Fashion Luxury Tesi
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TESI DI LAUREA
Candidato: Relatore:
Correlatore:
Indice
3. Metodo finanziario. p.
4. Metodo reddituale . p.
1. Introduzione. p.
3.1. Overview. p.
4.1 Introduzione. p.
CAPITOLO 3 TOD’S.
1.3. La distribuzione. p.
p.
p.
CAPITOLO 5 IT Holding.
1. Il gruppo IT Holding p.
p.
5. Analisi comparata. p.
6. Conclusioni. p.
Riferimenti bibliografici p.
PREFAZIONE
La necessità di riflettere sulle possibili metodologie per la misurazione del risultato
d’esercizio e in generale delle performance dell’impresa è un tema che ha da sempre
impegnato i cultori delle discipline aziendali.
La validità o meno di un sistema volto alla misurazione dei risultati aziendali di un dato
periodo deve necessariamente essere vagliato in relazione alla capacità dello stesso di
cogliere l’attitudine della data azienda di raggiungere gli obiettivi per cui la stessa
viene istituita e retta.
In questo senso l’azienda si pone come l’istituto in cui viene svolta l’attività economica
necessaria alla realizzazione delle motivazioni degli uomini che la hanno istituita e la
governano.
Ne consegue, pertanto, che qualsivoglia analisi delle performance, debba
preventivamente definire quali siano gli obiettivi aziendali di cui l’ipotizzata misura di
performance si prefigge di monitorare il raggiungimento.
A partire dalla metà degli anni ’80, si è andata affermando con sempre maggiore
successo la cosiddetta teoria della “CREAZIONE DEL VALORE”, che vede appunto nella
creazione del valore l’obiettivo ultimo da assegnare all’attività aziendale; ciò per due
fondamentali ragioni: perchè si deve rendere conto necessariamente agli investitori
esterni all’azienda (per crearsi una certa attendibilità industriale), e perchè la misura
della creazione di valore è l’occasione per confrontare la propria performance con
quella del resto del mercato.
Il concetto di valore assume sempre di più connotazioni nuove e si impone con
insistenza all’attenzione di tutti, perché si eleva ad obiettivo principale del
management, la cui responsabilità diventa quella di massimizzare il valore azionario
(RAPPAPORT, 1986) o, più propriamente, il capitale economico dell’impresa (Guatri,
1990).
La dinamica del valore "creato" o "distrutto" anno per anno rappresenta in primo luogo
un importante orientamento per chi guida l'azienda: una bussola la cui validità
permette di orientare le scelte strategiche definendone le dinamiche evolutive. Così
com'è un efficace strumento di stimolo all'impegno dei manager, specie quando la
loro remunerazione si lega in parte ai risultati in termini di valore.
Al di la della possibile metodologia utilizzata nella determinazione delle performance
aziendali in relazione ad una data qualificazione degli obiettivi, ad avviso di chi scrive,
la valutazione delle aziende non è mai un'applicazione meccanica di criteri, formule e
metodologie. Per comporre una valutazione credibile bisogna disporre, oltre che di
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Capitolo 1
Assumere che l’unica responsabilità sociale dell’impresa sia quella di fare profitti, anzi di
massimizzare i profitti, nella convinzione che ciò sia funzionale all’utilizzo ottimo delle
risorse del sistema, è solo in apparenza risolutivo.
Il profitto appare, in via di prima approssimazione, un concetto semplice ed una chiave
esplicativa potente del comportamento degli attori. Ma volendo comprendere più da
vicino come la ricerca del profitto spieghi tali comportamenti, occorre sciogliere
preliminarmente alcuni nodi solo apparentemente tecnici.
In primo luogo è necessario stabilire a che tipo di risultato economico ci si riferisce
parlando di profitto.
Il risultato economico di periodo, il Reddito Netto, determinato in sede di bilancio ed
utilizzato per misurare attraverso l’indicatore contabile ROE (Return on Equities) la
redditività del capitale proprio, è dotato di sufficiente capacità interpretativa nei
contesti produttivi tradizionali, in cui l’impresa risponde a bisogni semplici con prodotti
standardizzati, in cui la competizione è basata sul prezzo ed il solo fattore critico di
successo è l’efficienza che consente di comprimere i costi di produzione.
In questi contesti infatti, data la fondamentale stabilita delle condizioni operative, il
risultato economico di periodo può essere considerato adeguatamente
rappresentativo della redditività di lungo termine dell’impresa.
Ma negli attuali contesti produttivi l’impresa si misura con una domanda caratterizzata
da varietà, variabilità e selettività a cui deve rispondere innovando le proprie risposte
produttive in modo da ottimizzarne il valore d’uso; la competizione non si basa solo sul
prezzo, ma sul mix più appropriato di prezzo/qualità/personalizzazione/servizio: in altri
termini per conseguire il successo non basta l’efficienza ma occorre essere capaci
anche di efficacia.
In tali condizioni il risultato economico di periodo non può più essere considerato
rappresentativo della redditività di lungo termine dell’impresa, in quanto
continuamente messo in discussione dal variare delle condizioni operative (domanda
dei prodotti, offerta dei fattori produttivi, concorrenza, innovazione tecnologica). La
competitività dell’impresa è condizionata dalle sue risorse e competenze distintive, ed il
rendimento degli investimenti va apprezzato in rapporto ai profili di tempo e di rischio
che ne caratterizzano i ritorni.
È per questo che ormai da tempo la capacità di profitto dell’impresa è ricondotta non
alla misura contabile del reddito ma alla creazione del valore.
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Assunto il valore dell’impresa come la configurazione di profitto oggi più utile per
spiegare il comportamento degli attori, occorre poi confrontarsi con il problema della
sua determinazione.
La determinazione del valore dell’impresa infatti intanto sconta la previsione e
valutazione non facili, aleatorie e problematiche delle condizioni operative future e dei
risultati di gestione che si manifesteranno nel tempo, ma poi soprattutto può essere
ricondotta a due approcci che non si differenziano come potrebbe sembrare solo per
questioni di metodo e di tecnica contabile, in quanto dietro ad essi si celano modi
diversi di concepire l’impresa, il suo ruolo, i suoi obiettivi.
Il primo approccio, noto come metodo finanziario, prevede di attualizzare utilizzando
un tasso rappresentativo del costo del capitale i flussi finanziari o cash flow ricavabili
dai piani aziendali.
Il secondo, noto come metodo reddituale, si basa invece sulla attualizzazione dei flussi
di reddito che mediamente l’impresa è ritenuta capace di generare nel tempo.
Il primo approccio è quello definito da Alfred Rappaport che nel 1986 con Creating
Shareholder Value formalizzava la teoria della creazione del valore dell’impresa come
creazione del valore per i proprietari.
3. METODO FINANZIARIO
Il valore dell’impresa è ricondotto ai free cash flow che l’impresa può generare e
destinare alla remunerazione del capitale impiegato.
Nei sistemi economico-finanziari anglosassoni, dove sono largamente rappresentate le
public companies e dove l’accesso del risparmio al capitale di rischio delle imprese è
mediato da investitori istituzionali (banche d’affari, fondi di investimento, fondi
pensione), l’adozione di questo punto di vista ha innescato una inesorabile reazione a
catena.
Gli analisti finanziari stimano il valore dell’impresa e valutano la convenienza a investire
nel suo capitale in base ai piani aziendali ed ai relativi cash flow; tali previsioni si
scaricano immediatamente sui valori di mercato dell’impresa; il management è quindi
sollecitato a finalizzare la gestione alla crescita dei cash flow ; infine politiche di bonus
e stock options, commisurati al valore che l’impresa prende in borsa, saldano gli
interessi di proprietari e management intorno a logiche di tipo finanziario e ad obiettivi
di breve termine.
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4. METODO REDDITUALE
Il secondo approccio alla teoria in esame è quello messo a fuoco da Luigi Guatri nel
1991 con un libro appunto intitolato “La teoria della creazione del valore”.
In questa prospettiva il valore dell’impresa è ricondotto non tanto ai cash flow quanto
ai flussi di reddito che mediamente essa può generare nel tempo, identificati tenendo
conto della sua redditività passata e dei vantaggi competitivi che può mettere in
gioco nell’affrontare il futuro.
L’accento cade così sugli investimenti e le esperienze dell’impresa, sulle sue risorse e
competenze distintive, sulla qualità delle risposte produttive che può fornire al mercato
generando valore d’uso per i clienti. Ci si sposta così da un’ottica di breve ad una di
lungo termine, dall’enfasi sulla finanza a quella sulla produzione.
Vale la pena di osservare che questo approccio alla teoria della creazione del valore
sconta un quadro di governance caratterizzato da stabilità del soggetto economico e
da coalizioni tra proprietà e management in grado di garantire l’attivazione di disegni
di largo respiro e di piani strategici di lungo termine.
Il fondamento teorico di questo metodo è che la creazione di valore per l’azionista è
legata ai profitti conseguiti dall’impresa; in ogni caso ciò è vero soltanto se si
abbandona il riferimento ai profitti contabili, esposti in bilancio, per rifarsi unicamente al
concetto di profitto economico. Quest’ultimo è pari alla remunerazione eccedente
quella minima attesa dai portatori di capitale di rischio, ed è un indicatore valido del
valore creato nell’esercizio, perchè considera adeguatamente tutte le variabili di
calcolo del profitto, vale a dire il reddito, il capitale investito ma anche il rischio relativo
all’investimento di capitale. Il riconoscimento di un costo al capitale proprio
rappresenta l’aspetto di maggior rilievo dell’approccio in questione
Il fine dell’impresa sarebbe quindi quello di massimizzare il suo valore espresso in termini
di capitalizzazione di borsa o di valore di mercato.
Questa teoria vede l’azienda come un investimento redditizio e che anche il mercato
deve recepire come tale, investimento il cui rendimento sarà lo strumento di giudizio
dell'azienda da parte del mercato.
E' una visione orientata al futuro perché ciò che conta non è più tanto il differenziale
dei ricavi e dei costi ma la potenzialità di produrre risultati sempre migliori.
In certi ambiti economici,come ad esempio gli Stati Uniti chi gestisce l'impresa, quasi
sempre pubblic company, con soggetto economico di tipo manageriale, ha il
mercato come giudice del proprio operato per cui rivolge la sua attenzione alla
creazione di valore dell'azienda e anche sopratutto alla diffusione dello stesso.
L'investitore azionario aspira non solo, evidentemente, al dividendo ma è interessato
anche alla crescita del corso delle azioni.
La creazione del valore e la sua diffusione diventano il fine aziendale in una rilettura del
concetto di massimizzazione del profitto che meglio si coniuga con le motivazioni
comportamentali del soggetto economico manageriale.
CAPITOLO 2
1. Introduzione
Si intende analizzare le prestazioni economiche e finanziarie di un campione di imprese
della moda e del lusso:
nella categoria di moda sono incluse tutte quelle aziende di produzione e / o
vendita al dettaglio di abbigliamento e accessori personali (pelletteria, gioielli,
occhiali) con ciclo di vita del prodotto breve.
nella categoria di lusso includiamo quelle aziende di produzione e / o di
vendita al dettaglio di abbigliamento e accessori personali concorrenti nella
fascia alta del mercato, come definito dal prezzo e l’immagine della marca.
Ho incluso nella mia analisi i principali attori internazionali nelle industrie della moda e
del lusso. Le aziende sono state individuate in base a quattro criteri di selezione:
1. devono essere quotate sul mercato finanziario e i propri marchi di fama
internazionale;
2. il loro fatturato consolidato deve essere superiore a 200 milioni di € o dollari
3. i loro risultati finanziari ed economici devono essere accessibili al pubblico;
4. devono operare in una o più delle seguenti attività:
Accessori (pelletteria,calzature, accessori in seta e bagagli),
Active
Accessori di bellezza
Occhiali
Fashion retail
Gioielli & Orologi.
Il Totale delle vendite nel campione di società della moda e del lusso è pari a € 224
miliardi di euro.
L’obiettivo sarà quello di esaminare i risultati consolidati e analizzare le prestazioni
dell'azienda rispetto al business, alle caratteristiche, al processo di crescita e all’area
geografica
• Active:
Adidas, Nero per il tempo libero, Columbia Sportswear, Gildan Activewear, K-Swiss,
Nike, Quicksilver.
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• Abbigliamento:
Aeffe, Burberry, Escada, Gerry Weber, G-III Apparel Group, Guess, Jones Apparel, Link
Theory Holdings, Liz Claiborne, Perry Ellis, Phillips Van Heusen, Polo Ralph Lauren, VF.
• Beauty:
Estée Lauder, Inter Parfums, L'Oréal, Revlon, Shiseido.
• Grandi Magazzini:
Debenhams, Marks and Spencer, Nordstrom, Saks.
• Eyewear:
Luxottica, Safilo.
• Fashion Retail:
Abercrombie & Fitch, Alexon, American Eagle Outfitters, Bebe, Benetton, Chico's,
Collective Brands, Esprit, Etam, French Connection, Gap, Hennes & Mauritz, Inditex,
Limited Brands, Avanti, Stefanel, Urban Outfitter.
• Gioielli e orologi:
Bulgari, Fossil, Movado, Richemont, Swatch, Tiffany.
• Pelletteria:
pullman, Deckers Outdoor, Genesco, Geox, Hermès, Kenneth Cole, Mariella Burani
Fashion Group, Skechers, Timberland, Tod's, Weyco, Wolverine World Wide.
Anche se le aziende della moda e del lusso presentano modelli di business molto
complessi, in termini di integrazione verticale, diversificazione, marchio e strategie di
distribuzione, le società sono state raggruppate sulla base del settore da cui
provengono (quando rappresenta ancora il core business), cercando un livello
accettabile di omogeneità in ciascuno dei gruppi considerati.
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Per ogni segmento di mercato verranno forniti dei risultati medi: queste cifre
dovrebbero indicare un punto di riferimento per le aziende all'interno del cluster, più
che una misura di confronto fra i diversi gruppi
L'EBITDA / l'EBIT
quali conduttori fondamentali in questo settore per leggere gli effetti economici del
modello di business.
Nel 2008, il rendimento economico medio delle imprese considerate nel campione è
sostanzialmente in calo, confermando una tendenza negativa generale negli ultimi tre
anni .
L'aumento medio delle vendite rispetto all'anno precedente è pari al 3,2% (9,4% nel
Anno fiscale 2007), suggerendo che l'industria continua a crescere, ma ad un ritmo
notevolmente inferiore.
In aggiunta, troviamo un brusco calo dell'EBITDA , che è calato oltre il 16% rispetto
all'anno fiscale 2008. La media del ROI del campione è di circa 9,4% (14,2%
nell’esercizio 2007).
In aggiunta, il ROE è risultato negativo (-1,1%) nell’anno fiscale 2008: riteniamo che
l'andamento negativo del reddito netto è stato per lo più legato a perdite di valore
straordinario e a risultati finanziari negativi.
Il flusso di cassa medio delle vendite è stato ridotto al 8,3% , parzialmente colpito dall’
aumento medio del peso del capitale di funzionamento (ora pari al 20,2% delle
vendite).
Le società oggetto di analisi mostrano anche una certa riduzione degli investimenti
core, ora pari al 124,5% degli ammortamenti, e degli investimenti totali, ormai vicino al
5% del fatturato consolidato.
Queste cifre indicano che i principali attori del settore vogliono ancora investire nello
sviluppo del core business per sostenere la crescita futura, anche se più lentamente
rispetto agli anni precedenti.
Si ritiene che il maggiore uso del debito è legato alla copertura del fabbisogno
finanziario a breve termine più che a finanziare la crescita. Confrontando la crescita
del fatturato e i margini, con la media degli investimenti nel tempo, troviamo che
l’andamento negativo delle vendite è associato ad un aumento medio dei costi
operativi delle società analizzate e ad un aumento rilevante del livello di capitale
circolante
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come un cambiamento strutturale della redditività media del settore e non come la
conseguenza della generale crisi economica e finanziaria del 2008.
Sul campione totale, la dimensione resta un elemento chiave della redditività. Si scopre
che le imprese con vendite sopra 5 miliardi di € realizzano un miglior ROI, margine EBIT e
flusso di capacità di generazione di cassa rispetto alle piccole società. In particolare, le
aziende con un fatturato medio sotto 1 miliardo di € realizzano i risultati più poveri del
campione, in relazione a ciascuno dei profili considerati.
Per quanto riguarda la crescita delle vendite, le medie imprese (con un fatturato
consolidato compreso tra 1 e 5 miliardi di euro) presentano il più alto tasso di crescita
nel 2008. Questo porta a risultati molto interessanti, sul futuro di molte piccole e medie
imprese del nostro campione della moda e del lusso. È un dato di fatto, le aziende più
grandi si rivelano in grado di affrontare meglio un deterioramento della situazione
economica rispetto a quelle di piccole dimensioni. Se è così, potremmo aspettarci
dalle grandi aziende una migliore capacità di difesa della loro posizione competitiva
anche nel 2009.
Confrontando l'anno fiscale 2008 con gli anni precedenti, troviamo che la maggior
parte della società hanno lottato con l'efficienza e la massimizzazione dei rendimenti,
mentre solo in pochi vivono ancora una fase di crescita intensa. Nel 2008, la tendenza
già individuata nel 2007 è stata confermata. Le uniche società a realizzare un
rendimento degli investimenti al di sopra della media sono state quelle che hanno
risposto, alla riduzione della crescita del settore, con una maggiore attenzione in
materia di efficienza.
questo business Ora, che il tasso medio di crescita delle vendite si riduce, l'efficienza è
sempre più importante. In media, nel 2008 l'apertura di nuovi negozi si è orientata nel
perseguimento di nuove sfide dal momento in cui, data la contrazione dei consumi
trovano più difficoltà di prima a raggiungere il volume di vendite in linea con gli
obiettivi.
Analizzando la crescita media del livello degli investimentii nel corso del tempo, ci
accorgiamo che gli investimenti totali sono stati fortemente abbattuti nell’ anno fiscale
2008, mentre gli investimenti core (in immobilizzazioni materiali e immateriali) sono
ancora in aumento, anche se a un ritmo molto più lento rispetto all’ anno fiscale 2007 e
2006 Ciò suggerisce che gli investimenti core sono ancora un elemento rilevante in
questo settore, pertanto si attende un’ulteriore aumento di questi ultimi negli anni futuri.
In linea con gli anni precedenti, i segmenti Fashion Retail and Pelletteria inglobano le
imprese più rappresentative in termini di crescita, di redditività e generazione di cash
flow. Tuttavia, un'analisi più approfondita delle strategie attuate rivela che altri fattori,
diversi dalla natura delle attività, sono in grado di aiutare a spiegare le ragioni di tali
risultati brillanti.
Le due parole chiave nell’ anno fiscale 2008 sono state esecuzione e disciplina.
(iv) Orientamento degli investimenti sui mercati in forte espansione con un alto
potenziale di crescita e basso grado di penetrazione.
In linea con gli anni precedenti, le imprese statunitensi, nonostante la crisi abbia colpito
in modo rilevante il loro mercato, rappresentano le top performer (Coach, Deckers
Outdoor, Guess e Urban Outfitters, le quali presentano forti performance sia in termini
di crescita che di redditività.
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Questo evidenzia che la forte presenza sul mercato locale e l'integrazione verticale nel
commercio al dettaglio rappresentano i due principali fattori di successo per la moda
e le compagnie di lusso.
Ancora una volta, Geox è l'unica azienda italiana a realizzare i migliori risultati, sia in
termini di redditività che di crescita. Il suo concetto di prodotto innovativo e di modello
di business adottato hanno dimostrato di avere successo nel lungo periodo e di essere
in grado di resistere alla crisi dei consumi.
Per quanto riguarda il rendimento medio sugli investimenti,i top performers sono quelle
aziende che sono in grado di raggiungere al contempo un margine molto elevato
(superiore al 17% sulle vendite) e un fatturato altrettanto alto. In media, queste
aziende sono state in grado di raggiungere una crescita media delle vendite
consolidate del 24% nel 2008. Infine , è interessante osservare che, gli investimenti fatti
per sostenere il posizionamento del marchio in una fascia alta stanno diventando
sempre meno redditizia rispetto ai segmenti del mercato di massa.
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Più in dettaglio, l'Italia sta mostrando una tendenza verso il progressivo e sempre più
accentuato rallentamento della crescita, considerando i tassi medi di crescita del
fatturato del 16% nel 2006 del 10% nell’ anno fiscale 2007 e solo dell’ 1,6% nel 2008.
Le aziende degli Stati Uniti mostrano una contrazione simile ma meno accentuata,
passando dal 10% nel 2006 e 2007 a solo il 2,8% in anno fiscale 2008.
Per quanto riguarda la redditività, si rileva che le imprese statunitensi e francesi hanno
ottenuto risultati migliori delle società italiane e rispetto al resto d'Europa.
In linea con gli anni precedenti, nel 2008 i tassi medi di crescita delle vendite sono
molto diversi tra cluster. Non sorprende che, tutti i cluster registrato un sostanziale
riduzione dei tassi di crescita media delle vendite .
Quest’ultimo risulta, in ogni caso, essere ben al di sopra della media sia per le imprese
dell'abbigliamento che per le pelletterie. Al contrario, Fashion Retail e Occhiali hanno
registrato dei rallentamenti delle vendite vicino all’ 1%. Gioielli & Orologi e sono i
cluster con una riduzione media delle vendite rispetto al 2007 decisamente superiore: in
media, le imprese appartenenti a tali segmenti hanno perso rispettivamente tra l’ 1,4%
e 0,8% nell’ anno fiscale 2008. Non solo, ma questi gruppi sono anche tra quelli che
hanno dovuto affrontare il forte nei consumi calo nel corso del tempo, insieme al
settore Tessile / Abbigliamento. In effetti, nel 2007 il tasso medio di crescita delle vendite
è stato pari al 12,4% per le società di abbigliamento,al 5,9% per i Grandi magazzini e al
11,5% per le imprese che operano ne business di Gioielli & Orologi
Per quanto riguarda il ritorno sugli investimenti, Pelletteria, Gioielli & Orologi, bellezza e
Fashion Retail sono risultati migliori. Le società che operano nella pelletteria mostrano
un ROI più alto, pari al 18%, seguita da Bellezza (con pari al 14% ROI) e quindi delle
imprese del Orologi e Gioielli & Business Fashion Retail (con ROI rispettivamente uguale
a 12 e il 10%). Gli altri gruppi hanno registrato performance inferiori rispetto alla media
delle imprese nel campo della moda e dei beni di lusso (il cui ROI medio è pari al
9,4%). Tuttavia, su base relativa, è importante notare che l'unico gruppo con un
incremento medio del ROI più elevato è Beauty (attestandosi a 13-14%).
In linea con il passato, il settore Fashion Retail presenta il più alto assets turnover (pari a
1,51), confermando che il controllo diretto sulla domanda dei consumatori e la catena
di approvvigionamento associate all'integrazione verticale nella vendita al dettaglio
aiuta a massimizzare i volumi e l'efficienza aziendale. Sorprendentemente, le aziende d’
Abbigliamento mostrano anche un buon asset turnover ratio (1,46), anche se il loro
margine EBIT medio è davvero basso (2%), facendo così registrare un ROI medio molto
scarso (quasi l'1%).
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Nell’anno fiscale 2008, le aziende del mondo della moda e del lusso mostrano margini
EBITDA pari al 13,0%. La tendenza generale è decrescente, con un margine EBITDA
ridotto in ogni gruppo fatta eccezione del settore della bellezza, dove il risultato
operativo prima delle imposte e gli ammortamenti è aumentato dell'1% nel 2008.
I gruppi che hanno realizzato i migliori risultati sono la Pelletteria (17,0%) e Gioielli &
Orologi (17%), seguite dalla bellezza (il margine EBITDA è pari al 16%),e poi dagli
occhiali (15%). In linea con gli anni precedenti, i margini di abbigliamento sono ben
inferiori a quelli delle Pelletteria, confermando che la maggiore complessità del
business comporta una diminuzione dei margini operativi. Allo stesso modo, i margini
per i grandi magazzini sono sostanzialmente inferiori a quelli del Fashion Retail.
La società del campione generano un flusso di cassa potenziale pari al 10,1% delle
vendite e un cassa netto pari all’ 8,3% delle vendite. Ciò significa che, in media, i
cambiamenti delle attività operative assorbono liquidità per circa il 2% delle vendite,
più o meno in linea con gli anni precedenti. Tuttavia, il peso medio del WC per le
vendite è aumentato fino al 20,2%,. Molte aziende di moda e di lusso non sono state in
grado di rispondere ad un deterioramento della crescita dei profitti con una migliore
efficienza e con il miglioramento della gestione delle scorte.
Il gruppo degli occhiali , con una capacità di generazione di cassa pari al 12%.
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Tuttavia, è importante affermare ancora una volta che, dal momento che la capacità
di generazione di cassa è fortemente dipendente dall’andamento gestionale specifico
di ciascuna impresa.
Per esempio, nell’ Abbigliamento, alcune aziende, come Guess, Polo Ralph Lauren e
VF mostrano il rapporto tra flusso di cassa e vendite ben al di sopra della media (pari a
12,6, 12.1 e 11.5%, rispettivamente). Tra le società della Pelletteria, Coach ed Hermès
dimostrano la capacità non comune di generare flussi di cassa (cash flow in rapporto
alle vendite pari rispettivamente a 25,4 e il 14,7%).
Pelletteria e Active sono i gruppi con il più alto tasso di crescita della percentuale di
negozi, rispettivamente pari a 17 e il 13%,. Dopo di loro, troviamo Abbigliamento e
Gioielli & Orologi, entrambe con 11%
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• Abbigliamento:
- High End: Aeffe, Burberry, Escada, Polo Ralph Lauren; - Medium: Gerry Weber, Guess,
Link Theory Holdings, Liz Claiborne, Phillips Van Heusen; - Mass Market: G-III Apparel
Group, Jones Apparel, Perry Ellis, VF.
• Pelletteria:
- High End: Hermès, Tod's; - Medium: pullman, Geox, Kenneth Cole, Mariella Burani
Fashion Group, Timberland; - Mass Market: Deckers Outdoor, Genesco, Skechers,
Weyco, Wolverine World Wide.
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1.3 LA DISTRIBUZIONE
Il marchio TOD’S è posizionato nel mercato del lusso e combina tradizione, altissima
qualità e modernità, offre al consumatore calzature, pelletteria, accessori ed
abbigliamento dal design esclusivo, funzionale e mai ostentato, interpretando una
eleganza senza tempo.
Il 2008 sarà ricordato per il crollo dei mercati mondiali, uno “tsunami finanziario” che
non si vedeva dai tempi della Grande Depressione americana del 1929, che ha
sconvolto le borse di tutto il mondo e travolto vere e proprie istituzioni dell’economia
finanziaria internazionale, come Lehman Brothers e Bear Stearns.
Innescata dal default dei subprimer USA,ovvero di una folta schiera di debitori
particolarmente a rischio a cui erano stati concessi mutui ipotecari scommettendo sulla
garanzia di una continua crescita del mercato immobiliare e sul basso costo del
denaro, la crisi ha investito tutti i mercati finanziari, esportata dagli istituti di credito
statunitensi tramite raffinate ed azzardate operazioni di finanza derivata, che hanno
provocato il dissesto di una lunga serie di banche e istituti finanziari che su quegli
strumenti finanziari derivati (c.d. titoli “spazzatura”) avevano basato la propria
operatività e redditività.
Repentini sono stati gli effetti sull’economia reale: è infatti ormai evidente ed assodato
che dalla metà del mese di settembre, periodo in cui la crisi si è intensificata, le
difficoltà del settore finanziario si sono riflesse sull’economia reale, fino a determinare
una recessione a livello planetario. La contrazione della ricchezza prodotta è al
momento particolarmente severa in due delle principali economie, quella statunitense
e quella giapponese, con ovvie ripercussioni sull’intero sistema economico, per gli
effetti indotti dalla contrazione degli investimenti e dei consumi privati.
Nonostante il varo da parte di tutti i governi centrali di una serie diversificata di aiuti ai
settori finanziario, industriale e privato, con l’obiettivo principale di arginare la crisi
economica e fermare l’emorragia di posti di lavoro, la fiducia delle imprese e dei
consumatori, dopo aver determinato una brusca frenata ed una successiva
stagnazione sul fronte dei consumi, stenta a riprendere quota, procrastinando al 2010
l’aspettativa di una probabile ripresa.
In questo difficile contesto economico e finanziario, anche il settore della moda e del
lusso è messo a dura prova: il Gruppo TOD’S continua comunque a vantare anche per
il 2008 conti in crescita, seppure ad un tasso inferiore rispetto ai precedenti esercizi,
grazie alla forza dimostrata dai marchi del Gruppo ed all’oculatezza delle sue strategie
di sviluppo e diversificazione dei mercati.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
STATO PATRIMONIALE
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
LID 132.035
Pasa.consolid 40.640 203.427
MAG 242.076
606.315
Att.IMM 196.247
Att.IMM 113.412
809.742 809.742
LID 133.514
Pass.consolid. 41.920 198.343
MAG 218.731
566.758
Att.IMM. 198.536
Att.MAT. 100.708
765.016 765.016
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2007 : = 41%
Rigidità
2008 : = 41%
IMPIEGHI
2007 : = 59%
Elasticità
2008 : = 59%
2007 : = 74%
Aut.Fin
2008 : = 74%
FONTI
2007 : = 26%
Indebitam..
2008 : = 26%
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2007 : = 35%
Q.Indebitamento
2008 : = 34%
Attivo Immobilizzato
Per la realizzazione ed il completamento di tutti gli investimenti pianificati per l’esercizio
2008 il Gruppo ha impegnato risorse per 40,8 milioni di euro, contro i 45,2 milioni del
2007. Sono pari a circa 26, i milioni di euro destinati alla rete dei DOS, sia per
l’allestimento dei nuovi trenta punti vendita realizzati nel 2008 (incluso il rilievo della rete
esistente in Cina), sia per l’attività di renovation dei negozi esistenti, per alcuni dei quali
(in particolare i flagship stores di Milano e Roma, per i marchi TOD’S e HOGAN) il
Gruppo ha utilizzato le linee architettoniche previste dai nuovi concepts di ciascun
marchio. Pari a circa 7,1 milioni di euro il valore degli interventi di sostituzione e
ammodernamento degli apparati e delle attrezzature industriali realizzati nel 2008 (7,8
milioni il dato 2007), mentre si è sostanzialmente riallineata su valori standard la spesa
nell’area dell’Information System, in seguito alla conclusione della prima fase del
progetto di rinnovo della piattaforma informatica della rete dei DOS, avviato nel 2007.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
- con riferimento alle attività materiali, si rileva un incremento di 13,3 mln al netto
delle quote di ammortamento, così dettagliato:
- Con riferimento alle attività immateriali si rileva un forte peso percentuale delle
componenti intangibili, relative al marchio e all’avviamento , con un’incidenza
sul totale del Attività non correnti del 44%.
-
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
Attivo Circolante
Per quanto riguarda l’Attivo Circolante la variazione relativamente più consistente (+
23.345 rispetto al 2007) si registra tra le Rimanenze, determinata in modo rilevante da un
maggiore accumulo di prodotti finiti e semilavorati.
2007 : =
Quoziente di indebitamento
finanziario
2008 : =5%
2007 = =
I LIVELLO
2008 = = 1,81
QUOZIENTE
DI STRUTTURA
2007= =
II LIVELLO
2008 = =1,93
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
1. Correlazione logica tra impieghi e fonti, che impongono la coerenza tra tempo
di estinzione e tempo di recupero degli impieghi. Tale correlazione è
testimoniata da un elevato Margine di Struttura, sia di primo che di secondo
livello,i cui risultati (rispettivamente 1,81 e 1,83)evidenziano una più che
sostanziale copertura dell’attivo immobilizzato attraverso l’uso di fonti
caratterizzate dalla massima solidità, preservando qualsiasi rischio di
insolvenza.
2007 = =
Quoziente
Liquidità
2008 = = 2,92
2007 = =
Quoziente
Tesoreria
2008 = = 1,43
Tale capacità risulta per lo più non essere compromessa dal “grado di liquidità
presunta” del magazzino, dal momento in cui la sua incidenza è irrilevante ai fini della
copertura delle uscite a breve attraverso la liquidità esistente, escludendo qualsiasi
rischio di insolvenza legato alla mancata sincronizzazione tra riscossione dei crediti ed
estinzione dei debiti.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
Alla fine dell’esercizio è pari a 72,8 milioni l’ammontare delle risorse finanziarie nette: ad
attività per 101,3 milioni di euro, si contrappongono passività per complessivi 28,5
milioni, delle quali 8,3 esigibili a partire dal 2010. Al 31 dicembre 2007 la posizione
finanziaria netta era di 73,5 milioni di euro, composta da attività per 95,8 milioni e
passività per 22,3 milioni.
La dinamica dei flussi di cassa dell’esercizio evidenzia l’ottima performance a livello di
cash flow operativo: in crescita sia il dato dell’autofinanziamento, passato a 117,1 dai
110,1 milioni del precedente esercizio, sia quello relativo al capitale circolante, che
segna una significativa contrazione delle risorse impiegate per finanziarne la
contingente variazione. Sono pari a 27,9 milioni di euro le risorse momentaneamente
assorbite, contro i 49,6 milioni del precedente esercizio.
A fine periodo è infatti stabile l’esposizione creditizia nei confronti dei clienti wholesale,
mentre sono in crescita le giacenze di magazzino, per l’accumulo di stock di prodotti
finiti della prossima collezione primavera-estate, sia presso i magazzini delle strutture
produttive, sia presso quelli della ampliata rete dei DOS.
Depurata dalla distribuzione dei dividendi (38,1 milioni di euro), la liquidità
complessivamente generata dalla gestione dell’esercizio 2008 ammonterebbe a 35,5
milioni.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
RENDICONTO FINANZIARIO
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
Att.extra- Debiti
Operativo Finanziari
149.621 28.445
634.760 634.760
Att.extra- Debiti
Operativo Finanziari
138.631 22.212
588.970 588.970
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2008 2007
= EBIT Integrale
2008 2007
ROI =
RONA =
ROE l. =
ROE netto=
ROE gruppo
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
ROI
ROI * * * =
0,252 1,040
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
ROI
ROI * * * =
0,232 1,041
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
a) GESTIONE OPERATIVA
La redditività della gestione operativa, pur in presenza di un aumento dei ricavi di
vendita e del margine operativo lordo, al netto degli effetti indotti dalla variazione
dei tassi di cambio e gratifica liberale concessa ai dipendenti risulta essere
leggermente ridotta rispetto al 2007 (-2%).
ROS: Tale decremento è attribuibile in misura rilevante alla variazione negativa della
redditività delle vendite in relazione ad un aumento dei costi operativi in misura più
che proporzionale rispetto all’aumento dei ricavi, che ha determinato un
rallentamento del tasso di crescita dell’EBIT rispetto a quello attribuibile alle vendite:
1. RICAVI:
A cambi correnti, i ricavi di vendita sono pari a 707,6 milioni di euro, con un
incremento del 7,7%, in costanza di cambi, i ricavi dell’esercizio sono pari a 716,4
milioni di euro, per una crescita di 9,0 punti percentuali rispetto al dato 2007.
RETE DI VENDITA
I ricavi registrati nella rete dei DOS ammontano complessivamente a 335,6 milioni di
euro nell’esercizio 2008, in crescita del 5,5% rispetto al 2007; a cambi costanti,
l’incremento sale al 7,4%. A tale risultato hanno contribuito sia la crescita organica
nei negozi esistenti, che le 25 aperture dell’anno.
Il dato di Same Store Sales Growth (SSSG), calcolato come media a livello mondiale
dei tassi di crescita dei ricavi registrati nei DOS esistenti al 1o gennaio 2007 con dati
comparabili, è pari all’1,2% nell’intero esercizio 2008.
Nell’esercizio 2008, i ricavi a clienti terzi ammontano complessivamente a 372 milioni
di euro, in crescita del 9,7% (10,6% a cambi costanti) rispetto al 2007.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
MARCHIO
Nell’esercizio 2008, i ricavi a marchio TOD’S ammontano a 356,7 milioni di euro, in
crescita del 2,6% rispetto allo scorso anno. A cambi costanti le vendite del marchio
sono pari a 363,7 milioni di euro, con un incremento del 4,6% rispetto al 2007.
I ricavi del marchio HOGAN sono pari a 238,7 milioni di euro nell’esercizio 2008,
registrando un incremento del 19,6% rispetto al 2007.
Il marchio FAY ha realizzato vendite pari a 93,3 milioni di euro nell’esercizio 2008, in
crescita del 3,7% rispetto al precedente anno.
Infine, i ricavi del marchio ROGER VIVIER, tuttora in fase di avvio, ammontano a 16,8
milioni di euro nell’esercizio 2008, con un incremento del 5%; a cambi costanti, la
crescita rispetto al 2007 è pari al 9,7%.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
TIPOLOGIE MERCEOLOGICHE
Dal lato delle tipologie merceologiche, le calzature confermano una crescita a
doppia cifra anche nell’esercizio 2008, con ricavi pari a 485,6 milioni di euro.
L’incremento è pari al 13,7% rispetto al 2007, ovvero al 15,1% se a cambi costanti.
I ricavi dell’abbigliamento, infine, sono pari a 94,5 milioni di euro nell’esercizio 2008,
in crescita del 5,9% rispetto all’anno precedente.
AREA GEOGRAFICA
Molto buoni i risultati registrati da tutti i marchi del Gruppo sul mercato domestico,
dove i ricavi ammontano a 384,1 milioni di euro nell’esercizio 2008, in crescita del
15,2% rispetto all’anno precedente.
Nel resto dell’Europa, le vendite sono pari a 161 milioni di euro. La crescita rispetto
all’esercizio 2007, a cambi costanti, è dell’1,4%.
In linea con le attese, il mercato americano ha visto un ulteriore rallentamento negli
ultimi mesi dell’anno. Nell’intero esercizio, i ricavi ammontano a 59,3 milioni di euro; a
cambi costanti, il calo delle vendite è pari al 3%, rispetto al 2007.
Nel Resto del Mondo, infine, i ricavi sono complessivamente pari a 103,2 milioni di
euro nell’esercizio 2008; pari ad 8,8 punti percentuali la crescita a cambi costanti.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2. COSTI
L’incremento dei costi è principalmente attribuibile a:
Il calo del ROS è infatti, attribuibile principalmente agli incrementi di costo sopra
citati e in particolar modo alla crescita della spesa per ammortamento del capitale
fisso, passata dai 25,5 milioni del 2007, ai 29,1 milioni del corrente esercizio,
determinata dall’intensa attività d’investimento che ha caratterizzato l’ultimo
biennio, e alla gratifica liberale concessa ai dipendenti.
b) GESTIONE EXTRA-CARATTERISTICA
EBIT normalizzato
Il risultato operativo netto (EBIT) al netto della gestione extra-caratteristica si attesta
a 126,6 milioni di euro (126,5 milioni il dato del 2007), e rappresenta il 17,9% delle
vendite del Gruppo (Esercizio 2007: 19,3%). Il dato normalizzato (depurato dai citati
effetti dei tassi di cambio e della gratifica liberale) risulta essere pari a 134,5 milioni di
euro, rappresentando il 18,8% dei ricavi consolidati.
2007= 0,852
Grado di leva Ex. Op. I liv. :
2008= 0,854
c) GESTIONE FINANZIARIA
Allineato con il dato del precedente esercizio il risultato della gestione finanziaria del
periodo (negativo per 0,6 milioni di euro).
Ammontano a 2,2 milioni di euro gli interessi attivi maturati sulla ingente liquidità di
cui il Gruppo può mediamente disporre, mentre è negativo per 1,1 milioni di euro il
saldo della gestione valutaria, conseguenza del differenziale tra utili e perdite su
cambi.
Includendo l’effetto prodotto dalle attività di copertura del rischio di cambio
(positivo per 1,2 milioni di euro), il saldo complessivo della gestione valutaria
evidenzia utili per 0,6 milioni di euro.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2007= 1,040
Grado di leva FINANZIARIA:
2008= 1,041
d) GESTIONE TRIBUTARIA
2007= 0,62
2008= 0,67
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
Il Gruppo Aeffe opera a livello internazionale nel settore della moda e del lusso ed è
attivo nella creazione, nella produzione e nella distribuzione di un’ampia gamma di
prodotti che comprende prêt-à-porter e calzature e pelletteria. Il Gruppo sviluppa,
produce e distribuisce, in un’ottica di costante attenzione all’unicità ed esclusività,
le proprie collezioni sia con marchi di proprietà, tra i quali “Alberta Ferretti”,
“Moschino” e “Pollini”, sia con marchi di cui è licenziataria, tra i quali “Jean Paul
Gaultier”, “Blugirl” e “Authier”. Il Gruppo, inoltre, ha concesso in licenza a primari
partners la produzione e la distribuzione di ulteriori accessori e prodotti, con i quali
completa la propria offerta (profumi, linee bimbo e junior, orologi e occhiali).
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
L’attività del Gruppo si suddivide, sulla base delle diverse linee di prodotti e marchi
che ne compongono l’offerta, in due segmenti:
(i) prêt-à-porter (che include, le linee di prêt-à-porter e l’abbigliamento intimo e
mare);
(ii) (ii) calzature e pelletteria.
AEFFE
L’attività di Aeffe trae origine dall’iniziativa della stilista Alberta Ferretti che inizia la
propria attività come impresa individuale nel 1972. La storia della Capogruppo si
sviluppa così parallelamente a quella della sua fondatrice, la cui personale attività
nel campo della moda assume un rilievo significativo nell’evoluzione di Aeffe.
La crescita della Capogruppo quale realtà industriale e creativa è contraddistinta,
sin dagli albori, da una vocazione multibrand, che porta Aeffe a realizzare e
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
MOSCHINO
La maison nasce nel 1983 e si sviluppa nel corso degli anni novanta, sino a divenire
un marchio noto a livello internazionale. A seguito della scomparsa, nel 1994, del
fondatore Franco Moschino, i suoi familiari, i collaboratori e gli amici raccolgono
l’eredità dello stilista rispettandone l’identità creativa e la filosofia. Rossella Jardini,
collaboratrice di Franco Moschino sin dal 1981, succede a Franco Moschino nella
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
VELMAR
Velmar nasce nel 1983 a San Giovanni in Marignano e opera nel settore della
produzione e distribuzione di lingerie, underwear, beachwear, loungewear.
Nel 1990 inizia la collaborazione tra Velmar e la stilista AnnaMolinari, per la
produzione delle linee di lingerie e beachwear. Nello stesso anno vengono avviati i
primi contatti con Aeffe e il gruppo Genny.
Dal 1990 al 1995 Velmar collabora con Genny e Fendi producendo tutte le linee
mare disegnate dalle due case di moda. Dal 1990 al 2001, Velmar collabora con
Itierre e Prada per la creazione e la produzione di linee active e sport,
rispettivamente per il marchio “Extee” e “Prada” per la linea uomo.
Dal 1995 al 1998 Velmar produce e distribuisce in licenza la linea beachwear di
“Byblos” uomo e donna.
Nel 1998 Velmar stipula un accordo di licenza con il gruppo Blufin per la produzione
e la distribuzione delle linee “Blugirl”.
Nel 2001, Aeffe acquista il 75% del capitale sociale di Velmar. Anche in questo caso,
l’acquisizione costituisce la naturale evoluzione della collaborazione esistente tra la
società e Aeffe.
Nel 2001 Velmar inizia la produzione e distribuzione su licenza delle linee di lingerie,
beachwear e loungewear a marchio “Alberta Ferretti”.
Nel 2004, Velmar inizia la produzione e distribuzione delle linee lingerie, beachwear e
loungewear a marchio “Philosophy di Alberta Ferretti”.
Nel 2006 Velmar acquisisce la licenza per la produzione e distribuzione delle linee
beach wear e underwear uomo e beachwear e lingerie donna a marchio
“Moschino”.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
POLLINI
L’attività di Pollini trae origine nel 1953 nel solco della tradizione artigiana della
produzione pellettiera e calzaturiera italiana, contribuendo a creare il distretto
produttivo del settore calzaturiero di San Mauro Pascoli (FC). L’Italia rappresenta il
principale centro produttivo delle calzature: in ragione dell’elevato livello di
professionalità richiesto dalla realizzazione di tale tipologia di prodotto, la quasi
totalità degli insediamenti produttivi è concentrata in aree con una forte tradizione
in tale settore, quali San Mauro Pascoli, Vigevano e Strà (PD).
La filosofia aziendale è orientata verso una diffusione internazionale del look Pollini,
che rappresenta una sintesi tra qualità artigianale e stile italiano in una gamma di
prodotti che include calzature, borse e accessori coordinati.
Dal 1957 al 1961 Pollini produce le collezioni di calzature dello stilista Bruno Magli.
Tra gli anni sessanta e gli inizi degli anni settanta Pollini inizia a produrre calzature con
il proprio marchio, presentando collezioni “a tema” (tra le quali la collezione di
calzature sportive “Daytona” ispirata al mondo delle corse motociclistiche).
Già negli anni settanta l’attività di Pollini assume una connotazione internazionale: in
quegli anni, le sue collezioni vengono infatti presentate a Dusseldorf, Parigi, New
York, oltre che a Milano e Bologna. Negli stessi anni vengono aperte le prime
boutique a Firenze, Milano, Roma, Bologna, Parma, Verona, Bolzano, Bergamo,
Varese e Venezia.
Nel 1989 Pollini si trasferisce nella nuova sede di Gatteo (FC), avente un’estensione
di 50.000 metri quadri, di cui 15.000 coperti e adibiti ad area produttiva e uno stabile
adiacente di sette piani adibito a uffici e show room. Nella nuova sede vengono
così riunite le divisioni calzature, pelletteria, e gli uffici commerciali e amministrativi.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
Nel 2001 Aeffe e Pollini raggiungono un accordo per l’acquisizione da parte di Aeffe
del pacchetto di controllo di Pollini. L’acquisizione costituisce la naturale evoluzione
di un rapporto di collaborazione, resosi sempre più intenso, che ha consentito la
crescita delle linee di calzature e pelletteria disegnate dalla stilista Alberta Ferretti.
Nel 2003, viene inaugurato il flagship store di Pollini a Parigi, in Rue Saint Honorè.
Nel 2008 lo stilista Jonathan Saunders assume la direzione creativa della linea
abbigliamento e lo stilista Nicholas Kirkwood assume la direzione creativa degli
accessori Pollini e della collezione borse.
Sempre nel 2008 Pollini concede due nuove licenze per la produzione di ombrelli
con Drops Srl e per la produzione e distribuzione di foulard, scialli donna, sciarpe
donna e uomo e cravatte con Larioseta S.p.A..
Pollini Retail
Pollini Retail opera nel comparto retail sul mercato italiano e gestisce direttamente
16 boutique site nelle principali città italiane, tra le quali Milano, Roma, Venezia e
Firenze.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
Nel corso del 2008 l’economia mondiale è entrata in una fase di grave recessione
che è iniziata nella seconda metà del 2007 come crisi finanziaria negli Stati Uniti e
che ha avuto un drastico peggioramento con il fallimento della banca d’affari
Lehman Brother a seguito del quale si è generato un periodo di panico che ha
rapidamente diffuso la crisi a tutti i settori, non solo quelli finanziari, e a tutti i paesi.
Ormai si può parlare della prima crisi veramente globale che la nostra economia si
sia mai trovata ad affrontare.
La mancanza di liquidità nel sistema, l’incertezza sui valori degli assets posseduti, il
calo dei prezzi delle case e delle azioni hanno rapidamente portato un
rallentamento nei consumi privati e quindi la diffusione della crisi alla cosiddetta
“economia reale”. Il tracollo del sistema è stato evitato dalla massiccia iniezione di
liquidità operata dalle banche centrali dei principali paesi, insieme con
l’introduzione di pacchetti specifici destinati al salvataggio delle istituzioni finanziarie
e al rafforzamento dei consumi privati. Nonostante ciò la
situazione rimane preoccupante e ancora molto lontana da una situazione
“normale”.
Le aspettative per il 2009 sono, come è facile immaginare, piuttosto fosche. La
situazione rimane incerta mentre il mondo affronta la crisi più grave dalla fine della
seconda guerra mondiale. I rischi per l’attività economica dipenderanno, tra gli altri,
dall’impatto della crisi finanziaria sulla fiducia degli operatori economici e
sull’economia reale, ma anche dall’efficacia delle misure fiscali ed economiche
messe in atto dai vari governi, se in grado di riportare la fiducia tra gli investitori e tra
i consumatori.
La crescita a livello globale non è attesa prima della seconda metà del 2009, e la
questione è se il recupero sarà duraturo. Tutte le previsioni per i paesi dell’area Euro
appaiono fortemente negative con una contrazione del PIL nel 2009 generalizzata
per tutti i paesi.
Anche per gli Stati Uniti la situazione appare severa e ci si attende un calo del PIL nel
2009 dell’1,6% e per il Giappone, che già nel 2008 è tecnicamente in recessione, e si
trova probabilmente nella situazione peggiore tra i paesi in via di sviluppo, ci si
attende una contrazione del PIL nel 2009 del 2,5%.
Per l’economia italiana il 2008 si chiude con un calo peggiore del previsto. Il
prodotto interno lordo è calato, a causa degli effetti della recessione in particolare
nell’ultimo trimestre, dell’1%, ai minimi dal 1980. Nel 2009 lo scenario si presenta
ancora più negativo, con il PIL atteso in flessione del 2,6%. Le ragioni principali di
questo calo si possono ritrovare nella forte contrazione dei consumi privati così
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
come nel calo degli investimenti a seguito del deteriorarsi della situazione
finanziaria. Per il 2009 ci si attende anche un aumento significativo della
disoccupazione, dopo un decennio di calo costante.
La stabilizzazione dei mercati finanziari è previsto richiederà un periodo
considerevole. Con l’attuale scenario è previsto che le economie dei paesi OCSE si
riprenderanno solo lentamente nel corso dei prossimi anni. Comunque rimangono
forti incertezze riguardo alla profondità della recessione economica che dipende
principalmente dalla velocità con cui si uscirà dalla crisi in atto.
LIM 7.705
Pass.corren 141.181
LID 80.233
Att.IMM 169.174
Patrimonio Netto
196.011
425.699 425.699
Att.Mat 71.194
213.052
Att.MAT. 171.770
Patrimonio Netto
194.627
407.681 407.681
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2007 : = 63%
Rigidità
2008 : = 61%
IMPIEGHI
2007 : = 37%
Elasticità
2008 : = 39%
2007 : = 48%
Aut.Fin
2008 : =46%
FONTI
2007 : = 52%
Indebitam..
2008 : = 54%
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2007 : =1,094
Q.Indebitamento
2008 : = 1,17
Capitale circolante
Il capitale circolante risulta pari a Euro 73.466 migliaia (24,9% dei ricavi) rispetto a
Euro 51.588 migliaia del 31 dicembre 2007 (17,6% dei ricavi).
L’analisi delle singole voci che compongono il capitale circolante evidenzia quanto
segue:
• la somma dei crediti commerciali, rimanenze e debiti commerciali aumenta
complessivamente del 31%(Euro 13.565migliaia). L’incremento è riferibile sia a
maggiori rimanenze di prodotti finiti in parte dovuto all’effetto del rallentamento
delle vendite retail, sia a maggiori crediti verso clienti per maggiori dilazione di
pagamento concesse al fine di sostenere la clientela;
• l’incremento degli altri crediti a breve termine di Euro 1.817 migliaia dovuto
principalmente all’incremento dei crediti per costi anticipati di Euro 2.220 migliaia.
Tali crediti si riferiscono alla sospensione della quota dei costi di progettazione e
realizzazione del campionario relativi alle collezioni primavera/estate 2009 e
autunno inverno 2009 per le quali non sono ancora stati realizzati i corrispondenti
ricavi di vendita;
• incremento netto dei crediti/debiti tributari per Euro 6.155 migliaia riferibile
principalmente alla diminuzione del debito Ires a seguito dei maggiori acconti
versati nel corso dell’esercizio 2008 rispetto al 2007.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
Attivo immobilizzato
Le attività fisse al 31 dicembre 2008 aumentano di Euro 4.225 migliaia rispetto al 31
dicembre 2007.
Le variazioni delle principali voci sono le seguenti:
• l’incremento delle Immobilizzazioni materiali di Euro 7.271migliaia è determinato da
nuovi investimenti soltanto in parte compensati dagli ammortamenti dell’esercizio.
Gli investimenti si riferiscono principalmente ai lavori per l’apertura di nuove
boutique, all’ammodernamento di fabbricati e boutique esistenti e alla realizzazione
di un impianto fotovoltaico per la sede di San Giovanni in Marignano;
• il decremento delle Immobilizzazioni immateriali per Euro 2.596 migliaia è riferibile
principalmente all’effetto dell’asset impairment sui negozi.
una specifica formula di earn-out, il cui valore è funzione, tra l'altro, delle
performance reddituali della Moschino Far East.
I valori esposti a seguito della rilevazione della put e call option sono soggetti ad
adeguamento in funzione dei parametri variabili di earn-out.
PASSIVITA’ CORRENTI
b) DEBITI COMMERCIALI
QUOZIENTE D’INDEBITAMENTO
Malgrado la diminuzione dell’indebitamento a medio/lungo termine, l’indice fa
registrare nel 2008 una variazione positiva del +7% dovuto principalmente
all’incremento delle passività correnti e specificatamente dei crediti commerciali e
alle passività finanziarie.
Ciò testimonia, una situazione di disequilibrio di breve periodo dovuto all’incapacità
dell’imprese di far fronte alle esigenze di breve con la liquidità esistente, in relazione
al rallentamento delle vendite, e quindi un ricorso eccessivo al credito
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2007 : = 27%
Quoziente di indebitamento
finanziario
2008 : = 38%
2007 = = 76%
I LIVELLO
2008 = = 75%
QUOZIENTE
DI STRUTTURA
2007= =1,15
II LIVELLO
2008 = =1,1
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
I debiti verso banche a breve termine includono gli anticipi concessi da istituti di
credito, i finanziamenti a breve termine e la quota corrente dei finanziamenti a
medio lungo termine.
b) MARGINI DI STRUTTURA
I Mezzi Propri finanziano per il solo 75% il totale degli impieghi rigidi, questo configura
una situazione in ogni caso del tutto accettabile, dal momento in cui, il restante 25%
risulta in ogni caso essere coperto dalle passività consolidate, come testimonia il
margine di secondo livello.
Ciò, non preclude però, il possibile verificarsi di eventuali squilibri che possono
compromettere la continuità della gestione
PATRIMONIO NETTO
Capitale sociale
Il capitale sociale al 31 dicembre 2007, interamente sottoscritto e versato, risultava
pari a Euro 26.841 migliaia, costituito da 107.362.504 azioni da euro 0,25 ciascuna. La
diminuzione del capitale sociale nell'esercizio 2008 è dovuta esclusivamente
all'acquisto di n. 4.295.321 azioni proprie possedute dalla Capogruppo.
Non esistono azioni con diritto di voto limitato, azioni prive del diritto di voto e azioni
chegarantiscono privilegi. Il numero delle azioni in circolazione (non considerando le
azioni proprie) non si è movimentato nel corso dell'esercizio.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
Riserva legale
La riserva legale passa da Euro 2.173 migliaia del 31 dicembre 2007 a Euro 2.459
migliaia del 31 dicembre 2008 per effetto della destinazione della quota dell'utile
dell'esercizio precedente, come deliberato dall'Assemblea ordinaria del 29 aprile
2008.
2007= =1,36
Quoziente
Liquidità
2008 = =1,17
2007= = 0,75
Quoziente
Tesoreria
2008 = = 0,62
La voce depositi bancari e postali rappresenta il valore nominale del saldo dei conti
correnti attivi intrattenuti con gli Istituti di credito, compresi gli interessi maturati alla
data del bilancio.
La voce denaro e valori in cassa rappresenta il valore nominale del contante,
presente in cassa alla data del bilancio.
Il decremento delle disponibilità liquide registrato nell'esercizio chiuso al 31 dicembre
2008 rispetto all'esercizio precedente è di Euro 6.819 migliaia. Circa le ragioni di tale
evoluzione si rimanda al rendiconto finanziario.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
Att.extra- Debiti
Operativo Finanziari
57.397 74.509
270.520 270.520
Att.extra- Debiti
Operativo Finanziari
57.046 53.007
247.634 247.634
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2008 2007
2008 2007
ROI =
RONA NOR.=
RONA INT. =
ROE lordo=
ROE netto=
2007
ROI
ROI * * * *
16,2% 0,96
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2008
ROI
ROI * * * *
10,5% 0,97
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
a) GESTIONE OPERATIVA
Si rileva un netto peggioramento della redditività operativa, pur in presenza di un
aumento dei ricavi delle vendite dello 0,5%, attribuibile in misura rilevante ad un
decisivo calo della redditività delle vendite (ROS) per effetto di un marcato aumento
dei costi operativi che hanno impattato negativamente sul margine operativo lordo
RICAVI
Nell’esercizio 2008 il gruppo ha raggiunto un fatturato di Euro 294.684 migliaia rispetto a
Euro 293.211 migliaia dell’esercizio 2007, con un incremento dello 0,5% (+3,2% a tassi di
cambio costanti ed escludendo l’effetto delle collezioni Narciso Rodriguez).
I ricavi della divisione prêt-à porter sono stati in crescita dello 0,7% (+4% a tassi di
cambio costanti), mentre i ricavi della divisione calzatura e pelletteria sono cresciuti
dell’1,2%, al lordo delle elisioni tra le due divisioni.
Il fatturato relativo agli altri brands minori del gruppo ha registrato una diminuzione del
23,8% (-2,3% a tassi di cambio costanti e al netto dell’effetto delle linee Narciso
Rodriguez), con un’incidenza sul fatturato del 4,5%.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
Nell’esercizio 2008 le vendite in Italia sono cresciute dell’1,8% a Euro 115.055 migliaia
pari al 39,0% del fatturato consolidato.
Le vendite in Europa sono diminuite dell’1,2% (+1,1% a tassi di cambio costanti ed
escludendo l’effetto delle collezioni Narciso Rodriguez), con un’incidenza sul fatturato
del 23,4%. Le vendite negli Stati Uniti sono diminuite del 14,5% (-2,8% a tassi di cambio
costanti ed escludendo l’effetto delle collezioni Narciso Rodriguez). Il mercato russo è
cresciuto del 10,5% (+11,8% a tassi di cambio costanti ed escludendo l’effetto delle
collezioni Narciso Rodriguez) e rappresenta l’8,3% del fatturato consolidato, mentre il
Giappone ha registrato una flessione del 6,1% (-8,4% a tassi di cambio costanti ed
escludendo l’effetto delle collezioni Narciso Rodriguez). Nel Resto del mondo la
crescita è stata del 10,4% (+16,5% a tassi di cambio costanti ed escludendo l’effetto
delle collezioni Narciso Rodriguez) a Euro 40.581 migliaia con un’incidenza sul fatturato
del 13,7%.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
- per il 21,8%, dalle vendite effettuate attraverso punti vendita gestiti direttamente dal
Gruppo (canale retail), che passano da Euro 71.273 migliaia dell’esercizio 2007 a Euro
64.270 migliaia dell’esercizio 2008 con un decremento del 9,8% (-6,6% a tassi di cambio
costanti ed escludendo l’effetto delle linee Narciso Rodriguez);
- per il 6,3%, dalle royalties derivanti dai contratti di licenza con società terze per la
produzione e distribuzione di linee di prodotti con brand del Gruppo. Le royalties, che
passano da Euro 15.002 migliaia dell’esercizio 2007 a Euro 18.400 migliaia dell’esercizio
2008, aumentano del 22,6%.
2007= 16.2%
2008= 10,5%
UT.OP.=22.528 (migliaia di €
2007= 0,820
Grado di leva Ex. Op. I liv. :
2008= 0,966
c) GESTIONE STRAORDINARIA
Il Margine operativo, già compromesso dall’aumento generalizzato dei costi dell’area
caratteristica, risulta essere ulteriormente compromesso dalle ingenti perdite di
carattere straordinario, testimoniate da un deciso peggioramento del grado di leva
extra-operativa di II livello.
2007= +727(migliaia di €)
EBIT INTEGRALE:
2008= -5599(migliaia di €)
2007= 1,022
2008= 0,79
I Ricavi di carattere straordinario riguardano principalmente:
effetto di una generale riduzione delle poste che la compongono (recupero crediti da
istanze di fallimento, prescrizione debiti e ricavi di competenza di anni precedenti).
Il consistente decremento della voce Plusvalenze è riferibile alla plusvalenza netta di
circa Euro 2 milioni realizzata nell'esercizio 2007 dalla controllata Aeffe USA in seguito
alla vendita avvenuta in data 18Maggio 2007, della propria quota (pari al 50% del
capitale) della Narciso Rodriguez LLC.
L'aumento di Euro 2.884 migliaia della voce Altri ricavi, che includono principalmente
utili su cambi di natura commerciale, affitti attivi, vendite di materie prime ed
imballaggi, è dovuta in particolar modo all'aumento degli utili su cambi rispetto al
valore dell'esercizio precedente.
Perdite su Cambi, per circa 1.759 con una variazione positiva del 589,8%
Svalutazioni, per 2192 con una variazione positiva del 510%, dovuta alla
svalutazione di un negozio sito a Firenze in ottemperanza a quanto emerso dal
test di Impairment su Key Money in applicazione del principio contabile n°36.
d) GESTIONE FINANZIARIA
2007= 0,97
Grado di leva FINANZIARIA:
2008= 0,975
L’utile netto di Gruppo è passato a Euro 7.676 migliaia nell’esercizio 2008 da Euro 15.321
migliaia nell’esercizio 2007 con una riduzione del 49,9%.
Il tax rate è passato dal 49% dell’esercizio 2007 (escludendo l’effetto una tantum
positivo, derivante dall’adeguamento delle imposte differite attive e passive stanziate
in esercizi precedenti alle aliquote fiscali approvate dalla Legge Finanziaria per il 2008)
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al 42,4% dell’esercizio 2008. Tale miglioramento è dovuto alla riduzione delle aliquote
fiscali IRAP e IRES approvate dalla Legge Finanziaria per il 2008.
I debiti per Irap e Ires riflettono il carico tributario corrente, al netto degli acconti già
corrisposti nel corso dell'esercizio. I considerevoli decrementi dei debiti per IRES e IRAP
sono correlati ai maggiori acconti versati nel corso dell'esercizio 2008 rispetto al 2007. La
variazione della voce Altri è principalmente imputabile al debito relativo all'imposta
sostitutiva dovuta per l'affrancamento dei disallineamenti fiscali.
2007= 0,60
2008= 0,52
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1. IL GRUPPO IT HOLDING.
IT Holding S.p.A. controlla e coordina un gruppo di società che disegnano, producono
e distribuiscono prodotti ad alto contenuto di immagine con marchi propri -
Gianfranco Ferré, Malo, Extè - oltre che con marchi in licenza - Just Cavalli, C'N'C
Costume National e Galliano. Il Gruppo regola e dà sostegno allo sviluppo autonomo
dei suoi marchi attraverso un sistema di produzione e distribuzione integrato. Gli
impianti produttivi sono in Italia e la rete distributiva mondiale include 33 boutique di
proprietà, 282 altre boutique monomarca e più di 6.000 prestigiosi punti vendita
indipendenti.
È stata quotata nel novembre 1997 alla Borsa Italiana. IT Holding è un attore di primo
piano nel settore dei luxury goods e persegue una strategia multi-brand e
multiprodotto. "Un grande Gruppo con il cuore e la velocità di una piccola azienda"
Con un portafoglio unico di marchi del lusso e della moda giovane il Gruppo IT Holding
è leader nell’ideazione, design, produzione e distribuzione di prodotti di alta gamma.
Un’unica realtà, dove creatività, industria, logistica e distribuzione si integrano in modo
efficace e completo, in un confronto continuo e costante con le esigenze del
mercato.
I MARCHI
Il marchio Gianfranco Ferré, con il suo stile unico e sofisticato, rappresenta l’eccellenza
del Made in Italy nel mondo. Un marchio unico declinato in tre linee: Gianfranco Ferré,
Ferré Milano e GF Ferré. La gamma dei prodotti comprende, oltre al prêt-à-porter, gli
accessori, gli occhiali e i profumi.
Malo, leader nei prodotti in cashmere, ha completato la sua offerta attraverso le
collezioni di prêt-à-porter che da cinque stagioni sfilano a New York, gli accessori e la
home collection, imponendo un lifestyle che è l’espressione del lusso contemporaneo.
Il polo produttivo e distributivo ITTIERRE di Isernia è ormai leader indiscusso nella moda
giovane griffata grazie a un modello di successo che, assicurando qualità del prodotto
e valorizzazione del marchio, è una garanzia di eccellenza.
L’offerta multi-brand è oggi costituita da marchi come Extè, Just Cavalli, C’N’C
Costume National e Galliano.
La divisione accessori è dotata di una rete distributiva mondiale dedicata alle linee di
calzature e accessori dei marchi Extè, GF Ferré, Just Cavalli, C’N’C Costume National e
Galliano, e una nuova catena di boutique dedicate PLUS IT nelle più importanti città
del mondo. Un’ampia gamma di prodotti dall’alto contenuto moda, accessibili e di
tendenza.
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GIANFRANCO FERRÉ
GIANFRANCO FERRÉ è il brand di moda italiana che crea
abbigliamento e accessori con una propensione
particolare per l’eccellenza, tradotta in uno stile
elegante e sofisticato in modo contemporaneo e senza
tempo. Il presente e il futuro del brand sono caratterizzati
da valori distintivi che improntano ogni sua declinazione:
creatività, qualità, esclusività, innovazione, cultura.
Il brand GIANFRANCO FERRÉ è articolato in tre label:
GIANFRANCO FERRÉ (espressione pura di creatività),
FERRÉ MILANO (il prêt-à-porter dall’appeal facile ed
immediato) e GF FERRÉ (la declinazione giovane, forte e
competitiva del brand). La gamma delle linee di
prodotto risulta particolarmente ricca: abbigliamento per
Uomo e Donna, accessori per Uomo e Donna, pellicce,
abbigliamento e accessori per bambino, occhiali,
fragranze, orologi.
Le collezioni GIANFRANCO FERRÉ, FERRÉ MILANO e GF
FERRÉ sono il risultato di una intensa sinergia con il
Gruppo IT Holding, nonché di una serie ben articolata di
rapporti di licensing con numerose aziende italiane
leader nei rispettivi settori.
MALO
Leader mondiale nel cashmere, Malo punta ad offrire la massima qualità a livello di
materiali, lavorazione ed immagine stilistica.
Attraverso l'ampliamento della gamma, l'obiettivo di Malo è di non sottostare alle
logiche del prodotto moda, ma enfatizzare l'unicità e l'autonomia del marchio, la cui
produzione rimane localizzata nei prestigiosi stabilimenti toscani.
Recentemente è stato completamente rivisto il layout della boutique, per passare ad
un'atmosfera lussuosa, ricca e sofisticata.
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Stato d’insolvenza
Si aggrava la crisi di IT Holding, il gruppo fondato e guidato da Tonino Perna, leader nel
lusso, a cui fanno capo società con marchi propri - Gianfranco Ferré, Malo, Extè - oltre
che con marchi in licenza - Versace Jeans Couture, Versace Sport, Just Cavalli, C'N'C
Costume National e Galliano.
Secondo quanto apprende Il Sole24Ore.com, il Tribunale di Isernia ha dichiarato lo
stato di insolvenza di IT Holding Finance SA, la finanziaria con sede in Lussemburgo. Si
tratta della società che aveva contratto il prestito obbligazionario da 185 milioni di euro
(Senior Note 2012) per l'acquisto della casa di moda Ferrè. L'amministrazione
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straordinaria del gruppo che fa capo a IT Holding, che già interessa tutte le aziende
con sede in Italia, si allarga quindi anche a questa società.
A chiedere la dichiarazione dello stato di insolvenza di IT Holding Finance erano stati
Stanislao Cimenti, Andrea Ciccoli e Roberto Spada, amministratori straordinari del
gruppo nominati dal ministero dello Sviluppo economico lo scorso febbraio. Il collegio
presieduto dal giudice Guido Ghionni, dal giudice delegato Laura Liguori e dal giudice
Francesco Ferdinandi, ha ritenuto fondate le argomentazioni dei commissari e ha
emanato la sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza che sancisce l'assorbimento
della società nell'amministrazione straordinaria del gruppo IT Holding.
Per l'impero della moda fondato dall'imprenditore molisano Tonino Perna si tratta della
perdita dell'ennesimo tassello. La prima a cadere era stata, lo scorso 12 febbraio,
Ittierre, la società che controlla le maison Ferrè, Extè e Malo. In rapida sequenza sono
seguite le dichiarazioni di insolvenza di IT Holding, la capogruppo, e di tutte le altre
società italiane, le case di moda Gianfranco Ferré, Extè, Malo,Nuova Andrea Fashion e
le società IT Holding Commercial Services, ITC S.p.A., ITR USA Retail, Plus IT. Ne erano
seguite roventi polemiche che, durante le recenti giornate della moda di Milano, erano
sfociate nella decisione dello stilista Roberto Cavalli di non fare sfilare il marchio Just
Cavalli, la cui licenza è affidata a Ittierre. Strappo ricomposto il 6 aprile scorso,con
l'accordo per rinnovare per altri quattro anni la licenza per il marchio in questione.
Nel frattempo, va avanti l'attività di accertamento del passivo da parte dei commissari
straordinari del gruppo IT Holding. Le passività complessive finora accertate
ammontano a circa 800 milioni di euro. L'attività dei commissari prosegue anche sul
fronte delle cessioni finalizzate ad evitare il fallimento del gruppo. Secondo quanto si
apprende, negli ultimi giorni diverse aziende del settore si sono fatte avanti per sondare
la possibilità di acquisire i marchi Gianfranco Ferrè e Malo. I commissari sono orientati a
passare comunque per una procedura di cessione ad evidenza pubblica. La strategia
di salvataggio messa a punto dall'amministrazione straordinaria prevede poi la
conservazione, da parte di Ittierre, delle licenze Just Cavalli, Versace Jeans Couture,
Galliano e C'N'C' Costume National.
Si allarga anche alle altre nove controllate del gruppo l'inchiesta della Procura di
Isernia su It Holding, la società d'alta moda fondata da Tonino Perna finita in
amministrazione straordinaria lo scorso 12 febbraio (si veda il Sole 24 Ore di ieri). Dal
Tribunale bocche cucite, ma ieri mattina alle 10, davanti all'ufficio del pm Federico
Scioli, si è presentato Stanislao Chimenti, uno dei tre commissari nominati dal ministero
dello Sviluppo economico per far ripartire l'azienda. Il colloquio è durato circa quindici
minuti nel corso dei quali, a quanto si apprende, si sarebbe proceduto all'estensione
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del faro del Tribunale, oltre alla "semplice" procedura di commissariamento, su tutte le
altre aziende dalla galassia It Holding.
distanza dalla loro nomina hanno deciso di parlare per la prima volta in un'intervista a
tre «per fare il punto della situazione», ma anche per dissipare qualche ombra sulle sorti
del gruppo. Ombre che hanno portato i sindacati a dichiarare per oggi otto ore di
sciopero e presidio davanti alle fabbriche del gruppo.
I commissari procedono, comunque, speditamente perché i tempi sono più che mai
stretti: entro metà febbraio la presentazione al ministero dello Sviluppo Economico
dell'integrazione al piano dello scorso novembre per la cessione separata di Ittierre e
Gianfranco Ferré (quella per Malo è stata presentata a metà gennaio); entro fine
marzo la cessione delle tre business unit.
Break up «necessario»
I commissari, infine, hanno quindi deciso per il break up del gruppo e la cessione delle
singole divisioni: Ittierre, Malo e Gianfranco Ferré. «Le controparti qualificate che hanno
incontrato i nostri advisor non hanno mai manifestato un interesse per tutto il gruppo»
spiega Spada, aggiungendo poi: «Da quando al mercato è chiaro che le tre business
unit saranno vendute separatamente, invece, abbiamo ricevuto manifestazioni
d'interesse concrete». Le manifestazioni d'interesse arrivano da finanziari e industriali
anche stranieri (Australia, India e Cina). E fra gli altri, secondo indiscrezioni, ci sarebbe
anche un gruppo di bondholder (tra cui Jp Morgan, Goldman Sachs e Pioneer) seguiti
da Banca Leonardo e Alix Partner.
Dopo il via libera del ministero, quindi, si partirà con un bando di gara pubblico:
«Auspichiamo che la procedura di evidenza pubblica per la cessione delle tre business
unit si concluda entro fine marzo» spiega Chimenti, sottolineando inoltre: «I requisiti
minimi per la scelta dell'acquirente saranno: il piano industriale; la solidità economica;
la garanzia dei livelli occupazionali e nel caso di Ittierre il mantenimento del sito
operativo di Pettoranello del Molise (Isernia), che conta un indotto di 7mila aziende e
fasonisti». I commissari precisano poi che sono necessarie «procedure d'urgenza per le
cessioni, perché sarebbe opportuno che le aziende fossero in mano ai nuovi proprietari
per la preparazione delle collezioni della nuova stagione».
Alle eventuali obiezioni sulla scelta di non procedere alla vendita del gruppo nel
complesso, Ciccoli spiega che «fra le tre divisioni non ci sono concrete condivisioni di
costi, attività o clienti. Mantenere il gruppo unito metterebbe a rischio anche la
continuità finanziaria». L'attività dei commissari è stata anche «quella di garantire la
separazione delle diverse divisioni senza penalizzazioni», dichiara Ciccoli. Ittierre, ad
esempio, aveva una licenza di Gianfranco Ferré prima infragruppo ora
contrattualizzata a condizioni di mercato per i prossimi dieci anni. «Una procedura di
cessione separata, pur garantendo la necessaria flessibilità, non pregiudicherebbe, per
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
altro, la possibilità di partecipare, per le parti che ne fossero interessate, al processo per
l'acquisizione di due o tutte le aziende poste in vendita» aggiunge Spada,
proseguendo poi: «Al contrario qualunque rallentamento di tale processo potrebbe
compromettere gravemente le possibilità di chiudere la procedura con esito positivo,
avendo avuto evidenza di serie trattative in corso».
Le trattative con i sindacati
Il prossimo appuntamento è fissato per il 15 febbraio: il ministero per lo Sviluppo
economico ha convocato i commissari straordinari e i sindacati. All'ordine del giorno
c'è il programma di cassa integrazione straordinaria (cigs). Il programma in corso di
cassa integrazione ordinaria (cigo) riguarda 200 dipendenti dei 1.500 del gruppo.
«L'incontro - spiega Chimenti - è dirimente per poter trasformare la cigo in cigs. Il
numero dei dipendenti interessati dal nuovo programma sarà stabilito d'intesa con i
sindacati. Dopo l'incontro potrebbero partire le comunicazioni formali». I commissari
sono restii a dare numeri prima dell'incontro, ma quelli circolati nei mesi scorsi
indicavano circa 450 dipendenti potenzialmente interessati dalla cassa integrazione
straordinaria di cui 330 circa in Ittierre. «Per favorire l'accelerazione del processo di
ristrutturazione economica del gruppo It Holding - spiega Chimenti - la procedura sta
lavorando affinché i lavoratori coinvolti dalla cassa integrazione straordinaria possano
beneficiare della durata massima della cigs concessa dalla legge». L'avvocato si
riferisce alla prassi secondo la quale vengono concessi 24 mesi di cigs per
ristrutturazione, più ulteriori 12 mesi «in deroga».
I commissari di concerto con le istituzioni locali stanno lavorando anche in un'altra
direzione: «Si sta lavorando - prosegue Chimenti - ad un progetto di riqualificazione e
ricollocamento del personale, che potrebbe beneficiare anche di finanziamenti
regionali, sviluppando in outsourcing un distretto del tessile dedicato alla Ittierre al fine
di garantire il più elevato livello occupazionale possibile».
Sull'altro fronte il coordinamento nazionale Femca–Filtea–Uilta-Ugl Tessile ha
comunicato di aver deciso una giornata di sciopero di otto ore e di mobilitazione per
oggi. «Il processo di riduzione del personale - spiega Ciccoli - è un male necessario
dopo i dissesti finanziari subiti dall'azienda. Ittierre non ha mai licenziato neanche dopo
aver perso la licenza di D&G che valeva circa il 50% del fatturato di allora».
LID 352.887
MAG 137.034
504.308
Pass.cons. 265.525
Att.Mat 50.665
Att.IMM 242.705
727.525
803.638 803.638
LID 331.907
MAG 140.632
494.219
Pass.cons. 272.379
Att.Mat 53.104
Att.IMM 243.696
710.117
824.878 824.878
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2007 : = 0,4
Rigidità
2008 : = 40%
IMPIEGHI
2007 : = 0,6
Elasticità
2008 : = 60%
2007 : = 0,14
Aut.Fin
2008 : =10%
FONTI
2007 : = 0,86
Indebitam..
2008 : = 90%
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2007 : =6,19
Q.Indebitamento
2008 : = 7,09
Attivo circolante
Le voci che impattano in misura rilevante sulla composizione dell’attivo a breve sono
riferibili principalmente a:
CREDITI COMMERCIALI
RIMANENZE
Con una incidenza cumulata sul totale del capitale circolante del 75%
Attivo immobilizzato
Le attività fisse al 30 Giugno 2008 diminuiscono di Euro 4.329 migliaia rispetto al 31
dicembre 2007.
Le variazioni delle principali voci sono le seguenti:
A seguito della mia analisi ritengo che sulla base delle informazioni attualmente
disponibili e tenuto conto di fonti esterne (scenari di mercato e analisi dei due
competitor, oggetto d’indagine del mio lavoro) ed interne (andamento futuro della
gestione), vi siano fondati motivi per riscontrare una perdita durevole di valore, riferibile
a tali immobilizzazioni.
2007 : = 3,15=
Quoziente di indebitamento
finanziario
2008 : = 3,75
2007 = = 34,7%
I LIVELLO
2008 = = 31%
QUOZIENTE
DI STRUTTURA
2007= =1,17
II LIVELLO
2008 = =
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
La voce “altre attività finanziarie a breve termine” è costituita principalmente dal saldo
delle junior note acquistatenell’ambito del programma di cartolarizzazione dei crediti
commerciali del Gruppo.
I prestiti bancari sono costituiti principalmente da un finanziamento sottoscritto il 18
ottobre 2004 con un pool di banche capofilato da Sanpaolo IMI S.p.A. (ora Intesa
Sanpaolo) di cui 9.444 migliaia di euro sono stati rimborsati nel corso del semestre.
Il contratto di finanziamento comprende, per tutta la durata del contratto, alcuni
impegni e obblighi restrittivi tipici dei contratti di finanziamento di questo tipo, compresi:
· obblighi finanziari: rispetto di alcuni parametri, da verificare annualmente sulla base
del bilancio consolidato d’esercizio, relativi al rapporto tra indebitamento netto e mezzi
propri, rapporto tra indebitamento netto e margine operativo lordo, al livello di
indebitamento netto e all’ammontare degli investimenti;
· obblighi di informazione: obbligo di comunicare tempestivamente ogni evento a
carattere straordinario (contenziosi, rinnovo di licenze, etc.) che possa modificare
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2007= =1,13
Quoziente
Liquidità
2008 = =1,1
2007= =8,07%
Quoziente
Tesoreria
2008 = = 0,8
RIMANENZE
.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2008
Att.extra- Debiti
Operativo Finanziari
130.986 381.329
484.120 484.120
2007
Att.extra- Debiti
Operativo Finanziari
132.129 362.043
476.804 476.804
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2008 2007
= EBIT Integrale
2008 2007
ROI =
RONA =
ROE l. =
ROE netto=
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
2008
ROI
ROI * * * =
2007
ROI
ROI * * * =
17,9% 1,10
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
f) GESTIONE OPERATIVA
Si rileva un peggioramento della redditività operativa, attribuibile in misura rilevante ad
un decisivo calo della redditività delle vendite (ROS) per effetto di un marcato
aumento dei costi operativi che hanno impattato negativamente sul margine
operativo lordo, ma soprattutto in relazione ad una contrazione delle vendite
Ricavi netti
Nel primo semestre del 2008, il Gruppo ha realizzato ricavi netti per 304,3 milioni di euro,
con un decremento del 4,7% rispetto allo stesso periodo del 2007 (319,2 milioni di euro).
Tra i fattori che hanno determinato tale decremento ritroviamo lo spostamento al terzo
trimestre 2008 di parte delle consegne relative alla stagione Autunno/Inverno
2008/2009. Si evidenzia, inoltre, che a cambi costanti il fatturato del primo semestre
2008 sarebbe stato approssimativamente pari a 311 milioni di euro (-2,6% rispetto al
primo semestre 2007).
I ricavi netti consolidati analizzati per canale distributivo e per marchi propri/marchi in
licenza sono illustrati nelle seguenti tabelle:
Dall’analisi del fatturato per canale distributivo si evidenzia l’aumento delle royalty
percepite dal marchio Gianfranco Ferré grazie alle migliori performance delle collezioni
affidate in licenza.
Il fatturato retail del primo semestre 2008 registra un incremento del 6,4%, rispetto al
primo semestre dell’anno precedente.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
Dall’analisi dei ricavi netti per marchi in licenza e marchi propri, si evidenzia che sia il
fatturato da marchi propri (-2,0%) sia i ricavi dei marchi in licenza (-5,9%), distribuiti
principalmente nel canale wholesale, subiscono un decremento.
La seguente tabella analizza i ricavi netti per area geografica:
In termini di ripartizione dei ricavi netti per area geografica, subiscono una contrazione
il mercato italiano (-10,0%) e quello europeo (-1,0%) anche se all’interno di quest’ultimo
c’è da segnalare le buone performance delle vendite in Francia (+12,7%) e nell’Est
Europa (+5,5%). Le vendite nei paesi compresi nella voce “resto del mondo” registrano
un incremento (+ 4,3%), rispetto all’analogo periodo del 2007.
Di seguito, oltre alle informazioni per settore di attività esposte nelle note al presente
bilancio consolidato, si fornisce un ulteriore dettaglio dei ricavi in base alle voci che
seguono:
La tabella seguente illustra la stima della direzione del Gruppo della ripartizione del
margine operativo lordo per marchi in licenza e marchi di proprietà:
Si è inoltre stimata una ripartizione del margine operativo lordo in base alla ripartizione
dei ricavi per divisione esposta in precedenza.
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
Si segnala il miglioramento del margine operativo lordo della divisione ITTIERRE Linee
Giovani, mentre il margine della divisione Gianfranco Ferré è sostanzialmente in linea
con il margine del primo semestre 2007.
Il margine operativo lordo della divisione Malo risente dei continui investimenti per il
completamento della
transizione del marchio Malo a global luxury brand nonché degli effetti economici della
internalizzazione della distribuzione nel mercato giapponese.
Infine anche il margine operativo lordo della divisione PLUS IT Accessori si è ridotto per
effetto della contrazione dei ricavi, riportata nei paragrafi precedenti.
Risultato operativo
A seguito delle variazioni sopra citate, il risultato operativo decresce sia in termini
assoluti (-44,0%, a 14,4 milioni di euro, rispetto a 25,7 milioni di euro nel primo semestre
del 2007), sia in termini percentuali di incidenza sui ricavi al 4,7% dall’8,1%.
2007= 16.2%
2008= 10,5%
UT.OP.=22.528 (migliaia di €
a) GESTIONE FINANZIARIA
2007= 0,97
Grado di leva FINANZIARIA:
2008= 0,975
2007= 0,60
2008= 0,52
BENCHMARKING E DINAMICHE DEL VALORE NEL MERCATO DEL FASHION & LUXURY
1. ANALISI ECONOMICO-FINANZIARIA ORIENTATA AL
VALORE.
2. Diagramma del valore: TOD’S.
Anno 2007.
(APPROCCIO UNLEVERED)
RONA= 21,5%
RONA (1-t)=0,215*0,61=0,132
WACC=7,8%
1° metodo:
* 0,132*588.970* =
0,4027*0,078*588.970*12,82= 401.362
2° metodo: con b=
b * WACC * CINR * =
(APPROCCIO UNLEVERED)
RONA= 19,9%
RONA (1-t)=0,199*0,661=0,1315
WACC= 7,8%
SPREAD=RONA*(1-t)- WACC=0,1315-0,078=0,0536
1° metodo: con a=
spread * CINR * =
* 0,1315*634.760* =
0,4077*0,1315*634.760*12,82= 436.278
2° metodo: con b=
b * WACC * CINR * =
* 0,078*634.760* =
0,688*0,078*634.760*12,82= 436.278
DIAGRAMMA DEL VALORE.
VAC
2007 2008
401.362 436.278
Re Me
2007 2008 2007 2008
31.304 33.985 12,82 12,82
Spread CINR Me
2007 2008 2007 2008 2007 2008
0,0532 0,0536 588.970 634.770 12,82 12,82
Anno 2007.
(APPROCCIO UNLEVERED)
RONA=13,6%
RONA (1-t)=0,136*0,6=0,0816
WACC=9,1%
SPREAD=RONA*(1-t)- WACC=0,0816-0,091=0,0094
1° metodo: con a=
spread * CINR * =
* 0,0816*247.634* =
-0,1152*0,0816*247.634*10,98= -25.560
2° metodo: con b=
b * WACC * CINR * =
* 0,091*247.634* =
-0,1033*0,091*247.634*10,98= -25.560
Anno 2008.
(APPROCCIO UNLEVERED)
RONA= 0,08
RONA (1-t)=0,08*0,52=0,0816
WACC= 9,1%
1° metodo: con a=
spread * CINR * =
* 0,0416*270.520* =
-0,1875*0,0416*270.520*10,98= 146.734
2° metodo: con b=
b * WACC * CINR * =
* 0,091*270.520* =
-0,543*0,091*270.520*10,98= 146.734
DIAGRAMMA DEL VALORE.
VAC
2007 2008
-25.560 -146.734
Re Me
2007 2008 2007 2008
-2.328 -13.363 10,98 10,98
Spread CINR Me
2007 2008 2007 2008 2007 2008
-0,0094 -0,0494 247.634 270.520 10,98 10,98
Anno 2007.
(APPROCCIO UNLEVERED)
RONA= 9,7%
RONA (1-t)=0,097*0,4=0,0388
WACC=5,8%
PARAMETRI: CINR=476.804
1° metodo: con a=
spread * CINR * =
* 0,0388*476.804* =
-0,495*0,0388*476.804*17,24= -157.875
2° metodo:
* 0,058*476.804* =
-0,331*0,058*476.804*17,24= 157.875
Anno 2008.
(APPROCCIO UNLEVERED)
RONA= 6,9%
RONA (1-t)=0,069*0,4=0,0276
WACC= 6,1%
1° metodo: con a=
spread * CINR * =
* 0,0276*484.120* =
-1,21*0,0276*484.120*16,4= -265.150
2° metodo: con b=
b * WACC * CINR * =
* 0,061*484.120* =
-0,55*0,061*484.120*16,4= -265.150
DIAGRAMMA DEL VALORE.
VAC
2007 2008
-157.875 -265.149
Re Me
2007 2008 2007 2008
-9.154 -16.170 17,24 16,4
Spread CINR Me
2007 2008 2007 2008 2007 2008
-0.0192 -0,034 476.804 484.120 17,24 16,4
2008
436.278
-146.734
-265.149
33.985 12,82
-13.363 10,98
-16.170 16,4
2008
RONA INT. = 8%
13,7% 4%
ROE netto gruppo
ALBERO DEL ROE COMPARATO.
2008
13,7%
2,4%
-14,5%
8% 0,97 0,52
6,9%
23,2% 0,854
12,3% 0,39
5% 38% 3,75
Q. indeb. fin.
I:
Q. di Struttura 1,1
1,93 1,13
II :
Q. Liquidità
”Indici di bilancio“,
ALESSANDRO MECHELLI:
LORENZO POZZA :
EGEA, 2000.
ALFRED RAPPAPORT:
www.aeffe.com
www.altagamma.it
www.borsaitaliana.it
www.confindustria.it
www.ilsole24ore.com
www.ittierre.it
www.milanoinanza.it
www.tods.com