Il Margine operativo, già compromesso dall’aumento generalizzato dei costi dell’area
caratteristica, risulta essere ulteriormente compromesso dalle ingenti perdite di
carattere straordinario, testimoniate da un deciso peggioramento del grado di leva
extra-operativa di II livello.

2007= +727(migliaia di €)
EBIT INTEGRALE:

2008= -5599(migliaia di €)

2007= 1,022

Grado di leva Ex. Op. II liv. :

2008= 0,79
I Ricavi di carattere straordinario riguardano principalmente:

Nell'esercizio 2008 la voce Sopravvenienze attive ha un valore di Euro 1.113 migliaia e si


riduce rispetto al corrispondente valore dell'esercizio precedente di Euro 88 migliaia per
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effetto di una generale riduzione delle poste che la compongono (recupero crediti da
istanze di fallimento, prescrizione debiti e ricavi di competenza di anni precedenti).
Il consistente decremento della voce Plusvalenze è riferibile alla plusvalenza netta di
circa Euro 2 milioni realizzata nell'esercizio 2007 dalla controllata Aeffe USA in seguito
alla vendita avvenuta in data 18Maggio 2007, della propria quota (pari al 50% del
capitale) della Narciso Rodriguez LLC.
L'aumento di Euro 2.884 migliaia della voce Altri ricavi, che includono principalmente
utili su cambi di natura commerciale, affitti attivi, vendite di materie prime ed
imballaggi, è dovuta in particolar modo all'aumento degli utili su cambi rispetto al
valore dell'esercizio precedente.

Le voci di costo straordinario sono così dettagliate:

Perdite su Cambi, per circa 1.759 con una variazione positiva del 589,8%

Svalutazioni, per 2192 con una variazione positiva del 510%, dovuta alla
svalutazione di un negozio sito a Firenze in ottemperanza a quanto emerso dal
test di Impairment su Key Money in applicazione del principio contabile n°36.

d) GESTIONE FINANZIARIA

Risultato ante imposte


Il risultato ante imposte passa da Euro 25.645 migliaia dell’esercizio 2007 a Euro 15.250
migliaia dell’esercizio 2008, con un decremento in percentuale pari al 40,5%.
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Si registra, in ogni caso, una diminuzione dell’indebitamento finanziario a lungo termine


e dei conseguenti oneri, principalmente dovuto alla quotazione in borsa della società
avvenuta in data 24 luglio 2007, anche se risulta essere più che compensato da un
aumento considerevole delle passività a breve.

2007= 0,97
Grado di leva FINANZIARIA:

2008= 0,975

2007 2008 2007 2008

e) Risultato netto dell’esercizio per il Gruppo

L’utile netto di Gruppo è passato a Euro 7.676 migliaia nell’esercizio 2008 da Euro 15.321
migliaia nell’esercizio 2007 con una riduzione del 49,9%.
Il tax rate è passato dal 49% dell’esercizio 2007 (escludendo l’effetto una tantum
positivo, derivante dall’adeguamento delle imposte differite attive e passive stanziate
in esercizi precedenti alle aliquote fiscali approvate dalla Legge Finanziaria per il 2008)
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al 42,4% dell’esercizio 2008. Tale miglioramento è dovuto alla riduzione delle aliquote
fiscali IRAP e IRES approvate dalla Legge Finanziaria per il 2008.

I debiti per Irap e Ires riflettono il carico tributario corrente, al netto degli acconti già
corrisposti nel corso dell'esercizio. I considerevoli decrementi dei debiti per IRES e IRAP
sono correlati ai maggiori acconti versati nel corso dell'esercizio 2008 rispetto al 2007. La
variazione della voce Altri è principalmente imputabile al debito relativo all'imposta
sostitutiva dovuta per l'affrancamento dei disallineamenti fiscali.

2007= 7 375 (migliaia di €)


IMPOSTE:
2008= 6 473 (migliaia di €)

2007= 0,60

2008= 0,52
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1. IL GRUPPO IT HOLDING.
IT Holding S.p.A. controlla e coordina un gruppo di società che disegnano, producono
e distribuiscono prodotti ad alto contenuto di immagine con marchi propri -
Gianfranco Ferré, Malo, Extè - oltre che con marchi in licenza - Just Cavalli, C'N'C
Costume National e Galliano. Il Gruppo regola e dà sostegno allo sviluppo autonomo
dei suoi marchi attraverso un sistema di produzione e distribuzione integrato. Gli
impianti produttivi sono in Italia e la rete distributiva mondiale include 33 boutique di
proprietà, 282 altre boutique monomarca e più di 6.000 prestigiosi punti vendita
indipendenti.
È stata quotata nel novembre 1997 alla Borsa Italiana. IT Holding è un attore di primo
piano nel settore dei luxury goods e persegue una strategia multi-brand e
multiprodotto. "Un grande Gruppo con il cuore e la velocità di una piccola azienda"
Con un portafoglio unico di marchi del lusso e della moda giovane il Gruppo IT Holding
è leader nell’ideazione, design, produzione e distribuzione di prodotti di alta gamma.
Un’unica realtà, dove creatività, industria, logistica e distribuzione si integrano in modo
efficace e completo, in un confronto continuo e costante con le esigenze del
mercato.

I MARCHI
Il marchio Gianfranco Ferré, con il suo stile unico e sofisticato, rappresenta l’eccellenza
del Made in Italy nel mondo. Un marchio unico declinato in tre linee: Gianfranco Ferré,
Ferré Milano e GF Ferré. La gamma dei prodotti comprende, oltre al prêt-à-porter, gli
accessori, gli occhiali e i profumi.
Malo, leader nei prodotti in cashmere, ha completato la sua offerta attraverso le
collezioni di prêt-à-porter che da cinque stagioni sfilano a New York, gli accessori e la
home collection, imponendo un lifestyle che è l’espressione del lusso contemporaneo.

Il polo produttivo e distributivo ITTIERRE di Isernia è ormai leader indiscusso nella moda
giovane griffata grazie a un modello di successo che, assicurando qualità del prodotto
e valorizzazione del marchio, è una garanzia di eccellenza.
L’offerta multi-brand è oggi costituita da marchi come Extè, Just Cavalli, C’N’C
Costume National e Galliano.
La divisione accessori è dotata di una rete distributiva mondiale dedicata alle linee di
calzature e accessori dei marchi Extè, GF Ferré, Just Cavalli, C’N’C Costume National e
Galliano, e una nuova catena di boutique dedicate PLUS IT nelle più importanti città
del mondo. Un’ampia gamma di prodotti dall’alto contenuto moda, accessibili e di
tendenza.
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1.1 STRUTTURA ORGANIZZATIVA DEL GRUPPO


L’organizzazione del Gruppo prevede quattro divisioni, Gianfranco Ferré, Malo, ITTIERRE
Linee Giovani e PLUS IT Accessori, ognuna dotata di autonomia stilistica, organizzativa,
manageriale, economica e finanziaria.

GIANFRANCO FERRÉ
GIANFRANCO FERRÉ è il brand di moda italiana che crea
abbigliamento e accessori con una propensione
particolare per l’eccellenza, tradotta in uno stile
elegante e sofisticato in modo contemporaneo e senza
tempo. Il presente e il futuro del brand sono caratterizzati
da valori distintivi che improntano ogni sua declinazione:
creatività, qualità, esclusività, innovazione, cultura.
Il brand GIANFRANCO FERRÉ è articolato in tre label:
GIANFRANCO FERRÉ (espressione pura di creatività),
FERRÉ MILANO (il prêt-à-porter dall’appeal facile ed
immediato) e GF FERRÉ (la declinazione giovane, forte e
competitiva del brand). La gamma delle linee di
prodotto risulta particolarmente ricca: abbigliamento per
Uomo e Donna, accessori per Uomo e Donna, pellicce,
abbigliamento e accessori per bambino, occhiali,
fragranze, orologi.
Le collezioni GIANFRANCO FERRÉ, FERRÉ MILANO e GF
FERRÉ sono il risultato di una intensa sinergia con il
Gruppo IT Holding, nonché di una serie ben articolata di
rapporti di licensing con numerose aziende italiane
leader nei rispettivi settori.

MALO
Leader mondiale nel cashmere, Malo punta ad offrire la massima qualità a livello di
materiali, lavorazione ed immagine stilistica.
Attraverso l'ampliamento della gamma, l'obiettivo di Malo è di non sottostare alle
logiche del prodotto moda, ma enfatizzare l'unicità e l'autonomia del marchio, la cui
produzione rimane localizzata nei prestigiosi stabilimenti toscani.
Recentemente è stato completamente rivisto il layout della boutique, per passare ad
un'atmosfera lussuosa, ricca e sofisticata.
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DIVISIONE ITTIERRE LINEA GIOVANI


Leader incontrastato della moda giovane griffata, ITTIERRE è ormai un marchio
garanzia di efficienza e qualità.
8 milioni di capi prodotti all'anno, 20.000 capi al giorno smistati in 100 paesi nel mondo,
10.000 dipendenti dell'indotto, 300 aziende coinvolte nella filiera produttiva (esclusi
fornitori di materie prime), più di 5.000 punti vendita sparsi in tutto il mondo.
Dal 1985 a oggi ITTIERRE ha acquisito le licenze in esclusiva per la produzione e la
distribuzione delle linee di abbigliamento Just Cavalli, C'N'C Costume National e
Galliano.

DIVISIONE PLUS IT ACCESSORI


Nasce nel 2005 il progetto che lancia una nuova insegna distributiva tutta dedicata
all'accessorio. Un unico concept di immagine per una rete di negozi completamente
votata agli accessori delle linee giovani prodotte da ITTIERRE.
Supportato da ITTIERRE Accessories, la divisione specializzata nella produzione degli
accessori delle linee giovani griffate, il nuovo modello distributivo permette di
valorizzare i singoli marchi attraverso prodotti dall'alto contenuto moda presentati in un
format unico dedicato.
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1.2 LE VICENDE SOCIETARIE DELL’ULTIMO ANNO.

IT Holding, ha chiesto l'amministrazione controllata per la Ittierre, azienda che produce


sia capi a marchio Ferrè che, in licenza, Just Cavalli e Versace. La controllante ha
presentato un'istanza per il ricorso alla Legge Marzano.
Nelle scorse settimane un fondo di private equity (sulla stampa si era fatto il nome
dell'austriaco King's Bridge) si era fatto avanti per rilevarla, facendo salire il titolo in
borsa. Ma a due condizioni: le banche avrebbero dovuto garantire liquidità e i creditori
concedere ulteriore tempo. Sia Cavalli e che Versace infatti, avevano infatti inviato
lettere alla società chiedendo il pagamento di royalties. Nessuna di queste condizioni è
stata soddisfatta. Di qui la scelta dell'amministrazione controllata per un'azienda in cui
lavorano circa 1.000 persone che ha finora accumulato circa un miliardo di euro di
debiti.
Apparentemente i destini di Iterre risulterebbero slegati da quelli dell'altra società
controllata, la Gianfranco Ferrè. Di fatto però la legge Marzano potrebbe avere delle
conseguenze gravi per la controllante It holding. Che condizionerebbero
inevitabilmente anche lo storico marchio del Made in Italy. La società infatti ha
collocato sul mercato bond, con scadenza nel 2012, per 185 milioni di euro. Ma il
contratto prevede che, in caso di amministrazione controllata di una delle controllate,
gli obbligazionisti possano chiedere l'immediato rimborso delle note. Una circostanza
che, se si avverasse, metterebbe anche la capofila It Holding in seria difficoltà.
Secondo Davide Vimercati, analista della sezione Investment Banking di Unicredit, c'è
addirittura il rischio dell'amministrazione controllata per la stessa It Holding.
La società, quotata a Piazza Affari, ha chiesto a Borsa Italiana la sospensione a tempo
indeterminato dalle contrattazioni sul segmento Star. IT Holding ha oltre 1.800
dipendenti e i suoi ricavi nel 2007 sono stati pari a 637 milioni di euro.

Stato d’insolvenza
Si aggrava la crisi di IT Holding, il gruppo fondato e guidato da Tonino Perna, leader nel
lusso, a cui fanno capo società con marchi propri - Gianfranco Ferré, Malo, Extè - oltre
che con marchi in licenza - Versace Jeans Couture, Versace Sport, Just Cavalli, C'N'C
Costume National e Galliano.
Secondo quanto apprende Il Sole24Ore.com, il Tribunale di Isernia ha dichiarato lo
stato di insolvenza di IT Holding Finance SA, la finanziaria con sede in Lussemburgo. Si
tratta della società che aveva contratto il prestito obbligazionario da 185 milioni di euro
(Senior Note 2012) per l'acquisto della casa di moda Ferrè. L'amministrazione
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straordinaria del gruppo che fa capo a IT Holding, che già interessa tutte le aziende
con sede in Italia, si allarga quindi anche a questa società.
A chiedere la dichiarazione dello stato di insolvenza di IT Holding Finance erano stati
Stanislao Cimenti, Andrea Ciccoli e Roberto Spada, amministratori straordinari del
gruppo nominati dal ministero dello Sviluppo economico lo scorso febbraio. Il collegio
presieduto dal giudice Guido Ghionni, dal giudice delegato Laura Liguori e dal giudice
Francesco Ferdinandi, ha ritenuto fondate le argomentazioni dei commissari e ha
emanato la sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza che sancisce l'assorbimento
della società nell'amministrazione straordinaria del gruppo IT Holding.

Per l'impero della moda fondato dall'imprenditore molisano Tonino Perna si tratta della
perdita dell'ennesimo tassello. La prima a cadere era stata, lo scorso 12 febbraio,
Ittierre, la società che controlla le maison Ferrè, Extè e Malo. In rapida sequenza sono
seguite le dichiarazioni di insolvenza di IT Holding, la capogruppo, e di tutte le altre
società italiane, le case di moda Gianfranco Ferré, Extè, Malo,Nuova Andrea Fashion e
le società IT Holding Commercial Services, ITC S.p.A., ITR USA Retail, Plus IT. Ne erano
seguite roventi polemiche che, durante le recenti giornate della moda di Milano, erano
sfociate nella decisione dello stilista Roberto Cavalli di non fare sfilare il marchio Just
Cavalli, la cui licenza è affidata a Ittierre. Strappo ricomposto il 6 aprile scorso,con
l'accordo per rinnovare per altri quattro anni la licenza per il marchio in questione.
Nel frattempo, va avanti l'attività di accertamento del passivo da parte dei commissari
straordinari del gruppo IT Holding. Le passività complessive finora accertate
ammontano a circa 800 milioni di euro. L'attività dei commissari prosegue anche sul
fronte delle cessioni finalizzate ad evitare il fallimento del gruppo. Secondo quanto si
apprende, negli ultimi giorni diverse aziende del settore si sono fatte avanti per sondare
la possibilità di acquisire i marchi Gianfranco Ferrè e Malo. I commissari sono orientati a
passare comunque per una procedura di cessione ad evidenza pubblica. La strategia
di salvataggio messa a punto dall'amministrazione straordinaria prevede poi la
conservazione, da parte di Ittierre, delle licenze Just Cavalli, Versace Jeans Couture,
Galliano e C'N'C' Costume National.
Si allarga anche alle altre nove controllate del gruppo l'inchiesta della Procura di
Isernia su It Holding, la società d'alta moda fondata da Tonino Perna finita in
amministrazione straordinaria lo scorso 12 febbraio (si veda il Sole 24 Ore di ieri). Dal
Tribunale bocche cucite, ma ieri mattina alle 10, davanti all'ufficio del pm Federico
Scioli, si è presentato Stanislao Chimenti, uno dei tre commissari nominati dal ministero
dello Sviluppo economico per far ripartire l'azienda. Il colloquio è durato circa quindici
minuti nel corso dei quali, a quanto si apprende, si sarebbe proceduto all'estensione
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del faro del Tribunale, oltre alla "semplice" procedura di commissariamento, su tutte le
altre aziende dalla galassia It Holding.

In questo momento l'obiettivo principale degli uomini nominati da Claudio Scajola -


che hanno già messo a punto il nuovo piano industriale - è poter disporre della linea di
credito da 30 milioni di euro concessa da un pool di banche tra le quali Intesa
Sanpaolo e UniCredit. «Ma una cosa è il via libera formale al finanziamento -
commenta una fonte vicina al ministero - e un'altra l'erogazione effettiva di questo
denaro». Che ancora non c'è stata e dovrà essere fatta "il prima possibile" per tenere in
vita le funzionalità minime della società, quindi per pagare gli stipendi e il personale.
L'altro fronte caldo è quello che riguarda i fasonisti, i piccoli imprenditori conto-terzisti
che lavoravano con la Ittierre. La loro protesta è continuata anche ieri davanti ai
cancelli degli stabilimenti di Pettoranello del Molise, dove una delegazione di dodici
rappresentanti è stata ricevuta dai commissari per cercare di trovare una soluzione al
problema delle mancate spettanze. «Sono 13 mesi che non mi pagano – fa sapere
Tommaso, che viene dalla Puglia – e vanto un credito di 150mila euro e più di 4.800
capi d'abbigliamento sequestrati dalla Procura di Lecce». Stesso discorso per Michele
di Benevento: «Nel 2008 non ho visto un soldo e mi hanno fatto fare la cessione del
credito presso Banca Ifis, ma le scadenze non sono mai state rispettate».
Il dialogo tra i fasonisti e i nuovi vertici della Ittierre è durato circa due ore e mezzo. Ad
accompagnare gli imprenditori, gli avvocati Vincenzo Iacovino e Salvatore di Pardo. «I
commissari hanno manifestato la caparbia volontà di far continuare l'azienda a
produrre - ha spiegato Iacovino - e stiamo cercando soluzioni adeguate per quanto
riguarda i mancati pagamenti e tra le misure straordinarie che si potrebbero adottare
c'è anche la sospensione degli oneri contributivi e fiscali per il gruppo». Senza contare
che in campo potrebbe scendere anche Finmolise, la finanziaria della Regione, per
sostenere questa sorta di economia "di guerra" mentre all'orizzonte si fa anche l'ipotesi,
per i lavoratori diretti di Ittierre, della cassa integrazione straordinaria. Nel frattempo
fasonisti e dipendenti hanno anche dato vita a un comitato pro-Ittiere. Perché qui,
spiegano, «nessuno è contro l'azienda».

Break up del gruppo


Nello studio legale Spadini di Milano sono riuniti intorno a un tavolo tutti i professionisti
che stanno lavorando al salvataggio di It Holding, dal direttore finanziario ai consulenti
industriali (PriceWaterhouseCoopers) e legali. La porta che lascia intravedere il tavolo
ovale si apre solo per qualche istante e escono dalla stanza i tre commissari
straordinari, Stanislao Chimenti, Andrea Ciccoli e Roberto Spada. A circa un anno di
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distanza dalla loro nomina hanno deciso di parlare per la prima volta in un'intervista a
tre «per fare il punto della situazione», ma anche per dissipare qualche ombra sulle sorti
del gruppo. Ombre che hanno portato i sindacati a dichiarare per oggi otto ore di
sciopero e presidio davanti alle fabbriche del gruppo.

I commissari procedono, comunque, speditamente perché i tempi sono più che mai
stretti: entro metà febbraio la presentazione al ministero dello Sviluppo Economico
dell'integrazione al piano dello scorso novembre per la cessione separata di Ittierre e
Gianfranco Ferré (quella per Malo è stata presentata a metà gennaio); entro fine
marzo la cessione delle tre business unit.

Break up «necessario»
I commissari, infine, hanno quindi deciso per il break up del gruppo e la cessione delle
singole divisioni: Ittierre, Malo e Gianfranco Ferré. «Le controparti qualificate che hanno
incontrato i nostri advisor non hanno mai manifestato un interesse per tutto il gruppo»
spiega Spada, aggiungendo poi: «Da quando al mercato è chiaro che le tre business
unit saranno vendute separatamente, invece, abbiamo ricevuto manifestazioni
d'interesse concrete». Le manifestazioni d'interesse arrivano da finanziari e industriali
anche stranieri (Australia, India e Cina). E fra gli altri, secondo indiscrezioni, ci sarebbe
anche un gruppo di bondholder (tra cui Jp Morgan, Goldman Sachs e Pioneer) seguiti
da Banca Leonardo e Alix Partner.
Dopo il via libera del ministero, quindi, si partirà con un bando di gara pubblico:
«Auspichiamo che la procedura di evidenza pubblica per la cessione delle tre business
unit si concluda entro fine marzo» spiega Chimenti, sottolineando inoltre: «I requisiti
minimi per la scelta dell'acquirente saranno: il piano industriale; la solidità economica;
la garanzia dei livelli occupazionali e nel caso di Ittierre il mantenimento del sito
operativo di Pettoranello del Molise (Isernia), che conta un indotto di 7mila aziende e
fasonisti». I commissari precisano poi che sono necessarie «procedure d'urgenza per le
cessioni, perché sarebbe opportuno che le aziende fossero in mano ai nuovi proprietari
per la preparazione delle collezioni della nuova stagione».
Alle eventuali obiezioni sulla scelta di non procedere alla vendita del gruppo nel
complesso, Ciccoli spiega che «fra le tre divisioni non ci sono concrete condivisioni di
costi, attività o clienti. Mantenere il gruppo unito metterebbe a rischio anche la
continuità finanziaria». L'attività dei commissari è stata anche «quella di garantire la
separazione delle diverse divisioni senza penalizzazioni», dichiara Ciccoli. Ittierre, ad
esempio, aveva una licenza di Gianfranco Ferré prima infragruppo ora
contrattualizzata a condizioni di mercato per i prossimi dieci anni. «Una procedura di
cessione separata, pur garantendo la necessaria flessibilità, non pregiudicherebbe, per
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altro, la possibilità di partecipare, per le parti che ne fossero interessate, al processo per
l'acquisizione di due o tutte le aziende poste in vendita» aggiunge Spada,
proseguendo poi: «Al contrario qualunque rallentamento di tale processo potrebbe
compromettere gravemente le possibilità di chiudere la procedura con esito positivo,
avendo avuto evidenza di serie trattative in corso».
Le trattative con i sindacati
Il prossimo appuntamento è fissato per il 15 febbraio: il ministero per lo Sviluppo
economico ha convocato i commissari straordinari e i sindacati. All'ordine del giorno
c'è il programma di cassa integrazione straordinaria (cigs). Il programma in corso di
cassa integrazione ordinaria (cigo) riguarda 200 dipendenti dei 1.500 del gruppo.
«L'incontro - spiega Chimenti - è dirimente per poter trasformare la cigo in cigs. Il
numero dei dipendenti interessati dal nuovo programma sarà stabilito d'intesa con i
sindacati. Dopo l'incontro potrebbero partire le comunicazioni formali». I commissari
sono restii a dare numeri prima dell'incontro, ma quelli circolati nei mesi scorsi
indicavano circa 450 dipendenti potenzialmente interessati dalla cassa integrazione
straordinaria di cui 330 circa in Ittierre. «Per favorire l'accelerazione del processo di
ristrutturazione economica del gruppo It Holding - spiega Chimenti - la procedura sta
lavorando affinché i lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione straordinaria possano
beneficiare della durata massima della cigs concessa dalla legge». L'avvocato si
riferisce alla prassi secondo la quale vengono concessi 24 mesi di cigs per
ristrutturazione, più ulteriori 12 mesi «in deroga».
I commissari di concerto con le istituzioni locali stanno lavorando anche in un'altra
direzione: «Si sta lavorando - prosegue Chimenti - ad un progetto di riqualificazione e
ricollocamento del personale, che potrebbe beneficiare anche di finanziamenti
regionali, sviluppando in outsourcing un distretto del tessile dedicato alla Ittierre al fine
di garantire il più elevato livello occupazionale possibile».
Sull'altro fronte il coordinamento nazionale Femca–Filtea–Uilta-Ugl Tessile ha
comunicato di aver deciso una giornata di sciopero di otto ore e di mobilitazione per
oggi. «Il processo di riduzione del personale - spiega Ciccoli - è un male necessario
dopo i dissesti finanziari subiti dall'azienda. Ittierre non ha mai licenziato neanche dopo
aver perso la licenza di D&G che valeva circa il 50% del fatturato di allora».

Gli esposti alla procura


Sul capitolo dei tre esposti presentati alla procura di Isernia e Milano da parte dei tre
commissari, il commento è secco: «Abbiamo fatto quello che la legge prescrive:
abbiamo indagato sulle cause della crisi e da questo sono scaturiti i tre esposti, che
abbiamo depositato. Ora è tutto in mano alla magistratura»
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

2. STRUTTURA PATRIMONIALE DEL GRUPPO.


BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

2.1 RICLASSIFICAZIONE FINANZIARIA DELLO STATO PATRIMONIALE

LIM 14.387 Pass.corren 462.322

LID 352.887

MAG 137.034

504.308
Pass.cons. 265.525
Att.Mat 50.665
Att.IMM 242.705

727.525

326.330 ALTRE 32.960 Patr. Netto 102.791

803.638 803.638

LIM 21.680 Pass.corren 497.738

LID 331.907

MAG 140.632

494.219
Pass.cons. 272.379
Att.Mat 53.104
Att.IMM 243.696

710.117

330.659 ALTRE 33.859 Patr. Netto 114.761

824.878 824.878
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2.2 Analisi di composizione

2007 : = 0,4

Rigidità

2008 : = 40%

IMPIEGHI

2007 : = 0,6

Elasticità

2008 : = 60%

2007 : = 0,14

Aut.Fin

2008 : =10%

FONTI

2007 : = 0,86

Indebitam..

2008 : = 90%
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2007 : =6,19

Q.Indebitamento

2008 : = 7,09

2.2.1 VALUTAZIONE DEI RISULTATI

c) COMPOSIZIONE DEGLI IMPIEGHI


La composizione degli impieghi risulta essere sostanzialmente equilibrata nella
ripartizione del totale del capitale investito tra impieghi rigidi ed elastici. Rispetto
all’esercizio 2007 la struttura dell’attivo risulta pressoché invariata, caratterizzata da un
da un sufficiente grado di elasticità (60%), garantita però dalla presenza rilevante di
impieghi non prontamente liquidabili.

Attivo circolante
Le voci che impattano in misura rilevante sulla composizione dell’attivo a breve sono
riferibili principalmente a:
CREDITI COMMERCIALI
RIMANENZE
Con una incidenza cumulata sul totale del capitale circolante del 75%

Attivo immobilizzato
Le attività fisse al 30 Giugno 2008 diminuiscono di Euro 4.329 migliaia rispetto al 31
dicembre 2007.
Le variazioni delle principali voci sono le seguenti:

Immobili, impianti e macchinari


Nel semestre chiuso al 30 giugno 2008 il Gruppo ha acquistato immobili, impianti e
macchinari per un valore complessivo di 2.456 migliaia di euro (semestre chiuso al 30
giugno 2007: 6.411 migliaia di euro) e ha ceduto immobili, impianti e macchinari per un
valore netto complessivo di 206 migliaia di euro (semestre chiuso al 30 giugno 2007: 247
migliaia di euro).
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Avviamento, marchi e altre immobilizzazioni immateriali


Nel semestre chiuso al 30 giugno 2008 il Gruppo ha effettuato investimenti in attività
immateriali per un valore complessivo di 688 migliaia di euro (semestre chiuso al 30
giugno 2007: 463 migliaia di euro) e ha dismesso attività immateriali per 5 migliaia di
euro (semestre chiuso al 30 giugno 2007: nessuna cessione).
Il processo valutativo per la determinazione di eventuali perdite di valore
dell’avviamento e delle attività a vita utile indefinita è effettuato al 31 dicembre di ogni
anno, salvo i casi in cui indicatori di impairment richiedano un’immediata valutazione
di eventuali perdite di valore. Le cash generating unit (CGU) identificate per
l’attribuzione dell’avviamento e dei marchi ai fini dell’impairment test corrispondono ai
settori di attività del Gruppo.
Al 31 dicembre 2007 il valore recuperabile delle CGU “Ferré” e “Malo” è stato stimato
pari al fair value, dedotti i costi di vendita mentre per il valore recuperabile delle CGU
“Abbigliamento” e “Accessori” è stato stimato pari al valore d’uso.
Al 30 giugno 2008 il management ha verificato, anche con l’ausilio di esperti esterni, se
vi fossero indicazioni di impairment, in particolare valutando se gli scostamenti dal
piano e gli scostamenti del costo del capitale rispetto al 31 dicembre 2007 potessero
indurre a ritenere che vi fosse stata una flessione del fair value delle CGU “Ferré” e
“Malo” piuttosto che una riduzione del valore d’uso delle CGU “Abbigliamento e
“Accessori” tali da comportare un valore recuperabile inferiore ai rispettivi valori
contabili delle CGU.

A seguito della mia analisi ritengo che sulla base delle informazioni attualmente
disponibili e tenuto conto di fonti esterne (scenari di mercato e analisi dei due
competitor, oggetto d’indagine del mio lavoro) ed interne (andamento futuro della
gestione), vi siano fondati motivi per riscontrare una perdita durevole di valore, riferibile
a tali immobilizzazioni.

a) COMPOSIZIONE DELLE FONTI


Per quanto riguarda la composizione delle fonti, si rivela una struttura fortemente
sottocapitalizzata, con un coefficiente di autonomia finanziaria che sfiora il 14%, che
nell’ultimo anno ha fatto registrare un ulteriore calo dettato da una riduzione del
patrimonio netto in seguito al perdita riportata nel primo semestre 2008, a cui è seguito
un ulteriore incremento delle passività, di natura soprattutto finanziaria.
Per tale ragione, si rileva un quoziente d’indebitamento estremamente elevato, in
aumento rispetto al 2007, sinonimo di una struttura patrimoniale fortemente squilibrata
che espone l’impresa a rischi di insolvenza più che certi qualora si verifichino ipotesi di
rallentamento delle vendite o contrazione della domanda, che possono impattare
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

negativamente sulla redditività e sulla produzione di flussi di cassa, idonei alla


copertura delle esigenze di breve e medio periodo dettate dall’ingente indebitamento
e quindi dall’eccessiva esposizione nei confronti di terzi.

2.3 Analisi di solidita’.

2007 : = 3,15=
Quoziente di indebitamento
finanziario

2008 : = 3,75

2007 = = 34,7%
I LIVELLO

2008 = = 31%
QUOZIENTE

DI STRUTTURA

2007= =1,17
II LIVELLO

2008 = =
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2.3.1 VALUTAZIONE DEI RISULTATI

c) Quoziente di Indebitamento finanziario.

Si registra un valore dell’indice eccessivamente elevato dovuto alla notevole


esposizione dell’impresa nei confronti di terzi finanziatori, che testimonia un utilizzo
spregiudicato della leva finanziaria, e di conseguenza ad un ridottissimo grado di
capitalizzazione.

POSIZIONE FINANZIARIA NETTA

La voce “altre attività finanziarie a breve termine” è costituita principalmente dal saldo
delle junior note acquistatenell’ambito del programma di cartolarizzazione dei crediti
commerciali del Gruppo.
I prestiti bancari sono costituiti principalmente da un finanziamento sottoscritto il 18
ottobre 2004 con un pool di banche capofilato da Sanpaolo IMI S.p.A. (ora Intesa
Sanpaolo) di cui 9.444 migliaia di euro sono stati rimborsati nel corso del semestre.
Il contratto di finanziamento comprende, per tutta la durata del contratto, alcuni
impegni e obblighi restrittivi tipici dei contratti di finanziamento di questo tipo, compresi:
· obblighi finanziari: rispetto di alcuni parametri, da verificare annualmente sulla base
del bilancio consolidato d’esercizio, relativi al rapporto tra indebitamento netto e mezzi
propri, rapporto tra indebitamento netto e margine operativo lordo, al livello di
indebitamento netto e all’ammontare degli investimenti;
· obblighi di informazione: obbligo di comunicare tempestivamente ogni evento a
carattere straordinario (contenziosi, rinnovo di licenze, etc.) che possa modificare
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sostanzialmente in senso negativo la situazione patrimoniale, economica e finanziaria


di qualsiasi società del Gruppo;
· limitazione alla costituzione di diritti di garanzia reali o personali (negative pledge);
· limitazioni alla cessione di beni, alle fusioni, acquisizioni o spin-off, che non rientrino tra
quelle permesse dal contratto di finanziamento.
Per garantire gli importi dovuti, come da contratto di erogazione, sono stati concessi
pegni sulle azioni della ITTIERRE S.p.A., GIANFRANCO FERRÉ S.p.A. e MALO S.p.A. a
beneficio degli erogatori del finanziamento e degli altri soggetti garantiti (compresi i
sottoscrittori delle quote del prestito obbligazionario "Senior Notes 9.875%
11/2012").
Inoltre, le diverse consociate hanno rilasciato garanzie fideiussorie:
La voce “prestiti obbligazionari” è costituita da un prestito obbligazionario emesso dalla
IT HOLDING FINANCE S.A. denominato “Senior Notes 9.875% 11/2012”.
L’atto che regola il prestito obbligazionario, tra le altre condizioni, limita la capacità
della Società e alcune sue controllate, salvo alcune eccezioni e deroghe, a:
· effettuare alcuni pagamenti, compresi dividendi ed altre distribuzioni;
· accollarsi o garantire debiti aggiuntivi o a emettere azioni privilegiate;
· effettuare alcuni investimenti o acquisizioni e partecipare in joint venture;
· rimborsare anticipatamente o estinguere debiti postergati o capitale;
· effettuare alcune operazioni con società affiliate;
· consolidarsi o fondersi con altre società;
· vendere tutti o sostanzialmente tutti i beni della IT HOLDING S.p.A. o delle proprie
controllate;
· emettere o vendere azioni di alcune controllate;
· creare o concedere alcuni diritti di pegno o effettuare operazioni di sale and
leaseback;
Inoltre, se la Società dovesse subire una variazione del proprio controllo azionario, i
sottoscrittori delle obbligazioni avranno il diritto di richiedere all’Emittente il riacquisto
delle quote ad un prezzo pari al 101% del valore nominale aggregato, più gli interessi
eventualmente maturati e non liquidati alla data del riacquisto.
Il prestito obbligazionario è garantito da fidejussione della Società e delle sue
controllate ITTIERRE S.p.A., ITC S.p.A. e MALO S.p.A. a pari grado con le obbligazioni
esistenti e future non postergate di ognuna di esse e con precedenza
all’indebitamento postergato.
Gli impegni della Società e della ITTIERRE S.p.A. sono garantiti, in eguale misura e in
base proporzionale con il finanziamento di originari 85 milioni di euro, da un pegno di
primo grado sulle azioni della GIANFRANCO FERRÉ S.p.A., MALO S.p.A. e ITTIERRE S.p.A..
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

2.4 Analisi di liquidità.

2007= =1,13

Quoziente
Liquidità

2008 = =1,1

2007= =8,07%
Quoziente
Tesoreria

2008 = = 0,8

2.4.1 VALUTAZIONE DEI RISULTATI


I valori degli indici di disponibilità e tesoreria, rimasti sostanzialmente invariati rispetto al
2007, testimoniano un equilibrio finanziario fortemente dipendente dal grado di liquidità
presunta nel magazzino.
Situazione questa che espone l’impresa a possibili squilibri legati alla mancata
sincronizzazione tra riscossione dei crediti ed estinzione dei debiti ,che possono
generare un rischio di insolvenza, generando un fabbisogno finanziario che costringe
l’impresa ad attingere ad ulteriori finanziamenti esterni di breve termine, che alla luce
dell’eccessivo indebitamento in essere, risulta anche di difficile reperimento.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

RIMANENZE

.
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3. ANALISI DELLA REDDITIVITA’

CONTO ECONOMICO ANNO 2007

CONTO ECONOMICO SEMESTRALE 2008


BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

3.1. Riclassificazione economica dello Stato Patrimoniale.

2008

Att.Operativo Mezzi Propri


Debiti Funzionamento = 346.519
353.343 102.791 Disponibilità Liquide = 14.387

Attività Operative = 699.861 = CIT

Att.extra- Debiti
Operativo Finanziari

130.986 381.329

484.120 484.120

2007

Att.Operativo Mezzi Propri Debiti Funzionamento = 348.074


Disponibilità Liquide = 21.680
344.675 114.761
Attività Operative = 692.749 = CIT

Att.extra- Debiti
Operativo Finanziari

132.129 362.043

476.804 476.804
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3.2. Riclassificazione del conto economico.

2008 2007

Ricavi 610.119 635.928

Costi operativi 485.962 505.073

= EBITDA 115.157 130.855

- Ammortamenti/Svalutazioni 71.579 69.130

= EBIT 43.578 61.725

+ Risultato gestione extra-caratt. 10.022 15.235

= EBIT normalizzato 33.556 46.490

+ Risultato gestione straordinaria

= EBIT Integrale

Oneri finanziari 36.052 34.184

= Reddito Lordo -2.496 12.306

Imposte -12.366 -7.484

= Reddito Netto -14.862 4.822


BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

3.3. Indici di redditività.

2008 2007

ROI =

RONA =

ROE l. =

ROE netto=
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

2008

ROI

ROE =ROS*PCI*GLco * GLexo * GLFI * Gest.Trib =

ROI * * * =

0,072 * 0,87 * 1,98 * 0,39 * * 4,71 * 6,041=12,3%


BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

2007

ROI

ROE =ROS*PCI*GLco * GLexo * GLFI * Gest.Trib =

ROI * * * =

0,097 * 0,92* 2,009 * 0,542 * 0,265 * 4,155 * 0,393 =

17,9% 1,10
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3.4 ANALISI DEI RISULTATI

f) GESTIONE OPERATIVA
Si rileva un peggioramento della redditività operativa, attribuibile in misura rilevante ad
un decisivo calo della redditività delle vendite (ROS) per effetto di un marcato
aumento dei costi operativi che hanno impattato negativamente sul margine
operativo lordo, ma soprattutto in relazione ad una contrazione delle vendite

Ricavi netti
Nel primo semestre del 2008, il Gruppo ha realizzato ricavi netti per 304,3 milioni di euro,
con un decremento del 4,7% rispetto allo stesso periodo del 2007 (319,2 milioni di euro).

Tra i fattori che hanno determinato tale decremento ritroviamo lo spostamento al terzo
trimestre 2008 di parte delle consegne relative alla stagione Autunno/Inverno
2008/2009. Si evidenzia, inoltre, che a cambi costanti il fatturato del primo semestre
2008 sarebbe stato approssimativamente pari a 311 milioni di euro (-2,6% rispetto al
primo semestre 2007).
I ricavi netti consolidati analizzati per canale distributivo e per marchi propri/marchi in
licenza sono illustrati nelle seguenti tabelle:

Dall’analisi del fatturato per canale distributivo si evidenzia l’aumento delle royalty
percepite dal marchio Gianfranco Ferré grazie alle migliori performance delle collezioni
affidate in licenza.
Il fatturato retail del primo semestre 2008 registra un incremento del 6,4%, rispetto al
primo semestre dell’anno precedente.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

Dall’analisi dei ricavi netti per marchi in licenza e marchi propri, si evidenzia che sia il
fatturato da marchi propri (-2,0%) sia i ricavi dei marchi in licenza (-5,9%), distribuiti
principalmente nel canale wholesale, subiscono un decremento.
La seguente tabella analizza i ricavi netti per area geografica:

In termini di ripartizione dei ricavi netti per area geografica, subiscono una contrazione
il mercato italiano (-10,0%) e quello europeo (-1,0%) anche se all’interno di quest’ultimo
c’è da segnalare le buone performance delle vendite in Francia (+12,7%) e nell’Est
Europa (+5,5%). Le vendite nei paesi compresi nella voce “resto del mondo” registrano
un incremento (+ 4,3%), rispetto all’analogo periodo del 2007.

Di seguito, oltre alle informazioni per settore di attività esposte nelle note al presente
bilancio consolidato, si fornisce un ulteriore dettaglio dei ricavi in base alle voci che
seguono:

· La voce “ Gianfranco Ferré” comprende i ricavi derivanti dalla vendita di


abbigliamento e accessori a marchio Gianfranco Ferré distribuiti tramite il canale
abbigliamento (wholesale e retail) ed in particolare i ricavi derivanti dalle linee
Gianfranco Ferré, Ferré e GF Ferré, ad eccezione di quelli derivanti dalla vendita di
accessori a marchio GF Ferré, distribuiti tramite il canale accessori specializzato e
classificati nella divisione “PLUS IT Accessori“. Sono inoltre comprese le royalty derivanti
da licenze concesse per l’uso del marchio Gianfranco Ferré;
· La voce “Malo” comprende tutti i ricavi derivanti dalle vendite wholesale e retail di
prodotti a marchio Malo;
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

· La voce “ITTIERRE Linee Giovani” include i ricavi derivanti dalla vendita di


abbigliamento e accessori distribuiti attraverso il canale abbigliamento, a marchio
Extè, Just Cavalli, VJC Versace, Versace Sport, C’N’C Costume National, e Galliano;
· La voce “PLUS IT Accessori” comprende la vendita di accessori alle divisioni “ITTIERRE
Linee Giovani” e
“Gianfranco Ferré” (e da queste distribuiti tramite il canale abbigliamento) e la vendita
a terzi tramite il canale
specializzato (wholesale e franchising), di prodotti delle linee Extè, Just Cavalli, C’N’C
Costume National e GF Ferré.
Tutte le voci subiscono una flessione per le motivazioni addotte nei paragrafi
precedenti. In particolare, il decremento dei ricavi della divisione PLUS IT Accessori si è
realizzato sostanzialmente nel primo trimestre 2008, dopo alcuni anni di forte crescita
che hanno coinciso con la fase di espansione dell’attività di questa divisione.
La seguente tabella riepiloga i contratti in licenza sottoscritti dal Gruppo, riportando i
marchi in licenza, i territori coperti e le scadenze dei contratti:

I contratti che precedono contengono obblighi di pagamento di royalty minime


garantite e obiettivi minimi di
fatturato. In caso di mancato raggiungimento di tali obiettivi di fatturato, è prevista una
facoltà di recesso anticipato a favore delle Licenzianti.
I contratti di licenza relativi ai marchi VJC Versace, Versace Sport, Just Cavalli e
Galliano possono essere risolti, inoltre, in caso di cambio del controllo della ITTIERRE
S.p.A..
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

COSTI : L’incremento dei costi è principalmente attribuibile:

Consumi di materie prime e materiali


Questa voce si è ridotta sia in termini assoluti (-11,4%), sia in termini di incidenza sui
ricavi, passando al 30,3% nel primo semestre 2008 dal 32,6% nel primo semestre 2007. Il
decremento di tale voce è compensato da un maggiore utilizzo delle rimanenze nel
primo semestre 2008, rispetto all’analogo periodo del 2007, e si inquadra in una più
efficiente gestione del ciclo produttivo.

Costi per servizi


I costi per servizi sono diminuiti in termini assoluti del 14,3% a 104,7 milioni di euro da
122,2 milioni di euro nel primo semestre del 2007, principalmente a seguito della
riduzione delle lavorazioni affidate a terzi, per le stesse motivazioni addotte nel
precedente paragrafo, e delle royalty corrisposte ai licenzianti, connessa sia al maggior
peso delle vendite di prodotti a marchi propri rispetto a quelli in licenza che alla
rinegoziazione delle condizione economiche di un contratto di licenza.

Costi del personale


I costi del personale sono aumentati sia in valore assoluto, rispetto al primo semestre
2007, del 20,8%, sia in termini di incidenza sui ricavi. In particolare, il numero medio di
dipendenti è passato a 1.883 unità nel primo semestre 2008 da 1.749 unità del primo
semestre 2007, principalmente a seguito dell’ampliamento della rete distributiva retail e
wholesale. Inoltre, si ricorda che nel primo semestre 2007 il costo del personale aveva
recepito l’effetto (positivo per 1,9 milioni di euro) della valutazione del fondo TFR in
base alla nuova metodologia introdotta nel 2007 a seguito della riforma previdenziale.

Altri oneri di gestione


Questa voce subisce un incremento sia in valore assoluto (4,2 milioni di euro) che in
termini di incidenza sui ricavi (al 7,3% dal 5,6%), dovuto ai maggiori fitti passivi delle
nuove boutique a gestione diretta e a maggiori accantonamenti per rischi connessi ad
alcune controversie fiscali e legali in corso, descritte nella nota n. 11 al presente
Bilancio consolidato semestrale abbreviato.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

Margine Operativo Lordo


Per effetto di quanto sopra descritto, il risultato operativo al lordo degli ammortamenti
ha registrato una riduzione sia, in termini di incidenza sui ricavi, passando al 16,3% nel
primo semestre 2008 dal 18,6% del primo semestre 2007, sia in termini assoluti, pari al
16,5%.
Va altresì evidenziato che il risultato operativo lordo del primo semestre 2008 include un
accantonamento per controversie legali (come citato nella nota precedente) del tutto
straordinario. Depurando il risultato operativo lordo di tale accantonamento l’incidenza
sui ricavi di periodo passa al 17,3%. Si ricorda, inoltre, che il risultato operativo lordo del
primo semestre 2007 ha beneficiato di un provento straordinario per effetto della
valutazione del fondo TFR (descritto nella nota sui costi del personale) al netto del
quale l’incidenza sui ricavi di periodo sarebbe stata pari al 18,0%.
Pertanto il confronto della redditività derivante dall’attività caratteristica evidenzia un
margine operativo lordo che nel primo semestre 2008 si è lievemente ridotto, rispetto
all’analogo periodo del 2007.

La tabella seguente illustra la stima della direzione del Gruppo della ripartizione del
margine operativo lordo per marchi in licenza e marchi di proprietà:

Si è inoltre stimata una ripartizione del margine operativo lordo in base alla ripartizione
dei ricavi per divisione esposta in precedenza.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY

Si segnala il miglioramento del margine operativo lordo della divisione ITTIERRE Linee
Giovani, mentre il margine della divisione Gianfranco Ferré è sostanzialmente in linea
con il margine del primo semestre 2007.
Il margine operativo lordo della divisione Malo risente dei continui investimenti per il
completamento della
transizione del marchio Malo a global luxury brand nonché degli effetti economici della
internalizzazione della distribuzione nel mercato giapponese.
Infine anche il margine operativo lordo della divisione PLUS IT Accessori si è ridotto per
effetto della contrazione dei ricavi, riportata nei paragrafi precedenti.

Risultato operativo
A seguito delle variazioni sopra citate, il risultato operativo decresce sia in termini
assoluti (-44,0%, a 14,4 milioni di euro, rispetto a 25,7 milioni di euro nel primo semestre
del 2007), sia in termini percentuali di incidenza sui ricavi al 4,7% dall’8,1%.

2007= 16.2%

ROI UT.OP.=30.939 (migliaia di €

2008= 10,5%
UT.OP.=22.528 (migliaia di €

ROS= PCI= GLCo=

2007 2008 2007 2008 2007 2008


PCI=
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a) GESTIONE FINANZIARIA

Risultato prima delle imposte


Il risultato consolidato prima delle imposte è negativo per 3,8 milioni di euro, rispetto a
un risultato positivo pari a 9,2 milioni di euro nel primo semestre dell’esercizio
precedente. Tale risultato risente, oltre che dell’accantonamento per controversie
legali descritto precedentemente, anche del minor fatturato della stagione
Autunno/Inverno rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, che si stima di
recuperare entro la fine dell’esercizio.

Proventi (oneri) finanziari netti


Gli oneri finanziari netti sono stati pari a 18,2 milioni di euro nel primo semestre del 2008,
in aumento rispetto a 16,5 milioni di euro nel corrispondente periodo del 2007,
principalmente a seguito di un aumento dell’indebitamento medio nel primo semestre
del 2008, dell’aumento dei tassi di mercato e di una perdita su cambi (0,2 milioni di
euro), che si confronta con un utile nel primo semestre del 2007 (0,4 milioni di euro).

2007= 0,97
Grado di leva FINANZIARIA:

2008= 0,975

2007 2008 2007 2008


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Risultato netto del periodo


Alla luce di quanto esposto sopra, il risultato consolidato mostra una perdita netta di 9,9
milioni di euro, rispetto a un utile di 1,7 milioni di euro dello stesso periodo del 2007.
Imposte sul reddito
Le imposte sul reddito del Gruppo ammontano a 6,1 milioni di euro, in diminuzione in
valore assoluto rispetto a 7,5 milioni di euro nel primo semestre del 2007. Si ricorda che
l’elevato importo delle imposte, nonostante un risultato ante imposte negativo, è
dovuto principalmente alla non deducibilità ai fini IRAP degli oneri finanziari e del costo
del personale, al risultato ante imposte negativo di alcune controllate estere, per le
quali non sono state iscritte imposte differite attive, e alla norma fiscale relativa alla
ridotta deducibilità ai fini IRES degli oneri finanziari, entrata in vigore nel 2008.

Imposte sul reddito


Le imposte sul reddito del Gruppo ammontano a 6,1 milioni di euro, in diminuzione in
valore assoluto rispetto a 7,5 milioni di euro nel primo semestre del 2007. Si ricorda che
l’elevato importo delle imposte, nonostante un risultato ante imposte negativo, è
dovuto principalmente alla non deducibilità ai fini IRAP degli oneri finanziari e del costo
del personale, al risultato ante imposte negativo di alcune controllate estere, per le
quali non sono state iscritte imposte differite attive, e alla norma fiscale relativa alla
ridotta deducibilità ai fini IRES degli oneri finanziari, entrata in vigore nel 2008.

2007= 7 375 (migliaia di €)


IMPOSTE:
2008= 6 473 (migliaia di €)

2007= 0,60

2008= 0,52
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
1. ANALISI ECONOMICO-FINANZIARIA ORIENTATA AL
VALORE.
2. Diagramma del valore: TOD’S.

Anno 2007.

(APPROCCIO UNLEVERED)

RONA= 21,5%

RONA (1-t)=0,215*0,61=0,132

WACC=7,8%

PARAMETRI: CINR= 588.970

SPREAD= RONA(1-t)- WACC=0,132-0,078=0,05315

Re= Spread. CINR= 0,05315*588.970= 31.304

1° metodo:

spread * CINR * = con a=

a * RONA (1-t) * CINR * =

* 0,132*588.970* =

0,4027*0,078*588.970*12,82= 401.362

2° metodo: con b=

b * WACC * CINR * =

* 0,078 * 588.970 * 12,82=

0,682 *0,078 *588.970*12,82= 401.362


Anno 2008.

(APPROCCIO UNLEVERED)

RONA= 19,9%

RONA (1-t)=0,199*0,661=0,1315

WACC= 7,8%

PARAMETRI: CINR= 634.760

SPREAD=RONA*(1-t)- WACC=0,1315-0,078=0,0536

Re= Spread. CINR= 0,0536*634.760= 33.985

1° metodo: con a=

spread * CINR * =

a * RONA (1-t) * CINR * =

* 0,1315*634.760* =

0,4077*0,1315*634.760*12,82= 436.278

2° metodo: con b=

b * WACC * CINR * =

* 0,078*634.760* =

0,688*0,078*634.760*12,82= 436.278
DIAGRAMMA DEL VALORE.

VAC
2007 2008
401.362 436.278

Re Me
2007 2008 2007 2008
31.304 33.985 12,82 12,82

Spread CINR Me
2007 2008 2007 2008 2007 2008
0,0532 0,0536 588.970 634.770 12,82 12,82

a RONA (1-t) b WACC


2007 2008 2007 2008 2007 2008 2007 2008
0,4027 0,407 0,132 0,131 0,682 0,688 O,078 0,078
7 5

RONA GLEO I (1-t)


2007 2008 2007 2008 2007 2008
21,5% 19,9% 0,852 0,854 0,61 0,66

ROS Pci GLCo


2007 2008 2007 2008 2007 2008
0,173 0,159 1,05 1,07 1,39 1,36
3. Diagramma del valore: AEFFE.

Anno 2007.

(APPROCCIO UNLEVERED)

RONA=13,6%

RONA (1-t)=0,136*0,6=0,0816

WACC=9,1%

PARAMETRI: CINR= 247.634

SPREAD=RONA*(1-t)- WACC=0,0816-0,091=0,0094

Re= Spread.*CINR= -0,094*247.634= -2.328

1° metodo: con a=

spread * CINR * =

a * RONA (1-t) * CINR * =

* 0,0816*247.634* =

-0,1152*0,0816*247.634*10,98= -25.560

2° metodo: con b=

b * WACC * CINR * =

* 0,091*247.634* =

-0,1033*0,091*247.634*10,98= -25.560
Anno 2008.

(APPROCCIO UNLEVERED)

RONA= 0,08

RONA (1-t)=0,08*0,52=0,0816

WACC= 9,1%

PARAMETRI: CINR= 270.520

SPREAD= RONA*(1-t)- WACC=0,0416-0,091= -0,0494

Re= Spread.*CINR= -0,0494*270.520= -13.363

1° metodo: con a=

spread * CINR * =

a * RONA (1-t) * CINR * =

* 0,0416*270.520* =

-0,1875*0,0416*270.520*10,98= 146.734

2° metodo: con b=

b * WACC * CINR * =

* 0,091*270.520* =

-0,543*0,091*270.520*10,98= 146.734
DIAGRAMMA DEL VALORE.

VAC
2007 2008
-25.560 -146.734

Re Me
2007 2008 2007 2008
-2.328 -13.363 10,98 10,98

Spread CINR Me
2007 2008 2007 2008 2007 2008
-0,0094 -0,0494 247.634 270.520 10,98 10,98

a RONA (1-t) b WACC


2007 2008 2007 2008 2007 2008 2007 2008
-0,115 -1,18 0,082 0,042 -0,103 -0,543 0,091 0,091

RONA GLEO I (1-t)


2007 2008 2007 2008 2007 2008
13,6% 8% 0,82 0,97 0,6 0,52

ROS Pci GLCo


2007 2008 2007 2008 2007 2008
0,106 0,076 0,836 0,8 1,84 1,72
4. Diagramma del valore: IT Holding.

Anno 2007.

(APPROCCIO UNLEVERED)

RONA= 9,7%

RONA (1-t)=0,097*0,4=0,0388

WACC=5,8%

PARAMETRI: CINR=476.804

SPREAD=RONA*(1-t)- WACC=0,0388-0,058= -0,0192

Re= Spread.*CINR= -0,0192*476.804= -9.154

1° metodo: con a=

spread * CINR * =

a * RONA (1-t) * CINR * =

* 0,0388*476.804* =

-0,495*0,0388*476.804*17,24= -157.875

2° metodo:

b * WACC * CINR * = con b=

* 0,058*476.804* =

-0,331*0,058*476.804*17,24= 157.875
Anno 2008.

(APPROCCIO UNLEVERED)

RONA= 6,9%

RONA (1-t)=0,069*0,4=0,0276

WACC= 6,1%

PARAMETRI: CINR= 484.120

SPREAD= RONA*(1-t)- WACC=0,0276-0,061= -0,0334

Re= Spread.*CINR= -0,0334*484.120= 16.170

1° metodo: con a=

spread * CINR * =

a * RONA (1-t) * CINR * =

* 0,0276*484.120* =

-1,21*0,0276*484.120*16,4= -265.150

2° metodo: con b=

b * WACC * CINR * =

* 0,061*484.120* =

-0,55*0,061*484.120*16,4= -265.150
DIAGRAMMA DEL VALORE.

VAC
2007 2008
-157.875 -265.149

Re Me
2007 2008 2007 2008
-9.154 -16.170 17,24 16,4

Spread CINR Me
2007 2008 2007 2008 2007 2008
-0.0192 -0,034 476.804 484.120 17,24 16,4

a RONA (1-t) b WACC


2007 2008 2007 2008 2007 2008 2007 2008
-0,495 -1,21 0,039 0,027 -0,331 -0,55 0,058 0,061

RONA GLEO I (1-t)


2007 2008 2007 2008 2007 2008
9,7% 6,9% 0,542 0,39 0,6 0,6

ROS Pci GLCo


2007 2008 2007 2008 2007 2008
0,097 0,072 0,092 0,87 2,009 1,98
5. Analisi comparata.
5.1 DIAGRAMMA AGGREGATO DEL VALORE.

2008

436.278

-146.734

-265.149

33.985 12,82

-13.363 10,98

-16.170 16,4

0,0536 634.770 12,82

-0,0494 270.520 10,98

-0,034 484.120 16,4

0,4077 0,1315 0,688 0,078

-1,18 0,0416 -0,543 0,091

-1,21 0,027 -0,55 0,061


VALUTAZIONE DEI RISULTATI.
5.2 ANALISI DELLA REDDITIVITA’ COMPARATA.

2008

ROI = 23,2% 10,5% 12,3%

19,9% 13,2% 6,9%


RONA NOR.=

RONA INT. = 8%

20,7% 7,8% -2,4%


ROE lordo=

14% 5,3% -14,5%


ROE netto=

13,7% 4%
ROE netto gruppo
ALBERO DEL ROE COMPARATO.

2008

13,7%

2,4%

-14,5%

19,9% 1,041 0,661

8% 0,97 0,52

6,9%

23,2% 0,854

10,5% 0,97 0,79

12,3% 0,39

0,159 1,07 1,36

0,076 0,8 1,72

0,072 0,87 1,98


5.3. VALUTAZIONE DEI RISULTATI.
5.4. ANALISI PATRIMONIALE AGGREGATA.
2008
Rigidità 41% 61% 40%

Elasticità 59% 39% 60%

74% 46% 10%


Aut.Fin

26% 54% 90%


Indebitam..

34% 1,17 7,09


Q.Indebitamento

5% 38% 3,75
Q. indeb. fin.

1,81 0,75 0,31

I:

Q. di Struttura 1,1
1,93 1,13
II :

2,92 1,17 1,1

Q. Liquidità

1,43 0,62 0,80


Q. Tesoreria
VALUTAZIONE DEI RISULTATI.
6. CONCLUSIONI.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

CARLO CARMIELLO, FABRIZIO DI LAZZARO, GIOVANNI FORI:

”Indici di bilancio“,

Giuffrè Editore, 2003.

ALESSANDRO MECHELLI:

“Creazione di valore e stima del risultato di periodo”,

Giuffrè Editore, 2005.

LORENZO POZZA :

”La misurazione della performance d’impresa”,

EGEA, 2000.

ALFRED RAPPAPORT:

“La strategia del valore”,

Franco Angeli, 1997.

GIANFRANCO ZANDA, MARCO LACHINI, TIZIANO ONESTI :

“La valutazione delle aziende”,

G. Giappichelli Editore, 2001.


SITI INTERNET CONSULTATI

www.aeffe.com

www.altagamma.it

www.borsaitaliana.it

www.confindustria.it

www.ilsole24ore.com

www.ittierre.it

www.milanoinanza.it

www.tods.com

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