San Lorenzo

martire e santo cristiano
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San Lorenzo (in latino Laurentius; Valencia o Huesca, forse 31 dicembre[2] 225Roma, 10 agosto 258) è stato uno dei sette diaconi di Roma, dove venne martirizzato nel 258 durante la persecuzione voluta dall'imperatore romano Valeriano nel 257. La Chiesa cattolica lo venera come santo.

San Lorenzo
San Lorenzo, dipinto di Spinello Aretino, XIV secolo
 

Diacono e martire

 
NascitaValencia[1] o Huesca, forse 31 dicembre[2] 225
MorteRoma, 10 agosto 258
Venerato datutte le Chiese che ammettono il culto dei santi
Santuario principalebasilica di San Lorenzo fuori le mura, Roma
Ricorrenza10 agosto
Attributigraticola, ramo di palma, dalmatica, libro ed elemosina
Patrono didiaconi, osti, cuochi, bibliotecari, librai, pasticcieri, vermicellai, pompieri, rosticcieri e lavoratori del vetro.

Patrono dello Sri Lanka, di Grosseto, Norimberga, Rotterdam, Tivoli, Rapino, Tavullia, Torre Orsaia, Talmassons e molti altri luoghi (vedi sezione dedicata). Compatrono di Roma, Prato, Amaseno, Casolla di Caserta e Perugia.

Agiografia

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Le notizie sulla vita di san Lorenzo, che pure gode di una devozione popolare notevole, sono scarse. Si sa che era originario della Spagna e più precisamente di Osca, in Aragona, alle falde dei Pirenei.

Ancora giovane, fu inviato a Saragozza per completare gli studi umanistici e teologici; fu qui che conobbe il futuro papa Sisto II. Questi insegnava in quello che era, all'epoca, uno dei più noti centri di studi della città e, tra quei maestri, il futuro papa era uno dei più conosciuti e apprezzati. Tra maestro e allievo iniziarono quindi un'amicizia e una stima reciproche. In seguito entrambi, seguendo un flusso migratorio allora molto vivace, lasciarono la Spagna per trasferirsi a Roma.

Quando il 30 agosto 257 Sisto fu eletto vescovo di Roma, affidò a Lorenzo il compito di arcidiacono, cioè di responsabile delle attività caritative nella diocesi di Roma, di cui beneficiavano 1 500 persone fra poveri e vedove.

Martirio

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Il martirio di San Lorenzo, di Cesare Giuliani

Al principio dell'agosto 258 l'imperatore Valeriano aveva emanato un editto secondo il quale tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi dovevano essere messi a morte:

«Episcopi et presbyteri et diacones incontinenti animadvertantur»

L'editto fu eseguito immediatamente a Roma, al tempo in cui Daciano era prefetto dell'Urbe. Sorpreso mentre celebrava l'Eucaristia nelle catacombe di Pretestato, papa Sisto II fu ucciso il 6 agosto insieme a quattro dei suoi diaconi, tra i quali Innocenzo; quattro giorni dopo, il 10 agosto, fu la volta di Lorenzo. Non si è certi se egli fu bruciato con la graticola messa sul fuoco.

 
L'urna che contiene la graticola di san Lorenzo, chiesa di San Lorenzo in Lucina, Roma

A partire dal IV secolo Lorenzo è stato uno dei martiri più venerati nella Chiesa di Roma. Costantino I fu il primo a edificare un piccolo oratorio nel luogo del suo martirio. Tale costruzione fu ampliata e abbellita da Pelagio II (579-590).

Sisto III (432-440) costruì una grande basilica con tre navate, con l'abside appoggiata all'antica chiesa, sulla sommità della collina dove Lorenzo fu seppellito. Nel XIII secolo Onorio III unificò i due edifici, che costituiscono la basilica che esiste tutt'oggi.

Papa Damaso (366-384) scrisse un panegirico di Lorenzo in versi, che fu inciso nel marmo e posto sulla sua tomba. Il contemporaneo poeta Prudenzio scrisse pure lui, in toni più poetici, un inno a san Lorenzo.[3]

Le vicende più note del martirio di Lorenzo sono descritte, con ricchezza di particolari, nella Passio Polychronii, di cui abbiamo tre redazioni (V-VII secolo); che in questo racconto siano contenuti elementi leggendari è un dato di fatto, anche se talune notizie qui presentate sono note anche da testimonianze precedenti, come quella di Ambrogio nel De officiis ministrorum.[4]

 
Bernardo Strozzi, San Lorenzo distribuisce le ricchezze della Chiesa
 
San Lorenzo trascinato sulla graticola, nell'interpretazione di Pietro da Cortona
 
Martirio di san Lorenzo, olio su tela di Tiziano Vecellio, 1548-1549, Venezia, Chiesa dei Gesuiti

La prima menzione del 10 agosto come data del martirio risale alla Depositio martyrum, uno scritto dell'anno 354.

Per il martirio di Lorenzo abbiamo la testimonianza particolarmente eloquente di Ambrogio nel De Officiis Ministrorum,[5] ripresa, in seguito, da Prudenzio e da Agostino d'Ippona, poi ancora da Massimo di Torino, Pier Crisologo, papa Leone I, e infine da alcune formule liturgiche contenute nei Sacramentali romani, nel Missale Gothicum e nell'Ormionale Visigotico.[6]

Ambrogio si dilunga, dapprima, sull'incontro e sul dialogo fra Lorenzo e il Papa, poi allude alla distribuzione dei beni della Chiesa ai poveri, infine menziona la graticola, strumento del supplizio, rimarcando la frase con cui l'arcidiacono della Chiesa di Roma, rivolgendosi ai suoi aguzzini dice: Assum est... versa et manduca, "È cotto... girami e mangia".[7] Forse fu per via di questo passo che si diffuse nel Medioevo la credenza secondo cui il corpo del martire fu fatto a pezzi e dato in pasto alla plebe pagana vittima di una carestia.

Il testo ambrosiano del De Officiis[8] così si esprime:

«205. San Lorenzo,... vedendo il suo vescovo Sisto condotto al martirio, cominciò a piangere non perché quello era condotto a morire, ma perché egli doveva sopravvivergli. Comincia dunque a dirgli a gran voce: "Dove vai, padre, senza il tuo figlio? Dove ti affretti, o santo vescovo, senza il tuo diacono? Non offrivi mai il sacrificio senza ministro. Che ti è spiaciuto dunque in me, o padre? Forse mi hai trovato indegno? Verifica almeno se hai scelto un ministro idoneo. Non vuoi che versi il sangue insieme con te colui al quale hai affidato il sangue dei Signore, colui che hai fatto partecipe della celebrazione dei sacri misteri? Sta' attento che, mentre viene lodata la tua fortezza, il tuo discernimento non vacilli. Il disprezzo per il discepolo è danno per il maestro. È necessario ricordare che gli uomini grandi e famosi vincono con le prove vittoriose dei loro discepoli più che con le proprie? Infine Abramo offrì suo figlio, Pietro mandò innanzi Stefano. Anche tu, o padre, mostra in tuo figlio la tua virtù; offri chi hai educato, per giungere al premio eterno in gloriosa compagnia, sicuro del tuo giudizio".»

«206. Allora Sisto gli rispose: "Non ti lascio, non ti abbandono, o figlio; ma ti sono riservate prove più difficili. A noi, perché vecchi, è stato assegnato il percorso d'una gara più facile; a te, perché giovane, è destinato un più glorioso trionfo sul tiranno. Presto verrai, cessa di piangere: fra tre giorni mi seguirai. Tra un vescovo e un levita è conveniente ci sia questo intervallo. Non sarebbe stato degno di te vincere sotto la guida del maestro, come se cercassi un aiuto. Perché chiedi di condividere il mio martirio? Te ne lascio l'intera eredità. Perché esigi la mia presenza? I discepoli ancor deboli precedano il maestro, quelli già forti, che non hanno più bisogno d'insegnamenti, lo seguano per vincere senza di lui. Così anche Elia lasciò Eliseo. Ti affido la successione della mia virtù".»

«207. C'era fra loro una gara, veramente degna d'essere combattuta da un vescovo e da un diacono: chi per primo dovesse soffrire per Cristo. (Dicono che nelle rappresentazioni tragiche gli spettatori scoppiassero in grandi applausi, quando Pilade diceva di essere Oreste e Oreste, com'era di fatto, affermava d'essere Oreste, quello per essere ucciso al posto di Oreste, Oreste per impedire che Pilade fosse ucciso al suo posto. Ma essi non avrebbero dovuto vivere, perché entrambi erano rei di parricidio: l'uno perché l'aveva commesso, l'altro perché era stato suo complice). Nel nostro caso nessun desiderio spingeva san Lorenzo se non quello d'immolarsi per il Signore. E anch'egli, tre giorni dopo, mentre, beffato il tiranno, veniva bruciato su una graticola: "Questa parte è cotta, disse, volta e mangia". Così con la sua forza d'animo vinceva l'ardore del fuoco»

La tradizione dice anche in maniera più precisa che a Lorenzo fu promessa salva la vita se avesse consegnato i tesori della Chiesa entro tre giorni. Il 10 agosto, quindi, Lorenzo si presentò alla testa di un corteo di suoi assistiti dicendo:

«Ecco questi sono i nostri tesori: sono tesori eterni, non vengono mai meno, anzi crescono.»

Racconti più particolareggiati del martirio di Lorenzo furono composti anche all'inizio del VI secolo. In essi furono collegati tra loro in maniera romantica e totalmente leggendaria vari martiri della via Tiburtina e delle due catacombe di santa Ciriaca e di sant'Ippolito. I dettagli dati in questi atti del martirio di san Lorenzo e della sua attività prima della morte non possono essere considerati credibili. Si racconta secondo la tradizione che un soldato romano che assistette al supplizio – mediante graticola posta su carboni ardenti – raccolse con uno straccio gocce di sangue e grasso mentre il martire spirava, portandole al paese di Amaseno (FR) dove la reliquia è tuttora custodita e ogni 10 di agosto avviene il miracolo della liquefazione del sangue di S. Lorenzo (molto simile al sangue di San Gennaro).

Aspetti critici

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Il racconto di Ambrogio non è compatibile con le informazioni che si hanno sulla persecuzione di Valeriano. Soprattutto il particolare della graticola dà adito a seri dubbi. Le narrazioni di Ambrogio e Prudenzio si baserebbero più su tradizioni orali che su documenti scritti. È possibile che dopo il 258 siano sorte leggende su questo diacono romano molto venerato, e che i due autori si siano basati su di esse.

Ciononostante, non vi sono dubbi sull'esistenza del santo, sul fatto e sul luogo del suo martirio e sulla data della sua sepoltura.[9]

Il prefazio della mensa XII del Sacramentario leoniano lo presenta come civis romano.

Paolo Toschi annota che tutti questi nuovi studi

«Non tolgono a priori la possibilità che in Roma esistesse una vera e propria tradizione, esposta con evidenti abbellimenti retorici da sant'Ambrogio, circa la tragica cattura e la fine di san Lorenzo proprio per mezzo del fuoco, supplizio che si sa inflitto, sempre sotto Valeriano, a san Fruttuoso e ai diaconi Eulogio e Augurio a Tarragona. D'altronde il verbo animadvertere adoperato nel decreto di persecuzione nella redazione ciprianea può riferirsi anche ad altre forme di esecuzioni capitali oltre alla decollazione.[10]»

Nei libri liturgici

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Il Messale Romano, facendosi eco della tradizione della Chiesa, presenta la figura di Lorenzo con queste parole:

«Lorenzo, famoso diacono della chiesa di Roma, confermò col martirio sotto Valeriano (258) il suo servizio di carità, quattro giorni dopo la decapitazione di papa Sisto II. Secondo una tradizione già divulgata nel IV secolo, sostenne intrepido un atroce martirio sulla graticola, dopo aver distribuito i beni della comunità ai poveri da lui qualificati come veri tesori della Chiesa.»

Il nome di Lorenzo è menzionato anche nel Canone romano.

La celebrazione liturgica di san Lorenzo ricorre il 10 agosto e il suo attributo è la graticola.

È considerato patrono di bibliotecari, cuochi, librai, pasticcieri, vermicellai, pompieri, rosticcieri e lavoratori del vetro. È inoltre il patrono della città di Grosseto e della città di Tivoli, di Sant'Agata li Battiati, in provincia di Catania, di Aidone in provincia di Enna, dove si venera anche una sua reliquia, della città di Alba, è uno dei tre patroni della città di Perugia e uno dei due patroni di Viterbo. Il Duomo di Genova è a lui intitolato, benché egli non sia annoverato tra i quattro santi patroni della città (che sono San Giorgio, San Giovanni Battista, San Bernardo e San Siro).

Un'altra reliquia si trova nel paese di Amaseno, un'ampolla del suo sangue di martire che ogni 10 agosto si liquefà[11].

Patronati

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San Lorenzo è il patrono di molti comuni e frazioni italiane:

Abruzzo

Basilicata

Calabria

Campania

Emilia-Romagna

Friuli-Venezia Giulia

Lazio

Liguria

Lombardia

Marche


Molise

Piemonte

Puglia

San Marino

Sardegna

Sicilia

Toscana

Trentino-Alto Adige

Umbria

Valle d'Aosta

Veneto

In Svizzera è il titolare della cattedrale di San Lorenzo (Lugano).

Principali chiese dedicate a san Lorenzo

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San Lorenzo, particolare del Polittico di Massa Fermana, dipinto da Carlo Crivelli

A San Lorenzo sono dedicate la cattedrale di San Lorenzo a Genova e quelle di Perugia, di Trapani, di Grosseto, di Tivoli, di Viterbo e di Lugano.

Notevoli la rinascimentale chiesa di San Lorenzo a Firenze, quella gotica a Napoli e il Duomo di San Lorenzo a Mestre.

A Milano, la basilica a pianta circolare del IV secolo è un grandioso monumento sacro d'epoca tardoantica dedicata al martire dalla corte imperiale d'Occidente (Onorio e Galla Placidia).

A Torino la Real Chiesa di San Lorenzo, costruita da Guarino Guarini nel 1680, è una delle più spettacolari chiese del Barocco italiano. Al suo interno, oltre alla pala d'altare raffigurante il santo, troviamo degli affreschi visibili solo durante gli equinozi, grazie a un fascio di luce che li illumina.

A Roma gli sono state dedicate le seguenti chiese:

A Genova gli si sono dedicate molte piccole Chiese, quella più importante è la Cattedrale di San Lorenzo.

A Padula sorge la grandiosa Certosa di San Lorenzo, patrimonio Unesco dell'umanità.

In Sardegna gli sono dedicate numerosissime chiese. A Sanluri gli è dedicata una chiesa tardo-romanica. Si onora con una grande processione con gruppi folkloristici da tutta la Sardegna e da alcune nazioni europee. Si festeggia anche nell'omonima frazione di Osilo, a Banari e Villanovafranca.

In Spagna, nei pressi di Madrid, gli è stata dedicata la basilica di San Lorenzo dell'Escorial, una delle maggiori opere dell'architettura spagnola.

La chiesa di San Lorenzo in Norimberga, Germania, è il principale luogo di culto evangelico luterano della città e sede del preside della Chiesa evangelica luterana di Baviera.

Iconografia

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A Ravenna, nel mausoleo di Galla Placidia, San Lorenzo è raffigurato nei mosaici, mentre avanza con la croce in spalla e la graticola ardente di fronte.[12]

Notte di san Lorenzo

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  Disambiguazione – "Notte di San Lorenzo" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi La notte di San Lorenzo.

La notte di san Lorenzo (10 agosto) è tradizionalmente associata al passaggio dello sciame meteorico delle Perseidi, fenomeno popolarmente ed erroneamente chiamato stelle cadenti[13] ma anche poeticamente lacrime di san Lorenzo, considerato evocativo dei carboni ardenti su cui il santo fu martirizzato. In effetti, in quei giorni, l'atmosfera terrestre è attraversata da un numero di piccole meteore molto più alto del normale. Il fenomeno risulta particolarmente visibile alle nostre latitudini in quanto il cielo estivo è spesso sereno.

Celebre la poesia di Giovanni Pascoli, che interpreta lo sciame meteorico come lacrime celesti, intitolata appunto, dal giorno dedicato al santo, X agosto:

«san Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l'aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla...»

  1. ^ Francisco Diago e San Donato sono stati citati come fonti. Janice Bennett. St. Laurence and the Holy Grail: The Story of the Holy Chalice of Valencia. Littleton, Colorado: Libri de Hispania, 2002. P. 15 e 62.
  2. ^ a b San Donato è stato citato come fonte originale. Janice Bennett. St. Laurence and the Holy Grail: The Story of the Holy Chalice of Valencia. Littleton, Colorado: Libri de Hispania, 2002. P. 61.
  3. ^ Peristephanon, Inno II.
  4. ^ PL XVL 89-92
  5. ^ 1 41,205-207
  6. ^ Bibliotheca Sanctorum, Città Nuova Editrice, vol. ..., col. 1538-1539).
  7. ^ Bibfiotheca Sanctorum, vol. ..., col.1538-1539.
  8. ^ Cap. 41, nn.205-206-207: molti autori lo ritengono "commovente nella sua intensità e forza espressiva".
  9. ^ Catholic Encyclopedia, voce St. Lawrence.
  10. ^ In Bibliotheca Sanctorum, Città Nuova Editrice, vol. ..., col. 1539.
  11. ^ amasenoonline.com
  12. ^ Giuseppe Nifosì, Il Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna e i suoi mosaici, su Arte Svelata, 8 dicembre 2020. URL consultato il 10 agosto 2023.
  13. ^ Di per sé, essendo meteoriti, non sono stelle. Inoltre, le stelle non cadono.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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